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Dettaglio seduta n.130 del 23/03/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento: Caccia

Esame disegno di legge n. 352: "Modificazioni alla L.R. 17 ottobre 1979, n. 60 'Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia' modificata dalla L.R. 18 aprile 1985, n. 38" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 352, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Siamo giunti alle dichiarazioni di voto, la prima delle quali è stata resa ieri sera dal Gruppo repubblicano. Attendo ora richieste di parola da parte degli altri Gruppi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Farò una dichiarazione di voto a titolo personale. Parlerà per il Gruppo il compagno Tapparo, tuttavia ho ritenuto opportuno...
MARCHINI Deve dissociarsi dal voto del Gruppo per poter fare dichiarazione di voto.



ROSSA Angelo

Infatti mi dissocio dalle posizioni che il mio Capogruppo andrà ad esprimere. Esprimo una posizione mia e non ho alcuna difficoltà, anche se mi costa, ad esprimere una posizione differente da quella che esprimerà il mio Gruppo. Condivido lo sforzo che è stato compiuto dal Presidente del Consiglio che ha portato a termine un dibattito molto difficile e faticoso che tuttavia si sta concludendo. Così come apprezzo lo sforzo compiuto dal compagno Assessore Moretti, pur non condividendo le conclusioni finali.
Tuttavia non ignoro che eravamo di fronte ad un problema estremamente difficile, di fronte al quale da una parte sta la domanda legittima di referendum e dall'altra sta il legittimo diritto-dovere di realizzare qualche cosa che possa dare delle risposte ad una domanda che poi tradotta in termini giuridici porterebbe, se non viene data risposta ritenuta sufficiente, anche al referendum.
Si è detto qui che in ogni caso si doveva procedere senza tenerne conto, però è indubbio che la domanda di referendum ha pesato sulla legge.
E' per questo motivo che ho parlato di stato di necessità e quando si è di fronte ad una situazione tale non si riesce mai a fare una legge che corrisponda obiettivamente in modo equilibrato a quelle che sono le esigenze di una ridefinizione dei rapporti all'interno dell'universo ambientale.
Il disegno di legge di partenza, proposto dall'Assessore Moretti, è stato giudicato una base utile di discussione, però, nel corso del dibattito, ha subito una serie di modifiche che hanno portato ad uno squilibrio rispetto all'esigenza di fondo.
E' per questo motivo che non parteciperò alla votazione dopo aver pensato parecchio, perché ritengo che sarebbe irriguardoso e irrispettoso assumere un atteggiamento diverso. Mi sono sforzato per vedere se mi era possibile esprimere un atteggiamento di adesione, ma non ne ho visto la possibilità perché dopo questo dibattito la proposta conclusiva è di penalizzare fortemente l'attività venatoria; con la chiusura della caccia la domenica, la riduzione indiscriminata delle specie, la riduzione dei punti di carniere, è venuta in luce la volontà di penalizzare l'attività venatoria. Quando una legge finisce per recare degli accenti penalizzanti è una legge contro qualcosa e non per realizzare qualcosa.
Tuttavia non ignoro gli adeguamenti giusti che andranno ad arricchire la legge n. 60. Ho presentato alcuni emendamenti, ma non ho avuto alcuna possibilità di far valer le mie posizioni.
Tuttavia il discorso della caccia rimane aperto, qualunque siano le conclusioni, il problema della caccia è lungi dal chiudersi, ma si riapre perché si possa prospettare una situazione che non derivi dalla scelta ideologica contraria, ma da un giusto rapporto che nell'universo ambiente debbono avere le varie attività, compresa quella venatoria.
Questa è la ragione, signor Presidente, colleghi Consiglieri, per cui con sofferenza, con difficoltà e con coscienza, mi assumo la responsabilità di non prendere parte alla votazione di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono tentato di dire che voterò contro questa legge, perché abbiamo fallito un grande obiettivo. Ci siamo opposti a questa legge e sosteniamo il referendum, contrariamente ad altri che fanno altre cose e poi vengono qui a fare le prediche e le affermazioni. Probabilmente chi commercia in libri non riesce a capire che uno può essere anche indipendente e non dipendente.
La mia motivazione ideologica, etica, politica e culturale è che con questa legge non salviamo il colino della Virginia. Questo è grave perch il colino della Virginia - come l'amico Ala ha illustrato - è un derelitto tra i derelitti! In questo Consiglio abbiamo fatto la figura di chi non sa che cosa fare, non sa che ci sono altri problemi ben più importanti (l'ha scritto anche "La Stampa" questa mattina), ma sa che il Consiglio regionale e questa maggioranza in questi due anni e mezzo ci hanno dato fulgidi esempi di come hanno saputo incidere nella realtà e di come si affrontano i problemi della nostra Regione da quelli dell'occupazione a quelli dell'emarginazione, dell'ambiente; non siamo coscienti di questi problemi noi che siamo ai margini della politica e del sistema dei partiti abbiamo una concezione un po' strana delle istituzioni e della democrazia, quindi non possiamo che essere solidali con altri derelitti e, tra questi, il colino della Virginia non può che far parte di questa grande unità dei derelitti d'Italia e del mondo contro una situazione che tende sempre di più ad emarginarli.
Con queste motivazioni esprimo, con lacerazione mia, voto contrario pur sapendo che questa legge non blocca il referendum, obiettivo sul quale abbiamo puntato. Senza la protezione del colino della Virginia non possiamo però dare voto positivo a questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, egregi colleghi, il Gruppo socialdemocratico voterà a favore del testo approvato in queste lunghe e tormentate sedute di Consiglio regionale.
Lo voterà perché responsabilmente ritiene che il testo che esce da questo dibattito sia il migliore possibile, dato il clima e le circostanze in cui si è svolto questo tipo particolare di dibattito.
Certo anche noi, come altri che si sono già espressi o che si esprimeranno, potremmo dire che questo non è il testo legislativo che avremmo auspicato, il migliore possibile, ammesso che ce ne sia uno in questa materia; tuttavia credo che si debba riconoscere, date le situazioni e i punti di avvio di questa vicissitudine legislativa, che questo sia un testo sufficientemente equilibrato che tiene conto delle diverse posizioni e delle diverse opinioni.
Siamo oggi reduci da un lungo dibattito tormentato che ha avuto alcuni momenti di elevato dibattito dal punto di vista tecnico, giuridico e politico accompagnato da momenti più lunghi in cui un'azione (consentita e giustificata) volta però a dilatare i tempi di discussione si svolgeva o nel disinteresse o in modo sfilacciato.
Credo che questo sia un elemento di riflessione che tutti dobbiamo avere, cioè se l'aver perseguito una strada tipo filibustering da un lato ha indotto e obbligato il Consiglio ad estenuanti sedute, dall'altro non ha invece contribuito ad un calo di tensione, ad una non adeguata attenzione rispetto ai problemi seri che venivano prospettati in molti degli emendamenti presentati, come nel testo presentato dalla Giunta.
Credo che al termine di questo dibattito non si debbano fare delle sommatorie facili per andare a vedere se vi sono dei vinti e dei vincitori.
Credo che in questo tormentato dibattito non vi siano né degli uni né degli altri. Noi ci augureremmo (e questo sarebbe un buon risultato) che a vincere fossero ancora una volta le istituzioni, in particolare questa istituzione che merita maggior considerazione di quella alla quale molte volte la vediamo ridotta. Ci augureremmo che a vincere fossero le istituzioni nella misura in cui riuscissero, e noi riteniamo che complessivamente in questa vicenda siano riuscite, a dare delle risposte adeguate, equilibrate e certe alle domande della società piemontese. In questo caso le domande erano tra loro contrastanti, ma vorrei dire anche non del tutto divergenti. Vi era una comune convinzione di ricercare una convivenza in un momento culturale di transizione e di incertezza fra diverse esigenze, tra diversi stili di vita, tra diversi radicamenti culturali. Questo difficile equilibrio in buona parte lo si è anche conseguito.
Almeno noi che siamo membri di un'aula parlamentare non dovremmo andare a cercare né da una parte né dall'altra rivincite o soluzioni extra politiche rispetto al risultato che qui si è venuto delineando.
Questo è quello che noi auspicheremmo perché noi vorremmo sempre per il ruolo che abbiamo, per la fiducia che noi abbiamo in questa istituzione cercare e dare delle risposte politiche ai problemi che ci vengono posti.
Nel momento in cui un'assemblea elettiva, un'assemblea in cui si fa politica, abdica al proprio ruolo e cerca di trovare delle soluzioni a dei problemi che sono politici in sedi extra-politiche, credo sia già questo solo fatto una sconfitta di quest'aula e certamente non dovremmo noi Consiglieri regionali contribuire ad alimentare questo tipo di sconfitta.
Quali sono le conseguenze che derivano sul piano legislativo dal dibattito di questi giorni? Non credo sia facile, a così breve distanza dal dibattito di questi giorni, darne una valutazione, anche perché riteniamo che purtroppo in questi dibattiti le analisi tecniche e le valutazioni giuridiche abbiano lasciato il passo al confronto e talora allo scontro di principio e per certi versi ideologico. Noi tutti sappiamo che quando il dibattito si radica su questi elementi non sempre è facile coniugare posizioni di principio o ideologiche opposte con buone leggi sul piano legislativo e sul piano tecnico.
Di certo credo che non si possa disconoscere che la legge che noi andiamo ad approvare è una legge restrittiva dell'attività venatoria ulteriormente restrittiva rispetto ad una legislazione regionale che come qui già è stato ricordato è fra le più avanzate a livello nazionale per quanto riguarda le restrizioni che già conteneva la legge n. 60 in tema di giornate di caccia, in tema di carniere, in tema di periodi di caccia, in tema di numero di cacciatori ammessi ad esercitare l'attività venatoria sul nostro territorio regionale, in tema di limitazione alla mobilità dei cacciatori sul territorio che è uno degli elementi negativi che hanno contraddistinto nei decenni passati l'attività venatoria. Ciononostante questo Consiglio regionale va ad approvare una legge che prevede delle ulteriori restrizioni all'attività venatoria.
Credo che questo debba essere apprezzato nel suo giusto peso anche da parte di coloro che in quest'aula difendono giustamente e correttamente posizioni diverse che partono da valutazioni di principio opposte rispetto a chi ritiene ancora compatibile in questa società l'attività venatoria.
Credo che questi elementi dovrebbero essere valutati ed apprezzati nel loro giusto peso, perché di certo questo risultato è comunque un risultato che sicuramente pone il Piemonte al primo posto nella graduatoria delle Regioni che hanno l'attività venatoria più limitata, più circoscritta, più vincolata. Ed è questo un elemento che credo debba trovare positivo riscontro anche nelle aree cosiddette ambientaliste.
Con queste poche considerazioni, signor Presidente, ho voluto richiamare alcuni dei punti che fanno convincere il Gruppo socialdemocratico ad esprimere il voto favorevole a questo disegno di legge con l'auspicio, di cui noi peraltro siamo convinti, che si sia trovata in questa sede una risposta legislativa adeguata, che non debba quindi consentire a ciascuno da una parte o dall'altra di andare a trovare rivincite in altre sedi e di segnalare di aver dato al Piemonte una normativa in materia venatoria che è certamente fra le più restrittive in Italia.



PETRINI Luigi



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo giunti al termine (parlamentare, non politico, che continuerà ancora nelle prossime settimane e nei prossimi mesi) di una battaglia dura e difficile.
Questa battaglia istituzionale giunge dopo un forcing, anche fisico che la maggioranza ha imposto ai Consiglieri, che non ci trova per nulla soddisfatti anche se, come proverò a dire, alcuni risultati concreti e ottenuti non intendiamo regalarli ad alcuno.
Il merito della nostra iniziativa legislativa, signor Presidente, per nostra intendo del sottoscritto e di tutti i colleghi con cui ho portato avanti questa dura opposizione al disegno di legge della Giunta, concepito per annullare la richiesta referendaria, non era: "referendum sì" "referendum no", avendo scelto da tempo e difeso nel concreto la richiesta referendaria.
Dopo aver preso atto che la stragrande maggioranza di quest'aula Partito comunista compreso, ha respinto il non passaggio agli articoli, che era l'unico modo, parlamentarmente parlando, per prendere atto della richiesta avanzata da sessantamila cittadini, noi abbiamo teso a rendere difendibile anche sotto il profilo giuridico la domanda referendaria.
Il disegno della Giunta era stato concepito per annullare, oltre che la richiesta referendaria, anche il ricorso davanti al TAR e agli organi istituzionali preposti che i promotori del referendum avrebbero fatto laddove il disegno della Giunta prevedeva, con un marchingegno tecnico, di trasferire alla Giunta la definizione del calendario venatorio e delle specie cacciabili. In questo senso eludendo il motivo essenziale che ha portato i promotori a richiedere il referendum.
Abbiamo teso a rendere difendibile la domanda referendaria riportando nel solco dei quesiti la questione di definire con legge (e questo è un risultato) le specie cacciabili e il calendario venatorio. Può darsi che nell'ottenere questo risultato, che pensiamo sia preziosissimo per la battaglia delle prossime settimane, accanto ad altre su cui i colleghi che l'hanno sostenuta si soffermeranno, non abbiamo concesso molto allo spettacolo, come anche la nostra parte politica e i nostri referenti forse pretendevano, non abbiamo fatto finta di poter giungere all'indizione del referendum con il filibustering parlamentare, cosa che ci siamo resi conto non essere possibile e quindi da non recitare inutilmente.
Abbiamo introdotto delle rotture culturali che saranno preziose anche queste in futuro nel solco di una politica protezionistica. Non sarà senza conseguenze (ammesso che le cose resteranno così come voi le avete volute definire, di fronte alle quali non ci arrendiamo) il fatto che la stagione venatoria non cominci di domenica. E' l'avvio di un processo di presa d'atto che c'è una gerarchia di valori e di interessi sociali nettamente diversa da quella che su questo campo si è affermato finora.
Devo dare atto al collega Fracchia che ieri sera, anzi, questa notte alle ore 1,30, con la consueta sua semplicità ha registrato come le ragioni che abbiamo teso a portare qui non fossero vacue, non fossero preconcette ma fossero ragioni serie, magari non condivise da lui, ma senz'altro non archiviabili come frizzi e lazzi.
Abbiamo faticato, signor Presidente, anche fisicamente per difendere lo stesso istituto parlamentare, rompendo uno schema consociativo e questo, mi auguro, non mancherà di produrre risultati ed effetti ancora in questa legislatura, praticando - e può darsi che se ne fosse persa memoria - una opposizione dura e intransigente sui contenuti e usando tutti gli strumenti regolamentari, certo con giudizio come cerchiamo di far sempre, per ottenere risultati concreti e per evidenziare ruoli diversi.
Abbiamo difeso la dignità dell'istituto parlamentare laddove abbiamo affermato ruoli diversi, una dialettica alla luce del sole fra punti di vista differenti.
La rottura di questo schema ha prodotto dei risultati assolutamente visibili, in quest'aula e al di fuori di essa, per chi non ha le fette di salame sugli occhi o non è osservatore prezzolato.
Le conseguenze visibili sono una maggioranza sconnessa su questo versante, presa di sorpresa dal fatto che si potesse fare non ginnastica ma opposizione così duramente.
Abbiamo visto anche l'Assessore Moretti tendersi costantemente a dialettizzarsi in un rapporto parlamentare corretto con punti di vista differenti. E se risultati concreti in un processo di legislazione protezionistica sono stati ottenuti è senz'altro grazie alla sensibilità protezionistica che il titolare dell'Assessorato al riguardo ha.
Abbiamo visto anche, e questo non ci fa piacere, signor Presidente perché l'atteggiamento più distante da noi è il tanto peggio tanto meglio o lo sciacallaggio politico, un Gruppo comunista in ritardo, drammaticamente in ritardo sui movimenti reali della società, sulle domande che dalla società salgono al riguardo.
E qui il parallelo immediato che viene di fare è con la vicenda nucleare dove si è dovuto rincorrere un processo di maturazione, una coscienza nuova di coesistenza fra esseri viventi per un equilibrio complessivo dell'ecosistema, così come ieri era un nuovo equilibrio fra produzione, scienza, salute, ambiente. Allora questo ritardo non ha mancato di incidere anche sulla fatica a strappare risultati concreti.
C'è stato un fatto politico nuovo che per quanto ci riguarda faremo in modo che continui nel futuro e pesi ancora nel futuro sulle tante battaglie che dovremo fare dall'opposizione in questa legislatura, per preparare scenari diversi per la prossima legislatura.
Il fatto politico nuovo è stato il gruppo composito di Consiglieri che ha lavorato con grande passione, e anche con dolore, l'abbiamo visto ancora ieri sera, rispetto a ritardi che si registrano nella propria parte politica; un gruppo composito che ha fatto con passione, forse anche con intelligenza (dico forse, ma questo spetta agli osservatori eventualmente registrarlo) quelle cose che si provava a richiamare, ha innanzitutto difeso con atti concreti, quelli che il Regolamento consentiva, la domanda referendaria riportando nel solco giuridicamente difendibile la richiesta dei quesiti referendari.
Signor Presidente, nel nostro grande amore per la natura e per tutti gli esseri viventi c'è posto anche per gli sciacalli, che non abbiamo messo fra le specie particolarmente protette perché, pur essendocene qualcuno qui e là, in Piemonte non è così diffuso. Sciacalli che, come sappiamo, si nutrono di cadaveri e di carogne. Allora, essendo questo il loro cibo preferito, conviene che si rivolgano verso qualche altra parte...



NERVIANI Enrico

Di quale specie?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Stavo arrivando a definire i contorni di questa specie che naturalmente non sono riferibili per quanto riguarda l'oggetto della nostra discussione alla parte politica che si è impennata or ora...



PRESIDENTE

Tenga anche conto del rispetto verso l'assemblea per i tempi che ci siamo dati. Le ricordo che ha già superato i dieci minuti.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Certo. Così come stati superati ampiamente ieri, l'altro ieri e nei giorni passati senza che la Presidenza avesse fatto alcunché per rispettarli.
Siamo ad un passaggio, ad uno snodo delicato e pertanto mi consentirete di andare avanti.
Gli sciacalli e le iene si avventano su prede che non possono più difendersi.
La nostra concezione della politica è distante anni luce dalla concezione cinica e bara del collega Angelo Pezzana. Cinica perché dopo non aver fatto nulla di quanto il Regolamento prevede per difendere il referendum (cosa che, magari sbagliando, abbiamo fatto noi) assurge a paladino del referendum.
Signor Presidente, questa è un'operazione cinica e bara che è possibile semplicemente con la complicità di osservatori pigri se non in mala fede.
Su questo non abbiamo altro da aggiungere perché cantano i fatti.
Non era possibile giungere con la mera battaglia parlamentare alla data di indizione del referendum, abbiamo preso atto dei rapporti di forza abbiamo teso a ristabilire le condizioni di difendibilità del referendum.



PRESIDENTE

Vedo esposto un cartello. Ricordo che non si possono esporre cartelli all'interno del Consiglio. Invito a ritirarlo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' il Capogruppo democristiano che gli dà sponda.
Signor Presidente, per tutte queste ragioni il nostro voto a questa legge non può che essere contrario.
Non voglio però fermarmi a questo, voglio aggiungere che compiremo passi ulteriori per difendere il referendum. Il Presidente Beltrami dovrà decidere nei prossimi giorni, in tutta coscienza, se le ragioni del referendum sono decadute o meno. A noi pare difficile che il Presidente Beltrami possa concludere, con questa legge che vi apprestate a votare, che le ragioni del referendum siano decadute. Noi saremo il suo peso sulla coscienza se anteporrà, come temiamo, le ragioni di Partito, di maggioranza alle ragioni della democrazia e alla lettera della legge, di quanto la Costituzione e lo Statuto regionale prevedono.
Saremo il peso sulla sua coscienza con atti concreti che faremo nei prossimi giorni, rivolti direttamente a lui, che in questo caso impersona il riferimento istituzionale che deve assumersi la responsabilità di un atto così grave, che gli organi di informazione tendono a suggerire dicendo che il referendum è stato annullato; non ci risulta che siano stati compiuti atti in questa direzione. Saremo il peso sulla sua coscienza.
Possiamo permettercelo, noi che abbiamo fatto questa battaglia non avendo commerciato in questa legislatura né con la Giunta né in fiere del libro n in controriforme psichiatriche, cose che altri non possono fare.
Sappiamo di essere in questa battaglia in buona compagnia. Daremo tutto il nostro sostegno, oltreché politico anche legale, per impugnare davanti al TAR il probabile scippo del referendum, probabile, anche se voglio lasciare aperto questo spiraglio rispetto alla coscienza con la quale dovrà decidere il Presidente Beltrami. La battaglia sarà lunga, abbiamo ancora carte da giocare.
Infine, voglio ricordare che il 29 maggio scadono i novanta giorni entro i quali si può richiamare in aula una proposta di legge, il referendum che giace ancora in Commissione e di cui, se occorrerà intenderemo avvalerci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, in questi giorni sul mio comportamento e su quello di altri colleghi e sull'andamento del dibattito sono state dette le cose più diverse, anche se il giudizio più diffuso, soprattutto dopo la tornata lunghissima di ieri pomeriggio e di ieri notte, sembrava essere quello che abbiamo vinto. Non credo, e cercherò di spiegare perché non credo che abbiamo vinto e che cosa significherebbe avere vinto.
Credo che siano state molte le cose serie ed importanti che non solo noi, cinque o sei a seconda dei casi, abbiamo ottenuto; sono state il prodotto di un dibattito stimolato non solo da noi, ma dai comportamenti di tutte le forze politiche della maggioranza che siedono in questo Consiglio.
Quindi credo che questo dibattito sia servito a molti di noi per praticare un esercizio culturale, uno scambio culturale, un esercizio alla tolleranza e alla comprensione delle posizioni degli altri.
In questo senso credo che dobbiamo stimare ed apprezzare l'Assessore Moretti che, anche in momenti di grande tensione e durezza da parte nostra e sulla base di pressioni che venivano da altre parti, si è comportato in maniera, come diceva il collega Staglianò, protezionista. Non so se si possa dire protezionista, ma certo in maniera molto corretta e certamente equilibrata.
Credo che non solo noi dobbiamo essere soddisfatti, se è vero che molti Gruppi e molte persone, anche a titolo personale, in questa assemblea hanno dichiarato avere almeno un 'penchant' protezionista e ritenere che la caccia debba essere più rigidamente regolamentata in Piemonte di come fosse. Credo che i punti importanti su cui ci sono stati miglioramenti della legge n. 60 siano molti e abbiano visto anche il contributo di altri Gruppi, non solo del nostro. Per esempio, sul numero e anche sul tipo delle specie protette, pur avendo marcato sconfitte grosse, che riteniamo anche gravi, c'è stato un miglioramento rispetto alla legge precedente miglioramento che, siccome sappiamo che non sarà possibile, qualunque cosa avvenga, anche se ci fosse il referendum, abolire la caccia, si misura comunque in un dimezzamento delle specie cacciabili. Ragionevolmente credo si debba dire che è importante.
Anche se ha aspetti più formali che sostanziali, l'emendamento alle specie particolarmente protette (può darsi con qualche sbavatura dovuta alle difficoltà di fare questa verifica e confronto in aula) credo che abbia segnato, almeno culturalmente in uno dei primi articoli della legge un contributo interessante.
Anche le acquisizioni relative ai giorni di caccia, se non sono state quelle che chiedevamo noi e i promotori del referendum, sono un segnale importante, anche di tipo simbolico nella direzione di favorire comunque una pratica venatoria più seria, più responsabile, meno festosa e quindi meno legata al giorno domenicale come giorno in cui si va a sparacchiare a caso, ma più legata a scelte precise, anche ai costi personali che i cacciatori dovranno sopportare per praticare la loro attività, che non vogliamo chiamare sport.
Credo che un altro punto importante sia stato ottenuto sulla questione del carniere. Certo, noi pensiamo che lì si siano marcate alcune sconfitte importanti, in particolare per quanto riguarda alcune specie molto rare che a nostro avviso dovevano essere escluse da quelle cacciabili o comunque protette in maniera più forte; però, in particolare rispetto al problema che a me e a molti protezionisti sta a cuore, dei migratori, abbiamo tutti insieme ottenuto una riduzione importante, una riduzione del 30% del numero degli animali cacciabili per testa di cacciatore, che sappiamo sono tante.
Inoltre, le norme, che parevano minori, che tra l'altro non erano richiedibili tramite referendum e che quindi rappresentavano una necessità di passaggio attraverso il dibattito in aula, mi riferisco alle norme relative agli organi consultivi, alla tutela delle associazioni naturalistiche vere, effettive, alle norme relative alla pubblicità degli esami e a varie altre norme relative al controllo che possono sembrare minori, ma sono invece molto importanti, credo siano state modeste ma significative acquisizioni rispetto alla constatazione che tutti dobbiamo continuare ad avere presente che la Costituzione non consente l'abolizione della caccia e che quindi una sua migliore regolamentazione non può non essere un obiettivo dei protezionisti, al di là delle personali inclinazioni e convinzioni.
Sentiremo sicuramente accuse, che peraltro ci accomuneranno tutti, da parte del collega Pezzana; forse ne sentiremo anche da altre parti; i dibattiti di questa assemblea, pur essendo pubblici, sono poco seguiti poco se ne sa; i resoconti giornalistici si limitano in genere al folclore.
Proprio perché faccio parte del Gruppo comunista, malgrado la sbavatura che mi ha fatto molto arrabbiare ieri notte, credo che non sia vero che il Gruppo comunista ha marcato un ritardo culturale, credo invece che in questo dibattito il Gruppo comunista abbia marcato un forte avanzamento culturale non solo rispetto alle sue posizioni abituali, ma anche rispetto alle posizioni con cui è entrato nel dibattito.
In realtà se noi abbiamo questa legge migliore rispetto a quella proposta dalla Giunta è anche perché c'è stato un lavoro di costruzione degli emendamenti da parte del Gruppo comunista, lavoro avvenuto buona parte in Commissione, che non può non essere riconosciuto, perch significherebbe negare la realtà dei fatti. Tutti gli emendamenti proposti dall'Assessore in aula sono il risultato della costruzione avvenuta in Commissione da parte del Gruppo comunista.
Di una cosa possiamo essere almeno parzialmente contenti. Per brevità non parlerò degli altri Gruppi, ma devo dire che da parte della DC e degli altri Gruppi della maggioranza ci sono stati atteggiamenti che ho trovato corretti e spesso di una certa apertura. Ognuno ha evidentemente le posizioni che ritiene di avere; comunque dei passi avanti e delle acquisizioni sulla strada della comprensione che il problema della caccia va affrontato in maniera culturalmente diversa e che dovrà subire ancora nei prossimi mesi ed anni profonde modifiche rispetto alle impostazioni che oggi danno ancora i Gruppi, ne sono stati fatti.
Mi pare stiano maturando anche alcuni impegni non scritti che forse si tradurranno in un ordine del giorno, se verranno mantenute le dichiarazioni fatte durante la discussione relativa alla necessità di studiare non più la selvaggina, ma di iniziare a studiare la fauna selvatica piemontese in un'ottica di tutela e di protezione, non solo in un'ottica produttivistica di produzione di selvaggina per i cacciatori. Tutto questo ci consentirà di meglio conoscere e quindi anche amare di più il nostro patrimonio faunistico. Un patrimonio conosciuto è un patrimonio che si ama.
Noi che siamo partiti da una proposta di legge che recepiva integralmente la richiesta del referendum, e con dubbi, perché comunque preferiremmo tenere il referendum piuttosto che vedere approvata integralmente la nostra legge, crediamo, per le ragioni che avevo spiegato all'inizio del dibattito, che ci sia una generalizzata avversione alla caccia, ma che non ci sia una coscienza diffusa non solo nella popolazione piemontese, ma in quella italiana, dell'importanza della salvaguardia del patrimonio naturale e faunistico. Resto convinta che il referendum sia un momento per rafforzare questa coscienza, per trasformare un sentimento generico di simpatia per gli animali in una coscienza di cos'è il nostro patrimonio faunistico e dei pericoli a cui è sottoposto, anche a causa dell'attività venatoria. Quindi resto convinta che il referendum sia meglio anche dell'approvazione integrale (se mai avesse potuto esistere) della nostra proposta di legge.
Questo dibattito, dal punto di vista di una maggiore responsabilità e coscienza come Consiglio regionale nella difesa del patrimonio faunistico qualche passo avanti l'ha fatto segnare. Persino molti di noi, da una posizione contraria alla caccia per motivi ideali, abbiamo dovuto chinarci a parlare delle singole specie, delle singole abitudini, dei problemi che si ponevano, degli habitat e dei costumi di ogni specie. Credo sia stato importante, forse lo sarebbe stato di più per i cittadini piemontesi se l'informazione fosse stata migliore.
Non credo però che abbiamo vinto; la vittoria di questa campagna iniziata ormai più di un anno fa, non finisce certo qui. La vittoria, se ci sarà, potrà essere solo quella del referendum.
Sappiamo tutti che se anche si terrà il referendum, dovremo comunque ripassare in quest'aula per normare sulla materia e credo che le cose che abbiamo ottenuto in questo dibattito rappresenteranno un patrimonio importante. In quel caso potremo parlare di vittoria, non nel senso della tutela della fauna selvatica, che anche dal referendum non potrà essere integralmente tutelata, ma di vittoria nel senso di una acquisizione culturale da parte di tutta la collettività piemontese.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, signor Assessore e colleghi Consiglieri, dall'inizio della legislatura credo che nessun Assessore abbia mai avuto tante gratificazioni, soprattutto non dalla propria parte, ma dalla parte opposta come ha avuto l'Assessore Moretti. Quindi non starò ad aggiungere alcun commento a quanto è già stato detto in tutti questi giorni. Proprio perch ho il rispetto verso quest'aula e verso chi ascolta, non ripeto argomentazioni che ho svolto nei miei precedenti interventi. Mi soffermer su un aspetto che, forse, non è conosciuto dai colleghi e penso sia utile informarli.
Questa mattina è stato diffuso un comunicato stampa, a cura del Comitato promotore del referendum regionale contro la caccia, che fa alcuni commenti di cui volevo rendervi edotti. Questo comunicato stampa sostiene che nessuno ha potuto svendere il referendum in quanto non è mai stato oggetto di contrattazione e aggiunge: "se infatti è vero che alcuni Consiglieri si sono prestati spontaneamente a difendere un diritto dei cittadini e a chiedere successivamente dei miglioramenti della legge, lo hanno fatto a titolo personale, ma non possono avere svenduto il referendum in quanto non si può svendere quanto non è mai stato posto in vendita". E per noi il referendum non è mai stato oggetto di contrattazione. Aggiunge poi: "in Consiglio si è consumata una penosa vicenda" oltre ad altre osservazioni.
Sulle affermazioni del Comitato avrei qualcosa da dire. Quando si sono raccolte le firme per indire il referendum (a parte il fatto che quella di DP non l'ho mai vista) non c'erano...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sei strabico!



PEZZANA Angelo

No. Io ci vedo bene! I radicali hanno raccolto 10.000 firme, vorrei sapere quante ne ha raccolte DP! Io non ho visto, giustamente, n socialisti, né democristiani, né liberali, non ho visto quelle forze che in realtà il referendum non lo volevano. Ho visto invece altre forze politiche che, avendo raccolto le firme per indire un referendum, dovevano automaticamente essere investite in quest'aula di un preciso dovere, non tanto di collaborare quanto di realizzare la volontà di quei cittadini ai quali le firme erano state chieste. Detto questo per precisazione, non ritorno più su questo punto.
Nel mio modo di fare politica avrò tanti difetti, ma non ho sicuramente quello di sentirmi mosca cocchiera. A Napoli dicono "troppo onore".
Francamente non ho uno stile roboante, non faccio affermazioni apocalittiche, non urlo tanto, questo non fa parte del mio modo di fare politica. Non ritenendomi una mosca cocchiera non credo che bastino le affermazioni per inserirsi nei problemi, per risolverli o comunque per dare dei contributi. Preferisco essere più modesto e dire quello che penso.
Penso che mi faccia onore il fatto che siano stati usati due animali per definire il mio comportamento.
Nel '68, quando Walt Disney era rappresentato come il diffusore della cultura del capitalismo, in un momento in cui qualunque cosa avesse targa americana veniva criminalizzata, e Walt Disney era in quegli anni visto come un propagatore della cultura bieca del capitalismo, proprio Walt Disney fece un'operazione dove animali tipo lo sciacallo e la iena, proprio perché erano vissuti per millenni soggiogati da un'immagine pregiudiziale che li voleva cattivi, assetati di cadaveri, di sangue umano, venivano ribaltati e fatti apparire ai bambini e agli adulti come degli animali gradevoli e graziosi tant'è che ancora oggi nei fumetti mai si vede uno sciacallo o una iena cibarsi di cadaveri. Per cui il collega animalista e ambientalista, per insultarmi, poteva scegliere altri strumenti che non due animali che per millenni hanno sempre goduto dell'ostracismo di una cultura ignorante che li ha sempre voluti dipingere come portatori di sventura.
Detto questo, voglio ribadire che il luogo in cui si doveva difendere il referendum, usando uno strumento di cui il Partito comunista è stato per anni maestro alla Camera, era questo. Inviterei il collega Bontempi a fare un piccolo seminario riunendo i propri dipendenti, non parlo di Consiglieri comunisti, per insegnare cosa faceva Pajetta alla Camera, cosa faceva il PCI negli anni in cui era l'unica forza di opposizione, che cosa è l'ostruzionismo e a quali risultati si può arrivare con quel mezzo.
Evidentemente per poca pratica, poca conoscenza storica o per qualche altro motivo che non voglio indagare, una certa parte dell'opposizione non ha dato peso all'ostruzionismo e lo ha giocato come carta da buttare sul tavolo, coperta all'inizio, ma scoperta subito dopo. Allora vorrei ricordare che il luogo in cui si deve difendere il referendum, a parte le sedi successive che adiremo anche noi, era in primo luogo quest'aula di Parlamento.
Il comunicato del Comitato promotore fa un riferimento e dice testualmente: "Crediamo inoltre di dover stigmatizzare il comportamento de 'La Stampa' evidentemente più attenta a cogliere eventuali spaccature del fronte ecologista che non a dare ai propri lettori una precisa, veritiera e non tendenziosa informazione".
Se spaccature ci sono, come c'è stata nel fronte ambientalista pretendere che un quotidiano non la rilevi, mi sembra un'operazione di censura che è potuta riuscire in questi giorni soltanto su due quotidiani che non sono torinesi, ma hanno la redazione a Torino, quelli che ieri chiamavo "La Pravda" e "Le Izvestia", cioè "l'Unità" e "il Manifesto". Vedo oggi che l'inviato de "il Manifesto" ogni tanto si affaccia tra le tende quindi o domani o nei prossimi giorni leggeremo l'interpretazione, non tendenziosa, veritiera, di come qui sono andate le cose e invito i colleghi Consiglieri a spendere 900 lire a comprarlo, quindi faccio opera meritoria in questo caso non nei confronti de "Le Izvestia" che ha un'alta tiratura ma nei confronti de "il Manifesto" che ce l'ha un po' bassina. Comprate egregi colleghi, che siete in numero di sessanta, "il Manifesto" nei prossimi giorni e, avendo vissuto queste giornate, vedrete (mi auguro di sbagliarmi, ma non credo, viste le esperienze di questi anni) se apparirà sia su "La Pravda" che su "Le Izvestia" la cronaca di come è andato il lavoro di questi giorni.
Non mi sembra quindi corretto da parte del Comitato promotore del referendum regionale contro la caccia di prendersela con l'unico giornale che ha avuto (non vado nel merito di quanto è stato scritto) almeno la serietà di raccontare quello che avviene in questo Consiglio.
Voglio dire a chi ogni tanto parla di me per qualche iniziativa che posso assumere, addirittura arrivando ad attaccare il mio mestiere, che quelle non sono nemmeno osservazioni degne di risposta. Lascio ai colleghi Consiglieri valutare se una professione, che credo non sia tra le più disonorevoli, possa essere oggetto di scherno oppure se iniziative come quella del "Salone del Libro" possa essere oggetto di apprezzamenti come quelli che si sono sentiti in questo Consiglio. Non mi sembrano nemmeno argomenti di polemica, li voglio solo sottolineare all'attenzione dei colleghi anche per denotare che molto sovente, anzi, quasi sempre lo stile fa l'uomo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la nostra valutazione finale sulle norme che sono state approvate del disegno di legge della Giunta (e il ragionamento è di tutta evidenza) è nel senso che si è operato nella intelaiatura della legge n. 60 un compromesso fra le opposte esigenze del mondo dei cacciatori e le esigenze del mondo degli ambientalisti e degli ecologisti, in sostanza, di quella fascia di persone che sono contrarie alla caccia.
Per di più, gli ambientalisti e gli ecologisti hanno ottenuto, sia pure in maniera modesta, un miglioramento di quelle che erano le loro esigenze.
In questo quadro il nostro voto sarà favorevole.
Devo dire subito però che il nostro voto favorevole è stato e sarà nel momento in cui lo pronunceremo molto sofferto. Direi quasi che è dato "obtorto collo", perché i motivi e i moventi della formulazione del disegno di legge, della richiesta di urgenza di approdo in aula sono stati in maniera fin troppo trasparente quelli se non esclusivi sicuramente principali di bloccare l'iniziativa referendaria.
Questo è stato detto da alcuni colleghi della maggioranza ed emerge in maniera ancora più chiara attraverso la immotivata richiesta di approvazione dell'entrata in vigore della legge con urgenza. Come ieri ha ricordato il collega Ala, anticipare l'entrata in vigore della legge, se pur verrà vistata dal Commissario di Governo date le numerose mine vaganti che qua e là la contornano, non ha alcun significato se non quello di bloccare il referendum in quanto, come è noto a tutti noi, il periodo della caccia inizia con i mesi di ottobre e novembre di quest'anno.
Noi abbiamo sottolineato questo comportamento, questo fine, questo scopo di bloccare l'iniziativa referendaria, in quanto noi crediamo profondamente e sinceramente nell'istituto di democrazia diretta che è contenuto nello Statuto, al quale, nell'ormai lontano 1970, esprimemmo pieno assenso che è contenuto, ribadito, evidenziato sia a livello nazionale, sia a livello regionale nel nostro progetto di nuova costituzione. Quindi il tentativo di bloccarlo è un tentativo maldestro soprattutto insufficiente. Ma questo è un discorso che il Presidente della Giunta regionale dovrà fare, a legge eventualmente approvata e vistata dopo la sua entrata in vigore.
Con questo comportamento violatore dello Statuto noi riteniamo che sia stato violato un patto. Il collega Brizio, in altre occasioni, ci ha ricordato un'espressione latina che rende l'idea "pacta sunt servanda". In questo caso, è stato a nostro avviso violato un patto che era contenuto e che è contenuto nello Statuto, fatto con gli elettori piemontesi ai quali si è detto: "qualora almeno cinquantamila di voi si vorranno rendere legislatori proponenti e vorranno chiedere l'abrogazione delle normative di una legge, ebbene avrete questo diritto di esercitare questa vostra proposta legislativa attraverso l'esperimento del referendum". Tutto questo non si verificherà. Attraverso un disegno di legge presentato dalla Giunta proprio perché vanifica un istituto di democrazia diretta, si avvia un'iniziativa antidemocratica, anche se il collega Santoni ci ha detto che formalmente l'iniziativa è ineccepibile. Siamo tutti d'accordo che si possano presentare proposte di modifica ad una legge e che possano approdare in aula e che si possano votare.
Nel sottolineare e nel ribadire ancora una volta il nostro voto favorevole, ma molto sofferto, abbiamo messo in evidenza questo non accettabile metodo di vanificare un istituto di democrazia diretta, anche e soprattutto perché abbiamo il fondato timore che con questo primo esempio di vanificazione si voglia istituzionalizzare il metodo di togliere di mezzo i referendum abrogativi. Oggi è capitato all'ambiente degli ecologisti, domani potrà capitare a cinquantamila elettori dell'area di destra che vogliono chiedere l'abrogazione di certe norme, come potrà capitare ad altri elettori di altre aree di Gruppi politici oggi all'opposizione.
Quello che è stato attuato in questi giorni da parte della Giunta, con la presentazione del suo disegno di legge, mi pare un modo di soffocare un'iniziativa di democrazia diretta che domani potrà toccare le fasce e gli orientamenti delle aree politiche che sono, in un determinato momento storico della vita della Regione, all'opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo in quanto il voto che esprimerò sarà diverso dal voto del Gruppo a cui appartengo.
Ancora una volta credo sia corretto in questa dichiarazione di voto partire dal fatto che la maggioranza ha approcciato questo problema con il preciso scopo di fare una legge per evitare il referendum. Chi ha lavorato su questa legge con questo scopo e con questo obiettivo credo abbia fatto un lavoro inutile in quanto ritengo - e concordo con il Consigliere Majorino - che le modifiche alla legge n. 60 rispetto ai quesiti referendari non sono sostanziali e tali da impedire il referendum.
E' del tutto gratuita l'interpretazione del quotidiano "La Stampa" di oggi secondo la quale questa legge eviterà il referendum.
Peraltro, ritengo che la legge che verrà approvata, se verrà approvata si presti di più, rispetto al disegno di legge della Giunta, ad essere attaccata con un eventuale ricorso, qualora il Presidente della Giunta decida di non dar corso al referendum.
Sollecito sin da ora il Presidente della Giunta ad emanare al più presto il decreto di indizione del referendum stesso. Non mancheranno da parte mia e da parte di altri colleghi iniziative che sollecitino il Presidente della Giunta ad emanare il decreto di indizione del referendum.
Sono profondamente convinto della necessità e dell'obiettivo prioritario di difendere il diritto democratico dei cittadini di avvalersi dello strumento del referendum. Sarebbe stato meglio legiferare dopo lo svolgimento del referendum e, a risultati acquisiti o in alternativa legiferare accogliendo in toto i quesiti referendari.
Ieri sono stato accusato dal collega Pezzana e da altri di aver svenduto il referendum. Il comunicato del Comitato promotore del referendum sulla caccia fa giustizia nel senso che non eravamo legittimati a vendere alcunché in quanto non eravamo legittimati da nessuno, tanto meno dal Comitato promotore, a trattare rispetto al referendum. Il referendum non era oggetto di contrattazione, quindi non abbiamo svenduto nulla.
Credo che quando si tratta di difendere un diritto democratico, come quello del referendum, che i cittadini si sono conquistati con sessantamila firme, voglio dire che non ho nessun problema ad adottare anche forme di ostruzionismo all'interno delle istituzioni, a patto che l'ostruzionismo abbia ragionevoli possibilità di raggiungere l'obiettivo; l'ostruzionismo era quello di impedire che si facesse qualsiasi legge e io vi dico che se ci fossero state ragionevoli possibilità di raggiungere questo obiettivo oggi sarei qui a fare l'ostruzionismo. Il problema è che i tempi sono talmente lunghi e una manovra ostruzionistica non avrebbe avuto alcuna possibilità di impedire che si facesse una legge.
La ragione è che per legiferare con l'obiettivo di evitare il referendum, c'è tempo fino al 10 giugno. Ragionevolmente non credo che una manovra ostruzionistica avrebbe potuto durare fino a quella data, se non altro per ragioni fisiche, ma anche per ragioni regolamentari vista l'abile gestione del Regolamento fatta dal Presidente Viglione.
In effetti è sfuggito un passaggio decisivo rispetto al legiferare o meno, è stata la bocciatura della mozione sul non passaggio all'esame degli articoli. In quel momento, che è sfuggito agli organi di informazione, la stragrande maggioranza del Consiglio regionale ha deciso di legiferare anche in pendenza del referendum.
Visto che l'ostruzionismo non aveva ragionevoli possibilità di impedire che comunque una legge venisse fatta, io e altri colleghi ci siamo posti degli obiettivi in subordine: il primo era di impedire che venisse approvato il disegno di legge della Giunta, il quale nei contenuti era peggiorativo rispetto alla legge n. 60; e, rispetto al referendum, era più insidioso in quanto rinviava la soluzione delle questioni sottoposte al referendum al carniere. Il secondo obiettivo in subordine che ci siamo proposti era quello di lavorare per fare in modo che da quest'aula uscisse la legge meno peggiore possibile. Dico meno peggiore perché dal punto di vista di chi vuole l'abolizione della caccia, la migliore legge è quella che abolisce la caccia; abbiamo però assodato che questo non è possibile.
Più avanti vedremo quali saranno i risultati di questa nostra battaglia.
Voglio denunciare l'atteggiamento del Consigliere Pezzana (e mi spiace che non sia presente) che, con parole roboanti rispetto alla difesa del referendum, non ha fatto seguire il benché minimo atto concreto in quest'aula. Si può fare politica in diversi modi, però trovo stupefacente sentire dal collega Pezzana auspicare a più riprese l'ostruzionismo e poi non presentare neanche un emendamento, tanto più che alle spalle ha un Gruppo, due funzionari e un Partito agguerrito. Lui stesso ha rivendicato che il Partito radicale è stato determinante nel raccogliere le firme quindi su questa materia è un Partito agguerrito. Questo modo di far politica lo trovo stupefacente e le ragioni dell'atteggiamento del Consigliere Pezzana sono chiare. Intanto non vuole inimicarsi la maggioranza di pentapartito. In secondo luogo vuole trarre il massimo profitto di immagine con il minimo sforzo, anzi, con nessuno sforzo.
Sento di dover denunciare questo atteggiamento, che è dettato da una logica puramente di immagine per raccattare qualche consenso nell'area protezionistica, una logica aberrante secondo la quale i nemici principali sono proprio coloro che ti stanno più vicino. E' una logica aberrante che non accetto, un atteggiamento che non fa fare alcun passo avanti sulle questioni concrete, assodato che l'obiettivo primario di evitare una legge non era raggiungibile.
Rispetto agli obiettivi in subordine che ci siamo proposti abbiamo ottenuto intanto che la legge della Giunta non esiste più, che era più insidiosa rispetto al referendum. Rispetto al contenuto della legge alcune cose, sicuramente non soddisfacenti, sono state raggiunte. Si è passati dalle 42 specie cacciabili della legge n. 60 alle 19 specie cacciabili contenute in questa legge. E' un risultato che non ci soddisfa, però fa fare un passo in avanti in termini protezionistici. Voglio rilevare che di queste 19 specie liberamente cacciabili ce ne sono soltanto 10, quindi sono dimezzate le specie cacciabili. Le prime tre domeniche del mese non si andrà a caccia, è un risultato di principio, è una rottura culturale ma, se è vero che la maggior parte della fauna viene uccisa nelle prime domeniche è anche un risultato di sostanza parziale. Si è ottenuta una parziale riduzione del carniere, si è ottenuto un riequilibrio nella composizione delle Consulte a favore dei protezionisti.
Non canto vittoria, la nostra non è una vittoria, però questi risultati li rivendico come frutto dell'iniziativa mia e di altri colleghi dopo una battaglia durissima forse mai vista in questo Consiglio.
Devo riconoscere che l'atteggiamento del Gruppo comunista, seppure con una posizione diversa che non condivido, ma che rispetto, posizione che non è contro la caccia, ma radicalmente contraria al disegno di legge della Giunta, ha agevolato e favorito il raggiungimento dei risultati parziali che prima ricordavo.
Devo dare atto all'Assessore di avere avuto un atteggiamento di disponibilità e di sensibilità.
Il mio giudizio finale su questa legge, per chi come me è contro la caccia e vorrebbe che la caccia fosse abolita, non può che essere negativo e quindi voterò contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

La mia è una dichiarazione di voto contrario a questa legge. E' l'ultima dichiarazione resa in quest'aula in merito a questa legge e desidero chiarire alcune cose.
La mia dichiarazione di voto sarebbe stata contraria a qualsiasi legge approvata in quest'aula anche, se possiamo usare un paradosso, alla proposta di legge che mi vedeva come firmatario. Questo per essere chiaro in merito alle convinzioni personali: qualsiasi proposta di legge che in qualsiasi maniera permettesse sul territorio regionale la pratica venatoria avrebbe avuto il mio voto contrario. Tutto ciò per questioni che escono da un ragionamento su quella che è l'attività legislativa e quelle che sono le competenze. Può essere un paradosso ma sarebbe stato così. Questo, ripeto per convinzioni personali basate sul fatto che, a mio parere, l'attività venatoria è una pratica da abolirsi in quanto tale.
In secondo luogo, occorre considerare il rapporto istituzioni cittadini, letto attraverso il meccanismo del referendum, il diritto di parola ai cittadini quando le istituzioni sono latitanti. Ormai assistiamo ad una coazione a ripetere da parte delle istituzioni, alla corsa a produrre uno strumento legislativo che vanifichi la richiesta dei cittadini di effettuare un referendum. Questo è un riflesso condizionato, per rimanere nel campo della patologia, ed è il meccanismo normale con cui un'assemblea legislativa, qualunque essa sia, interviene quando si trova di fronte ad un'istanza referendaria. Qualche volta ce la fa, qualche volta non ce la fa, ma questo è e rimane il meccanismo.
A livello regionale i Regolamenti, i funzionamenti delle assemblee e tutta una serie di cose rendono per un Consiglio regionale più facile quello che invece per il Parlamento e per il Governo nazionale, almeno negli ultimi tempi, sembra essere diventato più difficile.
Quindi, dal mio punto di vista che l'esito della vicenda non potesse che essere questo, era un esito scontato, non poteva che andare così.
Sgombriamo il campo da un'altra cosa: il referendum ha da farsi adesso deve farsi, personalmente cercherò di far sì che questo referendum si faccia e che quindi si attuino tutte le procedure di tipo amministrativo o di altro genere per far sì che si tenga nettamente distinto quello che è stato un risultato legislativo ottenuto da quest'aula, e il fatto che la questione referendaria è altro problema. Questa, del resto, è sempre stata la mia sommessa e modesta opinione. Per cercare di spiegare, almeno personalmente, quale sia stato il mio comportamento, occorre ricordare che in quest'aula si discuteva di una proposta di legge sulla quale avrei votato contro, qualsiasi fosse stato il testo finale. Però, nello stesso tempo, metteva alla prova un momento, un modello di schizofrenia che è quella che può avere un Consigliere quale il sottoscritto quando si trova a trattare di questa materia. Dico "schizofrenia" perché si tratta di vedere quali sono le specie cacciabili e quali no all'interno di un modello culturale, quale credo sia il mio, che ritiene che specie cacciabili non ce ne debbono essere e che, una volta giunto a questa considerazione, si trova impaniato (per usare un termine che appartiene al contesto culturale del quale stiamo parlando), si trova impaniato in una rete di contraddizioni assolutamente non risolvibili. Io non ho difficoltà a dire che non le ho risolte perché contraddizioni sono, ho già provato a dirlo nel mio primo intervento, il rapporto tra noi e gli altri animali, rapporto culturale estremamente complesso di cui l'attività venatoria rappresenta solo una parte. Già nel mio primo intervento, lo voglio qui riprendere avevo detto della barbarie degli uomini nei confronti degli animali in un momento storico e in una cultura quale quella della civiltà "occidentale" nella quale ci troviamo. Nel mondo economicamente sviluppato, ci troviamo di fronte a ben altri livelli di bassezza in questioni come la sperimentazione e la vivisezione o l'allevamento intensivo. Io ho cercato di vivere in qualche maniera queste contraddizioni, cercando di condurre quello che è stato un confronto teso unitamente ad alcuni altri Consiglieri rispetto ai quali ho elementi che mi uniscono, insieme ad altri elementi culturali che ritengo mi dividano e mi divideranno in futuro. Vivendo a disagio e questo lo voglio sottolineare pur non ritenendola una responsabilità né mia né dei colleghi che mi hanno aiutato in questa vicenda, vivendo a disagio il fatto che determinate istanze quali quelle richieste dal Comitato promotore dei referendum e da oltre 60.000 cittadini (tra i quali c'ero anch'io) e l'intera questione venisse posta in termini politici. Mi si può obiettare che in un Consiglio regionale non ci si pu lamentare che le questioni vengano poste in termini politici. Io rispondo invece di sì: io trovo a ridire in questo caso, perché avrei voluto un totale svincolo per tutti dai propri partiti di appartenenza, dalle proprie necessità di schieramento e da altri meccanismi di questo tipo. Questo per dire che non ho nessuna voglia di avventurarmi adesso, in questa sede, nei giudizi sul comportamento degli altri partiti; nel giudizio del comportamento di una Giunta che ho visto assente in quanto ho visto solo un Assessore, ho visto un Assessore tutto solo.
MARCHINI L'Assessore competente. Questo è l'Assessore competente.



ALA Nemesio

D'accordo, ma io continuo a dire uno perché l'aggettivo numerale uno sta ad indicare che io ho visto un solo Assessore e non due, tre o più ancora. Ma per dire che ho visto un Assessore, dicevo, portatore di una sua, e non della Giunta, visione in materia, e neanche visione del suo partito. Poiché quindi io ritenevo e ritengo di valutare questo aspetto in termini di atteggiamento dei singoli Consiglieri, in termini di solitudine di alcuni colleghi o non colleghi, visto che un Assessore è solo in parte un mio collega, appartenendo ad un insieme ristretto, una sorta di Olimpo una sorta di specie più protetta.



MORETTI Michele, Assessore alla caccia

Non più protetta, ma più esposta.



ALA Nemesio

Sì, una specie più esposta il cui periodo di caccia vale per tutto l'anno. Forse, la specie si potrebbe inserire nella categoria dei nocivi.
Questi momenti di solitudine che tra l'altro ho sentito anch'io. Al di là di una unione rimangono poi i momenti di difficoltà culturale personale.
Comunque fosse andata non andava a finire bene. Si era messo in moto un meccanismo di approvazione di una legge e questa legge era pensata per impedire un referendum. La distanza tra le richieste e i modelli culturali proposti dai firmatari del referendum e quest'aula era troppo grande per poter essere in qualsiasi maniera colmata e quindi il risultato finale sarebbe stata poi quella cosa che tutti chiameranno compromesso. Per cui ci sarà da stare a disagio e non si riuscirà mai in nessun contesto a capire e a spiegare che cosa era in gioco qui e cosa in gioco da un'altra parte.
Quindi le lacerazioni ci sono e rimarranno. L'unica cosa che si pu affermare, giunti alla fine, è che non è in un contesto come questo che coloro che pongono istanze di abolizione della caccia, o in subordine di una sua severa limitazione, potranno ritrovare una soddisfazione, un riconoscimento delle loro esigenze. Questa è una constatazione, se vogliamo, amara: un ritardo culturale delle istituzioni in quanto tali, un ritardo delle istituzioni e non soltanto dei Consiglieri o dei partiti.
Parlo di un insieme più generale, che sembra dire: "non ce la facciamo, non abbiamo il fiato, la spinta, l'entusiasmo per essere quello che forse dovremmo essere". E questo non riguarda soltanto lo scenario dell'attività venatoria, purtroppo riguarda lo scenario complessivo sullo sfondo di un ambiente che si va sgretolando, di un ecosistema in crisi. Rispetto a questo è totalmente inadeguata la burocrazia che mettiamo in piedi, perch poi di burocrazia si tratta sia in questo caso, sia nel caso della legge n.
431, sia nel caso del piano dei siti di cui parleremo nei prossimi giorni.
Se si vanno a esaminare queste cose, si ha la sensazione di un profondo scoramento: ognuno dei meccanismi messi in piedi, compresi quelli che potrebbero mettere in piedi gli Assessori verdi (specie rarissima)...



PRESIDENTE

In via di espansione.



ALA Nemesio

In via di ripopolamento. Queste questioni si giocano su piani culturali diversi, sul rapporto tra movimenti e istituzioni, tra le speranze e i desideri della gente e quelle decisioni istituzionali che, viste da vicino sono poi sempre abbastanza brutte a vedersi. Anch'io, da un lato, come i colleghi posso dire che qualche miglioramento in questa legge può dirsi ottenuto. Se si facesse un quadro sinottico complessivo che mette assieme legge quadro nazionale, leggi delle altre Regioni, legge n. 60, proposta di legge della Giunta, proposta di legge Viglione-Petrini, il testo ultimo cui era giunta la Commissione, il testo iscritto in quest'aula così come appariva con gli emendamenti presentato dalla Giunta e quello che Giunta e quello che esce fuori, si potrebbe fare un buon saggio di vicende istituzionali, sul come si giunge all'approvazione e alla modifica di una legge. Rispetto a questo processo, si possono segnalare dei risultati e delle aperture, si possono registrare silenzi, reticenze, tentativi di mantenersi aperti certi spazi della società e di non chiudere con certi altri. Tutte cose che, di fronte alla catastrofe, possono anche essere viste come un piccolo salvataggio. Perché questa è la vera contraddizione di un operare verde nelle istituzioni, la sensazione di una catastrofe rispetto alla quale i piccoli provvedimenti sono quasi irrilevanti. E una catastrofe rispetto alla quale i piccoli provvedimenti, forse, rendono sia pure infinitesimamente più lontana la catastrofe finale. Cioè vale la pena di salvare un albero mentre si distruggono, come tutti sanno, ettari al minuto di foreste tropicali? Forse sì, forse no! Resta il fatto che è forse, l'unica cosa, in concreto, che ci è dato di salvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista esprimerà voto favorevole per quanto si è determinato nel dibattito in corso in questi giorni attorno al disegno di legge n. 352. Riteniamo che si sia potuto acquisire nella lunga discussione il massimo equilibrio possibile tra quelli che potevano essere e sono elementi fondamentali di tutela dell'ambiente e di salvaguardia del patrimonio faunistico, il problema della determinazione dei diritti della caccia, previsti dalla Costituzione e quello, che mi sembra sia rimasto un po' schermato non cogliendone a fondo le correlazioni, che è il rapporto di questa vicenda con l'agricoltura.
Se misuriamo questo equilibrio nel rapporto con la collettività, intesa come ricerca di un interesse complessivo, credo che lo sforzo del legislatore, in questo momento, abbia saputo raggiungere il punto di equilibrio migliore. Ovviamente non c'è mai una legge più giusta e migliore. Questa è una legge che vive in un contesto particolare e si determina da un processo con vincoli e situazioni particolari e maturazioni culturali.
Giustamente l'Assessore all'inizio di questo lungo dibattito che oggi portiamo a compimento aveva parlato di un punto di partenza significativo.
Credo che l'Assessore abbia saputo recepire ed affinare nel corso del dibattito alcuni elementi che hanno arricchito e hanno fatto raggiungere il punto di equilibrio massimo possibile che si poteva determinare.
E' stata una ricerca per noi Consiglieri compiuta con spirito laico; è stato compiuto un affinamento del problema e la consapevolezza che è emersa è la visione che questa materia ha e vivrà una strutturazione dinamica.
Questa legislazione non può essere cristallizzata per lungo tempo, ha bisogno di adeguamenti proprio perché maturano ed evolvono molte situazioni.
Non si è voluto soffocare il referendum. Abbiamo grande rispetto per questo strumento di espressione della voce della collettività e, qualora le ragioni del referendum non decadano per questo processo che si è determinato (ne sarebbe un effetto, non era la causa), noi difenderemo il rispetto delle determinazioni che si avranno, così come stiamo cercando di difendere le determinazioni del referendum sul nucleare.
E' stato un dibattito certamente tormentato. Rispetto la posizione del nostro Capogruppo Rossa, credo, però, che occorre porre il problema della caccia in una dimensione relativa e non così assoluta. Non siamo ad una svolta del sistema economico sociale, alla modifica degli equilibri del sistema politico. Si tratta pur sempre di un modulo di un complesso sistema di relazione, certamente rilevante, ma non decisivo. Parlavamo di quale sistema fiscale adottare, del rapporto pubblico-privato nella nostra società, di altri aspetti; forse valeva la pena considerarlo un passaggio altamente dirompente; un'eventuale posizione radicale in uno di questi temi può produrre e determinare dei processi che sconvolgono l'attuale equilibrio sociale ed economico. Non mi pare che su questo tema si possa individuare (se pure in termini di principio sì) un qualcosa di così dirompente.
Esprimo una speranza, colleghi. Soprattutto mi rivolgo agli amici ambientalisti. Spero che l'impegno che abbiamo profuso su questo argomento impegno molto determinato, lo si possa ritrovare anche sui temi della disoccupazione, sui temi del miglioramento della spesa pubblica in un'azione tesa non a rivendicare solo più risorse, ma a migliorare l'efficacia e l'efficienza dell'espressione della spesa pubblica e analoga tensione, partecipazione e spinta in quelle che sono le determinazioni per lo sviluppo dei settori minori del nostro sistema economico, come l'artigianato, la piccola e media impresa. Sarebbe anche interessante un pari impegno da parte di tutti per un migliore funzionamento dell'apparato pubblico.
Se qualche tribuna ludo è in grado di cogliere questo aspetto dirà che qui non si è voluto fare un divertimento per un'assemblea ormai emarginalizzata dai problemi tanto che può prendersi il lusso di discutere quattro giorni di caccia, ma possa dire che questa assemblea anche su altri passaggi importanti della società piemontese vorrà dare analogo impegno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, ella ha voluto ricordare una definizione che Salvemini aveva dato di Giolitti. Io non condivido quella definizione, pur appartenendo Salvemini anche al nostro bagaglio politico. Ma non è questo il punto. Il punto è che mi ha fatto venire in mente quello che Giolitti diceva della caccia con una battuta sintetica, ma efficace: "se vuoi far cadere un governo presenta una legge sulla caccia".
Credo che questa battuta che Giolitti faceva nei primi decenni del secolo sia in parte valida ancora oggi che siamo alla fine dello stesso secolo.
Su questa legge non cadrà un Governo, non cadrà una Giunta regionale al massimo cadrà un Capogruppo se, con la coerenza che noi gli riconosciamo, Angiolino Rossa dopo essersi dissociato da una legge di un Assessore del suo Gruppo e dal voto del suo Gruppo manterrà le posizioni che ha voluto evidenziarci in aula questa mattina.
Al di là di questo, la battuta sintetizza il profondo radicamento di questa attività nella popolazione italiana, e in particolare nella popolazione piemontese. Giolitti era piemontese, addirittura delle stesse terre del nostro Presidente, quindi conosceva i problemi che questo tipo di attività e questo tipo di leggi avrebbero suscitato, come oggi hanno suscitato in un consesso legislativo.
Credo che malgrado queste difficoltà sia apprezzabile il risultato che abbiamo ottenuto perché è un risultato positivo. E' un risultato che ha conciliato correttamente e non compromissoriamente le diverse esigenze e le diverse volontà e ha dato alla nostra Regione una buona legge. Buona legge sui punti essenziali che aveva di fronte; una buona legge nella individuazione delle specie cacciabili e nei limiti massimi; una buona legge perché, con l'introduzione del meccanismo del calendario venatorio consente di regolare, attraverso una valvola di sicurezza anno per anno senza dover attivare il complesso meccanismo legislativo, la tutela della fauna sul territorio piemontese; una buona legge perché ha saputo individuare con equilibrio i giorni di caccia e le esigenze diverse dei cacciatori e dei non cacciatori; una buona legge ancora perché ha saputo attraverso i meccanismi del carniere, regolare la pressione venatoria sulle singole specie e sul complesso della fauna piemontese.
Quindi, il nostro Gruppo non potrà certamente far mancare il proprio voto a questa legge.
Più che del merito della legge, in questa tornata di dichiarazioni di voto e forse anche nella discussione di merito, si è parlato delle finalità che avrebbe o ha questa legge e cioè la finalità di far decadere il famoso referendum.
Credo che sotto questo profilo si sia fatta qualche confusione tra i fini di una legge e le conseguenze di una legge, perché credo che l'Assessore e tutti noi ci siamo impegnati nell'elaborazione e nell'approvazione di questa legge per dare alla Regione Piemonte una buona legge sulla caccia.
Questo era il fine che aveva la Giunta. Questo è il fine che, almeno noi, ma certamente tutti i colleghi della maggioranza, abbiamo avuto in questi giorni.
Diversa è la conseguenza. La conseguenza è che se interviene una legge laddove è stato indetto un referendum, una legge che modifica nella sostanza le precedenti statuizioni normative, evidentemente il referendum non ha più ragione di esistere. Ma questa è una conseguenza colleghi, non è il fine della legge.
Questa conseguenza credo sia stata tenuta presente, laddove ieri sera questo Consiglio ha votato la norma di urgenza della legge medesima certamente non ci nascondiamo dietro un dito e, quando facciamo una legge bene o male sappiamo le conseguenze che questa legge può e deve avere.
Allora sarebbe stato certamente ridicolo, al momento in cui si è riusciti a fare (forse unica Regione in tutta Italia) una modifica legislativa sulla caccia, non mettere in condizioni di esplicare tutti i propri effetti, primo dei quali quello di non fare celebrare il referendum.
Ma questo è un argomento che non è di competenza né mia né di questo Consiglio nella sua interezza, è di competenza prima del Presidente della Giunta e poi eventualmente, se questo giudizio non sarà condiviso da qualcuno, degli organi istituzionali e giudiziari che a questo sono preposti.
Credo che noi dobbiamo occuparci e preoccuparci di quello che è di nostra competenza: sapere esattamente quali sono i fini, gli scopi dei comportamenti legislativi che teniamo in quest'aula.
Certamente l'iter di questa legge non è stato tutto rose e fiori.
Devo manifestare a nome del mio Gruppo l'amarezza e un certo disagio che ho provato in questi giorni, in queste ore di dibattito estenuante su queste norme. Credo che i comportamenti sono tutti plausibili se corrispondono sempre al fine che si dichiara di voler ottenere. Invece ho avuto l'impressione che in quest'aula i comportamenti non sempre siano stati conseguenti alle dichiarazioni verbali o, se preferite il contrario le dichiarazioni verbali non sempre siano state conseguenti ai comportamenti e si siano manifestate alcune contraddizioni sostanziali e di fondo che mi consentirete di ricordare seppur succintamente, fuor di polemica.
La prima contraddizione mi sembra sia stata quella da parte di coloro che ancora pochi minuti fa hanno dichiarato di sostenere il referendum in quanto tale, cioè come possibilità di manifestazione da parte dei cittadini di esprimere la propria opinione su un determinato argomento e contestualmente, anzi, precedentemente, hanno presentato una proposta di legge che era certamente il contrario di questo laddove, qualora accolta questa proposta di legge (la nostra è dubbia), certamente avrebbe fatto decadere il referendum perché accoglieva al 100% le finalità referendarie.
Allora, cari colleghi, il problema è spostato non sul referendum in quanto manifestazione di volontà dei cittadini, ma sul merito delle scelte referendarie, sul merito della proposta referendaria e quindi sul merito delle leggi che qui sono state presentate e qui sono state discusse.
Un'altra contraddizione che devo rilevare, non per dare la pagella, ma perché credo sia giusto farlo per il verbale e per i posteri (ci illudiamo sempre che ci sia un postero che avrà voglia di leggere le nostre chiacchierate in quest'aula, è uno dei motivi che ci consente di continuare a parlare e a discutere in queste occasioni), è stata proprio quella di aver costretto il Consiglio ad una defatigante maratona laddove, proprio coloro che questa maratona hanno provocato, hanno dichiarato che fin dal primo momento è risultato chiaro che non poteva essere raggiunto l'obiettivo di non fare approvare la legge, che mi sembra fosse l'obiettivo principale al momento in cui ci si pone nella prospettiva di utilizzare uno strumento eccezionale, ma consentito, come quello dell'ostruzionismo in un'aula parlamentare. Questa è una contraddizione perché non voglio pensare che questo sia stato fatto per spregio dell'istituzione o per fare un dispetto agli altri colleghi costringendoli a stare in quest'aula fino alle ore piccole di questa notte. Mi ha preoccupato fino al punto da farmi pensare che fosse rivolto questo tipo di atteggiamento più che all'ottenimento di un risultato in quest'aula, attraverso l'approvazione o alla non approvazione di questa legge, quasi a voler provare con i fatti di esistere politicamente e di dimostrarlo. Se così è stato (mi auguro che non sia stato così) certamente non è stato un fatto positivo. Altre vicende purtroppo congiurano in questa direzione come, per esempio, la rissa da osteria che pur sostenitori di stesse posizioni hanno ritenuto di voler elargire a questo Consiglio non solo questa mattina, ma in tutti i giorni passati. Questi non sono affari nostri, sono affari di altri che non siedono in quest'aula, a cui è opportuno sottolineare le sensazioni e le impressioni che noi qui abbiamo.
In conclusione credo siano doverosi da parte del nostro Gruppo non dico due ringraziamenti, ma due apprezzamenti. Il primo è all'Assessore che con equilibrio ha condotto questa vicenda e ha saputo mediare le diverse esigenze in un testo non compromissorio ma efficace ed utile.
Il secondo apprezzamento va a molte opposizioni che siedono in quest'aula, numericamente innanzitutto, il Gruppo comunista e, a seguire il Gruppo del Movimento Sociale, che hanno approfondito, hanno discusso hanno sofferto questa legge, ma non hanno mai dimenticato che il ruolo di opposizione vuol dire contraddittorio, ma non vuol dire necessariamente scontro.
Questi apprezzamenti e questo comportamento (forse mi illuderò) mi fanno sperare e mi confortano nella possibilità che il Consiglio regionale potrà continuare ad adempiere pienamente al proprio dovere istituzionale e soprattutto, ritrovare un ruolo importante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Martinetti.
Ne ha facoltà.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, rassicuro i colleghi che il fatto che sia io a svolgere la dichiarazione di voto per il Gruppo della Democrazia Cristiana non significa che il nostro Capogruppo si sia dissociato, ma è per una delega che ho ricevuto e alla quale cercherò di adempiere, secondo le mie modeste capacità, interpretando il pensiero dei miei colleghi.
Siamo alla conclusione di un dibattito lungo, a volte aspro, sotto certi aspetti sconcertante e persino allucinante, indubbiamente pesante nonostante i tentativi di qualche collega, peraltro poco efficaci, di sollevare l'atmosfera con divagazioni di vario genere. Dibattito pesante per chi ha voluto dare prova di dinamismo, resistenza, finte ritirate e recuperi di vitalità, tutti valori che lasciamo agli interessati di giudicare se sono stati ben spesi, e per chi ha doverosamente discusso i vari problemi sollevati ogni volta che per la loro serietà e pertinenza hanno meritato attenzione, oppure ha sopportato pazientemente le divagazioni che obiettivamente non sono mancate in una interpretazione larga della libertà di parola, anche al di là della specifica aderenza ai temi in discussione.
Dobbiamo dunque darci reciprocamente atto di aver compiuto il nostro dovere o almeno quello che ciascuno di noi considerava tale.
Da parte dell'Assessore è venuto l'apprezzamento per l'impegno mostrato in questa occasione dal maggiore partito di opposizione che ha saputo muoversi con intelligenza e aderenza alla realtà, nonostante che forse per la prima volta si sia trovato in presenza di serie divergenze interne. Noi ci uniamo senza difficoltà a questo apprezzamento.
Così come accogliamo anche l'apprezzamento manifestato poc'anzi dal collega Santoni anche per il Gruppo del Movimento Sociale che ha, come avviene solitamente in quest'aula, lavorato con impegno e serietà.
Credo che lo stesso riconoscimento di impegno costruttivo e di serietà debba essere esteso o, forse, espresso in primo luogo ai Gruppi della maggioranza. Quanto al Gruppo democristiano la Giunta e l'Assessore devono dare atto della serietà dimostrata anche in questa occasione nell'adempimento di un dovere che ci spetta come partito di maggioranza relativa a sostegno leale e convinto di una maggioranza che vorremmo vedere in ogni occasione cosciente della necessità di una collegialità e di una solidarietà concretamente verificabile, specie nelle situazioni di emergenza come quella che, almeno sotto l'aspetto procedurale, abbiamo dovuto affrontare in questi giorni.
A questo riconoscimento che sostanzialmente estendiamo a tutto il Consiglio mi sia consentito sottolineare l'impegno personale dell'Assessore Moretti che non ha mai abbandonato la sua impostazione confermando fino all'ultimo la volontà non preclusiva ma attenta ad ogni apporto collaborativo della Giunta e della maggioranza consiliare. E con l'Assessore va ricordato il particolare sforzo che abbiamo richiesto al personale del Consiglio, della Giunta e dei Gruppi che hanno compiuto il loro dovere con equilibrio e disponibilità di cui meritano la nostra gratitudine.
Accingendoci a dichiarare il voto del Gruppo democristiano riesce difficile enucleare in breve sintesi i momenti essenziali del confronto che si è sviluppato tra le forze politiche, o meglio, tra la grande maggioranza dei membri di questo Consiglio e il gruppetto agguerrito di coloro che tengono a riservare a sé la qualifica di ambientalisti, fra i quali peraltro, abbiamo visto insorgere anche vivaci e spettacolari battibecchi.
Ci sembra comunque di non poter trascurare due aspetti politicamente importanti della polemica che ha attraversato, a volte prendendo sopravvento sull'oggetto stesso della legge in esame, l'intero dibattito consiliare. Intendiamo riferirci in primo luogo allo strumento dell'ostruzionismo tecnico che per la prima volta, se non andiamo errati, è stato sia pure in forme abbastanza superficiali introdotto nei lavori di questa assemblea ed in secondo luogo al rapporto tra il nostro lavoro legislativo e il referendum richiesto da 50 mila concittadini.
L'ostruzionismo è un comportamento che alcuni riconoscono legittimo e praticabile nei lavori parlamentari, ma altri - e fra questi abbiamo sentito in una dichiarazione esemplare lo stesso Presidente di questo Consiglio - respingono come strumento inaccettabile di pressione e di intralcio al corretto svolgimento dei dibattiti.
Davanti a tale comportamento ci sembra che la Presidenza del Consiglio e la maggioranza abbiano dato prova di saggezza superando con serietà e senza isterismi certe emergenze procedurali.
Dobbiamo dire che neppure i colleghi che hanno imboccato o minacciato di imboccare la via dell'ostruzionismo hanno dato l'impressione di eccessiva convinzione in proposito ma, forse, è più giusto riconoscere che questi colleghi ad un certo punto si sono resi conto che una certa strada avrebbe condotto a compromettere gravemente la credibilità istituzionale di questo Consiglio e probabilmente la stessa serietà del loro impegno legislativo.
A chi ha osservato che il ricorso all'ostruzionismo, di cui non si nega l'eccezionalità, appare sproporzionato rispetto alla non eccezionale rilevanza politica dell'argomento oggetto del dibattito, si è risposto che la battaglia senza quartiere non era sulla questione specifica, ma contro il tentativo di espropriare i cittadini del diritto di esprimersi attraverso il referendum legittimamente richiesto ed ammesso.
Noi siamo convinti, e non siamo soli in questa opinione, che nel nostro Paese si rischia di dare all'istituto referendario una funzione che non sempre risponde esattamente alle finalità assegnategli dalla Costituzione.
Ad esempio, utilizzare il referendum per modificare normative di valenza prevalentemente tecnica significa infatti mettere l'elettore di fronte a scelte che per loro natura richiedono valutazioni complesse ed articolate a cui obiettivamente è più idonea la rappresentanza parlamentare.
Su questo argomento il dibattito è aperto in sede nazionale. Non sarà male se senza pregiudizi ma anche senza tabù ne tratterà anche questo Consiglio quando fra non molto si occuperà della riforma e dell'autoriforma istituzionale.
E' già stato ricordato che l'ammissibilità del referendum sulla caccia unanimemente riconosciuta dal nostro Ufficio di Presidenza, smentisce qualsiasi sospetto circa la volontà di comprimere o negare il diritto dei cittadini.
L'Assessore Moretti nella sua relazione iniziale non ha sorvolato sulla questione del rapporto che la legge in esame ha con la richiesta referendaria. Non spetta certamente al legislatore regionale costruire strumenti legislativi finalizzati a rendere inutile o impraticabile il referendum, ma è suo preciso dovere prendere atto della sensibilità diffusa di cui l'istanza referendaria è segno e della maturazione che rispetto a determinate problematiche si è avuta nella società traendone occasione per un tempestivo adeguamento della normativa vigente in quelle materie che l'istanza referendaria ha evidenziato.
Competerà ad altri livelli istituzionali, come è stato ripetutamente ricordato, di valutare se dopo l'approvazione di questa legge il referendum debba o no avere seguito, ma non c'è da fare scandalo se abbiamo lavorato con la volontà non di vanificare il referendum ma di dare una risposta, la più adeguata possibile nel rispetto delle condizioni concrete e dell'interesse generale, alle esigenze che motivano la richiesta di referendum e se in conseguenza pensiamo che il referendum potrà non essere più necessario.
Noi riconosciamo dunque il pieno diritto al ricorso referendario e la difesa che appassionatamente ne viene fatta, ma vogliamo che la stessa dignità venga riconosciuta alla funzione legislativa che spetta alla rappresentanza politica su cui è fondato il nostro sistema democratico.
Nella nostra azione non c'è alcuna forzatura, ciò che abbiamo fatto è in nome dei cittadini che rappresentiamo, ed esprime la volontà collettiva e generale dei cittadini piemontesi.
Se alcuni colleghi hanno accettato di essere sottoposti ad un vero e proprio processo (così è stato definito dal collega Pezzana) da parte di un certo Comitato, noi non crediamo che i Consiglieri regionali nello svolgimento delle loro funzioni possano essere sottoposti a processo da alcuno.
Per quanto attiene al merito della legge, ricordo le argomentazioni sostenute nella VI Commissione dai rappresentanti del nostro Gruppo ed in modo speciale dal Presidente Villa che ringrazio per l'impegno puntuale e paziente con cui ha diretto un confronto difficile e qualche volta aspro.
Lo stesso collega Villa ed il nostro Capogruppo Brizio hanno portato in quest'aula il pensiero del Gruppo democristiano sull'impostazione globale della legge e sui singoli temi particolari dando anche un contributo efficace alla ricerca e all'elaborazione dei punti di incontro e di equilibrio.
Il nostro atteggiamento è coerente con la posizione da noi sempre sostenuta e può così sintetizzarsi: adesione convinta ad una seria politica di salvaguardia dell'ambiente naturale ed in esso dell'equilibrio delle specie viventi impegno ad un'azione che investa tutti i settori in cui l'ambiente naturale è messo in pericolo a cominciare dai grossi temi dell'inquinamento e della distruzione del verde tutela e controllo della fauna selvatica anche mediante una severa disciplina dell'attività venatoria al fine di evitare l'alterazione dell'equilibrio naturale, l'estinzione di specie autoctone e i danni alle colture agricole, al patrimonio forestale, ecc.
Sulla base di tali presupposti il nostro Gruppo ha affrontato questo argomento così obiettivamente controverso con grande serenità ed equilibrio. Non ci siamo lasciati prendere da esasperazioni ambientalistiche pur rivendicando una nostra acuta sensibilità ecologica che ci deriva anche (come è già stato ricordato in quest'aula) dalla nostra ispirazione cristiana e, perché no, francescana; né abbiamo ceduto a fin troppo facili ammiccamenti verso una categoria di nostri concittadini che rispettiamo nella loro aspirazione di continuare a svolgere un'attività legittima nel rispetto delle norme vigenti.
Nei confronti dei cacciatori si è sentita in quest'aula qualche parola di troppo, come quando li si è definiti portatori di un'aggressività che troverebbe sfogo nella caccia e nell'uccisione degli animali indifesi.
Queste affermazioni, al di là delle intenzioni, sono per noi un ingiusto attacco verso una categoria di cittadini che può avere i pregi o i difetti di tutte le altre, ma che fin quando opera nel rispetto delle leggi nessuno ha titoli personali per giudicare o peggio per condannare. Certi eccessi di linguaggio per contestare un'ipotetica violenza di cui sarebbero espressione altri concittadini, sono essi stessi manifestazioni di una violenza verbale da cui spesso nasce la stessa violenza fisica, così come sono espressione di violenza inaccettabile certi truculenti discorsi contro colleghi da cui si dissente, che abbiamo ascoltato anche questa mattina.
Nella seduta del 31 luglio 1979 in cui si discuteva la L.R. n. 60 il nostro compianto collega avv. Oberto ricordava, in un esemplare intervento che sempre in ogni discussione la strada giusta da percorrere è quella di un discorso per quanto possibile sereno, pacato e calmo. A questo comportamento dignitoso si è attenuto certamente (come altri) il nostro Gruppo.
Già della legge n. 60, anzi, anche della precedente L.R. sulla caccia n. 21/73, si era potuto affermare che si trattava di una buona legge, la migliore in Italia e una delle più avanzate d'Europa. Condividiamo quindi il concetto espresso in questa sede dal collega Bontempi di un percorso avviato e proseguito nella prospettiva di un avanzamento parallelo alla maturazione di una nuova mentalità e di una nuova cultura che si manifesta nella società in cui viviamo. E' un processo che deve attuarsi con equilibrio, senza pregiudiziali antistoriche nel rispetto di tutte le convinzioni, senza la demonizzazione di attività che possono esplicarsi nell'ambito delle leggi che democraticamente la società italiana è in grado di darsi. Un processo entro cui le modificazioni che oggi approviamo si collocano con aderenza costruttiva per conseguire i progressi possibili.
Fondandosi su queste considerazioni generali più che su alcuni particolari della legge in cui ci sembra che la ricerca del massimo di convergenza abbia portato a qualche scelta non convincente e non sufficientemente motivata ed apprezzando lo sforzo che l'Assessore, la Giunta e il Consiglio hanno compiuto per giungere ad una soluzione tempestiva e complessivamente valida, il nostro Gruppo esprime quindi il suo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, in questa dichiarazione di voto a nome del mio Gruppo voglio trattare sostanzialmente solo due questioni come premessa per la collocazione di voto che comunque anticipo già sarà una collocazione di voto positiva.
Non è certamente una sorpresa. Noi abbiamo lavorato per arrivare ad una buona legge, abbiamo dato un contributo sostanziale e sostanzioso a questo approdo e ritornerò su questo punto. Non ci fanno velo alcuni limiti delle soluzioni adottate, ma credo di dover riprendere le premesse che già nell'intervento generale avevo richiamato, intanto quella di cercare di aderire alle questioni poste dai proponenti il referendum nell'autonomia e nell'esigenza di esplicazione di questa autonomia dentro le istituzioni per fare la nostra parte. Siamo partiti di lì, l'abbiamo colta seriamente questa esigenza, abbiamo tentato di collocarci come Gruppo nel nostro ruolo di opposizione, ahimè!, troppe volte relegato in posizione di muro conto muro, in modo inesplicabile da parte di questa maggioranza anche su tante altre importantissime questioni. Ci siamo ricordati di essere opposizione abbiamo tentato, su una materia di questo genere, di coniugare al massimo un'ispirazione di fondo, su cui credo abbiamo carte e fatti da giocare e non parole, quella di un'evoluzione netta e coraggiosa, in senso ambientalista, del governo del territorio, delle politiche generali, nei limiti della nostra possibilità concreta di legiferare e di intervenire all'interno di un quadro dato, con un esercizio protezionisticamente garantito dell'attività venatoria. Così ci siamo mossi. Non tanto mi hanno commosso, anche se ringrazio specie quelli sinceri, i molti buoni voti dati. In questo dibattito si sono date le pagelle come fanno già i giornali sportivi. Forse questa nostra assemblea potrebbe diventare più popolare attraverso l'introduzione delle varie pagelle.
Devo dire che i molti buoni voti che abbiamo qui avuto insieme a qualche dispetto e a qualche comprensibile e giusta cattiveria, non mi fanno dire che la nostra posizione è quella di attribuirsi dei meriti anche perché riteniamo di dover ragionare secondo la nostra testa; è un percorso che non enfatizziamo, ma è un percorso che, ricostruendolo nel modo con cui si è sviluppato, conferma le premesse, conferma la coerenza della nostra collocazione rispetto alle premesse quindi alla fine pu tranquillamente senza grandi problemi, confermarci anche nel voto positivo al provvedimento.
Sul referendum vorrei spendere due parole dal momento che è stato giustamente tema di molti interventi, molte firme sono state raccolte anche nelle nostre sedi, nelle nostre occasioni di incontro; molti compagni nostri, alcuni sono qui, hanno firmato per il referendum. Da verifiche che abbiamo compiuto, molti di questi compagni, se non tutti, non hanno mai firmato per un referendum "caccia sì, caccia no" e spero di poter interpretare bene la loro volontà con lo sforzo che il nostro Gruppo ha fatto e ha contribuito a far fare a tutta l'assemblea per arrivare alla definizione di una legge che credo sia la più avanzata in senso protezionistico comparativamente con la legge nazionale e con tutte quelle regionali. I termini di raffronto reale devono sempre essere ricordati.
Se al referendum si dovrà arrivare per altre ragioni, noi lo affronteremo tra l'altro con la serenità della non sopravalutazione o della sottovalutazione, cioè come momento di verifica, a cui però non ci siamo inchinati sottraendoci a un ruolo che qui ci apparteneva e che riteniamo di dover difendere: la Repubblica e l'ordinamento costituzionale sono fatti di istituti referendari che, anzi, vanno promossi di più su certi temi, in certi altri modi, ma sono anche fatti di decisioni legislative e, quando le decisioni legislative tendono a collimare o andare molto vicino addirittura a interpretare il senso di fondo delle domande di partecipazione espressa dai referendum, mi pare siano operazioni che comunque ci debbono lasciare tranquilli.
L'altro punto è quello dei rapporti politici. Devo dire che qualche fatto nuovo si è verificato. Il Gruppo DC, e lo ha detto prima Martinetti ha mostrato su questa legge una compattezza che non era scontata; questo dato va riconosciuto, non abbiamo difficoltà, sapendo quali sono i problemi che di solito sul tema caccia attraversano tutti i Gruppi. C'è stata anche da parte di altri Gruppi della maggioranza, segnatamente da quelli che ho potuto verificare personalmente (tutto il lavoro per il nostro Gruppo è stato fatto da due compagni a cui meglio avrebbe appartenuto questa dichiarazione di voto, senz'altro l'avrebbero fatta meglio di me), mi riferisco al Gruppo liberale; lo stile e il tratto di Santoni, il comportamento di altre forze politiche sono fatti che registrano il segno politico, non personale, di un corso culturale a cui non si può rimanere estranei, anche se si viene da presupposti diversi. Non dimentico di essere all'opposizione, non dimentico di fare un ragionamento politico.
Come non riconoscere però il comportamento dell'Assessore che, non da oggi è sempre stato disponibile a un corso evolutivo nella regolamentazione della caccia? Devo dire che l'Assessore ha una sensibilità di sinistra provata, anche se si trova con qualche contraddizione in una Giunta che di sinistra, secondo me, ha poco; è un pentapartito, di fatti è un'altra cosa.
Però questi fattori insieme hanno contribuito a fare la strada. Però tutti questi fattori vanno valorizzati e valutati e l'impressione mia è che tutto ciò sia nato per sua germinazione, ma anche si sia stretto e determinato attorno ad una sostanziale debolezza di governo; debolezza di governo che non è nuova sui temi generali, ma che devo riprodurre nella mia critica nella funzione di opposizione anche stavolta senza forzature. Se volete c'è stato un passaggio determinante in Commissione. Ricordo che i nostri due compagni Bruciamacchie e Avondo partirono con gli emendamenti chiave sugli articoli relativi alle specie, alla domenica, pensando di trovare resistenza da parte della Giunta e della maggioranza. Stupefatto Avondo mi disse che rischiavamo di confondere le cose perché in realtà, con scatto veramente commendevole, l'Assessore e la stessa maggioranza erano disponibili ad accettarli. Questo non può che farci piacere, però mi mette in sospetto questa disponibilità al confronto; qualcosa non mi torna. Ne traggo la conclusione, assumendomene la responsabilità, che alla maniglia offerta dalla nostra opposizione ci si sia attaccati rapidamente per debolezza politica da parte della maggioranza e del governo.
Tutto ciò va ricordato, pur essendo convinti della legge e anche apprezzando i tratti percorsi, che non vanno mai sviliti.
Infine credo vada ribadita una questione di fondo: il ruolo che abbiamo giocato su questa legge. E' un ruolo che abbiamo cercato di descrivere con i fatti più che con le valutazioni, è un ruolo che è stato reso possibile su questo non sono d'accordo con Staglianò - da un fatto che ha aperto queste possibilità e queste contraddizioni: la politica ambientalista delle Giunte di sinistra. Molto in anticipo rispetto a quello che poi sarebbe diventato un più esteso e più diffuso movimento di massa, questa politica ha avuto l'intuizione del cambiamento rispetto alla classica allocazione istituzionale, per esempio di questo ente; doveva essere un'apertura coraggiosa in versanti innovativi che ribaltavano i tradizionali rapporti nel campo della produzione, del territorio, e soprattutto della gente.
Non voglio dimenticare che la stessa legge della caccia era già una legge avanzata. In generale è una politica d'impianto di cui, con molto realismo, non ignoriamo i limiti e le contraddizioni. Rivendichiamo per questo ceppo culturale di fondo, per aver aperto spazi perfino ai movimenti ambientalisti che, a mio avviso, porteranno altre conseguenze, che stanno portando ad altri punti con cui dobbiamo confrontarci, sbrigandoci certamente.
Sono stato colpito da alcune battute che non mi sembravano attinenti alla legge: minorenni.., violenze... Queste cose sembrano estranee nella mentalità tradizionale, ma possono invece essere oggetto di nuove attenzioni; il ritardo culturale o la nostra collocazione taluni li hanno chiamati tattici. Dobbiamo tener conto, noi come gli altri, di molte esigenze. Di questo siamo ancora molto orgogliosi anche perché ci preoccupa lo scenario che sta cambiando. Vogliamo additare un pericolo. Si stanno sposando, in alcuni settori, integralismi ed inerzie. Le inerzie che sono attribuibili alla maggioranza, ma non voglio fare la casistica, si sposano drammaticamente nel mettere fuori quello che per noi resta l'obiettivo principe: l'acquisizione di massa di valori culturali e non una trasversalità elitaria di questi valori. Conquistare i parchi più che imporre i parchi, conquistare un governo del territorio attraverso uno strumento che resta valido, la legge n. 56 che ha prodotto i piani regolatori, conquistare grandi masse verso una concezione evolutiva.
Appartiene a molti suonatori questo concerto, ma ha un ceppo e questo ceppo noi lo rivendichiamo anche parlando della caccia.
Il discorso che abbiamo fatto sulla tolleranza o sulla compatibilità ha questa matrice. A noi non è assolutamente estranea, anzi, la rivendichiamo come un merito perché è così che si percorrono le strade del cambiamento.
Ricordavo l'altra volta che in questa partita grossa che decide dei rapporti delle future generazioni sta dentro con grande nettezza l'esigenza delle "parti". Ognuno deve giocare la sua parte, la responsabilità, il ruolo.
Allora, noi facendo opposizione tentiamo di interpretare una strada che tiene fermi i principi e questa ispirazione culturale di fondo, ma tentiamo anche di far fare passi in avanti ad una cultura di massa. Cosa osta a tutto ciò? Ostano le inerzie, le fughe dalle responsabilità e ce ne sono tante. Dicevo ieri del fatto degli Assessori che fanno opposizione; mi pare clamoroso, perché poi non si produce nulla. Dall'altra parte credo abbiamo anche qualche punta con cui non abbiamo tema di confrontarci. Riconosciamo che certe contraddizioni talvolta non le capiamo subito, riconosciamo agli amici, ai compagni, agli ambientalisti di aver svolto in questa battaglia un loro ruolo importante. Noi però non abbiamo tema di sostenere che certi modi, certe punte non vanno nella direzione dell'acquisizione di massa. Noi comunque ragioniamo come partito che vuole essere di massa e che vuole avere queste caratteristiche, dove per massa non si intende avere i voti di A o di B. Si intende un partito nuovo che togliattianamente tentava di partire dal reale per intervenire politicamente, programmaticamente sul reale per una dislocazione in avanti complessiva della società. Anche su queste cose abbiamo tentato di dare questo contributo. E' un contributo che è anche reso possibile dal nostro stile di lavorare.
I miei due compagni non hanno voluto fare la dichiarazione di voto. Il modo in cui hanno lavorato, in stretto rapporto con il Gruppo e con i compagni del Gruppo che diversamente si sono collocati, è stato un modo per dimostrare che a questo crediamo. Non rivendichiamo molto di più. Crediamo abbastanza, quasi sempre crediamo davvero a quello che facciamo. E questo ci dà una certa serenità e ci indica la strada. Se poi le facciamo tutte giuste non lo so. Qualche cosa abbiamo introdotto nel nostro ruolo e soprattutto in questi tentativi di ragionamento rivolti esplicitamente alla maggioranza.
Il fatto che votiamo con la maggioranza non solo non la assolve sulla linea generale, ma secondo me neanche su questa legge (con tutti i riconoscimenti dovuti). E' il segno della nostra presenza, il cui giudizio più che i voti più o meno generosamente datici, sarà confermato dalle prove di massa, quelle elettorali.



PRESIDENTE

Abbiamo così ultimato le dichiarazioni di voto.
Passiamo pertanto alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 55 votanti 53 hanno risposto SI 48 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è pertanto approvato.
Il Consiglio è convocato per domani mattina alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 14)



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