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Dettaglio seduta n.15 del 07/11/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute". I verbali delle adunanze consiliari del 24 ottobre 1985 sono stati distribuiti prima dell'inizio della, seduta odierna e saranno portati all'approvazione dei Consiglieri nella prossima riunione di Consiglio.
Se non vi sono osservazioni si intendono invece approvati i verbali del 10 ottobre 1985.


Argomento: Università

Interrogazione del Consigliere Carazzoni, interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia ed interrogazione del Consigliere Nerviani inerenti la soppressione dei corsi universitari alla facoltà di medicina di Novara


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze", esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Carazzoni l'interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia e l'interrogazione del Consigliere Nerviani inerenti la soppressione dei corsi universitari alla facoltà di medicina di Novara.
Risponde a tutte l'Assessore A1berton.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Credo sia corretto rispondere unitariamente alle tre interrogazioni perché sono relative allo stesso tema anche se ciascuna pone qualche sottolineatura particolare.
Come rilevato dagli interroganti, nel corso dei mesi di settembre e ottobre la situazione dei corsi di medicina a Novara era andata progressivamente in crisi; alle difficoltà specifiche del nuovo anno scolastico mi è sembrato si sommassero diffidenze, per garanzie scambiate nel passato tra le parti interessate e poi non sempre mantenute.
La Giunta ha seguito con puntualità questa evoluzione che coinvolgeva in alcuni momenti competenze e responsabilità specifiche della Regione e in altre parti metteva in gioco la sua volontà e il suo impegno politico di mantenere viva la prospettiva dell'Ateneo nel Piemonte orientale.
Vi sono stati ripetuti incontri a cui hanno partecipato anche Consiglieri della VI Commissione e della zona del novarese. Posso dichiarare in questa seduta che quel documento che il mio Assessorato aveva presentato a conclusione dei vari incontri, il 25 ottobre presso il Rettorato, come documento di possibile convergenza da tutte le parti interessate, è stato nella seduta del 30 ottobre ultimo scorso approvato dal Consiglio di Facoltà di Medicina di Torino e, l'altro ieri dal Comitato formato a Novara tra Provincia, Comune e U.S.S.L.
Distribuirò il testo del documento che richiamandone sinteticamente i punti principali, dice che viene riconfermata la volontà di attribuire alla presenza universitaria delle Facoltà di Medicina e di Economia e Commercio a Novara il significato di un processo finalizzato alla realizzazione del progetto di Università tripolare nel Piemonte orientale.
La Regione Piemonte nell'ambito delle proprie competenze in materia sanitaria si attiva prontamente per dar corso, in un piano complessivo, al convenzionamento graduale dei reparti clinici necessari dell'Ospedale di Novara; Regione Piemonte e Comitato novarese confermano nei rispettivi ambiti l'impegno a un progressivo miglioramento delle condizioni generali in cui la presenza dell'Università si esplica.
Per l'anno accademico 85/86 proseguono, nella forma di corsi liberi pareggiati quei corsi tenuti da docenti ospedalieri di Novara.
Gli altri corsi saranno tenuti in forma seminariale analogamente a quelli che si introdurranno presso la sede torinese, garantiti dalla presenza di un coordinatore oppure attraverso corsi tenuti da docenti singoli.
Verrà costituito un comitato tecnico misto Regione-Comitato-Università con il compito di consulenza e coordinamento per quegli atti che in concreto dovranno essere compiuti al fine di dare attuazione al presente accordo. In ultimo le procedure per le iscrizioni saranno assicurate nel miglior modo possibile per agevolare gli studenti come negli anni passati.
Crediamo con questo di essere perlomeno riusciti a riportare su un bi nario più concreto il rapporto tra le diverse componenti che sono indispensabili perché la prospettiva delle Università e dei corsi di Medicina, di Novara in particolare, vada avanti.
Ci siamo preoccupati di rendere consapevoli tutti che se avessimo fallito questo obiettivo, così come a un certo punto poteva sembrare stante la disponibilità dichiarata che altri subentrassero a organizzare in Novara i corsi, avremmo subito una perdita secca, non dico di prestigio in senso generico, ma di ruolo e di responsabilità da parte delle comunità locali da parte dell'Università e di conseguenza da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Ringrazio l'Assessore Alberton per le sue cortesi delucidazioni, ma lamento la mancata tempestività della risposta che ha di fatto vanificato quanto chiedevo nella mia interrogazione datata infatti 16 ottobre scorso.
Il problema dei corsi universitari di medicina a Novara era di acuta e scottante attualità, talché - lo ha ricordato l'Assessore - si ipotizzava il subentro, al posto dell'Università di Torino, della "Statale" di Milano circostanza questa che, seppure accettabile per la discussa piemontesità della terra novarese (tesi questa sulla quale sono perfettamente d'accordo) avrebbe comunque determinato l'affossamento del progetto di seconda università del Piemonte, nel quale invece dobbiamo continuare a credere o perlomeno a sperare.
Prendo atto adesso dell'accordo e dei chiarimenti intervenuti nel frattempo e della composizione raggiunta con la Facoltà di Medicina dell'Università di Torino. A Novara continueranno i corsi liberi tenuti da primari ospedalieri aventi titolo di docenza e residenti in città, mentre saranno affiancati da corsi in forma seminariale con docenti torinesi corsi seminariali integrativi e non sostitutivi come si era detto in un primo momento, inoltre si consentirà a quei professori che siano disposti a venire da Torino a Novara, di continuare a tenere nel capoluogo novarese delle regolari lezioni.
Tutto è bene quel che finisce bene; ma mi domando: si può essere soddisfatti di questo accordo? Si deve diventare ottimisti circa il futuro dell'Università di Novara? Francamente ho qualche perplessità. Le perplessità nascono dal fatto che il Consiglio di Facoltà di Medicina ha si ratificato, nei termini che ricordava l'Assessore e che mi sono permesso di riepilogare, l'ipotesi di accordo, ma, a quanto mi risulta, non ha espresso almeno fino a oggi alcuna disponibilità all'eventuale trasferimento o pendolarismo di docenti torinesi a Novara.
Inoltre, fissando di tenere con il nuovo anno accademico le regolari lezioni al mattino a Torino e i seminari integrativi a Novara il pomeriggio, ha sostanzialmente svuotato la realtà universitaria novarese da ogni sua ragione d'essere, come prova il fatto che, mentre sono diminuite le immatricolazioni a questo anno accademico a vantaggio di Milano e di Pavia, mi si dice che una settantina circa di studenti degli anni successivi sono venuti ad iscriversi a Torino, però con l'intenzione di frequentare completamente i corsi a Torino. Mi sembra dunque, a commento dell'intera vicenda, che non si possa e soprattutto non si debbano tacere le precise responsabilità che, in ordine a questa vicenda, hanno determinato un risultato alquanto discutibile; responsabilità che investono in pari misura la Regione, la U.S.S.L. 51, la Provincia e il Comune di Novara. La Regione che nella gestione fino al 1 agosto - sono corretto Assessore e do atto che tutto questo si riferisce al passato, sino a quando durò in carico l'esecutivo di sinistra - la Regione, dicevo, che non ha saputo svolgere il suo ruolo di garante tra enti locali ed Università al fine di tutelare l'esistenza stessa dei corsi novaresi indispensabili per l'ipotesi della seconda Università in Piemonte. L'U.S.S.L. di Novara che prospettando la possibilità di convenzioni con gli Ospedali che sono poi risultati nella realtà dei fatti di difficile attuazione o perlomeno di lontana attuazione, ha contribuito non poco a creare un clima di incertezza attorno ai corsi universitari così provocando l'implicito loro declassamento.
Infine, la Provincia ed il Comune di Novara che, a conoscenza sin dal luglio delle intenzioni dell'Università di sopprimere i corsi regolari e di sostituirli con seminari integrativi, non hanno saputo attivare le opportune iniziative atte ad evitare questo scadimento non di quantità ma di qualità dei corsi stessi.
Il compromesso, perché di soluzione compromissoria bisogna chiaramente parlare, ora raggiunto, ha tamponato si una situazione, una situazione che però mi pare sia sul punto di esplodere ancora. Mi auguro che, senza indugio, con la stessa cura dimostrata negli ultimi tempi, la Regione, e per essa l'Assessorato alla Cultura, voglia affrontare questa vicenda con tutta la sensibilità richiesta perché Novara senta più vicina Torino esattamente come non l'ha sentita in questo caso e come non l'ha sentita in molti altri problemi precedenti.
La ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Pur dichiarandoci soddisfatti della soluzione che è avvenuta, non possiamo non manifestare il nostro rammarico per il modo con cui è esploso il problema e per la non tempestività con cui ci si è mossi per risolvere una situazione che ha ancora molti caratteri di precarietà. Non dimentichiamo che l'accordo è avvenuto a corsi ormai iniziati causando un ritardo che si ripercuote in modo negativo. A ciò dobbiamo anche aggiungere che parecchi studenti nell'incertezza si sono iscritti anche a Torino.
Chiediamo alla Giunta che faccia in modo che questo stato disagevole non si ripeta l'anno prossimo, che si prepari per tempo in modo che non ci si debba ritrovare qui a discutere di questa situazione senza aver trovato prima una soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Anche per parte mia esprimo una modesta soddisfazione per l'accordo che si è raggiunto in questi giorni e che ha posto fine al contenzioso fra il Comitato organizzatore dei corsi universitari a Novara e l'Università di Torino.
Voglio tuttavia porre in evidenza come grave sia stato il fatto che abbiamo registrato durante il periodo estivo, grave perché è avvenuto dopo l'impegno assunto dalla Regione di preparare un piano per l'insediamento di una seconda Università nel Piemonte Nord-orientale.
La Regione, anche per quanto riguarda il raggiungimento di quello scopo lo dissi allora, lo ripeto ora - non si comportò in termini molto solleciti e attenti. Inizialmente furono proprio le città di Novara e di Vercelli a smuovere la Regione perché assumesse una posizione al riguardo.
Successivamente, bisogna riconoscerlo, all'amministrazione e alla Giunta precedente, si è faticosamente raggiunto un accordo che ha consentito di prefigurare l'Università tripolare del Piemonte nord-orientale e quindi si è consentito l'avvio di un percorso nuovo nel discorso dell'Università.
Successivamente, ha ragione il Consigliere Carazzoni, ci si è di nuovo dimenticati di questa realtà, si è consentito che l'Ateneo torinese si dimenticasse dei doveri che gli dovevano essere propri e si è consentito che si arrivasse all'ipotesi di smantellare di fatto i corsi liberi di medicina di Novara e si cancellasse anche una esperienza ormai più che decennale in questo campo.
Che cosa ha fatto cambiare atteggiamento e posizione all'Università e che cosa ha fatto intervenire in termini decisi la Regione Piemonte? E' stata proprio la paura che la Regione Lombardia intervenisse nel nostro territorio sostituendosi al Piemonte nella gestione dei corsi liberi di Novara. La cosa era obiettivamente grave, non poteva essere tollerata da nessuno e così i tempi si sono accorciati, le decisioni sono state finalmente assunte e l'accordo è stato firmato.
Obiettivamente non possiamo essere soddisfatti dalla conclusione di questa storia, poste le premesse che si sono verificate. Ora ci troviamo di fronte ad un accordo: ci troviamo anche di fronte a responsabilità precise assunte. Esprimiamo un giudizio moderatamente favorevole sull'accordo sottoscritto ma lo esprimiamo con qualche dubbio, qualche perplessità, lo esprimiamo temporaneamente, in attesa di vedere realizzate le cose che sono state promesse.
Certamente non potremo più impedire un orientamento a Milano nel caso in cui i corsi che si svolgeranno a Novara non si dovessero svolgere nei modi dignitosi che i corsi universitari debbono avere. In questo senso raccomando all' Assessore una attentissima prudenza perché se i corsi mancheranno di dignità, mancheranno di regolarità, se i corsi non saranno svolti con le caratteristiche di corsi universitari veri e propri, sarà naturale l'impoverimento di quel nuovo polo universitario e anche la cancellazione di una esperienza che è ormai decennale.
In questo caso, è naturale che la Provincia e i Comuni di Novara tornino a rivolgersi di nuovo alla Lombardia perché venga mantenuta viva una presenza universitaria, che ormai la città di Novara assieme alle altre due città con cui si è impegnata, merita per il lavoro che è stato svolto e anche per un concetto fondamentale ormai accettato da tutti, di un decentramento universitario non più rinviabile.
E' un impegno che trasferisco all'Assessore in modo molto caloroso e lo prego di controllare come le cose si svolgeranno nell'immediato futuro.
Per quanto riguarda la Provincia e il Comune di Novara non condivido le critiche che il Consigliere Carazzoni ha voluto rivolgere a questi due enti, in quanto gli stessi si sono sempre dimostrati estremamente solleciti e sono stati promotori di interventi anche presso la Regione Piemonte.
Ovviamente se lacune ci sono state da parte di quei due enti indipendentemente dalla loro rappresentanza politica, sarà mia personale cura esprimere critiche e sollecitazioni, nello stesso modo in cui faccio ora nei confronti della Regione e dell'Ateneo piemontese.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Staglianò, interpellanza dei Consiglieri Bergoglio e Ratti, interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia ed interpellanza dei Consiglieri Sestero, Marchiaro, Bresso, Acotto e Bontempi inerenti il decesso di una giovane all'Ospedale S. Anna a seguito di interruzione di gravidanza


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente: l'interpellanza del Consigliere Staglianò, l'interpellanza dei Consiglieri Bergoglio e Ratti l'interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia e l'interpellanza dei Consiglieri Sestero, Marchiaro, Bresso, Acotto e Bontempi inerenti il decesso di una giovane all'Ospedale S. Anna a seguito di interruzione di gravidanza.
Alla interrogazione e alle tre interpellanze, che vengono unificate risponde l'Assessore Olivieri.
Ha ora la parola il Consigliere Signora Bergoglio per l'illustrazione dell'interpellanza del Gruppo DC.



BERGOGLIO Emilia

Abbiamo presentato l'interpellanza spinti dal fatto contingente della morte per aborto di una giovane sedicenne durante un intervento all'Ospedale Sant'Anna.
Con l'interpellanza intendevamo non solo andare a fondo di questo caso specifico, ma anche sollevare il problema generale della funzionalità e del funzionamento dei consultori pubblici nella nostra Regione.
Già nella discussione sul piano socio-sanitario avevamo sollevato questo problema e avevamo chiesto all'Assessorato competente puntuali verifiche perché notizie, non sempre documentate, ci davano indicazioni di scarsa attenzione alla tutela della vita, per gli aspetti che riguardano la legge 194.
Siamo particolarmente interessati ad avere notizie sul reale funzionamento dei consultori pubblici e sui provvedimenti che l'Amministrazione regionale intende porre in essere per ovviare ad inconvenienti che, purtroppo, in questo caso per essere dimostrati hanno avuto bisogno di un morto.



PRESIDENTE

Nessun altro interpellante desidera illustrare le interpellanze. Ha quindi la parola l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

L'occasione di questa risposta è senza dubbio legata a un caso estremamente doloroso e direi anche lancinante, per noi ma anche per l'opinione pubblica in generale, trattandosi di un caso che evidentemente ha dei risvolti emozionali molto spiccati.
Come sapete è in corso un'inchiesta della Magistratura. L'ultima notizia dice che il medico che ha praticato l'isteroscopia è stato sospeso sulla base dell'art. 91 del DPR 10.1.57 n. 3 dal Comitato di gestione dell'U.S.S.L. 1/23 nella giornata di ieri.
Questa notizia sul giornale di ieri sera non c'era ancora.
Le interpellanze hanno molte sfaccettature. L a prima è quella che è stata messa a fuoco dal Consigliere Signora Bergoglio che concerne l'attività dei consultori. Credo non vi sia stata nessuna deroga da quelle che possono essere definite corrette norme comportamentali da parte degli operatori dei consultori in quanto la ragazza in questione era stata sottoposta ad un esame radiografico dell'apparato digerente alla quinta settimana di gravidanza, che rappresenta veramente il clou della possibilità di indurre malformazioni embrionali, quindi, sulla base di questa circostanza, la procedura è stata avviata in termini, credo estremamente corretti.
E' stata data l'autorizzazione da parte del giudice tutelare (c'era una vicenda familiare piuttosto complessa) poi, trattandosi di una giovane sedicenne, credo che la pace in famiglia sia estremamente importante proprio per il soggetto in futuro, quindi su questo credo non siano necessarie altre delucidazioni. E' stata sottoposta a tutti gli esami di rito ed è stata sottoposta il giorno 18.10.85 all'intervento. Si tratta di valutare con estrema accortezza i limiti che vi sono fra l'avanzamento tecnologico, ossia l'affermazione e l'uso di nuove tecniche, e la sperimentazione.
Questo è un campo estremamente delicato e difficile; è un terreno di frontiera perché non è sempre definibile con esattezza come finisca la sperimentazione e dove inizi l'uso di nuove tecnologie. Nel caso dell'isteroscopia si tratta in realtà di una tecnica assolutamente affermata sul piano scientifico e culturale che, perlomeno allo stato attuale delle risultanze, non presenta rischi per le pazienti.
Ma, come spesso succede, quantunque si dica che la medicina è una scienza, in realtà esistono momenti imperscrutabili che non si possono n prevedere né definire. Credo sia noto perlomeno ai cultori della materia come una pratica estremamente diffusa negli scorsi decenni, quella del pneumotorace, che veniva effettuata mediante la puntura con un ago poco più grande di un ago normale per iniezioni nella cavità toracica, provocava talvolta le cosiddette morti vagali, legate indubbiamente a fenomeni di squilibrio acuto, legate da un lato a componenti neurogene dall'altro a un traumatismo che peraltro è estremamente modesto sul piano dell'intervento in se stesso.
Purtroppo la morte vagale è uno di quegli accidenti che in campo medico ogni tanto vengono chiamati in causa, non per non conoscenza ma perché si tratta di un fatto reale. Si tratta di uno squasso del sistema nervoso vagale per cui a un certo punto si induce all'arresto respiratorio e cardiaco. Questo purtroppo può succedere in circostanze del tutto occasionali, anche di fronte a tecniche che sul piano del riscontro non hanno alcuna possibilità di indurre alterazioni gravi o comunque di tipo mortale. Quando circa 15 anni fa introdussi in Piemonte la puntura mammaria per la diagnosi del carcinoma della mammella, anch'io ebbi degli incidenti non mortali fortunatamente, ma legati all'impressione, alla paura, al trauma psichico della donna sottoposta a una manovra in se stessa assolutamente inoffensiva, ma che per una serie di valutazioni psicologiche del profondo del subconscio creava momenti di estrema ansia e di estrema preoccupazione.
Questo è verosimile sia successo a livello dell'esame isteroscopico che va ritenuta una tecnologia avanzata ma comunque affermata e sperimentata.
Ho avuto agio di avere, da me richieste le statistiche degli esami isteroscopici praticati all'Ospedale Sant'Anna.
Sono circa 300 e concernono quelle indicazioni che, a parere della letteratura ma anche a mio parere per la conoscenza specifica che ho dei problemi, mi paiono essere opportune: lesioni della giunzione motolobarica fribionomi sotto mucosi, aderenze endouterine, adenomosi che è una dislocazione di mucosa endouterina anomala, malformazioni uterine applicazioni di spirali, neoplasie endometriali.
Il campo può anche estendersi oltre che nelle neoplasie endometriali nelle neoplasie endocervicali. Indubbiamente queste indagini rappresentano un grosso avanzamento tecnologico perché permettono prelievi mirati e quindi non quella confusione che spesso si ha nell'esame istologico di numerosi campi non coinvolti dalla legione neoplastica che spesse volte possono addirittura non essere visti se non si fa un esame seriato.
Scusate se scendo nei particolari tecnici ma credo sia importante chiarirci il quadro.
La domanda che c'è invece da porsi è se nel caso in oggetto questa metodologia di intervento dovesse essere applicata. Rispondo a titolo personale anche perché mi trovo forse in una situazione favorita per un certo verso ma difficile per un altro.
Credo di essere però una persona abbastanza anziana e di esperienza per poter anche emettere qualche giudizio. Ritengo che nella fattispecie questa manovra non dovesse essere praticata, perché quando si induce una nuova metodologia bisogna che vi sia un rapporto costo-benefici in cui prevale il beneficio per il paziente. Questo è evidente. Forse risulterà dalle circostanze processuali, che io non posso evidentemente conoscere, che nella fattispecie esisteva qualche circostanza specifica, ma non posso su questo dedurre con obiettività.
Allo stato attuale delle conoscenze, mi pare che quell'indagine seppur non pericolosa sul piano sostanziale, al di là di evenienze che sono imprevedibili, sia stata adottata. Questo è il punto reale della situazione. Credo che tutto sommato sia stato molto saggio da parte del comitato di gestione dell'U.S.S.L. indurre la sospensione dell'operatore nella giornata di ieri, perlomeno in termini cautelativi.
Diranno gli atti processuali se questo corrisponda alla realtà dei fatti.
Ma direi anche un'altra cosa. Indubbiamente in un day hospital come quello del Sant'Anna sono state praticate 50.000 interruzioni di gravidanza dal 1976 senza alcun exitus, quindi con un livello di validità di metodologia operatoria e del tipo di ricovero in day hospital perfetta fino a ieri.
Difatti posso anche sostenere che la ragazza non è morta per un intervento di interruzione di gravidanza, ma è morta durante queste manovre definite preliminari, durante l'applicazione dell'isteroscopia.
Questo per chiarire i termini della questione.
Quindi uno zero su 50.000 che non è neanche definibile, ma è senza dubbio ben inferiore alla casistica delle morti per gravidanza che sono mediamente 1 per 10.000 al Sant'Anna, ma che corrispondono ai dati mondiali, o alle statistiche che concernono le morti in corso di interruzione volontaria di gravidanza e che vanno dallo 0,3 per centomila nelle primissime settimane e poi si sale fino ad arrivare all'8 per centomila oltre la tredicesima settimana.
Evidentemente avevamo dei risultati senza dubbio ottimali.
Da questo punto di vista nemmeno questa morte coinvolge uno spostamento della statistica di questo day hospital, che rimane un modello a livello italiano e anche europeo. Personalmente sono perfettamente d'accordo sull'opportunità e sulla necessità che nella procedura per avviare l'interruzione di gravidanza si sia estremamente corretti e rispettosi della personalità, della cultura, della tradizione, del substrato etico e religioso del soggetto.
All'epoca della applicazione della legge 194 facevo parte della Commissione che attuò la legge sostenni il diritto al figlio e sostenni la necessità che nei consultori si desse grande spazio al problema per esempio della sterilità, altro gravissimo dramma per numerosissime famiglie nella nostra come nelle altre Regioni.
Esiste un comitato che si è riunito più volte e che dovrebbe valutare l'opportunità di protocolli, di modificazioni ecc. Stimoleremo perch questi lavori vadano avanti in modo che si possa definire meglio e più puntualmente certi elementi procedurali. Certo bisognerà dare anche spazio alle libere iniziative per quanto attiene a tendenze ideologiche e di religione di vario tipo. Credo che il policentrismo e la democrazia si affermino anche quando si da libero spazio ad ogni idea e ad ogni possibilità di realizzare idee lecite.
Il mio impegno è perché ci sia sempre la garanzia del rispetto umano e della vita. Indubbiamente vi deve essere anche il rispetto delle volontà della donna.
Non credo di poter o di dover dire certe cose, non tanto per riserbo o perché mi possono mancare argomenti sulla materia che potrebbero anche diventare tediosi, ma perché credo che dobbiamo a questo punto lasciare il corso alla giustizia che chiarirà in modo più approfondito una serie di circostanze, riportate dalla Stampa, dai mass-media e da voci di corridoio sulle quali non abbiamo notizie estremamente precise. Si tratta di elementi dubitativi su cui la chiarezza deve fare giustizia. Noi siamo, oltretutto non diretti interlocutori del sistema (in questo caso è l'Unità Sanitaria Locale) ma siamo terze persone, quindi possiamo parlare del problema in generale e dire quello che riteniamo opportuno fare o che ritenevamo opportuno non si fosse fatto.
Sono comunque pronto a rispondere a qualsiasi altra domanda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi è stato sottratto il diritto, come primo presentatore di una interpellanza urgentissima, ad illustrarla prima che l'Assessore rispondesse. Protesto per l'organizzazione del dibattito e intendo rivendicare i diritti dei Consiglieri ad esercitare pienamente il proprio mandato cosa come previsto dal Regolamento.



PRESIDENTE

Io ho chiesto se vi erano interpellanti che desideravano illustrare. Il solo Consigliere che ha chiesto la parola è stata la signora Bergoglio.
Quindi la sua protesta mi pare che non abbia ragione d'essere. Quando ci si trova in presenza di diverse interpellanze e interrogazioni sullo stesso argomento spetta al Presidente determinare l'ordine della discussione.
Nessuno, oltre la signora Bergoglio ha chiesto di illustrare. Il Regolamento da al Presidente i poteri direzionali dell'assemblea.
Ha ora la parola il Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato con estrema attenzione la risposta che l'Assessore Olivieri ha dato alle varie interrogazioni ed interpellanze presentate sul gravissimo caso avvenuto all'Ospedale sant'Anna.
Alcune considerazioni sono di carattere strettamente medico, quindi non riesco a valutarle appieno, altre considerazioni ci hanno dato un quadro complessivo sulla interruzione della maternità presso l'Ospedale Sant'Anna quadro che è complessivamente positivo e di questo non possiamo che esprimere un apprezzamento.
Ciò non toglie che ci troviamo di fronte ad un caso di estrema gravità sul quale la Magistratura ha aperto una inchiesta; e su quanto è di competenza della Magistratura credo occorra astenersi da qualunque giudizio e attendere che individui responsabilità, se responsabilità ci sono.
Certamente è positivo il provvedimento preso dalla Presidenza della U.S.S.L. di sospendere in via cautelare il chirurgo che ha effettuato l'intervento. Ma credo che ci siano altre responsabilità, Assessore, se le notizie sono vere (e mi pare che lei ne abbia confermato la veridicità).
Credo che una ragazza di 16 anni che affronta questo problema sia in una condizione psicologica tale da determinare nella struttura pubblica che la accoglie un atteggiamento diverso, più affettuoso, più caldo, tale da compensare quella mancanza di calore, di consenso, di aiuto che deriva dalla vicinanza della propria famiglia. Quindi credo che occorresse da parte della struttura pubblica maggiore sensibilità, per rendere meno traumatico possibile un fatto che già è terribilmente traumatico in condizioni normali.
Rispetto a questa vicenda abbiamo saputo che si sono poste in essere delle pratiche preliminari; non capisco bene che cosa siano, ma certamente si tratta di pratiche preliminari in qualche modo pericolose, foss'anche nel solo caso specifico.
Questo è un fatto di estrema gravità. Noi riteniamo che occorra verificare se queste pratiche sono ancora fatte, se sono fatte sempre.
Forse è giusto farle perché la sperimentazione è purtroppo necessaria, per deve essere fatta con tutte le cautele possibili. Ho votato anch'io ordini del giorno nei confronti della vivisezione, e devo dire che la sperimentazione sulle persone deve essere fatta con una attenzione e prudenza centomila volte maggiore rispetto a quello che si fa normalmente.
Questo fatto deve accendere una lampadina, dare corpo a una serie di iniziative tali da consentire che situazioni simili non avvengano più, che la sperimentazione o queste pratiche preliminari vengano fatte nell'assoluta garanzia. L'Assessore Olivieri è persona di grande esperienza nel settore, soprattutto persona di grande calore umano. Ha cercato di illustrarci il fatto in una posizione in qualche modo difficile per la sua persona e ha cercato di sdrammatizzare il caso. Comunque occorre porre in essere tutte quelle iniziative perché casi di questo genere non si verifichino più.
Vorrei trattare un altro punto in ordine a questo fatto.
I dati dell'Assessore Olivieri ci garantiscono. E' in qualche modo la strumentalità di certe iniziative, sul caso specifico, che tendono a svalutare l'istituto dell'aborto. Quando abbiamo affrontato il referendum sull'aborto l'abbiamo fatto con grande responsabilità apprezzando e comprendendo le grandi motivazioni morali che potevano dare una indicazione contraria. Non le condividevamo, ma ci rendevamo conto che fossero delle cose ragionevoli, serie, qualcosa che veramente ineriva la morale di noi uomini. Entrando ho visto una scritta su un lenzuolo che diceva che bisogna sempre avere rispetto della vita.
Non so se in questa circostanza si è avuto totalmente rispetto della vita. La legge sull'aborto è una legge importante per il nostro Paese.
Riteniamo che sia una legge giusta ancora oggi, riteniamo che questa legge debba essere applicata sempre meglio e ancora meglio, quindi quanto si dice nell'interrogazione della DC di verificare se tutto è stato fatto per garantire che questa scelta sia fatta il più serenamente possibile, ci trova consenzienti.
I consultori non devono solo avviare le pratiche dell'aborto, ma devono essere degli istituti che si adoperano perché si affronti questo passo nel modo più cosciente possibile. Non crediamo però, come è stato scritto nella interrogazione della DC, che ci pare un poco riduttiva, che l'unica cosa importante di questa vicenda sia verificare se si sono poste in essere tutte le possibili iniziative per far si che quella ragazzina non applicasse le pratiche abortive.
L'aspetto grave di questa circostanza è che quella ragazzina è morta perché non ha avuto l'assistenza dovuta, gli accertamenti in corso dimostreranno che queste affermazioni sono vere.
Questo è il fatto veramente grave e per questi motivi chiediamo all'Assessore se non ritiene di dover dare una ulteriore informazione per sapere se queste pratiche sono state applicate soltanto a quella ragazzina o se sono pratiche che vengono applicate normalmente e con quali garanzie nei confronti di tutti, soprattutto nei confronti di chi è più indifeso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio signor Presidente di avermi dato la parola, ma debbo ulteriormente precisare che stamani è stato alterato l'ordine di svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni e non l'ordine di risposta degli interpellanti e interroganti, che è rimesso alla sua discrezione.
Nel caso concreto la prego di prestare attenzione a questi aspetti perché è stato impedito di inquadrare la grave morte della sedicenne come si sarebbe dovuto.
Ringrazio l'Assessore Olivieri per la consueta sensibilità che ha dimostrato rispondendo sollecitamente al problema sollevato, ma debbo aggiungere che sono insoddisfatto per quanto ho ascoltato.
Ci troviamo di fronte ad un dirottamento di temi e di responsabilità.
Lei lo ha detto e io intendo sottolinearlo: in questione non c'è la morte per interruzione volontaria di gravidanza, ma la morte per "manovre preliminari" di una ragazza sedicenne; se al suo posto ci fosse stata una donna di 20, 30 o 50 anni non cambiava nulla alla gravità della denuncia.
L'età accentua soltanto l'emotività con cui l'opinione pubblica è posta di fronte al problema.
Ci troviamo di fronte ad un caso di una persona trattata da cavia passiva da parte dei sanitari. Quando, a nome del mio Gruppo e a nome del mio partito, mi sono assunto la responsabilità di denunciare pubblicamente tutto questo con un'interpellanza urgente il 24 ottobre e con una conferenza stampa ho illustrato i fatti che le ulteriori evoluzioni non hanno che confermato, mi sono assunto ogni responsabilità, perché volevo che di questo se ne discutesse a fondo.
Il problema era e resta: gli ospedali come trattano i cittadini che vi ricorrono? Da questo punto di vista ci siamo assunti la responsabilità di denunciare circostanze precise di una sperimentazione in atto, ma mi pare che la risposta dell'Assessore non abbia voluto affrontare con sufficiente puntualità le questioni politiche e amministrative da noi sollevate.
Debbo dire che ho avuto grande soddisfazione sentendo il suo prologo, e cioè la notizia che il sanitario in questione sia stato finalmente sospeso.
Ma non siamo di fronte ad una iniziativa individuale di quel sanitario.
Chiediamo che la regione accerti ogni responsabilità.
Che cosa si aspetta a sospendere cautelativamente anche il direttore sanitario e il primario del reparto? Dico questo con tutto il rispetto delle convinzioni altrui, e quindi anche di coloro i quali ritengono che la pratica abortiva non debba essere effettuata. Voglio rimarcare al riguardo che la legge 194 è l'unica legge che consente l'esercizio del diritto all'obiezione di coscienza.
Questa è salvaguardata e vivaddio spero continui.
Ma perché, e questo è il punto, il primario del reparto in discussione l'aiuto dirigente dei servizi di colposcopia e isteroscopia, tutti obiettori rispetto alla legge 194, dirigono le ricerche sulla interruzione di gravidanza? Penso che sia un interrogativo che va posto ad ognuno di noi e che dobbiamo comportarci di conseguenza, in particolare devono farlo le istituzioni locali e la Regione che hanno a tutela la salute dei cittadini.
Bisogna cercare di essere più precisi.
Qui vi è stato un tentativo di dirottamento politico delle responsabilità e di strumentalizzazione della legge 194, che non è in questione e che ha avuto una ratifica ulteriore da una consultazione popolare sollecitata da forze diverse del nostro Paese.
La quinta domanda della mia interpellanza - Assessore la prego di rispondere, se le è possibile, nella sua replica - chiede se la Regione ha predisposto o intende predisporre norme di tutela dei diritti delle pazienti, come prescrive l'articolo 32 della Costituzione, che nel caso che qui discutiamo è stato violato pesantissimamente (così come vi sono state altre violazioni di deontologia professionale e non entro ovviamente nel merito degli addebiti penali che accerterà chi di dovere) in modo da assicurare che la sperimentazione si svolga in condizioni di sicurezza previa accettazione volontaria da parte dell'interessata e pur considerando i fini benemeriti a cui le sperimentazioni in questione possono essere finalizzate (per prevenire gravi malattie sociali, come l'anemia mediterranea o il mongolismo) per poter migliorare la qualità del servizio sanitario nella nostra Regione: su questo occorre che ci sia una risposta un impegno. Non si può essere soddisfatti di quanto al riguardo non s'è detto, trincerandosi dietro ad un segreto istruttorio che altri devono tutelare.
Su questo voglio essere chiaro, così come chiari occorre essere in merito alla difesa, che lei ha fatto opportunamente della, struttura "day hospital" che è all'avanguardia e che cerca di fronteggiare le domande dell'utenza, tutelando il pluralismo presente in una società come la nostra, e rispettando le singole volontà delle donne.
Ma, e qui casca l'asino, siamo in presenza di un uso improprio di questa struttura. Nella terza domanda della mia interpellanza c'è scritto se le sperimentazioni praticate debbano essere fatte in quel reparto, visto che la deliberazione regionale n. 47 del 24 gennaio di quest'anno prevede che il prelievo dei villi coriali, ad esempio, venga effettuato soltanto come prestazione altamente specialistica, in situazioni particolari, su soggetti a rischio e in determinate strutture, che non sono quelle di cui qui parliamo. Su questo occorre che ci siano risposte chiare.
Ho concluso e mi scuso per l'animosità con cui ho dovuto affrontare questo problema, ma mi è parso che nello svolgimento dei lavori si debba consentire un inquadramento il più obiettivo possibile dei fatti, dopodich è legittimo che le varie parti politiche intervengano e si collochino portando gli argomenti che ritengono importanti dal proprio punto di vista.
L'oggetto, però, delle questioni sollevate con la denuncia pubblica che ho fatto il 24 ottobre riguarda l'abuso nella sperimentazione e su questo occorre che si discuta stamattina.



PRESIDENTE

Spetta al Presidente il determinare i vari interventi, ciò che il Presidente fa sempre con larghezza di vedute rispetto alle parti presenti in Consiglio.
Mi pare che anche il Consigliere Staglianò abbia potuto svolgere il suo intervento.
Ci troviamo di fronte a tre interpellanze e una interrogazione. Gli interpellanti hanno diritto di sentire la risposta dell'Assessore e poi di chiudere la discussione.



BONTEMPI Rinaldo

E' chiaro che se si innesca il meccanismo che da alla Giunta la possibilità di replica, questo diventa un dibattito e io, che non sono un interpellante, posso intervenire.



PRESIDENTE

Dopo le precisazioni dell'Assessore vi è la possibilità dell'interpellante di dirsi se è più o meno soddisfatto della dichiarazione, ma l'interrogante si trova nella posizione dell'interrogante e io non posso farci niente.



CARAZZONI Nino

L'interrogazione e l'interpellanza hanno questa differenza! L'interrogazione non deve essere illustrata, mentre l'interpellanza pu essere illustrata. Quindi segue la risposta dell'Assessore.
Dopodiché seguono le repliche dell'interrogante e dell'interpellante e l'Assessore non può più replicare. Altrimenti diventa un dibattito.



PRESIDENTE

Io sono della sua opinione. Proporrei che, sentiti gli interpellanti che nelle comunicazioni della Giunta della prossima seduta fosse fatta una comunicazione dell'Assessore.
L'Assessore è d'accordo su questa tesi.
La parola al Consigliere signora Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Esaurite queste formalità procedurali che peraltro sono molto chiare nel nostro regolamento, le interpellanze possono essere illustrate se i Consiglieri interpellanti lo ritengono, poi sulla base delle dichiarazioni dell'Assessore, i Consiglieri interroganti e interpellanti possono replicare.
Se poi si vogliono introdurre altri meccanismi, non sta a me andarli a indicare. Questo è il regolamento anche perché le interrogazioni e le interpellanze presentate su questo tema, sono del gruppo di Democrazia Proletaria in data 25 ottobre, del gruppo della DC in data 25 ottobre, del PRI in data 31 ottobre e del gruppo del PCI in data 4 novembre. Questo per la storia e la cronaca di questo nostro Consiglio. Nonostante la cortesia della risposta, l'Assessore Olivieri sostanzialmente non ha risposto ai quesiti che poneva la nostra interpellanza e in parte quella successiva del gruppo comunista.
Noi chiedevamo esplicitamente - e io ho voluto appositamente illustrarlo prima della risposta - che si discutesse di questo caso specifico, ma che non si lasciasse sfuggire questa occasione per valutare più attentamente l'attività dei consultori.
Non mi dilungo sulla parte che riguarda la sperimentazione, che già il collega Staglianò ha esplicitamente puntualizzato. Pare anche a me estremamente grave che esperimenti di questo tipo vengano fatti senza un esplicito consenso delle persone sulle quali vengono effettuati.
C'è però tutta una serie di altre questioni che mi sembra importante sottolineare in questa sede e che non sono state oggetto di attenzione nella replica dell'Assessore. Noi abbiamo chiesto di conoscere quali attività erano state poste in essere per rimuovere le cause che hanno indotto al gesto di aborto.
Il problema parte di lì. Non si può affrontare un problema dalle conseguenze. Bisogna partire dai motivi che hanno posto in essere un problema.
La tragica morte di una ragazza di 16 anni per questo intervento aggrava la situazione e colpisce anche emotivamente come hanno già detto altri colleghi.Non mi pare però che si possa passare sotto silenzio un altra dato tragico che l'Assessore Olivieri ha citato come esempio di funzionalità del day hospital del Sant'Anna: 50.000 aborti, sono 50.000 casi di interruzione volontaria di gravidanza, sono 50.000 bambini che non sono nati solo nel day hospital del Sant'Anna.
Dobbiamo chiederci se la parte positiva della legge 194, laddove dice che bisogna operare per rimuovere le cause che inducono a tale gesto, sia stata correttamente applicata, sia stata posta in essere così come vuole la legge 194. E' una legge che non condividiamo nella sua globalità ma che, su questi punti - abbiamo sempre detto - deve essere completamente applicata.
Le notizie che in questi giorni sono state pubblicate dai giornali, le dichiarazioni dei familiari di quella ragazza non ci inducono a riflettere sul fatto che l'attività dei consultori non sia stata coerente con le disposizioni della legge 194? Non possiamo prendere per buono soltanto qualche aspetto di questa vicenda e trascurare completamente gli altri. Leggo testualmente l'intervista alla radio del Piemonte, due giorni fa, dal fratello della ragazza. Non voglio usare espressioni personali per riferire il pensiero di questa persona: "Inizialmente mia sorella era andata con il fidanzato al consultorio per chiedere aiuto all'assistente sociale. Volevano che si recasse con loro da mia mamma a spiegare quanta era successo. Parlando per successivamente con la ginecologa era venuto fuori che mia sorella aveva fatto dei raggi per l'appendicite, quindi le è stato sconsigliato nel modo più categorico di tenere il bambino in quanto c'erano probabilità che il bambino nascesse anormale".
Domanda: "In pratica le hanno consigliato di abortire?" Risposta: "Sicuramente: anzi mi domando perché in questi luoghi invece di consigliare queste ragazze e questi ragazzi a fare delle scelte responsabili, si prendono la responsabilità di andare oltre la loro competenza".
Questa è l'intervista che è stata trasmessa dal giornale radio del Piemonte il giorno 5 novembre.
Di fronte a dichiarazioni di questo tipo come politici ma anche dal punto di vista morale e personale non ci sentiamo obbligati ad andare a fondo su questo aspetto del problema? Che poi ci sia stata la morte di questa ragazza, questa è una tragica conseguenza. La sostanza, per l'origine, l'inizio del problema mi sembra che sia da ricercare qui. La legge 194, con tutti gli aspetti che noi non condividiamo,è volta a rimuovere le cause. Contiene precise indicazioni al riguardo.
Questo episodio, tragicamente è venuto alla luce, vorrei però sapere se in altre circostanze sconosciute non si è operato nella stessa maniera.
L'Assessore Olivieri che ha fatto riferimento alla sua esperienza di medico è proprio così convinto che basti una radiografia all'apparato digerente per avere il sospetto di una menomazione del feto? Su quali basi scientifiche questa affermazione è possibile? Stiamo attenti. L'attività dei consultori deve essere affidata a persone che siano preparate sul piano tecnico e professionale.
L'informazione secondo cui la radiografia comporterebbe una menomazione del nascituro è scientificamente insostenibile. Sfido chiunque a sostenere una cosa del genere; certo, si dice che anche il fumo in gravidanza fa male, ma nessuno si è mai sognato di dire che chi fuma in gravidanza avrà un figlio menomato, al massimo potrà avere qualche predisposizione alla bronchite.
Queste cose fanno rivoltare la coscienza di chi ha del buon senso. Non voglio fare della polemica sterile su questo caso, ma voglio che si rifletta sul modo con cui si opera, perché o questi operatori non sono sufficientemente preparati e quindi rischiano di diventare pericolosi se danno delle informazioni non corrette, oppure, se lo fanno per altri motivi, c'è una violazione palese di una legge.
Su questo voglio che noi Consiglieri e le forze politiche puntiamo l'attenzione.
Per questo la risposta dell'Assessore non mi soddisfa. Non ha minimamente messo in discussione tutto l'aspetto a monte del funzionamento dei consultori.
La sospensione del medico può essere più che giustificata, ma il medico che ha praticato l'intervento a monte e il personale che ha operato nei consultori? Di quelle dichiarazioni devo tenere conto, perché sono state rese all'opinione pubblica.
Per quale ragione il giudice non ha sentito la famiglia in questa circostanza? Emerge che la famiglia non è una famiglia problematica complicata e complessa.
Emerge che la coppia, comunque, aveva manifestato inizialmente la volontà di tenere il bambino.
Di tutte queste cose non soltanto non si è tenuto nessun conto ma non se ne parla né in sede di replica né in sede di interrogazione e di valutazione complessiva. Questo è molto grave.
E' triste dover dire che c'è una situazione di questo tipo, ma è altrettanto triste che sul problema dell'interruzione volontaria della gravidanza, si dia per scontato che comunque la tutela della vita del bambino non abbia nessuna importanza.
Voglio ancora una volta sottolineare che noi dobbiamo operare nel senso positivo, che dobbiamo mettere in atto tutte le possibili forme di aiuto a queste persone anche in difficoltà.
Se così non sarà, quella non sarà più una legge per l'interruzione volontaria della gravidanza, ma sarà una forma di genocidio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere signora Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Credo che, di fronte ad un dramma come questo da cui siamo tutti particolarmente colpiti, non ci possano essere invasioni da parte del Consiglio all'interno di una storia che è personale, che è privata. Le scelte che questa giovane donna ha fatto e la sua famiglia non credo che possano diventare materia di discussione da parte di questa assemblea.
Parrebbe scorretto se strumentalizzazioni venissero svolte, mi pare che il vero rispetto per questo dramma debba esprimersi nel rispetto per la famiglia e per la vicenda personale e privata.
Così mi pare che non sia di competenza nostra entrare nel merito delle responsabilità individuali degli operatori. C'è una procedura penale quindi servono poco in questa sede le analisi tecnico-scientifiche fatte dall'Assessore Olivieri. Ma perché ne parliamo in una assemblea come questa? Ne parliamo perché questo è indubbiamente un caso di rilevanza sociale ed è una ferita che viene portata al mondo femminile. Le donne hanno lottato per eliminare tutti i rischi, le morti, gli omicidi che accompagnavano l' interruzione clandestina della gravidanza.
Si sono conquistate una legge, la volontà popolare l'ha ratificata in occasione del referendum con ampi consensi in tutte le parti d'Italia dimostrando che occorreva porre fine ad una situazione per le donne insostenibile.
Questa legge ha l'obiettivo, appunto di evitare omicidi, offese umiliazioni.
I dati che l'Assessore dava, 50.000 interruzioni di gravidanza all'ospedale Sant'Anna a partire dal 1976 a oggi, 21.000 annue in Italia noi le interpretiamo come dati che sottolineano come, attraverso il servizio pubblico e la legge 194, si è eliminato un rischio pesante di morte e sono casi che testimoniano come le donne hanno potuto con dignità senza offesa e senza rischi affrontare scelte difficili come quella della interruzione volontaria della gravidanza.
Questi dati testimoniano che il sistema sanitario con l'applicazione della legge ha funzionato, quindi è una conferma della validità della legge.
Questo caso drammatico però pone alcuni problemi. Diceva l'Assessore Olivieri che questa giovane donna non è morta durante l'interruzione della gravidanza, ma è morta nel mentre si procedeva ad una sperimentazione o forse, anche di questo si parla, a forme di addestramento.
Non voglio addentrarmi nel campo tecnico perché questo è di competenza appunto della Magistratura. Non sono disponibili a ragionare sul terreno della ricerca attorno ad un rapporto costi-benefici.
Non mi pare che sia accettabile soggettivamente una analisi di questo genere. L'osservazione che vorrei fare che è già stata richiamata da altri Consiglieri, è che parrebbe che, nel momento in cui si è proceduto a intervento di sperimentazione finalizzato alla ricerca, non si sia acquisito il consenso del soggetto che vi doveva essere sottoposto.
Quello del consenso è un problema non indifferente e che riguarda anche altri campi. Al di là del caso specifico e del fatto che può essere stato addirittura non richiesto il consenso credo che vada però approfondita la questione perché il consenso possa esprimersi in piena facoltà e serenità di giudizio da parte del soggetto cui viene richiesto.
Noi abbiamo una preoccupazione e cioè che nel momento in cui si è ricoverati per una pratica come l'interruzione di gravidanza, si possa essere sottoposti a pratiche su cui non si esprime un parere e che questo possa ingenerare sospetti e sfiducia, nel mondo femminile innanzitutto mettendo in dubbio la tranquillità di un intervento di questo tipo e il sospetto anche che in qualche modo le donne possano essere in un momento così difficile più deboli di altri soggetti e che su di loro si possa esercitare un arbitrio maggiore. Sappiamo tutti che a queste decisioni, a questi momenti si arriva con difficoltà non indifferenti e che la debolezza di questo momento possa essere in qualche modo utilizzata. Detto questo però credo che vada anche sviluppata un'altra osservazione. Noi sappiamo per sommi capi, vorremmo poi avere dei dati precisi, che la pratica della interruzione della gravidanza avviene con non poche difficoltà all'interno del sistema sanitario pubblico, difficoltà che sono legate alla obiezione di coscienza, che in pratica sappiamo che viene usata per motivi non tutti legati a motivi etici di scelta personale degli operatori, sappiamo anche che l'interruzione volontaria di gravidanza si applica in particolari situazioni, con un impegno, uno sforzo ed una scelta degli operatori dettati anche dalla volontà salda di garantire l'applicazione della legge.
Crediamo quindi - e lo dico esplicitamente - che non si debba criminalizzare gli operatori sanitari, ma che si debbano invece analizzare complessivamente i problemi che hanno gli operatori sanitari nell'applicare la legge.
Per questi motivi noi chiediamo, e l'Assessore lo ricordava, che una Commissione come quella che si era formata per la verifica della applicazione della legge 194 vada attivata, che in tempi stretti si possano leggere i risultati del suo lavoro perché si possa conoscere lo stato del servizio cui è affidata, l'applicazione della legge, i problemi che vi sono connessi e che i dati sulla sperimentazione e sulla ricerca, che non riteniamo debbano essere colpevolizzate, vengano offerti ad una riflessione e a una verifica pubblica.
Se l'applicazione della legge 194 è da migliorare credo si debba procedere in questa direzione, non crediamo invece che si debba tornare indietro rispetto ad una legge che è stata una conquista, una legge i cui effetti hanno posto fine ad una storia di crimini, di umiliazioni, di subalternità ed isolamento della donna in alcuni momenti della sua vita.
Sono anche d'accordo che si sviluppi su questo tema un dibattito complessivo perché rivolgere, con questo caso così drammatico, un'accusa sommaria alla legge senza un dibattito completo, è una operazione che noi non condividiamo e alla quale ci opponiamo.



PRESIDENTE

L'Assessore, nella prossima seduta, farà una comunicazione su ulteriori notizie che perverranno nel frattempo.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Rivalta, interrogazione del Consigliere Rossa, interrogazione dei Consiglieri Marchini e Santoni ed interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia inerenti le caldaiette delle case IACP - Quartiere Falchera E 2


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Bontempi e Rivalta, l'interrogazione del Consigliere Rossa, l'interrogazione dei Consiglieri Marchini e Santoni e l'interrogazione dei Consiglieri Ferrara e Fracchia inerenti le caldaiette delle case IACP - Quartiere Falchera E 2.
La risposta dell'Assessore Genovese è unica.



GENOVESE Piero, Assessore all'edilizia residenziale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di essere veloce, ma non posso essere brevissimo perché si tratta di un problema complesso.
Le quattro interrogazioni riguardano la stessa materia ma non esprimono la stessa valutazione sul problema; alcune, infatti, riflettono la preoccupazione che il mancato avvio delle centrali termiche nei quartieri IACP di Torino comprometta l'erogazione del riscaldamento agli inquilini mentre altre interrogazioni sono piuttosto rivolte a richiedere la installazione di impianti individuali, le cosiddette 'caldaiette' attraverso le quali si dovrebbe procedere, sia pure in modo graduale, ad una soluzione definitiva del problema con la trasformazione complessiva dell'impianto di riscaldamento completando l'installazione di impianti termici individuali.
L'interrogazione del Consigliere Rossa si riferisce, poi, alla eventualità di garantire, per questo motivo specifico, un finanziamento allo IACP.
Devo precisare che questo è già avvenuto da parte della Regione che nei mesi scorsi ha concesso 3 miliardi e 433 milioni proprio per una operazione di trasformazione degli impianti termici. Allo IACP è stato garantito inoltre, nelle scorse settimane, l'eventuale integrazione di questi fondi con nuove assegnazioni sulla legge 457, attraverso la quota destinata all'edilizia agevolata.
Debbo dire al Consigliere Rossa che non è invece possibile procedere sollecitamente ad una sanatoria per chi ha già installato abusivamente la caldaietta dato che questo fenomeno è stato perseguito legalmente dall'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino e quindi la Regione non pu intromettersi. Non ne avremmo comunque i poteri perché l'Istituto è un ente autonomo e la Regione non può intromettersi nei rapporti che sono intercorsi tra l'inquilinato e l'Istituto Autonomo Case Popolari di Torino tanto più in un momento in cui sono pendenti giudizi da parte del Magistrato.
Altre interpellanze sono di carattere generale oppure riguardano particolari quartieri e gruppi di immobili.
L'interrogazione presentata dai colleghi Marchini e Santoni chiede la risoluzione del problema attraverso il completamento della installazione di caldaiette, soprattutto negli immobili già compromessi da installazioni precedenti; l'interrogazione dei colleghi Bontempi e Rivalta, facendo riferimento al quartiere di Mirafiori Sud e ai condomini che sono collocati di fronte a Via Negarville e Via Plava, esprime invece la preoccupazione che non venga avviato il riscaldamento attraverso il sistema centrale oggi esistente: la stessa preoccupazione sembra essere espressa, più in generale, dalla interrogazione dei colleghi Ferrara e Fracchia, che sottolinea invece il danno arrecato al patrimonio dello IACP e le tensioni sociali che si sono determinate per le installazioni abusive e che quindi sembrerebbe puntare ad una rimessa in pristino del sistema esistente e non quindi alla trasformazione del sistema con l'installazione di caldaiette.
Come appare, la questione è abbastanza complessa e risponderò dicendo innanzitutto che credo si debba procedere realisticamente, sapendo che non è possibile trasformare tutto il patrimonio dello IACP di Torino con l'installazione di impianti di riscaldamento singoli ovunque e che non è neanche possibile ritornare, ovunque, per la situazione che si è determinata, al sistema di riscaldamento centrale.
Quindi in concreto si dovrà operare attraverso precisi e definiti programmi, che sono comunque difficili da realizzare per le cose che adesso diremo.
Con nota n. 683 - C/85/1 in data 19.9.85, lo IACP della provincia di Torino ha avanzato una proposta per l'affidamento all'ITALGAS, secondo un disciplinare da formularsi, di una concessione per l'installazione, la gestione, la manutenzione e l'esercizio degli impianti singoli di riscaldamento, comunemente denominati "caldaiette".
Lo IACP chiedeva di procedere non ad un appalto ma ad un sistema basato sulla legge del 1929 sui Lavori Pubblici e quindi stabilire un atto di concessione e relativo disciplinare con l'ITALGAS e procedere successivamente alla definizione di programmi puntuali di intervento che devono essere autorizzati dalla Regione.
Con note n. 6333 e 6410 rispettivamente in data 1.10.85 e 10.10.85 questa Amministrazione ha accolto la proposta formulata dallo IACP della provincia di Torino, suggerendo l'opportunità di assegnare, all'ITALGAS nell'ambito di apposita convenzione, anche il compito di predisporre un piano tecnico-economico relativo alla messa a regime degli impianti singoli installati autonomamente dagli inquilini. In particolare la società ITALGAS dovrebbe verificare la possibilità di: 1) valutare tecnicamente ed economicamente gli interventi necessari per rendere rispondenti alle norme vigenti gli impianti già installati, sino ai casi limite per i quali sia necessaria la sostituzione totale 2) predisporre un piano economico e d'intervento eventualmente graduato nel tempo, comprendendo le opere necessarie per la nuova installazione, per la sostituzione di impianti esistenti ed infine per la semplice revisione e/o messa a norma.
Lo IACP dovrebbe dal canto suo e sulla scorta del piano di cui ai punti precedenti individuare le quote di finanziamento agevolato e le conseguenti quote rateali, differenziate per ogni singolo utente in relazione alle caratteristiche dell'intervento, al fine di regolare i rientri relativi ai mutui assistiti da contributo di cui alla legge 5.8.78, n. 457 (mutui al 3%) già localizzati o da localizzare con apposito provvedimento di questa Regione.
A fronte degli atti riportati, si possono formulare, in merito alla situazione venutasi a determinare, le seguenti considerazioni e valutazioni: - la possibilità di trasformare gli impianti di riscaldamento centralizzati in impianti singoli, era già stata valutata da parte di questa Regione. Infatti, con nota n. 2671 in data 11.10.82 a firma dell'Assessore alla Pianificazione Luigi Rivalta, era stato comunicato allo IACP della provincia di Torino che la tematica in argomento rientrava fra le competenze del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto. L'Istituto poteva rilasciare apposita autorizzazione alle trasformazioni, purch questo fosse subordinato ad una verifica di fattibilità da parte di un'apposita Commissione Tecnica, composta da due esperti (di cui uno nominato dagli Utenti e uno dallo IACP) da un rappresentante dell'Ufficio d'Igiene e dall'ITALGAS in linea di principio, la trasformazione degli impianti di riscaldamento centralizzati in impianti singoli, promossa e controllata dagli IACP può essere considerata da questa Regione in senso positivo, in quanto contribuisce a risolvere problemi, a volte annosi, all'interno delle Case Popolari, quale la morosità e ad eliminare agli inconvenienti connessi alla gestione calore dei fabbricati le trasformazioni effettuate autonomamente dagli inquilini dello IACP, nel corso di questi ultimi anni, hanno creato, per contro, notevoli problemi, sia per assicurare il riscaldamento agli inquilini che non sono dotati, a loro volta, di caldaiette, sia per la doppia fatturazione di bollette a cui si è pervenuti nei confronti degli inquilini che hanno installato le caldaiette, sia per garantire la sicurezza e l'incolumità degli inquilini stessi, in quanto l'installazione di tali impianti non è stata verificata dal punto di vista tecnico. In merito a ciò giova ricordare, che l'assicurazione stipulata dallo IACP per i propri fabbricati, non risarcirebbe eventuali danni provocati da tali impianti, di cui invece dovrebbero rispondere gli inquilini.
La proposta dello IACP di Torino di affidare alla Società ITALGAS l'installazione, la gestione, la manutenzione e l'esercizio degli impianti singoli, è stata formulata dopo la metà del mese di settembre ed è pervenuta in Regione il giorno 21 dello stesso mese, quando in condizioni normali di gestione gli impianti avrebbero dovuto essere già predisposti per un loro impiego a breve termine; ciò però - va sottolineato con fermezza - non certo per trascuratezza della gestione commissariale, bensì per la complessità della situazione determinatasi nel corso degli anni e per la difficoltà oggettiva di formulare e perseguire iniziative concrete per la soluzione del problema.
Anche la Regione, ed ugualmente non per disinteresse, tramite i propri uffici ha dovuto impiegare qualche giorno per valutare le proposte dello IACP e per concorrere a meglio configurarle.
Con le note già richiamate si procedeva ad autorizzare la convenzione con l'ITALGAS; ad indicare i canali di finanziamento, anche aggiuntivi, a cui attingere; a richiedere una soluzione globale, anche graduata nel tempo, per gli immobili su cui si sarebbe deciso di intervenire comprendendo quindi anche la messa a norma, la revisione o, al limite, la sostituzione, ove necessaria, delle caldaiette già installate.
Ciò con le stesse agevolazioni contributive previste per le nuove installazioni al fine di mettere tutti gli assegnatari di alloggi in condizioni di parità a prescindere dal fatto che siano pendenti delle denunce in materia.
Parallelamente lo IACP di Torino si è mosso in questo periodo per addivenire alla definizione dell'atto di concessione e del relativo disciplinare con l'ITALGAS superando non poche difficoltà.
Nella giornata di ieri si è arrivati finalmente alla conclusione tra lo IACP e l'ITALGAS e ciò credo possa essere ritenuto positivo anche perch tiene conto delle indicazioni che sono state formulate dalla Regione.
Sulla base dell'atto di concessione e del disciplinare, non appena saranno firmati ed approvati, spetterà allo IACP definire i programmi organici di intervento che la Regione dovrà autorizzare e l'ITALGAS realizzare in tempi rapidi per assicurare il riscaldamento agli abitanti dei quartieri e delle unità immobiliari interessate. Non tutti i problemi però - ed è bene ricordarlo - sono risolti.
Occorre ora in particolare la collaborazione dei comitati degli inquilini per realizzare il consenso e completare l'installazione di impianti singoli nei quartieri con una altissima percentuale di installazioni abusive.
L'opera di convincimento dovrebbe essere favorita anche dall'avvio dei progetti organici di manutenzione straordinaria degli immobili, che già sono stati predisposti o sono in corso di predisposizione da parte dello IACP e che dovranno essere realizzati con l'utilizzo dei 33 miliardi appositamente disposti dalla Regione, oltreché dalle agevolazioni previste per l'installazione degli impianti singoli.
Il 50% della spesa di impianto delle caldaiette verrà anticipato dalla società GAS Energia con rientro mediante quote rateali, senza interessi con un periodo di ammortamento di due anni, gravanti sulle bollette di fatturazione gas mentre il restante 50% verrà anticipato dallo IACP nell'ambito dei mutui assistiti da contributo di cui alla legge 457, con rientro attraverso quote rateali che saranno differenziate per ogni singolo utente in relazione alle caratteristiche degli impianti.
Ma è anche essenziale per creare questa situazione di consenso l'aiuto delle Circoscrizioni e dei Comitati degli inquilini.
Ieri sera abbiamo incontrato il Presidente della VI Circoscrizione Pier Luigi Mosca, la Giunta e i Capigruppo consiliari della Circoscrizione stessa e i Comitati degli Inquilini del Quartiere Falchera e del Quartiere 33 di Corso Taranto. Ritengo che l'incontro sia stato positivo e che si possa contare, almeno per quanto riguarda questi quartieri, su di una collaborazione importante e necessaria di cui dobbiamo essere grati e di cui desidero dare pubblicamente atto.
Ai colleghi interroganti desidero assicurare che l'Assessorato ha in questo periodo autorizzato in pochissimi giorni tutti gli interventi proposti dallo IACP per consentire l'avvio del servizio di riscaldamento dalla sostituzione di centrali termiche, alla fornitura di gasolio, alla differenziazione degli interventi, in relazione alla avanzata stagione.
Di più mi pare proprio che non si potesse fare; non lo dico certamente per me ma per dovere di oggettività verso i funzionari e i dipendenti del Servizio regionale.
Infine, onde evitare errate valutazioni o possibili strumentalizzazioni e contrapposizioni che possono sorgere per la complessità e la gravità della situazione, devo in modo netto sottolineare che tra la regione e il Commissario dello IACP esiste un rapporto di aperta e leale collaborazione anche se a volte non è facile, poiché non semplici sono i problemi che si stanno affrontando e che spesso richiedono decisioni urgenti che mettono in difficoltà anche gli uffici della Regione e l'Assessorato nel suo complesso.
Al Commissario dello IACP, infine, desidero esprimere in modo sincero l'apprezzamento per il lavoro che sta svolgendo mentre, se mi è consentito vorrei anche ringraziare i funzionari del Servizio Edilizia sovvenzionata che hanno operato in modo solerte e puntuale per dare risposte tempestive per la soluzione di questo problema.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Genovese di aver sviluppato in modo così ampio la risposta.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Le interrogazioni sono nate dalla preoccupazione che l'inverno potesse arrivare in tempi anticipati come è successo l'anno scorso e creare una tensione sociale grave conseguente alla possibile disfunzione del riscaldamento in alcuni quartieri dello IACP.
L'Assessore Genovese ci ha fornito una risposta che per l'ampiezza e per il merito va al di là delle preoccupazioni che avevamo. In realtà, le questioni poste richiederebbero una altra sede di dibattito che non quella della interrogazione.
Abbiamo discusso di questi problemi in Commissione. La prima parte del lavoro della II Commissione si è incentrata su questo tema rilevante.
Si sono avuti incontri con i rappresentanti sindacali degli inquilini incontri con il Commissario all'istituto Autonomo Case popolari. Le questioni che l'Assessore Genovese ci ha posto le abbiamo sentite in Commissione.
L'Assessore non ha potuto essere presente, altrimenti già nella sede della Commissione avremmo potuto risolvere in parte.
Questa mattina non dobbiamo dare un giudizio sul tipo di soluzione prospettata.
Mi limito pertanto alle questioni urgenti per dire che la risposta dell'Assessore Genovese apre uno spiraglio per portare a soluzione il problema che si è aperto con gli interventi abusivi degli inquilini, uno spiraglio che non risponderà più alle esigenze della prima parte di quest'inverno, ma che mostra che sarà possibile, quindi il futuro potrà essere diverso da oggi.
Rilevo quindi nel merito della risposta una soddisfazione perché una proposta è stata formulata. L'Assessore Genovese ci dice che ieri si è definita la convenzione tra l'Istituto Autonomo Case Popolari e l'ITALGAS.
All'interno degli utenti dell'Istituto Autonomo Case Popolari troppe strumentalizzazioni vengono fatte, ci sono operazioni di sciacallaggio politico, di sfruttamento della situazione a fini di immagine personale e politica.
Voglio però rilevare per constatazione di fatto che forse sarebbe stata necessaria una più tempestiva risposta da parte della Regione alla lettera del Commissario degli IACP che - come richiamava l'Assessore Genovese - è del 19 settembre.
E' una lettera che consegue ad un esame della situazione e ai primi accordi presi con l'ITALGAS.
Tutto questo è maturato nel giro di brevissimo tempo. Il Commissario è entrato in carica nell'Istituto Autonomo Case Popolari nel mese di maggio.
Una maggiore tempestività di risposta avrebbe permesso la firma della convenzione alla- fine di settembre o ai primi di ottobre.
Fatta questa constatazione, considero positiva la convenzione nel merito.
E' finalmente una proposta sottoposta agli inquilini. Esprimo la mia adesione in quanto siamo in presenza di un abusivismo che, il quanto tale è condannabile.
L'80% degli inquilini con un intervento abusivo ha introdotto impianti di riscaldamento nei singoli alloggi.
Si può pensare di perseguire questo abusivismo togliendo le caldaiette? Credo che sarebbe socialmente rischioso e creerebbe delle tensioni nel merito perché L'orientamento è di arrivare agli impianti personali e di smantellare quelli centralizzati.
Mi fa piacere che l'Assessore abbia richiamato una lettera del 1982 in cui la Regione dichiarava il suo consenso su questa linea, ma di fronte al fatto che gli IACP avevano degli impianti centrali funzionanti magari realizzati o rinnovati di recente, si chiedeva di operare con cautela, di qui la ragione di una Commissione tecnica che ne verificasse la fattibilità.
In quella lettera era detto: "carico degli inquilini".
L'abusivismo è da condannare. Une denuncia è in corso e avrà gli esiti che le procedure e le valutazioni di merito della Magistrature determineranno.
Credo però che sia giusto fare in modo che quella percentuale rimasta di inquilini senza centraline possano realizzarle. Viene posto il problema di una agevolazione che inizialmente avevamo pensato di non concedere perché è un ulteriore costo per sostituire impianti più onerosi ma già esistenti. Credo sia giusta anche questa operazione. Per questo motivo nel mese di luglio avevamo preso un provvedimento che spostava finanziamenti dall'edilizia nuova a fini di interventi di manutenzione, anche questi che riguardano il riscaldamento. Questo ha provocato non pochi problemi con i Comuni che erano interessati invece alla edilizia nuova. Mi sembra importante sostenere l'iniziativa.
Il merito della proposta ha un suo carattere di equità rispetto alla situazione, che si è venuta a determinare, nei particolari lo discuteranno gli inquilini.
Credo che la Giunta e la Regione nel suo complesso debbano essere disponibili su quella linea ed entrare nel merito delle eventuali proposte che gli inquilini faranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto ringrazio l'Assessore per la risposta esauriente e per l'attenzione che ha voluto dedicare al problema e alla nostra interrogazione che aveva lo scopo di accelerare i tempi di maturazione per la soluzione di questo problema soluzione che sapevamo in itinere ma che necessitava di interventi rapidi proprio perché problema legato a fatti stagionali e quindi problema che non poteva attendere ulteriormente senza gravissimi rischi per le migliaia di famiglie abitanti nella zona E 2 del Quartiere Falchera di Torino.
Si è determinata, come è stato ricordato, una situazione di fatto Molti assegnatari, in alcuni stabili oltre l'80%, avevano trasformato il proprio impianto staccandosi dall'impianto centralizzato e attivando caldaiette singole, a loro dire, su assicurazioni o addirittura autorizzazioni verbali da parte dell'Istituto Autonomo Case Popolari.
Non entro nel merito dei rapporti tra gli assegnatari e l'Istituto fatto sta che ci si trova di fronte ad una serie di gravi problemi sia per coloro che non avevano ritenuto di adottare questo tipo di intervento sia anche per coloro che lo avevano adottato.
Sarebbe riduttivo affrontare questo problema e trovarne la soluzione soltanto in base alla situazione di fatto che si è dovuta affrontare. E' noto a tutti coloro che si sono, sia pure superficialmente occupati di questi problemi negli anni scorsi, come il problema del riscaldamento nelle case dello IACP e nelle case della zona che ci occupa quest'oggi, non poteva continuare ad essere affrontato e risolto nei termini in cui era stato affrontato negli anni scorsi: contestazioni della gestione del riscaldamento da parte di moltissimi assegnatari, problemi sui costi della gestione del riscaldamento, conseguentemente o non conseguentemente amplissimi fenomeni di morosità con posizioni dell'Ente autonomo e degli enti locali che a questo facevano riferimento.
Quindi era un problema che doveva essere affrontato e risolto in maniera diversa.
Credo che la strada che ha indicato l'Assessore sia una strada giusta e corretta da perseguire anche se impone alcune attenzioni.
La prima è quella di garantire una equa situazione nella fase di passaggio. Siamo già in periodo climaticamente invernale, almeno per quanto riguarda il riscaldamento, ci si trova di fronte a una doppia gestione.
Quindi grande attenzione dovrà essere dedicata proprio per garantire dai rigori invernali e coloro che hanno già l'impianto autonomo e coloro invece che non l'hanno.
L'altra attenzione deve essere dedicata al problema della "par condicio" degli assegnatari per quanto attiene al costo e al pagamento degli impianti singoli tenendo presente che gli impianti dovranno continuare ad aderire all'immobile, a prescindere da chi sia l'assegnatario occupante lo stabile.
Non possiamo creare delle situazioni in cui l'impianto singolo è "di proprietà dell'assegnatario" e situazioni in cui l'impianto singolo essendo stato pagato con finanziamento regionale o comunque dallo IACP aderisca allo stabile.
Comunque per norma del diritto civile comune l'impianto aderisce pur sempre all'immobile quindi chiunque abbia provveduto al pagamento dell'impianto stesso il fatto diventa assolutamente rilevante in quanto deve rimanere nel patrimonio dell'immobile quindi all'Istituto Case Popolari. C'è poi il problema della sicurezza degli impianti che sono già stati autonomamente installati senza verifica e senza controllo da parte dell'ente proprietario e quindi la verifica di questi impianti e la garanzia del patrimonio immobiliare pubblico attraverso una impiantistica adeguata ed uniforme.
Sono questioni che noi sottolineiamo alla attenzione dell'Assessore tornando su un punto che ci sembra determinante: quello della soluzione nella maniera più equa e più funzionale della fase di passaggio al progetto che è stato ricordato dall'Assessore e che è già oggetto di convenzione proprio perché sia garantito l'equilibrio economico e di condizione all'interno del vastissimo numero di assegnatari di quella zona e che sia garantito il servizio parimenti a tutti gli assegnatari stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Alcune brevi considerazioni in base alla risposta che ha dato l'Assessore che voglio ringraziare per l'ampia panoramica che ci ha fatto del problema.
Voglio solo precisare che nella nostra interrogazione non si chiedeva di ritornare al riscaldamento centralizzato laddove le caldaiette erano già state installate in numero così alto (pare che in alcuni quartieri persino l'80%); ma chiediamo di sapere cosa si sia fatto per colpire l'abusivismo che danneggia anche chi ha installato le caldaiette perché, finché il problema non sarà risolto completamente, vi saranno le due fatturazioni con un notevole aumento del costo: quello che poteva risparmiare sul centralizzato, viene penalizzato perché deve pagare una quota dell'altro.
Il primo punto della nostra interrogazione era il più importante. Il Commissario, Rosso, in II Commissione ha parlato di problemi in alcuni quartieri dove si prevede che il riscaldamento incominci solo lunedì 11 novembre con dei problemi anche di ordine pubblico.
Ringrazio l'Assessore per la novità che ha portato della convenzione che è stata definita ieri sera.
Il Geometra Rosso su questo aveva espresso alcuni dubbi, sull'ente su cui doveva ricadere l'incombenza di dichiarare valide le caldaiette.
Pare che né i Vigili del Fuoco né la U.S.S.L. siano competenti e che questa responsabilità debba ricadere completamente sulla ITALGAS in fase di controllo.
Spero che nella convenzione questi punti siano stati chiariti quindi possiamo ritenerci soddisfatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Esprimo la soddisfazione mia e del gruppo PSI per le risposte che ha dato l'Assessore Genovese, che ringrazio per il suo impegno.
Arriviamo un po' in ritardo, ma ugualmente in tempo, per dare una soluzione uniforme al problema dell'installazione delle caldaiette, che ha interessato parecchie centinaia di persone.
Questa opzione, che attiene alla scelta del servizio di riscaldamento individuale, ha un aspetto economico.
Mi auguro che risolveremo quanto prima questo problema, dando una risposta alla gente che legittimamente ha manifestato delle forti preoccupazioni per l'avvicinarsi dell'inverno.
C'è anche il problema per chi ha già installato le caldaiette, se potranno essere o meno omologate, se dovranno essere modificate.
Occorrerà seguire con particolare attenzione questo problema da parte della Regione, ma anche da parte dello IACP per evitare che si determini una situazione tale in cui si dica: "dal momento in cui c'è la convenzione sono in vigore questi criteri, i criteri con i quali avete installato le caldaiette ora non valgono più", e che gli interessati si trovino a sborsare altri soldi.
Bisognerà evitare situazioni in cui nessuno voglia prendersi la responsabilità di omologare il nuovo sistema, anche perché chi l'ha fatto non credo l'abbia fatto senza un principio e un metodo di lavoro che garantisca il riscaldamento senza alcuna preoccupazione.
Quindi un rapporto tra Regione, IACP e assegnatari che porti al superamento di eventuali preoccupazioni e tensioni.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Amerio e Ferro ed interpellanza del Consigliere Staglianò inerenti la Cava di Codana di Montiglio (AT)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Amerio, Ferro e all'interpellanza del Consigliere Staglianò inerenti la Cava di Codana di Montiglio (AT).
La parola all'interpellante Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

L'argomento è stato sollevato anche dal Gruppo Comunista con qualche settimana di anticipo sulla mia interpellanza e riguarda il trattamento dei rifiuti, in un caso particolare che, mutuando e parafrasando il titolo di un film famoso, può definirsi "la discarica infinita".
E' una storia che incomincia 11 anni fa, e che è esemplare per l'atteggiamento degli enti locali ma anche per il comportamento positivo delle popolazioni interessate.
E' esemplare per l'approssimazione, per i ritardi, per le inadempienze con cui queste questioni vengono affrontate dagli organi preposti.
E devo dire per obiettività che non è una storia recente, di cui hanno responsabilità i governi precedenti.
La materia "rifiuti" viene affrontata con strumenti assolutamente inadeguati per conoscere scientificamente l'impatto che le discariche hanno con l'ambiente circostante.
Ma anche con colpevole ritardo perché sono almeno sei anni che le popolazioni locali segnalano puntualmente il pericolo che via via si propaga. E con vistose inadempienze, perché l'ente locale potendo intervenire non lo ha fatto.
Le popolazioni interessate si sono costituite in un comitato che raccoglie cittadini di tutti gli orientamenti politici e le organizzazioni ambientalistiche ed ecologiche più rappresentative. Questo comitato ha chiesto ripetutamente, ancora alla fine del mese di settembre, di poter essere ascoltato dall'Assessorato regionale competente.
Ma la cosa non è avvenuta. Per favorire la risposta dell'Assessore voglio richiamare i passaggi essenziali che hanno articolato la mia interpellanza.
Intanto le strutture della cava di gesso, di proprietà della IECME, non rispondono minimamente a quanto prevede la legge per le discariche artificiali di tipo c), come stabilisce il supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale, le quali devono essere collocate a 2.000 metri di distanza dall'abitato, con il fondo in grado di resistere per 150 anni impermeabilizzato per evitare la fuoruscita del colaticcio, con pareti resistenti per 50 anni, in grado di evitare l'entrata di acque meteoriche e la cui sistemazione deve essere collocata a 2 mt. al di sopra dell'alveo di piena del fiume.
Per chi non conosce il caso in questione, occorre sottolineare che stiamo parlando di una cava sotterranea profonda diverse decine di metri.
La Provincia di Asti, attraverso la Ripartizione dei servizi di risanamento ecologico, ha rilevato una elevata porosità del materiale di cava, che quindi non garantisce affatto l'isolamento dei fanghi immessi che l'acqua depositata nel profondo della cava viene pompata dal primo e secondo piano sotterraneo e viene convogliata in superficie nel Lago di Codana oppure nel Torrente versa determinando, come ha già sottolineato l'Ufficio Tecnico di Sanità pubblica dell'U.S.S.L. 68 di Asti, una alterazione dei valori di cromo nell'acqua dei pozzi di tutta la zona di Montiglio.
In sostanza, la Provincia di Asti il 12 agosto scorso ha dovuto rilevare che fra le situazioni ritenute fonte di maggiore preoccupazione per la salute della popolazione, si colloca in primo piano la discarica in oggetto.
Per brevità mi sono soffermato a questi passaggi essenziali, mi auguro che l'Assessore possa riprendere puntualmente le domande che sono state formulate per quanto riguarda la mia parte, altre domande sono state sollevate dal Gruppo Comunista e mi riservo di intervenire sulla risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela dell'ambiente

In relazione alla interrogazione e all'interpellanza in oggetto è bene ricordare alcuni elementi.
Ai sensi dell'articolo 31 del D.P.R. n.915/1982 questo Assessorato ha ricevuto circa 2.000 domande di autorizzazione per effettuare attività di smaltimento dei rifiuti.
A seguito delle suddette domande la Regione ha cercato di assicurare nel rispetto delle garanzie richieste dal D.P.R. n.915 ed imponendo quindi numerose e severe prescrizioni, il proseguimento delle attività di smaltimento in atto all'entrata in vigore del citato D.P.R. n.915/1982.
Fra queste attività è compresa quella di discarica di rifiuti provenienti essenzialmente da stabilimenti appartenenti al gruppo FIAT sita in Comune di Montiglio e gestita dalla ditta IECME.
Si è sottolineata l'esistenza di questa discarica alla data di entrata in vigore del D.P.R. n. 915/1982 per far rilevare un fatto molto importante e cioè che le attività di smaltimento di rifiuti si sono da molti anni verificate in modo più o meno palese e con l'assenso o l'accettazione delle Comunità locali fino all'entrata in vigore del D.P.R. n.915/1982.
Solo di fronte infatti alle autorizzazioni regionali che, come in questo caso, di fatto ratificavano situazioni pregresse, si è scatenata un'ondata di proteste e di ricorsi. Ben lungi dal considerare in modo semplicistico i problemi connessi allo smaltimento dei rifiuti, occorre ammettere in ogni caso che una problematica di questa portata richiede tempi di individuazione delle soluzioni più corrette e di conseguente realizzazione delle stesse molto lunghi.
Occorre ribadire che la Regione Piemonte si è mossa in questo campo con un certo anticipo rispetto alle scadenze di cui al D.P.R. n.915 attraverso la predisposizione del Piano di siti di cui alla L.R. n.31/79 che, di fatto, è divenuto ormai uno strumento operativo di attuazione del citato D.P.R. (vedasi ad esempio le autorizzazioni rilasciate alle ditte Codemonte e Barricalla rispettivamente per i siti di Bellinzago e di Collegno).
La ditta Codemonte è ferma perché c'è una causa presso il TAR e la ditta Barricalla ha bisogno di un anno prima di entrare in attività.
E' comunque evidente che, laddove la realizzazione di ogni impianto subisce notevoli ritardi a causa di opposizioni diventa oltremodo complesso assicurare la presenza di strutture per lo smaltimento finale dei rifiuti e pone oltretutto la Regione di fronte a situazioni delicate in caso, ad esempio, di scarichi abusivi di rifiuti (vedasi il recente caso dell'inquinamento della Roggia Bona) tenuto conto che, in questo, come in altri casi, la Regione è vista come unico Ente pagatore delle spese conseguenti a bonifiche.
Ho già avuto occasione di ricordare le difficoltà che ci sono per collocare le discariche sul territorio regionale. Tutti sono d'accordo sulle discariche, poi è difficile identificare il sito e avviare la realizzazione se non aprendo un contenzioso spesso non indifferente che blocca le iniziative e che impedisce una razionalizzazione delle discariche controllate a salvaguardia non solo del territorio ma anche di tutti i banditismi inquinatori, tipo quello della Roggia Bona.
In merito al caso particolare di cui alla discarica IECME ed alla collocazione in essa di rifiuti classificati tossici e nocivi si richiama per necessità di chiarezza il contenuto della normativa vigente in materia (D.P.R. n.915 e disposizioni statali successive): per quanto attiene i rifiuti industriali assumono rilevanza pressoché esclusiva le discariche di seconda categoria tipo B e tipo C.
In ambedue possono essere collocati, con le dovute differenze imposte dalle Disposizioni statali, sia rifiuti speciali che tossici e nocivi.
Occorre considerare comunque che in una discarica di tipo B non possono essere collocati tutti i rifiuti tossici e nocivi, ma esclusivamente quelli che rispettano le condizioni previste nel punto 4.2.3.2, delle disposizioni statali citate.
In particolare i rifiuti di cui trattasi possono avere un contenuto in metalli (di cui all'allegato al D.P.R. n.915) anche superiore alle concentrazioni limite (CL) fissate nelle disposizioni statali stesse per classificare un rifiuto speciale in tossico e nocivo, ma gli stessi rifiuti sottoposti al test di eluizione (che attualmente è quello di cui al Quaderno n. 64 dell'Istituto di Ricerca sulle Acque - metodi analitici per i fanghi - parametri chimico-fisici, Roma 1985, Consiglio Nazionale delle Ricerche) devono dare un eluato la cui concentrazione nei suddetti metalli non deve superare, al massimo, valori pari a 10 volte i limiti della tabella A della legge 319/1976.
Nel caso in cui tali limiti fossero superati è evidente che il rifiuto deve essere collocato in discarica di tipo C.
Si sottolinea infine il fatto che gli impianti ésistenti al 16/12/1982 dovranno essere adeguati alle disposizioni di legge entro e non oltre il 31/12/1986, ai sensi dell'articolo 33 del D.P.R. n.915, sulla base dei criteri che devono essere fissati dalla Regione.
Ci stiamo muovendo in tal senso, pur in presenza di enormi difficoltà dovuti agli impegni di carattere amministrativo connessi al rilascio delle autorizzazioni ex D.P.R. n.915 e dei loro rinnovi che assorbono in modo completo il personale dei due servizi che si occupano della materia.
Per quanto attiene ancora la sorte degli 83.400 mc. di acque di percolazione che avrebbero potuto formarsi, ma che non risulterebbero mai pervenute all'Azienda Astigiana incaricata di trattarle, tale aspetto riguarda la sfera del controllo di competenza della Provincia e della U.S.S.L.
In relazione agli aspetti connessi alla produzione di documentazione tecnica da parte della ditta IECME, v'è da osservare che, in sede di rilascio dell'autorizzazione in questione, erano state richieste numerose integrazioni e gli elaborati tecnici prodotti erano stati valutati dagli uffici tecnici preposti all'istruttoria delle domande.
Ora, in fase di esame della domanda di rinnovo, sono state richieste ulteriori notizie inerenti soprattutto il sistema di chiusura delle celle.
Non pare a questo Assessorato di avere svolto un'istruttoria superficiale. Alla luce comunque delle ultime comunicazioni pervenute da parte della Provincia di Asti, l'Assessorato sta valutando la possibilità di assunzione di provvedimenti particolari in relazione al caso in esame e il provvedimento che si sta valutando potrebbe essere un provvedimento di sospensione.
Si ritiene comunque di non dover sottacere la grave situazione generale connessa all'individuazione di aree in corrispondenza delle quali poter collocare correttamente i rifiuti industriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Non posso ringraziare l'Assessore per la tempestività della risposta perché d'altronde non per colpa sua, la questione è andata per le lunghe da quando a settembre noi avevamo presentato l'interrogazione.
Circa le questioni di merito, debbo contestare subito una affermazione imprecisa dell'Assessore.
Egli afferma che le istituzioni locali si sarebbero mosse solo dopo l'entrata in vigore della legge 915, mentre precedentemente per molti anni la situazione era stata subita passivamente.
Non è così, e faccio rapidissimamente un po' di storia. Sin dal 1976 l'Ufficio di Igiene Profilassi della Provincia suggeriva la interruzione dello smaltimento, nel 1979 si esaminano le acque che si formano nella cava che contengono tracce di metalli pesanti e si teme una non sufficiente impermeabilizzazione della cava, nel 1981 c'è una iniziativa di "Italia nostra", si forma il Comitato antinquinamento (e siamo a più di un anno prima della legge 915), si raccolgono firme, si sollecitano consulenze.
Sempre nel 1981 le guardie ecologiche della U.S.S.L. di Alessandria riscontrano irregolarità, viene inviato un esposto al Procuratore di Moncalvo e al Pretore di Asti.
Nel 1982 vi è l'ordinanza del Sindaco di Montiglio che vieta lo smaltimento, resa esecutiva in agosto, ma poi revocata dal TAR il quale non fissa la data della udienza di merito e quindi lo smaltimento continua.
Tutto ciò avviene prima della entrata in vigore della legge 915 con la quale naturalmente si moltiplicano le preoccupazioni e le proposte delle popolazioni locali.
Voglio rapidamente ricordare. Sulla situazione della cava.
La Ripartizione dei servizi di risanamento ecologico nel maggio del 1981 dichiara che l'elevata porosità del materiale di cava non garantisce affatto l'isolamento dei fanghi immessi.
Più recentemente, la Provincia dichiara la precarietà dell'assetto idrogeologico dell'intera zona.
Non si esclude che si possano verificare, o si siano già verificati crolli nella parte alta della cava. Si ignora assolutamente la qualità dei fanghi deposti nella prima fase di attività della discarica. Scompaiono non 83.000, e debbo correggere anche il dato che compare sulla mia interrogazione, ma 87.000 metri cubi di acque di percolazione che non arrivano mai alla WAI-ASSAUTO di Asti che dovrebbe trattarle.
L'ufficio di Sanità pubblica della U.S.S.L. 68 dichiara, prima dell'entrata in vigore della legge 915, che l'analisi sull'acqua dei pozzi dopo il pompaggio nel Versa dell'acqua del primo e secondo piano sotterraneo della cava evidenzia tracce di cromo in quantità più elevata del normale.
Questo pompaggio, se non sbaglio, dura ancora (fino a 900 mc al giorno) adesso. Dell'82 e dell'84 sono le prime dichiarazioni degli esperti sulla tossicità dei fanghi.
Questa è la storia recente della discarica.
La situazione ad oggi è assai più grave. Si aggiunge l'analisi e la dichiarazione dei tecnici dell'U.S.S.L. disposta dalla Provincia, che dichiara i fanghi tossici e nocivi, vi è l'accertamento della mancanza dei requisiti della cava per ospitare materiali di questa natura; più precisamente vorrei far notare che dalle ultime analisi si vince che vi è una quantità di cadmio, (che è assimilabile come pericolosità al mercurio) di cromo, di piombo e di rame.
Vi è la dichiarazione recentissima della Provincia di Asti pervenuta anche alla Regione, che fa notare che la distanza di sicurezza non è rispettata, che le condizioni del terreno sono precarie, che le strutture interne della cava sono inidonee, che è stata omessa da parte della ditta la chiusura dei depositi di smaltimento esauriti, con ciò in palese violazione con le prescrizioni della Regione.
Sulla base della ultime analisi della U.S.S.L. e di queste considerazioni, viene richiesto il blocco delle attività della discarica per almeno sei mesi, per effettuare ulteriori analisi e accertamenti che consentano alla fine, alla luce delle disposizioni di legge e alla luce delle ultime indagini sulla situazione di cava e sulle falde acquifere, di assumere una decisione definitiva.
Così stanno le cose. Pur comprendendo le difficoltà a cui l'Assessore faceva riferimento riferite alla situazione generale piemontese, che comprendiamo benissimo, dobbiamo insistere a che sia raccolta almeno l'indicazione della Provincia di Asti che chiede di disporre di ulteriori analisi e in via immediata di sospendere per almeno sei mesi le attività di smaltimento all'interno della discarica.
Il mio Gruppo attende, in tempi brevi, una decisione definitiva dell'Assessorato sulla base dell'istruttoria che è in atto a partire dalle ultime comunicazioni della Provincia di Asti; dichiara fin d'ora che ritiene assolutamente essenziale che alla sospensione dell'attività, sia pure temporaneamente, si arrivi, e che successivamente alla sospensione dell'attività siano immediatamente attivate indagini idrogeologiche nella zona di cava, lo studio tecnico per individuare le soluzioni idonee al completo isolamento idrico, la verifica delle strutture portanti, i rilevamenti stratigrafici non solo nella zona di cava ma nei terreni circostanti che consentano di acquisire tutti i dati sulla base dei quali e sulla base delle disposizioni di legge per i fanghi tossici e nocivi, si provveda ad una decisione che non potrà che essere quella della definitiva chiusura della discarica di Montiglio e dell'avvio di soluzioni di bonifica del territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Nel ringraziare l'Assessore per la risposta vorrei integrare alcuni elementi, già anticipati dal collega Amerio. Ribadisco intanto l'assoluta urgenza di accogliere quanto la Provincia di Asti ha chiesto e cioè che venga sospesa immediatamente la concessione dell'autorizzazione provvisoria.
Per ragioni di tempo, suppongo, l'Assessore non ha potuto rispondere dettagliatamente a tutte le domande poste nell'interpellanza, soprattutto alla settima, rispetto a cui chiedo di ricevere una risposta per iscritto quanto prima.
Tanto per cominciare è indispensabile trovare subito una soluzione alternativa ove collocare i rifiuti tossici e nocivi provenienti dalla FIAT: Dove vanno a finire questi rifiuti e anche quelli tuttora depositati presso le cave IECME se si sospende la concessione? Dall'analisi del laboratorio di sanità pubblica di Asti effettuata il 30 settembre risultano valori altissimi di cadmio, che ha quella notevole pericolosità che già il Consigliere Amerio ha ricordato. Si tratta di trovare una sistemazione - magari - senza che venga importato in Italia il lombrico denominato "red worms", il quale, come riferisce l'ultimo numero della rivista "Scienza ed Esperienze", sarebbe in grado di nutrirsi dei fanghi residui delle depurazioni industriali, smaltendo i quali ne trasformerebbe il 40% in fertile humus di lombrico.
La situazione che si è determinata a riguardo della cava di Montiglio non può aspettare oltre.
Inoltre, occorre estendere lo studio delle acque superficiali e sotterranee, non soltanto al territorio montigliese ma a tutta la zona interessata dalle falde in questione: la valle Versa, Asti, Val Cerrina poiché, riversando il pompaggio delle acque sotterranee nel lago di Codana e nel torrente Versa è verosimile pensare che ci sia in atto un inquinamento estesissimo in tutta la zona.
Voglio aggiungere che è opportuno sentire direttamente i cittadini montigliesi costituiti in Comitato, come hanno sollecitato con la lettera del 25 settembre, e mi auguro che l'Assessorato lo voglia fare rapidissimamente.
Infine, per le difficoltà che si incontrano ogni volta che si affrontano questi problemi, ritengo sia necessario porre mano al più presto alla costruzione di una mappa delle acque sotterranee del Piemonte, come è stato fatto per le acque superficiali attraverso una iniziativa molto importante e positiva, al fine di potere individuare meglio i siti delle discariche, e di ogni impianto pericoloso, per preservare la comunità Piemonte dal rischio di infiltrazioni inquinanti nelle falde acquifere che attraversano il nostro territorio.
Sono questioni di grande spessore sociale, oltre che scientifico rispetto a cui non si può temporeggiare ulteriormente.
Il primo atto che va compiuto è la sospensione della discarica, il secondo è trovare la sistemazione per i fanghi che tuttora vengono depositati 11 ed infine eliminare quelli che vi sono già depositati.


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione del Consigliere Pezzana inerente l'uccisione di cinque cervi nel parco La Mandria


PRESIDENTE

Esaminiamo infine, l'interrogazione del Consigliere Pezzana inerente l'uccisione di cinque cervi morti nel parco regionale "La Mandria".
La parola al Vice Presidente, Signora Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Con l'interrogazione in argomento vengono sostazialmente posti due distinti quesiti: il primo relativo agli intendimenti della Giunta Regionale in merito all'accertamento di eventuali responsabilità in ordine al "massacro" di cervi avvenuto alla Mandria e, di conseguenza, in relazione agli interventi di salvaguardia che si intendono porre in essere il secondo inerente la posizione dell'attuale capo-guardia, rinviato a giudizio in sede penale, ed agli eventuali provvedimenti che la Giunta intende assumere in merito a tale vicenda.
Per quanto concerne la prima questione si ritiene necessario fornire il quadro completo dei ritrovamenti di animali rinvenuti morti nel Parco della Mandria in base alla documentazione fornita dall'Azienda regionale dei parchi suburbani: in data 16 settembre, come risulta da certificazione veterinaria, è stato ritrovato un cervo femmina morto per "trauma alla regione costale sinistra con perforazione della cute, pleura e polmone"; in data 21 settembre è stato rinvenuto un cervo maschio che presentava un foro nel collo di circa un centimetro di diametro, come documentato anche fotograficamente, e che, in data 23 settembre, su autorizzazione del veterinario, della U.S.S.L. n. 26, veniva trasportato all'Istituto Zooprofilattico per l'esame autoptico e per essere successivamente incenerito; in data 28 settembre è stato rinvenuto un altro cervo maschio che, come da certificazione veterinaria, risultava "morto per ferita perforante al costato-lato destro" e in stato di avanzata putrefazione e che è stato trasportato per essere incenerito, alla Sardigna comunale di Torino; in data 30 settembre veniva autorizzato dal veterinario l'incenerimento sul posto di un altro cervo maschio "trovato morto ed in stato di avanzata putrefazione"; analogamente si è proceduto su un ulteriore capo di cervo maschio in data 11 ottobre per le stesse motivazioni; in data 18 ottobre un cervo maschio rinvenuto morto "per ferita sul lato sinistro dell'addome", così come dichiarato dal veterinario della U.S.S.L. n.26, è stato inviato all'istituto Zooprofilattico per l'autopsia; analoga procedura è stata seguita per un daino, rinvenuto morto in data 20 ottobre, per "escoriazioni multiple e una ferita a carattere perforante sul lato destro del costato". In totale pertanto sono stati ritrovati morti 6 cervi e un daino. Al momento è stato effettuato e documentato l'esame necroscopico del solo cervo rinvenuto in data 21 settembre, mentre non sono ancora pervenuti i risultati relativi alle altre autopsie richieste; l'esame necroscopico citato "non evidenzia lesioni riferibili a colpi di armamento da fuoco e la causa della morte del animale, malgrado l'avanzato stato di putrefazione dello stesso, è presumibilmente da assicurarsi ad una enterossiemia".
Pertanto in base ai dati ed ai risultati attualmente disponibili non si possono affermare con certezza le cause della morte degli animali: è dunque improprio parlare di "massacro" non essendo chiarito se le morti siano da imputarsi ad atti di bracconaggio ovvero a cause naturali come la necroscopia effettuata presso l'Istituto Zooprofilattico del primo cervo pare evidenziare, nonostante le cattive condizioni di conservazione nelle quali è pervenuto l'animale ai laboratori.
Gli avvenimenti succedutisi indicano peraltro la necessità di intervenire tecnicamente per la salvaguardia dei cervi e dell'ambiente naturale della Mandria in generale: infatti l'attuale alta concentrazione di cervi nel Parco della Mandria comporta rischi elevatissimi sia per la foresta, sia per gli stessi cervi i quali, essendo infetti da parassitosi epatica tenuta sotto controllo con interventi veterinari messi a punto dall'Università di Torino, sono sottoposti ad alto rischio sanitario. E' pertanto necessario provvedere ad intervenire con un piano di abbattimento selettivo che riduca gradualmente la popolazione di cervi a limiti tollerabili per l'ambiente naturale nel suo complesso.
Altro aspetto su cui intervenire è inoltre il potenziamento dei servizi di vigilanza che peraltro, come è noto, fanno capo all'Azienda regionale dei parchi suburbani: attualmente l'organico dell'Azienda consentirebbe l'assunzione di circa altre 10 guardie-parco che potrebbero permettere un più completo servizio di vigilanza per quanto concerne la copertura oraria e pertanto con turni più articolati.
Una vigilanza di questo tipo, prevista già dalla legislazione regionale vigente, è un obiettivo che si ritiene debba essere perseguito rapidamente in quanto costituirebbe un'ulteriore garanzia per la salvaguardia del Parco della Mandria e delle altre aree in gestione all'Azienda regionale dei parchi suburbani.
Relativamente al secondo quesito posto dal Consigliere Pezzana va rilevato che l'ufficio Personale della Regione si era già espresso in merito, con lettera del 19 ottobre 1982, su precisa richiesta dell'Azienda di gestione del Parco: in tale lettera si sottolineava che al personale dell'Azienda si applica un contratto che fa esplicito riferimento alle disposizioni di legge previste per i dipendenti regionali e che, di conseguenza, per la sospensione cautelare dal servizio si applicano le norme del T.U. 10 gennaio 1957, n. 3: tali norme prevedono che la sospensione sia obbligatoria quando a carico del dipendente sia stato emesso mandato od ordine di cattura, caso che non riguarda il dipendente oggetto dell'interrogazione, e che invece la sospensione sia facoltativa "in pendenza di procedimento penale per un reato di natura particolarmente grave".
La valutazione sulla gravità del reato è pertanto rimandata esclusivamente alla discrezionalità dell'Amministrazione da cui dipende il soggetto incriminato: nel caso in esame l'impiegato dipende direttamente dall'Azienda regionale dei parchi suburbani che ha ritenuto, nell'ambito della propria discrezionalità, di non applicare alcuna sospensione e, non essendo lo stesso soggetto dipendente dell'Amministrazione Regionale, la Giunta regionale non ha alcuna facoltà diretta di intervento.
Per quanto concerne il restante personale dell'Azienda non esistono motivazioni né fatti tali da ritenere che lo stesso non esegua correttamente i compiti assegnati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio il Vice Presidente Signora Vetrino per la risposta che non mi trova soddisfatto in nessun punto e spiego il motivo.
Quando lei parlava dei cinque cervi citati nella mia interrogazione mi sembrava un esercizio di stile, come se il compito di un Consigliere fosse quello di protestare per la morte di un animale e basta.
Credo invece che i problemi, se affrontati in maniera seria e approfondita, rilevino un funzionamento di strutture che va al di là del caso semplice della morte di alcuni animali.
Non so chi ha redatto il documento che lei ha letto. Sicuramente ci saranno degli esperti, questi esperti andrebbero non dico sottoposti a qualche azione legale comunque a qualche perizia perché mentono gravemente perché vanno contro l'evidenza di tutto quello che è successo.
Mi spiego. Intanto i cervi morti, come ha detto anche lei, hanno tutti un foro di un centimetro di diametro. Mi sembra strano che questi cervi che nel comunicato dei sindacati e dei lavoratori alla Mandria, si dice che sono tutti morti per amore (questo è il periodo del calore), presentino tutti un foro di un centimetro di diametro Bisognerebbe capire come questi cervi possano venire feriti e uccisi da un foro provocato in genere da arma da fuoco.
Questo l'hanno escluso i suoi esperti che hanno redatto il documento e lo escludono i tre sindacati.....



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Avevo parlato di certificati veterinari. Stia attento a come parla.



PEZZANA Angelo

Allora le cito quanto ha detto il Capo Guardia alla Mandria riportato da "Stampa Sera" del 30 ottobre.



PRESIDENTE

E' Direttore alla Mandria.



PEZZANA Angelo

Dice: "Mario Piodi esperto faunistico, per anni Capo Guardia alla Mandria".
Forse il giornalista di "Stampa Sera" ha sbagliato nel definirlo. Ho comunque il piacere di citare quanto ha detto perché sta a testimoniare che la questione è molto più grave.
Il Signor Piodi dice che ha trovato alle ore 7,30 del mattino il cervo il quale aveva in corpo un foro provocato da un proiettile calibro 22.
Quindi non è più una cornata, ma un'arma da fuoco. Il cervo era morto da infezione ovviamente dopo giorni di sofferenze.
Questo cervo viene poi trovato, dopo averlo dissotterrato per l'autopsia, mancante della testa, proprio dove il Signor Piodi aveva visto il foro da arma da fuoco calibro 22. Quindi il bracconaggio non soltanto è molto bene organizzato nello sparare e nell'uccidere, ma molto più organizzato delle guardie del parco per far sparire le prove del reato.
Se riescono a tagliare la testa ad un cervo già sotterrato e a impedire che l'autopsia possa verificare puntualmente in che modo è stato ucciso, io al posto dell'Assessore mi preoccuperei.
Quando citavo cosa si intende fare in Regione per garantire l'uso efficace delle guardie del parco, mi sono richiamato ad un rinvio a giudizio pronunciato da un Giudice istruttore, il Dottor Bruno Tinti, il data 11.3.80 il quale non rinvia soltanto a giudizio il Capo Guardie Pietro Pesce, ma anche Guarda Augusto e De Bono Carlo con la motivazione: "abusando dei poteri loro derivanti dalla qualità di guardia caccia della Tenuta La Mandria, concedevano al predetto bracconiere, Carebolona, di sparare ai cervi da abbattere".
Questo lo dice un Pretore.
Le tre Organizzazioni Sindacali subito sono insorte a difesa del buon nome dei lavoratori, ma, secondo me, il buon nome dei lavoratori si difende cercando di capire chi fra essi non è un buon lavoratore perché è in combutta con i bracconieri.
Purtroppo non posso citare opinioni specifiche. Diversi lavoratori alla Mandria mi hanno interpellato e mi hanno dato un documento non firmato. Ho detto loro che non leggevo documenti anonimi perché non mi sembra corretto e loro mi hanno detto: "noi non possiamo intervenire pubblicamente perch abbiamo tutti la tessera di un Partito, dobbiamo osservare gli obblighi che ne derivano. Ci sono i sindacati, però, visto che lei non deve ubbidire a nessun partito, dica queste cose".
Ho risposto: "mi dispiace non riferirò nulla di quanto mi dichiarate in questo documento perché non è firmato".
Mi risposero: "non possiamo firmarlo".
Questo mi è sembrato un comportamento di timore verso conseguenze che in altre Regioni definiremmo atmosfera da mafia. Se tutto questo è vero non solo non sono soddisfatto della sua risposta Signora Vetrino, ma la inviterei ad indagare su quello che capita alla Mandria, sulla affidabilità delle guardie e visto che la competenza è sua, quale condizione di impedimento a parlare vige anche fra i lavoratori del medesimo Parco.
C'è una situazione che, secondo me, va ben al di là dei cinque cervi e di un daino uccisi. Andrebbe poi controllato immediatamente, ma non da chi è parte in causa nel Parco della Mandria, del progetto di uccisione di 225 esemplari.
Se un parco è sovrappopolato, se ha degli animali malati e non più curabili, contatti altri parchi, anche non italiani, che possano ospitare i cervi; secondo me dovrebbe essere la prima preoccupazione, Signora Vetrino non soltanto sua.
Non conosco le competenze del Direttore e non so se la Regione pu intervenire, lo pongo come problema a chi ha più esperienza di me nella gestione amministrativa, sarebbe però bene capire come possa nascere in una mente che, guarda caso, sta alla conduzione di un parco, l'idea di sopprimere 225 cervi.
Questa persona può dirigere un mattatoio, non certo un parco che ha lo scopo di salvaguardare gli animali. Non entro in tutti quegli argomenti come le reti, la reclusione in zone dove non esiste più né acqua né erba da mangiare. Insomma, il caso della Mandria secondo me è uno scandalo. Allora le suggerisco di far attenzione a chi le prepara i documenti che lei mi ha letto.
Io sono affidato a documenti che altri mi hanno dato, non sono l'esperto del Parco della Mandria, però sono tutte cose firmate, con tanto di nome e cognome, di persone che se ne assumono la responsabilità, tra cui credo di poter citare a buon diritto anche il Veterinario della Regione, il Dottor Mario Valpreda.
Tutto questo, secondo me, deve preoccupare grandemente un Assessore che ha fra le sue responsabilità i Parchi. Nella Mandria c'è una situazione insostenibile, diretta - e mi permetto di fare delle critiche anche senza conoscere personalmente chi lo dirige - da una persona che ha una mentalità da mattatoio e non da preservatore della natura.



PRESIDENTE

Il Consigliere Signora Sestero comunica il ritiro da parte dei presentatori dell'interpellanza n. 99 inerente l'impegno assunto dall'Assessorato alla Cultura in merito al diritto allo studio, in seguito alla discussione avvenuta nella Commissione consiliare competente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

a) Congedi



PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Avondo e Croso.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 22 e 29 ottobre 1985 - in attuazione dell'art. 7, 2 comma della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65 - è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.
Le comunicazioni sono così terminate.


Argomento: Problemi energetici

Comunicazione della Giunta regionale sull'avvio alla SORIN di Saluggia del corpo del reattore nucleare della Centrale del Garigliano


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale".
La parola all'Assessore Maccari che informa sulla Sorin di Saluggia.
Questa comunicazione assorbe l'interpellanza n.73 del Consigliere Staglianò.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

L'interpellanza in argomento è finalizzata ad assumere informazioni in ordine all'arresto e al "fuori servizio" del reattore elettronucleare del Garigliano e alle eventuali operazioni di "decomissioning" che potrebbero interessare gli impianti del comprensorio nucleare di Saluggia.
In particolare si richiede di conoscere quali sono le componenti della centrale sopra menzionata che verrebbero trasferite, o sono in corso di trasferimento, negli impianti di Saluggia, quale procedura autorizzativa è stata seguita per i necessari nulla osta di competenza e se sono stati valutati i problemi di inquinamento delle falde sottostanti il comprensorio in argomento, unitamente a quelli relativi alla protezione sanitaria.
In merito a tutto ciò si precisa che la disciplina legislativa sul controllo della radioattività ambientale, della protezione sanitaria delle popolazioni contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti e sulla sicurezza degli impianti nucleari è contenuta nel D.P.R. 13.12.1964 n.185.
In particolare, su tutti gli aspetti tecnici relativi alla sicurezza e alla protezione agisce l'Autorità nazionale di Sicurezza, anche sulla base delle proprie specifiche Guide Tecniche. Tale Autorità, che ha sede presso l'ENEA di Roma, è denominata DISP-Direzione Sicurezza Nucleare e Protezione Sanitaria e ad essa competono tutti i controlli sugli impianti nucleari di ricerca, di trattamento e di potenza classificati all'art. 8 del D.P.R.
185/64, nonché le autorizzazioni per le spedizioni e il trasporto di materie radioattive e/o fossili, così come previsto all'art. 2 del D.P.R.
n.1704/65 e secondo le procedure della Guida Tecnica n.6 della stessa Direzione.
A questa sono state richieste le informazioni di cui alla presente con nota n.24484 del 21.10.1985 estendendo contestualmente la stessa nota al Comune di Saluggia, anche al fine di valutare il livello di conoscenza dell'Amministrazione locale interessata direttamente al problema in argomento.
L'ENEL. titolare ed esercente dell'impianto del Garigliano, è stato autorizzato in data 30.9.1985 a mettere l'impianto in condizioni di arresto definitivo e a compiere tutte le azioni propedeutiche ad un futuro "decommissioning" (smantellamento).
Tali azioni comprendono l'allontanamento dal sito degli elementi di combustibile irraggiato, scaricati dal reattore.
Come deposito di questi elementi di combustibile viene utilizzata la piscina dell'ex reattore di ricerca "Avogadro" di Saluggia, a seguito di decommissioning del reattore e di ristrutturazione della piscina.
L'autorizzazione ad operare come deposito di elementi di combustibile irraggiato all'impianto di Saluggia è stata concessa in data 14.4.1981, ai sensi dell'art.53 del D.P.R. 12.2.1964 n.185, dal Ministro per l'Industria con proprio decreto n. VII/125, d'intesa con i Ministri per l'Interno, per il Lavoro e la Previdenza Sociale, e per la Sanità, su parere dato dall'ENEA, sentita la Commissione Tecnica di cui all'art. 11 del D.P.R.
185/64.
Per l'emissione di tale autorizzazione sono state esperite tutte le indagini previste, con particolare riferimento all'impatto radiologico sul sito, sia nelle condizioni normali di funzionamento, sia nelle condizioni incidentali ipotizzabili.
Dalle analisi effettuate non risultano problemi a carico delle falde sottostanti il comprensorio di Saluggia.
Il deposito, come previsto dal quadro legislativo, è sottoposto alla vigilanza dell'ENEA-DISP, che esegue le necessarie verifiche di sicurezza nucleare e di protezione sanitaria. Verifiche periodiche sono altresì eseguite nel quadro delle campagne radioecologiche effettuate dalla DISP l'ultima delle quali avvenne nell'autunno del 1981, con la collaborazione attiva della Regione, al fine di verificare lo stato della contaminazione ambientale seguito all'esercizio degli impianti EUREX, SORIN, COREN e Laboratori ENEA e aggiornare le informazioni ambientali; i risultati ai fini della protezione sanitaria non rivelarono dati significativi ma confermarono livelli di radioattività ampiamente contenuti nella norma.
Nell'ambito dei programmi di controllo della DISP e, comunque, alla luce dei nuovi fatti interessanti il comprensorio in argomento potrà essere richiesta all'Autorità una nuova campagna di controllo.
L'iter relativo all'autorizzazione ad operare come deposito di elementi di combustibile irraggiato è stato seguito dall'Amministrazione locale sin dal 1975, a seguito di una richiesta di variante della concessione edilizia presentata dalla FIAT-TTG.
In particolare il Comune di Saluggia ha effettuato una consultazione della popolazione, con esito favorevole, ed ha stipulato con la FIAT-TTG proprietaria dell'impianto, una apposita convenzione.
In tale Convenzione la proprietà si sarebbe impegnata, fra l'altro, a fornire al Comune i dati di interesse radioprotezionistico e a garantire l'accesso all'impianto dei membri di una Commissione comunale appositamente insediata.
Attualmente sono presenti presso il deposito le seguenti materie radioattive: modiche quantità di residui provenienti dal "decommissioning" Avogadro n.49 elementi di combustibile irraggiato della centrale di Trino Enrico Fermi n.22 elementi di combustibile irraggiato della centrale del Garigliano, rispetto ai 322 previsti al termine delle spedizioni iniziate lo scorso mese di settembre.
Per quanto riguarda il problema più ampio del ciclo del combustibile a valle dell'uso in reattore il P.E.N. 1981 (paragrafi 131-132-133-134), come pure l'aggiornamento di detto piano attualmente all'esame del Parlamento non prevede per il prossimo futuro la costruzione di un impianto di ritrattamento nel nostro Paese.
E' previsto, viceversa, il deposito degli elementi di combustibile irraggiato sia in piscine di raccolta sia in eventuale depositi a secco.
E' altresì previsto il proseguimento dell'esercizio sperimentale dell'impianto pilota EUREX di Saluggia, di proprietà dell'ENEA, ai fini del completamento delle conoscenze sull'intero ciclo del combustibile a valle.
All'ENEA-DISP non risulta alcun'altra iniziativa - al di fuori dell'impianto EUREX e del deposito di Avogadro che possa interessare il territorio del Piemonte.
Per quanto riguarda le iniziative in campo sanitario, si ricorda che la Regione, sulla base di quanto disposto dal D.L. 26.11.1981 n.678 convertito in Legge 26.1.1982, che stanziava 5 miliardi per l'adeguamento delle strutture sanitarie nel cui territorio sono localizzate centrali nucleari, predispose un programma di intervento finalizzato all'adeguamento e al potenziamento delle strutture e delle attrezzature delle UU.SS.SS.LL.
inte-ressate di Vercelli e di Alessandria, nonché del laboratorio di sanità pubblica di Ivrea.
In tal senso, con deliberazione del Consiglio regionale n.315-6282 dell'8.7.1982 fu approvata la richiesta di finanziamento di L.
l.052.000.000 per adeguare le strutture sanitarie in ordine alla revisione del piano di emergenza esterna della centrale E. Fermi di Trino Vercellese e per gli impianti di Saluggia.
Gli interventi per Saluggia prevedevano una richiesta di 132 milioni di lire per ampliare la strumentazione di trattamento chimico di campioni ambientali, per la misurazione dei livelli di radioattività e per altri controlli periodici sulla catena alimentare.
Per questi ultimi interventi il finanziamento non fu mai concesso in quanto gli organi centrali competenti sottolinearono che le misure previste dalla legge 12/1982 riguardavano esclusivamente impianti nucleari elettroproduttivi, all'interno dei quali non ricadevano le strutture di Saluggia.
Di conseguenza l'importo ricevuto pari a L. 920.000.000 fu destinato all'istituzione della sezione fisica dei laboratori di Alessandria e Vercelli. Allo stato attuale, presso gli Uffici dell'Assessorato alla Sanità sono comunque in fase di elaborazione gli elementi per la istituzione di un piano di monitoraggio regionale, concernente la radioattività, integrativo di analogo piano nazionale in corso di prédisposizione da parte del Ministero della sanità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ho presentato l'interpellanza e successivamente una richiesta di iscrizione all'o.d.g. insieme ad altri colleghi.
Sulle risposte date dall'Assessore debbo esprimere la mia insoddisfazione, perché quelle risposte sono state già fornite dall'Ufficio Stampa della FIAT in un articolo che ha pubblicato "La Stampa" nella cronaca di Vercelli il 20 ottobre scorso: non si può tutte le volte rispondendo ad interpellanze come questa, circoscrivere la questione ai dispositivi burocratici.
La questione che qui è stata sollevata è sovrastata da una domanda inquietante: il Piemonte sta diventando il ricettacolo e la pattumiera nucleare del nostro Paese? Le 49 barre di combustibile già contaminato e radioattivo arrivano dalla centrale di Garigliano che è vicina a Gaeta e dista dal nostro territorio ben 850 km, di distanza.
Se aggiungiamo a questo piccolo particolare l'altro proposito, su cui ho chiesto un giudizio della Giunta con una ulteriore interpellanza, di impiantare a Piz Pian Grand un deposito di scorie radioattive nucleari addirittura a carattere europeo, ci troviamo senza alcun dubbio di fronte ad un inquietante interrogativo.
E vengo al merito della questione specifica sollevata oggi. L'addetto stampa della FIAT-TTG ha dichiarato ad una radio locale che: "non ci sono problemi con i vicini pozzi d'acqua dell'acquedotto del Monferrato, perch l'acquedotto lo usiamo solo per prendere l'acqua e non per scaricare quella da noi usata per raffreddare i componenti contaminati da energia nucleare" e ha aggiunto: "non ci sono scarichi poiché gli impianti di Saluggia della FIAT-TTG sono a ciclo chiuso. Ma se l'acqua della piscina venisse eliminata anche in minima parte," ha affermato ridendo a mo' di battuta, "ciò non pu interessare l'acquedotto per il semplice fatto che l'acqua verrebbe scaricata altrove".
Assessore e colleghi, quando ci troviamo di fronte a tali affermazioni che riguardano la destinazione dell'acqua contaminata, la risposta del Governo regionale deve essere puntuale: dove va a finire quest'acqua? A questo si lega un altro interrogativo, a cui l'Assessore non ha risposto, e su cui ci batteremo, presumo non da soli in questo Consiglio.
Che fine faranno i componenti contaminati dopo che saranno stati trattati nella piscina di Saluggia? E' questo un problema irrisolto dalla scienza e dalla tecnologia, a quanto è dato sapere. A questi interrogativi pensiamo che non si possa sfuggire ed essi richiamano pesantissimamente il pericolo connesso alla scelta nucleare fatta dal Consiglio regionale a gennaio di quest'anno.
Su questo la comunità piemontese non può non pretendere risposte molto precise e puntuali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Mi rimetto alle valutazioni insindacabili della Presidenza perché un tema di tale rilievo non può essere costretto entro i tempi previsti dal regolamento anche perché, al di là di una dichiarazione di soddisfazione o meno sulle dichiarazioni della Giunta, vi è nell'atteggiamento della stessa il segno di un insufficiente approfondimento della materia, per cui la discussione non può esaurirsi con queste comunicazioni.
Il fatto che non si tratti del corpo del reattore della centrale in smobilizzo del Garigliano ad essere trasferito a Saluggia presso gli impianti della Fiat TTG, e che al posto dei reattori arrivino gli elementi di combustibile irraggiato da quella centrale non è certo tranquillizzante.
I problemi conseguenti lo stoccaggio e l'eventuale riprocessamento e trattamento dei rifiuti radioattivi non sono sicuramente meno preoccupanti.
Altrettanto puerile è la risposta data sui giornali da alcuni dei soggetti interessati.
In sostanza non si tratterebbe di scorie radioattive ma di barre di combustibile irraggiato, come se le barre di combustibile irraggiato non contenessero tutti gli elementi destinati, in fase di ritrattamento delle stesse, a dare vita a rifiuti a bassa, media e soprattutto ad alta attività. Del resto che ciò non sia sottovalutabile emerge da alcune note dell'ENEA, allorquando parlando dei rifiuti di terza categoria, dopo una serie di riflessioni scrive: "appare evidente, quindi, che in attesa delle scelte strategiche sulla fine del ciclo del combustibile non sono prevedibili a tempo breve, occorre intraprendere delle precise azioni programmatiche per la gestione nel transitorio del combustibile irraggiato e dei rifiuti ad alta attività". Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che queste minimizzazioni oltre ad essere ingiustificate, sono inaccettabili e preoccupanti in quanto denotano una concezione di sfiducia nella capacità delle istituzioni e della pubblica opinione di affrontare la realtà dei problemi connessi al nucleare. Una sorta di condizione di minorità intellettuale che escluderebbe la semplice manifestazione del dubbio, rispetto al quale dovrebbe invece funzionare una delega indiscussa agli specialisti e alle aziende pubbliche e private che operano nel settore, ENEL o FIAT che siano.
Un atteggiamento reticente che finisce paradossalmente per accrescere i dubbi e le diffidenze, producendo stati d'animo che ostacolano un approccio oggettivo a problemi già di per se stessi difficili e complessi.
Circa i fatti, emerge l'esistenza di un accordo tra l'ENEL e la FIAT TTG per l'effettuazione dei lavori atti a consentire lo stoccaggio di elementi di combustibile della centrale del Garigliano nella piscina ricavata dall'ex reattore Avogadro di Saluggia.
Una scelta, questa, che si presenta come soluzione di ripiego rispetto all'impegno che nel P.E.N. del 1981 era contenuto e demandato al governo circa la individuazione del sito centralizzato per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Il governo non ha ottemperato a questo impegno, per cui nelle more gli elementi di combustibile delle centrali Fermi di Trino hanno seguitato ad essere stoccati all'interno dell'ex reattore Avogadro, mentre quelli della centrale di Latina vengono, trasferiti in Inghilterra per essere sottoposti a ritrattamento. Quando si è trattato di dare una risposta al problema di risistemazione degli elementi di combustibile stoccati all'interno della centrale in via di smobilitazione del Garigliano, la latitanza del Governo in ordine alla scelta e alla qualificazione del sito nazionale ha indotto a scegliere, per via surrettizia e senza informare la Regione, Saluggia quale sede della nuova operazione.
E la cosa non pare destinata a finire lì, dato che anche le piscine di Caorso stanno per completarsi per cui, probabilmente, si tratterà di ospitare anche gli elementi che non potranno più essere stoccati nelle piscine interne di quella centrale.
Per dare l'idea della portata e delle caratteristiche del materiale che si sta accumulando nella piscina di Saluggia è utile ricordare che ciascun elemento esaurito proveniente dalla centrale di Trino equivale a 302 kg. in contenuto di uranio, a 5,3 kg. in contenuto di uranio 235 e a 3 kg. in contenuto di plutonio.
Ognuno degli elementi della centrale del Garigliano, invece, che attualmente sono 21 e arriveranno a 322 con le spedizioni quindicinali di 7 elementi ciascuna, corrisponde a un contenuto in uranio di 206 kg. di 2,3 in uranio 235 e di 1 in plutonio.
Si tratta, dunque, di una notevole massa di materiale radioattivo che concettualmente è difficilmente separabile dalla problematica delle scorie vere e proprie, tanto è vero che il documento ENEA che prima ho citato aggiunge in proposito che: "dal punto di vista dello stoccaggio temporaneo infatti, non vi sono eccessive differenze tra rifiuti vetrificati ed elementi di combustibile irraggiato". A maggiore ragione, quindi, è tanto più accettabile un modo di procedere che, scontando la passività e l'inadempienza del governo, circa la scelta e la qualificazione del sito per lo stoccaggio delle scorie, impongono surrettiziamente scelte non discusse e non verificate nella interezza delle loro implicazioni con la Regione e con le comunità locali.
Addirittura circolano voci a proposito di un progetto di ampliamento delle strutture di stoccaggio all'interno dell'impianto di Saluggia e si parla di contatti già avviati tra ENEL e FIAT per l'acquisizione di tali strutture onde rendere più agevole la realizzazione di un simile progetto.
Circa la valutazione dei problemi di impatto radiologico e di sicurezza ci è stato risposto che tutti gli studi sono stati fatti. Quali studi? Chi li conosce? E' stato trasmesso qualcosa alla Regione? Questi interrogativi hanno anche una valenza di carattere più generale.
In un'area di una quindicina di chilometri è allocata la centrale Fermi di Trino, ci sarà la nuova centrale in costruzione, c'è l'impianto Eurex dell'ENEA e c'è questo impianto di stoccaggio.
Non a caso l'Assessore ha parlato di comprensorio nucleare.
Ma chi ha deciso che diventi comprensorio nucleare? Chi ha studiato e valutato i possibili effetti cumulativi che possono conseguire? Se qualcuno pensa e opera affinché il Piemonte diventi sede del sito nazionale per lo stoccaggio del combustibile irraggiato è impensabile che noi non si abbia nulla da dire.
A tale riguardo soprattutto appare di basso profilo ed insoddisfacente la risposta dataci dall'Assessore.
Peraltro i problemi della sicurezza si - intrecciano con quelli inerenti la gestione di questi impianti di stoccaggio da parte di una impresa privata. Non ho notizia di come vengono gestiti in altri Paesi vorrei però fare una considerazione un po' pregiudiziale, che si ricollega alle polemiche suscitate dai sostenitori del "più mercato, meno stato" per domandare se in una materia così delicata il cittadino sia garantito da una gestione privata, in questo caso FIAT-TTG. rispetto ad una gestione pubblica.
L'ENEA afferma di provvedere a controlli periodici e di stare preparando una nuova campagna in materia di impatto radiologico che avverrà a ben oltre quattro anni di distanza dalla precedente, mentre la cadenza temporale dei controlli periodici non è nata e comunque non pare certo rispondere alla esigenza di un controllo costante degli impianti, delle tecnologie impiegate dalla gestione.
Ritornando per un attimo al fatto che tutto ciò è stato e viene sostanzialmente deciso al di fuori e senza il coinvolgimento delle assemblee elettive è contraddetto, ci si obietta, dal fatto che il Comune di Saluggia diede a suo tempo il proprio assenso. Si trascura però di dire che tale assenso venne espresso nel 1978 e si riferiva unicamente allo stoccaggio degli elementi di combustibile esaurito della centrale Enrico Fermi di Trino e non certamente all'uso dell'ex reattore Avogadro per diventare surrettiziamente la sede nazionale di stoccaggio del combustibile irraggiato dalle centrali in funzione nel nostro Paese.
Ed è evidente che il problema delle garanzie alla collettività si pone oggi in modo sostanzialmente nuovo e più accentuato, tanto più che una gestione privata di problemi di questa delicatezza e dimensione non è assolutamente tranquillizzante.
Il sapere che l'ENEA periodicamente controlla gli impianti non è assolutamente soddisfacente. E' del resto sufficiente spostarsi dall'impianto TTG all'impianto ENEA-Eurex, situato a poche decine di metri di distanza, per rendersi conto di quanto i controlli debbano essere assidui e costanti, a maggior ragione se si considera che questa forma di stoccaggio del combustibile irraggiato, pur definita transitoria e temporanea, non pare debba aver termine in tempi brevi o comunque definiti.
Nella sua risposta l'Assessore ha affermato che in Italia non ci sono oggi le condizioni per costruire un impianto di ritrattamento del combustibile e che dovremo seguitare a rivolgerci all'estero per fronteggiare questa fase del processo elettronucleare.
A tale proposito nel piano quinquennale dell'ENEA è detto che occorre "cercare di concludere un contratto di ritrattamento con un paese europeo che preveda di disporre verso la metà degli anni 90 di un eccesso di capacità di ritrattamento".
Ma non è detto che tale intenzione - ancorché discutibile per i condizionamenti che ne conseguono - possa agevolmente ed esaurientemente realizzarsi, tant'è che non pare che gli inglesi intendano rimuovere il contratto a suo tempo stipulato per il detrattamento degli elementi esauriti della centrale di Latina.
Onde per cui pare ragionevole prevedere che in tali condizioni i problemi attuali di stoccaggio degli elementi di combustibile sono destinati a protrarsi e a complicarsi. A questi si aggiungono i problemi connessi al trattamento delle scorie ad alta attività prodotte dall'impianto Eurex gestito dall'ENEA.
A tale impianto, situato anch'esso a Saluggia, pare che arriveranno entro i primi mesi dell'86, gli elementi di combustibile irraggiato dal reattore Camen (reattore sperimentale dell'esercito).
Ciò si spiegherebbe con il fatto che l'Eurex è un impianto pilota impegnato da svariati anni in campagne sperimentali di riprocessameto di elementi di combustibile provenienti da reattori italiani e non. Infatti ha ricevuto e ritrattato, dall'80 ad oggi, 72 elementi di combustibile provenienti da centrali canadesi, ricavandone, per la prima volta in Italia, significative quantità di plutonio e producendo circa 100 mc. di scorie ad alta attività che rappresentano il totale di scorie ad alta attività registrate nel nostro Paese.
Attualmente tali scorie sono stoccate sotto una collinetta costruita all'interno dell'impianto Eurex e la loro quantità è destinata ad accrescersi, in ragione del ritrattamento degli elementi di combustibile del reattore sperimentale dell'esercito e man mano che si procederà nella direzione, fissata dal quinto piano quinquennale dell'ENEA, di realizzare una campagna di ritrattamento su quantità limitate ma significative di combustibile ad ossido proveniente dalla centrale PWR di Trino, a cui si accompagnerà una campagna per la conversione in forma solida del plutonio oggi conservato in forma liquida.
Da tutto ciò si ricava che l'impianto Eurex è il massimo produttore in Italia di scorie ad alta attività, il cui volume attuale è di 100 mc. ai quali è previsto se ne aggiungano altri 100 entro il 1995 per un totale complessivo di 5 chilocurie immagazzinanti. Si consideri, che ogni curie equivale a 37 milioni di disintegrazioni/secondo.
Il trattamento e il condizionamento di queste scorie pone i problemi a cui già prima accennavo. Problemi che, in assenza della scelta del sito da parte del governo, scaricano i loro effetti sull'area di Saluggia.
A questo punto però il problema non può considerarsi esaurito con le comunicazioni dell'Assessore. Alla luce degli elementi ulteriori che abbiamo fornito, devono vedersi le iniziative atte a dare un seguito al dibattito. In particolare ritengo che la Giunta, d'intesa con la VII Commissione, debba promuovere l'audizione a breve scadenza di tutti i soggetti interessati: Enel, Enea, Fiat-TTG, a cui affiancare una iniziativa che chiami in causa il Ministero dell'Industria, dal quale dipende l'attuazione delle scelte del P.E.N. finora rinviate, relativamente alla individuazione del sito per lo stoccaggio del combustibile esaurito e delle scorie prodotte dalle attività di radiotrattamento dello stesso.
Si tratta cioè di aprire un vero e proprio confronto con il governo e con i vari soggetti interessati. In questa direzione deve svilupparsi l'impegno della Regione con la sollecitudine che i problemi indicati richiedono, non trascurando altresì di considerare la esigenza che alle audizioni e alle riunioni che seguiranno la Regione possa giovarsi dell'ausilio di scienziati qualificati degli atenei torinesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Gentile Presidente, cari Consiglieri, parlando dopo il Consigliere Valeri, cercherò di rispondere, da un lato, in merito alle comunicazioni dell'Assessore Maccari e, dall'altro, svolgerò alcune considerazioni su quanto detto dal Consigliere Valeri.
Certo, l'argomento non si può assolutamente esaurire. Le richieste di consultazione e di maggiori informazioni sono ampiamente condivisibili.
A mio parere dovrebbe costituirsi una Commissione in grado di indagare su quello che è avvenuto e che avverrà nel sito, stante i livelli di pericolosità.
Non è ammissibile infatti, che la serie di controlli predisposti per la costruenda centrale in Po 1 non venga estesa anche a questo impianto già esistente e ampiamente pericoloso e quindi, sotto certi aspetti paragonabile.
Quando alcuni partiti qui presenti hanno deciso di autorizzare la costruzione di una nuova centrale nucleare, quando una serie di partiti ha votato un piano energetico che prevede un certo numero di centrali nucleari, non sapevano che questo avrebbe prodotto tonnellate, quintali chilogrammi, ettogrammi di scorie di residui di combustibile irraggiato e che tutto questo occorre smaltirlo da qualche parte ed in qualche modo? Ora, in questa sede, stiamo parlando del combustibile irraggiato prodotto da centrali nucleari molto pie cole (la centrale del Garigliano e la centrale Fermi di Trino Vercellese sono di dimensione estremamente ridotta rispetto a quelle mostruosità che si vogliono costruire come la nuova centrale di Trino o le altre due centrali nucleari previste dal vecchio P.E.N. e tutt'ora non localizzate).
Su questo tema, esaminiamo alcune riviste e pubblicazioni. Cercherò di rifarmi ad articoli e documenti di provenienza non dubbia. Per esempio "Famiglia Cristiana"; Sandro Pasquali, parlando della operazione simulata di emergenza alla centrale di Caorso, dopo una serie di elementi tranquillizzanti dice: "Desta invece più preoccupazione il migliaio di bidoni contenenti scorie radioattive accatastati su un piazzale all'interno della centrale per i quali non si riesce a trovare un idoneo cimitero che li accolga".
Il piazzale è già pieno di bidoni, non si sa dove metterli. I Consiglieri qui presenti, che si preoccupano delle scorie del Garigliano perché non si sono preventivamente preoccupati delle future scorie della Po l? La Svizzera ha in progetto di depositare scorie radioattive in Val Mesolcina, a ridosso del Lago Maggiore. La soluzione presenta notevoli rischi e so che anche la Regione Piemonte ha avanzato molti dubbi e riserve. Però una volta prese determinate decisioni si deve responsabilmente sapere dove si butterà questa roba.
Sono arrivati a Saluggia materiali provenienti dal Canada, altri ancora vanno da Saluggia in Inghilterra e altri li portiamo dal Garigliano a qui.
L'unica soluzione che pare essere stata adottata per stoccare e smaltire questo materiale mi pare consista nel farlo girare all'infinito e di continuare a stoccarlo provvisoriamente da qualche parte, può essere Caorso, può essere Saluggia, può essere un altro posto.
In effetti non ha un tempo di smaltimento umano, ha un tempo di smaltimento che si calcola in migliaia di anni.
Allora, che cosa ne facciamo? Decidiamo di lasciare questa cosa in eredità alle generazioni future, come tutti gli altri fattori di inquinamento, lasciarle ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai nostri pronipoti e così avanti.
Queste considerazioni e queste riflessioni rivestono carattere generale, vogliono essere un momento di riflessione su una decisione che è stata presa da questa assemblea.
Una decisione che finisce con il moltiplicare, per un fattore che in questo momento non ho la possibilità di quantificare, il problema che stiamo ora affrontando e che si presenterà di qui a venti anni, per i figli dei piemontesi.
Il Piemonte si è rivelato la Regione più disponibile e più "responsabile" (nel senso di chi crede e vuole essere più realista del re): si è assunta le sue parti del P.E.N. ed ora si lamenta che le altre Regioni queste responsabilità (ma io direi quei rischi inutili e temerari) non vogliono assumersele.
Ma vivaddiol! Forse le altre Regioni più intelligentemente, pensano piuttosto di spostare fuori dal loro territorio i rifiuti radioattivi. Io dissento profondamente da chi invece pensa che la responsabilità consista nel prenderseli.
Venendo alla comunicazione, purtroppo l'Assessore Maccari non ha fornito nessun elemento nuovo. Le informazioni che sono state fornite erano già state pubblicate dal CNEN.
Non so, però, se all'Enea è invece noto quanto pubblicato dall'Espresso l'8 settembre '85. Qui troviamo la dichiarazione dell'ing. Giuliano Sciocchetti, Direttore del laboratorio misure ambientali dell'Enea, che afferma: "la radioattività naturale ci interessa, per studiare l'effetto sull'uomo delle esposizioni a dosi piccole ma continue nel tempo. Si presume difatti che non esista un limite minimo sotto il quale l'organismo sia immune".
Ci si deve allora spiegare perché tutte le documentazioni ufficiali (ivi compresa la comunicazione dell'Assessore) siano sempre minimizzatrici tranquillizzanti, si rifacciano al puro e semplice rispetto delle normative e dei limiti di rischio accettabili e ragionino secondo il principio dell'ottimizzazione (che vuol dire commisurare costi a benefici, dove tra i costi dobbiamo includere anche malattie e vite umane per quanto bassissimi per quanto inferiori ad altre attività che vengono compiute).
Non vuol dire che non esiste rischio, vuol dire solo che esiste una dose accettabile di rischio rispetto al beneficio rapportato dall'altra parte.
Lunedì scorso alcuni rappresentanti della Giunta ed alcuni Consiglieri hanno ascoltato l'intervento di Elvano Pastorelli, responsabile della Protezione Civile. A suo parere, da un lato, l'esercitazione simulata di Caorso e, dall'altro lato, le disposizioni esistenti in materia risalgono sia pure attraverso alcune modifiche di circolari varie, a periodi ormai troppo in là nel tempo, quando invece normative internazionali, per quanto riguarda la sicurezza e la protezione, sono state profondamente modificate.
L'ufficio federale svizzero per la protezione dell'ambiente, nella presentazione del 43 rapporto sulle condizioni del territorio confederato riferiva che il degrado delle foreste svizzere è assai più rilevante nelle aree in cui sono in funzione le centrali nucleari.
Cito: "il nesso tra la radioattività prodotta artificialmente e il danneggiamento del patrimonio verde è andato al di là delle previsioni".
La sicurezza nei trasporti non esiste. Ricordiamoci del recente caso sotto certi aspetti folcloristico, del camionista che ha perduto una scatola radioattiva vicino Strambino; la scatola si apre, si rompe, i ragazzini la trovano e la portano in giro per casa.
Giuseppe Mazzarino, primo comandante Compartimento della Polizia stradale del Piemonte-Valle d'Aosta, ha relazionato nel Convegno di cui ha parlato in precedenza, sulle norme e sulle prescrizioni in materia, ma non mi pare che tutte quelle norme vengano attuate nel caso dei trasporti verso e da Saluggia, altrimenti questo trasporto, data la frequenza con cui si svolge, avrebbe quasi paralizzato la rete di trasporti non solo del Piemonte ma di tutta Italia.
La stessa relazione parla, nel complesso, di 200.000 trasporti all'anno di materiale radioattivo di vario genere in Italia. La convenzione tra Comune di Saluggia e la Sorin, in effetti, non chiariva e non chiarisce a sufficienza all'amministrazione locale tutte le attività che 11 si sarebbero svolte.
Le amministrazioni locali, come le amministrazioni regionali, sono un po' distratte quando compiono atti di questa natura.
In seguito, con mesi di ritardo, scoprono che "l'altro" li ha presi in giro e non ha mantenuto i patti.
La stessa cosa sta succedendo alla Regione Piemonte. Gianni Mattioli e Massimo Scalia, ampiamente noti all'ENEA-DISP, scrivono per esempio, che :"Quest'anno è passato in sordina il fatto che l'organismo governativo americano per la protezione dell'ambiente abbia promulgato nuovi limiti di dosi di radioattività per laboratori e popolazione, limiti che sono all'incirca 200 volte più bassi di quelli attualmente in vigore e in base ai quali si può essere tranquilli e sicuri".
Nel 1977, in pieno illuminismo, la Corte prussiana si interrogò sul problema se è bene e lecito ingannare o meno il popolo. Questa domanda questo quesito, mi pare quanto mai di attualità: bisogna infatti continuare a ingannare il popolo sui rischi e sugli effetti connessi con il nucleare bisogna militarizzare l'ambiente, impedire quanto più possibile l'informazione o dare informazioni quanto mai reticenti? Da parte mia e da parte della forza politica che rappresento, non me la sento di dare tutte le responsabilità all'Assessore attuale. Si tratta di un più ampio e vasto schieramento di forze, affascinato fideisticamente dalla sirena nucleare.
Ma dovremmo tutti quanti almeno riflettere sul fatto che non esistono soltanto queste scorie. Ne sono in arrivo altri vagoni, treni interi.



PRESIDENTE

La prima parte dei nostri lavori si è conclusa.
I lavori proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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