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Dettaglio seduta n.146 del 29/06/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che è da porre in votazione il processo verbale dell'adunanza consiliare del 25 giugno 1987. Se non vi sono osservazioni si intende approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton, Bergoglio, Bresso, Carazzoni, Carletto, Gallarini, Pezzana Staglianò e Turbiglio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Viabilità

Comunicazioni della Giunta regionale sul progetto di costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo e presentazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale sul progetto di costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo".
Tale comunicazione assorbe l'interpellanza urgentissima presentata dal Gruppo comunista "per sapere se corrisponde al vero la notizia sulla riunione promossa dall'Assessore Mignone e dalla quale sarebbe emerso un consenso della maggioranza alla realizzazione dell'autostrada Torino Pinerolo e quale sia la posizione della Giunta".
Questa interpellanza era stata preceduta da un'altra interpellanza sempre sullo stesso argomento. Pertanto, entrambe le interpellanze si intendono assorbite dalla comunicazione che i Capigruppo hanno stabilito svolgesse la Giunta, in modo tale da permettere a tutti i Gruppi di intervenire sull'argomento.
Ha ora la parola l'Assessore Mignone, al quale seguirà un rappresentante del Gruppo che ha proposto questo dibattito attraverso lo strumento dell'interpellanza.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Signor Presidente, colleghi, opportunamente il Presidente del Consiglio ha richiamato la presenza di una interpellanza del Gruppo comunista e la Giunta ha convenuto sull'opportunità, dato l'interesse oggettivo di questo consesso, di rendere una comunicazione al Consiglio regionale. Peraltro come è stato ricordato era già stata presentata dal Gruppo comunista nella seconda metà di ottobre una interrogazione nella quale però si faceva riferimento a frasi dette da soggetti estranei a questo consesso; peraltro poi vi era stato, come è noto anche ai colleghi, verso la fine di gennaio un convegno in cui un ente strumentale della Regione, cioè l'ESAP, aveva presentato le risultanze di un primo studio di VIA attorno al progetto vecchio dell'ATIVA sull'ipotesi autostradale Torino-Pinerolo.
La Giunta regionale aveva ritenuto di dover ricondurre il dibattito attorno alla ipotesi di soluzione dei collegamenti tra l'area pinerolese e Torino all'interno del secondo piano dei trasporti e degli studi specifici che dovranno essere effettuati anche alla luce delle considerazioni che dovranno essere contenute all'interno dello schema di piano provinciale dei trasporti, perché in questa materia è comunque importante acquisire anche le valutazioni e le indicazioni delle Amministrazioni provinciali.
Tuttavia il recente grave incidente avvenuto sulla strada statale n. 23 nei pressi di Airasca ha riacceso l'attenzione sul problema fino ad oggi irrisolto dei collegamenti fra Torino e Pinerolo in regime di sicurezza per gli utenti e in tempi ragionevolmente accettabili. Come è noto esistono sull'argomento esigenze ed aspettative profondamente diverse. Da un lato vi è l'esigenza di un collegamento veloce Torino-Pinerolo determinato in buona sostanza dalla necessità di abbattere i tempi di percorrenza sotto la soglia della mezz'ora, tempo massimo oggi ritenuto accettabile a fronte della distanza esistente tra i due centri; dall'altro vi sono risposte che si concretizzano in varie proposte di soluzioni che vanno dalla realizzazione di una infrastruttura autostradale in sede nuova, al recupero dell'attuale viabilità statale, vuoi con allargamenti a quattro corsie vuoi con semplici ampliamenti, vuoi con progetti misti, parte a quattro parte a due corsie, o più semplicemente ancora con varie proposte di soluzioni dei soli cosiddetti punti neri della viabilità, in particolare None ed Airasca sulla statale 23, Cumiana e Frossasco sulla statale 589.
In realtà nessuna delle proposte anzidette per vari motivi ha finora raggiunto un grado di progettualità sufficiente e non pare neppure rispondere in modo convincente ed esaustivo all'esigenza primaria dell'abbattimento dei tempi di percorrenza e dell'aumento di accessibilità anzidetto.
Comunque sul recupero della viabilità statale e provinciale attuale, da attuarsi mediante allargamenti vari, sono finora stati presentati soltanto dei progetti preliminari: 1) da parte dell'ANAS, un progetto preliminare di larga massima relativo all'allargamento della strada provinciale Piscina-Cumiana e collegamento della stessa in variante alla SS. 23, in proseguimento dell'attuale circonvallazione di Pinerolo, interessante il tracciato terminale del vecchio progetto autostradale ATIVA, l'allargamento della Statale 589 dal bivio con l'anzidetta provinciale all'attuale circonvallazione di Piossasco e Orbassano. Il progetto anzidetto segue le indicazioni del progetto di fattibilità dell'asse "pedemontano", a suo tempo fatto studiare dalla Regione, che aveva riscosso pareri contrastanti nei due comprensori interessati di Pinerolo e di Torino, avendo Pinerolo espresso un parere contrario optando per un deciso potenziamento della statale 23, mentre Torino aveva accolto favorevolmente il progetto anzidetto.
Il progetto dell'ANAS presentato ai Comuni di Pinerolo, Piscina, Cumiana e Piossasco per il parere ai sensi dell'art. 81 ha ricevuto pareri diversi e in contrasto fra loro, essendosi espressi in modo negativo Pinerolo e Cumiana, in modo dubbio Piossasco ed in modo favorevole soltanto il Comune di Piscina.
2) Sempre da parte dell'ANAS e della Provincia di Torino un progetto preliminare e di larga massima per la soluzione in variante del nodo di Airasca che però non ha incontrato il parere favorevole dell'Amministrazione comunale.
3) Ancora da parte dell'ANAS una prima ipotesi progettuale per risolvere a livelli sfalsati l'incrocio fra la strada provinciale Candiolo-Orbassano e la statale 23 ai margini del Parco di Stupinigi che però ha incontrato il parere negativo della Sovrintendenza ai Beni ambientali.
Per cui anche gli 8 miliardi stanziati per l'ammodernamento del sistema stradale fra Torino e Pinerolo, nell'ambito della convenzione redatta tra l'ANAS e la Regione nel luglio 1984, ex art. 5 della Legge n. 531/82, anche se del tutto insufficienti per risolvere i primi due punti del precedente elenco, non hanno potuto fino ad ora essere impegnati in concrete realizzazioni.
Per quanto riguarda poi l'allargamento a quattro corsie di viabilità esistente, anche il progetto di fattibilità dell'asse pedemontano su richiamato che prevede appunto il raddoppio a quattro corsie della statale 589, in proseguimento della circonvallazione di Piossasco e Orbassano e la continuazione sulla provinciale Cumiana-Piscina e proseguimento fino a Riva di Pinerolo sulla SS. 23 fino all'attuale circonvallazione di Pinerolo, non pare una soluzione soddisfacente sotto diversi aspetti, già peraltro puntualmente rilevati nel parere negativo a suo tempo espresso dal Comprensorio del Pinerolese, presentando da un lato problemi di carattere urbanistico assai pesanti per la sua realizzazione e non assicurando dall'altro la certezza di conseguire i livelli di sicurezza con velocità di esercizio sufficientemente elevate per le varie categorie di veicoli, per assicurare i livelli di servizio necessari e i tempi di percorrenza richiesti.
D'altronde, l'esperienza di precedenti tentativi di ammodernamento e trasformazione di esistenti strade statali da due a quattro corsie non hanno dato nella pratica i frutti sperati in termini di scorrevolezza finale del traffico e quindi di abbattimento dei tempi di percorrenza e sono risultati assai onerosi in termini di costo e di compromissione del territorio.
I principali problemi che si pongono in queste realizzazioni sono quelli di approntare adeguate soluzioni per assicurare sia gli accessi attuali esistenti lungo l'infrastruttura che si intende trasformare, sia garantire adeguati livelli di sicurezza di marcia a mezzi aventi caratteristiche ed esigenze di mobilità profondamente diverse, pena il dover realizzare a fianco dell'infrastruttura ammodernata un'altra infrastruttura al servizio della mobilità locale legata alle tradizionali attività che si svolgono sul territorio attraversato.
Ciò comporta interventi assai complessi e costosi di ristrutturazione viaria ed urbanistica, con inoltre costi collaterali assai elevati in termini di occupazione di territorio e di infrastrutture di servizio da realizzare che spesso determinano una finale di irreversibile trasformazione dell'assetto territoriale che si rivela di difficile realizzazione per i molteplici vincoli esistenti, a punto tale da far ritenere anche al Ministero dei Lavori Pubblici e alla Direzione generale dell'ANAS più corretta ed economica la realizzazione di nuove infrastrutture in sede diversa nei casi di cui sopra, lasciando alla mobilità locale la rete stradale esistente ed ormai compromessa.
Infine il tracciato proposto dallo Studio SPEA per la "Pedemontana" risulta, nella parte oltre Orbassano, troppo marginale rispetto ai principali insediamenti produttivi residenziali presenti fra Torino e Pinerolo, generatori e attrattori di traffico e di mobilità nell'area in questione, risolvendo, questo sì, solo i problemi di collegamento delle aree immediatamente adiacenti al capoluogo piemontese fino a Piossasco, ma trascurando tutto l'altro sistema economico insistente a sud di Orbassano fino a None ed Airasca.
Problema giustamente evidenziato a suo tempo dal comprensorio di Pinerolo.
Queste considerazioni hanno determinato la cautela fin qui adottata dall'Assessorato regionale trasporti e viabilità nell'affrontare il problema.
Su questo argomento, cioè sul recupero e ammodernamento dell'esistente sono state però compiute con l'ANAS e la Provincia di Torino diverse riflessioni, aventi lo scopo primario di ottenere comunque accettabili standards di sicurezza per ogni tipo di veicolo senza stravolgere il territorio, le cui conclusioni si possono tradurre nei seguenti punti: 1) allargamento dell'attuale sezione delle strade statali 23 e 589 per adeguarle alle sezioni IV o V C.N.R. (metri 11, 50 o metri 10,50 più banchina) 2) sistemazione e regolamentazione degli incroci attuali 3) risoluzione dei "punti neri", con la realizzazione di opportune varianti di tracciato 4) esame ed approfondimento delle strade provinciali, per l'attivazione su di esse di un programma di ammodernamento alle mutate situazioni urbanistiche e territoriali 5) introduzione di un iniziale raccordo autostradale alla rete di viabilità presente nella zona con funzione di rapida penetrazione ed accesso del sistema anzi descritto alla città di Torino e attraverso il sistema tangenziale al resto dell'area metropolitana e al sistema autostradale nazionale. Lo svincolo del Drosso è stato autorizzato in prima parte, vale a dire fino al Centro Ricerche perché sulla restante parte cioè se finire sulla circonvallazione di Orbassano o incrociarsi sulla provinciale Candiolo-Orbassano, vi sono ancora delle opinioni diverse.
Su questi cinque punti come Assessorato abbiamo avviato degli studi e dei lavori insieme alla Provincia e all'ANAS che dovrebbero poi tradursi in indicazioni concrete all'interno del secondo Piano regionale dei trasporti.
Infatti questo orientamento sarà esplicitato nel secondo Piano regionale dei trasporti che la Regione sta predisponendo e nel Piano provinciale della viabilità e dei trasporti che la Provincia di Torino ha iniziato nell'ambito del redigendo Piano regionale.
Questa impostazione del problema si ritiene abbia comunque una propria validità e necessità a prescindere dalla introduzione o meno di un raccordo autostradale diretto fra Torino e Pinerolo; difatti, lo scopo primario che si vuole raggiungere è quello dell'ammodernamento generale della rete viaria esistente, che è un altro problema rispetto al collegamento diretto Torino-Pinerolo, vuoi autostradale, vuoi superstradale, e che va comunque affrontato nell'ottica dell'aggiornamento, rispetto alla domanda, delle infrastrutture di base viarie al servizio del territorio, oggi del tutto carenti in termini di livello di servizio a fronte della mobilità.
Però quanto sopra detto e richiamato lascia ancora aperto il problema dell'abbattimento entro la soglia della mezza ora del tempo di percorrenza della tratta Torino-Pinerolo.
Il problema è sentito soprattutto per le aree che stanno a monte della città di Pinerolo e in generale per tutta la fascia pedemontana e montana del Pinerolese, le cui esigenze economiche, di carattere prevalentemente turistico e di forte pendolarismo sul capoluogo piemontese, ma anche con significative vitali e storicamente importanti presenze industriali, sono di natura diversa rispetto a quelle della pianura adiacente al capoluogo piemontese.
La Regione deve cercare perciò di dare una risposta positiva ed equilibrata ad esigenze - come risulta già da quanto detto - opposte e ci non è obiettivamente facile per le fortissime pressioni e i contrastanti inconciliabili interessi che si sono manifestati in tutti questi anni sull'argomento.
Ritornando al collegamento autostradale Torino-Pinerolo il recente studio presentato dall'ESAP sull'impatto ambientale del vecchio progetto autostradale Torino-Pinerolo dell'ATIVA ha messo in evidenza un dato di lettura importante del territorio che qui preme cogliere in sintonia con quanto detto, relativo al grado di infrastruttura urbanistica e viaria presente sul territorio.
Dalla lettura di questo dato si ricavano ad avviso dell'Assessorato due orientamenti fondamentali: il primo che esistono vaste aree ancora non urbanizzate che vanno salvaguardate all'utilizzo agricolo; il secondo che esistono per contro vaste aree urbanizzate entro le quali l'introduzione di un nuovo asse viario di primo livello comporterebbe minori alterazioni della destinazione d'uso del territorio ed inoltre meglio si collocherebbe per conseguire quell'aumento dell'accessibilità e abbattimento dei tempi di percorrenza e di collegamento con il maggior numero di strutture viarie presenti e di centri generatori di traffico, con la minor necessità di interventi di raccordo meglio rispondendo agli scopi di progetti di un'infrastruttura di raccordo autostradale.
Perciò, se oggi un collegamento autostradale ha da farsi, e qui non si vuole ritenere aprioristicamente che non si debba fare, esso va per ripensato in termini di infrastruttura che si colloca in aderenza alle aree urbanizzate al servizio delle stesse, all'interno del progetto complessivo di ammodernamento, potenziamento e razionalizzazione del sistema delle infrastrutture di trasporto dell'intera area metropolitana torinese.
Difatti una lettura sovrapposta tra il vecchio asse autostradale a suo tempo proposto e l'uso del territorio evidenzia come l'autostrada pensata negli anni '70 presenti ancora oggi problemi di marginalità tra le aree in cui si inserisce e la sua funzione modernamente intesa.
Essa appare da un lato lontana da aree fortemente urbanizzate ed industrializzate, generatrici di traffico e di mobilità, dall'altro interessa aree a forte vocazione agricola scarsamente urbanizzate.
Il progetto di allora appare redatto più secondo una logica di collegamento puntuale tra la città di Torino e la città di Pinerolo secondo un criterio di progettazione stradale valido sulle medie e lunghe distanze, per centri di equivalenti dimensioni in sostanziale rapporto di equilibrio, meglio ancora se inseriti su reti di collegamento più complesse ed estese, che non pare il caso del collegamento in questione. Questo sembra invece dover rispondere di più al concetto della bretella di raccordo autostradale di un'area fortemente urbanizzata alla rete viaria autostradale principale nazionale.
Solo in quest'ottica, in aderenza allo spirito dell'art. 5 della legge n. 531/82, il discorso autostradale potrebbe essere valido, sostenibile e auspicabile anche per la indubbia rapidità e garanzia di realizzazione dell'opera.
A questo proposito le recenti indicazioni progettuali avanzate dall'Amministrazione provinciale di Torino paiono meglio rispondere alle considerazioni precedentemente espresse.
E' chiaro che le stesse dovranno essere verificate con adeguate procedure di VIA per l'individuazione del tracciato più compatibile e a questo proposito tornerebbero certamente utili le indicazioni contenute negli studi già condotti dall'ESAP sull'argomento nell'area in esame.
Tutto quanto sopra non deve comunque prescindere da un discorso circa il ruolo che i collegamenti ferroviari devono svolgere nell'area.
In primo luogo è doverosa un'affermazione: non si intende da parte della Regione rinunciare al potenziamento della ferrovia Torino - Pinerolo Torre Pellice, pensata in necessaria integrazione del sistema stradale nel suo complesso.
E poi una breve riflessione sul tipo di potenziamento ferroviario che si intende perseguire, in primo luogo per il trasporto passeggeri e poi per il trasporto merci.
Una prima proposta è quella di una gestione diversa da quella fin qui adottata, di tipo "regionale" con materiale rotabile leggero e con orari di tipo cadenzato interconnessa al sistema ferroviario principale e metropolitano di Torino.
Per quanto riguarda il trasporto merci su ferrovia è necessario ripensare al collocamento delle aree industriali nell'ambito della programmazione comunale e sovracomunale.
Non si può infatti auspicare da un lato che le ferrovie riacquistino un ruolo importante nell'ambito del trasporto merci e dall'altro progettare e sviluppare aree produttive e commerciali completamente scollegate dalle linee ferroviarie.
Il problema del recupero del ruolo delle ferrovie in questo delicato settore è quindi anche un problema di tipo urbanistico e di programmazione territoriale e che certamente non è dimenticato né abbandonato fra linee portanti della programmazione in materia di trasporti della Regione.
Queste sono in sintesi le indicazioni che la Giunta ha voluto rendere con questa comunicazione e credo debbano trovare una loro più puntuale e definitiva esplicitazione all'interno del secondo Piano regionale dei trasporti, dove facciamo riferimento al discorso del migliorare l'accessibilità all'area metropolitana dei poli regionali, fra i quali è certamente ricompreso anche il polo del Pinerolese. Su questo è prevista peraltro nel documento generale di Obiettivi ed indirizzi, che riguarda gli studi e gli approfondimenti, una parte di studi e di approfondimenti che riguarda in particolare il problema dell'accesso all'area metropolitana sia per quanto riguarda le strutture viarie che quelle ferroviarie.
Per quanto riguarda la riunione devo dire che nel momento in cui l'Assessorato è venuto a conoscenza di iniziative nuove che venivano prospettate ha ritenuto doveroso acquisire notizie ed informazioni. Per cui la riunione fatta presso l'Assessorato, su convocazione dell'Assessorato stesso e che ha visto la presenza dell'ANAS e della Provincia di Torino era per acquisire elementi di conoscenza rispetto a delle ipotesi di cui avevamo notizia soltanto attraverso i quotidiani. Abbiamo quindi avuto anche noi notizia di questa ipotesi di un nuovo progetto di collegamento veloce di tipo autostradale che per ora è soltanto una riga tracciata su una carta. Noi quindi aspettiamo di avere indicazioni progettuali più precise, con indicazioni anche di percorso meglio chiarite.
Sulla base di questi elementi conoscitivi più certi faremo gli approfondimenti, daremo le indicazioni e le risposte all'interno di quel documento fondamentale che è il secondo Piano regionale dei trasporti che ricomprenda un ruolo più forte nel cercare all'interno del lavoro che abbiamo svolto in questi anni assieme alla Provincia e all'ANAS per l'ammodernamento della viabilità statale e provinciale esistente, non aprioristicamente contrari a valutare anche questa nuova ipotesi sulla base però di un progetto che abbia dei contenuti tecnici e delle indicazioni di percorso più certe e meglio definite di quelle sin qui espresse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La comunicazione dell'Assessore individua tre questioni che continuano a perpetuare questa situazione abbastanza assurda del collegamento Torino Pinerolo.
Partendo da una definizione dell'altro Piano dei trasporti e a seguito delle prese di posizione regionali, addirittura con l'inserzione di precisi interventi nella convenzione, siamo arrivati al 1988 e, purtroppo, anche da quello che ha detto l'Assessore, continuiamo a brancolare drammaticamente nel buio. Nel buio soprattutto, ed è questo che mi preoccupa molto.
Anticipo un'argomentazione che svolgerò più ampiamente dopo. A differenza di una volta, mi pare che sia svanita l'identità del soggetto che decide. Rivolgo ora una domanda alla quale, dopo gli interventi sarebbe gradita una replica dell'Assessore.
Nel merito delle questioni svolgeremo le nostre argomentazioni che sono fortemente critiche su come si sono condotte le cose e sull'ipotesi che oggi viene sbandierata, ma di cui non abbiamo avuto che una esilissima traccia, forse perché la esile traccia è venuta anche all'Assessore. Per ora, la prima delle questioni che vogliamo porre è: chi, quando, in che tempi e con quale autorità ed efficacia si decide? Un tempo tale soggetto era la Regione che decideva attraverso i suoi strumenti: il Piano dei trasporti, il Piano della viabilità, il parere sul piano ANAS, ed aveva rapporti con i soggetti statali che innescano e decidono i finanziamenti. Oggi ci troviamo in una situazione molto pericolosa ai fini degli interessi reali.
Convengo ampiamente con tutti coloro che sostengono (ma devo dire che è da molti anni che pure noi lo stiamo sostenendo) che il primo interesse reale è l'urgenza di interventi. E francamente devo dire che non avremmo avuto bisogno - e non c'è stato bisogno - del tragico incidente del 7 giugno scorso per avere presente questa urgenza di interventi. Altra è la questione, pur rilevantissima, del che cosa fare.
Nonostante le argomentazioni qui addotte dall'Assessore sui limiti di soluzioni di intervento sulle strade attuali, a noi sembra purtroppo che si sia giocata una spregiudicata partita sulla pelle della gente di Pinerolo o comunque della gente che percorre quelle strade.
Voglio ricordare la disinvoltura spregiudicata e spesso cinica di quei personaggi, rappresentanti della Provincia, non a caso apparentati da sempre alle teorie dell'asfalto "ovunque, subito e comunque". Negli anni passati ho già avuto modo di contrastare il Vicepresidente Borgogno. Quando mancarono i finanziamenti la Regione aveva comunque scelto una strada (che peraltro l'Assessore ha ricordato): la Pedemontana e alcuni interventi suppletivi sulla strada statale 23. Ciò su cui non siamo d'accordo è una azione in sede locale, una azione non trasparente, criptica, non conosciuta (di cui vorremmo conoscere di più a livello dei decisori nazionali, anche di quelli che formalmente non hanno questi ruoli), perché un'azione del genere ha già bloccato e impedito l'avvio di quegli interventi che forse non sarebbero stati risolutivi, ma certo avrebbero rappresentato un segnale importante rispetto a quella conseguenza che è stata scientemente provocata, cinicamente e spregiudicatamente provocata, quella di aver fatto marcire la situazione, senza neanche accendere gli interventi minimi indispensabili. Questo è uno dei motivi di fondo, oltre a quelli di merito per cui noi non saremo mai pentiti delle nostre posizioni.
Credo davvero che le responsabilità vadano cercate a livello delle divisioni del partito di maggioranza relativa in quel di Pinerolo soprattutto, giocando le due partite: quando si innescava sulla 589 si andava sulla 23. Quando c'era la 23 non andava bene la variante. Quindi azioni locali, ma con una forte corrispondenza da parte dei decisori politici. Tant'è vero che, essendosi deciso per la 589 e anche per gli interventi alla 23, non è un caso che l'ANAS, la potente Commissione Lavori Pubblici della Camera e altri soggetti siano riusciti a bloccare e impedire che qualche tentativo venisse fatto. Non so se quei tentativi sarebbero stati risolutivi, ma certo avrebbero rappresentato un avvio.
L'aver fatto incancrenire questa situazione che cosa ha portato? Che nel 1985, anno in cui partono le possibilità concrete di finanziare gli interventi, è riemersa (avendo fatto incancrenire a sufficienza la situazione e quindi con grande urgenza di soluzioni) la soluzione autostradale. Ed è riemersa nel modo che tutti abbiamo visto. Una soluzione autostradale, quella vecchia, su cui lo stesso Assessore si esprime con fortissime perplessità; una nuova soluzione autostradale che serve per stare sui giornali, ma non serve per far procedere le cose, dal momento che non abbiamo cognizione, come non credo ce l'abbia l'Assessore, al di là di una riga tirata sulla carta, dell'ipotesi della fondatezza di questa soluzione.
Se siamo al punto di rimettere le possibili decisioni a futuri approfondimenti, a future verifiche, a future comparazioni, a futuri studi significa che tre anni sono andati perduti, significa il segno pesante di una sconfitta; sconfitta, in quanto pilotata con questa spregiudicatezza, a servizio di una soluzione che per necessità salvifica o palingenetica, non ha altro senso perché non ha grandi giustificazioni di merito, e che viene portata avanti per realizzare nei collegamenti fra Torino e Pinerolo una soluzione inedita in tutto il territorio nazionale: una ferrovia, due strade, un collegamento che non supera i 20/22 chilometri, quindi un'altra strada più o meno in mezzo.
Vorrei che ci rendessimo conto che il tentativo di avviare il terreno degli interventi, che certo sul piano tecnico avranno delle controindicazioni, sarebbe stato un grande ausilio per la soluzione del problema.
Perché grande ausilio? Perché anche l'obiettivo di portare a mezz'ora il tempo di percorrenza è un obiettivo che dovrebbe essere collegato - e lo stesso Assessore ne rilevava la contraddizione - ad un altro tipo di collegamento con altra lunghezza. Il vantaggio di arrivare in mezz'ora a Pinerolo per poi imboccare le valli, dove la proiezione turistica o comunque l'attività economica ha degli interessi, è piuttosto scarso. A mio avviso potrebbe essere molto interessante verificare come migliora l'accessibilità completa al territorio, l'accessibilità al sistema che sta attorno a questa strada e quindi comparare questi dati con lo svantaggio del fare un'altra arteria. E lo svantaggio di fare un'altra arteria resta nel solito eterno problema: che in una zona servita da due arterie insufficienti, da una ferrovia (da potenziare), una quarta arteria non solo comprometterebbe in maniera ulteriormente grave il territorio e le preesistenze, ma anche il suo equilibrio e la sua armonia. Gli agricoltori lo hanno rappresentato con forza come uno dei problemi esistenti e noi non possiamo continuare ad interessarcene solo ogni volta che capita qualcosa e ogni volta che vengono posti in essere da studi trasmessi alla televisione e di cui, giustamente, si scrive nei giornali.
Pensiamo agli effetti di un selvaggio, continuativo, arretrato e vecchio peso dell'automobile rispetto all'atmosfera, rispetto all'effetto serra. In questi giorni siamo stati tutti colpiti dalle notizie riguardanti l'effetto serra. Si parla di cultura nuova dell'ambiente. Parliamo di una soluzione che tra l'altro non è apparentabile con le autostrade di grande scorrimento o di traforo, che appartengono ad un'altra dimensione di ragionamenti, ma lì cadiamo nelle solite scelte, senza neanche voler sperimentare concretamente altre strade, senza neanche volerle avviare. Si vuole praticare una strada che nel merito mi pare poco ragionevole, che ha costi maggiori, che non è né economicamente, né ambientalmente, n sensatamente sostenibile. Certo però che l'avere messo in moto tutto questo meccanismo di blocco, di impedimento, di rabbia della gente, di necessità di arrivare ad una soluzione sta decisamente favorendo qualunque soluzione.
Coloro che sono convinti di essere sulla strada della ragione devono essere molto forti per resistere a spinte e pressioni, talvolta anche inammissibili.
Noi riteniamo che, laddove è possibile, dobbiamo evitare di appesantire ulteriormente il territorio con infrastrutture, dobbiamo far valere una priorità che è vera, ambientale, agricola e che va realizzata. Dobbiamo esprimerci in questa direzione, e qui, Assessore Mignone, è possibile in questo contesto per le ragioni che ho detto prima, cioè per la percorrenza per il tipo di collegamento, per il tipo di servizio che si deve dare, per la preesistenza di questa arteria.
Colgo degli elementi positivi, ma trovo sorprendente che ad oggi si sia ancora a questo punto di indeterminatezza. Ho sentito le osservazioni negative. I punti che saranno contenuti nel piano di trasporto relativi all'allargamento di sezione delle due strade, alla sistemazione degli incroci, alle varianti di tracciato dove ci sono i punti neri, all'esame del tessuto delle strade provinciali (anch'esso piuttosto importante: pensiamo ad esempio a Volvera, altre zone, lo svincolo del Drosso compiuto come raccordo), mi sembrano tentativi sensati e ragionevoli, a condizione che questa sia la decisione che prende la Regione.
Per quanto riguarda la porta aperta alla soluzione autostradale, noi nel merito ci esprimiamo contro e potremmo insistere in quanto non siamo soli a contestare quella soluzione; vi è anche un comitato, c'è la presenza dei sindacati, dei coltivatori e degli amministratori che contestano questa soluzione perché si intuisce che è uno sbaglio e si intuisce soprattutto che attorno all'autostrada si è formato uno schieramento che accusa noi di essere ideologici, e prescinde da un esame tranquillo e mirato delle convenienze, del complessivo uso e riversamento economico e di mobilità su tutto il territorio che l'altra soluzione potrebbe indicare.
La Regione deve scegliere subito e deve far valere la sua autorità anche se l'Assessore Mignone ha parlato a nome di tutta la Giunta, io chiamo in causa l'Assessorato alla pianificazione territoriale. Gli Assessorati ai trasporti e alla pianificazione territoriale devono far valere, in base alle loro competenze, le loro autorità di opzioni e di scelta, riconducendo gli studi a questa priorità.
E' debole ed inconcludente presentarsi in Consiglio dicendo: "Ci sono queste possibilità, noi siamo aperti a tutto". Pertanto noi poniamo tre questioni. La prima è: chi decide? Noi riteniamo che il soggetto decisore debba essere la Regione. Anche perché, se vi foste accorti che il disegno di legge sulla riforma delle autonomie, presentato dal Governo, è una bomba chimica contro un sistema moderno di governo e contro la Regione, dove si trovano province metropolitane così forti da avere la programmazione e la pianificazione territoriale e dove invece la Regione non è neanche ricordata, vi rendereste conto che non sarebbe poca cosa se concretamente anche nell'intervento a Pinerolo, ci allineiamo al fatto che già altri soggetti decidono.
Questo è il primo punto che rivendico: decida la Regione e dica attraverso il suo esecutivo e attraverso l'espressione del Consiglio, in che tempi intende decidere. Noi diciamo che intanto deve decidere quello che può fare. Essendo ragionevoli i cinque punti (al di là delle soluzioni tecniche, su cui non intervengo perché non sono state illustrate), insieme al sesto punto, ricordato dall'Assessore Mignone, che è la questione della ferrovia, la Regione deve decidere subito la strategia di intervento.
Inoltre per avere i finanziamenti o per destinare altri finanziamenti è necessario dare il segno che si riconosce una priorità di intervento.
La Provincia di Torino si è mossa al punto che è riuscita a soddisfare il grande bisogno di modernità (22 km di autostrada), bisogno che anelava nei petti di tanti idealisti sostenitori dei bisogni della gente. Ho avuto modo di parlare con l'on. Chiabrando, il quale ha espresso non poche perplessità. Registro oggi che anche nel rapporto fra gli enti e nel giudizio dell'Assessore vi è perplessità. Voglio richiamare l'attenzione del Consiglio sul pericolo che si butti in gioco un altro ballon d'essai e che questo faccia ulteriormente peggiorare i tempi, impedendo di avere chiarezza sulle decisioni.
La nostra è una motivata critica a quello che è successo in tre anni di governo di pentapartito. E' vero, anche noi non siamo riusciti a risolvere il problema, ma devo dire che l'amministrazione di sinistra aveva dato un segno, aveva espresso la sua volontà, aveva cercato di definire gli interventi. Poi l'Assessore Mignone ha parlato di intoppi (per esempio Airasca non era d'accordo sulla soluzione).
Certo, anche noi non ce l'abbiamo fatta a risolvere il problema ai nostri tempi. Voglio però ricordare che le possibilità concrete di finanziare e realizzare l'opera sono partite alla fine dell'altra legislatura. Si sono lasciati perdere scientemente tre anni perché la soluzione insostenibile del collegamento sboccasse comunque, subito, chiavi in mano ai grandi risolutori.
Questo è un punto che non accettiamo. Intanto pensiamo che oggi si debbano innescare immediatamente gli interventi utili; per esempio, andare avanti velocemente sul Drosso è un contributo, perché riteniamo di ritrovarci su sei punti, perché riteniamo che su questo si debba esprimere la Regione. Ci riserviamo, a seconda del dibattito, di formalizzare ulteriori prese di posizione più nette e ufficiali.
Per ora chiedo che l'Assessore nella sua replica chiarisca: primo, che cosa intende fare la Giunta regionale rispetto al soggetto che dice l'ultima parola e definisce la soluzione e le modalità di attuazione della soluzione; secondo, in quali tempi; terzo, con quali ragionevoli probabilità questo percorso verrà svolto nel giro di non oltre due o tre mesi. Pongo questo tempo come termine ultimo.
E' stato richiamato un funzionario della Provincia, già in quiescenza se non vado errato, per tracciare una nuova soluzione. Su questa soluzione ci si dovrebbe esprimere.
Per dignità di rapporti con la popolazione, chiedo che l'Assessore chiarisca molto bene nella sua replica: il soggetto, i tempi, le sedi di discussione e di verifica e si imbocchi una soluzione in tempi non superiori a due o tre mesi. Questo potrebbe essere un modo per dimostrare che in quell'area, che ha vari problemi (uno è quello dell'accessibilità) si intende andare ad una soluzione e non giocare con apriorismi ideologici.
Questi apriorismi ideologici li ributto tutti sui sostenitori dell'autostrada, e devo dire che non sono certo ideologici perché è difficile costruire l'ideologia su questa arteria di 22 km; sono purtroppo molto più pesanti ancora perché sono di chi non considera neanche possibile mettere in conto che tra le ragioni del non fare una nuova arteria c'è l'esperienza comune generalizzata e del futuro di qualsiasi area ad alta antropizzazione.
Non c'è paese al mondo che nelle condizioni dell'Italia possa permettersi di usare tutto il territorio disponibile, per una fetta di 25 km, per occuparlo con strade. Sappiamo che il problema è a monte, per cui o si riesce ad incentivare una cultura diversa da quella del "tutti in macchina e comunque" oppure molto difficilmente i problemi saranno solubili.
Anche la questione della sicurezza attiene esattamente al peso eccessivo con cui sia in città che fuori città si pratica l'uso della macchina. E le strade più ampie, oltre che operazioni sbagliate per i profili che citavo prima, sono un incentivo a non cambiare costumi ed abitudini e a non fare le cose che dovremmo comunque fare nel momento in cui le generazioni nuove ci chiederanno conto di che cosa concretamente si è fatto per il buco dell'ozono e per l'effetto serra.
Ce lo chiederanno, ma la lungimiranza non pare essere di questi tempi non è certamente di alcune forze e, ahimè, non è neanche un'arma spendibile visto che il "qui e dunque", che appartiene ad una cultura (o non cultura) selvaggia dell'uso del territorio, si ripropone nella possanza di quello che significa potere e in quella che spesso è la soluzione miope e cieca rispetto ai problemi esistenti.
Se nel Pinerolese c'è una priorità vera è quella della ferrovia. Questa è una soluzione ragionevole e praticabile, in futuro si vedrà; non basterà non sarà la soluzione ottimale, ma intanto risolverà tanti problemi per molti anni.
E' proprio questa la questione. Credo che se venisse realizzata una ferrovia funzionante, con sistemi nuovi, la percentuale d'uso sarebbe ancora più alta. Certo che se le condizioni continueranno ad essere quelle che abbiamo già denunciato in tanti dibattiti la scelta ricadrà su altri versanti. Ma un Paese che autodistrugge le sue risorse è un Paese che si autodistrugge in potenzialità grandi.
Ben altro discorso è quello dei grandi collegamenti strategici, quelli che collegano il territorio. Anche per quei collegamenti i problemi di impatto ambientale e di inserzione sono molto forti, ma il discorso è diverso. Per quanto riguarda invece questi collegamenti è colpevole imboccare una strada che non ha nulla di lungimirante, ha semmai solo il suo basamento nel fatto che si è chiusa la chiavetta dei finanziamenti e delle decisioni nei tre-quattro anni passati per riuscire a far arrivare la gente a questa soluzione.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi locali: nonostante un impegno forte del giornale di Pinerolo, non crediate che la gente sia così abbacinata.
Intanto perché qualche puzzo lo sente e si chiede: "Come mai non si è fatto mai niente?".
Dato che ho modo di parlare con la gente del posto, devo dire che la ragionevolezza di una soluzione sulle strade esistenti viene da tutti percepita, si chiede solo di fare qualcosa. Nonostante la campagna, a volte intimidatoria, sulle culture della modernità e dell'antico (sulle quali andremo volentieri a nozze in un dibattito), sono convinto che la soluzione della ragione e dell'economia di suolo e forse di soldi sia la strada che può essere capita e compresa dalle popolazioni, ed è la strada molto più antiveggente e molto più modestamente seria di altre che vengono spacciate qui come la soluzione di tutti i problemi e non a caso vengono proposte sulla base di un immobilismo, di cui ci assumiamo ben poca responsabilità: la diamo a chi ce l'ha.
Noi stiamo preparando un dossier di ricerca sui momenti di intoppo e sulle cause che hanno bloccato qualsiasi soluzione. I nomi, i cognomi dei soggetti che hanno avuto modo nelle sedi proprie di impedire che si avviassero le soluzioni li tireremo fuori, così la battaglia la faremo fino in fondo.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

La parola al collega Maccari che parlerà in qualità di Consigliere.



MACCARI Eugenio

Penso che tutti coloro che intervengono su questo come su altri argomenti siano sempre convinti che la soluzione che espongono sia quella della ragione. Quindi, le cose che dirò hanno alla base le stesse motivazioni che il collega Bontempi portava per la soluzione della ragione e hanno la soluzione della ragione. Naturalmente con altre valutazioni.
Questa è una "telenovela" di ordinaria follia e di indecisione politica degli ultimi quindici anni. Non è solo negli ultimi tre anni che ci sono stati processi di non scelta o di indecisione.
Se esaminiamo attentamente la questione, sono trascorsi ben dieci anni (1988-1978). C'era un'autostrada in costruzione (Torino-Pinerolo, con parte dei terreni già espropriati), siamo arrivati a processi di negazione e di blocco che avevano indubbiamente delle motivazioni ideologiche alla base abbiamo bloccato la costruzione dell'autostrada che costava 18 miliardi a quei tempi, abbiamo pagato 7 miliardi di penale sui 18 non usati per costruirla.



REBURDO Giuseppe

Sei stato per cinque anni Presidente della Provincia. Che cosa hai fatto in quegli anni?



MACCARI Eugenio

Ho collaborato con il collega Todros per arrivare a pagare solo 7 miliardi sui 16 richiesti.



REBURDO Giuseppe

Dovevi risolvere il problema della viabilità nel Pinerolese quando sei stato Presidente della Provincia per cinque anni!



MACCARI Eugenio

Questi sono i dati. Si è fermata la costruzione dell'autostrada che costava 18 miliardi. Nel caso qualcuno non avesse sentito bene, ripeto che si sono pagate penali per 7 miliardi. Questi sono dati storici.
1988: siamo al sesto progetto del collegamento con Pinerolo che vede ancora processi di indecisione.
Si dimenticano spesso dei dati reali facendo questi ragionamenti quindi se qualcuno vuole scriverli posso ricordarli. Sono i dati sul numero dei veicoli che percorrono quelle strade: Torino-Pinerolo via statale 23: 20.300 passaggi al giorno statale 589, altezza di Beinasco: 15.000 passaggi al giorno.
Passiamo ai dati autostradali che convergono su Torino: Torino-Piacenza: 13.500 autoveicoli al giorno Torino-Savona: 8.500 autoveicoli al giorno Torino-Aosta: circa 9.000 autoveicoli al giorno Torino-Santhià: circa 8.500 autoveicoli al giorno.
Questi dati mi sono stati consegnati dall'ANAS, non sono andato a contare di persona, mi auguro siano giusti. Questi dati sono decisamente preoccupanti.
Non possiamo far convergere su un'autostrada unica la somma delle percorrenze che oggi esistono sulle statali 589 e 23 che, secondo i dati ANAS, assommerebbero a circa 36.000 autoveicoli al giorno.
Si impone la necessità di una strada nuova e, indipendentemente dall'etichetta che le si vuole dare, cioè che la si chiami autostrada superstrada o come si vuole, deve essere una strada senza pedaggio e deve avere le caratteristiche costruttive autostradali, cioè a quattro corsie protette. Questa strada si impone per necessità perché la statale 23 checché se ne dica, non è ampliabile alle dimensioni per sopportare un traffico di tale intensità. La statale 23 dagli attuali 8 metri può essere portata a metri 10,50, cioè permettendo il traffico senza che la gente si ammazzi come si ammazza oggi, però con uno scarico su una strada nuova permettendo un traffico locale più sicuro. Questa strada non può essere raddoppiata perché ci sono centinaia di innesti che esigerebbero la costruzione di strade di servizio e di una serie di svincoli che comporterebbero non solo la costruzione di una strada completamente nuova (si pensi alle varianti di Airasca e di None e alla penetrazione su Nichelino), ma occuperebbero anche terreno nuovo.
Il miglioramento della statale 589, oltre che andare a caricare una percorrenza già estremamente carica, comporterebbe difficoltà da Cumiana a Pinerolo perché bisognerebbe abbattere case, occupare suoli nella stessa quantità della statale 23. In altre parole, da uno studio tecnico effettuato dall'Amministrazione provinciale, sia che si tratti di allargare la statale 589 sia che si tratti di allargare la statale 23 o che si proceda ad una sede nuova completa di superstrada, l'occupazione dei terreni varia da 950 mila metri quadri ad un 1 milione 100 mila metri quadri. Un milione e 100 mila in caso di strada nuova, 950 mila in caso di miglioramento, perché il numero degli svincoli e delle varianti da fare porterebbe ad un'occupazione quasi identica con uno scarto del 10% circa.
Tutto ciò premesso, si pensi anche ai costi che si dovrebbero affrontare per costruire la nuova strada e per apportare i miglioramenti delle altre, compresi tutti gli svincoli perché non si possono fare strade a percorrenza veloce di quattro corsie con i 600-700 innesti che esistono oggi, ma bisognerebbe fare strade di servizio, sistemi di quadrifoglio per uscire ed entrare, e quindi occupare terreni. Sono tutte cose da considerare, non bisogna pensare che basti allargare solo la strada.
Poi, a qualche amico che è contrario all'abbattimento dei platani sulla statale 23 e che contemporaneamente parla di allargamento della stessa vorrei chiedere come si può allargare la statale tenendo gli alberi a 20 centimetri dalla carreggiata stradale. Questa è solo una battuta a chiarimento di tipo polemico.
L'unica alternativa rimane la costruzione di una strada nuova che rispetti l'ambiente, che rispetti tutti i bla-bla ai quali siamo soliti richiamarci, nel rispetto di tutte le cose che spesso vengono richiamate.
Cari amici, oggi noi non saremmo in grado di costruire la Torino-Milano perché passeremmo nella zona del Vercellese, zona d'Italia ricca sul piano agricolo che ha necessità del sistema irriguo. Oggi non faremmo neanche più l'autostrada Torino-Milano, quindi ringraziamo i nonni che l'hanno fatta 50 anni fa come, tutto sommato, ringraziamo che si sia fatta l'autostrada del Sole che ha accorciato l'Italia e che oggi probabilmente ci vedrebbe in posizioni contrarie.
Non solo. Pinerolo, nel corso degli anni, rischia di essere una delle pochissime città piemontesi al di sopra dei 30.000 abitanti non collegata con il sistema autostradale italiano. Inoltre, tutto il Pinerolese, se non avrà una viabilità veloce assicurata da una nuova strada, sarà gravemente penalizzato perché con la nuova strada della Valle di Susa si potrà raggiungere Oulx in tempi veloci immettendosi sul percorso autostradale italiano in qualsiasi punto e si potrà quindi raggiungere Sestriere, mentre invece sarà tagliata fuori tutta la Val Chisone e, di conseguenza, la Valle Pellice che finirebbero di vivere di economia turistica di riflesso.
Potremmo avere indubbiamente un'economia turistica, ma del tipo di una vallata cuneese chiusa e non di una vallata con una testata in espansione.



(Interruzione del Consigliere Bontempi)



MACCARI Eugenio

Ha ragione il collega Bontempi; non si tratta solo di migliorare la strada fino a Pinerolo, ma di migliorare il tratto da Pinerolo a Sestriere.
Allora quando si possono avere due possibilità di finanziamento, una per l'autostrada o per la superstrada Torino-Pinerolo, dettata dalla legge che prevede l'intervento dello Stato nella misura del 68%, e l'altra attraverso i finanziamenti ordinari dell'ANAS per i collegamenti fra Pinerolo e Sestriere, non è utile tagliare fuori una possibilità di finanziamento, ma di usarle tutte e due, perché se noi usiamo solo il canale di finanziamento ANAS abbiamo finanziamenti concentrati da Pinerolo a Torino per 10 o 15 anni; quindi, nell'ipotesi migliore il miglioramento da Pinerolo a Sestriere lo vedranno non dico i miei figli perché non ne ho ma lo vedranno i tuoi, collega Bontempi, nel 2020.
Le Amministrazioni locali si stanno decisamente orientando verso la richiesta del nuovo nastro stradale perché hanno capito questa diversa impostazione che dà la possibilità di avere dei miglioramenti anche per il tratto da Pinerolo a Sestriere.
Mi auguro che l'Amministrazione provinciale riesca a concludere in termini propositivi il progetto che sta trattando e che la Regione sappia finalmente scegliere su quelle che sono le necessità di costruire un sistema di collegamento stradale che non sia solo per l'anno dopo, ma che sia nella prospettiva dei trent'anni perlomeno, tempo minimo sul quale si deve ragionare quando si parla di grande viabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Introdursi su questo argomento senza pensare di non ripercorrere alcune componenti della vicenda che ha caratterizzato paradossalmente questo collegamento non solo è ingiusto, ma rischia anche di deformare gli indirizzi politici che devono essere attivati da questo momento in poi nella misura in cui tutti riconosciamo che questo problema con un certo ordine di priorità debba essere affrontato seriamente.
Credo di poter dire a nome del mio Gruppo che se è vero che finalmente ci si decide ad affrontare seriamente questo problema - e l'impegno della Amministrazione provinciale credo vada sottolineato - è perché si sta demitizzando (uso il verbo che ha assunto, con la nostra Segreteria nazionale, una certa notorietà) la faraonicità delle opere rispetto ad esigenze reali. Faccio presente questa componente, in quanto in questo caso non si tratta di voler sostenere comunque opere grandiose e importanti in funzione di fabbisogni non dimostrati, ma si tratta di sostenere opere in funzione di fabbisogni dimostrati, anzi sempre più impellenti.
Purtroppo questo problema riguarda anche altre aree del nostro Paese se pensiamo al problema della transappenninica ci troviamo di fronte ad una strozzatura che rischia di paralizzare il Paese per esigenze non eludibili in modo assoluto e quindi non trasferibili né al trasporto ferroviario, n a soluzioni che comunque non vedano un intervento su quell'arteria ormai desueta ed incapace di sostenere il ruolo che il Paese le sta attribuendo.
Anche per la Torino-Pinerolo siamo di fronte ad esigenze reali e imprescindibili, che non si possono dimenticare solo in funzione di ideologicità.
La seconda di queste demitizzazioni riguarda l'impossibilità di conciliare queste opere con le esigenze sia pure cresciute in termini culturali e di capacità anche di controllo con l'ambiente.
La terza è l'uso improprio che si farebbe del territorio ogni volta che si parla di un collegamento viario. Quasi che questa esigenza della nostra civiltà potesse pensare di risolvere con altre forme problemi che purtroppo, devono anche incidere su un patrimonio che dobbiamo cercare di recuperare su altri versanti: quello dello razionalità dell'uso, la razionalità delle aziende e altri tipi di capacità di utilizzazione di questo bene.
E' a tutti noto che su questo mito si è costruito in tredici anni, cioè dal 1975 ad oggi, un fabbisogno bomba. Questo fabbisogno bomba non credo che possa essere ulteriormente coperto con un conformismo di maniera.
Tutto ciò naturalmente in un processo di crescita delle necessità e dei dati oggettivi relativi alla circolazione e al traffico, che ci induce a considerazioni che sono del tutto evidenti, sulle quali non è che si possa pensare di continuare ad affidare crescite che sono di due volte quelle degli anni '70 alle infrastrutture tradizionali.
Ogni tentativo deve essere quindi attivato nella direzione dell'attivazione di un rapporto con le popolazioni, con le realtà istituzionali, con le realtà culturali, con gli operatori economici, con tutto ciò che attiene ad un corretto uso di questo rapporto decisionale, ma evitando, cosa che si è fatto purtroppo artatamente - mi spiace di doverlo anche ricordare al Consigliere Maccari - negli anni di gestione delle amministrazioni di sinistra, un rapporto delle strutture burocratiche che si sarebbero potute attivare anche solo in termini di progettualità offrendoci un patrimonio conoscitivo e di confronto del quale oggi non disponiamo. Quindi sia ben chiaro che noi non vogliamo ricordare queste responsabilità per eludere, ancora una volta, le responsabilità dei livelli istituzionali dei quali oggi noi siamo responsabili, ma per ricordare cosa non si deve ripetere.
Per quanto riguarda le responsabilità della Regione, voglio ricordare che la Pedemontana non ha fatto un passo avanti in tutti questi anni bench fosse uno dei presupposti del Piano dei trasporti regionale, approvato in un contesto politico nel quale noi non avevamo responsabilità, ma con il consenso di tutte le forze politiche. Questa Pedemontana non è cresciuta di un centimetro rispetto alle attuazioni sia pure in un contesto diverso ante 1975. Se pensiamo al discorso di alcune circonvallazioni sulle quali si appoggiava questa ipotesi della Pedemontana, dobbiamo riconoscere che siamo attestati a quelle realizzazioni. La Regione in questi anni non ha stabilito alcuna valenza positiva nei confronti del trasporto pubblico ferroviario, delineando anche solo in termini di soluzione mediata, cioè di soluzione parziale, il problema dei collegamenti di un centro importante come Pinerolo. Ma non dimentichiamo che questo argomento dei collegamenti importanti con città della regione riguarda anche Cuneo. Per Cuneo vale infatti lo stesso discorso, in quanto Cuneo lamenta la mancanza di un collegamento autostradale, ma nel contempo non è che possa compiacersi con la Regione e con le Ferrovie dello Stato di avere perlomeno avuto in questi anni un'attenzione di rivalutazione di altre forme alternative di collegamento per i pendolari oppure per il trasporto pubblico.
Mi spiace che non ci sia l'Assessore Vetrino perché questo è un argomento sul quale si innesta il discorso della viabilità e dei trasporti in termini pesanti. E' stato tiepido il rapporto in tutta la problematica di pianificazione urbanistica che doveva individuare invece proprio sul polo pinerolese uno dei presupposti di attivazione al decentramento del polo torinese, ma di attivazione con delle prospettive che non fossero solo quelle di indicare o dei miti o dei presupposti di inattuabilità.
Qualcuno ha ricordato le responsabilità della Provincia. Mi spiace dirlo, ma nessun intervento è stato attivato dalla Amministrazione provinciale dal '75 ad oggi sulla viabilità provinciale che pure ha una valenza in questa realtà anche nei collegamenti trasversali. Molti collegamenti trasversali finiscono per gravare sui collegamenti longitudinali perché i collegamenti trasversali sono rimasti tali e quali: nessuna circonvallazione, nessun discorso di radializzazione del traffico che non fosse ancora e sempre quello nella direzione della radializzazione verso Torino. Cosa che una buona logica di razionalità vorrebbe nella misura in cui ci si accorge che alcuni assi, quelli di penetrazione radiale su Torino, hanno un carico ormai insopportabile.
La terza responsabilità pesante sul piano politico (che qui voglio ricordare e che dovrà essere ribaltata nelle dovute sedi) è purtroppo quella relativa all'incapacità e all'assenza dell'ANAS su interventi di razionalizzazione sulle sedi, del quale problema il problema dei platani è una componente. Se in questi tredici anni ci si fosse resi conto che non ci si doveva arrendere solo di fronte alla logica dell'attesa dell'autostrada ma di fronte alla logica delle esigenze dei cittadini, ci si sarebbe accorti che il problema di tutelare la circolazione e la sicurezza nei confronti di questi benedetti platani avrebbe potuto essere risolto allargando di un metro, un metro e mezzo la sede stradale. Non vedo che colpa particolare debbano avere questi platani, perché la loro possibilità di essere isolati dalla circolazione è una soluzione tecnica lapalissiana.
Ma non vedo perché si debbano demolire i platani solo per la sicurezza della circolazione. E' una cosa allucinante, assurda, lo dico in questa sede, mi spiace che si siano fatte delle polemiche su questo problema dei platani, è un problema che può essere risolto benissimo senza l'abbattimento dei platani.
Perché l'ANAS è rimasta in tutti questi anni condizionata su queste opere minime di razionalizzazione? Ci sono responsabilità politiche che non possiamo eludere a tutti i livelli. Lo dico chiaramente, non credo di avere remore in questo senso.
Riscontriamo l'assenza di progettualità dell'ANAS. Progettualità che non solo era necessaria per gli investimenti dovuti perché le sono stati distribuiti i fondi. Quante volte in Consiglio regionale abbiamo parlato di piani ANAS e della ripartizione di piani ANAS, quante volte abbiamo parlato del problema della ripartizione dei fondi anche per il Pinerolese e quante volte dobbiamo constatare che non si è fatto assolutamente nulla! Colleghi ci sono dieci anni nei quali noi su certe responsabilità dirette e anche sulla gestione dei piani ANAS siamo rimasti fuori, oggi non lo siamo più certo le responsabilità sono tutte anche della mia parte politica, però ci si renda conto che non possiamo continuare in questa direzione. Se continuiamo a non lasciare che gli organi tecnici dello Stato preposti al servizio pubblico siano condizionati da ipoteche di altra natura, è chiaro che ne deriveranno tutte le conseguenze che poi sono necessarie, la deresponsabilizzazione, la detrazione dei fondi da necessità impellenti e reali a necessità di altro tipo territorialmente curate, come è avvenuto in questi anni e quindi con la credibilità del nostro ruolo di supporto, di programmazione, di destinazione delle risorse nazionali è assolutamente non credibile, privo di qualsiasi credibilità.
Chiudo questo discorso, ma, ripeto, era doveroso farlo perché non si pensasse che il giorno in cui si approda finalmente ad una soluzione alternativa o diversa dalla situazione attuale poi tutte queste cose che ho ricordato non debbano continuare ad avere un loro recupero. Perché dico questo? Perché è chiaro che il problema del collegamento, o protetto o diretto, su Torino-Pinerolo è una necessità della quale tutti riconosciamo l'urgenza: o protetto o diretto.
Il collegamento diretto - è la mia opinione - è un collegamento che è possibile attivare dal Drosso alla circonvallazione di Pinerolo verso nord con 9,5 km di raddoppio della 589, naturalmente richiede un minimo di verifica e di progettualità, che tra l'altro è stata fatta negli anni in cui la Regione ha affidato il progetto della Pedemontana (progetto che esiste, l'Assessore ce l'ha nei suoi uffici, nei suoi cassetti). Per questi 9,5 km in questi anni non sono venuti fuori. Se volete sapere il costo è di 20 miliardi per chilometro, espropri compresi, e quindi non credo che fosse una spesa che, nella ripartizione complessiva delle risorse disponibili, non fosse possibile attuare. Non dico che questo collegamento diretto sia la panacea e la soluzione di tutti i problemi del Pinerolese ma vivaddio vorrei capire e sapere, nella misura in cui fosse realizzato o fosse ipotizzato (perché qui parlare della realizzazione è avventato) quale utilità reale potrebbe dare rispetto alla soluzione di problemi che sono indifferibili. Quindi, questo è il problema del collegamento diretto.
Anche il problema del collegamento protetto è necessario e urgente e ce ne dobbiamo fare carico. Il collegamento protetto è stato ipotizzato negli anni '75 con una soluzione eccessivamente poco rispettosa dei rapporti tra l'ambiente e il territorio, ricercando solo e comunque il minimo sviluppo in termini chilometrici. Oggi questa soluzione protetta può essere ricercata con altri criteri culturali e di approccio e di collegamento con il territorio. Questo tentativo che la Provincia sta facendo è un tentativo che va incoraggiato in questa direzione. Noi quindi siamo d'accordo per verificarne tutte le condizioni di realizzazione, di tempi, di costi, per in un quadro di credibilità anche dal punto di vista della soluzione economica che l'intervento richiederà. Dico economica perché sappiamo bene quali difficoltà vi sono: da attivare finanziamenti a destinarli in via prioritaria ed assoluta su un problema circostanziato in un quadro di necessità che certo collocano la Torino-Pinerolo in un ordine di priorità rispetto alle esigenze del Paese che non è sempre facile fare emergere ai primi livelli.
Noi quindi incoraggiamo il tentativo di ricercare una soluzione al collegamento protetto, però diciamo che è anche possibile attivare immediatamente il collegamento diretto, quindi un collegamento agile sufficientemente capace di muoversi in quella direzione di razionalizzazione che compete agli organi dello Stato, competenza che non deve essere sottratta con i condizionamenti politici. Ben venga il ruolo della Provincia nell'assumere su questo piano un ruolo più propositivo, più programmatorio e progettuale, vista tra l'altro una certa indecisione della Regione ad essere attiva. Dopo la vicenda della Pedemontana, io dico che purtroppo non ho assistito ad altri tentativi di rendere progettuali e credibili alcune intuizioni dei nostri piani, perché tra l'altro i nostri piani devono essere anche verificati in termini di fattibilità, non possono essere solo astrazioni che non si collocano in questa revisione. Quindi ben venga questo ruolo di attivazione dell'Amministrazione provinciale, non sappiamo in quale contesto sarà collocato rispetto al nuovo ordinamento delle autonomie locali, comunque non è un problema concorrenziale rispetto alle necessità del Paese e della popolazione.
Chiediamo ai due Assessorati dei trasporti e della pianificazione di volere seguire questo problema quotidianamente con tutto l'interesse che merita e di volersi attivare perché l'ANAS, ripeto l'ANAS, non rimanga ulteriormente condizionata rispetto ad attivazioni e compiti che possono a brevissimo tempo offrire la soluzione a problemi che sono ormai indifferibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei svolgere una brevissima considerazione in aggiunta alle cose dette dal mio Capogruppo che naturalmente condivido.
Una brevissima considerazione aggiuntiva sull'ultima parte della comunicazione dell'Assessore Mignone, che è stata collocata in fondo al suo intervento, non credo per motivi di priorità, ma per comodità di esposizione.
Preciso subito che questa considerazione non serve per stabilire una divisione fra autostradali e ferroviari, divisione ideologica che non mi pare utile. Mi rincresce che l'Assessore Maccari se ne sia andato. Ho sentito la sua grande preparazione tecnica, che io non ho nemmeno sui metri cubi o quadrati da considerare. Mi premeva ricordargli che questi vecchi veggenti che costruirono l'autostrada Torino-Milano oggi hanno dei problemi.
L'Assessore Mignone sa che i padroni della Torino-Milano solo un anno fa ci hanno detto chiaramente che se nei prossimi tre o quattro anni non si sposterà il traffico da quella autostrada sulla ferrovia, saremo obbligati ad avere una autostrada con cinque corsie per parte. Per cui la chiaroveggenza antica bisognerebbe rapportarla ad oggi e al Duemila. Ma non è questa la questione.
Intanto voglio precisare che questo è un discorso prima di tutto serio ma poi aggiungo: soprattutto moderno sui problemi dei trasporti e della mobilità tra Pinerolo, le sue valli e Torino, che non può farsi a senso unico, non può farsi in un'unica direzione. E l'aver tentato da certe parti, con interessi politici, di calcare soltanto la mano in un'unica direzione ci ha portato a non avere fatto niente.
Se vogliamo essere seri e moderni - uso la parola "moderni" dal momento che l'Assessore Maccari fa parte di quel Gruppo politico che la parola modernità la usa spesso - dobbiamo puntare a lavorare per quell'area (non solo per quell'area, ma non sviluppiamo qui il discorso) per costruire un sistema integrato che non privilegi soltanto un elemento di trasporto come fosse l'unico, non li metta tra di loro in contrapposizione ideologica, ma li integri in se stessi.
Nel rapporto Torino-Pinerolo ci sono problemi di viabilità stradale importanti e gravi di ordine ferroviario.
Qualche tempo fa avevo persino sentito dire che la nuova strada la si poteva fare al di sopra della ferrovia, cioè che si poteva sopraelevare una bella autostrada sull'attuale tracciato ferroviario. Tutto questo per non toccare i terreni agricoli e i centri urbani. Ma qui siamo alla follia alla stupidità pura, al non voler risolvere i problemi di un raccordo di un'area e di lasciarla marcire così, sempre che non passi una unica soluzione che ha dietro certi sponsor! Una ferrovia che è vecchia, che ha un unico binario, una ferrovia minacciata di chiusura, almeno per una parte; una ferrovia da cui se ne è già staccata una fetta, una ferrovia che, in rapporto a quella fetta staccata, potrebbe rappresentare un raccordo organico con il SITO, con l'autoporto e con il nuovo scalo merci, e quindi si potrebbe incominciare a disegnare un sistema di trasporti. Una questione importante su cui operare con urgenza e che è stata ripresa anche dal Consigliere Picco e dall'Assessore Mignone. Quale futuro avrà questa linea? Quale funzione dovrebbe assolvere nelle relazioni fra Torino, Pinerolo e le sue valli? Due quesiti che, in rapporto a questa discussione e ai problemi che si sono aperti nel rapporto fra Torino e il Pinerolese, devono trovare soluzioni immediate.
Non mi interessa per ora chi gestirà la cosa, mi interessa capire quale futuro ha questa linea nel contesto di un discorso serio e moderno nel rapporto fra il capoluogo e quella vasta area di pianura e di montagna.
Questa è la questione.
Da tempo avanza un'idea (una di quelle idee illuminanti, come il Consigliere Picco ha ricordato esserlo stata la Pedemontana a suo tempo) che risale al primo Piano regionale dei trasporti del 1979. Perché in quel Piano alcune idee illuminanti e lungimiranti c'erano sia sul piano viario sia sul piano ferroviario, ed era l'idea di far diventare sistema una serie di tratte: la Torino - Pinerolo- Torre Pellice, la Chieri-Trofarello, la Torino-Ceres, la Canavesana. Cioè ridisegnare un sistema su una idea che ebbero i vecchi, gente che vedeva lontano e costruire così una politica organica dell'area metropolitana. Io torno a riproporla. Ne discuteremo il 14 luglio in occasione della discussione sulla questione dei poteri alle Regioni; ci sarebbe da aprire una polemica perché abbiamo sentito delle cose che ci hanno fatto accapponare la pelle; ma non voglio fare qui la polemica. Queste linee collegate al passante ferroviario - dando per scontato che questo famoso passante ferroviario ci sarà - possono, anzi debbono diventare una moderna e celere struttura di trasporto su ferro di tipo metropolitano o di intercity.
Con l'Assessore Mignone sono stato a Glasgow e siccome tutti e due siamo non dico specialisti ma un po' curiosi della materia dei trasporti abbiamo cercato di capire come una città di un milione di abitanti risolvesse il problema dei raccordi entro 100 km, non entro 22. Abbiamo visto che lo hanno risolto con una integrazione organica fra la struttura di trasporto urbano e la struttura di trasporto intercity, così come lo chiamano loro. Il tratto Glasgow-Edimburgo è di 75 km e viene percorso in 46 minuti; il tratto invece che va al mare è di 90 km e viene percorso in 60 minuti. Dopo aver percorso 11 km in 12 minuti sono arrivato fuori Glasgow: pertanto i 22 km del tratto Torino-Pinerolo verrebbero percorsi in 20-25 minuti.
Ecco allora un futuro decisivo per la Torino - Pinerolo - Torre Pellice. Non chiusura, come vorrebbero le Ferrovie dello Stato. Prima di pensare alla gestione, bisogna scegliere cosa si vuol fare, dove si colloca, con quale futuro, con quale obiettivo e con quale funzione e poi vedremo chi la gestirà.
Aggiungo un'ultima considerazione. Di fronte ai processi e alle scelte nuove che avanzano e che si affermano in Europa (parlo di alta velocità ferroviaria, parlo di totale integrazione del trasporto tra ferro e rotaia e in una parte dell'Europa anche con trasporto fluviale, parlo di sistemi integrati che vengono affermandosi in Europa a livello metropolitano intercity veloci, ecc.) proporre l'autostrada tradizionale, colleghi Consiglieri, traguardata al 2000 è in questo caso (ma non solo per questo caso specifico) una proposta vecchia, superata, che sta fuori dallo sviluppo e dalle scelte moderne che in Europa si vanno facendo in materia di trasporti e che va in una direzione sbagliata.
Assessore Mignone, noi aspettiamo dalle Province che finalmente facciano in base alla legge n. 1 gli schemi di piano per cui si possa finalmente avviare il secondo Piano regionale dei trasporti. Ma se queste scelte non le fanno le Province, le deve fare la Regione! E' chiaro? Noi abbiamo dato la delega alle Province per gestire i trasporti locali, le abbiamo coinvolte fino in fondo nel processo di programmazione e di piano non hanno rispettato né l'uno né gli altri dei tempi. Sono due anni che stiamo aspettando che le cose si muovono, il piano lo fa la Regione Piemonte, la struttura che ha il potere e i compiti di programmare. E queste scelte vanno in piano. A questo punto vanno in piano non più come in qualche idea lungimirante che lanciammo nel piano del 1979, ma come punti prioritari portanti del nuovo piano come scelte fondamentali. Questo mi pare essere moderno.
Con gli amici di Cuneo vi è stata una lunga polemica sulla questione del traforo o non traforo autostradale del Ciriegia o dell'altro monte vicino. Se traguardiamo anche questo al 2000 e ai processi che avvengono in Europa, anche quel traforo autostradale classico e tradizionale che ci hanno tramandato i vecchi di 20 anni fa, risulterà al 2000 vecchio ed arretrato. Non possiamo stare in questa situazione, altrimenti finiremo veramente di essere un paese del Terzo Mondo nell'Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70 in Piemonte operava un duo formato dal Conte Calleri e da un personaggio politico, oggi Vicepresidente della Provincia, che in gergo veniva definito "la volpe" che erano i fautori di grandi progetti di infrastrutture sul territorio fra questi la Torino-Pinerolo.
Sulla Torino-Pinerolo ci fu opposizione. Io sono stato fra quelli che si coricarono davanti alle ruspe per bloccare i lavori della Torino Pinerolo. Accanto a me erano l'attuale Presidente regionale della Coldiretti Gottero e parecchi Sindaci della zona. Bloccammo quel tipo di lavori e vi fu un'importante assemblea in Provincia (eravamo nel 1974) alla presenza di alcune centinaia di coltivatori diretti di quella zona, ma non solo coltivatori diretti, in un burrascoso incontro con l'allora Presidente della Provincia, Borgogno. In quel dibattito Borgogno disse: "L'autostrada comunque noi la facciamo. Se non vi piace avete soltanto da non votarci più, perché se ci rivoterete noi l'autostrada la faremo".
I risultati politici del 1975 buttarono all'opposizione "la volpe" ed altri, e ci fu il blocco di questa opera. Nella documentazione di allora accanto al "no alla Torino-Pinerolo" si dissero parecchi "sì" e chiedemmo che ci fossero interventi organici sulla viabilità esistente e sul rilancio della ferrovia come esigenze per rispondere ad un problema oggettivo che era l'isolamento del Pinerolese rispetto al contesto dell'area metropolitana. Le accuse fatte nei confronti di chi si è opposto alla Torino-Pinerolo sono così superficiali da qualificare il personaggio che le ha fatte in quest'aula. Lo qualificano anche perché egli ha avuto un ruolo determinante nella gestione dell'Amministrazione provinciale, essendo stato dal 1980 al 1985 Assessore alla viabilità della sua parte politica e da sempre Assessore alla viabilità in Regione e in Provincia. Diventa quindi difficile pensare che improvvisamente un certo signor Maccari, che ha mostrato capacità nella gestione dell'Assessorato all'ambiente, ora all'Assessorato alla sanità e che intenderebbe allungare la sua proposta sul seggio del nostro carissimo Mignone, possa avere le competenze e le qualità politiche per poter venire qui ad accusare chissà chi di inefficienza e di incapacità. Lascio alla responsabilità dell'Assessore Maccari l'aver fatto un intervento che, in qualche modo, qualifica il personaggio.
D'altra parte attorno a questa questione si sta aprendo un contenzioso politico che vede operazioni di volta gabbana abbastanza evidenti. Cito per tutte il giornale "L'eco del Chisone" che assieme a noi fece grandi battaglie su questa questione e poi, improvvisamente da alcuni mesi, ha cambiato indirizzo. Ognuno può pentirsi delle idee, tanto più se il direttore è un sacerdote e quindi l'operazione pentimento la può esercitare come e quando vuole, più di quanto la possiamo esercitare noi, modesti credenti, che dobbiamo usufruire dei loro servizi per poterci far perdonare.
Anche questi episodi dimostrano come si sia di fronte a tentativi di svilire un dibattito, che invece in quest'aula è stato recuperato. Ho apprezzato l'intervento del Consigliere Picco, condividendone la sua analisi in larghissima parte perché ci sono dei dati oggettivi di fronte ai quali non si può chiudere gli occhi. C'è l'esigenza di rispondere a bisogni reali; c'è la responsabilità precisa e prioritaria anche da parte dell'attuale Assessore Maccari, che ha gestito per cinque anni l'Amministrazione provinciale, di non aver attivato gli strumenti necessari per rispondere a questi bisogni. Oggi non può essere un pur drammatico incidente automobilistico a richiamarci questa realtà. Come ho già detto nel 1974 (farò avere poi all'Assessore Mignone volantini dove noi ci opponemmo già allora all'autostrada) chiedevamo con forza provvedimenti ed interventi che rispondessero ai bisogni dei trasporti.
In questi anni abbiamo verificato che sulla viabilità, e poi lo diremo anche sulla questione dell'ambiente, la Provincia ha fallito nei suoi compiti istituzionali. Se noi verifichiamo lo stato della viabilità provinciale nell'area del Pinerolese, dobbiamo dire, con una certa preoccupazione, che probabilmente gli Assessori alla viabilità della Provincia di questi anni avevano più interesse a sviluppare una certa presenza nel Canavese, aree di loro diretta competenza elettorale piuttosto che esercitare una operatività sull'intero territorio provinciale. D'altra parte in quell'area esistono anche strade nel deserto esiste una strada che collega Buriasco - Cercenasco - Villar Piemonte abbastanza importante, che non è percorsa da nessuno. Quindi, quei pochi interventi provinciali che sono stati fatti, sono stati inutili e dannosi perché hanno attraversato una plaga agricola tagliando aziende agricole di grande portata e di grande qualità in Cercenasco, Villar Piemonte ed Osasio, già determinando problemi di non secondaria importanza. Siamo ancora negli anni pre-giunte di sinistra.
Mi pare importante che si faccia uno sforzo per comprendere che il problema del Pinerolese non può essere verificato alla luce di interventi settoriali, è un problema di trasporto su gomma. C'è il problema di trasporto rapido su ferrovia, ma c'è anche il problema di inserire il Pinerolese all'interno non soltanto dell'area metropolitana per quanto riguarda la parte sud di Torino, ma di recuperare un'area - vorrei che l'Assessore Mignone ne prendesse nota - che non è nel tracciato della Pedemontana, ma sta nel tracciato del collegamento tra Pinerolo e l'autostrada Torino-Piacenza, con una possibilità di attivare una strada provinciale che è abbandonata, pericolosamente abbandonata da sempre, che pur collega Comuni importanti. Si tratta della strada provinciale Pinerolo Poirino che potrebbe anche questa rientrare in un piano di ammodernamento tale da rispondere ai problemi del Pinerolese che non sono soltanto nei confronti dell'area metropolitana di Torino, ma sono anche nei confronti del Saluzzese, del Cuneese e del Carmagnolese.
C'è il problema di un intervento ragionato e qualificato per il quale occorre una certa credibilità. L'Amministrazione Provinciale di Torino, che con la Regione e con l'ANAS sta sviluppando un piano di ammodernamento dell'esistente, dovrebbe in qualche modo essere attivata e attenta su questo. Contemporaneamente, senza coinvolgere neanche la Regione che ha compiti di programmazione, la Provincia - come abbiamo appreso dai giornali ha in corso di elaborazione un'alternativa al piano esistente di ammodernamento, nonostante alcuni studi di impatto ambientale effettuati dall'ESAP stoppino, in qualche modo, questa sua proposta. E ciò ha senso se le energie finanziarie ed intellettuali spese per attivare l'ESAP erano indirizzate alla creazione di uno strumento di ragionamento volto all'ammodernamento dell'esistente.
Quindi a mio parere la credibilità della Provincia è stata messa in discussione dal signor Borgogno, persona intelligente e valida dal punto di vista politico, il quale però come se nulla fosse capitato in questi anni riprende pari pari le idee per le quali si era battuto nel 1974 e al quale auguro lo stesso risultato politico di allora, se perseguirà in questa idea. Ciò che spaventa ancora di più, Assessore Mignone, è che seppure hai fatto un intervento che pareva mettere qualche ostacolo al progetto Provincia, non hai esplicitamente escluso la possibilità che, a fronte di un eventuale piano di ammodernamento dell'esistente, si potesse attivare in prospettiva il percorso diretto, cioè la superstrada.
Credo, invece, che noi dovremmo formulare delle proposte che valorizzino l'ammodernamento dell'esistente nella sua complessità e che valorizzino il fatto che l'ESAP ha elaborato una proposta di impatto ambientale che ha messo in evidenza una realtà probabilmente non molto conosciuta da chi non viveva in quell'area e da chi non era del mestiere cioè il fatto che in quell'area esiste un'agricoltura che ha maggiori potenzialità che da altre parti perché esiste ancora una fascia di giovani che lavora nell'agricoltura e che deve essere salvaguardata prioritariamente.
Le operazioni di intervento di carattere viario, pure indispensabili devono fare conto e fare aggio come punto fermo di salvaguardare appieno questa fascia di produttori perché è una fascia non solo di una agricoltura della polpa, ma anche di una agricoltura che ha delle prospettive, che non è così invecchiata da poter dire che tra qualche anno essa finirà nel nulla.
Questo è un problema centrale nella definizione degli interventi, tanto più che il progetto di un collegamento diretto, oltre che mettere in discussione gli aspetti fondamentali, non risponde totalmente (checché ne dica l'esperto Maccari) alle esigenze di traffico attuale, ecc.; questa operazione taglierebbe in due e sfascerebbe il territorio.
Un territorio che ha una sua omogeneità verrebbe spazzato in due dove creerebbe non solo problemi sull'agricoltura, ma problemi di omogeneità di un'area che presenta caratteristiche di integrazione molto importanti. Ecco perché ritengo che, tenendo conto che esiste un problema prioritario di trasporto su ferrovia, esiste un problema prioritario di attivazione e miglioramento sensibile della viabilità esistente, che esiste il problema di un'attivazione di un piano che valorizzi appieno le strade provinciali queste mi pare siano le condizioni essenziali per salvaguardare due punti che vanno affrontati, e cioè: primo, far uscire il Pinerolese e rispondere a problemi ed esigenze reali di trasporto; secondo, salvaguardare il più possibile, con questa operazione, questa fascia di agricoltura che probabilmente è una di quelle con maggiori caratteristiche di potenzialità del Piemonte, avendo insita sia un'agricoltura su terreni fertili sia su un'agricoltura con operatori che hanno prospettive di continuità che non esistono se non in pochissime altre aree del Piemonte.
Mi pare che attorno a questo ragionamento si potrebbe richiamare la Provincia alle sue responsabilità e cercare di assumere appieno il ruolo che noi non possiamo accettare che venga messo in discussione davanti ai fatti compiuti. Questo non è l'unico caso dove ci troviamo, compreso l'Assessore, a leggere sul giornale interventi di altri enti locali che non tengono conto dell'attività programmatoria e di orientamento della Regione ma ci obbligano ad intervenire in situazioni di aggiustamento e di tamponamento.
Assessore Mignone, ti farò avere i volantini che facemmo nel 1974 - il signor Maccari potrebbe anche imparare a leggerli - nei quali le cose che ho detto oggi erano scritte con molta chiarezza già allora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale esprime profondo apprezzamento per la comunicazione della Giunta, tempestiva quel tanto da essere anche produttiva, ma soprattutto approfondita, articolata motivata e problematica.
Mi pare che l'Assessore Mignone abbia risposto in coerenza con il suo "physique", con molta pacatezza e senso di responsabilità, ma anche con la rinuncia e il rifiuto di un qualche protagonismo di comodo che pure l'Assessore poteva pensare di svolgere e che qui grossolanamente gli viene rimproverato di non avere assunto e svolto.
Di fronte a fenomeni di questa natura - mi riferisco alle questioni di natura istituzionale - quando prendiamo atto del superamento di alcuni modelli politici e concettuali, quando falliscono non bisogna rivendicarli bisogna cambiarli.
Caro Reburdo, è inutile dire che abbiamo il ruolo della programmazione e quindi gli altri devono stare zitti. Non è vero. Se si prende atto che fanno premio su alcuni ruoli altri ruoli bisogna prenderne atto, capire perché si è arrivati al fondo della bottiglia, ma non ignorare che siamo nel fondo della bottiglia. L'ha detto anche il collega Bontempi: quando si ridisegnerà l'assetto degli enti locali ignorando la Regione (spero che ignorare la Regione voglia dire che si prende atto - come ho sempre detto che la Regione è un'istituzione e non un ente locale) bisognerà fare uno sforzo per definire che cos'è la Regione: è un potere legislativo, non è un ente locale, è qualcosa di diverso.
La relazione dell'Assessore, che riconduce alla razionalità queste questioni, pur nella loro complessità e nella loro problematicità, si sforza di ricondurre tutto questo in un canale serio che è quello di immaginare che le decisioni regionali (per regionali non si intendono solo quelle istituzionali, ma dei vari soggetti preposti a queste determinazioni) si collochino all'interno del Piano regionale dei trasporti. Dal punto di vista formale mi sembra giusto e corretto.
Sono molto preoccupato perché su questa vicenda prevalgono alcuni elementi forti. C'è la forza delle cose, che sono i fatti drammatici che mettono in evidenza la drammaticità della situazione. Quindi, non dobbiamo ritenere che sia solo cinismo riaprire la questione dopo un dramma, il dramma è semplicemente l'esplicitazione e la rappresentazione di una situazione latente: la viabilità del Pinerolese è in una situazione drammatica dal punto di vista della sicurezza ed è insostenibile dal punto di vista del traffico come servizio alla popolazione e alle realtà socio economiche.
Questi sono i dati di fatto da cui bisogna partire. La situazione della viabilità nel Pinerolese è inaccettabile e intollerabile. Questa è una realtà forte rispetto alla quale dobbiamo aspettarci che partano dei processi forti. Non possiamo non misurarci con questo.
Il collega Reburdo parla di miglioramenti sensibili. Ma questa situazione non si può più immaginare in miglioramenti sensibili, qui si chiedono interventi radicali. La situazione è talmente esasperata e complessa che nella testa della gente giustamente c'è la richiesta di interventi radicali.
In primo luogo è una situazione inaccettabile e drammatica dal punto di vista della sicurezza, penalizzante per lo sviluppo socio-economico della zona.
L'altro elemento, la forza delle cose, sono le cose sulle quali dibattiamo, ma che non possiamo cambiare: i tempi ANAS e le risorse ANAS drammaticamente sono un elemento forte che tenderà a far sì che la questione si risolva su un canale piuttosto che su un altro. Non c'entra la razionalità, la razionalità e il governo significa scegliere tra opzioni che abbiano un eguale o non troppo diseguale rapporto di praticabilità e di risposta. Ma la risposta sulla via ordinaria purtroppo si scontra con la storia di come è andata avanti la viabilità ordinaria nel Pinerolese in genere. Ciò non vuol dire che siamo favorevoli a questo tipo di soluzione.
In questa sede io prendo la responsabilità di quello che dico e mi riconosco nella relazione dell'Assessore che è problematica rispetto all'una e all'altra delle soluzioni, ma non possiamo immaginare di assumere un ruolo, perché preliminarmente esiste questo problema di natura istituzionale, se il ruolo istituzionale non si colloca finalmente come ruolo di governo.
In termini di programmazione la questione è saltata, non sappiamo per colpa di chi e come, ma è saltata. Se questo problema era già presente nei primi anni '70 al punto di diventare un'occasione di scontro all'interno delle forze politiche e non è stato né risolto né programmato in quindici anni (tant'è che mancano approfondimenti tecnici sufficienti), vuol dire che la questione è sfuggita alla programmazione. Non pensiamo di ricondurla all'interno della programmazione posto che siamo all'interno di alcune questioni forti.
Da una parte, quindi, idee o situazioni forti di tipo positivo, cioè che tendono a produrre un risultato, la drammaticità della situazione dal punto di vista della sicurezza e l'insufficienza dal punto di vista della ricaduta socio-economica, e dall'altra situazione forte in termini orientativi rispetto ai corni del dilemma che sono la realtà ANAS.
L'Assessore non avrà grandi difficoltà a dirvi, rispetto alle previsioni del nostro Piano dei trasporti, qual è poi stato l'intervento reale dell'ANAS sul territorio piemontese. Immaginando quanto è avvenuto nel passato, possiamo immaginare che cosa avverrà nel futuro. Dopodiché temo che a pregiudicare il nostro ruolo di governo e la capacità di un coordinamento delle altre istituzioni, oltre a questa forza delle cose, ci saranno anche la forza dei fatti compiuti e la forza di alcune idee forti che stanno maturando.
La questione dei fatti compiuti ci dice che oltre certi livelli non si può andare, quindi bisogna chiudere. Questo messaggio ormai è diventato vincente nella pubblica opinione e nei mass-media. La razionalità non fa più premio, si ritiene che si debba risolvere il problema subito. Il "presto e bene" che vale per la Valle di Susa, qui probabilmente non vale.
Temo che avrà una capacità di orientamento decisivo, una filiera del tutto occasionale, ma che sostanzialmente è una cordata che si è costituita, che si è trovata su questa vicenda, l'identificazione dell'istituzione, la Provincia, di un ente strumentale o comunque di una società che ha competenze in materia e anche alcune filiere di potere che ci sono su questi argomenti. Quindi temo che l'ipotesi che al momento va per la maggiore (l'autostrada) trovi alcuni alleati forti nelle cose. Certamente i liberali non hanno insediamenti da secoli in certe sedi, ma come giustamente si è polemizzato sulla permanenza di un socialdemocratico per tanti anni ad un Ministero, bisognerebbe anche chiedersi se la permanenza di altri personaggi, in sedi non meno importanti anche se meno responsabili politicamente, non sia una delle ragioni per cui alcune filiere producono situazioni forti rispetto alle quali è difficile muoversi.
Con una conclusione che non è degna né della situazione n dell'occasione, suggerirei all'Assessore di proseguire in questa linea di razionalità e di umiltà, però immaginando che esiste un settore sul quale abbiamo responsabilità primaria e specifica: la programmazione, ma non quella del Piano dei trasporti. Se riusciremo a collocare questo percorso lì dentro, bene, ma se non ci riusciremo cerchiamo di essere nell'altro scenario: quello del governo. Temo che questa questione uscirà dalla programmazione ed entrerà nel capitolo del governo e del decisionismo.
Prevarrà la logica del decisionismo del governo rispetto alla logica della programmazione. Pertanto suggerisco all'Assessore di attrezzarsi anche per essere presente qualora prevalga lo scenario della decisione del governo e non quello della programmazione.
E' certo che se questo scenario dovesse risultare vincente temo anche che la soluzione alla quale si va, obbligatoriamente sarà una soluzione quella che almeno in teoria mette a disposizione risorse subito. Perché poi si costruiscono anche queste curiose situazioni rispetto alle quali l'uomo di governo, l'Assessore o il Consigliere che deve consigliare prende atto che per alcune soluzioni non ci sono le risorse in tempi accettabili, per altre soluzioni sembrerebbero esserci le risorse in tempi accettabili.
Questo è un elemento decisore del processo.
Assessore Mignone, qualora ci dovessimo collocare nello scenario di governo e di decisione, non su quello della programmazione, non per questo la Regione potrà e dovrà rinunciare ad un ruolo proprio specifico. Se questa diventerà una vicenda di sostanziale competenza del Ministero dei Lavori Pubblici, della Commissione competente, della Provincia e dell'ATIVA, almeno che si collochi all'interno di una capacità della Regione di fare ricadere questa "vicenda" che vedrà la Regione completamente estranea, perché soccombente nei rapporti di forza, non perché soccombente in elementi di ragione, almeno gli elementi di ricaduta a questo proposito richiamo l'attenzione della collega Vetrino dell'autostrada devono essere una questione sulla quale la Regione deve assumere tutta intera la propria responsabilità. E se mi è consentito parafrasare, il termine VIA non è sufficiente: cioè Valutazione di Impatto Ambientale nella specie vuol dire soprattutto valutazione di impatto agricolo, perché l'agricoltura del pinerolese non è solo una vocazione, è un sistema: non è soltanto un'area fertile, tale qualificata da alcune indagini, è un'area fortemente organizzata com'era quella della risaia vercellese, è una cosa costruita dall'uomo, non è nata così la pianura del vercellese, perché se fosse rimasta com'era ai tempi andati probabilmente sarebbe per larga parte non produttiva, è produttiva perché l'uomo l'ha organizzata. Quindi, qualunque tipo di intervento radicale e qualunque intervento si faccia sulla viabilità nel Pinerolese sarà radicale, richiede l'adozione di accorgimenti tecnologici costruttivi adeguati alla delicatezza dell'area rispetto alla quale andiamo ad impattare. Suggerisco quindi che la Giunta nel suo complesso - per questo chiedo scusa di avere richiamato la collega Vetrino che peraltro è sempre molto attenta ai lavori del Consiglio - si ponga il problema di analizzare e individuare degli scenari di ricaduta di qualunque delle soluzioni verranno adottate, una ricaduta che sia rispettosa dell'ambiente. Ma l'ambiente, nella specie vuol dire una cosa precisa: conservare la specificità dell'organizzazione del territorio in funzione agricola, non soltanto la caratteristica del territorio, ma la organizzazione del territorio, la dimensione delle aziende, la percorribilità dell'azienda, l'intercomunicabilità dell'azienda, il sistema di irrigazione, il sistema viario secondario.
Bisogna immaginare uno studio che sia finalizzato a garantire il minimo di danno rispetto a un intervento che comunque nel territorio pinerolese sarà di tipo radicale. Se poi sarà una soluzione, andremo a una terza strada. Se andremo all'altra soluzione, andremo ad una nuova strada che per larghezza sarà sicuramente superiore al territorio portato via dall'autostrada, ma che gli agricoltori considerano ciò nonostante accettabile perché mette meno in discussione il sistema di organizzazione del territorio in funzione agricola. Qui non si può misurare - mi spiace che non ci sia l'Assessore pinerolese - perché non è un problema di metri, ma di come questi metri sono funzionali al sistema produttivo agricolo e quindi mi pare di capire che gli agricoltori una volta tanto fanno un'operazione non miope e dicono: "noi non misuriamo i metri di terreno che ci portate via, misuriamo la produttività del sistema agricolo complessivo nel Pinerolese e riteniamo che una certa soluzione lo comprometta di più dell'altra". Siccome dubito molto che avremo la forza di decidere noi quale delle due soluzioni verrà adottata, perché i limiti esterni probabilmente saranno più forti di qualunque tipo di volontà dovesse emergere all'interno della Giunta regionale, è fondamentale che la Giunta predisponga da subito due scenari di ricaduta della progettualità della struttura all'interno di un progetto di recupero a salvaguardia del sistema agricolo così come è organizzato richiedendo con forza che, visto che si tratta di non molti chilometri di autostrada, che questa autostrada venga pensata in termini progettuali non soltanto sull'orizzontale, ma nel verticale, adottando tecnologie di costruzione che magari se non economiche possano garantire questo tipo di obiettivo. Non vorrei che la valutazione di impatto ambientale fosse uno strumento assolutamente inidoneo alla lettura del problema, anche perché la memoria mi ricorda che ci sono le mode. L'altra sera ho partecipato ad un convegno, l'ennesimo sulla Valle di Susa. Ricordo che quando trent'anni fa partecipai ad uno dei primi dibattiti sull'autostrada in Valle di Susa allora non si parlava di valutazione di impatto ambientale, si parlava dell'assetto idrogeologico, cosa che si è completamente persa. Se voi andate a leggere gli atti della seconda legislatura vedrete che c'è uno studio di Bajardi che presuppone che spese lire 3 per l'autostrada si devono spendere lire 2 per l'assetto idrogeologico della Valle di Susa.
Adesso dell'assetto idrogeologico della Valle di Susa non importa più niente a nessuno! Per i due o tre rii Merdarello (uso questo termine che può anche sembrare poco urbano per farvi capire che cosa sono queste cose ma se li hanno chiamati così vuol dire che non sono di quelli che si mettono nelle guide turistiche, non servono certo per attirare i turisti se si chiamano così, al massimo attirano le mosche) questo problema non esiste più. L'assetto idrogeologico della Valle nel suo complesso, profondamente disastrata e messa a rischio da un intervento pesante sul territorio come l'autostrada, è un problema che non viene più affrontato. Adesso l'autostrada viene vista come un corridoio che deve essere collocato rispettoso di questo e di quello; il problema idrogeologico l'abbiamo completamente accantonato. Quindi gli interventi forti che vanno fatti a monte per garantire che l'autostrada sia all'interno di un sistema assestato non si riducono alla fascia di rispetto dell'autostrada o all'aspetto estetico o visivo dell'autostrada, ma magari possono coinvolgere dislivelli di migliaia di metri perché per poter fare l'assetto idrogeologico in montagna si passa attraverso opere pesanti a fondovalle e si arriva fino a lavori di cesello in alta montagna perché qui si previene il dissesto idrogeologico attraverso interventi di tipo artigianale che bisogna vedere sul territorio per capire che cosa sono. Per esempio palettini di legno alti 50 cm piantati nei ghiaioni collegati da altri leganti di legno, queste sono le cose che si devono fare, il lavoro che fa la Forestale.
Siccome sono convinto di quanto dico, mi sembra che l'approccio del VIA, pur necessario in ordine all'intervento nel Pinerolese in termini di viabilità, sia insufficiente: ci vuole uno studio specifico, mirato all'analisi del sistema agricolo, non della vocazione agricola, del sistema agricolo che andiamo a mettere a rischio forte nell'una e nell'altra delle soluzioni a maggiore rischio in una, minore nell'altra, rispetto al quale quindi non dobbiamo soltanto registrare quali saranno i danni e quali saranno gli inconvenienti. Un'opera del genere, che si può considerare un pezzo della metropoli torinese, dev'essere immaginata senza risparmio di risorse, perché il rispetto di quella realtà socio-economica, agricola ed ambientale merita gli stessi investimenti che si metterebbero se questa autostrada dovesse, putacaso, passare all'interno della conurbazione urbana torinese. Se noi dovessimo fare un asse di penetrazione su Torino sapremmo benissimo che dovremmo spendere, per non compromettere l'assetto della città di Torino, risorse di gran lunga maggiori a quello che può essere il costo medio di un asse viario di pari dimensioni e di pari flusso. Sul Pinerolese bisognerà pensare alle cose in questo modo: è un asse di penetrazione. Da Pinerolo non si viene a Torino, a Pinerolo si è già in Torino, si penetra a Torino attraverso una realtà socio-economica complessa, delicata, rispetto alla quale - chiedo scusa della ripetizione del concetto e in questo senso richiamo ancora l'attenzione della signora Vetrino - la Regione deve subito attivarsi perché alla fine se per caso la forza delle cose, la forza delle istituzioni, delle idee forti, delle filiere che abbiamo descritto, dovessero portarci a prendere atto che l'attività di governo dovremmo svolgerla ben prima dello scenario della programmazione all'interno della quale correttamente sembra di dover collocare questa questione, dovremmo almeno su questa questione essere dotati di strumenti di governo adeguati e del tutto nuovi rispetto al passato.
Si è polemizzato sui platani. E' vero: si poteva fare tutto. Ma, cari amici, voi mi dovete spiegare che senso hanno quei platani. Le polemiche sui platani si facevano quando era Presidente della Provincia il prof.
Grosso, perché gia allora le persone si schiantavano contro gli alberi. La cultura dell'ambiente vero, non del verde perché è un colore e degli alberi perché sono di legno, ma dell'ambiente, fa sì che quelli debbano essere considerati dei fatti anomali rispetto al territorio nel quale si collocano. Posso capire che si facciano i viali nelle città per cercare di costruire un minimo di vivibilità all'interno dell'ambiente urbano, ma non capisco perché in un ambiente come la campagna si facciano i viali, di specie tra l'altro non originarie, si crei un falso panorama mentre il panorama esiste, è lì e lo si è addirittura distrutto con quegli interventi. Quindi, questi platani a mio modo di vedere vanno rimossi e per ragioni di sicurezza, ma anche in termini di restauro ambientale per riportare l'ambiente a quello che è nella sua originalità e nella sua specificità, che non è un ambiente caratterizzato dai platani, ma è un ambiente caratterizzato dai campi di granoturco, dai prati, dalle mucche dai trattori: questo è l'ambiente in cui si percorrono le strade di campagna. I platani si vedono nelle città e probabilmente se incominciassimo anche a pensare che qualche restauro ambientale qualche volta va fatto potremmo anche su questo far crescere un tipo di cultura che eviti ad esempio che in Valle di Susa in una mascheratura che si vuole fare degli argini dell'autostrada anziché piantare essenze autoctone si sono piantati i pini argentati (gli abies). Mi dovete allora spiegare come si può conciliare la tutela del paesaggio dell'Alta Valle di Susa (ma di questo gli ecologisti non si preoccupano perché a loro basta vedere delle cose con delle foglie, anche perché probabilmente le specie delle nostre vallate le conoscono poco) con il fatto che lungo l'autostrada del Frejus a 1.300 metri sul livello del mare abbiano piantato gli abies argentati. Se anche queste esperienze ci consentissero di raffinarci un po' nei nostri modelli di governo e di organizzazione del territorio potrebbe essere un'occasione non persa.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo la dotta lezione preliminare su tutte le cose che non capiscono gli amici del verde, che non è solo un colore, cerchiamo di riprendere brevemente il discorso sulle strade e in particolare sulle autostrade.
E' banale affermare, e neanche è necessario spendere troppe parole, che a mio avviso non è e non deve essere pensabile alcuna nuova ipotesi di collegamento stradale, lo si chiami come lo si vuole, che si aggiunga ai collegamenti stradali esistenti. Questo perché se la "forza delle cose" è l'estrapolazione di quello che sta succedendo ed è la riproposizione di questa politica e di questa logica, noi dovremmo ragionare su cosa succederà fra vent'anni. Andiamo ogni volta a mettere una strada tra due parallele e tra due perpendicolari e a fare quadrati e rettangoli sempre più piccoli. Questa cosa sul territorio regionale, piaccia o non piaccia la facciamo da trenta o quarant'anni, senza interruzioni con indefesso amore per l'asfalto e non è chiaro come e quando possa finire questa cosa e questa logica: c'è sempre più asfalto, ci sono più strade, c'è un traffico che sempre aumenta. Perché le strade aumentano il traffico, con il conseguente aumento delle automobili e tutto gira all'infinito con un continuo meccanismo che non avrà mai fine, se la logica continua ad essere quella della crescita esponenziale. Allora occorre che il ruolo di governo e della programmazione venga rivendicato e non lasciato ai grandi decisori rispetto ai quali ci si accoda e si fa finta di avere deciso anche noi. La vera "forza delle cose" è quella che spinge a dire basta a questa logica.
Non è necessario dire basta al collegamento da Torino a Pinerolo, va detto basta comunque e dovunque. E deve essere trovato un modo per dirlo e per avviare una programmazione che sia di drastica riduzione del traffico, di scelta della ferrovia, ma di scelta decisiva che non può certo essere quella di parlare di ferrovia nelle ultime quindici righe dell'intervento in coda ad interventi che comunque finiscono per essere altre strade. Si deve chiudere con la vicenda strade, comunque e dovunque esse siano. Sarà difficile, sarà complicato, richiederà programmazioni estremamente sofferte e complesse, ma al di là di ammodernamenti della viabilità esistente non si può, secondo me, più andare proprio perché non è più possibile, rispetto al territorio della nostra Regione, sul quale è impossibile collocare ancora altre strade, a pena di scegliere la grande conurbazione tipo Città del Messico, trasferita da Pinerolo a Chivasso e fatta tutta di un unico reticolo di tipo urbano. Gran parte di questo reticolo di tipo urbano è stato fatto, arriva già fino a Rivoli, ha inglobato la fascia sud: Nichelino, Moncalieri, ecc. Certo, si può decidere di continuare in questo modo. Ma deve essere chiaro che una scelta di questo genere distrugge totalmente il territorio e lo distruggerà poco per volta, così come sta accadendo nell'intera area metropolitana, come è il caso di Collegno. Prima se ne fa un pezzo, poi si mette una strada in mezzo, poi si mette una strada in mezzo a quello che è rimasto, poi si fanno i piani regolatori che prevedono di costruirci attorno le stazioni di servizio, i negozi di calzature, i negozi di mobili, i negozi di salumi e formaggi per quelli che tornano in Francia, per gli sciatori, poi si mettono ancora altri pezzi e poi si metteranno le case e allora poi il traffico sarà troppo e bisognerà così costruire da un'altra parte un'altra strada, uno svincolo, una circonvallazione. Così il gioco può ricominciare da capo. Questo è il destino se si continua con questa logica. La forza delle cose secondo me deve essere un'altra: la Regione, in primo luogo, deve decidere una programmazione dei trasporti (non scegliere giorno per giorno); in secondo luogo, la forza delle cose sono la crescita dell'anidride carbonica, sono il buco dell'ozono, sono il disastro e l'angoscia dell'automobile. L'Italia continua ad avere troppo piombo, anzi solo piombo nella benzina, a fare una politica tariffaria che addirittura favorisce il diesel e l'uso della benzina con il piombo e non viceversa, a non sviluppare, in conseguenza del peso che ha nel nostro Paese l'industria dell'automobile, politiche diverse rispetto ai catalizzatori nelle automobili, a non avviare nessuna seria politica di riduzione del traffico merci su gomma. La forza delle cose è questa. O noi decidiamo che si deve, ad ogni costo, ridurre il traffico merci e la circolazione delle automobili oppure continuiamo ad illuderci di costruire le strade per adeguarci al traffico. Qualsiasi estrapolazione per il futuro dà solo segni di enorme pericolo per il nostro Paese e segni di distacco crescente dai modelli europei in materia di politica dei trasporti e di politica delle grandi infrastrutture legate ai trasporti. Per altri aspetti ancora, ripresi anche in altri interventi, alcuni suggerimenti possono essere dati. Ma io desidero dare suggerimenti di tipo totalmente diverso: 1) l'adozione di un limite di velocità su tutte le strade della Regione.
Al di là delle competenze, questa deve essere una iniziativa forte ed autorevole della Regione, indirizzata verso tutte le autorità competenti 2) cinture di sicurezza 3) incremento e forte iniziativa politica sull'uso dei catalizzatori e della benzina senza piombo.
Proviamo a partire di qui, anziché cavarcela attribuendo ogni responsabilità ai platani, autoctoni o non autoctoni. Del resto, è probabile che l'Assessore Maccari, dopo il suo intervento sia uscito per andare a tagliarne qualcun altro dalle parti di Airasca, per dare segno di decisionismo sulla vicenda. Non ridicolizziamo vicende serie, non ho e non credo abbia la Regione un elenco degli incidenti stradali e delle loro cause sul nostro territorio regionale. Credo però che i mazzi di fiori in città e sulle strade che escono dalla città si moltiplichino in maniera preoccupante, così come si moltiplicano le automobili. Però non è facendo nuove strade per andare ancora più in fretta, inseguendo il mito della fluidità del traffico, dello snellimento del traffico, non è l'invito ad andare ancora più in fretta la soluzione. E' questa illusione che dobbiamo abbandonare, si deve dire ai piemontesi che devono andare più piano, ci deve essere un accordo generale in base al quale noi andiamo più piano.
Questo deve essere il primo punto di partenza nella nostra pianificazione: andare più piano. Poi, occorre avviare altre iniziative coraggiose o che comunque non sono mai state tentate: gratuità delle linee ferroviarie al traffico pendolare, gratuità delle linee di trasporto di altri mezzi pubblici. Queste soluzioni hanno costi sociali ed economici enormemente più bassi di quelli che qua si mettono in campo: da una parte le vite umane, i feriti e gli invalidi, dall'altra parte gli espropri per costruire delle autostrade colossali che richiedono altri enormi investimenti di denaro. Occorre muoversi secondo una logica totalmente diversa, perciò voglio ancora invitare alla vera forza delle cose.
Diversamente, ci avviciniamo ad un ulteriore incremento del numero degli incidenti, perché qualsiasi dato dimostra che più aumentano le strade, più aumenta la circolazione e più aumentano i morti. Se così non fosse, con tutte le strade che abbiamo costruito negli ultimi vent'anni nella nostra Regione i morti avrebbero dovuto diminuire. Saremmo quasi alle resurrezioni. Nessuno è mai andato a verificare di quanto siano aumentati gli incidenti in correlazione agli interventi di ammodernamento e di snellimento del traffico. Prendiamo una strada come la direttissima della Mandria fino a Lanzo, per citare un caso, o prendiamo altre situazioni di questo genere: gli interventi di "miglioramento della viabilità" si sono trasformati in un aumento del numero degli incidenti dei feriti e dei morti. Il numero dei platani accanto alle strade non ritengo abbia una grossa incidenza, quando andiamo a vedere le statistiche, statistiche che comunque non si producono, perché si preferisce segnalare, nella loro gravità e nel loro impatto anche emotivo, casi specifici di incidente senza vedere che, in dieci anni, comunque non si è voluto decidere niente.
Anzi, si è voluto quasi il numero degli incidenti per richiamare e per riconsiderare la soluzione forte dell'autostrada, anziché i piccoli interventi che in questi dieci anni sarebbero stati possibili.
Invito quindi, da un lato, la Regione ad opporsi in ogni modo ad una soluzione che preveda una nuova strada e ad opporsi contro coloro che questa soluzione invece propongono. Dall'altra parte, invito a considerare che qualsiasi Piano dei trasporti deve, se vuole essere un piano moderno e all'altezza dei tempi, considerare ormai gli aspetti della velocità dei mezzi di trasporto, della necessità della gratuità di alcune soluzioni di trasporto, della necessità della riduzione dell'inquinamento legato all'uso di determinati combustibili. Questo perché altrimenti la forza delle cose alla fine sarà una situazione insostenibile rispetto alla densità del territorio e alla sua ristrettezza e al suo numero di veicoli circolanti.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero innanzitutto precisare con la massima chiarezza che il mio intervento sul problema che si sta discutendo - intervento che sarà estremamente conciso viene fatto a titolo strettamente personale e mi assumo tutte le responsabilità di ci che sto per dire.
Ho ascoltato attentamente le dichiarazioni dell'Assessore; ne approfitto anch'io per ringraziarlo per la sua disponibilità ad ascoltare le opposte tesi. Mi pare di aver capito che ha prospettato delle soluzioni ma intelligentemente non ha ancora scelto. Ho ascoltato anche le dichiarazioni dei vari colleghi che mi hanno preceduto, in ognuna delle quali c'è, non la ragione assoluta, come ha detto il collega Maccari, ma una parte di ragione; neppure io ho la presunzione di avere tutte le ragioni, ma una parte di ragione.
Ho apprezzato gli accenni che parecchi colleghi hanno fatto sulla esigenza di tenere in considerazione anche i problemi dell'agricoltura, ed in particolare il richiamo contenuto nell'intervento del Consigliere Picco che ha parlato a nome del Gruppo democristiano e che ha richiamato con forza la necessità di non sconvolgere la struttura produttiva agricola della zona; così come ho apprezzato anche la parte centrale dell'intervento del Consigliere Marchini già ammaestrato da altre esperienze in altre valli. Sento però il dovere di dire qualcosa di più non potendo dimenticare di aver operato per oltre trent'anni presso la Coltivatori Diretti e soprattutto, al servizio dei coltivatori diretti della Provincia di Torino.
Personalmente al momento attuale non me la sento, ascoltando la voce della mia coscienza - che è la voce che per me deve sempre prevalere su qualsiasi considerazione o convenienza - di condividere la posizione di coloro che vogliono ad ogni costo la costruzione di un'autostrada Torino Pinerolo su sede totalmente nuova nella fertile area esistente fra la strada statale 23 e la strada statale 589. E non me la sento, in altre parole, di far mia e neppure di "digerire" una soluzione che al momento attuale è avversata - con seri motivi - dalla totalità degli operatori agricoli interpellati, che hanno la loro azienda nella zona e che dalla coltivazione di quelle terre traggono il necessario per vivere e che alla organizzazione nella quale io ho operato per tanti anni hanno sempre dato la loro fiducia.
Sono cosciente del fatto che il collegamento stradale fra Torino e Pinerolo, così com'è, è largamente inadeguato e che deve essere migliorato in maniera considerevole, sostanziale, radicale, come ha detto il Consigliere Marchini.
Per me non è primario il problema di percorrere il tratto da Torino a Pinerolo in 30 o in 35 minuti, anche se questa è la civiltà della velocità per me è più importante il problema della sicurezza.
Tra le decine di morti arrotati sulla strada statale 23 e sulla strada statale 589 vi sono anche degli agricoltori (forse più agricoltori che altri perché percorrono con i loro mezzi meccanici queste strade intasate) quindi ritengo che sia interesse di tutti modificare con la massima urgenza l'attuale penosa situazione, sia per evitare che altre vite umane vengano stroncate, sia per collegare con una viabilità più decente ed adeguata Torino con Pinerolo e con le sue valli. Questa esigenza è vera e nessuno che ragioni la può disconoscere.
Allo stesso modo però sono convinto che il semplice allargamento a dieci metri e mezzo della statale 23 così come era stata prospettata in passato, sia una soluzione inutile e dannosa (nessuno la sposa più) perch con le tre corsie ed il mantenimento dell'incrocio a raso, quella che oggi è "la strada della morte", diventerebbe "la strada del massacro".
Ma prima di dire di sì alla soluzione cosiddetta "autostradale" o "superstradale" su sede interamente nuova, tranciando centinaia di fertili aziende agricole, chiedo ciò che chiede la gente, ciò che chiedono gli agricoltori, che mi si dimostri che non esistono, e non che non si vogliono trovare soluzioni alternative.
Colleghi Consiglieri, quello che dico non è soltanto ciò che potrebbe dire il Presidente della Coltivatori Diretti (il collega Penasso che mi sta a fianco), non soltanto ciò che è stato espresso unanimemente dall'intero Consiglio della organizzazione agricola; ciò che dico è la ripetizione pari pari delle opinioni e delle richieste espresse non solo da centinaia di coltivatori, ma anche di parecchi amministratori comunali della zona, che abbiamo sentito (non per telefono) in occasioni di riunioni indette responsabilmente nella zona.
Questi coltivatori - e da quanto mi risulta anche dei valenti tecnici sono convinti che l'allargamento della strada statale 589, non un allargamento a 10,50 metri che riproporrebbe gli stessi problemi drammatici della strada statale 23, ma la realizzazione sulla sede della strada statale 589 o accanto, coerente alla sede in alcuni tratti di tale strada di una struttura viaria ad elevato indice di traffico con quattro corsie con la riduzione al minimo degli incroci a raso, magari affiancata nei tratti più delicati da opportune strade di servizio dei fondi ed accompagnata da una serie di interventi sostanziali nei punti più critici della strada statale 23, sia una soluzione da verificare con estrema attenzione. La mia "parte di ragione" è questa: una soluzione realizzabile anche perché una strada a quattro corsie da Pinerolo a Piossasco, se ci pensiamo bene, potrebbe essere il primo tratto di un collegamento con la Valle di Susa passando sotto alla collina di Avigliana, Sangano e Trana per collegare l'area del pinerolese e questa parte del Piemonte con l'autostrada del Frejus; non penso che le Alpi vengano trasformate in una fetta di gruviera e che ogni valle abbia il suo buco verso la Francia.
Qualcuno cerca di dimostrare - e forse riesce a dimostrarlo - che l'allargamento della strada statale 589 ed una serie di interventi sulla strada statale 23 finirebbe per occupare una quantità maggiore di terreno e costare di più. Può anche darsi, ma non è questo il problema. Ognuno di noi, se vuol ragionare, comprende che diverso è il danno che si provoca tagliando in testa gli appezzamenti, tagliando le capezzagne degli appezzamenti per allargare anche in modo considerevole una strada, e il danno che si provoca dando un colpo di scure che spacca in due una serie di fertili aziende, alterando tutto il sistema di strade poderali ed interpoderali, scardinando tutto il sistema di irrigazione, creando appezzamenti irregolari non più convenientemente coltivabili, creando fondi interclusi, obbligando i conduttori dei terreni (ho parlato dei "conduttori", non dei proprietari perché mi interessa chi lavora la terra e non chi la possiede, chi ne è proprietario) al di qua e al di là dell'autostrada a percorrere dei chilometri per raggiungere i vari appezzamenti, non essendo ipotizzabile un sovrappasso ogni 100 metri.
Da anni in Italia si parla della necessità della ricomposizione fondiaria. Qui, invece, si finirebbe per realizzare la decomposizione fondiaria.
Su un settimanale del Pinerolese è stato scritto qualche tempo fa che il Consigliere Paris, valsusino, sarebbe entusiasta dell'autostrada del Frejus perché considera la Valle di Susa il "centro del mondo" e non vuole l'autostrada Torino-Pinerolo perché considera il Pinerolese una zona di serie B); intanto come agricoltura serie A) è il Pinerolese e serie C) è la Valle di Susa, come fertilità dei terreni; ma io sono per affermare che in Valle di Susa con il transito sotto il Frejus di oltre 1.500 TIR al giorno con il grande traffico internazionale, l'autostrada è l'unica possibilità per non finire tutti morti sotto gli autocarri, questa è l'unica ragionevole alternativa. Ma l'autostrada della Valle di Susa - tengo a sottolinearlo - come mondo agricolo non l'abbiamo voluta, l'abbiamo subita anche noi, non l'abbiamo voluta - ripeto - infatti siamo intervenuti e continuiamo a far pressione (mi è testimone l'Assessore Mignone) per limitare i danni per quanto riguarda gli svincoli, la tutela dell'ambiente i danni sia alle colture, sia al paesaggio pur sollecitando la rapida conclusione dell'opera.
Per il Pinerolese - dicono i coltivatori che portano la loro parte di ragione - esistono altre alternative, come quella che ho cercato di presentare. Io chiedo garbatamente, ma con forza, che queste alternative vengano esaminate con attenzione, con disponibilità, senza preconcetti e con buon senso. A noi va bene anche l'altra alternativa. L'altro giorno mi sono incontrato con l'amico Chiabrando che dice: "Noi i soma più afessionà a la 23". L'allargamento a quattro corsie della strada statale 23 mi sta bene, ma pare che ci sia il problema principale delle boscaglie di Stupinigi che non possono essere toccate. Ho il massimo rispetto per l'ambiente, per ogni tipo di verde, e non soltanto per i platani o per altri alberi, come dicono il Consigliere Marchini e i miei amici ambientalisti. E' meglio però salvare un po' di boscaglia - non passando coerenti al castello ma "circumnavingando" Stupinigi o è meglio salvare ettari ed ettari di fertile terreno agricolo? Perché poi superato il nodo di Stupinigi c'è il nodo di None e di Airasca, ma la strada 23 è allargabile. Anche se, in questo caso, occorrono delle grosse strutture sovrapassi, sottopassi, se si vuol fare si può fare.
Chiedo che queste alternative vengano esaminate con buon senso. Noi vaglieremo con senso di responsabilità anche l'ultima proposta di tracciato, quella fatta dall'Amministrazione provinciale che ancora non conosciamo che per grandi linee (pare che sia coerente la ferrovia, quindi qualcosa dovrebbe migliorare). Siamo sempre aperti al dialogo, quindi voglio che mi si comprenda bene, così come voglio esprimermi, ma sempre fermamente agendo in difesa del territorio agricolo. Come Coldiretti penso che si dirà "sì" all'autostrada del Pinerolese, totalmente su nuova sede solo quando questo assenso, sia pure rassegnato assenso, verrà dalle popolazioni interessate.
Per concludere mi sia lecito respingere il ragionamento di coloro che dicono che la posizione della Coltivatori Diretti torinese, caro amico Penasso, è una posizione di retroguardia, anacronistica, in difesa di interessi personali o corporativi, di gente gretta che pensa soltanto a se stessa e che non è capace di anteporre gli interessi generali agli interessi propri. Non ho mai sentito un ragionamento di questo genere quando, ad esempio, degli operai protestano legittimamente contro licenziamenti o contro il pericolo di perdere il posto di lavoro o di vedere comunque ridotto il proprio salario.
Vi chiedo quindi perché si usa un metro diverso quando a difendere il loro terreno, cioè il loro posto di lavoro, sono i coltivatori. Fino a prova contraria sono lavoratori anche loro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, non c'è dubbio che il dibattito odierno, così come il dibattito che c'è stato in Provincia il 14/6/1988, si è aperto sull'onda dell'emozione sui gravi e luttuosi incidenti che si sono verificati nel Pinerolese. Torna così a svilupparsi un dibattito che dura da almeno quindici anni, e che è stato affrontato nelle sedi culturali, politiche e istituzionali. Fatta questa osservazione di fondo che mi pare incontestabile, anche per sottolineare come sia da ben quindici anni che questo problema viene affrontato senza essere risolto, la prima domanda che ci si deve porre, ed è stata posta da alcuni colleghi per primo dal collega Bontempi, è questa: qual è il ruolo della Regione? Mi pare che la risposta sia ovvia. Il ruolo della Regione in questa materia sulle problematiche odierne è un ruolo che ha da essere di governo e di programmazione attraverso lo strumento del Piano dei trasporti.
Il Piano dei trasporti in questo momento è quello che venne varato il 19/12/1979, cui seguirà, come ha detto l'Assessore in più di una occasione il secondo Piano dei trasporti. All'epoca dell'approvazione del primo Piano dei trasporti venne preso in considerazione anche il problema della viabilità nel Pinerolese, e come è noto, la scelta fatta all'epoca fu nel senso di limitarsi ad adeguare e ad allargare le statali n. 23 e n. 589 questo come programmazione e decisione di massima.
La scelta venne ribadita il 30/10/1980, allorquando l'Assessore Rivalta, che era Assessore alla pianificazione territoriale, rispondendo ad una interrogazione del Consigliere Chiabrando, in ordine a quanto stava accadendo nel Pinerolese, precisò e ricordò che nel piano dei trasporti erano state individuate le due statali n. 23 e n. 589 quali assi di interesse regionale per i collegamenti intercomprensoriali e comprensoriali fra Torino e Pinerolo. E soggiunse testualmente: "L'attuazione dell'indicazione di piano è in fase di elaborazione da parte degli uffici tecnici della Regione e della Provincia di Torino. Dopo l'elaborazione si passerà a tempi brevi alla consultazione sui progetti con il Comprensorio e con l'ANAS".
Per la verità di questa attuazione del piano, che era in fase di elaborazione il 30/10/1980, la nostra parte politica come credo anche altri non ne hanno saputo più niente e neppure questa mattina ne abbiamo avuto notizia.
L'argomento è stato ripreso poi dall'Assessore Cerutti nel corso di questa legislatura. Era il 21/1/1986 quando egli rispose ad una interrogazione di Bontempi. Bontempi nell'interrogazione manifestava preoccupazione per il fatto che su alcuni giornali era stata rilanciata per bocca di un Assessore provinciale, l'ipotesi di una autostrada. Senza mezzi termini l'Assessore Cerutti, che evidentemente parlava a nome della Giunta, diceva decisamente che non c'era alcuna accettazione di scelte diverse da quelle che erano state fatte con il piano dei trasporti e ribadendo esclusivamente le ipotesi di allargamento e di adeguamento delle due note statali n. 23 e n. 589, ribadiva quanto aveva già detto l'Assessore Rivalta: "Questo è l'unico studio che la Regione sta svolgendo oltre alla definizione dei progetti concordati con l'ANAS".
Arriviamo ai giorni nostri. Sono passati quasi nove anni dalla scelta programmatica del piano di sviluppo; sono passati molti anni da questi progetti e studi di cui ci parlava prima l'Assessore Rivalta e poi l'Assessore Cerutti circa tre anni fa e siamo ovviamente al punto di partenza con un nulla di fatto. Quindi il problema è ultra quindicennale per segnare la data d'inizio della discussione di questa problematica, dal momento in cui la Regione ha assunto o avrebbe dovuto assumere un ruolo programmatorio, risale a nove anni questo sostanziale immobilismo. In seguito ai luttuosi incidenti noti a tutti, vi è un rilancio della problematica attraverso la presa di posizione della Provincia il 14/6/1988 dove è stata rilanciata tout court dalla maggioranza che governa la Provincia l'ipotesi di una autostrada.
Malgrado la dettagliata, precisa e puntuale comunicazione dell'Assessore Mignone, sono rimasto sinceramente deluso per una non indicazione del governo regionale. Essendoci stata una decisa presa di posizione dell'Assessore Cerutti, quella a cui accennavo del 21/1/1986 contro una ipotesi di autostrada o di superstrada, mi sarei aspettato che oggi la Giunta, tramite l'Assessore competente Mignone, ci dicesse: "Siamo sulla posizione Cerutti", oppure "Siamo sulla posizione della Provincia".
Tanto più che fino a prova contraria al governo della Provincia vi è una Giunta pentapartitica. Invece c'è un mero possibilismo di verificare tutte le soluzioni idonee da fare poi confluire nel secondo Piano di sviluppo.
Allora ci sia consentito, come ho accennato poc'anzi, di esprimere da parte nostra uno scetticismo in ordine al fatto che si possa realizzare quanto venne scritto a chiare note e solennemente nel primo Piano dei trasporti cioè a dire: allargamento, ristrutturazione, adeguamento e simili.
La nostra scelta è tendenzialmente - sottolineo tendenzialmente quella di una superstrada a quattro corsie, il che a nostro avviso è giustificato dallo scetticismo conseguente all'immobilismo della soluzione alternativa, dall'esigenza - lo accennava il collega Mignone di un collegamento veloce e dalla necessità di porre riparo a tutti quei gravi incidenti stradali che si sono verificati.
Il Consigliere Ala diceva che se ci sarà una superstrada più veloce gli incidenti saranno lo stesso numero di prima e peggio di prima. Ho sott'occhio una relazione, che mi pare seria e responsabile, dell'USSL n.
43 con data 22/12/1987 (quindi non è stata stilata sotto l'impeto e nell'onda emozionale di questi ultimi tempi) dove è detto che attraverso verifiche, studi e statistiche elaborate nel periodo 1/1/1987 - 30/11/1987 gli incidenti sono stati ben 472 con 1.018 feriti e 40 morti. Facendo una proiezione nei dieci anni retro, si arriva a moltiplicare queste ingenti cifre per dieci. D'accordo, sono nozioni di comune esperienza e non vengo qui a teorizzare o ad affermare che una superstrada, o comunque un allargamento a quattro corsie, sarà il toccasana di queste problematiche ma attenendosi a questo studio indubbiamente si dovrebbe arrivare ad una riduzione cospicua degli incidenti stradali. Avrei così prospettato la nostra scelta: la soluzione che vorremmo dare al problema è, se non attraverso una autostrada vera e propria, attraverso una superstrada a quattro corsie.
Sentendo l'intervento del collega Paris, il quale ha messo in evidenza tutti i gravi danni e i gravi pregiudizi che possono derivare ai fondi agricoli, devo dire che non è che ci sia stato da parte nostra un ripensamento, però ho colto con molta attenzione quanto ha detto circa la possibilità di una soluzione alternativa di utilizzare la statale n. 589 attraverso un suo allargamento a quattro corsie. Il che significherebbe arrivare ad evitare, attraverso un opportuno allargamento a quattro corsie della già esistente statale, una terza strada, sottospecie di superstrada ad utilizzare quella vecchia e arrivare al risultato egualmente opportuno di avere una strada a quattro corsie. Ovviamente, noi parliamo da politici.
Penso che anche il collega Paris sotto il profilo tecnico non abbia cognizioni al di fuori di quelle della comune e normale esperienza. Dopo queste puntualizzazioni, che peraltro si incanalano in quella che voleva e che vuole essere la nostra scelta di una superstrada a quattro corsie, la soluzione che noi propugniamo è che venga fatta, da parte della Giunta, in sede di proposta del secondo Piano dei trasporti, la scelta di una superstrada a quattro corsie nel Pinerolese attraverso elaborati progettuali che prendano in ipotesi le due alternative: o una superstrada vera e propria (naturalmente tenendo presente l'impatto ambientale e quello agricolo) oppure, sempre tenendo presente l'impatto ambientale e quello agricolo, la soluzione alternativa di un allargamento a quattro corsie della statale n. 589.
Noi pensiamo che questa sia e debba essere la strada giusta di una opportuna scelta, dopo se non quindici anni sicuramente nove anni in cui adeguamento, allargamento e ristrutturazione delle statali attuali si sono caratterizzate per la totale assenza di siffatti eventi per un totale immobilismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista si riconosce nella relazione svolta dalla Giunta tramite le parole dell'Assessore Mignone. E' certamente una relazione problematica, non è una relazione altamente decisionistica, ma credo che sia stata impostata in modo estremamente corretto.
Credo che sia sempre un grosso problema per gli amministratori che non sono dei tecnici assumere delle decisioni che non siano puramente pragmatiche oppure intuitive. Oggi c'è questo rischio; non abbiamo una dotazione di informazioni che, dinnanzi a varie ipotesi alternative che bene o male, sono state delineate in quest'aula e una parte di queste ipotesi sono state espresse puntualmente dall'Assessore, ci permetta di dare un giudizio che vada al di là di una grossolana approssimazione.
Quando parliamo di impatto ambientale, inteso come effetto economico economie o diseconomie che si vengono a creare, credo che dovremmo essere messi in condizioni dinnanzi a questa serie di ipotesi di poter valutare meglio, cioè un qualcosa in più che non sia semplicemente il dire che l'ipotesi A) occupa 1 milione di metri quadrati, l'ipotesi B) 500.000 e l'ipotesi C) 1.500.000.
Giustamente i colleghi Paris e Marchini hanno sottolineato che ci sono altri criteri di valutazione, come ad esempio la struttura di un'azienda agricola, il fatto che in quella zona c'è stata storicamente una ricomposizione dei fondi e quindi hanno una dimensione oggi adeguata ad un'agricoltura che non sia interstiziale, frammentata, polverizzata; ci sono quindi una serie di elementi che entrano in gioco (ovviamente rispetto a quelli macro) del collegare un'area, dare delle prospettive a dei bacini turistici estremamente importanti, oltre che dare la sicurezza e i tempi di percorrenza.
In questo senso denuncio il fatto che come amministratori non siamo sempre messi in condizione di conoscere quelli che sono i reali pesi che si contrappongono, se non recuperandoli alla veloce con grande approssimazione. Poi, per esempio, potremmo anche scegliere la soluzione che compromette di più l'agricoltura; l'importante è saperlo con estrema precisione ed assumersi le responsabilità politiche se riteniamo che quella sia la soluzione inevitabile per favorire altre cose. Ma oggi andiamo a fare delle scelte in base a delle intuizioni, in base ad un pragmatismo molto spicciolo e facendoci megafoni di certe spinte, interessi, voci, non sempre portandoli a sintesi in modo adeguato.
Questa è un'ottima occasione per la Regione per recuperare il ruolo di governo e di programmazione del territorio.
Correttamente, il collega Ala portava un esempio: se non c'è un governo veramente attento si corre il rischio che facendo la tangenziale, la superstrada si risolve un nodo, però se questa soluzione non viene poi salvaguardata - vedi l'esperienza delle circonvallazioni degli anni '50/60 fra dieci anni dovremo pensare ad una nuova circonvallazione che sostituisca quella vecchia che è ormai diventata una via cittadina, con i negozi, ecc. Questo rappresenta un limite della nostra capacità di governo del territorio che deve essere vista in questo senso. Altro limite è il fatto che un Comune poi considera una grande arteria di scorrimento veloce come se fosse una strada del suo quartiere marginale e quindi impedisce quella fluidificazione delle comunicazioni dando risposta da megafono e non da portatore di sintesi di quelle che sono le spinte della comunità che rappresenta.
Da questa esperienza credo che la Regione debba riconquistare una capacità di conoscenza del problema, mettendo quindi i suoi amministratori in condizione, dinnanzi a certe vie alternative delle scelte, di poter capire quali effetti ci sono, almeno quelli quantificabili, per assumere una decisione in questo senso.
L'altro aspetto che mi sembra sia lasciato in ombra nella relazione dell'Assessore - so però che l'Assessore è sensibile su questo è di vedere il problema dei trasporti come un sistema e non vedere solo il problema del collegamento della viabilità su strada. In questo caso è un classico il sistema ferroviario in quella zona. Noi non diciamo più nulla sulla chiusura della linea Airasca-Saluzzo. Ricordiamo solo che, se raccordata con il Centro intermodale di Orbassano, probabilmente permetterebbe ad un bacino come quello saluzzese (che tra l'altro è tributario di una serie di prodotti che poi gli arriveranno attraverso la viabilità ordinaria) un alleggerimento del sistema di trasporti di merce, forse meno di quello delle persone, per un pezzo di questa viabilità. Sappiamo che, spesso, i fautori dell'autostrada Torino-Pinerolo sono i demolitori del sistema ferroviario Torino - Pinerolo - Torre Pellice. Sono poi anche quelli che dicono che forse è meglio dare i soldi per il taxi a chi da Torre Pellice deve andare a Pinerolo, perché iene a costare di meno.



BONTEMPI Rinaldo

Sai chi l'ha detto?



TAPPARO Giancarlo

Non lo so. Sento parecchi, non voglio personalizzare. Ho sentito molti sostenere questa tesi; persone molto tiepide sul sistema ferroviario, molto forti sul sistema autostradale.
Allora, se il nostro è un intervento di respiro programmatorio con la volontà di affrontare con sistema e non a spicchi il problema contestualmente alla viabilità su strada, va posta una soluzione alla viabilità su rotaia con le nuove tecnologie di cui parlava l'Assessore.
Francamente a me pare che si continui a tacere sull'Airasca-Saluzzo considerandola ormai come una perdita definitiva. In merito ho presentato una interrogazione per ribadire che le Ferrovie dello Stato due mesi fa in una pubblicazione ufficiale (praticamente mentre il cadavere è ancora caldo) hanno già tolto dalla loro rappresentazione la tratta Airasca Saluzzo; questo modo di agire mi sembra irriguardoso per la dialettica e per l'attenzione che noi abbiamo dato al rapporto con le Ferrovie dello Stato nel trattare questo problema.
Certo che poi dobbiamo puntare a funzionalizzare al massimo questa soluzione. I tempi sono essenziali perché non potremo arrivare nel 2010 alla soluzione ottimale, ma dobbiamo arrivarci oggi.
L'Assessore ha dato delle indicazioni e Marchini ne ha evidenziato molto bene i limiti: i tempi e le risorse dell'ANAS. Certo, sono dei percorsi difficili. Siccome però non credo alla fatalità delle cose, non vorrei nemmeno pensare che l'inerzia o la scarsa attenzione faccia parte di un sistema globale di ragionamenti che poi si compensano come nei vasi comunicanti. Per cui credo che i mancati interventi in questi anni sulla viabilità nel Pinerolese (e se interventi ci sono stati sono stati trascurabili, come gli allargamenti fisiologici che sono stati essenziali altrimenti si sarebbe impedito il transito) rientrino in una inerzia non solo oggettiva, ma che fa parte di quel sistema a vasi comunicanti, in base al quale poi ci si articola in attesa del grande evento per cui è inutile fare una certa cosa.
L'articolazione degli interventi data dall'Assessore si può tentare subito intervenendo sui "colli di bottiglia", sul raccordo con il Drosso sul problema degli interventi sulla 23 e sulla 589, che possono essere interventi strutturali o primi interventi tesi a rendere più fluido il traffico, e su altri punti citati puntualmente dall'Assessore; mi pare che siano interventi molto importanti, che dovrebbero essere recuperati dalla Regione, mentre discutiamo del resto, come obiettivo primario da acquisire dai dati.
Certo, l'altra parte è più complessa. Mi rendo conto che una nuova arteria che collega un bacino comprensoriale di circa 100.000 abitanti con due assi stradali, con un asse ferroviario e con la possibilità di un asse trasversale pedemontano che andrebbe a raccordare quell'area con la Valle di Susa (e non in una condizione di subalternità o di dipendenza, ma di equilibrio rispetto alla polarizzazione che svolge Torino) suscita un problema, Questo non lo nego, però ci pone in condizione di dover valutare il tutto con la problematicità con cui l'Assessore ha posto il problema non pensando che sia una cosa che si possa tranciare in modo netto. Anche questo è da valutare. Io non sono in condizione di sapere qual è la soluzione che pregiudichi meno una risorsa irripetibile quale è il territorio. Tra l'altro quello in oggetto è il territorio a più alta fertilità agricola della provincia di Torino, denunciato sia nelle cartine dell'IPLA sia nella tradizione delle rendite dominicali. Ho sempre denunciato la sfortunata localizzazione, fatta alle porte degli anni '70 dello stabilimento della FIAT di Rivalta che poi, con tutti gli effetti indotti, è andato a compromettere nell'area di Piossasco una delle realtà più importanti dell'agricoltura torinese.
Dovremmo essere messi in condizione, Assessore, di poter fare una scelta sapendo quali saranno realmente i riflessi; l'IPLA ha fatto una valutazione di impatto ambientale sull'ipotesi del vecchio tracciato autostradale; a mio parere è insufficiente nel senso che è una valutazione molto territoriale e pedologica, ma manca di quei riflessi economici che sono essenziali per dare un giudizio. Ovviamente ci sono gli altri giudizi più complessi: che effetto può dare ad un'area marginalizzata e penalizzata da una difficoltà di trasporto.
L'impostazione che ha dato l'Assessore mi pare corretta se da un lato per quanto riguarda il sistema ferroviario, la colleghiamo a questo discorso di sistema e dall'altro lato pensiamo di spingere rapidamente, nel limite delle nostre possibilità, sapendo tutti i limiti della operatività ANAS, affinché si intervenga rapidamente sull'esistente senza preclusioni a soluzioni che dovremo andare a determinare in tempi rapidi, ma che evidentemente devono mettere gli amministratori in condizione di poterle assumere con serietà e non con approssimazione e con un pragmatismo che a volte rischia di essere troppo spicciolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi, molto brevemente vista anche l'ora alla quale viene a concludersi questo dibattito.
Il Partito repubblicano vuole esprimere innanzitutto apprezzamento per la comunicazione della Giunta su questo argomento. Una comunicazione puntuale, precisa, che non ci ha proposto delle verità assolute, ma in termini problematici ci ha posto un problema che dovrà essere risolto. Un problema che è certamente importante ed è importante anche nel momento in cui noi veniamo ad affrontare questo problema. Importante in qualche maniera in senso negativo: non è il modo più produttivo e utile affrontare un problema sotto la spinta di una oggettiva emotività per vicende di pochi giorni addietro. E' certamente un fatto grave che deve essere affrontato con urgenza, ma che non deve farsi condizionare da certe situazioni che hanno accelerato questo dibattito.
Devo dire che non deve neppure essere determinato e orientato esclusivamente da una ricerca del consenso o solo dalla ricerca del consenso. Ho la sensazione che molte volte i problemi vengano affrontati e si diano delle soluzioni ai problemi più che per dare una soluzione concreta e reale a un problema, per cercare di aggregare attorno a una certa posizione il consenso dell'opinione pubblica. Questo è certamente un fatto negativo nelle scelte importanti. Per fare delle scelte corrette occorre prendere coscienza e cognizione dei dati oggettivi; dati oggettivi che sono quelli relativi al traffico, comunicati dall'ANAS in ordine alle due strade di collegamento con Pinerolo, sia la strada statale 23 che la 589. Tutte e due queste strade manifestano delle percorrenze che sono sensibilmente superiori a quelle che sono le normali percorrenze anche su importanti autostrade torinesi. Questo sta a dimostrare che non è la strada nuova che determina il traffico, ma è il traffico, in questo caso, che non solo giustifica, ma sollecita e pretende una soluzione al problema viario.
In questa situazione e in presenza di dati di questo genere, non credo si possa sostenere il teorema che facendo strade si stimola un accrescimento ulteriore di traffico, che questo aumento di traffico è determinato esclusivamente dalle nuove strade. Devo dire che questi dati ci dicono che è il contrario e cioè che è il nuovo traffico forte che rende necessario un ampliamento della rete viaria. Questa è una realtà oggettiva del nostro tempo, del momento storico che ci troviamo a dover vivere e che dobbiamo affrontare; di queste cose si deve certamente tenere conto, senza lasciarsi condizionare e soprattutto non usando in modo demagogico certi problemi come quello dell'ozono o gli scarichi degli automezzi, che sono fatti reali. Non ho sentito fare questi discorsi, per esempio, quando a proposito del nucleare si parlava delle centrali alternative a carbone che saranno una delle soluzioni di grande incremento in futuro e le cui emissioni certamente andranno ad incidere rispetto a questo problema.
Tornando ai problemi nostri, di Pinerolo e del Pinerolese, un dato è certo: Pinerolo e il Pinerolese sono una realtà fondamentale per l'economia piemontese. Si tratta di un collegamento strategico quello fra Torino e Pinerolo indipendentemente dai 20 o 25 chilometri, cioè la strategicità di un intervento non si determina in lunghezza della strada ma dal collegamento che questa strada dà a due realtà, quella torinese e quella pinerolese, che sono tra di esse interconnesse, due realtà che sono in una potenzialità di crescita e di ammodernamento molto rilevante e che eventuali difficoltà di trasporti potrebbero in qualche modo rallentare.
Credo si debba prendere atto che la zona del Pinerolese è una zona che ha una forte vocazione industriale: innovativa, moderna, avanzata, di progresso. Ed è altrettanto innegabile che questa zona industriale innovativa si colloca in una zona agricola anch'essa molto qualificata e importante. Quindi il pubblico amministratore, gli amministratori regionali, devono evidentemente tenere conto di queste due realtà nel momento in cui fanno le scelte.
Che scelte fare? Ho dato un giudizio positivo alla relazione di Mignone che poneva il problema senza verità assolute, ma in modo dubbio e problematico. Proprio per questa incertezza, occorre cercare di raggiungere delle certezze in collegamento con gli altri centri di potere rispetto a questo. E proprio per il rapporto di correttezza e di dignità verso l'opinione pubblica, non si può continuare a fare tanti discorsi su questo argomento per poi non sortire in alcuna decisione concreta.
I tempi sono maturi e c'è un'oggettiva necessità di risolvere il problema, per cui è giunto il momento che su questo argomento venga assunta una decisione, che deve essere condizionata dalla stessa Regione la quale deve riappropriarsi del suo ruolo di programmazione (che non è coercizione) e di valutazione delle ricadute di opere viarie così importanti non soltanto sul sistema dei trasporti e dell'agricoltura (pur essendo quest'ultimo molto importante), ma anche su tutti gli altri fronti, non dimenticando i problemi dell'ambiente. L'importante a mio giudizio è che la Regione, riappropriandosi di questi suoi poteri e doveri di programmazione affronti il problema concretamente, dia delle soluzioni al problema concretamente, tenendo conto di queste esigenze che sono tutte oltremodo forti, sono tutte esigenze che devono essere tenute nella giusta considerazione e che devono comunque non pregiudicare un armonico sviluppo di quella che è l'economia complessiva, non soltanto industriale ma anche agricola ed ambientale della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Intervengo per tentare di sottolineare una questione che è emersa, ma forse non a sufficienza.
Non ripeto le questioni affrontate dai colleghi Bontempi, Guasso e Reburdo, che condivido. Nessuno mette in dubbio la necessità di un intervento rapido per affrontare e risolvere il problema dei collegamenti stradali e ferroviari fra Torino e Pinerolo. E' un problema vecchio che ormai si è incancrenito. Credo vada denunciato con forza il fatto che qualcuno ha lasciato incancrenire la situazione dei collegamenti fra Torino e Pinerolo evidentemente per rilanciare oggi la proposta dell'autostrada utilizzando anche - io ritengo in modo sciacallesco - i morti che ci sono stati e che purtroppo ci sono.
Ci sono delle responsabilità per interventi non effettuati sulla viabilità ordinaria fra Torino e Pinerolo, nonostante ci siano delle risorse disponibili. Ci sono delle responsabilità che devono emergere e vanno denunciate con forza.
Quando si fanno delle scelte bisogna anche tenere conto di quello che pensa la società, se riteniamo ancora che le scelte che si fanno devono rispondere ai bisogni della collettività che è destinataria di questi interventi. Non dobbiamo dimenticare ad esempio che nell'area dell'USSL 34 si è costituito un comitato che, oltre a gran parte delle forze politiche vede presenti le organizzazioni agricole, le organizzazioni sindacali CGIL CISL-UIL. le organizzazioni ambientaliste. Sono organizzazioni portatrici di interessi con un radicamento sul territorio della cui opinione non si può non tenere conto quando si fanno delle scelte.
In questo mio breve intervento vorrei sottolineare che la questione "autostrada sì", "autostrada no" va esaminata anche alla luce dell'effetto che sulla città di Torino deriverà dalla costruzione di autostrade, o meglio - come diceva Marchini - "assi di penetrazione" che incentiveranno un numero sempre maggiore di cittadini a servirsi dell'auto per spostarsi e penetrare in città. Quale effetto deriverà sulla città di Torino? Non richiamo le cose dette da altri, e che io condivido, circa gli effetti sull'agricoltura. Ebbene, Bontempi parlava - non fuori luogo, collega Ferrara di effetto serra che rischia di diventare un problema immenso per il nostro pianeta e non soltanto per la città di Torino, un problema legato, non solo, ma anche agli scarichi delle auto. E' vero che il parametro dell'effetto serra probabilmente fino ad oggi non è stato tenuto in conto in altre scelte, comprese quelle energetiche. Ma se il problema dell'effetto serra è delle dimensioni che sembrano emergere dalle cronache dei giornali in questi giorni, certamente di questo parametro si dovrà tenere conto in tutte le scelte, comprese quelle energetiche.
C'è anche un'altra questione di cui tenere conto quando si fanno le scelte: la congestione, l'invivibilità e l'inquinamento delle città. Non possiamo non ricordare che, all'ordine del giorno di tutte le grandi città nel nostro Paese almeno, c'è il problema della limitazione del traffico privato e della chiusura di parti di città per attenuare l'invivibilità, la congestione e l'inquinamento e migliorare quindi la qualità delle città. A partire dal prossimo settembre a Torino dovrebbe scattare un'ipotesi di limitazione del traffico all'interno della città. Mi domando: non è forse una contraddizione evidentissima quella di limitare il traffico privato nelle città per renderle più vivibili e nel contempo continuare a fare assi di penetrazione che incentivino invece la gente ad utilizzare l'auto per penetrare in città? Mi sembra questa una contraddizione stridente e drammatica.
L'effetto serra, il buco dell'ozono, la congestione e la invivibilità delle città sono tutte questioni che se vengono affrontate e a seconda di come vengono affrontate, incideranno in parte sulle attuali popolazioni che vivono nel nostro pianeta, ma incideranno soprattutto sul tipo di città sul tipo di territorio e sul tipo di pianeta che consegneremo alle future generazioni. Questa non è demagogia. Sono questioni all'ordine del giorno di cui o teniamo conto oppure sarà troppo tardi quando tenteremo di riparare ai guasti.
Per tornare alla questione Torino-Pinerolo, credo che soprattutto rispetto alla questione della vivibilità delle città e delle vivibilità di Torino, la posizione di chi sostiene l'autostrada sia una posizione culturalmente vecchia, culturalmente miope, che non risponde ad una logica di modernità. Risponde unicamente ad una logica che io chiamo la logica degli affari. Queste cose devono essere dette.
Per concludere credo che, condividendo gran parte delle tesi che ho sentito sostenere in quest'aula anche da parti politiche diverse, l'unica scelta seria e rapidamente percorribile sia quella di: 1) intervenire sulla ferrovia per trasformarla in un servizio di carattere metropolitano, cioè trasferire su un collegamento ferroviario di carattere metropolitano una parte della mobilità delle auto fra Torino e Pinerolo 2) intervenire immediatamente sulle due statali incominciando a utilizzare le risorse esistenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone per la replica.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non so se è previsto dalle norme statutarie, ma chiedo alla Presidenza e ai colleghi alcuni minuti di attenzione perché mi sembrerebbe poco corretto, al termine di un dibattito che ha visto così tanti, appassionati e qualificati interventi, che la Giunta non facesse alcune osservazioni consegnando la sua valutazione soltanto alla comunicazione iniziale resa che, essendo anche scritta, far avere ai colleghi perché mi sembra importante che i colleghi possano valutare, avendo la comodità di leggere un testo scritto.
Cercherò di andare per brevi flash.
Abbiamo cercato di rendere una comunicazione problematica, come è stato rilevato, però anche radicata sui fatti e quindi non soltanto legata a dei momenti di emozione o a degli slogan, perché credo che nostro dovere sia quello di ragionare, di proporre e di valutare attorno a dei fatti specifici e concreti.
Credo che comunque dalla comunicazione emergano, e se non sono emersi cercherò di richiamarli, alcuni aspetti forti di ordine più generale che abbiamo voluto introdurre.
Pur rendendo una comunicazione legata ad un aspetto specifico dei trasporti che è un collegamento viario tra Pinerolo e Torino, noi abbiamo comunque fatto un richiamo alla necessità di una più forte integrazione delle varie modalità di trasporto e tra le varie tipologie di infrastrutture del trasporto.
E' per questo che noi abbiamo voluto introdurre all'interno di questa comunicazione, che era legata al discorso viario, anche un riferimento al momento ferroviario proprio perché siamo convinti su un discorso di integrazione tra le modalità di trasporto e come anche in questa vicenda noi non abbiamo dimenticato il ruolo importante che la ferrovia pu svolgere per la mobilità delle persone e delle merci in quell'area. Su questo argomento ritornerò.
L'altro ragionamento che ci premeva di richiamare era il riferimento al secondo Piano regionale dei trasporti. Noi riteniamo e ribadiamo essere quella la sede nella quale andare a sciogliere questi nodi. Tant'è che quando noi facemmo la riunione con l'ANAS e con la Provincia, perch avevamo avuto notizia di questa iniziativa che la Provincia andava riassumendo, in quella sede dicemmo che questo era un problema, un elemento che andava ricondotto nel secondo Piano regionale dei trasporti, perch certamente questa era un'ipotesi non contemplata nel primo Piano regionale dei trasporti, e quindi essendo un'ipotesi nuova andava approfondita e comunque doveva trovare, qualora si ritenesse che così dovesse essere, una sua collocazione più opportuna all'interno del secondo Piano dei trasporti.
Il terzo elemento di ordine generale che voglio richiamare è che questa relazione ha cercato di sfuggire ad alcuni schematismi, che pure in alcuni degli interventi sono riemersi. Questo sarà forse per una deformazione professionale del sottoscritto, però ho poca simpatia per i ragionamenti schematici di tipo manicheo.
Abbiamo quindi cercato di fare una relazione, anche se sappiamo che va di moda ed è molto più accattivante sul piano dell'immagine procedere per schematismi, però noi, anche a costo di sacrificare l'immagine, pensiamo che valga la pena di ragionare e di andare in modo più relativizzato ad affrontare il problema. Gli schematismi che abbiamo cercato di evitare sono: tutta ferrovia, tutta strada, solo autostrada, solo miglioramento della viabilità esistente. Questi sono i riferimenti generali lungo i quali abbiamo collocato la nostra comunicazione.
Entrando più nel dettaglio - mi spiace sia andato via il collega Guasso devo dire che abbiamo trattato dell'aspetto del sistema ferroviario nell'ultima parte della comunicazione per un ordine logico di esposizione non certo perché questo fosse l'ultimo elemento da considerare. L'ho già ricordato: noi abbiamo voluto richiamare l'aspetto del sistema ferroviario dell'area, proprio per dire: attenzione, anche ragionando attorno ad un'ipotesi stradale dobbiamo avere presente altri sistemi di trasporto perché noi riteniamo importante il discorso della integrazione dei sistemi di trasporto e certamente riteniamo che la ferrovia Torino - Pinerolo Torre Pellice incardinata attorno al discorso del passante ferroviario e un sistema di trasporti integrati all'area metropolitana possa svolgere una funzione importante. Tant'è che noi nella definizione che stiamo facendo nel gruppo di lavoro tecnico Regione - Ferrovia - Sindacati - Enti locali per definire gli interventi linea per linea, cerchiamo anche sulle linee che insistono nell'area metropolitana di fare un passo in più, cioè cercare di ragionare vedendo queste ferrovie - lascio da parte il discorso della gestione, che può essere affrontato a prescindere dai tipi di soluzione che andremo a definire e per le linee secondarie, ma invece ragionando per queste linee - in un sistema di integrazione dei trasporti dell'area metropolitana.
Da questo punto di vista, quindi, ribadisco e riconfermo tutta l'attenzione a procedere in questa direzione. Il collega Guasso ha fatto bene a richiamare l'esperienza che avevamo visto in relazione fra Glasgow ed Edimburgo.
Un'altra questione che è stata toccata da alcuni colleghi, tra cui il collega Tapparo, e che è importante: certamente in questi anni nel fare la politica urbanistica e territoriale molte volte non si è valutata a pieno la connessione tra la politica urbanistica e la politica dei trasporti perché purtroppo oggi ci troviamo con delle situazioni che consentono poche soluzioni proprio perché la pianificazione urbanistica non ha tenuto conto anche dei problemi connessi al sistema dei trasporti. Mi pare che anche il collega Picco facesse questo tipo di osservazione.
Mi pare peraltro che da tutti gli interventi comunque emerga questo dato: ci troviamo in presenza di un'area che ha un sistema di viabilità del tutto inadeguato e quindi occorre sull'urgenza, sull'indifferibilità approntare delle soluzioni su cui si sia tutti d'accordo.
Il primo Piano dei trasporti in modo molto netto faceva una scelta: la scelta del miglioramento al sistema della viabilità statale esistente. Sono state approntate anche delle soluzioni progettuali, se pur preliminari o di larga massima. Tuttavia queste soluzioni hanno incontrato dei problemi. Vi sono aspetti di ordine generale: il sistema della Pedemontana, che in realtà era un disegno generale che metteva assieme un sistema di viabilità soprattutto statale e anche provinciale, in realtà ha trovato sino ad oggi poche realizzazioni, se non nulle, perché i progetti fanno fatica a venir fuori, perché i Comuni il più delle volte non sono d'accordo sulle soluzioni progettuali che vengono presentate. Questo fa sì che in realtà i tempi di realizzazione si allontanino. E il caso è anche quello dei progetti di sistemazione delle statali 23 e 589. Nella comunicazione faccio anche questi riferimenti. Il progetto della 589 è da migliorare; è stato inviato ai Comuni che hanno espresso dubbi o contrarietà rispetto alle soluzioni progettuali. In convenzione con l'ANAS abbiamo la variante di Airasca, primo lotto per 8 miliardi. Certo, non si è fatto niente, ma perché il progetto non ha trovato il consenso dell'Amministrazione comunale. Vi sono certo ritardi dell'ANAS che ha difficoltà a progettare che ha una serie di problemi che sono stati ricordati, poi molte volte quando questi progetti si fanno non riescono a trovare il consenso delle amministrazioni locali, che è un consenso previsto dalla legislazione quando si vanno a prevedere interventi in difformità agli strumenti urbanistici. Questo non vuol dire che non dobbiamo proseguire su questa strada. Da questo punto di vista raccolgo la sollecitazione, che mi pare venga da tutti gli interventi, di dare una accelerazione rispetto a risollecitare un esame dei progetti di miglioramento delle attuali statali secondo quei punti che ho indicato nella comunicazione che sono oggetto di questo rapporto con la Provincia e con l'ANAS.
Raccolgo questo tipo di sollecitazioni perché tra l'altro sono anche quelle che stanno oggi nel solco della programmazione dei trasporti che noi abbiamo, ivi compreso anche il disegno di creare una seconda cintura che oggi diventa importante a tutta l'area metropolitana. Per questo dicevo che è un problema complessivo che va visto all'interno del secondo Piano dei trasporti per il quale è previsto uno studio specifico che vada a definire gli interventi da farsi per il discorso dell'accessibilità e della integrazione dei trasporti nell'area metropolitana. Questo l'ho già detto in II Commissione. Può darsi che comporti un discorso di revisione legislativa rispetto alla legge n. 1, perché noi oggi vediamo grande difficoltà nel poter governare questo problema con il sistema che abbiamo attivato attraverso la legge n. 1, che poi è anche il problema che richiamava il Consigliere Bontempi rispetto alla riforma delle autonomie locali, perché il discorso delle aree metropolitane finisce per essere un discorso che sfugge al nostro governo, al di là della capacità che uno pu avere (per carità, ne ho certamente meno di molti altri), però credo che il problema sia oggettivo da questo punto di vista.
Forse la legge n. 1 da questo punto di vista non ci consente di svolgere appieno un ruolo di governo rispetto a problemi così grandi, così complessi, di così difficile integrazione per quanto riguarda il sistema delle aree metropolitane.
Va riconosciuto che all'interno della convenzione ANAS - Regione e che all'interno dello stesso piano decennale non vi sono grandi interventi per il miglioramento complessivo della viabilità statale di quell'area. Il secondo Piano dei trasporti dovrà su questo dedicare più attenzione perch credo che il piano decennale dell'ANAS fra gli interventi che ha previsto ne consideri pochi rispetto a quella che è la sistemazione complessiva della viabilità statale nell'area metropolitana, cioè che si sia fatta poco carico del problema del sistema dei trasporti nelle aree metropolitane.
Credo che questo dovrà essere un aspetto molto più accentuato con un diverso grado di priorità all'interno del secondo Piano regionale dei trasporti.
E' in questo quadro che noi abbiamo dichiarato di non essere a priori contrari a nuove ipotesi stradali. Abbiamo detto che vanno valutate con grande attenzione, che per dare un giudizio - ha ragione il Consigliere Tapparo - dobbiamo avere la possibilità di fare un confronto attorno ai dati, attorno ad elementi concreti progettuali di ordine economico e di ordine socio-economico e territoriale.
E' per questo che noi abbiamo detto di non essere a priori contrari a valutare delle nuove ipotesi, però per valutarle dobbiamo avere indicazioni più certe, più definite, più ricche di contenuti rispetto a quelle che sino ad oggi abbiamo avuto modo di conoscere.
In questo quadro debbono essere tenuti in considerazione tutti gli elementi che sono stati rappresentati, ivi compresi quelli che opportunamente richiamava il collega Paris, andando oltre allo studio fatto dall'ESAP che può rappresentare una buona base di partenza, ma che era limitato ad un esame di un quadrilatero fra Torino e Pinerolo.
Nella comunicazione ho detto che vi sono problemi diversi che debbono essere risolti, ai quali le risposte possono essere diverse anche perch era uno studio che si basava su un certo progetto che oggi non è più percorribile. Credo che oggi, anche quando dovessimo ragionare attorno ad ipotesi di nuove strade, non ragioneremmo più sull'ipotesi ATIVA del 1973.
E' in questo senso che abbiamo fatto quell'inciso, di non essere a priori contrari a valutare ipotesi di questo tipo che debbono comunque essere ricondotte all'interno del secondo Piano dei trasporti e all'interno dello studio complessivo dell'integrazione dei trasporti dell'area metropolitana, quindi dell'accesso complessivo dei poli regionali verso l'area metropolitana.
Concluderei con questa indicazione. Suggerirei la richiesta forte di non abbandonare, come peraltro non abbiamo abbandonato, lo sforzo di rapporto con gli enti locali per cercare di sbloccare quell'atteggiamento contrario rispetto ai progetti presentati di miglioramento della viabilità statale. Credo sia una sollecitazione che deve essere fatta propria dalla Giunta e che la Giunta fa propria.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione sulla comunicazione.
E' stato presentato un ordine del giorno che ho fatto distribuire. I Gruppi hanno la possibilità, tra oggi e domani, di esaminarlo e di confrontarsi. Si tratta di una questione molto delicata e seria che ci trasciniamo dal lontano 1975 e che va trattata con tutta l'attenzione che merita.



BONTEMPI Rinaldo

Quanto detto dal Presidente del Consiglio mi va bene nella contestualità del Consiglio. Sottolineo però l'opportunità forte per l'istituzione Regione, nel momento in cui affronta questo argomento, di chiudere con l'assunzione di una posizione, che mi auguro del Consiglio.



PRESIDENTE

Essendo una questione estremamente complessa e seria, è auspicabile che tutti i Gruppi politici possano contribuire a formare un documento unico.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14 riprende alle ore 15,50)



PETRINI Luigi


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Noi ci siamo lasciati concludendo il punto 3) all'o.d.g., tranne l'ordine del giorno che doveva essere frutto di trattativa tra le forze politiche in questi due giorni.
Siamo così giunti al punto 4) all'o.d.g., cioè all'esame della proposta deliberazione n. 843, in merito all'adozione dei piani di bonifica delle aree inquinate. Sennonché questa mattina i Consiglieri Chiezzi, Adduci e Montefalchesi hanno presentato un ordine del giorno in cui, ai sensi dell'art. 49 del Regolamento del Consiglio regionale, chiedono che il punto 7) all'o.d.g. della seduta odierna venga anticipato al punto 4). Se quanto voleva dire il collega Bontempi è oggetto di questa richiesta, devo solamente soggiungere che tre Consiglieri, in base all'art. 49, secondo comma, possono proporre l'inversione o la modifica dell'o.d.g. e la proposta può essere illustrata da uno dei proponenti. Sulla proposta possono chiedere di parlare un Consigliere contro e uno a favore. La proposta viene posta ai voti per alzata di mano. Questo è quanto fissato dal nostro Regolamento.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Avevo chiesto la modifica dell'o.d.g. già questa mattina. La richiesta ora è formale, ma speravo venisse accolta senza dover arrivare a questo che sembra essere l'unica strada.



PRESIDENTE

Il Consigliere Adduci illustra tale richiesta. C'è la possibilità di illustrare la posizione negativa, conseguentemente, per chi è contrario.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, abbiamo proposto e chiediamo al Consiglio che venga effettuata l'anticipazione della discussione sull'ordine del giorno da noi a suo tempo presentato, riguardante la localizzazione della discarica Barricalla, in quanto il problema ci sembra estremamente urgente.
differibile. Riteniamo, d'altra parte, che questo punto debba avere la precedenza sul piano di smaltimento dei siti in quanto rientra in tutto il discorso complessivo che sarà sviluppato su questo piano.
La necessità di affrontare subito il problema mi pare che emerga con assoluta certezza, perciò chiedo che la discussione avvenga con priorità assoluta rispetto agli altri punti, sarà così possibile effettuare un corretto inserimento del problema Barricalla nell'ambito più complessivo del piano di bonifica delle aree degradate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il collega Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Mi spiace molto parlare contro, perché conosco la grande urgenza della questione, però c'è una logica nello svolgimento dei lavori che non pu essere in alcun modo modificata. Abbiamo una delibera della Giunta che è in ratifica, che scade e lo sapevamo benissimo. Il Consiglio è già stato convocato anche per domani mattina e quindi c'è la possibilità di far passare quest'oggi il piano delle bonifiche e di parlare domani, o anche più tardi, della Barricalla. Poiché il piano è passato in Commissione con soli tre emendamenti tutti accolti, mi pare che la discussione sul piano di bonifica possa essere contenuta entro termini ragionevoli. Non è per non parlare dell'ordine del giorno sulla Barricalla, ma è per parlarne dopo l'approvazione di una urgente ratifica. Si può farlo successivamente, non ha senso farlo prima. Abbiamo convocato il Consiglio regionale al di fuori del giorno previsto per affrontare il tema in ratifica e finiremmo per non trattare quell'argomento e per far scadere i termini. Non siamo d'accordo.
Si discute il piano delle bonifiche e immediatamente dopo parleremo sulla Barricalla.



PRESIDENTE

La richiesta è stata illustrata, quindi la pongo in votazione, ma l'argomento non viene eliminato.
Chi è favorevole a tale richiesta è pregato di alzare la mano.
La richiesta è respinta con 16 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
L'o.d.g. rimane così come è stato fissato dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.


Argomento: Opere di bonifica e consorzi - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 843: "Deliberazione G.R. n. 39-20512 del 30/4/1988 'L.R. n. 441/87, art. 5. Adozione dei Piani di bonifica delle aree inquinate con i poteri del Consiglio regionale ex art. 40 dello Statuto e revoca della D.G.R. n. 47-20269 del 19/4/1988'" e presentazione relativi ordini del giorno. Votazione questioni preliminari di non passaggio all'esame del deliberato


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 843.
La deliberazione è introdotta da una breve illustrazione dell'Assessore Cernetti, che ha la parola.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Il piano delle bonifiche, che oggi viene presentato alla ratifica del Consiglio, costituisce un primo approccio al problema del risanamento del territorio, cioè l'avvio di un processo che dovrà essere in continuazione aggiornato e approfondito.
L'Assessorato ha proceduto per la formazione del piano con i seguenti criteri.
Sono state prese in considerazione, come la legge stabilisce, le aree inquinate esclusivamente da rifiuti. Sono state escluse le aree inquinate da atrazina, bentazone, molinate ecc. Sono state escluse le zone inquinate della Valle Bormida. Sono state escluse le aree degradate anche da presenza di rifiuti, ma che non si presumono inquinate. Le Province hanno segnalato i casi conosciuti, ma l'incompletezza dei dati, sia per quanto riguarda i casi singoli sia perché non si è a conoscenza di tutte le aree inquinate (ed altre probabilmente si aggiungeranno), fa sì che questa prima stima dei danni sia approssimativa sia da un punto di vista quantitativo sia da un punto di vista economico. In alcuni casi (tanto per citare un esempio quello delle Basse di Stura) i dati, pressoché inesistenti, non hanno permesso nemmeno una stima approssimativa. Pertanto è sembrato più corretto prevedere la spesa per analisi e indagini idrogeochimiche e idrobiologiche per procedere in un secondo tempo agli interventi.
Comunque è stata prevista una spesa mirata per indagini per ogni opera di bonifica che, per essere corretta, deve prevedere analisi puntuali. Per far questo occorreranno molti mezzi finanziari, ed è bene che lo Stato sappia qual è il reale impegno da affrontare al di là dello stanziamento previsto dalla legge n. 441. L'Assessorato non ha inteso, in questa stima né massimizzare né minimizzare l'entità del problema. Pertanto inviterei il Consiglio, proprio per quanto detto, a non entrare nel merito dei singoli progetti perché progetti non sono, ma sono soltanto ipotesi di intervento.
Gli interventi sono raggruppati in tre fasce in base alla pericolosità dei rifiuti. Nella fascia A) le aree inquinate a causa di rifiuti tossici e nocivi; nella fascia B) le aree inquinate da rifiuti speciali; nella fascia C) le aree inquinate a causa di rifiuti urbani.
Questa prima stima porta ad una cifra di oltre 200 miliardi destinati sensibilmente a crescere e forse a raddoppiare quando noi avremo i progetti puntualizzati e quando questa prima fotografia delle aree inquinate sarà necessariamente completata da altre aree o siti inquinati perché ci stanno raggiungendo giorno per giorno e logicamente aumentano.
L'Assessorato ha esaminato le schede provenienti dalle Province sulla base di un formulario che l'Assessorato stesso aveva loro fornito per la semplificazione delle procedure e non si è limitato passivamente ad incamerare nel piano queste schede, ma è andato all'approfondimento delle schede stesse singolarmente. Inoltre l'Assessorato ha esaminato l'elenco di quell'indagine consiliare, ottima sotto tutti gli aspetti, e ha aggiunto quei casi che dalle Province non ci sono stati segnalati, scartando logicamente i casi risolti, oppure i casi che non avevano caratteristiche da inquinamento dai rifiuti e che come tali non rientravano nelle bonifiche. Ha inoltre esaminato l'elenco di quanto risultava al Servizio della protezione civile, materiale che in gran parte proveniva dall'Assessorato stesso, che venne mandato al Servizio protezione civile perché ne esaminasse l'eventuale urgenza.
Certo, ci sono casi non presi in considerazione perché l'Assessorato non ne è a conoscenza, oppure perché in alcuni casi non risulta l'inquinamento.
In effetti questo piano di bonifica si presenta come una serie di piani di intervento non esaustivi della realtà. La stessa legge n. 441, all'art.
5, che si prefigura come piano, prevede fasi tra loro collegate e collegate da vari criteri, ad esempio: l'identificazione del sito e dell'area l'asportazione dei rifiuti, la bonifica dell'area, il risanamento, cioè la ricostruzione dell'area stessa. Il tutto presuppone indagini mirate sul rifiuto, sull'inquinamento dell'area circostante, sulle caratteristiche idrogeologiche del territorio e si configura come un intervento che non è semplice rimozione del pericolo come per gli interventi della protezione civile, ma si prefigura come un intervento risolutivo di risanamento del territorio.
Il soggetto attuatore delle bonifiche è la Regione, fatte salve eventuali intese con le Province; ed è la Regione sia perché gli interventi comportano una visione complessiva del territorio sia perché la stessa vastità del territorio permette sperimentazione di nuove tecnologie confronto fra le stesse ed anche un'economia di scala.
I costi sono stati derivati dalle uniche esperienze che abbiamo, cioè dai prezzi che sono stati ridotti, però praticati da Castalia per gli interventi della protezione civile; costi ricavati dai progetti su alcuni interventi di bonifica fatti dai singoli Comuni ai quali sono stati aggiunti i costi in possesso dell'Assessorato per gli interventi sulle aree degradate. Inutile dire che le aree degradate, ma che non sono inquinate non fanno parte delle bonifiche e che possono invece trovare soluzione con interventi regionali (in base alla legge 32), che esigono però stanziamenti adeguati e che l'Assessorato nel Piano di sviluppo ha previsto nel limite di 9 miliardi.
Una necessità assoluta emerge per l'attuazione del piano; un servizio assessorile ad hoc con professionalità specifiche, supportato da un gruppo di esperti, servizio che dovrà rispondere non solo dell'attuazione delle bonifiche, ma anche dell'emergenza perché le situazioni non si aggravino ed anche alla prevenzione.
Come ho specificato prima, il costo finanziario supera oggi la previsione dei 200 miliardi e potrà anche raddoppiare, è quindi un costo imponente. Ma il costo ecologico - e risulta chiaro dal quadro di come abbiamo fatto scempio dell'ambiente - è addirittura incalcolabile e ci dice che la tutela dell'ambiente passa soprattutto attraverso la prevenzione visto che non inquinare è possibile, ma disinquinare è estremamente difficile quando addirittura non possibile.
Una riflessione si impone alla comunità piemontese, tanto agli amministratori pubblici quanto ai cittadini, perché situazioni simili non abbiano più a ripetersi. Lo strumento ora c'è: il piano di smaltimento dei rifiuti, a cui bisogna dare rapida attuazione sia da parte degli amministratori dei Comuni sia da parte degli industriali, che degli artigiani, che degli allevatori, che di tutta la popolazione.
Bisogna andare a recuperare decenni di incuria; non basta dire: "Smaltiamo correttamente i rifiuti per non inquinare più"; bisogna che ognuno, secondo le modalità fissate dalla legge, accetti concretamente oppure provveda, secondo i casi, a smaltire i propri rifiuti.
Credo che il corretto smaltimento, che poi significa discariche o impianti di smaltimento, possa essere reso più accetto alle popolazioni dando anche garanzie aggiuntive a quelle che oggi gli enti pubblici preposti al controllo non sono in grado di dare.



PRESIDENTE

Comunico che sono state presentate due questioni preliminari per il non passaggio all'esame del deliberato: la prima dai Consiglieri Ferro Montefalchesi, Bontempi e Ala e la seconda dal Consigliere Majorino.
Secondo la norma regolamentare, la votazione avviene al termine della discussione generale che dichiaro aperta.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, non vuole essere un peccato di presunzione, ma è abbastanza facile prevedere come andrà sia il voto sia la discussione che lo precede.
Non mi lamenterò del voto, ognuno in questa sede assume le responsabilità che intende assumersi, ma credo che avrò ragione di lamentarmi della discussione.
La sensazione che abbiamo - un anticipo lo abbiamo avuto nel dibattito sviluppatosi in Commissione - è che di fronte alle contraddizioni di questo piano si farà finta di nulla. La relazione dell'Assessore Cernetti, che conosciamo sempre per la sua voce vibrante e per le sue posizioni energiche e decise, questa volta l'abbiamo trovata una relazione stanca, incerta e poco convinta.
Quello che emerge - ed è quello che vogliamo sottolineare nel nostro intervento - è che questo piano è né più né meno che un grosso bluff politico. Ma, ripeto, temo che si farà finta di nulla. Si sceglierà in fondo il silenzio, al massimo lo si considera un pallino dell'Assessore; e di fronte ad un pallino di un Assessore non si dice mai di no, perché dire di no sarebbe uno sgarbo, una scortesia.
Volendo motivare la nostra opposizione potremmo dire di avere molte strade, tali e tanti sono gli elementi di approssimazione, peraltro ricordati dalla stessa relazione che per questi aspetti è disarmante. Tali e tanti sono gli elementi di approssimazione che questa deliberazione presenta che noi potremmo parlare per ore con degli argomenti molto puntuali e molto pertinenti rispetto ai singoli piani che hanno la pretesa di chiamarsi piani e che piani non sono. Preferiamo rinunciare a mettere in campo tutti gli argomenti molto puntuali, che avremmo a disposizione e che ci sono offerti dalla carenza della deliberazione, perché riteniamo sia sbagliato mettere insieme cose e argomenti che hanno un diverso spessore.
Quindi il nostro intervento si limiterà a seguire un unico filone di ragionamento e a dimostrare che questo piano è un bluff.
Che questo piano sia un bluff molti lo sanno, ma è una cosa che non si deve dire e non capisco il perché; o, meglio, il Partito comunista e l'opposizione possono anche dirlo. Questo ce lo siamo sentito ripetere diverse volte in altre circostanze nel momento in cui sono state avanzate critiche alla politica relativa ai rifiuti. Questo farebbe parte del gioco delle parti: l'opposizione fa la sua parte e può dire quello che vuole. Ma gli altri - non capisco perché, forse per spirito di solidarietà con la maggioranza che questo piano sia un bluff non possono dirlo, possono pensarlo, ma non devono dirlo. Non tanto non devono dirlo i colleghi della maggioranza, soprattutto non devono dirlo i tecnici. Sin quando lo dice l'opposizione è il gioco delle parti, ma se lo dicono i tecnici il problema diventa più serio. Pongo questo problema perché non riesco a capire la chiave di lettura per cui ad un certo punto in Commissione non si è voluto sentire il Comitato tecnico. Molto probabilmente il Comitato tecnico sarebbe venuto a dire le cose che noi qui cercheremo di sottolineare; qui in quanto forza di opposizione, in quanto Gruppo politico, ma che detto in quella sede dai tecnici avrebbe avuto una valenza e un significato decisamente diverso. Non è un mistero che da parte dei tecnici sono state manifestate nutrite perplessità e forti riserve attorno a questo piano.
Ritorno al punto centrale. Perché questo piano è un bluff? Do atto al gruppo di lavoro che ha lavorato attorno a questa deliberazione di aver messo le mani avanti per non porre in discussione la propria serietà professionale. Cosa dice il gruppo di lavoro? Intanto lamenta tempi troppo stretti per la definizione del piano; lamenta poi il fatto che non ci siano state risorse finanziarie per le indagini e che si è seguito un metodo di lavoro che si è esclusivamente basato sulle informazioni delle Province e della Protezione civile. La scelta delle Province e della Protezione civile come ha detto l'Assessore - è stata una scelta politica, scelta che potremmo discutere. L'elenco delle discariche da bonificare poteva essere integrato o modificato sulla base delle segnalazioni delle amministrazioni locali, delle associazioni, ecc., e poteva essere preso in considerazione quello che le amministrazioni locali e le associazioni ci hanno detto perché soprattutto le amministrazioni locali dovrebbero essere quelle che meglio conoscono il territorio. Un'apertura di credito verso le amministrazioni locali, da questo punto di vista, credo la si debba concedere. Invece no, abbiamo fatto le consultazioni, a conclusione delle stesse, salvo una modifica determinata da una segnalazione della Protezione civile, il piano non è né più né meno di quello che è stato presentato prima delle consultazioni. Allora io mi chiedo anche se, da questo punto di vista, abbia senso fare delle consultazioni, perché è indubbio che nel momento in cui arrivano dei Comuni a presentare esigenze, a prospettare un quadro, a fornire delle indicazioni, questi Comuni meritino una risposta e possibilmente una risposta puntuale. Questa risposta puntuale non c'è, le consultazioni sono un atto formale, un atto dovuto, ma politicamente irrilevante, ed è anche disarmante sotto questo aspetto che si ammetta come si è ammesso in Commissione e come di fatto ha ammesso qui l'Assessore, che le notizie dei Comuni sono tali da meritare un approfondimento, ma che per il momento non si è in grado di formulare una scheda e qui abbiamo sentito l'Assessore che anticipa addirittura la possibilità che il piano di bonifica sia un piano processo, che riceverà ulteriori arricchimenti per quanto riguarda le schede e via di questo passo.
Seconda questione: la stima dei costi delle discariche da bonificare.
Una stima dei costi è gia difficile nel caso di una conoscenza puntuale dei materiali da trattare e della loro quantità. Per esempio, credo sia cosa diversa il costo di smaltimento, di innocuizzazione di una discarica in cui c'è la presenza di amianto dal costo di smaltimento o della inocuizzazione di una discarica in cui ci sono dei fenoli: implicano due sistemi di trattamento completamente diversi. Quindi è importante la conoscenza dei materiali su questo terreno ed è importante soprattutto la quantità. E' difficile in questo caso, ma diventa impossibile se, discarica per discarica, non si conoscono le caratteristiche dei materiali, non si conosce la loro quantità e non si prefigurano i sistemi di trattamento.
Siamo di fronte a cifre che fanno porre seriamente la domanda se siamo di fronte a un piano o se siamo di fronte a un atto fatto così perché bisogna presentare un atto al Ministro Ruffolo, quindi bisogna rispondere ad un obbligo previsto dalla legge. Faccio un esempio per rendere l'idea di come si sparano le cifre. Nel piano si prevede che il costo di disinquinamento della discarica di Casale sia di 6 miliardi. Il Comune di Casale è venuto a dirci in consultazione che in quella discarica non si sa che cosa ci sia e che prevede un costo che va dai 4 ai 40 miliardi. Allora qui abbiamo tre cifre: 6 miliardi prospettati dalla Regione Piemonte che mette le mani avanti dicendo di non poter giurare su quei 6 miliardi. Poi vi sono due costi previsti dal Comune di Casale che vanno da 4 a 40 miliardi.
A questo punto mi chiedo: questo è un piano? Sono dei piani queste cose che vengono presentate? Si sparano delle cifre che non sono certamente fondate; allora mettiamoci d'accordo quantomeno sul piano lessicale, perch è difficile mettersi d'accordo da un punto di vista politico. Che cosa è un piano? Il piano è un documento che ha un minimo di nervatura, perché se non ce l'ha non capisco come possa essere un piano. Un piano, per quanto riguarda le bonifiche, è un piano intanto quando c'è un sito o un'area quando c'è una quantità stimata di materiali; quando ci sono delle caratteristiche accertate dei materiali; quando sono definiti i sistemi di trattamento e di smaltimento e quando ci sono dei costi più o meno fondati non dico alla lira. Mi pare che queste siano le sei condizioni essenziali per un piano. Qui non è che manchi una di queste condizioni: in qualche caso mancano le sei condizioni e in qualche altro ne mancano cinque, in qualche caso il sito è definito, ma in molti altri casi si dice giustamente e nessuno obietta da questo punto di vista - che invece bisogna allargare ancora di più le verifiche perché bisogna non solo valutare i prodotti eventualmente da asportare e da trattare, ma bisogna anche valutare il grado di inquinamento che questo ha avuto sul terreno. Qui il più delle volte mancano non una, ma tutte e sei le condizioni per definire un piano.
Si dice nella deliberazione che la maggior parte di questo materiale dovrà essere asportato, messo in discarica. Nelle schede è prevista, per la maggior parte di queste aree individuate, la soluzione della messa in discarica, per alcune è previsto l'incenerimento. Però le discariche non esistono, si rimanda il tutto al piano di smaltimento: si dovranno aprire le discariche in virtù del piano di smaltimento. L'Assessore Cernetti in Commissione molto onestamente è venuta a dire che non sappiamo dove mettere il materiale asportato. Si è detto che questo lo si è fatto in parte per quello delle discariche della Protezione civile, ma per quanto riguarda queste ci sono delle incognite, non parlo di difficoltà perché con l'Assessore bisogna sempre fare attenzione agli aggettivi che si usano altrimenti si corre il rischio di essere rimbeccati sugli aggettivi.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Anche perché nel linguaggio, per professione, sono molto precisa.



FERRO Primo

Però bisogna anche essere precisi nelle ipotesi e non solo nel linguaggio. Qui siamo di fronte a una girandola di ipotesi veramente notevole, perché sulle tecnologie si parla di sperimentazione, messa in sicurezza, innocuizzazione, tutta una serie di cose che vengono dette e poi non si capisce bene se sono aria fritta. Abbiamo la sensazione che si tratti di aria fritta, comunque questo avremo modo di sottolinearlo.
Quindi, il piano manifesta i suoi limiti e molto onestamente il gruppo di lavoro lo dice.
Quello che ci preoccupa non è solo il fatto che ci siano questi limiti tanto è vero che secondo noi questo non è un piano, ma un censimento di che cosa c'è e neanche di tutto. Quello che ci preoccupa è che, partendo da questi limiti, ci si avventura in indirizzi abbastanza pericolosi. Voglio qui sottolinearne due. Il primo è quello che abbiamo sentito dire poc'anzi dall'Assessore: il piano-processo, avvio di un'esperienza (questa volta l'ha detto molto stancamente). Si parla di un albo regionale delle imprese per il disinquinamento; arriviamo non all'albo per quanto riguarda gli smaltitori, cosa che è prevista dal DPR n. 915, ma ad un albo specifico per i disinquinatori. Tanto che è facile presumere che ormai noi siamo entrati in una spirale economicamente ritenuta dignitosa per cui è legittimo inquinare e poi è legittimo l'intervento pubblico per disinquinare. Qui non si parla più di prevenzione, si parla di queste cose: si inquina, si disinquina, addirittura avremo l'albo di quelli che disinquinano e in certi casi magari salta fuori che sono gli stessi.
Non si mette l'accento sulla prevenzione, si mette l'accento su questo aspetto: inquinamento - disinquinamento. Su questo aspetto perverso, mi chiedo se non c'è un giudizio implicito sul piano di smaltimento che qui la maggioranza ha approvato. Mi chiedo se non c'è un giudizio critico su quel piano perché quel piano parlava di prevenzione. Probabilmente non si crede alle cose che si scrivono, ad un certo punto, quando si arriva a chiudere arriviamo a delle conclusioni che sono quelle che sono. Ma questa è una prima considerazione e consentitemi di dire che è anche la più marginale l'altra è veramente eccezionale, cioè quella di inventare, per quanto riguarda il disinquinamento, le economie di scala, inventare gli appalti concorso, inventare queste cosette per quanto riguarda il piano di disinquinamento. Ma, signori, siamo seri! Se va bene, su questo piano noi avremo dallo Stato la cifra di 8 miliardi in due anni! E in due anni con 8 miliardi andiamo a enfatizzare gli appalti concorso sul disinquinamento! Andiamo a enfatizzare i ragionamenti sulle economie di scala! Andiamo a enfatizzare le macroeconomie su 8 miliardi! Queste cose hanno del paradossale. Ecco perché è un bluff! Il bluff sta in questo, che da un lato si tratta di un censimento, niente di più; dall'altro sta nelle cifre. Sono 194 miliardi solo per quanto riguarda le aree inserite nella fascia A) quelle che dovrebbero essere prioritarie, 194 miliardi di costi per quanto riguarda il disinquinamento con tutti i benefici relativi ai costi che ho detto prima, perché qui siamo di fronte a cifre che non vale neanche la pena prendere in considerazione tanto sono buttate lì. Ma sono 194 miliardi messi lì. Rispetto a 194 miliardi la Regione potrà spendere 8 miliardi questo è il risultato di questa bella operazione. Oggi abbiamo sentito una relazione stanca e poco convinta da parte dell'Assessore, domani siamo convinti che l'Assessore non sarà né stanco né poco convinto e sui giornali questa robetta verrà enfatizzata come un grande risultato della Giunta.
Parliamoci chiaramente, almeno in questa sede bisogna essere onesti da questo punto di vista.
L'ultima questione che vorrei sottolineare è una riflessione a margine del piano. Durante la discussione sul piano di smaltimento, e qui si è fatta tutta una serie di considerazioni sugli inceneritori, se è preferibile il sistema di smaltimento attraverso inceneritori o le discariche, si è parlato di economie di scala, tutte cose interessanti dal punto di vista culturale, per carità.
Però non si è parlato di una questione che viene fuori dopo, cioè dell'inceneritore di Vercelli. L'inceneritore di Vercelli è una perla perché qui si prevede che per sistemare una cosetta che è prodotta dall'inceneritore di Vercelli occorre una discarica di tipo 2C. Quando noi ponevamo il problema degli inceneritori ci si giurava e spergiurava da parte dei valenti tecnici dell'Assessore Cernetti che i prodotti derivati da incenerimento andavano a finire negli urbani e non nella discarica di tipo 2C. Qui non solo si propone il 2C, ma si dice che per smaltire questa robetta occorrono 83 miliardi e si è detto che questa stima degli 83 miliardi è stata fatta partendo dal presupposto che l'inceneritore di Vercelli sia stato attivato dal 1977 ad oggi. Il che vuol dire che, oltre a tutti i problemi che ha per quanto riguarda i costi di gestione abbattimento filtri, tutto quello che da questo punto di vista sappiamo, un inceneritore di due moduli di 75 tonnellate giorno, per ammissione della Giunta, costa ogni anno in termini di smaltimento 8 miliardi. Questi sono i dati presentati dalla Giunta. Per favore quando facciamo un altro piano questi dati mettiamoli dentro anche per non continuare a prenderci in giro tra di noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono anche io presentatore di un autonomo ordine del giorno, con il quale si chiede il non passaggio all'esame dell'articolato della deliberazione per il principale motivo sostanziale che il piano di bonifica non adempie compiutamente a quanto prevede l'art. 5 della legge 441 del 1987 che è la nota legge di conversione del decreto legge 361, cioè a dire non adempie esattamente al dettato di quella norma perché l'art. 5 indica in maniera tassativa il contenuto del piano di bonifica, indica cioè che cosa debba contenere il piano di bonifica.
Ma la migliore argomentazione a sostegno della richiesta di non passaggio all'articolato, per il motivo che ho enunciato, è venuta attraverso la presentazione in aula da parte dell'Assessore Cernetti.
Perché? Perché nella sua breve e concisa presentazione della deliberazione ha invitato il Consiglio a non entrare nel merito della deliberazione. Ha soggiunto che si tratta di mere ipotesi di intervento. Ha aggiunto che non vengono prese in considerazione tutte le discariche da bonificare, il che per la verità è coerente con quanto è stato detto ieri in Commissione laddove ci siamo sentiti espressamente dire che effettivamente occorrerebbero tempi lunghi per un lavoro serio e per un ampio approfondimento anche per i pochi dati che abbiamo.
Quindi, l'affermazione che nasce dalla richiesta che viene fatta di non passaggio all'esame dell'articolato e che ne costituisce il presupposto è che ci troviamo di fronte a un non piano perché non è coerente con il dettato legislativo. E' stato detto con esattezza che si tratta di un censimento di notizie raccolte: con altra definizione io direi che si tratta di un sommario rispetto ad una pubblicazione, infatti ci troviamo di fronte ad una mera indicazione di quelli che sono i punti previsti dalla legge di conversione la quale ci dice che i piani devono prevedere l'ordine di priorità, l'individuazione dei siti, i soggetti cui compete l'intervento, le modalità di intervento, la stima degli oneri finanziari le modalità di smaltimento, le eventuali misure cautelari.
Quindi, a guisa di sommario abbiamo un mero contenuto di tutti questi dati. Sottolineo che di fronte a quanto sinora detto, di fronte all'invito dell'Assessore a non entrare nel merito mi pare che ce ne sia abbastanza per dire che ci troviamo di fronte ad un non piano o a un censimento o a un mero sommario.
Questa è l'argomentazione principale che mi ha suggerito di proporre il non passaggio all'esame dell'articolato. Né a questo punto mi si potrebbe obiettare, a guisa di spada di Damocle, che se non viene approvata la deliberazione assunta d'urgenza con i poteri del Consiglio, allora ci sarà un pregiudizio per la collettività, ci sarà un pregiudizio per l'Ente Regione in quanto non si parteciperà alla suddivisione dei pur modesti finanziamenti previsti dalla legge 441.
Tutto questo non è esatto. Non è esatto perché se si raffronta il testo del decreto legge con quello della legge di conversione, si nota che il testo del decreto legge, nel prevedere un certo termine entro il quale le Regioni erano tenute a presentare i piani di bonifica, dichiarava questo termine espressamente perentorio. Infatti l'art. 5 del decreto legge stabiliva il termine perentorio dell'1 marzo 1988. Nella legge di conversione il termine non viene più indicato come perentorio, e questo non è solo un formalismo o una sottodistinzione accademica, è una disposizione legislativa di sostanza perché sta a significare che non c'era questa eccezionale urgenza di presentare, attraverso il meccanismo della deliberazione assunta con i poteri del Consiglio, la deliberazione stessa e che quindi avrebbe potuto esserci il tempo per approfondire l'intera situazione, cioè quello che in definitiva ieri è stato lamentato in Commissione allorquando si è detto che occorrerebbero tempi lunghi per un lavoro serio e per un ampio approfondimento.
E' vero che l'Assessore ci ha detto: "Per intanto presentiamo il piano così com'è, nel quale non si deve entrare nel merito perché sono ipotesi di intervento, anche perché sono previsti aggiornamenti"; va bene, tutto si può fare, tutto si può aggiornare, però anche qui ci troviamo di fronte ad una preclusione derivante dai testi di legge perché il decreto legge espressamente diceva, nel parlare della predisposizione dei piani, che "le Regioni provvedono al periodico aggiornamento dei piani in base alle risultanze delle indagini e delle verifiche che verranno effettuate". Nel testo della legge di conversione questo comma, questo inciso è sparito. Il che significa che il legislatore della legge di conversione ha voluto, in buona sostanza, che il piano fosse un qualche cosa di completo e almeno allo stato degli atti di definitivo. Mi pare che qui ci troviamo di fronte a serie ragioni per dire che non è stato rispettato il dettato della legge e che ci troviamo praticamente di fronte a un non piano, a un censimento, a una elencazione di interventi non motivata soprattutto in quelle parti in cui la legge 441 richiede la indicazione delle modalità per l'intervento di modifica e delle modalità di smaltimento.
Quindi, dopo avere messo in rilievo questa sostanza di non piano e di non adempimento alle prescrizioni di legge e soprattutto di non urgenza (perché questo è da ritenersi un fatto pacifico), ritengo di potere continuare legittimamente e fondatamente a sostenere il non passaggio agli articoli e questo anche in base ad un precedente. Si tratta del precedente che si è verificato in quest'aula nei giorni 22 e 23 maggio. In allora si discuteva un argomento strettamente connesso con quello odierno, si trattava più precisamente di approvare la deliberazione, pur essa assunta con i poteri del Consiglio, relativa alla individuazione delle discariche e ci si disse che se non fosse stata approvata la deliberazione si perdevano i finanziamenti. In allora fui presentatore, insieme alla collega Minervini, di una relazione di minoranza, dove contestandosi la non esistenza dell'urgenza, si metteva fra l'altro in evidenza che il termine era meramente indicativo, non era perentorio e che non si sarebbero comunque persi i finanziamenti. Questa considerazione è poi risultata a posteriori estremamente valida. Quando il 22 e 23 maggio, attraverso quelle due convulse sedute (soprattutto la seconda), si bruciarono le tappe per approvare ad ogni costo il piano dei siti sotto pena e in difetto di perdere il finanziamento, il finanziamento era già stato concesso proprio perché il termine non era perentorio. Infatti, come penso sia noto ai colleghi e soprattutto come è sicuramente noto all'Assessore, in data 13 maggio 1988, cioè prima della discussione in Consiglio, il Ministro dell'Ambiente, proprio perché il termine non era perentorio, proprio perch aveva immaginato che le Regioni non sarebbero state nella loro maggioranza in grado di formare il piano dei siti, aveva già deliberato il finanziamento, aveva concesso un termine di grazia di 60 giorni perch tutte le Regioni osservassero questo adempimento della formazione del piano dei siti. Quindi, quando il 23 maggio ci si diceva che se non fosse passata la deliberazione la Regione Piemonte sarebbe stata penalizzata, si diceva una cosa sicuramente non esatta perché il finanziamento già era stato deliberato e concesso.
Ho accennato anche a questa considerazione perché è rafforzativa dell'argomentazione della non perentorietà di questo termine e quindi della opportunità di riflettere, di esaminare a fondo la deliberazione, di completarla, come d'altro canto da parte dello stesso Assessorato e dei funzionari preposti alla confezione della deliberazione era stato espressamente detto e ribadito ancora ieri.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ho seguito con una certa attenzione la consequenzialità della logica politica con la quale si è portata questa deliberazione alla ratifica del Consiglio. Tale deliberazione come metodo fa pendant con quella del piano dei siti che tra l'altro è passata dal Commissario del Governo per decorrenza dei termini. Questo evidenzia la non esistenza di garanzie che valorizzino il ruolo del Commissario del Governo in momenti cruciali delle decisioni che assumiamo in Consiglio. Dal punto di vista istituzionale è un atto di gravità enorme. Chiederei alla Presidenza del Consiglio di verificare se questo è un metodo ormai applicato in termini di scelta oppure se è conseguenza di una situazione di difficoltà di non nomina del Commissario del Governo.



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, a parte il fatto che il Commissario non c'è, ma la filosofia della sinistra è stata sempre quella di abbattere i controlli e di lasciare la regolamentazione all'assemblea. Non farò mai un atto contrario a quello che ho sostenuto per quarant'anni.



REBURDO Giuseppe

Di fronte ad un modo di fare politica che non garantisce più nulla, si avverte la necessità di un controllo. Noi, per esempio, ricorriamo con una certa facilità alla Magistratura. E' una cosa che nel passato non avremmo mai fatto, ma che oggi, per darci un minimo di garanzie, siamo obbligati a fare, cioè ogni volta che esistono delle difficoltà siamo obbligati ad adire la Magistratura. Anche questa non è sicuramente una scelta consequenziale, però è anche vero che manca quel sistema di garanzie che si chiama "sistema democratico". Ma non voglio riaprire questa polemica. E' il sistema dei Partiti che dovrebbe dare queste garanzie all'interno delle istituzioni. Questo non sta avvenendo, non avviene qui e non avviene in Parlamento. Siamo nella seconda Repubblica in fase avanzata, quindi sarebbe bene che si arrivasse alle modificazioni costituzionali indispensabili visto che la Costituzione per certi aspetti è largamente non garantita.
Ci troviamo di fronte ad un caso di grande rilievo dove tra l'altro alcuni Consiglieri avevano segnalato al Commissario del Governo delle incongruenze che avrebbero dovuto essere attentamente vagliate e valutate.
Nel rapporto di correttezza istituzionale questo dovrebbe essere fatto; se non è stato fatto è un atto di scorrettezza istituzionale. Questo lo voglio dire perché mi pare un caso particolare.
Ho grande rispetto per l'Assessore Cernetti, ma, come ho già detto in Commissione, ci troviamo di fronte ad un'altra operazione fatta con superficialità. Mi spiego.
Primo elemento: la mancanza di dati conoscitivi certi. Che cosa evidenzia questa deliberazione? Che cosa evidenzia la consultazione su questa deliberazione? Che cosa evidenziano le segnalazioni che sono venute direttamente in Commissione e in Assessorato? Che questa deliberazione è fondata su dati né certi né completi, e quindi mette in rilievo il fatto che, ad esempio, il sistema di protezione civile, non avendo conoscenza di alcune situazioni che sono state segnalate, non possiede quegli elementi di garanzia che la Protezione civile dovrebbe dare.
Secondo elemento: le Amministrazioni provinciali sono state delegate da tempo ad operare sul territorio, ma ancora una volta di fronte a questi problemi c'è un fallimento della delega alle Amministrazioni provinciali con una loro esplicita incapacità ad avere quei sufficienti elementi conoscitivi del territorio tali da mettere in grado la Regione, nel momento in cui programma gli interventi, di operare su dati sufficientemente certi.
Questo è un altro elemento molto grave, ulteriormente peggiorato dal fatto che la Giunta ha rilevato passivamente questa situazione. L'Assessore Cernetti ha detto in Commissione che sono stati fatti dei fonogrammi, ma è difficile operare con la politica dei fonogrammi. Se a questi fonogrammi consegue la indisponibilità delle Province ad un'attiva collaborazione con l'ente delegante, ciò dimostra che ancora una volta vi è stata una caduta del prestigio della Regione il cui ruolo deve essere invece, come diceva questa mattina il Consigliere Marchini, rivisto e ripensato. Non possiamo ancora una volta operare su delle basi di grandi incertezze.
Secondo aspetto. E' una deliberazione inevitabilmente precaria incompleta ed ambigua. Questo aspetto dovrebbe far pensare l'Assessore Cernetti e il tipo di discussione che c'è stata in Commissione quando noi siamo stati obbligati a prendere atto che la Giunta non aveva la capacità di interloquire su proposte che non erano ancora a livello di emendamenti ma erano ad un livello di segnalazioni, di indicazioni, di suggerimenti che provenivano dall'opposizione e anche da alcuni settori della maggioranza.
Di fronte a tutto questo la Giunta, attraverso l'Assessore Cernetti, ha ribadito tranquillamente che, anche se questi elementi avrebbero potuto innovare rispetto alla deliberazione, non se ne prendeva atto e quindi la deliberazione procedeva a questo livello.
Terzo elemento. Dalle consultazioni e dalle segnalazioni sono emerse delle problematiche, delle indicazioni e dei suggerimenti rispetto a situazioni locali che si trovano ad un livello tale di pericolosità che avrebbero dovuto far soprassedere sull'approvazione in Consiglio e attivare invece una indagine suppletiva in tempi rapidi che permettesse di acquisire tutti gli elementi sufficienti per dare una risposta alle segnalazioni, sia quelle delle consultazioni che quelle sopravvenute sulla base del fatto che alcuni settori del Consiglio regionale si sono attivati rispetto alle associazioni ambientaliste chiedendo loro delle segnalazioni precise. Tutto ciò non è avvenuto ed è un ulteriore elemento di aggravamento. Questo lo voglio dire perché non vorrei che capitasse quello che è capitato per il piano dei siti, quando, all'ultimo momento e senza che i Consiglieri avessero un quadro preciso della situazione, si è fatta quella operazione di riduzione delle aree, al punto tale che parecchi Consiglieri della maggioranza hanno votato a scatola chiusa e subito dopo sono corsi immediatamente con le loro cartine al tavolo della Giunta per farsi segnalare sulla cartina rispetto al loro collegio elettorale quali erano le aree che erano state scelte. Questo è a dimostrazione di un'altra operazione che è passata supinamente senza possibilità di valutazione da parte di chi ha votato quella deliberazione conoscitiva. E' passata supinamente una operazione che ha messo in discussione molte cose dal punto di vista procedurale ed istituzionale.
Un altro aspetto che voglio segnalare, e che abbiamo segnalato anche in Commissione con una certa forza, è il seguente. Il Consigliere Picco ed io avevamo messo in evidenza che sulla scheda suppletiva della fascia A), in particolare a Torino sud, esiste un'area nella quale si è operato in modo selvaggio. Parallelamente all'insediamento della FIAT di Rivalta, vi è stata un'operazione selvaggia di decentramento industriale tale da rendere esplosiva la situazione del problema dei rifiuti. Se si elenca in quell'area Comuni come Beinasco, Orbassano e Rivalta, ci si chiede come mai non si possa perlomeno mettere a livello di situazione da verificare e ulteriormente approfondire con rapidità la drammatica situazione del Comune di Volvera dove le Amministrazioni comunali del passato per almeno vent'anni hanno permesso che la FIAT o altre industrie scaricassero rifiuti tossici e nocivi (con il tempo coperti ed immagazzinati) e che richiedono a tempi rapidi un intervento conoscitivo di una situazione che è drammatica.
Questa è una situazione che è stata segnalata e rispetto alla quale non si può dire: "Vedremo, approfondiremo. Ci mancano le indicazioni concrete. Ci mancano le segnalazioni". Se la Provincia non ha provveduto a segnalare questa situazione è una ulteriore dimostrazione della incapacità delle Province di gestire quelle deleghe con i mezzi che le sono stati dati in modo tale da garantire la Regione che le deleghe hanno una effettiva agibilità.
La stessa situazione si è verificata per Barge. La Giunta ha ribadito è l'unico caso positivo - che verrà mantenuto questo tipo di proposta; ma l'Amministrazione provinciale di Cuneo, attraverso il suo Assessore è venuto a dirci: "Perché tutto questo? Va tutto bene. Voi l'avete messa in una situazione a rischio, ma non è così, noi abbiamo delle analisi". Poi per esempio, risulta che da queste analisi non avevano ricercato la presenza di amianto. Quali sono le garanzie che una Amministrazione provinciale può dare quando lo stesso Comune è spaccato su questa situazione? Su questa deliberazione vogliamo sì o no riflettere sulla capacità conoscitiva che noi abbiamo rispetto a questo e sul ruolo negativo che hanno svolto le Province rispetto a questa situazione? La deliberazione è talmente superficiale - mi scuso se ho usato questo termine, se non è così vorrei essere smentito - al punto che, proprio nel pieno del dibattito sulla Barricalla, in questa deliberazione che ci è stata presentata, il riferimento, per quanto riguarda i criteri applicati nella stima degli interventi e quindi il problema del trasporto delle materie inquinanti dai siti da bonificare, si faceva riferimento alla situazione di Barricalla, quindi quale unico riferimento per il deposito di residui tossici e nocivi a dimostrazione che contemporaneamente al fatto che dentro e fuori il Consiglio c'era un movimento che coinvolgeva forze sociali, politiche ed istituzioni, rispetto a questa situazione si è provveduto con una certa superficialità a presentare la deliberazione che richiamava come punto di riferimento la Barricalla. C'è un complesso di situazioni, alcune delle quali non sono comprese e altre lo sono, a un livello di discussione tale che un ripensamento, un tentativo di dire: "Soprassediamo per qualche tempo per poter verificare le segnalazioni delle Province e le altre segnalazioni che ritengo interessanti, sopravvenute dalle realtà di base che vivono questo tipo di situazione", ci avrebbe permesso di fare una riflessione più attenta. Altre perle della deliberazione le ha già dette il Consigliere Ferro, spero che lo dicano anche altri, so che Montefalchesi ne sottolineerà una in particolare.
Quindi, Assessore Cernetti, non è per iniziare delle polemiche su questo perché comprendo le difficoltà nelle quali lei si trova ad operare, ma è anche vero che se si vuole trovare quella collaborazione indispensabile rispetto a questi problemi non si può portare il pacco chiuso in Commissione e pretendere di chiudere qualunque tipo di confronto di fronte a segnalazioni e a proposte che sono sopravvenute. Questa è una ulteriore dimostrazione della impossibilità di andare, probabilmente per ragioni politiche, ad un serio confronto.
Forse per la circoscrizione di Asti è un po' la stessa situazione.
Esistono una serie di problemi che meritavano una riflessione più attenta e approfondita in Commissione. Chiedo che almeno questo venga fatto. Non è il problema di essere battuta politicamente, Assessore Cernetti. Comprendo le difficoltà con le quali l'Assessore opera, ma occorre che dentro alle difficoltà si cominci a comprendere che non è che da una parte c'è della verità e dall'altra c'è polemica politica. Probabilmente vi è una posizione di equilibrio che va ricercata di fronte a situazioni precarie che sono troppe in queste realtà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Credo che non vada sottovalutato il fatto che con questa deliberazione si tende ad avviare un intervento in aree rese critiche da discariche abusive o da oltre forme scorrette di gestione dei processi di smaltimento dei rifiuti.
E' l'inizio di un processo certamente difficile e complesso. Lo stesso collega Reburdo riconosceva la difficoltà a muoversi su questo terreno. E' più facile non muoversi e rimanere nel teorico, delineare un disegno globale e complessivo, universale, a soluzione planetaria e definitiva del problema. Qui si cerca di aggredire da un versante il problema, certamente con molti limiti, certamente con possibili miglioramenti, ma comunque si dà l'avvio ad un processo. E' vero. Forse, tra l'elenco contenuto nella deliberazione proposta e discussa in Commissione e le risorse a disposizione c'è un grosso scostamento che avrebbe potuto permettere di avere un elenco più lungo e inserire altre indicazioni che sono emerse in Commissione, dalle consultazioni o da altre fonti. Però si potrebbe anche rovesciare il problema: viste le risorse limitate, si poteva focalizzare su più ristretti interventi dando delle priorità certe. Sono due estremi del problema; si è scelta una strada intermedia pur con tutti i rischi che ha.
Ho sollevato in Commissione cercando di apportare quei suggerimenti e quei consigli utili a migliorare la proposta.
Sarebbe stata ottimale una rilevazione generale, non solo con la fonte Provincia e con la fonte Protezione civile, ma con la pluralità di fonti che si possono rilevare nel territorio. Credo, Assessore, che questo sia un lavoro che si può organicamente e strutturalmente avviare: quello di poter pensare a un lavoro di fondo, più organico, più ampio che permetta di censire meglio quello che è l'esistente degenerato del nostro territorio per uno smaltimento scorretto dei rifiuti. E' quindi un processo da compiere. Suggerisco all'Assessore di pensare di compiere questo processo in tempi giusti. Fra l'altro credo che le consultazioni non siano state nemmeno uno stanco rituale. Riconosco che gli amministratori dei Comuni e delle Associazioni ambientalistiche hanno avuto poco tempo per poter approfondire i problemi del loro territorio. C'è stato anche uno sforzo importante che giustifica il processo partecipativo del rapporto di governo con il territorio che la Regione deve praticare. Abbiamo il caso di Barge.
E' curioso che mentre l'Amministrazione provinciale chiedeva di stralciare dall'elenco proposto dall'Assessore Cernetti l'intervento di bonifica, una parte degli amministratori e della cittadinanza di quella località del Cuneese ne chiedeva il mantenimento.
Abbiamo anche avuto dei suggerimenti: per esempio, quello del Comune di Casale è stato un apporto importante; però ha un carattere molto generale nessuno è stato in grado di arrivare ad un livello più scientifico e approfondito di quello che hanno potuto fare i funzionari dell'Assessorato.
Tuttavia ci sono stati degli apporti significativi. Ahimè, forse potevano anche essere recuperati. Ricordo il problema che si è determinato nella provincia di Asti per una discarica della Acciaieria Terni, ricordo il problema di Montiglio e di altri. In un pacchetto generale che non trovava soluzione in questa tornata, credo che l'Assessore abbia cercato di mantenere, e non per amore di patria o di quiete ma forse proprio perché la cosa non era così vincolante, una definizione più circoscritta e non sia passata all'estremo di mirare su due o tre casi le poche risorse a disposizione che presumibilmente arriveranno. Credo che questa sia una scelta ancora percorribile.
Un'altra opportunità che si genera dall'avvio di questo processo è il collegamento con il piano generale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani speciali e tossico-nocivi. Questo tipo di intervento sarà occasione per sperimentare nuovi sistemi di trattamento, in certi casi anche mobili. Ci sarà quindi la possibilità di verificare il discorso delle tecnologie complesse, di cui già il piano generale di smaltimento era in qualche modo portatore.
Vi è poi il problema di dove collocare quei rifiuti che non possono essere trattati in forma diversa se non ricollocati in discariche controllate e gestite correttamente.
Mi pare che questi siano due elementi coerenti che dovrebbero viaggiare insieme, in quanto l'uno trascina l'altro. Questo tipo di intervento pu essere volano e acceleratore del movimento del piano di smaltimento dei rifiuti. La raccomandazione che faccio all'Assessore è di cogliere questa opportunità: vedere un stretto rapporto tra l'intervento elaborato oggi e l'avvio del piano di smaltimento rifiuti.
Le politiche di prevenzione sono incorporate nell'impianto teorico del piano generale di smaltimento dei rifiuti, era difficile trovarle configurate all'interno del tipo di proposta che oggi viene sottoposta al Consiglio. In questo senso assume un valore notevole ovviamente se i tempi di movimento del piano generale di smaltimento dei rifiuti è tale da agganciarsi a questa realtà, altrimenti resterebbe una cosa monca e tra alcuni mesi o tra un anno ci troveremo con un processo che si muove e che poi ha in mano qualcosa che non sa collocare e che cercherà delle collocazioni più singole, più individuali e non come movimento del piano generale di smaltimento di rifiuti.
In questo senso dopo i lavori di Commissione (lavori durati molte ore con molto impegno, con pezzi di sedute andate buche, come ieri mattina, con situazioni di forte impegno dei commissari della VII Commissione) credo che si sia fatta un'opera sufficiente, non esaltante.
Se non vi fossero stati vincoli di tempo, certamente si sarebbe potuti arrivare a definizioni più approfondite e migliori. Si può ancora recuperare questo, sia come ricerca generale delle situazioni degradate della nostra Regione come aspetto di sistema, sia come aggancio al piano generale di smaltimento dei rifiuti. Con queste limitazioni, con queste possibilità di vedere un processo in corso, quindi autocorreggibile, strada facendo, il Gruppo socialista esprimerà voto favorevole alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il piano di bonifica, che alcuni interventi prima del mio hanno già criticato perché non sembra contenere tutti gli elementi relativi a un piano, presenta una caratteristica sulla quale vorrei soffermarmi. Nel momento in cui la Regione Piemonte approva un documento, che critichiamo come insufficiente si deve prendere atto di tutto ciò che il documento contiene, nel bene e nel male. Si presenta come piano un documento che piano non è; si cerca quindi di incassare un merito politico che non è giustificato dagli atti che si presentano, ma almeno se si incassano gli onori si accettino pure gli oneri di quanto si dice e di quanto si scrive. Mi riferisco a quella parte del documento che la maggioranza si appresta ad approvare nella quale si indicano, relativamente ad alcune situazioni da bonificare, dei pericoli che sono stati accertati e ufficialmente vengono resi noti in quest'aula.
Su questi pericoli, diversamente che su altri elementi (i costi, le priorità, i tipi di rifiuto, la non conoscenza dei dati e dei luoghi dove smaltire) elencati in questo piano si indicano delle misure cautelari.
Assessore Cernetti, si possono fare pasticci e pasticci, però ci sono dei pasticci che provocano delle conseguenze concrete e altri che possono portare qualche onore immeritato all'Assessore. Desidero fare un intervento per evitare che certi tipi di pasticci provochino delle conseguenze che non sono augurabili per nessuno.
In merito alle misure cautelari ci sono sedici Comuni (Isola S.
Antonio, Ovada, Pomaro Monferrato, Pozzolo Formigaro, Serravalle Scrivia Orbassano, Pianezza, Rivalta, Rivoli, Arborio, Vaprio d'Agogna, Ciriè Fossano, Galliate, Montanaro e Nole) per i quali esiste una situazione di pericolo e il piano individua immediatamente una misura cautelare da prendere, cioè la recinzione dell'area per impedire l'accesso alla stessa.
In un solo caso questo piano indica una situazione in cui tale recinzione è già stata effettuata. Ritengo che in questa sede, nel momento in cui si segnala un pericolo e si indica una misura cautelare, si dia conto in quale modo, con quali atti, in quali tempi, con quali finanziamenti queste misure cautelari se - come presuppongo - non sono tutte state messe in atto vengano messe in atto. Il Consiglio regionale è stato informato ufficialmente dei pericoli. Su questi pericoli si indichi una prima misura che può essere criticabile, di cautela per evitare il rischio che il pericolo impinga sulla vita dei cittadini. Non sono fatti che si possono scrivere e poi andare in giro a farsi belli. No, questi sono fatti che una volta scritti comportano oneri precisi, oneri che chiedo che l'Assessore ci dica questa sera in quale modo saranno soddisfatti.
Ci sono due casi, nel Comune di Pomaro Monferrato e di Vercelli, nei quali si dice che occorre fare subito un controllo sulle sorgenti d'acqua.
Sono stati attivati questi controlli, quando saranno attivati, da parte di chi? Nel Comune di Barge si dice che occorre sospendere immediatamente lo stoccaggio all'interno della fossa in oggetto; è stato dato l'ordine di sospensione? Aspetto che l'Assessore Cernetti ascolti perché sta facendo due cose insieme.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

L'Assessore Cernetti ascolta anche se non sta guardando. Non devo guardarvi negli occhi per ascoltarvi. Io ascolto con le orecchie. Ho avuto l'educazione di non interrompere, ma visto il suo richiamo la interrompo! Lei, prima di fare determinate osservazioni, dovrebbe essere adeguatamente informato, solo così saprebbe di lettere come queste con le quali sono state mandate disposizioni ai Comuni e alle Province.



CHIEZZI Giuseppe

Questo sarà nella sua risposta, ma quando lei fa delle relazioni iniziali...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Lei mi rimprovera di non ascoltare!



CHIEZZI Giuseppe

Ho ascoltato molto bene la sua relazione, non ho visto queste cose e quindi ne chiedo conto.
Quando risponderà, la prego di dirmi anche se nel Comune di Salmour è stata mandata la lettera per rafforzare le scarpate, se è stato verificato lo stoccaggio al Comune di Tornaco e se è stata attivata la profilassi nel Comune di Vercelli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, il Gruppo DC si appresta a dare voto positivo alla ratifica della deliberazione della Giunta regionale di adozione dei piani di bonifica delle aree inquinate ai sensi della legge n. 441 del 29/10/1987.
Il Gruppo DC prende atto delle ragioni che inducono a critiche piuttosto motivate sulla portata del documento. Ragioni che la Giunta ribalta sui tempi e sulle reali possibilità di acquisizione di informazioni più precise per l'elaborazione di un documento che sia ad un tempo vero piano ed un inventario che sia articolato per priorità e quindi abbia contenuti programmatici.
Prendiamo atto della classificazione dei siti inquinati e non possiamo però non preoccuparci della scarsa attivazione dei soggetti istituzionalmente preposti alle rilevazioni. Non sappiamo se la colpa debba essere tutta identificata nei soggetti Province; probabilmente in questo rimbalzo di responsabilità e di competenze forse anche la Regione ha le sue responsabilità. Se è vero, come ci risulta, che molte segnalazioni emerse anche nelle consultazioni (e non) non risultano essere oggi oggetto di specifici interventi previsti e purtroppo non risultano essere oggetto di controllo (ed ecco in causa il riferimento alle Amministrazioni provinciali) e non risultano, purtroppo, essere oggetto di progettazione sulle soluzioni che si potrebbero identificare anche per una loro classificazione istituzionale. Mi riferisco a casi come quelli di cui ieri abbiamo discusso a lungo, il discorso di Montiglio è tipico di questo tipo di collocazione. Cioè una collocazione che è ancora incerta sotto il profilo della definizione di sito, se trattasi ancora di area di smaltimento finale oppure se trattasi di area di recupero perché sito inquinato. Dilemma che può solo sciogliere la Regione attivando sue precise indagini e accertamenti per verificare le condizioni di collocazione in un quadro istituzionale piuttosto che in un altro. Non credo che diversamente si possa pensare di rimbalzare questo discorso sulle udienze dei vari Tribunali amministrativi che si dovrebbero pronunciare sulla disattivazione di un certo sito oppure su pronunciamenti che peraltro, come quello di Montiglio, l'Amministrazione provinciale ritiene non ulteriormente ridefinibile. Il caso di Montiglio è citato come caso emblematico proprio per una oggettiva difficoltà della quale diamo atto e per la quale non vogliamo infierire contro l'operato dell'Assessorato, ma che evidenzia un ruolo intermedio, al di là delle competenze istituzionali, che potremmo definire ruolo di programmazione e che oggettivamente rivela in queste circostanze tutta la sua rilevanza politica, soprattutto nei confronti di domande che ci provengono dalle comunità, dai Comuni e dalle popolazioni.
La vera novità in questo piano è la ricerca di una identità dei siti che finora erano a volte compresi in obiettivi normativi di leggi (anche regionali) e a volte espressi in documenti di analisi che però rimanevano il più delle volte senza effetti.
Accettiamo quindi l'approccio, anche se insoddisfacente, e ci compiacciamo della tempestività e della serietà con la quale il gruppo di lavoro ha corrisposto alle linee più strategiche che programmatiche dell'Assessorato.
Il processo avviato con questo primo tentativo di inventario sistematico è analogo a quello avviato con il piano dei siti e a questo punto le responsabilità programmatorie della Regione non potranno più essere acritiche e notarili, ma dovranno essere gestite con una ripartizione dei fondi nazionali che sia in preciso rapporto di promozione sulle priorità che sono effettivamente necessarie.
Quindi se è vero che i soggetti attuatori saranno le Province, il mio Gruppo ritiene di rimarcare come alla Regione non mancheranno non solo occasioni, ma procedure e passaggi obbligati per essere comunque protagonisti anche delle attuazioni degli interventi. Questo noi lo rivendichiamo non già perché non vogliamo riconoscere che nella ripartizione delle competenze si debbano distinguere i ruoli di programmazione da quelli di gestione, ma perché la Regione dev'essere comunque interprete di sollecitazioni che non sono solo di dimensione politica, ma sono, come qualcuno ha già detto, esigenze reali che devono comunque essere corrisposte. La fretta o comunque l'urgenza rispetto alle procedure possono attenuare il giudizio in ordine ad un certo passaggio non credo che in futuro potremo collocarci con attenuazioni o con giustificazioni che impediscano alla Regione di conoscere e di analizzare certe situazioni. Mi riferisco ad una situazione che ho già evidenziato in Commissione, perché credo che sia emblematica e rilevante: mi risulta che il Comune di Torino abbia fatto avere solo stamani una lettera, che noi non conosciamo ma della quale sappiamo l'esistenza, sui propri progetti relativi al disinquinamento delle Basse di Stura e di altre aree che peraltro ci risulta siano impropriamente collocate nel Comune di La Loggia mentre invece sono all'interno del Comune di Torino. Che un rapporto istituzionale tra la Città e la Regione debba essere stato mediato da un ritardo della Amministrazione provinciale al punto di non disporre questo piano di un preciso riferimento per quanto attiene ai progetti della Città di Torino è abbastanza emblematico. Quindi, per casi come quello di Montiglio o quello di Volvera (sul quale non voglio insistere perché da un punto di vista formale vi sono le giustificazioni per non comprenderlo nell'elenco) vi sono delle ragioni sostanziali per le quali un recupero in sede di attenzione di progettualità comunque si imporrà.
Noi ci facciamo carico di queste preoccupazioni per le esigenze della popolazione ed abbiamo espresso e confermiamo in questa sede di sottoscrivere a questi atteggiamenti e posizioni strategiche dell'Assessorato con tutte le difficoltà ad operare in un contesto normativo, legislativo e di risorse che sappiamo bene quali sono. Vogliamo che siano garantite tempestive risposte ad una domanda che potrebbe ancora pericolosamente crescere e quindi è con queste precisazioni che la DC assume la posizione favorevole sulla ratifica alla deliberazione proposta dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Francamente mi ha fatto una certa sensazione sentir dire dall'Assessore: "Cari colleghi Consiglieri regionali, evitate di entrare nel merito di questa delibera, perché il meglio dei progetti è tutto da verificare".



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

L'Assessore ha detto: "Nel merito delle singole schede", non ha detto "nel merito della delibera", che è un'altra cosa. Pregherei di non mistificare la realtà e la sincerità, altrimenti si diventa non credibili.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, siccome la delibera è fatta di progetti, lei ha detto: "Evitate di entrare nel merito dei progetti perché sono tutti da verificare".



(Commenti da parte dell'Assessore)



PRESIDENTE

Consigliere Montefalchesi, prosegua.



MONTEFALCHESI Corrado

Già il piano dei siti, a mio avviso, era un piano finto, perché i siti proposti sono tutti da verificare rispetto alla idoneità; ora ci viene proposto di discutere un piano delle bonifiche che è sostanzialmente aria fritta. Vorrei dire al collega Tapparo che non chiedo di discutere di cose generali, e di rimanere sul generale: rispetto a questo a me interessa come credo a tutti, poter andare nello specifico, esaminare nel concreto i progetti e in che modo si interviene, dove vengono messe le sostanze che vengono tolte dalle aree inquinate e come vengono trattate. Ci interessa entrare nello specifico, nel merito, quindi non chiediamo di rimanere sul generale. Però è l'Assessore che ci dice di non entrare nel merito, quindi prendiamo atto che in qualche modo ci si propone di discutere di aria fritta. Perché poi in effetti questo non è un piano di bonifica, non è un piano! E' una sorta di ordine del giorno in cui si fa l'elenco delle aree e in cui si dice che bisogna bonificarle. Su questo siamo tutti d'accordo.
Però questo non è un piano, ma è un ordine del giorno e in quanto tale credo meriti questo tipo di approccio.
Voglio invece entrare nel merito di una scheda e su questo voglio essere estremamente chiaro. Non sono componente della VII Commissione quindi, non avendo potuto esprimere le mie valutazioni in quella sede, le esprimo qui.
Entro nel merito della scheda che si riferisce al Comune di Pomaro Monferrato. Vado indietro di quattro anni nel tempo per dire che già allora con il compagno Reburdo sollevai più volte, con ripetute interrogazioni, la situazione di smaltimento selvaggio e abusivo di rifiuti nel Comune di Pomaro Monferrato. Interrogazioni e interpellanze che sono agli atti del Consiglio regionale e negli archivi. Se in allora, quattro anni fa, chi di dovere fosse intervenuto quando noi abbiamo denunciato questa situazione probabilmente oggi non ci troveremmo a dover discutere di sborsare più di 2 miliardi per bonificare il sito di Pomaro Monferrato. Voglio essere estremamente chiaro. In allora, chi di dovere erano l'Assessore all'ambiente della Regione, Calsolaro, del Gruppo socialista, e il Presidente della Provincia di Alessandria, Rossa, oggi Capogruppo socialista in Regione. Voglio dire con molta pacatezza, ma con estrema chiarezza, che in questo caso si potrebbe configurare una omissione di atti d'ufficio per non aver svolto i controlli necessari su una situazione ripetutamente denunciata in quest'aula e non soltanto verbalmente, ma anche per iscritto. E siccome io ritengo che chi governa deve giustamente rivendicare a proprio merito le cose positive che fa, ma chi governa sa che deve anche pagare per le cose sbagliate che fa o per le cose che non fa, io chiedo alla Giunta una cosa: o la Giunta provvede a verificare se nel caso di Pomaro Monferrato esistono gli estremi per proporre denuncia per omissione di atti di ufficio nei confronti di chi di dovere allora doveva intervenire e cioè l'allora Assessore all'ambiente della Regione e l'allora Presidente della Provincia di Alessandria, oppure sia chiaro che provveder io stesso a verificare se esistono questi estremi, e se questi estremi esistono provvederò ad inoltrare queste denunce. Ritengo che sia un elemento di chiarezza e di assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini da parte di chi governa rivendicare a proprio merito le cose che si fanno, ma avere anche il coraggio di pagare per le cose che non si fanno e per le cose sbagliate che si fanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
C'è un inquinamento da rumore da parte del Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Gentile Presidente, parlando di inquinamento da rumore, colgo l'occasione - sia detto di sfuggita per invitarla a moderarsi quando schiaccia il campanello, perché mentre suona il campanello lei è in aula ma...



PRESIDENTE

I Consiglieri dovrebbero essere in aula.



ALA Nemesio

In effetti gli altri che stanno fuori vengono, per così dire annichiliti dal campanello.
Diciamo che c'è solo una cosa che annichilisce più del campanello e del suono del campanello: le deliberazioni relative alla legge n. 441/87 ovvero le deliberazioni relative ai piani dei siti e ai piani di bonifica.
Queste annichiliscono ancora di più, non soltanto i Consiglieri, che del resto sono pagati per rimbambire qua dentro, ma molto probabilmente anche il territorio piemontese. Tra dieci anni si faranno i piani di bonifica relativi alle aree che si inquinano adesso con simili disastrati e disastrosi interventi e con una simile gestione della politica in materia di smaltimento dei rifiuti. Questo anche se l'art. 5 della legge n. 441/87 parla chiaramente di un piano straordinario, a tal punto straordinario da sostenere che dopo questo intervento non vi sarà più nulla da bonificare.
Proprio uno dei commi più rilevanti dell'art. 5, che era presente nel decreto legge 361, quello che prevedeva la reiterazione dei piani e l'aggiornamento dei piani, è stato infatti cancellato in sede di conversione in legge Questo - sia detto sempre di sfuggita - è preoccupante per due motivi.
In primo luogo, perché introduce enormi sospetti sulla razionalità, la consapevolezza e ragionevolezza del nostro Parlamento, nel senso che se il nostro Parlamento ritiene che non ci sia più necessità di altri piani di bonifica dopo questo, occorre riflettere seriamente sulla sua sanità mentale, conoscenza e lungimiranza. In secondo luogo, perché apre uno dei capitoli più preoccupanti relativi a questo piano delle bonifiche: quello che non è inserito nel piano delle bonifiche non è assolutamente chiaro come potrà essere inserito, ed è questo uno dei punti principali delle enormi perplessità - sia detto con termine eufemistico - che la Lista Verde ha rispetto a questo piano. Un piano che non pare assolutamente tenere nel debito conto non solo le segnalazioni giunte nel passato, alcune delle quali richiamate dai colleghi che mi hanno preceduto e altre ancora si potrebbero aggiungere (dopo vedremo quali). Segnalazioni che ormai da cinque-sei anni giungono da più soggetti, Comuni, Province, Consiglieri di opposizione di vari Comuni, UU.SS.SS.LL., Laboratori di sanità pubblica Comitati spontanei ed Associazioni ambientaliste, Magistratura: tutti questi soggetti hanno nel passato segnalato una serie di vicende, di contesti inquinati che qui assolutamente non è dato modo di ritrovare e che non è assolutamente detto siano stati nel frattempo disinquinati, anche perché è difficile che si disinquinino da soli, semplicemente con il passare del tempo. Al massimo, abbiamo visto qualche trasloco e così si sposta l'inquinamento.
Ugualmente, non si è tenuto conto - e questo per me è estremamente grave, grave nei rapporti istituzionali e con riferimento anche allo Statuto della nostra Regione - dei risultati delle consultazioni che più che dalla Giunta sono state condotte dal Consiglio e dalla VII Commissione.
Su questo vorrei invitare i colleghi e il Presidente della VII Commissione a ragionare su fino a quando la VII Commissione ed alcuni suoi membri debbano reggere l'impatto con la popolazione, giustamente preoccupata della situazione, e fare le veci della Giunta, sorbendoci la continua e interamente giustificata litania delle imprecazioni sulla mancanza dei tempi e sulla mancanza di consultazione. Nessuno, e tanto meno io, ha voglia di andare a tenere le candele e i moccoli ad un Assessorato che viene meno sia alle consultazioni che ai risultati delle consultazioni quando queste vengono condotte dalla Commissione. Tutto il materiale che è stato consegnato e illustrato sia dagli enti locali che dalle Associazioni e dai Comitati spontanei è stato bellamente archiviato e al di là dei verbali e delle parole della Commissione di questo non compare né resta traccia, neanche in una postilla che dica: "vi sono altre situazioni, poi le vedremo o non le vedremo". E' stato irriso uno sforzo serio, rigoroso e di grande documentazione che una serie di comitati e gruppi in Piemonte avevano fatto, cercando un'intesa con la Giunta e con l'Assessorato competente, con una volontà di collaborazione su un progetto che si presumeva, serio e rigoroso, finalizzato alla bonifica del territorio piemontese.
Questo - sia detto per inciso - al di là del denaro disponibile, perch piaccia o non piaccia gli amministratori locali, le associazioni e i comitati spontanei hanno cercato e hanno visto comunque questo piano come una occasione di rigore di documentazione delle situazioni inquinate nella nostra Regione. Quindi non hanno condiviso un'impostazione che mette l'urgenza al primo posto, che impone di passare sopra tutto perché dobbiamo arraffare i soldi. Questo atteggiamento, come è già stato detto dal collega Ferro, non è assolutamente vero. E quindi questa volta il gioco non riesce più, il trucco non riesce più. Però lo si prova di nuovo perché la prima volta è andata bene, con il Commissario del Governo è andata ancora meglio quindi lo si ripeta. Però credo che, se non altro in certi contesti e in certi ambienti, amministrazioni locali comprese, si è compreso che la Regione non è intenzionata a programmare una seria e rigorosa indagine sulle zone da bonificare, al di là degli interventi disponibili e della quantità di denaro che è disponibile da parte del Ministero per queste operazioni. Non so, quindi, cosa dire e cosa fare di questa documentazione così come non so cosa dire e cosa fare dell'impegno di alcuni Consiglieri nella Commissione consiliare regionale di indagine sull'inquinamento in provincia di Alessandria e in senso più generale nel Piemonte. Non basta lodare, perché costa poco, i risultati del lavoro se i risultati di questo lavoro non sono assunti e considerati realmente al momento della predisposizione del piano. Dico questo più in direzione della Giunta e dell'Assessore competente che in direzione dei funzionari e della cosiddetta "unità flessibile", la cui relazione è molto meno sicura nella parole e nei contenuti di quanto pare essere invece la deliberazione e molto più problematica e aperta ad integrazioni. Invece da parte di questa maggioranza, mi pare che non vi sia alcuna disponibilità ad accettare alcuna integrazione. Quindi, tutti questi casi rimarranno qui in qualche cassetto. Vi rimarrà anche il caso più emblematico e preoccupante che investe la fascia a sud di Torino, in cui abbiamo una contiguità tra attività di escavazione e smaltimento di rifiuti. Tra l'altro l'Assessore ed è sempre lo stesso - si presta a rilanciare in grande stile, ed a velocità vertiginosa, questa attività di escavazione. E bisognerebbe aggiungere la postilla che, tra dieci anni, tutte queste zone saranno zone da bonificare. Il 5 luglio si avrà un altro momento significativo di sabotaggio del parco fluviale del Po, attraverso questo rilancio in grande stile dell'escavazione nella zona fluviale del Po, Pancalieri, Moncalieri Casalgrasso, Carignano e dintorni, quasi che ci si preoccupasse di riprodurre zone da bonificare attraverso autorizzazioni all'escavazione e soprattutto attraverso il negare l'esistenza di una situazione di gravissima crisi proprio in un'area in cui si continuano a concedere autorizzazioni all'escavazione a raffica.
Così pure abbiamo appreso ieri cose incredibili rispetto a una delle aree per la quale si sono fatte numerose interrogazioni sia nel corso della passata legislatura che in questa, rispetto alla quale è stata sospesa l'autorizzazione provvisoria allo smaltimento e sono in corso molte vicende. Abbiamo appreso che il modo con cui verrà bonificata la cava di Montiglio sarà quello di riaprire la discarica e di riautorizzare nuovamente la discarica della IECME, che adesso si chiama IECA. Se questo è il modo con cui si bonifica, da un lato autorizzando cave e dall'altro trasformando le aree di bonificare in discariche autorizzate, il problema diventa estremamente preoccupante per la nostra Regione.
C'è poi il fatto che, nonostante tutto, nessuno riesce a capire il livello delle bonifiche attualmente in corso. In molti hanno sollevato questo problema. Penso, ad esempio, al Comune di Casale Monferrato, ma la stessa situazione vale per Pomaro, vale per l'Ecolibarna, vale per Carbonara Scrivia ed è stata sollevata dal Comune di Tortona. L'attuale condizione delle aree sulle quali delle bonifiche si sono iniziate è assai preoccupante. Quale garanzia dà il fatto che il materiale dell'Ecosystem anziché a Pontestura si trovi adesso stoccato nei depositi della ex Maura di Coniolo? Cos'è? E' uno spostamento dell'area da bonificare, ma né il sito precedente né l'attuale offrono garanzie, cosicché diventano entrambe aree ugualmente da bonificare. Ma rispetto a tutto questo, il piano non interviene minimamente. Il piano fa una serie di ragionamenti burocratici relativi ad aree da stralciare, non ragiona però mai in base ai reali livelli di inquinamento o di rischio potenziale di inquinamento o di dissesto soprattutto per quanto riguarda le falde sotterranee. Dove è in corso un procedimento giudiziario, dove c'è una cosa in corso, dove la Protezione civile ha promesso un intervento... tutto viene stralciato.
Però questo non ha nulla a che vedere con la situazione di dissesto e di disgregazione delle falde, con l'emergenza ambientale di intere zone della nostra regione.
Quale battaglia si è dovuta fare per considerare e per far tener conto che per una serie di siti individuati come inquinati viene indicata un'area estremamente ridotta, rispetto all'area potenziale di inquinamento? Un caso è Pomaro, un altro è Santhià, un altro caso enorme è quello delle Basse di Stura. Ne esisteranno sicuramente altri.
Di sfuggita vorrei ugualmente ricordare come da parte della Giunta regionale, dell'Assessore in qualità di Presidente del Comitato tecnico sia stata negata alla Commissione la possibilità di acquisire ulteriori elementi di informazione rispetto a questo piano. Quel "no" all'audizione del Comitato tecnico da parte della VII Commissione ritengo sia stato pretestuoso e sia stato un modo per impedire alla Commissione di acquisire elementi di critica, moderata e parziale (o forse anche complessiva, ma non c'è stato modo di verificarlo), rispetto a questo piano. Si è cercato cioè di impedire che la Commissione potesse acquisire elementi che potevano criticare o permettere di sviluppare alcune critiche rispetto al piano.
Quindi, mancanza del Comitato tecnico, crollo, secondo me, verticale della credibilità rispetto a certe aree e a certe situazioni del Piemonte e rispetto a quelle associazioni che avevano cercato di fornire una documentazione in attesa di ottenere un riscontro. E' questo, a mio avviso, l'esito di questo piano. E, soprattutto, non si approva un piano vero e proprio: si porta a casa un documento burocratico per acquisire una quantità di denaro e di finanziamenti. Tutto questo mi sembra enormemente troppo poco rispetto alle necessità del territorio piemontese.
Mi rammarico che, da parte della maggioranza, così come sul piano precedente, si faccia blocco e si cerchi di non sentire, di nascondersi quelle situazioni di maggiore crisi regionale che invece, ed anche da parte di amministrazioni ed enti assai vicini alla maggioranza, sono stati sollevati più volte in sede di consultazione, quasi che solo sull'opposizione debba gravare l'incarico - che io mi assumo pur ritenendo che non sia corretto perché qui si tratta di governare una materia - di richiamare l'attenzione su quelle aree che forse, per motivi imperscrutabili, le Province non si sono degnate di presentare alla Regione, o rispetto alle quali, come nel caso di La Loggia e dintorni, le Province si sono rivelate inadempienti (vicenda chiaramente descritta nella deliberazione e soprattutto nella relazione dell'unità flessibile).
Infatti, di fronte a precise richieste di completare le schede, la Provincia non ha fatto questo. Se certe zone del Piemonte non verranno bonificate è pertanto per colpa e per l'inadempienza della Provincia di Torino, che doveva compiere alcuni atti e non li ha compiuti. La Regione doveva, e deve, utilizzare gli strumenti sostitutivi e compiere autonomamente questa indagine, perché i cittadini di La Loggia, Orbassano Beinasco e Volvera hanno anch'essi diritto ad una bonifica del loro territorio anche se questa non è gradita - mi dica qualcuno perch all'Assessore all'ecologia della Provincia di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Non affronterò più la questione di cui discutiamo nei suoi aspetti più complessivi perché questo è stato già fatto dai miei compagni di Gruppo Ferro e Chiezzi; siccome mi ritrovo completamente nei loro interventi me ne esimo.
Voglio invece affrontare una questione specifica che va ad ulteriore dimostrazione e controprova se ancora ce ne fosse bisogno che siamo di fronte non già ad un piano, ma piuttosto ad una elencazione del fabbisogno che c'è in Regione e ad una elencazione incompleta. Perché una elencazione incompleta? E' stato detto che le Province sono state richieste di fornire indicazioni intorno ai siti da inserire nel piano di bonifica. Le Province come ricordava il Consigliere Ala poc'anzi - in taluni casi non hanno magari proposto dei siti, per le ragioni più disparate, che avrebbero invece necessitato di essere inserite nel piano.
Nel caso della IECA di Montiglio - già richiamato dal Consigliere Ala e prima di da lui altri Consiglieri - siamo in presenza di un caso segnalato dalla Provincia interessata, che è la Provincia di Asti, cioè la provincia nel cui territorio di competenza insiste Montiglio, Comune presso il quale sono dislocate le cave di cui parlo, quelle che avrebbero dovuto essere come chiede la Provincia inserite nel piano di bonifica. E invece non ci sono perché coloro che hanno istruito questa pratica (presumo funzionari dell'Assessorato all'ambiente) hanno dato la seguente motivazione per il non inserimento: "Poiché si tratta di discarica dei rifiuti industriali posta in una cava per la quale è stata rilasciata all'azienda da prima autorizzazione provvisoria, poi sospesa in attesa di indagini richiesta dal Comitato tecnico ai fini dell'autorizzazione definitiva. Perciò non si consiglia l'inserimento nel piano di bonifica". Ripeto: nonostante la Provincia abbia indicato invece questa cava (oggi discarica) come necessitante di bonifica.
La motivazione data dagli uffici - se non sono stato informato male - è una motivazione carente e largamente inesatta.
Voglio ricordare rapidamente un paio di elementi sui quali chiedo una risposta precisa all'Assessore. Gli elementi sono questi: in questa ex cava di gesso, da molti anni adibita a discarica, ci stanno ora qualcosa come 500 mila metri cubi di rifiuti. Non rifiuti industriali (come genericamente è scritto nelle motivazioni date all'Assessore per dire di no all'inserimento nel piano di bonifica), ma in larghissima parte rifiuti tossici e nocivi, come è ampliamente documentato dall'USSL n. 68 di Asti con le relazioni del 6/6/1985 e del 27 ottobre dello stesso anno, dopo indagini, analisi e campionature in diverse e differenti camere di quella discarica rispondenti a diversi periodi di smaltimento tossici e nocivi non genericamente rifiuti industriali.
Si tratta di una cava sotterranea, di quelle che, ai sensi della deliberazione del 27/7/1984 del Comitato interministeriale di cui all'art.
5 del DPR 915, non possono essere adibite a discarica di seconda categoria né di tipo B) né di tipo C).
Si dice, sempre nelle motivazioni date all'Assessore: "...sospesa l'autorizzazione provvisoria in attesa di ulteriori indagini ai fini di autorizzazione definitiva". E' inesatto, anzi, è sbagliato. Quello che non si dice lo aggiungo io, Assessore. Non si dice questo: che la ditta, il 5/3/1987 invia alla Regione, alla Provincia e al Comune interessato la documentazione tecnica per chiedere di poter riprendere lo smaltimento. Il 30 giugno dell'anno scorso, la Giunta provinciale di Asti diniega la ripresa dell'attività e proroga ulteriormente la sospensione dell'attività.
Il 14 ottobre il Comitato tecnico regionale (il CRIAP) dà parere non favorevole alla ripresa dell'attività. Il 16 dicembre dello scorso anno la Giunta provinciale di Asti revoca definitivamente l'autorizzazione e il Presidente della Giunta provinciale di Asti diffida la ditta ad astenersi da qualsiasi attività di discarica ribadendo l'obbligo della raccolta e allentamento delle acque convergenti in cava, spurgo dei fanghi, ecc.
Siamo in presenza di un problema di questo tipo: 400/500 mila metri cubi di depositi non si sa di che natura e non si sa nemmeno esattamente lungo quali cunicoli di questa cava. Perché non deve essere inserita nel piano di bonifica? Non costituisce anche questa una emergenza ambientale? La Provincia di Asti nella giornata di ieri ha deciso di disporre nuove analisi e indagini per verificare il livello di inquinamento dell'area e delle falde. Non sarà che non si inserisce nel piano delle bonifiche per la semplice ragione che si intende riattivare questa cava ancora come discarica di rifiuti industriali? C'è una nuova richiesta della stessa ditta per smaltire i rifiuti delle stesse ditte conferitrici, una richiesta dei primi mesi di quest'anno nella quale si precisa che si tratterebbe questa volta, di rifiuti adatti ad una discarica di seconda categoria di tipo B). Era così anche prima, solo che poi si sono trovati ampliamente i tossici e nocivi.
Mi si dice - chiedo conferma o documentata smentita da parte dell'Assessore - che si tenderebbe a configurare un parere favorevole (perciò non la si mette nel piano delle bonifiche) a seguito della minaccia della ditta conferitrice, l'ex Deltasider Acciaierie Terni, di mettere in cassa integrazione un certo numero di lavoratori, se non si può continuare a discaricare nell'Astigiano. Se questa fosse la motivazione, ne sarei allibito. E' contro qualsiasi logica di quelle affermate dall'Assessore nello stesso piano di smaltimento recentemente discusso per quanto riguarda i rifiuti industriali. Ma, a parte questo, di fronte alla minaccia di un'azienda di mettere in cassa integrazione i lavoratori, noi accediamo a qualsiasi autorizzazione per la discarica di rifiuti che sappiamo essere da ampie esperienze precedenti, tossici e nocivi, introduciamo un principio che è la clamorosa negazione non solo della programmazione ma di qualsiasi possibilità di governo in una materia delicata come questa. Il problema anche se con toni assai più sommessi, è già stato sollevato dal collega Picco e da altri i quali poi alla fine però dicono che il piano va approvato.
Io lo sollevo con nettezza, chiedo risposte precise, confermo l'orientamento già espresso dal collega Ferro e da altri per quanto riguarda il nostro Gruppo, che è quello della richiesta di ritiro, di revoca di questo incompleto elenco che è tutt'altro che un piano. Chiedo che si riconsideri la vicenda di Montiglio, una vicenda che rischia di diventare emblematica del modo come ci si rapporta alle imprese e del modo come si affronta, negando qualsiasi seria concezione della programmazione una questione così cruciale e delicata come quella dei rifiuti industriali in particolare dei tossici e nocivi.
Ho fornito dati e cifre. Chiedo che ci siano risposte altrettanto chiare da parte dell'Assessore. Non si dica, infine, che in provincia di Asti si procede solo negando, da parte delle istituzioni preposte immagino non si imputi questo solo al nostro Gruppo - qualsiasi soluzione e possibilità nel territorio della provincia di smaltire questo tipo di rifiuti. Non lo si dica perché è inesatto. Debbo ricordare che si sta lavorando in Provincia di Asti per l'attuazione di un sistema complesso di smaltimento, recupero e inertizzazione dei rifiuti industriali di quasi tutti i moduli dei rifiuti industriali compresi i tossici e nocivi ovviamente prodotti nell'area in questione. Non c'è alcuna tendenza a non farci carico dei rifiuti prodotti dal sistema produttivo. Esiste un'esigenza di programmazione e di affrontare seriamente situazioni che costituiscono vere e proprie emergenze come quella dell'area di Montiglio situazioni compromesse in lunghissimi anni e che ora hanno bisogno non di essere riaperte, ma di urgenti interventi di bonifica come richiesto anche dall'Ente Provincia. Volevo sollevare questa questione, perché il modo come è stata costruita l'istruttoria mi pare emblematico e volevo chiedere all'Assessore precise risposte nella sua replica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, non sarei intervenuto nel dibattito se non fosse stato sollevato un problema che mi ha coinvolto direttamente. Pur avendo rappresentato dei momenti istituzionali, non ho mai avuto responsabilità che sono state adombrate in questo richiamo. Come ha già anticipato il collega Tapparo, il Gruppo socialista approva il piano proposto dalla Giunta e dall'Assessore, collega e compagna Elettra Cernetti. Consideriamo il piano un primo momento importante di una iniziativa concreta, diretta ad avviare questo nuovo processo di bonifiche.
Da qualcuno è stato osservato che è un piano carente di altri interventi e altre segnalazioni, è un piano che non ha sufficienti mezzi finanziari per realizzare l'obiettivo che si propone. Vi è stato un tentativo di delegittimare la dignità e la portata del piano. A me sembra invece che si debba collocare la proposta nella sua giusta collocazione: è un piano che mira ad alcuni obiettivi e che non pretende di esaurire tutto lo scibile. E' un primo momento al quale deve seguire un processo costruttivo, in grado di coinvolgere gli enti locali. Sono state lamentate delle carenze. Da parte del Gruppo socialista, da parte dell'Assessore della maggioranza e di tutto il Consiglio, c'è la volontà di realizzare con grande impegno, il recupero di queste aree attraverso la bonifica.
Non stiamo facendo una disputa filosofica, per cui talvolta ci si pu dividere anche sul sesso degli angeli. Si tratta di vedere se ci sono dei punti nei quali si ritiene che si debba intervenire e se occorre allargare il numero degli interventi. Ma non siamo fuori da questa realtà! Si tratta di vedere concretamente questa realtà e maggioranza e opposizione dovrebbero darsi reciprocamente atto di questa volontà, portando dei contributi e vedendo insieme che tipo di proposta dovremmo determinare.
E' vero: lavoriamo in stato di emergenza. Mi auguro che si esca al più presto da questa situazione e si riesca a portare avanti un cambiamento nell'ambito della situazione piemontese e quindi nell'ambito della provincia di Alessandria che non ignora e non è insensibile ai problemi che riguardano i rifiuti solidi, urbani, tossici e nocivi. Non è insensibile anche perché qualche anno fa è stata fortemente colpita da questo tipo di inquinamento. Per questi motivi sono necessari interventi concreti verificare se è necessario partire da lì per poter allargare anche la nostra visuale. Quando si parla di recupero, recupero deve essere non solo per quanto riguarda i rifiuti urbani, tossici o nocivi, ma di tutti i rifiuti. Gli acquedotti inquinati sono un segnale preoccupante, una punta dell'iceberg che indica che si deve fare subito qualcosa per non trovarsi nel giro di qualche anno a dover constatare che la situazione, dal punto di vista ambientale e idrico, è veramente preoccupante, che non è imputabile a Tizio, Caio o Sempronio, ma ad un processo che qualcuno di noi può avere denunciato nel quadro di un certo tipo di sviluppo, in certi momenti perch non teneva conto di certe realtà, ma che nessuno ha avvertito. Certo quando è stata avvertita la gravità del fenomeno si sono costituiti i Verdi, ma anche loro sono diventati di moda che non è molto. Il processo che è andato avanti non è nato ieri né in Europa né in Italia, è un processo che purtroppo viene da lontano. Facciamo attenzione a non ergerci giudici che esprimono sentenze, senza pensare che in queste sentenze siamo tutti coinvolti, compresi coloro che oggi si ergono a pubblico ministero.
Parlo dei Verdi, che sembrano essere quelli più vicini ai problemi dell'ambiente, ma io nego che siano i più vicini, perché noi ci sentiamo vicini quanto coloro che oggi si ergono difensori dell'ambiente. E lo siamo sempre stati. All'amico e compagno Montefalchesi dico che lo siamo sempre stati, anche quando abbiamo ricoperto delle responsabilità di carattere istituzionale, l'ho detto anche quando si è discusso del problema di Pomaro.
A me sembra che l'indirizzo dato dal piano vada nella direttrice giusta. Pomaro, come tutti gli altri casi problematici, credo che dovrà rientrare nella visuale di intervento degli altri problemi. Il sottoscritto quando ricopriva la carica di Presidente della Provincia di Alessandria è intervenuto, come di sua competenza, per revocare certe autorizzazioni e si è trovato a dover prendere atto che formalmente era anche andato oltre i suoi poteri. Nel corso della mia attività infatti sono stato anche denunciato da un gestore per avere ecceduto nei miei poteri e quindi ho pagato per questo eccesso di potere. Sono intervenuto, ho avuto dei problemi, ho cercato comunque di rimettere le cose come dovevano essere messe e sono riuscito a bloccare quell'attività. Ci sono stati dei momenti di passaggio, che sono sempre momenti in cui le parti si confrontano. Ho addirittura subito un processo nel quale sono stato chiamato come testimone per una vicenda di questo tipo dalla quale non solo ne sono uscito senza alcuna responsabilità, ma è risultato anche che la situazione non era affatto quella che si denunciava. Collega Montefalchesi, parliamone pure ciascuno fa la propria parte, però facciamo politica nella aule parlamentari. Mi rammarica sentire dire dal collega che provvederà lui stesso a verificare questi estremi e se questi estremi esistono li inoltrerà nelle aule dei tribunali. Forse c'è stato un momento in cui qualcuno si è illuso che facendo politica nelle aule dei tribunali potesse sconfessare e sostituirsi a questo crollo generale. Qualcuno si è illuso perché da una parte i risultati stanno dimostrando la inanità di certe cose, e dall'altra, sul piano politico, una strada che non fa premio, anzi una strada diversa. Con questo voglio dire che poiché non si tratta di una disputa filosofica dove ci si può dividere sul sesso degli angeli verifichiamo concretamente le volontà comuni, anche perché in questo modo concorriamo a dare forza e credibilità al ruolo della Regione senza prendersela con le Province che non avrebbero fatto il loro dovere.
Cerchiamo di realizzare un governo capace di raggiungere quegli obiettivi coinvolgendo gli enti locali, le forze sociali, la gente, i Verdi, gli ambientalisti, tutte le forze di questa società piemontese in un quadro in cui la Regione diventa il volano di questa situazione. Quindi confrontiamoci anche duramente, ma facciamolo sul piano politico.
Noi socialisti, da questo punto di vista, abbiamo avuto persino troppe responsabilità nella gestione di questo settore, ci sono stati diversi Assessori e diverse Presidenze, abbiamo avuto responsabilità varie che ci hanno coinvolto, abbiamo avuto persino troppe responsabilità, perché sarei favorevole ad un organigramma pluralistico, capace di tenere sempre vive le presenze delle varie sfaccettature presenti nell'assemblea parlamentare.
Però noi socialisti abbiamo onorato con dignità questo impegno, lo stiamo facendo in questo momento con l'Assessore al settore e con il Presidente della VII Commissione al di là di processi che possono essere fatti alle intenzioni che naturalmente noi respingiamo, perché riteniamo di operare al meglio seppure con tutte le difficoltà che ci possono essere.
Signor Presidente e colleghi, ho voluto cogliere questo aspetto per dire di trattarlo serenamente, ma trattiamolo in sede politica, non facciamo politica nelle aule dei tribunali perché quello non è il nostro compito. E' compito nostro confrontarci sul terreno per cui siamo stati eletti per rappresentare le istanze della gente che ci ha votato.
Facciamolo riconoscendo anche le carenze, con l'obiettivo di venirne fuori facendo un grosso sforzo. Mi auguro che, siccome si sta lavorando su un ordine del giorno, si possa realizzare, pur in mezzo alle distinzioni, un momento il più possibile unitario che dia quella forza necessaria alla Regione per governare questo processo, per avviare questo piano e per aprire un tavolo di trattative e di confronto nel quale, a livello governativo e negli enti locali, si veda con fiducia il ruolo che viene svolto dalla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, un breve intervento in quanto il nostro Gruppo si è collocato in questa discussione con un intervento generale rappresentativo del giudizio molto negativo del Gruppo sul piano delle bonifiche e con alcuni interventi che hanno assunto, a riprova del giudizio negativo, casi specifici.
Mi limito a toccare un aspetto che mi pare essenziale per riportarci al problema. Premetto che questo aspetto che tocco è il contenuto sostanziale di un ordine del giorno che abbiamo predisposto ed è offerto alla riflessione delle altre forze politiche, augurandoci che ne possano convenire. Ahimè, le forze politiche di maggioranza non sono mai in grado di convenire su una parte almeno delle nostre critiche al momento in cui ci sono atti di governo. Dicevo prima, un po' paradossalmente, che forse non abbiamo sempre ragione sul 100% dei casi, ma sul 30, 40, 50, 60% dei casi qualche ragione ce l'abbiamo. Ma la situazione politica concreta non permette mai di dare ragione su quella quota.
Noi abbiamo ritenuto di dovere sollevare una questione che non è contemplata nel piano e che ci fa dare questo giudizio negativo, e che essendo in un altro strumento l'ordine del giorno potrebbe permettere anche alle altre forze politiche di essere più libere per cercare di costruire quello che con tutta evidenza manca in questo cosiddetto piano.
Oltre alle cose che sono state dette dai compagni e le più incisive riserve di merito, che cosa manca in questo piano e cosa lo rende debolissimo? Manca quello che a comune intendimento apparirebbe dover essere un piano: la previsione di un intervento che in materia preveda ci che si deve fare per rimuovere le cause di permanenza della tossicità e della nocività e la destinazione, o almeno una linea di indirizzo di destinazione, delle sostanze che vengono rimosse e che vengono bonificate.
La situazione è davvero di grande emergenza. Noi diciamo con chiarezza che non siamo assolutamente allineati come Gruppo comunista - e per non essere fraintesi lo ripetiamo ancora una volta - in una posizione comoda di cartello dei "no". Noi riteniamo che la questione dei rifiuti industriali tossici e nocivi sia una nuova dirimente emergenza per il nostro sistema produttivo politico e amministrativo. Se è vero, come pare essere vero, che solo il 5-10% dell'attuale produzione dei rifiuti tossici e nocivi nella nostra regione è smaltita in forme controllate, abbiamo il segno di un buco enorme su cui gli interventi non possono che essere lungimiranti, forti non improvvisati e determinati a trovare sbocchi, soluzioni nel rispetto delle due variabili "indipendenti" da assumere a priori e che sono il rapporto con l'ambiente e il rapporto con la gente.
E' la difficile ma indispensabile strada della ricerca del consenso non a tutti i costi, ma attraverso la spesa forte delle risorse che istituzioni e tecnica possono offrire alla gente che ha diritto di avere le risposte e che, quando non le ha, ha ragione di essere contro.
Inquadrata così la situazione, che cosa manca in questo documento? Manca la previsione di dove milioni di tonnellate di rifiuti tossici e nocivi andranno ad essere o stoccati prima o smaltiti e trattati poi. Mi si potrà rispondere che c'è una legge, ci sono dei finanziamenti da attivare e delle situazioni da bonificare. Devo però dire che si sta rivelando tutta l'improvvidità di una continua legislazione che prescinde dalla soluzione dei problemi e li affronta pezzo per pezzo. E qui francamente dovremmo giudicare di più quanto ci mette in crisi e in difficoltà una legislazione anche nazionale che ci chiede di fare dei pezzi e di non dominare il processo, quando poi i cittadini, i produttori chiedono alle istituzioni le responsabilità su tutto il processo. Noi chiediamo che l'Assessore ci risponda già sulla sua disponibilità; formalizzeremo un ordine del giorno molto aperto alla collaborazione di tutti, in cui chiediamo, dal momento che è prevista una somma in denaro per la bonifica di discariche o di impianti che hanno prodotto tossicità e nocività, che entro 90 giorni sia definito un primo stralcio di programma di stoccaggio provvisorio smaltimento e trattamento con priorità anche relative al trattamento dei materiali. Tutto ciò riferendoci anche a quanto sta emergendo dalle conferenze istituite dalle legge n. 441. Pur essendo le stesse uno strumento su cui non abbiamo dato la nostra approvazione perché ci pare poco chiaro e poco programmatorio, la programmazione resta comunque l'unica arma per dichiarare con trasparenza quello che si vuol fare. I punti essenziali da definire nel programma sono: a) stoccaggio provvisorio b) luoghi, siti idonei a primi impianti o piattaforme di trattamento e smaltimento c) attivazione, nello stesso tempo, di uno strumento operativo di carattere misto con compiti di ricerca e di realizzazione nel sistema regionale del trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali. Noi abbiamo parlato di agenzia perché finora non abbiamo trovato altre esperienze equipollenti, non abbiamo trovato azioni diverse e altrettanto convincenti. Si tratta di mettere assieme capitali, intelligenze, soggetti che riescano a determinare, in base alle esigenze di smaltimento, un sistema complessivo di trattamento e realizzarlo gradualmente, ma lavorandoci come una delle grandi priorità.
Faccio ora un riferimento esplicito alla questione Barricalla, che è fattore di grande e legittima preoccupazione dei cittadini delle Vallette o comunque di quella zona perché nel momento in cui si vara un piano di bonifiche rischia di essere l'unico ricettore potenziale di tutta quella montagna di rifiuti tossici e nocivi. Qui dobbiamo avere molta chiarezza qui è la politica, non è la tecnica che gioca la partita decisiva. Se n prima degli anni 1984-85 né dopo il 1985 (autorizzazione della Provincia) non sono state fatte le necessarie verifiche, definizioni, approfondimenti rapporto conoscitivo con le popolazioni, tutte queste cose vanno recuperate oggi. Per cui noi chiediamo che la discarica Barricalla non sia fuori da questo piano stralcio per trattamento e smaltimento. Chiediamo quindi la temporanea sospensione della autorizzazione sia ai fini delle risposte necessarie ai cittadini, ma anche e soprattutto ai fini della verifica della destinazione dell'attuale discarica posta in un luogo troppo vicino alle case di abitazione di un quartiere torinese, per determinare dentro a questo piano stralcio quali possibilità esistono per far fronte alle indispensabili necessità dell'emergenza dei rifiuti.
Ci pare questo un modo serio di vedere la questione. Sappiamo che nell'attività di governo non si può andare avanti con i "no", ma ammoniamo che nell'attività di governo dei "sì", senza le condizioni di garanzia politica che dobbiamo dare alle popolazioni, diventano poi in realtà dei grandi pasticci, delle forzature, diventano alla fine la non soluzione dei problemi. Allora prendiamo l'unica strada maestra: se ci sono delle variabili indipendenti (che sono: le garanzie tecniche da accertare, il rapporto con le popolazioni interessate, anche questo è un punto A) cui non verremo mai meno) si verifichino e siano la condizione a cui legare la sospensione temporanea e per collocare anche questa discarica in questo piano stralcio che manca nel piano delle bonifiche. Nelle bonifiche c'è solo quello che si deve asportare, ma ripeto non c'è dove né come l'asportazione di questi materiali verrà stoccata, smaltita e trattata.
Pare a me un discorso semplice di uno che non s'intende molto di questioni tecniche. Non voglio rubare un mestiere che non saprei fare, ma ho ben presente, a nome del Gruppo comunista, un punto di riferimento: la costruzione di un sistema a cui ha accennato il collega Rossa. Condivido quando il collega dice che lo sforzo dev'essere ben più ampio. Però - mi permetta di dire il collega Rossa - ben più ampio da parte di qualcuno, non c'è un inventore né un decisionista, ma ben più ampio per chi regge sorti responsabilità e poteri in questa Ragione. Sforzo che non può essere fatto ignorando una posizione, ragionamenti, collocazioni, sforzi approfondimenti, rapporti, di cui è depositario ad esempio il Partito comunista o altre forze di opposizione. Il Partito comunista ritiene che in questa fase imboccare con coraggio un strada di governo sia legato alla chiarezza con cui ristabiliamo qualche rapporto serio con i cittadini fruitori, perché alla fine il riferimento è l'uomo, il cittadino, chi abita, chi vive. Per il Bormida tutti l'hanno detto: prima la persona, il cittadino, poi la produzione. Noi sappiamo che dobbiamo percorrere la strada stretta di far collimare queste esigenze, però anche metodologicamente ci devono essere delle conseguenze. Allora noi chiediamo ai Gruppi di aderire, o comunque di contribuire a questo ordine del giorno da votare immediatamente dopo il piano delle bonifiche che anche con le nostre dure critiche ha un esito ormai scontato. Questo ordine del giorno se votato e poi onorato, potrebbe rappresentare, e per la questione generale ed anche per la delicata e difficile situazione della Barricalla una via seria di programmazione, di esame, di verifica e di decisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Signor Presidente, signor Assessore soprattutto, ritengo sia mio dovere ringraziare chi ha voluto sottolineare la situazione di Montiglio. Questo non è per campanilismo, perché mi rendo conto che ci sono tante altre situazioni più o meno gravi di quella di Montiglio, ma perché, avendo avuto l'obbligo di ascoltare quelle popolazioni non soltanto come Consigliere regionale ma anche come Consigliere provinciale e facendo parte anche della Commissione ecologica, ho il dovere di ringraziare tutti coloro, compreso il collega Amerio, che hanno sottolineato la posizione e gli interventi della Giunta provinciale che si è servita anche dell'apporto della Commissione ecologica. Commissione che, ad onor del vero, si è sempre sentita in obbligo di ascoltare le associazioni ecologiche, che quasi sempre ordinariamente partecipano alle sedute di Commissione. Per cui da questo apporto tra associazioni, popolazioni e Amministrazione provinciale siamo arrivati a quel documento che l'Assessore ha senz'altro visto e so che anche altri colleghi, soprattutto facenti parte della VII Commissione hanno avuto la possibilità di vedere e di cui ieri hanno anche discusso.
Ringrazio lo stesso Assessore e spero che accetterà le nostre proposte.
Non mi addentro nei dati tecnici che sono già stati sottolineati e illustrati. Mi permetto di fare una proposta. Mi fa piacere che il collega Bontempi abbia parlato di un ordine del giorno perché questo non è il discorso del PCI o della DC. Io sono sempre molto precisa e chiara: in questo momento c'è un grosso problema che potrà procurarci enormi disastri e conseguenze. Quindi, indipendentemente dalle posizioni politiche, sono dell'avviso che dobbiamo tentare di fare quello che possiamo per evitare che si arrivi a conseguenze molto gravi. Propongo di predisporre un documento a latere del piano, da inserire poi in questo piano. Sono state avanzate tante altre proposte. Mi permetto di sottolineare ancora la situazione di Montiglio in modo tale che si possa arrivare alla conclusione che questa discarica sia inclusa nelle aree di bonifica.
Termino così il mio intervento, non sono abituata a parlare molto.
Ritengo che in questo caso occorrano i fatti e non tante parole. Sono abituata, per quanto possibile, a fare le cose pratiche. So che l'Assessore è sensibile alle cose pratiche, per cui chiedo all'Assessore di accettare quel documento a latere del piano di cui ho poc'anzi parlato.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla replica dell'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Comprendo il ruolo democratico dell'opposizione, sono sempre disposta a tenerne conto quando questo ruolo si esercita nelle forme di critica positiva nel senso che aiuta alla costruzione di qualcosa. Non sono invece disponibile ad una opposizione di bassa lega fatta qui da qualcuno che ridicolizza l'attività e l'impegno. Non sono disposta ad accettare questi metodi perché li ritengo di impotenti che nulla hanno da contrapporre. Per il resto sono aperta a tutto quanto di qui è uscito. In questo caso voglio rivolgermi al Consigliere Majorino, alla sua opposizione sempre garbata e puntuale che molte volte fa riflettere su tante cose. Devo però dire al Consigliere che anche per il piano di bonifiche, come già avevo dimostrato per il piano di smaltimento dei rifiuti, la legge è perentoria. Al Consigliere Majorino, che è così attento e ferrato in certe cose, non potrà essere sfuggito che l'art. 5 della legge n. 441 al terzo comma recita puntualmente: "In caso di inadempienza regionale il Ministero dell'Ambiente provvede in via sostitutiva". Più perentorio di così non è possibile! A conferma di questo comma, posso aggiungere che siccome, almeno sino a 10 giorni fa, sono state solo tre le Regioni che hanno presentato il piano di bonifiche, il Ministero si è già sostituito a queste Regioni inadempienti.
Questo vale anche per quella distribuzione che è stata fatta in base alla popolazione e al territorio per le Regioni che non hanno presentato in tempo debito il piano di smaltimento dei rifiuti. Queste Regioni hanno avuto l'assegnazione, ma è una assegnazione "sub condicione" per cui è dato ed è stato dato tempo 60 giorni: entro 60 giorni o c'è la presentazione puntuale del piano o i finanziamenti attribuiti vengono cassati.
Per quanto mi sarà possibile cercherò di fare in modo che i finanziamenti che ci sono stati assegnati non vengano cassati, pertanto farò in modo di presentare in tempi debiti e puntuali i piani e farò anche in modo di non vedermi sostituita dal Ministero come Regione inadempiente.
Vorrei ora rispondere brevemente alla questione preliminare di non passaggio al voto, presentata oltre che dal Gruppo MSI anche dal PCI facendo una semplice elencazione.
Leggo testualmente l'ordine del giorno: "1) Non vengono definiti i siti 2) non vengono definite le caratteristiche dei rifiuti 3) non vengono definiti i sistemi di trattamento 4) la stima dei costi delle bonifiche è superficialmente approssimativa 5) i tempi stretti".
Rispondo a questo: apro a caso nella deliberazione delle bonifiche una qualsiasi scheda riassuntiva sottolineo "riassuntiva", perché la scheda istruttoria è ancora più dettagliata e puntuale. Prevede per tutti i progetti di intervento: Comune di Barge, località S. Martino, Cascina Balon (provincia di Cuneo): 1) descrizione del sito (segue tutta la descrizione: trattasi di una fossa di superficie di 1.100 metri quadri, volume 3.300 metri cubi nella quale sono stati depositati, ecc.) 2) tipologia dei rifiuti e dati sull'inquinamento (rifiuti tossici e nocivi, allo stato solido, ecc.). E' quello che ci ha permesso di classificare queste zone di bonifica in serie A), B), C) come prima dicevo.
Se non ci fosse stata una tipologia dei rifiuti non avremmo potuto classificarli in fasce 3) ipotesi di modalità per l'intervento di bonifica e risanamento ambientale: (asportazione dei rifiuti e della parte di terreno inquinato successivo smaltimento, presso discarica 2C, recupero ambientale) 4) stima degli oneri finanziari. Vorrei sottolineare che il Ministero ci chiede non il costo che certo non poteva chiederci in spazi così brevi perché il costo esige che i progetti siano approfonditi perché solo approfondendo i progetti e i criteri possiamo dare i costi precisi, ma il Ministero nella legge n. 441 ci chiede la stima. Pertanto, come vedete descrizione del sito, tipologia dei rifiuti, modalità per l'intervento di bonifica, stima degli oneri sono puntualmente riportati in ogni scheda che è stata analizzata e descritta in profondità. Ho letto solo i capisaldi di quello che è il riassunto della scheda stessa.
Mi sono già espressa con chiarezza per quanto riguarda il punto 3), ma pare che anche la mia sincerità, che pure mi si riconosce, venga presa per ritorcermi contro le cose. Ciò non toglie che io non desisterò dal continuare e continuerò ad essere sincera e a dire le cose come sono e come le sento. Questo punto prevede l'asportazione dei rifiuti e della parte di terreno inquinato. A livello di Regione Piemonte viene smaltito il 5% dei rifiuti industriali. Preciso che questo dato non è solo della Regione Piemonte, ma è una caratteristica di livello nazionale. Con questo non voglio dire "mal comune è mezzo gaudio", ma non voglio nemmeno affermare che solo per il Piemonte si diano dimensioni catastrofiche che purtroppo invece ci accomunano a tutto il resto d'Italia. Ho precisato che i nostri criteri, oggi come oggi, non possono che essere quelli che noi abbiamo sperimentato. Ripeto: non solo noi, ma tutta Italia perché non si conosce altro sistema di bonifica, oggi non si è praticato altro sistema che non sia l'asportazione di rifiuti in genere tossico-nocivi o di terreni inquinati tossico-nocivi per stoccarli, ad esempio, in altri capannoni. E solo di questo potevamo tenere conto. Cosa prevediamo? Lo smaltimento presso la discarica 2C. Sono la prima a sapere che non abbiamo le discariche 2C e che non abbiamo le discariche 2B. Allora, dobbiamo giustamente chiederci - e su questo concordo - se non era meglio prevedere prima di prevedere piani di bonifiche, quello che è lo smaltimento quotidiano dei rifiuti. Perché non essendo in grado di smaltire nemmeno questi è veramente difficile prevedere di smaltire quello che noi abbiamo accumulato in decine e decine di anni di incuria.
Ecco perché l'Assessorato (parlo di Assessorato in questo caso, perch ho detto che il destinatario è la Regione) prevede altri metodi, altri sistemi, prevede di impiegare altre tecnologie, magari anche a livello sperimentale, che non siano quelle di prendere il rifiuto di qua e metterlo di là in posti altrettanto inidonei; prevede nuovi sistemi che oggi come oggi incominciano ad essere sperimentati, che prevedono l'innocuizzazione in loco senza il trasporto del materiale, che possono anche prevedere l'impermeabilizzazione e la messa in sicurezza del luogo inquinato, perch non continui ad inquinare, ad esempio, le falde acquifere. Al limite potremmo prevedere, per alcuni minimali prodotti che si trovassero altrimenti tossico-nocivi, anche l'incenerimento in loco, ma certo non prevediamo (proprio perché discariche non ne abbiamo nemmeno per quello che produciamo quotidianamente) di prendere dei rifiuti da un luogo e stoccarli chissà dove. Però abbiamo potuto avvalerci solo delle esperienze che, oggi come oggi, noi abbiamo e conosciamo.
Al Consigliere Ala volevo dire che non è vero che qualcuno ha irriso al materiale che ci è stato presentato dai comitati spontanei e dalle associazioni. Ce ne guardiamo bene! Siamo in cerca soltanto di collaborazione seria e fattiva. Non siamo in cerca invece di collaborazione strumentale, finta collaborazione. Ma questo è un altro paio di maniche. Il materiale che ci è pervenuto è stato preso tutto in considerazione sottolineo: tutto in considerazione - tanto è vero che Viguzzolo non è stato inserito perché è già stato bonificato dalla Provincia, ma è stato preso in considerazione e non inserito.
In Assessorato abbiamo un materiale vastissimo e moltissime segnalazioni, ma non possiamo prendere queste segnalazioni e tradurle immediatamente nel piano di bonifica senza averle coscienziosamente approfondite e vagliate se in effetti corrispondono a territori inquinati e come tali bisognosi di bonifiche.
Sono comunque segnalazioni che, con il tempo non più iugulatorio ma che ci è necessario per presentare in tempo il piano ed avere i finanziamenti andremo puntualmente a verificare, logicamente con più calma, scartando quelle segnalazioni che non rispondono a questi criteri, prendendo invece in considerazione e addirittura trasformando in puntuali progetti quelle segnalazioni che risultino rispondenti alla realtà.
Rispondo al Consigliere Chiezzi che abbiamo dato puntuali disposizioni alle Province e ai Comuni interessati quando siamo venuti a conoscenza di determinati casi e i casi e le cose che non sono emerse da questo studio sono state veramente eclatanti, in un mucchio di casi hanno addirittura sorpreso i non facili ormai a sorprendersi funzionari dell'Assessorato, ai quali do atto di avere lavorato a livelli insostenibili e devo dare atto di avere fatto questo piano di bonifica all'interno dell'Assessorato senza spendere un centesimo, mentre invece la nostra vicina Regione Lombardia solo per la progettazione di un piano di bonifiche, per niente dissimile dal nostro, ha speso 3 miliardi; questo invece è stato tutto un lavoro svolto dai funzionari dell'Assessorato ai quali va dato merito non fosse altro per questo risparmio consistente fatto fare alla società.
Venuti a conoscere i casi eclatanti, abbiamo dato disposizioni a Province e Comuni interessati per i provvedimenti necessari. Addirittura per Pomaro, il Comune ha già risposto e ci trasmette l'ordinanza n. 14 relativa allo sgombro dei rifiuti sito in Pomaro, alla Cascina Fagnana dietro non solo comunicazioni, ma anche disposizioni precise della Regione.
Il materiale è in Assessorato a disposizione dei Consiglieri, che possono esaminarlo quanto credono, prima di lamentarne l'inesistenza oppure addirittura di contraddirlo.
A titolo di informazione, vorrei leggere una parte della relazione del Comitato tecnico: "Alla luce degli studi precedenti per quanto riguarda il contesto geologico strutturale ed idrogeologico - riguarda logicamente Montiglio - e della complessa indagine espletata a seguito della deliberazione regionale, i cui aspetti operativi sono stati concordati con funzionari - concordati - e consulenti della Regione Piemonte, della Provincia di Asti e del Comune di Montiglio, si può concludere che nessun fenomeno di inquinamento è in atto o è stato rilevato in precedenza come risultato anche dall'approfondito studio idrogeochimico". Questo materiale è da consultarsi in Assessorato qualora non si credesse alle parole dell'Assessore, oppure lo si può consultare anche qui seduta stante.
Ciò non toglie che la situazione può essere passibile di altro sviluppo e che noi faremo gli approfondimenti necessari, come altri approfondimenti sono già stati fatti e continueranno ad essere fatti perché non è detto che quella situazione sia una situazione immobile e non possa essere invece suscettibile di altre evoluzioni.
Detto questo, noi abbiamo ritenuto di dover presentare questo piano quanto meno per mettere in condizioni di sicurezza determinate aree inquinate da tossico-nocivi, quanto meno di impermeabilizzarle perché non vadano ad inquinare ulteriormente.
Per fare questo, checché se ne dica, occorrono i finanziamenti. E' stato detto che riceveremo 8 miliardi, ma non si sa che cosa riceveremo.
Faccio presente ai Consiglieri che non sono informati oppure volutamente dicono di non essere informati o sostengono cose per cui si dimostrano non informati, che, ad esempio, sul disinquinamento dell'asta del Po è previsto il risanamento di bonifiche che non fanno parte di quei 50 miliardi che il Ministero ha messo a disposizione, ma fa parte di quella tranche che solo il Ministero prevede di un miliardo e 800 milioni e che di conseguenza le bonifiche avranno stanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli previsti.
Voglio inoltre dire che piani come questi servono anche per dare al Governo la dimensione del fenomeno, una dimensione decisamente superiore a quanto era stato previsto; di conseguenza questo potrà dar forza anche al Ministero per sollecitare il Governo affinché metta a disposizione i finanziamenti che occorrono, nel tentativo di disinquinare almeno in parte lo scempio provocato da decine e decine di anni di incuria.
Con questo sono apertissima ad ogni e qualsiasi critica costruttiva, ad ogni e qualsiasi apporto. Probabilmente è stato preso come pressappochismo il fatto che io premetto sempre che tanto il piano di smaltimenti quanto il piano delle bonifiche non possono essere che piani processo, che piani verifica per l'aggiunta di tutte nuove cose che potranno aggiungersi, in questo caso di nuove aree da bonificare oppure anche di nuove tecnologie.
Sono convinta anche io che la fretta non può portare l'approfondimento, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. E' però indispensabile fare qualche passo per cominciare a portare a casa i finanziamenti e per cominciare ad operare, e di questo dovete essere convinti. Se faccio l'Assessore lo faccio nella convinzione di poter operare, nella convinzione di produrre fatti e di non produrre carta. E se resto a questo posto così scottante, così poco gratificante, così ossessivo dal lato del lavoro che non lascia più spazio, è proprio perché credo in quello che faccio e ci rimango convinta di fare qualcosa di valido per tutti, di fare qualcosa di concreto. E non saranno le critiche sfottenti che mi smonteranno.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione delle due questioni preliminari di non passaggio all'esame del deliberato.
Secondo il Regolamento le questioni preliminari o pregiudiziali di non passaggio al voto devono essere votate in un'unica votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Le pregiudiziali sono respinte con 13 voti favorevoli e 21 contrari.
Prima di passare alla ratifica della deliberazione, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ala, il cui testo recita: a pag. 3 del testo della deliberazione, dopo l'undicesimo periodo aggiungere: "Tali indagini, necessarie per definire l'entità e il grado di inquinamento dell'area, si estenderanno alla zona più significativa circostante i siti principali classificati nelle schede, anche al fine dell'individuazione di ulteriori fonti di inquinamento dell'area stessa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Intervengo per dichiarazione di voto, anche perché la replica dell'Assessore è un invito alla rissa. E' un invito che noi non accetteremo perché riteniamo che in questa sede chi ha un minimo di senso di responsabilità lo debba usare. Siccome il nostro Gruppo politico ritiene di avere un senso di responsabilità che cerchiamo di usare, riteniamo che non sia produttivo raccogliere le provocazioni nel momento in cui si afferma che coloro che sono intervenuti dell'opposizione sono in malafede; nel momento in cui si dice che coloro che sono intervenuti volutamente ignorano alcune cose.
Caro Assessore, volutamente non si ignora niente. Vorrei ricordare all'Assessore che, a proposito del disinquinamento del Po, ben altra cosa era la relazione predisposta dal Ministro Ruffolo ad un convegno a Milano dove si ipotizzava il disinquinamento del Po e dove si richiedevano capitali che sono noti a tutti, rispetto a quello che è stato previsto dalla Finanziaria. Non si può giocare sui termini, non si possono buttar fuori 1.800 miliardi dando quasi a intendere - in questo caso volutamente che questi soldi (che riguardano l'intero risanamento del Po e le questioni relative al disinquinamento sui pesticidi, sui fosfati, ecc.) verrebbero utilizzati per le discariche. Così come non si può confondere la questione che abbiamo posto sui materiali. A questo punto, uno di noi due, Assessore deve partecipare ad una lezione di ecologia, perché un conto sono le classificazioni che fa il DPR n. 915 e un conto sono le osservazioni che abbiamo fatto noi e che sono ben altra cosa. Perché quando abbiamo detto che una cosa sono i fenoli e un'altra cosa è l'amianto, non ponevamo un problema di classificazione sul 915, ponevamo un problema su sistemi di trattamento che sono diversi. Fino a prova contraria, esiste in Europa un unico posto dove si tratta l'amianto ed è a Lione in Francia, non ne esistono altri. Per quanto riguarda i fenoli possono essere sperimentate le possibilità di uso delle scosse elettriche per garantire l'innocuizzazione ma questo è ancora tutto da vedere. Quando si risponde alle nostre osservazioni che certamente sono pesanti, crediamo che in primo luogo si debba essere corretti; perché se non si è corretti non esistono neanche le condizioni per un dialogo politico.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la ratifica della deliberazione così modificata.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 22 voti favorevoli e 11 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Volevo solo far rilevare che l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza riguarda questioni diverse da quelle contenute nell'ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo con il Consigliere Ala. L'ordine del giorno della maggioranza riguarda verifiche successive in merito a casi puntuali. Ne sono numerati tre e attualmente non sono compresi nel piano di bonifica. Questa è una questione. Il nostro ordine del giorno invece impegna la Giunta su un'azione che riguarda il dopo piano. Non può essere considerato l'uno alternativo all'altro, in quanto l'uno riguarda un argomento e l'altro ne riguarda un altro.



PRESIDENTE

Su questo non vi era dubbio.



BONTEMPI Rinaldo

Su quello presentato dalla maggioranza noi siamo d'accordo. Il Consigliere Amerio è intervenuto in tal senso ed è difficile non associarsi a quanto dice tale ordine del giorno, anche io sono d'accordo su tali verifiche.



PRESIDENTE

Abbiamo tre ordini del giorno, uno riguarda la Torino-Pinerolo l'altro, del Gruppo comunista, riguarda il problema attinente alla deliberazione e il terzo è quello presentato dalla maggioranza. Sul primo è già stato detto che sarà rinviato alla seduta di domani. Siccome gli ultimi due ordini del giorno hanno bisogno di una collocazione non ristretta chiedo se è il caso di esaminarli ora o di rinviarli ad altra seduta.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Proprio per il tempo che potrebbe ancora intercorrere, chiedo che i due ordini del giorno vengano discussi domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Per quanto riguarda il Gruppo PCI dichiaro che siamo disponibili a votare l'ordine del giorno della maggioranza, che chiede un supplemento di verifiche relative a tre casi.
Vorremmo sapere se la maggioranza è disponibile a votare il nostro ordine del giorno. Per parte nostra, siamo in grado di sciogliere sull'ordine del giorno della maggioranza qualsiasi riserva.



ROSSA Angelo

Proprio in relazione ad una valutazione che dovrà intervenire chiedevo il rinvio a domani. Visto che l'ordine del giorno della maggioranza è stato firmato anche dal Gruppo comunista possiamo votarlo adesso. Mentre invece darei più spazio ad una riflessione sull'ordine del giorno del Gruppo comunista che domani potrebbe aiutarci a superare alcune questioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Le questioni richiamate non attengono tanto e solo all'attivazione di un rapporto dell'Assessorato e della Giunta rispetto al problema, a cui non compete al Consiglio dare risposta ma all'esecutivo, quanto piuttosto ad un problema richiamato al secondo punto che riguarda gli strumenti operativi a carattere misto, pubblico-privato con compiti di ricerca, attivazione di iniziative coerenti con il piano di smaltimento e realizzazione del sistema regionale di trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali. Ritorna il problema dell'agenzia sul quale già ci siamo confrontati e sul quale, se è il caso, continueremo a confrontarci. E' comunque un problema totalmente nuovo rispetto ai temi che oggi sono stati in discussione. Quindi, se potessimo votare intanto le questioni che sono state tenute fuori dal piano e che comunque devono rimanere in evidenza, ci disponiamo comunque ad un confronto nella giornata di domani su questi altri argomenti.



PRESIDENTE

Si tenga presente che l'ultima parte dell'ordine del giorno del Gruppo comunista riguarda la Barricalla. Affrontare questo ordine del giorno significa quindi affrontare il problema della Barricalla. L'ordine del giorno tra l'altro recita: "ad inserire nella definizione del primo stralcio anche la destinazione dell'attuale discarica autorizzata della Barricalla". A mio giudizio, non è possibile discutere questo senza tenere conto che c'è l'ordine del giorno sulla Barricalla.



BONTEMPI Rinaldo

Dato però che abbiamo distribuito l'ordine del giorno per tempo l'abbiamo preannunciato in un intervento, abbiamo chiesto una collocazione dell'Assessore, a noi pare particolarmente interessante conoscere la linea di tendenza. Posso capire le argomentazioni del collega Picco che ha certamente ragione quando dice che uno strumento operativo va pensato. Da una parte si affronta la questione di dove vanno a finire i camion o altri mezzi che portano i rifiuti e dall'altra si cerca di inserire la questione Barricalla nel programma di intervento che è reso urgente dall'emergenza.
Sono intervenuto nel dibattito generale per chiedere all'Assessore una collocazione. Possiamo benissimo andare domani al voto, ma vorremmo sapere se c'è una tendenza favorevole. Su questo aspetto l'Assessore non si è pronunciato. Per noi è essenziale sapere come ci si muove, altrimenti chiediamo di passare subito al voto. All'Assessore chiedo come è possibile non contemplare l'ipotesi che si chiuda un piano volutamente riguardante solo l'asportazione senza delineare un percorso per il trattamento e lo stoccaggio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ritengo che la soluzione la troviamo già nei tempi e nelle modalità previste dal piano di smaltimento. Ad esempio, si parla di attivare nello stesso tempo uno strumento operativo a carattere misto pubblico-privato per lo smaltimento dei rifiuti industriali. Una risposta è praticamente già stata data con la richiesta dei 6 mila miliardi che verrebbero messi a disposizione per i rifiuti industriali e di conseguenza con un carattere è parso di capire dai comunicati del Ministro - essenzialmente pubblico.
Ritengo sia necessario un approfondimento e un'intesa su questo ordine del giorno, nel senso che alcune cose possono senz'altro essere accolte (sono anche risultate dalla relazione), altre invece hanno bisogno di ulteriori approfondimenti.
Concordo sul fatto che una riflessione e un ulteriore confronto siano necessari. L'esame adesso di questo ordine del giorno sarebbe estremamente frettoloso, proprio per le puntualizzazioni che mi paiono in contraddizione con la linea portata avanti dal Ministro proprio sui rifiuti industriali.
Sarebbe opportuno esaminarlo domani.



BONTEMPI Rinaldo

Prendiamo atto dell'atteggiamento di non chiusura. Chiediamo venga posto al primo punto dell'o.d.g. domani mattina.



PRESIDENTE

Do ancora lettura dell'ultima parte dell'ordine del giorno relativo alla Barricalla: "Dopo rigorose e necessarie verifiche tecniche le opportune determinazioni rivolte ad affrontare le questioni della compatibilità dell'impianto con l'ambiente". L'ordine del giorno riguarda specificamente l'argomento e tocca l'insieme della discussione. La questione è stata affrontata oggi in termini non ancora definitivi, domani mattina verrà presa in esame come primo punto all'o.d.g.
Gli ordini del giorno presentati, compreso quello della maggioranza verranno posti in votazione nella seduta di domani.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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