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Dettaglio seduta n.153 del 15/09/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle adunanze consiliari del 9, 16, 23 e 30 luglio 1987 e saranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Amerio, Bergoglio, Biazzi, Carazzoni, Fassio Ottaviano e Olivetti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 26 luglio e 2, 23 e 30 agosto 1988 - in attuazione dell'art. 7 secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine alla situazione della Valle Bormida e allo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla motonave Zanoobia e votazione ordine del giorno n. 543


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale in ordine alla situazione della Valle Bormida e allo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla motonave Zanoobia", informo il Consiglio che i Capigruppo hanno deciso di scindere la discussione in due momenti: l'uno per quanto riguarda l'Acna e l'altro per quanto riguarda la Zanoobia.
Preannuncio che, per quanto riguarda la discussione sulla Zanoobia, il Presidente della Giunta riferirà anche oggi pomeriggio a Roma in una riunione già convocata presso il Ministero dell'Ambiente.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per la verità gli accordi intervenuti con i Presidenti dei Gruppi consiliari avrebbero condotto ad una discussione complessiva che, partendo da qualche riflessione ampia su tutto il complesso problema ecologico dello smaltimento dei rifiuti sarebbe approdata ad una comunicazione sugli ultimi fatti attorno all'Acna e alla Zanoobia.
Ho cercato di raccogliere per quanto mi è stato possibile ogni più utile elemento in aggiornamento di quanto è accaduto su entrambe le questioni. Qualche riferimento lo avrei pur fatto sull'intera problematica.
Penso che, per il fatto che questa mattina siamo un po' militarizzati avendo ricevuto insieme agli altri Presidenti delle Regioni una convocazione dal Ministro Maccanico per trattare il problema della Zanoobia, sarà difficile che io possa assumere in quella sede posizioni definitive senza aver cercato di capire il pensiero, l'orientamento, gli indirizzi del nostro parlamento, pur avendo convinzioni di fondo su talune esigenze di smaltimento dei rifiuti, soprattutto quando questi appartengono all'area piemontese. Stamani con i Presidenti dei Gruppi abbiamo concordato di dare vita semplicemente alla comunicazione che investe il problema dell'Acna. La svolgo avendo a fianco la collega Cernetti, delegata a questo settore. La svolgo in quanto in questo periodo di agosto e dei primi di settembre sono stato posto nella condizione di seguire personalmente queste vicende e quindi ritengo che forse sia più utile per i diversi passaggi conoscitivi, non certo sospinto da mania di protagonismo oppure ritenendo di incarnare interessi settoriali o comunque di deviare rispetto ad un pulito discorso nei confronti del nostro parlamento, ma solo con l'intenzione di potere rendere complessivamente un'aggiornata e, per quanto vale, fedele e corretta relazione al Consiglio regionale. Questa comunicazione segue l'altra che è già stata resa nei giorni scorsi alla competente Commissione consiliare e che ha dato luogo a non poche valutazioni e riflessioni, offerte di passaggi conoscitivi con la partecipazione degli esperti che la Regione ha designato ai diversi livelli, quale espressione dell'Università e del Politecnico, nonché con il conforto dei collaboratori della Regione Piemonte che, appartenenti all'Assessorato all'ecologia, hanno seguito a fondo il problema.
Riassuntivamente - evidentemente ci saranno omissioni, perché questa è una macchina infernale che ha coinvolto non poche animazioni - cerco di ricordare come, con una deliberazione della Giunta regionale del 23 giugno 1987, la Regione Piemonte ha richiesto al Governo di avviare con urgenza la predisposizione di un piano di disinquinamento per il risanamento ambientale della valle del fiume Bormida, costituito dai rami del Bormida di Millesimo e di Spigno, nonché del Bormida unito fino alla sua confluenza con il fiume Tanaro nelle province di Savona, Alessandria, Asti e Cuneo.
Fanno parte dell'area in questione n. 59 Comuni piemontesi sui 69 totali, per una superficie, sul totale di 1.554 kmq, di 1.018 kmq, pari al 66% e con una popolazione, su un totale di 219.674 unità, di 177.599 pari all'81%. Sono dati noti e cogniti che per un richiamo generico era il caso di rendere all'assemblea.
Su proposta del Ministro dell'Ambiente, con provvedimento del Consiglio dei Ministri in data 27/11/1987, l'area in questione è stata dichiarata "area ad elevato rischio di crisi ambientale" ai sensi e per gli effetti dell'art. 7 della legge 8/7/1986, n. 349.
Con lo stesso provvedimento sono state tracciate le linee di indirizzo per la predisposizione, da parte del Ministero dell'Ambiente, d'intesa con le Regioni Liguria e Piemonte, di un piano di disinquinamento per il risanamento ambientale dell'area citata.
In data 12/2/1988 è stato firmato dal Ministro dell'Ambiente e dai due Presidenti della Regione Liguria e della Regione Piemonte il "Protocollo di intesa" che regola l'attività ed i ruoli delle tre Amministrazioni nella predisposizione del piano di risanamento della valle del fiume Bormida.
In esecuzione di detto "Protocollo di intesa", il Ministero dell'Ambiente ha affidato al raggruppamento di società Ansaldo, Acquater e Battelle il compito di predisposizione del piano di risanamento della Valle Bormida, con scadenza per la presentazione, inizialmente al 31/7/1988 poi prorogata al 31/10/1988.
Per il coordinamento delle attività previste dal "Protocollo di intesa", su richiesta del Ministero dell'Ambiente, le due Regioni hanno nominato i propri componenti: Per la Regione Liguria: l'Assessore regionale Giovanni Battista Acerbi dott. Barone, funzionario dell'Assessorato Ambiente prof. Stelio Munari, dell'Università di Genova.
Per la Regione Piemonte: l'Assessore regionale Elettra Cernetti l'ing. Salvatore De Giorgio, funzionario dell'Assessorato Ambiente prof. Vito Specchia, del Politecnico di Torino.
In data 27/5/1988 è stato costituito un gruppo di lavoro ad hoc, da parte del Ministero dell'Ambiente, composto da: prof. Nicola Loprieno dell'Università di Pisa prof. Antonio Boccia, dell'Università di Roma prof. Walter Canapini di "Lombardia Risorse" prof. Antonio Moccaldi, dell'ISPESL di Roma prof. Enrico Rolle, del CNR allo scopo di valutare la compatibilità ambientale degli scarichi delle acque reflue e dello smaltimento dei rifiuti prodotti dello smaltimento della Società "Acna Chimica-Organica" di Cengio.
In data 16/7/1988 il gruppo ad hoc citato ha presentato una relazione dalla quale emerge che la compatibilità ambientale e la sicurezza dello stabilimento sono legate alla realizzazione di un complesso programma di investimenti e di indagini.
Conseguentemente, il Ministro dell'Ambiente ha ritenuto necessaria una breve sospensione dell'attività industriale dello stabilimento allo scopo di consentire la definizione di un programma di investimenti per il risanamento ambientale e la sicurezza e pertanto, sentito il Presidente del Consiglio Viglione, unitamente al Ministro della Sanità, in data 29 luglio ha emesso l'ordinanza interministeriale che prevede la sospensione dell'attività produttiva nello stabilimento Acna, per 45 giorni, con decorrenza da venerdì 5 agosto 1988.
Detta sospensione è stata finalizzata alla predisposizione di un programma di misure e interventi conformi alle conclusioni contenute nella relazione del Comitato Tecnico Scientifico del Ministero dell'Ambiente e diretto ad assicurare condizioni di compatibilità ambientale e di sicurezza dello stabilimento.
"Tali misure ed interventi sono finalizzati alla ripresa della produzione il 19 settembre prossimo" (cosi è scritto nell'ordinanza interministeriale!). Almeno così è parso di capire anche se su questa ordinanza sono stati fatti scorrere fiumi di scritti, di parole, di considerazioni; talune erano piuttosto a favore, altre contro.
Per esempio, l'ordinanza assunta ai sensi della legge n. 59/87, che parla di tutela dell'ambiente, stabilisce che, qualora si verifichino situazioni di grave pericolo di danno ambientale, il Ministro può ordinare nella fattispecie la chiusura dell'azienda. Se lo fa sulla base di quella legge, difficilmente si può sostenere un termine di quarantacinque giorni solo per indagini che nulla riducono rispetto al presunto pericolo, che era la motivazione per la quale insorgeva il provvedimento o l'ordinanza ministeriale. Questi elementi mi pare debbano essere comunque rilevati. Nel contesto dell'ordinanza si avverte che la compatibilità ambientale e la sicurezza dello stabilimento sono legate alla realizzazione di un complesso problema di investimenti. L'elenco degli interventi è di tutto rilievo.
Risparmio la lettura del documento perché avrò occasione di ritornarci.
Viene detto da chi si oppone o si è opposto a questo provvedimento: "Tutte cose senza le quali l'Acna continuerebbe a recare danno all'ambiente, sia per l'inquinante già presente sul terreno sia innanzitutto per le nuove emissioni legate all'attività quotidiana".
Da più parti è quindi sostenuto che i quarantacinque giorni potrebbero essere validi per definire l'impostazione di una progettazione, ma non certamente necessari e utili alla sicurezza e al risanamento ambientale che viene fatto scorrere, come termine temporale, più in là.
E' stato detto - ed è stato oggetto di rilievo nel comunicato stesso che è uscito ieri al termine di una audizione del Ministro presso la competente Commissione parlamentare che la compatibilità ambientale pu essere raggiunta alla fine del 1988, mentre il complesso processo di risanamento dovrebbe poter andare più in là.
Nella riunione della Commissione consiliare competente sono stati visti alcuni aspetti che attengono al processo di inquinamento che può essere prodotto dall'azienda ed anche altri aspetti che attengono alla penetrazione del percolato entro la struttura del terreno che difficilmente può essere risanato in tempi brevi.
Il programma sopra menzionato dovrà essere sottoscritto dall'Acna con atto di impegno per l'accettazione degli obblighi e degli oneri che ne deriveranno.
In data 5 agosto u.s. è stato sottoscritto tra le parti il "Programma di interventi e attività urgenti per il risanamento dell'Acna di Cengio" con la partecipazione dell'Assessore Mignone per la Regione Piemonte.
Tale documento prevede che l'Acna, entro il 31 agosto u.s. presenti una relazione contenente un piano di lavoro immediato nonché la descrizione di tutti gli interventi ed attività da effettuare nel prossimo futuro.
Detta relazione preciserà le modalità di realizzazione degli interventi e delle attività nonché dei relativi tempi e costi necessari e sarà corredata dai progetti esecutivi relativi agli interventi programmati.
Il programma di monitoraggio e di tutte le verifiche da effettuare è stato elaborato in una serie fittissima di riunioni tecniche fra i Rappresentanti delle Regioni Liguria e Piemonte, i Consulenti universitari delle due Regioni, i Responsabili tecnici dei Laboratori di Sanità pubblica di Savona, Cuneo, Asti e Alessandria.
In data 22 agosto u.s. è stato definitivamente approvato dal punto di vista tecnico-operativo il piano di monitoraggio, di verifiche e studi per il rilevamento dell'inquinamento di fondo, nonché il programma per la caratterizzazione della composizione chimica del percolato che alimenta l'impianto di depurazione.
Nel campo di monitoraggio per l'analisi della qualità dello scarico Acna e della qualità del fiume Bormida, nelle 8 sezioni concordate in data 23 agosto è iniziata l'operazione di prelievo in contemporanea dei campioni d'acqua da analizzare da parte dei Laboratori di Sanità pubblica di Savona Asti Cuneo, Alessandria, oltre che dal Laboratorio dell'Istituto Donegani che opera per conto della Società Acna.
La stessa operazione è avvenuta in data 30/8, 6/9 e 13/9 e le analisi relative sono in corso di perfezionamento.
Ad oggi si sa comunque che in almeno due occasioni (23 agosto e 6 settembre) sono stati rilevati valori di concentrazione che superano i limiti della tabella A, allegata alla legge n. 319/76 (la cosiddetta legge Merli) nei campioni prelevati in corrispondenza dello scarico Acna.
I dati relativi hanno formato oggetto di specifiche denunce dell'azienda alla Magistratura da parte di chi aveva ruolo di controllo.
Per quanto attiene alla Magistratura devo dire che, al di là di quanto pu essere apparso sui giornali, cioè che la Regione non ha svolto ruolo di denuncia, né lo poteva fare nella fattispecie, la Regione ha assunto coerenti atteggiamenti, come ha sempre fatto sui problemi dell'inquinamento (da Casale Monferrato all'Alessandrino ed oltre), collocandosi parte civile nei singoli procedimenti.
Nei confronti dei responsabili dell'Acna risultano ad oggi in corso procedimenti promossi da tre autorità giudiziarie, in relazione alle rispettive competenze territoriali e per materia. Presso la Pretura di Cairo Montenotte pendono i procedimenti relativi a fatti di inquinamento derivanti dall'attività dell'Acna in relazione all'art. 21 della legge n.
319 (scarichi di acque inquinanti). La Regione Piemonte è costituita parte civile in tale procedura, il cui dibattimento è fissato per il 22 settembre in conformità ad un ordine del giorno intervenuto con il patrocinio dell'avvocato Ferrari. Presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Savona pende istruttoria penale in relazione all'art. 439 del Codice Penale e il DPR 915/82: avvelenamento di acque concernente la discarica attuata a Cengio. La Regione Piemonte si è egualmente costituita parte civile.
Presso la Pretura di Ceva pende istruttoria penale in relazione a reati di inquinamento prodotto dalla discarica di Saliceto e l'Amministrazione sta provvedendo a costituirsi parte civile per le ragioni in forza della deliberazione che è stata prima d'ora richiamata.
Entro la fine del corrente mese saranno inoltre disponibili i dati analitici in corso di determinazione da parte dei Laboratori di Sanità pubblica, precedentemente richiamati.
La controversa questione sulla gestione dell'impianto di depurazione della Società Acna, sul cui mantenimento in attività nei 45 giorni di sospensione delle attività produttive molto si è discusso nella formulazione del documento "5 agosto", è stata affidata ai tre esperti nominati dal Ministro dell'Ambiente e dai Presidenti delle due Regioni: prof. Enrico Rolle, del CNR per il Ministero prof. Steli Munari, dell'Università di Genova, per la Regione Liguria prof. Vito Specchia, del Politecnico di Torino, per la Regione Piemonte.
Nelle tre riunioni del 16/8, del 29/8 e dell'8/9 i tre esperti hanno sempre escluso la possibilità di alimentare l'impianto di depurazione con l'eventuale riapertura di qualche ciclo produttivo mentre è stato mantenuto il funzionamento con alimentazione artificiale, che integra l'alimentazione normale con il percolato.
A fronte del programma presentato dalla Società Acna al Ministero dell'Ambiente e dei primi risultati delle operazioni di monitoraggio e indagini, il Ministero dell'Ambiente ha predisposto il documento per la cui approvazione le due Regioni, la Società Acna ed i rappresentanti delle forze sindacali erano stati convocati presso il Ministero in data 13 settembre u.s.
Il documento in questione è stato consegnato in data 9 settembre presso il Ministero nel corso di un incontro di carattere tecnico. In quella sede sono state inserite alcune modifiche di natura tecnica tendenti ad una migliore identificazione dell'origine del percolato, con la previsione di intercettare eventuali infiltrazioni in subalveo del fiume Bormida ed un programma per la riduzione massima possibile di prelievo dal fiume Bormida.
Riassumo il documento sottoposto all'approvazione delle parti perché è piuttosto complesso. Esso prevede che il Ministero dell'Ambiente, d'intesa con le due Regioni, completi il piano di risanamento entro il 30 ottobre p.v. e lo sottoponga in modo sollecito all'esame del Consiglio dei Ministri; che il Comitato di coordinamento Stato-Regioni, entro il quale operano la collega Cernetti e l'ing. De Giorgio, istituito con il decreto del Ministro dell'Ambiente già richiamato l'8/9/1988, provveda tra l'altro alla vigilanza del rispetto da parte dell'Acna Chimica-Organica dei tempi e delle modalità di realizzazione di opere e interventi previsti nel piano Acna e formuli alla Regione Liguria raccomandazioni sulle azioni da intraprendere in caso di gravi omissioni o ritardi non motivati. In tale eventualità, fatti salvi interventi di competenza della Regione Liguria in ottemperanza alla normativa, il Comitato potrà, per quanto riguarda le opere, raccomandare la sospensione delle autorizzazioni allo scarico di acque reflue e alle emissioni dei reflui gassosi in atmosfera per le linee produttive interessate dai lavori non effettuati secondo le modalità previste, nonché per quanto riguarda i programmi di controllo l'affidamento a terzi, addebitandone i costi all'Acna.
Ogni anno, poi, il Comitato provvede ad un'analisi dei benefici ambientali prodotti dagli interventi di risanamento dell'Acna e alla valutazione della loro congruità con gli obiettivi prefissati. Questo è un passo in avanti rispetto al protocollo sottoscritto nel febbraio 1988 fra le Regioni.
Quando vengono discusse materie concernenti il risanamento dell'Acna il citato Comitato viene integrato da tre esperti designati dal Ministro della Sanità, tre dal Ministro dell'Industria, Commercio ed Artigianato e tre designati dalle Organizzazioni Sindacali. I controlli tecnici necessari per la attività di vigilanza svolti dal Comitato sugli adempimenti dell'Acna sono effettuati dall'USSL competente con la collaborazione, per quanto necessario, dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del lavoro.
I Ministeri dell'Ambiente e della Sanità provvedono all'esame dei rischi di incidenti rilevati associati alla linea di produzione dell'Ac.
Tobias dell'impianto Acna, con la massima sollecitudine e in conformità a quanto previsto dal DPR 175 del 1988.
Il Ministero e le Regioni provvedono, sulla base di lavori del Comitato, a diffondere periodicamente informazioni sullo stato di avanzamento del piano di disinquinamento della Valle Bormida.
I Ministeri dell'Ambiente e della Sanità provvederanno a riconvocare periodicamente le parti per le verifiche sull'attuazione dei vari adempimenti, previsti dal presente protocollo, nei tempi e nelle modalità ivi stabilite.
In tali occasioni, o dietro sollecitazione di uno dei soggetti stipulanti l'intesa, saranno esaminate con particolare attenzione le risultanze relative: alla razionalizzazione del consumo idrico, onde ridurre al massimo la quantità di acqua prelevata dal fiume Bormida all'efficienza della depurazione del percolato e delle acque di processo ad opera del depuratore biologico; all'assoluta garanzia di impermeabilità dello stato marnoso sul quale siedono i rifiuti del sottosuolo dello stabilimento, al fine di raggiungere la certezza della loro messa in sicurezza; al grado di tossicità ed ecotossicità delle sostanze interessanti il ciclo produttivo, nonché degli inquinanti aeriformi e liquidi rilasciati dagli impianti dell'Acna.
Il procedere degli esami specifici e dei monitoraggi relativi a questi punti, che si presentano tuttora aperti, potrà richiedere un riesame del problema e l'individuazione di interventi aggiuntivi necessari alla loro positiva risoluzione.
Le Regioni Liguria e Piemonte sono chiamate a produrre in modo concertato entro il 10 ottobre 1988 i progetti da presentare al Ministero dell'Ambiente per accedere ai finanziamenti previsti dalla deliberazione CIPE del 5 agosto 1988 per quanto riguarda: il risanamento e la bonifica delle discariche per rifiuti tossici e nocivi, nonché regimentazione e disinquinamento acque superficiali (per un importo di 27 miliardi) la pianificazione dei controlli ambientali (per un importo di 3 miliardi).
Di fatto il Piemonte sarebbe chiamato a presentare progetti di bonifica per la discarica di Saliceto e Castellazzo Bormida.
La Regione Liguria, nel quadro generale del programma di interventi di risanamento dell'Acna, avvalendosi degli enti competenti per territorio, di Università e di Istituti scientifici eserciterà, in ottemperanza ai propri compiti istituzionali, i controlli e le verifiche necessari a garanzia dell'ottimale riuscita dell'azione di risanamento. Adeguata e tempestiva informazione dell'attività svolta sarà fornita al Ministero dell'Ambiente e alla Regione Piemonte.
C'è un ruolo propositivo di vigilanza di fatto ampiamente affidato alla Liguria e potrà essere contemperato solo dalla richiesta di notizie della Regione Piemonte e dalla dovuta informazione tempestiva, così come è previsto in questo protocollo, e c'è un ruolo del Comitato di coordinamento che, avente carattere paritetico, potrebbe stabilire talune pressioni sul piano degli indirizzi.
La Regione Liguria, inoltre, provvederà: alla verifica dell'impermeabilità dello stato di marna sottostante l'intera area dello stabilimento e della sua continuità, nonché dei bacini di contenimento dei reflui concentrati agli accertamenti intesi a verificare la composizione dei reflui prodotti dalle lavorazioni Acna inclusi quelli stoccati all'interno dello stabilimento nonché di rifiuti accumulati nel sottosuolo a vigilare, unitamente alla Provincia competente, sulla conformità alla normativa vigente delle spedizioni transfrontaliere dei rifiuti tossici e nocivi prodotti dall'Acna ad accelerare per quanto possibile gli accertamenti sulla validità dei progetti presentati dall'Acna al fine di ottenere autorizzazioni di legge da parti degli enti territoriali ad adottare le misure necessarie in caso di gravi inadempienze dell'Acna Chimica-Organica in relazione all'atto di impegno, tenuto conto delle raccomandazioni del citato Comitato di coordinamento ad effettuare, per quanto di competenza, con la massima sollecitudine le analisi di rischio di incidenti delle linee di produzione soggette all'obbligo di dichiarazione ai sensi del DPR 175/88 sulla base dei rapporti di sicurezza predisposti dalla Società Acna a curare l'effettuazione di tutti i controlli di competenza in materia di inquinamento atmosferico, idrico e del suolo.
Allegato, per farne parte integrante, a questo documento di impegni sopra riportato quasi integralmente, vi è la specifica degli interventi che l'Acna dovrà realizzare in un arco di tempo che si concluderà nell'aprile 1991 e con una spesa presunta di circa 100 miliardi.
In particolare: A. Opere 1. Opere mirate alla riduzione significativa delle emissioni inquinanti l'atmosfera 1.1. Impianto per la Metanizzazione Centrale Termica per la riduzione delle emissioni di anidride solforosa 1.2. Impianto per la Metanizzazione forni Bertrams per la riduzione delle emissioni di anidride solforosa 1.3. Interventi per l'abbattimento delle emissioni di ammoniaca 1.4. Interventi per l'abbattimento delle emissioni di tricloetilene 1.5. Interventi per l'abbattimento delle emissioni di monoclorobenzolo 2. Opere mirate alla riduzione significativa degli inquinanti rilasciati con le acque reflue: 2.1. Interventi per il potenziamento dell'impianto biologico per il miglioramento della qualità dello scarico 2.2. Interventi per il completamento delle opere di contenimento e raccolta del percolato proveniente dai rifiuti solidi sottostanti lo stabilimento 2.3. Interventi per la messa fuori esercizio o adeguamento di bacini per lo stoccaggio dei concentrati.
3. Opere mirate al recupero e riciclaggio dei rifiuti: 3.1. Impianti per la produzione di solfato da reflui concentrati.
4. Opere mirate alla riduzione della quantità di acqua prelevata in Bormida dall'Acna.
4.1. Contestualmente alla presentazione degli studi per l'elaborazione del piano di risanamento della Valle Bormida, Acna produrrà lo studio di fattibilità per ridurre al massimo la quantità di acqua prelevata dal Bormida. Detto studio, unitamente alle risultanze degli studi relativi all'elaborazione del piano di disinquinamento della Valle Bormida, sarà utilizzato per individuare, nell'ambito della deliberazione del Consiglio dei Ministri relativa all'approvazione del piano, le opere necessarie.
Dette opere saranno realizzate con oneri a carico dell'Acna, senza preclusione per le eventuali agevolazioni previste dalle norme di legge.
Non tocco il problema del prelievo delle acque. Esiste comunque una nutrita corrispondenza con il Ministero dei Lavori Pubblici, la Prefettura di Savona e i Ministeri competenti, laddove comunque viene puntualizzato il ruolo che potrebbe svolgere in futuro l'ENEL. le dimensioni delle concessioni e l'obbligo che viene fatto sul piano dell'osservanza, del rispetto delle prescrizioni legislative e regolamentari concernenti il buon regime delle acque pubbliche, l'agricoltura, l'industria, l'igiene e la sicurezza pubblica. Dice la nota del Ministero dei Lavori Pubblici: "La violazione delle disposizioni legislative regolamentari o l'inadempimento della condizione essenziale della deliberazione e della autorizzazione costituiscono, a termine dell'art. 55 del Testo Unico del 1933: 'Condizioni necessarie e sufficienti per la decadenza della concessione" 8. Programmi di rilevazioni ambientali e accertamenti vari: 1. Controllo dell'inquinamento atmosferico 1.1. Misurazione degli indicatori della qualità dell'aria (anidride solforosa, polveri, etc.) durante il periodo di sospensione e dopo la ripresa dell'attività produttiva dell'Acna per la realizzazione di una rete di monitoraggio.
1.2. Misurazione delle emissioni degli inquinanti generici e specifici in atmosfera dell'impianto Acna, a seguito della ripresa dell'attività produttiva.
2. Controllo dell'impianto idrico: 2.1. Misurazione della conformità degli scarichi delle acque reflue dell'Acna alle prescrizioni della legge Merli 2.2. Misurazione degli inquinanti specifici dell'Acna sia nello scarico Acna che in diverse sezioni del fiume Bormida di Millesimo, al fine di valutarne la dispersione nel corpo idrico durante la sospensione dell'attività dell'Acna e dopo la ripresa dell'attività produttiva.
2.3. Caratterizzazione della composizione chimica del percolato proveniente dai rifiuti presenti nel sottosuolo dello stabilimento e della efficienza della sua depurazione da parte del depuratore biologico.
1. Smaltimento dei rifiuti solidi presenti nel sottosuolo dello stabilimento: 3.1. Caratterizzazione della natura chimica dei rifiuti attualmente presenti nel sottosuolo dello stabilimento 3.2. Ulteriori accertamenti geologici sulle caratteristiche del sottosuolo dello stabilimento Acna per valutare l'impermeabilità, lo spessore e la continuità dello strato marnoso. Nel caso detta indagine dia risultati indicativi dell'idoneità del citato strato di marno, gli interventi per il completamento delle opere di contenimento saranno completati dagli interventi necessari alla messa in sicurezza dei rifiuti presenti nel sottosuolo dello stabilimento; in caso contrario, la Società Acna Chimica Organica di Cengio dovrà provvedere ad opere aggiuntive, da definirsi nelle sedi competenti, per la messa in sicurezza definitiva dei detti rifiuti.
4. Controllo della potenziale pericolosità per la salute e per l'ambiente delle sostanze lavorate e prodotte dall'Acna, nonché degli inquinanti aeriformi e liquidi rilasciati dagli impianti dell'Acna: 4.1. Raccolta di dati di tossicologia ed ecotossicologia delle sostanze interessanti il ciclo produttivo dell'Acna.
4.2. Valutazione della potenziale pericolosità dei reflui liquidi e gassosi dell'Acna.
4.3. Valutazione della potenziale pericolosità delle sostanze interessanti il ciclo produttivo dell'Acna.
C. Analisi dei rischi di incidenti e stabilisce date. Questa è un'aggiunta rispetto al precedente progetto sollecitato ugualmente da talune delle componenti del Comitato tecnico: 1. L'Acna presenterà, secondo il calendario che segue, i rapporti di sicurezza e le analisi di rischio, per gli impianti di cui all'art. 6 del DPR 175/88: Impianti: Amminazioni, Tobias; tempi: 28.02.1989 Impianti: Acido BON, Nitrazioni (Benzolo), Ftalocianine; tempi: 31.05.1989 Impianti: Acido Gamma, Nitrazioni (Clorobenzolo), Deposito benzolo Deposito toluolo, Naftoli; tempi: 30.09.1989.
2. L'Acna presenterà, al fine di rispondere alle esigenze di protezione ambientale rispetto alle conseguenze di situazioni anomale connesse alla struttura degli impianti, inclusi i sistemi di scarichi di sicurezza, un programma specifico di attuazione.
Devo richiamare un aspetto che è intervenuto e che è stato oggetto di rilievi e di giudizi non tutti concordi. Le motivazioni per le quali il Presidente della Regione Piemonte non ha partecipato alla riunione del 13/9/1988 a mio avviso, ma possono essere giudicati diversamente (non sono alla ricerca di consensi a tutti i costi), sono aspetti di opportunità e di coerenza. Vi sono altri aspetti di carattere tecnico.
Per le argomentazioni di natura tecnica, esse potranno essere sicuramente ricuperabili nella complessa gestione del piano di risanamento e di interventi mirati al recupero di una compatibilità ambientale dello stabilimento di Cengio. Su questo argomento non avrò difficoltà a dare ulteriori elementi che sono maturati all'interno dell'equipe che presso l'Assessorato seguirà queste cose.
Vorrei allontanare prima d'altro il riferimento politico, o meglio dell'opportunità, legato ai passaggi che dirò e che possono ricondurci a talune argomentazioni che ho prima ricordato.
Ho inviato un telegramma al Ministro Ruffolo (l'ho illustrato in una telefonata la sera stessa al Ministro, quindi la sera del lunedì precedente la riunione) nel quale avvertivo: "Concomitante seduta Giunta regionale non differibile non consente partecipazione convocazione presso il Ministero Ambiente martedì 13 settembre. Est inoltre convocato giovedì 15 Consiglio regionale, cui determinazioni investono nostra collocazione sul problema (questo mi pare un atto di rispetto nei confronti del Consiglio) Non nascondo costernazione personale in quanto Regione abbia richiesto infruttuosamente giorni scorsi incontro livello politico at Governo con Presidenti tre Province e delegazione Sindaci mentre stamani è stata ricevuta delegazione Sindaci riduttivamente ad ruolo rappresentanza e coordinamento regionale".
Questo potevo evitare di leggerlo, ma fa parte del telegramma; non appartiene ad uno sfogo perché in politica non ci è consentito di sfogarci nella buona o nella cattiva sorte.
Il 23 agosto si è svolta una riunione, richiesta dai tre Presidenti delle Province, presso la sede regionale del Palazzo Reale nella quale si è richiesto che una delegazione, composta dalle rappresentanze della Regione delle tre Province interessate, dei Sindaci in numero di tre su quaranta delle associazioni naturaliste, potesse essere ricevuta a livello di Governo centrale dalla Presidenza del Consiglio, confortata dalla presenza dei Ministri interessati e delegati nella materia.
Sino a pochi giorni prima del 13 settembre, nel quale di fatto è intervenuta la sottoscrizione (mi pare che la sottoscrizione sia ancora parziale perché il Ministro fino a ieri sera non aveva ancora siglato questo provvedimento), sembrava pacifico che l'incontro dovesse avvenire poi l'incontro non si tenne. Ho ricevuto la convocazione per il martedì 13 di cui ho dato comunicazione ai Presidenti delle Province, con preghiera di avvisare i Sindaci. Ho poi appreso che i Sindaci venivano ricevuti per loro conto il giorno successivo. Nel contempo ricevevo dai Sindaci e dai Presidenti delle tre Province pressante invito a non sottoscrivere. Ci sono stati poi interventi che mi dicevano di sottoscrivere, altri che mi dicevano di andare a Roma, altri ancora che mi dicevano di andare a Roma ma di non firmare.
La comunicazione sul mancato ricevimento a Roma può appartenere all'area dello sfogo, ma, al di là di questo, la giustificazione che coscientemente e responsabilmente ritengo di dare al Consiglio è che pendente una riunione del parlamento regionale piemontese, era impossibile che il Presidente della Regione sottoscrivesse un atto che, nella buona sorte, poteva essere approvato il giorno appresso, ma poteva anche essere totalmente disatteso, quindi il sottoscritto poteva essere posto in notevole e non trascurabile difficoltà.
Affido a questa valutazione finale il resto, perché, alla fine verrebbe minimizzato il ruolo e il prestigio della Regione e questo, sotto il profilo umano, mi farebbe soffrire. Quindi è bene che non vada più in là.
Ieri c'è stata un'audizione presso la Commissione Ambiente della Camera da parte del Ministro Ruffolo. Il Ministro ha precisato di non aver siglato alcuna decisione per rispetto all'indicazione che il Parlamento vorrà esprimere. Se così ha fatto il Ministro, mi si consenta che in area assai più ridotta ed a livello meno elevato anche il Presidente della Regione abbia avuto l'obbligo di rendere pari azione di rispetto all'assemblea parlamentare.
Il Ministro ha fornito alcuni dati sui costi e sui tempi degli interventi di risanamento. Saranno spesi 97 miliardi e 500 milioni in tre anni. La maggior parte degli interventi riguarda i prossimi 18 mesi. Entro dicembre dovrà essere erogato il 22% della somma per l'attuazione di 13 operazioni importanti che consentiranno un avvicinamento notevole al limite ottimale di compatibilità. Nell'89 sarà erogato il 32% della somma, il 31 sarà speso nel '90 con una coda minima nel '91.
Il Ministro Ruffolo ha precisato che la sospensione dell'attività dell'Acna attuata tra agosto e settembre non era finalizzata alla realizzazione immediata di interventi di risanamento. Ha ricordato di aver proposto una sospensione dell'attività di sei mesi e di aver posto comunque per la riapertura la condizione che il piano proposto sia in grado di portare in tempi accettabili ad un risanamento dell'impresa e, in generale dell'area. Quindi c'è l'impegno di presentare il programma entro ottobre del 1988.
Mi torna difficile riferire talune argomentazioni di carattere tecnico che danno luogo ad una serie di riflessioni, che non potranno che essere ulteriormente proposte a livello centrale, per cui si deve tenere conto di talune sfasature del sistema o di taluni perfezionamenti che allo stesso vanno portate.
Sentito questo, il rappresentante dell'Università, prof. Ostacoli, che ha riferito anche in Commissione, e il rappresentante del Politecnico prof. Specchia, dicono: "Allo stato attuale di elaborazione del programma di monitoraggio elaborato dalla Società Acna, con il contributo dei laboratori delle UU.SS.SS.LL. interessate, non esistono elementi probanti che permettono di ritenere attendibile l'atto di impegno di cui si propone l'accettazione".
Sono argomentazioni di carattere tecnico che ripeto per dovere.
I dati analitici preliminari indicano che: 1) In almeno due occasioni si sono rilevati valori di concentrazione che superano i limiti della tabella A della legge Merli nei campioni prelevati in corrispondenza dello scarico Acna nel "campione" del 23/8, valore per l'azoto ammoniacale dell'ordine di 24 mg/l allo scarico, dell'ordine di 70 mg/l per il prelievo a Pian Rocchetta nel "campione" del 6/9, valori di PH=10 allo scarico. Mi si dice che questi sono limiti in supero alle previsioni della legge Merli.
2) L'analisi delle sostanze organiche presenti nell'acqua ha messo in evidenza una notevole variabilità di componenti.
Le osservazioni sopra riportate assumono una particolare importanza se si considera che: il monitoraggio è stato eseguito in condizioni di stabilimento praticamente inattivo si opera in condizioni tali da presumere che si eserciti, da parte dell'Acna, il massimo controllo sulle possibili fonti di inquinamento.
Dobbiamo registrare, anche se altri non potranno concordare politicamente sull'argomento, che è in atto da parte dell'azienda una manifestazione di volontà per tentare di rimontare la china del dissesto che è stato oggetto di trascuratezza, di allontanamento di sensibilità e di attenzione per parecchi decenni, ma che oggi viene posto in atto in tempi che costituiscono il grosso motivo di dibattito e anche di visione o di valutazione diversificata all'interno della comunità.
L'accettazione del documento, di impegni e di interventi è perciò da considerare in questo momento (o lo era in quel momento) prematuro, in quanto si può presumere che allo stato attuale non sono ben noti i parametri su cui si intende intervenire. Questo lo dicono i tecnici dell'Assessorato; non è un'invenzione mia.
Laddove possa insorgere una conclusione, buona o cattiva, al complesso problema, ritengo che questi rilievi, assieme agli altri che in questo momento trascuro, ma che esistono, debbano essere oggetto di contrapposizione e di confronto con il Governo centrale e con chi ha la responsabilità di portare avanti questo discorso.
Mi sono sforzato di parlare in omaggio alla verità, ai valori e agli elementi conoscitivi che ho potuto acquisire in questi tempi. Trascuro taluni altri aspetti legati a formule e a notizie di carattere tecnico che mi sfuggono; sono però dati che l'Assessorato è disponibile a fornire a chiunque possa essere interessato sull'argomento.
Personalmente ho la convinzione che su questo argomento esistano tensioni, stati di lacerazione del tessuto sociale non trascurabili. Chi ha responsabilità di governo a livello regionale non farà altro che adempiere realizzare, rendere operativi gli indirizzi che questo parlamento regionale vorrà affidare a lui e complessivamente alla Giunta.
Abbiamo chiesto al Governo uno sforzo di approfondimento, bisognerà valutare a fondo se questo sforzo è ancora perseguibile. Io ritengo che possa esserlo e che, anche attraverso una risposta oculata e attenta di distacco, che forse lascia scontenti un po' tutti, si possa tentare di voltare pagina su un argomento di grossa sofferenza per l'intera comunità regionale.
Ho cercato di essere rispettoso delle norme, del gioco e della regola senza sbilanciarmi per un verso o per un altro. Ho riferito cose che sono note e cognite nell'area interessata che oggi vive momenti di forte esasperazione; sono cose note e cognite anche in altre aree del nostro territorio. Lo scatenamento di una guerra tra poveri è alla fine un risultato che uccide tutti e che porta note di destabilizzazione anche nei rapporti tra le diverse componenti del sistema.
Mi sono confrontato telefonicamente con il Governo, sono totalmente disponibile a proseguire il dialogo e a stabilire ogni approfondimento perché la rissa non ci appartiene, soprattutto non appartiene a coloro i quali si riconoscono nella stessa autorità di Governo.
Oggi si apprende che i ragazzi delle scuole disertano le aule per un tentativo di protesta. Ci sono forze politiche in difficoltà, ci sono componenti del sistema che tentano in ogni modo la mediazione per tentarne di uscire da tale situazione.
Chi ha responsabilità di Governo, oltre a sottomettersi a quanto nascerà all'interno di questo Consiglio regionale, è disponibile, accanto alla gente e soprattutto in ossequio alle direttive del Consiglio regionale, a portare avanti ogni più serio discorso per portare, per quanto possibile, un grande momento di respiro e di tranquillità nelle aree del Bormida, oggi tanto assediate.



BRESSO Mercedes

Si può sapere che cosa ha votato ieri il Parlamento?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Scusate, mi sono dimenticato di dirlo. Sono sempre rispettoso delle tue istanze. Mi hai detto di non andare a Roma e non sono andato.
Ieri si sono trovati e si ritrovano ancora oggi e penso che addivengano ad una risoluzione che vede contrapposti gli schieramenti governativi rispetto ad altri con delle differenziazioni all'interno della stessa area governativa.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rossa chiede la parola. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, chiedo di verificare con i Capigruppo, con il Presidente della Giunta e con l'Assessore Cernetti la loro disponibilità ascoltata la comunicazione del Presidente Beltrami, a ricevere prima del dibattito una delegazione degli enti locali e dell'Associazione della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, siamo in linea di principio favorevoli agli incontri con le popolazioni, in particolare in casi come questo. Nella riunione dei Capigruppo di questa mattina non ci è stata posta la richiesta di un incontro. Sono disponibile a questo incontro; devo però dire che le procedure che danno modo di arrivare alla conclusione devono essere poste alla Presidenza del Consiglio e agli altri Gruppi consiliari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo anche noi favorevoli, la domanda però deve essere formulata al Presidente dell'assemblea. Il Presidente della Giunta, alle 14, dovrà partire per Roma quindi dobbiamo chiudere la discussione con un documento.
Non vorrei che questa consultazione rendesse inoperante la riunione che invece, dopo le comunicazioni del Presidente della Giunta, dovrebbe portare il Consiglio ad una rapida e, possibilmente, unitaria presa di posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale giudica in modo fortemente critico quanto sta avvenendo. Nel momento in cui abbiamo bisogno di grande serenità e di equilibrio si tenta di vendere, rispetto all'opinione pubblica, l'esistenza di corsie preferenziali nei rapporti con il Consiglio, con la Giunta, con il Presidente del Consiglio e con il Presidente della Giunta.
Se esiste una domanda rivolta a lei, signor Presidente del Consiglio lei deve essere attento all'esigenza di dare una risposta. Questa domanda va fatta a lei; se non arriva a lei, non è un comportamento serio né da parte di chi propone questo tipo di percorso né da parte di chi se ne fa protagonista. Rifiutiamo di riconoscere ad alcuna forza politica una rappresentanza privilegiata delle popolazioni e dei cittadini piemontesi.
Chiediamo che questa richiesta venga formalizzata al Presidente del Consiglio e che il Presidente la ponga all'attenzione dei Presidenti dei Gruppi nella sede prevista dal Regolamento del Consiglio e dallo Statuto della Regione, che è la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Non faccio la claque, non perseguo il consenso e l'applauso e darò la mia valutazione sulla richiesta quando verrà posta a lei, signor Presidente, nell'apposita sede che è la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Esistono già segnali che sono diventati di pubblico dominio e che non sono piacevoli per la maggioranza. Non accettiamo che al protagonismo di certo segno, che tende a qualificare una forza politica come interprete dell'intellighenzia più avanzata, della modernizzazione e della cultura della scienza, si contrapponga il protagonismo di una forza politica che vuole essere l'interprete esclusiva delle preoccupazioni delle popolazioni locali.
Queste cose, venendo da Gruppi di maggioranza, ci pongono nell'esigenza di considerarle una questione di natura politica.



BONTEMPI Rinaldo

Dobbiamo pronunciarci. Non vorrei che ciò sfociasse in una rissa politica.



PRESIDENTE

Non lo permetterò. Come sanno i Capigruppo, finora è arrivato il telegramma di un Sindaco che chiedeva di essere ricevuto alle ore 9 dai Capigruppo stessi. La Conferenza dei Capigruppo si è tenuta regolarmente alle ore 9, ma questo Sindaco non si è visto. Inoltre, non ho ancora ricevuto alcuna richiesta di incontro da parte delle rappresentanze costituitesi in questo periodo per la questione Bormida. E' una questione di metodo. Il Consiglio è riunito per discutere e per esprimere un orientamento. Sentiamo il Consiglio.
Il Presidente della Giunta ha fatto la propria relazione, all'o.d.g. è iscritta la discussione, quindi avvenga tale discussione! Il Consiglio è convocato per questo e come Presidente non potrei non andare al compimento dell'atto che i Capigruppo hanno deliberato. I lavori vengono governati dai Capigruppo, quindi sentiamo le voci dei Gruppi dopodiché ogni parte potrà esprimersi in ordine agli incontri che dovranno tenersi. Se le rappresentanze desiderano avere un incontro, formalizzino la loro richiesta.



ROSSA Angelo

Colgo l'invito del Presidente per dire che siamo favorevoli ad incontrare la delegazione.



PRESIDENTE

Siamo sempre stati favorevoli a questi incontri; essendo però fissata la seduta del Consiglio odierno per questa discussione, discutiamone adesso.
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, dalla proposta avanzata dal Consigliere Rossa possiamo cogliere quanta tensione, disagio e difficoltà si presentino all'interno del Consiglio e soprattutto all'interno della maggioranza attorno ad un problema così spinoso e grave.
Abbiamo sentito con interesse la comunicazione del Presidente Beltrami molto articolata e complessa, dalla quale ci è parso di cogliere l'intenzione della Giunta a non firmare l'atto di impegno. Sono state citate le interessanti valutazioni dei professori Ostacoli e Specchia secondo le quali non esistono elementi probanti che consentano la firma dell'atto. Fondandosi su queste valutazioni, la Giunta sarebbe quindi orientata a non firmare l'atto di impegno.
Nel nostro intervento introduciamo le nostre valutazioni politiche e le nostre argomentazioni in modo da dare un contributo al Consiglio affinch la predisposizione della Giunta a non firmare l'atto di impegno venga resa più chiara, più netta e più esplicita. Vogliamo che in questo Consiglio ci sia il passaggio dalla predisposizione intenzionale della Giunta ad un atto più esplicito.
L'oggetto del confronto e del dibattito di oggi non è sulle singole problematiche e sulle singole implicanze racchiuse nel caso Acna, anche se attorno a queste implicanze e problematiche abbiamo espresso un profondo dissenso nei confronti della Giunta, sul modo con cui ha operato nel passato, ma non intendiamo sollevare qui problemi di questo genere. Avremo modo di confrontarci in altre circostanze e occasioni su queste questioni.
Il senso della discussione di oggi sta sostanzialmente in due interrogativi molto chiari, molto netti e ineludibili, che peraltro mi pare si sia posto anche il Presidente Beltrami.
Il primo interrogativo è sul significato, per attuare la chiusura cautelativa da parte del Governo, del ricorso all'art. 8 della legge n. 59.
L'art. 8 - l'ha ricordato il Presidente Beltrami - consente al Governo di intervenire in situazioni di pericolo grave e imminente. Perché, allora il Governo è ricorso a tale articolo, se sono state rimosse le situazioni di pericolo grave e imminente? Secondo interrogativo: nei 45 giorni di chiusura sono state rimosse le situazioni di pericolo grave e imminente? Noi abbiamo la relazione dei cinque saggi. Si parla spesso di quella relazione, ma è una relazione firmata da tre saggi e non da cinque in quanto due si sono rifiutati di firmarla. E' una relazione che offre un quadro molto articolato della situazione dell'Acna; dà atto all'Acna di avere buoni propositi, ma evidenzia situazioni molto preoccupanti per quanto riguarda gli impianti, il depuratore, lo smaltimento dei rifiuti, la capacità di trattamento del percolato.
Sulla base delle risultanze dei saggi, il Governo decide di ricorrere all'art. 8 della legge n. 59 per sei mesi (diventati poi 45 giorni) perch ravvisa situazioni di immediato pericolo.
Si può parlare di un comportamento sconcertante del Governo in quella circostanza. Il Governo è diviso tra i Ministri Ruffolo e Donat Cattin, ma quella divisione non è solo e tutta interna al Governo; è una divisione sconcertante e irresponsabile perché ha alimentato uno scontro tra le popolazioni ligure e piemontese e ha diviso interi Paesi, come Saliceto o Camerana, sul versante piemontese. E' quindi una divisione irresponsabile perché, invece di sanarle, mette il coltello su antiche ferite che oggi la Regione si ritrova addosso, senza sapere fino a che punto sarà in grado avrà la forza e la capacità di sanare.
Il Ministro Ruffolo sarà un illuminista; non a caso aveva chiesto la chiusura per sei mesi a scacchiera, seguente peraltro un metodo da noi indicato in Consiglio regionale, tanto criticato da qualche Verde (non da Ala), ma poi accettato dai Verdi a livello nazionale. Sta di fatto che il Governo illuminista non è e decide la chiusura totale per 45 giorni.
L'interrogativo che ci poniamo ha quindi un senso: era giusto ricorrere all'art. 8 della legge n. 59? Il Ministro Ruffolo sostiene di avere avuto gli elementi per farlo. In un'intervista a "L'Avvenire" sostiene che la credibilità dell'Acna è stata pregiudicata da una serie lunghissima di incidenti, conflitti trascuratezza e arroganza e in un'intervista a "La Repubblica" parla di ritardi colposi dell'Acna, di inadempienze; dice che l'azienda dovrà fornire impegni precisi altrimenti la fabbrica non riaprirà.
Quindi, parla di pericoli esistenti sulla base di inadempienze, di incidenti, di trascuratezza, di ritardi colposi, tanto che la Camera (sulla base della sua relazione) il 29 luglio approva una risoluzione dove si dice che nei 45 giorni si deve fare un vero e proprio check-up dell'azienda che va dalla sicurezza degli impianti - insisto, sicurezza degli impianti che poi non ritroviamo negli atti successivi - al contenimento del percolato all'emissione di sostanze tossiche nell'aria e nell'acqua.
Quello che si può tranquillamente dire è che in questi 45 giorni è stato messo in piedi un sistema di monitoraggio, sono stati raccolti i dati che dovranno essere valutati, ma nessuno è in grado di dire che sono state rimosse le ragioni che avevano portato a ricorrere all'art. 8 della legge n. 59.
Mi stupisco che il Ministero decida di riaprire l'azienda (la comunicazione è stata data venerdì alle Organizzazioni Sindacali e all'Associazione per la rinascita della Valle Bormida) senza avere neanche i dati dei primi monitoraggi. Ufficialmente, infatti, risulta che venerdì il Ministero non avesse i dati sui primi monitoraggi, oltre il fatto che questi dati implicano delle valutazioni. Noi i dati li abbiamo, per debbono avere le opportune valutazioni da parte dei ricercatori dell'Università e del Politecnico. Abbiamo comunque delle anticipazioni quelle che ricordava poco fa il Presidente dicendo che non esistono elementi probanti per firmare l'atto di impegno.
A questo punto i casi sono due: o non aveva senso, nell'ordinanza del Governo dei primi di agosto, ricorrere all'art. 8 della legge n. 59 e allora non bisognava chiudere la fabbrica per ragioni di possibile pericolo imminente, oppure, se ha avuto senso chiuderla, non essendo stati apportati significativi miglioramenti nei quarantacinque giorni, non ha senso riaprirla oggi.
Ad avvalorare questa nostra posizione ha concorso indirettamente il Ministro Ruffolo ieri in Commissione, dove ha dichiarato che l'Acna sarà riaperta, ma al primo possibile incidente la si chiuderà per sempre. Questa dichiarazione parte dal presupposto che sia possibile e fattibile un nuovo incidente. In linea teorica la cosa non è da escludere; la fabbrica ha molti impianti vecchi, in parte sorge - per dirla come il Ministro - su trenta milioni di metri cubi di materiale riportato, nei quali è interrata una quantità imprecisata di scarti di lavorazioni chimiche e di veleni. Se è cosi, se l'intento è quello dichiarato, se non sono state rimosse le ragioni di pericolo - come pare di capire dalla stessa dichiarazione del Ministro Ruffolo - perché allora si riapre? Chiedo ai Colleghi, al Presidente e a chi vuole farsi carico di una responsabilità: con quale stato d'animo i 770 operai dell'Acna andranno a lavorare lunedì? Con quale stato d'animo si muovono le popolazioni della Valle Bormida che per un mese e mezzo hanno sperato, più che creduto, che il Governo facesse sul serio? Non è forse questo un modo subdolo, inaccettabile, irresponsabile di trascinare conflitti nelle popolazioni, di produrre tensioni? Come può il Governo dare il via all'operazione di investimenti per un centinaio di miliardi da parte dell'Acna (non si sa bene se sono poi tutti dell'Acna) con la riserva però che, se capiterà un incidente, si chiuderà tutto? Il piano presentato dall'Acna può anche essere interessante, ma nessuno è in grado di stabilire, in base agli attuali elementi di conoscenza, se è un piano sufficiente. In esso si intrecciano due fattori: la compatibilità economica, cercando di orientare investimenti su nuove produzioni, e la compatibilità ambientale. Quella che a noi interessa è la compatibilità ambientale o, meglio, il grado di recupero di compatibilità. Ebbene, è una compatibilità che nessuno è in grado di predeterminare perché nessuno conosce il grado in inquinamento.
I risultati delle analisi, per quanto riguarda le molecole presenti nel fiume, sono contraddittori. Non si è in grado di fotografare la realtà quindi non si è in grado di stabilire fino a che punto gli interventi dell'Acna possano rimuovere le ragioni di inquinamento.
La nostra posizione è ferma e chiara e può essere racchiusa in due punti.
Primo: la Giunta non deve firmare alcun atto di impegno con l'Acna.
Secondo: occorre richiedere al Governo la proroga della chiusura.
Noi partiamo dal presupposto che queste due posizioni darebbero alla Regione Piemonte più dignità nei confronti del Governo e consentirebbero alla Regione stessa un'altra collocazione nei processi futuri.
Pensiamo per un attimo a quanto è capitato. Il Ministro Ruffolo ha convocato le Associazioni ambientaliste e le Organizzazioni Sindacali dopodiché ha convocato le due Regioni per firmare l'atto. Questo è un comportamento umiliante per la Regione; non possiamo continuare ad essere considerati un rimorchio che viene trascinato. Dobbiamo riconquistarci spazi di dignità politica, di dignità istituzionale. Il non firmare e chiedere al Governo di non riaprire lo stabilimento vuol dire seguire un percorso che consente alla Regione una riconquista di dignità.
Non vogliamo mettere in campo le nostre riserve sull'operato della Giunta, ma chiediamo che nel dibattito di oggi ci sia un pronunciamento chiaro sui problemi che l'emergenza e la tensione sociale pongono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il fatto che l'Acna riapra il 19 prossimo pone degli interrogativi seri e drammatici. Qualunque persona dotata del minimo buon senso dovrebbe chiedersi in base a quali verifiche l'Acna riapra.
Il rischio che veniva lamentato da tutti è scomparso oppure esiste ancora? C'e una lettera dell'ing. De Giorgio su carta della Regione Piemonte inviata il 5 settembre al Ministero dell'Ambiente, nella quale si dice: "Si segnala sin da ora (quindi in un momento di chiusura dell'azienda), senza ombra di dubbio, che i risultati delle prime analisi evidenziano forme di inquinamento continuo, riconducibili allo stabilimento Acna, anche a fronte di linee produttive ufficialmente disattivate".
E' una frase chiarissima dalla quale risulta che l'Acna, anche in una situazione ufficiale di chiusura, o ha continuato la lavorazione o il grado di inquinamento era tale per cui i 45 giorni di chiusura non hanno significato l'interruzione dell'inquinamento.
La bozza di accordo che il Presidente ha letto nel corso della sua lunga relazione (seguita sul testo fornito dall'Acna con la freccetta del Ministro Ruffolo, messa all'inizio)...



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sei di una generosità impossibile!



PEZZANA Angelo

Non è un'accusa né alla Giunta né al Presidente. In realtà, si tratta di un materiale già preparato, lo abbiamo letto nei giorni scorsi quindi non è una novità. La bozza dell'accordo è diventata, almeno per ora, il documento Ruffolo solo per il fatto che ha messo una premessa di una paginetta al documento Acna. Queste cose sono inconcepibili in uno Stato di diritto.
Le opere di risanamento sono previste almeno fino al 1992. Ci sarebbe quindi da dire qualche cosa sulla credibilità dell'azienda che, dopo cento anni di dichiarazioni di totale correttezza, di comportamenti legittimi e leali, dichiara di voler spendere quasi cento miliardi per operare un risanamento. O l'Acna non era credibile prima, quando sosteneva il contrario, oppure non deve essere credibile adesso, quando per tirare avanti sbatte sul tappeto cento miliardi dicendo: "provvederemo".
Intanto dobbiamo chiederci che cosa succederà della produzione fino a quella data.
Leggo da questo documento (a pag. 4) una breve frase che ha citato anche il Presidente Beltrami, sulla quale vorrei fermarmi per fare un commento: "Quando vengono discusse materie concernenti il risanamento dell'Acna, il Comitato viene integrato da tre esperti designati dal Ministero della Sanità e da tre designati dalle Organizzazioni Sindacali".
Mi chiedo dove sia rappresentata in questo organismo l'Associazione per la rinascita della Valle Bormida. Se finalmente la verità sul caso Acna è diventato un fatto non solo regionale, chiuso nelle mura del nostro parlamentino, ma nazionale, non lo è certo diventato grazie agli esperti del Ministero della Sanità né grazie alle forze sindacali che hanno sempre rappresentato gli interessi dell'azienda, ma grazie ai cittadini che si sono riuniti in un'associazione. Noi oggi siamo qui a discutere e a prendere anche delle posizioni che - bisogna riconoscerlo al Presidente Beltrami - sono largamente condivisibili; siamo qui grazie a questa associazione e non certamente grazie alle altre forze. Quindi questo documento è, se non altro in base a queste affermazioni, da respingere.
Lo diceva già il collega Ferro: un ruolo della Regione Piemonte in questo documento non esiste. La Regione e gli enti locali sono totalmente annullati, non esistono.
Nella bozza, poi, è prevista - cosa gravissima a nostro avviso - una serie di interventi a carico della Regione Liguria e noi sappiamo qual è stato l'atteggiamento in questi anni della Regione Liguria rispetto alla questione Acna.
Come può la Regione Liguria essere ritenuta credibile quando, stando agli interessi che ha dimostrato nella conduzione di tutta la vicenda, nel momento in cui le sono state affidate delle competenze, le ha disattese largamente? Mi permetto di fare alcune chiose, che ritengo importanti, sulla bozza letta dal Presidente Beltrami.
Non sono previste sanzioni nel caso in cui l'Acna non rispetti i tempi di realizzazione del risanamento. E' patetica la mia osservazione. Come è pensabile che l'Acna, redattrice di questa bozza, preveda per se stessa delle sanzioni? Anche nella paginetta del Ministro Ruffolo non v'è alcuna osservazione di fronte alla presentazione di un documento che è intollerabile.
Ci sono poi nell'allegato, a pag. 4, delle frasi del tipo: "la riduzione significativa delle emissioni inquinanti". Mi chiedo cosa significhi questo aggettivo "tira-molla" che può essere usato a qualunque livello e può andar bene per tutti gli inquinamenti.
Che cosa ha prodotto il Ministro Ruffolo su questa bozza? Si assume l'impegno di completare la redazione del piano di risanamento, e sappiamo che questo è già slittato al 30 ottobre; comunque l'impegno c'è, diamogli almeno la buona fede. Provvederà alle consultazioni insieme al Ministero della Sanità che però si preoccupa solo di una linea produttiva, quella dell'acido Tobias.
Vorrei invitare il Presidente Beltrami, che alle ore 14,30 partirà per Roma, a continuare a tenere lo stesso comportamento della settimana scorsa e a dimenticare a Torino qualunque penna stilografica possa esserci nella propria borsa o nel proprio taschino, malgrado gli inviti anche pressanti che gli sono arrivati e che gli arriveranno, per esempio, dal Gruppo repubblicano che evidentemente è più preoccupato degli interessi e dei profitti della Montedison che della salute dei cittadini. Quindi Presidente, non firmi, malgrado le pressioni che riceverà! Mi auguro che il Consiglio approvi un ordine del giorno unitario, anche se, viste le posizioni, non so se ci riusciremo: sarebbe però molto importante perché rafforzerebbe la Giunta e il Presidente in un'azione di rivalsa nei confronti del Ministero dell'Ambiente.
Prima di passare ad alcune osservazioni contenute nel mio ordine del giorno, vorrei dire ai Consiglieri che hanno mandato quella lettera a "La Repubblica", in cui si dicevano dispiaciuti di non essere stati citati dai giornali nella cronaca della manifestazione...



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' un'altra cosa.



PEZZANA Angelo

Sì, per le differenze di posizioni, l'abbiamo letta. Volevo dire a quei Consiglieri di non essere dispiaciuti perché, quando ci sono dei deputati che magari hanno ottenuto qualche attenzione particolare sui giornali, è chiaro che i giornalisti tendono a notare di più chi ha avuto maggiormente il proprio nome riportato sui giornali degli ultimi giorni.
Vorrei mandare un saluto molto cordiale alla deputata verde Laura Cima esprimendole la mia soddisfazione profonda e sincera nel vederla in buona salute. Me l'aspettavo incerottata, con un ginocchio ingessato, perché i giornali avevano dato delle informazioni evidentemente false su come lei insieme a delle colleghe, fosse stata brutalmente aggredita dai militari israeliani durante il suo viaggio. La vedo invece sana, contenta, senza un graffio; mi felicito con lei e mi fa molto piacere poterglielo dire di persona.
Termino con due osservazioni sul mio ordine del giorno.
Secondo la Lista Verde Civica ci sono due indicazioni che non possono essere disattese nel momento in cui si preparerà un documento unitario. La prima è la partecipazione di tutte le parti interessate (enti locali Associazione per la rinascita della Valle Bormida) all'azione di verifica e di controllo per ogni tipo di intervento previsto. Se il Consiglio regionale non esce con questa presa di posizione ufficiale, tutto quello che verrà fatto sarà un'ennesima vittoria dell'Acna, così come avviene da cent'anni a questa parte.
Il mio ordine del giorno termina con un impegno preciso per la Giunta e mi auguro che la Giunta su questo sia sensibile, soprattutto nel momento in cui i Capigruppo si riuniranno per stilare un ordine del giorno unitario. Lo leggo trattandosi di poche righe: "Impegna la Giunta regionale a chiedere al Governo di prolungare la sospensione dell'attività produttiva dell'azienda, stante la permanenza della situazione di rischio a suo tempo accertata fino alla data di adozione del piano di risanamento dell'area considerata ad alto rischio di crisi ambientale".
Quindi, sia che il Ministro Ruffolo rispetti la data del 30 ottobre sia che questa data, come purtroppo da molte parti si sente già sostenere slitti ancora una volta, fino a che questo piano non verrà presentato in modo ufficiale, si dovrà prolungare la sospensione di qualsivoglia attività.
Questo è l'unico modo per garantire la salute dei cittadini. Credo che il Presidente, sentendo queste ed altre indicazioni che verranno dal Consiglio, saprà farsene partecipe a Roma nell'incontro che avrà nel pomeriggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per prima cosa vorrei manifestare la nostra costernazione per la sconcertante decisione del Ministro Ruffolo assunta l'altro ieri, decisione e comportamento che hanno lasciato nello sconforto e nella rabbia la comunità piemontese, i Sindaci e la gente della Valle Bormida. Vorrei però dire loro e a tutti noi che quello che andiamo facendo oggi non è per nulla inutile.
Il Presidente Beltrami ci ha già detto che ieri a Montecitorio non è stata assunta alcuna decisione. Io dico di più. La seduta di ieri della VIII Commissione permanente della Camera, che era indetta come audizione del Ministro in seguito alla presentazione di alcune risoluzioni, è stata trasformata oggi in seduta per la discussione delle risoluzioni medesime.
Fra le risoluzioni che sono state presentate alla Camera, e che quindi dovranno essere votate oggi, ci sono anche quelle di coloro che la pensano come noi, che chiedono che l'Acna non riapra, che si proceda seriamente come buon senso e giustizia vogliono.
Signor Presidente, per motivare la nostra costernazione, dico che sono rimasto colpito nel leggere i vari dispacci di agenzia e interviste tramite radio, televisioni e giornali al Ministro Ruffolo. Ho trovato una parola magica nel discorrere del suddetto Ministro: rigoroso. Dopodiché, con molto rigore, questo Ministro della Repubblica ha preso una decisione prima di conoscere i dati delle analisi e dei rilievi che lui stesso aveva predisposto. Penso siano già sufficienti i cenni che il Presidente Beltrami ha fatto al riguardo nella propria comunicazione.
Il Ministro spaccia per un piano "rigorosamente nuovo" le intenzioni aziendali condensate in 19 progetti per 100 miliardi, il cui pezzo forte sarebbe quel gigantesco "preservativo di gomma" che dovrebbe essere steso intorno allo stabilimento di Cengio. Queste intenzioni erano già note il 14 giugno, quando il rigoroso Ministro Ruffolo venne in quest'aula e su quei 19 progetti fece "spallucce" per manifesta insufficienza dei progetti medesimi.
Entro la fine dell'anno per la Valle Bormida il Ministro garantisce rigorose - e cito testualmente da "La Repubblica" di ieri - condizioni di compatibilità ambientali, naturalmente a cura dell'Acna. Manco a dirlo, il Ministro li controllerà rigorosamente. Fine della chiusura per ferie. Che delusione, signor Presidente! C'è soltanto una perla più preziosa, quella del rappresentante della UIL ligure - anche lui socialista - il quale dichiara: "Qui sono in ballo 100 miliardi". E ti pareva! Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la coda di paglia dell'Acna è lunga.
Non voglio ripetere cose già dette dai colleghi che mi hanno preceduto e riferimenti precisi che sono contenuti anche nella comunicazione del Presidente Beltrami. Voglio soltanto riferirmi ad alcune osservazioni dette dai tecnici e dai docenti del Politecnico di Torino (il prof. Ostacoli e il prof. Specchia) nell'audizione della Commissione Ambiente della settimana scorsa, quindi in una sede ufficiale. A proposito di coda di paglia dell'Acna, il prof. Ostacoli ci ha edotti - ad esempio - su come i punti di prelievo proposti dall'Acna sono stati contestati dalla Regione Piemonte e quindi integrati o modificati. In poche parole, l'Acna voleva continuare a fare i prelievi dove sarebbe stato più favorevole e questa non è una grande novità.
Quando poi l'Acna è stata presa sul fatto ed è stato accertato che le emissioni di ammoniaca, anziché due parti per milione, sono ben 80 parti per milione - guardate un po' -, in quel preciso giorno c'è stata una fuoriuscita straordinaria per il lavaggio di qualche cosa.
Il prof. Ostacoli ci ha detto poi che le sostanze in corso di identificazione nel percolato sono ben al di là dell'elenco contenuto nella legge Merli. Di queste ne sono state trovate 80, rappresentanti circa il 75% del carbonio organico totale. Tutte le sostanze devono quindi essere identificate per poter verificare se sfuggono alle barriere e sono ritrovate nel corso d'acqua.
Sempre i docenti del Politecnico dicono: "Altre sostanze tipiche della lavorazione Acna trovate dai laboratori nel percolato non sono state citate nei dati forniti dall'azienda e verranno prese in considerazione nelle prossime analisi che potranno concludersi non prima della fine di questo mese".
Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un caso gravissimo. Già è grave che uno Stato democratico sia costretto ad affidare ad un contrammiraglio di marina, che naturalmente ha parola di marinaio, il trasferimento dei rifiuti tossici e nocivi.
A quando, signor Presidente, il ricorso ai colonnelli per il loro trattamento? Certo, non ci siamo molto lontani se un Ministro della Repubblica, come è stato già opportunamente osservato poc'anzi, si limita ad apporre una paginetta con la propria firma ad un documento predisposto da un soggetto che dovrebbe essere democraticamente controllato! Quella del Ministro Ruffolo, signor Presidente, non è una decisione tecnica perché mancano le analisi e - io direi - nemmeno politica perch non ci si è preoccupati minimamente di costruire il consenso, se non si vuole spacciare per consenso quello accordato dalla parte più squalificata del movimento sindacale ligure. E' una decisione né tecnica né politica si potrebbe dire soltanto mercantile: la Farmoplant contro l'Acna, forse per non inimicarsi del tutto la Montedison.
Secondo il Ministro Ruffolo anche la Farmoplant (abbiamo memoria lunga) funzionava benissimo un mese prima della nube su Marina di Massa. Ne aspetterà un'altra su Saliceto, come quella di due mesi fa, per aprire finalmente gli occhi sulla realtà? Voglio concludere rivolgendomi al Presidente Beltrami. Le nostre parole inviategli lunedì tramite fonogramma, col quale lo sollecitavamo, in rispetto a questa assemblea parlamentare, a non recarsi a Roma, non sono cadute per una volta nel vuoto. Ho visto con una certa preoccupazione che il Capogruppo repubblicano Ferrara l'ha esortata, signor Presidente, a fare l'opposto, minacciando gravi conseguenze politiche. Povero Fracchia, direi che con grande generosità e onestà intellettuale continua a fare le marce nella Valle Bormida! Anche domenica era lì con noi.
Noi le assicuriamo che se terrà bene la rotta - e su questo dovrebbe essere un pochino più esplicito nelle conclusioni che sono invece implicite nelle cose che ci ha detto - non le mancherà il nostro voto favorevole peraltro con un saldo attivo per il suo governo, non essendo noi notoriamente, a caccia di alcun posto.
Signor Presidente, non facciamo una discussione inutile. Le decisioni che andiamo a prendere avranno un peso anche nella discussione parlamentare romana di oggi.
Anche noi abbiamo predisposto un ordine del giorno (e prima di presentarlo alla Presidenza del Consiglio lo sottoponiamo alla firma di tutti i Gruppi che lo ritengano condivisibile) proprio perché non ci interessa in queste circostanze alzare alcuna bandierina. E' un ordine del giorno con il quale impegniamo il Presidente Beltrami - che parrebbe ben disposto - a non firmare alcun documento di intesa con il Governo e la Regione Liguria prima della completa verifica di tutti i punti messi esplicitamente nella risoluzione 6-00064 del 29 luglio 1988, votata alla Camera dei deputati e che non ripercorro, essendo nota a tutti. E' un ordine del giorno che impegna la Giunta a compiere tutti i passi necessari presso il Governo, al fine di predisporre un'ulteriore sospensione dell'attività dell'Acna per tutto il tempo necessario a far fronte agli adempimenti di cui sopra e per la presentazione del piano di risanamento della Valle Bormida che, affinché non si tramuti in una ginnastica degli ecofurbi, non può che avvenire attraverso la chiusura dello stabilimento.
Per concludere, signor Presidente, dobbiamo dare una risposta politico istituzionale, quella che alla fine dovremo assumere possibilmente con la votazione di un documento, oppure di più documenti. A questo punto l'importante è la chiarezza e la precisione degli intenti.
Voglio dire, signor Presidente, che tutta la nostra solidarietà e il nostro impegno attivo vanno nei confronti di quei Sindaci che hanno già annunciato la disobbedienza civile nel caso in cui il Ministro continui imperterrito sulla sciagurata strada che ha preannunciato l'altro ieri.
Noi diciamo di più: se così continueranno le cose, si dovrà organizzare e da parte nostra lo faremo - un boicottaggio attivo di tutti i prodotti Montedison. Pensiamo che non sarà male procedere ad organizzare sin d'ora lo sciopero nel pagamento delle tasse in tutta la Valle Bormida. Oggi c'è stato lo sciopero dei bambini, quegli stessi bambini che continuano a disegnare sui banchi di scuola l'acqua del loro fiume col colore marrone perché è questo il colore dell'acqua che conoscono.
Ebbene, signor Presidente, è grande la nostra responsabilità. Siamo in condizioni di scienza e di coscienza per assumere una posizione che ci faccia stare dalla parte della nostra gente che, dopo un secolo di veleni ha tutti i diritti di dire basta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero anch'io esprimere uno stato d'animo influenzato dalla preoccupazione, dall'amarezza e dal dissenso rispetto alle questioni che si stanno discutendo in queste ore alla Commissione Ambiente della Camera e in aula intorno ai problemi dell'Acna. Ci aspettavamo un impegno maggiore e uno sforzo di approfondimento sugli aspetti che non sono ancora chiari.
Abbiamo appreso che, dopo la sospensione dell'attività dal 5 al 19, c'è l'intenzione di riaprire lo stabilimento Acna. Con il Ministro Ruffolo mio compagno di partito, abbiamo avuto modo di discutere; il Ministro è stato anche qui, ha assunto degli impegni e, se ricordate, ha sostenuto la tesi della necessità di una chiusura più lunga per poter arrivare ad un accertamento scientifico responsabile delle conseguenze dell'inquinamento.
La definizione delle soluzioni in un arco di tempo così ristretto presentata con l'arte del prestigiatore, mi sembra una comparsa da commedia. Questo investimento di 100 miliardi doveva essere fatto molto tempo prima e non è stato fatto. E' un impegno positivo, una vittoria, ma se non ci fosse stato il movimento che c'è stato, se la Valle Bormida non fosse stata dichiarata zona ad alto rischio di inquinamento, sicuramente non ci sarebbe stata la disponibilità da parte della Montedison. Questa comparsa, questa commedia, da una parte mi lascia perplesso; dall'altra vedo la conferma delle cose che non funzionano, vedo la validità delle proteste della gente della Valle Bormida.
Se le cose stanno così, così come le ha illustrate il Presidente Beltrami nella propria comunicazione, sarebbe saggio, dato che il Parlamento non ha ancora concluso, chiedere un rinvio dell'apertura per accertare l'esistenza delle zone oscure che sappiamo essere ancora presenti.
Questa richiesta dovrebbe rientrare nel documento da inviare entro la giornata al Parlamento affinché riconosca che alcune cose, anche fatte con l'intenzione migliore, non trovano assolutamente il consenso della Regione Piemonte. Sarebbe stato molto di conforto poter parlare direttamente al Ministro Ruffolo in questi termini. Riconosco che il Ministro ha fatto uno sforzo non indifferente in questa direzione, uno sforzo che è stato seguito dalla Regione Piemonte con l'impegno dell'Assessore Cernetti, ma è uno sforzo che rischia di essere vanificato.
Avevo ritenuto che la questione dovesse essere valutata in relazione alla pausa feriale.
Non credo venga compromessa l'attività dell'azienda; non siamo sicuri che la decisione presa metta al riparo la Valle Bormida dai rischi, anzi abbiamo visto che esistono ancora delle zone d'ombra.
Voglio sottolineare, però, l'atteggiamento serio e responsabile della Regione e del suo Presidente nel momento in cui ha accolto l'invito salito dalla grande manifestazione di domenica scorsa a Cortemilia, quando è stato chiesto al Presidente di non firmare quel documento. Mi sembra che se ne sia tenuto conto a livello parlamentare visto che il discorso si è spostato nella Commissione Ambiente, la quale non ha ancora concluso i propri lavori.
So benissimo che è una battaglia dura e mi dispiace perché rimette in discussione i rapporti tra la Regione e il Governo e, in qualche modo mette in difficoltà la Regione. I latini dicendo "Roma caput mundi" accreditavano una tesi che forse resta ancora valida oggi, ma i problemi che partono da qui quando arrivano a Roma finiscono con l'essere visti sotto un'altra luce e qualche volta vengono visti dalle stesse persone o dagli stessi compagni di partito in una luce diversa.
Non si tratta, a questo punto, di fare delle scelte di campo e dire che le industrie che inquinano devono essere abbandonate; mai nessuno ha pensato di isolare lo sviluppo economico dall'attività industriale per una scelta bucolica. Questo Paese ha fatto grossi progressi sul piano dello sviluppo economico industriale, però non ha ancora fatto lo sforzo necessario per realizzare il binomio "sviluppo economico industriale salvaguardia dell'ambiente". Mai nessuno ha pensato ad una scelta alternativa.
Bisogna allora riconoscere quali sono le cose che non funzionano, quali sono le aziende che debbono essere sottoposte ad interventi, ad investimenti, per poter voltare pagina.
Mi fa piacere vedere presenti al dibattito le rappresentanze delle popolazioni della Valle Bormida. Dico tranquillamente che abbiamo sempre ritenuto importante la presenza dell'attività industriale, quindi non neghiamo assolutamente il suo ruolo nello sviluppo economico, conosciamo quali e quanti sono stati i sacrifici dei lavoratori nelle attività industriali, però questo non esenta nessuno dal riconoscere che si deve fare un passo avanti.
Riconosciamo lo sforzo compiuto dai lavoratori, però mi sembra che si sia andati troppo in là. I lavoratori dell'Acna si sono sostituiti al manager, al titolare, allo stesso Gardini; sembrano loro i proprietari dell'azienda. I sindacati, gli operai hanno assunto l'atteggiamento dei grandi manager che guidano la Montedison e hanno perso di vista il rapporto con le popolazioni. La classe operaia avrebbe dovuto (com'è nell'auspicio di noi socialisti, di combattenti per un progresso che abbia una dimensione umana) mantenere il rapporto con le popolazioni. Non può essere un problema di 45 giorni.
Furono drammatici i 45 giorni del governo Badoglio, ma sono trascorsi 45 anni e non credo che si debba vedere la questione nei termini tragici da "8 settembre", per rispondere a don Pier Paolo che dice: "Resistenza o resa". Certo, non siamo nemmeno al 25 aprile, però siamo in una fase in cui alcune cose sono state ottenute ed altre, se lottiamo, potranno essere ottenute.
Non si trattava della guerra dei poveri, come purtroppo si è detto.
Forse abbiamo fatto qualche errore, forse non siamo stati sufficientemente presenti per far capire che ognuno ha il proprio ruolo: Gardini il suo, gli operai e la popolazione della Valle Bormida il loro. Mi pare che tra gli operai e la popolazione della Valle Bormida ci siano più punti di contatto di quanti non ce ne siano con la parte padronale. Avrei voluto dire questo agli operai oggi, se fossero stati presenti.
Signor Presidente, ritengo si debba votare un documento che raccolga queste posizioni con grande dignità, che esprima le legittime proteste. Lo dica a tutti, lo dica al Ministro e lo dica al Presidente del Consiglio dei Ministri perché in quella sede sicuramente i problemi si sono aperti con una diversa interpretazione. Dica che la Regione Piemonte ha fatto notevoli cose, ma rischia di vanificare tutto nel momento in cui non riconosce che un'azienda può mantenere i cancelli chiusi per il tempo necessario, dopo il quale però si deve poter sapere se la gente può ancora vivere in quei luoghi, se potrà ancora lavorare in quella fabbrica, se si potrà risanare l'ambiente con gli investimenti necessari che si stanno predisponendo, se ci sono delle produzioni che vanno chiuse, se ci sono delle cose che non possono essere mantenute, se l'Acna deve chiudere definitivamente.
Queste decisioni sono avvenute in un arco di tempo che corrisponde alla pausa feriale e sappiamo tutti che nella società moderna le ferie equivalgono al grande esodo (fortunatamente pacifico), periodo nel quale c'è poco impegno da parte di tutti.
Apprezzo lo sforzo fatto dal Ministro Ruffolo e da tutti coloro che hanno cercato di far crescere una nuova cultura e mi auguro che tale sforzo continui. Non accettiamo però che questo o quel Ministro o il Presidente del Consiglio decidano, muovano, scelgano, convochino e alla fine invitino la Regione per sottoscrivere. Questi atteggiamenti non ci vanno bene abbiamo una visione molto più ampia dei rapporti tra Regione e Stato e sono appunto i rapporti che attengono alla partecipazione con pari dignità.
Quello che noi cerchiamo di fare nei confronti degli enti locali, il Governo e lo Stato devono farlo nei nostri confronti.
In questo modo deve essere concepito il documento a conclusione del dibattito.
Non siamo disponibili a mettere la nostra firma. Chiediamo una proroga della chiusura, chiediamo di poter esprimere direttamente alla Presidenza del Consiglio e al Ministro dell'Ambiente le nostre posizioni.
A me sembra ci siano ancora gli spazi per condurre questa battaglia.
Bisogna guardare queste cose non con costernazione, ma con amarezza e preoccupazione e affrontarle con la battaglia che fino ad ora ha dato risultati, che trova punti bassi dai quali però possiamo risalire insieme Regione, enti locali, parlamentari, comunità della Valle Bormida. E' un percorso che ha dato risultati e altri ne potrà ancora dare nel momento in cui saremo in grado di ristabilire i contatti e i rapporti di collaborazione fra le forze del lavoro per risalire i momenti di difficoltà, per arrivare finalmente all'accertamento della realtà in cui opera l'azienda Acna e naturalmente alla realizzazione del piano di risanamento.
Siamo nella fase nella quale non deve far premio la produzione, ma prima della produzione, deve far premio l'ambiente e la salute dei cittadini.
Ci qualifichiamo, quindi, come uno Stato che ha saputo fare grandi progressi di carattere tecnico e scientifico ai quali ha saputo associare anche i progressi umani e sociali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di collocarmi a nome del Gruppo MSI nell'odierno dibattito concernente l'Acna e le comunicazioni del Presidente, desidero anticipare quelle che saranno le nostre conclusioni.
La nostra presa di posizione è coerente con il comportamento che abbiamo tenuto in quest'aula sin dal primo dibattito Acna Valle Bormida ed è anche perfettamente coerente con le prese di posizione dei Consiglieri regionali del Gruppo MSI-DN della Liguria.
La presa di posizione e le conclusioni si possono riassumere in queste due formule: 1) no alla firma della bozza di accordo enunciata e preannunziata dal Ministro Ruffolo 2) sì, sia pure dolorosamente - poi spiegherò perché uso questo aggettivo a un'ulteriore sospensione delle produzioni dell'Acna, quantomeno allo stato attuale delle cose (e sottolineo il quantomeno) fino alla predisposizione di un piano da parte del Ministro Ruffolo, predisposizione che dovrebbe avvenire, secondo le promesse, entro il 31 ottobre prossimo.
Questa presa di posizione è, in un certo senso, sofferta perché ci rendiamo conto che chiedere la sospensione delle produzioni dell'Acna quindi la chiusura della fabbrica, significa avere di fronte oltre 800 dipendenti e le loro famiglie che dovranno subire una soluzione tampone quella della cassa integrazione.
Come avevo già detto nei miei precedenti interventi e dibattiti, penso che fra le due esigenze che si contendono il campo (da una parte la salute delle popolazioni, dall'altra i posti di lavoro) debba prevalere quella della salute delle popolazioni e della salvaguardia del territorio.
Fatta questa doverosa premessa chiarificatrice e collocandomi nel dibattito, ricordo brevissimamente i precedenti immediati del decreto Ruffolo 29/7/1988 intorno al quale ruota, in questo momento storico della vicenda, l'intera questione.
I precedenti sono: due ordini del giorno del 7 e 27 luglio con i quali il Consiglio regionale, pressoché unanime, chiedeva la chiusura delle lavorazioni dell'Acna facendosi portatore non solo della propria volontà politica, ma anche della volontà politica che avevano reiteratamente espresso i Sindaci della Valle Bormida, oltre che le tre province di Cuneo di Asti e di Alessandria.
L'altro precedente immediato, che assume rilievo anche per quanto dir in seguito, è la conclusione cui è giunto, sia pure non unanimemente, il gruppo di lavoro costituito dal Ministero dell'Ambiente nel maggio 1988 ai fini "di valutare la compatibilità ambientale dello scarico di acque reflue e dello smaltimento dei rifiuti prodotti dall'Acna".
Questa relazione era rimasta, almeno a livello ufficiale, un oggetto misterioso fino alla fine di luglio, tant'è vero che anche da parte nostra e di altri Gruppi del Consiglio si era chiesto che fosse portata a conoscenza dei Consiglieri la risultanza di quel gruppo di lavoro.
La risultanza era: "Per quanto riguarda le acque, gli interventi messi in atto non hanno ancora determinato segnali manifestati di recupero delle risorse". Nella conclusione del gruppo di lavoro, che sotto un certo profilo aveva avuto un pregio tecnico, si additavano ben dodici adempimenti tecnici da compiersi e si terminava dicendo che tali adempimenti erano da ritenersi "essenziali ai fini di un recupero ambientale della Valle Bormida" (e noi aggiungiamo "anche per il recupero della salute" perché i due beni da tutelare viaggiano di pari passo). Contraddicendosi, infine, si concludeva con la "non necessità di emanare provvedimenti cautelari".
Infatti, all'atto del conferimento dell'incarico il Ministro Ruffolo aveva chiesto le valutazioni concernenti la compatibilità ambientale ed aveva anche chiesto di esprimere un parere sulla necessità di emanare i provvedimenti cautelari di cui all'art. 8 della legge.
Sulla scorta di questi precedenti, i nostri chiari ordini del giorno e la relazione tecnica, arriviamo al 29 luglio, data nella quale il Ministro Ruffolo emana il noto decreto. E' già stata richiamata molto opportunamente dal collega Ferro la premessa del decreto nel quale si dice: "visto l'art.
8 della legge 3/3/1987 n. 59".
Rileggiamo l'art. 8; dice esattamente che "possono venire emanati dal Ministro provvedimenti contingibili e urgenti allorquando si verificano situazioni di grave pericolo di danno ambientale" - e noi soggiungiamo anche alla salute, perché ambiente e salute sono inscindibili - "a cui non si possa altrimenti provvedere".
Le situazioni di grave pericolo di danno ambientale cui non si possa altrimenti provvedere sono state scoperte solo il 29 luglio, ma esistevano indubbiamente da parecchio tempo.
Dove e come si colloca l'art. 8, di cui al provvedimento d'urgenza, che vedremo poi consistere, nel dispositivo, nella mera e irrisoria sospensione di 45 giorni? Esso si ancora e ha come presupposto la considerazione che emerge dalla relazione dei cinque ed il fatto che la compatibilità ambientale e di sicurezza è legata alla realizzazione di un complesso programma di investimenti. Sono i dodici punti che ho ricordato e che vengono ripresi testualmente dal Ministro Ruffolo con il provvedimento cautelare. Quindi la volontà politica manifestata in quel momento, almeno stando alle parole del Ministro Ruffolo, era data da una situazione di grave pericolo di danno ambientale cui non si poteva altrimenti provvedere se non con quella (irrisoria) sospensione che è la conclusione cui era giunta la Commissione dei cinque e che indicava con molta chiarezza dodici adempimenti tecnici da compiere.
Proseguendo nella motivazione, ci si accorge di un'evidente contraddizione che caratterizza l'intero provvedimento. Dopo avere enunciato la necessità, posta a base dell'art. 8, del provvedimento cautelare di adempiere i dodici adempimenti, si parla di "necessità di una breve sospensione". A questo riguardo ritenevo che i 45 giorni non sarebbero stati sufficienti e che entro quel termine si trattava di adempiere solo le prescrizioni della Commissione. Il Ministro Ruffolo scrive: "Ritenuta la necessità di una sospensione con effetto immediato delle attività industriali allo scopo di consentire la definizione di un programma...". Quindi, una sospensione non per rimuovere nei 45 giorni il pericolo che deriva, per le popolazioni e il territorio, dal persistere delle produzioni Acna e del suo inquinamento, ma unicamente ai fini di programmare. Un documento steso sulla carta avrebbe dovuto, secondo il concetto espresso nel decreto Ruffolo, capovolgere la situazione.
Sottolineo poi un punto nel dispositivo, dove si dice che l'impresa è chiamata a sottoscrivere un atto di impegno. E' un provvedimento indubbiamente abnorme per le ragioni che ho enunciato perché, da un canto si vuol sospendere per quarantacinque giorni e, dall'altro, si sospende ai fini di predisporre un programma e non di eliminare la causa per cui si è ritenuta urgente la sospensione.
Il documento del 5 agosto, che porta anche la firma del rappresentante della Giunta regionale del Piemonte, riprende all'insegna della ritenuta urgenza, alcune prescrizioni indicate nell'elaborato dei cinque esperti e nello stesso tempo, indica che esse dovrebbero essere mandate ad esecuzione. Come è stato ricordato e come è nella realtà delle cose, solo una piccola parte di queste prescrizioni stralcio si è potuta attuare nel breve termine dei quarantacinque giorni e le conclusioni di un nostro esperto sono che l'inquinamento persiste.
Nel documento del 5 agosto c'è una parte apparentemente burocratica e procedimentale che, a mio avviso, non va sottovalutata perché è anche di sostanza. Al punto 4), "modalità di prosecuzione del lavoro", si dice che entro il 2/9/1988 il Ministero dell'Ambiente avrebbe dovuto attivare il "gruppo ad hoc" (si parla del gruppo ad hoc come se fosse già noto) che entro il 10 settembre fornirà un proprio motivato parere sulla relazione che l'Acna dovrà presentare entro il 31 agosto.
Stando alle notizie giornalistiche ed alle comunicazioni di questa mattina del Presidente, tutta la procedura (il gruppo di lavoro che fornisce un parere sulla relazione che l'Acna avrebbe dovuto presentare entro il 31 agosto, il gruppo ad hoc che avrebbe dovuto formulare una bozza dell'atto di impegno, di cui all'art. 2 dell'ordinanza 29 luglio, l'atto di impegno che avrebbe dovuto sottoscrivere l'Acna) è stata stravolta perch il risultato finale è un piano di risanamento dell'Acna; è quel piano che come giustamente rileva Pezzana, l'imputato ha formulato all'accusatore (in questo caso al Ministro) e che il Ministro, puramente e semplicemente, fa suo.
Se, malauguratamente - diciamo noi - le intenzioni del Ministro Ruffolo dovessero andare in porto e dovesse essere esteso un decreto che abroga quello del 29 luglio e dispone la ripresa delle lavorazioni per il 19 settembre (come sembra voglia essere), come potranno coesistere, senza essere in possibile contrasto tra loro, il piano di risanamento predisposto unilateralmente dall'Acna e il piano che il Ministro, secondo il protocollo di intesa del 12 febbraio 1988, dovrà predisporre entro il 31 ottobre? Il pericolo di danni a cose e a persone - presupposto del provvedimento del 29 luglio che non è stato eliminato attraverso i pochi accertamenti tecnici fatti nei 45 giorni -, il fatto che il Ministro Ruffolo, il suo Ministero ed i suoi esperti dovranno predisporre il piano di risanamento che dovrà essere quanto meno confrontato con il piano di risanamento dell'Acna, entro il 31 ottobre -, tutti questi argomenti sono sufficientemente pesanti e tali da motivare la richiesta che anche noi facciamo alla Giunta, quella di esprimersi, di impegnarsi nel senso di chiedere, con il dovuto rigore politico, un'ulteriore proroga quanto meno fino al 30 ottobre o, per meglio dire, quanto meno fino alla presentazione del piano di risanamento del Ministro Ruffolo. Il 30 ottobre, se verrà rispettato il termine della presentazione del piano di risanamento da parte del Ministro Ruffolo, ci troveremo in questa sede, e non solo in questa sede, a doverlo esaminare nel merito.
Al punto in cui siamo, al punto in cui si sono lasciate le cose nell'ambito della Valle Bormida, mi pare che non ci siano altre soluzioni serie e reali da proporre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Cercherò di essere sintetico nell'esprimere la posizione del nostro Gruppo anche perché si deve arrivare rapidamente alla conclusione di questi lavori con una posizione unitaria e forte del Consiglio regionale.
Anche in questa occasione il Gruppo DC sarà compatto ed esprimerà una posizione di sintesi precisa, come è sua tradizione in questa assemblea.
Abbiamo il senso delle istituzioni e ci rendiamo conto che oggi è necessaria una presa di posizione molto precisa.
Le interessanti comunicazioni del Presidente della Giunta hanno la nostra approvazione, sia per gli aspetti illustrativi sia per la presa di posizione che contengono. Approviamo anche l'atteggiamento del Presidente della Giunta. Il Consiglio regionale era convocato sull'argomento per il 15 settembre; come poteva il Presidente presenziare alla riunione di martedì 13 ed esprimere la posizione della Regione Piemonte su un tema così delicato e così complesso? Tra l'andare e non firmare e il non andare, la soluzione è tecnica. Noi riteniamo sia stata più forte l'assenza che non la presenza, che non avrebbe avuto in quel momento il conforto di un voto preciso del Consiglio regionale e che avrebbe significato più una riserva che non una presa di posizione.
Si scrive stamattina che bisogna essere energici nella dialettica con lo Stato; noi siamo d'accordo, non abbiamo complessi, non siamo mai stati codini. Siamo stati molto precisi nel rivendicare l'autonomia delle nostre decisioni a livello regionale, anche se non ci manca, come ho detto, il senso dello Stato e toccherò questo aspetto nella fase finale del mio intervento.
Riteniamo che il Presidente abbia agito bene e il suo atteggiamento oltre che il contenuto delle sue comunicazioni, non può non avere il nostro consenso.
Il collega Ferro ha affermato che dobbiamo dimenticare il passato, che c'e un consenso sulla presa di posizione di oggi, ma non c'è il consenso sull'atteggiamento del passato. Neanch'io voglio riaprire il discorso del passato perché dobbiamo cercare oggi quello che ci unisce, però mi sia consentito dire che se dovessi aprire il discorso del passato, dovrei aprirlo su dieci anni di inerzia.
Se oggi discutiamo del Bormida è perché l'inerzia comunque non c'è più né a livello di governo né a livello di Consiglio regionale. Mi auguro ancora, benché la situazione sia complessa e difficile, che si possa uscire da questa vicenda con una soluzione positiva per il Piemonte, per l'ambiente, per gli interessi generali della comunità, che sono quelli che dobbiamo perseguire.
Nello specifico della posizione del Gruppo democristiano, riteniamo che l'ordine del giorno debba puntare su tre punti, su tre obiettivi precisi.
Non abbiamo ancora presentato un nostro documento, ci siamo attenuti a quanto è stato delineato nella Conferenza dei Capigruppo sulla opportunità di ottenere una bozza di proposta all'esecutivo sulla quale cercheremo di convergere o comunque daremo il nostro contributo per il miglioramento e il completamento di questo schema iniziale.
Proponiamo prima di tutto di non firmare, allo stato attuale, il documento perché le cose possono anche modificarsi. Il documento oggi non può essere sottoscritto per le ragioni che sono state espresse da più parti e perché sarebbe una forzatura nei nostri confronti, da parte degli altri livelli istituzionali, che non può essere accettata.
Entrare nel merito è molto complesso. Io sfiorerò soltanto l'aspetto giuridico che altri hanno trattato.
Quando abbiamo votato in questa sede la richiesta di chiusura cautelativa, la nostra posizione - condivisa anche da altri - era quella di lasciare il ricorso agli articoli di legge, agli strumenti adeguati a chi ne ha la responsabilità, quindi al Governo.
Il Ministro Ruffolo ha ritenuto di fare ricorso all'art. 8 della legge n. 59, cioè ad un provvedimento di contingibilità ed urgenza. Se ha fatto riferimento a questo provvedimento per la chiusura, allo stesso provvedimento deve ovviamente fare ricorso - riteniamo - per la riapertura.
Allo stato attuale, le condizioni della sospensione della contingibilità e dell'urgenza appaiono estremamente difficili, comunque non sufficientemente motivate; questo da solo, al di là dei rilievi politici, potrebbe essere l'elemento per giustificare la mancata firma del documento.
Chiediamo inoltre un'iniziativa della Giunta regionale, con il sostegno del Consiglio, della Regione nel suo complesso quindi, per avere un confronto con il Governo, col supporto dei nostri tecnici. Abbiamo sentito le osservazioni degli ingegneri Ostacoli e Specchia. Non vogliamo che la posizione del Piemonte sia di rottura, ma, al contrario, che sia una posizione costruttiva, tale da rivelare la disponibilità del Piemonte all'incontro, alla valutazione del problema per verificare, con gli organi politici e tecnici della Regione, gli aggiustamenti che devono essere apportati al documento anche in ordine ai tempi.
Vengo alla terza proposta, la più controversa e difficile, alla quale però non si può mancare; quella di richiedere nel frattempo il rinvio della riapertura dello stabilimento fino al chiarimento sul punto secondo cui ho fatto in precedenza cenno, e cioè collegando la riapertura al piano di risanamento che deve essere approvato entro il 31 ottobre.
Queste sono le linee che il Gruppo democristiano suggerisce alla Giunta e ai colleghi degli altri Gruppi. Sono linee che d'altra parte possono ottenere una larga convergenza.
Ci siamo posti il problema del rapporto fra le istituzioni dello Stato.
Abbiamo piena consapevolezza che la Regione è un'istituzione che deve sentire, più che le esigenze corporative o quelle meramente territoriali soprattutto il peso degli interessi generali del Paese.
Pur avendo presente questa esigenza, riteniamo che l'istituzione regionale non può avere un atteggiamento succube o di sudditanza e di accettazione di qualunque decisione. L'istituto regionale deve dare il proprio concorso alle decisioni e non può subire qualunque decisione. Se la deve accettare perché non di sua competenza, la può accettare, ma non deve sottoscrivere le decisioni meramente per un ruolo o funzione istituzionale che non abbia riferimento al consenso di fondo che è la base della vita democratica.
La nostra posizione di oggi può essere dialettica nei confronti del livello centrale, ma è estremamente serena sotto il profilo politico e della rappresentanza locale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Contrariamente a quanto diceva il Capogruppo della Democrazia Cristiana, vorrei riflettere sull'invito formale a superare le divisioni del passato per concordare sul contingente.
Caro amico Rossa, se le forze politiche del Piemonte e questa maggioranza avessero assunto a tempo dovuto le richieste dei cittadini e delle amministrazioni comunali della Valle Bormida, probabilmente oggi non ci troveremmo con l'acqua alla gola cercando di tamponare le situazioni che la maggioranza e le forze politiche che la guidano hanno determinato.
E' necessario dire le cose con chiarezza. Non si può fare appello alla mobilitazione popolare quando per mesi e mesi si sono calpestate le sue richieste.
Siamo di fronte a due fatti, uno positivo e l'altro di grande preoccupazione sociale. Il primo elemento riguarda la mobilitazione in Valle Bormida attraverso l'Associazione di rinascita, gli enti locali, il coinvolgimento dei cittadini che ha portato alla crescita di una coscienza civile e democratica profondamente radicata e talmente responsabile da farsi carico di problemi non settoriali, ma globali, compresa la questione dello sviluppo occupazionale. E' un fatto che ha una grande rilevanza politica e democratica.
C'è però anche un aspetto negativo di grande preoccupazione: il comportamento delle dirigenze sindacali. Ritengo di dover denunciare quanto è avvenuto recentemente al momento della presentazione della manifestazione. L'intervento delle OO.SS. non è stato fatto per sviluppare, sia pure dialetticamente, il confronto, ma per impedire l'espressione democratica prevista dalla Costituzione, trovando il consenso e l'alleanza anche delle strutture dello Stato, come il Prefetto di Savona.
E' un fatto molto grave che deve preoccupare anche il Consiglio regionale del Piemonte, il quale dovrebbe attivare i rapporti politici per chiedere al sindacato quel senso di responsabilità che sino ad ora non ha dimostrato.
Ho riletto le diverse relazioni presentate nella bozza di accordo e ho notato una convergenza oggettiva tra quanto ci è stato detto in VII Commissione dal rappresentante della Montedison e alcune rivelazioni fatte dagli esperti della Regione.
Il rappresentante dell'Acna, dott. De Longo, ha detto che erano in corso i preparativi per approfondire..., che gli elementi di conoscenza non erano ancora sufficienti..., che sono state create le condizioni perch questi fossero sufficienti..., quindi ha avallato la tesi che la riapertura dello stabilimento fosse un atto che, dal punto di vista tecnico, non poteva essere accettato.
Queste erano le conseguenze da trarre. Non ci possiamo nascondere dietro i contenuti tecnici. Il problema tecnico sulla questione dell'Acna non c'è mai stato.
E' una pura, chiara e netta scelta di carattere politico; non ci sono altre motivazioni. Abbiamo sentito proporre in aula uno spettro molto ampio di interventi, la chiusura tecnica e altre scelte che però non avrebbero permesso di affrontare con la dovuta decisione il problema.
Il Ministro Ruffolo, la Regione Liguria, le OO.SS., non si possono trincerare dietro le relazioni tecniche quando sono così contraddittorie.
Il ruolo della politica dovrebbe essere determinante nelle scelte che si compiono sul piano dello sviluppo.
Come ha dimostrato la manifestazione di domenica, come dimostra il grande senso di responsabilità sviluppatosi in Valle Bormida, il Consiglio regionale non può votare un ordine del giorno che contenga soltanto la richiesta di un prolungamento della chiusura e la sospensione dei lavori dell'azienda, ma deve evidenziare l'esigenza inderogabile che quella fabbrica, così come si è sviluppata, non può più avere prospettive. Deve evidenziare che l'azienda ha due scelte da compiere; quella della chiusura definitiva e quella dell'avvio di un piano di risanamento della zona.
Qualsiasi tergiversazione su questi punti, signor Presidente, può soltanto tamponare la situazione.
Apprezzo il documento che è stato distribuito questa mattina da Don Pier Paolo. Qualcuno lo definisce problematico; credo, invece, sia un documento chiaro e trasparente. Non possiamo pensare che attraverso le furbizie politiche o i maneggi si possa non affrontare la realtà che imporrà rapidamente la chiusura dello stabilimento (che si è dimostrato deleterio) e l'avvio di uno sviluppo economico della vallata alternativo.
Ogni altra scelta - do ragione a Don Pier Paolo - sta ai maneggioni della politica. Credo che nessuno di noi si riconosca in questo, quindi dobbiamo compiere scelte coerenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, parlerò senza indicare formule chimiche, soglie minime o date. Per tutti questi argomenti credo occorra fare riferimento alle relazioni dei tecnici di diversa estrazione che hanno svolto il loro lavoro, sul quale occorre ragionare.
Vorrei parlare in generale di ambiente, vedere quali sono i conflitti tra ambiente e sviluppo che sono motivo dominante di questa legislatura e non solo in questa assemblea. Sono conflitti che hanno messo in risalto un forte limite politico ed istituzionale nella capacità di misurarsi e di costruire risposte ai problemi emergenti.
Sono problemi che hanno caratteristiche complesse, che riflettono la complessità di una società moderna. Queste caratteristiche richiedono ai rappresentanti istituzionali un'autorevolezza ed una rappresentatività politica sempre più qualificata. E' indispensabile, infatti, avere parimenti consapevolezza e responsabilità riguardo ai nodi da affrontare.
Consapevolezza significa conoscenza e riconoscimento dei problemi responsabilità significa affrontare anche le strade più difficili, andando a fondo nei problemi.
Sulla questione dell'Acna, il Piemonte e la Liguria, nella maggioranza delle loro componenti (Partiti, sindacati, istituzioni, amministrazioni) hanno tenuto posizioni contrapposte: sì o no alla chiusura dell'azienda.
Tali forze politiche hanno dimostrato un'inadeguatezza politica e culturale di fronte ad un problema complesso. Inadeguatezza che rivela inconsapevolezza rispetto ai problemi di una società industriale, ai costi che essa produce, alle strade volte a dare concrete risposte alle domande.
Il mondo politico e istituzionale anche questa volta ha preferito risposte facili, superficiali. Approfondire il problema avrebbe infatti significato fare i conti con la cultura dello sviluppo, dell'ambiente, e ciò richiede di invertire il modo di fare politica e di amministrare.
Siamo sicuri che la politica comiziale sia la più adatta a rispondere ai processi di grossa trasformazione tecnologica che sono in atto? Un Ministro della Repubblica, l'on. Ruffolo, che in questa vicenda merita tutto l'apprezzamento del PRI, anche se sull'attività del Ministro abbiamo espresso ed esprimiamo alcune riserve e perplessità (mi riferisco per esempio, al discorso del parco fluviale del Po), ha preso atto dell'assenza piemontese, affermando: "Non so giudicare questo atteggiamento, del resto ciascuno di noi ha il proprio senso della responsabilità".
Solo la cautela e la moderazione del Ministro hanno evitato l'apertura di una crisi istituzionale tra la Regione Piemonte e lo Stato. Crisi che il Piemonte, fin dalla questione della Zanoobia, sembra quasi aver ricercato o, comunque, verso la quale è sempre andato a scontrare.
Mi chiedo, poi, per dimostrare cosa? Forse per dire a tutti che i piemontesi sono più ecologisti, più ambientalisti di altri? In verità crediamo che se l'Acna fosse stata in Piemonte e la Valle Bormida in Liguria la Giunta avrebbe assunto una posizione totalmente diversa e anche gli amministratori liguri avrebbero fatto lo stesso. Forse avremmo votato per l'apertura dell'Acna perché questo chiedeva la gente e la piazza; oggi invece, giovedì 15 settembre, la nostra piazza vuole la chiusura dell'Acna quindi la scelta della chiusura, del non incontro con il Governo, è la via più facile.
Naturalmente la politica comiziale richiede i suoi stereotipi, così l'Acna diventa un sì o un no, diventa il partito degli industriali o il partito dell'ambiente. Il collega Pezzana prima ce ne ha dato un saggio dicendo che qualcuno è il partito della Montedison e altri sono i partiti dell'ecologia e dell'ambiente.
Si assiste ad una graduale rinuncia a rappresentare nella sua interezza la complessità del problema e la questione centrale del governo di una società moderna, avanzata, che non deve fermarsi, ma che deve rendere compatibili l'industria e lo sviluppo con l'ambiente.
I problemi dell'ambiente sono di vario tipo e troppe volte si sono riferiti solo a un facile ambientalismo. La politica dell'ambiente si dimostra con iniziative concrete, con atti concreti, non con una facile ricerca del consenso.
Il Gruppo repubblicano ha presentato alla Regione Piemonte un'iniziativa sul fiume Po, un'iniziativa approfondita e meditata che ha cercato di farsi carico dei problemi ambientali. E' poi andato al confronto con i Gruppi regionali del Partito repubblicano delle Regioni interessate al problema del Po, per cercare di dare maggiore forza alla soluzione dei gravi problemi del fiume.
La politica dell'ambiente è, per esempio, la legge Galasso, che porta un nome repubblicano - ma non voglio andare a cercare etichette - che ha avuto tante opposizioni da parte di chi rivendica la chiusura dell'Acna.
Era politica dell'ambiente anche quella su cose concrete, che forse non aggregava consenso.
Anche la politica dei parchi è politica dell'ambiente, ma ha trovato tante difficoltà all'interno della maggioranza, anche da parte di coloro che chiedono la chiusura dell'Acna.
Il Piano di sviluppo della Regione Piemonte faceva dell'emergenza ambiente una delle sue priorità e vari provvedimenti si muovono in quest'ottica.
Ma non tutta la politica dell'ambiente è questo. C'è un'altra parte per noi determinante; è la politica di una società industriale che avanza nella quale ci troviamo o verso la quale ci avviamo, che deve confrontarsi con i problemi dell'ambiente e risolverli garantendo la prospettiva di sviluppo della società. Questa è la grande sfida che abbiamo di fronte difficile, importante, storica, ma che deve essere affrontata realmente. In questa direzione devono essere indirizzate tutte le nostre energie, se crediamo che la nostra civiltà abbia uno sviluppo ed una prospettiva.
La nuova cultura dell'ambiente e dello sviluppo, che ci ha colto tutti impreparati, deve essere l'elemento centrale dei nostri approfondimenti delle nostre riflessioni, delle nostre scelte.
La salute dei cittadini della Valle Bormida e dei lavoratori dell'Acna è un fatto importante che deve prioritariamente occupare i pensieri dei legislatori, degli amministratori locali, ma non deve diventare un comodo e facile paravento. Siamo in presenza di una situazione grave che va oltre i problemi dell'Acna, siamo in presenza di un tentativo di disarticolazione dello Stato condotto da qualcuno per comodità, per interesse o anche in buona fede. Cittadini, amministratori e politici che dissentono su questo argomento ce ne sono in tutti i partiti, anche nel Partito repubblicano, ma credo che siano in buona fede, che siano animati dalla convinzione di rappresentare l'interesse generale.
Apprendiamo dai giornali, per esempio, che anche Scalzone ha scoperto l'ambiente come grimaldello della rivoluzione e oggi sono proprio gli esponenti dei movimenti degli anni '70 i più forti assertori della contestazione ambientalistica.
Ho parlato di disarticolazione perché giudichiamo disarticolante per la società industriale avanzata che vogliamo costruire, opporsi ai depuratori e lamentarsi dell'acqua inquinata, non consentire mai nel concreto l'individuazione dei siti delle discariche e manifestare per l'inquinamento delle falde, opporsi alla costruzione di centrali e poi opporsi agli elettrodotti per portare l'energia elettrica.
Signor Presidente, mi pare che anche lei avesse una preoccupazione di questo genere. L'intervento di Staglianò e in parte anche quello di Reburdo sono indicativi di una situazione di grave pericolosità. Staglian riecheggia la disobbedienza civile, lo sciopero fiscale, la contestazione sociale. Credo che questi comportamenti debbano essere valutati seriamente perché tendono a giustificare il contrasto e l'inconciliabilità tra la società industriale avanzata, rispettosa dell'ambiente, e l'ambiente stesso. E sono più pericolosi perché in realtà colgono, a differenza di qualche anno fa, il consenso legittimo della gente, della popolazione.
Se possiamo comprendere le ragioni che spingono alcune parti politiche a manifestare e ad orientarsi in questa direzione non possiamo non rilevare come una classe responsabile di governo debba avere la convinzione e debba spiegare che non è consentito a nessuno godere dei vantaggi complessivi di un elevato sviluppo industriale, rifiutandone gli oneri e i rischi relativi.



BRESSO Mercedes

Dipende dai rischi.



FERRARA Franco

Mi rendo conto che il rischio non deve essere tale da compromettere la salute della gente, però bisogna muoversi.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



PRESIDENTE

Per favore, Staglianò, quando lei ha parlato nessuno l'ha interrotta anzi, l'hanno applaudita. Sia contento di quello che è avvenuto; lasci parlare anche le altre parti!



FERRARA Franco

Signor Presidente, il Gruppo repubblicano nei giorni scorsi aveva sollecitato il Presidente Beltrami a partecipare all'incontro di Roma, non per cercare di rappresentare qualcuno, ma perché ritenevamo giusto che in un momento così importante per il territorio piemontese, la Regione Piemonte fosse autorevolmente presente.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vedi, la mia giustificazione non è stata pagante. Il rispetto per le istituzioni non conta, il rispetto verso me stesso non conta. Qui ci sono dei sacerdoti titolari e depositari della morale pubblica e dei poveri tangheri che tirano la carretta dal mattino alla sera. Devono star qui a sentire questi discorsi...



(Applausi da parte dei Consiglieri e del pubblico)



PRESIDENTE

Scusate. E' fatto divieto al pubblico di assentire o dissentire.



FERRARA Franco

Credo di aver posto un problema con correttezza e moderazione. Il dissenso è un fatto legittimo. E' un dissenso espresso in termini di assoluta correttezza, come si conviene nei confronti di una persona della quale il Gruppo repubblicano esprime la propria stima; ciò non toglie che possano esserci momenti e comportamenti sui quali si dissente. La stampa di oggi mette in evidenza posizioni di dissenso anche di altre forze politiche; è un dissenso che non giudica opportuno un certo comportamento.
Noi riteniamo che sarebbe stato utile andare in quella sede, non per firmare, perché mi rendo conto che la firma poteva essere un fatto troppo rapido e poteva comportare un approfondimento, ma per porre un problema forte e importante, il problema settentrionale. Si è persa, a mio giudizio un'occasione. E' un problema nuovo che dobbiamo porre all'autorità di Governo.
Per tanti anni abbiamo fatto la politica meridionalista che ha portato immense risorse al sud.



BARA Giuseppe

Non fare il razzista!



FERRARA Franco

Cercherò di spiegare che non è una scelta razzista. Esiste un problema settentrionale...



(Dissensi dai banchi dei Consiglieri)



FERRARA Franco

Cercherò di tranquillizzare il collega Bara. Non si tratta di una scelta antimeridionalista o razzista, anzi, è una scelta che tiene conto delle esigenze complessive di tutti, in particolare del Mezzogiorno d'Italia. La politica fin qui seguita ha drenato giustamente estreme risorse alla finanza pubblica a favore del Mezzogiorno; oggi però le condizioni si sono in parte modificate.
Qualcuno da molto tempo va sostenendo che i criteri di ripartizione delle risorse nazionali distribuite alle Regioni sono discriminanti in senso negativo per le Regioni del nord, che hanno da affrontare problemi di servizi più generali e più ampi. Ma non di questo si tratta; il sistema industriale sviluppato, concentrato nel nord, ha ingenti necessità che lo Stato si faccia carico del problema ambientale, perché solo facendosi seriamente questo carico...



(Interruzione del Consigliere Bresso)



PRESIDENTE

Consigliere Bresso, lei può chiedere di intervenire e potrà spiegare le proprie ragioni.



FERRARA Franco

In realtà c'è stata una politica industriale che ha sanato, con notevoli contributi pubblici, e ha ricreato le condizioni di economicità del sistema aziende. Oggi il problema dell'ambiente ha dimensioni immense e non può essere affrontato dalle singole imprese; occorre un grande sforzo pubblico insieme a quello del sistema delle imprese. Se non verrà affrontato nella pienezza dei suoi valori, andremo incontro ad un sistema industriale che progressivamente verrà emarginato. Infatti, con l'apertura delle frontiere, il sistema dell'ambiente determinerà situazioni in cui il sistema industriale non potrà muoversi e continuare il proprio sviluppo che è la premessa fondamentale affinché anche il Mezzogiorno possa svilupparsi.
Signor Presidente, in questo mio contestatissimo intervento (ma sapevo che sarebbe stato contestato) non ho cercato di entrare nei singoli argomenti. Per chiudere, vorrei soltanto dire ai rappresentanti delle popolazioni della Valle Bormida, di Leinì, di Collegno per la questione Barricalla, dei Servizi Industriali e chissà a chi altro (credo che ce ne saranno altre situazioni di questo genere, facciamo attenzione alle decisioni che prendiamo perché dietro la porta possono esserci altre situazioni simili) che questa voce, che non trova e non cerca in modo facile il consenso, è una voce e una parte che si fa seriamente carico del problema dell'ambiente. E' una parte che sta facendo un grande sforzo per ricercare i motivi di compatibilità tra il sistema industriale avanzato, lo sviluppo e l'ambiente. E' una parte che, senza fare facile demagogia, senza ricercare e sollecitare un applauso, si fa seriamente carico dei problemi della vallata e delle sedi che saranno deputate a scegliere e decidere per quelle vallate.
Il Partito repubblicano dice anche ai propri alleati di Governo che per avviare le scelte ambientali affermate nei programmi occorre, nei fatti e nei contenuti, dimostrare una cultura dell'ambiente coniugata con il sistema industriale che avanza.
Capiteranno altri casi; ebbene, occorre definire meglio l'unitarietà delle valutazioni e delle scelte, capire quale cultura dell'ambiente e dello sviluppo deve caratterizzare la Giunta. Chiederemo quindi un incontro per approfondire questi problemi.
Un primo significativo passo in questa direzione sarebbe quello di dare al Consiglio regionale una conclusione non caratterizzata da affermazioni tendenti esclusivamente a cercare ancora il consenso perché tutti in concreto sappiamo siano affermazioni che non hanno forza, incidenza possibilità di successo. Occorre fare un grosso sforzo perché si individuino le vere ragioni, le vere scelte che possono determinare un superamento della crisi dell'ambiente, della crisi della Valle Bormida e di altre valli. Al di là del consenso immediato è questo l'unico modo per operare veramente nell'interesse della gente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Collega Ferrara, trovo alquanto fuori luogo tirare in ballo nel contesto di una discussione specifica, quale quella dell'Acna e della Valle Bormida, la questione di Scalzone e di quella generazione di persone che hanno scoperto l'ambiente come grimaldello per la rivoluzione.



FERRARA Franco

E' Scalzone che lo dice, non io.



MONTEFALCHESI Corrado

E' però fuori luogo tirare in ballo questo. Significa fare un grave torto alle popolazioni della Valle Bormida.
Collega Ferrara, io sono per non rincorrere la piazza, però sono fermamente convinto che chi governa e fa politica deve avere l'umiltà e la capacità di ascoltare la piazza.
Cosa ci dice la piazza della Valle Bormida? Dice che c'è una storia fatta di inquinamento selvaggio, una storia fatta di arroganza e disprezzo da parte di un padrone nei confronti dell'ambiente e della salute della gente.
La gente dice ai politici: "dite tutto quello che volete, ma non ci convincerete mai che oggi, dopo decenni di esperienza sulla nostra pelle quell'azienda possa funzionare senza inquinare". Questo è l'anello che si è rotto.



(Applausi da parte del pubblico)



MONTEFALCHESI Corrado

Non cerco l'applauso anche perché le cose che dirò più avanti creeranno dei problemi. Non si tratta di rincorrere la piazza, ma di fare i conti con la gente. Si possono trovare per l'Acna le soluzioni tecnologicamente più avanzate, però è molto difficile convincere la gente che in futuro la fabbrica non inquinerà più.
Rifuggo anche dalle facili esemplificazioni. Non vedo una contrapposizione tra l'industria e l'ambiente, semmai, una contrapposizione tra il profitto e l'ambiente, che è un aspetto diverso che mette in discussione lo sviluppo e la qualità dello sviluppo.
Tra industria e ambiente c'è poi un aspetto che non si può cancellare: il lavoro e i lavoratori. E' un problema di sviluppo. Collega Ferrara, tu appartieni ad una parte politica che in questi decenni ha contribuito a governare un tipo di sviluppo che ha portato alle conseguenze di oggi.
Soprattutto in questi ultimi anni si è fatto un grande ammodernamento dell'apparato produttivo (al Governo c'era anche il tuo Partito) unicamente in funzione del profitto. Le pochissime risorse che lo Stato ha stanziato per la ricerca e per l'innovazione non sono state usate dalle aziende in funzione di studi di processi produttivi e di prodotti che tenessero conto della compatibilità ambientale. Le imprese, questa operazione, non l'hanno messa in atto; l'unica operazione fatta è stata quella di utilizzare le risorse nella ricerca di cervelli per aumentare il profitto. Collega Ferrara, sono problemi dei quali non si può non tenere conto.
Vorrei aggiungere che non è stata la Regione Piemonte a determinare il rischio di crisi istituzionale tra Stato e Regione Piemonte stessa, ma il Governo; è stata la scelta, il modo con il quale il Governo e il Ministro Ruffolo hanno gestito in queste ultime settimane la vicenda.
Si era delineato un itinerario: chiusura per 45 giorni della fabbrica effettuazione dei rilevamenti e, sulla base degli stessi ragionare sul da farsi. L'ultima campagna dei rilievi è stata effettuata quando il Ministro Ruffolo ha chiesto alle Regioni di firmare l'accordo, quindi prima ancora che i soggetti interessati (Regioni, sindacati, organizzazioni per la rinascita della Valle Bormida, Governo) avessero in mano le basi per decidere di riaprire o di non riaprire e, se riaprire, a quali condizioni.
Si è poi decisa la riapertura. Come? Prendendo i programmi della Montedison, mettendoci il timbro del Ministero e dicendo che quelle erano le prescrizioni? Questa secondo me è la grande ingenuità politica del Ministero. Nella Valle Bormida, in una situazione di totale sfiducia nei confronti dell'Acna, non si può pensare di fare accettare un'operazione di questo tipo. E' un atteggiamento che ha determinato il rischio di crisi istituzionale tra la Regione Piemonte e lo Stato, perché un ente come la Regione Piemonte non deve soltanto governare burocraticamente, ma deve governare tentando di creare attorno alle scelte almeno il consenso della maggioranza dei cittadini.
Si è scelto, invece, di fare un'operazione che ha il segno di una totale subalternità alla Montedison.
Hanno vinto quelle forze che già prima di chiudere dicevano di non chiudere e prima ancora che si conoscessero i dati dell'inquinamento (il Presidente ci ha detto che potremo conoscerli entro la fine del mese), base sulla quale stabilire cosa fare, è stato deciso di riaprire su una velina del programma Montedison.
Questa vicenda sta assumendo sempre più le caratteristiche di una presa in giro, di una beffa per la gente della Valle Bormida e per chi ritiene che vicende complicate di questo genere vadano affrontate con la massima correttezza, con la massima trasparenza di informazione e di coinvolgimento della Regione, dei Comuni, delle Province e della popolazione.
Questa è la condizione per governare scelte complicate e difficili.
In Valle Bormida, comunque, qualsiasi scelta sarà complicata e difficile da governare. Se non si fanno operazioni che ricerchino il massimo consenso e abbiano la massima trasparenza, non si può governare.
Riaprire l'Acna in questo modo è la peggiore decisione che si possa prendere perché accentua la sfiducia invece di recuperarla.
La conclusione di questo dibattito non può che essere la decisione di non firmare l'accordo e la richiesta della continuazione della chiusura dell'azienda.
Non voglio entrare nel merito del documento che il Governo propone sulle prescrizioni e sugli interventi tecnici dell'Acna. Ne ho dato una velocissima lettura e credo che il Consiglio regionale abbia due altri problemi fondamentali da affrontare.
Non si può pensare che le rilevazioni, i controlli, gli accertamenti vari vengano fatti dall'Acna. In che modo l'ente pubblico, quindi la Regione, si attrezza per disporre di una rete permanente di monitoraggio di controllo con la pubblicizzazione costante dei dati? Ci sono dei progetti, delle risorse affinché l'ente pubblico si attrezzi per questo? Questa è una condizione necessaria per ricreare un minimo di fiducia nella gente.
La seconda questione è che, una volta avuti i dati, si dovrà decidere cosa farne. Dicevo poco fa che la questione è complicata e ne sono profondamente convinto. Non si risolve il problema decidendo unicamente di chiudere l'azienda, a parte il problema dei lavoratori.
Voglio tirare in ballo qualcosa che molti dicono sottovoce; bisogna cominciare a discuterne ad alta voce e con la gente.
E' assodato che la maggior parte dell'inquinamento della Valle Bormida proviene dal pregresso, cioè dai rifiuti messi sotto l'Acna. Anche per questa ragione l'Acna non va riaperta.
Alcuni tecnici dicono che il problema più grave della Valle Bormida riguarda il controllo, il governo del pregresso, soprattutto i 30 milioni di metri cubi di rifiuti che sono stati stoccati sotto l'Acna di cui non si conosce nulla. Se questo grave problema non verrà governato in modo adeguato, determinerà un disastro ecologico ulteriore, oltre quello che c'è già.
Dove voglio arrivare? Alcuni sostengono che l'unico modo per governare il pregresso è quello di mantenere su quell'area un'attività produttiva. Se questo è vero bisogna discuterne. Non si può chiudere l'Acna e mandare sul luogo l'USSL a governare il pregresso. Io continuo a sostenere che l'unica soluzione è di chiudere totalmente le produzioni attuali dell'Acna e di operare una riconversione totale dell'azienda per produzioni pulite mantenendo quindi un'attività produttiva che sia in grado di governare il pregresso. Per questo dico che la questione è complessa, quindi ho difficoltà a schierarmi tout court per la chiusura punto e basta. Queste cose bisogna discuterle chiaramente per dimostrare che non si vuole imbrogliare la gente, ma dire le cose fino in fondo.
Ci vuole un atto di franchezza e la massima informazione alla gente studiando con la gente le soluzioni e ricercando il consenso. La soluzione non può essere quella che viene prospettata dal Governo. E' una soluzione che la gente non accetta. Personalmente non rincorro la piazza, ma sono per tenere conto della piazza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Questa è una delle poche volte in cui ho trovato simpatico il Presidente della Giunta. Poco fa, ha detto cose che penso e che condivido.
Mi auguro che possa recarsi a Roma con una pronuncia del Consiglio regionale il più possibile unitaria, anche se non vedo come sia possibile far rientrare in questo documento le posizioni, che mi auguro abbiano scarso seguito, del Capogruppo repubblicano. E' necessaria ora una chiarezza superiore di quella che il Consiglio regionale ebbe all'inizio di luglio, chiarezza superiore che ho ritrovato negli interventi che mi hanno preceduto dei Consiglieri Ferro, Majorino e del Capogruppo democristiano.
Se era un'ordinanza contingibile ed urgente, motivata da una determinata situazione, il 19 settembre ci ritroveremo nella stessa identica situazione che c'era prima della chiusura. Questo elemento da solo obbliga la Regione a sostenere con forza e fino in fondo, difendendo la propria dignità istituzionale, la non riapertura dell'Acna. A meno che non si tratti di una scelta del tutto "politica": insomma, l'Acna deve riaprire perché deve riaprire, senza tener conto delle risultanze delle analisi, di quanto è stato detto in VII Commissione, di quanto la Regione Piemonte ha scritto nella lettera in data 5 settembre. E' pacifico che non vi sono le condizioni per una riapertura. Non dimentichiamo poi che i documenti sui quali lavoriamo, così come la relazione dei cinque saggi, sono documenti parziali - se posso usare questo termine, visto che non me ne viene in mente un altro più adeguato - sono documenti che, passo dopo passo sollevano obiezioni che poi annacquano, risolvono e sminuiscono. Si dice che non sono stati fatti controlli, se non quelli sporadici delle Unità Sanitarie Locali e degli altri enti competenti preposti al controllo, che sono stati fatti soltanto su alcuni parametri, che i risultati non sono del tutto soddisfacenti, ecc. Comunque poi risulterebbe che l'inquinamento non è significativo, mentre la riduzione dell'inquinamento che verrà operata dall'Acna sarà senza dubbio significativa. Tutto questo senza che siano dati dei limiti e delle soglie. Soprattutto mai nessuno considera il fatto che ottanta sostanze, tutte leggermente al di sotto della tabella Merli, se scaricate insieme nello stesso corpo idrico, probabilmente qualcosa causeranno.
Cosa succederebbe se prendessimo tutti insieme 25 veleni, tutti un po' al di sotto della soglia indicata dalla tabella letale? L'altra domanda, pure richiamata dall'Associazione per la rinascita della Valle Bormida, è: cosa avrebbe implicato sottoscrivere questo documento e avviare questo processo? L'associazione lo dice chiaramente: implicava un contratto in base al quale il Piemonte accettava che una vallata venisse per due anni sottoposta ad una sorta di sperimentazione clinica di determinati inquinanti dispersi nell'ambiente, dopo che per ottant'anni l'inquinamento avveniva in maniera artigianale e confusa. Si proponeva che di qui alla fine del '91 queste persone venissero sottoposte ad un attento monitoraggio (la spesa era di 3 miliardi da parte degli enti pubblici, un'altra cifra che mi sfugge da parte della direzione Acna), per cui si poteva conoscere quello che queste persone respirano, bevono vedono, sentono. In pratica, si concordava il mantenimento di una situazione di elevato rischio di crisi ambientale, di inquinamento ad altissimi livelli, però si sarebbero fatte pubblicazioni scientifiche, tesi di lauree o cose di questo genere! Dal punto di vista etico, è già discutibile se tutto questo viene fatto con le cavie da laboratorio, topolini e conigli, ma lo è ancora di più se viene fatto con gli abitanti della Valle Bormida. Prima di ragionare sulla cultura industriale ragioniamo dal punto di vista etico, come i vescovi della zona ci hanno chiesto, ragioniamo a livelli più alti e più generali che riguardano la condizione degli uomini sul pianeta. Le sorti della società industriale mi interessano meno dei livelli minimi dei diritti civili e del diritto alla salute delle popolazioni. Alcune voci che appartengono al mondo della cultura, al mondo della chiesa sono state capaci di fare chiarezza. Un altro segnale di allarme per la nostra cultura, per un'istituzione come questa, per gli strumenti che ha per esaminare e valutare la realtà. Non si può ridurre una vallata ad un campo di sperimentazione per valutare quanto alcune sostanze siano pericolose.
Non c'è bisogno di ulteriori sperimentazioni per sapere cosa sono le ammine aromatiche e altre sostanze che esistono nella vallata.
Il Ministero dell'Ambiente, copiando il documento prodotto dall'Acna e facendolo proprio, ha trasformato quello che doveva essere un nuovo contratto sociale per lo sviluppo della vallata in una trattativa tra l'Acna e il Ministero. Il Ministero prende quello che dice l'Acna e il sindacato applaude contento. Il famoso inceneritore da 40 miliardi serviva per spostare l'inquinamento da un posto all'altro, o meglio da un corpo idrico all'atmosfera. Bisognerebbe dire che non c'è' alcun bisogno di localizzare quell'inceneritore a Cengio, lo si può localizzare a Savona senza alcun problema. E poi discutiamo. Localizziamo il letto fluido (ovvero l'inceneritore) a Savona, poi vediamo se si potrà chiudere questa vicenda.
Sul piano etico sono ancora da rilevare certe forme di volgarità con cui l'Acna e i sindacati hanno trattato altri aspetti della vicenda.
Perché in trenta giorni la direzione aziendale è riuscita a redigere questo documento? Solo perché la forza delle popolazioni ha imposto un minimo di controllo all'azienda. La cultura industriale, di cui parlava Ferrara, e il Governo che dovrebbe farsi garante del rispetto dei limiti tra chi accumula i profitti e chi subisce gli inquinamenti, dimostra che nel passato non è mai esistito alcun tipo di controllo. E' stata la gente che, per la prima volta, di fronte alla chiusura e alla limitazione della produzione, ha costretto l'Acna a tirar fuori progetti che dovevano essere fatti venti o trent'anni fa, ma che non sono assolutamente stati fatti.
Dall'altra parte c'è l'inaffidabilità dell'Acna sulla vicenda, a partire dal materiale interrato nello stabilimento. Ricordo gli incontri con la direzione aziendale nel 1985 e nel 1986 in occasione del celebrato depuratore biologico in cui, di fronte alle prime domande sull'interramento, si disse che non era assolutamente vero. E' un elemento storico dal quale non possiamo prescindere.
I profitti dell'azienda sono stati basati sul non rispetto della legge e sul non rispetto della salute della popolazione.
I trenta milioni di metri cubi di rifiuti, i 100 miliardi di intervento che l'Acna è disponibile a spendere, sono un saldo di tutto quello che si è risparmiato inquinando nel passato.
Di questa cultura industriale - mi rivolgo a Ferrara non solo gli ambientalisti o la gente della Valle Bormida, ma tutto il Paese non sa che farsene. La cultura industriale, se vuole essere compatibile con l'ambiente, deve ragionare sul passato, su quei trenta milioni di metri cubi di rifiuti speciali tossici e nocivi, che non sono solo lì.
Tanto per cominciare, bisognerebbe proporre al nostro Assessorato all'Ambiente ed al Ministro Ruffolo di verificare il sottosuolo di tutti gli stabilimenti della Montedison. La stessa cosa si dice dello stabilimento di Linate e chissà su che cosa è fondato lo stabilimento di Porto Marghera o di Priolo.
Se la cultura industriale del nostro Paese è questa, si tratta di una cultura da cialtroni. Se la Regione Piemonte prenderà la decisione che mi auguro e avvierà un processo per la chiusura di gran parte delle linee produttive di questo stabilimento, il Piemonte potrà contribuire ad una cultura industriale diversa. Deve però essere capace di confrontarsi con i dati che, invece, qui si negano. Si nega, ad esempio, il fatto che anche durante la chiusura della fabbrica la tabella A) della legge Merli non è rispettata. Nessuno ha ancora detto se il percolato è compatibile con l'impianto di depurazione biologica. Però non importa, si può riprendere l'attività produttiva.
Allora, una cultura industriale che da una parte si basa sui dati sulla scienza e sulla tecnica e dall'altra prescinde da questi risultati come questo documento prescinde, per avere l'autorizzazione alla prosecuzione della propria attività e quindi delle proprie forme di inquinamento, è una cultura inaccettabile. Non è il governo del nostro territorio e del nostro Paese.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, comunico che all'Ufficio di Presidenza del Consiglio è pervenuta la richiesta di un incontro con i Capigruppo del Consiglio regionale da parte di undici Sindaci, di tre rappresentanti dell'Associazione per la rinascita della Valle Bormida e di tre rappresentanti provinciali.
E' pervenuta, inoltre, la richiesta di un incontro con i Capigruppo in ordine alla questione dei rifiuti della nave Zanoobia diretti alla discarica di Leinì.
Sono ancora iscritti a parlare i colleghi Marchini e Mignone.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ritengo che la riunione con i Sindaci si possa tenere dopo la conclusione del dibattito, per sentire le loro valutazioni in ordine al documento. Ci sembra giusto che la gente ascolti tutte le voci del Consiglio.
Signor Presidente e colleghi, l'occasione odierna ci porta a riflettere sullo stato di malessere presente nella pubblica opinione, nei rapporti istituzionali e nei rapporti delle forze di maggioranza. E' un malessere diffuso quindi e bisognerà fare uno sforzo per capirne le origini e, per quanto possibile, fare un lavoro razionale che rifugga dai protagonismi dell'una o dell'altra marca, prendendo atto che quello che faremo oggi non sarà decisivo, ma sarà uno dei tanti passaggi di un processo lungo che come è già stato detto è la caratteristica della nostra generazione politica.
Governare il post-industriale è la presa d'atto che il meccanismo industriale produce risorse sufficienti a indurre la realizzazione di una serie di bisogni che sono all'interno della sensibilità e della cultura di tutti noi, ma che è difficile vedere soddisfatti.
Caro Ala, la rivoluzione industriale ha dovuto occuparsi in primo luogo della fame, dello scorbuto e, in questo secolo, dell'età media dei cittadini. E' un processo in cui il presente è un momento del passato e la prenotazione del futuro.
Invito le forze politiche, che su questo problema hanno posizioni più radicali, anche se sono forze squisitamente moderate, come quella repubblicana, a considerare che sulla questione non c'è mai un'ultima spiaggia. C'è la scienza, la sensibilità, ma soprattutto le risorse economiche che crescono in funzione del soddisfacimento di questo complesso di istanze e di bisogni.
E' indubbio che in questo processo le istituzioni devono saper crescere per poter essere soggetti equidistanti rispetto agli interessi e alle domande in campo. E' il primo problema che ci dobbiamo porre, mi rivolgo soprattutto al Presidente del Consiglio che è stato partecipe e responsabile della storia passata.
L'assenza del Presidente della Giunta all'incontro del Ministro crea dei problemi, non in termini di responsabilizzazione, ma in termini storici. Se si è arrivati a questo, vuol dire che c'è qualcosa che non funziona. Dobbiamo porci il problema generale di quale è stato e quale potrà essere ancora il ruolo delle Regioni.
Non dobbiamo dimenticare che le Regioni, dalle prime intuizioni che hanno visto (per esempio, il Ministro Zanone inventare la Commissione ecologia) hanno perso dieci anni in cui avevano poteri e competenze per svolgere il ruolo di governo. Si sono limitate alla programmazione, sulla scorta di una cultura che un giorno o l'altro dovremo rifiutare; hanno prodotto il piano delle acque, il piano dei siti, ma non li hanno attuati.
Il sottoscritto ha sempre sostenuto che il ruolo di governo, cioè il risultato finale di un processo deve essere affidato a qualcuno, perché non ci si può trovare di fronte al limbo, al deserto dei tartari e non sapere che cosa c'è al di là e che cosa arriverà. Il piano delle acque del Piemonte è stato presentato per primo, ma non è servito a niente; anche il piano dei siti non è servito a niente. Gli Assessori relativi hanno fatto tutti carriera, e giustamente.
Che cosa ha fatto lo Stato? Dal momento in cui è cresciuta la sensibilità, la democrazia è più diffusa, anche in termini giornalistici e la collettività ha preso atto del livello del problema. Lo Stato ha avviato una strategia di emergenza con il nuovo decreto n. 411 e con i decreti di dichiarazione di area a forte rischio ambientale. Sono attività di governo con le quali si dice: "Cara Regione, non hai fatto niente, adesso partiamo noi, come Governo".
In questo passaggio politico riteniamo di metterci dalla parte di chi vuole concorrere al risultato o di chi si preoccupa delle condizioni del risultato? Sono due cose inconciliabili.
Posto che non ci sarà più un decisore unico, perché siamo ormai in un sistema di poteri integrati (nessuna USSL decide all'esterno o al di fuori dei rapporti con la Regione e con lo Stato, lo Stato non decide all'esterno di un rapporto integrato con le Regioni e con le USSL), la Regione deve definire da che parte sta.
I nostri tavoli sono coperti da interrogazioni tendenti a non realizzare. Tutta l'iniziativa politica che si fa a livello regionale tende a non realizzare, a impedire che si realizzi, a porre remore e ad individuare i rischi e i limiti di un'operazione. La disponibilità alla partecipazione responsabile al processo di realizzazione delle condizioni del riassetto ambientale non c'è; c'è l'assenza del livello regionale.
Mi sembra difficile seguire il collega Ferrara nella criminalizzazione della Giunta e del suo Presidente.
Il Consiglio, a questo tipo di argomentazione, è sempre stato sordo.
Ricordo di avere speso alcune parole per sostenere l'opportunità che, in ordine ai rapporti Stato-Regione, nel senso ampio del termine, ci fosse uno snodo in cui fosse presente la sola Regione. Il confronto con lo Stato sostenevo io - la verifica con lo Stato, lo fa la Regione che avvia, a valle, un rapporto con gli enti locali, con la scienza e la cultura e non fa una delegazione di eguali, composta di Sindaci, di Presidenti di Provincia, di professori universitari, di Assessori regionali. Questo non è un modo per costruire un sistema forte di relazioni interistituzionali questo significa fare dei pasticci e dai pasticci nascono i pasticci.
E' quindi immaginare di recuperare o di individuare un ruolo forte per la Regione, quando manca la volontà politica, la cultura dei nostri Partiti a fare questo. Nessun Partito autorizza qualcuno di noi a svolgere, su questo, un lavoro di profilo alto.
Attenzione! Il messaggio che ci viene inviato è "Mattie non si tocca bisogna difendere Mattie" che è uno dei pochi paesi che ha accettato razionalmente una discarica, e - badate bene - in montagna! La favola del lupo e dell'agnello avrebbe dovuto insegnare che normalmente si cerca di intorpidire l'acqua il più a valle possibile: invece, guarda caso, la discarica si è fatta in montagna a 700 metri sul livello del mare. Questo è un elemento curioso e scientificamente inaccettabile.
Cerchiamo di non confondere le responsabilità storiche della Regione con la responsabilità della Giunta. Io non me la sento. Esiste una situazione di arretratezza, di non sufficiente presenza della Regione come istituzione, e non mi sembra ci siano spazi per criminalizzare oltre misura la maggioranza, la Giunta, la Regione nel suo complesso, rispetto alla questione di natura specifica.
Non sono d'accordo con il Consigliere Ferrara quando plaude a Ruffolo.
Ho l'impressione che in questa vicenda Ruffolo abbia perso lucidità (mi spiace dirlo in presenza della collega Cernetti, che saluto perché è in via di guarigione, quindi quanto prima sarà in grado di riprendere l'Assessorato che gestisce con tanta passione).
Il Ministro Ruffolo ha fatto dei pasticci, ma probabilmente è stato probabilmente obbligato a farli, perché i pasticci li abbiamo fatti noi. E quando dico "noi" in quest'aula mi riferisco a tutti, compresi quelli che stanno alle mie spalle.
Il pasticcio è nato dal fatto che si è introdotto il problema della chiusura dell'Acna, che è una sanzione. Si chiude, cioè, uno stabilimento per avviare una procedura tendente ad accertare se lo stabilimento pu coesistere con le condizioni previste dalla legge o no. In quella sede si pone il problema di chiusura, o meno, dell'Acna. Quando invece si avvia una procedura in positivo di operare su un territorio per realizzare condizioni globali di accettabilità ambientale, diventa fuorviante, logicamente e politicamente, introdurre la questione della chiusura dell'Acna.
Qualcuno ha gettato il cuore al di là della siepe e mi auguro l'abbia fatto con grande entusiasmo; leggeremo fra qualche anno se questi entusiasmi fossero anche finalizzati. Se voglio sfrattare un inquilino devo avviare una procedura di sfratto, non una procedura di disconoscimento di paternità dell'inquilino.
Mi rendo conto che questo passaggio è delicato amici, ma invito soprattutto gli amministratori pubblici presenti tra il pubblico ad essere attenti a questo passaggio.
Nel documento del Ministro Ruffolo ci sono le conseguenze di questa partenza sbagliata, alla quale abbiamo obbligato il Governo e sulla quale dovremmo ragionare per pervenire a conseguenze razionali, prima ancora che politicamente accettabili.
Ritengo che ci sia stata debolezza da parte delle istituzioni nel senso che, anziché attivarsi in positivo, come aveva fatto la collega Cernetti per concorrere fortemente al processo conseguente l'individuazione dell'area, come area ad alto rischio ambientale, ci si è spostati su un problema che attiene ad una procedura diversa. Nessuno vieta, oggi, 15 settembre, di avviare le procedure tendenti ad ottenere l'applicazione della legge, già applicata dal Ministro Ruffolo, con la motivazione che l'impianto è incompatibile con le garanzie di sicurezza e salubrità.
Queste questioni però prescindono dalla vicenda nella quale ci siamo collocati, e cioè il governo delle conseguenze della dichiarazione di area ad alto rischio ambientale. Sono questioni diverse e averle messe insieme ha creato difficoltà ai livelli governativi e ai nostri livelli.
Siccome oggi ci dobbiamo pronunciare sulla chiusura dell'Acna non in termini oggettivi, ma seguendo la procedura così come è sui nostri tavoli e come sta avvenendo a livello governativo, ritengo debbano essere tenute distinte le due questioni e male abbiamo fatto a non averle tenute distinte fin dall'inizio.
Cari amministratori che siete qui con noi, non aver tenuto distinte le due questioni è stato un limite alla vostra responsabilità di amministratori.
L'Acna non può convivere con le popolazioni, con la salute, con l'ambiente? La si chiude. Ma non c'entra la procedura e le indagini conseguenti per il recupero della Valle Bormida.
Se un palazzo nel centro di Torino sta per crollare, non si dice che l'ordinanza di demolizione del palazzo che sta per crollare verrà fatta a valle dell'approvazione di un piano regolatore che individui il ruolo di quel palazzo, ma si abbatte il palazzo pericoloso. Il piano regolatore dirà, poi, se lì dovrà sorgere una casa di quel tipo, o se dovrà esserci un'area verde.
Amici amministratori, amministrare richiede momenti di lucidità che forse tutti abbiamo poco, compreso il Ministro Ruffolo. E le conseguenze sono già state individuate lucidamente da Majorino e Ferro.
Colleghi, stiamo discutendo non se l'Acna vada chiusa o non vada chiusa, ma sulla collocazione dell'Acna, così come è stato fatto maturare (Ferrara dice in termini brillanti ed encomiabili, ma io non sono così d'accordo) sull'ordinanza che è oggetto del suo superamento nella decisione che oggi o domani si prenderà.
Ho detto questo, che probabilmente ha dato fastidio ad alcuni amici seduti alle mie spalle, per dire che noi liberali, proprio su questa logica, prenderemo una posizione di grande prudenza e disponibilità nell'elaborare il documento che faremo in altra sede con le forze politiche, perché riteniamo che il documento del Governo - ahimè!, anche per responsabilità vostra - è un documento di grande debolezza e le decisioni che si stanno assumendo a Roma sono comunque incoerenti. Quindi non entro nel merito.
Il Ministro Ruffolo - l'ha già detto Ferro - invoca una norma per emettere un'ordinanza di chiusura e non la motiva sui presupposti della norma, cioè l'esigenza di tutela e di garanzia, ma la motiva come esigenza di uno spazio temporale per predisporre un piano.
In un paese civile in cui non ci fosse la sospensione dei termini questa ordinanza andrebbe al TAR e sarebbe cassata. I 45 giorni, cari amici, di cui tutti hanno parlato, non sono la durata della sospensione, ma la durata della sospensione di diritto dei termini processuali.
I termini per l'opposizione e per i ricorsi, che l'Acna sicuramente farà a questo provvedimento, incominciano a decorrere da oggi, quindi c'è uno spazio in bianco per cui l'Acna può aspettare, senza essere pregiudicata nel proprio diritto a ricorrere e ad opporsi. Mi pare un comportamento levantino, che non giustifica le lodi che qui sono venute nei confronti del Ministro Ruffolo.
Si è giocato sul termine dei 45 giorni che consentivano una non presa di posizione dell'Acna davanti al magistrato amministrativo, il quale sicuramente non poteva non rilevare la mancanza di motivazione del provvedimento e l'eccesso di potere, perché si utilizza una legge prevista per un obiettivo e la si utilizza per un altro. Qui casca l'asino, nel senso che alla fine qualche funzionario più capace di altri qualche volta cancella - qualcuno capisce il riferimento - e qualche volta aggiunge quando cioè si rende conto che il politico ha scritto delle fesserie.
In questo caso hanno aggiunto qualcosa che nessun collega ha rilevato Al penultimo capoverso dell'art. 1 dell'ordinanza c'è scritto che "tali misure e interventi sono finalizzati alla ripresa della produzione il 19 settembre". In un primo tempo si dice che la sospensione è per predisporre le misure di intervento, poi si dice che le misure e gli interventi saranno finalizzati alla riapertura al 19.
Perché? Perché naturalmente davanti al magistrato amministrativo si dirà: "questa ordinanza è di tipo cautelare all'interno del presupposto di cui alla prima riga dell'art. 8 della legge dell'87", perché comunque era finalizzata a predisporre interventi che facessero venir meno quei livelli di inaccettabilità che noi abbiamo denunciato.
Quindi, si recupera in termini di legittimità, però si perde, colleghi della Giunta e colleghi Consiglieri, in termini politici. Possiamo dire con assoluta tranquillità che l'ordinanza viene letta nella convinzione che entro il 19 settembre deve cambiare oggettivamente qualcosa all'Acna di Cengio, affinché possa riaprire. La gente l'ha letta così.
Io non sono d'accordo a leggere come legge la piazza, come invece è disposto qualcuno. La piazza, magari dicendo cose che non capisco, fa sì che io rifletta, quindi alla fine le capisca. Questa ordinanza è stata venduta come un'ordinanza tendente a realizzare nei 45 giorni interventi sia pure minimali, che giustificassero la riapertura al 19 settembre.
Invece il Ministro ha letto l'ordinanza in termini diversi e cioè che per il 19 settembre venisse preparato un programma con misure e interventi finalizzati.
Mi vorranno scusare gli amministratori locali per la reprimenda che ho fatto loro e a me stesso, di non essere riusciti a mantenere le due questioni nettamente separate: l'inaccettabilità attuale dell'Acna l'accettabilità futura dell'Acna all'interno del processo di bonifica del Bormida. Abbiamo consentito che avvenissero insieme e questo ha creato il brutto pasticcio nel quale ci troviamo.
Consentimi, Ferrara; il richiamo ad opzioni politiche culturali ideali che mi vedono in tutto d'accordo con te, non è praticabile. Il Ministro Ruffolo qui non ha dato dimostrazione di essere il gestore della cultura della modernizzazione, ma ha dato dimostrazione di essere un Ministro del protagonismo. I suoi esperti, due contro uno, a luglio hanno detto che l'Acna era compatibile con l'ambiente. La storia è questa.
Ruffolo voleva fare un'ordinanza di sospensione di sei mesi perch qualche conseguenza ne sarebbe venuta, però è arrivato il pasticcio brutto d'intesa con altri due Ministri, e il risultato è un brutto pasticcio.
Caro Ferrara, condivido le preoccupazioni in ordine a una certa cultura ambientalista che sta andando avanti in questo Paese, però, come liberale devo dire a te, repubblicano, che noi forze d'opinione della Regione dovremmo essere un po' meno attenti ai "cadreghini", perché - questo vale per noi sul piano sanitario e vale per voi sul piano energetico - nella logica leninista, che è ancora la cultura di questo Paese, insieme a quella cattolica, guarda caso, socialisti e democristiani hanno fatto gestire dai dissidenti liberali la riforma sanitaria e ora fanno gestire dai dissidenti repubblicani il rientro dalla politica nucleare.
Questa è esattamente la tecnica leninista. In Russia c'è la bella abitudine di far fare l'intervento a favore dei progressisti dallo sconfitto conservatore e a favore dei conservatori dallo sconfitto progressista.
Prima di tutto, caro Ferrara, dobbiamo guardare in casa nostra.
Ha avuto senso che l'on. Altissimo, che ha votato contro la riforma sanitaria, facesse il Ministro della "composizione" del processo? Ha senso che il Ministro Battaglia, che si è battuto per il mantenimento dell'opzione nucleare, sia chiamato ad affossare l'opzione nucleare? Questo allora attiene a un modo d'essere delle forze politiche e non consente in questo passaggio delicato e molto limitato di ritornare sui grandi vangeli della nostra cultura, della razionalità, della responsabilità atteggiandosi in modo un po' aristocratico.
Venendo alle conclusioni, devo dire che mi ha disturbato la non presenza del nostro Presidente all'incontro con il Ministro. In una fase che in passato aveva visto la Regione convivere con il Ministero e con il Governo, questo vuol dire che il rapporto si è interrotto, fino a non esistere. A me disturba molto il risultato. Che questa sia una responsabilità o un comportamento politicamente riprovevole non me la sento di dirlo. Ho difficoltà ad immaginare che il nostro Presidente vada a firmare o comunque a dare un giudizio su una questione sulla quale ci si era impegnati (forse un po' leggermente, ma in qualche sede questo si era detto) ad aspettare le valutazioni del Consiglio.
Qualunque governo ha una propria autonomia all'interno di alcune linee di indirizzo: non è accettabile che il governo debba rispondere "ad horas" di quello che fa e chiedere un minuto prima quello che deve fare. Il governo vive una propria vita autonoma rispetto ai parlamenti e risponde ai parlamenti nei momenti cruciali nelle sedi e nelle occasioni che crede.
Forse è l'autonomia della Giunta, Ferrara, che dobbiamo rimettere in discussione. L'autonomia della Giunta nasce dalla propria forza in termini di proposizione, ma anche dalla capacità dei Gruppi di garantire in Consiglio, alla stessa Giunta, il clima politico di tutela e di difesa rispetto ad un disegno.
Questa maggioranza, invece, non è in grado di garantire un rapporto che consenta al Presidente della Giunta di andare a definire una questione con il Ministro, senza sentire prima il Consiglio. Quindi, né mi scandalizzo n rimprovero il Presidente della Giunta. Registro però questo come un fatto anomalo che deve farci riflettere.
Mi sembra inoltre che il Presidente della Giunta non possa sottoscrivere alcunché, non nel merito, ma nella forma.
Cosa deve sottoscrivere? Deve sottoscrivere il programma? Allora si deve dire all'interno di quale documento nasce il potere della Giunta e il ruolo della Regione per firmare un certo documento.
La Regione è impegnata nel complesso processo di verifica e di indagine che ha proprie scadenze. Quella è la sede in cui la Regione si pronuncia rispetto ai programmi d'intervento.
Rispetto all'intervento finalizzato all'apertura, che il Ministro Ruffolo dice debba essere fatto prima del 19 settembre, non è stato fatto niente. Non capisco quindi cosa debba firmare oggi il Presidente. Quando il Ministro avrà spiegato il senso di questa convenzione, all'interno della legge di disinquinamento del Bormida e in relazione alla doppia anima di questo documento, capirò che senso ha porci l'interrogativo del firmare o del non firmare. Mi pare comunque non esistano le condizioni di chiarezza istituzionale affinché si possa immaginare che la Giunta regionale, e la Regione con essa, debba aderire a qualcosa.
In ordine al documento, c'è, da parte liberale, la consapevolezza che s'incrocia una serie di comportamenti non rettilinei, non consapevoli e, in qualche misura, condizionati da alcuni "idola" che qualcuno ha costruito.
La classe politica, soprattutto quella locale, ha la responsabilità di non avere immediatamente preso posizione rispetto all'attività che ho illustrato: non ha gettato il cuore al di là dell'ostacolo.
Come è avvenuto per il nucleare, le istituzioni locali e i partiti hanno accettato di fare propria una battaglia in una procedura impropria.
La procedura tendente al recupero complessivo del Bormida non è finalizzata alla chiusura dell'Acna, ma a renderla compatibile. La battaglia sulla chiusura dell'Acna va fatta in sede propria, richiamandosi all'art. 8 della legge dell'87 e avviando la relativa procedura.
Cerchiamo, su questo, di fare chiarezza di qui a data certa (chi vuole intendere intenda), perché a quell'appuntamento la classe politica arriverà accusata da se stessa di essere un sistema mafioso. Questo, qualcuno che in quel sistema vive, penso in termini quasi professionali, l'ha detto stamattina nell'atrio.
Attenzione, cari amici responsabili delle istituzioni oltre che della politica: cerchiamo di chiarire al più presto che una chiusura dell'Acna di tipo cautelare non ha niente a che fare con il processo di disinquinamento del Bormida, avviato con la decisione apprezzabile del Ministro Ruffolo di riconoscere la Valle Bormida come area ad alto rischio ambientale.
In ordine agli atteggiamenti che intendiamo tenere durante la riunione dei Presidenti dei Gruppi e degli esperti che vorranno collaborare, dopo gli incontri con i rappresentanti degli enti locali (che sono ben lieto di incontrare, ma invito a considerare le istituzioni aperte come case di vetro e non come riserve di caccia di questo o quel partito), ci atteggeremo con grande apertura e grande disponibilità, dando però atto fin d'ora che non riusciamo a collocare in termini logici e formali un provvedimento di riapertura dell'Acna che non dia una minima risposta all'elemento di carattere di merito che la stessa ordinanza prevede.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone che interviene in qualità di Consigliere.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rendo conto che il dibattito ha già occupato molto del nostro tempo e cercherò quindi di fare un intervento breve.
La storia di questa valle purtroppo, ciascuno di noi l'ha vissuta sulla propria pelle, almeno chi, come me, proviene da quelle zone.
E' importante definire rapidamente la posizione del Consiglio regionale affinché questa, nella giornata di oggi, possa essere portata a conoscenza del Parlamento, che nel pomeriggio dovrà completare le proprie valutazioni in ordine alla comunicazione resa dal Ministro Ruffolo, che dovrà assumere delle determinazioni che valgano come impegno per il Governo.
Questo argomento lo abbiamo sviscerato in numerose sedute e non è il caso di introdurre un dibattito sul rapporto che deve esistere fra industria e ambiente. Certo, vi sono le esigenze dell'industria, ma non si può, sull'altare dell'industria, sacrificare la salute dei cittadini, la vivibilità di un ambiente e l'economia di un'intera zona. E' una questione che fa da cornice ai nostri ragionamenti specifici, ma che non è il caso di introdurre in questa sede perché ci porterebbe molto lontano.
Dobbiamo brevemente ripercorrere l'itinerario che si è seguito a partire dal luglio scorso, verificare se è stato completato e, alla luce del giudizio che diamo sui comportamenti che si sono susseguiti da luglio ad oggi, collocare la posizione politica oltreché tecnica della Regione Piemonte. Dobbiamo quindi, verificare se sono stati rispettati gli impegni che da allora si sono presi in termini temporali e operativi, dare un giudizio su questo percorso e sulle indicazioni come sede istituzionale e politica.
Non sto ad attardarmi sul valore dei documenti di fine luglio, la risoluzione della Camera dei Deputati e l'ordinanza, perché entrambi i documenti hanno molte luci, ma anche alcune ombre che hanno condizionato la predisposizione degli atti successivi.
Prendiamo, ad esempio, il caso del tutto controverso attorno al mantenimento in funzione del depuratore biologico. Scendeva da un'indicazione contenuta nella risoluzione della Camera dei Deputati, che per altri versi è apprezzabile.
Deve essere richiamato all'attenzione del Consiglio regionale un aspetto altro, laddove si condiziona la riapertura alla verifica di una serie di elementi conoscitivi di ordine tecnico. Si può dire che oggi non si è verificata questa condizione: allora, se il Governo deve rispettare fino in fondo l'indicazione del Parlamento, dovrebbe riconoscere che in oggi non si sono ancora verificate quelle condizioni di conoscenza dei dati e di avvio di controlli di monitoraggio idonei a superare la pregiudiziale posta dalla Camera dei Deputati.
Anche nell'ordinanza vi sono aspetti positivi e negativi. Ha ragione il collega Marchini quando mette in evidenza la doppia ambiguità contenuta nell'ordinanza, che lega ad un periodo di 45 giorni una verifica che in 45 giorni non è possibile fare. E' un'ordinanza che ha la propria radice in una condizione prevista da una legge che oggi non è superata. Infatti, il richiamato art. 8 della legge n. 59 è molto stringente e non sono superate quelle condizioni che hanno portato a firmare l'ordinanza sulla base di quella legge. Mi pare che anche il collega Majorino abbia fatto questo richiamo.
Sono elementi forti che vanno tenuti presenti nel dibattito odierno. Se le forze politiche, il Consiglio regionale, radicassero il ragionamento attorno a questi dati, di fatto eviterebbero molta demagogia e probabilmente troverebbero il consenso sulle cose che vogliono proporre.
Se le proposte che mi permetterò di suggerire all'attenzione del Consiglio sono del tutto scevre di elementi demagogici o di spinte emotive esse potrebbero trovare più ampi consensi di chi invece vede queste come prese di posizione di tipo demagogico, mentre invece si basano su dati oggettivi ed incontrovertibili.
Occorre dire che non si è verificata quella condizione indicata nell'ordine del giorno approvato dalla Camera dei Deputati, che non è superata la condizione posta dall'art. 8 della legge che ha dato luogo all'ordinanza. Questo è il quadro in cui ci muoviamo e di qui devono discendere i comportamenti conseguenti.
E' vero, si è proceduto a predisporre una serie di atti di contenuto metodologico e con prescrizioni scientifiche, però questi non sono ancora completati e non sono ancora in grado di dare un quadro chiaro rispetto alla compatibilità ambientale di una certa produzione.
Il problema non è di essere industrialisti o non industrialisti: il problema è di capire la capacità di un'azienda moderna di essere in grado di reggere il confronto con le nuove problematiche che le tematiche ambientali e la salute dei cittadini ci pongono dinnanzi.
Cosa abbiamo verificato nei 45 giorni? Non sto a ripetere quello che si dice rispetto al ruolo del sindacato, che sembra essere l'unico interlocutore che parla anche per conto dell'Acna. Ma, quando il sindacato pone la questione del cambio dei vertici dell'Acna, vuol dire che esso stesso ha avvertito che non vi è la capacità tecnica e manageriale di saper governare questo processo.
Le analisi hanno verificato che, a stabilimento chiuso, in un periodo in cui il controllo era molto forte, per ben due volte non sono state rispettate le tabelle, le prescrizioni di legge. E su questo è stata avviata una procedura giudiziaria. E' un altro elemento che ci induce a considerare che in realtà il management non è in grado di controllare quello che succede all'interno di questo mostro. Questa è un'altra riflessione che dobbiamo fare.
Questo non vuol dire che la Regione Piemonte vuole rinunciare al proprio ruolo istituzionale raccordato con lo Stato e che vuole soltanto fare la rappresentante di interessi locali. Mi rifiuto di accettare questa tesi rappresentata in quest'aula da qualcuno. Intanto, credo che nell'articolazione dello Stato, così come lo abbiamo configurato e per il quale abbiamo combattuto, vi siano anche valutazioni che tengono conto delle realtà. Compito della Regione è quello di contribuire, assieme allo Stato, alla realizzazione degli obiettivi della politica nazionale, ma è anche quello di rappresentare con forza le peculiarità, i problemi, le prospettive di ciascuna Regione nella differenza che esiste all'interno del Paese.
Comunque, rifiuto e respingo questo tipo di osservazione che qualche collega Consigliere, in modo del tutto imprudente, ha voluto fare. Credo invece che la Regione, anche in questa vicenda, abbia sempre cercato di svolgere con responsabilità un ruolo istituzionale, addirittura nel momento in cui sottoscrisse un documento, che pur non condivideva pienamente, ma che accettò perché pensava di poter avviare un processo, un dialogo, un confronto con le altre parti che consentisse di raggiungere obiettivi per i quali ci eravamo impegnati. Purtroppo abbiamo verificato, nei 45 giorni che molte nostre speranze ed illusioni non sono state corrisposte da altrettanti impegni delle parti economiche ugualmente seri e altrettanto rigorosi.
E' giusto dire che ognuno ha il proprio senso di responsabilità, come ha detto il Ministro Ruffolo. Ma se questo era un rilievo rivolto nei confronti della Regione, probabilmente avremmo argomentazioni per girarlo a chi ci ha mandato questo tipo di "avvertimento". Qual è l'indicazione che dobbiamo dare? Non mi attardo su altri elementi di ordine tecnico o su altre valutazioni. Non mi attardo neanche sulle famose relazioni dei cinque saggi (neanche sulla prima, firmata o non firmata da tutti i membri).
Sarebbe però molto interessante e istruttivo per ciascuno di noi prendere in esame il documento presentato dal gruppo ad hoc, come viene chiamato nelle ordinanze e nei documenti successivi, che ha rassegnato le proprie conclusioni il 10 settembre.
Credo che gli estensori di quel documento dovrebbero fare molta autoriflessione. Intanto, perché i tecnici non dovrebbero dare giudizi di valore, così mi hanno sempre insegnato. Poiché le scienze sociali sono ritenute valutative, dovremmo imparare dalla chimica e dalla fisica per conseguire la valutatività del metodo scientifico.
Invece, nel documento dei primi di settembre, leggiamo frasi in cui si dice che "si esprime vivo apprezzamento per la proposta Acna", "che vi sono degli elementi del tutto positivi". Al di là di questa considerazione anche da questa relazione emergono aspetti non tutti positivi.
In un documento si esprime vivo apprezzamento per la proposta Acna, poi però si legge che i dati sono incompleti, che bisogna tenere sotto controllo il percolamento. Pare, infatti, che sia un colabrodo, al di là delle dichiarazioni di chi dice che invece è una marna tutta protetta e lì non passa niente. Si legge poi una serie di altri punti che sarebbe meglio approfondire.
Come dicevo all'inizio del mio intervento, dobbiamo cercare di capire quale proposta il Consiglio regionale vuole fare. Intanto, dobbiamo chiedere una proroga della sospensione delle attività dello stabilimento Acna, proprio per rispetto dei contenuti della risoluzione della Camera e della stessa ordinanza. Non è ancora completato il monitoraggio e l'acquisizione delle indagini che possono vanificare o meno le premesse che stanno alla base della dichiarazione di sospensione. Questo va indicato nelle conclusioni del dibattito del Consiglio regionale.
Un altro punto è che non si deve sottoscrivere quel documento perch parte da premesse che non si sono verificate.
Dobbiamo cambiare metodo di lavoro e questo dobbiamo farlo presente al Governo; non si può ritenere che il processo si svolga in questo modo, che il Governo concordi con le parti economiche direttamente interessate (sindacato e azienda) e che le risultanze dell'accordo raggiunto con le parti economiche, più o meno mediato, venga sottoposto all'approvazione delle istituzioni. Prendi o lascia, salvo qualche possibilità di piccoli correttivi! Questo è un metodo procedurale che deve essere cambiato.
Anche per queste ragioni credo che non si debba sottoscrivere quel documento, ma si debba, invece, aprire un confronto serrato con il Governo e con la Regione Liguria per definire un nuovo e diverso documento che abbia alla sua base le conclusioni delle indagini e delle analisi. Solo su questa base si può ragionare in merito a documenti che prevedano ragionamenti attorno alla compatibilità o meno dello stabilimento.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione sulle comunicazioni della Giunta.
Prima della ripresa dei lavori nel pomeriggio, prevista per le ore 15,20, avrà luogo l'incontro tra i Capigruppo, gli undici Sindaci della Valle Bormida, i rappresentanti dell'Associazione per la rinascita della Valle e i rappresentanti delle Province.
Anche i rappresentanti di Leinì hanno chiesto un incontro, ma verranno ricevuti in seguito.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,30, riprende alle ore 16,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al dibattito sulla situazione in Valle Bormida do la parola all'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Pur avendo ritenuto che la relazione sugli ultimi sviluppi della tormentata questione della Valle Bormida competesse al Presidente che mi ha sostituito in questo periodo di malattia (che ringrazio), considero doveroso un mio intervento, se pure in estrema sintesi. Non mi immergo cioè nei particolari, pur avendoli seguiti quotidianamente con i funzionari dell'Assessorato, e non ho la pretesa di concludere un dibattito così complesso, e a volte così sottile, perché dovrei dare al mio intervento un'ampiezza che oggi ancora non posso dare.
In questo periodo abbiamo ottenuto molto anche se errori e pasticci come sottilmente ha sostenuto il Consigliere Marchini, sono indubbiamente stati commessi.
Ritengo però che qualcosa stia cambiando e che la sofferta e dibattutissima questione della Valle Bormida abbia contribuito a far crescere una cultura ambientale che è andata ben oltre i confini della Valle Bormida, che ha addirittura superato di gran lunga i confini del Piemonte. Ciò non toglie che in noi rimangano molte perplessità dovute a qualche fattore che brevissimamente riassumerò: 1) il fatto che si sia deciso di riaprire l'Acna prima di avere completato tutti i dati del monitoraggio 2) che la tabella A) della legge Merli presenti parametri superiori al consentito desta in noi verissime preoccupazioni. Il fatto che l'Acna, nel momento in cui è particolarmente nell'occhio del mirino con tutta l'attenzione che le è rivolta, inquini in misura addirittura superiore a quella precedente e lo giustifichi come un incidente di percorso, non pu che suscitare dubbi e perplessità su ciò che potrà avvenire quando questo periodo sarà cessato 3) la prevalenza data, nei documenti di Governo, alla Regione Liguria per quanto riguarda i controlli e le iniziative.
A mio avviso andrebbe ribaltato il decantato impegno (di miliardi) sul risanamento dell'Acna, perché se occorrono oltre cento miliardi per risanarla, risulta chiara la condizione disastrosa in cui l'Acna si trova da tanti anni. Inoltre, ritengo che i miliardi impegnati per il risanamento siano troppi rispetto al fatturato denunciato.
Queste aziende non hanno particolari vocazioni ambientalistiche tali comunque, da sacrificare la parte economica. Ci rendiamo perfettamente conto che qui non si gioca solo il futuro dell'Acna, ma è in ballo il futuro di tutte le aziende simili. E' addirittura impregiudicata la questione se la produttività chimica o, meglio, un certo tipo di produttività sia conforme all'ambiente, sia rispettosa dell'ambiente, sia compatibile con l'ambiente e con la salute delle popolazioni.
Tutti questi aspetti ci lasciano indubbiamente perplessi. L'ordine del giorno che sarà proposto, chiederà la proroga della chiusura dell'Acna quanto meno per approfondire le indagini e valutarne attentamente i dati.
Il Consigliere Pezzana aveva posto la domanda: "Cosa avviene se l'Acna non rispetta i tempi ed i sistemi?". Su questo avrei meno perplessità perché il Comitato di coordinamento, a livello nazionale e regionale, vede presente la Regione Piemonte nella figura dell'Assessorato all'Ambiente e nella persona del funzionario ing. De Giorgio.
Se l'Acna non rispettasse tempi e modi, il Comitato di coordinamento dovrebbe proporre la chiusura dell'Acna. Le nostre popolazioni possono essere tranquille; questo controllo sarà assolutamente attento.
Quest'ordine del giorno indubbiamente un certo rischio lo corre. Tutti ci auguriamo sia unitario ed incisivo; si può correre il rischio che sia unitario, ma poco incisivo, oppure incisivo, ma meno unitario. Ci auguriamo che sia unitario per avere maggior forza presso il Governo e che ogni Partito possa rinunciare alle proprie radici tradizionali e culturali per l'interesse superiore delle popolazioni della Valle Bormida.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, do lettura dell'ordine del giorno che è stato presentato: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la relazione del Presidente della Giunta regionale vista la risoluzione approvata dalla Camera il 29 luglio 1988 con la quale sulla base delle decisioni assunte dal Governo di sospendere in via cautelativa sino al 19 Settembre le attività produttive dell'Acna di Cengio, si impegnava il Governo a 'verificare prima della riapertura dell'azienda, lo stato reale della situazione.., in particolare circa gli aspetti qualitativi e quantitativi della produzione e dello smaltimento degli interrati, con riguardo al contenimento del percolato derivante dai rifiuti interrati all'interno dell'Acna; alle emissioni di eventuali sostanze tossiche per l'ambiente e per la salute umana negli scarichi gassosi e liquidi; alla verifica degli utilizzi e dei controlli sulla quantità e qualità delle acque e degli scarichi nel fiume Bormida e alle condizioni di sicurezza degli impianti...' vista l'ordinanza del Ministro Ruffolo dell'1 agosto 1988 con la quale: a) viene adottata la sospensione cautelativa per 45 giorni delle produzioni dello stabilimento Acna di Cengio in base all'art. 8 della legge n. 59/87 e pertanto si ravvisano, come recita il succitato articolo 'situazioni di grave pericolo e di danno ambientale e non si possa altrimenti provvedere b) viene indicato un complesso programma di investimento da assumere e la chiusura è finalizzata 'al fine di consentire, attraverso incontri tra Governo, Azienda e parti sociali, la predisposizione di un programma di misure e interventi conformi alle conclusioni contenute nella relazione del Comitato tecnico-scientifico del Ministero dell'Ambiente diretto ad assicurare condizioni di compatibilità ambientale e di sicurezza dello stabilimento visto il protocollo firmato il 5 agosto dal Ministero dell'Ambiente e dalle Regioni Liguria e Piemonte con il quale, per i 45 giorni di chiusura vengono definiti gli adempimenti dell'Acna, i compiti delle due Regioni e si impegna l'Acna a produrre entro il 15/9/1988 un atto di impegno che 'sarà oggetto di preventivo confronto tra le parti (Amministrazioni statali e regionali, Organizzazioni Sindacali e Acna)' visto l'atto di impegno predisposto dall'Acna, considerato che i 45 giorni trascorsi sono stati utilizzati nell'avvio di alcune analisi sui fattori storici di inquinamento, ma in ogni caso non sono state rimosse le 'situazioni di grave pericolo e di danno ambientale' ravvisate dal Ministro Ruffolo con il ricorso all'art. 8 della legge n. 59/87, rilevato peraltro che nei 45 giorni trascorsi non è stata completata la verifica richiamata dalla risoluzione della Camera e pertanto non è emersa in termini puntuali l'incidenza dei singoli fattori di inquinamento rilevato che in assenza di dati certi sulle singole fonti di inquinamento non si è in grado di predeterminare il grado di rimozione del carico inquinante con le iniziative previste dall'atto di impegno dell'Acna esprime il dissenso sulla proposta di riapertura avanzata dal Governo r i t i e n e che non esistano le condizioni per rimuovere le ragioni che hanno suggerito al Ministro Ruffolo e al Governo di ricorrere all'art. 8 della legge n. 59 che alla luce delle prime risultanze della campagna di monitoraggio emerga la difficoltà di un controllo della composizione degli scarichi dimostrata anche dalle analisi dei campioni prelevati in data 23/8 e 6/9 u.s.
i m p e g n a la Giunta regionale a: 1) non sottoscrivere e chiedere al Governo che non venga sottoscritto l'attuale documento relativo agli 'interventi e programmi di risanamento dell'Acna di Cengio' 2) chiedere al Governo di prolungare la chiusura dello stabilimento Acna di Cengio, nel rispetto della risoluzione parlamentare n. 6-00064 del 29 luglio 1988 3) sollecitare comunque il Governo alla puntuale predisposizione e presentazione del piano di risanamento della Valle Bormida".
Questo documento è firmato dai Consiglieri Mignone, Bontempi, Rossa Staglianò, Ala, Majorino, Cernetti, Brizio, Bara e Fracchia. Copia del documento è stata distribuita a tutti i Consiglieri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi, ho riflettuto finora se apporre anche la mia firma a questo ordine del giorno. Ho riflettuto molto, augurandomi di non sbagliare anche perché, non abituato a posizioni che riscuotono l'applauso della piazza, non sono convinto soprattutto sui punti dove impegna la Giunta.
Sarò molto breve nell'illustrare i motivi in base ai quali non firmer l'ordine del giorno, anzi darò voto contrario.
Ai punti 2) e 3) la formulazione è quanto mai vaga. Spero di avere torto, però, nel momento in cui al punto 2) si dice di "chiedere al Governo di prolungare la chiusura dello stabilimento Acna di Cengio nel rispetto della risoluzione parlamentare n. 6-00064 del 29 luglio 1988", non si tiene conto del fatto che questa risoluzione è avvenuta a Roma. Questa mattina diversi colleghi hanno parlato della distanza tra il Piemonte e il Lazio e forse lo sforzo unitario dei diversi Gruppi politici ha potuto raggiungere questo impegno.
Non intendo annoiare alcuno, ma un po' di attenzione su questo argomento può giustificare la lettura di una pagina della citata risoluzione parlamentare. Ritengo opportuno leggerla per capire se dalla risoluzione risulti una probabile chiusura dell'Acna: "Impegna il Governo a: 1) avviare una necessaria opera di risanamento e bonifica della Valle Bormida colpita da una grave situazione di degrado ambientale e di inquinamento, in gran parte dovuta all'attività dell'azienda Acna di Cengio attraverso una serie di misure necessarie e urgenti, attivabile tramite la delibera CIPE di attuazione dell'art. 18 della legge 11/3/1988 n. 67, e una serie coordinata di azioni organiche da programmare e attivare entro il 30 settembre 1988, attraverso la rapida attuazione del piano di risanamento previsto dall'art. 7 per le aree ad elevato rischio ambientale secondo le decisioni adottate dal Consiglio dei Ministri in data 27 novembre 1987 2) a procedere, secondo le disposizioni della legge n. 349/86 all'individuazione dei responsabili della situazione di grave degrado della zona, avviando le opportune iniziative per l'azione di risarcimento dei danni provocati contro l'ambiente (questo paragrafo non si riferisce per nulla a una eventuale possibile chiusura dell'Acna) 3) a verificare, prima della riapertura dell'azienda, attraverso l'azione del Ministero dell'Ambiente, lo stato reale della situazione anche per i problemi già considerati nella relazione del Comitato tecnico scientifico, in particolare circa gli aspetti quantitativi e qualitativi della produzione e dello smaltimento dei rifiuti, con riguardo alla individuazione e al contenimento del percolato derivante dai rifiuti interrati all'interno dell'Acna, alle emissioni di eventuali sostanze tossiche per l'ambiente e per la salute umana negli scarichi gassosi e liquidi, alla verifica degli utilizzi e dei controlli sulla quantità e sulla qualità delle acque e degli scarichi nel fiume Bormida e alle condizioni di sicurezza degli impianti anche al fine di facilitare il progressivo risanamento del corpo idrico del Bormida, con l'impegno a riferire prima della riapertura alle Commissioni parlamentari competenti e dare gli opportuni chiarimenti sugli approfondimenti effettuati".
La risoluzione prosegue parlando delle garanzie per i lavoratori e di altri aspetti non rilevanti dal punto di vista dell'eventuale chiusura.
Chiedo ai presenti in quest'aula se la dizione che ho letto della risoluzione dà un senso di sicurezza. Chiedere al Governo di rispettare questa risoluzione parlamentare è sufficiente per immaginare che l'Acna dopo cent'anni di inquinamento, si attivi? Ritenete che queste verifiche possano essere sufficienti per la Regione Piemonte che ha questo problema in casa propria? Il terzo punto dell'ordine del giorno recita: "...sollecitare comunque il Governo alla puntuale predisposizione e presentazione del piano di risanamento della Valle Bormida".
Anche in questo caso la "puntuale predisposizione e presentazione" potrà avvenire entro il 30 ottobre, ma non sta assolutamente a significare che il piano venga realizzato nelle richieste espresse chiaramente nel primo ordine del giorno presentato questa mattina dalla Giunta, ordine del giorno che avrei firmato subito se non fossero intervenute le opposizioni di parte repubblicana e liberale che hanno costretto la Giunta a ritirarlo.
In quel documento, in maniera molto chiara, si legava la riapertura al tempo necessario a realizzare gli interventi "mirati a raggiungere la prescritta compatibilità ambientale". Vi prego di sottolineare il verbo "realizzare".
Al punto 2), dove è scritto: "nel rispetto della risoluzione parlamentare", c'è una frase ambigua. Rispettare quello che prima ho letto non è assolutamente un'impegnativa a chiudere nel caso in cui questo non avvenga. Sarebbe stato molto più chiaro se, al posto di "rispetto", si fosse scritto "fino all'adempimento di quanto previsto dalla deliberazione".
Ho molte perplessità che questo ordine del giorno sia forte. E' forte nelle parti iniziali, dove fa l'analisi della situazione (ma questo da mesi ormai lo diciamo in Consiglio), fa parte di ordini del giorno già approvati, infatti la prima parte non l'abbiamo nemmeno discussa perch trovava tutti d'accordo. La parte importante di questo ordine del giorno è quella dove impegna la Giunta regionale.
Non credo che i punti 2) e 3) dell'ordine del giorno siano sufficientemente validi a garantire, a cautelare di fronte ad una chiusura se resa necessaria. E' chiaro che parlo dal punto di vista di chi pensa prima di tutto alla salute dei cittadini e non fa discorsi sulla società industriale. Condivido largamente le opinioni su una società industriale che vada avanti insieme ai diritti della difesa della salute dei cittadini altrimenti non sarebbe più un progresso industriale ma un suicidio che personalmente rifiuto.
A chi mi chiedeva insistentemente di firmare questo ordine del giorno ho risposto che non me la sentivo perché non mi sembra che garantisca la posizione forte che in questi mesi abbiamo reclamato per il Piemonte. E' un ordine del giorno debole che delega tutto a Roma. Forse questa pagina, a Roma, al Ministero dell'Ambiente, può essere considerata forte, ma non in Piemonte, con le situazioni che conosciamo.
Secondo me l'Acna, il 19 settembre o il 18 novembre, comunque riaprirà e tutti noi ci ritroveremo di fronte alle verifiche, ad un Governo che procede, che avvierà i necessari controlli; tutto andrà avanti e l'Acna farà come ha sempre fatto. Per questo motivo, non me la sento di firmare l'ordine del giorno.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, in questo ordine del giorno, pur ritenendolo importante, rilevo due incongruenze. Rispetto ad una di esse proporrò un emendamento.
E' equivoco il discorso su chi decide il prolungamento della chiusura dell'Acna. La richiamata risoluzione parlamentare, sotto questo punto di vista, è abbastanza equivoca, quindi una puntualizzazione più forte su questo aspetto, senza un'eccessiva delega alla decisione parlamentare, ci renderebbe meno incerti ed insicuri.
Senza la chiusura ed il risanamento totale del sito dove oggi esiste lo stabilimento, non si può parlare di vero e proprio piano di risanamento della Valle Bormida. Infatti, in questi giorni, nonostante la sostanziale chiusura, l'inquinamento permane.
Vorrei quindi proporre un emendamento che riguarda il punto 3), laddove si chiede la presentazione del piano di risanamento della Valle Bormida.
Il piano di risanamento è già previsto nella citata risoluzione parlamentare come punto forte, quindi ritengo che accanto a questo punto forte vi sia la presentazione da parte della Valle Bormida del piano di sviluppo con adeguati stanziamenti. Sono due punti forti che si incrociano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, cercherò di illustrare come e perché si esprimerà il Partito repubblicano rispetto all'ordine del giorno.
Crediamo che questo ordine del giorno non rappresenti un momento univoco e chiaro rispetto al dibattito, alle intese e alle indicazioni di tutti coloro che sono intervenuti. Mi pare ci siano dei silenzi che lasciano lo spazio a qualunque interpretazione, però, andando all'interpretazione letterale, emergono situazioni che determinano un voto di non approvazione da parte del Partito repubblicano.
Negli ultimi tre punti c'è scritto: "impegna la Giunta regionale a non sottoscrivere e a chiedere al Governo che non venga sottoscritto l'attuale documento relativo agli interventi e programmi di risanamento dell'Acna di Cengio". E' un documento che prevede un rilevante e massiccio investimento finalizzato al risanamento del Bormida. Sarebbe stato giusto e legittimo per la Regione Piemonte conoscere, valutare, far valutare da altri i contenuti di quel provvedimento, vincolarlo a qualcosa, ma dire tout court di non sottoscriverlo, a noi sembra negativo e contro il Bormida stesso.
Il secondo punto dice: "Chiedere al Governo di prolungare la chiusura dello stabilimento Acna di Cengio nel rispetto della risoluzione parlamentare del 29 luglio". La risoluzione parlamentare, in realtà vincolava la riapertura dello stabilimento alla verifica dello stato reale della situazione. Devo credere che, se il Governo ha deciso la riapertura le verifiche siano state fatte. Se così non fosse, evidentemente sarebbe una grossa inadempienza del Governo che deve essere denunciata in modo esplicito.
Il decreto del Ministro dice ancora che gli investimenti di 100 miliardi sono finalizzati alla ripresa della produzione, che avverrà il 19 settembre prossimo.
Chiedere che questo non avvenga vuol dire, di fatto, vanificare ancora una volta la possibilità che questi importanti investimenti di risanamento della Valle Bormida non vengano minimamente spesi.
Ho la sensazione, Signor Presidente, che questo documento per conciliare diverse esigenze, per chiudere in modo gradito, abbia creato una situazione di maggiore confusione, di ancora maggiore complicazione. Mi pare che indebolisca addirittura la posizione della Regione Piemonte.
Avevo chiesto che la sottoscrizione del documento fosse fatta dalla Regione Piemonte soltanto quando avesse potuto verificare e controllare i contenuti di quel documento. Mi sembrava una giusta e legittima richiesta della Regione Piemonte.
Qui stiamo chiedendo di non procedere alla riapertura in presenza di una scelta ormai fatta dal Governo. Sarebbe stato più opportuno, come avevo peraltro chiesto, che si invitasse il Governo a riesaminare la scelta fatta, sulla base di una serie di situazioni, di circostanze vere, reali e gravi che nessuno disconosce.
Il terzo punto dell'ordine del giorno, dove si sollecita il Governo alla puntuale predisposizione e presentazione del piano di risanamento della Valle Bormida, il Gruppo repubblicano lo sottoscrive totalmente e spera che ci siano consistenti e validi provvedimenti affinché questo avvenga.
Alla luce di queste considerazioni il Gruppo repubblicano, su questo ordine del giorno, si astiene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

In questo Consiglio c'era la buona abitudine che i Gruppi di maggiore rilievo numerico fossero collocati nelle conclusioni del dibattito. Questo ormai non vale più. Non abbiamo difficoltà a parlare subito per motivare la nostra piena adesione all'ordine del giorno perché riteniamo che le formulazioni senza subordinate che abbiamo comunemente introdotto esprimano, in questa fase non interlocutoria e normale, la dissociazione della Regione Piemonte dalle responsabilità che altri si sono assunti, nel voler procedere alla riapertura dell'Acna.
Questo è un punto che ha grande rilievo politico. Non è ignorare un procedimento sul quale, dalla metà del mese di agosto, il Gruppo comunista chiese la convocazione del Consiglio perché prevedeva e temeva che il rischio di un'azione dimostrativa, incapace di produrre effetti sostanziali e attendibili, generasse la riapertura dell'Acna il 19 settembre.
Oggi, nel momento in cui forse si sta svolgendo nella Commissione parlamentare della Camera un confronto sulla questione, registriamo che la Regione Piemonte assume a grandissima maggioranza un'azione chiara di coraggio. Non capisco perché si sottovaluti il fatto che ci si impegna a chiedere alla Giunta di non sottoscrivere un atto capestro che non accettiamo e di chiedere al Governo, per i margini eventuali che ancora sussistono, di recedere, di ripensare, di ritornare sui propri passi.
Chiediamo con nettezza il prolungamento della chiusura, ma senza subordinazione.
Non capisco le remore del collega Pezzana, non le capisco soprattutto in relazione al fatto che l'ordine del giorno, che il collega Pezzana ha presentato per primo stamattina, conteneva un riferimento, ovvero chiedeva il prolungamento della sospensione fino all'adozione del piano di risanamento. Quindi chiedeva un termine. Questo mi pare sensato, ma debole.



PEZZANA Angelo

Adozione non è predisposizione e presentazione. Devi anche citare quello che c'era prima: individuazione specifica dei tempi di realizzazione delle opere previste.



BONTEMPI Rinaldo

Noi abbiamo richiesto il prolungamento della chiusura, senza subordinazione, se non nell'attuazione di indirizzi, direttive e atti di grande complessità che la risoluzione del Parlamento contiene. Quella risoluzione ha prescrizioni e direttive anche di lungo periodo e rappresenta una strategia, una politica, un intervento teso a partire dai bisogni delle popolazioni.
D'altronde, oggi in Parlamento si sta svolgendo un confronto tra chi difende quella risoluzione - ritenendo che l'atto del Governo sia sbagliato e chi invece difende l'atto del Governo. Per questo rivendichiamo con molta convinzione che questa nettezza di posizione sia un elemento da ricollegare anche all'altra questione.
Ci è stato chiesto da tutti di avere la forza di un pronunciamento unitario. Dico che per la prima volta, dopo tre anni, si è avuto da parte del Presidente della Giunta uno scatto di dignità istituzionale che non abbiamo difficoltà a rilevare. C'è stato un atto che, proprio per effetto della giusta causa del movimento e delle buone ragioni della gente della Valle Bormida, ha portato la Regione ad alzare la testa.
Ferrara, è qui che non siamo d'accordo. Altro che rottura! La rottura rispetto ai patti istituzionali, si genera quando per arroganza e per potere maggiore s'impone ad un'istituzione rappresentativa di 4 milioni e mezzo di abitanti e alle legittime esigenze della gente, soprattutto di quella a rischio, una specie di diktat.
Ma questa volta abbiamo registrato una novità e non abbiamo difficoltà a darne atto alla Giunta e alle forze di maggioranza che così si sono collocate. Il ruolo della Regione, caro Ferrara, esce forte e ci lascia una possibilità pratica grande. Se è vero che si è deciso, la Regione, quindi 4 milioni e mezzo di abitanti (una comunità uguale a quella della Norvegia) rappresenta una contraddizione forte che esprime una volontà diversa.
Quindi, non sono le eventuali interpretazioni di un ordine del giorno che possono generare dei risultati. Qui l'interpretazione è univoca e forte.
Ferrara ne fa una questione politica, perché non ha solo parlato dell'Acna, ma ha citato altre questioni interne alla maggioranza. Per ora non le voglio riprendere.
Mi pare però di dover dire che l'unità su un obiettivo, sull'urgenza e sulla drammaticità della situazione sia un valore. Dobbiamo, molto schiettamente, dare atto al movimento della Valle Bormida, ai Sindaci, che sono una risorsa indispensabile. E' un movimento di popolo, è un movimento di gente. L'abbiamo visto, riscontrato.
Il cambiamento in Valle Bormida è una lotta per gli interessi generali della Regione e del Paese. La forza e la costanza di questo movimento ha provocato, anche nelle forze politiche, questa unità. E' la prima volta che c'è questo scatto istituzionale, che noi reclamiamo da tre anni, duramente polemici con la maggioranza. Siamo un Partito che ha esposto queste idee che ha dato un contributo per questo passaggio importante, che è stato elemento costruttore, insieme ad altri, di unità e forza della Regione per riaprire una fase nuova e per non lasciarla chiudere come vorrebbero chiuderla a Roma.
Questo movimento non può che essere assunto come riferimento per quello che più largamente si sta mettendo in piedi nel Paese, per un collegamento geografico, di causa e di effetto, con il movimento per la pulizia del Po e dell'Adriatico.
Noi comunisti guardiamo questo movimento con attenzione e con la grande preoccupazione che resti in piedi e continui ad incidere e ad operare e nelle modalità e nelle forme di lotta, richiamiamo l'opportunità che non si facciano atti che possano spaccarlo. Il movimento deve durare perché questa purtroppo non è una vicenda breve ed è irta di difficoltà e di contraddizioni...



PEZZANA Angelo

Finché l'Acna è aperta, è bene che il movimento resista.



BONTEMPI Rinaldo

Certo, è proprio questo l'aspetto che colleghiamo in un quadro di iniziativa in cui rivendichiamo a noi e alle altre forze politiche comunque a coloro che in questi mesi hanno costruito con coerenza una prospettiva, una volontà di raggiungere questi obiettivi e di assumere delle decisioni.
Ricordo che, nella evoluzione delle posizioni del nostro Partito, anche a livello nazionale è emersa ieri una posizione di un valore prioritario.
La non critica ai sistemi di produzione, Ferrara, non porta lontano giustificheremmo sempre di più o daremmo ragione, anche se non siamo favorevoli alla politica degli armamenti, all'aggressione ambientale, agli effetti devastanti. Il cammino per il cambiamento radicale del rapporto uomo-natura, produzione-ambiente, passa attraverso posizioni coerenti forti e con la dignità che questa istituzione vuole esprimere a nome dei propri cittadini e della gente della Valle Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Quello che oggi ci si aspettava dal Consiglio regionale piemontese era un messaggio chiaro e tempestivo da inviare al Governo e al Parlamento, per riuscire ad incidere nella discussione che è tuttora in corso nella Commissione ambiente della Camera. Anche i tempi contano, quindi è importante che questo messaggio giunga a Roma prima che si voti.
Penso che questo messaggio chiaro sia contenuto nell'ordine del giorno: il rifiuto del Piemonte alla riapertura dell'Acna di Cengio, non essendo state fatte tutte quelle verifiche su cui ci siamo soffermati questa mattina.
Quindi, per far arrivare in tempo utile il nostro punto di vista ritiriamo il documento firmato dal sottoscritto e dai colleghi Reburdo e Montefalchesi; documento che aveva un dispositivo molto semplice e chiaro quello di impegnare la Giunta regionale a non firmare alcun documento d'intesa con Governo e Regione Liguria, prima della completa verifica dei punti della risoluzione parlamentare. Inoltre, quello di compiere i passi necessari presso il Governo al fine di predisporre un'ulteriore sospensione dell'attività dell'Acna per il tempo necessario a far fronte agli adempimenti suddetti e per la presentazione del piano di risanamento della Valle Bormida. Punti chiari che, nella sostanza, vediamo accolti nel documento unitario che è stato letto dal Presidente del Consiglio.
Ritiriamo il nostro documento perché non ci pare di grande significato chiedere i voti di coloro che sono integralmente d'accordo con il nostro punto di vista, su cui non è il caso soffermarsi ulteriormente, per Democrazia Proletaria non abbassa la guardia fino alla chiusura definitiva dello stabilimento della morte.
Al riguardo, abbiamo predisposto una proposta di legge di iniziativa regionale da rivolgere al Parlamento nazionale, proposta di legge che metta finalmente al bando i veleni che vengono manipolati all'Acna di Cengio e che sono parte integrante dell'attuale processo di produzione industriale.
La struttura di questa proposta è già oggetto di discussione nei Comuni della valle, alcuni dei quali già si sono pronunciati con ordini del giorno di sostegno.
Signor Presidente, dopo il mio intervento, ai 59 colleghi del Consiglio regionale ne distribuiremo una copia affinché la esaminino e la firmino.
Le copie sono già pronte e spero vivamente che ci sia anche la firma del collega Fracchia, in coerenza con le posizioni che finora ha sostenuto rompendo la disciplina di Partito. Questo fa merito a chi compie questa rottura.
Presentiamo questa proposta di legge per giungere il più rapidamente possibile al dibattito in aula sull'articolato e alla chiusura definitiva di un tristissimo capitolo della storia economica e sociale della nostra Regione, per il significato generale che ha nell'intero nostro Paese, per mettere l'uomo e i suoi bisogni finalmente al primo posto, comunque prima della cieca ricerca del profitto, non della società industriale - caro Ferrara - ma della società confindustriale, qual è quella che immagina la Montedison e, in combutta con la Montedison, la parte più squalificata del movimento sindacale italiano.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

L'ordine del giorno del Consigliere Pezzana è già stato illustrato.
Sull'ordine del giorno della maggioranza hanno chiesto di parlare i Consiglieri Marchini, Brizio e Fracchia.
La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per dissociarmi dalla motivazione e dalla dichiarazione di voto del mio Capogruppo. Questa mattina il Consigliere Ferrara ha fatto un ampio discorso del quale condivido quanto detto, sul piano generale, sullo sviluppo legato all'ambiente, però, nel caso specifico, non posso condividere la sua analisi. Tutti conoscono i motivi per i quali proseguo questa lotta.
Ho firmato e condivido questo ordine del giorno perché nella risoluzione ci sono alcuni aspetti non molto chiari e perché il Ministro dovrebbe proporre lunedì la riapertura della fabbrica. Non si ravvisano gli estremi della non sospensione dell'attività. Quanto richiesto dalla deliberazione non è stato affatto eseguito.
Sono andato sovente sul luogo, non parlo in veste di tecnico perché non lo sono, ma parlo in veste di chi ha sentito le popolazioni. Ho parlato con qualche operaio che ha detto qualcosa in più e non ha difeso a spada tratta l'azienda ed ho capito che è stato fatto quasi niente.
Per questi e per altri motivi che ben conoscete mi dissocio dal Gruppo e voto a favore di questo ordine del giorno.



(Applausi da parte del pubblico)



BONTEMPI Rinaldo

Ho saputo, da notizie dell'ultima ora, che è stato interrotto il lavoro della Commissione. Il Ministro Ruffolo ha chiesto che non venissero poste al voto le mozioni; si è riservato di decidere tra due o tre ore. Questo rafforza l'invito a portare urgentemente la nostra posizione al Ministro Ruffolo perché decida come chiediamo noi.



(Applausi da parte del pubblico)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mattina ho svolto a nome del Gruppo un intervento problematico ed articolato, illustrando obiezioni e considerazioni che non sono superate dal documento che sottoscriviamo.
Desidero chiarire perché il Gruppo liberale sottoscrive il documento.
L'Assessore Turbiglio ha voluto, dopo due mesi di assenza, essere presente in quest'aula in una giornata così importante per la sua terra.
Sottoscriviamo il documento perché riteniamo che il primo obiettivo che deve porsi una forza politica è quello di far capire il senso di fondo della propria posizione, al di là delle questioni di ordine tecnico e giuridico.
Sottoscrivendo questo documento e votandolo, desideriamo chiarire ed esplicitare che il Gruppo consiliare regionale liberale è vicino agli amministratori di questa fede politica dell'area interessata e ai cittadini tutti rispetto a un obiettivo che ci vede tutti uniti, a prescindere dalle questioni che questa mattina abbiamo svolto, l'esigenza che l'Acna rimanga e venga riaperta nell'area in oggetto soltanto all'interno di un quadro ambientale e di sicurezza per la salute dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo, quindi a nome mio e della collega Minvervini, ho sottoscritto l'ordine del giorno in quanto noi riconosciamo, anche e soprattutto nella parte dispositiva dell'ordine del giorno, riflesso il pensiero che in quest'aula abbiamo enunciato non solo questa mattina, ma anche nei precedenti dibattiti.
Con tutta lealtà devo riconoscere che le osservazioni fatte dal collega Pezzana avevano un loro peso, nel senso che qualora fossero state inserite nell'ordine del giorno (si trattava in definitiva di qualche parola, ma di qualche parola di rilievo), lo avrebbero indubbiamente irrobustito sul piano propositivo. Mi pare però di grande rilievo, al di là delle parole usate, il fatto che ci si trovi in stragrande maggioranza uniti opposizione e maggioranza (sia pure una parte), in una manifestazione politica volta a tutelare la salute delle popolazioni e il territorio nella vicenda dell'Acna e che, quindi, ci si sia trovati d'accordo sulle due questioni di principio, quella di chiedere ulteriori e serie verifiche e quella di chiedere, quantomeno a termine per ora, la sospensione delle attività.
Per queste sintetiche ragioni che richiamano e sono coerenti con l'intervento di questa mattina, con tutta serenità abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno e lo voteremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di essere breve perché occorre chiudere rapidamente, ma sento il desiderio e il dovere di esprimere la posizione del nostro Gruppo sull'ordine del giorno.
Naturalmente daremo voto favorevole. Abbiamo contribuito alla stesura del documento con impegno, ricercando il più ampio consenso possibile e siamo lieti della convergenza ampia che in questa occasione si verifica.
Dirò qualcosa sul merito. Non mi limito solo a parlare dalla parte che impegna la Giunta. Già l'intervento del collega Bontempi ha sostenuto che il riferimento alla risoluzione parlamentare del 29 luglio è chiaro. Il riferimento è specificatamente a quella parte che riguarda gli adempimenti necessari "prima della riapertura dell'azienda". Sono verifiche e adempimenti che non sono stati compiuti, quindi, nello spirito della risoluzione, si richiede di prolungare la chiusura dello stabilimento.
Non bisogna però sottovalutare nell'ordine del giorno la parte nella quale si esprime il dissenso sulla proposta di riapertura avanza dal Governo: è un dissenso chiaro e netto da una soluzione che viene adottata o proposta, a quanto risulta dal dibattito in corso in sede parlamentare.
In quella parte si afferma che non esistono le condizioni per rimuovere le ragioni che hanno suggerito al Ministro e al Governo di ricorrere autonomamente all'art. 8 della legge n. 59.
L'ordine del giorno è estremamente puntuale e molto preciso ed è importante il largo consenso che otterrà in quest'aula.
Il collega Bontempi ha fatto riferimento ad una presa di coscienza e ad una alzata di testa da parte della Giunta regionale, dell'intero Consiglio e della maggioranza. Questa alzata di testa c'è indubbiamente in questa occasione, ma credo che non sia la prima occasione in cui assumiamo delle posizioni autonome, non sia la prima occasione in cui abbiamo il coraggio di esprimere posizioni polemiche. Forse questa volta c'è una presa di coscienza più forte, anche perché - l'ho detto stamani - il Piemonte ha e deve avere il senso istituzionale del proprio ruolo; lo deve però collocare in un complesso di interessi generali che richiedono che il Governo tenga conto di quello che rappresenta una realtà regionale come la nostra.
Certamente il Movimento ha fatto molto, i Sindaci altrettanto come presenza politica e noi siamo molto vicini alle Autonomie locali, sempre e in ogni occasione, anche quando su certi aspetti ci possono essere ragioni di dissenso.
Mi pare giusto però rivendicare anche il ruolo delle istituzioni. Se oggi si discute sul Bormida è perché siamo partiti con la dichiarazione della zona a rischio, v'è stata una iniziativa regionale, una iniziativa del governo, e questo problema è stato sollecitato nelle passate legislature dai nostri Consiglieri più volte. Questa è la verità storica che non può essere sottaciuta.
E' molto importante che oggi si ritrovino insieme istituzioni locali movimento, rappresentanze popolari nel portare avanti un'istanza autonoma delle esigenze del Piemonte. Non è un'istanza particolaristica, non è soltanto la ricerca di interessi locali, non è proposta corporativa o sindacale, per usare i termini che qualcuno ha usato questa mattina in senso deteriore, ma è di tutela dell'ambiente nella quale siamo fortemente impegnati per far prevalere le necessità della salute sulle mere necessità di sviluppo economico, che pure sono necessarie.
La convergenza fra istituzioni, movimenti e amministrazioni locali su un tema di interesse generale e non particolare costituisce un elemento molto importante di quest'ordine del giorno. Noi lo votiamo con convinzione dopo aver attentamente valutato il suo valore e il suo significato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dichiaro di votare questo ordine del giorno all'interno di una "logica della necessità", che in questo momento è per me molto forte. E' necessario un documento che rappresenti, al massimo livello possibile, questa istituzione e questo Consiglio regionale e che sia fermo su alcuni punti irrinunciabili.
Desidero sottolineare questo perché questa firma e questa approvazione avvengono con qualche incertezza rispetto al documento contingente, che per la seconda volta mi vede convergere con i grandi partiti di questa assemblea. Ed in merito vorrei fare solo alcune brevi digressioni sul passato e sul futuro.
Solo in questi ultimi giorni mi pare di avere colto nella maggioranza tranne alcuni amici che da tempo questi problemi li avevano chiari, la consapevolezza della complessità e della rilevanza del problema.
Se questa unità sarà duratura e diventerà d'ora in avanti sistematica vorrà dire che avremo fatto qualcosa di estremamente significativo per la nostra istituzione, per la gente della Valle Bormida e anche per il cambiamento della cultura ambientale del nostro Paese. Se invece questo documento sarà il risultato di limature successive per giungere ad un testo che metta assieme esigenze ancora tra loro diverse, espresse o taciute allora la firma e la sottoscrizione da parte mia andrebbe meditata con maggiore cautela. Alcuni indizi però, per la prima volta in tre anni, mi fanno ottimista, non sulla vicenda in merito alla quale sono profondamente pessimista, ma in merito alla capacità di questa assemblea di raggiungere un minimo di consapevolezza sulla rilevanza del problema. Se si riaprisse lo scenario sul passato e si riandasse ai pastrocchi di febbraio, di marzo e di luglio, non si potrebbe che ripensare con scoramento a quelle discussioni e a quei documenti. Si deve riconoscere che alcune recenti vicende nascono dalla sottovalutazione dei problemi che era stata fatta allora.
Ritengo innanzitutto che il riferimento alla mozione parlamentare fosse l'unico possibile, tutti gli altri li ho esclusi, anche nella riunione dei Capigruppo, perché non li ritenevo accettabili e perché subordinavano a qualche adempimento la riapertura della fabbrica. Ritengo che la fabbrica non debba riaprire tanto meno quando verrà completato il monitoraggio. Il documento del 5 agosto, così come l'ordinanza ministeriale del 29 luglio sono da parte mia inaccettabili. L'unico riferimento che mi rimaneva era la mozione parlamentare. Anche questa ha alcune ambiguità, però non posso fare a meno di riconoscere che è stata votata e sottoscritta, oltre che dal mio Gruppo parlamentare, anche dai gruppi parlamentari radicale e di democrazia proletaria, per dire i Gruppi che di solito qui si dissociano e rappresentano una posizione divergente.
Ritengo che il Parlamento, pur con alcune ambiguità, sia l'unico punto di riferimento che ha la Regione, soprattutto dopo le affermazioni e le decisioni che maturano a livello di Ministero.
La frase più importante dell'ordine del giorno è quella in cui si dice che il Consiglio regionale dichiara di ritenere che non esistono le condizioni per rimuovere le ragioni che hanno suggerito al Ministro Ruffolo e al Governo di ricorrere all'art. 8 della legge n. 59.
Se saremo capaci, con un costante lavoro dell'Assessorato e dei tecnici che devono predisporre attentamente la documentazione al riguardo, di tenere ferme queste due righe come riferimento e queste condizioni, allora probabilmente per la Valle Bormida qualcosa cambierà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone che interviene in qualità di Consigliere.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei esprimere il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico su questo provvedimento. E' un provvedimento cui la personale attenzione credo abbia contribuito a trovare quel largo consenso che è uno degli elementi nuovi e interessanti emersi dal dibattito.
Forse è una delle prime volte che predisponiamo un ordine del giorno con degli impegni molto netti e precisi, quindi non si prestano molto alla diversa interpretazione come pur qui qualcuno, alla ricerca di qualche distinguo, ha tentato di fare. Gli impegni che vengono richiamati all'attenzione della Giunta sono molto puntuali e molto netti e rispondono peraltro all'indicazione che veniva dallo stesso Consiglio regionale, vale a dire la non sottoscrizione del documento, così come era stato predisposto dal Ministero dopo il confronto con le parti economiche e il rinvio dell'apertura dello stabilimento il 19 settembre.
Peraltro vi sono anche alcune indicazioni molto forti che nelle premesse vengono ribadite e che credo rappresentino un buon punto di arrivo per i nostri impegni, altrettanto un buon punto di partenza per le successive battaglie.
Con queste indicazioni e con questi rilievi il Gruppo socialdemocratico, che da sempre su questa vicenda ha assunto una posizione chiara e netta, esprime il proprio consenso, peraltro richiamando all'attenzione del Consiglio che, alla luce di quanto è emerso dalla Commissione Ambiente della Camera, questo documento assume ancor più rilievo. La Commissione Ambiente ha ormai concluso i propri lavori, è sciolta; quindi questo documento non ha più un effetto immediato sul prosieguo dei lavori. Tuttavia la Commissione ha concluso nel senso che la prossima settimana le due risoluzioni presentate, una ieri dal Partito comunista e da altri Gruppi, l'altra oggi dal Gruppo socialdemocratico saranno discusse la prossima settimana.
Si è chiesto al Ministro Ruffolo e al Governo, in ossequio al rispetto della volontà parlamentare, di emettere una ordinanza che prolunghi almeno di una settimana la sospensione dell'attività dell'Acna. Il Ministro Ruffolo si è riservato, poiché è una decisione che spetta al Governo, una iniziativa nella giornata di domani. Credo che questo nostro documento possa rappresentare anche a questo fine un elemento importante.
Questo è un ulteriore motivo perché il nostro Gruppo voti a favore del documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, credo sia opportuno fare le dichiarazioni di voto. Il Consigliere Bontempi sollevava questa osservazione, ma credo che, se si viene meno ad una buona regola, era soltanto perché c'era la fretta di produrre un documento.
Era anche opportuno associare ai tempi brevi un'ulteriore precisazione.
Ribadisco la posizione del Gruppo socialista. Questo ordine del giorno sta raccogliendo ampi consensi e questo ci conforta e ci fa uscire da una situazione di amarezza che molti di noi avevano stamattina quando sono arrivati.
Questo ordine del giorno è di aiuto anche a noi nel momento in cui andiamo a precisare una posizione, da una parte, relativa alla materia del contendere, le grandi lotte, materia che sarà oggetto ancora di dibattito e di iniziative del movimento dei Sindaci, degli enti locali e quindi dell'impegno della Regione e, dall'altra, attiene alla dignità, al ruolo dell'ente Regione. Tra poco arriverà a Roma la posizione espressa da questa Regione, che è stata in troppe occasioni trascurata o ignorata; non abbiamo mai rinunciato e non rinunceremo mai a svolgere il nostro ruolo.
Ci sono dei momenti in cui ciascuno deve essere se stesso. Lo è la Regione, lo siamo noi, lo sono i socialisti nei confronti dei loro compagni che lavorano a Roma, ai quali riconosciamo lo sforzo che hanno compiuto.
Desidero ringraziare l'Assessore Cernetti, che saluto lieto di vederla presente e ristabilita. Ringrazio l'Assessore Cernetti per l'impegno che ha profuso.
Ci sono dei momenti in cui occorre essere se stessi, costi quel che costi. A volte sono difficili i rapporti fra i Gruppi e tra il Governo e la Regione. Tuttavia, andiamo al voto con fiducia, credo sia stato raggiunto un risultato molto importante che riafferma la nostra autonomia, ridà forza e vigore alla nostra iniziativa e che consentirà, nonostante le difficoltà di compiere ulteriori passi in avanti.
A me interessa arrivare ad una posizione della quale si deve tenere conto nel sistema democratico. Ho ancora fiducia che se ne terrà conto. Se questo verrà dimostrato vuol dire che abbiamo ripreso la funzione democratica che è fondata sulla rappresentazione dei problemi e sulla partecipazione.
Votiamo quindi questo ordine del giorno, signor Presidente, con la fiducia di poter continuare questo lento e difficile percorso per acquisire quei diritti fondamentali che attengono alla salute dei cittadini, ad una qualità della vita diversa da quella che abbiamo vissuto finora.



PRESIDENTE

Poiché l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Pezzana non è stato ritirato, chiedo al proponente se intende che venga posto in votazione.



PEZZANA Angelo

In base alle considerazioni fatte in quest'aula, a parte la dichiarazione di astensione del collega Ferrara, tutti i Gruppi politici rappresentati voteranno l'altro ordine del giorno, quindi io ritiro il mio.
Oggi si sono fatte molte parole, parole alle quali mi auguro seguano i fatti. Se c'era da brindare credo che tutti sarebbero stati pronti a farlo come se si fosse raggiunto un risultato. La risposta l'avremo in un futuro non tanto lontano, anzi, molto prossimo. Vedremo se l'Acna chiuderà, se smetterà di inquinare o se questo sarà nuovamente un argomento che riempirà di parole quest'aula, dando soddisfazione a molti. Vedo un'aula tutta felice, tutti sono contenti perché l'Acna chiuderà. Vedremo. Sono convinto invece che tra pochi giorni riaprirà di nuovo e avremo ancora questo problema.



PRESIDENTE

Con il ritiro dell'ordine del giorno del Consigliere Pezzana possiamo procedere alla votazione del documento, di cui ho dato lettura in precedenza, sottoscritto da quasi tutti i Gruppi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 45 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni.
Prima di passare agli altri argomenti all'o.d.g., colgo l'occasione per ringraziare i Sindaci e l'Associazione per la rinascita della Valle Bormida che hanno seguito i nostri lavori per la forza che hanno dato al Consiglio regionale.



(Applausi da parte del pubblico)


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame proposta di deliberazione n. 952: "DGR n. 68-22406 'Legge 5/8/1978 n. 457 - Definizione della durata massima del contributo statale sul periodo di preammortamento'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 952.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione è meramente tecnica ed è necessaria per chiarire una procedura in aderenza alle esigenze degli istituti bancari.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Spesa socio - assistenziale

Esame proposta di deliberazione n. 948: "Funzioni amministrative in materia socio-assistenziale delegate e subdelegate dalla Regione alle UU.SS.SS.LL. ai sensi degli artt. 25 e 27 della L.R. 23/8/1982, n. 20 e successive modificazioni e integrazioni. Finanziamento dell'attività per l'anno 1988 Spesa di L. 1.500.000.000 (cap. 1850/88)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 948.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questa deliberazione approviamo i criteri di finanziamento alle UU.SS.SS.LL. per le funzioni delegate di vigilanza.
Come ho avuto occasione di affermare recentemente in aula, la vigilanza è considerata dalla Regione una funzione importante. Per poterla svolgere è chiaro che le UU.SS.SS.LL. devono avere le risorse finanziarie necessarie.
Con questa deliberazione autorizziamo la Giunta ad impegnare la spesa che sarà per il 1988 di 1.500.000.000, secondo gli impegni assunti in aula in occasione del recente dibattito sul bilancio regionale. Chiedo pertanto al Consiglio l'approvazione di questa deliberazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame progetto di legge n. 401: "Integrazione art. 5 L.R. 5/11/1987, n. 55 (Requisiti minimi dei laboratori di analisi di cui al DPCM 10/2/1984)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 401.
Questo progetto di legge è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione ed ha un articolo unico.
Non essendovi interventi, possiamo passare alla votazione.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 542 relativo al referendum che si terrà il 5 ottobre prossimo in Cile


PRESIDENTE

Dobbiamo ora esaminare un ordine del giorno relativo al referendum che si terrà il 5 ottobre prossimo in Cile, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte interprete della vocazione democratica e della sensibilità alla solidarietà internazionale di larga parte della comunità piemontese evidenzia con particolare attenzione l'occasione del referendum del 5 ottobre prossimo in Cile, che potrebbe costituire una prima tappa per il ritorno della democrazia nel paese ricorda che da troppi anni il Cile si trova escluso dal novero delle nazioni dotate di un governo democratico e, soprattutto, rispettoso di quelle libertà individuali e collettive che rendono civile l'umana convivenza; che l'attuale governo militare è il frutto di un cruento e proditorio atto di violenza rivolto contro le istituzioni liberamente e democraticamente elette, a suo tempo, dal popolo cileno; che, fin dagli esordi, quel governo si è mantenuto e ha cercato di legittimarsi attraverso la repressione e il sistematico e continuato disprezzo delle più elementari norme di rispetto dell'uomo e del cittadino sottolinea che la campagna elettorale si sta svolgendo in un clima tutt'altro che sereno, visto che il regime non trascura occasione per avvalersi dei propri poteri sia condizionando, in maniera pressoch assoluta, i mezzi di informazione, sia ricorrendo, come d'abitudine, a violente e sanguinose repressioni delle voci di dissenso rivolge un appello alla comunità di origine piemontese in Cile e, più in generale, ai cileni di origine italiana, affinché diano un contributo importante, in occasione del referendum, per il ritorno del Cile nel novero dei paesi democratici, poiché ritiene tale condizione essenziale per determinare più stretti e fattivi rapporti culturali ed economici con l'Italia e, nello specifico, con il Piemonte si impegna a sollecitare le altre Regioni italiane a formare una delegazione da inviare in Cile per concorrere, in qualche misura, a garantire uno svolgimento regolare del voto (coordinando tale iniziativa con quelle già in preparazione da parte di vari grandi Comuni e Province) auspicando una vittoria delle forze per il 'no' al regime militare, rinnova l'impegno a seguire e favorire il faticoso processo di recupero della democrazia in Cile, qualunque sia l'esito del referendum invia, con la massima tempestività, alla comunità di origine piemontese in Cile, nella forma numericamente più estesa, il presente ordine del giorno".
Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per fare una dichiarazione di voto e una brevissima considerazione.
Premetto che non abbiamo nessuna particolare simpatia politica per il dittatore Pinochet e che in linea di massima potremmo anche approvare lo spirito di questo ordine del giorno.
Siccome però vediamo che in questa materia gli ordini del giorno sono sempre a senso unico (per esempio, non ricordo che sia mai stato presentato un ordine del giorno per il popolo polacco oppresso o per la resistenza afghana), riteniamo quindi di non partecipare al voto.



PRESIDENTE

Abbiamo esaminato ordini del giorni anche in quel senso.
Pongo in votazione l'ordine del giorno di cui ho dato lettura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
La votazione è valida ai sensi dell'art. 50, quarto comma, del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per la determinazione del numero legale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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