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Dettaglio seduta n.152 del 28/07/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 315.
Siamo all'art. 2.
Ha chiesto la parola il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, ritengo che la notte abbia portato a me personalmente e agli amici del Gruppo che seguono questa proposta di legge delle riflessioni orientate anche a ridurre la tensione che si è creata nei rapporti tra le parti che si confrontano sulla materia. Fissati i principi generali riguardanti la legge e approvato l'art. 1, ritengo che possa essere accolta la proposta ripetutamente fatta da diversi settori, in particolare dal Gruppo comunista, di definire le opere di urbanizzazione che interessano questa legge nell'ambito stretto degli edifici di culto e di quelli destinati all'abitazione dei ministri del culto.
In sostanza si toglie tutta la parte riguardante il personale di servizio, ma soprattutto gli immobili adibiti nell'esercizio del ministero pastorale ad attività educative, culturali, sociali, ricreative che non abbiano fini di lucro. Mi pare che si sia tolta tutta la parte che è guardata con più sospetto dall'area laica e che è stata oggetto di ripetute contestazioni da parte del Gruppo comunista.
Rimanendo quindi nell'ambito stretto degli edifici di culto vi è un collegamento rigoroso e preciso al punto m) dell'art. 51 della L.R. n.
56/17. Questo dimostra che c'è una chiara comprensione da parte del nostro Gruppo e della maggioranza delle posizioni critiche e riflessive che si sono ripetutamente manifestate ieri in quest'aula.
A titolo personale dico a tutti gli amici che sono intervenuti con perplessità sull'art. 1 e sui possibili intendimenti discriminatori che è mia intenzione riflettere sulle cose che sono state dette e vedere se non sia possibile (ammesso che questa legge venga approvata) aprire il campo dei possibili interventi previsti in questa legge anche per le altre confessioni religiose che non sarebbero considerate nella legge stessa. E' mia intenzione prendere contatti nei mesi futuri con gli uffici legislativi del Parlamento per vedere come questa volontà di non discriminazione possa essere concretamente manifestata nella legge con opportuni cambiamenti. E' una dichiarazione di disponibilità concettuale ma anche una dimostrazione di nessun intendimento discriminatorio ed anche la volontà di non porsi su una legge di questo tipo in posizioni di contrapposizione che sono oltretutto contraddittorie rispetto ai principi generali che presiedono questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Prendiamo atto delle dichiarazioni del collega Nerviani a nome del Gruppo DC. Sono proposte non di poco conto. Rimane l'amaro in bocca a tutti che questo confronto non sia stato possibile sull'art. 1. Di fatto è letto come una potenziale discriminazione verso una serie di confessioni religiose o di cittadini che si riconoscono in una fede religiosa.
La novità indicata da Nerviani deve essere valutata perché comporta problemi di coordinamento dell'art. 2, in particolare dell'ultimo comma.



PRESIDENTE

Sono stati presentati alcuni emendamenti.
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il testo degli emendamenti mi pare chiaro.
Per quanto attiene al riferimento all'ultimo comma mi pare che non vi sia la necessità di alcuna correzione, perché il riferimento all'art. 4 della L.R. n. 847 e all'art. 51, punto 2, lettera m) della L.R. n. 56 continuano ad avere piena validità; il riferimento ovviamente alle attrezzature di cui al precedente comma è riferito solo ai punti a) e b) così come emendati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Apprezzo l'intervento del collega Nerviani che si è assunto a nome del Gruppo di maggioranza relativa in questo Consiglio l'impegno di valutare con attenzione le proposte che insieme ai colleghi Montefalchesi e Ala abbiamo posto relativamente ai culti o alle religioni da poco esistenti nel nostro Paese, in particolare quelli legati all'immigrazione dai Paesi del Terzo Mondo che hanno problemi di integrazione, di conservazione della propria autonomia, di cultura.
Gli emendamenti proposti non risolvono totalmente la questione da noi posta, tuttavia ci paiono significativi, quindi colgo il senso politico di questa disponibilità augurandomi che alle parole seguano fatti concreti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rimane aperto il problema del coordinamento e quello dell'ultimo comma dell'articolo in discussione.
Pertanto chiediamo una breve sospensione per uno scambio di idee.



PRESIDENTE

Se i Consiglieri sono d'accordo, mentre i colleghi che più attivamente hanno seguito questa legge cercano di trovare la soluzione ad alcuni emendamenti, potremmo proseguire l'esame di alcuni punti all'o.d.g. sui quali il parere è unanime.



BIAZZI Guido

D'accordo.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 842: "Approvazione dei Regolamenti per l'aggiornamento del personale del Servizio Sanitario Regionale"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 842, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Tale deliberazione è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 949: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1988 della somma di L. 9.214.432.317, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Il punto 22) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
949.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 947: "Legge 21/3/1984, n. 18 Contributi per limitati interventi di edilizia scolastica. Programma 1988"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 947 che è stata iscritta all'o.d.g. della seduta odierna in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 9 astensioni.
Data l'urgenza richiesta dalla circostanza di consentire agli enti beneficiari di realizzare tempestivamente gli interventi nelle strutture che in caso di ritardi potrebbero comportare provvedimenti di chiusura dei plessi per inadeguatezza degli edifici, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 945: "Integrazione al programma di attività 1988 dell'Istituto di Ricerche Economico-Sociali del Piemonte (IRES) adottato con DGR n. 3-20208 approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 835 della seduta del 9 giugno 1988: 'Quadro socio economico di riferimento per progetto di sviluppo della Valle Bormida'"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora un altro provvedimento iscritto dai Capigruppo, ossia la proposta di deliberazione n. 945.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei fare una raccomandazione. Visto e considerato che all'interno del rapporto che si stabilisce con l'IRES vengono previste ricerche realizzate da testimoni così è scritto - sarebbe opportuno capire che cosa si intende per testimoni.
Un'altra raccomandazione è quella di costituire provvisoriamente presso il Comune di Acqui o di Cortemilia un ufficio staccato dell'IRES per avviare le indagini sul campo ed evitare che tutto avvenga a Torino.



PRESIDENTE

D'accordo, tra l'altro quella di costituire un ufficio staccato a Cortemilia era già una mia vecchia idea.



FERRO Primo

Chissà perché tutte le volte che parlo, rubo vecchie idee!



PRESIDENTE

Era una idea non realizzata, un'antica aspirazione.



MARCHINI Sergio

Non sono d'accordo sul suo concordare nei confronti della raccomandazione del collega Ferro!



PRESIDENTE

Io non ho detto niente circa la raccomandazione del collega Ferro.



MARCHINI Sergio

No, lei ha detto "d'accordo". Il collega Ferro può ritenere che la sua osservazione sia stata recepita!



PRESIDENTE

Ma no, ho detto esclusivamente che si trattava di un'antica aspirazione.



MARCHINI Sergio

Chiedo la parola, Presidente.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Visto che non mi è dato di interpretare, ritengo che la richiesta del collega Ferro non possa essere accolta neanche come raccomandazione, perch l'IRES farà questi studi utilizzando le metodologie e gli strumenti che gli sono propri.



PRESIDENTE

La raccomandazione non deve obbligatoriamente essere accolta in questo momento, può però essere proposta.
Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 9 astensioni.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 395: "Norme sulle Commissioni giudicatrici dei concorsi per l'accesso alle qualifiche regionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 395 di cui al punto 20) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Martinetti, che ha pertanto la parola.



MARTINETTI Bartolomeo, relatore

La I Commissione ha esaminato, in data 20/7/1988, il disegno di legge n. 395 recante "Norme sulle Commissioni giudicatrici dei concorsi per l'accesso alle qualifiche regionali".
Dopo ampio dibattito la Commissione ha convenuto sulla necessità di adeguare le norme regionali che regolano la materia in conformità al processo di revisione del sistema di assunzione presso la pubblica amministrazione, processo volto a rendere più veloce il reperimento sul mercato del lavoro delle risorse umane necessarie al funzionamento degli enti pubblici.
Inoltre ha considerato che la proposta della Giunta consegue anche alla necessità di dare applicazione al disposto dell'art. 5 dell'Accordo nazionale di lavoro per il personale della Regione e degli enti locali, di cui al DPR 13/5/1987 n. 268, il quale stabilisce che la Commissione giudicatrice di concorso deve essere composta dal Capo dell'Amministrazione dell'Ente o suo delegato, che la presiede, e da un massimo di quattro membri di cui uno in rappresentanza delle organizzazioni sindacali.
Il disegno di legge in esame si pone nella prospettiva di una sempre maggiore corrispondenza della struttura delle Commissioni all'esigenza di una adeguatezza soprattutto tecnica ai compiti di selezione professionale che sono loro affidati.
La stessa presenza del rappresentante politico-istituzionale dell'Ente trova una propria giustificazione parallela alla presenza della rappresentanza sindacale dei lavoratori; entrambe potranno essere poste in discussione nella sede propria, che è quella dei futuri accordi nazionali di lavoro, aventi forza di legge.
Restando nell'ambito numerico previsto dall'accordo di lavoro di cui al DPR n. 268 del 1987, la Commissione ha concordato sulla proposta della Giunta di integrare le Commissioni con due esperti nelle materie oggetto di esame (definiti secondo i disposti della L.R. 3/5/1986, n. 61) designati uno dalla Giunta regionale ed uno dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
L'art. 2 del disegno di legge provvede poi ad aggiornare la misura dei compensi ai membri delle Commissioni di concorso, compensi la cui ultima determinazione risale alla L.R. n. 33/76. Evidente quindi è l'opportunità di aumentare tali compensi, in allora attestati sulle cifre di 20.000 e 15.000 lire per seduta, rispettivamente per i Presidenti e i membri.
La nuova normativa prevede l'assegnazione di indennità non più per seduta, ma forfetaria, secondo fasce commisurate al livello delle qualifiche messe a concorso e al numero dei candidati.
Viene anche precisato che ai membri di Commissione che siano dipendenti regionali i compensi sono erogati soltanto nel caso che l'incarico sia espletato fuori dell'orario di servizio, o quando il dipendente sia in posizione di regolare congedo, oppure si impegni a recuperare le ore non lavorate presso la Regione entro i 90 giorni successivi.
Si deve, infine, ricordare che la sollecita approvazione di questa legge darà modo alla Giunta di avviare sollecitamente l'attuazione dei concorsi pubblici che, insieme a quella dei concorsi speciali interni consentirà l'assestamento dei ruoli regionali, con il conseguente beneficio alla funzionalità dell'Ente.
La I Commissione ha quindi approvato a maggioranza il testo che viene sottoposto all'esame del Consiglio; il Gruppo del PCI si è riservato l'espressione del proprio definitivo giudizio in aula.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Martinetti è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo presentato un emendamento al disegno di legge in esame che tende a recuperare una discussione che più volte all'interno del Consiglio si è fatta in ordine all'innovazione introdotta nella composizione delle Commissioni giudicatrici, con lo scopo di trarre le conseguenze, noi riteniamo ottimali, di questo confronto.
In sostanza si tratta, come più volte abbiamo avuto modo di dire in Consiglio regionale, di compiere una scelta che noi riteniamo innovativa nel momento in cui si deve codificare in legge l'orientamento del Consiglio in ordine alla composizione delle Commissioni che, rispetto a quelle tradizionalmente conosciute, passa ad un numero inferiore di membri.
L'innovazione non è però solo di questo tipo, riguarda anche la presenza degli amministratori all'interno delle stesse Commissioni che, come i colleghi ricorderanno, ha registrato storicamente una composizione di almeno tre membri del Consiglio all'interno delle Commissioni giudicatrici.
Il disegno di legge proposto prevede la presenza di un unico rappresentante dell'Amministrazione: il Presidente della Giunta o un suo delegato.
Il nostro emendamento, che è a mani dei colleghi, tende ad introdurre l'elemento della scomparsa del rappresentante del Consiglio regionale a livello di amministratore nella persona del Presidente.
Il collega Martinetti correttamente ha richiamato nella relazione il fatto che non potendo superare l'ostacolo rappresentato dalla presenza ancora all'interno di una Commissione così snellita, come quella che stiamo prefigurando, del rappresentante dell'organizzazione sindacale, sarebbe necessario mantenere la presenza dell'amministratore all'interno delle Commissioni.
Riteniamo che per il tipo di concorsi di cui si tratta e per dare il segnale forte di una volontà politica precisa da parte del Consiglio regionale, forse sarebbe opportuno esprimere fino in fondo questa volontà.
L'emendamento ha il senso di introdurre una innovazione forte che consiste nell'avere a capo di queste Commissioni giudicatrici non più un amministratore, ma un dipendente della Regione Piemonte, in questo caso un dipendente scelto da parte dell'Amministrazione stessa tra il personale collocato a livello di direzione di settore. Crediamo che questo corrisponda alla necessità oltre che di poter consentire che i concorsi si svolgano in tempi certi, anche di introdurre un elemento di grande innovazione non prevedendo più nelle Commissioni giudicatrici la presenza di politici.
Questo è lo spirito con cui abbiamo proposto l'emendamento, rispetto al quale chiediamo ai colleghi e alla Giunta di dichiarare la propria collocazione, sapendo che l'ostacolo che il collega Martinetti metteva in luce nella relazione è reale, però crediamo che questo potrebbe rafforzare la volontà dell'Amministrazione regionale di sostenere questa linea anche a livello della contrattazione nazionale circa i contratti di lavoro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò un breve intervento nel quale esprimerò la posizione della Giunta rispetto all'emendamento presentato dal Gruppo comunista.
Questo disegno di legge innova decisamente le Commissioni giudicatrici continuando in un percorso che da tempo è stato intrapreso nei dibattiti che in Commissione più volte si sono svolti e che tutto sommato vedono tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, collocati su un'idea che è quella di avere delle Commissioni in grado di assolvere sempre più e meglio ai loro compiti.
Quindi Commissioni più snelle nei numeri, e noi abbiamo fatto da questo punto di vista un passo avanti non indifferente perché siamo scesi a quattro componenti (è la proposta del disegno di legge). La composizione delle Commissioni deve tenere sempre più conto delle esigenze della struttura regionale per essere in grado di valutare il personale regionale nel caso dei concorsi interni oppure, nel caso dei concorsi pubblici, i candidati che provengono dall'esterno. La Commissione deve essere in grado di cogliere e valutare le professionalità che all'interno dell'Ente sono necessarie.
Da questo punto di vista è stato raggiunto, con la proposta in esame un equilibrio che io giudico positivo, rappresentato dal fatto che a presiedere la Commissione è il Presidente della Giunta o suo delegato; sono poi presenti due esperti nelle materie oggetto d'esame e un rappresentante sindacale.
Dico che si è raggiunto un buon equilibrio anche se forse in futuro si potranno determinare delle condizioni ancora più avanzate, perché siamo passati da tre rappresentanti del Consiglio a uno solo, abbiamo previsto la presenza di due esperti, uno nominato dalla Giunta, l'altro dal Consiglio e quindi sono la parte, dal punto di vista della professionalità, forte e un rappresentante sindacale così come prevede il contratto.
Certo, se domani dovesse essere sottoscritto un contratto che prevede l'assenza delle organizzazioni sindacali, probabilmente sarà necessario riequilibrare ulteriormente queste Commissioni, ma allo stato degli atti mi pare che l'equilibrio raggiunto sia il più avanzato, tenendo conto che comunque - ho già avuto modo di dirlo in Commissione, ma voglio ribadirlo in aula - a proposito dei concorsi speciali (non è questa la Commissione che riguarda i concorsi speciali che è stata disciplinata nei mesi scorsi comunque è composta allo stesso modo) l'indicazione della Giunta e del suo Presidente è quella di nominare un dirigente della Regione a presiedere tali Commissioni. Questa è una scelta che risponde ad esigenze di tipo logistico, cioè di tempistica e di rapidità di intervento. E' una scelta che va verso le indicazioni che in più occasioni sono emerse, cioè di lasciare ai tecnici, ai dirigenti, agli esperti, la responsabilità soprattutto trattandosi di concorsi interni, di esaminare i candidati. Da questo punto di vista quindi sui concorsi speciali accogliamo l'indicazione contenuta nell'emendamento presentato dal Gruppo comunista.
Per quanto riguarda invece le Commissioni giudicatrici dei concorsi pubblici, ci pare oggi non ci siano ancora le condizioni, salvo che in futuro, attraverso i nuovi contratti di lavoro, si possano determinare.
Non possiamo quindi accogliere l'emendamento del Gruppo comunista anche se il suo accoglimento avviene di fatto su un altro terreno, cioè su quello dei concorsi speciali che stanno per essere banditi.
La Giunta quindi, pur non accogliendo l'indicazione del Gruppo comunista, ne tiene conto attuandola a proposito dei concorsi speciali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi manteniamo l'emendamento.
Prendiamo atto di quanto l'Assessore Carletto ha detto, chiediamo per che sia posto ai voti l'emendamento che abbiamo presentato e sulla base di queste considerazioni voteremo poi l'intero testo della legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dal Consigliere Avondo: all'art. 1, alla prima interlinea sostituire "Presidente della Giunta regionale o suo delegato" con "da un funzionario di II qualifica dirigenziale con la funzione di Direttore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 295: "Adeguamento delle piante organiche del personale degli enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 295 di cui al punto 13) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Gallarini che pertanto ha la parola.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il presente disegno di legge si provvede ad introdurre due modificazioni alla L.R. 5/4/1985, n.
28, così come modificata dalla L.R. 5/4/1985, n. 29, che regola l'ordinamento e le piante organiche degli enti che gestiscono i parchi e le riserve naturali regionali.
La prima modificazione introdotta non è altro che la previsione delle nuove piante organiche della Riserva naturale speciale della valle Andona e della Valle Botto, della Riserva naturale speciale della Bessa, del Parco naturale del monte Fenera e della Riserva naturale speciale del Sacro Monte della Santissima Trinità di Ghiffa.
Queste aree sono state infatti istituite o contestualmente o successivamente all'approvazione delle piante organiche delle altre aree protette e pertanto non si era provveduto a prevedere il personale necessario all'espletamento dei compiti derivanti dalla gestione delle suddette aree.
La seconda modificazione è invece il risultato di una verifica condotta insieme ai singoli enti di gestione che dispongono di personale ormai da tempo. Verifica che ha consentito di constatare come certe previsioni del passato si siano rivelate non completamente corrette in quanto le attività di gestione poste in essere dalla vigilanza dei lavori di manovalanza alle attività didattiche, scientifiche e di fruizione, dal lavoro di ufficio all'attività amministrativa nel suo complesso, hanno messo in luce alcune carenze organizzative e strutturali connesse proprio alla necessità di personale con diverse mansioni.
Si tratta dunque di introdurre alcuni aggiustamenti finalizzati ad un migliore funzionamento degli enti, non soltanto come necessità di tipo funzionale e burocratico, ma anche nei confronti di tutte quelle attività dei parchi e delle riserve naturali che possono costituire elemento di qualificazione dell'ambiente e, tramite appropriati investimenti, generare un ritorno economico per gli enti di gestione e per le comunità locali con la creazione di posti di lavoro connessi alla fruizione dell'ambiente naturale.
Rispetto alla precedente normativa che prevedeva complessivamente n.
305 unità lavorative, ripartite nelle varie qualifiche, dalla terza alla seconda qualifica dirigenziale, le nuove piante organiche proposte con il presente disegno di legge portano il totale dei dipendenti a 383, ma attraverso un emendamento sul quale c'è concordanza si arriva a 384 tenendo conto del fatto che sono istituite quattro nuove piante organiche per complessivi 24 posti di lavoro, perciò rispetto alla dotazione già prevista precedentemente, l'incremento è di 54 unità e si arriverà a 85 per la figura di cui parlavo prima.
Quest'ultimo dato dev'essere letto tenendo conto delle istituzioni di altre aree protette, o dall'ampliamento di parchi o di riserve esistenti per i quali si è previsto di affidare la gestione ad enti già esistenti.
Perciò tali enti necessitano di nuovi dipendenti per consentire di agire correttamente nell'ambito delle finalità stabilite dalle leggi istitutive.
La I Commissione ha ritenuto, a maggioranza, di concordare sulla proposta la quale consente - in attesa di un dibattito di carattere generale di fondo sull'intera questione dei parchi, di loro eventuali accorpamenti per aree geografiche attraverso parametri di omogeneità dibattito che la Commissione unanimemente auspica si possa tenere già nel prossimo autunno alla ripresa dei lavori consiliari - di colmare alcune lacune esistenti, nonché di rendere più funzionali le strutture dei parchi esistenti nel loro consolidato storico, di rispondere alle sollecitazioni mirate alla responsabilizzazione del personale addetto anche attraverso la prospettiva incentivante dei miglioramenti di carriera.
E' alla luce di queste considerazioni che il disegno di legge n. 295 il cui testo è a conoscenza dei Consiglieri, viene oggi portato in aula per la sua approvazione.
In coda, informo il Consiglio che tutti i membri della Commissione sono convenuti sulla necessità di aumentare la dotazione di personale del Parco naturale ed area attrezzate del Sacro Monte di Crea da dieci a undici dipendenti, attraverso l'aggiunta di un sesto livello a quello già previsto. E' la necessità di recepire, sostanzialmente, delle mansioni in atto da parte di un dipendente di questo Parco.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Viglione: all'art. 2, comma primo, lett, c), le parole "IV livello: n. 2" sono sostituite dalle parole "IV livello: n. 3"; le parole "V livello: n. 8" sono sostituite con le parole "V livello: n. 11"; il numero totale sale a "19".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Consigliere Bara ed altri: aggiungere all'art. 2, comma primo, lett, f), un posto nella dotazione organica del "Parco naturale ed area attrezzata Sacro Monte di Crea", risultando così emendato: "f) Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea: n. 11 dipendenti così ripartiti per qualifica:IV: n. 4 - V: n. 3 - VI: n. 2 VII: n. 1 - IX: n. 1".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dall'Assessore Vetrino: all'art. 2, comma primo, sub w), ove è riportato "n. 9 dipendenti così ripartiti per qualifica: IV: n. 2 - V: n. 4 - VI: n. 1 - VII: n. 1 - VIII: n. - prima qualifica dirigenziale: n. 1" leggasi il seguente nuovo testo: "n. 10 dipendenti così ripartiti per qualifica: IV: n. 3 - V: n. 4 - VI: n. 1 - VII: n. 1 - VIII: n. 1 - prima qualifica dirigenziale: n. 1".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere. L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dagli Assessori Vetrino e Carletto: al comma terzo dell'art. 5 alle parole "sono confermati i requisiti di accesso inerenti esclusivamente all'anzianità nella qualifica previsti" sono sostituite le seguenti parole: "i requisiti di accesso per il personale dipendente sono il possesso del diploma di laurea unitamente all'anzianità nella qualifica prevista".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge do la parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Credo di dover dare qualche risposta essenzialmente alla parte finale della relazione del collega Gallarini, che ringrazio per l'impegno con cui ha seguito questo disegno di legge, perché ci sono delle sollecitazioni che attengono alla presenza ed all'azione della Giunta.
Non intervengo sul merito del disegno di legge in quanto si tratta di un provvedimento che può apparire di carattere tecnico. Dietro all'adeguamento della pianta organica, c'è la volontà esplicita di rinforzare, per quanto possibile, il personale dei parchi perché gli obiettivi delle leggi istitutive vengano raggiunti per realizzare questa politica che ormai da molti anni accompagna il cammino della nostra Regione.
C'è una sollecitazione a riportare nella Commissione competente e quindi in aula un dibattito sull'intera questione della politica dei parchi. Occorre riconoscere che agli atti del Consiglio esistono due proposte di legge: una, ormai di vecchia data, della DC e l'altra, di data più recente, del Partito comunista. In occasione della predisposizione dei lavori della Commissione competente, era stato richiesto alla Giunta la sua collocazione rispetto a queste proposte di legge. Mi ero riservata di comunicare la posizione della Giunta rispetto all'argomento; la considerazione è che attualmente è in discussione, in una fase che si auspica conclusiva, a livello nazionale una legge quadro sui parchi.
Tra l'altro abbiamo fatto parte, come Regione, del gruppo di lavoro che è stato costantemente consultato in merito alle previsioni del disegno di legge quadro sui parchi. Devo dire, con una certa soddisfazione, che il disegno di legge governativo, che peraltro si pone di fronte ai disegni di legge presentati dalle forze politiche, trae spunto per certe precisazioni dalla nostra legge che avviata nel 1974/1975 conserva ancora oggi tutta la sua validità, la sua modernità ed importanza. Si può con soddisfazione affermare che il disegno di legge governativo riflette per il 95% le impostazioni della nostra legge. Quindi io penso che la Giunta sia coerente nella sua posizione di attesa nei confronti di questo disegno di legge, che il Ministro Ruffolo recentemente ha dichiarato essere sulla dirittura d'arrivo. Pertanto il dibattito che è previsto per la sessione autunnale è molto opportuno come occasione propedeutica al dibattito, legislativo in questo caso, che si dovrà realizzare nel momento in cui si dovranno affrontare i due disegni di legge che attengono a questo problema e che sono giacenti nella Commissione consiliare competente.
In questo senso io accolgo l'invito, che non è la prima volta per la verità che viene rivolto e rispetto al quale c'è sempre stata la nostra disponibilità, e penso che avendo anche elementi sul fronte governativo potremo forse con più cognizione di causa affrontare questo problema a livello regionale.
Per quanto riguarda le modifiche da introdurre alle leggi rimanderei al previsto dibattito. Non v'è dubbio che dieci anni di esperienza abbiano segnato profondamente la nostra Regione su questa politica. Ci sono degli aspetti da modificare o aggiornamenti da apportare; la previsione di accorpamenti per aree geografiche attraverso parametri di omogeneità è uno dei concetti verso cui potremo atteggiarci in sede di revisione della legislazione. Questo coinvolge anche il sistema di gestione dei parchi stessi: oggi vi sono almeno cinque modi diversi di gestione dei parchi. Gli anni trascorsi sono stati sperimentali e abbiamo oggi l'opportunità di verificare i risultati anche attraverso i diversi modi di gestione dei parchi. Siamo in un momento maturo per avviare con concretezza e con dati certi e risultati riferibili questo dibattito; quindi io accolgo l'invito del relatore che egli ha portato a nome della Commissione.
Ringrazio la Commissione per il lavoro svolto; credo che questo sia un disegno di legge atteso dalla cosiddetta comunità dei parchi. Nell'ambito delle professioni nuove questa comunità sta diventando sempre più importante e significativa, colgo questa occasione per ringraziare la squadra dei parchi che vedrà finalmente colmate tante esigenze e carenze che sono poi quelle che determinano le difficoltà e le critiche che alle gestioni qualche volta vengono rivolte.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 379: "Snellimento di procedure in materia di funzionamento del CUR" e progetto di legge n. 397: "Modifiche alla L.R. 5/12/1977, n. 56 (Composizione e funzionamento del Comitato Urbanistico Regionale)"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 379 di cui al punto 9) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Picco che ha pertanto la parola.



PICCO Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, di questo disegno di legge esisteva una relazione di accompagnamento della Giunta che a seguito delle discussioni e dei confronti che vi sono stati in II Commissione ha perso parte della propria efficacia, sostanzialmente però sono stati mantenuti fissi e validi i principi che erano qui enunciati.
Ritengo di dover sottolineare che il dibattito in II Commissione ha evidenziato come questa miniriforma del CUR non possa non essere vista come segmento di un processo più ampio di autoriforme delle strutture burocratiche della Regione per essere conseguenti agli impegni che il Consiglio regionale ha assunto in occasione del dibattito sulle riforme istituzionali.
Ciò detto sono state presentate a latere di questo provvedimento altre proposte che i presentatori probabilmente commenteranno e che intendono confrontarsi con la proposta della Giunta fatta propria dalla maggioranza e che viene ora raccomandata all'approvazione del Consiglio.
Penso in questa sede di dovere ancora sottolineare la validità delle proposte stesse in ordine ad un problema fondamentale qual è il controllo della gestione urbanistica attraverso l'approvazione tempestiva degli strumenti urbanistici. Il provvedimento quindi non vuole per ora affrontare compiutamente e nel merito tutti gli aspetti che concernono il rapporto tra l'Amministrazione regionale, le sue strutture articolate sul territorio e gli organi preposti a tutela e a supporto delle strutture stesse, ma vuole procedere ad una parziale razionalizzazione dell'istituto CUR già esistente in modo da consentire una gestione di approvazione di strumenti urbanistici che sia rispondente alla domanda che proviene dai Comuni e dalla società.
Con queste premesse io credo che il provvedimento possa essere approvato dal Consiglio, rinviando a successivi momenti confronti più approfonditi sui temi che ho brevemente accennato in questa relazione e che fanno parte di processi di revisione della legge urbanistica da un lato, ma dall'altro del più complesso problema delle deleghe delle funzioni regionali.



PRESIDENTE

A fianco di questo disegno di legge presentato dalla Giunta c'è una proposta di legge presentata dai Consiglieri Bontempi, Biazzi e Chiezzi. Si deve decidere sul non passaggio al voto di quest'ultima proposta o su una richiesta di altro tipo che i proponenti possono formulare.



BONTEMPI Rinaldo

Credo sia utile illustrare subito questa relativa anomalia della discussione di due testi di legge, uno che è stato approvato dalla maggioranza, l'altro (quello da noi presentato) su cui non ci si è espressi, ma su cui si è convenuto insieme di portarlo all'attenzione dell'aula per evidenziare non solo una iniziativa che un Gruppo come il nostro ha assunto in materia, ma anche una presenza dell'argomento e della riforma organica del CUR per memoria oggi, che dovrebbe diventare attraverso la discussione che dovremo fare a partire dall'attuazione dell'ordine del giorno sulle autoriforme - anche una realtà.
L'Assessore ha ritenuto di dovere apportare queste piccole, ma comunque prime modifiche al funzionamento del CUR. in realtà in maniera svincolata dall'impegno, che il Consiglio si era assunto con il dibattito del 19 aprile e seguenti, di definire una serie di autoriforme tra le quali, negli organismi consultivi, centrale è quella del CUR.
Noi abbiamo lungamente discusso e chiesto anche all'Assessore se non fosse stato il caso di far coincidere questa eventuale riforma o altre idee più ampie della Giunta con quelle prospettate nella nostra proposta di legge che poi ho visto con piacere sono state anche oggetto di una iniziativa del Gruppo socialista. L'Assessore ha motivato questo provvedimento con ragioni di urgenza e di gestione concreta del settore nella sede di approvazione; noi abbiamo almeno parzialmente accolto queste motivazioni nel senso che non abbiamo richiamato quello che avremmo potuto richiamare, ciò un impegno del Consiglio che poneva sostanzialmente tutti nelle condizioni di dover partire solo dal 30 settembre in poi, data teorica stabilita. Abbiamo acceduto a che il provvedimento della Giunta approdasse in aula, ma con l'intesa che oggi venisse evidenziato che questo primo provvedimento risponde sì a certe esigenze, ma che la Regione ha bisogno d'altro. E noi abbiamo offerto un'idea che tenterò di illustrare perché sia un termine di relazione comunque anche per il provvedimento che assumiamo.
L'idea è questa: noi partiamo da una considerazione che da lungo tempo abbiamo svolto (la nostra elaborazione su questo piano ha origine praticamente nel 1984) che riguarda in genere tutti i meccanismi delle cosiddette Commissioni consultive, non solo il CUR quindi. Noi, ma credo non solo noi perché questo problema è stato oggetto di denunce, di analisi e di studi diffusi per quanto riguarda tutto l'ordinamento nazionale, non solo quindi quello della nostra Regione, abbiamo posto l'accento su un limite forte che gli organismi consultivi recano con sé, cioè quello di una forma surrogatoria di partecipazione che però ha consistenza, di un sistema diffuso degli interessi organizzati attraverso funzioni consultive che gradatamente, per il fatto che lavorano sui provvedimenti, sulle pratiche addirittura, non parlo solo del CUR. ma anche di altri organismi consultivi che riguardano per esempio l'attuazione di leggi, diventano dei soggetti attivi, con una forte espropriazione dei soggetti elettivi. E' un meccanismo concertativo e in qualche modo surrogatorio e surrettizio; a proposito degli organismi consultivi tutte le leggi dicono che le decisioni vengono assunte dai soggetti attivi (Giunte e Consigli), nei fatti però le cose non vanno così e si ha quindi una spoliazione di poteri, soprattutto dei poteri di controllo, non parlo neanche dei poteri di decisione da parte dei Consigli. Le stesse Giunte talvolta sono messe di fronte ad un inadeguato lavoro di collegialità che latita per altri motivi, ma anche su questo, proprio perché in genere i meccanismi consultivi sono pensati con la presenza dell'Assessore per stabilire un raccordo, però poi l'Assessore si fa forte leva di quello che quel sistema di esperti, di interessi, ha pronunciato per porre alla Giunta in pratica un provvedimento che, salvo casi clamorosi, non è mai smentito. Ci sono quindi preoccupazioni di sistema.
Noi registriamo con favore che a forza d'insistere qualche cosa mi sembra stia maturando, anche se basta leggere la relazione redatta nel 1980 dalla Regione Toscana relativa ai rapporti Regione-Stato per evincere che la cosa più grave è che questi organismi consultivi, concertativi quando riguardano enti, sono sedi assolutamente non trasparenti, dove non è possibile verificare le responsabilità e dove si tagliano pesantemente fuori i Consigli. Non voglio fare un discorso velleitario: mi rendo conto che i Consigli non possono stare su tutto, un esercizio della democrazia compiuta in sede consiliare non può riguardare tutto, ma i Consigli devono essere messi in condizione di avere un meccanismo di partecipazione all'informazione tale da poter esercitare almeno in tempi reali la funzione di controllo. Questi organismi tendono ad allontanare di molto la nitidezza dello schema a cui peraltro anche sul piano più generale politico tutti diciamo di essere disponibili, ma che non vedo mai tradursi in fatti. C'è una critica al sistema consociativo, critica anche motivata per gli elementi di confusione che porta, ma poi vediamo che a livello nazionale non solo per quel che riguarda le riforme istituzionali, questi punti veri questi gangli critici del sistema consociativo non vengono mai toccati.
Addirittura si fanno leggi, io penso alla legge sull'autorità sul Po che è stata proposta dal Governo, ma anche la proposta che ha fatto il nostro Gruppo alla Camera non ci lascia molto entusiasti perché prevede meccanismi consociativi poco chiari.
Ho fatto questa premessa per richiamare il quadro di sistema, quindi di autoriforma in cui collocarci. Qui dobbiamo confrontarci, io dico anche per fare una scelta graduale: sarebbe un po' velleitario dire "li aboliamo tutti", però cominciamo ad intervenire su alcuni per arrivare a risultati di maggiore trasparenza e responsabilità, per rilasciare maggiori condizioni di ruolo delle Giunte, degli stessi Assessori e dei Consigli.
Come si inserisce in questo discorso il CUR? Si inserisce a tutto titolo perché è un organismo consultivo che ha peso, che incide. Incide in quanto che la storia dell'applicazione della legge urbanistica è stata legata molto a questo organismo, che è nato sulla base anche di vincoli legislativi, di una falsariga usata peraltro per l'approvazione in sede comunale dei progetti, quindi risente del tronco di fondo della cultura urbanistica ed amministrativistica in materia di territorio.
Però dopo una prima fase in cui va riconosciuto almeno per l'altezza di ispirazione che caratterizzò il legislatore allora e anche l'attuatore di questa legge, il prof. Astengo, il quale mise meno in evidenza, almeno in quella fase, gli elementi critici, più invece gli elementi propulsivi di questo organismo, in realtà poi si è avuto un decadimento complessivo della funzione istituzionale con l'emergere di crescenti problemi di efficacia della decisione amministrativa urbanistica, per cui i difetti strutturali e sistemici del CUR sono venuti tutti in evidenza. Intanto perché le nomine degli esperti sono caratterizzate crescentemente, non sempre e non univocamente, da una troppo marcata genesi partitica. Questo è uno dei primi elementi negativi che portano a ripercuotere lì, non in tutti i casi uno schema che va fuori dalla funzione consultiva di alto esame ed alta verifica.
In secondo luogo, proprio questa genesi partitica, però espressa dal Consiglio, porta ad un organismo sostanzialmente poco responsabile, poco controllabile, ad esercitare ultroneamente certe sue funzioni. Questo elemento ha poi una sua graduazione a seconda di chi presiede il CUR e quindi gli indirizzi. In questo senso ci sono responsabilità politiche e saremo in grado di rilevarle leggendo quale intonazione i vari Assessori che si sono succeduti a presiedere il CUR hanno dato. Io non ho difficoltà a dire - d'altra parte è manifesta questa nostra posizione nella pur acerrima e aspra battaglia politica che conduciamo nei confronti di questa Giunta e dei suoi Assessori, di tutti gli Assessori che pare a noi che questo tentativo, sia pur parziale che si sarebbe dovuto fare a ben altra altezza, dell'Assessore Genovese rappresenta un tentativo di ripristinare qualche condizione di maggiore efficacia per affrontare un problema che noi apertamente cerchiamo di affrontare: quello della funzione distinta che deve avere la struttura, i funzionari regionali, rispetto agli organismi consultivi. Su questo insistiamo marcatamente. Crediamo cioè che la Regione possa produrre un suo futuro solo se, anche su funzioni delicate, si costruiscono condizioni di responsabilità e di autonomia da parte della struttura, e che gli organismi consultivi coadiuvano, aiutano intervengono, possono essere un supporto, ma non sono ciò che dirige ed esaurisce in un misto confuso la funzione istruttoria; questo è il punto.
Quello dato dall'Assessore in questa direzione è solo un segno, ma lo registriamo comunque positivamente. A fronte di questi difetti di sistema della decadenza istituzionale che fa emergere solo più la derivazione partitica e della gestione che negli anni è stata da parte di alcuni presidenti del CUR quanto meno disinvolta, con casi che abbiamo anche denunciato e di cui attendiamo le prove del lavoro, questa inversione di tendenza, io dico di stile, mi basta già: l'uomo è lo stile e lo ricordo perché si diceva questo di Fausto Coppi ed è vero, ma vale più in generale quindi noi apprezziamo questi mutamenti di stile e di atteggiamento. Li apprezziamo ma, caro Genovese, rischiano di essere solo tentativi se non si prende la questione più alle radici.
La nostra legge è ancora da perfezionarsi. E' stato un tentativo realistico, noi crediamo che potrebbe benissimo in questa fase non soffrirne il sistema se abolissimo il CUR del tutto. Però mi rendo conto che è una misura drastica; le difficoltà stesse incontrate dall'Assessore per far passare queste piccole modifiche lo dimostrano. Allora perché non proviamo a precisare? Devo dire che lo stesso tentativo del Gruppo socialista mi pare interessante: è stato prefigurato un CUR con funzioni di studio e partecipazione alla programmazione, cioè funzioni alte, non specifiche, rimandando invece le funzioni specifiche ad altri momenti.
Questa è una proposta interessante. Noi abbiamo invece ritenuto, con la nostra proposta, ma siamo aperti ad una discussione con tutti, di prevedere una netta distinzione fra struttura che svolge l'istruttoria e la conclude organismo CUR che controdeduce con il suo parere consultivo (qualora ce ne sia l'occasione) e nella fase terminale la Giunta che decide sulla base di ciò che le è pervenuto dalla struttura e del parere consultivo dell'organismo.
A questo poi potremmo legare fattivamente anche qualche tentativo serio di battere in breccia, non l'abbiamo ancora scritto, ma vorremo discutere sulla questione che sta diventando un po' assurda delle incompatibilità. E' molto meglio dire esplicitamente che possono parteciparvi tutti, però tale partecipazione deve essere esplicita in relazione all'affidamento delle pratiche. Altrimenti rischiamo di avere una situazione molto ambigua per cui tutti dichiarano che non fanno più gli studi, però poi se vogliamo consultare esperti di qualità questi studi li fanno, anche se magari nominalmente li fanno fare da altri. Siamo in una situazione assolutamente sbagliata, per cui anche su questo bisognerebbe riflettere.
Ultimo elemento che ci preme sottolineare è che ci sia almeno su questo argomento, così come sul CROP e sul Co.Re.SA (abbiamo individuato solo tre organismi per non disperdere le forze), un serio tentativo per definire un solo organismo consultivo diverso, perché sia CUR che CROP riguardano gli esperti: io vorrei proporre un tentativo di riforma laddove si agglomerano gli interessi. Faccio un esempio: in quegli organismi che sul credito, sul commercio, sulla grande distribuzione, sono composti di rappresentanze e di interessi, sarebbe bene andare a vedere che possibilità di riforma abbiamo.
In realtà lì abbiamo categorie, rappresentanti del tutto legittimi che vengono però associati alla decisione amministrativa, anche rilevante: apertura o meno di un supermercato, concessione o meno del credito. Non è stato inserito questo, perché mi rendo conto che non si voglia fare l'azione alla "Robespierre" tagliando tutto, però bisogna andare nella direzione di innovare; di innovare con coraggio se vogliamo avere almeno con qualche esempio concreto la possibilità di parlare di un sistema che funziona con più trasparenza, e io dico anche con più efficienza e con più efficacia, che è l'altro termine di riferimento.
Concludo il mio intervento annunciando che abbiamo portato in aula questa questione per poterne discutere per poter rilanciare un interesse e magari uno stimolo perché al 30 settembre non ci sia solo la nostra proposta o quella del Gruppo socialista, ma magari altre.
Non chiediamo il passaggio ai voti della legge, anzi siamo noi stessi a chiederne il rinvio in Commissione, affinché parta alle stesse condizioni delle altre proposte. Pertanto noi aspetteremo il 30 settembre per la discussione, ma riteniamo di dare un significato non episodico né marginale a questa questione sia perché attiene alla vecchia però importantissima questione dell'approvazione di strumenti urbanistici, sia soprattutto perché questo è uno di quei terreni su cui facendo politica si può fare anche un po' di cultura dall'ambito regionale. Noi abbiamo abbandonato da troppo tempo queste cose che invece sono essenziali della nostra funzione.
Dobbiamo essere punto di riferimento del diffondersi di una cultura dell'innovazione istituzionale: questa è la nostra funzione più propria mentre molto più impropria spesso è la confusa guerriglia babelica sulle cose che non riusciamo a dominare e che altri soggetti potrebbero fare francamente molto meglio a casa loro che non noi.
Io rassegno queste riflessioni all'aula. Chiedo che non venga messa ai voti la nostra proposta di legge e per quanto riguarda il provvedimento della Giunta noi ci asterremo, ma esplicitamente dichiarando che è un'astensione riferita al fatto che se il percorso, che noi abbiamo peraltro segnalato e avviato senza riuscire a spuntarla nel 1984, fosse stato un pochino più recepito si poteva già arrivare a qualcos'altro.
E' in ogni caso un'astensione benevola: 1) perché comunque qualcosa da qualche Assessore è venuto, il panorama diversamente è abbastanza grigio 2) queste misure sono una piccola parte, non esaustive, però nel merito non siamo contrari.



PRESIDENTE

E' stata esplicita la richiesta del rinvio in Commissione della proposta di legge n. 397 presentata dal Gruppo comunista.
Se non vi sono al proposito opinioni contrarie, la richiesta si intende accolta.
Se non vi sono altre richieste di parola, ha facoltà di intervenire l'Assessore Genovese sul progetto di legge n. 379.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo innanzitutto ringraziare il relatore che ha già provveduto ad illustrare il significato e la portata limitata del progetto di legge che la Giunta ha proposto all'attenzione del Consiglio.
Devo ringraziare i colleghi della II Commissione che pur in una fase che necessariamente richiedeva la considerazione dell'ordine del giorno e quindi degli indirizzi che il Consiglio regionale ha votato in tema di autoriforme che comprendono anche, come hanno ricordato i colleghi Bontempi e Picco, la revisione degli organismi consultivi di maggiore importanza della Regione, hanno compreso le motivazioni dell'iniziativa di legge della Giunta regionale e non si sono opposti a licenziare la proposta di legge della Giunta. Questa non affronta la modifica sistematica del CUR. cioè non tocca il sistema, ma affronta solo alcuni problemi che attengono alle procedure e al funzionamento del CUR. Si tratta di alcuni aspetti limitati che però sono ritenuti comunque significativi per consentire un miglior funzionamento del CUR.
A me dispiace molto, signor Presidente, che il tempo non ci abbia consentito, come era stato programmato dai primi di giugno, di affrontare in aula prima della fine di luglio un confronto serio sulla situazione della pianificazione urbanistica nella nostra Regione a dieci anni dalla entrata in vigore della L.R. n. 56; ciò avrebbe potuto consentire una più generale riflessione e valutazione, entro cui iscrivere un provvedimento molto limitato, come quello che è in discussione, e le iniziative assunte sulla stessa materia, però in modo sistematico, per ora dal Gruppo consiliare comunista e da quello socialista.
Gradirei che la Presidenza e il Consiglio prendessero atto che la comunicazione in materia è stata presentata e che la stessa sia data per letta, rinviando il dibattito all'autunno; infatti, avendola trasmessa da circa dieci giorni ufficialmente a tutti i Consiglieri regionali e in previsione del dibattito anche agli uffici regionali. Siccome non è stata iscritta all'o.d.g. di queste sedute, non vorrei che poi domani, essendo ormai diffusa, commenti sulla stampa prima del dibattito consiliare potessero portare a considerare scorretta la diffusione da parte dell'Assessorato che invece l'ha fatto in previsione di un dibattito da tempo richiesto dai Gruppi consiliari e che invece ormai non si farà prima del periodo feriale.
Ciò precisato, vorrei solo dire molto brevemente poche cose.
Questo provvedimento della Giunta si inserisce in una serie di iniziative, se vogliamo minori, che attengono alla gestione ed al funzionamento del settore, che sono indicate nella stessa comunicazione e che nascevano da valutazioni già formalizzate ed evidenti prima della votazione da parte del Consiglio regionale dell'ordine del giorno in tema di autoriforme, contemplante anche la revisione del CUR. del CROP e del Co.Re.Sa.
Questa iniziativa di legge che nella sostanza intende aprire la possibilità di relazionare al CUR anche a funzionari della Regione che non sono membri eletti del CUR. purché abbiano i requisiti di professionalità richiesti dalla stessa L.R. n. 56, mira a sveltire, per quanto possibile senza discapito della qualità del "prodotto" che comunque è un problema sempre aperto, le procedure; infatti, in moltissimi casi la duplicazione della procedura di istruttoria e di relazione appare priva di reale motivazione e la nuova procedura può utilmente consentire la sperimentazione del funzionamento del nuovo sistema misto istruttoria relazione.
Inoltre, punta a riconoscere le professionalità che sono cresciute all'interno dell'Assessorato.
Credo che sarebbe un errore, al di là dei tanti ragionamenti che si possono fare (e poi ne farò uno anch'io sulla condizione delle strutture regionali), non volere prendere atto che negli anni sono cresciute delle professionalità che al di là dell'appartenenza a un organismo consultivo devono essere riconosciute e utilizzate, promosse e valorizzate, aprendo la possibilità di relazionare ad altri funzionari esterni al CUR.
Inoltre, c'è la possibilità comunque, tenendo conto che il CUR è formato da membri interni ed esterni, di poter affiancare, in un sistema nuovo che si sta sperimentando, agli istruttori interni un relatore esterno con l'applicazione del regolamento, perché in questo caso non è necessaria una nuova norma.
L'altra modifica che viene introdotta consente, in assenza del Presidente e del Vicepresidente, che un funzionario, sotto la responsabilità politica dell'Assessore Presidente, possa presiedere le sedute del CUR.
Questo corrisponde ad un'altra esigenza obiettiva perché il problema non è quello di presiedere formalmente le sedute del CUR. bensì quello di mettere in moto un funzionamento in cui, al di là della presenza fisica continua dell'Assessore, ci sia una capacità di controllo di quello che avviene ed una possibilità reale di conoscenza dei processi e delle proposte che vengono formulate.
Devo dire che con una decisione, che spetta all'Assessore, richiederò a partire dalle sedute di settembre che nessuna pratica venga iscritta all'o.d.g. del CUR se prima non sarà depositata per iscritto la relazione e la proposta di voto del relatore. Infatti, non potere conoscere in modo preciso la relazione e la proposta di voto ha creato sovente disguidi nel funzionamento e può creare incertezza sugli atti che si devono proporre alla Giunta e che una volta approvati toccano interessi soggettivi rilevanti.
A fianco dei due nuovi elementi che ho illustrato, si sta parallelamente procedendo all'interno dell'Assessorato alla messa a punto di una nuova circolare in materia di formazione e revisione degli strumenti urbanistici generali che dovrebbe fare chiarezza sulla verifica degli atti e sulla loro trasmissione alla Regione oltreché sulla formazione degli strumenti urbanistici, superare incertezze e assicurare maggior celerità alle procedure di valutazione e di approvazione degli strumenti urbanistici generali.
Ora mi devo fermare e mi limiterò a poche altre osservazioni rinviando una necessaria riflessione generale al dibattito che credo avverrà nell'autunno.
Credo si debba dire subito che è abbastanza difficile toccare un modulo importante quale quello delle strutture amministrative e consultive previste dalla L.R. n. 56, senza una riflessione più generale.
Come si fa a non parlare dell'attività di indirizzo, di supporto tecnico, di supporto finanziario a cui la Regione dovrebbe rimettere mano? Come si fa a non parlare della necessità di rilanciare un'iniziativa di promozione e di sostegno alla collaborazione intercomunale fra gli enti locali? E poi bisognerà pur riflettere sulla struttura. Le colpe non vanno cercate nelle persone o negli organismi. E' dal 1980 che non riusciamo più a fare un'assunzione in questa Regione. Questa è la realtà. La struttura è demotivata e sono scoperte posizioni professionali essenziali. Nell'ultima notte della scorsa legislatura non abbiamo approvato l'applicazione del contratto e abbiamo sciolto i Comprensori. Forse dovremmo riflettere su cosa ha significato in generale e in settori collegati al territorio.
Questa riflessione verrà ripresa. Debbo infine assicurare i colleghi del Gruppo consiliare comunista e del Gruppo consiliare socialista, come è stato già fatto in Commissione, che la Giunta non ritiene con questa iniziativa legislativa di avere dato una risposta all'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale. Si sono invece affrontati alcuni problemi immediati di funzionamento.
Comprendiamo che l'esigenza manifestata dal Consiglio e a cui ha già corrisposto una presentazione di proposte di legge da parte di due Gruppi è un'esigenza che rimane a cui la Giunta non intende certamente sottrarsi e che verrà presa in considerazione non appena il Consiglio regionale tenendo conto delle proposte presentate, affronterà la traduzione in concreto dell'ordine del giorno che è stato votato.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola possiamo procedere all'esame dell'articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 315 (seguito)


PRESIDENTE

Chiedo ai colleghi se è stato raggiunto un accordo in merito al progetto di legge n. 315.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispetto alla proposta iniziale sulla quale abbiamo interrotto i lavori ci sono state successive e ripetute modifiche. C'è un'ultima proposta fatta dalla Democrazia Cristiana che tocca una parte sostanziale dell'art. 2. Noi ci permettiamo di dire in primo luogo che ne venga distribuita una copia a tutti i Consiglieri, in secondo luogo che ne venga illustrato il senso, perché noi siamo interessati a dire la nostra, ma siamo altrettanto interessati a sentire le opinioni degli altri.
Inoltre, signor Presidente, ci permettiamo, me lo ricordava un momento fa il collega Chiezzi, anche di dire dopo un'interruzione così prolungata che è il caso di vedere che ripercussioni avrà la proposta di emendamento all'art. 2 sugli altri articoli di legge in modo da poter fare una valutazione complessiva.



PRESIDENTE

Se ritenete comunque necessario utilizzare ancora altro tempo per effettuare un più approfondito esame di tale proposta di modifica, credo sarebbe opportuno ed utile per tutto il Consiglio in quanto ci permetterebbe di risparmiare ore di dibattito nel prosieguo dei nostri lavori.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 944: "Assestamento integrativo dei programmi di localizzazione dei finanziamenti di edilizia agevolata previsti dalla legge 5/8/1978, n. 457 (IV e V biennio) per interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente e per l'adeguamento del massimale di mutuo relativo agli alloggi da assegnare in locazione previsti dal V progetto biennale"


PRESIDENTE

Passiamo quindi ad esaminare la proposta di deliberazione n. 944, di cui al punto 21) all'o.d.g.
La parola l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questa deliberazione si propone al Consiglio regionale di utilizzare le economie che si sono registrate sui contributi statali concessi sul IV e V progetto biennale del piano decennale per la casa, legge n. 457, economie derivanti dalla fluttuazione dei tassi di riferimento.
Con una stima prudenziale sul complesso dei contributi che sono stati concessi alla Regione e sulla loro utilizzazione nel corso dei dieci anni di applicazione della legge 457, si registra la possibilità di impiego di un contributo statale di 12 miliardi e 480 milioni, e rispetto a questa possibilità odierna si propone di impegnarne solamente una parte esattamente 9 miliardi e 108 milioni, che consente l'attivazione ai tassi di riferimento odierni, con il moltiplicatore che ne discende, di mutui agevolati per 85 miliardi e mezzo e quindi un investimento complessivo considerando che il mutuo agevolato non copre la totalità del costo di costruzione reale, pari all'incirca a 125 miliardi.
L'assestamento proposto del IV e V progetto biennale della legge 457 è rivolto unicamente ad attivare interventi di recupero edilizio, siano essi dei Comuni, delle cooperative o loro consorzi, delle imprese o loro consorzi.
A questo fine nell'ottobre dello scorso anno era stato avviato il censimento, attraverso i consolidati strumenti di programmazione che la nostra Regione aveva utilizzato nel passato, presso tutti i Comuni, con la raccolta delle proposte di interventi di recupero sia dei Comuni che degli operatori esterni, imprese o cooperative.
I Comuni hanno trasmesso in un periodo variabile fra il novembre dell'87 e l'aprile di quest'anno tutte le richieste che avevano raccolto anche dei privati oltre che le proprie. Sulla base dei dati pervenuti e dell'istruttoria degli uffici regionali, tutti gli interventi richiesti sono stati accolti perché rientravano nella capacità finanziaria complessiva di intervento, salvo il ridimensionamento al finanziamento ammissibile definito dagli uffici.
Nessun intervento è stato scartato. L'unico Comune rispetto al quale si è proceduto ad un ridimensionamento dell'intervento richiesto è quello di Vercelli.
Il Comune di Vercelli aveva chiesto direttamente il recupero di oltre 200 alloggi, ma noi abbiamo posto come tetto massimo per ogni Comune il finanziamento di non più di 100 alloggi. Nessun altro Comune del Piemonte aveva chiesto un numero di alloggi superiore ai 100; quindi tutte le richieste pervenute risultano accolte in questa proposta al Consiglio, con il ridimensionamento della richiesta del Comune di Vercelli, che è stato portato a 110 alloggi rispetto ai 240 che aveva richiesto.
Con questa proposta, se guardiamo ai diversi tipi di operatore, si propone il finanziamento di 941 alloggi da recuperare da parte dei Comuni di 596 alloggi da parte di imprese o loro consorzi e di 130 alloggi da parte di cooperative o loro consorzi.
Una seconda parte del provvedimento riguarda la possibilità che è stata data dal Ministero dei Lavori Pubblici a partire dal V progetto biennale di elevare il mutuo agevolato da 50 a 60 milioni per alloggio.
Come i colleghi sanno, la nostra Regione in base alla L.R. n. 28 concede ai Comuni e alle cooperative a proprietà indivisa che utilizzano i mutui agevolati per costruire alloggi da dare in locazione, l'integrazione della quota mutuabile arrivando, almeno per i massimali oggi in vigore, a coprire la differenza fra i 50 milioni di mutuo agevolato e i 72 del massimale di costo ammesso dal Ministero, abbattendo al 3% i mutui ordinari aggiuntivi che fanno i Comuni o le cooperative a proprietà indivisa per la realizzazione di alloggi.
La seconda parte del provvedimento prevede, dal momento che oggi è possibile e i fondi residuano dalle economie, di elevare la cifra mutuabile massima, per coloro che lo richiederanno entro ottobre, da 50 a 60 milioni per Comuni e cooperative a proprietà indivisa, concedendo quindi il contributo regionale di abbattimento degli interessi al 3%, solo su 12 milioni per alloggio e non su 22 come avviene oggi, con un conseguente risparmio sui fondi regionali.
Questo è nella sostanza il provvedimento che viene proposto e che in qualche misura configura un'operazione di chiusura quasi definitiva per l'edilizia agevolata del piano decennale nella nostra Regione.
Restano ancora accantonamenti ed economie pari a un contributo di circa 4 miliardi, che potrebbe muovere ancora 40-50 miliardi di investimenti agevolati, ma che per prudenza resta accantonato in attesa di vedere con più esattezza come si svilupperà l'attuazione finale del piano decennale della casa nella nostra Regione; comunque, con i nuovi finanziamenti che a partire dell'ottobre dovranno pervenire alle Regioni sulla base del riparto che il CER ha operato delle disponibilità previste nella legge finanziaria 1988, si potrà definire ed avviare un nuovo programma all'interno del quale utilizzare anche le risorse economizzate dalla Regione.
A partire da settembre-ottobre la riflessione sarà completamente nuova.
E' finito il piano decennale della casa e ci sono molte proposte da tempo in discussione a livello nazionale; le stesse procedure di programmazione e i tipi di intervento in edilizia residenziale pubblica saranno diversi rispetto al passato. Credo che potremmo darci un appuntamento per una valutazione più generale e un dibattito più approfondito sui problemi della casa per il prossimo autunno; infatti, contrariamente a quanto è stato detto in Commissione, oggi pare non ci sia la possibilità di andare oltre certi limiti di tempo, avendo i Capigruppo deciso la chiusura dei lavori del Consiglio entro questa sera.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso anch'io che i tempi e le modalità di svolgimento dei lavori del Consiglio stabiliti dai Capigruppo non permetta di svolgere con l'ampiezza dovuta alcune considerazioni in ordine al problema della casa e allo stato di attuazione della legge 457 in questa occasione, e quindi auspico anch'io che nel prossimo autunno celermente si possa affrontare un ampio esame della situazione del problema casa. Però mi sembrerebbe egualmente sbagliato e inopportuno non esaminare questa delibera alla luce dei grossi problemi che sono sul tappeto per quanto riguarda l'attuazione del piano di cui alla legge 457, anche perch su questo noi avevamo presentato un'interpellanza, alla quale ieri l'Assessore ha fornito una risposta scritta.
La delibera presentata dall'Assessore è emblematica perché rende con grande chiarezza in quale stato di dissociazione, dal punto di vista dell'azione di governo, sia trattato il problema della casa.
Insomma, in Italia in tempi successivi ed anche molto recenti, si continua a dichiarare il problema della casa come uno dei grandi problemi nazionali. Vengono assunti provvedimenti che a livello nazionale derivano da emergenze abitative. Siamo in una situazione in cui si riconosce che ci sono emergenze abitative come nell'area torinese.
L'insufficienza di un'azione programmata, l'unica in grado di affrontare il problema della casa, la si nota anche dalle cifre che ha fornito l'Assessore per quanto riguarda il modo con il quale gli interventi pubblici sono stati concretamente realizzati.
Le cifre che fornisce l'Assessore Genovese sull'attuazione della legge in Piemonte sono del tutto insoddisfacenti. Nell'edilizia residenziale pubblica è in corso di appalto il 32,84% del finanziamento attribuito a livello regionale; per quanto riguarda l'edilizia pubblica residenziale agevolata siamo al 34% del finanziamento attribuito a livello regionale; i finanziamenti individuali dell'85 sono al 58%. Non ci si può dire che va tutto bene e che siamo molto soddisfatti! Si spiegano anche questi ritardi. Lo spiegava anche l'Assessore nella risposta scritta: a parte la farraginosità delle procedure e l'intrico delle competenze, la ragione di fondo di questo ritardo è quello che abbiamo ripreso più volte - inascoltati da parte di questa Giunta dell'insufficienza della legislazione sull'uso dei suoli. Nei confronti di provvedimenti diversi più volte da questi banchi ho sollevato questa questione che è il vero nodo da sciogliere. In Italia, a parte le inefficienze dovute a procedure, c'è un'inefficienza e una mancanza assoluta di governo sull'uso dei suoli, di cui hanno la responsabilità i Governi nazionali (almeno da otto anni a questa parte). Questo è dovuto al fatto che Comuni e operatori anche privati sono in condizioni di non agire neppure per quella quota assolutamente insufficiente, ma che pure esiste di finanziamenti che lo Stato riesce a dedicare al settore della casa e che rimangono inoperanti perché non si sa come operare, perché manca una legge sull'uso dei suoli.
Non solo, oltre a mancare la legge sull'uso dei suoli ci sono anche comportamenti (che abbiamo denunciato) della Giunta regionale del Piemonte che non solo secondo noi ma anche secondo tanti Comuni, operatori cooperative e consorzi di imprese, aggrava il problema.
Risollevo allora, per l'ennesima volta, la necessità che il Consiglio regionale, la Giunta e gli Assessori competenti, soprattutto il Presidente Beltrami e l'Assessore Mignone, prendano su questo problema un'iniziativa concreta. Non è possibile far passare delibere come queste all'interno delle quali compare, sia pure indirettamente, questo problema senza mai affrontarlo.
Ricordiamoci che se localmente, come Regione Piemonte, siamo alle percentuali di attuazione del tutto insoddisfacenti indicate dall'Assessore, in un recente Convegno tenuto in provincia di Cuneo abbiamo saputo da funzionari dello Stato che la legge 457 ha dei residui passivi di 12 mila miliardi, che non sono stati spesi in Italia per affrontare il problema della casa. Oltre all'inefficienza e alle insufficienze delle Giunte e ai problemi di carattere politico di gestione, c'è quindi il problema della legislazione sull'uso dei suoli.
Il secondo aspetto che evidenzio è il seguente. L'Assessore Genovese dice che abbiamo un finanziamento integrativo di 12 miliardi. Siamo in una zona di emergenza abitativa, ma l'Assessore Genovese, con questi pochi spiccioli, è sorprendentemente in grado di soddisfare tutte le richieste di recupero che sono state presentate. Il problema del recupero è dichiaratamente quello fondamentale per affrontare il problema della casa.
Tante volte si afferma che il problema principale è attivare risorse e interventi per il recupero del patrimonio edilizio esistente. Ebbene, con soli 12 miliardi si riesce a soddisfare tutte le richieste. C'è allora un divario enorme tra come si situa il problema della casa - diciamo tutti in termini addirittura di emergenza - e poi all'atto pratico cosa si riesce a produrre nel settore edilizio. C'è una disparità enorme tra possibilità di produzione edilizia e gestione del territorio, torniamo al problema precedente. Non penso che ci sia solo cattiva volontà; c'è un nodo strutturale che impedisce anche a quelle poche risorse messe in gioco per il risanamento di trovare i canali per operare. Uno di questi impedimenti è rappresentato proprio dalle leggi che regolano le acquisizioni degli immobili e dei suoli. Quindi, anche per questa via, è veramente stupefacente approvare una delibera in una Regione nella quale molte sono le aree a emergenza abitativa, segnalando il fatto che abbiamo soddisfatto tutte le richieste.
Abbiamo presentato a questo scopo un emendamento che solleva il fatto che non è venuta alla Regione Piemonte neppure una richiesta di finanziamento da parte dal Comune di Torino. E' finanziato l'intervento del CST, attivato dalle Giunte di sinistra, che continua ad essere l'unica esperienza di cooperazione tra capitale pubblico e capitale privato nel settore del risanamento, nella città di Torino. Vogliamo segnalare questo fatto intanto come denuncia di un comportamento di assoluta incapacità di governo del Comune di Torino.
Sollecitiamo da parte del Consiglio regionale l'approvazione di questo emendamento che è emblematico di una contraddizione tra un fabbisogno esistente e le possibilità operative di dare contributi per il soddisfacimento di questo fabbisogno. La città di Torino non ha chiesto niente: vuol dire che a Torino va tutto bene? No, di certo! Vuol dire che Torino non ha attivato procedure, interventi e provvedimenti atti almeno a sostenere una domanda di finanziamento che l'Assessore Genovese poteva soddisfare, ma non l'ha fatto per mancanza di richieste.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola possiamo passare all'esame del dispositivo della deliberazione.
Sono stati presentati due emendamenti, il primo dei quali è firmato dai Consiglieri Chiezzi, Sestero e Adduci: a pag. 1, nella premessa, dopo le parole "sentita la competente Commissione consiliare", aggiungere: "- rilevato che il Comune di Torino, nel quale rimane rilevante il problema della casa ed in particolare la necessità di numerosi e qualificati interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, non ha formulato alcuna richiesta di finanziamento".
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

La situazione che il collega Chiezzi ha richiamato emerge dalla deliberazione. Chiedo a me stesso e a Chiezzi, se ritenga che questo debba far parte di una deliberazione, o non debba essere invece una valutazione di tipo politico che è stata svolta e viene registrata in aula.
Sarebbe strano che ci si metta ad elencare i Comuni che non hanno fatto alcuna domanda di finanziamento per il recupero edilizio all'interno del testo della deliberazione. E' vero che esiste Torino, ma ci sono anche tanti altri Comuni di rilievo dove è presente un fabbisogno abitativo indiscusso e che non hanno fatto alcuna richiesta.
Ci sono delle motivazioni, sebbene per quanto riguarda Torino secondo me è più difficile trovarne. La Regione ha cercato, con una serie di provvedimenti che avevano un significato politico, di consentire una serie diffusa di interventi di recupero e non quindi una programmazione strettamente collegata ai punti dove più emergente ed evidente è il fabbisogno abitativo nella nostra regione. Al di là di quello che si dice e si tenta di fare, il recupero e la riqualificazione urbana saranno difficilmente affrontabili in termini adeguati, se non cambia un insieme di norme, anche collaterali, in materia di regime dei suoli e di esproprio e di natura fiscale e finanziaria. Devono cioè essere realizzate condizioni tali da far decollare operazioni significative e consistenti di recupero e di riqualificazione urbana dove è richiesto dal fabbisogno abitativo, se vogliamo che a questo si risponda attraverso un'utilizzazione corretta della città esistente.
Non vi sono solo responsabilità dei Comuni. Gli indirizzi di programmazione seguiti sino ad oggi da questa Regione (e quindi senza iniziative che tendano ad organizzare e a sostenere le difficili operazioni di recupero e riqualificazione urbana) hanno indotto risposte frammentarie per lo più provenienti dai piccoli e piccolissimi Comuni, per la realizzazione di limitati interventi di recupero su edifici di proprietà comunale o su edifici che erano proprietà di Opere Pie e di enti assistenziali. Questa è stata la caratteristica principale delle operazioni di recupero edilizio avviate nella nostra Regione.
Il caso di Torino è clamoroso, dal momento che il Comune non ha presentato una richiesta di recupero edilizio sul bando integrativo avviato nel settembre scorso. Però resto dell'opinione - lo dico a Chiezzi - che sarebbe inopportuno inserire una valutazione nel corpo di una delibera dovendo denunciare parallelamente che molte altre città superiori ai 20 mila abitanti nella nostra regione non hanno fatto alcuna richiesta, come il Comune di Torino. Politicamente credo che questa osservazione debba essere raccolta e lo faccio; però non sono per accogliere l'emendamento all'interno della deliberazione.
Per quanto riguarda invece l'emendamento presentato dalla Giunta, si tratta semplicemente della riscrittura formale di un punto della deliberazione che non era chiaro.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento testé discusso che non è stato accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 favorevoli e 32 contrari.
Emendamento presentato dall'Assessore Genovese: l'ultimo punto del disposto deliberativo (punto f) è soppresso e sostituito dal seguente testo: "f) di stabilire, ai sensi del Decreto Ministeriale 18/12/1978 del Ministro del Tesoro, di concerto con il Ministro dei Lavori Pubblici, che il presente provvedimento vale come comunicazione ufficiale agli Istituti di credito convenzionati con la Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 41 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo infine in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 942: "Attuazione art. 17 u.c, del DPR 20/12/1970, n. 761. Adeguamento organico servizi di salute mentale Integrazione alla deliberazione del C.R. n. 106-3185 del 6/3/1986"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 942 di cui al punto 15) all'o.d.g.
Si tratta dell'integrazione di una deliberazione precedente, pertanto non comporta la discussione sulla situazione della psichiatria.



CALLIGARO Germano

Si tratta comunque di un provvedimento nell'ambito di un settore così delicato ed importante quale quello della psichiatria rispetto al quale non si è ancora svolto un dibattito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Nella Conferenza dei Capigruppo, tenuta prima, si è concordato che si sarebbe potuto esaminare questo provvedimento in presenza della disponibilità di tutti, ma che nel caso ci fosse stata una richiesta di rinvio si sarebbe rinviata. Si era comunque detto che questa deliberazione veniva mantenuta tra gli argomenti che era possibile esaminare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Io non voglio insistere più di tanto, però vorrei sottolineare che in questo campo ovunque e comunque, indipendentemente dalle campagne di stampa, ci sono richieste di affrettare l'adeguamento e la riorganizzazione dei servizi e quant'altro collegato.
In questo caso si tratta di una delibera che si riferisce all'ampliamento di una pianta organica per consentire di prendere in carico una serie di pazienti dimessi dall'ex-ospedale psichiatrico di Racconigi: si va quindi nella direzione di alleggerire e chiudere le vecchie strutture manicomiali. Sospendere per un mese e mezzo una delibera di questo tipo ci pare non vada nella direzione di accelerare e avviare la riforma trattandosi peraltro di un adeguamento di pianta organica con questa precisa finalità. Se qualcuno ritiene di chiederne il rinvio io personalmente non mi posso opporre, però desidero rilevare che è un po' contraddittorio rispetto a quanto in ogni occasione e circostanza tutti dichiariamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Noi siamo dell'idea che si possa approvare nel corso di questa seduta un punto così delicato ed importante. Quello per cui protestiamo è che non si sia svolto in 18 mesi un dibattito sulla psichiatria, ma è evidente che non frapporremo ostacoli all'approvazione di questa deliberazione.



PRESIDENTE

E' vero che la deliberazione è legata a questi problemi, ma è parziale riguarda cioè soltanto l'integrazione di una precedente deliberazione. Non si discute quindi della psichiatria in modo generale: si tratta di un numero di posti di assistenti che si trasformano in aiuti, è un miglioramento semmai.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Naturalmente anch'io ritengo che la deliberazione possa essere messa in votazione oggi. Ritengo però anche riprovevole che l'Assessore Maccari dopo i gravi problemi verificatisi nella nostra Regione, che hanno provocato una discussione a livello nazionale, per un provvedimento assunto dallo stesso Assessore, non si sia sentito in dovere, dopo che la scorsa settimana ha creduto opportuno di non essere presente ai lavori del Consiglio regionale, di presentarsi oggi per spiegare al Consiglio regionale le ragioni di un atto che molti ritengono assolutamente sbagliato e inaccettabile nei contenuti e nella forma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Potevamo stare zitti, signor Presidente, su questa questione? No! E' del tutto evidente, signor Presidente, che è nostra valutazione nota che i servizi psichiatrici, in particolare i servizi territoriali per la tutela della salute mentale, debbano essere rafforzati e dotati di tutti quegli strumenti (personale e attrezzature necessarie) per corrispondere ad un bisogno dei cittadini lasciato in questi anni ingovernato da chi aveva il dovere ed il potere di farlo.
Noi naturalmente siamo perché questi servizi si rafforzino in tutti i modi possibili, ma noi ci vediamo costretti a discutere di un provvedimento pur limitato nella sua portata e nel suo significato, senza conoscere qual è il contesto, l'orizzonte entro cui questo intervento viene a collocarsi.
E questo lo dobbiamo esclusivamente all'Assessore "fuggiasco" Eugenio Maccari, il quale si è sottratto con un comportamento proditorio ad un confronto democratico nell'aula di questo Parlamento regionale su quali sono le sue idee, se qualche idea ce l'ha, sui servizi psichiatrici prossimi venturi.
Con questo intervento, per quanto vale la nostra flebile voce in questa assemblea, intendiamo stigmatizzare un comportamento antidemocratico scellerato, che non mancheremo di riprendere in tutti i modi alla ripresa dei lavori nel mese di settembre, perché pretendiamo che questa assemblea discuta finalmente di che cosa il governo regionale intende fare su una questione così angosciosa, che ha giustamente catturato l'attenzione di molti nostri concittadini e degli organi di informazione, rispetto a cui non ci è dato sapere, nonostante tutte le sollecitazioni, quali sono le linee di lavoro di questa Giunta.
Come ho avuto modo di dire nella Conferenza dei Capigruppo - lei me ne darà atto, signor Presidente - un provvedimento pur limitato e circoscritto come questo non poteva passare come se nulla fosse, noi non ci opponiamo oggi a che si proceda alla deliberazione in questione, indipendentemente dalla collocazione di merito che possiamo avere, però ritenevamo doveroso che restasse agli atti questa nostra valutazione politica, rinviando a settembre la bocciatura dell'Assessore Maccari, perché sicuramente in questo mese e mezzo non riuscirà a recuperare quello che non ha saputo o voluto fare da quando si è insediato all'Assessorato.
Per noi su questo argomento permane lo stato di agitazione politica fino a quando non avremo soddisfazione di un diritto democratico che ciascun Consigliere penso in questa assemblea ha: quello di sapere che cosa il governo regionale, a Piano socio-sanitario scaduto, intende fare sull'argomento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Signori Consiglieri, con la speranza che si addivenga ad un accordo sul progetto di legge n. 315 sospendo i lavori che riprenderanno alle ore 15,30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,30 riprende alle ore 15,30)


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 315 (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi Consiglieri, riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 315.
Eravamo giunti all'art. 2. Alcuni emendamenti sono stati visti dai diversi Gruppi, ma nel frattempo ne sono stati presentati altri che sono frutto del lavoro dei colleghi Biazzi e Nerviani.
Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi ed altri: l'art. 2 è soppresso.
Emendamento presentato dal Consigliere Nerviani ed altri: la lett, a) del primo comma è così sostituita: "gli edifici per il culto" la lett, b) è così sostituita: "Le pertinenze dell'edificio per il culto destinate alla formazione religiosa propria di ciascuna confessione e all'abitazione dei ministri del culto" la lett, c) è soppressa.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Con questo emendamento ci sembra di aver contribuito in larga misura a superare alcuni fraintesi o contrasti che ieri si erano manifestati.
Forse l'obiettivo che ci eravamo proposti non è stato raggiunto completamente. Tuttavia vorrei spiegare che è stato tolto dall'art. 2, al primo comma, il punto c) che era quello che, a mio parere, suscitava più resistenze e sospetti. Sono stati invece mantenuti, anche se modificati gli emendamenti alle lett, a) e b). Sia gli edifici di cui alla lett, a) sia le pertinenze di cui alla lett. b) sono destinatari possibili di una parte del fondo degli oneri di urbanizzazione. Con la formulazione che abbiamo dato ci sembra di essere nello spirito dell'art. 51, punto m) della L.R. n. 56. Là si parla di edifici per il culto, qui non si è data un'interpretazione articolata ed estensiva come è avvenuto in altre Regioni, si è data un'interpretazione in termini minimi. Si dice in sostanza che i destinatari possibili di questi fondi sono gli edifici per il culto specificamente menzionati all'art. 51, le pertinenze degli edifici stessi che sono destinate alla formazione religiosa (per la religione cattolica è la catechesi, per altre religioni è la formazione di coloro che fanno o intendono far parte della confessione religiosa) oltre alle abitazioni dei ministri del culto.
La specificazione è anche motivata dal fatto che una non indicazione di questi due punti di cui alla lett, b) creerebbe alcune difficoltà all'applicazione della legge. Tutto il resto rimane inalterato. Sono state fatte delle modificazioni di cui ho informato sistematicamente i colleghi del Gruppo comunista e tutti gli altri colleghi con i quali abbiamo tentato di raggiungere dei punti di mediazione sufficienti e onorevoli, anche se vedo ancora in quest'aula più di una perplessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Sono d'accordo su quanto esposto dal collega Nerviani. Anche noi avevamo qualche perplessità su quella dicitura. Chiarito il fatto relativo alle pertinenze rispetto ai locali di culto, siamo perfettamente d'accordo sulla nuova dicitura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Su questa legge ho qualche disagio e perplessità, perché rimane sempre qualche ambiguità. Non vorrei dare l'impressione di essere contrario a qualche cosa. Nel nuovo testo si parla di pertinenze dell'edificio per il culto destinate alla formazione religiosa propria di ciascuna confessione.
Mi pare una dizione non definita nella quale tutto può rientrare.
Sono un vecchio frequentatore di oratori e credo che l'oratorio sia un momento di formazione religiosa; tutto quello che è intorno all'oratorio può rientrare in questa definizione. Per questa non precisione dell'emendamento il Gruppo repubblicano si astiene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Devo fare una considerazione preliminare sulla dichiarazione di disponibilità che stamani il relatore, collega Nerviani, ha fatto per sé e per l'intera maggioranza, nel senso della possibilità di rivedere le finalità di cui all'art. 1 e di prendere in considerazione le osservazioni che erano state fatte ieri da me, e non solo da me, in ordine alla formula non corretta ed ambigua del riferirsi, per quanto riguarda le confessioni religiose acattoliche, solo all'art. 8, terzo comma, della Costituzione.
Ho accolto con soddisfazione la dichiarazione del collega Nerviani in quanto si tratta della volontà di rivedere decisioni sulle quali ieri c'è stata una preclusione da parte della maggioranza. Pensavo però che la conclusione del ragionamento fosse una richiesta di rinvio in Commissione che è la sede naturale per inserire nella legge una norma che allarghi le maglie della formula di riferimento all'art. 8, terzo comma, della Costituzione, limitativo per le ragioni dette ieri alla distribuzione dei proventi agli edifici di culto cattolico e agli edifici di culto acattolico della chiesa Valdese.
Detto questo, mi colloco sull'emendamento.
Devo osservare che la finalità della legge è quella di sganciare le provvidenze previste dall'art. 51 della L.R. n. 56/77 a favore degli edifici di culto da tutti gli altri soggetti. Come ha detto poc'anzi il collega Ferrara, nella definizione delle attrezzature religiose era sufficiente indicare che cosa si deve intendere per attrezzature religiose.
A mio avviso, è sufficiente dire "gli edifici per il culto e le pertinenze dell'edificio per il culto", perché si recuperano in maniera chiara e non discutibile le pertinenze dell'edificio del culto cattolico o acattolico e ci si riferisce a un concetto che è contenuto nel vigente Codice Civile del 1942, che era contenuto nel Codice Napoleone e nella tradizione giuridica romanica, concetto di pertinenza che è appunto quello di bene immobile destinato in maniera durevole al servizio o all'ornamento di un altro immobile. Ulteriori specificazioni darebbero luogo ad un contenzioso interpretativo.
Quindi la proposta del nostro Gruppo è nel senso di precisare le provvidenze riferite agli edifici per il culto, che riprende il concetto e le parole della legge L.R. n. 56/77, e di aggiungere anche le pertinenze dell'edificio per il culto, ma pertinenze pure e semplici che hanno, in seguito alla elaborazione giuridica, giurisprudenziale e dottrinale, un significato chiaro ed univoco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire che questa lunga sospensione è stata dovuta non tanto ad una difficoltà di trovare un'intesa con il nostro Gruppo, quanto a ripensamenti che nel corso di questi confronti ci sono stati da parte del Gruppo DC, nel senso che in un primo momento eravamo quasi convinti di aver trovato un accordo di sostanza sulla modifica dell'art. 2, accordo che successivamente è sfumato.
L'emendamento proposto dai colleghi della DC è senz'altro migliorativo rispetto al testo originario, ma contiene ancora un elemento inaccettabile.
Il miglioramento consiste nel fatto di avere escluso dalle opere di interesse comune di carattere religioso strutture tipo i cinematografi o le sale dove si gioca a ping-pong. Questo si riferisce al punto c) che conteneva le opere ricreative, però questo emendamento non sana ancora un fatto di principio.
Il fatto è questo: la legge urbanistica regionale prevede che tra le opere di urbanizzazione secondaria ci siano solo gli "edifici per il culto". Noi non possiamo con un'altra legge, in modo surrettizio, variare la legge urbanistica regionale. Se lo si vuole fare, si modifichi la legge urbanistica regionale nella definizione delle opere di urbanizzazione secondaria. Non possiamo invece in questa legge estendere il campo delle opere di urbanizzazione secondaria, tanto più in modo così indefinito come hanno già rilevato i colleghi che mi hanno preceduto Majorino e Ferrara.
Non possiamo variare la legge urbanistica con un'altra legge, anche perch il cittadino che deve osservare la legge urbanistica non può sapere che c'è un'altra legge che varia degli elementi contenuti nella prima.
Noi manterremo l'emendamento nel quale all'ultimo comma si dice che le opere di urbanizzazione secondaria sono soltanto quelle di cui alla lett a), cioè gli edifici per il culto.
Se decidete di cambiare la legge urbanistica, proponete una variazione e un aggiornamento della legge 56.
Mi sembrerebbe anche strano estendere a queste pertinenze la qualità di opera di urbanizzazione. Intanto si aumentano gli oneri di urbanizzazione che devono pagare tutti i cittadini, perché, ammesso che siano normati e pesati i vari contributi che concorrono alla formazione del quantum dell'onere di urbanizzazione, non capisco perché i cittadini oltre a pagare per gli edifici per il culto, così come dice la legge urbanistica, debbono pagare anche per le pertinenze sulla formazione religiosa.
In secondo luogo, i cittadini che costruiscono un'abitazione pagano gli oneri di urbanizzazione, mentre l'abitazione dei ministri per il culto non pagherebbe alcun onere perché è essa stessa una urbanizzazione. Mi sembra una contraddizione forte. Carichiamo sui cittadini maggiori oneri; alcuni cittadini costruiscono l'abitazione senza oneri e facciamo il tutto al di fuori della legge urbanistica! Se volete introdurre degli elementi nuovi, fatelo sulla legge urbanistica, non in questa.
Siamo perciò contrari a questo emendamento e, nel caso venga mantenuto chiederemo la votazione del nostro emendamento che riporta le opere di urbanizzazione ai soli edifici per il culto, così come è previsto dalla legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quanto più la discussione va avanti tanto più si fanno tentativi, lodevoli e apprezzabili come questo per varare una legge con il massimo di consenso e con la massima chiarezza.
Tutto questo porta però ad un risultato finale politicamente sempre meno accettabile per il nostro Gruppo. L'emendamento restrittivo ci rende meno disponibili a votare questo provvedimento, perché noi rifiutiamo di considerare questa questione con il bilancino. Ha ragione il collega Chiezzi nel dire che questo è l'approccio sbagliato in questa legge nella misura in cui si è voluto dare una connotazione stretta e rigorosa al fatto di culto, con questo facendo uscire dall'oggetto della provvidenza quelle che invece sono le manifestazioni più attuali e più vive di qualunque fenomeno religioso, che si attua soprattutto in momenti di socializzazione e di presenza sul territorio. L'elemento del culto in tutte le religioni moderne è uno degli elementi più importanti dal punto di vista del valore ma probabilmente il meno importante dal punto di vista del servizio che è l'oggetto del quale trattiamo.
Noi qui non stiamo dando delle provvidenze ad un valore, bensì ad un servizio che viene reso alla comunità, che in qualunque tipo di religione è un servizio che viene dato in termini di promozione, di assistenza, di educazione, di socializzazione.
Se si restringe questo campo, si accentua il fatto di valore il che ci rende sempre più perplessi perché non comprende tutti i valori presenti nella società in termini religiosi.
Quindi, pur apprezzando la disponibilità della DC e lo sforzo che sta facendo per cercare di essere compresa dalle altre componenti del Consiglio, tutto questo ci fa capire che probabilmente l'approccio è sbagliato e ci porta ad una legge che sarà sempre più lontana dallo spirito rispetto al quale è concepito il concetto di oneri di urbanizzazione.
Nella misura in cui togliamo questo tipo di provvidenze a tutte le attività più significative dal punto di vista sociale e dal punto di vista culturale, non si capisce più perché i cittadini debbano pagare per un valore, mentre noi riteniamo che i cittadini debbano pagare per un servizio. E' un'affermazione di giudizio sulla legge non sull'emendamento nello specifico.
Riteniamo che dopo la seduta odierna si dovrà avviare una iniziativa che dia maggior respiro all'ipotesi portata dagli amici socialisti e democristiani; sia per quanto riguarda i destinatari che per quanto riguarda tutte le confessioni religiose che si riconoscono all'interno dei valori previsti dalla Costituzione, ma anche per quanto riguarda i servizi che le confessioni danno alla collettività, a prescindere dal momento strettamente liturgico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dovremmo lamentare il fatto che in effetti stiamo interloquendo soltanto con il Gruppo DC. Mi pare anche questo un elemento di disagio che altri colleghi lamentavano.
Parto dalle considerazioni fatte testé dal collega Marchini, oltre che da altri che mi hanno preceduto. Mi ponevo prima, ma mi pongo con maggior forza adesso, un quesito per quanto riguarda l'art. 2. Quali obiettivi si vogliono raggiungere con questo articolo? Si vuole allargare il concetto di attrezzature religiose, così com'è definito all'art. 21 della nostra legge urbanistica o dal decreto ministeriale 1444, in modo che ci siano aree all'interno dei piani regolatori destinate non solo agli edifici del culto in senso stretto, ma anche alle pertinenze secondo l'ultima definizione proposta dal collega Majorino? Oppure si vuole anticipare qualche cosa per quanto riguarda l'utilizzazione del fondo delle opere di urbanizzazione? Così com'è presentato l'art. 2 si configura molto confuso e aggiungerebbe confusione alla tanta confusione già esistente.
Sulla destinazione di aree all'interno degli strumenti urbanistici ci sono norme precise.
I proponenti la legge indicavano l'art. 3, noi proponiamo un'altra definizione, ovvero le confessioni religiose rivolgono domanda al Comune perché siano messe a disposizione le aree.
Per quanto riguarda invece l'utilizzo degli oneri di urbanizzazione, e non rifaccio il vecchio discorso che per noi non dovrebbero essere destinati dalla Regione in modo vincolante prevaricando la volontà dei Comuni, c'è l'art. 4 che tratta l'eventuale utilizzo degli oneri di urbanizzazione.
Non voglio essere provocatorio, ma il senso di questo articolo c'era nella formulazione originaria che, se non ricordo male, è stata presa tale e quale dalla legge della Regione Liguria, cioè modificare l'art. 51 della legge 56 e noi ci saremmo schierati contro portando avanti una battaglia non di poco conto proprio perché andava a modificare punti sostanziali di quella legge.
Se allora aveva un significato modificare la dizione da "edifici per il culto" in "immobili destinati al culto, immobili per l'abitazione dei ministri del culto, immobili adibiti all'esercizio del ministero pastorale ad attività educative, culturali e sociali", non vedo più il senso di approvare comunque l'art. 2 in questo modo. Lo possiamo dire nell'articolo specifico destinato alla revisione dei piani regolatori in cui si precisa un articolo della legge urbanistica regionale.
Se si vuole dire invece che si deve attingere agli oneri di urbanizzazione c'è l'art. 4 e lì si aprirà il confronto.
Con le nuove proposte si può arrivare ad una ulteriore chiarezza sopprimendo l'art. 2 e rinviando il confronto sui due momenti specifici acquisendo dal dibattito stringato che si è aperto a proposito degli edifici per il culto la proposta fatta dal collega Majorino che parla di pertinenze.
In questo modo si potrebbero dettare norme più chiare e più limpide.
Mi permetto di aggiungere che in questa materia è molto pericoloso partendo da alcuni elementi trarre delle teorizzazioni di carattere generale e delle conseguenze in termini di normativa.
Propongo quindi di sopprimere l'art. 2.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sulla proposta di Biazzi di riservare la trattazione di questi temi in altri punti della legge, voglio precisare che c'è una certa organicità nell'affidare ad un articolo la definizione delle questioni di cui trattiamo.
Nel merito crediamo che il testo che abbiamo proposto ultimamente rappresenti una chiarificazione di quello che noi intendiamo per edificio per il culto e sue pertinenze. Precisiamo restrittivamente queste pertinenze come quelle assolutamente indispensabili, cioè l'abitazione dell'addetto. Nella dizione di qualsiasi opera di urbanizzazione secondaria, come una scuola o un'area sportiva, può essere compresa l'abitazione dell'addetto, quindi in questo caso l'abitazione del ministro del culto, del pastore, del rabbino, intesa come pertinenza stretta dell'edificio del culto, ma anche come pertinenza destinata alla formazione religiosa. Questa specificazione vuole seguire la tendenza che c'è anche nella chiesa cattolica di dare all'edificio sacro una conformazione, una tipicizzazione non tradizionale, dove le sale per il catechismo, ad esempio, sono accessori che fanno parte dello stesso edificio. Ci possono essere strutture religiose di altre confessioni per cui è persino difficile distinguere il luogo del culto dal luogo in cui si tengono corsi domenicali o attività di preparazione dei catecumeni o confronti comunitari di carattere religioso. Potremmo accettare la proposta di Majorino ed allora nelle pertinenze potrebbero entrare l'oratorio, il cinematografo dell'oratorio e sappiamo che questa considerazione di interesse sociale farebbe capire ai colleghi del Gruppo liberale il significato di certe cose. Noi però, dopo esserci avvicinati alle posizioni di altri, ci riferiamo all'edificio del culto che va visto almeno con questo tipo di pertinenze e a queste va riconosciuta la stessa dignità e possibilità di accesso ai contributi che ha l'edificio propriamente di culto. Tra l'altro i contributi disponibili saranno sempre gli stessi e, come sappiamo, non saranno molti, quindi non si vuole giocare sull'aspetto quantitativo delle risorse.
Pertanto manteniamo la formula da noi proposta al fine di salvaguardare il concetto generale che abbiamo affermato fin dall'inizio e che intendiamo sostenere nel seguito della discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiediamo che venga messo in votazione il nostro emendamento che sopprime l'art. 2. Riteniamo che il contenuto dell'art. 2 possa trovarsi nell'art. 3 così come viene proposto da noi: "Le confessioni religiose possono avanzare al Comune, in fase di formazione e revisione degli strumenti urbanistici generali, le richieste di individuazione delle aree destinate agli edifici per il culto". Si potrebbe aggiungere "e relative pertinenze" oppure una dizione più congrua.
L'altra parte dell'art. 2 può trovare collocazione nel successivo art. 4 dove si parla di destinazione degli oneri di urbanizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Questa proposta dal punto di vista procedurale sembra legittima in quanto una norma di Regolamento stabilisce che si votino gli emendamenti a partire dal più distante dalla proposta, quindi nulla è più distante da una proposta di abrogazione.
Noi voteremo contro per le ragioni che abbiamo già detto. Una volta votato questo emendamento, nel caso che venga respinto, si potrà passare alla votazione del nostro emendamento.
Agli effetti sostanziali del discorso, è vero, come dice Biazzi, che il tema potrebbe essere trattato in altri punti, ma nel momento in cui lo definissimo in questa sede, ciò costituirebbe un preliminare per non affrontarlo più in altra sede.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Biazzi ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 22 contrari e 7 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Nerviani ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 24 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: all'art. 2, comma primo, punto b), le parole "e del personale di servizio" sono soppresse.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'esito della votazione rimette in piedi l'art. 2 così come era stato originariamente concepito, con tutti i suoi difetti, riconosciuti anche da parte dei proponenti.
Il Gruppo comunista insiste nel dire che c'è un punto fondamentale dell'emendamento che lo rende improponibile ed è quello mediante il quale si assimilano gli edifici che non sono adibiti al culto alle opere di urbanizzazione secondarie.
Su questo articolo avevamo proposto diversi emendamenti di cui il primo è quello che ha citato il Presidente, ma ci sono tre emendamenti successivi che cercano di riportare l'articolo al rispetto della legge urbanistica.
Con il terzo emendamento proponiamo di riferire gli oneri di urbanizzazione solo alla lett, a) dell'articolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 22 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: all'art. 2, comma primo, punto c), la parola "ricreative" è soppressa.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Abbiamo presentato questo emendamento perché ci sembra difficilmente accettabile da parte di chiunque che un'attrezzatura ricreativa abbia delle finalità religiose.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 25 contrari, 3 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: all'art. 2, comma secondo, le parole "di precedente comma costituiscono" sono sostituite con "al precedente comma lett, a) costituiscono".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Tra le opere di interesse religioso abbiamo fatto rientrare un insieme di funzioni che vanno dagli edifici per il culto sino al cinematografo all'interno di un complesso di edifici collegato alla parrocchia. A questo punto non è ancora detto, però, che tutto questo insieme di edifici sia da considerare come opera di urbanizzazione secondaria. Ricordiamoci che la legge stabilisce che sono opere di urbanizzazione secondaria solo gli edifici per il culto. Con questa legge non è possibile cambiare la legge urbanistica.
Questo emendamento introduce la specificazione che per opere di urbanizzazione secondaria si intendono quelle ai sensi della legge urbanistica, quindi solo la lett, a) dove si parla di edifici per il culto e non tutto il resto. Pensate all'aggravio che potrebbe derivare se passasse una norma di questo genere: si ripercuoterebbe su tutti gli oneri di concessione che dovrebbero prevedere il pagamento da parte dei privati anche dei cinematografi annessi alle chiese, oltre a tutto il resto. Questo è veramente inaccettabile. In subordinata, ove si volesse affermare questo principio, dovrebbe essere affermato in una modifica della legge urbanistica in modo che i Comuni e i cittadini sappiano che esiste una legge urbanistica che introduce i cinematografi come opere di urbanizzazione secondaria, purché siano annessi alle chiese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Questa è la discussione dei paradossi. Riteniamo che il risultato paradossale al quale siamo pervenuti debba essere la premessa al ripensamento con le anticipazioni che il Gruppo DC ha fatto. Se oggi non ci sono le condizioni per farlo in aula, se non si ritiene di rinviare la discussione in Commissione, lo si riproporrà con un'altra proposta di legge.
Colleghi comunisti, siamo seri. L'art. 1 l'avete votato. Questo è il vero punto. La laicizzazione di questo problema non c'è in quest'aula, non s'è voluto fare, diamone atto. Proprio il fatto che questo articolo è stato riproposto nella sua interezza rende inevitabile un ripensamento della legge nelle sue ragioni di partenza, cioè l'art. 1, e nelle sue ricadute sugli aspetti urbanistici.
Noi assumiamo questo impegno nella sede di proposta legislativa, perch non è questa la sede in cui, attraverso emendamenti che si incrociano l'uno con l'altro, si possa pervenire ad un risultato accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Concordo con il ragionamento del Consigliere Marchini. A questo punto risollecito i colleghi a valutare l'opportunità del rinvio della legge in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, sono d'accordo con il collega Marchini quando dice che la confusione su questa legge sta crescendo, articolo dopo articolo.
L'emendamento proposto dal Gruppo comunista è di grande significato.
Effettivamente con questa legge stiamo andando oltre le aspettative degli stessi proponenti perché si va ampliando il concetto di urbanizzazione secondaria che potrà essere ripreso in un provvedimento successivo.
In questo momento però si va a determinare una situazione di grande confusione, quindi la proposta del rinvio in Commissione mi pare ragionevole. Comunque, se non si ritiene di rinviare la discussione in Commissione occorre chiarire che le opere di urbanizzazione secondaria continuano ad essere quelle indicate nella L.R. n. 56/77.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

La Commissione aveva inviato questa legge alla discussione generale perché voleva sentire il parere dell'aula tan'è vero che non è entrata nel dettaglio dei singoli articoli. L'aula si è espressa in modo chiaro e ha rifiutato questa proposta, modificata successivamente con varie formulazioni. Questo non è un fatto di poco conto.
Mi ricollego alle affermazioni dei Consiglieri Ala, Ferrara e Marchini per dire che ritengo sensata la decisione di rinvio in Commissione per un esame attento e ponderato delle norme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo per rilevare che l'ultimo comma dell'art. 2 è inaccettabile sotto il profilo legislativo se, come ho già ricordato, lo scopo principale di questa legge era quello di emanare una sorta di legge speciale a favore degli edifici per il culto già indicati nell'art. 51. Già al primo comma dell'art. 2, laddove si parla di attrezzature religiose, è stato ampliato ulteriormente il concetto di edificio per il culto. Con l'ultimo comma addirittura si vuole dare una interpretazione autentica al concetto di attrezzature religiose e di edificio per il culto previsto nella legge urbanistica perché si dice che tali attrezzature e gli edifici per il culto costituiscono opere di urbanizzazione secondaria ad ogni effetto. Si tratta di un'interpretazione autentica del concetto di edificio per il culto che è manifestamente antiletterale e contraria allo spirito della legge urbanistica. Sotto questo profilo quindi è particolarmente inaccettabile l'ultimo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi sembra che in questa legge ricorrano tutte le condizioni perché il Consiglio si esprima ai sensi dell'art. 79 del Regolamento in ordine al rinvio in Commissione dei testi di legge qualora gli emendamenti proposti rendano necessaria una ulteriore istruttoria. Visti la mole e la qualità degli emendamenti, il livello della discussione e i ripensamenti da parte dei proponenti la legge, chiedo il rinvio in Commissione ai sensi dell'art.
79 del Regolamento interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, le decisioni ovviamente spettano al Consiglio e il Gruppo della Democrazia Cristiana non potrà che rispettarle.
Voglio tuttavia porre la questione nei termini dovuti. Si pu trascinare questa discussione con i mezzi che i regolamenti offrono fino ai tempi che si sceglie di determinare, ma non si può non considerare seriamente la storia di questa proposta di legge e il fatto che i proponenti e la maggioranza che su questa legge è confluita, salvo alcune distinzioni, hanno offerto in Commissione, decine di volte, tutto il tempo necessario nel periodo intercorrente tra i lavori della Commissione e l'immissione in aula. In aula stessa, per invito del Capogruppo comunista la discussione è stata rinviata ancora ultimamente di una settimana, quindi non si può dire che su questa legge non ci sia stata possibilità di riflettere sufficientemente. Se stiamo ragionando su un articolo che alcuni ritengono esattamente opposto alla loro sensibilità è perché si sono rifiutate le nostre proposte. Noi avremmo voluto, probabilmente per pacificazione generale, un articolo diverso, ma nel momento in cui le nostre proposte di mediazione sono state rifiutate non capiamo perch dobbiamo rinunciare ad una proposta pulitamente fatta al Consiglio e alla Commissione, messa in discussione nel rispetto delle sensibilità e delle competenze di tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

In questa legislatura il Consiglio non ha avuto molte occasioni di svolgere la funzione legislativa, questa legge ci offre tale opportunità ma noi l'abbiamo vista con qualche preoccupazione sin dal momento della presentazione per le sue ambiguità. Siamo stati però stimolati a partecipare al dibattito nel momento in cui siamo stati in grado di tirare le fila su un ragionamento che incrocia ragioni di principio, di impianto generale dello Stato e di rapporti con il mondo delle confessioni religiose e le regole istituzionali proprie dello Stato, che sono le regole dell'urbanizzazione e dei rapporti con i Comuni.
Il tono e il modo con cui Nerviani prospetta la situazione non li capisco.
Non voglio sottolineare gli aspetti tattici della pattuglia dell'opposizione che coglie punti deboli nella legge di altri proponenti voglio però sottolineare che si sono registrati dei voti e delle dichiarazioni che non possono non essere rilevati dall'assemblea. Parlo di pronunce chiare di volontà, di possibilità e di effetti applicativi. Ho sentito dichiarazioni come questa: più brutta è la legge più presto ne facciamo un'altra. Ritengo che se la legge non convince, non si fa. E credo che vada richiamata non solo la responsabilità di chi è perplesso, ma anche di chi ha proposto la legge.
Ci siamo resi conto, entrando nel merito della legge, che normare in questa materia presuppone un tipo di dibattito, tempi e approfondimenti che non sono assolutamente garantiti dalla chiusura di bandiera. Quando si parla di confronto si intende anche questo. Non possiamo continuare ad evocare questa magica parola e poi negarla nel concreto.
Da un atto di consapevolezza vengono vantaggi comuni, viene meno forse solo quello che può essere un cattivo consigliere: l'orgoglio di bandiera destinato a produrre poco sul piano del risultato legislativo, molti dubbi nei Gruppi che lo votano, addirittura dissociazioni e alla fine una insoddisfazione profonda. Questo atteggiamento sarà ricordato come emblematico di questa legislatura che volge al termine e che non ha affrontato grandi atti legislativi.
Mi sembra che la conclusione migliore sia il rinvio. Non credo che un'assemblea legislativa possa votare una legge pensando sotto sotto che domani se ne farà un'altra. Dato che questo ovviamente non avverrà perch non ci sono scadenze, il rinvio dell'esame in Commissione è la soluzione migliore.
Invito caldamente i proponenti e la maggioranza a riflettere su quanto abbiamo detto che va al di là delle posizioni di parte. Se questo non avverrà, aderiremo alla proposta del voto per il rinvio in Commissione avanzata dal Consigliere Montefalchesi. Prima del voto però, le buone ragioni, il buon senso e un minimo di adeguatezza al nostro compito di legislatori, impongono un ripensamento. Abbiamo votato il primo articolo occorre ora rivedere il testo dei successivi tenendo conto di quanto è avvenuto in quest'aula e soprattutto delle volontà politiche.



PRESIDENTE

Sono stati presentati nel frattempo due emendamenti da parte dell'Assessore Genovese.



BONTEMPI Rinaldo

Ho sollevato una questione politica, mi chiedo a questo punto che cosa intenda fare l'assemblea.



PRESIDENTE

Ho dato notizia della presentazione di due emendamenti che può darsi favoriscano il discorso.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, mi è parso di capire che il Consigliere Bontempi abbia posto la questione in termini quasi pregiudiziali. Sarei disposto ad illustrare i miei emendamenti qualora si ritenga di procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo che i Gruppi esprimano il loro parere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, noi riteniamo che vi siano le condizioni per procedere nel lavoro avviato. Un chiarimento in Commissione, nel clima che si sta creando, non vedo quali maggiori prospettive potrebbe creare.
L'emendamento proposto dall'Assessore Genovese è una proposta di mediazione significativa e importante; trova il nostro consenso e ci pare che corrisponda alla richiesta del collega Majorino.
Il rinvio in Commissione non credo possa aggiungere qualcosa al dibattito in corso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, noi concordiamo per il rinvio in Commissione per una ragione assorbente e preliminare ed è quella che ho già ricordato.
Questa mattina, allorquando si è ripreso l'esame di questi disegni di legge, il relatore Nerviani ha detto che ci sarebbe stato un possibile ripensamento sulle finalità della legge con particolare riferimento al terzo comma dell'art. 8 della Costituzione. Perciò solo mettendo da parte altre considerazioni circa il modo convulso di procedere, circa la contraddizione che si è verificata fra l'emendamento presentato dalla maggioranza, poi non accolto, e che quindi ha riportato il testo su una posizione che essa stessa riteneva inaccettabile, c'è un motivo di più a quello preliminare relativo all'art. 1 per il ritorno in Commissione. Tra l'altro non ci sono particolari motivi di urgenza per veder approvata questa legge: che sia approvata sul finire di luglio o nel mese di settembre, nulla cambia alla sostanza delle cose, agli intenti che la legge vuole raggiungere, agli scopi che si prefigge.



PRESIDENTE

E' già stato votato l'art. 1, quindi la votazione non può essere annullata. Abbiamo inoltre esaminato molti emendamenti all'art. 2, quindi può essere opinabile il rinvio in Commissione. Proporrei allora il rinvio della discussione in aula.



MAJORINO Gaetano

C'è il precedente della discussione della legge urbanistica che, di fronte a emendamenti su emendamenti e convulse discussioni, venne rinviata in aula. Ci potrà essere la volontà sovrana del Consiglio di non rinviare la discussione in Commissione, ma sulla fattibilità regolamentare mi pare non ci possano essere dubbi visto che l'art. 79 recita testualmente: "Il Consiglio può rinviare alla Commissione l'esame dell'intero testo o di singoli articoli quando gli emendamenti proposti rendano necessaria e opportuna un'ulteriore istruttoria".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho fatto un intervento calibrato e modulato per capire se in quest'aula si ha la buona educazione politica di rispondere. Ci rendiamo perfettamente conto che nel momento in cui attraverso un voto utilizziamo un articolo del Regolamento questo è più favorevole alle ragioni della coalizione che non alle ragioni di capire se qualche passaggio può essere affrontato.
Non si può dire: "lasciamoli parlare questi comunisti, tanto abbiamo la forza dei numeri". Vorremmo sentire il parere di altri Gruppi. Il Gruppo repubblicano preferisce il rinvio. A me sembra che una questione del genere possa mettere in moto all'interno della maggioranza dei meccanismi di ripensamento.
Se siamo costretti ad andare al voto, lo facciamo per chiarezza, ma è un atto di chiusura a cui costringete il dibattito che poteva esplicarsi con maggiore libertà e produttività.



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo per decidere le modalità di prosecuzione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,15 riprende alle ore 17,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Presidenti dei Gruppi hanno verificato che una serie di emendamenti rendono particolarmente difficile il percorso. C'è d'altra parte la volontà di tutti i Gruppi di raggiungere il massimo consenso per dare maggiore sostegno a una legge così importante. Propongono di rinviare la discussione al mese di settembre. Nel frattempo, attraverso scambi di pareri tra chi più si è interessato di questi problemi e la Giunta, si fisseranno le modalità per raggiungere gli obiettivi che ci si prefigge.
Si vuole passare al voto con il più largo consenso possibile affinch questa legge abbia i risultati che tutti si aspettano da una legge di tale portata. Nel frattempo prego i vari Gruppi interessati di trovare un punto di incontro per poter procedere nella direzione indicata dai Capigruppo.
Questo punto rimane iscritto all'o.d.g. per la prossima seduta.
Procediamo pertanto all'esame di altri argomenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In merito all'iscrizione del provvedimento: "Integrazione all'art. 5 della L.R. n. 55/87", varato unanimemente dalla V Commissione, ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro che ha facoltà di intervenire.



CALLIGARO Germano

Il Gruppo comunista è contrario all'iscrizione di questo provvedimento.
E' una legge peraltro scarsamente applicata anche se è approvata da circa otto o nove mesi. Si tratta di un articolo che sconvolge profondamente una materia delicatissima come quella dei laboratori privati che devono avere determinati requisiti. Sono quei laboratori alla base dello scandalo di cui si discute ancora oggi. Noi chiediamo che venga rinviata.



PRESIDENTE

D'accordo, ne ho solo dato notizia.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 951: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali, speciali e per invalidi civili. Anno formativo 1988/1989"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 951.
Relatore è il Consigliere Villa che ha pertanto la parola.



VILLA Antonino, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo esaminato in Commissione la proposta di deliberazione della Giunta regionale inerente il "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali, speciali e per invalidi civili. Anno formativo 1988/1989", con la proposta al Consiglio regionale.
In Commissione si è fatta una disamina, sia pur rapida dell'impostazione per quest'anno dei corsi. Si deve dire che dall'anno scorso, quando si erano date alcune indicazioni di mutazioni come indirizzi, si è proseguito, anche se lentamente date le circostanze di quest'anno, sulla strada che era stata segnata. D'altra parte - lo precisa la nota illustrativa preparata dagli uffici - occorre verificare alcune finalità che sono sempre più attuali e che richiedono una maggiore attenzione.
In linea di massima, constatate alcune realtà circa il calo demografico e contemporaneamente l'innalzamento del livello medio di scolarità, le politiche formative attuate in connessione alla trasformazione del sistema produttivo e la concorrenza dei contratti di formazione lavoro, il piano dei corsi è stato impostato riducendo di un'aliquota di 15.000 ore il piano dell'anno precedente per quanto riguarda la formazione di primo livello.
Questo era uno degli argomenti su cui parecchio si era insistito nel dibattito degli anni scorsi e in particolare quando si è iniziata in sede di Commissione la discussione sull'ipotesi del piano triennale di formazione professionale.
Potrà sembrare esservi, a chi legge in modo superficiale, un certo squilibrio: da una parte un calo di 24.000 ore nel settore elettronico sempre di primo livello, e dall'altra una crescita di 17.200 ore nell'elettromeccanico e di 4.200 nel metalmeccanico. In fondo non è che uno spostamento nominale in quanto la parte elettronica è stata assorbita dal metalmeccanico e dall'elettromeccanico, continuando a fare le stesse cose.
Grosso modo l'impostazione rimane quella che era stata negli anni scorsi con una certa accentuazione al secondo livello. Quindi, mentre nel primo livello abbiamo una riduzione di 15.000 ore, nel secondo abbiamo un supero rispetto all'anno precedente di 5.291 ore.
Due fattori, si pensa, possono avere limitato questo aumento: il primo è legato alla necessità delle imprese che tendono ad assorbire neo-diplomati appartenenti all'area tecnica a prescindere dal fatto che abbiano frequentato o meno corsi di formazione professionale (e questo è un argomento importante per il secondo livello) il secondo è dovuto ad una precisa volontà espressa nell'ipotesi di piano triennale e ripresa nella circolare annuale che vuole questi interventi realmente capaci di innalzare e caratterizzare la preparazione professionale dei giovani senza più alcuna sovrapposizione ai percorsi formativi propri della Pubblica istruzione e quindi una divaricazione rispetto all'attività degli IPSIA.
Risulta inoltre necessario lo spostamento tra i comparti elettromeccanici ed elettronico a favore dell'informatico e industriale.
Le scelte qualitative sono state rese possibili anche a seguito degli studi condotti dalla Commissione Automazione, la quale ha definito le figure professionali di riferimento che in questo caso consentono di riassorbire le attività meno qualificate svolte nei vari comparti.
C'è poi l'indicazione più specifica dei vari comparti e delle suddivisioni in più o in meno rispetto all'anno precedente, nonché una visione della distribuzione territoriale degli interventi dove si notano alcune zone particolarmente dense di Centri di formazione professionale. La spesa presunta, in base ai nuovi parametri che sono di 83.500 lire/ora corso per i corsi senza aiuto di istruttore e di 103.500 lire/ora corso per i corsi con aiuto, è pari a circa 80.047 milioni.
La Commissione ha esaminato il piano, ha fatto uno stralcio di 8 corsi di 100 ore, che sono d'altra parte già stati inseriti nel documento che è stato rassegnato alla Presidenza. Si raccomanda quindi al Consiglio di votare a favore di questa deliberazione. L'approvazione di questo provvedimento è sollecitata dal fatto che l'iter procedurale della delibera dovrebbe essere espletato in tempo, affinché i Centri di formazione professionale possano aprire regolarmente in settembre e quindi avere uno svolgimento regolare per tutto l'anno formativo.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Villa è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo di fronte alla presentazione di un piano annuale che sostanzialmente risponde alla vecchia logica del sistema formativo, della quale abbiamo lungamente discusso recentemente in occasione della mozione in materia presentata dal nostro Gruppo.
Il piano annuale che ci viene sottoposto, se pure contiene taluni aspetti di razionalizzazione, tuttavia non significativi come vorremmo rientra nella vecchia logica di un sistema di formazione rigido, separato sia dalla scuola che dal mercato, nell'ambito di una convenzione-quadro tra la Regione e gli enti decisamente obsoleta e da superarsi.
Rappresenta ancora sostanzialmente la somma di un fabbisogno più degli enti di formazione professionale che non del fabbisogno reale di formazione esistente nel territorio piemontese, delle sue dinamiche; non affronta, ma questo non può competere a un piano annuo di formazione professionale, il controllo sugli esiti, sugli sbocchi occupazionali e un nuovo rapporto fra qualità e costi dell'erogazione della formazione professionale in Regione.
Il quadro quindi è quello tradizionale, quello di cui abbiamo già lungamente disquisito e sul quale non torno. E questo motiva in sé il voto contrario del nostro Gruppo al piano che viene prospettato.
Sono comunque evidenti taluni primi elementi di correzione di questa logica. Ci sono alcuni elementi di razionalizzazione che in parte sono già stati accennati: c'è una riduzione di 15.000 ore sul primo livello e un incremento di circa 5.000 sul secondo; c'è una riduzione complessiva di 22.000 ore sul preventivo 1987/1988 e di 9.000 rispetto al consuntivo dello stesso anno.
Ciò ha un significato perché, se non interpretiamo male, tale riduzione del numero complessivo di ore deriva da un esercizio sostanzialmente serio dei controlli relativi al numero minimo degli allievi, per non finire poi a sanatoria come tutti gli anni, a taluni controlli, quelli possibili, sugli sbocchi occupazionali, ai controlli sui corsi proposti ma poi non effettuati dagli enti.
La riduzione probabilmente avrebbe potuto essere assai più consistente tuttavia in qualche modo si segnala un lieve incremento sul secondo livello e un decremento sul primo. Sono primi timidi elementi di correzione, che non disconosciamo, ma che non ci portano tuttavia a cambiare la nostra valutazione complessiva, che resta quella che abbiamo in più occasioni richiamato, soprattutto nella seduta in cui discutemmo della nostra mozione.
Siamo di fronte a un sistema sempre meno produttivo che necessita con urgenza di un intervento, non solo razionalizzato, ma di radicale riforma e ammodernamento.
Questo intervento tarda, non mi soffermo in questa sede sulle ragioni sappiamo che ci sono state amarissime contingenze quest'anno che hanno riguardato l'Assessorato, ma questo è il nodo ormai ineludibile e urgente.
Noi voteremo contro questo piano augurandoci che si possa andare il più rapidamente possibile ad affrontare i nodi veri della formazione professionale a partire dal prossimo piano pluriennale.
Voglio infine ancora fare una rapida annotazione su una questione specifica: sono stati stralciati, come era previsto dalla circolare, i corsi di italiano. Sono stati stralciati in sede di Commissione anche gli otto corsi da 100 ore ciascuno per gli stranieri, quelli previsti dalla nuova legge sull'immigrazione. Occorre stabilire qual è la conseguenza operativa di questa determinazione assunta dalla Commissione, della quale dobbiamo discutere, perché così modificato, se non intendo male, è il piano che oggi si deve varare. Siamo di fronte all'adempimento di una legge regionale, quella recente sull'immigrazione, e siamo di fronte a una questione che socialmente avrà sempre maggior rilievo negli anni a venire perché questi corsi di primo apprendimento della lingua italiana per stranieri immigrati, come è facile comprendere, costituiscono una questione sociale emergente, destinata ad amplificarsi e ad assumere sempre maggior rilievo nei prossimi anni. Si può discutere di quale sia la struttura che li deve eseguire, ma non si può semplicemente rimuovere il problema.
Quindi pongo questa questione e gradirei avere un risposta perché già per quest'anno si tratta di stabilire se la legge viene adempiuta, parlo di quella sull'immigrazione, chi fa i corsi e con quale copertura finanziaria non si può semplicemente rimuovere un problema di questa natura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la presentazione di questo piano corsi di formazione professionale si prosegue per la strada della razionalizzazione dell'impianto del sistema formativo. La proposta di quest'anno prevede una riduzione secca di 15.000 ore, seppure letta - come il collega Amerio ha correttamente fatto come opera di limatura e di attenzione sui vari corsi, costituisce comunque un segnale molto importante anche se rischioso solo da considerare come fatto quantitativo. C'è un limite alla riduzione della formazione di primo livello collegato alle politiche che si intende seguire nei confronti delle fasce deboli e al rapporto tra formazione professionale e contratti di formazione lavoro. E' positiva questa linea di tendenza, ma va comunque collegata a una strategia, non può essere vista solo in positivo in quanto riduzione.
Il secondo aspetto positivo è che si prosegue nel rafforzamento del livello di formazione post-diploma e, seppure in livelli molto minimi, post laurea.
La mancanza di un piano triennale come quadro di riferimento del nostro operato sulla formazione professionale per cui i piani annuali sono una specie di corpi separati che ci costringono ad interventi molto ristretti è un fatto negativo.
Occorre al più presto recuperare e dare attuazione al secondo piano triennale della formazione professionale, perché ci sono molti elementi all'interno del piano che devono essere di riferimento agli elementi contenuti nel piano annuale.
Vorrei citarne tre: il primo è capire come si collega il nostro impianto formativo al fabbisogno di formazione che è recuperato con i contratti di formazione lavoro. Abbiamo avuto alcune esperienze in questo senso di accordi-quadro nei quali era impegnato il nostro sistema formativo: purtroppo l'esito dell'esperienza non è stato molto positivo comunque è un campo da approfondire perché i contratti di formazione lavoro costituiranno, malgrado le prospettive di riforma e quindi una parziale riduzione della fiscalizzazione degli oneri sociali, uno strumento importante.
Il secondo aspetto, lo accenno perché sarà oggetto centrale del dibattito sulla definizione del piano triennale, è che ormai non possiamo non più collegare formazione a diffusione dell'innovazione. Questo elemento è portante per alzare il livello della qualità della nostra formazione. Se non ci si atteggia in questo modo, se non si vedono i Centri di formazione professionale come strutture tese a favorire la diffusione dell'innovazione, non solo quella tecnologica, evidentemente non ce la faremo ad adeguare il nostro sistema formativo al fabbisogno di qualità di formazione che l'apparato industriale ed economico richiedono.
Il terzo aspetto è che occorre cominciare a valutare - probabilmente lo vivremo già nel corso dello sviluppo di questo piano annuale - quale tipo di rapporto dovremo avere con la Commissione regionale per l'impiego e l'Agenzia per le politiche attive per il lavoro. La legge prevede la possibilità di utilizzare lo strumento formazione professionale nelle sue diverse articolazioni nelle deleghe che ha la Regione.
Il Gruppo socialista dà un giudizio positivo a questo piano, voterà a favore, lo vede come una prosecuzione di una linea di tendenza di razionalizzazione addirittura accentuata in alcuni passaggi, per sottolinea essere estremamente pericoloso andare avanti in una navigazione a vista, anno per anno, piano annuale per piano annuale, che toglie ogni possibilità di dare un respiro strategico ai nostri comportamenti.
E' necessario quindi al più presto far sì che i programmi annuali abbiano sempre un riferimento di strategia che può essere solo dato dal piano triennale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero aggiungere alcune considerazioni a quelle già fatte dal collega Villa sul discorso più complessivo del piano di formazione professionale annuale.
In particolare volevo rassicurare il collega Amerio circa le preoccupazioni che ha espresso in questa sede sui corsi di lingua o di alfabetizzazione. In Commissione non abbiamo voluto cancellare questi corsi con lo scopo di eliminarli: abbiamo chiaramente detto che volevamo valutare concretamente e correttamente la loro efficacia, la loro funzionalità sapere a chi sono orientativamente indirizzati, quanti sono i potenziali utenti e anche quale struttura di riferimento dare, perché non possiamo dimenticare che nella città di Torino esiste una sede del BIT con spazi e professionalità che a nostro avviso potrebbe essere un interlocutore apprezzabile per questo tipo di problemi.
Questa questione è collegata a un discorso più ampio che nell'arco degli ultimi anni abbiamo condotto sulla razionalizzazione dei corsi di formazione professionale più o meno validi. Nessuno può negare che al di là di quelle che possono essere alcune situazioni consolidate si debba andare verso corsi che danno una professionalità almeno di base. Corsi di lingua di 10, 15, 25, 30 ore, sono in realtà dei corsi che non danno pressoch nulla, forse insegnano alcuni termini tecnici. Abbiamo quindi ritenuto che più correttamente l'insegnamento della terminologia tecnica necessaria per alcune professioni fosse inserita nell'ambito del corso di formazione professionale relativo a quella particolare professione. Cito a titolo di esempio il settore dell'informatica: darà agli allievi di quei corsi il linguaggio tecnico, ma anche linguistico che è prevalentemente in lingua inglese, che sarà necessario, nelle varie terminologie per consentire l'approfondimento di quel linguaggio tecnico. Ma corsi di lingua che siano soltanto finalizzati ad una infarinatura abbiamo ritenuto di non considerarli più nei piani di formazione professionale.
In questo quadro i cosiddetti corsi di alfabetizzazione devono essere rimandati: infatti non sono stati cancellati, ma semplicemente stralciati per approfondirli. Abbiamo chiesto agli uffici competenti della Regione di avviare un approfondimento della materia onde consentirci alla riapertura dell'attività nel mese di settembre di poterli varare nella misura, nei termini e nei modi che siano realmente utili a mettere in moto un processo di reale conoscenza della lingua italiana o altre nozioni utili a chi venga in Italia senza questo bagaglio di esperienze. Organizzare dei corsi più o meno improvvisati ci pareva che non andasse nella direzione di un lavoro utile.
Un altro elemento che desidero sottolineare e che ritengo un fatto positivo è la riduzione di una serie di corsi che nel passato avevano avuto un certo spazio, ma che nell'ambito delle professioni emergenti o di quelle attuali, non presentano un reale sbocco professionale. Anche questo va nella direzione di una più corretta impostazione e in una più corretta relazione tra ciò che serve a chi studia, ciò che serve per lavorare e ci che i corsi di formazione professionale possono dare.
Non è certamente il massimo, non si sono raggiunti tutti gli obiettivi però mi pare che gli orientamenti presi vadano nella direzione che era stata indicata dal dibattito sulla formazione professionale svolto in quest'aula non tanti mesi fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito di questa sera sulla formazione professionale presenta una sorta di continuità rispetto agli altri dibattiti sulla formazione professionale.
All'ultima seduta prima delle ferie, capita sempre di dibattere su questo argomento che è così importante ed incidente non solo rispetto al bilancio della nostra Regione, ma anche rispetto al problema dell'occupazione, come strumento forte di avvio al lavoro. Noi riteniamo che il documento presentato oggi sia in qualche misura figlio dei precedenti progetti dei corsi annuali, risente però del confronto serio avuto sulla formazione professionale in questo Consiglio regionale.
In quella sede si era parlato di un diverso modo di fare formazione professionale, cercando di individuare i momenti negativi rispetto all'attività in questo settore svolto dalla Regione. Si sono trovate ampie e significative convergenze rispetto a quelle che devono essere le prospettive di questo settore.
La qualità di un piano non si verifica soltanto da un esame della riduzione delle ore o dalla eliminazione o incremento di certi corsi.
Il problema significativo della formazione professionale è la capacità di raccordare questo sistema di formazione al sistema delle imprese.
La Regione ha vissuto un momento di confronto reale, forse uno dei più importanti tra le forze politiche in questa Regione, che ha determinato un ordine del giorno sottoscritto da tutte le parti politiche presenti in Consiglio regionale.
Per responsabilità di nessuno, questo ordine del giorno non ha mai potuto essere discusso concretamente in Consiglio. Vista l'importanza da una parte dell'argomento e dall'altra della convergenza unanime sull'argomento stesso, sui principi e sulle strategie che occorre dare alla formazione professionale, mentre annuncio il voto favorevole a questo provvedimento chiedo alla Giunta e alla Presidenza del Consiglio di voler tenere conto della necessità di avviare su questo ordine del giorno un dibattito aperto perché sulla base di quel documento sarà possibile addivenire ad una riforma profonda del sistema della formazione professionale, che dovrà necessariamente essere alla base del prossimo piano triennale.
Raccomando quindi alla Presidenza del Consiglio e della Giunta di concludere quell'iter così costruttivo avviato nei mesi passati, che è maturo a mio giudizio per essere formalizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho sentito ottimisticamente parlare il collega Tapparo ed anche la collega Bergoglio di "strada della razionalizzazione" che il programma annuale di formazione professionale avrebbe incominciato a percorrere quest'anno.
Affermazioni che suonano un po' strane: richiamerò alcuni elementi che sono del tutto assenti dal programma che stiamo per votare.
A me pare che, intanto, l'attività di formazione sia stata in balìa completa e totale dei privati, i quali hanno fatto e disfatto come meglio hanno voluto. La Regione non ha giocato alcun ruolo attivo, non è intervenuta e sul territorio si sono verificate alcune situazioni molto critiche che hanno causato preoccupazioni tra le famiglie degli utenti, fra gli operatori e tra i cittadini di quartieri interi. Ad esempio, nella città di Torino, mi riferisco al Centro Don Minzoni, la Regione non ha operato alcun controllo. Si è fermata e soffermata su dati vecchi ed obsoleti; non ha saputo cogliere alcuni elementi innovativi e positivi che emergevano da quella realtà sociale ed è accaduto che l'ente gestore di quel corso, assolutamente non affidabile, dopo aver abbondantemente fruito dei finanziamenti regionali, ha deciso, per ragioni non ancora chiare n comprensibili, di non presentare più per quest'anno un programma per i corsi di formazione lavoro, infischiandosene di un passato, critico certamente, nato in una situazione a rischio, ma che tuttavia aveva dimostrato una positiva tendenza evolutiva.
Dopo vari incontri, ai quali per la verità hanno partecipato anche il Presidente della Regione ed il Presidente della Commissione, Villa, e dopo numerose richieste si è in qualche modo riusciti a far sì che il secondo corso delle attività che si esercitavano al Centro di formazione Don Minzoni proseguissero, ma il primo corso è morto.
A noi questo non sembra un dato positivo, anzi, è un dato estremamente negativo sul quale occorre riflettere. Se poi la ragione della diminuzione complessiva delle ore risiede in fattori come questi, abbiamo forti e serie preoccupazioni, essendo evidente che i corsi abbandonati a se stessi non possono che ottenere risultati come quelli che stiamo vedendo: la loro riuscita dipende dall'estro e dalla buona volontà da parte degli enti gestori che fanno quello che vogliono.
Chiedo formalmente che venga esercitato, durante quest'anno, un controllo rigoroso e severo sullo svolgimento dell'attività del secondo corso del Centro Don Minzoni, in particolare su quello, perché sappiamo che lì la situazione è critica. Chiederei un severo controllo su tutti i corsi ma chiederei troppo, lo so già, perché nulla è stato fatto prima. Mi limito quindi a chiedere poco, sperando di ottenere almeno quel poco.
Vi sono altri problemi in altri Centri di formazione ma, certamente non è questo il momento per entrare nel merito.
Vorrei richiamare ora alcuni elementi che, a nostro avviso, dovranno essere tenuti presenti nel discutere del piano triennale, con riferimento a questo argomento di non secondaria importanza. Mi limito a formulare alcune domande alle quali bisognerà pur trovare una risposta.
Chiedo a tutti i Consiglieri qual è in effetti la programmazione delle attività di formazione da parte della Regione. C'è qualcuno che lo sa? In che modo - chiedo ancora - il piano di formazione professionale diventa, è diventato o è uno strumento di politica attiva del mercato del lavoro e di sviluppo socio-economico? C'è qualcuno che può rispondere a questa domanda? Questo piano di formazione è uno strumento di politica attiva? Mi pare proprio di no.
E ancora: quali processi innovativi il piano di formazione ha promosso? Ne conoscete qualcuno? Ditecelo, ne saremmo contenti. Quali strumenti di governo del mercato del lavoro la Regione ha attivato attraverso questi piani? Noi non ne conosciamo. Potrei continuare a lungo, ma mi limito a citare i dati forniti dal piano, e invito il Consiglio a riflettere.
La spesa presunta, in base ai nuovi parametri, è di L. 83.500 per ogni ora-corso per i corsi che non hanno aiuto istruttore; è di L. 103.500 per ogni ora-corso per i corsi che hanno invece aiuto istruttore e per gli invalidi civili. Il totale delle risorse che viene attivato è di ben 80 miliardi e 47 milioni. Non è poco; attivando tutte queste risorse si pu giocare incisivamente un ruolo attivo sul mercato del lavoro e sulle attività di formazione. Ma così non è ed è scritto a commento delle tabelle statistiche allegate al programma annuale di formazione professionale.
Leggo testualmente: "Verso alcune qualifiche della formazione di base ad esempio nel settore terziario e dell'abbigliamento, a fronte di una scarsa rispondenza occupazionale, si registra una forte domanda da parte dell'utenza". Mi chiedo come si conciliano questi due momenti: non c'è sbocco occupazionale e c'è una forte domanda. Questo piano di formazione è uno strumento guida? Per contro: "Su alcune qualifiche forti dal punto di vista dell'occupazione, i corsi rischiano via via di non poter essere attivati per mancanza di utenza". Siamo al paradosso! E' veramente un ruolo inesistente quello della programmazione regionale in materia. Allora avevo ragione io quando dicevo, stamani, tra il serio ed il faceto, che la Giunta nuoce quando presenta essa stessa degli emendamenti: essa, infatti, è come i pesticidi, è dannosa anche quando è assente, quando non si vede, quando non esercita alcuna funzione lasciando gestire 80 miliardi ai privati o ad altri enti senza alcun controllo.
Si impone, allora, una riflessione seria su questa attività non di poco conto e non irrilevante ai fini del futuro dei giovani e della nostra società in generale. E' necessario che la Regione giochi quel ruolo che dovrebbe esserle proprio, diventando un elemento trainante ed acquistando la capacità di dirigere processi che hanno una rilevanza sociale non secondaria. Oggi non è così, anche per questo noi voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Concordo con quanto diceva il Consigliere Ferrara che è mortificante lui non ha usato questo termine discutere del piano annuo di formazione professionale sempre nell'ultima seduta del mese di luglio. Di fatto tutti gli anni, la delibera della Giunta porta la data del 14 luglio; non so se scelta per qualche centenario, essendo una data storica.



VILLA Antonino

Viene presentata prima di settembre quando hanno inizio i corsi.



SESTERO Maria Grazia

Ho qualche dubbio che questa discussione, questo rito pre-ferie, abbia un senso. Sostanzialmente i termini della questione sono sempre presentati nello stesso modo: ci troviamo di fronte, di fatto, a un atto amministrativo, puro e semplice. Viene cio' oggi deliberato un elenco di corsi che non è quello che prevede la L.R. n. 8, perché se pensiamo anche solo al cappello della deliberazione per dovere formale "nell'ambito delle procedure di programmazione previste dalla L.R. n. 8/80", dovremmo essere in condizione (non è il caso solo di quest'anno, perché tutti gli anni è stato così) di ragionare attorno ad un processo di formazione di scelte attorno a degli elementi caratterizzanti di una scelta dell'Amministrazione. Invece ci troviamo di fronte ad una elencazione che non ha esplicite finalità, che non ha connotazioni particolari. Nella nota illustrativa che accompagna le tabelle si richiamano obiettivi e criteri di base. Comprendo lo sforzo che si è fatto per avere una nota che illustri i corsi; la parte illustrativa dei dati è utile, ma quella che fissa obiettivi e criteri base, in realtà, non risponde a questa dicitura, nel senso che gli obiettivi sono di carattere "generalissimo". E' ovvio che la formazione professionale deve servire alla finalizzazione occupazionale.
"I criteri base sono il rispetto delle leggi e dei criteri fissati": mi pare anche questo ridondante, va da sé che i corsi debbano collocarsi all'interno di criteri, di norme e di regole fissate. Manca invece sul piano dell'iter formativo del piano ogni passaggio. Devo continuare a ripetere, perché l'ho già detto l'anno precedente, che è un atto della Giunta che ha come unico riferimento gli enti gestori, con cui ha contrattato quantità e titolo dei corsi.
La programmazione è un'altra cosa. Essa prevedeva un passaggio che un tempo avveniva attraverso gli organismi comprensoriali. Adesso non c'è più alle deleghe non si è proceduto, la Provincia non è in alcun modo coinvolta come in altri settori; quindi manca un anello della programmazione, manca il passaggio che la legge prevede nella Commissione, per una verifica tecnica nel merito delle selezioni fatte. E' il puro atto terminale di una contrattazione tra la Giunta e soggetti privati e pubblici esterni.
Siamo tutti convinti e viene sempre ripetuto, per lo meno a parole, che la formazione professionale è un argomento importante delle politiche attive per il lavoro; in realtà questa delibera non si iscrive in detta logica. Siamo anche di fronte, lo ricordo per sintesi, ad una storia incompiuta di scadenze mancate. Non è inutile ricordare che ci sarebbe dovuto essere un piano pluriennale, legato e contestuale al piano di sviluppo. In realtà non abbiamo il piano di sviluppo e non abbiamo il piano pluriennale, il cui iter pare essersi interrotto dopo la presentazione dei materiali preparativi. Non abbiamo compiuto neanche quel lavoro, che pure era stato avviato ma che si è trascinato tanto da non arrivare a compimento, che era un'intesa sulla definizione di un ordine del giorno che individuasse alcune linee e criteri.
Dato che si tratta del quarto piano che approviamo dal 1985 al quale in un mandato legislativo, succede solo più un quinto piano, devo dire che avverto degli elementi di preoccupazione. In quanto opposizione potrei non avere affatto questo tipo di preoccupazione, dal momento che è problema della Giunta e della maggioranza, ma dato che vengono toccate realtà e problemi in atto di questo tipo, avverto la preoccupazione che in cinque anni non si potrà giungere ad alcun tipo di scelta.
Fatte delle affermazioni, sottolineate anche condizioni che di anno in anno si fanno sempre più preoccupanti, la gestione della formazione professionale proseguirà fino alla fine di questa legislatura come un semplice atto amministrativo in un rapporto faticoso con il Consiglio. Io non so, ad esempio, quanti Consiglieri erano presenti al Convegno che si tenne per iniziativa della Regione nell'autunno scorso sulla formazione professionale. In quella sede era molto evidente che i soggetti presenti si dividevano nella maggior parte in due categorie: da un lato l'imprenditoria, dall'altro i Centri di formazione privati. Il terreno del confronto e la richiesta che veniva rivolta alla Regione era sostanzialmente da parte di ognuno "tutto a noi". L'industria chiede di gestire in proprio la formazione con le risorse pubbliche; i Centri di formazione professionale, quelli organizzati, chiedono a loro volta di aver garantite risorse, che è un tipo di rapporto con l'ente pubblico non positivo. Emergeva cioè a fatica in quel confronto la possibilità di misurarsi sugli obiettivi reali, su ipotesi di sviluppo dentro cui i soggetti privati si potessero collocare senza logiche puramente di interesse di parte.
Se non si mette mano a forme di programmazione diverse (tra l'altro in un anno non è possibile portare a compimento un lavoro che porti a risultati tali da caratterizzare diversamente su linee e programmi la formazione professionale), è evidente che si resterà in questa condizione sostanzialmente statica dall'inizio della legislatura su questo terreno.
Elementi di preoccupazione furono richiamati a dicembre quando svolgemmo il dibattito sui documenti preparatori che non riuscimmo a chiudere con un ordine del giorno. La parte grande e significativa della formazione professionale vede trasferimenti di risorse sui soggetti privati sotto la voce formazione che formazione non è! Ormai a prevaricare sulla formazione mirata e selezionata verso l'occupazione stanno altre forme: il Fondo Sociale Europeo e i contratti di formazione lavoro, dove molto spesso formazione non si fa (è una forma di assunzione agevolata per l'impresa e non invece una forma mista di avviamento al lavoro).
Sono cose che lo stesso Assessore nel dibattito di allora richiamò come elementi preoccupanti di una tendenza che spinge la formazione professionale alla marginalizzazione, a un'attività residuale.
Per quanto riguarda il rapporto con il lavoro ci sono in più rispetto all'anno scorso alcuni dati sull'occupazione raggiunta dei formati nel sistema di formazione professionale, manca però un riferimento che è il tipo di occupazione: questo diventa determinante per verificare la produttività della formazione che diamo. Al di là dell'efficacia però, la linea di tendenza sembra essere quella di un passaggio in altri punti decisionali, in un rapporto diretto fra il Governo centrale e gli interessati, con trasferimenti diretti di risorse su altre forme che formazione non garantiscono. Questa tendenza finirà per prevalere, sarebbe quindi più che mai urgente che la Regione fosse in grado non solo di razionalizzare, ma di definire un programma, delle scelte, in una revisione complessiva tale da ridare alla Regione titolarità piena sulla formazione professionale e possibilità di svolgere un ruolo significativo in uno scenario preoccupante come questo.
Il primo atto indispensabile è il piano pluriennale che non può più attendere. Devo aggiungere anche che non v'è chi non si accorga che svolgiamo un dibattito con qualche imbarazzo sostanzialmente non avendo un interlocutore. Non chiediamo al Presidente Beltrami di risponderci nel merito di tutte le questioni a cui sarebbe chiamato a rispondere per questa transitorietà, ma che garantisca almeno la possibilità di avere in tempi stretti un responsabile del settore nella Giunta che si adoperi alla scadenza impellente del piano pluriennale della formazione professionale che ci permetterà se non di concludere nel quinquennio, almeno di verificare in questa sede le linee di tendenza che si vogliono definire visto che questa è materia su cui nelle dichiarazioni generali o astratte ci troviamo tutti sostanzialmente d'accordo. La definizione concreta delle forme attuative di queste idee generali vale la pena di verificarla. Questo lavoro si era avviato ed è necessario che si porti rapidamente a conclusione.
Sono queste condizioni che sminuiscono e mortificano la decisione che il Consiglio è chiamato ad esprimere oggi, più che non il merito ed è per questo motivo che noi esprimiamo un voto contrario.
Faccio un'ultima sollecitazione che non viene mai raccolta, ma che io mi sento in dovere di fare: non esiste alcun progetto, alcun intervento sul piano dell'occupazione femminile. Abbiamo più volte richiesto la predisposizione di progetti specifici per l'occupazione femminile. E' materia di intervento su cui la stessa Presidenza del Consiglio attraverso la Commissione delle Pari opportunità è più volte intervenuta.
Chiedo ancora se è possibile avere i dati disagreggati per sesso degli allievi iscritti a tutti i corsi di formazione professionale. Occorre introdurre nel calcolatore un dato che divida i maschi dalle femmine in modo tale da riuscire a verificare non solo occupati e disoccupati, ma anche l'utenza di questo servizio.



PRESIDENTE

La parola il Presidente della Giunta, Beltrami, per la replica.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mi accingo ad adempiere a questo rito, è stato definito così, con una certa trepidazione, titubanza o quant'altro può cogliere chi non ha vissuto esperienze di fondo in quest'area, pur avendone conosciuto taluni aspetti che sono stati peraltro evidenziati in aula da parte dei colleghi che sono intervenuti. La titubanza, la difficoltà che è anche umana, è legata al fatto che il pensiero corre - non mi lascio cogliere né dall'emotività n dalla commozione di certo - al dibattito dell'anno scorso quando forse i toni tra le parti che si confrontavano erano più vivaci, certamente più penetranti, e a dar risposta c'erano altri che evidentemente per preparazione, per razionalità di impostazione, per il fatto di vivere quotidianamente il problema, si scostavano dalla superficialità che supporta il riscontro che io do all'aula. Ritorno ancora con il pensiero al Convegno che si è svolto proprio l'anno scorso a Torino, al Teatro Nuovo dove pure era stato impostato il piano triennale sui corsi di formazione per gli anni 1987/1991, piano che, pur non avendo fatto dei grandi passi in avanti, io ritengo possa cogliere, contenere per altri aspetti, le animazioni, le proposte, i percorsi che vengono richiamati da questo piano annuale.
A causa dei tempi, non dico che non ci sia forzatura, il dibattito pu svolgersi soltanto in termini di estrema contentezza e che con tutta probabilità avrebbe facilitato, oltre a risposte più cogenti e precise da parte della Giunta, se i tempi fossero stati più ampi, interventi più diffusi sia in chiave critica che di adesione al piano stesso.
Devo ringraziare coloro i quali sono intervenuti, sia chi ha parlato a favore, sia chi ha negato l'adesione a questo piano che, quanto meno rispetta il vecchio con forzature rivolte a taluni aspetti di razionalizzazione. Parlare di strategia è pur sempre facile in queste circostanze. La strategia ultima, ovvero quella principale, dovrebbe essere tale da consentire al Governo della Regione, e al suo Parlamento in particolare, di stabilire alcune verifiche, sia per la funzionalità dei corsi, sia per i controlli. Io penso che questi controlli negli ultimi tempi siano accresciuti pur essendo operati su materia non eccessivamente facile da controllare, che talvolta esplode improvvisamente, pur essendo nell'aria, come ha richiamato qualche collega quando ha accennato al Centro Don Minzoni. La risposta vera che dovrebbe esser data è quella di poter capire come questo tipo di formazione, discostandosi dagli aspetti utilitaristici dell'azienda, ai quali si è rifatto, ad esempio, in ultimo il Consigliere Sestero, ovvero ad altri aspetti che attengono ad un momento più assistenziale che formativo, siano veramente capaci di dare delle risposte ad un processo di investimenti rivolto al prodotto dei costi benefici e quindi capire quale restituzione la comunità piemontese riceva da questa grossa massa di investimenti che ogni volta che viene riproposta solleva qualche perplessità e preoccupazione anche in ordine alla stessa strategia e struttura di bilancio.
Parrebbe, ed è così, che la parte squisitamente burocratica, formativa e propositiva dei corsi, intervenga verso la fine di aprile; considerando quindi i tempi utili per raccogliere ogni elemento, il mese di luglio quando si voglia almeno rispettare la chiusura di questa prima fase dell'attività legislativa della Regione - stabilisce necessariamente un impegno determinante, anche se forse non è molto esaltante che intervenga quest'impegno nell'ultima curva di un dibattito prima della chiusura della sessione estiva dei nostri lavori.
Devo precisare, avendo raccolto qualche sottolineatura, come siano stati stralciati gli otto corsi di 100 ore ciascuno, previsti dalla legge sull'emigrazione: stralciare non vuol dire affossare, annullare o buttare alle spalle il problema, ma parrebbe che la Commissione, con estrema serietà, abbia voluto tentare di guardare più a fondo, quindi il discorso può essere recuperato, io auspico che possa esserlo in chiave funzionale con riferimenti almeno per quel che è un momento di intuizione, di raccordo all'ipotesi di piano, qual era quella che era stata illustrata al Teatro Nuovo nel corso della manifestazione che ho prima richiamato, per capire se può anche questo percorso essere in sintonia con il più grosso impegno della Regione.
Auspico davvero che il piano triennale possa essere nel breve riscoperto e approfondito, cosicché il piano annuale possa divenire effettivamente riferimento di una strategia complessiva, rivolta, tra l'altro, al rafforzamento del post-diploma e del post-laurea. Mi pare che questa sia una sollecitazione riecheggiata in aula, i contratti di formazione lavoro che, nonostante taluni aspetti negativi, sono ugualmentente stati richiamati, hanno offerto apertura al sistema e sono stati visti anche in raccordo ai processi di innovazione tecnologica.
Che i corsi possano essere stati in balìa dei privati è un'affermazione rigorosa e pesante. Che i privati siano stati anche largamente protagonisti di questo raccordo con l'istituzione è per altri aspetti ugualmente vero.
Io vorrei auspicare che il tempo più vicino possa veramente dare la possibilità di un approfondimento delle linee del piano e dell'operatività del sistema anche in ordine ai costi.
E' stato detto che abbiamo abbattuto di 22.000 ore quelle del preventivo del precedente piano annuale e abbiamo abbattuto di 10.000 ore circa quelle risultanti dal consultivo dell'ultimo anno.
Ciò nonostante si è registrato un aumento dei costi di circa 5 miliardi, dovuto - è cosa nota a problemi di contratto ed anche al fatto che, per la prima volta non più posto solo nel consultivo, abbiamo individuato l'inserimento, anche in chiave di costi economici, degli handicappati nei corsi normali, i quali abbisognano di iniziative di supporto e di sostegno diverse degli altri soggetti.
Per motivi di tempo e anche per un atto di serietà nei confronti del Consiglio e, per quanto vale, anche di me stesso, evito di leggere i passaggi che appartengono alla relazione che accompagna le tabelle statistiche, quindi il riferimento alla caduta del comparto elettronico e alla crescita di quello elettromeccanico e altri rilievi che, a seconda dei corsi di formazione di base o di secondo livello, trovano ampia sottolineatura in questo richiamo.
Ringrazio chi voterà a favore di questo piano, ma anche chi non darà questa adesione e lo faccio perché ho registrato, lo dico non solo per sensibilità, ma anche per estrema correttezza, che è stata proposta una delicata attenzione a quest'area in un momento che è ugualmente delicato.
C'è l'impegno della Giunta regionale a ridurre ed approfondire, per quanto è pensabile, il costo economico di questo impegno.
A conforto di coloro i quali non intendono aderire a questa proposta di piano, dico che larghissime perplessità esistevano anche all'interno della Giunta, non tanto sul tipo di proposta dei corsi, quanto per la dimensione complessiva che la formazione professionale assieme al più vasto comparto dell'area della cultura incide nel bilancio regionale e addirittura nella disponibilità di quelle che sono definite correntemente le cosiddette risorse libere, che si aggirano attorno ai 180-200 miliardi e che trovano una cattura da parte di quest'area di circa 110 miliardi.
Si è costituito all'interno della Giunta un gruppo di lavoro assessorile per capire, in rapporto con il sindacato, con l'espressione del mondo imprenditoriale, in accordo con lo stesso mondo privato di tutte le culture e di tutti gli orientamenti che esercitano e fanno vivere questo tipo di attività, quello che è giusto che rimanga in piedi e quello che in piedi potrebbe non avere titolo per restare.
Io non vorrei ricorrere con facilità come elemento di esemplificazione a quanto è accaduto nei confronti del Centro Don Minzoni, ma è certamente emblematico di qualche sfasatura del sistema e anche di qualche atto di superficialità. Lì avremmo dovuto, in coscienza, tutti insieme, verificare fin dove questo rapporto di investimento e di restituzione in attività, in utilizzazione da parte della società di questo prodotto scolastico, possa davvero trovare termini positivi. Posso comunque assicurare che di ottanta giovani, tanti potevano essere quelli che erano interessati o coinvolti nell'area del Don Minzoni, almeno il 90-95% sono stati riassorbiti e distribuiti in altre aree di formazione professionale, così come posso assicurare che nella mobilità all'interno dei docenti abbiamo dato copertura di posti di lavoro senza turbare un equilibrio di vita, pertanto gli unici scossoni che possono essere intervenuti sono legati al fatto di non avere più riproposto il corso annuale.
Su questo evidentemente c'è chi dissente e io sono estremamente convinto che, stante i risultati che ho potuto rilevare, noi non abbiamo sbagliato a stabilire questa traccia e questo, magari non sarà troppo piacevole, dovrebbe essere un elemento del nostro comportamento in riferimento ad altre aree fragili o di qualche grigiore che noi ritroviamo all'interno della formazione professionale.
Abbiamo ieri l'altro acquisito dal Fondo Sociale Europeo, se non il documento ufficiale, la conferma che vengono conferiti a favore di questa gestione 17 miliardi, il che non è poco. Non abbandoneremo questo percorso perché ci è stato sollecitato anche dagli interventi che mi hanno preceduto, e forse oltre alle energie che impegniamo nella gestione di routine quotidiana della Regione, dovremo fors'anche tentare, con incisività maggiore, di intervenire in questi grossi spazi entro i quali possono rinvenirsi flussi di carattere finanziario non trascurabili. I funzionari, i collaboratori dell'Assessorato tutto, hanno lavorato a fondo su questo argomento, ma forse converrà spendere maggiore attenzione e maggiori energie per portare a casa maggiori e cospicui successi.
Io mi auguro davvero che presto, e quindi do una risposta a chi ha posto il problema, possa essere data conveniente, opportuna, giusta e pulita risposta al bisogno di copertura della gestione di quest'area anche a livello di governo. E' un auspicio che io faccio e penso che la ripresa dei lavori in settembre potrà trovare il giusto sbocco anche a questa esigente domanda che non può consentire di proseguire oltre tra la comprensione di tutti - io ho rilevato che c'è stata - e la buona volontà di chi con arrampicature cospicue cerca di dare, comunque, e io in coscienza penso di averlo anche fatto, delle risposte squisite o comunque sopportabili alle molte istanze che intervengono nella comunità.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione test' discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli, 15 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno relativo alle Società Erba-Biochimica e Lark S.p.A di Settimo Torinese


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno relativo alle Società Erba Biochimica e Lark S.p.A, di Settimo Torinese.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte venuto a conoscenza della volontà della Montedison di cedere a partner stranieri il comparto bulk della Società Erba-Biochimica e Lark S.p.A, di Settimo Torinese esprime profonda contrarietà a tale atto che aggrava la già pesante situazione occupazionale che è stata affrontata, discussa e definita nei verbali di accordo, raggiunti tra le parti sociali, presso la sede del Ministero del Lavoro nel luglio 1987 ritiene indispensabile l'immediato intervento del Ministro del Lavoro e dell'Industria al fine di una verifica degli impegni assunti in sede ministeriale ritiene inoltre necessaria una valutazione di questa possibile iniziativa della Montedison anche alla luce della prossima definizione del piano chimico nonché del polo chimico che deve vedere attenzione alle varie unità produttive della Montedison localizzate in Piemonte esprime il proprio sostegno ai lavoratori e alle loro iniziative a difesa del posto di lavoro i m p e g n a la Giunta regionale: 1) a richiedere ai Ministeri competenti un urgente incontro per l'esame della suddetta situazione 2) a richiedere che vengano sospese le iniziative di scorporo e di cessione del comparto bulk".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Esame progetto di legge n. 375: "Integrazioni e modifiche alla L.R. 25/1/1988, n. 6"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 19) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 375.
Relatore è il Consigliere Bara che dà per letta la relazione.
Non essendovi richieste di parola, possiamo procedere all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dai Consiglieri Bara e Chiezzi: all'art. 1, dopo il comma secondo, inserire il seguente comma: "3. All'art. 3 della legge 25/1/1988, n. 6, al terzo comma dopo le parole 'I piani previsionali' aggiungere le parole 'della Giunta regionale'".
La parola al Consigliere Bara.



BARA Giuseppe

Illustro il significato di questo emendamento.
Per la Giunta regionale, per quanto riguarda le consulenze, è stabilito che vengano predisposti dei piani annuali; per quanto riguarda invece l'Ufficio di Presidenza del Consiglio la questione si pone in altri termini in quanto non è possibile predisporre un piano annuale, dal momento che le Commissioni possono richiedere in qualsiasi periodo dell'anno di essere sorrette da qualche consulenza.
L'emendamento ha quindi lo scopo di dare alla Giunta regionale per quanto riguarda le consulenze un determinato impianto e di darne invece un altro all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 46 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART.2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 46 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 46 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 47 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame proposta di deliberazione n. 906: "Osservazioni per la predisposizione del programma del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali ai sensi del decreto 18 marzo 1988"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 906.
Nella sede della Conferenza dei Capigruppo si è detto che si sarebbe esaminata e quindi approvata questa deliberazione nella seduta odierna e che si sarebbe discusso più approfonditamente nell'autunno prossimo dell'intera materia; in questo caso si tratta solo di osservazioni.
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io devo presentare un emendamento formale. In Commissione si è valutato che occorreva variare alcuni elementi allo scopo di definire una miglior comprensione: erano infatti elencate proposte che pareva avessero carattere generale, quando invece si trattava di richieste che le Sovrintendenze autonomamente o la Regione per le proprie opere, avevano chiesto venissero inserite nell'elenco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rendo conto che l'ora è tarda e siamo tutti stanchi, però siccome gli atti che il Consiglio compie hanno rilevanza, soprattutto quando - come in questo caso - si riferiscono e si inseriscono in un programma ministeriale di intervento sui beni culturali e ambientali, all'interno di quanto definito dal decreto del 18 marzo 1988 (la legge finanziaria), io credo sia necessario prestare la dovuta attenzione e quindi rubare del tempo ai colleghi.
Condivido parte delle considerazioni contenute nella delibera che evidenziano come ci sia stata una mancata attuazione delle intese intercorse tra la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali che prevedevano un'ampia facoltà propositiva delle Regioni in ordine ai programmi di intervento in questa materia.
Noi sappiamo quanto sia importante questa materia non solo dal punto di vista culturale, ma più complessivamente anche di assetto territoriale e di valenza economica, se pensiamo alla grande importanza che la salvaguardia la tutela, la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, hanno per lo sviluppo dell'attività turistica e ricreativa.
In questo quadro ritengo di dover evidenziare che a lato di questa premessa positiva che condividiamo (che è presente nella deliberazione relativamente alla necessità che le Regioni siano pienamente all'interno del governo di questa importante materia) nel disposto propositivo la deliberazione stessa è assolutamente contraddittoria con quanto viene richiesto al Governo nazionale. Infatti, mentre al Governo nazionale si richiede maggiore spazio, individuazione dei compiti di programmazione in materia da parte delle Regioni, criteri di intervento che tengano conto di priorità e finalità per l'uso delle risorse in questo settore, quando ci troviamo di fronte alle proposte avanzate dalla Giunta, questo bel quadro di priorità, di criteri, di programmazione, scricchiola.
Io non ho bisogno di fare alcuno sforzo personale di argomentazione per evidenziare questi elementi di critica, se non utilizzando le considerazioni molto puntuali che in merito a questa deliberazione sono contenuti in una interrogazione urgentissima presentata l'8 luglio dal Gruppo repubblicano alla Giunta regionale.
Tale interrogazione evidenzia come nel quadro di questo piano di interventi ci sia ad un certo punto in modo un po' strano, relativamente a gruppi di questioni su cui intervenire, un elenco di interventi nell'area dell'Alessandrino senza specificare i criteri della scelta di questi interventi. Condividiamo il parere che gli interventi di recupero e di restauro dei beni non possono essere determinati con casualità o come si dice testualmente nell'interrogazione "per il particolare interessamento di qualche Consigliere regionale".
Anche il Gruppo comunista chiede alla Giunta quali sono stati i criteri oggettivi che hanno condotto alla scelta di operare questo stralcio per l'area dell'Alessandrino: infatti, dal momento che non è predisposta per aree provinciali, non si capisce perché sia presente l'Alessandrino.
Chiediamo se la Giunta non ritenga più importante, come qui si propone, di definire un elenco rispondente a criteri che sono legati alle strutture e agli strumenti di governo del territorio dei beni ambientali già a disposizione ai sensi della legislazione regionale su questa materia. Come mai non si è utilizzato, per definire questo piano di priorità, la carta dei beni e delle opere ambientali e culturali, che è uno strumento che questa Regione si è data e al quale deve riferirsi nel momento in cui deve rispondere al Ministero per definire delle priorità? Infine, essendo prevista una Commissione per i beni culturali e ambientali in base all'art. 91 della L.R. n. 56/77, chiediamo perché non si è sentita detta Commissione nella definizione di questo programma di priorità.
Chiediamo ancora alla Giunta se non intende varare un programma complessivo nel quale inquadrare questi interventi che nascono dal disposto della legge finanziaria, ma che non possono certamente viaggiare per conto loro.
Su queste argomentazioni dobbiamo avere delle risposte. Lo chiediamo per una questione di serietà e di reciproco rispetto fra di noi, e rispetto a queste domande non si deve glissare. Si tratta tra l'altro di domande che sono state poste dal Gruppo repubblicano, noi le condividiamo, sono quelle che ci hanno spinto in Commissione ad esprimere voto contrario alla deliberazione e che oggi riproponiamo tutte quante.
Io, tra l'altro, sono alessandrina e se per quel poco che conosco la mia provincia dovessi dire che queste sono le priorità di intervento, avrei delle difficoltà ad affermarlo. Cito soltanto l'esempio del complesso romano di Libarna: se c'è qualche struttura in provincia di Alessandria su cui ha senso intervenire con priorità è proprio quello, piuttosto che la Chiesa di Santa Maria e San Siro a Sale o la Pieve di Viguzzolo, ma non voglio entrare nel merito.
Qualcuno mi diceva poc'anzi che non vale la pena discuterne perché è già stato tutto deciso dal Ministero e dai parlamentari locali. Se è così allora non ha senso che la Regione compia questo atto! Nel momento in cui invece è chiamata ed è tenuta a compierlo sulla base di quelli che sono i suoi doveri e il disposto di legge, noi non possiamo assolutamente presentarci se non davvero confermando il fatto che non c'è più alcun elemento di criterio, di ragionamento, di riferimento per gli interventi che la Regione fa direttamente o indica come prioritari, ma sono tutt'altre le coordinate.
Noi riteniamo che questa delibera vada ritirata per essere rivista e riformulata sulla base degli strumenti che la Regione ha (la Commissione ad hoc sui beni culturali e ambientali) e sulla base di un lavoro istruttorio che indichi le priorità; si potranno definire gli interventi in modo serio argomentato e fondato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto la parola non allo scopo di prolungare il dibattito in un'ora già tarda, ma perché credo che qualche osservazione nel merito debba essere fatta.
La Commissione competente ha esaminato questa deliberazione in due sedute e in una terza è stata approfondita e approvata definitivamente. Il problema non è tanto legato a questa delibera e alla sua reale portata, non è tanto legato al fatto se sia già stato deciso in sede nazionale o in altra sede quali opere finanziare; a me pare che l'occasione sia piuttosto importante per l'impostazione futura del lavoro in questa materia.
Quando nel 1982 svolgemmo un dibattito sulla politica culturale, si parlò anche degli interventi a difesa degli edifici storici ed artistici della nostra Regione. Uno degli aspetti che emerse con chiarezza, anche in una Regione come la nostra che non è considerata sotto questo aspetto tra le più ricche nonostante in realtà sia ricca di tante opere d'arte, di tanti edifici legati alla nostra storia, era inerente a cosa conservare e cosa invece lasciar perdere, perché questo è il problema nei confronti del quale noi ci dobbiamo oggi porre, in presenza di mezzi limitati e possibilità di intervento che non sono sufficienti e che quindi non ci consentono di salvaguardare e salvare tutto quello che teoricamente sarebbe da salvaguardare e da salvare.
Ci sono alcune linee di intervento lungo le quali noi dobbiamo muoverci se vogliamo avviare una politica di salvaguardia degli edifici storici e artistici o di quanto è collegato a questo problema, che sia logica intelligente e possibile. Bisogna chiedersi che cosa va salvaguardato e che cosa si può ragionevolmente lasciar perdere. Occorre valutare i problemi connessi all'uso e alla destinazione possibile di alcuni edifici dopo l'eventuale restauro.
Occorre valutare ancora il problema della pluralità e della diversificazione degli interventi che vedono spesso sulle stesse opere intervenire enti pubblici, privati od economici con il rischio che in alcuni campi si vada a duplicazioni o comunque a sovrabbondanza di interventi, mentre in altri campi si fanno piccole opere di cosiddetta conservazione che in realtà nulla conservano e nulla risolvono.
Io ricordo di aver chiesto all'allora Assessore Testa che cosa avremmo fatto del Forte di Exilles. Dico questo a titolo di puro esempio perché io sono, come è noto a molti colleghi e amici, frequentatrice delle località della Valle di Susa, soprattutto nei mesi estivi, e tutte le volte che percorro quella famigerata strada con il rallentamento nei pressi di Exilles vedo un bellissimo cartello che reca scritto: "Regione Piemonte Restauro conservativo", ma ahimè - insieme a questo cartello vedo anche un enorme buco sul tetto dell'edificio laterale che con il passare dei mesi e l'inclemenza delle stagioni si allarga sempre di più e ho l'impressione, ma non ho potuto verificarlo perché non ho doti di scalatore n' di altro genere, che all'interno siano già cresciute le piante.
Consentitemi questa battuta data l'ora tarda, a titolo di puro esempio.
Io non dico che il Forte di Exilles debba essere lasciato andare a se stesso, in balìa delle intemperie, ma dico che un'eventuale conservazione restauro di questa struttura dovrebbe, a mio avviso, far parte di un piano e prevedere una possibilità di utilizzo che francamente però non riesco ad immaginare. Mi rendo conto che le fortezze, le opere militari nel tempo antico possano essere dei modelli di riferimento storico e culturale, ma mi domando se non sia il caso di conservare qualche esempio e il resto lasciarlo anche perdere.
Non vorrei sembrarvi dissacrante e poco amante dei monumenti e degli edifici storici, voglio soltanto dire che anziché cercare di salvare tutto e non salvare nulla, bisogna predisporre un piano serio - è questa la proposta che faccio alla Giunta - in futuro, verificando con molta serietà insieme agli altri enti locali, quali edifici, nell'ambito delle varie realtà locali, e complessivamente della nostra regione, è possibile riutilizzare e quindi conservare; valutando anche quali iniziative con gli enti privati od economici si possono attivare.
Questa, a mio avviso, è l'unica seria e reale strada per riuscire a conservare, ad arricchire e a far maturare in termini positivi il lavoro di recupero, restauro e conservazione del patrimonio artistico, culturale e storico del Piemonte, evitando quindi di assumere deliberazioni come questa, che noi comunque approviamo, ma palesando preoccupazione e facendo una precisa raccomandazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io non vorrei che si sottovalutasse l'atto in esame che di per sé è già complesso, dal momento che siamo di fronte a una legge che prevede lo scavalco delle Regioni in questa materia, con l'utilizzo dei fondi previsti dalla Finanziaria 1988 relativi ai giacimenti culturali, per altra via, con altre procedure di programmazione, attraverso le Sovrintendenze, le cui segnalazioni ancora ieri in sede di Commissione è stato specificato sono ignote. Noi non sappiamo, se non a fatto avvenuto, che cosa le Sovrintendenze hanno richiesto di inserire in questi finanziamenti.
La deliberazione in esame contiene una parte di protesta e di richiesta, che è molto giusta ed importante, relativa al metodo adottato all'interno della legge finanziaria per questo settore. Fin qui noi siamo d'accordo, perché un intervento separato dalla competenza regionale non pu che introdurre degli scarsi elementi di programmazione separando i punti di decisione.
Nel momento in cui noi alleghiamo un elenco di opere facciamo una forzatura che può non essere minimamente presa in considerazione, perch non è previsto che la Regione entri nel merito dell'utilizzo di quei fondi.
Anche in Commissione non abbiamo avuto la possibilità di verificare tutto fino in fondo, però mi pare che una cosa fosse chiara e ciò che le opere elencate fanno parte di progetti attivati o su cui c'è già stata la scelta della Regione, quindi fanno riferimento a decisioni del Consiglio regionale già prese e si presentano come un sollecito a tenere presente - e ci avrebbe forza nel momento in cui comparissero anche nell'elenco delle Sovrintendenze - edifici su cui è già previsto un intervento regionale.
La delibera in s' ha il valore politico di denunciare il metodo adottato e di chiedere di non essere tagliati fuori.
La Regione però si presenta con un'appendice di opere che riguardano l'area dell'Alessandrino, come se qui avessimo un'emergenza particolare sui beni culturali, opere che io credo non siano neanche state verificate, non dico dagli organismi che richiama l'interrogazione del Consigliere Ferrara ma neanche dall'esecutivo! Noi abbiamo già più volte protestato in Commissione perché in quella sede avvengono spesso trattative di questo genere, su molte materie dove la trattativa non è sui criteri, nel merito, ma su aree geografiche. Io ritengo che sia inaccettabile già il metodo. Può anche darsi che questo elenco non venga tenuto in minima considerazione dal Ministero, se però il Consiglio approva questa deliberazione la questione diventa grave in due direzioni: da un lato ci presentiamo senza alcuna credibilità programmatoria, noi invochiamo un ruolo concreto perché riteniamo di essere un ente che, più vicino territorialmente ai problemi, è in grado di programmare con competenza di causa sulle urgenze; dall'altro lato, se avalliamo questo vuol dire avallare il metodo che qualcuno pratica all'interno della Commissione e quindi sancire che è possibile fare questo.
Ognuno di noi potrebbe a questo punto presentare dieci emendamenti e quindi inserire dieci monumenti da restaurare: è concepibile una cosa di questo genere? Io chiedo che proprio in nome della serietà del Consiglio non venga sancito con un voto dell'assemblea un metodo che io ritengo inaccettabile. Si facciano altrove queste verifiche, noi vorremmo esaminare atti puliti, compiuti, verificati e non un atto che è il risultato di quest'azione, che tutti conosciamo, che si presenta addirittura graficamente con queste caratteristiche.
Ritengo sia possibile rinviare questa deliberazione che deve essere riformulata diversamente. Altrimenti, sapendo che in Commissione più di un Consigliere, non solo della mia parte, ha espresso insofferenza per questo metodo, io chiedo che questa insofferenza abbia una sanzione dal Consiglio che può manifestarsi solamente attraverso la repulsa di questo provvedimento, in caso contrario verrebbe legittimato questo metodo non solo in questo campo, ma anche altrove.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ho seguito questo problema dal suo insorgere, in quanto già l'anno scorso era stato fatto analogo intervento da parte del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Le Regioni avevano sollevato il problema attraverso un ordine del giorno proposto dall'Assessore Alberton che portai io stesso alla Conferenza dei Presidenti, la quale fattolo proprio lo propose al Governo centrale. Nella sostanza si chiedeva una restituzione di dignità quale quella che era stata invocata in apertura dalla collega Sestero, a favore delle Regioni. Il Governo diede luogo, l'anno scorso, ad una riunione tra le diverse Regioni, con la presenza del Presidente del Consiglio, del Ministro delle Regioni e del Sottosegretario ai Beni culturali, on. Astori, riunione alla quale partecipai personalmente.
Convenimmo che il provvedimento che sarebbe stato emanato per il 1988 avrebbe riconferito ruolo alle Regioni e, quindi, la possibilità di partecipare alle relative determinazioni. Così non è stato. Il decreto ministeriale che dà luogo annualmente all'attuazione della legge n. 449 del 1987 ha ridotto, di fatto, i compiti delle Regioni all'audizione di rappresentanti della Regione interessata in apposita riunione da parte dei Sovrintendenti e alla possibilità di far pervenire al Ministro per i Beni Culturali e Ambientali eventuali osservazioni. Vi e stata una riduzione enorme del nostro ruolo e della nostra funzione, alla quale ha fatto seguito una non lieve presa di posizione dei rappresentanti delle Regioni tant'è che si parla di adire alla Corte Costituzionale contro questo atteggiamento dello Stato.
Il decreto non sottolineerebbe a fondo non tanto il ruolo della Regione, quanto lo stesso ruolo del Consiglio regionale. E' stato scrupolo della Giunta regionale la quale ha ritenuto che, trattandosi di audizione dei rappresentanti della Regione, comunque la competenza dell'attivazione della Regione su questo argomento venisse rivolta al Consiglio regionale.
Avvertivamo anche il fatto che i tempi a disposizione, che erano dai due ai quindici giorni, erano tali da impedire di lavorare con serenità.
Il provvedimento è stato assunto in data 18/3/1988 e consentiva ai Comuni ed anche ai privati di presentare entro il 20 aprile successivo le domande, quindi il tempo a disposizione era estremamente ristretto. La riunione tra la Regione, le Sovrintendenze e la Direzione degli Archivi della Biblioteca statale del Piemonte, è intervenuta due giorni dopo. In quella sede ci siamo fatti carico di registrare una serie di presentazioni di notevole dimensione di domande, senza alcuna possibilità di approfondimento, con atteggiamenti, istanze e segnalazioni che erano delle Sovrintendenze e non delle Regioni, le quali erano nella condizione di far pervenire al Ministero eventuali osservazioni entro il 10 maggio.
Questa sera è stata sollevata da parte dalla collega Bergoglio l'esigenza di guardare a fondo su un processo di pianificazione; la stessa cosa ha detto la collega Dameri. Occorre una pianificazione che metta assieme le diverse iniziative non solo del settore pubblico nei diversi livelli di governo territoriale, ma anche in quello privato in quanto, per quel che attiene Torino e il Piemonte, sono previste non poche iniziative.
I programmi delle Sovrintendenze sono stati autonomamente trasmessi al Ministero il 30 aprile c.a. senza consegna degli stessi alle Regioni.
Pertanto la deliberazione del 10 maggio è stata adottata senza conoscere le decisioni e i programmi definitivi delle Sovrintendenze.
Sono state assunte determinate indicazioni, per esempio quelle dei Sacri Monti, per seguire un tema che era caro anche a molte proposte di parlamentari di tutte le parti politiche.
Eravamo di fatto davanti ad una scarsa informazione e con tempo estremamente limitato.
Vorrei ancora dire che non tanto la manomissione, quanto i correttivi intervenuti all'interno della delibera della Giunta regionale rivolta al Consiglio, sono stati proposti dalla Commissione consiliare e non sono il prodotto di una iniziativa della Giunta. E' evidente quindi che è stato promosso un processo di accelerazione che la Commissione ha ritenuto di accogliere e di trasferire al Consiglio.
Convengo con loro che il futuro debba vederci propositi in modo diverso attorno a questo problema, richiamandoci ad un processo di programmazione ma soprattutto ad un ruolo che deve essere riconferito e non solo riscoperto dalle Regioni. Devo dire che lo Stato centrale è venuto meno ad un impegno assunto con i rappresentanti delle Regioni. Impegno che era stato assunto in un momento nel quale, ripeto, ero presente io stesso.
Sono disponibile ad aprire in settembre, o quando sarà il caso o sarà possibile, un dibattito complessivo su questo argomento. Mi permetto di suggerire al Consiglio regionale di approvare comunque questo provvedimento o questa indicazione della Regione che, di fatto, può essere già larghissimamente superata dalle decisioni intervenute da parte del Governo.
Se il Consiglio non ritenesse di seguire queste sollecitazioni, non si modificherebbe nulla, però mi pare sia dovuto almeno un gesto di coerenza attorno ad un atto di rispetto che la Giunta ha rivolto al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a titolo personale, non coinvolgendo il Gruppo, ritengo di dover fare mie le considerazioni svolte dal collega comunista in ordine al punto n. 6 della deliberazione. Invito quindi la Giunta a trovare una formulazione qualsiasi che dia un minimo di senso in ordine all'elencazione degli immobili oggetti di intervento, che non possono essere individuati in termini di localizzazione geografica.
Scriveteci altre località, altri interventi: una forma così è indecorosa grida vendetta! E non è colpa della Giunta, ma del Consiglio: in questo senso svolgo un intervento a titolo personale.
La responsabilità della Regione, anche degli atti, compete alla Giunta regionale. La Regione Piemonte non può mandare a Roma un elenco di interventi raccolti sotto la nomenclatura "interventi nell'Alessandrino".
Se non si vuole ritornare sul merito di questi interventi, si trovi almeno una formulazione diversa: "altri interventi di particolare valore o di particolare interesse", ma scrivere "interventi nell'Alessandrino" mi pare più un linguaggio da bocciofila, con tutto il rispetto per i colleghi che hanno elaborato questo documento.
Io personalmente voterò contro se non ci sarà una formulazione che sia più accettabile di questa elencazione, nel cui merito non intervengo perch non ho la fortuna di conoscere questi beni. Quando però si procede attraverso dei criteri di merito, di sistema e di programma, non si pu scendere ad una elencazione collocata all'interno di un'area geografica.
Questo, consentitemi cari amici, apre la stura alla rincorsa che ognuno di noi avrà in futuro per il proprio contenitore e la propria rappresentanza.
Chiedo alla Giunta di valutare l'opportunità di emendare quella dicitura con la seguente: "Altri interventi di particolare rilievo". Un minimo di decenza su queste cose, secondo me, bisogna cercare di averla. Se del caso formalizzerò l'emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del dispositivo della deliberazione.
E' stato presentato il seguente emendamento da parte del Consigliere Villa: in premessa, al settimo capoverso, sostituire le parole "le proposte delle Sovrintendenze stesse e della Regione" con le seguenti: "quelle presentate dalle Sovrintendenze stesse e dalla Regione" in premessa, all'ottavo capoverso, sopprimere dopo la parola "lavori" le seguenti: "e delle proposte di programma presentate dalle Sovrintendenze al competente Ufficio centrale del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, ne", e aggiungere dopo la parola "osservazioni" le seguenti: "elaborate dalla Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.
Passiamo ora all'emendamento presentato dal Consigliere Marchini, il cui testo recita: al punto 6) dell'allegato, sostituire le parole "Interventi nell'area dell'Alessandrino" con le parole "altri interventi di particolare rilievo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sarebbe un grosso guaio per questo Consiglio se l'opposizione disarmasse di fronte ad un fatto di questo genere. Sarebbe un fatto molto negativo che dovrebbe preoccupare la stessa maggioranza, se l'opposizione non svolgesse fino in fondo la sua funzione di contestazione di un metodo che tutti in qualche modo hanno criticato, perfino il Presidente della Giunta che ha chiesto che questo provvedimento vada avanti perché deve andare avanti in quanto ininfluente (mi pare una ragione di un realismo piuttosto rasoterra). L'unica questione che non può essere passata n' sotto silenzio, ma neanche trovare forme adeguate di reazione, è che abbiamo un parere da dare a livello statale assolutamente impresentabile. Proprio per non inasprire gli animi io credo di poter distinguere le responsabilità di questi atti. Le responsabilità sono di chi inventa questi modi, di chi dal livello nazionale crea le condizioni perché si esprimano pareri in questi termini e perché dentro i vari buchi, senza criteri e senza piani, possono "ficcarsi" gli arrembaggi dei pirati, simpatici magari, con cravatta rossa che però arrivano con le loro "banderillas" per piazzare il nome e l'etichetta di quel tal posto. Io credo che le responsabilità della Giunta siano in questo senso soggettivamente relative, e lo siano perfino per quanto riguarda gli incursori, quelli che Viglione una volta chiamava i "rapidi incursori", e che attengono ad una forma di intendere la cosa pubblica e la programmazione che è abilitata dal come si chiedono i provvedimenti.
Il punto è questo: dobbiamo restare inerti ed accettare tutto? O non abbiamo invece un dovere di opposizione? Noi lo abbiamo e lo sentiamo e a costo di essere monotoni ribadiamo che a questi metodi non ci stiamo. Il Consiglio regionale non può uscire con questa specie di pezzo di carta che si individua per queste responsabilità (con ciò non credo di avere particolarmente inasprito la suscettibilità di alcuno, ma questo è il prodotto): uscire con questo parere io credo sia assolutamente indignitoso.
Da noi non è accettato e devo dire che le componenti che poi rendono più grave ciò è che pare che tutto si possa far così: si emana un siffatto parere, ma come ragionevolmente possiamo credere che una discussione sulla programmazione, sui piani, possa avere ancora un senso, quando vige il sistema di "incursioni" e di contrattazione che richiamava la compagna Sestero? Altro è, sulla base di criteri, far presenti, anche in base al mandato elettorale, esigenze, pesarle ed esaminarle, non siamo fuori dal mondo, ma in questa assenza totale di regole, di criteri, di indirizzi, è solo la contrattazione il rapporto di forza. Non a caso queste cose vengono definite in base ad un accrescimento degli interventi con la scusa che "tanto non servono", ma alla faccia di qualsiasi programmazione! Abbiamo visto che tutta la vicenda dei rapporti Regione-Stato sta volgendo pericolosamente male per le Regioni proprio perché queste, anzich definire piani precisi, avere prerogative e chiedere finanziamenti lasciano decidere a Ministri o a Sottosegretari, lasciano decidere addirittura ad alti funzionari che in certi casi contano molto di più. Io sono preoccupato perché dal momento che si tratta in questo caso del Ministero dei Beni Culturali, occorre riconoscere che non abbiamo propriamente un Ministro molto forte. Abbiamo un fortissimo Direttore generale e magari qualche oculato ed abile Sottosegretario. Allora il rapporto istituzionale tra Stato, sua organizzazione, Ministeri, Governo addirittura e Regioni, rischia di trasformarsi in un'operazioncina di molto piccolo cabotaggio, a cui non stiamo, tra vuoi un Direttore generale vuoi dei Sottosegretari più forti della pur simpatica Bono Parrino, ma che credo non stia passando alla storia per la sua forza e il suo indirizzo all'interno del Ministero dei Beni Culturali.
Ultima questione. Qui è ricorso (tra l'altro persona cui io voglio personalmente anche bene) insistentemente sotto mutate specie il nome di Angiolino Rossa, come Capogruppo socialista ed elemento attivo in questa vicenda. Parrebbe a me che in ogni caso sarebbe meglio discutere, non foss'altro per il valore rieducativo che hanno anche gli stop, in presenza di Angiolino Rossa, anche perché mi interessa capire cosa sta succedendo.
L'altro giorno in margine alla questione Pirella - non la ritiro in ballo - Angiolino Rossa, do atto della sua schiettezza, nella sede dei Capigruppo ha detto una cosa che a me sembra clamorosa e ciò che secondo lui i massimi funzionari devono essere dello stesso colore politico di chi in quel momento governa. Rossa ci può spiegare che è legittimo far così noi ne prendiamo atto, tra l'altro siamo completamente d'accordo, ma si chiariscano almeno le posizioni.
In conclusione noi reiteriamo l'invito fatto dalla compagna Sestero.
Non vogliamo con questo non accogliere le preoccupazioni del Presidente Beltrami, io credo le abbia rese anche per quello che è questo atto, ma noi vogliamo evidenziare - il nostro ruolo è questo e lo giochiamo fino in fondo - l'abnormità che andremmo a votare e la brutta figura che ci facciamo. Ci fa bella figura magari qualche personaggio romano e qualcuno che in questo sistema incursionistico pensa di poter galleggiare.
Questa però è un'istituzione elettiva, ha una sua storia, ha prerogative, ci sono persone qui dentro con dignità che non ci stanno.
Credo che questo attraversi tutti i Gruppi, facciamo un atto dignitoso rinviamolo e lo ripenseremo, tanto se non conta nulla, Presidente Beltrami è meglio inviare una cosa dignitosa che non una cosa brutta.
Comunque noi intendiamo non partecipare al voto se verremo costretti a votare.



PRESIDENTE

Comunico che è pervenuto alla Presidenza un altro emendamento, a firma del Consigliere Sestero ed altri, soppressivo del punto 6) della deliberazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Il Consigliere Marchini ha motivato il proprio emendamento dicendo che eravamo di fronte ad un atto privo di decenza, per rimediare al quale occorrerebbe almeno avere il pudore di riformulare le motivazioni degli interventi nell'area Alessandrina. Il dibattito ha evidenziato, sempre su questo tema, altre perplessità e richieste di chiarimento alle quali non è stata data risposta alcuna. Passare al voto in queste condizioni non mi pare serio. Personalmente non conosco Palazzo Pastore di Valenza, Santa Maria del Banno di Sezzadio e via elencando, ma so, ad esempio, che a Vercelli la torre dell'Angelo, emblema della città, è in precarie condizioni, mentre i lavori che hanno portato alla scoperta dei resti di importanti insediamenti dell'opera romana sono bloccati dalla mancanza di finanziamenti, mentre i mosaici ritrovati sono da un anno alle intemperie coperti da semplici teloni. Si potrebbe continuare con questo genere di esempi, ma non si aggiungerebbe nulla all'esigenza ineluttabile che la Giunta chiarisca in base a quali criteri di priorità e di valore è stata compiuta la scelta di privilegiare l'area Alessandrina a danno di altre.



PRESIDENTE

Comunico che sono pervenuti altri due emendamenti.
Rispondo al Consigliere Valeri che compito del Presidente del Consiglio, nel momento in cui pervengono allo stesso emendamenti ad un qualsiasi provvedimento, è di sottoporli all'esame dell'assemblea e quindi porli in votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Vista la discussione e il modo con cui stanno sopravvenendo emendamenti, chiedo se non sia opportuno rinviare alla Commissione un ulteriore esame di tale deliberazione. E' una richiesta formale, che avanzo a nome del Gruppo comunista, che chiedo venga posta ai voti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Io avevo tentato di portare in termini di totale apertura all'assemblea, anche sul piano conoscitivo, il problema così come poteva emergere da un provvedimento che certamente non è molto esaltante per il ruolo delle Regioni.
Ho anche ricordato che le trasformazioni sono intervenute all'interno di un'espressione del Consiglio che aveva fruito, per quanto vale, di tutta l'attenzione della Giunta regionale, che a mio avviso non era tenuta a rassegnare questa proposta al Consiglio stesso.
Se il Consiglio regionale per un ulteriore scrupolo, non dico un eccesso di scrupolo, ma per approfondimenti, perché il tema possa essere più dibattuto, ritiene a maggioranza, nel conchiudersi di questa tornata estiva, di rinviare in Commissione la deliberazione, la Giunta non si oppone. Devo anche dire, con tutta tranquillità, che non cambia nulla al problema, semmai potrebbe trarsi un rafforzamento successivo da un dibattito attraverso il quale le Regioni potranno rivendicare il loro vero ruolo attorno a quest'area di intervento.



(Applausi dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la richiesta formulata dal Gruppo comunista di rinviare tale deliberazione all'esame della Commissione competente.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordine del giorno sull'energia (rinvio)


PRESIDENTE

E' stata avanzata nel corso della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi la richiesta di procedere nella seduta odierna all'esame del documento giacente da tempo, conclusivo del dibattito sull'energia, sottoscritto dai Consiglieri Valeri, Ferrara, Picco, Marchini e Tapparo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Si tratta di riflettere sulle condizioni e sui tempi in cui si pu giungere al voto. L'intesa tra i Gruppi che hanno sottoscritto il documento era di procedere rapidamente alla sua approvazione, però sono emerse esigenze di approfondimento e di discussione che non possono non essere rispettate.



PRESIDENTE

Consigliere Valeri, ho dato la parola a lei in qualità di proponente della richiesta di iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna affinch dichiarasse una volontà in ordine alla conferma di quella richiesta oppure al rinvio.



VALERI Gilberto

Personalmente al punto in cui siamo giunti e all'ora cui si è arrivati con la prospettiva che l'aula si svuoti, ritengo non ci siano le condizioni per affrontare il documento con la serietà e l'attenzione che sarebbero necessarie.
Per cui chiedo che venga iscritto tra i primi punti da discutere alla ripresa post-feriale dei lavori del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Se il collega Valeri, che è il promotore della richiesta di iscrizione all'o.d.g., giunge a questa conclusione, il Gruppo della DC può anche concordare.
Devo però rilevare che il dibattito si è tenuto il 9 marzo di quest'anno, che erano stati presentati diversi ordini del giorno e che si era formata una Commissione la quale doveva giungere ad un documento unitario. Questa Commissione ha lavorato e ha predisposto il documento ora all'esame dell'aula. Si prospetta quindi un nuovo dibattito sul dibattito: è una questione anche dal punto di vista metodologico incredibile. A me va bene tutto, per carità, rinviamo pure la votazione di questo documento desidero però che risulti a verbale che si è svolto un dibattito in quest'aula il 9 marzo, che tutti convergevano sulle linee di fondo, che si è tentato di formulare un documento comune, che a questo documento si è lavorato tanto che ha raccolto le firme dei Capigruppo delle forze più significative ed importanti del Consiglio, che se ne è chiesta l'iscrizione all'o.d.g. della seduta odierna, ma che al momento di passare alla votazione si è richiesto invece di riaprire la discussione. E' certo che se si apre la discussione alle 20,15 occorre avere la disponibilità a fermarsi in aula un po' di tempo, disponibilità che noi dichiariamo di avere.



PRESIDENTE

Il Consigliere che ha proposto di iscrivere un argomento all'o.d.g. ha anche la facoltà di recedere e chiederne pertanto il rinvio ad una successiva seduta. Se il Consiglio non ha obiezioni in merito si potrebbe anche aderire alla richiesta formulata dal collega Valeri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, ai fini della storia di questa vicenda, io desidero che venga chiarito che da parte mia si tratta di mettere in votazione un documento e non iscrivere un documento all'o.d.g.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono sempre comunque ammesse le dichiarazioni di voto.



MARCHINI Sergio

Si può fare tutto, si possono anche far circolare i treni con l'energia solare!



(Commenti dei Consiglieri Staglianò e Montefalchesi)



PRESIDENTE

Ritengo di cogliere quanto evidenziato dal collega Valeri e ciò che l'esame di questo documento non può essere strozzato in coda di seduta e pertanto lo rinvio alla ripresa dei lavori del Consiglio nel mese di settembre, ridefinendo tempi e modalità di votazione.
Ha chiesto la parola l'Assessore Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Voi sapete che la Giunta, nemmeno l'Assessore all'energia, non si è mai sottratto ad un dibattito peraltro approfondito e anche sereno su questi temi che sono stati oggetto di particolare attenzione e vivacità nel dibattito contemporaneo. Io non voglio ripetere cose che sono state dette in quest'aula, vorrei semplicemente dire a nome della Giunta regionale che il dibattito articolato, durato quasi l'intera giornata del 9 marzo di quest'anno, quindi diversi mesi or sono, si era concluso con la presentazione di diversi documenti e il Presidente di questa assemblea colse la necessità di affidare ai proponenti di quegli ordini del giorno l'opportunità di ragionare durante le settimane successive per addivenire ad un documento unitario. Nelle settimane successive il lavoro intenso svolto in forma semi-istituzionale nella sede non ufficializzata della VII Commissione, più i Gruppi consiliari che sono stati invitati (alcuni con una certa frequenza vi hanno partecipato), ha portato a edizioni successive di tale documento allo scopo di trovare un minimo comune denominatore che si è poi trovato sul documento che viene oggi presentato per la conseguente votazione. Se quel minimo comune denominatore si fosse trovato già il 9 marzo al termine di quel dibattito si sarebbe votato un documento.
Pertanto ritengo che oggi ci siano le condizioni per non aspettare che entro l'autunno di quest'anno, così si diceva nel marzo scorso, si sarebbe fatta la Conferenza energetica regionale.
Ricordo però che da domani inizierà il periodo feriale (l'Assessore all'energia peraltro è qui fino al 24 agosto), quindi il 20 settembre, data in cui inizierà l'attività autunnale, non sarà possibile organizzare alcuna Conferenza. Qualcuno ha proposto che entro sei mesi dall'approvazione dell'ordine del giorno si tenga la Conferenza energetica regionale. Sei mesi significa arrivare a gennaio-febbraio dell'anno prossimo, ma se si vuole rinviare a settembre per fare un altro dibattito sull'ordine del giorno e pensare comunque di fare una Conferenza non si venga poi ad imputare a questa Giunta regionale la non volontà di attivare ciò che questa assemblea già quattro mesi fa proponeva.
Mi pare ovvio ed implicito che se c'è buona volontà e attenzione da parte dell'assemblea, che è intanto legislativa, sia possibile votare questo ordine del giorno che è la conseguenza del dibattito svolto il 9 marzo e che se fossimo stati in quella data in condizioni di strutturare questo documento che è composto di sette pagine, quindi articolato e corposo, l'avremmo votato. Abbiamo lavorato intensamente e ritengo sia giusto, per dare corpo allo sforzo compiuto da questa assemblea nonch dalla Giunta che è stata parte attiva, produrre un documento che ci permetta di non addebitare poi al vuoto, alla carenza, alla incapacità, al poco peso politico di questa Giunta regionale, il non affrontare i temi insistenti sulla politica energetica regionale.
Mi pare dunque ci siano tutte le condizioni per votare questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, trovo assolutamente sconcertante l'intervento dell'Assessore Cerchio.
Non credo che una Giunta regionale per decidere di indire la Conferenza energetica regionale debba aspettare il via del Consiglio regionale. Il Consiglio regionale si è già espresso all'unanimità nel corso di quel dibattito sull'esigenza di organizzare la Conferenza! Caro assessore, è da tre anni che governate e dopo che da due anni e mezzo è stato deciso che al nucleare in questo Paese non si deve più fare ricorso e che quindi è stato deciso che la centrale nucleare Trino 2 non si costruiva più, questo governo fin da allora doveva organizzare la Conferenza energetica regionale e sulla base di quella venire poi a proporre le nuove linee della politica energetica regionale! Adesso l'Assessore ribalta sul Consiglio le responsabilità del fatto che la Giunta non indice la Conferenza energetica regionale: questo è francamente paradossale e inaccettabile! Se non siete in grado di governare, non ribaltate sul Consiglio le vostre colpe e le vostre incapacità! Quindi io sono per il rinvio, anzi, per non votare alcun ordine del giorno di merito e votare invece un ordine del giorno di tre righe che dica che la Giunta deve organizzare la Conferenza energetica regionale e sulla base dei risultati di quella Conferenza proporre al Consiglio le linee!



(Vive proteste dell'Assessore Cerchio)



MONTEFALCHESI Corrado

Se non sei capace di governare, torna ai banchi del Consiglio!



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Mettiti prima d'accordo con il tuo Gruppo che invece ha firmato questo ordine del giorno!



MONTEFALCHESI Corrado

Io con quell'ordine del giorno non sono d'accordo!



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Prenditela con il tuo Gruppo e non con la Giunta!



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dal momento che l'istanza di rinvio è venuta dagli stessi proponenti ritengo sia opportuno accoglierla. Pertanto l'esame di tale documento è rinviato alla ripresa post-feriale dei lavori del Consiglio.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,30)



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