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Dettaglio seduta n.141 del 24/05/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton, Carazzoni, Ferrara, Majorino, Minervini Calandri, Paris, Pezzana Ratti, Santoni, Turbiglio.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1213 dei Consiglieri Bontempi, Acotto, Calligaro, Dameri e Sestero, inerente il riparto del Fondo Sanitario Regionale per l'anno 1987


PRESIDENTE

In merito al punto 2) dell'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1213.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'interpellanza è relativa al riparto del fondo sanitario regionale di parte corrente per il 1987.
Si precisa che i dati di riferimento per la popolazione sono tratti dai flussi informativi del DPCM del 17/5/1984, dati fisici, relativi all'anno 1986 trasmessi al Ministero della Sanità e alla Regione Piemonte direttamente da ciascuna delle UU.SS.SS.LL tramite la rete X-Tel gestita dal CSI Piemonte. Pertanto i dati di popolazione utilizzati nel riparto sono quelli indicati dalle UU.SS.SS.LL.
I pesi per la popolazione e le funzioni adottate nell'elaborazione del riparto sono quelli utilizzati dal Consiglio sanitario nazionale e dal Comitato interministeriale per la programmazione economica in sede di determinazione del riparto del FSN tra le Regioni, sulla base della proposta presentata dal Ministero della Sanità ed in accordo alle linee guida definite dalla legge 595/85. Ciò consente, peraltro, alla Regione di presentare secondo le richieste del Consiglio sanitario nazionale ai competenti organi nazionali scelte programmatorie in sintonia a quelle nazionali.
La mobilità ospedaliera, fra le UU.SS.SS.LL del territorio della regione, è determinata dal saldo algebrico tra dimessi residenti nell'USSL che procede alla dimissione e dimessi residenti in altre UU.SS.SS.LL. sulla base dei dati risultanti nell'archivio dimessi presso il CSI Piemonte. I dati di questo archivio si riferiscono alla scheda n. 10 del sistema informativo regionale.
Questo primo riequilibrio, tra le UU.SS.SS.LL che tiene conto della capacità di attrazione dei vari presidi ospedalieri, è monetizzato sulla base di una degenza media di giorni 10 a un costo medio di L. 3.335.000.
I dati di spesa presi in considerazione per la determinazione della spesa netta, che è da intendersi come spesa interamente finanziabile a carico del FSR di parte corrente a destinazione indistinta, provengono dal rendiconto per il quarto trimestre 1986 trasmesso dalle UU.SS.SS.LL ai Ministeri della Sanità e Tesoro e alla Regione nel mese di gennaio 1987.
Ovviamente tenuto conto che il FSR a destinazione indistinta non è l'unica fonte di finanziamento per la spesa corrente delle UU.SS.SS.LL quest'ultima è superiore alla quota del Fondo sanitario attribuibile a ciascuna USSL che finanziano la loro spesa con entrate diverse dal Fondo sanitario. E questo vale per la quota ticket.
Per quanto attiene il fabbisogno finanziario netto delle UU.SS.SS.LL per l'anno 1987, come avviene da più anni, esso è stato indicato dalle UU.SS.SS.LL stesse nella rilevazione della spesa corrente, predisposta con nota del 22/7/1987 dell'Assessorato alla sanità.
L'attualizzazione della spesa netta 1986 è avvenuto applicando il peso che la spesa di ciascuna USSL ha sul totale generale della spesa stessa all'ammontare del Fondo sanitario disponibile per il riparto dedotto l'importo per il riequilibrio. Il riequilibrio finale, unitamente all'applicazione della mobilità ospedaliera, ha lo scopo di consentire il raggiungimento di un riparto obiettivo delle risorse finanziarie, ed è determinato con riferimento alle funzioni sanitarie esercitate dalle UU.SS.SS.LL in modo graduale e non traumatico per la gestione dei servizi tenendo conto dei vincoli posti dalla spesa storica. Questo non possiamo dimenticarlo: il riequilibrio ha dei punti fissi come è montato adesso, e non potrà essere una politica di riequilibrio reale finché il sistema di finanziamento rimane legato a quello attuale, al pagamento a pie' di lista.
In questo modo le UU.SS.SS.LL. che presentano una spesa storica attualizzata, inferiore all'importo del riparto teorico, vengono gradualmente riavvicinate tramite un maggiore finanziamento a tale importo teorico, mentre le UU.SS.SS.LL. che presentano una spesa tendenzialmente superiore all'importo di detto riparto teorico non ottengono alcun maggior finanziamento rispetto alla spesa storica attualizzata.
La deliberazione del Consiglio regionale del 29 luglio 1981 prevede che la quota globale a destinazione indistinta, assegnata a ciascuna USSL.
comprenda anche le spese dovute a sostituzione di attrezzature aventi carattere di urgenza e ad acquisizione di limitati importi non riconducibili all'adeguamento tecnologico.
Pertanto fin dal bilancio 1981 le UU.SS.SS.LL. sono state autorizzate ad accendere il capitolo 64401 intitolato "Trasferimento al conto capitale per immobilizzazioni tecniche" per fare fronte ad operazioni di sostituzione e manutenzione ai fini della sicurezza.
La riconosciuta necessità di provvedere ad adeguamenti alle norme di sicurezza da parte delle UU.SS.SS.LL. impone che la Regione annualmente preveda la possibilità per le UU.SS.SS.LL. di assumere tali immobilizzazioni tecniche mediante la previsione di un ammontare massimo delle risorse di parte correnti utilizzabile nel capitolo di bilancio sopra citato.
Le UU.SS.SS.LL. possono pertanto, in base alle proprie valutazioni e necessità, utilizzare tale possibilità per l'ammontare intero, parziale o anche non usufruirne per nulla.
Il tetto massimo previsto dalla Regione è sempre stato legato a cespiti di spesa per servizi per i quali è prevedibile una specifica necessità manutentiva o di sostituzione di attrezzature riconducibili a operazioni di sicurezza.
L'ammontare annuo è anche rapportato all'andamento e agli indirizzi stabiliti in sede di riparto tra le Regioni per il Fondo sanitario di parte corrente e in conto capitale.
Per l'anno 1987 l'ammontare è stato definito applicando la percentuale del 2% sulla spesa corrente del rendiconto IV trimestre 1986 per il personale, beni e servizi, medico specialista interna e altre prestazioni di assistenza sanitaria.
Ciò in analogia a quanto già viene effettuato dal 1981 in forza di quanto avveniva in precedenza con gli enti mutualistici che riconoscevano agli enti ospedalieri la possibilità di trasferire al conto capitale una percentuale normalmente del 4% della retta di degenza che pagavano.
La scelta di quantificare per ogni USSL la quota di possibili trasferimenti in base alla popolazione e ai posti letti previsti dal Piano socio sanitario 1985/1987 muove dalle seguenti valutazioni: 1) il riferimento alla popolazione presente nella USSL si ricollega direttamente ai servizi sul territorio, distretti, poliambulatorio, centri prelievi ecc, che devono essere collocati e dimensionati in funzione della popolazione servita 2) il riferimento ai posti letto è collegato all'attività di ricovero e cure effettuata direttamente dall'USSL secondo l'indirizzo dato dal Piano Socio Sanitario Regionale 1985/1987 in merito alle capacità di ricovero previste.
L'adozione dei succitati parametri, specialmente la popolazione per quanto attiene ai servizi sul territorio, oltre che definire su base oggettiva l'importo trasferibile per ogni USSL. ha anche lo scopo di evidenziare che nell'ambito della gestione dei servizi gli interventi di manutenzione e sostituzione a fini di sicurezza sussistono e sono considerati anche dalla Regione sia per i servizi territoriali legati alla prevenzione sia per i presidi ospedalieri per i quali è adottato il riferimento ai posti letto.
Per quanto attiene gli indicati vizi di forma della deliberazione di riparto del Fondo Sanitario Regionale è bene subito chiarire che dalla operazione 3495 miliardi e 103 milioni meno 13 miliardi e mezzo, non viene smarrito l'importo di lire 3 milioni, ma nella specie trattasi semplicemente di scelta di lavoro su importo intero, pari a 3.481.600 milioni, infatti si è operato su un volume complessivo come sappiamo di 3495 miliardi e 103 milioni.
Comunque i 3 milioni persi di cui parla l'interpellanza sono regolarmente attribuiti alle UU.SS.SS.LL. nell'ambito del primo maggior finanziamento alla spesa sanitaria per l'anno 1987 effettuato dalle Regioni italiane su autorizzazione del Ministero della Sanità di concerto con quello del Tesoro.
L'accantonamento ai fini di riequilibrio pari a 19 miliardi 945 milioni in deliberazione indicato quale 0,57% della somma di 3.481.600 milioni, in verità corrisponde alla percentuale dello - noi abbiamo usato lo 0,57 0,572868795 dello stesso importo (3.481.600 milioni) che appunto determina lire 19.944.999.966: importo questo che viene arrotondato a lire 19 miliardi 945 milioni aggiungendo lire 34. Quindi questo grosso sbilancio è un arrotondamento di 34 lire quando ragioniamo su cifre di 3.500 miliardi.
Quanto detto evidenzia che il risultato dell'operazione è corretto e in deliberazione la percentuale è stata indicata fino ai centesimi tralasciando i restanti decimali, come peraltro si opera di norma.
Pertanto, l'importo di 3.461.655 milioni è ripartibile fra le UU.SS.SS.LL come indicato in deliberazione e gli 8 milioni di cui si dice in meno e che sono la risultanza di tutti gli arrotondamenti del riparto vengono attribuiti alle UU.SS.SS.LL. nell'ambito del maggior finanziamento alla spesa sanitaria per l'anno 1987, come sopra si è detto.
Ricordo che ragioniamo su un riparto approvato dal Consiglio, relativo all'anno 1987.
Tenuto quindi conto degli arrotondamenti sulla deliberazione richiamata viene proposto e deliberato di ripartire alle UU.SS.SS.LL. la somma di lire 3.481.592 milioni quale quota del Fondo Sanitario Regionale.
Sulla stessa deliberazione viene detto che i criteri utilizzati sono quelli indicati dalla legge 42 del 1981.
Infatti la funzione "Tutela della salute mentale", di cui all'art. 12 della citata legge 42, tenuto conto della legge statale 595 del 1985 e delle indicazioni del Consiglio sanitario nazionale fatte proprie dal CIPE in sede di riparto del Fondo Sanitario Nazionale, è compresa nella funzione riabilitazione, intesa quale momento di prevenzione e recupero funzionale delle affezioni invalidanti tra le quali è appunto la malattia mentale.
Le attività di macello nell'ambito della funzione veterinaria sono state considerate quale momento specifico della lotta contro le possibili alterazioni degli animali da macello e questo perché le UU.SS.SS.LL. siano sempre più responsabilmente impegnate in questo genere di controllo veterinario sugli animali da macellare e macellati, comportamento peraltro indicato anche a livello nazionale dal Consiglio sanitario e dal CIPE stesso che hanno previsto anche questa attività nell'ambito della funzione veterinaria.
Il riferimento all'utilizzo delle strutture di ricovero in convenzione è stato effettuato sulla base dei costi sostenuti dalle UU.SS.SS.LL. ove insistono tali presidi.
Per quanto attiene il correttivo della mobilità per la funzione ospedaliera in gestione diretta, come già sopra detto, ci riconferma che i dati presi come base per calcolare la mobilità si riferiscono alla scheda n. 10 del sistema informativo regionale e che detta mobilità è determinata dal saldo algebrico tra dimessi importati e dimessi esportati dei presidi ospedalieri di ogni singola USSL.
Per quanto attiene il criterio popolazione utilizzato nel riparto, i dati di riferimento sono tratti dai flussi informativi ex decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 maggio 1984, come peraltro già detto all'inizio, mentre i pesi attribuiti alle diverse classi di età per le singole funzioni sono quelli indicati e poi utilizzati in sede di riparto del Fondo Sanitario Nazionale tra le Regioni dal Consiglio sanitario e dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Per la popolazione standardizzata riferita ad ogni singola funzione si intende la popolazione pesata, cioè calcolata applicando i pesi previsti per ogni fascia di età alle singole classi di età, ricondotta al totale complessivo della popolazione effettiva regionale. Infatti, lo sviluppo del calcolo per pesare la popolazione a livello regionale presenta un totale superiore a quello effettivo a causa del fatto che i pesi adottati per le classi di età corrispondenti alle popolazione infantile e alla popolazione anziana di norma sono superiori ad uno. Quindi, la popolazione standardizzata si ottiene applicando il peso percentuale della popolazione pesata per ogni UU.SS.SS.LL. al totale regionale della popolazione effettiva.
Come per i pesi applicati alle classi di età così anche alle funzioni individuate sono state attribuiti i pesi indicati quale indirizzo programmatorio dal Consiglio Sanitario Nazionale e dal CIPE che peraltro li hanno adottati in sede di riparto di Fondo Sanitario Nazionale fra le Regioni e tra queste funzioni ovviamente sono la prevenzione collettiva e l'organizzazione istituzionale che corrisponde alla funzione amministrativa e che perciò racchiude tutte le attività amministrative non riconducibili alle singole funzioni, prova ne sia che viene attribuita ad ogni singola USSL in misura proporzionale alla sommatoria delle altre funzioni.
Riguardo alla spesa 1986, oltre quanto già indicato ai precedenti punti, si fa rilevare ad ulteriore chiarimento che la spesa netta pari a L.
3.102 miliardi 824 milioni corrisponde alla spesa corrente a destinazione indistinta dell'anno 1986 finanziabile a carico del Fondo Sanitario Nazionale, come risulta dal rendiconto per il quarto trimestre 1986, mentre il finanziamento su spesa 1986 pari a L. 3.440 miliardi 753 milioni è la spesa netta 1986 attualizzata. E' comunque opportuno ribadire che le attribuzioni alle UU.SS.SS.LL., a valere sul Fondo Sanitario Nazionale di parte corrente a destinazione indistinta, non hanno mai finanziato tutta la spesa di parte corrente in quanto detta spesa trae il suo finanziamento anche da entrate estranee al Fondo Sanitario e anche da entrate proprie dell'USSL quali interessi attivi, proventi per servizi resi ed altre eventuali entrate collegate a prestazioni in favore di soggetti paganti.
Il riequilibrio finale ha lo scopo di operare in modo graduale. Si tenga però presente che quando si paga a pie' di lista, quando si è legati non c'è nulla di discrezionale, è tutto automatico in base a criteri nazionali o criteri di legge regionale che richiamano i criteri nazionali.
Quindi il riequilibrio finale gioca per poche cose: tutto il riequilibrio del 1988 gioca su 17 miliardi fra tutte le UU.SS.SS.LL. Il riequilibrio finale - come già detto precedentemente ha lo scopo di operare in modo graduale il raggiungimento di un riparto delle risorse determinato con specifico riferimento alle funzioni sanitarie esercitate da ogni USSL dove l'obiettivo da raggiungere con il riparto non è quello di eliminare le differenze di prestazioni tra le UU.SS.SS.LL., ma piuttosto quello di unificare il livello stesso delle prestazioni.
L'unificazione del livello delle prestazioni vuol dire assicurare risposte omogenee a pari bisogni - ecco qui il diverso peso attribuito alle classi di età per ogni funzione. Risposte che potranno derivare da servizi a valenza territoriale variabile il cui bacino di utenza può superare anche il territorio di una o più UU.SS.SS.LL.
Pertanto, risulta chiaro che la dotazione finanziaria pro-capite da attribuirsi ad ogni USSL non potrà mai essere uguale in quanto il bacino di utenza dei servizi e il bisogno sanitario dei cittadini sono diversi.
Il riequilibrio si inserisce pertanto nel riparto quale collegamento fra il riparto teorico e il fabbisogno finanziario con la funzione di superare i vincoli posti dalla spesa storica. Infatti, come già detto, le UU.SS.SS.LL. che presentano una spesa storica attualizzata inferiore all'importo del riparto teorico vengono gratificate con un maggiore finanziamento utilizzando il peso percentuale della differenza fra il riparto teorico e spesa storica attualizzata quale graduale assorbimento della differenza complessiva fra le stesse due voci. Per cui, ad esempio l'USSL di Cuneo dovrebbe, in base ai dati, aumentare in percentuale più di quanto in realtà è dato dall'aumento stabilito per il 1988, ma per il riequilibrio viene abbassato pur mantenendo un aumento più alto di altre UU.SS.SS.LL. Infatti, come non è possibile ridurre drasticamente la dotazione finanziaria delle UU.SS.SS.LL. che presentano una spesa storica più elevata del finanziamento teorico allo scopo di non mettere in forse la normale erogazione dei servizi, di contro non è opportuno che il finanziamento cresca in modo repentino per non generare uno sviluppo anomalo della spesa o anche al fine di non determinare avanzi derivanti da mancata spesa.
Le immobilizzazioni tecniche di cui al punto 5) della deliberazione vengono istituite nel bilancio di ciascuna USSL fin dal 1981 in forza della deliberazione del Consiglio regionale del 29 luglio 1981. E' da aggiungere nella circostanza che non trattandosi di finanziamento aggiuntivo, ma bensì di autorizzazione alle UU.SS.SS.LL. di un possibile utilizzo di parte delle risorse di natura corrente nell'ambito del finanziamento della spesa per la gestione dei servizi, non è mai stato deliberato negli anni precedenti l'ammontare di trasferimento consentito né risultava quale allegato alla deliberazione di riparto e pertanto il Consiglio regionale non ha mai approvato i criteri di determinazione sia per l'ammontare complessivo sia per la quota di trasferimento consentita a ciascuna USSL.
L'osservazione riferita al numero dei posti letto non si ritiene condivisibile in quanto sono stati utilizzati i dati riportati nel Piano socio-sanitario 1985-1987. Infatti, per Torino sono stati considerati i posti letto previsti per la prima fase obiettivo 1985 per n. 5.041; per Biella, i meno quattro posti si riferiscono ai quattro letti previsti per detenuti e non compresi in alcun reparto o servizi indicati nel Piano socio sanitario; per Omegna, più dieci posti letto riguardano i dieci letti per medicina invalidante previsti nell'ambito della medicina generale; per Asti, i più trenta posti letto si riferiscono ai trenta letti di appoggio per il servizio di odontoiatria previsti nell'ambito del servizio di otorinolaringoiatria; per Collegno, il posto letto indicato è un mero refuso e non corrisponde al vero l'affermazione che per effetto di questo solo posto letto Collegno può iscrivere una somma rapportata alla popolazione. Ricordavo al collega Calligaro che anche "l'Unità" sbaglia e ha dei refusi tipografici.



AVONDO Giampiero

Per questo la critichiamo.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

I colleghi più anziani ricorderanno che trent'anni fa c'era un giornale che riportava una vignetta che diceva: "Compagni, la frase pubblicata su l'Unità contiene un errore e pertanto va letta". In Regione ne capitano abbondantemente perché purtroppo c'è il vizio di non rileggere le cose che si scrivono a macchina e così spesso vengono fuori dei refusi, comunque spero possa essere di comprensione nell'esaminare le cose e capire che si tratta di un refuso.
Altre UU.SS.SS.LL. dello stesso elenco, alle quali vengono attribuiti zero posti letto, iscrivono normalmente la somma rapportata alla popolazione in quanto, come indicato precedentemente, detto trasferimento è autorizzato sulla base di due parametri distinti: popolazione e posti letto.
Sull'argomento immobilizzazioni tecniche è opportuno fare rilevare ulteriormente che trattasi solo di facoltà concessa alle UU.SS.SS.LL. per fare fronte ad eventi legati alla sicurezza che impongono, come tali interventi improcrastinabili per i quali non è possibile attendere le attribuzioni in conto capitale.
E' comunque da rammentare che questo tipo di trasferimento non può e non deve finanziare in via sostitutiva gli interventi finanziabili con il conto capitale anche per non creare contrasto con gli indirizzi nazionali.
Per quanto attiene infine l'affermazione che tutto il riparto si riduce ad una semplice distribuzione della somma di L. 40 miliardi 839 milioni chiarito ancora che la spesa storica 1986 finanziabile a carico del Fondo Sanitario Nazionale corrisponde a L. 3.102 miliardi 824 milioni e che l'importo di L. 3.440 miliardi 753 milioni è la spesa 1986 attualizzata si rileva che sono state attribuite risorse aggiuntive per L. 378 miliardi 768 milioni anche se insufficienti a coprire il fabbisogno. Infatti, anche per l'anno 1987 il Ministero della Sanità, di concerto con il Ministero del Tesoro, ha previsto per le UU.SS.SS.LL. la possibilità di impegnare e spendere anche in eccedenza alla quota attribuita a valere sul Fondo 1987.
Tale indirizzo ministeriale prevede, ovviamente come per gli anni precedenti, appositi provvedimenti di ripiano per la maggiore spesa.
Non si può infine non fare rilevare che tutti i riparti dal 1981 ad oggi sono stati effettuati attribuendo risorse ampiamente insufficienti a garantire l'erogazione dei servizi sanitari per tutto l'anno causa l'insufficiente dotazione del Fondo Sanitario Nazionale. Ciò ha comportato la necessità che lo Stato provvedesse fin dal 1983 al ripianamento dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. sulla base delle obbligazioni finanziarie contratte per assicurare l'attività di assistenza sanitaria vanificando in tal modo ogni azione programmatoria nell'attribuzione delle risorse, perch quando si paga a pie' di lista nessuno, dopo che ha fatto le somme e qualche frazione, riesce a capire che pagando a pie' di lista non si pu fare nessuna azione di reale equilibrio e di reale programmazione. Questa non è una norma che dipenda da una scelta regionale. Tutti i riparti avvenuti dal 1981 in poi sono sempre avvenuti con gli stessi criteri compresi il 1987 e il 1988, e con gli stessi rigidismi che sono l'applicazione trasparente di legge nazionale e di leggi regionali. Tant'è vero che, in occasione del riparto per l'anno 1985, si è opportunamente dato atto sulla deliberazione di proposta al Consiglio regionale del 24 gennaio 1985, che per il riparto dell'anno 1984 non è stato possibile utilizzare i criteri previsti dalla legge regionale n. 42/81 a causa dei provvedimenti nazionali adottati per il ripiano della spesa effettivamente sostenuta dalle UU.SS.SS.LL..
Pertanto il sottoporre provvedimenti di riparto delle risorse finanziarie all'esame e all'approvazione del Consiglio regionale in queste condizioni, in quelle che ho esposto, vuol essere un atto di informazione nei confronti delle istituzioni, dove tutte le forze politiche rappresentate devono essere chiamate ad assumere scelte anche difficili in settori delicati quale quello della sanità pubblica.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante, Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio per la risposta lunga e dettagliata dell'Assessore.
Al di là di polemiche sterili, volevamo porre la questione di avere relazione dettagliata che riportasse copia di tutti i dati statistici e finanziari utilizzati con l'indicazione delle relative fonti e la descrizione dei metodi di calcolo, semplicemente per avere una trasparenza che altrimenti non esiste, e che in passato spesso è stata fornita, per leggere attentamente il riparto del Fondo Sanitario Regionale. Non è stata cosa vana l'interpellanza: seppur di 18 cartelle ha avuto una adeguata risposta.
Voglio ricordare che queste sollecitazioni non fanno mai male, anzi nel senso che, per esempio, la legge è inequivocabile in materia di presentazione del riparto in Consiglio, ma negli anni 1985/1986 il Consiglio non ha discusso il riparto. Nel 1987 abbiamo constatato con piacere che è ripresa la prassi di discuterne in Consiglio e per il 1988 è persino all'o.d.g. il riparto.
Quindi, volevamo semplicemente avere trasparenza di dati con le fonti statistiche, i metodi di calcolo e così via. Questo era il primo problema.
Ve ne sono poi altri che non riguardano tanto l'imprecisione nei calcoli.
E' evidente che si arrotondano le cifre, mi pare del tutto naturale anche se c'è stata forse una eccessiva approssimazione. Il mezzo miliardo per la UU.SS.SS.LL. di Torino rispetto ai 3500 miliardi non è grande cosa, sono il primo a riconoscerlo.
Detto questo voglio venire invece alla questione vera, a quella del riequilibrio. Capisco che gli automatismi sono rigidi e non consentono il riequilibrio. La spesa storica vincola il riparto. Se si paga a pie' di lista è ancora peggio: chi spende di più riceve più soldi e non è detto che abbia speso bene, efficacemente. Il correttivo è poca cosa rispetto agli squilibri che si sono determinati, però dobbiamo prendere atto indipendentemente dalle responsabilità, che l'attuale meccanismo è ulteriormente sperequativo e squilibrante.
Certo, se si ragiona in termini di disponibilità di spesa per abitante si tratta di valori parziali che non devono essere assolutizzati, ma sono pur significativi. E' lo stesso Assessore a sostenerlo quando dice: "Si paga a pie' di lista. Sulle spese chi può giudicare se hanno avuto efficacia ed efficienza le decisioni di spesa?". Prescindiamo dall'efficacia e dell'efficienza della spesa. Stiamo agli effetti squilibranti. Proprio per l'anno 1987 si hanno dei dati allarmanti. Sia pure in modo grezzo abbiamo provato a fare alcuni calcoli: risulta che la disponibilità di spesa per abitante è a Cuneo di 1.507.000, a Torino di 1.056.000, la media regionale di 794.000 lire, a Pinerolo di 716.000 lire a Domodossola di 613.000 lire, si arriva a Nichelino a 237.000 lire (è comprensibile perché Nichelino abbia 237.000 lire pro-capite rispetto alle UU.SS.SS.LL. con gli ospedali), ma qui lo squilibrio è rilevantissimo. E' preoccupante da tutti i punti di vista, pur senza assolutizzare questi dati.
Nello stesso Piano socio - sanitario regionale si parla di miglioramento dei servizi e di eliminazione delle sperequazioni, ma anche della spesa pro-capite. Si tratta di garantire accessibilità, accettabilità e fruibilità a tutti i cittadini, ma la spesa non può essere da una parte di mezzo milione pro-capite e dall'altra di un 1.600.000/1.700.000 lire.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non è così, Calligaro, lo sai.



CALLIGARO Germano

Questo lo dimostreremo. La polemica su questo resterà aperta perché si discuterà pure il Fondo Sanitario Regionale.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Ti posso interrompere un secondo?



CALLIGARO Germano

Certamente.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Cuneo fa servizi per quasi tutto il quadrante: su 16 mila ricoverati ne ha 14 mila che vengono da fuori, quindi non ha senso vedere una USSL sola, ma ha senso parlare per quadrante. Allora se tu parli per quadrante vedi che Cuneo è il quadrante che spende di meno in Piemonte e ha un consuntivo di 790 mila lire, contro le 880 mila lire circa del quadrante di Alessandria e contro le 820/830 mila lire dei quadranti di Novara e Vercelli e del quadrante di Torino, quindi devi vederlo, altrimenti sembra che Nichelino sia il "Biafra" come assistenza e Cuneo sia la Svezia, sia la Stoccolma, il che non è così.



CALLIGARO Germano

Caro Assessore, ho già detto che non bisogna assolutizzare questi dati ma hanno pur un significato perché io potrei fare il paragone di due UU.SS.SS.LL. identiche: stesso numero di popolazione all'incirca, lo stesso ospedale con i relativi posti-letto (più o meno identici) e vedere che c'è un rilevante scarto nella spesa pro-capite. Questi esempi si possono fare.
Dispongo poi dei dati riguardanti i quadranti e lì la differenza è enormemente ridotta, però questo è un problema che comunque deve essere approfondito, non può non preoccupare. E' lo stesso Assessore che ci dice: "Pagando a pie' di lista si corre il rischio di pagare quelli che spendono di più e non è detto che quella maggiore spesa sia, dal punto di vista dell'efficienza e dell'efficacia, cosa positiva".



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Sì, ma vale per i quadranti che spendono di più.



CALLIGARO Germano

Benissimo, ma questi squilibri non possono non preoccupare. Questi meccanismi rigidi finiscono per premiare le UU.SS.SS.LL. che spendono di più e non è detto che spendano meglio. Questo discorso lo riprenderemo anche nel corso del dibattito sul riparto del Fondo Sanitario per il 1988.
Chiedo naturalmente di avere la relazione scritta. Se fosse stata fornita prima noi avremmo ben volentieri fatto a meno di presentare una interpellanza così dettagliata. Se anche per il 1988 si pensa di dare massima chiarezza e massima trasparenza ai metodi di calcolo, ai dati, alle fonti ufficiali e così via, risparmiate al Gruppo comunista lunghe interpellanze e lunghe risposte. Si tratta di fornire, di documentare come accadeva spesso in passato - adeguatamente le scelte deliberative che la Giunta assume.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando si presentano delle interpellanze con cui, sotto l'ombra di un tentativo di richiamarci a problemi di chiarezza e di trasparenza, si vogliono nella realtà dei fatti strumentalizzare delle situazioni, si rischia ogni tanto di dire cose di cui non dico il termine perché non sarebbe elegante. Allora è doveroso scendere nell'analisi approfondita non soltanto degli schemi teorici, ma anche nella realtà del territorio piemontese, come di qualsiasi altro territorio in cui le differenze storiche, socio-ambientali, economiche sono talmente profonde, e determinano tali incrostazioni rispetto a quello che è l'uso del bene sanità, da definire tipologie talvolta completamente divergenti rispetto a quelle che una politica di piano orizzontale si prefigge.
Bisogna fare molta attenzione a non dire quelle determinate cose perch anche quando l'Assessore Maccari faceva riferimento al quadrante di Cuneo io devo dire che la cosa è ancora lievemente diversa. E' una banalità ma serve ad illuminare. Chi conosce la realtà del Cuneese sa benissimo che nella anomalia piemontese di queste mini-micro UU.SS.SS.LL., Cuneo in realtà è una USSL fatta da tre UU.SS.SS.LL. che sono: Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Caraglio che moltiplica per due la popolazione, per cui Cuneo in realtà spende il 40-50% in meno della USSL di Alessandria e della USSL di Novara. Questa è la sostanza delle cose. Allora non ci si può arrampicare sui vetri per dire cose che, sentite poi dalla guarnigione, che non conosce in realtà i fini e i meccanismi o comunque le realtà sostanziali del territorio, fanno apparire dati statistici legati ad elaborazioni matematiche come discrepanze e come anomalie, direi che quasi tutte le interpellanze hanno questa impostazione.
Indubbiamente bisogna fare molta attenzione perché soprattutto noi tutti del Consiglio abbiamo un dovere. Non possiamo seguitare a criticare l'istituzione di fronte al pubblico perché questo è un metodo per dequalificare, sul piano psicologico, la prestazione del Servizio Sanitario Nazionale. Questo è il primo dovere politico che noi abbiamo. Facciamo attenzione a quello che diciamo. Non è questo il modo di porre i problemi perché se si parla di Nichelino si fa un rilievo politico sulla situazione. Sappiamo quanto in realtà la risposta del territorio come tale alle esigenze dell'utenza oggigiorno sia sempre più sgradevole all'utenza stessa. Questo perché in un processo naturale di ricollocazione degli ospedali in una fascia medio alta di prestazione, la vecchia incrostazione del tipo di erogazione di un certo tipo di assistenza a livello di territorio non viene ben gradita dalla gente. Questa è la sostanza.
Oggigiorno i flussi migratori, soprattutto su distanze chilometriche modeste, non creano più un grande ostacolo: salvo ad alcune categorie di cittadini, ma qui non è colpa né dell'Assessorato né di altri, la colpa è di un sistema nazionale che privilegia ancora un certo rapporto con una certa categoria di prestatori di opera sanitaria che di fronte alla gente non risultano avere quella qualificazione che invece dovrebbe esserci a livello ospedaliero; questa è una delle tante cause, ma non l'ultima.
Allora si deve fare molta attenzione su queste cose. Tutti insieme dovremmo avere il coraggio di promuovere una cosa che a livello ministeriale e governativo è già nell'aria da molto tempo, ma non sappiamo quando vedrà la luce, cioè un accorpamento delle funzioni di queste micro unità sanitarie locali in modo da fornire dati e possibilità di analisi reali e sostanziali. Ma non su queste micro-unità che non rispondono più volenti o nolenti. Possiamo riempirci la bocca quanto vogliamo sulla partecipazione, ma poi in realtà non esiste su questo tema. Oggigiorno sul piano della funzionalità, salvo casi eccezionali come le Comunità Montane dove esistono tipologie peculiari del territorio con grandi distanze, la presenza di queste UU.SS.SS.LL piccole, micro e anche medie non sta più in piedi con il Servizio Sanitario Nazionale e con lo sviluppo tecnologico attuale. Che cosa si rischia? Si rischia che anche la cifra pro-capite per gli abitanti di Nichelino fissata in 270.000 lire, a volte potrebbe diventare uno spreco in eccesso, perché se andiamo a vedere nei poliambulatori che ci sono in circolazione sul territorio c'è un sottoutilizzo incredibile! Questa è la realtà! Queste valutazioni vanno tenute presenti, non si può soltanto scheletrare sui numeri che non rispondono nella realtà quella che è la vera assistenza sanitaria piemontese. Se seguitassimo con questo gioco dei numeri, sarebbe un gioco folle. Bisogna conoscere qual è la situazione, allora poi si può parlare.



FRACCHIA Mario


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interpellanza n. 1294 dei Consiglieri Chiezzi, Guasso, Bontempi, Sestero inerente l'autorizzazione concessa alla Fiat per la realizzazione di una tettoia al Lingotto e interpellanza n. 1217 dei Consiglieri Chiezzi Bontempi, Sestero, Guasso, Calligaro, Montefalchesi, inerente la trasformazione urbanistica del Lingotto


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interpellanze n. 1294 e n. 1217.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi, intendo illustrare questa interpellanza per il motivo che il Regolamento del Consiglio regionale non consente la replica.
Questa illustrazione tende a chiedere delle risposte precise da parte dell'Assessore.
Faccio una premessa. Parliamo del problema del Lingotto in base ad un'interpellanza presentata da un Gruppo di minoranza, che su questo tema negli ultimi mesi ha presentato tre interpellanze urgentissime e una mozione. Questo sta ad indicare che a giudizio del Gruppo consiliare comunista sul problema del Lingotto si dovrebbe impegnare in un confronto politico il Consiglio regionale, in quanto non mi pare che sia uno degli elementi che possano sfuggire all'attenzione del Consiglio per i suoi aspetti territoriali ed economici. Noto, invece, che siamo costretti, come Gruppo, a parlare all'interno dello spazio ridotto che è consentito alla discussione di un'interpellanza.
Deriva da ciò il non rispetto dei tempi: è la forza dell'argomento che impone questo.
Spesso molti colleghi della DC lamentano che in questo Consiglio si fanno tante interpellanze ed interrogazioni; ma, colleghi della maggioranza, cosa dobbiamo fare sul problema del Lingotto per ottenere un dibattito in aula? In assenza della volontà politica della Giunta di portare il tema del Lingotto in quest'aula, non ci rimane che ripetere enne volte l'unica richiesta che può permettere al nostro Gruppo di parlare di una questione che riteniamo importante, quindi lo facciamo con le interrogazioni.
Se altri Gruppi avessero presentato delle interrogazioni si poteva, sia pure forzando un po' le regole delle nostre discussioni, avere un confronto politico. Vedo invece che gli altri Gruppi non hanno presentato alcuna interrogazione. Su questa questione, quindi, ci ritroviamo da soli. Ma siamo i soli a considerarla una questione importante? Il Lingotto è proprio da prendere sotto gamba in questo modo? Possibile che il colloquio debba avvenire tra un solo Gruppo consiliare e l'Assessore di turno? Francamente a me sembra che questo sia un modo di operare inaccettabile e lo critichiamo in modo molto netto.
Detto questo, chiedo all'Assessore se nella sua risposta vuole chiarire questi punti.
Leggendo la relazione che ci ha consegnato, e sulla quale interverrò in sede di replica, vorrei capire che cosa succederà e cosa farà in particolare la Regione Piemonte il 31 ottobre 1988.
Vorrei sapere che cosa ha risposto il Comune di Torino a questa nota mandata dalla Regione Piemonte con allegato il parere della Commissione.
Vorrei sapere, nell'ipotesi in cui al 31 ottobre si debba fare riferimento all'adozione di strumenti urbanistici da parte del Comune di Torino, qual è il ruolo di questi strumenti urbanistici nei confronti dell'autorizzazione a suo tempo rilasciata.
Infine - veramente mi sembra molto curioso fare questa domanda all'Assessore Genovese in assenza del Presidente e di alcuni Assessori interessati - chiedo: "che cosa intendete fare del problema del Lingotto? Intendete affrontarlo?". La Giunta comunale pare ne stia discutendo. Per parlarne in Consiglio regionale dobbiamo aspettare che si sciolga il pentapartito o che si sciolgano le nebbie in cui il pentapartito vive? Continuiamo ad accettare che la Regione stia alla finestra e al massimo risponda su sollecitazione di un Gruppo su questo problema? Quindi all'Assessore Genovese e all'Assessore Moretti chiedo: in Giunta ne avete parlato? Avete le intenzioni di discuterne in Consiglio? Avete preso contatti a livello del problema "Lingotto", non solo sulla vigilanza urbanistica, e con quali determinazioni? Su tutte queste questioni pregherei l'Assessore, se è in grado, di rispondere di modo che mi consenta in sede di replica di effettuare almeno un tandem di discussione su questo problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dovendo rispondere a due interpellanze (la n. 1217 e la n. 1294) presentate dal collega Chiezzi e da altri colleghi del Gruppo comunista, prendo in considerazione sia gli interrogativi che il collega Chiezzi ha avanzato, sia quelli che appaiono secondari e che sono posti con l'ultima interpellanza (la n. 1294) riguardante il problema delle notizie apparse su "La Stampa" nei giorni 4 e 5 maggio 1988.
Partiamo dai primi tre punti dell'interpellanza n. 1294, con i quali si chiedeva: 1) per quali motivi fosse stata informata la stampa 2) se le notizie fornite dalla stampa fossero attendibili 3) quali fossero i provvedimenti assunti dalla Giunta e in quale data fossero stati trasmessi.
Il quarto interrogativo riguarda invece il problema della autorizzazione inerente il Lingotto e si ricollega ad alcune domande che sono state poste in aula dal collega Chiezzi. Credo di poter rispondere leggendo quanto scrissi al Presidente della Giunta, al Sindaco di Torino e al Presidente del Consiglio Viglione in data 4 maggio.
Martedì 3 maggio ho portato in Giunta il parere del gruppo di lavoro che era stato costituito con deliberazione di Giunta per la valutazione definitiva dell'autorizzazione rilasciata dal Comune di Torino.
Dopo avere illustrato alla Giunta il parere e avuto il consenso della stessa, si è provveduto, nel pomeriggio del 3 maggio, a dattiloscriverlo e a controfirmarlo; dopodiché l'ho chiuso a chiave. Pensavo di procedere secondo il seguente iter: trasmissione del documento alla Giunta, al Consiglio e al Sindaco di Torino, con la richiesta al Presidente del Consiglio di poterne discutere in aula il giovedì successivo, dato che era già giacente l'interpellanza n. 1217, presentata in data 10 marzo dal Gruppo comunista.
Il 4 maggio leggo con sorpresa su "La Stampa" un articolo dal titolo: "Per la tettoia del Lingotto una decisione entro sei mesi". Ho mandato subito al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio e al Sindaco di Torino una lettera, trasmettendo contemporaneamente anche il parere poiché temevo potesse essere avvenuta la diffusione delle conclusioni a cui è pervenuta la Commissione incaricata di esprimere parere in materia, prima della trasmissione ufficiale al Sindaco della Città di Torino decisa dalla Giunta regionale nella riunione di martedì 3 maggio.
Per fortuna non vi è stata alcuna fuga di documenti. D'altronde sarebbe stato impossibile dato che, come si evince dall'articolo, non è riportata neppure una parola del parere espresso dall'apposita Commissione. La frase virgolettata o è inventata di sana pianta oppure si riferisce a dichiarazioni di personaggi non citati, ma a conoscenza della sostanza delle decisioni maturate. Comunque sia, le frasi virgolettate non esistono nella formulazione del parere steso dalla Commissione.
Come ricorderete, scrivevo al Presidente della Giunta, e per conoscenza al Presidente del Consiglio e al Sindaco: ".., nella mattinata di ieri, ho illustrato il parere alla Giunta nel testo manoscritto firmato dai componenti la Commissione. Ottenuto il consenso della Giunta, non ne ho rilasciato copia ad alcuno e nel pomeriggio ho nuovamente riunito la Commissione presso l'Assessorato per controllare e verificare la dattiloscrittura dello stesso. L'originale, ricontrollato e firmato, è stato riposto in un cassetto chiuso a chiave" (dove l'ho ritrovato questa mattina).
"Provvedo subito, come convenuto, per evitare equivoci e sempre possibili strumentalizzazioni, a trasmetterlo ufficialmente al Signor Sindaco di Torino, avv. Maria Magnani Noya, all'Assessore comunale all'urbanistica, dott. Pier Giorgio Re e al Presidente del Consiglio regionale avv. Aldo Viglione, con preghiera di trasmissione ai Presidenti dei Gruppi consiliari". Cosa che il Presidente Viglione ha fatto nella mattinata del 5 maggio, quando si tenne il Consiglio regionale.
Pensavo di poterne dare comunicazione al Consiglio nelle sedute che ci sono state dal 5 maggio in poi, ma non è stato possibile, nonostante l'avessi richiesto alla Presidenza, per gli impegni del Consiglio collegati all'approvazione del bilancio.
Fatta questa precisazione - non per formalismo, ma perché i primi tre punti dell'interpellanza vertevano proprio su questo, anche se capisco che avevano una valenza nel momento in cui essa venne presentata e ne hanno molta di meno oggi - desidero assicurare che non avevo parlato con alcun giornalista né avevo dato diffusione del documento. Come risulta dal tono della lettera che ho ora letto, sarebbe stato estremamente scorretto se avessi divulgato documenti ufficiali della Regione o ne avessi parlato con la stampa prima di comunicarli al Sindaco di Torino e di trasmetterli al Presidente della Giunta e del Consiglio regionale affinché il Consiglio ne fosse informato avendo discusso del problema in quattro sedute.
Per quanto riguarda invece il parere che è stato formulato dal gruppo di lavoro costituito con la deliberazione della Giunta regionale del 31 marzo 1988, composto dal prof. Lombardi, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Torino, in qualità di esperto, dal sottoscritto e da due funzionari, debbo rispondere alle domande poste dal Collega Chiezzi. Non voglio sfuggire a quanto richiesto, ma propongo e lo chiederò anche alla Giunta, un dibattito in Consiglio regionale sul tema dell'autorizzazione e più in generale sul problema del Lingotto e sulle trasformazioni previste o che stanno avvenendo nella città di Torino e nell'area metropolitana.
Il parere formulato dal gruppo di lavoro appositamente incaricato afferma che la temporaneità dell'atto autorizzativo trova origine e fondamento nella deliberazione del 1984, o più precisamente con riferimento al momento della sottoscrizione del protocollo di intesa tra il Comune di Torino e la Fiat S.p.A.; quindi ha in sé la scadenza temporale del 31/10/1988, e cioè quattro anni dopo la sottoscrizione del protocollo di intesa, avvenuta il 31/10/1984, ancorché approvata dal Consiglio comunale precedentemente. Sulla base delle motivazioni e delle valutazioni avanzate dall'esperto giuridico nominato dalla Giunta, si ritiene cioè che la temporaneità sia già definita nell'atto deliberativo di riferimento e decorra dalla sottoscrizione del protocollo di intesa tra Comune e Fiat; si precisa, inoltre, nel parere, che tale atto autorizzativo non può essere prorogato in quanto ha una scadenza predeterminata, argomentando che comunque una autorizzazione temporanea non può essere prorogata perch altrimenti perderebbe le proprie caratteristiche.
Che cosa succederà quindi il 31.10.1988? E qui si risponde alla prima domanda. E' già detto sia pure in modo non molto esplicito nel parere che è stato trasmesso, le cui conclusioni costituiscono la definitiva determinazione della Regione sulla precisata autorizzazione.
Per determinazione della Giunta e dell'Assessorato il parere rappresenta ed esplicita, pertanto, le definitive determinazioni della Regione nell'esercizio della vigilanza. In esso è detto chiaramente che non essendo l'autorizzazione prorogabile, il Comune deve provvedere. Una delle condizioni dell'autorizzazione è proprio che in ogni caso cessa, perché ha una validità temporanea. L'altra condizione è che l'opera deve essere amovibile. Quindi il 31 ottobre, se non ci sono fatti diversi, il Comune dovrà procedere a far rimuovere le opere che sono state realizzate sulla base di un'autorizzazione temporanea.



CHIEZZI Giuseppe

Scusa se ti interrompo. Hai aggiunto: "se non ci sono fatti diversi".



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Risponderò anche a questo che mi pare sia la terza domanda.
Per ora il Comune di Torino a questa nostra ultima indicazione non ha risposto. Se non risponderà, ci attiveremo. La lettera è stata trasmessa il 4 maggio; sono passati venti giorni. Il Comune dovrà prendere delle determinazioni e sappiamo che si sta discutendo nuovamente sul problema del Lingotto, in seguito alle deliberazioni che sono state bocciate in sede di esame dal CO.RE.CO. In ogni caso, fino a questo momento non abbiamo avuto risposte.
Posso assicurare il collega Chiezzi che, per quanto riguarda l'aspetto specifico dell'autorizzazione, ci attiveremo per conoscere e per valutare quali adempimenti e quali decisioni il Comune intenda assumere in relazione a quanto è stato comunicato.
L'altro aspetto, che non è contenuto nelle domande rivolte alla Giunta ma che voglio evidenziare, è che il parere finale, quindi le determinazioni di vigilanza a cui è pervenuta la Regione sulla base del parere, si discostano in parte dall'opinione che precedentemente mi ero fatto e di cui ho parlato anche in quest'aula. Rispetto ad una perplessità che avevo espresso nella risposta data all'interrogazione precedente del Gruppo Comunista, il parere chiarisce che l'aver previsto nella stessa autorizzazione anche opere collaterali, demolizioni e tamponamenti che di fatto hanno realizzato un corpo unico espositivo, può essere considerato legittimo in quanto alla scadenza si dovrà procedere al ripristino della situazione "quo ante".
Collega Chiezzi, ho qualche difficoltà a contestare il parere dell'esperto giuridico nominato dalla Giunta regionale. In quel parere si sostiene, con le opportune motivazioni, che in ogni caso alla scadenza dell'autorizzazione, qualora non avvengano fatti diversi, il ripristino della situazione debba comportare nuovamente la messa in opera delle tamponature che sono state demolite. Il parere afferma che l'autorizzazione è legittima, con alcune precisazioni. Infatti, considerato che proprio nei giorni in cui si stava formulando la stesura definitiva del parere è intervenuta da parte del Comune di Torino una variante all'autorizzazione in cui si prevede che la stessa possa essere eventualmente prorogata a seguito di nuova intesa, si ritiene che tale clausola sia inefficace e non possa operare perché non è possibile prorogare l'autorizzazione temporanea.
Questo è l'altro aspetto, indicato nel parere, a cui il Comune si deve attenere.
Il collega Chiezzi chiede poi che cosa avverrà in presenza di eventuali nuovi strumenti urbanistici e quale ruolo questi avrebbero rispetto all'autorizzazione rilasciata. Il problema dovrà essere valutato in un caso unico, cioè qualora venga presentato un aggiornamento dello strumento urbanistico generale (cosa che ritengo impossibile possa avvenire prima del 31 ottobre) o un piano esecutivo in variante al Piano Regolatore Generale vigente. Alla luce della nuova strumentazione urbanistica adottata occorrerà valutare le trasformazioni proposte (qualora ciò avvenga, poich non possiamo dare per scontato neppure che venga presentato un progetto urbanistico esecutivo) e quali trasformazioni risulteranno approvabili e quindi possibili.
Non credo si possa anticipare in questa sede la valutazione di eventuali strumenti urbanistici o di varianti agli strumenti esecutivi che potrebbero essere adottati dal Comune di Torino, né quali potranno essere le determinazioni della Giunta in proposito, tenuto conto del parere obbligatorio che il Comitato Urbanistico Regionale dovrebbe dare.
Mi pare però di poter dire che, sulla base del parere e della normativa, l'autorizzazione non può essere prorogata e non può essere meccanicamente trasformata in una concessione riguardante l'intervento già realizzato con autorizzazione temporanea.
Che cosa intendiamo fare del problema del Lingotto? Aspettiamo, come dice Chiezzi, che "si sciolga il pentapartito o le nebbie che lo avvolgono" per avere indicazioni rispetto alle volontà della Giunta e del Consiglio su questo problema? A questi interrogativi, collega Chiezzi, sapendo sin d'ora che sarai deluso, oggi non rispondo. Proporrò invece formalmente un dibattito in Consiglio poiché non credo che la risposta possa nascere in conseguenza di interpellanze o di interrogazioni che hanno per oggetto la vicenda dell'autorizzazione per la realizzazione della tettoia del Lingotto; credo, invece, debba proporsi all'attenzione del Consiglio una valutazione generale sulle trasformazioni urbanistiche nel Comune di Torino e non solo su quella del Lingotto, e che tale riflessione debba essere proposta dalla Giunta e non dal singolo Assessore. Aggiungo che da alcuni mesi ho avanzato una proposta alla Giunta perché si addivenga rapidamente con procedure e modalità particolari, allo studio del progetto definitivo di piano territoriale dell'area metropolitana; ciò, in concomitanza con la discussione e la predisposizione degli atti preliminari per la formazione del progetto del Piano Regolatore del Comune di Torino e parallelamente con l'aggiornamento degli strumenti urbanistici di altri importanti Comuni della cintura e dell'area metropolitana. Come ho già proposto ai Comuni di Collegno, Torino e Grugliasco, per quanto riguarda il "campo volo", mi riservo di avviare forme di intesa e di collaborazione per partecipare in un periodo transitorio al governo dei processi di trasformazione dell'area metropolitana; periodo che sarà contrassegnato dall'assenza di strumenti urbanistici generali adeguati e del piano territoriale dell'area metropolitana, ancorché questi debbano essere avviati. Intendiamo dar vita ad un tipo di rapporto che non metta la Regione unicamente nella condizione di svolgere nei confronti di Torino e dell'area metropolitana un ruolo di controllo e di vigilanza, ma che le consenta di partecipare ad un processo collaborativo di costruzione di indirizzi e di strumenti, di diverso livello gerarchico, finalizzati ad un migliore governo dell'area metropolitana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Nel ringraziare l'Assessore Genovese, devo riconoscergli, nonostante i contrasti che esprimerò nella mia replica, la stima perché è un Assessore che non sfugge al confronto.
Ripeto al Presidente del Consiglio regionale questa domanda di carattere generale: perché non è possibile in questo Consiglio regionale riuscire a discutere di problemi importanti come quelli della trasformazione del Lingotto e si deve continuamente ricorrere alle interpellanze? L'assenza del Presidente della Giunta Beltrami su questo problema è significativa. Chiedo quindi al Presidente del Consiglio Viglione che si faccia portavoce della esigenza di discutere del Lingotto.
Sono otto mesi che parliamo di questo argomento, abbiamo presentato quattro interpellanze e una mozione, che è stata respinta e continuiamo ad insistere. Cosa deve fare l'opposizione per farsi ascoltare dalla Giunta? L'Assessore Genovese fa sentire la sua voce, ma pare che la Giunta non abbia sufficiente sensibilità.
Il fatto è grave, non tanto perché l'opposizione lamenta questo fatto ma perché il problema del Lingotto è fermo. La città sta aspettando che si decida. Vi è una stasi politica di iniziativa. Le deliberazioni sul Lingotto sono state tutte bocciate dal CO.RE.CO. perché erano tutte illegittime. La città e la proprietà aspettano. Nessuno sa che fine farà questa vicenda. Inoltre c'è in corso una verifica nel pentapartito a livello comunale. La Regione Piemonte deve perciò prendere una iniziativa.
Signor Presidente, parlando di questo tema i Regolamenti vengono forzati, ma si forzano anche perché non c'è la sede idonea per un dibattito generale che affronti il problema. A me sembra, Assessore Genovese, che si continui a girare intorno al fuoco con il rischio di scottarsi.
Ho letto con attenzione il parere del prof, dott. G. Lombardi, che è articolato e multiforme perché argomenta in un senso e conclude, non dico in un altro, ma a suo modo. Non sono d'accordo su questo parere. Sono invece d'accordo con le conclusioni dell'Assessore Genovese "prima maniera".



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Sbagliavo!



CHIEZZI Giuseppe

Non sbagliavi, Genovese.
Perché sono d'accordo? Per ragioni di merito. L'Assessore ci ricordava e il parere fa riferimento a questo fatto, che la questione va ricondotta al 1984 ovvero al primo protocollo d'intesa che la Città di Torino ha stilato con la Fiat: l'autorizzazione della tettoia vivrebbe in quanto è inserita in quel protocollo.
Prima osservazione: questo intervento non può essere inserito in quel protocollo d'intesa, e questo è un dato che nemmeno il prof. Lombardi pu contestare. Il protocollo d'intesa faceva riferimento ad opere ed interventi edilizi di manutenzione ordinaria e straordinaria all'interno dello stabilimento Lingotto. Era un protocollo d'intesa che interpretava le leggi. Le amministrazioni di sinistra si fecero carico del problema del Salone dell'automobile del Lingotto e del problema di interpretare le leggi. Il protocollo d'intesa prevedeva un progetto di massima e prevedeva delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Queste opere invece non sono di manutenzione ordinaria e straordinaria ma sono opere di ampliamento di un fabbricato, pertanto non possono essere ricondotte alle opere normate dal protocollo d'intesa e dalla deliberazione assunta nel mese di aprile 1984. Questo è un dato di fatto che fa cadere gran parte delle osservazioni che sono state fatte e questo qualcuno ve lo dirà, perché qualcuno prima o poi andrà a leggere quelle carte nelle quali è scritto: "Manutenzione ordinaria e straordinaria", mentre qui si autorizza un ampliamento, una nuova costruzione.
Si dice inoltre che l'atto d'obbligo della Fiat dell'ottobre 1987 contiene l'assunzione di un obbligo da parte della Fiat di rimuovere, a propria cura e spese, le opere eseguite in forza della citata autorizzazione, a semplice richiesta del Comune, senza diritto a risarcimento o indennità.
Penso che l'Assessore sia a conoscenza del carteggio che è intercorso tra la Fiat e il Comune di Torino, carteggio che contraddice questo atto d'obbligo.
Il 19 ottobre la Fiat Auto scriveva alla Fiat S.p.A. Dato che l'intervento richiesto, l'ampliamento del fabbricato del Lingotto, appariva coerente con gli sviluppi previsti per il Lingotto, si richiedeva di realizzare questo fabbricato con un appalto, "chiavi in mano", alla Fiat Engineering; quindi la Fiat Auto scriveva alla Fiat S.p.A., che avrebbe appaltato alla Fiat Engineering, "chiavi in mano", alle migliori condizioni di mercato. Ricordava - sempre la Fiat Auto alla Fiat S.p.A. - che: "si trattava di un oneroso intervento che rientrando nella struttura del futuro Lingotto si traduce in concreto in una anticipazione dei futuri accennati interventi per il Lingotto. Ciò posto e tenuto conto che la vostra società dovrà essere in futuro azionista di maggioranza della costituenda società di intervento, con la presente vi comunichiamo quanto sopra ad ogni effetto, affinché con la menzionata acquisizione da parte di detta società di intervento comunque sia riconosciuta alla nostra società l'entità delle spese sopportate nell'interesse della stessa e per il futuro progettato per il Lingotto.
Certo che vorrete informare a vostra volta dei contenuti della presente tutti gli altri futuri azionisti della costituenda società di intervento.
Distinti saluti".



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Non ho la corrispondenza interna della Fiat.



CHIEZZI Giuseppe

Te ne darò una copia.
Questo è reso noto perché la Fiat S.p.A., a firma di Vittorio Ghidella scrive al Sindaco, signora Maria Magnani Noya, il giorno 20 ottobre, giorno nel quale viene rilasciata l'autorizzazione. Scrive: "Con la comunicazione in questione la Fiat Auto ribadisce che, essendo l'intervento stesso coerente e in anticipazione del futuro piano di sviluppo del Lingotto, il medesimo intervento è svolto nel sostanziale interesse anche del futuro soggetto (società di intervento) che dovrà acquisire il Lingotto e realizzarvi il siffatto progetto futuro".
La Fiat Auto precisa altresì che la medesima comunicazione è effettuata affinché da parte di detta società di intervento sia riconosciuta alla Fiat Auto l'entità delle spese documentabili e verificabili sopportate nell'interesse della stessa e per il futuro del Lingotto. La Fiat Auto si rivolge ai futuri azionisti della costituenda società, tra l'altro invitandoli ai fini di cui sopra alle opportune verifiche della relativa documentazione tecnico contrattuale. "Riteniamo doveroso fornire ad ogni effetto adeguata informazione a codesto Comune, quale futuro azionista della costituenda società, allegando detta lettera alla presente".
Allora, da un lato si scrive una cosa e dall'altro se ne scrive un'altra. Quindi la relazione della Commissione afferma fatti che erano contraddetti nella stessa giornata nella quale si è rilasciata l'autorizzazione. Questo è un elemento di grandissima preoccupazione.
Quale credibilità per un osservatore esterno, che può essere la Regione Piemonte, hanno a questo punto sia il Comune di Torino, purtroppo devo dirlo, sia la società della Fiat, che su due documenti contemporanei scrivono due cose diametralmente opposte? A questo atto in realtà la Commissione nominata dalla Giunta dà un giudizio esplicito, per questo dico che si scrive una cosa e se ne dice una non proprio congruente: "Tale atto - scrive la Commissione dell'Assessore Genovese particolarmente infelice nella sua formulazione tecnico giuridica è di difficile classificazione e valutazione".
Aggiungo un elemento in più: oltre ad essere un atto inficiato e contraddetto da lettere scritte ufficialmente dalla società Fiat al Comune di Torino, oltre ad essere di difficile classificazione e valutazione, è anche un atto contraddittorio e contraddetto dai fatti.
La Commissione però conclude che: "Questo atto d'obbligo con l'autorizzazione ha poco a che vedere, nel senso che non ha nessun contenuto urbanistico". Ma la prima autorizzazione che è stata rilasciata alla Fiat, da cui nascono tutte le altre, è una autorizzazione rilasciata visto l'atto d'obbligo. E non è detto che fosse irrilevante prevederlo perché non si scrive una cosa che non serve, se la si scrive un motivo c'è.
Qual era il motivo? La Commissione tende a dire che era irrilevante, ma io continuo a leggere sull'atto dell'autorizzazione questo "visto", se l'autorizzazione lo prevedeva e se questo atto d'obbligo era irrilevante secondo me ci sono dei problemi. Nella relazione si legge: "Se si volesse dire che non le opere sono provvisorie, ma l'autorizzazione è provvisoria ci sarebbe senz'altro uno sviamento di potere consistente nel tipico vizio della funzione".
Che cosa dice il Sindaco di Torino a questo proposito? Il Sindaco di Torino, a pag. 3, dice: "La temporaneità è stata assicurata mediante la stipulazione di un atto d'obbligo regolarmente trascritto con il quale comunque la Fiat Auto si è impegnata al momento dell'approvazione del piano particolareggiato..." (tra l'altro) "...a richiedere la conversione dell'autorizzazione provvisoria in concessione definitiva".
Il Sindaco dichiara che l'autorizzazione è provvisoria e che la concessione è definitiva ed è giustamente contraddetto dalla Commissione che dice: "Se l'autorizzazione fosse provvisoria questo è uno sviamento di potere".
Anche questo castello, secondo me, cade. C'è sviamento di potere, c'è eccesso di potere. Secondo me, signor Presidente della Giunta, ci sono tutti quegli elementi che dovrebbero indurla ad annullare questa autorizzazione.
Ci sono altri elementi veramente curiosi. Trovo ridicola l'argomentazione secondo la quale si può ripristinare tutto come era prima.
Nulla è ripristinabile esattamente come era prima, nemmeno il Lingotto, n nei volumi, né nelle forme perché un muro rifatto non è più quello di prima. Se l'elemento di temporaneità venisse verificato dal fatto che lo posso ripristinare, io posso anche buttar giù una casa e ripristinarla tale e quale. Che valore ha una considerazione di questo genere? Mi fa sorridere. Non è certo questo l'elemento della temporaneità: sono quelle opere tali da consentire un agevole ritorno allo status quo ante! Nel Lingotto invece si è distrutto una parte del tamponamento e dei fabbricati! Si è trasformato un cortile in un salone. Certo che si può tornare indietro; si può anche prendere la Mole Antonelliana e girarla a testa in giù, con opportune tecniche la facciamo stare anche con la guglia in basso.
Si è andati sulla luna, figuriamoci se non si ripristina qualsiasi manufatto edilizio. Quindi questi argomenti mi sembrano tendenti ad avvalorare una tesi, forse, preordinata.
Questa autorizzazione non può essere riportata né sotto l'ala calda e comoda di una deliberazione assunta nel 1984, né spacciata per temporanea perché è facilmente ripristinabile.
L'altro punto è quello relativo alla tettoia. Anche qui si disquisisce.
Che cos'è una tettoia? Bisognerebbe saperlo. La definizione di tettoia è molto difficile - dice la relazione - però aggiunge anche una frase chiarificatrice che leggo testualmente: "Nel caso di specie si è al limite della utilizzabilità di tale nozione". Ma se c'è un limite qual è? Allora si è individuato che cos'è una tettoia "al limite". Non si può dire che c'è un limite senza definirlo e senza definire dove si sta rispetto al limite.
Bisogna allora definire il "limite" della tettoia. Modestamente, il limite della tettoia l'ho già fornito consultando qualche dizionario della lingua italiana che in modo univoco fissano il limite della tettoia: "tettoia è un manufatto edilizio aperto almeno su due lati".
Insomma è un tetto che copre uno spazio aperto su uno, due, tre o quattro lati. Quindi non siamo al limite, qui siamo oltre il limite, e anche questo è un altro ragionamento assolutamente inaccettabile.
Si sarà fatto affidamento a personaggi di grande intelligenza, ma questa intelligenza l'hanno usata, secondo me, contorcendola, hanno dato un'interpretazione della realtà deforme che non sta in piedi.
Si dirà che ogni cosa può essere permessa purché in regime giuridico di temporaneità e quindi di rimuovibilità. Ma anche questo non è vero perch tutto è rimuovibile, quindi tutto potrebbe essere concesso.
Ricordo all'Assessore Genovese il caso macroscopico dei precari su suolo privato. Quando nel '76 ho avuto l'incarico di Assessore all'edilizia privata al Comune di Torino, la prima carta che ho dovuto firmare riguardava un precario su suolo privato. La casa si faceva ma per un anno in "precario"; pagando 10 mila lire all'anno il precario era rinnovabile. A Torino diverse decine di edifici di questo tipo sono state realizzate con autorizzazioni rilasciate negli anni precedenti sotto forma di "precario".
Questa affermazione però non sta in piedi. Non è detto che ogni cosa, pur che sia rimuovibile, può essere autorizzata. Questo non è accettabile.
Continuo a ritenere che sulla vicenda non si può dire che la realtà è come sarebbe comodo che fosse. La realtà è quella che è. La critica che faccio all'Assessore Genovese, con tutte le premesse che ho fatto all'inizio, è che su questa questione qualsiasi persona attenta e che non vuole sfuggire al dibattito dovrebbe fare uno scatto. Questo atto è un piccolo mostriciattolo amministrativo di fronte al quale stanno ronzando la Fiat, il Comune di Torino e la Regione Piemonte attraverso la persona dell'Assessore. Siete lì che cercate di dargli una sembianza umana. Ma non ha sembianza umana, è un mostriciattolo amministrativo. E' tutto sbagliato.
La critica che vi muovo è quella di non saper dare un calcio a questo problema allontanandolo e dicendo quello che è. E' una autorizzazione che non sta in piedi, che non ha corrispondenza con la realtà, quindi l'Assessore deve puntare i piedi, come ha fatto ieri dicendo una parola chiara e netta e facendo un atto di coraggio. Immagino le pressioni, le limitazioni dei vincoli di maggioranza che legano l'Assessore, ma continuo a dire all'Assessore Genovese di stare attento perché la questione è chiara e netta nei suoi elementi essenziali. Non può stare dentro quella deliberazione: non si tratta di tettoia, non è temporanea, non è rimuovibile. A me sembra che varrebbe la pena di dare un taglio netto alla questione. Le Commissioni servono, d'accordo. La lettura del documento della Commissione mi è servita per dire che ero d'accordo con l'Assessore quando parlava e ragionava con la sua testa in base a ciò che sentiva e vedeva e non in base ad interpretazioni giuridiche. Sappiamo bene che gli avvocati difendono tutte le cause. In conclusione ringrazio l'Assessore della risposta, ma gli rivolgo una critica per il suo comportamento così come ho appena detto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 797: "Legge 29/10/1987, n. 441, artt. 1 ter e 3. Approvazione del Piano dei servizi di smaltimento dei rifiuti e relativi allegati. Adozione con i poteri del Consiglio regionale ex art. 40 dello Statuto e revoca DGR 2-19566 del 17/3/1988" (seguito) e votazione relative questioni pregiudiziali, sospensive, preliminare e ordini del giorno


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, prima di passare alla votazione delle questioni pregiudiziali presentate, informo il Consiglio che il Gruppo PCI ha presentato una questione preliminare. Tale questione, a mio giudizio, ha natura più di emendamento soppressivo (di una parte), che di questione preliminare. Pertanto deve essere introdotta al momento della discussione generale, perché è un emendamento attinente al merito della discussione.
Ritengo, per la dignità stessa delle cose e dal momento che non si pu sospendere la deliberazione, che se inseriamo adesso tale questione l'emendamento non avrebbe più il suo significato.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Riconosco la fondatezza della interpretazione del Presidente. Spiego perché abbiamo scritto: "Il Consiglio regionale decide preliminarmente": se si passerà all'esame dell'atto - spero di no perché ci sono delle pregiudiziali su cui mi sono già espresso - tale questione dovrà essere esaminata preliminarmente perché è questione di collocazione dentro l'atto.



PRESIDENTE

Su ognuna delle questioni pregiudiziali che sono state presentate abbiamo già discusso nella seduta di ieri. Le questioni pregiudiziali sono state illustrate una per Gruppo, quindi propongo di metterle in votazione tranne la questione preliminare presentata dal Gruppo PCI per i motivi sopra detti.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, però dal momento che si assommano qui diverse pregiudiziali che hanno avuto un certo iter ieri, ed essendosi svolta ieri una riunione dei Capigruppo che riguardava proprio la possibilità o meno di andare avanti (essendo stata svolta questa mattina la Commissione sulla questione cartografia, al di là di essere d'accordo sulla soluzione qualche elemento in più è venuto, almeno ha reso procedibile quello che ieri per noi era assolutamente improcedibile), mi sembrerebbe il caso di collocare ora la spiegazione delle ragioni per cui un Gruppo come il nostro ritiene di votare a favore di tutte le pregiudiziali.
Un Gruppo come il nostro ritiene di votare a favore di tutte le pregiudiziali non tanto perché tutti gli argomenti hanno lo stesso valore e quindi l'atteggiamento è quello di votare qualsiasi atto contrario al procedere di questo piano (che noi consideriamo estremamente pericoloso per come l'Assessore e la maggioranza fino ad oggi hanno inteso definirlo), ma per una ragione forte di contrarietà che andrebbe esposta. Comunque se non ho la parola, non so come il Regolamento possa essere di soccorso a questa esigenza di chiarezza.
Quante sono le pregiudiziali?



PRESIDENTE

La questione pregiudiziale del Consigliere Ala, quella sospensiva dei Consiglieri Ala, Reburdo e Staglianò, l'ordine del giorno di non passaggio agli articoli del Gruppo MSI-DN e l'ordine del giorno del Gruppo PCI.
Quest'ultimo documento non lo considero una pregiudiziale in quanto è un ordine del giorno che impegna la Giunta a fare determinate cose.
Se però lo spirito è quello della pregiudiziale, allora consideriamolo come tale. Dunque sono esattamente quattro pregiudiziali.



BONTEMPI Rinaldo

Mi chiedo se sia possibile per i Gruppi, a termini di Regolamento collocarsi sulle ragioni per cui noi votiamo tutte le pregiudiziali, non solo la nostra.



PRESIDENTE

Dopo la votazione, ritorniamo alla discussione generale.



BONTEMPI Rinaldo

Presidente, voglio collaborare, nonostante qui i collaborativi per l'istituzione siano pochi; sto zitto, mi pareva che non fosse inutile dirlo, comunque lo diremo dopo.



PRESIDENTE

La discussione ricomincia dopo, non è che la votazione fermi la discussione e quindi avremo modo di riprendere successivamente i discorsi di merito: ecco perché noi andiamo avanti. Questo consente di superare la questione meramente formale e di passare alla questione sostanziale.
Tutti hanno già spiegato perché votano a favore delle pregiudiziali.
Pongo in votazione le questioni presentate.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinte con 18 voti favorevoli e 25 contrari.
Stabilito che si può passare al merito delle pregiudiziali, abbiamo una questione che ho indicato come questione di emendamento soppressivo, ne ho dato copia a tutti, è data come una questione preliminare, ma io non la considero tale perché è parziale e quindi va discussa come emendamento soppressivo.



ALA Nemesio

O facciamo una riunione dei Capigruppo e decidiamo con quale ordine procedere, o si fa prima una discussione generale, ed in tempi successivi a partire dall'allegato e per ultima la deliberazione si esaminano gli emendamenti uno per uno quelli che ci sono; non possiamo partire dal fondo.



PRESIDENTE

Attenzione, io ho detto soltanto: quelli che sono gli emendamenti all'emendamento proposto che è emendamento soppressivo; poi ci sono gli emendamenti proposti dalla Giunta a seguito dei lavori della Commissione.
E' aperta la discussione generale.
Chi intende parlare?



BONTEMPI Rinaldo

Scusi Presidente, rispetto a come si è deciso prima (la declassificazione della nostra questione), ritengo che adesso debba incominciare formalmente la discussione del Piano, non appartenendo la nostra questione alle questioni preliminari.
La discussione generale per le deliberazioni normalmente viene introdotta dalla Giunta, su questo si collocano i Gruppi, poi arrivando al voto, la prima questione che dovrà essere esaminata è quella che abbiamo posto noi.



PRESIDENTE

Ieri si era stabilito che la deliberazione non è propriamente fra gli atti previsti che richiedono la relazione scritta. Do pertanto la parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Quanto presentato dal Gruppo comunista questa mattina in sede di Commissione, per quanto informale, è stato ampiamente discusso ed è stato anche ampiamente chiarito come l'unica e possibile interpretazione data dalla Giunta considerava non certo tutte le zone vincolate, ma il vincolo urbanistico è costituito soltanto quando verrà individuato previa analisi il sito sul quale sorgerà l'impianto o sorgerà la discarica. Inserendo questa frase specifica sulla deliberazione stessa: "l'individuazione di tali zone costituisce ai sensi delle disposizioni statali variante agli strumenti urbanistici generali ammettendo per le stesse, come ulteriore destinazione d'uso consentita, quella per la realizzazione di impianti smaltimento rifiuti" sta a significare che non tutta la zona è sotto vincolo.
Inoltre per quanto riguarda "sono stati sentiti i Comuni direttamente interessati" noi abbiamo detto che il tutto è stato fatto riunendo più volte la Commissione, di cui all'art. 11 della legge 18 che annovera tra i componenti Assessori provinciali preposti all'ambiente e rappresentanti dell'ANCI. Ma il vero nodo, il nodo essenziale sul quale abbiamo dibattuto per circa tre ore in VII Commissione è quello che riguarda le zone idonee.
Mi pare sia stato chiaramente detto anche dai tecnici dell'IPLA che non ci è possibile andare ad individuare zone idonee in quanto il Piemonte come del resto tutte le altre Regioni d'Italia, manca di una cartografia riguardante l'aspetto geologico e l'aspetto idrogeologico. Pertanto ci è assolutamente impossibile andare ad individuare le zone idonee.
Ecco perché nella deliberazione risulta che queste zone sono potenzialmente idonee, nel senso che qui c'è maggior probabilità che in altre zone di andare a fare gli impianti e a fare le discariche. E' stato spiegato perché residui ne esistono dell'antica pianura piemontese che danno praticamente un sottosuolo impermeabilizzato, come invece questo non succede per altre zone che hanno carattere prettamente alluvionale e prettamente a costituzione di sabbia e ghiaia.
Ecco perché non essendoci possibile andare ad individuare delle zone idonee abbiamo previsto zone potenzialmente idonee.
A questo punto le zone idonee - se mi si vuole consentire l'improprietà di linguaggio - diventano i siti. Siti che per essere idonei devono avere tutte le analisi e le indagini necessarie, lo studio di impatto ambientale necessario per essere ritenuti veramente idonei e sarà solo su questo che scatterà praticamente il vincolo e impianto che la Giunta ha previsto dome aggiuntivo definendolo con l'aggettivo ulteriore come aggiuntivo rispetto al piano urbanistico. Questa mattina in VII Commissione, con il supporto dei funzionari e dei tecnici che hanno dato anche spiegazioni di carattere scientifico spiegando come tutti gli elementi a disposizione siano stati presi in considerazione, mi pareva che la questione fosse stata sufficientemente chiarita.



PRESIDENTE

Onde poter meditare la relazione dell'Assessore Cernetti e le risultanze della Commissione che si è riunita questa mattina, rinvio i lavori ad oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo la discussione sulla proposta di deliberazione n. 797.
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Più che chiarimenti in VII Commissione abbiamo avviato una serie di discussioni che ci hanno consentito di definire meglio l'oggetto del contendere. Tuttavia ci resta la convinzione che più questo piano lo si approfondisce, più ci si rende conto di essere di fronte ad una situazione ingarbugliata, e per la quale continua ad essere difficile individuare delle vie di uscita che abbiano un percorso chiaro, netto e trasparente.
Noi manteniamo la nostra opinione, gli interventi che il nostro Gruppo farà tenderanno a motivare le ragioni di questa nostra opinione; ci sembrano assai poco convincenti le altre considerazioni che in Commissione sono state presentate e che dimostrano peraltro un percorso molto pasticciato rispetto al quale, non solo per ammissione nostra, ma per ammissione anche di forze che fanno parte della maggioranza, domani i Comuni potranno tranquillamente impugnare il Piano e con ogni probabilità avranno la possibilità di avere ragione proprio perché nel momento in cui si indicano delle soluzioni pasticciate, la certezza del diritto deve valere e chi ovviamente ha diritti da farsi li avanzerà.
Quindi, un piano pasticciato la cui causa principale è ben definita ed è riconducibile al ritardo e all'improvvisazione con cui lo stesso è stato presentato.
Sia nel corso della discussione che abbiamo avuto in Commissione sia in una parte della discussione che abbiamo avuto in aula, forze di opposizione e il nostro Gruppo hanno cercato un interlocutore nell'Assessore Cernetti e hanno ricondotto delle responsabilità specifiche prevalentemente o quasi esclusivamente nell'atteggiamento dell'Assessore. Però devo dire che se ci troviamo di fronte a responsabilità di ritardi e di improvvisazione non tutte sono da ricondurre all'operato dell'Assessore. Ci sono delle responsabilità della Giunta e, in termini amichevoli, devo dire che nelle discussioni che abbiamo avuto in Commissione, e in questa prima parte di discussione che abbiamo avuto in aula, non ho ancora sentito la voce del Presidente della Giunta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Che cosa devo dire? Se ti fa piacere parlerò dopo.



FERRO Primo

L'ho detto in termini amichevoli e non voglio assolutamente drammatizzare ulteriormente una situazione che già di per sé è abbastanza grave. Non voglio mettere il coltello nella piaga, ma è dal 1987 che questo Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno che prevedeva la definizione del piano entro il 31 dicembre 1987. Il DPR n. 915 che impone il piano è del 1982. Capisco le difficoltà dell'Assessore. Sono convinto, siccome non è certamente agevole né facile fare un piano per lo smaltimento dei rifiuti, che se non ci fosse la questione dei finanziamenti della legge n. 441 (artt. 1, 1/bis, ecc.), molto probabilmente nessuno si sarebbe azzardato in tre mesi a fare il piano di smaltimento. Ne sono convinto perché chiunque abbia ragioni per capire è certamente in grado di sapere che tre mesi per un piano di smaltimento, come quello che bisogna fare, sono decisamente pochi. Quindi va tenuto conto di questo aspetto che si introduce dentro e segna il punto politico non del ritardo dell'Assessore Cernetti, ma della Giunta, che è un'altra cosa.
E' indubbio che questo piano, proprio per queste ragioni, risente di tutte le improvvisazioni che ne vengono fuori. L'ultima improvvisazione (questa è una responsabilità dell'Assessore, non tanto della Giunta) è quella relativa alle carte e alle cartine. Abbiamo provato a contare i Comuni che improvvisamente dall'oggi al domani vengono interessati da questo piano di smaltimento, che prima non lo erano e magari si illudevano di essere tagliati fuori, di non essere messi in quel reticolo che nelle cartine viene predisposto per i Comuni interessati. Dall'oggi al domani 120 Comuni improvvisamente si trovano coinvolti: senza essere stati preventivamente consultati! Questo certamente aprirà dei grossi problemi.
Per fare un piano corretto ci sono tre condizioni preliminari, che abbiamo cercato di dire in Commissione.
La prima condizione è di rispondere al dettato principale del DPR 915 cioè portare avanti politiche che attivino una limitazione nella produzione dei rifiuti. Capisco quanto sia arduo per una Regione cimentarsi su un problema del genere. E' un problema nazionale soprattutto per quanto riguarda i rifiuti industriali, perché si tratta di discutere tecnologie di produzione, di imballaggi, ecc. Pur tuttavia, è una delle condizioni che vengono poste all'interno di un piano per lo smaltimento dei rifiuti sulla base delle precise disposizioni del DPR 915.
La seconda condizione è una cognizione più puntuale sui dati e sulle frazioni merceologiche dei materiali.
La terza condizione è la raccolta differenziata: che cosa si vuole ottenere da tale raccolta.
Queste sono condizioni preliminari per arrivare a conclusioni operative, al piano di organizzazione dello smaltimento, alle zonizzazioni e all'individuazione delle tecnologie.
Affrontiamo le tre questioni preliminari: limitazione nella produzione dei rifiuti. Nel piano diamo per scontato che i rifiuti urbani continueranno ad aumentare come produzione. Si prevede che, rispetto al trend che si è avuto negli anni passati, si frenerà l'aumento, pur tuttavia si ammette all'interno del piano che esisterà un aumento. Questo è un tema di un certo interesse.
Ci troviamo di fronte a delle condizioni oggettive rispetto alle quali qualche problema dobbiamo pur porcelo, perché è vero quello che taluni sostengono ed è vero quello che si sostiene all'interno della documentazione del piano, ed è vero cioè che paradossalmente più diventa efficiente il servizio di raccolta dei rifiuti, più aumenta la produzione dei rifiuti. Questo è un dato vero per quanto riguarda i rifiuti urbani.
Pur tuttavia credo che non si tratta solo di prendere visione di una situazione di fatto, che è vera, che è incontrovertibile da questo punto di vista per quanto riguarda il fotografare una realtà, ma si tratta di vedere come si riesce ad attivare delle politiche fondate, per esempio rivolte alla riduzione dei rifiuti.
Nel piano non troviamo definite delle politiche per quanto riguarda la limitazione dei rifiuti urbani. Non solo: ma ci troviamo di fronte a un dato perlomeno sconcertante. Queste osservazioni sono le stesse che il Consigliere Ala aveva già fatto in Commissione in linea generale quando diceva: "Riempiamo il capitolo che riguarda la limitazione nella produzione dei rifiuti, perché all'interno del piano è un capitolo debole: c'è troppo poco dentro", e la risposta che è venuta dall'Assessore in quella fase è stata quella di dire: "Siccome non abbiamo le condizioni per riempire questo capitolo, perché ci sono delle questioni che sono di competenza nazionale, aboliamo il capitolo". Qui il problema non è quello di abolire il capitolo, è quello, forse, di segnare delle volontà politiche.
Per quanto riguarda i rifiuti industriali credo che le volontà politiche si possano attivare più di quanto si possa pensare in termini astratti. Perché dico che si possono attivare? Intanto perché il piano, in base agli studi fatti dalla Fiat Engineering, prende atto che i rifiuti industriali sono diminuiti. Secondo noi i dati della Fiat Engineering sono inattendibili per molti aspetti, e lo sono soprattutto quando vengono disarticolati provincia per provincia e non si riesce quindi a capire come il ragionamento che accompagna le conclusioni della Fiat Engineering sia corretto. Apro una parentesi dicendo che è vero che, per quanto riguarda i rifiuti industriali, nel 1982 venivano conteggiati più fanghi di quanti se ne conteggiano oggi; è vero che per quanto riguarda la siderurgia oggi abbiamo meno produzione di rifiuti industriali che non nel 1982, dopodich non si capisce perché, se è vero che a livello regionale i rifiuti industriali diminuiscono del 50%, in provincia di Alessandria diminuiscono di due terzi e in provincia di Vercelli addirittura aumentano rispetto al 1982. C'è qualcosa nel ragionamento della Fiat Engineering che non ci convince.
Comunque prendiamo atto di una valutazione tendenziale - tendenziale ripeto - che noi riconosciamo essere vera, quella della diminuzione dei rifiuti industriali. Se ciò è vero, questo dimostra che oggi il cosiddetto "mondo industriale" non pare essere insensibile al problema della limitazione della produzione rifiuti. E non lo è al punto che la Federchimica, per esempio, ha assunto delle interessanti posizioni in tal senso. Mi si dirà: "La Federchimica è una organizzazione nazionale. Che c'entra la povera Regione? Che c'entra il povero Beltrami? Lo vedete voi il povero Beltrami che va a trattare con la Federchimica per far applicare un ordine del giorno nazionale qui in Piemonte?". Potreste pensare questo. A livello regionale c'è l'Associazione alla piccola industria che ha approvato un ordine del giorno con le OO.SS., con le organizzazioni ambientaliste e ha approvato questo ordine del giorno che è un apprezzabile documento, perché all'interno di esso c'è la disponibilità rivolta a ridurre la produzione dei rifiuti. Allora in questo caso forse vale la pena non ad andare a cercare la Federchimica a Roma, ma l'API a Torino (nome cognome ed indirizzo credo siano conosciuti) per incominciare a discutere nel merito come a livello regionale, quantomeno per quanto riguarda la piccola industria, si possano attivare queste volontà politiche.
Siamo di fronte, quindi, a un mondo che questo problema se lo pone. Il problema che si pone per noi è: come ci muoviamo verso questo mondo? Non voglio assolutamente discutere il fatto che ad un certo punto sia stato deciso, da parte della Regione, di assegnare il compito di approfondimento delle varie tematiche da introdurre all'interno del Piano all'IPLA, e per quanto riguarda i rifiuti industriali alla Fiat Engineering. Peraltro mi pare che il lavoro fatto dall'IPLA - verificato oggi in Commissione - sia un lavoro apprezzabile, è vero che richiederebbe ulteriori affinamenti, ma è decisamente positivo da un punto di vista tecnico scientifico. Non discuto questo. Più volte l'Assessore Cernetti ci ha detto che i criteri li ha scelti l'Assessorato, non li ha scelti l'IPLA.
Dal momento che dovevano essere individuate anche delle volontà politiche che non possono essere delegate né all'IPLA né alla Fiat Engineering, forse valeva la pena (non so se ciò era fattibile nel corso di questi tre mesi) cercare di avere un rapporto con il "mondo industriale", il quale questi problemi se li pone, per individuare all'interno del piano delle azioni politiche che consentissero di andare nella direzione della limitazione dei rifiuti.
E veniamo alla seconda pregiudiziale per quanto riguarda la definizione di un piano, quella relativa alla raccolta differenziata.
In Commissione si è discusso molto su questa questione. Però, per come è organizzato lo smaltimento da parte dei singoli consorzi, attivati dalla legge n. 46, o dei singoli Comuni che hanno le competenze per quanto riguarda la gestione di quella che una volta si chiamava "Nettezza Urbana" non so quanto si riesca a recuperare attraverso la raccolta differenziata.
Nel piano si dice che l'ipotesi è quella di recuperare il 10%. Questo dato è stato discusso a lungo in Commissione e ha portato la Giunta probabilmente sulla base di prime elaborazioni, ad articolare meglio il discorso sul 10%. Per cui si avanzano ipotesi per quanto riguarda una serie di frazioni merceologiche, per esempio per quanto riguarda la carta si dice: "Il massimo che è possibile recuperare è il 15% e per quanto riguarda il vetro il 30%", si cerca cioè di articolare questo discorso da parte della Giunta. Ma la conclusione finale a cui giunge l'Assessorato è che comunque non si riesce a recuperare più del 10%. Messo insieme il volume delle cose che si realizzano attraverso la raccolta differenziata, lo stesso non supera il 10%. Perché a noi pare che questa cifra sia estremamente bassa? E' vero che per alcuni materiali è difficile il recupero. Ci sono oggi produzioni (soprattutto negli imballaggi) fatte di plastiche, carte e alluminio che diventa difficile scomporre e quindi diventa impensabile, da questo punto di vista, una raccolta differenziata che sia in funzione di un recupero.
Pur tuttavia a noi pare che entrando nel merito delle singole cose, gli obiettivi che la Giunta si fissa siano degli obiettivi bassi. Il 15% per quanto riguarda la carta, secondo noi, è un obiettivo basso. Se si rimane nell'ottica in cui si è oggi, molto probabilmente non si va al di là del 15%. Perché non si va al di là? Perché per quanto riguarda il mercato tanto per parlare chiaro, non esistono dei fattori di carattere economico che incentivino la raccolta della carta, perché nel momento in cui la carta viene pagata 32 lire al chilogrammo, è chiaro che non esistono fattori che vadano al di là del volontariato di qualcuno che va a raccogliere carta in giro. Quindi mancano dei fattori di carattere economico che consentano di realizzare risultati più apprezzabili.
All'interno del piano dobbiamo però considerare un altro fatto, quello per cui tutta la carta che non viene recuperata, viene comunque smaltita e il costo di smaltimento di questo prodotto, nel momento in cui entra o in un inceneritore o in una discarica controllata, è di 30/40 lire al chilogrammo. Quindi si tratta di considerare il costo di smaltimento e si tratta di portare avanti una politica di incentivazione, per quanto riguarda la raccolta differenziata, che consenta di elevare il tetto realizzabile nella raccolta differenziata stessa. Ecco quindi che manca la definizione di azioni politiche che consentano di realizzare un risultato maggiore rispetto a quello che invece viene ipotizzato dalla Giunta.
L'ultima questione preliminare riguarda le frazioni merceologiche dei materiali. Le frazioni merceologiche dei materiali possono apparire come uno sfizio di carattere conoscitivo culturale. Invece sono estremamente importanti ai fini della definizione delle tecnologie che si intendono adottare. Al MIT negli Stati Uniti d'America, mi risulta che esiste un inceneritore in cui vengono messi dentro materiali certi per controllare le emissioni; e so che, pur mettendovi materiali certi e conosciuti, hanno grossi problemi nel controllo delle emissioni, perché un inceneritore è un laboratorio chimico autonomo e come tale dà anche dei risultati, sotto certi aspetti, imprevedibili.
Allora è importante conoscere le frazioni dei materiali per avere poi la certezza di quello che si mette negli inceneritori.
Molto giustamente si dice che per quanto riguarda le frazioni di materiali sino ad oggi non esistono dati attendibili che ci consentano di conoscerle bene. Si tirano fuori dati sulla base di valutazioni del CNR. si portano dati raccolti a Mergozzo. Sono dati abbastanza differenti tra di loro; ma c'è una constatazione di fatto, che mi pare onesta, per cui si dice che pur tuttavia non si è in grado oggi di definire la composizione merceologica dei materiali. E' importante conoscere questa frazione merceologica ed è importante ai fini delle tecnologie.
Ho la sensazione (se non è vero mi si smentisca) che, ai fini della definizione delle tecnologie, nel Piano si sia andati alla definizione delle zonizzazioni, non su tutto il territorio piemontese ma su alcune zone, in funzione soprattutto di alcune scelte vincolanti quali sono per esempio gli inceneritori. Non mi spiego la ragione per cui il bacino di Casale continua ad essere all'interno della provincia di Vercelli se non valutando la potenza di tonnellate-giorno che ha l'inceneritore di Vercelli e se non sulla base del fatto che questo inceneritore, nel momento in cui si decidono 270 tonnellate-giorno, ha poi bisogno di materiali per essere alimentato. Il problema che si pone, da questo punto di vista, è quello di avere una corretta gestione dell'inceneritore per quanto riguarda le emissioni. Ma per avere una corretta gestione dell'inceneritore, è importante avere una selezione certa di materiali che consenta poi la realizzazione corretta della gestione. Cose che nel Piano vengono sorvolate.
La stessa questione che abbiamo avuto modo di discutere per quanto riguarda il maxi inceneritore di Torino risente molto di questo aspetto.
Con una capacità di 1000 tonnellate-giorno, nel momento in cui l'inceneritore di Torino doveva essere Torino-Sud, rappresentava un impatto formidabile e un vincolo formidabile per quanto riguarda il sistema di raccolta relativo all'area di Torino-Sud. Era un vincolo tale per cui, a quel punto, cadeva qualunque sforzo in direzione della raccolta differenziata o che fosse quella di un'analisi più approfondita sulla frazione di materiali.
Siamo di fronte ad un emendamento della Giunta che riduce da 1000 a 600 tonnellate-giorno per quanto riguarda Torino-Sud. Ma il problema non cambia di molto, perché siamo di fronte ad una cosa che continua ad avere una formidabile valenza e continua a rappresentare un formidabile vincolo rispetto al sistema di smaltimento di un'area che oggi è divisa in due perché si è detto Torino sud-est e Torino sud-ovest. E per dimostrare che il problema comunque non lo si sposta si dice, per quanto riguarda Torino abbiamo questa divisione: Torino nord, Torino sud-est, Torino sud-ovest quindi da due bacini arriviamo a tre, per quanto riguarda Torino oggi faremo un inceneritore di 600 tonnellate-giorno e non più 1000, però nello stesso tempo si dice che per quanto riguarda gli altri due bacini andremo a scegliere delle tecnologie complesse. Nella discussione che abbiamo fatto in Commissione risulta che, allo stato attuale dello sforzo che può essere fatto dalla ricerca scientifica su questo terreno, le tecnologie complesse non sono altro che inceneritori. Allora tanto vale scrivere immediatamente che per gli altri due bacini andremo a fare altri due inceneritori, ci togliamo anche l'ambiguità di frasi che dicono e non dicono, diventa più chiaro e diventa anche più chiaro l'oggetto del contendere. Come dicevo prima manca l'aspetto relativo alle frazioni merceologiche.
C'è poi un altro aspetto di un certo interesse ed è quello relativo al ragionamento sulle economie di scala. Intendiamoci, il ragionamento sulle economie di scala non lo rifiutiamo aprioristicamente, perché è importante ai fini della gestione, conoscere le economie di scala. Non si può, per esempio, pensare ad un inceneritore di 50 tonnellate-giorno, sarebbe assurdo, perché questo inceneritore implicherebbe, per essere correttamente gestito, una presenza di personale tale da renderlo decisamente anti economico. Peraltro la legge dice che non si può fare. E' solo un ragionamento che faccio per rendere l'idea.
Il dato che ci preoccupa è che nelle economie di scala non viene considerato il costo dei trasporti. Il costo del trasporto dei rifiuti urbani non è certamente indifferente; ci sono dei casi in Piemonte, in cui la messa a discarica dei rifiuti urbani costa 30/35 lire; il costo del trasporto dalla provincia di Torino a Salmour è di lire 50 a kg. Quindi nel momento in cui si considera il costo del trasporto, indubbiamente tutti i ragionamenti fatti sulle valutazioni relative alle economie di scala vengono completamente sfasati. Questi ragionamenti sulle economie di scala non sono di poco conto, perché sono quelli che portano poi a dire: nel tal posto un inceneritore di 270 tonnellate-giorno, nell'altro posto una discarica da 500.000 mc o 1 milione di mc. Quindi anche questi aspetti hanno una importanza rilevantissima; soprattutto per quanto riguarda la questione dei rifiuti industriali.
Faccio un inciso. Qui siamo di fronte a delle cose che non capisco se sono delle finzioni. Non capisco se facciamo finta di discutere tra di noi o se effettivamente discutiamo; per carità mi assumo anche la responsabilità che talvolta siamo anche noi corresponsabili del far finta di discutere, però è un dato di fatto che quando si affrontano certi problemi in un certo modo ho la sensazione che si voglia far finta di discutere. Mi spiego meglio. Il documentino, relativo ai rifiuti industriali che è presentato all'interno del Piano, è una cosa che non voglio giudicare perché non voglio usare degli aggettivi, ma che non sta n in cielo né in terra! Si quantifica la produzione dei rifiuti industriali in Piemonte sulla base di valutazioni fatte dalla Fiat Engineering valutazioni molto discutibili, peraltro decisamente distanti rispetto alle valutazioni che vengono fatte a livello nazionale. Per esempio a livello nazionale, la stima che si fa è che ci sia 1 kg di rifiuto urbano contro 3 kg di rifiuti industriali. In Piemonte, attraverso queste "cabale" della Fiat Engineering arriviamo ad un rapporto che è 1, 1,5; 1 kg di rifiuto urbano per 1,5 di rifiuto industriale. Cioè in questo documentino che viene presentato all'interno del Piano si quantifica l'insieme dei rifiuti industriali, poi si individuano le possibilità che ci sono per il sistema di smaltimento, si auspica che a livello di ogni Provincia venga determinata una piattaforma di smaltimento e si rimane nel limbo delle pie intenzioni e degli auspici. Allora, siccome questo è un Piano, e le pie intenzioni possono essere oggetto delle preghiere ma non dei piani, abbiamo chiesto che ci fosse qualcosa di più delle pie intenzioni e degli auspici.
Abbiamo posto un problema non indifferente: mentre per i rifiuti urbani comunque la legislazione attuale consente alla Regione, ai Comuni, agli Enti pubblici di agire direttamente, per quanto riguarda i rifiuti industriali diventa più problematico. Pur tuttavia la Regione deve darsi compiti di coordinamento e di indirizzo per evitare che si rimanga unicamente nel limbo delle pie intenzioni. E compiti di coordinamento e di indirizzo noi li individuiamo nella realizzazione di una agenzia regionale che deve avere questo compito. Ma non ritorno su un discorso antico sul quale più volte ci siamo espressi e sul quale più volte abbiamo avuto modo di confrontarci, e che ritorna puntuale nel momento in cui affrontiamo problemi di questo genere Abbiamo posto il problema che i rifiuti industriali devono essere trattati all'interno della regione Piemonte cercando di evitare quello che si è verificato in passato, evitare situazioni come quelle che abbiamo dovuto constatare per cui una parte delle discariche clandestine avvenute in Piemonte erano il frutto di cose portate da fuori Piemonte. Si trattava quindi, di vedere come era possibile costruire un sistema regionale di trattamento attraverso l'intervento di coordinamento e di indirizzo di un'agenzia che fosse in grado di affrontare problemi di questo genere.
Questione aperta: la Giunta ci risponde con un emendamento.
L'emendamento dice che si auspica che i rifiuti industriali siano trattati a livello di Comprensorio, ma siccome ci si rende conto che per i rifiuti industriali la cosa è diversa rispetto a quelli urbani, valgono le considerazioni che sono state fatte per quanto riguarda i trasporti.
Quindi, nel momento in cui si presenta un emendamento di questo genere si finisce con il dire una cosa che poi nei fatti non troverà certamente rispondenza.
Quello che voglio far capire è che, per quanto riguarda i rifiuti industriali, nel momento in cui si pone un problema di trattamento sia esso inertizzazione o sia esso quello che volete, è indubbio che siamo di fronte a tecnologie veramente complesse.
Noi abbiamo da un lato il vantaggio che i rifiuti industriali sono rifiuti molto standardizzati rispetto agli urbani, però insieme a questo vantaggio abbiamo anche il fatto che il trattamento, soprattutto rivolto all'inertizzazione di questi rifiuti, implica delle tecnologie molto sofisticate che non possono essere racchiuse all'interno di un Comprensorio. Per quanto riguarda il trattamento dell'amianto, che oggi viene portato a Lione, è indubbio che se si dice di fare un inceneritore in Piemonte - io mi auguro di no questo riceverà l'amianto non solo del Piemonte, ma addirittura anche di aree esterne al Piemonte, proprio perch si tratta di tecnologie altamente sofisticate.
Quindi, la considerazione che viene fatta negli emendamenti presentati dalla Giunta la troviamo decisamente discutibile.
Ma l'aspetto più disarmante del Piano è che esso, pur mancando degli aspetti di ordine preliminare di cui dicevo prima (raccolta differenziata frazioni di materiali, limitazione all'uso dei rifiuti), è estremamente rigido nella definizione sia della zonizzazione che delle tecnologie.
Da questo punto di vista voglio capire una cosa che viene scritta sul Piano e non so come possa poi attivare un percorso.
Si parla di Comprensori per i rifiuti urbani. Parliamo di Comprensori che, grosso modo salvo qualche eccezione, sono territorialmente le Province; poi parliamo di bacini di utenza. Si dice che all'interno del Comprensorio si deve prevedere a regime un sistema integrato di trattamento. I Comprensori, per quanto riguarda gli urbani, sono dei sistemi autarchici e questo va bene. Dopodiché, voglio capire una cosa.
Ammettiamo - ed esistono queste situazioni - che esista un bacino che al proprio interno non ha una discarica controllata, in cui non sono previste discariche controllate. Il bacino ha una sua configurazione giuridica nei Consorzi. Voglio capire come quel bacino, che non ha all'interno una discarica propria, potrà andare a scaricare all'interno di una discarica che è in un altro Consorzio. Voglio capire quale è l'elemento impositivo e quindi quale valenza ha il Comprensorio che consente la realizzazione di cose di questo genere. Questo non è chiaro. Non è chiaro quindi come combacino aspetti di carattere tecnologico ed aspetti relativi alle analisi che sono state fatte per quanto riguarda la configurazione del terreno in Piemonte, con il quadro legislativo. C'è uno scarto spaventoso su questo terreno, perché sia per quanto riguarda gli aspetti di carattere tecnologico - pur criticabili perché introducono elementi di rigidità a regime che secondo me non hanno senso sia per quanto riguarda gli altri aspetti relativi alle analisi dei terreni, siamo di fronte a delle cose che comunque cercano di dire un qualcosa in più rispetto al passato. Queste cose non quadrano con il quadro normativo che deve essere messo in piedi qui siamo nella vaghezza più assoluta. Il problema che si pone secondo noi continua ad essere quello che abbiamo posto ripetutamente in Commissione e che continuiamo a porre qui.
Sono convinto che qualora un piano venisse approvato questa sera domani scatenerà tante e tante opposizioni da parte dei Comuni che improvvisamente si trovano individuati e scelti per quanto riguarda le zone idonee senza saperne niente.
La cosa più corretta su questo terreno, quale continua ad essere? Continua ad essere quella di definire un piano stralcio, un piano che abbia la valenza del breve termine, un piano che recepisca quelli che sono gli impianti individuati nel breve termine. E guardate che nel momento in cui affrontiamo questa cosa di un piano a breve termine, riproponendoci nell'arco di un anno di riscrivere il piano complessivo per quanto riguarda il medio e lungo termine, noi avremo già una serie di problemi non indifferenti da affrontare e da risolvere.
Avremo per esempio il problema delle risorse finanziarie, perché gli impianti previsti a breve termine e all'interno del piano prevedono investimenti che sono attorno ai 240-250 miliardi nel breve termine e abbiamo oggi un finanziamento sulla base dell'art. 1 bis e sulla base del FIO che a malapena raggiunge i 120 miliardi. Bisognerà ancora recuperare su questo terreno altri 120-130 miliardi. E non è certamente cosa di poco conto, se vogliamo dare credibilità alle cose che scriviamo. Se non vogliamo dare credibilità, se vogliamo che rimangano opere di esercizio letterario è un altro discorso, nel qual caso però dobbiamo dircelo subito.
Se noi mettiamo insieme gli impianti che oggi sono attivi in Piemonte soprattutto le discariche, e gli impianti previsti a breve termine, abbiamo una autonomia, per quanto riguarda il sistema di smaltimento, di sei anni e quindi abbiamo di fronte le possibilità per realizzare con tutta tranquillità un piano che non sia raffazzonato in tre mesi.
Quindi, noi continuiamo a insistere su questo terreno. Continuiamo a insistere ponendo anche delle condizioni. La condizione è che venga rivista la questione di Torino: 600 tonnellate giorno, per le cose che dicevo prima: un vincolo eccessivo rispetto al sistema di raccolta che viene individuato per quanto riguarda il bacino Torino sud-ovest.
Altri problemi sorgono per quanto riguarda gli inceneritori di Mergozzo e gli inceneritori di Vercelli che devono essere considerati come elementi integrativi rispetto ad un sistema che fa perno prevalentemente sulle discariche. Noi non diciamo no a Mergozzo e a Vercelli, li consideriamo però integrativi, non possono essere l'elemento portante del sistema di smaltimento a livello comprensoriale che in quelle due zone si viene a realizzare.
Quindi, continuiamo a proporre cose che secondo noi sono esclusivamente dettate dal buon senso. Continuiamo a proporre cose che evitino alla Regione, al Consiglio nel suo complesso di avviarsi in una avventura i cui risultati finali sono certamente oggi incerti, sono risultati che domani non sapremo quali sono, perché è indubbio che domani ci troveremo di fronte a fondate contestazioni da parte dei Comuni per le cose che abbiamo discusso questa mattina in VII Commissione e che verranno riprese da altri interventi di colleghi del nostro Gruppo.
Sia chiaro che noi qui abbiamo presentato questo emendamento preliminare che riprende queste argomentazioni.
Abbiamo presentato un ordine del giorno che ripropone in termini preliminari le questioni che qui abbiamo posto. Sono le questioni su cui ci muoveremo ancora in questa fase del dibattito. Sia chiaro che per quanto riguarda la parte finale del dibattito, qualora rispetto agli indirizzi che noi proponiamo continuerà ad esserci una indisponibilità da parte della Giunta, è chiaro che noi assumeremo tutte le determinazioni che a quel punto la gravità del caso ci consiglierà di assumere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo tutti consapevoli, dopo molte ore di lavoro in Commissione, dopo consultazioni faticose, in quanto fatte anche in condizioni di emergenza, che questo passaggio stretto possa anche trovare delle risposte organiche. E per organiche non intendo risposte rigide.
L'emergenza è tale da dover portare a delle scelte con delle caratterizzazioni certamente particolari, certamente che si possono affinare. Ma è un'emergenza riconosciuta, è l'emergenza di una società altamente industrializzata, con un territorio particolare, con un assetto e una distribuzione demografica con certe caratteristiche specifiche che condizionano pesantemente le scelte che si vanno a fare.
Credo che nella filosofia del piano e negli apporti che noi abbiamo dato ci sia un fondamento, un denominatore comune che è quello di cercare di riequilibrare un rapporto tra ecologia ed economia.
In questo tipo di riequilibrio è fondamentale la realizzazione di un nuovo ruolo del momento pubblico. Un ruolo in cui la programmazione non sia un rito o peggio ancora una forma di dirigismo senza strumenti; un ruolo del pubblico che sappia recuperare una reale partecipazione nell'elaborazione di questo processo. Un nuovo rapporto del pubblico con il mercato, certamente in una società sovranazionale: quindi non un'isola che può permettere, nei cicli produttivi o commerciali, degli interventi che non tengono conto della natura della nostra collocazione in un mercato sovranazionale.
Questo momento pubblico deve cogliere con grande importanza il fatto che si può operare con un forte momento organizzativo, un'innovazione organizzativa che non richiede sempre risorse. E' deprimente e mortificante vedere che il comportamento, gli atti e gli atteggiamenti del momento pubblico molto spesso sono determinati dal chiedere quanti miliardi sono a disposizione, quasi che quello sia l'unico motore di un processo di intervento. Occorre mettere in conto che questo tipo di emergenza va affrontata con un intervento sociale, un'innovazione sociale dell'approccio al problema dei rifiuti.
Va detto con estrema chiarezza, per non fare un rito di genuflessione nei confronti del mercato, che quel tipo di area deve saper superare una visione troppo micro, troppo priva di capacità di cogliere le complesse interrelazioni economiche, sociali e territoriali che ci sono.
Dico benevolmente all'Assessore che forse più di ogni altra disciplina questa era l'occasione di un approccio interdisciplinare, interassessorile per affrontare questa materia, perché è una materia che ci sfugge da tutte le parti e dobbiamo poi andare a trovare l'Assessore x o il competente y.
Sono passaggi importanti di un'esperienza che dobbiamo vivere in questa elaborazione proprio perché ci insegni qualcosa che non sia un passaggio che non sia e che non voglia essere qualcosa come il mettere il timbro ad un Piano prodotto in grande emergenza.
C'è stato un duro, paziente e fattivo lavoro della Commissione che ha arricchito il Piano. Non può essere disconosciuto che l'attenzione dell'Assessore, con la collaborazione molto importante dei funzionari che pazientemente hanno seguito i lavori, è stata quella di far sì che per la Commissione e per il Consiglio questo non fosse un momento burocratico notarile, di approvazione stanca. Questo è un passaggio che ci deve insegnare, dobbiamo farne tesoro politicamente, dovrebbe essere l'occasione per fare un gradino, nella dimensione di un governo pubblico di sistemi complessi, in cui il pubblico non è rinunciatario.
In questo senso, cardine di questa nuova cultura e di questa innovazione è quello che possiamo chiamare "prevenzione al problema dei rifiuti". Questa prevenzione richiama, per esempio, una diversa valutazione dei costi. Mi sono sentito davvero in difficoltà perché l'ho visto come una cultura economica vecchia insufficiente in società complesse in cui va rispettato il ruolo del pubblico e il ruolo del privato. In un'analisi che aveva molti limiti e che era molto circoscritta non mi aveva sorpreso la capacità intellettuale che poteva esserci dietro in quanto credo che la capacità fosse piena e rispettosa, ma mi aveva sorpreso la rapidità con cui sia stata fatta una variabile come il fattore trasporto oppure il fattore tempi di immobilizzo di un parco veicoli per questo trasporto, di conseguenza non è stata considerata come un elemento fondamentale nella valutazione dei costi di investimento e dei costi di esercizio.
L'altro aspetto che mi ha sorpreso è che non sia mai stata colta a fondo una competitività complessiva del sistema economico - sociale, non il conto dell'azienda x o dell'azienda y in modo separato oppure della località z. In questo senso, il collega Ferro faceva l'esempio della carta che ha dei costi, come materia seconda, molto poco convenienti se considerati con un'analisi troppo limitata, ma convenienti se considerati in una visione di sistema di interesse complessivo, di valutazione di conto economico dell'impresa Piemonte, se vogliamo chiamarla in questo modo.
Questo è un punto importante anche per vedere il passaggio tra prevenzione e risparmio. Il risparmio è un nuovo fattore della produzione dopo quelli canonici, forse è il quinto fattore della produzione dopo i tre classici e il quarto che può essere quello dell'innovazione. Vedere quindi l'approccio che diamo al problema dei rifiuti, sia urbani che industriali, non come una maledizione da risolvere, ma come un'occasione che economicamente e socialmente può anche essere proficua.
Parlavo di un'interdisciplinarietà e di un approccio interassessorile perché il piano è anche un'occasione per sviluppare una politica economica.
Non solo in termini di spesa, ma anche in termini di assetto di alcuni fenomeni importanti, abbiamo l'occasione per far valere qualcosa. Quindi non un rapporto subordinato ai prodotti esistenti nel campo dello smaltimento. Il problema delle tecnologie è un'altra cosa. La pezzatura e lo stato dell'arte attuale di questi prodotti sono suscettibili di mutamento se c'è da parte nostra una richiesta specifica ai produttori per risolvere un nostro particolare problema. Tutta la polemica sulla pezzatura e sulla convenienza degli inceneritori mi pare sia un classico. Sono convinto che, con le attuali tecniche di automazione, ci sia la possibilità di avere degli inceneritori - se li ordiniamo in quel modo e se vogliamo che abbiano certi standards di sicurezza anche di pezzatura diversa da quella che il produttore avendo a catalogo vorrebbe, a volte, cercare di sbolognare, altre volte di proporre. E' in questo caso che il ruolo della domanda pubblica deve essere attivo. E' un'occasione di crescita della nostra capacità di governo. Siamo noi che facciamo l'ordine e diciamo le caratteristiche che vogliamo ai referenti industriali che progettano e producono; non possiamo dipendere dalla letteratura e dalla proposta delle industrie. Questo è un passaggio delicato ma importante. E' l'occasione per sviluppare una politica economica per avere una gestione sistemica cioè cercare di governare un sistema complesso. Credo che anche la politica dell'artigianato, dell'agricoltura e del commercio possa avere delle implicazioni e debba inserirsi all'interno di questo piano quando si vogliono fare delle correzioni preventive nei cicli produttivi. Nulla vieta alla nostra politica dell'artigianato e alla nostra politica dell'agricoltura di dare delle forme graduali di incentivazione che tendano a penalizzare aree che hanno delle tecnologie estremamente difficili e complesse da poter governare nel rapporto con l'ambiente privilegiando altre aree in una questione di equilibrio. Dovrei citare Ruffolo quando dice che questo nostro lavoro è un'ottima occasione per contribuire ad una nuova alleanza tra scienza e coscienza. Da questo passaggio si può anche tentare questo tipo di ambizione, che vale la pena tentare anche se è un granellino di sabbia come contributo.
Il piano, in linea teorica, riconosce molti di questi aspetti, lascia degli spazi aperti, forse lascia dei silenzi che possono anche diventare rischiosi in molti passaggi. Indubbiamente abbiamo visto un'accelerazione del processo con la legge n. 441, ci saranno delle colpe e delle responsabilità passate, però oggi ci troviamo nella situazione in cui la comunità pretende da noi delle risposte e non solo dei rituali formali di accuse. Questa accelerazione deriva da una nuova sensibilità, diversa da quella degli anni '80, '81 e '82. E' una nuova sensibilità che ci fa abbandonare luoghi comuni, ci sono nuove determinazioni, stiamo colmando dei ritardi rispetto a degli adempimenti che la CEE ci ha chiesto da tempo e abbiamo delle nuove possibilità nelle tecnologie e nella capacità di governo, la stessa ristrutturazione dell'apparato economico piemontese ci offre delle opportunità nel rapporto con l'ambiente. Quindi, non possiamo essere passivi e non considerare che la ristrutturazione che sta avvenendo che è un fatto continuativo, uno scorrimento permanente e perenne almeno in una fase storica abbastanza lunga, ci permette di cogliere questi aspetti.
Credo che il piano abbia risposto in modo tempestivo a questa accelerazione. Questa tempestività però ha pagato un prezzo nella mancata possibilità di un approfondimento. La VII Commissione ha lavorato nella gabbia, troppo chiusa e troppo circoscritta - ingiustamente circoscritta dei 60 giorni. Non sarebbe successo nulla se avessimo approvato il piano in 90 o in 100 giorni. Anzi avremmo avuto lo spazio, non solo noi ma anche i tecnici che hanno collaborato con noi e che sono stati messi alla frusta in condizioni a volte di decisioni non sempre possibili (la cartografia ne è una testimonianza), di operare con maggior respiro. Ho manifestato in Commissione la preoccupazione che anche il piano delle bonifiche sia approvato con lo stesso criterio dei 60 giorni. Il che porrebbe nuovamente la VII Commissione in un passaggio stretto in termini di tempi. Alla VII Commissione va riconosciuto di aver svolto un lavoro egregio. Abbiamo visto i risultati, non è che il piano originario non fosse in grado di produrre le integrazioni che sono state fatte sulla raccolta differenziata, sulla termodistruzione, sulla zonizzazione e sulla cartografia, ma i tempi erano quelli che erano e noi abbiamo lavorato in questa situazione dando anche delle chiarificazioni.
Dobbiamo pensare che il lavoro di approfondimento è coerente con questo piano processo che è stato espresso. Che cos'è un piano processo? E' un piano che è in grado di autoregolarsi, di poter cogliere le tendenze e quindi di modificarsi di conseguenza. Non so se la raccolta differenziata ha un certo trend se il riciclaggio ne assume un altro, se possiamo individuare dei fattori nuovi che si muovono, se ci sono delle trasformazioni nell'assetto industriale, certamente noi non lo possiamo codificare rigidamente in 10 anni, ma dobbiamo avere uno strumento in mano capace di autoregolarsi dinnanzi a certi processi. Credo che questo lavoro di assemblea sia importante e credo che anche in questa sede si possa recuperare questo lavoro. Questa sede ultima e terminale è forse la più idonea per cogliere il pulsare della società non verso il campanilismo o il corporativismo e non verso eventuali accuse di deresponsabilità, di non responsabilità delle dimensioni locali. Questo è il momento alto di raccogliere una serie di voci, non per farcene megafono, ma per trovare una sintesi.
In questa discussione, come Gruppo socialista, sono anche per trovare delle convergenze se queste sono necessarie a migliorare il piano per portare ad una definizione che sia utile alla comunità. Però, colleghi Consiglieri, devo dire che dobbiamo arrivare a una decisione. La decisione può avere carattere di maggiore o minore duttilità, ma dobbiamo arrivare ad una decisione: che ci sia la consapevolezza da parte della comunità che qui c'è un'assemblea che sa decidere ovviamente con un alto grado di responsabilità, non una decisione per la decisione, ma una decisione per l'emergenza nel modo più accorto possibile.
La filosofia del piano non ha potuto dispiegarsi per intero, pur cogliendo l'emergenza, il rifiuto come risorsa, la riduzione quantitativa dei rifiuti. Forse per difficoltà di elaborazione e di tempo, ha predeterminato eccessivamente il suo corso creando alcuni rischi di rigidità. Però sia il lavoro della Commissione sia l'apporto che l'Assessore ha voluto dare è significativo di uno sforzo per non avere rigide predeterminazioni in questo senso. Ci sono alcuni emendamenti che forse il collega Ferro non ha ancora visto o non li ha colti. Dobbiamo pure fare uno sforzo per recuperare, almeno come discorso, il fatto che noi non siamo vincolati ai prodotti dello smaltimento, semmai siamo vincolati allo stato dell'arte delle tecnologie, questo sì, ma certo non siamo legati ai prodotti che oggi la letteratura ci dà per lo smaltimento. In questo caso, come Gruppo socialista, abbiamo voluto dare un contributo di esaltazione giusta, senza esaltare gli aspetti propagandistici, della raccolta differenziata e del riciclaggio. Sia ben chiaro che non neghiamo la termodistruzione come tecnologia, tra l'altro è una tecnologia che ha subito una evoluzione per quanto riguarda le sicurezze. Abbiamo sollevato il dubbio che il grande fosse bello, in questo caso, che il grande fosse ottimo come investimento, ottimo come gestione. Abbiamo cercato di dimostrare che c'erano dei rischi se questo grande veniva valutato non in termini di costo specifico dell'impianto, ma nella interrelazione: la difficoltà di individuare il sito, il problema dei trasporti, il problema di vincolare in termini di tempi un parco circolante estremamente costoso e anche per l'affidabilità stessa del sistema. Ce lo insegnano anche altre discipline: avere poche cose, molto concentrate, rendono i sistemi complessi sempre più vulnerabili di altre determinazioni.
C'è poi un altro aspetto. Una dimensione di quel tipo predetermina delle scelte e condiziona degli sviluppi e, in questo caso, condiziona degli sviluppi per quanto riguarda la raccolta differenziata e il riciclaggio, perché evidentemente l'incenerimento ha bisogno di un rifiuto con un alto potere calorifico, ha bisogno di una economia di scala della quantità di rifiuto e quindi, per mantenere quel tipo di struttura, può non permettere di cogliere degli spazi nuovi che si possono determinare.
Forse l'Assessore era probabilmente influenzato da vecchie tecnologie del riciclaggio che non hanno dato, purtroppo, dei risultati confortanti nel piano della produzione dei composti, nel piano della stessa gestione tecnologica di questi impianti. Ma noi sappiamo che oggi c'è la possibilità di operare se c'è un'azione intelligente della raccolta differenziata, con dei processi di riciclaggio importanti che possono dare dei risultati validi.
Sulle discariche credo che la sicurezza sia un fattore importante. Per quanto riguarda l'individuazione delle zone, il dottor Salandin ci ha dato oggi delle spiegazioni molto importanti. Siamo andati ad individuare alcune zone che offrono più garanzie per quanto riguarda la permeabilità perché, come ci ha detto il dottor Salandin, non c'è una sicurezza in assoluto della capacità di contenimento di una vasca per i rifiuti solidi e urbani e tanto più per quelli industriali. Tra l'altro mi è venuto da riflettere sulla S.p.A. Barricalla che non è collocata in una di queste aree geologiche. Il professor Salandin diceva che rappresenterebbe un fattore sicurezza collocare lì un sito.
Per questa ragione occorre avviare da subito il piano della raccolta differenziata, perché è un elemento di intervento organizzativo prima di tutto, e da questo noi possiamo cogliere delle linee di tendenza, delle potenzialità e delle possibilità per poter poi fare delle scelte soprattutto per la termodistruzione, non in un dopo-storico, ma certamente in un dopo che ci permetta di cogliere le prime linee di tendenza che si possono sviluppare da questi aspetti.
E' per questa ragione che anche il riciclaggio e gli interventi preventivi sono importanti, pur in tutti i limiti che questi possono assumere.
La raccolta differenziata sottolineo che è importante perché è una tecnologia organizzativa, una tecnologia tra le migliori. Abbiamo il vincolo delle risorse, ma abbiamo meno vincoli nel misurarci sui problemi organizzativi. E' una tecnologia ad alta intensità di lavoro; nella filosofia del risparmio riduce le quantità, sensibilizza le comunità al processo dell'emergenza che è un fattore molto importante. Teniamo presente che poi c'è un problema di individuazione di siti e c'è un processo complessivo. Non si deve aspettare che gli abitanti delle Vallette scoprano il buco della Barricalla nel momento in cui vedono i teli. Gli abitanti si devono rendere conto che è frutto di un processo in corso dove loro si sentono parte attiva e a cui ogni giorno sono chiamati a misurarsi.
Così come c'è un codice della strada che costringe a certi comportamenti deve esserci anche un codice del rapporto del cittadino con i rifiuti che lo costringe ad un certo tipo di approccio e a un certo tipo di comportamento. Il concetto di propedeuticità che ho definito in Commissione, per cogliere i trend, gli indirizzi possibili che la raccolta differenziata ha rispetto alla termodistruzione è un passaggio che ho colto con piacere negli ultimi emendamenti dell'Assessore. Sono emendamenti collega Ferro, che vanno a recuperare una dimensione più piccola degli impianti di termodistruzione, ho fatto riferimento nell'ultima seduta alla dimensione massima di Mergozzo e di Vercelli: si parla di 300 tonnellate al giorno, su questi aspetti possiamo però vedere.
Sulle azioni preventive importanti e di pari livello della raccolta differenziata (anche se con più limiti per noi perché l'operatività del livello nazionale in questi casi è più forte soprattutto sui cicli produttivi), la politica industriale a livello nazionale potrebbe avere tra i suoi fattori di guida non solo quello di massimizzare l'occupazione, ma anche quello di considerare e di minimizzare l'impatto ambientale: ad esempio, gli investimenti industriali assumono questi tipi di caratterizzazione. Certamente vi sono degli spazi nell'educazione, nelle politiche dell'artigianato, dell'agricoltura, del commercio e dei servizi reali alle imprese dove non bastano più le infrastrutturazioni urbanistiche, ma è l'elemento di possibilità di trattare i rifiuti che pu avere spazio e anche il lavoro nero è uno dei fattori sui quali possiamo operare significativamente come politica preventiva.
Capisco la complessità della cosa e non ho una formula in tasca, ma sono preoccupato per la barriera all'entrata che viene creata al nuovo. Si dice che ci sono tre grandi famiglie di tecnologie da utilizzare: la termodistruzione, il riciclaggio e le discariche e "chi ha qualche idea nuova se la faccia a sue spese e poi vedremo nel tempo se è valida". Se in linea di principio è valido questo concetto, ci farebbe però perdere delle occasioni di rapportarci a quel tipo di terziario di progettazione e a quel tipo di apparato industriale che abbiamo che potrebbe anche misurarsi in questo terreno, ma non ha le risorse finanziarie per avere un ritorno dell'investimento in termini troppo lunghi.
Concludo sul problema delle zonizzazioni.
Credo che le zonizzazioni, specie per la provincia di Torino, abbiano risentito molto, nella fase di rapidità dell'elaborazione, del condizionamento dei prodotti, soprattutto dei prodotti esistenti nella termodistruzione. Questo tipo di assetto è stato poi migliorato. La zonizzazione dovrebbe tener conto della possibilità di avere dei bacini a dimensione di rapporti reali tra le Comunità e non essere invece dei bacini che equivalgano quasi alle dimensioni di nazioni o di paesi. Abbiamo dei bacini da 800 mila abitanti, voi capite che il rapporto consortile in quel bacino è un rapporto estremamente scarso. I bacini più piccoli danno una maggiore coesione alla comunità per poter arrivare a delle determinazioni più convinte, più accettate e viste non come imposizione.
A proposito delle zone potenziali, devo dire che ero molto perplesso sulla prima stesura della cartografia, ora invece sono più sereno anche se ho visto, all'opposto, molti Consiglieri preoccupati perché si è andati a finire su nuovi Comuni. Ritengo che questa cartografia sia più oggettiva pur con tutti i limiti che può avere. Non rappresenta un vincolo predeterminato, assoluto, ultimo, ma rappresenta un orientamento, sapendo che non è la elaborazione ultima perché non c'è un'analisi idrogeologica e non c'è un'analisi di fertilità dei suoli, quindi queste componenti andranno inserite e potranno far sì che in certe zone non si trovino le condizioni per individuare il sito.
La decisione che propone l'Assessore è frutto delle discussioni che abbiamo fatto; è una decisione a rischio perché rischia di invalidare il nostro piano attraverso i ricorsi dei Comuni, però è un passaggio necessario per sbloccare questa situazione.
Concludo parlando del problema dei rifiuti industriali. L'ermetismo del piano nella prima fase, oggi più arricchito, ci può far correre dei rischi.
Questo ermetismo deve essere decodificato rapidamente per dare con precisione il segnale che c'è un ruolo programmatico e di iniziativa del pubblico in questo campo. Cioè il silenzio non può essere concepito come il fatto che andranno poi a scorazzare degli interessi ben organizzati in questo campo. Ci deve essere un preciso ruolo programmatico ed iniziativa del pubblico che guardi e faccia riferimento per le imprese, soprattutto quelle minori, a garanzia dell'ambiente.
Credo che oggi questo aspetto sia stato recuperato in parte. Con questo passaggio abbiamo la consapevolezza di essere arrivati ad un limite non più valicabile di alterazione dell'ambiente. Più che un limite economico è un limite sociale e culturale. A questo limite sociale e culturale vediamo di dare nel modo più flessibile una risposta. Facciamo sì che questo piano sappia trarre delle operatività, probabilmente in modo graduato. Non so se si possono cogliere a fondo le indicazioni di Ferro, comunque c'è questa graduazione nel piano, vediamo se possiamo accentuarla dopo una prima fase e stoppando un attimo per fare una riflessione. Questo piano deve essere flessibile, capace di autoregolarsi e di essere un momento partecipato e non un momento impositivo. Ma se noi riusciremo a cucire questi elementi se pure in un passaggio non perfetto, che si sarebbe potuto fare meglio e in modo più alto, noi lo potremo recuperare.
Sottolineo che su alcuni passaggi, quali la raccolta differenziata e la priorità di capire il trend che questa può assumere rispetto alla termodistruzione, cercherò di puntualizzare un recupero preciso anche in tutta la letteratura che è disseminata nel piano che altrimenti contraddirebbe queste affermazioni. Ho preparato questo recupero preciso dove va a togliere le affermazioni che il "grande è bello". Come ho già avuto occasione in Commissione di spiegare che l'economia di scala ha delle diseconomie di sistema complesse che invalidano questo tipo di scelta, cercherò ora nei limiti del possibile, di tener vivi questi aspetti affinché siano recuperati e mi pare che la linea di tendenza assunta dall'Assessore sia in questo senso soprattutto con gli ultimi emendamenti proposti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Questo dibattito, che si innesca in un momento di tensione per la carenza evidente di elementi di certezza tali da poter orientare una riflessione sufficiente e costruttiva, rende ora più complicato il ruolo e la funzione di un Consigliere regionale che si trova di fronte non solo ad una materia complessa, ma si trova di fronte ad una materia che è stata resa più complicata dal punto di vista procedurale e metodologico. Non faccio la premessa sul rispetto che va ai tecnici e ai funzionari che hanno lavorato attorno a questo progetto, perché lo stesso mi pare del tutto ovvio, opportuno e scontato. Cercherò invece di lavorare in termini molto espliciti, motivando un certo comportamento.
Ci siamo trovati di fronte ad elementi di urgenza imposti dalla normativa nazionale che sono stati passivamente recepiti, quasi per ordine anche dallo stesso Assessore, come se i termini fossero talmente perentori da dover passare attraverso la parola "obbedisco" nella formulazione del piano.
Questo è un elemento che ha reso difficile il rapporto con la società e ha reso difficile il rapporto consultivo che avrebbe dovuto garantire l'elemento partecipativo. Chi ha potuto assistere alle consultazioni ha avvertito questa difficoltà. Di fronte a questo piano, ciò che viene in evidenza è la denuncia che è stata fatta dalla stragrande maggioranza dei Comuni di essere stati messi nella impossibile situazione di poter dare un contributo consultivo e propositivo in mancanza di elementi conoscitivi essenziali per svolgere questo ruolo. Questo è un primo elemento che viene a inficiare a fondo l'importanza che avrebbe potuto assumere questo piano anche dal punto di vista metodologico e programmatorio.
Le stesse associazioni, in particolare quelle ambientaliste, sono state messe nella condizione di esprimere valutazioni non sulla base di proposte formulate dalla Giunta, ma sulla base di un sistematico intervento sul problema dei rifiuti sul territorio che, di volta in volta, ha obbligato i cittadini, le associazioni e i gruppi ambientalisti a cercare di bloccare un intervento autoritario sul territorio. Un intervento autoritario che passava attraverso la mancanza di informazione e con l'imposizione dall'alto di autorizzazioni senza il coinvolgimento della comunità.
Coinvolgimento che avrebbe dovuto essere oggetto essenziale di questo. Per cui la posizione delle associazioni ambientaliste è stata esplicitamente critica e di rifiuto di entrare nel merito di un piano che, dal punto di vista politico, nella sua gestione non dava le garanzie che le associazioni avrebbero voluto avere di partecipazione e di trasparenza.
Nonostante si sia tentato di dare delle spiegazioni tecniche e politiche, tutto questo viene aggravato dal fatto che rispetto a come il Piano è entrato nella discussione in Consiglio ora ne sta uscendo con dei cambiamenti rilevanti. Mentre invece, sulla base stessa delle richieste avanzate da una serie di Comuni della nostra area torinese, quali Nichelino, Moncalieri, Vinovo, La Loggia, None, Volvera, Rivalta Torinese Piossasco, il piano necessitava di una rivalutazione più attenta. Questo è un altro punto che indebolisce notevolmente l'autorità politica che dovrebbe invece avere la credibilità e la forza per avviare sul territorio questo aspetto. E' un problema importante che naturalmente non addosso all'Assessore, ma che diventa un elemento preoccupante nel rapporto tra istituzioni e cittadini e tra una istituzione come la Regione e i Comuni, i quali si trovano spiazzati a valutare questo piano ancora più impositivo che partecipativo rispetto alla situazione precedente.
Questo determina quella situazione di disagio di metodo, che poi è anche sostanza, perché rende difficile procedere nel merito di un piano in quanto mancano le condizioni politiche ed istituzionali perché esso possa essere un momento di partecipazione collettiva ad un processo programmatorio che richiede la corresponsabilizzazione di tutti i soggetti istituzionali e sociali affinché possa essere attuato nella forma necessaria oppure possa essere un momento che tende ad affrontare il problema in termini epocali, perché così è il problema dell'ambiente e della produzione del rifiuto. In qualche modo questa idea è stata recuperata all'ultimo momento con la variazione che è stata fatta sulla raccolta differenziata. Mi ha fatto piacere leggere ad esempio che questi sono interventi che mettono in discussione l'attuale modello di produzione e di consumo che raramente prende in considerazione gli aspetti legati al problema dei rifiuti. Questa mi pare una affermazione di un certo rilievo.
La battaglia che noi abbiamo cercato di fare, anche sulla spinta degli elementi che emergevano dalle consultazioni, per valorizzare elementi che nel piano non erano contenuti se non in termini molto generici e marginali ha obbligato in qualche modo la Giunta, l'Assessore e la sua struttura a formulare ed ampliare su alcune questioni che noi ritenevamo strategiche le proposte e gli interventi.
In questo senso il piano è stato obbligato ad accogliere una serie di indicazioni.
Tuttavia questo sforzo è di per se stesso ancora molto inconsistente dal punto di vista operativo.
Oggi ci troviamo oggettivamente di fronte al fatto che sono state ridisegnate alcune aree potenziali. Mi chiedo sulla base di quali criteri.
Apprezzo l'intervento del collega Tapparo che anche in Commissione ha svolto un serio ed equilibrato lavoro di Presidente della stessa e ha contribuito ad alcuni aggiustamenti ad esempio sul problema dei Comprensori e sul problema dei bacini, ma sarebbe interessante sapere perché sono state apportate quelle correzioni e non altre. Mi chiedo anche perché le cosiddette aree potenziali dei siti siano state visualizzate in un certo determinato modo al momento della formulazione della proposta di piano e poi, dopo la Commissione, siano state ridisegnate in termini diversi e tra l'altro ridimensionate rispetto alla loro valenza dicendo che sono aree potenziali, ma non sono tutte le aree potenziali e che probabilmente ne esistono altre ancora sulle quali innescare, su decisione successiva dei Comprensori, altri tipi di individuazione di siti e di territori. Se questo è vero, come è vero, io mi chiedo se un piano debba essere solo un orientamento lasciando poi alle decisioni successive l'individuazione dei siti e dei territori. Faccio un esempio: siccome per i Comprensori e i bacini si prevede il discorso del Consorzio obbligatorio, chi mi protegge dal fatto che i Comuni più grandi di un Comprensorio o di un bacino sulla base della loro maggiore forza non impongano la localizzazione di discariche o di interventi sul territorio di questo tipo presso Comuni dello stesso bacino, dello stesso territorio che hanno situazioni politiche più deboli e quindi debbono in qualche modo subire l'arrogante imposizione dei Comuni più grandi? Questo è un altro aspetto che rende ancora più preoccupante la situazione e non garantisce sufficientemente al complesso dei Comuni di un'area che la scelta delle aree potenziali li tutelerà dal rischio che nel momento in cui istituzionalmente si proporrà un Consorzio obbligatorio soltanto i Comuni grandi partecipino in termini decisionali e altri sono associati. Questo è un punto tutt'altro che secondario.
Così come è stato soltanto recepito a livello di generica affermazione il tema dell'educazione alla non produzione del rifiuto e quindi il tentativo di determinare situazioni che lo prevengano nei limiti del possibile. Manca infatti una visualizzazione e un tentativo progettuale di avviare su questa strada delle scadenze, delle indicazioni, dei processi operativi e dei servizi che in qualche modo portino a questo tipo di intervento.
La stessa cosa parrebbe detta sulla raccolta differenziata.
Mi soffermo ancora su due problemi. Per rispondere al Consigliere Tapparo, dico che da alcuni di noi è stato apprezzato il fatto che di fronte alla prima proposta di piano, dove la termodistruzione era stata presentata come l'elemento solutore essenziale del problema del rifiuto sia stato tentato un processo di attenuazione di questo intervento.
Sull'inceneritore vi è stato un ridimensionamento. Questo è il frutto di una maturazione o è il frutto di una mediazione ad esempio all'interno dello stesso Partito socialista o dello stesso Gruppo socialista per addivenire ad un ridimensionamento di questo? Questo è un altro aspetto perché se è un problema di maturazione, di crescita, di recepimento di una idea che prima era forzata e che oggi va ridimensionata è un aspetto diversamente presenta problemi tutti aperti.
Ed ora voglio terminare con una polemica molto esplicita, Assessore Cernetti. Sul problema dei rifiuti industriali, non credo sia sufficiente quanto è stato fatto all'ultimo momento nelle puntualizzazioni e negli emendamenti che sono stati presentati. Perché? Perché in Commissione noi abbiamo chiesto ripetutamente alla Giunta che ci fornisse gli elementi processuali che la Fiat Engineering stava sviluppando, nonché gli studi e gli approfondimenti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ho sempre detto che tale materiale è in Assessorato a disposizione di chi lo vuole consultare.



REBURDO Giuseppe

Questo è un problema marginale, quello che interessa Assessore Cernetti è capire quale sia il ruolo istituzionale che la Fiat svolge all'interno del rapporto e della formulazione del piano dei siti.
Quello che ci interessa capire è quali sono i dati della situazione esistente all'interno dello smaltimento dei rifiuti industriali. Perché? Perché sostanzialmente siamo di fronte alla mancanza di un piano. Siamo di fronte alla mancanza di un piano in un settore che è lasciato in mano ai privati e che quindi ha bisogno, proprio perché è lasciato in mano ai privati, di essere regolamentato e definito da interventi programmatori più vincolistici di altri tipi di intervento.
Il fatto che non si sappia dove saranno i futuri siti: saranno sui siti che sono stati definiti e ridisegnati? Saranno sui siti potenzialmente adatti, ma che non sono stati visualizzati sulla cartografia? Saranno localizzati sulla base di quali criteri? Se non vi saranno questi chiarimenti, la domanda sarà questa: le soluzioni che si vogliono favorire sono la soluzione Barricalla? Sono la soluzione Stureco? Sono la soluzione che si è tentata a Salmour e da altre parti, dove i privati individuano delle aree e poi lavorano sugli Enti locali, sulla Province, sui Comuni per strappare in qualche modo le autorizzazioni? Sulla questione delle Basse di Stura è in corso un procedimento giudiziario; da questo procedimento sono emersi dei dati che riguardano la Fiat Auto Ente Energia (l'inceneritore Fiat Stureco). Tali dati sono veramente preoccupanti, per esempio là ove si dice che, su rilevazione fatta dal 27 marzo 1987 al 1 aprile 1987, è stato verificato che il piombo giorno emesso nell'atmosfera è stato di 9 chilogrammi di fronte ai limiti fissati dal CRIAP di 3 milligrammi metro cubo normale.
E' un dato pazzesco! Quasi incredibile. Così come potremmo vedere altri dati allarmanti per quanto riguarda la discarica della Fonderia Alluminio Rifometal Teksid.
Questi elementi, che vengono esplicitati in termini preoccupanti dalla stessa Magistratura, ci fanno dire che un piano che non affronti con organicità tutto il tema dei rifiuti industriali, che non sia in grado di innescare un rapporto di garanzia, che non abbia tutti gli elementi gestionali e direzionali da parte delle strutture pubbliche, tutto questo inficia alla radice la determinazione politica con la quale la Regione dovrebbe invece gestire questo piano di smaltimento dei rifiuti. La determinazione politica (che potrebbe poi essere l'unica garanzia da dare agli Enti locali, in particolare a quegli Enti locali che sono senza strumenti, nonché ai cittadini) che il problema dei rifiuti venga affrontato non in termini speculativi, ma in termini produttivi, cioè in termini tali da essere un momento risolutore di una questione che va affrontata alla radice.
Probabilmente aveva ragione il collega Tapparo quando diceva che qualche decina di giorni di ritardo ci avrebbe consentito un rapporto più produttivo con la struttura tecnica dell'Assessorato e con la struttura tecnica dell'IPLA. Tutto questo ci avrebbe permesso un ulteriore rapporto con le realtà locali, con i Comuni e con le Associazioni e avremmo così avuto la disponibilità di elementi di valutazione successiva sulle proposte che oggi sono in discussione. Ecco perché, al di là di tutte le polemiche che si possono fare, era necessario un rinvio di tempo da un lato sufficiente a garantire, dopo verifica dell'Assessore con il Ministero, che non si mettono in discussione le ragioni dell'applicazione della normativa nazionale, e dall'altro lato per avere la garanzia che a decisione assunta possa essere un piano attuabile. Diversamente, caro Assessore, le posso anticipare che noi organizzeremo una opposizione frontale di rifiuto a qualunque intervento compromissorio sul territorio. Qualche segnale sta già venendo avanti, probabilmente questa situazione la creeremo e l'aiuteremo a crescere, perché non ci troviamo di fronte ad un'idea sbagliata, ma all'acceleramento di un processo che potrebbe avere termini e valenze diversi se fosse gradualizzato in modo tale da garantire il rapporto con la normativa nazionale ed anche con la nostra realtà regionale. Ecco perché la richiesta di attenuare il processo approvativo all'interno di questo Consiglio nei termini in cui l'ho presentato potrebbe aiutare tutti ad una corresponsabilizzazione che diversamente non ci vedrà partecipi neanche nel merito del piano stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'assenza di alcuni Gruppi di maggioranza mi mette nelle condizioni di fare subito la questione politica.
Consideriamo molto grave che da parte di un esponente della maggioranza si sia dichiarato pochi minuti fa che non era necessario rispettare il termine illustrato dall'Assessore nelle sedi competenti.
Chiediamo formalmente che prima che si arrivi alla conclusione della seduta il Partito socialista ci dica se ritiene che il termine fosse un termine perentorio, quindi da rispettare, oppure fosse un termine ordinatorio che si poteva anche non rispettare. In altri termini, si deve dire se sulla questione ha ragione la Giunta (cosa che noi riteniamo) o ha ragione il collega Tapparo, perché qualora le cose fossero così mi sembra giusto prendere atto, revocare la deliberazione da parte della Giunta avviare un'istruttoria serena di tutta la materia, perché un termine o è ordinatorio o è perentorio, ma se è ordinatorio 60 non vuol dire che si sostituisce con 90, 60 si sostituisce con x.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi di maggioranza e chiedo che sulla questione il Partito socialista prenda formalmente posizione.
Su questa questione non voglio avviarmi, come fa qualcuno, ad approfondimenti di ordine ingegneristico, pensavo che l'incenerimento fosse una cosa, adesso mi dicono che si chiama termodistruzione, però ho imparato una cosa: quanto più il linguaggio è ermetico tanto meno ci si vuol far capire. Dalla Chiesa in poi, tanto per intenderci.
Cari amici, chiedo scusa del tono con cui ho avviato il mio intervento ma ho l'impressione che questo sia un passaggio molto delicato. La ratifica della deliberazione della Giunta, che noi riteniamo utile ed opportuna richiede una capacità di decisione su alcune questioni ancora aperte che richiedono una grande solidarietà di maggioranza, una grande lealtà intellettuale da parte della maggioranza capace di coinvolgere l'opposizione nella sua totalità - o quella parte che riterrà di essere disponibile - al consenso non politico, ma istituzionale su questa questione. Se non riusciamo a fare questo avremo un Piemonte che sarà la Valle Bormida moltiplicato per 50.
Ho molte preoccupazioni, perplessità ed alcune richieste da fare.
Primo: vorrei sapere se questo piano modifica la legge n. 18. Secondo: vorrei sapere se le cose dette qui dove in luogo per esempio del costo c'è il costo del sistema Piemonte. Cosa vuol dire? In altri termini, Assessore Cernetti, chiedo che nelle sue conclusioni mi si faccia capire se è rispettato un certo tipo di scenario che è comune alla cultura politica delle forze di maggioranza e che a grandi linee significhi sostanzialmente ritenere che la Regione ha un ruolo di programmazione, la Provincia di controllo, i Comuni di soggetti del servizio soli o in Consorzio e il ruolo dei privati è quello di predisporre la strumentazione tecnologica e l'imprenditoria necessaria a realizzare e gestire nel momento gestionale questa materia. Perché, cari amici, quando si dice, per esempio, che il pubblico deve organizzare, ricordo che nel Codice Civile c'è scritto che l'imprenditore è colui che organizza beni e persone per la produzione di beni e servizi. L'organizzazione è esattamente l'imprenditoria. Vorrei capire rispetto a quale disegno ci incamminiamo. Riteniamo che la legge n.
18, che è stata oggetto di grandi discussioni, fosse un punto su cui ci si poteva attestare con reciproca soddisfazione.
Non vorrei che l'accoglimento di alcuni emendamenti, guarda caso anche questi del colore politico che è egemone su questa materia e che ha fatto tutto il piano e la maggior parte degli emendamenti, se dietro la frantumazione delle aree intorno a Torino, se intorno alla messa in discussione della dimensione e dell'impianto di termodistruzione ci siano delle questioni ingegneristiche, delle questioni tecniche o delle questioni politiche. In altri termini, se questo non sia un tentativo per far sorgere accanto all'imprenditoria, che su queste cose deve crescere e muoversi in termini di efficienza e di imprenditorialità, un nuovo fenomeno, per esempio, l'esaltazione dell'ipotesi che è stata fatta nella mia città in cui la raccolta differenziata veniva gestita dai boy-scout. Siccome il servizio di raccolta rifiuti non sapeva che cosa farsene delle nostre bellissime campane blu e verdi si è detto: "Noi mettiamo le campane e i boy scout poi si preoccupano di riprendere i rifiuti differenziati e farne l'uso che credono". I boy-scout possono essere recuperati in un sistema provinciale, però vorrei capire attraverso questa strategia (che per me è molto ermetica) a quale tipo di obiettivo di sistema politico si vuole pervenire.
Approviamo il piano, conché vengano fatti alcuni elementi di chiarezza politica sulla quale mi sono già espresso, immaginando che questo sia da leggersi nella linea delle leggi che regolano la nostra Regione. Quando si riterrà di cambiare, l'Assessore avrà la correttezza di portare in aula nuove norme sulle quali ci misureremo.
Vedete, amici, proprio il Partito socialista molti anni fa ha avviato la crisi della sinistra a Torino rimproverando al Partito comunista di non sapersi misurare con le grandi dimensioni, rimproverandogli cioè di non saper camminare all'ombra dei grattacieli. Però, 800 mila persone in una società moderna non sono né tante né poche. Penso sia molto più difficile organizzare un servizio per 800 mila persone che sono all'interno di un quadrato di km 4 x 4 che non organizzare un servizio in un'area complessa com'è, per esempio, una valle come la nostra lunga 70 km per 40 mila persone. Le esigenze di carattere ambientale, di trasporto, di cicli di produzione dei rifiuti sono diverse. Ho l'impressione che non ci si possa attestare improvvisamente su un numero per dire che il numero non consente.
Cari colleghi, questo l'avevamo già detto a proposito delle UU.SS.SS.LL.
Mi sembra inconcepibile che la città di Torino ci venga a dire (è una valutazione personale) che non si possa gestire un'USSL di 1 milione di abitanti. Perché? Cosa vuol dire? L'USSL n. 1-23 deve garantire i servizi ai cittadini che hanno la fortuna, con tre minuti di taxi, di arrivare presso le strutture di intervento più qualificate del nostro Paese. Detto questo, mi sembra che una città di 1 milione di abitanti potrebbe trovare il modo di gestire il servizio sanitario a scala di 1 milione di abitanti certamente non a scala di 1 milione di abitanti magari dell'area del Cuneese. Per cui non sono i numeri - mi rivolgo al collega Tapparo - che debbono essere la scriminante, ma evidentemente la scriminante è di altra natura, probabilmente si ritiene che non debba crescere intorno alla grande dimensione una generazione di grossi soggetti economici. Può essere giusto ma bisogna denunciarlo come problema politico e non farne un problema ingegneristico.
Veniamo al dunque, colleghi Consiglieri. Noi non siamo entrati nel distinguo e nella puntualità della deliberazione, abbiamo presentato un solo emendamento di carattere politico - non sappiamo quale tipo di sorte abbia avuto per cercare di capire se alla fine si vuole innovare la legge n. 18 in termini del ruolo pubblico - privato oppure no. Era l'unico problema che ci siamo posti. Per il resto, visto che i saccenti dell'IPLA avevano scritto, noi, non avendo nel nostro Gruppo altrettanti saccenti avevamo qualche difficoltà a leggere se certe cose erano scritte bene o scritte male.
Colleghi Consiglieri, in particolare amici della maggioranza (non perché gli altri siano meno amici, anzi, probabilmente è il contrario) dobbiamo renderci conto che siamo di fronte ad una scelta politica, i Gruppi l'hanno posto questo problema. Bisogna che la maggioranza sappia che è difficile avere, come diceva Malagodi tanti anni fa, la moglie ubriaca e la botte piena. In questa questione non è possibile. Noi siamo di fronte ad una legge, quella che andiamo a gestire, di emergenza e che mette a disposizione le risorse a patto che si verificano alcune condizioni. Non capisco perché si sia voluto fare un piano così omnicomprensivo, ma non dico in termini territoriali perché nessuno ce l'ha chiesto. Il piano è la cornice minimale all'interno della quale inserire la praticabilità delle zone idonee. Questa è la filosofia della legge. La legge dice: "Care Regioni, se avete delle zone idonee immediatamente attivabili all'interno di un programma io vi do le risorse". Noi dobbiamo chiederci se quello che approviamo risponde puntualmente a questo interrogativo o meno e, se non risponde, che tipo di problema politico si pone per la Giunta, per la maggioranza e per l'istituzione nel suo complesso.
In questo senso riterrei più utile spremere la propria intelligenza politica per cercare di uscire dal problema politico che abbiamo, che non andare a disputare sulla priorità di alcuni interventi rispetto ad altri che andranno a regime fra qualche anno e rispetto ai quali ci possiamo trovare domani mattina a discutere. Domani mattina possiamo metterci qui a ridiscutere tra di noi le dimensioni dell'inceneritore la priorità di una linea rispetto ad un'altra. Ma su questa vicenda della deliberazione che individua le aree, le zone, su questo non torniamo domani mattina.
Noi vogliamo approvare questi provvedimenti perché queste sono le condizioni per la messa in moto di un processo finalmente di realizzazione e non soltanto di impostazione. In questo senso la Giunta ha tutto il nostro apprezzamento attivando le condizioni formali per avere le risorse.
E' tutto vero, se però fosse vero, perché l'individuazione di aree potenzialmente idonee, non è l'individuazione di zone idonee e se si considerano queste zone non idonee non si deve neanche ipotizzare la ricaduta del vincolo urbanistico. Se non sono zone che noi vogliamo vendere come idonee non dobbiamo neanche pensare che ci sia la ricaduta del vincolo urbanistico, quindi, non ha alcun senso scrivere quale significato diamo alla ricaduta del vincolo urbanistico, perché se diamo atto che c'è la ricaduta del vincolo urbanistico dichiariamo che queste zone sono da considerarsi zone idonee, quindi assunte ai sensi della lettera c) del DPR 915. Da questa contraddizione bisogna uscire. Le strade sono molte, si tratta di capire quali prezzi politici si è disposti a pagare.
Si può decidere di fare una piccola marcia indietro e dire che queste non sono zone idonee (quelle cartografate), evidentemente pagare un prezzo politico: rischiare che il Ministero ritenga che la documentazione così elaborata, prodotta e decisa, non sia condizione sufficiente per l'attribuzione ai finanziamenti. E' una scelta.
L'altra è quella invece di dichiarare una parte di queste zone idonee e, quindi, considerare le condizioni minimali di decenza del nostro documento perché abbia i titoli per essere condizione sufficiente e necessaria per l'arrivo dei finanziamenti, però bisogna, a mio modo di vedere, uscire dalla nebulosità di questa vicenda, altrimenti attiviamo un processo contenzioso sul territorio e nelle aule giudiziarie che, oggi come oggi, nessuna istituzione è più in grado di reggere.
Vorrei chiedere alla Giunta, alla maggioranza e poi al Consiglio nel suo complesso, di fare tesoro dell'esperienza della Val Bormida.
L'obiettivo e il risultato di ottenere i finanziamenti non è più una materia che ci consente di recuperare gli elementi di non consenso sul territorio. Non sono più i tempi in cui si diceva: "Siamo riusciti ad ottenere il contributo, come siamo riusciti ad averlo non importa poi tanto, l'importante è averlo ottenuto".
Nella Val Bormida in cui abbiamo ottenuto ben più di un contributo e proporzionalmente in termini di contributo molto di più di quello che avremo da questa legge sull'intero territorio regionale, abbiamo avuto la rivolta. E allora collega Cernetti, portare a casa i soldi dell'intervento statale sembra a noi necessario ed utile. Però attenzione a non scatenare sul territorio una fase di malessere e di aperta ribellione nei confronti dell'istituzione regionale. A me pare che ci vorrà un momento di riflessione, di ponderatezza, ma anche, consentitemi, di onestà intellettuale e senza l'uso di terminologie per iniziati, per capire quale sia il prezzo massimo da pagare per un risultato massimo da ottenere, ma in termini, questi sì, di ragioneria politica, non di alta economia politica.
Ho l'impressione che la maggioranza troverà apprezzamento in Consiglio rispetto ad un atto di chiarezza rispetto a questa questione, qualunque esso sia. La maggioranza dovrebbe cercare di uscire con un provvedimento che mediante emendamenti alla deliberazione nella misura dispositiva e sia con accorgimenti in termini di ordini del giorno - recuperi solidarietà al proprio interno, autorevolezza su questa materia, tale da poter legittimamente chiedere solidarietà istituzionale alle forze di opposizione le quali, pur discutendo il risultato a cui saremo pervenuti, possano per avere la contezza della chiarezza e della trasparenza di un disegno che sottende le cose che decidiamo. Non è questo il momento in cui dare suggerimenti. Lascio soltanto ai colleghi di tutto il Consiglio, e in particolare a quelli che hanno poi la responsabilità di concorrere alla stesura finale di questo documento, l'esigenza che non si voglia negare in una parte del documento quello che si è detto nell'altra. Questi nostri documenti devono essere riportati ad un minimo di linearità. Questa linearità non la si ottiene con degli escamotage di ordine formale e linguistico, ma la si ottiene accettando di pagare dei prezzi, riducendo le aree interessate, riducendo il significato magari delle aree interessate.
Bisogna pagare dei prezzi per uscire con un documento politicamente più praticabile e meno esposto a rischio di conflitto nella società e tra di noi; questo documento deve, a mio modo di vedere, accettare e soffrire delle riduzioni in termini politici, quindi pagare dei prezzi Signor Presidente della Giunta, mi rendo conto che ci sono tante cose di cui parlare. Ho l'impressione che il Presidente della Giunta dovrebbe preoccuparsi molto del fatto che il Presidente della Commissione competente contesti dal punto di vista formale l'operato della Giunta, forse in questo momento sono questioni molto più interessanti dei quotidiani che leggiamo e posto che lei, signor Presidente, non era presente, lo ripeto qui: il nostro Gruppo subordina il suo voto a questa deliberazione a una chiarificazione su questo punto. Vogliamo che si dica a chiare lettere da parte del PSI, che si considerano i termini come termini perentori e quindi, che la deliberazione deve essere ratificata questa sera entro le ore 24, oppure se si ritiene, come ritiene il collega Tapparo, che l'ha dichiarato in questa sede, che non erano termini perentori, ma che si poteva approvare in 60 o 90 giorni. Quindi, signor Presidente della Giunta qualcuno mi rimprovera di non lavorare più tanto in questa maggioranza. Mi rendo conto che il fegato non è più all'altezza dell'intelligenza che mi pare ancora abbastanza intatta. Il mio intervento è un intervento diretto alla maggioranza, non era un intervento diretto all'esterno né alla letteratura né agli atti di questo Consiglio. E' una chiamata alla responsabilità della Giunta che ci ha presentato un documento che così com'è non è praticabile, perché non si può dire che ci sono le zone idonee si interpreta la sanzione. La Giunta dice: "La variazione d'ufficio al piano regolatore significa variante ad integrazione e non modifica" e poi ci si dice dall'altra parte che: "non sono state individuate le zone".
Signor Presidente della Giunta, chiedo scusa se l'ho chiamata a responsabilità propria. Il suggerimento che dà il nostro Gruppo è che questa deliberazione deve essere ratificata in termini che noi consideriamo perentori, a termine di decadenza, entro le ore 24 di questa sera suggerisco che ci sia un momento di maggiore attenzione a questa problematica politica perché questo è un problema politico, non è un problema di inceneritori più o meno grossi. E' un problema di capire se andiamo a dire ai Comuni che abbiamo posto il vincolo individuando come zone idonee quelli di tutto il Piemonte come ci sono nelle cartografia oppure, se diciamo a loro che queste non sono zone idonee, ma soltanto zone sulle quali si lavora e dobbiamo essere in grado di dire a loro su quale ricade il vincolo urbanistico e su quale non ricade. Questo lavoro che la maggioranza deve ancora fare non in termini, consentiti, culturali, ma di assunzione di responsabilità politica. E' un lavoro che richiede maggiore attenzione di quella che a questo problema pone questa maggioranza e questa Giunta e questo non mi disturberebbe molto, ma che qui, da parte della maggioranza, qualcuno metta in discussione il quadro istituzionale in cui si lavora in termini della deliberazione, è uno spazio che non c'è più consentito lasciare. Desideriamo che le forze politiche, soprattutto di maggioranza, su questo assumano un patto di solidarietà politica. Non si possono prenotare gli: "Io l'avevo detto". Questa deliberazione, collega Cernetti, o ci si dice, come io credo, che vada ratificata entro questa sera, oppure ci si dice che abbiamo tutto il tempo di assumerla quando vogliamo. Se così è, sono il primo a firmare un ordine del giorno dove chiedo che tutta la materia venga mandata in sede di Commissione competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, chiedo la parola per una mozione d'ordine che pone il Gruppo comunista. Sono state poste dal Capogruppo liberale questioni politiche generali, questioni politiche relative alla maggioranza in ordine a che cosa decidere di fare su questa deliberazione a non molte ore dalla sua scadenza.
E' necessario che la maggioranza chiarisca - a termini di sanzione dell'impedimento per parte nostra di possibilità di partecipazione ai lavori di questo Consiglio che cosa intende fare sia nei termini politici sia nei termini di come intende affrontare il punto chiave di questa deliberazione: la sua revocabilità rispetto ai termini, la sua possibilità di termini ordinatori e non perentori, in ogni caso che manovra intende attuare rispetto alla questione che abbiamo posto da ieri e ancora oggi nei nostri interventi.
Signor Presidente pongo questa questione sotto il profilo politico di mozione d'ordine, perché in questo Consiglio noi abbiamo pari diritti di tutti. Non siamo comprimari. E allora quando vengono poste questioni politiche è corretto e costituzionalmente dovuto che una maggioranza si esprima in quanto tale e dia all'opposizione il modo di potersi collocare.
Noi avevamo iscritti molti interventi, ma interventi che non possiamo fare se non partiamo da questo chiarimento. Quindi invito la maggioranza e annuncio che il nostro Gruppo non intende - se non ci sarà la sensibilità che io naturalmente spero che venga - continuare a partecipare a questi lavori senza questo chiarimento. Quello che è avvenuto è un fatto importante, ha un suo rilievo; io lo ritengo anche un atto di coraggio.
Questa è la mia valutazione. Quando il malessere è troppo, c'è da qualche parte giustamente una reazione. La reazione è quella di porre i problemi nella chiarezza. Non è questa la chiarezza, per noi non è questa la condizione possibile per proseguire.



PRESIDENTE

Desidero chiarire che lo Statuto fissa il termine di 60 giorni per l'approvazione delle deliberazioni assunte d'urgenza dalla Giunta con i poteri del Consiglio.



BONTEMPI Rinaldo

La questione non l'ho posta a lei, Presidente.



PRESIDENTE

La questione spetta a me dal punto di vista giuridico.



BONTEMPI Rinaldo

Qui è avvenuto un incidente politico, una questione politica che va politicamente chiarita.



PRESIDENTE

L'art. 40 dello Statuto dice che la deliberazione deve essere posta all'o.d.g. ed entro i 60 giorni ratificata. A differenza della legge che riguarda le delibere assunte con i poteri del Consiglio, da parte dei Comuni e delle Province (che sono sempre più numerose e, ahimè, sempre più tragiche, perché ci troviamo di fronte a Consigli comunali che ne assumono i 2/3 o addirittura i 3/4), l'assunzione della deliberazione da parte della Giunta regionale con i poteri del Consiglio consente al Consiglio regionale la modifica della deliberazione. Mentre invece, come dicevo prima, nei Comuni e nelle Province ciò non è possibile. Perché la delibera assunta con i poteri del Consiglio o si approva o si annulla o si respinge. Viene caducata. Mentre quella del Consiglio regionale può essere modificata.
Il problema politico posto, deve essere risolto in termini dall'esecutivo e dai Gruppi. Non spetta più al Presidente del Consiglio.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, la ringrazio perché con il suo intervento ha rimosso una questione aperta dall'intervento del collega Marchini sulla domanda rispetto alla posizione.



BONTEMPI Rinaldo

Il Presidente ha spiegato un articolo dell'ordinamento italiano. Io ho posto una questione politica!



BRIZIO Gian Paolo

Marchini gli ha chiesto un chiarimento e lui ha risposto al collega.



(Voci in aula)



ROSSA Angelo

Il collega Tapparo ha detto che se avessimo avuto più tempo, se avessimo avuto 90 giorni anziché 60, certamente avremmo avuto la possibilità di fare un lavoro di approfondimento più completo. Ma ciò non è stato possibile perché come ha ricordato poc'anzi il Presidente - la deliberazione assunta a suo tempo, è stata assunta non dal Consiglio ma dalla Giunta con il riferimento all'art. 40 dello Statuto. E qui vengo ora alla parte politica. Perché è stata assunta dalla Giunta nei termini previsti dall'art. 40? Perché non abbiamo avuto materialmente il tempo di realizzare puntualmente quella delibera che il Consiglio avrebbe dovuto approvare per inviarla entro il 25 marzo al Ministero. Questa è la ragione per la quale la Giunta ha assunto la deliberazione a termine dell'art. 40 dello Statuto. Questa scadenza non è rinviabile per una ragione politica.
La maggioranza, l'Assessore e la Giunta hanno rispettato questa scadenza per dare una risposta a richieste ben precise. La ragione politica è quella di fare delle cose che rispondano ad una domanda particolare: organizzare il sistema dei rifiuti solidi urbani.
Stiamo facendo in tre mesi quello che non abbiamo fatto né in 30 né in 60 mesi. Successivamente all'approvazione di questa delibera ci saranno sicuramente dei problemi, ma credo che il risultato che stiamo raggiungendo sia complessivamente apprezzabile. Per la parte che ci riguarda come maggioranza ci faremo certamente carico di questi problemi; tuttavia riteniamo che ci siano sia le ragioni statutarie che quelle politiche per dare una risposta positiva alla domanda che dobbiamo esaurire nella giornata di oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, intervengo a nome del Gruppo della DC per dare un contributo di avanzamento ai lavori del Consiglio. Non credo di dire nulla di nuovo, né di dare contributi sostanziali al dibattito che è avvenuto esaurite le...



BONTEMPI Rinaldo

Presidente, chi dà il chiarimento sulla questione politica aperta?



PRESIDENTE

Non ho ancora il potere di determinare il pensiero dei Consiglieri.



BONTEMPI Rinaldo

Neanche il potere di farci stare in aula!



PICCO Giovanni

Esaurite le polemiche, sollecitate da una precisazione che il Consigliere Marchini ha richiesto al Gruppo socialista ed ha avuto dal Capogruppo socialista, se ho ben capito, una risposta che è esaustiva rispetto alla richiesta, ritengo che il nostro Gruppo si collochi nella discussione generale



(Voce: Come si colloca il Gruppo DC sulla questione politica sollevata?)



PICCO Giovanni

Mi colloco anche su questo tema se mi date il tempo di parlare.



AVONDO Giampiero

Il Presidente deve essere garante dei lavori del Consiglio!



PRESIDENTE

Qui non vi è alcun problema che non sia stato risolto dal Presidente del Consiglio! Nessuno! I problemi della maggioranza, li risolve la maggioranza non il Presidente del Consiglio! Sono anche dell'opinione che si sbaglia a uscire da un Consiglio quando una discussione è in corso e si può discutere da tutte le parti!



BONTEMPI Rinaldo

Discutere di cosa?!



PRESIDENTE

Quello che sta sollevando lei è un problema politico, non del Presidente del Consiglio. Se i Consiglieri ritengono di non stare in quest'aula perché non esistono le condizioni politiche, è un problema che riguarda i Gruppi politici non il Presidente! Non possono riversarsi sul Presidente le contraddizioni che possono esistere all'interno, e io non posso provvedere in tal senso! Io devo garantire che il Consigliere Picco parli!



PICCO Giovanni

Colleghi, non ho velleità particolare di voler parlare, ma se non rispettiamo le procedure, non rispettiamo il nostro modo d'essere di rispettarci a vicenda. Quindi, consentitemi di fare questo intervento.



BONTEMPI Rinaldo

Il problema è questo: ci siamo trovati di fronte ad una questione politica aperta, che abbiamo ritenuto di riprendere perché è nostro dovere capire se si parla a nome della maggioranza o meno. Da parte del PSI ci è venuta una risposta, che non consideriamo esauriente e sufficiente.
Chiediamo agli altri Gruppi della maggioranza come intendono collocarsi.
Dopodiché si potrà continuare. Noi abbiamo posto questa questione come condizione indispensabile per poter proseguire il dibattito. La maggioranza può anche fare a meno della nostra opinione, ma sappia che così facendo nega la risposta ai fatti! Questo è il punto!



(Il Gruppo comunista abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Dico subito che per quanto riguarda la polemica sollevata dal Consigliere Marchini, a suo tempo, quando ne avrò l'opportunità nel discorso che intendo fare, dirò qual è l'opinione del Gruppo della DC.
Signor Presidente,avevo iniziato il mio intervento dicendo che, in considerazione dell'economia dei lavori, sarebbe opportuno che, una volta esauriti gli interventi di carattere generale, ci si potesse finalmente dedicare - come è stato da noi richiesto sia nelle riunioni preparatorie di questo Consiglio, sia in quelle interruttorie durante la riunione dei Capigruppo - al merito degli emendamenti che sono stati presentati, in parte accettati e in parte no.
Presidente, chiederei un po' di ordine.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Per favore colleghi, ha la parola il Consigliere Picco, e il Consigliere Picco parlerà, come parlerà chiunque altro la richieda.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Sono il garante della parola a chiunque essa venga data, né posso limitare il pensiero di chiunque.
Prosegua Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Sugli argomenti di carattere generale che concernono questa fase della discussione, non mi sottrarrò dal dare un giudizio anche a nome del mio Gruppo su alcuni interventi che hanno caratterizzato questo dibattito. Dal momento che si vuole entrare proprio nel merito dell'intervento del collega Tapparo, dirò anche la mia opinione. Il disagio che interviene nella maggioranza, del quale si è fatto portavoce il Consigliere Marchini è anche il nostro disagio. Non è che il Consigliere Marchini sia stato improvvisamente folgorato da alcune frasi infelici del Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

"Infelice" lo tenga per sé!



PICCO Giovanni

Caro Tapparo, io sono abituato a dire quello che penso e comprenderà che, quando si fa parte di una cordata di maggioranza, il rimarcare che alcuni sforzi comuni che si vanno facendo potrebbero essere evitati, pone a disagio anche noi. Lo ritengo un passo infelice perché non v'è dubbio che il fatto di adoperarsi con riunioni di maggioranza e di Consiglio in calendarizzazioni eccezionali per cercare di sopperire ai tempi che la Giunta ha percorso come necessari per questi adempimenti pone anche noi negli stessi dubbi in ordine al merito del provvedimento, in ordine al perfezionismo del provvedimento, in ordine alle scelte che si potrebbero fare. Ciononostante se ci siamo collocati responsabilmente nell'ottica di affrontare questo provvedimento nei tempi voluti è perché riteniamo che vi siano ragioni di logica politica nei provvedimenti che vengono assunti a livello governativo con ricaduta sulle Regioni; logica politica che ci obbliga quindi ad una consequenzialità.
La componente temporale qualifica in questo provvedimento la maggioranza, quindi, caro Tapparo, o la maggioranza è compatta fino in fondo oppure si spacca, non è che si possono dare alternative. Si possono manifestare delle opinioni personali in ordine all'esigenza di approfondire aspetti, in ordine all'esigenza di sviluppare (come probabilmente faremo nell'ordine del giorno che potremo votare) tutta una serie di studi ulteriori perché il piano sia arricchito di contributi che non hanno potuto essere dati, però nel merito l'impegno a rispettare i tempi è qualificante e quindi i tempi hanno, rispetto all'approvazione di questa deliberazione rilevanza politica.
Venendo al merito del piano abbiamo già sostenuto, in occasione dell'approvazione della legge regionale di adeguamento alla legge 441, che l'emergenza rifiuti sconta un'incertezza storica della cultura politica amministrativa italiana in generale su questo argomento e che l'incertezza di alcune realtà ad affrontare tale questione anche sperimentalmente, con soluzioni coraggiose in alcuni casi e quindi eventualmente da correggere a fronte della insufficienza delle tecnologie usate, ma comunque andando verso soluzioni idonee, è diventata purtroppo arretratezza. Le annotazioni in ordine a questa arretratezza per quanto riguarda la nostra Regione sono già state fatte ed hanno avuto delle responsabilità storiche ben precise soprattutto quando per l'area torinese i tre livelli di governo regionale provinciale e locale del Comune avevano omogeneità, quindi per ben otto anni non si è riusciti a rimuoversi da una sostanziale incapacità di affrontare tecnologie nuove, sperimentazioni, tutte sollecitazioni che peraltro oggi ci vengono da personaggi che facevano parte di quelle maggioranze anche a livelli di responsabilità addirittura assessorile.
Quindi, ci stupisce collega Tapparo, che qui oggi facciamo una polemica sul "grande è bello" per gli inceneritori e non facciamo la polemica sul "grande è bello" per le discariche.
Queste discariche di Bassa di Stura hanno delle responsabilità che non sono da ricercare a quindici o venti anni fa. Sono cresciute, nonostante la possibilità di attivare tecnologie ed investimenti, con preoccupante tendenza in questi ultimi dieci anni. In particolare in quegli otto anni laddove la solidità dei governi avrebbe consentito di prendere decisioni e avrebbe consentito un'attivazione dell'industria e del privato non tale da dover comunque subire solo alcune soluzioni sullo smaltimento e non affrontarne altre.
Avevamo la grande fortuna nell'area torinese di avere delle strutture pubbliche e aziende municipalizzate: aziende come il Consorzio Po Sangone attivato oltretutto in una nuova prospettiva oltretutto di tecnologie che stimolava alla confluenza in tecnologie sullo smaltimento finale.
Purtroppo oggi ci troviamo a riconsiderare queste opzioni a fronte di una sollecitazione che vedi caso ci viene nel 1987 dal Governo nazionale che avverte la pericolosa tendenza a questo "laisser-faire", che è un "rien faire", e della cultura pseudo-ecologica che ipoteca molte iniziative e molte creatività sull'organizzazione delle tecnologie.
Tanto per essere chiaro e per correggere alcune tendenze nel volerlo considerare un pacchetto che ci obbliga necessariamente a delle scelte non sufficientemente meditate, desidero dire che questo passaggio all'obbligatorietà del piano non deve essere omologato alla obbligatorietà sulle localizzazioni e sulle tipologie perché il piano dà apertura e prospettive, nella definizione della processualità, alla progettualità, e nella progettualità vi è tutta la serie di verifiche che devono essere effettuate su questi impianti.
Non solo, ma in netta antitesi rispetto alle procedure del passato, con la legge 441 si attiva una procedura, quella relativa alle conferenze, che con tutti i rischi e le incertezze che può determinare è comunque una innovazione sostanziale sul piano istituzionale che non possiamo dimenticare e sulla quale innovazione ovviamente si appuntano molte attenuazioni rispetto alle tensioni dei Comuni di fronte alla prospettiva di avere delle imposizioni dall'alto. Si attenuano, perch responsabilmente saranno chiamati a queste conferenze, sarà loro spiegato il livello di coinvolgimento nelle decisioni che sarà possibile attivare e quindi non si tratterà più, come nel passato, di una procedura occulta che molte volte portava richieste di chissà quale provenienza a passaggi burocratici scontati e senza pubblicità e consenso.
L'obbligatorietà, voluta dalla legge Pavan, si imponeva per sostanziare la programmazione delle risorse ed imporre ai Comuni comunque un coinvolgimento nella organizzazione e nel trasporto soprattutto dei rifiuti solidi urbani.
Il tentativo in atto, che è ancora in gran parte da verificare, di suddivisione del territorio piemontese in aggregazioni omogenee, noi lo accettiamo nella soluzione finale, ma non possiamo dimenticare che esiste ancora qualche osservazione da parte dei soggetti pubblici che rimane priva di risposta.
Quindi, ecco il perché del nostro emendamento proposto in ordine alla tenuta in evidenza delle osservazioni dei soggetti pubblici: perch riteniamo che se questi soggetti pubblici hanno a volte espresso una opinione con deliberazioni dei Consigli comunali, dei Consigli provinciali o delle Comunità montane, questa opinione debba in una qualche misura essere tenuta in conto.
Venendo quindi al merito del piano dirò perché la posizione del nostro Gruppo si è consolidata nella convinzione di doverlo comunque portare al Ministero. Per le ragioni non solo già dette e commentate da altri colleghi in ordine all'attivazione delle risorse, ma anche perché una serie di preoccupazioni sul superamento della legge 18 hanno trovato, negli emendamenti che sono stati approvati, una prima risposta politica. Dico una prima risposta, perché ci rendiamo conto che rispetto alla incerta logica di quei percorsi - lo dico criticamente perché non ho misteri nel dire che la legge 18 era inadeguata ad affrontare queste tematiche - si approda finalmente verso un regime, perlomeno dal punto di vista della programmazione e della pianificazione, di maggiori certezze.
Vengo al problema più propriamente cosiddetto urbanistico sul quale non posso sottrarmi a dare una mia opinione. Certo, Presidente Beltrami, che un coordinamento interassessorile su questa materia sarebbe necessario più che a livello della dedizione, peraltro ammirevole, dei vari Assessori competenti, attivando un meccanismo a livello di competenze professionali più specifiche di giuristi e di coloro che debbono dare a questa incerta definizione della legge nazionale una sostanza.
Se posso dare un contributo, ritengo che a proposito dell'emendamento che abbiamo presentato sulla decadenza dei vincoli, la stessa debba essere interpretata come una decadenza di idoneità quando, a seguito di autorizzazioni concesse, accertate le condizioni per cui l'idoneità o la disponibilità dell'area era stata resa necessaria dal piano, non vi sono più le condizioni per mantenere l'individuazione di questa ipoteca. Sono convinto che l'idoneità che il piano enuncia con i tratteggi sulle cartografie è un pronunciamento propedeutico pubblico per attivare procedure di acquisizione, di esproprio, di autorizzazione da parte dei Comuni oppure imposizione di vincoli a tutela dell'impianto e dell'intorno ambientale. Tutti questi provvedimenti, che si dovranno innescare con procedure autonome rispetto agli ordinamenti giuridici e amministrativi debbono avere come presupposto a monte un pronunciamento pubblico di idoneità che è sancito da un piano settoriale. Non vedo perché ci dobbiamo tormentare sull'esistenza di vincoli in quanto tali di natura urbanistica che sinceramente non vedo che efficacia abbiano rispetto al presupposto che la legge stessa indicava. Ho questa opinione; so che sono stati dati dei contributi anche in ordine alla distinzione, rispetto alla legge, dei contenuti della disponibilità o idoneità delle aree stesse. Non voglio sovrappormi alle iniziative che altri colleghi hanno assunto in proposito dico solo che ci siamo orientati ad accondiscendere le precisazioni che si stanno facendo con gli emendamenti perché riteniamo che su queste si smitizzino molte delle preoccupazioni che i Comuni o le realtà locali potevano avere in ordine all'individuazione delle aree cartograficamente comprese nelle cartografie del piano.
Per quanto riguarda i nostri emendamenti, avevamo sollecitato l'Assessore ad una attenzione ai problemi dell'effetto negativo delle discariche sull'ambiente. Siamo lieti di prendere atto del fatto che questa preoccupazione è stata recepita e che la soglia di 500 mila metri cubi per rifiuti urbani preselezionati è stata accettata come soglia di riferimento che consentirà, anche per quella realtà che purtroppo dovranno subire eccezioni ai dimensionamenti che sono contenuti nelle tabelle del piano una certa tranquillità; non è che si vada a delle soglie in dimensioni di progressione geometrica che, come ben sappiamo, hanno creato e continuano ad avere preoccupazioni di impatto piuttosto pesanti.
Per quanto riguarda l'emendamento relativo allo smaltimento finale dei rifiuti nella provincia di Torino, siamo lieti di avere avuto l'emendamento accettato perché la provincia di Torino produce rifiuti in quantità tali da dover esigere, almeno nella prima fase, un'eccezione rispetto ai parametri indicati per lo smaltimento finale sia delle discariche sia di altre tecnologie. Quindi il piano deve gestire questa affermazione con senso di responsabilità, ma anche con certezze. E' già stato detto che le economie di scala non è che siano un'invenzione che non corrisponde ad alcun tipo di verifica rispetto alla destinazione delle risorse: anche le economie di scala esigono un'attenzione per attivare risorse al posto giusto nei momenti giusti, nelle quantità necessarie a far fronte ai fabbisogni da soddisfare.
Per quanto riguarda le raccomandazioni in sospeso, rimangono ancora due nodi sui quali credo di dovere dire qualcosa.
Il primo è quello relativo alle raccomandazioni dei Comuni, l'altro è il nodo sull'obbligatorietà dei Consorzi.
Il piano afferma in modo categorico a pag. 356 che internamente ad ogni bacino dovrà essere previsto il consorziamento obbligatorio dei Comuni in esso compresi secondo le due forme di partecipazione dei soggetti obbligati e dei soggetti associati. Ci chiediamo come di fatto concretamente questa attivazione di obbligatorietà possa essere attivata. Avevamo presentato un emendamento che, non contemplando necessariamente l'obbligatorietà del Consorzio, enunciava però le priorità di finanziamento ai Comuni consorziati, di fatto escludendo dalle provvidenze e dalle risorse pubbliche i Comuni che non aderivano a questa forma di Consorzio. Riteniamo che questa sia un'affermazione che ottenga gli stessi effetti, ma non si colloca in una prospettiva di assoluta indifferenza rispetto a ciò che potrà succedere. Qui si fa l'affermazione che i Comuni devono essere obbligatoriamente consorziati; dopodiché se non lo sono cosa succede? Non lo si capisce. Questo aspetto a me pare importante.
L'altra affermazione riguardava le priorità delle iniziative propositive e progettuali dei Comuni e delle aziende pubbliche. Non dimentichiamo che non bastano le affermazioni rispetto alle quali il pubblico e solo il pubblico avrà titolarità. Vorrei capire cosa succede a fronte di proposte convergenti o contrastanti che provengono da due versanti opposti. Poi mi si dice che il privato non esiste; prendo atto di questa affermazione politica di fondo; però il giorno in cui saranno a confronto due iniziative private e pubbliche, a fronte di pari dignità tecnica e convenienza economica, vorrei capire quale delle due prevarrà.
Questo nodo, che riprendeva nel primo capoverso dell'emendamento l'affermazione che le strutture private, soprattutto nella prima fase, sono ancora coinvolte in un tipo di organizzazione all'interno del quale si dovranno muovere i Comuni e i Consorzi dei Comuni, ha una sua ragione d'essere nella misura in cui ci si voglia avviare non ad un piano che fa delle affermazioni categoriche ma poi inefficaci, ma ad un piano che fa delle affermazioni prudenti, però per quelle affermazioni scritte cerca di ottenerne, in termini di concreta attuabilità, la massima efficacia nei tempi più ristretti.
Concludo dicendo che la nostra attesa permane sui due argomenti che ho già sottolineato. Per tutti gli aspetti più generali, che concernono l'esigenza di approfondimenti e di maggiori riferimenti alle singole realtà regionali, confidiamo che con l'ordine del giorno che la maggioranza sta predisponendo vi sia possibilità di ritrovarsi e di conseguire un'approvazione che, nei tempi disposti e nelle strategie temporali e di percorso istituzionale che ci siamo prefissi come maggioranza, superi così quei parziali dissensi che le minoranze hanno evidenziato. Dissensi nei quali non ci riconosciamo totalmente e che sappiamo essere anche parte di espressioni che provengono dalle realtà economiche, ma che purtroppo dobbiamo denunciare che si sono arrestate ad uno stadio di definizione che non ha fatto progressi in questo dibattito.
Diciamo al Gruppo comunista che siamo spiaciuti non tanto per il suo abbandono dell'aula, quanto per una serie di comportamenti. La verità è che a fronte di una incapacità di collocarsi dialetticamente anche rispetto agli emendamenti che la stessa maggioranza aveva proposto non ho sentito espressione di emendamenti da parte della minoranza si sia arrivati all'abbandono dell'aula



REBURDO Giuseppe

Chi è che ha chiesto il piano sulla raccolta differenziata?



PICCO Giovanni

L'abbiamo chiesto tutti. Questo fa parte di uno dei nostri emendamenti.
I due interventi che ho svolto in Commissione sulle aree attrezzate del pre trattamento prima dello smaltimento finale erano in questa direzione sollecitando la Giunta a pronunciamenti che in parte sono stati recepiti negli emendamenti Tapparo e in parte sono contenuti in alcuni ritocchi che sono stati fatti al testo. Certo, il contributo dialettico c'è stato in questo senso; però se il dissenso era tale da dovere manifestare opposizione a conclusione dei lavori della Commissione, si sarebbe potuti ricorrere all'istituto dell'emendamento, che è un istituto democratico che consente il confronto; invece questo confronto con la minoranza non c'è stato. Questo ci dispiace, colleghi, comunque vi ringrazio per l'attenzione che mi avete dimostrato.



TAPPARO Giancarlo

Chiedo la parola per fatto personale per l'espressione "infelice".



PRESIDENTE

Il fatto personale riguarda l'onorabilità. Ritengo che la parola "infelice" non leda l'onorabilità, pertanto non è un'affermazione che suona come offesa personale. Se lei mi chiede la parola per svolgere un intervento gliela concedo, ma non per fatto personale in quanto non sussiste.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Io partirei dall'interessante punto di poco fa, dalla richiesta di precisazioni, del tutto inevase, del Consigliere Marchini e del suo riferimento all'intervento del Consigliere Tapparo. Finalmente è emerso quanto tra riunioni di Commissioni e riunioni di Capigruppo e certe riunioni di Commissioni (quali quella di questa mattina che era una riunione informale) continuava a girare come il punto cruciale, quello rispetto al quale sostanzialmente la Giunta regionale rifiuta di pronunciarsi, ovvero la necessità o meno di giungere a quest'atto entro questa sera a mezzanotte, ovvero questa urgenza.
Ho scoperto di abitare in quasi l'unica regione italiana che abbia interpretato in questa maniera la legge n. 441. Per quanto ne sappia non ci sono in questo momento altre Regioni che stanno cercando di compiere questo stesso nostro atto. Diversamente, grosso modo tutte le Regioni italiane dovrebbe essere lì questa sera a votare questo Piano. Invece, questo non mi risulta, per cui sostanzialmente si vuole far credere a noi, ma più che a noi si vuol far credere ai cittadini piemontesi, che questo atto debba essere adottato entro questa sera, perché probabilmente questa è l'unica maniera per costringere una maggioranza, che mi pare sempre più riottosa e piena di contraddizioni al suo interno, a piegarsi ad un voto che, qualora non si raggiungesse entro questa sera, si sfilaccerebbe così tanto da non raggiungersi più. I malumori di alcune componenti della maggioranza discendono dal fatto che, per quanto ne ho capito nelle sedi visibili questo piano è tutto giocato tra scontri paralleli all'interno della DC e all'interno del PSI. Devo scendere nei dettagli, nei particolari ricostruire discussioni in Commissione e prese di posizioni, oppure le considero note almeno ai pochi Consiglieri qui presenti che si vanno avviando a discutere di una cosa addirittura senza elementi di informazione? A memoria del collega Marchini e a memoria di chi decida di presentarsi con quella posizione, voglio ricordare che proprio questa mattina nella riunione informale della VII Commissione ho presentato un emendamento (che ho mantenuto e formalizzato qui, visto che la riunione della VII Commissione era ovviamente informale, e lo lascio a questo pentapartito) che tenta di venire incontro a quello che è uno degli aspetti cruciali di questo provvedimento, le conseguenze di carattere urbanistico derivanti dall'assunzione di questa deliberazione. In soldoni (che è una bruttissima espressione) e in poche parole io ho cercato di proporre - e ritengo che anche il piano si fermi a questo e che questa sia la corretta interpretazione delle procedure messe in campo dall'IPLA e da chi ha redatto il piano e ritengo che non si possa fare diversamente - che le zone individuate siano soltanto quelle di cui alla lettera a) dell'art. 6 del DPR 915, sulle quali non scatta pertanto nessun tipo di vincolo urbanistico o di variante di destinazione d'uso, in questa fase del piano.
Ritengo che questo sia un elemento necessario e anche un elemento di correttezza rispetto alla popolazione. Le vendiamo un piano ai sensi della legge n. 441 che piano non è, cioè non è quel piano previsto dell'art. 3.
Questo fatto mi pare che sia pacifico ed è il piano stesso ad affermarlo in alcuni momenti suoi, rimandando a tutta un'altra serie di elementi. Cioè il piano stesso riconosce (e mi pare che pertanto chi ha steso il piano abbia una maggiore correttezza di chi ora lo sta votando), stante le condizioni oggettive di livello di documentazione, di informazione e di dati in possesso, di rispettare solo in parte quello che richiede la legge n. 441 e richiede il decreto n. 559. Però noi invece qui vogliamo da un lato vendere alla popolazione piemontese di essere costretti a compiere un provvedimento, dall'altra parte vogliamo venderle il fatto che adottiamo il piano vero e proprio. Non siamo né costretti alla prima cosa e neppure stiamo facendo la seconda. Cerchiamo allora di capire che possiamo fare bene una cosa più limitata, ma che comunque rappresenta un passo decisivo in una materia che ci sta sfuggendo dalle mani, anziché voler fare il Bismarck nella pianura padana che adotta d'imperio i provvedimenti, fa tutto l'impossibile e cerca di candidare la Regione Piemonte al premio di primo della classe di fronte al Ministro Ruffolo.
Penso che noi siamo stati i primi della classe nelle discariche abusive. Abbiamo sollevato il problema di fronte all'Italia dello smaltimento abusivo. Secondo me però, non ci guadagniamo nulla ad essere i primi della classe per fare male questa cosa. Possiamo invece, con maggiore tempo e con maggiore riflessione, avviare un processo che ci permetta con calma di gestire bene questa materia.
Su questo occorrerebbe sottolineare e riconoscere come la Giunta regionale che si è presentata come al solito, come sulla vicenda della Valle Bormida, con i soliti documenti intangibili ed intoccabili da approvare in tre giorni, anzi in tre secondi, pena il cascare il mondo, sia stata in questo caso, ancor più che nella vicenda della Valle Bormida costretta - e io sottolineo il termine "costretta" - a rivedere questo piano, che è meglio ora rispetto a quando è stato adottato dalla Giunta regionale 60 giorni fa. Alcune cose, infatti, la Commissione è riuscita ad ottenere e a strappare. E' riuscita, se non altro, a far capire che riduzione dei rifiuti, riciclaggio e altre cose di questo genere nella prima stesura del piano non c'erano, o se c'erano erano scritte solamente perché il Decreto prevedeva andassero scritte. La Commissione ha costretto a ripensare delle scelte che erano presentate come ultimative: la grande taglia degli inceneritori, il numero dei bacini, le lunghe percorrenze dei trasporti. Il fatto che poi questa maggioranza, cioè voi, andiate ad approvare una cartografia diversa da quella che è stata presentata 60 giorni fa, mi pare dimostri come un percorso di attenzione e di riflessione, che dovrebbe ancora essere più lungo, potrebbe portare a modificare ulteriormente il piano, per fare qualcosa di più vicino, secondo me alle esigenze della popolazione e anche di più obiettivo.
L'attuale cartografia che questa notte ho avuto modo finalmente di controllare, cosa che non ho potuto fare ieri, rappresenta in effetti una cartografia più difendibile e più oggettiva di quella assolutamente priva di giustificazioni che era stata presentata 60 giorni fa. Rimane comunque priva di giustificazioni questa era per me una questione pregiudiziale e dentro di me la mantengo - la scelta della localizzazione degli impianti tecnologici diversi dalle discariche. Questi continuano a non essere accompagnati da nessuna valutazione di impatto, da nessun ragionamento che non sia il famoso aggettivo "baricentrico", che ogni tanto ritorna per dire banalmente che gli impianti devono stare vicino ai luoghi di produzione dei rifiuti.
Per prima cosa vorrei chiarire se i 60 giorni ci sono o non ci sono se la decisione questa sera il pentapartito decide di adottarla per motivi politici, per far vedere che c'è, che è forte, che è potente, che è unito e per dire ai piemontesi: "avremmo potuto fare di meglio, ma non abbiamo potuto perché Ruffolo vuol fare il decisionista". Invece, ritengo essere giusta l'interpretazione del Consigliere Tapparo che dice "noi possiamo perché siamo responsabili prenderci dell'altro tempo; adottarne una parte e prenderci dell'altro tempo". Soprattutto prenderci dell'altro tempo per un problema decisivo che qui stiamo seppellendo, così come seppelliamo i rifiuti, che sono il consenso e la democrazia nei nostri rapporti con il resto della comunità piemontese. Cosa rispetto alla quale, mi dispiace, le risposte date ieri in sede di pregiudiziale sia da parte della Presidenza del Consiglio che da parte dell'Assessore competente assolutamente non rimuovono il problema, che non è di poco conto, che è anzi decisivo per il governo di società complesse come la nostra. E qui richiamerei gli ultimi scritti del Ministro Ruffolo. Io cerco di fare tesoro dell'amicizia che lega l'Assessore al Ministro, cercando di far cambiare opinione all'Assessore citandogli il Ministro. In attesa anche di incontrarlo in merito alla Valle Bormida, Presidente, visto che non abbiamo dimenticato l'altra vicenda. Siamo qui in attesa di incontrare il "guru" ...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

E' venuto nella Valle Bormida!



ALA Nemesio

Sì, è venuto alla riunione del Partito socialista a Tortona. Io lo vorrei vedere ospite della Commissione e del Consiglio regionale, o dei cittadini, non del Partito socialista.
Dicevo democrazia e consenso. Pensare che tra ieri e oggi si riversino zone idonee per ospitare discariche su 120 - 130 Comuni del Piemonte, che mai sono stati informati, mi pare che sia avviare (e ci sono alcuni precedenti) una procedura rischiosa rispetto all'immagine e al consenso di questa istituzione. E proprio alcune forze della maggioranza, che hanno cavalcato l'opposizione rispetto al decisionismo sui piani paesistici dell'Assessorato alla pianificazione territoriale, non so se poi non si troveranno di fronte come boomerang, gli stessi meccanismi messi in piedi quando si attua un decisionismo di questo genere, di ben altra valenza e anche impatto territoriale, sanitario, ambientale ed economico. Mi pare che sarebbe il caso di fare meno demagogia (cosa di cui sono stato accusato tra ieri e oggi) e invece di vedere che demagogico è pensare di risolvere un problema così complicato qual è quello di qualche milione di tonnellate di rifiuti l'anno in 60 giorni, dopo che non lo si è fatto in sei anni, di farlo in 60 giorni passando sopra come dei bulldozer sul territorio piemontese, sulle popolazioni e sugli amministratori locali. Basterebbe pensare ai problemi convulsi, delicati che ha finora provocato l'aprire ogni discarica e individuare ogni singolo sito, e moltiplicarli per 18 o 20. Allora quella che è stata lamentata come occupazione di Palazzo Lascaris diventerà una situazione più o meno permanente; e avranno anche ragione a venire qui anziché in Giunta, perché il Piano verrà approvato qui e non in Giunta. Finora ci veniva comodo dire a quelli della Val Bormida che dovevano prendersela con la Giunta e non con il Consiglio; ora se non altro potranno prendersela con noi.
Poche parole ancora, perché è difficile fare un discorso teorico e culturale sulla filosofia che avrei voluto vedere nel piano, con i pochi minuti a disposizione: mi ha stupito, in questo piano, la parte fatta dalla Fiat Engineering sulle automobili. Ho visto la Fiat Engineering riversare un vero e proprio affetto sulle automobili nel senso che la parte dedicata alla rottamazione è la parte più approfondita. C'è tanto sulla rottamazione quanto sui rifiuti industriali tossici nocivi nel loro complesso, il che mi pare che dimostri qual è il modello culturale di riferimento. Il destino dell'automobile e il modello di smaltimento delle automobili dobbiamo vedere che fine faranno. Questo mi ha colpito e stupito. Questo piano è un tributo di affetto all'automobile, rispetto questo oggetto si prendono più precauzioni, più dettagli e attenzione che per tutti gli altri generi di rifiuti o per altre scelte.
Secondo punto, la totale sfiducia che questo piano attribuisce alla cultura e alla maturità della popolazione. Questo piano non investe neanche un briciolo di fiducia sulla possibilità che la gente sia capace di maturare e di sviluppare una coscienza più attenta rispetto al problema dei rifiuti. Gli si proponeva, nella prima stesura, un inceneritore che doveva ingoiare letteralmente tutto e, rispetto al quale, le scelte più complicate, più da giocare con la popolazione, più pedagogiche, più di respiro culturale, venivano trattate come le buone azioni che fanno i Boy Scout aiutando la vecchietta ad attraversare la strada. Questo è un atteggiamento scorretto, questo è non credere nella maturità della popolazione.
La possibilità poi che passi un emendamento che dice che qualora all'interno di ogni Comprensorio i Comuni individuino e localizzino tutte le aree che il Piano indica sia per urbani che per industriali, questa diventi la condizione per togliere il vincolo e la variante, mi pare che possa leggersi come una forma di ricatto sui Comuni, estremamente scorretta ed antidemocratica. E' come dire: noi abbiamo il potere di bloccarvi mezzo territorio e ve lo blocchiamo, a meno che voi non risolviate i problemi che noi non abbiamo risolto. Fare un Piano in questa maniera, con un esito come questo, cominciato male, senza nessun confronto e partecipazione democratica, che finisse per risolvere la partecipazione democratica in un ricatto di questo genere sarebbe, secondo me, il completo fallimento della democrazia della nostra regione e vorrebbe dire anche il completo fallimento di questo Piano come i due, tre o quattro piani che l'hanno preceduto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, avevo detto ieri che se fossero state respinte le pregiudiziali per il non passaggio all'esame della delibera non sarei entrato nel merito. Mantengo la parola, così faccio felice lei e i sopravvissuti.
Voglio però dire qualche cosa sotto il profilo politico in relazione ai fatti che abbiamo registrato ancora oggi pomeriggio. La presunta urgenza del provvedimento è stata giocata per imporre al Consiglio regionale, in tutta fretta, scelte impegnative per il futuro delle nostre comunità: ricordiamoci che è in ballo il territorio di circa 120 Comuni della nostra regione e centinaia di migliaia di persone che saranno direttamente toccate dall'attuazione di carte tirate giù di notte con l'accetta senza aver usato quegli approfondimenti che da tutte le parti sono stati reclamati.
L'urgenza è giocata per imporre questo e nell'indeterminatezza nella quale viene lasciata l'individuazione dei siti puntuali è possibile che si apra - anzi il succo del provvedimento è riconducibile proprio a questo la contrattazione nei Comuni per la scelta dei siti puntuali, magari in relazione ai progetti che i privati, più o meno forti, più o meno altolocati, saranno in grado di proporre. Questa è la vera partita politica che si sta giocando senza che da parte del Consiglio si sia in grado di poter esprimere il proprio punto di vista.
Noi denunciamo questo modo di affrontare i problemi e registriamo anche come dall'interno della maggioranza siano state manifestate preoccupazioni che vanno in questa direzione.
Ieri l'Assessore Genovese, con molto coraggio ed onestà intellettuale che lo contraddistinguono sui banchi del governo, ha evidenziato addirittura i rischi di legittimità della procedura che viene attuata. Oggi abbiamo sentito il collega Tapparo interpretare in maniera fondata, in maniera diversa da quella da cui siamo partiti, l'intera procedura che è stata attuata per arrivare a questa forzatura.
Collega Ala, la maggioranza non è soltanto riottosa, è sconnessa: su questo provvedimento politicamente non esiste. Da questo punto di vista la questione politica posta da Marchini è stata semplicemente elusa dal Capogruppo socialista Rossa. Eludere è anche una risposta, signor Presidente, ma le cose vanno dette per quello che sono.
Alla questione politica che veniva posta non è stata data risposta: la questione non riguardava il fatto se era determinante la data del 24 maggio, cioè la mezzanotte di oggi, ma se era determinante la data del 24 marzo.
Il collega Rossa si è attaccato alla lettura di un articolo dello Statuto (che il Presidente Viglione con grande generosità ha voluto ricordare a tutta l'assemblea) che riguarda la conclusione dell'iter di una deliberazione assunta con i poteri del Consiglio. Tutte cose che sappiamo benissimo, ma la questione politica era un'altra ed è quella che il Capogruppo socialista ha eluso.
Signor Presidente, non la voglio fare lunga più di tanto. Ciò che mi interessava era evidenziare questi tratti che ho colto nella discussione di questi due giorni. Sotto il profilo politico voglio sottolineare il ruolo giocato dal Consigliere Picco, il quale, al di là del tono come al solito molto urbano del suo argomentare, è andato a testa bassa contro ogni incertezza, contro ogni dubbio, contro ogni possibilità di prendere di petto alcune delle questioni salienti che sono state poste dall'interno della maggioranza stessa. Quindi, al di là del tono urbano, abbiamo sentito identificare l'Assessore Genovese come impreparato - non uso il termine imbecille, che il Presidente del Consiglio ieri ha respinto con una certa irruenza sulla cogenza o meno delle carte che costituiscono parte integrante della deliberazione; il collega Marchini eccessivamente pignolo nell'evidenziare alcune questioni di non secondaria importanza; il collega Tapparo addirittura infelice. Una condizione che condividiamo in molti, non avendo molti argomenti per passare la nostra giornata in un'aula così triste, quale oggi particolarmente dobbiamo registrare.
Di fronte a tutti questi fatti forse c'è la possibilità di uno scatto non so se di dignità o di cos'altro: ad esempio stralciare la variante agli strumenti urbanistici generali e riportare in questa sede una discussione di merito che non può essere affidata alla contrattazione Comune per Comune o consorzi di Comuni con questo o quell'altro committente.
Forse questo scatto, a livello di opinione pubblica, non vi costerebbe nemmeno tantissimo essendo i nostri lavori stati ignorati praticamente dagli organi di informazione, i quali sono tutti impegnati a celebrare i fasti del libro, e quindi in questo senso domani non se ne accorgerà nessuno. Però ce ne accorgeremo noi e se ne accorgeranno le comunità locali quando dovranno concretamente misurarsi con i provvedimenti che verranno assunti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ritenuto opportuno chiedere la parola, nemmeno per una precisazione, ma per riconfermare quanto da me detto più volte in Commissione, e credo sia a verbale, e quanto detto oggi (e credo che ne faranno fede il testo e la registrazione). Pur essendo all'interno della maggioranza credo di avere diritto ad affermare questo pensando di avere espresso in tutti i lavori di Commissione il meglio in termini di impegno e anche di proposte per migliorare il piano.
Ho sostenuto, e ritengo tuttora, che avrebbe potuto essere un percorso agibile se la Commissione non avesse avuto il vincolo che ha avuto dei sessanta giorni. Se avessimo avuto qualcosa in più come tempo e se fosse stata una deliberazione normale, anziché una deliberazione della Giunta assunta con i poteri del Consiglio, tecnicamente sarebbe stato possibile il rapporto con il Ministero, e molto probabilmente questo lavoro di affinamento e di miglioramento, che l'Assessore ha recepito e che ha arricchito il piano, avremmo potuto farlo ancora meglio.
Credo che questo fatto sia indiscutibile, e la mia affermazione aveva questo tipo di carattere. Quindi essendo la mia una posizione politica espressa in questi termini, la si può accusare in termini di discutibilità ma parlare in termini di infelicità mi dà l'impressione che nasconda qualche aspetto diverso.
Nell'ultima seduta della Commissione ho anche detto che avrei tolto i miei emendamenti, una parte è stata assorbita dalle proposte che quel giorno la Giunta portò, una parte la ritiravo in attesa di vedere gli emendamenti che sarebbero stati presentati. Oggi mi accorgo che di questi cinque o sei emendamenti una parte può vivere come arricchimento della posizione che l'Assessore ha assunto - molto opportunamente a mio parere sulla dimensione della termodistruzione e sull'aspetto temporale e prioritario dell'avvio dell'esperienza della raccolta differenziata.
In questo senso la mia affermazione, che forse è una graduazione che si è ottenuta nella sostanza con i lavori di Commissione, per non partire con un pacchetto che dal primo anno al decimo anno era preconfigurato, mi sembra un fatto positivo che dà quell'utile elasticità al piano. Dicevo ancora in Commissione e ho detto poc'anzi nel mio intervento che se nei lavori di oggi pomeriggio su questo aspetto di una graduazione diversa avessimo potuto aggiungere degli elementi ancora di affinamento, ciò poteva essere davvero utile. E nessuno mi può togliere nemmeno il diritto di avere il dubbio che forse con certe condizioni diverse avremmo prodotto un prodotto magari migliore. Spero comunque che lo si possa recuperare con questo processo di piano che si sviluppa, ma le mie affermazioni avevano puramente questo senso. Non c'è stato da parte mia una indicazione di una data particolare non l'ho mai detta, anche se mi sono reso conto che le altre Regioni non l'hanno rispettata, l'ho fatto presente in Commissione e ho anche espresso il dubbio che le altre Regioni saranno private di questi finanziamenti, però questo è un altro discorso. Onestamente ho fatto la mia parte come presidente, espressione della maggioranza, facendo lavorare insieme ovviamente, ma programmando, sollecitando sia le consultazioni (e non c'era un grandissimo entusiasmo per le consultazioni e sono state fatte in una situazione di grande difficoltà) sia anche il ricevere tutte le sollecitazioni come telefonate ecc., in modo da dirottare e mettere a disposizione quello che era il nostro materiale, sino a fare trenta ore di lavoro della Commissione. Ho fatto anche presente - mi sembra un diritto che una sovrapposizione di un sessanta giorni vincolati con altri sessanta giorni vincolati, come il piano delle bonifiche, poteva crearci anche una difficoltà operativa, ho sempre detto che ero disponibile a lavorare anche la domenica pomeriggio, non mi tiro indietro per fare tutto quello che occorre fare. Ho solo espresso il dubbio che probabilmente non era necessario attivare quella procedura. Però non credo di essere mancato in termini di lealtà alla maggioranza dando un piccolo contributo a migliorare il piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Come avevo già detto, signor Presidente, ho concordato con i colleghi del mio Gruppo che non avvenisse più alcun intervento da parte nostra. Per il modo assolutamente insoddisfacente con cui si è chiuso quell'incidente o quell'occasione o quel momento politico che si è aperto con le dichiarazioni del collega Marchini, riteniamo che la nostra protesta, che si è manifestata in maniera simbolica attraverso la non partecipazione ai lavori di questo Consiglio, debba avere anche un sensato e ragionevole prosieguo.
In pendenza di questioni politiche che non vengono affrontate da chi di dovere e di fronte ad una maggioranza che ritiene di poter continuare in un'azione di guerriglia interna all'aula, guerriglia che poi va a scapito della possibilità di collocarsi dell'opposizione, riteniamo francamente impossibile collocarci come se niente fosse con le nostre argomentazioni di merito. E sì che ne avevamo; e sì che ci abbiamo lavorato; e sì che abbiamo tentato sulle questioni di merito di fare la nostra parte! Una parte che lamentiamo (e non possiamo fare altro che lamentarla con l'intervento, con più nessuna speranza, ahimè, in questa sede) per non essere stati minimamente compresi né abbiamo trovato interlocutori in grado di darci delle risposte giuste, non quelle che vogliamo noi ma quelle giuste, quelle che devono dare gli interlocutori che sono qui presenti.
Quindi parlerò a nome di tutto il Gruppo, farò qualche considerazione sulla questione politica, reitererò il senso (purtroppo molto meno bene e meno fondatamente di quanto invece avrebbero potuto fare i miei compagni che hanno lavorato in Commissione e anche nel confronto con la stessa comunità) per arrivare poi ad una conclusione: quella del voto, che mi pare l'unica arma possibile, non essendo assolutamente più sufficienti n bastevoli in questa sede le armi normali del discorso, della dialettica o del rispetto. Noi riteniamo cioè che il momento del chiarimento politico che è stato richiesto, debba essere demandato al voto sulle questioni che chiamiamole pure emendamenti preliminari o emendamenti di identità del piano, sono però le questioni essenziali da cui dipenderà anche il nostro atteggiamento.
Quindi parlo a nome anche dei colleghi che non sono stati messi in condizione di potere sviluppare in modo ragionevole degli interventi di merito rispetto ad un punto interrogativo, grande come una casa, che non è stato assolutamente sciolto dalle spiegazioni interne: "cosa ho detto" "cosa non ho detto".
E' stata posta una questione che atteneva ai rapporti della maggioranza, alle responsabilità di chi unifica questa maggioranza, che sono la Giunta e il suo Presidente. Si è ritenuto di andare avanti nel dibattito di merito e quindi siamo stati posti nelle condizioni di dover tagliare. Forse con grande piacere per alcuni. Questo credo di poterlo dire e non mi sfugge il dato ironico della vicenda. Quando in un consesso istituzionale c'è solo tanto fastidio o nessun tentativo da parte della maggioranza di volersi misurare con le esigenze che ha l'opposizione - non dico aderire credo che tutto quello che faccia passare più velocemente il tempo e faccia andare a casa prima, sia il benvenuto. C'è una sordità pesante, soprattutto quando succedono le questioni politiche, la pratica (forse non solo in questa sede, ma in queste degenerate istituzioni) è quella di parlare d'altro, di uscire dal tema che è stato posto. Eppure, la politica è la politica. La politica dovrebbe avere il sale delle responsabilità che si assumono e, quando succedono dei fatti, la sanzione delle risposte. Questo non è avvenuto e me ne rammarico. Ma non dirò altro a questo proposito, perché credo che il chiarimento vero non sia più da demandare alle parole né ad atti che non vengono mai assunti. Il chiarimento sarà sul voto, su che cosa si intenderà fare rispetto ad un piano che non è un piano, che - non si capisce per quali motivi - sentiamo tutti gravarci come un'incombenza chiestaci e che non siamo stati - e che forse non saremmo comunque stati - in condizione di onorare in questi termini che produrrà effetti assolutamente pericolosi e sproporzionati nella comunità rispetto ai benefici che lo stesso piano, così come è definito, intende porre.
Ci sono poi le argomentazioni poste dal collega Marchini: una parte politica ed una parte di merito che, a mio parere, si intreccia strettamente con la parte politica. Se mi fosse stata data l'occasione di sviluppare e di concludere la questione della mozione d'ordine, non avrei potuto non richiamare gli elementi che sono apparsi nell'intervento del collega Marchini e che, a mio avviso, avrebbero dovuto essere chiariti.
Comunque dopo questo Consiglio ci saranno altri Consigli, ci saranno altri momenti. Credo sia dovere di tutto il Consiglio acquisire i verbali stenografici della seduta perché le allusioni che sono state fatte ad interessi extra assemblea, che rischiano di essere determinanti, a mio avviso sono fondate. Continuo a non spiegarmi il perché questo piano non convinca nessuno, soprattutto nelle parti che forse oggi non avremmo potuto e che nessuno avrebbe potuto fare per convincere della sua validità; non capisco perché questo piano ostinatamente vuol essere portato, così com'è all'approvazione del Consiglio correndo un rischio grave di inserimento nell'ordinamento urbanistico della nostra comunità e quindi con effetti verso terzi incontrollabili.
Apro una parentesi. Voglio solo ricordare in proposito che, per molto meno in termini di vincolo (comunque erano vincoli a verde e non vincoli a monnezza), questa stessa Giunta ha sospeso l'efficacia di due piani paesistici. Quindi non abbiamo un piano paesistico. Oggi di fronte a vincoli a monnezza (certamente meno accettabili dei labili vincoli a verde) di grandi aree e di un numero alto di Comuni rispetto ad un piano che non convince nessuno, non si capisce perché si persista in un vicolo cieco.
Quindi l'accusa non è di non essere riusciti a fare il piano completo oggi ma di volere, pur in presenza di un piano non completo e che non avrebbe forse potuto esserlo, persistere nella sua approvazione integrale.
Le domande sono legittime. Sono legittime le preoccupazioni che il collega Marchini ha esposto? Certo lo stesso Marchini ha detto che, quando il troppo stroppia e quando il malessere diventa troppo alto, c'è il rischio che la babele diventi regola, e addirittura si possa far aggio non dico sull'intelligenza, ma sulla pazienza tipica delle collocazioni di maggioranza. Certo però che per quello che ha sostenuto - ripeto che mi farò premura, anche per tutte le conseguenze successive, di chiedere i verbali stenografici di questo dibattito - e per il rinvio preoccupato ad interessi extra assembleari di cui noi siamo all'oscuro e che devono metterci nella condizione vieppiù di cautela, continuo a chiedermi, senza darmene una risposta, il perché si voglia andare avanti su questa strada.
Non ci sono le ragioni di rapporto con il Ministero. Cara Cernetti permetti che te lo dica, stanno diventando delle condizioni iugulatorie potete chiuderlo questo Consiglio, credo che siate già sulla buona strada se ormai la politica ambientale passa solo ed esclusivamente attraverso il "prius" dei rapporti ministeriali. Capisco che sia importante avere i finanziamenti, ma non è tutto, ci sono valori, questioni o presenze che sono più importanti. Quando poi, come in questo caso, è facile dimostrare come altri hanno dimostrato, o come altri potrebbero dimostrare se solo ne avessero il coraggio, che la questione dei finanziamenti non dipende dalla definizione completa del piano con alto tasso di rischio (ricordo per tutti che il tasso di rischio è quello che si accolla questa Regione; dirò poi a seconda di quello che deciderete e se non ci sarà una risposta o un chiarimento alle questioni che sono state poste, che per quanto ci riguarda sarà una responsabilità che noi non condivideremo) nell'apporre sul territorio regionale, per effetto della disposizione nazionale, un vincolo di aree idonee, che idonee non sono ancora. Non lo sono perché non si conosce sufficientemente il territorio per poter definire l'idoneità operativa. Per di più, sotto il profilo democratico il rapporto: "sentiti i Comuni", in questo caso sarebbe davvero cruciale per apporre dei vincoli.
Eppure si vuole correre questo rischio, e lo si vuole far correre alla Regione, alimentando pericolosamente quello scenario crescentemente intollerabile e comunque non giusto, oltre un certo limite non giusto dell'assedio alla Regione, che comunque faccia e comunque operi trova contestazioni diffuse e generalizzate. Altro che le quisquilie verbali della riforma istituzionale! Ciò è favorito da atti irresponsabili di amministrazioni, non li chiamo atti di governo.
Come ricordavo ieri nella conferenza dei Capigruppo chi si è cimentato seriamente sulle questioni dei piani sa che proprio quando i piani involvono interessi diffusi periferici postulano una faticosa gradualità e ricerca di consenso e di approfondimento scientifico oltreché di governo politico. Non era materialmente possibile - e questo, Assessore Cernetti l'ho detto a suo scarico - che questo avvenisse nei termini che le sono stati assegnati. Allora tanto valeva - di fronte a questo balletto, in cui mi sembra che contino più le finte e le mosse dei fatti dichiarare che non si poteva fare il piano completo e che il piano processo non era farlo e poi incasinarlo dicendo: "Vedremo", era quello di fare le parti possibili e poi lavorare di buzzo buono, secondo un indirizzo che è stato in parte seguito, per completarlo.
Quindi rimane l'interrogativo: perché questo comportamento? Purtroppo la cosa si riallaccia alla questione politica tutta intera. Qual è lo scenario politico? Sono molto rammaricato che oggi si sia diventati così insensibili o - se vogliamo metterla in altri termini - che la silenziosa arroganza della maggioranza non permetta di isolare una questione che sta diventando lo scasso del nostro sistema e comunque lo scasso del sistema della responsabilità politica: quello cioè di avere, nel recinto del pentapartito e della maggioranza, i ruoli di opposizione e di governo insieme. Questo è un punto assolutamente istituzionale, non solo politico.
Certo, noi reagiamo politicamente perché, avendo e rivendicando diritto alla vita politica e alla presenza politica, ci troviamo ad essere particolarmente svantaggiati, ma questo gioco non può andare a lungo senza provocare crepe profonde. Voglio fare l'esempio dei cacciatori, perch anche se non riguarda tanto dentro le istituzioni, riguarda sempre l'area politica del pentapartito su altri enti. Credo che su una questione così difficile e delicata il gioco che è stato praticato da qualche Assessore del pentapartito di altri enti nei confronti della Provincia è assolutamente un segno amaro dei tempi. Mi sembra sia ormai vano continuare a richiamare le responsabilità, ma lo faccio ugualmente perché, tra l'altro, ho bisogno di prendere tempo. Questo lo dico nei termini in cui mi sembra che occorra collocarsi tra interlocutori che non si sentono. Ho facoltà di parola; in genere, anche senza avere scritto gli interventi non mi mancano gli argomenti. Quindi ricordo queste cose perché, ancorch inascoltate e improduttive di effetti, stanno provocando mali profondi a cui abbiamo assistito ancora oggi. Non necessariamente l'assunzione chiara di responsabilità politiche vuol dire fare precipitare la situazione, in genere vuol dire sanarla un po' anche dal punto di vista della maggioranza.
Salvo qualche fedelissimo, ma ahimè talmente fedele da diventare arrogante ascaro di qualsiasi cosa (e lo vediamo spesso negli atteggiamenti che vengono tenuti da rappresentanti del Gruppo di maggioranza relativa), come possiamo ignorare che di fronte al provvedimento di un Assessore o di fronte a un atto amministrativo vediamo solo, sempre e continuamente critiche, distinguo e sfottò? Tutto questo non contribuisce assolutamente a farci fare la nostra parte.
Quindi, caro Presidente, noi rivendichiamo di poter svolgere la nostra parte fino in fondo. Questo è un diritto nostro e non è il blaterare il diritto nostro, ma è svolgere una parte politica in cui possiamo confrontarci in maniera alternativa, con una maggioranza che si presenta con una sua identità, che al suo interno, (certo discutendo, perché niente è immobile) si presenta con prese di posizione tali che quando è richiamata dall'opposizione, sa rispondervi. Questo è ciò che chiediamo. Ma questo anche oggi non è avvenuto, non è avvenuto al punto da metterci in difficoltà psicologica, perché oltre a certi limiti è difficile pensare, è fantasia. Devo dire che da un lato sono contento perché questa leva fornitaci dagli atteggiamenti imprevedibili della maggioranza, fornisce a noi la fantasia e l'occasione per cercare continuamente forme e modi per riuscire ad affermare, magari in discontinuità con una tradizione ed un passato, la nostra presenza in un quadro correttamente istituzionale, non mestatorio, ma di incisività che dobbiamo avere. Qual è il punto su cui noi chiediamo il chiarimento? Questo chiarimento non lo chiediamo a parole perché a parole ci è stato negato. Le parole non ci vengono date, la politica è fatta di scambio di opinioni e di confronto, ma siccome questo è un terreno sottratto, noi chiediamo questo chiarimento sul piano del voto sulla questione di fondo del piano. Non è un piano, non può essere operativa la parte che sussegue l'immediata emergenza, e se non può essere operativa lo si dica. Chiarezza per la comunità, chiarezza per lo stesso principio di determinazione dell'Ente, che richiamava il Consigliere Reburdo.
Faccio una richiesta che ha carattere preliminare. Prima di entrare nel merito del piano stesso e, quindi dei punti più importanti, ma non centrali, chiedo che venga sottoposta all'attenzione del Consiglio una questione che è contenuta in due documenti, precisamente nell'emendamento preliminare che abbiamo presentato rispetto allo stralcio delle disposizioni che danno cogenza di variante alle aree individuate nel piano e nell'emendamento presentato dal collega Ala a cui noi abbiamo predisposto un emendamento che ora sottoponiamo. Chiediamo che su questo si pronunci la maggioranza. Coglieremmo così anche lo spirito di un chiarimento; non avendo avuto un chiarimento a parole - e ce ne rammarichiamo perché anche quello era necessario - lo vogliamo avere in via preliminare su questo punto. Il resto del piano è importante, ma viene dopo.
Il senso della manovra che noi compiamo è racchiuso attorno a queste cose. In sostanza, per significare il nostro atteggiamento, ribadiamo una richiesta iniziale. Riteniamo utile e sufficiente l'emendamento del Consigliere Ala, perché coglie un aspetto: valore descrittivo del piano e valore cogente solo di una parte. Per quanto ci riguarda la proposta era politicamente un pochino più evidente, ma del tutto analoga, di uno stralcio della fase della cosiddetta "emergenza", tale da poter avere i finanziamenti, utilizzarli, innescare quello che sarebbe anche creduto dalla comunità.
Questo intervento è stato fatto non più per intervenire sul piano anche se qualche punto essenziale politico e di merito è stato richiamato ma per chiedere che su questo punto si pronunci la Giunta, si pronunci la maggioranza attraverso quello che a parole non ha detto ma che, sul piano della manovra che intende compiere, deve dirci.



PRESIDENTE

Alcuni emendamenti sono stati formulati dalla Giunta a seguito della discussione in VII Commissione; altri sono stati presentati dai Consiglieri Tapparo e Ala, e due emendamenti sono stati proposti dal Gruppo del PCI. Si tratta di una deliberazione complessa perché ha gli allegati.
Esaminiamo l'emendamento n. 1 presentato dal Consigliere Bontempi: "La cartografia dei Comprensori 1, 2, 3, 4, 5, in scala 1:250.000 relativa alla 'Carta delle zone potenzialmente idonee alla installazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti' risponde ai requisiti di cui alla lettera a) dell'articolo 6, DPR 915/82.
Le zone all'interno delle quali sono previsti impianti di smaltimento per rifiuti solidi urbani, proposti per la fase 1 di cui alla tabella 7 26 dell'allegato al Piano, quando per i predetti impianti siano state condotte tutte le analisi e le indagini preliminari con esito favorevole da parte del Comitato Tecnico o della Conferenza regionale, istituita ai sensi della legge 441/87, sono considerate zone idonee e rappresentano le previsioni di Piano a breve termine ai sensi della lettera b) art. 6 del DPR 915/82".
La parola al Consigliere Bontempi per l'illustrazione.



BONTEMPI Rinaldo

Questo emendamento va di pari passo con quello che avevamo presentato questa mattina e che era stato retrocesso. Colgo l'occasione per chiedere al Consigliere Biazzi di illustrare l'emendamento successivo, e al Consigliere Ala di illustrare l'altro, così chiariamo i punti che avevo preannunciato nel mio intervento.



PRESIDENTE

Passiamo all'emendamento n. 2 presentato dal Consigliere Biazzi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, visto l'art. 3, I comma, della legge 441/87 l'art. 6 lettere a) e b) del DPR 915/82 e l'art. 2, commi 2, 3, 4 e 5 della legge n. 62/82 Decide preliminarmente alla discussione, all'esame e alla votazione della 'Deliberazione GR n. 1 19823, legge n. 441, artt. 1 ter e 3. Approvazione del Piano dei Servizi di smaltimento dei rifiuti e relativi allegati. Adozione con i poteri del Consiglio Regionale ex art. 40 dello Statuto e revoca DGR 2-19566 del 17/3/1988' di stralciare la parte della suddetta deliberazione che stabilisce 'di precisare che l'individuazione di tali zone costituisce, ai sensi delle disposizioni statali, variante agli strumenti urbanistici generali ammettendo per le stesse come ulteriore destinazione d'uso consentita quella per la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti'.
Ciò in quanto il Consiglio Regionale ritiene: 1) che la normativa statale richiamata nella delibera stabilisce che 'l'individuazione delle zone ai sensi dell'art. 6, lett. b), DPR 915/82 costituisce variante agli strumenti urbanistici' solo se: sono state seguite le procedure previste all'art. 2, commi 2, 3, 4 5, della legge n. 62/82, richiamate dal I comma dell'art. 3 della legge 441/87 sono stati sentiti i Comuni direttamente interessati 2) di non imporre ai Comuni varianti automatiche agli strumenti urbanistici fino a quando non si sia in presenza di cartografia a scala adeguata (catastale), che permetta l'individuazione puntuale delle 'zone idonee' all'insediamento degli impianti di smaltimento".
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Come il Consiglio e la Presidenza sanno, avevamo presentato questo emendamento come questione preliminare, perché ci sembrava che il contenuto potesse cadere all'interno delle questioni preliminari in quanto c'erano problemi di legittimità della deliberazione in discussione.
Eravamo partiti dalla constatazione che non ci convince la proposta della Giunta e l'iter che ha seguito.
In questa nostra opinione, ci conforta quanto è stato detto questa mattina in VII Commissione dai tecnici. Ci hanno confortato qui alcuni interventi di Consiglieri della stessa maggioranza quando, per esempio, dal collega Marchini è stato affermato che questa deliberazione, così com'è, è impraticabile, al di là dei 60 giorni che possono essere termine perentorio o meno. E' stato dichiarato appunto dal Capogruppo liberale che comunque questa deliberazione così com'è è impraticabile per i vincoli che impone.
Risparmio quanto si diceva fuori dall'aula. Cito solo ad esempio la domanda che si è posto taluno: "E' una variante?", "Perché se lo fosse sarebbe scarsamente comprensibile". Ho sentito anche affermazioni più pesanti: "La proposta è quasi una follia! Ma tanto è contro la legge, per cui non verrà applicata e cadrà automaticamente".
La domanda che ci si pone è se si prende in giro o meno il Consiglio regionale. "La proposta della Giunta non ha cartografia adeguata, per cui per legge la proposta è inoperante"; questo si diceva qui nei dintorni del Consiglio. Ma all'interno del Consiglio è stato affermato da un capogruppo della maggioranza che la proposta così com'è non è praticabile per i vincoli che impone ai Comuni.
Avevamo cercato di fare un ragionamento un po' diverso: siamo partiti da una constatazione ovvia, e ci ha confortato quanto è stato detto all'interno del Consiglio, cioè che non si poteva presumere che il legislatore costringesse una Regione a compiere degli atti che non hanno praticamente giustificazione e addirittura non hanno senso, ma che il legislatore legiferasse conoscendo il valore delle parole che usa e degli istituti che cita all'interno delle proprie norme, questo sì. Non si pu pensare che il legislatore nazionale non conosca la differenza che pu esserci tra la parola "variante" che è in un istituto all'interno della normativa urbanistica e quella che può essere la parola "salvaguardia" che è un altro istituto all'interno della normativa urbanistica. All'interno di quella deliberazione di fatto si fa una confusione tra questi due istituti attribuendo al legislatore nazionale l'incapacità di discernere tra questi due istituti e sul loro valore.
L'altra cosa che si attribuisce al legislatore nazionale è di voler imporre varianti agli strumenti urbanistici per zone vaste sulle quali scatterebbero automaticamente le variazioni al piano, dai piani regolatori generali dei Comuni. E' fuori dubbio che una tale interpretazione comporta una conseguenza dirompente sul territorio. Ce lo aveva anticipato l'Assessore all'urbanistica, ce l'hanno riconfermato diverse voci all'interno della maggioranza proprio in quest'aula.
Non pensavamo, e non pensiamo, che il legislatore potesse ignorare queste conseguenze, ed è per questo che non ci ha mai convinto la strada che ha seguito la Giunta. Come non ci hanno convinto le argomentazioni portate ieri dal collega Picco quando sosteneva che saremmo di fronte ad un vincolo di natura particolare. Un vincolo, cioè una variante dimezzata che si tratta di una variante del tutto atipica. Ma dove sta scritto che esiste un istituto di questo tipo? Lui se l'è cavata dicendo che l'Assessore Cernetti oramai ci ha dato la risposta definitiva. Ma noi (con tutto il rispetto che abbiamo per l'Assessore Cernetti) questa risposta non la riteniamo sufficiente dato che non è nemmeno l'Assessore competente.
Secondo le argomentazioni del collega Picco saremmo di fronte ad un istituto del tutto nuovo. Allora, se è un istituto nuovo, credo che occorrano dei riferimenti puntuali all'interno della normativa. In sostanza, a che cosa porta la tesi della maggioranza? Porta alla costruzione di un castello di presunte ipotesi molto e molto discutibili.
Si presume che il legislatore non conosca il significato delle espressioni che usa. Si dà per scontato che per far passare tale tesi si debba ricorrere a escamotage che, con altra espressione, possono essere anche chiamati trucchi e che il legislatore avrebbe già previsto questo e quindi di fatto avallato. Così è stato detto all'interno di quest'aula. Si dà per scontato che si può modificare il valore di un istituto qual è la variante da una parte dimezzandolo, cioè dandole un valore attenuato, come diceva Picco, dall'altra raddoppiandolo, perché la variante, a questo punto incorporerebbe la destinazione d'uso del piano regolatore più quella di un presunto piano di individuazione delle zone idonee.
Si sovrappongono così le destinazioni d'uso. Il Comune a questo punto che cosa può fare? All'interno di alcuni Comuni sono individuati puntualmente i siti che potrebbero essere e sono diceva in partenza la deliberazione - potenzialmente idonei. Il Comune può concedere concessioni su questi territori o no? E' un dubbio a cui credo che nessuno, in base alla normativa che viene presentata dalla Giunta, possa dare una risposta.
Un pasticcio però di non poco conto e a noi sembra non necessario e non richiesto dalla normativa nazionale. Questo è il dato preciso.
Questa sovrapposizione di strumenti urbanistici, questo presupporre che comunque non avranno valore, e questo sovrapporre vincoli su uno strumento urbanistico generale dei Comuni, mi ricordano un altro parere espresso all'interno di questa Regione (forse il Segretario della Giunta lo potrà confermare). Cioè di fronte ad un caso molto atipico di una costruzione all'interno di un letto di un fiume, si era arrivati a sostenere che i vincoli dei 150 metri valgono sì dalla riva del fiume verso l'interno, ma non valgono dalla riva del fiume verso il letto del fiume. Mi sembra che la strada scelta ora dalla Giunta ricordi quella interpretazione data ad una norma di carattere urbanistico. Mi hanno riferito che ciò esiste anche come parere scritto e formalizzato.
Perché diciamo che era una strada non dovuta? Perché il legislatore non era per nulla disattento né superficiale quando ha assunto questi provvedimenti. Se prendiamo l'art. 3 bis, comma 2, abbiamo una chiave di lettura molto chiara per quanto riguarda l'interpretazione più corretta che noi abbiamo cercato di formalizzare con i nostri emendamenti. Un legislatore che ha fatto dei riferimenti molto puntuali, distinguendo molto chiaramente gli adempimenti della Regione, un legislatore che da una parte chiede alla Regione di adottare dei piani di carattere generale, e dall'altra chiede di individuare delle zone idonee in modo puntuale facendo anche dei richiami a procedure molto semplificate, ma che continuano a garantire da una parte le competenze dei Comuni, dall'altra le competenze della Regione, non riusciamo a capire perché non si sia voluto verificare fino in fondo quest'altra strada. Si dice che, tutto sommato, quello che andiamo ad approvare non avrà una grande incidenza per quello che riguarda il destino del piano, e il destino dei finanziamenti, in quanto sia per il piano sia per i finanziamenti sia per l'individuazione puntuale delle zone o dei siti, ormai ci sono degli accordi che hanno già precostituite le soluzioni che poi ci troveremo fornite belle pronte e impacchettate. E qualche anticipo e conferma su questo l'abbiamo avuto anche da parte dei banchi della maggioranza. Quello che lascia l'amaro in bocca è che si voglia imporre a decine e decine di Comuni dei vincoli non dovuti e non necessari, e che non si sia voluto sperimentare fino in fondo strade che potevano garantire, rispettando la legge, l'autonomia dei Comuni e le stesse competenze della Regione.



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'emendamento n. 3 presentato dal Consigliere Ala, che recita: "La cartografia dei Comprensori 1, 2, 3, 4, 5, in scala 1:250.000 relativa alla 'Carta delle zone potenzialmente idonee alla installazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti' risponde ai requisiti di cui alla lettera a) dell'articolo 6 del DPR 915/82. Entro 60 giorni dall'approvazione della presente Deliberazione, la Giunta Regionale sentiti i Comuni interessati, le Province ed il Comitato Tecnico Regionale di cui all'art. 12 della L.R. 18/86 - propone al Consiglio Regionale l'individuazione delle zone idonee ai sensi della lettera b) del DPR 915/82".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

Illustro la genesi dell'emendamento che ho presentato questa mattina e di quello che ho presentato insieme ai colleghi Ferro e Staglianò pochi minuti fa. Entrambi nascevano, da un lato, dalla constatazione dei meccanismi di cui questa mattina, con la discussione informale condotta in VII Commissione, si è avuto modo di approfondire ulteriormente le modalità di redazione del piano. Dall'altro lato, dalla constatazione che ieri le carte dei cinque Comprensori sono state comunque modificate, ed in maniera decisiva.
Partendo da queste considerazioni, mi ero permesso di proporre in Commissione di cercare ed era una proposta rivolta a tutti i gruppi presenti - una distinzione tra zone individuate ai sensi della lett. a) dell'art. 6 del DPR 915/82, e zone individuate ai sensi della lett. b). Le zone individuate ai sensi della lett. b), sono più puntuali, più precise e solo su queste, come dice l'art. 3 della legge 441, scattano le disposizioni di variante di carattere urbanistico.
E' una proposta che può assumere concretezza con questi due emendamenti; due maniere diverse di praticare questa strada. Più evoluto è l'emendamento presentato con il collega Ferro e Staglianò, perché permette di recuperare comunque alcune aree sulle quali si applica la variante (quelle della lett. b) ); il primo emendamento, invece, prevede che tutte queste vaste zone che la cartografia individuava, siano zone sulle quali si determina una sorta di "interesse" da parte del piano. Rispetto a queste zone, si dà incarico alla Giunta e successivamente al Consiglio di definire, scendendo in un maggiore dettaglio e giungendo ad aree più ristrette, quelle aree delle quali parla il decreto 559. Rispetto alle quali poi, con un successivo atto, si potrà provvedere a definirle zone idonee ai sensi della lettera b) e su queste imporre la variante di carattere urbanistico.
Questo permette anche di recuperare quella che, secondo me, è una carenza fondamentale di questo piano, come ho più volte sostenuto: la mancata consultazione dei Comuni e delle Province.
Non si può continuare a sostenere, come fa l'Assessore Cernetti, che "Comuni" sia sinonimo di ANCI. Qui si sta parlando di questi 120-130 Comuni che hanno un nome e cognome, per così dire, quelli vanno consultati esattamente quelli, e le consultazioni della Commissione non hanno nessuna incidenza rispetto a questo problema, a questo obbligo.
A me pareva, e spero di non essermi sbagliato nel mio comportamento, di offrire, con questa proposta, ad una maggioranza, ad un Consiglio una possibilità per praticare un percorso maggiormente rispettoso e del territorio e del rapporto tra Regione e Comuni. Certo, a mio avviso questo piano non è quello che ci vuole per il Piemonte, ma attraverso l'introduzione di una diversificazione tra le aree, con un po' di fantasia un po' di attenzione, un po' di capacità di non votare in blocco perch "tanto si è maggioranza", si possono recuperare le obiezioni formulate dall'Assessore Genovese e da altri esponenti della maggioranza.
Sono tra l'altro perplesso, in una certa misura, del fatto che almeno la metà della discussione su questo Piano abbia riguardato l'urbanistica e solo metà della discussione abbia riguardato invece la materia rifiuti in quanto tale. Sono perplesso dell'estrema rilevanza che ha assunto la materia urbanistica e questo me lo spiego soltanto con il fatto che per i Consiglieri regionali e per le forze politiche è molto più "facile" quella materia e maggiormente prevedibili le conseguenze di quella materia sia rispetto al consenso, che rispetto alla gestione del territorio e come invece stenti e faccia fatica uno sviluppo di consapevolezza rispetto alla rilevanza dell'altra materia, l'immenso e complesso campo dello smaltimento rifiuti.
Quindi, questi due emendamenti non sono in contrapposizione. Proporrei che venisse votato per primo quello firmato insieme a Ferro e a Staglianò e in subordine l'altro.
Sono disponibile, con tutte le forze politiche, a praticare altre vie d'uscita che tengano fermo questo criterio di suddivisione tra le due lettere dell'art. 6, DPR n. 915/82.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per la verità avevo chiesto anche perché mi sembrava che avessi dovuto dare un certo tipo di risposta o comunque offrire un contributo alla discussione, di collocarmi dopo l'intervento che avrebbe dovuto essere svolto dal collega Montefalchesi.
Sono stati superati questi tipi di intervento e quindi non ritengo superato il mio qualora non dovesse registrarsi che un'eventuale adesione da parte della Giunta, e mi auguro anche dei Gruppi che la sostengono attorno a queste proposte di emendamento non suggerisca di tacere. Potrebbe darsi invece che un'ulteriore puntualizzazione, in sede di dichiarazione finale, possa anche essere dovuta.
Chiedo alla cortesia del Presidente del Consiglio e dei colleghi poiché è in atto un gruppo di lavoro che sta tentando di capire e di leggere, in termini di approfondimento, questa proposta di emendamento, una brevissima sospensione, cosicché potrebbe darsi che il lavoro che è in atto dia una di quelle risposte che sono state sollecitate.



PRESIDENTE

La richiesta è accolta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,40 riprende alle ore 21,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da un conto sommario risulta che non è più possibile ratificare la deliberazione in quanto oggi è il sessantunesimo giorno. Cosa risulta alla Presidenza?



PRESIDENTE

L'art. 40 dello Statuto recita: "Le deliberazioni suddette sono sottoposte al Consiglio, per la ratifica, nella sua prima successiva seduta, da tenersi non oltre sessanta giorni". Ribadisco che l'art. 40 dice che sono sottoposte, non ratificate.
Quindi, la sottoposizione nei sessanta giorni è avvenuta ritualmente con la seduta di ieri e la prosecuzione dell'argomento ad oggi.



MONTEFALCHESI Corrado

Allora possiamo sospendere la seduta a questo punto.



PRESIDENTE

Il Consiglio è stato convocato per la giornata di ieri e per quella di oggi e la Presidenza non può più protrarlo ad altra seduta.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, mi pare che l'interpretazione non sia corretta.
D'altra parte stiamo parlando di un articolo dello Statuto che è una legge addirittura una super-legge; da questo punto di vista, non mi pare che sia configurabile come una interna corporis, quindi sottoponibile ad interpretazioni più o meno opinabili.
Signor Presidente, il Consiglio regionale è convocato, a norma di Regolamento, per i giorni 23 e (congiunzione "e") 24 maggio 1988. Non si tratta di una sola seduta, ma di un'unica convocazione per due sedute: una per un giorno e l'altra per il successivo.



PRESIDENTE

Il problema rispetto a questa interpretazione è rimesso al Presidente.
La mia interpretazione è quella che ho dato.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Il problema è rimesso allo Statuto.



PRESIDENTE

Allora rimettiamolo al Tribunale! La norma prescrive esattamente che: "Le deliberazioni suddette sono sottoposte", non ratificate.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Per la ratifica.



PRESIDENTE

Dove è detto che le deliberazioni sono ratificate? Legga dove dice che sono ratificate.
Devono essere "sottoposte", non può esserci più un'altra seduta oltre quella che è stata indicata; la ratifica deve avvenire in questa seduta.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Anche in quella di ieri, però.



PRESIDENTE

E' una sorta di interpretazione che è rimessa alla Presidenza.
Laddove la legge ha voluto dire che "i decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione", l'ha detto esplicitamente l'art. 77 della Costituzione.
Assumo la responsabilità di questa interpretazione.
Se fosse convocata un'altra seduta dopo questa, comprenderei le vostre argomentazioni, ma la sottoposizione della deliberazione è avvenuta ritualmente nel sessantesimo giorno.
L'articolo dello Statuto non dice che la deliberazione deve essere "ratificata" immediatamente dopo un'ora, in quanto la discussione pu svolgersi anche per lunghissime ore, come è stato per questa; e se non si accede ad una soluzione la seduta deve protrarsi sino ad approvare o a respingere la deliberazione.



BRESSO Mercedes

Allora vuol dire che possiamo convocare il Consiglio per dopodomani.



PRESIDENTE

Non è più possibile convocare il Consiglio: sono i Capigruppo che convocano il Consiglio, non il Presidente.



BRESSO Mercedes

I Capigruppo possono convocarlo.



PRESIDENTE

I Capigruppo non possono rimediare a questo, in quanto è stata convocata questa seduta per la ratifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non voglio chiedere voti, né assunzioni di responsabilità che nessuno può assumere, perché se non vado errato gli articoli del nostro Statuto sono articoli cogenti e sovraordinati a qualsiasi atto che noi compiamo.
Vedo solo dalla lettura (che peraltro siamo costretti a fare dal fatto che questa deliberazione ha avuto le vicende che ha avuto) del terzo comma dell'art. 40 dello Statuto che dice: "Le deliberazioni sono sottoposte al Consiglio, per la ratifica, nella sua prima successiva seduta". Quindi, la prima successiva seduta rispetto a quando è stata adottata dalla Giunta la deliberazione di urgenza.
Non vado a cercare particolari responsabilità, ma è evidente che la cosa è sfuggita. Chiedo che venga messa a verbale la nostra riserva formale per il fatto che non si è ottemperato al comma terzo dell'art. 40, cioè la deliberazione non è stata sottoposta ed inserita all'attenzione e all'esame del Consiglio nella sua prima successiva seduta. La clausola: "da tenersi non oltre i 60 giorni" è una clausola di chiusura rispetto alla convocazione della prima seduta. La prima seduta al massimo deve convocarsi entro 60 giorni.
D'altronde mi risulta che in passato quando - molto raramente - sono state assunte deliberazioni d'urgenza, il Presidente Viglione, che era allora Presidente della Giunta - scusate se richiamo la persona - si è sempre preoccupato che l'argomento fosse inserito all'o.d.g., al di là della sua stessa discussione, nella prima seduta.
Questa è la questione dirimente. Per cui, a parte la tristezza di avere svolto un lavoro del tutto inutile in questi due giorni, a me pare che la dizione letterale non ammetta interpretazioni. In ogni caso, da parte nostra c'è la richiesta che sia messa a verbale una riserva formale sulla validità dell'atto di ratifica tenuto irritualmente non nella prima successiva seduta, ma molte sedute dopo.



PRESIDENTE

"La successiva seduta", sia per quanto riguarda lo Statuto sia per quanto riguarda il Regolamento, si riferisce alle sessioni ordinarie che si tengono. Abbiamo formulato più volte queste questioni che parlano di sessione di sedute, cioè quelle previste dal Regolamento. Questo l'abbiamo fatto più volte.
Al fine di risolvere il problema, sospendo la seduta e convoco i Capigruppo. La Giunta, se lo crede, può adottare i provvedimenti del caso la Giunta sa benissimo quali sono i provvedimenti che possono essere adottati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Questa norma di Statuto non è affatto ignorata perché ne abbiamo parlato più volte proprio in quest'aula e si è data l'interpretazione che non fosse cogente tanto è vero che si è affermato: "Portiamo una discussione in Commissione e utilizziamo tutti i 60 giorni per migliorare il provvedimento". Ricordiamoci di questo perché altrimenti non sarebbe serio. Qui c'è un capovolgimento delle posizioni. E' un richiamo alla forma e quindi lascio al Presidente di valutarlo.
In sede di conferenza dei Capigruppo è stata data fino ad oggi un'interpretazione di questo genere ed anche quando si è posto l'argomento all'o.d.g. del Consiglio. Chiedo quindi che si proceda nel voto. Se poi vi saranno delle ragioni di nullità emergeranno quando dovranno emergere.
L'interpretazione della non perentorietà della prima seduta, ma invece della perentorietà del termine, è già stata data. D'altra parte è lo stesso criterio della legge comunale e provinciale che richiede che la deliberazione deve essere portata in ratifica alla prima seduta. Sappiamo bene che invece così non si verifica.
Il termine dei 60 giorni l'abbiamo considerato importante per la sottoposizione al Consiglio. Si tratta di una discussione già affrontata in sede di conferenza dei Capigruppo. Ci siamo già pronunciati d'altro canto quando abbiamo discusso questo tema e si è concordato di utilizzare tutti i 60 giorni di Commissione. Quindi non possiamo sospendere la seduta per ridiscutere temi già discussi. Possiamo anche sospendere la seduta per farlo, ma a questo punto chiediamo che si vada avanti e che si voti, perch c'è una volontà del Consiglio in questo senso e poi se ci saranno degli aspetti formali di non legittimità emergeranno in sede di approvazione da parte del Commissario di Governo e li valuteremo a quel momento. Credo debba prevalere l'aspetto della volontà politica di approvare il provvedimento.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda il merito della questione ho già espresso il mio parere. Per quanto riguarda la sottoposizione al Consiglio della deliberazione entro 60 giorni la stessa è avvenuta ritualmente con la seduta di ieri. Per quanto riguarda "alla prima sessione ordinaria", sono dell'opinione che la cosa riguardi le sessioni cosiddette ordinarie che lo Statuto stabilisce. D'altronde il problema è stato esaminato in altre occasioni ed è sempre stato risolto. Il Commissario di Governo farà il controllo di legittimità sugli atti; la mia interpretazione è questa, tutto è fallibile, sono anch'io fallibile come tutti gli altri; pertanto ritengo di dover procedere al voto.



ALA Nemesio

Lei aveva chiesto la convocazione dei Capigruppo ed io accolgo la proposta. Vorrei solo fare notare (rispetto ad un dettaglio della sua interpretazione) che, forse per un ulteriore incidente di percorso della maggioranza, il 19 aprile noi abbiamo tenuto una seduta ordinaria esattamente prevista dallo Statuto. Non è colpa di nessuno, però tra la data di approvazione della deliberazione con i poteri di urgenza da parte della Giunta ed oggi, questo fatto poteva anche non capitare. Invece, è anche accaduto questo.



PRESIDENTE

Ritengo che questo non sia motivo cogente. Il motivo cogente di tutta la vicenda sono i 60 giorni. La deliberazione è stata sottoposta alla ratifica del Consiglio. L'interpretazione è stata data. A questo punto procediamo al voto, dopodiché il Commissario di Governo farà il controllo di legittimità e potrà dire se la sua opinione è diversa.
Ritengo che non sia cogente, ma sia ordinatorio il termine rispetto all'iscrizione perché la Commissione potrebbe ancora non averla esaminata e quindi l'iscrizione potrebbe anche apparire ultronea. Ritengo invece cogente il termine di 60 giorni.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



PRESIDENTE

Vuole stare zitto!



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



PRESIDENTE

Vuole stare zitto, sì o no! Quando le do la parola lei parla, e quando esprimo io l'opinione come Presidente del Consiglio abbia la pazienza di ascoltare!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Io ho la pazienza di ascoltare, ma lei non mi dà mai la parola!



PRESIDENTE

Abbia pazienza! La parola l'ha già avuta tre volte. A questo punto ritengo che sia corretto che il Consiglio proceda al voto. Dopodiché il Commissario di Governo potrà essere di altra opinione. Sono fallibile, non ritengo di essere infallibile.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo solo che sia corretto allegare alla deliberazione le riserve che vengono avanzate da alcuni Gruppi.



PRESIDENTE

Tutte le riserve. Non si può procedere nuovamente ad una sorta di battibecco.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non ci vuole far parlare! Sull'o.d.g. leggo una congiunzione: "23 e 24".



PRESIDENTE

E' già stato detto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Spero che anche senza microfono risulti da qualche parte il mio pensiero perché lo farò valere a tutti i costi!



(Il Consigliere Staglianò abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Do lettura dell'emendamento della Giunta, in sostituzione dell'emendamento n. 1.
Nella premessa della deliberazione, al quinto periodo, le parole "che risultano prioritariamente ovvero potenzialmente idonee alla realizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti" sono sostituite dalle seguenti che evidenziano: 1) le zone potenzialmente idonee di cui alla lettera A) dell'art. 6 del DPR n. 915/82 contrassegnate nelle cartografie medesime con la lettera A) 2) le zone potenzialmente idonee all'allestimento degli impianti di smaltimento dei rifiuti di cui alla lett. b) del citato art. 6 del DPR n.
915/82 contrassegnate nelle precedenti cartografie con la lettera B) riferite all'attuazione della prima fase del piano, dando atto che l'individuazione di tali zone costituisce, ai sensi delle disposizioni statali, variante agli strumenti urbanistici generali ammettendo per le stesse, come ulteriore destinazione d'uso consentita, quella per la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti'".
Nella medesima premessa il sesto periodo è soppresso.
Nella medesima premessa al settimo periodo le parole "prioritariamente o" sono soppresse.
Nel deliberato il primo periodo (primo trattino) è sostituito dai seguenti: " - di approvare il piano, che forma parte integrante della presente deliberazione, concernente l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e relativi allegati che evidenziano: 1) le zone potenzialmente idonee di cui alla lettera a) dell'art. 6 del DPR n. 915/82, contrassegnate nelle cartografie di comprensorio nn. 1, 2 3, 4 e 5 del volume III cartografia, con la lettera A) 2) le zone potenzialmente idonee all'allestimento degli impianti di smaltimento dei rifiuti di cui alla lettera b) del citato art. 6 del DPR n. 915/82, contrassegnate nelle predette cartografie di comprensorio con la lettera B), riferite all'attuazione della prima fase del piano, dando atto che l'individuazione di tali zone costituisce, ai sensi delle disposizioni statali, variante agli strumenti urbanistici generali, ammettendo per le stesse, come ulteriore destinazione d'uso consentita quella per la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti 3) di rinviare, con le procedure e ai sensi della legge n. 441/87 l'individuazione delle ulteriori zone idonee di cui alla lettera b) dell'art. 6 del DPR. n. 915/82, a successivi atti deliberativi del Consiglio regionale".
Penso che la situazione sia chiara a tutti, però se c'è bisogno di sottolineare ulteriormente posso dire che siamo andati ad individuare le zone A) come potenzialmente idonee, ma lo sono soltanto dal punto di vista tecnico; nelle zone B) "potenzialmente idonee" significa che lo sono anche dal punto di vista amministrativo. Solo su queste zone B) scatta il vincolo urbanistico. Nelle zone B) noi avremmo messo quegli impianti che sappiamo partire nell'imminenza. Ciò non toglie che anche nelle zone A), previo analisi che vanno ad individuare un sito puntuale, possono essere installati degli impianti; così come resta valido che anche altre zone non individuate nella cartografia possono essere oggetto (previo indagini che ne stabiliscano l'idoneità) di impianti per lo smaltimento dei rifiuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La proposta di emendamento appena presentata dall'Assessore Cernetti è di grande importanza. Per poter valutare tale proposta è necessario perlomeno conoscere la suddivisione delle aree tra le zone A) e le zone B).
Per poter esprimere un giudizio di merito sull'emendamento, chiedo di avere la cartografia con la suddivisione delle aree tra le zone A) e le zone B).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto.



ALA Nemesio

Io posso fare una dichiarazione di voto sul senso generale, ma voglio riservarmene una specifica per la materia relativa alle aree A) e B).
Quindi, forse vale attendere.



PRESIDENTE

L'emendamento è stato discusso per circa due ore dai rappresentanti dei Gruppi.
Ha chiesto la parola l'Assessore Cernetti. Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non vorrei correre il rischio di andare ad indicare con il nome di un Comune una zona. Se tutti quanti voi avete sott'occhio quella che è la cartografia del Comprensorio potrei indicare a voce un Comune solo perch il Comune disegni la zona. Vogliamo procedere in questo modo, in modo che anche voi vi segnate sulle cartine dei Comprensori quelle che sono le zone individuate come zone B)?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, solo per dire che se il procedimento immediatamente successivo è quello della approvazione dell'emendamento, sulla base della dichiarazione fatta dal Capogruppo Bontempi a nome del PCI, riteniamo che questa deliberazione e questa votazione è priva di legittimità. Per un atto che non esiste e che non ha possibilità di percorso, noi rimarremo in aula ma non parteciperemo al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, dell'emendamento fa parte integrante la distinzione nella cartografia tra aree A) e B) che, per la prima volta, viene introdotta nella cartografia proprio con questo emendamento. Non si pu introdurre, secondo me, questa distinzione in questo modo. Nell'emendamento da me proposto veniva introdotta in una maniera diversa. Dal piano infatti, non si evince nessun motivo per distinguere tra aree ai sensi della lettera A) e ai sensi della lettera B). Questa è una distinzione che viene fatta in base a una scelta extra piano e quindi non è possibile evidenziarla da nessun riferimento, se non da quello che dice l'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

A me pare che prima di tutto rispondesse esattamente a quello che era scritto nell'emendamento, dopodiché rispondesse anche allo spirito. Con questo emendamento noi abbiamo inteso accogliere la limitazione, in senso numerico, delle zone che prima erano indicate "potenzialmente idonee" tanto da un punto di vista tecnico quanto da un punto di vista amministrativo.
Nel senso che su tutte le zone dichiarate "potenzialmente idonee", cioè su tutte le zone dell'area B) scattava il vincolo urbanistico. Avere limitato il vincolo urbanistico a poche zone sulle quali è imminente la partenza di impianti di smaltimento dei rifiuti, significa avere svincolato o non avere vincolato amministrativamente, cioè con vincoli urbanistici, tutte quante le zone che sono state individuate come zone A). Questa è empirica, ma, per tutte le ragioni che sono state spiegate benissimo questa mattina nell'arco di due ore e mezza dai tecnici dell'IPLA, non abbiamo mai sostenuto che si potessero individuare le zone dal punto di vista geologico e idrogeologico.
Questo è quello che abbiamo potuto fare perché i vincoli urbanistici non scattassero su tutte le zone. Averne individuate 16, perché su queste 16 in un tempo molto breve partiranno gli impianti di smaltimento, significa avere svincolato tutte le altre dai vincoli urbanistici. Non solo, ma abbiamo anche svincolato quelle che fanno parte della prima fase del piano così come ha sempre sostenuto il PCI. Mi pare che non sia poca cosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Vorrei chiedere un chiarimento all'Assessore Cernetti. Dalla sua risposta potrò anche ritenere superfluo il conoscere la suddivisione delle aree tra le zone A) e B). Il chiarimento è questo: sulla base di quali criteri sono state individuate le aree B)? Vi è stata una valutazione di compatibilità con l'ambiente e il suolo? Vi sono state delle indagini nel sottosuolo o no?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Se lei era presente questa mattina, quando in due ore e mezza l'IPLA ha dato tutte le spiegazioni, dovrebbe sapere che è stato detto chiaramente che questa compatibilità è a livello di esame superficiale.



MONTEFALCHESI Corrado

E' questo che volevo sapere.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Tutte le aree sono individuate solo a livello superficiale, perché non abbiamo una carta dei suoli che li esamini dal punto di vista geologico e dal punto di vista idrogeologico. Questa carta non manca solo al Piemonte ma a tutte le Regioni d'Italia. Pertanto siamo andati ad individuare queste aree in base alla carta dei suoli che riporta un esame soltanto superficiale del suolo.



PRESIDENTE

La spiegazione è stata data. E' un documento che è stato ricucito attraverso l'opera di due ore dei rappresentanti dei Gruppi. Anche se poi ognuno riserva la sua libertà di voto, evidentemente questo è l'espressione di un miglioramento della situazione.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Voglio fare la mia dichiarazione di non partecipazione al voto e parto dalla fine. Ho sentito tre cifre. L'Assessore ha detto: "Le aree b) sono sette o otto". Un attimo dopo all'Assessore Genovese chiedo: "Quante sono?", lui mi risponde: "Una decina". Adesso l'Assessore Cernetti dice: "Sedici" e, dopo aver detto sedici, non individuando quali sedici sono, di fatto mi costringerebbe a votare un emendamento dove rispetto a 58 aree diverse che sono nelle carte dei cinque Comprensori, mi dice: 16 (senza dirmi quali) sono B).



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Lo stavo dicendo quando mi avete interrotta.



ALA Nemesio

Voglio tener conto del fatto perché questo emendamento non si pu assolutamente considerare. Un emendamento simile a quello da me presentato con i colleghi Ferro e Staglianò, diceva che tutte le aree hanno avuto lo stesso tipo di istruttoria, quindi dal punto di vista del lavoro svolto dall'IPLA e dall'Assessorato, su tutte le 58 zone individuate e che abbiamo sulle carte è stato sviluppato lo stesso tipo di studio e di analisi. In base a questo meccanismo non esiste nessuna possibilità di fare una gerarchia per quanto riguarda la compatibilità degli impianti tra queste aree.
In una fase successiva con il collega Ferro, abbiamo sviluppato un emendamento che però apriva la possibilità di individuare delle aree B) facendo riferimento non già a indicazioni e a supplementi di istruttoria contenuti all'interno del Piano e dei suoi allegati, ma si riferiva ad atti istruttori esterni al Piano e che noi individuavamo Comitato tecnico e/o Conferenze. In base a questo il Piano, facendo riferimento ad altri atti poteva trasformare alcune aree in aree B); e facevamo riferimento alla tabella 7-26 dell'allegato.
A mio avviso non pare possibile percorrere una strada diversa che decide di individuare come aree dichiarate idonee ai sensi della lettera B) dell'art. 6 del DPR n. 915/82, senza fondare questa distinzione su un'istruttoria relativa all'idoneità delle aree, non relativa al fatto che qualcuno progetta un impianto in quella zona. Per questo mi pare impossibile considerare similari i due emendamenti. L'unica cosa che posso dire è che il meccanismo individuato adesso dalla deliberazione permette di non estendere un vincolo di ulteriore destinazione d'uso su 58 meno 16 aree. Questo è un risultato apprezzabile a mio parere. Però la procedura con cui si va a distinguere tra le aree non sta, dal mio punto di vista, in piedi in base a nessun criterio che sta dentro a questo Piano che andiamo a votare. Noi, infatti, individuavamo altri meccanismi per distinguerle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, non mi ha ancora detto in base a quali criteri avete individuato le aree B).



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

In base agli impianti che partirebbero nell'imminenza e in base alla Tabella 7-26 dell'allegato al Piano. Volevo anche precisare al Consigliere Ala che la prima fase riguarda gli impianti esistenti e gli adeguamenti per i quali sono state fatte tutte le indagini preliminari e individuate le zone idonee. Noi ci siamo preoccupati di individuare nelle aree B) non gli impianti esistenti per i quali sono state fatte tutte le indagini puntuali (come richiede il Consigliere Ala nel suo emendamento), ma i nuovi impianti che sono pronti a partire. Se lo desiderate ve li elenco, così potete prenderne visione sulle cartografie relative ai Comprensori.



MONTEFALCHESI Corrado

Le risparmio questo onere. Le aree B), cioè quelle individuate ai sensi della lettera b) sulle quali scatta la variante agli strumenti urbanistici sono state individuate sulla base del fatto che su queste aree ci sono progetti presentati, oppure si ha notizia che verranno presentati. Vero Assessore che è così? Però in nessuna di queste aree sono state effettuate quelle valutazioni di compatibilità con il sottosuolo che attestino l'idoneità di queste aree. Il nodo centrale della discussione è stato uno.
Noi dell'opposizione abbiamo sostenuto che non è possibile inserire come zone idonee, individuate ai sensi della lettera b), art. 6 del DPR n.
915/82, quelle zone nelle quali non sono state fatte nel sottosuolo quelle indagini che ne attestino l'idoneità. Quindi non è possibile su queste aree vaste, per le quali scatta la variante agli strumenti urbanistici inserirle nella lettera b) e far scattare questa variante. Adesso la Giunta ci propone un emendamento che riduce le aree sulle quali far scattare la variante agli strumenti urbanistici, però sono sempre aree che non hanno una validità in base alle indagini fatte nel sottosuolo.
A questo punto non ha più senso continuare la discussione sulla deliberazione, perché si oppone un vincolo su zone vaste che non sono valide dal punto di vista tecnico come zone idonee. C'è pure il rischio che se si oppone il vincolo su una zona vasta, scatta un elemento di ricatto nei confronti dei Comuni sui quali è stato posto il vincolo; cioè o questi Comuni accettano l'impianto oppure non si toglie la variante agli strumenti urbanistici. Questo è gravissimo dal punto di vista dei rapporti con gli enti locali. Per questo motivo ritengo di non potere più partecipare alla discussione: per rispetto nei confronti dei Comuni e per un atto doveroso di correttezza di rapporti con questi Comuni.
Alla Vicepresidente Vetrino, al collega Brizio e ad altri colleghi dico che sarebbe interessante rileggere una serie di dibattiti che abbiamo fatto in quest'aula nella passata legislatura quando eravate all'opposizione.
Dibattiti in cui, con forza e giustamente, voi sostenevate la centralità del Consiglio regionale quale sede di dibattito e di decisioni trasparenti. A quel tempo il livello era molto più elevato di quello di oggi, c'era maggior confronto e c'erano maggiori risposte da parte dell'allora esecutivo.



(Voci in aula)



MONTEFALCHESI Corrado

Al di là di questo, sarebbe interessante rileggere alcuni dibattiti in cui si auspicava la centralità del Consiglio per dire che io, Consigliere regionale, chiamato ad assumermi delle responsabilità, mi sento umiliato di fronte a questo provvedimento. Lo dico anche a lei, Presidente Viglione che mi sento umiliato e non messo in condizioni di esercitare il compito per il quale dei cittadini mi hanno votato.
Giovedì in Commissione sono state presentate 90 pagine di emendamenti su questo provvedimento.
Ieri ci siamo trovati sui tavoli delle nuove cartografie. Adesso ci viene presentato un emendamento che comunque stravolge il senso di questo provvedimento e la cosa che ci viene detta è: "Non siamo in grado di darvi le cartografie, possiamo dirvi a voce quali sono le distinzioni tra le aree A) e le aree B)".
Signor Presidente, mi sento umiliato perché come Consigliere regionale ritenevo che questo fosse un atto importante che meritava ben altra attenzione. Tra l'altro non facendo parte della VII Commissione, non ho affrontato da due mesi a questa parte questa materia, per cui ho passato il venerdì, il sabato e la domenica della scorsa settimana a leggere tutto il Piano e a verificare le cartografie.
Ebbene, se questo è il metodo con il quale la Giunta e anche il Presidente del Consiglio (che ha la responsabilità di tutelare i diritti dei Consiglieri) mettono i Consiglieri in grado di lavorare, ritengo sia soltanto una cosa doverosa abbandonare l'aula e non partecipare più a neanche un minuto di discussione su questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Non ho sentito dalla relazione dell'Assessore Cernetti illustrativa dell'emendamento quanti inceneritori sono previsti in queste sedici aree B).
Questo aspetto è già abbastanza illuminante della superficialità con la quale ci accingiamo ad affrontare un emendamento che ancora una volta viene a modificare, nell'itinere della discussione, un elemento fondamentale che riguarda la visualizzazione cartografica di un piano processuale che aveva l'ambizione di programmare e di sollecitare la comunità piemontese a farsi collettivamente carico di un problema così complesso.
Senza tante venature polemiche, ma molto apertamente e francamente, mi permetto di dire che stupisce che i Gruppi e i Consiglieri di maggioranza non abbiano sollevato, almeno a livello di richiesta di informazione prima di andare ad approvare questo emendamento, le delucidazioni che noi abbiamo cercato di ottenere. Compito di un Consigliere regionale è anche quello di votare sulla base di un minimo di informazioni e non avere fede in qualche cosa che purtroppo si è dimostrato molto labile nella sua realizzazione e credibilità.
E' del tutto evidente che le ambizioni ideali e programmatiche che questo piano si poneva, rispetto al quale si sarebbe potuto anche chiedere alla comunità di fare uno sforzo per affrontare questo problema, è miseramente caduto sulla base di questo emendamento.
Quando nel giro di poche decine di minuti un piano come questo viene continuamente modificato, mi chiedo allora qual è il fondamento di questo Piano? Probabilmente non c'era fondamento scientifico, non c'era fondamento qualificato su questo. C'era probabilmente qualcosa di diverso: cancellare quarantadue aree e tenerne sedici in base a un criterio del tutto discutibile, tra l'altro - Consiglieri della maggioranza - senza avere l'informazione di quanti inceneritori ci sono in queste sedici aree.
Non sono come il mio amico Corrado Montefalchesi che si stupisce e si amareggia; io dico semplicemente che vige un sistema istituzionale dentro al quale la logica del sistema di potere che lo governa è tale che qualunque operazione può essere fatta sulla testa delle gente e di altre istituzioni senza dover poi pagare un prezzo politico. Questo sistema di potere utilizza gli strumenti che lo stesso si è garantito. Ad esempio ieri il TG3 ha dato un'informazione relativa a questo Consiglio senza tenere conto della battaglia politica che c'è stata rispetto a posizioni di maggioranza e di opposizione. Ancora una volta questo conferma il sistema di potere che il sistema dei Partiti ha instaurato in questo Paese sulla testa della gente.
Signor Presidente, come Consigliere, non come cittadino, lamento che questa istituzione non è agibile dal punto di vista degli strumenti di informazione e di conoscenza per poter esprimere un voto ed una opinione che siano sufficientemente ragionati e fondati.
Questa è la realtà. Signor Presidente del Consiglio, non è la prima volta che ciò succede e probabilmente non sarà l'ultima. Troppe volte questo problema è stato richiamato, ma non si è sentita la necessità di riunire le Commissioni competenti per avere una informazione più dettagliata su un percorso processuale che avete cambiato, tant'è vero che gli strumenti sui quali abbiamo ragionato ce li avete cambiati in continuazione.
Giovedì ci siamo trovati in Commissione con 90 pagine di emendamenti: la maggioranza ci ha imposto di dare un parere ed esprimerci su quegli emendamenti senza averli nemmeno potuti leggere. Questo è un altro aspetto procedurale con il quale si sta andando avanti.
Siccome in questa sede non ci sono garanzie per un Consigliere regionale di svolgere a pieno il compito a cui è preposto; siccome la stessa Presidenza del Consiglio non garantisce questa possibilità, a questo punto l'unico atto da fare è quello di andare a cantare in un altro cortile, perché in questo cortile canta un sistema di potere che se i cittadini potessero democraticamente esprimersi , lo giudicherebbero certamente in un altro modo.



(I Consiglieri Montefalchesi e Reburdo abbandonano l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare dovuta, da parte del mio Gruppo, una dichiarazione di voto perché questo è certamente l'atto con il quale la Giunta, con il consenso della maggioranza, dà una risposta all'interrogativo sostanziale che ho posto nel mio intervento.
Premesso che considero esaustiva la risposta che è stata chiesta al Gruppo socialista in ordine al riconoscimento che il termine del 24 marzo era da considerarsi termine perentorio e non ordinatorio. La prova di questo è la battaglia che si sta facendo in questo momento sulla ratifica della deliberazione o meno perché se non si fosse così convinti della perentorietà del termine non ci sarebbe neanche questa battaglia per far decadere la deliberazione stessa preso atto che il Gruppo socialista riconosce che si deve interpretare da un punto di vista politico-giuridico, - non andiamo a specificare la fattispecie - il termine del 24 marzo come un termine perentorio, in termini politici - giuridici questa è una lettura troppo difficile e mi dichiaro quindi soddisfatto; sulla risposta che viene data al Consiglio rispetto alla questione che io ho posto di andare a scriminare e a chiarire il senso che si dava al termine di "zona" mi dichiaro soddisfatto della soluzione che la Giunta ha avviato con il concorso di quanti hanno ritenuto di concorrere a questo risultato, salvo poi consentire sul risultato stesso o meno.
Ecco, veramente non comprendo lo scandalo di alcuni Gruppi che non hanno ritenuto di dover concorrere ad un lavoro di messa a punto di un emendamento. Così come non mi scandalizzo del fatto che Gruppi che hanno concorso all'elaborazione dello stesso emendamento, qualora lo ritengano insufficiente, hanno il diritto-dovere di votare contro. Su questo si concreta il passaggio che auspicavo: la solidarietà forte di governo con il recupero dei rapporti istituzionalmente corretti con le componenti del Consiglio dando loro la possibilità di concorrere al risultato senza vincolarle ad una valutazione e ad un voto positivo sul risultato del lavoro comune. Ognuno sul lavoro comune riprende le distanze e le valutazioni che crede.
La soluzione che la Giunta ha ritenuto di sottoporci è dettata dal realismo politico. La tenaglia che ci ha chiusi in questa vicenda, i tempi e la sanzione economica (questa volta non in termini di ammenda ma di prestazione), ci hanno costretti a muoverci in un certo modo La soluzione che la Giunta ci suggerisce è politicamente più avanzata.
Purtroppo, processualmente, è a eguale forte rischio. Mi spiego: andiamo ad individuare zone dove riteniamo che il processo di adesione all'ipotesi sia più maturo, sia già consolidato nella sostanza, ma dal punto di vista formale continuiamo ad individuare le zone senza il rispetto della procedura del DPR n. 915/82. Augurandoci che una volta tanto si capisca anche il primato della politica rispetto alle sanzioni dei giudici di questo o di quel grado, si riconosca quindi la correttezza di questo processo nella misura in cui però la Giunta avvii immediatamente le procedure formali, perché non ritengo, Assessore Cernetti, che l'approvazione del piano, da cui si evincono queste zone, faccia cessare la valenza del DPR n. 915/82. Quindi, prima che si possa avviare questa fase di contenzioso politico sul nostro comportamento dal punto di vista giuridico, suggerisco che per quanto possibile vengano avviate le procedure ordinarie sottoponendo ai Consigli comunali un'ipotesi di piano da sottoporre al voto del Consiglio comunale interessato, perché la procedura del DPR n. 915/82 non è impedita, possiamo praticarla; se questo messaggio lo facciamo arrivare nelle comunità interessate in tempi abbastanza stretti probabilmente saldiamo insieme la maturazione oggettiva, nel senso che queste aree sono cresciute come aree suscettibili e vocate rispetto ad una certa fruizione, con il procedimento giuridico, politico-istituzionale. Mi sembrerebbe rischioso e pericoloso non cercare di completare questa operazione saldando per quanto possibile questi due momenti. Sono convinto che la Giunta avrà letto nelle carte non tanto le caratteristiche di tipo pedologico, ma le caratteristiche sostanzialmente di carattere politico.
Nel senso che il processo è avviato e quindi sembra che sia facilmente avviabile e perfezionabile un processo di definizione giuridica corretta cioè l'attuazione della lettera b) dell'art. 6 del DPR n. 915. Non mi sembra che ci sia contraddizione su questo, la Giunta senta i Servizi legali, faccia tutto quello che crede, ma mi pare che il provvedimento che abbiamo preso oggi non ci impedisca di fare delle ipotesi di deliberazione della Giunta da sottoporre all'esame del Consiglio comunale, perch "sentiti i Comuni" vuol dire che ci deve essere una deliberazione, e su questo avviare la procedura ordinaria. Ma se questa procedura l'avviamo subito contestualmente all'informazione sulla nostra decisione, c'è l'informazione sull'avvio della procedura formale, è evidente che c'è anche un impegno del Consiglio regionale a revocare quella parte del piano che non trovasse a tempo debito la sua definizione anche in termini processuali giuridici corretti. Questo suggerimento ritenevo di dover dare alla Giunta integrandolo con la dichiarazione di voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 27 favorevoli 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 1.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 27 favorevoli 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Gli emendamenti n. 2 e n. 3 sono dichiarati decaduti.
Passiamo agli emendamenti presentati dall'Assessore Cernetti.
Do lettura del primo emendamento: pag. 275 al fondo: "Le zone di cui alle cartografie di comprensorio n. 1, 2, 3, 4 e 5 del volume III - cartografie, potenzialmente idonee all'allestimento dell'impianto di smaltimento dei rifiuti, costituiscono, ai sensi delle disposizioni statali, variante agli strumenti urbanistici generali ammettendo per le stesse, come ulteriore destinazione d'uso consentita quella per la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti.
Ad avvenuta attuazione degli impianti necessari, il Consiglio regionale delibera la decadenza della destinazione d'uso urbanistica aggiuntiva per le porzioni delle 'zone potenzialmente idonee' considerate non più necessarie ai fini dell'attuazione del Piano".
Tale emendamento è dichiarato decaduto dallo stesso Assessore.
Do lettura degli altri emendamenti presentati dall'Assessore Cernetti: pag. 273. All'ultimo periodo aggiungere (dopo "interventi", sopprimendo la restante parte del periodo) "tale minore dispersione ha però un limite di convenienza ambientale ed economica se si valutano adeguatamente gli aspetti connessi alla viabilità ed al costo dei trasporti, alla struttura ed al tessuto socio-economico presente".
Pag. 287. Dopo la terz'ultima riga, aggiungere: "per quanto riguarda le discariche per rifiuti urbani preselezionati si ritiene che le loro dimensioni massime nei nuovi impianti non debbano superare i 500.000 mc".
Pag. 288. Aggiungere alla fine: "in base a quanto sopra riportato si ritiene conveniente che nella programmazione dei nuovi impianti di termodistribuzione si prevedano quantità di rifiuti inceneriti non superiori a 300 T/g.
Dunque la realizzazione di nuovi impianti di termodistruzione è condizionata nel numero e nella dimensione dagli orientamenti e dai primi risultati che emergeranno dall'attivazione del programma regionale per la raccolta differenziata e degli interventi nel settore dello smaltimento".
Pag. 335. Al punto 7.3.1, dopo la decima riga aggiungere: "l'attivazione della raccolta differenziata deve essere momento propedeutico essenziale all'attivazione dei nuovi impianti tecnologici (in particolare quelli di termodistruzione)".
Pag. 360. Aggiungere alla fine del secondo trattino: "i Consorzi comunque, dovranno rapportarsi fra loro, se ne emergesse una necessità, con opportune convenzioni, soprattutto in realtà territoriali complesse, al fine di realizzare, se del caso, una migliore integrazione di sistemi di smaltimento.
Il rapporto convenzionale tra i Consorzi di diverso comprensorio dovrà essere ratificato anche dalla Regione Piemonte.
Per quanto riguarda la progettazione in corso da parte dei Consorzi esistenti, il Piano dovrà coglierne tutti gli aspetti fatta salva l'esigenza di verifica di congruità con gli indirizzi del Piano stesso".
Pag. 364. Dopo il punto E aggiungere il punto F: "I criteri per la sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti prodotti nel comprensorio di Torino esigono parametri e priorità eccezionali, a partire dal breve-medio termine del Piano, rispetto alla restante parte del territorio regionale".
Pag. 365. L'ultimo capoverso è sostituito dal seguente: "Tali nuove tecnologie, relative allo smaltimento dei RSU, potranno trovare forme di supporto regionale e/o statale, in funzione dello sviluppo dei settori di progettazione ed impiantistica del sistema economico piemontese ferma restando la doverosa verifica delle soluzioni da parte della Regione sulla validità ed adeguatezza ai reali bisogni di smaltimento".
Pag. 428. Il punto a, viene così riscritto nei primi tre capoversi: "a. Polo di smaltimento del bacino n. 8 di Alessandria che prevede un impianto di selezione e trattamento con compostaggio di frazioni organiche e separazione di RDF.
L'impianto di selezione e trattamento deve avere una potenzialità effettiva di 500 T/g pari a 150.000 T/a corrispondenti alla produzione di rifiuti dei bacini nn. 7 e 8.
Tale impianto può essere identificato nella fase a breve-medio termine come impianto di 'riciclaggio' oggetto della richiesta di finanziamento FIO '86 debitamente ampliato e integrato con sistemi di trattamento a tecnologia complessa da realizzarsi nelle fasi successive. Il compostaggio dovrebbe dunque trattare la parte organica putrescibile dei rifiuti, proveniente prevalentemente da raccolta differenziata o conferimenti selezionati". Di conseguenza si cancellano i termini "di termodistruzione" nelle ultime due frasi del punto a.
Pag. 448. Sostituire nel bacino 8 la "I" con "TR".
Pag. 428. Punto b) terz'ultima riga alla parola "inceneritore" si sostituisce quella di "impianto".
Pag. 430. Lo schema di flusso di pag. 430 è modificato come da allegato.
Pag. 437. Al termine del secondo capoverso, dopo la parola "comprensorio" aggiungere: "per il bacino n. 18 (Ivrea - Chivasso) viene comunque prevista la realizzazione, nella seconda fase di attuazione del Piano, di impianto di co-compostaggio per fanghi urbani, altri rifiuti speciali a matrice organica, residui lignocellulosici e frazione organica dei rifiuti solidi urbani proveniente da raccolta differenziata".
Pag. 448. Inserire nel bacino n. 18 (Ivrea - Chivasso) il simbolo "C".
Pag. 482. Al termine dell'ultimo capoverso, aggiungere: "Viene comunque prevista in questa fase la realizzazione dell'impianto di co-compostaggio per fanghi urbani, altri rifiuti speciali a matrice organica, residui lignocellulosici e frazione organica dei rifiuti solidi urbani proveniente da raccolta differenziata, secondo i criteri previsti al punto 7.3.2.".
Pongo ora in votazione tali emendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 28 favorevoli 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri.
Gli emendamenti sono approvati.
Passiamo agli emendamenti presentati dal Consigliere Tapparo: Volume II Pag. 273. All'ultimo periodo aggiungere (dopo interventi, sopprimendo la restante parte del periodo) "tale minore dispersione ha però un limite di convenienza ambientale ed economica se si valutano adeguatamente gli aspetti connessi alla viabilità ed al costo dei trasporti, alla struttura e al tessuto socio-economico presente".
Pag. 287. Dopo la terz'ultima riga, da aggiungere dopo 50.000 nc: "Dunque la realizzazione di nuovi impianti di termodistruzione è condizionata nel numero e nella dimensione dagli orientamenti e dai primi risultati che emergeranno dall'attuazione del programma regionale per la raccolta differenziata e degli interventi nel settore dello smaltimento".
Volume II Pag. 360. Aggiungere alla fine del secondo trattino: "i Consorzi comunque, dovranno rapportarsi fra loro, se ne emergesse una necessità, con opportune convenzioni, soprattutto in realtà territoriali complesse, al fine di realizzare, se del caso, una migliore integrazione di sistemi di smaltimento.
Il rapporto convenzionale tra i Consorzi di diverso comprensorio dovrà essere ratificato anche dalla Regione Piemonte.
Per quanto riguarda la progettazione in corso da parte dei Consorzi esistenti, il Piano dovrà coglierne tutti gli aspetti fatta salva l'esigenza di verifica di congruità con gli indirizzi del Piano stesso".
L'ultimo capoverso è sostituito da: "Tali nuove tecnologie, relative allo smaltimento dei RSU, potranno trovare forme di supporto regionale e/o statale, in funzione dello sviluppo dei settori di progettazione ed impiantistica del sistema economico piemontese ferma restando la doverosa verifica delle soluzioni da parte della Regione sulla validità ed adeguatezza ai reali bisogni di smaltimento".
La parola al Consigliere Tapparo per l'illustrazione di tali emendamenti.



TAPPARO Giancarlo

Sia i miei emendamenti che gli ultimi presentati dalla Giunta sono rafforzativi di alcuni aspetti per quanto riguarda la termodistruzione e la propedeuticità della raccolta differenziata. Visto che nelle sedici zone individuate è previsto un inceneritore, vorrei essere rassicurato dall'Assessore che non vi è un automatismo, ma vive il concetto della propedeucità all'avvio della raccolta differenziata. E' molto importante che non ci sia un automatismo, altrimenti decadrebbe il valore dell'emendamento della Giunta, sia quello dei miei emendamenti per quanto riguarda l'avvio e la verifica del trend che può assumere la raccolta differenziata. A me basta una semplice dichiarazione d'onore dell'Assessore che l'inceneritore, previsto in una delle sedici zone, sottostà a questo criterio.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

L'avvio della raccolta differenziata è propedeutica a tutti gli inceneritori, compreso quello di Torino.



MARCHINI Sergio

A questo punto sono io a dover chiedere chiarimenti perch "propedeutico" per me è un concetto didascalico. Essere in un piano propedeutico vuol dire che ci si preoccupa propedeuticamente per produrre un risultato; la funzione propedeutica mi pare voglia dire questo. Non vorrei che venisse interpretato come il fatto che prima bisogna realizzare i risultati dell'attività propedeutica e che quindi la Giunta e i soggetti che poi dovranno decidere non possono avviare la struttura se prima non si è perfezionato il piano di raccolta differenziata. Cerchiamo di intenderci su questo. Soprattutto quando abbiamo individuato le aree sulla premessa che è maturata politicamente, in termini di consenso e di ricerca. Un consenso solidale, diffuso sulla validità di alcune ipotesi, perché le aree sono state individuate e considerate idonee all'interno di un processo di formazione e di volontà politica da parte degli enti locali e degli operatori. Che la raccolta differenziata sia concettualmente un momento che è a monte dell'uso del prodotto della raccolta differenziata, nel momento che poi questa sarà riciclata, recuperata, incenerita a seconda e a seguito della stessa raccolta differenziata, in termini logici mi sembra una cosa ovvia; però immaginare che l'avvio del processo di incenerimento, la progettazione della struttura e la formalizzazione di tutti i momenti giuridici e tecnici che devono presiedere ad un intervento di questa natura siano subordinati a questo termine "propedeuticamente", mi chiedo cosa vuol dire. Che viene fatta dopo? Che viene fatta verificandone la compatibilità? Studiando le linee in cui stanno i due interventi? Cosa vuol dire? Perch immaginare di approvare un Piano che tende a recuperare risorse, (questa è la verità, quello che stiamo facendo stasera è approvare uno strumento che ci mette nelle condizioni di portare a casa risorse per degli interventi a tempi stretti) e poi uno degli interventi che viene considerato di valore strategico rispetto a questa manovra viene subordinato: io non capisco a quale momento di una politica che pure condividiamo. La politica della raccolta differenziata deve essere sicuramente una delle linee di sviluppo di tutta la strategia regionale, ma voglio capire cosa vuol dire quando si dice "propedeutica"; vuol dire che bisogna realizzarla prima? che bisogna contestualmente avviare un'operazione questa sì propedeutica di acculturazioni in ordine alla raccolta dei rifiuti tali da ridurre le ipotesi di progettazione? Assessore, io capisco molto poco di questa materia; però - e a questo punto sì che avrebbe ragione forte l'opposizione immaginare che noi facciamo un provvedimento giuridicamente e politicamente "zoppo", lo facciamo perché questo ci mette nelle condizioni di avviare con risorse fresche un progetto d'intervento concreto, per quando si dice che una delle scelte fondamentali del Piano e che noi condividiamo, quella dell'inceneritore deve essere propedeutica, questo punto ci chiediamo cosa vuol dire "propedeutica". Se usassimo dei termini più banali sarebbe meglio. Mi spiace quando parlo con Tapparo di dover sempre esprimere questa esigenza ad un linguaggio più comprensibile.
"Propedeutico" per me è un termine che ormai si è perso nella notte dei tempi. Quindi chiedo all'Assessore: quando dice che la Giunta sostiene che "la raccolta differenziata è propedeutica all'avvio del progetto dell'inceneritore collocato e previsto all'interno di un'area"... Lei ha detto questo! Assessore, per evitare che quella tra me e Tapparo diventi una lite personale che ci farà ritrovare in qualche circolo infernale, ci faccia chiarezza su questo!



TAPPARO Giancarlo

Abbiamo approvato cinque minuti fa un'affermazione della Giunta, non mia. La mia è una precisazione ulteriore, approvata anche dal collega Marchini, che dice: "l'attivazione della raccolta differenziata deve essere momento propedeutico essenziale all'attivazione di nuovi impianti tecnologici, in particolare per quelli di termodistruzione". Questa è stata approvata cinque minuti fa. La mia proposta, che è integrativa e fa una sottolineatura, dice: "dagli orientamenti, dai primi risultati che emergeranno dall'attivazione del programma regionale per la raccolta differenziata", cioè articola un'affermazione che la propedeuticità lasciava in termini più vaghi. Però mi pare che sia nello spirito; è stato approvato da poco questo aspetto che mi pare importante, l'Assessore molto correttamente ha fatto una dichiarazione d'onore rispetto all'inceneritore previsto nelle 16 zone. Nel mio emendamento tendo a precisare questo concetto della propedeuticità parlando dell'orientamento dei primi risultati che assume la raccolta differenziata. Volevo solo precisare per chiarezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

In Commissione avevo attribuito estrema importanza all'emendamento presentato dal collega Tapparo, attualmente in discussione. Dalla piega che ha assunto la discussione in merito, a questo punto ho necessità di un'informazione precisa al fine di comprendere il vero senso dell'emendamento del collega Tapparo, e una volta calato all'interno di questo Piano. Voglio che mi si dica quali sono gli interventi dentro queste 16 aree B), da chi sono fatti, a che tipo di impianti fanno riferimento.
Questo voglio sapere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Uno dei nostri emendamenti, accettato dalla Giunta e recepito nel testo, recitava: "Il Piano riconosce la priorità nella programmazione degli investimenti dei progetti di preselezione dei rifiuti solidi urbani indipendentemente dalle tecnologie scelte dai progetti stessi per lo smaltimento finale". Di tale emendamento mi è stata data assicurazione che è nel testo delle raccomandazioni accettate dalla Giunta. Ho fatto un atto di fede, però non sono riuscito a trovare la pagina precisa dove questo emendamento è stato accolto. Devo però dire che alcuni emendamenti del Consigliere Tapparo, accettati dalla Giunta, sono in linea con questo obiettivo; se non si accetta la stesura del testo fatto dalla DC, ma si accetta lo spirito delle segnalazioni fatte nel mio emendamento sono d'accordo. Però l'emendamento del Consigliere Tapparo che dice: "Dunque la realizzazione di nuovi impianti di termodistruzione è condizionata nel numero e nella dimensione dagli orientamenti e dai primi risultati che emergeranno dall'attuazione del programma regionale per la raccolta differenziata e degli interventi nel settore dello smaltimento" credo che ci dica qualcosa di diverso rispetto alle assicurazioni verbali che l'Assessore ha dato in ordine all'accoglimento dello spirito di questo emendamento. Quindi, voglio sapere qual è la stesura letterale. Se è accettata quella di Tapparo, noi non siamo d'accordo, perché come ha già detto il Consigliere Marchini è una assiomaticità vincolante in termini del tutto spropositati rispetto alle attivazioni che sono previste sia pure con molto ottimismo sulla raccolta differenziata; se invece la formulazione è più attenuata che rivendica le priorità di investimenti non tanto al problema della raccolta differenziata, sulla quale sappiamo bene che la legge nazionale non destina fondi,quanto alle aree attrezzate per la riduzione dei volumi destinati allo smaltimento finale, se lo spirito dell'accoglimento della Giunta è questo siamo d'accordo. Quindi su questo emendamento vorremmo conoscere la stesura letterale che viene sottoposta all'approvazione del Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Noi non partecipiamo al voto per le ragioni che sono state espresse prima dal Consigliere Avondo. Siamo ad un passaggio molto delicato. Quando si parla di "propedeutica", mi chiedo: che cos'è propedeutica? E' l'insieme delle nozioni che precedono l'avvio di una disciplina scientifica. In questo caso è chiaro che siamo di fronte ad una raccolta differenziata che precede l'ipotetica definizione di un inceneritore definito nella sua quantità di tonnellate. Siamo di fronte ad un emendamento Tapparo che ha questa valenza, che è stato accolto e recepito dalla Giunta, rispetto al quale sono state fatte delle osservazioni da parte del collega Marchini (che comunque tengono conto delle considerazioni che ho fatto io adesso perché tengono conto di questa situazione di fatto) e rispetto al quale c'è imbarazzo da parte delle forze di maggioranza.
Una delle ragioni, oltre quella che diceva prima il collega Avondo, per cui continuiamo a rimanere in aula, è perché a questo punto siamo anche incuriositi di vedere, rispetto a questi problemi, come alla fine si riesce a intrigare questa matassa, capire bene all'interno della maggioranza le posizioni chi si delineano. Qualcuno al nostro interno forza anche il discorso sul fatto se esiste ancora una maggioranza in grado di governare.
Comunque siamo incuriositi di vedere il tipo di risposta ad un emendamento che è stato accolto e che ha quel significato, perché "propedeutica" significa proprio che è stato più volte detto, e rispetto al quale emendamento c'è un tentativo di recupero del Partito liberale. Per carità io non voglio discutere questo tentativo che ripeto è legittimo da un punto di vista politico, ma di certo pone delle questioni non irrilevanti sul piano politico per la maggioranza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Chiedo di intervenire sugli emendamenti anche perché abbiamo assistito finora a questi balletti vari; siamo stati in silenzio, però chi ha seguito il problema della deliberazione, ha posto delle questioni precise e non di propria iniziativa, perché questioni sono sorte all'interno della maggioranza.
Non credo che si possa chiudere la vicenda in questo modo, ripartendo con il voto. Anche noi abbiamo il diritto e rivendichiamo di avere qualche risposta precisa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei chiarire ai Consiglieri Marchini e Picco che non ci sono diversità.
Siccome la Giunta dà una grossa importanza alla raccolta differenziata e visto che ha posto come tema principale la riduzione dei rifiuti che significa anche recupero delle materie seconde, intende avviare la raccolta differenziata: vorrei dire da subito, ma da subito purtroppo non è possibile sommersi come siamo tra piano di smaltimento e piano delle bonifiche. Prima di tutto si dovrà predisporre tutta la normativa, nonch tutta l'organizzazione che sta alla base, comunque è intenzione della Giunta, non appena le sarà possibile, avviare (in parte è già avviata) la raccolta differenziata coordinandola con normative ben precise, con sbocchi ben precisi che sono la parte più importante perché la raccolta differenziata possa partire entro la fine dell'anno. Il che significa che prima che partano i nuovi impianti di smaltimento dei rifiuti (siano essi impianti di riciclaggio siano essi inceneritori ecc.), la raccolta differenziata sarà già abbondantemente avviata.
Ecco perché noi non abbiamo esitazione a dichiararla propedeutica rispetto agli impianti. Si tenga conto che un impianto non è che sorga da un giorno all'altro, quindi nel frattempo sicuramente la raccolta differenziata sarà avviata. Riteniamo di avere già le prime indicazioni e questo mi pare che non vada assolutamente contro le opinioni di nessuno ciò che era richiesto erano più che altro delle precisazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Chiedo solo una cortesia all'Assessore Cernetti, cioè di chiarire solo un particolare: rispetto alle zone B), che in questa sede poc'anzi sono state votate, e tra le quali è previsto l'inceneritore di Torino, di quante tonnellate giorno è previsto questo inceneritore?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

E' stato stabilito nel piano. E' detto in modo chiaro a pag. 364: dopo il punto e) aggiungere il punto f): "I criteri per la sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti prodotti nel Comprensorio di Torino esigono parametri e priorità eccezionali, a partire dal breve-medio termine del piano, rispetto alla restante parte del territorio regionale".
Sono criteri eccezionali che devono essere presi per l'eccezionalità dei rifiuti (circa 2000 tonnellate giorno) prodotti nel Comprensorio di Torino. E' logico che il piano prevede misure eccezionali.
Noi abbiamo suddiviso rispetto a quella che era la prima indicazione di piano il Comprensorio di Torino Sud in due parti: Sud-Ovest (dove parte l'inceneritore) e la parte Sud-Est. Con questa suddivisione del Comprensorio abbiamo ridimensionato l'inceneritore che in un primo momento era previsto per 1000 1200 tonnellate al giorno in un inceneritore che prevede circa 600 tonnellate al giorno.



FERRO Primo

La risposta è soddisfacente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Debbo al Consiglio una precisazione dopo le dichiarazioni dell'Assessore, sia quest'ultima relativa all'eccezionalità della posizione del Comprensorio di Torino, sia quella esplicativa relativa alla propedeuticità. Quindi ritiro le riserve in ordine all'ultimo comma dell'emendamento del Consigliere Tapparo a pag. 287.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Poc'anzi ho votato insieme ai colleghi della maggioranza un emendamento della Giunta. Credo che quanto ha appena detto l'Assessore a proposito delle 600 tonnellate al giorno sia stata una svista, perch l'emendamento cita testualmente: "...nella programmazione dei nuovi impianti di termodistruzione si prevedono quantità di rifiuti inceneriti non superiori a 300 tonnellate al giorno".



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

L'emendamento a cui si riferisce il Consigliere Tapparo è a pag. 288 e recita: "In base a quanto sopra riportato si ritiene conveniente che nella programmazione dei nuovi impianti di termodistruzione si prevedano quantità di rifiuti inceneriti non superiori a 300 tonnellate al giorno". Questo è nei criteri generali, dove si parla di inceneritori.
In questo spirito è stata anche accolta la proposta del Consigliere Picco sulla limitazione del volume delle discariche.
Siccome però per Torino l'eccezionalità dei rifiuti fa prevedere parametri e priorità eccezionali, questa è praticamente l'eccezione che conferma la regola. Per cui a Torino si potrà fare un inceneritore che supera le 300 tonnellate giorno e una discarica che supera la cubatura di 500 metri cubi.



TAPPARO Giancarlo

Ma qui non è scritto.



PRESIDENTE

La risposta è stata data.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Vorrei che l'Assessore Cernetti rispondesse in modo chiaro alla domanda. Ha detto "superiore a 300", ma che cosa vuol dire? Fino a che punto si manifesta questa superiorità alle 300 tonnellate giornaliere? Parliamo di puntualità dei siti da individuare in base a studi circostanziati. Vorrei sapere la quantità di tonnellate giornaliere esatte che saranno termodistrutte nell'inceneritore di Torino sud.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ma l'ho appena detto!



ADDUCI Donato

Signor Presidente, a me pare che questo piano non abbia i caratteri della propedeuticità ma abbia quello dell'esotericità. E' un piano molto esoterico. Mancano elementi di chiarezza.



PRESIDENTE

L'Assessore ha appena risposto.



ADDUCI Donato

Quanto ha detto?



PRESIDENTE

Ma non siamo a scuola!



ADDUCI Donato

Non lo ha detto!



PRESIDENTE

Qui non siamo nella sua scuola! Può pagare un prezzo politico per non rispondere. La risposta dell'Assessore può essere soddisfacente o meno però l'ha data.



ADDUCI Donato

Per me no.



PRESIDENTE

Paga un prezzo politico. Non siamo a scuola con l'alunno al quale lei dà i voti! Pongo in votazione gli emendamenti presentati dal Consigliere Tapparo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 votanti 27 favorevoli 27 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri Gli emendamenti sono approvati.
Passiamo agli emendamenti presentati dal Consigliere Ala.
Ne do lettura: Allegato, vol. I, pag. 5 Il titolo del V paragrafo è così modificato: "Carta degli impianti previsti per la prima fase del Piano 'a breve-medio termine' per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani" Allegato, vol. I, pag. 6 Le righe 16-17 sono abrogate.
Allegato, vol. I, pag. 10 Le righe 7-10 (dalle parole "si è dotata" alla parola "importante") sono abrogate e così sostituite: "ha varato un primo, parziale e limitato provvedimento, il cui obiettivo era quello di" Allegato, vol. I, pag. 10 Alla riga 7, le parole "Prime norme per la disciplina dei rifiuti" sono abrogate e così sostituite: "Prime norme per la disciplina dello smaltimento dei rifiuti, in attuazione del DPR 10 settembre 1982, n. 915" Allegato, vol. I, pag. 10 Le righe 21-25 sono abrogate e così sostituite: "Obiettivi del Catasto - si veda l'art. 2 della L.R. n. 18/86 - sono: a) raccogliere e codificare tutti i dati relativi ai rifiuti ed agli impianti di smaltimento ed organizzare in forma unitaria la gestione dei dati stessi b) seguire il movimento territoriale dei rifiuti ed individuarne la destinazione, al fine di agevolarne il controllo c) verificare il rispetto del processo autorizzativo, ai sensi della normativa vigente d) garantire un adeguato flusso informativo in merito a tipologia, quantità e provenienza dei rifiuti, anche al fine della predisposizione dei piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e) consentire la valutazione della fattibilità di stazioni di raccolta e pretrattamento e di impianti centralizzati di recupero e/o smaltimento f) raccogliere i dati relativi al riutilizzo, alla rigenerazione, al recupero ed al riciclo dei rifiuti g) catalogare le fonti di produzione dei rifiuti ed i soggetti che provvedono alle varie fasi di smaltimento".
Occorre purtroppo sottolineare come l'attuazione di detto Catasto abbia proceduto con estremo rilento, cosicché gli obiettivi di cui all'art. 2 della L.R. n. 18/86 possono considerarsi, nel loro complesso, totalmente disattesi. Il presente Piano, pertanto, non utilizza dati desunti o desumibili dal "catasto regionale dei rifiuti".
Allegato, vol. I, pag. 11 Le prime due righe sono abrogate e così sostituite: "nella delega alle Province delle funzioni previste dall'art. 6, lettere C) e D) e dall'art. 31 del DPR 915/82".
Allegato, vol. I, pag. 12 Al termine aggiungi: "In merito alle predette 'Conferenze', la Giunta ed il Consiglio regionale si impegnano a garantire la massima pubblicità della loro istituzione (anche tramite la pubblicazione dell'avvenuta loro istituzione sul 'Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte' e tramite la richiesta di affissione, per almeno 15 giorni, agli Albi Pretori dei Comuni interessati); ad assicurare il diritto di accesso di Enti, Associazioni Comitati e cittadini alle predette 'Conferenze', sia con l'invio di documentazione e/o richieste di audizione, sia con la possibilità - per questi soggetti - di prendere visione di tutta la documentazione agli atti dell'istruttoria".
Allegato, vol. I, pag. 14 Al termine della quarta riga, aggiungi: "e l'Emilia-Romagna".
Allegato, vol. I, pag. 36 Al termine, aggiungi: "Le carte citate al presente paragrafo si intendono come facenti parte integrante del presente Allegato".
Allegato, vol. I, pag. 39 Al termine aggiungi: "Le carte citate al presente paragrafo si intendono come facenti parte integrante del presente Allegato".
Allegato, vol. I, pag. 45 Le ultime due righe sono abrogate.
Allegato, vol. I, pag. 45 Si dà in ogni caso atto che il livello di analisi sviluppato dal presente "Piano" è sicuramente insufficiente per una definizione delle Aree idonee all'insediamento degli impianti di smaltimento di rifiuti.
Allegato, vol. I, pag. 46 Il precedente elenco di aree tutelate non è comunque esaustivo di quanto previsto, sia dall'art. 1 della legge 431/85 sia dal Decreto del Ministero dell'Ambiente n. 559/87.
Allegato, vol. I, pag. 49 Al termine aggiungi: "Il riferimento ai Piani paesistici deve intendersi, al momento, come provvisorio, non avendo ancora la Giunta regionale provveduto all'emanazione compiuta di tali provvedimenti, di cui alla legge 431/85.
Resta comunque inteso che la Carta delle sensibilità diverrà, in ogni caso tenere conto di tutte le aree che i predetti Piani individuano come meritevoli di tutela, così come di tutte le aree di cui all'elenco dei beni ambientali all'art. 1 della legge 431/85 e delle altre categorie di beni previste espressamente dal Decreto del Ministro dell'Ambiente n. 559/87".
Allegato, vol. I, pag. 56 A metà pagina, aggiungi: " - problema, sempre più rilevante, delle deposizioni acide" Allegato, vol. I, pag. 61 Al punto 3.5.3.4., le righe 6 e 7 sono abrogate.
Allegato, vol. I, pag. 66 Al termine, aggiungi: "Ulteriori vincoli, di cui tenere espressamente conto nella fase successiva di definizione delle zone e dei siti, saranno in particolare, alcune delicate attività antropiche, quali la presenza di ospedali, case di cura scuole, aziende a rischio, grandi vie di comunicazione, canali ed altre opere di irrigazione, zone aeroportuali, mercati, reti di acque potabili elettrodotti, metanodotti, ecc." Allegato, vol. I, pag. 67-69 Emendamento abrogativo: E' abrogato il paragrafo 3.5.6.
Allegato, vol. I, pag. 70 Occorre precisare la fonte da cui è tratta la normativa, di cui alle pagg.
70-72.
Allegato, vol. I, pag. 72 Il comma conclusivo del paragrafo 3.6, viene abrogato nelle sue prime cinque righe e così sostituito: "Nelle aree in cui sono localizzati gli impianti di prima e seconda categoria, o altre aree da bonificarsi contenenti rifiuti smaltiti abusivamente, si deve fare il possibile per permettere il recupero ambientale. La Regione, insieme alle Province competenti per territorio ed ai Comuni, sorveglierà altresì la realizzazione di quelle opere connesse con il ripristino ed il recupero ambientale che costituivano, nei casi di impianti autorizzati, parte integrante degli estremi di autorizzazione".
Allegato, vol. I, pag. 72 Il titolo del paragrafo 3.6.1. è così riscritto: "Recupero ambientale di impianti delle categorie prima e seconda di prossima istituzione e/o realizzazione".
Emendamenti all'allegato Volume I, pagg. 116/119 e 120 Le pagine 116/119 (capitolo 4.3) sono abrogate.
La cartina a pagina 120 è abrogata.
Volume I, pag. 122 II comma, quarta riga: l'avverbio "solo" è abrogato.
Volume I, pag. 122 Dopo il II comma, aggiungi: "Occorre tenere conto che, da altre fonti, viene registrato un notevole incremento di vendita di autoveicoli a motore, negli anni 1986 e 1987".
Volume I, pag. 124 Il terzo comma è abrogato.
Volume I, pag. 131 Dopo il primo punto a capo, aggiungi: "Il presente Piano non fornisce comunque dati o coefficienti di conversione, per quanto riguarda i RSU, tra quantità espresse in peso e quantità espresse in volumi".
Volume I, pag. 141 La tabella è abrogata (in quanto priva di unità di misura).
Volume I, pag. 150 Al termine del primo comma con trattino, sono soppresse le parole: "non pericolosi".
Volume I, pag. 160 La parte relativa alla classe ISTAT 45 è così modificata: "I residui.., industriale sono, in gran parte, del tipo speciale...
imballaggi vari. Questo tipo di industrie, in particolar modo quelle calzaturiere, producono rifiuti speciali non assimilabili e tossico nocivi".
Volume I, pag. 161 I comma, classe ISTAT 46: è soppresso l'avverbio "possibilmente".
Volume I, pag. 175 Il terzo comma è abrogato e così modificato: "Ad ulteriore conferma del carattere di primo orientamento, si pu ricordare come si potrebbe arrivare all'eliminazione dall'ambito dei rifiuti ecc, ecc.".
Volume I, pag. 183 Alla riga seconda, l'espressione "mentre non è praticamente rilevante", è così modificata: "mentre appare rilevante".
Volume I, pag. 190 L'ultimo comma della pagina è soppresso.
Volume I, pag. 199 Al termine del quarto comma, aggiungi: "per quanto classificabili, ai sensi delle Disposizioni del Comitato Interministeriale di cui all'art. 5 del DPR 915/82 come rifiuti speciali".
Volume I, pag. 205 La tabella è soppressa, in quanto priva di riferimenti temporali e discordante con quella che compare a pag. 228.
Volume I, pag. 239/240 Le pagine 239/240 sono soppresse.
Volume II, pag. 244 Al termine, aggiungi: "Considerate l'entità e la rilevanza sanitaria ed ambientale di questa situazione, la Giunta regionale si impegna a compiere un'indagine dettagliata in merito, da compiersi nei 90 giorni successivi all'approvazione della presente deliberazione".
Volume II, pagg. 153 e 154 Le pagine 253 e 254 sono abrogate.
Volume II, pag. 257 Aggiungi, in coda: "Considerata l'entità e la rilevanza sanitaria ed ambientale di questa situazione, e l'ampia fascia di abusivismo, la Giunta regionale d'intesa con le Province ed i Comuni - si impegna a compiere un'indagine dettagliata in merito, da compiersi nei 90 giorni successivi all'abrogazione della presente deliberazione".
Volume II, pag. 271 La pagine 271 è abrogata.
Volume II, pagg. 273 e 274 E' soppresso l'ultimo comma della pagina 274 (che segue pagina 274).
Volume II, pag. 274 Al punto 7.1.2, sono soppresse le parole: " - smaltimento dei rifiuti speciali ospedalieri".
Volume II, pag. 279 Al termine del paragrafo 7.2.1.1.
"Il presente Piano rinvia a successive indagini, analisi ed approfondimenti tutti gli aspetti di carattere sanitario ed ambientale legati alla termodistruzione, sia di RSU che di rifiuti speciali, tossici e nocivi".
Volume II, pag. 282 Il secondo comma del paragrafo 7.2.1.3., è soppresso.
Volume II, pag. 287 Dopo il punto g), aggiungi: "Si dà comunque atto che una valutazione dei costi specifici di investimento che prevede la distribuzione dei rifiuti su un'altezza di 20 m. è quantomeno ottimistica".
Volume II, pag. 293 Dopo la riga 11, aggiungi: "L'ipotesi ha da considerarsi come puramente indicativa".
Volume II, pag. 306 Sono soppressi i commi II e III della pagina.
Volume II, pag. 308 Sono soppresse tutte le parole successive alla parola "trattamento".
Volume II, pag. 316 L'ultimo comma è soppresso.
Volume II, pag. 331 Al termine del paragrafo, aggiungi: "Il presente Piano rinvia a successive indagini, analisi ed approfondimenti, tutti gli aspetti di carattere sanitario ed ambientale legati alla termodistruzione. Questi studi e la loro approvazione, da parte del Consiglio regionale, costituiscono elemento necessario e pregiudiziale per l'avvio di qualunque impianto di termodistruzione collegato al presente Piano".
Volume II, pag. 350 La voce 23 è soppressa.
Volume II, pag. 357 A due righe dalla fine della pagina, aggiungi: "Al fine del conseguimento degli obiettivi precedentemente esposti, la Regione - sentito il Comitato Tecnico e d'intesa con le Province emanerà provvedimenti specifici al fine di adeguare le attuali autorizzazioni allo smaltimento con quanto disposto dal presente Piano".
Volume II, pag. 416 Al I comma, sono soppresse le parole: "Occorre comunque.., i rifiuti di cui sopra".
Volume II, pag. 491 Al penultimo trattino, la cifra "1.000" è sostituita con la cifra: "5.000".
Volume II, pagg. 491/492 L'ultima riga della pag. 491 e le prime due della pag. 492, sono abrogate.
Volume II, pagg. 492/493/494/495 La pagina 492 è abrogata, a partire dal comma che inizia con le parole "Occorre inoltre considerare che...".
Le pagine 493/494/495 sono abrogate.
Volume II, pag. 496 La tabella 7.28 è abrogata.
Volume II, pagg. 522/524 Le pagine dal 522 al 524 sono abrogate.
Trattandosi di una deliberazione e non di un articolato, gli emendamenti devono essere illustrati insieme.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ci vorrà un po' di tempo per illustrare tutti gli emendamenti. A questo punto, mi si potrebbe accusare di far superare la mezzanotte con gli emendamenti, ma ormai essendo il tempo scaduto il vincolo della mezzanotte non si pone più.



PRESIDENTE

Essendo la seduta in corso non c'è nessun Regolamento che parli di mezzanotte.



ALA Nemesio

Signor Presidente, forse non ho ben espresso il mio pensiero, ma credo di capire che possiamo andare a dopo mezzanotte.



(Interruzioni in aula)



BRIZIO Gian Paolo

Te la do io sulla testa la Presidenza della Commissione speciale! Interruzioni in aula)



ALA Nemesio

Chiedo di parlare prima per fatto personale.



PRESIDENTE

Qual è il fatto personale?



ALA Nemesio

Il fatto personale sono le affermazioni rese dal Capogruppo democristiano Brizio che chiedo vengano messe a verbale perché le ritengo molto offensive. Sono legate al fatto che io, in una seduta dei Capigruppo tenuta in merito alle nomine dei Presidenti e dei Vicepresidenti delle Commissioni consiliari, ho esplicitamente dichiarato (è a verbale di quella seduta) che era mia intenzione chiedere agli altri Gruppi presenti in questo Consiglio la Presidenza, o in subordine la Vicepresidenza, della Commissione speciale votata da questo Consiglio regionale in merito ai rapporti tra Regione e Magistrato del Po. Ho sentito poco fa affermare dal Capogruppo democristiano che io non sarei all'altezza, per il mio scarso spirito istituzionale e capacità di capire le norme che regolano la convivenza di questa assemblea, o in grado o degno (degno non l'ha detto però pare di aver capito in questo modo) di essere Presidente di questa Commissione.
Ritengo questo fatto profondamente lesivo della mia onorabilità come Consigliere anche perché ritengo di avere sempre cercato di contribuire con il massimo spirito di capacità di capire le istituzioni, all'attività di questo Consiglio regionale, ferme restando le mie posizioni politiche e culturali. Questo è il fatto personale.



PRESIDENTE

Il collega Brizio non ha parlato di dignità, ha detto soltanto come affermazione mera che avendo richiesto la Presidenza di una Commissione si dovrà discutere in merito. Non aveva un'intenzione offensiva.



ALA Nemesio

Mi ha detto: "Scordatelo".



PRESIDENTE

Non è un'offesa!



ALA Nemesio

E' il modo con cui viene detto e viene trattato.



PRESIDENTE

A me hanno detto tante volte: "Scordalo"!



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, noi ce ne andiamo! Certe buffonate non le vogliamo vedere!



(Il Consigliere Reburdo abbandona l'aula)



ALA Nemesio

In via regolamentare (demando al Presidente l'interpretazione del Regolamento) mi pare di aver capito di avere a disposizione soltanto alcuni minuti, ma si tratta di minuti da calcolarsi per ogni singolo emendamento e quindi moltiplicati per 59. Non volevo assolutamente metterla in questa maniera, però se mi si chiede il rispetto del Regolamento! Mi si dice che ci sono 500 pagine da approvare rispetto alle quali tutti gli altri Consiglieri stanno chiedendo risposte (che non ci sono, o meglio: risposte che vengono date dall'Assessore ai bravi e non ai cattivi e cose di questo genere). E la Presidenza ha anche deciso che gli emendamenti Ala saranno gli ultimi. Su cosa è fondata questa interpretazione del Regolamento che dice di esaminare gli emendamenti secondo i proponenti e non secondo l'ordine delle pagine? Normalmente ho sempre visto gli emendamenti discussi in ordine cronologico secondo gli articoli e la successione degli articoli e dei paragrafi.



PRESIDENTE

E' una deliberazione.



ALA Nemesio

Anche sulle deliberazioni ho visto questo criterio.



OLIVIERI Aldo

Voglio che siano rispettati i tempi di illustrazione degli emendamenti.



ALA Nemesio

Vi invito a non bocciare tutti gli emendamenti, cosa che avevo già chiesto prima all'Assessore. Vorrei che dicesse quali potranno essere accolti. Non si tratta di emendamenti ostruzionistici e non sono emendamenti stupidi. L'unica cosa è che si tratta di emendamenti presentati da un Consigliere dell'opposizione e in questo momento c'è solo la volontà di chiudere una vicenda che sta scadendo notevolmente di livello. Posso anche cercare di illustrarli rapidamente perché tanto non credo più di capire bene cosa stia a fare qui dentro l'opposizione o anche il tentativo di ragionare.
Vorrei però pregare di considerare, se ci si vuole riscattare un minimo rispetto al consenso, l'emendamento a pag. 12 che cerca di fissare un minimo di criteri di pubblicizzazione e di pubblicità delle conferenze istituite ai sensi della legge n. 441; quello a pag. 14 prevede che il Piemonte confini con l'Emilia Romagna. Mi dispiace dirlo, ma credo che questa sia un'interpretazione largamente condivisa e non solo patrimonio del mio Gruppo politico. Ma pare che per la Giunta regionale, che è capace di fare inceneritori che, per bocca di un Assessore sono di 300 t/g spiegati da un altro sono di 600 t/g e da tal'altro sono di 1.000 t/g, per è anche capace di nascondere l'Emilia Romagna forse perché ha una maggioranza non grata. C'è poi una precisazione a pag. 45 che chiarisce che il livello di analisi, essendo solo a livello pedologico dei terreni, non è certamente sufficiente rispetto alle necessità del decreto del Ministro della legge n. 441. A pag. 46 si chiarisce che l'elenco delle aree tutelate ai sensi paesistici e idrogeologici presente nella cartografia non è esaustivo delle categorie previste dal decreto, che il termine a pag. 49 di riferimento ai piani paesistici è assolutamente incredibile non avendo la Regione adottato alcun tipo di piano paesistico, quindi non è chiaro a quale altro gioco di illusione ottica e a quali piani si faccia riferimento. A pag. 56, si prevede che la termodistruzione abbia anche conseguenza rispetto alle piogge acide. Ci sono delle pagine in cui la fonte della normativa non è assolutamente precisata (pag. 70); ci sono altri chiarimenti in materia di ripristino e di recupero ambientale che non sono conformi alla normativa. A pag. 122, non si può definire che 180.000 veicoli immatricolati all'anno in Piemonte sia "solo", allora mi si deve dire qual è il livello ottimale di veicoli immatricolati in Piemonte, se 180.000 sono pochi. D'accordo che le cose le ha scritte la Fiat Engineering, però andiamoci piano nell'elogio dell'automobile. Non c'è poi assolutamente rapporto tra la quantità espressa in peso e in volume dei rifiuti solidi urbani, per cui è necessario sapere quale sia il peso specifico dei rifiuti solidi urbani. E bisogna poi spiegare come l'amianto sia definito non pericoloso a pag. 150, come si faccia a prevedere che il lavoro dei calzaturifici non produca rifiuti tossici, tutte cose da spiegare. Ci sono ancora due o tre questioni: la prima, a pag. 257, dove si dice che c'è un notevole abusivismo nella rottamazione. Quando in una deliberazione della Giunta regionale si dice in maniera chiara che vi sono violazioni di legge, mi pare che incombano degli obblighi precisi al Presidente della Giunta regionale che è a conoscenza di violazioni di legge relative a norme regionali. Vi è poi la richiesta precisa di stralciare tutta la parte di Piano che riguarda i rifiuti ospedalieri non assimilabili agli urbani. E' una materia troppo delicata per trattarla con questa sciatteria. Ho portato qui una serie di articoli apparsi recentemente su vari giornali che hanno trattato questo tema: c'è una dichiarazione del Ministro della Sanità Donat Cattin. Tutte le questioni relative a quelli che eufemisticamente chiamiamo rifiuti ospedalieri non assimilabili agli urbani e sul quale il Ministro Donat Cattin è stato molto preciso. Al di là delle singole posizioni di ognuno di noi rispetto all'interruzione della gravidanza e alle norme relative, un po' più di attenzione per favore ferma restando la legge attualmente in vigore che non può essere discussa in questo momento, però il Ministro Donat Cattin e il Ministro Giuliano Amato hanno avuto la capacità di rimettere in discussione una vicenda, ed è in discussione in questo preciso momento. Poi noi possiamo anche passare su tutto, passiamo anche su questo, però in Commissione io l'ho chiesto e lo richiedo qui: i rifiuti solidi ospedalieri richiedono un maggiore livello culturale e una maggiore sensibilità perché non sono comunque rifiuti come gli altri. E qui ci sono una serie di emendamenti che propongono di togliere tutto questo, nessuno ci obbliga a votare oggi la parte relativa ai rifiuti ospedalieri non assimilabili agli urbani in questo Piano, si vuole di nuovo strafare. Bisogna essere i primi della classe, bisogna vincere l'Oscar del Piano a livello europeo, più bello e fatto più in fretta di tutti. Se poi si usi questo premio solo per il Corriere di Novara forse vuol dire che, anziché ad Hollywood, è a Novara che qua facciamo riferimento.
Al punto successivo viene chiesto di stralciare, perché secondo me non può trovare posto in un allegato come questo ma va collocato nella delibera vera e propria e poi perché non sono chiare quali sono le norme legislative che lo permettono, la parte relativa ad una diversa definizione delle materie di immediata valorizzazione, che vengono di conseguenza stralciate da quelle soggette ad autorizzazione. Questa parte, nuovamente, non ha nulla a che vedere con il Piano e non viene assolutamente richiamata, mi pare, nel dispositivo della delibera. Buttarla così, annegarla in mezzo a tutte le altre vicende (e non se ne è parlato né in Commissione né in aula), mi pare che sia assolutamente fuori luogo e possa essere abbastanza facilmente evitato. Insomma, non muore nessuno se rimandiamo la discussione di queste cose.
Ci sono altre cose, ancora, ma chi ha avuto voglia di leggersele ha potuto, spero, capire che nessuno degli emendamenti proposti è pretestuoso o ostruzionistico. Sono, ripeto, per togliere le materie di immediata valorizzazione, che possono essere argomento di una discussione e di un momento specifico successivo; togliere la parte sui rifiuti ospedalieri che è trattata con una sciatteria incredibile. Non si possono dedicare 40 pagine di affetto alle carcasse di automobili e 4 pagine ai rifiuti ospedalieri non assimilabili agli urbani. Vuol dire che si fanno delle scelte precise di cultura e di civiltà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda l'Emilia Romagna non so cosa devo rispondere. Anche quando sarà fatto l'inceneritore di Torino, con i due di Mergozzo e di Vercelli che partiranno, siamo ad una percentuale di smaltimento per incenerimento del 21%. Non ho nemmeno messo in evidenza che la Romagna è al 46%, se loro vogliono che lo metta in evidenza lo farò: l'Emilia Romagna è al 46%. Noi, quando avremo completato gli inceneritori nel medio periodo che va da 0 a 5 anni, ci aggireremo sulla percentuale del 21%.
In quanto al resto, ritengo che questo elenco di rifiuti (che ora vengono tolti dai rifiuti e vengono catalogati in quelle materie che proprio perché riutilizzate, non costituiscono più rifiuti) vada aggiornato in continuazione con aggiunte. Perché ciò significa che sempre di più le materie seconde vengono recuperate e vengono usate e come tali non devono più essere considerate rifiuti. Il fatto che in questo elenco vadano aggiunte delle materie seconde sarà anche frutto - io spero di una raccolta differenziata che darà i suoi frutti. Ma dal fatto che noi intendiamo aggiornarlo in continuazione, perché speriamo che la raccolta differenziata ci dia risultati tali da poter aggiungere nell'elenco quelli che oggi sono considerati rifiuti (e che rifiuti non sono) a toglierli, mi pare che si vada in senso nettamente opposto. Come Giunta abbiamo inteso fare ogni sforzo, abbiamo impiegato un'ora e mezza per accogliere l'emendamento del Consigliere Ala, abbiamo cercato di accoglierlo in tutti i modi e non solo per quello che riguarda l'esistente (anche se per esistente intendiamo autorizzato e non funzionante) ma aggiungendo le zone B per gli impianti nuovi che partiranno. Nonostante questo grosso sforzo ci siamo visti votare contro e abbiamo sentito affermazioni secondo cui la Giunta ha catalogato l'amianto tra le materie non pericolose quando invece la Giunta ha fatto l'elenco di quelle che sono le materie pericolose. Abbiamo parlato di quale sarà il probabile processo di inertizzazione dei rifiuti di amianto (ho già detto nelle mie premesse che non consideriamo, data la quantità insufficiente di rifiuti, di andare a prevedere una discarica di rifiuti altamente tossico nocivi, anche perché prevediamo due impianti di inertizzazione) e abbiamo detto che intendiamo inertizzare o innocuizzare i rifiuti tossico nocivi, dopodiché si potranno mettere in una discarica di ordine inferiore; tutto questo è un segno chiaro che andiamo a classificare tra gli elementi pericolosi. A questo punto, dopo aver fatto di tutto per accogliere questo emendamento che pure da altri è stato recepito e avere questo risultato, mi sento di non accogliere gli emendamenti suggeriti dal Consigliere Ala.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti presentati dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 27 favorevole 1 Consigliere contrari 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri Gli emendamenti sono respinti.
La parola al Consigliere Tapparo per dichiarazione di voto.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo dichiarare che sono d'accordo su questo piano. Credo di avere concorso al lavoro.
C'è un unico particolare che non so tecnicamente come lo si possa affrontare. Mi trovo abbastanza sorpreso tra la contraddizione di un emendamento che ho votato con estremo piacere, perché mi è sembrato una grande apertura della Giunta, che fissa il livello massimo delle 300 tonnellate e l'emendamento che trovo in una tabellina sulla eccezionalità per Torino delle 600 tonnellate.
Non so se posso fare la dichiarazione dicendo che mi trovo in imbarazzo e perplesso su questo aspetto oppure se è possibile - capisco che non c'è un articolato - potermi astenere su quel punto particolare.
Chiedo il suo ausilio per vedere come è tecnicamente possibile per me affrontare questo problema.



PRESIDENTE

E' una dichiarazione che lei fa, perché non è possibile astenersi su un punto dell'allegato, perché diversamente noi dovremmo procedere alle votazioni di ogni riga, votazione che non è prevista. La dichiarazione che lei rende è a verbale ed è sufficiente a testimoniare questo.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, devo anche io fare una dichiarazione che desidero sia messa a verbale. Ho delle perplessità sul Comprensorio a scavalco.
Confido nella possibilità di un ulteriore approfondimento per trovare delle soluzioni che corrispondano meglio al rientro nell'ambito dei confini delle Province.



PRESIDENTE

Il Consigliere Adduci intende fare una dichiarazione per il suo Gruppo?



ADDUCI Donato

Nessuna dichiarazione, solo una informazione.
In questo che non è un piano dei siti, ma è un maledetto imbroglio voglio sapere quale è la cartografia allegata.



PRESIDENTE

E' a mani della Presidenza. E' una copia che è stata approvata a seguito di quell'emendamento che è nato dalla discussione di tutti i Gruppi.
La parola al Consigliere Picco per dichiarazione di voto.



PICCO Giovanni

A nome della Democrazia Cristiana faccio una brevissima dichiarazione di voto favorevole, per compiacermi per il senso di responsabilità che ci ha guidati nell'approdare a questo risultato e nel raccomandare ancora all'Assessore per quanto attiene a quell'ultimo emendamento che si riferiva alle segnalazioni fatte dai soggetti pubblici di tenerli in dovuta evidenza in tutte le elaborazioni che seguiranno rispetto al documento così come viene inviato al Ministero.
Comunque, questa segnalazione non è per plagiare solo consensi che vogliamo sollecitare o per non assumerci responsabilità nel voto di questo documento.
Riteniamo però, come d'altra parte l'Assessore ha detto più volte nelle sue dichiarazioni, che questi approfondimenti richiedono soprattutto di tenere in conto l'attivazione dei soggetti pubblici che si sono adoperati in questi anni per sopperire al clima di emergenza soprattutto nel campo dei rifiuti solidi urbani.
Quindi è per questa ragione che noi raccomandiamo che queste segnalazioni, fatteci per iscritto dai soggetti pubblici - lo sottolineiamo siano allegate ai documenti del piano e tenute in evidenza per le successive elaborazioni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'intera deliberazione, così come modificata.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 votanti 31 favorevoli 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri La deliberazione è approvata.
"Il Consiglio regionale del Piemonte vista la deliberazione della Giunta regionale n. 1/19823 del 24 marzo 1988 recante 'Legge 441/1987, artt. 1 ter e 3. Approvazione del Piano dei Servizi di Smaltimento dei rifiuti e relativi allegati. Adozione con i poteri del Consiglio regionale ex art. 40 dello Statuto e revoca DGR n.
2/19566 del 17 marzo 1988' sentite le competenti Commissioni consiliari r a t i f i c a ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, la deliberazione della Giunta regionale n. 1/19823 citata in premessa ed allegata alla presente deliberazione, approvando nel contempo le modificazioni al testo ed alla cartografia allegate quale parte integrante del presente atto (Allegato A).
Il Consiglio regionale prende pertanto atto che, a seguito delle modifiche apportate, il testo del Piano dei Servizi di Smaltimento Rifiuti e relativi allegati è quello risultante nell'allegato B).
Qualora necessario, il Consiglio regionale adotterà gli opportuni provvedimenti nei riguardi dei rapporti giuridici eventualmente sorti sulla base della deliberazione GR n. 1/19823 sopra citata".
I Capigruppo sono convocati per venerdì alle ore 12.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 23,30)



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