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Dettaglio seduta n.140 del 23/05/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare del 29 maggio 1987 si intende approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton, Amerio, Carazzoni, Paris, Pezzana, Ratti, Turbiglio e Valeri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 10 maggio 1988 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'on. Giorgio Almirante


PRESIDENTE

E' mancato Giorgio Almirante, Presidente del MSI-DN e, per vent'anni circa, Segretario dello stesso Partito.
Al di là delle considerazioni che a ciascuno Consigliere o cittadino o uomo politico o di cultura spettano dell'opera e della figura, voglio ricordarlo in quest'aula, come abbiamo fatto sempre in occasioni consimili e voglio ricordare che per tanti anni questo uomo ha lavorato, ha sofferto ha portato il suo Partito ad essere il quarto partito della scena politica italiana.
Lo vogliamo ricordare nel suo lavoro, nella sua fatica e nella sua figura, a tratti irruente e a tratti di uomo di cultura. Ci associamo al dolore della sua famiglia, alle rappresentanze parlamentari, degli enti locali e della nostra Regione, qui rappresentata da tre Consiglieri regionali, associandoci al loro dolore e porgendo loro le nostre condoglianze.



(I presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo unicamente per ringraziare lei, signor Presidente, per le parole di cordoglio che ha rivolto a noi e alla nostra comunità umana ricordando Giorgio Almirante, di cui noi ci sentiamo orfani e che, sulla battaglia politica in Italia, ci è stato maestro, soprattutto maestro di una scelta di libertà. La ringrazio, signor Presidente, per avere ricordato, al di là delle ideologie e degli steccati che fatalmente ci dividono, un grande italiano.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Convalida Consiglieri regionali Giuseppe Bara e Guido Bonino


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) dell'o.d.g. relativo alla convalida dei Consiglieri regionali Giuseppe Bara e Guido Bonino.
Convalida del Consigliere regionale Giuseppe Bara.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri scheda bianca 1.
Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale, e sarà trascritta nel processo verbale della seduta in corso.
Convalida del Consigliere regionale Guido Bonino.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
Il Consiglio approva.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale, e sarà trascritta nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 797: "Legge 29/10/87, n. 441, artt. 1/ter e 3. Approvazione del Piano dei servizi di smaltimento dei rifiuti e relativi allegati. Adozione con i poteri del Consiglio Regionale ex art. 40 dello Statuto e revoca DGR 2-19566 del 17/3/1988" e presentazione relative pregiudiziali


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 797, di cui al punto 5) all'o.d.g., sulla quale è stata resa una relazione di minoranza del Consigliere Majorino e presentate alcune questioni pregiudiziali che verranno discusse dopo la relazione.
Chiede la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, ci sarà una relazione introduttiva, inoltre è in corso la distribuzione ai Capigruppo di una documentazione cartografica che pare essere innovativa. Chiedo se quella cartografia è un ridisegno fatto sulla base degli emendamenti presentati. Se così fosse, poiché non siamo stati messi a conoscenza di alcunché, ci pare non si possa procedere seriamente a discutere sulle cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Chiedo la parola per rilevare che giovedì sera la VII Commissione ha licenziato il testo della deliberazione, però che avrebbe dovuto, secondo l'iter, designare un relatore di maggioranza. Le relazioni di maggioranza non riguardano solo i disegni di legge; per prassi costante di questo Consiglio e per espressa dichiarazione del Regolamento, le relazioni sono previste per tutti gli affari e anche per le delibere. Penso che, sia pure in extremis, la Commissione debba designare un relatore di maggioranza e poi il resto proseguirà secondo le regole generali del Regolamento.



PRESIDENTE

La relazione, non soltanto per questa deliberazione, ma per quelli che vengono considerati "affari" può essere orale. La presentazione della deliberazione viene fatta dalla Giunta ed è prassi che la relazione non sia scritta ma orale. Questo dice il Regolamento. C'è inoltre una relazione di minoranza scritta. Ambedue hanno dignità di essere portate all'esame del Consiglio.
La relazione può anche non essere fatta da chi presenta la deliberazione. Normalmente quando ci sono delle deliberazioni abbiamo sempre seguito la prassi di dare la parola al presentatore della deliberazione. Non credo si voglia cambiare ora. Diversamente dovremmo per ogni oggetto deliberativo nominare un relatore; ma il Regolamento non lo dice, lo si può intuire.
E' comunque un problema che sarà sollevato al momento in cui andremo alle riforme istituzionali del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Adduci. Ne ha facoltà.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, chiedo che sia messo a verbale che ancora non ho ricevuto la cartografia.



PRESIDENTE

Informo i Consiglieri che si sta distribuendo una copia della cartografia per ogni Gruppo.
La parola all'Assessore Cernetti che illustra il provvedimento.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Piano che viene presentato è stato dettato dall'esigenza di dare soluzione ad una serie di necessità e di problemi che, con l'entrata in vigore del DPR n. 915, sono via via andati sempre più aggravandosi evidenziando una situazione ambientale di estrema gravità e pericolosità.
L'organizzazione dei servizi di smaltimento è infatti il primo passo necessario per una corretta forma di prevenzione all'inquinamento che sul nostro territorio ha ormai raggiunto livelli di guardia.
Finora si è andati avanti con forme del "fai da te" attuate prevalentemente dai Comuni e dai produttori di rifiuti oppure con sistemi attivati dalle ditte smaltitrici con tutti i riflessi negativi che si possono immaginare non ultimo quello di conoscere esattamente i termini del problema.
Infine, il Piano doveva essere redatto secondo le tempistiche che il Governo aveva stabilito e secondo criteri che solo due mesi prima della presentazione dello stesso ci sono stati resi noti.
Pertanto, presentato al Ministero il 30 marzo con deliberazione di Giunta presa con i poteri del Consiglio, viene ora sottoposto alla verifica del Consiglio stesso.
Ci scusiamo pertanto con enti locali, associazioni, sindacati se le consultazioni sono state fatte in modo affrettato. Avevamo due alternative: o lasciare tutto il tempo necessario per delle consultazioni approfondite o presentare al Ministero il Piano nei tempi imposti per portare a casa i fondi necessari perché questo Piano non resti il piano dei sogni.
I 52 miliardi che sono pervenuti alcuni giorni fa, gli altri che ci perverranno.



REBURDO Giuseppe

Ci avete cambiato le carte in tavola, senza dircelo!



BRIZIO Gian Paolo

E' stato detto in Commissione.



REBURDO Giuseppe

Non è vero!



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, non ha la parola! Per ora la parola ce l'ha l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Avremo poi tutto il tempo, strada facendo, di approfondire e integrare le informazioni che si riterranno necessarie.
Devo ringraziare le strutture preposte alla stesura del Piano l'Assessore ed l'IPLA, per averci permesso dopo un lavoro stressante, di rispettare i termini fissati dal Ministero e devo ringraziare la VII Commissione per il contributo fattivo che ha decisamente migliorato il Piano, per il lavoro svolto con interesse e impegno.
Quello che oggi presentiamo è un Piano-processo, che richiederà importanti momenti di verifica sia per correggere eventuali errori di previsione, sia per recepire nuove tecnologie che la scienza mettesse a disposizione. Infatti, la materia rifiuti è recentissima e manca a tutt'oggi di studi approfonditi e di ricerche che ne permettano una profonda conoscenza. Si è operato sino ad ora, ed in gran parte si continua ad operare, per tentativi sorretti da specifiche necessità oppure sulla spinta di iniziative commerciali.
E' questo inoltre un Piano autarchico, nel senso che servirà a smaltire solo i rifiuti del Piemonte: non vogliamo né esportare a casa d'altri i nostri rifiuti, né importare a casa nostra rifiuti di altri.
Pertanto si è operato rilevando per quanto possibile l'esistente sia in termini di strutture di smaltimento che in termini di produzione di rifiuti: questo ci ha permesso di fare previsioni sia per il breve periodo che riveste carattere di emergenza, sia per un periodo a regime.
Il Piano ha infatti tre fasi: breve (due - tre anni); media (cinque anni); lunga (dieci anni). Non ha una impostazione teorica, ma concreta e fattibile con l'unico limite delle risorse a disposizione; risorse che devono essere attinte in gran parte dal fondo del Ministero e dal FIO.
Il costo complessivo previsto è di circa 800 miliardi.
Il Piano si propone un corretto smaltimento dei rifiuti, come prevenzione all'inquinamento, ed una razionalizzazione dei servizi tenendo conto, dove e appena possibile, dell'impostazione già data dai consorzi.
Gli obiettivi sono: 1) la salute della popolazione 2) la salubrità dell'acqua, dell'aria e del suolo 3) la riduzione dei rifiuti sia attraverso il riciclo e il recupero, e quindi la raccolta differenziata, sia attraverso i processi di produzione.
Il Piano prevede zone potenzialmente idonee agli impianti di smaltimento che sono state ricavate dalla cartografia dell'uso dei suoli previa sottrazione di quelle che nel frattempo sono state vincolate a parchi o dalla legge Galasso.
Manca, per il Piemonte, una carta sulla quale individuare le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del sottosuolo.
Pertanto l'individuazione puntuale dei siti nella fase progettuale dovrà comportare i necessari approfondimenti geologici e di impatto ambientale.
Tali procedure permetteranno anche di individuare altri siti al di fuori delle zone potenzialmente idonee. Per le stesse, i vincoli urbanistici previsti dalla legge, la Giunta ha inteso di limitarli solo come ulteriore destinazione d'uso.
Rifiuti solidi urbani + assimilabili + residui provenienti dalla depurazione delle acque reflue urbane.
In mancanza di un catasto rifiuti, appena avviato, per la stesura ci si è avvalsi dei dati raccolti presso le strutture pubbliche che attuano lo smaltimento rifiuti.
Dei rifiuti solidi urbani si faranno carico i Comuni, riuniti in consorzio, che potranno costruire e gestire gli impianti direttamente oppure avvalersi di ditte private.
Il territorio regionale viene diviso in cinque comprensori: aree comprendenti più sistemi di smaltimento integrati, tali da risultare autonome per lo smaltimento dei rifiuti prodotti all'interno delle singole aree stesse.
Si è tenuto conto, per la maggior parte, dei confini delle Province fatta eccezione per il bacino di Casale che graviterebbe su Vercelli e per la Provincia di Asti che graviterebbe almeno in parte su Alessandria perché le sue dimensioni sono tali da non giustificare un comprensorio.
All'interno dei comprensori sono individuati 18 bacini di utenza: ogni bacino sarà attivato da un consorzio obbligatorio di Comuni.
Sono stati individuati 7 sottobacini, che possono essere aumentati per esigenze organizzative.
L'Assessorato ritiene che questa impostazione autarchica del Piano, per cui ogni comprensorio o al limite ogni bacino o sottobacino smaltirà i propri rifiuti, farà in modo che amministratori e popolazione accettino impianti e discariche come necessità dalle quali non si può derogare senza gravi conseguenze per la salute e per l'ambiente.
Impianti: non sono previsti megaimpianti e megadiscariche.
Nel periodo di due-tre anni si prevedono i seguenti nuovi impianti: nove discariche (più le dieci esistenti) un impianto di riciclaggio (più i due esistenti) quattro impianti di compostaggio un inceneritore (più i due esistenti) una stazione di transfert.
Ogni impianto dovrà dotarsi di un'area di stoccaggio per materiale derivato dalla raccolta differenziata. A regime, cioè fra dieci anni saranno presumibilmente in attività: sette-otto discariche tre impianti di riciclaggio nove-dieci impianti di compostaggio cinque inceneritori le stazioni di transfert aumenteranno in funzione della chiusura delle discariche e della riorganizzazione dei servizi di raccolta.
Sempre nell'ottica della riduzione dei rifiuti le discariche vengono individuate per superare l'emergenza, ma subiranno una progressiva riduzione verso il quinto anno del Piano che punta soprattutto sul riciclaggio e il recupero in modo che nelle discariche stesse e negli inceneritori finirà il rifiuto vero e proprio, cioè gli scarti non più utilizzabili.
Rifiuti industriali. Se ne fanno carico direttamente i produttori singoli o associati, società miste pubblico private e imprese private.
In ogni caso essendo lo smaltimento dei rifiuti industriali atto di pubblico interesse deve essere previsto, disciplinato, autorizzato e controllato dall'Ente pubblico.
Circa i dati sulla quantità e qualità dei rifiuti industriali, in mancanza di un catasto, ci si è valsi di indagini campione eseguite dalla Fiat Engeneering. I dati risultano difformi rispetto a quelli pubblicati nel 1982, ma datati 1979, che davano, tra rifiuti industriali e rifiuti urbani, un rapporto 3 a 1 contro l'attuale rapporto 1,2 a 1. Ciò pu dipendere da più fattori: 1) innovazione tecnologica più avanzata che ha prodotto una minore quantità di rifiuti 2) in alcuni settori, come in quello metalmeccanico, è diminuita la produzione a favore dell'assemblaggio 3) soprattutto però c'è stato un recupero maggiore di materie seconde per cui la quantità dei rifiuti prodotti, come da indagine precedente, è sensibilmente diminuita rispetto a quella dei rifiuti da smaltire.
Per i rifiuti industriali valgono gli stessi criteri adottati per i rifiuti solidi urbani, cioè riduzione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata e il recupero di materie seconde, ma anche con iniziative di proposta nei confronti del Ministero perché attui le forme di incentivazione previste dalla legge n. 441 per la modifica dei cicli produttivi che incidano non solo sulla quantità ma anche sulla qualità degli scarti.
La raccolta differenziata dei rifiuti industriali (speciali assimilabili agli urbani), più ancora di quella dei rifiuti solidi urbani deve essere incoraggiata perché le partite sono più consistenti e come tali più facilmente selezionabili. Ci sono oggi degli scarti di produzione dalla legge classificati rifiuti che vengono riutilizzati o all'interno o all'esterno delle aziende che li producono e che il Piano con un primo elenco prevede di togliere dalla classificazione dei rifiuti per riqualificarli come materie seconde. Questo elenco sarà oggetto di continui aggiornamenti. Ci sono altri rifiuti che oggi vanno in discarica o in inceneritore che possono essere recuperati, almeno in parte, come fertilizzanti in agricoltura: sono gli scarti che provengono da industrie agro-alimentari, cartarie, conciarie, farmaceutiche o tessili.
Resta invariato, soprattutto in questa fase di emergenza, anche per i rifiuti industriali, il concetto di autarchia per cui le previsioni di Piano rispondono alle sole esigenze regionali.
La suddivisione del territorio regionale resta quasi la stessa dei rifiuti solidi urbani con la sola differenza che al comprensorio di Novara viene accorpato a quello di Vercelli.
Il Piano non prevede discariche di terza categoria (per rifiuti altamente tossico-nocivi) in quanto non giustificate dalla quantità prodotta (42 mila tonnellate annue di rifiuti solidi e 240 mila di liquidi). Per questi si prevedono pretrattamenti e inertizzazione dopodich si possono smaltire in impianti di categoria inferiore.
Ognuno dei quattro comprensori è autonomo per lo smaltimento dei propri rifiuti attraverso un sistema integrato. Nel caso in cui le quantità dei rifiuti prodotti non giustifichino all'interno del comprensorio tutta la gamma degli impianti che costituiscono il sistema integrato, le strutture sono previste a servizio di due comprensori.
Le previsioni di Piano che sono strettamente rapportate alle necessità per ora rilevate per il Piemonte hanno una durata decennale per i tre comprensori, quinquennale per quello di Torino dove si produce il 60% dei rifiuti dell'intera regione (vorremmo verificare le nostre previsioni alla luce dei dati che ci fornirà il catasto).
Il Piano prevede nell'arco di dieci anni: dodici discariche circa di tipo 2B (per complessivi 6 milioni di metri cubi) tre discariche di tipo 2C (per complessivi 500 mila metri cubi) cinque inceneritori quattro impianti di inertizzazione e pretrattamento.
Abbiamo preferito presentare un piano che prevedesse una programmazione decennale tale da permettere, già nel breve periodo, di individuare soluzioni mirate ad obiettivi di più ampio respiro, mentre un piano stralcio avrebbe rischiato di avere il carattere limitativo di un pronto intervento sull'emergenza. Perciò lo presentiamo come piano processo aperto cioè a tutte le modifiche che emergeranno come necessarie dal primo periodo di attuazione e dal progresso delle tecnologie di smaltimento e delle tecnologie di produzione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il relatore di minoranza, Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, illustrerò brevemente la relazione di minoranza le cui considerazioni non toccano il merito vero e proprio della deliberazione, ma toccano il suo aspetto legislativo e istituzionale. Le considerazioni ivi svolte sono, a nostro avviso, più che sufficienti (per le ragioni che esporrò) per consentirci di esprimere un futuro voto decisamente negativo, sempreché si possano superare le serie pregiudiziali che abbiamo posto.
La prima considerazione da fare e che appare di tutta evidenza, è che la deliberazione è stata adottata in violazione dell'art. 40 dello Statuto con il quale si ricalca l'art. 140 del Testo Unico della legge comunale e provinciale n. 148 del 1915. Mi si potrebbe obiettare che la norma del Testo Unico del 1915 è sempre stata a livello di Consiglio comunale abbondantemente superata in quanto emanata in epoca in cui le deliberazioni consiliari comunali erano numericamente di gran lunga inferiori a quelle attuali per cui oggi il concetto di deliberazione d'urgenza presa dalla Giunta in sede comunale con i poteri del Consiglio ha avuto un allargamento di maglie. Devo anche ricordare che le stesse espressioni che si leggono nel Testo Unico del 1915 sono state riprese dal legislatore regionale costituente il quale si è espresso, nel 1970 quando è stato approvato lo Statuto, con molta cautela rispetto alla Giunta che possa assumere con il motivo dell'urgenza deliberazioni di competenza esclusiva del Consiglio.
Infatti, la norma contenuta nel nostro Statuto prevede che questa deliberazione possa essere assunta dalla Giunta allorquando vi sia un'urgenza determinata da cause nuove e posteriori all'ultima adunanza consiliare. Potrei fermarmi a questo punto e posso anche prevedere l'obiezione che mi potrebbe venire mossa dalla Giunta e dall'Assessore Cernetti dicendomi che c'erano i termini in scadenza e, qualora noi avessimo seguito il normale e regolare itinerario, quei tali finanziamenti previsti nella legge di conversione del decreto legge, nella legge n. 441 sarebbero scaduti e la Regione Piemonte non avrebbe potuto partecipare ai finanziamenti Innanzitutto qui si potrebbe già facilmente obiettare che il termine indicato nella legge n. 441 non è sicuramente perentorio. Ma c'è di più.
Perché se mi si dice che si è dovuto provvedere con urgenza il 24 marzo 1988 perché stavano per scadere i 30 giorni indicati dalla legge n. 441 del 1987, una considerazione si impone. Questi 60 giorni decorrevano dalla emanazione del decreto ministeriale n. 559 del Ministro Ruffolo, ma il decreto ministeriale è del 28 dicembre 1987, quindi se vogliamo ragionare sul filo del formalismo, che talvolta è anche sostanza, dei termini che andavano in scadenza, allora dobbiamo dire che quando è stata assunta la deliberazione della Giunta con i poteri del Consiglio in via d'urgenza il termine previsto dal DM 28 dicembre 1987 era già venuto a scadere. Perch è vero che il DM è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 gennaio 1988, però è anche vero che inequivocabilmente la legge faceva partire il termine dei 60 giorni dal 28 dicembre 1987.
Il discorso è che l'urgenza non è nata dal termine indicato dalla legge n. 441 del 1987, ma l'urgenza è nata dal fatto che c'è stato, a nostro avviso, una inadempienza della Giunta nel formulare il Piano, visto che questo tipo di Piano in questione era già previsto dall'art. 5 della L.R. 2 maggio 1986, n. 18.
A questo punto, io e la collega Minervini, che siamo firmatari ed estensori della relazione di minoranza, ci rendiamo conto che forse non è il caso di insistere più di tanto, perché, purtroppo, l'interpretazione giurisprudenziale costante in materia di urgenza è nel senso che fa riferimento e si ancora ad una valutazione meramente politica, accenna a un prezzo politico che deve o dovrebbe pagare una Giunta che abusi dell'istituto della surroga del Consiglio in caso di urgenza, ma non ha una sanzione legislativa.
C'è invece una seconda considerazione che, a nostro avviso, è ancora più robusta della prima. Partiamo pure dal presupposto che ci fossero motivi d'urgenza, quindi partiamo dal presupposto (facciamolo per amor di tesi e delizia di ipotesi) che legittimamente la Giunta abbia assunto la deliberazione coi poteri del Consiglio perché c'era l'urgenza.
Allora qual era l'obbligo di questa Giunta che si sostituisce, sia pure con tempi brevi, ai poteri del Consiglio? L'obbligo era di percorrere lo stesso itinerario che avrebbe percorso la deliberazione, qualora fosse calata in aula attraverso il rito normale, attraverso le vie normali; cioè a dire che la Giunta, sostituendosi al Consiglio, aveva l'obbligo istituzionale di seguire l'itinerario previsto dall'art. 6 del DPR n. 915 e la normativa prevista dall'art. 5 della legge n. 18 bis.
Che cosa prevedono queste norme? Prevedono che il provvedimento di elaborazione e formazione del Piano deve essere preceduto da un parere consultivo di Province e Comuni. Lo dice espressamente l'art. 6 del DM n.
915, lo dice ancora più espressamente l'art. 5 della legge regionale n. 18 laddove si esprime nel senso che "devono essere sentite le Province e i Comuni" Questi previ pareri consultivi però non esistono, non sono stati acquisiti; né mi si obietti che questa lacuna è stata colmata attraverso le consultazioni rese alla VII Commissione, dopo che il provvedimento della Giunta, adottato con i poteri del Consiglio, è passato alla sede referente della Commissione Quindi in questa situazione noi abbiamo seri e fondati dubbi sulla legittimità della deliberazione, perché è una deliberazione che poteva essere elaborata, pronunziata ed emanata unicamente se e in quanto fossero stati previamente acquisiti i pareri scritti dei Comuni e delle Province così come prevedevano espressi dettati di legge.
C'è un'ultima considerazione anch'essa di un certo spessore e di un certo rilievo. Siamo molto perplessi per la circostanza che la Giunta abbia commissionato la predisposizione di questo Piano all'IPLA. Sia ben chiaro noi non pretendevamo e non pretenderemo, perché saremo al di fuori della realtà, se chiedessimo che un piano del genere venga formulato unicamente dalla Giunta in quanto tale o dall'Assessore in quanto tale, con la collaborazione degli uffici di Giunta. Però, a nostro avviso, il lato grave politicamente è che, nel commissionare all'IPLA la predisposizione del Piano, non sono stati additati a quell'Ente principio e scelte politiche sui quali operare. Per di più il Piano è stato recepito acriticamente tant'è che i tre volumi elaborati dall'IPLA costituiscono la parte sostanziale ed integrante del Piano, per cui viene da chiedersi - e penso che questa domanda sia più che legittima - se oggi il Consiglio ratificherà una deliberazione della Giunta, oppure una deliberazione dell'IPLA.
Queste considerazioni che sono state meglio espresse nella forma e nella sostanza nella nostra relazione di minoranza ci inducono, come dicevo, con tranquillante certezza politica e con la convinzione di fare una giusta scelta, ad esprimerci nel senso di un totale dissenso a questa deliberazione.



PRESIDENTE

Abbiamo alcune questioni pregiudiziali o preliminari sul non passaggio al voto poste dal Gruppo comunista, dal Consigliere Ala e dal Consigliere Reburdo.
Il Regolamento prevede che in caso di concorso a più questioni sospensive, comunque motivate, ha luogo una unica discussione e può parlare solo un Consigliere per Gruppo.
Ha quindi la parola il Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Stiamo avviando una discussione che ha semplicemente degli elementi assurdi e paradossali che peraltro si aggiungono a precedenti situazioni che avevano già dell'assurdo. Trovo molto fondate, per esempio, le argomentazioni presentate dal collega Majorino. Ma se queste argomentazioni sono fondate di fronte a una situazione in cui all'ultimo momento vengono presentate delle carte che nessuno mi risulta abbia discusso e valutato dopo che per quasi un mese la Commissione aveva avuto modo di valutare, di verificare le proposte che venivano avanzate, ed oggi, come il coniglio nel cilindro, escono fuori delle carte completamente diverse rispetto a quelle che abbiamo avuto modo di valutare in Commissione, a questo punto sorge il disagio per le forze politiche e diventa estremamente difficile collocarci in una discussione come quella di oggi. Diventa difficile anche perché il senso di disagio che il nostro Gruppo oggi avverte, credo sia anche il senso di disagio che trovano altri Gruppi consiliari.
Nel corso di questi mesi abbiamo avviato una consultazione veloce e rapida dopo che il Piano era stato presentato e, durante quella consultazione, ci si è trovati di fronte rispetto a questo Piano a una opposizione netta e decisa che da Ivrea, tanto per fare dei nomi, scende dai comuni della cintura torinese per arrivare alle aree più periferiche dell'area torinese, come Poirino e Pralormo, per raggiungere i Roeri e infine la provincia di Asti e la provincia di Alessandria. Più della metà del Piemonte, di fronte a questo Piano e di fronte alle divergenze che sono maturate durante la consultazione da parte dei Comuni, si ribelli anche perché gli indirizzi che i Comuni avevano scelto, in base alla legge n. 46 sono stati completamente ignorati dal Piano regionale.
Di fronte a queste cose, all'ultimo momento, ripeto, si arriva, con il coniglietto che esce fuori dal cilindro, e non si capisce fino a che punto questo coniglietto abbia una valenza dal punto di vista scientifico.
Per arrivare a una conclusione chiedo al Consiglio, in particolare alla Giunta di togliere, non il Gruppo comunista, ma i Gruppi consiliari da una situazione di disagio come quella che conosciamo e di rimuovere gli elementi di disagio che le singole forze politiche avvertono.
C'è una possibilità su questo terreno e la possibilità è quella che noi avviamo oggi una discussione sul piano a breve termine da zero a due anni considerando il fatto che, in fondo, i soldi della legge n. 441 sono stati presi per impianti previsti nel breve termine, avviamo una discussione sullo zero/due anni e da questo punto di vista avremo modo di confrontarci sul megainceneritore di Torino e di rinviare tutta la questione che riguarda gli otto/dieci anni ad ulteriori approfondimenti. Ulteriori approfondimenti che comunque devono essere realizzati soprattutto avvalendosi degli indirizzi già scelti dai consorzi dei Comuni sulla base della legge n. 46.
Se non rimuoviamo le situazioni di disagio, diventa estremamente difficile portare avanti una discussione con un minimo di correttezza su questo terreno.
Quindi, chiediamo alla Giunta che dopo una situazione così pasticciata, esca da questa situazione di disagio dichiari la disponibilità a discutere sul Piano a breve termine (zero/due anni) abbandonando per il momento il Piano a medio-lungo termine e riavviando, per quanto riguarda questa parte del Piano, i necessari approfondimenti che devono essere compiuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho presentato, pur avendo letto l'art. 61 del Regolamento, questi ordini del giorno, per punti separati e come documenti separati, perch meglio risaltasse la quantità ripetuta di violazioni delle norme procedurali che sono state messe in campo dalla Giunta regionale (e qui sarà il caso di vedere se con l'accordo o meno dei partiti che la sorreggono) per giungere all'approvazione di questa deliberazione. Tra l'altro, senza conoscere né presagire quello che è un vero golpe festivo: quello della cartografia presentata ora non a tutti i Consiglieri ma solo ai Capigruppo. Questa cartografia dimostra che le località prescelte, i siti idonei, le aree idonee, le zone idonee nella danza di aree, zone e siti, erano state buttate giù a casaccio e che, da un venerdì ad un lunedì possono essere totalmente ribaltate e modificate.
Comunque ora passo ad illustrare nel dettaglio le questioni pregiudiziali che ho presentato e invito i Consiglieri a leggerle, anche se sono state scritte da un Gruppo piccolo che in una vicenda come questa si vuole che conti assolutamente nulla. Invito a leggerle perché ho l'impressione che l'Assessore, la Giunta e molti Consiglieri per esaminare questa deliberazione e poi nell'approvarla non abbiano letto la normativa vigente né il DPR n. 915/82 né la L.R. n. 18/86, né la legge n. 441 e neppure il decreto n. 559 del Ministro dell'ambiente Ruffolo che nel dicembre dello scorso anno, ha dettato le norme relative alla redazione del Piano relativo ai rifiuti solidi urbani e assimilabili.
L'art. 5 della L.R. n. 18/86, articolo in vigore e assolutamente non abrogato dalla legge n. 9/87, "Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti" così recita: "La Giunta regionale in ottemperanza al disposto di cui all'art. 6, lett. a), ed all'art. 33 del DPR n. 915/82, elabora, sentiti i Comuni, Piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti. La Giunta regionale provvede alla redazione ed all'aggiornamento dei Piani avvalendosi delle strutture regionali, dell'apporto delle Province e dei Comuni e della collaborazione di istituti, enti od esperti".
Non solo, questo Piano è stato predisposto di fatto l'altro ieri e ieri. Nel corso di tutta la procedura che va dall'ottobre, novembre dello scorso anno fino ad ora, questo Piano - che si presenta in ottemperanza al disposto di cui alla lett. a) dell'art. 6, così e come è scritto nell'art.
3 della legge n. 441 - le Province ed i Comuni non l'hanno neanche visto.
La Giunta regionale non si è minimamente preoccupata di ascoltare Province e Comuni. Nel corso delle consultazioni, tenute dalla VII Commissione consiliare, (che non ha nulla a che vedere con la Giunta e con le sue consultazioni) molti degli intervenuti, Sindaci e Assessori, e molte delle memorie scritte presentate dai Comuni e Province sottolineano la mancata consultazione e la non conoscenza del Piano e dei criteri seguiti per la sua redazione e la individuano come uno dei punti cruciali del rapporto Giunta regionale ed enti locali, come punto determinante. Questo solo elemento mi pare sufficiente per chiedere il non passaggio alla discussione degli articoli, mettendo direttamente in crisi il rapporto che è stabilito dallo Statuto e dalle leggi regionali e nazionali.
Altro punto, sempre relativo al non rispetto della L.R. n. 18, art. 6 terzo comma: l'individuazione delle zone di cui al primo comma deve essere accompagnata fino all'emanazione della normativa specifica in materia da una relazione in ordine all'impatto ambientale.
Se qualcuno mi dice dove sta la relazione in ordine all'impatto ambientale di queste zone, aree, siti, potenziali o prioritarie e soprattutto in base a quelle che ci avete presentato oggi, mi fa un piacere, visto che di questo non si parla in alcun punto del Piano.
L'art 3 della legge nazionale n. 441 prevede espressamente che i Piani riguardino anche la lett. f) del n. DPR n. 915; anche a proposito di questa parte, relativa alla lett. f) dell'art. 6 del DPR n. 915, se qualcuno mi dice quali sono le pagine in cui si parla di questo, gli sar grato. Rosicchiando, rosicchiando qualcosa è questo Piano, però la gran parte degli obblighi non sono stati assolutamente rispettati.
Passiamo al decreto del Ministro dell'Ambiente Ruffolo, n. 559/87 del 28 dicembre e pubblicato a gennaio '88 sulla G.U. Anche questo decreto prevede un'analisi della compatibilità ambientale degli impianti. Questa parte relativa alla compatibilità ambientale, che già era richiesta dalla L.R. n. 18, e che è ugualmente richiesta dal Ministro, assolutamente non è individuabile soprattutto nelle aree della nuova cartografia presentata oggi, rispetto alle quali non ci viene detto neanche, in linea generica quale tipo di impianti li si collochi e tanto meno manca ogni indagine di compatibilità ambientale rispetto alla scelta della termo-distruzione.
Altro punto, relativo alle nostre procedure, è il parere della II Commissione, ovvero tutte le questioni relative alla materia urbanistica (L.R. n. 56/77) e relativa agli aspetti di pianificazione territoriale. Il parere della II Commissione non è tuttora stato espresso. Per mancanza di numero legale, se vogliamo usare un eufemismo, è qui presente il Presidente della II Commissione che può meglio di me ricostruire la vicenda. Quindi grazie allo squagliamento della maggioranza, per la quale era presente solo il Consigliere Bara (mentre erano presenti le opposizioni) che non sapeva che pesci pigliare con queste varianti di destinazione d'uso dei Piani regolatori, il parere della II Commissione è tuttora mancante. La deliberazione che però qui viene posta alla nostra attenzione, così recita: "sentite le competenti Commissioni". Sarà il caso di dire "sentita la VII Commissione".
Punto tre: raccolta differenziata (questo pallino dei Verdi e degli ambientalisti). C'è tutto un paragrafo sull'acquisizione dei dati contenuto nel decreto del Ministro n. 559. Si trova qualcosa in merito all'acquisizione di questi dati sulla raccolta differenziata esistente in Piemonte? La Giunta regionale, qualora leggesse i documenti del Consiglio potrebbe in parte trovarli nella relazione conclusiva della Commissione d'indagine fatta dal Consiglio. Però in tutto questo tomo dell'IPLA, mai è stato citato o si è fatto un minimo utilizzo di questo documento prodotto dal Consiglio che, se mi permettete, è scritto molto meglio e con maggiore accortezza, riflessione e approfondimento di quanto non sia il documento della Giunta. Sciatteria è stata usata in questo documento, dove si chiama il DPR legge, si sbagliano le cifre, non si ha neanche l'accortezza di scrivere le leggi con la loro dizione esatta, perché è troppo lunga; la legge regionale n. 18 ha un titolo lungo due righe ed allora si preferisce scrivere "Prime norme sui rifiuti", perché tanto bisogna buttare giù e in fretta le cose ... Non si tratta di fare le pulci, perché non si tratta di pulci, ma se non ci si preoccupa nemmeno degli aspetti formali minimali, non so che cosa succederà più oltre.
Il punto che desidero illustrare per primo è, secondo me, quello decisivo, rispetto al quale ho presentato una documentazione che si rifà a un precedente di questo Consiglio, risalente al 4 dicembre 1986.
In quella occasione avevo presentato un'altra questione pregiudiziale che ho allegato agli atti, in occasione dell'esame da parte del Consiglio di un'altra deliberazione relativa ai rifiuti, (legge n. 154) la famosa deliberazione fantasma che non si sa dove sia finita, con il titolo "Norme integrative di attuazione del DPR n. 915/1982 per l'organizzazione dei servizi di smaltimento e le procedure di controllo e di autorizzazione dei servizi di smaltimento ai sensi dell'art. 6 lettera f) del DPR n.
915/1982".
In quella occasione avevo fatto notare che l'art. 12 della legge regionale n. 18/1986 prevedeva l'istituzione del Comitato tecnico regionale e stabiliva che questo Comitato tecnico regionale esplicasse i seguenti compiti: 1) esprimere i pareri tecnici di cui alla presente legge 2) formulare proposte alla Giunta regionale in relazione alla predisposizione di regolamenti e all'elaborazione di norme integrative di attuazione del DPR n. 915 per l'organizzazione dei servizi di smaltimento (che sono questi) e le procedure di controllo e di autorizzazione in base all'art. 6 lettera f) 3) formulare proposte ed esprimere pareri circa i siti idonei (che sono questi) alla realizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti si sensi dell'art. 6 lettera b) e del punto 03) della deliberazione del Comitato interministeriale 4) formulare alla Giunta regionale proposte atte a ridurre la quantità dei rifiuti e ad incentivare, anche in forma consortile, recupero delle materie prime e riciclaggio".
Quindi, per così dire, tutto quello di cui si occupa questo Piano: aree, zone e siti idonei, procedure di smaltimento, tecnologie di smaltimento, riciclaggio, riduzione dei rifiuti, ecc.
Non risulta - a meno che non l'abbia fatto questa notte - che la Giunta regionale, né prima della deliberazione né dopo la deliberazione assunta con urgenza, abbia mai sentito il parere del Comitato tecnico, tuttora esistente per quanto riguarda questi specifici punti e che non è stato assolutamente abrogato dalla legge n. 9/1987.
Teniamo conto che questo parere non è stato neppure richiesto per un altro atto, per il quale andava richiesto, la definizione dei criteri da fornire all'IPLA per la redazione del Piano ed anche per la deliberazione di Giunta in base alla quale è stato dato incarico all'IPLA di redigere il Piano. Ho allegato inoltre agli atti il verbale della seduta del 4/12/1986, in cui si evince con estrema chiarezza che l'allora Assessore all'ambiente, Eugenio Maccari, accolse la questione pregiudiziale e decise di rinviare al Comitato tecnico la deliberazione sulle norme di cui citavo prima e la stessa cosa decisero il Presidente del Consiglio e l'assemblea.
E' quindi prassi già intervenuta in questo Consiglio che il parere del Comitato tecnico venga richiesto e questo prevede la legge regionale n.
18; quindi esiste, c'è un precedente in questo senso.
Ho poi fatto mia la questione pregiudiziale già sollevata dal collega Majorino, relativa alla non possibilità di collocare con disposizioni d'urgenza un simile provvedimento. Non riprendo in questo caso quanto ha già detto il collega Majorino, e lo do per acquisito.
Un'altra delle questioni pregiudiziali tocca espressamente quanto affermato dall'Assessore Cernetti, ma si tratta di una delle cose che il Piano dice di fare e che non si fa: ottemperare a quanto previsto dal punto 3) del decreto del Ministro Ruffolo: "Caratteristiche territoriali delle zone individuate per la localizzazione degli impianti".
Non è vero - e qui richiamo anche l'attenzione del Vicepresidente della Giunta regionale - che questo Piano tiene conto delle aree vincolate, ai fini della tutela paesistica ed ambientale: non è assolutamente vero perché al paragrafo 3442 del volume primo del Piano si afferma che sono messe in evidenza solo le seguenti aree tutelate: parchi e riserve naturali nazionali, parchi e riserve naturali regionali istituiti, parchi e riserve naturali regionali di cui alla deliberazione, aree tutelate dalla legge n.
1497, aree boscate, aree situate sopra ai 1600 metri.
Chiunque conosca la legge n. 431, sa che questo elenco non è assolutamente esaustivo delle categorie di beni contenuti nell'art. 1 della legge Galasso e chiunque vada a leggersi il decreto n. 559 del Ministro Ruffolo vede che l'elenco deve essere ancora ben più ampio.
Il decreto del Ministro Ruffolo parla di: aree sottoposte a vincoli idrogeologici, aree sottoposte a vincoli paesistici, aree sottoposte a vincoli urbanistici, aree sottoposte a vincoli archeologici. A questo proposito, abbiamo una precisa lettera della Sovrintendenza ai beni archeologici che richiama questo e dice di non essere stata consultata.
Inoltre parla di: aree sottoposte a vincoli sismici di prima categoria (che in Piemonte non esistono, comunque andrebbe detto), parchi e riserve naturali esistenti o in programmazione, aree degradate da presenza di cave abbandonate, aree degradate dalla presenza di discariche non autorizzate perimetrazione dei centri abitati includendo le zone di sviluppo previste nei piani regolatori o programmi di fabbricazione adottati, aree soggette ad esondazione, aree geologicamente instabili e comunque tali da non consentire l'installazione di stoccaggi definitivi, aree ad elevato rischio di crisi ambientale (su quest'ultimo punto tocchiamo il paradosso).
Caro Assessore, chi - se non lei - è responsabile dell'area ad elevato rischio di crisi ambientale della Valle Bormida? L'abbiamo chiesta noi l'abbiamo istituita, non la mettiamo neppure in cartografia! E poi è chiaro che per aree sottoposte a vincoli paesistici si intende tutta la legge Galasso. Inoltre, che questo Piano dica al punto successivo che l'IPLA o la Giunta regionale si sono permesse il lusso di variare e limitare le aree delimitate dai piani paesistici, senza precisarci né come né quando né perché né di quali piani paesistici, tra l'altro, si tratti rappresenta l'aspetto più paradossale.
Ci sono poi tre questioni sospensive, che sono di natura diversa, ma vorrei che qualcuno chiarisse.
In una questione sospensiva sta inoltre scritto: "considerato che l'attività della Fiat Engeneering S.p.A. appare riguardare da vicino alcune tecnologie connesse con lo smaltimento dei rifiuti industriali (in particolare con la termodistruzione) e considerato che la parte curata dalla Fiat Engeneering S.p.A. riguarda la stima di produzione e smaltimento rifiuti speciali provenienti da attività industriali e viene continuamente fatto riferimento, nel trattare questi aspetti, alla termodistruzione come metodologia preferenziale più idonea per lo smaltimento ...". Chiedo primo, perché la Fiat Engeneering? Secondo, la Giunta regionale ha valutato il fatto che la Fiat Engeneering è soggetto interessato alle attività di termodistruzione? E, prima di tutto, che cosa pensa della termodistruzione? Seconda questione sospensiva. E' vero (lo propongo in forma dubitativa) che è in corso un'indagine da parte della Magistratura torinese, che ha contemplato anche una perquisizione degli uffici dell'IPLA, relativa ai rapporti IPLA - Regione Piemonte e quindi anche in merito a questa vicenda? Vorrei avere una risposta. Questo Piano è costato oltre un miliardo e nessuno ha capito come, visto che assomiglia ad una tesi di laurea. E' come dire che la Commissione d'indagine del Consiglio ha fatto un lavoro che valeva un miliardo e mezzo. E che l'abbiamo fatto in cinque, come tutti sanno, caro Bruciamacchie, Bergoglio ed altri, fanno 200 milioni a testa.



BRIZIO Gian Paolo

E i funzionari?



ALA Nemesio

Terremo anche conto dei funzionari.



PRESIDENTE

Consigliere Ala, le ricordo i tempi consentiti.



ALA Nemesio

Presidente, non è colpa mia se questa deliberazione si presta a così tante pregiudiziali e sospensive che io ho soltanto cercato di fare presenti ed illustrare.
Ne rimane una sola. Questo Consiglio regionale nel dicembre 1983 ha votato un altro Piano dei siti. L'altro Piano dei siti che fine ha fatto? Anche questo lo pongo come questione sospensiva. E pongo comunque il problema di quei siti individuati dalla deliberazione del 1983 che non compaiono più in aree dichiarate idonee. Cosa vuol dire? Che li intendiamo abrogati?



PRESIDENTE

I Consiglieri Ala, Reburdo e Montefalchesi hanno presentato un'altra questione pregiudiziale.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Come ampiamente avevano già fatto i colleghi che mi hanno preceduto nell'indifferenza quasi totale dei Gruppi di maggioranza.



(Interruzioni del Consigliere Brizio)



REBURDO Giuseppe

Brizio, quando diventerai Presidente del Consiglio, potrai fare le osservazioni che vorrai. Adesso, per fortuna, non lo sei. Il sasso in bocca non l'abbiamo ancora! Il sasso in bocca lo farai con la riforma istituzionale!



(Interruzioni del Consigliere Brizio)



REBURDO Giuseppe

Quando ci sarà la riforma istituzionale non ci darete neanche più la parola! Anche le minoranze e gli emarginati hanno diritto di parlare.
Qualcuno ci avrà visti indaffarati a cercare i documenti che non possedevamo, perché distribuiti in una copia sola per Gruppo a seduta iniziata; non ne sono in possesso neanche i membri della VII Commissione competente.
Nell'osservare rapidamente questa cartografia verrebbe da chiedere sulla base di quali elementi sono state modificate così integralmente e totalmente le cartografie. Questi elementi si possono trarre da un esame dettagliato ed approfondito del verbale della VII Commissione che ha licenziato il provvedimento.
Chiedo pertanto al Presidente di avere, se è possibile, tutti gli elementi di valutazione necessari, di avere l'ultimo verbale della VII Commissione che ha licenziato il provvedimento al fine di comprendere se tutte le indicazioni emerse dalla Commissione sono state trasferite in emendamenti e per capire se alcune proposte della Commissione sono state invece artificiosamente introdotte e modificate all'ultimo momento.
Lei, Signor Presidente, capirà che qui non votano soltanto i Capigruppo, ma votano anche i singoli Consiglieri regionali, almeno fino a quando non ci sarà la riforma istituzionale; quando sarà avvenuta magari si voterà anche per delega; siccome in questo momento non si vota per delega è del tutto evidente che sarebbe naturale per un Consigliere regionale che fa parte della VII Commissione avere l'opportuna documentazione e tanto più se non fa parte della VII Commissione, onde poter essere messo nella condizione di poter assumere una posizione deliberativa con tutti gli elementi di conoscenza indispensabili.
Ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio affinché garantisca, ciò che fino a questo momento non è avvenuto, la massima possibilità per ogni Consigliere di avere gli strumenti sufficienti per intervenire nel merito di una materia complessa, delicata, che investe i rapporti con la comunità e con i cittadini; quindi, se questa non fosse concessa come sospensiva verrebbe ulteriormente a ledere le normali esigenze di consultazione.
Abbiamo consultato, tra l'altro in modo atipico i Comuni, e molte proteste sono arrivate, e queste consultazioni sono avvenute sulla base di proposte integralmente diverse per quanto riguarda le aree cosiddette potenzialmente idonee.
Mi domando come il cambiamento di carte, che mette in difficoltà i Consiglieri regionali che devono fare un minimo di ragionamento, possa essere recepito dalla comunità, perché quei pochi fortunati che si sono trovati nella possibilità di consultare la proposta di piano se la vedono totalmente cambiata senza avere avuto la possibilità, per esempio, di accettare la proposta di un gruppo di Comuni (Nichelino, Moncalieri ed altri) che chiedevano in un appello sottoscritto di avere la possibilità di una consultazione opportuna.
Pongo ancora una domanda cortesemente e sommessamente. Chiedo con quale atto la Giunta regionale ha esaminato e licenziato le cartografie che ci sono state sottoposte. Chiedo mi venga segnalato e consegnato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino che ha presentato una pregiudiziale.



MAJORINO Gaetano

Le pregiudiziali sono due. La prima riguarda la richiesta di non passaggio agli articoli in quanto c'è stata la violazione dell'art. 40 dello Statuto, già dimostrata sufficientemente attraverso le argomentazioni della relazione di minoranza. Rimando a quanto già detto al riguardo, nel senso che manca ogni presupposto previsto non da una norma regolamentare o da una norma di legge, ma dallo Statuto, quindi dalla super legge della Regione Piemonte.
La seconda pregiudiziale, che a nostro avviso ha un peso ancora maggiore e più corposo della prima, si può stabilire una gerarchia tra le pregiudiziali, consiste nell'osservazione che, avendo la Giunta assunto questa deliberazione con i poteri del Consiglio, quindi ammettendo, come avevo detto per amor di tesi o per delizia di ipotesi, che ci fossero i presupposti dell'urgenza, tuttavia doveva su questo presupposto procedere in base alle norme di legge, cioè con l'itinerario che avrebbe al riguardo adottato il Consiglio.
Che cosa prevedono le norme di legge? Il decreto 915 del 1982 e la legge regionale n. 18/86, a chiare note, si esprimono nel senso che questo tipo di piano va adottato, sentiti i Comuni e le Province interessate, cioè a dire secondo l'interpretazione logica e corrente di questa espressione previo parere dei Comuni. Questo parere, che avrebbe dovuto pervenire prima di predisporre la deliberazione, non c'è stato.
Non si tratta soltanto di una violazione di carattere squisitamente politico, pur rilevante come può essere quella dell'art. 40 dello Statuto ma è una violazione esclusivamente sotto il profilo della legittimità.
Allorquando un provvedimento amministrativo, questo è un principio di diritto amministrativo noto ed arcinoto, deve essere emanato previo parere sia pure consultivo come in questo caso, dei Comuni e delle Province è illegittimo se i "previ pareri consultivi" non ci sono. Né, come ho dimostrato con estrema chiarezza nella relazione di minoranza, si pu supplire al "previo parere" attraverso le consultazioni, perché le consultazioni sono un istituto previsto dallo Statuto ed è previsto allorquando i disegni di legge o le proposte di deliberazione vanno alla competente Commissione.
Quindi noi chiediamo per questa seconda pregiudiziale, a nostro avviso più robusta della prima, sotto il profilo della legittimità, il non passaggio agli articoli perché è mancato il parere dei Comuni e delle Province interessati, così come prescrivevano sia una legge statale e sia una legge regionale che riprendeva la legge statale. Qualora venisse approvata, con la sottospecie di ratifica la deliberazione della Giunta, la Regione incorrerà in un infortunio legislativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Intervengo, anche se ho esaminato un po' in fretta gli ultimi documenti, per due motivi. Il primo motivo è che un Consigliere ha chiesto se la Commissione aveva espresso un parere preciso in merito e a questo proposito devo dire che la VII Commissione ha discusso a lungo il parere richiesto per cui il "sentito" potrebbe essere in questo senso esaurito.
Non posso che confermare che non fu possibile formalizzare un parere univoco in quanto si era esaurito il numero legale.
Intervengo però anche, richiamandomi all'art. 27 del Regolamento e mi scuso di non aver avuto il tempo di esaminare con più attenzione i documenti dove si parla in generale degli atti che devono essere sottoposti ai pareri delle Commissioni in sede referente o in sede consultiva. Perch intervengo ai sensi di questo articolo del Regolamento? Perché la deliberazione che ci era stata sottoposta diceva: "...di approvare con i poteri del Consiglio il piano che forma parte integrante della presente deliberazione concernente l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e relativi allegati che evidenziano le zone di cui alle cartografie di comprensorio 1, 2, 3, 4, 5..." (a me sembra che già in VII Commissione questi avverbi siano stati cambiati), c'è "...idonee all'allestimento degli impianti di smaltimento dei rifiuti e di precisare che l'individuazione di tali zone costituisce, ai sensi delle disposizioni statali, variante agli strumenti urbanistici".
Da un primo esame, le cartografie non sono quelle che sono state sottoposte all'esame e al parere della VII Commissione. Non è una questione di carattere marginale o formale. In questo caso, nella deliberazione che ho letto, la cartografia è la deliberazione per quanto riguarda gli aspetti territoriali e urbanistici. Non è una questione di dettaglio. Sulla cartografia il parere viene espresso. Cambiando la cartografia cambia completamente la deliberazione; non è più nemmeno la stessa deliberazione.
E perché è completamente diversa? Perché se sovrapponiamo le carte, non troviamo che in una prima cartografia sottopostaci c'era, per esempio un'area vasta (all'interno della quale poi è stata stralciata una parte ed è oggetto della cartografia che è sottoposta adesso al Consiglio). Non è un affinamento, non è un approfondimento. Da quello che vedo, si tratta di aree completamente diverse, completamente nuove. E siccome la cartografia è parte sostanziale e, a mio modo di vedere, è per il 50 per cento la deliberazione, (tranne che per l'approvazione generale dello strumento di programmazione che è il piano dei siti), la deliberazione fa scattare vincoli di carattere urbanistico su aree che non sono state per nulla esaminate dalla Commissione.
A me sembrava opportuno sottoporre all'attenzione del Consiglio e della Giunta problemi di questo tipo che non sono problemi di poco conto. Non mi addentro nel merito. Semmai interverrò successivamente.
Mi permetto anche di chiedere alla Giunta di toglierci da una sorta di imbarazzo in cui ci troviamo. Effettivamente non sappiamo su che cosa si va a discutere. L'Assessore Genovese ha assistito ai lavori della Commissione insieme all'Assessore Cernetti). Chiedo alla Giunta di toglierci dai dubbi o dall'impaccio, perché questi atti hanno una immediata rilevanza per quanto riguarda gli strumenti urbanistici per decine e decine di Comuni della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei subito tentare un chiarimento su un problema certamente rilevantissimo della cartografia che rappresenta un passaggio ovviamente delicato.
Nel corso delle discussioni in Commissione, soprattutto dell'ultima, si era fatto riferimento al disagio di molti Consiglieri commissari che si sono trovati una individuazione di zone fatta con un criterio che sembrava per certi versi, approssimativo rispetto alla carta automatica del CSI, che sapevamo che era incompleta perché manca al CSI una serie di dati (che ha citato il collega Ala). Quindi la carta era quella, era una carta di sovrapposizione di aspetti geologici, pedologici, ma non c'erano, per esempio, le variabili tipo l'analisi di falda, di fertilità dei suoli.
Quindi, nel corso dei lavori si è individuata una trasformazione della dizione da aree potenziali come sede di siti per impianti di smaltimento in aree semplicemente potenziali, essendo aperte ad altre soluzioni.
Nel corso dell'ultima seduta della Commissione, su un mio suggerimento e tenendo conto che l'ultima Commissione si è conclusa giovedì sera, era stato detto, utilizzando la cartografia allegata, di tentare una sovrapposizione tra la carta automatica e la carta che andava a delineare bacini e comprensori per poter avere un prodotto che se probabilmente diventava molto ampio come zone previste, certamente aveva almeno alcuni riferimenti di oggettività. Questo è stato il tentativo, complesso e difficile, non so se riuscito, perché anch'io ho potuto consultare solo rapidamente le carte, abbiamo però dimostrato che in 30 ore di lavoro in Commissione si è fatta un'opera di arricchimento, di completamento del piano che aveva avuto delle urgenze di elaborazione. Ricordo un classico la Val Cerrina, dove era venuto fuori un problema di disegno. Per toglierci alcuni equivoci e alcune espansioni, che potevano anche essere frutto di una generalizzazione del disegno, la Commissione invitava a fare una sovrapposizione tra la carta automatica, che perlomeno aveva una sua oggettività, pur essendo molto più vaste le zone potenzialmente individuate, e la cartografia dove sono indicati i bacini e le aree.
Questo era l'ultimo invito della Commissione, al di là di questo non ho altre notizie. Poi c'è stata una produzione di documenti che possiamo considerare adesso.
Potrei suggerire ai colleghi, per toglierci da questo impasse, di far diventare la carta automatica del CSI la carta delle aree potenziali; è una carta già allegata sin dall'inizio, è nota come riferimento di tutto il nostro lavoro, quindi può costituire una base; nessuno potrebbe dire che non era presente, non c'era consapevolezza; anzi, per me, come tecnica di approccio a questo problema è sempre stata la guida, il faro di riferimento. Nelle polemiche nate in Commissione aprivo sul tavolo della Commissione la cartografia prodotta in automatico dal CSI, quella con le zone annerite e molto evidenti.
Sulle pregiudiziali sollevate e sui problemi posti, credo che innanzitutto ci sia una risposta della Giunta sulle modalità, sulle valutazioni. Ritengo che sia utile sentire le dichiarazioni della Giunta.
Noi avevamo espresso preoccupazioni per i tempi ristretti. Come Presidente della Commissione è stato fatto un accertamento informale per vedere come si comportavano le altre Regioni e notavamo il grande ritardo.
Va a merito nostro la rapidità di esecuzione; ovviamente la rapidità di esecuzione deve avere anche i contenuti, la robustezza e la profondità altrimenti sarebbe arrivare primi, ma senza contenuto. Abbiamo fatto le consultazioni in grande stato di disagio, perché non eravamo in grado di riprodurre questo materiale complesso, soprattutto per la parte cartografica, per i 1209 Comuni in tempi sufficientemente rapidi. Le consultazioni hanno dato il seguente esito: 200 soggetti sono stati consultati; 250 sono state le comunicazioni inviate; il Comune di Nichelino e gli altri Comuni hanno chiesto alla Commissione una consultazione aggiuntiva. Mercoledì o giovedì ho telefonato al Sindaco di Nichelino che era primo firmatario di quella richiesta, per dire che comprendevo l'esigenza, visto che nella carta è individuata come zona molto importante la zona che incide sui loro territori, però diventava tecnicamente difficile poter fare altre consultazioni aggiuntive con l'ultimo lavoro della Commissione.
Mi posso fermare a questo, da un lato come Presidente della Commissione e dall'altro come rappresentante del Gruppo consiliare socialista. Ritengo che il problema cartografico possa anche non essere un intoppo per proseguire i lavori se - e vorrei sentire la Giunta - si potrà utilizzare la cartografia automatica del CSI come base delle aree potenziali; questa non può essere contestata, perché è una cartografia esplicitamente allegata.
Va anche detto, colleghi, che quello delle aree prioritarie, problema non sufficientemente chiarito, è un indirizzo per la scelta del sito da parte dei consorzi, i quali dovranno tener conto che questa è un'indicazione di massima non comprensiva di molte altre variabili.
Alle altre pregiudiziali, soprattutto quella presentata dal Consigliere Majorino relativa ai tempi di riferimento, alla scadenza e alla necessità di consultazioni preliminari rispetto alle consultazioni che la Commissione ha fatto diligentemente, nei tempi che aveva a disposizione, risponderà in modo specifico la Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, sarò più breve dei colleghi che mi hanno preceduto in quanto molti argomenti sono già stati portati all'attenzione. Le obiezioni formulate per il non passaggio all'esame della deliberazione possono considerarsi complementari oltre che ineludibili. Voglio soltanto aggiungere una considerazione politica.
Sotto l'impeto dell'urgenza e cambiando le carte in tavolo, nel corso della partita, anche questo atto che vi apprestate a compiere sarà fatto. E così proseguirà la stratificazione di norme nazionali e regionali contraddittorie fra di loro; sotto l'impeto dell'urgenza, come vengono fatte le cose più importanti per la comunità piemontese, come viene fatto il bilancio, come viene annullato il referendum regionale sulla caccia. E come per l'ultima vicenda citata, la caccia, auguro ai colleghi che approveranno la deliberazione sottoposta all'esame del Consiglio, uguale sorte e fortuna a quella capitata ai colleghi Rossa, Bruciamacchie, Brizio e tutti gli altri Consiglieri regionali che la settimana scorsa si sono presentati in piazza Vittorio a lisciare la schiena ai cacciatori che protestavano con fischi contro una legge che gli stessi avevano votato. La gente non è stupida; la gente ragiona sulle cose e i pasticci, chi li fa se li gestisca! Voglio aggiungere che, può darsi che oggi la forza dei numeri vi faccia approvare l'ennesimo pasticcio, a meno che la DC o qualcun altro abbia deciso di "impallinare" la Cernetti per colpe proprie e non solo sue. Dico subito che se questo pasticcio lo volete fare, alla luce di esperienze recenti, dovete farlo senza la partecipazione del Gruppo DP.
Voterò, una per una, tutte le pregiudiziali di non passaggio all'esame della deliberazione. Lo stralcio del programma a breve, come proposto dal collega Ferro non convince noi di DP perché legittima una procedura che è inaccettabile nel metodo oltre che inquietante nel merito. I suggerimenti fraterni nei confronti dell'Assessore Cernetti fatti dal collega Tapparo per cercare di tirarla fuori dalle pesti nella quale si è cacciata, non fanno che accentuare tutta l'arbitrarietà politica della procedura scelta.
Qualora, signor Presidente, dovessero essere respinte le pregiudiziali e dovesse prevalere questa volontà "prevaricante" rispetto a procedure e norme ben precise, il sottoscritto non parteciperà né alla discussione n al voto. Il pasticcio fatevelo ancora una volta da soli. Noi di DP provvederemo ad informare, naturalmente con le nostre poche forze e insieme a chi condividerà questa scelta, le popolazioni a cominciare dalla manifestazione che fra poco si terrà al piano di sopra con cittadini i quali protesteranno contro la S.p.A. Barricalla.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti per alcune precisazioni.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda la pregiudiziale sollevata dai colleghi Majorino ed Ala, secondo cui sarebbe stato violato l'art. 40 dello Statuto, devo precisare, ed è detto anche nel testo della deliberazione di Giunta, che durante l'iter di avanzamento del lavoro, ai fini del confronto dei criteri e della formulazione del Piano e dell'allestimento della cartografia necessaria per l'individuazione delle zone potenzialmente idonee all'attivazione degli impianti, è stata più volte riunita la Commissione di cui all'art. 11 della L.R. n. 18/86 che annovera tra i suoi componenti gli Assessori provinciali preposti all'ambiente e i rappresentanti dell'ANCI.
Non solo le Province e i Comuni, attraverso l'ANCI, sono stati sentiti, ma addirittura hanno contribuito alla formulazione dei criteri del Piano.
Per quanto riguarda i tempi voglio precisare che in merito ai rifiuti urbani il decreto 559 è stato emesso dal Ministero il 25 gennaio e la deliberazione di Giunta, con i poteri del Consiglio, è stata presa il 24 marzo e il 25 marzo veniva portata al Ministero; quindi in tempi strettissimi e al limite dei tempi previsti dal Ministero.
Per quanto riguarda i rifiuti industriali, la legge n. 441 aveva posto il termine preciso del 1 marzo. Con un accordo con il Ministero, visto che non eravamo in grado di presentare il Piano per i rifiuti industriali entro il 1 marzo, mi impegnai a rispettare assolutamente i tempi datici per i rifiuti urbani presentando assieme il Piano rifiuti urbani e il Piano dei rifiuti industriali. Concordammo pertanto la data del 25 marzo, cosa che puntualmente è stata fatta.
Conosco la puntualità e la precisione del collega Majorino e mi meraviglia quando sostiene che (e questo mi creda, Consigliere Majorino, è ingiusto): "lascia perplessi la circostanza che la Giunta abbia commissionato la predisposizione del Piano all'IPLA senza additare a tale ente nessun principio o scelta politica sui quali operare, recependo poi il Piano acriticamente".
Se il Consigliere Majorino avesse seguito attentamente i lavori avrebbe saputo che addirittura tutti i criteri alla base del Piano sono stati predisposti dall'Assessorato; non solo, ma che dall'Assessorato sono stati forniti puntualmente alla Giunta i criteri antecedenti al Piano e sono stati fatti avere per la discussione ai membri della VII Commissione.
Approvati in linea di massima i criteri elaborati dall'Assessorato, ed è materiale a disposizione di ogni Consigliere che volesse esaminarlo, sono stati passati alla società IPLA, la quale ha contribuito con l'Assessorato a fornire i dati alla redazione puntuale del Piano.
Per quanto riguarda la Fiat Engineering, che ha fornito i dati dei rifiuti industriali, l'IPLA si è avvalsa della consulenza che ha ritenuto più idonea.
Come ha già precisato il Consigliere Tapparo, è vero che la Commissione non ha dato un parere, come giustamente sostiene il collega Biazzi, però si è discusso profondamente; sono state poi recuperate in VII Commissione quelle conclusioni che non si sono avute nella II Commissione perché manc il numero legale. Le conclusioni sono state recuperate in questo modo: l'individuazione di tali zone costituisce, ai sensi delle disposizioni statali, variante agli strumenti urbanistici generali, ammettendo per le stesse (questo lo stabilisce la legge nazionale) come ulteriore destinazione d'uso consentita, quella per la realizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti.
Il che significa che non tutta la zona è vincolata, ma è vincolato il sito che viene autorizzato contemporaneamente al progetto. Per questo è anche proposta una modifica alla deliberazione di Giunta.
Per quanto riguarda la cartografia, ci sono due cose da dire. Intanto devo dire che la cartografia non è informatizzata, quindi abbiamo potuto tenere conto solo dei dati riportati dal calcolatore; qualsiasi informazione presso il CSI è in grado di confermare quanto dico. Se aspettavamo di avere tutta la cartografia informatizzata, magari fra alcuni anni avremmo potuto inserire tutti quei dati nel Piano. Logicamente non era possibile la perfezione, pena la rinuncia a partire in concreto, e partire in concreto significa avere in concreto i fondi.
Il Consigliere Tapparo ha già detto che la cartografia che oggi è stata consegnata era stata concordata con la VII Commissione; si lamentava la discrasia tra la cartografia generale che riportava alcune zone rispetto alla cartografia comprensoriale che riportava parte di quelle zone; si erano intese come prioritarie solo quelle zone che riguardavano i rifiuti solidi urbani, avendo, a mio avviso giustamente, rilevato il Presidente della VII Commissione che poteva ingenerare confusione e che era meglio che la cartografia generale venisse riportata tale e quale sulla cartografia comprensoriale, includendo così rifiuti solidi urbani, ai quali era stata data la priorità, ma anche zone per i rifiuti industriali; giovedì sera è stato concluso il lavoro che ha avuto tempi assolutamente eccezionali.
Come si può pretendere, visto che giovedì sera la Commissione termina i lavori, che lunedì siano rifatte in 60 copie? E' assolutamente impossibile.
Ecco perché si sono potute presentare solo ai Capigruppo.
Questa cartografia, che era stata richiesta dalla VII Commissione sulla quale la Giunta aveva concordato, sulla quale veniva riportata la carta generale, che sempre è stata allegata al Piano e che mai è stata modificata, abbiamo ritenuto concordemente di presentarla modificata per snellirne la lettura e per non dare adito a confusioni.
C'è un ultimo aspetto che riguarda l'impatto ambientale. Ho detto nella mia relazione (ma a quanto pare nessuno l'ha ascoltata, oppure si è ascoltata pensando di replicare e non pensando di capire) che l'impatto ambientale non può nel modo più assoluto essere previsto da queste carte perché manca a livello di Regione Piemonte una cartografia che tenga conto degli aspetti geologici ed idrogeologici; del resto anche la legge n. 441 prevede l'impatto ambientale solo ed esclusivamente in fase progettuale.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Genovese. Prego di dare risposte idonee e rapide.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, non so se sono in grado di dare risposte, tanto più idonee rispetto al problema.



PRESIDENTE

Non giudico questo.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'urbanistica

Cercherò di fare qualche brevissima considerazione sugli aspetti di carattere urbanistico precisando che non ho chiesto la parola per corrispondere all'invito del collega Staglianò, in quanto non è mia intenzione impallinare la collega Cernetti e neppure la Giunta, ma perch temo invece che finirà per restare impallinato l'Assessore all'urbanistica di turno.
Devo allora manifestare alcune preoccupazioni che nascono dalla normativa statale e dall'applicazione che siamo chiamati a fare della stessa.
La legge prevede all'art. 2 che l'individuazione delle zone costituisce variante automatica agli strumenti urbanistici generali e prevede all'art.
3 che l'individuazione dei siti costituisce ancora - ahimè!, questa è una cosa incomprensibile della norma statale - variante agli strumenti urbanistici generali; lo stesso articolo prevede poi, e questo è comprensibile, che l'individuazione dei siti parallelamente all'approvazione delle opere costituisce dichiarazione di indifferibilità di urgenza, di pubblica necessità e quindi consente le procedure espropriative delle aree interessate dal sito sui cui dovranno sorgere gli impianti.
La normativa per un verso e i tempi richiesti dal Ministero con il decreto applicativo della legge e con le indicazioni degli elementi di cui si doveva tenere conto per l'individuazione delle zone, ci ha posto un problema che è solo parzialmente risolto e che si ripropone. La cartografia che anche io ho visto rapidamente oggi (e nel cui merito non riesco ad entrare, perché modificata rispetto a quella che ho visto fino a ieri) è più comprensibile poiché individua le zone e non gli impianti, come nella prima stesura, e poiché le zone sono più limitate; ma sono pur sempre delle zone indefinite urbanisticamente poiché individuate su una scala 1:250.000 che non consente certo di fare previsioni corrette di carattere urbanistico, come molti dei Consiglieri mi possono insegnare. Quindi mentre rimane questo elemento di indeterminatezza nella previsione urbanistica, secondo la norma statale su queste zone, indicate in scala 1:250.000, scatta la variante automatica rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici generali e di fatto esse verrebbero destinate allo smaltimento dei rifiuti.
Per cercare di conciliare l'inconciliabile, in questo momento si è cercato di dare una interpretazione in deliberazione, che è quella che prima la collega Cernetti richiamava, precisando che la Regione definisce queste zone e nel definirle dà atto che costituiscono variante agli strumenti urbanistici generali, ma solo nel senso di "ammettere per le stesse come destinazione d'uso consentita, oltre a quelle già previste anche questa ulteriore destinazione d'uso"; è questa una interpretazione che mi auguro possa reggere, ma che suscita molti dubbi ed è per questo che ho pregato e prego ancora la collega Cernetti in spirito di collaborazione affinché, presentato il Piano nei ristrettissimi tempi richiesti per ottenere i finanziamenti, si proceda all'individuazione delle zone su cartografia a scala adeguata, con la precisazione dei contorni e dei confini, e in un secondo momento ci sia un atto sostitutivo delle cartografie allegate al Piano; capisco che il Ministero può anche chiedere adempimenti in termini perentori e che dovevamo rispondere per avere la certezza dei finanziamenti, ma mi voglio augurare che il Ministero accetti anche che una Regione operi successivi approfondimenti di un piano e con atto integrativo successivo vari ed integri ciò che è da variare ed integrare per realizzare una corretta applicazione della normativa statale.
Ciò non toglie che sul piano del diritto questo atto è valutabile come tutti gli altri e che rispetto ad un'interpretazione giuridica debole e fragile, chiunque possa crearci dei problemi, anche perché in sede concreta di applicazione occorrerà stabilire con questa interpretazione quale sia il vincolo prevalente su un'area in cui noi diciamo che si aggiungono delle destinazioni d'uso possibili a quelle già previste dagli strumenti urbanistici o territoriali. Questa preoccupazione dovevo dirla non per impallinare Assessori o Giunta, ma perché la sento e quindi non potevo fare a meno di esprimerla in Consiglio regionale, auspicando che si addivenga in termini di collaborazione ad un approfondimento successivo che ci consenta con metodologie, norme e cartografie adeguate di individuare le aree definitive all'interno delle quali poi dovranno essere scelti i siti.
Siccome noi non siamo i terminali stupidi (come si dice in termini informatici) del potere centrale, ma operiamo in materia che è stata trasferita completamente alle Regioni, salvo che poi con leggi settoriali si supera il trasferimento della materia alle Regioni come sovente avviene credo che dovremo far presente al Ministero che noi comunque ci riserviamo l'approfondimento, l'integrazione e le varie azioni che sono necessarie per l'attuazione di un piano che ci è stato richiesto di redigere in termini brevissimi e che ci crea problemi non indifferenti.
C'è un ultimo auspicio che vorrei avanzare. L'estendersi di una legislazione di dettaglio e di piani di settore che ci vengono imposti a livello statale da tempo, non può farci dimenticare che siamo una Regione che si è dotata di propri strumenti di pianificazione e di programmazione e che quindi tutte queste azioni vanno riportate ad una visione complessiva e raccordate con gli strumenti di pianificazione e di programmazione che la nostra Regione si è data. Questo lo dico perché il venir meno di riferimenti di programmazione regionale forti, di fronte ad un indirizzo di espansione delle azioni e dei progetti di settore, ci metterebbe nella condizione di non poter più coordinare minimamente le attività di pianificazione territoriale ed urbanistica sul nostro territorio.



PRESIDENTE

La questione pregiudiziale dovrebbe essere affrontata con il voto secondo il Regolamento, dopodiché si aprirà la discussione generale e tutti potranno intervenire. Ci sono delle questioni ancora aperte rispetto alle pregiudiziali?



REBURDO Giuseppe

Si può sapere quando la Giunta ha approvato questi emendamenti?



PRESIDENTE

Per ora dobbiamo votare la questione pregiudiziale.



ALA Nemesio

Il Regolamento permette di avanzare altre pregiudiziali in seguito a fatti nuovi.



PRESIDENTE

E' il Presidente che le deve ammettere. Non può farlo un singolo Consigliere.



ALA Nemesio

Chiedo che il Presidente mi conceda di esprimere altre questioni pregiudiziali.



PRESIDENTE

Mi pare che sulla pregiudiziale abbia già concesso la più larga discussione. Il problema diventerà di merito successivamente.



ALA Nemesio

Devo solo dire che sul Comitato tecnico, che è la pregiudiziale principale, l'Assessore non ha risposto.



PRESIDENTE

Ho pregato l'Assessore di puntualizzare alcune risposte.
L'Assessore Cernetti intende aggiungere altre informazioni?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

La legge n. 18 non prevede che il tutto passi attraverso il Comitato tecnico regionale, ma prevede la Commissione della quale ho già parlato.



PRESIDENTE

Una volta che è stata investita la Commissione, questa indica il tema sul quale si svolgerà il dibattito. La Giunta si è spogliata e la Commissione indica le questioni che devono essere ritoccate.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, se parlo a termini di Regolamento o meno spetta a lei giudicarlo, certo è che voglio richiamare la Presidenza del Consiglio la Giunta, che ha la responsabilità di proposta di questa deliberazione, e le forze politiche del Consiglio su un fatto assolutamente inedito.
In uno stato di confusione incredibile, con un fuoco di sbarramento di molte pregiudiziali, viene presentato, per l'approvazione, un piano in un momento in cui, per un fatto dirimente (lasciamo perdere le altre cose su cui si può controdedurre) è a tutti chiaro che non ci sono le condizioni n per l'approvazione né per l'esame. Mi riferisco esattamente alla cartografia con il valore cogente che questa cartografia ha.
L'Assessore ha spiegato che la Giunta ha tentato un'interpretazione ma che questa interpretazione non fa salvi i diritti acquisiti dai cittadini che hanno visto nei Piani regolatori in quelle grandi aree previsioni difformi dal nuovo vincolo a discarica.
Già questo fatto dirimente la sostanza stessa della deliberazione, deve richiamare un atteggiamento minimamente adeguato. E non può essere quello di sperimentare con il voto se la maggioranza è compatta o meno dietro l'Assessore, ma una condizione ancora preliminare che è quella a cui si richiamano le questioni pregiudiziali, ovvero se il Consiglio sia messo o meno nelle condizioni di potersi esprimere oggi, come è evidente dal tipo di risposte che sono venute, ma soprattutto da un fatto che non può essere smentito, al di là della buona intenzione.
Sono state presentate le cartografie in numero insufficiente rispetto ai numero dei Consiglieri alla cui prescrittività, quindi il merito della deliberazione, siamo chiamati ad esprimerci con il voto. Non ci sono proprio le condizioni per votare. La maggioranza ha dei grandi doveri, non solo dei diritti. Non potete non esercitare il vostro dovere di mettere in condizione il Consiglio di pronunciarsi su elementi certi, a conoscenza di tutti i Consiglieri. Questo è un punto che supera ogni merito.
Collega Cernetti, posso anche capire il suo impegno e il suo atteggiamento; l'Assessore Cernetti è stata eletta da questo Consiglio, non è stata eletta dal Sottosegretario del Ministero all'Ambiente, quindi risponde finché la democrazia vige a questo Consiglio. Allora, dopo che si è data da fare per portare avanti questo Piano nei termini - lo dobbiamo riconoscere al di là delle obiezioni di merito - di fronte all'impossibilità di passare all'esame e all'approvazione, proprio per gli sforzi che sono stati fatti per riuscire a tenere conto delle osservazioni registriamo questa situazione e prendiamo un'altra strada. Altrimenti sarebbe venir meno al rapporto elementare costitutivo della sua funzione come di tutta la Giunta, con il Consiglio, in omaggio a date che vengono da altri soggetti. L'esempio del caso Bormida ha dimostrato quanto vengano da altri soggetti (che non hanno eletto l'Assessore ma che, caso mai, lo mettono nei pasticci).
Questo è il punto; è però un punto su cui il Consiglio vive o non vive.
Se la maggioranza non riterrà di esercitare il suo dovere di soggetto che presenta gli atti e mette in condizione tutti i 60 Consiglieri di potersi pronunciare nel merito, credo che non ci possa essere spazio per nessuna accusa di strumentalità ad un comportamento difensivo dell'opposizione. Non vogliamo arrivare a questo perché altre strade ci sono. Se decadono le deliberazioni, si ripresentano, hanno il loro iter. D'altra parte - lo diceva il collega Tapparo - il lavoro di Commissione è stato utile, anzi un po' più di tempo avrebbe permesso di capire qualcosa di più. Ripeto, ai termini di chi non ti ha eletto si ha molto meno riguardo che non ai termini dei rapporti democratici, conoscitivi essenziali per potersi esprimere.
Sono arrivato tardi in Consiglio per questioni mie; la cartografia non l'ho vista. La verifica per stabilire se sia uguale a quello che si è deciso in Commissione, va fatta in una riunione. Non in questo modo.
Mi rivolgo alla Presidenza del Consiglio che deve tutelare il diritto dell'assemblea e dei Consiglieri ed esercitare le proprie valutazioni rispetto all'improcedibilità di questo atto oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, abbiamo preferito collocarci in una posizione, non dico di disimpegno, ma di attesa rispetto alle precisazioni che venivano richieste all'Assessore, però mi pare che ingiustamente e inopportunamente il clima di questa seduta si vada acuendo, perché le osservazioni formulate in ordine ad un aspetto di documentazione che riguarda la deliberazione sono del tutto ininfluenti rispetto al contenuto della deliberazione stessa. Spiego il perché. L'Assessore ha evidenziato, non dico il relativismo, ma la dimensione della prescrizione relativa alla destinazione siti potenzialmente idonei.
E' detto chiaramente nei documenti che ci sono stati inviati, ed è stato detto nelle precisazioni verbali che sono state fornite in ultimo dall'Assessore Cernetti, che la cosiddetta "destinazione vincolante", che tutti invocano qui come uno dei momenti più drammatici del contenuto della deliberazione, scatta solo nella misura in cui scatta (l'ha detto l'Assessore nella seconda replica e mi spiace che non l'abbia detto più chiaramente prima) il provvedimento autorizzativo del progetto dell'impianto. Questo mi pare tolga ogni dubbio. Non so se l'Assessore all'urbanistica era presente o meno, comunque è verbalizzato nelle dichiarazione dell'Assessore.



(Voci di protesta dai banchi di sinistra)



PICCO Giovanni

Nessuno si è guardato dal non esprimere critiche anche in ordine alla prima formulazione della deliberazione, caro Montefalchesi, quindi non abbiamo nessun problema per quanto attiene alla libertà di espressione ed ai contenuti critici che abbiamo espresso rispetto alla prima formulazione.
Questo però non esclude che, a fronte di una serie di rilievi e a fronte sia pure ad una lunga discussione purtroppo incidentalmente non pervenuta a conclusione da parte della II Commissione, non siano sopravvenute da parte della Giunta e dell'Assessore delle precisazioni che ci cautelano rispetto alle preoccupazioni iniziali che avevamo su questo argomento.



MONTEFALCHESI Corrado

Fatti in quali sedi?



PICCO Giovanni

Sono state fatte in sede di Consiglio, quindi una precisazione finale è avvenuta in modo esplicito e perentorio da parte dell'Assessore Cernetti.
Se la formalizzazione degli atti non fosse sufficiente, siamo ancora in tempo a correggerli in modo tale che questa dichiarazione resa a nome della Giunta sia a tutti gli effetti efficace.
La seconda parte delle osservazioni che vengono avanzate in ordine al provvedimento che viene sottoposto all'esame del Consiglio riguarda i contenuti cartografici.
Non sto a ripetere cose già dette e rilievi già fatti.
Credo che le attenuanti rispetto alle correzioni che la VII Commissione ha richiesto, ancora nella seduta di giovedì scorso, debbano convincere i Consiglieri che un provvedimento con allegati atti tecnici cartografici pu essere modificato fino all'ultimo istante, cioè fino al momento in cui si proviene alla dichiarazione di voto. Non è che il provvedimento, in quanto tale, è inficiato solo perché i Consiglieri non possono aver avuto cognizione precedente al momento del voto. Credo di dover considerare la inopportunità di praticare argomenti di questo tipo. Se vogliamo praticarne altri, se vogliamo indurre altri argomenti, sono il primo presentatore di alcune ulteriori correzioni agli emendamenti, quindi chiedo al Consiglio di sgomberare il campo delle pregiudiziali perché, nel merito, il nostro Gruppo è interessato ad apportare ancora dei contributi correttivi e migliorativi del provvedimento. Quindi il problema relativo al cosiddetto vincolo, che è una destinazione che interviene solo in un certo e preciso momento, è stato chiarito. Per quanto attiene ai documenti cartografici prego i colleghi di avere la capacità di capire, anche per omologazione ad altri momenti deliberativi su argomenti ben più importanti come i piani regolatori, sui quali scattano provvedimenti anche più efficaci di questo che non si può ammettere che, solo nella misura in cui il provvedimento viene stampato e ciclostilato, ha efficacia ai fini dell'espressione del voto.
Pertanto, signor Presidente, chiedo che il problema della pregiudiziale venga rimosso quanto prima.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Il Consigliere Picco ha detto che l'Assessore all'urbanistica è un imbecille.



PRESIDENTE

Non si possono dire queste cose. Non ammetto che si dica questo. Chi l'ha detto? Non ha detto questo. Queste ingiurie si ritorcono su chi le dice.



(Proteste dai banchi di sinistra)



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che l'opposizione e il Consiglio, eventualmente dopo una sospensione per la riunione dei Capigruppo, deve avere chiarezza e cioè deve essere messa nelle condizioni di capire, soprattutto per quello che attiene alle carte quali siano prodotte dalla Commissione e quali debbano intendersi come emendamenti proposti dalla Giunta. Chiedo al Presidente di mettere il Consiglio nelle condizioni di sapere se questa materia che si considera approvata dalla Commissione, della quale il Consiglio si fa incarico, e di conoscere le componenti che sono da considerarsi emendamenti portati in aula.
Devo dire che è comprensibile e condivisa la difficoltà che abbiamo tutti a percorrere una strada, molto stretta, alcuni paletti messi in modo temerario dal Ministro. Quando si fa un provvedimento straordinario, com'è la legge n. 441, bisogna probabilmente introdurre anche delle procedure diverse da quelle che regolavano l'ordinario. Invece si chiede, con un provvedimento di emergenza, l'applicazione delle norme del DPR 915, che in 10 anni non si sono potute realizzare. Questa è l'incongruenza da cui si è partiti, sulla quale mi sembrerebbe giusto chiedere grazia all'Assessore alla Giunta e alla maggioranza. Si chiede di applicare una procedura che richiede mesi ed anni, richiedendo che la stessa venga applicata in termini stretti. Il risultato è che la Giunta ha dovuto, e la maggioranza ha convenuto, inventare delle scorciatoie. Quindi l'opposizione non pu pensare di ritrovare sul nostro percorso il simbolo della strada nazionale.
E' una scorciatoia con tutti i suoi rischi e i suoi limiti. Bisogna avere l'obiettività e l'onestà intellettuale e politica di riconoscerlo.
Dove sono queste scorciatoie? Per esempio nel chiamare "aree potenzialmente idonee" quelle che il DPR n. 915 chiede che vengano definite come aree idonee. Le aree che sono potenzialmente idonee, in questa sede, non devono interessare, perché attendono al piano, attendono ai momenti decisori, ai momenti giuridici. Come ho cercato di dire in Commissione, questo provvedimento si articola in tre provvedimenti separati e distinti che, per semplicità e scelta dell'Assessorato, vengono ricondotti ad uno unico.
Cerco di intervenire per portare un minimo di comprensione ad un processo che ci trova tutti impegnati e in grande difficoltà a capirlo.
Ritengo di avere una intelligenza media (6 più, magari con due più), ma scopro che tutti hanno una intelligenza megalattica. Va bene. Comunque all'uomo medio della strada interessa capire a questo punto che cosa approviamo.
Ebbene, approviamo un piano e, contemporaneamente, dobbiamo individuare le zone idonee, senza aggettivi. E' su questo che scatta la variante obbligatoria prevista dalla legge dello Stato sulle zone idonee; se non individuiamo le zone idonee, non adempiamo al dettato della legge n. 441 che chiede che vengano individuate immediatamente e in via definitiva. Non possiamo trincerarci dietro alla scorciatoia; oppure prendiamo tutti atto che la scorciatoia comporta due rischi: che il nostro provvedimento venga considerato insufficiente perché non operativo, oppure che venga considerato tutto operativo e quindi tutte le zone sono soggette al vincolo urbanistico. Questo, Assessore Cernetti e signori della Giunta, è il problema.
In questo senso non mi pare del tutto fuori luogo il suggerimento dato dall'Assessore Genovese. Perché in uno spirito di correttezza politica e di impegno politico, eventualmente da tradurre in un ordine del giorno, non si ritiene di avviare la fase due che definisca puntualmente le zone? Non parlo delle zone sulle quali si va a dare l'autorizzazione, ma delle zone che vengono assoggettate a vincolo, così come è previsto dall'art. 3 lettera c) del DPR n. 915.
Colleghi Consiglieri, mi sembra opportuna la riunione dei Presidenti dei Gruppi richiesta dal Presidente, per organizzare il lavoro del Consiglio. Se pensiamo di arrivare alla soluzione suggerita dal collega Genovese, molte questioni si spuntano, nel senso che si prende atto che questo è un atto di programmazione non vincolante e che le definizioni puntuali che la Regione darà saranno quelle del provvedimento di modifica dell'attuale piano. Se ci intendiamo su questo, probabilmente, nel rispetto reciproco, possiamo organizzare i nostri lavori in modo più costruttivo e in modo più fattivo. Altrimenti sembrerebbe temerario immaginare chi di noi sappia o non sappia dare l'interpretazione più puntuale agli articoli di legge e alle conseguenze che possono avere.
Alla fine di questa breve riunione dovrà essere fatta chiarezza in ordine alla paternità dei documenti che sono sui nostri tavoli: quali sono da considerarsi come materiale approvato dalla Commissione e quali sono da considerarsi come emendamento presentato in aula dalla Giunta. Si dovrà sapere inoltre se si ritiene praticabile, ovviamente anche da parte dell'opposizione, l'ipotesi che si chiuda questo documento, politico ma anche formale, con un altro documento politico che impegni la Giunta a predisporre una modifica del piano, un allegato di individuazione delle aree, entro termini precisi, compatibili con le esigenze di rispetto della legge n. 441 e soprattutto di rispetto dell'esigenza che ci ha posto il Ministro di avere zone immediatamente disponibili. Quindi il lavoro immediatamente successivo è imprescindibile. Non possiamo non avviare il lavoro di verifica immediatamente. Posto che questa verifica va fatta tanto vale che consideriamo questa seconda fase come un momento del nostro ragionare di assemblea legislativa.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,40 riprende alle ore 19,00)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella Conferenza dei Capigruppo si è stabilito di chiarire alcune situazioni che sono maturate durante la discussione, di chiudere la seduta del Consiglio e di distribuire tutte le cartografie che sono a disposizione ai Consiglieri.
Domani mattina alle ore 9 riprendono i lavori del Consiglio. Nel frattempo la VII Commissione si incontrerà con il Presidente della II Commissione. La VII Commissione prenderà visione della modifica apportata alla deliberazione. Dopodiché affronterà la questione pregiudiziale con il voto e la discussione sulla deliberazione stessa.
C'è anche l'impegno perché le questioni che non possono essere risolte domani con la discussione della deliberazione possano essere successivamente riprese attraverso un documento che il Consiglio assumerà per poterle portare avanti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,05)



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