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Dettaglio seduta n.143 del 09/06/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i nostri lavori con il proseguimento dell'esame della proposta di deliberazione n. 835, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Vetrino per la replica dopo il dibattito svoltosi ieri.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto ringrazio la Presidenza del Consiglio perché ha spostato la mia replica prevista ieri pomeriggio alle ore 15, poiché avevo un incontro a Valenza in relazione alla presentazione del Piano territoriale operativo.
Credo di dovere un'ulteriore spiegazione sulla natura e sulla funzione del documento che abbiamo di fronte. Tra le osservazioni e le critiche che sono state rivolte ieri mi ha particolarmente colpita quella che attiene alla presentazione di questa deliberazione ritenuta troppo burocratica per scarsa sensibilità della Giunta e dell'Assessore rispetto a momenti fondamentali della Regione che in quest'aula devono avere esaltazione e conferma.
Questo mi ha profondamente colpita perché credo di rivolgere nel mio compito quotidiano attenzione soprattutto a questi momenti e quindi se c'è stata da parte mia una "défaillance" iniziale, intendo recuperare questo rapporto immediato perché non vorrei essere accusata di scarsa attenzione ai problemi del Consiglio.
Il documento che abbiamo di fronte raccoglie e conferma l'attività regionale nel raccordo tra Regione e IRES previsto dalla legge istitutiva dello stesso. Si tratta della ratifica del programma che è stato approvato dal Comitato scientifico dell'IRES stesso. La nostra ratifica ha il segno di verificare che le attività previste in via generale nel programma del 1988 sono compatibili e coerenti con la funzione e gli obiettivi dell'ente.
Questa occasione è stata colta per definire gli indirizzi e le strategie che la Giunta e il Consiglio dovrebbero rivolgere all'ente di ricerca perché definisca la sua attività. Mi permetto però di dire che non è questa la sede idonea che semmai è intervenuta in un momento precedente: in occasione della consultazione sul bilancio 1988, nella quale l'IRES ha indicato i progetti da realizzare sulla base degli indirizzi ricevuti in precedenza.
Quindi, è sulla base del bilancio 1988 che l'IRES ha individuato i suoi filoni di ricerca e di attività e dunque la deliberazione non poteva che essere predisposta in questo modo; abbiamo sempre fatto così e continueremo a comportarci in questo modo, anche perché non è una deliberazione fine a se stessa, ma è in accompagnamento ad un programma che nella introduzione prevede la specificazione della strategia dell'attività del 1988 e l'inquadramento di questa strategia nel più ampio piano pluriennale che l'IRES ha dovuto predisporre a fronte del Piano di sviluppo.
In questo momento esiste una proposta di piano di sviluppo regionale che non è ancora diventata legge perché le vicende istituzionali e politiche di questa Regione sono le più diverse, ma non hanno comunque impedito che la Giunta, attraverso la proposta di piano presentata nel dicembre 1986, individuasse le linee fondamentali di sviluppo della Regione. La Giunta non avrebbe potuto avere n' l'anno scorso n' quest'anno il raccordo con l'IRES e quindi il programma di attività se l'IRES stesso non avesse avuto come base di riferimento le linee fondamentali del Piano di sviluppo regionale.
L'IRES non avrebbe potuto fare questo programma. La Regione, per vicende politiche e istituzionali diverse, per molti anni non ha approvato in tempi congrui il Piano di sviluppo regionale.
Nell'ultima legislatura si è approvato il Piano di sviluppo regionale quattro mesi prima della scadenza. Questo non vuol dire però che la Giunta che ci ha preceduto non abbia potuto governare certi processi di programmazione: li ha governati ugualmente sulla base di un progetto di Piano come quello che questa Giunta ha presentato, come del resto hanno fatto tutte le Giunte da quando esiste la legge di programmazione. Tra l'altro, il primo Piano di sviluppo venne compilato in assenza di una legge di programmazione, quindi sulla base delle indicazioni statutarie e regolamentari.
Difendo l'attività di programmazione svolta perché se la Regione non avesse svolto attività di programmazione da quando esiste non sarebbe stata in condizioni, per esempio, di raccogliere quel parco progetti di programmazione fondamentale che ci ha consentito, dal 1982 ad oggi, di presentare le richieste al FIO e di ricevere dallo stesso 1.136 miliardi.
Questa Regione ha sempre avuto uno strumento di programmazione economica sia pure carente, incompleto e non generale.
Non solo, ma questo momento di programmazione regionale ha anche fatto scuola nelle nostre realtà decentrate comunali. Lo dico a ragion veduta tenendo conto che da alcuni anni, con le ultime modifiche che abbiamo apportato alla legge n. 85, abbiamo introdotto il programma operativo comunale che si sta rivelando uno strumento fondamentale per la programmazione regionale, perché attraverso l'assemblaggio e la computerizzazione delle priorità che i Comuni indicano annualmente, la Regione ha avuto la possibilità di definire le priorità in tema di opere pubbliche.
La crisi della programmazione a volte c'è stata proprio perché finiva di essere fine a se stessa nell'ambito regionale per la impossibilità di concorrere alla programmazione nazionale e di stabilire un dialogo con lo Stato. L'ultimo documento approvato dal Governo, che non è mai diventato legge, è il piano a medio termine degli anni '80 proposto dal Ministro La Malfa. Quel piano tuttavia, nel bene e nel male, ha finito per rappresentare un punto di riferimento: il FIO ed altri momenti di programmazione sono nati con quello strumento. Si deve riconoscere che a livello nazionale non esiste un piano a medio termine. L'ultimo Ministro che ha parlato dell'esigenza di aggiornare il piano a medio termine è stato il Ministro Romita, poi però è subentrata la crisi di Governo.
Ci troviamo di fronte ad un Governo che ogni anno costringe le Regioni ad aggiornare i suoi momenti di programmazione sulla legge finanziaria. Il Presidente della Camera, alla fine del lungo dibattito parlamentare che approvò la legge finanziaria, disse che questa legge è un mostro che si dovrebbe eliminare perché è diventata un pozzo di San Patrizio attraverso il quale si coglie l'opportunità per inserire tutte le politiche.
Attraverso questa legge infatti il Governo determina anche le sue politiche, ad esempio, con l'art. 20 sono stati stanziati per dieci anni diversi miliardi finalizzati ad interventi straordinari per l'assistenza agli anziani. Così possiamo dire per i problemi dell'ambiente attraverso i cospicui finanziamenti che sono stati riservati nella legge finanziaria.
Questo è il riferimento reale di programmazione nazionale che hanno le Regioni.
Ci sono poi dei momenti settoriali di intervento ministeriale che a volte hanno delle scadenze capestro che ci obbligano, per esempio nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti, ad affrontare gravi difficoltà come quelle che abbiamo vissuto, per non perdere quella opportunità finanziaria (probabilmente a scapito del progetto stesso).
Quando la Giunta approvò quel documento, in qualità di Assessore alla pianificazione detti un voto di carattere tecnico. Infatti più che un documento di progettazione si trattava di un documento di pianificazione.
La Giunta, visti i tempi stretti di approvazione, decise di rinviare al momento dell'approvazione in Consiglio le eventuali variazioni. Credo che il Consiglio abbia potuto portare tutte le correzioni che si rendevano indispensabili per rendere il piano gestibile ed accettabile dalla comunità, come peraltro è riscontrabile dal voto espresso in aula, seppure differenziato.
Difendo la programmazione di questa Regione e difendo il Piano di sviluppo regionale che spero molto presto possa essere approvato.
C'è l'esigenza fondamentale di aggiornare la legge sulle procedure della programmazione. La nostra società così complessa e diversificata ci obbliga ad approvare strumenti di programmazione più flessibili e adattabili e soprattutto più facilmente componibili che non quelli previsti dalle attuali norme di programmazione.
Mi riferisco ad un'osservazione che faceva acutamente il collega Chiezzi e ad un'esigenza dell'IRES. Dobbiamo incominciare a pensare che esistono anche le Province delle quali ci siamo dimenticati. Ci sono per delle giustificazioni di carattere istituzionale profonde: negli anni passati abbiamo ricondotto i momenti di pianificazione e di programmazione ai Comprensori che erano gli strumenti che garantivano il raccordo indispensabile tra la Regione e la comunità locale.
Oggi questo raccordo non esiste e l'Assessorato, su cui pesa questa assenza di raccordo e di chiarezza istituzionale, è proprio l'Assessorato alla programmazione economica e alla pianificazione territoriale. L'anello di congiunzione tra la Regione e i Comuni che si è interrotto sta pesando decisamente sulle attività comunali, quindi un altro momento di raccordo un altro anello va sicuramente trovato.
Non dovremmo vedere i Comuni in una situazione di sfida o di accusa o comunque in contrapposizione alla Regione, perché tutti gli enti locali hanno l'obiettivo comune del raggiungimento di una maggiore qualità della vita nella comunità.
Mi auguro che questo progetto di legge venga approvato al più presto così come mi auguro che a livello nazionale si faccia chiarezza sulle funzioni dell'ente intermedio e sui compiti della Provincia.
C'è un aspetto sul quale poco si è soffermato il Consiglio. E' una considerazione che faccio prendendo spunto dalla riunione che si è svolta in questa sede e che ha segnato il momento celebrativo del trentennale dell'IRES. Mi riferisco allo sforzo che stanno facendo IRES e Regione nell'attualizzare l'attività dell'IRES sulle istanze che questa società pone in modo sempre più drammatico e veemente.
Una dimostrazione della volontà di attualizzare e di rivitalizzare questo rapporto l'abbiamo data nel momento in cui, dovendo decidere il committente per il piano territoriale operativo per il Po, abbiamo individuato l'IRES. Non tutti per la verità inizialmente hanno capito questa scelta.
Credo che abbiamo dimostrato la volontà di rivitalizzare e "attualizzare" l'attività dell'IRES proprio attraverso questo strumento che ha tra i suoi obiettivi la ricognizione e la quantificazione delle risorse territoriali che sul Po e attorno al Po insistono. L'IRES è sicuramente in grado di esprimere questa capacità di aggiornamento avendo avuto la possibilità di raccordare i nostri enti strumentali che direttamente o indirettamente sono interessati a questo discorso.
L'altra critica che devo contestare è quella sulla mancanza di raccordo tra Regione e IRES. Va difesa l'autonomia scientifica dell'Istituto, che è prevista dalla legge istitutiva e che intendiamo difendere in ogni momento e sotto ogni aspetto. Non c'è dubbio che l'IRES è l'ente strumentale più compenetrato nella struttura regionale. A volte ho l'impressione che si tratti di uno strumento tutto regionale; questo è quasi un rischio perch l'IRES deve continuare a mantenere la sua autonomia di carattere scientifico.
Esiste un raccordo intenso e quotidiano, soprattutto nel momento in cui la Regione svolge i suoi interventi di programmazione economica.
In questi ultimi anni abbiamo avuto dei momenti di collaborazione altissima sia nella fase di predisposizione del Piano regionale di sviluppo sia nella fase di adeguamento dello stesso alle richieste nuove che sono venute dopo la consultazione.
Vorrei cogliere questa occasione per esprimere il mio apprezzamento per i momenti di collaborazione che abbiamo avuto.
Ricordo che negli anni in cui ero all'opposizione ebbi modo di dire che l'IRES, con i suoi alti e bassi, con dirigenze di vario colore, è sempre stato un Istituto di ricerca vitale. In questo momento ho la possibilità di apprezzare giorno dopo giorno questa vitalità e questa collaborazione.
Quindi escludo che ci sia autonomia quasi che l'IRES vada per la propria strada. Questa struttura fa parte della Regione, è nella Regione, è per la Regione.
Noi svolgiamo questo momento di verifica unicamente nei confronti dell'IRES e non lo facciamo nei confronti degli altri enti strumentali.
Dovremmo introdurre nei nostri lavori un momento di verifica dei programmi annuali di tutti gli enti strumentali e penso che dovremmo anche uniformare taluni comportamenti e adempimenti.
Sono d'accordo su quanto è stato detto in ordine al rendiconto. Per quanto mi riguarda sono d'accordo che il Consiglio regionale continui ad esercitare sugli enti strumentali un indirizzo e un controllo; se ciò non avvenisse non si giustificherebbero enti strumentali di carattere regionale, dunque in questo senso dobbiamo lavorare ogni giorno.
Il rinvio della replica mi consente di essere più precisa rispetto agli emendamenti proposti. Siamo di fronte ad un programma praticamente completo. L'IRES ha qualche difficoltà di carattere operativo: recentemente il CSI ha richiesto un'analisi sui servizi pubblici in Piemonte. L'IRES ha risposto che la ricerca sarebbe interessante ma che quest'anno, per esigenze operative, non è in grado di svilupparla. Penso tuttavia che questa proposta sia accettabile nel senso che viene richiesto un progetto di fattibilità per un'attività di osservatorio e di ricerca a finanziamento specifico. Ritengo opportuno che queste analisi vengano fatte un anno per l'altro perché sono queste le condizioni per svolgere nel modo migliore le ricerche. Anche la richiesta che veniva dal Consigliere Brizio rispetto alla possibilità di introdurre un'analisi sui flussi finanziari mi pare interessante. Certamente è più difficile avviare una ricerca di questo tipo che non l'altra perché aggiunge un altro campo di ricerca nell'ambito industriale. Potremmo accettare la proposta di predisposizione di un progetto di fattibilità. Questo consente all'IRES di prepararsi con l'approvazione di questi due inserimenti da parte del Comitato scientifico.
L'unica mia preoccupazione è quella di mettere l'IRES nella condizione di poter svolgere questo lavoro.
Propongo pertanto di modificare l'emendamento aggiungendo le parole: "...a richiedere al Consiglio di amministrazione dell'IRES di predisporre un progetto di fattibilità: 1) per un'attività di osservatorio e di ricerca (a finanziamento specifico) avente per oggetto la produzione bellica in Piemonte 2) per un'analisi sui flussi finanziari che interessano la nostra Regione".
Chiedo al Gruppo comunista che ha proposto questo emendamento di togliere la parte introduttiva data la sinteticità di questa deliberazione.
Nel momento in cui prenderemo contatto con l'IRES per richiedere questa ricerca partiremo evidentemente dalle premesse che hanno formato oggetto della prima parte dell'emendamento del Gruppo PCI.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra sia dovuta questa dichiarazione di voto in relazione agli sforzi lodevoli che l'Assessore Vetrino ha compiuto.
Avevamo criticato il modo con cui questa deliberazione è stata presentata. L'Assessore Vetrino ci ha spiegato che questa era la prassi.
Osserverei che le prassi possono essere anche innovate e, in questo caso specifico, non riterrei utile inserire la discussione sull'attività dell'IRES all'interno della discussione generale sul bilancio, ritenendo che la specificità e l'importanza delle ricerche svolte meritino una discussione ad hoc. Mi sembra che le leggi e le procedure che dobbiamo osservare di approvazione specifica del programma di attività siano la sede competente per questo. Da questo punto di vista insisterei affinché la prossima volta venga cambiata la forma della deliberazione. Ritengo che all'interno del documento debbano essere portate considerazioni di carattere generale compiute dalla Giunta sull'insieme dell'attività.
Altrimenti il ruolo di questo Consiglio sarebbe puramente formale. Sono contrario che all'interno delle istituzioni si compiano degli atti semplicemente di tipo burocratico. Nel momento in cui i Consiglieri regionali approvano un programma, questo programma in quella sede deve essere esaminato.
La critica che abbiamo svolto era fondata sul fatto che ci troviamo in una situazione di debolezza di quadro generale all'interno del quale vengono svolte le ricerche dell'IRES. Su questa debolezza nel corso del dibattito sono emerse delle valutazioni concordi da parte della maggioranza, ma all'Assessore Vetrino e al Partito che rappresenta mi preme fare un'altra osservazione.
Durante la celebrazione del trentennale dell'IRES il prof. Lombardini ha ricordato come negli anni '50 parlare di programmazione era impossibile nel senso che la parola non si poteva nominare. A quell'epoca nell'economia di mercato dell'Occidente capitalistico, parlare di programmazione sapeva molto di economia totalmente pianificata evidentemente nel sistema produttivo del dopoguerra industriale "programmazione" era una parola difficile da pronunciare. Penso - è un giudizio personale - che un contributo non piccolo per passare da un rifiuto aprioristico e quasi irrazionale del tema della programmazione ad una sua individuazione come elemento utile per lo sviluppo del Paese l'abbia dato il PRI, soprattutto l'on. La Malfa. Ricordo che il PRI è stato uno dei Partiti che ha impugnato la bandiera della programmazione, non in termini di pianificazione globale, ma come esigenza di una società industriale moderna e come esigenza per un Governo serio.
Ricordava il prof. Lombardini che dal dire al fare il passo è grande e non è stato ancora compiuto. Infatti a livello nazionale le coalizioni di Governo che si sono sin qui succedute (la prima fu il centro-sinistra) hanno cercato di impugnare questa bandiera, ma i risultati sono stati molto scarsi. Ultimamente c'è stata un'ulteriore caduta. Da diversi anni a livello nazionale abbiamo una programmazione basata su una legge fatta anno per anno, spesso molto in ritardo. Quindi a scusante di una difficoltà e insufficienza di azione di programmazione regionale esiste una carenza di quadro nazionale di riferimento. Non è una responsabilità che potremmo addurre a questa Giunta. Semmai potremmo fare dei discorsi di carattere politico sui Partiti che governano qui e governano la nazione, ma non voglio affrontare questo tema.
C'è invece una responsabilità precisa della Giunta per quanto le compete. Continuo a riconfermare, e non sono il solo, che in effetti il quadro di programmazione regionale non esiste ancora. L'Assessore dice che esiste una proposta di piano, che tutte le Giunte passate, anche quelle di sinistra, impiegarono molto tempo prima di presentare il Piano di sviluppo.
E' vero. Però c'è una novità che rafforza la critica all'azione di programmazione di questa Giunta. La novità è che nel 1985 c'è stato un grosso ribaltamento, un cambio di governo che partiva, a parole, da presupposti di innovazione, di contrapposizione, di svolta, comunque di critica verso il modo di governare precedente. La nostra critica deriva dal fatto che di fronte ad una presunta spinta che ha mosso il nuovo governo regionale, dopo tre anni, siamo ancora senza linee guida.
L'altra critica è che la prima spinta si è concretizzata in una proposta di piano di sviluppo, ma poi questa proposta è stata congelata. E' una proposta che ha ricevuto moltissime critiche, di fronte alle quali c'è stata una lunga inerzia da parte della Giunta.
Penso che l'Assessore Vetrino non difenda l'attività di programmazione della Regione, ma difenda il suo impegno per far sì che un'attività di programmazione seria venga assunta dalla Regione. Questo lungo congelamento non è dovuto al fatto che la legge prevede che il Piano di sviluppo sia onnicomprensivo, quindi difficilissimo da stilare, ma è dovuto a difficoltà politiche e la prima difficoltà che rileviamo è l'assenza della volontà politica della Giunta in quanto composta da una pluralità di soggetti che deve esprimere un indirizzo di governo. Noi continuiamo a dire che su questo tema la Giunta, in quanto tale, è assente. C'è un Assessore che se ne occupa. Non ho mai detto che l'Assessore Vetrino sia insensibile a questi problemi o non cerchi di occuparsene, dico che non raggiunge i risultati e ritengo che non raggiunga i risultati perché non c'è un motore che muova una volontà comune. Questo è stato rilevato nella seduta di ieri anche da Consiglieri di maggioranza. L'Assessore che ha la competenza degli enti strumentali si agita, cerca di dare spazio a questi temi, però tutto sommato è lasciato solo. Se confrontiamo quanto sto affermando con le critiche che puntualmente svolgiamo ogni qualvolta provvedimenti di un certo rilievo vengono portati in quest'aula, vediamo come le nostre critiche siano fondate. Ci troviamo spesso di fronte a pezzi di programmi che vengono portati avanti in modo scoordinato.
Che cosa può dividere o unire sul tema della programmazione? Sono emerse posizioni diverse.
In questo difficile momento chi ancora ritiene che il tema della programmazione sia fondamentale per guidare lo sviluppo? Il collega Marchini, se ho capito bene, sostiene una tesi diversa, facendo leva sulle tradizioni del Partito liberale. Ho ancora notato una forte diffidenza nelle possibilità di programmazione, si privilegia la spontaneità dello sviluppo e la capacità di autoregolazione di uno sviluppo spontaneo rispetto alla necessità di individuare un interesse generale che deve fondarsi sui programmi.
Penso che su questo tema il confronto delle forze politiche non sia finito e non sia indifferente rispetto ai modi e ai tempi nei quali si governa.
Ringrazio l'Assessore e le forze politiche che si sono espresse sin dal primo momento in termini positivi sull'emendamento da noi proposto.
Accettiamo che da esso venga tolta la parte esplicativa iniziale che voleva unicamente dare il tono e il senso dell'emendamento stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Il dibattito di ieri e di questa mattina più che sul fatto specifico si è allargato ai temi della programmazione. Noi prendiamo atto della parte della deliberazione relativa all'IRES, un ente che funziona bene, che offre un servizio e che è integrato nella struttura e nella politica regionale.
La cultura della programmazione è nata in Italia alla fine degli anni '50, all'epoca del centro-sinistra, quando attorno al Ministero del Bilancio del primo Governo di centro-sinistra si erano formate le possibili intelligenze in campo economico che cercavano di individuare un'ipotesi di programmazione per la nostra economia. Il collega Marchini ha citato alcuni liberali che erano contrari alla programmazione, ma erano liberali che si trovavano sulle posizioni di destra dell'on. Malagodi, quindi erano conservatori.
All'inizio degli anni '60 quindi si manifestò la cultura della programmazione che portò ai primi piani di sviluppo del nostro Paese. Il primo momento concreto di politica di programmazione venne grazie all'on.
La Malfa che con la sua nota aggiuntiva al bilancio impostò la politica dei redditi, allora criticata fortemente da sinistra e da destra. Si diceva che era una politica delle cose e sulle cose e non una politica soltanto sugli scenari. Sono in forte dissenso dal collega Marchini che ieri ha cercato di individuare una cultura della programmazione che immagina scenari e una cultura della politica che affronta le cose. La realtà è che c'è una cultura della programmazione che affronta le cose e la cultura della politica che non affronta nulla. Il difetto nostro è che è stato affrontato il problema della programmazione con la cultura della politica; quindi si è di fatto vanificato ogni principio programmatorio reale.
La programmazione non la fanno soltanto gli enti pubblici, la fanno anche tutte le industrie in ordine alle loro dimensioni. Per motivi professionali qualche volta partecipo a riunioni di Consigli di amministrazione di aziende che hanno una dimensione al di là del territorio nazionale; devo dire che quando si fanno le scelte, si guardano gli scenari, si fanno delle previsioni sull'andamento valutario complessivo sullo sviluppo, sulle tendenze dell'economia americana, giapponese ed europea, dopodiché si fanno le scelte. Si tratta quindi di scelte che rientrano in una visione programmatoria.
La grossa differenza è che l'ente pubblico molte volte parla di programmazione e non fa le scelte.
Non per motivi di amicizia o per affinità politica, ma per l'entusiasmo che vi ha posto, ho apprezzato la difesa della programmazione e del Piano di sviluppo che ha fatto l'Assessore Vetrino.
Quando si parla di programmazione ci si deve fare carico di tutti i problemi. Non si fa programmazione nel momento in cui di fronte a un documento della Giunta si vanno a sollevare, a sollecitare campanilismi e provincialismi di ogni tipo che sensibilizzano molto le popolazioni, ma che di fatto sono completamente al di fuori di un progetto complessivo di programmazione.
Da tutti gli interventi è emersa la necessità di modificare la legge di programmazione della nostra Regione. Sono i mezzi che ci siamo dati per attuare la programmazione che mostrano qualche difficoltà e che meritano di essere modificati.
Ancora una volta si è affrontato il problema della programmazione con la cultura della politica o con la cultura della partecipazione pensando che partecipazione significasse un confronto continuo e permanente con tutti, continui rinvii, continue consultazioni, che di fatto rallentano soltanto il processo decisionale e non determinano nulla di particolare. E' chiaro che continuando in queste consultazioni e partecipazioni esasperate e patologiche, a mio giudizio, si determinano delle situazioni vuote che non portano alcun contributo costruttivo.
Dobbiamo fare della consultazione e della partecipazione uno strumento veramente capace di incidere nel processo programmatorio.
Non dimentichiamo che in questa legislatura il Piano di sviluppo viene presentato dopo tre anni, ma nella precedente è arrivato al quinto anno.
E' difficile però pensare che questa Regione possa affrontare in modo concreto le modifiche delle norme che si è data quando in quest'aula si tengono spesso assemblee che sono la fiera della vacuità, si fanno delle parole inutili e non si riesce a dare contenuto e applicazione alle norme che noi stessi ci siamo dati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che il tipo di dibattito che si è sviluppato sia molto importante perché finalmente ci permette di uscire dai soliti temi della "normale amministrazione" che qui vengono spesso trattati. Attraverso questa discussione, che non può ridursi alle piccole cose, possiamo far emergere la differente rappresentanza sociale e culturale di cui siamo portatori.
Questa discussione mi sembra molto utile: il ruolo dell'IRES e ciò di cui può essere portatore nell'ambito delle nostre decisioni e delle nostre elaborazioni è molto importante. L'IRES ha contribuito a far crescere in modo corretto la cultura della programmazione che non vuol dire n' aria fritta n' velleitarismo. L'IRES ha contribuito a rendere più chiari gli spazi di operatività del momento pubblico (se poi non li vogliamo occupare è responsabilità nostra), ha permesso di conoscere alcune interdipendenze non marginali dei fenomeni della nostra economia. Ne cito una per tutte. Ci ha detto che negli ultimi anni è avvenuto un cambiamento profondo nel nostro apparato economico. Abbiamo ora un apparato industriale che ha una maggiore quota di prodotti finiti rispetto ai semilavorati e questo comporta all'operatore pubblico, in una vasta gamma dei suoi interventi dei cambiamenti di attenzione e di orientamento, dalla formazione professionale al sistema di intervento sulla piccola impresa e artigianato alle economie esterne che servono per aumentare la competitività delle nostre imprese.
Credo che la programmazione non sia mai stata letta da nessuno, nemmeno dai gruppi più oltranzisti nell'interpretazione di questo aspetto, come momento dirigistico e centralistico.
Nessuno, nemmeno nei momenti di dibattito sul concetto di piano o di programma all'inizio degli anni '60, ha mai avuto questa visione.
E' certo che l'operatore pubblico ha bisogno di strategie formalizzate che possono essere costruite come fa la grande impresa, che si dà uno specifico quadro di programmazione di lungo termine con articolazioni settoriali e temporali molto complesse.
Non è accettabile ridurre il pubblico ad un rapporto con l'economia da puro notaio dei fenomeni.
Ovviamente ogni quadro programmatico ha una scelta politica alle spalle. E' così che vediamo fenomeni apparentemente curiosi, ma legati al sistema degli interessi in campo, infatti chi programma in casa propria in modo sofisticato (si pensi ai grandi gruppi industriali e finanziari) non vuole che all'esterno ci sia un minimo di ambiente programmato perch ritiene più conveniente per il proprio sistema di interessi che prevalga il gioco delle forze e non altro.
Quando diciamo che la politica industriale non deve essere supercentralizzata a livello dello Stato, ma deve essere più diffusa a livello regionale, facciamo un'affermazione che tocca l'articolazione dei poteri, infatti, in quella sede centrale hanno più peso le grandi imprese quindi, lasciando più articolata, più libera, l'operatività a livello locale, prevale evidentemente un certo tipo di interesse sull'altro.
Credo che nella politica della infrastrutturazione, della domanda pubblica, della formazione professionale, dell'assetto del territorio, un riferimento di programmazione ben articolata (che non è il dirigismo) debba esserci. E non sono le enunciazioni di principi che valgono, ma la formalizzazione delle strategie e le tappe attuative vengono a "contare" realmente.
Immagino che l'Assessore Vetrino stia elaborando una programmazione in questo senso. Vogliamo recuperare degli squilibri territoriali? Allora abbiamo bisogno di una politica a lungo termine, che preveda i passaggi, le varie tappe. Vogliamo una crescita abbastanza diffusa sul territorio? Allora andiamo a vedere le economie esterne da mettere in moto. Vogliamo ridurre il dualismo della disoccupazione? Allora non assecondiamo solo l'orientamento spontaneo del mercato del lavoro, ma lo anticipiamo su alcuni aspetti creando condizioni ambientali favorevoli.
Capisco che ci siano posizioni politiche che preferiscono lasciare prevalere lo spontaneismo all'esterno, perché all'esterno i grandi sistemi di interesse sanno acquisire risultati migliori nel gioco delle forze in campo.
Saranno risultati migliori anche per l'interesse complessivo della società? Questo fa parte delle valutazioni politiche.
Noi socialisti riteniamo che lo sviluppo spontaneo non favorisca una crescita equilibrata, duratura, che non sia foriera di sacrifici sociali inaccettabili.
Questa è la nostra impostazione, ovviamente poi cerchiamo una sintesi non è che ognuno resti fermo in una propria "postazione" di principio.
Sull'emendamento proposto l'Assessore è aperto verso una funzione dell'IRES che è quella di favorire agli operatori pubblici una maggiore conoscenza dei fenomeni.
Quello dell'industria degli armamenti può essere anche un impegno importante dell'IRES.
Il Gruppo socialista voterà a favore della deliberazione e accoglie favorevolmente i due emendamenti proposti perché li ritiene utili al tipo di operatività che deve avere l'IRES.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il Gruppo DC vota a favore di questo provvedimento.
Apprezziamo la replica dell'Assessore Vetrino e siamo d'accordo sull'accettazione dell'emendamento. In sede di Commissione avevamo già espresso il nostro parere per quanto riguarda l'industria bellica ed abbiamo proposto, con la disponibilità della Giunta che l'ha accettata, una verifica sulla fattibilità di uno studio sui flussi finanziari in Piemonte.
Farò una considerazione ulteriore visto che tutti in sede di dichiarazione di voto hanno toccato il tema della programmazione, che per la verità richiederebbe ben altro approfondimento.
Noi abbiamo sempre considerato questo tema molto importante. Non si tratta ora di stabilire chi l'ha detto per primo. Il collega Ferrara ha parlato di La Malfa. Ricordo il "piano Vanoni" che precede ampiamente l'intervento in proposito di La Malfa e segna un punto di rilievo nella storia della nostra Repubblica. Vanoni poi mancò prematuramente ma la stessa costituzione dell'Assessorato allo sviluppo, nella Provincia di Torino, creato nel 1957, è stata un'indicazione in questo senso.
Quindi anche la DC, come tanti altri Partiti, su questo terreno ha qualcosa da dire di molto importante.
La programmazione è importante, tutte le aziende la prevedono. Il vero problema è: quale programmazione, con quale efficacia, con quali tempi? Se programmare vuol dire fermare, noi non siamo d'accordo perché la nostra società è oggi estremamente dinamica. Per questo dobbiamo considerare l'efficacia, la tempestività dell'azione, quindi evitare discussioni infinite, procedure lunghe. Il problema è proprio nelle procedure, nell'efficacia della programmazione, in una programmazione che non freni lo sviluppo spontaneo, ma lo indirizzi. Questo mi pare fondamentale in una società che sempre di più deve sapere che le cose non si aggiustano da sole, ma se hanno bisogno di un intervento programmatorio pubblico non si risolvono con eccessivi ingabbiamenti. Occorre essere veramente capaci di svolgere un ruolo di governo attraverso la programmazione: è la sfida del futuro.
Infine la programmazione non è una politica, lo dice anche il nostro Statuto. La programmazione è un metodo. Allora, questo metodo deve essere usato perché è nostro dovere usarlo e deve essere finalizzato all'efficacia dell'azione nel campo delle nostre competenze regionali e a livello nazionale nel campo delle competenze nazionali e di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo ha già svolto alcune diffuse argomentazioni.
Devo dire al collega Tapparo che nella seduta di ieri avevo fatto le sue stesse considerazioni in ordine allo scadimento dell'attenzione ai problemi, che diventa ogni giorno di più una caratteristica del Consiglio.
Su questo dovremmo ragionare tutti insieme, maggioranza e opposizione Giunta e Consiglio, perché è difficile immaginare di costruire una riforma istituzionale e inventare nuovi ruoli quando si ha l'impressione che stia venendo meno la vis politica e se viene meno la vis politica i meccanismi e le competenze diverse che vogliamo rivendicare e costruire finiscono per essere dei tentativi da senilità per sfuggire al riconoscimento della nostra propria crisi.
Noi voteremo a favore della deliberazione che fa proprio il documento dell'IRES. Non disconosciamo, anzi apprezziamo il contributo informativo e collaborativo di ricerca condotto dall'Istituto. Riteniamo però che si continui a fare molta confusione sulla programmazione, perché quando ancora Brizio, che probabilmente è il più vicino alle nostre posizioni, la usa come strumento di governo, continua ad immaginare che la Regione abbia un ruolo di governo.
La Regione non ha un ruolo di governo, la Regione ha soprattutto la funzione di distribuire sul territorio in modo equilibrato le risorse nazionali destinate ai grandi servizi. Come distribuire sul territorio i servizi, utilizzando le risorse dello Stato, è prima di tutto un problema di razionalità. Mi sembra più giusto l'approccio al concetto di programmazione introdotto da Tapparo dove, quasi a livello inconscio riconosce che il ruolo della programmazione lo si colloca nel ruolo del pubblico nel suo complesso e non all'interno del ruolo specifico della Regione.
A me pare però che si debba dare atto - l'hanno constatato tutti - che le nostre leggi sono superate in quanto sono fortemente ideologizzate. Si considera la programmazione una dimensione, uno scenario onnicomprensivo che riconduce gli elementi di razionalità e di programmazione ad uno stesso scenario.
La nostra forza politica ha sempre detto che la Regione ha un rilevante ruolo amministrativo che consiste nel dare i servizi ai cittadini e nel rappresentare gli interessi diffusi sul territorio.
Sulla capacità di interpretazione dei processi e sulla capacità di rappresentare gli stessi nei confronti del decisore centrale e delle mediazioni tra le spinte corporative localistiche, richiamate dal collega Ferrara, sta il ruolo politico e il ruolo di programmazione della Regione individuando gli scenari e i percorsi all'interno dei quali si deve collocare, a modo di vedere di uno dei decisori del sistema di decisione pubblica, come diceva giustamente il collega Brizio, l'imprenditoria.
L'imprenditoria ha la sola funzione di produrre ricchezza. Non esiste un'imprenditoria buona e una cattiva: esiste un'imprenditoria che è buona se produce ricchezza, che non è buona se fallisce. Questo è l'unico criterio che il decisore politico deve considerare; dopodiché deve essere capace a governare sul proprio territorio le conseguenze a monte e a valle di un processo imprenditoriale in via di forte trasformazione come il nostro.
Venendo però alla nostra questione, cioè ai problemi che ha la Giunta e l'Assessore Vetrino, credo si debba sciogliere un nodo. Il Piano di sviluppo deve essere inteso come il quadro di attività e di riferimento regionale delle proprie competenze e delle proprie risorse e deve essere diviso da un altro documento di ordine politico, quello di consultazione con il Governo e con gli enti locali, in ordine agli scenari rispetto ai quali si colloca il complesso del sistema decisionale pubblico. Se continuiamo invece ad aspettare ad assumere le nostre decisioni e soprattutto ad assumere le nostre responsabilità politiche a che sia maturato un quadro che vuole contenere tutto, paghiamo dei grossi prezzi in termini funzionali, come già diceva il collega Ferrara, ma soprattutto diventiamo velleitari e poco credibili nella misura in cui il 90% dei nostri documenti fa riferimento ad altri decisori. Nella misura in cui il piano non risponde alle aspettative o agli obiettivi che si era posto in quanto non ha gli strumenti per governare le materie stesse, è evidente che il nostro modo di procedere sconta un grosso costo all'origine in termini di funzionalità e un grosso costo anche in termini di risultato finale.
Dobbiamo incominciare a misurare la cultura della programmazione e quello che ha prodotto in questa Regione: l'assoluta incapacità del pubblico di adeguare i servizi e la società civile alle trasformazioni portate avanti dal sistema privato. Non è un problema che attiene alle maggioranze. Se le maggioranze degli anni '50,'60 e '70 non hanno saputo adeguare sufficientemente la città di Torino e l'hinterland in ordine al processo di forte urbanizzazione in corso a quell'epoca, dotando ed immaginando una città funzionale a quello, il nostro presente non riesce a pensare e disegnare una città e un hinterland metropolitano funzionale alla nuova imprenditoria, alla nuova realtà delle imprese. Non è cambiato assolutamente niente. Questa è una critica che faccio a me stesso. In tutti i Paesi del mondo, quando le forze vitali si muovono, la loro vitalità si realizza oltreché nei bilanci anche nei prodotti di qualità della vita e ambientali che sono diversi da quelli che c'erano quando quel processo non era presente sul territorio. Quando visitiamo una città non lo facciamo per vedere mucchi di pietre o di mattoni, ma per vedere l'espressione fisica dei processi culturali, economici e sociali di un certo periodo storico ancora presente dopo un millennio, dopo secoli o dopo decenni. Cerchiamo di capire non in termini artistici, ma in termini meramente storici, se quell'espressione fisica ci aiuta a capire da dove arriviamo e magari dove andremo domani.
La verità è che il Piemonte, sarà per l'incapacità di confrontarsi con la componente privatistica che agisce nella nostra società, non è capace di adeguare il proprio sistema di servizi, il proprio sistema del territorio il proprio sistema della cultura, il proprio sistema della ricerca, alle notevoli novità che la realtà imprenditoriale realizza, di segno positivo e di segno negativo, anche se queste cose, guardate sul piano storico, subito hanno avuto un segno positivo e dopo alcuni anni hanno avuto un segno negativo. Non mi pare che negli anni '50 (a parte qualche piemontesista ante litteram) ci scandalizzassimo dal punto di vista sociale per il fatto che centinaia di migliaia di infelici trovassero qui delle condizioni di vita migliore. Forse ci disturbavano nei nostri piccoli privilegi.
Vent'anni dopo quei fenomeni sono visti negativamente.
Oggi la forte capacità dell'imprenditoria piemontese di modernizzarsi e di rendersi competitiva la consideriamo positiva, certamente questo fenomeno produce sul territorio alcuni guasti rispetto ai quali la dialettica indubbiamente è maggiore di quanto non fosse nel passato.
La nostra attenzione nasce dalla consapevolezza che questo è uno degli scenari sui quali dobbiamo impegnarci di più - lo dico ai colleghi della maggioranza - per segnare la differenza rispetto al decennio che culturalmente e politicamente ha condizionato i meccanismi all'interno dei quali la nuova maggioranza si trova a muoversi e a collocarsi.
Il mondo esterno è in grado di decidere nella misura in cui i suoi programmi possono entrare sul territorio e nella società in tempi congrui rispetto alle decisioni. Nel nostro meccanismo tra immaginare una cosa pensarla, organizzarla, programmarla, deciderla e portarla ad attuazione non basta una legislatura. Se la legislatura è considerata lo spazio per il compimento di un disegno politico che noi dobbiamo saper misurare all'interno di cinque anni, dobbiamo anche darci degli strumenti legislativi ed operativi che consentano nei cinque anni di completare un ciclo di proposta politica.
La disattenzione in quest'aula e la stanchezza da parte di qualche Assessore nascono dalla consapevolezza che questa legislatura non è in grado di affrontare e di chiudere, nell'esperienza dei tempi dati dalla legge, un progetto politico coerente. Io mi rendo conto che non sono in grado di cambiare la legge urbanistica e di dare una città diversa nel corso della mia generazione umana (non dico neanche più politica), ma andiamo in qualche altra città italiana e ci rendiamo conto che le città vivono e si muovono in modo diverso da quelle che sono le nostre realtà.
Non per tornare al "laissez faire" e al "laissez passer", che poi grandi guai non hanno determinato se è vero che questi criteri tanto discussi in due secoli hanno liberato il mondo dalla fame e dall'ignoranza.



REBURDO Giuseppe

Ogni giorno quarantacinquemila bambini muoiono di fame!



MARCHINI Sergio

Le cose stanno così. Se tu vuoi tornare a vivere alle condizioni economiche che c'erano prima dei fenomeni liberali e illuministici, sono scelte tue! Se ti va bene di tornare a vivere in una civiltà dove la vita media durava 24 anni, è una scelta tua e te la puoi tenere! Oggi queste cose non sono più consentite. Da Gorbaciov in poi si prende atto che questa società è migliore di quella di alcuni secoli fa. Queste sono rivoluzioni della storia che non possiamo discutere in quest'aula.
Come diceva correttamente il collega Ferrara, il Consiglio regionale deve pensare di revisionare le normative che attengono alla programmazione in modo che consentano ad una maggioranza che si insedia di avere documenti sui quali impegnarsi nel giro di sei mesi, documenti sui quali è chiamata a rispondere nell'arco di cinque anni.



CHIEZZI Giuseppe

Ci sono anche altri complessi di programmazione. Questo Consiglio regionale un atto di programmazione che riguardi i centri fiere nel Piemonte e il loro ruolo può farlo, anche senza un Piano regionale di sviluppo. E' possibile che questo Consiglio non riesca ad affrontare il problema del maggior centro fiere del capoluogo piemontese?



MARCHINI Sergio

Ti posso dire che il nostro Gruppo e il nostro Assessore sono impegnati a porre questa questione sul tavolo prima delle ferie: è un'anticipazione.
Ma non penserai, caro Chiezzi, che lo scenario di non credibilità che ci siamo costruiti ci metta nelle condizioni di affrontare con grande semplicità un problema come questo. Un problema come questo, che deve scontare i rapporti con gli altri soggetti pubblici operanti sul territorio, si colloca in uno scenario di così poca credibilità della Regione che non ho difficoltà a dire che qualcuno, che nel mio Partito ha responsabilità non secondaria, mi ha chiesto se veramente la Regione ha competenza in materia. Tutti sono convinti che queste questioni competano ad altri. Oggi mi troverò con degli amici, che fanno politica non all'infimo livello, per far capire questo. Dobbiamo trovare il modo di ridurre i documenti enfatici e di trasformarli in documenti di lavoro dopodiché, nel giro di venti giorni, c'è una deliberazione programmatica nel giro di sei mesi ci sarà la proposta di piano di sviluppo, nel giro di nove mesi il piano di sviluppo sul quale si muove la proposta politica.
Nel corso della legislatura questo progetto deve arrivare a compimento in modo che possa essere giudicato. Non possiamo oggi discutere ancora se fosse fondato o meno un piano di sviluppo portato avanti da una maggioranza diversa, che ha condizionato i nostri lavori per metà della legislatura.
Prima di passare alla programmazione passiamo almeno alla razionalizzazione dei nostri strumenti. Quello che diceva Ferrara è correttissimo, quindi se dobbiamo fare un ripensamento, i nostri strumenti devono permetterci di riaprire il dialogo e il confronto politico in tempi certi. Una maggioranza deve chiudere il quinquennio essendosi presentata agli elettori e al dibattito in Consiglio sulle cose fatte e sugli impegni assunti; così come deve assumere gli impegni in tempo congruo per aprire il dibattito politico, altrimenti qualcuno che ha la fortuna o la sfortuna come il sottoscritto di passare tra maggioranze e legislature diverse non riesce a capire se è ancora uno dei membri dell'opposizione passata o uno dei membri della maggioranza attuale e a volte lo capisce solo perché la Giunta è diversa, non perché le cose siano diverse. Molte decisioni assunte dalla passata maggioranza condizionano fortemente la nostra possibilità di governo e di decisione per tutta questa legislatura, quindi la nostra impossibilità di governare e di fare politica ricadrà sulla successiva legislatura. I meccanismi urbanistici sono un reticolo che non consentono alla maggioranza di uscire in tempi tali da poter essere giudicata sulle conseguenze dell'atto politico che ha assunto. Sono questioni che prescindono dalle nostre divisioni politiche. Sono metodi di lavoro che dobbiamo darci.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame degli emendamenti presentati.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Montefalchesi: a pag. 3), dopo il primo comma "valutata...", aggiungere il seguente comma: "ritenuto che a detto programma vada aggiunta una specifica ricerca su 'Lo stato della ricerca e dell'industria bellica in Piemonte' a pag. 5), dopo "delibera", riscrivere il comma successivo nel modo seguente: "di adottare il programma di attività 1988 dell'IRES approvato dal Consiglio di amministrazione il 30/3/1988, con l'aggiunta della Ricerca precedentemente citata".
Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Avondo e Bontempi: aggiungere un secondo periodo al deliberato con il seguente testo: "di invitare la Giunta regionale a richiedere al Consiglio di amministrazione dell'IRES di predisporre un progetto di fattibilità per un'attività di osservatorio e di ricerca (a finanziamento specifico) avente per oggetto 'La produzione bellica in Piemonte'".
Emendamento presentato dall'Assessore Vetrino: inserire dopo il primo capoverso della parte deliberativa e cioè dopo "...dal Consiglio di amministrazione il 30/3/1988": "di invitare la Giunta regionale a richiedere al Consiglio di amministrazione dell'IRES di predisporre un progetto di fattibilità: 1) per un'attività di osservatorio e di ricerca (a finanziamento specifico) avente per oggetto 'La produzione bellica in Piemonte' 2) per un'analisi sui flussi finanziari che interessano la nostra Regione".
La parola al Consigliere Chiezzi che illustra il proprio emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, l'emendamento da noi presentato è composto di due parti. La parte illustrativa, su richiesta della Giunta, la eliminiamo.
Rimane quindi da porre ai voti solo la seconda parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

L'Assessore Vetrino nella sua replica ha letto una proposta di emendamento della Giunta che tra l'altro comprende anche la nostra proposta verbale che noi non abbiamo fatto oggetto di emendamento. La sostanza dell'emendamento comunista è stata accolta. Io non ho nessuna difficoltà a votarlo, però ne voteremmo soltanto una parte. La Giunta ha proposto un emendamento che recepisce la posizione del Gruppo comunista e la nostra.
Dobbiamo essere corretti fino in fondo. La sostanza è accolta: non è accolta la forma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, mi pare che la titolarità di questa novità sia dei proponenti; poi la Giunta può modificare l'emendamento. Questo è un caso tipico. A qualcuno è venuto in mente questo aspetto e poiché le modifiche sono state concordate, deve veder riconosciuto il suo diritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Con il Consigliere Montefalchesi, avevo proposto che l'IRES attivasse una ricerca sulla produzione bellica in Piemonte. La Giunta ha accolto lo spirito dell'emendamento del Gruppo comunista che assorbe anche il nostro quindi il nostro emendamento viene ritirato.



PRESIDENTE

D'accordo. La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

Alla fine di questa discussione, così impegnata e produttiva, credo si possa concludere concordemente su questa posizione.
Il Gruppo comunista ha presentato un emendamento al testo della deliberazione che la Giunta ha approvato. C'è stata poi un'aggiunta che nella sostanza ricalcava l'emendamento del Consigliere Chiezzi e di altri colleghi.
C'è stata una proposta da parte del collega Brizio di inserire nel programma dell'IRES del 1988 un'altra proposta.
La Giunta accoglie nella sostanza le richieste venute da parte del PCI e della DC. La Giunta ha proposto di togliere dall'emendamento del PCI la parte espositiva e di aggiornare l'emendamento inserendo la proposta della DC.
La titolarità resta evidentemente ai proponenti. A questo punto l'emendamento, così come è stato rielaborato, non è una proposta della Giunta, bensì una proposta del Consiglio che la Giunta fa propria.
Diversamente sarebbe difficile votare l'emendamento.



PRESIDENTE

E' sufficiente la spiegazione data dall'Assessore?



BONTEMPI Rinaldo

Non è sufficiente, comunque va bene.



PRESIDENTE

E' mio dovere mettere in votazione la seconda parte dell'emendamento da voi presentato, così come richiesto dal Consigliere Chiezzi.



BRIZIO Gian Paolo

Su quel testo il Gruppo DC si astiene.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Avondo e Bontempi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 18 astensioni.
Pongo quindi in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 18 voti favorevoli e 11 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione così modificata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 792: "Modifica del deliberato di cui alla lett. d), punto 2, della deliberazione del C.R. del 29/1/1987, n. 364 1232: Programma dei finanziamenti resi disponibili dal CER con circolare n. 127/C del 23/4/1985, tabella A L. 10.103.241.216 e tabella B L. 27.102.000.000"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 792, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

Questa deliberazione concerne la messa a disposizione da parte della Regione della somma relativa all'esproprio di aree occupate per la realizzazione di edilizia residenziale pubblica da parte dello IACP di Torino. La deliberazione in sé non costituisce che una presa d'atto di una lunga procedura all'interno della quale la Regione si inserisce nel momento finale per registrare che il Ministero dei Lavori Pubblici ha già ordinato alla Cassa Depositi e Prestiti di accreditare la cifra corrispondente a favore dello IACP per pagare l'indennità di esproprio a seguito di una sentenza della Corte d'Appello.
Per quanto riguarda il contenuto specifico, la deliberazione propone di diminuire lo stanziamento che il Consiglio regionale con precedente deliberazione aveva disposto a favore di un'integrazione dei programmi del piano decennale; quindi si ha una riduzione delle possibilità di intervento residue che la Regione ha nel settore dell'edilizia residenziale pubblica e ciò per coprire le indennità di esproprio a favore dello IACP di Torino.
Come succede in molti altri casi, siamo chiamati a coprire la differenza tra l'indennità provvisoria di esproprio depositata al momento dell'occupazione e l'indennità definitiva che, stante le carenze legislative in materia di esproprio e di regime dei suoli, di volta in volta viene definita o attraverso sentenze o attraverso l'intervento dell'Ufficio Espropri della Regione. In questo caso, l'occupazione dell'area risale al 1976 ed era stata depositata dallo IACP di Torino presso la Cassa Depositi e Prestiti l'indennità provvisoria; c'è stato poi il ricorso della società Cima, proprietaria dell'area espropriata, e la Corte di Appello si è pronunciata dando ragione alla società.
Successivamente il TAR si è pronunciato nominando un Commissario per la definizione della differenza che doveva essere riconosciuta. La differenza riconosciuta, di 1 miliardo e 652 milioni, è quella tra l'indennità provvisoria versata alla Cassa Depositi e Prestiti e l'indennità finale dovuta. Questa, con le maggiorazioni dal 1977 ad oggi degli interessi legali e l'ulteriore interesse annuo del 7% a titolo di maggior danno che è stato riconosciuto all'impresa, sale alla somma, che deve essere riconosciuta, di 3 miliardi e 785 milioni.
Ora noi dobbiamo indicarne la copertura. Il Commissario ad acta, che ha calcolato l'indennità definitiva, si è già rivolto al Ministero dei Lavori Pubblici che con proprio decreto ha autorizzato la Cassa Depositi e Prestiti a stanziare la somma di 3 miliardi e 785 milioni complessiva a favore della ditta Cima. A noi spetta solo, come atto finale, prendere atto che il Ministero dei Lavori Pubblici ha disposto l'accreditamento presso la Cassa Depositi e Prestiti a favore dello IACP (che poi dovrà pagare l'indennità) sui fondi residui ex Gescal.
Lo scorso anno il Consiglio regionale aveva deliberato l'utilizzo approvato dal CER. di fondi residui sul piano ex Gescal pari a 20 miliardi attraverso l'accantonamento e la destinazione ad integrazione del quinto biennio; ora dobbiamo diminuire i 20 miliardi di 3 miliardi e 785 milioni prendendo atto che l'accreditamento è avvenuto e di conseguenza dobbiamo modificare la deliberazione con cui il Consiglio regionale aveva accantonato 20 miliardi per un programma integrativo del quinto biennio di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.
Sul piano generale invece e non di mera registrazione dei fatti, per cui questo diventa un atto dovuto, c'è la situazione generale in materia di espropri; il Ministero ha precisato che qualora le Regioni non abbiano gli accantonamenti sufficienti a valere sui progetti biennali della 457 o sui fondi residui ex Gescal, dovranno provvedere in futuro a pagare con fondi propri le differenze tra le indennità di esproprio provvisoriamente versate e le indennità definitive come saranno determinate nella situazione di carenza normativa successiva alla sentenza della Corte Costituzionale.
Quindi siamo in una situazione di grossa difficoltà e il problema non solo rende difficile l'attuazione dei programmi, tempestivamente predisposti, di edilizia residenziale pubblica nella nostra regione, ma si ripercuote negativamente sulla capacità complessiva di spesa della Regione nel settore.
Su questi aspetti più generali che non hanno stretta attinenza con la deliberazione presentata e che riguardano anche la competenza dell'Assessorato ai lavori pubblici, che ha la delega in materia di espropri, credo che potrà svilupparsi adeguatamente la riflessione in sede di discussione della mozione presentata dal Gruppo PCI.
Credo di aver spiegato la motivazione di questa deliberazione.
Sottolineo ancora che si tratta di una presa d'atto dovuta, conseguente alla sentenza della Corte d'Appello e alla definizione a cui è pervenuto il Commissario ad acta nominato dal TAR Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo comunista non è favorevole all'approvazione di questa deliberazione. Vediamo il perché.
Nella sua esposizione l'Assessore Genovese non ha trattato due punti che a noi sembrano molto importanti e sui quali dovrebbe fermarsi l'attenzione del Consiglio.
La vicenda è quella che ha illustrato l'Assessore: un esproprio nel 1977 di terreni per costruire case popolari. La Società espropriata fece ricorso in Tribunale e la Corte d'Appello il 9 gennaio 1987 condannò lo IACP a pagare L. 3.785.000.000 alla Società Cima.
Primo fatto che l'Assessore Genovese non ha detto: lo IACP non impugna questa sentenza, che passa quindi in giudicato il 23 febbraio 1987.
La prima domanda è la seguente: come mai lo IACP non impugna una sentenza che porta l'ente pubblico a pagare dei terreni 143.148 lire a metro quadro? Non la impugna in una situazione che vede l'Italia, unico Paese in Europa, a non avere una normativa da otto anni. Non impugna una valutazione, certo fatta da un Tribunale, ma sulla base di analisi e perizie tutte discutibili e veramente preoccupanti, perché se pensiamo di dovere acquisire terreni alla cifra di 143.148 lire a metro quadro la situazione diventa molto preoccupante.
Lo IACP dunque non ha impugnato la sentenza e io ritengo che sarebbe interessante sapere perché questo atto non è stato fatto.
Andiamo avanti: la Società Cima presenta il ricorso al TAR; intanto il CER avverte la Regione Piemonte che, invece di costruire case con i finanziamenti stanziati ad hoc per costruirle, quei finanziamenti possono essere utilizzati per pagare il maggior valore dei terreni. Questo è un altro elemento sul quale l'attenzione dovrebbe essere massima.
Stiamo sminuendo la possibilità di attuazione del piano decennale perché una parte di risorse non viene più utilizzata per costruire, ma per riconoscere valori dei terreni.
Il TAR. a seguito di questa vicenda, nomina un Commissario ad acta nella persona del ragioniere generale dello Stato per porre in atto tutti sottolineo tutti - gli adempimenti necessari sia contabili che finanziari per l'esecuzione del giudicato.
A questo punto la procedura è chiarita: il Tribunale nomina un Commissario ad acta per porre in atto tutti gli adempimenti; vi è poi un carteggio, tra Ministero dei Lavori Pubblici, lo IACP, il CER e la Regione che invita la Regione a porre in atto gli adempimenti di competenza.
In data 8 febbraio 1988 il Ragioniere generale delibera, nell'esercizio dei suoi poteri sostitutivi, di esprimere parere favorevole alla liquidazione; autorizza l'utilizzo dei fondi della legge 457; chiede al Ministero dei Lavori Pubblici l'accreditamento presso la Cassa Depositi e Prestiti affinché la stessa provveda a mettere la somma a disposizione dello IACP e domanda alla Cassa Depositi e Prestiti di metterla a disposizione con urgenza entro il 29 febbraio 1988; intanto il 17 febbraio 1988 il Ministero dei Lavori Pubblici decreta: "La Cassa Depositi e Prestiti è autorizzata ad accreditare in favore dello IACP"; decreto che invia anche alla Procura Generale della Corte dei Conti per l'accertamento di eventuali responsabilità.
Questo è l'iter della vicenda.
Il problema che pongo, e in base al quale propongo di non approvare quella deliberazione, è di natura politica e si inserisce nel ruolo che la Regione Piemonte ha assunto sino ad oggi sul tema degli espropri: ruolo che abbiamo giudicato del tutto insufficiente in più occasioni e che abbiamo giudicato privo di azioni positive e di controllo di quello che sta accadendo.
Nell'interpellanza che abbiamo discusso alla presenza dell'Assessore Mignone in relazione alle vicende di Nichelino, noi ci eravamo stupiti per una relazione di tipo assolutamente notarile, di sottovalutazione del problema, e del ruolo che la Regione potrebbe assumere su questo problema anzi dovrebbe.
Il tema dell'indennità di esproprio è uno dei problemi fondamentali per le autonomie locali.
Noi abbiamo sollevato il problema più volte, con interrogazioni che abbiamo aspettato mesi a discutere. Abbiamo discusso, insoddisfatti della risposta, un'interpellanza in quest'aula, con la promessa che questo tema sarebbe stato affrontato, sia nel merito dei problemi di Nichelino sia più in generale, in sede di Commissione da parte dell'Assessore.
Abbiamo atteso in Commissione: nulla è accaduto; abbiamo inviato una lettera il 17 marzo al Presidente della II Commissione ricordando che il Consiglio regionale aveva assunto l'impegno di discutere la questione e il Presidente della II Commissione in una riunione della stessa ha informato della cosa l'Assessore Mignone: siamo al 9 giugno e su questa questione siamo ancora fermi.
Inoltre giace una mozione presentata dal Gruppo comunista, perch continuiamo a ritenere che si debba parlare di questo problema e che si debba fare qualcosa di più di quello che state facendo. Tutto tace: l'Assessore Mignone non viene in Commissione; la mozione non viene posta in discussione e cosa succede? Arriva questa deliberazione! Allora, noi diciamo che questa deliberazione non deve essere trattata in modo burocratico, come se fosse una cosetta da poco, perché non lo è, in quanto trasferisce soldi dal fare case a pagare dei terreni.
Noi chiediamo che questa deliberazione sia trattata con la volontà politica di affrontare i problemi.
Questo segno di volontà politica nella deliberazione non c'è e noi invece proponiamo che ci sia, perché questo problema sta crescendo in Italia e soprattutto nell'area metropolitana torinese. Si sono tenuti dei convegni; i Comuni, oltre a venire a protestare in Regione, si stanno organizzando.
Si stanno anche organizzando alcuni Partiti: il Partito comunista ha svolto un'indagine - visto che non la fa la Regione e non si discute in questo Consiglio - relativa a 12 Comuni dell'area metropolitana. Da questa indagine, caro Assessore Mignone, perché poi è l'Assessore Mignone che in teoria è responsabile di questa vicenda, risulta che per 12 Comuni ci sarebbero da pagare 320 miliardi e questi provvedimenti interessano circa 9.000 famiglie e centinaia di imprese.
La Regione dov'è? Si può vedere dove sta la Regione Piemonte: di questo devo ringraziare il collega Martinetti che qualche settimana fa mi ha consegnato uno studio del CRESME (Centro Ricerche Economiche sull'Edilizia).
Leggendo questo studio, ci accorgiamo che l'affermazione che facevo all'inizio - "la Regione potrebbe fare di più" - è illustrata nella indagine del CRESME; la scheda della Regione Piemonte contiene queste frasi: "La Regione non si è mai pronunciata. Le Amministrazioni comunali sono senza riferimenti regionali. Le stime sono state spesso ritoccate o peggio smentite. Alcuni valori rilevati confermano questa assenza di regole stabili. I prezzi variano da un riconoscimento di 50.000 a 150.000 lire mentre in taluni Comuni, ad esempio Bardonecchia, i terreni vengono pagati al massimo 80.000 lire".
Da questa scheda la Regione Piemonte esce male.
La responsabilità del governo regionale è netta. C'è anche una responsabilità governativa nazionale, certo: siamo in questa situazione perché manca una legislazione nazionale. Ci sono i Comuni che rischiano i pignoramenti, alcuni li hanno già subiti, comunque ci sono Comuni che non riescono più ad acquisire i terreni, non solo: ci sono gli inquilini, i soci delle cooperative, ci sono Comuni che devono retrocedere dalle aree.
Talune aziende si trovano in difficoltà per ottenere dei finanziamenti perché sono situate su terreni di cui non si conosce più in che regime stanno e quindi si registrano problemi legati all'attività produttiva quelle attività produttive che la legge 10 voleva privilegiare non penalizzando i costi di insediamento dell'azienda con valori eccessivi dei suoli.
La Regione deve avere una conoscenza dettagliata di questi problemi.
Perché in Consiglio regionale si discute unicamente su un'indagine svolta da un Partito? Questa indagine può segnalare un problema, il livello, la dimensione di esso, ma il Consiglio regionale dovrebbe discutere la situazione Comune per Comune, vedere quante aree sono interessate, dove sono, quali dimensioni, quanti abitanti, quante società e così via.
Bisognerebbe organizzare incontri, assumere iniziative per aree problema, andare in Prefettura, formare una delegazione che vada in Parlamento, essere vivi su questo problema, perché è uno dei problemi più urgenti.
E' invece uno dei problemi sui quali la Regione Piemonte riesce addirittura a entrare in conflitto con i Comuni perché oggi ci sono conflitti diffusi tra l'Ente Regione e i Comuni. Ditemi se questa è una politica seria! Si giunge al conflitto su un tema per il quale le istituzioni dovrebbero essere unite e solidali per cercare di risolverlo. Invece ci sono Comuni che fanno ricorsi contro deliberazioni della Giunta regionale.
Ho già detto che c'è un'indagine del CRESME che assegna la maglia nera alla Regione Piemonte. Non voglio citare il caso della solita Regione rossa, bene amministrata dalle sinistre da decenni; voglio fare il confronto con la Regione a noi confinante, la Lombardia, che ha fatto cose ben diverse, con risultati ben diversi.
In un convegno tenuto nel gennaio di quest'anno, l'Assessore all'edilizia residenziale Verga della Regione Lombardia, che ha la competenza degli espropri, mentre nella nostra Regione questa materia è assegnata a un altro Assessorato (il Presidente Beltrami su questo un pensierino non lo fa? Ci sono due Assessori che fanno deliberazioni diverse, hanno due competenze e trattano lo stesso problema del suolo espropriato e non sanno come trattarlo, perché avere due protagonisti forse è come non averne nemmeno uno), ebbene, l'Assessore Verga ci spiegava intanto che la Regione Lombardia ha emanato delle precise direttive in materia. La Regione Lombardia ha distaccato in modo fisso dei funzionari presso la Commissione provinciale espropri. Sulla Commissione provinciale espropri il nostro Gruppo ha presentato un'interpellanza, perché vogliamo sapere che cosa sta facendo la Regione Piemonte, dal momento che la Commissione regionale espropri non ha nemmeno i soldi per pagare i telegrammi ed è in condizioni di agire del tutto insufficienti e con la massima disattenzione.
La Regione Lombardia ha predisposto anche dei disciplinari per le stime; nello stesso convegno Gianfranco Duranti dell'Osservatorio Nazionale Espropri, insieme all'Assessore Verga, ha svolto delle considerazioni sui valori dei terreni del tutto particolari e che hanno prodotto dei risultati positivi perché la Regione Lombardia concorda la definizione dei prezzi di esproprio nella sua forma definitiva con cifre che variano da 4.000 a 20.000 lire a metro quadro, ha il 90% delle pratiche risolte e solo il 10 di contenzioso.
Allora, vedete che qualcosa si può fare anche sulle stime. Invece nella Regione Piemonte si accettano stime di 140.000 lire a metro quadro senza che l'interessato, lo IACP, faccia ricorso. Io dico: senza che la Regione si preoccupi di questo fatto, perché se la Regione era preoccupata e attenta a queste vicende poteva anche sollecitare, stare attenta, chiedere allo IACP i programmi che la circolare del CER richiedeva; infatti quando il CER ha deciso di dare i soldi ai proprietari di terreni, anziché per costruire case, aveva anche detto che si facessero i programmi.
Gli IACP facciano il programma e dicano quante aree sono oggetto di contenzioso e i conseguenti impegni finanziari.
A me non risulta che lo IACP abbia fatto questo programma, non so se la predisposizione di un programma era il vincolo da osservare per poter utilizzare i finanziamenti, invece che per costruire case, per pagare i terreni.
So senz'altro che politicamente doveva essere un atto dovuto, un atto che consentiva anche oggi a questo Consiglio di vedere a che punto siamo mentre oggi noi siamo al buio, adesso paghiamo 3 miliardi e 800 milioni poi si vedrà.
Assessore Mignone, in questo convegno si è anche criticato il modo in cui si fanno le stime e si dimostra che la stima - lo dice la parola medesima - non è proprio matematica pura: non basta fare le moltiplicazioni dei numeri che si trovano sui piani regolatori, cosa che invece la Regione Piemonte non contrasta. Questa somma indicata in deliberazione deriva da un modo di fare le stime che ad esempio la Regione Lombardia non accetta e non ha accettato costruendo una rete di rapporti con le Commissioni espropri e forse anche con il mondo dei periti, che ha fatto fare dei ragionamenti di stima diversi.
La deliberazione in questione paga i terreni secondo questo ragionamento: se un terreno in piano regolatore ha un indice di cubatura di tre metri cubi su metro quadro, si moltiplicano i metri cubi per l'intera area; poi nella perizia si dice: "dato che sul mercato ogni cento stanze venti sono di terreno, si calcola il valore di queste venti camere, le si riconosce al proprietario del terreno e le si paga". In più sono stati aggiunti gli interessi, il maggior danno e via dicendo.
Questo criterio di determinazione dei valori dei terreni è un criterio assolutamente discutibile e va discusso (la Regione Lombardia lo ha fatto).
Se leggete gli atti di questo convegno noterete che non è vero che il valore di mercato di un terreno sul quale sono consentiti tre metri cubi per metro quadro corrisponda a quei tre metri cubi come se fossero già realizzati.
Questa è un'osservazione giusta, perché tra lo scrivere che c'è una possibilità di edificare ed edificare ci sono molte cose in mezzo: ci sono i capitali che devono essere disponibili e ci deve essere un mercato effettivo, perché il piano regolatore fissa degli indici, ma non è detto che il mercato li assorba. Sul mercato va fatto un ragionamento: quei tre metri cubi non è come se fossero già costruiti, devono essere costruiti magari non devono nemmeno essere costruiti con concessione singola, sono subordinati a dei piani, all'esistenza delle urbanizzazioni, allora il valore di mercato è da discutere e la Regione Lombardia lo fa non dicendo che il valore è solo quello agricolo, ma rifacendosi a una sentenza della Corte Costituzionale che parla di "equo ristoro". L'equo ristoro, dice la Regione Lombardia, non coincide con il valore di mercato derivante dall'operazione finita.
In questo modo la Regione Lombardia ottiene dei risultati che la Regione Piemonte non ottiene.
Che poi non sia solo l'opposizione ad occuparsi di questo, lo ha dimostrato l'interesse nella questione di Nichelino anche di altri Gruppi consiliari, soprattutto quello socialista. Le orecchie a questa Giunta le tira anche qualcuno della maggioranza, perché è chiaro che su queste questioni passiate il segno.
Ad esempio, il collega Martinetti, attento a queste questioni, si è preoccupato di insistere presso il suo Gruppo per riuscire a scrivere quattro righe (puntini)



BRIZIO Gian Paolo

Ha già scritto delle pagine intere.



CHIEZZI Giuseppe

Mi riferisco a "Notizie della Regione Piemonte", collega Brizio, dove gli spazi sono limitati. Sul n. 5 del maggio 1988 il collega Martinetti si è fatto spazio e ha chiesto di avere una paginetta.
In quella paginetta il collega scrive alla Giunta, preoccupato di una situazione che sente crescere e che vede poco disciplinata: "Siamo certi che la Giunta regionale vorrà - quindi non ha voluto - disporre le misure atte ad evitare ogni conflittualità nei rapporti con i Comuni e a garantire che la delicata materia sia trattata con la prudenza e l'accortezza necessarie".
Quindi vuol dire che prudenza, accortezza e volontà evidentemente fino adesso non sono state viste nemmeno dal collega Martinetti, visto che le auspica per il futuro. E a questo penso che siano veramente pochi a non dar contro.
Questa è la mia interpretazione, ma penso che ciascuno di noi in sede politica esprima solo dei giudizi politici, oppure ogni volta che si fa un'affermazione bisogna dire "attenzione, questa è una mia interpretazione"? La mia è una lode al collega Martinetti, al quale dico che è stato attento a questi problemi, che condivido la sua preoccupazione e che quindi ha fatto bene a scrivere su "Notizie della Regione Piemonte". Se poi eravate tutti d'accordo, quelli sono fatti vostri; io mi rivolgo a chi firma gli articoli, non al Gruppo politico.
Tutto ciò premesso, mentre condivido le preoccupazioni che il collega Martinetti è riuscito ad esprimere su "Notizie della Regione Piemonte" torno all'inizio del mio intervento, quando ho affermato che noi non siamo d'accordo ad approvare questa deliberazione.
In base a tutto quello che ho detto, ritengo particolarmente doveroso da parte della Regione Piemonte, se da questo momento decide di assumere una posizione di iniziativa attiva su questo problema, dare un taglio politico a questa deliberazione. Deliberazione che non può essere presa come propone l'Assessore Genovese, sulla base di quello che vi è scritto come un atto dovuto, cioè "ormai bisogna pagare e si paga". No! Secondo me la deliberazione è proprio sbagliata in questo.
La Regione Piemonte non deve, come diceva l'Assessore Genovese reperire questa cifra, non deve farlo! Non deve effettuare alcun accreditamento perché c'è un Commissario ad acta! Allora, se c'è un Commissario ad acta, questo taglia fuori tutte le competenze e allora noi non dobbiamo assumerci, attraverso una deliberazione, la volontà di accreditare una somma che non ci è attribuita più, perché è attribuita ad un Ragioniere generale nominato Commissario ad acta, quindi ognuno svolga il suo ruolo.
La Regione Piemonte non deve accreditare niente: nella deliberazione nella parte deliberativa, è scritto soltanto che si varia la somma a disposizione di quel programma, ma non sono fatti formali perché noi non approviamo l'accreditamento. Io non lo approvo, perché la procedura con cui si giunge all'accreditamento è tutta discutibile, quindi la prima modifica che si chiede è quella di non accreditare.
Per quanto riguarda anche il dispositivo, la spiegazione della deliberazione dovrebbe a questo punto essere cambiata e passare da un'elencazione burocratica di tutti gli atti ad un'illustrazione di carattere politico di questi atti.
L'impostazione che noi suggeriamo è la seguente: vista la nomina del Commissario ad acta, vista la sentenza, preso atto con disappunto di certe questioni (ad esempio che lo IACP non ha provveduto a fare un ricorso che poteva essere fatto), rilevata una perdurante, drammatica e inaccettabile assenza di legislazione in questo settore, delibera di modificare semplicemente lo stanziamento. Una chiara analisi politica nella parte espositiva della deliberazione espliciti che su questa vicenda la Giunta cambia marcia dimostrando che su questi temi la disattenzione cessa di essere la norma di comportamento dell'Assessore competente.
Se la deliberazione viene modificata in questo modo, noi possiamo astenerci nel senso che siamo di fronte ad un meccanismo che ha tagliato fuori la Regione, altrimenti voteremo contro per il metodo di lavoro che vede anche in questa deliberazione un modo troppo disattento di agire da parte della Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

Signor Presidente, chiedo brevemente la parola per sottolineare che come sempre il collega Chiezzi è bravissimo nel portare avanti le sue valutazioni di carattere politico; credo però di dovere sommessamente dire (e credo di averlo già fatto al termine della breve illustrazione che mi è stata richiesta) che anch'io ritengo la situazione in materia di espropri preoccupante, ma che pensavo corretto rinviare l'esame al dibattito generale che si terrà in materia.
In questo caso non c'è nessun momento di intervento nella procedura da parte della Regione; non siamo nella situazione discussa per Nichelino e per altri casi in cui comunque c'è da parte della Regione un intervento per definire le indennità di esproprio. La deliberazione in esame, nella parte propositiva, collega Chiezzi, dice che siccome è già avvenuto tutto - e la Cassa Depositi e Prestiti ha già accreditato i fondi e probabilmente lo IACP li avrà a questo punto utilizzati - noi dobbiamo solo reperire e non accreditare (puntini)



CHIEZZI Giuseppe

Di reperire non dobbiamo dirlo.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

No. Non accreditiamo le somme, ma dobbiamo dire dove reperiamo la copertura. In generale, anche perché invitati dal Ministero, stiamo facendo il censimento delle pratiche di esproprio non definite e a tale scopo abbiamo sollecitato ancora 10 giorni fa gli enti interessati a rappresentare la situazione. Non siamo direttamente responsabili delle omissioni e dobbiamo richiamare gli inadempienti; ma gli Istituti Autonomi Case Popolari hanno la loro autonomia e devono compiere gli atti a cui sono tenuti. Non ci sono inadempienze della struttura regionale in generale n' tanto meno nel caso specifico oggi in discussione per il quale, al termine delle procedure, prendiamo atto che dobbiamo diminuire la nostra disponibilità di 20 miliardi, accantonata per un certo scopo, che a seguito delle decisioni della Corte d'Appello e del Ministero diventa di 16,5 miliardi circa. Questo non significa dimenticare gli altri problemi e posso assicurare il collega Chiezzi e il Consiglio che non vi è per parte mia difficoltà ad accogliere l'invito a discutere sul problema degli espropri e sui comportamenti regionali in materia, precisando peraltro che la competenza è affidata all'Assessorato ai lavori pubblici.
Devo poi precisare al Consiglio regionale che se per questa pratica omettessimo gli adempimenti dovuti, potremmo essere chiamati dalla Corte dei Conti a rispondere collegialmente e personalmente dei 3 miliardi e 785 milioni, poiché non stiamo decidendo niente, ma dobbiamo prendere atto di decisioni assunte dal Ministero. Se poi ci fosse stata una inadempienza dello IACP devo dire al collega Chiezzi che fino al mese di novembre di quest'anno non conoscevo neppure (credo che di ciò mi si possa dare atto perché queste cose non sono controllate dalla Regione) che c'era una vicenda aperta dal 1977 tra l'impresa Cima e lo IACP per l'esproprio.
A partire dallo scorso anno, abbiamo chiesto di avere la situazione completa delle pratiche non definite, oltre che per necessità di conoscenza e di valutazione, anche per adempimenti che il Ministero ci ha richiesto può essere triste ammetterlo, ma purtroppo non siamo ancora riusciti ad avere un censimento completo della situazione delle pratiche aperte di esproprio per l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Mi auguro che lo avremo a giorni.
Sul problema degli espropri ho già detto che non mi sentivo e non mi sento di affrontare in questa circostanza una materia che non è affidata alla competenza del mio Assessorato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 14 contrari.



VIGLIONE Aldo


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 374: "Ulteriori integrazioni della L.R. 23/8/1982, n. 20 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte'"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 374, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Superato lo scoglio apparentemente formale, ma anche di sostanza della seduta di ieri relativamente all'assenza della relazione alla legge entrando nel merito della legge stessa non possiamo che confermare la valutazione negativa già data in occasione della prima legge di modifica della legge n. 20. Confermiamo anche l'impressione di scarsa attenzione e di incisività nel modo con cui la Giunta, che ha proposto il disegno di legge, affronta la questione oggi all'esame del Consiglio. La contraddittorietà degli elementi di merito che ci vengono proposti ci impone di riproporre le osservazioni che avevamo fatto nel corso della discussione sulla prima modifica della legge 20, ad esempio in materia di domicilio di soccorso. Poiché la Regione Piemonte ha voluto approvare una normativa specifica in violazione della disposizione nazionale, adesso ci si trova costretti ad accettare le osservazioni del Commissario del Governo e quindi che per il cittadino destinatario delle prestazioni in materia di domicilio di soccorso proveniente da altra Regione vale la normativa generale. La posizione della Giunta nei confronti della piena attuazione della legge 20 rende complessivamente l'impianto di questa materia più precario.
Avevamo acceduto in una riunione della Commissione, mentre la legge era all'esame del Commissario del Governo, allo stralcio dell'art. 9 di questa legge. L'art. 9, che è oggi oggetto di ulteriore modifica, è un articolo importante, perché ci era stato detto che era necessario trovare una soluzione ai problemi dei lavoratori precari. Questa situazione di precarietà ha reso poco funzionale il servizio e ne ha abbassato la qualità; siamo stati d'accordo per trovare una soluzione di stralcio di quell'articolo e concordare con il Commissario del Governo una soluzione giuridica sui precari che fosse accettabile anche nel merito.
Adesso ci troviamo però non solo e non tanto di fronte ad una diversa soluzione alla condizione dei lavoratori precari, quanto di fronte al fatto che cambia la natura della pianta organica. La pianta organica del servizio socio-assistenziale non fa più parte dell'USSL ma diventa pianta organica funzionale. Quindi il personale resta semplicemente assegnato e non inquadrato nella pianta organica. Non è una questione meramente nominativa perché ci sono degli elementi (e sono questi i nostri punti di dissenso sui quali abbiamo presentato degli emendamenti) che tendono a rendere più precaria e meno incentivante per i lavoratori di questo settore il passaggio alle UU.SS.SS.LL. e quindi più precario l'impianto complessivo di questa partita.
C'è pure una contraddizione di fondo nell'articolato. Il personale è in capo ai Comuni, ma resta assegnato alle UU.SS.SS.LL., perché manca una figura giuridica dell'Associazione dei Comuni per poter avere una propria pianta organica; all'art. 2 però si dice che i posti vacanti (qui entriamo nel merito dell'aspetto che riguarda i precari) vengono coperti tramite concorso bandito direttamente dall'Associazione dei Comuni. Allora delle due, una. Se l'Associazione dei Comuni non ha veste giuridica per poter avere una pianta organica (questa è un'osservazione di ordine generale che fa il Commissario del Governo, anche se in altre Regioni, ad esempio Veneto e Puglia, sono state approvate leggi che prevedono una pianta organica tout court dell'Associazione dei Comuni) non si vede come l'Associazione dei Comuni possa fare le assunzioni. Se non è così perché allora non fare una scelta più precisa in direzione della pianta organica e dell'inquadramento del personale con elementi di certezza all'interno dei servizi socio assistenziali, quindi alle UU.SS.SS.LL.? Questo ha un riscontro perché c'è un dato di precarietà dell'insieme dell'impianto: il passaggio dei servizi socio-assistenziali alla gestione associata nelle UU.SS.SS.LL. è indebolito dal fatto che comunque il personale resta in capo ai Comuni. Inoltre per quanto riguarda le condizioni concrete dei lavoratori, questi rischiano di essere penalizzati rispetto ad altri nella loro progressione di carriera se sono assegnati alle UU.SS.SS.LL. Infatti quando si tratterà di definire possibilità di carriera e nuovi posti è immaginabile che i Comuni tendano a privilegiare il personale che è direttamente alle loro dipendenze. Ci sono quindi delle preoccupazioni serie sul fatto che questo tipo di soluzione non risolve l'unico problema che c'era da risolvere relativo alla legge 20, ma non voglio ritornare su un discorso che è stato fatto a lungo anche se ha trovato scarso ascolto da parte della maggioranza (questo problema, ricordo l'intervento del Consigliere Gallarini sulla legge 20, era individuato come il vero punto debole dell'impianto di quella legge), anzi dà una soluzione che è chiaramente precaria e più debole.
Abbiamo collaborato ad uno stralcio un po' strano, perché era in corso l'esame di una legge da parte del Commissario del Governo, allo scopo di voler effettivamente dare una soluzione al problema dei precari, ma adesso ci troviamo di fronte ad un impianto diverso. Avevamo chiesto di conoscere gli elementi precisi delle osservazioni del Commissario del Governo; ci è stato scritto dall'Assessore che elementi precisi di osservazione dal Commissario non ce n'erano, però c'erano le osservazioni dei funzionari. La nostra considerazione è di carattere politico, cioè della necessità che volendo percorrere, come è stato fatto anche da altre Regioni, una strada seppur nella precarietà del fatto che non esiste una legge generale di riforma all'assistenza, che desse certezza ai cittadini piemontesi non poteva che essere evidente che la situazione del personale è una questione chiave.
Di fronte a questo riteniamo che anche nei confronti del Commissario del Governo si possa fare una battaglia che ha un valore politico per riconoscere un'autonomia di spazio delle Regioni. Se invece dobbiamo semplicemente stare a quello che ci dicono i funzionari del Ministero, va bene, ma mi pare che anche qui non ci sia stata quella determinazione da parte della Giunta a voler fare una battaglia di ordine politico e di autonomia della Regione Piemonte su questo punto. C'è stata invece maggiore attenzione a far passare altre cose: ad esempio, la questione del domicilio di soccorso è stata fatta passare dal Commissario del Governo in discutibile rapporto con la normativa nazionale, salvo chiederci di introdurre quell'elemento relativo agli abitanti provenienti da altre Regioni. Si riesce a far passare questa gabola molto strana, mentre per quanto riguarda la pianta organica, questione molto più coerente, non si riesce ad ottenere nulla: si va quindi in una direzione molto contraddittoria.
Il punto di reale contraddizione, lo ripeto, è che si dice che l'Associazione dei Comuni non ha veste giuridica per avere una pianta organica, però può bandire concorsi per assumere personale.
Per evidenziare come su questa questione ci si sia mossi in modo approssimativo, ricordo che dalle consultazioni che abbiamo avuto (non abbiamo però sentito le UU.SS.SS.LL.) con alcune organizzazioni sindacali sono emerse osservazioni negative. Mi auguro che l'Assessore accolga almeno l'emendamento che propone che all'interno di questa pianta organica venga anche inquadrato il personale degli enti sciolti con il DPR n. 616 del 1977 (richiesta fatta dalle organizzazioni sindacali in sede di consultazione).
Si tratta di un numero limitato di persone, non vedo quindi perché non possiamo, nel momento in cui si cerca di dare una soluzione strutturale a questo problema, farci anche carico di questa questione.
C'è completa sciatteria su questa problematica e la Giunta con questa proposta di legge mette la ciliegina sulla torta dell'operazione di scardinamento di una legge (la n.20) che aveva elementi di grande interesse per una qualità nuova e diversa del modo di fare assistenza e di costruire i servizi.
Credo sia assolutamente necessario stabilire poi dei tempi certi per avere degli elementi sullo stato di applicazione della legge 20 che non siano solamente delle crocette o percentuali, ma valutazioni reali soprattutto per quanto riguarda l'attivazione dei servizi alla persona realizzati tenendo conto dell'umanizzazione di questo servizio.
Farò avere all'Assessore una relazione che tratta del tipo di servizi da rendere alla persona, soprattutto anziana, contro e fuori di una logica di istituzionalizzazione; una relazione sulla necessità di avere servizi umanizzati, organizzati sul territorio, domiciliari e non istituzioni che per quanto siano belle, pulite e moderne sono comunque istituzioni. Questa relazione non è fatta da un comunista né da un pericoloso sovversivo, bensì svolta dal Cardinal Martini ad un recente convegno a Milano.
Al di là di questi elementi di merito sulla legge e sull'ulteriore intervento negativo nella direzione di rendere precario questo impianto dobbiamo trovare l'occasione per un dibattito vero e ravvicinato su questi problemi. Abbiamo già fatto questa richiesta in occasione della recente discussione di una nostra interrogazione; abbiamo chiesto un quadro reale della situazione dell'assistenza e per quanto riguarda la popolazione anziana nella nostra Regione che non sia solo un insieme di cifre, ma che presenti anche dei ragionamenti sulla qualità. Questo è quello che ci interessa e che potrebbe stimolare interesse anche all'esterno nei confronti del lavoro che il Consiglio va facendo.
Credo che il modo con cui la Giunta e l'Assessore produce iniziativa su questa problematica sia una logica vecchia, una logica che ripropone una soluzione istituzionalizzante che va in direzione contraria non solo agli orientamenti delle aree progressiste della sinistra, ma anche rispetto ad interrogativi, questioni ed elaborazioni nuove che vengono dal mondo cattolico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero riprendere alcuni argomenti, del resto già trattati diffusamente in quest'aula. Innanzitutto sono lieto di dare atto al Partito comunista come agli altri Gruppi consiliari di essere stati molto comprensivi al momento della discussione delle modifiche della legge 20, allorché si è deciso di stralciare l'art. 9 perché a tutti quanti stava e sta a cuore il problema del personale soprattutto quello che dovrebbe passare da determinati enti alle UU.SS.SS.LL. per le funzioni a queste trasferite.
E' vero, c'era stata l'unanimità in Commissione e si era addivenuti alla conclusione di stralciare l'art. 9 per poi procedere all'approvazione del resto della legge e giungere successivamente con l'accordo dei sindacati ad una nuova formulazione dell'articolo stesso.
Questo anche perché, bisogna ricordarlo, il problema del personale socio-assistenziale è un problema quanto mai complesso e difficile specie per l'inquadramento. Ritengo che nessuno abbia la bacchetta magica capace di dare la soluzione ai problemi.
Quando nella scorsa legislatura era stata approvata la legge 20 si era detto che subito dopo sarebbero stati presentati i progetti delle piante organiche, ma questi non sono arrivati; la legge 20 è stata poi modificata in maniera sostanziale, ma il disegno di legge sulle piante organiche non è mai arrivato, non perché ci fosse cattiva volontà da parte degli Assessori che si sono succeduti a capo dell'assistenza, ma proprio perché le difficoltà sono obiettive in quanto, come è stato ricordato anche da chi mi ha preceduto, le Associazioni dei Comuni, in modo particolare oggi, non hanno personalità giuridica e di conseguenza non possono avere personale proprio, perché se non vado errato anche il personale sanitario non dipende direttamente dalle UU.SS.SS.LL. C'è infatti un ruolo organico unico del personale che è un ruolo regionale.
Quindi quello del personale socio-assistenziale è un problema complesso di difficile soluzione al quale si è cercato anche con tutte le difficoltà che conosciamo di dare una soluzione realistica, possibile e funzionale attraverso quest'ultima "leggina".
Non ritengo che i lavoratori vengano penalizzati; ritengo che la soluzione trovata potrà pure essere una soluzione precaria come diceva la collega Dameri, ma realisticamente a me pare la soluzione unica possibile in questa situazione giuridica in cui si muovono le UU.SS.SS.LL.
Del resto i contatti avuti con gli organismi governativi ci hanno fatto chiaramente intendere che quelle modifiche, quei leggeri aggiustamenti che sono stati introdotti all'interno della legge sono indispensabili per cercare di dare veramente ai lavoratori quell'inquadramento o meglio quell'assegnazione e quella posizione che giustamente meritano.
Non c'è stata quindi nessuna distorsione soprattutto nei confronti del personale dei principi generali ispiratori della legge 20 e concordo in questo con la collega Dameri: con questa leggina si viene a porre veramente la ciliegina per concludere l'iter travagliato e difficile delle modifiche alla legge 20 che ora dovrebbe finalmente dare la possibilità alle UU.SS.SS.LL. di operare anche in campo socio-assistenziale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, finalmente con questo ultimo disegno di legge che è un po' una appendice del disegno di legge di modifica e integrazione della legge 20, che discutemmo in aula alcuni mesi fa, si conclude questa manovra che il governo regionale negli ultimi due anni ha inteso realizzare per dare completa attuazione alla legge 20 e per creare le condizioni affinché il comparto socio-assistenziale possa partire in modo non dico definitivo, perché di definitivo non c'è mai nulla, ma quanto meno in modo organico.
Questa ulteriore modifica si è determinata - l'hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto - per effetto del rapporto intervenuto con il Governo in sede di approvazione delle modifiche e integrazioni della legge 20 su un articolo (l'art. 9) che trattava il tema specifico della copertura dei posti della pianta organica e in particolare il problema dei precari.
Il Governo sostanzialmente ci disse che quell'articolo non poteva essere approvato e che quindi a causa di quell'articolo tutta la legge sarebbe stata respinta.
Tra l'altro in quei giorni io ero fuori Italia, ma il Consiglio regionale - voglio qui ringraziarlo - ha condiviso la preoccupazione dei miei funzionari in ordine alla possibilità che quella legge fosse respinta dal Governo ed ha in quei giorni revocato l'art. 9, che era l'articolo che motivava il rinvio dell'intero testo della legge. Il Consiglio regionale ha così revocato l'art. 9 e quella legge approvata dal Governo divenne la L.R. n. 12 del 7/3/1988.
Oggi siamo qui a riproporre un disegno di legge che riprende i temi e gli argomenti contenuti in quell'art. 9 e se approvati potranno completare questa manovra.
Vorrei, per dare qualche risposta, dividere in due parti i problemi: in primo luogo esamino il problema squisitamente legato alla pianta organica del comparto socio-assistenziale sul quale si sono soffermati la collega Dameri, che ha criticato la soluzione individuata, e il collega Devecchi che ha detto che il Governo non ci consente soluzioni diverse.
Sono ovviamente d'accordo con il collega Devecchi, ma non perché non vogliamo proporre ogni tanto al Governo qualcosa di nuovo, vale a dire non tanto perché abbiamo nei confronti del Governo una posizione di sudditanza sciocca, ma perché noi riteniamo che le battaglie con il Governo debbano essere combattute quando il gioco vale la candela.
Allora il comparto socio-assistenziale a livello nazionale sta combattendo, e colgo l'occasione per darne informazione al Consiglio, con il Governo una battaglia importante e ho consegnato a nome dei miei colleghi Assessori all'assistenza delle altre Regioni un ordine del giorno che il Presidente domani porterà all'attenzione della Conferenza dei Presidenti e mi auguro che il medesimo possa essere approvato domani.
L'ordine del giorno ritiene che debbano essere definite delle quote aggiuntive, noi chiediamo 1.000 miliardi in più da parte del Governo e del Parlamento in favore delle Regioni per gestire il comparto socio assistenziale, quindi chiediamo flussi finanziari certi, ma soprattutto aggiuntivi.
Noi abbiamo chiesto e chiediamo con forza al Governo e al Parlamento la legge quadro nazionale sull'assistenza: questa ci pare una battaglia da combattere fino in fondo e lo stiamo facendo con incisività.
In questo ordine del giorno chiediamo al Governo di non porre dei vincoli forti sull'art. 20 della legge finanziaria per quanto riguarda i 140.000 posti in strutture assistenziali per anziani non autosufficienti chiediamo che il Governo nel definire i criteri coinvolga le Regioni rispettando il livello di programmazione che ogni Regione ha fatto in questo settore.
Ho citato questi argomenti per dire che non siamo appiattiti sulle posizioni del Governo e del Parlamento. Anzi, siamo in posizione fortemente dialettica, ma a noi pare che la questione della pianta organica funzionale sia un fatto puramente accademico, perché ricordo a me stesso e ai colleghi che le piante organiche del comparto sanitario sono di fatto delle piante organiche funzionali, perché abbiamo un'unica pianta organica regionale e gruppi di questo personale sono messi a disposizione delle singole UU.SS.SS.LL.
Non comprendiamo quindi la polemica che già in Commissione ed ancora oggi il PCI fa in ordine ad una soluzione che nel merito ci vede anche d'accordo, tant'è che la nostra proposta di modifica della legge n. 20 diceva semplicemente "piante organiche delle UU.SS.SS.LL." e non funzionali. Il Governo ci ha fatto rilievo e ci chiede di costituire delle piante organiche funzionali, abbiamo approfondito la questione e ci siamo accorti che nel merito sostanzialmente non cambia nulla.
Sono state espresse perplessità e preoccupazioni che possono anche essere condivise, cioè il comportamento diverso che può essere assunto da parte dei Comuni nei confronti dei dipendenti che operano all'interno della struttura comunale e di quelli che operano invece nella struttura dell'USSL. E' un problema che sicuramente esiste, ma che rientra nel quadro più complessivo dei rapporti Comuni - UU.SS.SS.LL. che devono cambiare nella nostra Regione: gli amministratori comunali devono capire che l'USSL è l'Associazione dei Comuni e quindi nell'USSL si devono riconoscere. Per altro verso gli amministratori delle UU.SS.SS.LL. devono capire che quando svolgono le funzioni nel campo socio-assistenziale, le svolgono in quanto delegate dai Comuni e quindi devono cogliere le esigenze dei Comuni debbono adeguare la loro programmazione e gestione dei servizi a ciò che i Comuni chiedono venga gestito; quindi le UU.SS.SS.LL. devono essere davvero l'espressione dei Comuni.
Questo lavoro di avvicinamento tra Comuni e UU.SS.SS.LL. non è facile esistono difficoltà che nascono da fatti politici, da fatti istituzionali e da tutta una serie di questioni che conosciamo e che non voglio richiamare per non prolungarmi troppo. Dobbiamo fare uno sforzo tutti insieme per far capire che Comuni e UU.SS.SS.LL. devono collaborare in modo stretto per raggiungere gli obiettivi che si danno perché se continuano a lavorare in modo divaricato questi obiettivi non potranno mai essere raggiunti e all'interno di questo ci sta anche il ragionamento sul personale. Chiediamo a tutta la comunità regionale che opera nel socio-assistenziale - e non solo in questo settore - di fare questo sforzo, altrimenti il problema del "funzionale" rischia di farci perdere di vista l'obiettivo certamente più importante e che riguarda la reale efficienza ed efficacia della gestione dei servizi socio-assistenziali.
Ripeto, la questione della pianta organica funzionale ci pare un fatto puramente nominalistico tanto che le organizzazioni sindacali CGIL - CISL UIL. con le quali ci siamo confrontati prima, durante e dopo la vicenda della revoca dell'art. 9, hanno serenamente capito i problemi, hanno condiviso la nostra intenzione di fare una pianta organica non funzionale ma hanno anche capito le difficoltà nelle quali andavamo a collocarci quando avessimo insistito nel non prevedere questa caratteristica, con il rischio quindi di avere la legge rinviata dal Governo, un atto sicuramente non positivo per il Piemonte che si occupa di questi problemi.
Ci pare un problema nominalistico per le cose che ho detto e anche perché la sanità opera in questo modo, non ci pare che ci siano da questo punto di vista dei problemi.
Ho approfondito la situazione delle Regioni Veneto e Puglia. In Puglia in particolare è in vigore una leggina che riguarda una parte di dipendenti per funzioni gestite ancora dai Comuni, quindi è vero che è una legge che parla di pianta organica, ma che attiene non al comparto socio assistenziale bensì ad una piccola porzione di questo, per il personale che svolge funzioni del tutto particolari.
Da questo punto di vista le preoccupazioni che la collega Dameri ha espresso sono per certi versi condivisibili, ma come si suol dire "il gioco non vale la candela": rischiare di farci rinviare la legge a noi pare assolutamente improduttivo, anzi rischiosissimo in una fase nella quale i precari debbono essere sistemati rapidamente altrimenti vedremo nei prossimi mesi le strutture per handicappati chiudere. Ci pare quindi utile valutando i pro e i contro, far procedere le cose nel senso che la Giunta ha proposto.
Per le altre questioni di tipo più politico e generali del comparto dell'assistenza faccio questa valutazione. L'attuazione della legge n. 20 non è stata precaria, ma sicuramente molto difficile, perché si è trattato di una legge che ha rinnovato, ma non aveva tutti gli strumenti per essere attuata, quindi non capisco come si potesse attuare una legge che non aveva le condizioni perché fosse attuata completamente, bensì soltanto a pezzi.
In questi tre anni abbiamo creato le condizioni perché fosse attuata completamente, riteniamo che nel 1989, quando la sua attuazione sarà completa, potremo vedere dei risultati indubbiamente qualitativamente superiori nell'erogazione dei servizi.
La Giunta è d'accordo - l'ho chiesto in più occasioni - che si faccia un dibattito sul settore socio-assistenziale della nostra Regione. A noi interessa molto fare questo dibattito, vedere a che punto di elaborazione siamo arrivati nei programmi e progetti di attuazione nel settore nella nostra Regione. Potremo eventualmente confrontare le esperienze di altre Regioni e vedere quali passi sono stati compiuti.
Non mi interessa fare polemica tra chi governava nel passato, chi governa oggi e chi governerà nel futuro, ma valutare il movimento che si è determinato in questo settore nell'arco di dieci anni e le risposte che sono state date ai cittadini.
Faccio una battuta sull'istituzionalizzazione. Non credo neanche più di dover rispondere alla polemica rispetto alla quale io sarei un Assessore che vuole istituzionalizzare le persone in difficoltà. Non voglio assolutamente istituzionalizzare le persone in difficoltà perché ho sempre detto in ogni sede, nei documenti, nei dibattiti e nei convegni, che riteniamo velleitario proporre una sola soluzione ai problemi delle persone in difficoltà. Noi riteniamo che sia dovere delle istituzioni mettere in condizione i servizi di aiutare le persone in difficoltà là dove abitano e là farle rimanere. Crediamo anche sia nostro dovere proporre delle soluzioni alternative a quelle persone o a quelle famiglie che desiderano avere una risposta alternativa. I mille anziani che da anni, a Torino, sono in attesa di essere ospitati in una struttura, per scelta loro e delle loro famiglie, sono la dimostrazione che forse qualcosa non ha funzionato. Noi stiamo creando le condizioni perché ci siano due risposte e che i cittadini in difficoltà possano scegliere a quali delle due accedere.
Questi sono i nostri obiettivi, non abbiamo difficoltà ad esprimerli in ogni sede e in ogni momento, ma vogliamo trovare l'occasione per lasciarli alla riflessione e al dibattito del Consiglio regionale perché ci pare anche questo un modo per far crescere in Piemonte questo settore che ha bisogno di maggiore attenzione da parte di tutti, in primo luogo dei cittadini.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dal Consigliere Dameri: al quarto comma sopprimere la parola "funzionale".
La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Non credo sia necessario illustrarlo più di quanto non abbia già fatto.
La legge è composta di due articoli, quindi abbiamo proposto, attraverso la forma dell'emendamento, la nostra considerazione di ordine politico e cioè che la pianta organica proposta sia tout court e non funzionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Non è possibile accogliere l'emendamento per le ragioni che ho illustrato in sede di replica.



DAMERI Silvana

Ho dimenticato una considerazione. Faccio osservare che noi andiamo a modificare il titolo di un articolo (art. 8) che è già stato approvato dal Commissario del Governo. Mentre l'art. 9 è stato stralciato dal testo della legge attraverso l'art. 2 di questa leggina, con il quarto comma dell'art.
1 si modifica il titolo che fa parte integrante di un articolo già approvato dal Commissario del Governo. Mi pare del tutto evidente che il Commissario del Governo allora aveva approvato la pianta organica e noi adesso aggiungiamo "funzionale". In sostanza, abroghiamo una cosa che il Commissario del Governo ha già approvato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 22 contrari ed 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Dameri: a) alla fine del primo comma aggiungere: "nonché il personale degli enti sciolti con DPR n. 616/77" b) al secondo comma sostituire la parola "assegnato" con "inquadrato" al terzo comma sostituire la parola "assegnato" con "inquadrato".
La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

L'Assessore mi risponderà che questo personale è già stato assorbito dai Comuni, mi risulta però che ci sia una serie di enti rispetto ai quali il passaggio non è pienamente compiuto.
Peraltro se questa dicitura fosse aggiuntiva e ulteriormente rafforzativa rispetto ad una situazione di fatto, ciò non produrrebbe alcun problema. E' un'osservazione fatta in sede di consultazione da parte delle Organizzazioni sindacali, si tratta di poche decine di persone nella nostra regione, non vedo quindi perché non possano essere assorbite all'interno di un quadro di riferimento generale. Noi manteniamo pertanto l'emendamento.
Può darsi che ci sbagliamo in questo caso, ma siccome vi sono elementi ridondanti che sono stati inseriti in seguito e sui quali vogliamo sorvolare, non capiamo perché non possa essere aggiunto anche questo riferimento in modo da comprendere tutto il personale interessato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Il problema è semplice. Noi non vogliamo creare delle condizioni di preoccupazione e tali che il Governo possa non approvare questo disegno di legge.
Il personale degli enti disciolti per effetto del DPR n. 616/77 è già tutto in forza ai Comuni. Le OO.SS. inizialmente erano preoccupate che ci fosse del personale fuori e sull'ultimo testo i sindacati concordarono sulla nostra proposta di eliminare questo comma comprendendo che tutto il personale è già inserito nelle piante organiche comunali e quindi chi poteva essere ricompreso era già inserito e chi non c'era non lo poteva essere. Anche i sindacati concordarono sulla nostra idea di evitare di scrivere una cosa che avrebbe potuto insospettire, senza in realtà risolvere alcun problema, perché tutti quelli che dovevano essere inseriti nelle piante organiche dei Comuni sono già stati inseriti. A noi pare un emendamento che lascia invariate le situazioni dal punto di vista di merito, ma può rendere sospettoso il Governo facendo immaginare chissà quale operazione. Chiederei quindi al Consiglio di accogliere questa mia preoccupazione e dichiaro che la Giunta non può accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti testé discussi.
Chi è favorevole al primo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 20 contrari.
Chi è favorevole al secondo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 20 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo della legge ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Credo sia necessario che il Consiglio possa effettivamente svolgere un dibattito relativamente alla condizione della popolazione anziana nella nostra regione e che vengano prodotti da parte della Giunta elementi concreti sulla politica condotta perché sappiamo che il dire è una cosa, ma il fare non è sempre esattamente la stessa. L'Assessore ha detto che bisogna fare i servizi alternativi, ma che questa Giunta ne abbia realizzati ho i miei dubbi.
Devono essere forniti dati più consistenti: ad esempio, nel piano regionale si diceva che l'assistenza domiciliare era garantita in 134 Comuni, ma quali investimenti ha prodotto e quale potenziamento è stato dato sono argomenti di un discorso che faremo. Noi ci aspettiamo che questa proposta di discussione venga dalla Giunta. Per quanto ci riguarda ci prepareremo adeguatamente per proporre eventualmente noi questa discussione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,30 riprende alle ore 15,30)



PETRINI Luigi


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 467 presentato dai Consiglieri Adduci, Ala Bontempi, Bresso, Chiezzi, Majorino e Sestero inerente l'elettrodotto Leinì Piossasco (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il punto 14) all'o.d.g. prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 467.
La discussione dovrebbe essere introdotta dai presentatori dell'ordine del giorno, ma il Vicepresidente Vetrino intende fare una proposta operativa; ha pertanto la parola.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Sarei in condizione di svolgere questo dibattito e sono documentata sia per quanto riguarda gli aspetti progettuali, sia per quanto riguarda le richieste che attenevano al numero delle famiglie che hanno le abitazioni che sorgono nella fascia dei 30/50 metri dall'elettrodotto. Mi sembra per che il tipo di dibattito che andremo a sviluppare potrebbe coinvolgere aspetti molto tecnici e anche con necessità di visionare reciprocamente delle documentazioni che sono quelle che io produco per dimostrare il nostro interessamento e le possibilità reali per poter eventualmente votare oggi questo ordine del giorno. Però siccome l'obiettivo non è quello di arrivare alla votazione di un ordine del giorno che potrebbe magari vedere momenti contrapposti che non sono stati sufficientemente documentati propongo di rimandare il dibattito ad un momento tecnico, non so se nell'ambito delle Commissioni competenti, in relazione al territorio e all'aspetto sanitario anche se penso che probabilmente si potrebbe rimandare ad un gruppo che avesse la capacità di raccogliere gli interessi dei vari Consiglieri che in questi anni e segnatamente in questi ultimi mesi si sono più specificamente occupati di questo problema.
Ripeto che sono anche disponibile ad affrontare il dibattito in queste condizioni, mi sembra però che si ridurrebbe ad un momento di confronto eccessivamente tecnico rispetto al quale saremo probabilmente costretti ad interrompere i lavori per poter prendere compiutamente visione della documentazione e in una sede che potrebbe essere anche diversa da quella dell'aula consiliare. Quindi la mia proposta è di rinviare l'esame dell'ordine del giorno ed intanto realizzare questo momento tecnico di verifica della discussione e delle proposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Non abbiamo nulla in contrario ad esaminare con calma tutta la documentazione che l'Assessore vorrà produrre. Poniamo semplicemente una questione di tempi, che devono essere rapidi, per procedere all'esame dei documenti. Vogliamo che vi sia, quanto meno, un impegno della Giunta per far sì che l'ENEL non immetta assolutamente energia elettrica in quell'elettrodotto. Il tratto che va da Rosta a Piossasco è interrotto, i lavori sono stati fermati dal Pretore di Avigliana e questo in qualche modo ci rassicura, però affronteremmo l'esame dei documenti con maggiore tranquillità, ed anche gli stessi cittadini che sono qui presenti in un certo numero sarebbero più tranquilli se ci fosse, come abbiamo detto, un impegno della Giunta nei confronti dell'ENEL per evitare l'immissione dell'energia elettrica in rete. A queste condizioni possiamo procedere all'esame della documentazione, così come l'Assessore ha proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Sono sconcertato da questa decisione che mi risulta preludere ad un ulteriore rinvio. Pensavo che questa informazione si sarebbe dovuta dare prima e noi avremmo potuto già giungere oggi con un lavoro istruttorio sulle carte compiuto. Comunque, questo lavoro da compiersi con calma e tempo - non impedisce alla Giunta di dire già oggi se è disponibile ad accogliere o meno alcune determinazioni contenute nell'ordine del giorno.
Tra le varie cose che proponiamo, oltre a quella di una ricognizione sugli altri elettrodotti, vi è la definizione del valore che viene dato al documento dell'USSL 40 di Ivrea, che - in linea generale - prescinde dall'esame puntuale della localizzazione dei singoli tralicci. Ed è importante che la Giunta, sulla base delle risultanze della Pretura di Avigliana e degli studi dell'USSL 40 di Ivrea, trasformi queste in un regolamento, eventualmente da acquisire all'interno della legge n. 56 (Tutela e uso del suolo), recuperando ed ampliando l'art. 91 septies.
Ulteriore motivo di preoccupazione è la certezza rispetto ai tempi del ritorno in aula di questa vicenda; chiedo se l'esame lo conduciamo i primi tre giorni della prossima settimana e se è iscritto all'o.d.g. della seduta di giovedì. Perché se teniamo conto di tutti gli impegni che ha il Consiglio da questo momento fino all'estate andiamo sicuramente oltre.
Quali determinazioni ha la Giunta in merito allo stato e all'avanzamento dei lavori? Se l'argomento attenesse solo ad una questione di rapporti tra Consiglio e Giunta possiamo concordare tra gentiluomini e fermarci qui.
Però c'è un terzo incomodo, che è molto ingombrante: questo elettrodotto è pronto e vi dico lo sconcerto nel vederlo da casa mia, anche se disto ad una decina di chilometri; questo per sottolineare l'impatto visivo della costruzione.
Chiedo la garanzia che la discussione sia svolta giovedì prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Voglio registrare un fatto che non può essere considerato assolutamente normale o di routine. Vengono prefigurati in una sede in cui la Giunta è presente il calendario dei lavori e l'o.d.g. all'interno del quale sono collocati gli argomenti. Per evitare di dover arrivare su questo punto a richiedere un ulteriore supplemento, occorre affrontare i problemi, specie quando hanno questa portata, preventivamente e quindi definire correttamente tempi e modi per gli approfondimenti che possono permettere di portare la discussione in Consiglio.
In questo senso faccio mie le preoccupazioni di Ala, perché se oggi non possiamo prendere in esame le determinazioni in materia occorrono almeno due garanzie. La prima è che venga indicato con molta chiarezza e nei tempi più brevi possibili quando e come si compie l'approfondimento e quando è in grado il Consiglio di esprimere la sua volontà. L'altra garanzia è che tra le varie richieste contenute negli ordini del giorno vi siano gli atti che potremmo compiere subito come manifestazione della volontà del Consiglio.
Non metto in discussione la necessità di un approfondimento, bensì il modo in cui si arriva in aula che ci mette in condizioni estremamente difficili perché quando abbiamo chiesto di inserire questo argomento all'o.d.g.
almeno un mese fa alla riunione dei Capigruppo, c'era stato il consenso di tutti; pensavamo quindi che in aula fosse possibile esprimerci e passare alla votazione. Gli slittamenti che si sono verificati rischiano di portare ritardi su tutti gli argomenti.
Chiedo quindi all'Assessore una risposta certa su tempi e modi di approfondimento (mi pare di capire che c'è un confronto di tipo tecnico da effettuare) e che cosa oggi possiamo impegnarci a fare affinché si segni un punto: il passaggio in Consiglio di questo argomento.
In attesa di sentire di che tipo di approfondimento si tratti da parte dell'Assessore, auspico che la questione si risolva nel giro di una settimana, pensando che ci sia un lavoro consolidato alle spalle dato che l'argomento si discute da tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, signor Assessore, penso che sia ampiamente meritevole di accoglimento la proposta che ha formulato il Consigliere Adduci: cioè un impegno da parte della Giunta ad intervenire, nell'ambito dei suoi poteri in quanto tutore della salute dei cittadini, presso l'ENEL affinché allo stato degli atti e delle cose si sospenda l'immissione dell'energia elettrica in rete. La proposta formulata da Adduci non è avventata o immotivata, vista alla luce della decisione del Pretore di Avigliana che, facendo proprie le istanze di numerosi cittadini di Rosta appoggiate non dalla Regione, ma da alcuni Consiglieri regionali, ha rilevato che un effettivo pericolo esiste. Tant'è vero che ha emanato alcuni provvedimenti nei confronti dell'ENEL. sia pure chiedendo limitate variazioni, in attesa di un approfondimento della costruzione e dell'itinerario dell'elettrodotto. Perciò di fronte al fatto che abbiamo un abbondante "fumus" di fondamento di quanto denunciato già nei mesi scorsi in precedenti ordini del giorno e quanto denunciato nell'odierno documento accediamo al rinvio per un approfondimento tecnico-politico, ma chiediamo l'intervento della Giunta come è stato formulato dal Consigliere Adduci.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, Assessore Vetrino, giungiamo oggi e spero in breve ad una definizione ultima, ad un momento di determinazione quando il processo è quasi finito. Capisco che ci siano state delle difficoltà oggettive, capisco che l'ENEL abbia fatto una scelta tecnica di strategia che in termini di economia dell'impresa è la migliore, ma per quanto riguarda gli aspetti ambientali (come ha detto il collega Ala che vede questo traliccio da casa sua) e paesaggistici quest'opera lascia a desiderare sapendo che c'erano delle alternative, anche se molto più costose.
L'Assessore ha detto che in linea teorica è disponibile da oggi a fare l'approfondimento, ma che per ragioni tecniche non è l'aula la sede più opportuna per affrontarlo. Se così è chiedo che i tempi siano brevissimi spero pure che l'ENEL inizi l'erogazione di energia sulla parte di linee già tirate e che l'Assessore ci dia una assicurazione in tal senso.
Come Gruppo socialista sottolineo, dato che questa vicenda si trascina da lungo tempo, che dobbiamo porvi la parola "fine" come posizione del Consiglio e della Giunta con la seduta prossima o comunque in un tempo ragionevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intendo riprendere brevemente alcuni temi che abbiamo già affrontato in altre occasioni e che avranno forse con la prossima seduta, una presa di coscienza almeno per quanto attiene alle ipotesi di novità che vi possono essere sul tema specifico che avrà un approfondimento.
Il positivo lavoro che si sta facendo nella Bassa Valle di Susa per la verifica dell'impatto ambientale e della nuova autostrada sta mettendo gli organi tecnici e burocratici della Regione finalmente in condizione di gestire un'operazione di controllo del territorio che trascende i limiti dell'astrazione e della teoricità che caratterizza molte volte i temi della pianificazione.
Quindi finalmente, sia pure a seguito di una sollecitazione pregnante si sta facendo un buon lavoro di coscienza su cosa è il territorio, quali sono i limiti della sua utilizzabilità e soprattutto quali sono le reattività che gli insediamenti esistenti determinano a fronte di certe previsioni insediative e di nuove infrastrutture.
Raccomando all'Assessore di voler dilatare l'orizzonte di queste verifiche all'area metropolitana, perché l'occasione di dotazione di nuove infrastrutture, dagli impianti di incenerimento o distruzione dei rifiuti ad altri tipi di infrastrutture, si accrescerà nella misura in cui questi problemi sopravverranno con grande incombenza anche in ordine di tempi e di decisioni tempestive.
Quindi questo atteggiamento di verifica di compatibilità è necessario sia pure in un quadro normativo non ancora definito, perché leggo dalla stampa che il Governo dovrebbe emanare nei prossimi giorni il famoso provvedimento in applicazione delle direttive CEE sull'impatto ambientale e quindi sta maturando anche sotto il profilo legislativo qualche novità. Non dimentichiamo che però, al di là di quello che diranno i provvedimenti legislativi, esiste l'esigenza di una migliore strutturazione dell'Assessorato, avvalendosi sia pure di collaborazioni esterne, per affrontare questa tematica che ormai è diventata assolutamente non più rinviabile.
Ringrazio l'Assessore per l'attenzione che vorrà dedicare a questa nostra raccomandazione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Innanzitutto ribadisco la disponibilità della Giunta ad affrontare ancora oggi il dibattito su questo tema. Ho già detto che siamo in condizioni di sostenere questo dibattito perché a seguito della presentazione dell'ordine del giorno da parte del Partito comunista e dell'incontro svolto in quest'aula quindici giorni fa, noi abbiamo avuto la possibilità di contattare l'ENEL. di approfondire l'argomento e quindi siamo in condizioni di sostenere il dibattito.
La mia preoccupazione è quella di riverificare non solo l'aspetto paesaggistico, ma anche quello sanitario, problema questo che ha indotto il Pretore di Avigliana ad accogliere il suggerimento dell'USSL di Ivrea relativamente al palo n. 91. Ritengo che sarebbe veramente più utile ai lavori del Consiglio, anche per il rispetto che in fondo dobbiamo a quest'aula che deve essere il momento del confronto politico, lasciare ad altri momenti più squisitamente tecnici, quale il gruppo che ho proposto l'esame di questo problema e di rinviare quindi il dibattito a quando si riterrà opportuno.
Tra l'altro consiglio di svolgere questa riunione, pur con le carte in mano e le fotografie, in loco per renderci conto di persona di che cosa è avvenuto e di che cosa potrebbe ancora avvenire.
Ritengo si tratti di una soluzione intermedia accettabile e quindi il dibattito vero e proprio sull'ordine del giorno del Partito comunista e degli altri Consiglieri che vi hanno aderito potrebbe essere svolto giovedì prossimo.
Vorrei subito dare un'assicurazione alla richiesta avanzata dal Consigliere Adduci e ripresa dal Consigliere Majorino.
E' evidente che l'ENEL non può in questo momento immettere in rete energia di alcun tipo perché la tesatura si fermerà al palo 89, in quanto c'è l'ordinanza del Pretore di Avigliana che non consente all'ENEL di andare oltre.
L'ENEL ha 120 giorni per fare opposizione e sarà quindi il Tribunale a decidere se avrà ragione l'ENEL oppure il Pretore di Avigliana, a quel punto si vedrà. Ciò comporterà lo slittamento della fine dei lavori di questa linea (i pali sono ormai tutti messi, si tratta di avviare la tesatura).
Con questa assicurazione a me sembra che noi abbiamo in questa settimana la possibilità di svolgere con tutta tranquillità questo incontro, per il quale la Giunta dichiara la più ampia disponibilità per verificare la situazione, tenendo conto dello studio dell'USSL di Ivrea rispetto al quale abbiamo già fatto un dibattito in quest'aula e quindi l'abbiamo già considerato e verificato.
L'ordinanza del Pretore di Avigliana ci obbliga ad un ulteriore momento di confronto. Questo è l'atteggiamento con cui noi affrontiamo questo problema e ribadisco la mia personale disponibilità ad esaminarlo nei termini indicati.



PRESIDENTE

La questione verrà pertanto affrontata a seguito del sopralluogo che verrà effettuato da parte della II e VII Commissione.



ALA Nemesio

Colgo l'occasione per dire che la VII Commissione martedì prossimo non svolgerà le consultazioni prefissate a causa dell'incontro in mattinata con il Ministro Ruffolo. Il sopralluogo potrebbe quindi essere effettuato martedì pomeriggio.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Propongo di fissarlo intorno alle ore 16-16,30.
Dal momento che ho ripreso la parola, chiedo al Presidente se posso aggiungere qualcosa.



PRESIDENTE

Prego, prosegua.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Vorrei rispondere al Consigliere Picco che ha posto un problema di grande importanza ed attualità: il modo migliore per superare le difficoltà che noi stiamo incontrando a posteriori è proprio quello di avviare finalmente il dibattito nella Commissione competente e dopo in quest'aula sui disegni di legge relativi alla valutazione di impatto ambientale, anche se è vero che abbiamo avuto il suggerimento a livello ministeriale di tergiversare sul disegno di legge regionale in attesa delle norme che dovrebbero essere emanate a livello nazionale.
Prossimamente relazionerò in Commissione, unitamente al Consigliere Mignone, sui lavori del gruppo di VIA, gruppo che lavora benissimo e che si scontra con il fatto quotidiano di dover fare un lavoro non inutile, ma sicuramente su un tracciato che è in costruzione, quindi c'è sconforto perché si sarebbe potuto fare le cose in modo diverso e adesso si cerca di mitigare gli errori introdotti dal lato progettuale senza tenere conto della valutazione di impatto ambientale.
Faccio questa sollecitazione che rivolgo anche al Presidente della Commissione competente pregandolo di sveltire questo dibattito perché tra l'altro abbiamo in deposito presso la Giunta richieste di valutazione di impatto ambientale di progetti che attengono alla realizzazione di infrastrutture che non sappiamo in questo momento a chi far valutare se non a questo gruppo che peraltro è già oberato dai lavori di valutazione di impatto ambientale dell'autostrada in Valle Susa.
I progetti di legge sono diversi, c'è la possibilità di stabilire a chi può essere affidata la valutazione: se al Comitato tecnico-scientifico o alla struttura regionale, comunque questo è tutto da definire e da orchestrare, tuttavia ci sono esigenze reali da soddisfare nella comunità.
Oggi non è più pensabile di poter avviare una qualunque infrastruttura sul territorio senza una valutazione di impatto ambientale. Visto che la Regione Piemonte ha da tempo avviato questo processo di presa di coscienza di approfondimento, di attenzione verso questo problema, dobbiamo rispettare l'esigenza del Consiglio di affrontare questo problema fondamentale per la società moderna e su cui dobbiamo confrontarci con le nostre idee, ognuno per la propria parte, per arrivare comunque ad una decisione che consenta agli operatori tutti, pubblici e privati, di agire con maggiore tranquillità per il futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Quindi invece di votare una determinazione possiamo basarci sull'impegno dell'Assessore, a nome della Giunta, a che si vigili che l'immissione della corrente non avvenga. Una risposta in tal senso va data.



PRESIDENTE

La procedura è avviata. Dopo il sopralluogo, l'argomento tornerà in discussione in aula la prossima settimana.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: progetto di legge n. 381: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte per l'indizione di un referendum di indirizzo sul conferimento di una mandato costituente al Parlamento Europeo che sarà eletto nel 1989" proposta di deliberazione n. 901: "Costituzione del Comitato per la promozione, il finanziamento e il supporto alla gestione della scuola diretta a fini speciali in telematica e microelettronica del Politecnico di Torino in Ivrea. Partecipazione della Regione Piemonte. Approvazione degli schemi di Statuto e di convenzione. Impegno di spesa L. 30.000.000 (cap.
780/1988)" progetto di legge n. 254: "Modifiche ed integrazioni alle norme igienico-sanitarie delle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere" proposta di deliberazione n. 914: "Individuazione ai sensi dell'art.
4 della L.R. 10/85 di Associazioni, Enti ed Istituti titolari di potere di designazione" proposta di deliberazione n. 908: "Corso agricolo n. 167/87-88 dell'INIPA Piemonte. Deroga alla convenzione per l'inizio del corso" legge rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione del certificato di garanzia di produzione delle carni bovine" proposta di deliberazione n. 802: "Comitato di coordinamento del Centro Regionale di Documentazione non vedenti. Modifica deliberazione G.R.
21-32812 del 13/3/1984 e nomina nuovi componenti" legge rinviata dal Governo relativa a: "Piano regionale sangue e plasma".
Chi è favorevole all'iscrizione dei sopraccitati argomenti è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Passiamo al punto 17) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede.
Cooperative artigiane di garanzia. Provincia di Torino Favria Canavese - Collegio Sindacale. Nomina del Presidente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Lorenzo Fanteguzzi.
Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia. Sostituzione del signor Bassignana dimissionario (esperto in problemi agricoli-forestali).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Rolle.
Consigli scolastici provinciali (art. 13, DPR n. 416/1974) Provincia di Alessandria. Nomina di 1 membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Lilia Testa.
Consigli scolastici provinciali (art. 13, DPR n. 416/1974) Provincia di Asti. Nomina di 1 membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Cesira Antonucci.
Consigli scolastici provinciali (art. 13, DPR n. 416/1974) Provincia di Novara. Nomina di 1 membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Giustina.
Consigli scolastici provinciali (art. 13, DPR n. 416/1974) Provincia di Torino. Nomina di 1 membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Angelo Cassia.
Fondazione Centro Studi sul pensiero politico - Consiglio di Amministrazione. Nomina di 2 rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Francesco Traniello e Isabella Massabò Ricci.
Fondazione Centro Studi sul pensiero politico - Collegio dei Revisori. Nomina del Presidente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alessandro Braja.
Commissione Tecnica di Vigilanza Farmaceutica - Provincia di Novara.
Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Paolo Rizzo dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gabriele Mantegazza.
Finpiemonte - Collegio Sindacale. Nomina di 1 Sindaco supplente in sostituzione del signor Marco Fagnola dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Francesco Stassi.
Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza. Nomina di 2 membri in sostituzione dei signori Altamura e Andrion dimissionari.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Antonio Miletto e Gerardo Molfese.
Consiglio Regionale di Sanità ed Assistenza. Nomina di 1 rappresentante UIL in sostituzione del signor Frego.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Luciano.
Collegi Revisori delle Aziende di Promozione Turistica "APT" APT di Acqui Terme e dell'Ovadese. Nomina di 3 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giuseppe Avignolo, Eugenia Prato e Dino Angelini.
Collegi Revisori delle Aziende di Promozione Turistica "APT" APT del Casalese. Nomina di 3 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Paolo Ariotti, Elio Brancolin e Angelo Cantaluppi.
Collegi Revisori delle Aziende di Promozione Turistica "APT" APT del Lago Maggiore. Nomina di 3 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Roberto Bussi, Roberto Scruzzi e Carlo Cinquini.
Collegio Revisori delle Aziende di Promozione Turistica "APT" APT delle Valli di Lanzo. Nomina di 3 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Cesare Giuliani, Aurelio Bertoldo e Lucia Anna Mattalia.
Collegi Revisori delle Aziende di Promozione Turistica "APT" APT di Alessandria. Nomina di 3 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Vittorio Moro, Battista Amandola e Sandro Tortarolo.
Comitato Regionale per le opere pubbliche (CROP) - Sezione infrastrutture. Nomina di 1 membro in sostituzione del signor Raffaele Radicioni dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Biagio Burdizzo.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame progetto di legge n. 381: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte per l'indizione di un referendum di indirizzo sul conferimento di un mandato costituente al Parlamento Europeo che sarà eletto nel 1989"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 381, iscritto in precedenza.
Il relatore, Consigliere Valeri, dà per letta la relazione.
Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 901: "Costituzione del Comitato per la promozione, il finanziamento e il supporto alla gestione della scuola diretta a fini speciali in telematica e microelettronica del Politecnico di Torino in Ivrea Partecipazione della Regione Piemonte - Approvazione degli schemi di Statuto e di convenzione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 901.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 254: "Modifiche ed integrazioni alle norme igienico-sanitarie delle strutture ricettive alberghiere ed extraalberghiere"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 254.
Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 914: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. 18 febbraio 1985, n. 10, di Associazioni, Enti ed Istituti titolari di potere di designazione"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare la proposta di deliberazione n. 914.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 908: "Corso agricolo n. 167/87-88 dell'INIPA Piemonte Deroga alla convenzione per l'inizio del corso"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 908.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 8 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Zootecnia

Esame legge inviata dal Governo relativa a: "Istituzione del certificato di garanzia di produzione delle carni bovine"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Istituzione del certificato di garanzia di produzione delle carni bovine".
Ha chiesto la parola il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

E' una legge che il Commissario del Governo ha respinto con la motivazione che la Regione non può riconoscere le denominazioni di origine controllata. Visto che già quando l'abbiamo approvata avevamo alcuni dubbi e visti altresì gli scandali emersi in questi giorni, propongo di rinviare l'esame di questa legge alla prossima seduta in presenza anche dell'Assessore all'agricoltura, seppure non direttamente interessato, per avviare un dibattito anche sul problema degli estrogeni. E' un momento molto delicato, quindi approfittando di questo rinvio del Governo chiedo una comunicazione della Giunta sulla quale avviare il dibattito inerente il problema degli estrogeni.
Ripeto che la legge sul marchio DOC è stata rinviata perché la Regione non è abilitata a concedere i marchi, chiedo quindi di rinviarne l'approvazione per poter fare un dibattito più ampio sul problema degli estrogeni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Io ritengo invece che la legge debba essere votata oggi perch sull'onda della possibilità di ottenere la garanzia di genuinità della carne stanno venendo alla luce iniziative strane, ad esempio, la stampa su materiale tessile, che già è possibile vedere in molte macellerie piemontesi, di un emblema che riproduce lo stemma della Regione Piemonte ed un bue che vorrebbe indirettamente significare garanzia di genuinità di carne piemontese, il che rischia di essere un'ulteriore "fregatura" per il consumatore.
Mi pare pertanto opportuno, visto che la Commissione si è espressa all'unanimità sul chiarimento da dare al Governo che non è nostra intenzione istituire marchi di qualità, ma soltanto dare la garanzia della salubrità della carne, di votare oggi questa legge nei confronti della quale c'è tra l'altro una aspettativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Condivido per una volta le cose dette dall'Assessore perché anche noi siamo preoccupati per le iniziative che sono state assunte dal mattatoio di Torino. Inoltre non riesco a capire su quali basi tecnico-scientifiche si regga l'iniziativa della Provincia di Alessandria.
Si tratta di iniziative che disorientano i consumatori. Siamo quindi d'accordo per approvare subito la proposta di modifica alla legge rinviata dal Governo.
Mi permetto di dire che il Governo deve mettersi d'accordo con se stesso. Non capisco perché nella Regione Puglia il marchio sia stato accettato e non invece in Piemonte. Il DPR n. 616 deve valere per tutte le Regioni e non solo per alcune, prego quindi l'Assessore di prendere informazioni su questa notizia sulla quale trarre delle conclusioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

Signor Presidente, credo che dobbiamo accogliere l'invito dell'Assessore anche se la nostra preoccupazione è forte in questo momento di grande difficoltà per la commercializzazione della carne. La preoccupazione è grande nella misura in cui si tenta in tutti i modi di sfruttare un momento particolare di sensibilità del consumatore attraverso una serie di iniziative che, a dir poco, sono veramente sconcertanti. E' indubbio che, di fronte alle realtà purtroppo gravi che sono state evidenziate dagli ultimi fatti, ci sia l'esigenza immediata di dare una risposta seria e garantista e non demagogica che va in contrasto agli interessi del consumatore che deve essere garantito, come del resto anche il produttore agricolo serio.
Prego l'Assessore di farsi parte attiva, dopo l'approvazione della legge, nella predisposizione del regolamento di applicazione, al fine di impedire speculazioni a danno del consumatore che rappresenterebbero un atto grave nei confronti della serietà con cui noi vogliamo porci su questo problema.
Il Consigliere Fracchia ha chiesto il rinvio per poter affrontare anche la questione degli estrogeni ed entrare quindi nel concreto degli atti da intraprendere nei confronti non solo di questi atti speculativi, ma soprattutto dell'uso, purtroppo ancora troppo marcato e sfacciato, di queste sostanze.
Noi siamo parte attiva e potremmo presentare un ordine del giorno o altra iniziativa consiliare, ma se l'Assessore si impegna a fare una brevissima comunicazione sugli ultimi fatti in una delle prossime sedute ma con urgenza, su cui avviare un dibattito, seppur breve, credo che faremmo il nostro dovere come Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Avendo sentito le considerazioni del collega Ferro e del Presidente della Commissione agricoltura, Penasso, ritiro la mia proposta, però chiedo un impegno formale della Giunta per una comunicazione da svolgere prima del periodo feriale sulla situazione attuale in Piemonte, perché nell'ultimo scandalo dei 15.000 vitelli sequestrati è interessata anche una parte del Piemonte, in modo particolare la Provincia di Alessandria. Questi sono i dati giornalistici, ma a prescindere dalla Provincia di Alessandria, è un problema molto grave che tocca anche il Cuneese, dove quasi settimanalmente vengono posti sotto sequestro allevamenti di bestiame. Se l'Assessore si impegna a fare questo dibattito, ritiro la mia proposta comprendendo lo spirito dell'urgenza della riapprovazione di questa legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

D'accordo. Mi impegno a rendere una comunicazione sulla situazione in Piemonte in relazione all'uso degli estrogeni.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'articolato, tenendo conto delle osservazioni del Governo.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione n. 802: "Comitato di coordinamento del Centro Regionale di documentazione non vedenti. Modifica deliberazione G.R. 21-32812 del 13/3/1984 e nomina nuovi componenti"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 802.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Piano regionale sangue e plasma"


PRESIDENTE

Passiamo infine all'esame della legge rinviata dal Governo relativa al Piano regionale sangue e plasma.
Ha chiesto la parola il Presidente della V Commissione, Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.



DEVECCHI Armando

Il Governo ha rinviato la legge soprattutto perché si prevedeva che il regolamento fosse formulato dalla Giunta anziché dal Consiglio. E' una questione puramente di carattere formale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione dell'articolato, tenendo conto delle osservazioni del Governo.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere .
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 12 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 9 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,50)



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