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Dettaglio seduta n.145 del 23/06/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1299 dei Consiglieri Adduci, Bontempi e Bresso inerente l'autorizzazione della ditta Barricalla di Collegno per gestire discarica di rifiuti speciali interpellanza n. 1316 del Consigliere Ala inerente la discarica ubicata presso la Cascina Barricalla. Frazione Savonera di Collegno interrogazione n. 1320 del Consigliere Staglianò inerente la discarica ubicata presso la Cascina Barricalla. Frazione Savonera di Collegno interrogazione n. 1339 del Consigliere Tapparo inerente la discarica per rifiuti tossici e nocivi in località Barricalla (Collegno)


PRESIDENTE

In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 1299, l'interpellanza n.
1316, le interrogazioni n. 1320 e n. 1339.
Ha la parola l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Considerato che le interrogazioni e l'interpellanza hanno in oggetto lo stesso argomento e che le richieste in esso contenute sono per molti versi analoghe, ritengo di dover dare un'unica risposta.
In relazione alla localizzazione del sito riguardante la Barricalla occorre osservare che l'area è compresa nel piano dei siti approvato dal Consiglio con deliberazione n. 623-11250 del 22/12/1983.
A seguito dell'entrata in vigore del DPR n. 915 e con l'emanazione delle disposizioni statali attuative del DPR stesso, la Regione ritenne di dover regolamentare la connessione esistente tra il piano dei siti e la normativa statale inerente lo smaltimento dei rifiuti. Era detto nelle disposizioni statali attuative che la Regione poteva dare disposizioni diverse.
Tale intento venne raggiunto con la DGR del 26/3/1985, in cui si stabiliva innanzi tutto che in attesa dei piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, le discariche di seconda categoria di tipo C avrebbero potuto essere realizzate esclusivamente in corrispondenza di aree individuate nel suddetto piano dei siti ed attuate sull'intero territorio piemontese, in numero di sei.
Nella stessa deliberazione si stabiliva anche che in relazione alla limitazione contenuta nelle disposizioni statali, relative all'ubicazione delle discariche di tipo C, viene ammessa una deroga alla limitazione delle distanze per i siti individuati nel piano, valutati i vincoli e i limiti che hanno condotto alla scelta delle aree suddette e che sono ampiamente illustrati nel Piano stesso. Le aree individuate erano 140 e i criteri adottati per selezionare i 14 siti sono stati attentamente valutati.
In merito alle distanze si precisa che le disposizioni attuative del DPR n. 915 prescrivono una distanza minima di m. 2000 di una discarica di tipo C dai centri abitati esistenti e da quelli previsti negli strumenti urbanistici vigenti o adottati, fatte salve diverse e motivate disposizioni della Regione.
Nel piano dei siti, a proposito del sito 26 b) che è quello relativo alla discarica, si parla di grossa cava abbandonata a circa m. 200 dal centro abitato (pag. 259) e di Km 2,400 dal centro comunale (pag. 260).
In effetti vi fu nel piano dei siti un errore di battitura perché la grossa cava abbandonata non era a m. 200, ma era a m. 1200 dal centro abitato. Ciò non toglie che il Consiglio abbia con ogni probabilità approvato m. 200, e nessuno si accorse di questo errore di battitura.
Dall'estratto 1/25000 (riportato a pag. 258 del Piano dei siti) si desumono le seguenti distanze: dalle Vallette m. 1200 circa; dalla borgata Savonera m. 1000 circa; da Villa Cristina m. 500/600 circa.
Il Comune di Collegno segnalava solo le distanze da cascina Barricalla e Tabacchiera, distanza inferiore a m. 400; in seguito comunque rilasciava la concessione edilizia.
Si evidenzia inoltre che nel penultimo comma dell'art. 5 della legge regionale n 18, il Piano dei siti si configura come prima attuazione del piano di smaltimento.
Vale la pena sottolineare che la scelta finale dei siti indicati nel Piano sia scaturita da una valutazione ponderata dei criteri di carattere generale, che avevano portato alla stesura della "carta della potenzialità dello smaltimento dei fanghi e dei rifiuti industriali sul suolo", e da valutazione di carattere puntuale (scaturite, fra l'altro, dai sopraluoghi effettuati nella fase finale di elaborazione del piano), in base alle quali vennero evidenziate situazioni comunque compromesse, ad esempio, cave ubicate come nel caso in questione, in prossimità di arterie stradali a grosso traffico, per cui le caratteristiche naturali del suolo dovevano essere valutate alla luce della situazione di fatto esistente; in ordine alle quali potevano sussistere pertanto le condizioni per mantenere l'area nel piano finale. Sono stati questi i criteri per passare dai 140 siti individuati ai 14 siti prescelti.
Tali condizioni sono state sviluppate nel corso della riunione del Comitato tecnico del 15/7/1987 da cui scaturì il parere sulla discarica Barricalla. Il comitato decise di non entrare nel merito della localizzazione della discarica, essendo la stessa prevista nel piano dei siti.
In merito alle prescrizioni contenute nell'autorizzazione provvisoria regionale, ma anche in quella provinciale, sull'accettabilità di alcuni tipi di rifiuti, si può ritenere che ogni vincolo o condizione posta in sede di accettazione di rifiuti in una discarica, costituisca un modo per ridurre l'impatto ambientale per renderne più sicura la gestione.
Ciò comporta conseguentemente che, pur avendo mantenuto per la discarica in questione la dizione "2 C" (con ripercussioni di tipo prescrittivo più severe per quanto attiene la realizzazione del sistema di impermeabilizzazione, come appare evidente soprattutto nel parere del Comitato tecnico riguardante questo ultimo aspetto) la tipologia di rifiuti ammessi in discarica risulta più specificatamente indicata e maggiormente limitata.
Analizzando le prescrizioni contenute nell'autorizzazione regionale non indicate nelle disposizioni statali, si può osservare quanto segue: a pag. 2 dell'allegato A (scheda tecnica autorizzativa) le prescrizioni contenute ai punti 3 e 4 sono riferite al contenimento del rilascio di sostanze inquinanti (soprattutto metalli) nel percolato per effetto di interazioni tra i rifiuti, o più semplicemente, a causa delle caratteristiche specifiche dei rifiuti stessi. Con parole meno funzionariali, nel caso in cui il percolato risulti con quantità di metalli superiori a quella fissata in deliberazione, il rifiuto non può essere accettato in discarica.
In tale contesto si inserisce la prescrizione di carattere più generale che compare a pag. 3 (sesto asterisco) in base alla quale non possono essere smaltiti in discarica rifiuti tra loro incompatibili, ovvero rifiuti che possono avere delle reazioni chimiche con un tasso di tossicità più alta rispetto ai singoli rifiuti smaltiti.
L'esclusione che compare a pag. 3, riferita ai rifiuti contaminati di sostanze definibili molto tossiche, si commenta da sé. Questi rifiuti che possono essere contaminati da rifiuti molto tossici sono esclusi dallo sversamento in discarica. E sottolinea l'orientamento di cautela che ha determinato la predisposizione dell'autorizzazione di cui trattasi.
Si è detto che anche il provvedimento provinciale contiene prescrizioni analoghe, ma non identiche a quelle descritte. E' da ritenere che l'intento fosse lo stesso a quello sopra descritto.
Si consideri altresì che le prescrizioni relative alla tipologia dei rifiuti ammessi in discarica va valutata unitamente ad altre prescrizioni realizzative e gestionali, quali il sistema di impermeabilizzazione l'obbligo del riciclo del percolato, (al fine di abbattere il contenuto di alcune sostanze presenti nei rifiuti, i criteri e le procedure di ammissione in discarica dei rifiuti.
Quest'ultimo punto è quello di cui all'allegato B dell'autorizzazione regionale e all'allegato A di quella provinciale.
In questo allegato sono presenti, tra l'altro, prescrizioni per definire le procedure per determinare l'ammissibilità dei rifiuti in discarica attraverso una preliminare identificazione ed omologa del rifiuto stesso, da effettuarsi prima della stipula del contratto di ritiro del rifiuto tra conferente e gestore della discarica, e quella per l'accettazione successiva ed il controllo di ogni singola partita dei rifiuti conferiti in discarica.
Per un esame più dettagliato di tali procedure, considerata la loro complessità, si rinvia ad una lettura dei citati allegati A dell'autorizzazione provinciale, e B dell'autorizzazione regionale.
Si precisa in questa sede che il conferente del rifiuto in discarica così com'è stato definito nei citati allegati, è il produttore o il trasportatore, ma non il semplice trasportatore; ovvero quel trasportatore che gestisce, che è autorizzato anche allo stoccaggio per l'ammasso provvisorio di rifiuti raccolti presso terzi e che di conseguenza ha a monte un controllo.
In relazione alle procedure previste per l'istruttoria del progetto della discarica Barricalla, si osserva che tali procedure discendono dall'applicazione dell'art. 2 della L.R. n. 9/88.
L'articolazione delle procedure prevede che si intendono innanzitutto esistenti, ai sensi dell'art. 2, comma terzo, della L.R. n. 9/88, gli impianti approvati o autorizzati ex art. 31, ex art. 6 del DPR n. 915/82 alla data del 31 dicembre 1986. E' il caso della discarica Barricalla, la cui autorizzazione provvisoria regionale scadeva il 31 dicembre 1986. In questo caso, l'approvazione del progetto compete alla Provincia che si avvale del parere del Comitato tecnico regionale.
E' da notare che la data del 31 dicembre 1986 - per chi la ritenesse una data di comodo, ma di comodo non è - viene citata nell'art. 33, ultimo comma, del DPR n. 915, e ripresa negli artt. 1 bis e 2 della legge n. 441 ed è stata conseguentemente tenuta in conto nella L.R. n. 9/87 per chiarire il quadro normativo di riferimento.
Ciò premesso, sulle competenze si riscontra che l'Amministrazione provinciale di Torino ha provveduto al rilascio dell'autorizzazione dopo aver acquisito il parere obbligatorio del Comitato tecnico regionale secondo la propria autonomia decisionale. Come tutti sanno il parere del Comitato tecnico regionale è obbligatorio, ma non vincolante. Vorrei anche precisare che nessuna legge prevede che alle integrazioni prescritte dal Comitato tecnico regionale ci sia in effetti un ritorno con le integrazioni stesse. E' logico che in questo caso la Provincia si assume un onere maggiore, quello di non aver avuto il parere favorevole del Comitato tecnico regionale.
Per quanto concerne i controlli esperiti nella fase di realizzazione risulta dal verbale di collaudo, ad opera del Politecnico di Torino soggetto prescritto dalla Provincia, che i lavori sono stati eseguiti secondo il progetto e secondo le prescrizioni autorizzative.
Infine, non si ritiene che al momento sussistano i presupposti surrogatori di intervento della Regione nel sospendere un atto formale assunto dalla Provincia competente in materia.
Nel concludere, si ritiene di dover sottolineare che la fase più delicata non è quella realizzativa, per la quale ci sono le più ampie garanzie, ma è sicuramente quella gestionale, la quale dovrà essere sottoposta a costante controllo, al quale dovranno partecipare tutti gli enti interessati in unione alla Provincia competente per il controllo.
Si è convinti che se l'impianto sarà correttamente gestito non sussisteranno i pericoli paventati.
La Regione è comunque disponibile a concordare con gli enti locali interessati le forme di controllo più garanti per dare sicurezza alle popolazioni interessate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei iniziare dal punto in cui l'Assessore ha concluso. Forse le garanzie che i cittadini delle Vallette e di Savonera chiedono lei, Assessore, avrebbe potuto fornirle se fosse venuta almeno una volta a parlare con quei cittadini che da mesi pongono questi problemi. Non dico che lei si sarebbe dovuta recare alle Vallette, ma almeno venire in Regione quando i cittadini hanno chiesto di essere ascoltati. A loro forse avrebbe potuto incominciare ad offrire quelle garanzie di cui adesso ha parlato, ma che - è chiaro dal suo discorso - non può offrire.
E', questa, la vicenda (la relazione stessa dell'Assessore lo dimostra) di una catastrofe ecologica annunciata. Non occorre essere indovini, non occorre essere preveggenti: se quella discarica partirà tra dieci-quindici anni bisognerà inserire quel luogo in un piano di bonifica delle aree altamente inquinate. Lei ha annunciato oggi una catastrofe: mi auguro che saprà trarne le conseguenze.
Signor Presidente, intendo richiamare la sua attenzione sul fatto che su questo problema, oltre ad aver presentato un'interrogazione, il PCI ha presentato anche un ordine del giorno. Chiedo che esso venga discusso al più presto, possibilmente oggi stesso affinché tutte le forze politiche si pronuncino sul problema Barricalla. A noi pare, infatti, che l'individuazione di quel sito sia nata male e l'operazione corra il rischio di finire peggio, nell'ambito di un iter quanto meno singolare e strano soprattutto per quanto riguarda l'autorizzazione data dalla Provincia su parere non favorevole del Comitato tecnico. E' chiaro, Assessore, lo sappiamo anche noi, che il parere del Comitato tecnico è obbligatorio ma non vincolante. Ci mancherebbe altro. Se fosse obbligatorio e vincolante la Provincia non avrebbe in alcun modo potuto concedere quell'autorizzazione che, nonostante tutto, ha concesso con una fretta sospetta, che suscita dubbi e lascia perplessità.
I dati forniti dall'Assessore nel descrivere l'iter di questa vicenda sono giusti. Anche noi abbiamo avuto modo di consultare tutta la documentazione e di prendere atto del percorso seguito, fino all'autorizzazione definitiva rilasciata dalla Provincia, dagli atti relativi a questa discarica. E' vero, intanto, che per consentire la costruzione della discarica Barricalla il Consiglio regionale con la deliberazione n. 905/4001 derogò rispetto alle distanze di sicurezza, e senza alcuna motivazione. Negli atti relativi alla deliberazione assunta da questo Consiglio nel marzo 1985 ho letto la brevissima introduzione del Presidente, vi è un altrettanto breve intervento del Consigliere Villa e niente altro, non si entra assolutamente nel merito. Ho letto i verbali della VII Commissione che liquidò questo problema in una sola riga: "si esprime parere favorevole" ad una condizione marginale che riguardava un articolo determinativo o indeterminativo, non ricordo bene.
Con questo non intendo accusare nessuno, ma semplicemente dire che a quei tempi, in quegli anni (che non sono poi tanto lontani) le cose andavano in questo modo. La sensibilità ambientale dei cittadini stava crescendo, questi problemi venivano affrontati meglio di prima anche perch l'emergenza rifiuti nel 1985 incominciava ad essere evidente e tuttavia la sensibilità di oggi non è paragonabile neanche lontanamente a quella del 1985. Questi atti oggi possono apparire razionali, non sono per ragionevoli, anche se si denota all'interno di essi un senso di irrazionalità. Il DPR n. 915 demanda, per le discariche di tipo C, ad alcune misure predisposte dal Comitato interministeriale (di cui all'art. 5 dello stesso DPR) che riferisce la distanza di 2.000 metri ai centri abitati esistenti e a quelli previsti dagli strumenti urbanistici, alle zone di approvvigionamento idrico (poi vedremo cosa potrà significare questo) destinate ad uso potabile, all'alveo di piena dei laghi, dei fiumi e dei torrenti. In realtà questo sito è situato a 450 metri dall'Ospedale Villa Cristina, a 800 metri dalla frazione Savonera, a 800 metri dal nuovo Carcere giudiziario, a 1.250 metri dalle Vallette, a 2.100 metri dai pozzi dell'Acquedotto Municipale di Torino. Assessore, io vorrei che lei prestasse attenzione a questo dato: con questi interventi frettolosi dettati dall'incombere di circostanze esterne che non si è capaci di affrontare in altro modo, stiamo ponendo fine ad una delle risorse fondamentali di questa Regione, alla risorsa idrica. Lei sicuramente avrà avuto modo di vedere la mappa delle acque in Piemonte predisposta dalla Provincia qualche mese fa, è a conoscenza di questi dati, però nel piano di smaltimento approvato dalla Regione della mappa delle acque non si è tenuto conto e si corre il rischio gravissimo di inquinare quelle poche falde che ancora non sono del tutto inquinate. Questo è proprio uno di quei casi! I pozzi dell'Acquedotto sono lì vicino e possono essere inquinati in qualunque momento. Il terreno su cui è stato individuato quel sito non è idoneo ad ospitare un sito di quella natura e la inidoneità è definita dallo stesso Piano regionale dei siti che, infatti, lo esclude: il sito Barricalla non è incluso nel piano approvato nel marzo scorso da questo Consiglio regionale perché il terreno non è geologicamente adatto a contenere una discarica, specialmente se di questa natura, cioè di seconda categoria C, di rifiuti altamente tossici e nocivi. In effetti si tratta di una ex cava per estrazioni di inerti, la quale, Assessore, poggia su un deposito alluvionale essenzialmente ghiaioso e pertanto altamente permeabile. Tale deposito alluvionale separa i sedimenti dei fiumi Dora Riparia e Stura di Lanzo. Lei dirà che la discarica è stata impermeabilizzata; io ho ascoltato con interesse l'esposizione di uno dei tecnici che hanno predisposto il Piano regionale dei siti: lei non era presente a quell'incontro, ma il prof. Salandin esordì con queste testuali parole: "Oggi come oggi non siamo in grado di impermeabilizzare un tetto".
Ognuno di noi ha esperienza concreta in materia: avete mai visto un tetto piatto, impermeabilizzato secondo le migliori e più moderne tecnologie, che non perda? E possiamo ritenere che la discarica Barricalla impermeabilizzata "secondo le migliori e più moderne tecnologie" non debba mai perdere? Assessore, via, non siamo ingenui! Quindi se le nostre conoscenze tecnologiche sono queste, allora il problema delle discariche va affrontato in ben altro modo, con ben altre prospettive e con ben altro respiro, come le proposte del mio Partito presentate proprio l'altro giorno tendono a mettere in evidenza.
I cittadini, a fronte di questo stato di cose, consapevoli della realtà che ogni giorno vivono sotto i loro occhi, sono giustamente preoccupati di come stanno andando le cose, anche perché le promesse che loro vengono fatte da più parti politiche vanno in una certa direzione, mentre gli atti che la Regione e la Provincia compiono vanno in un'altra direzione. Lei stesso Assessore ha intitolato questo sciagurato piano di bonifica (si tratta di una delibera di Giunta) testualmente: "Adozione dei piani di bonifica delle aree inquinate con i poteri del Consiglio regionale". Forse è vero, quando la Giunta assume i poteri del Consiglio regionale inquina anche le aree! Al di là, però, di questa piccola nota linguistica, all'interno dello sciagurato piano di bonifica di 36 aree degradate, piano di cui non si conoscono né i criteri, né le finalità, né le modalità, lei ipotizza che i rifiuti provenienti dalle aree da disinquinare vadano a finire proprio lì nella discarica Barricalla. Leggo direttamente a pagina 40 del piano allegato F: "Per i rifiuti tossici e nocivi la stima è fatta tenendo conto della discarica 2C di Barricalla di prossima attivazione". Abbiamo rilevato questo dato in Commissione e ci fu risposto che si tratta di parametri puramente teorici. I parametri teorici possono abitare, anche proficuamente nell'iperuranio, ma quando si predispone un piano in cui si impegnano delle risorse, si programmano degli interventi, si prevedono determinate attività, credo che i parametri non possano definirsi "puramente teorici".
Si tratta, invece, di parametri che fanno parte a tutti gli effetti di un piano e quindi è evidente che lei già ipotizzava, nonostante tutto, che quei rifiuti andassero a finire lì, con il risultato poi di riparlarne come dicevo prima, tra dieci, quindici anni al massimo, quando occorrerà disinquinare quell'area che, secondo la sua volontà, riandrà ad inquinare adesso.
Dicevo prima che gli atti compiuti dalla Regione e dalla Provincia vanno in una direzione che suscita fondatissimo allarme tra i cittadini.
La Provincia, infatti, ha concesso l'autorizzazione definitiva, proprio mentre tutti gli elementi che stavano emergendo, il piano dei siti approvato dalla Regione, gli studi su quel piano che si stavano compiendo le stesse preoccupazioni dei cittadini, avrebbero dovuto, quanto meno consigliare cautela nel concedere un'autorizzazione di questa natura.
Perciò alcune cose vogliamo conoscerle, Assessore. La sua relazione è un po' troppo fredda, un po' troppo meccanica, un po' troppo burocratica...



PRESIDENTE

Collega Adduci, la prego di concludere perché ci sono dei tempi da rispettare. Il Regolamento fissa al massimo in 10 minuti la durata di ogni intervento e la riduce addirittura a 5 minuti per la replica alle interrogazioni e alle interpellanze. Mi rendo conto che l'argomento è importante, ma allora si prendano altre strade, si presenti una mozione sulla quale si svolgerà il dibattito in aula. In questa sede bisogna solo dichiarare la propria soddisfazione o meno nei confronti della risposta data dall'Assessore.



BRESSO Mercedes

Noi abbiamo presentato un ordine del giorno, ma non ci è ancora stato concesso di discuterlo.



PRESIDENTE

Collega Adduci, ha già superato i dieci minuti. La invito a concludere altrimenti non riesco a svolgere i lavori del Consiglio.



ADDUCI Donato

Io concludo dicendo: discutiamo il nostro ordine del giorno, che è stato presentato da tempo.



BRIZIO Gian Paolo

Verrà discusso quando lo decideranno i Capigruppo.



ADDUCI Donato

Ne chiediamo l'iscrizione, così lo discuteremo.



PRESIDENTE

D'accordo, però adesso siamo in fase di interrogazione, quindi la pregherei di concludere perché vi sono altri iscritti a parlare su questo argomento e non è possibile che la seduta del Consiglio regionale si tenga interamente su una interrogazione o su una interpellanza, sarebbe davvero un assurdo! La prego pertanto di concludere Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Il Consigliere Brizio non vuole discutere l'ordine del giorno. Ne prendiamo atto.



BRIZIO Gian Paolo

Ma chi ha detto questo?



ADDUCI Donato

Allora discutiamolo!



BRIZIO Gian Paolo

Sono d'accordo a discuterlo, ma non adesso.



PRESIDENTE

La prego davvero di concludere.



ADDUCI Donato

La colpa è di chi non risponde alle interrogazioni e di chi non fa discutere gli ordini del giorno, caro Brizio, mi pare evidente. Non è vero? Vi sono interrogazioni che da anni giacciono negli Assessorati e non abbiamo posto questioni particolari. Questo problema, però, ci pare urgentissimo e non può attendere mesi.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Io ho risposto subito!



ADDUCI Donato

Assessore, questa interrogazione è stata presentata il 3 maggio. Sono trascorsi quasi due mesi su un problema di questa urgenza e di questa natura. Le pare di avere risposto subito? Se questi sono i suoi tempi capiamo perché la Regione arriva sempre in ritardo!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non sono trascorsi neanche due mesi.



ADDUCI Donato

Ebbene, le sembrano pochi due mesi? Comunque, Presidente, accolgo il suo invito e concludo dicendo semplicemente che la risposta dell'Assessore non ci soddisfa per nulla.
Chiedo il testo scritto della risposta per inviarlo ai cittadini affinché abbiano almeno conoscenza di quello che l'Assessore pensa, visto che l'Assessore non va mai a dire ai cittadini ciò che pensa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Angelo

Sono disposto a rinunciare a svolgere la mia replica alla risposta dell'Assessore se si dà luogo al dibattito in merito all'ordine del giorno presentato e a quello che sto predisponendo. Chiedo l'iscrizione, come ha già fatto Adduci e come credo siano disposti a fare gli altri interroganti all'o.d.g. della seduta odierna della discussione di questi ordini del giorno. Se questo accade posso anche rinunciare a replicare ora alla risposta dell'Assessore.
Diversamente, non si può che essere indignati della sciatteria di questa risposta; questo che va detto. Il collega Adduci è troppo buono e gentile perché a prendere in giro, per oltre mezza risposta, con le citazioni delle deliberazioni che tutti noi abbiamo letto e citato nelle nostre domande, sono capaci tutti. Questi dati li conoscono ormai a memoria anche i cittadini e non è che costituiscano elemento di interesse o di valutazione: sono dati oggettivi già riportati nella deliberazione, dove sta scritto che non esistono motivazioni concrete, non esistono studi o indagini di alcun genere, né sono agli atti per derogare dal limite dei 2.000 metri. Si trattò, allora, di una scelta politica, che prescindeva e continua a prescindere da ogni studio e da ogni valutazione al riguardo.
Che il Comune di Collegno, che è stato citato, abbia consentito a questa interpretazione e ne sia stato allora e sia tuttora uno dei sostenitori, insieme ai democristiani (della Provincia di Torino almeno) e insieme agli Assessori socialisti della Regione, permette chiaramente di capire qual è il clima e il contesto in cui è nata e si è sviluppata questa discarica, cioè nell'ambito del nesso tra politica ed affari. A tutti è noto, ad esempio, chi è il Presidente della Baricalla S.p.A., che organizza le biciclettate sul sito, mi immagino sia l'Assessore al verde urbano, e questa discarica continua ad avere sponsor in tutti i luoghi istituzionali deputati: il Comune ospitante la discarica, la Provincia che ha concesso l'autorizzazione, la Giunta regionale che dribbla tutte le leggi nazionali e regionali (la legge 9, la legge 441 e l'art. 3 bis) per sostenere una lettura della legge nazionale che non sta né in cielo né in terra. Infatti la legge nazionale parla esplicitamente di impianti con istruttoria favorevolmente conclusa. Questo impianto, alla data citata, non aveva assolutamente nessuna istruttoria favorevolmente conclusa; visto che il parere del Comitato tecnico è del 15/7/1987 e la data a cui si fa riferimento è quella del 31/12/1986. Quindi, è molto chiaro che non c'è la possibilità di considerare questa autorizzazione di competenza provinciale dopo l'arrivo della legge 441/87.
I cittadini, i Comitati e le Associazioni dovranno discuterla in altra sede.
Scusi Presidente, chiederei l'attenzione dell'Assessore.
Vi sono inoltre interi punti della mia interpellanza che non hanno ottenuto alcun tipo di risposta. Quindi la risposta è ampiamente scontata perché se si voleva sapere quello che è stato detto dall'Assessore non era affatto il caso di porre alcuna domanda, così pure non si ponevano le domande per sapere cosa ne pensa l'Assessore della salute dei cittadini quelli di serie B di Villa Cristina che tanto sono malati mentali o quelli delle Vallette che, come è noto, lo stesso Comune di Torino considera di serie C. L'Assessore poi considera i carcerati assolutamente esseri non esistenti in quanto dimentica totalmente che in prossimità dell'impianto vi è anche un carcere costruito in tempi successivi. Probabilmente, i carcerati sono al di sotto del diritto di cittadinanza. Se non altro i malati di mente hanno ancora il diritto di cittadinanza.
Io chiedevo e continuo a richiedere i verbali delle ispezioni settimanali e/o quindicinali previste dalla deliberazione del marzo '85.
Non mi si può rispondere affermando che vi è stato un collaudo che ha detto "va bene"; questa è una risposta ad una domanda non fatta. Ma i verbali delle ispezioni fatte dalla Provincia, sulle quali la Regione deve esercitare un controllo, perché richiesti da una prescrizione regionale continuano a mancare, probabilmente non ci sono. A livelli istituzionali diversi, uomini politici di partiti diversi, si sostengono e sotto certi aspetti si coprono a vicenda e ognuno giustifica le omissioni dell'altro e ognuno scarica sull'altro le patate bollenti, quando è il caso, fino a trovare poi l'Assessore Sibille con la patata bollente in mano, e l'Assessore Sibille è ben contento, come ha detto e sempre sostenuto, di autorizzare questo impianto, ed i tre sponsor allora, Cernetti, Minucci e Sibille giocano insieme. Il Comune di Collegno, in tutta questa vicenda è ancora più paradossale. Ci ha detto di sfuggita d'avere assunto come tecnico di fiducia, per verificare e garantire i cittadini della sicurezza dell'impianto, lo stesso tecnico che ha lo studio tecnico associato con chi ha redatto l'impianto e firmato il progetto della Barricalla. Direi che le garanzie per i cittadini di Collegno sono elevatissime; non parliamo poi dei cittadini di Savonera e delle Vallette.
L'interrogazione rimane e prego che mi si risponda precisamente ai punti 3, 4, 6, e alle ultime quattro righe, sui quali non ho ricevuto risposta. Chiedo quindi alla Presidenza del Consiglio che chieda un parere all'ufficio legale della Regione in merito alla competenza del rilascio di questa autorizzazione.
Ripeto. La legge 441 parla di istruttoria favorevolmente conclusa per definire un impianto esistente, questo è quanto c'è scritto. L'istruttoria si è favorevolmente conclusa? Quando? Il 15/7/1987 non era favorevolmente conclusa, e mi pare chiaro, visto che in quella data c'è un momento dell'istruttoria. Il Comitato tecnico regionale dà parere non favorevole.
Io chiedevo quale istruttoria è stata condotta successivamente. Risposta: nessuna. E si dice: tanto la doveva fare la Provincia.
Sul controllo dell'ammissibilità in discarica dei rifiuti, teniamo conto di alcune cose. Primo: la Provincia, in sede di autorizzazione definitiva ha ampliato il campo dei rifiuti ammissibili in discarica ancora al di là dell'autorizzazione provvisoria regionale.
Secondo: tutte le belle cose, richiamate come accorte cautele per la discarica della Barricalla, se leggiamo con attenzione, sono state presenti in tutti gli allegati presenti nelle autorizzazioni provvisorie regionali e in parte sono allegati standard che ripresentano le stesse prescrizioni. Il divieto a mettere in discarica rifiuti incompatibili tra di loro è una norma che discende dalla direttiva CEE, in base alla quale è stato emanato il DPR 915, e la si ritrova ugualmente nelle disposizioni interministeriali e arriva fino all'ultima circolare del Ministero dell'ambiente. E' una prescrizione ovvia e che in quanto tale, è scritta ovunque, quindi non rappresenta una cautela ulteriore. Cautele ulteriori per questa discarica non ce ne sono. Non c'è neanche la garanzia per i cittadini di Collegno e di Savonera, che quel famoso coefficiente di permeabilità richiamato dal parere del Comitato tecnico regionale sia garantito.
Se il Comitato tecnico regionale sosteneva di non essere garantito in merito ad un coefficiente espressamente previsto dalle disposizioni del Comitato interministeriale, continuo a chiedermi (ed è stato chiesto in tutte le sedi senza ottenere risposta) con quali meccanismi la società Barricalla da un lato e la Provincia di Torino dall'altro ritengono sia garantito questo coefficiente di permeabilità, visto che a luglio '87, il progetto non lo garantiva. Integrazioni progettuali non ne risultano.
Avevamo un terreno tra i peggiori dal punto di vista della impermeabilizzazione esistente in Piemonte, e giustamente Adduci ha detto che infatti non è ritenuto neanche potenzialmente idoneo per ospitare discariche. Ci si dica come è stata garantita questa impermeabilizzazione e come si valuta il grande controllo sui rifiuti che nel progetto della Barricalla viene chiamato "controllo a vista". Come si fa a passare dal controllo a vista a quelle cautele per i "gonzi" che accettano la discarica. Il controllo a vista vuol dire uno che guarda il camion che passa. Che poi il conferente del rifiuto in discarica sia il produttore o il trasportatore, anche questa cosa è scritta nel DPR 915. Qui c'è il problema, però, che nessun studio è stato fatto sulla possibilità di autorizzare una discarica in quel sito! Una discarica di tipo 2C. E con una violenza istituzionale (in questa caso della Regione), è stato definito idoneo quel sito ad ospitare una discarica di tipo 2C, tra l'altro l'unica del Piemonte. Unica discarica adatta in Piemonte ad ospitare i rifiuti della Zanoobia ed i rifiuti dell'Acna. Infatti, i rifiuti dell'Acna di Cengio si pensa di scaricarli in quella zona, o almeno pensava la Giunta regionale di portare lì i rifiuti tossici e nocivi dell'Acna attualmente presenti nelle discariche abusive di Pian Rocchetta di Saliceto e di Castellazzo Bormida.
Su tutto questo, risposte non ne abbiamo avute. Quindi tutta la questione rimane aperta; tutti i problemi sollevati dai cittadini delle Vallette e da quelli di Savonera e dallo stesso Comune di Torino rimangono totalmente inevasi. Probabilmente la questione va trattata in altre sedi che non sono solo i tribunali amministrativi regionali. A questo punto la serie delle coincidenze è assai numerosa, dei controllati che controllano di una discarica in cui le autorizzazioni vengono rilasciate da coloro che detengono un'elevata quota del capitale sociale della stessa società. Ci sono anche questi problemi che non vanno nascosti. Sulla presenza di capitale della Provincia di Torino e della Regione Piemonte nella stessa discarica e c'è un troppo grande intreccio tra istituzioni, uomini politici e mondo degli affari in questo grande affare che è lo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, credo sia legittimo da parte di tutti, con l'evolversi delle situazioni e delle conoscenze, poter compiere delle riflessioni su degli atti e delle iniziative che sono state delineate.
Ci troviamo dinnanzi, dopo circa sette anni, all'elaborazione di un piano di smaltimento dei rifiuti che ci ha portato, come mi pare sia stato detto a livello tecnico, elementi nuovi di valutazione del territorio piemontese a tal punto che, per esempio, la cartografia oggi esistente era inesistente nell'81/82 quando si sono fatti i preliminari per l'elaborazione del Piano dei siti.
Questo elemento ci deve portare ad una riflessione. Con tutta probabilità, siccome le nuove tecnologie non sono sicure in assoluto perché non si hanno le esperienze che nel nucleare si sono già acquisite non sappiamo in 10/15 anni che tipo di effetto possano dare.
Ci spiegava, durante una sospensiva del Consiglio, il dott. Saladin che, non essendo sicuro in assoluto nessun impianto tecnologico, occorreva collocare (e questa era la funzione del Piano di smaltimento dei rifiuti e dell'individuazione delle aree prioritarie) delle aree che potessero costituire una garanzia ulteriore sotto all'impianto tecnologico per non correre dei rischi.
Il territorio della zona di Collegno non è stato individuato, in questa fase con nuove strumentazioni, con nuove ricerche, con nuove dotazioni cartografiche, come potenzialmente idoneo alla installazione di impianti tecnologici.
Dall'altro versante abbiamo un altro fatto nuovo, il continuo crescere dell'emergenza rifiuti industriali.
Voglio sottolineare che arriviamo ad una emergenza in termini di competitività del nostro sistema economico, in termini non solo fisici di possibilità di smaltire, ma di costi di smaltimento che provocheranno - lo dico non in modo provocatorio, ma come constatazione - degli effetti spiacevoli anche sui livelli occupazionali. Questo è un altro elemento che si aggiunge alla conoscenza che abbiamo del problema.
Si è fatta una scelta, si sono avviati dei lavori; a mio parere nell'ultima fase c'è stata una accelerazione e, visto che c'era una transizione e un cambiamento di legislazione, si poteva probabilmente pensare di agganciarla al nuovo, proprio perché la partecipazione non è un rituale, ma un momento reale in cui la collettività nei suoi interessi economici e sociali si confronta e arriva a una determinazione.
Forse, per la delicatezza del problema, la Provincia, a fine febbraio o ai primi di marzo, nel momento in cui c'era una transizione legislativa molto delicata e molto precisa, avrebbe dovuto riaffidare alla Regione la determinazione del processo, per mettere in campo, con le tecniche possibili o legislative e di assunzione di delibera, magari con la revoca della vecchia delibera, la costituzione della conferenza nella quale ci sarebbe stato anche il Comune di Torino per determinare questo tipo di impianto.
Credo che occorra una determinazione di equilibrio, non aumentando come ha fatto la Provincia rispetto alle indicazioni della Regione, le sostanze che si possono collocare all'interno, ma trovando nelle tabelle stabilite dal DPR 915 quegli elementi industriali, che chiamerei inerti industriali, che hanno un bassissimo grado, se non nullo in certi casi, di rilascio.
La risposta è: allora abbiamo fatto una fuoriserie per utilizzarla come utilitaria? Questa è la via di mezzo, se poi sarà necessario trovare qualche integrazione economica perché i costi di gestione di quell'impianto, fatto per certi tipi di prodotti industriali, non è più valido in termini di economicità di gestione per un'altra logica, per altri prodotti da conferire, questo è un problema di natura finanziaria di fronte al quale si potrà vedere quali saranno le condizioni per gestirlo. Non pu essere la società di gestione dell'impianto che, se non conferisce quei rifiuti industriali, non ha la possibilità di rendere economica la propria gestione, quindi l'impianto, se funziona, deve funzionare con quell'elenco di prodotti.
Torno a dire che occorre eliminare tutti quei prodotti che hanno un rilascio di cui non abbiamo non dico a tavolino, ma storicamente le analisi dei processi. Occorre stabilire i prodotti industriali che hanno un basso grado di rilascio in modo che costituiscano una tranquillità per le popolazioni che sono a ridosso di questo tipo di impianto e trovare una soluzione intermedia equilibrata che risponda in parte alle esigenze industriali e che risolva in tutto il problema delle garanzie delle popolazioni.
Credo che sia questo un atto di coraggio alto e importante che la Regione deve saper assumere intanto per dare una risposta ai problemi dell'apparato industriale e poi per farsi carico correttamente delle inquietudini, non strumentalizzate, ma reali, della popolazione dinnanzi a un tipo di tecnologia non sperimentata.
C'è quindi un passaggio che non può essere delegato alla società che gestisce l'impianto. E' la sovranità dell'organismo pubblico che ha come obiettivo fondamentale il bene della collettività e della salute pubblica e ovviamente anche il bene della produzione di ricchezza e che deve avere il coraggio in questo momento di intervenire. Senza questo atto, sono convinto, questa situazione degenererà, diventerà pericolosa e saremo costretti a recuperarla quando i buoi saranno scappati dalla stalla. Oggi siamo ancora nei tempi tecnici, dobbiamo assumerci questa responsabilità.
E' possibile dare una risposta agli interessi economici, è possibile dare una risposta piena agli interessi della collettività.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a noi interessa su questo argomento giungere a qualche conclusione, anche per disvelare finalmente i doppi e tripli giochi che troppe forze politiche vanno consumando letteralmente sulla pelle di qualche centinaia di migliaia di nostri concittadini.
Di conseguenza mi limiterò a fare poche osservazioni, associandomi viceversa alle richieste già avanzate dai colleghi Adduci e Ala di avviare oggi stesso una discussione in merito agli ordini del giorno che sull'argomento sono stati presentati o sono in via di presentazione.
Proprio perché ci pare che l'urgenza e la gravità dell'argomento su cui ha dovuto soffermarsi il Consiglio comunale di Torino, di cui è investito il Consiglio provinciale di Torino, non consente ulteriori tergiversazioni.
Possono esserci sbocchi differenti alle inquietudini di cui tentiamo di farci interpreti.
Il collega Tapparo ha detto la sua poc'anzi. Le sue considerazioni sono meritevoli di attenzione; ce ne possono essere delle altre. Noi abbiamo una fermissima convinzione, Assessore Cernetti, al di là della ricostruzione burocratica dell'iter che lei ha fatto nella risposta, che ho scorso velocissimamente avendo cominciato in un momento in cui il sottoscritto si è dovuto assentare, che rifiuti tossici e nocivi in quel luogo non possono essere depositati, per le ragioni ampie che sono state dette, in particolare dal collega Adduci e dal collega Ala.
Ci sono convinzioni, considerazioni differenti e vorremmo poterle misurare con l'ampiezza dovuta e anche con la possibilità per tutti i Gruppi politici del Consiglio regionale di prendere posizione, di modo che anche il collega Marchini non abbia da lamentarsi perché non viene invitato agli incontri con il Comitato che cerca di difendere gli interessi della popolazione delle Vallette, di Savonera, di Collegno e così via.
Mi sto soffermando su questo aspetto e formalizzeremo la proposta di iscrizione all'o.d.g. dell'argomento non potendo essere il sottoscritto minimamente soddisfatto della risposta dell'Assessore Cernetti, la quale ha dato una risposta predisposta - scusate i bisticci di parole - dai suoi uffici con grande cura burocratica, ma sfuggendo ai nodi politici concreti che venivano indicati. In questa risposta non si fa minimamente cenno ad alcuni quesiti che il sottoscritto nell'interrogazione urgentissima di più di un mese fa...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Qual è la data della interrogazione?



STAGLIANO' Gregorio Igor

La data è quella del 20 maggio. E dobbiamo essere contenti rispetto ai tempi normali; sta di fatto che è argomento importante. Do atto comunque che, almeno su questo punto, l'Assessore è stato più sollecito di tanti suoi colleghi su altrettanti problemi urgenti.
In questa interrogazione si ponevano alcuni quesiti precisi a cui non ho avuto risposta. Ad esempio, si chiedeva di sapere se la Barricalla S.p.A. avesse provveduto a produrre la documentazione richiesta dal Comitato tecnico regionale e di questo si chiedeva copia; documentazione relativa a elementi sostanziali che determinavano la sospensione del giudizio da parte del Comitato tecnico medesimo in merito all'autorizzazione richiesta. La documentazione presentata dalla Barricalla era carente di elementi sostanziali relativi: 1) al metodo e ai calcoli eseguiti in relazione all'efficacia della barriera costituita dai tre pozzi di spurgo previsti 2) alla distinzione numerica e alla destinazione degli stessi 3) alla non coincidenza fra i numeri di riferimento a sondaggio e i dati della relazione 4) alla mancanza dell'indicazione circa la destinazione dei materiali esuberanti nel rapporto scavi- riporto 5) alla mancanza della precisazione, sia sotto il profilo tecnico che gestionale, dei criteri di emungimento del percolato 6) alla specificazione del contenuto d'acqua massimo previsto per i rifiuti smaltiti 7) alla stima dei costi di realizzazione e di gestione dell'impianto 8) gli atti di progetto e integrativi erano mancanti delle firme dei singoli progettisti.
Richiamo con un po' di noia questi particolari, a riprova che la Barricalla, per arroganza di potere, per avere le spalle fin troppo coperte dalla connivenza di forze politiche variegate, ha dato inizio ai lavori in assenza di requisiti minimi indispensabili. Hanno cominciato a lavorare senza che il Comitato tecnico avesse potuto esprimersi in maniera motivata e argomentata su questioni non di lana caprina.
Ci troviamo quindi di fronte a questo intreccio malefico, in questo caso, per la salute dei cittadini, quantomeno per questo. Vorremmo augurarci che non sia anche per le finanze collettive, tra politica ed affari, questo intreccio malefico che ha prodotto già fin troppi guasti e troppe distanze tra i bisogni dei cittadini e le istituzioni democratiche rappresentative.
Di conseguenza, continuo a riproporre all'attenzione dell'Assessore l'urgente bisogno del sottoscritto, e immagino di tutti i colleghi che stanno seguendo l'argomento, di poter avere copia della documentazione. In secondo luogo vogliamo capire se tutti i gruppi politici dell'assemblea non soltanto la Giunta o l'Assessore all'Ambiente, possono dirsi soddisfatti dello stato delle cose e lasciar agitare i propri attivisti a Collegno, alle Vallette o a Savonera, indipendentemente da quello che i propri rappresentanti fanno, siano essi della DC o del PCI o del PSI o di quant'altri si voglia.
Siccome su questa materia si sta consumando un gravissimo inganno oltre che un gravissimo danno nei confronti della salute dei cittadini occorre che tutti i Gruppi possano pronunciarsi. Di conseguenza verificheremo fra qualche minuto, signor Presidente, se c'è corrispondenza tra parole e fatti e se si acconsente ad approfondire, come merita la vicenda, di modo che ci possa essere un pronunciamento. Questo è il punto.
Un pronunciamento formale dell'assemblea, in merito alle questioni salienti che ho posto con i Consiglieri Adduci, Ala e Tapparo. La sospensione è richiesta per veder chiaro sui troppi punti oscuri, che la risposta dell'Assessore Cernetti non ha chiarito minimamente per quanto ci riguarda.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione n. 1174 del Consigliere Picco inerente il progetto di metropolitana regionale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1174 del Consigliere Picco.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Ho già fatto pervenire al collega Picco la memoria relativa all'interrogazione n. 1174, che fa riferimento ad una lettera apparsa su "Specchio dei tempi" dell'ing. Scamardella, in ordine alla notizia sulla realizzazione della metropolitana leggera Torino - Rivarolo. L'ing.
Scamardella in quell'occasione ha specificato che se la legge finanziaria avesse previsto finanziamenti ammontanti a 92 miliardi per la ferrovia del Canavese e a 190 per la Torino - Ceres, questi fondi verrebbero utilizzati per ammodernare la tratta Settimo - Rivarolo onde poter svolgere un servizio metropolitano, vale a dire un modello di esercizio tipo ferroviario con cadenzamento ed intensificazione della frequenza dei treni.
L'utilizzo dei suddetti finanziamenti, limitatamente alla tratta Settimo - Rivarolo, è dovuto al fatto che, se si volesse distribuire gli interventi lungo l'intera estensione della linea, si potrebbero ottenere solo minimi miglioramenti del servizio. Viceversa la concentrazione degli interventi fra Settimo e Rivarolo può migliorare considerevolmente il servizio di tale tratta e di questo miglioramento potrebbero beneficiare anche le tratte Rivarolo-Pont e Rivarolo-Castellamonte.
Per quanto riguarda il progetto di metropolitana regionale esiste, di fatto, una proposta di ammodernamento e potenziamento della ferrovia Torino Ceres e della ferrovia del Canavese, presentata nel marzo 1980 dalla Regione Piemonte dal Comune e dalla SATTI, che prevedeva un costo - alla valuta '80 - di circa 138 miliardi per poter ottenere un livello di servizio in grado di soddisfare la domanda allora prevista per il 1986.
Attualmente sono in corso di realizzazione i lavori finanziati dal FIO per l'ammodernamento della ferrovia Torino - Ceres, collegamento tra Torino e l'aereoporto di Caselle. Occorre ancora rilevare che, alla luce delle scelte operate dalle FS rivolte alla soppressione di parecchie linee ferroviarie a scarso traffico, alcune delle quali situate nell'area torinese, e in considerazione dell'aumento di capacità delle linee ferroviarie urbane conseguenti ai lavori relativi al potenziamento degli impianti del nodo di Torino questo Assessorato ritiene di poter giungere alla definizione di un nuovo programma di esercizio nell'ambito del modello di esercizio ad attestamenti incrociati al servizio dell'area metropolitana e con caratteristiche di frequenze e di utilizzo di materiale rotabile idonei Occorre peraltro sottolineare che il passaggio delle competenze riguardanti le ferrovie concesse ed eventualmente anche le linee FS di interesse locale, dovrebbe essere preceduto dal risanamento tecnico ed economico delle linee stesse ed inoltre, qualora si realizzasse quanto sopra indicato, sarebbe necessaria l'istituzione di un apposito fondo statale per il risanamento dei deficit delle linee.
Quanto detto chiarisce anche la questione del rinnovo delle risorse aziendali, di cui viene chiesta, nella lettera richiamata, la promozione.
Infatti le competenze regionali in materia di ferrovie concesse ed ancor più di ferrovie dello Stato consentono soltanto interventi di tipo propositivo e programmatico.
Debbo aggiungere che, rispetto al primo decreto ipotizzato nel quale si andava al riparto e all'assegnazione dei 5000 mila miliardi per le ferrovie concesse, secondo una modalità che vedeva totalmente assente il ruolo delle Regioni, dopo l'ultimo incontro avuto con il Ministro dei Trasporti On.
Santuz, pur rimanendo ferma l'impostazione del decreto predisposto ancora dai precedenti Ministri, l'attuale Ministro dei Trasporti si è impegnato a riconsiderare il ruolo della Regione all'interno di questo programma, ivi compreso anche un riesame delle ipotesi progettuali.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Non concludo l'intervento collocandomi sulla soddisfazione o meno della risposta perché mi rendo conto che al di là dei dati forniti esistono implicazioni e problemi che non investono solo il giudizio in merito agli argomenti richiamati, ma un più generale giudizio politico su un tema che è a tutti i colleghi noto e che dovrebbe essere oggetto di più attente politiche propositive e di impegno da parte dell'Amministrazione regionale.
La lettera a "Specchio dei tempi" era stata stigmatizzata negli intenti della mia interrogazione per l'intento quasi sbrigativo di voler dare assicurazioni che con il servizio automobilistico Torino - Rivarolo si assolve di fatto a un ruolo di trasporto pubblico che, secondo me, è ben lontano dall'essere ruolo di servizio che dovrebbe garantire nodi di sistema ferroviario. Si diceva che, con il tratto Torino - Rivarolo si fosse data per scontata l'ipotesi che la non ulteriore attivazione del servizio Rivarolo - Castellamonte e Rivarolo Pont fosse di fatto nelle logiche della progettazione della metropolitana torinese. Su questo argomento l'Assessore dovrebbe darci assicurazioni maggiori e essere molto più chiaro ed esplicito.
Qui si dice che, l'intento di destinare 92 miliardi alla tratta Settimo - Rivarolo in termini più incisivi, non diluendoli sull'intera tratta, assicurerebbe di fatto una capacità di adeguamento del servizio ferroviario in termini più precisi e temporalmente più rassicuranti. E su questo possiamo concordare. Deve essere chiaro,però, che l'ipotesi di destinazione di risorse ha una data storica precisa che non è collocata rispetto all'evoluzione sia dei costi sia della progettualità ulteriore che dovrebbe essere fatta per assicurare l'estensione di servizio.
La dimostrazione di questo è data dal fatto che la Provincia sta comportandosi negli adeguamenti viari in modo tale da rendere per scontata la eliminazione di questa tratta ferroviaria. Su questo, come Consigliere regionale e come cittadino, protesto fermamente perché ritengo che sia il modo peggiore per coordinare una politica di interventi sulle infrastrutture sulle quali storicamente la nostra comunità si è impegnata finora ha tenuto testa sia pure alle cattive condizioni economiche di gestione. Non dimentichiamo che su questo argomento la Città di Torino e la Provincia di Torino per anni sono state a supporto dell'inadempienza sostanziale dello Stato nel riconoscimento di un ruolo al servizio pubblico che è invece fondamentale. Voglio sottolineare questo aspetto per ricordare all'Assessore come la progettualità di questo sistema richiede, anche alla luce delle dichiarazioni che ieri abbiamo sentito dall'ingegnere del Compartimento delle Ferrovie dello Stato, un'attenzione maggiore, e tutta regionale - lo sottolineo a chiare lettere - perché il problema del passante rischia di scoraggiare qualsiasi tipo di attivazione coordinata del servizio metropolitano, se non quello urbano almeno quello extra urbano. Credo che la condizione minima sulla quale tutte le forze politiche si sono sempre mosse è che comunque quel passante ferroviario non dovesse penalizzare l'attivazione, sia pure rendendoci conto che non è possibile attivare sul passante il sistema di trasporto urbano, però il passante sul sistema interurbano deve essere comunque una delle condizioni irrinunciabili.
Mi auguro, Assessore, che, con l'attivazione che ha caratterizzato fino ad ora la sua gestione, si attivino quanto prima su questo argomento delle maggiori assicurazioni in merito.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Confermo al collega Picco che abbiamo già preso contatti con l'ingegnere e la società per fare delle verifiche rispetto a queste politiche.


Argomento: Informazione - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1261 dei Consiglieri Bontempi, Adduci, Bresso Bruciamacchie, Valeri e Reburdo inerente il programma presentato alla stampa con lo slogan "Volta pagina"


MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

interpellanza n. 1282 dei Consiglieri Chiezzi, Bontempi, Valeri, Ferro Adduci e Guasso inerente la "campagna di educazione ambientale" effettuata in collaborazione con Snam e Italgas; interrogazione n. 1301 del Consigliere Rossa inerente la "campagna di educazione ambientale".
Collaborazione con Snam e Italgas interrogazione n. 1305 del Consigliere Brizio inerente la "campagna di educazione ambientale". Collaborazione con Snam e Italgas interrogazione n. 1275 del Consigliere Rossa inerente l'iniziativa dell'Assessore all'ecologia Cernetti che attraverso il quotidiano "Il Giorno" ha illustrato il programma di intervento del suo Assessorato



PRESIDENTE

Come concordato in sede di Conferenza dei Capigruppo, esaminiamo congiuntamente le interpellanze nn. 1261 e 1282, e le interrogazioni nn.
1301, 1305 e 1275.
La parola al Consigliere Bontempi che illustra l'interpellanza n. 1261.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sono avvalso della facoltà di illustrare l'interpellanza da noi proposta per evidenziare la grande rilevanza della questione che attiene ad alcune regole fondamentali e ai rapporti nel sistema pubblico ed istituzionale rispetto all'informazione che attiene ai rapporti interni tra Giunta e Consiglio e che attiene all'uso del pubblico denaro e per quali fini.
Abbiamo presentato tre documenti: il primo riguarda l'inserto de "Il Giorno"; il secondo riguarda la campagna promossa in collaborazione con Snam e Italgas; il terzo riguarda, in specifico il primo e più clamoroso risultato di questa campagna, l'inserto sul giornale "La Stampa".
Ci rendiamo conto che in una situazione molto deregolata, come quella attuale, in cui senza avere abrogato alcuna regola scritta e senza aver fatto venir meno a parole la validità della deontologia di certi comportamenti, in queste istituzioni, indebolite dagli uomini che ne hanno la prima responsabilità, può succedere di tutto. La questione è viva da sempre. Da quando sono in Regione, la funzione di controllo sull'uso del denaro pubblico a fini di promozione istituzionale è sempre stata dai Gruppi di opposizione rigorosamente verificata, controllata, mettendo in moto processi di limitazione e di verifica per impedire che l'uso di questo denaro, a nome dell'istituzione, sia un uso mascherato, politico o partitico o comunque di coalizione. Tant'è vero - lo ricordano i colleghi dell'altra legislatura - che mettemmo in piedi, riconoscendo la validità delle richieste dell'opposizione, la Commissione informazione e strumenti come la verifica preventiva dei programmi di promozionalità e delle spese in materia, che rappresentavano la volontà del Consiglio di essere cauto ed accurato nel definire e nel decidere le campagne e il modo in cui farle.
Questo è clamorosamente venuto meno questa volta e non mi stupisce. Pur non avendo abrogato nessuna norma scritta e soprattutto non avendo affermato di voler percorrere una strada diversa sul piano dei comportamenti e dei rapporti, abbiamo avuto un ingente impiego di denaro regionale su un tema molto delicato e all'attenzione di tutti perché al centro di complesse e difficili politiche come quella dell'ambiente, e non si è ritenuto di avviare una verifica con l'organo consiliare, l'organo di indirizzo.
Sull'ambiente non può esserci una voce sola; è rilevante la voce dell'esecutivo, ma per fare educazione ambientale e promozione di una campagna ambientale, si rilevano anche le opinioni e le idee degli altri Gruppi. Tutto ciò non è stato fatto e siamo costretti, a cose fatte, a sollevare il problema.
Non abbiamo neanche più le condizioni di attenzione dell'opinione pubblica, che c'erano un tempo. Ricordo quando eravamo presenti nelle Giunte, eravamo molto sensibili ai rilievi e alle critiche che venivano dalle opposizioni. C'era però uno sbocco, c'era comunque l'evidenziazione del problema che riguarda il modo di governare, l'uso del pubblico denaro l'uso di parte, quindi la funzione diversa di quando si governa a nome di tutti, così come fanno le Giunte, rispetto a quando si è solo parte.
Mi rendo conto che mancano le condizioni. Non è un caso che si sia arrivati a discutere su questo punto così in ritardo. Non è una responsabilità che riverso alla Giunta, perché il Presidente Beltrami era disponibile a rispondere da un mese. Parlo del clima, parlo del fatto che questi problemi paiono essere desueti e pare essere assolutamente normale che in questa selvaggia deregolazione di regole scritte e di comportamenti chi ha dei soldi da spendere li spende come e quando vuole, al di là delle forme, delle opportunità e delle sensibilità che si debbono avere in queste circostanze.
Faccio questa introduzione, perché voglio evidenziare il problema politico. Di qui al 1990, per ovvie ragioni che assolutamente non riteniamo di poter accettare, così come non dovrebbero mai essere accettate, si renderà più urgente un'azione di informazione e di propaganda legittima da parte dei soggetti attori. Queste tentazioni di usare i soldi non per un'informazione sullo stato dell'arte, per opinioni confrontate, ma per un uso di parte, rischia di essere molto più grande.
Faremo una battaglia e cercheremo di proporre degli strumenti; tra le autoriforme che ci siamo impegnati a fare c'è un pezzo che riguarda l'informazione istituzionale, le condizioni preliminari, con quali criteri può essere resa.
Purtroppo in questo caso abbiamo avuto una prima intervista a "Il Giorno", e quello che più ci ha sbalorditi è stato l'inserto su "La Stampa" con un sistema di interviste. Ciò che mi ha particolarmente colpito è stata la libera espressione nell'intervista del Presidente della Giunta di sue valutazioni sulla politica ambientale. O il pezzo promozionale deve riportare i fatti e cose e cerca di essere poco soggettivizzato, oppure, se viene soggettivizzato, è dovere di chi spende i soldi a nome di tutta la Regione, non solo della Giunta, di rendere possibile anche un contraddittorio. In quella intervista si sono fatte delle affermazioni che non condividiamo e, proprio perché non era una libera informazione presa dal sistema giornalistico, ma un'informazione pagata, era dovere o di renderla in maniera diversa, spersonalizzarla, legarla a fatti, a leggi, a cadenze, oppure rendere possibile anche una presenza contraddittoria di altri Gruppi che non sono in Giunta, ma ciò nondimeno, hanno pieno diritto di esporre alla comunità piemontese le loro proposte di legge, le loro idee, le loro valutazioni.
Mi attendo una risposta dalla Giunta, avendo scelto come partner Snam Italgas, abbiamo sul piano ambientale uno squilibrio nell'informazione. C'è un volantino, su quella base vengono preparati spot televisivi, rapporti con l'informazione locale (quale, quanta, come è stata scelta?) che possono avere contenuti devianti in contrasto con la politica che in questa sede la Regione ha definito. La nostra forza politica non accetta che l'informazione assuma contorni di parte e che sia accettata come una delle nuove regole non scritte del gioco. In questi giorni a livello nazionale si sta discutendo duramente del problema dell'opzione zero, dei rapporti tra potere economico e potere dell'informazione. Credo che occorra riprendere questo discorso, noi ci batteremo su questo e speriamo di trovare delle alleanze anche solo nell'ambito dell'opposizione. Il caso dell'ambiente, è un caso assolutamente isolato, ma è un caso dal quale dobbiamo partire per far cambiare i comportamenti, gli atteggiamenti della Giunta e per definire il rapporto con il Consiglio in merito alle campagne promozionali fatte con i soldi di tutti.
E' un problema etico, è comunque un problema di comportamento, è un problema politico in quanto attiene squisitamente alla questione della immagine, della visibilità della istituzione e del modo in cui si collocano i vari attori. Il Consiglio ritiene di avere una funzione di controllo e di verifica e anche di merito su queste cose. Il Consiglio non può essere tagliato fuori. Quella che è emersa è una versione di parte, tra l'altro non suffragata dai fatti, ottativa e auspicativa, specie nell'intervista al Presidente della Giunta, di come la Regione avrebbe fatto. Ricordo che il problema del Bormida, in un articolo de "La Stampa" veniva dato come avviato a soluzione a 500.000 piemontesi lettori, più le famiglie, più l'indotto, con tranquillità e non con problematicità come sarebbe stato giusto. I fatti e le responsabilità che in altre sedi abbiamo denunciato e che abbiamo verificato dimostrano però che quella è stata un'informazione fasulla. Se ad esempio si fosse dato campo all'opinione di altri Gruppi forse i lettori avrebbero potuto rendersi conto che le cose non erano così definite, avrebbero potuto farsi una ragione di come stavano le cose dal libero dibattito delle idee. Questo è stato impedito, non si è scelta la strada più corretta dell'informazione, rigorosamente istituzionale.
Chiediamo al Consiglio una pronuncia univoca su forme e modi da convenire e, sulla base della forza parlamentare, di imporre regole corrette sull'uso del denaro pubblico per l'informazione.
In questo caso correttezza non c'è stata e non è di poco significato che, di fronte al periodo che ci attende sulle autoriforme, questo problema sia centrale più di altri, perché sappiamo benissimo che in questo sperduto teatrino che rischia di essere la attuale discussione politico istituzionale, proprio le tentazioni di ricorrere all'uso improprio della propaganda di parte diventano gli elementi più squassanti anche dei nostri rapporti. Abbiamo l'impressione della scorrettezza, abbiamo l'impressione che si tenda a prendere oggi qualcosa in barba a regole di convivenza e di correttezza di rapporti. Non c'è sensibilità, ci sono perfino incomprensioni.
Mi auguro che nella risposta ci sia una ferma presa d'atto della situazione, una riconsiderazione anche critica e autocritica. Comunque mi attendo con molto interesse la pronuncia delle altre forze politiche per determinare le iniziative successive sull'argomento.


Argomento: Formazione professionale

Incontro con i rappresentanti del Centro di formazione professionale "Don Minzoni"


PRESIDENTE

Comunico che sono presenti al primo piano alcuni rappresentanti del personale, nonché i genitori degli allievi del Centro di formazione professionale Don Minzoni i quali avevano chiesto - e di cui erano stati messi al corrente i Capigruppo attraverso una comunicazione del Presidente del Consiglio un incontro. Pregherei i rappresentanti dei Gruppi e un rappresentante della Giunta di salire al primo piano per incontrare queste persone.
Su questo argomento ha la parola il Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Intendo precisare che non posso duplicarmi ed essere al primo piano e contemporaneamente qui. Vorrei, insieme a tutte le forze politiche stabilire una sollecitazione riguardo a questi incontri che ogni giovedì per cause giuste e sante, ci troviamo a dover affrontare. Ieri pomeriggio mi sono intrattenuto per un'ora e mezza con i rappresentanti del Gruppo comunista sullo stesso problema per il quale queste persone chiedono un incontro. Adesso ce le ritroviamo qui preannunciate con un telegramma.
Rappresentando in questo momento anche il collega Alberton che è notoriamente impedito, vorrei dare una risposta giusta alle interrogazioni che sono in corso. Stasera ci sarà un incontro con i rappresentanti degli inquilini. Prego pertanto la Presidenza del Consiglio di normare questi incontri di modo che possano essere distribuiti saggiamente lungo il percorso settimanale, in sedi e momenti nei quali gli argomenti possano avere risposte appropriate e corrette e non buttate lì sotto l'impulsività o l'emotività del momento, soprattutto creando momenti di dispersione ad un'assemblea che ha valore e carattere legislativo.
In ogni caso invierò al primo piano il funzionario responsabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola su questo argomento il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Faccio mie le valutazioni del Presidente della Giunta perché le esigenze di qualità espresse dalla Giunta sono analoghe per i livelli consiliari.



PRESIDENTE

Certo, però vorrei che...



MARCHINI Sergio

Presidente, i "però" sui quali lei incomincia a ragionare, debbono essere accantonati. Il Consiglio regionale è un'assemblea legislativa, e i "però" vanno tranciati radicalmente perché coloro che chiedono le eccezioni sono convinti che il loro problema (come sicuramente è) sia di pari significato e importanza di qualunque altro problema che viene qui sottoposto.
O ci diamo una regola non superabile, oppure ci troviamo in questa situazione che, "inaudita altera parte", i nostri amici e la società organizzata decidono di venire qui, ce lo notificano con un telegramma e noi disertiamo i lavori del Consiglio. I "però", signor Presidente non devono avere diritto di cittadinanza, perché se ne facciamo passare uno passano tutti, e ormai sono passati tutti. Occorre, da parte dell'Ufficio di Presidenza, una ferma presa di posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Mi associo a quanto affermato da Marchini. Oggi ci sono queste persone quindi possiamo fare uno sforzo ed inviare i Capigruppo o una delegazione al primo piano, facendo presente che il Presidente della Giunta interverrà quando il dibattito sarà finito. Circa la nostra presenza possiamo mandare un rappresentante del Gruppo. Sono più che mai convinto e d'accordo con Marchini che questo atteggiamento deve finire. Sosteniamo di essere e siamo in effetti un Parlamento e ci comportiamo come un'assemblea, da quattro soldi, sulla quale tutti possono intervenire e dire quello che vogliono. Il problema successivo esaminiamolo nella sede che volete, ma esaminiamolo.



PRESIDENTE

Lo esamineremo questa sera nella sede dei Presidenti dei Gruppi perch questo è un problema dell'Ufficio di Presidenza, che riguarda anche l'ordine dei lavori, che quindi che ricade sulla responsabilità dei Presidenti e dei Gruppi consiliari. Ritengo di dover chiudere qui questa questione.



BONTEMPI Rinaldo

Anche perché le opinioni sono diverse.


Argomento: Informazione - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanze n. 1261 e n. 1282, interrogazioni nn. 1301, 1305, 1275 (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sulle interpellanze ed interrogazioni. Aveva chiesto di parlare, in replica alla illustrazione dell'interpellanza del Consigliere Bontempi, il Presidente della Giunta Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Cercherò di dare una risposta complessiva alle interrogazioni e interpellanze, a nome della Giunta, tentando dapprima di seguire l'ordine di presentazione anche per aprire il discorso, e penso possa essere tolta di mezzo con facilità quella sull'intervista e relativa pubblicazione sul quotidiano "Il Giorno" alla quale la Giunta era disponibile a rispondere fin dal 29 febbraio, così come aveva reso comunicazione alla Presidenza del Consiglio.
In occasione delle informazioni attorno alla salvaguardia ambientale l'Assessore aveva disposto una serie di elaborati di natura divulgativa e di taglio giornalistico all'indirizzo degli organi di stampa interessati all'argomento. Nella fattispecie il quotidiano "Il Giorno", tramite la società di pubblicità editoriale, informava con lettera dell'11 novembre 1987 di un'iniziativa che stava per essere intrapresa da parte di tale quotidiano e che avrebbe portato alla produzione di un inserto supplemento di 8 pagine riguardante i problemi ecologici ed ambientali complessivamente del Paese. L'iniziativa riguardava le Regioni Piemonte, Liguria e Lombardia in particolare e per ognuna di esse, negli intendimenti editoriali della direzione de "Il Giorno", sarebbe stato montato un inserto specifico.
Essendo però venuta meno l'adesione all'iniziativa da parte della Lombardia e della Liguria ed essendo stata il Piemonte l'unica Regione ad aver deliberato la propria adesione, la direzione del quotidiano decise, in modo unilaterale e senza comunicare nulla all'Assessorato, di sopprimere l'inserto progettato rinunciando così al progetto originale e di sostituirlo con una pagina di semplice informazione giornalistica dedicata ai problemi ambientali del Piemonte. Tra l'altro all'indomani della pubblicazione dell'articolo in questione con lettera del 21/12/1987 al direttore della società di pubblicità, l'Assessore segnalava la sorpresa e contrarietà per la decisione editoriale presa unilateralmente dalla redazione, così diversa dagli accordi precedenti, e per il taglio personalizzato dato all'articolo che non rispettava lo spirito e le finalità dell'iniziativa.
In seguito si raggiungeva un chiarimento con la direzione de "Il Giorno" che portava alla naturale conclusione di non dare seguito alla delibera di adesione al progetto. Quindi la Regione non ha sborsato quattrini nei confronti di quell'editoriale.
Per ciò che riguarda l'individuazione dei periodici per la realizzazione e pubblicazione redazionale sull'ambiente essa è avvenuta tenendo conto delle loro caratteristiche eminentemente regionali, della loro tiratura e della loro distribuzione che nella globalità copre tutto il Piemonte. Tra l'altro seguendo un criterio abituale, questo lavoro è stato condotto in collaborazione con l'ufficio stampa della Giunta regionale rispettando gli antichi canoni, hanno riproposto in questa tornata gli stessi atteggiamenti e la stessa conduzione delle cose tenute anche dalle Giunte precedenti.
Infine, rispetto ai contenuti dei servizi speciali, di cui si fa menzione nell'interrogazione, essi appaiono confacenti alla situazione ambientale della regione avendo contenuto informativo completo per la specificità degli argomenti trattati e per l'attualità degli stessi.
Ora completerò la risposta sui problemi sollevati dagli interventi dei colleghi relativi alla campagna di educazione sull'ambiente, quella più recente che porta il nome di "Volta pagina".
La campagna di educazione sull'ambiente, realizzata in collaborazione con Snam e Italgas si prefiggeva lo scopo, nella ricorrenza dell'anno europeo dell'ambiente, di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla indilazionabile necessità di intervenire fuori dell'ambiente e soprattutto suscitare la consapevolezza che la risoluzione dei problemi dell'ambiente può avvenire solo tramite un corretto atteggiamento comportamentale, sia a livello individuale che collettivo.
Ci si è accorti che l'anno europeo dell'ambiente, per i molti fatti che intervengono anche in territorio italiano, si collocava in un momento storicamente molto favorevole al coinvolgimento dell'opinione pubblica e quindi dell'informazione di massa. Il cittadino, specie nelle aree più industrializzate, è portatore di ansie e anche di desideri di rassicurazione.
Ecologia e ambiente, tematiche che fino al '70 erano elitarie, sono divenute con il passare degli anni temi legati alla sopravvivenza individuale e a quella collettiva. Recenti avvenimenti, Chernobyl atrazina, metanolo, pesticidi ed altri, questi stessi argomenti che sono stati ancora recentemente richiamati dall'illustrazione svolta dal collega Bontempi, hanno profondamente toccato l'immaginario collettivo portando sensibilità e ansie anche nel dominio individuale.
La Regione Piemonte, pertanto, ha ritenuto opportuno attivarsi nel proporre una campagna di educazione ambientale tramite una capillare informazione nelle scuole dell'obbligo e presso le famiglie con lo scopo di suscitare la consapevolezza dei problemi, di modo che dai comportamenti individuali e collettivi scaturissero azioni specifiche a favore dell'ambiente.
La scelta del "Target publicy" primario nella scuola dell'obbligo, in particolare nelle classi 3, 4 e 5 elementari, è frutto di colloquio con il soprintendente agli studi per il Piemonte e si basa sulla considerazione che il ragazzo in età scolare, su un argomento sociale, deve essere necessariamente destinatario di un messaggio, che può essere riproposto nell'ambito della stessa famiglia.
Il mezzo specifico della comunicazione è stato un opuscolo con disegni in cui l'unica variante era costituita dal testo scritto, mutato nella versione per gli alunni e in quelli della famiglia. Si era ipotizzato di poter veicolare circa 900.000 messaggi in modo da raggiungere tutti gli alunni del secondo ciclo della scuola elementare e buona parte delle famiglie piemontesi.
Per meglio far conoscere la campagna e i suoi contenuti, vi sono state parallelamente iniziative pubblicitarie di supporto, consistite essenzialmente in affissione di manifesti murali, tabelloni su veicoli auto filotranviari, spot sulle emittenti televisive piemontesi, inserti pubblicitari nella stampa periodica piemontese e sui quotidiani editi in Piemonte.
Ci si è rivolti al prof. Enzo Tiezzi, Docente presso l'università di Siena (parlamentare della sinistra indipendente) studioso di fama internazionale dei problemi dell'ambiente, per ottenere la sua consulenza scientifica nella redazione degli opuscoli destinati alle famiglie e alle scuole. Il suo contributo si è rivelato prezioso e lo si può constatare dai testi che forniscono al lettore una conoscenza esatta dei problemi reali che affliggono l'ambiente, e l'individuazione delle soluzioni per ognuno di essi oggi consentite.
In questo modo, fermi nella convinzione che per affrontare un problema bisogna prima averne avuto conoscenza corretta, si può affermare ora di aver raggiunto lo scopo portando un contributo determinante sulle problematiche attuali dell'ambiente.
Per la costruzione del progetto di comunicazione si sono cercati degli sponsor, che sono stati trovati nello Snam, la quale a sua volta ha voluto ripartire la spesa di sua competenza con la compartecipazione dell'Italgas anche per evidenti economie di bilancio, cercando quindi di attingere in forma sopportabile alla mano pubblica e ricercando in quella privata, che dimostrava di avere interesse sull'ambiente, e a suo tempo ha portato avanti non trascurabili campagne su questo argomento, per poter stabilire degli alleggerimenti di bilancio per la Regione.
Il ruolo da loro svolto è stato quello di garantire la copertura finanziaria di tutti i supporti necessari alla campagna promozionale. Cioè dopo che sono stati scelti dai rispettivi uffici mezzi su cui articolare il messaggio promozionale, Snam e Italgas hanno provveduto alla stampa degli opuscoli, dei manifesti, dei poster, alla realizzazione dei bozzetti dei disegni, nonché degli spot televisivi e radiofonici, per un totale di 450 milioni, IVA esclusa, oltre ad altri 23 milioni successivamente spesi per un'integrazione su "La Stampa", quindi un totale di 473 milioni, IVA esclusa.
Le fatture per la realizzazione di quanto sopra sono state emesse a carico delle due società, che hanno provveduto direttamente al pagamento avendo anche seguito tutta la fase preliminare.
La Regione Piemonte, nella suddivisione delle spese (come già specificato a suo tempo nella deliberazione) si è accollata l'onere dell'acquisto degli spazi pubblicitari dei "media" scelti, quindi dei diritti di affissione, spazi tabellari sulla stampa quotidiana e periodica spazi televisivi e radiofonici (n. 4 quotidiani; 40 periodici piemontesi 18 TV piemontesi; 14 radio piemontesi).
La scelta dei "media" interessati era stata fatta di comune accordo con gli sponsor, tenendo presente che il messaggio aveva esclusivamente interesse regionale, eccezion fatta per il minimo di risonanza a livello nazionale attraverso i quotidiani prescelti: La Stampa, Stampa Sera Tuttosport, Il Giorno.
La prima iniziativa pubblicitaria è stata resa pubblica con una conferenza-stampa svoltasi a Palazzo Lascaris nella "Sala dei Cento" il 21 marzo di quest'anno, data emblematicamente scelta perché coincidente con l'inizio della primavera e addirittura con la conclusione dell'anno europeo dell'ambiente, del quale di fatto questa manifestazione è stata l'unica vera proposta di messaggio all'opinione pubblica piemontese; mi pareva che se fossimo stati in silenzio avremmo certamente peccato di omissione di attenzione nei confronti della comunità su un argomento di tanto interesse.
Con questa scelta si è anche voluto sottolineare la raccomandazione contenuta nella deliberazione istitutiva dell'anno europeo dell'ambiente che auspicava che le eventuali manifestazioni non fossero fini a se stesse e destinate ad esaurirsi nell'anno celebrativo, ma rappresentassero un contributo corretto che potesse lasciare un segno nella comunità.
La conferenza-stampa era stata tenuta da me, dall'Assessore all'ambiente Cernetti, dal Presidente del Consiglio regionale Viglione, dai Presidenti della Snam e Italgas e dal prof. Tiezzi che ne aveva illustrato ampiamente i contenuti scientifici.
I supporti del messaggio sono stati scelti con i criteri della massima divulgazione. Per quanto riguarda la scuola, in accordo con i Provveditorati, vi è stata una capillare distribuzione a tutti gli alunni delle classi 3, 4, 5 elementari della regione, mentre per quanto concerne le famiglie, si è tentato di raggiungere il maggior numero con il costo finanziario più basso possibile. Alla scuola sono state conferite 200.000 copie. Si è pertanto scelta la strada degli inserti che garantivano il conseguimento dell'obiettivo prefissato e quindi sono stati inseriti nella stampa notizie della Regione Piemonte, nei periodici del gruppo Cooperative Diocesi, che sono gli unici fra tutti quelli oggetto di inserti tabellari che hanno risposto affermativamente alla possibilità di inserire un opuscolo in distribuzione per 600.000 copie alle famiglie. Gli altri settimanali hanno però collaborato nella divulgazione della pubblicità dei diversi temi.
La prima attività della Regione si era iniziata il 28 di marzo, dopo che la deliberazione era stata resa esecutiva il 23 dello stesso mese ed era stata assunta il 15 del mese stesso.
A campagna conclusa si può affermare, che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e anche le più rosee previsioni di successo sono state superate. Durante la presentazione degli opuscoli alle scuole, avvenuta in ogni capoluogo di provincia, con un balletto appositamente allestito dalla compagnia di danza del Teatro Nuovo, si sono raccolti lusinghieri apprezzamenti non solo dagli alunni, ma dallo stesso corpo degli insegnati.
Ancora oggi, presso gli uffici regionali che hanno seguito la realizzazione della campagna, giungono richieste da gruppi, scuole, associazioni, boy scout e da singoli per ottenere ulteriori copie dell'opuscolo che hanno visto in distribuzione.
E' ovvio che la dimensione dell'iniziativa, la complessità della materia e, per altri aspetti, la diversa articolazione degli spazi e quant'altro accompagna ogni attività dell'uomo, possano anche avere dato luogo a smagliature (non posso pensare che non ne siano esistite) o non aver dato luogo a pur utili approfondimenti. Possiamo anche esserne consci; resta però complessivamente la validità dell'iniziativa, l'aver lanciato un segnale, cogliendone restituzione di consensi, sollecitazioni a perseverare con gli opportuni miglioramenti.
Avrei terminato la risposta, che di per sé potrebbe anche dare respiro all'attenzione, ai quesiti, agli approfondimenti che erano stati sollevati dal collega Bontempi. A braccio aggiungo, essendo negata alla Giunta la possibilità di replicare in prosieguo, non è stata assolutamente stabilita prevaricazione nei confronti del Consiglio regionale. La presentazione è avvenuta in Consiglio regionale con la partecipazione del suo Presidente, e non lo abbiamo fatto certo per comprometterlo; evidentemente c'era ed era stata invocata la sua presenza. Non esistono temi di frizione da parte nostra nei rapporti con il Consiglio regionale e soprattutto non esistono riserve mentali nel tentare di assumere atteggiamenti per debordare, per isolare il Consiglio da queste iniziative.
Non ho neppure difficoltà a dire che la Giunta è disponibile a colloquiare, a discutere, a convenire atteggiamenti, proposte, iniziative con il Consiglio regionale. Questo non è sempre accaduto, ma dal momento che mi si diceva che le opposizioni di allora stabilivano questi momenti di censura nelle giunte che ci hanno preceduto, qui dichiaro la disponibilità della Giunta a non sottrarsi a queste verifiche e a questi confronti.
Questo modo di dialogare oltretutto mi appartiene e sto cercando di proporlo nei confronti - non è una divagazione sul tema di tutta la comunità regionale dell'imprenditoria, di coloro che per molti aspetti intrattengono la comunità regionale nel senso di tentare di dare delle risposte alla molta domanda di cultura che esiste sul territorio.
Ieri sera presentando una mostra fotografica al piano terra del palazzo della Regione, l'altro giorno al Castello di Rivoli presentando la mostra del pittore spagnolo Mirò, presentando Experimenta e ogni volta che abbiamo avuto la possibilità di farlo, abbiamo sempre richiamato l'esigenza che si trovi uno spazio entro il quale possano ritrovarsi coloro i quali ritengono di proporre atteggiamenti costruttivi nei confronti della comunità in chiave di risposta ad una saggia ed attuale domanda di cultura e di arte.
Figurarsi se davanti a questi atteggiamenti esistono riserve nel tentare di contrarre questo rapporto o di perfezionarlo nei confronti del Consiglio regionale! Potevo dare una risposta molto più sbrigativa avvalendomi del pacco di note che gli uffici mi avevano preparato, nel quale si possono individuare le somme spese dal 1970 ad oggi per interventi di questo tipo in Italia e all'estero, sugli argomenti più svariati, della dimensione degli interventi, al costo finanziario fino al coinvolgimento delle diverse forze. Ma questo sarebbe appartenuto alla polemica, che non mi appartiene.
Respingo l'affermazione del collega Bontempi di scorrettezza e di atteggiamenti fasulli su determinati problemi. Quando abbiamo detto, ad esempio, che era in corso l'iniziativa per rimettere in vita la Valle del Bormida riproponendo condizioni ambientalmente percorribili e vivibili abbiamo detto la più grande verità. Non può essere nascosto il fatto che da ottant'anni questo problema esiste per la comunità del Piemonte e che per la prima volta circostanze, fortuità di cose, atteggiamenti, intuizioni particolari stanno tentando di dare una risposta. Se i tempi sono tali che ritardano di qualche passaggio determinate conclusioni, è certo che la comunità piemontese, tutta la comunità piemontese, non solo la Giunta, ma tutto il Consiglio regionale stanno tentando di dare una risposta, e questo lo abbiamo reclamizzato. Mi pare che non abbiamo debordato. Chiedo scusa per quest'ultima parte perché non era mia intenzione neppure di proporla.
Ritorno a dichiarare al Gruppo comunista, così come dichiaro all'aula la disponibilità ad intrecciare ogni più utile discorso affinché le iniziative che vengono divulgate e rese al territorio siano espressive e rappresentative per quanto è possibile della più larga parte delle intuizioni, del modo di pensare, del modo di collocarsi nella società da parte della comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, limiterò la mia replica ad alcuni aspetti della risposta testé data dal Presidente della Giunta.
Per quanto riguarda la vicenda dell'intervista fiume dell'Assessore Cernetti pubblicata da "Il Giorno", lei ci ha informati che l'Assessore Cernetti ha provveduto tempestivamente a protestare presso la direzione per la imprevista variazione del progetto concordato. Rilevo, però, che la lettera dell'Assessore Cernetti è concomitante con la presentazione della nostra interrogazione, per cui è presumibile - lei ce lo lascerà pensare che il merito di tale presunta tempestività vada in massima parte riconosciuto a noi e alla nostra iniziativa.
La decisione della direzione de "Il Giorno" di rinunciare al pagamento del servizio pubblicato, della pagina dedicata, rimuove una possibile ragione di illegittimità amministrativa qualora "Il Giorno" appunto avesse preteso il pagamento di un servizio rivelatosi poi essere una intervista personale.
Al di là di ciò però i problemi politici e comportamentali sollevati da questa iniziativa rimangono per intero. Infatti l'attribuzione alla direzione de "Il Giorno" della responsabilità dell'improvvisa variazione al programma concordato, suscita non pochi dubbi a interrogativi, che il raffronto delle date dei vari passaggi dell'operazione concorre ad accentuare. Vediamole assieme.
La delibera con cui la Giunta ha deciso di stanziare 11.800.000 lire per la pubblicazione entro il 22 dicembre 1987 di un redazionale sul quotidiano "Il Giorno" porta la data del 9 dicembre, mentre l'intervista fiume dell'Assessore è apparsa su "Il Giorno" il 18 dicembre, ossia solo nove giorni dopo, comprese le festività.
Presumendo che tale intervista l'Assessore l'abbia dovuta preparare qualche giorno prima, è ragionevole presumere che essa sia stata concordata in contemporanea con la deliberazione di Giunta o addirittura prima, il che toglie qualsiasi credibilità alla tesi dello "sgarbo" commesso dalla Direzione del quotidiano in questione. Anche la successiva rinuncia de "Il Giorno" a pretendere il pagamento del "redazionale" non toglie verosimiglianza a questa mia ricostruzione dei fatti, in quanto ha tutto il sapore del gesto di cortesia rivolto ad aiutare l'Assessore a togliersi dal cul di sacco in cui si era venuto a cacciare.
Del resto di fronte alla successione di date prima ricordate come pu reggere la tesi, qui sostenuta dal Presidente della Giunta, secondo cui l'Assessore sarebbe stato all'oscuro delle decisioni della Direzione del quotidiano milanese di sostituire il "redazionale" con l'intervista quando è stato l'Assessore medesimo a rilasciarla? Anche volendo assumere per vera la tesi che il "redazionale", di cui la Giunta aveva deliberato la pubblicazione e il pagamento, era cosa diversa dall'intervista occupante un'intera pagina, poi in effetti pubblicata, come avrebbe potuto "Il Giorno" non comunicare all'Assessore Elettra Cernetti la presunta variazione, quando proprio da lei occorreva ottenere, come in effetti è avvenuto, il rilascio dell'intervista "sostitutiva"?. A meno che l'Assessore Cernetti non fosse privo delle capacità di intendere e di volere quando ha rilasciato l'intervista che andava a sostituire quel famoso inserto redazionale! Presidente, come la dobbiamo definire questa vera e propria bugia che lei è venuto a raccontarci? Non ha alcuna credibilità l'affermare di fronte al Consiglio che la Giunta aveva stanziato i soldi per qualcosa che "Il Giorno" all'ultimo momento ha deciso di cambiare e che nella Giunta nessuno ne era al corrente, mentre guarda caso, in sostituzione di quanto si sostiene che "Il Giorno" avrebbe dovuto scrivere, è stata pubblicata un'intervista dell'Assessore.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Questo lo inventi tu! Forse a te spiace che la Giunta non abbia fatto mendacio! Non abbia dilapidato denaro pubblico!



VALERI Gilberto

Mi scusi, signor Presidente, ma se l'accusa di mendacio non va rivolta a lei, allora è lei stesso che deve rivolgerla all'Assessore in questione.



BRIZIO Gian Paolo

Mendacio è una parola brutta.



VALERI Gilberto

Prima di discutere questa interrogazione abbiamo ascoltato una dichiarazione del Presidente della Giunta nella quale, fra l'altro, è stata ricordata la necessità di non dimenticare mai la solennità di questa assemblea. Ebbene, ciò vale non soltanto quando può far comodo. E il rispetto dell'assemblea non può consentire che si abusi oltre misura della buona fede dei Consiglieri. Tanto più quando gli atti in esame sono evidenti, concreti e controllabili. Ed è di essi che la Giunta deve rendere conto con lealtà, diversamente da come ha invece finora preteso di fare.
Perciò chiedo ancora al Presidente Beltrami di chiarire la realtà dei fatti e dei comportamenti tenuti e di non insistere in una interpretazione degli stessi che si è dimostrata essere chiaramente inattendibile e falsa.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Tu vuoi che la Giunta a tutti i costi sbagli! Ti ha svuotato di ogni modo la tua interrogazione se questo è il risultato politico.



VALERI Gilberto

No! No! No!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Fai dei processi alle intenzioni. Presiederesti un tribunale speciale! Io posso essere un mite, ma non provocarmi! Cerca di assumere atteggiamenti diversi, non inquisitori di questo termine!



VALERI Gilberto

Signor Presidente, questo di stravolgere il pensiero altrui per fini puramente strumentali e diversivi manifesta una intollerabile insofferenza al corretto funzionamento di questa assemblea, tanto più grave in quanto intenzionalmente diretto a impedire una disamina veritiera dei fatti accaduti e dei comportamenti della Giunta.



(Interruzioni)



PRESIDENTE

Colleghi, scusate, posso ammettere qualche interruzione ma interruzioni sistematiche e continue non le posso accettare. Vi prego quindi, lasciate concludere.



VALERI Gilberto

Il fatto che "Il Giorno", preso atto, in sostanza, dei rischi di illegittimità che la Giunta avrebbe dovuto correre per tenere fede al proprio impegno di pagamento, abbia deciso di venirgli incontro e di rinunciare al proprio onorario, non rimuove i fatti, i discutibili comportamenti e le conseguenti responsabilità politiche. L'aver ottenuto dalla Direzione de "Il Giorno" il non pagamento di quella intervista non rimuove le vostre responsabilità, peraltro non indifferenti anche per ci che concerne i contenuti di quell'altro capitolo della cosiddetta campagna di informazione sull'ambiente. Mi riferisco all'opuscolo diffuso soprattutto nelle scuole, pubblicato con il titolo "Volta pagina".
Il Capogruppo Bontempi ha già detto con chiarezza che non esiste, da parte nostra, nessuna opposizione pregiudiziale verso iniziative divulgative dei problemi ambientali. I rilievi che abbiamo cercato di porre in evidenza con le nostre interrogazioni, oltre a quelli di un governo corretto dell'informazione e dell'immagine esterna dell'Ente Regione riguardano il merito della iniziativa.
L'opuscoletto in questione, proprio in quanto diretto a fornire elementi di informazione e di giudizio ai bambini e ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado, avrebbe dovuto, a nostro giudizio, rispettare il criterio di offrire un'informazione il più possibilmente completa e imparziale, cominciando in questo modo, appunto, a voltar pagina su di un tema troppe volte stiracchiato a proprio uso e consumo da parte dei diversi gruppi di interesse. In secondo luogo questa pubblicazione avrebbe dovuto caratterizzarsi per autonomia ed indipendenza di giudizio da parte dei suoi estensori e patrocinatori, escludendo gli interessi di bottega.
Dall'esame della pubblicazione emerge invece che i due requisiti succitati non siano stati molto rispettati. Non il primo e ancor meno il secondo, visto che la Snam e l'Italgas, finanziatori e patrocinatori assieme alla Regione, dell'iniziativa sono chiaramente interessati a vendere uno dei prodotti dei quali "Volta pagina" era chiamato a illustrare gli effetti sull'ambiente derivanti dal loro impiego.
C'è da domandarsi se è mai possibile che la Regione si manifesti priva di una propria autonoma capacità di iniziativa, sia finanziaria che culturale, e si sia invece dovuta affidare, su una materia tanto delicata e controversa, a due venditori di combustibili, ovviamente non disinteressati.
E', quindi, abbastanza logico che il mancato rispetto dei requisiti prima richiamati abbia portato alla redazione di un prodotto sul quale la Regione ha speso la propria immagine e che si presenta alquanto carente in termini di credibilità scientifica ed educativa.
Significativi a tale riguardo sono taluni silenzi abbastanza incomprensibili e alcuni messaggi distorcenti contenuti nella pubblicazione. Ad esempio a pag. 8, primo capoverso, ci si dimentica di citare, a proposito delle piogge acide, anche il contributo degli ossidi di azoto emessi dagli impianti per il riscaldamento delle abitazioni alimentati ormai in modo sempre crescente dal metano venduto da Snam e Italgas, che per tale ragione sono evidentemente interessate a tacere su questo punto. Sempre a pag. 8, secondo capoverso, per quanto riguarda gli effetti sulla ozonosfera, ci si dimentica di citare, oltre agli spray anche l'effetto degli ossidi di azoto, che come è noto producono effetti climatici importanti, e degli NOX emessi dalla combustione del metano. A pag. 9, primo capoverso, a proposito dell'effetto serra, si parla dell'anidride carbonica prodotta dalla combustione di sostanze inquinanti dimenticandosi però di ricordare che il Co2 è prodotto anche dalla combustione del metano; si parla, cioè, genericamente di combustibili inquinanti, ma senza indicarli per nome onde evitare appunto di citare il metano. D'altra parte non c'è di che stupirsi: cosa dovremmo chiedere a Snam e a Italgas se non di vendere il metano...



VALERI Gilberto

LOMBARDI, Assessore all'agricoltura



VALERI Gilberto

Abbiamo speso 100 miliardi per portare il gas in Piemonte!



VALERI Gilberto

Il problema che qui interessa è la corretta informazione dei giovani e dell'opinione pubblica da parte di una pubblicazione che, per dichiarazione dei suoi stessi estensori, avrebbe dovuto essere scientificamente accurata e rigorosa. Il che significa non tacere artatamente quelli che sono i limiti di impatto sull'ambiente derivanti dall'uso di una fonte energetica qual è il metano. Lo scopo evidente di Snam e Italgas era ed è di far penetrare tra l'opinione pubblica lo slogan: "arriva il metano, torna l'azzurro". Ma quanto questo scopo, non certo recondito, sia coerente e compatibile con quella esigenza di corretta informazione di cui la Regione Piemonte dev'essere garante, resta tutto da verificare.
Continuando, a pag. 12, si citano come energie rinnovabili il petrolio e il carbone, mentre si omette il metano, che in tal modo, contrariamente alla verità, viene promosso implicitamente nella categoria delle risorse rinnovabili e, quindi, da incentivare.
La pubblicità al metano appare addirittura smodata quando nell'ultimo capoverso della pag. 121 si tratta genericamente del fabbisogno nazionale.
Sarebbe stato molto più chiaro se si fosse detto di metano, perché così com'è scritto chi legge potrebbe ritenere che ci si riferisce al fabbisogno nazionale di energia.
A pag. 14, primo capoverso, quando si parla di ossidi di azoto e di inquinamento di edifici civili si cita solo il carbone e il gasolio dimenticando di ricordare che gli NOX sono prodotti anche dal metano. Non solo, ma quando si parla di inquinamento interno non si cita quello radioattivo prodotto dalla combustione di metano per usi di cucina.
Non ci si deve stupire, quindi, se a pag. 16, primo capoverso, il metano è definito energia pulita, e non "più pulita" come sarebbe stato giusto, tralasciando cioè di accennare alle emissioni inquinanti e ai rischi di esplosione.
Oltre a tutto ciò non si cita mai il teleriscaldamento da cogenerazione e, stranamente, in una Regione in cui, come nel caso della città di Torino si sono compiute e si stanno compiendo alcune delle più significative esperienze a questo riguardo, viene taciuto qualsiasi cenno a una tecnologia che è risultata essere finora la più efficace per ridurre il tasso di inquinamento nelle aree urbane. Com'è possibile che due aziende a partecipazione statale, Italgas e Snam, una Regione ed un consulente scientifico, a tale scopo retribuito, omettano clamorosamente di citare questa tecnologia adottata in tanti Paesi, prevista dal PEN, oggetto di un progetto per Torino già finanziato dalla legge n. 308? E tutto questo con denaro pubblico e della Regione.
Ma proseguiamo. A pag. 18 si torna a parlare di piogge acide senza citare gli NOX, mentre a pag. 28, primo capoverso, la menzogna continua facendosi più manifesta la identificazione del metano con le energie pulite e rinnovabili. Che il metano sia più pulito del carbone e dell'olio combustibile nessuno lo può negare, ma che si tratti di un'energia pulita nessuno lo può affermare e tanto meno può affermare che sia un'energia rinnovabile, cioè ricostituibile. Da quale testo scientifico lo si è ricavato? Tutto ciò, però, è scritto in calce ad una presentazione firmata dal Presidente della Giunta regionale e dall'Assessore alla tutela ambientale che nella loro veste dovrebbero dare credibilità ad affermazioni che invece credibilità non hanno. L'immagine della Regione dovrebbe essere spesa in ben diverso modo, tanto più quando i destinatari del messaggio sono ragazzini e giovani in via di formazione, che dalle istituzioni e dalla scuola meriterebbero informazioni e insegnamenti ben più rigorosi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho presentato anch'io un'interrogazione, viste le iniziative della Regione, precisamente dell'Assessorato alla tutela dell'ambiente.
Innanzitutto vorrei esprimere la mia soddisfazione per l'iniziativa che è stata ulteriormente precisata nell'intervento del Presidente Beltrami, e vorrei partire proprio da questa iniziativa per verificare quali possibilità ulteriori ci sono per realizzare una nuova immagine agli impegni che la Regione assume nei confronti dell'opinione pubblica.
A me sembra che l'aver illustrato ai cittadini del Piemonte i programmi dell'Assessorato alla tutela dell'ambiente sia stata una buona iniziativa Probabilmente occorreva allargarla, oltre che pubblicarla su "Il Giorno" e su "La Stampa" per stabilire un rapporto stretto e frequente con i giornali di informazione settimanali, quindicinali, con le stazioni televisive, con gli operatori dell'informazione radiofonica. Mi auguro che questa iniziativa rientri in una piattaforma di lavoro che coinvolga gli Assessorati, la Giunta, la maggioranza e tutto il Consiglio.
Sono d'accordo che occorre, come ha suggerito il collega Bontempi, una valutazione complessiva. E' importante far conoscere le cose che fa la Regione; troppe volte della Regione si guarda la parte negativa o la parte carente, poche volte la Regione è conosciuta per ciò che fa sia pure con difficoltà e in modo insufficiente.
Voglio dire ai promotori di questa iniziativa che la condivido e mi auguro trovi una più ampia articolazione.
Da troppe parti non si sa che cosa si sta facendo in quest'aula, c'è gente che sottovaluta il lavoro che viene fatto; dagli operatori dell'informazione, ha delle difficoltà per mancanza di mezzi, non riceve sufficienti indicazioni per poterne parlare, si sente lontana. Credo che occorra stabilire un nuovo rapporto all'ufficio stampa, che già abbiamo che tenda a questi collegamenti e che consenta di poter realizzare una presenza più significativa. Di volta in volta, sarà l'Assessore, sarà il Presidente, sarà il Capogruppo di questo o di quel partito della maggioranza e dell'opposizione, sarà il Consigliere di questa o di quella zona che verrà chiamato a parlare, ad illustrare, a farsi conoscere.
Colloco questa considerazione nel ruolo che la Regione è chiamata a svolgere che è un ruolo intermedio (non è il potere locale, non è il ruolo nazionale) che trova difficoltà ad individuare i propri spazi. E' facile parlare del Parlamento e del Senato, non c'è nemmeno bisogno di aprire il giornale, lo si vede dalla prima pagina di un quotidiano, è facile conoscere ciò che avviene a livello locale, si apre il giornale e ci sono intere pagine che parlano dei problemi locali, delle iniziative prese dai Comuni e dalle Province. E' molto difficile invece conoscere quello che si fa nelle Regioni...



REBURDO Giuseppe

Neanche i Consiglieri regionali lo sanno!



ROSSA Angelo

...e, poiché è difficile sapere che cosa succede nella Regione, è facile che la Regione venga, più di quanto non lo meriti, sottoposta a critiche pesanti.
Disquisire sulle date mi sembra voler sofisticare su cose che non hanno alcuna importanza. Visto che "Il Giorno" non ha potuto realizzare quello che si proponeva di realizzare, buon per la collega e compagna Cernetti se ha potuto parlare a migliaia di persone senza l'onere che sembrava fosse stato assunto dalla Regione. Ancora una considerazione su quella che è la direttrice portante, il modo di far conoscere, che non può essere univoco o unilaterale, ma deve coinvolgere tutto il Consiglio regionale; occorrerà dosare le presenze e farlo ai vari livelli.
Devo dire che io approvo la campagna, anzi, mi ha colpito il "Volta pagina", mi è piaciuto il raffronto tra una città distrutta e soffocata dai detriti e dai fumi, dove non esiste il verde, e una città che rinasce attraverso il verde; si riscopre la città a misura d'uomo. Probabilmente si voleva dire che il metano è rinnovabile in tempi più brevi rispetto rispetto ai tempi biblici con cui si potrebbe rinnovare il petrolio e il carbone.
In questo campo si stanno muovendo in tanti e la Regione potrebbe essere centro di coordinamento di una politica corretta di informazione capace di realizzare un insieme di sinergie che si muovono in un disegno armonizzato. So che si muovono i Comuni, le Province, altri settori, anche con dispersione di mezzi, allora, sarà il caso di vedere se non sia più opportuno operare una politica di informazione che, mettendo insieme tutte queste parti, non sia soltanto sporadica, spontanea, una volta ogni tanto ma sia concreta, periodica. Abbiamo avuto un dibattito sulla necessità di preparare le condizioni per una raccolta differenziata, propedeutica all'avvio dei vari impianti; per esempio, il discorso della raccolta differenziata dei rifiuti e del recupero dell'ambiente attiene anche all'informazione che deve essere data.



PRESIDENTE

Collega Rossa, le rammento di rispettare i tempi.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, sono quattro ore che si parla e anch'io ho alcune cose da dire. Comunque sto concludendo.



MONTEFALCHESI Corrado

Si voltano tante pagine, ma è qui dentro che non si voltano!



ROSSA Angelo

Ma qui è da molto tempo che è stata girata la pagina.
La seconda questione è di individuare gli sponsor e anche in questo campo mi sembra che si sia sperimentato concretamente. Quando si parla di mettere insieme il pubblico e il privato non si vuole soltanto fare omaggio ad un'immagine propagandistica, ma qualcosa di concreto e io sono lieto di aver potuto rilevare che la Snam e l'Italgas abbiano dichiarato la loro disponibilità a concorrere mettendo in evidenza il loro prodotto. Nessuno però si sorprende perché l'attività della metanizzazione l'abbiamo privilegiata; non sarà determinante, comunque è un'attività che cerchiamo di sostenere.
Questo è un esempio da utilizzare anche in altri campi. Cerchiamo di attrezzarci perché questo concorso venga realizzato, perché in fondo è la preparazione di una nuova cognizione, di una nuova dimensione che non pu che aiutare lo sforzo dei cittadini al recupero, alla salvaguardia e alla realizzazione di quelle condizioni che preservino l'ambiente dai rischi che fino adesso ha subito, dalle minacce e dagli attentati che ancora pu subire. Cerchiamo di fare uno sforzo che non sia isolato ma all'interno di un disegno nel quale si possono realizzare queste nuove esigenze e queste nuove possibilità.
Questa partenza può essere presa positivamente in considerazione per inserirla in una nuova prospettiva che realizzi una svolta: quel voltare pagina anche dal punto di vista dell'informazione che la Regione deve realizzare nei confronti dei suoi cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sarò breve perché l'argomento, pur essendo sotto qualche aspetto importante, non può essere oggetto di un dibattito eccessivamente ampio dal momento che i termini della questione sono sostanzialmente precisi.
I problemi per noi sono tre: la cosiddetta intervista a Il Giorno; la pubblicazione del "Volta pagina" e il problema generale della informazione e dei rapporti Giunta-Consiglio nella informazione medesima.
Sulla intervista c'è stato un chiarimento puntuale. Liberi possono essere i dubbi, i pensieri, però non si può non prendere atto che si tratta di una intervista, che questa intervista non può essere considerata un servizio redazionale a pagamento, perché immediatamente è stata presa dalla Giunta una posizione la quale ha chiarito trattarsi di cose diverse separate. Nessuno può negare che l'intervista sia stata rilasciata, ma non si può neanche volere forzatamente attraverso l'esame di date e di controdate, ricercare elementi che nella sostanza non quadrano e per cui alla fine è una forzatura soprattutto l'accusa al Presidente della Giunta di avere fatto affermazioni inesatte od imprecise, un'accusa rivolta in termini in qualche misura oltraggiosi: nella sostanza inaccettabile. Non c'è onere per la Regione e un'intervista la possono rilasciare tutti se hanno la possibilità di rilasciarla, e un'intervista a Il Giorno, data la diffusione nella regione, ha ben poche conseguenze politiche in Piemonte quindi anche sotto questo aspetto non vedo nulla di particolare.
Il "Volta pagina" si può criticare per quello che attiene il suo contenuto, avendo peraltro presente che non è un'iniziativa di carattere tecnico o scientifico: è un'iniziativa divulgativa e di sensibilizzazione e come tale, lo abbiamo sentito, è stata portata avanti tuttavia con supporti di consulenti specializzati e costruita per rispondere all'uso che è quello di divulgare una presenza, un'azione, di creare una sensibilità verso l'ambiente, e la capacità di scegliere i mezzi meno inquinanti. Così letta ha sostanzialmente un suo contenuto e una sua validità. "Costituisce una sponsorizzazione aziendale oltre il lecito" - è stato detto - io non lo credo, è difficile da affermare. Tra l'altro alla Snam ci lega una convenzione, già avviata dalla precedente Giunta; non una convenzione informativa, ma una convenzione sugli impianti, sulla quale noi avevamo prospettato più di una riserva anche per gli oneri che comporta alla Regione. Non è che siamo completamente soddisfatti di come procedono i lavori: in proposito abbiamo anche elementi di critica. Ma non ci pare che sia questo l'oggetto della discussione. Ancorché i rapporti con i Comuni le modalità con cui si fanno gli impianti, i rapporti con la Snam e con l'Italgas non siano sempre efficaci e puntuali.
Gradirei maggiormente discutere sul come va la convenzione, sui suoi risultati, piuttosto che fare una discussione su una sensibilizzazione all'uso di mezzi che sono comunque meno inquinanti degli altri e che quindi sono portati in una prospettiva di sensibilizzazione della gente certamente positiva.
Il nodo centrale, non credo che sia nel merito, nella validità dell'azione che tutti riconoscono nella sua funzione divulgativa, il nodo centrale sta nel verificare se questa iniziativa della Giunta doveva essere portata a conoscenza del Consiglio, e come, sotto il profilo politico, ci si deve muovere sul terreno delle informazioni. E' un problema in gran parte irrisolto, e non rinnego il passato, da noi sollevato infinite volte in 10 anni. Mai risolto, anche se ricordo molto bene le nostre critiche pesanti a certe forme di sponsorizzazione individuale; abbiamo avuto tutti gli Assessori sul "Financial Time" li abbiamo visti sul "Times", abbiamo visto gli Assessori reclamizzati come i portatori del nuovo modo di governare "i salvatori della patria" altroché queste cose! Abbiamo visto i salvatori della patria sulla stampa internazionale, abbiamo visto reclamizzare i trasporti del Senegal dove si va in canoa, insomma spese a carico della Regione incredibili. Le abbiamo criticate pesantemente abbiamo posto pesantemente il problema dell'informazione. In questi tre anni, si può dire, non siete riusciti a cambiare questa situazione! E' in parte vero anche se non dimentico che si tratta di un rapporto complessivo tra Giunta e Consiglio e non dimentico neanche che quando abbiamo parlato di auto-riforme siglando un documento in cui tra gli impegni c'era l'accordo a presentare delle proposte concrete entro il 30 settembre abbiamo inserito anche l'informazione, tema che interessava il Gruppo comunista.
Ridimensioniamo quindi questa polemica nei giusti limiti. V'è stata un'iniziativa, l'incidente dell'intervista è stato chiarito nella sua limpidezza che è quella dell'onere per la Regione che non c'è; è un'intervista, la si può criticare politicamente finché si vuole, ma rimane un'intervista.
La sensibilizzazione si può criticare nel merito, ma la si ritiene da tutti obiettiva, utile (non dico perfetta); il problema vero è nei rapporti. Quali limiti ha l'esecutivo nel muoversi correttamente sul terreno politico in ordine a questioni di sensibilizzazione dell'opinione pubblica? Quali possibilità? Ha certamente i limiti e le possibilità finanziarie che gli vengono dall'utilizzazione delle sue risorse. Ma sul terreno della correttezza e dei rapporti politici quali sono i limiti dell'esecutivo e quali le possibilità del Consiglio? Come si possono coordinare i due livelli in una politica dell'informazione che tenga conto degli interessi di tutti, e soprattutto degli interessi generali dei cittadini? Questo è il problema, non il correre dietro ad infinite polemiche, che tra l'altro noi nel passato non abbiamo mai portato a grandi eccessi, ma abbiamo limitato sempre a severe dichiarazioni in quest'aula: non abbiamo mai portato nei clangori delle piazze la nostra polemica del passato che ritengo tocchi un problema non completamente risolto; è tutta valida e dovrebbe essere illuminante e utile spingere alla prudenza chi parla oggi su questi temi con tanta velleità e forza ed usando aggettivi che in quest'aula non dovrebbero essere usati per il solo rispetto dell'istituzione. Noi rispettiamo l'istituzione e comprendiamo i problemi.
Sul tema dell'informazione, del raccordo Giunta e Consiglio ci confronteremo attraverso le proposte che nasceranno entro il 30 settembre secondo quanto già previsto da un ordine del giorno del Consiglio.
Siamo coerenti con l'azione del passato e con le posizioni del passato: a leggerle non è che ci guadagniamo o ci perdiamo, credo che se le leggiamo si nota che nel passato si sono fatte cose addirittura fantasmagoriche perché si sponsorizzava il Piemonte in ogni luogo con ampie spese. Quella era sponsorizzazione dell'immagine degli "uomini" veramente scorretta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio esprimere in sintesi la posizione politica che il Gruppo comunista ha sull'insieme di questa vicenda.
Mi riferisco in particolare all'iniziativa "Volta pagina". Sulla base delle affermazioni sentite da parte del Presidente Beltrami e per essere molto sintetico, confermo che su questa iniziativa il giudizio del Gruppo comunista è nettamente negativo al punto che, a nostro giudizio, è un'iniziativa che comporta uno spreco di denaro pubblico. Cioè il rapporto tra l'entità delle cifre impegnate e i risultati concreti ottenuti è troppo elevato.
Perché diciamo che è stato sprecato del denaro pubblico? Intanto l'iniziativa è partita con una tal fretta e impreparazione che ha lasciato stupiti, Presidente Beltrami; in delibera avete addirittura scritto che l'urgenza era determinata dal fatto che una campagna ambientale deve svolgersi nel mese di aprile o nei primi di maggio. Come si fa ad affermare cose di questo genere? Come fa un'opposizione che legge una delibera nella quale è scritto che la campagna dev'essere fatta nel mese di aprile o nella prima quindicina di maggio a non rimanere allibita. Affermate che l'iniziativa non dev'essere retorica (tutti d'accordo), poi scrivete: attenzione il cittadino è portatore di ansie, dopo Chernobyl c'è un bisogno di rassicurazione. Lo scopo che avete dichiarato è di suscitare la consapevolezza dei problemi utilizzando opuscoli con due tipi di testo e degli spot televisivi. La critica che facciamo al vostro comportamento ed a questo uso del denaro pubblico è questa: è sbagliato l'obiettivo che vi siete posti. Perché se l'obiettivo è quello di suscitare la consapevolezza dei problemi, questo obiettivo è già raggiunto. Infatti l'unica cosa certa nella situazione attuale, nell'anno 1988 a livello mondiale e piemontese in particolare, è che tutti hanno una consapevolezza generica dei problemi ambientali; quindi questa consapevolezza non deve essere in alcun modo sollecitata, perché esiste già, è un dato scontato, le nostre coscienze sono strapiene di consapevolezza, quello che manca sono gli atti concreti a sostegno di una politica dell'ambiente: quindi sprecate del denaro.
Spendete dei soldi per creare una consapevolezza che a livello generico con il quale la proponete già esiste. Se si voleva fare una campagna sull'ambiente doveva essere una campagna fatta su cose concrete e su atti concreti, su iniziative di lavoro: pulire le sponde di un fiume, rimuovere una discarica abusiva, accettare quegli emendamenti di 200 milioni che vi avevamo proposto per controllare gli inquinamenti da gas di scarico delle auto, per facilitare l'uso delle biciclette.
Forse si è pensato a migliorare l'immagine dell'Assessorato e della Giunta, ma questo è un metodo che noi non condividiamo.
La seconda iniziativa riguarda gli studenti. Anche in questo caso agli studenti avete proposto un opuscoletto del tutto generico: in pratica l'iniziativa che avete assunto è quella di fare delle prediche. Ma i giovani sull'ambiente non hanno bisogno delle prediche di nessuno, nemmeno di grandi scienziati o luminari. Il metodo di fare le prediche risulta il modo più improduttivo, certo è il più facile, il più veloce, ma ai giovani bisogna dare degli esempi non fare delle prediche. I giovani potevano essere interessati ad una campagna ambientale facendoli lavorare sui temi ambientali, ad esempio facendo un concorso su un tema ambientale concreto portandoli a discutere dei loro problemi, delle loro città, dei loro quartieri, in questo modo si potevano impiegare risorse in modo utile, non stampando volantini; anche questo non serve a niente.
Terza critica alla quale non abbiamo avuto risposta Beltrami. Sono stupefatto di questo abbinamento con l'Italgas e la Snam, non lo capisco.
Non ne capisco la ragione. Non è neppure stato spiegato come mai è stata scelta la Snam e l'Italgas e perché non è stata scelta l'ENEL o qualche altro ente economico.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Con l'ENEL abbiamo fatto altre convenzioni tendenti allo stesso risultato. Evidentemente con le difficoltà di bilancio che abbiamo andiamo alla ricerca di fonti di flussi finanziari che ci sostengano.



CHIEZZI Giuseppe

Per carità, andare alla ricerca di contribuzioni finanziarie, non è questo che si critica; si critica il fatto di abbinare ad una campagna per l'ambiente il marchio di aziende che vendono il Gas. Qualsiasi azienda oggi, dato che l'ambiente è un tema che è anche di moda, ha interesse a mettersi il cappello dell'azienda ambientalista. Però gli obiettivi di queste aziende non coincidono con gli obiettivi di una campagna ambientale.
L'obiettivo dell'Italgas è di vendere sempre di più il gas, che non è di per sé un'attività che va a favore dell'ambiente. Certo bruciare gas crea meno danni che bruciare gasolio o il carbone, ma non si può abbinare la volontà generica di crescita dell'azienda Italgas ad una campagna per l'ambiente. Bruciare l'energia non è un favore che facciamo all'ambiente.
Bisognava cercare altri interlocutori, l'iniziativa è generica affrettata è, tutto sommato, di una inutilità palese.
Inoltre - è l'ultima osservazione questa iniziativa è talmente affrettata che avete scelto gli spot televisivi sulla base di criteri assolutamente incomprensibili: ci sono televisioni che hanno avuto contributi di dieci milioni, altre di un milione; non si capisce sulla base di quali criteri abbiate fatto queste scelte.
Ci sono poi stati degli affidamenti in sanatoria. Presidente Beltrami non è la prima volta che noto questo fatto e a questo punto lo sollevo formalmente: voi spesso e volentieri, e anche in occasione dell'utilizzo di denaro di questo tipo, fate delle deliberazioni in sanatoria. Ora la deliberazione in sanatoria è una deliberazione che può essere fatta in specialissime ed eccezionali situazioni, di gravità, di urgenza. Non si pu affidare i lavori e poi deliberare in sanatoria. Questo comportamento della Giunta non è infrequente e mi preoccupa, anche in occasione di questa campagna avete affidato in sanatoria l'affissione dei manifesti. E' una campagna inutile, preparata troppo in fretta, che incredibilmente doveva essere fatta nel mese di aprile e maggio ed in più affidata parzialmente in sanatoria.
La Corte dei Conti queste deliberazioni in sanatoria non le approva; le deliberazioni in sanatoria non possono essere approvate, solo perché c'è un ritardo di governo, la deliberazione in sanatoria è approvata se succede un fatto gravissimo che obbliga un esecutivo ad affidare immediatamente dei lavori, dopo di che si procede senz'altro a una sanatoria, ma non mi sembra che in questa occasione ci sia un caso di urgenza che giustifichi provvedimenti di sanatoria. Quindi la invito signor Presidente a darmi una risposta su come utilizzate le sanatorie.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La deliberazione è stata presa tempestivamente. E' la sanzione per il pagamento che è intervenuta dopo, in quanto non c'erano le disponibilità di bilancio.



CHIEZZI Giuseppe

No, qui c'è scritto che voi affidate in sanatoria, fate l'affidamento in sanatoria.
Per me è una prassi dal punto di vista amministrativo illegittima, non so cosa ne pensi la Corte dei Conti, certo che dall'esperienza amministrativa che ho, quando ero in Giunta a Torino tutte le volte che c'erano le deliberazioni in sanatoria, il Segretario generale diceva: "non si può perché la Corte dei Conti non approverebbe".



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ho un ricco dossier della Corte dei Conti di alloggi mai occupati affittati, affitti pagati per sei anni, sui quali la Corte dei Conti ci ha chiesto notizie! Li porterò in Consiglio. Questo dossier non riguarda questo ciclo di gestione!



CHIEZZI Giuseppe

Vedi che le mie preoccupazioni sono condivise, non fare il ricattino Beltrami, bisogna avere una sola parola, io dico: le delibere in sanatoria non si fanno. La Corte dei Conti ne sta chiedendo conto. Io sto dicendo: agli atti che voi oggi fate in sanatoria non mi risulta possano essere assunti. Se poi qualcuno, o qualche altra Giunta ha fatto questi sbagli non è una ragione per continuare a sbagliare. Beltrami, non è che ti salvi dicendo: "anche voi tempo fa avevate fatto lo stesso"; diciamo che non va fatto e se tempo fa abbiamo sbagliato pagheremo anche quegli sbagli, ma proprio perché facciamo frutto dei nostri errori vi diciamo: "state bene attenti a quello che fate". Comunque se questa deliberazione è in sanatoria, a nostro giudizio, è illegittima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non ho assolutamente nulla da aggiungere a quanto, a nome del Gruppo hanno detto i colleghi Valeri e Chiezzi.
Colgo un aspetto della replica del Presidente Beltrami che concerne la disponibilità della Giunta, partendo da questo caso e quindi simulando su come è andato questo caso tutti i punti deboli e insufficienti sul piano politico e sul piano amministrativo, a verificare modi e criteri delle future eventuali iniziative in materia promozionale che la Regione decide di fare.
Colgo questa disponibilità per preannunciare che, in mancanza di una legge sull'informazione, una parte della quale è dedicata proprio ai rapporti tra Giunta e Consiglio e tra Regione e comunità, noi ci faremo proponenti - e speriamo di poterne discutere molto presto - di un ordine del giorno che prefiguri criteri e modalità di intervento in questo settore.
Questa sarà la sede della discussione. Credo che alcuni punti posti segnatamente nella prima parte dell'intervento del Consigliere Valeri debbano avere una adeguata risposta. Tutti gli ordini del giorno, tutte le iniziative perfino le leggi in materia, debbono basarsi sulla motivazione chiara, sulla revisione critica e sulla autocritica dei passi eventualmente sbagliati che sono stati compiuti.
Abbiamo il caso clamoroso indicato dal collega Valeri. Ci interessa il fatto di averlo tirato fuori con la debita forza e che nel momento in cui discuteremo le forme con cui attivare queste iniziative, sia fatta adeguata chiarezza anche sui punti deboli dell'iter amministrativo.
Una delle condizioni di fondo è di giocare una partita a carte scoperte, non a carte coperte su una materia quanto mai importante e delicata. Ricordo gli interventi del Gruppo democristiano che, nella sua funzione costituzionale di opposizione, riteneva in allora di segnare alcune azioni di promozione che sconfinava in una forma propagandistica di parte. Noi, non come Giunta di sinistra, ma come comunisti, non eravamo d'accordo su queste cose e abbiamo promosso un'azione coraggiosa anche all'interno della maggioranza. Ebbene io vi rimando a quell'appuntamento.
Colgo la disponibilità del Presidente, mi auguro che questa disponibilità sia frutto di una collegiale intenzione della Giunta. L'episodio ha avuto una portata ed un impatto molto grosso per le ragioni qui descritte. Qui si gioca una partita politica, ma anche una questione istituzionale e in terzo luogo una questione di rapporto con la comunità.
Gli elementi informativi forti sono le politiche concrete che si fanno e poter lavorare sulle politiche concrete, anche in via sovrastrutturale informativa, è una cosa; se le politiche concrete sono molto contraddittorie o non ci sono o non si avvertono, perfino le campagne posto che nascano a buon fine, rischiano di essere controproducenti.
Abbiamo la dimostrazione, signor Presidente, dell'interesse che viene dato in questo Consiglio, luogo tipico del dibattito tra le forze politiche in cui noi da tempo esercitiamo il ruolo di opposizione e auspichiamo di stimolare elementi di risposta e di verifica da parte delle altre forze politiche. Non voglio usare altre parole, l'appuntamento a cui noi chiameremo con la nostra iniziativa il Consiglio è la definizione di questi criteri e modi per le campagne promozionali ed informative. Tra l'altro cogliamo l'occasione per sollecitare la discussione sulla legge, che è il punto principale. E' una nostra proposta diversa dalla proposta della Giunta. Chiedo che al primo appuntamento politico si definisca questo quadro, perché nel 1989 occorre regolare i rapporti su questo punto. E' una questione importante e voi capite benissimo il perché.



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Bontempi, al quale vorrei dire che ascoltare i colleghi è doveroso ed è anche utile per tutti ascoltarsi a vicenda, ma purtroppo in questo Consiglio tutto ciò è molto difficile.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton Avondo, Bruciamacchie, Carazzoni, Dameri, Ferro, Turbiglio e Viglione.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 7 giugno '88 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,20 riprende alle ore 16)


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno n. 494 presentato dai Consiglieri Adduci, Bontempi Dameri, Sestero e Calligaro e n. 498 presentato dai Consiglieri Reburdo Montefalchesi, Ala e Staglianò, relativi ai 79 cacciabombardieri F-16 americani che saranno ospitati in Italia


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame degli ordini del giorno n. 494 e 498, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha la parola il Consigliere Adduci che illustra il primo ordine del giorno.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, nel procedere all'illustrazione del nostro ordine del giorno riguardante la scelta del Governo italiano di dislocare sul territorio del nostro paese gli F-16, scelta definita frettolosa e sbagliata dallo stesso Presidente della Democrazia Cristiana On. Piccoli vorrei dare una qualche indicazione sulla capacità di questi aerei da combattimento.
L'F-16 è uno strumento bellico in grado di lanciare ogni tipo di arma aria-aria e aria-suolo e può, il falco cacciatore, così come viene definito dalla forza statunitense, portare a destinazione bombe termonucleari del tipo B 43 e missili di crociera AGM 109H. I piloni sotto i quali possono trovare spazio armamenti per complessive cinque tonnellate e mezzo, sono in totale nove. Il raggio di azione con metà di tale carico si aggira intorno ai Km. 1.000. In aggiunta si può chiedere l'installazione di un carrello irrobustito che consenta di decollare al peso massimo di Kg. 21.750 per compiere missioni, con maggior carico su distanze più lunghe. Gli F-16 dispongono di un elaboratore con una memoria e con velocità di calcolo quasi raddoppiate, rispetto ai normali mezzi in dotazione e il radar dell'F 16 consente un maggior numero di modi di impiego: 8 per i combattimenti aria-aria per cui questo tipo di aereo può controllare fino a dieci bersagli per volta, come altrettanto può fare per le emissioni aria superficie. Inoltre gli F-16 possono decollare in pochi minuti e raggiungere in poche decine di minuti, avendo una velocità massima doppia di quella del suono, ossia una velocità intorno ai Km. 2.400 orari, la base di partenza della missione, ad esempio in Sicilia.
Questi sono gli ordigni che dovrebbero essere dislocati sul territorio italiano. La prima domanda che viene in mente, direi quasi meccanicamente è: possibile che una dislocazione di questo tipo di aerei in Italia sia un atto che favorisce la pace e la distensione tra i popoli? Lascio alla riflessione di ogni Consigliere la risposta che ritiene più opportuna ad una domanda come questa. Evidentemente il diritto alla pace non è semplicemente un diritto di vivere senza la guerra, ma è il diritto a vivere in un mondo in cui le cause di guerra siano allontanate.
Questo atto del Governo, questa scelta "frettolosa e sbagliata" come ha detto il Presidente della DC, certamente non va in questa direzione.
Diritto alla pace è il diritto a vivere in un mondo in cui le energie e le risorse umane e materiali che oggi vengono indirizzate, utilizzate e finalizzate per preparare la morte, siano, invece, utilizzate per dare agli uomini una vita migliore.
Diritto alla pace significa, infine, percorrere la strada del disarmo.
A noi non pare, francamente, che la scelta del Governo italiano percorra la strada del disarmo. Non dico del disarmo unilaterale, ma nemmeno quella del disarmo bilanciato, e questa era un'ottima occasione per avanzare proposte di disarmo bilanciato. Ricordiamo tutti che pochi mesi fa fu firmato il trattato sovietico-americano che prevede lo smantellamento dei missili a medio e corto raggio in Europa. Conseguentemente, anche i missili dislocati a Comiso furono compresi nella firma del trattato e si accesero le speranze di pace fra i popoli. Oggi, pero, ci troviamo di fronte ad un'improvvisa doccia fredda che ha congelato in modo brutale quelle stesse speranze di pace. Ciò è accaduto quando si è appreso che nel nostro paese sarebbero stati dislocati i 72 caccia bombardieri statunitensi F-16, più i sette di riserva, in totale 79, che dovranno lasciare la base di Torrejon in Spagna, perché l'accordo tra Washington e Madrid è decaduto. Inoltre qualche settimana fa, ci fu la decisione del Governo italiano di concedere Capo Rizzuto come base di appoggio per quegli aerei. Di fronte alla gravità di tale atto i tentativi che lo stesso Ministro Zanone ha compiuto per tranquillizzare l'opinione pubblica, non hanno molto senso. Infatti non ha molto senso affermare che il trasferimento degli F-16 in Italia non comporterebbe il trasferimento di testate nucleari. Sono tentativi grotteschi che lasciano il tempo che trovano.
Tutti sanno che la riserva di bombe nucleari che si trova ad Aviano comprende anche bombe che sono adatte ad essere montate sugli F-16 e da essi trasportate. Se questa è la portata della discussione a noi pare che il trasferimento degli F-16 in Italia debba essere considerato, in qualche modo, come una misura di compensazione per mantenere invariato, dopo lo smantellamento dei missili a Comiso, quell'equilibrio di forze che gli U.S.A. e la NATO avevano precedentemente in Europa, anche se, mi rendo conto, dal punto di vista quantitativo, non cambia nulla. Dal punto di vista qualitativo, invece, la presenza di questi aerei, le cui caratteristiche citavo prima, spostano di molto il problema. Ad esempio, i missili schierati a Comiso, erano adatti ad un solo tipo di impiego, mentre l'attacco nucleare degli F-16 può avere una diversità di impieghi; gli F 16 sono in grado di compiere una gamma più ampia di missioni, a seconda della varietà con cui vengono impiegati: da un lato possono svolgere lo stesso ruolo dei missili di crociera - i Cruise che erano installati a Comiso e dall'altro possono svolgere altre missioni contro obiettivi terrestri, contro obiettivi navali e contro obiettivi aerei usando oltrech testate atomiche anche armi convenzionali.
D'altra parte, la letteratura bellica conferma queste teorie, anzi sono gli americani stessi a farle presenti.
Quindi, se collochiamo nell'ambito di queste considerazioni la decisione del Governo italiano di ospitare in Italia gli F-16, vediamo che il progettato trasferimento degli aerei dalla Spagna all'Italia fa sorgere un dubbio che riteniamo più che legittimo: vorremmo capire se il Governo statunitense sia effettivamente costretto a ritirare gli aerei dalla Spagna perché gli accordi sono decaduti o se non, piuttosto, il Governo americano approfittando del decadere di quel trattato, non intenda usare la disponibilità dimostrata dal Governo italiano per spostare a proprio vantaggio l'equilibrio di forze nell'occidente.
Di fronte a questo interrogativo non possiamo rimanere inerti. Infatti lo spostamento dalla Spagna dei 79 cacciabombardieri americani non è una pura e semplice misura logistica, misura logistica che potrebbe essere stata imposta dal referendum degli spagnoli, ma la concessione di un vero e proprio vantaggio allo schieramento occidentale. Questo è grave perch modifica gli equilibri esistenti e l'Italia si assume una responsabilità pesante nell'accettare passivamente una decisione di tale natura...



(Interruzioni)



ADDUCI Donato

Certo, si tratta di equilibri, ho fatto cenno prima al trattato che c'è stato...



MARCHINI Sergio

La letteratura dice che c'è l'equilibrio delle armi convenzionali?



ADDUCI Donato

Certamente... Marchini, dovresti informarti su queste cose per vedere qual è il punto attuale di equilibrio, ma non c'è dubbio che una scelta di questo genere oggettivamente, se i dati hanno un senso, sposta i rapporti tra gli equilibri. In effetti, si tratta di vedere quali sarebbero le reali conseguenze per l'Italia, dopo una simile decisione.
Innanzitutto, un dato è evidente: il nostro Paese non trarrebbe alcun vantaggio dagli accordi USA - URSS sull'eliminazione dei missili, non svolgeremmo nessun ruolo e non avremmo voce in capitolo.
Altre conseguenze non meno rilevanti ricadrebbero direttamente sulle popolazioni e sui cittadini interessati alla dislocazione. Basti pensare alle servitù militari derivanti dal funzionamento stesso della base, basti pensare a che cosa significa trasferire 4-5 mila soldati americani in Italia e così via. Inoltre, ci troveremmo di fronte ad una situazione che vedrebbe l'Italia, soggetto passivo, subire decisioni assunte da altri senza svolgere alcun ruolo nella politica del disarmo.
D'altra parte le conseguenze di questo atteggiamento sono gravi. Se le caratteristiche degli F-16 sono quelle che dicevamo prima, è evidente che l'Italia diventerebbe un sicuro e prioritario bersaglio in caso di guerra atomica, anche involontaria. Non voglio attribuire a nessuno, né all'est n all'ovest, volontà guerrafondaie, però sappiamo che, oggi, le decisioni di guerra purtroppo sono affidate a freddi fasci di elettroni che potrebbero anche impazzire. Quindi, pur a seguito di una guerra involontaria, l'Italia sarebbe un bersaglio privilegiato e certamente il nostro non è un Paese che merita un simile destino.
Per concludere (questo è il senso del nostro ordine del giorno) siamo convinti, come Partito comunista, che un progetto politico di pace presuppone un soggetto politico che opera per la pace, altrimenti lo stesso progetto di pace diventerebbe inesistente.
Voglio richiamare all'attenzione dei Consiglieri regionali un fatto che ritengo importante e che potrebbe essere indicatore di una politica estera tesa alla distensione ed al disarmo, alla pace tra i popoli. Proprio pochi giorni fa il Vicepresidente del Parlamento ungherese rivolgeva un invito al Governo italiano, dal tenore seguente: prima di prendere una decisione definitiva in materia, consultate i Paesi interessati, chiedete uno scambio di opinioni in merito tra i due sistemi di alleanza per trovare una soluzione. Questo mi pare un percorso ragionevole, esso presuppone però un soggetto politico dotato di un progetto politico tendente a diminuire il livello del confronto militare. Quindi, invece di accettare passivamente il trasferimento degli aerei sul suolo italiano, aumentando il potenziale nucleare e bellico, sarebbe opportuno cerare un accordo con il Patto di Varsavia per arrivare ad una diminuzione concordata degli armamenti esistenti. Mi pare una proposta molto sensata, ragionevole. Non dobbiamo poi, dimenticare che proprio in Ungheria vi sono aerei sovietici che hanno caratteristiche analoghe agli F-16. Non sarebbe meglio, Presidente, se il Governo italiano dicesse: "Non vogliamo questi aerei sul nostro territorio e chiediamo al Patto di Varsavia di ridurre nello stesso numero e nella stessa misura i propri armamenti"? Arriveremmo ad un livello più basso di disarmo, ed è questo ciò che tutti auspichiamo. Però è chiaro che decisioni del genere, perché abbiano un minimo di successo, non devono essere precedute da prese di posizione di senso contrario.
La nostra proposta è questa: sospendere ogni decisione esecutiva ed esplorare tutte le possibilità di accordo che, in cambio di misure compensatrici, rendano non necessario il trasferimento degli F-16 in Italia.
Per assumere iniziative rivolte a questo fine, crediamo che il tempo sufficiente ci sia, ma il tempo da solo non basta, è necessario che tutti gli Enti locali ed il nostro Consiglio regionale innanzitutto, come ha già fatto il Consiglio regionale calabrese, come hanno già fatto i Vescovi pugliesi, come ha già fatto il Movimento per la pace, come hanno fatto tutte le forze progressiste, assumano iniziative dirette a far pesare la propria volontà e ad interpretare le esigenze di pace del popolo piemontese. Il Consiglio, quindi, si esprima chiedendo al Parlamento di non approvare la decisione del Governo ed inviti il Governo stesso ad assumere tutte le iniziative tese a ridurre gli armamenti nucleari nell'ambito dei due blocchi. Se il Consiglio saprà giocare un ruolo attivo all'interno di questo processo il Governo italiano dovrà tenerne conto. Se tacciono tutte le istituzioni, se tacciono le voci dei popoli, taceranno anche le speranze di pace. Questo è il senso del nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Chiedo scusa alla Presidenza del Consiglio se non starò nei dieci minuti consentiti.
Vorrei iniziare con una prima considerazione di massima rivolta ai compagni socialisti.
Credo che questo Paese e l'Europa abbiano bisogno di un grande sommovimento che sia in grado di ripensare l'unità dell'Europa, non sulla base dei rapporti di forza esistenti, ma sulla qualificazione culturale e sul ruolo politico mondiale che l'Europa nel campo della pace e dello sviluppo può determinare.
In Europa vi sono forti forze di progresso laiche e cattoliche socialiste e comuniste indipendenti in grado di essere un reale terreno di svolta nel ruolo di un'Europa chiusa in se stessa che svolge un ruolo negativo.
Se si vuole arrivare a questo un elemento dirimente è sicuramente la profonda diversità che esiste in Italia tra forze sociali, che in questi anni si sono impegnate nel movimento pacifista e nel movimento ambientalista, e la linea filoatlantica che il Partito socialista italiano ha sviluppato in una posizione di destra rispetto ad altre forze socialiste europee (in Germania, in Svezia, in Inghilterra e nella stessa Spagna) che invece hanno saputo essere parte integrante di questo grande movimento di popolo in nome della pace, del disarmo e dello sviluppo.
Qualche segnale il Partito socialista positivamente l'aveva dato nel momento in cui il compagno Craxi, proprio sulla questione di Sigonella diede un campanello d'allarme, cosa che non era mai capitata in Italia evidenziando a livello politico un fatto a tutti noto e ciò che una parte del nostro territorio non aveva più la sovranità piena, ma questa sovranità era stata delegata agli Stati Uniti d'America e situazioni come quella di Sigonella in Italia sono oltre 60, come dimostra uno studio della Università di Camerino, studio finanziato dal Ministero della Pubblica Istruzione che ha evidenziato che esistono in Italia almeno 60 basi americane sulle quali il nostro Paese non ha nessun tipo di sovranità e di controllo.
Se in Italia si vuole effettivamente imporre una svolta progressista, i conti con la realtà (in particolare con una realtà cattolica in forte fermento su questa questione), il Partito socialista li deve pur fare, e uno degli elementi dirimenti è la questione del ruolo che il nostro Paese svolge nell'ambito della pace, del disarmo e dello sviluppo.
Invito quindi i compagni socialisti a riflettere su questi tempi per capire se ancora una volta essi accettano supinamente un orientamento che le forze filo-atlantiste nel nostro Paese da 40 anni impongono o se sono in grado di aprirsi alla realtà europea democratica ed occidentale che su questa materia pone elementi per molti aspetti dirompenti rispetto alla supina tradizione atlantica del nostro Paese. Ma la parte restante del mio intervento la dedicherò in particolare agli amici della Democrazia Cristiana.
Ad essi riserverò un'attenzione particolare. In Italia in questi anni all'interno del mondo dei credenti, del mondo cattolico, vi sono stati elementi di grande spinta ideale, morale, etica e politica che hanno aperto contraddizioni notevoli all'interno della tradizione culturale cattolico popolare che ora è obbligata, volente o nolente, a fare i conti con una realtà in movimento. Questa realtà in movimento è data in modo particolare dall'ultima enciclica del Papa "Sollecitudo rei socialis", che è sicuramente un trattato nell'ambito del quale i vescovi pugliesi, calabresi e molte organizzazioni cattoliche hanno potuto assumere posizioni di avanguardia nel campo del disarmo. Posizioni che hanno aperto contraddizioni nello stesso sistema di potere della Democrazia Cristiana se è vero, come è vero, che il Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera è stato obbligato a venire allo scoperto in termini così espliciti da suscitare reazioni violente all'interno del suo partito da parte di chi in questi anni, sulla politica estera, ha demandato l'agibilità politica alla volontà del potere americano.
Credo che questo sia importante ed è bene che in quest'aula suonino le parole che sono state scritte dai vescovi pugliesi, in perfetta armonia con le parole che sono scritte nell'enciclica del Papa, che coglieva in pieno quelli che erano anche gli elementi centrali della "Populorum progressio" che con troppa facilità, in Italia e nel mondo, dal mondo dei credenti prima di tutto, è stata dimenticata.
Mi permetto, se volete, ma se non volete lo farò modestamente e sommessamente lo stesso, di leggervi il documento dei vescovi pugliesi perché è bene che in aule un po' sorde e per molti aspetti chiuse rispetto a quello che viene all'esterno, che può essere in contraddizione molte volte con una politica appiattita e orientata a sostenere un sistema di potere piuttosto che delle idealità, queste parole risuonino.
Questo documento afferma: "Chiamati come pastori a vegliare nella notte, facendo la guardia al gregge e mossi dal dovere di legare la fede alla storia, la speranza alla vita, l'utopia al quotidiano, rompiamo ancora una volta il silenzio per esprimere il nostro sconcerto sulla crescente militarizzazione in terra di Bari.
Sappiamo bene che le decisioni ultime spettano ai nostri governanti verso i quali abbiamo il dovere del rispetto, della preghiera e della lealtà democratica.
La coscienza, però, del nostro ruolo pastorale, se da una parte ci vieta di entrare nel terreno delle scelte politiche concrete, per un altro verso ci obbliga a parlare con chiarezza ogni volta che sono minacciati gli orizzonti complessivi della pace di cui dobbiamo essere, e non per mandato popolare ma in nome del Vangelo, solerti annunciatori.
Abbiamo appena finito di rallegrarci per i confortanti gesti di distensione internazionale e stiamo ancora additando al popolo di Dio i segni dei tempi che nell'ultima enciclica del Papa preannunciano il sereno e già una nuova grave foschia sembra oscurare il nostro cielo: l'ipotesi di stazionamento di 79 cacciabombardieri americani F-16 nell'aeroporto di Gioia del Colle.
Sfrattati dalla Spagna, questi aviogetti di attacco troverebbero appoggio logistico qui in Puglia, la cui posizione geografica, a detta degli esperti, rappresenterebbe quanto di meglio si possa pensare per garantire la difesa avanzata nel fianco sud della NATO.
Triste destino della nostra terra! Finora è stata la storia a ricacciarla indietro, in ruoli subalterni.
Adesso è la geografia che la risospinge ancora più indietro, affidandole compiti di un perverso protagonismo: e non su ribalte di civiltà, ma su scenari di morte.
Contro questa logica eleviamo, ancora una volta, la nostra piena e sofferta protesta.
E' già pesante il pedaggio che la Puglia sta pagando, in fatto di servitù, ai programmi di riassetto militare. Eppure il nostro popolo ha espresso più volte, in termini civili e democratici, il netto proposito di non lasciarsi spossessare del diritto di decidere sul suo presente.
E anche sul suo futuro, ha chiaramente manifestato di volergli imprimere concrete proiezioni di pace.
E' questa la sua vocazione, che oggi si è amaramente costretti a vedere compromessa da scelte di progetti offensivi, che passano, ancora una volta sulla sua testa.
Vogliamo sottolineare, comunque, che a preoccuparci non sono soltanto le ritorsioni di cui, divenuto punto nevralgico di così articolata strategia militare, la nostra terra costituirebbe il bersaglio numero uno.
Sono anche le distorsioni ambientali e sociali a cui essa verrebbe inesorabilmente sottoposta.
L'arrivo degli F-16 a Gioia del Colle comporterà un'ondata di nuovi espropri, sia per favorire l'indispensabile ampliamento dell'aeroporto, sia per permettere l'ospitalità di almeno 5.000 americani che vi stazioneranno in pianta stabile.
Non sono in gioco solo gli espropri terrieri, già così duri nella provincia di Bari, da cui non ancora del tutto scongiurata la prospettiva che altri 10.000 ettari vengano destinati a megapoligoni di tiro.
Sono in gioco soprattutto gli espropri culturali, per le funeste conseguenze sull'identità storica del territorio.
Non è per la terra, cioè, che viene sottratta alla gente. E' la gente che viene sottratta alla terra. E per di più, con dinamiche che favoriscono inquietanti disaffezioni, processi di sradicamento psicologico e illusori miraggi di tornaconti economici.
A questo punto sentiamo l'obbligo di precisare che il nostro fermo rifiuto della logica legata all'operazione F-16 non nasce solo da ragioni interne ai confini territoriali entro i quali noi vescovi svolgiamo la nostra particolare missione pastorale. Ma deriva anche dalla condivisione del severo giudizio che Giovanni Paolo II al n. 20 della Sollecitudo rei socialis ha espresso sulla politica dei blocchi: L'esistenza e la contrapposizione dei blocchi non cessano di essere tuttora un fatto reale e preoccupante, che continua a condizionare il quadro mondiale.
E deriva infine dalla convinzione che la sola minaccia delle armi atomiche, l'escalation della loro produzione, e ogni apparato bellico teso a favorire la deterrenza nucleare, sono già una colossale ingiustizia, se non proprio il preludio dell'olocausto del mondo.
Sia ben chiaro quindi: qualsiasi altra collocazione geografica dei falchi combattenti non alleggerirà più di tanto le nostre preoccupazioni.
La speranza, comunque, non ci viene meno.
Grazie al cielo siamo testimoni di una sempre più diffusa coscienza di popolo che riscopre nella Parola di Dio il cuore della sua missione profetica di pace. Anzi, si va allargando il consenso di coloro che perfino al di fuori del Vangelo, indicano nel superamento dell'ideologia del nemico i presupposti della convivenza tra i popoli. Nell'impegno per la giustizia, la strada privilegiata di ogni liberazione. Nella forza profetica del Vangelo.
Non ci resta che invocare il Signore perché diriga i nostri passi sulla via della pace e induca i governanti più che a sfruttare strumentalmente le debolezze antiche della nostra storia o le lusinghe recenti della nostra geografia, a restituirci il ruolo che ci è congeniale: essere operatori di sintesi con le diverse civiltà.
Del resto, per rimanere al solo campo culturale, non è questo l'impegno ecumenico della Chiesa di Bari, divenuta da anni centro autorevole di raccordo con tutte le Chiese di Oriente? E la nostra Università, non è forse oggi l'asse più prestigioso di collegamento e di incontro con tutte le Università del Mediterraneo? Se pertanto, la nostra terra a buon diritto va fiera dell'ulivo quale simbolo della sua feracità, essa vuole essere ancora più fiera di agitarlo quale simbolo di una vocazione di pace che a nessuno è lecito adulterare.
Oggi più che mai, infatti, la Puglia è chiamata, dalla storia e dalla geografia, a protendersi nel suo mare come arca di pace e non a curvarsi minacciosamente come arco di guerra.
E' chiaro che dobbiamo batterci, pregare e protestare perché anche dall'altra parte si attui presto un disarmo parallelo. Ma sorridere in partenza sulla ingenuità di chi diffida della logica potenziale, basata sull'equilibrio della paura, significa, almeno per noi credenti, rinunciare a scommettere sulla forza di trattative diplomatiche la soluzione dei conflitti armati. Nella difesa popolare non violenta, i cardini della sicurezza nazionale, nel dialogo e nella solidarietà, l'unica alternativa alla logica dei due blocchi di potenze armate, ciascuno diffidente e timoroso del prevalere all'altra".
Alla posizione dei vescovi pugliesi sono seguite le posizioni ufficiali dei vescovi calabresi, di organizzazioni cattoliche, Pax Christi, Acli Gesci, Azione Cattolica e di una serie di organizzazioni di forze estremamente importanti nel nostro Paese.
E' una realtà che mette in discussione la logica stessa della ragion di Stato.
A questa posizione, a questi contenuti, che sono larga parte patrimonio del movimento pacifista che in questi anni è emerso nel nostro Paese in termini pluralisti e trasversali, a queste acquisizioni culturali, ideali ed etiche, fa riferimento anche larga parte di un'area che non si riferisce immediatamente all'area dei credenti, ma che in questi valori e in questi ideali si riconosce.
Ecco la ragione per la quale alla logica del riarmo non si tratta di rispondere con la logica della cosiddetta deterrenza: si tratta di considerare, come dice giustamente la "Sollicitudo rei socialis" o come dice un documento più laico della VII sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, dove si denuncia che oggi il vero problema del condizionamento, della povertà e dello sfruttamento dei due terzi dell'umanità sta nella ragione dello scontro e dello sperpero di denaro tra l'Est e l'Ovest, mentre il vero problema è il Nord e il Sud, è lo sviluppo del mondo con il problema delle risorse intellettuali tecnologiche e finanziarie da dirottare al problema della pace. E' necessario compiere una scelta.
Ci chiediamo come mai la Spagna, che pur fa parte della NATO, decide attraverso un referendum popolare di espellere dal suo Paese 79 aerei cacciabombardieri che sino a questo momento non erano ritenuti essenziali per la difesa dell'Europa, a tal punto che gli Stati Uniti avevano già deciso autonomamente di ritirarli, senza che questo comportasse squilibrio nelle forze tra Est ed Ovest. Come mai altri Paesi della NATO (come la Grecia, il Portogallo e la Francia) non hanno voluto ospitarli senza che venissero accusati di spostare l'equilibrio di forza tra Est ed Ovest? Se questo rifiuto venisse avanti anche dall'Italia questo comporterebbe una decisione che squilibra il rapporto tra Est e Ovest? E' una domanda alla quale non ci è stata data risposta.
Un'altra domanda vogliamo porre. In questo clima di apertura di dialogo e di confronto tra i due grandi con la possibilità che altri spazi di autonomia si aprano, pur nell'ambito delle alleanze in cui ognuno è collocato, per affrontare il vero problema che è il rapporto Nord Sud e non quello Est Ovest, un Paese come l'Italia può svolgere un ruolo dialettico di pace, un ruolo di non supina accoglienza delle decisioni della NATO? Siamo stati i primi nel 1979 ad avere accettato gli euromissili. Il Cancelliere Schmidt allora disse: "Sono per metterli; probabilmente nessun altro Paese europeo li accetterà, però se ce ne fosse uno che dicesse di sì, io dirò pure di sì". L'Italia disse di sì e fu il Paese che diede l'alibi per l'installazione in Europa degli euromissili. Su questa operazione ci sono delle denunce ferme, ci sono delle esposizioni politico strategiche che vanno a confutare gli elementi che dicono che ci sono dietro a questa scelta ragioni puramente militari di equilibrio che non stanno in piedi. Non stanno in piedi perché la Spagna, con quella decisione, non squilibra, perché la Grecia, il Portogallo e la Francia con quella decisione non squilibrano. Perché l'Italia invece compie un atto di questo genere? E' una domanda che mi pare molto importante.
Stiamo parlando di F-16. Il programma F-16 nasce nel 1972 con l'obiettivo di costruire un aereo da caccia sviluppato al più alto quadro della tecnologia disponibile. La sua caratteristica principale è la manovrabilità ad altissime velocità (oltre due volte la velocità del suono). E' un aereo relativamente piccolo, ha un solo motore, è armato con un cannone da 20 millimetri e può trasportare un impressionante carico di bombe e missili di ogni tipo e lanciarli con precisione quasi assoluta sugli obiettivi. Ha un raggio d'azione di circa 600 chilometri, che pu essere aumentato mediante rifornimenti in volo a oltre 2.000 chilometri.
Oltre al combattimento aereo può compiere missioni di attacco a bassa quota, di intercettazione e bombardamento in profondità. E' già stato impiegato in azioni di guerra da parte dell'Aviazione israeliana nella distruzione della centrale atomica in Iraq e nelle azioni contro i campi palestinesi in Libano. E' adottato nei Paesi della NATO, è adottato in Olanda, Belgio, Turchia ed è stato fornito direttamente agli israeliani. Ne sono già stati prodotti circa mille tipi.
L'aereo F-16 viene a competere con il nuovo cacciabombardiere europeo del quale siamo coproduttori. Oltretutto, compiamo una scelta economica alternativa, nel senso che importiamo aerei che sono prodotti negli Stati Uniti in competizione con aerei che dovrebbero essere prodotti in compartecipazione italiana. Il lancio del cacciabombardiere europeo, decisa proprio in questi giorni con uno stanziamento di oltre 3.000 miliardi da parte del Governo italiano, pone anche questioni di economia al nostro Paese.
Giustamente autorevoli commentatori politici dei giornali più importanti di Italia hanno scritto che sulla questione degli F-16 il dibattito politico ha toccato livelli così bassi che mai erano stati raggiunti nella storia del nostro Paese. Bassi per la dequalificazione, per l'insensibilità, per la non capacità di una verifica a tutto campo di tali questioni.
Cari amici democristiani, è difficile su una questione come questa dire che ci sono ragioni etiche e morali e ci sono ragioni di Stato, che c'è un problema di fedeltà alle alleanze e c'è un problema di fedeltà alla fede.
Quando una questione come questa entra in contraddizione, si tratta di scegliere. Certo che è difficile scegliere. Mi auguro che la DC sappia scegliere come ha scelto il Presidente della Commissione Esteri della Camera; se non farà questo sarà interessante...



BONINO Guido

Il Presidente non ha detto questo! Ha parlato di procedure.



REBURDO Giuseppe

Collega Bonino, ne parleremo la prossima settimana a Cuneo in un dibattito che si terrà su questa questione.
Si aprono elementi interessanti di divaricazione tra la posizione politica della DC e larga parte del mondo cattolico, che pur in parte significativa fa riferimento ad essa. Su questo probabilmente, al di là delle polemiche che possono esserci, credo si apra per tutti una riflessione molto interessante. Su questo il Movimento per la pace, le forze cattoliche e non cattoliche stanno lavorando e sapranno aprire ulteriormente le divaricazioni e le contraddizioni tra le scelte politiche di chi governa e la coscienza che cresce nel Paese.



PRESIDENTE

Vorrei dire al collega Reburdo, a parte il fatto che ha parlato per 25 minuti, quindi non è stato nel rispetto dei termini regolamentari, che ancora recentemente è stato ribadito dal Presidente del Consiglio dei Ministri, nel suo l'incontro ufficiale con Giovanni Paolo II che l'impegno del Governo è per la pace e per la ricerca costante e paziente di tutto ci che può unire e consente gradualmente di superare le contrapposizioni, le divisioni, le guerre. Anzi, ha detto che la politica stessa è e deve essere la pace.
Mi pare che autorevolmente a livello di Governo siano stati espressi dei concetti, che non possiamo dimenticare, perché sono stati detti in un discorso ufficiale del Presidente del Consiglio dei Ministri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei invitare il collega Marchini a restare in aula perché vorrei fornirgli qualche ulteriore argomento per le sue reprimende prossime venture.
Ho chiesto di parlare adesso sfidando l'ostentato disinteresse di molti colleghi ed anche la sufficienza, così mi è parso di capire, con cui i colleghi della DC hanno ascoltato le citazioni vescovili portate opportunamente in questo caso, dal collega Reburdo. Sfiderò questo disinteresse e questa sufficienza per sottoporre all'attenzione dei colleghi un solo problema.
Vorrei porre un solo problema, quello della sovranità del nostro Paese una sovranità che viene messa seriamente in discussione se si legge la vicenda della dislocazione nel sud Italia degli F-16 alla luce delle funzioni specifiche di questo aereo da combattimento ad armatura atomica e del contorno di strutture logistiche ad esso necessario.
Difatti la presenza degli F-16 sul suolo italiano diventa emblematica del ruolo che i Comandi della NATO vogliono assegnare al nostro Paese e in particolare alla fascia territoriale che comprende la Campania, la Puglia e la Calabria. Se abbiamo a mente la carta geografica, è proprio il prolungamento di una ideale portaerei verso le vie del petrolio, oltre che verso i Balcani e quindi verso l'Estremo Oriente. Un'area destinata a diventare il maggior centro operativo decisionale che gli Stati Uniti possiedono al di fuori del proprio territorio. Non si tratta infatti soltanto dell'aeroporto di Gioia del Colle o di Crotone, che sono esplicitamente in questione, ma si tratta anche del nuovo centro di comando di Capua, della concentrazione di strutture di comunicazione e comando fino all'utilizzo dei nuovi missili Patriot. Questo implica una spesa - anche su questo vorrei che i colleghi dicessero qualcosa, in particolare i colleghi della maggioranza e di governo - per l'Italia a sostegno della ristrutturazione della NATO, non di pochi miliardi, come dice il Ministro "della guerra" Zanone, ma supera alla fine abbondantemente i mille miliardi di lire. Perciò tutto quello che è necessario per attivare strategicamente la funzione degli F-16, perché non ci portano soltanto un tot di aerei benché armati di bombe atomiche, ma è tutta la ristrutturazione di una parte consistente del nostro territorio.
Il reparto che dovrà essere trasferito, come già ricordava il collega Reburdo con utile dovizia di particolari, è il quattrocentounesimo stormo attualmente basato all'aeroporto di Torrejon nei pressi di Madrid. Il quattrocentounesimo stormo appartiene alla XVII Air Force a sua volta subordinata - questi passaggi sono importanti, perciò vi prego colleghi di seguirli perché rendono l'idea del meccanismo infernale che si sta attivando - alla USA Air Force Europe, la USA AFE come viene detta in gergo.
La XVII Air Force, sotto il cui comando ricadono oltre al quattrocentounesimo stormo anche tutti i reparti aerei americani che si trovano e che possono essere trasferiti nel sud Europa, ha pure sede nel medesimo aeroporto di Torrejon.
E' dunque più che probabile, anzi certo, che in Italia venga spedito il comando di questi dispositivi bellici, oltre al quattrocentunesimo stormo vero e proprio.
Gli F-16 di Torrejon hanno come missione principale il cosiddetto strike, cioè il bombardamento nucleare contro obiettivi di grande importanza operativa, nodi di comunicazione, obiettivi militari importanti quali i posti comando, basi aeree, missilistiche, ecc. Finora lo schieramento a Torrejon impediva di fatto l'uso di questi aerei dalla loro base madre. Infatti, come ricordava il collega Reburdo, il rifornimento in volo è un'operazione complessa, rischiosa e richiede un grandissimo dispendio di risorse.
L'impiego di F-16 da Torrejon contro obiettivi situati in URSS comporterebbe infatti l'uso di almeno un aereo-cisterna per due caccia in volo per il percorso di andata e di ritorno, ammesso che questi aerei rifornitori possano trovarsi in posizione avanzata, ad esempio, in Italia o in Grecia.
Il collega Marchini, dello stesso Partito del Ministro "della guerra" scuote la testa. Di fatto questo Ministro della Difesa che ci sta imbottendo di armi nucleari, che verosimilmente non servono per la difesa del nostro territorio, ma per offendere il territorio altrui, va forse un po' in là rispetto a quelli che sono i principi costituzionali, lo spirito della nostra Costituzione, proprio per metterci proni alle volontà del nostro capofila imperiale. Dunque, era necessario rischierare il quattrocentunesimo stormo su altre basi. Fra l'altro in Turchia sono dislocati depositi di bombe nucleari per gli F-16 del quattrocentounesimo stormo, nonché per gli altri reparti USA che verrebbero rischierati sul fronte sud in caso di crisi dagli Stati Uniti. Noi pacifisti, proprio per combattere voi belligeranti, cerchiamo di informarci nei dettagli sulle implicazioni di queste vostre scelte scellerate.
In caso di conflitto numerosi squadron statunitensi verrebbero in Italia e nel fronte sud. Questo va da sé. Ad esempio, l'aeroporto di Aviano è destinato ad accogliere in caso di crisi già oggi tre squadron, cioè l'equivalente di un wing. Ma sinora nella pianificazione NATO uno solo dei tre squadron proveniva da Torrejon.
Altre basi destinate a ricevere aerei USA, in caso di guerra, sono sicuramente Rivolto, Ghedi, Gioia del Colle. Si tratta delle cosiddette COB (Collocated Operational Base), cioè basi nazionali italiane dove si trovano accantonate le munizioni, il carburante, i pezzi di ricambio necessari all'operazione di un reparto di trasferimento.



(Interruzioni)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non c'è bisogno di spiegarvi che le bombe atomiche non servono per fare i budini. Voglio richiamare la vostra cortese attenzione sul fatto che in questione vi è la sovranità del nostro Paese, ed è una parte consistente del nostro territorio nazionale in funzione offensiva e non difensiva.
Vi salto tutti i passaggi tecnici, che potrei dettagliarvi...



SANTONI Fernando

C'è il passaggio della funzione offensiva e non difensiva che non devi saltare.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono in funzione offensiva, come ho spiegato prima...



(Interruzione)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Per il collega Brizio si può passare velocemente sopra. Però penso che questi siano momenti di riflessione che ci tirano fuori dalla quotidianità della nostra routine burocratica per allargare i nostri orizzonti, se ci riusciamo, se riusciamo appunto a concentrarci su qualche occasione di esercizio delle nostre capacità intellettive e delle nostre volontà soggettive di misurarci con la realtà così come ci si presenta.
Sono offensivi per le ragioni che ho provato a dire ed è per questo che occorre dislocarli il più vicino possibile sulla frontiera nemica, cosa che non era la Spagna per le ragioni già dette. Da questo punto di vista poteva essere la Grecia o la Turchia: la Grecia ha fatto una scelta coraggiosa, la Turchia ha i suoi problemi, l'Italia, prima della classe ancora una volta ha accettato la progressiva americanizzazione del sud d'Italia. Infatti oltre al previsto trasferimento de quattrocentounesimo stormo wing, il sud Italia è interessato ad una serie di altre operazioni che riguardano le forze USA presenti in Italia. Nei pressi di Capua si sta costruendo un enorme complesso di comando e di controllo, dove saranno trasferiti tra alcuni anni tutti i comandi americani presenti ad Agnano nonché alcuni comandi navali attualmente a Londra, facendone un centro operativo protetto.
Recentemente il comandante delle forze navali americane nel Mediterraneo, che è anche comandante di tutte le forze alleate del sud Europa, è diventato comandante in capo delle forze navali americane in Europa. Il comando di Naveur si trova fisicamente ancora a Londra, dove è rimasto per vent'anni, ma è evidente che anche questo ci sarà portato in casa, dove si è già trasferito il suo comandante (è difficile che il comandante stia in un posto lontano dall'oggetto del suo comando).
Gli americani inoltre che se ne andranno...



SANTONI Fernando

Ti hanno informato che noi facciamo parte della NATO?!



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' esattamente qui il punto.
Noi non soltanto stiamo nella NATO, e su questo ci possono essere le opinioni le più diverse. Noi, ad esempio, siamo contro la permanenza dell'Italia nella NATO, siamo per il non allineamento del nostro Paese, per il superamento dei blocchi contrapposti. Perché non ci va bene, cari colleghi liberali Noi siamo ispirati da una concezione della coesistenza fra i popoli che prevede lo scioglimento, che non può essere un colpo di bacchetta magica che è un cammino faticoso e lungo, che va cominciato da qualche parte, che prevede il superamento dei blocchi contrapposti. Non ci va bene l'ombrello NATO, ma non ci va bene neppure l'ombrellone sovietico del Patto di Varsavia, per quanto riguarda la forza politica che qui rappresento.
La nostra cultura è quella del non allineamento. Abbiamo esempi anche fulgidi di paesi che hanno difeso la propria indipendenza e hanno un ruolo politico di primissimo piano nello scenario internazionale. Ad essi non occorre fare i servetti ad alcuno per poter far sentire la propria voce sono anche vicini di casa nostra. Non mi risulta che la Iugoslavia o la Svizzera, tanto per citare due paesi, abbiano le bombe atomiche, può darsi che al Ministero della Difesa, invece, risulti. Con questo voglio dire che le nostre simpatie non vanno per la "Force de frappe" francese, ma va nei confronti di tutti quei paesi che faticosamente si emancipano da un dominio strategico, politico delle centrali dell'impero, sia esso impero sovietico sia esso impero americano. Noi ci esprimiamo in questi termini, scusate la rozzezza.
Per arrivare al punto in cui opportunamente i colleghi liberali mi richiamano, gli americani che se ne andranno da Torrejon sono molti di più di quelli che ufficialmente dichiara il Ministro Zanone. Nella base spagnola ci sono infatti 425 ufficiali, 3.580 sottufficiali e militari semplici, 170 civili, per un totale di 4.200 uomini a cui si aggiungono almeno 8.000 familiari, per un totale di 12.000 persone.
Attualmente la presenza complessiva dei militari USA sul nostro territorio sono circa 13.000; si raddoppia, cioè, dalla sera alla mattina la presenza di militari e civili di un altro paese sul nostro territorio.
Tutto ciò a sottolineare l'importanza dell'argomento.
Vorrei fornire un ultimo elemento informativo, signor Presidente, per arrivare alla conclusione per far quadrare i conti, anche dal punto di vista economico, di quanto ci costa questa scelta scellerata annunciata dal Governo italiano. E' la decisione italiana di acquistare circa 20 batterie di missili Patriot il cui costo è di almeno 3.000 miliardi. I missili Patriot, dovrebbero andare a sostituire gli otto gruppi di intercettori teleguidati che sono schierati nel nord d'Italia a difesa del settore nord est e che sono equipaggiati con missili Nike Ercules.
Attenzione, colleghi! Anche Germania e Olanda hanno sostituito i Nike Ercules con i Patriot, salvo il fatto che la Germania (guardate quanto siamo, ancora una volta, i primi della classe) ha sostituito 24 batterie della vecchia specie di missili con 24 batterie dei Patriot, l'Olanda 5 dei primi con 5 dei secondi. L'Italia, invece, sostituisce 8 dei primi con 20 batterie dei secondi, cioè li ha più che raddoppiati. Le 20 batterie di Patriot corrispondono a 160 lanciatori, ognuno dotato di quattro missili pronti al tiro. Guardate che arsenali! In pratica, l'attuale sistema Nike comprende soltanto 72 missili pronti al tiro; il sistema Patriot ne ha circa 640. Si decuplica il nostro potenziale offensivo mirato verso una parte precisa dei nostri confini.
C'è dunque da chiedere all'On. Zanone il perché di questo aumento del 150% dei gruppi batterie, considerando che, anche dando credito alla presunta necessità di difendere il sud ora sguarnito dal punto di vista missilistico, non servono più di quattro o cinque batterie.
Questa è la realtà dei fatti, colleghi. Vi chiedo scusa per gli eccessivi dettagli, però vorrei ancora richiamare la vostra attenzione sul fatto che l'Italia non è proprio sguarnita oggi. In Italia è ancora forte e peraltro indeterminata perché non conosciamo nemmeno la conformazione precisa, la presenza nucleare, anche prescindendo dai missili a Comiso. Il Parlamento, organismo sovrano del nostro popolo, non è a conoscenza del numero esatto delle basi militari concesse in territorio italiano, del loro statuto e della loro funzione strategica, trovandosi così l'Italia in una condizione di incertezza e subalternità. Queste ultime notizie che ho detto sono citate testualmente da un documento della Camera dei Deputati del nostro Paese.
La nostra opzione politica, ideale, etica è quella che ho provato a dire rispondendo alla cortese interlocuzione dei colleghi liberali e di altri gruppi. Siamo per il non allineamento, per il superamento dei blocchi contrapposti, siamo per il disarmo unilaterale. Lo diciamo, non ci vergogniamo. Intanto, però, non vi chiediamo di disarmarci, ma semplicemente di non accentuare il nostro servilismo oltre quello che è già manifesto.
Può darsi che gli editoriali del New York Times, i complimenti americani al nostro Governo siano effettivamente latte e miele per il provincialismo dell'on. De Mita, che ha riscoperto l'America cinque secoli dopo Colombo. Vorrei, però, rivolgermi in particolare ai colleghi socialisti, che sono l'anello (forte o debole a seconda i punti di vista)...



ROSSA Angelo

Abbiamo la maggioranza assoluta come la Spagna.



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, non avete la maggioranza assoluta. Però una vostra parola, ahimè pesa!



(Interruzioni)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Noi invitiamo i compagni socialisti a votare gli ordini del giorno che abbiamo portato all'attenzione del Consiglio. Il Consigliere Brizio ha già annunciato pollice verso. Magari lo farete voi, però riconsiderate questa scelta scellerata, se no capita che l'impennata dell'on. Craxi sulle prepotenze americane di Sigonella, sarà soltanto il canto del cigno della dignità politica di questo paese. Può darsi che queste subordinazioni gonfino, come gli estrogeni, elettoralmente il vostro corpo, per sicuramente allontana qualsiasi prospettiva di alternativa, di contenuti in questo Paese, se davvero il partito socialista e le forze progressiste si dislocano più a destra dei governi pur non rivoluzionari della Spagna e della Grecia.
Chiedo scusa per il tempo che mi sono preso e ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega. Vorrei richiamare al senso di responsabilità tutti i Consiglieri perché in questo caso specifico, il Regolamento prevede un tempo massimo di dieci minuti per ogni intervento. Siccome vi sono ancora quattro iscritti sullo stesso argomento, vorrei concludere più proficuamente la giornata.
La parola alla collega Minervini.



MINERVINI Marta

Presidente, non solo conterrò l'intervento, ma sarò come sempre chiara e veloce. Mi limiterò a dare quello che è il nostro giudizio politico sull'argomento. Non entrerò in particolari tecnici perché né li capisco n vorrei addentrarmi, anche se li capissi e li conoscessi, in quanto non penso sia nostro compito. Comunque i colleghi che lo hanno fatto, hanno fatto benissimo. La posizione della nostra forza politica sul trasferimento degli F-16 dalla Spagna in Italia è certamente favorevole considerando innanzitutto l'importanza della nostra nazione e dell'Europa nel contesto della politica mondiale. A nostro parere la dislocazione degli F-16 sul territorio nazionale, necessità innanzitutto alla difesa del suolo e del cielo della nostra penisola. E' proprio per la consapevolezza di questa priorità nei loro obiettivi difensivi, che noi giudichiamo positivamente l'arrivo degli aerei in Italia da qua a qualche anno.
Da questa priorità deriva una conseguenza logica e diretta che consideriamo indispensabile per tutta l'operazione e cioè che la chiave per la loro operatività sia in mani italiane. Più chiaramente si abbia la garanzia concreta dagli alleati NATO dell'utilizzo degli stessi aerei sotto il diretto controllo dello Stato italiano.



ADDUCI Donato

E' un sogno!



MINERVINI Marta

Sarà un sogno, comunque si vive anche di sogni, Adduci! A questo proposito il Gruppo alla Camera del MSI, all'unanimità, ha presentato un ordine del giorno che sostiene fa l'altro che obbiettivo primario dell'Italia deve essere quello della creazione di uno strumento militare europeo che, nel riferimento delle attuali alleanze, accresca l'autonomia del nostro continente e sia capace di contribuire alla dissuasione globale; che ciò è reso ancora più attuale e rilevante dalle intese franco - tedesche degli scorsi mesi, nonché dai recenti colloqui italo - francesi; che il Trattato di non proliferazione nucleare ha recato danni, soprattutto all'Italia, privandola di un deterrente efficace e della conseguente autorevolezza nel contesto internazionale, assieme ad altre considerazioni nel merito che rafforzano la nostra posizione favorevole a dislocamento in Italia degli F-16.
Ci pare che proprio su questo argomento si sia sollevato o si stia sollevando un allarme ingiustificato da parte del mondo politico, allarme che si riversa poi necessariamente - e noi diciamo in modo sbagliato sull'opinione pubblica. Ciò è dovuto in larga misura al permanere di vecchi schemi secondo i quali la NATO sarebbe organizzata nei suoi processi decisionali in modo da prevaricare la volontà delle istituzioni rappresentative dei Paesi membri, mentre da tempo ciò non è più così perch ora la NATO ha la massima cura di conseguire il consenso delle popolazioni interessate; e sarebbe d'altronde singolare che così non fosse in una fase che vede anche il blocco comunista attento al contatto con l'opinione pubblica.
Per dissipare gli ingiustificati timori sarebbe opportuno che fossero fornite con chiarezza tutte le informazioni circa il dislocamento degli F 16 in Italia, il quale costituisce comunque, a nostro parere, un opportuno strumento di garanzia per la sicurezza del Mediterraneo.
L'atteggiamento del Movimento Sociale Italiano sulla vicenda è fondato sulla consapevolezza che, una volta che siano garantite la sovranità e l'autonomia decisionale del Governo italiano nella gestione della base che dovrà ospitare lo squadrone, la decisione consentirà di valorizzare il ruolo dell'Italia nella NATO, nel momento in cui si approssima un riassetto generale all'interno della NATO stessa con l'accantonamento delle tradizionali situazioni di subalternità.
A riguardo dell'ingerenza sul problema, messa in atto da alcuni prelati del clero italiano, mi sia consentita una veloce riflessione.
Noi del Movimento Sociale Italiano rivendichiamo da sempre la nostra vocazione di cattolici ghibellini, il che ci consente di avere un grandissimo rispetto per i valori ai quali crediamo fermamente, che sono rappresentati dalla Chiesa cattolica così come storicamente si è manifestata nel corso dei secoli, e che non sono suscettibili di logoramenti anche oggi che siamo nell'era della tecnologia avanzata. Ma questa nostra natura e questa nostra vocazione ci impongono un altrettanto grande rispetto per l'autonomia sancita peraltro anche dal primo Concordato dello Stato italiano rispetto alla Santa Sede e della gerarchia ecclesiastica.
Riteniamo quindi di avere tutte le carte in regola per poter dire con molta franchezza che la sortita dei Vescovi pugliesi nell'installazione degli F-16 in Italia non ci è piaciuta. La giudichiamo una inopportuna interferenza negli affari italiani che sono, prima di ogni altra cosa affari politici. Lascino i Vescovi ad altri, precisamente ai politici italiani, giudicare se e quanto gli F-16 sono necessari e come e dove vanno installati sul nostro territorio. Non ci pare proprio che ad illustri prelati si addica molto lo scendere nell'agone politico, cosa che li mette poi di fronte, così come è successo, a repliche anche dure da parte di chi alla politica è preposto per elezione popolare e non per nomina papale.
Credo che quanto detto fin qui ha chiaramente espresso la posizione del mio Gruppo sul giudizio nei confronti dell'installazione degli F-16 in Italia e posso tranquillamente dichiarare che il nostro voto sui due ordini del giorno di cui stiamo discutendo sarà indubbiamente contrario. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sembrerebbe quasi ovvio chiedersi se questo dibattito sia proprio in questa sede. Devo dire che se non lo è puntualmente forse in termini istituzionali, lo è probabilmente in termini politici.
E' bene che di tanto in tanto ci misuriamo sulle vere ragioni dell'essere qui schierati in Gruppi politici diversi. Se lo facciamo su grandi questioni come questa, istituzionalmente forse non proprie, forse riusciamo anche a capire quali sono le vere ragioni di alcune differenze che in apparenza, calate nel merito in questa sede, sembrano solo di natura di merito e non politica.
Sentendo alcuni discorsi, rileggo in modo diverso alcuni elementi della politica ambientalista, alcuni elementi della battaglia antinucleare. C'è indubbiamente tra le forze politiche una differenza sostanziale, ci sono delle differenze che hanno opzioni culturali di collocazione internazionale e, guarda caso, si cercano i collegamenti proprio con forze esterne che hanno fatto questa stessa scelta.
Non mi scandalizzo dell'uscita dei Vescovi in quanto tali, mi scandalizzo del fatto che gli stessi abbiano rimarcato che loro sono al centro di un'area, guarda caso del Mediterraneo. Questo mi ricorda La Pira, mi ricorda un certo modo di scegliere la collocazione nel nostro Paese.
Quindi, il misurarsi su queste cose che, ripeto, istituzionalmente forse hanno poca legittimazione qui, è bene che si faccia perché queste nostre differenze ci aiutano a capire altre questioni, che qui hanno legittimità istituzionale, e che nel merito riteniamo siano da ascrivere a valutazioni di merito, invece, guarda caso, sono il risultato di opzioni politiche di fondo.
Come liberali riteniamo di dover affermare le opzioni di fondo che stanno dietro la decisione di Governo, e le opzioni di fondo sono quelle dell'Alleanza atlantica.
Ribadiamo in questa sede non un giudizio nostro, ma un giudizio della storia, perché quando le questioni prescindono dalle valutazioni ma hanno lasciato segni nel tempo, nello spazio e nelle vicende sono fatto storico.
L'Alleanza atlantica si è rivelata sicuramente una delle condizioni dello sviluppo dell'Occidente e della modernizzazione della cultura politica a livello anche extraeuropeo.
Siamo convinti che l'Alleanza atlantica abbia determinato nelle aree che la riguardano una pace quale gli uomini non avevano mai conosciuto n nella qualità né nella sua durata; siamo anche convinti che l'Alleanza atlantica sia la condizione che ha permesso lo sviluppo, anche in termini politici e culturali, della rivoluzione che sappiamo essere in Russia.
Cari amici, al di là di quello che pensa Gorbaciov, ci sono delle cose alle quali Gorbaciov è stato costretto pensare, perché ci sono fatti che nascono dalla cultura e dalla fantasia, e altri che nascono dal realismo politico. Le svolte di Gorbaciov, in termini di politica internazionale soprattutto di difesa e quindi anche di trasparenza interna, nascono non solo da opzioni culturali e politiche di fondo, ma anche da valutazioni di realismo politico. La prima svolta che ha dovuto fare è quella che gli è stata imposta dalla scelta dei missili di teatro, nella misura in cui gli si è impedito di contare su una prevalenza di missili di teatro in Europa se non sottoponendo il suo Paese ad ulteriori sforzi economici che non era in grado di sopportare. Questa è la verità della svolta sui missili di teatro. Rivelatisi quindi inutili i missili di teatro, perché tre missili da una parte valgono tre missili dall'altra, ne deriva l'ovvia disponibilità a rinunciare ai missili di teatro. Questo è realismo politico.
Cari amici, è stato atto di lungimiranza politica e di vera scelta politica finalizzata alla pace quella di installare i missili a Comiso e noi queste cose le avevamo dette allora e anni dopo ne abbiamo avuto la riprova. Vengono smantellati i missili di teatro dell'area orientale perch si sono rivelati non più un'opzione vincente rispetto alla resistenza del versante occidentale su questi temi.
Riteniamo che l'Alleanza atlantica, al di là di una funzione meramente militare, sia stato uno strumento di tutela della libertà nel nostro mondo ma anche di condizione per lo sviluppo dei valori di libertà anche negli altri sistemi.
In questo senso, riteniamo come liberali che la difesa dell'Alleanza atlantica, come istituzione, e l'esigenza di collaborare concretamente alle esigenze di questa istituzione trovino significati attuali e non soltanto storici.
Esiste un'altra esigenza di coerenza che ha indotto il Ministro e il Governo a questa decisione. La maggioranza di Governo si è presentata alle Camere dichiarando che il Governo non è disponibile ad azioni di disarmo unilaterale e punta al riequilibrio ai livelli più bassi possibili, ma prima punta al riequilibrio contestualmente alla ricerca di livelli più bassi possibili. Quindi, questa iniziativa si colloca all'interno di una politica tradizionale del nostro Paese, almeno nelle maggioranze che lo hanno governato, e si colloca all'interno degli obiettivi di questa maggioranza di governo. Quindi, nessuno scandalo e nessuna legittimazione a chiamata agli effetti nei confronti del Partito socialista che è coerente ovviamente rispetto ad una scelta atlantica che ha fatto, e che mi sembrava avessero fatto anche i comunisti in un certo momento quando i carri armati che giravano nell'est europeo creavano qualche problema anche a loro adesso non più; soprattutto mi pare fuori luogo chiamare i socialisti a dissociarsi da una scelta che non è di tanti anni fa, ma è di alcuni mesi fa, cioè dalla nascita del Governo De Mita.
Questa è la ragione nelle coordinate, nelle condizioni esterne che hanno indotto il nostro Governo a questa decisione e poi ci sono le ragioni che potremmo dire di natura contingente che hanno reso questa decisione non soltanto utile, ma obbligata dal fatto che non si può rinunciare alla presenza del quarantunesimo stormo nello scacchiere sud Europa.
Qui vengono fuori le differenze. Quando parlate di questo, amici comunisti, vi collocate nel Mediterraneo, mentre noi quando parliamo di questo, ci collochiamo nel sud Europa. Non è solo una differenza di linguaggio, è una differenziazione politica significativa che è bene che venga dichiarata e denunciata e io esprimo ancora una volta il mio apprezzamento al collega Staglianò che su questo ha detto parole chiare: noi siamo per l'uscita dalla NATO, siamo per il superamento dei blocchi siamo per un'autonomia nazionale verso la pace. Quindi questa è un'opzione che in qualche misura è coerente rispetto ad un'impostazione. Però che da parte del Partito comunista individui come area in discussione rispetto a questo problema di natura militare e di difesa il Mediterraneo e non si rilevi che si tratta di un problema che riguarda il settore sud Europa della NATO, mi pare un approccio incoerente.
Questo stormo quindi è l'unico della terza generazione presente nello scacchiere sud dell'Europa con base a terra e rappresenta la metà del dispositivo aereo dello schieramento nel sud Europa. Questo basta a dimostrare che la rinuncia a questo contingente significherebbe rompere ed aggravare la situazione. Qui non siamo in una posizione di equilibrio, non ci sono gli equilibri tra i due soggetti in campo, tra il sistema occidentale e il Patto di Varsavia, non siamo in posizione di equilibrio l'equilibrio c'è quando due cose stanno alla stessa altezza; qui siamo in una situazione di rapporti di consolidata, riconosciuta e provata prevalenza del sistema di armamento convenzionale del Patto di Varsavia rispetto al sistema NATO. Quindi, non è pensabile una riduzione del sistema convenzionale che aggraverebbe non quello che viene chiamato equilibrio, ma aggraverebbe una situazione di disequilibrio. Quindi una considerazione elementare su questa questione porta a pensare che non si possa rinunciare nella difesa del Sud Europa, al 401esimo stormo.
Sulle finalità e sulle caratteristiche di questi mezzi vi ha parlato Reburdo che potrebbe fare benissimo il rappresentante di armi nel Terzo Mondo, tra l'altro ha anche il fisico, ricorda un Clark Gable un po' demodè. Mi sembra che potrebbe benissimo andare a vendere questi aerei da qualche parte stando alle cose che ci ha detto oggi.
Le cose non vere che sono state dette e che sono state scritte è che si è voluto parlare di questi aerei come di elementi che entrano nello scenario nucleare. La trattativa di Mosca testé conclusa riguarda soltanto i missili, non riguarda sistemi diversi. In ogni caso - e l'amico Staglian nella sua assoluta trasparenza l'ha detto senza però spiegare cosa vuol dire - vuol dire che questi aerei dovunque siano rilocalizzati in termini logistici operativamente come vettori nucleari continuano a partire dalle basi già previste precedentemente, quindi non c'è una modifica neanche di un metro rispetto all'utilizzazione di questi aerei come vettori nucleari.
Vettori nucleari lo sono dal momento in cui partono dalla base di Aviano oppure dalle basi turche diretti a degli obiettivi che non potremo mai conoscere perché non verranno mai messi alla nostra attenzione.
Quindi dal punto di vista dello schieramento nucleare non c'è alcuna alterazione rispetto ai rapporti precedenti, perché le basi nucleari sono quelle da cui si parte con una bomba nucleare aggregata all'aereo. Le basi sulle quali ragioniamo sono basi logistiche, non sono basi operative nucleari. Quindi anche da questo punto di vista non esiste novità sulla quale dobbiamo ragionare.
Ci dobbiamo magari chiedere perché adesso, perché in Italia, perché con modalità che indubbiamente sul piano del tempo qualche sorpresa l'hanno sollevata. Il perché è abbastanza semplice per chi segue queste cose. La Spagna, che non ha un sistema militare integrato con quello europeo, ha aderito con il noto referendum alla permanenza all'interno della NATO, con alcune limitazioni che presuppongono la riduzione della presenza di presidi militari non spagnoli sul loro territorio, quindi non è una volontà politica, è una volontà che riguarda la istituzione Spagna rispetto alla quale ci si è dovuti attestare.
Le scelte non erano molte. Il Portogallo non è collocato nell'Europa del Sud, ma è collocato nello scacchiere atlantico; la Grecia e la Turchia per ragioni notissime di situazioni politiche di difficile garanzia non sono Paesi nei quali si possono insediare con la sufficiente decisione queste macchine di difesa o da guerra, come le vogliamo chiamare.
Perché subito? Subito, perché il Senato americano, che come voi sapete non è tenero rispetto a queste questioni, ha posto il mese di agosto come termine ultimo per definire (lì li fanno veramente) i piani poliennali di investimenti e di spesa. Quindi rispetto a questo andava avviata una decisione.
Ma, colleghi Consiglieri, le questioni di dettaglio ci possono lasciare lontani e ci rendono probabilmente ancora meno comprensibili l'un l'altro.
Sono questioni politiche di fondo. E' indubbio che da qualche anno a questa parte, da Spadolini a Zanone, al Ministero della Difesa, che ha un rapporto di primo piano con la politica estera, si è indubbiamente rafforzato il concetto di responsabilità nelle alleanze. Si ritiene cioè che il nostro Paese che è arrivato ad essere formalmente tra i primi sette industrializzati (salvo poi scoprirsi di essere il quarto in termini di potenza economica), ha delle responsabilità non soltanto dell'Alleanza atlantica, ma nei confronti del sistema mondiale nella sua generalità.
Quindi, come nel Golfo si era andati per responsabilità verso le alleanze per difendere dei principi irrinunciabili che sono la circolazione nei mari, così questa opzione significa l'assunzione da parte del nostro Paese di precise responsabilità in ordine alle stesse che derivano dall'aver sottoscritto a suo tempo in termini cartacei, ma di aver sempre rispettato in termini di volontà politica, l'adesione all'Alleanza Atlantica.
Quindi è un'azione politica da non considerarsi avventata perch all'interno di due filoni, uno di lungo periodo (la scelta europea) l'altra di periodo più immediato, la dichiarazione di intenti del Governo alla Camera quando si è presentato per la fiducia. Le questioni di natura tecnica sono di assoluta chiarezza, il Governo si muove per ottenere il riequilibrio di una situazione disequilibrata al più basso livello possibile; l'operazione sulla quale ragioniamo si colloca semplicemente in un'operazione di ordinaria amministrazione all'interno di questa vicenda.
Non ci stupiamo che su questa questione si siano riaperte discussioni e confronti tra le forze politiche che però devono avere il coraggio di dichiarare la loro diversità e la loro distanza sulle questioni di fondo come ha fatto Staglianò. Esistono forze politiche che hanno fatto la scelta - e sono la larga maggioranza in questo Paese - di considerare che il nostro futuro è all'interno della solidarietà con le democrazie europee esistono altre componenti politiche, da La Pira in poi, che ritengono invece che la nostra collocazione storica potrebbe avere un ruolo diverso all'interno dell'area mediterranea. Queste sono scelte di fondo che ci hanno visti divisi per una generazione; non deve stupirci che ci si trovi divisi qui.
Sono invece d'accordo con la collega Minervini nel sottolineare che è culturalmente e concettualmente scorretto introdurre argomenti assolutamente impropri. Ad esempio, l'argomento nucleare che in questo Paese è di facile percezione. Questi aerei in ordine al problema di cui parliamo non sfiorano neppure il problema dell'armamento nucleare.
Mi sembra poi altrettanto grossolano recuperare ragionamenti di costi.
I costi sono stati per la prima volta, da quando esiste la NATO, attribuiti totalmente al bilancio NATO e noi concorriamo a questa operazione in termini parcellari come avremmo concorso rispetto a qualunque altro tipo di operazione.
Qui si è fatto molto riferimento al comportamento tenuto dal Presidente della Commissione Esteri. Non sono un grandissimo avvocato, probabilmente il collega alla mia sinistra, penalista, è molto più bravo di me e potrebbe giocare meglio su questa contraddizione. Il Presidente della Commissione Esteri ha dichiarato che sarebbe stato favorevole conché questi aerei li avessero portati a Pordenone.
Sono convinto che il Presidente della Commissione Esteri della Camera sia ancora più favorevole di noi alla localizzazione in Italia degli F-16 probabilmente riteneva anche di ricavarci, come sempre avviene per il politico, qualche consenso di carattere locale, quindi, mi consentite la battuta, Pordenone vale Alessandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi sembra che questo dibattito sia atto dovuto, anche se poco partecipato, nei confronti di chi l'ha sollecitato: c'era l'impegno di coinvolgere ai livelli più alti della nostra Regione i responsabili della cosa pubblica perché riflettessero sulle alte scelte politiche che il nostro Paese si trova a fare.
La constatazione amara che facciamo è che questa sollecitazione trova poche persone disponibili e che la risonanza delle cose che diciamo qui è assolutamente nulla e da qui deriva il dubbio sull'opportunità di riflettere e di parlare per di più su cose che già sono state decise, e che, comunque, se si potessero modificare non avrebbero attraverso questo Consiglio, in questo modo, lo strumento migliore per essere modificate.
Ci corre l'obbligo comunque, malgrado la tentazione che abbiamo di non intervenire, di parlare - lo ripeto - per il rispetto dovuto agli amici, ai colleghi Consiglieri che hanno proposto questo ordine del giorno e perch come Gruppo politico, siamo l'espressione che in questo momento ha offerto e offre al Paese la posizione più rilevante e quindi di maggiore responsabilità.
La scelta della collocazione nel nostro Paese degli F-16 la sentiamo come una gravissima responsabilità alla quale tuttavia non ci sottraiamo.
Lo diciamo con tranquilla coscienza, drammaticamente con tranquilla coscienza, come avviene sempre nelle scelte importanti che conseguono a conflitti interiori, personali, di Gruppo, politici che sono da tenere inevitabilmente in conto, ma dopo i quali chi ha l'obbligo della gestione della cosa pubblica deve scegliere. E noi come democristiani a livello nazionale abbiamo scelto, di intesa con le forze con cui governiamo questo Paese, in coerenza con le scelte di solidarietà atlantica. Siamo abituati nella nostra storia a rispettare i patti che sottoscriviamo. Siamo abituati a credere e crediamo da sempre, per essere più precisi, nello sviluppo di un ruolo comunitario europeo nella difesa e discendendo da queste posizioni, le conseguenze sono estremamente facili e credo anche comprensibili.
Al tempo della installazione dei missili Cruise in Italia vi sono state analoghe condizioni di tensione, ma noi siamo andati avanti e abbiamo creduto che questa scelta fosse una scelta obbligata e che fosse paradossalmente, apparentemente, coerente con la nostra volontà di pace.
L'abbiamo fatta con i socialdemocratici tedeschi, noi democratici cristiani, ma abbiamo lavorato attraverso la nostra politica con l'impegno contemporaneo di perseguire obiettivi di pace; e il nostro governo ha perseguito e raggiunto obiettivi di pace. Credo che assieme abbiamo lavorato per la distensione e contemporaneamente a queste scelte abbiamo contribuito a giungere ad uno storico confronto-incontro, quello del summit Reagan-Gorbaciov. Quindi gli F-16 sono prima di tutto per noi una scelta obbligata che non contraddice ma è, al contrario, coerente con la nostra volontà di pace. Non è neppure una scelta che ci comporta nell'immediatissimo l'accettazione degli F-16. La nostra diplomazia non potrà sottrarsi al dovere di lavorare perché la collocazione degli F-16 in Italia nei prossimi anni diventi un fatto superato. E credo che ci siano degli spazi temporali perché questo avvenga; noi dobbiamo operare perch questo trasferimento degli F-16 risulti nel tempo breve non necessario.
Occorre invero superare le ragioni politiche e quelle conflittuali fra i blocchi che in questo momento comportano questa scelta impegnativa per il nostro Paese.
Se non ritenessi serie le considerazioni fatte dal Consigliere Reburdo in questa sede sarei verso me stesso ingiusto e intellettualmente scorretto; lo ringrazio anche per i richiami al magistero della Chiesa, che so sinceri, che egli ha fatto in questa occasione. Credo che il valore del dissenso su questa materia sia un valore alto e coloro che si sentono più turbati da fatti di questo tipo abbiano ragione e titolo per eccepire sulle scelte che in questo campo vengono fatte. Considerato il valore della testimonianza debbo dire tuttavia che, come partito di maggioranza relativa, abbiamo il dovere di rispondere dell'immediato nella realtà dei blocchi a delle domande che a livello internazionale ci vengono poste. E questo, con molta semplicità e senza entrare nei dettagli tecnici. Certo stiamo operando per evitare ogni politica di aggressione e per seguire ogni via che porti alla pace; ritengo davvero che queste siano le cose che si dovevano fare e che si debbono fare.
Consentitemi di dire a margine con molta franchezza che mi addolora un poco questo richiamo continuo e improprio ai Vescovi, tirati da una parte e dall'altra in questa sede a secondo delle dimostrazioni che si debbono dare. Da una parte per utilizzare un messaggio che è di cristiani con particolare posizione di rilevanza, dall'altra parte per smentire il valore delle affermazioni o per impedire un diritto che i Vescovi hanno di esprimersi anche nei fatti concreti su cui, peraltro, si può manifestare il più aperto dissenso, anche da parte di coloro che a livello religioso dai Vescovi sono rappresentati. Gli interventi dei Vescovi attengono, a mio avviso, ad un preciso diritto-dovere della Chiesa di esercitare la profezia evangelica; i cristiani che operano in politica, ed essi stessi si trovano in questa condizione, si trovano di volta in volta a giudicare e a decidere sulla base di valutazioni concrete nella logica della mediazione. Quanto hanno detto i Vescovi, non avendo delegato al cardinale Ratzinger - si fa per dire - la politica di difesa del nostro Paese, dico che non è questione di fede e quindi non mi tiene impegnato, non è neppure questione morale: è una affermazione di scelta loro specifica nello specifico argomento in questo particolare momento.
Mi assumo del tutto le responsabilità delle cose che dico in questo momento. Così aggiungo rispondendo al collega Marchini, che la menzione di La Pira parallela a quella dei Vescovi descritti, l'uno e gli altri come un'espressione da Terzo Mondo che guarda privilegiatamente e culturalmente al sud del mondo, è un richiamo inopportuno, credo che i Vescovi di quel territorio che leggono la realtà, com'è giusto, in termini mondiali ed ecumenici i nostri problemi, hanno il diritto di sentirsi "centrali" rispetto al mondo che li circonda e cioè il sud dell'Italia, il Mediterraneo; quindi questo riferimento pare a me assolutamente giusto, è inopportuno invece l'accenno un po' irrisorio che da parte di Marchini è venuto su questa specifica questione.
Infine, cari amici, vorrei dire a Staglianò che questa forza, un po' distratta come dice lui, della Democrazia Cristiana non è mai stata distratta sulle cose e sulle scelte grandi del nostro Paese. E se questo Paese ha scelto la NATO l'ha scelto per la pace. E da quando abbiamo scelto la NATO e su questa scelta hanno fatto convergenza numerose altre forze politiche questo Paese ha vissuto nella pace e tutte le nostre scelte successive hanno determinato garanzie di pace. Il nostro Paese ha creato una cultura di pace al suo interno, in Europa e nel mondo, diventando esso autorevole tramite e veicolo di pace. E in questa politica e in questa cultura credo che siano coinvolti tutti, sono coinvolte le nostre forze politiche fortemente permeate dal messaggio cristiano, ma anche dal massaggio democratico alla ricerca della pace che ci caratterizza fortemente e complessivamente nella nostra realtà nazionale.
E con questa tranquillità che è fondata sulla storia, non ci tormentano più di tanto le parole, foriere di gravi tempeste, che provengono dall'amico Staglianò, sappiamo di essere un partito che si muove prudentemente e responsabilmente in relazione e coerentemente con la consistenza e il dovere di rappresentanza vasta che ha nel proprio Paese crediamo di aver fatto delle scelte tenendo conto dei nostri principi di fondo e per questo siamo assolutamente tranquilli. Vorremmo che le scelte di oggi fossero della stessa valenza e portassero le conseguenze delle scelte fatte e aspramente contestate 40 anni fa; se così fosse anche questa volta avremmo scelto davvero bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, il dibattito fin qui sviluppatosi mi sembra che sia sfuggito a due rischi che potevano essere presenti, a due tentazioni che potevano attirarci. Da una parte quella di drammatizzare la situazione da parte di coloro che sono contrari, dall'altra di minimizzarla da parte di coloro che sono favorevoli. La serenità della fermezza delle posizioni nella discussione ha fatto venir fuori sempre più chiaramente l'obiettività della scelta a cui siamo di fronte. Scelta non facile quando si tratta di problemi che sono legati a strategie militari e questo è un segno di grande responsabilità delle forze politiche di maggioranza e di opposizione per i problemi che si sono aperti.
A nome del Gruppo socialista cercherò di seguire la linea del ragionamento sulle questioni a cui siamo di fronte. Qualcuno mi ha posto la domanda "qual è la posizione dei socialisti?" La nostra posizione è la posizione responsabile di chi obiettivamente cerca di dare una risposta che tenga conto da una parte di alcune esigenze di carattere di equilibrio politico-militare che derivano dall'Alleanza in cui siamo e dall'altra della grande domanda di pace che c'è nella nostra gente che sembra svilupparsi anche a livello mondiale con i recenti incontri al vertice.
Sosterremo quindi questa scelta. Ci sarà il dibattito in Parlamento nelle prossime settimane e se non interverranno fatti che in qualche misura ci faranno mutare posizione sosterremo la deliberazione e il dispositivo che verranno assunti dal Governo nazionale. L'abbiamo chiamato volutamente dispositivo perché non è l'accettazione di una scelta. Gli F-16 in qualche modo devono essere trasferiti dalla Spagna e li porteremo in Italia con un dispositivo che richiami alcune precise condizioni. Mi pare che da oggi alla scadenza dei tre anni si possa pensare che potrebbe determinarsi una situazione che annulli le scelte che andremo a compiere nelle prossime settimane. Dico questo perché avremmo preferito che da parte degli Stati Uniti che il problema non fosse posto in termini dirigistici: "se non li prendete voi da qualche parte in Europa ce li portiamo via". Avremmo preferito che avesse avuto rilevanza l'aspetto politico, l'aspetto più generale. C'è un processo di distensione in corso e ci sono alcune esigenze che sono però legate a questo processo.
Noi sottolineeremo nel dispositivo della deliberazione. Il discorso degli F-16 dentro un processo di distensione e di pace, qualcosa che metta in luce l'aspetto politico e tenga sempre più nelle retrovie l'aspetto militare. Mi rendo conto che non è facile perché se pure in mezzo a grandi processi di distensione in corso, bisogna sempre avere presente che sono processi destinati a toccare potenti interessi sia da una parte che dall'altra. Le forze che resistono, sia all'Ovest che all'Est, a questo processo sicuramente sono forti e sono ancora presenti e fortemente ossificate.
Questo processo ha bisogno di una grossa spinta dell'opinione pubblica la spinta della gente, perché la pietra di paragone non sia l'equilibrio militare, ma sia il rapporto politico. Voglio auspicare che il Parlamento nel dibattito che si aprirà nelle prossime settimane riesca a recuperare e a realizzare l'equazione fra le aspettative di pace e di disarmo della nostra gente insieme alla salvaguardia di quegli equilibri politici e militari che abbiamo il dovere di tenere presenti.
Il problema degli F-16 nasce non tanto dai pericoli a cui sarebbe esposto il nostro Paese, perché in fondo gli F-16 sono stati in attività in altro Paese, ma in un raggio di azione molto più ampio di quello della Spagna.
Mi preoccupa, e ci preoccupa, il fatto che gli F-16 possano assumere un significato diverso tra coloro che ne seguono il movimento e il trasferimento. Quindi ci preoccupa il fatto che il trasferimento degli F-16 diventi e assuma un significato ostile ad un processo di sviluppo pacifico.
Ci preoccupa l'aspetto di una più ampia e profonda motivazione proprio perché non si debba assumere da parte nostra quel significato di gettare un sasso nell'ingranaggio di un processo che noi vogliamo che continui.
Dobbiamo fare questo sforzo che deve ribadire la volontà di pace del Governo e del popolo italiano. Alcuni ambienti militari probabilmente cercheranno di dargli un significato conflittuale. Noi socialisti vogliamo ribadire la ferma posizione di togliere, di annullare qualsiasi interpretazione di questo tipo che possa essere data anche per ragioni di convenienza.
E' legittima la domanda: la Spagna del socialista Gonzales si libera degli F-16, mentre l'Italia ne accetta la presenza? Dicevo che noi socialisti veniamo da una grande tradizione, da una grande cultura di pace da una cultura della neutralità attiva, e con molta fatica abbiamo mandato avanti il nostro discorso che ci ha visti impegnati anche su posizioni diverse, con altri Gruppi con i quali condividiamo le responsabilità del Governo a Roma e anche qui a Torino. Crediamo che proprio questo nostro procedere responsabile, questo nostro guardare alle cose e lavorare per degli obiettivi concreti abbia dato dei risultati. Non parlerei di scelte di primogenitura rispetto a chi si è trovato a fare delle scelte a favore di uno schieramento e di un dispositivo rispetto ad altri. Il mondo dopo il 1945 ha assunto questa fisionomia, poteva probabilmente assumere qualche altro orientamento, ma sono prevalse le forze che hanno dato a questa situazione mondiale una connotazione e uno schieramento nel quale abbiamo presenze forti seppure profondamente diverse.
Abbiamo lavorato per creare le condizioni di distensione. E' stato difficile, ci sono stati tanti alti e bassi, ma i risultati ci sono stati.
Dicevo prima che le ragioni dei socialisti spagnoli sono legittime d'altro canto non sono loro che hanno installato le basi. Hanno fatto scelte a favore di un impegno europeo, garantendo nello stesso tempo una loro autonomia.
Ci sono ragioni legittime anche da parte del nostro Paese. D'altro canto l'Italia è un grande Paese. Qualcuno, a proposito dell'ambiente, ha parlato di ecofurbi: noi non possiamo fare gli eurofurbi. Ci sono delle responsabilità che, seppure pesanti, si possono guardare realisticamente.
Si devono fare degli sforzi. Non abbiamo mai assunto la posizione del dogma, tuttavia riteniamo che debbano essere fatti degli sforzi. Ricordo la polemica che ci fu sulla questione dei missili a Comiso, fu una polemica violenta, durissima, che ci mise in contrapposizione in modo bruciante.
Tuttavia oggi, a posteriori, possiamo dire che era necessaria. Certo ci sono delle cose che smentiscono altre cose, smentiscono magari degli assiomi che potevano avere un loro valore storico, quelle cioè di lavorare per la pace e quindi essere per la pace. I Romani avevano scoperto che in qualche modo si lavorava anche per la pace costruendo alcune posizioni di guerra. Ho criticato quello slogan dei Romani, perché ho sempre creduto che si possa costruire la pace senza costruire schieramenti per la pace.
Tuttavia mi sono reso conto che se gli altri hanno i soldatini da una parte, se vuoi discutere di pace, devi essere in grado di presentarti con i tuoi soldatini dall'altra.
Il problema di Comiso è illuminante, anche perché poi arriva qualcun altro a riconoscere che fu un errore e che quindi era opportuno cambiare il quadro della politica estera, in questo modo dando la stura ad un discorso che si è fatto nuovo. Questo significa appiattimento, significa sudditanza? No. Mi sembra che il Governo italiano, a proposito di Sigonella, abbia dimostrato che nell'ambito dell'Alleanza e nel rispetto della fedeltà agli impegni assunti, non sono possibili scorrerie come quelle che si cercò di fare a Sigonella. Questo ha raccolto un grande entusiasmo, questa è una posizione che abbiamo assunto.
Bisogna assumere queste responsabilità e mi sembra di poter dire che è la strada per avere anche più forza e più credibilità. Quando si tratterà di discutere con i nostri alleati si tratterà di dire che noi non siamo coloro che abbiamo fatto finora il gioco degli eurofurbi, ma siamo coloro che abbiamo saputo prenderci le nostre responsabilità; tanto più avremo preso le nostre responsabilità, quanto più il nostro discorso con i nostri alleati ma anche con l'altra parte con la quale abbiamo avviato rapporti ai tempi del governo Craxi e oggi ancora come Partito socialista, saranno discorsi di collaborazione e di cooperazione soprattutto sul piano degli equilibri militari.
Dobbiamo ribadire con forza queste cose. In definitiva non è drammatica la situazione. Fortunatamente da quel che ci dicono gli esperti questi 79 aeroplani che dovrebbero essere trasferiti di qui a tre anni sembrano privi di ogni armamento nucleare, e questo è un elemento importante. Non ci sarà nessuna arma nucleare nella nuova base in Italia, non ci sarà ridislocamento di armi nucleari in Europa quindi l'equilibrio non si verrà ad alterare, c'è questo trasferimento e nulla di più. Non dovremo nemmeno sopportare alcuna spesa, perché partecipiamo come partecipano gli altri nulla di più. In questi tre anni potremo anche lavorare, il traguardo ultimo è la revisione, è l'annullamento delle decisioni prese. Si pu realizzare, se questo processo va avanti, e in qualche modo riceve il nostro contributo; forse riusciremo ad evitare che si arrivi alla installazione degli F-16 di qui ai prossimi anni. Comprendo le perplessità lo stress, le preoccupazioni sollevate dai Vescovi, che sono uomini di pace. Non mi trovo in disaccordo, capisco che non sono problemi facili soprattutto per uomini abituati ad amministrare le cose celesti, trovarsi a tu per tu a confronto con argomenti di questo tipo. C'è anche la necessità di governare i problemi politici da parte degli uomini e credo che noi lo potremo fare meglio, nella misura in cui terremo conto della nostra posizione. Ci muoveremo con nostre proposte alla Conferenza di Vienna che si terrà in autunno, abbiamo detto e fatto sapere al Presidente del Consiglio dei Ministri di farsi carico della proposta italiana perché oltre alla riduzione delle armi nucleari e dei missili a corta e lunga gittata si arrivi anche alla riduzione delle armi convenzionali.
Siccome si discuterà dei carri armati, importanti nel centro Europa probabilmente si discuterà di meno sulle armi, sui veivoli e sugli elicotteri, che sono invece importanti per il Mediterraneo. Credo che siano necessari un discorso e una proposta globale che vadano dagli Urali all'Atlantico, la riduzione deve avvenire nel Mediterraneo dove contano gli aerei più che i carri armati.
Nel quadro di sviluppo del processo di distensione tra l'Est e l'Ovest pensiamo si possa arrivare all'annullamento degli F-16. Un autorevole diplomatico sovietico, proprio in questi giorni venendo in Italia, ha detto che anche questa parte potrebbe entrare nel pacchetto da discutere per la riduzione degli armamenti. Mi auguro che ciò avvenga in quanto corrisponde alla volontà del popolo italiano e ad un impegno del Governo e ad uno sforzo che il Partito socialista e il Gruppo socialista hanno cercato e stanno cercando di fare per affermare, non solo in Europa, ma nel mondo i valori della pace.
Abbiamo fatto bene a parlare di questi argomenti che ci danno una nuova dimensione, ci impediscono di appiattirci su questioni importanti di carattere regionale e ci proiettano su un piano di cui è giusto parlare anche se non sono di competenza regionale. La ringrazio, signor Presidente.



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Rossa con il quale si conclude la discussione generale. A questo punto occorre procedere alla votazione secondo l'ordine di presentazione dei due documenti presentati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Ho compreso il senso degli interventi dei Gruppi politici di maggioranza, quello che non ho compreso è se esistono altre proposte in merito. Vorrei capire se la maggioranza e l'opposizione di destra decidono di votare su questi ordini del giorno oppure se presentano un loro documento.



PRESIDENTE

Collega Reburdo, alla Presidenza sono giunti due soli ordini del giorno, pertanto questi deve porre in votazione. E' chiaro che la dichiarazione di voto, che lei aveva anticipato nell'illustrare l'ordine del giorno, è per un voto favorevole.



REBURDO Giuseppe

Se permette vorrei fare a questo punto una dichiarazione. L'inizio di questo dibattito non mi aveva confortato la particolare tensione e dialettica, nel senso che mi sembrava che gli ordini del giorno fossero stati catapultati su problemi estranei al nostro vivere, alla nostra qualità della politica, della vita, ecc.
Quasi tutti gli interventi sono stati invece di un certo significato politico, probabilmente a dimostrazione che sui grandi temi del Paese forse lo dice uno che ha un giudizio di un certo tipo su un sistema istituzionale e partitico esiste uno spazio di confronto sia pure su posizioni diverse, tale da far dire che, dell'idealità e su questioni di grande rilevanza, come dimostrato dall'intervento del collega Nerviani, si possono aprire possibilità di confronto. Naturalmente il confronto non si chiude qui per fortuna e neanche si è aperto qui.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Per fortuna i Vescovi non hanno bisogno di essere difesi!



REBURDO Giuseppe

Io non ho difeso per nulla i Vescovi, tutt'altro. Non c'è bisogno di difenderli. Hanno esercitato un loro diritto, il cui merito si pu criticare o no; è un diritto che hanno fatto bene ad esercitare. Non parlo del problema dei Vescovi, parlo di un problema attorno al quale nel Paese c'è una discussione più vivace di quanto non ci sia nelle istituzioni. Il fatto che il Consiglio regionale del Piemonte si sia aperto a questo tipo di discussione, dimostra che probabilmente le istituzioni possono avere un certo tipo di rapporto, con istanze che provengono da varie realtà del Paese. Da questo punto di vista mi pare una corrispondenza del tutto positiva. L'impostazione dell'ordine del giorno, di cui sono primo firmatario, si colloca nell'idea che la pace si ottiene non attraverso il braccio di forza, ma con delle aperture di atti anche unilaterali che non pregiudicano gli equilibri politici. Questo è il classico atto unilaterale che altri paesi della NATO hanno compiuto e che in qualche modo avremmo potuto compiere anche noi.
Ho colto nell'intervento di Nerviani e del collega Rossa una riflessione critica e problematica maggiore rispetto al passato su altri argomenti e su altri problemi. Segno che questioni così importanti che ci stanno coinvolgendo, probabilmente accentuano gli interrogativi e pongono l'esigenza di seguire con molta attenzione lo svolgersi degli avvenimenti per cercare di entrare nel merito.
Ho voluto intervenire perché, nonostante moltissime altre volte sia stato pesantemente critico nei confronti dell'atteggiamento delle forze politiche nei confronti di realtà, di società che trovano difficoltà ad avere un'eco e un confronto nelle istituzioni, probabilmente questa volta l'effetto non è avvenuto. Secondo me questo suona con un atto di positività che non posso non cogliere come elemento di novità.
Mi auguro che la strada si apra anche su altre questioni di grande rilievo che nel Consiglio Regionale hanno avuto nel passato difficoltà ad esprimersi. Naturalmente chiedo il voto sull'ordine del giorno di cui sono primo firmatario.



PRESIDENTE

Passiamo dunque alla votazione dell'ordine del giorno n. 494 presentato dai Consiglieri Adduci, Bontempi, Dameri, Sestero e Calligaro, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il fatto che la NATO ha chiesto all'Italia, ritenendola il solo Paese adeguato, di ospitare i 79 cacciabombardieri F-16 americani attualmente di stanza nella base Torrejan, che dovranno essere allontanati entro 3 anni, dal territorio spagnolo a seguito di un referendum popolare visto che il Governo ha espresso parere favorevole all'accoglimento degli F 16 in Italia dato atto del fatto che all'interno della stessa NATO è in corso un dibattito sulla necessità o meno di adottare misure di riarmo particolarmente nel settore atomico rilevato che tali cacciabombardieri a doppia capacità dovranno trovare sistemazione in Italia, il nostro Paese si assumerebbe la grave responsabilità di favorire l'avvio di una fase di riarmo nucleare proprio nel momento in cui tali sistemi d'arma potrebbero essere inclusi nei negoziati Est-Ovest, aprendo nuove prospettive di pace fatto presente che sul territorio italiano insistono già, in numero imprecisato e sconosciuto allo stesso Parlamento, basi militari con dotazioni di armi atomiche ricordato che, anche a causa della sua posizione geografica, l'Italia riveste un ruolo obiettivamente e delicatamente strategico in un'area già altamente sensibile come quella del Mediterraneo interpretando le vive preoccupazioni dei cittadini del Piemonte che chiedono, invece, l'assunzione di iniziative atte a favorire il dialogo e la cooperazione internazionale tra i popoli, quelli del Medio Oriente in primo luogo invita il Parlamento italiano a non far propria la decisione del Governo dichiarando la non disponibilità del territorio italiano ad accogliere gli F-16.
Invita altresì il Governo ad assumere tutte le iniziative politiche e diplomatiche atte a favorire un reale processo di riduzione degli armamenti e di distensione internazionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 26 voti contrari e 10 favorevoli, 1 Consigliere non partecipa alla votazione.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 498 presentato dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi, Ala e Staglianò, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che la decisione del Governo italiano di ospitare in Italia i 79 cacciabombardieri atomici F-16 accompagnati da ben 200 testate nucleari ha suscitato vivaci polemiche e decise prese di posizione.
Evidenziato che questo orientamento è in esplicita contraddizione con il clima di distensione avviatosi tra USA e URSS ritenendo di forte significato morale, etico, sociale la presa di posizione dei Vescovi pugliesi e calabresi e di molte associazioni e gruppi di credenti sottolineando come l'Associazione per la Pace ed altri settori del Movimento pacifista si siano pronunciati perché il nostro paese rifiuti di essere il più disponibile tra i Paesi della NATO ad ospitare basi militari straniere denunciando l'alto costo morale, etico, politico ed economico che il nostro Paese paga per scelte non definibili di pace (basi militari, spese militari, produzione ed esportazione di armi, mancata regolamentazione del commercio delle armi, scarso controllo sugli aiuti al Terzo Mondo, ecc) esprime solidarietà e condivisione nei confronti del documento dei vescovi pugliesi e calabresi contro gli F-16 chiede al Governo di annullare la decisione assunta ed al Parlamento di non ratificarla".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 24 voti contrari e 11 favorevoli, 1 Consigliere non partecipa alla votazione.


Argomento: Viabilità

Comunicazioni della Giunta regionale sulla Torino-Pinerolo (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale" l'Assessore Mignone comunica che l'informazione sul progetto di costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo, d'intesa con alcuni Capigruppo, viene rinviata alla prossima seduta per consentire di sviluppare un dibattito adeguato.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di passare all'iscrizione all'o.d.g. di alcune deliberazioni devo inoltre informare che sono stati presentati alcuni atti da parte delle Commissioni o da parte dei Gruppi, che sono unanimi, relativi all'istituzione di nuove Province.
Prima di porre in votazione l'iscrizione tali documenti ha la parola il Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ricordo che c'è l'impegno di iscrivere all'o.d.g. il documento sulla soc. Barricalla. Chiedo che venga iscritto oggi diversamente non parteciperò al voto per l'iscrizione all'o.d.g. delle deliberazioni annunciate dal Presidente.



PRESIDENTE

Collega Montefalchesi, si iscrivono secondo un ordine logico di presentazione. Alla Presidenza è stato presentato l'ordine del giorno relativo alle nuove Province, poi altri provvedimenti e in seguito la richiesta di tre Consiglieri per l'iscrizione. Io non posso che procedere secondo l'ordine di presentazione.



MONTEFALCHESI Corrado

Le richieste di iscrizione all'o.d.g. vanno poste prima che comincino i lavori del Consiglio, dopo aver esaurito le interrogazioni ed interpellanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Quanto dice il collega Montefalchesi ha fondamento nel Regolamento.
Infatti, i presentatori dell'ordine del giorno, subito dopo l'esame delle interrogazioni e delle interpellanze, hanno posto la questione alla Presidenza che ha preso nota della richiesta.



PRESIDENTE

Ho ricevuto i documenti nell'ordine e non posso che portarli all'attenzione del Consiglio secondo tale ordine.
Propongo quindi l'iscrizione all'o.d.g. dei seguenti documenti: ordine del giorno n. 505 sull'istituzione delle nuove Province proposta di deliberazione n. 838: "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'impostazione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/1975, n.
386" proposta di deliberazione n. 904: "Piano dei corsi per operatori sanitari - Anno scolastico 1988/1989" proposta di deliberazione n. 935: "Terza proroga a termine della durata del Consorzio Piemonte per il trattamento dell'informazione (CSI Piemonte)" proposta di deliberazione n. 937: "Piano di sviluppo economico sociale della Comunità montana Valli di Lanzo" ordine del giorno sulla discarica Barricalla.
Chi è favorevole all'iscrizione di tali provvedimenti è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 34 voti favorevoli.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame proposta di deliberazione n. 913: "L.R. n. 29 del 22/5/1987. Programma di indirizzo e di coordinamento della promozione turistica per il triennio 1988-1990"


PRESIDENTE

Esaminiamo il punto 6) all'o.d.g.: "Proposta di deliberazione n. 913".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 8 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Province

Esame ordine del giorno n. 505 sull'istituzione di nuove Province


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 505 sull'istituzione di nuove Province, firmato dai Consiglieri Biazzi, Nerviani, Mignone Marchini, Majorino, Cernetti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso da notizie di stampa che la Commissione Affari Costituzionali della Camera inizierebbe lunedì 27 giugno 1988 l'esame delle proposte di legge per l'istituzione delle nuove Province, mentre esprime soddisfazione per l'avvio di tale iter, ribadisce che, per la Regione Piemonte, le due nuove Province da istituire sono quelle del Verbano Cusio Ossola e di Biella sottolinea ancora una volta che queste due realtà hanno entrambe caratteristiche per essere costituite in Province.
In coerenza con questi convincimenti, il Consiglio regionale che aveva presentato al Parlamento nella scorsa legislatura le proposte di legge 23/7/1983 istitutive delle Province di Biella e del Verbano Cusio Ossola e che ha riapprovato e ripresentato in questa legislatura le stesse proposte di legge in data 28/1/1988 impegna la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Giunta a far conoscere immediatamente alle Presidenze delle Camere ed alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati la piena adesione del Consiglio regionale alle proposte parlamentari sottoposte al parere della Giunta e del Consiglio regionale, di istituzione delle due nuove Province piemontesi del Verbano Cusio Ossola e di Biella, anche per quanto riguarda l'elenco dei Comuni che ne faranno parte impegna altresì la Presidenza del Consiglio a richiedere, nel contempo, una audizione alla Presidenza della Commissione Affari Costituzionali per illustrare compiutamente, in ottemperanza all'art. 133 della Costituzione le ragioni che motivano la Regione Piemonte a sollecitare l'istituzione delle due nuove Province, senza alcuna differenziazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli e 2 astensioni.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Avendo già votato, noi raccomandiamo (in particolare "noi" sottoscrittori della provincia di Novara), l'invio urgente - con telefax o con i mezzi più rapidi possibili - in quanto come spiegato nell'ordine del giorno, il dibattito in Commissione Affari Costituzionali avverrà lunedì o martedì. Si parla addirittura di sede legislativa e quindi la raccomandazione di invio urgente mi pare motivata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame deliberazione n. 838: "Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge n. 386/75"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della deliberazione n. 838.
In merito a questa deliberazione la Giunta regionale presenta il seguente emendamento: il quarto capoverso della parte espositiva viene soppresso e sostituito dal seguente: "preso atto che i criteri e le procedure di ripartizione rappresentano un iter già approvato, sia dalle Comunità montane, sentiti i Comuni direttamente interessati, sia dagli altri enti parimenti interessati, tanto da essere riconfermati anche per il periodo 1986/87 unitamente ai criteri già adottati nell'attuazione delle precedenti ripartizioni" nel primo capoverso della parte dispositiva, dopo le parole "periodo 1980/81 e seguenti" viene aggiunta la seguente espressione: ", confermando che le Comunità montane devono sentire i Comuni interessati".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione nel testo così emendato che verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Informazione

Esame proposta di deliberazione n. 935: "Terza proroga a termine della durata del Consorzio Piemonte per il trattamento dell'informazione (CSI Piemonte)"


PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 935, licenziata all'unanimità dall'VIII Commissione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Comunita' montane

Esame proposta di deliberazione n. 937: "Piano di sviluppo economico sociale della Comunità Montana Valli di Lanzo"


PRESIDENTE

Pongo infine in votazione la proposta di deliberazione n. 937, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli e 6 astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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