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Dettaglio seduta n.142 del 08/06/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton, Bergoglio, Biazzi Bruciamacchie, Carazzoni, Cernetti, Croso, Genovese, Minervini, Paris Pezzana, Picco, Ratti, Sestero e Turbiglio.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza n. 1101 del Consigliere Ala inerente lo studio dell'ENEA sulla popolazione piemontese dopo l'incidente di Chernobyl


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1101 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

A tutt'oggi sono stati pubblicati tre studi relativi all'impatto sanitario sulla popolazione piemontese in conseguenza all'incidente della centrale di Chernobyl.
Il primo studio, riferito alla data del 5 luglio 1986, condotto dall'ENEA di Saluggia, stimava l'equivalente medio di dose efficace impegnata in Piemonte in 0,14 milliSivert (valore cautelativo).
Il secondo studio, riferito alla data del 31 ottobre 1986, condotto dall'USSL n. 40 di Ivrea, stimava l'equivalente medio di dose efficace impegnata in Piemonte in 0,18 milliSivert.
Il terzo studio, riferito alla data del 22 settembre 1987 (di cui all'articolo su "La Stampa" del 5 dicembre 1987), condotto dall'ENEA di Saluggia e dall'USSL n. 45 di Vercelli, stimava l'equivalente medio complessivo di dose efficace impegnata in Piemonte in 0,48 milliSivert (valore cautelativo).
Gli studi evidenziano un'analogia di procedure analitiche con lievi differenze usuali e normali nella materia di cui trattasi; infatti, mentre il primo e il terzo esprimono l'equivalente medio di dose efficace impegnata come valore cautelativo, cioè ricavato con i valori massimi disponibili, il secondo studio esprime il valore ricavato dai dati disponibili.
Dall'analisi comparata dei risultati dei tre studi non si riscontrano divergenze tra le valutazioni finali che gli enti e i ricercatori hanno fatto, pur considerando che le ricerche sono state condotte indipendentemente l'una dall'altra.
I diversi valori risultanti dipendono dal tempo di osservazione e dai dati disponibili esaminati. A tal proposito si evidenzia che il terzo studio, oltre ad esaminare i dati della contaminazione del terreno, degli alimenti e dell'aria, valuta altresì la contaminazione interna delle persone.
Continuano a tutt'oggi le misure ed analisi sui campioni di matrici alimentari e sull'aria per la valutazione della qualità e quantità di radionuclidi presenti.
I dati non rilevano situazioni tali da richiedere l'adozione di provvedimenti di radioprotezione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Sembra di tornare alla preistoria di questa legislatura il parlare ancora di Chernobyl, che ormai pare argomento quasi dimenticato.
Con la mia interpellanza, che viene discussa ad enorme distanza dagli avvenimenti, cercavo di richiamare da un lato la necessità di studi su questo argomento e dall'altro richiedevo che organi competenti, al fine di adottare misure, studiassero e tenessero conto degli studi comunque esistenti.
L'Assessore mi dice che gli studi finiscono per essere quasi omogenei e dicono quasi le stesse cose. Tengo a sottolineare che quando ho scritto l'interpellanza chiarivo all'interno della stessa che per quanto riguardava gli ultimi dati dell'ENEA le mie conoscenze erano soltanto quelle desunte da notizie giornalistiche e non dalla lettura vera e propria dei documenti.
Dalla lettura successiva di tali documenti, due-tre mesi fa, confermo la mia opinione precedente: gli stessi non dicono esattamente quello che dice l'Assessorato, anche se - in linea di massima - le divergenze sono minori rispetto a quello che sembrava apparire a prima vista. Queste divergenze, in particolare, rimangono assai ampie, se non si tiene conto dei valori medi secondo le varie zone del Piemonte e secondo le varie categorie di popolazione, soprattutto per quanto riguarda i bambini. Resta però il fatto che è ormai d'uso considerare queste cose abbastanza lontane nel tempo e secondo un criterio di esasperata minimizzazione.
Probabilmente, solo tra alcuni anni ritorneremo a valutare quello che è stato veramente l'impatto sanitario. Per adesso la grande paura è passata.
Si doveva tranquillizzarli.
Ringrazio l'Assessorato per le puntualizzazioni e le precisazioni, ma non mi ritengo sufficientemente soddisfatto proprio perché vengono presi in considerazione solo i valori più generali degli studi e non viene vista la dissociazione e la disgregazione dei dati, all'interno di questi. Mi dispiace che laboratori quale quello dell'USSL n. 40 di Ivrea siano così scarsamente utilizzati da una struttura come quella della Giunta regionale.


Argomento: Prevenzione infortuni - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1092 dei Consiglieri Adduci, Bontempi, Calligaro e Sestero inerente le condizioni di salute dei lavoratori dello stabilimento Getti Speciali di Borgaretto


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1092 presentata dai Consiglieri Adduci Bontempi, Calligaro e Sestero.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Nel corso del 1987 il Servizio di igiene pubblica dell'USSL n. 34 ha ricevuto alcune notifiche di sospette malattie professionali (silicosi angionevrosi) per alcuni dipendenti della ditta Getti Speciali, a seguito delle quali è stato predisposto un accertamento ispettivo negli ambienti di lavoro della ditta in oggetto.
In data 2 novembre 1987 il Servizio dell'USSL ha ricevuto un esposto delle rappresentanze sindacali dell'azienda con il quale si richiedeva un intervento ispettivo sia relativo alla normativa antinfortunistica, sia relativo ai rischi specifici delle lavorazioni di "formatura anime a freddo" e di "formatura anime a mano", sia delle malattie professionali.
Il Servizio di igiene pubblica, in data 20 novembre 1987, ha effettuato un sopralluogo preliminare presso l'azienda, procedendo ad un incontro con le rappresentanze sindacali e alla richiesta dei dati e della documentazione necessari a valutare complessivamente l'ambiente di lavoro.
In data 30 dicembre 1987 l'azienda ha fornito i dati e la documentazione richiesta.
Il Servizio ha quindi valutato la documentazione acquisita e ha predisposto un piano di intervento che prevede indagini tecnico ambientali ed accertamenti sanitari tesi a definire l'entità dei rischi e a procedere quindi alla bonifica delle situazioni a rischio identificate.
Tale programma si sta concretizzando e sarà mia premura, non appena acquisiti gli esiti delle indagini e delle bonifiche eseguite, informare il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Non ci resta che attendere la successiva comunicazione dell'Assessore Maccari circa l'esito delle verifiche. Le questioni da noi sollevate non sono di poco conto, riguardano la salute dei lavoratori (che pare corra seri pericoli) e l'accertamento su come viene trattato il materiale che si lavora in quella ditta. Pare, infatti, da nostre informazioni, che le targhette che devono essere apposte per legge sui fusti contenenti le sostanze lavorate vengano manomesse o siano state manomesse.
Questo è un fatto gravissimo e sollecitiamo l'Assessore a far sì che oltre alle indagini riguardanti la salute dei lavoratori, si proceda anche ad effettuare delle indagini relative ad eventuali manomissioni di materiale trattato da quella azienda.
Rimaniamo in attesa degli ulteriori riscontri.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, a causa dell'assenza degli interpellanti, non ci sono le condizioni per svolgere le altre interpellanze, alle quali verrà data risposta scritta.
Comunico che non essendoci il numero legale dei Consiglieri, la seduta viene sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10,30 riprende alle ore 10,45)


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego il Consigliere Segretario di verificare il numero legale.
Sono presenti 25 Consiglieri; avendo però 12 Consiglieri inviato richiesta di congedo, si è raggiunto il numero legale per proseguire i lavori.


Argomento: Commissione di controllo sugli atti della Regione

Richiesta di informazione del Consigliere Bontempi in merito alla situazione anomala della Commissione di Controllo sugli atti della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto la parola solo per porre una questione di carattere squisitamente istituzionale che riguarda anche le responsabilità del Consiglio e di ogni Consigliere. Mi risulta che da oltre un mese, a causa della messa in quiescenza del Commissario di Governo, la Commissione di controllo non funzionerà, quindi non sarà in grado di esprimersi sugli atti regionali. Ci troveremo le deliberazioni di Giunta e di Consiglio prive della garanzia del controllo di legittimità degli atti che compiamo.
Chiedo alla Presidenza del Consiglio di informare in merito e soprattutto di definire le iniziative che intende assumere per garantire questo importante momento procedurale. Faccio presente che, per esempio sul Piano dei siti, abbiamo avanzato formali riserve sulle legittimità. E' una situazione assolutamente anomala. Non si è mai registrato che per il pensionamento di una persona un intero organo resti bloccato e che tutti gli atti passino per decorrenza dei termini. La pronuncia di legittimità è comunque una garanzia procedurale prevista dalla legge.



PRESIDENTE

La Presidenza del Consiglio si occuperà immediatamente di questo problema. Credo che domani saremo già in grado di riferire al Consiglio la situazione dei controlli di legittimità degli atti regionali che anche noi riteniamo anomala. Oggi stesso sentiremo anche il parere della Giunta per la parte che le compete. Mi riservo di riferire domani nelle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 792: "Modifica del deliberato di cui alla lett. d), punto 2, della deliberazione del Consiglio regionale del 29/1/1987, n. 364-1232: Programma dei finanziamenti resi disponibili dal CER con circolare n. 127/C del 23/4/1985, tabella A L. 10.103.241.216 e tabella B L. 27.102.000.000" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 792.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, avrei alcune cose da osservare in merito a questa deliberazione ed anche delle proposte da avanzare. Non vedo per l'Assessore competente, quindi chiederei la presenza dell'Assessore.



PRESIDENTE

L'Assessore Genovese questa mattina è in congedo. La discussione viene dunque rinviata ad oggi pomeriggio.


Argomento: Università

Richiesta di comunicazione alla Giunta regionale in merito al Piano quadriennale sull'Università presentato dal Ministro Galloni


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Desidero richiamare l'attenzione del Presidente della Giunta su di una notizia che abbiamo appreso ieri, nel corso della tavola rotonda organizzata da "La Stampa", a Vercelli, sul tema della seconda Università in Piemonte.
In detta circostanza abbiamo appreso che il Ministro Galloni ha chiesto agli Atenei torinesi di esprimere un parere su una proposta di piano universitario. E' una notizia che, ritengo, prende tutti alla sprovvista e che nessuno conosce. Personalmente ho avuto da un professore universitario presente, la copia della proposta inviata dal Ministro ed ho potuto constatare che le indicazioni in essa contenute contrastano sensibilmente con il progetto presentato da questo Consiglio regionale. Le chiedo pertanto, signor Presidente della Giunta, se non ritenga di presentare in via d'urgenza una sua comunicazione su questo oggetto in modo che il Consiglio regionale possa immediatamente assumere le iniziative che ritenga necessarie, prima che vengano espressi, da parte degli Atenei torinesi pareri che contrastino con gli indirizzi di questo Consiglio e con il progetto a suo tempo predisposto d'intesa con gli Atenei medesimi.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta si riserva di valutare il problema e di dare una risposta nel corso di questi giorni.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 786: "Riparto tra le UU.SS.SS.LL. del Fondo sanitario regionale di parte corrente a destinazione indistinta, anno 1988"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 786, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

In parte le cose sono già state dette in sede di risposta all'interpellanza presentata dal Partito comunista nella scorsa seduta. Gli stessi criteri sono stati mantenuti per la divisione del Fondo relativo all'88.
Com'è noto il Fondo sanitario parte ogni anno sottostimato; quest'anno parte con 52.650 miliardi a disposizione con una previsione reale che era di 55.500 miliardi; comunque anche la previsione si rivelerà insufficiente rispetto al consuntivo, quindi rispetto ai 2.600 miliardi scoperti in preventivo, in consuntivo i miliardi scoperti, probabilmente, diventeranno 4.000/4.500. Pertanto si può ipotizzare fin d'ora un ulteriore, a questo punto quasi un ennesimo, ricorso a pagamenti a piè di lista dei debiti contratti dalle UU.SS.SS.LL. anche per l'esercizio 1988, ripercorrendo la strada dei ripiani iniziata a livello nazionale nel 1981. Ricordo che sulla Gazzetta Ufficiale n. 118 sono stati pubblicati i modelli che le UU.SS.SS.LL. devono riempire relativamente ai compiti a cui devono adempiere per il ripiano '85/87.
Anche le quote che vengono assegnate sono insufficienti e si andrà nuovamente ad uno sfondamento, quindi al ripiano anche per il 1988.
Il riparto che è all'esame oggi si presenta nettamente insufficiente rispetto alle necessità. Non vorrei che questa informazione venisse interpretata in malo modo. Il riparto che si fa adesso è un'informazione d'altronde non si può pretendere che attribuzioni di quote ridotte possano determinare grandi effetti perequativi.
Come ricordavo la volta scorsa, i criteri e i parametri che abbiamo adottato sono previsti da leggi regionali e da leggi nazionali, quindi non c'è possibilità di modificarli. Tutta l'attività di perequazione sta nello 0,43% a disposizione del Fondo nazionale, quindi sui 4.000 miliardi gioca per 17 miliardi; riconfermo oggi che, finché rimane il sistema di pagamento a piè di lista non è possibile impostare nessuna attività programmatica di perequazione. Tutte le UU.SS.SS.LL. sanno che pagando a piè di lista a fine anno, quello che si è speso viene coperto con il ripiano. Un cambiamento di finanziamento potrebbe avvenire se va avanti il disegno di legge Donat Cattin con la formazione del Fondo interregionale a livello nazionale, con una quota parametrata data all'inizio; però ciò comporta delle scelte nazionali abbastanza pesanti, e mi permetto di esprimere alcuni dubbi che possano essere attuate. La prima scelta nazionale da attuare dovrebbe essere l'obbligo di rientro alle Regioni nel giro di qualche anno, nel parametro 6,5 posti letto per 1000 abitanti previsto dal Piano nazionale.
Come i Consiglieri sanno, in alcune regioni il numero dei posti letto arriva anche a 13 per 1000 abitanti, per cui farli rientrare nel 6,5 fissando un minimo garantito a tutto mi pare un obiettivo difficile da perseguire perlomeno nel Piano sanitario nazionale '89/91 che il Ministro Donat Cattin ha intenzione di presentare alle Camere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, in V Commissione avevamo chiesto all'Assessore competente una relazione dettagliata con i dati statistici e finanziari utilizzati, l'indicazione delle relative fonti, la descrizione dei metodi di calcolo. L'Assessore aveva assunto formalmente questo impegno; prendiamo atto però che la documentazione non ci è stata fornita, così come attendiamo ancora oggi la risposta scritta dell'Assessore alla nostra interpellanza sul riparto del Fondo sanitario regionale 1987, che, letta con particolare enfasi dall'Assessore, volevamo leggere anche noi attentamente. Perché insistiamo tanto? Non tanto per l'eccessiva approssimazione nei calcoli, errori materiali sempre possibili per i comuni mortali, come ha ricordato l'Assessore la volta scorsa, ma per essere tutti, in quest'aula e non solo in quest'aula, adeguatamente informati.
Una adeguata informazione, una adeguata documentazione in piena trasparenza è un dovere dell'Assessore e della Giunta. Dovere non assolto per i riparti del Fondo sanitario regionale '85/86 (dovrei riferirmi all'Assessore di allora), riparti che non sono neppure passati in quest'aula, nonostante la legge preveda siano approvati dal Consiglio regionale. Non si possono prendere a pretesto, a nostro parere, la sistematica sottostima del Fondo sanitario nazionale, la definizione di una pura attesa teorica e poi il pagamento successivo a pie' di lista, i condizionamenti della spesa storica. Esistono questi elementi, ma non vorremmo che fossero presi a pretesto per non discutere del governo della sanità, della distribuzione delle risorse nel campo della sanità. Non siamo d'accordo ad approvare un riparto presentato a scatola chiusa senza un minimo di approfondimento sui suoi significati più profondi e sulle sue implicazioni. Questo è un modo di fare burocratico, così come è stato burocratico il non presentare un bilancio dello stato di attuazione del Piano socio-sanitario '85/87, il non svolgere un dibattito generale sulla situazione della sanità piemontese, in occasione della proroga dello stesso Piano, il rinviare chissà a quando la data di un approfondimento, di un confronto sulla sanità, salvo poi lamentarsi che la sanità, così com'è, non sarebbe governabile. Noi insistiamo sulla perequazione, nonostante l'esistenza di meccanismi che sono, per molti versi, perversi.
Il documento programmatico del Governo nel capitolo "Il controllo della spesa", ad un certo punto, recita: "E' particolarmente importante un rigoroso controllo dei trasferimenti del bilancio statale ai soggetti decentrati della spesa. In particolare è necessario che i trasferimenti agli enti locali, alle Regioni, e per la sanità e previdenza siano mantenuti entro limiti compatibili con gli obiettivi su indicati di rientro della finanza pubblica e siano rigorosamente preordinati per un numero sufficiente di anni. Bisogna inoltre evitare forme di sanatoria a carico dello Stato, d'altra parte il monte dei trasferimenti va ripartito con criteri più perequativi secondo parametri oggettivi in modo da garantire ai cittadini di poter fruire in termini sostanzialmente paritari dei servizi essenziali".
Da che pulpito viene la predica! Comunque questo è un enorme problema.
Lo stesso Piano socio-sanitario regionale per il triennio '82/84, in ordine alla politica della spesa, si proponeva tre obiettivi di fondo. Ricordo solo il primo: la perequazione territoriale da perseguire in primo luogo tra i quattro quadranti e, in secondo luogo, al loro interno tenendo conto della rete dei presidi previsti dal Piano socio-sanitario regionale.
Signor Assessore, disponiamo di documentazione (che forniremo) che dimostra ampiamente che una brusca perequazione fu attuata all'inizio dell'anno 1981, all'inizio del processo di riforma, che successivamente nonostante i condizionamenti della spesa storica, del meccanismo perverso secondo il quale più hai speso nell'anno precedente, non importa come hai speso, e di maggiori risorse potrai disporre nell'anno corrente, meno hai speso nell'anno precedente di minori risorse potrai disporre nell'anno corrente, nonostante ciò, il meccanismo perequativo ha funzionato efficacemente.
Mi sono riletto le risposte dell'Assessore alla sanità di allora Bajardi, alle legittime preoccupazioni del maggior partito di opposizione la Democrazia Cristiana: altre risposte, sia per la consapevolezza del problema sia per lo sforzo perequativo nella distribuzione delle risorse altre risposte da quelle che sono state date al Gruppo comunista poche settimane fa dall'Assessore Maccari e dal Consigliere Olivieri.
Nella seduta del 24 maggio è stato sostanzialmente detto: "Siamo vittime di criteri e di meccanismi rigidi dettati dal Consiglio Sanitario Nazionale imposti dal Ministero per la Sanità; le vostre preoccupazioni non sono genuine, sono vere e proprie strumentalizzazioni che destabilizzano il Servizio Sanitario Regionale", ha osato dire il Consigliere Olivieri.
Eppure, nonostante il valore relativo e non assoluto dei dati emerge una linea di politica sanitaria, di spesa sanitaria sperequativa squilibrante; la forbice si divarica, si allarga in sostanza.
Abbiamo fornito una documentazione sia pure sommaria e senza commenti ciascuno è adulto e i commenti può farseli, può costruirseli - da cui emerge chiaramente questo dato.
Certo, sappiamo che conta la storia, la struttura dei servizi di ciascuna USSL. il personale addetto alla sanità, la presenza o l'assenza di ospedali, di più ospedali, della loro maggiore o minore consistenza, sedi o no di DEA, la presenza o meno di case di cura private. Nei capoluoghi di provincia pesano ancora le sedi dei maggiori enti mutualistici nazionali disciolti, le sedi degli ex manicomi provinciali, e qui sarebbe utile verificare il grado di decentramento avvenuto a proposito degli ospedali psichiatrici. Conta la presenza o meno di ospedali pneumologici e anche qui conta verificare il grado di decentramento che è stato realizzato.
Sappiamo perfettamente che la sperequazione si è storicamente determinata, ma, diciamo la verità, conta anche il riparto, la distribuzione delle risorse, il non governo del personale, degli organici della farmaceutica, della medicina di base, dell'assistenza ospedaliera della convenzionata, dei beni e servizi, ecc.
La perequazione poi deve essere programmata, una politica di governo una programmazione della perequazione basata su standards, parametri di piano, piante organiche per superare almeno le più clamorose anomalie.
Come stanno invece le cose oggi? La proposta di deliberazione ci richiama correttamente, quando cita la legge n. 833, a parametri numerici da determinarsi, sentiti i Comuni, con legge regionale, ed intesi ad unificare il livello delle prestazioni sanitarie, quando cita il Piano socio-sanitario 1985/87, ricorda l'obiettivo di un progressivo riequilibrio nella distribuzione delle risorse sulla base di criteri indicati dalla legge. Se la legge non funziona a sufficienza in una situazione che vede divaricarsi la forbice la si modifichi, si adottino altri correttivi. Non si assista in modo impassibile al verificarsi di un fenomeno di crescente squilibrio.
Quindi, la perequazione è l'obiettivo, ma le cose oggi stanno diversamente. Se guardiamo la disponibilità di spesa per abitante proposta dal riparto di Fondo sanitario per il 1988, troviamo Cuneo al primo posto.
Ripeto, in questo caso, i dati non hanno valore assoluto, ma troviamo Cuneo primo in classifica con un incremento rispetto alla media regionale quasi del 100%, e troviamo Nichelino che, rispetto alla media nazionale, è al di sotto del 70%.
Si potrebbero fare tantissime considerazioni, mi limito ad alcune.
Le UU.SS.SS.LL. di Cuneo, Alessandria, Vercelli, Savigliano e Novara accentuano in modo ancora più vistoso la divaricazione della forbice.
Acqui, per le sue caratteristiche rispetto ad analoghe UU.SS.SS.LL. e relativi ospedali, non giustifica la sua elevata posizione in classifica.
Lo stesso vale per Tortona, in confronto anche a Novi e ad altri ospedali sede di DEA.
Risulta drammaticamente preoccupante la situazione di Torino, collegata anche alla situazione della prima e seconda cintura.
La USSL di Biella e quella di Asti sono fortemente penalizzate.
Valenza, Santhià, Fossano, Nizza, Ceva e Giaveno appaiono dotate di risorse spropositate rispetto all'ospedale a disposizione e alla popolazione da servire.
Saluzzo e Mondovì risultano essere i parenti poveri del quadrante di Cuneo. Moncalieri Chivasso, Cuorgné, Chieri, Alpignano e Susa completano in modo preoccupante il panorama sconcertante della prima e seconda cintura di Torino e dell'insieme del quadrante di Torino.
Elemento ancora più preoccupante, soprattutto a Torino e cintura, ma anche per certi aspetti nel quadrante 2, è la spesa per abitante realmente disponibile per le singole UU.SS.SS.LL. interessate, una volta che si sia depurata dalle partite di giro, per le cliniche convenzionate private.
L'Assessore e il Consigliere Olivieri la volta scorsa avevano insistito sui confronti fra quadranti. Ebbene, nella documentazione che abbiamo fornito risulta che proprio nel confronto fra quadranti è messa in risalto la crescente divaricazione a favore, ad esempio, del quadrante quattro (Asti ed Alessandria).
Con questo non vogliamo assolutizzare i dati. Sappiamo che le sperequazioni si sono storicamente determinate e una politica perequativa non può che essere lenta, graduale, intelligente, ma deve essere fatta deve essere realizzata con ferma convinzione. Assistiamo esattamente al contrario.
Noi chiediamo semplicemente che si prenda atto di questo problema reale. Anzi, prendiamone atto tutti insieme. Per parte nostra abbiamo cominciato a produrre documentazione statistica, la completeremo, la argomenteremo, ma, badate, svolgeremo un'iniziativa per sensibilizzare amministratori e fruitori del Servizio sanitario. Non ci limitiamo a qualche confronto, tra l'altro, assai limitato purtroppo in quest'aula. Non è inevitabile, non è ineluttabile che cresca la sperequazione nella distribuzione della spesa sanitaria. Se le leggi non reggono più, perlomeno quelle che sono prerogativa della Regione, vengano opportunamente modificate. Quello che non è più accettabile in una situazione come questa è che si presentino i riparti del Fondo sanitario regionale a scatola chiusa, senza adeguata documentazione, ma soprattutto che non si svelino i fenomeni e le tendenze che sono in corso nella sanità piemontese, per cui noi diciamo che è appunto non governata di fatto.
Questo è il motivo per cui voteremo contro questo riparto, ma siamo disponibili ad un confronto serrato su tutto il resto. Noi abbiamo semplicemente posto un problema, non vogliamo assolutizzare i dati statistici, la documentazione statistica, non vogliamo mettere una USSL contro un'altra USSL. Vogliamo che tutti responsabilmente prendano atto che invece di perequare siamo in una fase di crescente sperequazione. Chiediamo anche alla Giunta di prenderne atto e di confrontarsi ad armi pari su questo terreno. Disponiamo di un sistema informativo che spesso critichiamo tutti quanti, ma pensiamo che possa produrre dati statistici documentazione statistica elementare, che qualsiasi può produrre con il suo piccolo calcolatore tascabile. Allora, si produca, si giustifichino, si motivino le sperequazioni che ci sono, ma si notino le tendenze in atto che non sono perequative, sono ulteriormente sperequative. Certo alla base di tutto ci sta un meccanismo perverso. Per correttezza l'ho voluto ricordare.
Chi spende di più, anche se spende male, disporrà di maggiori risorse l'anno successivo, per cui potrà scialacquare, potrà tenere i cordoni della borsa sistematicamente aperti.
Questo non è accettabile, ma, ripeto, non è inevitabile, non è ineluttabile che le cose si muovano in questo modo. E' possibile apportare correttivi, a costo di modificare leggi che risultino essere inadeguate, è possibile premere sul governo perché meccanismi perversi vengano inceppati e sostituiti da meccanismi più equi di distribuzione delle risorse.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Dato che le stesse cose dette oggi le abbiamo dette la volta scorsa alcune le ho già ripetute questa mattina, dovrò riconfermarle e sono disponibile a riconfermarle anche con altri interventi. Credo che la parola "trasparenza", che spesso usiamo, qualche volta non sia sempre centrata.
I meccanismi che sono stati usati sono meccanismi estremamente trasparenti, illustrati in modo estremamente chiaro nell'atto deliberativo che penso i colleghi abbiano letto.
Questi meccanismi - lo voglio ricordare - dipendono dalla legge regionale n. 42 e dalla legge statale e, al momento attuale non sono modificabili con legge regionale anche perché c'è una indicazione del Ministero del Tesoro di indagare anche presso la Corte dei Conti sul rispetto delle singole UU.SS.SS.LL. delle indicazioni delle percentuali di spesa che sono state fissate sul piano nazionale.
Indubbiamente il riequilibrio è un obiettivo da perseguire e mi pare di avere colto dall'intervento del Consigliere Calligaro la condivisione completa su criteri più rigidi per arrivare al riequilibrio. Ho accennato alla difficoltà che ci sarà nel primo Piano triennale dove pare (sono notizie di corridoio che do per tali, non come affermazioni) ci sarà la tendenza ad obbligare a rientrare nel 6,5 per mille dei posti letto di tutte le Regioni. Quindi noi sul Piano regionale non avremmo problemi, come dato globale, perché nel 6,5 per mille ci siamo. Altre Regioni sono per sul 13 per mille dei posti letto, quindi il rientro in tre anni vorrebbe dire che il Fondo sanitario paga fino al 6,5 per mille e dal 6,5 per mille al 13 ci sarà un rientro entro tre anni con un meccanismo che potrebbe essere: nel primo anno i Comuni o la Regione pagano un terzo del costo dal 6,5 al 13, nel secondo anno due terzi, nel terzo anno pagano tutto. Mi sembra però difficile da perseguire sul piano della realtà un'indicazione del genere e sarebbe difficile tradurre un meccanismo nazionale del genere sul piano regionale. Anche noi sul piano regionale abbiamo situazioni territoriali sperequate, per esempio, sul numero dei posti letto andiamo dall'8,85 della Provincia di Alessandria (ho disaggregato i quadranti per Province per avere dei punti di ragionamento più chiari come metodo didattico di lavoro), al 5,34 della Provincia di Asti, quindi sottostimato rispetto al 6,5, che porta ad un valore di quadrante del 7,74. Alla parola "perequazione" bisogna dare un contenuto di indirizzo, un contenuto di vincoli da rispettare. Se adottassimo lo stesso criterio che lo Stato adotta per la Regione nei confronti delle UU.SS.SS.LL., credo che avremmo una seria difficoltà ad attuare un indirizzo che obbliga a rientrare nel giro di tre anni, dall'8,85 al 6,5, tenendo conto che altre zone sono scoperte di posti letto, quindi lì dovremmo aggiungerne. Il criterio della perequazione è un criterio che purtroppo, sulla base delle indicazioni nazionali, si può solo basare sull'utilizzo dello 0,43% previsto e che porta a 17 miliardi su 4 mila e che viene usato con i criteri indicati per perequare; però, 17 miliardi su 4 mila rendiamoci conto che non raggiungono nessun tipo di perequazione.
Ricordavo l'altra volta che la parola "perequazione", quando si applica ad un metodo di pagamento a piè di lista, non ha senso, non è applicabile è un termine al di fuori della realtà; la perequazione si può solo applicare con un indirizzo di programmazione a budget, che deve essere rispettato, con penalizzazione nel senso che la Regione o le UU.SS.SS.LL.
cercano delle fonti autonome di finanziamento per coprire quello che non sono riusciti a rispettare nell'ambito della perequazione. Ma, finché il criterio rimane di pagamento a piè di lista, credo che nessun criterio di perequazione come lo intendiamo noi possa essere raggiunto.
E' stata sottolineata come forma sperequativa la diversità di interventi prendendo a campione singole UU.SS.SS.LL. Lo ricordavamo già l'altra volta, se prendiamo i dati regionali, potremmo dire che Nichelino o Settimo con 285-300 mila lire a testa di spesa potrebbero essere considerate delle zone come il Biafra in termini di assistenza sanitaria rispetto alle indicazioni di 1 milione e 600 mila di Cuneo, che sembrerebbe privilegiato in quanto servizi e in quantità di assistenza. In realtà, le cose non stanno così perché i dati vanno esaminati per valori più ampi. Per esempio, proprio Cuneo ha 16.889 dimessi che sono importati dalle altre UU.SS.SS.LL., mentre ne ha esportati solo 2.135, con un saldo positivo di 14.754. Questo vuol dire che diamo di più all'USSL di Cuneo, ma in realtà la stessa fa i servizi per tutte le UU.SS.SS.LL. vicine e lo dimostra il fatto che andando a vedere il consuntivo del 1986 il quadrante di tutta la Regione che ha speso di meno è proprio il quadrante di Cuneo che è rimasto sotto le 800 mila lire, mentre il quadrante che ha speso di più è stato il quadrante di Asti - Alessandria (dove c'è anche la spesa farmaceutica pro capite, non solo la spesa dei posti letto, quindi è la spesa generale che è maggiore) che ha speso L. 875 mila.
In relazione alle cose che dicevo prima sulla disaggregazione Asti Alessandria, la spesa della Provincia di Alessandria probabilmente è notevolmente superiore alle 875 mila lire (che è già il dato medio con Asti). Dopo le 875 mila lire di Asti ed Alessandria ci sono le 825 mila del quadrante di Torino, le 822 mila di Novara e Vercelli e le 792 mila di Cuneo. Quindi, rispetto alla punta più alta del quadrante, il quadrante di Cuneo spende in media il 10-11% in meno pro capite, il che dà già una diversità abbastanza notevole. Il dato della spesa grande sull'USSL di Cuneo deve essere un dato che va parametrato, come va giustamente parametrato con tutta la situazione esistente quello di Nichelino, i cui servizi ricadono su Torino; si tiene anche conto di questo nella divisione della spesa.
Il riparto non è fatto a scatola chiusa come può sembrare freddamente leggendo la deliberazione. Non si legga soltanto il dispositivo della deliberazione, ma si legga anche la parte di narrativa, la metodologia e i richiami che sono sufficientemente chiari.
Se cambierà il sistema di finanziamento e se ci sarà un sistema di budget da rispettare, ci saranno una maggiore autonomia regionale per fissare i criteri e dei parametri da rispettare, mentre oggi siamo legati a quelli nazionali. L'ultimo intervento del Ministero del Tesoro avrebbe posto in difficoltà la Regione Piemonte se avesse dato indicazioni diverse da quelle dei parametri dettati su base nazionale.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astensione.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 383: "Proroga della gestione provvisoria dei comparti alpini di nuova determinazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 383, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è stata assegnata alla VI Commissione la deliberazione presa dalla Giunta in ordine alla proroga della zona Alpi nella provincia di Alessandria. E' stato affidato a me il compito di fare questa brevissima relazione.
Si ritiene che non essendo pronto il Piano faunistico regionale e non essendoci ancora le condizioni per poter assumere una deliberazione complessiva dell'assetto della zona Alpi, essendoci trovati alla scadenza rispetto alla prima proroga intervenuta lo scorso anno, la Giunta e la VI Commissione, che hanno esaminato ed approvato la deliberazione, propongono una ulteriore proroga dell'assetto della zona Alpi in provincia di Alessandria.
E' una richiesta che va incontro alle attese del mondo venatorio, ma anche del mondo dell'agricoltura e degli enti locali in attesa che si possano assumere tutte le deliberazioni e le decisioni relative ad un assetto definitivo della sistemazione dei comparti alpini.
Per queste ragioni invito il Consiglio regionale ad esprimere il parere favorevole alla deliberazioni proposta e approvata a maggioranza della VI Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questo disegno di legge sui comparti alpini e in particolare sul comparto alpino della provincia di Alessandria, siamo a riproporre alla nostra discussione una questione che conferma una regola purtroppo ingenerata in modo molto forte nel nostro Paese: che non c'è niente di più definitivo del provvisorio. Quando discutemmo nella precedente legislatura di questo comparto alpino ci fu una discussione molto animata in Consiglio regionale al termine della quale si ripropose l'individuazione del comparto alpino in provincia di Alessandria come una fase transitoria che doveva portarci ad una definizione di ordine più generale della gestione del territorio, non solo nella provincia di Alessandria. Come ricorderete, ci fu addirittura l'approvazione di un ordine del giorno che prevedeva la discussione per la introduzione di elementi di valutazione che potessero vedere in Piemonte altre aree con un tipo di gestione come questa o analoga a questa.
Con questo disegno di legge noi riapriamo un argomento su elementi che vorrei qui rapidamente richiamare, che ci paiono necessitino di una presa di coscienza da parte del Consiglio regionale sulle cose che stiamo facendo. In questo caso riconfermiamo una forzatura nella individuazione della zona Alpi, di cui trattiamo, che fu fatta nel momento in cui la individuammo per la prima volta. Sostanzialmente riconfermiamo quel tipo di forzatura.
Secondo. Rispetto a quella scelta che il Consiglio regionale fece, ci fu un ricorso contro questa individuazione e contro l'istituzione della zona Alpi in provincia di Alessandria vinto in primo grado, tanto che oggi si ripropone la proroga proprio in attesa del giudizio definitivo sulla questione.
Ho già detto di un impegno che il Consiglio regionale si era assunto nel momento in cui abbiamo compiuto la scelta di rivedere in tempi brevi i problemi relativamente alla gestione del territorio e all'attività venatoria in quella e in altre aree del Piemonte.
Tutto questo discorso era riportabile al Piano regionale faunistico Piano che ancora oggi non esiste e ancora non sappiamo quando sarà possibile averlo.
Credo che la mancata programmazione, la mancanza della carta faunistica regionale e dei piani faunistici provinciali, non sono state prive di conseguenza nella gestione e nel governo dell'attività venatoria nella nostra regione. Tutti abbiamo il dovere di riconoscere questo limite e questa grave lacuna che non ha consentito una piena e coerente gestione della L.R. n. 60. In sostanza la mancanza di questo strumento fondamentale non ci ha permesso di attivare di quella legge regionale le parti più innovative relative al rapporto territorio-cacciatori e alla gestione e al governo concreto della materia con particolare riferimento ai dati relativi alla consistenza faunistica, all'individuazione delle aree più vocate da interdire all'esercizio venatorio, come quelle da individuarsi per le oasi di protezione di ripopolamento, di cattura, ecc.
A noi pare che la mancanza dello strumento fondamentale per il governo e per la gestione concreta della L.R. n. 60, sia anche alla base delle questioni che si sono proposte in questi ultimi mesi in Regione Piemonte.
Per tutte queste ragioni noi voteremo contro questo disegno di legge e contro la deliberazione successiva.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore alla caccia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sia la deliberazione che il disegno di legge vengono riproposti in Consiglio regionale tenendo conto della particolare situazione del territorio della provincia di Alessandria rispetto all'attività venatoria. Questa riproposizione ricalca quanto è già stato fatto lo scorso anno; cioè ci troviamo di fronte ad una provvisorietà. Nel 1984 era stata individuata quell'area con una deliberazione del Consiglio regionale, da me non condivisa. Si trattava di un atto provvisorio, per non lasciare quell'area libera, pascolo per tutti i cacciatori.
Si è pensato di riproporla con l'impegno, e il collega Avondo è a conoscenza con quanta responsabilità, di portare avanti il discorso relativo al piano faunistico, ma il dibattito sul referendum contro la caccia e la modifica della legge sulle specie cacciabili, non mi ha consentito di approfondire il calendario venatorio, anche per la zona di Alessandria. Non mi è stato possibile affrontare in termini brevi l'impostazione del piano faunistico regionale. Continuo a ripetere che il piano faunistico è uno studio che deve tener conto delle realtà territoriali rispetto alle specie viventi. Uno studio sugli ungulati è già a disposizione; la carta faunistica, come sapete, ha subito dei ritardi.
Personalmente mi sono attivato per mettere in mora l'Istituto di Biologia di Bologna affinché per la fine di ottobre ci consegni la carta.
Dico al collega Avondo che stiamo già predisponendo, d'intesa con le Province e con la Consulta, come mettere a punto il Piano. Pensiamo di portare a termine lo studio del Piano entro la fine dell'anno e per il prossimo anno potremo anche avere una definizione più esatta degli ambiti territoriali dei comparti alpini. In merito alla provvisorietà, devo dire che la legge dà facoltà alla Provincia di gestire questa parte del territorio. Non sono del parere di definirlo per comparto, per questo motivo ripropongo la legge altrimenti si corre il rischio di legittimare qualcosa che deve trovare legittimazione rispetto ad uno studio più corretto. Si tratta di un atto provvisorio per contenere la massiccia affluenza dei cacciatori. Visto sotto questo profilo, dico che è un atto di difesa ambientale che può essere tenuto in conto rispetto ai vari problemi che ci troviamo di fronte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda ora alla votazione dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Caccia

Esame proposta di deliberazione n. 753: "Proroga dell'efficacia del provvedimento della Giunta regionale n. 147-13474 del 26/5/1987 di determinazione della zona Alpi in provincia di Alessandria"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 753, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli, 6 contrari e 1 astensione.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 835: "Adozione del programma di attività 1988 dell'Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte (IRES) deliberato dal Consiglio di amministrazione il 30/3/1988"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 835, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha la parola il Vicepresidente della Giunta, Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore agli enti strumentali

Signor Presidente, stiamo discutendo la solita deliberazione annuale con la quale il Consiglio regionale è chiamato ad esprimere un parere sul programma di attività che l'IRES ha concordato con la Regione. Il programma dell'IRES è stato approvato dal consiglio di amministrazione nella seduta del 30/3/1988, è stato esaminato dalla Commissione consiliare competente e oggi è alla nostra attenzione per il voto del Consiglio regionale.
La lettura dei capitoli che compongono questo programma annuale evidenzia la varietà degli interventi che sono previsti, quindi la vitalità che sta esprimendo il nostro Istituto di ricerca, che quest'anno ha compiuto il suo trentennale. Infatti, qualche giorno fa si è tenuto in quest'aula il momento celebrativo del trentennale e si sono ricordati i momenti di affermazione di questo Istituto, le azioni sin qui intraprese e le prospettive che si propongono alla sua attività che, in una società complessa e diversificata come l'attuale, impone un'attualizzazione degli impegni. Il programma che abbiamo di fronte ci dà la misura dell'attualizzazione dell'attività dell'IRES, perché non c'è aspetto della conoscenza regionale che non veda l'impegno e l'attenzione del nostro Istituto di ricerca, anche nel confronto interregionale molto serrato e molto intenso che credo qualifichi maggiormente l'attività dell'IRES stesso.
Non ritengo di dovermi soffermare sui campi di ricerca specifici che sono previsti per quest'anno, assicuro il Consiglio che le ricerche che sono proposte sono connesse alla funzione dell'Istituto, mi limito pertanto a presentarlo e a sollecitarne l'approvazione da parte del Consiglio stesso. Sono stati presentati degli emendamenti sui quali mi esprimerò dopo l'illustrazione che verrà fatta dai proponenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il modo con cui il Vicepresidente ha aperto la discussione sul programma di attività dell' IRES non è dei migliori perché l'introduzione dimostra una volontà piuttosto formale di approvare il programma.
Noi preferiremmo, per quanto saremo in grado di farlo, giungere ad approvazioni non semplicemente su dati formali, ma dopo una discussione in Consiglio regionale sulla sostanza del programma di attività dell'IRES. Nel corso della celebrazione del trentennale di questo Istituto abbiamo assistito a numerosi interventi che hanno fatto la storia dell'IRES e ne hanno evidenziato i problemi.
L'IRES - si dice - deve essere la struttura portante della politica regionale, deve fornire conoscenze e contenuti alle azioni di governo.
Sappiamo che la volontà politica è il problema principe alla base dell'attività di governo, sappiamo anche che spesso tradurre la volontà politica in un'azione di governo costituisce un passaggio difficile. Penso che l'IRES sia il nesso tra volontà e capacità politica di sviluppare un'azione di governo. Quindi se si forniscono volontà politiche e indirizzi di programma, l'IRES studia, esamina i problemi e restituisce al governo regionale maggiori capacità politiche. Si tratta non solo di esprimere volontà politiche e di dire che tutto è politica, anche se ci sono problemi che sono sempre politici, ma si tratta di introdurre maggiori contenuti scientifici nell'attività politica e di trasformarla in maggiore capacità di governo.
L'IRES ha suscitato molte speranze. Ricordo la grande attenzione che era volta a questo Istituto nel momento della sua nascita, ai suoi contenuti di ricerca e alle speranze di giungere a forme di collaborazione politica nuova sulla base della conoscenza del territorio, dei rapporti economici, dello sviluppo.
Ricordiamoci il ruolo che ha avuto l'IRES negli anni '70. L'IRES ha esaminato e riflettuto sullo sviluppo economico del secondo dopoguerra, su quella fase tumultuosa di sviluppo, e ha dato un rilevante contributo innovativo alla fase politica degli anni '70. Le sue indagini sulle aree ecologiche, sugli squilibri dello sviluppo, sulle carenze derivanti da uno sviluppo puramente spontaneo hanno dato sostanza e motivo di una nuova ipotesi politica di governo. Le Giunte di sinistra che si sono formate in quegli anni avevano dei contenuti programmatici che dovevano molto alla ricerca condotta dai dirigenti dell'IRES.
Ora si tratta di aprire una nuova fase, lo diceva il prof. Lombardini che di quelle stagioni è stato uno dei protagonisti.
Sono d'accordo nel ritenere che la nuova fase che stiamo vivendo abbia bisogno di altrettante strategie, di altrettanti programmi, forse ha ancora più bisogno di ricerche complessive, come riferiva il prof. Lombardini.
Qui giungiamo al punto delicato che poneva il Presidente Beltrami in quella riunione: qual è il rapporto tra l'IRES e la Regione, in questo momento di trasformazione economica in cui è necessario individuare quello che, in una parola, si può chiamare "l'interesse generale" che deve stare alla base della alternativa allo sviluppo spontaneo costituito dalla somma degli interessi economici singoli.
Il rapporto rimane quello determinato dalla forza di una programmazione regionale che guidi le azioni di governo della Regione Piemonte. Se non c'è da parte del governo regionale una forte adesione a un'impostazione di questo genere, il rapporto Regione - IRES rimane molto debole e l'attività dell'IRES rimane autonoma, poco determinata, direi poco collegata con la politica regionale.
Nella deliberazione si legge che il Consiglio regionale detta direttive generali all'azione dell'IRES. Però rimane il fatto che questa ipotesi di programmazione da parte del governo regionale oggi è debolissima. Dopo anni dalla formazione del nuovo governo regionale, siamo ancora in assenza del quadro generale di programmazione. In questi anni l'IRES su quali temi di programmazione e di sviluppo ha ragionato? A rigore deve ragionare sui temi di programmazione e di sviluppo del Piano di sviluppo regionale vigente. Per non parlare degli aspetti territoriali.
Uno dei punti peculiari e di novità dell'attività dell'Istituto è stata quello di collegare strettamente all'interno di matrici i problemi dello sviluppo economico e sociale ai problemi del territorio. Questa è stata una novità nazionale, è stata una grande idea dell'IRES, idea che ha messo le gambe, che è diventata attività di governo e attività politica.
L'IRES, secondo il nostro parere, lavora molto bene, mette in campo molta intelligenza.
Manca però un quadro forte di programmazione. Il tema della programmazione, se lo si vuole assumere non solo a parole ma con i fatti, è ancora tutto aperto. E' un tema che non ha mai avuto soluzione neanche a livello nazionale. E' un tema aperto alle volontà politiche e alle capacità di individuare il significato della programmazione economica. Di programmazione globale non parla più nessuno. Allora, in che cosa si sostanzia l'azione regionale? Non possiamo certo dire che si sia sostanziata nella prima ipotesi di Piano di sviluppo, poi accantonata per mesi e mesi dalla Giunta regionale. Siamo ansiosi di sapere che cosa verrà proposto nel nuovo Piano di sviluppo e dobbiamo rilevare questa grave mancanza che mette l'IRES nella condizione di non avere un riferimento.
Durante l'incontro con l'IRES abbiamo anche sentito parlare di alcune difficoltà che l'Istituto trova nell'attività di ricerca a ridosso dei sistemi economici. Il prof. Forte ha parlato di difficoltà di un certo mondo imprenditoriale di credere a queste ricerche, di facilitarle, di volerle, di consentirle.
Penso che un forte ruolo della Regione a sostegno di un programma e a sostegno di un'attività concreta dell'IRES possa aiutare l'Istituto nel suo lavoro di ricerca che a volte è ostacolato da paure, da diffidenze, da incomprensioni.
Questa assenza di quadro e di indirizzo ha anche accentuato la necessità da parte dell'IRES di inserire delle ricerche in modo anomalo all'interno delle proprie attività, quelle di carattere ordinario e quelle a finanziamento speciale.
Il Direttore, dott. Prele, e la relazione di accompagnamento a questo provvedimento fanno riferimento a nuove attività di ricerca non inseribili nel finanziamento ordinario, che invece hanno trovato posto all'interno di attività ordinarie. Ritengo si tratti di una spia di una insufficiente capacità di direzione, di governo e di espressione di volontà politica da parte della Regione nei confronti dell'IRES, che quindi ha effettuato impropriamente degli autonomi inserimenti di attività a finanziamento ordinario. In questo programma si vede una certa disseminazione di ricerche. Sono tutte interessanti, per carità!, alcune le ritengo molto interessanti, però coprono uno spettro molto largo e su questa disseminazione di attività e di ricerca manca una lettura regionale delle ricerche.
Per questo dicevo che la presentazione di un atto così importante dovrebbe essere molto forte e tale da legare le ricerche che il Consiglio regionale approva su un suo ragionamento.
Non penso che sia sufficiente dire: c'è un Consiglio di amministrazione dell'IRES, le ricerche sono tutte buone, si presenta una deliberazione di poche righe e si tira avanti. Se così fosse, si dovrebbe cambiare la legge si potrebbe decidere che il Consiglio regionale su questi temi dà un'approvazione del tutto formale. Non credo però che questa sia la volontà di questo Consiglio. Penso invece che il governo regionale debba fornire un quadro di riferimento, e che non possa presentare l'attività dell'IRES in questo modo.
Io chiedo una lettura di queste attività, un legame. Va da sé che questa lettura dovrebbe avvenire all'interno di un quadro dell'attività regionale che è costituita dal Piano regionale di sviluppo. Però, il Piano regionale di sviluppo non c'è, i piani territoriali non ci sono: ne deriva una presentazione di basso profilo.
Chiederei un confronto non formale su questa ipotesi di lavoro e per questo avanzo la prima proposta. Per avere un confronto vero, reale, un confronto politico sui rapporti Regione Piemonte - IRES noi suggeriamo innanzitutto un rafforzamento dei rapporti con la I Commissione, che è espressione del Consiglio regionale, che consenta una prima e immediata informazione delle iniziative in corso. Chiederei che i rapporti tra i singoli Assessorati e l'IRES vengano ricondotti, così come si evolvono nel tempo (alcuni andranno a buon fine altri no) alla I Commissione nel quadro delle ricerche che nel corso dell'anno vengono richieste all'IRES. Questo permetterebbe di capire, di prevedere, di discutere in tempo.
Colleghi, è difficile fare qualcosa di concreto su questo programma.
Noi speriamo che la nostra proposta venga accettata. Quindi la prima proposta che facciamo è che ci si attivi per instaurare un rapporto diretto, concreto e continuo con la I Commissione.
La seconda proposta è quella di un rapporto più stretto, oltre che con la I Commissione, anche con tutto il quadro di attività di ricerca che passa attraverso la Regione Piemonte.
Faccio un solo caso. Nel programma dell'IRES c'è un tema che riguarda il settore delle abitazioni. E' un tema importante, tuttavia non vedo un collegamento con una ricerca parallela sul tema delle abitazioni che viene promossa e finanziata dal CER e che viene diretta da un Assessorato regionale. Ci troviamo di fronte due ricerche parallele sullo stesso tema.
Come si distinguono? Come si collegano l'Assessore Vetrino e l'Assessore Genovese? Che cosa si sono detti? Probabilmente si sono confrontati, ma il Consiglio regionale non ne è edotto. E per un Consigliere di opposizione che deve approvare il piano dell'IRES verrebbe naturale richiedere nell'atto della presentazione del programma di attività dell'IRES un collegamento.
Per esempio - l'ho già detto in Commissione mentre era presente il Direttore dell'IRES - dietro il tema delle abitazioni c'è il problema del valore del suolo. Perché l'IRES non specializza la ricerca nel settore delle abitazioni anche e particolarmente sul tema del valore del suolo? Perché non avvia una ricerca "ad hoc" su come sono variati i valori dei suoli nelle varie province piemontesi? Perché non fa delle indagini campione? Colleghi, sul valore dei suoli siamo il fanalino di coda dell'Europa.
Non abbiamo una strumentazione, non abbiamo nemmeno una conoscenza. Il Catasto versa in una situazione pietosa. Ci avrebbe fatto piacere che nei due tipi di ricerca emergessero collegamenti di questo tipo.
Ma c'è un altro aspetto. L'IRES dice di avere buoni rapporti con la Provincia di Torino e di non avere affatto rapporti con le altre Province.
Questo dovrebbe richiedere un'azione diretta da parte della Regione Piemonte. Quindi, promozione del ruolo dell'IRES nei confronti di tutte le istituzioni pubbliche, e perché no?, sollecitazione di istituzioni private perché, attraverso questi canali, a volte si riescono a superare paure e diffidenze che in certi settori privati esistono ancora nei confronti dell'attività di ricerca.
L'altro elemento di critica è quello relativo agli impegni finanziari.
Nella deliberazione le ricerche e progetti a finanziamento specifico sono da un lato indeterminati e nella parte dispositiva sono rimandati ad atti successivi. Non ci pare questo il modo migliore di trattare il tema del finanziamento dell'IRES. Non ci pare la situazione ottimale. In sede di discussione il Direttore dell'IRES ha aggiunto qualcosa di peggio e cioè che tra le uscite della Regione Piemonte verso l'IRES e le entrate dell'IRES dalla Regione Piemonte c'è una differenza di 480 milioni.
Esistono dei problemi, ma non ci sono chiari perché la deliberazione è molto breve su questo tema. Questo ci preoccupa e lo sollecitiamo come altro elemento sul quale occorre fare chiarezza, se non subito almeno la prossima volta. Non accetteremo supinamente l'affermazione "è difficile quantificare i costi di una ricerca". Per esempio, delle 52 ricerche elencate ci piacerebbe sapere che 15 costeranno un tanto, che una ventina avrà un costo variabile e che il costo delle altre non è quantificabile.
Vediamo una grande disattenzione e indeterminatezza sugli aspetti finanziari sui quali invece l'attività amministrativa dovrebbe sempre essere pronta, seria e il più possibile precisa.
Condividiamo la proposta del Presidente dell'IRES di discutere il rendiconto dell'Istituto. Il rendiconto è in sede di Commissione, non è oggetto della discussione di oggi, ma penso che il Consiglio regionale con altrettanta serietà con la quale dovrebbe discutere nel merito dell'attività futura dell'IRES, debba discutere l'attività pregressa.
Chiedo pertanto all'Assessore e alle forze politiche del Consiglio se non valutino accettabile questa proposta. In questo modo si potrebbe discutere in due fasi l'attività dell'IRES, quindi la lontananza della discussione annuale sui programmi di attività verrebbe ridotta e consentirebbe di portare all'interno del Consiglio regionale i fatti concreti sui quali l'IRES sta studiando per discuterli, correggerli e per avanzare nuove proposte.
Queste sono le nostre critiche a questa deliberazione, critiche tutte volte al ruolo del governo regionale nei confronti dell'IRES, Istituto che continuiamo a vedere con soddisfazione perché si muove, sia pure autonomamente, perché individua settori di ricerca, perché ha le intelligenze, ha le capacità: possiamo dire "meno male che c'è l'IRES nella Regione Piemonte di fronte a questi vuoti di programmazione. L'IRES sta svolgendo un programma di ricerca molto interessante sugli aspetti della pianificazione territoriale. Ne ho una copia avuta gentilmente dall'Assessore Vetrino. Quindi le forze ci sono, i modi per indurre in un'azione di governo dei contributi specifici, professionali, scientifici di merito e disciplinari ci sono. Bisogna coglierli all'interno di un quadro, bisogna attivarli perché non si può pretendere che un istituto di ricerca individui i nodi politici di governo. E' compito della Regione e in questo i fatti lo dicono - la Regione è molto carente.
Noi proponiamo - il Gruppo degli indipendenti di sinistra che ha fatto analoga proposta che il governo regionale solleciti l'IRES ad avviare un programma di ricerca specifico su un settore economico che può essere un settore economico rilevante? Il Ministro Donat Cattin, nella riunione celebrativa, oltre a raccontarci come la nascita dell'IRES si debba ad un gioco di correnti democristiane (molto interessante, ogni tanto questo gioco va anche a buon fine), si chiedeva quali sono le spinte economiche che sono foriere di sviluppo. E ha detto: "Non conosciamo il promotore del nuovo tipo di sviluppo. Le aziende sono molto meno piemontesi di un tempo. Le due aziende più forti si sono internazionalizzate" Qual è la spinta vitale di questo sistema economico? Io penso che all'interno del sistema economico piemontese capire il ruolo che ha o che non ha nel determinare una spinta vitale il settore delle costruzioni di materiale bellico sia un tema da affrontare. Perché? Innanzitutto perché è un settore economico poco conosciuto, anzi, forse è mal conosciuto perché lo si conosce solo nei momenti di drammi acuti. Si scopre un traffico illecito di armi, allora si parla della produzione bellica, si legge sui giornali e si vede alla televisione che l'industria X fa dei pezzi per materiale bellico senza saperlo e senza che lo sappiano gli operai. A me pare invece che il settore bellico debba essere guardato in faccia, al di là dei segreti di Stato e militari, con la stessa attenzione degli altri settori economici. Quindi, un settore così delicato che viene alla ribalta solo nei momenti in cui qualcosa non va dal punto di vista della Magistratura, occorre sdrammatizzarlo.
Guardiamo in faccia la realtà: la produzione bellica esiste, produce ricchezza, molti italiani vi lavorano. Cerchiamo di capire quanti italiani in Piemonte vivono della produzione bellica, quante sono le aziende del settore, che tipo di clientela hanno, che tipo di prodotti fanno, quanto è il fatturato. Questa ricerca secondo noi è particolarmente utile anche perché il settore bellico è uno dei settori che più può essere influenzato dalle scelte politiche. Il nesso tra scelte politiche di governo e settore industriale bellico è diretto. Dobbiamo innanzitutto sapere quanto l'economia piemontese dipende da quel settore e, saputo questo, dovremmo capire le variazioni che all'interno di esso possono indurre delle politiche di disarmo, controllate, parziali, che si evolvono nel tempo e di conseguenza dovremmo poter conoscere i risvolti occupazionali e sociali che una riconversione dovuta a scelte politiche in questo settore indurrebbe.
E' un settore che pochi vogliono vedere e che fa comodo non vedere. Allora portiamolo a galla e questo servirà non solo per conoscere il contributo economico, ma servirà anche per la programmazione, per capire quanti sono i posti di lavoro e per avere conoscenza precisa della realtà.
Ci auguriamo che il nostro emendamento venga accolto. Se verrà accolto pur con tutte le critiche che rivolgiamo al governo regionale, per rispetto e per grande apprezzamento dell'attività che l'IRES dà a sostegno del governo regionale, noi voteremo a favore della deliberazione richiedendo alla cortesia dell'Assessore di non ripetere il prossimo anno una presentazione così formale e così burocratica di un atto che riteniamo decisivo non solo per l'IRES ma anche per la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Indubbiamente siamo di fronte ad un tema di notevole importanza, perch l'attività dell'IRES è significativa per la Regione Piemonte e per la cultura della ricerca piemontese.
L'IRES è un ente che ha trovato un suo spazio e che attua ricerche e fornisce pubblicazioni di tutto rispetto. Si è accennato al trentennio dell'IRES, alle luci e alle ombre che ne hanno caratterizzato il lungo lavoro. L'IRES ha un avvenire perché la sua vitalità è di fronte agli occhi di tutti.
Certo, questo Istituto ha attraversato momenti felici e meno felici. Il Consigliere Chiezzi ha accennato al momento della sua nascita. Non ho nulla da aggiungere se non rivendicare una iniziativa forte di allora da parte della Provincia con la istituzione dell'Assessorato allo sviluppo e con la costituzione dell'IRES. Le modalità possono essere state, come è stato detto argutamente, di tipo leninista, comunque, il risultato è stato positivo.
L'IRES ha lavorato bene con la Provincia nella fase iniziale; ha avuto col passaggio alla Regione, dei momenti di difficoltà che però considero naturali, essendo un ente di studio che si è inserito in un ente che ha come indicazione statutaria la scelta del metodo programmatorio. Si dovevano sincronizzare due momenti. L'IRES ha avuto anche delle difficoltà operative nel passato decennio. Ricordo che l'Assessore Rivalta, dovendo predisporre il Piano di sviluppo, diceva che non riusciva ad ottenere dall'Istituto la documentazione necessaria e doveva sobbarcarsi un lavoro enorme di raccordo, quello che evidenzia il collega Chiezzi, che parzialmente manca ancora.
Tuttavia l'IRES sta segnando una ripresa dovuta, probabilmente, alla scelta felice delle persone.
E' stato difficile il varo della nuova legge; la discussione è stata lunga. A fine 1979 era già stata presentata una legge di modifica e c'era molta incertezza; c'era chi voleva buttare l'Istituto sul mercato, c'era chi voleva una società per azioni. Finalmente nel corso della III legislatura si è trovata una forma giuridica che ha consentito il rilancio dell'IRES. Non a caso nella consultazione, considerando gli aspetti negativi e quelli positivi di ogni fase politica, ho esplicitamente chiesto al Presidente dell'IRES un parere sugli effetti della legge. La valutazione è stata positiva anche se in futuro qualche modifica dovrà essere apportata.
L'IRES, quindi, riprende quota e la Regione ha interesse a utilizzarlo al massimo, a valorizzarlo dandogli tutto il lavoro possibile in connessione con la Giunta. E' un ente di ricerca la cui scienza è fondamentale ai fini della funzione di programmazione che compete alla Giunta.
Anche la programmazione è attualmente in fase di riflessione e su questo argomento ci sarebbe molto da dire. Ci sono stati momenti di programmazione totale, ma ci sono stati momenti collocati più sui programmi. La cultura della programmazione si modifica e la Regione Piemonte ha avuto delle difficoltà oggettive nella traduzione delle ipotesi in realtà. La legge 43 e stata approvata con uno sforzo notevole, ma si è dimostrata non gestibile. I piani di sviluppo (su questo tema nella terza legislatura abbiamo fatto una durissima battaglia politica) tardano a partire perché esistono delle difficoltà oggettive: ci sono delle carenze da parte delle maggioranze e degli esecutivi, ma c'è una difficoltà che nasce dalla complessità delle procedure che ci siamo dati e c'è la difficoltà della Regione nel compito di programmazione.
Di tutto questo dobbiamo avere piena contezza nel momento in cui dobbiamo approvare un programma come questo.
Noi diamo voto favorevole, riteniamo che il rapporto tra la Giunta e l'IRES esista e l'Assessore Vetrino nella sua replica potrà meglio chiarirlo. Quando sarà approvato il piano di sviluppo regionale questo rapporto potrà essere più stretto.
Non è vero che l'IRES è un ente che va per conto suo: ha una autonomia gestionale, ma si muove nell'ottica del lavoro predisposto dal governo regionale.
Il programma nel complesso è buono e vasto e ritengo che, così com'è stato preparato, debba essere approvato.
C'è un problema d'integrazione. Su questo si pronuncerà la Giunta.
Ritengo però che, poiché approviamo un programma autonomo dell'Istituto non possiamo modificare quel programma; possiamo invece o con un ordine del giorno o indicandolo nella parte esecutiva della deliberazione, invitare l'IRES ad inserire nel suo programma futuro, che potrà essere quello del 1988, altri punti di interesse.
Il Ministro Donat Cattin nel dibattito sul trentennio si è chiesto dove andrà il Piemonte e dove andranno le risorse piemontesi.
Dovremmo verificare se l'IRES è in grado di fare uno studio sul movimento dei flussi finanziari del Piemonte. Questo sarebbe molto importante. Però, colleghi Consiglieri, non mi sento oggi di scrivere questo in un emendamento perché non so se la legislazione attuale offre questa possibilità. Sono convinto però che uno studio del genere debba essere collocato tra i più significativi studi da richiedere ad un istituto di ricerche economico-sociali. Sarebbe interessante conoscere quali sono le nostre risorse, quante risorse escono dal Piemonte, quante ne rimangono non per voler fare una politica dirigistica che non rientra nelle nostre aspirazioni, ma per muovere la nostra autonomia in modo da raccogliere e coordinare le forze economiche e produttive il cui concorso è determinante.
Questo è dunque tema fondamentale e sarebbe utile poterlo inserire nel prossimo programma. Potremmo invitare la Giunta a portare questo argomento all'esame del Consiglio di amministrazione dell'IRES.
Analoga valutazione si può fare in merito all'industria bellica e al suo peso economico nella realtà piemontese. Il Presidente Rey in sede di Commissione ha dichiarato che questo argomento verrà affrontato, quindi non c'è una preclusione da parte dell'Istituto. Si tratta di valutare se l'argomento ha un interesse per la Regione. In questo caso la Giunta se ne farà carico. Non credo sia possibile formulare un emendamento al riguardo.
Se ne potrà parlare in occasione del prossimo programma sulla base di indicazioni formali. Non ci interessa la formula, ma la sostanza.
Cèrtamente è importante una valutazione sul piano occupazionale ma anche sul piano generale per smontare certe polemiche che a volte paiono faziose e forzate.
Pertanto ci rimettiamo alle conclusioni della Giunta.
A conclusione del mio intervento posso dire che sull'IRES oggi si fa meno polemica perché è un ente di studio che procede bene ed è importante poter affermare che è un istituto che torna ad essere un autorevole punto di riferimento. Si dovranno risolvere alcuni problemi sulla sua funzionalità, sul ricorso alle consulenze, sui campi di ricerca: problemi complessi; ma segnale positivo. Vediamo pure il consuntivo che è all'esame della Commissione, troviamo le formule più opportune, purché si possa esaminare il merito in modo utile e non si allunghino le procedure che purtroppo nella nostra Regione sono già troppo pesanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ritengo questa proposta di deliberazione un atto di grande significato per il ruolo che l'IRES ha svolto dal punto di vista culturale negli anni in cui la programmazione era considerata da pochi. In quel momento un gruppo di ricercatori di varia ispirazione e con spiccate idealità cercò di introdurre nella classe politica piemontese l'idea della programmazione tentando di prefigurare uno sviluppo economico non di tipo selvaggio.
Bisogna ricordare che molti di quei ricercatori, pur avendo collocazione ideale e politica nei partiti che avevano, allora come oggi, il bastone del comando, svolgevano un ruolo di opposizione al "laissez faire" con il quale caratterizzavano la loro azione di fronte allo sviluppo selvaggio del Piemonte e già allora denunciavano le conseguenze che sarebbero derivate da uno sviluppo distorto.
L'azione qualificata dell'IRES ha via via fatto acquisire una sensibilità anche nella classe politica. Purtroppo non nella classe imprenditoriale della Regione che è più propensa a imporre e a predeterminare i fatti piuttosto che di accettare un confronto costruttivo con il pubblico potere. Spesso, quando un istituto pubblico, seriamente qualificato dal punto di vista professionale, tenta un approccio culturale e propositivo con l'imprenditoria privata trova ostacoli e difficoltà notevoli, insensibilità e chiusura.
Non si può tacere che l'IRES in questi anni ha vissuto momenti di contraddittorietà notevoli perché la programmazione era un'idea accettata formalmente dalle pubbliche istituzioni, ma era difficile da attuare e sviluppare. Quindi c'era una dissociazione tra l'elaborazione e il supporto culturale e propositivo che l'ente svolgeva e le pubbliche istituzioni che non potevano acquisire gli elementi programmatori e lo sforzo culturale e politico che l'IRES svolgeva.
Credo che nell'IRES ci sia un senso di disagio per il fatto che la sua potenzialità non trova un sufficiente sbocco a livello politico ed economico. La dissociazione tra potenzialità ed acquisizione e volontà politica è evidente. Non voglio puntare il dito accusatore; voglio rilevare un fatto che dovrebbe portarci ad una attenta riflessione. Nella nostra Regione esistono degli enti strumentali che sono capaci di dare alla struttura pubblica apporti culturali e propositivi, ma la classe politica non è in grado di valorizzarli in pieno. Questo ragionamento dovrebbe vederci tutti accomunati in una riflessione unica se si ha la volontà di cogliere questo senso di disagio che potrebbe determinare elementi di frustrazione. Non basta avere dall'ente dettagliati documenti se poi non si entra nel merito degli studi e delle ricerche.
L'IRES in questi anni si è caratterizzato per la novità delle sue iniziative. Ne ricordo una che ho vissuto direttamente. Anni fa propose una ricerca per la valorizzazione e la partecipazione in agricoltura, ma sollevò polemiche violentissime quando propose di istituire un ente di sviluppo agricolo per il consorziamento di province e enti locali e per la programmazione in agricoltura. La Coldiretti, che allora aveva una forte pregnanza nella DC, impose alla DC stessa la sua volontà e non venne acquisito quel supporto che proveniva dall'Istituto che, tra l'altro, era strettamente collegato alle maggioranze di allora all'interno della Amministrazione provinciale e degli enti locali. Voglio dire che l'IRES aveva portato delle novità che in quel momento erano oggetto di dibattito politico.
Il rischio di oggi è che le ricerche dell'IRES non sollecitino più il dibattito politico. Questo è grave e frustrante per chi opera in questo campo. Sono fermamente convinto che la spinta innovativa dell'IRES sia da cogliere.
Ho partecipato agli incontri che il Politecnico organizza con l'imprenditoria. C'è stato un incontro con le aziende dell'IRI e quindici giorni fa circa ci fu un incontro con gli studenti e con il corpo docente incontro al quale erano pure presenti l'Amministratore delegato della Aeritalia e l'Amministratore delegato della Selenia, due industrie che notoriamente operano in modo qualificato e altamente tecnologico nel campo militare. L'amministratore delegato dell'Aeritalia ha portato elementi di grande interesse. Gran parte della ricerca e della innovazione tecnologica di cui anche il Piemonte è protagonista, è volta alle produzioni militari.
Di qui provengono indicazioni e suggerimenti anche per lo sviluppo nel campo civile.
Nella scelta dei progetti di ricerca in campo civile hanno priorità quei progetti con una garanzia di ricaduta in campo militare. Quindi è difficile distinguere i due livelli di ricerca e la Regione Piemonte essendo interessata allo sviluppo tecnologico, è coinvolta ed è sollecitatrice di riflessioni.
Capisco la posizione del Gruppo liberale e del Ministro Zanone, che teorizza la presenza qualificata del militare nel nostro Paese, oppure quella del Gruppo repubblicano, ma mi stupisce che all'interno dei Gruppi di maggioranza non si voglia fare uno sforzo per capire fin dove la nostra Regione è coinvolta dal punto di vista della ricerca e dal punto di vista della produzione bellica, il suo grado di incidenza, il suo grado di condizionamento, la sua possibilità di traino oppure di freno rispetto allo sviluppo tecnologico ed economico.
L'amministratore delegato dell'Aeritalia ha citato il famoso accordo tra l'Aeritalia e il CSI in ordine al sistema di intelligenza artificiale che permetterebbe all'Aeritalia di valorizzare appieno la sua produzione (nel torinese il 95% della produzione è bellica). Noi crediamo, per esempio, che una indagine del Consiglio regionale possa fornire uno strumento molto utile. Ci è stato detto che questo non era sufficiente.
Abbiamo anche chiesto di discutere sul rapporto tra il CSI e l'Aeritalia e mi auguro che il problema continui ad essere all'attenzione della Giunta essendosi impegnata a riflettere su questo problema in occasione del rinnovo del consorzio con il CSI.
Adesso proponiamo che l'IRES assuma in modo specifico questa tematica perché possa produrre conoscenze che permettano di disporre di elementi ragionati nel momento in cui discuteremo del Piano regionale di sviluppo.
Qui c'è un Gruppo democratico cristiano molto diverso da quelli di molti altri enti locali del Piemonte. E' chiuso, è coperto, non coglie certe sensibilità che provengono anche dal mondo cattolico su questioni come questa. Ne prendiamo atto, ma, al di là di questa considerazione sulla quale vorrei essere smentito, noi ci permettiamo di sollecitare la Giunta affinché attivi rapidamente una ricerca su un problema, che non voglio porre dal punto di vista etico, che probabilmente in quest'aula non suonerebbe in modo travolgente, ma che pongo dal punto di vista economicistico, per capire quali sono le ragioni di sviluppo del Piemonte il ruolo che il Piemonte ha nella tematica della produzione in campo bellico essendo presente nella nostra Regione una delle industrie più qualificate nel campo tecnologico e nel campo della ricerca e della produzione bellica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale esprime un giudizio nettamente positivo sul programma che ci viene sottoposto e sulla relativa deliberazione.
Il dibattito ha sollevato alcune questioni rispetto alle quali è necessario che ci si atteggi. Anche per dovere memorialistico nei confronti del dott. Ricci che ha abitato in questo stabile molti anni fa e che era Capogruppo liberale in Provincia, non posso dimenticare che pur facendo parte della maggioranza l'elemento portante delle sue considerazioni su questo argomento era: "delenda IRES". Cominciava i suoi interventi dicendo: "Come prima cosa dobbiamo distruggere l'IRES, poi possiamo parlare d'altro".
Ho l'impressione che tanti torti non li avesse, perché la cultura della programmazione nel nostro Piemonte, seminata allora dall'IRES e finalizzata non alla cultura politica, ma alla politica tout court, ha determinato un risultato disastrante. Ha fatto prevalere l'esigenza della programmazione e la cultura della programmazione alla cultura della politica. Abbiamo visto una classe politica piemontese più attenta a disegnare gli scenari che non a misurarsi sul campo, ed era anche poco attrezzata, anche sul piano caratteriale, rispetto alle questioni del territorio. Forse anche di qui nasce la caratteristica della cultura piemontese politica e della classe politica piemontese che non riesce a misurarsi in casa con i propri problemi e non riesce a rappresentarli a livello nazionale e che molte volte è latitante sulle questioni più significative.
Non è un caso, per esempio, che due forze politiche con loro leader nazionali di estrazione torinese non riescano a sfondare su Torino nonostante l'antica tradizione liberale e sabauda che supporta la componente liberale e nonostante il forte sistema di insediamento che ha la componente repubblicana. Se la classe politica piemontese fosse cresciuta meno sulle alchimie della programmazione e più sulla verve politica, forse sarebbe diversa.
Noi abbiamo alcuni mostri politici davanti ai nostri occhi. Il piano di sviluppo è un mostro. Qualunque azienda avesse un meccanismo decisionale come il nostro, mi riferisco alle leggi sulla programmazione, lo strapperebbe; non sopravvivrebbe nessun soggetto o decisore privato alla esigenza di dover subordinare le proprie argomentazioni e le proprie decisioni politiche a un documento che per la propria elaborazione e la approvazione richiede i tempi che qui si chiedono. E' abbastanza fisiologico che di qui esca una immagine della classe dirigente politica che non è sui problemi. E se è sui problemi le si dice che non è ancorata alla programmazione. E' un bisticcio sul quale dovremo un giorno o l'altro confrontarci.
Collega Reburdo, vorrei sapere che cosa vuol dire "sviluppo selvaggio".
L'imprenditoria privata, come l'acqua, occupa gli spazi che il corso del fiume le consente. La politica non deve fare quello che deve fare il privato, ma deve fare in modo che gli spazi siano rettilinei rispetto agli obiettivi complessivi della società e non deve esistere e misurare se stessa e la propria programmazione in ordine a quello che deve fare il privato. Selvaggio è qualche cosa che non è coerente rispetto alla cultura e al costume di qualche tempo, ma la cultura economica degli anni a cui tu fai riferimento era "quella cultura", era la cultura economica necessaria in quegli anni per realizzare alcune condizioni economiche, pena la non sopravvivenza sul mercato. Le condizioni del tempo non le stabilisce l'IRES, ma le stabilisce il contesto internazionale, la concorrenza. Se non avessimo avuto lo sviluppo selvaggio e quello che a posteriori pu sembrare un mostro, l'espansione di alcune realtà industriali, le stesse realtà industriali non avrebbero potuto rinnovarsi sul piano tecnologico.
Che alcune imprese siano più leggere e più sofisticate di un tempo non significa che sia stato un errore averle pensate e realizzate in quelle dimensioni, perché se non avessero ricercato il quadro di compatibilità economica, che in quei tempi era quella, probabilmente non avrebbero poi realizzato negli anni che viviamo le compatibilità economiche che fanno sì che, piaccia o non piaccia, un grandissimo comparto come quello automobilistico nel nostro Paese sia rimasto e sia stato salvato da una sola azienda del settore, cioè quella torinese. Se l'azienda, alla quale ha fatto riferimento Reburdo, non si fosse sviluppata in termini selvaggi in certi anni e se non si fosse comportata in termini asociali in altri anni probabilmente non esisterebbe nel nostro Paese il comparto automobilistico e oltre ad importare energia e birra importeremmo anche le automobili al cento per cento.
Mi sembrano giuste le osservazioni del Capogruppo Brizio. Dobbiamo cercare di alleggerire l'istituzione regionale dalla fatica immane di elaborare in termini politici quelle che non sono altro che elaborazioni di tipo culturale, le quali devono essere messe a disposizione (come gli studi dell'IRES) di ogni tipo di decisore, quello regionale in primo luogo e la società nel suo complesso.
In una società come la nostra debbono essere rivisitati i meccanismi di decisione e di programmazione della Regione. Penso che la maggioranza prima di chiudere più o meno in bellezza la legislatura, abbia il dovere di fare una meditazione perché è su questo che si potrà pensare di rifondare la Regione.
L'on. Alpino diceva che già ai tempi delle vacche grasse e delle vacche magre si faceva un minimo di programmazione. Oggi si tratta di capire che cosa deve programmare la Regione. La Regione deve programmare i propri interventi e al massimo indicare alcune condizioni ottimali che riterrebbe opportune per la collettività. Al di fuori di questo non posso immaginare che si debba e si possa ricondurre all'interno della programmazione regionale lo scontro che esiste sul piano della società complessivamente intesa, in particolare dell'imprenditoria, che si misura ormai su scenari megagalattici.
L'acquisto dell'Alfa Romeo da parte della Fiat, fatto di grandissimo rilievo che in quest'aula non ha avuto uno spazio sufficiente, è sfuggito alla programmazione regionale, ma è un fatto che incide fortemente sui destini della nostra Regione e sui suoi rapporti con la Lombardia.
Probabilmente il mito inventato dai primi cittadini di Milano e Torino verrà realizzato nei consigli di amministrazione di qualche società.
La programmazione, così com'è stata prodotta dalla cultura dei soggetti politici che hanno pensato e realizzato l'IRES, ha lasciato nella nostra classe dirigente un amore per la logorrea e per la ricerca di concetti astrusi e di scenari poco comprensibili e che sostanzialmente sono incapaci di cogliere l'emergenza e l'immediatezza di alcune vicende.
Ho l'impressione che le forze politiche (la nostra soprattutto) non abbiano assolutamente capito quello che stava succedendo alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80. Ci siamo a lungo soffermati sugli aspetti di natura sociale, poco abbiamo saputo dire e cogliere in ordine alla vicenda strategica della quale eravamo testimoni. Quando l'azienda torinese ha deciso di diventare un soggetto imprenditoriale di livello europeo anziché un'azienda assistita parastatale, questa vicenda ha avuto qualche ricaduta nella programmazione regionale e nei nostri documenti? Assolutamente no. Allora, una classe politica che non sa interpretare cogliere e muoversi con immediatezza di fronte alle grandi vicende della società, probabilmente deve riflettere su qualche meccanismo di tipo istituzionale, ad esempio sulla legge n. 43, alla quale si riferiva Brizio.
Cos'è che determina la nostra distanza dalla società? La nostra assenza nei momenti cruciali della società. Che cosa segnano gli aspetti che ci scandalizzano e che sono contenuti nei provvedimenti del Ministro Ruffolo? Segnano l'esigenza, soprattutto sulle problematiche emergenti, di poter intervenire in tempi stretti e con procedure pensate ad hoc, non in tempi lunghi e procedure immaginate per risolvere tutti i problemi, sempre e comunque.
Un ultima osservazione in ordine all'emendamento proposto dai colleghi dell'opposizione.
Accettare un'immagine di Valerio Zanone, uomo di cultura, come l'Attila della Padania o come un Kesserling subalpino mi sembra un po' forzato.
Manca le physique du role... E' probabile che un Ministro della Difesa si debba occupare della difesa e che probabilmente in sede NATO si debba occupare della difesa aerea.



ADDUCI Donato

Se si fosse occupato a Ustica della difesa aerea avrebbe fatto qualcosa di buono.



MARCHINI Sergio

Vorrei sapere che cosa avremmo dovuto fare ad Ustica. Colleghi Consiglieri, se volete un sistema che ad Ustica avesse garantito alcune cose e avesse garantito altre cose su altre isolette del sud Italia, il nostro Paese sarebbe esattamente il contrario di quello che volete disegnare. Sarebbe un Paese coperto da basi di controllo, da basi di verifiche, che naturalmente non sarebbero nazionali ma sarebbero della NATO e non sarebbe un Paese come la Svizzera che sognate voi, con grandi prati con sopra le mucche, ma sarebbe una Svizzera con sotto le centrali atomiche e gli arsenali militari più sofisticati d'Europa. Dovete decidere. Se non volete che il nostro Paese sia difeso da uno che fa "pif" con un missile che non arriva neanche a Lampedusa o dalle follie di qualche nave che gira nel Mediterraneo, dovete accettare un Paese sofisticato anche dal punto di vista della difesa militare e non dovete scandalizzarvi per il fatto che in Piemonte abbiamo un'azienda leader sul piano dell'intelligenza anche se non lo è sul piano delle risorse e delle cose che produce. Anticipo che sottoporrò ai colleghi di tutti i Gruppi un documento in cui si chieda alla Regione di garantire al processo di innovazione tecnologica che riguarda il civile un appoggio sostanziale.
L'emendamento proposto secondo il mio parere risente della cultura del pacifismo d'accatto, perché il pacifismo non si fa non facendo armi, ma lo si fa favorendo la politica estera conseguente. Non sono le armi che fanno la guerra, ma sono le guerre che usano le armi.



ADDUCI Donato

E se non ci fossero?



MARCHINI Sergio

Se non ci fossero le armi la farebbero con le pietre e sarebbe ancora più brutta una guerra fatta con le pietre. Si dovrebbe fare la guerra a mani nude. Voi non dite neanche più: "Facciamo l'amore", ma dite: "Facciamo la guerra a mani nude".
In termini politici non mi disturba oltre misura l'esigenza di accertare, nel senso di conoscere senza alcun intuito persecutorio o di altra natura, lo stato dell'industria con finalità belliche nella nostra Regione. Però mi crea qualche problema immaginare che all'interno di un programma sottopostoci da un ente sia possibile, unilateralmente da parte nostra, inserire una modifica. Come è già stato suggerito da un collega di maggioranza, questo obiettivo potrebbe essere perseguito attraverso un ordine del giorno affinché l'ente si ponga nei termini più solleciti possibile questo problema e lo collochi all'interno di un proprio programma, senza l'esaltazione di tipo politico che renderebbe di difficile lettura all'esterno questo nostro intendimento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito sull'IRES non è marginale rispetto alla nostra elaborazione per determinare scelte politiche ed amministrative. Purtroppo prevale la visione che gli enti strumentali hanno un rapporto diretto con l'Assessore che ne ha competenza mentre essi svolgono una funzione trasversale agli Assessorati.
L'IRES è un patrimonio importante della Regione Piemonte: il suo rapporto costante con l'evoluzione dell'apparato industriale, una visione di insieme dei problemi socio-economici, rappresentano una funzione essenziale e insostituibile per governare e legiferare. Credo che l'IRES abbia accompagnato con grande livello di analisi i vari cicli economici del Piemonte, dal miracolo economico ad oggi.
Il Gruppo socialista ritiene che il ruolo dell'IRES è importante in particolare per dare equilibrio al muoversi dell'economia nella nostra società. Solo così il ruolo del pubblico diventa costruttivo e non antagonista con il muoversi dell'iniziativa privata che è spontanea per sua natura.
Il prof. Lombardini sottolineò con estrema puntualità il perché occorre andare a ricerche complessive che diano una visione d'insieme anche a problemi e aspetti particolari dell'economia piemontese. Il mio timore è che l'IRES rischi di andare avanti a vista, con iniziative a forte dispersione, poco finalizzate nel rapporto con la strategia regionale, con il rischio di frustrare gli stessi ricercatori dell'Istituto. Il ricercatore dell'IRES, ed è cosa assai nota, è remunerato in modo inferiore rispetto al mercato. Lo dimostra il relativamente alto turn-over dell'Istituto (anche se il fenomeno può essere di per sé valido perch fornisce all'esterno delle intelligenze che si formano in un osservatorio estremamente importante), certamente però questo eccessivo turn-over è accentuato dal fatto che non c'è un rapporto tra ricerca ed utilizzo immediato e sul campo da parte del referente regionale.
Troppe pubblicazioni IRES finiscono per essere solo letteratura specialistica e non strumenti che concorrono a formare le decisioni, o di supporto alla decisione, dell'operatore pubblico.
In questo senso credo che una strategia sia necessaria e vada formalizzata per dare il "canovaccio" attorno al quale si sviluppa questo tipo di lavoro di ricerca e di informazione dell'IRES.
La programmazione è una modalità della politica. Il collocarsi corretto delle iniziative dell'IRES necessita di uno scenario che noi abbiamo voluto definire programmazione (sino al documento primario: il piano regionale di sviluppo) in cui il ruolo del pubblico è spiccato.
Dunque occorre dare all'IRES il senso di una direzione di marcia, che la Regione, Giunta e Consiglio, mettono in movimento. Ovviamente il ruolo dell'IRES non è solo quello di seguire delle indicazioni, ma anche di avere un sistematico retroterra di conoscenze che rappresenta quel bagaglio di stimoli culturali che vanno non solo verso il mondo pubblico ma anche verso quello privato.
Vorrei aggiungere qualcosa in merito alla proposta di emendamento per quanto riguarda l'apparato industriale piemontese impegnato nella produzione d'armi.
Sono d'accordo sulla richiesta di affidare all'IRES una ricerca sullo stato dell'industria degli armamenti nella nostra regione.
L'attenzione al problema della industria bellica deve essere forte. Ma vorrei sottolineare che il rapporto della Regione con l'Aeritalia non è legato alla produzione bellica, ma è un know-how che viene dato ad un'azienda a partecipazioni statali che opera anche nel settore civile (vedasi accordo Aeritalia e Laboratorio Intelligenza Artificiale.
Altrimenti dovremmo anche porci il problema della nostra formazione professionale all'Aeritalia e la cosa mi sembrerebbe paradossale. Infatti abbiamo uno spezzone di formazione professionale che lavora per l'Aeritalia. Dovremmo allora stabilire delle discriminazioni? Purtroppo, ed è amaro constatarlo, se riducessimo completamente la produzione bellica nel nostro Paese, probabilmente non altereremmo nessun tipo di rapporto coi focolai di guerre locali nel mondo. Questo certamente non giustifica l'inerzia. Quando Reburdo ci porterà il parere dei sindacati metalmeccanici in merito alle sue posizioni potremmo arricchire la nostra valutazione del problema. Cerchiamo dunque di muoverci con gradualità e con realismo.
Realismo che non deve però demordere dai principi di fondo che mi trovano d'accordo.
Mi dispiace vedere l'Assessore solo ai banchi della Giunta. Questo è un segno della considerazione del ruolo degli Enti strumentali: una funzione che dipende dall'Assessore che ne ha la competenza. In effetti questo è uno strumento di ausilio alle conoscenze del Consiglio.
Spero che l'Assessore voglia recuperare questa (spero momentanea) carenza non solo nel suo intervento conclusivo, ma con un impegno a far si che l'IRES rappresenti uno strumento, diciamo "fattoriale", non settoriale dell'operatività della Giunta e della produzione legislativa del Consiglio.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio sono sospesi e riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,40 riprende alle ore 15,15)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Come concordato, il dibattito e le conclusioni sul punto 8) all'o.d.g.
relativi all'IRES verranno ripresi domani mattina a causa di una riunione impegnativa a cui deve partecipare oggi pomeriggio l'Assessore Vetrino.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 374: "Ulteriori integrazioni della L.R. 23/8/1982, n. 20 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte" (rinvio)


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 374 di cui al punto 9) all'o.d.g.
La V Commissione ha licenziato a maggioranza il testo della legge.
Il relatore, Consigliere Bergoglio, è in congedo per malattia, se per si desidera sentire la relazione, che è già stata consegnata ai Consiglieri, il collega Devecchi è disponibile a leggerla.
C'è però una questione pregiudiziale da parte del Consigliere Bontempi che ha facoltà di intervenire.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro Regolamento impone di consegnare le relazioni preventivamente per poter poi passare all'esame dei provvedimenti. E' vero che non sempre osserviamo questo criterio, però faccio rilevare che, per forza maggiore manca la relatrice, manca anche la relazione. Di solito i disegni di legge vengono accompagnati da una relazione e da un relatore, non dalla relazione della Giunta. Quindi manca la conduzione normale di procedibilità della legge stessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, mi permetto di intervenire brevemente per chiedere a lei ed al Consiglio se, nonostante l'assenza del relatore, la collega Bergoglio, assente per malattia, è possibile, se i Gruppi non si oppongono alla richiesta della Giunta, di procedere comunque all'esame di questo disegno di legge per le ragioni che sono note. Penso che a tutti stia a cuore la soluzione di un problema così delicato come quello dell'organizzazione dei servizi all'interno delle UU.SS.SS.LL. Abbiamo dovuto abrogare l'art. 9 delle modifiche ed integrazioni della legge regionale n. 20 in aula circa un mese e mezzo fa. La legge n. 20 modificata è carente di una norma che attiene ai precari i quali dovrebbero entrare nelle piante organiche delle UU.SS.SS.LL. e che allo stato degli atti non possono essere inseriti per carenza di normativa. La normativa è questa ha avuto l'iter normale, oggi ci troviamo in una situazione di grave difficoltà perché i Comuni si troveranno nella condizione di non poter rinnovare gli incarichi. I servizi, soprattutto quelli per gli handicappati, sono in posizione fortemente critica, è pertanto assolutamente un'esigenza del comparto socio-assistenziale, soprattutto dei portatori di handicap e delle loro famiglie, e un provvedimento legislativo che sani questa situazione e che consenta alle UU.SS.SS.LL. di poter risolvere il problema del precariato è inrinviabile. Questo aspetto è ben noto a tutti i Consiglieri e al sindacato il quale, giustamente, da tempo ci sollecita su questo provvedimento. Mi permetto pertanto, a nome della Giunta, di chiedere la disponibilità del Presidente del Consiglio e delle forze politiche, seppure in carenza del relatore, a procedere attraverso i meccanismi che il Presidente riterrà di definire, purché si passi all'esame di questo disegno di legge per le ragioni che ho prospettato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La questione ha carattere particolare. E' un indicatore assai preoccupante di fronte alla richiesta di urgenza da parte dell'Assessore su cui non discuto. Però non corrispondono gli atteggiamenti da parte di chi deve relazionare sul disegno di legge. La Commissione deve garantire che sussistono le condizioni di procedibilità della legge; l'urgenza è un fatto politico che si può apprezzare, ma purtroppo un atteggiamento di questo tipo è assolutamente sciatto nel momento in cui arriviamo a discutere la legge, all'o.d.g. da diverso tempo, sapendo che la relazione non è un fatto formale; è un fatto che, attraverso le forme rappresenta la sostanza dell'iter del procedimento legislativo. E' per questo che si chiede la relazione alla legge da parte di un Consigliere e non può essere sufficiente la relazione illustrativa della Giunta; la relazione deve dar conto delle consultazioni, del dibattito e delle posizioni che alla fine si sono scelte.
Questi discorsi al limite sono superflui essendoci un articolo del Regolamento che va in questa direzione. Sono molto imbarazzato per il fatto abbastanza clamoroso che veniva girata una relazione che in verità non c'era perché chi doveva provvedervi non ha provveduto. Francamente siamo imbarazzati e preoccupati di questo fatto, e non vogliamo usarlo come momento ostativo, però chiedo che questo punto sia assolutamente garantito.
E' vero che si può convenire di fare una relazione orale, questa però è una materia non pacifica, dal nostro punto di vista, su cui ci sono state tre discussioni e la relazione avrebbe dovuto dar conto di quello che è successo.
Ripeto, può essere fatta in via sostitutiva oralmente, violando il Regolamento, ma mi pare un cattivo principio che rende molto difficile anche la nostra collocazione, perché, se ostacoliamo, sembra che ignoriamo le richieste di urgenza che vengono fatte dall'Assessore, però nello stesso tempo, se passiamo sopra a queste norme a presidio della chiarezza dell'iter legislativo, la lesione sarebbe pesante per tutti. Mi sorprendo che possano avvenire queste cose. Detto questo, stigmatizzato il fatto richiamo a questo punto la necessità per le Commissioni di inserire all'o.d.g. anche il relatore e che la relazione venga mandata ai Consiglieri, salvo che in Commissione si convenga che venga fatta oralmente in aula, tenendo presente che ci sono forze politiche che non partecipano alla Commissione quindi potrebbero richiederla scritta. Quindi raccomandando l'applicazione del Regolamento credo di dover dire all'Assessore che l'indubbia urgenza del provvedimento presuppone che i soggetti che hanno titolo nel procedimento legislativo (la maggioranza) se ne facciano carico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Da un punto di vista formale le osservazioni formulate dal collega Bontempi sono ampiamente fondate e ineccepibili.
Mi ricollego al ragionamento fatto dall'Assessore Carletto per chiedere questa disponibilità. Se questa non c'è rimanderemo l'esame a domani.
Abbiamo accettato di far slittare alcuni argomenti anche per esigenze di Giunta; domani faremo in modo che ci sia la relazione. Però sostengo che ci sono molti precedenti e noto un clima di rilassatezza generale che, da parte mia e per quello che riguarda il mio Gruppo, cercherò con tutti i mezzi di contrastare. Stamani, in un'occasione eccezionale, con 12 Consiglieri in congedo (molti per motivi giustificati) non solo della maggioranza ma anche dall'opposizione ci siamo trovati in difficoltà ad avviare la seduta; anche per una serie di richieste formali ma verificatesi in precedenza. Non si è mai chiesta la verifica del numero legale per le interrogazioni. Altre volte abbiamo iniziato la discussione delle interrogazioni con la presenza di tre persone mentre questa mattina bisognava essere in venti. Occorre che ci comprendiamo. Se vi è un cambiamento di atteggiamento, che vuol essere più rigido di quello degli ultimi tempi, ne prendiamo atto e ne traiamo le nostre valutazioni, se il discorso invece è specifico rinviamo pure a domani. Il vuoto di stamani che non ci consentiva di avviare i lavori non è d'altro canto da addebitare alla maggioranza anche perché nell'opposizione erano pesanti e numerose le assenze. Era ed è una questione di carattere generale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Per quanto ci riguarda accediamo alla proposta del collega Brizio, per una questione che, anche nel corso del dibattito che si potrà fare domani con la relazione scritta, sarà anche più chiara a tutti i colleghi.
Credo sia molto importante la questione proposta dal nostro Gruppo, che ha riscontrato anche la sensibilità del Presidente, perché il rispetto di alcune regole di carattere formale è la condizione per poter avere un dibattito di merito corretto, che vada alla sostanza, esattamente come ci chiede Brizio; le regole ci servono per avere il confronto di merito reale.
Siccome abbiamo avuto una discussione in Commissione, abbiamo avuto le consultazioni, c'è stato tra l'altro su questo tema una richiesta nostra di chiarimenti, su cui abbiamo avuto riscontro dall'Assessore per quanto riguarda le osservazioni del Commissario di Governo, voglio dire che non è cosa pacifica, e quindi va esaminata, e credo sia assolutamente necessario come norma generale e nel caso specifico, che ci sia una relazione per arrivare ad una discussione del Consiglio che sia reale e che sia di merito.
Questa è la ragione della nostra considerazione, anche perché credo che certi fatti di sciatteria con cui appunto si affrontano le nostre regole istituzionali, siano un cattivo servizio non solo a questa o a quella forza politica, all'opposizione o alla maggioranza, e fanno scadere di livello tutta l'attività del Consiglio Credo possiamo essere d'accordo che non dobbiamo arrivare a questi punti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, proporrei di riunire la V Commissione per la nomina di un nuovo relatore, in quanto la collega Bergoglio è malata e domani non potrà essere in aula. Si potrebbe nominare un relatore verbale e superare in tal modo anche l'aspetto delle 24 ore.



PRESIDENTE

Se nessuno solleva eccezioni, al termine dei lavori del Consiglio questa sera si riunisce la V Commissione per nominare un altro relatore, a meno che si sia accertato nel frattempo che la relazione esiste. Mi pare che con il classico buon senso piemontese domani si possa andare ad una risoluzione positiva. Pertanto questo punto è rinviato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 837: "USSL n. 75 di Acqui Terme. Deliberazione dell'Assemblea dell'Associazione dei Comuni n. 10 del 27/7/1987 Ampliamento della pianta organica provvisoria per le esigenze dei servizi territoriali di tutela materno-infantile e tossicodipendenti"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 837.
Questa proposta di deliberazione è stata esaminata e licenziata dalla V Commissione.
Se non vi sono osservazioni, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 26 Consiglieri presenti.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 899: "Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali. Assegnazione dei fondi in termini di cassa alle UU.SS.SS.LL. per l'anno 1988 L. 10.750.000.000 di cui L. 7.615.000.000 sul cap. 10340 e L. 3.135.000.000 sul cap. 10350 del bilancio per l'anno 1988"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 899.
Su questa proposta di deliberazione, che è stata licenziata dalla V Commissione, ha chiesto la parola il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si tratta di una deliberazione che attribuisce alle UU.SS.SS.LL. un primo acconto sulla base dei dati relativi alla popolazione e al territorio che lascia quindi impregiudicata la discussione per quanto riguarda le tranche successive e soprattutto il saldo, su cui occorrerà invece sviluppare una discussione nel merito delle modalità con cui assegnare la quota consistente che è residua delle risorse regionali.
E' un'attribuzione sulla base di parametri oggettivi di un acconto alle UU.SS.SS.LL.
Come abbiamo già ritenuto di sottolineare nella discussione del bilancio, questo è un fondo inadeguato, quindi ci asteniamo su questa deliberazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione di tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 18 voti favorevoli e 10 astensioni.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 900: "Regolamento di accesso al F.S.E. ed al Fondo di Rotazione (approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 149-6437 dell'8/5/1986). Deroga ai termini di cui all'art. 13, primo comma"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 900, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Questa proposta di deliberazione è stata approvata dalla VI Commissione.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli e 10 astensioni.


Argomento: Viabilità

Esame ordini del giorno n. 371 dei Consiglieri Chiezzi e Bontempi e n. 372 del Consigliere Ala sulla Società SITAF


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame dell'ordine del giorno n. 371 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Bontempi e n. 372 presentato dal Consigliere Ala sulla Società SITAF.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me risulta che questi ordini del giorno siano stati già ampiamente illustrati a suo tempo e fossimo in attesa di una risposta da parte dell'Assessore competente e da parte della Presidenza della Giunta. Infatti, gran parte di questi ordini del giorno facevano riferimento a decreti firmati dal Presidente della Giunta e rientravano nel merito delle competenze del Servizio Geologico e soprattutto delle accuse rivolte dalla Società SITAF al Servizio geologico che rientra tra le dirette competenze della Presidenza della Giunta.
Eravamo rimasti a questo punto, anche se una serie di fatti nuovi emersi al riguardo potrebbe rappresentare un elemento di ulteriore aggravante rispetto ai modelli di comportamento della società concessionaria dell'autostrada della Valle di Susa, sia rispetto al territorio sia rispetto alle istituzioni regionali e ministeriali, le cui prescrizioni sono del tutto inascoltate e abitualmente vilipese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il nostro ordine del giorno era già stato illustrato precedentemente e pertanto restiamo in attesa di una risposta. Però volevamo sollecitare sia il Presidente che i colleghi del Consiglio sulla questione relativa ad una risposta ad una nostra interpellanza relativamente allo stato di avanzamento degli studi relativi alla verifica dell'impatto ambientale predisposto dalla Società SITAF. Abbiamo visto, attraverso la lettura delle deliberazioni della Giunta regionale, che solo da pochi giorni la Giunta regionale ha provveduto a nominare la Commissione che parecchi mesi prima era stata decisa dal Consiglio regionale con il compito di verificare lo stato di avanzamento degli studi. Anche a questa interpellanza non è stata data risposta. Sollecito che prossimamente in questa sede si cominci a dare conto di un'attività che ci pare la Giunta regionale abbia avviato con grandissimo ritardo: si sono impiegati cinque mesi per giungere alla nomina della Commissione che deve verificare gli studi della Società SITAF.
Andando avanti di questo passo continuiamo con i fatti, non con le parole ad emarginare il ruolo della Regione in un altro settore sul quale invece la Regione dovrebbe avere molta attenzione, perché i lavori dell'autostrada proseguono, il Gruppo comunista dice che devono proseguire bene e presto ma la Regione non sa né se procedono presto né fa qualcosa perché procedano bene.
Questa nostra protesta civile, ma vibrata, è rivolta a tutta la Giunta nel suo complesso, a cominciare dal suo Presidente. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Anch'io devo lamentare la mancata risposta ad un'interpellanza e ad un'interrogazione su questa materia.
L'interpellanza riguarda la legittimità e la correttezza di una deliberazione assunta dalla Giunta regionale con la quale viene approvato il progetto esecutivo dell'autostrada per il tratto Rivoli-Susa, mentre si è in pendenza di un esame, da parte della Commissione istituita con atto del Consiglio regionale, dello studio di impatto ambientale predisposto dalla Società SITAF, il quale studio di impatto ambientale predisposto da tale Società può portare alla necessità di varianti al tracciato proposto.
A me pare del tutto assurdo che, nel momento in cui la Regione decide di sottoporre a verifica uno studio di impatto ambientale e sulla base di questa verifica si riserva di proporre delle varianti al tracciato, venga contemporaneamente approvata la deliberazione del progetto esecutivo.
Vorrei ricordare che sulla base di un esposto del sottoscritto e dei colleghi Ala e Bresso al Commissario del Governo che faceva notare questa incongruenza, il Commissario di Governo, in data 9 marzo 1988, sospendeva quella deliberazione dicendo che la sopraevidenziata priorità cronologica accordata dalla Giunta regionale alla formulazione del parere favorevole sul progetto generale esecutivo, prima di conoscere l'esito della valutazione sullo studio di impatto ambientale, oltreché apparire immotivata, potrebbe porsi in contrasto con la vigente normativa in materia di lavori pubblici che ritiene ammissibile la possibilità di operare varianti suppletive in sede di esecuzione delle opere unicamente per eventi sopravvenuti ed imprevedibili nella fase progettuale.
L'interpellanza alla quale facevo riferimento all'inizio l'abbiamo presentata per chiedere alla Giunta di sospendere quella deliberazione in attesa di conoscere le valutazioni sullo studio di impatto ambientale, poi eventualmente proporre delle varianti e sulla base di queste approvare il progetto esecutivo. A questa nostra interpellanza non c'è stata risposta.
Intanto è avvenuto un altro fatto che reputo molto grave: quella deliberazione è diventata esecutiva per decorrenza dei termini dopo che il Commissario del Governo aveva esposto questo tipo di giudizio sulla deliberazione stessa, così come dal 1 maggio vengono rese esecutive tutte le deliberazioni per decorrenza dei termini perché non c'è il Commissario del Governo che esamina gli atti. Lo ritengo un fatto estremamente grave e mi chiedo se la Regione, come Presidenza della Giunta e come Presidenza del Consiglio, si è premurata di intervenire sul Governo che ha la facoltà di nominare il Commissario del Governo.
Ritengo l'approvazione di quel progetto estremamente grave e lesiva delle prerogative del Consiglio dal momento in cui ha deciso le cose che dicevo prima sulla verifica dello studio di impatto ambientale.
Chiedo quindi una risposta alla Giunta in merito alla mia interpellanza e continuo a chiedere se la Giunta non ritenga, anche alla luce dell'opinione espressa dal Commissario del Governo, di revocare la deliberazione.
Ritengo debba essere revocata. So che ci sono delle priorità per quanto riguarda la costruzione dell'autostrada; so, ad esempio, che c'è il nodo di Avigliana. Quindi il progetto di impatto ambientale si faccia prima di tutto sul lotto che riguarda Avigliana in modo da accelerare i tempi.
Questo è un aspetto. Credo che il sottoscritto e altri Consiglieri si riserveranno, se non ci sarà chiarezza da parte della Giunta su questo argomento, di adire tutte le vie per fare rispettare quella che pare essere una posizione di buon senso.
L'altro argomento riguarda la finestra di accesso alla galleria di Exilles (lotto n. 13). Anche in questo è stata una modifica positiva richiesta dalla Regione, cioè l'eliminazione di un viadotto e il passaggio in galleria. Il progetto per questa finestra di accesso non ha ancora le relative autorizzazioni e intanto i lavori proseguono abusivamente. Sulla base di un telegramma del sottoscritto e dei colleghi Ala, Reburdo e Bresso, che evidenziava la mancanza delle necessarie autorizzazioni, i lavori alcuni giorni fa sono stati sospesi, ma ci risulta che negli ultimissimi giorni siano ripresi. Non si può pensare di proseguire nei lavori se non ci sono le autorizzazioni e la richiesta di autorizzazione è giacente presso il Comune di Exilles. Ritengo che la Giunta debba intanto rispondere alla nostra interrogazione e debba esigere dalla Società SITAF il rispetto delle regole e le procedure che vigono in materia di opere pubbliche a livello regionale e a livello nazionale.
Sollecito la Giunta ad intervenire perché i lavori non autorizzati vengano immediatamente sospesi in attesa delle necessarie autorizzazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho l'impressione che questa vicenda debba farci riflettere molto. Non è possibile da una parte sostenere l'importanza di questo problema e dall'altra trattarlo dopo sette mesi dal momento in cui era stato sollevato. Questo mi fa pensare che si voglia da parte di molti cavarci qualche rendita di posizione politica, nel senso che l'importante è che si sappia che qualcuno è contro e qualcuno è a favore. Su che cosa si è contro o su che cosa si è a favore e su che cosa si intende fare non interessa tanto, l'importante è mantenere ferma e ben percepibile all'esterno una posizione politica, quindi cercare una rendita di posizione politica.
Chiedo al Presidente del Consiglio e all'Assessore di attivarsi affinché sulla questione sia possibile, in termini di responsabilità di esecutivo e di responsabilità di Consiglio, rispondere in termini congrui ed accettabili, altrimenti gli argomenti diventano di difficile comprensione, non più attuali perché le questioni che a suo tempo potevano avere una qualche giustificazione e una qualche comprensione diventano pretestuose e strumentali otto mesi dopo.
Questa rincorsa all'occupazione delle rendite di posizione politica su questa materia ci fanno scontrare con alcune vicende non belle. E' sicuramente scarso senso dello Stato da parte dei membri del Consiglio regionale quello di utilizzare la leva del controllo per fare politica. Non mi sembra un elemento che possa far ben sperare nella crescita del ruolo della politica. Il ruolo della politica è il confronto nelle sedi proprie e l'accettazione dei ruoli che competono ad ognuno. Il ricorso a qualcuno che decide non in termini politici, ma in termini di altra natura, significa perpetuare il vassallaggio della funzione politica da altri poteri e da altre funzioni. Che questo avvenga è un dato, ma che questo sia un processo che noi cerchiamo di rafforzare mi sembra quanto meno curioso. Mi riferisco all'esposto presentato da alcuni Consiglieri in ordine al provvedimento della Giunta sul progetto di legge. Conoscendo i colleghi, mi rendo conto che i tempi stretti della decisione hanno reso non possibile e non approfondito un esame conoscitivo sufficiente ad evitare questa strada.
Devo però dire che l'argomento scelto è una circostanza che ci preoccupa molto perché inficiare di illegittimità una deliberazione della Giunta regionale per inosservanza a due condizioni che non sono giuridiche, ma che sono di volontà costruttiva, mi sembra molto grave, infatti rischia di interrompere un processo sperimentale che insieme, noi per parte nostra e la Società SITAF per parte sua, abbiamo cercato di avviare. Non ho i documenti sul tavolo, quindi qualche imprecisione mi verrà scusata, ma non mi consta che la Società SITAF avesse l'obbligo di avviare uno studio di impatto ambientale, non mi consta che siano in vigore le normative sull'impatto ambientale, non mi consta che abbiamo costituito una commissione per controllare. Noi abbiamo semplicemente avviato una sperimentazione che, sul campo, in relazione a quello che sta avvenendo possa servirci ai fini della determinazione del contenuto della legge sulla valutazione di impatto ambientale.
Mi rendo conto che questo argomento interessa pochi Consiglieri.
Comincio a pensare, visto che non abbiamo ancora raggiunto il numero legale, che si ritiene poco interessante questa discussione che non è tanto sull'oggetto, quanto sui comportamenti politici che si sono avviati in questo Consiglio. Questo mi sembra grave e merita attenzione soprattutto da parte della maggioranza, perché se l'opposizione utilizza dei canali che a me sembrano impropri per il dibattito e il confronto e se io rimprovero all'opposizione di praticare dei sentieri che non mi sembrano i più funzionali rispetto al confronto e al dibattito politico, probabilmente questo trova qualche ragione d'essere in alcune incertezze ed improprietà di comportamento della maggioranza. Se fosse emerso chiaramente che il lavoro che abbiamo avviato, su intesa delle Commissioni II e VII e della Giunta, su questo progetto di simulazione ambientale, non aveva niente a che fare con una Commissione di controllo, confido che la serenità e l'obiettività dei Consiglieri che hanno presentato l'esposto li avrebbero fatti riflettere prima di dare questo senso al loro esposto. Perché se così è, veramente non siamo in condizioni di lavorare. Non solo, ma rischiamo di fare chiudere a riccio all'interno delle proprie competenze la Società SITAF oggi, domani l'ENEL. dopodomani qualche altro ente, il quale, a questo punto, riterrà di doversi mantenere all'interno degli obblighi e non anche delle opportunità, magari anche di ordine politico, ed è chiaro che lo sviluppo dei processi verrà ritardato.
Non ho nessuna simpatia particolare per la Società SITAF, però se osservo alcuni interventi che vengono fatti in Valle di Susa insieme ad altri che mi lasciano molto perplesso, alcuni li devo considerare al di là di ogni obbligo. Non capisco in che termini possiamo giustificare come un obbligo della Società SITAF, per esempio, quello di mettere la pietra a vista su delle colate di cemento che sono anteriori all'intervento di cui si tratta. Non è questo il punto.
Questa materia, perché possa svilupparsi in termini costruttivi e positivi per il territorio e per la popolazione valsusina e piemontese in genere e contemporaneamente possa essere un'occasione di avanzamento dei nostri metodi decisionali di governo sui grandi problemi del territorio richiede da parte nostra un approccio più puntuale, più razionale, meno pretestuoso.
In questo senso, ritengo che il mio Gruppo debba esprimere forti perplessità a che il Consiglio regionale venga coinvolto, per esempio nella querelle sul costo della realizzazione dell'autostrada, questione che non rientra nelle competenze regionali. Quindi, ho qualche perplessità a ritenere praticabile l'ordine del giorno presentato dal Gruppo Lista Verde così come non mi sembra a questo punto più procedibile l'ordine del giorno comunista, soprattutto per quella parte in cui chiede al Consiglio di attestare una circostanza di fatto che il Consiglio sicuramente non è in grado di attestare alla data attuale; forse era in grado di verificare cinque o sei mesi fa.
Non siamo andati a fare il sopralluogo. Fare un sopralluogo significa andare sul posto ad accertare una situazione. Siamo andati a fare un sopralluogo, siamo andati - se non ricordo male - ad un incontro con la Società SITAF per visitare alcune cose; il sopralluogo è una cosa diversa.
Mi sembra anche di ricordare che il risultato di quella visita fosse stato in termini di rapporti, molto costruttivo e molto soddisfacente nella misura in cui ci si era resi conto, gli uni e gli altri, che forse si era superato il limite, nel senso che probabilmente c'era stata una non puntuale osservanza del progetto da parte del progettista; ma probabilmente c'era stato qualche fiscalismo fuori luogo da parte di altri soggetti. Mi era sembrato di capire che, con buona pace di tutti, prendendo atto che un nuovo progetto avrebbe dovuto dirimere la questione, questo fosse lo spirito con cui si voleva chiudere la vicenda che - ripeto per l'ennesima volta - rispetto ai grandi problema dell'autostrada dell'Alta Valle di Susa sono questioni marginali. Si vada a vedere l'intervento che viene fatto per rendersene conto.
A me sembrava che lo spirito di quell'incontro fosse stato questo. Mi ritrovo invece in Consiglio regionale con un ordine del giorno in cui si intende fare una chiarezza fiscale sulla questione e mi chiedo a che pro.
Il provvedimento della Giunta di sospensione dei lavori, per quanto ne so io, non è stato impugnato da alcuno, ha avuto il suo corso ed è stato revocato. Quindi, non c'è nessuna questione aperta. Il provvedimento della Giunta è stato osservato dall'impresa; l'impresa ha presentato il nuovo progetto; il nuovo progetto è stato approvato.
A che pro si vuole in questo Consiglio, dire alcune affermazioni, che non so con quale spirito sono state fatte e da chi sono state udite avessero un significato di altra natura? Le difese e le requisitorie debbono essere fatte quando sono finalizzate a un obiettivo. La difesa dell'operato della Giunta e della Regione nel suo complesso è "in se ipsa"; il provvedimento della Giunta non è stato opposto. Il risultato che si voleva raggiungere è stato raggiunto nel senso che è stato fatto un nuovo progetto.
Mi è quindi difficile capire perché il Consiglio dovrebbe assumere un provvedimento per ribadire qualche cosa che, in via giudiziaria ed ufficiale, non è mai stata contestata. Non c'è stata nessuna opposizione al provvedimento della Giunta, che ha avuto il suo corso e il suo risultato.
Mi sembra questa una difesa troppo puntuale della posizione regionale per non essere suscettibile di essere considerata un po' troppo fiscale, un po' troppo puntuale, un po' troppo puntigliosa.
In questi interventi sul territorio la Regione ha con i suoi interlocutori dei rapporti anomali nei confronti della Società SITAF oggi così come li abbiamo avuti nei confronti dell'ENEL a suo tempo, così come li avremo probabilmente nelle questioni del Bormida la Regione non è il padrone. Bisognerebbe allora capire quali competenze specifiche ha e quali non ha.
A me sembra che nella vicenda della Valle di Susa, così come nei grandi interventi sul territorio in termini energetici e in termini ambientali occorra la capacità di esercitare puntualmente le proprie competenze, come nella specie ha fatto la Giunta, ma anche sapere creare le condizioni per l'evolversi in positivo del ruolo regionale, in una dialettica corretta con gli altri soggetti presenti sul territorio.
Chiedo alla Giunta che in questa vicenda, senza entrare nei dettagli degli ordini del giorno che mi sembrano di difficile lettura soprattutto a sette mesi di distanza, adempia puntualmente a tutte le incombenze che le competono in termini propri, contemporaneamente difenda e faccia crescere in termini costruttivi le disponibilità che sul territorio si possono trovare da parte dei Comuni, degli enti e da parte della stessa Società SITAF. La disponibilità della Società SITAF ad un approfondimento sul piano ambientale di quanto sta facendo, non dovrà ritorcersi nei confronti della Società stessa, altrimenti c'è il rischio, in futuro, che diminuisca la disponibilità a misurarsi con responsabilità sui problemi del territorio e dell'ambiente.
Esprimo un giudizio che può essere considerato anche una dichiarazione di voto. Questi due ordini del giorno, per le questioni che ho provato ad immaginare otto mesi dopo, più che non essere condivisibili, hanno da dichiararsi non procedibili nella misura in cui sono inattuali.
Comunque, a prescindere dai documenti che verranno o non verranno votati, prego la Giunta di voler considerare questo suggerimento che viene da una parte politica, seppur minimale. La invito a voler porre un'attenzione globale al problema, a predisporre una puntuale utilizzazione degli strumenti di controllo e di governo, a porre una disponibilità intelligente a cogliere le disponibilità sul territorio rispetto ad un'evoluzione positiva di questa materia. Noto i sorrisini da parte di qualcuno. Ebbene, qualcuno mi deve dire se la Società SITAF era obbligata a fare un approfondimento in termini di impatto ambientale, in base a quali leggi e a quali normative. Mi si deve dire se la Commissione che abbiamo istituito è una Commissione per l'impatto ambientale o non una sperimentazione. Se però, ogni volta che poniamo questi problemi, si vedono in termini fiscali, non ne usciamo. Visto che esiste una corsa agli ostacoli in un terreno minato in cui si rincorrono enti locali, Regione SITAF e ANAS, avevo suggerito alla Giunta, nello spirito nuovo della gestione di queste questioni, che si istituisse una occasione fissa in cui si incontrassero i diversi soggetti interessati a conoscere questi problemi. Mi pareva una cosa elementare. Era sufficiente fissare per lunedì 1 maggio nel Consiglio comunale di Bussoleno un incontro tra la Comunità montana, la Società SITAF, gli Assessori competenti e i Consiglieri membri delle Commissioni competenti che ritengono di essere presenti. Questo non è successo. Si passano delle settimane a discutere se la Commissione su questo debba sentire un solo Assessore, sentirli tutti o due insieme, se su questo dobbiamo dare un parere o meno. Nel frattempo la SITAF va avanti.
Gli enti locali decidono per quello che è di loro competenza. Allora, posto che non stiamo discutendo di questioni di stretta competenza regionale, ma di spazi che dobbiamo conquistarci sulla nostra capacità di affrontare i problemi, utilizzando gli spazi che da parte degli interlocutori comuni e di altri soggetti ci vengono messi a disposizione, questi spazi dobbiamo gestirli in tempi congrui e pratici. Se l'ipotesi che è scaturita da una riunione delle Comunità in Valle avvenuta nel mese di marzo, a fine giugno è ancora in discussione in Commissione consiliare per stabilire se ci si deve incontrare, allora non mi stupisco se qualche piccolo Comune se ne infischi di quello che dice la Comunità montana e tratti direttamente con la Società SITAF una soluzione territoriale e ambientale infelice. Lo posso capire, perché manca una sede di confronto e di consultazione.
Ma allora, usciamo dai fiscalismi. Addirittura la lettera alla Commissione di accompagnamento di questa ipotesi di lavoro è scritta in modo tale che non si capisce che cosa intende dire.
Questa è una materia di grande importanza e, a prescindere dall'oggetto è un'occasione di crescita della capacità della Regione di porsi di fronte ai processi complessi. Forse in tutta la nostra generazione non ci sarà un'altra occasione di intervento sul territorio così interessante e così carica di problemi; quindi abbiamo dei doveri nei confronti della collettività, perché dobbiamo interpretarne le esigenze e abbiamo un dovere anche nei confronti delle istituzioni di farle crescere sulle questioni in termini razionali e non soltanto in termini di rendita e di strumentalizzazione politica.
Concludo considerando non attuali, quindi non praticabili, i documenti che oggi sono all'esame del Consiglio. Qualora dovesse essere votato un ordine del giorno, chiedo alla Giunta una grande attenzione ai problemi dell'uso rigoroso degli strumenti di competenza, quando se ne verificano le condizioni; contestualmente chiedo alla Giunta e alle Commissioni competenti di saper cogliere con intelligenza, con spirito costruttivo e con un minimo di ottimismo (che è il sale della politica) la volontà di trattare questi problemi, immaginando che dall'altra parte, sul piano del territorio e sul piano degli enti, non ci sono soltanto dei cattivi che vogliono mangiare qualcuno, ma ci sono dei soggetti che coltivano degli interessi, che entrano in contrasto con altri interessi rispetto ai quali noi dobbiamo avere capacità di mediazione. Non possiamo continuare a considerare questa nostra sede come la sede di colpevolizzazione di soggetti che hanno dimostrato una disponibilità a considerare delle ipotesi, anche più onerose, qualora fossero supportate da un minimo di giustificazione.
L'ipotesi di cambiare il progetto ad Exilles è maturata su una considerazione estetica, non so fino a qual punto praticabile, ma non mi è sembrato di vedere resistenze colossali. Certo, la banalità di alcuni progetti che vediamo sul territorio gridano vendetta. Si stanno costruendo piloni alti 100 metri che verranno coperti da due viadotti, ebbene pretendere dei muri in cemento armato alti 2 metri, la base dei quali rivestita in bella vista, sa del comportamento di qualche centenaria che anziché accettare la logica del tempo, mette il rossetto. L'esempio che vi ho fatto riguarda una questione nel territorio di Exilles sulla quale nessuno discute perché il progetto è stato approvato. Se viene disastrata la nostra Valle, va tutto bene! A questo punto, però, si salva l'anima e la memoria storica dicendo che il muretto alto 2 mt alla base dei piloni va rivestito in bella vista.
Chiedo alla professionalità, all'intelligenza di questa Regione di darmi degli strumenti di lettura di processi più avanzati e meno banali. Ne parleremo in sede di discussione della legge sui piani paesaggistici (i colleghi della Commissione sanno a che cosa mi riferisco).
Lamento un forte ritardo della cultura e della professionalità della nostra regione nell'affrontare questi problemi. Mi si dice però che non è vero, che abbiamo invece una cultura politica, una coscienza, un'attenzione e una professionalità in grado di sviluppare queste questioni. Il diapason l'ultima fase di questa mascherata è rappresentata dal fatto che l'ultimo muro che viene costruito è in pietra a vista prefabbricata. E' una novità assoluta, quindi mi permetterò di illustrarla: ci sono delle lastre di cemento alle quali sono incollate con cemento le pietre che arrivano con camion e vengono poste sul luogo con gru. La pietra a vista, a me è cara come elemento di ricordo delle fatiche dei nostri vecchi, della loro voglia di strappare alla montagna elementi di sopravvivenza per se e per i propri figli; dove i nostri vecchi andavano con una pietra dopo l'altra adesso arriva un enorme macchinone con un omino piccolo vestito di giallo che muove una leva e mette enormi pannelli di pietra! A questo punto consentitemi - sono poco più che pietre fotografate! Cari amici, è una realtà il disastro ambientale e socio-economico di una Valle provocato da un'autostrada. La sopravvivenza culturale della Valle è messa in discussione dall'autostrada che fa cessare ogni elemento di collegamento tra le diverse realtà della storia, della tradizione e dell'economia valsusina, la quale verrà completamente coperta da un'autostrada; quindi avremo una serie di segmenti senza alcun elemento di continuità; questi sono i veri problemi dell'autostrada nella Valle di Susa, non quelli di incollare le pietre di un pannello di cemento armato portato dai camion. Gli amici dell'opposizione fanno il loro dovere, ma che possono creare qualche problema anche a qualche persona fisica. Ci possono essere delle questioni sulle quali ci dobbiamo misurare, però non immiseriamo questa vicenda ai livelli in cui qualche volta siamo costretti vederli immiserire.
Nel frattempo i lavori vanno avanti, la SITAF continua, le gallerie vengono fatte, i paesi vengono isolati, le due Comunità montane continuano a produrre piani di sviluppo che non si sa bene che cosa potranno risolvere. Alla fine di questa impresa, che per larga parte coinciderà con la fine di questa legislatura, questo Consiglio regionale dovrà aver dato il senso dei suoi interventi in Valle di Susa in conseguenza dell'autostrada. E questo si misura in modo diverso da quello che si legge sugli ordini del giorno in cui troppe volte c'è una controversia che si riduce ad elementi fiscali, dal punto di vista del comportamento, e banali dal punto di vista dell'obiettivo che si persegue.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, sento la necessità, prescindendo per un attimo dai due ordini del giorno, di chiedere alla Giunta, su questa vicenda di grande portata, alcune elementi di chiarificazione, altrimenti rischio di non capire come possiamo continuare a muoverci e dove ci troviamo.
La nostra posizione su questa questione è già stata illustrata dal Consigliere Chiezzi. Siamo perché l'opera si faccia bene e sia finita.
Quando assommeremo il traforo e l'autostrada da Bardonecchia a Rivoli avremo una delle più grandi opere pubbliche che siano state fatte negli ultimi anni. E' un'opera di grande peso economico, sociale e anche per le conseguenze che avrà. Su un'opera di questa natura bisogna muoversi con grande cautela perché presto e bene, come abbiamo sempre detto, sono due cose inscindibili tra di loro. Ecco perché prescindo per un attimo dagli ordini del giorno per esprimere alcune considerazioni e anche delle preoccupazioni.
Il Consiglio regionale ha alle spalle due atti (oltre ad alle interpellanze ed interrogazioni a cui non si è data risposta), una mozione sulla Valle di Susa votata all'unanimità nel mese di aprile dello scorso anno, dopo una lunghissima discussione in aula, nella quale erano indicati alcuni impegni precisi, non di questo o di quell'Assessore, ma della Giunta, tra cui l'impegno di valutazione di impatto ambientale sul progetto dell'opera, in particolare l'impegno si riferiva ad un esame di valutazione di impatto ambientale sul tratto Susa - Rivoli che è ancora da costruire e una deliberazione approvata all'unanimità a luglio o ai primi giorni del mese di settembre con la quale si è nominata una Commissione per verificare il progetto, le idee, le proposte di impatto ambientale conseguenti Commissione che doveva lavorare rispettando i tempi. In sostanza, con quei due atti specifici inserivamo, per la prima volta, un'attenzione sperimentale su una grande opera pubblica con pesanti conseguenze economiche e sociali nella Valle di Susa; era il tentativo di valutare come quell'opera si inseriva sul territorio; e chiedevamo alla Società di fare la sua parte, mentre da parte nostra ci impegnavamo a fare la parte di governo che ci compete. La questione è stata posta con grande forza con la mozione presentata dal nostro Gruppo e con la deliberazione della Giunta conseguente a quella mozione.
Chiedo alla Giunta di fare il punto su queste questioni. Ho già detto all'Assessore Mignone che la sua deliberazione sulla quale c'è stato un esposto al Commissario di Governo da parte di alcuni Consiglieri, quella a cui si richiamava ora il Consigliere Montefalchesi, era prematura. Posso anche capire il motivo per cui si è fatta quella deliberazione.
Interpretavo quella deliberazione solo come un atto per bloccare i fondi della Finanziaria. La deliberazione per approvare il progetto esecutivo era prematura in rapporto alle cose che avevamo deciso di fare, una sperimentazione, una costruzione di un giudizio di impatto ambientale dell'opera. Quella deliberazione era in contrasto, tanto è vero che conteneva un passaggio di estrema debolezza in rapporto all'obiettivo che il Consiglio si era dato; non si trattava di bloccare un'opera ma di fare in modo che un'opera così pesante avesse un giusto rapporto con l'ambiente e con il territorio; si diceva che era in corso la valutazione di impatto ambientale e che, in corso d'opera, si sarebbero fatte le modifiche necessarie se si fossero riscontrati dei contrasti tra la valutazione di impatto ambientale e il progetto; questo però era sbagliato, era prematuro in rapporto al lavoro che si era avviato. Qui sta la contraddizione; in quest'aula bisogna discutere, il Commissario di Governo decida come crede noi qui abbiamo un'altra funzione. Preferivo una deliberazione molto generica se fosse servita a bloccare i soldi della Finanziaria; perch sappiamo che nella Finanziaria '88 non è passata una richiesta esplicita di stanziamento per l'autostrada Susa-Rivoli, ché è invece messa nel calderone. I soldi possono andare da un'altra parte. Quella deliberazione era prematura in rapporto alle cose che insieme avevamo deciso, cioè la nomina di una commissione che si mettesse al lavoro con la SITAF per avere le sue valutazioni di impatto ambientale e per verificare come quell'opera si collocava.
Ecco perché le cose non sono chiare, Presidente Beltrami. Mi pare sia utile, partendo dai vecchi ordini del giorno, per esempio dal nostro, fare il punto della situazione. A me risulterebbe, ma non so se è vero (ecco perché chiedo che si mettano assieme i cocci) che fra 15/20 giorni la SITAF consegnerà il suo primo documento al gruppo di lavoro, quello stabilito dalla deliberazione, che dopo aver fatto un primo esame di massima, le prime osservazioni, arriverebbe, dopo un mese circa, il progetto definitivo di impatto ambientale della Società, solo a quel punto scatterebbero i 60/90 giorni della deliberazione per dare avvio ad una discussione definitiva. In questo modo andremmo alle calende greche. Ripeto, facciamo presto, ma bene. Guai a noi se il presto andasse a scapito del bene e se il bene volesse dire di riparlarne fra alcuni anni. Abbiamo una grande responsabilità e questa si avvia solo se manteniamo fermi e assieme i termini presto e bene.
La discussione di oggi ha messo in luce questa esigenza che noi sentiamo ed è bene che sia venuta fuori. Ho chiesto per ben due volte in II Commissione che l'Assessore Vetrino venisse a riferire sullo stato dei lavori del gruppo nominato con la deliberazione; aggiungo che ho cercato di capire come operava il gruppo di lavoro parlando con qualche funzionario in modo molto improprio, ma volevo capire se la linea che ci eravamo dati se la strada che avevamo tracciato con la mozione e con la deliberazione era una strada che ci consentiva per la prima volta nella nostra Regione, e credo anche come prima Regione d'Italia, una seria, concreta e organica valutazione di impatto ambientale su una grande opera pubblica anticipando persino le leggi nazionali.
Ho sempre ritenuto che questa fosse una carta da giocare fino in fondo e un'occasione da non perdere. Non siamo in grado di dare una risposta concreta oggi? Vogliamo avviare una prima risposta oggi? Chiedo alla Giunta, nonostante l'assenza dell'Assessore Vetrino, di darci il quadro completo della situazione con i tempi attorno a cui si ritiene di lavorare per andare alla conclusione dell'opera. E' il massimo che potete chiedere a un comunista come il sottoscritto ed altri come me che negli anni '60 si batté contro il traforo. Ogni tanto mi trovo in profonda contraddizione per essere stato uno di quelli fra i tanti che si sono battuti contro il traforo; mi trovo in contraddizione perché alcuni anni fa ero convinto quando l'ex Assessore ai trasporti, Bajardi, sosteneva che bastavano l'autostrada da Susa a Bardonecchia e più in basso grandi opere di sistemazione delle due statali; oggi avremmo la viabilità ultimata senza bisogno del secondo tratto dell'autostrada. Ora, invece, mi trovo a dover sostenere che l'autostrada deve essere fatta nel miglior modo possibile.
Chiederei che questa mia contraddizione storica venga sciolta perch ritengo che un'opera importante la si faccia nei termini e nei modi che sono conseguenti per un'opera di questa natura. Tutto ciò però non pu bloccare la soluzione a tempi brevissimi di due ordini del giorno, quello di Borgone, ma in particolare quello di Avigliana, i cui lavori devono avviarsi subito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, inizierei dalla parte terminale dell'intervento del collega Guasso che mi sembra abbia posto una questione che forse esaminarla prima può anche essere utile per il prosieguo della mia risposta e della discussione. Nel senso che potrebbe essere importante cogliere questa occasione per cercare di definire nei lavori del Consiglio prossimi una data nella quale la Giunta informi compiutamente, perché, come è noto, il gruppo di lavoro sul VIA per l'autostrada della Valle di Susa è presieduto dalla collega Vetrino, in questo momento assente. Al riguardo credo si possa definire in un prossimo Consiglio una comunicazione della Giunta che faccia il quadro dello stato attuale dell'approfondimento del gruppo di VIA, nella quale si vada anche ad affrontare quelle questioni più particolari che sono state peraltro oggetto di interpellanze e di alcuni interventi dei colleghi Consiglieri perché - e ritorno all'argomento formalmente iscritto all'o.d.g. - se noi dovessimo attestarci su quello che è l'argomento iscritto all'o.d.g., la discussione potrebbe anche concludersi rapidamente nel senso di dire che gli argomenti introdotti in quegli ordini del giorno ormai hanno esaurito la loro validità di discussione.
Questo, per carità, per responsabilità di nessuno.
E' noto che questi due ordini del giorno vennero presentati durante il dibattito che si fece a settembre o ad ottobre sul problema dell'autostrada in Val di Susa, soprattutto legato ad una vicenda che discendeva da notizie giornalistiche rispetto ai progetti e all'aumento dei costi e così via.
Argomenti che mi pare di capire siano ancora ricompresi almeno in uno degli ordini del giorno e che per altro verso avevano origine (come discussione) attorno alla vicenda della strada di servizio di Chiomonte, a seguito anche della visita che la Commissione fece lungo il tracciato.
In allora si disse: "i due ordini del giorno li affronteremo come contenuto, se non formalmente, nel momento in cui definiremo il gruppo di lavoro per lo studio di impatto ambientale", così come era stato proposto originariamente nella mozione del Gruppo comunista, a cui la Giunta ritenne di dover accedere con un provvedimento da sottoporre all'esame del Consiglio regionale.
Queste furono le conclusioni a cui si pervenne nel dibattito del mese di ottobre, nel dire che quei due ordini del giorno che riguardavano argomenti puntuali e contingenti, per così dire, che avevano dato origine a quel dibattito molto ampio in Consiglio regionale, si ricomprendevano all'interno della discussione sulla deliberazione che avrebbe istituito il gruppo di VIA. Deliberazione e discussione che facemmo a dicembre.
Non dico questo per dire che secondo noi in quel momento si esaurì l'efficacia e l'esame di questi documenti. Per carità! Però mi pare opportuno ricordare gli sviluppi della vicenda. Ciononostante si ritenne nella Conferenza dei Capigruppo di riproporre l'esame di quegli ordini del giorno. Purtroppo i lavori del Consiglio - per questo non è stata colpa di nessuno - hanno fatto sì che l'esame di questo ordine del giorno fosse così dilatato nel tempo.
Per questo dico che, al di là di tutte le valutazioni, gli argomenti contenuti all'interno di questo ordine del giorno possono ritenersi complessivamente superati. Hanno una loro validità nella misura in cui - e condivido il senso che ha dato adesso il collega Guasso - pongono con forza la necessità di ritornare in Consiglio regionale a rifare una discussione generale al di là di una risposta ad interpellanze o interrogazioni che finiscono sempre per lasciare tutti insoddisfatti, dati i tempi e la natura tipica dell'istituto dell'interrogazione e dell'interpellanza. Si ritorni in Consiglio con una comunicazione di ordine generale che faccia il punto e sui lavori del gruppo di VIA e sugli altri argomenti più particolari che sono stati richiamati dai colleghi, la deliberazione della Giunta, i lavori legati alla realtà di Exilles.
Alla Giunta parrebbe che questo potrebbe essere lo sbocco generale della discussione di oggi, ma credo sia opportuno da parte della Giunta dare alcune indicazioni. Intanto, la deliberazione del Consiglio regionale che istitutiva il gruppo di VIA era dei primi di dicembre.
E' pur vero che la Giunta regionale su proposta della collega Vetrino ha formalizzato il gruppo di lavoro con una deliberazione recente, però il gruppo di lavoro è stato insediato a fine gennaio o ai primi di febbraio (il 2 febbraio, se la memoria non mi tradisce). Il gruppo di lavoro di VIA ha tenuto riunioni settimanali, ha già tenuto numerose riunioni sia al proprio interno per definire le metodologie sia con i tecnici incaricati dalla SITAF per cominciare a costruire un lavoro, che era uno dei punti inseriti nella deliberazione: quello di vagliare, valutare, esaminare le varie fasi dello studio di VIA predisposto dalla SITAF sulla base di una richiesta della Giunta del 19 marzo 1987.
L'altro punto era quello di consegnare una relazione alla Giunta perch informasse poi il Consiglio sull'esame complessivo dell'impatto ambientale e delle opere eventualmente necessarie per mitigare l'impatto.
Credo che vada anche chiarita e definita la natura di questa deliberazione, il compito che è stato affidato al gruppo di VIA, anche per definirne i rapporti, ad esempio, con la deliberazione che noi abbiamo assunto.
Anche su questo il Commissario di Governo ha chiesto chiarimenti, che noi abbiamo fornito e che riteniamo esaustivi rispetto alle questioni da lui poste.
Ci dispiace che vi sia stata questa congiuntura che non ha consentito di avere un pronunciamento da parte del Commissario di Governo. Noi riteniamo di avere fornito con chiarezza gli elementi oggettivi di risposta, a conferma della legittimità della nostra deliberazione, al di là degli elementi che il Consigliere Guasso, che è attento a queste problematiche essendo ormai da molti anni dentro ai problemi, ha individuato. Certo, una delle ragioni che ci ha indotto a questo provvedimento era di evitare in questo periodo le questioni che sappiamo che avvengono a livello nazionale e, dal punto di vista politico, ci pare di avere svolto un'azione che andava fatta, oltretutto sul piano del rispetto dell'art. 81 lungo il quale abbiamo radicato il nostro ragionamento. Riteniamo di essere nel rispetto delle volontà del Consiglio in merito alla questione di VIA; in sostanza abbiamo individuato con questo provvedimento il corridoio entro il quale deve essere collocata la infrastruttura riservandoci (e a mio avviso pare una indicazione utile) di introdurre quelle modifiche che dalla relazione potevano essere suggerite per quanto riguarda le tecniche per la realizzazione dell'opera ed interventi volti a mitigare l'impatto dell'opera sul territorio.
E' chiaro che non è questa la sede né il momento per entrare nei dettagli; la Giunta però è anche disponibile al riguardo.
Debbo anche dire, rispetto all'altra questione che ha posto il collega Marchini, che, a seguito dell'incontro avvenuto presso la Comunità montana il 26 marzo, la Giunta regionale ha avuto un incontro con la Comunità montana e con gli enti locali il 7 aprile, data nella quale si è concordato un itinerario e si è radicato un certo rapporto molto stretto tra la Giunta regionale e gli enti locali, con un'agenda o con un calendario nei nostri incontri che andassero da un lato ad una informazione reciproca dello stato delle cose e dall'altro ad esaminare i problemi che di volta in volta venivano prospettati per vedere come potevano affrontare in un confronto dialettico con la SITAF.
Per quanto riguarda l'ultima questione, che non è all'o.d.g. ma che è bene sia stata posta, anche se su questo non dovrei rispondere io, nel momento in cui si è avuta notizia dell'avvio dei lavori non autorizzati abbiamo avviato delle iniziative e i lavori sono stati sospesi. Oggi ci si dice che i lavori sono ripresi. Lo verificheremo.
Credo vada anche detto che questi lavori sono la conseguenza dell'aver accolto una richiesta che proveniva da una certa parte dell'opinione pubblica, perché il progetto che era stato approvato a suo tempo dalla Regione prevedeva un altro tipo di soluzione che aveva le autorizzazioni da parte di enti vari. Questo tipo di lavori che si sono avviati sono la conseguenza, invece, dell'aver sposato una diversa tesi che può anche essere condivisa in questo Consiglio: ricordo che in ottobre, quando si fece il ragionamento generale, vari Consiglieri la condivisero. E' chiaro che adottare questa scelta vuol dire realizzare delle gallerie con determinate pendenze di una certa lunghezza con dei problemi di ordine tecnico, che hanno comportato come conseguenza il bisogno di realizzare un certo tipo di lavoro.



MONTEFALCHESI Corrado

La soluzione a me va bene. Questo non vuol dire che la Società SITAF debba realizzarlo senza le autorizzazioni.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Questa è una soluzione diversa rispetto a quella approvata dalla Regione e comporta una serie di problemi tecnici a cui bisogna dare delle risposte che possono provocare dei lavori che hanno anche loro qualche impatto. Capisco l'obiezione di Montefalchesi. E' anche vero che questo deve avvenire all'interno di un quadro ed è il ragionamento che noi abbiamo fatto alla SITAF ed al Comune di Exilles. Vi è una procedura che deve essere seguita. Sono intervenuti più che il mio Assessorato, uffici e servizi che dipendono da altri colleghi, perché a loro compete l'intervento di un certo tipo.
Mi rendo conto che è necessario e opportuno uno spazio diverso nel quale fare un esame complessivo della situazione, dei problemi e dei nodi.
Teniamo peraltro presente che l'incertezza rispetto alla deliberazione da noi assunta ha provocato grosse preoccupazioni in Valle. Abbiamo giunte municipali di comuni fortemente preoccupate rispetto al pericolo che questo possa provocare un ulteriore ritardo. Questo argomento credo possa essere usato fino ad un certo punto, però tutti dobbiamo aver presente questi elementi; bisogna avere presente tanti elementi, ma soprattutto questo.
Per le considerazioni nuove che sono state prospettate per il fatto che gli ordini del giorno che formalmente sono alla nostra attenzione contengono in sé dei ragionamenti e degli elementi che sono di fatto superati dagli eventi, la Giunta ritiene che potrebbe essere accoglibile la valutazione del collega Guasso nel senso di definire un appuntamento del Consiglio regionale nel quale vi sia una comunicazione con un dibattito più approfondito, organico, completo di dati e di elementi e che si faccia carico di un'informativa sul lavoro svolto di impatto ambientale.
Mi pare che la collega Vetrino abbia detto di poter arrivare alle prime conclusioni entro giugno e di entrare nel merito rispetto alle questioni puntuali che sono state sollevate. Questo mi sembrerebbe un modo operativo per il Consiglio; diversamente su questo ordine del giorno non vi può che essere da parte della Giunta il voto contrario. Non mi parrebbe però il modo giusto di rispondere alle questioni sollevate negli ordini del giorno. Credo che sia operativamente più opportuno un confronto più ampio sulle questioni che attengono al lavoro del gruppo di VIA e sulle questioni più particolari che sono state sollevate dalle interpellanze e dalle interrogazioni.



PRESIDENTE

Se l'invito dell'Assessore Mignone fosse accolto, pregherei i presentatori di far sapere se intendono mantenere l'ordine del giorno oppure se intendono ritirarlo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

A nome del Gruppo comunista dico che la proposta dell'Assessore Mignone di affrontare i nodi grossi posti dalla realizzazione dell'autostrada, in parte contenuti negli ordini del giorno e soprattutto nelle interrogazioni (alle quali continuate a non rispondere), può essere accolta alla condizione che si stabilisca una data e possibilmente prima delle ferie.
Questo è il punto, perché dall'aprile 1987 abbiamo dovuto aspettare la metà di ottobre del 1987 per votare una mozione; dall'ottobre 1987 giungiamo a questa sera per sentirci dire dall'Assessore che ci sono delle questioni sulle quali volete rispondere. A questo punto siamo anche d'accordo settimana più, settimana meno, a discutere della Valle di Susa, ma deve essere prima delle ferie.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno firmato dal Gruppo PCI, ritengo sia opportuno sgombrare il campo da questo ordine del giorno, perché mi sembra indecente discutere sette mesi dopo sulle questioni che lo stesso poneva. Tale ordine del giorno poneva due questioni. Prima di tutto chiedo alla cortesia dell'Assessore di rispondermi in sede di dibattito generale sulla questione del fortissimo incremento dei costi dal progetto di massima al progetto che è stato appaltato. Nell'ordine del giorno rimane scritta non ne facciamo una questione. C'è però una questione che per senso civico e per rispetto delle istituzioni doveva, a nostro avviso, essere risolta nel giro di due settimane, ne discutiamo invece sette mesi dopo.
Noi riproponiamo la questione perché le questioni di principio e di dignità dell'istituzione non invecchiano con il tempo. In quali termini si pone la questione? Anche in termini di rapporti politici e di ruolo delle istituzioni, collega Marchini. Sono nuovo di questo Consiglio e nelle prime esperienze che ho avuto come Consigliere regionale che sotto forma di commissioni più o meno formalizzate si reca nella comunità per affrontare e discutere i problemi, ho notato che, in linea di massima, quando le forze politiche si confrontano con la gente, con altri interlocutori, prevale in quella sede, più che la volontà di confrontarsi immediatamente con quanto succede l'intenzione di informarsi su quanto succede posponendo il confronto politico, che può essere tante volte serrato, nella sede propria cioè il Consiglio regionale. Avrei voluto che la prassi, se non le regole delle norme, portassero ad un rapporto tra le forze politiche di questo tipo, non suscitare discussioni in loco, recepire, informarsi, chiedere e poi confrontare ed avviare il dibattito politico nella sede del Consiglio regionale. Il giorno in cui i Consiglieri regionali sono andati in Valle di Susa e si sono seduti in una riunione, non so se era formale, comunque presieduta dal Presidente del Consiglio regionale, alla presenza dell'Assessore competente, dello staff dirigente della SITAF, di sindaci e presidenti di Comunità montane, oltreché di dirigenti dell'azienda, di capimastri e forse di qualche operaio, ho sentito fare delle affermazioni contrastanti da parte del rappresentante ufficiale della Giunta regionale l'Assessore Mignone, e del rappresentante ufficiale della SITAF l'Amministratore delegato. L'Assessore Mignone diceva che la Regione è intervenuta a sospendere dei lavori perché difformi dal progetto e l'Amministratore delegato della SITAF diceva che non era vero e che i lavori erano conformi al progetto. Quando queste due affermazioni sono state rese a quel consesso, una in seguito all'altra, dal momento che nessuno interveniva, mi sono permesso, rispettando una prassi che avevo individuato di non mettere in discussione problemi dei quali venivamo a conoscenza in quel momento, di alzare la mano, chiedendo la parola al Presidente del Consiglio regionale, avv. Viglione, per dire: "Ho sentito due affermazioni contrastanti, il fatto mi sembra grave. Chiedo che se ne discuta in Consiglio regionale".
Perché ho fatto quell'intervento? Perché, secondo me, l'affermazione dell'Amministratore delegato della SITAF non poteva restare senza risposta.
E dato che in quella sede risposta non aveva avuto, ho ritenuto che la Regione Piemonte, l'istituzione, non potesse far finta di niente, quindi ho ritenuto di sollevare in quella sede la necessità di dare una risposta.
Questa risposta, sentito quanto ha detto l'Assessore Mignone nel merito in Consiglio regionale riconfermando la giustezza dell'azione regionale ritengo debba essere data, perché è stata resa in pubblico l'opinione della SITAF sul ruolo della Regione, sotto forma dell'ordine del giorno che ho presentato. Questo perché non abbiamo rappresentanti in Giunta, non disponiamo delle leve di governo, l'unica proposta che possiamo fare è di rispondere con un ordine del giorno in cui si dica alla SITAF e ai suoi azionisti: "Guardate che vi eravate sbagliati, guardate che non abbiamo fatto finta di non sentire". Ora, vorrei capire se la prassi di dedicare la nostra attenzione e il nostro tempo quando andiamo a incontrare le comunità deve essere mantenuta; allora, se viene mantenuta, continuerò in questo comportamento di dedicarmi al sapere, al conoscere e a non polemizzare però questo comportamento è valido se qui si danno le risposte, non dopo sette mesi come ha fatto la Giunta. Altrimenti si cambia sistema e, mi permetta collega Marchini, l'assaggio del fatto che si può cambiare sistema l'ho dato a metà di marzo nella Valle di Susa.
A metà marzo nella Valle di Susa in un'assemblea della Comunità montana nella quale si discutevano i problemi, la Giunta era completamente assente e, visto come erano andate le cose in occasione del primo sopralluogo, ho cambiato metodo, ho chiesto la parola, sono andato al microfono e ho polemizzato sul comportamento della Giunta regionale, suscitando le ire e le interruzioni del Consigliere Marchini.
Allora, chiedo quale deve essere il comportamento. Vi assicuro che se vedo che non ho risposte in questo Consiglio, quando avrò incontri come Consigliere regionale facente parte o meno di una Commissione, far politica esporrò le mie idee, non starò più zitto. Posso stare zitto, se c'è una regola tacita nella quale ciascuno di noi è sicuro che tempestivamente si daranno le risposte. Se non è così, va benissimo: cambiamo le regole del gioco, negli incontri saremo liberi di discutere.
Assessore Mignone, se non mandi qualcuno a dire che non c'eri, non ci sei. Quindi, decidiamo le regole del gioco, le regole del confronto politico. Vi chiedo anche dopo sette mesi di dare una risposta alle questioni poste dall'ordine del giorno.
Se non è la forma dell'ordine del giorno quella con la quale il Consiglio regionale risponde alle accuse infondate della SITAF, l'Assessore ne proponga un'altra, ci dica che ha scritto una lettera, ci dica che la vuole scrivere, che questa lettera sarà mandata per conoscenza ai Consiglieri regionali e agli azionisti della SITAF, ma una risposta formale alle cose che sono state dette in quella riunione ritengo che, per decenza, la Regione Piemonte debba darla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Il Consigliere Chiezzi è troppo ottimista nel pensare, nel chiedere e nell'accettare che il dibattito avvenga prima dell'estate.
Vorrei che venisse fissata una data molto più precisa e ravvicinata; i dibattiti fissati prima dell'estate normalmente si tengono ai primi di novembre e quindi vorrei una maggiore precisione sulle date o comunque una data certa.
Ad esempio, proprio domani avrebbe dovuto svolgersi un dibattito sul Bormida, in base ad impegni presi il 13 maggio e deciso dalla riunione dei Capigruppo. Ebbene, è stato rinviato a data da destinarsi. Nonostante sulla vicenda Bormida l'urgenza sia da tutti ritenuta superiore a questa.
Così arriviamo al paradosso che alcuni Consiglieri della maggioranza ci accusano di chiedere la discussione di ordini del giorno vecchi ed ammuffiti. Di nuovo devo dire come Chiezzi: non per colpa nostra, noi la questione la sollevammo tempestivamente il 22 ottobre e quindi se se ne discute adesso non è certo per colpa nostra.
Rileggendo l'ordine del giorno (inviterei il collega Marchini a farlo con attenzione) presentato dalla Lista Verde, vorrei se ne riconoscesse la sua incredibile attualità. E' tutt'altro che ammuffito, in quanto richiede dei dati che non resi noti prima dell'estate, non resi noti ad ottobre, non resi noti neppure oggi e che continuano ad essere motivo di interrogativi rilevanti: problemi dei costi e sulla lievitazione dei costi...



PRESIDENTE

Scusi, collega Ala, non vorrei che si rifacesse tutto il dibattito.
C'è stato un invito...



ALA Nemesio

Ben detto Presidente! Tutte le volte che la Lista Verde inizia a parlare succede così.



PRESIDENTE

Non ho nei confronti della Lista Verde alcuna prevenzione.
L'Assessore Mignone è stato invitato a rispondere compiutamente alle questioni sollevate e a fissare, prima delle ferie estive, un dibattito organico e completo con le prime conclusioni del gruppo del VIA.
Il Consigliere Chiezzi chiede che l'ordine del giorno comunista venga messo in votazione.
A questo punto chiedo al Gruppo Lista Verde se intende ritirare o meno l'ordine del giorno stante l'impegno di questo dibattito entro la fine di luglio. Se il Consigliere Ala mi dice che lo mantiene, lo pongo in votazione. Mi rendo conto dell'importanza di questo argomento, non posso però, consigliere Ala, darle la parola perché il dibattito è già stato lungo ed è durato dalle 15 alle 17.



ALA Nemesio

Ho parlato tre minuti.



PRESIDENTE

Le ridò la parola, collega Ala, se vuole concludere, stando però nei tempi, per poter svolgere gli altri punti all'o.d.g.



ALA Nemesio

L'ordine del giorno è attualissimo. Andrà in votazione quando ci sarà il dibattito.



PRESIDENTE

Allora pongo in votazione soltanto l'ordine del giorno n. 371 presentato dal Gruppo comunista, così come è stato richiesto.
Chiede la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Non possiamo farci prendere in giro.
L'Assessore Mignone ha detto: "siamo disposti a ridiscutere questo e chiediamo il ritiro dell'ordine del giorno".
Il ritiro dell'ordine del giorno non c'è stato; questi sono ordini del giorno già discussi in Consiglio, rinviati solo per la votazione, quindi non dovremo fare la trecentesima discussione su questo ordine del giorno.
O ci sono elementi nuovi o votiamo questo documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non ci capiamo. Proprio per evitare di fare l'ennesima discussione sul nostro ordine del giorno, noi diciamo che ci va bene la proposta dell'Assessore Mignone di fare un dibattito su tutti i problemi dell'autostrada prima delle ferie.
Dato che vogliamo fare quel dibattito, e non il dibattito sull'ordine del giorno che ho già illustrato due volte, sgombriamo il campo del futuro dibattito. Si voti questo ordine del giorno, dopo di che ricominciamo il dibattito sulla base delle nostre interpellanze che sono ferme e sulla base di quello che ci dirà l'Assessore. E' proprio il contrario di quello che dice il Consigliere Brizio. Non vogliamo ripetere la discussione su questo ordine del giorno; quindi sgombriamo il campo. Lo si voti subito.



(Interruzione del Consigliere Brizio)



CHIEZZI Giuseppe

Vuoi che mantenga l'ordine del giorno? Benissimo, manteniamo l'ordine del giorno, così rifacciamo la discussione sulla Commissione in Valle di Susa. Mi sembra che il collega Brizio non capisca. Mi sembra che la proposta di votare subito l'ordine del giorno sia un atto di buona volontà.
Se lo vogliamo tenere in sospeso, teniamolo pure. Rifaremo la storia della Commissione in Valle di Susa.
Vorrei anche sentire il parere dell'Assessore.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta aveva proposto la discussione generale per gli ordini del giorno presentati. Facciamo il dibattito quando abbiamo elementi nuovi maturi, pronti da sottoporre all'esame del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro ordine del giorno, circoscritto all'episodio di cui ha parlato il collega Chiezzi, è bene votarlo oggi, perché non ha nessun senso portarlo nella discussione generale, per motivi di principio e di comportamento. Buon senso vuole che quell'ordine del giorno venga votato si riferisce ad un episodio del tutto marginale e comportamentale rispetto alla nostra visita e a non ha nulla a che fare con il resto della materia.
Le interpellanze, gli ordini del giorno o quant'altro sia depositato sulle questioni SITAF è giusto che siano trattati nel dibattito, per il quale chiediamo all'Assessore la disponibilità. Non dipende da lui metterlo all'o.d.g., se però l'Assessore ci dice che è disponibile a fornire informazioni entro il 1 o il 3 luglio...



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Scusa, Bontempi, purtroppo non sono aggiornato nei dettagli. Mi pare che il gruppo di lavoro stia per concludere una pre-relazione; bisognerebbe anche legare le due cose, a meno che non si vada a settembre.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo se domani, rientrato l'Assessore Vetrino, la Giunta potrà dirci entro quale giorno di luglio sarà disponibile. Poi giustamente i Capigruppo, nella sede propria, metteranno in calendario il dibattito.
Avuta questa disponibilità potremo chiarire quali sono le priorità e le disponibilità.
Per quanto riguarda questo ordine del giorno, credo sia sensato votarlo per non doverlo riportare in discussione, dato che non lo consideriamo superato. La questione di principio non è superabile. Riteniamo che sia opportuno votarlo, mentre tutti gli altri ordini del giorno e le interpellanze faranno oggetto invece delle comunicazioni e del dibattito.



PRESIDENTE

Chiede ancora la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, dopo le dichiarazioni del Consigliere Bontempi, mi pare di capire che rimane aperto l'ordine del giorno n. 371. Non vorrei che, per questioni di ordine formale, sembrasse che noi neghiamo la realtà delle cose. Quello che a me disturba è che in questo ordine del giorno ci sia una dichiarazione propria del Consiglio in ordine alla sussistenza dei fatti. Evidentemente non è una conoscenza che il Consiglio può avere in proprio, ma è una conoscenza che ha nella misura in cui qualcuno gliela comunica. Suggerisco al collega Chiezzi di verificare e di rappresentare l'ordine del giorno con questo taglio. Basterebbe integrarlo con la frase: ".., il quale ribadisce che la sospensione dei lavori era motivata da una non ottemperanza al progetto.., poi verificata, poi constatata". Non vorrei che all'esterno sembrasse che per il Consiglio regionale non vi erano delle difformità. Non si tratta di sapere se c'erano o non c'erano difformità sicuramente le difformità c'erano; ma mi sembra rischioso, anche in relazione ai precedenti, pensare che sia il Consiglio regionale a dichiarare la difformità di un progetto. La difformità rispetto ad un progetto deve essere dichiarata dalla Giunta, che ha la responsabilità del controllo; su questa attestazione di difformità da parte della Giunta possiamo pensare che il Consiglio ritenga di fare dei ragionamenti, ma non può il Consiglio regionale dichiarare che una cosa non è conforme ad un progetto, perché non ha gli elementi di valutazione. Quindi questo ordine del giorno, opportunamente rivisto dal punto di vista di alcune questioni formali, strutturalmente deve essere un documento che prende atto della riaffermazione da parte della Giunta che gli elementi di difformità che sono stati alla base del provvedimento di sospensione sono stati acclarati e verificati.
Il nostro Gruppo non vota questo documento per ragioni di carattere strutturale. Peraltro, non ci sembra praticabile l'ipotesi in cui all'esterno, si respinge un ordine del giorno dove si chiede di confermare che il progetto non era stato rispettato. Mi sembra che ci avviamo ad un bisticcio comportamentale notevole. Non si tratta di dire chi ha verificato. Ha verificato la Giunta con i suoi funzionari e il Consiglio prende atto. Diversamente da quanto poteva essere stato detto in qualche sede, l'Assessore conferma che i lavori erano difformi e sono stati sospesi. La questione è chiusa e noi ne prendiamo atto. Votare "no" su questo ordine del giorno, sembra dire che non è vero che i lavori erano difformi. E così mi pare impossibile votare questo ordine del giorno perché sembra che il Consiglio, autonomamente, sia stato in grado di verificare che i lavori non erano conformi al progetto. Il Consiglio non è nelle condizioni di fare questa valutazione, può semplicemente recepire una dichiarazione formale ed esplicita dell'Assessore, che potrebbe essere interpolata al primo comma dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Se vengono presentate altre posizioni, noi non ci tiriamo indietro al confronto, ma non siamo noi a promuovere, dopo sette mesi, la correzione di un nostro ordine del giorno nel quale continuiamo a credere. Quindi, se le forze di maggioranza faranno delle proposte, le valuteremo; se invece non ci sono delle proposte concrete, noi chiediamo la votazione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 371 presentato dai Consiglieri Bontempi e Chiezzi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale sentita la relazione dell'Assessore Mignone sullo stato di avanzamento dei lavori dell'autostrada della Valle di Susa e sui problemi e le iniziative concernenti la loro prosecuzione preso atto che nella stessa relazione si riafferma con estrema chiarezza che la sospensione dei lavori della strada di servizio, in regione Exilles Ramat, promossa dalla Regione Piemonte era motivata da una difformità dei lavori in corso rispetto ai progetti approvati richiamato il fatto che durante il sopralluogo della II Commissione rappresentanti della SITAF hanno criticato il suddetto intervento della Regione, lamentando i danni che sarebbero stati indotti al procedere dell'opera, ed affermando esplicitamente che nessuna difformità rispetto al progetto era stata eseguita preso atto che le dichiarazioni della SITAF appaiono prive di alcun fondamento e che l'intervento dei servizi regionali è stato reso con tempestività respinge le affermazioni, sopra richiamate, della Società SITAF in ordine alla insussistenza di difformità dal progetto ribadisce che i lavori relativi alla costruzione della strada di servizio erano difformi rispetto al progetto, così come dichiarato dagli uffici competenti chiede che la Giunta regionale renda noto il presente ordine del giorno ai Consiglieri d'amministrazione della SITAF, al Comune di Torino ed alla Provincia di Torino impegna la Giunta a dare soluzione al problema della strada di servizio in tempi brevissimi a predisporre opportune procedure in grado di controllare il verificarsi di tali difformità di giudizio in situazioni analoghe ed anche più rilevanti a richiedere alla SITAF ed a rendere noti al Consiglio regionale gli elementi concreti che hanno portato al lievitamento dei costi dal progetto di massima al progetto esecutivo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astenuto.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno n. 490 presentato dai Consiglieri Pezzana Bontempi, Brizio, Bara, Ala, Ferrara, Majorino, Marchini e Gallarini sul "buco" nell'ozono


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 490 presentato dai Consiglieri Pezzana, Bontempi, Brizio, Bara, Ala, Ferrara, Majorino Marchini e Gallarini, di cui al punto 15) dell'o.d.g.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Colgo l'occasione di questo ordine del giorno, sul quale sono d'accordo, per porre un problema. Nella nostra Regione ci sono industrie che, a causa delle loro lavorazioni, emettono nell'atmosfera i famosi clorofluorocarburi (CFC). Presso l'azienda Montefluos di Spinetta Marengo in provincia di Alessandria è avvenuto un caso emblematico. Chiedo alla Giunta se contestualmente a questo ordine del giorno non ritenga opportuno avviare una indagine per individuare le attività produttive che emettono nell'atmosfera tali sostanze. Si tratta di invitare le industrie di dotarsi di impianti e di tecnologie per evitare l'emissione nell'atmosfera di queste sostanze.
Chiedo alla Giunta di accogliere questa sollecitazione e, se possibile di inserirla nell'ordine del giorno impegnandosi, dopo la necessaria verifica, a fare i necessari confronti per addivenire ad una modifica se necessaria degli impianti. Altrimenti sembrerebbe che ci si voglia lavare la coscienza approvando semplicemente un ordine del giorno, senza far nulla sapendo che nella nostra regione ci sono aziende che emettono queste sostanze nell'atmosfera.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La dichiarazione fatta dal Consigliere Montefalchesi non deve essere oggetto di trascuratezza. E' in discussione un ordine del giorno che non tratta specificatamente questo aspetto, quindi si riformi l'ordine del giorno, ma non compete a me, bensì ai presentatori. (Mi pare però che si sia raggiunto attraverso un dosaggio di contributi non trascurabili con distinguo delle singole proposte). La Giunta prende atto di quanto sollevato dal collega Montefalchesi riservandosi, per quanto sarà possibile, di approfondirne le valutazioni e, se del caso, trarne le più giuste conclusioni. La Giunta non può che impegnarsi in questo senso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 490, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, premesso che: la fascia di ozono che protegge il nostro pianeta si sta riducendo in modo consistente e progressivo, anche per l'effetto dell'immissione nell'atmosfera dei clorofluorocarburi (CFC) di cui la Comunità Europea è il primo produttore nel mondo è stato segnalato nel 1985 un "buco" nella fascia di ozono della regione antartica le ricerche effettuate sui fenomeni connessi all'utilizzazione dei CFC provano che tali immissioni, intaccando la fascia di ozono, inducono a una minore protezione dai raggi ultravioletti cagionando un aumento dei tumori della pelle e contribuendo a provocare il cosiddetto "effetto serra" con un aumento della temperatura terrestre e con conseguenti minacce gravissime per l'ecosistema (avanzamento del deserto, morte del plancton inondazioni su scala mondiale) solo parte dei clorofluorocarburi in grado di distruggere l'ozono risulta oggi essere passato nella stratosfera e che quindi gli effetti più drammatici di questa situazione sono già determinati ma si manifesteranno nel giro di alcuni anni chiede al Consiglio dei Ministri, al Parlamento della Repubblica e alle Istituzioni Comunitarie, che entro il 1988 sia approvato ed avviato un programma di ricerca finalizzato alla cessazione definitiva e progressiva dell'uso dei clorofluorocarburi nei sistemi refrigeranti, nei solventi e nel campo delle schiume espanse. In particolare chiede la cessazione dell'uso dei clorofluorocarburi negli aerosol entro il 1989 invia il presente ordine del giorno al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri della Repubblica, ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, al Presidente e ai Gruppi parlamentari al Parlamento Europeo, alla Commissione delle Comunità Europee, al Consiglio Europeo decide di pubblicare il seguente ordine del giorno su Notizie della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 496 presentato dai Consiglieri Brizio, Ferrara Bontempi, Rossa, Marchini e Staglianò relativo al rinnovo del contratto nazionale degli addetti alle imprese di pulizia


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 496, presentato dai Consiglieri Brizio, Ferrara, Bontempi, Rossa, Marchini e Staglianò, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto il grave ritardo (diciotto mesi) per il rinnovo del contratto nazionale atteso da 400.000 addetti alle pulizie, dei quali circa 13.000 sono lavoratrici e lavoratori piemontesi sentite le organizzazioni sindacali che esprimono la preoccupazione circa il rispetto degli obblighi derivanti dal contratto scaduto ed il rinvio di un suo rapido rinnovo, benché questo comporti modestissimi aggravi economici considerato il contemporaneo aggravarsi in Piemonte di una situazione conflittuale ed occupazionale tra le più difficili del Paese, che mai dovrebbe derivare da un eccessivo irrigidirsi delle vertenze contrattuali, a danno soprattutto di lavoratori, la cui professionalità non ha facili soluzioni alternative esprime fermo impegno verso le parti contraenti perché il rispetto del contratto scaduto sia premessa valida e necessaria per il suo equo rinnovo, al fine di ricondurre nella normalità un settore di lavoro assai rilevante, che sembra evolversi verso una certa specializzazione sotto il profilo ecologico, a vantaggio in particolare delle ditte committenti e delle ditte appaltanti chiedendo all'Assessore competente di seguire, nei limiti della propria delega, i vari momenti della contrattazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 36 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 497 presentato dai Consiglieri Brizio, Bontempi Marchini, Gallarini, Staglianò, Ferrara, Rossa e Majorino sulle riforme istituzionali


PRESIDENTE

Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 497 presentato dai Consiglieri Brizio, Bontempi, Marchini, Gallarini, Staglianò, Ferrara Rossa e Majorino, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte preso atto che, nel corso del dibattito istituzionale del 19 aprile u.s.
si è individuato come centrale, insieme alle proposte di riforma su scala nazionale, il tema delle autoriforme o riforme interne viste le diverse proposte e indicazioni emerse negli interventi dei vari Consiglieri a nome dei rispettivi Gruppi ritenendo essenziale procedere ad una serie organica di azioni di revisione ed innovazione (di tipo statutario, regolamentare, legislativo organizzativo e strumentale) mirate ad intervenire positivamente sulle principali cause strutturali dell'attuale non buona funzionalità dell'Ente concordando sull'opportunità che il complesso di autoriforme o riforme interne sia ispirato agli obiettivi della trasparenza, efficienza responsabilità, informazione, partecipazione, distinzione tra tecnici e politici, revisione dei meccanismi consociativi invita la Giunta e i Gruppi consiliari, titolari dell'iniziativa legislativa, a presentare nella loro libera autonomia, entro il 30/9/1988, proposte concernenti possibili riforme interne all'ordinamento regionale piemontese riguardanti: lo Statuto il Regolamento del Consiglio con riferimento anche a competenze numero e attività delle Commissioni la struttura e l'assetto della Giunta l'assetto organizzativo e funzionale della Regione la struttura e i compiti del CUR. CROP e CO.RE.SA.
il sistema dei pareri delle Commissioni consiliari il sistema delle nomine, in particolare di quelle degli enti strumentali e delle società a partecipazione regionale le procedure della programmazione (legge ed atti amministrativi) le deleghe nei settori e ambiti previsti dalla proposta di legge sulle autonomie già approvata dal Consiglio il provvedimento amministrativo tipo l'informazione impegna infine l'Ufficio di Presidenza e le Commissioni interessate affinché di concerto riservando analogo trattamento ai provvedimenti urgenti della Giunta, onde non ritardare l'azione di governo, provvedano a definire, per le proposte di cui sopra, una corsia preferenziale che faciliti un esame in tempi brevi tali da consentire una puntuale anche se graduale approvazione ed entrata in vigore delle nuove norme, completando in ogni caso i relativi lavori entro la legislatura".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 36 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,45)



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