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Dettaglio seduta n.14 del 24/10/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame progetto di legge n. 1: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1984"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 1: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1984".
La parola al relatore, Consigliere Santoni.
SANTONI, relatore E' opinione generale che il rendiconto annuale sia il documento contabile più importante per gli Enti pubblici, in quanto nel medesimo sono dimostrati i risultati della gestione del bilancio: è evidente che in tempi di crisi occupazionale e di inflazione, la quale anziché scendere a tassi più accettabili tende a riguadagnare terreno, in gran parte a causa dell'ingovernabilità della spesa relativa al settore pubblico allargato, è estremamente importante capire se e come l'Ente interessato ha saputo impiegare le poche risorse disponibili, ai fini del conseguimento degli obiettivi che si è posto in funzione, anche delle due motivazioni sopraccitate.
Sotto il primo aspetto, ed in particolare dall'ammontare delle somme impegnate si riesce a dimostrare la capacità di spesa dell'Ente, mentre dall'andamento dei residui passivi si può dare un giudizio circa l'efficienza del suo apparato burocratico; il secondo aspetto invece consente di esprimere un giudizio circa l'opportunità delle scelte di spesa, ma soprattutto di verificare quante delle risorse disponibili sono state destinate agli investimenti.
Il secondo comma dell'art. 71 della legge regionale di contabilità n.
55/81 afferma che il rendiconto annuale comprende il conto finanziario ed il conto del patrimonio ed è proprio per la mancanza di quest'ultimo, fatta eccezione per alcuni dati generali riportati nel testo del progetto di legge, che si ritiene opportuno in primo luogo soffermare l'attenzione su di esso, data, per contro, la dovizia di tabelle dimostrative e di dati relativi alla gestione finanziaria, che sono riportate nella relazione tecnica allegata al documento contabile.
I dati generali relativi alla situazione patrimoniale che vengono forniti riguardano il complesso delle attività, finanziarie e patrimoniali che al 31/12/1984 ammontano a L. 867.041.468.682 e la consistenza del complesso delle passività, finanziarie e patrimoniali, pari a L.
646.130.571.490, con un'eccedenza delle attività sulle passività pari a L.
220.910.897.192.
Di fronte a dati cosa generici viene spontaneo chiedersi qual è l'andamento della situazione patrimoniale e se la gestione dell'esercizio 1984 massa di risorse sopraindicate ben 940.378 milioni sono costituite da fondi dello Stato a destinazione vincolata, se ne deduce che le risorse senza vincolo di destinazione, sulle quali cioè la Regione ha potuto disporre secondo la propria discrezionalità sono ammontate a 556.935 milioni. Poiché però l'effettivo disavanzo finanziario deve trovare copertura nelle risorse senza vincolo di destinazione, ne risulta che la suddetta disponibilità deve ancora essere ridotta di 115.049 milioni portandosi a 441.886 milioni.
Alla disponibilità sopraddetta dello stato di previsione dell'entrata corrisponde nello stato di previsione della spesa un accertamento di spesa vale a dire impegni di spesa assunti, al netto della spesa sanitaria e delle contabilità speciali, pari a 1.243.666 milioni con un minor utilizzo di risorse disponibili pari a 253.641 milioni. Poiché la differenza tra la quota di riparto del Fondo sanitario nazionale spettante alla Regione Piemonte e la spesa sanitaria accertata nel 1984 è di 308.390 milioni, non si può fare a meno di concludere che 54.749 milioni di quelle risorse concorrono a costituire il disavanzo di cui si è in precedenza parlato.
Tutto ciò però, se dà un'idea di quella che è stata l'attività finanziaria della Regione nell'esercizio 1984, non evidenzia quello che è uno dei fenomeni che caratterizza pesantemente il consuntivo della gestione del bilancio dell'esercizio stesso, vale a dire l'eliminazione, nella spesa, di fondi statali a destinazione vincolata non impegnati al termine dell'esercizio per un importo di 553.578 milioni circa, con l'obbligo della reimpostazione nella competenza del bilancio 1985, ai sensi della normativa della legge regionale di contabilità n. 55/81; ulteriori 21.539 milioni circa si aggiungono provenienti dalla gestione dei residui, per cui l'importo complessivo delle reimpostazioni nel bilancio dell'esercizio 1985 ammonta a 575.116 milioni circa. Lo stesso fenomeno, più accentuato ancora si era verificato nel bilancio dell'esercizio 1984 nei confronti dell'esercizio 1983 dando origine ad un disavanzo effettivo di 93.744 milioni.
In relazione alle entrate dell'esercizio 1984, si possono ancora fare alcune osservazioni, in particolare in relazione ad alcuni scostamenti degli accertamenti di entrata dalle previsioni definitive. Non si vuole alludere alle entrate derivanti dalle erogazioni dello Stato con vincolo di destinazione, in relazione alle quali è risaputa la difficoltà di fare previsioni data la mancanza di certezze delle informazioni fornite dallo Stato, ma si ha riguardo a quelle entrate che hanno essenzialmente carattere regionale e la cui previsione per eccesso potrebbe rispondere più che a reali situazioni di introito a particolari esigenze di bilancio.
Si fa riferimento, tra l'altro, agli 11.695 milioni circa di entrate tributarie accertate in meno e che si riferiscono quasi essenzialmente ad entrate derivanti da imposte sul patrimonio e sul reddito e da tasse ed imposte sugli affari. L'attenzione è anche attirata dallo scostamento tra la previsione definitiva e l'accertamento relativo alle entrate derivanti da rendite patrimoniali, da utili di enti ed aziende regionali che risulta del 34%, pari a 22.324 milioni circa. Se da un lato non si può che rilevare con soddisfazione un maggior accertamento di 2.943 milioni circa di entrate per interessi attivi sulla disponibilità di cassa, sulla giacenza dei fondi economali e sulle aperture di credito agli uffici periferici, dall'altro desta qualche perplessità un accertamento di entrate derivanti da proventi di servizi pubblici che è pari al 50,3% della previsione definitiva, da cui presenta uno scostamento di 4.340 milioni; cosa l'accertamento delle entrate per recuperi e contributi, che è pari al 58,97% della previsione definitiva, con una differenza in meno di 20.772 milioni. Ancora l'accertamento delle entrate del titolo IV è inferiore dell'81% alla previsione definitiva, per un ammontare di 5.288 milioni e tale scostamento è dovuto quasi esclusivamente alla previsione di entrate derivanti da erogazioni liberali in applicazione della legge 2/8/1982, n. 512, valutate in 5 miliardi ed accertate in 500 milioni.
Per quanto riguarda lo scostamento tra previsione definitiva ed accertamento relativo alle entrate per mutui, che ammonta a 113.650 milioni, il discorso è diverso e rientra nella concezione della politica di indebitamento dell'Ente, che da anni viene perseguita dall'Amministrazione e che consiste nel contrarre mutui in misura molto limitata, consentendo all'Ente di mantenere nel tempo una cospicua capacità di indebitamento e contemporaneamente un alleggerimento delle spese, con la riduzione degli oneri d'ammortamento.
Per quanto riguarda la riscossione delle entrate, già si è detto che la percentuale è elevata, in quanto comprensiva anche della quota del Fondo sanitario nazionale che è stata riscossa nella misura del 97%; in ogni caso la percentuale media di riscossione delle altre entrate è del 72%.
Le partite che in valore assoluto concorrono in modo massiccio ad alimentare i residui attivi sono pur sempre le entrate statali con vincolo di destinazione, i cui residui attivi pur rappresentando soltanto il 9,6 degli accertamenti, ammontano, compresa la Sanità, a 324.249 milioni circa.
Un significato completamente diverso rivestono i residui attivi relativi alle entrate per mutuo, in quanto si tratta di mutui perfezionati entro la fine dell'esercizio, ma non ancora introitati, in quanto viene utilizzato un meccanismo che consente la decorrenza dell'ammortamento del mutuo dall'anno successivo a quello della stipulazione del medesimo.
Perplessità suscitano infine i 29.547 milioni di residui attivi relativi alle entrate extratributarie, di cui ne rappresentano il 68,3 fanno parte di questi residui attivi 16.937 milioni relativi a contributi della Comunità Economica Europea per il finanziamento di corsi professionali finalizzati a specifiche occasioni d'impiego: Relativamente invece alla politica dei residui attivi relativi agli esercizi precedenti, non si può fare a meno di rilevare che essi sono stati riscossi nella misura media del 63%, riducendosi da 826.834 milioni all'inizio dell'esercizio a 305.948 milioni alla fine dell'esercizio. Anche se in valore assoluto la diminuzione è notevole, la percentuale (59,2%) di riscossione dei residui attivi relativi ad entrate statali con vincolo di destinazione appare ancora alquanto limitata e comunque inferiore alla media; desta inoltre preoccupazione, per la misura eccessivamente limitata in cui viene realizzata, la riscossione dei residui attivi relativi alle entrate dei titoli III e IV (8,4% e 6,6%) anche se in valore assoluto non superano complessivamente i 35 miliardi e mezzo.
Nel settore della spesa, che neì suoi aspetti più generali è influenzata dalla spesa sanitaria e dalle contabilità speciali, lo scostamento tra l'ammontare degli impegni, o spesa accertata, e la previsione definitiva assume un significato diverso, in quanto in esso sono comprese anche quelle somme relative a spese finanziate con fondi statali a destinazione vincolata, che non essendo state impegnate entro la fine dell'esercizio, ai sensi dell'art. 68 della legge di contabilità regionale n. 55/81, costituiscono economie di spesa nell'esercizio di competenza mentre devono essere reimpostate in appositi capitoli del bilancio dell'esercizio finanziario successivo. Lo stesso dicasi per la gestione dei residui passivi, relativamente ai quali l'art. 67 della legge di contabilità regionale, dopo aver affermato che le somme iscritte nel conto dei residui passivi possono esservi conservate per non più di due anni successivi a quello in cui viene perfezionato il rispettivo impegno aggiunge nel comma successivo che l'eliminazione dal conto dei residui passivi di somme relative a previsioni di spesa derivanti da assegnazioni statali a destinazione vincolata è subordinata alla loro reiscrizione in appositi capitoli, da istituirsi nel bilancio per il nuovo anno finanziario.
Ritornando agli accertamenti di spesa, occorre dunque tener presente che nei 637.358 milioni di differenza tra impegni di spese assunti e previsioni definitive, pari al 13,68% delle previsioni stesse, sono compresi i 553.578 milioni di spese finanziate con fondi statali a destinazione vincolata che devono essere reimpostati nella competenza del bilancio 1985, cosa come nelle economie della gestione dei residui passivi pari a 41.786 milioni circa, sono compresi i 21.538 milioni da reimpostare nella competenza del bilancio 1985: il tutto concorre a formare la somma complessiva di 575.116 milioni, che è stata mandata in economia per essere reimpostata nel bilancio 1985 e che concorre a determinare l'avanzo finanziario.
Le motivazioni per le quali a queste somme deve essere.applicata la ricordata normativa della legge di contabilità regionale possono essere diverse: per esempio, possono essere state assegnate dallo Stato in epoca molto avanzata dell'esercizio, per cui non è stato possibile avviare l'attuazione di alcun progetto, ovvero l'iter burocratico per pervenire alla fase dell'impegno e a.quella dell'erogazione della somma è talmente complicato da richiedere un tempo superiore all'anno; comunque è da escludere, nella maggior parte dei casi, una scarsa capacità di spesa dell'Ente per difficoltà di progettazione o per inefficienza dell'apparato burocratico. Vi è piuttosto da ritenere che sia l'incertezza dell'assegnazione statale e della sua entità che rallenta la spesa regionale; a tutto ciò si potrebbe ovviare disponendo in tempo utile di maggiori certezze circa i trasferimenti dal bilancio statale, ottenibile soltanto attraverso ad una programmazione a livello nazionale, che l'introduzione del bilancio pluriennale da parte dello Stato. Del resto che non si tratti di inefficienza da parte dell'Amministrazione è possibile riscontrarlo anche dall'ammontare dei pagamenti delle somme impegnate, che è in media del 94,09%. Se detti pagamenti li depuriamo però di quelli relativi alla spesa sanitaria, che rappresenta un puro trasferimento di fondi dal bilancio dello Stato a quello dei singoli Enti che gestiscono la spesa sanitaria, e che è stata erogata da parte della Regione nella misura del 99,68%, i pagamenti relativi ai rimanenti settori di spesa raggiungono la percentuale dell'81,67%, di poco superiore a quella del 1983 (81,37%) e del 1982, mentre di molto superiore alle percentuali risultanti dai consuntivi del 1981 (75,30%), del 1980 (71,30%) e del 1975 (50,9%).
Si tratta quindi di un buon rapporto tra pagamenti e risorse che non potrà che migliorare ancora, attraverso una più corretta applicazione della normativa dell'art. 56 della legge di contabilità regionale, che prevede la possibilità del perfezionamento dell'impegno di spesa solo per gli interventi con scadenza dell'obbligazione entro il termine dell'esercizio.
Interessante può ancora essere l'esame dei - programmi e dei progetti che hanno dato luogo alla formazione di una massa non indifferente di residui passivi. Nell'area di attività, dove i residui passivi ammontano a 20.042 milioni circa, ben 14.637 milioni circa sono relativi alla categoria beni e servizi, 1.540 milioni si riferiscono al programma informazione e 2.044 milioni riguardano il programma di ricerche per l'attuazione del piano di sviluppo regionale. L'area di intervento n. 1 Agricoltura presenta una capacità di spesa notevolmente inferiore alla media, in quanto i residui passivi, che ammontano a 38.945 milioni, rappresentano il 26% circa delle somme impegnate. Detti residui, tra l'altro, riguardano: per 13.840 milioni il programma zootecnia; per 8.021 milioni il programma forestazione, per 5.261 milioni circa l'assistenza tecnica di sostegno e di sviluppo di aziende e cooperative agricole; per 4.923 milioni il programma di riordino fondiario e dì valorizzazione delle zone collinari e montane. Nell'area d'intervento n. 2 Attività secondarie e terziarie, le maggiori quote di residui passivi riguardano il programma per i trasporti pubblici e le comunicazioni con 24.865 milioni e gli interventi sulla viabilità provinciale e comunale con 6.129 milioni. Anche l'area d'intervento n. 3 Gestione ed Assetto del territorio presenta una capacità di spesa notevolmente inferiore alla media, in quanto i residui passivi formatisi nell'esercizio 1984, che ammontano a 87.662 milioni circa, rappresentano il 33,60% delle somme impegnate. Essi riguardano tra l'altro: l'edilizia residenziale pubblica per 31.630 milioni, la sistemazione idrogeologica e forestale per 9.975 milioni circa; la protezione ed il risanamento delle acque per 12.039 milioni; il pronto intervento conseguente ad eventi calamitosi per 10.417 milioni.
Relativamente all'area d'intervento n. 4 Servizi sanitari e sociali, a parte i residui relativi alla spesa sanitaria 'che sono di facile e rapida eliminazione, destano invece qualche perplessità i 26.566 milioni di residui passivi, pari al 36,53% della somma stanziata per il programma di interventi per la riorganizzazione dei servizi socio-sanitari di base; con le necessità impellenti che quotidianamente presentano il settore della tutela materno-infantile, il settore degli anziani, il settore dell'assistenza e beneficenza, sembra difficile non riuscire ad erogare le risorse disponibili, tanto da determinare la formazione di 26 miliardi e mezzo di residui passivi e di quasi 10 miliardi di economie di spesa.
Infine, nell'area d'intervento n. 5 Formazione e cultura, i 14.639 milioni di residui passivi sono ascrivibili per 10.335 milioni alla formazione professionale.
Per quanto riguarda i residui passivi degli esercizi precedenti, essi hanno subito un drastico ridimensionamento, passando da 316.752 milioni all'inizio dell'esercizio a 55.591 milioni al 31/12/1984, con l'eliminazione di 219.375 milioni, pari al 69,25% di quelli esistenti all'1/1/1984, attraverso i pagamenti e di 41.786 milioni mandati in economia.
Le economie effettive sono però limitate, in quanto 2-1.539 milioni di economie sono stati reimpostati nella competenza del bilancio 1985, in quanto derivanti da fondi statali a destinazione vincolata e gran parte delle rimanenti economie derivano da residui che sono stati eliminati in quanto superavano i due anni di permanenza nella gestione dei residui, ma vengono reiscritti in appositi capitoli della competenza del bilancio 1985 come residui perenti agli effetti amministrativi.
Considerando anche quelli formatisi nel corso dell'esercizio 1984, i residui passivi al 31/12/1984 ammontano complessivamente a 293.141 milioni con una diminuzione quindi del 7,45% rispetto al loro ammontare alla fine dell'esercizio precedente. Tuttavia, se entrambi i risultati vengono depurati dei residui relativi alla spesa sanitaria, che sono residui di natura essenzialmente finanziaria, risulterà che i residui passivi alla fine dell'esercizio 1983 ammontavano e 258.456 milioni, mentre gli stessi alla fine dell'esercizio 1984 ammontano a 276.064 milioni, con un incremento del 6,8%.
In conclusione si può rilevare, per l'aspetto patrimoniale, un complessivo peggioramento della situazione derivato dall'aumento delle eccedenze passive (65;09%) rispetto all'esercizio precedente.
Per l'aspetto finanziario, l'aumento delle entrate sia in termini di competenza (+ 20,5%) che di quelle realmente incassate (87,8% contro 78,83 dell'83).
Una perdurante difficoltà della spesa derivante in larga parte dall'incertezza dell'assegnazione statale e della sua entità.
L'entità dei fondi statali a destinazione vincolata non impegnati pari a 553 miliardi 578 milioni che unitamente ai 21 miliardi 539 milioni provenienti dalla gestione dei residui portano l'importo complessivo delle reimpostazioni nella competenza del bilancio 1985 a 575 miliardi 116 milioni circa.
Su questi aspetti fondamentali che il rendiconto dell'esercizio 1984 presenta, la I Commissione ha discusso, alla ricerca di quelle soluzioni che possono rendere la situazione finanziaria e patrimoniale meno precaria.
Riconoscendo tuttavia al documento contabile in esame la coerenza e la conformità con la politica gestionale dell'Amministrazione allora responsabile, la I Commissione ha dato all'unanimità la propria approvazione e ne consiglia l'adozione da parte di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in coerenza con la posizione sempre tenuta negli anni passati, il Gruppo MSI, avendo a suo tempo votato contro il bilancio preventivo 1984, si asterrà adesso sul rendiconto di quell'esercizio finanziario.
Ma la nostra astensione risulterebbe puramente acritica e soltanto dettata da considerazioni di carattere politico, se non la accompagnassimo anche con talune riserve che, nell'occasione, sembra a noi di dover esprimere.
Nella relazione si afferma che una delle caratteristiche salienti di questo conto consuntivo è l'eliminazione, nella spesa, dei fondi statali non impegnati al termine dell'esercizio per un importo di 553 miliardi, cui sono da aggiungersi altri 21 miliardi provenienti dalla gestione dei residui, per un totale complessivo di 575 miliardi.
Ora, noi osserviamo che una Regione che non spende una simile somma denuncia delle carenze obiettive, anche perché 575 miliardi non impegnati a fronte di 3.429 miliardi di contributi statali ottenuti, dimostrano un'incapacità di spesa pari al 17% della somma introitata. Non solo, ma, a ben guardare, questo indice di inefficienza regionale è molto più alto di quanto non appaia, perché la gran parte delle uscite sono date da spese correnti e, quindi, già predeterminate, per stipendi, per contributi fissi ecc, che non necessitano, di conseguenza, di delibere o di leggi particolari. Pertanto, i 575 miliardi devono venir rapportati alle spese effettivamente impiegate in conto capitale.
Inoltre, accertato che gran parte degli investimenti effettivi ha potuto essere realizzata mediante la contrazione di mutui, ne risulta che l'incidenza del costo di questi ultimi fa aumentare l'importanza dei 575 miliardi non spese fa ridurre ulteriormente il peso delle spese "produttive" sul totale dei trasferimenti statali infine, fa sottolineare l'inefficienza della macchina regionale, che contrae mutui e poi non riesce a spendere le somme disponibili.
Una seconda osservazione. La relazione sottolinea come positiva la riduzione dei residui attivi e passivi dei conti regionali; tuttavia, anche qui scavando un poco più a fondo, dobbiamo rilevare che la Regione non ci sembra fare una gran bella figura. Infatti i residui passivi scendono da 316 a 293 miliardi, con una diminuzione di soli 23 miliardi mentre i residui attivi, cioè il passaggio di fondi dallo Stato alla Regione, scendono da 859 a 752 miliardi, con una diminuzione di ben 107 miliardi.
Se ne deduce che se lo Stato è risultato più efficiente e veloce nel trasmettere i fondi, altrettanto non può dirsi della Regione.
Infine, ultima osservazione. Il consuntivo ricorda che erano stati previsti mutui per 204 miliardi ma che, in effetti, se ne sono contratti soltanto per 90 miliardi, pari al 44% del previsto.
A parte il fatto che ci sembra un assurdo quanto può leggersi alla pag.
7, cioè il commento che il ritardo nell'accensione dei mutui è, in sostanza, "un affare", perché così vengono a ridursi gli oneri per il loro ammortamento (ma allora - domandiamo - perché si ricorre ai mutui?); a parte questo, dicevamo, la mancata contrazione dimostra soltanto che la Regione è inefficiente anche in questo campo e, essendo implicito che tutti i mutui vanno a spese di investimento, ne risulta che questa carenza si è ripercossa sugli investimenti stessi, conseguentemente ridotti.
In ultima analisi, si ha la dimostrazione provata che soltanto il 44 delle opere promesse sono state effettivamente finanziate, mentre gran parte del promesso non è stato realizzato.
Era giustificato, quindi, lo scetticismo di cui ci eravamo fatti portavoce in sede di approvazione del bilancio preventivo.
Come già detto, quello del MSI sul rendiconto 1984 sarà un voto di astensione critica, esteso agli allegati conti consuntivi dell'IRES dell'ESAP, dell'Azienda Regionale Parchi suburbani e dei Parchi e Riserve regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



PRESIDENTE

BRIZIO



PRESIDENTE

Il nostro voto è favorevole così come già l'avevamo dato in sede di Commissione. Mi pare giusto intervenire soprattutto perché il nostro Gruppo non aveva votato il bilancio del 1984 esprimendo una posizione critica come quella che è stata evidenziata dal collega Carazzoni.
Oggi votiamo questo documento perché è propedeutico all'assestamento perché è necessario per lo svolgimento della successiva attività regionale ed anche perché, come è stato ricordato dal relatore Presidente della I Commissione, ne vediamo la coerenza con il bilancio preventivo 1984, quindi la sostanziale correttezza.
E' opportuno un giudizio, seppure breve in sede di dichiarazione di voto, sul consuntivo 1984 e sulla situazione complessiva della Regione Piemonte.
Come ha rilevato il relatore, ci troviamo di fronte ad un disavanzo reale che potrebbe essere coperto con l'accensione di mutui quindi c'è una capacità di indebitamento che lo garantisce. Però occorre.fare un'osservazione opposta; la capacità di indebitamento libera è di fatto già impegnata dal disavanzo che si è verificato.
Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione di bilancio che vede impegnate tutte le risorse della Regione Piemonte. Siamo in presenza di una rigidità che si aggrava di anno in anno; il confronto che il Presidente Santoni ha fatto con il precedente consuntivo fa emergere questo peggioramento. Si va avanti su una linea di sostanziale rigidità del bilancio regionale che si aggrava anche perché le risorse si incrementano in modo scarso. La modifica di trattamento da parte dello Stato nei confronti della Regione per quel che riguarda lo sviluppo delle entrate, è certamente un problema che incide pesantemente sull'attività regionale, ma hanno inciso anche in modo sostanziale alcune modalità di spesa che occorrerà in qualche modo rivedere. Coerentemente con quanto detto più volte dall'opposizione, riaffermato all'inizio di questa legislatura occorre avere il coraggio di incidere nella struttura regionale e approfondirla, occorre avere la sensibilità di portare ad un esame critico la situazione di bilancio dell'Ente senza di che, allora, aveva ragione il Presidente Viglione, gli investimenti potranno essere fatti soltanto con il FIO e non ci sarà più spazio per investimenti a carico del normale bilancio regionale. Questo sarebbe oltre modo grave perché limiterebbe quella che è l'incidenza di fondo della Regione, cioè la sua capacità di intervento diretto.
Il problema della situazione finanziaria reale della Regione è problema che deve essere affrontato a fondo. Mi auguro che nella predisposizione del bilancio 1986 si possa andare a fondo nell'esame della situazione regionale valutando quelle che sono le effettive spese di gestione, cosa esse assorbono e vedendo anche quali sono i margini effettivi di intervento diretto che la Regione può ancora compiere con le proprie risorse in questo quadro di finanza regionale con la situazione che si è venuta a determinare per quel che concerne l'utilizzo delle risorse e la progressiva rigidità del bilancio.
Il nostro voto favorevole ha queste motivazioni: un gesto di sostegno al consuntivo come elemento propedeutico per la predisposizione dell'assestamento, come elemento necessario per guardare in avanti verso una politica molto rigorosa ed attenta della finanza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche noi come il Consigliere Brizio facciamo contestualmente intervento e dichiarazione di voto.
Il relatore ha definito il conto consuntivo un documento importante, il più importante documento contabile della Regione. Rispecchia i risultati della gestione di bilancio nei suoi due aspetti: di efficienza gestionale e cioè come la Regione ha saputo impiegare le poche risorse disponibili e di coerenza nell'utilizzo delle risorse rispetto agli obiettivi che la Regione si è data.
Sotto il primo aspetto, quello appunto dell'efficienza gestionale, il relatore dice che "si riesce a dimostrare la capacità di spesa dell'Ente e la riprova viene dalle cifre che il rendiconto fornisce".
Sul secondo aspetto, che "consente di esprimere un giudizio circa l'opportunità delle scelte di spesa e quanto delle risorse disponibili è stato destinato agli investimenti", il relatore non affronta il problema stesso forse per difficoltà nel reperire i dati o forse perché rinvia ai dibattiti di merito svoltisi in Consiglio regionale sulle scelte importanti. Fa poi alcune considerazioni, riprese in parte, anche se indirettamente, dal collega Brizio; sullo stato del patrimonio e sul suo presunto peggioramento nel 1984. Sono considerazioni che indubbiamente meritano attenzione. Devo dire che non ho capito bene le argomentazioni che hanno portato il relatore a sostenere che c'è stato un notevole peggioramento della situazione patrimoniale rispetto agli esercizi precedenti ('83 in particolare. Si forniscono indicazioni per l'84 (- 3 circa dell'attività, + 22% delle passività) mentre nell'83 c'era stato un aumento del 15% delle attività ed una diminuzione delle passività.
Mi limito ad un'osservazione. Forse si sono sommate delle cifre difficilmente comparabili, perché non omogenee. Mi sembra infatti che si sommino dati certi e reali con cifre meramente contabili e di stima. Per esempio, la cassa è un dato più che certo, i residui attivi, altrettanto dati più che certi (753 miliardi) si sommano al patrimonio (113 miliardi) che è un dato puramente contabile; basti pensare che nel patrimonio ci sono tutti gli immobili ed i mobili.
Gli immobili sono valutati, per esempio, solo 68 miliardi, che è probabilmente il costo iniziale (pensiamo al valore che hanno attualmente gli immobili).
Emergono chiaramente dalla gestione, ed il relatore onestamente lo riconosce, dei dati positivi: una maggiore velocità nella riscossione delle entrate, un aumento del 20% circa delle entrate stesse sul 1983, quasi l'87% circa incassati, mentre nel 1983 si erano incassati solamente il 78,83%, con le medie che vanno dal 97% (sanità) alla media generale del 72%.
Da che cosa deriva l'aumento di oltre il 20% delle entrate della Regione? Indubbiamente da una maggiore celerità dello Stato nei versamenti ma forse anche da un contributo che la Regione ha dato all'incremento con la propria iniziativa. Penso ai flussi aumentati grazie all'iniziativa della Regione, in materia di edilizia residenziale; oppure per il FIO o per interventi in materia di energia e così via.
Questo è un dato comunque positivo. L'altro dato positivo è l'andamento dei residui attivi e la loro consistente diminuzione. I residui attivi derivano essenzialmente dal mancato versamento da parte dello Stato dei fondi a destinazione vincolata. Infatti, su 484 miliardi di residui attivi 324 derivano da quote di tributi statali e 87 miliardi e mezzo derivano dai mutui non contratti. Per cui per oltre il 90°6 delle entrate la mancata riscossione non è dipesa certamente dalla Regione. Positive sono state invece le riscossioni sui residui attivi degli anni precedenti.
Emerge un dato negativo che il relatore ha sottolineato. Rispetto alle previsioni iniziali riscontriamo una riscossione di entrate tributarie proprie della Regione, troppo basse. Siamo addirittura al 50-60%, a seconda dei tributi, rispetto alle previsioni.
Questo ci deve far pensare. Indubbiamente mette in evidenza grossi problemi. E' stato solo un errore di previsione o ci sono altri motivi? Io penso che ci sia una forte area di evasione fiscale in un settore in cui il controllo dell'evasione è di competenza esclusiva della Regione. Emerge però un'indicazione per quanto riguarda l'aumento delle tasse regionali. Su questo ci confronteremo fra una settimana circa. Sappiamo che quando l'aumento delle tasse è sproporzionato si incentivano le aree di evasione.
D'altronde negli anni precedenti abbiamo aumentato le nostre tasse del 300%, del 100% e del 20%, nel giro di quattro anni, con un indice che è passato da 100 nel 1980 a circa 1.100 oggi. Su questo argomento dovremo riflettere quando discuteremo di ulteriori aumenti delle tasse regionali che danno complessivamente un contributo limitato all'aumento delle nostre entrate, ma che per la pesantezza degli aumenti e delle aliquote possono incentivare ulteriormente l'evasione.
Occorre verificare se effettivamente riusciamo a riscuotere le tasse che andiamo ad aumentare. Diversamente finisce che pagano sempre e solo coloro che non sono evasori.
Mi pare che il relatore metta giustamente in evidenza la velocità con cui si porta avanti l'erogazione relativa alle varie spese. Non riprendo questa tematica. Mi pare che per quanto riguarda la gestione del bilancio il giudizio possa oggettivamente essere positivo. Questo è un risultato che viene consegnato alla nuova maggioranza. Mi pare si possa rilevare una notevole efficienza da parte dell'apparato burocratico della Regione Piemonte.
Non è stato approfondito, da parte del relatore, il secondo quesito: cioè se le poche risorse disponibili sono state impiegate in coerenza con le finalità che la Regione si è data. Probabilmente, come già accennato, si rimanda ai vari confronti che su questi problemi di merito già ci sono stati in Consiglio, quando si sono operate le grandi scelte della Regione.
Ci sembra che il rendiconto confermi nella sostanza la corrispondenza fra gli obiettivi e le azioni concrete di spesa che la Regione ha portato avanti.
Forse sarà opportuno scorporare i dati relativi agli investimenti nelle relazioni pregevoli per molti versi, che la Giunta presenta, per avere anche la possibilità di verificare molto più concretamente la corrispondenza dei flussi di spesa con le indicazioni e le scelte che la Regione ha fatto.
E' fuori dubbio che il bilancio regionale è sempre più condizionato e vincolato da decisioni che sono esterne alla Regione. Mi pare che questi vincoli si aggravino sempre di più. L'autonomia impositiva è ancora di là da venire, potrà dare solo una risposta parziale a questi problemi.
Come muoverci all'interno di questi vincoli? C'è un margine, anche se limitato, per un'azione autonoma della Regione circa l'utilizzo delle risorse disponibili. Ci vuole un'azione di governo. Nel rendiconto troviamo il riscontro di questa azione di governo (FIO, edilizia, viabilità, difesa delle acque, ecc.).
Parleremo, in sede di assestamento di bilancio e di bilancio preventivo per l'esercizio 1986, della questione di un'azione autonoma della Regione per esempio per la destinazione dei fondi per gli investimenti che la Cassa Depositi e Prestiti mette a disposizione degli Enti locali. Nella proposta di legge nazionale illustrata dall'on. Fracanzani a Bari si propone di destinare il 25% delle risorse in accordo tra Regione e Comuni.
Occorre una revisione dell'impostazione del bilancio e del comportamento della Regione verso gli Enti locali. Di questo, ieri, abbiamo fatto un breve accenno in I Commissione. Mi limito a , dare due cifre: i fondi ex art. 9 della Regione per gli investimenti ammontano a 31 miliardi (la disponibilità in tutta Italia per le Regioni è di 600 miliardi circa).
In questi due-tre anni, la Cassa Depositi e Prestiti ha erogato ai Comuni mutui per investimenti che vanno dai 2.400 miliardi per la lettera a) ai 12 13.000 miliardi per la lettera b). E' evidente la sperequazione tra le risorse della Regione e le risorse per investimenti che sono a disposizione delle autonomie locali. Al Piemonte, in questi due-tre anni sono stati assegnati 890 miliardi in base alla lettera b) (ne sono poi stati utilizzati oltre 900) e 400 miliardi in base all'altro paragrafo della stessa legge. A fronte di 31 miliardi a disposizione della Regione per investimenti Mi pare sia opportuna una riflessone complessiva che riprenda i piani ed i programmi individuati nella legge n. 18 sulle opere pubbliche non solo per utilizzare meglio le poche risorse ma per metterle a confronto con l'insieme delle disponibilità che i Comuni e le Province si trovano da gestire e che sono di gran lunga superiori a quanto può mettere di proprio la Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La discussione è chiusa.
Passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Approvazione del rendiconto) "Il rendiconto generale della Regione, per l'anno finanziario 1984, è approvato con le risultanze di cui alla presente legge.
Al rendiconto di cui al precedente comma sono allegati: il conto consuntivo dell'Istituto Ricerche Economico-sociali del Piemonte per l'anno finanziario 1984, il conto consuntivo dell'Azienda Regionale dei Parchi suburbani 'Venaria Reale' per l'anno finanziario 1984, il conto consuntivo dell'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte per l'anno finanziario 1984 ed i conti consuntivi dei Parchi o Riserve naturali regionali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1984) "Le entrate tributarie, le entrate per quote di tributi statali, le entrate extra-tributarie, le entrate per alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali, le entrate per rimborso di crediti ed accensione di prestiti le entrate per contabilità speciali, per la competenza dell'esercizio finanziario 1984, risultano accertate dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 3.967.055.817.679. Le entrate di cui al primo comma furono riscosse in L. 3.482.384.592.955 e rimasero da riscuotere in L.
484.671.224.724".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Spese di competenza dell'esercizio finanziario 1984) "Le spese dell'area di attività e delle aree di intervento, nonché delle contabilità speciali dell'esercizio finanziario 1984 risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 4.021.798.490.313.
Le spese di cui al precedente comma furono pagate in L. 3.784.248.741.896 e rimasero da pagare in L. 237.549.748.417".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Fondo cassa) "Il fondo cassa al termine dell'esercizio finanziario 1984 risulta di L.
239.037.016, come si deduce dal conto presentato dal Tesoriere ed approvato dalla Giunta regionale nonché dal seguente prospetto: Fondo cassa all'1/1/1984 591.289.950 Entrate complessive 4.003.271.198.644 Totale 4.003.862.488.594 Spese complessive 4.003.623.452.578 Fondo cassa al 31/12/1984 239.037.016 Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Residui attivi dell'esercizio finanziario 1983 e precedenti) "I residui attivi degli esercizi finanziari precedenti risultavano stabiliti, alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983, in L.
826.834.221.201.
I residui di cui al precedente comma sono stati riaccertati al 31/12/1984 in L. 789.184.598.522, riscossi in L. 520.886.605.689 e rimasti da riscuotere per L. 268.297.992.833".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 5 è approvato.



PRESIDENTE

Art. 6 (Spese residue degli esercizi finanziari 1983 e precedenti) "I residui passivi degli esercizi finanziari precedenti risultavano alla chiusura dell'esercizio finanziario 1983 in complessive L. 316.752.104.211.
I residui di cui al precedente comma sono stati riaccertati al 31/12/1984 in L. 274.965.705.995, pagati in L. 219.374.709.682 e rimasti da pagare per L. 55.590.996.313".



PRESIDENTE

Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1984) "I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1984 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio, in L. 752.969.217.557 e si riferiscono per L. 484.671.224.724 alle somme rimaste da riscuotere sulle entrate accertate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1984 come risulta dal precedente art. 2, per L. 268.297.992.833 alle somme rimaste da riscuotere sui residui degli esercizi finanziari 1983 e precedenti come risulta indicato nel precedente art. 5".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1984) "I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1984 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio, in L. 293.140.744.730.
I residui di cui al precedente comma si riferiscono per L. 237.549.748.417 alle somme rimaste da pagare sulle spese impegnate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1984, come risulta indicato nel precedente art. 3, e per L. 55.590.996.313 alle somme rimaste da pagare sui residui dell'esercizio finanziario 1983, come risulta nel precedente art.
6".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglièri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Avanzo finanziario) "L'avanzo finanziario dell'esercizio 1984 è di L. 460.067.509.843 così come risulta dal seguente prospetto: Fondo di cassa 239.037.016 Residui attivi 752.969.217.557 Totale 753.208.254.573 Residui passivi 293.140.744.730 Avanzo finanziario 460.067.509.843 Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Disposizioni speciali) "E' approvata l'eccedenza di cassa di cui al capitolo 10681 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 1984".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Attività finanziarie e patrimoniali) "La consistenza delle attività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario per l'anno 1984 risulta stabilita nel relativo rendiconto generale in L. 867.041.468.682.
La consistenza delle passività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario per l'anno 1984 risulta stabilita nel relativo rendiconto generale in L. 646.130.571.490.
L'eccedenza delle attività al 31/12/1984 risulta di L. 220.910.897.192".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 42 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 5: "Convalida della deliberazione della Giunta regionale n. 1-45581 in data 23/7/1985"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 5: "Convalida della deliberazione della Giunta regionale n. 1-45581 in data 23/7/1985".
La parola al relatore, Consigliere Santoni.
SANTONI, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consiglio regionale, con deliberazione n. 878-C.R.-3974 del 22 marzo u.s., ha approvato la seconda integrazione del piano regionale dei parchi e delle riserve naturali; con tale atto deliberativo sono state incluse nel piano 13 nuove aree per le quali è necessario provvedere alla tabellazione in quanto sulle stesse vige il divieto dell'attività venatoria, che a norma d' legge deve essere segnalato con apposite tabelle.
Le operazioni di tabellazione sopra richiamate devono essere compiute entro il 15 settembre p.v., data di inizio della stagione venatoria.
Tali operazioni comportano una spesa di L. 25.000.000 di cui 10.600.000 circa per l'acquisto di tabelle e la restante parte per l'acquisizione dei pali.
Il capitolo del bilancio regionale che consente di far fronte alla spesa (cap. 7930) non presenta la necessaria disponibilità per cui, dato che la spesa in questione presenta le caratteristiche richieste dall'art.
39 della legge di contabilità, si è provveduto a prelevare la somma occorrente dal fondo di riserva per le spese impreviste.
L'ultimo comma dall'art. 39 citato stabilisce ché la deliberazione della Giunta che autorizza il prelievo sia convalidata con legge regionale entro 30 giorni dalla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale.
Pertanto la I Commissione ha approvato all'unanimità e ne raccomanda l'adozione da parte dell'assemblea.



PRESIDENTE

Procediamo ora alla votazione dell'articolato del suddetto progetto di legge.
Art. 1 "E' convalidata la deliberazione della Giunta regionale n. 1-45581 in data 23/.7/1985, assunta ai sensi dell'art. 39 della legge regionale 29/12/1981 n. 55".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Urgenza) "La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglier L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 6: "Integrazione della legge regionale 22/1/1985, n. 7"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 6: "Integrazione della legge regionale 22/1/1985, n. 7".
La parola al relatore, Consigliere Quaglia.
QUAGLIA, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con lettera del 19 luglio c.a.
l'amministratore delegato della STEF S.p.A. ha richiesto alla Regione Piemonte, in applicazione dell'art. 2, secondo comma, della L.R. 3/9/1981 n. 37, garanzia fidejussoria a favore dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino per l'importo di L. 500.000.000 e con durata sino al 31 dicembre p.v., per poter fronteggiare momentanee difficoltà finanziarie derivanti in massima parte, da ritardi nell'incasso di crediti.
Il secondo comma dell'art. 2 della L.R. 3/9/1981, n. 37 (Partecipazione della Regione Piemonte alla S.p.A. STEF di Torino) prevede che la Giunta regionale possa prestare alla STEF garanzia fidejussoria, per eventuali necessità di finanziamento, entro i limiti degli stanziamenti di bilancio annualmente fissati con leggi di approvazione dei bilanci.
La L.R. 22/1/1985, n. 7, con la quale è stato approvato il bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985, non fissa tale limite perché, in sede di predisposizione, non ne è stata segnalata la necessità.
Per poter dare una risposta positiva alla domanda della STEF S.p.A., la Giunta regionale, in data 30/7/1985, ha approvato il disegno di legge n. 6: "Integrazione della legge regionale 22/1/1985, n. 7" finalizzato ad aggiungere alla legge di approvazione del bilancio regionale per l'anno finanziario 1985 la quantificazione necessaria per l'attivazione dell'art.
2, secondo comma, già richiamato e successivamente, nella seduta del 31/7/1985, con deliberazione n. 435, ha concesso la richiesta garanzia fidejussoria, subordinando l'assunzione del formale impegno di spesa all'entrata in vigore, come legge regionale, del citato disegno di legge.
E' pertanto necessario che il Consiglio approvi il provvedimento legislativo di integrazione della legge regionale 22/1/1985, n. 7, che si compone di un articolo unico che fissa il limite richiesto dall'art. 2 della L.R. 3/9/1981, n. 37, prevedendone la copertura finanziaria mediante prelievo dal fondo di riserva per le spese obbligatorie, ai sensi dell'art.
38 della legge di contabilità regionale, che tali considera le garanzie.
La I Commissione consiliare permanente, nella seduta del 16 c.m., ha esaminato il disegno di legge e lo ha ritenuto all'unanimità meritevole di approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "Alla legge regionale 22/1/1985, n. 7, è aggiunto il seguente art. 78: Art.
78 - (Garanzia fidejussoria nell'interesse della STEF S.p.A.).
In applicazione del secondo comma dell'art. 2 della legge regionale 3/9/1981, n. 37, è fissato in L. 500.000.000 il limite entro il quale pu essere prestata garanzia fidejussoria nell'interesse della STEF S.p.A., per l'anno finanziario 1985.
Nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985 è istituito il capitolo n. 2386 con la seguente denominazione: 'Oneri conseguenti la prestazione di garanzia fidejussoria nell'interesse della STEF S.p.A. per eventuali necessità di finanziamenti e con la dotazione indicata 'per memoria'.
Agli eventuali oneri si farà fronte, in applicazione dell'art. 38 della legge regionale 29/12/1981, n. 55, mediante prelievo dal fondo di riserva per le spese obbligatorie di cui al capitolo n. 12800 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1985.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 39 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Esame progetto di legge n. 10: "Norme integrative per la presentazione delle domande di registrazione di presidi socio-assistenziali"


PRESIDENTE

Il punto 8) all'o.d.g. reca: Esame progetto di legge n. 10: "Norme integrative per la presentazione delle domande di registrazione di presidi socio-assistenziali".
La parola al relatore, Consigliere Nerviani.
NERVIANI, relatore L'art. 23 (Adeguamento dell'art. 24 della legge regionale 23/8/1982, n.
20) della legge regionale 3/5/1985, n. 59 - Piano socio-sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1985-1987 - prevede che gli enti gestori dei presidi socio-assistenziali già funzionanti debbano essere "registrati" presso l'Unità Sanitaria Locale nel cui territorio insistono per essere autorizzati al funzionamento.
La domanda di registrazione, prevista unicamente per gli enti funzionanti al momento di entrata in vigore della legge, doveva essere avanzata entro 60 giorni dalla data stessa e cioè entro il 22 luglio 1985.
Dalla data di presentazione della domanda iniziava il periodo di 90 giorni entro il quale l'Unità Sanitaria Locale di competenza ne doveva o ne deve verificare la completezza e dare quindi comunicazione all'interessato dell'avvenuta registrazione. L'incompletezza della domanda era o è motivo per la non registrazione e per la restituzione definitiva della domanda stessa.
L'articolo della legge così come è stato formulato è apparso, al momento della sua applicazione, troppo limitativo nella definizione dei tempi concessi per la presentazione delle domande (60 giorni sono sembrati troppo pochi, considerato il periodo feriale in cui erano compresi) ed insolitamente ultimativo per quanto riguardava l'accettazione delle istanze di registrazione.
Si sarebbe infatti e comunque dovuto prevedere un ulteriore termine entro il quale consentire, su invito dell'Unità Sanitaria Locale, la presentazione della documentazione eventualmente mancante.
La presente proposta di legge intende modificare i difetti che l'esperienza ha consentito di riscontrare nel succitato art. 23 della legge regionale n. 59/1985, riaprendo di fatto i termini per la presentazione delle domande e permettendo, su invito obbligatorio delle USL. il perfezionamento delle domande eventualmente non complete entro un termine stabilito.
Se ne raccomanda pertanto l'approvazione da parte del Consiglio regionale:



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.
ACOTTO La nostra opinione ha anche significato di dichiarazione di voto.
Conveniamo sul periodo infelice in cui è caduta l'applicazione di questa normativa. Anche se manteniamo una riserva per quanto riguarda l'uso un po' estensivo dell'istituto della proroga, il nostro atteggiamento su questo disegno di legge è di astensione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "Le Unità Socio-Sanitarie Locali sono autorizzate ad accogliere, oltre il termine stabilito dall'art. 23 della legge regionale 8/5/1985, n. 59 e fino a 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, le domande di registrazione di presidi socio-assistenziali funzionanti alla data di entrata in vigore della succitata legge regionale, avanzate dai rispettivi enti gestori.
Restano fermi i termini previsti dall'articolo sopraccitato per la registrazione, da parte delle Unità Socio-Sanitarie Locali, delle domande degli enti gestori le cui istanze siano pervenute entro i tempi precedentemente fissati.
Le Unità Socio-Sanitarie Locali, in deroga a quanto stabilito dal quarto comma dell'art. 23 della legge su menzionata, nel caso di incompletezza delle domande avanzate, invitano gli enti che avessero già presentato istanza per la registrazione dei loro presidi e quelli che la presenteranno nei termini previsti dalla presente legge a completare o a regolarizzare le domande stesse entro 45 giorni dall'entrata in vigore del presente provvedimento. Nei 15 giorni successivi, nel caso di avvenuto completamento delle domande, le Unità Socio-Sanitarie Locali procederanno alla registrazione dei presidi. In caso contrario, restituiranno la domanda motivando la non avvenuta registrazione.
I provvedimenti di non accettazione delle domande per incompletezza o per irregolarità formali e della conseguente non registrazione, già assunti sono sospesi fino al termine del periodo di 45 giorni dall'entrata in vigore della presente legge e potranno essere cancellati in seguito all'eventuale positivo riesame delle domande conseguente al loro possibile completamento in tempi fissati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 44 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 19 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

L'ultimo punto all'o.d.g. riguardante il riconoscimento ufficiale dell'O.L.P. da parte del Governo italiano, data l'ora tarda e dato che gli sviluppi attuali del dibattito darebbero luogo a lunghe discussioni propongo di collocarlo in modo degno nella prossima seduta.
La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Vedo che l'argomento sollecita anche qualche risata, il che sottolinea che siamo in ritardo non soltanto di due sedute, ma addirittura di qualche anno.
Sarebbe auspicabile, anche per questo, che nella prossima seduta di Consiglio questo argomento abbia una collocazione adeguata nel dibattito onde evitare, come è stato già detto durante la conferenza dei Capigruppo che ci si ritrovi alle prossime sedute nelle medesime condizioni in cui ci siamo trovati per due volte consecutive.



PRESIDENTE

In genere, quando le forze politiche si impegnano a svolgere qualche argomento, lo fanno.
Comunico che l'interrogazione firmata dai Consiglieri Amerio e Ferro relativa alla situazione della Cava di Codana Montiglio verrà discussa nella prossima seduta; così pure, in quell'occasione, sarà svolta la comunicazione della Giunta relativa all'arrivo del corpo del reattore nucleare della centrale elettronucleare del Garigliano, presso gli stabilimenti della Sorin di Saluggia.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 3: "Aumenti in materia di tasse di concessioni regionali"


PRESIDENTE

Passiamo, infine, al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 3: "Aumenti in materia di tasse di concessioni regionali".
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Nella seduta dei Capigruppo era stata avanzata da parte nostra la richiesta alla Giunta di soprassedere all'esame di questo progetto di legge, almeno fino a conclusione del dibattito sulla legge finanziaria perché fossimo stati in grado di stabilire la pressione fiscale complessiva che sarebbe toccata alla Regione sia per tasse regionali da aumentare sia per nuovi carichi da imporre alla popolazione piemontese.
La messa in discussione oggi del provvedimento riconferma la volontà di andare avanti, ma, se non ci sono ragioni cogenti di urgenza, la nostra richiesta dovrebbe essere esaminata ed accolta.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale La Giunta ha esaminato questo argomento con tutta l'apertura possibile al di là dei confronti politici che si verificano frequentemente in aula.
Esistono problemi di carattere tecnico, come è stato anche rilevato dagli uffici. Innanzitutto i tempi di approvazione della legge finanziaria stante le condizioni politiche generali del Governo nazionale e quindi i suoi risvolti nel dibattito politico, si prevedono decisamente lunghi.
Temiamo che la legge finanziaria, che in ogni modo ci alleggerirà e non ci darà di più di quanto siamo riusciti a registrare nell'incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri, possa maturare nel confronto parlamentare, che si preannuncia piuttosto aspro - e vivace, ai primi dell'anno prossimo.
Quindi, posto che andiamo all'anno prossimo, avremmo vanificato la possibilità di applicare per il 1986 questa legge: o la facciamo passare adesso e quindi possiamo stabilire i ruoli ed attivare i meccanismi per poter esigere il ricavato da questa applicazione, oppure dovremo necessariamente pensare che questo aumento non intervenga per il prossimo 1986. Purtroppo (lo dico perché nessuno ha il piacere di seguire queste cose, soprattutto quando elevano la tassazione del Paese), siamo costretti ad insistere nel richiedere al Consiglio di passare alla discussione e, se lo ritenete, al voto della legge.



PRESIDENTE

La parola ora al relatore, Consigliere Quaglia.
QUAGLIA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ogni qualvolta in quest'aula si sono svolte discussioni in ordine a questioni di bilancio da parte di tutti i Gruppi sono state formulate considerazioni sul problema delle entrate regionali, sottolineandone in particolare l'aspetto della rigidità che viene impressa al bilancio, sia per la natura derivata di gran parte delle medesime, sia per il vincolo di destinazione che caratterizza la maggior quantità dei trasferimenti statali.
Inoltre sono a tutti note l'esiguità delle risorse disponibili rispetto alle necessità di intervento richieste dalla situazione sociale ed economica della Regione e la mancanza di elementi di certezza circa i criteri di finanziamento e di indicizzazione delle risorse in base ai tassi programmati di inflazione.
A fronte di una tale situazione, sul versante delle uscite, è stato più volte rilevato il costante incremento delle spese correnti, ed in particolare delle spese obbligatorie, rappresentate non solo dagli oneri di funzionamento e di ammortamento dei mutui contratti, ma anche dagli impegni assunti dalla Regione in favore di terzi, che si protraggono nel corso degli anni.
Per queste ragioni si è fatta nel tempo sempre più pressante la richiesta, da parte delle Regioni, di poter aumentare le aliquote dei tributi propri e di poter ampliare la loro sfera impositiva,richiesta che pare aver trovato una risposta positiva, seppur non ancora ufficiale, da parte del Governo. In tal modo le Regioni da un lato verrebbero maggiormente responsabilizzate in sede di destinazione delle maggiori entrate acquisite e dall'altro potrebbero ridurre le pressioni per ottenere incrementi dei trasferimenti statali di fondi.
In attesa che tali indicazioni, emerse sino ad ora dal dibattito sul disegno di legge di riforma della finanza regionale, si traducano in provvedimenti legislativi operanti, è necessario che la Regione utilizzi le possibilità di cui attualmente può disporre per incrementare le entrate proprie, al fine di adeguarle alla perdita di valore derivante dall'in flazione, che ogni anno si verifica, ed alle sempre maggiori necessità che i settori interessati presentano.
Una di queste possibilità di adeguamento è offerta dall'art. 3 della legge 16/5/1970, n. 281, così come modificata dal D.L. 28/2/1983, n. 55 convertito, con modificazioni, nella legge 26/4/1983, n. 131, il quale prevede che le Regioni possano disporre annualmente aumenti delle tasse sulle concessioni regionali in misura non superiore al 20% degli importi determinati per il periodo immediatamente precedente.
In attuazione del disposto sopra enunciato, l'art. 1 del presente disegno di legge, presentato dalla Giunta regionale in data 15 luglio u.s.
si propone l'aumento, nella misura massima consentita dalla legge statale e cioè del 20%, delle tasse sulle concessioni regionali, elencate nella tariffa annessa alla legge regionale 6/3/1980, n. 13, modificata dalle leggi regionali 14/11/1983, n. 20 e 27/8/1984, n. 43.
L'art. 2 prevede poi di estendere l'applicazione dell'aumento del 20 anche alla tassa di abilitazione all'esercizio professionale istituita e determinata dall'art. 1 della legge regionale 11/1/1984, n. 1.
Il presunto incremento delle entrate derivante dall'applicazione delle nuove aliquote ammonterebbe a circa 3 miliardi, con un conseguente incremento della capacità di indebitamento di circa 4 miliardi.
La I Commissione consiliare permanente, nella seduta del 16 c.m.
valutati attentamente gli aspetti connessi all'incremento delle tasse di concessione regionale, visti i tempi tecnici ristretti che sono a disposizione per consentirne l'applicazione a decorrere dal prossimo 1/1/1986 (come previsto dall'art. 3 dell'articolato), non ha ritenuto possibile procrastinarne la discussione eventualmente dopo il preannunciato dibattito sulla finanziaria '86, come da qualche Commissario proposto - anche in considerazione degli ultimi sviluppi della situazione politica a livello nazionale, ha ritenuto quindi il provvedimento accoglibile e ne propone l'approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI Come ha già anticipato il nostro Capogruppo Bontempi, chiedevamo il rinvio della discussione e dell'eventuale approvazione della legge, proprio perché la legge n. 3 è abbastanza complessa e volevamo avere un ulteriore confronto con i colleghi dei vari Gruppi per verificare nel merito la necessità o meno di procedere a questi adeguamenti del 20% sulle tasse di concessione regionale.
Riteniamo sia una materia che richiede la massima attenzione da parte nostra, perché gli aumenti degli anni scorsi sono già stati molto consistenti.
Sono elementi che devono far riflettere sulla pesantezza ormai raggiunta dell'imposizione che la Regione Piemonte fa sulla propria area impositiva autonoma.
Altro elemento di riflessione deriva dai dati che abbiamo appena esaminato e votato del rendiconto dell'esercizio finanziario 1984, dai quali sembra emergere come sia molto diffusa l'area di evasione fiscale sui tributi propri della Regione.
Prioritario deve quindi essere, a nostro avviso, il problema del recupero dell'area di evasione fiscale all'interno della nostra Regione.
Rimane evidentemente aperto il problema dell'evasione fiscale a livello nazionale. Quando noi incassiamo la metà circa, in media, delle previsioni che facciamo, vuol dire che il problema esiste e va affrontato. Il problema si aggrava sempre più quando il carico impositivo aumenta in quanto spesso l'evasione fiscale è direttamente proporzionale all'amento ingiustificato delle aliquote fiscali. Per questo chiedevamo un ripensamento ed una riflessione complessiva sul provvedimento, anche se abbiamo ben presente le difficoltà finanziarie della Regione. Un esame più organico è necessario, a nostro avviso, perché l'articolazione è molto ampia, riguarda le attività produttive. Il relatore sulla legge che approvava il rendiconto, per esempio, aveva puntualizzato come in quest'area l'evasione è stata a livello massimo.
D'altra parte riteniamo pericoloso recuperare risorse per la Regione attraverso la via dell'espansione troppo accentuata delle entrate proprie e nell'area impositiva propria. Sappiamo che è aperto il problema di un'area impositiva autonoma per la Regione e gli Enti locali, che potrà dare una risposta anche se parziale ai problemi della finanza regionale e locale. Ma noi insistiamo in modo distorto su un'area impositiva che già abbiamo e su questa nostra area impositiva abbiamo già operato degli aumenti che vanno ben oltre il tasso di inflazione programmata. L'insistere su questa via mi pare ci porti ad un vicolo cieco. Non risolviamo i problemi della finanza regionale, rischiamo di aumentare l'area di evasione, riduciamo di fatto il consenso attorno alla giusta rivendicazione di un'area impositiva autonoma.
Il problema dell'area impositiva è un problema molto serio e questa non ci sembra la via che favorisce il suo allargamento. Mi pare sia sottolineato da tutti, a livello nazionale e locale, che la nuova area impositiva che deve riguardare gli Enti locali in generale e la Regione in particolare non può aggiungersi al carico fiscale che attualmente grava su ogni singolo cittadino. Mi sembra che si voglia purtroppo seguire la strada opposta. Oggettivamente, aggiungiamo altre tasse ad un carico fiscale che è già ritenuto da tutti molto pesante, senza conoscere ancora quanto saranno pesanti gli oneri che deriveranno dalla legge finanziaria. E' per questo che siamo contro questo aumento. Chiediamo quindi una verifica più puntuale, andare ad un confronto più preciso e puntuale nel merito.
L'allegato, che pochi hanno visto, è abbastanza consistente: si tratta di una decina di pagine; mi pare che siano una quarantina le tasse che sono aumentate con questo provvedimento e la loro consistenza richiede, a nostro modo di vedere, un'attenzione più puntuale.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale La legge non ha un allegato.
BIAZZI L'art. 1 fa riferimento alle tariffe stabilite dalla legge regionale (chiedo venga fornito ai Consiglieri).
Per quanto riguarda il merito non abbiamo avuto il tempo per analizzare le varie posizioni. Abbiamo però individuato con chiarezza un punto su cui riteniamo sia controproducente procedere ad altri aumenti e su questo abbiamo presentato un emendamento: si tratta delle tasse sulle concessioni di pesca.
Gli aumenti degli anni precedenti sono stati molto consistenti.
Riteniamo sia opportuno per quest'anno procedere ad un blocco, perché siamo di fronte ad uno sport molto popolare, di massa, ecologico, che andremmo a penalizzare inutilmente. Si porta la tassa a 32 mila lire; per parecchie aree ci sono ulteriori oneri per i pescatori, necessari per mantenere in vita associazioni volontarie, senza fini di lucro, che svolgono un'attività preziosa per la collettività e per la salvaguardia dell'ambiente.
In base a queste considerazioni abbiamo presentato all'inizio di quest'anno la proposta di legge che permette di utilizzare gli introiti delle tasse sulle concessioni di pesca ripartendo in modo equilibrato sul territorio nazionale queste risorse per compensare, almeno in parte, gli oneri che queste associazioni volontarie che da decenni hanno svolto un'attività meritoria in difesa dell'ambiente e della fauna ittica nella nostra Regione, non siano poste ancora più in difficoltà dai nuovi oneri che la Regione pone a carico dei loro associati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Anche noi avremmo condiviso che l'esame di questo disegno di legge avesse ad avere un breve rinvio perché ritenevamo, e riteniamo, che parlare di aumento delle tasse di concessione regionale mentre è tuttora in corso e non si sa quando giungerà al termine, il dibattito per la definizione della manovra economica del Governo, sia quanto meno fuori posto.
E' ben vero, e lo hanno detto i funzionari dell'Assessorato in sede di Commissione e lo ha ripetuto qui lo stesso Presidente della Giunta, che l'urgenza del provvedimento si impone perché ai primi di gennaio gli uffici devono essere in grado di procedere alla riscossione delle nuove tariffe.
Tuttavia, noi pensiamo sempre che nulla di irreparabile sarebbe avvenuto, se soltanto si fosse accordata una breve sospensione nella discussione perlomeno fino a quando si fosse svolto in quest'aula il dibattito sulla legge finanziaria che è già previsto da tempo e che indicativamente è stato fissato per la metà di novembre.
Quanto al merito del provvedimento, osserviamo che il proposto aumento del 20% sulle tasse di concessione regionale non può andare solo configurato come un normale adeguamento tariffario.
Qui, la percentuale di aumento non è stata applicata sulle tariffe base iniziali ma su successivi ritocchi che indubbiamente portano ad una pressione fiscale notevole ed onerosa il cittadino contribuente.
Ci stupisce un particolare di questa discussione.
La nostra dichiarazione di voto potrebbe, a questo punto, essere in tutto e per tutto simile a quella del Gruppo comunista: sennonché, crediamo di dovere osservare al Gruppo comunista che qui si tratta di un disegno di legge approntato proprio dalla Giunta di sinistra uscente. Ora, di questa pressione fiscale, tanto per essere chiari, e perché restino le cose verbalizzate, intendiamo dire che sono responsabili i comunisti che hanno approntato questo provvedimento ed insieme il pentapartito che adesso lo ha fatto proprio! E si ha ben voglia di dire che sarebbe assurdo, proprio in un momento in cui si esalta la capacità impositiva degli Enti locali, rinunciare ad un qualunque aumento. La verità è che qui si passa ad un nuovo ulteriore giro di vite a carico dei contribuenti.
Per queste considerazioni, voteremo contro il disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Siamo favorevoli ad un decentramento delle capacità impositive agli Enti locali, per poterle controllare meglio.
Quello che oggi viene proposto è, invece, un tentativo di cumulare la tassazione regionale a quella nazionale. In questo senso si finisce per penalizzare i cittadini piemontesi, andando in una direzione contraria a quella che un giusto spirito di decentramento dello Stato vorrebbe.
Vorrei anche rilevare una contraddizione: il disegno di legge viene motivato con la necessità di acquisire i fondi. Ma come la mettiamo allora, con i residui passivi non spesi? Non sarebbe male se si ragionasse più attentamente intorno a queste discrepanze.
Per tutto questo, il mio voto sarà negativo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Non ci siamo trovati nella condizione di poter accogliere il suggerimento di rinviare il dibattito e quindi l'approvazione ad altri tempi. Mi pare anche di avere dato giustificazione che a mia volta ho ricevuto, analizzandola e approfondendola. In effetti esistono tempi tecnici che ci avrebbero allontanato, per il 1986, la possibilità di ricavare il prodotto di questo disegno di legge a livello di aumento in materia di tasse di concessione regionale. E' un progetto di legge che appartiene alla precedente Giunta regionale ed è quindi un atto di correttezza amministrativa da parte nostra portarlo alla discussione in aula per la continuità della Regione che deve in ogni modo andare avanti al di là di chi si trova,a gestire il governo, proprio in una visione generale di un quadro economico piuttosto difficile quale quello che risulta dalla relazione che ci è stata allegata in allora. La proposta di legge data 10 luglio 1985. E' alla luce, anche, di quanto è stato discusso e detto poco fa attorno ai grossi temi della finanza regionale che il governo subentrato all'antico deve, per un atto di correttezza amministrativa, verificare le giuste esigenze in allora ricercate ed approfondite dalla precedente gestione, continuarne le tracce e renderle operative.
Debbo dire che una riflessione sulla pesantezza di questa iniziativa avrebbe dovuto essere stata fatta in allora quando era stata presentata la proposta di legge.
In secondo luogo non appaia polemico quanto ho dichiarato adesso: è un atto dovuto per la chiarezza che va alla comunità e, per quanto possibile fuori dai confini dell'aula onde l'omaggio ed il tributo alla verità sia sempre reso doverosamente, soprattutto perché capisco i ruoli che si possono svolgere all'interno dell'aula, se già in questi primi passi del governo regionale che mette in atto provvedimenti assunti, proposti da altri ci troviamo in questo dispiegamento di opposizioni, chissà quando saremo noi timidamente a tentare di proporre qualche cosa al nostro parlamentino.
Voglio solo precisare che le tasse di concessione governativa sono oggi a 1.500, quelle comunali sono a 2.100, le tasse di concessione regionali sono alla quota ed al livello più basso (1.100 lire). Non è più possibile intervenire sulla tassa di circolazione e tanto meno su quelle della concessione del demanio dello Stato perché non sono più resi disponibili.
Il disegno di legge viene proposto - non fa piacere a nessuno il dover tentare di portare avanti questi discorsi che sono applicativi di precedenti suggerimenti - pur con qualche sofferenza, all'approvazione del Consiglio regionale.
Circa la possibilità di dover dispensare talune categorie, direi che tale dispensa, verificato che tradotta in danaro comporta una dimensione di 700 milioni, proprio nello spirito dell'antica proposta di legge, risulta impossibile accoglierla. Potremmo semmai come sforzo, come atto di buona volontà, cercare di penetrare in profondità questo grosso movimento della pesca guardando con una certa attenzione e con una certa simpatia coloro che si introducono per i primi anni della loro vita verso questi cimenti e quindi noi proporremmo che siano dispensati dal pagamento della relativa tassa i giovani fino all'età di 15 anni. E' un atto di buona volontà che assume la Giunta regionale e vorrei che, al di là dei confronti di quanto io stesso ho contribuito a dover far crescere a livello di una conflittualità politica che è all'interno di questo parlamentino, il disegno di legge, accettando lo sforzo della Giunta regionale, possa essere accolto.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Gli importi delle tasse di concessione regionali, stabiliti dalla tariffa allegata alla legge regionale 6/3/1980, n. 13 e successive modificazioni ed integrazioni, sono aumentati del 20%.
Gli aumenti previsti, nella misura di cui al primo comma, sono applicati anche agli importi delle altre tasse, soprattasse e contributi indicati nella tariffa stessa.
Gli importi derivanti dagli aumenti suddetti sono arrotondati alle mille lire superiori, ad eccezione di quelli relativi a tasse e contributi da determinarsi in relazione a quantità variabili, per i quali l'arrotondamento va operato sul totale della tassa o del contributo".
I Consiglieri Biazzi, Avondo, Acotto e Ferro hanno presentato il seguente emendamento: dopo il primo comma dell'art, i è aggiunto il seguente nuovo secondo comma: "Sono escluse dall'aumento le tasse e le soprattasse relative alle concessioni regionali di cui al numero d'ordine 16 di cui alla tariffa allegata alla legge regionale 6/3/1980, n. 13".
La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI Intervengo non solo per illustrare l'emendamento, perché di questo già,ne abbiamo parlato poc'anzi.
Voglio invece sottolineare che l'accettazione parziale della Giunta in effetti era stata al 99% preceduta da una legge che il Consiglio regionale ha già approvato all'inizio dell'anno con l'esonero dalla tassa per i giovani fino a 14 anni. Per cui non cambia la sostanza del problema che stiamo discutendo. La nostra non è una posizione dell'ultima ora. Infatti allora abbiamo fatto una precisa proposta sulle tasse per la pesca collegandola alla richiesta di un piano organico per la destinazione dei fondi articolata sul territorio regionale. Tutto questo fu tradotto in una proposta di legge approvata dal Consiglio e tuttora vigente.
Non so quali furono le motivazioni che hanno indotto la Giunta ad approvare questo disegno di legge. La nostra posizione sul problema viene da un po' più lontano del 15 luglio, per cui la scelta di presentare un emendamento ora mi pare sia coerente con quanto abbiamo sostenuto da tempo sia come parte della maggioranza che come opposizione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 28 voti contrari, 15 favorevoli e 2 astensioni.
Vi è ancora un emendamento presentato dai Consiglieri Rossa, Beltrami Quaglia, Marchini, Cerutti e Ferrara: dopo il primo comma dell'art. 1 è aggiunto il seguente comma: "Ai minori di anni 15 la licenza di pesca di tipo B è rilasciata senza l'obbligo del pagamento della tassa e soprattassa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 29 voti favorevoli e 20 astensioni.
Pongo in votazione l'art, l nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La tassa di abilitazione all'esercizio professionale prevista dall'art. 1 della legge regionale 11/1/1984, n., l, è aumentata del 20%".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Gli aumenti di cui agli articoli precedenti decorrono dall'1/1/1986".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Colleghi Consiglieri, abbiamo approvato tutti i punti che erano iscritti all'o.d.g. fatta eccezione del punto sulla situazione nel Medio Oriente e di un'interrogazione del Consigliere Bontempi poiché mancava l'Assessore competente.
Comunico, infine, che la conferenza dei Capigruppo è convocata per il giorno 28 otto bre alle ore 15 mentre il Consiglio verrà convocato per il giorno 7 novembre prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.45)



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