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Dettaglio seduta n.148 del 07/07/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bonino, Carazzoni, Cerchio, Ferrara, Martinetti, Ratti, Turbiglio e Valeri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 16, 21 e 28 giugno 1988 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della LR n. 65/78 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 946: "Surrogazione Consigliere deceduto (art. 16, legge 17/2/68 n. 108)"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., esaminiamo la deliberazione n. 946.
A seguito dei verbali della Giunta delle Elezioni pongo in votazione la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Ezio Alberton subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge n. 108/68, il signor Michele Olivetti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Propongo che la deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Ezio Alberton con il signor Michele Olivetti venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge n. 62/53.
Faccio presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 Consiglieri favorevoli 40 Consiglieri Il Consiglio approva.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Michele Olivetti, viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo-Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Prego il neo-Consigliere Michele Olivetti, se presente, ad entrare in aula.



(Il neo-Consigliere Michele Olivetti prende posto in aula)


Argomento: Varie

Commemorazione del Consigliere Ezio Alberton


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, Ezio Alberton non è più con noi. Un male crudele l'ha piegato, proprio lui che tanta forza esprimeva e tanta giovinezza portava nel suo corpo e nel suo spirito. Non è più con noi.
Non avremo più i suoi occhi azzurri così penetranti, la sua intelligenza realizzatrice di grandi disegni ed anche i suoi scatti umani quando la soluzione di un problema sembrava allontanarsi o sfuggire al suo intento riformatore.
Un vuoto grande si apre, guardiamo la sedia dove lui sedeva, non rivedremo più questo giovane intelligente, capace, pronto. Un grande vuoto si apre, perché raramente nascono uomini con la sua volontà, dedizione sacrificio ed umiltà.
Aveva percorso tutti i gradini nel suo Partito, la Democrazia Cristiana, e nelle istituzioni. Aveva anche sofferto - chi facendo politica non soffre? - patito lunghe attese, ma non aveva mai abbandonato il campo.
Molte volte viene da dire: "abbandono, non me la sento più", ma Ezio Alberton non era di quella razza, apparteneva invece a quanti in ogni circostanza, anche nel dolore, ma spesso nella sconfitta, non abbandonavano mai il campo; era al servizio per il suo Paese e per la società, per i più umili, per quelli che hanno sempre e solo conosciuto l'ombra e mai il sole.
Guardando il tuo banco e dove sedevi, caro Ezio, noi ti ricordiamo così e ti ricorderemo così: un uomo retto e buono come pochi ce ne sono nell'umanità.
Alla tua famiglia il nostro cordoglio. Alla Democrazia Cristiana, che ti ha formato e nella quale hai sempre militato, la nostra solidarietà per una così grave perdita. A tutti noi, signori Consiglieri, amici, uomini che hanno lavorato a lungo nelle istituzioni, nelle associazioni, nella società per molti e gravi problemi che oggi ci affliggono, il rimpianto per un amico che non c'è più.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La parola al Capogruppo della Democrazia Cristiana, Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Prendo la parola doverosamente e con molta commozione, so che altri Gruppi avrebbero voluto intervenire, però abbiamo concordato che intervenissi io solo a nome del Gruppo di appartenenza. Ho però coscienza che intorno a noi c'è in questa occasione la presenza vicina e commossa di tutti i Gruppi e di tutti i colleghi.
La morte fa parte della vita, ne è momento - come ben sappiamo ineludibile, tuttavia anche per noi che pure abbiamo un preciso riferimento di fede quando la morte colpisce un uomo ancora giovane, nella piena maturità, che sta dando il meglio di sé alla famiglia e alla società accettarla è difficile. Potremmo ripetere più umilmente l'invocazione di Paolo VI ai funerali di Aldo Moro: "Signore, Tu non hai accolto la nostra preghiera poiché anche noi abbiamo pregato per una guarigione tanto sperata, risultata peraltro impossibile".
Mi ha legato ad Alberton un'amicizia che parte dagli anni della sua giovinezza, che ci ha visti per molto tempo strettamente legati, poi su posizioni più diversificate nel grande dibattito interno che è ricchezza del nostro Partito, elemento della sua vitalità straordinaria. Ma non è necessario ricorrere all'amicizia personale, anche profonda, per ricordare un uomo che godeva della stima e dell'apprezzamento di tutti, anche degli avversari più tenaci e più accaniti. Ezio Alberton è stato "esemplarmente" uno di quei liberi e forti che hanno accolto il sempre attuale invito sturziano ai cattolici democratici per un impegno nella vita sociale e politica. E' stato un uomo libero nelle sue scelte, libero nell'aperto confronto con tutti, cultore di quella libertà che secondo la massima mazziniana non ha pericoli se non per chi ha in animo di tradirla e consapevole peraltro che occorre comportarsi "quasi liberi sed non quasi libertatis velamen labentes", come uomini liberi, non come uomini che si fanno della libertà uno schermo per atteggiamenti di comodo. Libertà come diritto e come dovere, come scelta di servizio alla gente e al nostro Partito della quale gli siamo profondamente grati. Ma Ezio è stato anche e soprattutto un forte, forte nelle idee, forte nel comportamento puntuale e coerente, forte nella convinta passione, forte nei sentimenti, negli affetti familiari, nell'amicizia, forte nel pulito rigore morale, forte nel lavoro assolto con generoso impegno, forte anche - e come! - nella sofferenza.
Lascia in noi un vuoto profondo, lo ricorderemo come dirigente di partito autorevole, Presidente del Movimento giovanile, Vicesegretario provinciale e regionale, Consigliere nazionale, come pubblico amministratore di valore nella sua città di Ivrea, in enti pubblici importanti e qui in Regione durante la seconda e la corrente quarta legislatura; sempre ascoltato dai banchi dell'opposizione come da quelli del governo per la sua intelligenza e per la sua serietà.
Lo ricorderemo come amico di sempre, come persona la cui troppo breve ma intensa, significativa e limpida esperienza umana, onora la nostra bianca bandiera e illustra le istituzioni repubblicane.



(Applausi da tutti i banchi del Consiglio e dalle tribune - Il Presidente del Consiglio regionale Viglione, insieme ai Vicepresidenti Dameri e Petrini, si dirige verso la tribuna ove hanno preso posto i famigliari del defunto Consigliere Ezio Alberton per esprimere il cordoglio del Consiglio regionale del Piemonte)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai problemi della Valle Bormida e relative determinazioni. Esame relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ora alle comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai problemi della Valle Bormida di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha pertanto la parola l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente e colleghi, essendo tutti, anche tra il pubblico addetti ai lavori e conoscendo tutti molto bene le tappe che ci hanno portato a questo momento, non starò certo a riassumerle tutte, convinta come sono che vi farei perdere solo del tempo su cose che tutti conoscete molto bene. Vorrei pertanto limitarmi a rendere delle brevi comunicazioni su quanto l'Assessorato ha fatto in questo ultimo periodo.
Ritengo che una delle cose più significative sia stata l'attivazione dell'Assessorato per stabilire una collaborazione, devo dirlo, quanto mai proficua e soddisfacente, sia con il Comitato di informazione, comprensivo come tutti sanno di rappresentanti dei Comuni, delle Province, delle UU.SS.SS.LL., della Associazione Valle Bormida, sia con il gruppo di esperti di cui fanno parte professori di Università, Politecnico, CNR.
coordinati dall'IPLA, che ha iniziato un buon lavoro in stretta connessione con l'Assessorato stesso. Nella riunione del 14/6 u.s., con i rappresentanti del Comitato di informazione degli enti locali si sono concordati gli interventi prioritari relativi allo stanziamento del Ministero, originariamente di 25 miliardi portati oggi a 30. Questi interventi riguardano la messa in sicurezza e la bonifica delle discariche abusive di Saliceto e Castellazzo. Si è preso atto comunque che rimane in predicato la questione relativa alla rivalsa che dovrà essere definita anche in sede giudiziaria. Questo in risposta a chi ad un certo punto aveva quasi accusato la Giunta di regalare all'ACNA il finanziamento stanziato per la messa in sicurezza della discarica di Saliceto. Ci è giunta ieri la notizia comunicataci dalla Montedison, ripresa del resto da tutti i giornali, che sarebbe disponibile ad accollarsi in proprio non la messa in sicurezza di questa discarica, ma un miliardo per la messa in sicurezza di questa discarica. Devo dire che questa offerta ci lascia alquanto perplessi, perché da conti ben precisi che derivano dallo stesso tipo di lavoro, dallo stesso tipo di messa in sicurezza che la Montedison vorrebbe fare, cioè circondare con una muraglia perimetrale la discarica evitando solo in parte che il percolato giunga nel Bormida e dando come atto acquisito l'impermeabilizzazione, la cifra preventivata va ben oltre il miliardo. E noi non vorremmo che questa offerta dell'ACNA fosse fatta solo in vista di una rivalsa, e di conseguenza del risarcimento delle spese che indubbiamente superano di molto il miliardo messo a disposizione dell'ACNA per la messa in sicurezza della discarica stessa.
C'è stato poi un incontro a Roma con il Direttore Generale del Ministero: incontro svoltosi il 20 giugno che ha visto presenti i rappresentanti della Regione Liguria e della Regione Piemonte, presente anche il Comitato di informazione, dove si è concordata e sottoscritta la ripartizione dei fondi, che oltre alla messa in sicurezza delle discariche di Saliceto e Castellazzo, prevedono anche un congruo stanziamento (3 miliardi circa) per il sistema di controllo e di monitoraggio ambientale dello stabilimento ACNA e di tutta la valle Bormida.
Per i due interventi relativi alle discariche di Saliceto e Castellazzo, inseriti nel piano di bonifica che è stato recentemente approvato dal Consiglio regionale, sono state approntate dall'Assessorato e inviate al Ministero le schede tecniche che si configurano grosso modo come un progetto di massima, alla stesura delle quali hanno collaborato anche il gruppo di professori, chiamiamolo gruppo di esperti, facenti parte, come ho già detto, del Politecnico, del CNR. dell'Università, coordinati dall'IPLA.
E' avvenuto un altro incontro il 22 giugno presso la Regione Liguria nel corso del quale la Commissione di esperti istituita dal Ministero ha presentato agli enti locali, ai rappresentanti delle popolazioni interessate, alle Regioni, ai rappresentanti dei lavoratori, i compiti ad essa affidati ed ha acquisito tutte le documentazioni relative all'ACNA fornite da vari enti e soggetti. Ha partecipato a questo incontro anche il nostro gruppo di esperti di cui prima ho parlato.
In questa sede la Commissione ministeriale ha ritenuto non necessaria e non opportuna la partecipazione del gruppo di esperti del Piemonte e della Liguria alla visita che avrebbe attuato all'interno dello stabilimento ACNA di Cengio e questo anche ai fini della definizione della responsabilità che può essere solo in capo alla Commissione ministeriale.
Dall'incontro a Genova è emersa purtroppo una radicalizzazione delle posizioni in contrasto tra di loro dei rappresentanti degli enti locali e della popolazione e dei lavoratori e sindacati di categoria.
Un'altra riunione si è tenuta presso il Comune di Monastero Bormida del Comitato di informazione e si è concordato sulla urgenza e necessità della formazione di un unico consorzio o autorità di bacino, almeno per la parte piemontese, con l'obiettivo di gestire gli interventi che saranno definiti nel piano di risanamento della valle. In quella sede è stato chiesto alla Giunta di collaborare alla predisposizione dello schema di statuto dell'autorità di bacino che vede la presenza contestuale di Province Comunità montane e Comuni. La Giunta logicamente si è dichiarata disponibile. Inoltre si è deciso di richiedere alla Giunta stessa l'impegno diretto per la gestione dei primi interventi di bonifica e d'impianto del sistema di monitoraggio ambientale.
E' stata definita l'intesa di massima con il Ministero dell'Ambiente per una convenzione tra lo stesso Ministero e Università, Politecnico e CNR. in merito all'attuazione del secondo comma dell'art. 7 del Protocollo di intesa Ministero dell'Ambiente e Regioni Piemonte e Liguria.
Il gruppo interdipartimentale è già al lavoro, in particolare per impostare il sistema di controllo e di monitoraggio della Valle Bormida.
Tale gruppo di lavoro tra l'altro garantirà la Regione sul controllo degli studi sul piano di risanamento della Valle Bormida avviati dall'Ansaldo.
La Giunta regionale in data 5/7/1988 ha approvato una deliberazione con la quale si dà incarico all'IRES di predisporre un'indagine contenente il quadro socio-economico di riferimento per un progetto di sviluppo della Valle Bormida.
Tale quadro dovrà essere propedeutico alla definizione di un progetto di sviluppo della valle sul quale far confluire gli interventi e le iniziative proprie della Regione e di tutti gli enti locali, nonché gli interventi dello Stato coerenti con la realtà di area ad alto rischio ambientale della valle.
A nome della Giunta regionale si conferma la piena volontà di operare per ottenere dal Ministero entro termini certi la predisposizione del piano di risanamento ed entro il 31 luglio la definizione della posizione del Ministero sulla compatibilità della produzione dell'ACNA con l'ambiente interessato secondo quanto definito dalla Commissione degli esperti.
Ho ritenuto di dovervi dare in modo molto schematico queste notizie alle quali aggiungo un breve commento ed una breve integrazione.
Ritengo che la Giunta abbia avviato un lavoro intenso, una buona collaborazione con il Comitato di informazione e il gruppo degli esperti.
Le sollecitazioni continue ed incessanti nei confronti del Ministero che vengono fatte in tutte la forme possibili, con un rapporto telefonico quotidiano, tra chi vi parla e il direttore generale del Ministero, con incontri a Roma tra funzionari dell'Assessorato e del Ministero a cui si sono aggiunti anche rappresentanti dei Comuni e delle Associazioni Rinascita della Valle Bormida, e ancora con incontri tra l'Assessore dell'ambiente e il Ministro hanno portato a risultati che riteniamo concreti quali: lo stralcio che ci è stato dato a mo' di anticipo per poter intraprendere i lavori più urgenti di risanamento. Questo è importante non solo, e lo sottolineo, da un punto di vista economico, ma soprattutto perché va a concretizzare la volontà politica di portare a soluzione questa grave situazione che da decenni si trascina e per la quale finalmente si intravede uno sbocco positivo. A questo proposito vorrei dire agli enti locali, Province, Comuni, Comunità montane, attivatevi per la costituzione di un consorzio unico in grado di gestire gli interventi, di gestirli in modo unitario, in una visione complessiva della Valle, della sua salute e del suo benessere.
La Giunta per il tempo necessario all'avvio del Consorzio potrà anche farsi carico dei primi e urgenti interventi, ma spetta agli enti locali della Valle farsi carico direttamente del risanamento e dello sviluppo della Valle stessa.
L'altra cosa che la Giunta ritiene di aver ottenuto è l'istituzione della Commissione ministeriale che aveva ed ha ancora lo scopo di recuperare ritardi che crisi di Governo e lungaggini burocratiche indubbiamente hanno accumulato. La Commissione ministeriale ha sentito le istituzioni, le associazioni, gli esperti, le forze sindacali, il consiglio di fabbrica, ha raccolto una massa ingente di materiale e sarà in grado di dare al Ministro una prima valutazione in merito al fatto se le lavorazioni dell'ACNA sono compatibili con la salute della popolazione.
Il problema di conseguenza è avviato a soluzione. Certo non sarà una soluzione né facile né breve. Tutti sappiamo che questa è un'occasione che non si deve perdere. E l'occasione si può perdere in due modi: con una caduta di tensione, che partendo dalle zone interessate inevitabilmente si estenderebbe sino a Roma, sfumando l'azione e riducendola al nulla; oppure con un'esasperazione, con un'estremizzazione, con una strumentalizzazione da parte di alcuni. Tutte cose che sono nemiche di un lavoro serio ponderato, razionale che non deve mai perdere di vista il vero obiettivo che è quello di ridare alla popolazione della Valle una vita vivibile. Così come non si deve delineare ciò che si va delineando: una radicalizzazione di posizioni tra Comuni, popolazioni, associazioni ambientalistiche da un lato e lavoratori dall'altro. E se do atto ai sindacati di avere indubbiamente tenuto, oggi nell'audizione avvenuta nell'aula dei Cento del Consiglio, un discorso molto più conciliante di quanto non è avvenuto nella sede di Genova, certo è che il linguaggio è diverso da quello tenuto dalle istituzioni, dalla popolazione e dalle associazioni ambientalistiche.
A mio avviso siamo arrivati al punto in cui lo sviluppo deve coincidere con il rispetto dell'ambiente e non solo a parole, ma a fatti. Senza questo rispetto non è più possibile nessun tipo di sviluppo. Siamo arrivati al punto in cui l'occupazione deve corrispondere alla salute dei lavoratori e non solo al salario di fine mese. E non si può con l'arroganza di potere che sinora ha caratterizzato certi gruppi ultrapotenti, continuare in nome del profitto ad avvelenare l'ambiente ed in nome dell'occupazione a distruggere la vita.
Un giusto equilibrio dunque, uno sviluppo pulito che veda tesi "tutti" a quest'unico scopo che non può che essere unico tanto per i lavoratori dell'ACNA quanto per le popolazioni della Valle Bormida; ma direi per tutte le ACNA e per tutte le Valli Bormida sparse per il mondo.
Ho voluto brevemente fare queste considerazioni perché da queste deriva l'atteggiamento della Giunta; un atteggiamento di fermo equilibrio tra ambiente e occupazione.
La Giunta intende tener fermo il termine del 31 luglio, già fissato quale termine per la progettazione del piano inquinamento ed ora slittato al 31 ottobre. Ritiene però di doverlo tener fermo ed invalicabile per la decisione che il Ministro prenderà in base alle risultanze della Commissione. In base cioè alla decisione circa la sospensione cautelativa del lavoro, oppure la chiusura dei reparti relativi alle produzioni inquinanti, logicamente mantenendo, se una eventualità di questo genere dovesse verificarsi, i salari dei lavoratori. Decorso il termine del 31 luglio, metterà in atto tutte le iniziative tese ad ottenere dal Governo i provvedimenti di cui ho parlato. Nel contempo la Giunta si attiverà; ha dato mandato all'IRES per lo studio di un quadro di riferimento socio economico propedeutico ad un progetto di sviluppo della Valle Bormida che deve appunto prevedere questo progetto e tutte le iniziative necessarie per ottenere dal Governo gli interventi e le risorse coerenti con la definizione di Valle Bormida come area ad elevato rischio di crisi ambientale. Sarà teso cioè ad ottenere risorse concrete per la rinascita e lo sviluppo della Valle stessa. Questo progetto inoltre vedrà anche il concorso e l'attivazione delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane nonché l'intervento regionale per mettere in atto già sin d'ora quello che sarà, appunto, uno sviluppo che noi riteniamo indispensabile per questa Valle che da tanto tempo sopporta in effetti condizioni invivibili.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cernetti è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere signora Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, innanzitutto faccio una precisazione, il Gruppo comunista ha presentato due documenti distinti: un ordine del giorno che rappresenta la nostra risposta a due delle tre questioni poste, la questione dell'impiego dei fondi e la questione della chiusura, e un secondo documento che è una proposta di delibera relativa al piano di sviluppo. Documenti separati per avere la possibilità anche tecnica di esplicitare bene la nostra posizione sul piano di sviluppo con una serie di proposte operative. Intervengo sui primi due punti e il collega Ferro interverrà sulla nostra proposta di piano di sviluppo che vogliamo articolare ampiamente.
Comincio con un'affermazione che può sembrare inutile, ma che dirigerà tutta la nostra azione in questo periodo che, come diceva l'Assessore Cernetti, può anche non essere breve.
Le popolazione della Valle Bormida hanno un diritto preciso, che noi ci impegniamo a garantire ed a operare affinché venga garantito. Non solo hanno diritto ad avere una attività economica compatibile con l'ambiente ma ad avere l'aria e l'acqua e il suolo puliti. Puliti non solo in termini dimostrati tecnicamente, ma come sono stati loro consegnati da generazioni precedenti e come le nuove generazioni vorrebbero consegnarli alle generazioni future. E' un diritto complesso perché è oggi molto difficile da assicurare; lo dico pensando al fatto che l'acqua di un fiume può essere considerata tecnicamente accettabile e poi avere il colore della "coca cola". La gente non ha il dovere di accettare che l'acqua di un fiume abbia quel colore, anche se qualcuno dice che forse non fa male. Lo stesso discorso vale per l'aria. L'aria deve essere garantita pulita e non solo sulla base di affermazioni generiche, ma sulla base di controlli accurati.
Sulla ricognizione dei fatti l'Assessore non ha messo in evidenza tutta la gravità della situazione. Ci siamo trovati di fronte ad una dichiarazione, richiesta dalle Regioni, della Valle Bormida come area ad elevato rischio ambientale; questo, e bisognava saperlo, ha scatenato una serie di logiche inevitabili in un caso del genere. Se si dice a una popolazione "tu sei in stato di elevato rischio ambientale" evidentemente non si può poi dire "aspetta un tempo indefinito che adesso mi organizzo per risolvere i tuoi problemi", ma bisogna farsi carico in tempi certi e brevi di ciò che si va a promettere con quella dichiarazione, cioè il piano di risanamento. Invece siamo quasi ad un anno di distanza, ci stiamo avvicinando al periodo delle vacanze e quindi il tutto, malgrado le affermazioni, slitterà ulteriormente senza che nel frattempo sia capitato nulla.
Non c'è neanche l'incarico per il piano di risanamento: ci si dice che entro il 31 luglio dovrebbe essere pronto il piano di risanamento, invece non c'è neanche l'incarico. Ci si dice oggi che forse sarà pronto il 31 ottobre, ma anche questa è una pura affermazione, perché non è suffragata neanche da un inizio e da una programmazione dei lavori.
A questo si sono affiancate due commissioni: una pubblica e una semi pubblica. Quella pubblica è composta da cinque esperti, esplicitamente incaricati di verificare la compatibilità fra l'ACNA e la conservazione dell'ambiente e la salute della popolazione, ai sensi della legge 59.
Parallelamente a questa commissione pare operi anche una commissione, o un gruppo di esperti, inviati dal Ministro della Sanità, non si sa esattamente a verificare e a cercare che cosa, e non si sa esattamente come coordinati con la commissione precedente.
La commissione nominata pubblicamente verifica la sussistenza delle condizioni legali per la chiusura cautelativa: questo è l'unico motivo che rende comprensibile la nomina della commissione, altrimenti costituirebbe un doppio lavoro sul piano di risanamento e non si capirebbe che senso avrebbe.
Cosa è capitato nei fatti? La commissione - ce lo ha anche detto l'Assessore Cernetti, ma ognuno ha ovviamente le sue informazioni - non ha effettuato indagini dirette sul campo, non solo non le ha effettuate ma non si propone di effettuarle, tanto è vero che sta per rendere il proprio rapporto basato sulla documentazione raccolta e non ha creato una struttura capace di fare rilevazioni dirette sul campo.
A fronte di questo l'ACNA, con un documento ufficiale inviato a tutti coloro che hanno competenza in materia, e anche a quelli che non ce l'hanno, dichiara che sulla base delle proprie rilevazioni, che sono al momento le uniche che esistono "la situazione attuale è assai migliorata rispetto a quella presa in considerazione nella dichiarazione di alto rischio". Afferma anche di essere in parte in regola e di accingersi a mettersi in regola per la restante parte.
Bisogna trarre delle conclusioni realistiche: da una parte c'è una commissione che sta per rendere il proprio rapporto senza aver svolto indagini sul campo, e dall'altra c'è la principale inquinatrice che afferma che la situazione non solo non è peggiorata, ma è migliorata.
Tutti hanno le proprie fonti di informazione, sappiamo anche che dalla commissione dei cinque esperti del Ministero dell'Ambiente non verranno fuori affermazioni di incompatibilità fra l'ACNA e l'ambiente. D'altronde non potrebbero venire fuori perché la commissione stessa non dispone di alcun dato su cui poggiare le proprie affermazioni. Questa è la situazione a tutt'oggi.
Sarebbe un grave inganno fingere oggi di non sapere come sarà la situazione al 31 luglio. Al 31 luglio (anzi qualche giorno prima) il Ministro dovrebbe dire che anche senza elementi forniti dalla Commissione sulla base per esempio delle richieste che provengono da enti associazioni, gruppi, organismi rappresentativi, ritiene di chiudere cautelativamente la fabbrica, oppure dichiarare che non ha elementi sulla cui base giustificare la chiusura cautelativa della fabbrica.
Nel secondo caso il problema evidentemente non si pone. Nel primo caso è altrettanto chiaro che ci sono tutti gli estremi per un ricorso vittorioso al TAR dell'ACNA, perché in uno stato di diritto non si pu prendere una misura che non sia appoggiata da dati certi, soprattutto quando si è nominata una commissione apposita. Siamo assolutamente certi che quella commissione non suggerirà al Ministro la chiusura cautelativa lascerà eventualmente il Ministro libero di decidere quello che vuole perché nessun esperto serio, se non ha fatto rilevazioni sul campo e avendo a disposizione solo i dati della Montedison che dicono il contrario, potrà evidentemente prendersi questa responsabilità. Responsabilità che quindi potrebbe essere solo politica. Di fronte a quello, le possibilità di ricorso vittorioso al TAR sono molto elevate, nessuno qui vuole dire certe ma certo sono molto elevate.
Peraltro, non molto tempo fa, il Ministro ha detto al Consiglio e ai rappresentanti di associazioni e forze sindacali che non avrebbe fatto giustizie sommarie, e quindi si troverebbe in grossa difficoltà a prendere una decisione chiunque gliela chieda.
Il documento della maggioranza in sostanza "chiede al Governo di pronunciarsi entro il 31 luglio sulla sospensione cautelativa sulla base dell'art. 8 della legge 59"; nel caso di ulteriori ritardi se il Governo non si pronunciasse, lo farebbe la Giunta regionale. Il Governo ovviamente si è impegnato a pronunciarsi e si pronuncerà; quindi in sostanza l'escamotage è "chiedo al Governo di pronunciarsi, se poi il Governo dice di no, il problema è risolto". Questo è quello che viene proposto dall'ordine del giorno della maggioranza, qualunque cosa si sostenga in contrario.
Noi abbiamo riflettuto a lungo su questo aspetto, perché siamo convinti che non si possa prendere in giro la gente. Le cose che diciamo oggi non possono servire solo a superare la giornata e poi andare tranquilli in vacanza; le cose che diciamo oggi devono servire ad affrontare e a risolvere i problemi.
Intanto diciamo che il Ministro deve, da domani, attribuire gli incarichi, perché sta aspettando di essere tutelato personalmente, rispetto a problemi che sono suoi, dal Consiglio di Stato. In realtà potrebbe benissimo far partire gli incarichi e far iniziare a lavorare le società prendendosi le debite responsabilità. Le società possono cominciare a lavorare; ci risulta che per gli Atenei sia pronta una bozza di convenzione, da sempre gli Atenei iniziano a lavorare prima che tutte le pratiche formali siano state compiute per definire la convenzione. Quindi il Ministro da domani attribuisca gli incarichi, senza far finta che occorra attendere chissà quali ratifiche.
Infine occorre trovare oggi una proposta che consenta di garantire alla popolazione che la fabbrica non continui ad inquinare di qui a quando sarà pronto il piano di risanamento, ma che consenta anche di non stare fermi in questa fase, valutando sperimentalmente quale parte di inquinamento viene dagli accumuli pregressi, quale dagli inquinamenti che si sono accumulati nel passato nella Valle, e quale parte viene oggi dal funzionamento della fabbrica e dalle singole lavorazioni della fabbrica.
In realtà è difficile separare con certezza le responsabilità, in maniera che non possano di nuovo sorgere diatribe infinite fra scienziati con opinioni diverse. Invece è sicuro che se con la collaborazione di tutti i tecnici, dei lavoratori, degli operatori le diverse produzioni della fabbrica vengono sospese singolarmente, in maniera scaglionata per verificare quali sono i rilasci derivanti dalle singole produzioni, e poi viene fermata tutta la fabbrica per verificare come cambia la situazione in Valle, è assolutamente certo che riusciremo a capire le responsabilità che derivano dalle diverse lavorazioni o dalla stessa fabbrica senza che esistano possibilità di contestazioni di tipo scientifico.
Noi crediamo che operazioni di questo genere possano e debbano prendere il tempo necessario e quindi questo consentirà comunque di arrivare alla definizione del piano di risanamento.
Se nel periodo di chiusura della fabbrica la situazione dell'acqua del Bormida migliora, abbiamo la conferma che ci sono responsabilità attuali e non solo pregresse della fabbrica e questo lo possiamo scoprire solo se la fabbrica è chiusa. Se, invece, la situazione non migliora abbiamo la misura della gravità della situazione passata e a quel punto dovremo valutare in termini di piano di risanamento se sarà possibile aggiungere anche poco a una situazione che già è molto grave; soprattutto se sarà possibile mantenere la fabbrica lì, dovendo lavorare in quella stessa area. Queste sono questioni a cui dovremo dare una risposta, ma preliminarmente dobbiamo sapere cosa capita a fabbrica aperta e a fabbrica chiusa, perché crediamo che ci sia differenza fra chiusura cautelativa e chiusura tecnica. La chiusura cautelativa riguarda una legge specifica per la quale devono essere portate prove specifiche, perché non sia impugnabile; quindi a nostro avviso, non è praticabile oggi la strada della chiusura cautelativa in termini giuridici.
Secondo: non crediamo che sia necessario che i Ministri continuino a nascondersi dietro gli "escamotage" giuridici che portano ai risultati che sappiamo.
Occorre prendersi la responsabilità di gestire questa vicenda con la Montedison sulla base della forza che ha il Governo, perché è in corso la trattativa relativa al polo chimico e quindi occorre imporre alla Montedison delle scelte che non significano una punizione a priori, ma significano l'acquisizione di certezze e di garanzie. Tra le sperimentazioni noi crediamo ne sia assolutamente necessaria una, in cui di nuovo deve essere coinvolta la Montedison (perché utente dell'acqua nei due rami del Bormida): deve essere sperimentato che cosa capita nella valle se si ridà alla valle l'acqua che legittimamente le spetta. Ci sono polemiche di tipo tecnico e scientifico, pertanto noi non sappiamo nemmeno se sia un fatto positivo o un fatto negativo e che cosa comporti modificare le condizioni che si sono sedimentate nel corso del tempo. Questo è un aspetto che deve essere verificato, d'altronde tutto il sistema delle concessioni delle autorizzazioni all'uso dell'acqua è uno strumento di forza su cui ci si può basare, anche da parte del Governo, delle amministrazioni locali e della Regione, per imporre alla Montedison questi comportamenti senza bisogno di ricorrere ad "escamotage" giuridici.
Non diciamo oggi (molti ce l'hanno chiesto quindi tanto vale rispondere) che pensiamo che la fabbrica dovrà comunque essere chiusa.
Abbiamo forti sospetti e questo l'abbiamo già detto da molto tempo; la nostra convinzione è che la compatibilità sia molto difficile da trovare e da raggiungere, ma abbiamo messo in moto un processo di verifica e di conoscenza scientifica della situazione e su questo ci dobbiamo appoggiare per prendere le decisioni.
Non ci nascondiamo dietro a nessun dito: sappiamo benissimo che fatte queste verifiche ci saranno delle decisioni da prendere, che non necessariamente le decisioni dovranno solo discendere dalle conclusioni tecniche e scientifiche.
Numerose sono state le discussioni sul nucleare e molte volte ci siamo detti che alla fine c'è una responsabilità politica che trascende da verifiche tecniche e da acquisizioni scientifiche; vogliamo basare le nostre decisioni anche sulle verifiche tecniche e sulle acquisizioni scientifiche, pronti a prenderci ogni responsabilità finché non saremo convinti che la sfida delle tecnologie pulite può essere vinta. Con tecnologie pulite non intendo solo processi puliti, ma prodotti puliti.
Sono personalmente convinta che non esistano tecnologie pulite che portano alla fine prodotti inquinanti, che modificando il processo che comprende il prodotto finale si possono avere sottoprodotti e scarti di lavorazioni non inquinanti e che quindi il problema dell'evoluzione della chimica sia in quella direzione. Non credo che l'ACNA attuale sia in quella direzione.
Credo che possa esistere anche una chimica pulita, ma una chimica pulita non è solo una chimica che ha delle code di depurazione al fondo dei processi. E' una chimica che è intrinsecamente pulita nelle cose che produce e nei modi di produrre.
Noi non crediamo inoltre nell'economia del terremoto, come è capitato in Irpinia, dove una popolazione vive per anni alla mercé delle elargizioni pubbliche perché questo porta il diffondersi di una economia affaristica, di una economia di lavori inutili, di tangenti. Noi crediamo che alla popolazione della Valle Bormida spetti il diritto ad avere attività produttive che consentano di lavorare onestamente e non di vivere alle spalle della collettività. Abbiamo paura dell'avviarsi di una economia da terremotati e su questo ci impegneremo a fondo per evitare che ci avvenga. Alcune cose stanno già avvenendo; risponderò con l'esempio al secondo punto a cui c'è stato chiesto di rispondere: quello dell'uso dei 25 miliardi poi diventati 30. Siamo certamente d'accordo sull'utilizzo di una parte di fondo per un sistema di monitoraggio a regime e non estemporaneo per il quale si buttano via i soldi; mentre non siamo favorevoli all'ipotesi di utilizzo degli altri fondi.
L'Assessore ha sorvolato sulla gravità delle affermazioni che fanno la Montedison e l'ACNA, e questo noi lo riteniamo estremamente grave.
Ricapitolo che cosa ci è stato detto in varie occasioni sulla vicenda in particolare sulla discarica di Pian della Rocchetta. Ci è stato detto che il risanamento di quella discarica costava 270 miliardi e che i 25 miliardi rappresentavano solo un anticipo e poi si sarebbero dovuti aggiungere altri fondi; dopodiché l'anticipo dei 25 miliardi è diventato 16, non sappiamo in base a quali calcoli, se non al fatto che vengono divisi e se ne mettono anche un po' da un'altra parte (forse, ora, non sono neanche più 16 miliardi). Non ci sono mai stati presentati i costi e i conti a cui accennava l'Assessore, e ciò non ci consente di capire il perché di 270/25/16 miliardi in questo balletto delle cifre. Poi viene fuori l'ACNA, che dice che è in grado, e che ha un progetto verificabile quando si vuole, di intervenire con un miliardo per il risanamento della discarica. L'ACNA dice di essere disposta ad assumersi la responsabilità sotto controllo del costo e dell'intervento. Siccome la responsabilità è sua, non c'è ragione perché ci sia una sostituzione dello stato all'ACNA.
C'è una disponibilità a fare i lavori direttamente sotto controllo delle istituzioni con qualunque tipo di verifiche; mettiamo in moto un meccanismo di verifica di quello che viene fatto. Non costerà un miliardo - se ha ragione l'Assessore Cernetti - ne costerà 16 e li pagherà l'ACNA; si è dichiarata disponibile a fare l'intervento e lo farà in maniera da garantire che sia fatto correttamente, a regola d'arte e lo farà al costo che sarà. A questo punto, di fronte a queste dichiarazioni di ammissione di responsabilità e di disponibilità a pagare, non c'è nessuna ragione per intervenire con denaro pubblico. La considereremmo come una distorsione di denaro pubblico. Peraltro questo ci fa riflettere su tutta la vicenda delle valutazioni dei costi relativi al piano delle bonifiche, perché ci sono delle differenze su cui bisognerà andare ad indagare, bisognerà andare a capire quanto costano le operazioni di bonifica. La preoccupazione che l'ambiente sia un business un po' troppo confortevole per tante aziende testé nate e autocertificatesi come esperte di disinquinamento e bonifica incomincia ad essere enorme. Per carità, le valutazioni possono essere di tanti tipi, ma qui siamo di fronte a differenze abissali e clamorose in cui vorremmo vedere un pochino più chiaro e, se è il caso, facciamo tutte le perizie del caso. Noi riteniamo che questo stanziamento non debba passare fino a quando le cose non saranno chiarite.
Sicuramente saremo accusati di non stare né da una parte né dall'altra.
Abbiamo cercato di dare un contributo serio, rispondendo seriamente e non solo cercando di blandire tutti quanti, alle questioni che c'erano state poste, senza tentare di strappare voti (malgrado quello che molti pensano ci siamo e ci saremo ancora per molto tempo). Chi oggi avrà fatto delle proposte che non essendo fattibili faranno slittare un'altra volta tutto quanto a tempi indefiniti, e in modo indeterminato, si dovrà assumere la responsabilità di essere andato una volta di più a tentare di imbonire le folle. Noi crediamo invece che occorra cercare insieme una soluzione e che occorra mantenere aperto il dialogo fra le diverse componenti che lottano nella valle e che hanno un obiettivo comune, anche se con percorsi e momenti di tensione che tendono a farli divergere.
Credo anch'io - e su questo sono d'accordo con l'Assessore - che non ci siano scorciatoie e che questa che abbiamo iniziato sia una strada complessa e difficile da percorrere, ma della quale dovremo uscire bene non solo per la Valle Bormida, ma per tutte le altre situazioni in cui man mano ci verremo a trovare. Non possiamo giocare solo a strapparci reciprocamente qualche consenso e qualche voto, ma dobbiamo arrivare a delle soluzioni serie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

La collega Bresso ha illustrato le ragioni della nostra proposta di ordine del giorno. Molto più brevemente cercherò di illustrare le ragioni della nostra proposta di deliberazione che ha come punto di riferimento specifico la questione del piano di sviluppo. Più volte in questa sede, non solo io ma anche altri colleghi, abbiamo avuto modo di sottolineare le condizioni di depressione socio-economica della Valle Bormida. Sono condizioni che abbiamo cercato di evidenziare più volte. Le abbiamo evidenziate quando, durante il voto sul bilancio, presentammo come Gruppo Comunista due emendamenti per finanziare gli studi per un piano di sviluppo, emendamenti che in quella sede e in quella circostanza la maggioranza respinse.
Illustrando la proposta di delibera che presentiamo, come Gruppo Comunista, per attivare il piano di sviluppo, non credo sia opportuno rubare tempo per descrivere le condizioni di depressione della Valle Bormida, sono condizioni note e non mi dilungo. C'è, però, un solo aspetto su cui vorrei soffermarmi. Durante i dibattiti di questi mesi attorno alla Valle Bormida, è stato sottolineato da parte di qualcuno, in questa sede che in fondo la condizione economico-sociale della Valle Bormida, non è poi tanto diversa da quella di altre zone piemontesi povere che hanno conosciuto in questi anni un esodo e dei profondi movimenti migratori. Si è pensato alle vallate alpine. Credo non sia proprio così, nel senso che la Valle Bormida non può essere paragonata alle valli povere dell'arco alpino e c'è un dato che dovrebbe far riflettere. In questo ultimo decennio di crisi e di difficoltà dell'economia piemontese, con tutte le contraddizioni che questa economia e questa crisi ha vissuto, sappiamo che il Piemonte sud occidentale ha conosciuto in questa situazione di crisi una certa dinamicità economica. Queste tendenze sono state proprie del Piemonte sud occidentale, con tutti gli elementi di contraddizioni interne, ma tendenti alla dinamicità economica; però, la Valle Bormida, che è all'interno del Piemonte sud-occidentale, ha continuato una sua condizione di regressione.
In questa valle, ai fini delle prospettive socio-economiche, il peso dell'ACNA è stato negativamente condizionante. Questa fabbrica, che in passato rappresentava la risorsa economica quasi esclusiva di sette, otto dieci comuni del versante cuneese, ha perso via via posti di lavoro arrivando agli attuali 770 dagli oltre 2.000 che aveva in passato. Nello stesso tempo la presenza dell'ACNA e dei suoi inquinamenti ha frenato ogni possibilità di sviluppo di dinamiche sociali che consentissero alla valle di essere accomunata ai fenomeni che il Piemonte sud-occidentale ha conosciuto.
In linea teorica, per quanto riguarda il futuro, si possono fare diverse ipotesi. Si può fare l'ipotesi peggiore, che l'ACNA rimanga così com'è, si può fare l'ipotesi che l'ACNA si ristrutturi, si può fare l'ipotesi che L'ACNA chiuda. L'interrogativo che ci si deve porre è che se in presenza di un piano di risanamento e di disinquinamento che renda comunque la valle più pulita, piano che peraltro ha i ritardi che conosciamo, esistano le condizioni, le basi di partenza perché sul terreno dello sviluppo socio-economico la Valle possa farcela da sola a recuperare il terreno perduto. Questo è l'interrogativo centrale. Partiamo dall'idea che sono stati tanti e tali i guasti del passato e le devastazioni e le lacerazioni del tessuto sociale da farci dire che questo non è possibile.
Ecco le ragioni per cui da tempo poniamo con forza la questione di un piano di sviluppo socio economico della valle di cui deve farsi carico la Regione. Abbiamo avuto modo di notare che la Giunta dopo i primi "no" alle nostre richieste, ora comincia ad accettare l'idea del piano per la Valle Bormida. Permetteteci di dire che lo si accetta in modo che non ci convince del tutto. Se ho capito bene, la Giunta parte dall'idea che il piano per la Valle Bormida, qualora fosse reso necessario (mi risulta che ci siano delle indagini svolte dall'IRES per valutare se è necessario) dovrebbe essere una specie di capitolo all'interno del piano di sviluppo più generale del Piemonte. Ciò non ci convince per una semplice ragione. Il piano di sviluppo regionale, almeno da due anni è su un binario morto. Mancano meno di due anni alla fine di questa legislatura e tutto ci fa dire che, anche se fosse prelevato dal binario morto, si tratterà di un piano che procederà a singhiozzo tra incertezze e titubanze che per tante ragioni sono il frutto di difficoltà oggettive, ma anche il frutto di divisione all'interno della maggioranza.
C'è poi una questione di merito, che va sottolineata, per realizzare un piano di sviluppo regionale. Sappiamo tutti quanti e quali siano le difficoltà per definire le coordinate, gli indirizzi e i contenuti, mi pare che la prima bozza sul piano di sviluppo regionale si sia arenata per questo: per la lettura che si è data allo scenario socio-economico, agli elementi di trasformazione, alle ipotesi avanzate. Se il problema per un piano di sviluppo regionale è molto complesso, per un piano di bonifica per una valle (che nella nostra deliberazione consideriamo area programma contenente la Valle Bormida sul versante cuneese, astigiano e alessandrino) diventa molto più semplice e molto più agevole. Più semplice e più agevole tanto più che questa valle da un lato è inserita geograficamente all'interno di un'area più vasta, dove gli elementi di dinamicità socio economica permangono, e vanno colti e recuperati per superare gli squilibri interni per renderla aperta e parte integrante dello sviluppo dei poli sud occidentali.
Dall'altro lato la valle deve essere riportata a ciò che è stato per secoli, non per decenni, ossia il naturale retroterra del sistema economico ligure. Da queste considerazioni parte la nostra proposta di delibera.
Naturalmente non la illustrerò tutta, per non tediare, d'altra parte ognuno ha la possibilità di leggerla. Mi preme, però, sviluppare due considerazioni politiche finali. La prima è su come vogliamo costruire il piano di sviluppo. A me pare che si possa dare un giudizio politico su quello che è successo in Valle Bormida negli ultimi sei mesi. Per la Valle è stata una stagione politicamente interessante. Una stagione di grande confronto e di grande tensione. Un confronto e una tensione che ha posto al centro dell'ambiente l'elemento lavoro come insostituibile; è stata una stagione dove non si è esclusa la politica, anzi si è affermato il bisogno di una nuova politica, non della politica che abbiamo conosciuto in passato (la politica del piccolo cabotaggio, del clientelismo spicciolo, delle logiche di schieramento, di apriorismi ecc.), ma una politica dove il confronto e le tensioni siano alti. Guai a noi se pensassimo a un piano di sviluppo elaborato e confezionato a Torino, senza i momenti di confronto e di rapporto democratico con i Sindaci, con le organizzazioni sociali e professionali e con l'Associazione per la rinascita della Valle Bormida.
Ecco perché nella nostra delibera proponiamo che in valle venga individuato un referente politico, a larga base democratica, che noi riteniamo possa essere l'Assemblea dei Sindaci, con i rappresentanti delle organizzazioni professionali e l'Associazione per la rinascita. Ecco perché proponiamo che ci siano due uffici, uno ad Acqui e l'altro a Cortemilia, che lavorerebbero ovviamente con i Comuni dell'astigiano.
La seconda considerazione può essere riassunta in una frase. Vogliamo capire e chiedere alla Giunta se intende mettere alla prova se stessa. Noi diamo un giudizio negativo su questa Giunta (non sto a soffermarmi sulle ragioni di questo giudizio), però vogliamo capire se in una situazione come questa la Giunta ha il coraggio, la volontà e l'impegno di fare uno scatto sui problemi dello sviluppo della valle. C'è un problema di risorse da destinare alla Valle Bormida; nella nostra deliberazione proponiamo che per le competenze della Regione che riguardano il turismo, l'artigianato l'agricoltura, i servizi, ci siano delle quote di finanziamento riservate in bilancio alla Valle Bormida. C'è quindi un problema di risorse, ma c'è anche un problema (quando parliamo di scatto) di trattativa con il Governo da parte del Presidente della Giunta.
A noi pare che il caso ACNA sia diventato un caso nazionale. Non è così anche se può sembrare paradossale; il caso nazionale, da quanto è stato riportato dai cinque rappresentanti che hanno fatto un sopralluogo nello stabilimento, non è l'ACNA; il caso nazionale in Valle Bormida è la Montedison. L'ACNA fa parte di questo caso, ma la Montedison è presente in Valle con più stabilimenti. Noi fino a ieri - lo dico molto ingenuamente avevamo creduto che tutta la questione della distribuzione dei moduli d'acqua tra la Bormida di Spigno e la Bormida di Millesimo fosse una specie di contrapposizione tra L'ACNA e l'ENEL (l'ENEL "cattiva" che vuole produrre energia idroelettrica, "cattiva" perché cura i propri interessi, e l'ACNA che pone invece il problema di avere più moduli per garantire una maggiore diluizione). Se abbiamo capito bene, il problema non è così. La distribuzione dei moduli è determinata dalle esigenze di produzione degli stabilimenti operanti sul territorio ed è determinata anche dalle esigenze di produzione della Agrimont sull'altro versante.
Se è così, che cosa significa uno scatto in più? Mi chiedo se le istituzioni devono continuare a lacerarsi sulla questione ACNA mentre la Montedison se ne sta tranquillamente in campana. Sino a prova contraria non siamo riusciti a porre una sede giusta e corretta di trattativa non con l'ACNA, ma con la Montedison attorno alle questioni relative allo sviluppo futuro dell'economia della Valle.
Si può continuare a pensare ad una situazione in cui ci laceriamo sui moduli o meno che devono essere concessi? Sono risorse naturali pubbliche perché l'acqua non è della Montedison, l'acqua è della collettività.
Possiamo continuare a lacerarci su questo terreno senza avvertire la necessità di avere una trattativa con il Governo, una trattativa con la Montedison per discutere attorno agli investimenti della Montedison in quella Valle, visto e considerato - scusate il termine forte - che la Montedison in quella Valle "rapina" l'acqua? Se ieri la rapinava per quanto riguarda l'ACNA garantendo 2.200-2.300 occupati, oggi la rapina per garantire 700 occupati.
Vogliamo difendere i livelli occupazionali, ma una delle condizioni per difenderli è agire sulla questione ACNA e sulla questione acqua per portare la Montedison alla trattativa.
Quindi, uno scatto in più vuol dire avere come Regione una visione meno subordinata rispetto alla Montedison e rispetto al Governo, vuol dire predisporre un piano di sviluppo che rappresenti un'esperienza più unica che rara. Per fare questo occorre tanta fermezza e tanta volontà politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, dopo anni di permanenza in quest'aula in cui abbiamo discusso del problema della Valle Bormida e dell'ACNA, e si sono fatte e sentite centinaia di migliaia di parole, credo che oggi questo Consiglio debba dare una risposta sicuramente in parole, ma esaustiva nei suoi contenuti.
Come Consiglio regionale del Piemonte abbiamo una grossa responsabilità e non possiamo più venirne fuori - non tanto personalmente, ma in quanto Consiglio regionale - attraverso degli ordini del giorno che affrontano il problema, mettendo in rilievo le difficoltà in cui si trova la Valle Bormida ma nel momento in cui devono dare indicazioni abbondano in avverbi e usano frasi che nascondono sotto un velo di pietosa ipocrisia la non volontà di scegliere. Oggi questo Consiglio regionale deve scegliere superando questa contrapposizione falsa ed assurda, che vuole da una parte gli interessi dei lavoratori e dall'altra una pretesa difesa dell'ambiente che si contrapporrebbe ai primi.
Questo è falso, lo sappiamo; la difesa dell'ambiente e della salute riguarda tutti i cittadini, lavoratori dell'ACNA e di tutte le aziende a rischio comprese. Quindi non deve farci velo questo timore, perché non esiste. Esiste invece un modo nuovo di affrontare i problemi di una società industriale avanzata.
Questa mattina, partecipando all'audizione, mi ha particolarmente colpito l'intervento di Spagnoletti Segretario regionale dei chimici della Liguria, il quale pur parlando di una società industriale, intesa evidentemente dal suo punto di vista, citava ancora l'esigenza di creare comitati, commissioni e soprattutto un comitato tecnico-scientifico super partes. Mi chiedo se un problema come quello dell'ACNA, che va avanti da 106 anni, debba risvegliare nei sindacati oggi l'esigenza di creare un comitato super partes. Credo sia ancora una volta una scappatoia per non decidere, per rinviare ad altro momento una decisione che invece va presa nell'interesse di tutti. Mi sembra mostruoso dover distinguere tra salute dei lavoratori e salute di altri cittadini! Parlare oggi delle istituzioni locali (questa mattina abbiamo sentito durante le audizioni parlare del Politecnico, dell'Università in generale) significa ancora una volta fare delle parole che impediscono e, più o meno coscientemente, nascondono in se stesse la volontà di non arrivare ad una decisione; mentre noi dobbiamo arrivare oggi a decidere qual è la posizione di questo Consiglio nei confronti di un problema non più rinviabile come quello dell'ACNA.
Credo che la società industriale oggi sia indifendibile sulla base della difesa cieca dei posti di lavoro. Oggi si deve parlare di riconversione; difendere una fabbrica che produce morte (non vale solo per l'ACNA, abbiamo tanti esempi in Piemonte senza andare tanto lontano) è una posizione che ho rimproverato personalmente molte volte ai vari Assessori alla sanità. Di fronte alle mie rimostranze mi è sempre stato risposto: "I posti di lavoro non si toccano". In realtà i lavoratori muoiono ancora più di altri, perché essendo vicini alle materie trattate muoiono di cancro: questa è la difesa del posto di lavoro. Credo che invece debba essere una posizione aperta, proiettata nel futuro e si dovrebbe capire che oggi una società industriale o evolve in un senso positivo, in un senso che dà grandissima attenzione, ma non soltanto verbale e teorica a quelli che sono i nuovi modi di intendere la società industriale, oppure ha perso qualunque funzione. Ma l'abbiamo persa tutti, perché viviamo in una società industriale, questo nessuno lo nega, nessuno di noi vuole tornare a mettersi la cinturina intorno alla camicia e correre per i prati; viaggiamo tutti in automobile, produciamo rifiuti, siamo tutti coinvolti in questo tipo di società industriale.
Ma c'è una parte di collettività che non vuole andare avanti verso una soluzione di morte per tutti, di morte biologica, di morte fisica, prima ancora che di morte culturale.
Questa mattina si è parlato della volontà di fare nuove indagini, di verificare se in questi dieci anni l'ACNA inquina un po' meno rispetto a prima, se magari è utile avere questa commissione super partes. Credo che oggi siano proposte improponibili, se mai sono state possibili, perché non danno una risposta alle parti.
Chiedo che il sindacato rifletta sulla responsabilità, gravissima in questo momento, di dare oggettivamente una valutazione su cosa noi intendiamo per società futura: la società futura è quella di oggi, quella di domani.
Ho preparato un ordine del giorno; non lo leggo perché è in distribuzione, chi vuole può prenderne visione: i posti di lavoro si difendono in mille modi. Più volte ho richiamato una situazione che avevo seguito da vicino - la situazione Olivetti - nel momento del passaggio a nuova proprietà, cioè quando l'ing. Debenedetti arrivò in Olivetti. Furono effettuati dei pesantissimi tagli ai posti di lavoro e non solo i sindacati ma moltissime forze sociali intervennero, protestarono e gridarono allo scandalo; ma l'azienda aveva fatto con molta velocità ed attenzione un piano di analisi socio-economica della Regione e rispose che i posti di lavoro che venivano tagliati in Olivetti sarebbero stati immediatamente assorbiti proprio nella stessa Regione, perché c'era un'alta richiesta di occupazione. Ciò si verificò esatto, perché nel giro di pochi mesi non ci fu più una sola persona disoccupata dall'Olivetti.
Sono però molto stupito nell'apprendere che dopo 106 anni di situazione fortunatamente è stata dichiarata ad alto rischio ambientale - soltanto oggi questa Regione abbia dato incarico all'IRES di preparare un piano di analisi socio-economica della zona.
A questo punto mi chiedo cosa ci stia a fare in questa Regione un Assessore alla programmazione, se si accorge dell'importanza di un piano di questo genere e come mai lo propone soltanto in questi giorni, mentre doveva essere una preoccupazione immediata di fronte a questo problema che ha segnato tantissime volte discussioni e interventi in questo Consiglio.
Ora viene dato incarico all'IRES di svolgere questo piano a tre anni di distanza dalla nuova amministrazione di Giunta: questo ritardo va imputato prima di tutto all'Assessore competente, ma direi anche a tutta la Giunta.
Quindi una Giunta che anche se per certi versi si è mossa celermente per arrivare ad una qualche soluzione, questo ne va dato merito all'Assessore Cernetti, però per altri versi ancora una volta si è dimostrata non all'altezza di un'analisi che qualunque azienda privata, prima di prendere gravi e pesanti decisioni, avrebbe comunque fatto. Ancora una volta ci si chiede se il pubblico veramente difende gli interessi dei cittadini meglio o peggio del privato.
Nel mio ordine del giorno è avanzata la richiesta che questo Consiglio impegni la Giunta in un progetto di recupero che dev'essere un progetto a tempi definiti, non dico velocissimi, comunque con una scadenza da rispettare. Come si può ancora credere ad un Governo centrale che pone il 31 luglio come termine limite, quando poi questo termine viene disatteso nel giro di 15 giorni per farlo slittare a fine ottobre? Come possiamo pretendere che la gente, che giustamente protesta sia per la difesa del posto di lavoro, sia per il risanamento della valle, ma direi anche per la coscienza civile dei cittadini che hanno una visione di giusto ambientalismo e di difesa della natura, abbia ancora credibilità nelle istituzioni? Non possiamo pretenderlo, quando di fronte alla popolazione ai cittadini, queste date vengono costantemente disattese.
Vorrei che la Giunta arrivasse ad una decisione vera, nel momento in cui deciderà di esprimersi su questi ordini del giorno; verranno discussi come è abitudine e ci auguriamo che si possa anche arrivare ad un ordine del giorno unitario, dove le parti più interessanti di ogni ordine del giorno possano essere incluse, perché credo che questo si aspettino oggi i cittadini della Val Bormida, e forse ce lo aspettiamo un po' tutti.
In qualche ordine del giorno ho letto delle frasi ambigue, parlavo degli avverbi prima: in un ordine del giorno ho letto "si impegna la Giunta regionale a chiedere al Governo un provvedimento di sospensione cautelare delle attività inquinanti". Io mi chiedo cosa voglia dire provvedere alla sospensione cautelare delle attività inquinanti. Cosa si fa? Si va all'ACNA, si guardano quali sono le attività inquinanti e le si sospende? Questo è veramente chiedere un qualche cosa di non realizzabile. Ho citato solo un ordine del giorno che contiene frasi scritte in questi termini - e ripeto che non voglio adesso imputare ad un Gruppo piuttosto che a un altro una scrittura volutamente ambigua e quindi pericolosissima - però mi auguro che dalla discussione che ci sarà oggi, tutti i Gruppi abbiano la coscienza civile di impegnarsi in un modo o nell'altro per far capire alla gente che aspetta una risposta che questa risposta sarà orientata in un modo piuttosto che in un altro. Questo credo che noi lo dobbiamo a questa gente dopo anni di esasperazione. Finalmente oggi siamo qui a discutere per decidere, non certo grazie alle forze tradizionali che hanno rappresentato i cittadini, ma grazie a quelle forze spontanee che riunendosi e dando finalmente voce alle esigenze vere della gente, non più rappresentate dalle forze tradizionali, hanno costretto e obbligato le medesime a parlare e ad affrontare i problemi.
Ora io non so se dal Governo centrale ci verranno grandi aiuti o indicazioni; io sono sempre stato molto scettico - e l'ho dichiarato più volte - sulle dichiarazioni che il Ministro Ruffolo ha fatto in quest'aula e la disattenzione della scadenza del 31 luglio mi sembra dar conferma a quelle che erano le mie perplessità sulla reale disposizione del Governo centrale. Però credo che noi come Consiglio dobbiamo impegnare questa Regione in qualche atto minimo, essenziale, ma certo. La gente deve sapere che quello che questo Consiglio deciderà sarà realizzabile. La gente che ci ascolta in questo momento, ma anche quella che ha lottato e che lotta nella val Bormida per avere condizioni di vita decenti, si aspetta che noi diamo una risposta chiara e non interpretabile. Io mi opporrò a qualunque ordine del giorno che contenga indicazioni che siano interpretabili. Noi dobbiamo dire che uno più uno fa due e non tre meno due più uno fa tre. Noi dobbiamo esprimerci chiaramente e purtroppo l'indicazione che io vedo, già da questi ordini del giorno, non mi lascia sperare bene in questo senso. Mi auguro però che nel momento in cui ci confronteremo per trarre il meglio realizzabile da ciascuno di essi, svanisca questa tendenza alla ipocrisia che purtroppo fa parte molto sovente del linguaggio politico, perché si spera sempre di accontentare tutti. Noi non dobbiamo accontentare tutti dobbiamo come Consiglio regionale fare una scelta e oggi questa scelta dobbiamo farla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Signor Presidente, colleghi, mentre stavo ascoltando con molta attenzione i colleghi che mi hanno preceduto facevo una amara considerazione che mi riguarda personalmente ed è quella che, purtroppo qui sono uno dei più anziani di età, certamente il più vecchio dei Consiglieri regionali eletti in Provincia di Alessandria. Di conseguenza da più anni sento, vivo, soffro in un certo qual modo, i problemi che all'inquinamento del Bormida, o della Bormida, sono connessi, i problemi che la Montedison ha riversato in senso positivo se vogliamo, ma soprattutto in senso negativo sulle popolazioni della zona e che interessano anche in larga misura la Provincia di cui sono originario ovvero quella di Alessandria.
Di dibattiti sui problemi connessi all'inquinamento della Bormida se ne sono tenuti parecchi, anche in questa sede, e dai dibattiti sono puntualmente emerse le difficoltà di approccio ad una questione che è secolare lo ricordava poc'anzi il collega Pezzana, 106 anni ha esattamente il problema dell'ACNA - ad un problema, quello appunto dell'inquinamento della Bormida e dell'ACNA, veramente drammatico e che non può non investire profondamente le coscienze di tutti noi, in primo luogo di chi ha avuto e di chi ha responsabilità di carattere politico e amministrativo.
Le difficoltà sono quelle che ci derivano dal confronto di due importanti valori: quello fondamentale del diritto al lavoro e quello sacrosanto del diritto alla salute e alla vita.
Ebbene, in Val Bormida sembrerebbe da sempre che i due valori siano stati e siano inconciliabili, siano in contrasto tra di loro e che si escludano a vicenda. Perché sembra, così comunque è sempre stato, che produrre per l'ACNA voglia dire inquinare, voglia dire danneggiare anche gravemente la salute degli abitanti della zona e gli stessi lavoratori impegnati e impiegati nello stabilimento, danneggiare gravemente l'ambiente. Non è necessario rifarsi qui alle vicende che hanno puntualizzato la vita delle comunità della valle Bormida nell'ultimo secolo, per ricordare che purtroppo è sempre esistito il baratto: salute lavoro, perché questo baratto è sempre stato una costante che ha scandito e condizionato la vita della valle. Per decenni la gente ha subito e sperato per decenni l'ACNA ha promesso e garantito e sempre costantemente, in modo più o meno marcato, ha inquinato e disatteso. Da sempre ha danneggiato e ha provocato danni gravissimi alle persone e all'ambiente; da sempre ha continuato - e aggiungo continua - a produrre con procedimenti che sono nocivi per i lavoratori, per le popolazioni e per l'ambiente circostante.
E' vero: in questi ultimi tempi - e me ne sono reso conto anche personalmente l'attenzione al problema ecologico sembra abbia trovato maggiore rispondenza da parte dei responsabili della Montedison, ma del resto io so anche per esperienza personale che quando i problemi diventano scottanti la Montedison è larga di promesse, è larga di progetti, ricordo tanto per citare un esempio che negli anni '70 quando erano vivi i problemi dell'allora Monteflous di Spinetta Marengo, si era detto che si sarebbe dovuto scavare un buco profondo alcune migliaia di metri per cercare di assorbire l'acqua inquinante che usciva dallo stabilimento. Ed era una proposta che aveva trovato da parte di alcune persone che andavano per la maggiore anche dal punto di vista scientifico una certa rispondenza e attenzione. Ora abbiamo ancora sentito questa mattina che ci sono progetti che la Montedison, cioè l'ACNA, sta mettendo in atto per cercare di ridurre l'inquinamento che produce innegabilmente sia nell'acqua che nell'aria della zona. Sta di fatto però che la situazione, cioè la qualità delle acque che fuoriescono dallo stabilimento Montedison ad oggi è una qualità indiscutibilmente inaccettabile, che l'aria che si respira nella zona non giova certo alla salute dei cittadini, che le stesse derrate agricole che vengono prodotte nella zona non sono tra le migliori e le più commestibili.
La richiesta che è stata avanzata ancora una volta di ulteriori e più approfondite analisi di laboratorio, va bene, può essere accolta, ma anche queste proposte non sono nuove, datano da decenni, da parecchio tempo. Del resto, con tutto il rispetto che io posso avere per le Università di Torino e di Genova, quest'ultima in tempi non lontani aveva escogitato o promesso di escogitare sistemi di disinquinamento miracolistici; ricordo però che ci sono le nostre UU.SS.SS.LL., cioè le Unità Socio-Sanitarie Locali che sono deputate a controllare costantemente le qualità delle acque e dell'aria stessa.
Oggi sono convinto, e ne siamo convinti tutti, che l'ACNA inquina in modo abbastanza grave; forse sono rispettate alcune tabelle ministeriali forse, non lo so, non sono un tecnico. E' certa una considerazione che l'acqua che esce dall'ACNA è ancora fortemente colorata e sporca. L'abbiamo vista tutti e si riversa in un fiume fortemente degradato e che ha scarsa portata d'acqua. Probabilmente (mi si passi il paragone) riversando quest'acqua che non è più inquinata come una volta in un fiume profondamente degradato produce l'effetto che poche gocce di alcool producono su un organismo alcolizzato, cioè un effetto deleterio. Quindi è necessario che si addivenga veramente e in tempi brevi ad una cura radicale e decisa, perché la gente che vive lungo il corso del Bormida non può più attendere a lungo, ha già atteso per troppo tempo. Le popolazioni sono in presenza di una situazione che non è più assolutamente tollerabile; è la gente che lo dice, è la gente che con la propria memoria storica, con i propri danni e drammi e purtroppo con i propri lutti, ce lo ricorda.
Ha fatto bene indiscutibilmente il Governo, e diamo atto alla Giunta regionale e all'Assessore Cernetti di avere messo in atto provvedimenti abbastanza concreti in questi ultimi tempi e il Ministero per l'ambiente a costituire la Commissione per esaminare la compatibilità del ciclo produttivo dell'ACNA con l'ambiente. Però, se le mie informazioni non sono errate, mi chiedo come mai questa Commissione sia dotata di così scarsi poteri per cui non le è stato possibile accedere a nuovi accertamenti sulle condizioni dell'inquinamento che produce l'ACNA o gli altri stabilimenti che scaricano acque reflue nella Valle Bormida? Bene ha fatto il Governo a dichiarare la Valle Bormida come zona ad alto rischio ambientale e a stanziare i primi finanziamenti per affrontare seriamente il problema della Valle. Sono altrettanti atti positivi e concreti che hanno tutta la nostra approvazione. Mi sia anche concesso di ricordare brevemente che il problema dell'ACNA data da parecchi decenni indiscutibilmente avvelena la valle da parecchi decenni. Noi, per un presunto pericolo, soprattutto attribuibile e ascrivibile alla disattenzione degli uomini, abbiamo deciso che non si debbano costruire centrali nucleari in Italia, abbiamo deciso che l'energia nucleare debba essere bandita dall'Italia mentre qui in Val Bormida siamo di fronte ad un pericolo reale e vorremmo ancora tergiversare di fronte ai provvedimenti da assumere.
Chiediamo che il Governo, acquisite le risultanze della Commissione ministeriale - la collega Bresso ha detto che le risultanze non potranno che essere molto generiche - si pronunci in tempi brevissimi circa la necessità della sospensione, totale o parziale, cautelativa della produzione dell'ACNA di Cengio, o quantomeno di alcuni reparti quelli che risultassero maggiormente inquinanti. Siamo convinti che un'opera di vero disinquinamento possa iniziare soltanto dopo che l'attività produttiva dello stabilimento dell'ACNA e di quant'altri inquinano abbia ad essere sospesa temporaneamente. E' chiaro che questo provvedimento non può essere isolato, ma dovrà essere connesso con il piano di sviluppo regionale, con particolari provvedimenti di carattere nazionale, perché se è vero come sembra che la Bormida, la zona di Milano e la zona di Napoli sono le tre zone maggiormente inquinate d'Italia, nulla vieta al Parlamento italiano di assumere eventualmente provvedimenti legislativi straordinari per arrivare ad attuare quegli interventi che consentano di coniugare quello che fino ad oggi sembra sia inconiugabile in Valle Bormida cioè i problemi dell'occupazione con i problemi del disinquinamento e con i problemi della salute dei cittadini.
Non aggiungo altro, perché altri del mio Gruppo dopo di me saranno più esaustivi. Comunque, cercando di interpretare anche la volontà delle popolazioni locali mi premeva esprimere oggi, in un giorno in cui forse dato il clima è meno facile dire certe cose, il mio pensiero e quello del Gruppo che rappresento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, mi sto chiedendo se siamo nel Consiglio regionale del Piemonte questa mattina! Di fronte all'ennesimo dibattito sulla questione del Bormida, sento echeggiare parole diverse, parole che fanno riflettere sulla lontananza della politica rispetto alle aspirazioni reali della gente, e rispetto ai problemi veri.
Ho apprezzato l'intervento del Consigliere Devecchi, non per le conclusioni, ma per il tipo di analisi; però mi chiedo perché da parte del suo Gruppo queste analisi e queste valutazioni non sono venute fuori così esplicitamente sei mesi fa, quando si è cominciato a discutere di questi problemi.
Quello che voglio ricordare in quest'aula è che l'argomento sul quale si sta discutendo non può basare le proprie decisioni sull'apporto che la scienza e la tecnica possono dare, perché anche la scienza e la tecnica hanno dimostrato insufficienze e incapacità.
Sul problema del nucleare con l'effetto Chernobyl si è dimostrato a livello di pubblica opinione che trincerandosi dietro alle scelte politiche e dietro alla scienza e alla tecnica si corre il più delle volte il rischio di sbagliare. Chernobyl ha dimostrato che la scienza è una cosa molto relativa, che essa non può non fare riferimento alle persone fisiche, alla loro anima, al loro corpo, alla loro mente e quindi un rapporto di questo tipo deve essere prioritario nelle scelte di decisione politica.
Qui non possiamo Assessore Cernetti trincerarci dietro Commissioni Università, Politecnici, perché anche sulle Università e sui Politecnici molte cose si potrebbero dire per i molti legami che esse hanno con sistemi di potere che impongono loro valutazioni scientifiche in un senso piuttosto che in un altro relativizzando questa oggettività della scienza, sulla quale abbiamo purtroppo pagato sulla nostra pelle scelte sbagliate che hanno determinato contraddizioni evidenti. Allora Assessore Cernetti se le cose stanno così non si capisce perché non c'è stata da parte della Giunta una valutazione autocritica; siamo di fronte a dei ritardi impressionanti sia per quanto riguarda il momento in cui si è sottoscritto il protocollo d'intesa tra le due Regioni, Liguria e Piemonte, e il Ministero, sia nella applicazione del protocollo d'intesa: non si è mantenuto nessuno di questi termini.
Quindi il rapporto diretto, telefonico tra l'Assessore e il Ministero può essere una cosa bella, ma sicuramente non dà risposte alle richieste e ai contenuti di quel protocollo.
Va anche aggiunto che in quest'aula, da parte di alcuni Consiglieri regionali, pochi in verità, quando si è discusso di quel protocollo alcuni di noi dissero con estrema chiarezza che il problema non poteva essere solo quello di un piano di disinquinamento di quell'area, ma che andavano inserite due questioni fondamentali in esso. La prima: la chiusura dell'ACNA quale fonte prioritaria di inquinamento.
Mi stupisco che il movimento sindacale abbia colto soltanto con notevole ritardo questa situazione. La richiesta della chiusura dell'ACNA doveva essere un fatto prioritario, integrato da un intervento organico di piano socio-economico che affrontasse la questione vera dell'occupazione alternativa, che inevitabilmente si pone dentro quest'area. Senza questi due elementi, perché non ci può essere un piano socio-economico senza la chiusura dell'ACNA, non è pensabile distinguere in essa produzioni inquinanti e produzioni non inquinanti, come non è pensabile delegare alla Montedison soluzioni alternative. Qui dev'essere lo strumento pubblico, il Governo in prima persona e le Regioni Piemonte e Liguria, ad assumere un ruolo diretto in questa questione.
Cari amici lavoratori, cari amici del sindacato, questa mattina abbiamo sentito delle cose interessanti, però ci domandiamo perché vi si debba giungere sempre con così notevole ritardo, al punto da determinare situazioni di tensione come quella che questa mattina si è verificata fuori dal Palazzo, cioè uno scontro verbale tra una parte notevole della popolazione della Valle Bormida e il movimento sindacale di quell'area.
Ritengo che si sia giunti a questa situazione per notevoli e pesanti responsabilità del sindacato, delle forze politiche in particolare, e delle due Regioni che non hanno colto l'elemento centrale della questione, anzi ritengo che ci siano forze all'interno del movimento sindacale e all'interno delle forze politiche di maggioranza che abbiano voluto arrivare appositamente ad una situazione di contrapposizione e di scontro e ritengo che questa sia una scelta grave dalla quale bisogna uscire con una certa rapidità.
Assessore Cernetti, se questa mattina vogliamo essere seri, più di quanto lo siamo stati nel passato, faccio appello alla necessità di dire con chiarezza le cose. Se siamo sufficientemente responsabili di una situazione così drammatica, ritengo che, sia pure con un ritardo colpevole oggi si debba giungere ad alcune decisioni importanti.
Decidiamo senza attendere commissioni, senza attendere docenti universitari di grido o di meno grido: abbiamo sentito sulla questione nucleare eminenti docenti universitari, premi Nobel internazionali, i quali prima di Chernobyl sostenevano che l'energia nucleare era talmente sicura che non si sarebbe mai posto il problema; il giorno dopo Chernobyl gli stessi personaggi sostenevano che il problema era serio e drammatico e che bisognava trovare delle alternative. Quindi non possiamo nasconderci dietro a giustificazioni di questo tipo: dobbiamo assumere le nostre responsabilità politiche in pieno, sapendo che esse aprono delle contraddizioni, sapendo che esse pongono dei problemi prima di tutto per i posti di lavoro, e di questo ce ne rendiamo perfettamente conto, perci dobbiamo impegnarci a trovare delle soluzioni. Però ci rendiamo anche conto che il problema della salute e dell'ambiente è un problema che riguarda tutti i lavoratori e le popolazioni che vivono in quelle situazioni, e quindi il problema della salute e dell'ambiente è un problema prioritario, anzi il tentativo di coniugare posti di lavoro, occupazione difesa dell'ambiente, della natura e della salute è proprio quello su cui puntare in modo esplicito. Ma per fare questo dobbiamo dire: 1) l'ACNA di Cengio è stata la maggiore fonte di inquinamento in questi ultimi cento anni 2) l'ACNA di Cengio ha determinato una situazione irrecuperabile, quindi ci vuole un provvedimento di chiusura con la richiesta immediata della garanzia del salario per i lavoratori che sarebbero obbligati, purtroppo, a vivere questa condizione non facile rispetto alla quale diamo il massimo di solidarietà e dell'impegno per trovare delle soluzioni alternative. Ma è anche necessario, in quanto è insufficiente la proposta della Giunta, che si faccia un piano socio-economico di sviluppo dell'area che preveda adeguati stanziamenti, attraverso una forma di partecipazione la più organica e organizzata possibile tra la popolazione, l'associazione per la rinascita della Val Bormida, le Amministrazioni comunali, il sindacato, le organizzazioni imprenditoriali e il pubblico potere, perché un piano socio economico è valido nella misura in cui vi è la garanzia immediata che esso è accompagnato da grandi finanziamenti pubblici, altrimenti c'è il dubbio che esso rimanga soltanto qualcosa di scritto. Quindi attivare - l'abbiamo chiesto nel protocollo di intesa e questa proposta ci è stata respinta dalla maggioranza degli stanziamenti pubblici governativi per garantire tale questione. Queste mi paiono le due cose più piene di significato.
Faccio appello al fatto che se siamo coscienti che ci troviamo di fronte ad una situazione non tanto pericolosa dal punto di vista sociale ma dirompente dal punto di vista dei rapporti tra la gente, tra chi giustamente difende il posto di lavoro e chi invece vede la contraddizione tra la difesa di questo posto di lavoro e la propria qualità di vita, credo che noi abbiamo il dovere di compiere il massimo sforzo perché si arrivi a questa decisione, con l'augurio che questa maggioranza e la maggioranza che governa la Liguria facciano appieno il loro dovere, cosa che non hanno fatto sino ad oggi. Occorre anche che il sindacato dia maggiore disponibilità ad affrontare una situazione che esso stesso ha contribuito a rendere più difficile e più complessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dico innanzitutto che concordo con la conclusione del Consigliere Pezzana, allorquando ha auspicato, anche se per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda siamo scettici al riguardo, che il dibattito odierno si concluda con delle scelte chiare, non suscettibili di interpretazione, cioè che si dica con chiarezza da parte del Consiglio regionale o della maggioranza del Consiglio regionale come si intende procedere da oggi in avanti, e soprattutto nell'immediato, in ordine a tutte le problematiche che sono state sollevate. Dal canto mio cercherò di ispirarmi al concetto della chiarezza, di una chiarezza propositiva.
Al riguardo, a mio avviso e sempre in questa ottica, va innanzitutto ricordato lo scenario nel quale ci muoviamo. Il decreto ministeriale Ruffolo, che dichiara l'area a elevato rischio di crisi ambientale prevedeva, indubbiamente in maniera velleitaria, la chiusura dell'intera vicenda entro il 31 luglio 1988. Infatti il decreto nel fare la nota declaratoria diceva: "Il Ministro dell'Ambiente provvede all'attuazione della presente deliberazione entro il 31 luglio 1988". Era già velleitario al momento in cui è stato formato il provvedimento e si è infatti puntualmente dimostrato - come è stato detto dal Ministro Ruffolo in quest'aula - che non l'intera operazione (era comunque concettualmente impossibile l'intera operazione disinquinamento e rilancio della Val Bormida) ma anche solo la predisposizione del piano di risanamento è già slittata al 31 ottobre 1988.
Nello scenario abbiamo poi il protocollo di intesa che ha come principale oggetto quello di formare il piano di disinquinamento e quello della sua attuazione. Nell'ambito dello scenario abbiamo poi lo stanziamento dei 30 miliardi per i primi provvedimenti urgenti inerenti al disinquinamento e, staccata da questi documenti, abbiamo la predisposizione, preannunciata dall'Assessore Cernetti, di un piano, che peraltro era stato richiesto da tutte le parti politiche e anche dalla nostra, di sviluppo socio-economico della Val Bormida, che ovviamente andrà in attuazione dopo che sarà stato predisposto il piano di disinquinamento e sarà stato attuato.
Sullo sfondo di questo scenario c'è l'esistenza del soggetto inquinante. Il collega Consigliere Devecchi ha illustrato e ribadito con chiarezza questo fatto a tutti noto: il fatto del soggetto inquinante ACNA che ha costituito il presupposto non scritto del decreto ministeriale del novembre 1987 che ha dichiarato l'area ad alto rischio e che invece ha costituito il presupposto, sia pure cautamente espresso, del protocollo di intesa; quindi ci troviamo indubbiamente davanti a questo soggetto inquinante.
Nell'ambito dello scenario di cui ho parlato prima la predisposizione del piano di disinquinamento nell'ambito del protocollo di intesa, la predisposizione del piano per impegnare i 30 miliardi, la predisposizione del piano di sviluppo socio-economico sono indubbiamente fatti di grosso rilievo da tenere sotto la nostra attenzione, ma riguardano il futuro prossimo; nell'immediato c'è il problema che in definitiva è quello che viene affrontato come problema numero uno nell'odierno dibattito: il problema dell'ACNA, che cosa fare del soggetto inquinante? Fra gli altri interventi ho ascoltato con attenzione quello della collega Bresso, la quale ha fatto una sottile distinzione fra la chiusura tecnica, che è quella che viene richiesta nell'ordine del giorno del Gruppo comunista, alla quale essa aderisce e mi pare di avere capito che questa chiusura tecnica dovrebbe essere una chiusura pilotata e se non concordata quasi concordata, fra la Giunta regionale del Piemonte, il Ministro dell'Ambiente e la stessa Azienda. Dicevo: sottile distinzione rispetto alla chiusura cautelare che è quella che invece rientra nei poteri delle istituzioni.
Mi rendo conto e ci rendiamo tutti quanti conto che il problema non è di facile momento, e che questo grosso problema non si risolve dicendo "chiudiamo d'autorità" o "chiudiamo con il consenso l'ACNA", "chiudiamola temporaneamente o chiudiamola" - questo peraltro mi pare che nessuno lo affermi, ma in teoria sarebbe un'ipotesi - "definitivamente".
Mi rendo conto che qui ci sono le due esigenze, entrambe sul medesimo piano, meritevoli di tutela: c'è quella dei posti di lavoro, ma c'è altrettanto quella della salute delle popolazioni; come terza esigenza c'è quella dell'ambiente, terza esigenza, ma anch'essa peraltro rilevante. Ma le prime due esigenze che si contendono il campo, che ruotano intorno alla problematica "chiusura sì", "chiusura no" vanno contemperate, ma è chiaro che l'una esclude l'altra.
Da parte nostra facciamo questa considerazione. Al di là della Commissione istituita dal Ministro Ruffolo, al di là della Commissione (pare semiclandestina) istituita dal Ministro della Sanità, al di là delle conclusioni cui potranno pervenire, che saranno fatalmente conclusioni possibilistiche (già è stato ricordato come sotto il profilo scientifico nella delicatissima e gravissima materia del nucleare scienziati validi e di fama nazionale e non solo nazionale, si collocavano polemicamente fra di loro pro-nucleare o contro il nucleare ponendo ciascuno argomentazioni di carattere scientifico), pensiamo che anche in questo caso piemontese, caso ACNA, le Commissioni concluderanno con gradi di probabilità circa la compatibilità delle produzioni ACNA o la non compatibilità. Però una cosa è certa, al di sopra di queste possibili conclusioni degli esperti esiste il pericolo di grave pregiudizio per la salute e per l'ambiente. La nostra posizione, sempre all'insegna della chiarezza, è questa: che fra le due esigenze che si contendono il campo, si debba dare la prevalenza alla esigenza della tutela della salute dei cento mila abitanti della Val Bormida. Questo non significa volere risolvere in maniera semplicistica il problema allorquando chiediamo, in via cautelare e provvisoria, la cessazione delle lavorazioni dell'ACNA.
Pare che questo potere competa al Ministro Ruffolo in base alla nota legge nazionale. A questo punto ho anche presente non solo la sottile distinzione fatta dalla collega Bresso fra chiusura cautelare e chiusura tecnica. Ho anche presente quanto essa molto opportunamente ha richiamato in ordine al possibile contenzioso che, vivendo in uno Stato di diritto possa aprirsi; però questa è una considerazione che passa sulle nostre teste e comunque una decisione, a mio avviso va presa, decisione che il Ministro Ruffolo dovrebbe poter prendere in base al pericolo di pregiudizio per l'ambiente e per la salute che già esiste, documentato a premessa e a preambolo sia del Decreto Ministeriale del novembre 1987 e sia del Protocollo d'intesa che si legge nella bozza di ordine del giorno della maggioranza, laddove si dice che: "Si dà mandato alla Giunta regionale del Piemonte di promuovere, decorso il termine del 31 luglio, tutte le iniziative di sua competenza per ottenere dal Governo i provvedimenti sopra menzionati" e i provvedimenti sopra menzionati sono quelli relativi alla sospensione cautelare.
Ad avviso mio e ad avviso del nostro Gruppo in ogni caso, senza parlare d'altro, il mandato che la maggioranza propone: "sia conferito alla Giunta di promuovere essa le iniziative", mi pare che sia fuori luogo per questa ragione: la legge n. 833/78 conferisce al Presidente della Giunta regionale il potere di ordinanza contingibile e urgente in materia di sanità pubblica. L'unico commento tecnico - politico, ma prevalentemente tecnico alla legge, dice che questo potere cautelare di ordinanza contingibile ed urgente affidato al Presidente della Giunta regionale, che evidentemente lo può emanare su mandato e su deliberazione di Giunta, pu essere emanato ogni qualvolta ci sia un pericolo per la salute pubblica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

In questo caso il Presidente della Regione Liguria.



MAJORINO Gaetano

Qui c'è un Protocollo d'intesa per quanto le riguarda la parte di nostra competenza. Non voglio stravolgere niente. Non sto dicendo che in qualche maniera o nell'arco di pochi minuti debba essere preso questo provvedimento: sto dicendo che per le parti che interessano la Regione Piemonte può essere messa allo studio l'emanazione di un provvedimento del genere, senza invadere la competenza territoriale della Liguria ma, in ultima analisi, in subordine concordandolo con il Presidente della Giunta regionale della Liguria. A mio avviso una attivazione da parte nostra per quanto riguarda la nostra competenza ci può essere anche sotto questo profilo.
In conclusione, o con l'attivazione da parte nostra in base alla legge n. 833 che ho citato, o con l'attivazione da parte del Ministro Ruffolo, la nostra posizione è che si debba arrivare - e in tal senso ci siamo espressi nell'ordine del giorno - ad una chiusura cautelare che non dovrebbe rimanere a tempo indeterminato o senza ulteriori provvidenze, ma che dovrebbe essere la premessa per un esame approfondito della situazione in modo che si possa arrivare ad una soluzione tecnica dopo la chiusura temporanea e ovviamente sta scritto nell'ordine del giorno - la messa in cassa integrazione con monetizzazione al cento per cento, così come avvenne per i sei mila dipendenti di Montaldo di Castro. Soluzione tecnica che dopo la chiusura possa permettere una riattivazione a certe condizioni che garantiscano una certezza scientifica di non ulteriore inquinamento; in quel momento la situazione potrà essere esaminata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la gente che aspetta fuori sotto il sole attende da noi parole chiare. D'altra parte questo Consiglio è stato strappato letteralmente dalla mobilitazione dei cittadini, sindaci parroci, vecchi e bambini della Val Bormida.
Come rappresentante di DP voglio incominciare con il registrare come stanno i fatti. La convenzione per la stesura del piano di risanamento non è stata a tutt'oggi nemmeno firmata, bloccata com'è dai rilievi critici della Corte dei Conti.
La Commissione Tecnica, insediata dal Ministro Ruffolo per colmare i suoi stessi ritardi, non ha ancora prodotto alcunché, mentre assistiamo alla proliferazione di Commissioni cosiddette "tecniche" di questo o di quell'altro Ministero. Donat Cattin, Ministro Senatore della Repubblica eletto alle soglie della Val Bormida, ha pensato bene di costituire una Commissione ad hoc, con la conseguenza che alcuni tecnici, due su cinque ci risulterebbe, della Commissione di super esperti starebbero per traslocare armi e bagagli verso qualche altra Commissione. Uno, ad esempio, in quella del Ministro della Sanità.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo subito una informazione negata. Due giorni fa si è svolta al piano di sopra la riunione congiunta delle Commissioni ambiente della Liguria e del Piemonte.
Abbiamo dovuto registrare un disagio generalizzato di tutti i membri delle Commissioni per l'assenza dei governi regionali in quella sede e la mancata informazione tempestiva sugli sviluppi della situazione; sviluppi che sono sempre più negativi per il ritardo intollerabile che si va accumulando.
La stesura del piano socio-economico, su cui pure c'era stato un impegno della Giunta regionale nell'incontro con l'Associazione di rinascita della Val Bormida, è stata appena affidata all'IRES perché ne faccia uno studio.
Stamani, signor Presidente, un collega - il Capogruppo socialista Rossa mi chiedeva perché Democrazia Proletaria ha radicalizzato la sua posizione rispetto al 4 febbraio scorso, quando volemmo prendere sul serio la volontà di arrivare al 31 luglio con fatti concreti che garantissero innanzitutto il diritto alla salute di centinaia di migliaia di persone e di lavoratori e, nello stesso tempo, il reddito, il lavoro per chi è costretto a vivere manipolando veleni.
La nostra radicalizzazione, signor Presidente, è determinata dalla semplice registrazione di questi fatti, perché in cinque mesi cose concrete se ne sono fatte poche, mentre cresce la confusione e il conflitto di competenze di cui le due Commissioni parallele del Ministro dell'Ambiente (socialista) e del Ministro della Sanità (democristiano) ne sono testimonianza.
Non abbiamo cambiato idea sulla necessità di difendere lavoro e reddito delle maestranze. Da questo punto di vista la nostra ferma determinazione la nostra coscienza, è che vada affrontato di petto il ruolo di questa chimica, di quella della Montedison, di quella dell'ACNA di Cengio, nel processo industriale moderno. D'altra parte, Signor Presidente e Colleghi badiamo bene a questo. Bisogna decidere in fretta, per quanto riguarda i destini dell'ACNA, perché nel Gruppo Montedison, nella chimica italiana, ci sono troppi movimenti strani. Gardini, che ostenta voti verdi a questa o a quell'elezione, non può defilarsi senza aver pagato il dazio dei danni alla salute dei cittadini e del territorio. Sappiamo, Signor Presidente, che nella lotta per la difesa della salute in fabbrica ci sono pagine belle e pagine brutte. C'è una coscienza dei propri diritti che stenta a farsi strada e ci sono anche esempi di abnegazione e di lotta collettiva per ottenere risultati per la salute propria e per un modello di sviluppo civile. C'è Castellanza, tanto per rimanere nel Gruppo Montedison, e c'è l'IPCA di Ciriè.
Pensiamo, Signor Presidente, che le decisioni che ci attendono non possono essere prese sulla base delle risultanze di questa o di quella commissione. Tanto per non avere memoria corta, conviene ricordare che il Ministro Ruffolo, nella premessa al DPCM del 23 novembre ultimo scorso, ha testualmente affermato che tra le molteplici sostanze scaricate dal citato impianto della società ACNA, vi sono numerose sostanze non comprese fra i parametri specifici di cui alla tabella A, allegata alla legge 10 maggio 1976 n. 319, nonché alcune, quali benzene e derivati benzenici, aniline fenoli e piridine, caratterizzate da elevate tossicità.
Una commissione tecnica non può che registrare i fatti, non pu modificare le leggi e le leggi, su questo versante, sono carenti. Ciò vuol dire che le tabelle di una legge stesa dodici anni fa, contemplano la presenza di sostanze velenose, pericolosissime, per la salute dei cittadini e dei lavoratori, sostanze di cui sono state accertate elevate tossicità come dice il Ministro.
Come per il nucleare, signor Presidente, la decisione dovrà essere politica, dovrà essere dei rappresentanti del popolo, e non di questo o di quel tecnico il quale non potrà che consegnare relazioni in cui si illustreranno, di volta in volta, i pro e i contro di una scelta piuttosto che di un'altra.
In verità bisogna rimboccarsi le maniche, colmare il secolare ritardo (è stato detto stamani) e quindi pervenire ad una inversione di marcia, ad un modello di sviluppo diverso, attraverso la chiusura cautelativa dell'azienda inquinatrice dei lavoratori e della Valle Bormida.
Mi domando, signor Presidente (e penso si domandino tutti coloro i quali abbiamo a cuore la conclusione positiva di questa drammatica vicenda), cosa resterà delle già traballanti parole dell'Assessore Cernetti al riguardo, quando sarà scatenato l'urto, magari del suo Capogruppo Rossa il quale nella riunione dei Capigruppo di ieri ha detto che è eccessivo porre un termine al 31 luglio perché si prenda finalmente la decisione dovuta. Invece, dobbiamo dare il segnale che si cambia strada.
Signor Presidente e colleghi - vi prego di credermi - soffro terribilmente quando sento alcuni sindacalisti che parlano come parlerebbe Gardini. Se poi sono sindacalisti dovrebbero spiegare come si ritrovano dalla sera alla mattina, qualche villetta da 400 milioni a Pallare, oppure vanno in vacanza in Giappone, a spese dell'azienda, per la conclusione (alla bell'e meglio per l'azienda) di qualche vertenza... Allora questa amarezza diventa indignazione, quando si sentono questi stessi sindacalisti, ancora stamani, parlare di sistema mondo e di mercato mondo dimenticandosi del cancro alla vescica che i lavoratori, che loro dovrebbero rappresentare, continuano a portarsi nella loro vecchiaia.
So che c'è disagio nello stesso movimento sindacale piemontese per alcune posizioni grette di difesa acritica di quelle che sono le responsabilità della Montedison. Da questo punto di vista rivolgiamo un invito ai lavoratori e ai compagni del sindacato, di non attaccarsi ad un muro malfermo che è destinato a crollare. La strada da battere sul piano sociale, signor Presidente, a nostro avviso è quella di avviare subito una vertenza territoriale per un'occupazione alternativa. Ci siamo sforzati come piccolo Gruppo, di formulare proposte concrete che consentano di ricollocare quei lavoratori, mille e più, in attività alternative. Abbiamo consegnato queste proposte al Ministro Ruffolo, in quest'aula, le abbiamo inviate, anche, alle Segreterie dei sindacati liguri, le quali si sono ben guardate - questo lo dico ai lavoratori perché sappiano - di farci sapere il loro punto di vista su alcune proposte molto modeste che, però, vanno nella direzione di trovare un'occupazione ai lavoratori, un'occupazione che salvaguardi innanzitutto la loro vita e che non pregiudichi la salute di tutti quanti gli altri. La strada da battere è un'altra anche per rompere il rapporto feudale istituito dalla Montedison con il territorio circostante in questo secolo di attività, arrivando ad acquistarsi addirittura il diritto di pesca su un fiume reso morto, proprio perché non si possa testimoniare che quel fiume è morto. Questa è la realtà dei fatti.
Se tutti quanti ne saremo capaci, bisogna inchiodare la Montedison alle sue responsabilità. Per questo ci rendiamo conto che c'è una deficienza anche di strumenti legislativi. Occorrono in sostanza nuove leggi e nuovi strumenti, per spostare risorse nazionali non verso una ginnastica cosiddetta ecologica per qualche impresa furba che si appronta a disinquinare, mentre a monte si continua ad inquinare, ma per spostare risorse chiudendo innanzitutto i rubinetti del veleno, per guardare al futuro.
Se non vogliamo far godere Gardini e Salucci iniettando fra i lavoratori la falsa convinzione che i loro nemici sono gli abitanti della Val Bormida, i quali invece possono essere e sono già oggi, per loro esplicita volontà, i loro preziosi alleati per non continuare a morire di cancro alla vescica; se vogliamo che le popolazioni della Val Bormida diventino finalmente padrone del proprio destino (abitanti della Val Bormida che si sono raccolti in una associazione che attraversa tutti i partiti e tutte le forze politiche); se vogliamo che l'Associazione Val Bormida e tutte quante le istituzioni locali si battano per invertire marcia, dobbiamo finalmente domandarci "che cosa" e "per chi" produrre in quella valle. Allora, da questo punto di vista, gli strumenti legislativi per costringere la Montedison al risarcimento dei danni, per non disperdere risorse pubbliche in bonifiche (è stato già detto da altri colleghi ed è richiesto a gran voce dall'Associazione Val Bormida) spettano agli inquinatori.
Signor Presidente, la invito, e invito anche i sindacalisti che rumoreggiavano alle mie spalle, a venire sabato ad Acqui Terme dove illustreremo queste nostre proposte in un convegno pubblico nazionale, con la partecipazione del nostro Segretario Nazionale. Pensiamo che questa istituzione debba fare la sua parte e allora l'ordine del giorno che mi riservo di illustrare quando entreremo nel merito dei vari documenti proposti, indica, ad esempio, la strada di una legge di iniziativa regionale rivolta al Parlamento perché si dia maggior ruolo alle istituzioni decentrate dello Stato per combattere un modello di Stato centralistico che vede tutto dall'alto; processi che invece possono essere governati, affrontati e risolti! Un decentramento effettivo di potere con istituzioni vicine ai bisogni dei propri cittadini rappresentati.
Ieri, Marchini, Capogruppo liberale, riconosceva come la natura della questione che qui discutiamo riguarda il modello di economia e il modello di territorio e di sviluppo. Ribadisco, come per il nucleare, che questa è una scelta che - vivaddio - spetta ai politici, e non a questo o a quel tecnico cosiddetto superparte.
Signor Presidente, ho finito; voglio dire ancora che la sfida è grande avremo modo per confrontarci e per approfondire ulteriormente le cose. Ci troviamo di fronte al primo caso concreto di intervento pubblico per affrontare questa contraddizione che oggi è dirompente, ma non è detto che lo debba essere sempre, fra economia e ambiente e fra economia e sviluppo.
Per decidere che cosa e come produrre dobbiamo sintonizzarci con la cultura politica nuova che si è fatta largo fra la gente che subisce gli effetti velenosi di questo modello di sviluppo capitalistico.
Passo passo, signor Presidente, ci sforzeremo di portare i colleghi riottosi, come contro il nucleare, sull'unica strada giusta: mettere al primo posto la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini come parametro primario per giudicare le compatibilità delle produzioni. Salute che viene prima del profitto privato e prima del cosiddetto mercato mondo che questa mattina qualcuno assumeva come gabbia d'oro entro cui morire.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, vorrei che lei si facesse interprete (entro i limiti di quelle che possono essere le nostre responsabilità sulla vicenda) del disagio che non solo noi ma la cittadinanza avverte a fronte di congiunture di questo tipo. Disagio dovuto non solo all'insofferenza di voler ignorare i problemi, di non volerli vedere trattare con una sorta di dialettica da spettacolo di piazza, che purtroppo non risolve di per sé i problemi, ma disagio dovuto a tutte le manchevolezze, a tutti i ritardi che ci competono e che sono in larga misura componente del punto di rottura al quale sono arrivati oggi i problemi.
Deve essere chiaro che in questa vicenda, al di là degli ordini del giorno che voteremo questa sera, purtroppo non è che ci si possa attendere da pronunciamenti del Consiglio degli effetti miracolistici, se è vero com'è vero che le istituzioni ad alcuni livelli sono state tardive nel passato e se è vero com'è vero che purtroppo anche i compiti a cui la Regione ha rinunciato in termini di operatività delegandoli al Ministero stanno subendo delle remore e dei ritardi che certamente non fanno onore alle istituzioni e purtroppo differiscono la soluzione di problemi che dovrebbero essere affrontati con maggiore tempestività.
Il collega Devecchi ha già esposto, a nome della Democrazia Cristiana ed essendo anche interprete di una realtà territoriale direttamente interessata alle vicende, la posizione del Gruppo. Non riprendo gli argomenti perché mi pare che siano stati espressi molto chiaramente e vorrei invece guardare a ciò che sta al di là delle analisi critiche e delle posizioni delle quali ci facciamo interpreti sia sul versante dei problemi delle popolazioni sia sul versante dei problemi dei lavoratori.
Ciò che sta dopo è nella direzione della riconversione delle attività.
Vorrei che questo fosse molto chiaro e vorrei che la Giunta assumesse appieno delle titolarità di iniziativa che staranno al di là dei pronunciamenti che - come ha già detto il collega Devecchi - richiederemo al Ministero.
Le iniziative che la Giunta ha titolarità di prendere riguardano i problemi del diritto alla continuità della vita e alla speranza ad impostare nelle realtà territoriali interessate un nuovo approccio e rapporto rispetto sia alle attività sia al governo dell'ecologia, perch questa è oggi la componente maggiormente contestata, problemi rispetto ai quali esiste una capacità di elaborazione che non è di poco conto, ma che deve essere immediatamente attivata se si vuole pervenire a risultati che siano conseguenti all'obiettivo della riconversione.
Credo di poter parlare con relativa serenità del problema della riconversione senza con questo voler cavalcare le tigri selvagge delle soluzioni senza ritorno sul piano occupazionale o senza voler cavalcare delle posizioni di principio che sottendono all'incapacità del governare la situazione.
Non si tratta di continuare ad assumere posizioni di principio, come purtroppo si sono assunte recentemente rispetto alle vicende del nucleare senza essere poi in condizione di esporre con altrettanta coerenza soluzioni reali a problemi reali, effetti concreti ad effetti immediati quali sono le sospensioni di certi investimenti e di certi piani che avevano, sia pure erroneamente, trovato soluzioni in alcune delineazioni strategiche; quindi posizioni di principio che si arrestano al pronunciamento popolare senza di fatto saper esprimere quei contenuti di prospettiva che concernono alle responsabilità di governo.
Credo che questo il mio Gruppo lo debba sottolineare con particolare evidenza, non solo perché è il partito di maggioranza relativa nel Consiglio regionale, perché è anche partito di maggioranza relativa al Governo nazionale, quindi come parte politica gli competono compiti di responsabilità che non si possono solo attestare ai pronunciamenti negativi, ma debbono guardare anche i risvolti positivi, perché lo sviluppo del Paese deve procedere, la promozione sociale non si deve arrestare e tutti i problemi che sono irrisolti dal punto di vista delle riconversioni e delle attività che hanno dei profondi risvolti anche sul piano occupazionale, debbono trovare immediata risposta.
Sotto il profilo delle attività proprie del piano, altri colleghi hanno già proposto, con ordini del giorno, l'attivazione immediata del piano socio-economico territoriale. Ci permettiamo di osservare che se questo piano non punta immediatamente a precise strategie operative il rischio è di ricadere ancora una volta in ripetizioni tipiche dei progetti o dei piani di sviluppo.
Sosteniamo l'esigenza di individuare aree di intervento precise ed obiettivi di politiche settoriali precise non essendo assimilabile il problema della riconversione delle attività produttive della Valle Bormida ad altre generiche problematiche che possono essere diffuse indifferentemente su tutte le restanti parti del territorio regionale.
Tra questi obiettivi di politiche settoriali indichiamo in modo preciso i problemi dell'agricoltura e della forestazione, della riqualificazione ecologica sia per quanto attiene ai siti precisi delle attività che inquinano sia per quanto attiene le discariche e il gravissimo problema della regimentazione idraulica, ivi comprese le quantità d'acqua da mettere a disposizione delle attività produttive rispetto alle quantità da destinare ad altri usi. L'ultima componente è relativa alle attività economiche di prospettiva che non possono non contemplare provvedimenti speciali del Governo per quanto attiene a provvidenze sia dal punto di vista fiscale sia dal punto di vista occupazionale che facilitano, come è stato fatto in passato per altre Regioni italiane, l'insediamento di attività alternative e quindi la risoluzione concreta dei problemi occupazionali.
Sappiamo bene che in questa Valle esiste una componente particolare turistica dovuta alla risorsa naturale di Acqui e riteniamo quindi che la capacità di attivare un sistema strategico preciso di attività in un quadro preciso di progetti operativi non possa deludere le indicazioni che si possono dare alle popolazioni e ai lavoratori e possa anche contemplare una capacità di organizzazione della spesa, sia regionale sia nazionale, che sia conseguente.
La posizione del Gruppo DC - già espressa dal Consigliere Devecchi - è allineata alle dichiarazioni dell'Assessore Cernetti e vorrei che questa posizione fosse ulteriormente precisata con un impegno da richiedere al Ministero, entro il 31 luglio, per attivare le sospensioni cautelative o tecniche per le lavorazioni dello stabilimento di Cengio che esigono immediate posizioni che non siano solo quelle del non ritorno occupazionale, perché su questo ci siamo pronunciati ed abbiamo sostenuto posizioni di responsabilità.
Vorremmo però che questi accertamenti, che si dovrebbero attivare entro il 31 luglio, avessero una conclusione. La conclusione che chiediamo potrebbe benissimo essere attivata entro il 31 ottobre ponendo in condizioni le comunità e le stesse istituzioni ad un raffronto tra dati che mi spiace dirlo - saranno ancora una volta il punto di scontro sulla legittimità o meno di certe operazioni.
Parlando con i colleghi liguri ho già manifestato tutto il disagio nel constatare l'incapacità delle UU.SS.SS.LL. a produrre dati sulla salute dei cittadini. Eppure, questi sono livelli territoriali elettivi, sia pure di secondo grado, che discendono direttamente dalle rappresentanze locali delle popolazioni e quindi è inammissibile la loro incapacità ad esprimere sulla salute dei cittadini dei dati che siano a garanzia dei loro amministrati.
Vorrei che il Presidente della Giunta si facesse carico di questo problema investendo l'Assessorato alla sanità. L'attivazione delle UU.SS.SS.LL. - la stessa sollecitazione è stata fatta anche ai colleghi della Liguria - dovrebbe essere incondizionata e senza possibilità di equivoci e se non esiste la possibilità di ottenere sufficienti elementi per insufficienza di dotazione di personale si attivino a livello ministeriale o a livello regionale tutte le opportunità che consentano, su questa vicenda, di evitare la subordinazione degli organismi per legge preposti alla salute dei cittadini rispetto ad altri soggetti esterni quali sono le aziende, quali sono - sia pure con tutto il rispetto degli organismi universitari - le Università, le quali hanno pure una titolarità che è rispetto ai problemi concreti della popolazione una titolarità del tutto estranea; perlomeno organismi che potrebbero anche produrre dati che discendono da un'attivazione contingente, non continua, mentre invece le UU.SS.SS.LL. sono organismi costantemente preposti a fornire dati di monitoraggio, elementi che siano in condizione di poter essere comparabili tra loro e non desunti da campioni estratti in condizioni di eccezionalità.
Insisto su questa componente perché mi pare che, nella gestione difficoltosa che ha ereditato l'Assessore Cernetti, questo sia stato uno degli elementi che ha oggettivamente impedito di attivare un rapporto non in condizioni paritetiche (perché possiamo anche capire le difficoltà contingenti e di natura tecnica che possono sussistere da una realtà territoriale all'altra), non ci ha nemmeno consentito di avviare un processo che, per quanto attiene al confronto di elementi che potrebbero essere decisivi rispetto a certe decisioni, sia esente da equivoci e scarichi di responsabilità.
La seconda raccomandazione che vorrei fare all'interno degli impegni richiesti al Ministero è ovviamente il coinvolgimento delle realtà territoriali che noi nel protocollo abbiamo ampiamente invocato. Non vorremmo che questa sceneggiata del riferimento al Consiglio regionale dovesse ripetersi e mancasse nelle popolazioni e nei lavoratori il riferimento ai loro soggetti rappresentativi locali che hanno la maggiore titolarità per essere interpreti delle loro garanzie ed essere, nei confronti delle istituzioni e del Governo, i soggetti legittimati così come abbiamo previsto nel protocollo per quel controllo di garanzie che nell'operazione relativa alla definizione del piano di disinquinamento abbiamo previsto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Io credo che non vada sottovalutato quanto è successo oggi: una situazione di forte contrapposizione, direi di rottura tra la popolazione della Val Bormida da una parte e i lavoratori dell'ACNA dall'altra. E' grave e credo che compito delle istituzioni sia quello, a questo punto, di mettere in campo le iniziative che loro competono per tentare di attenuare e se è possibile superare, questa contrapposizione sulla base di obiettivi comuni.
Purtroppo quello che sta succedendo era facilmente prevedibile. Di fronte all'incapacità della Regione e del Governo di gestire con strumenti e tempi adeguati questa vicenda, vicenda complessa e certo difficile, era facile prevedere che si sarebbe arrivati ad una radicalizzazione delle contrapposizioni tra la popolazione della Val Bormida e i lavoratori dell'ACNA.
Voglio qui ricordare al Consiglio, ma in particolare all'Assessore Cernetti e alla Giunta, quello che dissi l'11 febbraio quando ci fu la discussione sul protocollo d'intesa. Allora io, ma non solo io, anche il Gruppo comunista ad esempio, dicemmo che o si avviava da subito la predisposizione di un piano di sviluppo socio-economico, che prevedesse anche la riconversione e la ricollocazione in altre attività dei lavoratori delle aziende incompatibili, ponendo in quel modo le basi per avviare un dialogo e una unità d'azione e di obiettivi tra la popolazione e i lavoratori, oppure si sarebbe arrivati presto ad una radicalizzazione delle contrapposizioni in cui non ci sarebbero stati più i margini di mediazione.
Era facile prevedere questo, di fronte alla inerzia e ai ritardi della Regione e del Governo. Questa cosa che prevedemmo l'11 febbraio si è puntualmente avverata. Certo, oggi anche voi come maggioranza arrivate a proporre un piano di sviluppo socio-economico per la Valle Bormida, ma ci arrivate con cinque mesi di ritardo! Cinque mesi durante i quali sono successe delle cose, ma ad esempio quello che dovevano fare in particolare la Regione ed il Governo non è stato fatto. Cinque mesi di ritardo che hanno in gran parte compromesso la possibilità di un governo reale di questa vicenda e non solo per i ritardi della Regione, per le insufficienze in particolare rispetto al piano socio-economico, ma anche per i ritardi del Governo nell'affidare intanto l'incarico per la redazione del piano di risanamento. E questi ritardi hanno alimentato nella popolazione la sfiducia, il sospetto che anche stavolta sarebbe andata a finire come è sempre andata a finire nella Valle Bormida, e cioè che di fronte alle richieste e alle proteste della popolazione non è mai cambiato nulla.
L'ultima vicenda della Commissione tecnica nominata dal Ministero per come è stata gestita questa vicenda (non certo per responsabilità dei tecnici che vi hanno lavorato) ha aggiunto sfiducia a sfiducia. Come si fa a nominare una Commissione che deve valutare il grado di inquinamento dell'ACNA e la sua compatibilità con il territorio e poi concedere una settimana di tempo per lavorare? Significa prendere in giro chi ha del buon senso! Le responsabilità in questa sede vanno richiamate, perché richiamare le responsabilità è anche la condizione per tentare di superare i ritardi. Le responsabilità di questa situazione, della radicalizzazione della contrapposizione, sono in gran parte della Regione e del Governo. Colleghi della maggioranza, non ho ancora ricevuto formalmente il vostro ordine del giorno, però l'ordine del giorno che è circolato e che è attribuito alla maggioranza è ancora una volta una cosa tra il "pilatesco" e il liquidatorio. Infatti, in quella bozza di ordine del giorno si chiede in sostanza al Governo di esprimersi sulla eventuale sospensione cautelativa delle produzioni dell'ACNA sulla base delle risultanze del lavoro della Commissione tecnica, ben sapendo - e nessuno questo lo ignora in quest'aula - che per come la Commissione è stata posta in condizioni di lavorare e per i tempi concessigli non può certo esprimere un giudizio compiuto su alcunché e quindi ben sapendo che verosimilmente il Governo non prenderà alcun provvedimento.
Questa è la verità e rappresenta le responsabilità e la situazione in cui siamo.
Soprattutto le forze progressiste che si battono per il cambiamento hanno di fronte la sfida e cioè la sfida di incominciare a sperimentare nel concreto iniziative ed esperienze per una nuova qualità dello sviluppo, che allo stesso tempo tuteli e salvaguardi l'ambiente e la salute e sia occasione di nuova occupazione e di nuovo lavoro, sfuggendo a quella che dalla Farmoplant all'ACNA sembra un'alternativa ineliminabile, ma che invece bisogna sforzarci di eliminare, sfuggendo all'alternativa che ci propone il padronato e questo tipo di sviluppo: o inquinati o disoccupati.
Su questo discorso di una nuova qualità dello sviluppo ritengo che ad esempio ci siano dei ritardi all'interno anche del movimento sindacale.
Ritardi che il movimento sindacale deve farsi carico di superare.
Che cosa fare? Io faccio una prima considerazione: la vicenda della Farmoplant di Massa Carrara, tra le molte cose, ci ha insegnato che la contrapposizione tra popolazione inquinata e lavoratori, peraltro altrettanto inquinati, porta alla sconfitta degli uni e degli altri. Porta alla sconfitta della popolazione che continua a subire l'inquinamento e porta alla sconfitta dei lavoratori che diventano subalterni e ostaggio del padrone. E ancora una volta a vincere è il padrone! In questo caso a Massa la Montedison e - spero però di no - a Cengio ancora la Montedison.
Seconda considerazione. Qui si contrappongono nei fatti due valori che entrambi io ritengo siano fondamentali per una società che pretende di essere moderna, civile e sviluppata. Da una parte esistono i valori della salute e dell'ambiente che sono valori generali e che riguardano tutti indistintamente; su questo problema i lavoratori, almeno all'interno delle fabbriche e dei luoghi di lavoro, hanno da sempre lottato e forse un insegnamento che dovremmo trarre è che su questo terreno proprio all'interno dei luoghi di lavoro il livello di lotta dei lavoratori si è attenuato.
Dall'altra parte c'è il valore del lavoro come strumento di vita dei lavoratori e delle proprie famiglie e di affermazione della dignità dei lavoratori. Tutti e due questi valori vanno difesi, perché non è accettabile che il padronato ci proponga l'alternativa di subire o l'inquinamento o la disoccupazione come condizione per la continuità dello sviluppo. Per questo ritengo che, oltre alla popolazione della Valle Bormida e i lavoratori, venga chiamata in campo con forza la Montedison che in tutta questa vicenda è stata sullo sfondo. Sicuramente da parte dei governi sia regionale che nazionale non si è mai avuto il coraggio di richiamarla alle sue responsabilità con forza. La Montedison è responsabile di questa situazione e va chiamata in causa affinché si assuma le proprie responsabilità nel contribuire al disinquinamento della Valle; è il minimo che gli si possa chiedere come risarcimento dopo gli enormi profitti che ha tratto sulla pelle dei lavoratori e della popolazione e sul degrado dell'ambiente; deve anche contribuire ad assicurare ai lavoratori una prospettiva certa di lavoro. Una prospettiva che non sia il lavoro di produzioni inquinanti come lo è l'ACNA.
Faccio una proposta che forse non troverà molti consensi e cioè che il Consiglio regionale, uscendo da questa giornata, predisponga una piattaforma di obiettivi sui quali svolgere un'azione politica alta e forte; in sostanza propongo di lavorare tutti insieme a partire dalle istituzioni per superare la contrapposizione in atto tra lavoratori e popolazione, e stabilire una unità d'azione e di obiettivi basandosi sul fatto che a pagare deve essere la Montedison.
E' quindi necessario che ognuna delle parti faccia dei passi in avanti manifesti delle disponibilità. Disponibilità che devono consistere, per la popolazione della Valle Bormida, nel riconoscimento e nell'assunzione del problema del lavoro per i lavoratori dell'ACNA, non come un problema marginale ed accessorio, ma come problema fondamentale, condizionante di tutta questa vicenda al pari dell'obiettivo del disinquinamento della Valle. Riconoscere per i lavoratori il diritto di difendere il lavoro, ma la disponibilità a non difendere l'ACNA e a prendere seriamente in considerazione ipotesi di lavoro alternative.
Propongo quindi un'iniziativa politica istituzionale che faccia perno su tre obiettivi i quali devono andare avanti di pari passo: 1) la predisposizione di un piano di sviluppo socio-economico della Valle Bormida da parte della Regione, con un impegno di spesa e con la richiesta al Governo di impegnare delle risorse, se necessario con apposita legge 2) la chiusura dell'ACNA, perché è una fabbrica simbolo dell'inquinamento, del degrado ambientale e dell'attentato alla salute pubblica dei cittadini della zona sia per coloro che hanno lavorato in passato e sia per quelli che lavorano oggi. Non so cosa risulterà dalle indagini tecniche quando verranno svolte, ma credo di poter affermare con certezza, e di questo parere sono in molti nella Valle Bormida, che l'ACNA in questi decenni ha ampiamente dimostrato la sua incompatibilità con quell'ambiente e con il territorio. Non va inoltre dimenticato che sotto l'ACNA ci sono tonnellate di rifiuti altamente tossici che vanno in qualche modo rimossi. Per questo ritengo che il secondo caposaldo sia la chiusura dell'ACNA 3) è fondamentale avere delle certezze per convincere i lavoratori dell'ACNA e il sindacato a partecipare a questa unità d'azione e di obiettivi ed all'attivazione nella zona (non certamente sull'attuale area dell'ACNA) di nuove attività produttive in grado di garantire l'occupazione dei lavoratori. Voglio anche dire una cosa che, probabilmente, in Valle Bormida non farà piacere, ma a volte per raggiungere gli obiettivi di unità d'azione bisogna anche fare delle mediazioni: non escludere che a contribuire all'attivazione di queste nuove attività venga chiamata direttamente o indirettamente anche la Montedison. La condizione fondamentale è che un'autorità pubblica al di sopra di ogni sospetto accerti che queste nuove attività siano pulite, cioè non inquinanti oggi e non inquinanti in futuro.
Tra la chiusura dell'ACNA e l'attivazione di queste nuove attività certamente ci sarà una fase di transizione durante la quale ai lavoratori va garantito lo stipendio pieno e la possibilità di un loro utilizzo nel piano di risanamento. Si può obiettare che non è facile trovare imprenditori che vadano ad avviare nuove attività in Valle Bormida, questo è vero, ma a questo problema si può far fronte intanto con un sistema di incentivi e poi con l'utilizzo da parte del Governo di tutti i poteri di contrattazione che ha nei confronti del padronato e della Montedison in particolare. Non dimentichiamo che in questi anni e ancora adesso continuano ad essere erogati al padronato in generale e alla Montedison ingenti risorse, migliaia di miliardi, sotto forma di fiscalizzazione degli oneri sociali per la ricerca, e se si vuole possono essere usati come strumento di contrattazione.
L'altro aspetto è la trattativa che è in atto sul polo chimico che pu essere un altro strumento di contrattazione.
Si dice, ed è un'obiezione sindacale credo corretta, che le attività sostitutive sono sempre state una cosa che si sbandiera quando si tratta di chiudere delle attività, però non si sono mai realizzate, come è successo nell'alto novarese. Nell'alto novarese sono state promesse più volte attività sostitutive che non si sono mai realizzate. Allora qui si pone il problema: di fronte a situazioni di incompatibilità accertata di aziende con il territorio abdichiamo e decidiamo che quelle attività vanno chiuse senza possibilità di riconversione in attività sostitutive? Oppure chiediamo al Governo e al padronato di fare uno sforzo con più convinzione perché queste attività sostitutive si concretizzino veramente? Ma voglio chiedere di più al sindacato, in questi giorni si parla di attività sostitutive per decine di migliaia di lavoratori del settore siderurgico in Italia, in Piemonte e a Torino. Se le attività sostitutive sono veramente un bluff per chiudere le aziende e mettere sul lastrico i lavoratori, io mi chiedo dove sono i lavoratori siderurgici, e chiedo al sindacato se non sia il caso che, con la stessa forza con la quale lottano i lavoratori dell'ACNA per la difesa della fabbrica, lottino anche i lavoratori siderurgici in difesa dei posti di lavoro, perché significa dire che i 3000 siderurgici di Torino saranno licenziati tout court. Io sono per fare uno sforzo di concretizzazione rispetto alla questione delle nuove attività per avere non della carta scritta, ma avere delle certezze. E le certezze stanno non soltanto nel fatto che il Governo firma degli accordi per attività sostitutive come è successo nell'alto novarese, ma nell'individuazione di soggetti precisi e credibili che devono realizzare queste attività. Non sono un soggetto credibile le società fantasma che dovevano realizzare le attività sostitutive nell'alto novarese.
Mi auguro che il Consiglio regionale oggi non proceda ad un ennesimo rinvio o passi la palla a qualcun altro, ma sappia assumere una iniziativa politica forte, di alto livello, in grado di contribuire a riportare ad unità la contrapposizione in atto. E mi auguro che riesca a portare ad un tavolo di confronto tutti i soggetti interessati per acquisire delle certezze sui tre punti che ho detto e in particolare sulla attivazione nella zona di nuove attività che contribuiscano a garantire posti di lavoro.
Non ho firmato alcun ordine del giorno, neanche quello del Gruppo comunista a cui appartengo, in quanto ritengo che bisogna fare il massimo sforzo per uscire oggi da quest'aula decidendo di attivare un'iniziativa politica che miri a ricomporre questa contrapposizione sugli obiettivi comuni che ho cercato di delineare.
Voglio dire, con altrettanta chiarezza come ho fatto in altre occasioni assumendomi tutte le responsabilità, che se questa volontà e questa iniziativa politica non prenderà corpo e sarò chiamato a schierarmi, mio malgrado mi schiererò, e quando mi schiererò mi schiererò per la tutela della salute e dell'ambiente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cari amici che ci ascoltate nelle tribune e sulla piazza antistante, desidero prima di tutto esprimere la fiducia del Gruppo socialista sulle prospettive di soluzione di questa grande vertenza, di questa vertenza che - come si è ricordato prima - dura ormai da un secolo.
Desidero esprimere questa fiducia perché siamo entrati nella dirittura di arrivo per l'avvio di tutta una serie di interventi che mi fanno pensare che siamo stati in questi giorni e siamo di fronte ad una grossa svolta dalla quale poi partire per organizzare una situazione secondo prospettive completamente diverse da quelle che abbiamo finora subite.
A fronte di questa svolta che non ho alcuna difficoltà a definire storica, a fronte di questa svolta storica, che si sta determinando nella Valle Bormida, credo che il soffermarsi su questo piccolo ritardo o sull'altro sia cosa trascurabile rispetto agli obiettivi che stiamo per realizzare. Mi sembra che ci si fermi troppo alle piccole cose e si perda di vista quelle che sono le grosse prospettive che stanno innanzi a noi.
Con questo non intendo assolutamente enfatizzare la situazione, anzi ritengo che dobbiamo stare con i piedi per terra e sfuggire a due rischi che hanno fatto capolino qua e là negli interventi odierni che sono da una parte l'ottimismo ad oltranza e dall'altra il pessimismo, il buio nero, che rasenta il catastrofismo. Sono due rischi da cui dobbiamo sfuggire, non possiamo né essere ottimisti per dire che a questo punto le cose sono avviate, né avvicinarci a questo problema con il pessimismo di chi per ragioni di critiche, che sono pure legittime, a un governo regionale o ad un governo nazionale, finisce di ridimensionare quella che è la portata di un intervento che ha determinato, secondo me, una grossa svolta.
Non solo: questi due aspetti rischiano di farci perdere il tavolo di questa grossa contrattazione, di questo grosso confronto e scontro, che vedranno inevitabilmente, se noi sappiamo portare avanti una strategia concreta, da una parte le istituzioni con la gente, con i lavoratori e dall'altra i grandi potentati economici, come sono rappresentati dalla Montedison e dall'ACNA. Sono questi i nodi che verranno al pettine.
Da questo punto di vista, signor Presidente, mi lasci esprimere la soddisfazione che ho notato per questo clima di serenità e di senso di responsabilità che c'è non solo in questa assemblea, ma anche tra la gente.
Devo dire che effettivamente ieri di fronte alle notizie che si ricevevano, che arrivavano un po' dappertutto, ai preannunci che venivano fatti dalla stampa, che venivano illustrati, segnalati nelle radio, ero estremamente preoccupato per l'arrivo di migliaia di persone, tanto è vero che ho espresso la mia preoccupazione al Presidente Viglione, il quale mi ha, con la sua grande padronanza di cose, anche rassicurato. Pur conservando quelle perplessità oggi però devo dire che c'è un grande senso di responsabilità, certo c'è un confronto, non siamo sepolcri imbiancati siamo gente viva che partecipa. Lasciatemi dire che questo mi riempie di soddisfazione, perché c'è la volontà di non perdere di vista gli obiettivi.
E gli obiettivi sono chiari; credo siano quelli di rendere giustizia davvero, finalmente; ed è qui il significato della svolta, alla quale hanno lavorato tutti. Quindi devo dare atto alla Regione e all'impegno che ha assunto la collega e compagna Cernetti: ma perché non riconoscere questo impegno? perché mettere in luce solo aspetti di scarsa informazione ritardi, passi pesanti che pure ci sono stati? Così come è giusto riconoscere lo sforzo che si sta compiendo a livello nazionale per rendere giustizia ad una grande domanda sociale e umana che dura da molto tempo e che è stata finora vanificata, come è stato detto negli interventi.
Finalmente rendere giustizia e in questo quadro capire le legittime reazioni della gente, che a me sembra si possano ricondurre più a questo assurdo atteggiamento di rifiuto che c'è stato lungo i decenni scorsi piuttosto che rispetto ai problemi che possono essere l'oggetto del confronto oggi con l'ACNA; è rendere giustizia ad una situazione che pesa come una montagna di fronte alla quale, purtroppo, nel passato pesanti sono state le responsabilità di carattere generale e anche di carattere politico. Questo non significa che le cose oggi siano diventate più semplici, però significa che c'è un processo di affermazione di alcuni valori, di alcuni principi, di alcuni modi di essere ai quali noi socialisti abbiamo dato un nostro contributo lungo una strada di riforme di passo dopo passo, di recupero di quei valori che sono la storia del movimento socialista nel quale operiamo.
Collega Staglianò, sta qui la domanda che questa mattina ti rivolgevo.
Stento a capire, perché io come rappresentante di un Partito che viene dal mondo del lavoro, che rappresenta la società, la gente, i lavoratori soffro, vivo questo problema come un dramma perché mi rendo conto che da una parte abbiamo centinaia di migliaia di persone che hanno pagato e che soffrono, che chiedono giustizia, alle quali bisogna dare delle risposte precise e dall'altra parte ci sono dei lavoratori, c'è della gente che ha pagato anche con la vita, perché questo è il vero problema, per guadagnarsi la vita nella fabbrica, all'ACNA di Cengio o alla Montedison di Alessandria, di fronte alla quale mi trovo anche io, come mi trovo di fronte alla foce della Bormida. Gente che ha pagato, che paga, che ha lottato, e se ci sono stati dei miglioramenti bisogna anche riconoscere che questi miglioramenti vanno ascritti allo sforzo, perché la gente non è insensibile a questi problemi, la gente sa, ha la coscienza di queste cose.
E' di fronte a questo spirito umano e sociale che ponevo la domanda a te.
Non mi interessa se sei per la chiusura oppure se non lo sei, mi interessa, invece, se di un problema si dà una interpretazione intellettualistica o se si dà invece una interpretazione realistica e riformista. Noi diamo una interpretazione concreta: non è un problema sul quale così agevolmente si può cavalcare questa o quella tigre. Siamo di fronte ad un dibattito nel quale ciascuno deve mettere in campo anche la sua storia per farsi capire, per far capire alla gente che cosa pensa il PSI, Partito che viene da questa grande storia luminosa, che è la storia della gente, la loro ascesa, le loro amarezze, le lotte della gente nella fabbrica e fuori dalla fabbrica. E qui di gente che ha fatto le lotte contro l'ACNA di Cengio ce n'è (il Presidente Viglione ogni tanto lo ricorda) e noi, seppure un po' più impegnati nelle linee di retroguardia ricordiamo queste lotte e le durezze con cui abbiamo avuto a che fare.
Il mio intervento è relativo a questo, non per fare delle difese d'ufficio perché non ce n'è bisogno da nessuna parte, non ne ha bisogno Ruffolo e non ne ha bisogno l'Assessore Cernetti.
Sempre nel quadro di questo discorso mi auguro che da questo dibattito che dovremo concludere con un documento - che mi auguro sia un documento che raccoglie il più largo consenso delle forze di questa assemblea regionale - scaturisca qualche cosa di concreto, che non sia qualcosa che deve essere rispettoso, che sta nella liturgia del rispetto delle regole stabilite dagli Statuti o dalle leggi, ma qualche cosa di concreto che segua il problema nella sua evoluzione, nei confronti della quale non mi interessano tanto le scadenze improrogabili o imperative, ma mi interessano i risultati concreti che si possono ottenere se è possibile in tempi brevi.
Occorre quindi un impegno concreto della Regione, un qualche cosa che segua passo passo, che ponga la Regione al centro di questo confronto da realizzarsi insieme con la gente, gli enti locali, l'associazione per la rinascita della Valle Bormida e i lavoratori confrontandoci con il Governo ed il Ministro, con il Presidente del Consiglio e confrontandoci con decisione e con forza con la stessa Montedison, perché non è giusto che qui ci siano degli apparati economici che muovono, che vivono, che guadagnano che realizzano profitti anche con il concorso della partecipazione pubblica e facciano poi, come hanno sempre fatto finora, come meglio hanno creduto.
Da questo punto di vista è venuto il momento di incominciare a sottolineare il discorso della programmazione.
La svolta c'è e i passi avanti che sono stati fatti nell'arco di un anno sono stati enormi. Siamo arrivati alla dichiarazione di aree ad alto rischio (8/10 mesi fa forse poche persone ci pensavano) su cui occorrerà posare la nostra attenzione, tuttavia però abbiamo cercato di rappresentare data la gravità della situazione - l'esigenza di arrivare. Questo riconoscimento c'è stato, è un obiettivo che abbiamo proposto, che è stato accolto. C'è stato un protocollo d'intesa per il quale occorrerà cercare di sollecitarne e di realizzarne l'attuazione. C'è un impegno sul piano di risanamento dove si dice: "Slitterà al 31 ottobre", certo, slitterà, ma quante volte a me è capitato, anche in polemica con altri colleghi, di dire, come ripeto adesso, che forse è un errore stabilire delle scadenze che poi non si riesce a rispettare. A me non importa molto, se non è il 31 luglio sarà il 31 ottobre, a me importa che siano state fatte delle scelte precise, che dai 27 miliardi si sia addirittura passati ai 30 miliardi, si siano già indicati degli interventi da fare, ci siano dei mezzi a disposizione. Ma chi avrebbe mai pensato soltanto un anno fa che si poteva incominciare in questo modo? E non è questo un avvio? E non è qualche cosa di positivo in questa direzione? C'è un impegno da parte della Regione, del Governo, del Ministro Ruffolo. La Regione Piemonte ha lavorato sia a livello di Giunta che a livello di Commissione. Quando è venuto in Consiglio regionale il Vicepresidente del Consiglio, on. De Michelis, il Presidente Viglione ha presentato una lettera carica di preoccupazione. Il Ministro Ruffolo è venuto a Torino, ha incontrato la gente, ha ascoltato, ha preso degli impegni e non è vero che non ha fatto delle dichiarazioni precise. Sono impegni di cui noi andremo a verificarne l'attendibilità. E' per questo che dico che lavoriamo passo dopo passo, perché ci siamo impegnati a vedere se queste cose hanno il loro sviluppo.
Siamo di fronte ad un grosso problema. Da questo punto di vista non ho nessuna difficoltà ad affermare che sarebbe saggio attendere i risultati senza precorrere, senza farci carico di tenere conto di questi impegni e di questi sforzi. Le scelte politiche sono le scelte della giornata, che si prendono sotto l'avvenimento - e questo ce l'ha insegnato un grande maestro come Ignazio Silone - quindi non possono essere rinviate. Devo ammettere che si è fatto molto, ma penso che se lavoreremo con questa padronanza di strategia faremo molto di più nei prossimi sei mesi rispetto all'anno da cui siamo partiti. Se ci muoveremo in questa direzione possiamo arrivare alla soluzione. Ho apprezzato molto il clima che c'è stato nell'incontro di questa mattina, incontro triangolare tra Regione, sindacati e associazioni rappresentanze delle articolazioni locali. Sono uscite parole di grande impegno e di grande serenità.
Anch'io vorrei aprire un piccolo dialogo con l'amico Spagnoletti quando dice: "C'è un problema di concorrenza nel mondo". Io capisco che c'è questo problema, ed è giusto, stiamo per arrivare al 1992, abbiamo una serie di ristrutturazioni da fare, di modifiche se non vogliamo perdere i mercati però vorrei rispondere all'amico Spagnoletti che non possiamo scaricare la tenuta della concorrenza sulla gente, facendo pagare il costo di questa capacità di competere sui mercati mondiali alla gente. Il sindacato ha anche mostrato questa capacità di capire, però noi riteniamo che la concorrenza la dobbiamo vincere perché saremo impegnati sempre di più in questa direzione, ma la dobbiamo vincere avendo un apparato produttivo che abbia al centro la salvaguardia dell'ambiente, della salute umana, il lavoro per l'uomo, e non l'uomo per il lavoro. Questa è un'occasione da non perdere. Anch'io riprendo il discorso di qualcuno che ha detto: "E il consorzio?". La Valle Bormida è pronta. Ha realizzato gli strumenti con i quali poi lavorare insieme con la Regione, non solo per il piano di bonifica, ma anche per il piano socio - economico. Credo che siamo già nella fase di poter incominciare a vedere il dopo. Sono d'accordo intanto perché si vada ad accertare quali sono le conclusioni della commissione ministeriale del Ministro Ruffolo. Dico onestamente che prenderemo le decisioni alla luce di queste conclusioni. C'è un grosso problema, non mi sottraggo alla responsabilità di esso, occorre probabilmente far distinzione tra l'attuale responsabilità dell'ACNA rispetto al passato.
Non dobbiamo avere grandi difficoltà a prendere delle decisioni, fosse anche quella di chiudere lo stabilimento. Se a un certo momento constatassimo che, non solo in passato ma anche adesso, l'ACNA con la sua produzione è incompatibile, non ho nessuna difficoltà a dire che bisogna chiudere lo stabilimento. Qualcuno ha proposto una misura cautelativa di parte, qualche altro ha parlato di misure tecniche; se noi potessimo prescindere dalla liturgia delle leggi in questo quadro di contrattazione e di rappresentazione del nuovo potere della Regione come momento più alto dell'autonomia e della partecipazione della gente, sarei addirittura per non scrivere che la scadenza è il 31 luglio, improrogabile, imperativa.
Arrivarci al 31 luglio o arrivarci al 1 settembre, non è molto importante. Quello che importa è cominciare a vedere se per l'ACNA non è stato fatto niente. Stamattina qualcuno ha detto che sono stati fatti degli investimenti, altri hanno detto che i dati assunti sono arretrati di dieci anni. Poniamo il caso che sia anche così; andiamo a vedere quello che dicono tutti e che anch'io ho constatato, cioè che l'ACNA è una struttura su un mare circostante di sostanze tossiche. Supposto che l'ACNA possa funzionare isolandola da tutto il resto, si può bonificare l'area circostante. Se si può, vediamolo tecnicamente; se non si può con un grande caterpiller portiamo via anche l'azienda. Faccio questi ragionamenti perch ho grande fiducia, siamo in un momento di svolta. Si parla, ormai insistentemente di grossi provvedimenti da prendere su tutto il tratto del bacino del Po; il famoso "Po 2000", che non è solo un problema dell'asta del Po, della navigabilità, dell'uso, del reperimento dell'elettricità, del turismo, è un problema di tutti gli affluenti. O capiamo questo discorso del rilancio del bacino del Po, che è una grande area per tutta l'Europa (visto che parliamo del 1992), oppure rimpiccioliamo il problema in ambiti ristretti. Per svegliare Roma sovente ci vuole la pazienza di San Giobbe perché su un problema o sull'altro c'è sempre difficoltà...



(Interruzioni)



ROSSA Angelo

E' necessario da parte della periferia un grosso sforzo, perché la rinascita della Valle Bormida coinvolga tutti e nessuno abbia un alibi. E' chiaro che coloro che hanno costruito l'ACNA, cento anni fa, pensavano di lasciare i danni agli altri. Allora è necessario che, anche se cento anni dopo, un senso di responsabilità si faccia strada insieme ad una grande voglia di collaborazione.
Ho salutato l'amico Tapparo con grande soddisfazione; l'incontro delle due commissioni Liguria e Piemonte mi ricordava l'incontro delle due Giunte, fatto a Sezzadio, con la Regione Liguria e con la Regione Piemonte.
Mi auguro che le cose che stiamo discutendo oggi diano dei frutti e dei risultati.
Entro l'arco di questi mesi dobbiamo essere in grado di andare al nocciolo della questione e sarebbe davvero una grande cosa, altrimenti, al di là del fatto di chiudere o meno l'ACNA, sarei colpito da una forte amarezza se constatassi in definitiva che dopo averla chiusa, l'ACNA avrà ricorso, avrà avuto ragione, avremo dovuto aprirla, Gardini continuerà a fare quello che fa.
Per concludere non con una proposta pilatesca, come qualcuno ha detto riguardo l'ordine del giorno della maggioranza, ho fatto presente agli amici, all'Assessore Cernetti che se non si cambierà per trovare una soluzione che vada bene, occorrerà lasciare al Governo di pronunciarsi sulla eventuale decisione di chiudere. Non ci sgomentano i due o tre mesi di tempo, se l'obbiettivo è quello di realizzare la rinascita di quella valle, anche chiudendo l'ACNA. Se esisteranno tali condizioni è certo che ci assumeremo le responsabilità politiche. Lo stiamo già facendo, non le lasceremo ai tecnici; ad essi chiederemo di collaborare, di fornirci la loro illuminata conoscenza e il loro punto di vista e poi le scelte le compiremo noi. Le abbiamo compiute sul nucleare, non abbiamo alcuna difficoltà a compierle intorno ad un problema limitato che però interessa centinaia e migliaia di persone, per il lavoro, per conciliare l'ambiente per lo sviluppo di quell'ambiente e per lo sviluppo dei livelli d'occupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Temevo che l'intervento del collega Rossa durasse fino al 31 luglio, la data fatidica di cui si sta parlando, perché non finiva più. Pareva quasi una operazione di ostruzionismo per cercare di risolvere così quei problemi e quelle complicazioni attorno alle quali il dibattito si sta aggrovigliando.
Tralasciato il fatto che non esiste San Giobbe e che Giobbe, comunque era una persona paziente (il collega Rossa ha sempre messo alla prova la nostra pazienza e credo anche quella di coloro che stanno fuori), premesso che non si diventa santi, perché Giobbe non è diventato santo con la sua pazienza, se c'è da conservare questa immagine della pazienza, il Consiglio regionale deve tener conto di quale può essere la pazienza della Valle Bormida e dei suoi abitanti dopo 106 anni. Abbiamo una sofferenza che ha avuto momenti alti di tensione e scontro politico e momenti di ripiegamento in se stessa e di grosse delusioni. La nostra preoccupazione principale che oggi dovremmo avere è quella di non incrementare questo cumulo di delusioni che hanno avuto gli abitanti della Valle Bormida e i Sindaci che li rappresentano. I ritardi, che ho visto con piacere sottolineati anche dagli interventi di alcuni Consiglieri della maggioranza, sono ormai troppi. Se si uniscono agli scenari che paiono delinearsi in un futuro di crescente ambiguità, caratterizzato da un aumento di Commissioni che si sovrappongono, ognuna delle quali non dirà mai nulla di ultimativo, ma esaminerà solo un pezzo, mentre l'altra ne esaminerà un altro, la situazione anziché semplificarsi viene a farsi confusa e si delinea un processo sempre più complesso, mentre si sta mettendo in campo un'ennesima delusione alla quale la Regione Piemonte sta contribuendo.
Nessuno ricorda come sia iniziata male questa vicenda con una lettera dell'allora Assessore alla tutela dell'ambiente Maccari alcuni mesi dopo che la Regione aveva richiesto al Governo la dichiarazione di area ad elevato rischio. In questa lettera, il problema veniva considerato come ordinaria amministrazione. La prima svolta, il primo guizzo di volontà è stato determinato da un rimpasto di Giunta che ha permesso l'entrata in Giunta di alcuni nuovi Assessori - uno in particolare - e il mutamento della responsabilità dell'Assessorato. La vicenda ha avuto un'altra caduta con la crisi di Governo, che ha impedito l'avvio e la firma della convenzione. La crisi di Governo è risolta da alcuni mesi, però la situazione rimane immutata.
Nell'intervento fiume che mi ha preceduto, ho ascoltato una cosa che a me sembra segno di mancanza di responsabilità, là dove si è affermato che il 31 luglio non conta, il 31 ottobre non conta, che i tempi possono ancora essere ulteriormente dilazionati, rinviati, ecc. Insomma: quando si supera il secolo, mese più, mese meno, cosa importa? Questo è lo scenario che stiamo intravedendo: il moltiplicarsi delle Commissioni, il vanificarsi dei tempi che noi avevamo previsto, il ritardo della Regione e l'estrema fatica con la quale la Giunta regionale giunge ad emanare provvedimenti dopo che, per mesi, vengono richiesti da alcuni Consiglieri, dai Sindaci e dall'Associazione.
Teniamo conto che già a febbraio, nel dibattito in merito al protocollo d'intesa, era chiaro che ogni scenario che prevedesse il risanamento della Valle Bormida doveva chiarire preliminarmente due cose: primo, se la fabbrica rimaneva aperta o chiusa e quanto; secondo, come potevano essere risolti i problemi sociali ed occupazionali - non soltanto quelli specificatamente ambientali - della vallata. Infatti se si chiude subito bisogna dire quali possibilità di lavoro si offrono a questi lavoratori; se non si chiude si deve dire come si può pensare di risanare, dal punto di vista socio-occupazionale, la vallata in mancanza della possibilità di localizzare qualsiasi attività di tipo agricolo, turistico e non solo visto che un insieme enorme di attività non è compatibile con le attuali lavorazioni esistenti nella vallata. Quindi, potevamo girare attorno a questi due problemi quanto volevamo, ma non potevamo eludere queste domande e che dovessimo dare queste risposte era già chiaro a febbraio.
Si è dovuti giungere a luglio perché si pensasse di affidare all'IRES uno schema per uno studio di progetto socio-economico della vallata, ma questo progetto non si può neanche scrivere, senza preliminarmente decidere se l'ACNA rimane aperta o la si chiude.
A febbraio - spero che i colleghi ricordino - era già stato presentato un ordine del giorno della Lista Verde che chiedeva la sospensione cautelativa dell'attività dell'azienda ACNA di Cengio.
Accettai di rinviare la discussione perché, in quel momento, il processo messo in piedi con il protocollo d'intesa pareva avere ancora alcuni margini di credibilità.
Il fatto che questo processo da febbraio ad ora non abbia fatto significativi passi avanti dimostra che il problema ritorna al punto dal quale avevamo cercato di spostarci e di muoverci nel mese di febbraio.
Ritorna anche per colpa dei ritardi delle istituzioni, non solo per l'ottusità della Regione Liguria, ma anche per il fatto che le parole del Ministro dell'Ambiente valgono e coprono un vuoto solo per alcuni mesi, poi non coprono più nulla; lo coprono una settimana, lo coprono quindici giorni poi nulla può più nascondere la mancanza di provvedimenti veri, di prove tangibili date ai cittadini. Le parole da sole non bastano a giustificare nuovi ritardi sia rispetto alla richiesta di chiusura cautelativa dell'azienda ACNA e sia rispetto all'attivazione immediata di un sistema legislativo e di decisioni governative che prevedano lo stipendio pieno alle maestranze e prevedano un piano socio-economico che garantisca i lavoratori e i cittadini in merito alla possibilità di un mantenimento di standards occupazionali nella vallata senza queste attività inquinanti. Non è più soltanto un problema dell'Assessore alla tutela dell'ambiente né del Ministero competente.
I problemi rappresentati dall'ACNA di Cengio devono investire la Giunta regionale e il Governo nazionale. Non si tratta né di un caso locale né di un caso marginale, ma è il discorso del futuro della chimica nel nostro Paese. Proprio adesso che si stanno elaborando strategie per la costituzione del polo chimico tra l'ENI e la Montedison è spiacevole vedere che il Governo è capace di elaborare un decreto per autorizzare L'Enichem di Manfredonia a scaricare in mare prodotti tossici, quindi inventando leggi ad hoc per permettere l'inquinamento, ma non è capace di inventare e non vuole inventare leggi ad hoc per superare le situazioni di inquinamento.
In questo contesto nessuno discute quali debbano essere nel futuro gli scenari dell'industria chimica e gli standards per rendere accettabili le produzioni chimiche In questo contesto è penoso che la Regione Liguria martedì scorso ci sia venuta a dire che è un problema tecnico la chiusura o la sospensione dell'ACNA. La questione invece è: quale futuro scegliamo rispetto alle compatibilità ambientali nel nostro Paese. Così come abbiamo deciso di uscire dal nucleare, anche questa è una decisione politica che mette in gioco, in primo luogo, la democrazia dei cittadini e la partecipazione popolare. E' una richiesta politica quella che chiede l'abbandono di queste produzioni. Sono i cittadini che chiedono non di elaborare o di rapportare gli scarichi idrici con le tabelle A o C della legge Merli o con i parametri della legge antismog rispetto alle emissioni in atmosfera, ma chiedono piuttosto che il contratto sociale che sta alle basi delle democrazie occidentali, almeno dal '700 in poi, deve essere rinegoziato, in quanto non vogliamo più convivere con un contratto sociale che prevede un baratto tra l'occupazione e un inquinamento ambientale di questo genere.
Il problema vero delle istituzioni è la capacità politica di prevedere di gestire e di organizzare le leggi per gestire lo scenario di transizione che va verso una nuova forma di contratto in merito al rapporto tra ambiente e lavoro. Contratto che deve vedere le istituzioni lungimiranti non più perse nella quotidianità, con l'attenzione rivolta unicamente ai piccoli calcoli e ai piccoli giochi: cosa facciamo oggi, cosa facciamo domani, quanti voti riusciamo ad ottenere e come riusciamo a rinviare di qualche mese. Occorre invece con chiarezza prefigurare su quali scenari stabiliremo nuovamente il rapporto, per quanto riguarda l'industria chimica, tra salute e tutela ambientale e diritto all'occupazione e al lavoro.
La necessità di questa lungimiranza e di questa chiarezza politica forse è troppo - mi dispiace dirlo - chiederlo a questi Governi, però è questo che ci vuole. Le stesse trattative sul polo chimico non devono riguardare solo la quota dei profitti che vanno all'uno o all'altro, la lottizzazione delle cariche all'interno dei Consigli di amministrazione delle nuove società, quanto riusciremo ad essere competitivi sul mercato internazionale, ma deve riguardare anche quali standards riteniamo minimali per le produzioni future nell'industria chimica. Questa capacità di visione, questa capacità di prevedere il futuro è cosa indispensabile per superare le gravi emergenze che stanno accadendo oggi fuori da quest'aula rispetto alle quali le responsabilità vanno indagate con rapidità. Si tratta di responsabilità molteplici e diffuse, ma vanno indagate e occorre tentare di superare questa contrapposizione che non fa fare strada avanti a nessuno, tanto meno alla democrazia e tanto meno alla maturità del sindacato e delle relazioni industriali. Ed a sostegno dei lavoratori ACNA in questa vicenda, sono troppe le notizie pubblicate sui giornali locali circa la complicità della direzione aziendale nel mettere a disposizione pullman ed ore di lavoro pagate. Questo è molto pericoloso, così come è pericoloso l'altro fatto da noi denunciato circa la disponibilità - e rispetto a questo fatto abbiamo richiesto un intervento del Presidente della Giunta regionale al fine di chiarirne la veridicità - della Prefettura di Savona a permettere la visione dei filmati della manifestazione di Cengio alla direzione aziendale. Se le relazioni industriali si sviluppano in questo modo, con simili connessioni tra rappresentanze dei Consigli di fabbrica e direzione aziendale, si avviano su una china pericolosa. Così pure si avvia su una china pericolosa uno scontro tra cittadini, entrambi inquinati: è inquinato il popolo della valle Bormida, sono inquinati i lavoratori della Valle Bormida.
Il contratto sociale per una migliore qualità della vita e una migliore qualità del lavoro non può che nascere da un accordo e da un patto tra tutti coloro che sono inquinati da una determinata logica delle produzioni industriali, lavoratori ed abitanti della Valle. E' di qui che può partire non solo la rinascita della Valle Bormida, ma una migliore consapevolezza del lavoro, della dignità del lavoro, che non può essere solo quantità perché anche questo sarebbe un passo indietro rispetto alle più significative esperienze che negli anni '60 e '70 si sono sviluppate anche nella nostra Regione all'interno dell'industria chimica.
E' pericoloso anche che in tutta questa vicenda scompaiano i due principali responsabili della situazione: da un lato la direzione aziendale, dall'altro le istituzioni demandate in tutti questi anni al controllo dell'inquinamento, a cominciare dall'USSL del Savonese e dalla Provincia di Savona. Scompaiono di fronte allo scontro che occupa tutta la evidenza dello scenario e dei mezzi di opinione pubblica e di comunicazione di massa, giornali e televisione; scompaiono i soggetti veri che di tutto questo sono responsabili e l'aspetto che emerge con maggiore preoccupazione è l'inaffidabilità dell'ACNA ripetutamente documentata ormai anche dagli stessi documenti aziendali che ci dicono "inquinavamo, abbiamo inquinato non inquineremo più". Hanno per anni voluto far credere di smaltire correttamente i rifiuti e qualche giorno fa ci vengono a dire "sì, a Saliceto abbiamo scaricato noi, adesso ci impegniamo a bonificare", per non sono disponibili a comunicarci neppure dove adesso portano i loro rifiuti. Non ci sono industriali pentiti. L'industriale pentito è quello che apre gli archivi e così pure la Regione Liguria pentita dovrebbe fare lo stesso, ma così non fa. Dovrebbero aprirci gli archivi, narrarci tutta la storia delle produzioni, di questo inquinamento, in modo tale da permettere alle istituzioni di ricostruirla. Occorre sapere tutto ciò che viene prodotto e quali sono i cicli di produzione. Con questa trasparenza (che dobbiamo andare a trovare da Gorbachov, perché a Cengio non la troviamo) anche alcune richieste che vengono qui fatte diventerebbero inutili, perché non c'è bisogno di sospendere tecnicamente lavorazioni per sapere quali inquinanti vengano prodotti o quali lavorazioni si svolgano perché questo l'azienda lo sa, e la Commissione potrebbe acquisire i dati relativi. Se l'azienda desidera collaborare deve - ma questo non l'ha mai detto - accettare di essere dichiarata inquinatrice, di esserlo stato e di esserlo tuttora, così pure se vuole inserirsi nel patto sociale nuovo di cui dicevo prima, che non può prescindere dalla collettiva discussione di quali sono gli standards minimi che accettiamo per il nostro inquinamento.
Se l'azienda vuole inserirsi in questa trattativa lo deve fare pagando subito dei prezzi, ovvero il risarcimento e l'accettazione di determinate condizioni. Se non lo fa l'azienda, io mi auguro comunque che siano capaci di farlo insieme il Governo, le Regioni, le forze politiche piemontesi l'associazione, i cittadini, i Sindaci e che siano capaci di farlo con questi soggetti anche i sindacati e i lavoratori dell'ACNA.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Signor Presidente e cari colleghi, io sarò molto sintetica come mio solito. Non ripeto le cose molto giuste e valide che sono già state dette voglio però fare una precisazione e qui apro una parentesi. Sono sempre stata molto ottimista nella mia vita, in questo caso sulla vicenda del Bormida mi fermo un momento, perché la Provincia di Asti da 50 anni indice le cause all'ACNA e le ha sempre perse; siamo arrivati al punto di costituirci parte civile. Abbiamo speso non so quanti milioni ufficialmente faccio questa denuncia e ringrazio della partecipazione e della sensibilizzazione della popolazione, della gente di quella valle. Io mi auguro che questa volta sia quella definitiva per eliminare finalmente le gravi conseguenze che provoca l'inquinamento del Bormida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel prendere la parola in questo dibattito devo fare una piccola precisazione: mi trovo un pochino a disagio moralmente perché sono nativo di quelle parti e devo ammettere che pur non avendo soggezione, la presenza oggi di molte persone che conosco tra le quali anche alcuni Sindaci, è causa per me di un certo travaglio interiore, questo sul lato umano. Sul lato politico però non ho alcun tentennamento a svolgere il mio intervento. Ho fatto questa premessa allo scopo di giustificare l'emozione che potrebbe prendermi in un discorso così importante come quello sulla Valle Bormida.
Io avevo preparato un intervento scritto, però sentiti già gli interventi dei colleghi è inutile soffermarsi sui punti che tutti conosciamo, la situazione dell'ACNA la conosciamo benissimo, la conoscono anche i torinesi, anche quelli che non ci sono mai stati. A forza di parlarne in Consiglio regionale è assurto finalmente a problema regionale ciò che prima era solo riservato a noi della provincia di Cuneo; siamo riusciti con il tempo e l'apporto sostanziale dell'iniziativa dei valligiani, da Saliceto fino a Cortemilia, e su questo punto vorrei soffermarmi un momento. Questa iniziativa, che è nata l'anno scorso, forse in partenza non è stata valutata per l'importanza che aveva, perché forse si è ancora fermi ai tempi in cui le proteste si facevano per monetizzare il danno. Oggi è presente una nuova sensibilità: le proteste dei nostri concittadini valligiani che sono centomila, di cui diecimila sono negli 11 paesi della Provincia di Cuneo che in parte io rappresento, hanno un carattere nuovo, di gente che vuole vivere, che vuole vivere decentemente pur non abitando in una zona molto ricca, sebbene potrebbe esserlo se le condizioni ambientali cambiassero, ci sono le possibilità di un'agricoltura particolare, specialmente nella zona della provincia di Cuneo se le acque e l'aria non fossero inquinate, che potrebbe soddisfare le esigenze di quegli abitanti. Tra i nostri diecimila abitanti degli undici Comuni della Provincia di Cuneo ci sono ancora 1900 conduttori di aziende; la dimensione media delle aziende agricole in quella zona è quasi vicina a quella regionale: dieci giornate per azienda, non sono molte, però con delle colture particolari che in quella zona possono esistere (per esempio nocciole e fagioli) si potrebbe facilmente sopperire alle difficoltà che ci sono per l'accesso a quella zona.
La protesta dei cittadini è cresciuta gradatamente. L'aspetto più importante è che sono coinvolti in modo particolare i giovani: i giovani sotto i 20 anni rappresentano il 25% della popolazione di quella vallata.
La protesta quindi vuole anche dire che questi giovani non vogliono abbandonare la valle, bensì vivere in quella valle, perché credono in essa.
Credono che si farà qualcosa ed è giunto il momento di agire.
L'ACNA a suo tempo ha fatto qualcosa per diminuire la nocività interna infatti un tempo le lavorazioni erano nocive e le popolazioni dei paesi e i dipendenti si sono ribellati dopo le numerose morti di cancro alla vescica ed altro. L'azienda ha preso le dovute precauzioni e penso che oggi la nocività interna sia diminuita o addirittura non ci sia più perché il sindacato senz'altro lì è stato molto attento, ma sull'aspetto della nocività esterna gli interventi sono stati molto pochi. L'inquinamento non è diminuito, l'inquinamento atmosferico in certi momenti è terribile, la proposta ora sentita del palliativo di murare i fusti mi pare ridicola quando solo due mesi fa a Cengio durante la nostra visita l'ACNA ha smentito, prendendoci ancora in giro, dicendoci che i fusti non esistevano.
Io non potevo dire che esistevano, perché non avevo la prova però ora vengono fuori; quindi questa mancanza di schiettezza nelle relazioni non può durare a lungo, adesso è risultato che i fusti ci sono, come c'erano quelli trasportati in provincia di Alessandria quindi queste cose alla popolazione bisogna pur dirle. Ora è giunto il momento di prendere veramente una decisione. Si sta predisponendo un ordine del giorno che contiene un po' le richieste per soddisfare tutti.
Certo che per la provincia di Savona è un dramma questo, è un momento in cui la Liguria si trova in grossa difficoltà sia per la siderurgia che per altre lavorazioni, però non si può nemmeno scaricare tutto sulle province di Cuneo, Asti ed Alessandria dove il beneficio dell'occupazione poi rappresenta solo il 5% degli 11 Comuni della valle, ma nei 100.000 rappresenta lo 0,01%. La nostra vallata si è sempre solo preso l'inquinamento e non ha mai avuto i benefici economici dalle lavorazioni dell'ACNA.
A questo punto bisogna preoccuparsi, qualsiasi siano le decisioni.
Volevo ancora fare una proposta. Nel piano di sviluppo che si preparerà per la vallata chiederei una proposta di progetto di stralcio, specialmente per la Provincia di Cuneo, perché delle tre Province è ancora la più svantaggiata in specie per la viabilità. Cortemilia da Alba è quasi inaccessibile per i grossi mezzi perché c'è ancora la strada disegnata da Napoleone con centinaia di curve; un autotreno carico da Alba a Cortemilia impiega 2 ore. L'altra parte del versante fino a Monesiglio va bene poi c'è la strozzatura di una galleria che non permette il passaggio dei grossi autotreni quindi, praticamente, la valle in provincia di Cuneo è divisa in due parti: una parte che si collega benissimo con la provincia di Savona mentre per l'altra parte, che si collega con il resto del Piemonte, vi sono grossissime difficoltà di viabilità.
Se si farà un progetto stralcio per la Valle Bormida, per gli 11 Comuni del cuneese chiedo che si tenga conto di questi fattori. Se ci sarà la chiusura dello stabilimento chiedo una legge speciale come si è fatto per Napoli, Reggio Calabria e altri luoghi in grossa difficoltà occupazionale.
Pensare di rimodernare in tempi brevi la SS. 29 che da Torino porta a Cortemilia e Savona non è molto semplice; quindi occorre trovare degli incentivi economici per invogliare eventuali aziende, non grandi perché le aree nel cuneese non sono molto vaste, ma medie aziende o artigianato avanzato. Inoltre il piano dovrebbe anche intervenire a favore dell'agricoltura in un momento di grossa difficoltà. Bisogna prevedere sgravi agli agricoltori che hanno difficoltà a vendere i loro prodotti perché non dimentichiamo che la dichiarazione di zona ad alto rischio ha innescato un processo, però poi ne ha innescato un altro al contrario: senza la definizione di alto rischio non partiva il processo di risanamento, ma nello stesso tempo qualcuno può essere condizionato dal consumare i prodotti di questa valle. Quindi bisognerebbe trovare una formula per sospendere o alleggerire i contributi agricoli unificati dei contadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, intervengo a nome del Gruppo socialdemocratico che, come per altri Gruppi, è stato presentatore a suo tempo di un ordine del giorno in cui, tra l'altro, si chiedeva la sospensione cautelare delle attività presso lo stabilimento ACNA.
Intervengo per chiarire ulteriormente la nostra posizione, soprattutto per illustrare una ipotesi di nuovo ordine del giorno che rassegniamo con le molte altre ipotesi all'attenzione del Consiglio nell'auspicabile tentativo, pur nella chiarezza delle posizioni, che possa addivenire ad un ordine del giorno tale da raccogliere i consensi più larghi di questa assemblea senza rinunciare, ovviamente, ciascuno alle proprie posizioni.
Anch'io come qualche altro collega mi rammarico di come, purtroppo, la giornata di oggi vede fuori di quest'aula fronteggiarsi gruppi che rappresentano esigenze importanti e vitali. Certo non è mai piacevole arrivare a queste situazioni. Si sarebbe dovuto, da parte di tutti, evitare questa situazione, ma non per questo deve indurci a rinviare ulteriormente le decisioni, a trovare degli "escamotages" dilatori che non definiscano in modo chiaro le posizioni di ciascuno di noi ed impediscano di fatto a questa assemblea elettiva di decidere secondo le volontà e gli orientamenti che è legittimata ad esprimere. Quindi questo è un richiamo affinché ognuno di noi si esprima in modo chiaro, evitando di fare dei lunghi ragionamenti che alla fine non ci lasciano più capire cosa vogliamo chiedere. E' pure inutile fare la storia di una vicenda che ormai tutti conosciamo e che in 60 anni ha messo in ginocchio la vita e l'economia di un'intera vallata.
Anche per questo noi come Gruppo abbiamo rielaborato un nuovo ordine del giorno che, pur mantenendo le indicazioni fondamentali di quello presentato il mese scorso, cerca di entrare più nel merito legando la nostra indicazione a degli elementi di fatto; credo sia importante legare comunque le nostre decisioni a degli elementi di fatto. Non dobbiamo rimanere fermi su quello che è successo in passato; bisogna sapere che oggi le condizioni sono cambiate, che vi sono delle leggi che danno ai Comuni e alle popolazioni strumenti diversi rispetto alla via giudiziaria che, come ricordava la collega Fassio, in 50 anni non ha mai dato una risposta positiva ai problemi della salute che gli abitanti della valle ponevano.
Dobbiamo avere presenti questi elementi. Vi è una legge che ha dato alcune possibilità e queste possibilità si sono colte: con la dichiarazione della zona ad area ad elevato rischio di crisi ambientale, è stato stilato un protocollo d'intesa e vi è un ordine del giorno del Consiglio regionale.
A fianco di questo abbiamo avuto pronunciamenti di assemblee elettive e non, di gruppi corporativi, di settori, di Consigli comunali, Consigli provinciali che hanno espresso in modo chiaro la loro posizione rispetto a questo problema. Conosciamo tutti i ritardi che ci sono stati, nonostante le indicazioni contenute nella delibera del Consiglio dei Ministri, che indicava dei termini anche rispetto al protocollo d'intesa. Questi ritardi complessivamente danno luogo a delle incertezze, a ulteriori preoccupazioni che alimentano questo clima di incertezza, di protesta fra gli abitanti della Valle Bormida. Ciò provoca ulteriormente incertezze rispetto ai tempi, rispetto ai metodi e alle scelte e alle iniziative connesse alle procedure che si sono avviate a seguito di quella dichiarazione.
A fronte di questo quadro che ho cercato di riassumere brevemente, c'è un altro aspetto: all'interno di questi documenti vi sono delle indicazioni puntuali che non ci dobbiamo dimenticare in quest'aula e che mi permetto riprendendoli dalla proposta di ordine del giorno, di richiamare. La dichiarazione del Consiglio dei Ministri fa un'affermazione molto puntuale: considera il grave stato di inquinamento, dovuto probabilmente in misura importante agli scarichi della Società ACNA di Cengio. Questo lo ha dichiarato il Consiglio dei Ministri.
L'ordine del giorno, che è stato approvato pochi mesi fa dal Consiglio regionale del Piemonte, invitava a trovare una soluzione strutturale alle fonti del più grave inquinamento di cui l'ACNA costituisce parte saliente.
L'art. 5 del protocollo di intesa, firmato dal Ministero e dalle due Regioni, ipotizza che un ritardo potrebbe altresì comportare l'ulteriore aggravamento del degrado ambientale già in atto (ritardo che di fatto si è ormai concretizzato).
Lo stesso documento dell'ACNA, che con molta solerzia il 27 giugno è stato inviato a trenta o quaranta soggetti, dice: "Si riconosce come ancora oggi parametri, quali l'azoto ammoniacale e il fosforo totale, superino largamente le soglie di rischio".
Vi è poi un'altra considerazione che richiama l'urgenza con la quale si deve affrontare questa questione ed assumere dei provvedimenti.
Noi diciamo che occorre con urgenza procedere ad eliminare le cause di quella che è oggettivamente una tragedia per la Valle Bormida e realizzare un piano di sviluppo socio-economico al fine di uscire dall'emergenza.
Questo vuol anche dire che noi dobbiamo prendere rapidamente provvedimenti concreti, attuativi di decisioni che diano una svolta a questa situazione con l'obiettivo di eliminare la dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale, perché dobbiamo riconoscere che questa è una dichiarazione che attiene ad uno stato di emergenza. E' una cosa che non piace a nessuno, che crea dei danni all'economia. Allora era una dichiarazione giustificata dalla situazione grave in cui si trovava la Valle Bormida. Dobbiamo prendere i provvedimenti atti ad eliminare le cause che hanno provocato questo degrado, per poi arrivare anche ad una revoca di questa dichiarazione; credo che questo sia un elemento su cui tutti dobbiamo ragionare, non è un marchio che ci siamo beccati e ce lo dobbiamo tenere, ma dobbiamo invece creare rapidamente le condizioni per giungere ad un superamento di questo tipo di dichiarazioni.
In sintesi, per non girare attorno alle questioni, ribadiamo che questo Consiglio regionale deve chiedere al Governo di pronunciarsi nei confronti della Montedison, per chiedere la sospensione delle produzioni dello stabilimento ACNA, per dare luogo a verifiche tecniche da parte degli enti pubblici e delle istituzioni scientifiche volte ad indicare le eventuali qualora sia possibile, modifiche degli indirizzi produttivi, che siano compatibili con la salute degli abitanti della valle e la tutela dell'ambiente e anche con le attività di bonifica dell'area.
Nel contempo il provvedimento del Governo deve prevedere, così come si è previsto rispetto a pericoli addirittura paventati e non reali, di adottare analoghe misure provvisorie che riguardino la garanzia del salario per i dipendenti e per l'indotto.
Nel contempo noi chiediamo che la Giunta prosegua nell'iniziativa già avviata di dare incarico all'IRES per la predisposizione di un piano dicendo che questo è un fatto straordinario e quindi questa indicazione deve anche comportare una modifica della nostra proposta di Piano regionale di sviluppo, che tenga presente questa situazione del tutto straordinaria mobilitando conseguenti risorse finanziarie con il concorso determinante dello Stato.
Da questo punto di vista potrebbe essere anche interessante cercare di definire la costituzione di una società di intervento, a cui partecipi la Regione attraverso il suo strumento finanziario che è la Finpiemonte, in grado di acquisire risorse statali e comunitarie che in tempi rapidi leghino il momento della programmazione con la definizione degli interventi per lo sviluppo socio-economico con le risorse finanziarie, per evitare che si faccia un documento di sviluppo che non abbia in parallelo uno strumento finanziario capace di concretizzare queste indicazioni. Questo potrebbe passare anche attraverso uno strumento legislativo straordinario, che dovrebbe essere assunto dal Governo o potrebbe essere la stessa Regione Piemonte a proporre al Parlamento.
In questo quadro, e mi avvio alla conclusione, vi è anche una indicazione nella nostra proposta che riguarda l'utilizzo delle risorse già nell'immediato, messe a disposizione dal Ministero dell'Ambiente. Come viene richiamato in un verbale di riunione sono proposte che il Ministero fa di intesa con la Regione e vengono indicati due filoni di intervento: quello delle discariche da un lato e quello degli acquedotti dall'altro.
Sono d'accordo che parte di queste risorse possano essere destinate per le aree incluse nel piano di bonifica, come ricordava l'Assessore, ma non erano state incluse nelle priorità, perché si diceva "vengono rimandate alla predisposizione del piano di risanamento della Valle Bormida"; è il caso di Castellazzo e dell'area Vesime, Bubbio, Monastero, Sessame e Loazzolo, che sono inseriti in una delle schede allegate al piano di bonifica. Anche qui però, ad esempio, nel caso di Castellazzo, come si vorrebbe fare per Pian Rocchetta, si valuti la opportunità di sviluppare un'azione di rivalsa nei confronti dei privati, qualora risultassero delle responsabilità a loro carico. Sulla questione di Pian Rocchetta abbiamo visto la sorprendente iniziativa, dove pare che con un miliardo si riesca a risolvere il problema, e su questo anche qualche verifica andrebbe fatta.
Un'altra parte di queste risorse potrebbero essere destinate al risanamento di acquedotti di Comuni che sono oggi in grave crisi di emergenza idrica, anche in conseguenza dell'inquinamento dei pozzi dovuto alle acque del Bormida: sono i casi di Cortemilia, di Vesime e anche, se pure in parte, di Rivalta Bormida. Questa potrebbe essere un'ipotesi di utilizzo di queste risorse.
Ho voluto essere sintetico perché credo che in questa occasione, più che ripetere questioni sull'annosa vicenda a tutti nota, sia importante che ciascuno di noi si pronunci rispetto alle ipotesi che tende dare alla conclusione di questi lavori.
Noi per quella piccola parte che rappresentiamo crediamo di avere dato delle indicazioni molto precise e molto puntuali. Questo non vuol dire una chiusura aprioristica a valutare altri ordini del giorno che cerchino di trovare un punto di aggregazione il più largo possibile. Diciamo però che uno dei punti attraverso i quali deve passare un qualunque ordine del giorno, che possa trovare il nostro consenso, è la sospensione delle produzioni dello stabilimento ACNA.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho difficoltà ad ammettere, con i miei colleghi di Gruppo, che abbiamo avuto qualche difficoltà a comprendere i processi strani dei quali siamo stati testimoni.
Quanto è avvenuto ha messo in qualche misura in discussione alcuni parametri ai quali eravamo adusi riferirci nelle nostre valutazioni sulle vicende della società.
Noi siamo rimasti sgomenti nel constatare che a fronte dell'avvio di un processo positivo, la dichiarazione della zona ad alto rischio ambientale e quindi la garanzia di un intervento con risorse, tecnologie e provvidenze anziché determinare un crescere di forze solidali e costruttive, ha determinato l'avviarsi di un processo lacerante di contestazione nella società e nei confronti delle istituzioni.
Questo ci ha fatto riflettere e ne abbiamo tratta la conclusione che la società, la sensibilità della gente, la novità dei problemi qualche volta scavalca la capacità della classe politica di essere presente sui temi con la sensibilità opportuna.
L'ambiente è la frontiera ultima della grande rivoluzione moderna, non è una nuova frontiera, è la frontiera ultima. La rivoluzione moderna, che ha reso l'uomo protagonista della sua esistenza, l'ha voluto libero da miti, da idoli, dalle paure per farlo vivere nel suo ambiente, non in un ambiente costretto; quindi la rivoluzione moderna porta come ultima frontiera o come nuova frontiera, non come frontiera non intravista, quella dell'ambiente. Certo però che mentre le altre frontiere in genere erano state individuate e realizzate in una qualche misura da processi elitari e culturali, quelli sull'ambiente sono processi che investono la collettività nel suo profondo e questo deve essere per noi ragione di grande soddisfazione, ma deve anche farci capire che il modo d'essere della politica a questo livello di consapevolezza e di apprensione di problemi da parte dei cittadini richiede comportamenti coerenti.
Mi pare quindi che si debba pensare che problemi come questi stiano al margine tra le soluzioni di tipo tecnico - giuridico e le soluzioni di tipo politico.
Oggi vediamo davanti al nostro palazzo confrontarsi gruppi di cittadini che hanno l'impressione di avere interessi in concorrenza (secondo noi così non è), ma noi in queste aule abbiamo visto scontrarsi con le istituzioni i cittadini.
Abbiamo l'impressione che questa vicenda sia stata impostata, se mi consentite, su uno scenario e non gestita sullo stesso scenario, ma spostata sull'altro scenario. In altri termini, si è detto che il disinquinamento e il recupero del Bormida è un problema che si avvia in termini tecnici e attraverso procedure, però la si è venduta come una operazione politica e la gente ha capito che qualcosa non funzionava ed è stata molto attenta. Io mi sono chiesto: perché la gente vuole il rispetto della data del 31 luglio? E perché non si fida degli esami, vuole qualcosa di diverso? Ma è chiaro, a mio modo di vedere, perché si rende conto che se è un problema solo tecnico e solo giuridico le date si rispettano e gli esami non sono oggetto di contestazione. Se sono le procedure e le cartine di tornasole in termini cartesiani che possono risolvere questa questione le procedure vanno rispettate alla lettera e gli esami devono essere tali da superare qualunque tipo di preoccupazione e qualunque tipo di incertezza. Ma se le scadenze non vengono rispettate e se gli esami vengono fatti in modo tale da non dare certezze, ma lasciare margini di dubbio, mi sembra giusto che la gente a questo punto ritenga insufficiente l'approccio tecnico giuridico al problema e chieda l'approccio politico. L'obiettivo politico che la gente ci pone, anzi, la richiesta alla quale va risposto in termini politici, è che la gente del Bormida vuole che si volti pagina e questo deve riguardare sia gli abitanti della Valle Bormida sia i lavoratori - se è consentita questa ripartizione un po' artificiosa perch va detto ai lavoratori della Valle Bormida che la continuità dell'attività non sarà giustificata da un esame più o meno affidabile che garantirà il loro posto di lavoro, ma il loro posto di lavoro sarà garantito conch l'ACNA si legittimi all'interno di uno scenario conseguente all'aver voltato pagina. Quindi questa richiesta in apparenza nominalistica e velleitaria "Bisogna chiudere l'ACNA" ritengo di doverla cogliere non per il suo oggetto, ma per quello che significa: la garanzia che si volta pagina. E questa risposta le istituzioni la debbono dare. Si può voltare pagina con il rispetto delle procedure e con l'uso degli strumenti tecnici.
In questo senso noi immaginiamo che, per esempio, facendo nostro il termine del 31 luglio, data alla quale in termini procedurali e tecnici si dà una risposta, si rimane nello scenario scelto dal Ministro dell'Ambiente. Se cioè entro il 31 luglio esistono condizioni tecnicamente affidabili delle quali il Ministro si fa responsabile si può seguire lo scenario tecnico alle conseguenze della chiusura dell'ACNA o alla conseguenza della continuità della lavorazione dell'ACNA nel rispetto dello scenario che si è scelto. E' certo però che la scelta di ordine tecnico, giuridico e processuale deve essere suffragata da tutti gli elementi del rispetto delle date e della più ampia affidabilità tecnica. Se così non fosse e se ci fossero incertezze in ordine alle questioni tecniche, o se i tempi dovessero slittare perché gli strumenti tecnici non si mettono in movimento, ho l'impressione che si debba passare il voltare pagina allo scenario politico. Badate, colleghi Consiglieri, tutte le grandi questioni ambientali sono state impostate sullo scenario del voltare pagine, non dello scenario tecnico giuridico, perché la tecnica e il diritto sono fatte per conservare un certo equilibrio rispetto al quale le tecniche e le leggi sono state pensate. Sono di regola insufficienti a disciplinare e a governare processi diversi da quelli rispetto ai quali sono stati pensati.
Non si può polemizzare in toni tecnici ciò che hanno scritto in ordine al nucleare. E' fuori luogo. Degli scienziati sul nucleare hanno detto cose all'interno dell'accettabilità sull'energia nucleare. Queste cose non sono più accettate dalla gente non perché abbiano perso valenza tecnico scientifica, ma perché lo scenario rispetto alla quale la gente intende misurarsi, è uno scenario diverso in cui non bastano più delle probabilità ma ci devono essere delle certezze.
Mi sembra giusto considerare, per rispetto a noi stessi e al Ministro la legittimità della procedura tecnico-giuridica nella misura in cui per chiarezza di determinazioni tecniche e per adempimento ai tempi, possa essere considerato un modo di voltare pagina. Se peraltro così non fosse ci sembra giusto che nei nostri documenti venga fatta la scelta di dichiarare in modo fermo, alto e chiaro che, qualora le procedure e la tecnica non ci consentissero una risposta esauriente entro il 31 luglio, si deve passare allo scenario politico. Nello scenario politico, considerando i prezzi che la collettività deve pagare, come sempre paga quando affronta questioni di questa natura, lo Stato deve garantire a tempi certi nella Valle Bormida una nuova qualità della vita che a sua volta garantisca l'occupazione insieme alla qualità dell'ambiente.
A me sembra che sia questo l'approccio, se mi consentite, non banale e non strumentale rispetto alla questione.
I nostri colleghi che hanno la fortuna di essere in molti, sono riuniti in altre sale per elaborare tutti insieme ordini del giorno. Io non so se lo sottoscriverò né so se lo voterò. Una cosa è certa, che chiederemo che in quei documenti emerga forte che la questione del Bormida deve porsi il problema del voltare pagina; che questo lo si ottenga attraverso la strada tecnica o lo si ottenga attraverso la strada politica, a noi è sostanzialmente indifferente.
Mi pare, quindi, che con questo il Gruppo Liberale dia risposta alla prima questione che è stata posta al Consiglio regionale dai cittadini del Bormida, la nostra valutazione sull'opportunità o meno della chiusura dell'ACNA.
L'altra questione che ci è stata posta è quella di trasferire le risorse ipotizzate rispetto ad un certo sito ad altro sito. Anche qui bisogna smitizzare: è vero, chi inquina deve pagare, chi inquina paga però, attenzione, facciamo i disinquinamenti con la clausola di rivalsa, ma se ci aspettiamo che i disinquinamenti vengano fatti dai responsabili, dopo che hanno perso la relativa causa nei tre gradi di giudizio e qualora non siano falliti o non siano stati messi in liquidazione, bisogna dire in modo chiaro che questo significa sapere che non si disinquinerà mai niente o comunque non disinquineremo niente nella nostra generazione. A noi sembra quindi che al di là di un approccio moralistico che, pur rispettabile, non è produttivo rispetto alla questione, ci si debba rimettere alla Giunta affinché con le valutazioni tecniche e di opportunità si scelgano quelle aree rispetto alle quali l'intervento produca il massimo del risultato. Se poi esistono delle responsabilità qualcuno sarà chiamato a pagare, se non ci sono delle responsabilità avremo fatto il nostro dovere di cittadini e di contribuenti; ma dobbiamo puntare il risultato sul piano del disinquinamento, non facendoci fuorviare dalla polemica rispetto a quale sia la responsabilità che sia presente nel sito in specie.
L'ultima questione sulla quale intendo fare chiarezza è la richiesta che ci viene rivolta di immaginare, studiare, pensare e scrivere un piano socio - economico. In primo luogo va dato atto alla Giunta che ha già richiesto una indagine per avere il quadro della situazione socio economica della Valle Bormida; rispetto a questo non mi farei incatenare in espressioni formali e in terminologie poco comprensibili: deve essere chiaro che la Giunta, a seguito del ricevimento di questa valutazione sullo stato d'essere socio - economico della Valle Bormida, deve avviare un piano di intervento, perché la differenza tra piano di intervento e piano di sviluppo è che uno le cose le fa e l'altro le cose le dice e noi siamo per un documento che dice le cose che fa. Quindi siamo per un piano di intervento per la Valle Bormida, anche perché il piano di intervento dice le cose che la Regione può e vuole fare. Il Piano di sviluppo dice che le cose che qualcuno dovrebbe fare. A noi sembra più giusto che ci sia un piano di intervento che preveda sia cosa la Regione deve fare, sia cosa la Regione può fare e sia cosa la Regione si impegna a fare. Posto che è chiaro che quello che la Regione può fare in termini finanziari e istituzionali non sarà sicuramente la risposta sufficiente alle esigenze che emergeranno dall'indagine sia per il pregresso sia per il futuro, ci sembra che vada riproposta al Ministro la questione di considerare il risanamento della Valle Bormida in termini socio - economici come una questione nazionale, così come è stata considerata questione nazionale il risanamento della Valle Bormida dal punto di vista ambientale. Quindi una messa in stato di chiamata in causa (come diciamo noi avvocati) dello Stato, affinché intervenga per il completamento del piano di recupero socio economico della Valle Bormida per quelle questioni, per quelle parti e per quelle competenze che non sono della Regione.
Con queste poche cose mi pare di aver dato una risposta indubbiamente modesta, ma abbastanza chiara, non vestita di troppe "penne di pavone" come ha fatto qualcuno in questa sede che non voleva far capire che cosa stava dicendo: noi chiediamo per la Valle Bormida che si volti pagina.
Voltare pagina significa avere una valle all'interno della quale le unità produttive devono convivere con l'ambiente. Questo voltare pagine Assessore Cernetti, lo si può ottenere con procedure tecniche e giuridiche oppure lo si può ottenere con interventi di ordine politico. Se la prima strada sarà in grado di darci questo risultato - ed è quella che è stata scelta dal Ministro - ne saremo soddisfatti, se però entro il 31 luglio questa strada non dà un risultato chiaro, in un senso o nell'altro noi chiediamo, Assessore Cernetti, che lei si attivi nei confronti del Governo perché si chieda che la questione si sposti sul piano politico. E' evidente che spostarla sul piano politico significa, come sempre si è fatto quando si è dovuto intervenire drasticamente in vicende ambientali così delicate, la chiusura dell'ACNA.



PRESIDENTE

La discussione generale si è così conclusa. Informo che con la comunicazione della Giunta sono state assorbite le interrogazioni e le interpellanze relative a questo problema. Se si addiviene a un documento conclusivo sul quale sia possibile trovare un accordo generale dei gruppi politici, evidentemente sarà un vantaggio per tutti.
Passiamo ora all'esame dei seguenti ordini del giorno: n. 430, presentato dal Consigliere Ala, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la dichiarazione di 'area ad elevato rischio di crisi ambientale' per la Valle Bormida, ai sensi della legge 349/86 considerato quanto contenuto nella delibera governativa in merito ed il Protocollo d'intesa tra le Regioni Piemonte e Liguria ed il Governo considerata la grave situazione di inquinamento dell'area e le cause che hanno determinato questa situazione, in grandissima parte - sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo - riconducibili all'attività in corso e pregressa dell'azienda ACNA di Cengio (SV) impegna la Giunta regionale a richiedere agli enti competenti (Comune di Cengio, Regione Liguria Provincia di Savona, Governo) la sospensione cautelativa dell'attività dell'azienda ACNA di Cengio (SV) ad adottare tutte le necessarie misure affinché il Protocollo d'intesa e tutte le diverse attività connesse ai piani di bonifica e la bonifica medesima prevedano una ampia e democratica partecipazione degli enti locali piemontesi e delle associazioni che in questi anni si sono impegnati per favorire la bonifica ambientale della valle a ridefinire con chiarezza le diverse responsabilità in materia di inquinamento della valle ed individuare quanti e quali siano gli studi e gli elementi conoscitivi ancora necessari per un approfondito esame del problema (in particolare relativamente all'area attualmente occupata dallo stabilimento ACNA e dell'inquinamento del sottosuolo lungo l'asta fluviale) a garantire la massima pubblicizzazione e partecipazione della competente Commissione consiliare, degli enti locali e dei cittadini, a tutte le fasi legate alla bonifica.
Impegna il Consiglio regionale d'intesa con la competente Commissione consiliare, a definire un gruppo di lavoro consiliare avente l'incarico di raccogliere tutti i dati relativi alla bonifica della valle e a seguirne la vicenda in collegamento con gli enti locali ed i cittadini piemontesi (facendo anche riferimento a quanto previsto dagli artt. 5 e 7 del Protocollo d'intesa)".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

Mantengo il documento che reca la data 4 febbraio, per quanto una parte di questo possa considerarsi ormai superato. Si tratta del documento più antico esistente agli atti di questo Consiglio ed impegna la Giunta regionale a richiedere agli enti competenti (Comune di Cengio, Regione Liguria, Provincia di Savona e Governo) la sospensione cautelativa dell'attività dell'azienda ACNA di Cengio. A memoria dei colleghi ricordo che questo documento non venne votato, su richiesta dell'assemblea richiesta da me accolta - nella seduta dell'11 febbraio scorso.
Ritengo di avere chiarito molto bene allora, che la non votazione dell'ordine del giorno era collegata all'attesa dello sviluppo degli atti conseguenti al protocollo d'intesa, atti che non essendo venuti con la tempestività, la necessità e il rigore richiesti rendono nuovamente attuale e proponibile il medesimo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 35 contrari e 3 astenuti.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 453, presentato dai Consiglieri Ala, Montefalchesi e Reburdo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il Governo, su proposta del Ministro dell'Ambiente, ha riconosciuto la Valle Bormida area ad elevato rischio di crisi ambientale ai sensi dell'art. 7 della legge n. 349 del 1986 considerato che sulla base del Protocollo d'intesa tra le Regioni Piemonte Liguria e Ministero dell'ambiente sottoscritto il 12 febbraio 1988, verrà predisposto un Piano di risanamento ambientale della Valle Bormida considerato altresì che contestualmente alla predisposizione del suddetto Piano di risanamento ambientale, è necessario predisporre un Piano di sviluppo socio-economico per il rilancio della Valle Bormida tenuto conto che in tal senso si è già espresso il Consiglio regionale in data 11/2/88, auspicando che la definizione di un Piano di sviluppo socio economico fosse oggetto dell'intesa tra le Regioni Piemonte, Liguria e Ministero dell'ambiente rilevato che contrariamente a quanto auspicato dal Consiglio regionale il Protocollo d'intesa non fa cenno alcuno alla redazione del suddetto Piano di sviluppo socio-economico tenuto conto che la Regione è istituzionalmente preposta ad indirizzare e guidare lo sviluppo del Piemonte impegna la Giunta a predisporre, con il supporto dell'Università, del Politecnico e degli enti strumentali le linee di un Piano di sviluppo socio-economico per il rilancio della Valle Bormida che definisca anche le ipotesi di riconversione delle aziende la cui attività risulti incompatibile con la tutela della salute delle popolazioni e dell'ambiente, e/o ipotesi di ricollocazione in altre attività dei lavoratori attualmente impiegati in dette aziende a riferire periodicamente alla competente Commissione consiliare nonché al Consiglio regionale".
Ordine del giorno n. 461, presentato dai Consiglieri Ala Montefalchesi, Reburdo, Stagliano, il cui testo recita: "Considerato che, dopo la dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale della Valle Bormida, si è svolta il 20 marzo scorso una manifestazione a Cengio, promossa da un ampio arco di forze politiche sociali e ambientali, sul risanamento della vallata ed in particolare per la cessazione delle emissioni inquinanti dell'azienda ACNA, del gruppo Montedison considerato che a tale manifestazione hanno partecipato - in forma ufficiale - la Regione Piemonte e numerosi enti ed associazioni locali considerato che hanno inoltre partecipato alla manifestazione numerosi dipendenti dell'azienda ACNA e che costoro, in seguito, sono stati convocati dalla direzione aziendale, con intenti che risulterebbero intimidatori e rivolti a ledere il diritto, costituzionalmente garantito ad ogni cittadino, di esprimere e manifestare le proprie opinioni considerato che, a seguito di un incontro svoltosi presso la Prefettura di Savona alcuni giorni dopo la medesima manifestazione, risulterebbe che le forze dell'Ordine avrebbero ripreso, con telecamere, tutta la manifestazione ed avrebbero successivamente permesso la visione del medesimo filmato alla direzione dell'azienda ACNA il Consiglio regionale del Piemonte richiamando i principi della Carta Costituzionale e dello Statuto della Regione esprime perplessità per le procedure adottate dalle forze di ordine pubblico nel corso della manifestazione, ivi compreso l'utilizzo di strumenti di ripresa cinematografica eleva una vibrata protesta per il comportamento intimidatorio e fortemente lesivo dei diritti dei singoli cittadini, messo in atto dalla direzione dell'azienda ACNA ritiene inaccettabile, qualora queste notizie trovassero conferma, l'aver concesso l'accesso e l'uso dei filmati sopra menzionati ad una parte privata (nella fattispecie la direzione dell'azienda) impegna i Presidente della Giunta e del Consiglio regionale a compiere i passi necessari - nei confronti del Ministero dell'Interno, della Direzione dell'azienda ACNA e di eventuali altri soggetti coinvolti allo scopo di fare chiarezza nell'intera vicenda e nelle singole responsabilità, e li impegna a trasmettere al Consiglio gli esiti delle iniziative assunte".
La parola al Consigliere Reburdo per l'illustrazione.



REBURDO Giuseppe

I due ordini del giorno non possono essere messi in votazione insieme perché trattano due argomenti diversi. Quello del 3 marzo 1988, firmato dai Consiglieri Ala, Montefalchesi e dal sottoscritto, è stato presentato a seguito del dibattito consiliare sulla questione del piano di risanamento in cui si chiedeva alla Giunta di predisporre, con il supporto dell'Università, del Politecnico e degli enti strumentali, le linee di un piano di sviluppo socio-economico per il rilancio della Valle Bormida e di riferirne periodicamente alla competente Commissione consiliare.
Inoltre, vorrei illustrare l'altro ordine del giorno del 13 aprile 1988 firmato dai Consiglieri Ala, Montefalchesi, Staglianò e dal sottoscritto nel quale si denuncia il fatto che il 20 marzo nel corso della manifestazione tenutasi a Cengio ci sono stati degli interventi che noi riteniamo repressivi. La manifestazione è stata filmata e pare che il filmato delle forze dell'ordine sia stato successivamente consegnato all'ACNA per l'eventuale individuazione di quanti vi avevano partecipato.
In questo ordine del giorno chiediamo che i Presidenti della Giunta e del Consiglio regionale compiano i passi necessari nei confronti del Ministero dell'Interno, della Direzione dell'azienda ACNA e di eventuali altri soggetti coinvolti, allo scopo di fare chiarezza nell'intera vicenda e chiediamo che si impegnino a trasmettere al Consiglio gli esiti delle iniziative assunte Sono due questioni che hanno un certo rilievo e noi chiediamo che vengano messe in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Siamo d'accordo con lo spirito dell'ordine del giorno, ma essendo i contenuti già recepiti nell'ordine del giorno unitario, ci asteniamo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 453.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 25 contrari e 15 astenuti.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 461.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 30 contrari e 13 astenuti.
Passiamo all'esame degli ordini del giorno nn. 488 e 519 presentati dal Consigliere Pezzana.
Ordine del giorno n. 488 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il Protocollo d'intesa sottoscritto dal Ministero dell'ambiente, Regione Liguria e Regione Piemonte, prevede che entro il 31 luglio 1988 deve essere completata la predisposizione del piano di risanamento della Valle Bormida, e che a tutt'oggi nulla è stato predisposto ed avviato rilevato che la situazione di degrado e di pericolo non cessa di essere grave per l'intera Valle, ed i ritardi nelle procedure per la definizione del Piano rischiano di far slittare ulteriormente l'indispensabile opera di bonifica dell'ambiente e di cessazione dell'inquinamento chiede al Ministero della Protezione Civile di intervenire urgentemente all'interno dell'area dello stabilimento dell'ACNA per verificare la quantità e la qualità dei rifiuti ammassati, nonché il pericolo esistente e l'inquinamento prodotto o producibile al Sindaco di Cengio, al Prefetto e alle autorità governative competenti di procedere alla chiusura cautelativa dello stabilimento di Cengio fino alla definitiva approvazione del Piano di risanamento della Valle Bormida alla Giunta regionale e all'Assessore competente di farsi parte attiva nei confronti delle parti che hanno sottoscritto il protocollo d'intesa affinché il piano di risanamento sia pronto entro il 31 luglio. A tal fine l'Assessore competente presenterà alla Commissione competente una relazione sullo stato di avanzamento del lavoro di predisposizione del piano, con particolare riferimento agli impegni e ai compiti assunti dalla Regione Piemonte, entro il 31 maggio ed il 15 giugno prossimi invia il presente ordine del giorno al Presidente del Consiglio e al Ministero dell'ambiente, alla amministrazioni locali interessate, alle associazioni ambientaliste della Valle Bormida, agli organi di stampa".
Ordine del giorno n. 519 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che la predisposizione del piano di risanamento della Valle Bormida ex art. 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349 non sarà ultimata entro la data del 31 luglio p.v., come previsto dalla Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 27 novembre 1987 - con la quale si è dichiarato la Valle Bormida "area a elevato rischio di crisi ambientale' rilevato che la situazione di degrado e di pericolo non cessa di essere grave per l'intera Valle, e che ogni ulteriore ritardo rischia di compromettere ed esasperare la situazione in modo inaccettabile riaffermata la necessità di salvaguardare i posti lavoro eventualmente in pericolo sia attraverso un utilizzo delle forze disponibili nelle attività di disinquinamento sia attraverso ogni altra forma di mantenimento integrale del salario, fino all'esaurimento del piano di risanamento chiede al Governo di procedere alla sospensione cautelativa della produzione dello stabilimento ACNA di Cengio, fino alla conclusione delle operazioni di risanamento previste dal Piano, e di provvedere alla verifica dell'area dello stabilimento e ad un eventuale risanamento della stessa impegna la Giunta a presentare in Consiglio regionale entro un mese dalla definizione del Piano di risanamento, un progetto di recupero socio economico della Valle Bormida, che accompagni e segua il Piano di risanamento stesso, indicando le fonti di finanziamento specifiche per ogni progetto, tempi e soggetti per la loro realizzazione. Il Piano sarà elaborato anche sulla base di specifiche proposte che enti ed associazioni vorranno presentare entro il 31 settembre prossimo. In particolare la Giunta regionale si impegna ad attivare forme di collaborazione stabile con gli enti locali interessati, il Comitato per la Rinascita della Valle Bormida, le organizzazioni sindacali.
Il Piano non si configura come stralcio del Piano di sviluppo regionale ma è realizzato in conformità con le indicazioni in esso contenute, per quanto utilizzabili invita tutte le parti interessate ad operare per un celere avvio delle operazioni di risanamento ed alla soluzione dei gravi e annosi problemi della Valle Bormida. A tal fine il Consiglio regionale, rilevata la dimensione nazionale che il caso Bormida ha assunto, si fa promotore di un incontro con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con i Ministri dell'Ambiente, della Sanità, del Lavoro e con tutte le parti interessate perché congiuntamente assumano impegni precisi in merito ai tempi di realizzazione dell'opera di recupero dell'ambiente, dell'attività di salvaguardia e prevenzione per la salute dei cittadini e dei lavoratori e di tutela dell'occupazione.
Invia il presente ordine del giorno a tutte le parti interessate".
La parola al Consigliere Pezzana per l'illustrazione.



PEZZANA Angelo

Mi sembra di essere in un film di Bunuel, ma non è una critica negativa se pensiamo all'arte.
Il 12 maggio 1988 chiedevo - già allora davo per scontato che al 31 luglio non saremmo mai arrivati ad avere la predisposizione definitiva del piano di risanamento - che il Ministero della Protezione Civile intervenisse urgentemente all'interno dell'area dello stabilimento ACNA per verificare la quantità e la qualità dei rifiuti ammassati, nonché il pericolo esistente e l'inquinamento prodotto e producibile. Richiedevo anche al Sindaco di Cengio, al Prefetto e alle autorità governative competenti di procedere alla chiusura cautelativa dello stabilimento di Cengio fino alla definitiva approvazione del piano di risanamento della Valle Bormida.
Queste richieste, mai discusse, vengono riprese nell'ordine del giorno più ampio che ho presentato in data 7 luglio, nel quale ribadendo chiaramente la necessità di salvaguardare i posti di lavoro in pericolo con tutti i mezzi legali possibili, si chiede la sospensione cautelativa della produzione dello stabilimento ACNA di Cengio fino alla conclusione dell'operazione di risanamento prevista dal piano e si chiede altresì di provvedere alla verifica dell'area circostante lo stabilimento ed un eventuale risanamento della stessa. Si chiede inoltre alla Giunta regionale di predisporre un progetto di recupero socio-economico della Valle Bormida.
Risparmio la lettura dell'intero ordine del giorno anche perché verrà approvato, se i calcoli non sono errati, da cinque persone, avrà delle astensioni e dei voti contrari.
Vorrei terminare questa brevissima quasi non presentazione dell'ordine del giorno, rilevando come in questo Consiglio ancora una volta non si sarà tenuto conto delle esigenze delle popolazioni (includo anche quelle degli operai dell'ACNA perché sono popolazioni a pari diritto delle altre), ma si arriverà ad un ordine del giorno ambiguo, ipocrita, che non darà nessuna indicazione ferma, salda e dura (come si è sentito dire da tutti in questo Consiglio); verrà votato anche dai Consiglieri democristiani che sono intervenuti e che hanno chiesto la sospensione dei lavori come l'hanno chiesta anche i colleghi comunisti. In realtà l'ordine del giorno che verrà approvato sarà un ordine del giorno "tiramolla".
Quindi, un ordine del giorno ambiguo che non risolverà nulla. Questo per dare una risposta alle popolazioni della Valle Bormida e a quanti sono da questa mattina fuori da quest'aula in attesa che capiti qualcosa: non sarà capitato nulla ancora una volta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 488.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli e 39 contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 519.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli e 39 contrari.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 484, presentato dal Consigliere Ala, il cui testo recita: "Premesso che è nota la gravissima situazione di degrado ambientale della Valle del fiume Bormida, inquinato da decenni dagli scarichi degli impianti ACNA Montedison di Cengio (SV) considerato che la Valle Bormida è stata dichiarata 'zona ad elevato rischio di crisi ambientale' proprio a causa dell'inquinamento e del degrado di cui sopra che il giorno 6 maggio 1988 i vertici della Comunità Montana Alta Langa hanno organizzato un incontro con l'ACNA-Montedison che tale incontro è stato disertato da tutti gli amministratori comunali della Valle Bormida piemontese e dalla competente Commissione consiliare regionale che a tale incontro ha partecipato il Ministro della Sanità Carlo Donat-Cattin che il Ministro Donat-Cattin ha rivolto ai cittadini della Valle Bormida, che manifestavano in modo civile e democratico il loro disappunto per un incontro inutile (ritenuto tale non solo da loro ma anche dagli amministratori comunali che avevano deciso di disertarlo) delle frasi e dei gesti che hanno sollevato l'indignazione e la protesta dei Sindaci della Valle Bormida piemontese che quanto sopra non è solo stato denunciato dai Sindaci stessi, ma è stato ripreso, con dovizia di particolari da un autorevole organo di informazione come 'Il secolo XIX' e non risultano siano giunte al predetto quotidiano delle smentite da parte del Ministro Donat-Cattin che non è la prima volta che il Ministro Donat-Cattin esprime con notevole pesantezza le sue opinioni che le frasi pronunciate quali 'non rompetemi le palle' e 'siete tutti dei coglioni' e gesti come le 'sonore pernacchie', sono comunque riprovevoli, ma risultano ancora più gravi e provocatorie quando provengono da un rappresentante del Governo della Repubblica e sono rivolte a cittadini che manifestano il loro dissenso di fronte ad un modo di affrontare la questione ACNA che non tutela affatto né l'ambiente né la salute dei cittadini, di cui il Ministro della Sanità dovrebbe occuparsi il Consiglio regionale del Piemonte esprime la propria indignazione per l'atteggiamento tenuto dal Ministro della Sanità ne censura il comportamento ritiene questa cultura di governo non compatibile con le esigenze di tutela e ripristino ambientale che la Regione e d'intesa con gli enti locali ed i cittadini della Valle Bormida intende perseguire attraverso la redazione e la realizzazione del Piano di bonifica della Valle Bormida impegna il Presidente della Giunta regionale a richiedere al Presidente del Consiglio dei Ministri se simili comportamenti, gesti ed espressioni siano condivise dal Presidente medesimo e dall'intero Governo chiede al Presidente della Giunta regionale di invitare il Ministro della Sanità a rassegnare le proprie dimissioni, come hanno già richiesto i Sindaci della Valle Bormida piemontese".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

Vorrei ricordare ai colleghi che da febbraio fino ad oggi alcune forze politiche (mentre altri hanno dovuto aspettare oggi per presentare un ordine del giorno, come già ha già ricordato il collega Pezzana) avevano visto e segnalato l'accumularsi dei ritardi e proposto degli interventi così come avevamo cercato di segnalare il comportamento della Direzione aziendale in merito alla manifestazione di Cengio alla quale, come ha ricordato il Presidente Viglione, era presente anche la Regione. Proprio la Regione, pertanto, avrebbe dovuto sottolineare il carattere democratico e pacifico di quella manifestazione e quindi approvare quell'ordine del giorno come invece non è avvenuto e disapprovare il comportamento del Ministro della Sanità Donat-Cattin il 6 maggio 1988 all'incontro con la Comunità montana Alta Langa.
Per non incorrere nella censura del Presidente del Consiglio non riferirò le parole e le frase virgolettate che compaiono nell'ordine del giorno (sono state riportate in maniera molto precisa dal "Secolo XIX" di Genova) che dimostrano come il Ministro abbia scelto da che parte stare fin dall'inizio di maggio.
Il documento successivo, in data 23 giugno, è un ordine del giorno firmato congiuntamente da Reburdo, Montefalchesi e Ala. Era stato previsto con anticipo perché, secondo le date previste, la Regione avrebbe dovuto affrontare il tema ACNA e parlare della Val Bormida prima della data di oggi, secondo gli impegni che avevamo assunto il 12 maggio con i rappresentanti delle associazioni. Anche questo ordine del giorno impegna la Giunta a richiedere al Ministro dell'Ambiente la chiusura cautelativa dello stabilimento ACNA, ad elaborare un piano di sviluppo socio-economico installare stazioni di monitoraggio sul fiume Bormida (e questo potremmo dire che in parte sta avvenendo), garantire la massima trasparenza e tempestività di informazione alla popolazione della valle. Comunque, il punto chiave è il primo ed è su questo che dobbiamo pronunciarci oggi: la chiusura cautelativa dell'ACNA.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 484.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 25 contrari, e 6 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 504 sottoscritto dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi e Ala, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che le Amministrazioni comunali e l'Associazione per la rinascita della Valle Bormida, unite e solidali nella lotta per il disinquinamento e la rinascita della Valle, hanno presentato una serie di richieste agli organi regionali istituzionalmente competenti ad affrontare e a risolvere il problema Bormida-ACNA sottolineato che le richieste, molte delle quali sono presentate sotto forma di protesta nei confronti di decisioni già assunte senza il preventivo parere della Valle Bormida, Amministrazioni, Associazione e cittadini, danno la massima priorità alla chiusura dello stabilimento del sito. Questa richiesta, considerata di fondamentale importanza, è stata fatta per la prima volta da tutti i Consigli comunali della Valle e dal Consiglio provinciale di Cuneo con apposite delibere e più volte ribadita nei convegni e nelle manifestazioni organizzate in Valle Bormida fa propria la protesta verso: l'Assessore all'ambiente Cernetti e la Giunta regionale per l'insufficiente informazione sulla gestione degli incontri con il Ministero e sull'attività svolta in Regione dopo la dichiarazione di area ad alto rischio di crisi ambientale la Giunta regionale per l'accettazione passiva della designazione dell'Ansaldo tra le imprese incaricate allo studio di bonifica da parte della Regione Liguria impegna la Giunta 1) ad adottare un provvedimento che indichi al Ministero dell'Ambiente il consenso della Regione Piemonte sulla chiusura cautelativa dello stabilimento ACNA, in attesa che vengano effettuati gli studi e i lavori di bonifica del sito 2) ad elaborare al più presto un Piano di sviluppo socio-economico della Valle Bormida coinvolgendo i gruppi di lavoro già operanti all'interno dell'Associazione, l'Università e il Politecnico 3) ad installare stazioni di monitoraggio sul fiume Bormida al fine di poter eseguire in modo costante e preciso prelievi ed analisi delle acque garantendo la copertura delle spese necessarie all'installazione delle stazioni stesse che dovranno essere gestite e controllate da USSL. enti pubblici e Comuni 4) a garantire la massima trasparenza e tempestività di informazione alla popolazione della Valle 5) a non assumere nessuna decisione relativa alla Valle Bormida senza la preventiva consultazione o coinvolgimento degli amministratori locali e dell'Associazione rappresentante la popolazione della Valle.
Impegna inoltre il Presidente del Consiglio regionale a convocare entro il 30 luglio p.v., un Consiglio regionale in uno dei 51 Comuni interessati per verifica delle iniziative connesse all'attuazione del protocollo d'intesa e del piano di sviluppo socio-economico".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 39 contrari.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 520, presentato dal Consigliere Staglianò, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato il perdurante gravissimo inquinamento del fiume Bormida e dell'intera Valle determinato in misura preponderante dagli scarichi idrici, solidi e gassosi degli impianti della Soc. ACNA C.O. di Cengio, di proprietà del gruppo Montedison considerato il notevole ritardo accumulato dal Ministero dell'Ambiente nella realizzazione del Piano di risanamento della Valle Bormida da attuarsi secondo quanto stabilito dal DPCM del 23/11/87 e dal successivo Protocollo d'intesa stipulato tra Ministero e Regioni Liguria e Piemonte preso atto con viva preoccupazione che, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per la predisposizione del suddetto Piano, fissati al 31 luglio p.v., non è stato ancora nemmeno sottoscritta, per rilievi della Corte dei Conti, la Convenzione del Ministero dell'Ambiente con il raggruppamento d'imprese formato da 'Ansaldo", 'Aquater' e 'Istituto Battelle' di Ginevra prescelti per l'elaborazione del 'Piano di disinquinamento della Valle Bormida' rilevato altresì che già nella predisposizione del DPCM del 23/11/87 il Ministro dell'Ambiente osservava come 'tra le molteplici sostanze scaricate dal citato impianto della Soc. 'ACNA C.O.', vi sono numerose sostanze non comprese fra i parametri specifici ed aspecifici di cui alla tab. A allegata alla legge 10/5/76, n. 319, nonché alcune, quali benzene e derivati benzenici, aniline, fenoli e piridine, caratterizzate da elevata tossicità', e che la Commissione di esperti ministeriali nominata per valutare le compatibilità ambientali delle produzioni della Soc. ACNA C.O.
non potrà che prendere atto della situazione 'de facto' sotto il profilo sia delle rilevazioni tecniche sulle emissioni inquinanti oggi disponibili sia delle carenti strumentazioni giuridiche sopra richiamate sottolineata l'esigenza di pervenire ad un provvedimento legislativo che contestualmente alla chiusura cautelativa dello stabilimento ACNA C.O. di Cengio, delinei gli interventi necessari per il risarcimento da parte del gruppo Montedison delle opere di bonifica ambientale e per una diversa collocazione delle maestranze dell'ACNA c.o. nell'ambito di uno sviluppo alternativo dell'intera Valle Bormida chiede al Governo di decretare, improrogabilmente entro il 31 luglio 1988 la sospensione cautelativa delle produzioni della Soc. ACNA C.O. di Cengio ai sensi dell'art. 8 della legge 3 marzo 1987 n. 59, adottando i provvedimenti necessari per assicurare il salario pieno ai lavoratori della società suddetta dà mandato alla Presidenza del Consiglio regionale di predisporre unitamente ai Capigruppo consiliari, un testo di legge di iniziativa regionale da sottoporre urgentemente all'approvazione dell'assemblea, al fine di: a) proibire le attività produttive inquinanti, in quanto incompatibili con il risanamento ambientale della zona b) individuare le responsabilità dei danni, valutarne l'entità ed ottenerne il risarcimento ai sensi della legge 8 luglio 1986, n. 349 c) attuare il previsto piano di risanamento ambientale ai sensi dell'art. 7 della legge 8/7/86, n. 349 con l'utilizzo prioritario delle risorse professionali e tecniche presenti nelle Regioni Liguria e Piemonte a partire dall'impiego dei lavoratori dell'ACNA d) indicare le misure di piena garanzia del reddito per i lavoratori attualmente impiegati nelle attività che saranno interrotte, unitamente a misure atte a favorire il nuovo impiego in altre attività dei suddetti lavoratori e) indicare la delega e le linee alle Regioni Liguria e Piemonte per la realizzazione di un piano di sviluppo socio-economico della Val Bormida distinto dai rispettivi piani di sviluppo regionale e con risorse statali appositamente stanziate f) indicare gli stanziamenti immediati e pluriennali, da inserire nel bilancio dello Stato, ritenuti necessari per i vari obiettivi della legge".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei riepilogare cosa chiede questo ordine del giorno.
Chiede al Governo di decretare "improrogabilmente entro il 31 luglio 1988, la sospensione cautelativa delle produzioni della Società ACNA di Cengio, ai sensi dell'art. 8 della legge 3 marzo 1987 n. 59, adottando i provvedimenti necessari per assicurare il salario pieno ai lavoratori della società suddetta", che è esattamente il dispositivo, a parte una piccola variazione che è stata apportata stamani, del testo presentatoci ieri nella conferenza dei Capigruppo anche dall'Assessore Cernetti, la quale evidentemente avendo firmato un altro documento ha ritenuto di gettare al vento quelle parole.
In secondo luogo questo ordine del giorno - io pregherei i colleghi Consiglieri di prestare attenzione a questo punto, perché magari si potrebbe anche procedere ad una votazione per parti separate - dà mandato alla Presidenza del Consiglio regionale di predisporre, unitamente ai Capigruppo consiliari, un testo di legge di iniziativa regionale da sottoporre urgentemente all'assemblea al fine di: a) proibire le attività produttive inquinanti, in quanto incompatibili con il risanamento ambientale della zona b) individuare le responsabilità dei danni, valutarne l'entità ed ottenerne il risarcimento ai sensi della legge 8 luglio 1986, n. 349 c) attuare il previsto piano di risanamento ambientale ai sensi dell'art. 7 della legge 8 luglio 1986 n. 349, con l'utilizzo prioritario delle risorse professionali e tecniche presenti nelle Regioni Liguria e Piemonte, a partire dall'impiego dei lavoratori dell'ACNA d) indicare le misure di piena garanzia del reddito per i lavoratori attualmente impiegati nelle attività che saranno interrotte unitamente a misure atte a favorire il nuovo impiego in altre attività dei suddetti lavoratori e) indicare la delega e le linee alle Regioni Liguria e Piemonte per la realizzazione di un piano socio-economico della val Bormida, distinto dai rispettivi piani di sviluppo regionali e con risorse statali appositamente stanziate f) indicare gli stanziamenti immediati e pluriennali da inserire nel bilancio dello Stato ritenuti necessari per i vari obiettivi della legge.
Questo a rimarcare l'urgenza di adeguare anche le norme nazionali per realizzare questo progetto di grande ambizione e di grande necessità, che sposti il pendolo e il baricentro verso un decentramento effettivo dei poteri dello Stato nei confronti delle Regioni e quindi in questo senso riterremmo di grande rilievo se, quanto meno su questi indirizzi, si potesse registrare una qualche convergenza.
Chiedo di procedere alla votazione per parti separate sul dispositivo del mio ordine del giorno.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione la prima parte: fino a "chiede".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinta con 5 voti favorevoli e 25 contrari (non partecipano alla votazione 15 Consiglieri).
Pongo in votazione la seconda parte: fino a "dà mandato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinta 5 favorevoli, 39 contrari, e 2 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ultima parte.
Chi è favorevole è pregato di alzare mano.
E' respinta con 5 favorevoli, 26 contrari, e 15 astensioni.
Passiamo ora all'ordine del giorno sottoscritto dal Consigliere Mignone che ha facoltà di intervenire.



MIGNONE Andrea

Intendo illustrare questo ordine del giorno cogliendo anche l'occasione per chiarire la mia posizione sull'altro ordine del giorno che è stato presentato. Personalmente ho ritenuto di dover mantenere questo ordine del giorno perché mi sembrava che entrando nel merito di alcune questioni potesse radicare la posizione attorno a degli elementi più concreti ed oggettivi. Ma poiché voglio anche sfatare l'idea che io abbia mantenuto questo ordine del giorno solo per acquisire particolari benemerenze, chiedo se l'ordine del giorno può rimanere agli atti senza essere posto in votazione, per evitare che si diffonda questo tipo di opinione.
Nel contempo dichiaro che ho mantenuto questo ordine del giorno perch mi sembrava fosse più corretto legare la sospensione cautelativa ad un provvedimento legislativo. E' ovvio che su questo ultimo provvedimento mi asterrò.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno del Consigliere Mignone si intende ritirato naturalmente rimarrà agli atti, come del resto tutti gli altri documenti.
Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno n. 523 sottoscritto dai Consiglieri Bontempi, Brizio, Rossa, Marchini, Fracchia, Majorino e Cernetti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

La dichiarazione di voto del nostro Gruppo su questo ordine del giorno è ovviamente una spiegazione a posteriori del perché, pur condividendo molte cose inserite negli ordini del giorno precedenti, e non abbiamo potuto associarci al voto. Faccio un esempio. Avevamo presentato l'ordine del giorno con delle premesse politiche e valutative circa i gravi ritardi e le inadempienze avvenute fino ad oggi; ci è parso di interpretare l'urgenza e la necessità di un salto di qualità come l'urgenza primaria nell'atteggiamento dell'istituzione Regione. Atteggiamento che in un momento delicato e per molti versi grave, deve essere di assoluta chiarezza e deve anche dare un chiaro messaggio di speranza. La chiarezza riguarda gli atti che devono immediatamente essere assunti per togliere dall'ambiguità e dal grave rischio una situazione in Valle che sta pregiudicando i rapporti e la stessa convivenza civile oltre che, e da sempre, i beni fondamentali quali la salute e la tutela della sicurezza delle popolazioni.
Abbiamo in questo senso ritenuto assolutamente primario un'espressione immediata non demandata a date ad eventi futuri, non rimandata a pronunciamenti su cui, purtroppo, non vediamo oggi condizioni di chiarezza sufficiente. Abbiamo ritenuto che qui ed ora fosse opportuno cooperare perché l'istituzione regionale si esprimesse con chiarezza per la necessità di una sospensione delle produzioni a pro di effettuare con completezza e tranquillità le verifiche sperimentali sul rapporto azienda ed impianti.
Abbiamo ritenuto che questo dovesse essere da noi indicato e affidato alla responsabilità del Governo. La partita è talmente grossa che mi riesce e continua a riuscirmi strano, paradossale, pensare che gli attori di questo caso emblematico nazionale non siano il Governo da un lato e il soggetto che ha dato origine, con le sue produzioni, all'inquinamento, cioè la Montedison dall'altro.
In altri termini riteniamo che oggi, in questa stretta, lo sforzo fatto per portare ad una chiara assunzione di responsabilità di intervento del Governo, sia l'unica strada da imboccare, in quanto a nessuno è ignota la quantità e qualità di interessi in gioco tra Governo e Montedison, quindi l'assunzione piena di una volontà politica da parte del Governo per una chiusura con queste modalità e scopi, come è descritto nell'ordine del giorno, è l'atto possibile e legittimo di un Governo che governa e che esprime la propria volontà.
In questo senso credo che l'atto che ci accingiamo a votare, che tra l'altro coglie questa esigenza di salto di qualità, sia di non più attendere tempi che troppe volte sono stati scavalcati. In secondo luogo c'è l'esigenza di riuscire (e lo abbiamo anche scritto) a determinare condizioni di unità tra i lavoratori e le popolazioni. Condizioni che riteniamo indispensabili. Mirare ad una priorità come la vita e la salute vuol dire anche determinare le condizioni affinché questa priorità sia un patrimonio culturale diffuso, e non sia l'effetto, o produca spaccature pericolose e inaccettabili, tra la gente che degli stessi beni fruisce ed ha necessità di fruire anche delle stesse certezze.
Sul punto relativo al piano di sviluppo avevamo avanzato una proposta l'abbiamo ritirata per favorire una formulazione chiara di impegno a redigere il piano di sviluppo e ad elaborarlo democraticamente in rapporto con le realtà locali, organizzazioni professionali sindacali, Associazione per la rinascita, enti locali. In questo senso riteniamo che un atto di chiarezza che avremo compiuto insieme ad un salto di qualità non potrà essere inficiato assolutamente dalla mancanza di parole che possono avere un senso, ma che giuridicamente possono essere addirittura un impedimento o da termini improrogabili. Noi i termini li vogliamo giocare subito, e la nostra richiesta è che da domani, non l'abbiamo aggiunto ma credo che si possa convenire, la Regione sia impegnata nei confronti del Governo per far valere immediatamente le conclusioni di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Nel mio intervento di questa mattina, facendo una breve disamina e analisi dei testi degli ordini del giorno, avevo enunciato una preoccupazione: che l'uso di determinate parole potesse dare, come poi è risultato, una sorta di pietosa ipocrisia per cui si volevano accontentare gli uni e gli altri attraverso un finale che in realtà poi non accontentasse nessuno.
Non voglio ripetere ora quello che ho già sostenuto stamattina, penso che chi voleva ascoltare l'abbia fatto; non posso però fare a meno di leggere una parte di questo ordine del giorno, quella che mi convince a non partecipare al voto per protesta contro un modo di fare nuovamente unificante, che riunisce persone che singolarmente erano contrarie a questo modo di fare in nome di una unità che non unisce proprio nulla. Leggo questa frase lasciandola alla riflessione di chi ascolta: "Ordine del giorno. Il Consiglio regionale del Piemonte chiede al Governo di provvedere alla sospensione delle produzioni dell'ACNA di Cengio con proprio autonomo provvedimento attraverso un intervento diretto sulla Montedison allo scopo di effettuare certe complete verifiche sperimentali ..."; ora mi chiedo se questa è una risposta forte come questo Consiglio si augurava. E se la Montedison rispondesse "no", cosa fa questo Consiglio? Dice al Governo di insistere? Credo che il Governo abbia la capacità e la volontà di agire in un modo piuttosto che in un altro indipendentemente dai segnali che riceve.
Questo è un segnale molto debole e io non posso non prenderne atto, proprio per rispetto alle lotte che in questi anni tutte le forze realmente ambientaliste hanno fatto e non posso nemmeno votare contro un ordine del giorno che è debole. Per cui non volendomi astenere, credo che la posizione più corretta, proprio per rispettare le lotte che sono avvenute in questi anni, sia quella di non partecipare al voto di un ordine del giorno debole e che sulla debolezza è riuscito a riunire forze, di per se distanti presenti in questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, per tentare di rendere chiaro il senso reale, quello che a noi pare essere, di questo documento firmato dal Consigliere Bontempi ed altri ed illustrato dal Capogruppo comunista, voglio provare a tradurlo.
Ci troviamo di fronte all'illusione, dal nostro punto di vista, di poter contrattualizzare il rapporto tra istituzioni (non parti sociali) e Montedison. Tradotto, il documento significa chiedere alla Montedison di acconsentire ad una sospensione tecnica per verificare quanti veleni sputa fuori ogni giorno senza fare riferimento a norme precise che consentano un intervento da parte dell'autorità pubblica per impedire che i cittadini e i lavoratori siano avvelenati. Poiché non siamo nell'Iran khomeinista occorre citare le leggi sulla base delle quali è possibile che ci sia un intervento d'autorità da parte del Governo per impedire che l'avvelenamento prosegua posto che a nostro avviso è sbagliato e politicamente debole pensare di poter convincere la Montedison ad acconsentire. Anche perché le verifiche tecniche su quanto avvelena sono già a disposizione; stamani ho citato il DPCM del 23/11/87, cioè il documento del Ministro dell'ambiente, da cui risulta chiaro che fenoli, benzene e altri sono tossici, e ciononostante non essendo comprese nella tabella A della Legge Merli non possono essere tarati per quanto riguarda la Montedison, per dire "fin qua puoi arrivare oltre questo limite non puoi andare". Senza considerare che la stessa Montedison ammette che, per quanto riguarda il fosforo e l'ammoniaca, è già fuori limite. Allora queste verifiche tecniche, in verità, non si capisce a che cosa debbano ridursi. Ci troviamo di fronte a delle produzioni che sono manifestamente inquinanti per il suolo, per l'aria e per l'acqua. Quindi di fronte all'illusione di poter convincere la Montedison a migliori consigli quando invece occorre che le istituzioni facciano la loro parte mettendo al primo posto il diritto alla salute dei cittadini, ritenendo sbagliata questa filosofia e debole politicamente questo pronunciamento di fronte alla domanda pressante di avere parole chiare da parte della gente, non partecipo al voto per manifestare questo dissenso. Sulla seconda parte del dispositivo su cui si potrebbe concordare, ma è inficiata radicalmente da questo approccio sbagliato, a nostro avviso, che non fa altro che alimentare confusione e stiracchiamento.
Signor Presidente, lei dovrà ricorrere come sempre a tutta la sua pazienza per restare ancora qui chissà quante altre sedute, perché ci troveremo con queste formulazioni ambigue a dover ritornare, mese dopo mese, sull'interpretazione delle parole dal momento in cui non si ha il coraggio di indicare un'inversione di marcia rispetto ad un'emergenza che è ormai talmente evidente che grida vendetta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dico subito che su questo ordine del giorno mi asterrò. Mi asterrò perché ritengo che questo ordine del giorno costituisca un passo in avanti rispetto ad una situazione di totale non governo di questa vicenda, totale non governo della Regione e del Ministero. E quindi è un passo in avanti; questa è la parte dell'ordine del giorno che giudico apprezzabile. Ordine del giorno che sostanzialmente ha la stessa filosofia dell'ordine del giorno del Gruppo comunista, riscritto in altri termini, e quindi credo sia giusto dare atto al Partito comunista di questo passo in avanti.
C'è però una parte che giudico insufficiente, perché l'ordine del giorno apre due possibili prospettive e scenari, che sono: 1) sperare che siano i tecnici a fornirci le motivazioni per un approdo che molti danno per scontato (la chiusura dell'ACNA) 2) darci le motivazioni per dichiarare l'ACNA compatibile e quindi la non chiusura.
Questa è l'ambiguità dell'ordine del giorno: l'ordine del giorno lascia aperti entrambi gli scenari.
Siccome ritengo che sulla vicenda dell'ACNA la scelta, al di là del giudizio dei tecnici, sia una scelta politica, se non altro per quello che ha costituito l'ACNA sino ad oggi rispetto al rapporto con la Valle Bormida, sarebbe opportuno prendere atto subito che la prospettiva inevitabile è quella della chiusura dell'ACNA. Però da subito occorre mettere in atto tutte le iniziative per garantire una occupazione alternativa ai lavoratori dell'ACNA.
E' con queste motivazioni che mi astengo. Io metto in guardia il Consiglio da un pericolo: non vorrei che nei fatti, sotto forma di chiusure tecniche o per verifiche agli impianti, si arrivasse ad una chiusura di fatto dell'ACNA senza dirlo e senza farsi carico dei lavoratori. Se l'ACNA e come io ritengo - deve essere chiusa, lo si deve dire, per contestualmente ci si deve fare carico del problema dei lavoratori. Una chiusura non detta, ma scontata, senza farsi carico dei lavoratori, credo sia un gravissimo errore. Metto in guardia il Consiglio da questo pericolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Una breve dichiarazione di voto alla fine di questa giornata. Avevo detto che mi auguravo non vi fossero delusioni. Ho letto e riletto più volte questo ordine del giorno e comunque non sono riuscito a convincermene. Ritengo che alcune cose possano andare, anche se arrivano con dei mesi di ritardo però sul punto relativo alla chiusura e/o sospensione delle attività dell'ACNA, i termini continuano a muoversi con estrema ambiguità. Ambiguità che si vede da un lato dalle frasi messe insieme, dall'altro lato della concordanza, nel voto e nella sottoscrizione del documento di forze politiche che durante la giornata di oggi abbiamo sentito esprimere posizioni tra loro diverse e non soltanto per delle sfumature. Ricordiamo che questa giornata è cominciata, da una parte, con una richiesta al Governo di chiarire se entro il 31 luglio la lavorazione andava sospesa o no cautelativamente, e dall'altra parte con una richiesta di fermate tecniche per verificare l'inquinamento. Avevamo due posizioni tra loro distanti, che appartenevano a due filosofie diverse e nessuna delle due mi soddisfaceva, ma erano due filosofie sull'argomento. Adesso troviamo una sorta di compenetrazione tra queste due filosofie in cui non si capisce quale delle due abbia ceduto che cosa, quale abbia vinto, quale abbia perso, su che cosa avvenga l'incontro. Da un lato, sembra avvenire sulla necessità addirittura di verificare se esiste l'inquinamento dell'ACNA e questo mi pare francamente inaccettabile, in quanto l'inquinamento dell'ACNA ha da essere considerato a mio avviso un dato ormai acquisito. Dall'altro lato, pare che non si tenga conto dei risultati dell'audizione di questa mattina e pare si voglia giungere comunque a trattative con il sindacato e con la direzione aziendale in merito ad una chiusura. Ritengo che la cosa messa in questi termini non sia proponibile per vari motivi: 1) la chiusura o la sospensione cautelare dell'ACNA non sono elemento trattabile con nessuno 2) discendono dalla verifica precisa se questa azienda inquina o non inquina; dal fatto se le produzioni di questa azienda sono compatibili o meno con il contesto della Valle e da null'altro.
Chiaramente tutte queste questioni, come dicevo nel mio intervento coinvolgono la necessità di un grande patto sociale nuovo che deve caratterizzare sia la società piemontese che tutti i paesi industrializzati. E riguardano il modo con il quale si gestisce la transizione ad un nuovo scenario di compatibilità tra produzione, lavoro ambiente, salute dei cittadini.
Questa è la contrattazione, non può esserci contrattazione invece rispetto alle aziende inquinanti. La contrattazione è solo sui nuovi limiti che accettiamo e su come ammortizziamo le conseguenze di questa transizione.
Mi pare preoccupante l'abbandono di qualsiasi data che invece era contenuta nell'ordine del giorno proposto ieri dall'Assessore Cernetti.
Condivido quanto ha detto il collega Montefalchesi sul fatto che si dà una delega eccessiva ai tecnici. Qui si spera che i tecnici ci dicano sì o no. Invece il problema è una nuova democrazia e un nuovo modello di rapporto con i problemi ambientali e quelli riguardanti la salute dei cittadini. Questa è questione di democrazia, non è questione di scienza non è questione di tecnici.
Annuncio la mia non partecipazione al voto, anche per il fatto che gli ultimi impegni alla Giunta sono condivisibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo intervenire su questo ordine del giorno proposto dalla maggioranza e dal Capogruppo comunista per esprimere una grande preoccupazione sul metodo con il quale si è arrivati a questo documento e vorrei entrare nel merito del documento stesso.
Per quanto riguarda il metodo a me pare che il documento conclusivo di questo dibattito, pur per certi aspetti innovativo, avrebbe potuto essere più aperto se al posto di sospendere il Consiglio se ne fosse parlato pubblicamente in aula, affinché anche coloro che sono fuori da quest'aula potessero conoscere sostanzialmente le basi sulle quali si è tentato di arrivare ad un documento unitario.
Questo non si è fatto e lo sottolineo come elemento di preoccupazione che ancora una volta denota un metodo chiuso e non sufficientemente trasparente.
Per quanto riguarda il merito di questo documento, esso è pieno di ambiguità e di incertezze. Sulla base di una posizione di questo genere è evidente che si sarebbero acuiti gli elementi di equivocità che sono avanzati ulteriormente nel dibattito tra i gruppi della maggioranza che erano abbastanza lacerati da posizioni diversificate, per cui c'era chi parlava esplicitamente di una richiesta di chiusura tout-court dell'azienda e chi invece sosteneva il mantenimento dell'apertura dell'azienda stessa.
Si è arrivati inevitabilmente al solito pasticciato documento unitario che se è ben letto, in particolare laddove si chiede al Governo di provvedere alla sospensione delle attività dell'ACNA, lascerà la popolazione della Valle Bormida largamente insoddisfatta perché, come sempre succede, le parole non esprimono una posizione aperta. Quindi ancora una volta ci troviamo di fronte ad un documento che dovrà essere interpretato, e la sua interpretazione sicuramente non avverrà nel senso delle richieste che sono state formulate dalla Associazione per la rinascita della Valle Bormida e dai Sindaci di quella valle.
Di fronte ad una situazione del genere sono un po' stupito - e questo mi fa riflettere ulteriormente - della disponibilità che il Gruppo comunista ha dimostrato a convergere su un documento della maggioranza, pur apportandovi delle innovazioni, non tenendo conto che questa maggioranza ha le responsabilità più gravi dello stato di disagio che esiste nella vallata per la non applicazione degli accordi che sono sopravvenuti all'interno del protocollo d'intesa. Questi elementi di ordine istituzionale e di ordine politico mi portano a dover dire che, proprio sulla base di queste considerazioni, non parteciperò al voto sul documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Nel collocarmi su questo ordine del giorno devo ricordare che nel corso dell'intervento fatto stamattina a nome del Gruppo, avevo manifestato la preoccupazione sul pericolo di grave pregiudizio per la salute delle popolazioni e per l'ambiente in vista del proseguimento dell'attività dell'ACNA. Il nostro ordine del giorno, in coerenza con questa impostazione, concludeva richiedendo che venisse disposta la sospensione cautelativa della produzione dello stabilimento ACNA contestualmente ad una ampia garanzia per le maestranze.
Nell'ordine del giorno al quale riteniamo di aderire si chiede - poi sull'esito della richiesta siamo molto scettici, perché è una richiesta che il Consiglio regionale formula al Governo - al Governo di provvedere alla sospensione delle produzioni dell'ACNA di Cengio. Anche se non è richiamata espressamente la normativa mi pare implicito, senza dover ricorrere ad interpretazioni capziose, che l'unico potere che ha il Governo di provvedere alla sospensione, allo stato attuale delle cose, sia quello di avere come presupposto del provvedimento di sospensione l'art. 8 che prevede quelle note misure cautelari. Il richiamo ad un provvedimento autonomo vuole significare che non si ha ad andare ad una trattativa con la controparte. Mi pare che il concetto finale espresso, quello della garanzia del salario e dell'occupazione dei lavoratori, sia coerente con la preoccupazione che avevo esposto stamattina.
In conclusione, se si arriva ad ottenere dal Governo, nell'ambito dei suoi poteri cautelari, a far provvedere alla sospensione, penso che venga soddisfatta quella che era l'esigenza manifestata non solo questa mattina ma anche il 14 giugno, al Ministro Ruffolo, di impedire che il soggetto inquinante proceda ad inquinare. Riteniamo che questo risultato principale e preliminare sia di tutto rilievo, anche se noi abbiamo fondati dubbi al riguardo che questa richiesta politica venga accolta dal Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, desidero annunciare il voto favorevole del Gruppo socialista su questo documento. Desidero rilevare l'importanza che rappresenta questo documento e vorrei che ciascuno compisse lo sforzo necessario per vedere il risultato che attraverso un dibattito sofferto che ha visto posizioni e valutazioni differenti, ha consentito a questa assemblea di dare una risposta positiva, una risposta concreta di una volontà della Regione Piemonte a farsi carico di un problema di tale rilevanza. Voglio mettere in rilievo, nel momento in cui esprimo la nostra posizione favorevole, che è stato un passo importante e compiuto.
Non si tratta di un documento diplomatico o di un documento che si richiama a questo o quell'articolo di legge, ma si tratta di un documento che esprime una volontà politica ben precisa, che esprime anche a livello di Governo una volontà della Regione Piemonte. Non mi pare che si possa dire che questo documento mandi un segnale debole, anzi, è un documento attraverso il quale mandiamo un segnale forte, di grande impegno e di grande disponibilità, un invito che attorno a queste proposte si riuniscano le più larghe forze sociali, politiche, istituzionali della Regione e insieme si apra una nuova vertenza, non a distanza, ma diretta, insieme con il Governo e la Montedison per cambiare atteggiamento, per modificare una situazione e per aprire nuove prospettive. E' su questa base che abbiamo stabilito un coinvolgimento diretto, addirittura cambiando la parola "impianti", sostituendola con "azienda" proprio per coinvolgere direttamente l'azienda, per coinvolgere il gruppo, per far sì che Governo Regione, forze sociali e istituzionali si muovano insieme; mi sembra che questo sia un passo importante, una strategia concreta che è diretta a realizzare degli obiettivi che, come ho già detto stamani nel mio intervento, sembravano molto lontani. La volontà che ha contraddistinto questo Consiglio, e oggi il dibattito, ci ha consentito di realizzare una intesa che mi auguro possa essere la più larga possibile. E' un messaggio concreto, una disponibilità che la Regione dà. Non va visto come qualcosa che delude nelle aspettative, come mi è parso di aver letto qua e là. So che è sempre sofferto il risultato complessivo che si ottiene, ma bisogna saper guardare a ciò che si sta realizzando e con questo documento mi pare che stiamo realizzando un processo nuovo che ormai ci fa entrare nel dopo diretto a cambiare la situazione nella Valle Bormida e offrire alla popolazione e ai lavoratori una nuova prospettiva di sviluppo, di recupero e di salvaguardia dell'ambiente.
Questo ci sembra il percorso concreto, costruttivo, capace di inserire la nostra Regione in quel grande processo di cambiamento per il rilancio e lo sviluppo di questa importantissima zona. Con queste motivazioni rinnovo la nostra piena disponibilità e il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Avevamo presentato con altre forze di maggioranza e con il sostegno dell'Assessore una bozza di ordine del giorno che ci pareva potesse raccogliere ampio consenso.
Abbiamo avuto su questo documento parecchi apprezzamenti, ma poi non è maturata quella possibilità di convergenza più ampia che abbiamo ricercato con molto impegno come forze di maggioranza tutte, e noi in particolare come forza di maggioranza relativa.
Proprio perché riteniamo che di fronte ad una situazione così complessa sia necessario uscire di qui con un documento di larga maggioranza, siamo poi addivenuti all'approvazione ed alla sottoscrizione di un nuovo ordine del giorno che è quello che si pone in votazione ora.
Abbiamo rinunciato a tutta la parte delle premesse nelle quali, certo ciascuno mantiene la sua propria valutazione. Noi avremmo volentieri evidenziato quanto meno l'impegno che l'ente regionale ha assunto in questa vicenda. Anche questa parte abbiamo superato per raggiungere un comune intendimento.
Per la parte finale, quella che impegna la Giunta, si segue (come è già stato sottolineato) il canovaccio della bozza presentata dalla maggioranza con alcune puntualizzazioni; un testo che ci pare, per quello che riguarda il progetto di sviluppo della Valle Bormida, tenga conto delle iniziative già assunte con l'incarico all'IRES e tenga conto della richiesta allo Stato di risorse adeguate, nonché della necessità di coinvolgere gli enti locali e l'Associazione per la rinascita della Valle Bormida, un provvedimento in definitiva che ha la sua pienezza.
Centrale è la parte delle richieste di intervento del Governo sul quale sono emerse diverse valutazioni ed interpretazioni. Credo che si può fare di tutto nell'interpretare un testo. Si possono interpretare in modo ambiguo tutte le parole e tutte le intenzioni, tuttavia ciò è consentito fino a un certo punto nell'ambito di un discorso di chiarezza. Per esempio si è fatta discussione sul termine del 31 luglio sul quale presentiamo l'emendamento, per fare una ulteriore chiarezza. Il termine 31 luglio era proposto nel nostro documento; come ha accennato il Capogruppo Comunista nel suo intervento, è stata fatta da più parti la richiesta di depennarlo perché sembrava un dilazionamento. Noi avevamo tutto fuorché l'intenzione che ciò apparisse un dilazionamento, ma averlo tolto è stato interpretato da taluni come un dilazionamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Quindi lo rimettete!



BRIZIO Gian Paolo

Poiché il depennarlo è stato inteso come un dilazionamento, per fare chiarezza le forze che hanno sottoscritto l'ordine del giorno proporranno un emendamento che inserisca dopo la parola "con proprio autonomo", la parola "immediato provvedimento". Purtroppo nelle interpretazioni si corre sempre troppo e talvolta si salta da una parte all'altra: è consentito tutto. C'è un male italiano: quello della dietrologia, di voler vedere sempre dietro ogni parola strane intenzioni. A noi la dietrologia non interessa, ci interessano le cose chiare. Per noi le parole hanno sempre avuto un senso e a loro cerchiamo di dare un senso chiaro. In effetti si è cercata una soluzione di larga convergenza, con il senso di responsabilità che sempre ci contraddistingue. Credo, come è già stato detto, che non si può intendere un proprio autonomo provvedimento anche immediato, come un elemento che preveda la contrattazione. E' un proprio autonomo provvedimento. Certo che un provvedimento sull'ACNA è difficile che possa essere diretto sulla FIAT e quindi, quando si dice che è diretto sulla Montedison, si afferma un dato che può essere forse pleonastico, ma che è comunque certo, oggettivo e chiarificatore. Se poi si vuole leggere dietro ogni parola significati che le parole non hanno, lo si può fare tranquillamente, fa parte come dico di quella dietrologia che è costume non positivo della nostra pseudo-cultura politica.
In definitiva il documento che noi abbiamo sottoscritto è un documento che ha una sua ben precisa chiarezza. Si chiede al Governo un autonomo provvedimento per la sospensione delle produzioni, si pongono certamente delle condizioni che devono tener conto della situazione dei lavoratori e che mi paiono oggettive e giuste.
Proponiamo anche un altro emendamento. Poiché taluno ha visto limitativo anche la dizione "impianti-inquinamento", il termine "impianti" viene sostituito con il termine "azienda". Anche qui dietro alla parola impianti, qualcuno ha visto una intenzione singolarmente restrittiva che non c'era, di qui l'emendamento.
Penso che siamo veramente arrivati al massimo possibile per conseguire una decisione del Consiglio regionale molto chiara e precisa (non è il Consiglio regionale che può assumere provvedimenti autonomi). Il mancato riferimento ad un articolo preciso della legge che compariva nel nostro documento iniziale, è stato richiesto dalla necessità di giungere ad un documento unitario, non senza motivazioni. Dobbiamo ricordare che, anche nel colloquio intercorso col Ministro Ruffolo, il Governo ha rivendicato l'autonomia nella scelta del provvedimento per questioni di legittimità.
Mi pare che l'ordine del giorno sia corretto, anche se, come tutti i documenti sui quali occorre giungere ad una convergenza, non ci può essere il totale pieno consenso di tutti, ma c'è nella sostanza quanto oggi il Consiglio poteva dire su questo provvedimento. Il nostro gruppo ha quindi sottoscritto l'ordine del giorno cosciente dei limiti, ma anche del peso che può avere, e lo voterà con l'augurio che questo documento costituisca un elemento utile ad andare incontro a quelle esigenze delle popolazioni che ci interessano in modo particolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo vota il documento perché lo ritiene prioritario per seguire un obiettivo e perch si ottenga, per quanto è possibile, un risultato sul piano della vicenda ed un altro risultato sicuro e immediato sul recupero del massimo di solidarietà intorno a questa questione.
Il documento garantisce il recupero del massimo di solidarietà e di impegno all'interno del Consiglio regionale, quindi ci auguriamo che lo determini anche all'interno della società civile. Queste sono le ragioni per cui noi votiamo il documento che, per alcuni versi, ci sembra ampiamente opinabile perché rimette insieme sullo stesso piano la scelta politica e il documento autonomo che ci richiede il Governo all'interno della procedura formale in fase di accertamento. Questo ci sembra ancora un elemento di equivoco che peserà sulle conseguenze. Quello che ci sembra fortemente criticabile è che si sia abbandonato il testo predisposto dalla maggioranza in ordine al piano di sviluppo, posto che si chiarissero i ruoli e le competenze. In questo documento (consentitemi di dirlo per rispetto per me stesso) si immagina un piano di sviluppo a cui partecipano oltre alle istituzioni, anche le rappresentanze dei movimenti. Occorrerà rivedere tutte le leggi e le procedure, mi pare veramente che voler fare un documento che cerca di accontentare tutti, di legittimare tutti e di riconoscere tutti, faccia emergere con assoluta chiarezza la sua debolezza.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione dell'ordine del giorno di cui ho dato lettura in precedenza, esaminiamo i seguenti emendamenti: a) aggiungere la parola "immediato" tra le parole "autonomo" e "provvedimento".
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 4 contrari ed 1 astensione.
b) sostituire la parola "impianti" con la parola "azienda".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli, 4 contrari ed 1 astensione.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno così emendato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alla grave e persistente situazione ambientale della Valle Bormida chiede che il Ministro dell'Ambiente dia immediatamente l'incarico per l'elaborazione del piano di risanamento, attuando contestualmente il pieno coinvolgimento degli Atenei liguri e piemontesi al Governo di provvedere alla sospensione delle produzioni dell'ACNA di Cengio con proprio autonomo immediato provvedimento attraverso un intervento diretto sulla Montedison, allo scopo di effettuare certe e complete verifiche sperimentali sul rapporto azienda-inquinamento, e determinandone forme e modalità con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali degli enti locali interessati e dei rappresentanti dell'associazione per la rinascita della Valle Bormida. In tale contesto dovranno comunque essere garantiti il salario e l'occupazione dei lavoratori.
impegna la Giunta a: 1 - predisporre un progetto di sviluppo della Valle Bormida sulla scorta della relazione contenente il 'quadro di riferimento socio-economico' la cui predisposizione è stata affidata all'IRES con delibera di proposta al Consiglio del 5/7/88, in collaborazione con Province, Comuni, Comunità montane, ed avvalendosi dell'apporto delle organizzazioni professionali sindacali, e dell'associazione per la rinascita della Valle Bormida 2 - promuovere in merito le iniziative necessarie per ottenere dal Governo interventi e risorse coerenti con la definizione della Valle Bormida come 'area ad elevato rischio di crisi ambientale' ".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 45 hanno risposto SI 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri.
L'ordine del giorno è approvato.
Desidero ringraziare coloro che oggi hanno assistito ai nostri lavori i signori Sindaci, gli amministratori, i rappresentanti delle Aziende, dei lavoratori e dell'Associazione Valle Bormida, per l'alto senso di responsabilità dimostrato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



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