Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.132 del 13/04/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Chiede la parola l'Assessore Cerchio per una richiesta.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Su richiesta della Giunta regionale è stato ipotizzato un dibattito sulla situazione della siderurgia piemontese e nell'ultima Conferenza dei Capigruppo si è ipotizzato di fissare tale dibattito in una delle prossime sedute del Consiglio regionale. Chiedo se è possibile assorbire le quattro interrogazioni presentate sull'argomento in quello specifico dibattito. Mi corre l'obbligo di rilevare, come ho scritto nella lettera inviata al Presidente del Consiglio e per conoscenza ai Capigruppo, che è assolutamente necessario che il dibattito della siderurgia si svolga entro il mese di aprile, considerate le scadenze delle prossime settimane e considerato che per il giorno 29 aprile è indetta una giornata di sciopero generale sul problema della siderurgia. Suggerisco pertanto alla Presidenza e ai Capigruppo di fissare il dibattito della siderurgia per il giorno 27 aprile, visto l'interesse delle forze sociali e sindacali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, attendiamo ormai da molto tempo la risposta alla nostra interpellanza, quindi possiamo aspettare ancora alcune settimane, a condizione che il dibattito si svolga veramente entro il mese di aprile. Se c'è questo impegno da parte della Giunta trovo assurdo un dibattito minore oggi quando possiamo dedicare molto più tempo a questa scottante questione che vede in gioco 3.500 posti di lavoro.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Interpellanza n. 1088 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi, Amerio e Guasso inerente le aziende di componentistica auto. Ristrutturazione tecnologica e produttiva. Way Assauto e Altissimo


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1088 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi Amerio e Guasso.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Il problema riguarda un insieme di situazioni che sono state segnalate per la sollecitazione del sindacato in merito ai problemi legati alla componentistica auto, con particolare riferimento alle aziende Altissimo di Moncalieri e Way Assauto di Asti, nei confronti delle quali si sono avvicendati segnali negativi in questi ultimi mesi, che hanno avuto occasioni di confronto fra la Regione e il sindacato e fra la Regione e le direzioni aziendali.
In questi ultimi due-tre mesi la Regione ha partecipato ad alcune sedute pubbliche di Consigli comunali dei Comuni su cui insistono questi presidi lavorativi. Ancora questa mattina si è tenuta nel palazzo della Giunta una riunione con il sindacato e con le Amministrazioni comunali di Moncalieri e di Trofarello in ordine al problema dell'azienda Altissimo che occupa circa 450 dipendenti in quell'area.
Le aziende Altissimo e Way Assauto appartengono al Gruppo ITT-IAO. In queste ore stanno decollando alcune giornate di sciopero che riguardano anche alcune aziende minori localizzate fuori dal Piemonte. Il Gruppo IAO ramo della grande multinazionale ITT, come è noto ha una clientela internazionale e registra una presenza, seppur sempre più difficile, anche sul mercato americano, ottenuta grazie al sostegno della holding. Il principale cliente è, su tutte le divisioni produttive, la FIAT praticamente l'unica produttrice di auto in Italia, che tende a privilegiare i fornitori e l'indotto interni al sistema.
Le preoccupazioni emerse da fonte sindacale e dalle segnalazioni che ci stanno pervenendo con insistenza dalle Amministrazioni comunali interessate, come si è evidenziato in vari incontri realizzati in sede regionale (peraltro fortemente osteggiati), non sono apparse infondate anzi, per certi versi sono state avvalorate dal fatto che l'azienda ha obiettivamente perso colpi su alcuni mercati internazionali che rappresentavano una importante diversificazione produttiva.
In particolare sembra prendere maggiormente consistenza soprattutto su alcune linee di prodotto la concorrenza tedesca. Sono però preoccupazioni che, a nostro avviso, vanno ricondotte ad una più esatta dimensione, perch non sono imminenti le situazioni negative, ma possono prefigurarsi tali per i prossimi tempi. Questo riguarda sia l'Altissimo che la Way Assauto.
Infatti, sia per quanto riguarda il comparto ammortizzatori sia per quanto riguarda la fanaleria, non sembra esistere da parte della ITT, che da tempo ha accentuato la diversificazione verso l'auto, la volontà di rinunciare ad una presenza produttiva in Italia o comunque di ridimensionarla in modo drastico.
In un passato non troppo remoto, in occasione di altri momenti di crisi, la multinazionale ha accettato di ripianare perdite consistenti.
La propensione ad investimenti complessivi (valutabili attorno ai 40 miliardi) non appare trascurabile, soprattutto perché fondata prevalentemente su mezzi del gruppo anziché sull'uso di crediti agevolati di politica industriale. Questo è quanto ha dichiarato la proprietà. Gli strumenti normativi nazionali (legge n. 46), recando una dichiarazione dell'azienda, non sono stati significativamente utilizzati e l'Assessorato regionale ha chiesto al Ministero dell'Industria conferma su questo, ma non ha ancora avuto risposta.
Una osservazione attenta del comportamento della FIAT verso il proprio indotto tenderebbe a smorzare in parte alcune delle preoccupazioni emerse ma certamente altre rimangono.
In questa fase la FIAT, che ha già stimolato con una rigida politica delle forniture la razionalizzazione dell'indotto cosiddetto esterno, è passata ad un atteggiamento rigoroso, come politica dei prezzi e della qualità anche verso i fornitori per l'auto interni al proprio gruppo sia per operare una selezione sia, soprattutto, per stimolare ed accelerare processi di ristrutturazione che hanno rilevato una certa lentezza. Ci può significare che il Gruppo ITT pur non essendo privilegiato pu conservare una posizione importante nella fornitura FIAT che lo vede su alcune linee di prodotto come unico fornitore, e su altre aziende in concorrenza talvolta come primo fornitore, talvolta come secondo fornitore.
Conservare queste posizioni potrà non essere indolore. L'azienda ha sottolineato con forza nell'incontro come non possa permettersi in questa fase nessuna sovrabbondanza di manodopera; il completamento delle trasformazioni tecnologiche, accompagnato alle accennate difficoltà sui mercati, comporterà ulteriori rifilature degli organici, che ci preoccupano in misura non indifferente, ma che non parrebbero porsi in un'ottica di destrutturazione della presenza industriale ITT in Italia.
L'allarme suscitato in tal senso dall'uscita dalle aziende di alcuni tecnici qualificati con funzioni di responsabilità, non va letto come un avvio di sfaldamento; in effetti, le convincenti precisazioni dateci dal gruppo come alcune dichiarazioni delle organizzazioni sindacali che parlano di una dirigenza non qualificata, secondo la loro interpretazione possono essere anche lette come la eliminazione di contraddizioni apertesi negli ultimi anni nello staff aziendale; si potrebbe al limite ipotizzare che questi avvicendamenti potrebbero apparire nel tempo positivi se servono a rimuovere queste contraddizioni nello staff dirigenziale dell'azienda.
In sintesi siamo di fronte a tre fenomeni concomitanti: a) rischio di perdita di committenza su alcuni mercati, anche a causa delle note vicende dell'economia internazionale b) attestamento su un consistente ruolo di forniture per la FIAT anche se alcune concorrenze (Carello, Siem) sono pesanti c) graduale manifestarsi degli effetti positivi di una ristrutturazione tecnologica, ora adeguatamente sostenuta sul piano finanziario.
In sostanza, pare che alcuni problemi occupazionali che potrebbero aprirsi preludano, e questo è anche il nostro augurio, alla stabilizzazione di una presenza industriale fondamentale nella zona di Moncalieri Trofarello e nell'area metropolitana torinese, che ha già grandi problemi occupazionali.
La Regione e l'Assessorato, come abbiamo dichiarato stamani in un incontro con le Amministrazioni comunali e le organizzazioni sindacali seguirà lo sviluppo della situazione ricercando per quanto è possibile un costante rapporto con la FIAT affinché, pur nel rispetto di corrette scelte industriali e commerciali, realtà come quelle dell'industria Altissimo e dell'intero gruppo ITT non vengano penalizzate.
Siamo però convinti che un ulteriore fattore giocherà, e dovremo sfruttare questa occasione, a vantaggio della ITT. L'attenzione che la FIAT dedica ai buoni rapporti con i grandi gruppi multinazionali ha sempre attivato, soprattutto quando la loro presenza era come in questo caso articolata e diversificata, delle positive sinergie.
D'altra parte la FIAT, che è ben radicata nel nostro Paese e nella nostra Regione, non può non muoversi, come fa da tempo, con un'accorta visione internazionale nei rapporti e nei processi economici.
Queste considerazioni suonano in qualche misura come preoccupazioni, ma al tempo stesso sono occasione di meditazione attenta. Questi segnali possono avere una caduta progressiva nei prossimi mesi se non ci sarà un percorso in sintonia fra l'Amministrazione regionale, i sindacati, i lavoratori e soprattutto coloro che su un problema di questa dimensione, di una valenza non solo locale e regionale, possono avere riferimenti alla multinazionale.
In questo senso ancora questa mattina, in sede di incontro con l'azienda Altissimo, ci siamo impegnati ad allargare questo discorso ai parlamentari piemontesi, che tra l'altro sono stati convocati per il convegno sui problemi della siderurgia, perché diventino soggetti interlocutori dal momento che in questi giorni un nuovo Governo sta decollando; solleciteremo le risposte che abbiamo rivolto da alcune settimane al Ministero dell'industria in ordine ad alcune informazioni sui finanziamenti statali alle imprese del gruppo e, non appena il Governo sarà formato, nei prossimi giorni chiederemo un confronto per esaminare il piano di ristrutturazione annunciato. Chiederemo un confronto con la dirigenza dell'azienda e con la dirigenza della multinazionale proprio perch riteniamo che attraverso un quadro comparato di tutti i soggetti interessati, istituzioni, sindacato, lavoratori e aziende, si possano realizzare alcuni obiettivi e superare le preoccupazioni legittime nostre e delle organizzazioni sindacali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio per la risposta che in effetti resta interlocutoria nel senso che l'Assessore si assume precisi impegni. Non avremo difficoltà a riconoscere, qualora gli impegni vengano mantenuti, che l'Assessorato si è mosso concretamente su una questione delicata come questa.
Il problema che abbiamo sollevato riguarda la Way-Assauto, lo stabilimento Altissimo, ma nel complesso diciamo pure il gruppo ITT in Piemonte.
E' difficile non vedere elementi di incertezza produttiva e occupazionale per gli stabilimenti del gruppo ITT. C'è probabilmente un calo di interesse da parte della multinazionale. Non vorremmo che preludesse ad un vero e proprio disimpegno. E' certo che il gruppo dirigente non è molto affidabile. E' probabilmente chiamato a dirigere una realtà produttiva all'insegna del disimpegno da parte della multinazionale.
Vi sono tutti gli elementi per dire che le cose possono volgere rapidamente al peggio. E questo avviene in una situazione estremamente dinamica di ristrutturazione incessante della componentistica automobilistica.
E' largamente noto che la componentistica è di fatto un settore strategico nella produzione automobilistica perché è la componentistica ad essere riprogettata, anzi, a stabilire i fattori entro i quali si riprogetta il bene di consumo durevole automobile. E' la componentistica che incorpora l'innovazione, che incorpora in dosi massicce ormai l'innovazione tecnologica.
Non si può non notare un aspetto preoccupante. Lo stabilimento Altissimo oggi è uno stabilimento capace di avere nel suo complesso idee di trasformarle in progetti, in prodotti competitivi, ha una forte branca nel campo della commercializzazione.
Se si va ad un depauperamento delle capacità tecnico-progettuali e commerciali è evidente che si trasforma l'impianto in un impianto semplicemente di carattere produttivo, privo della branca della progettazione, e quindi della innovazione, privo di un forte servizio di commercializzazione.
Non è sufficiente sostenere, come sostiene la direzione aziendale, che c'è uno spostamento di interesse da parte dell'impianto produttivo Altissimo, per il mercato nazionale, in particolare per la FIAT, che ne è gran parte. Ci si ritira dai mercati internazionali, diminuisce la proiezione sui mercati internazionali, si presta maggiore attenzione al mercato nazionale.
Voglio qui dire che la cosa non è così pacifica. Si può reggere sul mercato nazionale ad una sola condizione: saper innovare in tempi utili i prodotti e quindi, se si riesce ad essere competitivi, il fatto che si tagli la progettazione, che si tagli il servizio di commercializzazione non può non preoccupare. Questo prelude certamente ad un ridimensionamento delle attività dell'impianto produttivo, ma potrebbe preludere anche a qualche cosa di peggiore.
Sarebbe opportuno che la Giunta regionale esaminasse tre o quattro settori essenziali per l'industria piemontese, quello dell'auto e della componentistica, dell'elettronica, della siderurgia e qualche altro settore, perché si parla appunto di vocazione neo-industriale della nostra regione e l'evoluzione è rapidissima. Se vogliamo che le istituzioni stiano minimamente al passo con le trasformazioni, è bene che i fenomeni e i processi in corso siano perlomeno conosciuti e sui punti più critici vi sia l'impegno della Giunta regionale, che poco può in questa direzione, ma soprattutto del Governo centrale.
Sarebbe quindi opportuno inquadrare la questione nella più vasta branca produttiva della componentistica auto. Su queste questioni la Giunta ha assunto impegni. Siamo disposti ad attendere purché ci si muova concretamente.
La prima questione che abbiamo posto riguarda la verifica del programma di ristrutturazione del gruppo ITT in Piemonte. Può avere luogo naturalmente in sede nazionale con i competenti Ministri del nuovo Governo presente la Regione. Questa verifica può essere sollecitata da parlamentari di tutti i partiti. Non ci convince il fatto che si ridimensionino attività decisive, come la progettazione e la commercializzazione, trasferendo ingenti risorse anche al gruppo ITT. Questo lo chiediamo a nome di un diritto che le istituzioni hanno acquisito.
Mi si dice che la direzione sostiene di non aver avuto ingenti e cospicue risorse da parte pubblica. Può darsi che sia vero. E' da verificare, ma se pensiamo alle varie politiche di sostegno fatte dallo Stato italiano, non si può non concludere che ingenti risorse sono comunque state trasferite. La cassa integrazione alla Way Assauto quanto è costata alla collettività nazionale? Un'eventuale politica di pre-pensionamenti quanto costerebbe alla collettività nazionale? In che misura è stata applicata la deliberazione CIPI del 21 maggio 1981 e gli impegni che il Governo nel 1985 confermò solennemente? In sostanza, vogliamo evitare una perdita di ruolo di un impianto importante come quello dell'Altissimo.
Vogliamo evitare, possibilmente per tempo, una politica di ripiegamento, di eccessivo decentramento produttivo o di servizi, quali la progettazione e la commercializzazione, che depaupererebbero un patrimonio rilevante rappresentato da quell'impianto produttivo.
Suggeriamo di muoverci in anticipo; non vorremmo che accadesse quello che è accaduto per la siderurgia. Si sono fatti ben due piani, il primo è tramontato. Si è fatto il secondo, il quale prevede tagli drastici per la siderurgia piemontese. Vorremmo che ci si muovesse ora, non quando potrebbe essere troppo tardi.
Siamo in attesa di vedere cose concrete. Costituito il Governo vogliamo che i parlamentari e la Regione investano i Ministri competenti di questa questione di non secondaria importanza.
Più in generale chiediamo alla Giunta un impegno su un intero comparto.
Vi sono dati preoccupanti. Il peso specifico dell'industria dei componenti automobilistici in Piemonte ha subito un calo in questi ultimi tempi. Pare che si siano perse solo produzioni a non elevato valore aggiunto, quindi la perdita non è molto grave se viene compensata da un'ulteriore qualificazione dell'industria dei componenti. Comunque è un calo del peso specifico; per esempio, è scomparsa la componentistica elettronica. La cosa non può non preoccupare. E' noto che l'elettronica penetra sempre di più il prodotto auto ed è evidente che viene realizzata altrove.
Se la nostra Regione vuol mantenere una posizione importante nel campo della componentistica automobilistica deve essere molto attiva, soprattutto nelle produzioni che incorporano una crescente innovazione tecnologica.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Comunico che all'interrogazione n. 942 del Consigliere Ala inerente la gestione delle comunità alloggio che ospitano minori o adulti insufficienti mentali verrà data risposta scritta da parte dell'Assessore Carletto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 1189 dei Consiglieri Bontempi, Calligaro, Guasso Montefalchesi e Amerio inerente il taglio di mille posti di lavoro alla RIV SKF


PRESIDENTE

L'Assessore Cerchio risponde all'interpellanza n. 1189 presentata dai Consiglieri Bontempi, Calligaro, Guasso, Montefalchesi e Amerio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Gli approfondimenti svolti con le organizzazioni sindacali e con la Direzione del gruppo RIV, realizzati nelle scorse settimane, hanno evidenziato interessanti elementi che vorrei portare all'attenzione degli interroganti che hanno riproposto uno dei tanti casi che in questi ultimi tempi sono accaduti sulla situazione occupazionale del Piemonte.
Innanzitutto si è chiarito come non esista alcuna volontà di disinvestimento dell'azionista estero ed anzi come tutto il piano di ristrutturazione commerciale e industriale miri a rafforzare la presenza nelle aree geografiche del mercato in cui la RIV-SKF è insediata.
L'attuale realtà vede l'intero gruppo occupare il 23% circa del mercato mondiale, dove sta diventando più forte la concorrenza estera (soprattutto giapponese) mentre la sovracapacità produttiva ha costretto a praticare prezzi non remunerativi.
L'intera ristrutturazione programmata mira infatti a generare risorse finanziarie per supportare una ristrutturazione di modello qualitativo che ovviamente perseguirà una minore incidenza dei costi di produzione sul prodotto finito tramite nuove tecnologie e la contrazione degli investimenti non produttivi.
La complessiva riduzione dei costi di struttura e la volontà di liberare delle risorse finanziarie sono le ragioni motivanti dello spostamento della sede centrale ad Airasca con la conseguente vendita del palazzo di Corso Cairoli in Torino.
Tale trasferimento riguarderà, secondo quanto ci è stato specificatamente comunicato nell'incontro avuto con l'azienda, duecento dipendenti entro il 1988 ed altri trecento entro il 1989. Rimarranno a Torino gli uffici della holding più l'elaborazione dati per un totale di circa sessanta dipendenti.
La ristrutturazione produttiva ha l'obiettivo specifico di abbassare il punto di pareggio nella gestione degli stabilimenti attraverso: la concentrazione delle operazioni simili lo sviluppo di tecnologie innovative come premessa per la concentrazione in un unico centro di produzione delle tipologie similari.
Questo progetto prevede due aree di intervento, una al nord e una al sud.
Al nord verranno concentrate: a Villar Perosa le tornerie e i trattamenti termici ad Airasca e a Massa le rettifiche e i montaggi.
Al sud verrà ricercata un'integrazione fra gli stabilimenti di Bari e di Cassino con l'obiettivo di sviluppare le tecnologie di metalforming in un quadro di complessiva accelerazione tecnologica.
L'esubero complessivo, prevalentemente impiegatizio, di mille unità di manodopera, di cui settecento al nord, pare riassorbibile nei tre anni previsti con l'uso di strumenti morbidi. Bisogna infatti tenere conto che negli ultimi due anni la RIV ha assorbito come puro ricambio del turnover che oggi naturalmente è stato bloccato, seicento unità.
Esistono inoltre i presupposti per richiedere la dichiarazione della crisi di settore che offrirebbe la possibilità dei pensionamenti anticipati.
In ogni caso si ritiene che, a ristrutturazione ultimata, l'assetto delle produzioni, riguardanti una linea di prodotti rivista, potrà essere il seguente: Villar Perosa: lavorazioni di testa: tornitura e formatura degli anelli anche per altri stabilimenti europei: Airasca e Massa: rettifiche e montaggio Pinerolo: concentrazione di tutte le operazioni di formatura di sfere e microsfere Bari: formatura di anelli per tipologie medio-piccole e parte del montaggio Cassino: montaggio e rettifica.
Oltre allo smaltimento delle eccedenze già citato, la concentrazione delle lavorazioni, l'installazione di nuove impiantistiche potrà comportare temporanee sospensioni che si cercherà, si è dichiarato da parte dell'azienda in un confronto con la Regione, di rendere minime delle produzioni a cui la RIV farà fronte tramite fornitura da centri di produzione SKF di altre aree geografiche.
Si renderanno quindi necessarie ulteriori fasi temporanee di uso di cassa integrazione in corrispondenza delle varie fasi di ristrutturazione.
Un ultimo accenno ritengo giusto riservarlo alle strategie commerciali tanto più importanti quanto più sono crescenti le difficoltà del mercato.
Strutturalmente la RIV si ripartirà in tre divisioni commerciali con titolarità societaria: 1) vendita al primo montaggio - SKF Industrie S.p.A.
2) vendita alla Distribuzione e Ricambio - SKF Cuscinetti S.p.A.
3) vendita di prodotti speciali - SKF Cuscinetti speciali.
Queste autonomizzazioni societarie non sono solo scelte aventi fini organizzativi e fiscali, ma in qualche misura corrispondono ad operazioni di miglior penetrazione nel mercato fondato sulla esaltazione delle specializzazioni e su una diversa immagine.
L'obiettivo complessivo quindi è quello di elevare il margine costo/prezzo contestualmente a: riduzione dei costi di struttura sul prodotto finito riduzione dei costi delle fasi industriali di produzione accorpando le linee produttive dei prodotti affini, incrementando l'automazione ed introducendo soprattutto tecnologie innovative.
Complessivamente l'impressione è che il piano possa rappresentare in qualche misura una stabilizzazione del gruppo e quindi che sotto questo profilo vada ritenuto necessario, anche se non positivo, per gli effetti sociali che induce. Ciò non tanto perché il superamento degli esuberi non sia possibile con gli ammortizzatori sociali enunciati, soprattutto se verrà riconosciuta la crisi di settore, ma anche perché l'area del Pinerolese vedrà venire meno un tradizionale positivo sbocco occupazionale che ha permesso, almeno in parte, di rispondere all'accentuata pressione occupazionale dovuta ad altre gravi situazioni di crisi esistenti in quella zona e a residue ingenti sacche di cassaintegrati stabili, prima di tutti come è noto agli interroganti, quella della Indesit.
E' proprio per queste considerazioni che la Giunta regionale è ovviamente disponibile a fare, nei limiti delle proprie competenze, la sua parte, offrendosi anche come punto di riferimento per un coordinamento nello sforzo della reindustrializzazione dell'area pinerolese.
Bisogna però dire con onestà, chiarezza e realismo, che finora tutti gli sforzi compiuti in questa direzione già dal mio predecessore (ricordo alcuni appuntamenti falliti con gli enti locali del Pinerolese o con i partner industriali) hanno incontrato disponibilità scarsa da parte di altri partner sociali, economici e istituzionali. La stessa "Commissione Zunino" di cui la Regione fa parte, che doveva affrontare la questione delle eccedenze Indesit, non ha ancora fatto passi avanti nonostante l'impegno di Zunino e di alcune rappresentanze quali quelle sindacali e della Regione Piemonte, perché altre parti, ad esempio la Regione Campania ed altri soggetti, non hanno ancora designato i propri rappresentanti all'interno di questa struttura, non ha incontrato quindi grandi disponibilità né da parte di interlocutori imprenditoriali e finanziari n da parte di alcune rappresentanze istituzionali di altre Regioni interessate che possono disporre di risorse reali da mettere in campo.
Questo è il quadro che nel confronto con il sindacato e con l'azienda abbiamo appurato in queste settimane. Indica quindi degli indicatori negativi, ma non segnala preoccupazioni gravi, almeno attraverso un percorso che viene realizzato di ammortizzatori morbidi che pure non dovrebbero trovare, almeno nell'immediato, situazioni particolarmente gravi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Troviamo del tutto insoddisfacente la risposta dell'Assessore.
Non può un Assessore decantare la bontà di un piano, come quello della RIV-SKF, formulato da una società multinazionale.
Certo, bisogna prenderlo in seria considerazione. Noi, tra l'altro chiedevamo di operare per modificarlo e per attenuarne gli aspetti più aspri, più drammatici. Alla fine, poniamoci questo interrogativo: avremo una RIV-SKF italiana più qualificata e più competitiva? Ho seri dubbi. Se così fosse, sarei per accettare anche prezzi sociali elevati pur di ritrovare alla fine una RIV-SKF italiana più qualificata, più competitiva più affidabile dal punto di vista produttivo e occupazionale.
Si chiude la sede di Torino. Nel complesso si perderanno circa mille posti di lavoro in Italia, sia pure con gli strumenti di ammortizzazione di carattere sociale per gli effetti più gravi dei problemi sociali che si determinano. Avremo il blocco delle assunzioni agli stabilimenti di Pinerolo, Villar Perosa, Airasca, in un'area che è già fortemente colpita dalla crisi Indesit. Allora non posso non registrare che non ho certezze non ho garanzie di sorta di avere una RIV-SKF italiana più competitiva e più qualificata, ho la certezza che perderemo mille posti di lavoro e che avremo per un lungo periodo di tempo il blocco delle assunzioni in un'area già fortemente colpita dalla crisi occupazionale Indesit. Non posso non tirare queste due elementari somme, non posso quindi decantare le virtù di questi investimenti che hanno un considerevole costo sociale.
C'è però un problema più generale, a mio parere. Non possiamo ragionare che tutto è dovuto alle grandi imprese, dico alle grandi imprese perché le piccole generalmente sono costrette a fare con le risorse di cui dispongono. Non tutto è dovuto, non è accettabile una politica di mani libere nei processi di ristrutturazione che hanno costi sociali elevatissimi che vengono cinicamente scaricati sull'intera società e sulla collettività. Lor signori riorganizzano, ristrutturano e la società paga.
Non solo, lor signori generalmente aprono i processi di ristrutturazione mediante i trasferimenti di risorse pubbliche e il pubblico paga due volte: paga la ristrutturazione, cioè trasferisce risorse che servono poi per fare gli investimenti dai quali si ricava una caduta occupazionale e non v'è certezza che si ricavi un gruppo più competitivo, più qualificato, più affidabile. Questa è una logica perversa che non ha nulla a che fare con l'interesse pubblico delle attività produttive, con l'interesse della collettività. Questo ci induce a dire che siamo profondamente scontenti della risposta.
Cogliamo però anche l'occasione per ricordare la vicenda Indesit: solenni impegni del Consiglio regionale, della Giunta regionale, del Governo centrale, ma non uno di quegli impegni è stato mantenuto. Capisco che è una questione molto difficile ricollocare duemila lavoratori Indesit si tratta di una forza lavoro anziana, difficilmente ricollocabile.
Il dott. Zunino, a conclusione della lunga e amara vicenda, ebbe a dichiarare che il Governo se voleva affrontare con efficacia il problema Indesit, doveva adottare provvedimenti straordinari, alti e non provvedimenti marginali. Né gli uni né gli altri sono stati adottati.
Certo si può fronteggiare una situazione come questa solo se a livello di Governo nazionale si stabiliscono possibilità di deroga alla legge e sul collocamento, se le risorse di formazione professionale vengono mirate opportunamente a quella determinata area, il Pinerolese che è colpito dalla crisi Indesit, se a livello nazionale si consente una deroga alla legge nazionale e sui contratti di formazione lavoro, estendendo la fascia d'età ai 35 anni come si proponeva di chiedere ed ha chiesto il Consiglio regionale mesi or sono. Si tratta di provvedimenti che non possono essere presi in questa sede, ma che necessariamente, come diceva il dott. Zunino devono essere presi in sede nazionale e devono essere anche adeguati alla gravità della situazione.
Il Governo però né su questo né su altre cose si è mosso. Vi sono responsabilità politiche precise. E quello che maggiormente ci preoccupa è che queste responsabilità precise non vengono apertamente riconosciute e non si possono non riconoscere, tra l'altro. Quello che ci preoccupa è che passi la filosofia per cui alle grandi imprese tutto è dovuto; guardiamo come amministratori pubblici, alla ricaduta che ha un processo di ristrutturazione e non dimentichiamo mai che spesso il pubblico paga due volte: paga i costi sociali e fa trasferimenti attraverso i quali le imprese attuano i processi di ristrutturazione.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 865 dei Consiglieri Ferro, Guasso e Biazzi inerente la variante Robilante-Roccavione


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 865 presentata dai Consiglieri Ferro, Guasso e Biazzi.
Risponde l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Chiedo scusa al collega Ferro se rispondo alla sua interrogazione, che è dell'estate scorsa, con ritardo. E' stata anche ultimamente sollecitata dal suo Capogruppo una risposta all'interrogazione che riguarda uno dei due interventi previsti in convenzione con la Provincia di Cuneo, in particolare la variante di Robilante e Roccavione. Colgo l'occasione di questo spunto venuto dal Presidente per quanto riguarda l'intervento di Montà d'Alba: credo che vada ricordato che il non avvio a soluzione è dovuto anche ad incertezze a livello comunale sull'individuazione di un tracciato che trovasse quel consenso sufficiente a proseguire nella progettazione che è a carico dell'Amministrazione provinciale di Cuneo e che ultimamente ha trovato una soluzione che è condivisa e su di essa si sta lavorando nella predisposizione degli atti progettuali ivi compreso uno studio di VIA. Segnalo pure che l'Amministrazione provinciale di Cuneo ha collaborato in modo fattibile con la Regione e con l'ANAS per cercare di risolvere i molti problemi che abbiamo quando andiamo ad ipotizzare degli interventi.
Per ritornare all'interrogazione del collega Ferro va detto che per quanto riguarda gli adempimenti di competenza regionale in termini di parere ai sensi della legge n. 431, ai sensi del DPR n, n. 616, art. 81 e 83, la Regione li ha da tempo completati. Il progetto è rimasto per lungo tempo fermo alla Direzione generale dell'ANAS a Roma, perché, da notizie che avevamo assunto, risultava mancante di alcuni pareri, in particolare quello da parte del Ministero dei beni ambientali. Oggi anche questo problema è stato superato: quindi, di tutti i lavori inseriti nel piano triennale ANAS '85/87, di tutti gli interventi previsti nella convenzione siglata nel luglio '84 fra l'ANAS e la Regione, l'intervento sulla Robilante-Roccavione è il primo intervento che è stato mandato in appalto.
Infatti il 29 marzo di quest'anno il progetto di lavoro del primo lotto dallo svincolo di Roccavione a Vernante, Ponte S. Siro, tra i km 85,680 e 93, è andato in appalto, come è stato pubblicato su tutti i giornali secondo le norme che presiedono a questo tipo di operazione, per un importo di 13 miliardi e 800 milioni. Il progetto generale approvato dalla direzione dell'ANAS è di 20 miliardi e 500 milioni di cui 13 miliardi e 800 milioni per lavori e 7 miliardi e 700 milioni per somme a disposizione dell'amministrazione, espropri, imprevisti, prospetti di progettazione.
Quindi possiamo dire che dovrebbe essere avviato ormai a soluzione questo problema; ricordo che fra tutti gli interventi previsti in convenzione e indicati nel piano triennale, questo è il primo, assieme alla circonvallazione di Nizza Monferrato, che va in appalto. Se da un lato questo è un elemento di soddisfazione, dall'altro è un elemento per sottolineare come purtroppo sia molto alto lo scarto tra il momento in cui si vanno ad ipotizzare in piani e programmi certi interventi, si vanno anche a prevedere le risorse finanziarie, e il momento in cui poi in concreto si dà avvio ai lavori. Come già è stato ricordato, l'intervento complessivo è un intervento di 30 miliardi, di cui 20 miliardi previsti nella convenzione ANAS-Regione, per i quali è stato approvato un progetto dalla Direzione generale dell'ANAS di 20 miliardi e 500 milioni, di cui 13 miliardi e 800 milioni per opere che sono quelle andate in gara e 7 miliardi e 700 milioni che sono somme a disposizione; sono previsti altri 10 miliardi per il completamento della variante il cui finanziamento è ipotizzato nel secondo stralcio attuativo 1988/1990 che è attualmente all'esame delle competenti Commissioni parlamentari.
Quindi, per quanto riguarda l'interrogazione si può ora rispondere che dovrebbe essere avviato a conclusione questo problema che è un grande problema, che certamente non è limitato a questo specifico tratto, ma che riguarda più in generale la sistemazione dell'intera statale, però in questo modo abbiamo perlomeno avviato a soluzione una parte del problema passando dai tanti pronunciamenti ad una fase operativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se dovessi rispondere con una battuta dovrei dire che ringrazio i giornali per la risposta che ci è stata data, dal momento che sono trascorsi circa sei mesi da quando abbiamo presentato l'interrogazione.
La notizia per quanto riguarda gli appalti è stata anticipata dai giornali e l'Assessore Mignone in questa sede non ha fatto altro che confermare quello che i giornali hanno scritto.
Ma, al di là delle battute, c'è un aspetto nella risposta dell'Assessore Mignone che è preoccupante, quando si dice che per tutta una serie di ragioni la variante Robilante-Roccavione rappresenta una delle prime opere, rispetto alla convenzione che venne firmata a suo tempo dalla Giunta Viglione, che viene avviata in appalto con la circonvallazione di Nizza Monferrato. Il che vuol dire che siamo di fronte a dei tempi che rischiano di essere tempi biblici rispetto al complesso delle iniziative previste in quella convenzione, ma biblici anche rispetto al secondo lotto tant'è che il secondo lotto è inserito nello stralcio 1987/1990. I 10 miliardi necessari per la sua realizzazione sono inseriti in questo stralcio, per cui, se i tempi che abbiamo dovuto registrare sino adesso per quanto riguarda l'attuazione della convenzione sono stati quelli che sono stati, c'è solo da auspicare che, per quanto riguarda il 1987/1990, si attivino tutte le iniziative necessarie, compreso l'intervento per quanto riguarda le redazioni dei piani di fattibilità da parte degli uffici tecnici delle Province, perché le cose vengano realizzate e non si abbia occasione di lamentare, come stiamo lamentando, ritardi incomprensibili.



PRESIDENTE

A questo punto sospenderei l'esame del punto 2) all'o.d.g. e rinvierei a domani mattina l'esame delle altre interrogazioni.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Richiesta chiarimenti in merito a dichiarazioni rilasciate dall'Assessore Maccari


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

E' molto spiacevole l'assenza dell'Assessore Maccari. Proprio oggi volevo chiedergli una comunicazione in aula sulle dichiarazioni che lo stesso Assessore rende in conferenze stampa e in convegni cittadini in merito alla situazione delle acque inquinate della nostra regione.
Mi rivolgo al Presidente del Consiglio se può farsi portavoce della richiesta di una comunicazione in aula sullo stato delle nostre acque problema che credo interessi anche gli altri colleghi.



PRESIDENTE

D'accordo.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo visto l'inserto di domenica sull'ambiente. Con i soldi della Regione si fa propaganda.



PRESIDENTE

In merito al problema sollevato dal Consigliere Bontempi è stata preannunciata un'interpellanza relativamente alla pubblicazione di un inserto su "La Stampa"; inoltre è prevista la risposta all'interrogazione dei Consiglieri Valeri, Sestero e Dameri inerente la pubblicazione dell'intervista dell'Assessore Cernetti su "Il Giorno".



BONTEMPI Rinaldo

Quella della pubblicazione dell'inserto su "La Stampa" era riportata tra quelle in discussione oggi.
Se non vado errato però ce n'era anche una precedente, che non è stata messa a calendario, che riguarda le spese promozionali dell'ambiente e la partnership con Snam, Italgas, il cui primo prodotto è quello che ho visto domenica con sommo piacere! Mi auguro che anche qualche altro Consigliere non del Gruppo comunista, abbia avuto modo di riscontrare come viene usato il denaro pubblico e soprattutto come attraverso alcuni articoli di quell'inserto si siano dette delle balle. Comunque in proposito abbiamo presentato oggi un'interpellanza.
C'è un'interpellanza giacente, non riportata nell'elenco della Giunta su quell'accordo tra Snam, Italgas e Regione di cui abbiamo visto il primo parto; prima ancora c'era l'interrogazione su "Il Giorno", che è già superata visto che le dichiarazioni erano state fatte circa sei mesi fa.
Noi comunque non abbiamo difficoltà a trattarle tutte insieme, ma non oggi.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Devo precisare che la Giunta era disponibile a rispondere almeno da un mese e mezzo.
Era stata calendarizzata regolarmente, ma poi rinviata.



PRESIDENTE

Il problema delle "Interrogazioni e interpellanze" è sempre molto complesso. Io cerco di svolgerne il più possibile, ma oltre un certo numero non è possibile, altrimenti andiamo avanti con le interrogazioni e interpellanze e tralasciamo l'altro lavoro.
Ho detto che c'è questa interrogazione; ne è preannunciata un'altra per quanto riguarda il problema dell'inserto su "La Stampa". Il collega Bontempi è d'accordo che vengano discusse insieme con quelle relative ai problemi promozionali.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton, Amerio, Carazzoni, Maccari, Minervini, Pezzana, Turbiglio e Valeri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 15, 22 e 24 marzo 1988 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Attentato alla libreria del Consigliere regionale Angelo Pezzana


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il Consigliere Pezzana ha inviato questa lettera: "Signor Presidente, voglio annunciare che non sarò presente alla seduta del Consiglio di oggi perché questa notte alle ore una hanno lanciato una bomba nella mia libreria, bruciandola per metà. Sono certo che capirà i motivi della mia assenza e le sarò grato se vorrà comunicarlo ai miei colleghi.
Do per scontata, come sempre, la sua solidarietà, ma al punto in cui è arrivata la violenza nei miei confronti credo che essa da sola non sia sufficiente".
Questa mattina mi sono recato nella libreria. In effetti la devastazione è notevole. L'atto non può essere ricondotto ad atto singolo perché ha una strutturazione di esecuzioni con un complesso di partecipazione. Ha delle matrici che sono di natura eversiva.
A nome del Consiglio credo di poter esprimere una ferma condanna.
Quando ero bambino ricordo ciò che ho visto all'inizio di un periodo tremendo che era quello del nazismo. Il fatto di condurre questa azione contro un Consigliere regionale, quindi un uomo politico, ha sostanzialmente un significato politico di violenza nei confronti di un rappresentante di un partito che siede in questa assemblea.
In questi ultimi tempi, avendo vissuto tutto il periodo del terrorismo (sono circa 20 anni che siedo in questo Consiglio) rilevo che l'inizio del terrorismo coincide con momenti significativi; ricordiamo l'episodio dell'on. Lama all'Università di Roma, quando gli si impedì di parlare. Fu quella una manifestazione di estrema violenza che subì l'on. Lama. Oltre alla condanna, è giusto che rileviamo questi aspetti. Come sempre siamo stati vigili in Piemonte (e lo dirò anche nel saluto che farò in quest'aula al Presidente della Repubblica in occasione della sua venuta il giorno 20) ad impedire che da questi episodi di violenza e di teppismo che sembrano singoli, non nascano condizioni di eversione e di brigatismo.
Abbiamo visto in più occasioni le code staccarsi da cortei pacifici queste code producono violenza e si innestano in movimenti democratici pacifici, producono violenza e hanno uno scopo ben preciso. Condanno quindi questo atto e spero che i responsabili siano individuati. In tal modo avremmo anche la certezza di come gli episodi si sono svolti.
Avremo modo di riparlarne in altra sede perché sono preannunciate delle iniziative in questa direzione perché questi movimenti tendono a promuovere nuovi spargimenti di sangue e nuova violenza. Il Piemonte negli anni di piombo ha sempre fatto queste osservazioni, ma non fu ascoltato sino al delitto Moro. Non vorrei che si ripetessero quegli episodi che hanno turbato profondamente per interi anni la vita del Paese.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazione della Giunta regionale in ordine al taglio delle linee ferroviarie a scarso traffico in Piemonte


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. reca: "Comunicazioni della Giunta regionale".
Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi è stato assunto l'impegno da parte della Giunta di rendere una comunicazione sul taglio dei cosiddetti rami secchi tramite l'Assessore Mignone e una comunicazione tramite l'Assessore Elettra Cernetti sul risanamento del fiume Po e della Valle Bormida.
Ha ora la parola l'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando nel febbraio di quest'anno la Giunta regionale, su sollecitazione anche dei vari Gruppi rese una comunicazione ampia attorno al problema delle linee a scarso traffico regionali, eravamo allora appena al termine di una vicenda parlamentare che aveva alcuni elementi di positività. Eppure allora la Giunta stessa disse che quello non rappresentava un traguardo, che non ci si doveva fermare, che occorreva invece proseguire con serietà ed impegno a lavorare per operare affinché queste linee ferroviarie a scarso traffico continuassero ad effettuare il trasporto di passeggeri e di merci su rotaia; ritenevamo, anzi, che l'emendamento alla finanziaria rappresentasse un momento di più alto impegno e responsabilità della Regione e degli enti locali in cui andavano evidenziati aspetti positivi, ma anche alcuni elementi di preoccupazione. Effettivamente questi mesi ci hanno dato ragione perché alcune iniziative attuate o prospettate ci confermano che la partita attorno alle linee ferroviarie a scarso traffico è tutt'altro che chiusa, che il futuro di queste linee rimane tuttora incerto e che noi dobbiamo assumere tutte quelle iniziative atte a ribadire come la Regione ritenga che queste linee non debbano essere dismesse dall'esercizio ferroviario e di come queste linee rappresentino una ossatura importante dell'assetto territoriale ed infrastrutturale della nostra Regione Rendo questa comunicazione al Consiglio anche sollecitato - e mi sembra doveroso richiamarlo - da alcune iniziative di colleghi. Vi è stata una prima interrogazione dei colleghi Acotto e Guasso per quanto riguarda le linee a scarso traffico del Vercellese, un'altra del collega Ferro per quanto riguarda alcune linee del cuneese. Vi è stata una lettera del Capogruppo comunista. Vi sono state iniziative anche di altri colleghi Consiglieri che sono sfociate in una prima comunicazione nella sede della II Commissione consiliare dalla quale è emersa l'opportunità di una stessa comunicazione al Consiglio regionale.
Rispetto al problema specifico sollevato oggi rispetto ad ipotesi di interventi limitativi e soppressivi di alcune attività sulle linee a scarso traffico, dobbiamo tuttavia partire da considerazioni di ordine più generale, che peraltro abbiamo già espresso in numerosi dibattiti in quest'aula e ancora ultimamente, come ho già ricordato, a febbraio, ma che comunque debbono essere tenute presenti.
Per inquadrare le iniziative della Regione il riferimento più opportuno è al documento di obiettivi e di indirizzi al secondo Piano regionale dei trasporti, nel quale è scritto a chiare lettere che il trasporto ferroviario rappresenta l'elemento portante del sistema complessivo del trasporto in Piemonte, dell'armatura, delle infrastrutture territoriali della nostra Regione, così come ribadivamo l'opportunità del mantenimento al servizio ferroviario di queste linee, quindi la contrarietà in allora ai decreti del Ministro Signorile che prevedevano la soppressione del servizio ferroviario su quelle linee.
L'altro richiamo è agli studi che con grande serietà ed impegno assieme agli enti locali abbiamo svolto nel 1986 e tuttora continuiamo a svolgere sulle altre quattordici linee interessate dai provvedimenti del decreto Signorile, poi sospeso con l'emendamento alla finanziaria. Su tali studi abbiamo ormai concluso i lavori dal punto di vista tecnico con quel gruppo misto Regione-Direzione compartimentale su cui ritornerò in seguito per dare alcune indicazioni di ordine economico e finanziario.
Questi due elementi vanno tenuti presenti perché il ragionamento portato avanti in questo momento dalla Direzione generale dell'Ente F.S.
in particolare dalla Direzione compartimentale, va smontato sul punto di partenza perché se ci infiliamo nella logica di un ragionamento meramente economico e di un tetto di budget che non può essere superato credo che ci avviteremmo su un ragionamento che non potrebbe avere altra conseguenza posto che comunque andiamo a fare degli interventi razionalizzatori sia dal punto di vista dell'organizzazione del personale che dal punto di vista degli interventi sulle infrastrutture; comunque otterremmo delle riduzioni di deficit, ma certo sarebbe irrazionale pensare ad un azzeramento totale dei deficit, cioè avere un risultato di pareggio di bilancio fra costi e ricavi su queste linee.
Non possiamo oltre un certo limite addentrarci lungo questa logica che certamente va tenuta presente. L'Ente F.S, deve rispondere a logiche di bilancio, ma poiché si tratta di un ente che eroga servizi, credo che chiedere che questi vengano resi al minore dei costi possibili e che si debba fare una comparazione fra questo tipo di servizio ed altri possibili servizi alternativi e una comparazione dei costi e dei ricavi fra servizi alternativi o fra di loro integrati, si deve riconoscere che poiché non si può raggiungere un pareggio di bilancio occorre che si riconosca la funzione di servizio svolta dall'Ente F.S, su queste linee e che l'ente pubblico si faccia carico di coprire la parte di disavanzo perché ritiene che quello è un servizio che non può essere tolto alla comunità.
Questo ragionamento deve essere inserito all'interno delle iniziative che vengono assunte o che sono prospettate per quanto riguarda l'esercizio ferroviario su queste linee, ma deve essere ricordato anche per quanto riguarda la soppressione della manutenzione su queste linee e deve essere richiamato laddove l'Ente F.S. va ad assumere dei provvedimenti per quanto riguarda le commesse ferroviarie che vanno ad incidere pesantemente sui livelli occupazionali di alcune aziende, anche della regione Piemonte senza che questo tipo di provvedimenti sia inserito all'interno di un programma che preveda dei metodi, dei tempi e delle scadenze diluite nel tempo che, se pur debbono rispondere - questo può essere l'elemento condivisibile - ad una logica di bilancio, debbono anche essere graduate nel tempo e prevedere una serie di misure alternative in modo tale da non rendere non sopportabile questo tipo di provvedimenti da parte delle comunità locali.
Ho voluto in modo succinto richiamare questi elementi di ordine generale e quello che deve essere un ragionamento che sta ancora prima dei ragionamenti economici che ci vengono portati con molta serietà e con molta concretezza da parte della Direzione compartimentale. Occorre fare questo tipo di ragionamento a monte. A questo riguardo debbono essere fatti anche altri riferimenti che riguardano elementi che non possono non essere presi in considerazione nel momento in cui noi andiamo a fare un ragionamento che attiene ad ipotesi di provvedimenti particolari, ma che sono inseriti in un contesto e in un ordine di idee più generali.
In passato e a tutt'oggi l'Ente F.S., e prima ancora l'Azienda FF.SS.
svolge come unico soggetto le funzioni di programmazione, di gestione e controllo dei servizi resi provvedendo al ripiano dei disavanzi economici sia attraverso le annuali sovvenzioni statali per l'esercizio e la manutenzione sia attraverso i programmi di finanziamento statali per far fronte agli investimenti. Ciò ha provocato su tutta la rete, in particolare sulle linee a scarso traffico, notevoli disfunzioni in termini di qualità del servizio offerto, di efficienza e di impiego ottimale delle risorse.
Tali situazioni hanno provocato le note proposte ed iniziative di soppressione dell'esercizio ferroviario su gran parte della rete ferroviaria piemontese.
La Giunta regionale ritiene che una sana politica economica nell'erogazione dei servizi pubblici debba puntare ad una divisione delle funzioni di programmazione, controllo e ripiano del deficit da quella di gestione delle linee ferroviarie di interesse regionale.
A tale logica sottendono peraltro la riforma delle ferrovie dello Stato con l'istituzione del nuovo ente e lo specifico emendamento alla finanziaria 1988.
Con riferimento al noto provvedimento di sospensione dell'esercizio ferroviario su quattordici linee ferroviarie piemontesi a scarso traffico la Regione Piemonte, in collaborazione con l'Ente F.S., le Province, gli enti locali e i sindacati, ha predisposto studi ed approfondimenti sulla valutazione tecnico-economica di queste linee.
I risultati emersi hanno dimostrato che sulle linee ferroviarie in esame era possibile attuare una gestione più economica, adottando provvedimenti ed attuando interventi sia sull'organizzazione sia sugli impianti e le infrastrutture.
Per giungere ad una soluzione definitiva e soddisfacente del problema delle linee ferroviarie a scarso traffico la Giunta regionale ritiene indispensabile, come quadro di riferimento generale, puntare ad un passaggio delle competenze amministrative dallo Stato alle Regioni per le linee di interesse regionale.
Questa opportunità trova riscontro nelle seguenti considerazioni: 1) il coordinamento e l'integrazione fra diversi modi di trasporto sono necessari per realizzare un assetto dei trasporti effettivamente razionale 2) il coordinamento tra i servizi risulterà tanto più efficace quanto più le competenze e l'uso delle risorse saranno unificate per tutti i modi di trasporto 3) quando le funzioni di una linea ferroviaria sono prettamente locali le esigenze di integrazione si pongono oggettivamente più con i servizi automobilistici o metropolitani, cioè quelli di competenza regionale, che non con i servizi ferroviari di interesse nazionale.
Il conseguimento del passaggio delle competenze delle ferrovie di interesse locale alle Regioni non può comunque prescindere dalla definizione dei criteri attuati dalle diverse disposizioni del DPR n. 616 e della legge n. 297 del 1978 che stabiliscono la trasferibilità alle Regioni di linee secondarie gestite dalle FF.SS., dichiarate non più utili alla integrazione della rete primaria nazionale.
Risulta peraltro necessario che il meccanismo di queste deleghe sia accompagnato da norme finanziarie che rendano operativo e responsabile il ruolo delle Regioni. Si dovranno infatti prevedere da parte dello Stato opportuni flussi di finanziamento sia per gli investimenti sia per il ripianamento dei deficit di esercizio.
Per quanto riguarda questa seconda parte si può fare riferimento alla legge n. 151 relativa al trasporto di passeggeri su gomma con la quale è stato introdotto il concetto di costo economico standardizzato, a fronte del quale il costo effettivo diventa un discorso di efficienza interna aziendale e in ogni caso non viene preso in considerazione per la definizione dei contributi da erogare. In questo modo i contributi perdono la caratteristica di ripianamento dei disavanzi per diventare una parte attiva del bilancio aziendale corrispondente alla quota parte del costo del servizio che con valutazioni di tipo politico si ritiene di porre a carico della finanza pubblica nazionale.
Si può prevedere quindi la possibilità per la Regione di instaurare un sistema del tipo costi standard anche per le linee ferroviarie di interesse regionale.
Non si deve poi perdere di vista l'obiettivo dell'azzeramento del deficit di esercizio nel lasso di tempo necessario per il conseguimento del suddetto obiettivo.
Per quanto riguarda l'eventuale gestione delle linee ferroviarie comprese quelle in concessione da parte della Regione, si possono presentare diverse possibilità: 1) affidare in concessione la linea ferroviaria ad una propria azienda o ad un'azienda terza preesistente o da costituire eventualmente con la partecipazione dell'Ente F.S.
2) mantenere il servizio ferroviario all'Ente F.S, regolandone i rapporti con un contratto di servizio con apposite convenzioni 3) modificare la tecnologia di servizio istituendo di fatto un nuovo impianto sulla medesima relazione di traffico, ad esempio tranvia o autobus in sede riservata o altro sistema innovativo.
Nel proporre quanto sopra esposto bisogna far sì che il trasferimento delle competenze relative alle linee ferroviarie di interesse locale non sia una semplice traslazione di spese da un settore ad un altro della pubblica amministrazione, ma diventi la strada per conseguire significative modificazioni nell'uso dei fattori produttivi, personale e tecnologie, al fine di ridurre i costi di esercizio e di offrire un sistema di trasporti efficiente e commisurato alla domanda reale.
Per quanto riguarda le azioni immediate da intraprendere, la Giunta regionale ritiene che si debba procedere ad un esame puntuale, linea per linea, della situazione delle ferrovie regionali, anche alla luce degli ulteriori approfondimenti che stanno per essere portati a termine dal gruppo di lavoro Regione-F.S. e quindi passare alla stesura di opportuno protocollo di accordo linea per linea, fra Ministero dei trasporti, Ente F.S., Regione Piemonte, organizzazioni sindacali, enti locali, per definire gli impegni dei vari soggetti interessati, con l'obiettivo di ridurre con opportuni interventi il deficit di esercizio e nel contempo garantire il mantenimento ed eventualmente il potenziamento del servizio offerto.
A tale proposito la Regione ritiene estremamente negativo il progetto delle ferrovie relativo alla soppressione dei servizi estivo e festivo su larga parte delle linee regionali, nonché la sospensione già di fatto attuata della manutenzione sulle citate linee. Tale provvedimento rischia di disincentivare ulteriormente l'utenza e peggiora l'offerta di servizio.
La Giunta regionale inoltre ribadisce l'impegno ad intervenire nella sfera delle proprie competenze in collaborazione con gli enti locali per il finanziamento di interventi atti al conseguimento della riduzione delle spese sulle linee ferroviarie considerate, sempre nell'ambito dei citati protocolli di intesa e quindi in presenza di un reale impegno analogo da parte degli altri soggetti interessati. Una parte attiva dovrà essere sostenuta dalle OO.SS. che peraltro già in passato hanno collaborato fattivamente con la Regione sia per gli studi sulle linee a scarso traffico, sia per la definizione e l'esecuzione dei primi provvedimenti già messi in atto, o comunque già individuati, mirati alla prima fase di contenimento dei deficit di esercizio.
Con riferimento al passaggio delle competenze amministrative delle ferrovie di interesse locale alle Regioni ed all'emanazione di opportune norme finanziarie per rendere operativo tale ruolo, l'interlocutore primario è lo Stato e l'Ente F.S.
Per l'immediato, soprattutto in merito alle iniziative da assumere per ridurre i deficit di esercizio, la Regione, il Compartimento F.S, di Torino, gli enti locali e i sindacati dovranno collaborare per ricercare le forme e i modi più opportuni per conseguire tale obiettivo finalizzato in questa fase al mantenimento dell'esercizio ferroviario di tutte le linee in esame.
Questo è il quadro generale in cui si collocano le iniziative assunte dalla Giunta regionale; per quanto riguarda i provvedimenti ventilati dalla Direzione compartimentale, all'esame delle OO.SS., non appena la Giunta regionale ne è venuta a conoscenza in via informale, e anche di questo abbiamo fatto rimostranza alla Direzione compartimentale, ha immediatamente inviato una nota di protesta al Ministero competente e alla Direzione generale perché provvedano ad intervenire sulla Direzione compartimentale in modo che i provvedimenti preannunciati non vengano assunti. Ci siamo fatti anche promotori di iniziative di incontri con la stessa Direzione compartimentale; avremo venerdì prossimo, poiché il Presidente Beltrami ha convocato le parti, un incontro a tre presso la Giunta regionale nel quale chiederemo chiarezza rispetto a questi provvedimenti preannunciati che tante incertezze ingenerano nella comunità locale, e valuteremo di conseguenza le iniziative ulteriori da assumere. Peraltro sappiamo che a seguito di questa sollecitazione rivolta alla Direzione compartimentale e alla Direzione generale, da parte della Direzione compartimentale si stanno rivedendo le ipotesi preannunciate. Intanto, per non arrivare ad un provvedimento indiscriminato su tutte le linee, in secondo luogo per le considerazioni sottoposte alla Direzione compartimentale relative al trasporto, ancorché in misura ridotta, non soltanto di passeggeri ma anche di merci, in terzo luogo in ordine alla considerazione che il provvedimento, qualora realizzato, parrebbe all'esterno come un'ulteriore misura per avviare quel processo ineluttabile di chiusura delle linee e non ultimo, per la considerazione che se comunque il personale deve rimanere in servizio è bene che lavori anziché stare a fare niente sappiamo che si sta lavorando a rivedere tutte le situazioni linea per linea e che, qualora dovessero essere assunti dei provvedimenti, questi saranno limitati ad alcune linee e in misura molto ridotta. Ovviamente, la nostra posizione non è di patteggiamento, ma di dire "no" a queste proposte. Comunque, nel confronto a tre di venerdì pomeriggio sentiremo dalla Direzione compartimentale se vi sono ulteriori elementi. E' chiaro che questa azione non si fermerà all'incontro di venerdì, ma dovrà proseguire.
In parallelo, con il discorso di carattere generale che ho fatto per il quale il lavoro tecnico è concluso. Siamo in grado, rispetto ai 45 miliardi di deficit che si sono accumulati su queste linee, di quantificare l'entità finanziaria degli interventi che dobbiamo assumere per ridurre tale deficit. Certamente si dovrà procedere alla stipula di un protocollo d'intesa linea per linea, che, a fronte della garanzia del mantenimento ancorché modificato nelle sue modalità dell'esercizio ferroviario su queste linee, assicuri l'impegno preciso degli enti locali ad intervenire sulle infrastrutture.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Mignone è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per aver accolto la richiesta nostra e di altri colleghi di portare la questione testé affrontata in II Commissione e poi di informare il Consiglio.
Ho notato con piacere, anche se questo mi obbligherà a rubare al Consiglio qualche minuto in più di quanti erano nelle mie intenzioni, che l'Assessore Mignone nel rispondere ha inserito qualche elemento di novità che non aveva detto in Commissione, ma che ci riferisce qui in aula.
Probabilmente su questi elementi di novità dovremo ritornare perché non sono di poco conto. Il mio Gruppo insieme agli altri Gruppi, in Commissione, si era preoccupato del pacchetto, della prova della chiusura delle linee FF.SS., ma l'Assessore Mignone, giustamente, qui in aula ha inserito una serie di altre questioni su cui mi soffermerò un momento chiedendo all'Assessore di fare poi su questa partita, che riguarda espressamente il corpo della risposta, una discussione ad hoc in Commissione.
Quando mi sono messo a pensare ad un nuovo intervento su questa materia ero quasi in difficoltà, perché non so più cosa dire. Mignone ricordava che dal dicembre '85, ogni 15 giorni in Commissione ed ogni due mesi in aula torniamo a discutere della drammatica questione dei 500 km di linee FF.SS.
di interesse locale-regionale, struttura complessiva del sistema ferroviario piemontese, che tutti vogliono tagliarci come se noi dovessimo essere penalizzati; finora da altre parti non hanno tagliato alcuna linea noi che siamo stati più bravi ci siamo beccati già due tagli e ne aspettiamo altri.
Ne parliamo a scadenze periodiche, certo, come ricordavi tu Mignone prima ci siamo trovati, c'è stato il protocollo: d'accordo. Mignone citava gli atti, io guardo ai risultati di quegli atti. Di fronte a quel protocollo ci siamo messi a fare i tecnici ferroviari. Mi permetto di ricordare questa cosa abnorme; nella conferenza regionale di lunedì mattina sugli orari, organizzata dall'Assessorato, ho detto che non è compito nostro mettersi a studiare tempi, percorrenze, quantità di treni chilometraggi, passaggi a livello, costi, ecc. Ci siamo messi a fare i tecnici ferroviari per cercare di dimostrare che siamo seri e che vogliamo dare un contributo per risolvere i problemi. Ci hanno risposto con la legge finanziaria '86/87, quella che ricordava l'autorevolissimo nuovo direttore compartimentale, il quale dice che la colpa è del Parlamento. Il Parlamento ha detto che quelle linee vanno tagliate. Sì, la legge finanziaria dell'86 ripetuta nell'87, disse che 3.000 km di linee dovevano essere chiuse e noi ci beccammo la chiusura della Bastia-Mondovì, meno pesante delle altre, e la chiusura della Airasca-Saluzzo che è pesantissima e drammatica.
Poi è arrivato il Ministro Signorile che con decreto mentre, noi continuavamo a fare i tecnici ferroviari, ci ha detto "alt ragazzi, con giugno '88 e gennaio '89 o di quelle linee vi fate carico di tutto o ci date dei soldi oppure i 500 km noi li tagliamo".
Poi è arrivato il Ministro Mannino e il nostro Assessore è diventato uno specialista dell'anticamera di questo Ministro: ha impiegato tre mesi per farsi ricevere non solo dall'usciere, non solo dal segretario particolare, ma 20 minuti circa dal Ministro nel corridoio dei passi perduti (come lo chiamano a Montecitorio). Ora abbiamo un nuovo Ministro democristiano, del nord, speriamo che il cambio di collocazione geografica lo porti a ragionare meglio (senza fare razzismo), ma sta di fatto che in due anni i risultati sono questi. Nel contempo è arrivato anche il nuovo direttore compartimentale; ci avevano detto che era un manager, un uomo di prima grandezza e noi fiduciosi, come sempre, speravamo che questo nuovo direttore compartimentale giovane, capace, pronto venisse da noi a discutere, esaminare, risolvere. Invece ha fatto solo due cose importanti.
Ha usato la rivista della Regione Piemonte per sputarci in faccia e per dire "Signori, quelle linee vanno tagliate, non rompete l'anima" e noi non gli abbiamo ancora risposto attraverso la rivista della Regione Piemonte.
Seconda cosa, ha ordinato ai suoi uffici uno studio di riduzione degli orari estivi e di chiusura per tutto il mese di agosto su queste linee. E mi pareva un po' offeso, lunedì mattina, che se ne parlasse perché secondo lui era ancora una cosa segreta, nei suoi uffici. Sta di fatto che si voleva partire a marzo, poi ha capito che non ce la faceva, allora sposta a maggio, poi dice che qualcosa ci sarà a luglio e ad agosto e, guarda caso si taglia. Presidente, visto che lei conosce il Piemonte meglio di me, è possibile che si dica che non c'è turismo sulla Ceva-Ormea nel mese di agosto o sulla Varallo Sesia-Vignale? Forse sta cambiando idea, l'ho anche detto con i dovuti modi, senza polemizzare, lunedì mattina; si tratta comunque, di un piano per chiudere, cioè per fare la prova generale per la chiusura, coerente con le sue idee, scritte su "Notizie" della Regione Piemonte.
Non voglio ricordare, Assessore, gli altri atti che sono capitati in questi due anni; credo che ognuno di noi, in questi due anni, ha presentato delle interrogazioni sull'abolizione dei treni, o sul fatto che sono stati sballati gli orari. Guarda caso, si abolivano i treni pendolari e per studenti e non quelli vuoti.
In certe ore ci sono due-tre-cinque passeggeri: "In certi treni!" No in questi anni si sono tolti i treni pendolari e studenti su queste linee.
Obiettivo: stufare la gente, disincentivare l'uso della ferrovia su queste linee e dimostrare così che "queste linee non stanno in piedi bisogna chiuderle, e voi piemontesi dovete capire che queste linee vanno chiuse".
In tutta questa storia negativa e inaccettabile, Assessore Mignone c'è grazie anche all'azione dei parlamentari comunisti alla Camera e al Senato - un solo dato nuovo: quello dell'emendamento, respinto al Senato per pochi voti e approvato modificato alla Camera, della finanziaria 1988 che, checché ne dica il direttore compartimentale, va attuato e rispettato.
Voi sapete come la penso su questo emendamento. C'è una parte che non accetto e non condivido, quella parte che tenta sostanzialmente di far entrare dalla finestra ciò che noi abbiamo messo alla porta, senza mettere le Regioni nelle condizioni di fare un discorso serio sulla questione.
Il Consigliere Ratti con la sua saggezza - chiedo scusa se uso questo termine, ma quando va riconosciuta è giusto riconoscerla dice in Commissione che i tempi lunghi ci fregano. Sono d'accordo con lui. Noi abbiamo scelto la strada della responsabilità, della trattativa, della serietà, dello studio, di fare diventare i nostri funzionari gente che studia gli orari, i treni, la capacità, la portata, i costi e così via: ormai è stramaturo il tempo di dire basta a questa questione.
La pazienza, la serietà in questo nostro Paese sono purtroppo perdenti.
Un ente che tenta su questa materia di fare il suo dovere viene colpito e deve pagare i prezzi. Ed è perdente per un motivo serio: perché prevalgono altre scelte. Attraverso la finanziaria 1988 si danno quasi 28.000 miliardi a società autostradali private: sapete qual è il risultato drammatico del bollettino di guerra degli incidenti autostradali fino a ieri? Nel 1987 ci sono stati 8.000 morti e 30.000 feriti.
Contemporaneamente la finanziaria dà 2.000 miliardi di investimenti 1988 alle FF.SS. Questo è il confronto: 28.000 da una parte e 2.000 dall'altra.
Allora si capiscono certe follie che ho sentito ancora lunedì mattina.
Ricordo la polemica fatta quando l'Alitalia ha tentato di ridurre il numero di aerei sul tratto Torino-Roma. Tutti cercano di tagliarci qualche cosa.
E' vero, Assessore? Le FF.SS. fanno lo stesso (in ritardo, perché i treni arrivano sempre in ritardo): hanno copiato dall'Alitalia e tolgono i servizi ferroviari sulla linea Torino-Roma.
Qualche anno fa ho sentito l'autorevole Presidente dell'Alitalia dire che i piemontesi e i torinesi potevano benissimo andare a prendere l'aereo alla Malpensa per andare a Roma. Non c'era bisogno di potenziare l'aeroporto di Torino, prendevano la macchina andavano alla Malpensa.
Lunedì mattina ho sentito l'autorevole direttore del compartimento dirci la stessa cosa, cioè che per andare a Roma da Torino si deve passare da Milano. Nordio aveva già detto: "Andate a prendere l'aereo alla Malpensa" ora lo dicono anche le FF.SS. Infatti, si stanno costruendo quattro Pendolini, i nuovi treni ad alta velocità. Avanzandone uno, e non sapendo dove metterlo, farà il tratto Torino-Milano alle 11,30 del mattino in modo da avere la coincidenza per Roma; e così in sei ore e mezza si va a Roma.
Queste cose non le capisco più, sinceramente. Che si debba andare a prendere l'aereo alla Malpensa per andare a Roma quando i nostri aerei sono sempre pieni zeppi tanto da non poterci salire, e che per andare da Torino a Roma si debba passare da Milano non lo capisco; capisco che i novaresi vadano a Milano, ma anche loro alle 11,30 e non prima, mi pare una cosa un po' strana.
Forse si pensa così di sperimentare la cosiddetta alta velocità che non c'è e forse non ci sarà mai nel nostro Paese con queste mentalità e con quelle scelte di investimento finanziario. Ecco perché sono preoccupato delle due pagine inserite nella comunicazione come atto nuovo, di maggiore responsabilità della Regione. Ne abbiamo già fatti troppi; ad esempio quello di prenderci a carico una parte delle linee ferroviarie e di gestirle noi, diversamente; ci andrei cauto, visti i risultati. E quando dico che non ci sarà mai l'alta velocità, l'ho ricordato lunedì e lo ricordo anche qui il Pendolino lo diamo a Milano e così da Torino per andare a Roma dobbiamo andare a Milano... - voglio ricordare che il 26 aprile 1987 si sono riuniti a Parigi i governi tedesco, francese, inglese belga e olandese e noi non c'eravamo e hanno deciso di costruire entro il 1993, fra cinque anni, quando sarà terminato il tunnel ferroviario della Manica, un sistema europeo di linee, di treni veloci da 300 km all'ora che collegheranno Parigi, Londra, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Losanna. Non pensavo di veder scritto Torino, ma almeno Roma sì. Non c'è, non esiste non eravamo nemmeno alla riunione! I Cinque costruiranno in comune centoventi treni veloci; altro che Pendolino! Le nostre industrie costruttrici di materiale rotabile altamente qualificate sia nel privato sia nel pubblico correranno ancora dietro al primo ATR 500 che non andrà in funzione che fra due anni: quando gli altri avranno l'alta velocità noi marceremo sempre piano. Sapete che obiettivo si sono posti i Cinque a Parigi con le linee ad alta velocità? Quello di triplicare il trasporto ferroviario delle merci e di raddoppiare quello dei passeggeri. Noi avremo il Pendolino delle ore 11,30. Chi vorrà arrivare a Roma il giovedì partirà il mercoledì alle 11,30 per Milano e da Milano andrà a Roma: questa è la realtà.
Dire basta vuol significare tre cose precise.
Primo, sono d'accordo con la proposta fatta dall'Assessore Mignone: la Regione con la sua autorità, se ne ha ancora nella materia perché ho paura che anche in questa materia stiamo perdendo un'altra battaglia, chiede ufficialmente di bloccare la prova generale di chiusura di tutte le linee.
Non è possibile una sperimentazione estiva. Non accettiamo alcuna sperimentazione di tagli di orari, né, tanto meno, di chiusure estive delle linee interessate. Il Consigliere Fracchia ci dirà cosa significa chiudere la linea Cavallermaggiore-Cantalupa in agosto, oppure il Consigliere Bonino, che conosce meglio i problemi degli agricoltori cuneesi, che in quel periodo devono spedire le loro merci per ferrovia. Li incentiveranno ad usare il TIR se non avranno più il treno quando la frutta o altro sarà pronto per essere mandato via.
So che i sindacati hanno dichiarato tre giorni di sciopero; non so se sono tanti o se sono pochi.
So anche che il Presidente della Giunta e l'Assessore Mignone hanno convocato le parti. Farei una raccomandazione: non ci può essere alcuna mediazione sul terreno delle scelte che vuole fare il Compartimento F.S.
se quelle scelte resteranno tali, i sindacati hanno ragione di dichiarare lo sciopero e noi stiamo dalla loro parte, perché da due anni e mezzo ci battiamo con la gente, con le comunità per avere il diritto ad avere, da Cavallermaggiore a Cantalupa, non il treno superveloce, ma un treno degno di essere chiamato tale.
Secondo atto. Applicare le norme indicate dalla finanziaria. Abbiamo un anno di tempo. La finanziaria dice: "quella norma va applicata ad un anno dalla pubblicazione della legge". Si dice ancora: "bisogna recuperare utenza su queste linee", e poi la perla, aggiunta dalla Camera e su cui non sono d'accordo, avere l'eventuale concessione delle linee a Regioni, Comuni o società miste.
Non ho mai fatto dei problemi ideologici su queste questioni, né le faccio adesso; non abbiamo mai scelto la strada del dire: "queste linee le difendiamo tutte, così come sono". No, anzi, abbiamo scelto la strada opposta e rischiamo di essere "cornuti e mazziati". Dobbiamo però avere l'attenzione di essere noi a proporre che la Regione si faccia carico di questa situazione, con quelle scelte finanziarie a cui mi richiamavo prima con una legge sulle ferrovie in concessione che non è mai decollata e che non decollerà visto che in Parlamento non si sa che fine abbia fatto Assessore Mignone, la legge n. 151 che sta su per "amoris dei", che tutti gli anni ha bisogno di una battaglia parlamentare per avere non degli investimenti, ma per mantenere la quota di copertura dei deficit di bilancio delle aziende di trasporto pubblico locali.
In questa situazione è pericoloso scaricare sulle Regioni la gestione di linee ferroviarie di competenza dell'Ente ferroviario, azienda autonoma liberata dai precedenti lacci e lacciuoli di controllo e che ha come compito istituzionale quello di gestire il servizio ferroviario.
La Regione è un ente di governo: programma e legifera. Non è compito della Regione gestire servizi ferroviari, tanto che noi, a differenza delle altre Regioni, nel rifare la nuova legge regionale sui trasporti, siamo la prima ed unica Regione in Italia ad aver dato una delega di gestione dei trasporti locali alle Province; nel bene o nel male, con i pasticci e le difficoltà che ci sono, siamo però andati in quella direzione.
Non escludo che in un discorso organico e serio alcune di queste linee possono stare dentro ad un disegno. Come ho detto più volte non escludo, ad esempio, che alcune linee dell'area metropolitana torinese possono rappresentare un nuovo sistema del ferro metropolitano. Mi riferisco alla Chieri-Trofarello, mi riferisco non soltanto alle due in concessione che sono lì a marcire perché non hanno i finanziamenti, mi riferisco alla Torino-Pinerolo-Torre Pellice, ma non capisco come possiamo collocare certe linee autonome di alcune vallate. Capisco, per esempio, un servizio di tipo metropolitano sulla tratta Bussoleno-Susa; capisco un discorso articolato di questa natura, un discorso di governo e di programmazione della Regione con gli enti locali e con le Province, ma non capisco l'apertura di un varco con cui scaricare sulle Regioni l'intera questione. Occorre prestare molta attenzione.
Infine, il terzo atto. Io sono, come diceva l'Assessore Mignone, per andare in tempi brevi a progetti di ristrutturazione e ammodernamento linea per linea, avendo un anno di tempo. Come ricordava il Consigliere Nerviani in sede di II Commissione, si potrebbe passare alla fase di sperimentazione dei progetti di ristrutturazione e ammodernamento di qualche linea per vedere cosa capita, per capire cosa ne viene fuori. Un funzionario dello Stato o di un ente pubblico deve fare il discorso del ragioniere sui costi e ricavi. Ho ricordato al direttore compartimentale che se in Italia chiudessimo i 3.000 km di linee considerate di interesse regionale e locale, si risparmierebbero 150 miliardi annui su un bilancio di 16 mila miliardi, qual è il bilancio annuo delle FF.SS. Questo è il risultato, un risparmio del 5% del deficit, tanto per intenderci.
Assessore Mignone, dobbiamo muoverci su questa linea precisa, con fermezza e a questo punto con tempi certi. Non possiamo correre e correre occorre fermezza sulle proposte e tempi certi nella realizzazione oppure consentimi Mignone, te lo dico con grande fraternità, verrai ricordato essendo il responsabile in prima persona, non come Cavour che ha fatto le ferrovie in Piemonte, ma come l'Assessore regionale che ha fatto il becchino per sotterrare 500 km di ferrovie. Non credo sia questa la prospettiva a cui tu guardi o a cui guarda il governo regionale; ognuno si assuma le proprie responsabilità.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Tapparo.
Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò più breve del collega Guasso che ha fatto un intervento da governo ombra. Voglio dire che respiro la rilevanza dell'intervento del Consigliere Guasso. Mi limiterò ad alcune considerazioni.
Assessore Mignone, stiamo lavorando e vedendo un lavoro in corso che riduce la propensione dei passeggeri e del trasporto merci a fuggire da un pezzo di ferrovia del nostro sistema di trasporti. E' come quella azienda che perde la clientela e dice: "Nella fase successiva faremo qualcosa per recuperarla". Si tende a chiudere per il mese di agosto, si tende a ridurre ai minimi termini le manutenzioni. Spero che almeno la sicurezza sia garantita, perché quando si riducono ai minimi termini le manutenzioni voglio capire dov'è la linea di demarcazione con la sicurezza. E' molto difficile qualificarla.
Per voci che sono infiltrate, e il direttore del Compartimento di Torino se ne è scandalizzato, si sa che nel budget del 1988 sono state messe cifre irrisorie per l'intervento in questi 500 km di ferrovie.
Tra l'altro, ci rivolgiamo ad un interlocutore che non ha alcuna possibilità di darci delle risposte credibili. E' un'entità che vuol dimostrare, a livello centrale dell'ente, che è brava nel risparmio, in questo caso nella scelta del suo budget, e di portare a compimento un disegno in termini morbidi facendo morire le cose.
Guardiamo l'esempio della linea ferroviaria Airasca-Saluzzo. A parte il caso strano che non ha visto il Consiglio regionale e le forze politiche batterci, dopo aver creato e aver determinato un centro intermodale si sarebbe dovuto prevedere un collegamento di pochi chilometri e, quindi, un asse di trasporto ferroviario che converga sul centro intermodale e che sarebbe molto significativo rispetto al collegamento a sud. Vediamo nell'Airasca-Saluzzo, che è l'unica chiusa di grossa portata, un servizio sostitutivo estremamente carente e già i primi segni di disimpegno da questo servizio sostitutivo da parte dell'Ente F.S. Questo è estremamente grave. Non può essere questo il nostro interlocutore; facciamolo andare in II Commissione. Sarà una persona amabile, gradevole, ci permetterà anche di conoscere e di arricchire la nostra cultura di tecnica dei trasporti, ma non è l'interlocutore reale per risolvere il problema grave e drammatico che va contro tendenza rispetto ad una logica di razionalizzazione del sistema dei trasporti.
Non è vero che questo tipo di lavoro si può misurare in termini microaziendali, come il salumaio dell'angolo o la piccola azienda.
Sappiamo che nel sistema dei trasporti ferroviari occorre, per recuperare l'interesse da parte di utenza privata imprenditoriale investire nel parco ferroviario, investire in una serie di servizi, e non fare il conto che si va facendo secondo il quale in queste linee il trasporto merci è ai minimi termini e quindi va tagliato. E' un approccio estremamente scorretto e dannoso.
Oltre alla chiusura paradossale nel mese di agosto e nelle domeniche (in un primo momento si parlava anche del sabato) ci troviamo dinnanzi al blocco totale di ogni forma di progettualità di investimento, una diminuzione qualitativa e quantitativa della prestazione all'utenza, quasi a voler disincentivare chi si serve ancora di queste linee in modo da arrivare a dicembre senza alcun utente; non so qual è l'idea ispiratrice evidentemente il disegno è che a dicembre la cosa muoia di morte naturale.
Questo è estremamente drammatico e di questo ha responsabilità precisa il Compartimento. Bisogna cercare un interlocutore di diversa caratura. Mi fa piacere che Carletto sia amico di Santuz, quindi, senza fare troppa anticamera, andremo dal nuovo Ministro per fargli presente questi aspetti.
Non solo il Piemonte è colpito in modo proporzionale più elevato rispetto ad altre Regioni, non solo la nostra Regione è la prima ad aver pagato realmente in termini di chiusure, ma credo che atteggiamenti di questo genere non si possano trovare in altri Compartimenti.
Non possiamo che dimostrare attenzione e sostegno all'iniziativa di lotta che il sindacato per questo problema specifico ha dichiarato per i giorni 21, 22 e 23 aprile proprio per ribadire la necessità di mantenere non in forma statica ma in forma dinamica, di rinnovamento, queste linee.
E' chiaro che attorno a questo disegno dobbiamo innestare altre proposte, ad esempio il collegamento di pochi chilometri fra Airasca e Orbassano. Inoltre, pur non essendo un profondo conoscitore, credo che l'Autoporto di Susa potrebbe trovare una forma di raccordo nell'asse Bussoleno-Susa. Ci sono molte iniziative che possono far lievitare l'interesse per il trasporto su rotaia delle merci. Credo sia un aspetto fondamentale e strategico per il nostro Piemonte.
Abbiamo presentato una mozione attorno a questo tema dove chiediamo che il Consiglio organizzi con i parlamentari piemontesi, con i Presidenti e gli Assessori ai trasporti delle Province piemontesi e con i Sindaci dei Comuni toccati dalle chiusure, un incontro per promuovere iniziative efficaci.
Assessore Mignone, su questo punto o noi siamo in grado di catturare un interlocutore credibile oppure non è accettabile inseguire la logica, i comportamenti, i metri di giudizio del Compartimento di Torino. Non credo che sia una scelta corretta, è una scelta fuorviante.
Dovremmo poi valutare ed analizzare la capacità di intervento regionale nelle varie forme che già l'Assessore esponeva; il collega Guasso ha ampliato il discorso e accresciuto la problematicità dell'aspetto dell'intervento della Regione in questi termini. Sono convinto che l'Ente F.S. (conosco la posizione dei compagni comunisti, conosco la posizione del sindacato di non vedere disimpegnato l'Ente F.S, da tutto questo sistema) tema di trovare chi, a parità di risorse, sia in grado di gestire meglio una parte, un sottoinsieme del sistema ferroviario. E' da valutare, è un problema grave. Va sottolineata la lotta feroce a questa scelta curiosa (mi si passi questo eufemismo) della chiusura di questi rami nel mese di agosto e alla domenica.
Su questo aspetto, sulla lotta che il sindacato sta facendo in questi giorni ci deve essere un sostegno non di forma, non rituale da parte del Consiglio e delle forze qui rappresentate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo brevemente perch delle linee generali espresse dall'Assessore eravamo già a conoscenza. E' però giunta la novità molto interessante delle tre proposte che dovranno essere approfondite prima in Commissione ed eventualmente di nuovo in Consiglio.
Vorrei porre l'accento sulla chiusura funesta dei sabati e delle domeniche nei mesi di luglio e agosto. E' una prova generale per la chiusura definitiva di queste linee.
Vorrei aggiungere un particolare che ho già espresso in Commissione: il provvedimento di chiusura dei sabati e delle domeniche e di tutto il mese di agosto del trasporto ferroviario dovrebbe tenere conto che c'è un decreto del Ministero dei Lavori Pubblici che blocca tutti i sabati, tutte le domeniche, gli ultimi giorni di agosto, gli ultimi giorni di luglio anche il traffico su gomma. Mi chiedo come le aziende, in particolare le aziende agricole del cuneese, potranno far partire i loro prodotti aziende che già dovevano sopperire al treno con grosse difficoltà perch nel rinnovo e nel parco ferroviario delle nostre ferrovie i vagoni frigoriferi sono pochi. Erano quindi costrette, in parecchi casi ad usare il trasporto su gomma proprio per mancanza di carri frigorifero che specialmente per l'esportazione della frutta all'estero, costano molto meno e permettono una consegna rapida appena giunti al confine.
In particolare gli agricoltori della provincia di Cuneo, non potendo caricare i camion, non potendo spedire per ferrovia, dove metteranno i loro prodotti? Sono costretti a sopportare spese enormi, a usare le celle frigorifere che in quel periodo non sono sufficienti. Tutto questo per che cosa? Questa battaglia, Assessore Mignone, non va persa proprio perch l'utente una volta che ha trovato un'altra via non si servirà più di questa. Non dimentichiamo che il traffico di merci in Italia non raggiunge il 10%; in provincia di Cuneo è appena al 7%, non perché non c'è l'utenza ma perché non c'è il servizio, questa è la differenza. Adesso le ferrovie mandano in giro qualche produttore per fare delle offerte, sconti particolari alle aziende agricole, alle grandi aziende industriali, per al momento di concludere mancano i mezzi, quindi è inutile fare offerte e proposte di forti sconti e percorsi prefissati, con precedenze per consegnare la merce se poi la merce non arriva.
Su questo punto l'Assessorato e la Regione devono battersi perché, se perdiamo questa battaglia, anch'io sono, come il collega Guasso, pronto a discutere. Può darsi che si trovi qualche soluzione per aderire a qualche cambiamento e anche a qualche parziale chiusura su altre linee. Se perdiamo alla partenza, siamo certi che fra un anno tutte le nostre linee saranno chiuse con le conseguenze che possiamo immaginare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bonino.



BONINO Guido

Signor Presidente, il mio compito è prima di tutto quello di ringraziare l'Assessore Mignone per le informazioni che ci ha dato e soprattutto, ringraziarlo per il nuovo atteggiamento che per bocca dell'Assessore sta maturando a livello di Giunta; un atteggiamento meno conciliante, più fermo nella difesa non tanto di alcuni problemi ferroviari, quanto di alcuni principi fondamentali. Questo ringraziamento deve essere rivolto anche ai colleghi del Consiglio per gli interventi già fatti e per quelli che verranno dopo. E' già stato detto che sono due gli aspetti del problema: uno è quello riferito alla cosiddetta settimana corta estiva; l'altro è quello dell'abolizione addirittura di una settimana nei mesi invernali.



DEVECCHI Armando

Dell'anno corto.



BONINO Guido

Esatto, dell'anno corto. Non possiamo accettare questa logica perché va contro quello che è lo spirito del servizio del trasporto pubblico.
L'abbiamo detto, l'hanno già detto altri, lo diremo ancora, non possiamo e non dobbiamo confrontarci con dati statistici, con costi, con problemi di produttività o con problemi di bilanci di esercizio. Un servizio pubblico è tale proprio perché a spese della collettività supporta un certo tipo di intervento. Certo, si potrebbe anche dire che in una logica aziendale, ma solo nell'ambito di una logica aziendale, si va alla ricerca di costi e ricavi, ma non sopprimendo dei servizi per ridurre le spese; se togliessimo i trasporti urbani a Torino probabilmente non avremmo neanche una lira di spese sui trasporti. Ma non è questa la logica; non possiamo scendere in questa trattativa perché di fronte a un ragionamento di questo genere dovremmo metterci con carta e matita e non saremmo più in grado di affrontare il problema.
Occorre riaffermare questo principio, cioè che il servizio è un costo della collettività e non dei poveri abitanti delle montagne della Val Tanaro, per esempio, o delle campagne già ricordate della Airasca-Saluzzo o della linea di Alba-Cantalupa che grida addirittura vendetta.
Io ho colto, e non vorrei sbagliare, dalla relazione dell'Assessore Mignone che il direttore del Compartimento di Torino avrebbe in qualche misura già ridimensionato alcune sue affermazioni. A me, ma credo a noi non basta che riduca i suoi propositi; propositi che questo Consiglio, per quanto si è espresso nella riunione della II Commissione, non accetta per niente. Questa non è soltanto la volontà del Consiglio regionale, delle forze politiche, non è soltanto la volontà delle organizzazioni sindacali ma è anche la volontà degli enti locali che l'hanno ripetutamente manifestata.
Invito quindi la Giunta e l'Assessore Mignone a rendersi interpreti del fatto che su questa battaglia hanno il sostegno del Consiglio e che quindi sarà una battaglia che faremo tutti insieme, esecutivo, forze di maggioranza e di opposizione, perché sul territorio siamo tutti governanti e tutti responsabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, è esatto quanto ha ricordato il collega Guasso allorquando ha messo in rilievo che questo non può essere un problema a sfondo ideologico nell'ambito del quale possono esserci differenziazioni di questo tipo. Quello dei rami secchi e della pretesa chiusura estiva di alcune linee è un problema che va governato sotto l'insegna e nella prospettiva dell'opportunità, della convenienza e dell'interesse delle popolazioni interessate. Allora, anche il nostro Gruppo chiede una decisa azione da parte della Giunta ai fini di bloccare la sperimentazione delle sospensioni estive, e questo per le ragioni che sono già state messe in evidenza. Per non tediarvi le sintetizzo. Una sospensione estiva e festiva provoca danni e pregiudizi al turismo da una parte e, come ha ricordato esattamente il collega Fracchia, all'economia delle aziende di trasporti.
C'è poi a mio avviso una ragione, se si può dire preliminare, che consiglia questa decisa azione di blocco ed è la ragione che il comportamento del direttore compartimentale è chiarissimamente violatore della legge finanziaria, di quella norma della legge finanziaria (art. 11) laddove dice chiaramente che, nell'ambito di un anno quando si deve attuare quel tale programma di revisione economica e gestionale delle linee a scarso traffico, restano sospese le autorizzazioni a sopprimere i servizi viaggiatori e merci ancora in esercizio alla data di entrata in vigore della legge. La legge è entrata in vigore il 14 marzo, le linee del Cuneese che si vorrebbero sopprimere per due mesi durante il periodo estivo non erano sospese.
E a me pare che la prevista sospensione di due mesi, la sospensione estiva sia un modo alla "azzeccagarbugli" per aggirare la legge e la chiara prescrizione legislativa che vieta le soppressioni per fare o una prova generale delle soppressioni cui poi si dovrebbe arrivare a fine anno, o meglio ancora per attuare in parte le soppressioni durante il periodo estivo. Quindi, meraviglia - e va stigmatizzato, se si può usare questa parola, un po' retorica - il comportamento del direttore dell'ANAS il quale, essendo un funzionario dello Stato, è proprio lui a violare la legge finanziaria e a sospendere, se non del tutto, in maniera incisiva e per un congruo lasso di tempo quelle linee ferroviarie che ha l'obbligo giuridico per legge finanziaria, di non sospendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi, la relazione svolta dall'Assessore e la contro relazione svolta dal titolare del governo ombra (che ci auguriamo rimanga tale per anni luce, per buona parte per gli Assessori in penombra) hanno portato al dibattito che svolgiamo su questi banchi da parecchio tempo alcuni elementi di novità e certamente non soddisfacenti.
Sono anche emersi alcuni elementi, non condivisibili nella forma, ma significativi nella sostanza. In particolare, chi deve essere il nostro interlocutore? A me sembra ingeneroso dire che non è credibile l'interlocutore rappresentato dai responsabili del Compartimento ferroviario. Non ci vuole alcun aggettivo: non è un interlocutore.
L'interlocutore è quello politico. Allora, colleghi Consiglieri, su questo bisogna essere chiari. L'Azienda Ferrovie dello Stato non è più un capitolo del bilancio dello Stato, ma è un'azienda con una propria specifica dotazione patrimoniale e finanziaria e, come tale, è oggetto di un programma di valorizzazione, di snellimento e di riduzione delle aree marginali. Questo è un programma che a livello nazionale sta andando avanti piaccia o non piaccia. Se ci sembra che questo tipo di programma si scontri contro alcune realtà come quelle piemontesi, determinando danni che noi riteniamo non accettabili, mi pare giusto prendere atto che il nostro interlocutore è il Parlamento nazionale e avviare su questo una precisa questione. Dobbiamo però avere anche la capacità di governare questa questione con senso dello Stato, perché è difficile avere il pendolino a Torino insieme al mantenimento di tutto così com'è.
Se si vuole andare in cinque ore da Torino a Roma e si vuole avere la rivitalizzazione dei rami secchi (indubbiamente questi rami sono marginali dal punto di vista economico, ma anche marginali rispetto al servizio che danno alle comunità, come abbiamo già detto in altre situazioni), se vogliamo recuperarli sia in termini finanziari (problema nazionale) sia in termini funzionali (problema nostro), è evidente che su questo bisogna investire risorse. Questo vuol dire che le scelte nazionali in termini finanziari sul piano dei trasporti devono essere rimeditate a livello nazionale disponendo sul settore ferroviario un intervento finanziario maggiore di quello che non v'è stato in passato.
Credo di dover chiudere a questo punto l'intervento che svolgo a nome del Gruppo liberale.
Da parte mia dico che alcune sperimentazioni che ci vengono minacciate hanno avuto pratica in passato con esiti tra il comico e il drammatico. Si vogliono ripetere nella logica di far accettare come fatto compiuto il fatto che alcune tratte verranno soppresse. Però dico anche che la Regione ha riconosciuto che quelle tratte, così come sono, non ci stanno più in uno scenario di trasporti moderni. Quindi è necessario che si vada alla conta su questo.
Mi pare anche fortemente condivisibile la questione posta dai colleghi socialisti nel loro ordine del giorno in merito alle competenze regionali su questa materia. E qui bisognerà prima o poi confrontarci per capire se l'art. 117 della Costituzione sia ancora attuale. Perché la programmazione vuol dire avere le leve delle decisioni finali sul territorio, sui grandi versanti della politica soprattutto del governo del territorio. Se la Regione non ha competenze e possibilità di incidere, se non in termini di contestazione politica ad elementi di governo forte dei processi socio economici come quelli dei trasporti, si tratta di capire che significato abbia la programmazione. Così come si tratta di capire che senso abbia la programmazione sul territorio. Ci troviamo in questo Consiglio regionale a dibattere, a scontrarci su alcuni metri più su o più giù di una strada di servizio ad Exilles, si dice che non si può fare l'autostrada nel Pinerolese perché non ci sono risorse, si dice che non si può fare l'allargamento delle strade del Pinerolese perché non ci sono risorse (ho citato questi due fatti per dire che la questione è aperta e noi non ci schieriamo fin quando queste questioni non saranno più chiare) e poi scopriamo che si tende a dare alla strada n. 24 della Valle di Susa una dimensione tale da sopportare il traffico del traforo del Frejus. Tutto giusto, tutto vero e tutto bello, ma c'è un piccolo particolare: che questi lavori verranno finiti quando entrerà in funzione l'autostrada, quindi questa strada verrà abbandonata come sono state abbandonate le curve di Serre La Voute che sono state fatte esattamente l'autunno prima che venisse inaugurato il traforo di Serre La Voute.
Allora mi sembra veramente mortificante per il personale politico, ma anche per il personale tecnico della Regione vedere sul territorio governati i problemi strategici veri da decisioni che non lo coinvolgono ed essere coinvolti, giorno per giorno e con rischi personali di varia natura su questioni che finiscono per essere di carattere marginale. Tutto il lavoro di carattere tecnico-scientifico che l'Assessorato ha svolto fin dalla passata legislatura su questa materia, tutto il materiale propositivo che abbiamo predisposto sostanzialmente non trova un interlocutore; questo interlocutore va cercato a livello nazionale dello Stato al quale dobbiamo chiedere molta attenzione per i problemi specifici che ognuno di noi sarà nelle condizioni di sviluppare al meglio, ma il Parlamento evidentemente deve fare una scelta rispetto alla quale dobbiamo atteggiarci. Perché se il Parlamento nazionale e il Governo ritengono che le risorse da destinare alle ferrovie debbono essere di una certa quantità e che l'obiettivo principale, che deve essere condiviso, deve essere quello del recupero della ferrovia come asse portante del sistema, che deve essere portato in termini di velocità se non alle medie giapponesi almeno alle medie europee al meglio alle medie francesi, evidentemente ci devono dire se questo obiettivo è conciliabile o meno con il recupero delle reti che per loro natura sono e rimarranno comunque marginali sia pure in un sistema più avanzato. Questo è un discorso che ci deve venire dal responsabile politico quindi dal nostro interlocutore. Cerchiamo questo interlocutore avviando le trattative nelle forme migliori.
Dico agli amici del Gruppo socialista che il loro ordine del giorno è per larga parte condivisibile; mi pare non opportuno probabilmente avviare questa dicotomia secondo la quale la Giunta è responsabile e il Consiglio è tenuto a... Queste questioni hanno soprattutto come interlocutori i governi, gli esecutivi. Quindi, mi sembra che questo ordine del giorno debba essere ripensato immaginando un ruolo di maggiore responsabilità della Giunta rispetto al quale potrà essere integrativo e non certamente di minor significato quello del Consiglio.
Un ordine del giorno che concluda individuando due soggetti come destinatari di una proposta di forte impegno politico probabilmente rischia di inceppare i meccanismi che si vogliono avviare. Suggerisco quindi al Gruppo socialista di voler verificare se questa nostra obiezione, che è molto marginale e non approfondita, possa essere superata immaginando una mozione che richiami a precise responsabilità e funzioni la Giunta, dando quindi al nostro Assessore e ai colleghi della Giunta che riterranno di collaborare a questa iniziativa, che non può essere ridotta al solo Assessorato ai trasporti, l'autorevolezza per richiedere l'incontro, questa volta sì, con l'interlocutore autorevole facendo carico al Consiglio di essere coerente e di non avviare, come si fece a suo tempo con la centrale nucleare, la politica dei "due berretti". Si deve decidere che sulla questione dei rami secchi si è per la tutela funzionale, e allora si deve mettere un berretto; se si è invece per il recupero in termini di efficienza finanziaria del sistema delle ferrovie, probabilmente si è tenuti a mettere un altro berretto. Bisognerà pur scegliere quale berretto mettere e non cambiarlo a seconda delle sedi dove ci pronunciamo.



PRESIDENTE

Come ultimo intervento nella discussione generale, ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che di questo argomento si sia parlato molto, forse troppo rispetto ai risultati che abbiamo conseguito. C'è da auspicare soltanto che di dibattiti sull'argomento ve ne siano pochi in futuro e coloro che debbono assumere responsabilmente decisioni al riguardo abbiano atteggiamento intelligente in ordine ai problemi che stiamo dibattendo. Quando dico atteggiamento intelligente intendo atteggiamento che tiene conto degli interessi complessivi della popolazione.
E' lontana da noi ogni tentazione di populismo e di facile arrendevolezza alle esigenze o alle presunte esigenze localistiche.
La nostra posizione nasce da una convinzione molto semplice: non è possibile smantellare un complesso sistema ferroviario minore che in ogni circostanza, in ogni momento di difficoltà ma anche ora risponde ad esigenze non secondarie.
Ha ragione il Consigliere Marchini quando dice che l'interlocutore nostro non è certamente il responsabile del Compartimento ferroviario del nostro territorio, ed ha ragione nel dire che l'interlocutore deve essere non l'Azienda delle Ferrovie dello Stato, ma il Governo o il suo rappresentante.
Credo che non si tratterebbe di personale di Aziende di Stato se questo personale, se dei direttori, se dei responsabili delegati dal Governo non svolgessero soltanto il compito tecnico che è loro affidato, ma anche un compito di lettura di problematiche vive ed obiettive che sono presenti nell'ambito del territorio che è di loro competenza. Questa mediazione politica dei tecnici delle Ferrovie è una mediazione imposta a persone che occupano posizioni di quella responsabilità. Se è vero che l'interlocutore deve essere un interlocutore politico, è altrettanto vero che dei responsabili di Aziende di Stato non possono non tenere conto delle volontà che dalla popolazione si manifestano attraverso i filtri delle assemblee dei Consigli comunali, dei Consigli provinciali e, nella fattispecie, del Consiglio regionale.
Credo quindi che il coinvolgimento non sia unilaterale del Governo e dei suoi rappresentanti, ma sia anche dei rappresentanti tecnici delle Aziende che dovrebbero gestire dei servizi di Stato.
Mi consentano i colleghi del Consiglio di esprimere apertamente un apprezzamento al lavoro che fa Guasso in Commissione e per le cose che dice con molta intelligenza in quest'aula. E' un apprezzamento parallelo a quello, più consistente, perché maggiori sono le responsabilità, che io debbo fare all'Assessore Mignone, il quale ha veramente assunto questa problematica come una problematica di livello, non secondaria, e per le obiettive pressioni esistenti, ma credo anche per il convincimento profondo che la battaglia che si sta svolgendo ha qualche senso, ha qualche obiettivo di alto rilievo. Probabilmente, credo che egli ritenga di guardare più lontano di quanto non guardino coloro che, fatti i conti stretti del presente, ritengono di chiudere un'esperienza centenaria che si è consolidata nella tradizione, nell'economia, nell'esperienza sociale di questa Regione. Grazie a lui, ma anche grazie al collega che l'ha preceduto e, con ogni probabilità, alla fortuna che entrambi hanno avuto di un appoggio tecnico qualificato all'interno della realtà burocratica della nostra Regione, sono emerse considerevoli riflessioni di ordine tecnico e di competenza specifica. All'Azienda di Stato e all'interlocutore politico si deve rimproverare di non avere considerato il notevole livello di approfondimento che in questa Regione, per le persone che ho detto, è stato possibile realizzare. Debbo anche dire che il coinvolgimento dei Comuni e delle Province non è mai stato strumentale, ma particolarmente responsabile.
In Commissione ho detto, e il collega Guasso l'ha cortesemente ricordato oggi qui, che a fronte di questo nostro facile impegno politico ma tecnicamente più difficile c'è stata una sostanziale disattenzione da parte delle competenze dello Stato e non si è avviata anche dove era possibile alcuna sperimentazione. Non è vero che le sperimentazioni si sono tutte rivelate disastrose. Certo, bisogna affrontarle con serietà, con volontà, con la convinzione di poter trarre qualcosa di positivo, la verità è che anche sulle linee che potevano avere un intervento sperimentale e intelligente nulla si è fatto. Ho citato qualche esempio macroscopico che è davanti a me, alla mia personale esperienza, di passaggi a livello assolutamente inutili che continuano a caricare con i loro costi l'onere già alto delle spese delle Ferrovie dello Stato, di caselli che non hanno più ragione di essere; probabilmente si attende che tutto questo diventi un fardello insopportabile per poi dire "è tempo di chiudere". Mi sembra che una risposta diversa alle sollecitazioni serie della Regione Piemonte, lo Stato, l'Azienda di Stato e i suoi responsabili avrebbero dovuto dare.
Ma, dette queste cose, aggiungo che bisogna anche entrare a vedere se la conflittualità sindacale di piccolo cabotaggio non determini ulteriori difficoltà alle Ferrovie dello Stato, se dei regolamenti ottocenteschi mai modificati non rendano impossibile un cammino diverso rispetto all'attuale.
Dette queste cose e fatte queste domande, voglio manifestare una personalissima e diffusa, anche se non manifesta, linea favorevole al mantenimento coraggioso, con qualche investimento deciso in più, del sistema ferroviario minore. E mi riferisco, per esemplificare e per farmi intendere, all'esperienza che quotidianamente faccio al mattino prendendo il treno per venire a Torino nel momento in cui sono letteralmente travolto da centinaia (la collega Cernetti potrebbe confermare) di studenti che provengono dalle linee di Novara, di Varallo e Borgomanero. Faccio una riflessione che potrebbe essere superficialmente ritenuta di poco conto.
Trasferendo tutti questi studenti su pullman che entrerebbero per l'asse stradale che proviene dalla Val Sesia o dal Borgomanerese, l'accesso in città sarebbe assolutamente impossibile (quattro-cinque pullman alla stessa ora) con conseguenze di cadute della qualità della vita, almeno in quel momento, che non sono di secondaria rilevanza.
Perché dico queste cose? Perché quando una Azienda di Stato fa i conti è giusto che li faccia alla lira, ma è giusto che li faccia, come ha detto il Consigliere Bonino, tenendo conto di come le altre spese sono state distribuite, per esempio, le spese della gestione del sistema metropolitano e del sistema dei trasporti nelle aree metropolitane. Si tratta di vedere in che maniera un servizio non reso determina conseguenze negative sotto il profilo ecologico, dovuto alla comunicazione rapida su assi stradali già fortemente battuti.
Si tratta di valutare complessivamente il problema e non in termini superficiali. Facendo questa considerazione ritengo che dobbiamo prescindendo da tutto, non guardando neanche un conto, affermare in via di principio che queste linee sono importanti e debbano essere mantenute.
Seconda fase. Cosa facciamo perché queste linee non siano gravemente passive e possano servire alla gente che vuole arrivare non necessariamente in macchina al centro delle città.
Abbiamo la fortuna che la creazione delle ferrovie, che per noi risale alla fine del secolo scorso, ha consentito per la stragrande maggioranza dei casi, almeno nelle grandi città, di avere le ferrovie al centro della città, con quegli assi di penetrazione che andiamo ricercando per i mezzi automobilistici con molta fatica; il pensare di cancellare queste possibilità di penetrazione in via pregiudiziale e in via predominante, mi sembra una posizione culturale arretrata che non dimostra, a mio avviso intelligenza nella lettura delle problematiche della nostra società, così come si esprime soprattutto nelle realtà urbane.
Voglio tralasciare altre considerazioni che mi sembrano ripetitive delle osservazioni puntualmente fatte da numerosi colleghi, da Fracchia, da Tapparo, Majorino, Bonino e dal collega Guasso. Al Consigliere Guasso voglio dire che sarei dell'avviso, attraverso il sistema della concessione con una forzatura delle linee che, secondo quanto egli dice, porterebbero in altre direzioni, di mantenere questo patrimonio anche facendo sacrifici in questo senso, di battere anche questa via; in questa materia c'è soltanto da confrontarci e da verificare.
Non sono amico di Santuz, anche se sono amico di Carletto... Credo che il mio desiderio profondo sia quello che, essendo amico del Presidente della Giunta regionale e del Presidente del Consiglio regionale ma non in termini personali, ma in termini di colleganza consiliare, credo dicevo di poter usare della loro amicizia per evitare di dover andare, attraverso Carletto, da Santuz, a chiedere un piacere. Questa è una battaglia che ha alle spalle una filosofia, una cultura, un senso; quindi, che non ha bisogno di intermediazioni di comodo, ha bisogno della nostra forza politica, del nostro convincimento che la strada che stiamo battendo è una strada giusta e che pertanto va battuta con coraggio e con decisione.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola per la replica all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Credo che la Giunta possa fare una breve replica, ma soprattutto una considerazione di ordine generale nel senso che dal dibattito esce rafforzata nel proprio convincimento dell'opporsi alle paventate decisioni che la direzione compartimentale ha preannunciato.
L'11 marzo avevamo mandato un telegramma che già coglieva, ad esempio quella contraddizione che il Consigliere Majorino ha già opportunamente rilevato. Questi provvedimenti, qualora realizzati, sarebbero in contrasto con la norma del comma 18 dell'art. 13 della legge finanziaria, tant'è che nel nostro telegramma richiamavamo che i provvedimenti preannunciati erano in contrasto con le decisioni parlamentari oltreché, aggiungevamo, con le iniziative regionali che avevamo assunto al riguardo.
La Giunta regionale rafforza, attraverso anche queste espressioni di volontà molto partecipata del Consiglio regionale, la propria valutazione di contrarietà in ordine di principio, come direbbe l'amico Nerviani, a questi provvedimenti.
Sottolineerei, come ho già tentato di fare nella comunicazione allargando un po' il ragionamento, che il nostro interlocutore, da questo punto di vista, per le ragioni che qui sono state portate, non può essere soltanto la Direzione compartimentale, ma la Direzione generale e soprattutto il Governo ed il Parlamento. Se ci attestiamo ad un ragionamento ragionieristico, in termini finanziari diventa difficile sfuggire la logica di chi fa il conto del due più due, pur non disconoscendo che l'Ente nella sua nuova natura abbia da rispondere sempre più e sempre meglio ad una logica aziendale, quindi di rapporto costi benefici, costi-ricavi. Il discorso va invece spostato sul piano parlamentare rispetto ad una duplice azione. Da un lato deve tendere a misure finanziarie di investimento per ridurre costi che queste linee hanno per l'arretratezza dal punto di vista delle infrastrutture; dall'altro posto che per quante misure andiamo a proporre di certo il rapporto uno a uno non lo otteniamo, vi deve essere un pronunciamento politico sull'opportunità, l'utilità e la necessità del mantenimento di questo servizio per le molte ragioni che qui sono state ricordate. Inoltre, non escluderei un servizio integrativo rispetto alla restante rete, che magari non sarà un elemento importante, ma che comunque ha la sua presenza.
Non sto a riprendere il ragionamento sul trasporto merci, sul fatto che il servizio sostitutivo andrebbe ad intasare le strade di pullman e, oltre tutto, in una realtà in cui non si può comparare il pullman al treno perch abbiamo realtà collinari, montagnose, con tutti i problemi che conosciamo.
Ci deve essere da parte della comunità nazionale anche l'accollo per sopperire al deficit a fronte di prestazioni che hanno una valenza di ordine sociale e territoriale.
Mi fa piacere che sia stato colto questo ragionamento attorno alle competenze sul quale occorre muoversi con grande cautela, con tutti gli approfondimenti necessari, ma che credo sia una strada che non può essere a priori abbandonata. Mi pare che su questo il Consiglio convenga, al di là della prudenza e delle valutazioni che debbono essere fatte perché anche noi non è che non vediamo i pericoli in questa strada e le difficoltà che vi possono essere.
Il ragionamento va fatto linea per linea perché bisogna ragionare con la Direzione compartimentale, se davvero ha una fisionomia nuova l'assuma anche in queste cose, non fare un orario unico che vada bene per tutte le linee, va bene per tutti i tipi di utenza, ecc. Se tu puoi avere della flessibilità la devi dimostrare anche rispetto a queste cose. E' per questo che diciamo che occorre andare a protocolli d'intesa linea per linea in cui si prevedano cose diverse da una linea all'altra rispetto alle modalità dell'esercizio, rispetto agli interventi che si debbono realizzare.
Siamo disponibili a mettere in campo delle risorse però di fronte ad assunzioni di impegno precise, e quindi a fronte di interlocutori che siano in grado autorevolmente di sottoscrivere un documento perché diversamente non procediamo su questa strada. Così come è giusto richiamare l'attenzione sulla sperimentazione. Oggi abbiamo i dati, linea per linea, ivi compresi quelli dei costi da sopportare per giungere alla riduzione dei costi, a miglioramenti e a nuovi modi di esercire certe linee. Abbiamo al riguardo anche delle proposte di enti locali, di aziende diverse. Dovremmo rapidamente procedere a sperimentare alcune modalità d'esercizio su alcune linee, anche qui differenziando; ha ragione il Consigliere Guasso, un conto è sperimentare modalità di esercizio per linee in un sistema metropolitano altro è sperimentare cose diverse per linee di 100 e più chilometri; per la linea Cantalupa-Cavallermaggiore (che non dovrebbe essere all'interno di questi provvedimenti, ma che comunque troviamo inserita) occorre pensare a cose diverse che non per la Chieri-Trofarello. E' per questo che occorre richiamare l'Ente FS alle proprie responsabilità. Se è un Ente nuovo slegato da certi vincoli vuol dire che deve avere anche flessibilità su questo terreno. Colgo queste sollecitazioni e questi suggerimenti.
Abbiamo anche dato una risposta al Direttore compartimentale sotto forma di intervista ripresa in un numero di "Notizie". Magari il titolo è stato addirittura troppo ottimista quando dice che "i rami secchi torneranno a fiorire", però all'interno dell'articolo abbiamo risposto alle affermazioni perché crediamo che non siano risolutive del problema così come sono state poste. Mi pare invece che la Giunta, con questa comunicazione, avvii un ragionamento che va in direzione diversa.
Siamo rafforzati nella nostra posizione, che venerdì rappresenteremo di mediazione tra le due parti. Ne parlavamo con il collega Cerchio quando in Giunta abbiamo discusso di questa iniziativa che non è la solita iniziativa in cui la Regione cerca di mediare tra un proprietario privato e i sindacati, ma siamo su una posizione diversa.
E' stata presentata una mozione dal Gruppo socialista. Avevamo pensato ad un'ipotesi di ordine del giorno. Credo sia difficile questa sera giungere ad un pronunciamento unitario per dare più forza all'azione che dobbiamo svolgere soprattutto nei confronti del Parlamento e del Governo sulle problematiche che sono state richiamate.
Nella giornata di domani i rappresentanti dei Gruppi potranno stendere un ordine del giorno che potrebbe dare maggiore forza a noi nell'incontro di venerdì non tralasciando l'opportunità di ulteriori azioni tipo quella che il collega Tapparo nel suo documento ha richiamato: l'incontro con i parlamentari e con le Amministrazioni comunali.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

Confermo, in aggiunta a quanto detto dall'Assessore, che è pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno del Gruppo PSI. Condividiamo quanto è stato suggerito dall'Assessore Mignone in ordine ad una riflessione affinché il Consiglio possa esprimere un voto unitario. Pertanto lo voteremo domani. Vi è anche un documento annunciato dall'Assessore che potremmo anche votare domani. Se il Consiglio acconsente, questo argomento verrà ripreso nella giornata di domani.


Argomento: Difesa idrogeologica

Comunicazione della Giunta regionale inerente il risanamento dell'asta fluviale del Po e della Valle Bormida


PRESIDENTE

Passiamo ora alla comunicazione della Giunta regionale inerente il risanamento dell'asta fluviale del Po e della Valle Bormida.
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei dare notizia di due iniziative in corso: il risanamento del bacino del Po e il risanamento della Valle Bormida. Le notizie sono indubbiamente più puntuali e più consistenti sul primo argomento dove si sta procedendo secondo la tabella di marcia, mentre sono molto meno sostanziose sul secondo argomento sul quale sono stata sollecitata anche da un'interrogazione precisa e puntuale presentata dal Gruppo PCI, che coinvolge tra l'altro più Assessorati, e alla quale oggi non siamo in grado di dare una risposta soddisfacente perché la crisi governativa ha segnato un rallentamento nell'iter procedurale.
Per quanto riguarda il risanamento dell'asta del Po, come tutti i colleghi sapranno, la Conferenza permanente interregionale per il risanamento del bacino idrografico del Po è stata formalmente definita con DPCM del 28/1/1988 in applicazione di quanto esplicitamente prevede l'art.
3 della legge n. 319, più nota come legge Merli. Alla presenza del Presidente del Consiglio, on. Goria, che la presiede, detta Conferenza si è insediata l'8/2/1988 a Ferrara ed in tale occasione si è insediato il Comitato tecnico di cui all'art. 4 del citato DPCM. Ed è stato definito un programma di lavoro che il Comitato dovrà espletare nel termine di tre mesi, cioè esattamente entro l'8/5/1988.
Il lavoro affidato al Comitato tecnico si sviluppa fondamentalmente con queste finalità: l'elaborazione di un quadro organico di informazione sulla situazione ecologico-ambientale del bacino del Po l'elaborazione di uno schema di piano interregionale di risanamento del bacino idrografico del Po con tre orizzonti di tempo ben precisi un programma annuale con interventi per il 1988 un programma triennale che va dal 1988 al 1990 un programma a lungo periodo definito "Orizzonte 2000".
Nel corso dei lavori del Comitato, che sino ad oggi si è riunito quattro volte presso la sede del Ministero dell'Ambiente, è emerso in modo chiaro che il margine di manovra del Comitato stesso e quindi della Conferenza è quello tracciato dall'art. 3 della legge n. 319 (legge Merli per il risanamento delle acque), che attribuisce ad un Comitato interministeriale il compito di redigere i piani di risanamento relativi a bacini idrografici di carattere interregionale.
D'altra parte sconfinare dai limiti posti dalla legge n. 319 significherebbe anticipare compiti e finalità che formano oggetto di precisi disegni di legge quali quello che vede come primo firmatario l'on.
Martelli e l'altro che vede invece come primo firmatario l'on. Cristofori che hanno una visione molto più ampia che prevedono un risanamento dell'intero bacino del Po, addirittura prevedendo un'autorità di bacino come gia è andata a costituirsi per il risanamento del fiume Tamigi.
Definito pertanto il campo d'azione che - lo sottolineo di nuovo - è quello relativo alla legge n. 319, il Comitato, attraverso una segreteria tecnica che sta lavorando a tempo pieno su queste tematiche, entro la fine del mese di aprile, formalizzerà il proprio lavoro rappresentato dai seguenti punti: 1) un quadro generale di progetti attivabili nel campo della depurazione delle acque reflue (riassuntivo di tutti i progetti consortili che fino ad oggi non sono stati finanziati, comprensivi di quelli presentati al FIO) 2) un quadro generale dei progetti attivabili nel campo dell'approvvigionamento delle acque potabili. Anche in questo progetto vengono riassunti tutti i progetti non finanziati, compresi quelli inseriti nel FIO che a tutt'oggi non sono stati finanziati e inseriti anche quelli che sono i progetti dei cosiddetti acquedotti di valle ed esattamente il progetto del Viù-Combanera e il progetto del Mastellone 3) un programma generale delle iniziative in essere per il recupero di falde compromesse 4) un programma di monitoraggio e di catasti informatizzati per una futura programmazione sul controllo in tempo reale della qualità delle acque del sistema idrografico del bacino padano.
Noi stiamo approntando tutto questo materiale, che presenteremo in tempi debiti. Potrei sottolineare come la Regione Piemonte qui si presenti con dei fatti e non soltanto con delle parole; il Piemonte è la prima Regione che ha operato in modo consistente nel campo della depurazione delle acque; è molto avanzata in quello che è il monitoraggio della qualità delle acque; addirittura abbiamo presentato un progetto di monitoraggio di estremo interesse, il cosiddetto progetto "Marius".
La Regione Piemonte, che peraltro è interessata per la quasi totalità del suo territorio al sistema idrografico del bacino padano, concluderà le proprie relazioni e il proprio quadro programmatico entro il 25 aprile e sarà pertanto in grado di apportare il proprio costruttivo contributo al piano di lavoro che è stato concordato a Ferrara con la Conferenza permanente.
Conto di presentare dunque, entro il 25 al Ministero, questo quadro; si può prevedere, grosso modo entro la fine del mese, che l'Assessorato provvederà a consegnare presso la segreteria della VII Commissione la copia dell'intero elaborato presentato al Ministero che farà parte del lavoro conclusivo del Comitato tecnico e che verrà sottoposto alle valutazioni della Conferenza interregionale. Questo per tenere aggiornati del lavoro che la Regione Piemonte sta svolgendo relativamente al risanamento del bacino idrografico del Po.
A questo argomento si collega uno altrettanto importante che è quello del risanamento della Valle Bormida. Su questo problema posso dare un'informazione striminzita in quanto la crisi di Governo ha impedito ulteriori sostanziosi sviluppi e quello che è stato fatto è stato fatto dalla Regione attivando quanto era stato previsto dal protocollo d'intesa e dall'ordine del giorno del Consiglio.
Immediatamente dopo la firma del protocollo d'intesa fra Regioni e Governo, l'Assessorato ha dato seguito alle procedure che gli competevano.
Per l'insediamento del Comitato per l'informazione, che era stato oggetto dell'ordine del giorno approvato in Consiglio, sono partite le richieste di designazione e siamo in attesa da parte dell'ANCI, dell'URPP, dell'UNCEM delle indicazioni formali (per quanto riguarda i tre sindaci, il rappresentante delle Province, delle UU.SS.SS.LL. e delle Comunità montane, previsti) per poter procedere operativamente all'insediamento del Comitato e all'inizio del suo lavoro. Ho accennato al fatto che la crisi di Governo è venuta ad incidere sulla speditezza di questo iter di bonifica della valle Bormida. Il Ministero, contrariamente a quanti possono pensare, non ha ritenuto assolutamente che le decisioni e gli adempimenti che lo attendevano rientrassero nelle condizioni di ordinaria amministrazione. Sia per la dimensione economica degli interventi, che per la delicatezza delle procedure e per la rilevanza scientifica delle tecniche da adottare, il risanamento della Valle Bormida viene ad assumere una importanza ed una valenza tali che possono essere affrontati solo da un responsabile di Dicastero nella sua piena rappresentatività politica ed istituzionale.
L'Assessorato all'ambiente, tuttavia, ben consapevole della gravità della situazione e della più che giustificata esasperazione di tutta la popolazione piemontese della Valle Bormida, che non è più disposta a pazientare ulteriormente (la situazione è stata evidenziata anche dall'ultima manifestazione promossa da "Rinascita per la Valle Bormida" che ha avuto una massiccia partecipazione da parte della popolazione soprattutto piemontese, e che ha visto la presenza anche della Regione) consapevole l'Assessorato del ritardo che la lunga crisi di Governo andava accumulando, ha chiesto con un telegramma inviato il 5/4/1988 un incontro urgente al Ministero dell'Ambiente con la presenza, oltre che dell'Assessore regionale, dei rappresentanti dei 51 Comuni piemontesi interessati al risanamento della Valle Bormida onde poter, in quella sede fare il punto della situazione a più di 50 giorni dalla firma del protocollo d'intesa.
Nello stesso telegramma l'Assessorato ribadiva la richiesta affinché il Ministero procedesse all'immediata nomina della società, o delle società progettiste, coerentemente con quanto comunicato dal Presidente della Giunta regionale all'on. Ruffolo in data 29/3/1988, lettera nella quale testualmente si affermava: "Per quanto concerne i diversi momenti attuativi della grande iniziativa di risanamento, come già ebbi a rappresentarli in occasione della firma del protocollo d'intesa, ritengo che il Ministero stesso, nella sua alta visione complessiva del problema, non settoriale non campanilistica, abbia elementi di giudizio tecnico-scientifico anche sovranazionale per una seria individuazione degli operatori cui affidare le diverse attività".
Nel tentativo di snellire le procedure ed accorciare i tempi, ho personalmente chiesto all'IPLA di iniziare un lavoro di sensibilizzazione nei confronti dell'Università e del Politecnico di Torino per rendere più agevole al Ministero il meccanismo di convenzionamento con gli istituti universitari destinati ad affiancare i tecnici ministeriali nella stesura del piano di bonifica. Giovedì mi sono recata al Ministero per affrettare questo iter perché l'attivazione a livello di Politecnico e a livello di Università fosse non solo sollecitata, ma anche approntata dalla Regione in modo che il semplice assenso da parte del Ministero accorciasse i tempi.
Mi è stato telefonato ieri che l'appuntamento con l'Assessorato all'ambiente e con i 51 Sindaci interessati al risanamento della Valle Bormida mi verrà dato subito dopo la formazione del nuovo Governo e di conseguenza quando il Ministro sarà riconfermato.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Cernetti è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Parlerò prima sul Bormida e poi brevemente sul risanamento del Po.
Signor Presidente, sarebbe bene che fossero in aula tutti i Consiglieri dato che questa è una partita di grande rilievo, con caratteristiche assolutamente emblematiche. Si tratta del rapporto tra ambiente e fabbrica con il grande rischio di una nuova pesante delusione per le popolazioni nonostante i passi fatti.
Inizio dal Bormida. L'Assessore ci ha ricordato che la crisi di Governo sta bloccando, a 50 o 60 giorni dalla firma del protocollo d'intesa, l'adozione delle misure operative a partire dal conferimento degli incarichi per la predisposizione del piano di risanamento che dovrebbe essere ultimato entro il 31 luglio. E questa perdita gravissima di tempo è un ulteriore grave, non so se rimediabile, colpo alla possibilità di percorrere credibilmente per le popolazioni locali la strada che si è deciso di intraprendere.
E' vero che la questione del Bormida ha alle spalle tanti anni, ma è anche vero che la gravità, l'attenzione, la mobilitazione che attorno a questo caso si sono sollevate, attraverso la manifestazione del 20 marzo hanno indicato che proprio la lotta contro il tempo dà la possibilità di realizzare concretamente la sperimentazione di questo programma.
Verificare la compatibilità o meno di certe lavorazioni o la necessità della loro riconversione o peggio la chiusura sono punti essenziali.
L'Assessore ha parlato di crisi di Governo, di impossibilità ad andare avanti perché è ritenuto un atto di straordinaria amministrazione e non un atto di ordinaria amministrazione. Non mi è chiaro. Perché, avendo alle spalle un protocollo d'intesa, viene ritenuto, di fronte all'urgenza dei tempi, un atto straordinario quello che il protocollo d'intesa prevede? Non vorrei che un altro fosse il motivo dell'incertezza e semmai va detto prima, non dopo o nei corridoi; è l'incertezza nell'affidamento della progettazione degli incarichi di questa partita ai soggetti privati, che pare siano i privilegiati. Qui siamo stati accusati, anzi, ci è stato detto che non si poteva cambiare il protocollo perché sarebbe stato lento e lungo avvalerci dell'Università e del Politecnico. Noi ci troviamo probabilmente (non sono malizioso e credo che sia la vera ragione) ben più pesanti lentezze e lungaggini perché il Ministero, o chi di dovere, non sa scegliere tra i soggetti privati avendo escluso quelli pubblici. Questo è un punto molto grave.
Credo che il Consiglio abbia il dovere di essere informato pienamente perché non tranquillizzano, né sono utili per una chiarezza ed una tempestività di procedure e di procedere, le voci che si sentono e che dicono che la Regione Liguria avrebbe espresso ufficialmente la sua proposta per l'Ansaldo e che, per quanto riguarda la Regione Piemonte, non ci sarebbe una indicazione ufficiale, ma una indicazione ufficiosa per la Fiat Engineering. Non pongo il problema della scelta. Dico solo che queste cose devono sapersi, deve essere chiaro il perché si è fermato tutto questo.
Le abnormità sono a tutti evidenti, si sono tagliati fuori gli enti pubblici perché sono lenti, si sono presi i privati, adesso non si sa scegliere chi, per cui si blocca tutto. Il risultato vero è che il 31 luglio non si arriverà al piano di risanamento.
L'altra considerazione, se mi permettete, è di ordine politico.
A questo punto credo sia dovere dell'Assessore e della Giunta di informare il Consiglio ogni settimana, perché ogni settimana che si perde la situazione è sempre più pesante. Noi l'abbiamo chiesto, ogni volta dobbiamo stare dietro a queste cose con richieste continue; abbiamo ormai uno scambio cartaceo che è direttamente proporzionale alla insensibilità pesante di questo Governo nei confronti dei rapporti informativi con il Consiglio. L'Assessore oggi ci ha indicato anche gli atti che ha compiuto.
Mi chiedo, dato che il mondo non è separato, dal momento che la Regione paga un inserto su "La Stampa" sull'ambiente, anziché indulgere ad una comoda e spudorata propaganda, se non era possibile dire su quel giornale come ha fatto il Presidente Beltrami per il risanamento del Bormida, che si sta lavorando, ma ci sono queste difficoltà. Le additiamo come una delle cause rischiose per il fallimento di tutta l'operazione. Si coglie l'occasione de "La Stampa", comodo strumento, ma certo non offerto al parere pluralistico delle altre forze. La Regione non è fatta solo da voi fino a prova contraria ci sono sessanta Consiglieri, vari Gruppi, varie opinioni e, quando si va con disinvoltura a raccontare i fatti nell'articolo intitolato "Apocalypse now", sarebbe non male sottoporsi a qualche elemento di confronto. Ne parleremo nell'interrogazione.
Dico solo però, cara Cernetti, che sulla questione del Bormida era una bella occasione quella di domenica per dire dei ritardi, dei perché e del rischio che non si arrivi entro il 31 luglio Noi siamo addetti ai lavori facciamo l'opposizione e cerchiamo di esercitare il controllo. Un lettore qualsiasi è tranquillizzato e pensa che sia, senza dubbio, il più massiccio intervento dopo l'emergenza Seveso. Le popolazioni però sanno che non è così, noi sappiamo che non è così. Ma questo cos'altro è se non un modo propagandistico, molto ambiguo e alla fine anche poco curante del fatto che si vuole ottenere il risultato, perché, se ci fosse reale preoccupazione del ritardo pesante di 60 giorni e chissà quanto si protrarrà ancora, lo strumento a disposizione c'era con quattro pagine, ed era proprio il caso di dirsi "abbiamo fatto una parte e adesso occorrerebbe che altri facciano la loro, le ragioni sono queste e queste altre"; occorrerebbe dare quindi battaglia dalla parte della gente del Bormida e non invece con un articolo redazionale che descrive una cosa che a mio avviso non è vera, o meglio, è vera solo per il fatto che è partito un piano di risanamento solo sulla carta, ma non è partito negli incarichi. Ne parleremo comunque quando ne discuteremo complessivamente. A parte altre considerazioni sul sistema, sui rapporti, sull'uso del denaro pubblico, sugli inserti e su altre forme promozionali, sulla questione del Bormida c'è una contraddizione tra quanto è stato detto dall'Assessore, quanto intende fare appena sarà insediato il nuovo Ministro e quello che invece migliaia e migliaia di cittadini piemontesi hanno avuto il piacere di leggere domenica mattina prendendo il caffelatte.
Ricordo ancora che sul Bormida ci sono questioni che riguardano il piano socio-economico. Ci sono questioni sull'attuazione di una decisione che ci trova molto insoddisfatti per le ragioni che, ahimè, ci stanno dando ragione. E' anche necessaria un'informazione costante sul perché, magari cercando di andare oltre ai soli veli formali dei poteri ordinari e straordinari che, stranamente, quando è comodo, vengono invocati alle popolazioni. Abbiamo partecipato alla manifestazione e credo che il difficilissimo livello raggiunto sia impossibile tenerlo di fronte a giochi e giochetti che portano ai ritardi e al non fare nulla.
Per quanto riguarda il Po mi limito a registrare quanto è stato detto.
Non sono soddisfatto, non si deve essere soddisfatti di niente, mi limito quindi a registrare che è in corso questa iniziativa. L'impegno assunto dall'Assessore di portarci gli elementi costitutivi di questa intesa è un punto essenziale anche su questa partita. Vedete, su questi rapporti con le altre Regioni, che alla fine andranno a produrre un'autorità straordinaria soluzioni istituzionali, vorremmo intervenire preventivamente prima che vengano dati assensi. A me, per esempio, l'idea di mettere assieme con un'autorità cogestativa al massimo livello sei Ministri e cinque Presidenti delle Regioni non piace. Vorremmo discuterla comunque, ci sono situazioni in cui il massimo di concertazione produce confusione, non governo e non responsabilità. Dato che la partita è grande, per i problemi che stanno sotto, per gli obiettivi che ci si propone e anche per gli interventi che produrrà, occorre seguirla molto attentamente, quindi pregherei l'Assessore e la Giunta di tenerci informati in Commissione, in Consiglio, di tutti i passi che si fanno e degli atti che si intende compiere, non degli atti già compiuti.
Come nei "palmares" ciclistici qui abbiamo il palmares di Beltrami e della Giunta. Dato che qui si parla del Po e del piano del Po, vorrei ricordare che un modo proprio di inserirci nella questione del risanamento del Po è di ottemperare a quello che si è deciso. Tanto per essere chiari il parco del Po è una delle manovre strategicamente importanti, che non è stata individuata nella prima legislatura, quando si sono individuati i parchi, ma nel 1985. La salvaguardia scade cinque anni dopo, quindi arriviamo al 1990 e noi siamo molto preoccupati che questa idea verso la quale finora formalmente si è sempre manifestato assenso, venga vanificata dai concreti comportamenti, o meglio, dai non comportamenti.
Oggi abbiamo presentato come Gruppo una legge organica del parco del Po. Vorrei ricordare alla collega Cernetti che uno degli elementi più qualificati per un'azione complessiva di risanamento del Po è anche la tutela di tutta l'asta e un governo concreto di questo patrimonio importante. Su questo punto attendo ulteriori informazioni.
Sulla questione del Bormida mi auguro che altri vogliano compiere riflessioni e chiedere impegni alla Giunta. Noi abbiamo in mente qualche azione clamorosa per sottolineare la centralità emblematica della questione e per evidenziare le responsabilità di una inazione che rischia di rendere del tutto vani i discorsi che abbiamo fatto, i provvedimenti che abbiamo voluto assumere e anche gli impegni che alcuni, credo in perfetta buona fede, hanno voluto esprimere sulla questione.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Trovo sconcertante, parlando ovviamente del Bormida, la comunicazione dell'Assessore.
Vorrei ricordare all'Assessore la discussione che c'è stata sul protocollo d'intesa in quest'aula. Quando avvenne quella discussione alcuni proposero di affidare la redazione del Piano ad Università e Politecnico (Gruppo comunista e le opposizioni). L'Assessore difese la scelta di affidare la redazione del piano a privati con una motivazione che era: il piano deve essere predisposto entro il 31 luglio. Siccome i tempi sono stretti e siccome l'Università e il Politecnico sono lenti, non possiamo affidarlo ad Università e Politecnico perché non ce la farebbero a rispettare i tempi.
Adesso apprendiamo che (sono ormai due mesi e un giorno che il protocollo d'intesa è stato firmato) non è stata data attuazione al protocollo d'intesa con la motivazione che questo sarebbe un atto di straordinaria amministrazione, mentre invece, per fare solo un esempio, ma se ne potrebbero fare molti, sarebbe ordinaria amministrazione un atto, che ho considerato profondamente giusto, ma che è sicuramente straordinario quale la concessione del cento per cento dello stipendio ai lavoratori di Montalto, cosa non prevista in nessuna legge del nostro Paese. Questo è un atto di ordinaria amministrazione, tant'è vero che il Governo l'ha assunto.
L'attuazione di un protocollo d'intesa è un atto di straordinaria amministrazione? C'è da rimanere sbalorditi.
Assessore, noi abbiamo ascoltato una comunicazione notarile sulla questione del Bormida, ma siccome lei non è un notaio, ha delle responsabilità, avrei voluto sentire anche qualche giudizio sull'atteggiamento del Governo. Sono pronto a smettere di parlare se l'Assessore chiede la parola per dare un giudizio.



CHIEZZI Giuseppe

Cernetti, interrompilo, spero che tu qualche volta lo interrompa perch lui vuole essere interrotto.



MONTEFALCHESI Corrado

Io sono pronto a smettere di parlare.
L'atteggiamento del Governo e questo atteggiamento passivo (sono buono nel definirlo "passivo") della Giunta è tanto più censurabile e condannabile alla luce delle questioni che ha ricordato Bontempi, di questo inserto di domenica su "La Stampa" in cui il Presidente della Giunta magnifica le operazioni di risanamento ambientale, tra cui il Bormida.
Le cause dei ritardi sono quelle che ha detto il Consigliere Bontempi cioè che intorno a quello che i privati considerano un "business", le questioni di risanamento ambientale, si sono scatenati appetiti contrastanti da parte di una serie di grandi aziende il cui peso, anche a livello nazionale, è tale che ha bloccato ogni decisione. Questa è la ragione vera, che va denunciata, perché ancora una volta sta nella logica di un risanamento ambientale inteso come "business", come affare, come modo per guadagnarci.
Mi chiedo fino a quando dovremo attendere delle decisioni rispetto all'attuazione del protocollo d'intesa.
Credo sia giusto denunciare che quasi certamente entro il 31 luglio non avremo il piano. Chiedo e risollecito l'Assessore e la Giunta a dare un giudizio sull'atteggiamento del Governo.
Pongo un'altra questione. Quando si discusse il protocollo d'intesa in questa sede alcuni proposero che all'interno del protocollo d'intesa fosse inserito l'impegno a predisporre un piano socio-economico della Valle Bormida.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Questo - e qui interrompo - non è competenza del mio Assessorato. Se lei si rivolge a me, mi pare che in questo senso lei sbaglia perché non si può caricare all'Assessorato all'ambiente la riconversione dell'occupazione e l'aspetto socio-economico. Se lei si rivolge invece alla Giunta, mi va bene.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore Cernetti, prendo atto che evidentemente c'è un'ampia fortissima compattezza di Giunta che evidentemente porta a dire all'Assessore: "Guarda che questa cosa non mi interessa, questa accusa non dovete rivolgerla a me, ma rivolgetela a qualcun altro". Egregio Assessore Cernetti, egregio Presidente della Giunta, quando si discusse in quest'aula il protocollo d'intesa qualcuno propose che all'interno di questo protocollo venisse prevista la redazione, con i finanziamenti del Governo di un piano socio-economico della Valle Bormida che, tra le altre cose prevedesse la riconversione delle aziende la cui attività è incompatibile con gli obiettivi del piano e/o la ricollocazione in altre attività dei lavoratori di queste aziende. E' chiaro che mi riferisco e ci riferivamo quando facemmo quella proposta all'ACNA, al problema di dare vita ad un piano che evitasse lo scontro tra i problemi dell'occupazione (scontro peraltro già in atto) e i problemi di risanamento ambientale.
Il Consiglio regionale su questa proposta alla fine, dopo vivace dibattito, si era espresso all'unanimità per l'inserimento all'interno del protocollo d'intesa. Questa proposta nel protocollo d'intesa naturalmente all'atto della firma non è stata inserita. Continuo a ritenere che sia stato un errore grave e continuo a ritenere che chi ha la responsabilità (in questo caso la Regione) di programmare e di pianificare debba evitare in questa vicenda della Valle Bormida, oltre a risanare, lo scontro tra i problemi dell'occupazione e la tutela dell'ambiente. E' necessario predisporre il piano socio-economico che renda compatibile la salvaguardia dell'occupazione e la tutela dell'ambiente altrimenti all'ACNA avvengono le cose che leggiamo sui giornali. Siccome la redazione del piano non è stata inserita nel protocollo d'intesa (grave errore, lo ripeto) io ed altri colleghi abbiamo presentato il 3 marzo u.s., un ordine del giorno che impegna la Giunta con proprie risorse a predisporre con il supporto dell'Università e del Politecnico il piano socio-economico.
Per questo, anche a nome dei colleghi Ala e Reburdo, a norma dell'art.
49 del Regolamento del Consiglio regionale, chiedo l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 453 ai lavori del Consiglio. Tale ordine del giorno tra l'altro recita: "Impegna la Giunta a predisporre, con il supporto dell'Università, del Politecnico e degli enti strumentali, le linee di un piano di sviluppo socio-economico per il rilancio della Valle Bormida che definisca anche le ipotesi di riconversione delle aziende la cui attività risulti incompatibile con la tutela della salute delle popolazioni e dell'ambiente e/o ipotesi di ricollocazione in altre attività dei lavoratori attualmente impiegati in dette aziende".
Mi auguro che quando il Consiglio votò la proposta di inserire all'interno del protocollo d'intesa l'impegno a predisporre un piano socio economico (che poi non è passata nel confronto all'atto della firma della convenzione) lo fece convinto dell'importanza di questo strumento e quindi mi auguro che la proposta di iscrizione dell'ordine del giorno ai lavori del Consiglio venga approvata e che lo stesso venga approvato, anzi chiederei alla Giunta di farlo proprio oggi o in una prossima seduta del Consiglio regionale.
Per amore di chiarezza, per quanto riguarda il sottoscritto e i colleghi Ala e Reburdo, vorrei dire che se in quell'occasione il Consiglio regionale votò all'unanimità questa proposta come unica scappatoia per non doversi misurare sulla proposta di chiusura cautelare dell'ACNA avanzata dal collega Ala, si sappia che questa proposta verrà ripresentata subito e non solo da noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, signori Consiglieri, vorrei iniziare questo intervento esprimendo alla collega e compagna Cernetti l'apprezzamento del Gruppo socialista e mio personale.



(Interruzioni)



ROSSA Angelo

Non disperate, dovete avere fiducia nei socialisti, ne avete poca ed è per questo che siete in crisi. Dovete avere più fiducia nei socialisti.



BONTEMPI Rinaldo

Dipende da dove vogliamo trovarci.



ROSSA Angelo

Sulla via del progresso, sulla via della giustizia sociale e del riformismo, della pace e della libertà. Dovete avere più fiducia.



PRESIDENTE

Rossa, siamo sulla nave del Po, non sulla nave del socialismo prosegua.



ROSSA Angelo

Desidero esprimere alla collega e compagna Cernetti l'apprezzamento non solo del Gruppo socialista, che è doveroso da parte mia e che dovrebbe essere espresso da tutto il Consiglio regionale, per lo sforzo che sta facendo, per le cose che sta realizzando, partendo dal protocollo d'intesa con le difficoltà che incontra.
E' il doveroso riconoscimento di un lavoro completamente nuovo completamente diverso rispetto ai decenni passati quando ripetutamente abbiamo segnalato i problemi della Valle Bormida, ma che non sono mai stati affrontati e risolti, né si intravedeva il modo per poterli risolvere.



REBURDO Giuseppe

Era aiutata dalla guida dell'Assessore Maccari.



ROSSA Angelo

Aiutata ancora una volta dall'impegno coraggioso e progressista dei socialisti. Ruffolo è un Ministro della Repubblica appartenente al Partito socialista. Con questo non intendo disconoscere i meriti che hanno avuto altri Ministri. So benissimo che ci sono stati Ministri liberali prima di Ruffolo.



MARCHINI Sergio

Nessuno prima dei liberali però!



ROSSA Angelo

Questo lo riconosco. La tradizione liberale è importante nel saper cogliere i problemi dal punto di vista del progresso e della democrazia e ha un grande valore culturale e politico. Però voglio dire che lungo questa tradizione, che è una tradizione di significato storico rilevante l'impegno del Ministro socialista Ruffolo, d'altro canto a tutti noto per la sua competenza sul piano della programmazione, ha dato una svolta. Noi questo lo rivendichiamo. Il PSI rivendica questa svolta perché per la prima volta non solo si è parlato, ma si sono realizzati alcuni interventi concreti e pregnanti, c'è poco da fare!



(Interruzione del Consigliere Bontempi)



ROSSA Angelo

Tu avresti dovuto mantenere la tua soddisfazione sul problema del Po.
Questi sono gli aspetti contraddittori e ambigui della vostra forza politica.



BONTEMPI Rinaldo

Ma di cosa dovremmo essere soddisfatti?



ROSSA Angelo

Soddisfatti di qualche cosa che mai si è fatto in questo Paese soddisfatti dell'avvio di un discorso sul problema del Po nei confronti del quale da trent'anni avvertivamo la necessità di qualche cosa che non è mai venuto e che sta arrivando adesso.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ma voi dove eravate allora?



ROSSA Angelo

Eravamo impegnati in una battaglia nella quale siamo ancora impegnati per cambiare volto a questo Paese. Si cambia anche in questo modo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Da venticinque anni siete al governo!



ROSSA Angelo

E stiamo facendo dei grossi progressi, infatti il consenso popolare si allarga sempre di più!



(Derisione dai banchi comunisti)



ROSSA Angelo

Sì, il PSI ha guadagnato un milione di voti e voi l'avete perso! Signori miei, i dati sono questi. A noi è capitato di perderne tanti prima e li stiamo riguadagnando, ma non siamo ancora contenti, perché guardiamo a cose molto più grandi.



FERRO Primo

Ti do ragione su tutto, hai solo sbagliato il tempo: questo intervento lo dovevi fare quando si è parlato del protocollo d'intesa sul risanamento della Valle Bormida.



ROSSA Angelo

Lasciatemi parlare. Se devo fare una critica alla compagna Elettra Cernetti, mi sentirei di dirle che quando assume le cause le assume convintamente e in modo metallico.



(Commenti ironici dai banchi comunisti)



ROSSA Angelo

Ho una visione più articolata dei problemi. Si è parlato del 31 luglio di termine, di scadenze, credo che sia un grande impegno, però ho qualche perplessità. Devo dire di più, mi accontento se si potrà arrivare per il 31 luglio e, qualora non fossimo in grado di arrivare per quella data, spero sia possibile arrivarci subito dopo. Non credo che sia un problema decisivo quello della temporalità e delle scadenze. Si tratta invece di mettere insieme le cose in modo che veramente camminino, poi, se dovessimo arrivarci due mesi dopo, cara collega Cernetti, non è questo il problema.
La critica che mi sento di muovere è che su certe questioni occorrerà avere una visione che ci consenta di guardare concretamente e realisticamente alle cose perché a volte ci sono cose che scritte sulla carta sembrano non fare una grinza, ma poi nella sostanza incontrano le difficoltà a cui si riferiva l'Assessore, difficoltà che non credo siano da imputare al fatto che la crisi di governo ha rallentato o reso difficile la strada.
Sicuramente un'influenza ci sarà stata sullo stato d'animo del Ministro il quale fino a ieri, per esempio, non sapeva se era riconfermato o no. Per sono problemi che per la loro portata, per la dimensione, per le cose che mettono in movimento, mettono in movimento un volano nuovo attorno e dietro al quale si muovono grossi interessi, grosse potenzialità, grossa attenzione sia di carattere pubblico, e meno male, ma anche di carattere privato, perché è giusto che ci sia questo impegno e questa concorrenza.
E' chiaro che a questo punto spetta alla mano pubblica la capacità di gestione e credo che occorra gestire secondo un'ispirazione profonda lungo la quale ci muoviamo con il concorso di forze pubbliche e di forze private sia a livello di studio, di progettazione, sia a livello di concorso nella realizzazione delle cose. Per questo occorre rappresentare una linea, delle prospettive sulle quali può muoversi la Regione Piemonte e l'Assessore. E' necessario dire, quando occorre, ai grandi gestori del potere pubblico e ai funzionari che ci sono delle scadenze che a volte sono difficili da rispettare. Bisogna rappresentare la nostra posizione anche laddove c'è la tentazione, magari a fin di bene, di tipo dirigistico per far realizzare delle cose che in decenni e decenni non sono mai state prese in considerazione. Questo è il problema. Se il piano siamo in grado di realizzarlo entro il 31 luglio va bene, altrimenti diremo a Roma, al Ministro, al Governo, alle forze con le quali abbiamo concorso in queste cose che lo faremo due mesi dopo. L'importante è lavorare attorno ad un progetto che la gente attende da parecchio tempo.
La volontà in questa direzione è chiarissima da parte del PSI; noi abbiamo confermato Ruffolo nella funzione di Ministro proprio per dare quel segno di continuità ad una nuova politica che abbiamo aperto in questi anni con l'avvento di Ruffolo. Questa è la nostra volontà che qui intendo ribadire.
Dal punto di vista del piano socio-economico siamo pienamente d'accordo. Ha ragione Elettra Cernetti nel dire che ci sono delle responsabilità in un governo di coalizione; è giusto che vengano fuori i meriti di chi svolge un ruolo all'interno di un governo di coalizione come quello della Regione Piemonte. E non spetta alla compagna Cernetti approntare il piano socio-economico a fianco di un intervento di quel genere per il quale ha lavorato. E' un obiettivo del quale il Presidente della Giunta dovrà farsi carico e in modo specifico chi ha delle responsabilità specifiche in questa direzione.
Parlo di competenze e di responsabilità. Le peculiarità non debbono essere annegate nella granitica compattezza dei governi. I governi sono fatti da forze tra di loro differenti e ciascuno risponde nei settori delle proprie responsabilità.
Vorrei ricordare che la popolazione del Bormida, da Cengio fino ad Alessandria, ha pagato un altissimo prezzo, quindi è venuto il momento in cui, a fianco di questo intervento eccezionale di nuovo segno politico, si avvii un ampio discorso; questo è quanto vogliono le popolazioni rivierasche di queste zone, e lo sanno bene i colleghi che provengono dalle zone di Cuneo e di Alessandria, e non ho bisogno di sottolinearne la rilevanza. Questa Regione deve portare avanti questo impegno parallelamente a tutte le altre questioni.
Per quanto riguarda la verifica di Cengio, è stato deprimente vedere da una parte la gente che sfilava, come sfilavamo noi, per manifestare la necessità del risanamento ambientale, e dall'altra vedere i lavoratori che esprimevano, pur comprendendo il problema dell'ambiente, le loro ragioni.
Dobbiamo essere in grado di fare accertamenti rigorosi per vedere fin dove è possibile riconvertire a Cengio, come è possibile avviare la riconversione e come trarre le conclusioni sulla sua chiusura. Non dimentichiamo le ragioni della gente che lavora, che soffre, che ha pagato dentro e fuori dell'azienda; allora la riconversione, il risanamento sono l'obiettivo e la sfida per riuscire a realizzare lo sviluppo con il recupero nell'ambiente.
Soggetti privati o soggetti pubblici, ognuno fa la sua parte. Per esempio, i soggetti pubblici, al di là delle grandi concentrazioni, sono poco preparati e, a dire il vero, non so fin dove sono preparati i soggetti privati.
E qui voglio rivendicare qualche titolo alla politica, perché se è vero che la politica arriva in ritardo in merito alla tematica dell'ambiente, è anche vero che i privati non sono arrivati molto tempo prima. Semmai hanno inquinato e con il nostro consenso! Allora cerchiamo di vedere qual è il ruolo dei privati e degli enti pubblici, perché fare un'azienda come la Castalia, realizzare una sottoazienda sono tutti capaci! Quindi, bisogna vedere la sostanza dei problemi dopodiché cercare di gestirli in modo corretto. Allora, vediamo con la Liguria, con l'Ansaldo, con la Fiat Engineering quali iniziative si propongono e facciamo le scelte che sono da fare.
Adesso dobbiamo tirare le prime conclusioni lavorando tutti insieme per cercare di arrivare in tempo; se non arriviamo in tempo sono d'accordo di ritrovarci qui perché la questione richiede un'attenzione particolare da parte del Consiglio. Almeno una volta al mese è giusto che l'Assessore ci tenga informati sulle questioni del Bormida e sulle varie questioni che riguardano il Po.
Sulla questione del Po abbiamo presentato una mozione. Anche in questo caso siamo di fronte a qualcosa di completamente nuovo ed occorrerà trovare un accordo in maniera che si possa usare l'immagine della Regione anche attraverso la stampa. Se una Regione ha difficoltà a far sapere quello che fa, non è all'altezza dei suoi compiti, quindi se c'è da fare qualche correzione si faccia.
Il problema del Po è un grave problema, già quarant'anni fa si diceva che se al posto della II guerra mondiale avessimo affrontato il problema del Po a quest'ora lo avremmo risolto. Ieri un articolo su "l'Unità" parlava di Mussolini disoccupato e della domanda che fece come maestro nel 1901 a Castelnuovo Scrivia; ne ho una copia. Certo, se Mussolini avesse fatto il maestro forse non ci saremmo trovati, come diceva l'articolista de "l'Unità", in quella terribile situazione e probabilmente avremmo potuto affrontare sin da allora il risanamento del Po. Ebbene, con quarant'anni di ritardo, sollecitati da tutte le questioni che urgono, stiamo avviando un importante lavoro che richiederà molti anni di impegno però, se al termine di questo lavoro, avremo reso navigabile il Po, avremo recuperato energia elettrica, rilanciato il turismo, realizzato delle condizioni nuove, avremo veramente portato questo Paese verso nuove prospettive di sviluppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo cantare "Old man river" con voce di Bing Crosby, vecchio fiume Bormida in italiano. Bing Crosby era cantante confidenziale, da ascoltarsi abbassando le luci e cercando di entrare in atmosfera. Non potendosi fare questo, ho pensato di ricorrere ai libri. Me ne sono venuti in mente due ascoltando l'intervento precedente: uno è un libro a cui faceva riferimento il Capogruppo socialista, magari inconsapevolmente. E' un libro che piace al Segretario del suo Partito Bettino Craxi, perché scritto da uno di quei marxisti dissidenti, alla Proudhon, che rientrano nelle riscoperte. E poi sono anche parenti del grande Marx.
Paul Laforgue ha scritto "L'elogio dell'ozio". Questa è la storia della Valle Bormida e della Giunta regionale e del Ministro nazionale. L'elogio fatto dell'attività è l'elogio dell'ozio. Comunque, l'ozio è meritevole di elogio diceva Paul Laforgue.
Si può fare l'elogio dell'ozio. Non so se gli amici del Comitato della Valle Bormida e quelli che hanno sfilato quel giorno dell'elogio dell'ozio delle Giunte regionali e del Ministro nazionale siano poi contenti.
Comunque questa è una questione che vedremo in un'altra sede, però è l'unico motivo di elogio rinvenibile nei comportamenti degli organismi competenti.
Punto successivo. Nelle vacanze di Pasqua ho acquistato l'ultimo libro del caro e simpatico Ministro Ruffolo: "Potenza e potere", edizioni Laterza, L. 15.000.
"Potenza e potere". Forse questo Ministro non ha neppure il potere di applicare un protocollo d'intesa. Allora, quando si sostiene che il problema nelle società complesse è la enorme potenza della società tecnologica a confronto della mancanza di potere della politica nel gestirle, si sta parlando del Ministero dell'Ambiente.
Lo stesso Ministro aveva scritto un esilarante, bellissimo, splendido editoriale su "Repubblica" che si intitolava "Il paese di Pirlandia" ovvero il Paese, la Regione, la Provincia, la valle di Pirlandia. In questo editoriale il Ministro fa riferimento al prodotto interno lordo, PIL oppure PIRL (prodotto interno relativo lordo) e dice che in questo paese di Pirlandia si è capaci di mettere come risultati del prodotto interno lordo le spese per l'inquinamento e il disinquinamento. Anzi: più inquiniamo, più disinquiniamo, più il prodotto interno lordo aumenta e più noi sorpassiamo la Gran Bretagna, sorpassiamo la Francia, poi sorpasseremo la Germania a forza di inquinare. Anche se la Germania, con le industrie chimiche che ha in piedi, è difficile sorpassarla, perché ci batte e inquina e disinquina di più. Quindi, più si inquina, più si disinquina, più si vince la graduatoria. E poi, nel 1992, quando ci sarà il mercato unico allora potremo anche fare il mercato unico del business dell'inquinamento.
Chiudendo questa particolare apertura, visto che non volevo essere da meno di chi mi ha preceduto nel cercare di menare un po' il can per l'aia vorrei soltanto ricordare un'ultima cosa al Capogruppo socialista: se c'è disaccordo non deve necessariamente esserci guerra, può anche esserci un altro Ministro, un altro Assessore, un altro Governo, un'altra Giunta regionale. Solo per mettere in chiaro.
Due ultimi problemi.
Uno è l'ordine pubblico. Oltre all'ordine del giorno e ad un'interrogazione che in parte ha avuto deludente risposta già oggi abbiamo presentato un ordine del giorno sui problemi dell'ordine pubblico nella Valle Bormida, perché se non ci sarà la capacità di una ordinaria amministrazione sul problema del piano di bonifica, però vi è la necessità di una straordinaria amministrazione sulla capacità della gestione dell'ordine pubblico. La Regione, il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta non possono fare a meno di non leggere i giornali che parlano di intimidazioni agli operai dell'ACNA che hanno partecipato alla manifestazione da parte della direzione dell'azienda, di un corretto uso delle forze in servizio di ordine pubblico e della divulgazione della documentazione che queste hanno raccolto durante la manifestazione. Noi c'eravamo, e sappiamo che la manifestazione era pacifica, è stata condotta con estremo senso di responsabilità, addirittura troppo tenendo conto di come stanno andando avanti le cose. A questo punto, si può certo sostenere che non è competenza dell'Assessore all'ambiente, che è competenza dell'Assessore all'industria o al lavoro o di altri Assessorati, però come Regione, come istituzione dovremmo preoccuparci del degrado della situazione istituzionale. Non possiamo continuare a pensare che tra una Pirlandia ed un potere che non esiste, noi a luglio andiamo in Valle Bormida e diciamo: "e va beh, purtroppo De Mita ci ha messo tanto per pensare e scrivere il programma di Governo, perché c'era il problema Berlusconi, c'era la diretta televisiva, c'era il problema dei giudici e della responsabilità civile, ecc.". Andiamo a dire questo a chi vive quotidianamente in Valle Bormida? Su questo una risposta la vorrei.
Altro sulla comunicazione del Bormida non si può certo dire. Non essendo avvenuto niente non si può dire che si è fatto bene o male. Non si è fatto, punto e basta.
Passiamo brevemente al problema della comunicazione per quanto riguarda il problema del Po.
La questione, secondo me, va vista in questi termini. L'art. 3 della legge Merli non è assolutamente in grado di dare corpo e dare luogo ad una conferenza sul problema del Po all'altezza del disastro ambientale presente. Quindi, se per una questione come quella della Valle Bormida, che è un pezzetto del bacino idrografico del Po, una sorta di sottoinsieme sono state attivate per così dire procedure straordinarie e ad hoc, e non si fa nulla, io non so cosa si possa fare con una conferenza sul fiume Po che parte con anni e anni di ritardo, che fa riferimento all'art. 3 della legge Merli e che autolimita le proprie competenze ad aspetti che, senza poter essere definiti marginali, comunque sono limitanti rispetto ai problemi del bacino. Non si prendono in considerazione gli aspetti della regimazione delle acque, non si prendono in considerazione i problemi dell'agricoltura e delle conseguenze dell'impatto delle attività agricole sul territorio, di come queste sfuggano al problema della depurazione in buona parte di quale sia il carico inquinante degli affluenti del Po.
L'atteggiamento preferito appare essere quello del puramente calcolare se funzionano o non funzionano i depuratori o poco più. Se è così, mi pare che non sia il caso di parlare troppo ad alta voce di questa conferenza. Quando ho letto i giornali sulla conferenza sul Po - e credo che l'opinione pubblica leggesse questo - ho pensato ad una grande "autorità", cioè un grande centro dotato di autonomie, competenze e risorse effettivamente all'altezza di quelli che oggi sono considerati, sia dalla gente e sia anche dal mondo accademico, i problemi di un grande ecosistema complesso.
Invece, noi ritagliamo questi grandi problemi, di estrema complessità all'interno di competenze che risalgono addirittura al secolo scorso: da una parte i lavori pubblici, dall'altra le fogne, dall'altra il Magistrato del Po su cui ragioniamo a parte, dall'altra parte ancora l'agricoltura dall'altra il problema delle scorie radioattive, che incidono in maniera non secondaria sul grande fiume. Abbiamo una centrale nucleare a Trino abbiamo il problema dei depositi di scorie radioattive in Svizzera che cadono lungo il fiume Ticino, abbiamo il problema delle piogge acide abbiamo Caorso. Tutto questo pare totalmente sfuggire ad una conferenza come questa. Ed allora, il fatto di una relazione al Consiglio molto breve e stringata quale è stata data, a questo punto non è nemmeno biasimevole.
Questa conferenza è una piccola cosa. O si invita la Regione ad essere capace di farla diventare una grande cosa insieme alle altre Regioni oppure una volta che escludiamo l'escavazione in alveo, i lavori pubblici la regimazione fluviale, i problemi delle scorie radioattive, degli scarichi incontrollati, degli aspetti idrogeologici, delle foreste e di molte altre cose ancora (che probabilmente ho dimenticato), qualche cosa alla fine rimarrà, ma non certo la conferenza. E credo che il nostro grande fiume della pianura padana continuerà a vivere in questo stato di coma nel quale già si trova.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alcune brevi considerazioni sul Bormida perché non sono molto addentro ai problemi del Po, anche se è molto più importante del Bormida.
La comunicazione dell'Assessore Cernetti sulla risposta data dal Ministro lascia perplessi. Mi pare inconcepibile che abbiano giudicato questo problema così grave da considerarlo di straordinaria amministrazione.
Solo un'ora fa abbiamo parlato di un decreto di un Ministro del Governo dimissionario prima delle elezioni. Sui tagli e sull'ordinamento dei rami secchi quello era un provvedimento straordinario, ma questo, dopo la firma del protocollo d'intesa, mi pare che possa essere considerato un atto di ordinaria amministrazione. Il nuovo Governo giura oggi, però avrà i pieni poteri soltanto la settimana prossima, pertanto andiamo alla fine di aprile. La data di fine luglio era già una data difficilissima da rispettare e in questo modo si andrà ancora oltre. Ma non è tanto questo il punto.
Non ho sentito dire nulla dall'Assessore Cernetti su quanto ha fatto la Regione Liguria. Mi è parso di capire, da quanto ha detto il collega Rossa che il problema è già risolto, si chiude l'ACNA e poi si va al risanamento della Valle Bormida. In linea generale la soluzione finale è quella. Non dimentichiamo l'opposizione nettissima della Regione Liguria, le accuse feroci rivolte al Presidente Viglione e a noi da imminenti politici di tutti i partiti liguri.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Di quasi tutti.



FRACCHIA Mario

Diciamo dei maggiori partiti liguri, in termini nemmeno tanto diplomatici e nemmeno tanto signorili sulla partecipazione del Presidente dell'Assessore e nostra. Mi sono informato e corrispondono a verità le minacce della direzione dell'ACNA agli operai che hanno partecipato con noi alla marcia del 20 marzo. Che cosa ha fatto la Regione Liguria, a parte la scelta dell'Ansaldo, come ha attivato il protocollo d'intesa per quanto di sua competenza? Noi parliamo di piano socio-economico, ma possiamo farlo solo per quanto riguarda quella piccola parte della Valle Bormida che appartiene al Piemonte; sono circa 250/300 gli operai dipendenti e dell'indotto che gravitano sul Piemonte; gli altri 1.000/1.200, sempre tra dipendenti e indotto, sono liguri. La popolazione è mobilitata a Cengio, la fabbrica non la vogliono chiudere. Mia cugina, maestra elementare, ha dato un tema ai propri allievi nel quale i ragazzini chiedono dove andranno a mangiare se chiudono la fabbrica. Siamo arrivati a questi livelli tanto è alto lo spavento nella Valle Bormida per la chiusura della fabbrica di Cengio.
Non giustifico l'ACNA che ha fatto questa azione verso i dipendenti. Le pressioni psicologiche sono un elemento da non sottovalutare. Quando la Commissione avrà finito il suo studio avremo due relazioni, l'una favorevole alla chiusura, l'altra invece di compatibilità della fabbrica con l'ambiente. Avremo lo stesso impatto di Montalto. A quel punto ci sarà la lotta tra l'ambiente e i lavoratori. Bisogna tenere gli occhi aperti e cercare di collaborare al massimo con la Regione Liguria, formare al più presto la Commissione affinché dia le più ampie garanzie scientifiche. Per non illudiamoci. Il Consigliere Rossa ha parlato di trasformazione, ma quella fabbrica non si trasforma: o si chiude o continua a lavorare, non è possibile la riconversione. La chiusura dell'ACNA può avvenire da sola. E' sufficiente che il Sindaco di Cengio, compagno socialista di Rossa, che il Presidente della Provincia, compagno socialista di Rossa, dicano che quella lavorazione (come hanno fatto a Montalto) è dannosa e la fabbrica domani mattina è chiusa. La soluzione è semplicissima, ce l'ha in mano il Sindaco di Cengio. Solo lui può chiudere la fabbrica, anche domani mattina.
Invito l'Assessore Cernetti a seguire quello che avviene nel fronte della Liguria, di cercare di essere collegata con la Liguria affinché non cerchi in tutti i modi di ostacolare una soluzione che noi vogliamo e loro non vogliono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Finalmente, dopo tanti anni di discussioni e di scarsi provvedimenti operativi, si definiscono dei momenti di lavoro concreti e attivi. Si riconosce finalmente da parte del Governo che l'inquinamento del Bormida e quello del Po è un problema non ulteriormente rinviabile, quindi si attuano dei provvedimenti straordinari per consentire dei passi significativi che non sono ulteriormente rinviabili. Questa è la sostanza, tutto il resto è contorno e qualche volta sono solo chiacchiere.
L'Assessore Cernetti ha dato prova di essersi impegnata su questi temi certamente usufruendo di una serie di iniziative preparatorie che negli anni precedenti erano state attivate.
Non sono d'accordo con il Capogruppo Rossa quando parla di una ventata socialista nell'Assessorato; semmai può parlare della ventata di un Assessore donna, che ha dimostrato di essere più concreta; anche i suoi predecessori, caro amico Rossa, erano socialisti. Preferisco metterla in termini di riconoscimento all'impegno del nuovo Assessore, impegno di una maggioranza del quale tutti i partiti che ne fanno parte hanno la loro responsabilità.
Dico questo anche per sdrammatizzare i toni, in alcuni momenti accesi su un tema così importante. Alcuni problemi sicuramente ci sono; quando si smuovono grandi interessi, di carattere ambientale e di carattere economico, sia per i problemi collegati all'occupazione e alla produzione sia per i problemi legati al disinquinamento, sappiamo, perché abbiamo avuto modo di verificarlo con i colleghi della Commissione d'indagine per i problemi dell'inquinamento, quanto sia inesistente la tecnologia e la struttura produttiva in grado di intervenire efficacemente sia in materia di non inquinamento sia in materia di risanamento. Il collega Rossa ha ricordato - e sono d'accordo con lui - imprese pubbliche istituite che poi di fatto non hanno dal punto di vista operativo e di progettualità una struttura propria idonea a garantire la mano pubblica in senso di progettazione autonoma, in senso di studio autonomo; le imprese pubbliche si servono di altre aziende e di altre imprese e, come è scritto nella nostra relazione, c'è il rischio che le imprese che hanno inquinato si vedano affidare, magari dallo stesso Magistrato, il compito di portare via la "spazzatura" che avevano accuratamente accumulato. In questo momento non si tratta di palleggiare le responsabilità, ma di trovare delle soluzioni.
Se è vero che in questo settore non esistono tecnologie specifiche, non esistono imprese collaudate che diano la garanzia di operare concretamente bisogna inventarle, bisogna inventare le professionalità e le progettualità facendo attenzione che questa ricerca di professionalità e di imprese non si presti ad operazioni non chiare.
Questo è l'impegno che chiediamo alla Giunta e all'Assessore. Senza demonizzare, senza prioritariamente dire che il privato è rischioso dal punto di vista dell'affidabilità e dell'onestà, chiediamo che ci sia la massima serietà e la massima attenzione perché questo problema venga affrontato in termini rapidi, incisivi, tecnicamente validi. La pubblica amministrazione deve essere assolutamente attenta. E noi saremo operativamente attenti, sia come Gruppo sia come maggioranza, a che i problemi siano affrontati in una dimensione globale senza scambi di responsabilità; la soluzione di un problema ne può creare degli altri quindi ci deve essere una visione collegiale ed integrata dei vari problemi senza cedere da un lato alle pressioni puramente occupazionali e dall'altro alle pressioni puramente ambientali. In questo senso e sotto questo profilo sarà un problema di equilibrio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho tentato di intervenire subito dopo l'intervento del collega Rossa dicendo che dopo il "discorso della montagna" al massimo si può ancora dire la parola "amen", però poi ho fatto alcune riflessioni e ho l'impressione di doverle svolgere a nome del Gruppo. Sono riflessioni preoccupate.
Non vorrei che su questa questione, come su altre, attraverso l'enfatizzazione si mettessero le lenti sopra le formiche per farle sembrare bisonti, con il risultato che il bisonte a qualcuno fa paura e a qualcuno invece può sembrare uno spaccio per carne più o meno commestibile.
Mi ha disturbato molto l'accento troppo partigiano che si è dato a questa vicenda. Non riconosco a nessuna forza politica una particolare attenzione ai problemi del territorio e dell'ambiente e non la riconosco in particolare, al Partito socialista. Lo dovrà dimostrare sul campo, con coerenza, rispettando gli impegni con senso dello Stato, magari non facendo cadere un Governo che attua una mozione parlamentare sulla quale la stessa maggioranza ha chiesto un voto di fiducia.



(Interruzione del Consigliere Rossa)



MARCHINI Sergio

E' così. Sulla questione di Montalto c'è stata la mozione parlamentare sulla quale si è posta la questione di fiducia. Per carità, i socialisti sono liberi di fare tutto. Sapete che a qualcuno bastava un punto per sollevare il mondo, qualche volta basta solo il 2% dei voti per muovere una società. Questo lo dico non per polemica con un partito rispetto al quale i liberali hanno grande attenzione e sulle fortune del quale fondano molte delle fortune di questo Paese, nel bene e nel male. E questo ho l'impressione che sia un riconoscimento di un passaggio storico che va al di là del giudizio che diamo. Molto di come sarà la società del domani dipenderà in questo Paese da come si evolverà questa forza cerniera del nostro sistema.
La mia preoccupazione è che l'enfatizzazione dei problemi porti a poca lucidità e alla tendenza alla strumentalizzazione d'immagine, qualche volta anche di natura culturale, molte volte di natura politica. Alcuni suggerimenti di metodo: ritroviamoci su queste questioni non una volta al mese, ma quando c'è qualcosa su cui abbia senso ragionare; ovviamente l'opposizione ha il diritto-dovere di svolgere l'azione di interrogazione di mozione. La maggioranza, in particolare la Giunta, su questo si deve presentare su carte che siano documenti e non siano la continua esaltazione dei ruoli, anche personali.
Perché, altrimenti, temo che questa legislatura si ridurrà ad essere la legislatura del Bormida. Sul piano dell'ambiente il problema del Bormida è emblematico, non è un problema più importante o meno importante di altri; è emblematico e caratteristico e richiede una specificità di intervento, una capacità di rapporto politico con altre Regioni, con lo Stato, con il mondo della scienza e della cultura, ma questo è tutto quello che attiene all'ambiente e ai grandi drammi del nostro tempo che sono anche quelli dell'energia. Non vorrei che questa maggioranza, della quale faccio parte e che sostengo con tutte le capacità di cui dispongo, ritenesse, appunto ponendo una lente su una cosa, che sicuramente è più di una formica, ma che sicuramente non è un bisonte, e tendesse ad appannare impegni, che vanno affrontati e rispetto ai quali ci vorrà capacità di governo; magari lì non avremo i Ministri liberali che ci sostengono. Per esempio, sul sito di Trino.
Avremo da rispondere alla polemica che è sorta sui giornali sulla destinazione di alcune risorse in termini di innovazione produttiva tecnologica. Significa, per esempio, rispondere al fatto che dopo aver polemizzato per cinque anni sulla seconda Università, scopriamo (da questi banchi era stato detto non so più da chi alcuni anni fa) che l'Università di Torino non è più in grado di garantire il minimo vitale al processo di trasformazione di questa società; mancano gli ingegneri per supportare un'adeguata modernizzazione del sistema produttivo piemontese. Gli ingegneri non servono per guidare i robot, ma per progettare cicli di lavoro.
Cari colleghi, non facciamoci prendere, a due anni dalle elezioni, da alcuni imbuti dentro i quali far passare tutti i problemi. Sono molte le parole che si possono dire; prendiamo un vocabolario e vediamo che servono tutte sulla questione del Bormida. Si tratta di capire se abbiamo incominciato in tempo o troppo tardi, ma, sostanzialmente, quello del Bormida, cari amici, è un problema di tecnologie, di scienza, di cultura.
Quando si dice che su questo si avvia la speculazione, si avvia probabilmente il confronto tra la capacità di mettere in campo intelligenze, tecnologie e risorse finanziarie adeguate. Ho l'impressione che mezza giornata di seduta del Consiglio regionale destinata a due comunicazioni della Giunta è troppo, vuol dire che lo spazio dell'interlocuzione tra maggioranza ed opposizione non è sufficientemente identificato; se il margine dell'interlocuzione fosse identificato, se l'approccio al problema fosse mirato dall'una e dall'altra parte, le questioni su cui si disputa sarebbero contenibili probabilmente in termini diversi. Qui non è problema di logorrea o di voglia di parlarsi. E' effettivamente l'esigenza di utilizzare argomenti ripetitivi perché abbiamo difficoltà a creare elementi di novità.
Il problema dell'ambiente, secondo i liberali, è uscito sconfitto fortemente con la sconfitta nucleare. E' stata una vittoria di comodo. Si è detto che i grandi impianti sul territorio producono rischi e problemi quindi, senza dire come andrebbero fatti, abbiamo deciso che non li facciamo. Mi sarei aspettato oggi che mi fosse stato spiegato, per esempio che cosa è successo veramente sull'Ignitor. Ho letto alcune notizie sul giornale, ma il termine Regione non l'ho visto, non capisco cosa è successo. Sarebbe giusto che una sede come questa, che ha tenuto a battesimo la vicenda Ignitor (Ignitor si è presentato sulla scena torinese e piemontese su questi banchi con una conferenza, incomprensibile per i più), fosse informata che si è conclusa quella operazione con l'avvio di una convenzione. Ma né l'ente né il soggetto istituzionale li vedo comparire. Questa non vuole essere una chiamata di qualcuno a correo. Dico solo, caro Rossa, su queste questioni non lasciamoci prendere troppo dall'enfasi. Sul Bormida facciamo quello che è necessario fare come fa qualsiasi società civile in qualunque Paese del mondo; non è nato Gesù bambino, né Gesù Cristo è stato crocifisso, siamo nella normalità e un Paese civile deve sapersi comportare. L'Assessore Cernetti deve anche sapere che su questo ha dalla sua una maggioranza che le consente di governare con serenità, senza l'esigenza, per esempio, di venire una volta qui a informare il Consiglio, perché se l'Assessore viene una volta al mese qui a rispondere su questo deve venire due volte al mese a rispondere sul piano dei siti relativi ai rifiuti, allora questo non è più un Consiglio ma diventa un forum che servirà a tante cose ma non a governare, perché nel forum si discuteva e qualcun altro governava.
Vi chiedo scusa per alcune considerazioni poco puntuali. Una questione del genere però richiede una riflessione di metodo, cerchiamo di fare ognuno la propria parte, la maggioranza e l'opposizione. Quando c'è una comunicazione della Giunta, al di là degli elementi strettamente necessari all'integrazione, la maggioranza si deve riconoscere nell'intervento della Giunta lasciando lo spazio giusto all'opposizione che deve individuare i limiti dell'azione della maggioranza e della Giunta. Se ricamiamo tutti su un pizzo, che dobbiamo immaginare sia stato già presentato qui al meglio non avremo un pizzo, ma rischiamo di avere uno straccetto alla fine di questa discussione. C'è anche la stanchezza che ci porta ad accettare come scontate cose che vengono dette, impegni che assumiamo soltanto perché gli ordini del giorno bisogna firmarli, e guardate, non è un caso che i nostri ordini del giorno che un tempo erano di mezza pagina adesso sono di quattro o cinque pagine. I documenti di quattro o cinque pagine non sono più degli ordini del giorno, non sono più uno stimolo puntuale ad una questione precisa, ma sono la voglia di mettere insieme e di ridiscutere sempre tutto e comunque.
Mi pare che su queste questioni che sono di grande complessità politica e tecnica ci voglia anche una nostra capacità di misurare il nostro modo di confrontarci, cioè riconoscendo che queste sono questioni la cui responsabilità massima compete all'esecutivo, che è il soggetto che ha il governo, la padronanza e la conoscenza degli strumenti dell'intervento. E poi esiste il grande ruolo dell'opposizione, che è quello di verificare fino al limite del possibile il margine di errore, le incertezze, le insufficienze. Questo discorso è accettabile, il discorso di un'enfatizzazione del ruolo di questo, dell'altro, delle relazioni personali o meno, mi sembra voglia immiserire il nostro ruolo, e questo non mi darebbe molto fastidio perché non ho una grande ambizione né ho una grande considerazione di me stesso, ma ci toglie veramente il tempo materiale e la lucidità per affrontare i problemi.
Se questa questione ci porta via lo spazio in questo modo, mi chiedo quale spazio e quale modo dovrà il Consiglio trovare per affrontare la vicenda di Trino 2. A meno che le visite alle centrali nei Paesi extra europei consentano risposte, anche qui demiurgiche al problema di Trino 2 come sono state date per Montalto e come viene data per Caorso. Anche su Trino 2 verrà data una risposta demiurgica? Non accetteremo che ci si venga a dire che "un Ministro ritiene che". Si affronterà una discussione, una verifica. Abbiamo un anno e mezzo davanti per confrontarci qui e poi ci affronteremo come avversari elettorali. Cerchiamo di misurare il nostro tempo, la nostra intelligenza e il nostro metodo di lavoro, altrimenti rischiamo veramente su una questione di grande importanza come questa rispetto alla quale va riconosciuto l'impegno e la misura dell'Assessore che certamente trova difficoltà a contenere in questa misura la sua tendenza caratteriale e il suo entusiasmo ad avere più spazi, altri accenni e altri toni, oltre a quelli che usa in Consiglio. La Cernetti l'ho conosciuta anche quando non era Assessore.
Non si può in questa sala parlare di tutto e sempre, non si può aprire il versante dell'ordine pubblico. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo munire i nostri uscieri di asce e picche? Quello del Bormida è un intervento di una certa entità, che altri Paesi della nostra cultura hanno risolto parecchi anni fa; affrontiamolo, ma non facciamo della questione Bormida l'ultima trincea di questa legislatura e dell'istituzione regionale. Chiedo alla maggioranza che su questi temi riesca ad avere dei tempi e un modo di rapportarsi con l'opposizione e con la società più rigorosi, più sintetici.
Riduca il margine del contenzioso, non lo riduca per importanza e per significato, ma lo riduca in termini di spazi che poi tutti siamo tenuti a percorrere perché abbiamo l'esigenza di essere presenti su tutto e sempre soprattutto quando sappiamo che queste sono cose oggetto di attenzione da parte dell'opinione pubblica che è attenta a questioni di questo genere, ma che per qualche verso diventano anche periferiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, sarò brevissimo in quanto è difficile trovare le parole giuste per manifestare la propria insoddisfazione su questa discussione.
Avevamo manifestato il nostro scetticismo sulla capacità reale nonch volontà politica di misurarci con una delle questioni più ardue del nostro tempo, che è la compatibilità delle attività economiche con l'ecosistema complessivo: un caso emblematico di rilievo nazionale a cavallo tra la nostra Regione e la Liguria.
Da questo punto di vista c'è la conferma che non sono stati mossi i passi concreti in questa direzione, cioè nella direzione di prendere coscienza. Alla manifestazione la Regione Piemonte ha partecipato con la presenza del Presidente dell'assemblea del quale abbiamo apprezzato il commento riportato dalla stampa relativo all'assenza dello Stato, anzi alla presenza inopportuna di quella parte dello Stato che non è pertinente al risanamento ambientale. Non mi pare che i blindati e i poliziotti abbiano funzioni rilevanti nel risanamento ambientale. Al di là di quella presenza, pur importante, che non abbiamo mancato di notare, la Regione Piemonte, Assessore Cernetti, non ha mosso passi concreti al di là della buona volontà soggettiva di questo o di quello di mettersi in contatto con qualche terminale romano. La verità è che una questione non "ordinaria", ma di straordinaria amministrazione qual è quella dell'emergenza di cui parliamo, è stata accantonata nell'agenda romana. Ed è stata accantonata non casualmente, questa è la nostra convinzione, perché gli interessi che sono in campo mirano a lucrare su questa cosa.
L'abbiamo già detto. Non voglio quindi ripetere i nostri timori e il nostro punto di vista sulla questione. Prendiamo atto, con molta tristezza Assessore, dello stato dell'arte. Uno stato dell'arte assolutamente insufficiente e inaccettabile per noi su cui, giustamente, abbiamo gli occhi puntati delle comunità locali.
Voglio anche aggiungere che noi di DP, come sempre, nel nostro piccolo faremo la nostra parte. Siamo convinti che la Regione Piemonte (al di là del fatto che sarebbe giusto ed opportuno che facesse lei un piano di risanamento socio-ambientale o le forze sociali della zona che sono in grado di attivare una vertenzialità collettiva per costruire le alternative all'ACNA, questa fabbrica di cui non si vuole mai nominare il nome, anche nel famoso protocollo d'intesa), attraverso quella strada, con le istituzioni, sia costretta a scuotersi.
Noi non mancheremo di agire a livello sociale e a ricordare a quello istituzionale quelli che sono i doveri a cui finora non si è adempiuto a sufficienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La comunicazione dell'Assessore Cernetti è stata nella sostanza estremamente breve e concisa rispetto al dopo della firma del protocollo d'intesa.
Dopo il dibattito che si era tenuto in quest'aula ci era stato consegnato il protocollo siglato e datato 12/2/1988. Ci è stato riferito sul dopo protocollo e ci è stato detto che nella sostanza non si è fatto nessun passo avanti in conseguenza della crisi governativa e non è stato fatto nessun passo avanti relativamente a quello che doveva essere il primo impegno del protocollo, cioè l'avvio della convenzione fra Ministero e società di ingegneria.
Ricordo che nella precedente comunicazione l'Assessore Mignone si era collocato in chiave critica nei confronti del Ministro dei Trasporti a causa di quel ventilato taglio ai rami secchi, e aveva trovato, da parte delle forze presenti in questo Consiglio, in particolare della maggioranza un invito ad essere più incisivo per ottenere il risultato del non taglio dei rami secchi. Mi consenta, Assessore Cernetti, lei che rappresenta la Giunta in questa vicenda della Valle Bormida, da parte sua non c'è stata dopo la firma del protocollo, nessuna presa di posizione nei confronti del Ministro per fargli presente che questo era e doveva essere un atto di ordinaria amministrazione perché era e doveva essere un atto di attuazione di un'intesa di un protocollo che era stato firmato. Questo doveva essere fatto, a nostro avviso, in quanto la Regione Piemonte era una delle tre parti contraenti del protocollo e doveva appunto fare presente che trattandosi di atto necessario e urgente, si doveva porre mano alla sua attuazione anche in periodi di crisi governativa.
Per questa ragione il nostro giudizio sulla comunicazione e in sostanza sul comportamento della Giunta nel suo insieme sul dopo firma del protocollo non può che essere negativo.



PRESIDENTE

La parola per la replica all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ringrazio quanti sono intervenuti e quanti hanno riconosciuto il mio impegno. Sono talmente poche le soddisfazioni di un Assessore, che ha un impegno fatto più di oneri che di onori, che i riconoscimenti fanno sempre piacere. Ma ringrazio anche quanti hanno ritenuto di dovermi frustare.
Per quanto riguarda il Po, visto che avevamo accentrato l'intervento soprattutto su questo, permettetemi una battuta: sull'asta del Po, dove sono state rispettate le tabelle di marcia che dipendevano certo dal Comitato tecnico, ma in gran parte dall'impegno profuso dall'Assessorato non c'è stato che qualche brevissimo accenno, mentre tutto si è concentrato su quello che non è stato fatto sulla Valle Bormida e non certo da parte dell'Assessorato e per cause oggettive che ognuno dentro di sé, come sono appunto quelle di una crisi governativa, non può che riconoscere.
Cominciamo quindi dal Po. Qui è stato detto che non è possibile che un progetto si basi soltanto sulla legge n. 319 (legge Merli). Vorrei dire che incomincia con questo, si incomincia cioè su quanto il Ministro Ruffolo pu attivare, che non può che essere relativo alle sue competenze. Questo progetto si allargherà logicamente rispetto ai numerosi e molteplici aspetti che coinvolge; il disegno di legge presentato a firma dell'on.
Martelli e l'altro proposto dalla DC andranno in direzione di un progetto più complessivo, come è giusto che sia.
Per quanto riguarda invece le comunicazioni sul risanamento della Valle Bormida devo dire che la Liguria (non ho dato la comunicazione in quanto ritenevo fosse già a conoscenza di tutti) ha designato l'Ansaldo come società ingegneristica per il progetto di risanamento della Valle Bormida.
Il Piemonte ha preferito lasciare al Ministero la scelta delle società progettiste e qui ho letto testualmente le parole con le quali il Presidente comunicava questa decisione al Ministero. Scelta che potrà essere approvata, che potrà essere non approvata, ma che comunque tiene lontano dalla Giunta ogni sospetto di "affare".
Per quanto riguarda i tempi, che indubbiamente questa crisi governativa li ha rallentati, il privato è indubbiamente più snello da attivare rispetto al pubblico. Sappiamo il tempo interminabile che intercorre da quando iniziamo una convenzione con Università e Politecnico a quando la concludiamo. Certo, i tempi sono stati più lunghi del previsto, ma c'è, e si sta concludendo, una crisi di Governo che nessuno prevedeva.
Mi è stato sollecitato un giudizio sul Ministro Ruffolo dal collega Montefalchesi ed è stata rimproverata l'assenza di questo giudizio dal collega Majorino.
Devo dire con estrema sincerità (e non è che lo faccia perché il Ministro è socialista) che bisogna riconoscere a Ruffolo una sensibilità eccezionale in fatto di ambiente e il consenso gli proviene non soltanto dal Partito socialista.



MONTEFALCHESI Corrado

Per correttezza, non ho chiesto un giudizio sul Ministro.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non mi sento di dare in questo caso un giudizio negativo, il mio è un giudizio positivo. Non so se rispetteremo i termini del 31 luglio. Certo è che la riconferma di Ruffolo è una garanzia; se i tempi slitteranno slitteranno solo per il tempo di questa stasi imposta dal Governo, non più di tanto. Dobbiamo riconoscere che i tempi imposti dal Ministro sono talmente brevi che solo chi è a capo di un Assessorato sa che fatica bisogna fare per non farli slittare, per starci dietro perché hanno pure qualche differenziazione tra quelli progettati a tavolino e quelli di attuazione delle opere.
Per quanto riguarda il piano socio-economico, che con un ordine del giorno il Consiglio aveva votato all'unanimità, devo dire che il Presidente Beltrami ed io, a lato del protocollo d'intesa, abbiamo contrattato, e ve lo assicuro con estrema fatica siamo riusciti a far passare l'emendamento proposto dal Consigliere Ala, erano due emendamenti in effetti, uno al protocollo d'intesa e l'altro extra-protocollo d'intesa, dopo aver proposto l'emendamento del PCI, con grosso scandalo della Regione Liguria che ha interesse a disinquinare ma ha per primo l'interesse dell'occupazione.
Abbiamo contrattato fino all'ultimo momento, strappando uno ad uno questi emendamenti per la popolazione del Piemonte. Quello però che il Ministro non ha potuto accettare, e a mio avviso molto responsabilmente, è il piano di riconversione socio-economico perché esulava dalle sue competenze pur impegnandosi di porlo immediatamente all'attenzione di chi di dovere perch ognuno deve fare la propria parte. Onestamente non compete a questo Ministero. Ricordiamo che è un Ministero con una grande testa e un corpo estremamente fragile, è un Ministero che al di là dell'iniziativa e dell'attivismo non ha il peso che altri Ministeri da tempo costituiti hanno, e di conseguenza ha anche una fragilità contrattuale. Questo non dobbiamo dimenticarlo.
Ciò non toglie che anche il piano socio-economico di riconversione della Valle Bormida verrà sottoposto, verrà discusso, addirittura prosegue in parallelo con il piano che riguarda l'ambiente.
Respingo l'accusa di essere un Assessore notarile. Sono tutt'altro che notarile. Se ho una colpa è quella di sposare le cause. Sposai quella dell'assistenza quando ero Assessore all'assistenza, sposo ora quella dell'ambiente con troppa passione o con troppa passionalità, che molte volte può far velo a determinate cose, con una sensibilità che mi vede assolutamente e sempre coinvolta, quella che mi ha fatto partecipare alla sfilata delle popolazioni piemontesi davanti all'ACNA di Cengio, anche contro chi mi consigliava invece la prudenza. Sono contenta di essere stata in mezzo alla popolazione, della quale ancora una volta ho ammirato l'equilibrio pur nell'esasperazione di una situazione che da troppi anni si trascina. Vi assicuro, non ho affatto tenuto conto delle critiche di illustri personaggi liguri perché non mi interessano. Indubbiamente tutti siamo dispiaciuti che la crisi ha imposto un rallentamento, per l'Assessorato si è attivato per tempo, su ogni cosa.
Sul Comitato di informazione non abbiamo ancora ricevuto nessuna risposta dall'ANCI, dall'URPP, dall'UNCEM, dalle UU.SS.SS.LL. e dalle Comunità montane, altrimenti il Comitato per l'informazione sarebbe già partito.
Ci siamo attivati presso l'IPLA perché contattasse immediatamente Politecnico e Università. Ci siamo attivati, con telefonate pressoch quotidiane, con telegrammi, con contatti continui con il Ministero; abbiamo addirittura concordato con il Ministero che sarà la Regione ad approntare tutto il materiale; l'attivazione nei confronti dell'IPLA, che deve coordinare questa convenzione con il Politecnico e l'Università, è già fatta, in modo che non appena il Governo sarà ricostituito non ci siano rallentamenti e si possa partire immediatamente.
Assicuro che darò tutta l'informazione e fornirò tutti i documenti come già sto facendo per il risanamento del Po, non sollecitata assolutamente da nessuno. Metterò i documenti e le comunicazioni a disposizione e a servizio del Consiglio regionale. Non darò questa documentazione tutte le settimane, ma soltanto quando ci sarà qualcosa di concreto da dire, perché il tempo è quello che è e i funzionari dell'Assessorato all'ambiente sono pochi. Lo sforzo a cui siamo stati sottoposti in questi ultimi due o tre mesi nell'affrontare un piano di smaltimento dei rifiuti e un piano di bonifica per il 30 aprile è stato grande, considerando l'emergenza di tutti i giorni. Questo è un Assessorato sempre in prima linea. Non vorrei che disperdessimo il tempo in comunicazioni quando non si ha niente o si ha troppo poco da dire. Il mio impegno sull'informazione è chiaro, però il tempo usiamolo proficuamente per fare i fatti.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Non ho capito un passaggio dell'Assessore Cernetti.
Non mi interessa il giudizio che ogni singolo Assessore dà su un Ministro o su quell'altro, bardature molto particolari. C'è un passaggio dove si dice che la Regione si impegna su un piano di riconversione nella Valle Bormida. Riporto, per correttezza, le cose che erano all'interno del protocollo d'intesa.
In un allegato a quel protocollo è detto che "vengono valutate le ipotesi di riconversione dell'ACNA". In seguito alla firma del protocollo d'intesa (dove non si parla di piano di sviluppo, ma si parla solo di ipotesi di riconversione dell'ACNA), venne presentata una mozione da parte del Consigliere Montefalchesi e da altri, e c'è una nostra lettera dove si dice che non è possibile pensare ad un'ipotesi di riconversione dell'ACNA senza attivare sul versante piemontese un piano di sviluppo. La domanda che pongo è questa: l'Assessore Cernetti, nel momento in cui pone un problema di piano di riconversione della Valle Bormida, intende un piano di sviluppo per quanto riguarda il versante piemontese, che vada avanti parallelamente con un piano dell'ambiente o intende qualcos'altro? Su questo bisogna essere chiari.



PRESIDENTE

L'iniziativa per un piano di sviluppo della Valle Bormida già la assumemmo negli anni scorsi. L'Assessore, sui documenti prodotti, potrà semmai dare una risposta sull'interpretazione dell'ultimo passo che fu aggiunto nel protocollo qui a seguito della discussione.



FERRO Primo

La chiedo adesso la risposta. Non mi interessa sentire che cosa pensa Ruffolo. Questa è un'assemblea legislativa.



PRESIDENTE

Lo so, ma non è nella logica regolamentare porre le domande e dare in questa sede le risposte. Ammetterete che non è possibile. Una parte interessa l'Assessore Cernetti, ma una parte centrale interessa anche altri Assessorati. La discussione deve esserci e sono interessato anch'io perch se permettete, ho la paternità del modello da rappresentare alla Valle Bormida. Però non può essere una risposta con un sì o un no espresso questa sera, ma deve essere oggetto di una discussione approfondita.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Devo dare atto al collega Ferro di aver colto un passaggio molto delicato sul quale mi sia consentito richiedere alla Giunta, nei tempi e nelle sedi opportune, di dare con grande pacatezza una risposta perché il piano di sviluppo non è soltanto un documento, ma è la garanzia di disporre delle risorse per avviarlo e realizzarlo.
Quando dicevamo che questi progetti richiedono ben altre doti di capacità di governo di problemi complessi, che non quelli settoriali, ci preoccupava sentire il Ministro rispondere: "Non mi compete fare il piano di sviluppo". Può essere giusto, ma bisogna stare attenti quando diciamo che noi faremo il piano di sviluppo e di riconversione. Ritengo, e ci confronteremo in questa sede quando la Giunta scioglierà la riserva, che il piano di sviluppo non possa essere l'indicazione di opzioni, ma deve essere l'indicazione dell'uso che si intende fare delle risorse, sulle quali si deve poter contare in tempi certi per obiettivi certi. Non è una questione che può essere introdotta come elemento aggiuntivo di colore, di completamento di una relazione, ma finisce per essere il corpo centrale dell'impegno regionale. Se la Regione è il soggetto che deve garantire che il recupero ambientale non comprometterà, anzi, rivaluterà le realtà di natura socio-economica, questo è un impegno di natura politica rispetto al quale bisogna verificare a monte i livelli di governo con i quali si vanno a reperire gli strumenti e soprattutto le risorse per far fronte al piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Con i colleghi Ala e Reburdo abbiamo chiesto, a norma dell'art. 49 del Regolamento, di iscrivere all'o.d.g. dei lavori del Consiglio l'ordine del giorno n. 453. Crediamo di aver diritto ad una risposta visto che il Regolamento prevede che tre Consiglieri possono chiedere l'iscrizione all'o.d.g. di nuovi argomenti. A me va bene che la Giunta si prenda una settimana, dieci-quindici giorni per discutere e trovare una sede in cui informare il Consiglio o qualche sua articolazione sull'orientamento della Giunta sulla questione del piano socio-economico, la riconversione o non riconversione, ecc., questo mi può fare soprassedere alla richiesta di votare l'iscrizione, altrimenti mantengo questa richiesta.



PRESIDENTE

La richiesta di iscrizione all'o.d.g. da parte di tre Consiglieri deve essere valutata in sede di Capigruppo.



MONTEFALCHESI Corrado

La richiesta va votata dal Consiglio.



PRESIDENTE

No, la richiesta di iscrizione ai lavori è fatta in sede di Conferenza dei Capigruppo. Non c'è solo questo ordine del giorno, ce ne sono altri.
Domani ci sarà la possibilità di meditare su tutte le richieste che sono state formulate ivi compresa quella di Ferro. Una discussione a fine serata può essere utile, ma non può essere valida perché perderebbe la sua efficacia. Sugli ordini del giorno domani i Capigruppo stabiliranno i tempi e i modi per la loro discussione. Tra l'altro, non siamo neanche più nel numero legale.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, vorrei fare una precisazione.
Non fatemi dire quello che non ho mai detto; non ho detto che la Regione Piemonte presenta un piano di riconversione socio-economica, ma ho detto testualmente che il nostro impegno contenuto nell'ordine del giorno votato all'unanimità è stato portato al Ministro Ruffolo e che Ruffolo non lo poteva accettare.
La Giunta può prendersi l'impegno di fare una proposta di riconversione al Ministero, come stimolo, come sollecitazione perché va bene al di là di quelle che sono le nostre possibilità economiche; l'interrogazione presentata dal PCI non riguarda soltanto l'Assessorato alla tutela dell'ambiente, ma riguarda gli Assessorati al lavoro, l'Assessorato alla programmazione economica. La Giunta, nella sua collegialità, valuterà se fare una proposta al Ministero di riconversione socio-economica. Ho detto che abbiamo votato all'unanimità un ordine del giorno di riconversione economica, su questo tutti ci siamo impegnati con perfetta convinzione e ho detto, però, che non è stato possibile inserirlo nel piano di risanamento dell'ambiente del Ministro Ruffolo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Per un gesto di correttezza nei confronti dei colleghi devo dire che quest'ultima parte della risposta (o seconda risposta) dell'Assessore Cernetti dovrebbe essere assunta, vista, osservata e recepita come manifestazione di buona volontà nel non sottrarsi a questa complessa problematica.
Non ritengo, non tanto per l'ora tarda o per come ci troviamo, che possiamo, coerentemente con un atteggiamento che insieme abbiamo assunto in quest'aula, individuare determinati percorsi per dare risposte robuste alle domande che nascono spontaneamente per esigenza di stato di cose all'interno della Valle Bormida.
Ritengo che dovremmo tentare, prima di altro, di conoscere i limiti, i percorsi e il tracciato operativo che il Governo si vorrà porre su questo argomento. Inoltre dovremmo stabilire alcune altre verifiche che stabiliscono momenti di conflittualità tra il versante piemontese e il versante ligure di questa situazione e, complessivamente, dovremmo capire che cosa si intende per piano di sviluppo della Valle Bormida che nell'ordine del giorno richiamato dal collega Montefalchesi propone quasi come prima istanza o comunque l'ipotesi anche della riconversione dell'azienda ed i limiti di una proposta nostra che non può risolversi semplicemente in una genericità di segnalazione di intenti, ma nella registrazione, di fatto, di quanto matura sul territorio, di quanto lo stesso Comitato scientifico riuscirà ad esprimere e da quelle conclusioni trarne delle motivazioni perché lo stesso piano di sviluppo per un certo aspetto o altre ipotesi di intervento per altri aspetti ancora possono stabilire come atto di convenienza per quelle popolazioni. Andare di là e dire di più questa sera per concludere una seduta mi pare che sia irriguardoso anche per chi ha posto la domanda.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,20)



< torna indietro