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Dettaglio seduta n.137 del 29/04/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo la discussione sul progetto di legge n. 350, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Si era stabilito che i presentatori degli emendamenti avrebbero potuto illustrarli. Rispetto a questo la Giunta si collocherà con gli interventi degli Assessori.
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Il collega Biazzi ha sollevato delle questioni alcune delle quali peseranno ancora sul dibattito generale. Mi riferisco alla questione relativa ai 50 miliardi, ad una deliberazione assunta dalla Giunta su cui si è ampiamente soffermato il compagno Biazzi. Ma ci sono altre questioni che rappresentano il punto centrale del discorso da lui fatto. In una situazione in cui la spesa è fortemente condizionata, pur in presenza di un bilancio in cui i vincoli di destinazione sono fortemente rigidi, è possibile una manovra sulla spesa che consenta a questo bilancio di uscire da una connotazione rassegnata di mera sussistenza.
Parlavo prima di una destinazione fortemente rigida. Su questi problemi bisogna mettersi d'accordo non solo rispetto al bilancio, ma anche rispetto ai problemi relativi alla gestione per vedere come rispetto ad alcune voci di bilancio nella gestione vi sia una coerenza.
Questa mattina esaminavo alcune deliberazioni dell'Assessorato all'agricoltura e una di queste mi ha lasciato stupefatto: su articoli della legge n. 63 si danno dei contributi ai Consorzi agrari quando sappiamo perfettamente che tra i beneficiari della legge stessa i Consorzi agrari non sono previsti. Esaminavo un'altra deliberazione relativa a tutte le attività di promozione e da questo punto di vista ci si rende conto che per quanto riguarda le associazioni dei produttori e allevatori vengono dati consistenti contributi su capitoli generali relativi alla promozione.
Quindi, un conto è il problema relativo alla manovra più generale del bilancio, altro è quello che riguarda la gestione. Per quanto riguarda la gestione, indipendentemente dalle sorti che potrà avere il bilancio che viene presentato oggi dalla Giunta, certamente saremo costretti, proprio alla luce delle considerazioni che facevo poc'anzi, ad incalzare la Giunta rispetto a problemi di correttezza e di trasparenza che a questo punto si impongono.
E' possibile una manovra sulla spesa che consenta la più elevata qualificazione politica del bilancio? Pur agendo tra mille vincoli ed infinite rigidità è possibile scegliere pochi ma significativi obiettivi stabilire un maggiore rigore e priorità di spese, soprattutto qualificare la spesa rispetto alle esigenze nuove e ai bisogni prioritari che vengono avanti. Non voglio ripercorrere l'insieme di questo ragionamento, ma collocandomi all'interno di un ragionamento più generale credo che ci siano alcune cose di cui vale la pena discutere.
Pur fra tanti vincoli e rigidità se c'è un settore in cui è ancora possibile costruire quest'anno, nel momento in cui ci sono le risorse fresche della Legge 752, una manovra della spesa che consenta una qualificazione politica del nostro intervento è il settore dell'agricoltura. Se andiamo a vedere i bilanci del passato in questo settore quasi sempre nei bilanci di previsione le risorse a disposizione erano assai inferiori a quelle di fine anno che venivano a determinarsi attraverso le variazioni di bilancio. Quest'anno c'è un fatto nuovo: le risorse disponibili sin dal bilancio di previsione hanno un volume pari o superiore a quello che negli anni passati abbiamo trovato a fine anno dopo le variazioni compiute. Non solo, ma si dà per scontato che nel corso dell'esercizio ci saranno ulteriori risorse da immettere. Rispetto allo scorso anno, rispetto al dato iniziale, gli stanziamenti complessivi per quanto riguarda questa area di attività sono superiori di quasi 117 miliardi. Ho ben presente gli elementi di rigidità, i vincoli di destinazione che accompagnano parte di questi 117 miliardi; sono quelli imposti dal Ministero dell'Agricoltura e per certi aspetti autoimpostici dalla legge regionale n. 52 dello scorso anno. Detto questo, non possiamo non rilevare che una buona parte dei 117 miliardi sono risorse fresche, non rigidamente vincolate, sono parte dei 63 miliardi assegnati in base all'art. 3 della Legge 752 e in parte relativi all'art. 5 sempre della stessa legge sulle azioni orizzontali. Sulla base di queste disponibilità quali sono le scelte che il bilancio dichiaratamente compie? Sono essenzialmente quattro. Vorrei entrare nel merito di queste quattro scelte per poi porre ancora una questione. La prima è l'accelerazione dell'attuazione del Regolamento CEE 797, specialmente per gli imprenditori agricoli singoli è una scelta dichiarata, si può dire che ormai il 797 nella nostra Regione, per quanto riguarda le provvidenze agli imprenditori agricoli singoli, ha sostituito la legge n. 63. Capisco che una quota dei fondi dell'art. 3 della Legge 752 venga utilizzata sul sistema delle aziende agricole singole in un modo che una volta sarebbe stato chiamato "intervento a pioggia". C'è un ragionamento politico dietro, c'è anche una speculazione contabile dal momento che nei prossimi anni le risorse del Regolamento CEE 797 verranno erogate direttamente dal Ministero sulla base delle capacità di spesa delle Regioni. Qualche dubbio e qualche riserva tuttavia si pongono e su questo terreno vogliamo porre due questioni. La prima: ha senso vincolare in modo così massiccio i fondi dell'art. 3 del Regolamento CEE 797 quando le pressioni del passato sulla 63 (mi riferisco alle domande che non avevano concluso il loro iter e su cui non c'erano disponibilità di risorse, vecchie ed antiche polemiche risuonate in questo Consiglio) sono ormai molto allentate? Questa politica va rivista. A nostro parere, le questioni nuove che pone l'agricoltura piemontese implicano una politica che non può essere tutta appiattita sulle provvidenze al sistema delle aziende agricole, ma deve trovare un giusto equilibrio anche perché oggi l'imprenditore agricolo, non parlo dell'imprenditore agricolo della montagna, là dove ovviamente un sistema di provvidenze deve continuare a esserci, ma l'imprenditore agricolo delle zone ricche della pianura piemontese non ha tanto bisogno di provvidenze quanto di strutture e di servizi che gli consentano da un lato di ridurre i costi di produzione e dall'altro di elevare sul mercato il proprio potere contrattuale. Ma quand'anche si volesse entrare nell'ottica della Giunta di un uso così massiccio di risorse dell'art. 3 della Legge 752 sul Regolamento CEE 797, noi non possiamo dimenticare l'idea che fu all'origine del Regolamento CEE 797: l'idea era volta ad avere un'agricoltura con un più corretto impatto ambientale. Non a caso il Regolamento CEE 797 parla di aree sensibili; noi abbiamo dovuto recepire con la nostra legge, la n. 44 il Regolamento CEE 797. La legge regionale n. 44 è del 1986; si dice nell'articolo 5 della L.R. 44 che la Giunta entro 6 mesi individua le aree sensibili. E' passato più di un anno e le aree sensibili non sono ancora state individuate. Non si capisce quale politica s'intenda fare verso quelle che devono essere considerate le aree sensibili; noi riteniamo per esempio che tutte le zone a parco debbano essere incluse tra le aree sensibili. E' un dato di fatto che oggi sulla base della legge siamo di fronte a gravi ritardi e inadempienze della Giunta.
Noi riteniamo che sul Regolamento CEE 797 nel momento in cui si introducono fondi dell'art. 3 della Legge 752, bisogna fare questa manovra: bisogna cioè dividere i fondi che sono stati indifferenziatamente rivolti al sistema delle aziende agricole rispetto a quelli che devono essere utilizzati in particolare nelle aree sensibili. Questo è uno degli emendamenti che noi proponiamo dopodiché si tratta di discutere quali sono quelle che noi consideriamo le aree sensibili. Ripetiamo che la nostra posizione da questo punto di vista è quella di privilegiare soprattutto le aziende agricole all'interno dei parchi, anche perché riteniamo che una corretta politica dei parchi debba a questo punto avere tutta una serie di leggi di appoggio in altri settori a cominciare dall'agricoltura, perch altrimenti ci troveremo di fronte a una situazione in cui sarà difficile far passare, soprattutto tra i coltivatori diretti e tra gli imprenditori agricoli, una politica di parchi se non cominciamo ad avviare una manovra di questo genere, che assegna agli imprenditori agricoli all'interno di un parco delle priorità rispetto ad altri. Anche perché se li abbiamo scelti come parchi è perché la sensibilità ambientale da questo punto di vista esiste.
Seconda scelta della Giunta: l'allocazione di risorse per le aree montane in base al regolamento 1401 indennità compensative. Bene, ma non viene fuori un discorso convincente sui problemi territoriali. In Commissione nel momento in cui si discuteva il bilancio, l'Assessore all'agricoltura ha dichiarato che è vero che sulla forestazione qualche risorsa c'è: non molte, c'è il piano agricolo nazionale che prevede un programma sulla forestazione, 100 miliardi divisi fra le diverse Regioni quindi le risorse non sono molte. Ma se è vero che qualche risorsa c'è pur tuttavia non esiste un piano. Non esiste un indirizzo di programmazione consolidato per quanto riguarda la forestazione.
Allora noi riteniamo che non si debbano ripetere gli errori del passato. E qui siamo estremamente franchi, chiari, non si debbono ripetere gli errori di dare indifferenziatamente alle comunità montane i soldi dei vecchi regolamenti comunitari che offrivano la possibilità di una politica di forestazione, perché sappiamo perfettamente come in certe comunità montane questi soldi sono stati utilizzati. Si tratta di individuare delle precise aree a rischio per quanto riguarda la forestazione, si tratta quindi di portare avanti una politica che privilegi essenzialmente il territorio e si tratta di concentrare i soldi sulla forestazione in quelle aree a rischio. Questo è un altro emendamento che noi avanziamo.
Terzo aspetto: sviluppo della cooperazione.
E' una delle cose che pone la Giunta; in verità su questa questione relativa allo sviluppo della cooperazione noi non presentiamo emendamenti ma qualche parola intendiamo spenderla. Siamo d'accordo: bisogna attuare la legge 40, ma qui ritorniamo a un discorso antico, discorso che riguarda certo la cooperazione, ma riguarda più in generale le manovre e le politiche che si possono attuare in materia di agroindustria, una materia complessa, recentemente anche arricchita dalla legge sugli accordi interprofessionali.
Sulla questione della agroindustria, ripeto, materia estremamente complessa, noi non siamo certo i depositari della verità, quindi su questo vorremmo confrontarci. Avanziamo delle idee e vorremmo avere dei confronti ma riteniamo che su questo terreno, che è un terreno importantissimo per il Piemonte per le ragioni che dirò dopo, non si può solo puntare sullo sviluppo e sul consolidamento della cooperazione, che è pur una cosa importante che non deve essere sacrificata, ma non può essere l'unico terreno su cui agiamo per correggere strozzature che ritroviamo in materia agroindustriale.
Perché è importante per il Piemonte? Spesso qui si parla di occupazione: il rapporto tra occupati nell'agroindustria e occupati nell'agricoltura in Piemonte è 0,5: cioè noi abbiamo 2 occupati in agricoltura contro 1 occupato nell'agroindustria. Se guardiamo le altre Regioni del settentrione vediamo per esempio che la Lombardia, il Veneto e l'Emilia hanno un rapporto che varia da 0,7 a 0,8. Se noi riuscissimo a passare in Piemonte da 0,5 a 0,6-0,7 questo vorrebbe dire costruire da 15 a 20.000 posti di lavoro in più nel settore industriale. A noi pare che questa sia una delle questioni su cui non c'è una sufficiente attenzione da parte della Giunta; rischiamo di perdere l'autobus sull'agroindustria. Il Piemonte rischia di venire penalizzato dalle politiche agroindustriali che a livello europeo e nazionale si vanno realizzando e che saranno uno dei cardini delle politiche del futuro se è vero come è vero che per esempio l'Italia in materia agroindustriale è assai lontana dai fatturati della Francia o della Germania e quindi il settore agroindustriale in Italia ha delle prospettive proprio perché non raggiunge ancora i fatturati raggiunti in altri Paesi. Questo è uno dei settori su cui occorre agire. Per quanto riguarda noi, le vicende del latte e del moscato sono abbastanza significative.
Nel bilancio noi non troviamo un approccio convincente a questi problemi. Riconosciamo che è un approccio che non si può improvvisare, ma è un approccio che tuttavia va avviato e avremo certamente occasioni in futuro di ritornare su questa questione.
Quarta scelta della Giunta: servizi e sviluppo.
L'assistenza tecnica in Piemonte costa 37 miliardi di lire (se ho capito bene) e abbiamo un livello dei servizi, in materia di assistenza tecnica, che non è certamente invidiabile, soprattutto l'assistenza tecnica non è organicamente collegata alle strutture di ricerca, di sperimentazione, a strutture di sperimentazione applicata che vanno potenziate. Non voglio discutere se 37 miliardi sono tanti o pochi, dipende dagli effetti che producono. Ma se in una situazione come quella attuale in cui ogni anno si ripeterà la questione dell'atrazina con le polemiche che si suscitano sui milligrammi che devono essere ammessi o tollerati all'interno di metro cubo d'acqua, si ripeterà ogni anno la questione del bentazone, se ogni anno si ripeterà, come si sta ripetendo, la questione del molinate è chiaro che ci troviamo di fronte ad un sistema di assistenza tecnica, che costa 37 miliardi, che è impreparato ad affrontare i problemi relativi alla limitazione nell'uso dei pesticidi e degli erbicidi.
Abbiamo presentato una proposta di legge molto mirata su questi aspetti; il bilancio non deve solo garantire una sussistenza dei servizi di sviluppo magari costruendo qualche tassello in più, ma bisogna cominciare a costruire una strategia dei servizi di sviluppo che risponda alle esigenze di una politica all'altezza delle trasformazioni in atto, e soprattutto rivolta ad utilizzare il nuovo delle biotecnologie e della biogenetica per avere un impatto ambientale meno duro rispetto a quello che abbiamo avuto in passato. Perché è indubbio che l'impatto ambientale del passato attraverso una politica che contava sulla intensificazione delle produzioni, oggi è un impatto che stiamo pagando un po' tutti. Queste sono le osservazioni di merito sulle quattro scelte della Giunta.
Ci sono poi altre due osservazioni che vogliamo avanzare. La prima. Si ha la sensazione che queste quattro scelte vengano stemperate in decine e decine di capitoli che non c'entrano con le scelte stesse e su cui si prevedono forti incrementi di stanziamento: uno di questi capitoli è la promozione che viene a beneficiare di questa disponibilità maggiore di risorse. Noi abbiamo la sensazione che questo finisca con lo stemperare le scelte. Rischia di vanificare una condizione "risorsa" qual è quella dei 63 miliardi sull'art. 3 della Legge 752.
Seconda questione: la carne con certificato di garanzia. Abbiamo fatto una legge importante, dovremo discutere sul regolamento applicativo; c'è però anche un problema relativo a come noi riusciamo, anche attraverso uno sviluppo delle produzioni autoctone, a introdurre elementi di controllo che consentano poi di rendere effettivamente operativa la legge. Il Piemonte importa 157 miliardi di vitelli ogni anno, e risulta che oggi è avviato un processo in cui sono coinvolti 11 estrogenatori. In questo processo il Comune di Cuneo, l'avvocatura e lo Stato si sono resi parte civile, non capisco perché la Regione Piemonte non si è proposta come parte civile questo per rendere l'idea della complessità dei problemi. 157 miliardi di importazione di vitelli vivi e 178 miliardi di carni macellate: questa è l'importazione del Piemonte dall'estero.
Allora se si vuole avviare una politica che consenta effettivamente di dare una valenza al certificato di garanzia, controllo di genuinità, deve essere una politica che parte dalle produzioni; e se parte dalle produzioni bisogna cominciare, forse, a tentare di limitare le importazioni dall'estero di vitelli da ingrasso. E' importante una politica che sia basata su un nuovo piano carne fatto dalla Regione Piemonte a misura delle condizioni essenziali che la nostra regione presenta.
Da questo punto di vista abbiamo presentato degli emendamenti per quanto riguarda il comparto dell'agricoltura. L'insieme della manovra che noi presentiamo per quanto riguarda l'agricoltura è una manovra che non solo pareggia, ma in qualche modo consente addirittura degli avanzi che devono essere, ovviamente, destinati sempre all'agricoltura e non altrove.
Ma siccome abbiamo sentito qualche perplessità rispetto ad alcuni emendamenti nostri sui quali si obbietta che la spesa è rigidamente vincolata dal Ministero dell'agricoltura, avendo una manovra che ci consente di avanzare soldi è indubbio che questo rende più agevole la possibilità di valutare più attentamente gli emendamenti che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Signor Presidente, colleghi, affronterò alcune questioni legate alla parte del bilancio relative ai problemi del lavoro e dell'occupazione.
Debbo esordire notando una contraddizione che mi pare clamorosa. Nella bozza di piano regionale di sviluppo che a suo tempo circolò e della quale non si sa più nulla, era indicata anche dalla Giunta la priorità del lavoro (se non ricordo male) assieme a quella dell'ambiente come le due grandi priorità sulle quali, anche se da un'ottica a nostro giudizio assai opinabile, affrontare i problemi aperti in Regione. D'altra parte la priorità lavoro emerge confermata anche dalle ultime rilevazioni sull'andamento dell'occupazione e del mercato del lavoro in Piemonte, che suppongo i colleghi conoscano. Abbiamo una crescita della disoccupazione in Piemonte ulteriore, l'ultima rilevazione dell'osservatorio regionale sul mercato del lavoro dà 182.000 disoccupati con una crescita del 2,2 rispetto alla rilevazione precedente (sono dati pubblicati); mentre calano gli occupati in Piemonte sia pure, fortunatamente, con percentuali meno inquietanti dello 0,6%, però calano. Calano gli occupati, crescono i disoccupati. La disoccupazione com'è noto cresce anche a livello nazionale.
Affermavate voi stessi che l'occupazione doveva essere una grande priorità sulla quale impostare il lavoro programmatorio di questa maggioranza; la disoccupazione si conferma tale da tutte le rilevazioni più recenti.
Che cosa accade, però, con questo bilancio? Accade che proprio nel settore del lavoro, dei provvedimenti e delle leggi della Regione direttamente intesi a creare occupazione e nei settori come la formazione professionale e l'artigianato, che hanno molto a che vedere con il lavoro e l'occupazione, si determinano i tagli più pesanti del bilancio che viene proposto all'attenzione del Consiglio. Questa è la contraddizione clamorosa che noi rileviamo. Da un lato si prende atto di una grande priorità la quale risulta confermata, dall'altro si opera in senso opposto.
E badate: due sono le novità negative, per quanto riguarda il lavoro che si evidenziano da questo bilancio.
La prima: tocca il suo punto più basso il declino costante - mi sia consentita questa espressione, non vuole essere offensiva verso nessuno vuole essere una constatazione di una realtà che è difficilmente smentibile della produzione legislativa e della spesa diretta per il lavoro in Piemonte nella più assoluta assenza peraltro di programmazione, appunto il Piano regionale di sviluppo non si sa dove stia.
Tocca il suo punto più basso il declino e della produzione legislativa e della spesa.
Voglio rapidamente dimostrarlo. Anche nel 1988, così come nel 1987 e prima ancora nel 1986, non è previsto il finanziamento di nessuna nuova legge sul lavoro. Qualche novità, a mio giudizio non significativa, pu essere venuta dalla proposta di variazione, ma io mi riferisco ovviamente al bilancio che è stato presentato.
Non è previsto il finanziamento di nessuna nuova legge sul lavoro. Vi è uno stanziamento irrisorio, puramente simbolico, sulla proposta di fondo straordinario che un anno fa avanzammo, quasi però - consentitemi - una caricatura di quella proposta di un intervento forte e straordinario della Regione (un miliardo); poca cosa, ripeto, sono le correzioni apportate con la variazione di bilancio. Quindi, nessuna nuova legge come nel 1987, come nel 1986. Non vengono rifinanziate adeguatamente neppure le vecchie leggi quelle (le uniche peraltro di cui questa Regione è dotata) che provengono dalla precedente Amministrazione: la legge 28 sulla cooperazione, la legge 55 sui cantieri di lavoro.
Sono leggi, badate ambedue queste, che non hanno residui passivi cioè sono leggi le cui risorse vengono intieramente e sempre impiegate. Le uniche due che abbiamo. Ebbene anche su queste due leggi si riesce a tagliare mezzo miliardo sull'una e mezzo miliardo sull'altra, dopo che sulla legge 28 (quella per la cooperazione) si è riusciti a lasciarla inattiva per tutto il corso del 1987, perché a seguito non so bene se del pensionamento o delle dimissioni di un funzionario si è inceppato tutto l'apparato regionale e le cooperative che avevano presentato domanda di finanziamento a gennaio 1987 hanno avuto risposta a dicembre 1987 se non a gennaio 1988.
Non è previsto un incremento neppure per leggi che indirettamente possono concorrere a creare lavoro e che hanno pure avuto al loro esordio un grosso successo, come la legge 56 sull'innovazione tecnologica.
Ci sono dati, riferimenti, c'è una nota di Finpiemonte, che ci dicono che questa legge ha dato dei risultati significativi. Attendiamo per un giudizio più approfondito di avere un'analisi disaggregata del primo anno di funzionamento della legge, ma è fuor di dubbio che l'accesso a questa legge è stato rilevante. Dai primi dati ci pare da parte di piccole e piccolissime imprese innovativa.
Neppure per questa legge è previsto un benché minimo incremento foss'anche del tasso di inflazione intercorso tra il 1987 e il 1988.
Nessuna nuova legge, taglio sulle vecchie: questa è la situazione di bilancio inoppugnabile come vedete, parlo di dati e di cifre e questa è la prima grave conseguenza che noi denunciamo. Ma ce n'è, consentitecelo, una seconda: si inaugura un metodo nuovo di confronto con l'opposizione. E' un metodo cui il nostro Capogruppo ha fatto riferimento in più occasioni e che sembra non finire di stupire la maggioranza. Colgo l'occasione per spiegarlo ancora una volta riferendomi al settore di cui parlo: quello del lavoro.
Quale è questo metodo nuovo, davvero originale? Badate, l'opposizione per rimediare a questo declino della produzione legislativa e della spesa nel settore del lavoro e dell'occupazione ha presentato nel corso del 1987 un gruppo di proposte di legge che avevano come finalità quella di adeguare, ammodernare, diciamo pure, la produzione legislativa del Piemonte in materia di lavoro e ovviamente destinare maggiori risorse (poi dir perché maggiori risorse) al lavoro e all'occupazione.
Abbiamo presentato quattro proposte di legge nel corso del 1987: una relativa alla riforma della legge 28 sulla cooperazione che ha ormai qualche anno e che ha dato ottima prova, ma che può essere adeguata e migliorata; una relativa all'istituzione di nuovi servizi per l'incontro tra domanda e offerta sul territorio (i cosiddetti centri di iniziativa locale per l'impiego); una relativa all'istituzione di un fondo straordinario per l'occupazione e per lo sviluppo del Piemonte di carattere non assistenziale; l'ultima che abbiamo presentato insieme a tutti gli altri Gruppi laici del Consiglio è quella relativa a provvedimenti a favore delle cooperative integrate e di solidarietà sociale.
Abbiamo fatto cioè dai banchi dell'opposizione quello che avrebbe dovuto fare e non ha fatto la maggioranza: adeguare la produzione legislativa alla situazione.
Che cosa è successo? E' successo che mediamente dopo un anno da quando il nostro Gruppo aveva presentato queste proposte sono pervenuti altrettanti meno uno sul fondo straordinario, altrettanti disegni di legge della Giunta, ma tutti privi di copertura finanziaria.
E' arrivato il disegno di legge della Giunta sulla riforma della 28 sui centri di iniziativa locale per l'impiego, sulle cooperative integrate non so se arriverà anche quello sul fondo straordinario, ma la copertura finanziaria non c'è in questo bilancio per nessuno di questi provvedimenti.
Adegueremo, miglioreremo, potenzieremo la legge 28 sulla cooperazione e tagliamo mezzo miliardo dall'applicazione della vecchia. Prevediamo i centri di iniziativa locale per l'impiego, ma senza dargli una lira.
Prevediamo la legge per le cooperative integrate, ma senza copertura finanziaria. Lo so che qualche cosa con le variazioni di bilancio è stato aggiunto all'ultimo minuto: è poca cosa, è quasi nulla.
Qui sta il punto. Qui sta questo metodo intollerabile di confronto con l'opposizione che viene inaugurato anche in questo campo. Con quattro nuove leggi sul lavoro si prevede di non spendere nulla in più, ma anzi complessivamente 220 milioni in meno dell'anno precedente quando queste quattro nuove leggi non c'erano.
Se questo è confronto politico serio, battaglia delle idee, ditelo voi! A noi non pare.
Già la IV Commissione, nel corso della valutazione sull'area di bilancio riguardante il lavoro, aveva giudicato all'unanimità, se non ricordo male l'espressione, e il Presidente può eventualmente correggermi "gravemente inadeguato il bilancio relativamente a quest'area di intervento".
Allora parliamoci chiaro: decidiamo di volare basso? di tagliare anche nei settori che dichiariamo prioritari? di prenderci in giro nelle Commissioni e in quest'aula, inaugurando leggi su leggi senza copertura finanziaria o facciamo un'operazione coraggiosa che rinuncia al pareggio fittizio di bilancio e affronta sulla base di un atto politico ed amministrativo di questa Regione un confronto con il Governo e con la sua politica? O arriviamo a questa stretta o non si vede, francamente, sulla base di quale impennata, di quale colpo d'ala possiamo salvare questa istituzione.
Non c'è un altro modo: il modo è solo quello che ieri vi abbiamo suggerito.
Voglio ricordare che vi sono pure stati casi in cui risorse aggiuntive da un confronto diretto con il Governo sono venute fuori; qualche esempio vi è stato fatto ieri, ve ne aggiungo uno: quando registrammo il crescere geometrico della disoccupazione in Piemonte ai primi anni dell'avvio della ristrutturazione industriale si avviò un confronto con il Governo per uno strumento e risorse straordinarie. Fu la scelta dei corsi di formazione connessi con attività socialmente utili. Non vi era ancora la legge sui cantieri di lavoro. Si ottenne un confronto qui a Torino, con il Ministro del Lavoro, si decise uno strumento, fu ottenuto un finanziamento straordinario nazionale.
E' in qualche modo questa, in una situazione oggi più grave di ieri sul piano della finanza regionale, la strada che si chiede di tornare a percorrere: la strada di un coraggio politico, della consapevolezza del ruolo, della dignità e delle responsabilità che deve avere il Governo e il Consiglio regionale.
Se non abbiamo il coraggio di percorrere questa strada, se scegliamo il piccolo cabotaggio non ne usciremo. Non ne usciremo nel lavoro e nell'ambiente alla faccia delle priorità dichiarate. Non ne usciremo nella capacità di costruire una politica programmatoria che quand'anche ci fosse la volontà e la capacità di costruire mancherebbe delle risorse necessarie per essere cosa seria.
Ebbene, ho parlato di declino anche finanziario oltre che di produzione legislativa nel settore del lavoro.
Voglio citarvi qualche dato breve, non vi annoierò, a documentazione di che cosa intendo per declino.
Badate per le sole leggi direttamente intese a creare lavoro o politiche attive del lavoro o ad intervenire sul mercato del lavoro, e mi riferisco alla legge sulle cooperative, sui cantieri, ai lavori di pubblica utilità per i cassaintegrati, al sostegno per la ricerca di un impiego ai non vedenti e agli emigrati che rientrano e aggiungo anche quel miliardo che avete messo nel capitolo 12600 nei fondi globali per il presunto fondo straordinario: tutto assieme il Piemonte prevede di spendere nel 1988, se stiamo al vostro bilancio, meno di cinque miliardi (per l'esattezza: 4.980 milioni). Il tasso di disoccupazione della nostra Regione è del 9,2%. La Lombardia con un tasso di disoccupazione di 2,4 punti in meno (7%) in calo aveva il 7,4% mentre noi abbiamo un tasso di disoccupazione in crescita spende nel 1988 circa 21 miliardi per le stesse voci, circa quattro volte più di noi, fatta pari la popolazione spende comunque quasi due volte più di noi.
Il Veneto ha un tasso di disoccupazione del 7,5% (rilevazione del marzo 1988): tasso più basso del nostro, ma spende 12 miliardi su leggi direttamente intese a creare lavoro. Tre sono le leggi: cooperazione e imprenditorialità giovanile, incentivi regionali per contratti di formazione - lavoro, incentivi per l'assunzione di giovani ed apprendisti nelle imprese. A pari popolazione il Veneto spende quasi due volte e mezzo più di noi.
L'Emilia Romagna, che ha un tasso di disoccupazione pari al Veneto e dunque più basso di noi (7,5% contro il 9,2%), spende su leggi per la cooperazione, l'imprenditorialità giovanile e per progetti d'area sul mercato del lavoro circa sei miliardi e mezzo (parlo sempre di previsioni 1988). A pari popolazione spende circa un quarto più di noi, con un tasso di disoccupazione come ho detto più basso.
Le Marche infine anch'esse con un tasso di disoccupazione inferiore al nostro (8,2% contro il 9,2%) e con una popolazione tre volte inferiore a quella del Piemonte spendono quasi il doppio del Piemonte o poco meno: otto miliardi e mezzo, compreso un piano triennale straordinario per l'occupazione di sei miliardi l'anno per tre anni contro i nostri 4,9 miliardi.
Ho preso tre o quattro Regioni a caso. Le voci che concorrono a fare le cifre che ho citato sono tutte qui, documentabili una per una; i dati sono desunti direttamente da informazioni degli Assessorati e dai bilanci preventivi 1988 di queste Regioni, non sono Regioni a statuto speciale, non sono Regioni del Mezzogiorno d'Italia per le quali si può dire "vi sono canali straordinari di risorse e di finanziamenti". Sono Regioni come la nostra, tutte con un tasso di disoccupazione inferiore a quello del Piemonte. Non cambia la situazione. Prevengo un'obiezione che immagino verrà: se consideriamo non solo le leggi direttamente intese a creare lavoro ma in senso più lato anche quelle relative all'innovazione tecnologica, all'artigianato e persino alla formazione professionale quand'anche mettessimo insieme tutte queste aree i dati non cambierebbero di molto. Fra l'altro tutte le Regioni citate hanno leggi sull'innovazione sull'artigianato, sulla formazione professionale. Anzi debbo ricordare che la legge regionale del Piemonte sull'innovazione fu desunta, in qualche modo mutuata, proprio da quella lombarda due anni fa.
Ora, questi dati saranno in qualche modo indicativi: abbiamo ridotto davvero male.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Sulla innovazione tecnologica ci siamo fermati al Piemonte.



AMERIO Mario

Si dà il caso che la proposta di legge sulla quale abbiamo discusso per primo l'abbia presentata il nostro Gruppo, la conosco bene Assessore: ci siamo fermati al Piemonte, ma abbiamo utilizzato un'esperienza (e soprattutto il fatto che era passata al Commissario di Governo) inaugurata dalla Lombardia, quindi non mi si può dire che in queste altre aree noi siamo come gli altri.
Il risultato finale è che noi, prima regione industriale, regione che ha un sistema industriale che si è largamente ammodernato ed innovato in questi anni, che soffre ancora di aree di crisi sociale che debbono essere affrontate, ha ormai un livello di spesa che è tra i più bassi d'Italia a favore dell'occupazione. Questo è il dato che vi chiedo di contestare.
Dimostrate che non è vero, io porto dati e cifre.
I nostri emendamenti (che illustreremo al momento della votazione) sono tesi a rimediare in parte a questa situazione intollerabile che siamo oggi costretti a registrare, a spingervi e a sollecitarvi a fare ciò che avreste dovuto fare da tempo di vostra iniziativa come governo di questa Regione.
Come del resto avevamo già fatto presentando le proposte di legge sul lavoro che vi hanno costretto a presentare a vostra volta qualche cosa di nuovo dopo tre anni di silenzio, così presentiamo oggi un gruppo di emendamenti che tendono a qualificare e potenziare la spesa per investimenti della Regione Piemonte nel settore lavoro e ovviamente a garantire adeguata copertura finanziaria alle nuove leggi che dovranno uscire in quanto ci sono oggi proposte della maggioranza e dell'opposizione. La più significativa, sul fondo straordinario, vede la sola proposta di legge dell'opposizione.
Gli emendamenti sono di tre ordini: 1) per il maggiore finanziamento di leggi esistenti che debbono essere modificate e migliorate, in particolare la legge n. 28 e la legge n. 55 sui cantieri di lavoro per la quale esiste già una proposta di modifica e miglioramento del collega Tapparo ed altri; siamo in procinto di depositarne una anche noi; quindi sulle leggi nn. 28 e 55 un primo ordine di emendamenti tende a cancellare il taglio di mezzo miliardo su ciascuna delle due leggi e a potenziare il finanziamento delle stesse proprio in previsione della revisione del miglioramento delle leggi stesse che non hanno residui passivi.
2) Un secondo gruppo di emendamenti tende a garantire un maggiore finanziamento di leggi esistenti che hanno dato buona prova (mi riferisco alla legge n. 56) o un maggiore finanziamento di strumenti o di servizi di questa Regione che se potenziati possono svolgere un ruolo strategico.
Faccio un esempio: l'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro assolve un ruolo importante, ma potrà assolvere un ruolo ancora più importante a condizione che venga potenziato, ulteriormente qualificato, dotato delle professionalità e degli strumenti adeguati a svolgere un ruolo non solo di rilevazione regionale con dei terminali nelle Province, ma un ruolo di orientamento in direzione della creazione di un sistema diffuso di monitoraggio sul lavoro e sul mercato del lavoro nel territorio. Quindi di sostegno alla creazione di sistemi di monitoraggio locale da una parte e dall'altra poter assurgere al ruolo di un centro in grado di elaborare dati previsionali sull'andamento dei mestieri e delle professioni, sulle professioni appetibili sul mercato, sull'evoluzione della domanda, ecc, e non solo dati per quanto indubbiamente di grande utilità a consuntivo sul mercato del lavoro. Per creare una rete di sistemi di monitoraggio locale sul territorio, per creare questa nuova attività di carattere previsionale occorre un potenziamento. Ovviamente in questo secondo ordine di emendamenti c'è la richiesta di istituire seriamente il Fondo straordinario per l'occupazione e quindi la nostra richiesta è di 10 miliardi per l'istituzione di un Fondo straordinario che non abbia in alcun modo carattere assistenziale. Questa non è la sede per diffondermi sulla proposta di legge che al riguardo abbiamo presentato, consentitemi però di richiamarla un attimo. Vorrei ricordare che noi abbiamo presentato la proposta di uno strumento legislativo per il Fondo straordinario per l'occupazione che prevede progetti di impresa o di Consorzi di imprese con assunzioni anche a termine. Quindi, nulla di assistenziale, un'operazione fatta in sinergia di concerto con il sistema delle imprese regionali indicando delle priorità e dei campi di interesse regionale poiché vi è un consistente contributo della Regione.
3) Il terzo ordine di emendamenti prevede lo stanziamento adeguato per l'innovazione tecnologica. Vi è nella variazione di bilancio una previsione analoga della Giunta, analoga è anche la cifra, noi prevediamo 12 miliardi perché 3 li spostiamo direttamente sul potenziamento della legge n. 56 diciamo però che questo stanziamento per l'innovazione tecnologica deve rivolgersi a tre o quattro campi di azione chiari, circoscritti e concreti.
Essi sono: l'istituzione del BIC Piemonte, la creazione di un'agenzia di brokeraggio tecnologico, la creazione di un sistema di formazione professionale assai elevato, secondo e terzo livello in collaborazione con Università e Politecnico per corsi di altissima qualificazione e pochi altri progetti che illustreremo quando verrà il momento. Quindi, non per un generico ed imprecisato successivo utilizzo (come mi pare essere nell'orientamento della maggioranza) ma invece sulla base di tre-quattro chiari progetti che segnino uno sforzo visibile ulteriore della Regione in direzione dell'innovazione tecnologica. E' un settore dal quale non possiamo essere assenti e neanche lo vogliamo come opposizione, ma serve chiarezza intorno agli obiettivi, alle finalità, ai tempi e ai modi dell'utilizzo delle risorse.
Con questi emendamenti, se accolti, la spesa per il lavoro del Piemonte tornerà ai primi posti come è giusto per una Regione altamente industrializzata e sviluppata come la nostra.
Noi condurremo, di fronte ai limiti, ai ritardi e, in qualche caso all'assenteismo della maggioranza e della Giunta (che solo ieri abbiamo stigmatizzato per quanto riguarda la siderurgia) la battaglia per una variazione di bilancio capace di correggere il tiro con grande determinazione.
Concludo, ricordando ciò che ho detto all'inizio. Lo so che non c'è modo, se si ritengono inviolabili i confini dell'attuale politica amministrativa data la ristrettezza delle risorse libere a disposizione, di rispondere alle esigenze che ho posto. Esigenze che pure credo siano difficilmente contestabili come i dati di raffronto con le altre Regioni ecco perché insisto ancora a chiedere che si trovi in quest'aula a partire dai banchi della maggioranza e del governo regionale il coraggio e la dignità di fare un'operazione alta e di aprire nei confronti del governo nazionale non una polemica politica strumentale, ma un confronto serio e serrato intorno alla destinazione delle risorse e alle vere priorità che una Regione come la nostra, come altre del resto, hanno di fronte a loro.
Se questo coraggio si troverà non mancherà il nostro apporto nelle forme e nei modi, che potranno essere discussi.
Se non ci sarà, se si sceglierà di navigare sotto costa, la nostra opposizione, a partire da queste giornate di dibattito sul bilancio, in particolare su questi settori prioritari, sarà dura e netta come ci pare essere ormai inevitabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito sul bilancio di previsione è sempre un dibattito di particolare importanza, che quest'anno ha un'importanza forse ancora maggiore perché arriva dopo alcuni rinvii di esercizio provvisorio e dopo una nota di variazione ed una legge di variazione del bilancio che a noi sembra abbiano un significato molto importante.
Occorre partire dal principio per poter valutare la situazione ed essere quindi in grado di dare un giudizio complessivo. E' necessario conoscere dunque come si è svolto l'iter di formazione del bilancio che oggi ci viene proposto per poter esprimere un giudizio.
C'è stata la scelta politica del taglio del 30% complessivo; scelta che seppur politica certamente non può non aver generato qualche perplessità forse in molti. E' stata oggetto di discussione. Il collega Amerio ha fatto riferimento al fatto che la IV Commissione unitariamente ha messo in evidenza alcune emergenze nel settore di sua competenza che non erano state tenute nella giusta considerazione e che comunque meritavano una maggiore attenzione. Non so se è stata una scelta strategica, voluta in una prospettiva che poi si è realizzata, oppure se il tutto è stato un fatto puramente casuale. Però devo dire che la scelta fatta allora, determina oggi una situazione che noi giudichiamo fortemente positiva. La scelta del 30% che in sé ci poteva lasciare perplessi ha certamente determinato delle grosse economie all'interno di ogni singolo settore proprio per questa riduzione generalizzata. Ha determinato la ricerca di tutte le economie e di tutti i risparmi che potevano essere fatti. Quindi è stato un fatto positivo, limitatamente a questa iniziativa. Dobbiamo fare attenzione quando facciamo delle leggi a non lasciarci ingessare da certi oneri che rischiano di toglierci gli spazi e le possibilità per fare poi delle scelte operative. Assessore Moretti, ho voluto dirlo ricordando una cortese polemica che era nata a proposito di una legge sul turismo, ma ci sono situazioni analoghe.
Ebbene, mi pare che la nota di variazione e la legge di variazione del bilancio con questa riduzione generalizzata permettano di fare delle scelte importanti, significative, scelte che a me sembra non possano non essere tenute nella giusta considerazione. Amerio ha detto che lui fa riferimento solo al primo bilancio; però quello è un documento ormai vecchio, il bilancio che dev'essere oggetto di dibattito oggi è evidentemente il bilancio integrato dai due documenti che ho prima citato. A mio giudizio il bilancio si è qualificato anche se forse non ancora tutto si è fatto.
L'assestamento forse ci consentirà di fare ulteriori sforzi.
Alcune considerazioni devono essere tuttavia fatte. C'è una considerazione di carattere generale che si riferisce alla finanza regionale. E' una situazione generalmente riconosciuta grave. La situazione finanziaria complessiva delle Regioni, di tutte le Regioni, è quella che è.
Certamente è una situazione che impedisce alle Regioni di svolgere il loro ruolo, quel ruolo che avrebbero dovuto svolgere e che non sono riuscite a svolgere. Un altro elemento di considerazione è la finanza specifica della Regione Piemonte, che non può non essere tenuta in considerazione perché la regione Piemonte è la regione più penalizzata tra tutte: i dati dei finanziamenti procapite per regione ci dicono che la regione Piemonte è all'ultimo posto. Ebbene anche qui è necessaria un'azione alta nei confronti del Governo per riequilibrare questa situazione.
Io mi rendo conto che essendo in Piemonte si vedono di più le situazioni piemontesi e forse non è del tutto giusto, ma io credo anche che la scelta politica del Governo di privilegiare fortemente le regioni meridionali se per certi versi è condivisibile, per altri lascia perplessi perché certi servizi alle imprese, all'occupazione, al lavoro, sono diretta conseguenza delle dimensioni dell'occupazione e delle imprese.
Faccio un riferimento alla formazione professionale perché mi è più facile: è chiaro che lo sforzo che deve svolgere una regione industrializzata in questo settore è probabilmente più forte rispetto a quello analogo che devono fare regioni che sono industrialmente ed economicamente più deboli; quindi anche questo discorso di politica di fondo che è necessario fare, dev'essere in qualche modo, almeno per certi settori, rivisto. Questa è l'azione forte e alta che si sta invocando verso il Governo: è un'azione forte e alta che da molto tempo si sarebbe dovuta fare e i dati che ho io (sono quelli indicati nel piano di sviluppo) si riferiscono al 1983. Quindi certamente la Regione Piemonte oggi, ma anche ieri, nei confronti dell'autorità governativa ha avuto sempre delle difficoltà, ha avuto un'oggettiva difficoltà a far valere le proprie ragioni; tant'è che oggi abbiamo una situazione peggiore rispetto a quella di tutte le altre regioni.
Comunque malgrado questa situazione di difficoltà regionale io credo che ci siano alcuni settori importanti che devono essere oggetto dell'attività regionale e quindi oggetto di scelte politiche importanti. Il compito fondamentale della Regione rimane a nostro giudizio il sostegno alle iniziative di lotta alla disoccupazione. Sono d'accordo con Amerio quando dice che il problema dell'occupazione è centrale. E' vero: esiste questo problema ed è la prima priorità. Quindi un'attività che in presenza di una razionale politica degli investimenti sia capace di invertire questa tendenza e creare le condizioni e le premesse complessive perch l'occupazione possa avere nuovi spazi: mi riferisco a diverse questioni quali l'incentivazione sulla diffusione tecnologica. Amerio è stato più puntuale e mi pare giusto dare alcune risposte al sostegno della piccola imprenditoria e al rafforzamento del Piemonte quale regione leader dell'applicazione dei sistemi di produzione e dei servizi avanzati.
Queste cose credo che debbano essere tenute in considerazione dal momento in cui si fa una valutazione rispetto al bilancio della Regione.
Si fa riferimento proprio per raggiungere questi obiettivi alla formazione professionale che, a mio giudizio, è l'unico vero, reale strumento di politica attiva del lavoro, l'unico, vero, reale strumento a favore dell'occupazione, ma su questo siamo quasi tutti d'accordo.
Credo che occorra dare avvio, anche se mi rendo conto di tutta una situazione che oggettivamente non è imputabile a nessuno, a quelle scelte sulla formazione professionale fatte da tutti in un ordine del giorno firmato da tutti anche se non votato da tutti, che sono qualificanti e che devono essere affrontate e risolte.
In quella sede e in quell'ordine del giorno si faceva riferimento al fatto che le risorse dovevano essere recuperate da un lato facendo economie, ottenendo efficienze ed efficacia all'attività di formazione professionale coinvolgendo altri istituti, associazioni; ma si faceva anche un riferimento alla possibilità di operare sul lato delle entrate rispetto a questo settore. Ebbene, se era urgente un anno fa ancora di più lo è oggi, vista la situazione reale nella quale ci troviamo.
Altri settori sono importanti ai fini dell'occupazione: l'artigianato.
La scelta fatta con la nota di variazione dalla Giunta a me pare che si muova in questa direzione, togliendo e sottraendo risorse a qualcosa che oggettivamente non si farà, perché questa è la realtà; oggettivamente non si faranno le elezioni. Anziché congelare in un qualche cosa che, comunque mi pare di capire non avrà un seguito concreto, il trasferire queste risorse sul finanziamento agli investimenti dell'artigianato è stata certamente una scelta importante, responsabile, una scelta che va nell'ottica dell'occupazione.
Anche il finanziamento alle innovazioni tecnologiche deve essere perseguito, perché si muove in questa direzione. Amerio l'ha citato con grande forza e io sono d'accordo con queste indicazioni; un'unica cosa su quanto ha detto Amerio mi lascia perplesso, ma è puramente polemica cortese, circa la paternità di questa legge: c'è stata la prima proposta di legge del Partito comunista, un disegno di legge della Giunta, però la legge che è venuta fuori è tutt'altra cosa rispetto a questi due provvedimenti, è assolutamente originale rispetto alle altre leggi analoghe del settore, rispetto anche alla legge della Lombardia. La legge sull'innovazione tecnologica, la 56, è veramente una legge piemontese originale.
Occorre, a mio giudizio, dare spazio a questa legge, perché è molto importante.
Un altro elemento che il Partito repubblicano giudica importante e qualificante in questa complessiva manovra di bilancio è quello relativo alla legge di variazione. Legge di variazione che ha congelato una quantità di risorse, non eccezionali, e non le ha distribuite; questa mi pare già una scelta importante. La volontà di dare un senso alla manovra complessiva che si vuole fare: dare attuazione alle indicazioni che sono già contenute nel piano di sviluppo e che saranno oggetto del piano di sviluppo che tra poche settimane sarà sottoposto alla nostra valutazione.
Queste sono situazioni che danno il senso di una volontà di manovra espressa dalla Giunta; la volontà che poteva essere difficilmente individuata in sede di formazione del primo bilancio di previsione, a mio giudizio diventa evidente oggi, a conclusione di questo disegno complessivo. Voglio dire ai colleghi del Partito comunista che ieri non ho colto, non per partigianeria, perché ero assolutamente interessato al discorso che svolgeva Biazzi, il senso complessivo di una manovra di bilancio. Non dico questo per polemica di parte, ma non sono riuscito ad individuarlo. Una manovra ha senso se si cala in una realtà, se è una manovra che ha una possibilità concreta poi di attuazione. Se non ho inteso male, a fronte di questo disegno complessivo presentato dal Partito comunista, esistono due proposte sul lato delle entrate: da una parte un ricorso a scendere tra la gente per spiegare la situazione e dall'altra parte aprire un contenzioso nei confronti del Governo. Però non sono elementi in sé sufficienti a garantire la copertura di questa manovra.
Vengo al discorso di Amerio. Credo tutti concordiamo sul fatto che occupazione e ambiente debbano essere delle priorità reali; priorità assolutamente indispensabili nella situazione in cui si trova oggi il Piemonte. Mi chiedo se il problema dell'occupazione lo si affronti globalmente, andando a creare le condizioni complessive perché il sistema ricrei occupazione, ricrei benessere, oppure se lo si fa su singoli provvedimenti sui quali ho alcune perplessità. Amerio ha citato la legge 28, ha citato la legge sui cantieri di lavoro, la citava anche ieri Tapparo. Io sono assolutamente convinto, visto che con loro ho vissuto queste cose, della assoluta buona fede in quello che dicono.
In altrettanta buona fede devo dire che non sono così convinto che questi siano gli strumenti veri. C'è uno studio che verrà fuori, non lo conosco ancora ma so che c'è, sull'esito della legge 28.
E' vero, Amerio, che non hanno residui, ma è naturale che non abbiano residui. Di solito non tratto con nessuno mentre faccio le leggi; un giorno ero qua e una persona affacciandosi mi ha detto "fate in fretta ad approvare la legge sulle cooperative perché abbiamo bisogno di queste cose". Se una legge eroga dei fondi a delle associazioni è evidente che non hanno residui.
Mi chiedo però se queste spese fatte negli anni passati siano stati investimenti per l'occupazione, come li hai chiamati tu Amerio, nel qual caso sarei d'accordo, o non sia stata piuttosto una distribuzione non so quanto finalizzata, non so quanto mirata di risorse a un certo settore. Ma non so fino a che punto vada a cogliere le esigenze e le necessità dell'occupazione.
Queste sono le mie perplessità in ordine alle proposte che ha fatto il collega Amerio; là dove l'occupazione la si va ad individuare con dei finanziamenti sull'innovazione tecnologica, là dove la si va ad individuare su dei provvedimenti che effettivamente creano le condizioni migliori per il sistema economico nel suo complesso, io credo sia giusto tenerne conto io credo che il Partito repubblicano ne tenga conto e raccomandi alla Giunta di tenerne sempre conto.



AMERIO Mario

Scusa collega Ferrara, ti interrompo solo per una frazione di secondo: perché non considerare, anche nel quadro delle cose che dici tu, la novità della proposta di un fondo straordinario da gestirsi con il sistema delle imprese anche con contratti di lavoro a termine su progetti di impresa in campi di interesse regionale? Ti pare una legge assistenziale vecchia o una esperienza nuova che si collega in qualche modo alla produzione legislativa più moderna in materia? Perché non considerare anche questi elementi di novità?



FERRARA Franco

Sono ben lieto di questa osservazione. Credo ci siano delle originalità in certe proposte che vanno tenute in giusta considerazione. Ho qualche perplessità in ordine alla creazione di impresa, perché non sono così fortemente convinto che la capacità imprenditoriale, la creatività imprenditoriale la si determini per legge. Ci sono tante esperienze collega Amerio, in Europa rispetto a queste job-creation e tutte indistintamente tutte, non hanno dato alcun risultato fino ad oggi. Per carità, c'è sempre un momento di partenza; però devo dire che tutte le esperienze di questo genere fatte in Europa non hanno dato fino adesso alcun risultato.
Quindi se siamo in grado, come abbiamo fatto per la legge 56, di inventare qualcosa che è capace in modo originale di dare spazio a questo certamente è giusto farlo ed è uno sforzo che dobbiamo fare; però in assenza di risorse (perché dobbiamo dire molto onestamente che siamo in assenza e parlare di limitatezza mi pare quasi eufemistico) le scelte devono essere molto accurate e molto responsabili.
Ho cercato di dare alcune indicazioni sugli aspetti positivi che indubbiamente ci sono in questa manovra che la Giunta ha fatto.
Credo ci siano ancora alcuni sforzi da fare, e non sembri questo un atteggiamento marginale, sia sul piano delle spese sia sul piano delle entrate.
Questo potrà sembrare per qualcuno un ragionamento molto ragionieristico di basso profilo, si dice. Troppe volte cercando di fare il troppo alto profilo abbiamo dimenticato le cose minime che poi sono anche quelle che contano. Non so se sia di alto profilo o di basso profilo, ma è certamente una scelta coerente con le affermazioni che tutti quanti abbiamo fatto: fare della Regione un ente di programmazione, essenzialmente di programmazione e non meramente di gestione.
Questo comporta alcune scelte. Mi riferisco ad alcune spese che nulla hanno a che fare con la programmazione, alcune spese a pioggia: contributi di solito scoordinati tra loro, per attività che si definiscono promozionali o culturali ma che poco o nulla hanno di promozionale o di culturale. Occorre sospendere signor Presidente e selezionare con maggior rigore queste spese, tutte in sé di lieve entità (anche se poi non è vero perché alcune non sono tanto di lieve entità), ma quand'anche fossero tutte in sé di lieve entità nell'insieme costituiscono una somma di diversi miliardi.
Mi riferivo appunto ad iniziative promozionali del sistema produttivo finanziate dalla Regione, mi riferisco ad iniziative promozionali della Regione stessa. Anche qui senza voler fare polemiche credo che sia giusto peraltro l'ho già detto, esprimere alcune perplessità del mio Gruppo relativamente alle iniziative nel campo della promozione ambientale: l'emergenza ambientale è vera, la si risolve in modo concreto però.
L'emergenza ambientale la si risolve usando tutte le risorse disponibili per fare qualche cosa che riesca a risolvere il problema dell'ambiente. Le cose solo di facciata, solo di immagine (posto che abbiano immagine) non hanno a nostro giudizio alcuna validità.
Ma sempre senza polemica - non posso non dirlo visto che l'hanno già detto i giornali, sarebbe poco serio che non lo dicessi anche io - che occorre agire anche sul lato delle entrate con maggior rigore. A nostro giudizio è improrogabile, signor Presidente, procedere alla razionalizzazione del patrimonio regionale, finalizzando la proprietà ed i possessi a precisi, immediati obiettivi di competenza della Regione.
Non è questa una riduzione dell'immagine della Regione. L'immagine di un ente, e della Regione in particolare, è data dalla capacità di dare risposte ai problemi che gli competono e se per dare risposte a questi problemi occorre fare anche dei sacrifici io credo sia giusto che questi sacrifici vengano fatti, queste sono in sostanza le valutazioni che ho voluto fare in ordine a questo bilancio. Valutazioni complessivamente positive e lo dico con molta tranquillità, anche perché non l'avevo detto all'origine e mi fa piacere poterlo dire adesso. Valutazioni positive rispetto alla manovra di bilancio che ha svolto la Giunta, sapendo che abbiamo un appuntamento prossimo che è l'assestamento di bilancio. Ebbene io credo che dovremmo cogliere l'occasione per arrivare a questo assestamento dopo aver fatto un confronto serio tra di noi, con la Giunta e certamente anche con l'opposizione e prendendo in considerazione quegli emendamenti che hanno veramente una volontà costruttiva; sono convinto che se questo confronto sarà serio e costruttivo, come è stato a mio giudizio serio e costruttivo l'operare della Giunta nella formazione di questo bilancio, riusciremo, sia pure in questa ristrettezza di risorse, a trovare le occasioni e magari anche qualche risorsa per dare delle risposte alla nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che gli interventi prima del nostro compagno Amerio e poi quello del Capogruppo Ferrara, abbiano riportato con molta pregnanza le linee che in tema di occupazione, di sviluppo economico si intendono perseguire in questo bilancio per la Regione Piemonte nel 1988.
E' indubbio che vi sono tra le due impostazioni differenze significative. Un giudizio globale fortemente negativo da una parte ed invece apprezzamenti estremamente positivi su una manovra di bilancio; ma è indubbio che tutte e due hanno cercato di affrontare tematiche inerenti il possibile sviluppo economico della nostra Regione e si è insistito in modo particolare attorno ai problemi dell'occupazione.
Sono temi obbligati, non possiamo nel momento in cui variamo la manovra economica per il 1988 prescindere dalla valutazione sugli effetti che essa avrà nell'economia piemontese e non solo quindi in termini di servizi da erogare alla popolazione, ma in termini di nuove occasioni, nuove possibilità, in termini di imprese, in termini di occupazione. Occorre quindi esaminare concretamente come la Regione Piemonte può dare un suo contributo a far sì che quei dati non smentibili, che prima ricordava il Consigliere Amerio in termini di disoccupazione, che vedono il Piemonte in una situazione nuovamente più pesante, difficile rispetto alle altre Regioni, possano trovare con il nostro contributo delle sollecitazioni per invertire una tendenza che ci vede in una situazione sicuramente negativa.
Se ragioniamo attorno a queste questioni è sconcertante il fatto che nei settori che sono di nostra competenza regionale, quelli che ci demanda l'art. 117 della Costituzione, quelli che sono di nostra competenza in termini legislativi e di governo più complessivi di manovra attorno ai problemi del credito, quelli che sono stati ribaditi con il DPR 616 e i collegi successivi, in realtà questa competenza non c'è; mi riferisco al settore artigianato e commercio, che sono competenze prime della Regione.
Mi stupisco e sono preoccupato di constatare che nella manovra di bilancio (che si dice essere importante e finalizzata da una parte al risanamento ma anche a fare scelte che vogliono operare nell'ambito dei settori produttivi) partiamo da un preventivo 1987. Ricordo quante cose vennero dette in quell'anno quando si presentò il bilancio: "La svolta: finalmente passiamo da una politica estremamente penalizzante per questo settore delle giunte di sinistra, ad una politica di grandi investimenti con aumenti consistenti di risorse".
Ho tutte queste dichiarazioni di quei tre Assessori che si sono alternati in questi due anni e mezzo a dirigere questo settore a livello regionale. In effetti nel 1987 nel bilancio di previsione vi fu una manovra che elevò in modo abbastanza significativo le risorse per il settore dell'artigianato. Ci attestavamo intorno 18 miliardi e 797 milioni. Però fu lo spazio estremamente breve di alcuni mesi, perché già nella fase di assestamento i 18 miliardi e 797 milioni diventarono circa 14 miliardi quindi ci fu un taglio del 4,5% circa delle risorse destinate all'artigianato. Vi è poi una incapacità più complessiva di spesa e ci si attesta, alla fine del 1987, con una spesa nel settore dell'artigianato che è di appena 11 miliardi circa.
Questo credo che sia da considerare perché si è fatta una scelta nel 1987 che è stata inizialmente presentata con l'enfasi che ricordavo, al che non è seguita minimamente una capacità di ordine politico di interessare il settore artigiano, gli Enti locali, gli operatori per far sì che queste risorse teoriche, che erano state messe a bilancio, venissero assorbite e fossero trasformate in investimenti che potessero aiutare altre risorse. Si potevano creare in questo modo le condizioni per la crescita di nuove unità produttive e per lo sviluppo delle forze occupate in quel settore.
Ricordo questi dati perché mi ritrovo, e ci ritroviamo - mentre esaminiamo il bilancio 1988, con un preventivo '88 che è di 11 miliardi e 109 milioni. Credo che in questo caso debba venire naturalmente da chi governa, cioè dalla Giunta nel suo insieme, una risposta precisa. Per il 1987 previsioni di 18 miliardi e 797 milioni; previsioni 1988, prima della variazione, 11 miliardi nuovi con un miliardo circa che è stato aggiunto si va a 12 miliardi e 500 milioni, e non di più, di risorse. C'è un netto calo rispetto alle previsioni del 1987. Mi chiedo, e chiedo a chi ha esteso questo bilancio, qual è la motivazione di una scelta così penalizzante per il settore artigiano, perché le riduzioni non sono solo del 30%, ma la percentuale sfiora quasi il 40%. Con questa piccola aggiunta si va a diminuire questa percentuale, però siamo sempre attorno al 30% di previsione in termini di risorse da destinare al settore artigiano. O si considera per il 1988 il settore artigiano un settore che non sarà in grado di dare all'economia piemontese e all'occupazione piemontese un apporto significativo, nel senso che si prevedono forti riduzioni di unità produttive o una diminuzione di forze occupate, o comunque non si colloca questo settore tra quelle componenti dell'economia piemontese in grado di aiutare una ripresa e quindi diminuire magari le forze disoccupate. Non capisco perché si sia fatta una operazione penalizzante molto mirata scusatemi il termine un po' pesante, quasi scellerata di punizione di un settore che nella nostra Regione conta 129 mila unità produttive, stabile ormai da anni, che occupa una media di 3,5/4 unità e quindi arriviamo alle 500 mila unità nel nostro Piemonte di forze occupate; l'unico settore che ha creato in questi anni, nonostante le difficoltà, lavoro ed occupazione anche se all'interno vi sono fortissime contraddizioni, un turnover per iscrizioni e cancellazioni altissimo che sfiora il 30% circa. Se andiamo a vedere i dati ci accorgiamo che lì sono concentrate le nuove generazioni che vanno a lavorare; è l'unico settore che ha assorbito giovani ed apprendisti, perché negli altri settori non ci sono più non solo per effetto di legge, ma proprio perché questa cosa non interessa. E' penalizzante, quindi non la si vuol fare. E' quel settore che ha attinto ai contratti di formazione lavoro; è stata quell'economia articolata, diffusa sul territorio, che ha impedito alla stragrande maggioranza delle aree piemontesi di subire quel tracollo e quelle crisi che invece hanno subito le aree forti, la monocultura industriale, in questo caso Torino ed altre località dove la concentrazione della grande industria aveva di fatto impedito il vivere, il sorgere di un'economia così diffusa e radicata nelle singole località.
Abbiamo il nostro Piemonte che non è Fiat, non è soltanto il grande complesso; l'economia del Cuneese, di gran parte del Novarese, del Vercellese, dell'Alessandrino e della stessa Torino è un'economia che si basa su questo tipo di imprenditoria, piccola, media, diffusa nel territorio, rispondente ad esigenze di equilibrio economico, sociale e territoriale.
Dovete rendervi conto che o fate la scelta di andare a sostenere con tutti i mezzi possibili questo tipo di economia oppure c'è una logica diversa, si spera solamente che la grande industria abbia la capacità taumaturgica di affrontare e risolvere i problemi. In questo caso lasciate questo resto dell'economia, che è la grande parte del nostro Piemonte, in una condizione di estrema difficoltà, con rischi gravissimi sul piano economico, sociale ed occupazionale.
Dico queste cose non per enfatizzare chissà per quale obiettivo recondito o semplicemente di schieramento politico; questi sono i dati economici e strutturali della nostra economia, obiettivi, da cui non si pu assolutamente prescindere.
Quando la manovra di bilancio significa questo si fa una scelta che non è solo contro un settore produttivo, ma si fa una scelta contro l'economia del Piemonte nel suo insieme e viene meno una visione più completa per quanto riguarda il discorso economico e ritorna un discorso che si riferisce al Piano di sviluppo economico-sociale del Piemonte, alle scelte prioritarie che debbono essere fatte e che non vengono compiute; si va ancora una volta con estrema preoccupazione ad un restringimento non solo di risorse ma anche ad una ritirata dell'impegno politico da parte della Regione. Quindi in termini di non volontà di governare questi processi si va verso un ruolo sminuito progressivamente della stessa Regione e delle forze politiche che questa Regione governano.
Vorrei fare un paio di esempi. Guardiamo cosa accade nel merito dell'articolato del bilancio. Accadono cose estremamente semplici e gravi.
Quali sono? Noi come Regione in questo Consiglio regionale negli scorsi anni abbiamo elaborato, votato ed approvato leggi operanti che hanno prodotto risultati di valore in termini di investimento e in termini di occupazione, produzione e quindi ricchezza. Prendiamo la legge regionale n.
64 sulle aree artigiane attrezzate; si può discutere, è necessario unificarla con la legge n. 9, fare un discorso unitario, sono anni che sento ripetere queste cose dopodiché non viene avanti assolutamente nulla in proposito. Il dato è che però nella Regione Piemonte abbiamo realizzato poche aree industriali attrezzate e quelle che abbiamo realizzato vivacchiano. Abbiamo realizzato in realtà oltre venti aree artigiane attrezzate con un numero molto alto e significativo di artigiani che lì si sono collocati, con investimenti consistenti da parte della Regione ma con altrettanti consistenti investimenti da parte degli imprenditori artigiani.
E' bene che ci ricordiamo, signori della Giunta, che una lira che noi mettiamo sulle aree artigiane attrezzate e che si riferisce solamente agli interventi negli oneri di urbanizzazione primaria (questo è il nostro intervento limitato alla legge n. 64) mette in movimento 14 lire di investimento aggiuntivo che compie naturalmente l'imprenditore. Sono una massa di risorse che diventano attive protagoniste e producono poi laboratori più moderni, significa innovazione tecnologica, significa innovazione di processi produttivi, significa unità occupazionali che sono cresciute in tutte le aree artigiane che abbiamo costruito nel nostro Piemonte. Mi domando perché dobbiamo gestire in questo caso la legge regionale n. 64 nei termini come qui viene proposta concretamente, con le risorse che si mettono a disposizione, con una quantità di risorse di poco superiore al miliardo in grado di rispondere solamente a quanto è maturato in base ai finanziamenti precedenti, ai bilanci precedenti, e non coglie minimamente che dal Cuneese (che per qualche anno ha tardato su queste questioni mentre adesso sta marciando con iniziative significative), ad altre Regioni, ad altre Province, dall'Alessandrino al Novarese al Torinese, sono in corso iniziative, Consorzi di artigiani che hanno necessità urgente di ricollocarsi perché non è più possibile mantenere l'attività produttiva dove sono collocati attualmente, hanno bisogno quindi di cercare nuove aree, costituirsi in Consorzi, ecc.
Come rispondiamo a questo bisogno? Rispondiamo dicendo: "Cari signori non mettiamo risorse in grado di finanziare nell'anno 1988 iniziative di questa natura". Potrei fare l'elenco di Consorzi costituiti, di Comuni che hanno compiuto gli atti formali di assegnazione dell'area, di progetti di realizzazione di aree pubbliche (quindi non ci sono più lungaggini di questa natura), di condizioni di progetti già completati e quindi la possibilità nel corso del 1988, se ci saranno i finanziamenti regionali per questi artigiani per iniziare i lavori, di costruire questo nuovo tipo di struttura. Ma non va. O si ha il coraggio su queste questioni di andare a questo rapporto positivo, in questo caso con le Associazioni, con i Consorzi che vengono costituiti, con i Comuni singoli o consorziati, e quindi si danno risposte in positivo a questo tipo di possibilità di domanda all'interno dell'economia piemontese oppure, collega Ferrara, gli altri discorsi rischiano di rimanere discorsi vuoti perché non fanno leva su quello che è l'esistente, su quella capacità imprenditoriale che già esiste e che se è aiutata, sollecitata, stimolata in questa direzione (in fondo è questo il nostro ruolo) poi ha come effetto positivo di ricaduta nella società più ricchezza e più occupazione.
La scelta però non va in questa direzione e ne porteremo le conseguenze penalizzate gravemente. Non vorrei che mi si rispondesse (se si vorrà rispondere a queste argomentazioni): "Magari la domanda qualche Comune non l'ha perfezionata, manca ancora un particolare" perché non è un argomento perché intanto non è vero, perché poi le documentazioni le conosciamo; il dato vero è che non si è voluto gestire minimamente in modo attivo questa legge. Qui ritorna il discorso che abbiamo fatto. Fatta una legge stabiliti degli indirizzi, o il governo regionale ha la capacità di rapportarsi con le forze del Piemonte e quindi è esso soggetto che riunisce, convoca, stimola ed è in grado di dare gambe alle sue proposizioni politiche e ai suoi obiettivi, oppure si può far morire una legge che può essere rivista ma che ha ancora una grande validità e ha la possibilità di produrre questi effetti nell'economia della nostra Regione.
E' per questo che vi chiediamo che attorno a questa politica delle aree artigiane attrezzate ci siano risorse che oggi qui non vengono messe e che non rispondono a queste esigenze. Io spero davvero che possa essere presente sabato l'Assessore Turbiglio ad inaugurare una fiera; mi dispiacerebbe se non potesse, c'è tutta una serie di incontri con categorie artigiane e commerciali, ma io so che lì c'è proprio una di queste aree che deve partire, dove tutto è pronto e si aspetta semplicemente che la Regione dica sì. E allora come si risponderà? Intanto sono 15 già costituiti e ce ne sono altri 8 in attesa, quindi si arriverebbe a 23 artigiani che sono pronti a fare questo tipo di investimento: come gli si risponde? Io non posso rispondere, deve rispondere l'esecutivo in quanto tale, potrei fare altri esempi.
Faccio ancora una considerazione che riguarda la legge regionale n. 17 che votammo in questo Consiglio nel 1985. Anche qui c'è proprio, io non so se una volontà brutta di andare alla non applicazione di una normativa che credo chiunque abbia la responsabilità di governo è chiamato comunque ad applicare. Allora è bene forse che si parli chiaro: se si vuole smontare un articolato lo si dica e si comincia a modificare quelle normative e si danno altri indirizzi se si hanno proposte e idee sulle quali andare avanti. Il dato è che noi abbiamo una legge, la n. 17, che non è minimamente applicata nelle sue parti più innovative: qui si parla tanto di servizi reali alle imprese, di contributi all'innovazione, eccetera, ebbene quella legge contiene queste parti e si possono leggere anche nei singoli articoli, ad esempio l'art. 4 che è il più significativo in questa direzione. E proprio nella parte della innovazione, dei servizi, della costituzione dei consorzi, delle garanzie fidejussorie, i capitoli o sono per memoria (se volete posso entrare nel merito degli articoli) oppure con cifre talmente irrisorie per le quali magari ci sono già progetti presentati che aspettano che ci siano le risorse sufficienti. A volte si tratta di 100-150 milioni, ma non vengono segnate nemmeno queste cifre molto modeste. Questo è un elemento di altrettanta estrema gravità.
La lettera a) dell'art. 4 recita che "la Regione concede contributi a consorzi di artigiani, oppure anche di Comuni, per il recupero degli immobili dismessi". Una riflessione su questo problema è opportuno farla.
Sappiamo come ha inciso la crisi industriale nella nostra Regione: quante medie o grandi industrie sono entrate in crisi e hanno cessato l'attività in questi anni; quanto patrimonio edilizio noi abbiamo che non viene assolutamente utilizzato per nessuna attività; vi sono grandi capannoni vuoti che marciscono e decadono ogni giorno di più.
Noi abbiamo fatto uno sforzo: ricordo che abbiamo impegnato Finpiemonte in qualche progettino in questa direzione. Insieme alle aree che sono magari anche necessarie noi non possiamo non pensare di recuperare questo patrimonio e questa ricchezza che c'è nella nostra Regione per utilizzarlo a questo fine e ci sono domande nel Torinese, ma anche in altre Province molto precise (consorzi che si sono costituiti, Comuni che hanno chiesto di andare a esaminare, di avere i supporti tecnico-scientifici) al fine di valutare la riutilizzazione di questi immobili al fine di recuperarli ad attività produttive. Succede invece che in questi immobili di volta in volta si inseriscono degli artigiani senza avere nessun aiuto e sostegno da parte del Pubblico; abbiamo laboratori che vengono inseriti in strutture non adeguate perché l'intervento a monte non viene minimamente fatto.
Noi non possiamo mettere la cifra che è stata iscritta a bilancio anche su questo capitolo, altrimenti non risulterebbe tutto il discorso combinato di nuove aree da costruirsi, di immobili da recuperare; pensiamo a quello che è possibile fare per quanto riguarda il recupero dei centri storici e della necessità, bisognerebbe che questa acquisizione culturale emergesse per mantenere attività produttive o certe attivista produttive all'interno della struttura abitativa delle città, perché la logica non può essere quella dell'espulsione delle unità produttive, di tutte le unità produttive e artigianali dalle città. Ci sono centri importanti dove se si toglie l'artigianato dal centro questo perde di significato, di valore. Pensiamo ad esempio a Saluzzo che ha un tipo di produzione che si proietta all'esterno. Quindi abbiamo bisogno di fare questa operazione, ma ci significa ritornare ad avere un rapporto con i Comuni, con le categorie vedere come questo insieme di elementi diventano poi positivi per una politica di sviluppo nel nostro Paese.
Voglio riprendere ancora un punto per poi terminare. Ferrara dice che è positivo che si siano tolte risorse da un capitolo che probabilmente non avrebbe permesso di spenderle e metterle nel capitolo 5130 che riguarda l'Artigiancassa. Anche qui si tratta di ragionare in modo molto concreto: guardiamo che cosa succede e riflettiamo su questi dati perché sono molto precisi: nei primi 4 mesi sono maturate domande per l'Artigiancassa che ammontano a 2700 circa e di solito i primi mesi sono quelli nei quali si fa più fatica. Se noi moltiplichiamo queste domande per i restanti mesi dell'anno, ci accorgiamo che abbiamo un fabbisogno diretto di risorse regionali per finanziare quella parte che va dai 120 ai 180 milioni dove interviene la legge regionale che è pari almeno a 8 miliardi. Questo è quanto di cui c'è bisogno davvero per l'artigianato piemontese, quello che compra l'immobile, la macchina, che investe in innovazione e così via.
Avremo una domanda di risorse che è questa: noi rispondiamo con una manovra di bilancio spostando risorse da un capitolo all'altro arrivando a 5 miliardi e non di più.



FERRARA Franco

Non sufficiente, ma giusto.



BRUCIAMACCHIE Mario

Non giusto, Ferrara. Di ben 3 miliardi sotto il fabbisogno reale.



FERRARA Franco

Insufficiente, ma giusto.



BRUCIAMACCHIE Mario

Sì, sì, per carità, io ti dico che è giusto spostarli lì, ma per essere giusto bisogna aggiungere 3 miliardi se vogliamo rispondere a un'esigenza reale. Perché? Io non so se ricordi, forse non seguivi in quel periodo direttamente questo settore, ma noi abbiamo già sperimentato nella nostra regione un periodo di questo tipo e quando mancano le risorse, le banche sono anche disponibili a dire "va bene vi facciamo un prefinanziamento" dopodiché con la variazione dei tassi vengono fuori tali e tanti problemi! Sono meccanismi perversi, perché quando è scattato negli anni 1981-82 un aumento di tassi gli artigiani che avevano contratto mutui a certi tassi si son visti aumentare quindi tutti i loro bilanci e sono saltate le previsioni di spesa e di investimento. Questa è una esigenza che deve essere soddisfatta; non possiamo costruire un bilancio e in questo caso un capitolo che sappiamo che ha queste esigenze vere. Non sono vaghe parole che non hanno riscontro nella realtà, no, sono esigenze vere, maturate dobbiamo pensare di stanziare lì queste risorse. Possiamo fare un minimo di considerazione, non voglio fare discorsi generali. Certo c'è bisogno che l'Artigiancassa elevi il suo tetto da 120 milioni a 500, ma qual è stata l'iniziativa in questa direzione promossa a livello regionale? Un'azione anche politica; si parla tanto dell'azione verso il potere centrale, ma su questo dobbiamo agire con estrema tempestività, perché finché il tetto massimo dell'Artigiancassa rimarrà sui 120 milioni è evidente che per le risorse regionali sarà uno sforzo incredibile da compiere e non si arriverà mai a soddisfare un'esigenza che matura nell'imprenditoria piemontese.
Quindi due fronti di azioni: uno verso l'Artigiancassa (ma l'iniziativa non c'è); l'altro, già oggi mettere su quel capitolo quelle risorse. Abbiamo fatto un emendamento, basso anche noi, abbiamo messo 6 miliardi e mezzo, ma non bastano perché verificando quali sono le domande bisognerebbe andare più in là.
Ho preso solo questi esempi in particolare. Mi si potrà rispondere dicendo che nel riparto del fondo nazionale avremo circa 6 miliardi, forse che dovrebbero arrivare. Ma sono quei 6 miliardi che dovrebbero essere destinati dalla Legge Finanziaria, così come è stata stabilita; alla base ha un meccanismo di riparto che si è cambiato grazie ad emendamenti che il nostro Gruppo ha presentato in Parlamento e che sono stati accolti. Questi 6 miliardi sono destinati a finanziare l'applicazione della legge n. 43 dell'85; in questa Regione quella legge ha visto approvare una normativa nel luglio dell'anno scorso, che non è stata applicata in nessuna delle sue parti. E quei soldi che oggi vengono dirottati all'Artigiancassa sono quei miliardi che dovevano essere utilizzati per far funzionare gli albi provinciali, per avere le elezioni alle Commissioni provinciali per l'artigianato, per avere quindi un quadro esatto di cos'è l'artigianato piemontese e, sulla base di istanze di autogoverno come le Commissioni provinciali, queste dovevano permetterci di fare gli studi necessari per attuare una politica concreta e mirata quindi più utile per il settore e per l'economia piemontese. Quando si fa la scelta di non rinnovare le Commissioni provinciali per l'artigianato o di arrivare solo adesso con una bozza di convenzione con le stesse Commissioni provinciali che non sappiamo quando verrà firmata, di fatto passano tre anni; è una scelta estremamente penalizzante per il settore artigiano, perché vuol dire che non si vuole fare politica, che è invece preciso compito della nostra Regione nell'ambito di quelle che sono le nostre competenze. Credo che su questo ci siano elementi per riflettere un momentino.
Vogliamo caratterizzare questo bilancio della Regione Piemonte, nel senso di impegnare le risorse disponibili davvero in quei settori che possono produrre nuova ricchezza, nuova occupazione! Io debbo constatare purtroppo dalle risorse, che questa è una scelta regressiva estremamente penalizzante che viene fatta nei confronti di questo settore.
Si potrebbero fare altre considerazioni, ma non le faccio; dico per che abbiamo di fronte - richiamo semplicemente questi dati - nella nostra Regione: 129.000 aziende diffuse sul territorio con caratteristiche di ricchezza alle quali noi possiamo rivolgerci con una politica che non è assistenziale, ma è estremamente produttiva. Noi non saremo e voi non sarete assolutamente in grado di andare a soddisfare questo tipo di esigenza, quindi di fatto penalizzerete un settore economico di grande significato nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, signori Consiglieri, voglio anch'io esprimere un apprezzamento al lavoro che è stato compiuto dall'Assessore Croso in merito al bilancio che stiamo discutendo.
Ho preso atto positivamente che anche da parte dell'opposizione comunista in modo particolare non si è trascurato questo sforzo pur non condividendo l'indirizzo e l'impostazione. Mi associo a nome del Gruppo e personale perché effettivamente Croso ha fatto un grosso lavoro. Un lavoro che, in un certo senso, era e lo è ancora sul versante impopolare, sia che si tratti della riduzione pari pari nei confronti degli Assessori del 30 constatando la riduzione delle disponibilità libere di intervento e regionali, sia che si trattasse degli stessi Consiglieri cioè delle stesse attese complessive della società. Mi sembra di dover mettere in evidenza questo sforzo che è diretto a conciliare due aspetti che sono tra di loro in alcuni momenti inconciliabili: la domanda generale (quella della società) con gli equilibri di bilancio con una gestione dell'istituto regionale che non rinunci, in qualche misura, al suo ruolo pur dovendo far fuoco con la propria legna.
Questo elemento è stato valutato in tutti gli aspetti; il Presidente della Commissione, Santoni, nella sua relazione ha messo in rilievo che non è un problema di inadeguatezza nella gestione delle politiche regionali, ma è un problema che s'inquadra in una situazione di carattere nazionale. Da tutti è stata sottolineata l'esigenza di un confronto a livello di Governo.
Credo che oggi debba assumere veramente un significato pregnante l'incontro ed un confronto a livello di Governo, intanto perché c'è un interlocutore che si propone con il suo programma di realizzare alcune cose al centro delle quali pone il problema delle riforme; un problema che abbiamo rappresentato nel dibattito sulle riforme istituzionali e che deve avere presente un nuovo modo di realizzare i rapporti di distribuzione delle finanze, consentendo alla Regione in particolare di poter operare una manovra autonoma di finanza regionale con alcuni interventi impositivi che consentono di poter esercitare una propria autonoma attività.
Credo che veramente si ponga il problema, assumendo positivamente come nessuno credo si senta di contestare la necessità di qualificare alcuni interventi in alcuni settori importanti che d'altro canto sono già presenti negli indirizzi di politica finanziaria presentati dalla Giunta, nessuno contesta di accentuare, di intervenire più massicciamente in alcuni settori come quelli ai quali faceva riferimento poc'anzi il collega Bruciamacchie.
Siamo tutti pienamente d'accordo. C'è però un problema di questo tipo. A me pare che la relazione e l'opera dell'Assessore Croso sia stata l'opera di chi ha raschiato il fondo del barile. Voglio dire che poi possiamo spostare come dirò più avanti anche qualche cosa per dare alcuni segnali, ma non è facile. Non si può sguarnire dei fronti nei confronti dei quali bisogna essere presenti anche se in misura insufficiente. Voglio dire che c'è un discorso più complessivo ed è di qui che parte la mia convinta adesione ad un ordine del giorno ed un impegno che veda di realizzare subito dopo domani oppure da lunedì, un rapporto nuovo con il Governo, con il Ministro per gli Affari regionali per vedere in che misura si può superare un discorso che mi sembra presente anche nel Presidente del Consiglio De Mita proprio nei suoi interventi di ieri allorché parlava dei decreti e delle decretazioni diretto a riequilibrare, a superare un documento omnibus come potrebbe essere la finanziaria per vedere che cosa si può fare in modo più incisivo, in modo più significativo. Credo che il problema vada posto in questi termini. Di fronte a questo problema che poi attiene per noi che rappresentiamo la Regione o il livello regionale a una nuova dignità che vogliamo fare assurgere alla Regione e che passa attraverso un ruolo di governo anche per noi più alto che si fonda certamente sulle capacità selettive, ma anche sulle disponibilità, perché avere a disposizione soltanto il 30% del bilancio complessivo come viene ricordato della Regione di circa seimila miliardi è veramente come disponibilità di investimenti liberi a nostra discrezione è veramente cosa inadeguata, insufficiente, è un qualche cosa che ci deve portare ad aprire il confronto a questo livello anche per andare a vedere quali sono le ragioni che in definitiva penalizzano una Regione come il Piemonte che non credo dipenda o attenga soltanto alla sua classe politica di governo, ma c'è qualcosa di più che questa classe politica di governo, voglio dire maggioranza e opposizione di qui la ragione per cui vedrei un ordine del giorno che su questo punto trovi uniti come ci siamo già trovati su questi punti un rinnovato impegno per poter andare a vedere a capire quali sono le ragioni che troppe volte tengono lontana dalla presenza, dall'area di presenza questa Regione rispetto ad altre Regioni, anche rispetto ad altre Regioni a noi abbastanza pari dal punto di vista della popolazione, perché dal punto di vista della capacità produttiva, tecnologica, scientifica, culturale mi sembra che questa Regione possa benissimo competere con tutte le altre. Ora noi abbiamo cercato di fare anche all'interno uno sforzo che andasse in questa direzione, perché quando Bruciamacchie dice che qui c'è un problema che riguarda l'artigianato ecc., noi abbiamo cercato di cogliere questi aspetti e anche se sono effettivamente insufficienti ma quando parliamo dell'innovazione tecnologica, quando in definitiva destiniamo a questo settore seppure in misura insufficiente uno stanziamento di quindici miliardi, l'innovazione tecnologica assume in un quadro come il nostro un ruolo strategico, sia nel momento in cui facciamo riferimento a politiche di sviluppo che quando ci soffermiamo sul problema occupazionale che riguarda tutti questi settori e mi sembra che la società piemontese abbia titolo per poter ricevere un segnale che anche se non è consistente per significa una volontà politica. Nell'area degli strumenti finanziari di supporto ad esempio all'innovazione possono assumere rilevanza gli interventi di potenziamento sia del fondo della legge regionale 56 sia della capacità di garanzia dei consorzi fidi esistenti per esempio, al fine di consentire un agevole accesso al credito e alle imprese piccole e medie artigiane soprattutto operanti nella logica dell'innovazione tecnologica.
Questo elemento mi sembra importante.
Nell'area delle infrastrutture strategiche potranno assumere particolare rilevanza ruoli di promozione e di supporto rispetto ad iniziative quali la realizzazione di reti telematiche regionali e comunque alla sperimentazione ed alla valorizzazione economica di progetti di infrastrutturazione telematica ed informatica del territorio.
Nel settore dei servizi strategici sono individuabili numerose iniziative altamente qualificanti. Mi limiterò a citare i possibili momenti di collegamento tra ricerca, formazione, enti pubblici ed imprese.
Nei campi delle bio-tecnologie, delle tecnologie, dell'informazione dell'automazione, della robotica, della bio-agricoltura ecc. oppure l'incentivazione di strutture per il rinnovamento e l'adeguamento manageriale e ancora: il potenziamento del centro per l'innovazione tecnologica piuttosto che l'incentivazione dei progetti sulle intelligenze artificiali o infine la promozione della imprenditorialità offrendo servizi finalizzati sia per l'inizio che per la trasformazione delle attività di impresa nonché favorendo la crescita di scuole di specializzazione post laurea.
Nell'area della tutela e della valorizzazione dell'ambiente infine si potrebbe certamente guardare a programmi finalizzati di monitoraggio ambientale, ma anche all'incentivazione di centri di ricerca d'eccellenza capaci di concentrare il potenziale di sperimentazione e di innovazione disponibile a livello nazionale e regionale.
Mi pare che questi punti possono rappresentare il settore di avanguardia, al quale possono essere collegate aziende altamente specializzate in questo settore che si trovano anche in difficoltà in seguito ad altre scelte, faccio ad esempio riferimento alla fabbricazione nucleare dell'Alessandrino che si trova in qualche difficoltà, tuttavia ha una competenza ed una preparazione che può dare un grosso contributo in questa direzione.
Mi limito a questo aspetto per dire che esistono questi segnali e c'è questa sensibilità e questa attenzione nel progetto di bilancio. Tuttavia però è chiaro che resta questo grosso problema.
Credo di poter dire che è stato fatto uno sforzo per precisare, per definire accogliendo anche attraverso le attese, attraverso le consultazioni che ci sono state, facendoci carico dei problemi che sono emersi in questi tempi, in questi mesi, contemperandoli con quelle che sono state le esigenze di difficoltà di bilancio. E' stato fatto una sforzo, e se mi consentite per parafrasare una affermazione del Presidente del Consiglio in carica, è qualche cosa di più, perché ieri è stata una giornata di avvio, di studio delle varie posizioni che si confrontano. E' stata una giornata defatigante perché siamo di fronte a mille emendamenti.
E' stato fatto uno sforzo in più, come ha detto De Mita l'altro giorno in Parlamento nel senso che si sono alternati interventi, per la verità non molti, ma incontri, discussioni, riunioni di Giunta, riunioni con i Capigruppo per vedere di capire le ragioni che portavano, per esempio l'opposizione, in modo particolare quella comunista, a sottolineare alcuni elementi. E un qualcosa in più è venuto fuori nel momento in cui si riconosce, si va e si cerca di compiere un ulteriore sforzo per dare un segnale. L'opposizione fa bene a fare il suo mestiere perché nessuno glielo impedisce, anche perché l'opposizione non se lo lascerebbe impedire di fare il proprio mestiere, quello cioè di richiamare a dire: "Questa è carenza, lì c'è insufficienza", però accanto al suo mestiere, è chiaro che c'è il momento dallo studio al confronto. Naturalmente il confronto deve tenere conto che c'è da una parte una maggioranza che deve approvare un bilancio, dall'altra ci sono delle scadenze precise che verranno scandite a mezzanotte di sabato, altrimenti non riusciamo ad approvare il bilancio e si dovrà nuovamente vedere di andare in esercizio provvisorio, dall'altra ancora ci sono mille emendamenti.
Di fronte a questi emendamenti occorre tenerne conto. Sulla posizione che vado esprimendo qualcuno ha espresso perplessità, ma si tratta di tenerne conto e di vedere come è possibile superare, da una parte le esigenze che vengono poste, dall'altra essere puntuali per non andare in mora.
Questo è il qualcosa di più che ieri la maggioranza e ieri sera il Presidente della Giunta regionale nell'intervento ha significato anticipato la disponibilità sia per realizzare l'ordine del giorno su alcuni problemi e sia anche per dare un segnale.
Noi abbiamo lavorato e ci stiamo rendendo conto che c'è questa esigenza, ed è una convinzione della maggioranza di andare in questa direzione. Ci siamo presi questo impegno, lo riteniamo un segnale per il quale aspettiamo un altro segnale da parte dell'opposizione che vada appunto nella direzione di consentire il superamento dell'impasse, cioè quello di andare oltre. Discutiamo pure su alcune questioni, dalle quali può nascere qualche cosa che deve farci dare quel classico "colpo di reni" per andare più in là sui vari problemi, ma cerchiamo di mantenere su un piano di confronto politico un rapporto che d'altro canto viene lamentato essersi piuttosto sfilacciato.
Perché dico questo e voglio mettere sul tavolo la disponibilità di questa maggioranza? Perché questa maggioranza fino adesso ha dimostrato attenzione e disponibilità. Ho l'impressione che da un po' di tempo la situazione politica si sta drammatizzando. Oserei quasi dire che avviene il contrario di quello che avviene a livello nazionale, dove invece tra alti e bassi c'è una situazione abbastanza distensiva, vorrei dire persino a livello internazionale, ma tralascio questo aspetto che è pure molto importante per la vita degli uomini; però mi sembra che ci sia invece una tendenza contraria: c'è una situazione che si sta drammatizzando.
Mi domando: il PCI accusa questa maggioranza di non aver saputo gestire o di non aver gestito adeguatamente dei rapporti con l'opposizione.
Denuncia questo scadimento e di questo mi rammarico e mi dispiace, non solo in questa situazione, ma mi auguro che non manchi l'occasione per capire e vedere quali sono le ragioni di questo addebito che ci viene mosso dal Gruppo comunista.
Vorrei a questo punto rovesciare le posizioni. Può anche darsi che noi abbiamo alcune carenze e che verranno messe in luce. Ho l'impressione che ci sia un arretramento dalle posizioni di attenzione, di confronto del PCI su posizioni dirette a drammatizzare questa situazione.
Il collega Bontempi sta compiendo a mio avviso dei grossi sforzi grossi sforzi per coprire questo arretramento ma non riesce...
(Interruzioni) Scusate, io cerco di fare un discorso politico dal quale attendo delle risposte.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Rossa, atteniamoci al bilancio senza addentrarci in altri argomenti.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, do anche un giudizio politico perché altrimenti rischiamo di chiuderci in una tecnicizzazione economicistica della questione, ma ci sono anche questi aspetti.
La situazione di arretramento che registro da qualche mese a questa parte non è imputabile soltanto a difficoltà della maggioranza che governa (noi compresi che probabilmente non riusciamo ad alzare il tono e il livello del confronto e quindi questo è un motivo di rammarico), ma mi sembra di capire che al vostro interno c'è un grosso travaglio che vi porta ad esprimere delle posizioni e dei giudizi che ci allontanano sempre di più. Questo è il punto. Mentre comprendo alcune ragioni di fondo sulle quali voi mettete l'accento per alcune questioni, stento a comprendere che esistano delle posizioni che portano a sostenere queste ragioni con mille emendamenti. Mi sembra una reazione sproporzionata. Capirei molto di più un dibattito, però lo vedo più il risultato di una posizione che viene esprimendosi nell'ambito del Partito comunista che porta lo stesso su posizioni sempre più arroccate rispetto ad un discorso che noi socialisti riterremmo e vedremmo in modo positivo più aperto. Tralascio l'aspetto che combinazione vuole che i mille emendamenti si esprimano su una proposta di bilancio presentata dall'Assessore socialista, combinazione vuole ieri che gli altri emendamenti si esprimano su un'altra proposta presentata da un altro Assessore socialista, ad un certo punto in questa visione io capisco che noi seguiamo il dibattito anche tra le forze politiche quindi. A che cosa mira? Mira al superamento di un rapporto che in qualche misura nella storia, nel tempo, nella cultura si è visto, seppure nella differenza delle posizioni, a superare e ad aprire un dialogo ad ampio raggio, ad abbandonare questo rapporto per un grande dialogo tra il Partito comunista e la Democrazia Cristiana.
Sono problemi presenti, signori Consiglieri, che noi come socialisti...
(Interruzioni) Ci sono alcuni problemi e noi riteniamo che questo sia un discorso che richieda fuori, noi socialisti lo diciamo, assumendo una visione, seppure nella diversità dei ruoli, di confronto, noi riteniamo che una grande forza come il Partito comunista debba evolversi ed assumere posizioni di maggiore incisività all'interno di un discorso che tutti quanti abbiamo a cuore che si realizzi.
Se vogliamo realizzare l'alternanza (per la quale riteniamo non ci siano ancora né le condizioni politiche né numeriche) che veda la democrazia compiuta e la realizzazione della stessa in questo Paese...
(Interruzioni) Sto concludendo. Se mi consentite, questa valutazione di drammatizzazione la desumo dall'ipotesi dell'abbinamento della deliberazione Mignone con il bilancio. Cioè sarà perché è un caso che è capitato così, se succedeva fra quindici giorni noi discutevamo il bilancio e non c'era questo problema, però il caso ha voluto che fosse così. Anche qui si tratta di separare le due questioni. Riteniamo che i problemi si debbano affrontare e risolvere uno per volta, quindi affrontiamo il problema del bilancio e risolviamolo, cerchiamo di risolverlo; avevamo ipotizzato che si potesse risolvere entro la mattinata per poter passare al secondo punto relativo alla questione della deliberazione Mignone per la quale si sono chieste delle precisazioni che comunque in parte date, in parte devono essere date, che io credo.... (Interruzioni) Il Presidente ieri sera mi pare avesse fatto un accenno... (Interruzioni) C'è un problema sul quale è necessario assumere la questione in termini molto seri e responsabili e sentire quali sono le posizioni seguite. Non credo che l'Assessore Mignone di punto in bianco abbia deciso di venire meno al rispetto di alcune procedure, comunque se ci fosse questa ombra nel percorso è doveroso, da parte della maggioranza, da parte dell'Assessore Mignone, vedere come rimediare, come correggere, come individuare la sede nella quale è giusto che si discutano cose molto importanti, scelte che comportano stanziamenti per 50 miliardi.
Su questo punto facciamo pure il confronto necessario e vediamo quali sono le ragioni seguite da una parte e le ragioni che voi portate, perch se c'è qualche strozzatura cerchiamo di superarla, facciamo in modo che tutto venga riportato al giusto percorso. Noi intanto diciamo che siamo estranei all'opera dell'on. Cerutti, perché se l'avesse fatto un giorno dopo mi pare che tutti avendo rilevato gli atti ufficiali hanno titolo per farlo, ma avendolo fatto il giorno prima noi dichiariamo la nostra estraneità, è un qualcosa della quale si assume la responsabilità l'on.
Peppino Cerutti, che è stato qui e del quale si diceva, mi dispiace non ci sia, che in fondo è una pratica che non era poi così completamente lontana ed estranea... (Interruzioni) Infatti, non solo lui... (Interruzioni) Bontempi, lo faccio dopo... (Interruzioni dai banchi comunisti) Separiamo queste cose. Chiederei che ci fosse il riconoscimento dell'onestà e della correttezza da parte vostra nei confronti di questa maggioranza. Noi intendiamo parlare di questo problema affinché venga messo in chiaro perché a nessuno venga il sospetto di avere anticipato o dato sotterraneamente delle informazioni che dovevano prima essere viste. Ma il problema che io pongo a questo punto è ancora un altro: io ho l'impressione che si debba vedere se questa forma di governo è valida o se invece deve passare attraverso le sedi giuste che ne discutono, anche perché noi possiamo discutere su qualche milione da mettere in una direzione piuttosto che nell'altra e poi sovente in molti campi siamo al servizio di organismi operativi e tecnici, siamo al servizio di una serie di pressioni che vanno dalle domande legittime che vengono dalle articolazioni locali alle forze produttive, alle lobby, agli interessi, per cui magari stanziamo e definiamo interventi di miliardi senza averne valutato la esatta destinazione o necessità. Queste cose vanno viste non solo perché è la Regione, ma perché i contributi in questa direzione vengono dati dal Governo, dalla Regione, dalla CEE; ci sono enti specializzati per la ricerca di queste cose che fanno bene il loro mestiere. Da parte nostra è necessaria una maggiore capacità per stabilire se è più urgente intervenire con un miliardo per mettere in moto un'azienda che a sua volta metta in movimento decine di lavoratori piuttosto che intervenire per sistemare una strada o una frana non risultante, oppure una struttura non risultante decisiva nel processo di avvio di un certo discorso. Dovremmo cominciare a stabilire come fare queste cose, perché attengono anche al modo di governare. Attengono, signor Presidente, al modo di governare in modo diretto e tale da evitare che poi nelle Province ci si accusi di ritardi come avviene in ogni momento, nel gestire i miliardi che la Protezione Civile deve dare per il risanamento di una certa azienda, oppure evitare che il giudizio sia: "siamo più vicini a Roma che a Torino" Siccome mi sento impegnato in prima persona come Consigliere regionale e mi sento lontano dalle accuse che si muovevano 25 anni fa (ricordo la Russia e la Cina colpendo l'Albania, gli 800.000 albanesi), ritengo che anche questa sia una ragione di intervento.
Sul piano di sviluppo la Regione può provare la capacità di essere davvero in grado di operare delle scelte prioritarie. E' poco lo stesso però qualcosa potremo e possiamo fare. In questa direzione va il tentativo che è stato fatto e che è in corso, la proposta per la quale al di là delle posizioni politiche, noi riteniamo che questo tentativo sia la base di partenza per realizzare nel giro di breve tempo una nuova governabilità una nuova visione di governo per il rilancio della economia piemontese e del profilo della Regione.
Questa è la ragione di fondo del nostro impegno attorno alla proposta di bilancio e dell'invito a superare queste pesantezze che incombono su questo dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Io sono desolata di tornare sulle pesantezze del bilancio. Il collega Rossa ci ha testé detto di lasciar stare le pesantezze del bilancio e di occuparci di cose politicamente più alte; purtroppo a me tocca una sorte pesante che è quella di illustrare rapidamente l'insieme della manovra, gli emendamenti li illustreremo singolarmente a suo tempo, relativa alla parte ambientale, le proposte del Gruppo comunista in ordine agli aspetti ambientali.
Forse non capendo del tutto bene, perché ho purtroppo perso la prima parte dell'intervento del collega Ferrara, ho avuto l'impressione di cogliere una sua affermazione che diceva in sostanza che una parte di questa manovra è di facciata e in particolare collegava questi ragionamenti alle nostre proposte in materia di ambiente. Io sono convinta che uno spostamento forte delle destinazioni di bilancio in favore della spesa per l'ambiente non sarebbe un'operazione di facciata, cioè tesa a seguire delle mode, ma piuttosto orientato a perseguire le linee programmatiche che noi abbiamo individuato come base della nostra azione in questo Consiglio e che abbiamo espresso in quel documento di indirizzi che abbiamo illustrato e discusso l'anno scorso in corrispondenza alla presentazione della proposta di piano di sviluppo della Giunta in cui individuavamo come priorità centrali della nostra azione in Consiglio quelle dell'ambiente e dell'occupazione e il tentativo di collegare questi due obiettivi.
D'altronde però la nostra proposta di manovra sul bilancio, di modifica di una parte delle destinazioni del bilancio con un riorientamento forte a favore dell'ambiente si collega non solo alle nostre indicazioni, ma anche a quelle che sul piano formale sono scritte nella non ancora approvata, non so se mai sarà approvata, comunque nella depositata proposta, in fase di emendamento, di piano di sviluppo della Giunta in cui almeno a livello di affermazioni generali si sostiene voler orientare l'azione programmatica della Regione nella direzione di dare priorità al tema dell'occupazione e dell'ambiente cercando di coordinarli. Quindi un'operazione che sarebbe di facciata, ma banale e corretta operazione di adeguamento delle spese e delle decisioni di bilancio alle decisioni programmatiche; cosa che non è affatto ovvia. Molto spesso, sovente, i documenti di piano sono una cosa e gli stanziamenti di bilancio sono un'altra; e il momento d'incontro fra queste due cose non è mai ben chiaro per cui continuano a viaggiare disgiunte. Allora il nostro tentativo è quello di ricongiungere le dichiarazioni programmatiche e operazioni di bilancio.
Se andiamo a vedere il bilancio presentato, anche se i soldi sono pochi, margini di manovra per orientare nelle direzioni programmatiche individuate i finanziamenti ci sono sempre e si possono reperire. Di fatto l'impressione è che al di là delle affermazioni l'insieme della politica ambientale della Regione Piemonte, sul piano degli stanziamenti, è estremamente stagnante cioè nella migliore delle ipotesi, ma che è rara vengono mantenute le spese degli anni precedenti; nella maggioranza dei casi vengono ridotte anche in maniera consistente, soprattutto, e non sarebbe una cosa del tutto assurda, in presenza di scarsezza di fondi pu essere normale tagliare da una parte per spostare ad un'altra. Ma questi spostamenti non avvengono nell'ambito della manovra che riguarda l'ambiente. Il complesso degli stanziamenti diminuisce, soprattutto non c'è iniziativa che sia qualificante, cioè che in qualche modo illustri il fatto che da tre anni a questa parte l'obiettivo occupazione ambiente è un obiettivo perseguito effettivamente con idee e con stanziamenti correlati alle idee dalla maggioranza.
Le cose che vengono fatte in materia di ambiente sono limitate alla ricerca di finanziamenti nazionali senza che si colleghino anche modesti ma significativi sforzi di bilancio della Regione ad indicare al Governo nazionale che c'è effettivamente una volontà di intervenire in quel settore e quindi ha senso che ci sia una speciale attenzione finanziaria a quelle iniziative della Regione Piemonte.
L'impressione è che la priorità indicata poi non ci sia; in particolare cercherò di delineare quali sono, a nostro avviso, i settori che spesso con modesti stanziamenti iniziali potrebbero attivare da un lato iniziative da parte degli enti locali, quindi attivarsi di iniziative congiunte in tutta la Regione che possono poi portare agli stanziamenti necessari per far marciare le iniziative politiche; dall'altra parte attivare anche l'arrivo di fondi nazionali e soprattutto creare una consapevolezza nell'insieme della popolazione che ci si sta attivando in quella direzione, naturalmente mandando avanti poi (e questo è l'altro aspetto che fa pensare che tra piano e attività legislativa ci sia una totale separatezza) le iniziative legislative in materia di ambiente, tutte non solo quelle di opposizione.
Si potrebbe dire che di iniziative di opposizione non ci interessa discuterne, ma in tutti i casi in cui si tratta di iniziative della Giunta in realtà queste si trascinano, non vanno in discussione, diventano quindi attività finanziabili effettivamente svolte.
L'impressione è di una stagnazione completa di scarsezza di proposta e di iniziativa. Naturalmente prescindo da alcune iniziative, da noi molto criticate nel merito, in particolare quella al piano di smaltimento dei rifiuti a cui non si può dire che non c'è una proposta programmatica. Noi troviamo che questa proposta non ci convince; abbiamo alcune proposte per cercare, in sede di bilancio, di riorientare alcune di queste scelte, ma in quel caso non si tratta di una iniziativa legislativa quindi il ragionamento sull'iniziativa legislativa lo mantengo; riconosciamo che c'è stato un adempimento alle norme di legge nei tempi stabiliti.
Quali sono, a nostro avviso, una serie di iniziative che anche sulla base di non enormi stanziamenti di bilancio potrebbero dare un'immagine di politica attiva, innovativa nel campo della politica ambientale? Noi facciamo una serie di proposte legate a un problema molto discusso, su cui sono stati fatti una valanga di convegni in Piemonte, che è quello del recupero dei centri storici. Abbiamo un pacchetto di proposte che riguardano sia i finanziamenti per le politiche di recupero dei centri storici dal punto di vista urbanistico, sia le attivazioni di politiche per la chiusura dei centri storici al traffico automobilistico. Sappiamo che molti Comuni hanno già deciso di attivare queste politiche nell'arco di questo anno, quindi incentivare queste politiche attraverso finanziamenti che siano messi in bilancio e che siano orientati a guidare questi processi, cioè non lasciarli andare in maniera casuale. La chiusura dei centri storici comporta un aumento del trasporto pubblico; se qualcuno di voi è andato di recente nelle città dove è stato chiuso parzialmente al traffico privato il centro storico nota che parte dell'inquinamento urbano è dovuto ai mezzi pubblici, che sono molto inquinanti, soprattutto gli autobus. Quindi noi facciamo delle proposte relative a stanziamenti da dirottare con una certa logica: chiusura dei centri storici, recupero dei centri storici, dotare i mezzi pubblici di trasporto di dispositivi antinquinamento per completare l'insieme di una manovra tesa a rendere respirabili, vivibili le nostre città non solo nei centri storici. La manovra viene anche prevista per i mezzi di trasporto extraurbano anch'essi fonte di inquinamento, in tutti i centri piccoli spesso con vie centrali strette.
C'è ancora un pacchetto di emendamenti che illustro sinteticamente relativo alla politica dei parchi. Siamo convinti che la politica dei parchi, in termini di intenti, difesa dall'Assessore, si stia sgretolando da una parte per mancanza di finanziamenti, dall'altra per carenza di iniziativa politica in questo campo. Da una parte c'è da dare una risposta in termini di un forte sforzo di investimenti nel nostro patrimonio di parchi e nelle nuove iniziative che dovrebbero essere prese, per cui abbiamo presentato dei progetti di legge tesi a trasformare i parchi considerando i rapporti con la popolazione, di fruizioni scientifiche didattiche, naturalistiche, turistiche eccetera. C'è una dichiarata volontà di attivazione in questo senso, ma non realizzata.
Noi abbiamo presentato un progetto di legge che cerca di identificare i modi con cui può essere portata avanti questa politica che è nelle intenzioni, che stava nelle intenzioni della legge sui parchi attualmente vigente, ma che poi proprio per ragioni finanziarie non sempre è riuscita ad avere delle gambe su cui marciare. Allora, delle gambe su cui marciare (una legge) e un portafoglio con cui realizzare le cose che le gambe (le nuove leggi), possono consentire di fare.
Tutto questo nel tentativo di ridare vita alla politica dei parchi, di farne un momento centrale della creazione di reddito e occupazione terziaria in Piemonte. Il terziario non è solo quello avanzato per l'industria, c'è un mucchio di terziario avanzato che riguarda il settore dei servizi che in realtà è molto carente, è molto scarso in Piemonte e forse è quello su cui c'è minore interesse ed attività da parte sia degli Enti locali che dei privati e su cui occorrerebbe agire per svilupparlo.
Dentro al cuore di questa nostra proposta c'è l'istituzione del Parco del Po; quindi noi proponiamo l'istituzione di una riserva nel fondo comune per investimenti del capitolo 12600 (mi pare) di un miliardo per il primo avvio dell'istituzione del parco dell'asta fluviale del Po. Siamo convinti che istituire il parco del Po richieda del tempo e quindi mancando solo due anni alla scadenza del termine di salvaguardia seguito all'inserimento del Po nel piano dei parchi riteniamo siano appena sufficienti per approvare una legge e cominciare ad avviarla. D'altronde pensiamo anche che sia difficile che una legge così impegnativa, che richiede tempo, coordinamento con gli Enti locali, consultazioni, possa essere approvata in coda di legislatura.
Per il primo avvio si richiedono molte cose (da studi a iniziative concrete); del parco del Po chiediamo che venga fatta una destinazione specifica, oltre un grosso investimento generale del tipo che vi dicevo su tutti i parchi che consenta di attivare tutte quelle strutture a cui abbiamo sempre pensato e che tutti abbiamo in mente, ma che di fatto non si possono avviare perché non ci sono i finanziamenti.
C'è poi una serie di altri beni ambientali che noi consideriamo di grande rilevanza: uno è quello delle foreste. Il problema del patrimonio della manutenzione e dello sviluppo del patrimonio forestale piemontese è un problema di primissimo piano, abbiamo proposto una serie di emendamenti per rendere questa politica anche in questo caso più viva, più attiva; oggi mi si dice che l'Italia sta cercando di avviare una politica di contabilità del patrimonio naturale in accordo con il Ministero dell'Ambiente francese.
E naturalmente i primi due temi che vengono subito in discussione sono l'acqua e le foreste che nel patrimonio naturale sono uno degli assi portanti. Noi addirittura siamo tra le Regioni che hanno una migliore conoscenza del proprio patrimonio forestale e che sarebbe già in grado di costruire una contabilità del proprio patrimonio naturale. Naturalmente questo serve se poi siamo in grado di intervenire politicamente, di sviluppare questa politica e farne uno degli assi portanti della politica ambientale piemontese. Su questo c'è una serie di emendamenti che tendono a dare gambe a una politica di cui siamo molto orgogliosi in termini di illustrazione quando usciamo dal Piemonte, ma a cui non consentiamo di essere concretamente realizzata se non in minima parte.
L'altro tema che citavo era quello dell'acqua, un'altra delle risorse fondamentali e tutte le vicende che abbiamo vissuto in questi ultimi anni in particolare quest'ultimo, le tragiche vicende dello stato degli acquedotti piemontesi ci fanno pensare che occorra uno sforzo che non potrà essere enorme sul piano finanziario da parte della Regione, ma può essere significativo per attivare un piano che poi possa ottenere finanziamenti nazionali. Occorre un piano straordinario degli acquedotti che possa nell'arco di tempo purtroppo lungo perché queste cose hanno tempi di realizzazione lunghi, portare acqua, che è di origine montana e quindi non inquinata o comunque certo meno inquinata, alla stragrande maggioranza della popolazione piemontese.
Siamo convinti che ciò non significhi dover abbandonare la politica di difesa delle falde, ma in situazioni non solo di strutturale inquinamento delle falde, ma di continui rischi (perché il controllo sui singoli e sui privati, che ad esempio immettono attraverso pozzi sostanze inquinanti ecc.
è molto complesso, richiede del tempo e non dà mai nessuna garanzia) ci pare che vada affrontata la politica degli acquedotti nei termini che dicevo, cioè bisogna garantire comunque un'alternativa di approvvigionamento di acqua che dia garanzie maggiori di quelle che dà l'acqua di falda. Comunque l'acqua di falda presenta una serie di altri problemi e quindi l'utilizzo delle acque sotterraneo deve essere limitato alle situazioni in cui non esistono soluzioni differenziate. Tutte le politiche delle Regioni italiane che possono farlo vanno in questa direzione. Quindi noi chiediamo che la Regione dia un segnale molto preciso sulla politica che intende perseguire.
Ci sono poi alcuni emendamenti che riguardano la questione della Val Bormida. Cioè noi vorremmo che non solo in bilancio si trovassero i fondi per avviare sia la predisposizione del piano di sviluppo e di risanamento sia la predisposizione dell'Alta Commissione di vigilanza, ma preferiremmo che ci fosse una specifica riserva. In questo senso abbiamo previsto un aumento dello stanziamento con indicazione finalizzata all'avvio delle convenzioni con Università e Politecnico per la funzione di alta vigilanza e all'avvio del piano di sviluppo della Val Bormida.
Abbiamo presentato anche un piccolo emendamento per l'avvio di un programma di piste ciclabili nelle città piemontesi; anche questa è collegata a quella politica di risanamento e recupero della vivibilità pedonale e in questo caso ciclistica dei centri storici. E' cosa piccola ma ci pare che globalmente inserita in quel pacchetto che riguarda le città darebbe un segnale, non solo a parole, della volontà di intervenire complessivamente sul problema delle città, che è uno dei problemi più rilevanti sul piano ambientale.
Ci sono anche molti altri emendamenti che riguardano il problema dei rifiuti, che riguardano tutta l'altra partita dell'ambiente e che anche in questo caso tendono a dare una indicazione di aumento di impegno della Regione non solo nel chiedere fondi allo Stato, ma nel dimostrare anche che quelle attività, quelle iniziative costituiscono una priorità e che il finanziamento statale è un finanziamento che viene a premiare una politica che la Regione autonomamente inizia perché la considera rilevante. Ve li illustreremo, essendo abbastanza complessi, in sede di illustrazione degli emendamenti. In termini generali c'è la proposta complessiva per tutti i parchi di riportare lo stanziamento a quello dello scorso anno.
Trattandosi di cifre già molto piccole, che in realtà non hanno consentito l'avvio di una concreta politica di promozione delle attività degli Enti parco, ridurle ulteriormente significa portare l'ente parco a gestirsi il personale e le attività di vigilanza.
Abbiamo ancora alcune proposte da fare, ma che discuteremo meglio nei singoli stanziamenti perché riguardano alcuni problemi specifici, ma non irrilevanti: uno riguarda la situazione della miniera di Balangero.
Proponiamo di fare una ricerca per studiare la situazione e le cause di mortalità fra i lavoratori e gli abitanti, per capire qual è il rapporto fra stato di salute della popolazione e l'attività della miniera, che sappiamo essere molto pericolosa; abbiamo delle proposte relative all'insieme delle industrie insalubri ed inquinanti e di quelle a rischio.
In questo caso le proposte sono per avviare i processi di rilocalizzazione e studiare le modalità per realizzarli.
Vi sono inoltre una serie di proposte relative a un tentativo di spostamento della priorità non solo formalmente dichiarata (è stata formalmente dichiarata dall'Assessore) sulla raccolta differenziata dei rifiuti urbani, o comunque all'avvio di una politica dei rifiuti che parta dalla raccolta differenziata e non solo per le grandi utenze dei rifiuti ma a livello generalizzato per la popolazione piemontese e che quindi dimostri anche in questo caso che c'è corrispondenza fra dichiarazioni formali del piano e scelte sostanziali in termini di bilancio. Ma tutte queste proposte le illustreremo in maniera più dettagliata in seguito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola al termine degli interventi che i compagni del mio Gruppo hanno sviluppato, a partire dall'intervento generale e un po' chiave di Biazzi ieri, per illustrare gli esiti a cui siamo arrivati al termine di un lavoro e di uno sforzo che è stato lungo. Dal Gruppo che abbiamo fatto un mese fa, attraverso una serrata discussione e un lavoro di merito, abbiamo ritenuto per ragioni che sono abbastanza evidenti che si tratti dell'ultimo bilancio utile, in termini di possibilità, per costruire uno scenario futuro e dei risultati.
Questo bilancio si colloca in un particolare momento: la questione delle riforme istituzionali che qui abbiamo avviato, anche a livello nazionale ha avuto una nuova risonanza e rilancio nella formazione stessa del Governo.
Proprio un mese fa avevamo individuato la crucialità dell'esplicare, come diceva bene il Consigliere signora Bresso, partendo da nostre impostazioni programmatiche, le conseguenze sul piano del bilancio. Quindi è un lavoro di cui sono soddisfatto; il Consigliere Biazzi ha già illustrato in maniera chiara ed esauriente, però ribadirò ancora il senso di quello che è stato il tentativo di identità nostra su una manovra di bilancio.
Ho preso la parola per premettere che noi siamo arrivati al confronto sul bilancio partendo da una constatazione che era nostro dovere ed opportuno fare. Ci sono due modi per non fare l'operazione di rinuncia: uno è quello che stiamo denunciando (e Biazzi lo ha detto bene) in questa Regione e nelle altre Regioni. Purtroppo è un fenomeno che accomuna una classe dirigente interpartitica; ma c'è un'altra rinuncia, quella dell'opposizione che si è assuefatta al momento del bilancio con un rito e una gabbia a cui non si può sfuggire.
Mi ricordo che talvolta i Gruppi che erano all'opposizione queste cose le dicevano, io sono assolutamente attento e pluralista nelle concezioni credo che avessero ragione i miei predecessori, quelli di Brizio Paganelli e a volte Bianchi nel valorizzare, ad esempio, nel loro Gruppo il lavoro che nelle condizioni di opposizione veniva fatto sul bilancio. Devo dire che da questa fatica, però, ci sono venuti molti stimoli che noi sul piano politico vorremmo utilizzare qui e fuori di qui.
Fatta questa premessa ho preso la parola soprattutto per dare le ragioni di questo nostro atteggiamento ostruzionistico, della intenzione evidente, attraverso i mille emendamenti, di porre un dato di fatto di fronte ai tempi brevi per l'approvazione del bilancio. E' stato inevitabile (ed è giusto che ci sia) un certo tipo di commento a questo nostro atteggiamento. E' un atteggiamento nuovo, atteggiamento che noi, per come siamo fatti, non ci siamo acconciati volentieri; credo però che sia stata una scelta giusta e io assieme ai miei compagni di Gruppo ne siamo convinti, perché ne abbiamo democraticamente discusso sufficientemente.
Il Consigliere Rossa su questa cosa ha tentato di dare un giudizio (apprezzo più chi si espone a dare dei giudizi, per prendersi magari le repliche che non il "tartufesco star zitti").
Devo dire che siamo arrivati a questo atto dopo tre anni di tentativi di richiamo, attraverso le armi della dialettica, delle motivazioni, delle ragioni; abbiamo fatto questo scegliendo una strada che forse è la novità rispetto ad altre mentalità, perché c'era la possibilità di scegliere un'altra strada, molta scena dall'opposizione, molta negoziazione e contrattazione. E' un atteggiamento politico imperante, scena dura e poi negoziazioni su cose concrete, specifiche, magari anche poco simpatiche.
Noi abbiamo scelto un'altra strada, abbiamo scelto in questa sede e nelle Commissioni di distinguere nettamente le responsabilità degli uni e degli altri. (Interruzioni dai banchi DC) Collega Brizio, sto dicendo che il nostro atteggiamento non è stato quello. L'opposizione può fare varie cose noi abbiamo scelto la strada di partire da una netta distinzione di ruoli di cercare di fare al meglio, per come potevamo farlo, il ruolo di opposizione avvalendoci dei diritti e dei doveri che questo comporta chiedendo soprattutto che sulle responsabilità del governo in termini programmatici, legislativi e politici, ci fosse dato modo di incidere a livello di discussione, quindi che si assumessero le responsabilità.
Persino Rossa è costretto ad ammettere che forse qualcosa non funziona, poi certamente non denota una grandissima sensibilità nel limitarsi a questo almeno riconoscere come stanno i fatti. Ci siamo persino sentiti dire da qualche rappresentante della maggioranza: "Ma sì, voi minacciate, ma poi insomma siete i comunisti". In fondo abbiamo colto bene il fatto che per la nostra natura, per la nostra storia, per la nostra struttura anche mentale che conta, c'è il rischio e c'è stato il rischio di costituire con il nostro senso di responsabilità delle stampelle ad una Giunta e ad una maggioranza che non ha trovato né forza né modi né volontà di stare su questo terreno. Noi abbiamo offerto un terreno che ha una caratteristica unica, qualitativamente caratterizzante per questo Gruppo in Regione, che è quella della non negoziazione e dei patti laterali rispetto a un modo di fare politica che ha il suo peso nel Paese, e non quello del confronto sui programmi a costo di essere persino ripetitivi.
Questo abbiamo chiesto per tre anni e per tre anni abbiamo avuto sempre meno risposte. Mi rendo conto di un limite, è per questo che il discorso che faccio lo faccio con questo tono; non ho fiducia di essere capito perché mi rendo conto che quella parete di vetro di cui parlavo il primo anno si manifesta in una incomunicabilità. Credo che a certi livelli di responsabilità ci sia assoluta insensibilità verso queste cose, non si capiscono le ragioni per cui le diciamo; altrimenti si sarebbe almeno tentato, qualche volta, di offrire qualche occasione. Mi rendo conto che avete in questo atteggiamento una buona motivazione, c'è un grumo esterno forte che favorisce questo modo un po' imbarbarito di vivere le assemblee elettive e la politica, un grumo di interessi, a cui però un grande Partito che ha ambizioni alte di trasformazione non può assuefarsi, non pu assolutamente essere d'accordo. Quali siano le cause, c'entriamo anche noi c'entrano tante cose, certo è che molti si sono venduti la speranza di capire che attraverso un sistema sui principi, che sono la garanzia di tutti, si assicura l'entrata da protagonisti a testa alta a tutti i soggetti nella vita politica e nella società; questo è un fatto gravissimo ma mi rendo conto che la maggioranza può essere resa molto più insensibile a queste cose avendo già per varie ragioni poca disponibilità ad esserlo nel momento in cui questo grumo esterno, tutto sommato, la valida e ciò non è trasferire la questione seria nello scandalismo, a noi non interessa (siamo anzi contrari a questa pessima abitudine dello scandalismo) e mi pare che ne abbiamo dato prova nel come facciamo le opposizioni, ponendo i problemi di non mai mestare, persino essendo, come mi diceva ieri Marco Bosio, un po' troppo buona gente. Però questo è grave nel momento in cui tutto è ammesso e apre varchi forti alla caduta di ogni speranza di cambiamento e tutto sommato ad una società che si sta esprimendo a livelli che richiedono ancora di più ambizioni alte di trasformazione e di cambiamento da molte parti ma certo dalla nostra parte. Ecco qui lo stato di necessità vera che ci ha portati ad una scelta che alla valutazione dei fatti è stata proprio giusta. Vi rendete conto che non ci sarebbe stato senza quei mille emendamenti il peso di un'azione, a cui ci siamo conciati non volentieri contrariamente alle nostre abitudini, non si sarebbero registrate due cose che invece adesso il collega Rossa vantava come gli elementi di sforzo della maggioranza del Partito. Non ci sarebbe stata mentre poteva esserci prima, una dichiarazione che attendiamo nel merito della Giunta o dell'Assessore sulla questione della deliberazione sulle opere pubbliche e devo dire sarebbe stato anche difficile compiere uno sforzo anche se devo dar atto all'Assessore Croso di avere seguito un percorso di un certo interesse, l'abbiamo detto ieri, sul bilancio. Quindi in realtà la grezza evidenza dei fatti (è questo il perché del pacco di emendamenti, è questo il senso della nostra manovra) ci mette in condizioni di potere almeno discutere di certe cose. Noi non facciamo un problema integralista di darci ragione, anche se sulle due cose siamo molto convinti, siamo molto convinti anche nel merito, ma non è questo il punto.
Il confronto si attua quando chi ha le responsabilità se le assume, si sa collocare nei tempi giusti, dice la sua, sì o no, motiva; questa è l'essenza stessa della vita democratica o di un modo dei rapporti come lo intendiamo noi.
C'è un altro versante, lo ripeto ancora: la scena ad usum delphini magari anche per ingannare un po' di gente, che d'altra parte però non si fa più ingannare tant'è vero che tende a pigliare a calci un po' tutti anche chi non se lo merita. Bene, noi abbiamo scelto quell'altra strada; in questo senso, altro che scasso, altro che vocazione esorcizzante la nostra azione sulle responsabilità. E' certo che mi aspettavo la questione degli stipendi. Pezzana ci è venuto a dire parecchie volte che non eravamo una vera opposizione perché facevamo i discorsi, dicevamo i no e parlavamo; è chiaro che facciamo ragionamenti che però sono importanti per capire le cose. Oggi emerge la questione degli stipendi! Poi ci sono due altre ragioni che mi sembrano forti. Andiamo nel merito, l'ha detto bene Biazzi e rispondo a Ferrara, anche qui ringraziandolo dell'attenzione che ha posto. La vera novità è stata l'idea che abbiamo avuto, un'idea certo che rompendo le compatibilità e uscendo dai vincoli è un'idea che non sta iscritta dentro le compatibilità amministrative tout court, me ne rendo conto, però quale altra occasione e dico quale altra ultima occasione possiamo avere, bilancio 1988, situazione particolarmente disastrosa, assenza di risorse e non scarsezza, se non assumere nella pienezza della nostra forza politica, noi siamo eletti siamo un organismo politico non siamo solo un'amministrazione, per riuscire a partire da quello che è il punto irrinunciabile per alzare la testa? Se le compatibilità vanno rotte da qualche parte, vanno rotte se si è convinti che la situazione è ormai insostenibile e vanno rotte ponendo al centro il riequilibrio sostanziale della spesa e degli interessi tutelati. Perch quando tu Ferrara per esempio dicevi ad Amerio che la legge 28 è assistenziale, anche qui non può sfuggirci che i grandi gruppi, i grandi potentati economici (io dico grandi gruppi a volte per la produzione), le grandi oligarchie economiche, hanno dei trasferimenti dallo Stato perch questa è la regola: lo Stato spende, i trasferimenti vanno a beneficio di qualcuno. Uno Stato riformista e più giusto cerca di distribuirli dalla parte o dei più deboli, o comunque di distribuirli. Assenza di politiche riformiste e peso, poteri ad altri, portano a un risucchio a gruppi potenti, a un drenaggio di risorse enorme. Come si può oggi essere preoccupati, lo dico politicamente, concettualmente, che si costruiscano delle cooperative con dei "contributi a" - l'assistenza! quando è provato che la grande industria, a cominciare da quella che abbiamo qui, la Fiat l'Olivetti (lasciamo perdere il modo, i barattieri di turni, ma quando tutto il tessuto delle oligarchie e dei potentati economici) si alimenta ed è un'idrovora forte delle risorse pubbliche? Lascio perdere tutto il capitolo degli interventi infrastrutturali perché lì addirittura si sono create le oligarchie, magari non c'erano adesso si sono create ad hoc, come effetto della spesa pubblica. E noi oggi non dovremmo identificarci per quelli che si battono e sostengono una redistribuzione, certo non fine a se stessa, ma che contiene anche delle idee; non siamo né trogloditi, né arretrati, ma non temiamo di essere un po' vecchi nell'impostazione quando continuiamo a dire che c'è da riequilibrare, bisogna dare più poteri e più risorse alla gente che si trova presa dentro alla famosa metafora di Trilussa, la statistica dei polli: "c'è chi ne mangia quattro, ma anche chi non ne mangia nessuno" resta pur sempre questo dato.
La non rinuncia per noi è uscire dalla gabbia con una manovra che abbiamo tentato, intanto tecnicamente; rispondo qui a Brizio, che dice essere impossibile. Noi ci siamo preoccupati non tanto nella stesura degli emendamenti, ma nella proposta che facciamo qui ancora più formalmente, del fatto che indicare questo forte passivo fosse una copertura non amministrativamente pacifica, non venisse fatto con la legge di bilancio ma venisse fatto con la legge di variazione, talché il bilancio non venisse intaccato, non ci fossero i rischi della reiezione, ma si manifestasse tutta intera la manovra politica. E su questa posizione noi siamo ancora perché non mi stupisce se abbiamo qualche idea. Questi piemontesi intendono andare in maniera del tutto innovativa, tanto da essere presi anche un po' per matti; ma sapete chi è che prende per matta e per nervosa la gente? Quelli che da un certo punto di vista hanno intenzione di stare nella conservazione e di non cambiare. La stessa cosa nelle riforme istituzionali: credete mica che sia una cosa di breve lena ottenere una trasformazione dello Stato in senso autonomistico? E ci sarà da prenderci dei matti anche da qualche dirigente nazionale o parlamentare, figuriamoci anche dei nostri partiti; ma bisogna farlo, la condizione è questa. Stando quieti la politica sta andando a fondo e noi ne siamo preoccupati.
Questo è il punto: una manovra innovativa, la grande novità, questo è il contributo che noi offriamo. Partendo dal discorso dell'altro giorno e chiedendo alla Giunta e alle forze politiche di non avere timore, di non stare dentro schemi perché stando dentro questi schemi noi non risponderemo mai alla metafora di Trilussa e non risponderemo mai a tanti bisogni inevasi. Noi facciamo la proposta dell'1%, ma è possibile che non passi a nessuno in mente che solo attraverso queste chiavi anche radicalizzabili emblematizzabili agli occhi della gente, basterebbe anche solo un chilometro d'autostrada in meno (visto che lì di investimenti ce ne sono) che costa 28 miliardi, con i quali potremmo mettere le marmitte catalitiche? E tutti i nostri emendamenti sull'ambiente, perché i fumi degli autobus urbani ed extraurbani non siano inquinanti; potremmo avviare il parco del Po e fare la politica dei parchi. Perché non dobbiamo prenderla alta così? Salvo che l'assuefazione allo stato di cose sia anche una scelta di campo e di impotenza, di gioco politico e di subordinazione.
Questa non è la nostra scelta.
Infine, sulla questione del FIO. Il FIO è nato con ambizione ed è diventato una lotteria clientelare, ma perché? Facciamo dei nuclei di valutazione, come dice Rossa. Ha ragione Vetrino ad allargare le braccia costruiamo momenti meno onnicomprensivi di programmazione e non deleghiamo ad altri, perché la lotteria clientelare del FIO è un elemento di perversione del sistema; e noi lo sappiamo. Lo sappiamo perché, intanto sono tre anni che non arrivano i fondi, intanto cambiano i Ministri, poi vengono date le carte, ma è proprio vero che ci si debba assuefare a questo? Certo si può guardare all'infinito (e questo è un modo di vedere le cose), ma noi abbiamo un altro modo: vorremmo già qui vedere elementi di riscatto, di cambiamento. La delibera sulle opere pubbliche è una questione di principio, non di parte, una questione che affonda direttamente le sue radici, quindi è molto rilevante, su quello che abbiamo detto l'altro giorno e sulla credibilità: grande discorso sulle questioni delle riforme istituzionali, noi l'abbiamo posto è stato recepito, abbiamo pure sentito l'intervento di Gallarini. Gallarini ha fatto un intervento sulle autoriforme che sulla distribuzione a "pioggia" è stato, senza dubbio, più lungo, più esplicito ed incisivo del nostro.
Se i fatti concreti smentiscono tutto un lavoro, è chiaro che si lede un principio e si lede la stessa ragione per fare le delibere, gli ordini del giorno, le chiacchiere (dato che la tribuna oratoria ormai per me è scarsamente incentivata forse potevo da ragazzo pensare che fosse importante ora non è più così); è chiaro che questo tentativo di innovare viene contraddetto, allora è una questione di principio e grave. Ma lo è la parte prima: aver cioè adottato una delibera, ignorando, stracciando quello che era l'impegno assunto dal Consiglio e con il Consiglio. Visto che poi lì si è inserito un atteggiamento a valenza di responsabilità soggettive, molto anomalo, molto grave rispetto a quelli che dovrebbero essere i canoni e i criteri dell'operare dell'amministrazione con assoluta serenità e passione "altri" avrebbero crocifisso l'Assessore "noi" non l'abbiamo fatto, non intendiamo farlo, per tre ragioni: stile. Stile per non mestare, per non intendere la politica in una certa maniera. Abbiamo avuto la riprova per l'episodio che riguarda noi, cioè come altri intendano porcilizzare la politica. Porcilizzare è un neologismo che sta per: trasformare in porcile. Ma poi anche per la persona, una persona che conosciamo di cui non ignoriamo l'impegno, la serietà e gli sforzi che compie. Intanto nei rapporti con il Consiglio. Aggiungo una terza ragione tutta mia, non ne voglio far partecipe il Gruppo; mi fanno un po' pena le maramaldeggiate verso i partiti in difficoltà e non è un caso che questo partito a cui appartiene l'Assessore sia oggetto, da quando le cose sono cominciate ad andare male per colpe loro (intendiamoci) di troppe e insopportabili, da chi abbia stile e altezza, maramaldeggiate.



(Interruzioni del Consigliere Nerviani)



BONTEMPI Rinaldo

Io sto parlando di me. Comunque va bene, ci sono quelli che maramaldeggiano da qualsiasi parte, va bene, Nerviani? Bene. Può tradursi un atto che è stato e va apprezzato, non rivolto contro l'Assessore, ma nei confronti di una delibera e nei confronti di responsabilità che vanno accertate, però la validità e la validazione di questo atteggiamento deve essere affidato al tipo di reazione. E il tipo di reazione deve essere giustamente assunto rispetto alla dimensione della questione; non alla rilevanza quantitativa (mi pare ovvio), ma alla rilevanza qualitativa della questione che attiene ai principi, ai rapporti con il Consiglio, alla credibilità. Allora, da questa reazione, quindi dall'assunzione di scelte e di responsabilità. Credo che questo discorso che ho fatto nei confronti dell'Assessore Mignone possa avere tranquillamente da parte nostra una conferma.
Sulle questioni più generali. Rossa, in parte ti ho già risposto. So che tu hai, più che facilità - permettimi - un po' di faciloneria talvolta, ma comunque ho apprezzato il fatto che ti sia esposto e abbia ritenuto di giudicare da un lato che dentro la maggioranza qualcosa non funziona, bontà tua (si vede tutti i momenti, scusate, anche solo il fatto di ieri) ma abbia anche giudicato che noi siamo preda di un arretramento.
Intanto vorrei capire l'arretramento rispetto a cosa? Credo francamente che senza negare un travaglio, vero, che ha il partito, un partito che non vive le sue stagioni migliori, è un partito che continua a mantenere queste ambizioni alte di trasformazione e crede di essere l'interprete di una parte che forse oggi è un po' con le "ali basse", ma tocca a noi, alla nostra capacità politica e di dialogo con gli altri, suscitare gli spazi per la sinistra. E gli spazi per una sinistra di trasformazione, di cambiamento nel nostro Paese non nominali ci sono. Ed allora questo arretramento, caro Rossa, forse tu lo intendi riferito alla fase di cui già ti ho spiegato la genesi. Devo dire, però, che forse il sistema complessivo, e soprattutto quello che più ci interessa, cioè gli interessi concreti della gente, soprattutto di un certo tipo di gente, ha tutto da guadagnare da un partito che cerca di sfuggire ai richiami sirenici del gioco politico. Il non arretramento, ma l'avvicinarsi di più nel gioco politico, andare un po' da Craxi, un po' da De Mita, un po' da Garesio, un po' da Pagani, è forse questo? Secondo me, fare il pendolo nel gioco politico è sì un sintomo di arretramento. E questa interpretazione (non so come è venuta) legherebbe le vicende del nostro atteggiamento al fatto che domani ci sia un incontro (io non so neanche di che tipo sia) tra Partito socialista e Partito comunista.
Voglio tranquillizzarti, Rossa, a noi interessano i buoni rapporti ovviamente con il Partito socialista e anche con gli altri partiti, però li valutiamo sui contenuti e su come si comportano. Se tu intendi per arretramento che non siamo pronti a correre ai richiami vostri o di altri allora stiamo arretrando velocemente; se invece è sui contenuti, sulle questioni di merito, sulle questioni di sistema, come peraltro il tuo Assessore ha tentato di fare, bèh da questo lato non solo noi, i momenti duri dell'evidenza dei fatti li usiamo per riuscire a far saltare fuori differenze e convergenze e per far fare un passo avanti, dal nostro punto di vista, alle cose che mi pare vadano sufficientemente male, da esserne preoccupati. Vedi, tu sorridi molto volentieri. Ieri il mio amico Quaglia di Cuneo mi ha detto: "sei triste"; io cambierò anche faccia, certo che per essere tanto contenti di come vanno le cose bisogna essere - se mi permettete insensibili oppure ritenere che comunque vadano le cose il ceto sopravvivrà e tanto vale fare una grande risata tutti assieme alle spalle della gente.



PRESIDENTE

Si è così ultimato il dibattito generale. Passiamo ora alle repliche della Giunta.
Ha ora la parola l'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non posso che riconfermare i contenuti della mia relazione introduttiva al bilancio. Credo però sia doveroso da parte mia cogliere alcuni aspetti e formulare alcuni chiarimenti. In particolare riallacciandomi all'intervento di Biazzi che riprendeva le mie considerazioni rispetto al bilancio 1982/1983 e che rimarcava l'assenza di una azione di governo formulata attraverso questo bilancio non posso concordare, e non posso concordare perché ho cercato di evidenziare come nonostante il mutamento del contesto, l'insieme complessivo della manovra di bilancio, configuri una serie di scelte anche importanti. Da parte mia ritengo particolarmente condivisibile una serie di affermazioni, una serie di indicazioni, di proposizioni sia per quanto riguarda l'aspetto dell'emergenza finanziaria che per quanto riguarda la rappresentazione dei bisogni. Sul terreno dell'emergenza finanziaria soprattutto ritengo opportuno e necessario riaprire questo confronto serrato ed al limite anche un motivato contenzioso con il Governo.
A questo proposito proporrò al Consiglio una proposta di ordine del giorno, aperta al contributo del Consiglio medesimo e quindi anche qui non si può pensare, dovendo assumere responsabilmente una posizione funzionale all'efficacia degli strumenti che possiamo adottare in materia finanziaria e di bilancio, di adottare in questa sede così con superficialità ed in questo specifico momento operativo iniziative e strumenti che non si collochino correttamente nel quadro normativo e soprattutto statutario.
Credo che pertanto si debba distinguere la fase dell'approvazione del bilancio integrato dalla nota e dalla legge di variazione, da quella della rivendicazione che dovendo essere una rivendicazione efficace e costruttiva può forse più utilmente essere collocata in un diverso contesto e riprendendo anche alcune proposte di Bontempi fatte in quest'ultimo intervento per una manovra innovativa.
Ritornando dunque al bilancio ed in particolare alle proposte che rispetto ad esso sono emerse devo sottolineare che già con la prima manovra, cioè la legge di variazione, riteniamo di avere promosso, cercato una strada che in qualche modo rispondeva alle esigenze manifestate e certamente condivisibili perché rispondenti ai bisogni oggettivi maggiormente emergenti.
Rispetto al bilancio di previsione infatti si sono portati alcuni incrementi in diversi settori: nella formazione professionale si sono aggiunti venti miliardi; nel lavoro tre; nell'ambiente uno; nel CSI tre nello sviluppo e nell'innovazione quel pacchetto di quindici miliardi nell'artigianato circa un miliardo e mezzo in più.
Rispetto agli emendamenti e alla discussione tenutasi riteniamo comunque di poter operare secondo ancora alcune direttrici, che la proposta della Giunta così sintetizza: 1) la conferma del tetto dell'indebitamento. Poiché non esistono le possibilità reali di individuare delle risorse aggiuntive e ogni scelta avrebbe compromesso l'obiettivo di fondo di questo bilancio che era l'equilibrio finanziario 2) il recepimento soprattutto sul piano politico di quegli indirizzi emersi che si dimostrano coerenti con le linee che già avevamo tracciato e con una contestuale finalizzazione di una quota di risorse nei diversi settori che possono essere il lavoro, l'ambiente, i centri storici l'innovazione, le barriere architettoniche e l'assistenza per alcune parti che poi l'Assessore competente dirà.
Questo pacchetto potrebbe essere intorno ai quattro miliardi e mezzo ritrovato attraverso una riduzione del capitolo 1000 di tre miliardi e mezzo (da undici a sette e mezzo) e un altro miliardo invece nella riduzione e nella contrazione della spesa riferita a spesa corrente, al telefono per cui avevamo previsto quattro miliardi e mezzo contro i tre e mezzo dell'anno scorso tenuto conto però della riorganizzazione che era in atto dei centralini e del telefono nel suo complesso della Regione, e della mensa per cui erano stati previsti tre miliardi contro l'uno e mezzo dell'anno scorso, ma che comunque come dirà poi più compiutamente l'Assessore avevamo pensato di attivare una nuova normativa e una nuova organizzazione, ma adesso siamo già al mese di maggio e quindi la quota riferita a questi mesi si può ridurre. Quindi ad un rinvio dell'assestamento per una verifica più puntuale della possibilità di ulteriormente finalizzare l'azione tenendo conto anche delle risultanze soprattutto di questo dibattito.
Ad ultimo desidero fare alcune considerazioni per quanto riguarda lo specifico Assessorato di cui ho la responsabilità e di cui lo stesso Ferrara ha richiamato peraltro alcune proposte per quanto riguarda il settore del patrimonio.
Quella riferentesi al patrimonio immobiliare della Regione, sul quale molto si è detto non sempre a proposito, si è anche scritto peraltro sulla stampa, ebbene anche a questo riguardo la situazione economica e soprattutto l'evoluzione del contesto ci portano a compiere una riflessione complessiva mirata ad una visione razionalizzante dell'insieme del patrimonio regionale. Mentre si sta procedendo alla normativa anti-incendio e anti-infortunistica e mentre è prossimo l'avvio delle progettazioni finalizzate all'abbattimento delle barriere architettoniche per tutti gli immobili che sono direttamente utilizzati dalla Regione ho dato avvio anche ad una ricognizione mirata intesa a riportare un certo ordine alla polverizzazione di localizzazione degli uffici regionali e, dall'altro lato, a verificare le varie soluzioni possibili in termine di mantenimento o di miglior utilizzazione di quegli immobili non strettamente connessi all'attività regionale.
Quest'ultimo aspetto del problema è particolarmente complesso trattandosi spesso di strutture caratterizzate da particolare pregio artistico e valore storico e, spesso, anche difficilmente finalizzabili. Ma sull'insieme dei ragionamenti spero comunque di poter relazionare al Consiglio in un futuro abbastanza prossimo.
La seconda considerazione è invece relativa al complesso delle partecipazioni azionarie, un capitolo importante che vedono all'interno del bilancio regionale una cospicua massa di risorse e che fanno capo alla Regione.
Ebbene, anche in questo ambito credo vada oggi compiuta una approfondita ricognizione, per ridare ordine ad un settore che necessita inderogabilmente di un momento di verifica, dopo una prima fase che potremmo considerare di avviamento che non può, a mio avviso, però andare oltre.
In particolare credo si debba giungere a dare unitarietà all'insieme delle partecipazioni, verificandone anche l'attualità, verificandone l'efficacia e, soprattutto, l'economicità. Il tutto in un quadro in cui il mercato deve certamente essere un momento essenziale di riferimento anche se, credo, però non l'unico. Intendo dire a questo proposito che certamente si possono individuare campi di attività in cui per la rilevanza sociale o per la funzione di traino ad essi collegata, occorre dare per scontato un costante e ripetitivo intervento finanziario della Regione.
Ciò però non deve essere vero solo in quei settori di attività in cui tale scelta politica qualificante può essere confermata, e non anche in altre situazioni, e per evitare anche che sia i privati i soli compartecipanti ed unici ad avere dei vantaggi dai finanziamenti della Regione.
Su questo argomento ho già avuto modo di illustrare alla Giunta una ipotesi di lavoro centrata sul conferimento di tutte le partecipazioni regionali in una ipotizzata holding o in una società di capogruppo o quanto poi si riuscirà a definire, sulla quale la Regione potrebbe più efficacemente indirizzare le sue prerogative di controllo politico. Su tali ipotesi stiamo compiendo gli approfondimenti necessari ed anche in merito a ciò mi riservo in un apposito Consiglio o una parte del Consiglio di portarlo all'attenzione del dibattito di questa assemblea.
Rimando per competenza ai singoli Assessori le eventuali integrazioni specifiche di settore e credo, invece, al Presidente per la sintesi sull'azione politica complessiva della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Farò qualche brevissima considerazione tenendo conto del metodo che ci siamo dati nella risposta di replica della Giunta per cui ogni Assessore interviene brevemente rispetto ai temi che sono stati toccati nei settori di specifico interesse.
Questo non mi esime, se mi è possibile, dal fare brevissime considerazioni di carattere generale sul dibattito che si è svolto in questi due giorni. Sono in carica presso questa Amministrazione già da otto anni, credo di poter dire di non aver mai visto una riunione di questo tipo, cioè con una tensione ed una attenzione, al di là di momenti anche di distrazione che ci possono pur essere quando il dibattito si prolunga così tanto; tuttavia mi è parso di cogliere dei momenti di grande responsabilità e di grande attenzione.
Non dimentichiamoci che abbiamo passato a volte dei bilanci senza discussione. Negli anni '81/'82 addirittura siamo andati a momenti di confronto in cui con assoluta convinzione da parte di tutte le forze politiche si andò addirittura ad un bilancio senza consultazione.
Evidentemente c'è una maturazione, e in questo senso mi pareva si collocasse anche l'intervento del Capogruppo Bontempi, di maggiore responsabilità anche perché la situazione è diventata così grave che si esige una responsabilità da parte di tutti rispetto al problema che abbiamo di fronte, nel colloquio che abbiamo con il Governo, nel colloquio che abbiamo con gli enti locali perché la situazione finanziaria è quella che è. E' una situazione che non è soltanto di oggi così grave, perché è dal 1980 che la Regione denuncia una posizione sostanzialmente debole in tema di politica finanziaria regionale. E' una situazione che si è determinata da un insieme di valori negativi che sono quelli che hanno spiegato molto bene tutti coloro che sono intervenuti in questi giorni, attraverso, tra l'altro, la relazione dell'Assessore Croso nella quale mi riconosco anche per il taglio abbastanza personale che l'Assessore ha voluto dare a questa sua relazione. Egli ha parlato a nome della Giunta, ma va riconosciuto che ha inteso portare un contributo suo specifico, ed io apprezzo questo modo di porsi di fronte ai problemi anche con un coinvolgimento corretto e giusto delle nostre individualità e della nostra cultura e delle nostre sensazioni.
La situazione era difficile, però abbiamo impiegato molti anni per arrivare a capirne la gravità ed atteggiarci oggi con una coralità di proposta, che spero si concretizzi in quell'ordine del giorno che ha predisposto l'Assessore Croso e credo raccolga al suo interno tutte le proposte che sono state formulate, o perlomeno quelle che sono più attendibili e che comunque rappresentano delle proposte di contatto serio e possibile con il Governo.
In particolare sui temi che sono stati toccati dalla collega Bresso per quanto riguarda la politica generale dell'ambiente e, nello specifico, per quello che attiene a quella parte dell'ambiente che la Cernetti dice essere privilegiata (che è la parte di cui mi occupo), mentre essa si occupa della parte meno piacevole, devo dire che considero le proposte che sono state fatte tutte estremamente interessanti. D'altra parte chi abbia letto con attenzione il programma pluriennale di attività di spesa nella parte specificatamente riservata ai parchi e alle riserve naturali, troverà che tutte le indicazioni che sono state formulate dalla collega Bresso e che hanno formato oggetto specifico, preciso, puntuale di emendamento, in quella relazione vengono elencate.
Certo, una politica dei parchi non è soltanto quella che si atteggia ogni anno a finanziare la gestione ordinaria dei parchi. Oggi abbiamo un bilancio che per quanto riguarda i parchi tocca praticamente la cifra non indifferente, tenendo conto di quello che destinano altre Regioni italiane di 15 miliardi.
La proposta del PCI tenderebbe oggi, attraverso i loro emendamenti, a raddoppiare questa cifra. Credo che questa sia l'esigenza reale che noi abbiamo in questo momento, se vogliamo che tante iniziative che sono state nei lunghi anni ormai della politica dei parchi messe in cantiere possano avere dei frutti. Ed è quindi, naturalmente, il problema del prosieguo della progettazione, quindi della definizione di quei parchi, che noi abbiamo indicato nella deliberazione del 1985, è la politica della definizione dei piani dei parchi, perché è soltanto attraverso il piano del parco che si realizzano quelle condizioni di fruibilità vera e di sviluppo vero del parco (perché non è con la perimetrazione che si definisce un parco), è quella che veniva indicata nella proposta del Partito comunista per l'incremento dei capitoli per quanto riguarda l'acquisizione dei terreni delle preesistenze storiche ed architettoniche, cose necessarie al completamento di una politica dei parchi. Un parco vive se riesce a mettere a disposizione della comunità i cosiddetti laboratori didattici, che sono quelli attorno ai quali noi abbiamo lavorato, alcuni dei quali sono funzionanti; ad esempio, Pra Catinat ed altri che consentono una fruizione reale e consapevole da parte della popolazione scolastica, che è la fascia di intervento privilegiato che la politica dei parchi ha finora voluto avvicinare attraverso la sua promozione. C'è anche il Centro di documentazione regionale dei parchi che abbiamo segnato nel Piano pluriennale di attività e di spesa; la Banca dati naturalistica dei parchi per avere un aggiornamento costante dello stato ambientale delle aree protette. Sono iniziative all'attenzione dell'Assessore competente e nella sensibilità mia particolare e nelle mie esigenze. Rispetto a queste esigenze abbiamo due possibilità di prevedere degli interventi anche abbastanza ravvicinati. Il primo è sicuramente con l'assestamento rispetto al quale di fronte a disponibilità che sono venute a determinarsi anche nuove nel bilancio regionale e di fronte a quelle che saranno a due mesi le possibilità concrete di potere o meno avviare le iniziative che abbiamo incrementato, probabilmente qualche risparmio, qualche dislocazione potrà essere attuata. L'assestamento deve innanzitutto coprire la gestione ordinaria dei parchi perché noi oggi con questo bilancio abbiamo portato dei forti tagli sulla gestione ordinaria e gli emendamenti del Partito comunista tendono a riequilibrare, sull'aspetto della legislazione ordinaria, queste carenze. E' una manovra che comunque dovrà essere fatta perché i parchi sono costituiti, hanno il loro bilancio, hanno il loro personale, hanno i loro Piani avviati, hanno i loro interventi, quindi mi sembra praticamente impossibile poter tagliare su queste iniziative che rispondono all'ordinaria amministrazione.
Il progetto vero (in questo si dimostrerà la volontà della Giunta di perseguire la politica dei parchi) sarà il momento del Piano di sviluppo regionale, perché è in quel momento che le politiche prioritarie privilegiate dovranno avere il loro finanziamento e quindi la loro consistenza.
Mi auguro veramente che questo stimolo che viene in questo momento in modo anche provocatorio, ma un provocatorio corretto perché è effettivamente un'esigenza già di oggi, a parte che forse avremo delle difficoltà di carattere operativo a poter gestire concretamente in questo anno questa cifra, però ci dobbiamo attrezzare perché questa è la sfida dei parchi, avendo creduto in questa politica, avendola portata avanti come nessun'altra Regione in questo Paese, credo che oggi abbiamo anche la responsabilità di rendere questo progetto reale e negli obiettivi della nostra legge n. 43, perché qui non stiamo scoprendo niente di nuovo, quello che stiamo facendo giorno per giorno nei parchi è la puntuale realizzazione della legge di impianto dei parchi con tutte le raffinatezze, con tutti i perfezionamenti, con tutte le idee nuove e le fantasie che potremo anche avere, però di fatto quell'intuizione della legge n. 43 si è rivelata tale e credo continui a dare anche negli anni futuri dei buoni risultati.
Sono molto sensibile, anche perché ne sono direttamente interessata, al problema enunciato per quanto riguarda i centri storici, in particolare alla proposta che tendeva ad eliminare la viabilità nei centri storici. E' un problema che spero il Consiglio vorrà affrontare, per quanto riguarda più in particolare la problematica del recupero dei centri storici, nel momento in cui noi affronteremo il disegno di legge sulla tutela delle bellezze del nostro Piemonte, perché nella relazione di accompagnamento all'originario disegno di legge della Giunta avevamo previsto che dopo questo primo momento di regolamentazione della tutela ambientale ci dovessero essere momenti successivi di intervento puntuali sulle esigenze per il recupero dei centri storici.
E' avanzata l'ipotesi di un disegno di legge che tenda a porre i Comuni, e segnatamente i privati, nella possibilità di rendere possibili quegli interventi di restauro. Per esperienza diretta nella Commissione 91/bis, che ogni giorno si riunisce per esaminare i piani di recupero dei centri storici o di zone tutelate, devo dire che molte volte i Sindaci lamentano che le loro previsioni di restauro e di riconsiderazione e di attenzione ai centri storici cozzano con le impossibilità reali dei privati di aiutare la comunità pubblica a conservare il patrimonio artistico che molte volte è un patrimonio privato. Un'attenzione rispetto a questo tema il Consiglio la deve riservare e considero quel momento del dibattito, che spero avverrà presto in quest'aula sul disegno di legge sulla tutela ambientale, un'occasione per cominciare a tracciare le prime linee di questi interventi.
Colgo l'occasione per informare, dato che qualche Consigliere si lamenta di non avere conoscenza di quello che è successo del Piano regionale di sviluppo, che il Piano regionale di sviluppo, per accordi intervenuti fra la Giunta e la I Commissione consiliare competente, è in una fase di adeguamento rispetto alla proposta di piano che è stata presentata alla fine del 1986 e che la Giunta si augura, non appena la I Commissione avrà fatto pervenire le sue osservazioni, di poterlo presentare nel più breve tempo possibile in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio e al Presidente della I Commissione nella quale è indicata la volontà della Giunta di poter produrre il documento entro il mese di maggio di quest'anno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

All'inizio del suo intervento la collega Bresso ha scambiato l'attenzione a lei riservata dicendo che la guardavo male. No, non ti guardavo affatto male anche perché in genere non guardo mai male chi parla di ambiente, riconoscendo in chi parla di ambiente quanto meno una sensibilità comune, che più che altro mi avvicina e mi fa guardare bene le persone che parlano di un argomento che mi sta a cuore e a non guardare male soprattutto quando il contributo è fattivo.
Da questo dibattito ne uscirò dovendo ringraziare l'opposizione se qualcosa in più è stato aggiunto anche se, parliamoci chiaro, è a livello di spiccioli che purtroppo poco o niente risolveranno, perché questo è un bilancio fatto in gran parte di spiccioli. Di conseguenza anche l'entità della cifra diventa irrisoria, diventa emblematica, più che altro dimostrativa di un'attenzione nei confronti di quello che è il contributo portato all'opposizione, ma non certo in grado di risolvere nemmeno parzialmente i gravissimi problemi dell'ambiente. Ecco perché dobbiamo confidare soprattutto nei fondi nazionali, ecco perché dobbiamo confidare soprattutto nei fondi FIO, anche se quando arrivano - sottolineo quando sempre più si calano come scelte imposte dall'alto, anche con tempi oltreché le scelte, che troppo spesso ben poco hanno a che vedere e a che fare con le scelte prioritarie indicate dalla Regione. Ecco perché in questo periodo il lavoro dell'Assessorato è stato ed è teso soprattutto alla stesura dei programmi che presentati al Ministero dovrebbero essere in grado di attingere dei fondi per portare avanti quelle tematiche così importanti che noi tutti conosciamo.
Ecco perché è stato presentato a tempi direi record e in tempi prefissati dal Ministero il piano dei siti, come negli stessi tempi prefissati dal Ministero sarà presentato il piano delle bonifiche. Con una fretta di cui mi scuso, ma che non è fretta o arraffamento mio. E' fretta imposta dallo stesso Ministero, molto attivo, che proprio per questa sua attività molte volte non tiene conto dei tempi necessari, non dico alla fattibilità, ma anche solo alla stesura dei piani stessi. Ecco perch nonostante queste delibere siano sempre considerate dalla Giunta come proposte al Consiglio, non si riesce a portarle al Ministero come delibere del Consiglio, ma devono essere successivamente ratificate.
Ho apprezzato anche il fatto che due siano e concordano pienamente con la visione della Giunta. Eccettuati i parchi, sono due i grossi problemi dell'ambiente: i rifiuti e gli acquedotti. Ritengo essenziale l'uso dell'acqua potabile, problema prioritario su tutti gli altri ed ecco perch bisogna mirare soprattutto non tanto a piccole cifre, a piccoli stanziamenti, di 50 o 100 miliardi dati ai Comuni che non risolvono il grosso problema di fondo; la Giunta, la maggioranza e tutto il Parlamento piemontese devono mirare esclusivamente a presentare grandi progetti grosse progettazioni e ad impegnarsi in quel senso, perché solo con i progetti noi possiamo riportare a casa quei fondi necessari per mettere subito in essere quei grandi acquedotti di valle, visto che ormai le nostre falde sono in gran parte inquinate. Peschiamo ad oltre 100 metri di profondità l'acqua potabile, visto l'inquinamento a cui hanno portato i fattori a tutti quanti noti, siano essi industriali, chimici o dovuti all'agricoltura. Hanno inquinato tutte le nostre falde superficiali e non solo quelle superficiali, questa è veramente la priorità delle priorità per quanto riguarda il tema ambiente.
Ringrazio quindi chi è intervenuto su questa materia e ha posto l'accento sul tema, perché solo ponendo in essere da oggi grandi progetti (che avranno bisogno di tempo per la realizzazione) noi saremo in grado di fare opera meritoria, non tanto per l'oggi, ma anche per un futuro immediato che certo non si prevede roseo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, l'intervento del collega Ferro ha posto alcune questioni di fondo in merito alla politica agricola regionale, sulle quali più volte vi è già stato confronto in quest'aula e soprattutto nella III Commissione.
Sostanzialmente il collega Ferro ha evidenziato quattro questioni fondamentali: l'uso delle risorse derivanti dall'art. 3 della legge 752 l'applicazione dei regolamenti comunitari; il rapporto cooperazione agroindustria e i servizi di sviluppo nel settore agricolo nella nostra Regione.
Sono problemi certamente di fondo sulla cui impostazione però pesa in maniera determinante la politica e la legislazione sia comunitaria che nazionale. In questo Consiglio alcuni colleghi hanno evidenziato il fatto che il settore agricolo è meno penalizzato di altri, ma non risponde a verità questa affermazione perché per quanto concerne i fondi liberi regionali certamente il settore dell'agricoltura è stato quello che ha subito i tagli maggiori. Si è parlato qui di 30%, 70%, non è così: il settore agricolo è stato ridotto nel 1988, rispetto al 1987, di oltre il 50%, quindi vi è già stato un taglio sulle risorse destinate al settore agricolo. Risorse che potevano essere ridotte perché era nella possibilità di scelta della Giunta regionale poterlo fare; questo invece non è possibile farlo per quanto concerne le risorse che ci provengono dalla legge 752, che hanno un vincolo di destinazione molto preciso non solo per quel che concerne l'area di intervento, ma addirittura per i settori di intervento.
Va tenuto presente che non credo possa essere imputato come una responsabilità o un demerito quello di essere riusciti a modificare il parametro di destinazione dei fondi alla nostra Regione sul piano nazionale. Noi non siamo ancora soddisfatti del parametro attribuito, a livello nazionale, alla nostra Regione per quel che concerne le ripartizioni dei fondi, perché è chiaro che avendo poco più della metà di quanto ha, per esempio, la Regione Puglia (che come produzione lorda vendibile, numero di aziende, di superficie agricola utilizzata ha le caratteristiche dell'agricoltura piemontese e, anzi, si svolge in condizioni naturali più favorevoli della nostra), non si capisce perché al Piemonte debbano spettare metà delle risorse di quanto spettano ad altre Regioni similari, pur facendo salvo il parametro di carattere generale 60 al sud e 40% al nord; però questi fondi ci sono venuti perché siamo riusciti ad ottenere questa riparametrazione, meno sfavorevole anche se ancora ingiusta, nei confronti dell'agricoltura del Piemonte. Credo che l'unica cosa che si possa auspicare sia che le stesse maggiori disponibilità siano messe a disposizione di altri settori dell'economia piemontese, tenendo conto che le risorse ci vengono dal livello nazionale attraverso una legge statale, che indica quali sono le iniziative da assumere anche in coerenza con la politica agricola comunitaria. Allora pur condividendo alcune linee di fondo, alcune richieste poste dal collega Ferro e da altri colleghi, è impossibile attuarle dovendo tenere conto di questi vincoli.
Per esempio, il discorso dell'impegno notevole nei confronti dei piani di miglioramento sulle aziende singole, è chiaro che è una corretta applicazione nella nostra Regione del Regolamento CEE 797, che ha come intervento fondamentale proprio la riorganizzazione, il miglioramento delle aziende agricole, tenendo conto che non è la Regione Piemonte che lo dice ma è la legge 752 che dice che nei prossimi anni le assegnazioni saranno fatte in base alla capacità di spesa delle Regioni.
Ora, se noi non spendiamo nelle direzioni che il Regolamento ci indica è chiaro che avremo meno risorse come Piemonte per il miglioramento della nostra agricoltura. D'altra parte deve essere chiaro al Consiglio e ai colleghi, che abbiamo fatto una scelta ben precisa. Non è che si sia fatta una assegnazione di fondi a tutte le aziende agricole per tutti i tipi di intervento; abbiamo fatto la scelta di indirizzare questi fondi alle aziende agricole che hanno dei giovani dai 18 ai 40 anni o già insediati, o che chiedono l'insediamento, e nonostante questa selezione, che io ritengo opportuna, e in linea con quelli che sono gli indirizzi di politica comunitaria, l'impegno, pur avendo aperto le domande da settembre a dicembre, comporta un onere a carico della Regione di 100 miliardi. E le risorse destinate al settore non sono sufficienti a far fronte a tutte le domande.
Così come siamo vincolati per quello che concerne il regolamento comunitario 1401, sul quale lo Stato e le Regioni avranno il rimborso se lo applicano così come è previsto dalla CEE, cosa che noi stiamo facendo. E lo stesso piano forestale e nazionale che mette a disposizione poche risorse per questo settore, viene attuato nella nostra Regione, delegando. E qui bisogna comprenderci, si parla sempre di coinvolgere, di delegare agli enti locali e poi quando si delega all'ente locale (in questo caso alla Comunità montana) la gestione di interventi, si dice che bisogna svolgere un altro tipo di attività, che bisogna impostare le cose in maniera diversa. Io ritengo che le Comunità montane, territorio sul quale la forestazione ha l'ambiente più adeguato e più efficace per raggiungere dei risultati sia per la produttività di legname, sia per la tutela dell'ambiente, siano i soggetti adatti per svolgere questo ruolo.
Lo stesso discorso vale per il settore della cooperazione dell'agroindustria. Dobbiamo dare anche in questo caso applicazione, cosa che nel passato non è stata fatta con la dovuta attenzione, al regolamento 355 il quale prevede interventi comunitari per il miglioramento sia del momento cooperativo per la trasformazione, valorizzazione dei prodotti, sia per l'agroindustria.
Il discorso dei servizi di sviluppo, che è stato più volte ripreso in quest'aula, deve avere una modifica del tipo di intervento regionale, e in questa direzione credo si possa lavorare all'interno della Commissione competente per trovare, anche attraverso le proposte di legge giacenti in Commissione, formule più adeguate alle nuove esigenze, soprattutto per quel che riguarda la lotta all'inquinamento per quanto concerne le attività produttive agricole. Quindi ritengo che esistano le condizioni, perché c'è una specifica azione orizzontale che va in questa direzione, di poter in tempi brevi, creare le condizioni perché vi sia una riconversione dell'assistenza tecnica che è in atto da anni in questa Regione, per avere più attenzione a questo aspetto derivante dalle difficoltà che vengono al settore agricolo per l'uso di antiparassitari, anticrittogamici, erbicidi e pesticidi. In questa direzione vi è in atto un programma per realizzare nella nostra Regione questo tipo di intervento previsto dall'azione orizzontale della legge 752.
Un'ultima riflessione sulla promozione. Non ritengo che 1 miliardo e mezzo speso in questa Regione per la promozione della produzione agricola piemontese sia una cifra che deve essere ridotta. Siamo di fronte ad una produzione lorda vendibile di 3.600/3.700 miliardi; spendere un miliardo e mezzo per la promozione di questa produzione credo che non sia un rapporto certamente scorretto. Tanto più che la linea sulla quale ci siamo incamminati è quella di coinvolgere i produttori agricoli e le loro associazioni per quanto concerne l'impegno finanziario. Quindi non è più una voce di intervento esclusivamente pubblica, ma coinvolge anche i soggetti economici interessati al problema. Bastava essere presenti a "Vinitaly" per vedere che nonostante lo sforzo che la regione Piemonte ha fatto per promozionare i propri vini in quell'importantissima occasione, vi erano altre Regioni che avevano fatto uno sforzo ben maggiore. Allora ritengo che quando si parla di vino, di carne, di frutta del Piemonte certo dobbiamo produrre bene, produrre a costi competitivi, produrre del prodotto salubre, genuino e qualificato, ma bisogna anche essere in grado di svolgere le azioni promozionali per far conoscere quello che il Piemonte produce.
Comunque ritengo che le considerazioni, gli stessi emendamenti presentati dal Gruppo comunista, possano essere ulteriormente approfonditi in sede di Commissione in un confronto al quale la Giunta non intende sottrarsi, anzi, ci saranno tutti gli approfondimenti necessari per trovare le migliori soluzioni perché gli obiettivi che sono insiti in alcuni emendamenti del Gruppo comunista fanno parte anche del patrimonio della Giunta. Su questi problemi è possibile un confronto, nonostante la proposta di bilancio così come viene delineata per il settore agricolo. Gli stanziamenti a bilancio permettono di fare quelle modifiche che vanno incontro a quegli aspetti che il Gruppo comunista ha voluto evidenziare attraverso i propri emendamenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Molto brevemente, per collocarmi per una doverosa risposta confronto con le osservazioni in tema di politiche del lavoro.
Qui stamani abbiamo ascoltato, attraverso l'analisi critica delle voci le proposte che sono emerse e che vanno sostanzialmente, pur con i limiti obiettivi in cui noi Regioni siamo costretti ad operare, nella direzione di dare dei segnali che telegraficamente indicherò, per non dire che non esista una individuazione di alcuni elementi prioritari, pur partendo da una situazione difficile e pur partendo da una situazione che vede per la Regione Piemonte non finalizzate nel pregresso attenzioni finanziarie particolari.
La Giunta regionale in questo quadro è perfettamente cosciente degli indicatori più aggiornati che stamani lo stesso collega Amerio opportunamente richiamava sul mercato del lavoro; il tasso di disoccupazione in Piemonte si attesta agli inizi del 1988 su una media del 9,4%, e si attesta certamente come media più elevata fra le Regioni del Nord Italia, con punte particolari che sfiorano il 12-13% nell'area metropolitana torinese o in alcune aree particolarmente difficili, come l'Alto Novarese, per aree decentrate.
Sono tassi di disoccupazione che indubbiamente tendono alla quota in queste aree particolari dei tassi del Mezzogiorno e ci sono certamente note, come sono obiettivamente note le difficoltà in una realtà quale è quella della Regione Piemonte che non è Regione a statuto speciale, che non è Regione del Mezzogiorno e quindi come tale paga doppiamente questa situazione, non avendo evidentemente possibilità di interventi privilegiati o canalizzati come per le Regioni a statuto speciale o per le Regioni del Mezzogiorno.
Una Regione che vive anche - lo verifichiamo soprattutto in questi ultimi mesi - drammaticamente le code di una ristrutturazione che pesantemente, soprattutto in questo ultimo semestre, ha colpito e tende a portare fuori dal ciclo produttivo migliaia di lavoratori.
In questo quadro, pur con le poche titolarità e le poche capacità di intervento possibile per le Regioni e quindi anche per la nostra, abbiamo posto anche in occasione del bilancio (nonostante le osservazioni qui ragionate sulle cifre di bilancio) quella attenzione, nei limiti del possibile e del legittimo, ai problemi in particolare del lavoro. E direi che con una lettura attenta di emendamenti, che ancora oggi vengono presentati dalla Giunta regionale, si va nella direzione di intervenire, in alcuni casi anche in termini significativamente superiori alle proposte dell'opposizione, per toccare alcuni temi, alcuni capitoli che sono stati richiamati nell'intervento del collega Amerio.
Molto telegraficamente voglio qui indicare che le giuste sollecitazioni di attenzione ad alcune normative operanti sul territorio regionale, la legge 28 sulle cooperative giovanili, la legge 55 sui cantieri di lavoro per i disoccupati che in una prima ipotesi per un giusto adeguamento a tagli avevano visto alcune ipotesi di riduzione dall'assestato 1987 non solo vengono, ancora con gli ultimi emendamenti presentati dalla Giunta, ad assestarsi sulle quote 1987 ma ad aumentare persino, seppur di poco, gli stanziamenti 1987.
Quindi si recupera tutto questo significato di attenzione, di segnale non solo simbolico ma sostanziale su questo versante.
La copertura significativa del disegno di legge, che certamente diventerà norma nei prossimi mesi essendo di fatto presenti un disegno di legge del Partito comunista, una proposta di legge del PCI e della Giunta sui centri di iniziativa locale sull'impiego che potrebbe quindi rappresentare il primo tassello di attenzione, in questo caso con prevista copertura finanziaria in termini significativi, giacché i 650 milioni sono indicati per un disegno di legge che realisticamente opererà nel secondo semestre del 1988, ci pare ovviamente significativa, sufficiente e sostanzialmente in linea con le stesse proposte che il PCI avanzava.
La legittima osservazione stamani fatta su uno dei pochi strumenti di legge in tema di innovazione tecnologica, la legge 56, che dal dicembre 1987 è di fatto operante e che di fatto dalle prime segnalazioni rappresenta un risultato di ricaduta interessante, tanti sono stati nel breve volgere di poche settimane l'esaurimento dei fondi 1987, denota la significativa attenzione ad una legge che certamente è stata accolta positivamente, ma che è utilizzata pienamente già nella impostazione originaria del bilancio. Non si è ridotto il finanziamento di quanto nel 1987 era indicato e quindi siamo in linea con la filosofia proposta anche dall'opposizione; anzi, con gli emendamenti che vengono presentati si vede un incremento ulteriore, proprio a testimonianza che siamo perfettamente in linea con la sensibilità che qui è stata giustamente indicata.
Segnali che non possono non essere evidenziati; qui qualcuno giustamente ha detto, in ordine alla indicazione non solo per campione, per memoria simbolica di un miliardo sul fondo straordinario per l'occupazione che sarebbe in realtà l'unico strumento legislativo o l'unica proposta di legge che non ha anche un corrispettivo, ma che noi incrementiamo ulteriormente nei limiti del significato di una indicazione anche con un aggiornato emendamento oggi. A parte le considerazioni sul capitolo generale di finanziamento di nuovi provvedimenti a favore dell'innovazione tecnologica, che non possono non tenere conto in particolare della legge 56 e di alcuni progetti, il BIC Piemonte o altre iniziative che vanno nella dimensione di attivare nuove occasioni di imprenditorialità e quindi di ricaduta occupazionale successivamente sul territorio regionale piemontese non è sufficiente valutare a nostro modo di vedere la bontà o meno di una Giunta o di un esecutivo dalla produzione legislativa. Si tratta di realizzare produzioni legislative omogenee e non considerare se una Giunta ha fatto tre o trentatre leggi; dobbiamo considerare se siamo in grado attraverso gli strumenti attuali e strumenti nuovi di indirizzare questi sforzi, che non possono non essere considerati alla luce di alcuni dati che stamani il collega Amerio indicava in un quadro comparativo con le altre Regioni similari, geograficamente insistenti su aree territoriali omogenee nell'indicazione che pur partendo da una situazione obbiettivamente difficile, la Regione Piemonte, negli anni passati, si è trovata ad essere non in linea con l'equivalente delle altre Regioni; con questa impostazione nuova, con l'individuazione di una serie di ridotti ma significativi miliardi che vengono non solo ad aggiornare gli strumenti esistenti aumentando persino, in alcuni casi, il finanziamento '87, il Piemonte va a raddoppiare quei 4 miliardi e 900 milioni indicati dal collega e va ad assestarsi nella media delle Regioni similari che nella nostra realtà nazionale si collocano.
E' questo un aspetto che preme segnalare per l'attenzione alla Giunta come sforzo globale, comprendendo che esiste la difficoltà, di fronte a bilanci obiettivamente ingessati, di non essere in grado di esprimere grandi priorità, ma di dare dei segnali nell'ambito del poco margine di manovra che in qualche misura recuperano un significato, non solo politico ma di sostanza, con questo recupero di finanziamento.
La legge 56 vede subito un ulteriore aumento di 1 miliardo; poi ci sarà d'intesa con il quadro della Giunta e nel confronto con il Consiglio e in I Commissione, la gestione e la localizzazione di quel fondo, 15 miliardi sui quali l'innovazione tecnologica è titolo centrale e fondamentale. Il fondo straordinario ha l'iniziale primo miliardo ed ulteriori 800 milioni quindi quasi 2 miliardi, che diventano un fatto significativo a fronte dell'indicazione dei 10 miliardi che il Gruppo comunista proponeva. E' possibile il riutilizzo di ulteriori fondi che vanno nel senso della proposta che possa supportare uno strumento legislativo, credibile, non oceanico, ma significativo non solo a campione o a memoria, ma che possa avere una prima incidenza.
Credetemi, colleghi, lo sforzo è stato non indifferente, ma la Giunta ha con particolare attenzione, di fronte non a rivendicazioni settoriali o di parte, individuato che non bastasse recitare una parte di dichiarazione di interesse prioritario sul versante "lavoro e occupazione" ma dovesse nei limiti delle capacità, tradurre questa dichiarazione in testimonianze concrete. Se così non fosse non sarebbero stati credibili l'Assessore e questa Giunta di fronte, non solo alle legittime osservazioni della popolazione, della società, ma anche alle espressioni rappresentate dall'opposizione su questo versante.
Termino dicendo che c'è anche un impegno, che non è quantificato in termini di capitoli di bilancio, ma è quantificato di fronte ad una situazione "anomala" del mio Assessorato. Assessorato che per alcuni versi è diverso dagli altri perché ha tutto un versante che non è normato da leggi, che è il versante delle gestioni quotidiane, dei punti aperti di crisi, delle vertenze, quindi di tutto un rapporto che va al di là dell'aspetto normativo e che ci deve vedere con titolarità attenti puntuali e quotidiani su un'emergenza che, come voi sapete e come i dati stessi che sono stati richiamati stamani, ci vedono impegnati. In questo quadro la Giunta non solo accoglie le istanze della maggioranza e dell'opposizione, ma accoglie anche le istanze di una società che in questa realtà regionale piemontese è particolarmente attenta a sollecitare, ma è attenta anche a verificare le risposte, nel limite del legittimo, che le istituzioni possono dare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Signor Presidente e colleghi, intervengo nelle repliche al termine del dibattito generale sulla manovra finanziaria per il 1988; intervengo in particolare per rispondere ad uno degli argomenti che ha attraversato tutto questo dibattito con delle motivazioni che attengono a questa istituzione ed altre che attengono ad aspetti più particolari.
Mi dispiace che questo fatto (su cui cercherò di argomentare le ragioni sulla base delle quali la Giunta regionale ha radicato il proprio provvedimento) abbia - e di questo me ne rammarico - un po' falsato i termini della discussione generale; però spero che si possa da questo dibattito acquisire al Consiglio tutti gli elementi di chiarezza che possano dissipare dubbi ed incertezze che sono stati paventati in ordine a questo provvedimento.
Voglio solo segnalare come, dal dibattito generale, al di fuori degli accenni a questa deliberazione per interventi a favore di Comuni per la realizzazione di opere pubbliche non vi siano stati grandi riferimenti al settore nel suo complesso. Peraltro mi spiace che non sia stato colto un fatto all'interno di questo bilancio, che negli altri anni era oggetto di polemiche e che riguarda gli stanziamenti al pronto intervento, perch attorno all'utilizzo di questa possibilità legislativa in questi anni il Consiglio aveva, in alcuni casi, avuto modo di discutere. Allora si sarebbe potuto cogliere come la manovra finanziaria relativa al pronto intervento ad esempio, nel 1987 si attestava attorno ai 17 miliardi, mentre per questo esercizio finanziario è di 7 miliardi. Questo sta a significare come la Giunta cerchi progressivamente di ricondurre l'intervento relativo a questa possibilità all'interno del suo alveo di una rispondenza reale, in situazioni di emergenza, concrete e di maggiore necessità. Quindi, credo dando un segnale di rigore; come credo avrebbe dovuto essere colto il fatto che questo settore non ha cercato di pesare fortemente sul bilancio regionale cercando, come abbiamo sempre fatto in questo anno, di realizzare quanto più possibile il sostegno dello Stato in questo settore di interventi ritenendo quindi non opportuno né corretto né giusto cercare di aggiungere magre risorse regionali laddove abbiamo la possibilità di utilizzare risorse statali e di ricorrere a provvedimenti legislativi che possano sostenere l'azione della Regione in questo particolare settore.
Così credo che le iniziative che abbiamo svolto in questo anno stiano a dimostrare come abbiamo cercato di conseguire alla Regione una serie consistente anche oltre quelle che erano le prime indicazioni rispetto ad alcuni interventi legislativi dello Stato.
Voglio comunque ritornare all'aspetto su cui in questi giorni si è più discusso per dare una doverosa risposta da parte del sottoscritto e da parte della Giunta. Lo faccio (non ho nessun timore a dirlo) senza grandi entusiasmi, con qualche rammarico, dicendo che questa vicenda, che non coinvolge direttamente l'Assessore (sono l'Assessore responsabile e non mi sottraggo alle mie responsabilità) contribuisce, ironia della sorte, lo dico sorridendo, a rovinare il mio compleanno che è proprio oggi...



(Commenti ed applausi)



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Vi ringrazio, non dico quanti anni perché è meglio non dirlo mai. Vi chiedo scusa di questo riferimento personale, ma in quest'aula in cui sembriamo tutte macchine forse queste cose possono anche servire a ridurre la tensione; si dice che questi aspetti non sono personali, ma inevitabilmente finiscono per coinvolgere le persone.
Cercherò di dare una risposta ai quesiti posti sulla deliberazione in discussione e contestata radicando il mio ragionamento attorno a tre momenti: un momento che attiene alle procedure, un momento che attiene ai contenuti e al merito del provvedimento e un momento che attiene a comportamenti e a fatti individuali che sono stati rilevati.
Per quanto riguarda il primo momento, relativo alle procedure, la Giunta ritiene di essersi comportata complessivamente correttamente sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista politico. Richiamo l'attenzione dei colleghi al momento in cui venne approvato quel famoso ordine del giorno e cioè il 31 luglio 1987. Eravamo allora in pendenza di un decreto legge sulla finanza locale riferito al 1987 nel quale era indicato un certo termine entro il quale era data la possibilità alle Regioni di utilizzare il 25% per mutui o contributi all'interno di programmi per i Comuni che intendevano avvalersi di questa possibilità.
L'ordine del giorno, ad avviso dell'esecutivo (su questo non vogliamo dire di avere la certezza in tasca) per il momento in cui venne approvato e per le cose che vi erano contenute, anche nella prima stesura, che poi fu corretta là dove era scritto in prima stesura "15 settembre 1987" ed essendo il decreto legge sulla finanza locale in allora limitato alla legge sulla finanza locale 1987, ritenevamo che avesse esaurito la sua efficacia per l'anno 1987. E' un'opinione contestabile, opinabile, noi in quel momento abbiamo radicato questo tipo di convincimento; se abbiamo sbagliato chiediamo scusa al Consiglio ma a noi è parso di leggere, facendo la cronistoria di quel provvedimento così come era scritto, per il decreto legge a cui faceva riferimento, che esso avesse riferimento al 1987. Ma non è su questo che vogliamo dire che da qui ne discende completamente la correttezza del nostro comportamento. Va ricordato che nella legge di conversione del provvedimento sulla finanza locale, di ottobre, per il 1987 si manteneva fermo il termine del 31 maggio. Questa è una delle stranezze della legislazione italiana. Per il 1988 si faceva riferimento al 31 marzo.
Noi - fra l'altro - abbiamo avuto in Giunta molte perplessità prima di valutare se accedere o meno a questa possibilità che ci era fornita dalla legge sulla finanza locale. Infatti se da un lato ci pareva opportuno cogliere una possibilità che la legge dello Stato ci dava proprio all'interno di quel discorso che ho fatto del cercare in questo settore di pesare sempre di meno sulle risorse regionali ed utilizzare sempre di più per quanto possibile, gli spazi dati dalle leggi statali; dall'altro vi erano i vincoli di bilancio a tutti noti che ci hanno lungamente fatto riflettere sull'opportunità di utilizzare questa possibilità anche perch avevamo difficoltà, rispetto a quando in Giunta valutavamo i primi provvedimenti finanziari per l'esercizio provvisorio, ad individuare delle risorse. Questo chiarimento, all'interno della Giunta, si è realizzato soltanto verso la metà di marzo individuando una manovra finanziaria che consentiva di utilizzare questa disponibilità. Avevamo di fronte l'impegno del rispettare la data del 31 marzo, abbiamo proceduto cercando di rispettare questa data e crediamo di avere in questo rispettato le disposizioni perché è noto, al di là delle opinioni che ciascuno di noi pu avere rispetto al provvedimento di non entrata in vigore di alcune norme della legge n. 18, che siamo in presenza della legge n. 28/75 che demanda alla competenza della Giunta la predisposizione di questi programmi ai sensi dell'art. 4. Tuttavia, è altresì vero che ho cercato (anche se non sempre è stato così e di questo mi scuso, ma per quanto mi è stato possibile ho cercato di avere un rapporto con il Consiglio e con le sue articolazioni all'interno della mia azione in Regione sia quando ero nei banchi del Consiglio che quando ero nei banchi della Giunta), anche se in modo del tutto informale e senza che questo potesse rappresentare un avallo dal Presidente della Commissione, di comunicare che era intenzione della Giunta assumerne questo provvedimento; quindi, non lo dico per avere su questo degli avalli, ma mi ricordo che in una chiacchierata ho rappresentato questa esigenza e questa difficoltà disponibile a presentare subito dopo in Commissione il provvedimento al fine di consentirne un suo esame, una sua valutazione e, laddove fosse ritenuta necessaria, una sua correzione. Tant'è che eravamo allora, credo ricorderanno i colleghi, a cavallo della Pasqua, nei giorni immediatamente successivi al 31 marzo e la prima giornata utile di Commissione, che fu il 6 aprile, io mi recai in II Commissione portando 10 o 12 copie del provvedimento, insieme al funzionario che aveva provveduto alla stesura della deliberazione dichiarando la disponibilità ad entrare nel merito e valutare questo provvedimento. Anche se - devo dire - su questo non abbiamo sempre delle opinioni concordi perché molte volte quando facciamo i dibattiti di ordine generale si dice che una cosa è il compito di amministrazione che è dell'esecutivo, che deve rimanere all'esecutivo, diverso è il compito delle assemblee che hanno quello del controllo, ma soprattutto di una funzione legislativa e di programmazione.



BONTEMPI Rinaldo

Anche di controllo, perché se perdiamo la funzione di votare e approvare i provvedimenti dev'essere molto amplificata.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Certo, anche di controllo e infatti l'ho detto: di produzione legislativa e di controllo degli atti.
Sul piano delle procedure questo è il percorso che noi abbiamo ritenuto corretto percorrere e che, pare a noi, ha una sua validità. Si possono avere legittime opinioni diverse, ma mi premeva sul piano delle procedure chiarire i termini entro i quali noi ci siamo mossi.
Per quanto riguarda il secondo elemento che è stato anche oggetto di contestazione, quello del merito del provvedimento e dei contenuti. Noi abbiamo cercato di dare una opportunità ai Comuni che altrimenti, come qualche Comune pur ci ha detto in questi giorni e ha detto ai nostri uffici, non avrebbero utilizzato le disponibilità offerte dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Noi abbiamo quindi ritenuto doveroso come Regione dare ai Comuni un'opportunità per poter avviare a realizzazione delle opere, tenendo presente che per il 1987 non avevamo proceduto ad analogo provvedimento.
Quindi eravamo già in presenza di quasi due anni di bilanci per i quali i Comuni non avevano avuto la possibilità di ottenere degli aiuti e un contributo sugli interessi che devono pagare per mutui contratti con la Cassa DD.PP. e peraltro abbiamo limitato questo provvedimento non a tutte le opere pubbliche, ma soltanto ad alcune categorie di opere.
Qui è stata ricordata la deliberazione del 1986; ebbene questa deliberazione prevedeva anche contributi per acquedotti e fognature. Queste sono opere che noi non abbiamo previsto all'interno di quest'ultimo provvedimento proprio perché la legge finanziaria dello Stato prevede su quel versante delle opportunità interessanti che possono essere colte in modo diverso, tenendo presente altresì che già la legge sulla finanza locale mette a disposizione comunque di tutti gli enti locali risorse per intervenire in questo settore.
Nei settori nei quali invece siamo intervenuti noi con questo provvedimento non vi sono disposizioni legislative che consentano di attivare finanziamenti agevolati; noi riteniamo quindi in questo modo di aver dato da un lato una possibilità e dall'altro di avere evitato una duplicazione di interventi che avrebbe potuto rappresentare uno spreco di risorse.
Noi abbiamo anche ritenuto opportuno avvalerci della possibilità del ricorso al conto interessi perché questo è un tipo di intervento che consente di attivare molte più opere pubbliche sul territorio e molti più lavori. Qui si è parlato tanto di occupazione, io credo che anche questo sia uno degli elementi, certo piccolo, marginale rispetto ai grandi numeri ma che sul territorio rappresenta un, magari piccolo, ma comunque un volano anche dal punto di vista dell'occupazione. Proprio in questi giorni si sta svolgendo il congresso regionale della CGIL-FILEA ed è questo un elemento che è stato ricordato, perché è pur vero che se noi avessimo utilizzato lo stesso importo per contributi in conto capitale avremmo attivato lavori per ben che vada, calcolando anche un contributo medio del 30%, per circa 7-8 miliardi di lavori. In questo modo invece abbiamo attivato circa 50 miliardi di opere pubbliche. Io non vorrei poi che fosse troppo demonizzato anche questo riferimento al ricorso del conto interessi, perché ad esempio io ho avuto modo di scorrere sia pur rapidamente gli emendamenti presentati dal Gruppo comunista al bilancio regionale e soltanto da alcuni di questi ho potuto rilevare che se fossero accolti comporterebbero un impegno di spesa in conto interessi di 8 miliardi. Vi è addirittura un emendamento che prevede 5 miliardi in conto interessi per mutui trentacinquennali: io non sono neanche contrario a questo tipo di provvedimenti perché io credo che questa sia un tipo di ipotesi che può essere percorsa, però volevo rilevare questo aspetto.
Noi abbiamo oltretutto fatto un altro ragionamento: debbo dire che con questo provvedimento non andiamo ad irrigidire ulteriormente il bilancio regionale, perché come noi abbiamo anche scritto all'Assessore al bilancio i due miliardi e mezzo che servono per finanziare questi 50 miliardi di opere li andiamo a recuperare attraverso una ripulitura, una riduzione dei limiti di impegno che slittano e che anno per anno ci riportiamo sul bilancio. Certo, si poteva dire che questa operazione di ripulitura avrebbe potuto consentire di ridurre l'irrigidimento del bilancio. Questa è, lo riconosco, una posizione legittima, comunque il nostro provvedimento non aumenta l'attuale livello di rigidità del bilancio. Si può anche dire che oggi la Cassa Depositi e Prestiti ha delle grandi disponibilità per consentire dei mutui: questo può essere vero, lo dicono tutti nelle riunioni, ma non ce l'hanno mai scritto. Oltretutto, è vero che si pu accedere ai mutui della Cassa Depositi e Prestiti, ma gli interessi comunque sono dell'ordine del 9,50-10%, in questo modo invece noi utilizziamo una disponibilità attraverso la quale gli enti locali pagano gli interessi soltanto nella misura del 4,5, massimo 5%.
Debbo peraltro precisare che noi ci troviamo anche in presenza di richieste, quali emergono dalle schede dei programmi operativi presentati dagli enti locali, per oltre 400 miliardi e si può anche far finta che questa sia una domanda superflua o che non esista, ma questo è un dato di fatto che dobbiamo avere presente.
Debbo anche dire che, rispetto alle prime risposte che ci vengono dagli enti locali, è questo un provvedimento che ha trovato, in linea di massima consenso e che essendo stato mirato - evitando quei Comuni che non avevano possibilità di indebitamento - elimina un fenomeno che l'altra volta si era verificato, ma che questa volta abbiamo cercato di evitare preventivamente.
A meno che i Comuni non dichiarino cose che poi non sono in grado di realizzare. La settimana scorsa mi è stato rappresentato un caso proprio dai colleghi del Gruppo comunista: un Comune che ha ricevuto un contributo all'interno di questa delibera in conto interessi per un cimitero e il Comune è venuto a dire "ma io non ho la possibilità di indebitarmi ulteriormente"; allora, però, bisognerebbe dire a questo Comune che quando si fanno le schede per programmi operativi ci dovrebbe essere un po' più di attenzione. Proprio questo Comune ha mandato una scheda con un programma operativo in cui si chiede: contributo per opere cimiteriali (che sono quelle che gli abbiamo dato), che individua questo tipo di contributo come prima priorità (e l'abbiamo rispettata) e nella scheda "programma operativo" dove si dice: "che tipo di contributo vuole avere" ci sono alcune voci: la voce 2) è "mutuo con la Cassa Depositi Prestiti" e questo Comune diligentemente nella casella ha scritto n. 2). Allora in base alla scelta indicata, io dico, delle due l'una. Possono essere anche mutate in quest'anno le situazioni, però non si venga a dire di qui che abbiamo preso un provvedimento senza avere un riferimento certo alle schede e ai programmi operativi che sono presentati dai Comuni.



BIAZZI Guido

Vedi, Mignone, il caso che hai fatto è programma operativo dell'anno '87.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Certo, ma cosa devo fare se il programma per il 1988 non l'hanno ancora presentato? Oppure non mi attengo ai programmi, e allora diciamo che tutta la filosofia dell'art. 37 bis nella modifica della 56 è tutta una filosofia che non sta più in piedi, perché c'è il problema dello slittamento dei tempi tra quello previsto dalle schede programmi operativi e quello indicato dai bilanci, così come sono consentiti dalle leggi sulla finanza locale; problema che già in altre occasioni avevo ricordato. Ho detto questo non per fare una colpa al Comune, che magari si trova di fatto nella condizione che in quest'anno sono cambiate le situazioni, ma per dire che là dove si voleva far apparire come un provvedimento della Giunta che non teneva conto della realtà dei fatti, come invece questo agli atti non sia.
Ciò mi consente di introdurre l'ultimo degli argomenti che volevo ricordare al Consiglio rispetto alla parte che attiene ai contenuti. Abbiamo cercato in questo provvedimento di rispettare delle priorità e delle indicazioni.
Se queste schede hanno un senso, intanto rappresentano le priorità che dalle comunità locali vengono richiamate. Credo pure che sia doveroso, per una amministrazione regionale, dare una risposta alle priorità che vengono segnalate dalle Comunità locali; su questo bisognerebbe anche capire dove sta la differenza fra una pianificazione dirigistica e quella che è una programmazione che tiene anche conto delle scelte, delle indicazioni che vengono espresse nelle priorità indicate dagli stessi Comuni. Abbiamo assunto un provvedimento che fa un riferimento alla popolazione e alla dimensione delle varie realtà territoriali, cercando di dare soprattutto una risposta ai piccoli Comuni e a quelli situati in zona montana; questo provvedimento sta all'interno della filosofia del riequilibrio territoriale e della difesa delle zone marginali, del realizzare condizioni di vita civili all'interno di queste Comunità. Cercando di dare soprattutto non un atto di alta programmazione, ma di dare delle risposte ad "esigenze diffuse" sul territorio. Anche su questo occorre fare qui o in altre sedi delle riflessioni. Oggi gli atti di programmazione che noi riusciamo a fare sono quelli che si radicano attorno alle scelte che devono avere alle spalle dei riferimenti finanziari dello Stato; questo è un discorso di programmazione che dobbiamo portare avanti che si riferisce ad interventi significativi sul territorio.
Con questo provvedimento invece abbiamo cercato di dare una pur flebile risposta alle esigenze diffuse sul territorio regionale.
Vengo al terzo elemento. Questa deliberazione è stata predisposta tenendo conto, nel modo più rigoroso, serio e certo, delle schede e dei programmi operativi, così come risultano dai tabulati che il servizio ci ha predisposto e consegnato. E' un provvedimento al quale hanno lavorato funzionari chiusi in una stanza alla quale era consentito l'accesso solo a loro; quindi in questo provvedimento non vi è l'influenza di nessuna delle seppur numerose sollecitazioni che da più parti, nel corso del 1987/88 sono state avanzate; nelle quali non vedo elementi di grande peccato, perché se un Consigliere regionale o un altro rappresentante del popolo (come qui qualcuno ama dire) durante il corso dell'anno fa presente i problemi che esistono sul territorio in un particolare ambito comunale, credo non vi siano questioni particolari da fare. Quello che però voglio dire è che questo provvedimento non ha tenuto in alcun conto di queste varie segnalazioni, ma che è stato radicato tutto sulle schede dei programmi operativi. E qui vengo alla parte che attiene ai comportamenti individuali che qui sono stati richiamati. Io ero persino un po' orgoglioso (lo confesso) del modo con cui abbiamo lavorato attorno a questo provvedimento perché è un provvedimento rigoroso, che tiene conto delle priorità indicate nel tabulato che è la somma delle schede mandate dai Comuni come programmi operativi.
Da questo punto di vista nessuna influenza vi è stata. Anche su questa vicenda voglio raccontarvi un paradosso, perché qui si fa molto moralismo da parte di tutti. Sono stato rimproverato da un segretario provinciale del mio partito, il quale mi disse "ma come, nei Comuni si sanno dei provvedimenti che ha assunto la Giunta regionale" (ovviamente nel mese di aprile) "e l'unico che non ha avvertito, che non ha riferito sei stato tu bell'Assessore che sei"; e adesso mi trovo in questa situazione.
L'altro paradosso è riferito al testo della lettera che è riportata nel documento del Partito comunista; lettera che io non ho e mi farebbe piacere averla per poterla valutare. Dico che qui e in qualunque sede io sono disponibile a dire che nessuna lettera di segnalazione puntuale di un Comune mi è stata inviata dall'on. Cerutti; sarà strano ma è così! Questo per spiegare un ulteriore termine della questione. Questo non inficia l'aspetto politico della questione che io qui non ho paura a rimarcare e a sottolineare. Io qui sono per dire che condanno il comportamento dell'on.
Cerutti, come condanno tutti i comportamenti scorretti di coloro che mandano in giro lettere prima che un provvedimento diventi definitivo: questo deve essere detto, perché questo certo non assolve nulla, ma fa capire che purtroppo siamo giunti ad un livello che è appunto quello che è.
Non voglio chiamare a correi nessuno, perché intanto questo non risolverebbe la questione.
Mi limito a dire, fatta questa riflessione che deve essere una riflessione di ordine generale, che sono per condannare il comportamento di questo deputato che ha inviato questo tipo di lettera, oltretutto nelle condizioni che vi ho ricordato.
Fra l'altro questa lettera contiene delle inesattezze, dal che si potrebbe anche supporre che davvero non era a conoscenza dei fatti.
Sarebbe piuttosto da presumere che è una lettera che è stata retrodatata perché chi dice con certezza che questa è la data effettiva con cui la lettera è stata inviata? Mi viene, visto che il contenuto presenta delle inesattezze, anche da pensare questo. Ma non è nel merito che qui dobbiamo confrontarci.
Su questo non ho alcun timore a dire che è un fatto che va condannato che va ascritto a responsabilità individuali di chi l'ha sottoscritto e che come tale deve assumersene tutte le responsabilità.
Il clientelismo si può dividere in clientelismo rozzo, grezzo e clientelismo fine. Vi sono molte discussioni da fare, ivi compresi anche alcuni emendamenti che sono stati presentati, ma su questo non mi voglio attardare perché non è su questo che dobbiamo ragionare.



BIAZZI Guido

Attardiamoci un minuto!



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Lo faccio subito. In un bilancio regionale presentare un emendamento per un progetto di fattibilità di un polo di sviluppo turistico (Macugnaga Montemoro), per carità qui potremmo fare diecimila emendamenti sui poli turistici, ciascuno del proprio paesello o di quello vicino (puntini)



BIAZZI Guido

Queste sono le cose che avete detto come Giunta regionale a Stresa un anno e mezzo fa.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Ma è stato detto all'interno di un programma più ampio, non così riferito.



BIAZZI Guido

C'è anche il programma più ampio. Mi pare che è stato dato un po' troppo credito alla tua posizione...



BIAZZI Guido

E chiedo, anche per non fare un intervento, quali sono le altre inesattezze contenute nella famosa o famigerata lettera di Cerutti. Sei stato tu che hai parlato di inesattezze. Informa il Consiglio circa le inesattezze che tu hai riscontrato nella lettera di Cerutti...



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Là dove ad esempio dice che "ha segnalato": qui ed in qualunque sede dico che non ricevuto alcuna lettera di segnalazione. Questa è una inesattezza.
L'altra inesattezza può essere quella della data, perché se in una lettera si dice "in data odierna" quando invece la Giunta in quel giorno non deliberò, questa, secondo me, è un'altra inesattezza.



BONTEMPI Rinaldo

Non so se riesci a confondere il clientelismo. Il sostantivo è uguale viene qualificato con un diverso aggettivo la presentazione di emendamenti su un progetto all'interno di indirizzi già definiti! Non scherziamo!!



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Ho distinto le varie cose.
Per cercare di concludere, da questo punto di vista al termine di quello che è emerso, io chiedo di avere la possibilità di andare in II Commissione per illustrare metodi, criteri, finalità con le quali si è assunto questo provvedimento alla luce del fatto che comunque è stata assicurata una riserva del 13% che può consentire quegli aggiustamenti che fossero ritenuti disponibili; e per quanto riguarda l'altra parte noi abbiamo già avviato un accertamento interno per verificare se, come e quando vi è stata da parte degli uffici regionali una fuga di notizie che ha consentito queste ed altre informazioni ultronee rispetto al processo amministrativo della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non vorrei sottrarre troppo tempo a questo dibattito che in ogni modo può ritenersi costruttivo da qualsiasi angolazione possa essere giudicato.
Vorrei quindi dire che molto è già stato detto e per altri aspetti è stato detto quasi tutto su questo bilancio.
Dai diversi interventi dei colleghi, taluni del Consiglio con particolari riferimenti ad aree e a settori, alla relazione del Presidente Santoni offertaci con schiettezza, razionalità, profondità conoscitiva a quella dell'Assessore Croso puntuale, vorrei dire in una relazione piuttosto sofferta per un continuo desiderio di capire che cosa si potrebbe fare di più in una mediazione tra bisogno e aspirazione con la stessa fantasia, per dare una risposta, comunque dispiaciuto quando la risposta è di dover dire di no.
La Giunta ringrazia tutti quanti sono intervenuti sino a questo momento, ha cercato attraverso risposte dei singoli Assessori di stabilire alcune precisazioni, altre cercherei di farle io mentre sto tentando di fare più che un intervento una riflessione.
Vuole essere quindi la mia una parziale risposta a qualche osservazione, qualche puntualizzazione, gradirei collocarla in un contesto di contributo in un comune modo di sentire sui grandi temi.
Mi pare che il comune modo di sentire sui grandi temi sia un dato certo e questo dibattito segue quello di pochi giorni fa sulle riforme istituzionali e forse mai vi è stata collocazione temporalmente giusta entro sostanziali spazi di studio, di scienza e di dottrina.
Taluno di noi prese, in allora, il discorso da lontano. Assieme in quella sede, la settimana scorsa e oggi, rilevammo la grande verità: il travaglio sofferto emerso dai singoli interventi della sopravvivenza delle Regioni, la demotivazione, per certi aspetti la decapitazione, l'emergenza.
Quanto dicono Santoni e Croso l'ho notato dal testo stenografico, l'ho rinvenuto nello stesso testo dell'intervento svolto il 19/4/1988 dal collega Biazzi in sede di discussione sulle riforme istituzionali. Il collega Biazzi rimarcava l'emergenza finanziaria in due direzioni: mancano le risorse ormai persino per garantire lo svolgimento delle funzioni normali di pura sopravvivenza della Regione; il Piemonte approverà un bilancio in rosso dove il deficit è nascosto dai marchingegni e dagli artifici della legge finanziaria. Non solo il Piemonte è in questa direzione, sicuramente lo sono la gran parte delle Regioni.
Torno al discorso emerso dai diversi interventi della "coperta stretta", un dato stravolgente che ci mette a terra. Le entrate correnti non riescono a coprire le corrispondenti voci di uscita. Riterrei che convenga fare un discorso che non si coniuga con le molte proposte di emendamento anche per la loro dimensione: 150 miliardi, a tanto assommano queste proposte di emendamento e non sono certamente coniugabili con questa situazione. Lo stesso collega in quella sede affermava che nel 1987 abbiamo incassato 551 miliardi che al netto di quanto abbiamo dovuto restituire allo Stato per il Fondo sanitario nazionale e per il Fondo nazionale trasporti si sono ridotti a 500 e spiega come difficilmente attraverso questa massa e questa dimensione si possa tentare di andare avanti aggiunge ancora che per garantire semplicemente il pagamento di stipendi le indennità di carica ai Consiglieri regionali, le annualità pregresse l'ammortamento dei mutui, il ripiano del bilancio e per l'acquisto di beni e servizi abbiamo già speso 400 miliardi più 90 per la formazione professionale, siamo a 570 miliardi, quindi siamo già fuori di 70 miliardi dalle entrate che la Regione ha avuto nel 1987.
Con questi riferimenti non voglio appesantire e cerco di leggere qui e là fra le molte note che mi sono fatto durante questo dibattito. Qualcuno ha stabilito, attraverso uno studio relativo ad un intervallo temporale di dieci anni, che al netto delle partite di giro la crescita delle risorse che la Regione ha a disposizione per l'esercizio 1988 rispetto a quelle dell'esercizio di dieci anni fa è del 2,7% in moneta 1978, il che significa che la capacità di spesa effettiva della Regione è rimasta pressoch immutata nel corso degli ultimi dieci anni nonostante le innumerevoli nuove funzioni e compiti che nel frattempo sono stati attribuiti.
Le spese che concorrono ad irrigidire il bilancio sono andate progressivamente aumentando: nel 1978 rappresentavano il 22,12% delle risorse, oggi rappresentano il 40% ed oltre. E' un discorso che non pu essere trascurato allorquando nella sua complessità anche nelle proposte di emendamento si voglia tentare di stabilire un'inversione di rotta cercando di ignorare una situazione che è quella che è, che è pesante e che ci portiamo addosso. Ci sono mine vaganti in questo bilancio. Ne richiamo una per tutte, ma non sono poche. Il discorso trascurato oggi e che pure ha costituito un momento di preoccupazione nel passato per un certo numero di anni è quello dell'eventuale recupero da parte dell'INPS e dell'INAIL del costo per gli interventi attorno agli apprendisti artigiani. Al 31 dicembre 1987 questa somma che costituisce un debito per la nostra Regione ascende ormai ad oltre 57 miliardi e a questa somma va aggiunta l'altra dell'INAIL portandoci a cifre che divengono impossibili e solo attraverso la contrattazione che è da tempo in atto tra lo Stato e le Regioni si è riuscito a bloccare questo provvedimento che di per sé sarebbe bastevole per farci saltare il bilancio qualora dovesse essere esercitata dallo Stato un'azione di recupero della stessa.
Trascuriamo altri grossi argomenti, gli stessi che attengono al modo di collocarsi delle Regioni al 1992, discorso che è riecheggiato più volte in quest'aula. Se ci proponessimo in questo quadro di dimensione e di povertà direi veramente che al di qua e al di là delle Alpi, a frontiere abbattute la disuguaglianza emergerebbe in termini terrificanti e tragici.
E' stato detto in quest'aula che gli organismi di rappresentanza delle Regioni, la stessa Conferenza dei Presidenti, sono stati insensibili ai grandi problemi della finanza regionale. Non è vero. Che non siano riusciti a produrre dei risultati è un altro discorso, ma che da anni questo discorso, questo contatto, questo raccordo in termini anche di violenza talvolta non certamente fisica nei confronti delle istituzioni, Governo e Parlamento, sia in atto è un dato certo. Le stesse cose riportate in quest'aula la settimana scorsa, che non vado a recuperare per riconoscimento di un effettivo potere di imposizione tributaria ed altro ancora per il quale addirittura è in circolazione un ordine del giorno rappresentano questo modo di confrontarsi sul FIO che è addirittura oggetto di lacerazione all'interno del tessuto politico del Paese e che da tre anni attende di essere licenziato sul FIO evidentemente costituendo oggi l'ultima spiaggia, l'ultima frontiera di reperibilità di denaro sulla quale possiamo collocarci come Regione. Le Regioni hanno da più tempo rivendicato allo Stato un loro ruolo determinante perché è vero che ci sono i nuclei di valutazione ma i risultati attraverso i quali il FIO viene calato sulle Regioni è stravolgente dei pronunciamenti degli stessi nuclei di valutazione.
Il tentare di stabilire una disciplina più rispettosa della presenza delle Regioni anche all'interno dello stesso CIPE, per carità non possiamo caricare di una presenza di tutti i Presidenti all'interno del CIPE stesso ma evidentemente c'è da auspicarsi che nelle sedute nelle quali vengono trattati i problemi che attengono ad aspetti specifici della vita di talune o di singole Regioni le stesse Regioni siano rispettivamente chiamate a presenziare alla riunione stessa. Questo avviene per tutte le altre manovre che il CIPE fa su leggi che lo Stato riversa come attenzione nei confronti delle Regioni, ma il richiamo è solitamente fatto a valle di determinazioni precise per le quali le Regioni non sono chiamate semplicemente a prendere atto di quanto è accaduto.
Non voglio oggi riproporre la vicenda della parità delle Regioni, ho portato questo problema in ogni sede a livello nazionale (anche la settimana scorsa durante la visita del Capo dello Stato) nella forma più delicata ma certamente in un rigoroso tipo di proposta sarebbe tanto interessante che venisse richiamata, riassorbita l'esigenza che in questo Paese le Regioni se non possono essere rese uguali siano quanto meno rese meno disuguali l'una dalle altre cosicché davanti a fatti che possono accadere nelle aree finitime con il Piemonte o comunque nel territorio nazionale possano essere uguali e pari alla risposta che la comunità organizzata riesce ad offrire ai singoli accadimenti. Questa è una delle grosse storture, riprendo questo tema per chiuderlo subito con una certa sofferenza, non solo invocando aspetti di dignità per le Regioni, ma è improponibile che a quarant'anni dalla promulgazione della Carta Costituzionale ci siano Regioni che oggi hanno nei loro forzieri 15 mila miliardi non spesi che possono fare il portaborse per i Consiglieri regionali hanno la possibilità di incidere sul prelievo fiscale in ragione del 93% dell'intera esazione che viene fatta sul territorio e ancora partecipa con lo stesso titolo con il quale partecipiamo al riparto degli altri fondi finalizzati che lo Stato riversa sul Paese. Ancora l'altro giorno la stessa Regione che ha questi quattrini in cassa si è vista riversare addosso 10 mila miliardi per il Piano dei trasporti. Quel che è tragico o ridicolo è che poi non riescono neppure a spenderli.
Si potenziano gli incontri, i gruppi di studio, Governo e Regioni, la Conferenza Stato e Regioni; è stato istituito con un provvedimento dello Governo centrale un gruppo di lavoro che raccorda la rappresentanza delle Regioni con i Ministeri per tentare di portare delle variazioni alla legge che oggi è in discussione o che giace al Senato sulla riforma tributaria o sulla legge finanziaria per le Regioni.
Siamo intervenuti recentemente con calate a Roma a livello ministeriale con la Presidenza del Consiglio, con i singoli Ministeri, ed ancora recentemente negli ultimi giorni di vita del Governo Goria, allorquando la legge finanziaria proponeva un trasferimento solo parziale dei fondi dell'art. 8 della legge n. 281/70, abbiamo tentato di svolgere un intervento vigoroso al quale è stata data parziale risposta più sul piano delle intenzioni che sul piano delle realizzazioni.
Il bilancio 1988 ha avuto non pochi passaggi piuttosto tormentati, in stretta sintonia con la complessità del quadro finanziario delle Regioni con la proroga massima dell'esercizio provvisorio alla data di oggi. Non richiamo, perché l'ha fatto puntualmente in aula e nella Commissione l'Assessore Croso, i 6 mila miliardi che vengono riversati sulla Regione Piemonte. Abbiamo constatato che appena 220 miliardi costituiscono le cosiddette risorse libere discrezionali e che il tasso di incremento a favore delle Regioni è stato tenuto al di sotto del tasso programmato di inflazione.
Abbiamo fatto una prima proposta di bilancio con un abbattimento del 30% generalizzato sugli investimenti che ha rappresentato uno dei momenti di maggiore tribolazione della stesura del bilancio nel rapporto all'interno della Giunta, nel rapporto tra la Giunta e la stessa comunità regionale, creando stati di insicurezza, forti e robusti stati reattivi dei destinatari. Certamente il problema della formazione professionale non era pensabile che potesse risolversi con un semplice taglio meccanico del 30 delle risorse messe a disposizione di questo settore quando sapevamo che decisamente questo avesse consentito di poter sopravvivere solo fino al mese di giugno. Ci sono state le consultazioni, c'è stato un rapporto della Giunta nei confronti delle Commissioni, le categorie hanno sollevato non pochi problemi, da quello artigianale ad altri ancora. L'API ha sollecitato un certo tipo di intervento attorno ai problemi dell'innovazione tecnologica, altri ancora hanno dato luogo a ripuliture, a riflessioni e a talune rivalutazioni.
Per quanto attiene all'artigianato, poiché nessuno ha dato una risposta quanto meno superficiale al collega Bruciamacchie, poiché l'Assessore del settore è oggi assente, dico in termini di estrema secchezza che in effetti ci troviamo lievemente su posizione inferiore rispetto al 1988, non erano 18 miliardi e 700 milioni nel 1987 ma erano 14 e discendono a 12,5 nel bilancio di previsione e nella nota di variazione. L'anno scorso il fabbisogno di risposta alle domande per l'Artigiancassa era stato individuato in 3 miliardi, con le ultime operazioni li abbiamo portati a 5 miliardi; decisamente sappiamo che siamo ancora lontano nel tentativo di dare una risposta alle molte domande del settore artigianale e ho l'impressione che il cammino lungo questa strada sarà irto di difficoltà anche perché la Regione Piemonte è una Regione che ha accresciuto il plafond di affidamento con una sua disposizione e il plafond di disponibilità per gli artigiani da 120 a 180 miliardi. Questo suggerisce taluni perfezionamenti sul piano degli interventi, però cresce anche la domanda. Esiste anche un appello che è costituito dall'assestamento e pu essere costituito da altre note di variazione. Riteniamo che con quanto tra bilancio di previsione e note di variazione riusciamo a proporre saremo nella condizione di poter dare le prime risposte o almeno restare rispettosi temporalmente di una dimensione di domande che sono intervenute in questo tempo. E' ugualmente vero che abbiamo ridotto da 3.600 a 500 i quattrini che erano stati previsti per dare vita alla nuova legge sull'organizzazione del settore degli artigiani però bisognerà anche dire che le difficoltà di avvio (questo è un dato certo, non andiamo a vedere le responsabilità, prendiamo atto di come stanno muovendosi le cose) saranno tali che se ci sarà un ulteriore intervento non sarà più nella dimensione che investiva l'intero arco temporale del 1988 ma sarà affidabile per un periodo inferiore.
Oltre i 5 miliardi per l'artigianato ci sono anche 2 miliardi per l'Artigianfidi e c'è da pensare che vengano calati sul Piemonte 6 miliardi da Roma che dovrebbero essere utilizzati per spese di investimento.
Mi consentano di arrivare alla conclusione di questo intervento che voleva essere più ampio ma l'ora si fa tarda e sollecita a tirare delle conclusioni. Abbiamo fatto passi in avanti tra il bilancio previsto con la rigidità dell'abbattimento del 30% a quello che è stato presentato recentemente e al quale va aggiunta la prima nota di variazione e la legge di variazione. Vorrei che i colleghi prendessero atto di questa affermazione nel senso che talune poste, taluni accorgimenti, talune sistemazioni non sono state inventate ma hanno dato risposte puntuali a stati di fatto e soprattutto a tensioni che abbiamo registrato nella comunità e a sollecitazioni che sono intervenute da parte di molte forze politiche rappresentate all'interno di questo Consiglio.
Siamo riusciti ad entrare in possesso dei dati del consuntivo del 1987 e la Giunta entro la fine di questo mese, fra oggi e domani, dovrebbe poter pervenire alla definizione della proposta del disegno di legge che ci trova collocati con giustezza anche di scadenza su questo argomento.
Il tempo intercorso tra questa prima proposta, lo stesso dialogo delle Commissioni e quant'altro testé ricordato hanno dato la possibilità di recuperare 20 miliardi alla formazione professionale; con questi riteniamo che la formazione professionale abbia la possibilità di una certa sopravvivenza. Questo non risolve a fondo il problema, perché saremo ancora molto lontani dalle somme che sono indispensabili. Rimane aperto il discorso che è nell'aria e che è già stato fatto nelle Commissioni: dovremo assieme come atto di buona volontà cercare di capire di più attorno a questo grosso impegno di spesa che di per sé è assorbente di circa la metà dell'intere risorse libere del bilancio della Regione. Sono stati affidati altri 3 miliardi al lavoro, come ha ricordato Cerchio; 4 all'artigianato, 1 miliardo all'ambiente, 3 miliardi per il centro di calcolo. Nonché è stata resa la possibilità di essere operanti le spese attorno a taluni impegni prima d'ora sorti per la protezione civile.
Lo stesso ultimo sforzo di Croso, che in parte ha anche annunciato consentirebbe un'ulteriore ripulitura della presenza attorno ad altre poste che sono state oggetto di sollecitazione attorno al bilancio, noi dichiariamo l'impossibilità di poter dare una risposta complessiva ad una istanza di 150 miliardi che emergono negli emendamenti proposti dal Gruppo comunista. Richiamo ancora i 15 miliardi per l'area delle innovazioni tecnologiche che, a mio avviso, diviene momento di alta qualificazione di questo bilancio che rimane sempre un povero bilancio, ma diventa elemento strategico nell'intervento regionale. Non è stato estraneo questo recupero la riscoperta di qualche spazio di respiro all'interno dei dati del consuntivo; e non è del tutto trascurabile l'affinarsi dei poveri che tentano di far quadrare il bilancio a sera o comunque al 31 dicembre l'aver stabilito a fine anno una rinegoziazione dei mutui, in atto con i diversi istituti di credito, che consente alla Regione nell'arco temporale della durata dei mutui di recuperare 50 miliardi.
Stiamo tentando, com'è possibile al di fuori del bilancio, attraverso i circuiti che sono possibili e consentiti attraverso l'ingegnosità dei poveri di stabilire alcune presenze che consentono di riversare dei flussi finanziari sulla Regione. Non vado ad enumerare o esemplificare, ma è certo che l'agricoltura è riuscita a stabilire una maggiore contrattazione con il Governo ed ha avuto una ricaduta di maggiori attenzioni su un piano di concretezza; la stessa protezione civile non ha trascurato un certo tipo di intervento, talvolta contrattato anche se il bisogno non dovrebbe sollecitare la contrattazione e l'esigenza dovrebbe avere risposta immediata, evidentemente anche lo Stato centrale deve fare i conti sulle sue possibilità. Nel 1987 sono entrate dal Ministero della protezione civile, che ha un suo riferimento nella presidenza della Regione, 217 miliardi che alla fine, quasi, si accostano all'intere risorse libere della Regione. E una contrattazione non facile, quasi consumata, di questi giorni ha cresciuto dai 64 ai 65 miliardi assegnati per i danni neve ad oltre 75 di cui una larga parte riversabile sui Comuni e Comunità montane; per cui abbiamo l'impressione di aver dato una risposta forse non del tutto equa ma che si accosta all'equità per le diverse istanze.
Qualcuno ha parlato o scritto sull'eliminazione del patrimonio sull'argomento ha già dato risposta il collega Croso; il problema è complesso e ritengo che ne dovremo parlare. Dico solo non tanto di vendere quello che c'è, perché poi, magari, verrebbe proposto di vendere cose che non ci appartengono e che le abbiamo solo attraverso contratti di comodato ma esistono certamente i problemi di conduzione, di vivibilità, di razionalità delle sedi, per cui, penso, che alla fine vada pur detto anche su questo argomento: non avevamo i fondi, ma attraverso canali esterni a quello dello Stato siamo riusciti anche in questa direzione a recuperare comunque, dei quattrini anche per quest'anno.
Lo rinviamo quando saranno esplicitati in altre circostanze, con leggi o provvedimenti, i singoli interventi, direi che un non facile sforzo è stato compiuto nel tentativo di dimostrare alla comunità, direi egoisticamente a noi stessi, comunque al Paese che non intendevamo buttare la spugna; e questo sforzo trova una sua esplicitazione proprio per non essere demotivati, perché qualcuno ci sollecita in continuità a guardare più lontano, trova un riscontro nei 15 miliardi che con un ulteriore emendamento il collega Croso intende crescere a 16 che noi rinveniamo nel cap. 12600 dal quale attingere risorse per stabilire qualche cosa che sia incisivo nel tessuto comunitario e divenga, per altri aspetti moltiplicatore di energie e di risultati.
Questo tema che è visto e trova un suo ampio spazio all'interno del programma pluriennale di attività e spese, evidentemente trova la nostra Regione e per collocazione geografica e per un felice momento dell'imprenditoria anche di quella minore una giusta sollecitazione ed un suo canale per riversarsi in condizione decisamente accettabile.
Il discorso l'avrei voluto fare in termini assai più aperti, ma il tempo non lo permette; decisamente direi che è un fatto non trascurabile.
Noi, ancor prima di individuare questi 16 miliardi, nel giugno dell'87 avevamo annunciato l'avvio operativo della rete telematica piemontese, un grosso lavoro che ha visto riuniti oltre alla Regione, la SIP, il CSI Piemonte, gli istituti bancari, le Associazioni imprenditoriali, il Comune la Provincia di Torino, l'Italtel, l'Olivetti, l'Electra, la Finpiemonte il Politecnico, tutti attori capaci per tentare di dare una risposta assai seria a questi problemi che sono, fra l'altro, sollecitati sul piano della risoluzione da parte dell'imprenditoria regionale. Penso che potremo ritornare presto su questo argomento, e ritornando su questo argomento forse sarà in un clima non soggetto al pensiero dei 1.000 emendamenti e ad altre sollecitazioni di carattere temporale. Ci consentirà di capire come con questi 16 miliardi si sia impressa pur nella complessità di un sistema povero una svolta, si sia impegnata la Giunta per tentare di dire qualcosa di nuovo e, se piaccia o non piaccia ai colleghi o a tutti, si sia tentato di guardare un po' più in là del nostro naso, guardare in alto, magari non troppo in alto, ma certamente più in là del tradizionale collocando l'ente territoriale entro spazi e per un ruolo che si diversifica, per quanto è possibile, dal tradizionale modo di collocarsi degli enti territoriali.
Sugli emendamenti vorrei tentare di vederli non tanto in chiave di dimensione numerica quanto nella finalizzazione per la quale vengono proposti. Potrei vederli nell'aspetto dimensionale solo pensando che siano stati proposti in quella dimensione per provocare come "dose d'urto" un processo di sommovimento che alla fine riuscirebbe a dare dei risultati. Io non so se i risultati che abbiamo tentato di dare, se quel poco di elementi innovativi che fino a ieri l'altro pensavamo di non poter dare e che Croso ha prima d'ora indicato e potrà ulteriormente precisare, possano essere bastevoli a dare un tipo di risposta alla complessità dei problemi.
Il rapporto tra la dimensione della domanda e quella della risposta evidentemente non è in grado di rendersi appagante.
Un risultato: quello di un'ulteriore modificazione rispetto a quelli pur cospicui che avevano tenuto conto delle consultazioni e di ogni altro contributo.
C'è stato questo momento difficile, è stato tenuto conto di quanto è stato detto in quest'aula. Io penso che esista ancora uno spazio entro il quale ci si possa ritrovare per ulteriori approfondimenti ed è l'assestamento che ha una scadenza anche decisamente ravvicinata.
A chi ci chiede o ci ha chiesto di più, diciamo che siamo solo degli amministratori pubblici, estremamente semplici e decisamente di larga modestia I nostri nidi sono a quota media, laddove volano le aquile noi non stiamo di casa. Abbiamo cercato di guardare più in alto tentando attraverso questi sedici miliardi non certamente inventati ma ripescati attraverso approfondimenti non facili, di imprimere un processo di accelerazione ad un momento relativamente stanco e difficile della vita regionale.
Una cosa è certa: noi viviamo nel sistema, usiamo anche dei suoi meccanismi; qualcuno li ha definiti marchingegni, comunque tutti leciti che possono avere usato tutte le altre Regioni di Italia, almeno quelle a statuto ordinario; ma abbiamo il senso del limite, abbiamo ridotto quelle che, non vorrei chiamarle disavanzo, costituiscono difficoltà vere di una quadratura del bilancio di trenta miliardi e mi pare non sia cosa trascurabile di certo; non sappiamo fare di più, non siamo giocolieri e non siamo in grado di fare dei miracoli, né di moltiplicare il denaro, non abbiamo capacità di battere moneta in proprio.
Il cammino delle Regioni oggi - è stato detto da tutti - è reso quanto mai difficile e non solo per i tentativi di riappropriazione a livello centrale quanto per la spoliazione, la depauperazione che è in atto nei confronti delle Regioni.
Noi siamo preoccupati, e non in chiave egoistica per i riflessi di una immagine che può essere scolorita allorquando non si è in grado di dare determinate risposte, ma proprio per la sofferenza anche umana di non riuscire a dare delle risposte ai molti bisogni, alle molte domande della gente.
Siamo impegnati in questa sede ed a Roma, e qui rinnovo l'impegno, di ricercare le sinergie di tutte le Regioni d'Italia, almeno di quelle a statuto ordinario per recuperare condizioni di vivibilità, vorrei dire di giustizia ed ancora di dignità per le nostre Regioni e se il cammino delle Regioni è difficile talvolta lo è anche di chi governa e di chi, governando in buona fede, viene sorpreso da manifestazioni che gli sono estranee.
Io penso che l'odierno collocarsi di chi oggi ha toccato il problema sul quale ha parlato il collega Mignone, fatto in quest'aula oggi, ieri forse un po' di meno, non abbia decisamente potuto turbargli il compleanno.
Devo dire che sento di esprimere a Mignone il grazie cordiale per lo sforzo che ha tentato di fare nel cercare di rendere capibile l'atteggiamento che la Giunta aveva assunto. Mi pare che sia emersa pulizia, serietà, non tortuosità e non calcolo.
Sulla lettera mi si consenta di non spendere troppe parole o più parole di quante siano già state dette. Ognuno di noi ha un'esperienza sul significato di questo tipo di lettere. E ognuno di noi ha nel suo carnet personale un certo numero di lettere, che stranamente ripropongono attenzione e sollecitazione che non appartengono solo ad una parte di questo Consiglio regionale.
Ho un mio pensiero personale su queste cose: sono convinto che servono più a niente.



VALERI Gilberto

Non appartengono a tutti.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non ho motivo di polemizzare su questo argomento. Valeri, ti devo dire che ho anche una risposta ma non te la do, perché il taglio che davo al mio intervento era decisamente diverso e se con le risposte vuoi che il mio carnet te lo metta a disposizione lo faccio anche con un relativo entusiasmo.
Sono convinto però che queste lettere non servono più a niente, di questo ne ho la certezza personale, vorrei dire che me ne faccio anche motivo di vita e non perché la gente è diventata più furba o perché la gente sa che in chiave clientelare trova sempre un parente del parente che possa intervenire su chi è nella torre del governo, perché a mio avviso nel Paese sta crescendo e sta maturando una coscienza che propone i politici al giudizio della gente in chiave assai diversa di quanto può essere maturato e cresciuto attraverso la spedizione di una lettera attraverso la quale uno vanta di avere stabilito taluni risultati.
C'è stata una campagna elettorale nella quale uno dei motti era "asfaltar non est guvernar": era un discorso che è corso con estrema facilità; ma io sono anche convinto che queste lettere, questa, le altre quelle che posso mandare io, non servono più a niente, perché o crediamo che la gente sia maturata nelle sue convinzioni, nella sua costruzione ideologica, politica, personale e allora possiamo capire di avere a che fare con un popolo intelligente oppure crediamo che la gente possa essere raccolta, colta, conquistata e appagata da un segnale di questo genere e allora noi immiseriamo il giudizio o certamente ci pronunciamo su un piano di giudizio misero nei confronti dei destinatari delle stesse lettere.
Uno Stato, una Regione, un Comune, una Provincia, un ente pubblico entro il quale i politici possano essere veramente misurati - e questo lo sostengo da anni e da tempo - non tanto per le lettere che riescono a scrivere o per i nastri di strada che riescono a costruire o per le infrastrutture che riescono a restituire alla gente perché sono atti e cose dovute alla comunità con il danaro della stessa comunità, quanto possano essere valutati ed appagati in un giudizio per i principi e i valori nei quali dicono di credere, ma soprattutto valori e principi che incarnano nella quotidianità di una vita offerta alla gente in spirito del servizio nella trasparenza.
Mi parrebbe che le mistificazioni, gli opportunismi, le furberie, le disonestà, le ciniche arroganze possano oggi in questo tempo e in questa epoca lasciare il passo all'intelligente modo di capire il rapporto con la classe politica dei nostri cittadini.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,50 riprende alle ore 17,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, avevamo proposto nella giornata di ieri, un ordine del giorno che lei, correttamente ha dato ai Capigruppo. L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, sentita la relazione del Presidente della I Commissione relativa al bilancio di previsione '88 preso atto dei documenti di bilancio forniti al Consiglio regionale, e avuto presente il disposto del primo comma dell'art. 31 del Regolamento la dove prescrive che i pareri consultivi delle Commissioni, relativamente agli impegni di spesa settoriali sono sempre allegati alla relazione della Commissione competente e preso atto che tale relazione ha omesso tale disposto regolamentare ed in attesa di acquisire tali pareri decide il non passaggio all'esame degli articoli del ddl 350".
Lei, come Presidente del Consiglio, ha allegato, nel momento in cui ha fatto avere ai Capigruppo questa proposta di ordine del giorno, le lettere che le Commissioni hanno inviato al Presidente del Consiglio regionale e al Presidente della I Commissione, rispetto alle quali le stesse Commissioni esprimono il parere sul disposto dell'art. 31.
Vorrei sottolineare che molte di queste lettere hanno dei contenuti che ai Consiglieri regionali non è stato dato modo di cogliere nel dibattito fin qui sviluppato, quali siano state le ragioni che hanno portato le Commissioni ad esprimere pareri del tipo di quelle che richiamer brevemente.
Il Presidente della II Commissione scrive (tra le altre cose) che "per le materie di competenza delle Commissioni i Consiglieri si riservano di esprimere le proprie valutazioni in aula"; allora queste valutazioni certamente sono state da alcuni espresse da parte di altri no.
Il Presidente della IV Commissione, scrive: "la IV Commissione riunitasi in data 11/3/88 per esaminare le parti di bilancio afferenti le materie di propria competenza si è così espressa: tenuto conto dell'obiettiva carenza di risorse in cui versa la Regione, vista la gravità della crisi occupazionale in atto, si rileva che gli stanziamenti previsti per il settore lavoro e per alcune leggi operative in materia di artigianato sono sensibilmente inadeguati. Si invita pertanto la Giunta regionale a voler compiere ogni possibile sforzo per integrare gli stanziamenti previsti in tali settori valutando altresì l'opportunità di operare attraverso un confronto con il Governo tramite richiesta di impegni su leggi straordinarie per il lavoro"; anche di questo abbiamo avuto qualche eco, ma la sostanza delle argomentazioni della discussione sviluppatasi in IV Commissione, in ordine a questo tipo di affermazioni, al Consiglio non è dato sapere.
Il Presidente della V Commissione nella lettera scrive: "mi pregio comunicarle che la V Commissione nel corso della seduta odierna ha completato l'esame in sede consultiva delle voci di propria competenza riguardanti la sanità e l'assistenza, relative alla bozza del bilancio di previsione '88. Alla luce dell'illustrazione fornita dai funzionari competenti, i singoli Consiglieri si sono riservati di esprimere le proprie osservazioni in sede di dibattito consiliare"; anche su questo ci pare di non aver avuto modo di cogliere quali sono le osservazioni e l'oggetto del contendere che in Commissione si è dibattuto.
Il Presidente della VII Commissione scrive: "La VII Commissione ha preso in esame il ddl in oggetto e dopo ampio dibattito nella seduta del 29 marzo '88 ha raccolto i pareri dei Commissari presenti che possono essere così sintetizzati: presa d'atto dei contenuti del bilancio di previsione '88; riserva di espressione in aula del voto finale" e mi pare anche questa una questione "richiesta di integrazione delle risorse nel settore del disinquinamento ambientale"; anche qui tra le richieste di trasmissione di motivazioni da parte delle Commissioni e quanto fino a questo momento è stato possibile da parte dei Consiglieri che non fanno parte di tutte le Commissioni e rispetto ad alcune delle affermazioni che sono contenute nelle lettere di trasmissione, ci pare di non poter cogliere lo spirito che è contenuto in modo preciso all'art. 31 del Regolamento.
Per questa ragione, siamo a richiedere la messa in votazione della proposta di ordine del giorno di non passaggio agli articoli.



PRESIDENTE

Il problema che lei pone è di natura politica. Formalmente c'è l'espressione. Io non posso immettermi nell'espressione della Commissione.
I pareri sono stati espressi. Il concetto politico che lei pone, e quindi riguarda le varie forze politiche che sono rappresentate nelle Commissioni è un problema che appartiene a queste e non al Presidente. Formalmente i pareri esistono e sono allegati alla relazione sul bilancio. Comunque è giusto mettere in votazione le osservazioni che sono state formulate sul non passaggio agli articoli.



BONTEMPI Rinaldo

Per esempio, la I Commissione come si è rapportata con questi pareri? In realtà dovrebbero confluire tutti nella I Commissione e non solo per una mera consegna documentale.



PRESIDENTE

L'intera documentazione è stata consegnata. Io non posso intervenire nel merito perché andrei oltre i miei compiti.



BRIZIO Gian Paolo

Respingiamo la proposta di non passaggio agli articoli, la giudichiamo assolutamente infondata perché le Commissioni hanno dato dei giudizi generali che sono confluiti nella I Commissione. Il Presidente ne ha dato lettura nelle sedute della I Commissione.



AVONDO Giampiero

No, il falso non lo dici!



BRIZIO Gian Paolo

Non dico il falso perché del parere della IV Commissione è stata data lettura in I Commissione. E' avvenuto così anche per il parere della V Commissione. Io ero presente. Non sono Pico della Mirandola, non so se si è parlato di tutti i pareri, ma il parere della IV Commissione (di cui faccio parte) è stato letto come pure quello della V Commissione. La I Commissione ha preso visione dei pareri ed è un fatto innovativo perché nel passato pur vigendo la stessa norma regolamentare, le Commissioni non hanno dato se non raramente un parere formale in ordine al bilancio. Quest'anno si è voluto farlo anche a dimostrazione di un maggiore approfondimento, di una discussione che è stata fatta a fondo e che proprio per questo non giustifica questo atteggiamento e la presentazione di emendamenti di questo genere. Intendo dare una sanzione politica su questo metodo e la do anche su questa richiesta. Ritengo che ci sia una forzatura ben chiara perché i pareri delle Commissioni sono stati comunque espressi ed è la prima volta che vengono richiesti nella storia degli otto anni di partecipazione alla I Commissione dei pareri scritti di tutte le Commissioni. I pareri espressi sono stati esaminati e ne ha preso atto il Presidente della I Commissione che li ha comunicati e d'altra parte questi sono pareri dati sul bilancio.
La legge di variazione ha recepito molti di questi pareri. Quindi non c'è nessuna ragione per non respingere questa proposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno di non passaggio agli articoli testé illustrato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 28 contrari e 3 astenuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Intervengo sull'ordine dei lavori, signor Presidente. Buona parte degli emendamenti si riferiscono alle tabelle allegate al bilancio formando un blocco organico. Un altro blocco di emendamenti ha logica a se stante. Noi abbiamo proposto modifiche alle tabelle per facilitare la comprensione da parte del Consiglio e della Giunta. C'è però una questione: cominciando la votazione partendo dagli articoli si viene ad interferire con gli emendamenti presentati sui singoli capitoli di bilancio perché c'è una relazione stretta tra alcuni articoli di bilancio e le tabelle allegate al bilancio stesso, che sono poi il bilancio vero e proprio. Questo a partire dall'art. 1, dove si dice che il bilancio pareggia su una cifra x di entrata. Questo dovrebbe essere, invece, il risultato finale della nostra discussione. Per cui sottoponiamo alla sua attenzione l'opportunità di cominciare la discussione dagli emendamenti alle tabelle allegate al bilancio.
Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti anche all'art. 1 e non avremmo nulla in contrario a cominciare dal primo articolo. Riteniamo per più utile e più produttivo per il Consiglio cominciare dagli emendamenti organici che abbiamo presentato ai vari capitoli di bilancio, con particolare riferimento alla parte della spesa.



PRESIDENTE

L'argomentazione è vera perché la stessa questione era sorta in Senato durante la Presidenza Fanfani sulla Finanziaria. C'è però un problema che là veniva definito, all'art. 1, soltanto come fatto sospensivo che era quello che stabiliva il complesso della spesa statale e quindi lo si sarebbe determinato soltanto dopo l'accoglimento o meno degli emendamenti.
Qui ci sono non soltanto il primo articolo ma ci sono il secondo e il terzo e il quarto, cioè non si tratta solo di un articolo ma, si tratta dei primi quattro articoli. Il problema riguarda alcuni altri come il Fondo di riserva, l'autorizzazione a contrarre mutui. E' cosa diversa, perché se si modifica anche soltanto una parte con gli emendamenti che la Giunta intende proporre, a questo punto non vi è questione se noi andiamo a determinare gli emendamenti sull'allegato del bilancio per formare poi quello che invece è la legge di bilancio che precisa lo stato della spesa e dell'entrata. Lascio giudicare a voi. Se noi approviamo gli articoli così come sono strutturati vuol dire che non è più possibile fare una modificazione successiva per il semplice fatto che dovremmo tornare indietro a modificare quello che abbiamo già approvato. Questo problema se lo era posto anche l'on. Fanfani quando aveva saltato l'art. 1 ed era passato all'art. 2. Chiedo al Consiglio se ritiene di procedere in questo modo perché non è problema soltanto per gli emendamenti proposti dal Gruppo comunista, ma anche per gli emendamenti proposti dalla Giunta.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Io su questo punto lascerei anche alla consumata esperienza del Presidente di valutare qual è la procedura più coerente e più corretta per introdurre l'avvio della discussione. Io ho chiesto la parola però più che altro per una ragione di natura politica. Vedo che stiamo avviandoci già attraverso la disputa, le schermaglie pregiudiziali, procedurali, verso una discussione che prelude ad un ribadimento delle posizioni che mi sembra non corrispondano a quelle che sono state le posizioni entrate a far parte della discussione fino alla sospensione. Sospensione che è stata utilizzata dai vari Gruppi per una valutazione complessiva dell'andamento del dibattito al termine di questa discussione generale in cui è intervenuto anche il Presidente della Giunta. Mi aspettavo che avessimo incominciato questa seconda parte della discussione con una brevissima valutazione sulle conclusioni. Come Gruppo socialista che ha lavorato ieri ed oggi per vedere come approntare un progetto che comprendesse pur nella difficoltà e se volete nella rigidità che tuttavia in qualche punto abbiamo anche cercato di allentare, abbiamo lavorato per dimostrare insieme con gli altri colleghi della maggioranza una sensibilità in questo settore che era relativa ai problemi di cui ci facciamo tutti quanti carico, ma anche relativa a una situazione che si presentava molto rigida dal punto di vista del confronto sugli emendamenti.
Speravamo, io sono tra quelli che speravano che venisse una risposta che complessivamente fosse positiva e voglio dire che l'attendo ancora questa risposta positiva, non a caso stamani nel fare alcune considerazioni ho fatto anche quelle che sono interne a ciascuna formazione politica perché noi siamo sensibili a questi problemi, lavoriamo per un rapporto nuovo che sospinga i rapporti tra le forze politiche al più alto livello e nel modo migliore. Ci aspettiamo da questo lavoro altrettanta disponibilità pur nella funzione che ciascuno svolge. Se questa disponibilità non c'è, se si incomincia con un'azione tesa come mi è parso di vedere subito, ne prenderemo atto; prendiamo atto che non c'è quella volontà politica che noi auspichiamo per la quale abbiamo lavorato, per la quale riteniamo che la proposta di ordine del giorno che l'Assessore ha preparato corrisponda allo sforzo compiuto e anche alle risposte che in questo momento siamo chiamati a dare. Ribadiamo la disponibilità di tenere conto anche nella variazione di bilancio della tematica emersa qui dentro, però nel momento in cui avvertiamo che non c'è un minimo spiraglio lo avvertiamo con rammarico. Perché sembra vanificare uno sforzo che abbiamo condotto, che non ci stancheremo di condurre, ma che non dà e non ha dato finora alcun risultato. Ciascuno resta nella propria posizione ma è chiaro che leggeremo le posizioni per quelle che sono, anche se mi auguro che il processo di confronto sulla battaglia sugli emendamenti non sia tale da ulteriormente acuire un rapporto che noi vogliamo invece rilanciare con la più ampia serenità e ariosità. Intendiamo comunque difendere le posizioni nelle quali siamo impegnati con altrettanta fermezza.
Questa è la posizione che come socialisti vogliamo esprimere.
Riteniamo di non potere andare oltre; riteniamo che si possa immaginare un altro quadro politico che ci sembra non essere presente, perlomeno in questo momento non c'è. Quindi riteniamo realisticamente di ribadire il nostro impegno nell'attuale coalizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Accolgo di buon grado l'invito che faceva il compagno Rossa intanto perché va riconosciuta, anche per il prosieguo del discorso che farò, al Gruppo socialista una sensibilità che è una indiretta e non secondaria risposta alle questioni che anche polemicamente stamattina ho posto. Ho posto polemicamente la questione della nostra non disponibilità ad ammiccamenti diplomatici o di gioco politico e invece siamo molto interessati verso l'intenzione di andare avanti su una strada che non sia solo di migliori rapporti, ma addirittura cercando di armarla sulle scelte sui contenuti sui percorsi, sulle ulteriori individuazioni.
Pur nella pirotecnica capacità di intervento di Rossa ho colto un dato reale, anche nello scontro con noi nel giudizio pesante, un elemento comunque di confronto scontro che non può che essere il modo, l'ho ricordato stamattina, attendibile per sviluppare in qualsiasi assemblea elettiva, in qualsiasi stanza politica o istituzionale, quello che richiediamo dalla democrazia. Quindi registro positivamente l'intervento del compagno Rossa, e voglio dire qual è la nostra posizione.
Credo che ci sia una grande utilità anche nei momenti aspri e nelle scelte di percorsi nuovi, anche metodologiche, di collocazione e di approccio. Abbiamo notato una grande difficoltà ad intendersi. Non è un fatto positivo, ma è comunque positivo che almeno si colga; tutto quello che va nella direzione di fare degli sforzi per capirsi mi pare un dato essenziale. Non è stato così nelle repliche della Giunta e c'è stata una smentita perfino, Assessore Croso, nel suo intervento. Smentita anche rispetto a quello che ieri pomeriggio insieme al Presidente della I Commissione si era convenuto, ossia la fondatezza, che peraltro è stata ribadita in alcuni interventi (segnatamente dal Vicepresidente Vetrino, ma anche da altri), dei bisogni e delle proposte che noi facevamo in ordine al bilancio. Da parte vostra non si accettava fino in fondo (e lo posso anche capire) l'operazione "grande slam", nel senso di aprire la gabbia sul bilancio per motivi di vincolo; in quell'incontro si era compiuto un atto politico interessante di riconoscimento della fondatezza e della necessità di fare qualcosa al di fuori delle solite scelte. Tant'è vero che si era detto che era importante assumere un impegno su una seconda legge di variazione che fosse la carta dei bisogni essenziali del Piemonte da giocare rivendicativamente, contrattualmente, nei confronti del Governo e del Parlamento. Questo era il punto. Oggi non abbiamo avuto questa proposta, abbiamo avuto (mi sia permesso) una proposta di ordine del giorno che è una premessa classica; credo che ci sia un nucleo di questioni giuste, però che attengono al dibattito istituzionale, che vengono riprese da un documento della conferenza dei Presidenti, quindi non sbagliate, ma sbagliate nella collocazione. Questo lo diamo come presupposto, intanto perché quelle posizioni assunte sono giuste, intanto perché c'è ancora un dibattito istituzionale in atto che deve ancora chiudersi. Noi ritenevamo che non ci si potesse limitare a riproporre parole, ma bisognasse decidere di passare ai fatti, quindi ad un atto d'impegno di assunzione di una legge, la "carta del Piemonte" nei confronti del Governo.
La seconda legge di variazione su cui l'Assessore stesso conveniva che ci si poteva, mettere al lavoro per uscire dalla gabbia dei vincoli che invece, obbiettivamente lo posso riconoscere, sul bilancio abbiamo. Questo non è avvenuto; ci è stato proposto un ordine del giorno che ha solo una parte propositiva che è troppo vaga. La prima parte dell'intervento di stamattina di Beltrami è stata la fotografia, amara, esatta della situazione. Per questo dico passiamo ai fatti. C'è voglia di reagire ad uno stato che difficilmente è reggibile proprio per l'identità e l'esistenza.
Allora quello che qui viene proposto non basta, bisogna fare di più bisogna assumere un impegno, quale? Quello di partire, immediatamente dopo questa manovra di bilancio, con una seconda legge di variazione che sia la carta dei bisogni minimi del Piemonte sulle questioni essenziali da giocare a campo largo, non più vincolati, Ferrara. Questo è il punto! Giocare politicamente questa carta, ma armandola con la forza dei nostri diritti e dei diritti che rivendichiamo per quei bisogni essenziali della gente su tutti i tavoli con le altre Regioni. Quindi l'impegno a metter mano a una seconda legge di variazione con corsia straordinaria e peculiare, fuori dalla manovra tradizionale di bilancio. E non si dica assestamento, perch l'assestamento sarà di nuovo uno strumento contabile che non può che tener conto dei vincoli che, forse, non possono cambiare e ci rivelerà, caso mai che non abbiamo neanche i soldi che mettiamo nel bilancio di previsione.
Di qui nasceva la nostra richiesta di accoglimento, già da ora, di alcuni emendamenti qualificati. Questo ci attendevamo sul bilancio e non è avvenuto.
Parto dalle dichiarazioni di Mignone; tralascio un aspetto, che ci è parso molto grave nell'atteggiamento perché rivelava, al di la dell'errore delle parole una forma incomprensibile di livore o di confusione nei nostri confronti. Le affermazioni dell'Assessore sono state "accerterò" "sono disponibile a venire in Commissione". Avrei considerato logico che da quelle promesse si dicesse: "assunzione della delibera di sospensione di efficacia". Noi chiediamo la revoca per dare validità alla fase in Commissione, visto che c'è l'impegno ad accertare attraverso la Commissione d'inchiesta, che l'accertamento compiuto dall'Assessore o dalla Giunta sia fatto secondo le forme tipiche dell'indagine amministrativa interna di cui si rende conto poi al Consiglio, per garanzia che sia un procedimento serio i cui risultati la Giunta ci comunicherà. Su questi due piani abbiamo valutato insufficienti le risposte rispetto a quello che abbiamo dichiarato; abbiamo cercato di sostenere le nostre posizioni, abbiamo motivato il nostro percorso, ci apprestiamo a continuarlo. Lo sforzo che chiediamo alla Giunta, è uno sforzo che ha senso se ci viene manifestato o se capiamo le origini politiche. Ieri abbiamo avuto un momento di attenzione da parte del Gruppo socialista e da parte del Presidente della Commissione per capire che cosa si poteva concludere. Credo che l'esplicazione da parte delle forze e, comunque, l'assunzione di un tratto del genere potrebbe profittevolmente portare non solo a soddisfare le nostre legittime esigenze politiche di confronto, ma ad un buon prodotto il prodotto di una fase nuova, seria sull'emergenza finanziaria.
Il collega Biazzi la settimana scorsa, dopo il mio intervento generale sulle istituzioni, pose con molta forza la questione dell'emergenza finanziaria e disse: "bisogna cominciare subito".
Per noi cominciare subito è assumere questo concreto impegno sulla seconda legge di variazione con questi connotati. Si presta bene anche ad una campagna di immagine; non siamo mica noi a guidare la Regione, sono altri. Noi non siamo particolarmente gelosi di questa cosa, ci interessano i risultati, ci interessa la strada, ci interessa di poter giocare il nostro ruolo e credo che interessi anche a qualche Assessore uscire dallo stato un po' difficoltoso, che il Presidente Beltrami denunciava questa mattina, di essere prigionieri di troppi vincoli che impediscono anche di misurarsi e forse tolgono le possibilità e le speranze.
Questo è il senso della nostra collocazione, del giudizio su stamani e delle possibilità per un prosieguo. In questo senso è molto coerente la richiesta di Biazzi, a nome del Gruppo, di partire in ogni caso dagli emendamenti agli allegati perché lì confrontiamo il merito, verifichiamo le compatibilità e nel frattempo, se sarà dato ascolto a questa pacata ma ferma posizione nostra, credo che si potrà ottenere un buon risultato generale in tutti gli ordini dei problemi.



PRESIDENTE

A questo punto hanno intenzione di intervenire i Gruppi o la Giunta? La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Voglio solo dire brevemente che per quello che riguarda l'ordine dei lavori lasciamo al Presidente la scelta.
Gli emendamenti che la Giunta ha annunciato peraltro non modificano i totali di bilancio e quindi penso si potrebbe procedere anche alla votazione degli articoli e non alla votazione delle tabelle. Naturalmente se si vuole lasciare aperto il campo e accettare di discutere prima le tabelle, lo si può fare benissimo: non è questo il problema. Però riteniamo che gli emendamenti proposti ed annunciati dalla Giunta non modificano i totali: ci sono degli spostamenti, non v'è aumento del totale della spesa perché la pregiudiziale in proposito la Giunta l'ha espressa con chiarezza.
Voglio solo chiarire una questione. L'incontro di ieri con l'Assessore e con il Presidente della I Commissione è stato fatto a nome della maggioranza. Per non fare una delegazione di quindici abbiamo fatto questo incontro, quindi non ci sono atteggiamenti di uno o dell'altro. C'è un atteggiamento della maggioranza che concorda con l'atteggiamento della Giunta, che la sostiene e che compattamente si manifesta sugli atteggiamenti della Giunta medesima, al di là poi della sensibilità personale che ciascuno porta nei propri interventi.
Voglio anche chiarire, poiché il collega Santoni ci ha riferito in ordine al colloquio avvenuto, la nostra indisponibilità ad una seconda legge di variazione che sia una legge di variazione montata sui bisogni e quindi senza la contropartita delle entrate.
Occorre essere chiari: noi non riteniamo, allo stato attuale delle cose, che sia percorribile una via che ci riporti ante 1978 a fare i bilanci di lotta, i bilanci sui bisogni.
Oggi, noi riteniamo, sia invece percorribile la via della mozione, se non basta l'ordine del giorno. Una mozione che evidenzi le carenze di risorse. Se l'ordine del giorno è insufficiente, ci diamo un metodo diverso che può essere una mozione dell'intero Consiglio od altra via, ma non la via di una legge palesemente illegittima sul cui terreno non siamo disponibili.
Questo è stato un atteggiamento generale della maggioranza a conseguenza al colloquio ieri intervenuto. Non è un atteggiamento del Gruppo democratico cristiano.
Avevo già anticipato nella mia risposta a Biazzi questa posizione molto netta e molto chiara.
Siamo disponibili a porre in evidenza le carenze, ma non a portarle in uno strumento legislativo, palesemente direi inapprovabile e quindi, anche preso di per sé, del tutto velleitario.
Altri strumenti sono possibili. Non vedo perché si debba fare una legge palesemente senza copertura. Perché qui dobbiamo capirci...



(Interruzione dai banchi comunisti)



BRIZIO Gian Paolo

La fantasia è una cosa; la fantasia di inventare delle entrate che non ci sono come le inventano questi emendamenti che creano entrate senza dire da dove i soldi entrano, è tutta fantasia. Però non possiamo gestire con la fantasia un bilancio, dobbiamo gestire un bilancio nell'ambito delle leggi dello Stato facendoci approvare gli strumenti operativi.
Per noi è importante che si approvi il bilancio, che si approvi la prima legge di variazione.
Lo so: voi proponete una seconda legge di variazione di carattere direi conflittuale con il Governo.
Noi riteniamo che anziché una legge di variazione conflittuale con il Governo ci siano altri mezzi che siamo disposti a percorrere per aprire con il Governo una discussione sulla carenza di risorse, ma non ci pare sia percorribile né da un esecutivo, né dalla maggioranza la via di una seconda legge di variazione così impostata.
L'abbiamo detto già ieri - bisogna che siamo chiari perché altrimenti andiamo nell'equivoco e credo che gli equivoci non servano neanche nella discussione di oggi. Gli equivoci vanno superati: siamo disponibili sul piano politico, ma non accettiamo lo strumento legge. Questo lo aveva già detto ieri Santoni, non è oggi che possiamo prendere l'impegno. Una legge di variazione "bucata" non è per noi accettabile, l'hanno sostenuto ieri gli altri Gruppi di maggioranza, sia Ferrara che Santoni ed anche il Gruppo socialista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le responsabilità primarie di tipo tecnico che ha il nostro Gruppo con il collega Santoni ci ha in una qualche misura posti al centro delle questioni tecniche e ci ha un po' emarginati rispetto alle questioni politiche. Se non ci fosse stata questa ulteriore occasione probabilmente il nostro Gruppo si sarebbe pronunciato su questo soltanto in sede di dichiarazione di voto. Siccome però un po' imprudentemente da parte di qualche collega si è riaperta la valutazione sui comportamenti del Gruppo comunista e della maggioranza non sembra ulteriormente praticabile da parte del nostro Gruppo una posizione di spettatori rispetto a una vicenda che certamente è importante, nuova e molto delicata.
Vorrete quindi scusare qualche considerazione.
Personalmente, liberato dalla esigenza di seguire i documenti, ho avuto modo di ascoltare e raccontare a me stesso ed altri qualche barzelletta, ma quando si è un po' sollevati in ispirito si può riflettere di più, non dico meglio, questo lo valuterete voi.
Sono pervenuto ad alcune riflessioni e ad alcune conclusioni che valgono evidentemente per quello che valgono nel tempo e soprattutto solo per me. In primo luogo bisogna riflettere su due fatti nuovissimi: l'importanza della discussione sul bilancio. Mai in questa sede si era discusso sul bilancio. Si era sempre detto che il bilancio non era altro che la proiezione in termini numerici di cifre, di capitoli, di un disegno forte che il Governo e la maggioranza dovevano supportare e anticipare soprattutto era l'occasione per le opposizioni per la pronuncia di un altro disegno forte contrapposto. Quindi c'erano confronti di idee e di scenari e si riteneva di prendere atto che uno scenario era vincente sui numeri l'altro era perdente sui numeri e elegantemente si riteneva di non dover utilizzare niente di più dei numeri della Regione, ma di utilizzare strumenti che sono regolamentari e come tali non sono più dei numeri della Regione, ma sono dei regolamenti.
Questi fatti nuovi, per chi non voglia fermarsi alla superficie e voler quindi liquidare tutto con qualche battuta di spirito, criminalizzando qualcuno o ipotizzando disegni oscuri delle forze in agguato, ci portano a riflessioni che non sono solo di questa sede. In primo luogo si discute molto sul bilancio, ma come ha detto un collega dell'opposizione, non si discute molto sulle cose. La Regione per cosa è stata creata? Io mi sono scandalizzato molto nell'ascoltare che il bilancio è rigido nel senso che le cifre sono finalizzate, come se il fatto che le cifre sono finalizzate sia questione della quale la Regione si deve disinteressare e della quale il Consiglio possa benissimo non tenerne conto. Ma la funzione della Regione è di gestire nel modo migliore le risorse finalizzate e di dare servizi più qualificati ai cittadini all'interno di un disegno nazionale che distribuisce sul territorio per il perseguimento di certi obiettivi e per il soddisfacimento di certi servizi, le risorse. E' qui che si misura la dimensione regionale "specifica". Qui si misura la capacità della Regione di essere quello che, prima di tutto, dev'essere la Regione: un ente di decentramento.



(Interruzione del Consigliere Bontempi)



MARCHINI Sergio

Permettimi, quando facciamo il dibattito istituzionale ti dico cosa dev'essere la Regione secondo me.
Voglio solo dire che aver spostato il dibattito sulle mere risorse libere, senza soffermarci un momento, come si faceva in passato, a discutere nel merito su come quelle risorse venivano utilizzate, quindi a discutere sul 100% del bilancio e non soltanto sullo 0,6% del bilancio, è una novità e la segnalo! E' una novità, Bontempi lasciami finire! E' una novità per me!



(Interruzioni del Consigliere Bontempi)



MARCHINI Sergio

Permettimi Bontempi non sto facendo un'accusa a nessuno! Ho detto che ho fatto questa riflessione per me cercando di capire il perché si è usciti, in qualche misura, da alcune norme di comportamento. E sia chiaro non ho espresso dei giudizi! Non ho detto che in questa occasione la maggioranza e la Giunta hanno fatto un disegno alto rispetto la quale l'opposizione non è stata capace di proporre un altro disegno alto, non l'ho detto! Perché manca la prima e manca la seconda! Allora si tratta di capire perché in un momento in cui rinunciamo a disegnare scenari, guarda caso, il conflitto tra di noi cresce di tono, di asprezza nei rapporti tra le persone e nell'uso degli strumenti! Questo era (e chiedo scusa al collega Bontempi) l'interrogativo che mi ponevo, nel momento in cui rinunciamo a grandi disegni; quelli che aveva disegnato una certa maggioranza e quella che aveva disegnato una certa opposizione.
Sembrerebbe quindi che scendendo la scommessa dovrebbe anche scendere la tensione tra di noi e la passione politica, che invece aumenta.
Chiediamoci il perché. Questo è il punto.
Ho provato a dare una risposta, e questa risposta mi serve a supportare la risposta che ci viene data ancora in questo momento dal Partito comunista. Per questo intervengo.
Ho l'impressione che, come sempre, come sappiamo da Gramsci in poi Torino e il Piemonte siano un laboratorio; quindi è indubbio che lo scenario politico che si è aperto a livello nazionale - uno scenario curioso, certamente anomalo - porti alcune forze politiche a chiedersi se il fare politica come si fa ai nostri livelli abbia ancora senso e se sia il modo giusto.
In altri termini. I partiti (non diciamo quali) che si sentono impegnati in una trasformazione sostanziale della società, della sua ossatura istituzionale e delle sue prospettive politiche e che, quindi, si sentono coinvolti a pieno titolo nel cambiare questo Paese in modo profondo, avvertono, forse, difficoltà a non poter allacciare, con gli altri partiti che questo disegno a livello nazionale fanno e accettano, un disegno rapportabile a questo nuovo clima politico. Quindi ho l'impressione che la fase nazionale porterà, obiettivamente, forti difficoltà nei rapporti tra le forze politiche a livello locale. A meno che non si riesca a trovare un giusto mezzo tra le cose che si chiedono che probabilmente non sono possibili e le cose che si offrono che probabilmente non sono sufficienti.
Il Partito comunista, a mio avviso, interpreta questa fase e individua anche un percorso giusto, utilizzando, però, uno strumento che non è accettabile. Il livello nazionale vive una fase particolare, costituente.
E' finita la gestione della società della politica fondata su alcuni miti o su alcuni valori o obiezioni aprioristiche; si ritiene che se ne aprirà un'altra. La storia ci citerà se questo avverrà o meno.
Ma qui in Regione, le cose per le quali si ragiona a livello nazionale (e lo abbiamo detto nel dibattito sulle istituzioni) sono già avvenute tutte, colleghi comunisti. L'alternanza c'è nella misura in cui ci sia la capacità di una forza politica di coagulare intorno a sé una maggioranza; e qui ci sono state maggioranze di sinistra che hanno avuto l'apporto socialdemocratico e hanno avuto l'apporto di ex liberali. Qui sono di nuovo le vere regole della democrazia a decidere, non sono più i meccanismi distorti ad impedire ad una forza di essere al Governo. Sono le regole ordinarie della democrazia. E mi rendo conto, in questo momento, che devono soffrire, sopportare delle interpretazioni per evitare che ci sia questa frattura culturalmente, politicamente poco praticabile tra i livelli di governo nazionale e tra i livelli regionali. Quindi la difficoltà di questo passaggio non è nell'accettazione di un emendamento o meno, ma è capire quale può essere l'invenzione di un terzo modello, nel rapporto tra le forze politiche, che non è quello costituente perché non ci sono gli obiettivi che ci dobbiamo porre, che non è probabilmente quello politico perché l'obiettivo politico attiene alle maggioranze e attiene alle Giunte.
Devo dire agli amici comunisti che l'obiettivo che si sono posti con questa loro battaglia consiliare è per me inaccettabile perché è uno strumento politico. La richiesta che ci sia un impegno ad una proposta di legge di variazione di bilancio è un obiettivo politico e quindi è un obiettivo che attiene alla responsabilità di un governo e di una maggioranza; però mi rendo conto che è uno strumento politico, quindi ritorno sull'apparente contraddizione iniziale, che si pone un obiettivo istituzionale. Di questo si tratta. Quando gli amici comunisti ci dicono: "Apriamo una questione con lo Stato" vuol dire aprire una questione istituzionale, sostanzialmente di competenze, di uso delle risorse, che trascende al nostro essere politico che è il governare le nostre competenze e le nostre risorse. Mi pare che questo sia il limite in questo discorso e quando dico limite dico una linea rispetto alla quale ci si deve confrontare, ma rispetto alla quale la pregiudiziale e la difficoltà è nel voler usare uno strumento politico rispetto ad un processo istituzionale.
Mi sembra giusto che i colleghi che mi hanno preceduto abbiano posto l'accento sul fatto che non si può pensare ad uno strumento politico che non sia in linea con le responsabilità di governo e quindi rispetto a delle normative.
Caro Bontempi, io sono tra quelli che non si sono scandalizzati, che non hanno sollevato questioni; ci sono dei momenti di crescita di un'istituzione che evidenziano dei momenti di difficoltà che vanno vissuti con serenità e con la consapevolezza che non sono la conseguenza di irritazioni momentanee, di questioni anche caratteriali, sono dei segnali che dicono che la società sta cambiando e che probabilmente le forze politiche devono inventare meccanismi nuovi con i quali rapportarsi per rispondere alla società. Mi sembra però che la strettoia alla quale ci avete portati di utilizzare lo strumento politico come l'avvio di una collaborazione di natura istituzionale, perché di questo si tratta, insieme cerchiamo di avere più risorse, insieme cerchiamo di avere più competenze insieme cerchiamo un ruolo diverso dopodiché ottenuto questo o ottenendo questo ci dividiamo comunque su come utilizzare queste risorse, su come gestire le competenze e come svolgere la nostra funzione sia un passaggio che deve trovarci molto disponibili alla riflessione; ma così come io non ritengo una sopraffazione da parte del Gruppo comunista il fatto che si stia qualche ora più del consentito su questa questione, così pregherei gli amici comunisti di non considerare, almeno da parte del Gruppo liberale una preclusione la ricerca di questo percorso di recupero di ragioni d'essere della Regione in termini di competenze, in termini di risorse e come ebbi a dire l'altra volta, in termini di ruolo e di rappresentanza politica, anche se apparentemente la rifiutiamo nella misura in cui ci viene richiesta su una questione e su uno strumento che è un tipico strumento non solo di natura politica, una legge finanziaria, ma soprattutto uno strumento di governo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Intervengo brevemente per dire che su questo ultimo aspetto sul quale è intervenuto il collega Marchini la Giunta è in linea con l'intervento del Presidente del Gruppo DC, a nome anche degli altri Gruppi, però è comunque impegnata a fare uno sforzo di fantasia insieme per ritrovare forme e modi quelli che però sono potabili e si possono reggere, per rendere più robusto il nostro atteggiamento nei confronti del Governo centrale.
Circa l'altro aspetto richiesto dal collega Bontempi di sospendere la deliberazione sulle opere pubbliche vorrei fare una sottolineatura che è semplicemente una riflessione a tarda ora ma fatta con relativo distacco.
Vorrei pensare che insieme abbiamo da valutare come torna difficile sospendere l'esecutività di una deliberazione che è stata resa esecutiva dal Commissario del Governo ed inoltre i Comuni hanno davanti 60 giorni per presentare le progettazioni. Ho l'impressione che li mettiamo in estrema difficoltà dopo aver acceso loro momenti di speranza soprattutto avendo noi dato risposta a tutte le pratiche che ci sono state presentate per queste aree di intervento non avendone trascurata alcuna; in secondo luogo mi parrebbe di riproporre, al di là del modo di concludere gli interventi dell'Assessore Mignone prima e del mio dopo, con totale tranquillità d'animo questa possibilità di approfondire il problema all'interno della Commissione ivi pensando di poter utilizzare, se esistono spazi di utilizzazione, domande, possibilità di adeguamento da parte delle comunità locali, quell'altro 13% che nella buona o nella cattiva sorte è stato tenuto in sospeso.
Inoltre torno ad assicurare che da parte della Giunta si procede all'accertamento amministrativo circa le responsabilità per eventuali fughe di notizie.



BONTEMPI Rinaldo

Scusa, con molta educazione ti preciso quello che intendevamo. Le forme garantite e formalizzate di accertamento già in passato sono state adottate attraverso l'istituzione. Noi chiedevamo la Commissione d'inchiesta consiliare; l'accertamento interno attraverso uno strumento di indagine amministrativa garantisce chi riferisce. E' chiaro? Si fa la deliberazione e si dice: "Queste tre persone indagano e verificano".



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Benissimo, siamo d'accordo. Superato quest'altro aspetto io concludo.
Senza entrare nel merito il Consiglio è sovrano e il Presidente disciplina il traffico... Ha la vocazione ma è solo Presidente... Senza entrare nel merito per questa proposta di emendamento o comunque per un riferimento all'art. 1 della legge di bilancio vorrei risottolineare a tutte lettere che la Giunta intende approvare il bilancio di previsione così come è stato presentato non solo per motivi di opportunità ma in quanto l'articolazione di un confronto interviene nella fase successiva attraverso la legge di variazione, per cui torna difficile il dover pensare che ci si possa mettere da parte nostra, per interpretazione corretta dei comportamenti non mi appartiene, appartiene alla Presidenza e all'aula, con facilità sulla possibilità di una disamina della parte di emendamenti e soprattutto per capire come questi emendamenti possono essere collocati. Sul piano pratico non sono un esperto di materia finanziaria o di bilancio, ci sono quarantasei emendamenti a questa prima voce. Con questi quarantasei emendamenti si dice che il totale generale delle entrate passa da 6.000 miliardi e rotti, le ultime cifre sono 290 milioni, da 290 a 300 milioni con un emendamento; con il successivo aumenta di 10 milioni, con quello successivo ancora di altri 10, questo avviene per 46 volte riproponendo l'aumento di 10 milioni. Io chiedo come questo è proponibile e come si pu procedere. Per una collocazione, non c'è umorismo da parte mia, è una domanda: se noi dovessimo accogliere il primo, proseguono poi tutti gli altri 45?



BONTEMPI Rinaldo

Noi abbiamo chiesto di cominciare dagli allegati proprio per entrare nel merito delle questioni.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

L'altra domanda che mi pongo è di questo genere: lo Statuto dice che allorquando si propongono modifiche o si individuano spese devono essere indicati anche i mezzi per farvi fronte. Qui siamo nella voce entrata, ma dal momento che il bilancio deve comunque pareggiare è pacifico che a questa somma dovrà corrispondere analoga somma in uscita. Allora la domanda che mi pongo è questa: dove questi quattrini vengono reperiti in entrata e dove vengono collocati in uscita. E' una domanda che ritengo legittima. Io ho estrema e superficiale preparazione su questo argomento; mi pende il sospetto che questi emendamenti non siano proponibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Essendosi esercitato, lo ha ammesso egli stesso di non essere esperto ma io lo sono meno di lui, sulle questioni di bilancio, non ho capito bene cosa volesse dire il Presidente. Noi abbiamo fatto una richiesta che tiene conto delle preoccupazioni del Presidente. Ci ha aggiunto un suggerimento di non proponibilità, che non tocca a lui, ma comunque ha titolo a farlo.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Io non l'ho suggerito.



BONTEMPI Rinaldo

Ha titolo a farlo. Noi abbiamo chiesto di incominciare, e non a caso dall'esame degli emendamenti agli allegati, sulla base dei quali e solo dall'accoglimento o meno dei quali può derivare l'influenza sugli articoli in particolare sull'art. 1. Sul piano politico mi pare ci siano state date delle risposte, da Marchini, in parte dal Presidente. Quindi chiediamo al Presidente di entrare nelle manovre di variazione sui vari allegati, sui vari titoli. Confrontiamoci e sulla base di questo potremo trarre le opportune conclusioni su tutta la manovra di bilancio. Non è una richiesta stravagante, anzi forse è la richiesta più ragionevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi, io credo che mai come questa volta si colga in questa assemblea la volontà di reagire a quello che è un coperchio sul vincolo dell'operatività finanziaria che viene a tarpare le ali della Regione. Io credo che sia un clima importante. Almeno, dai 5 anni che vivo all'interno di questa assemblea ho colto attorno al problema del bilancio una sensibilità all'emergenza che questo viene a dare.
Credo anche che non si possa sottostimare una chiara correlazione che esiste tra quanto oggi andiamo dicendo e quanto è emerso nel dibattito sulle riforme istituzionali i cui contenuti mi pare che almeno per alcuni aspetti siano una componente rilevante per il discorso che stiamo facendo e che non sottostimerei. All'interno di quella ipotizzata carta dei bisogni minimi del Piemonte nei confronti del centro io credo che si collochi, già in determinazioni emerse in quella giornata, una componente importante che va tenuta presente. Non credo che oggi discutiamo di questo non tenendo conto del rapporto.
Ci troviamo dinnanzi ad alcuni passaggi: per dirla in modo decodificato ritengo si siano dati alcuni segnali certamente non di caratura di grande peso, ma dei segnali politici su una disponibilità ad accogliere in misura più accentuata quelle che erano aree di emergenza e che credo siano state riconosciute in un confronto che l'Assessore e il Presidente della I Commissione hanno avuto con il Capogruppo del Partito comunista. Mi sembrano dei fatti significativi anche se non stravolgenti. Io auspicherei che le cifre fossero enormemente più alte; però abbiamo evidentemente una gabbia dei vincoli sul bilancio che viene anche dal Gruppo del PCI riconosciuta; non si può non pensare che non ci sia questo tipo di vincolo.
Io credo che si possa costruire qualcosa, che non so se definire una carta delle necessità del Piemonte, che sappia tradursi (i compagni del PCI propongono una seconda legge di variazione, io vorrei suggerire di trovare un altro strumento, solenne, che non sia una bolla di sapone, un ordine del giorno tanto per chiudere in fretta perché domani abbiamo tutti i nostri impegni), che abbia un carattere di solennità, che sappia agganciarsi alla spinta delle altre Regioni; quindi che sappia in qualche modo fare da catalizzatore e aumentare questo peso di necessità e che sappia in qualche modo far arrivare la nostra voce specificamente sulle nostre esigenze.
Credo che alcuni punti specifici di "aggressione" nei confronti del Governo centrale ci siano: penso ad esempio al FIO e all'uso di alcuni strumenti comunitari.
Non possiamo fare dei preziosi interventi sulle riforme istituzionali piangere sulle risorse che mancano e poi aver timore di fare un affondo nel rivendicare con forza, con determinazione, questa nostra ormai azione sotterranea che tende ulteriormente a delegittimare la nostra operatività.
Io capisco che la seconda legge di variazione potrebbe avere quella solennità, ma potrebbe essere anche un boomerang. Temo il fatto di poter mirare in alto e poi avere un risultato basso e trovarci a una non capacità di giustificazione nel rapporto con la comunità, cioè di essere accusati di demagogia, di incapacità nel fare i conti con la realtà oppure di non aver saputo forzare la realtà sino a dove era possibile. Credo che lo sforzo che possiamo fare, Brizio, sia di inventare qualcosa che vada al di là, almeno come carattere di solennità e di forza, della stessa mozione, per far emergere un rapporto tra le nostre necessità, non municipalistiche campanilistiche, regionalistiche, spicciole, ma collegate ad un'esigenza di sviluppo che fa da trascinamento del sistema economico sociale del Paese.
Accennavo al FIO che mi pare sia l'emblema del modo in cui il livello centrale tratta questo Piemonte. Questo è un emblema classico, sul quale c'è la possibilità di fare un'azione solenne; sarà anche l'occasione per portare un'iniziativa a livello centrale, con la dovuta autorità.
Mi è più difficile però (e lo dico a Bontempi) capire come sia possibile un collegamento meccanicistico della vicenda della delibera Mignone con questo impianto; cioè capire la connessione rapida, automatica.
Mi pare che questa occasione possa essere estremamente valida se riusciamo ad inventare uno strumento in più che non vada a farci correre dei rischi anche se suggestivi (lo ammetto Bontempi questo della seconda legge di variazione per me è un elemento con forti elementi di suggestione). Colgo anche i pericoli che si possono ritorcere su di noi per il livello di forza che possiamo, poi, esprimere; per il livello di voce che possiamo dare al momento in cui i risultati non corrisponderanno alle aspettative.
Evidentemente la maggioranza non può giocare a farsi bollare di incapacità, imprevidenza, velleitarismo.
Credo allora che gli elementi emersi da una intelligente proposta dell'Assessore, di apertura e di attenzione, nascondono al loro interno la volontà di predeterminare un disegno. Direi che la maggioranza potrebbe firmare una lettera d'intenti per indicare dei processi, nei limiti che l'assestamento di bilancio viene a determinare, che siano il meno ragionieristico possibile e che abbiano, invece, una valenza politica magari piccola. Non accontentiamoci di fare un accordo poco onorevole di retroguardia, di ritardo che non salva né i diritti alla battaglia della minoranza né i diritti all'azione della maggioranza.
Ci sono quindi le condizioni di individuare uno strumento che abbia un contenitore adeguato per avere un carattere solenne di impegno politico che sappia evidenziare la carta dei bisogni del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

E' già stato detto da altri colleghi che la discussione sul bilancio '88 è stata indubbiamente diversa da quelle che si sono tenute in quest'aula sugli esercizi precedenti.
Mi ricollego ai colleghi che mi hanno preceduto e che hanno fatto uno sforzo di trovare dei punti reali di confronto; interverrò schematicamente.
Mi pare che sia ormai nella coscienza di tutti la necessità, comunque di uscire dall'emergenza finanziaria. Credo che questa coscienza, mi permetto di dirlo, non c'è adeguata in tutte le altre Regioni italiane. In Piemonte si è potuto riprodurre forse per una serie di circostanze. Ho letto con molta meraviglia su "Sole 24 ore", un trafiletto che mi ha passato cortesemente l'Assessore, in cui si affermava molto tranquillamente che erano ormai risolti tutti i problemi di deficit di bilancio della Regione Lombardia. Può darsi che sia così, io ho dei dubbi che sia effettivamente così; anche alla luce di informazioni avute a Venezia da qualcuno che s'intende di bilanci della Regione Lombardia. Ho sentito dire che nella Regione Lazio si sono trovati quasi all'improvviso 200/250 miliardi in più rispetto a quelli previsti in origine dalla proposta di bilancio. Anche questo mi lascia molto perplesso. I dati che siamo riusciti a raccogliere in Piemonte sono molto chiari e nella loro schematicità dicono cose opposte. Dall'analisi di questi dati è uscita la nostra proposta di una manovra organica, partendo dal bilancio 1988, sulla quale ci siamo confrontati e continuiamo a confrontarci. Che cosa è emerso finora? Mi riferisco ad un incontro che c'è stato ieri sera: ci vuole un qualcosa di "subito", nel bilancio 1988, qualcosa di concreto. Non si pu rimandare tutto e sempre all'infinito. Questa è la prima tappa della manovra che proponiamo.
Abbiamo coscienza che le proposte di intervento sono quelle minime indispensabili, le uniche che giustificano la sopravvivenza delle Regioni sappiamo che ci sono dei limiti imposti dalle nostre leggi di contabilità regionale, al di là dei quali non si può andare, anche se si sono abbastanza superati con questo bilancio. Ebbene, che fare? Si potrebbe ragionare intorno a questa proposta: approviamo un bilancio, modificato rispetto a quello che era arrivato in Consiglio regionale, con delle aperture che siano significative e consistenti; poi apriamo subito un confronto successivo, che deve concretizzarsi in un documento che sia diverso dal solito ordine del giorno, dalla solita mozione e dalle solite lettere.
Come individuavamo noi questo strumento nuovo? Attraverso la costruzione di un quadro minimo dei bisogni della Regione che può tradursi in una legge di variazione di bilancio. Questa legge di variazione di bilancio diventa o può diventare il terreno di confronto, innanzitutto con le altre Regioni, che sicuramente hanno gli stessi nostri problemi di sopravvivenza, per costruire assieme, partendo da un atto formale, un confronto serio con Parlamento e Governo che permetta di ottenere - noi almeno lo speriamo, anche se non ci facciamo molte illusioni - dei risultati prima dell'assestamento. Siamo coscienti che solo con la creazione di un fronte ampio, cosciente da parte delle Regioni, si pu arrivare a costruire questi risultati.
Noi abbiamo individuato lo strumento della legge di variazione di bilancio.
E facciamo un'ulteriore precisazione: noi proponiamo quale strumento la legge di variazione di bilancio. Non è che ne siamo innamorati; ci sembra che tra gli strumenti a nostra disposizione possa essere tra i più adeguati.
Questa legge può essere costruita di intesa Giunta e Consiglio all'interno della Commissione. Può essere presentata al Consiglio regionale e prendendola come base di confronto, prima dell'approvazione, andare a sentire che cosa eventualmente vogliono proporre di diverso, di più significativo, di più incisivo le altre Regioni per costruire assieme una carta dei bisogni minimi; e ovviamente le corrispondenti le risorse. Su queste basi apriamo un confronto con Governo e Parlamento per ottenere in tempi brevi, cioè nel giro di qualche mese, dei risultati concreti per tutte le Regioni. Occorre occorre uno strumento significativo.
A noi sembra che possa essere uno strumento significativo una legge di variazione di bilancio già presentata formalmente al Consiglio e che disegna una carta dei bisogni minimi, essenziali a cui le Regioni devono far fronte, pena il venir meno della giustificazione della loro stessa esistenza. Questo il senso della nostra proposta.
Ci sono altre proposte più incisive che permettano di percorrere con più facilità questa strada? Non ci formalizziamo. Quello che deve per essere chiaro è che non si può rinviare tutto alle calende greche.
Occorre cominciare a lavorare da subito attorno a questo disegno. Non abbiamo atteggiamenti pregiudizialmente polemici verso le altre Regioni.
Siamo ancora convinti - e chi ha partecipato ad incontri a livello nazionale in cui si fa il punto sulla situazione della finanza regionale mi pare ne abbia avuto conferma più di una volta - che non c'è adeguata coscienza in tutta la classe dirigente regionale dei problemi dell'emergenza in cui si trovano le Regioni. Non facciamo in questo momento distinzione tra Giunte e Giunte, tra maggioranze e minoranze. Ci sembra che questo sia un problema che riguarda tutte le Regioni italiane; occorre cominciare a dare il segno di una inversione di tendenza.
Non vogliamo riaprire una polemica con il Presidente della Giunta, ma dobbiamo ribadire che, purtroppo, sono stati gli stessi Presidenti delle Giunte ad ammettere l'inefficacia della conferenza dei Presidenti delle Regioni. Sentiamo ovunque come questi strumenti si sono rivelati negli anni praticamente inefficaci. Allora occorre cominciare a ripercorrere altre strade, perché l'emergenza c'è e non possiamo più permetterci di rinviare il tutto ancora una volta, nemmeno di alcuni mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito ha degli aspetti di originalità. Mi è parso di avere capito che ci sia una sostanziale unità rispetto a certe valutazioni. Tutti siamo concordi nel ritenere le finanze regionali un elemento di estrema difficoltà per la Regione: sono oggettivamente un elemento di freno, di difficoltà e questa valutazione è unitaria da parte di tutti.
Mi pare di aver colto dal dibattito che c'è stato in questi giorni che ci sia una sostanziale unità rispetto a quelle che sono le esigenze e le emergenze di questa Regione.
La Giunta, la maggioranza, l'opposizione individuano nell'occupazione nell'ambiente, gli elementi fondamentali, i grossi elementi.
Esiste da parte di tutti, come emerge da questo dibattito e dal dibattito della settimana scorsa, una considerazione in ordine alla riqualificazione del ruolo della Regione. Questo Istituto giovane (così giovane è già invecchiato), in qualche modo bisogna ringiovanirlo e dargli nuovo vigore.
Queste sono considerazioni che tutto sommato ci accomunano, seppur con i diversi modi di approccio per la situazione oggettiva nella quale ci troviamo.
Mi pare che ci sia da parte delle forze politiche, al di là di certe esasperazioni, una oggettiva volontà di confrontarsi, di fare di questo Consiglio regionale un momento di incontro, di valutazione e di confronto.
C'è chi lo fa più su enunciazioni di carattere generale, c'è chi lo fa più su questioni specifiche e puntuali, però mi è parso di cogliere che ci sia la volontà di trovare dei momenti di incontro.
Questo è lo scenario nel quale oggettivamente ci troviamo.
Non entro nel merito del secondo problema, quello della mozione. Mi pare di capire che si possa trovare una soluzione; personalmente ritengo che l'intervento del collega Mignone abbia chiarito ed affermato delle posizioni importanti e significative e dal mio punto di vista anche apprezzabili. Il Partito comunista sente l'esigenza, al di là della mole degli emendamenti, di fare qualcosa di forte per far sentire al Governo e al Parlamento l'estrema difficoltà delle Regioni, e della Regione Piemonte in particolare; ha proposto una soluzione, che Bontempi definisce forte cercando di armarla in qualche modo.
Vorrei fare due valutazioni: una sul piano istituzionale e una sul piano politico.
Sul piano istituzionale devo dire, e questo vale esclusivamente per il PRI, che come forza di governo mi trovo in imbarazzo a predisporre uno strumento legislativo illegittimo fin dall'origine (tutti quanti sappiamo che è illegittimo fin dall'origine).
Però c'è anche una valutazione politica: mi chiedo se è veramente questo lo strumento forte e clamoroso. Perché, cosa capita? Noi presentiamo questa legge, l'approviamo, naturalmente il Commissario del Governo la respinge; siccome noi vogliamo aprire un contenzioso la riapproviamo. Il tutto va alla Corte costituzionale che ci dà una risposta in termini di legittimità dicendo che la legge è illegittima. Quello che abbiamo fatto è clamoroso, ma mi pare che non abbia capacità politiche di smuovere certe cose. Bisognerebbe trovare qualcosa di forte, di diverso che sia altrettanto significativo ed importante. Mi fa piacere il fatto che nessun altro abbia trovato una risposta, perché anch'io non riuscivo a trovare una risposta.
Quando non trovo soluzioni al di fuori degli strumenti normali ricado negli strumenti normali cercando di caricarli il più possibile di significato politico. E' una mozione che approviamo tutti, ma ho qualche perplessità a trovare questa sera l'elenco dei fabbisogni del Piemonte.
Forse non ci riusciremmo neanche se avessimo tempo. Qualcuno ha la scadenza del corteo dell'1 maggio, il termine di un giorno e mezzo è poco, quindi credo che occorra un impegno chiaro ed esplicito di questo Consiglio regionale rispetto all'assunzione di questi problemi.
Di fronte a questi problemi la Regione deve cercare di dare delle risposte, per quanto riguarda la sua competenza, facendo ed attuando una manovra di bilancio che vada comunque nella direzione delle priorità sulle quali tutti siamo d'accordo. Dobbiamo incaricare la Presidenza della Regione affinché solleciti con un ordine del giorno o una mozione coinvolgendo i parlamentari piemontesi, coinvolgendo le altre Regioni. Non vedo soluzioni alternative a questa. Se non ci sono soluzioni alternative la mia valutazione è che occorre prenderne atto; se esiste veramente questa volontà unitaria di ottenere qualche risultato si deve procedere nel modo più opportuno. Occorre che una prima risposta a questa esigenza possa essere data subito, in modo da rimuovere la situazione di stallo nella quale ci troviamo, situazione che non avrà sbocco concreto se continueremo in questa discussione, che ritengo sia fine a se stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, spero di non passare alla storia del mio Partito come l'Abozzi della situazione. Per chi non lo ricorda potrebbe sembrare Aldo Bozzi, mentre invece è Abozzi, il quale disse delle corbellerie che i liberali hanno pagato per tutta la loro storia.
Ritengo che lo sforzo che va fatto non sia sul piano della volontà politica, ma sul piano degli strumenti. Il PCI converrà con noi che non è immaginabile che si blocchi il governo regionale in attesa delle riforme istituzionali, quindi ancorare la questione Regione alla legge di assestamento del bilancio è mettere insieme due questioni non compatibili: atti di governo e questioni istituzionali, neanche questioni politiche e questioni istituzionali, atti di governo, di gestione quotidiana delle cose e le questioni istituzionali che devono richiedere scenari più ampi.
Faccio una proposta finale. Stia attento il Capogruppo comunista, che è sempre attento quando dico delle corbellerie, perché provo a dire una corbelleria che magari gli piacerà, però sempre corbelleria è.
La legge presentata dalla Giunta è un atto di governo che deve rispondere nell'immediato, essendo un assestamento e una variazione, a novità che emergono di qui al tempo in cui verrà proposta. E' chiaro quindi che non ci possiamo aspettare che quella legge dia dei risultati nel concreto, né che sia lo strumento idoneo all'avvio del dibattito, perch dovrebbe essere immediatamente disconosciuta dalla stessa Regione per poter continuare la stessa Regione ad esistere. Questo è il limite della richiesta comunista in termine metodologico. Mi rendo anche conto che la solita mozione rischia innanzitutto di demandare a qualcuno, quindi alla Giunta, alcune cose mentre (se ho sentito bene) se questo è il rapporto che vogliamo avviare bisogna trovare un qualcosa che sia di tutti e non di qualcuno, quindi non sia della Giunta ma del Consiglio.
Faccio pertanto una proposta (che passerà forse alla storia come quella di Abozzi) che immagini di dare pari responsabilità a tutte le componenti del Consiglio, all'interno di un meccanismo che normalmente è di competenza della Giunta, per uscire dal vago ma anche senza avviare conflitti di natura politica. Sostanzialmente chiedo ai colleghi di valutare che praticabilità potrebbe avere l'affidamento alla I Commissione della stesura di una simulazione di variazione di bilancio (tecnicamente è una legge di variazione di bilancio) che consideri le esigenze in entrata e in uscita minimali a rispondere ad un minimo di esigenze rispetto alle quali il complesso delle forze politiche consente. Questa potrebbe essere una carta di confronto con le altre Regioni e di confronto con il Governo. Un documento che formalmente ha la struttura di una legge e che quindi in una qualche misura esce dalla genericità ma è specificato nei contenuti, che viene avviato in una sede istituzionale che è quella della I Commissione,e trovi la pari dignità di proposte e di analisi da parte di tutte le forze politiche. Forse è questa la strada a metà in cui c'è una dignità di documento; c'è l'avvio in una sede istituzionale che è parlamentare e non di governo ed è evidente che questo vuol dire da parte nostra accettazione del doppio binario come è giusto che sia. Andranno avanti le leggi di governo in ordine alla variazione di bilancio sulle quali ci scontreremo ma come atto di governo non come atti istituzionali. Nella variazione di bilancio che presenterà la Giunta discuteremo nella misura in cui nelle compatibilità consentiremo o meno, ma contemporaneamente porteremo avanti tutti insieme, se questo sembra un percorso accettabile, una questione regionale proposta dalla Regione Piemonte non su un documento generico ma su un documento contabile che non ha la legittimità formale della legge di proposta della Giunta, ma è una simulazione proposta dalle forze politiche che non impegna la Giunta ma esercita la Regione nel suo complesso su questa ipotesi e la mette nelle condizioni di affrontare una questione, che a questo punto mi permetto di dire con un po' di supponenza, è una questione squisitamente istituzionale e non più una questione politica che ci vedrebbe non disponibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi sia permesso collocarmi rapidamente sulle novità emerse, a partire dall'intervento iniziale del collega Rossa.
Credo di poter annotare, come faceva il collega Ferrara, qualche elemento significativo. Io l'unità la vedo in queste cose e cioè che c'è un'analisi certamente comune. Io poi credo, non per rivendicare primogeniture, che l'azione determinata che abbiamo sviluppato prima sulla riforma istituzionale per arrivare al dibattito e poi l'azione successiva di mettere in discussione le scelte di bilancio con un'operazione nuova abbiamo dato un contributo. Però è vero quello che dice il collega Ferrara.
C'è un elemento di unità di analisi e forse la percezione che non possiamo stare fermi alle sole compatibilità e regole dateci da altri.
Ognuno le può discutere, è un diritto legittimo; siamo in una fase di approccio; "non si è mai cominciato abbastanza in Italia" diceva Biazzi. Un giorno davanti all'ufficio di Viglione incontrai la Vicepresidente Bianca Vetrino, la quale (le stavo parlando della necessità di affrontare le questioni di riforma istituzionale) mi disse: "Dobbiamo farci sentire anche con delle piazzate" (usò esattamente questa parola). Giustamente oggi Ferrara dice: "Il clamoroso va bene ma deve essere anche forte". Posso capire il ragionamento e noi vorremmo fare una cosa che sia forte nell'immagine e nel clamore, ma anche nei risultati.
Detto questo noi continuiamo ad essere convinti che l'atto legislativo sia l'atto forte, però gli interventi di Tapparo e di Marchini (in realtà lo diceva anche Ferrara: "Non so cosa, ma ci starei a qualcosa") sembra che indichino una strada che noi cogliamo come un elemento interessante.
Abbiamo la consapevolezza che questa azione vada praticata e perseguita con l'ispirazione massima possibile, un po' fuori da tutti gli schemi. A voi può sembrare più comodo che lo faccia un partito di opposizione. Ma non è detto. Ecco la riprova: ieri a livello nazionale sono state presentate dal nostro partito dieci splendide leggi sui parchi, con un piccolo particolare: sono dieci splendide leggi sui parchi, in cui si creano organismi ad hoc, in cui le Regioni sono solo parte. Io ieri sera in riunione di partito ho contestato questa cosa, perché non tengono neanche conto della ricchezza della nostra esperienza regionale. E' una fase molto particolare, in cui ci sono anche delle difficoltà per i partiti dell'opposizione, perché questa cultura e questo atteggiamento, che poi trova negli atti concreti tutti d'accordo, la schiodiamo se usciamo dagli schemi. E' questo che noi chiediamo concretamente. Quindi non è più comodo per un Partito di opposizione, lo è per il fatto che non ha le preoccupazioni di governo che ricordava Marchini.
Sul piano politico si pone anche a noi un problema. Lo stiamo affrontando all'interno del Partito. Ieri sera c'è stata una riunione con un compagno della Direzione e io ho fatto un intervento che proponeva con forza il nucleo; sotto la buccia della riforma istituzionale la polpa è l'autonomia regionale. Io ne sono convinto per ragioni di democrazia.
Quando uno si alza un po', non come le aquile, caro Beltrami - fossimo aquile, siamo tutti batraci che pedaliamo in salita su una bicicletta certamente librandosi perde la zavorra di tanti vincoli e tante preoccupazioni di partito, di schieramento. Anche all'interno del Partito contano ben più i dirigenti nazionali di quanto contiamo noi localmente.
Eppure questa battaglia va fatta e io sono convinto che affrontandola si possono raggiungere traguardi nuovi, che ci rendono più contenti degli sforzi che compiamo.
Colgo quindi positivamente le proposte dei colleghi Tapparo e Marchini e vorrei dirlo con molta chiarezza, dato che non credo che queste proposte siano state fatte con l'intento di sistemare la questione voto bilancio ed emendamenti. Da una chiara, forte ed equipollente alternativa alla legge di variazione noi dedurremo che si inizierà un'interessante nuova fase; ci staremo dentro, la percorreremo e su quella base, anche per quanto riguarda il bilancio, potremo discutere gli emendamenti. Questa è la nostra posizione. Registro positivamente il senso delle proposte, chiedo la possibilità di misurarci su qualcosa di concreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi avevamo proposto la mozione come una via possibile e ci siamo detti disponibili a cercare una forma diversa, non ritenendo percorribile la via legislativa. Adesso vengono avanti, alla ricerca di questa forma delle proposte. Tapparo ha detto: cerchiamo qualcosa di più della mozione Marchini l'ha interpretata come un elemento di una mappa dei bisogni portato avanti nella sede della I Commissione che avrà comunque bisogno anche senza coinvolgere sul piano politico il governo che svolge una sua azione, del supporto dei dati che devono venire come dato tecnico. Pu essere questa la via per dare questa risposta forte. E' chiaro che bisogna intendersi su cosa vuol dire sull'immediato, perché nel merito tutti avevamo pensato ad un iter successivo di approfondimento. Noi siamo disponibilissimi ad un impegno specifico in questo settore, ad uscire da una contrapposizione formale, perché noi abbiamo sostenuto fin dall'inizio che siamo disposti ad una azione nei confronti del Governo nel quale evidenziamo i nostri bisogni. Non riteniamo ciò sia fattibile, lo ripeto nella forma della legge. C'è una forma diversa che può essere giudicata un approfondimento percorribile nella sede della prima Commissione, la cosa ci interessa molto e ci vede favorevoli.
E' necessario mentre procede la discussione e la votazione del bilancio definire questo documento: se lo vogliamo fare preliminarmente noi non abbiamo alcuna difficoltà a procedere per arrivare ad un punto di definizione molto rapido con un impegno in proposito. Quindi anche attraverso ad una breve sospensione se necessario o senza la sospensione se si procede rapidamente sui documenti. Se si deve procedere ad una sospensione occorre cercare però di contenerla in tempi che siano davvero limitati, perché abbiamo dovuto constatare che le sospensioni precedenti sono andate ben oltre i termini che ci eravamo dati.



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 19,05 riprende alle ore 20,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri è stato presentato l'ordine del giorno n. 481 a firma dei Consiglieri Santoni, Brizio, Ferrara, Bontempi, Majorino, Mignone e Rossa, in relazione all'approvazione del bilancio, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, in relazione al dibattito afferente al documento di bilancio per l'anno 1988 nonché alle istanze in tale circostanza rappresentate preso atto con viva preoccupazione della crescente difficoltà di formulare bilanci che perseguendo l'obiettivo dell'equilibrio finanziario consentano anche di rispondere in modo adeguato alle esigenze del territorio e della popolazione considerato che le soluzioni al problema non più dilazionabile della riforma della finanza regionale devono tener conto sia della necessità di recuperare e definire lo spazio politico-istituzionale da assegnare alle Regioni sia dell'attuale situazione della finanza pubblica individua le seguenti quali azioni cui dare concretizzazione per avviare a soluzione tale gravissimo problema: a) ricondurre il problema della riforma della finanza regionale nell'ambito più ampio della questione istituzionale e della riforma delle autonomie locali b) stimolare l'attività del Governo in ordine alla tempestiva emanazione di norme rivolte ad assicurare il regime transitorio della finanza regionale per il solo anno 1988 c) partecipare attivamente ai processi di formazione dei provvedimenti legislativi dello Stato che comunque presentino riflessi nei confronti dei poteri e della finanza delle regioni d) ricondurre le decisioni degli organismi collegiali nazionali sull'assegnazione di risorse finanziarie alle regioni in un'unica sede, di individuare nella conferenza Stato-Regioni, al fine di assicurare forme costruttive di collaborazione in ordine alle grandi politiche della sanità dei trasporti, dell'agricoltura, dell'ambiente, dell'ecologia, dei beni culturali, del lavoro e dell'occupazione e) rapida emanazione della nuova disciplina della finanza regionale, da realizzare comunque entro il corrente anno, introducendo emendamenti al ddl n. 568 che, anche sulla base di quanto emerso nei lavori di convegno di Venezia possono articolarsi in concreto: sul recupero di uno spazio di autonomia impositiva delle regioni attraverso l'ampliamento della sfera di applicazione degli attuali tributi (in particolare della tassa di circolazione) e l'attribuzione di ulteriori tributi propri, da individuare nel vigente sistema fiscale e in prospettiva, in modo tale da non determinare aggravi della pressione tributaria attribuzione diretta delle regioni di quote di tributi erariali, da determinare in misura variabile in relazione ai rispettivi gettiti territoriali, e contestuale trasformazione del "fondo comune" in un fondo speciale finalizzato al riequilibrio rideterminazione e ampia rivalutazione del "plafond" del fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo, in modo tale che possa svolgere in concreto la funzione di canale fondamentale e generale di alimentazione delle politiche regionali demanda alla I Commissione la definizione di un documento contabile che seguendo gli schemi del bilancio regionale, evidenzi, anche attraverso la eventuale registrazione di diverse posizioni, i fabbisogni minimi essenziali della Regione Piemonte per lo svolgimento delle sue funzioni istituzionali di indirizzo e di governo per l'equilibrato sviluppo del Piemonte delibera che il documento stesso venga utilizzato dal Consiglio per avviare un serrato confronto ricercando l'accordo con le altre Regioni, con il Governo ed il Parlamento - anche attraverso l'utilizzo dello strumento della proposta di legge di iniziativa regionale - in ordine ad una adeguata soluzione dei problemi della finanza regionale secondo le linee di intervento sopra delineate e contestualmente del ruolo della Regione.
Impegno il Consiglio ad un adeguato coinvolgimento, in questa fase, dei parlamentari piemontesi".
La parola al Consigliere Reburdo per dichiarazione di voto.



REBURDO Giuseppe

Avrei preferito che questo documento fosse approvato al termine della discussione degli emendamenti, perché non è di secondaria importanza il capire come le proposte di emendamenti sarebbero state valutate dalla maggioranza, dalla Giunta e dal Consiglio. Sulla base di tali valutazioni si sarebbe poi potuto formulare un giudizio più di merito rispetto a un documento che sostanzialmente demanda alla I Commissione una serie di impegni. Quindi già questo non mi permette di dare un personale consenso ad un documento che io ritengo per molti aspetti importante, ma per altri troppo generico e insufficiente.
Se scendiamo più nel merito è chiaro che non ritengo che dopo due giorni di discussione non si sia tentato di formulare alcuni criteri rispetto ai quali vincolare la I Commissione nel lavoro di formulazione del documento definitivo. Qui sostanzialmente si fa riferimento alla Conferenza di Venezia, che io ritengo abbia fatto uno sforzo insufficiente nel ridisegnare una identità delle Regioni, a partire da una spietata autocritica su quello che le Regioni non hanno saputo e voluto fare nei confronti della ricostruzione di uno Stato decentrato, dello Stato delle autonomie.
In secondo luogo, la mancanza di elementi che mi permettano di capire se questo Consiglio si sarebbe diviso nella formulazione di un bilancio di previsione; che dovrebbe dare identità operativa alla Regione, non mi permette di dare un consenso.
Sono dispiaciuto, perché mi pare che il consenso unanime non sia n giusto né opportuno, perché nella società non esiste su questa materia consenso unanime di posizioni: ci sono posizioni costruite su una profonda critica di come in questi 40 anni non sia stata attuata la Costituzione del nostro Paese, nei suoi elementi fondamentali, che parte da una critica di come in qualche modo lo Stato e le realtà istituzionali siano state gestite non nei termini previsti dai dettati costituzionali e quindi è del tutto evidente che in considerazione di tutto questo io mi sento in coscienza obbligato a votare contro questo documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non intervengo nel merito di altre argomentazioni, però sono d'accordo con il Consigliere Reburdo sul fatto che sia opportuno votare questo documento alla fine. Noi l'abbiamo firmato, ci siamo impegnati; questo impegno varrà anche nel momento del voto, però mi pare giusto accogliere questo aspetto di metodo.



PRESIDENTE

Concordiamo quindi di votare l'ordine del giorno al termine della seduta.
Procediamo all'esame degli emendamenti.
Il Consigliere Avondo comunica di ritirare gli emendamenti dal cap. 10 al cap. 1080 (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Emendamento presentato dal Consigliere Avondo: il titolo del capitolo n. 540 è così modificato: "Spese per attività e servizi di informazione anche in collaborazione con la stampa e il sistema informativo regionale..." e lo stanziamento è aumentato da L. 150 milioni a L. 2.000 milioni.
Tale emendamento è ritirato.
Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: E' istituito il nuovo capitolo 785 dello Stato di Previsione della spesa dal titolo: "Iniziative a sostegno del progetto 'Casa dei Popoli - Aldo Capitini in Palestina'" con uno stanziamento iniziale di L. 100 milioni (L.R. 22/1/76 n. 7, art. 1 e art. 2 lettera f).
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi pensiamo che la Regione Piemonte con le sue tradizioni democratiche e antifasciste e di difesa della pace, possa aderire ad una iniziativa che fa capo alla Regione Umbria, che si prefigge di portare nel concreto una parola e una iniziativa di pace all'interno di un territorio che tutti sappiamo quanto sia martoriato attualmente. Si tratterà poi da parte dell'Ufficio di Presidenza di concordare con la Regione Umbria e le altre Regioni che tipo di iniziative in concreto si vorranno sostenere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Signori Consiglieri, c'è un problema di metodologia di lavoro. Noi abbiamo il bilancio che è un disegno di legge e poi abbiamo la prima variazione del bilancio con successive modifiche e quindi noi intendevamo dare prosieguo ai lavori proprio approvando il bilancio e poi tutte le osservazioni e gli emendamenti caricarli sulla legge di variazione.
Dobbiamo cercare di capire quale metodologia di lavoro si intende adottare per proseguire i nostri lavori.



PRESIDENTE

Avevamo stabilito che gli emendamenti proposti all'allegato venivano votati prima. Per cui se li pongo in votazione e vengono respinti, rimane tale e quale il problema del bilancio; se invece vengono accolti in qualche parte l'articolato viene modificato.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Noi avevamo inteso, nella mia relazione di stamani, di recepire alcune osservazioni e il contenuto di alcuni emendamenti dell'opposizione nella prima legge di variazione. Questo era il senso del discorso fatto questa mattina. Se però le procedure prevedono altri tipi di impostazione, la Presidenza ce lo comunichi.



PRESIDENTE

Se l'Assessore ha altri emendamenti da illustrare, che sostituiscono questi, lo dica. Si era stabilito che la discussione avrebbe comportato unicità di disegno. Se in altra parte della variazione vengono recepiti alcuni emendamenti che sono stati proposti bisogna dirlo.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

L'eventuale emendamento previsto adesso nel bilancio lo trasferiamo e lo accettiamo per la legge di variazione.
Questa mattina c'era la proposta nella mia replica di avere ritrovato all'interno del bilancio circa quattro miliardi e mezzo da ridistribuire fra il lavoro, l'ambiente, i centri storici, le barriere architettoniche e per quanto riguarda invece la parte dell'assistenza si prevedeva già un incremento in arrivo di tre miliardi e mezzo che avrebbe poi eventualmente relazionato l'Assessore Carletto, ma che comunque non erano previsti.
Detto questo, si tratta di trasferire in emendamenti alla legge di variazione, che noi abbiamo previsto come Giunta che comunque siamo disponibili a verificare con il Consiglio, di trasferirli quindi nella legge di variazione. Però se questi emendamenti sono fatti sul bilancio noi non possiamo accettarli in questo momento perché li abbiamo impostati sulla legge di variazione.
Questi quattro miliardi e mezzo potevano anche essere, d'accordo con il Consiglio, spostati su eventuali capitoli, concentrati sul lavoro anzich sui centri storici o sull'ambiente. Queste erano possibilità che la Giunta era disposta a ridiscutere per arrivare ad una definizione di tutti questi emendamenti e non la contrapposizione così come si era partiti stamani.
Questa era la disponibilità della Giunta stessa, concordata peraltro con la Presidenza.
Il Presidente del Consiglio ci indichi la strada più opportuna per poter addivenire ad una procedura snella e quindi correttamente impostare i lavori di fine seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Si tratta di capire che cosa vogliamo fare.
La Giunta ha esaminato i nostri emendamenti: sa dire quelli che accoglie? Poi si tratterà di verificare se sono inseriti nella legge di variazione oppure nella legge di bilancio. Abbiamo presentato un elenco; è opportuna oltre che una valutazione generale di governo, una posizione dettagliata sugli emendamenti, quelli che la Giunta ha accolto, per capirci.
Ho cercato di seguire con attenzione l'intervento dell'Assessore questa mattina, ma quando si tratta di cifre e di capitoli non si può solo fidarci della memoria, occorre un riscontro preciso per ogni singolo capitolo.



PRESIDENTE

La Giunta non ritiene, sul bilancio, di proporre i suoi emendamenti, ma mentre si discute può dire se un emendamento sarà inserito nella legge di variazione.



BIAZZI Guido

Capisco. Non voglio mettere in imbarazzo la Presidenza del Consiglio.
Chiediamo un parere da parte della Giunta su questi emendamenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Io avrei previsto in aumento i cap. 5025 (riferiti al lavoro) + 400 milioni; cap. 5038 + 950; 5092 + 150; 5039 + 50; 5094 + 150; 5096 + 100 5098 + 700; 2340 + 50. Sono capitoli riferentisi all'Assessorato al lavoro di cui l'Assessore Cerchio saprà illustrare la ripartizione nella completezza.
Per quanto riguarda i centri storici avrei previsto il cap. 7585 + 1000 milioni; le barriere architettoniche, nuovo capitolo + 500 milioni; per l'ambiente + 1 miliardo; per il lavoro, fondi globali + 100 milioni (per una sistemazione di cifre); poi era stato previsto al cap. 12600 + 1 miliardo e 200.
Con l'Assessore al lavoro si considera la possibilità di verificare che al cap. 12600 la ripartizione tra i 200 milioni del fondo straordinario dell'occupazione e dello sviluppo e i 1000 dell'incremento delle nuove tecnologie potesse essere invertita e portare la cifra di 1000 al fondo straordinario dell'occupazione e sviluppo. Però questo dovrebbe scaturire da un'eventuale proposta all'interno, quindi con la massima apertura.
Questo è quanto, come Giunta, ci eravamo predisposti ad affrontare. Questo è quanto proponevamo per i 4,5 miliardi recepiti dopo la discussione di ieri sera. Per la parte prima, la prima legge di variazione, noi formulavamo 20 miliardi per la formazione professionale, 2 miliardi per il lavoro, 1 miliardo per l'ambiente, 3 miliardi al CSI; per lo sviluppo e l'innovazione 15 miliardi sul cap. 12500 e sull'artigianato 1,5 miliardi sempre nella legge di variazione. Questo era quanto, complessivamente avevamo previsto rispetto alla stesura del bilancio. Per i 4,5 miliardi come abbiamo stabilito ieri sera, ci proponiamo di cambiare anche le motivazioni, cioè la sistemazione all'interno dei bilanci. L'Assessore Cerchio, a sua volta mezz'ora fa aveva dei dubbi sulla ripartizione stessa.
Come Giunta avremmo preferito l'approvazione del bilancio per recepire successivamente, all'interno della legge di variazione, le discussioni, le osservazioni, i contributi che emergono da questo Consiglio.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono proposti alla legge di bilancio e quindi devono essere posti in votazione contestualmente. Non è possibile votare il bilancio e poi riprendere gli emendamenti al bilancio. Io proporrei una sospensione per una consultazione con l'Assessore.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Mi trovo d'accordo con la richiesta di sospensione per poter risolvere questo problema. Si tratta di intenderci su come sistemare 4,5 miliardi. Se li sistemiamo subito oppure se vanno nella prima legge di variazione.
Se vanno nella legge di variazione dovremo vedere come collocarci nei confronti degli emendamenti.



BRIZIO Gian Paolo

I provvedimenti legislativi sono due. Se la Giunta dice: gli emendamenti li accetto tutti sul secondo provvedimento, la manovra la faccio sul secondo provvedimento. Questo significa che sul primo provvedimento la Giunta non può, per ragioni tecniche che ha reputato a sua valutazione, accettare emendamento alcuno. Questa è la linea assunta e che l'Assessore ha confermato. A questo punto gli emendamenti che la Giunta pu accogliere vengono trasferiti (non votati) all'esame del secondo provvedimento. Così si evita il primo e poi si arriva al secondo. Se invece si deve arrivare ad una definizione prima, sediamoci per la quarta volta intorno ad un tavolo. Però la linea proposta è questa non un'altra. Quindi sulla prima legge gli emendamenti sono o ritirati o respinti. Quelli che sono ritirati possono essere ripresentati sul secondo provvedimento.



PRESIDENTE

Il problema ha una natura formale. O gli emendamenti sono ritirati, e quindi non c'è questione, oppure se sono mantenuti devo porli in votazione.
L'Assessore ha precisato che fino a mezz'ora fa era in discussione la vicenda del lavoro con l'Assessore Cerchio, quindi non da ieri o da questa mattina. Se gli emendamenti non vengono ritirati non posso non metterli in votazione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 21,10 riprende alle ore 21,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Si è stabilito di procedere con la valutazione dei singoli emendamenti che verranno illustrati dai proponenti. Successivamente se la Giunta intenderà respingerli verranno riportati nella legge di variazione in quegli articoli che la Giunta riterrà di accettare.



PRESIDENTE

Procediamo all'esame degli emendamenti. Intanto possiamo già stabilire quali emendamenti si possono ritirare.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ci siamo consultati come Gruppo e abbiamo fatto le nostre proposte alla Giunta e alla maggioranza su come noi intenderemmo operare. Riteniamo che si possa seguire una procedura molto semplificata. Noi abbiamo, per ogni gruppo di emendamenti un responsabile; quando si arriva al capitolo con emendamenti riguardanti il nostro Consigliere responsabile, lo stesso illustrerà succintamente in blocco tutti gli emendamenti che lo interessano; dirà anche quelli che ritiriamo, tenuto conto delle indicazioni della Giunta di inserirli nella successiva legge finanziaria.
Per gli altri si deciderà man mano. Ci sembra la procedura più semplice.
Abbiamo però individuato il primo capitolo riguardante ogni Consigliere. Egli dirà a quali capitoli si riferiscono gli emendamenti che illustrerà.
Per quanto riguarda l'emendamento presentato sul nuovo cap. 785 lo ritiriamo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 22 riprende alle ore 22,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame del primo gruppo di emendamenti relativo all'agricoltura.
La parola al Consigliere Ferro per l'illustrazione.



FERRO Primo

Per rendere più agevoli i lavori del Consiglio ed anche per snellirli illustrerei gli emendamenti che riguardano la parte dell'agricoltura: fermo restando il fatto che se il pronunciamento della Giunta sarà quello di respingerli tutti, questo ovviamente implicherà una nostra valutazione politica; se invece una parte degli emendamenti da noi presentati sarà recepita nella legge di variazione, questo implicherà una discussione successiva sulla legge di variazione. Se il Presidente me lo consente procedo quindi all'illustrazione degli emendamenti relativi all'agricoltura.



PRESIDENTE

Proceda pure.



FERRO Primo

Il capitolo 2515 si riferisce all'applicazione in Piemonte del regolamento comunitario n. 797. La nostra proposta è di dividere questo capitolo in due parti: sul 2515 prevedere 12 miliardi e 44 milioni e istituire il capitolo 2515 bis con un finanziamento di 10 miliardi per destinarlo alle aree sensibili di cui all'art. 5 della legge 44 del 1986.
Complessivamente la somma non corrisponde a quello del vecchio capitolo previsto dalla Giunta, qui non ci sono aggiunte di stanziamento.
Già questa mattina ho detto che per aree sensibili intendiamo quelle delle imprese agricole incluse nei parchi naturali. Premetto anche che la cifra di 10 miliardi che noi proponiamo è indicativa, dopodiché potremo valutarla e discuterla.
Il cap. 3291 riguarda la forestazione e si propone di unificare le voci 3290, 3220 e 3232 che, peraltro, sono tutte sulla forestazione, quindi non prevede un'aggiunta di risorse e accorpa queste voci per 8 miliardi e 400 milioni.
Noi chiediamo che venga modificata la voce relativa ai capitoli 3290 3220 e 3232 affinché i programmi forestali vengano essenzialmente concentrati sulle aree a rischio.
L'operazione è chiara da questo punto di vista: anziché disperdere i fondi dei capitoli 3290, 3220 e 3232 su iniziative di forestazione per il complesso del territorio piemontese, la Giunta definisca le aree a rischio e tra queste scelga quelle su cui concentrare le risorse per la forestazione, considerando il fatto che 8 miliardi non sono certo una somma in grado di coprire le esigenze della forestazione piemontese nel suo complesso, mentre invece potrebbero dare dei significativi risultati per quanto riguarda aree ben definite.
Capitolo 3226. Anche qui si tratta di risorse per la forestazione all'interno dei piani di miglioramento aziendali previsti dal Regolamento CEE 797. Questo emendamento implica una spesa di un miliardo a cui si farebbe fronte attraverso gli avanzi che si realizzerebbero togliendo i capitoli 3290, 3220 e 3232.
Proponiamo ancora l'istituzione di un programma 07 bis avente come voce un programma regionale di studi e ricerche di assistenza tecnica di interventi sulle aziende agricole per il contenimento dell'uso dei prodotti inquinanti e per la riconversione delle produzioni al fine di modificare l'impatto ambientale. Siccome nella realtà piemontese ci troviamo di fronte ai problemi derivanti dall'uso di erbicidi (atrazina, bentazone e così via) crediamo sia opportuno definire un programma mirato su questo piano prevedendo un investimento di 6 miliardi e 475 milioni. Questi soldi possono essere ottenuti togliendo una serie di finanziamenti su altri capitoli: 2 miliardi dal 3420; 400 milioni dal 3115; 1 miliardo e mezzo dal 3795; 1 miliardo e 400 milioni dal 3788; 1 miliardo e 175 milioni dal 3815.
Riteniamo poi che debba essere modificata la voce 3975 "Contributi per studi, indagine, ricerche e programmi di sperimentazione applicata...." prevedendo un investimento di 4 miliardi.
Proponiamo poi un emendamento sul cap. 2999 che riguarda un programma regionale di incremento del patrimonio zootecnico per la riduzione del deficit agroalimentare e per il controllo e la valorizzazione della produzione zootecnica piemontese e prevediamo un investimento in termini di competenza di 2 miliardi e 400 milioni che dovrebbero essere ricavati attraverso le seguenti riduzioni: 800 milioni dal 2800, 500 milioni dal 2815, 100 milioni dal 2985, 500 milioni dal 2821, 500 milioni dal 3475.
Anche alla luce delle considerazioni che sono state fatte dall'Assessore rinunciamo a proporre l'emendamento sul capitolo 2800.
Proponiamo poi che venga modificata la voce 3788 "Spese per studi indagini e ricerche" risparmiando così 1 miliardo e 400 milioni da destinare al capitolo relativo alle ricerche e ai programmi di sperimentazione applicata da realizzare nell'ambito di uno sviluppo dell'assistenza tecnica rivolta al contenimento dell'uso dei prodotti inquinanti.
Questi sono gli emendamenti che riguardano l'agricoltura; si tratta ora di vedere come la Giunta intende collocarsi rispetto agli stessi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Come ho già tentato di motivare nella replica di questa mattina ribadisco che è difficile accogliere alcuni emendamenti proposti. Al di là del fatto di concordare sulla validità degli stessi, essi fanno fronte a delle spese che vedono già impegnata la Regione in quanto vi sono le domande presentate che devono essere quindi pagate.
Per quanto riguarda i contributi all'assistenza tecnica, alla ricerca e alla sperimentazione dei servizi di sviluppo, per il momento è impossibile modificare i capitoli che sono già impegnati in iniziative in atto in questa Regione. Però per avere la possibilità di approfondire la materia ed anche per dimostrare che la Giunta non dice no senza motivazione, vi è l'impegno a valutare tutta la materia inerente ai servizi di sviluppo in sede di Commissione.
Pertanto considerato che il cap. 2515 nella proposta di bilancio della Giunta ha uno stanziamento di 22 miliardi; considerato che viene proposta una distinzione del capitolo per far fronte a degli impegni a favore dei piani di miglioramento di aziende agricole nelle zone sensibili (a questo proposito concordo con il collega Ferro quando dice che tra le zone sensibili siano individuate le aree delimitate a parco); infine considerata tutta una serie di motivazioni che sono risuonate in quest'aula in più occasioni, accolgo l'emendamento in questione non nelle dimensioni proposte, perché questo creerebbero grossi problemi di gestione, ma intanto è un modo per dare avvio fin dal 1988 ad un'azione che potrà ulteriormente rafforzarsi nel corso del 1989. Quindi propongo di accettare l'emendamento riducendo lo stanziamento del cap. 2515 di 1 miliardo e inserendo questo miliardo sul cap. 2515 bis. Questo emendamento affronta un problema reale che siamo in grado di gestire già da quest'anno.
Faccio anche mio il sollecito che viene fatto sul settore della forestazione dove abbiamo troppi capitoli per la stessa motivazione di intervento. Però in questa sede e a quest'ora, diventa difficile raggruppare questi capitoli senza rischiare di compiere degli errori.
Quindi anche per la forestazione, considerato che la proposta del Gruppo comunista non tende a ridurre gli stanziamenti o a modificarli, ma tende a renderli più semplici, vi è l'impegno di trovare il modo per raggruppare tutto questo intervento. In questo modo sarà più facile per l'Assessore e per i Consiglieri seguire la spesa.
Quindi accolgo l'emendamento sul cap. 2515 con lo spostamento di 1 miliardo a favore del cap. 2515 bis e con l'impegno ad approfondire tutti gli altri emendamenti tenendo conto che, là dove è possibile semplificare o indirizzarci verso azioni che tendano a migliorare l'intervento sul piano forestale e sul piano di lotta integrata, sono già in atto azioni in questa direzione.



PRESIDENTE

L'Assessore accoglierà questo emendamento in sede di variazione.



FERRO Primo

Ritiro l'emendamento relativo al cap. 2515.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il gruppo di emendamenti, illustrati dal Consigliere Ferro, relativi all'agricoltura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 32 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Esaminiamo ora il secondo gruppo di emendamenti, relativo alla cultura.
La parola al Consigliere Sestero per l'illustrazione.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo blocco di emendamenti copre l'area dell'informazione, della cultura, della formazione professionale e dell'istruzione. Nasce dall'esigenza di un intervento forte, capace di incidere su questioni che presentano problemi di particolare gravità. Quindi sono terreni d'intervento ormai necessari per sanare situazioni di degrado in tutti questi settori.
Sul problema dell'informazione abbiamo discusso a lungo, ma non siamo ancora approdati ad una legge. Chiedo quindi che per questa partita ci sia un impegno in bilancio che irrobustisca, attraverso i servizi, gli strumenti informativi di dimensione regionale. Con una piccola correzione al testo del capitolo: "Spese per l'informazione della Regione", sarebbe possibile utilizzare questo capitolo per interventi di respiro più ampio a sostegno del sistema informativo regionale.
Anche la formazione professionale è un campo che ha bisogno di un intervento di riqualificazione del personale; interventi più particolari per i soggetti portatori di handicap ed anche un intervento per il servizio degli asili nido. C'è poi un emendamento centrale per la formazione professionale. Sul cap. 11550 proponiamo di aumentare lo stanziamento da 49 a 70 miliardi. Nella legge di variazione sono proposti 20 miliardi.
L'andamento della spesa ci fa ritenere che, anche con questa aggiunta, la cifra non sarà sufficiente. Tuttavia, coerentemente alle affermazioni che abbiamo fatto più volte sul terreno della formazione professionale riteniamo si possa intervenire con una razionalizzazione che permetta di impedire una lievitazione permanente della spesa riqualificando l'intervento. Per cui la nostra proposta è di passare da 49 a 70 miliardi.
Esprimiamo un giudizio negativo per come si sono distribuite le risorse al settore della cultura in quanto sono state concentrate prevalentemente sui capitoli di spesa che hanno carattere di contribuzione a soggetti o pubblici o privati. E' un segnale ben preciso che si ripete ogni anno.
Riteniamo invece importante un tipo di intervento che, anche sacrificando il settore della distribuzione dei contributi, agisca su una strumentazione per lo sviluppo della vita culturale: quindi stanno per privilegiare spazi e strutture in modo da fornire servizi più che contributi monetari. Quindi al di là di un innalzamento delle risorse al capitolo 11695 per il Museo di Scienze Naturali, e in attesa di una definitiva sistemazione che vediamo lenta a realizzarsi, chiediamo che si proceda più rapidamente sul piano dell'acquisizione di strumentazione.
Altri emendamenti riguardano il campo teatrale che è pesantemente penalizzato, e altri ancora le strutture polivalenti dei Comuni o di altre realtà destinate ad un uso pubblico, voce assolutamente mortificata in questa risistemazione delle voci di spesa dovuta al taglio complessivo.
Vi è poi una riduzione alquanto strana al capitolo 11845: il contributo per il Teatro Regio passa a zero lire. Noi proponiamo che sia ripristinata la cifra di lire 800 milioni perché, pur avendo perplessità sul funzionamento attuale del Teatro Regio, riteniamo che una tale istituzione non possa essere così mortificata.
Fondamentale è il capitolo 11903 che concerne la spesa al fondo corrente per l'art. 8 della legge sul diritto allo studio. Questo capitolo permette interventi di riqualificazione del sistema scolastico; la cifra statica in questi tre anni è stata assolutamente insufficiente.
L'educazione permanente è altra voce totalmente trascurata nell'attività di questa Amministrazione. Riteniamo che questo settore debba avere ben altro sviluppo perché esiste un problema di recupero di alfabetizzazione e di intervento per l'elevamento culturale degli adulti per cui proponiamo di potenziare da 1800 milioni a 4000 milioni.
Chiedo scusa se procedo a ritroso, ma ho tenuto assieme gli emendamenti di tipo omogeneo.
Il capitolo 2340, riguarda lo stanziamento alla Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna. Conoscendo quanto sia già stato penalizzato l'avvio di questa Commissione riteniamo che la riduzione a 50 milioni sia segno della non volontà di far funzionare questa Commissione che pure è stata istituita con legge e con voto unanime del Consiglio. Perciò proponiamo di elevare lo stanziamento a 200 milioni che sull'arco di un anno ci pare sia il minimo per dare concretezza a questo impegno sul terreno delle azioni positive e per favorire le pari opportunità fra uomo e donna, impegno che la Regione Piemonte si è assunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, faccio mio, e segnalo al Presidente della Giunta, un emendamento estremamente importante e significativo che è stato presentato dal Consigliere Staglianò che in questo momento non è presente.
L'emendamento riguarda l'istituzione di un nuovo capitolo dopo il capitolo 11490: sostanzialmente prevede uno stanziamento per attivare una struttura o rafforzare le attuali strutture e personale esistenti all'Assessorato alla formazione professionale per consentire all'Assessorato di accertare il livello di formazione professionale acquisito dai lavoratori che vengono assunti attraverso la legge 863/84 legge sui contratti di formazione - lavoro.
Mi sembra importante perché c'è una sentenza della Corte Costituzionale del 21 maggio 1987 che annulla sostanzialmente il comma otto dell'art. 3 della legge 863, laddove non prevede che le strutture regionali possano accertare il livello di formazione professionale acquisito dai lavoratori.
Questo significa quindi che la Corte Costituzionale ha indicato al legislatore di demandare alle Regioni l'accertamento dei livelli di formazione acquisiti da questi lavoratori. Bisogna prevedere che la Regione svolga questa funzione e quindi bisogna prevedere una struttura ad hoc, un rafforzamento perlomeno delle strutture dell'Assessorato.
Questa illustrazione vale anche per gli altri emendamenti presentati dal collega Staglianò.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire che sul capitolo Formazione e Cultura, in sede di legge di variazione, si è impegnato quanto era possibile, comunque si è rivolta la maggiore attenzione di tutto l'impegno regionale.
In effetti la stessa collega Sestero che propone il passaggio da 49 a 70 miliardi può rilevare che, se non siamo arrivati a 70 miliardi, siamo arrivati a 69, conferendo quindi la più grossa dimensione dell'intervento in sede di variazione da parte della Giunta e quindi si sono aggiunti qualcosa come 20 miliardi.
Per quanto attiene all'aspetto dell'handicap o di situazioni di relativo disagio, c'è un capitolo di nuova istituzione (il cap. 9200) che affida 500 milioni per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Forse la collega intendeva estendere gli interventi ad aspetti più ampi, ma devo dire che, almeno sotto questo aspetto, c'è un intervento non trascurabile.
Circa il sistema informativo, devo avvertire che il problema è più complesso ed è strettamente legato - a mio avviso - al fatto che qualche iniziativa legislativa su qualche argomento è in sofferenza o comunque attende da tempo di poter uscire dalle Commissioni per evidente possibilità di conciliare i diversi atteggiamenti delle diverse aree del Consiglio regionale.
Sono convinto che se quella legge, perfezionata o riproposta in altro modo, quella sulla informazione, dovesse avere ulteriori spinte e sollecitazioni da parte della Regione in quella sede noi non potremmo che impegnarci a ricercare non somme favolose, ma un qualche cosa che possa costituire elemento di riferimento per il primo avvio della legge stessa.
Per quanto attiene al Teatro Regio, registro questa difficoltà. E' una difficoltà che è comune a tutti gli interventi sulla cultura e in particolare perché quest'area ha avuto l'abbattimento del 30% e non ha avuto - non tocco l'aspetto della formazione professionale - altre possibilità di ricompensazione. Per cui noi abbiamo seri problemi a dover mandare avanti tutta una serie di attività che non sono semplicemente quella teatrale, ma anche quella museale e la esistenza di attività di cultura, dico per tutte il Castello di Rivoli.
Ci sono altre iniziative che non sono rubricate in aspetti specifici del bilancio (ad esempio la nostra partecipazione alla Fiera del Libro), ma che comunque assorbono altri impegni di dimensione relativamente modesta e sono assorbenti di flussi finanziari.
Sul Teatro Regio noi siamo impegnati a rivedere la posizione di guisa che si possa dare una risposta seria in sede di assestamento di bilancio.
Non siamo ad oggi, per le generali condizioni finanziarie, nella condizione di dare esauriente risposta a questa istanza pur permanendo, anche per la stessa Giunta, le stesse considerazioni e le stesse valutazioni sull'argomento che ha fatto la collega Sestero.
Per l'educazione degli adulti si è ritenuto, proprio per la costrizione dei capitoli di questa area, di dover mantenere la stessa somma impegnata in bilancio per l'anno passato, senza abbattere del 30% come è avvenuto per altre parti.
Per quanto attiene la legge sulle pari opportunità - ed ho così chiuso pensando di avere dato almeno in larga parte risposte ai problemi sollevati è in atto una manifestazione di buona volontà da parte della Giunta che nella legge di variazione eleva l'intervento da 50 a 100 milioni.
Abbiamo motivi di pensare che per questa fase di avvio l'elevazione di questa somma rappresenti la massima possibilità espressiva di buona volontà da parte del governo regionale.
Per quanto attiene all'ultimo intervento del collega Montefalchesi di attivare strutture relative al controllo dei licenziati o del prodotto della cosiddetta formazione professionale ed anche a seguito di questa sentenza della Corte Costituzionale, ho motivo di pensare che di questo problema, piuttosto che le Regioni in senso politico, siano immediatamente investiti gli Uffici regionali del lavoro che hanno competenze in quest'area e, per quanto mi viene riferito, sono gli elementi che danno sollecitazione a questo tipo di presenza. Se non è così, sarà motivo di approfondimento da parte nostra; vorremmo auspicare che non tanto le sentenze ma gli affidamenti che ci avvengono dall'alto siano anche compensati da pari carico di flusso finanziario per fare fronte agli impegni, perché vale il discorso fatto da tutte le parti all'interno del Consiglio che il denaro non si moltiplica e dobbiamo prendere atto di poterlo gestire nei limiti che ci sono consentiti.



SESTERO Maria Grazia

Poiché l'emendamento n. 2340 non attiene strettamente al pacchetto "Cultura", lo ritiro.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

C'è comunque un nostro emendamento che non va da 50 a 200 come proponeva, ma da 50 a 100.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il secondo gruppo di emendamenti, relativo alla cultura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 30 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Pongo ora in votazione i sette emendamenti presentati dal Consigliere Staglianò e illustrati dal Consigliere Montefalchesi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 16 voti favorevoli e 30 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Il Consigliere Reburdo intende illustrare il proprio emendamento anch'esso facente parte del gruppo relativo alla cultura.
Ha la parola.



REBURDO Giuseppe

La proposta di un capitolo aggiuntivo suona così: "Sostegno ad iniziative di educazione alla pace, all'ambiente, alla natura, allo sviluppo, al rispetto e alla promozione dei diritti dei popoli e dei diritti umani".
L'emendamento si spiega da sé, quindi non mi dilungo nella illustrazione.
Propongo all'attenzione del Consiglio l'esigenza di recuperare queste tematiche significative e rilevanti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

La Giunta non accetta perché abbiamo già il cap. 760, quindi nell'ambito dello stesso se l'Assessore lo ritiene può tenere presente le osservazioni e le indicazioni del Consigliere Reburdo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Reburdo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 30 contrari (il testo di tale emendamento è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Esaminiamo ora l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, relativo al capitolo 11870.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Penso tutti concordino che la questione sollevata con questo emendamento è una questione abbastanza delicata e di una certa importanza.
Nelle scorse settimane abbiamo discusso il problema delle riforme istituzionali e all'interno di questo grande capitolo delle riforme istituzionali abbiamo riconosciuto come l'articolazione dello Stato attraverso le autonomie regionali, sia uno degli elementi di riforma da perseguire. Autonomia regionale perché lo Stato è diffuso, è articolato sia nei settori economici che sociali che culturali a livello regionale.
Sappiamo tutti come in questi ultimi anni ci sia un malessere abbastanza diffuso che riguarda le iniziative di valorizzazione e di tutela delle caratteristiche culturali di ciascuna Regione. Il Piemonte non fa eccezione a questo.
Occorre dare maggiore attenzione e spazio a queste esigenze anche perché le esigenze di autonomia e di valorizzazione di radici culturali non devono assolutamente entrare in contrasto né con le ragioni della democrazia né con grandi valori di carattere ideale come la collaborazione tra le genti, l'assenza di ogni tipo di mentalità razzista. Sappiamo invece che può accadere che movimenti autonomistici assumano caratteristiche di sciovinismo molto pericolose.
Secondo me occorre che la Regione Piemonte individui quest'area di attività come un'area sulla quale occorre seriamente impegnarsi, il che vuol dire avere dei programmi, mettere in moto delle attività, spendere dei soldi.
L'emendamento propone di portare a 300 milioni il capitolo previsto Contributi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico del Piemonte. Rilevo anche un residuo passivo di 170 milioni. Una lettura approfondita di questo non mi azzardo a farla però forse vuol dire che questa attenzione non c'è stata.
Prego di avere attenzione per il mio emendamento che potrebbe essere il segnale che qualcosa cambia agli occhi di queste richieste di autonomia che esistono e che in parte sono autenticamente democratiche e quindi contestano un'assenza del ruolo regionale in questo settore, non facendo capo a motivi di chiusura particolaristica ma semplicemente di esistenza di culture locali che hanno bisogno di essere valorizzate.
Chiedo alla Giunta se può avere attenzione per questo emendamento che è di ridottissima entità economica, ma abbastanza importante.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Devo convenire su tutto quanto ha detto il collega Chiezzi, tranne che accettare l'emendamento.
Ogni anno al Colle dell'Assietta vivo una giornata di intenso patriottismo piemontese e ho registrato tante manifestazioni di ogni tipo arrivo da una vallata dove l'autonomia a suo tempo aveva acceso molte tensioni. In effetti rimane la stessa somma dell'anno scorso, quindi vorrei sottolineare che questa fascia di intervento non è stata abbattuta di quella percentuale della quale abbiamo investito le altre fasce.
Vorrei aggiungere che l'altro giorno in seduta di VI Commissione abbiamo visto una proposta di legge di diversi Gruppi politici. Il collega Paris era l'animatore di questa iniziativa che ricalca ed approfondisce il dettato della legge per la quale era stato istituito questo capitolo. Nella valutazione della complessa problematica è stato anche stabilito di approfondire il risultato della precedente legge in atto con questa che viene proposta proprio per armonizzare le diverse posizioni e soprattutto stabilire indirizzi e sbocchi proficui. La Giunta in quella sede ha dato verbalmente la sua disponibilità, laddove intervenisse la fusione di queste due leggi ovvero la revisione o l'approfondimento di questa, di conferire altri 200 milioni che non possono essere messi in bilancio perché non sono supportati da un riferimento legislativo certo che raggiungesse un aspetto vicino alla perfezione sull'argomento.
Il problema è noto, siamo sensibili e siamo aperti al discorso.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astenuto (il testo di tale emendamento è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Passiamo ad esaminare il terzo gruppo di emendamenti, relativo ai parchi.
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Gli emendamenti dal cap. 7910 al cap. 8200 sono ritirati e non saranno ripresentati nella legge di variazione finanziaria. Sono emendamenti che riguardano i parchi e saranno oggetto di iniziativa subito dopo questa seduta, perché si tratta comunque di esigenze riconosciute prioritarie da tutti Mi permetto invece di richiamare l'attenzione della Giunta sull'emendamento che istituisce il cap. 5616 - Contributi in capitale fino ad un massimo del 50% per l'abbattimento dei fumi di scarico. Per fare fronte a questo investimento (indichiamo un investimento di 1.000 milioni) si può operare all'interno di risorse che provengono alla Regione per investimenti nel settore dei trasporti. Questo emendamento verrà ripresentato.
Abbiamo un altro blocco, diversificato, di emendamenti. Li ritiro tutti; decideremo poi se in parte ripresentarli in sede di prima legge di variazione oppure successivamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Il Consigliere Biazzi ha detto che ripresenterà l'emendamento che istituisce il capitolo 5616, quindi la Giunta, con l'Assessore competente darà una risposta che credo sarà positiva.



PRESIDENTE

Possiamo pertanto considerare ritirato questo gruppo di emendamenti (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n.
350).
Esaminiamo ora il quarto gruppo di emendamenti, relativo all'artigianato.
La parola al Consigliere Bruciamacchie per la loro illustrazione.



BRUCIAMACCHIE Mario

Gli emendamenti nn. 2392 e 2393 riguardano la legge sulla difesa del consumatore. Nel 1984 questo Consiglio aveva votato questa legge e nel bilancio 1985 aveva stanziato 120 milioni per finanziare la normale attività sia della Consulta regionale per la difesa del consumatore sia per le attività che le Associazioni stavano svolgendo. Oggi, in seguito alla riduzione operata, abbiamo una base alla logica del taglio, una cifra totale di 100 milioni. La Giunta decida, ma è bene sapere che con questa cifra - non sto a quantificare quant'è la riduzione reale in termini di risorse complessive - si blocca l'attività sia della Consulta sia delle Associazioni.
Gli emendamenti che proponiamo sono di lievissima entità economica: proponiamone di passare da 60 a 150 milioni da una parte e da 40 a 120 milioni dall'altra, quindi l'aumento quantitativo è estremamente limitato.
Questo aumento è indispensabile se vogliamo tenere viva questa legge e così pure quelle associazioni affinché possano svolgere le loro azioni in difesa del consumatore, che noi abbiamo voluto sostenere e potenziare. Invito la Giunta alla riflessione in quanto si tratta di un aumento di poche decine di milioni.
Per quanto riguarda invece tutta la partita che va dal capitolo 5103 al capitolo 5296 inerenti l'artigianato, colgo come fatto "positivo" che si siano destinate risorse al capitolo 5115 che si riferisce all'Artigiancassa e che si sia elevato di 1 miliardo il capitolo che si riferisce alle Cooperative artigiane di garanzia. Però devo anche dire che rispetto al fabbisogno reale siamo davvero molto distanti. Non voglio soffermarmi sui singoli capitoli, però, o non troviamo alcuna cifra oppure troviamo cifre decisamente inadeguate per il recupero degli immobili dismessi, non riscontriamo nemmeno interventi puntuali per le aree artigiane attrezzate o per nuove aree artigiane attrezzate.
Se cerchiamo risorse e investimenti altamente produttivi e risorse spendibili immediatamente nel corso di questo bilancio, questo settore è in grado di assorbire tali risorse, è in grado di farle produrre in termini di altri investimenti per la categoria ed è anche in grado di mettere in movimento altre energie, producendo quindi occupazione.
La nostra manovra complessiva è quantificata in 13 miliardi circa; se non si vuole raggiungere questa cifra complessiva reclamiamo almeno uno sforzo che risponda alle esigenze impellenti. Per questo motivo non intendo ritirare gli emendamenti e li sottopongo alla votazione.
L'ultimo emendamento riguarda gli investimenti possibili nel settore dei mercati all'ingrosso. Sono stati presentati dei progetti, alcuni comuni si sono consorziati, quindi se questi finanziamenti venissero erogati tali progetti si trasformerebbero in opere pubbliche molto concrete. Ricordo per memoria che il fabbisogno per il 1988 è stimabile attorno a 5 miliardi. A questo punto spetta a voi la scelta di fare uno sforzo in questa direzione oppure no. Se lo volete fare, farete una scelta di politica economica e di programmazione; se non lo volete fare, respingete pure l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Per correttezza mi scuso con il collega Bruciamacchie e non è per arrampicarmi sui vetri se dico che, essendo stato chiamato fuori, non ho potuto sentire quanto egli ha detto.
Comunque la nostra posizione sull'artigianato è la stessa che abbiamo riproposto questa mattina. Il nostro sforzo complessivo se noi lo vediamo per tutto l'arco annuale è decisamente inadeguato. Ma che ci sia sensibilità attorno a questo argomento è dimostrato dal fatto che non appena è stata abbattuta l'area del 30%, noi l'abbiamo poi accresciuta, ed è nostra intenzione non trascurare quest'area di attività della Regione: certo non è solo per le benemerenze, ma è proprio perché questa attività ha alle sue spalle non pochi motivi che attengono ad un'esigenza di conferire all'area un grosso rispetto per l'imprenditorialità, per i sacrifici che essa fa. Per cui ritengo che se riuscissimo solo appena appena a rimediare qualche risorsa dovremmo poter consentire di crescere gli stanziamenti quanto meno per arrivare alle stesse posizioni dell'anno scorso, però non oggi. Riteniamo che con questa sistemazione siamo in grado per un congruo tempo di dare una risposta. Al collega Bruciamacchie devo dire che mentre per la formazione professionale non ci fermeremo a 70 miliardi, perché la macchina si muove e piacendo o non piacendo, va avanti ed impegnerà dei quattrini, per l'artigianato dovremmo fare invece un discorso di approfondimento. Quindi, lo sforzo è stato quello che ho già reso questa mattina. Nella prima nota si è addirittura cercato di recuperare 3 miliardi e 100 milioni dall'area di intervento artigianale per quanto atteneva all'organizzazione in dipendenza della nuova legge sull'artigianato, anche perché si ha motivo di pensare che quando questa sarà attivata la somma prevista in bilancio sia bastevole. Complessivamente convengo che dovremo tentare dei successivi rimedi. Per cui accetteremo, in sede di legge di variazione, quella parte che già era stata annunciata questa mattina.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tali emendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 11 voti favorevoli e 30 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del disegno di legge n. 350).
Esaminiamo ora il quinto gruppo di emendamenti, relativo al lavoro.
La parola al Consigliere Amerio per l'illustrazione.



AMERIO Mario

Di questa serie di emendamenti ne manteniamo dodici. Io ne illustro nove, tre li illustrerà il collega Calligaro, mentre tutti gli altri che non saranno illustrati si intendono ritirati.
1) Capitolo 12600 - Fondi globali. Prevediamo uno stanziamento di 700 milioni per finanziare un nuovo provvedimento dal titolo: "Centri di iniziativa locale per l'impiego", da collocarsi nell'area 2 (Lavoro).
Si tratta di un provvedimento che abbiamo presentato da tempo come proposta di legge regionale finalizzato a favorire l'incontro fra domanda ed offerta e l'informazione a giovani e disoccupati sul mercato del lavoro. La Giunta ha recentissimamente presentato un proprio disegno di legge. E' chiaro quindi che si andrà in tempi brevi all'approvazione di questa nuova legge per la quale si deve destinare un finanziamento.
2) Sempre al capitolo 12600 proponiamo che venga incrementato di 12 miliardi il finanziamento di nuovi provvedimenti a favore dell'innovazione tecnologica in Piemonte. Indichiamo chiaramente quattro proposte alle quali dovrebbero essere destinati questi 12 miliardi per la innovazione tecnologica: a) la trasformazione del "BIC Vercelli" in "BIC Piemonte", quindi con l'apertura di sportelli e relativa dotazione di risorse nel resto della regione secondo un impegno che era già stato assunto lo scorso anno all'unanimità dal Consiglio regionale: quello di andare alla trasformazione del BIC in BIC Piemonte.
b) Il finanziamento di un'agenzia di brokeraggio tecnologico.
Data l'ora mi esimerei dall'illustrarlo. C'è una proposta della Giunta che dovrebbe essere discussa in IV Commissione, ne discuteremo in quella sede.
c) Prevediamo nuovi strumenti di formazione ad altissima qualificazione: formazione master per l'impresa e per la pubblica amministrazione coinvolgendo, oltre all'Università e al Politecnico, le aree di eccellenza del sistema formativo regionale e anche questo nuovo provvedimento richiederà finanziamento.
d) Il finanziamento del progetto Itaca, prima rete telematica, Alto Novarese.
La differenza sostanziale rispetto alla proposta analoga o simile sull'innovazione tecnologica avanzata dalla maggioranza sta nel fatto che noi proponiamo 4 precisi provvedimenti ai quali destinare queste risorse riservandoci per quelli non ancora presentati di presentare rapidamente come Gruppo nostre proposte.
3) Sempre al capitolo 12600 proponiamo un altro incremento di 10 miliardi per il finanziamento del Fondo straordinario per l'occupazione e lo sviluppo. Non è il caso che mi soffermi ad illustrare questo provvedimento: giace da un anno una nostra proposta di legge, vi è un pronunciamento del Consiglio regionale dello scorso anno unanime che richiamava l'opportunità e l'importanza di un provvedimento di questo tipo. Chiediamo che venga finanziato per la somma di 10 miliardi; siccome non c'è ancora il provvedimento, chiediamo che questo incremento sia collocato nei fondi globali.
4) Sempre capitolo 12600, fondi globali. E' incrementato di un altro miliardo e mezzo finalizzato a finanziare la legge, non ancora varata sulle cooperative integrate e di solidarietà sociale; giacciono due provvedimenti: uno firmato dalla grande maggioranza del Consiglio e l'altro dalla Giunta. E' iniziato faticosamente l'iter in sede di Commissione, deve essere finanziato. Proponiamo che venga finanziato per un miliardo e mezzo la legge non c'è ancora, il fondo è da inserirsi nei fondi globali.
Se mi permettete una battuta nonostante l'ora, dico all'amico Carletto che qui c'è un dovere in più perché l'Assessore aveva già annunciato parecchi mesi fa che c'era un miliardo di finanziamento, quindi noi chiediamo qualche cosa di più, ma quanto chiediamo è solo doveroso.
5) Area di intervento 2, capitolo 5092, legge 28 "Cooperazione", prima parte, quella relativa ai finanziamenti per l'avviamento delle cooperative.
Proponiamo di portare questo stanziamento da 200 a 400 milioni. Debbo solo ricordare che si tratta della legge regionale sulla cooperazione, che non ha residui passivi, stiamo per vararla modificata e migliorata, quindi ci pare necessario prevedere un incremento della dotazione finanziaria da 200 a 400 milioni.
6) Con analoghe motivazioni proponiamo al capitolo 5094 della legge 28 relativo ai progetti di sviluppo della legge sulla cooperazione, di portare lo stanziamento da 1 miliardo a 2 miliardi.
7) Capitolo 5038, legge 56 "Innovazione tecnologica". Ne ho già parlato questa mattina, non ritornerei quindi sulle motivazioni di merito. C'è una nota di Finpiemonte che è bene leggere. Proponiamo di raddoppiare lo stanziamento su questa legge. Temo che nell'emendamento che avete davanti compaia la seguente dizione: "Al capitolo 5038 lo stanziamento è portato dagli attuali 2 miliardi e 400 milioni a lire 800 milioni". Se è così, come è sul mio testo, evidentemente si tratta di un refuso che va corretto in 4 miliardi e 800 milioni.
8) Al capitolo 5040, sempre legge 56, questa volta però non più "Dotazione a Finpiemonte", ma "Fondo per un diretto impiego della Regione per nuove iniziative per la diffusione delle innovazioni tecnologiche", per esempio: coordinamento della domanda pubblica o altre iniziative che la Regione intendesse assumere con proprio provvedimento successivamente tendenti alla conoscenza e diffusione della innovazione tecnologica. Si prevede lo spostamento dagli attuali 300 milioni a 900 milioni allo scopo di sorreggere nuove proposte di diretta gestione regionale, e non attraverso Finpiemonte, per la conoscenza e diffusione dell'innovazione.
9) Infine, al capitolo 5090, articolo 4 DPR 23/12/1978: "Avviamento al lavoro dei non vedenti" si propone di portare lo stanziamento da 100 a 157 milioni e mezzo. Che cos'è? Si tratta del provvedimento per finanziare enti locali i quali si trovino nella necessità di adeguare strutture e strumenti di lavoro e organizzazione del lavoro per agevolare l'inserimento di persone non vedenti, quindi centralinisti o altre attività di questo tipo.
Proponiamo di portare lo stanziamento al livello del 1987 perché vi è stato anche qui un taglio più il 5% medio di inflazione, quindi da 100 a 157 milioni.
Questi sono i nove emendamenti che impegnano risorse aggiuntive per un totale di 12 miliardi e 400 milioni nel settore del lavoro e 12 in quello della innovazione, eccetto quelli che riguardano la legge 56 che ho già considerato nei 12 miliardi e 400 milioni. Quindi 12 miliardi e 400 milioni per i provvedimenti esistenti sul lavoro e per la legge 56, 12 miliardi sulla innovazione tecnologica.
Questo è il totale. Resto in attesa di sentire le risposte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Illustrerò brevemente gli emendamenti ai capitoli nn. 5045, 5075 e 5098.
Il capitolo 5045 riguarda l'Osservatorio sul mercato del lavoro noi proponiamo di raddoppiare lo stanziamento. E' noto che il mercato del lavoro in Piemonte attraversa turbolenze molto complesse, è caratterizzato da marcate segmentazioni. Indagare queste segmentazioni diventa di decisiva importanza sia per quantificare la domanda sia per quantificare l'offerta ma soprattutto per scorgere qualità della domanda e qualità dell'offerta e tendenze.
L'Osservatorio sul mercato del lavoro ha dimostrato di essere uno strumento efficace, però va qualificato e potenziato soprattutto in una direzione. Questa è la nostra proposta: ampliarne le funzioni affinch diventi anche osservatorio soprattutto sulla qualità soprattutto della domanda e in particolare sulla evoluzione dei profili professionali, sulle professionalità richieste dalla domanda. Sappiamo che è molto difficile mettere in relazione domanda e offerta, ma spesso perché si fanno soltanto dei ragionamenti quantitativi, non si avverte la qualità della domanda e quindi non si predispone l'offerta dal punto di vista qualitativo. Tra l'altro c'è il rischio, senza un osservatorio più sofisticato di quello attuale, di impiegare lo strumento formativo alla cieca o perlomeno in un modo meno efficace. Ha scarsa importanza la risposta che darà l'Assessore anche noi sappiamo che le risorse sono quelle che sono, però questo è un provvedimento che va assunto a breve scadenza se non si vuole compromettere l'efficacia di tutti gli altri interventi nel campo della spesa capitolo lavoro, della formazione professionale e dello stesso artigianato. Quindi io spenderei con convinzione una parola a favore di un potenziamento e di una qualificazione dell'Osservatorio. Con una modesta cifra di 400 milioni lo si può potenziare e si ha la certezza di rendere assai più redditiva la spesa nei campi del lavoro, della formazione professionale e dello stesso artigianato.
L'emendamento al capitolo 5075 riguarda l'impiego dei cassaintegrati in lavori socialmente utili. La cassa integrazione per lunghi periodi, quando è strutturale, riveste aspetti diseducativi e umilianti anche per lo stesso cassaintegrato. In sostanza gli risulta dai fatti che è inutile, che vive di assistenza e che deve adeguarsi alla assistenza: punto e basta. So che ha avuto scarso successo. Ho avuto occasione di spiegare in quest'aula che non si vive di cassaintegrazione con l'80% di uno stipendio medio che si aggira sul milione di lire. Più che predisporre risorse, in questo campo sarebbe necessario avere capacità di presentare progetti di lavori e servizi di utilità sociale in grado di motivare i cassaintegrati.
Altrimenti, è evidente che non si spenderanno queste risorse.
L'emendamento al capitolo 5098 riguarda la legge 55, i cantieri di lavoro per disoccupati. La legge ha funzionato, non ha avuto residui passivi, la massa dei disoccupati è sempre considerevole: oggi si è ricordato che nell'area torinese la disoccupazione è al 13%, è superiore alla media nazionale; così è in alcune altre aree, per citarne una il Verbano Cusio Ossola.
E' importante compiere un ulteriore passo avanti nella progettualità: cantieri di lavoro per disoccupati che siano propedeutici, anche parzialmente, ad attività non assistiti o meno assistite. Ma perché siano propedeutici ad attività meno assistite bisogna combinarli con lo strumento formativo e allora bisogna potenziarli, qualificarli, prolungarne il periodo. Tutti ne abbiamo convenuto in Commissione; il Gruppo socialista ha presentato un progetto di legge di riforma della legge 55, il nostro Gruppo si accinge a farlo. Che senso ha parlare di riforma se poi ci si ferma a 2 miliardi e mezzo oppure si sale a 3,2 miliardi? Bisogna compiere un ulteriore sforzo, altrimenti ripercorriamo la stessa esperienza dello scorso anno. Riformare la legge e qualificare questo strumento significa aggiungere altro mezzo miliardo o perlomeno altri 300 milioni per fare una esperienza che meriti e che possa essere definita un'esperienza riformatrice dello strumento tradizionale che abbiamo conosciuto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Sarà una risposta relativamente breve, ovviamente sono fatte salve tutte le considerazioni che ho già indicato stamani nel mio intervento sulle grandi tematiche della politica del lavoro, sulle necessità e sulle esigenze in una realtà quale quella piemontese. La filosofia degli emendamenti presentati dai colleghi del Gruppo comunista è pienamente condivisa dalla Giunta regionale. Non a caso la Giunta, pur nella ristrettezza delle possibilità e delle capacità finanziarie, si è indirizzata nell'impostazione del bilancio, e in considerazione degli emendamenti che ancora oggi sono stati presentati, perfettamente in linea e in sintonia con le indicazioni che qui sono emerse su questi capitoli e su queste problematiche di particolare emergenza.
Non posso non rilevare che in alcuni casi gli sforzi massimi vanno non solo nell'impostazione di indirizzo di filosofia qui indicate, ma giungono quasi a pareggiare le cifre indicate dagli emendamenti. In altri casi non è così, soprattutto laddove si individuano ipotesi allettanti e significative, ma la dimensione richiesta di decine di miliardi in questo momento non può essere assolutamente reperita.
Gli emendamenti relativi ai 700 milioni per i centri di iniziativa locale per l'occupazione sono recepiti da un emendamento della Giunta che è pressoché identico nell'indicazione finanziaria. Sul capitolo 5038 relativo alla "Legge sull'innovazione tecnologica" abbiamo tenuto conto della buona resa della legge 56 e oggi abbiamo ipotizzato con un emendamento un ulteriore incremento che non raddoppia lo stanziamento come proposto dal Partito comunista, ma segna comunque una volontà e un apprezzamento della legge sull'innovazione tecnologica.
Le nostre ultime proposte sui capitoli 5092 e 5094, inerenti al discorso della legge 28 sulle cooperative, vanno sostanzialmente nella direzione delle richieste indicate dal Gruppo comunista.
Sul capitolo 5098 relativo ai cantieri di lavoro convengo con quanto sostiene il Gruppo PCI, al punto che la nostra proposta in due edizioni porta in sostanza alla cifra indicata dallo stesso emendamento comunista meno 300 milioni: sale di 700 milioni superando così il tetto stesso previsto nell'anno precedente ed è quindi in linea con la loro impostazione.
Non prevediamo particolari aumenti per il capitolo 5090 relativo agli interventi a favore di non vedenti in considerazione del fatto che l'anno scorso non si è spesa tutta la quota, quindi riteniamo che la cifra indicata sia sufficiente per l'anno '88.
Sono d'accordo con il collega Calligaro a proposito del significato e delle prospettive che può avere, all'interno della realtà regionale l'Osservatorio del mercato del lavoro. E' certamente strumento efficace e il suo utilizzo è funzionale ad una serie di motivi che ora non ripeto.
Riteniamo però che in questa fase dell'88 debba essere capitalizzata tutta la potenzialità di personale che in termini articolati si è aggregata in questi ultimi semestri all'Osservatorio stesso proveniente dagli ex Comprensori. Quindi crediamo valga la pena studiare una ristrutturazione funzionale del personale e in questo senso ipotizzare un aumento del finanziamento per il prossimo anno.
Sul capitolo 5075 viene ipotizzato un aumento per quanto riguarda gli interventi a favore dei cassaintegrati per i lavori socialmente utili. Come i colleghi sanno, malgrado le ripetute attenzioni, l'unico caso in cui questo intervento è stato utilizzato è quello del Comune di Settimo. Varrà quindi la pena studiare insieme una modifica dello strumento legislativo.
Il fatto stesso che sebbene questo problema insista sul territorio, solo in un caso, grazie alla diligenza di una Amministrazione comunale, si sia fatto uso di questo intervento è significativo dell'esigenza di una modifica allo strumento legislativo.
Riteniamo che il finanziamento indicato sia ampiamente sufficiente e non escludiamo la possibilità di un aumento finanziario per la modifica citata. Per quanto riguarda i riferimenti al capitolo 12600 "Fondi globali", il nostro impegno è iniziato con una testimonianza simbolica di un miliardo, che poi, con fatica, abbiamo più che raddoppiato. E' uno sforzo notevole se pensiamo che, nel momento in cui una proposta di legge del Gruppo comunista è tuttora giacente, noi da zero siamo giunti a 2 miliardi e 200. Vi è la disponibilità della Giunta regionale a ipotizzare un articolato legislativo. Riteniamo che i miliardi indicati non siano solo un simbolo, ma una concreta possibilità di primo utilizzo allorquando, nel secondo semestre '88, un'ipotesi di legge potesse decollare. Oltre ad essere un segnale che la Giunta regionale ha voluto cogliere dai suggerimenti delle opposizioni, è anche una sua dichiarazione di disponibilità nel successivo assestamento di bilancio.
Per quanto riguarda l'ipotesi contenuta in un emendamento, di destinare 12 miliardi all'innovazione tecnologica, finalizzata su tre o quattro progetti significativi, devo dire a proposito dell'allargamento del BIC che il BIC, pur insistendo di fatto a Vercelli, è già stato chiamato BIC Piemonte proprio in prospettiva di un suo allargamento; sul discorso dell'agenzia di brokeraggio tecnologico esiste un disegno di legge della Giunta regionale; fra gli altri progetti è da menzionare il progetto ITACA che, pur essendo ancora in fase di studio di fattibilità, ci impone di essere attenti. E' chiaro che l'indicazione dei 15 miliardi sta a significare la disponibilità su questo versante di individuare coperture nella linea indicata dagli stessi emendamenti.
Sulla legge delle cooperative integrate, tenuto conto che i due disegni di legge (l'uno della Giunta, l'altro dei Gruppi consiliari) sono attualmente in sede di Commissione, e tenuto conto che è immaginabile che entro il primo semestre '88 possa essere licenziata la legge dalla Commissione per giungere all'approvazione del Consiglio regionale, e poter quindi operare nel secondo semestre '88, l'indicazione di mezzo miliardo all'interno dei Fondi globali è una risposta realistica e credibile per attivare l'impianto di questa nuova normativa che segna un significato su questo versante. Ho parlato anche a nome del collega Carletto.
Mi avvio alla conclusione ricordando che sull'aumento richiesto al capitolo "Pari opportunità" ha già riferito il Presidente della Giunta.
Aggiungo infine che abbiamo presentato un emendamento per segnare l'attenzione della Giunta regionale a proposito delle aree attrezzate con uno stanziamento che è minimale (400 milioni), ma è significativo per il decollo di questo versante e per rispondere anche ad un'aspettativa che non è indifferente.
In questo senso chiediamo ai colleghi di ritirare quegli emendamenti che siano con le nostre proposte finanziarie. Per quanto riguarda gli altri emendamenti, pur accogliendone il significato, ci troviamo nella impossibilità coprire finanziariamente tutta questa proposta non indifferente di miliardi.
Quindi siamo costretti a respingerli.



PRESIDENTE

I colleghi Amerio e Calligaro di fronte all'accoglimento della Giunta ritirano questi emendamenti? Ha chiesto la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Dei tre emendamenti presentati due sono relativi al capitolo 12600 sui fondi globali, uno è relativo ai centri di iniziativa locale per l'impiego l'altro prevedeva 12 miliardi per l'innovazione tecnologica (anche questo è stato ritirato perché c'è una previsione di maggior spesa della Giunta) infine il capitolo 5090, quello relativo all'avviamento al lavoro dei non vedenti. Per il momento ritiro gli emendamenti ai capitoli 5092 e 5094 relativi alla legge 28 sulla cooperazione, ma annuncio che li ripresenter in sede di discussione sulla variazione, perché nonostante il nuovo incremento proposto dalla Giunta siamo ancora al di sotto del 1987 su una legge che non ha residui passivi.
Ritiro, ma annuncio che li ripresenterò nella variazione, gli emendamenti ai capitoli 5038 e 5040 relativi alla legge 56.
Così anche l'emendamento sui fondi globali relativo all'incremento di un miliardo e mezzo per le cooperative integrate di solidarietà sociale.
Resta l'emendamento sul Fondo straordinario, a cui sono destinati due miliardi e duecento milioni. Noi giudichiamo del tutto insoddisfacente questo impegno di spesa della Giunta. Abbiamo avanzato la proposta di dieci miliardi. Possiamo accogliere le obiezioni che sono state fatte relativamente alle difficoltà di bilancio e al fatto che siamo a metà dell'anno; noi cogliamo soprattutto una realtà: siamo quasi a metà dell'anno, manca il disegno di legge della Giunta che dovrà ancora essere predisposto, avremo di fronte a noi metà anno.
Propongo un'operazione che, se accolta, mi consente di ritirare l'emendamento; in caso contrario lo ritiro e lo ripresento nella variazione.
L'operazione che propongo è che si vada alla definizione di una cifra lievemente superiore a quella proposta adesso dalla Giunta e si arrivi almeno a 3 miliardi e si accompagni questo stanziamento con un impegno formale del Consiglio, con un ordine del giorno, del quale chiedo l'approvazione ancora questa sera o questa notte, che impegni la Giunta in sede di assestamento di bilancio di portare lo stanziamento a cinque miliardi per l'anno 1988 e a presentare un apposito disegno di legge entro la fine del mese di luglio. Non do lettura dell'ordine del giorno perch dice solo questo, è telegrafico; desidero però sapere quale è la risposta dell'Assessore su questo preciso punto. Quindi non un generico impegno a rivedere la cosa in sede di assestamento, ma un impegno preciso a portare lo stanziamento a lire 5 miliardi per il 1988 in sede di assestamento di bilancio 1988.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Questo è problema fondamentale che il Consiglio regionale ha già affrontato più di una volta. Forse il mio predecessore ne saprà più di me su questo versante stante il fatto che più di un anno fa questo Consiglio regionale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno finalizzato a questo tipo di discorso del fondo sull'occupazione.
Purtroppo la Giunta si trova nella impossibilità reale di accogliere un emendamento che propone un incremento di dieci miliardi in quella direzione. Lo sforzo massimo ci ha consentito di raggiungere due miliardi e duecento milioni che volevano significare non solo una testimonianza, ma anche un contributo sufficientemente corposo per iniziare questa ipotesi.
La Giunta regionale non è però in grado oggi come oggi di modificare ulteriormente, perciò l' aumento massimo è di due miliardi e mezzo. Credo di poter dire a nome della Giunta che sia possibile approvare questo ordine del giorno, stante il fatto che c'era già un impegno non solo di questa Giunta, e anche della precedente Giunta di legiferare su questo argomento e di impegnarci affinché nell'assestamento di bilancio si raggiungessero quote più significative, certo non quelle proposte dall'emendamento comunista perché non si è tecnicamente in grado di poterle raggiungere.



AMERIO Mario

Chiedo un chiarimento. L'Assessore ha detto: "Nessun aumento rispetto ai due miliardi e duecento milioni; sì invece all'approvazione, questa sera, dell'ordine del giorno che impegna a portare a cinque miliardi in sede di assestamento". E' così o non è così?



PRESIDENTE

Non mi pare sia così. Lei mantenga il suo emendamento, io lo pongo ai voti. Lei ha detto che ritirava tutti i suoi emendamenti, tranne questo condizionandolo all'accettazione della Giunta. Mi pare di capire che la Giunta complessivamente non accetta questo emendamento.



AMERIO Mario

A me non era stato così chiaro, Presidente, chiedo scusa. Chiedo che la Giunta sia esplicita sulla risposta, intanto io presento l'ordine del giorno.



CALLIGARO Germano

E' incerto persino l'Assessore!



PRESIDENTE

Gli emendamenti del collega Calligaro sono ritirati o no?



CALLIGARO Germano

Ritiro e ripresenterò in sede di legge di variazione, l'emendamento al capitolo 5045 e quello al capitolo 5098. Chiedo invece di votare l'emendamento al capitolo 5075.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso che si pronuncia sull'emendamento del Consigliere Amerio.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella mia qualità di responsabile delle entrate e delle uscite, credo che l'impegno dell'Assessore Cerchio sia l'espressione di una volontà politica e credo che l'emendamento possa essere valutato in sede di assestamento positivamente. Però, prendere un impegno del genere questa sera, quando non sappiamo ancora quali sono le cifre dell'assestamento, mi sembra un po' avventato e non serio, non serio soprattutto perché le difficoltà sono veramente tali. Comunque la volontà dell'Assessore Cerchio, che è di espressione politica, viene accettata nel suo complesso dalla Giunta: non viene fatta la cifra, ma viene espressa la volontà di arrivare ad una integrazione del fondo, anche in coerenza a quanto era già espresso in un precedente ordine del giorno votato da questo Consiglio.



PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Amerio ritira tale emendamento, non lo pongo in votazione.
Pongo invece in votazione l'emendamento al capitolo 5075 illustrato dal Consigliere Calligaro.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 31 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Esaminiamo ora gli emendamenti del Consigliere Staglianò. Il Consigliere Staglianò in questo momento è assente. I suoi emendamenti sono relativi all'area due, che è stata illustrata con una serie di interventi. Poich gli emendamenti del collega Staglianò sono noti perché sono stati inviati ai Gruppi e sono a conoscenza della Presidenza, io riterrei opportuno votarli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 3 voti favorevoli, 30 contrari e 10 astenuti (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Passiamo ora agli emendamenti presentati dal collega Chiezzi relativi ai fondi regionali per i centri fieristici.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Presento una sequenza di emendamenti che si rivolgono ad una pluralità di soggetti, sono sei emendamenti che illustro brevemente.
Il primo emendamento propone l'istituzione di un nuovo capitolo (questi aspetti tecnici vanno soggetti ad una verifica da parte dell'Assessore competente). Si propone una iniziativa specifica relativa ai fondi regionali per i centri fieristici. Inutile richiamare qui l'importanza che viene data, in questi ultimi anni, a questo settore economico. Inutile anche richiamare la legge approvata il 30 aprile dello scorso anno la quale prevede che in ogni provincia venga autorizzato un solo centro fieristico più, eventualmente, un centro fieristico specializzato; e dovrebbe essere anche inutile ricordare alla Giunta e soprattutto al suo Presidente, che nella provincia di Torino e nel suo capoluogo oggi vi è aperta una questione fieristica. Cioè la questione di "dove" ubicare il centro fieristico, di quali strutture dotarlo, con quale tipo di capitali costituirlo.
Nel Comune di Torino sappiamo che esiste già il centro fieristico "Torino Esposizioni"; sappiamo anche che, in via del tutto informale, c'è un altro polo fieristico che oggi si svolge impropriamente all'interno dello stabilimento Lingotto (in piena area industriale), sappiamo che il tema del futuro ente fiere non è risolto, sarà Torino Esposizioni, sarà un'altra struttura parallela, si fonderanno le strutture? Allora la proposta è quella di prevedere in aggiunta a tutti gli stanziamenti che già esistono all'interno del bilancio una voce specifica, che viene proposta nell'ordine di 2 miliardi, ma le cifre a questo punto, dopo le discussioni che abbiamo fatto, sono indicative (segnalano un problema quindi il discorso sulla cifra può essere senz'altro discusso se c'è una volontà da parte della Regione) per segnalare che di fronte al problema del maggior centro fieristico piemontese la Regione Piemonte e chi la governa rinuncia aduna assenza totale di iniziativa che ha caratterizzato, in questi ultimi anni, l'azione della Giunta.
Questa assenza di iniziativa, allora, viene interrotta da uno specifico stanziamento di 2 miliardi.
Il secondo emendamento riguarda un problema complementare ad altri problemi relativi all'assetto urbano dei centri storici. Il provvedimento di per sé è economicamente molto limitato, è un contributo per i Comuni che decidono di progettare o, avendoli già progettati, di eseguire delle piste ciclabili. E' chiaro che questo tema, seppure apparentemente di limitata entità, si inserisce in quell'acuto problema che è l'ambiente urbano e il rapporto dell'ambiente costruito con l'uomo: il traffico, la congestione l'inquinamento. Sappiamo tutti dell'uso esagerato delle auto e della necessità di aumentare l'uso del mezzo pubblico, (tutti provvedimenti che proponiamo con altri emendamenti); questo emendamento vorrebbe suggerire l'opportunità che la Regione Piemonte valorizzi l'uso della bicicletta.
Questa macchina, che tra l'altro richiede modestissimi investimenti rispetto ad altre, molto efficiente dal punto di vista energetico, consuma pochissima energia rispetto ai benefici che il meccanismo della bicicletta permette di sviluppare; pensiamo solo che aumenta la velocità dell'uomo di quattro, cinque volte senza molta fatica, facendo giungere la nostra velocità media di spostamento dai 2/3/4 km l'ora ai 15/20 km ora.
Ricordiamoci che i 15/20 km l'ora sono la velocità media commerciale dei mezzi pubblici (quando va bene) o delle automobili nel centro urbano.
Allora si dirà "ma la bicicletta, però, non viene usata" è vero questo.
Vediamo anche che in altri Paesi, dislocati non diversamente dalla nostra regione e anche in altre città italiane, la bicicletta è usata. Allora noi sosteniamo che questo problema della bicicletta è soprattutto un fatto culturale; c'è una disattenzione culturale che ha determinato nel costume di tanti italiani e dei torinesi, una disattenzione a questa possibilità di utilizzo di questo mezzo.
Dato che un'azione di Governo non deve, come ripetiamo tante volte limitarsi a gestire l'esistente a far funzionare quello che c'è già, ma si qualifica "anche" quando individua dei percorsi nuovi e suggerisce, in modo non dirigistico, non rigido, ma crea le condizioni affinché momenti nuovi di carattere comportamentale o culturale possano affermarsi bene, la bicicletta e l'uso di questa corrisponde a questa indicazione. Quindi la Regione Piemonte favorisca le amministrazioni che decidono di attivare studi per individuare dei percorsi ciclabili, separati e alternativi ai percorsi automobilistici e dia questa indicazione di sostegno a quelle amministrazioni che intendono cimentarsi con questo problema; è un problema limitato, ma che ha la sua importanza.
La proposta dell'emendamento è di 500 milioni.
Terzo emendamento. Le automobili, però, ci sono. Il traffico urbano sappiamo che è congestionato, sappiamo anche che ci sono delle politiche che possono ridurre questo congestionamento, ma partiamo dal dato di fatto che comunque esso esiste e che sta raggiungendo, in vari centri urbani e in alcune zone di questi centri, dei livelli molto elevati. Livelli molto elevati che derivano dal fatto che gli automezzi (auto e motoveicoli e mezzi pubblici) vengono adoperati in condizioni non ottimali, cioè di carburazione non ben regolata, quindi di motori la cui combustione avviene in situazioni non a regime. Basta guardarci intorno, anche sul tipo di utilizzo che viene fatto dai mezzi pubblici, dai ciclo, dalle auto, dagli autobus, per capire che, da questo punto di vista, molto potrebbe essere fatto e molti comportamenti potrebbero essere mutati. Allora la proposta dell'emendamento, con lo stanziamento di 500 milioni, è quella di attivare per l'esistente, dei laboratori mobili che facciano delle verifiche sulla base dei fumi emessi dagli auto motoveicoli. Quindi laboratori mobili che nei centri storici facciano delle campionature quando vedono passare un automobile che fa il fumo la fermano, misurano le entità dei fumi comminano delle sanzioni, quindi compiono un'azione che è di repressione di un fenomeno sempre più allarmante che avvelena la vita dei centri storici.
Un fenomeno di educazione verso chi non si è curato in modo acconcio di tenere il suo autoveicolo in condizioni ottimali e anche di visibile mobilitazione da parte delle strutture pubbliche nei centri delle città che qualcosa si sta muovendo. C'è un'attenzione nuova, ci sono delle risorse nuove, nuovi organismi si immettono sul territorio per eseguire questi rilievi e quindi dare un contributo anche per questa via alla diminuzione dell'inquinamento atmosferico.
L'emendamento successivo riguarda un altro problema. Abbiamo affrontato il problema delle riforme istituzionali; ha molte sfaccettature, alcune sono già state sollevate da altri emendamenti, ne propongo un'altra. E' vero che vi è crisi nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni, ma c'è anche una crisi, abbastanza grave, nel rapporto tra i cittadini e la produzione legislativa che le istituzioni hanno sin qui fatto.
Pochissimo tempo fa, vi è stata anche una sentenza, mi sembra della Corte Costituzionale, che ha segnalato il fatto che di fronte ad una pluralità di leggi ormai enorme, l'obbligo per il cittadino di essere a conoscenza di tutte le leggi non può più neppure essere invocato dal Magistrato. Questa sentenza segnala il fatto che, a livello italiano, il rapporto tra le leggi che esistono e i cittadini che dovrebbero osservarle si è squilibrato a tal punto che un magistrato ha detto che un cittadino che non conosce una legge di per sé non è condannabile, non è colpevole.
In questo breve periodo in cui sto svolgendo questa esperienza regionale ho già sentito da parte di varie forze politiche, nei lavori di Commissione, che questo problema si pone anche per la Regione Piemonte.
Nella Regione Piemonte, nel senso dei provvedimenti di autoriforma (autoriforma che fa parte di quell'ordine del giorno votato alla fine del Consiglio regionale nel quale abbiamo discusso dei problemi istituzionali) una delle autoriforme da fare è proprio la revisione legislativa. In certi settori la questione è già aperta ed è macroscopica. Fare questa revisione legislativa, se vogliamo produrla in tempi utili rispetto alla legislatura penso che sia questione talmente ampia e complessa che abbisogna di una decisa organizzazione dei lavori. Una siffatta revisione legislativa di grande lena e rapida non può fare affidamento unicamente sulle risorse interne degli apparati regionali.
Questo stanziamento di 200 milioni è il segnale che occorre provvedere rapidamente nei settori più colpiti da questa proliferazione legislativa a svolgere degli studi, a dare degli incarichi, ad affiancare le strutture regionali con altre strutture che per materia comincino ad affrontare il problema dei Testi Unici, per esempio.
L'emendamento successivo riguarda l'istituzione di un nuovo capitolo con il titolo "Fondi regionali per la trasformazione di aree industriali".
Questo fa riferimento ad un fatto di livello nazionale: il Ministro per le aree urbane ha studiato una legge che prevede regolamenti, finanziamenti e criteri per la gestione delle aree di trasformazione degli stabilimenti ex industriali. La Regione Piemonte da questo punto di vista è stata all'avanguardia, è stata una delle prime Regioni ad affrontare il tema della trasformazione delle aree industriali nel modo in cui questo tema si poneva quando la legge n. 56 è stata fatta. Il problema non è sempre identico, ma il problema di come trattare le aree industriali (nel momento in cui per esigenze produttive queste cessano l'attività per rilocalizzarsi, cessano l'attività perché sono state chiuse o perch vogliono cambiare destinazione d'uso) esisteva e la Regione Piemonte su questo ha avuto un grosso ruolo e ha fatto delle esperienze che non vuole dire difendere sempre in tutto e per tutto, ma dovrebbe farne delle altre che facciano tesoro delle prime. Quindi, istituire dei fondi regionali per la trasformazione di aree industriali vuol dire tornare a fare assumere alla Regione Piemonte un ruolo in questo settore, ruolo (qui fa pendant con l'attività verso i centri fieristici) che la Regione Piemonte in particolare per quello che sta succedendo sul capoluogo torinese è del tutto assente nonostante le sollecitazioni che una forza di minoranza come la nostra ha fatto all'interno di questo Consiglio regionale. La Regione deve riassumere un ruolo su questo.
Il Comune di Torino sta attivando un'operazione che interessa tutta la Regione le cui conseguenze arriveranno lontano, arriveranno dappertutto arriveranno nei fondovalle regionali perché c'è il rischio di un risucchio di risorse di attività tali sulla città di Torino al di fuori di qualsiasi programmazione che le richieste dell'Assessore Mignone sui "rami secchi" diventano delle litanie che non servono a niente. La Giunta e il suo Presidente se ne occupano talmente poco che è ormai più di due mesi che su una delle questioni concernenti il problema della trasformazione delle aree industriali non si degna neppure di rispondere, mentre invece va a passeggio al Salone dell'Automobile in compagnia del Presidente della Repubblica al quale non so se abbia fatto presente che ad un certo punto passava sotto un locale sul quale esistono certi problemi.
Pensiamo che questa insensibilità finora avuta da parte della Giunta regionale su questo problema vada superata nel modo detto ed anche con un riferimento a questo provvedimento nazionale che non so se il Ministro Tognoli abbia portato a termine o sia solo studiando. Quindi, 2 miliardi li proponiamo per questo nuovo capitolo.
L'ultimo emendamento riguarda il capitolo 9175 che ha per titolo "Spese per studi, iniziative, documentazione ed informazione per una migliore protezione e fruizione dell'ambiente naturale per l'asportazione di rifiuti e detriti dalle rive e dalle superfici fluviali e lacustri per indennizzi ai proprietari di fondi". Proponiamo una diminuzione di questo capitolo. Si prevedono 710 milioni, noi proponiamo di portarlo a 300 milioni perch siamo esterrefatti da come il capitolo 9175 è stato utilizzato da questa Giunta o una parte di questa Giunta, forse il Presidente e un Assessore per una campagna pubblicitaria sull'ambiente. E' questo un problema che ci ha lasciati molto delusi. E' iniziata una campagna sull'ambiente come se si facesse una campagna per vendere lo stracchino. Avete cercato di vendere l'ambiente, di vendere un prodotto, dimenticando che questo prodotto non c'è. Non si possono affrontare campagne su un tema così delicato in termini puramente generici, trionfalistici e tutto sommato retorici. Nella deliberazione con cui avete preso questo provvedimento avete iniziato a dire che le campagne non devono essere retoriche. Noi invece abbiamo visto che questa campagna è di un'assoluta banalità e genericità; a parte il fatto che è onerosissima è una campagna assolutamente celebrativa di qualcosa che non c'è. Noi siamo decisamente contrari che la Regione nel momento in cui...



PICCO Giovanni

Ne parliamo un'altra settimana!



CHIEZZI Giuseppe

Consigliere Picco, per carità, ne parliamo anche un'altra settimana però adesso io cerco di disattivare questa campagna riducendo i fondi, la prossima settimana discuterò perché l'hanno fatto, però adesso devo cercare di convincere anche te, se ci riesco, che non è utile mantenere 710 milioni in un fondo che viene utilizzato in questo modo. Farò due tipi di proposta... (Interruzioni) In una situazione di buona disponibilità di risorse tante polemiche non avrebbero luogo. Se ci fosse spazio per tutti ma purtroppo spazio per tutti non ce n'è, lo sapete meglio voi della maggioranza che siete stati chiusi mezz'ora per ridistribuirvi un poco di risorse.
In questa situazione di carenza di risorse la richiesta dell'opposizione non può che essere quella di un uso rigoroso di queste risorse. Quando si vede che un capitolo viene utilizzato per una propaganda generica, di che cosa non si sa, il contrasto è netto, la richiesta di tagliare questo fondo è decisa, perché la propaganda che viene fatta sembra che non venga fatta sull'ambienta ma semmai sulle persone che producono queste interviste o sugli Assessorati che producono del materiale.
Siamo in una situazione in cui l'ambiente è disastrato; la valle del Bormida, è un problema irrisolto, è un disastro nazionale addirittura; vi è il problema dei rifiuti, dove mettere le discariche, che è un problema irrisolto, non affrontato, non si sa cosa fare nei prossimi anni, un Piano dei siti tutto da costruire, e c'è un ambiente che deve essere affrontato con interventi concreti. Invece si va a sbandierare in giro (come l'intervista rilasciata dal Presidente Beltrami) che ormai abbiamo evitato l'apocalisse, che nel passato ci sono stati dei disastri. Le campagne di questo tipo intanto vi suggeriamo di farle legate a cose concrete se volete farle, in secondo luogo dato che sono campagne delicate perché sono fatte con soldi di tutti e riguardano l'informazione da parte di un Governo ai cittadini, penso sarebbe molto più corretto avere, non dico una sensibilità, ma una maggiore maturità di governo. Queste campagne di solito si costruiscono tenendo conto della diversità delle opinioni che su certi temi così delicati e generali come quelli dell'ambiente presentano le varie forze politiche. Se anche si volesse uscire con una campagna di questo genere, a parte che è sbagliato farla in modo generico, ma il dato di fondo di una forza matura di governo sarebbe quella di presentare una campagna e di fare in modo che all'interno della stessa possano avere spazio (se vi sono) delle opinioni differenti. Dato che sull'ambiente mi sembra che l'unità non sia una caratteristica del mondo politico e nemmeno dei Partiti al loro interno perché è un tema relativamente nuovo e che crea problemi durissimi da risolvere, mi sembra ben strano che in modo trionfalistico si prendano 380 milioni da questo capitolo, anche se mi dicono molto di più per presentare unilateralmente una visione del problema contestabilissima e poi per presentarla in modo assolutamente poco serio. Cito la vostra deliberazione perché si dice che i cittadini hanno bisogno di essere tranquillizzati, ma pensiamo che i cittadini hanno bisogno di essere tranquillizzati con la propaganda generica? Tranquillizziamoli con i fatti.
Questo capitolo va ridotto da 710 milioni a 300 milioni, come prima proposta. Seconda proposta (la presento formalmente se la Giunta mi dice che l'accetta): vogliamo mantenere 710 milioni? Io sono anche d'accordo ma allora li manteniamo non per fare queste operazioni di parte, di propaganda inutile, di spreco di denaro, li manteniamo (come dice una parte dell'articolo) per spese per l'asportazione di rifiuti e detriti dalle rive, dalle superfici fluviali e lacustri, per indennizzi ai proprietari dei fondi. Manteniamo la cifra e togliamo la prima riga e mezza del capitolo. Potete anche mantenere questo, finalizzate questa spesa ad atti concreti di risanamento ambientale e gli studi non li fate più, pagate quello che avete fatto ma non insistete su questa strada. Quindi chiederei una risposta, ecco io non penso che per il rispetto di tutti noi siamo qui a parlare a vuoto, che sia già tutto deciso. Sono sei emendamenti, oltre alla cortesia della risposta su tutti, ho la concreta speranza che su alcuni di questi fatti ci possa essere una risposta di merito che dia un certo senso anche al tempo che materialmente stiamo spendendo tutti quanti nella illustrazione di questi emendamenti.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, dato che sono firmatario del primo emendamento e dato che insieme all'Assessore Turbiglio ho partecipato alla formazione di due leggi di grande importanza (una sulla promozionalità, l'altra sulle fiere) vorrei conoscere le intenzioni della Giunta, dal momento che non c'è una lira in questa direzione.



PRESIDENTE

Andiamo per ordine, rispondendo innanzitutto agli emendamenti sui fondi regionali per i centri fieristici.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Stiamo tentando di ricostruire una risposta. Intanto per questo particolare capitolo dei centri fieristici esistono a bilancio previsioni di intervento per la promozione per un impegno di spesa di 2 miliardi e 100 milioni rispetto ai 2 miliardi e 150 milioni. Sono i capitoli che vanno dal n. 5542 al n. 5549. Bisognerà registrare che in questo settore gli interventi hanno conservato un plafond che non ha tenuto conto degli abbattimenti riversati sulla complessità del settore.



GUASSO Nazzareno

Questa è una parte, quella che si riferisce alla promozionalità ed è la prima legge. Poi è seguita la seconda.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La vostra è la prima; questa è la seconda, perché è una legge del settembre 1987, quella alla quale io ho riferito i 2 miliardi e 100 milioni, mentre la vostra, quella alla quale si riferisce il collega Guasso, è del 30 aprile.



GUASSO Nazzareno

Scusi Presidente se la interrompo, ma è necessario intenderci. La prima legge è quella sulla promozionalità; la seconda è quella sui centri fieristici. I capitoli dal 5542 al 5549 riguardano la promozionalità. Nel nostro emendamento si dice che la promozionalità non può non avere anche un primo segnale sulla costruzione di centri fieristici, altrimenti il nostro discorso di equilibrare le due leggi (promozionalità e centri) rischia di essere vanificato. Io poi non so se ci sono le risorse. Le ho costruito il problema, Presidente.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

L'abbiamo già ricostruito, ed è uno sforzo non facilmente rincorribile.
Stiamo tentando di capire: in bilancio è richiamata la legge del settembre 1987, mentre quella del 30 aprile non è richiamata.



BIAZZI Guido

Si proceda all'istituzione di un nuovo capitolo.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non possiamo in questo momento, per i vincoli che si è detto, tentare di accreditarvi delle somme.



GUASSO Nazzareno

Presidente, io faccio solo il commissario e il Consigliere di minoranza.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mi pare che sia una proposta costruttiva, non è da buttare. Io ritengo che nel settore e dei centri fieristici e della promozione ci sia già stata una serie di interventi anche recenti per esempio sugli stessi mercati agroalimentari, che hanno visto impegnata seriamente la Regione nel tentativo di dare una forzatura al sistema che era decisamente bloccato sul piano della sollecitazione da parte dell'ente locale.
Due sono le vie: potremmo assumere un impegno di rinvenire, all'interno della legge di variazione, la istituzione del capitolo come vien suggerito recuperando delle presenze alla luce di un plafond, che per il momento non ci è superabile per il settore, oppure potremmo istituirlo e legarlo per memoria rinviando il discorso successivo all'assestamento. Al di là di questa presa di conoscenza o di approfondimento del problema in questo momento non ci è possibile andare, anche perché le iniziative intervengono per sollecitazione e quindi per promozione per restare nell'ambito della definizione della legge, ma anche intervengono per le animazioni proprie dei soggetti che vogliono accedere alle leggi stesse e i soggetti guardano alla legge piuttosto che al capitolo del bilancio. Quindi mi parrebbe che possiamo ritenere, forse per non creare problemi a quest'ora, di inserire questo capitolo in sede di assestamento di bilancio e ringrazio i proponenti perché è una sottolineatura che è di grossa serietà.
Se vogliamo impegnare dell'altro tempo soprassediamo pochi istanti individuiamo le possibilità di riduzione e inseriamo nella variazione il nuovo capitolo.



GUASSO Nazzareno

Non sono l'Assessore.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Né dovete sostituirvi a noi altri. Da parte nostra ci rivolgeremo all'assestamento. Io tolgo di mezzo due cose velocissime, lasciando poi la parola ai colleghi Mignone e Maccari.



BRIZIO Gian Paolo

Si dica sì o no!



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Certo che diciamo sì o no. Ma questa proposta era degna di particolare attenzione e ci siamo sforzati di approfondirla con serietà. Il no è provvisorio per questo tipo di votazione per stasera, si rivolge con l'impegno dell'Assessorato alla formazione del capitolo per l'assestamento.
Per le altre voci c'è il no, senza tentare di andare oltre, pur avvertendo che per esempio per quanto attiene all'aspetto del cosiddetto corpus iuris, quindi l'accorpamento, il perfezionamento, un processo di riunificazione delle leggi previsto nello stesso piano di sviluppo, per talune aree della Regione lo stesso è già in atto, ad esempio nel settore del turismo laddove il completamento delle leggi del settore consentirà di arrivare a questo sforzo.
Per motivi di economia di tempo, dico subito che non accettiamo la riduzione del capitolo 9175, riterrei che la sede seria per dare una risposta articolata all'intervento del collega Chiezzi su questa campagna per l'ambiente possa essere quella della risposta alla interrogazione, che avete presentato che consentirà a noi di esporvi qualcosa di più, anche se in termini di dimensioni il costo catturato da questi capitoli è largamente inferiore a quello che il collega ha segnalato.



PRESIDENTE

Dovendo porre in votazione gli emendamenti preciso che sono stati respinti da parte della Giunta tutti gli emendamenti presentati dal Gruppo comunista ad esclusione del primo, che il Presidente Beltrami ha dichiarato di voler considerare in sede di assestamento del bilancio.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Prima di porli in votazione, vorrei aggiungere che all'interno della legge n. 6 relativa alle consulenze può essere preso in considerazione questo emendamento col controllo di gestione che io avevo in mente di attuare e che nella mia relazione introduttiva ho fatto, potrà essere preso in considerazione quest'ultimo aspetto che è legato strettamente al controllo di gestione, quello che attiene all'aspetto legislativo quindi all'interno della legge 6.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Mi pare doveroso dare una risposta almeno a due emendamenti che fanno riferimento a leggi di cui mi occupo.
Per quanto riguarda il problema delle piste ciclabili, premesso che occorre verificare se la dizione della legge 18 contempli anche questo tipo di intervento, io ritengo anche alla luce della considerazione che probabilmente è nell'immediato difficile avere espressione di volontà da parte degli Enti locali lungo questa strada, poiché nella variazione noi abbiamo previsto al capitolo 6020, 1.600 milioni in conto capitale per opere stradali che latu sensu potrebbero ricomprendere e secondo me ricomprendono questi interventi. Io sarei per impegnarmi all'interno di questo stanziamento previsto nella legge di variazione di 1.600 milioni in conto capitale per opere stradali, di fare una riunione con i Comuni capoluogo di provincia (che possono essere quelli maggiormente interessati) per valutare se esistono nell'immediato le disponibilità e le volontà degli amministratori locali per avviare interventi in questo settore. Qualora vi siano queste positive volontà, una parte di queste risorse potrà essere destinata a favore dei comuni per realizzare questi interventi. Per cui pur essendoci formalmente un no all'emendamento, vi è una sua ricollocazione all'interno dei 1.600 milioni previsti sul capitolo 6020, accertando le disponibilità degli enti locali a procedere lungo questa ipotesi.
Per quanto riguarda l'altro emendamento che fa richiamo alla legge 151 "laboratori mobili" credo che questa legge, nel fondo regionale dei trasporti, non possa dare una risposta a questo tipo di richiesta, perch le UU.SS.SS.LL. o i laboratori di sanità pubblica provvedono già. Poich l'emendamento fa riferimento alla legge 151 penso che non possa trovare accoglimento perché il fondo nazionale dei trasporti non consente questo tipo di intervento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Mi aggancio alle ultime parole del collega Mignone. Reputo che l'emendamento non possa essere accettato perché non è agganciabile alla legge sui trasporti ed è una competenza delle UU.SS.SS.LL.
specificatamente dei laboratori di sanità pubblica. Verificherò con i laboratori di sanità pubblica la possibilità reale di mettere in piedi un servizio, tenendo conto di una triste esperienza regionale che negli anni passati aveva acquistato dei camioncini attrezzati per il rilevamento di inquinamento atmosferico che sono rimasti fermi in cortile per anni con il terrore del sottoscritto quando era Assessore all'ambiente che la cosa andasse a finire sui giornali. Il sottoscritto prima e l'Assessore Cernetti poi sono riusciti a far sì che le UU.SS.SS.LL. si caricassero la responsabilità di questo camioncino. Verificherò con le UU.SS.SS.LL.
maggiori la possibilità non solo di acquisizione, perché la copertura finanziaria è data dal Fondo sanitario nazionale per tutta l'attrezzatura ma la possibilità reale di gestire poi queste attrezzature.



PRESIDENTE

L'emendamento relativo al capitolo 5041 viene ritirato.
Pongo in votazione i restanti emendamenti illustrati dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 13 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astenuto (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Passiamo ora agli emendamenti presentati dal Consigliere Reburdo.
La parola al Consigliere Reburdo per l'illustrazione.



REBURDO Giuseppe

L'11 novembre 1987 il quotidiano francese "Le Figaro" pubblicava un rapporto sullo scandalo del commercio delle armi in Francia. In questo rapporto era delineato il tramite per la vendita clandestina di armi all'Iran e all'Iraq da un'industria francese: due società commerciali che hanno sede a San Mauro Torinese, esattamente la Consar e la Sea.
Queste società commerciali sono state inquisite dal giudice di Venezia a seguito della scoperta di organizzazione di traffico clandestino di armi con il regime iraniano attraverso l'ambasciata iraniana e i gruppi islamici presenti in Italia.
In questa operazione è emerso che queste due società commerciali, la Consar e la Sea, facevano anche da tramite, per la vendita di armi clandestine all'Iran e all'Iraq, alla società del Gruppo Bertoldo che ha aziende Gea e Erber a Cafasse, Mathi e Nole Canavese.
Queste aziende del Gruppo Bertoldo erano già state accusate un anno fa da un gruppo di pacifisti locali in una manifestazione, dicendo che erano corresponsabili della vendita clandestina e di munizioni al regime di Khomeini. Ma, come sempre, eravamo stati derisi e sbeffeggiati. Ad un anno di distanza, grazie anche ad uno "scoop" giornalistico, che né "l'Unità" né "il Manifesto" ritennero di fare, ma che invece "Famiglia Cristiana" fece il 15 marzo, si evidenziò che nel traffico clandestino di armi all'Iran e all'Iraq era coinvolta anche l'industria piemontese, in particolare l'industria del Gruppo Bertoldo.
A seguito di questo, ai primi di aprile, il giudice di Venezia spicc il mandato di cattura contro il proprietario del Gruppo Bertoldo, l'ing.
Bertoldo, il quale è tuttora nelle carceri dello Stato italiano.
Si sta verificando quello che era prevedibile accadesse. Oggi questo Gruppo (che alcuni anni fa si era salvato grazie alla conversione dalla produzione civile a quella militare), di fronte al fatto che le licenze per il commercio delle armi verrebbero interrotte a seguito di questa operazione della Magistratura, è in crisi.
Ho voluto delineare uno dei tanti scenari che coinvolgono anche l'industria piemontese e la ricerca piemontese. In questo campo anche la Regione Piemonte si distingue, attraverso il CSI, con l'Aeritalia nel campo dello sviluppo della ricerca militare. Quindi, anche la Regione ha una responsabilità che non è di poco conto. Ho delineato questa situazione per motivare il perché abbiamo proposto un nuovo capitolo 5041 all'Area di intervento 2 "attività secondarie e terziarie" che così recita: "Spese per la rilevazione permanente dei livelli di ricerca e produzione bellica in Piemonte e per l'avvio di iniziative di riconversione. Finanziamento dell'Osservatorio permanente sull'industria bellica nell'area piemontese".
L'Osservatorio permanente è uno strumento creato dal sindacato metalmeccanico su cui giace da due anni una richiesta di finanziamento presso l'Assessorato al lavoro, rispetto a cui già l'Assessore Genovese aveva avuto qualche difficoltà ad affrontare il problema. Riteniamo che un apposito stanziamento a questo osservatorio aiuterebbe la Regione a rilevare la situazione esistente. Contemporaneamente un gruppo di lavoro interdisciplinare dovrebbe instaurare un tentativo di riconversione di questo tipo di industria, a partire dal Gruppo Bertoldo.
Nei prossimi giorni verranno precisate altre situazioni che in Piemonte si stanno delineando a questo livello.
Il Gruppo Bertoldo è proprietario di una serie di altre industrie nel Veneto, nell'Emilia, nella Campania. Si parla di una trentina di industrie satellite. Quella localizzata nel Veneto è nell'occhio del ciclone; il giudice di Venezia ha individuato un ulteriore filone di compromissione di questa situazione. La questione è di attualità. La Giunta, di fronte a problemi di simile portata è disponibile a rispondere ad una serie di richieste avanzate da varie forze del mondo cattolico, le quali cominciano a denunciare lo scandalo della produzione bellica, del commercio delle armi, e chiedono iniziative concrete di riconversione di questa "industria della morte". Il Piemonte è particolarmente coinvolto in questa problematica. La Regione, sia pure con la modestia del caso, cerchi di dare un segnale politico accogliendo, all'interno del bilancio di previsione 1988, la nostra richiesta di istituire un apposito capitolo. Noi abbiamo proposto 200 milioni; alla bontà della Giunta lasciamo la verifica di ulteriori stanziamenti.
L'altro emendamento riguarda il referendum sulla caccia. Il Presidente della Giunta mi ha fatto avere l'ordinanza con cui viene annullato il referendum sulla caccia.
Siccome questo annullamento sostanzialmente non è motivato se non con il dire che con la nuova legge sono state date le risposte di merito alle richieste del referendum stesso (cosa che da parte nostra non è assolutamente vera al punto che sia le organizzazioni promotrici del referendum sia alcuni di noi attiveranno un ricorso al TAR proprio per dimostrare che questo non è avvenuto e quindi il problema rimane aperto) abbiamo voluto proporre a bilancio uno stanziamento di tre miliardi. Siamo convinti che il TAR sentirà l'esigenza di darci una risposta positiva e ripristinare le condizioni per le quali il referendum possa essere tenuto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Abbiamo inserito 25 milioni per il problema dell'autenticazione delle firme per quanto riguarda la questione dei referendum. Si vedrà qualora dovesse ricorrere la necessità di doverlo effettuare, di fare una modifica al bilancio in fase di assestamento.
Respingiamo quindi tutti e due gli emendamenti.



REBURDO Giuseppe

Cosa dice in materia l'Assessore al lavoro, sapendo che nei prossimi giorni gli amici del Consiglio di fabbrica e la proprietà stessa del Gruppo Bertoldo andranno a bussare al suo Assessorato per chiedere che questo problema venga affrontato? Vorrei capire come si intende affrontare questo problema.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

L'Assessore competente è particolarmente attento come lo sono altri colleghi del Consiglio. In questi giorni ho incontrato sindacalisti operatori e altri soggetti su questo versante, ma una problematica di questo tipo non la si risolve con la iscrizione, a capitolo di bilancio, di una modesta cifra. E' un problema di sensibilità e di attenzione che certamente la Giunta non mancherà di affrontare, magari con la partecipazione del proponente stesso.



REBURDO Giuseppe

Mi dichiaro insoddisfatto in maniera evidente. Questo problema comunque verrà ripresentato in sede di variazione di bilancio e verrà sollevato successivamente, non solo in quest'aula.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti presentati dal collega Reburdo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 14 voti favorevoli e 28 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Esaminiamo ora gli emendamenti presentati dal Consigliere Bresso. Alla collega Bresso chiedo di illustrare anche quelli del collega Adduci, che è assente.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, essendo stato accolto nella legge di modifica il nuovo capitolo dal titolo "Contributi ai Comuni per gli investimenti necessari ai provvedimenti di chiusura dei centri storici al traffico privato", ritiro l'emendamento relativo.
E' stato parzialmente accolto l'emendamento relativo al "Fondo globale per investimenti, capitolo 12600: Interventi straordinari per l'istituzione del parco dell'asta fluviale del Po", quindi ritiro anche questo.
Inoltre è stato parzialmente accolto, con un piccolo aumento rispetto alle proposte iniziali, l'emendamento relativo agli investimenti per gli acquedotti. Perciò ritiro anche questo.
Restano due emendamenti che illustro insieme perché sono congiunti e riguardano la questione della Valle Bormida. Uno riguarda gli studi per la formazione del piano di sviluppo socio-economico della Valle Bormida e l'altro le convenzioni con l'Università e il Politecnico connesse alle funzioni di alta vigilanza. In un caso si tratta di un aumento dello stanziamento delle spese per ricerche, studi e indagini di cui al capitolo 2250; nell'altro caso dell'istituzione di un nuovo capitolo 2201.
Per quanto riguarda la convenzione con l'Università e il Politecnico sospettiamo fortemente che l'Assessore intenda muoversi in questo senso, ma gradiremmo una previsione formale su questo capitolo, quantomeno un impegno preciso.
Del piano di sviluppo socio-economico della Valle Bormida si è ampiamente parlato, ma poi non si è fatto alcunché.
L'emendamento al Fondo globale per investimenti prevede uno stanziamento per la prima applicazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale. Ricordo che siamo prossimi alla scadenza dei tempi dati per l'adeguamento alla direttiva CEE, ma non c'è all'orizzonte la legge nazionale. Da tutte le parti viene richiesta chiarezza su questa materia.
La Giunta si era impegnata a discutere le due proposte di legge, quindi si dovrebbe prevedere uno stanziamento anche piccolo che varrebbe come dichiarazione di volontà di impegno sulla cosa.
Ci sono poi due emendamenti, consistenti come dimensione, che riguardano il problema dei rifiuti. Il primo riguarda l'istituzione dell'agenzia regionale per lo smaltimento dei rifiuti allargato anche agli urbani. A nostro avviso, tutta la partita dello smaltimento dei rifiuti come peraltro avviene già in altre Regioni, dovrebbe essere gestita da un ente strumentale della Regione.
Ne abbiamo già parlato in altri dibattiti e qui non mi dilungo, ma continuo a pensare che la gestione diretta da parte degli Assessorati sia nel complesso una iattura che rallenta i tempi e non consente di organizzare correttamente i processi.
Il secondo emendamento è relativo alla raccolta differenziata. Se non sbaglio, è stato istituito un nuovo capitolo, il n. 9147, che prevede un miliardo, quindi ritiro questo emendamento.
C'era anche una serie di stanziamenti relativi a tutta la partita della ripulitura degli ambiti delle superfici degli ambienti fluviali, delle rive ecc., indagine sulla qualità dei corsi d'acqua sotterranei nelle zone a rischio di inquinamento, piano regionale di bonifica delle discariche abusive, erogazione di fondi alla Finpiemonte per avviare processi di rilocalizzazione delle industrie insalubri, delle industrie inquinanti o a rischio collocate in siti impropri nei pressi di centri abitati, lungo i fiumi.
Questo è un emendamento molto qualificante che rappresenta un intervento fondamentale per affrontare il problema delle industrie a rischio e inquinanti, soprattutto di quelle piccole che sono tutt'altro che meno pericolose di quelle grandi.
C'è uno studio relativo a una ricerca sulla situazione sanitaria intorno all'area della miniera amiantifera di Balangero e un contributo a Comuni e Comunità montane per la formazione di gruppi per la raccolta rifiuti e la pulitura di sponde dei fiumi, aree abbandonate, bialere e di tutte le zone in cui non viene effettuata la spazzatura delle strade e la raccolta rifiuti e in cui i rifiuti restano abbandonati.
Non mi dilungo perché la scarsa sensibilità dimostrata dalla Giunta sull'argomento non mi fa ben sperare e non mi fa desiderare di perdere tempo ulteriore.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

La legge di valutazione di impatto ambientale è in itinere, quindi è presumibile e sperabile che entro l'anno questa legge possa essere votata.
Devo dire che eravamo in attesa di una precisazione da parte del Governo il quale, anche per quanto riguarda il Ministero dell'Ambiente, è in uno stato di stallo.
In occasione dell'assestamento avremo la misura a quel tempo di quelli che potranno essere i tempi e le procedure per l'approvazione della legge.
Tra l'altro avevo già considerato l'eventualità di qualche spostamento nell'ambito della pianificazione territoriale per il finanziamento di questa legge. Sicuramente ci regoleremo in quella occasione.
Per evitare confusioni nel momento in cui voteremo la variazione di bilancio, chiedo qualche chiarimenti ai proponenti. Per quanto riguarda il Po sono stati assegnati 500 milioni e tenendo conto del tempo che abbiamo a disposizione probabilmente avremo anche il tempo di poterli spendere. Per quanto riguarda invece i contributi ai Comuni per la questione dei centri storici, sono stati presentati due emendamenti. E' ritirato quello che riguarda i contributi ai Comuni per gli investimenti necessari ai provvedimenti di chiusura dei centri storici al traffico privato? I relativi 500 milioni andrebbero sull'altro emendamento "Contributi in capitale a Comuni ed operatori pubblici per intervento di risanamento recupero e valorizzazione dei centri e nuclei storici di Comuni con popolazione inferiore a 20 mila abitanti".



BRESSO Mercedes

La proposta dell'Assessore era di mantenere 350 milioni sul primo emendamento (quello sui provvedimenti di chiusura) e destinare gli altri 350 milioni sul secondo emendamento. Cioè da 500 milioni si passava a 700 e lo stanziamento era diviso in 350 e 350.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Vengono quindi ritirati i vostri due emendamenti e vengono mantenuti con questa formulazione.



BRESSO Mercedes

Ritiro anche l'emendamento relativo alla valutazione di impatto ambientale.



PRESIDENTE

Vengono ritirati tutti ad eccezione degli emendamenti del Consigliere Adduci?



BRESSO Mercedes

No, quelli sulla Valle Bormida e sui rifiuti sono mantenuti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda la Valle Bormida e le consulenze che sono state richieste, che riguardano il Politecnico e l'Università e che dovrebbero essere attivate attraverso l'Ipla, ho già contattato il Ministero. L'intesa è che sarà l'Assessorato stesso a contattare l'Ipla per sollecitare il tutto, facendo così trovare al Ministero tutto predisposto per un sollecito avvio quanto meno di incaricati dal Politecnico e dall'Università. Se il Ministero si dimostrerà sollecito nell'esecuzione, così come lo è stato nel dichiarare la Valle Bormida "zona ad alto rischio", e ci attiverà questa convenzione con Università e Politecnico affinché gli stessi possano entrare nella Commissione di Alta vigilanza, indubbiamente noi risparmieremo una cifra consistente. Ancora l'ultima volta che ho parlato con il Ministro, egli ha riconfermato questo tipo di promessa; di conseguenza una cifra su questo non dovrebbe - parlo al condizionale essere necessaria. Si vedrà nel prosieguo di attingere dal capitolo relativo alle consulenze qualora il Ministero non ci attivasse gli esperti dell'Università e del Politecnico. Ma è ben difficile che ciò accada, in quanto tale richiesta è prevista anche nel protocollo di intesa.
Per quanto riguarda la ripulitura delle rive...



BRESSO Mercedes

Scusi, Assessore, chiudiamo la questione della Valle Bormida. Il Piano di sviluppo della Valle Bormida non è previsto nella convenzione con il Ministero.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Così come il Ministro Ruffolo ritiene che il Piano di sviluppo della Valle Bormida non è competenza del suo Ministero, anche io ritengo che lo stesso non è competenza del mio Assessorato. Per quanto possa esserci l'impegno e la volontà di tutti di sollecitare in tal senso sia il livello nazionale con altri Ministeri sia il livello regionale con altri Assessorati. Ma l'Assessorato alla tutela dell'ambiente in questo non ha altro che una competenza minima di collaborazione.



BRESSO Mercedes

Aspettiamo quindi una risposta dall'Assessore competente.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda la ripulitura delle rive (che rientra in quello che noi chiamiamo con una frase ormai più consolidata rigenerazione delle aree degradate), devo fare noto che su questo capitolo, purtroppo, è segnato "zero". Avevamo già pochissimo lo scorso anno, talmente poco da rendere assolutamente irrilevante il programma dell'ambiente. Tale programma giace ancora sulla mia scrivania, ma lo renderò noto: per essere credibile avrebbe dovuto corrispondere a certe cifre, ma vista l'esiguità delle risorse diventava addirittura ridicolo presentarlo. Era prevista una programmazione a tappeto per risanare queste aree degradate. Purtroppo l'esiguità del bilancio ha visto non solo annullato questo programma, ma ha visto anche tolto quel poco che c'era perché fare rimanere su questo capitolo 30-40 milioni era una cosa assolutamente irrisoria.
Per quanto riguarda la ricollocazione delle industrie a rischio è assolutamente impossibile farla con i fondi regionali. Con 2 miliardi per tutto lo smaltimento dei rifiuti e 2 miliardi per gli acquedotti, mi chiedo come si possa parlare di ricollocazione delle industrie a rischio: questo discorso diventa quasi risibile come quel programma che giace ancora sulla mia scrivania e a questo punto devo dire che non saprei nemmeno come presentarlo.
Per quanto riguarda il problema di affidare la partita dello smaltimento dei rifiuti ad un ente esterno della Regione, indubbiamente è problema che si riproporrà - non so sotto quale forma - anche per la commercializzazione delle materie seconde che deriverà dalla raccolta differenziata. Non so davvero come si possa risolvere il problema senza individuare un organismo che metta in contatto tra loro ditte produttrici e ditte smaltitrici di queste materie seconde.



PRESIDENTE

Pertanto gli emendamenti del Consigliere Bresso vengono ritirati (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del disegno di legge n.
350).
La parola al Consigliere Montefalchesi per l'illustrazione dei propri emendamenti.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, per non ripetere la stessa discussione volevo far presente che sul Bormida c'è un altro emendamento firmato dal sottoscritto e da altri Consiglieri.
Siccome questa è una questione alla quale il sottoscritto ed altri Consiglieri attribuiscono grande importanza, si tratta di decidere se la Regione svolge un ruolo rispetto alla probabile necessità di chiudere l'ACNA che occupa 800 lavoratori e in questo senso si attrezza fin d'ora per predisporre un Piano di sviluppo socio-economico di quella Valle che al momento in cui si dovrà andare alla chiusura di quell'azienda ci siano le condizioni per una gestione non traumatica della chiusura dell'azienda stessa per quanto riguarda i lavoratori occupati. L'Assessore Cernetti ha detto: "Non chiedete a me il Piano di sviluppo socio-economico perché non riguarda il mio Assessorato". Va bene, è discutibile, ma può andare bene.
Una risposta da parte della Giunta la pretendo. Chiedo anche la votazione per appello nominale. Siccome sono convinto che prima o poi questa questione esploderà in termini di conflittualità pesante in quella zona qualcuno si deve assumere le responsabilità. Mi spiace fare all'una di notte questo discorso però qualcuno le responsabilità se le deve assumere nei confronti di quella Valle e nei confronti di quei lavoratori. Chiedo una risposta circa l'atteggiamento della Giunta rispetto alla proposta di redigere un Piano di sviluppo socio-economico in quella Valle sapendo che non è stata inserita nel protocollo d'intesa perché se fosse stata inserita nel protocollo d'intesa con il Governo il Piano di sviluppo socio-economico l'avremmo formulato con i soldi del Governo; non è stato inserito nel protocollo e a questo punto riteniamo che la Regione con proprie risorse debba predisporre questo piano.
Vogliamo una risposta, se non verrà data dall'Assessore Cernetti ce la dia il Vicepresidente Vetrino o il Presidente Beltrami. Ricordo che io e i Consiglieri Ferro, Bresso, Reburdo ed altri chiediamo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Nella predisposizione delle linee definitive del Piano regionale di sviluppo se ci sarà un programma che attiene a quella zona (programma considerato prioritario) verrà inserito nel Piano regionale di sviluppo. A tutt'oggi però il progetto non c'è.



MONTEFALCHESI Corrado

Dovete farlo voi il progetto! Assessore, forse non mi sono spiegato.
Noi chiediamo che sia la Giunta a predisporre un Piano di sviluppo socio economico per la Valle Bormida che costituisca un ammortizzatore sociale rispetto a problemi sociali ed occupazionali che inevitabilmente esploderanno nel momento in cui si andrà a decidere che cosa fare dell'ACNA.
Chiediamo che la Giunta lo predisponga e in questo senso si individui a bilancio uno stanziamento ad hoc. Noi proponiamo 1 miliardo.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Le ho detto che un eventuale progetto che riguardi quella zona verrà considerato nel momento in cui si definiranno in modo definitivo le linee del Piano di sviluppo regionale. Nella proposta di piano un progetto ad hoc non c'è, non era considerato nei progetti di rilevanza regionale, può darsi che possa essere inserito in un momento successivo. Visto che nell'ultimo anno questo Consiglio ha ripetutamente dibattuto questo problema e che lo stesso è venuto in evidenza nonostante che da tanti anni se ne parli tuttavia in momenti anche più impegnati e più cogenti rispetto al passato può darsi che si sia rivelata questa preminenza della quale la Giunta terrà conto.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione degli emendamenti per appello nominale, come è stato richiesto dal Consigliere Montefalchesi.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri.
Tali emendamenti sono respinti (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
La parola al Consigliere Ferro per l'illustrazione dei propri emendamenti.



FERRO Primo

Sulla stessa materia il nostro Gruppo ha presentato un analogo emendamento prevedendo una previsione di spesa non di 1 miliardo ma di 500 milioni. Su questo emendamento chiediamo la votazione per appello nominale e intendiamo ridurre la cifra da 500 milioni a 200 milioni credendo che questo sia un modo, qualora venga accolto, per dimostrare la buona volontà da parte della Giunta ad avviare un Piano di sviluppo per quanto riguarda la Valle Bormida. Non ci sono più problemi, parlando di 200 milioni, di compatibilità di risorse e vogliamo misurarci rispetto a quella che è l'opinione della Giunta.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione degli emendamento per appello nominale, come richiesto dal Consigliere Ferro.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 17 Consiglieri hanno risposto NO 28 Consiglieri.
Gli emendamenti sono respinti (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Pongo ora in votazione gli emendamenti presentati dal Consigliere Adduci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono respinti con 15 voti favorevoli e 31 contrari (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n.
350) Pongo in votazione l'emendamento relativo al cap. 2250 presentato dal Consigliere Bresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 15 voti favorevoli, 29 contrari e 2 astenuti (il testo di tale emendamento è allegato alla pratica del disegno di legge n. 350).
Passiamo infine agli emendamenti presentati dal Consigliere Montefalchesi relativi alle barriere architettoniche ed al Piano Energetico Regionale.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo che l'emendamento riguardante le barriere architettoniche non venga messo in votazione in quanto è stato accolto dalla Giunta.
Per quanto riguarda invece la predisposizione del Piano energetico regionale noi prevediamo uno stanziamento di 400 milioni.
E' noto che la situazione in merito alle scelte energetiche è in rapida evoluzione, scelte energetiche che in passato hanno coinvolto la nostra Regione. Come ad esempio la scelta nucleare è stata profondamente messa in discussione, a livello nazionale si stanno delineando nuovi indirizzi di politica energetica, credo che una Regione come la Regione Piemonte peraltro deficitaria rispetto alla produzione di energia elettrica, non possa non prevedere di predisporre un Piano energetico regionale. Per questo credo che non si possa non prevedere uno stanziamento a bilancio di 400 milioni che per quanto modesto indichi la volontà politica di andare in quella direzione. Se questo non avviene sarebbe ben preoccupante l'atteggiamento di una Regione che in passato ha fatto della scelta energetica e in particolare della scelta nucleare, uno dei cavalli di battaglia per rispondere alle esigenze di sviluppo di questa Regione caduta quella che era rappresentata come il toccasana rispetto ai problemi di sviluppo della nostra Regione, i problemi di sviluppo collegati alle scelte energetiche permangono, quindi chiedo il Piano energetico regionale e lo stanziamento a bilancio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

La Giunta non può non essere in sintonia con quanto ho affermato non più tardi di alcune settimane fa in un articolato dibattito sulla politica energetica.
Al termine dell'ampio dibattito sulla politica energetica, abbiamo lavorato, e lavoreremo ancora nei prossimi giorni, su un documento che potrà essere comune di tutte le forze politiche.
Per predisporre tale Piano occorre attivare una convenzione che ha degli oneri. Le motivazioni per le quali oggi non siamo in grado di indicare dei fondi sono già state dette per altre voci. Non si può non pensare che se nelle prossime sedute andremo a votare, come mi auguro questo documento che prevede anche l'impegno da parte della Regione di definire un Piano energetico regionale esisteranno certamente le disponibilità sulla base di una verifica dei costi di inserire attraverso la variazione di bilancio, una voce che permetta almeno per il 1988 di attivare gli studi iniziali di questo Piano energetico regionale.



MONTEFALCHESI Corrado

Mettete 100 milioni almeno come segnale di volontà politica. La risposta della Giunta è assolutamente fuori dalla logica.



PRESIDENTE

Il Consigliere Montefalchesi ha quindi ritirato l'emendamento relativo alle barriere architettoniche.
Pongo ora in votazione l'emendamento relativo al Piano energetico regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 28 contrari e 2 astenuti (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
Passiamo ora agli emendamenti relativi al settore socio-assistenziale che vengono illustrati dal Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Il primo emendamento sul capitolo 10280 riguarda i finanziamenti ai Comuni per i presidi socio-assistenziali a carattere residenziale. La cifra prevista l'anno precedente era di 2 miliardi; già l'anno scorso avevamo ritenuto questa cifra riduttiva. Questo secondo la logica che esponevo già prima per un altro settore, quando affermavo che è decisamente importante dare soluzione strutturale anche a questo tipo di servizi e cercare di fare il massimo sforzo per impegnare risorse. In questo caso si tratta di soluzioni concrete: si tratta di creare strutture che ancora mancano, sapendo che quando parliamo di socio-assistenziale ci riferiamo alle categorie più svantaggiate della società. Ci riferiamo agli anziani e tutti sappiamo quanto è grave e sentito questo problema. Naturalmente ci riferiamo anche ad altre categorie di cittadini con condizioni di svantaggio e nei cui confronti la società deve testimoniare il massimo di solidarietà.
Abbiamo potuto vedere quali effetti ridotti questa cifra, proprio per la sua esiguità, sia in grado di produrre; ben altro dovrebbe essere lo sforzo per portare a soluzione in tempi non lunghissimi problemi di questo genere. Invece il rapporto stesso tra le spese di consumo annuo e quelle di investimento, è del tutto sfavorevole alle spese di investimento.
Noi non proponiamo uno sforzo particolare, se non l'elevamento a 2 miliardi del miliardo e mezzo previsto su questo capitolo. Il capitolo 10285 ha per oggetto la stessa materia, ma mentre il capitolo 10280 si riferisce ai contributi ai Comuni, il 10285 si riferisce agli istituti di assistenza non aventi fini di lucro, cioè agli istituti privati. Noi proponiamo di recuperare quel mezzo miliardo sul capitolo precedente sottraendolo al capitolo 10285.
E' indicativo di una scelta e di una volontà questa manovra fatta sui due capitoli ed è indicativo di una scelta che noi riteniamo essenziale.
Noi riteniamo che si debbano sviluppare le strutture pubbliche l'intervento diretto pubblico in questo campo e non sostenere e sviluppare più di tanto l'intervento privato. Insomma ci dovrebbe essere un bilanciamento a favore del pubblico anche in questo settore, senza con questo penalizzare la presenza privata. Siamo di fronte ad un andamento negativo dovuto a quelle scelte legate alla cosiddetta filosofia del neoliberismo che tendono ad accreditare che tutto quanto fa il pubblico sia negativo e che l'efficienza e il buon funzionamento siano affidati soltanto ai servizi privati. In realtà è una filosofia, alla prova dei fatti abbastanza logorata; abbiamo potuto verificare come non sia vero che al servizio privato corrisponda efficienza e funzionalità superiori. Il collega Calligaro, che ha fatto parte della Commissione d'indagine potrebbe parlare a lungo su come molto spesso la logica dei privati si fondi su un rapporto non limpido con i finanziamenti pubblici, cioè i privati non solo sopravvivono sostanzialmente con i finanziamenti pubblici ma su questi riescano addirittura a lucrare o a sviluppare trame non del tutto corrette.
La filosofia del neoliberismo ha teso in questi anni a produrre un disfacimento, una riduzione e una limitazione dello Stato sociale come si era costruito (certo deformato in Italia). Ma uno Stato sociale che assegna al pubblico il dovere e il diritto di sviluppare servizi per essere in grado di dare servizi di livello a tutte le componenti della società e non creare invece, con la disparità tra i servizi tra pubblici e privati possibilità superiori a chi ha più risorse, e inferiori a chi ne ha meno questo tentativo di ridurre la presenza del pubblico non può più essere sostenuta da motivazioni serie, non può più essere sostenuta da un confronto che dimostri la superiorità del privato. Però una scelta di questo genere da parte di un ente come la Regione di non differenziare, di non privilegiare il servizio pubblico nei confronti del privato, senza negarlo (cosa che noi non vogliamo), noi la riteniamo sbagliata e non sostenibile. Per questo chiediamo che sia riconosciuto ed accettato dalla Giunta questo spostamento di risorse da un capitolo all'altro, anche come segno di una volontà, di una scelta, di un'intenzione.
Sul capitolo 10810 che porta la dicitura "Contributi ad enti ed istituzioni di assistenza, sussidi assistenziali e contributi per provvidenze eccezionali specialmente in caso di pubbliche calamità" proponiamo la riduzione da 2 miliardi a 1 miliardo. Intanto vorremmo una spiegazione e ci sorprende non poco che, in una situazione di taglio generalizzato della spesa, per questo capitolo sia rimasta invariata la cifra, quando la Giunta ha negato qualsiasi incremento su tutto intero il comparto della cultura e dell'istruzione. Mi spiace che questo comparto sia così pesantemente penalizzato. Questo è a dimostrazione di una insensibilità totale per una parte così significativa del possibile intervento regionale e così poco difeso all'interno della Giunta, mentre assistiamo alla situazione che un capitolo di spesa per l'assistenza, di fatto con una possibilità di incidenza e di applicazione così limitato, è stranamente rimasto con la stessa cifra: 2 miliardi l'anno scorso, 2 miliardi nuovamente quest'anno. Noi chiediamo, a meno che non ci vengano offerte motivazioni forti e vigorose a testimonianza che le pubbliche calamità sono sempre in agguato e quindi che anche per gli ultimi mesi del 1988 possano sopravvenire, che lo stanziamento sia ridotto per far posto ad altri tipi di impegni e di investimenti.
Proponiamo inoltre l'istituzione di un nuovo capitolo, il 10330, dal titolo "Spese per la formazione professionale del personale socio assistenziale" e chiediamo che venga impegnato 1 miliardo, facendo riferimento all'art. 26 della legge regionale n. 20. Questa proposta, che è legata alla necessità di un intervento che non sia solo distributivo di risorse, ma incisivo sulla qualità dei servizi, fa riferimento a questa scelta e a questa logica che prima illustravo, cioè la prestazione pubblica deve essere altamente qualificata e quindi competitiva anche con i servizi privati, ovviamente liberi di svilupparsi nella nostra società. Riteniamo che l'intervento sulla formazione professionale degli operatori di un settore non ancora in assestamento sia un intervento essenziale e fondamentale per rispondere a questa esigenza.
Proponiamo ancora l'istituzione di un capitolo nuovo, il 10335, dal titolo "Spese per la vigilanza ex art. 25 L.R. n. 20" e proponiamo uno stanziamento di 1 miliardo perché riteniamo che anche questo sul sistema complessivo misto regionale di assistenza sia un intervento necessario quello della vigilanza, per garantire la qualità delle prestazioni e del servizio e garantire le condizioni di vita e di assistenza che negli istituti vengono prestati.
E' inutile che io mi dilunghi su questo aspetto del problema. Non è raro, anche solo dagli articoli di stampa, registrare come in alcune situazioni gli anziani in particolare vengano trattati a livelli che sono nettamente inferiori all'accettabilità, e in alcuni casi come è successo in una casa di riposo di Bruino gli anziani vengono anche portati morenti per poi morire all'ospedale in condizioni che testimoniano un lungo abbandono di assistenza e sanitaria e igienica a cui sono stati sottoposti. Riteniamo fondamentale che la Regione sviluppi questo ruolo di vigilanza su tutto intero il sistema, per tutela anche sua, per garantirsi che la spesa impegnata in questo settore abbia una rispondenza nella qualità del servizio offerto ai cittadini. Senza di che, se non si interviene anche in questo modo, garantendo che siano rispettati i diritti dei cittadini, credo che difficilmente si possa parlare di riforma istituzionale. Perché un pezzo grande della riforma istituzionale è il riscontro che il cittadino ha nei servizi dello Stato e della Regione e come misura l'efficacia della presenza pubblica e di quello stato verso cui ha tanti doveri e da cui non sempre sono rispettati i suoi diritti.
Un'ultima proposta di emendamento riguarda il cap. 11860 "Contributi agli istituti storici della Resistenza in Piemonte all'archivio nazionale cinematografico della Resistenza in Torino". Si propone di aumentare da 350 milioni a 500 milioni questo stanziamento, un emendamento per una cifra irrisoria. Credo che in una fase come quella che stiamo vivendo, di fronte ai tentativi portati avanti da alcuni storici e da disinvolti giornalisti di cancellare una tappa fondamentale e fondante della nostra Repubblica, la risposta non possa che essere il potenziamento degli istituti storici che tengono viva la memoria e il raccordo tra il passato e il presente, tra la Resistenza e la democrazia attuale. Il ruolo svolto da questi istituti è centrale in questa trasmissione di valori e di conoscenze. Credo che se i discorsi e le celebrazioni, che pochi giorni fa quasi tutti i presenti in quest'aula hanno fatto, devono tradursi in un impegno concreto, questo è il modo per testimoniare da parte della Regione la volontà di dar forza a chi in modo prioritario è impegnato su questo versante ai valori ed esperienze e può, più di ogni altro, trasmettere ai giovani la conoscenza e il significato di un passaggio così importante della nostra storia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Non rispondo all'ultimo emendamento illustrato, perché lo farà il Presidente Beltrami. Rispondo invece agli altri emendamenti. Dirò subito collega Sestero, che non possiamo accogliere gli emendamenti proposti.
Ritengo di dare delle risposte positive nella breve replica. I primi due emendamenti relativi alla legge 14 che tendono ad aumentare di 500 milioni il capitolo relativo ai Comuni e diminuire di 500 milioni il capitolo relativo non ai privati ma alle IPAB che sono comunque enti pubblici, è una manovra che potrebbe essere accoglibile se non avessimo in questa fase un intervento della Finanziaria in questo settore, molto significativo - parlo dei 3000 miliardi che sono stati stanziati dalla Finanziaria per il settore sanitario e per il settore degli anziani - che consentirà al Piemonte di avere poco più di 200 miliardi all'anno in conto interesse per 10 anni che ci consentirà di dare una risposta, in termini di qualità e quantità, molto significativa a questo problema. Risposta che, però, noi potremo dare ai Comuni cioè alle strutture pubbliche e che naturalmente non potremo dare con quel finanziamento alle IPAB. IPAB che, abbiamo visto in questi anni molto vivaci nel desiderio di ristrutturarsi, aggiungono all'intervento regionale risorse consistenti di autofinanziamento che hanno determinato negli anni '86/87 un recupero di strutture molto significativo in termini qualitativi e quantitativi. Considerato l'intervento della Finanziaria riteniamo non solo importante lasciare 1 miliardo e mezzo su un capitolo e 1 miliardo e mezzo sull'altro capitolo, ma potremo in caso di necessità (e sarà probabile che queste necessità si determineranno nei prossimi mesi) poter incrementare il capitolo delle IPAB potendo far fronte alle esigenze dei Comuni con lo stanziamento della Finanziaria.
Per quanto riguarda il 10810 è in preparazione (lo presenterò in Giunta nelle prossime settimane) un disegno di legge che amplia il cap. 10810.
Anziché limitarlo agli interventi che la collega Sestero richiamava nel suo intervento, intenderemmo proporlo anche in favore di strutture diurne che accolgono anziani e altre persone in difficoltà. Mi riferisco a Centri di incontro, a Comunità alloggio per autosufficienti; considerato che con la 14 in questi anni abbiamo esclusivamente finanziato strutture per non autosufficienti, perché le richieste di contributi della non autosufficienza hanno, in questi anni, ampiamente superato le disponibilità dei nostri capitoli per cui non abbiamo potuto, in questi anni, finanziare Centri di incontro, Comunità alloggio e altre strutture di questo tipo.
Modificando con una legge il cap. 10810 intendiamo finanziare queste strutture. Ecco il significato dei due miliardi che abbiamo inserito in bilancio e ringrazio per questo la Giunta di aver accettato questa mia proposta. Mi auguro che prossimamente il Consiglio regionale possa discutere questo disegno di legge.
Per quanto riguarda l'istituzione dei due nuovi capitoli siamo completamente d'accordo nel merito delle cose proposte, riteniamo, per che non sia necessario istituire due nuovi capitoli. Perché, per quanto riguarda la formazione professionale, facciamo riferimento al cap. 11550 che è il capitolo generale della formazione professionale, quindi abbiamo chiesto all'Assessore al bilancio che in quel capitolo (11550) sia riservato per il settore socio assistenziale 1 miliardo che è la cifra richiesta dai colleghi che hanno presentato l'emendamento. Quindi la risposta è positiva, ma utilizzando il cap. 11550. Lo stesso discorso vale per "le spese per la vigilanza"; siamo d'accordo con la collega Sestero, la vigilanza è uno strumento importantissimo, va attivato. A conferma del desiderio di migliorare la vigilanza abbiamo cresciuto le risorse per la formazione professionale; non va dimenticato che negli anni passati, per la formazione nel socio assistenziale, spendevamo qualche decina di milioni nel 1987 si è speso 600 milioni per la formazione nel socio assistenziale anche per la vigilanza, a fronte della richiesta prevista nell'emendamento di 1 miliardo, sul cap. 1850 (funzioni delegate) abbiamo chiesto all'Assessore al bilancio 1 miliardo e mezzo, quindi siamo totalmente d'accordo anche qui nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Per l'area della Resistenza e gli Istituti storici della Resistenza complessivamente erano previsti, nel 1987, 650 milioni, quest'anno sono stati previsti 700 milioni, crescendo di 50 milioni la voce "valorizzazione dei luoghi della Resistenza". Complessivamente rispetto all'attenzione rivolta alle altre voci dell'area della cultura non è stata praticata in quest'area il 30% dell'abbattimento. Inoltre devo dire che per significative manifestazioni la Giunta regionale, al di fuori di queste indicazioni del bilancio, interviene con non pochi contributi e lo stesso Consiglio regionale rivolge non trascurabili attenzioni al problema. Se lungo il percorso di quest'anno dovessero verificarsi momenti o particolari aspetti che invocano un ulteriore approfondimento penso che la Giunta non sarà insensibile nel dover porre la dovuta attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Non entro nel merito della posta di bilancio, 350 milioni; mi pare che sia stata adeguata un paio d'anni fa; forse sarebbe opportuno un adeguamento al tasso d'inflazione.
Volevo richiamare l'attenzione della Giunta su un problema e sulla necessità di un intervento sollecito. Gli istituti storici della Resistenza (c'è una lettera in merito) attendono, purtroppo, da troppi mesi il contributo che la Regione stanzia a loro favore. Questo viene a vanificare gli adeguamenti (di cui bisogna dare atto a tutte le Giunta che si sono succedute nella nostra Regione) al tasso di inflazione. Di fatto gli aumenti vengono poi vanificati dagli oneri bancari che devono essere sostenuti, come anticipazione per poter sopravvivere, da parte degli istituti storici della Resistenza. Non so se la Giunta abbia già provveduto a una anticipazione; se non l'ha fatto, mi permetto di sollecitarla.
Sicuramente gli istituti storici ne avranno un grosso beneficio.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Assumo l'impegno di provvedere a sollecitare questi pagamenti.



SESTERO Maria Grazia

Ritiro gli emendamenti ai capitoli 10280, 11860 e vorrei non fosse sottoposto a votazione il 10330.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione gli emendamenti relativi ai capitoli 10285 10810 10335.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 13 voti favorevoli e 31 astenuti (il testo di tali emendamenti è allegato alla pratica del progetto di legge n. 350).
E' stato detto che l'emendamento al primo articolo è portato nella variazione di bilancio; tutti gli emendamenti possono essere riproposti successivamente nella variazione di bilancio. L'impegno assunto è quello di cambiare in sede di variazione; pertanto gli emendamenti possono essere ridefiniti in accordo con la Giunta nella variazione.
Passiamo ora all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 32 è approvato.
ART. 33 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 33 è approvato.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 34 è approvato.
ART. 35 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 35 è approvato.
ART. 36 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 36 è approvato.
ART. 37 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 37 è approvato.
ART. 38 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 38 è approvato.
ART. 39 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 39 è approvato.
ART. 40 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 40 è approvato.
ART. 41 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 41 è approvato.
ART. 42 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 42 è approvato.
ART. 43 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 43 è approvato.
ART. 44 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 44 è approvato.
ART. 45 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 45 è approvato.
Pongo ora in votazione gli allegati.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
Gli allegati sono approvati.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge (compreso il bilancio pluriennale ed il bilancio sui parchi).
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 481.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 47 voti favorevoli e 2 astenuti.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 480 relativo al sollecito pagamento delle imprese che sono intervenute nelle zone colpite dalle calamità naturali


PRESIDENTE

Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 480 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte ai gravi ritardi nel pagamento delle imprese che hanno provveduto agli interventi di urgenza e di prima sistemazione nelle aree colpite dalle calamità naturali dell'agosto scorso impegna la Giunta regionale a procedere immediatamente al pagamento delle imprese interessate, anche attraverso anticipazioni, in attesa dell'accredito da parte dello Stato delle somme riconosciute con le ordinanze ministeriali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti.
Il Consiglio è convocato per giovedì 5 maggio alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 2,15 del 30 aprile 1988)



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