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Dettaglio seduta n.13 del 24/10/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 3 ottobre 1985 s'intendono approvati.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la riserva naturale della Palude di Casalbeltrame


PRESIDENTE

Punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze". Si discute l'interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni inerente la riserva naturale della Palude di Casalbeltrame.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Con l'interrogazione in oggetto il Consigliere Carazzoni chiede di conoscere i motivi per i quali, a oltre un anno dall'istituzione della riserva naturale della Palude di Casalbeltrame, non sia stato fatto nulla per consentire la sopravvivenza di questa zona umida, non s'intervenga attivamente per evitarne il progressivo interramento determinato da una insufficiente alimentazione idrica e non si sia provveduto all'acquisto del terreno sul quale incide la Palude.
I quesiti posti sono tra loro strettamente interconnessi e, per fornire una completa risposta, è necessario premettere una breve cronistoria dei fatti.
Fin dal 1974 l'area in questione veniva segnalata alla Regione dalla società Italiana di Caccia Fotografica, allora affittuaria dei terreni, per il suo notevole interesse naturalistico: infatti, pur trattandosi di una zona di origine artificiale, nel tempo l'area della Palude di Casalbeltrame è divenuta centro di nidificazione di importanti specie avifaunistiche. Per consentire il mantenimento di queste specie con decreto del Presidente della Giunta regionale del 25/9/74 fu istituita un'oasi di protezione e di rifugio per la fauna stanziale e migratoria.
Nel 1977 l'area passò in affitto ad un'altra associazione naturalistica: il FAI (Fondo per l l'Ambiente Italiano) che, nel 1982 pagava al proprietario dei terreni L. 3.500.000 di canone annuo: il proprietario, peraltro, all'inizio del 1983 chiese di portare il canone d'affitto a L. 7.000.000 annuo indicizzato, cifra non più sostenibile per il FAI. Contemporaneamente circa 200 agricoltori della zona sottoscrissero una petizione per evitare l'istituzione della riserva naturale sostenendone l'artificialità (non messa in discussione da alcuno) e la dannosità per l'attività agricola per i danni generati dalla massiccia presenza di uccelli.
Questa breve cronistoria consente di capire quali erano le posizioni della proprietà, degli agricoltori confinanti e delle associazioni naturalistiche, quando all'inizio del 1984 fu approvata la legge istitutiva della riserva naturale.
Per dare risposta ai quesiti posti dall'interrogante si deve prendere atto del fatto che lo stato attuale della riserva, dal punto di vista ambientale, ha subito alcune modificazioni fortunatamente non irreversibili: infatti, pur se si sono verificati alcuni atti di vandalismo e pur esistendo alcuni problemi nell'alimentazione idrica, la situazione ambientale è totalmente recuperabile. Per consentire questo obiettivo ed il mantenimento dell'area è peraltro necessario dare attuazione al dettato di cui all'art. 2 della legge istitutiva della riserva, che prevede che l'area sia "preordinata all'espropriazione, all'acquisizione o all'affitto". E' perciò necessario che l'ente di gestione abbia la possibilità d'intervenire liberamente per gli interventi di recupero e di mantenimento dell'habitat.
Dai documenti agli atti dell'Assessorato risulta che la Giunta regionale, nella passata legislatura, abbia avviato contatti con la proprietà per acquisire i terreni della Palude: la proprietà si era dichiarata disponibile a concedere in affitto l'area e, a tal fine l'Ufficio Tecnico del competente Assessorato al patrimonio ha effettuato la valutazione del canone d'affitto applicabile sull'area in questione. La valutazione dell'Ufficio Tecnico, effettuata nel giugno scorso, ha portato a calcolare un valore locativo annuo di L. 2.300.000 che, come si pu notare, è addirittura inferiore al canone pagato nel 1982 dal FAI.
La proprietà ha inoltre richiesto, come condizione per stipulare il contratto d'affitto, un equo indennizzo (non previsto dalla legge) per il vincolo imposto ed il pagamento dei danni a favore degli agricoltori confinanti anche per gli anni scorsi (pagamento dei danni che la legge prevedeva e prevede comunque a carico della Provincia). Con lettera pervenuta all'Assessorato in data 4 ottobre u.s. (perciò successiva all'interrogazione del Consigliere Carazzoni) la proprietà ribadiva le richieste di cui sopra e si dichiarava insoddisfatta dell'offerta di canone annuo di L. 2.300.000.
L'impegno della Giunta è dunque oggi quello di addivenire rapidamente al possesso legale dei terreni al fine di assicurare quella disponibilità dei terreni stessi che è requisito indispensabile per una corretta gestione dell'area.
Queste sono le informazioni che io, Consigliere Carazzoni, sono riuscita ad acquisire relativamente al tema della sua interrogazione.
Questa è una pratica lunga, lei sa che mi occupo di queste cose soltanto da pochi mesi. Molti di questi passaggi non ho avuto la possibilità di viverli in prima persona, quindi glieli riferisco così come mi sono stati elencati. Probabilmente lei, che ha a cuore questo problema, ha anche più informazioni di quelle che io stessa posso avere. Le sarò grata se nella sua replica potrà fornirmi altre delucidazioni per fare in modo che a questo disegno di legge, ormai approvato da tempo, si possa dare consistenza e attualità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Ringrazio l'Assessore Vetrino per questa sua risposta schietta e onesta. Sono stati esposti i fatti così come risultano all'Assessore e devo dire di essere francamente imbarazzato, almeno in questa fase di avvio della legislatura, a porre quesiti, a sollevare problemi, a rivolgere interrogazioni o interpellanze ad Assessori che (come ricordava il Vicepresidente Vetrino di essere da poco in carica) si trovano sostanzialmente spiazzati nel dare delle risposte. Sono responsabilità pregresse, indubbiamente, di cui non intendo fare carico alla Giunta attuale, ma che, per quanto possibile, mi premuro di segnalare ad essa affinché sia posto rimedio ai ritardi, alle incomprensioni, alle insoddisfacenti soluzioni che molti problemi hanno trovato durante il precedente quinquennio.
Questa dell'oasi di Casalbeltrame è a suo modo una vicenda emblematica.
Tutti ricordiamo in quest'aula il travaglio che ha avuto quella proposta di legge che poi è passata sì a larga maggioranza, ma che ha suscitato non poche discussioni, sostenendo da parte di taluni e non soltanto da parte dell'interrogante (ricordo per esempio le prese di posizione del Consigliere democristiano Borando) che si trattava di una palude artificialmente creata, che non doveva perciò assumere ed avere le caratteristiche di una riserva naturale. Ad ogni modo là legge, sia pure controversa e discussa, passò, fu approvata, ma noi oggi ci troviamo ad oltre un anno di distanza a constatare che la situazione è rimasta sostanzialmente ferma.
Esatte le informazioni che lei mi ha citato, Assessore, sulle trattative in corso con la proprietà. Penso che, essendo trascorso oltre un anno, qualcosa si sarebbe dovuto fare per tentare di snellire i tempi, ma soprattutto per evitare quello che è oggi il pericolo, in parte già verificatosi, più grave e cioè il progressivo interramento di questa palude che sta scomparendo. Una visita sul posto rende evidente quanto sto dicendo: non alimentata da una pompa autonoma, da un sistema di irrigazione autonomo e in conseguenza anche dell'eccezionale periodo di siccità, la palude va rapidamente interrandosi e c'è da pensare che tra breve non possa più sussistere.
Dovrei ritenermi soddisfatto della risposta che lei mi ha dato, ma insoddisfatto dello stato delle cose. La soddisfazione la rivolgo a lei Assessore e alla presente Giunta; la insoddisfazione la devo avere verso la vecchia Giunta che, ripeto, ha lasciato trascorrere un anno senza nulla fare in questo senso.
Noi parliamo tanto di politica di tutela dell'ambiente, dei parchi delle riserve ecc., ma c'è da chiedersi se tutti quei parchi o quelle riserve o oasi naturali esistenti sulla carta, create sulla carta, poi sono messi in grado di essere veramente utilizzati per lo scopo al quale sono stati destinati. Quindi è una soddisfazione per la risposta, ma una insoddisfazione per la sostanza dei fatti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la situazione occupazionale delle ditte Fornace Cappuccina e Pel Mont


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la situazione occupazionale delle ditte Fornace Cappuccina e Pel Mont.
Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò brevissimo nella risposta anche per il motivo che rispetto ad una situazione generalizzata di vertenze e di difficoltà occupazionali anche per la Giunta, che non possiede un sistema investigativo, diventa difficile rispondere e seguire tutto quanto avviene sul territorio regionale.
Credo che dovremmo trovare forse un modo diverso di affrontare questi problemi attraverso incontri congiunti tra la Giunta e i Gruppi con le OO.SS., in particolare facendo un'analisi e una puntualizzazione per settori, perché gli uffici non sono in grado di seguire tutte le vertenze che si aprono sul territorio regionale. Se si tiene conto che ormai abitualmente all'Assessorato si rivolgono anche i cantieri edilizi appena viene a mancare il lavoro, credo che il Consiglio possa comprendere quanto sia difficile e alla fine defatigante e improduttivo dover cercare di seguire tutte queste situazioni prese singolarmente quando non hanno quel rilievo e quella importanza che comportano un interessamento continuativo da parte delle OO.SS. e della Regione e degli enti pubblici in genere.
Nel caso specifico l'interrogante denuncia giustamente i ritardi nell'erogazione della Cassa Integrazione Guadagni ai lavoratori della Fornace Cappuccina di Villafranca Piemonte e ai lavoratori della Pel Mont di Torre Pellice.
Tanto per la Fornace Cappuccina quanto per la Pel Mont e altre ditte ancora, l'Assessorato all'industria e lavoro è già intervenuto più volte presso il Ministero del lavoro, ricevendo risposte incerte, in quanto il CIPI procede con notevole lentezza, quando le ditte non rivestono "particolare rilevanza sociale".
Cioè siamo in una situazione di difficoltà anche per quanto riguarda le decisioni e per l'indirizzo che recentemente il CIPI ha assunto a fronte della massa di Cassa Integrazione Guadagni che sono presenti nel nostro Paese e nella nostra regione.
Ci rendiamo conto che si tratta di una procedura che non è soddisfacente, non è razionale, in quanto non è fissata da nessuna norma di legge o da nessuna norma amministrativa e che si traduce in una situazione che non è equa e quindi siamo di nuovo intervenuti, per i casi denunciati dall'interrogante Cerchio, presso il CIPI e il Ministero del lavoro e lo faremo ancora, se sarà necessario, per cercare che le istanze di autorizzazione di CIG vengano approvate sollecitamente anche nei casi che non rivestono particolare rilevanza sociale.
Credo che l'interrogante non potrà essere soddisfatto di questa risposta, perché neppur io lo sono in questo come in altri casi. Per questa è la situazione, nonostante le molte sollecitazioni che sono state fatte; in questi casi particolari non riusciamo a comprendere con esattezza quali sono le procedure e i tempi che il CIPI intende seguire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio



CERCHIO Giuseppe

Sarò costretto ad essere telegrafico conseguentemente, anche se il problema potrebbe aprire, al di là dei casi specifici della Fornace Cappuccina e dell'altra azienda di Torre Pellice, un discorso in relazione all'atteggiamento che il CIPI e.il Ministero del lavoro tengono ormai tradizionalmente con il.riferimento che l'Assessore ha indicato, nel senso di non intervenire purtroppo nei confronti di quelle situazioni che non rivestono particolare rilevanza sociale, quasi che il fatto di essere piccole aziende e avere pochi addetti rappresenti un grosso problema sociale.
Ma come sempre capita, il problema sociale lo si vede in termini individuali nei confronti anche di coloro che subiscono e devo dire che in effetti il discorso che si rileva nei confronti di queste due aziende (la Fornace Cappuccina, nel frattempo ormai chiusa, vede ancora una situazione di disagio per alcuni dipendenti che da anni sono in attesa di una soluzione) sarebbe come dire che si tratta di lavoratori che non devono essere presi in considerazione. Io denuncio questa situazione perché già è più debole la possibilità d'intervento di incidenza dello stesso sindacato perché si trova di fronte a poche decine di addetti, ma il problema rimane altrettanto drammatico soprattutto se si considera che questa azienda, in particolare la Fornace Cappuccina, insiste su di un territorio confinante con la provincia di Torino e quella di Cuneo che ha già avuta in questi ultimi tempi un calo occupazionale particolarmente non essendoci alternative in questo settore.
Ringrazio comunque l'Assessore per la risposta tempestiva a questa interrogazione. La pregherei, per quel che vale, di formalizzare ancora un intervento nei confronti del CIPI. Mi rendo conto che la Regione non ha competenza diretta su questo settore e altro non può fare se non un'azione pur lodevole, di mediazione e di sollecitazione. Interrogazione dei Consiglieri Bruciamacchie, Dameri e Amerio inerente la società Barre Italia di Serravalle Scrivia



PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde all'interrogazione inerente la società Barre Italia di Serravalle Scrivia, presentata dai Consiglieri Bruciamacchie, Dameri e Amerio.



GENOVESE Piero, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la procedura per il licenziamento riguardante n. 41 operai e n. 4 impiegati della Barre Italia è collegata alla scadenza della Cassa integrazione straordinaria, il cui termine ultimo è stato fissato dal CIPI improrogabilmente al 28/9/85 e a piani di ristrutturazione che al momento non sono noti.
Lo stabilimento della Barre Italia di Serravalle Scrivia (AL) era infatti in Cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale ininterrottamente dal 5/10/81.
L'attività dello stabilimento, come è noto, si basa su tre settori produttivi: barre di ottone, conduttori di alluminio, tubi di ottone.
Tutti i comparti produttivi accusano da tempo una crisi di recessione della domanda, sia nel campo nazionale che internazionale che ha avuto come conseguenza, una situazione di sovracapacità produttiva con frequenti situazioni di mancato utilizzo degli impianti nonché delle risorse umane in organico.
Le maggiori produzioni, comunque realizzate, nei confronti del consumo reale richiesto dai mercati, hanno determinato notevoli tensioni nei prezzi di vendita a causa della esasperata concorrenza sviluppata nella ricerca della salvaguardia delle produzioni da parte delle singole imprese e dei gruppi interessati.
In questa situazione si è pervenuti all'incentivazione da parte dell'azienda delle risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro.
La Regione Piemonte appena informata dai Consiglieri regionali e dagli Amministratori locali dei licenziamenti in atto alla Barre Italia di Serravalle è intervenuta tempestivamente sulla Direzione del Gruppo LMI e presso le organizzazioni CGIL. CISL. UIL ed FLM per valutare la situazione.anche nel contesto generale della realtà di crisi della Valle Scrivia.
Le risposte ottenute convergevano sulla valutazione che a seguito dell'offerta di incentivazioni individuali (9 milioni per lavoratore, oltre alle altre provvidenze che sono previste nel caso della disoccupazione speciale e della risoluzione del rapporto di lavoro) sostanzialmente i licenziamenti erano stati già accettati dai lavoratori, da molto tempo in CIG straordinaria a 0 ore.
E' certamente noto agli interroganti che la Regione segue con attenzione da almeno tre anni, facendo tra l'altro parte del coordinamento interregionale, le problematiche del comparto della metallurgia non ferrosa e in specifico del rame, comparti da tempo in crisi e in fase di profonda ristrutturazione sia degli assetti produttivi come di quelli societari.
L'ultimo intervento in proposito è stato fatto a settembre direttamente sul responsabile delle relazioni industriali del gruppo, per verificare le conseguenze della nota rottura dei preesistenti assetti Samim-Tonolli circa la Sameton. Tale situazione riguarda il Delta Barre in quanto esiste da tempo una commissione mista SAMETON-LMI (operante per verificare eventuali iniziative d'integrazione industriale), i cui lavori ovviamente si sono bloccati.
La Direzione LMI ha in tale circostanza chiarito che le prime conclusioni della predetta commissione escludevano il Delta Barre di Serravalle da ogni ipotesi d'integrazione e che pertanto lo stabilimento piemontese non sarebbe stato toccato (questo era stato garantito nel mese di settembre scorso) dai recenti avvenimenti.
In tale occasione la LMI specificava anzi la 'propria volontà di riprendere gli investimenti attraverso un piano che sarà o dovrebbe essere oggetto di confronto tra l'azienda e la FLM. Se da tale confronto non emergeranno con chiarezza elementi sufficienti a garantire continuità produttiva ed industriale in un contesto di sviluppo, è nostro intendimento preannunciato al gruppo LMI - aprire un serio confronto in sede regionale e ministeriale.
Il gruppo in proposito ha fatto intendere, senza peraltro fornire indicazioni precise e ufficiali, che la diminuzione dei 45 occupati dovrebbe permettere di avviare gli investimenti per misurarne a medio tempo gli effetti di sviluppo.
E' ovvio che la preoccupazione e l'insoddisfazione per l'ulteriore perdita di 45 posti di lavoro, già decisa con la sostanziale accettazione dei licenziamenti da parte dei lavoratori, in un'area critica come la Valle Scrivia, sia comunque forte soprattutto per l'incertezza che al momento accompagna i propositi dichiarati di ripresa produttiva e di sviluppo industriale.
Il nostro interessamento verso il Delta Barre, coerentemente con una linea di sostegno all'industrializzazione ed allo sviluppo attento ai risvolti occupazionali, sarà comunque quello di evitare un arroccamento operativo e finanziario del gruppo LMI con l'abbandono delle unità produttive interessanti la realtà piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

La preoccupazione e l'insoddisfazione che esprimeva l'Assessore Genovese è anche mia e dei miei compagni. Credo che a questo punto convenga rilevare alcune cose.
Siamo stati in presenza di licenziamenti nei confronti di 45 dipendenti della società Barre Italia dopo un lungo periodo di Cassa integrazione speciale. Ma, questo atto, a differenza di altri casi, non è la risultante di una condizione di particolare crisi produttiva o finanziaria dell'azienda. E' vero che il settore è stato investito in questi anni da una crisi molto profonda, che la società ha progressivamente ridotto la manodopera, ma è altrettanto vero che nel corso di quest'ultimo anno in particolare l'attività della stessa è in ripresa, infatti effettua lavoro straordinario in orari prolungati anche di sabato. Siamo in presenza di un atto di incentivazione dei licenziamenti che ha come retroterra un'attività aziendale capace di stare sul mercato.
Quali sono i motivi veri che hanno spinto la direzione della società Barre Italia a prendere provvedimenti di questa natura? Perché si è partiti da 8/9 milioni tesi ad incentivare il licenziamento e si è giunti a 14/15 milioni pur di lasciare a casa questi lavoratori? Il Consiglio comunale di Novi Ligure, che ha preso delle posizioni molto nette e precise in modo unitario, e l'azione del Prefetto di Alessandria hanno significato perlomeno la riduzione dei 45 a 29 licenziamenti. Tre lavoratori sono a part-time: se non altro l'obiettivo finale non è stato raggiunto e qualche posto di lavoro è stato salvaguardato. Rimane però l'incertezza sul domani, soprattutto su ciò che la direzione della società Barre Italia vuol fare. Al di là di quello che dice in incontri casuali la direzione intende procedere a investimenti (2 miliardi e più) per la fonderia. In realtà non è in grado di presentare n alle OO.SS. né agli Enti locali che hanno richiesto un piano aziendale, un discorso tangibile.
Noi chiedevamo un intervento intanto per bloccare le procedure di licenziamento e questo in parte è stato raggiunto. Ma, ancora più importante, è ottenere dalla società Barre Italia il suo piano aziendale d'investimento come condizione indispensabile per avviare un discorso che riguarda l'azienda ma anche la Valle Scrivia nel suo insieme.
Chiusa questa vicenda, comunque in modo pesante per i lavoratori per quel tipo di economia, è importante insistere perché le cose dette e scritte nel mese di settembre vengano mantenute.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Reburdo inerente la violazione di norme contrattuali verso giornalisti del quotidiano "Stampa Sera"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza del Consigliere Reburdo inerente la violazione di norme contrattuali verso giornalisti del quotidiano "Stampa Sera". Risponde il Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta Regionale

Rispondo all'interpellanza presentata dal Consigliere Reburdo sull'uso improprio delle tecnologie nella redazione di Stampa Sera.
Sulla vicenda, la Giunta regionale ha ritenuto corretto lasciar prevalere le valutazioni dei Comitati di redazione e del sindacato giornalisti, evitando di assumere atteggiamenti che tra l'altro non richiesti - avrebbero potuto essere in contrasto o comunque scoordinati rispetto a quelli delle parti direttamente in causa.
I giornalisti Benedetti e Di Giorgio, accusati dall'Editrice non già di aver sbagliato sul piano deontologico bensì di aver forzato un rapporto di fiducia insito nel rapporto di lavoro, hanno scelto entrambi la strada delle dimissioni, addirittura rifiutando il primo la tutela sindacale.
Con ciò hanno in qualche modo ammesso non dico l'esistenza di qualche peccato, ma di qualche momento piuttosto anomalo nella loro presenza entro il servizio. Questo è però servito a evidenziare la violabilità degli archivi che invece dovrebbero essere garantiti da intromissioni esterne anche l'associazione Stampa Subalpina si è trovata nella necessità di dover ammettere l'errore dei due giornalisti, pur sottolineando che nella fattispecie la procedura di licenziamento si è dimostrata sproporzionata ed eccessivamente traumatica.
La Giunta regionale non ritiene di dover aggiungere per l'episodio specifico ulteriori considerazioni che non siano quelle espresse in più riunioni dai Comitati di Redazione e della stessa Stampa Subalpina.
Ritiene invece opportuno esprimere l'auspicio che la vicenda possa rappresentare il punto di partenza per una verifica sull'utilizzo delle tecnologie nel mondo dell'informazione, da attuarsi a livello locale in un corretto rapporto fra Editrice Stampa e Comitati di Redazione, a livello nazionale nella ripresa di un confronto fra Federazione della Stampa e Federazione editori giornali. Per l'informazione le nuove tecnologie hanno rappresentato una tappa fondamentale, necessaria, a lungo discussa fra giornalisti ed editori. Occorre ora che ugualmente tale confronto si realizzi su aspetti di gestione, forse ieri non immaginati ma oggi balzati in primo piano per la vicenda di "Stampa Sera".
Per quanto riguarda il pluralismo dell'informazione, la Giunta regionale non ha mancato in questi primi tre mesi di attività di confrontarsi con il mondo sindacale dei giornalisti e dei poligrafici, per favorire eventuali nuove iniziative volte a far rinascere in Piemonte altra voce d'informazione.
L'impresa, a giudizio di molti si presenta difficile ma non per questo trascurabile. Naturalmente l'impegno per il secondo quotidiano non può far dimenticare l'attenzione per altre realtà, come quella della stampa locale come quello dell'informazione attraverso i canali televisivi e in particolare sulle reti di proprietà dello Stato che non vengono diffuse e registrate sull'intero territorio regionale.
Sull'informazione ebbi già modo di fornire alcune indicazioni nel discorso del 1 agosto scorso, dichiarazioni poi ampliate in altre sedi e più di recente durante il convegno dell'11 ottobre scorso. E' la conferma di un impegno che sicuramente non ci vedrà in seconda linea e che intendiamo affrontare con profili ben alti e adeguati all'importanza delle tematiche convergenti sul pluralismo dell'informazione e toccate dal collega Reburdo nella sua interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo



REBURDO Giuseppe

Ringrazio il Presidente Beltrami. Vorrei soltanto cogliere alcuni elementi che sono stati anche oggetto di risposta alla mia interpellanza la quale partiva da una considerazione estremamente preoccupata dei problemi che si aprono con l'avvio dei processi tecnologici che in settori delicati come quelli dell'informazione e più in generale del settore del controllo della memorizzazione dei dati per esempio, nell'ambito degli Enti locali e non solo di essi.
Questa vicenda ha dimostrato che l'uso delle nuove tecnologie pone problemi di controllo democratico e di salvaguardia della privacy e che l'accesso all'archivio elettronico non è poi così garantito come si dice ed era già stato dimostrato molto recentemente da inserimenti nel cervello elettronico del Pentagono da parte di alcuni ragazzini americani che erano riusciti "fortunatamente" a carpire alcune informazioni dal Pentagono stesso. Vi sono in questa vicenda dei punti che io ritengo oscuri.
Il primo punto oscuro, ormai dichiarato da tutti, è, pare, che l'azienda abbia tollerato per parecchio tempo che questi due giornalisti scandagliassero queste possibilità. L'azienda sostanzialmente non è mai intervenuta, lasciando che pur attraverso un'informazione di pubblico dominio questa operazione procedesse nei termini in cui è proceduta.
Rimane un interrogativo aperto, non è per polemica, ma per capire come mai la direzione del giornale avesse permesso questo. Bisogna aggiungere allora che forse la direzione stessa attraverso anche questo lassismo rispetto ai due redattori poteva avere la capacità di controllare anche direttamente le informazioni che avrebbero dovuto essere di uso privato dei due redattori e di tutti gli altri redattori.
Quindi, il problema è estremamente delicato e complesso. Rimane poi da manifestare anche una certa amarezza per come si è chiusa questa vicenda.
In particolare, la vicenda seconda che avrebbe potuto in qualche modo costituire non tanto l'apertura di una vertenza, ma una riflessione tra giornalisti, poligrafici ed editori sull'uso delle nuove tecnologie e che quindi nel caso in cui il redattore non avesse praticamente accettato poi all'ultimo momento di non più usare il termine del ricorso avrebbe comunque permesso, se la cosa fosse andata avanti e la vertenza avesse proceduto, di garantire anche per quella parte di giornalisti che hanno dimostrato forse qualche cedimento, qualche preoccupazione eccessiva nell'aprire una vertenza o una riflessione più generale di questo tipo.
Forse si è persa un'occasione importante che in qualche modo per andrebbe risollecitata e rivista anche con l'attivazione della stessa Regione nei confronti dei giornalisti e dei poligrafici perché questa riflessione sull'uso delle nostre tecnologie nel campo dell'informazione rimane, come ha dimostratola vicenda della Stampa, un problema aperto e di grandi e gravi dimensioni.


Argomento: Questioni internazionali - Industria (anche piccola e media)

Interpellanza dei Consiglieri Valeri, Amerio, Bontempi e Ferro inerente il coinvolgimento di gruppi industriali piemontesi con missione militare americana per progetto "guerre stellari"


PRESIDENTE

Discutiamo l'interpellanza presentata dai Consiglieri Valeri, Amerio Bontempi e Ferro inerente il coinvolgimento di gruppi industriali piemontesi con missione militare americana per progetto "guerre stellari".
Risponde il Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta regionale non è notiziata circa quanto riferisce l'interpellanza del Gruppo PCI relativamente alle iniziative e alle intenzioni delle aziende ivi richiamate, aspetti evidentemente legati alle nuove tecnologie e, secondo gli interpellanti come sbocco finale alle "guerre stellari" ovvero all'iniziativa di difesa strategica (SDI) concepita dal Presidente USA, Reagan.
La Giunta regionale, magari con giusta autocritica per essere in questa fase iniziale di governo ancora scarsamente introdotta su taluni grossi temi ed in particolare su quelli di politica estera, ha tuttavia seguito il confronto in atto tra le forze politiche e a distanza tra i continenti.
Ho letto le risoluzioni intervenute ancora di recente a Strasburgo (giunteci ancora il 18/10/85) e legate tanto al progetto EUREKA dei francesi e a quello dello scudo spaziale (guerre stellari) degli americani analizzando in particolare la posizione assunta dal Presidente della commissione energia, PONIATOWSKI.
L'Europa, che nel 1984 ha speso nell'insieme dei paesi comunitari ben 93.000 miliardi di lire nella ricerca, non riesce a competere con i suoi principali concorrenti per la diaspora nazionale degli sforzi, la mancanza di un unico mercato, il trattamento inadeguato riservato ai ricercatori che emigrano verso gli USA in numero crescente.
Da qui la richiesta, centrale nel rapporto votato, di dedicare a partire dal 1988 il 6% del totale delle spese del bilancio CEE alla ricerca e allo sviluppo.
Non basta. Perché, dice l'Europarlamento, occorre stabilire un legame solido fra Università e complessi industriali, collegare saldamente l'organizzazione del mercato del lavoro all'evoluzione tecnologica e naturalmente, realizzare il mercato senza frontiere.
La verità è che anche una buona programmazione scientifica e tecnologica coordinata a livello comunitario è una condizione necessaria ma non sufficiente, né basterebbe da sola una crescita, anche forte, degli investimenti comuni nella ricerca e nel settore di punta.
Sono passi sulla strada che si deve percorrere, ma al fondo per l'Europa resta sempre il problema della sua unità politica.
Personalmente ho anche seguito le riflessioni dei premi Nobel, Segre e Rubbia ed ancora dell'altro Nobel Hans A. Bethe.
Capisco anche quanto sta a monte e quanto di catastrofico potrebbe discendere a valle che arriverebbe a coinvolgere tutto e tutti, quindi anche il Piemonte ed ogni più suo sperduto casolare e famiglia.
Da qui l'attenzione rivolta ad un argomento che certamente non è argomento che riguarda il Consiglio della Regione Piemonte.
Avrei potuto diffondermi più a lungo perché ho scorso notevole letteratura e quanto di meglio la produzione delle informazioni riesce a dare su questo argomento.
Devo ancora dire che il problema è sub-judice, è ancora sospeso; gli stessi incontri che intervengono oggi tra il Presidente degli Stati Uniti e il nostro Presidente del Consiglio quant'altro, ancora di recente è stato oggetto d'informazione o di confronto democratico all'interno della comunità nazionale ed europea, arricchisce la conoscenza in materia, ricrea spazi di dubbi, di incertezze e certamente dà luogo ad un accertamento che nulla è stato deciso e nulla esiste di definito su questo argomento anche a livello internazionale.
Convengo con molti che questo argomento appartiene, quindi, di più al Parlamento nazionale ed eventualmente a quello europeo, ma, come uomo che vive della speranza di "pace", prevedo anche che tale situazione avrebbe potuto essere diversamente interpretata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'interpellanza presentata con altri compagni del Gruppo chiediamo se la Giunta non ritenga opportuno assumere una posizione in ordine al problema indicato.
Dalla risposta del Presidente (non so se collegiale della Giunta) mi pare di poter intuire che la Giunta esclude di poter assumere qualsiasi posizione, salvo decidere di considerare la materia oggetto di approfondimento politico-culturale.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Se mi permette di interrompere io ho detto che non siamo notiziati attorno alla presa di posizione delle aziende e.se il Gruppo interpellante ha notizie da offrire, queste diverranno ulteriore elemento di riflessione per l'e determinazioni da assumere.



VALERI Gilberto

Questo l'ho colto, ma sulle ragioni che ella ha esposto, mi conceda qualche osservazione.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E' nel suo diritto.



VALERI Gilberto

Constato innanzitutto che la richiesta alla Giunta di assumere una posizione è esclusa in ragione del fatto che la Giunta non è stata notiziata.
Ma chiedo: per "notiziata" s'intende una comunicazione formale ed ufficiale da parte del generale Abramson, venuto in Italia a compiere la sua missione, o da parte dei gruppi industriali che si sono detti disponibili (Fiat, Alitalia, Comau)? oppure da parte del Governo italiano? Credo che questo "notiziamento" la Giunta regionale non l'avrà mai, anche perché la politica estera e la politica militare non rientrano tra le sue competenze.
Non a questo noi ci riferivamo. Lunghi dibattiti in questo Consiglio regionale ci hanno fatto assumere più o meno formalmente in varie circostanze, posizioni di ordine a scelte generali sulle quali abbiamo volta in volta ritenuto di doverci esprimere. Anche questa è un'occasione in cui la Regione occorra faccia sentire la propria voce.
Tutti i giornali e le riviste specializzate hanno nelle settimane scorse dato ampie notizie dell'operato della missione militare americana venuta in Italia per assumere contatti con rappresentanti del Governo italiano, i quali, peraltro, non hanno finora assunto impegni. Analogamente il Presidente del Consiglio ha dichiarato di riservarsi ogni decisione per dopo la visita che egli inizierà domani negli Stati Uniti.
I giornali hanno anche dato notizia che la missione militare americana non si è accontentata dei contatti con il Governo italiano, ma ha preso autonomamente o su sollecitazione di gruppi industriali italiani, contatto diretto con rappresentanti di questi gruppi, i quali avrebbero manifestato l'intenzione di partecipare alle ricerche sul progetto di "guerre stellari".
Sul merito della disponibilità dei gruppi industriali ci sono state delle dichiarazioni persino irridenti, da parte di alcuni scienziati fra i quali il premio Nobel Rubbia, circa questa rincorsa ad affrontare il problema in termini di corsa a qualche appalto, perché si tratterà di briciole (e la conferma che si tratterà di briciole non viene soltanto da Rubbia, ma anche dal Presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche Rossi Bernardi).
Il fatto preoccupante è che senza che il Governo italiano abbia assunto posizioni, senza che il Parlamento abbia discusso o espresso posizioni grazie all'atteggiamento di alcuni gruppi industriali, il nostro paese possa trovarsi oggettivamente coinvolto in scelte che non possono non essere di competenza delle massime istituzioni statali.
E' questo uno degli aspetti preoccupanti dell'epoca tecnologica che viviamo. Certamente l'eventuale partecipazione di grandi gruppi industriali italiani al progetto di "guerre stellari" rischia di coinvolgerci oggettivamente in un progetto che, senza entrare con questa replica nel suo merito, noi respingiamo perché fortemente pericoloso e perché lo consideriamo una minaccia alla politica di pace e di disarmo, tale da incentivare una militarizzazione dei rapporti tra gli Stati e da innescare un ulteriore corsa al riarmo.
Se Fiat, Comau e Alitalia, aventi sede in Piemonte, ritengono di poter assumere ed esprimere delle posizioni, signor Presidente della Giunta riteniamo che questa materia debba essere oggetto di presa di posizione anche da parte di questa Regione.
Non crediamo che una materia di questa natura possa essere considerata estranea a questo consesso, e che noi si rimanga spettatori di fronte agli atteggiamenti dei gruppi privati. Ribadiamo la nostra richiesta di assunzione di una posizione di opposizione agli sviluppi dei contatti delle trattative e degli approcci avuti nelle settimane scorse riservandoci di trasformare in mozione la nostra interpellanza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazioni: del Consigliere Pezzana, dei Consiglieri Valeri, Ferro e Adduci, del Consigliere Rossa inerenti l'inquinamento del fiume Sesia


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde congiuntamente alle interrogazioni presentate dal Consigliere Pezzana, dai Consiglieri Valeri, Ferro e Adduci e dal Consigliere Rossa inerenti l'inquinamento del fiume Sesia.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ecologia

All'alba di sabato 5/10 u.s., sul cavalcavia della bretella autostradale Voltri-Santhià, vicino ad Asigliano, un autista "incosciente" ha svuotato un'autocisterna contenente 3.00+4.000 litri di sostanza tossica, riversandoli nel canale Bona sottostante.
Da quel punto, la confluenza al fiume Sesia dista circa 17 Km.
Nella stessa mattinata di sabato venne dato l'allarme da un pescatore.
La Prefettura, unitamente agli Enti locali (Provincia, U.S.L., VV.FF.) sentito anche il sottoscritto , diede l'ordine alla ditta CIMIS di Sannazzaro dei Burgondi (Pavia) d'intervenire per le operazioni di bonifica. Parallelamente la Magistratura si sta interessando per risalire all'inquinatore. Gli organi di stampa hanno parlato di antiparassitario simile al tetrabromoetano, ma non è stato ancora possibile definire rigorosamente la natura del materiale tossico versato nel canale Bona.
Il laboratorio di sanità pubblica di Vercelli sta effettuando le analisi su campioni prelevati.
Dai contatti avuti con il dott. Torazza del laboratorio di sanità pubblica, parrebbe trattarsi non di tetrabromoetano, bensì di una miscela impressionante di sostanze organiche, presenti anche tracce di solventi e idrocarburi complessi.
Dalle analisi sono stati rilevati ben 46 composti diversi, e solo analisi approfondite specifiche, potranno farci risalire agli eventuali residui principali che compongono questa miscela tossica.
Al momento attuale l'analisi è sotto segreto istruttorio perché dai componenti si può cercare di risalire a chi ha inquinato.
Dal punto di vista della bonifica del canale Bona, i risultati sono molto soddisfacenti e si può tranquillamente affermare che quasi tutto il materiale versato è stato recuperato dalla ditta specializzata CIMIS.
La miscela tossica versata tende a coagulare e, sia pure con basse velocità, a sedimentare sul fondo.
Con pannelli assorbenti e con idrovore è stato risucchiato tutto il materiale in sospensione, mentre quello sedimentato è stato rimosso, previo distacco dal fondo del canale con il getto di forti quantità d'aria ad alta pressione.
Le operazioni di recupero si sono praticamente concluse nella giornata di martedì 15 e già nei tratti ripuliti sono ricomparse forme di vita con i pochi pesci superstiti.
Il fiume Sesia non è stato minimamente interessato dall'incidente.
Per quanto concerne lo smaltimento finale del materiale tossico recuperato, attualmente oltre alla ditta CIMIS di Sannazzaro di Burgondi sono state interpellate tre imprese specializzate nello smaltimento e stiamo esaminando quella che ha gli impianti più adatti in base all'analisi della composizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

La risposta dell'Assessore ci informa su argomentazioni che in parte avevamo già appreso dai giornali. Nella mia interrogazione invece chiedevo quali iniziative s'intendevano adottare per evitare che in futuro si verificassero fatti come questo, oggetto della mia interrogazione.
Non credo che la situazione sia rosea così come l'ha descritta adesso l'Assessore. Su "Stampa Sera" del 21 ottobre c'è un articolo il cui titolo è: "Il disastro ecologico durerà anni", quindi mi sembra strano che mentre il giornalista di Stampa Sera guardando il canale vede volatili che volteggiano sconcertati sul tratto colpito dal veleno perché non ci sono più pesci. In questa sede si afferma che invece i pesci sono tornati a popolare le acque inquinate. Il problema reale invece che la Regione dovrebbe affrontare, e questo lo pongo sottolineandolo in maniera molto energica, è anche quello di capire dove si possono effettuare le discariche, perché episodi come questo si ripeteranno sempre e con conseguenze forse ancora maggiori fino a quando non si saprà dove sono lecite le discariche. Quindi questo è un problema collegato proprio alla situazione oggettiva, reale dei bisogni delle aziende, delle industrie.
Esistono emergenze poi che possono fare riferimento anche a dati non dipendenti dall'illecito dei singoli, come il problema della siccità collegato poi all'inquinamento. Leggiamo sui giornali in questi giorni che a Nizza, ad Acqui Terme, a Borgosesia, Cossato, Crevacuore, cronache sui giornali di ottobre, il problema dell'acqua potabile sta creando situazioni di inquinamento estremamente pericolose. Allora io mi chiedo cosa stia facendo la Regione e i suoi organi competenti per questi problemi, cioè gli scarichi e gli episodi d'inquinamento dovuti a situazioni oggettive di tipo atmosferico.
La risposta dell'Assessore Maccari, anche se più o meno puntuale, era attesa infatti per l'altra settimana, non è concludente con gli impegni che secondo me spettano alla Regione da parte dei responsabili, di prevedere e quindi di capire come evitare che fatti di questo genere abbiano a ripetersi.
Chiedevo anche se la Regione, anche per aiutare, sveltire forse pungolare, l'azione della Magistratura non intendeva dichiararsi parte lesa in un eventuale denuncia, per ora ancora contro ignoti. Se queste ricerche vanno avanti così come l'Assessore ci ha dichiarato questa mattina, forse si arriverà a scoprire da quale azienda sono partiti i fattori d'inquinamento. Una Regione che si dichiara parte lesa in un eventuale processo secondo me può tendere a sottolineare l'importanza che a questi fatti oggi una coscienza attenta e civile di amministrazione deve dedicare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Pare anche a me che la risposta dell'Assessore Maccari, anzich contenere la notizia di iniziative assunte per far fronte al grave episodio di inquinamento successo nel vercellese, abbia un taglio un po' troppo tranquillizzante. Noi abbiamo posto l'attenzione sul rischio che gli effetti di questo inquinamento possano avere anche effetti differiti nel tempo.
Condividiamo il richiamo al fatto che in materia d'inquinamento chimico siamo ai primordi della conoscenza, sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte delle istituzioni in modo particolare, per cui episodi di questa natura debbono accrescere il livello dell'attenzione e della strumentazione atta ad intervenire nella materia delle discariche di sostanze inquinanti. A questa esigenza non pare corrispondere l'affermazione dell'Assessore circa il fatto che i pesci nel corso d'acqua in questione sono ritornati a vivere, perché se è vero che gli interventi effettuati hanno consentito di ricreare le condizioni affinché la fauna ittica possa ritrovare un habitat vivibile è altrettanto vero che alla moria verificatasi non si è certo potuto porre rimedio.
Perciò nell'interpellanza chiedevamo anche quali iniziative erano in cantiere per provvedere al ripopolamento e alla individuazione dei responsabili da cui ottenere il risarcimento dei danni arrecati.



PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Rossa, che è presentatore anch'egli di una interrogazione su questo argomento, se si ritiene soddisfatto della risposta data dall'Assessore e cioè che sono state immediatamente attivate procedure di analisi, ma che oggi sono coperte da segreto istruttorio, per cui non è possibile fornire ulteriori elementi da parte sua.



ROSSA Angelo

D'accordo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazioni: del Consigliere Staglianò e del Consigliere Carazzoni inerenti la discarica di Oleggio


PRESIDENTE

Esaminiamo le interrogazioni presentate dal Consigliere Staglianò e dal Consigliere Carazzoni inerenti la discarica di Oleggio. Ad entrambe risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ecologia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la ditta Sirtis di Novara ha richiesto in data 14/3/83, ai sensi del DPR 915/82, l'autorizzazione all'installazione e gestione di una discarica in località Motto - Grizza di Oleggio.
Per ragioni di proprietà dell'area e su indicazione dell'Assessorato la stessa richiesta è stata ripresentata dal sig. Beldì Carlo.
La domanda era corredata da idoneo progetto a firma di tecnico abilitato. L'Assessorato, in ottemperanza a quanto disposto dall'art. 31 del citato DPR. ha istruito la pratica ed ha richiesto in data 5/9/83 con nota n. 22565 una serie di dati tecnici integrativi necessari per le valutazioni del caso.
La ditta Beldì ha fornito tutti i dati richiesti regolarmente firmati da professionisti abilitati e conseguentemente l'Assessorato in data 21/2/84 proponeva la deliberazione autorizzativa.
La scheda autorizzativa, considerato che agli atti esisteva una convenzione fra la ditta Beldì e la ditta Sirtis e che quest'ultima, aveva già ottenuto un'autorizzazione per discarica in Comune di Bellinzago vincolava la realizzazione della discarica di Oleggio all'esaurimento di quella di Bellinzago.
Successivamente in data 8/12/84 l'Assessorato, a seguito dell'emanazione delle disposizioni del Comitato Interministeriale 27/7/84 definiva che i rifiuti speciali smaltibili in tale discarica potevano essere esclusivamente quelli indicati, al punto 1.1.1 delle disposizioni, come "assimilabili agli urbani".
Ciò premesso si specifica che l'autorizzazione è stata valutata in base agli atti tecnici forniti e firmati da professionisti abilitati mediante i quali sono stati presi in considerazione anche gli esposti allora pervenuti ed in particolare le distanze dalle case e dai pozzi idropotabili.
In proposito si rammenta che la L. n. 366 del 1941 non è mai diventata esecutiva e che il DPR 915/82 non fissa, in merito alle distanze, alcun limite metrico.
Nella discarica possono essere smaltiti solo rifiuti speciali assimilabili agli urbani come definiti dalle disposizioni del Comitato Interministeriale e come sancito dalla deliberazione del 6/12/84.
La prescrizione prevista a pag. 3 relativa alla possibilità di imporre l'accettazione di rifiuti provenienti da Comuni vicinori è un arbitrio che si è riservata la Regione per risolvere eventuali casi contingenti.
Prima che la discarica fosse attivata gli organi preposti al controllo (USL n. 51 di Novara e Provincia di Novara) hanno verificato ed effettuato accertamenti sulle opere di allestimento e sulle acque prelevate nei pozzi di controllo.
Da tali sopralluoghi non sono emerse carenze costruttive e pertanto è stata ammessa l'attivazione della discarica.
Tali riscontri hanno comunque rilevato uno sconfinamento in base a quanto autorizzato, in quanto la ditta ha allestito tutta l'area oggetto della precedente attività estrattiva. In proposito la Provincia di Novara assumerà le determinazioni di competenza.
Nel suo verbale di controllo la Provincia dichiara comunque che l'attivazione può avvenire solo sull'area per ora autorizzata e che tale fatto non è di impedimento. Per quanto concerne l'eventualità del rinnovo dell'autorizzazione dopo il 31/12/85, se non intervengono atti impeditivi notificati dagli organi di controllo, è evidente che sarà concesso.
Per quanto concerne l'area di ampliamento la ditta oltre a sottostare agli eventuali provvedimenti previsti dal DPR dovrà documentare progettualmente lo stato e fornire tutti i dati necessari per le valutazioni del caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore, ma purtroppo non posso dirmi soddisfatto della sua risposta, la quale, se mi consente, è molto burocratica e sfugge ai quesiti stringenti.
Tanto per cominciare mi pare che nella risposta non si tenga conto di un elemento rilevante ai fini del quesito finale posto nell'interrogazione: l'opportunità o meno di prorogare l'autorizzazione della discarica in quanto il Comune di Oleggio, il 25/9/85, si è sentito in obbligo di incaricare i professori Frangipane e Bossich per un supplemento di indagini sull'idoneità del sito e per il controllo del mantenimento e dei criteri di gestione: il che vuol dire che le cose non funzionano nemmeno per il Comune interessato, così come non funziona, ad esempio, l'effettiva impermeabilità del sito prescelto in quanto sono state rilevate, ancora di recente insorgenze di acqua la cui origine non è chiara e viene rapportata dalle popolazioni locali alle sorgenti idriche collocate nei dintorni.
Per quanto riguarda i lavori, avviati anche nel territorio compreso nei mappali non autorizzati dalle delibere regionali, occorrerebbe a nostro avviso un intervento più netto e più energico, se si può usare questo termine, in quanto si stanno facendo lavori non autorizzati da alcuno.
Inoltre c'è un elemento, Assessore, di cui forse occorrerebbe tener conto meglio: la concessione alla discarica, ai sensi dell'art. 2 del DPR 915, riguarda i punti 1 e 3, non riguarda il punto 2, cioè i rifiuti provenienti dagli ospedali, mentre risulta, anche dalle testimonianze portate in assemblee pubbliche dalle stesse popolazioni locali (che come è noto hanno costituito anche un organismo collettivo di tutela ambientale e dei propri interessi), che la SIRTIS e la SPAIC hanno appalti di ospedali e scaricano nella discarica di Oleggio i rifiuti che prelevano dagli ospedali stessi.
Così come in questa discarica giungono camion targati Pavia, Milano che non risulta prelevino i materiali nel territorio per il quale è stata data l'autorizzazione alla raccolta dei rifiuti e al loro deposito.
Inoltre, per quanto riguarda sempre le disposizioni stabilite dal DPR 915, non vengono rispettate le norme che riguardano la copertura con 20 cm di terra del livello di rifiuti depositati.
In ultimo, lo scarico dei rifiuti avviene anche quando il custode se n'è andato, quando manca cioè una vigilanza effettiva su quanto viene depositato.
Tenendo conto di tutte queste considerazioni, Assessore, ritengo ci sia ancora il tempo per ragionare a fondo su questi elementi, e prendere seriamente in considerazione le istanze che provengono dalle popolazioni locali affinché, entro il 31 dicembre di quest'anno, si accerti definitivamente se l'idoneità del sito prescelto esiste davvero; dagli ulteriori elementi portati in questa replica, a nostro giudizio le idoneità non ci sono tutte, ed è opportuno, allo stato delle cose, provvedere alla revoca dell'autorizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore per la sua risposta ancorché evasiva e deludente e tale pertanto da lasciarmi motivatamente insoddisfatto.
Voglio fare una premessa che il collega che mi ha preceduto non ha fatto, ma che ritengo da parte mia onesto dichiarare.
Il problema delle discariche è un problema che si presenta uguale per tutti i Comuni: cioè le discariche servono, sono necessarie indispensabili, tutti le vogliono.., meno il Comune che si trova a doverle ospitare! Questo è sicuramente vero. Ciò non toglie che, nel caso particolare della discarica di Oleggio, molte osservazioni vadano fatte.
Noi chiedevamo soprattutto una cosa: che l'esecutivo, avvicinandosi il 31/12/85, ragionasse sull'opportunità o meno di rinnovare l'autorizzazione a questa discarica.
Il collega Stagliano ha enumerato una serie di motivi per cui a suo avviso (e dirò anche a mio) non si rende opportuna questa proroga di autorizzazione. Sono tutti motivi che anche dalla mia parte confermo; in particolare faccio presente che esistono nella zona numerose aziende zootecniche e cerealicole che ne vengono danneggiate, esistono falde acquifere la cui origine non è stata esattamente accertata, esistono condizioni tali da rendere necessaria veramente una meditazione sulla localizzazione di questa discarica. Ma soprattutto, Assessore, esiste un ricorso al TAR che dovrebbe consentire e dovrebbe consigliare una pausa di riflessione: invece si dice che la Regione è orientata, a meno che non intervengano fatti nuovi, a rinnovare senz'altro l'autorizzazione. A me sembra che questo sia un modo superficiale di affrontare il problema perché, in pendenza di un ricorso al TAR. saggezza ed opportunità consiglierebbero che si volesse vedere più a fondo in questo problema. Ecco perché ho dichiarato che anch'io non posso ritenermi soddisfatto della risposta che lei ha dato.
La discarica di Oleggio farà ancora discutere e molto. Mi pare però che le posizioni dell'esecutivo siano già definite. Mi pare cioè di scorgere nella sua risposta la volontà di comunque rinnovare l'autorizzazione. E questo, non ritengo che sia una cosa consigliabile, soprattutto nella pendenza di quel ricorso al TAR.
Le sarò grato se vorrà poi consegnarmi il testo scritto della sua risposta.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la raccolta di tartufi


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente la raccolta di tartufi.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, concernente le riferite difficoltà di raccolta da parte dei ricercatori di tartufi, si fa presente, anzitutto, che la disciplina della raccolta e del commercio dei citati tuberi è regolata dalla legge statale n. 568/70 e successive modificazioni, come ricordato dall'art. 24 della L.R. n. 32/82.
La competenza della Regione riguarda solo la promozione, esercitata dal Presidente della Giunta, di riunioni collegiali con i Presidenti delle Amministrazioni provinciali, per giungere ad un'indicazione comune sulla data di raccolta (LR n. 32/82, art. 24 sesto comma).
Quanto lamentato dai cercatori di tartufi, si ritiene possa scaturire da una malintesa estensione (per analogia) della possibilità, da parte di Comunità montane e Comuni, di stabilire, con propri regolamenti, criteri e modalità di raccolta dei prodotti del sottobosco (prodotti da cui sono esclusi i tartufi perché, come detto, la loro raccolta è disciplinata da una legge statale).
In effetti, alcuni degli Enti di cui sopra (Comunità montane e Comuni non montani) hanno emanato regolamenti in cui si discriminano i residenti dai non residenti, disconoscendo a questi gli stessi diritti riconosciuti a quelli.
Sul piano giuridico un tale regolamento viola il principio generale dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge (art. 3 della Costituzione). Occorre però tener presente, e sono state avanzate ipotesi da parte delle Comunità montane, che per quanto concerne la disciplina della raccolta dei funghi una tutela dei residenti va fatta in qualche modo perché, mentre per i residenti ciò può rappresentare una parte di reddito integrativo, molto diversamente la cosa si presenta per coloro che invadono, spesso con poca educazione ecologica, prati coltivati, campi boschi e spesso hanno modelli di comportamento che distano moltissimo dai ricercatori di funghi di origine locale. Quindi, il problema esiste e a mio avviso deve trovare una regolamentazione si compatibile con tutte le norme giuridiche, ma anche con le realtà sociali ed economiche delle zone interessate.
In considerazione della segnalazione oggetto dell'interrogazione, si ritiene opportuno, pertanto, promuovere un'indagine tra le Comunità montane e i Comuni non montani che non hanno ancora provveduto a trasmettere a questa Amministrazione copia degli eventuali regolamenti emanati, al fine di rilevare possibili irregolarità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio



CERCHIO Giuseppe

La mia interrogazione non era motivata da particolari attenzioni ad un aspetto peraltro importante di una valorizzazione della enogastronomia piemontese, ma intendeva sottoporre questo problema all'Assessore competente o agli Assessori competenti, perché anche l'Assessore Lombardi è interessato per la valenza che questo aspetto riveste nel settore agricolo.
Infatti il tubero è un prodotto della terra e l'agricoltura vive su questa. Si tratta di un problema che è emerso da alcune settimane nel territorio piemontese in un momento in cui si svolgono manifestazioni significative ad Alba o a Moncalvo o in altri Comuni dell'alessandrino esiste anche questo tipo di raccolta in misura non indifferente manifestazioni tese a valorizzare una immagine del nostro Piemonte e quindi un'immagine legata alle tradizioni per una valenza di carattere non solo gastronomico, ma anche di turismo, soprattutto di fine settimana.
Dopo vari passaggi tra Camera e Senato nel mese di agosto di quest'anno sta per decollare una legge quadro nazionale sulla raccolta di questo prodotto, e quindi con delega alle Regioni a legiferare, che dà titolarità alle Regioni di soffermarsi attentamente su una legislazione che sia.confacente alle esigenze e alla necessità dei propri cittadini.
Esiste però, con la legge attuale nazionale, il vincolo per effetto del quale i proprietari di terreni o i consorzi che possono costituirsi vanno di fatto ad impedire ai foranei, e quindi a coloro che in quanto residenti nel territorio del Piemonte hanno titolo a farlo, a esercitare questa libera attività, peraltro garantita dalla legge, ma non nei fatti.
La mia sollecitazione, quindi, ringraziando l'Assessore di queste osservazioni, è che intanto la Regione nel momento in cui dovesse decollare la legge quadro nazionale, attivi decisamente la conseguente normativa regionale per dare intanto certezza e titolarità a tutti coloro che ne hanno titolo e diritto e soprattutto registrare, attraverso una comunicazione alle amministrazioni comunali interessate ed eventualmente alle Comunità montane, per la competenza territoriale, una verifica attenta se questi consorzi volontari costituiti e se queste proprietà palinate sono davvero espressione reale delle titolarità di queste proprietà oppure degli escamotage magari a semplice titolo di garantire, ritengo giustamente, la proprietà di questi terreni. In realtà però attivano una situazione di discriminazione che, al di là di richiedere e richiamare un dettato costituzionale, qui l'Assessore giustamente ha indicato.
Dobbiamo impegnarci tutti a controllare, attraverso i canali formali della Regione la legittimità degli atteggiamenti che alcune amministrazioni comunali e alcune proprietà hanno avuto in attesa che la legge quadro ci dia titolo ad intervenire, non solo più per calendarizzare l'apertura con il concorso delle amministrazioni provinciali, ma per incidere sul territorio affinché tutti i raccoglitori di questo prezioso tubero, che cresce sulle terre piemontesi, possano essere titolati, in qualche misura a esercitare questo loro diritto.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazioni: dei Consiglieri Bruciamacchie, Dameri e del Consigliere Rossa inerenti la città-parco divertimenti "Marengo International Park"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine le interrogazioni presentate dai Consiglieri Bruciamacchie, Dameri e del Consigliere Rossa inerenti la città-parco divertimenti "Marengo International Park". Risponde ad entrambe l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

I Consiglieri Dameri, Bruciamacchie e Rossa desiderano avere maggiori informazioni relativamente ad una ipotesi di progetto riguardante la zona dell'alessandrino, nota come "Marengo International Park".
Tale progetto è riferito alla possibilità prevista dalla Disneyland americana di istituire una sua sede in Europa e in questo senso l'ipotesi di vedere in Alessandria eventualmente la sede di questo parco, è correlata anche da altre ipotesi che attengono a delle città italiane ed europee.
Infatti siamo venuti a conoscenza in questi anni attraverso gli organi di stampa, di Nazioni come la Francia e la Spagna che gradirebbero aver inserito sul loro territorio un parco di divertimenti tipo quelli che sorgono a Los Angeles, a Orlando e in altre città americane.
In particolare, per quanto riguarda l'Italia, le città in discussione sono state finora Napoli, Riccione e Genova. Devo aggiungere, per le notizie che ho avuto recentemente, anche la città di Alessandria.
Non so quale credibilità debba essere attribuita a una notizia giornalistica che è comparsa sulla "Repubblica" l'altra settimana attraverso la quale si è venuti a conoscenza di un pronunciamento della Disneyland americana tramite il suo Presidente circa l'esclusione della possibilità che l'Italia possa essere la sede di questa Disneyland europea.
In particolare viene detto che ci sono trattative in corso con la Spagna e la Francia ed è esclusa la possibilità che questa realizzazione possa avvenire in Italia. Devo dire che l'articolista, nel dare maggiori informazioni a questo argomento, era a conoscenza di alcune città italiane in lizza per questa iniziativa; fra queste la città di Alessandria non compare. Probabilmente, nemmeno il Presidente della Disneyland americana era a conoscenza della candidatura della città di Alessandria a questa iniziativa; devo dire che è una iniziativa alla quale occorre guardare con attenzione perché i riflessi potrebbero essere di varia natura.
Di fronte a questa notizia l'interrogazione potrebbe anche ritenersi ormai soddisfatta nella risposta. E' però possibile che questi tipi di progetti, per i facili entusiasmi che possono indurre e anche per le cocenti delusioni che possono portare, tornino sempre di attualità. Da tempo si parla di questo progetto; probabilmente è ancora in corso un dibattito attorno alla sede definitiva. Credo sia giusto che io fornisca ai Consiglieri che mi hanno interrogata tutte quelle notizie delle quali sono venuta in possesso e quindi affronto l'argomento trasferendo la massa d'informazioni che sono riuscita ad accumulare dopo le sollecitazioni degli interroganti relativamente a questo problema.
In particolare i Consiglieri Dameri e Bruciamacchie chiedono molto specificatamente a chi debba essere attribuita la responsabilità di aver autorizzato il nome della Regione Piemonte nel Comitato promotore, perch risulta ai Consiglieri che né la Giunta regionale né il Consiglio avesse mai discusso di questo argomento.
Mi sembrerebbe strano che il Consiglio avesse potuto discutere questo argomento in modo approfondito. Un argomento di questo tipo, che ripeto è in una fase assolutamente iniziale, può avere sfogo in un momento informale e informativo come questo della interrogazione.
Mi sembra strano che il Consigliere Bruciamacchie dica che la Giunta non fosse al corrente di questo argomento dal momento che egli di quella Giunta faceva parte al momento in cui comparve la brossura che mi sono procurata e che prevede nel Comitato promotore, con la Provincia di Alessandria, la Camera di Commercio, la Cassa di Risparmio, l'Unione Industriale, l'Associazione Piccole Industrie, l'Associazione Commercianti la Conferesercenti, il Collegio Costruttori Edili, l'Unione Artigiani e l'Associazione Libera Artigiani, anche la Regione Piemonte.
Ora, non so in base a quale autorizzazione particolare il nome della Regione Piemonte sia stato inserito. Voglio dire che non mi sembra strano che ci sia il nome della Regione Piemonte in un progetto che è ancora un progetto idea. Devo dire che nel febbraio del 1985, quando questa brossura ha avuto la luce, io che in quel momento ero all'opposizione, se non avessi letto in un documento del genere il nome della Regione Piemonte mi sarei preoccupata perché in una iniziativa di questo genere che vede protagonisti interessati molti enti, è necessario ci sia un raccordo e in questo modo mi sembra che c'è la possibilità da parte della Regione Piemonte di governare un processo che probabilmente non si farà ma che se si farà avrà bisogno innanzitutto del governo della Regione Piemonte in particolare.
I Consiglieri sono poi abbastanza preoccupati per i riflessi che una iniziativa di questo genere potrebbe determinare dal punto di vista della pianificazione territoriale, delle infrastrutture previste, della tutela delle specifiche caratteristiche ambientali, un progetto di questo tipo crea immediatamente questo tipo di preoccupazione in chiunque lo voglia affrontare. Voglio però anche dire che, al di là del fatto che questa cosa si faccia o non si faccia, questo tipo di preoccupazione in assoluto non l'avrei, nel senso che oggi la Regione Piemonte ha di fronte a sé una strumentazione legislativa e regolamentare per cui qualunque processo di questo tipo può essere governato. Intanto siamo di fronte a una città che ha un piano regolatore regolarmente approvato. Mi risulta, che relativamente a questo problema il Comune di Alessandria ha dato incarico per una variante al piano regolatore, almeno questo è quanto mi è stato detto (non è ancora variante, lo diventerà nel momento in cui verrà approvata la variazione).
Anche il processo della variante verrà governato dalla Regione, nel senso che il CUR attraverso il suo pronunciamento può indirizzare, vagliare opportunamente questa iniziativa, ma voglio dire che non è soltanto il CUR a questo punto. Abbiamo, ripeto, nell'ambito della legislazione regionale una serie di verifiche rispetto ad un progetto di questo genere che pu salvaguardarci da tutte le preoccupazioni che possiamo avere dal lato della pianificazione territoriale. Ieri si è insediata presso l'Assessorato la Commissione dei beni ambientali, quella prevista dall'art. 91 della nuova legge urbanistica. Si tratta di un progetto che andrà a svilupparsi anche su territori che hanno dei riferimenti storici.
E' infatti prevista la possibilità di definire un percorso cosiddetto "napoleonico" a ricordare la vittoria che Napoleone ebbe sugli Austriaci nel 1800. Però non mi preoccuperei eccessivamente di questi aspetti perché nel momento in cui l'iniziativa fosse decisa non c'è dubbio che la Regione la governerà. Stiamo governando un processo insediativo importante come quello della centrale nucleare che determinerà 4.000 miliardi rispetto ad un argomento che ha implicanze di una intensità e di una delicatezza che non intravedo invece in un progetto di questo tipo, per cui non esistono problemi.
Il problema vero invece è la consistenza e le possibilità realizzative in questa zona di tale progetto.
Ho avuto la possibilità di visitare in America proprio l'anno scorso il parco di Orlando in Florida ed effettivamente è una cosa fantastica meravigliosa.
Questo mondo dei balocchi merita di essere visto, ma va visto, e io l'ho visto meravigliosamente collocato in quel contesto meraviglioso che è la Florida dove il sole, se mi consentite, splende dodici mesi all'anno.
Occorre quindi valutare anche le condizioni ambientali che attorno a questo progetto si dovrebbero determinare.
Si è parlato di 1000 miliardi. Nel documento in mio possesso però non si capisce come si arriva a questa cifra e intanto chi dovrebbe tirarla fuori.
Si parla, qui non è detto perché non si prendono impegni di questo tipo su un foglietto di questo genere, della possibilità di determinare cinquemila posti di lavoro e diciamo che rispetto all'investimento la cosa è credibile; in Italia si spendono 300 milioni per creare un posto di lavoro, qui se ne creerebbero 200 mila.
Si tratterebbe però di un posto di lavoro.
Ad Orlando, ad esempio, c'è la possibilità di lavoro per 70.000 persone, ma ci sono milioni di persone che ogni giorno visitano quella località e che vengono non soltanto da tutti gli Stati dell'America che già hanno un potenziale di 250 milioni di visitatori, ma da tutto il mondo perché la fama dei parchi divertimenti americani è riconosciuta ovunque ed alcuni in America vanno appositamente per visitare Disneyland.
Quindi, ritengo che in questa fase non sia nemmeno possibile chiedere alla Giunta regionale come si colloca rispetto a questo argomento, perch non ci sono le condizioni oggettive di progettazione e di progettualità per poter esprimere un giudizio approfondito, quindi un giudizio serio.
Ritengo che quando questo progetto avrà, se l'avrà, una consistenza progettuale ed economica soprattutto idonea ad avere l'interessamento concreto della Giunta questo ci sarà attraverso la Giunta stessa attraverso gli Assessorati competenti, che in questo caso sarebbero molti perché vi sono problemi di lavoro, di turismo, di infrastrutture; si tratta infatti di un insediamento che dovrebbe mobilitare una serie di interessi di risorse, di intelligenza e anche di fantasia notevole. Al momento per non siamo in questa situazione. Quando ci saranno queste condizioni credo che la Giunta si collocherà di fronte a questo argomento nel rispetto certamente delle volontà delle Amministrazioni locali, nel rigore autorizzativo degli atti che competono alla Regione che, vi ho detto, sono tantissimi e abbiamo gli strumenti per farlo e per governare questo processo, senza aprioristici pregiudizi, ma anche senza i facili entusiasmi cui una iniziativa di tale tipo indubbiamente induce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Vetrino per la risposta che ha dato all'interrogazione che ho presentato. Una risposta che è arricchita anche della conoscenza diretta che ella ha avendo visitato quel grande insediamento in America.
Colgo le conclusioni dell'Assessore quando dice: "se i problemi verranno, se si presenteranno delle cose più concrete, vorrà dire che la Regione assumerà un atteggiamento che, d'accordo con gli Enti locali, sarà relativo alle scelte che verranno a determinarsi in quell'area" e mi trova d'accordo. Se mi consente, però, sottolineerei la necessità di seguire come già è stato fatto, forse ancora con più incisività l'andamento e lo sviluppo della situazione del dibattito che è in corso specialmente nella Provincia di Alessandria, di modo che la Regione dimostri la sua grande sensibilità come ha finora dimostrato interno a questo problema, per il quale io non posso non esprimere il rammarico, se sono vere le notizie che l'Assessore ha portato, che la scelta del gruppo finanziario americano sembra andata orientandosi da un'altra parte.
Questo mi rammarica molto, al di là delle zone nelle quali poteva essere indirizzato questo insediamento. Credo comunque che questa notizia vada ulteriormente verificata ed approfondita perché in ogni caso sarebbe un investimento che non verrebbe nel nostro Paese, ma sarebbe destinato da un'altra parte; quindi, con le conseguenze che esso comporta nel non indirizzarsi in questa direzione.
Certo, ci sono alcuni aspetti, diciamo anche contradditori in una questione di questo genere. Da una parte, il fatto che si sia aperto un dibattito nella nostra Regione e segnatamente nella Provincia di Alessandria, ma ormai che si sia aperto anche a livello nazionale per un insediamento di questo tipo sta a significare che ancora una volta questa scelta corrisponde ad una crescita generale del Paese che entra ormai in un'area nella quale sono realizzabili condizioni anche di un certo tipo di insediamento, e questo non può che farmi esprimere soddisfazione perch entriamo e siamo ormai da parecchio in un'area di sviluppo avanzato, di società matura che ha anche la possibilità di ospitare un tipo d'insediamento di questo genere, che fa parte sicuramente di quel terziario avanzato del quale molte volte si parla e che va sicuramente assimilato a questo tipo di insediamento.
Dall'altra parte, però, noi ci avviciniamo e siamo stati coinvolti in questo dibattito con qualche carenza.
La mancanza di una condizione climatica che presentano invece altre città. In, questo dibattito, si sono interessate la città di Genova, dove c'era addirittura un'ipotesi in concorrenza, oserei dire, con Napoli e poi ultimamente la città di Riccione in Emilia Romagna per la quale questo problema è stato assunto direttamente dal Presidente della Giunta regionale dell'Emilia Romagna e dall'Assessore i quali hanno, proprio negli ultimi tempi, dichiarato la loro disponibilità.
Io non so bene come il dibattito ad Alessandria, cioè non so bene o non me lo ricordo bene come il dibattito in Alessandria sia nato e si sia sviluppato. Non lo so se sia stato, e presumo che lo sia, mutuato da questo insediamento che dalla città di Disneyland si è poi propagato come idea nelle aree avanzate del mondo, non so bene se è stato mutuato da questo insediamento o se è nato come iniziativa autonoma. Iniziativa che però ha fatto discutere e al di là dell'aspetto climatico è un'iniziativa che sicuramente merita il rispetto di una proposta e l'impegno degli Enti locali che debbono essere sensibili a queste proposte; fa discutere. Non si è ancora tratta alcuna conclusione. Sta di fatto che la Provincia di Alessandria, il Comune, la Camera di Commercio, altri enti e mi sembra anche la Regione Piemonte hanno dato incarico a dei valenti architetti per realizzare uno studio di fattibilità, proprio perché l'iniziativa non poteva essere ignorata.
Mi sembra che questi architetti abbiano tratto alcune linee di programma e di progetto intorno a questo insediamento. Credo che sarebbe opportuno, se la Giunta non l'ha ancora fatto, di verificarne la conoscenza, la possibilità di prenderne visione e vedere concretamente giacché non si può liquidare come un qualche cosa di estemporaneo,.né si può pensare che un insediamento di questo genere non possa essere sistemato in un quadro nuovo di programmazione giacché staremo preparando il secondo o il terzo piano di sviluppo regionale e quindi nulla di impossibile nell'andare, qualora ci fossero le condizioni, a sistemare una cosa del genere. Non c'è dubbio che in ogni caso, al di là degli aspetti climatici l'indicazione storica per le ragioni che Marengo rappresenta nella storia non solo della Francia, ma dell'Europa nel suo insieme, ma l'area geografica nella quale verrebbe a collocarsi questo ipotetico insediamento ancora lontano ad-dirittura sembra sfumare, è un'area più che mai idonea al di là delle condizioni climatiche. Qui, combinazione, è anche presente un Assessore del Comune di Alessandria, mi rivolgevo a lui quasi per dire che è un'area idonea, al centro - si è detto- di una grande area più vasta che rappresenta nel nostro Paese la punta più alta dello sviluppo industriale al centro di una serie di collegamenti che sono non soltanto agevoli nei confronti del resto del Paese, ma anche del resto dell'Europa.
Ecco, allora io credo che il problema, e quindi nel dichiararmi soddisfatto per la ribadita, rinnovata attenzione che è stata portata dalla Giunta con l'arricchimento della conoscenza diretta che l'Assessore ha potuto avere di questo problema, mi consenta però di chiederle un impegno più significativo e più incisivo. La valutazione se non sia opportuno verificare con i referenti in loco, che sono impegnati o si sono impegnati ufficialmente in questa questione, il grado di fattibilità, il punto in cui le cose sono da una parte, e dall'altra verificare concretamente come le scelte stanno, vengono o sono state compiute o si stanno compiendo al livello della holding finanziaria che sarebbe promotrice di questa iniziativa, perché mi pare che questa iniziativa potrebbe appunto avvalersi di un contributo determinante della holding americana con l'apporto di una serie di impegni che le stesse forze economiche locali e regionali potrebbero dare.
Quindi, io non chiuderei il problema: chiederei che del problema se ne vedano tutti gli aspetti e mi auguro, spero, che gli sforzi nostri e del nostro Paese non vengano vanificati da altre scelte che certamente andrebbero a privilegiare altre zone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io, invece, non sono affatto soddisfatta della risposta dell'Assessore, anzi sono preoccupata, perché si discutono questioni che chiamano in causa diversi aspetti: l'entità del progetto, peraltro estremamente nebuloso nei suoi contorni, come l'Assessore ha ammesso, il grado di coinvolgimento, il rapporto tra il pubblico e le iniziative di privati.
Sono preoccupata perché, al di là della validità di iniziative di questo genere, ritengo che ci siano degli aspetti non solamente formali che devono essere assolutamente garantiti, prima di tutto per un elemento di responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica, della gente e del ruolo che le istituzioni hanno.
La nostra interrogazione, rispondo io ma così risponderebbe il collega Bruciamacchie, parte dal fatto che non esiste nessun atto della Giunta regionale, non solo del Consiglio, che autorizzi l'inserimento nel Comitato promotore della Regione Piemonte.
Sarebbe stato estremamente grave se questo inserimento fosse stato autorizzato a fronte di un progetto estremamente nebuloso.
Non credo che, a fronte della crisi, qualunque progetto, da qualunque parte venga o non venga, debba essere fatto proprio dalle Amministrazioni pubbliche.
Al contrario credo che è pieno titolo e diritto dei privati di avanzare ipotesi d'insediamento, iniziative, ma, nel momento in cui si coinvolgono gli Enti locali, ci deve essere una piena responsabilità non solo nel prevedere il risultato finale, ma nel valutare i contorni, i contenuti, i protagonisti, la reale consistenza d'iniziative di questo tipo, sotto tutti gli aspetti: quello della fattibilità economica, quello delle coerenze con gli atti di governo che gli Enti locali sono tenuti a fare rispetto ai territori di loro competenza.
Nessun atto di programmazione della Regione o del Comprensorio nella definizione del piano comprensoriale di Alessandria prevede un insediamento di questo tipo.
Questo non vieta ai privati di avanzare una proposta, ma questo non autorizza a inserire in comitati promotori Enti locali che non hanno preso deliberazioni in questo senso.
Mi preoccupo anche perché ho l'impressione che ci sia una tendenza crescente di prese di iniziative da parte dei privati più o meno identificati che sollecitano alle Amministrazioni locali determinazioni di strumenti che consentano di realizzare i loro progetti senza che questo abbia un reale riferimento con quelle che sono le esigenze delle popolazioni, e con le esigenze di sviluppo delle diverse realtà.
Francamente, a differenza del Consigliere Rossa, ho qualche difficoltà a considerare un insediamento di questo tipo. Porto mia figlia al Luna Park, non ho pregiudiziali vetero verso queste iniziative, ma non posso considerarle terziario avanzato,è una vera e propria violenza ai miei schemi culturali, forse arretrati.
Ci sono state alcune occasioni in cui di queste questioni abbiamo discusso, per esempio quando, su sollecitazione del Consigliere Mignone, si è parlato di un interessamento della Regione rispetto al destino di una importante realtà come quella della Villa Ottolenghi di Acqui.
Ci sono possibilità d'intervento nel tessuto artistico culturale, nel patrimonio della nostra realtà regionale e provinciale estremamente più cogenti.
Rispetto all'individuazione di aree turistiche, ammesso che si possa considerare turistica un'iniziativa di questo tipo, sempre nel quadro della programmazione comprensoriale e delle iniziative che da questo punto di vista sono state definite nel piano regolatore dal Comune di Alessandria non è prevista nessuna variante.
E di questo fa fede anche un articolo dell'Assessore all'urbanistica del Comune di Alessandria, che, anche lui, di fronte alla nebulosità con cui questa proposta viene agitata nella realtà alessandrina, pone una serie di domande e non dice affatto che il Comune ha già deciso questa variante.
C'è un problema di serietà e di responsabilità verso l'opinione pubblica.
Nella provincia di Alessandria la crisi ha portato degli elementi molto gravi di degrado, di perdita di posti di lavoro.
Credo che non si debba consentire a nessuno di vendere ipotesi faraoniche, ipotesi che fanno ventilare possibilità di occupazione, che danno in qualche modo l'idea che ci sia una prospettiva rispetto ad un tema drammatico come quello dell'occupazione, senza verificarne non solo la reale consistenza ma la validità ed il reale collegamento con gli atti di governo del territorio che la Regione si è data e si dà e con gli obiettivi verso i quali vogliamo lavorare. Se questa Giunta proporrà nel prossimo piano di sviluppo un'ipotesi di questo genere noi la valuteremo.
Per quanto mi riguarda, ho molte perplessità. Visto che anche l'Assessore Vetrino, non ha detto da quali atti della Regione emerga che qualcuno ha autorizzato chicchessia a inserire nel comitato promotore la Regione Piemonte, chiedo che da questo punto di vista ci sia una risposta.



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Amerio per sollecitare la risposta alla propria interrogazione relativa alla situazione della Cava di Codana Montiglio (AT). Ha facoltà di parola.



AMERIO Mario

Poiché stamani si è parlato di discariche, vorrei segnalare una discarica nell'astigiano che è stata oggetto di un'interrogazione e che io vorrei molto brevemente illustrare.
Si tratta di 500.000 mq di fanghi classificati da un recentissimo supplemento d'indagine tossici e nocivi, che si trovano in un sito chiaramente idoneo.
Vi è stata, di conseguenza nelle ultime settimane, una richiesta degli amministratori e delle organizzazioni ecologiche della zona di incontro con l'Assessore Maccari e un'interrogazione da noi presentata esattamente un mese fa.
Circa l'incontro con l'Assessore, amministratori ed organizzazioni ecologiche non hanno ricevuto alcuna risposta. Non ne parlo qui, è un problema di sensibilità politica di Maccari. In quanto all'interrogazione questa si è persa. Risulta protocollata da un mese dal nostro Gruppo inviata all'Ufficio di Presidenza, da questo alla Giunta; da qui è partita ma all'Assessore è mai arrivata.
Siccome la Giunta ha carico dal Regolamento di rispondere alle interrogazioni e non di perderle, chiederei che ci fosse risposto nel corso della prossima seduta di Consiglio.



PRESIDENTE

In merito al punto svolto comunico che l'interrogazione presentata dal Consigliere Bontempi sarà discussa nella prossima seduta in quanto è assente l'Assessore Moretti.
Le interrogazioni ed interpellanze sono così esaurite.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bresso, Fraire, Mignone Minervini, Moretti.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 23, 26, 30 luglio; 8, 10 e 15 ottobre 1985 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/78, n. 65 - è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Formazione professionale

Comunicazione dell'Assessore Alberton in merito ai corsi di formazione professionale nel settore energetico


PRESIDENTE

Per le "Comunicazione della Giunta regionale", l'Assessore Alberton riferisce in merito ai corsi di formazione professionale nel settore energetico.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

In data 21 ottobre mi è pervenuta un'interrogazione dei Consiglieri Valeri e Sestero in merito all'attivazione di un progetto di formazione professionale in relazione alla costruenda centrale elettronucleare.
Essendomi pervenuta solamente due giorni fa non sono in grado e non intendo rispondere compiutamente a questa interrogazione stamani, ma neppure voglio che anche solo un ritardo molto limitato nella risposta possa essere interpretata come non attenzione della Giunta regionale o dell'Assessorato a questo tema estremamente rilevante.
Fornisco quindi in maniera molto sintetica una primissima informativa.
L'Assessorato si è attivato per ottenere dall'ENEL secondo quanto previsto dal protocollo d'intesa le previsioni di fabbisogno in quantità e qualità di manodopera necessaria per la costruzione e poi l'esercizio della centrale medesima.
Proprio in questi giorni ci è pervenuto un primo documento che l'Assessorato deve ancora tutto analizzare e verificare. E' certo che anche dalle sole prime analisi del tutto preliminari emerge che nel primo periodo (2-3 anni) il programma esecutivo prevede opere e relative qualifiche professionali tutte finalizzate e correlate a costruzioni civili. Questo fatto con le prime considerazioni verificabili sulla quantità di risorse in gioco, sempre in, questo primo periodo, ci fanno ritenere che non sia il piano di interventi sulla formazione professionale il cammino critico del progetto complessivo della costruenda centrale.
Avremo,.cioè credo, tutto il tempo a nostra disposizione per analizzare e costruire il progetto più corretto per rispondere a questa esigenza.
Appena certificato il documento che ci è stato, ripeto, fornito solamente in questi giorni, provvederemo a dare risposta compiuta all'interrogazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

A nome anche della compagna Sestero, ringrazio l'Assessore Alberton per questa prima comunicazione, rinviando quindi un giudizio più approfondito appena, pensiamo nel prossimo Consiglio regionale, potrà esservi la preannunciata risposta.
Abbiamo presentato questa interrogazione urgente perché riteniamo anche sulla base delle notizie acquisite presso le OO.SS. di Vercelli e di Casale, oltre che presso esperti della formazione professionale locale, che vi sia già un ritardo nella predisposizione di un progetto finalizzato all'acquisizione di capacità professionali comunque necessarie anche alle prime fasi di costruzione della centrale; capacità professionali non presenti sul mercato del lavoro locale, ampiamente caratterizzato da manodopera generica o in cerca di prima occupazione.
In secondo luogo la nostra preoccupazione è mossa dalle notizie inerenti le difficoltà di carattere economico che investono il settore della formazione professionale dal punto di vista del bilancio regionale da cui discende la necessità di utilizzare appieno e al meglio il ricorso al FSE. A questo riguardo, tenuto conto che i termini ufficiali sono scaduti il 15 settembre, ma che esistono ancora dei margini, riconfermiamo l'urgenza, sicuramente condivisa anche dall'Assessore, di presentare una richiesta di massima, riservandosi poi di predisporre un progetto che abbia le caratteristiche che l'Assessore Alberton giustamente sottolineava.
Quindi un progetto quadro che consenta, se concordato col Ministero del lavoro, di essere presentato fuori sacco, prima che a metà novembre inizino le istruttorie in sede CEE.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei solo ricordare che insieme ad altri Consiglieri avevo chiesto una comunicazione urgente da parte della Giunta regionale sulla situazione dello stabilimento Sorin di Saluggia.



PRESIDENTE

Solleciteremo la Giunta rispetto a questo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Per ragioni di opportunità e di lavoro chiederei ai Presidenti dei Gruppi e ai Consiglieri se sono d'accordo di procedere all'approvazione delle deliberazioni assunte coi poteri del Consiglio regionale nel momento in cui il Consiglio non era in funzione, che hanno carattere di obbligatorietà.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Lei è andato molto rapidamente per ragioni di speditezza dei nostri lavori, come è giusto; però, in riferimento alla sollecitazione del collega Ala, risulta dai verbali approvati stamani che la comunicazione del Presidente in merito all'Eurex di Saluggia sarebbe stata fatta nella seduta odierna. Sarebbe quanto mai opportuno da un punto di vista politico, data la gravità del problema sollevato, che il Presidente o il Vicepresidente della Giunta ci spiegassero in poche parole per quale ragione oggi non rispondono. Penso che sia necessario informare il Consiglio e l'opinione pubblica sul perché si accolgono o non si accolgono determinate istanze pur nel rispetto delle decisioni che nella propria autonomia ciascuno pu prendere.



PRESIDENTE

Evidentemente ognuno paga un prezzo politico per le cose che fa o che non fa. Oltre a questo non posso andare.



BONTEMPI Rinaldo

D'accordo, vorrei comunque sapere se la Giunta questa comunicazione la fa o meno.



BONTEMPI Rinaldo

BRIZIO



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei ricordare che nella Conferenza dei Capigruppo il Presidente è stato pregato di non fare comunicazioni nella seduta odierna. Il Presidente ha detto che non ne avrebbe fatte e nessuno ha obiettato in quella sede.



PRESIDENTE

Il problema attiene all'organizzazione che la Giunta ritiene di dare alle sue comunicazioni. Ho già sollecitato la Giunta a fare questo. Qui i lavori vengono organizzati secondo un certo schema e questo schema si rispetta.
Chiedo se siete d'accordo di procedere all'inversione dell'o.d.g. per poter esaminare le deliberazioni di cui ai punti 9), 10), 11), 12), 13) e 14) dell'o.d.g.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta deliberazione: "Quarto prelievo fondo riserva cassa, cap. 12900 dello stato previsione spesa bilancio '85, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui. Adozione provvedimenti ai sensi dell'art. 40 dello Statuto"


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. reca: "Esame proposta di deliberazione - Quarto prelievo fondo riserva cassa, cap. 12900 dello stato previsione spesa bilancio '85, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui".
Chi approva tale deliberazione è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
Il testo della delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Università

Esame proposta di deliberazione: "Ratifica della deliberazione della G.R. n. 48-43590 del 3/5/85 - Convenzione con l'Università di Torino, a norma dell'art. 39, L. n. 833/78"


PRESIDENTE

Punto 10) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione- Ratifica della deliberazione della G.R. n. 48-43590 del 3/5/85 - Convenzione con l'Università di Torino, a norma dell'art. 39, L. n. 833/78".
Chi approva tale deliberazione è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 3 astensioni.
Il testo di tale delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione: "Quinto prelievo fondo riserva cassa, cap. 12900 dello stato previsione spesa bilancio '85 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Punto 11) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione - Quinto prelievo fondo riserva cassa, cap. 12900 dello stato previsione spesa bilancio '85 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui".
Chi approva tale deliberazione è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 36 voti favorevoli e 3 astensioni.
Il testo di tale delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione: "Sesto prelievo fondo riserva cassa, capi 12900 dello stato previsione spesa bilancio '85 per consentire pagamenti relativi alla gestione residui"


PRESIDENTE

Punto 12) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione - Sesto prelievo fondo riserva cassa, cap. 12900 dello stato previsione spesa bilancio '85 per consentire pagamenti relativi alla gestione residui".
Chi approva tale delibera è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli e 3 astensioni.
Il testo di tale delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione: "Riconoscimento di calamità grave della grandinata e bufera di vento del 7/6/85 in alcuni Comuni delle Province di Torino e Vercelli"


PRESIDENTE

Punto 13) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione - Riconoscimento di calamità grave della grandinata e bufera di vento del 7/6/85 in alcuni Comuni delle Province di Torino e Vercelli.
Chi approva tale delibera è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 37 voti favorevoli e 3 astensioni.
Il testo ditale delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione: "Legge 5/8/75, n. 412 - Utilizzo di economie derivanti dall'attuazione del 1 e 2 programma triennale"


PRESIDENTE

Punto 14) all'.o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione - Legge 5/8/75 n. 412. Utilizzo di economie derivanti dall'attuazione del 1° e 2°programma triennale".
Chi approva tale delibera è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 37 voti favorevoli e 3 astensioni.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, e del penultimo comma dell'art. 17 della L.R. n. 38/78, e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.
Il testo di tale delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali e speciali e per invalidi civili. Anno formativo 85/86". Risposte ad interrogazioni in merito


PRESIDENTE

Punto 15) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione - Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali e speciali e per invalidi civili. Anno formativo 85/86". In merito a questa deliberazione poiché non è stato nominato un relatore da parte della VI Commissione, ha la parola il Presidente della Commissione stessa affinché spieghi i motivi per i quali non è stato nominato.



VILLA Antonino

La relazione è quella che l'Assessore aveva presentato in Commissione.
Era stata esaminata, ma il relatore non si è nominato lasciando all'Assessore di introdurre e qualificare meglio eventualmente quanto era stato detto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione Professionale

Ringrazio il Consiglio per avere accettato questa inversione dell'o.d.g. che consente di affrontare questa mattina un tema che è molto importante.
Mi sia consentito ritenere di poter rispondere nel contesto di questa relazione anche alle interrogazioni del Gruppo liberale e a quella parte dell'interrogazione del Gruppo comunista cui non avevo risposto nelle sedute precedenti. Interrogazioni che si riferivano al tema del piano annuale dei corsi di formazione professionale sia sotto il profilo del merito sia sotto il profilo della disponibilità finanziaria.
In base alla L.R. n. 8/80, il piano annuale dei corsi di formazione professionale dovrebbe essere approvato dal Consiglio regionale entro il mese di giugno di ogni anno.
Già negli anni passati questi tempi non sono stati rispettati.
Le elezioni amministrative ed il conseguente rinnovo del Consiglio e della Giunta regionale potevano rischiare di introdurre ulteriori ritardi.
E' stato fatto ogni sforzo da parte dell'Assessorato per recuperare questo potenziale ritardo, al fine di garantire un quadro di certezze operative.
Vengono fornite numerose tavole di raffronto con l'anno e gli anni precedenti, ma si è ben consapevoli della necessità di assicurare per il futuro un quadro di analisi più robusto e approfondito.
Cito in particolare le analisi sulle correlazioni tra le uscite del sistema di formazione professionale e gli interessi nel mercato del lavoro e nel sistema produttivo nell'ambito di una costante verifica di coerenza tra i due sistemi.
Il piano corsi di formazione professionale per l'anno formativo 85/86 riprende quanto dettato, in tema di programmazione delle attività, nel piano pluriennale di formazione professionale 84/87.
In particolare, si possono mettere in evidenza le seguenti caratteristiche per quanto concerne l'attività formativa per il prossimo anno.
Il totale dei corsi sarà di 1090 per un totale di circa 931.800 ore di formazione di cui 127.565 ore pari a 140 corsi direttamente gestite dalla Regione tramite i propri centri e 804.135 ore pari a 950 corsi gestite tramite i centri convenzionati.
Il costo complessivo per queste attività comporterà per la Regione una spesa di circa 69 miliardi, e riguarderà un universo di 21.915 allievi.
Il 1° livello rivolto a giovani in uscita dalla scuola dell'obbligo con attestato di qualifica finale è pari a 706.150 ore formazione pari a un totale di 637 corsi.
Il 2° livello, comprensivo degli interventi rivolti a giovani già qualificati o diplomati è pari a 199.005 ore formazione pari ad un totale di 402 corsi.
I corsi speciali, rivolti ai carcerati, sono quantificabili in 16.400 ore formazione pari ad un totale di 14 corsi (queste attività rientrano nell'ambito dell'attività di 1° livello o 2° livello).
I corsi rivolti ai soggetti portatori di handicap sono quantificabili in 23.600 ore formazione pari a 20 corsi.
Si svolgono, inoltre, nell'ambito dell'attività formativa corsi rivolti all'acquisizione di patenti di mestiere, tipo patenti per conduzione impianti termici, per un totale di 3.045 ore formazione paria 31 corsi.
La suddivisione di questa attività nell'ambito dei settori produttivi sarà così articolata: nel settore industriale saranno attivati 606 corsi rivolti ai vari comparti produttivi;- nel settore terziario, per i comparti amministrativo e,informatico saranno attivati 306 corsi, mentre per il comparto turistico alberghiero verranno attivati 26 corsi le attività di formazione professionale rivolte al settore agricolo verranno programmate con un piano di formazione, esclusivamente a questo argomento dedicato, mentre nel piano corsi ordinario sono stati programmati 7 corsi nell'artigianato verranno attivati 145 corsi suddivisi nell'ambito delle attività di artigianato artistico, di produzione e di servizio.
La suddivisione del sistema di formazione professionale risulterà così suddiviso sul territorio regionale: sul, territorio della provincia di Torino, compresa l'area metropolitana, saranno attivati 567 corsi di formazione per un totale di 462.760 ore corso la provincia di Vercelli attiverà 64 corsi pari a 56.430 ore corso la provincia di Novara attiverà 117 corsi pari a 104.250 ore corso la provincia di Cuneo attiverà 121 corsi pari a 117.125 ore corso la provincia di Asti attiverà 31 corsi pari a 32.200 ore corso la provincia di Alessandria attiverà 190 corsi pari a 159.035 ore corso. La situazione pressoché definitiva del programma annuale 85/86 presenta questo quadro: aumento complessivo di 16.815 (+1,5%) ore corso rispetto al piano 84/85.
A questo punto conviene fare un confronto tra quanto previsto nel piano pluriennale e quanto invece nel piano di questo anno formativo.
Nel piano pluriennale erano previste per la prima qualificazione 641.000 ore e 62.000 ore per le specializzazioni post-diploma. Queste previsioni presenti nel documento di piano sono in realtà state corrette nel corso dell'esercizio 84/85. Infatti a consuntivo tale esercizio presenta per quanto riguarda la prima qualificazione 689.000 ore e 89.000 ore per quanto riguarda le specializzazioni post-diploma. Per gli stessi due livelli l'anno formativo 85/86 presenta queste cifre: prima qualificazione, 675.000 ore (a fronte di 689.000 nell'anno 84/85); specializzazioni post-diploma, 111.000 ore (a fronte di 89.000 nell'anno 84/85).
Tornando ad analizzare l'incremento dell'1,5% nei suoi addendi notiamo: 13.560 ore corso in diminuzione sulla prima qualificazione, giovani in uscita dall'obbligo a seguito della riorganizzazione introdotta negli iter formativi e nelle modalità di svolgimento dei corsi (2.400 ore in due anni con conseguente eliminazione dei precedenti terzi anni anche nel settore elettromeccanico e dello stage di 400 ore aggiuntive alle 2.400 ore).
Con questo si evidenzia che non c'è assolutamente alcuna "netta inversione di tendenza - come invece viene richiamato nell'interrogazione del Gruppo comunista - né espansione dei primi anni".
7.800 ore corso aggiuntive per attività di specializzazione post qualifica, aumento ancora passibile di modifiche in quanto alcuni enti (ENGIM, Comune di Torino, Comune di Orbassano, Consorzio Alto Canavese per la F.P. hanno accettato in sede tecnica di contenere la durata di questa tipologia di corsi a 600 ore per poter poi operare nell'ambito del progetto FSE sui qualificati assunti con i contratti di formazione-lavoro. Nel caso in cui questa operazione risultasse poi organizzativamente non praticabile si tratterà di equiparare la durata di detti corsi alle 1.200 ore dei corsi dello stesso tipo di altri enti che hanno ritenuto di mantenere tale durata nella richiesta formulata per i corsi di specializzazione.
Voglio sottolineare che queste attività sono coerenti con quanto esposto nel comma c) dell'art. 1 del piano pluriennale che cita: "corsi di specializzazione per giovani finalizzati all'inserimento lavorativo presso aziende ed enti sulla base della loro disponibilità preventivamente concordata" e cioè attività formative supportate da disponibilità preventivamente concordate con le aziende.
Gli enti e i centri di F.P. sono stati coinvolti per iniziare una verifica estremamente attenta della possibilità di un loro coinvolgimento nel progetto FSE per l'assunzione di circa 2000 giovani della provincia di Torino e pertanto questi dati potrebbero subire alcune variazioni nel corso dell'anno.
Ricordavo già in Commissione che a fronte di questo intervento significativo, seppure ridotto numericamente, ma comunque riferito a 2000 giovani, il problema di investire nella formazione le risorse della sistema complessivo regionale di formazione su un progetto di cui si prevede il decollo a partire dall'inizio del 1986 e quindi in condizioni oggi ancora non certe; il cercare di garantire la disponibilità di risorse, di mezzi di sedi, affinché questi corsi vengano svolti nei centri di F.P., pone dei problemi di organizzazione non facili e quindi dobbiamo operare con un progetto estremamente attento e articolato per costruire in continuo un sistema che sia in grado di raccogliere, di recepire, queste assunzioni e questi corsi di formazione che a oggi non sono facilmente prevedibili nella loro tempificazione durante il 1986 stesso.
20.933 ore corso aggiuntive per attività di specializzazione post diploma e post-laurea, legate all'innovazione tecnologica e ai settori produttivi e di servizio più direttamente interessati, informatica industriale per l'automazione e informatica gestionale per il terziario avanzato ecc.
1.642 ore corso aggiuntive per interventi rivolti ai lavoratori occupati per l'elevamento delle loro professionalità, a seguito di processi aziendali di innovazione o trasformazione tecnologica dovutamente certificati dalle aziende.
In merito ai corsi di prima qualificazione voglio dire che, pur essendoci - e lo testimoniano le cifre - una diminuzione rispetto all'anno precedente, ritengo non sia possibile parlare in termini generici di ridimensionamento.
Qualora fossimo in presenza di una riforma già attivata della scuola media superiore, si porrebbe il problema dell'innalzamento dell'obbligo e delle caratteristiche di questo periodo aggiuntivo (scuola normale o scuola anche professionalizzante, di alternanza scuola-lavoro) e quindi dell'impatto di questa riforma sulla formazione professionale.
Oggi mi pare più un problema di realizzare corsi di primo livello il più possibile seriamente indirizzati, programmati e gestiti che non genericamente di ridimensionamento.
Che risposte daremmo altrimenti ai giovani desiderosi o bisognosi di at trezzarsi per inserirsi nel mercato del lavoro? Conviene ricordare che il piano oggi in discussione non esaurisce il quadro degli interventi formativi anche a carico della Regione. Non sono oggi in discussione il piano del FSE (tutte le attività formative patrocinate dalle imprese e sulle.quali pure la Regione interviene) i corsi agricoli, i corsi per l'artigianato, progetti specifici estremamente qualificanti come il progetto noto come CAD/CAN, il progetto formatori.
E' certamente da tenere presente la necessità di non interpretare la F.P. come un canale parallelo e declassato della scuola normale, quasi in funzione di recupero. Ma il bisogno di formazione professionale correttamente intesa non potrà non tendere ad aumentare e questo è implicito nel concetto, riaffermato nel piano pluriennale, di formazione permanente.
Il piano pluriennale, nella relazione di premessa, individua gran parte dei problemi, anche se poi non tempifica e organizza in termini operativi le soluzioni: la saldatura fra la realtà attuale e gli obiettivi a cui miriamo è ancora tutta da realizzare.
E' obiettivo primario di questa Giunta operare intensamente su questi fronti con rigorosità, determinazione e realismo.
Il fabbisogno finanziario sarà notevole e i recuperi di efficienza amministrativa e gestionale, che pure dovremo introdurre, temo non saranno sufficienti a non generare comunque aumenti necessari di spesa.
La situazione finanziaria di questo fine '85 e dell'inizio dell'anno formativo '85/86 è molto difficile.
Nella spesa corrente di quest'anno 1a Giunta non è riuscita a recuperare le risorse necessarie. A fronte dei circa 35 miliardi necessari per l'anno '85 ne sono stati recuperati 18/19. Non c'è possibilità di andare ad intaccare altre somme non impegnate, perché esse sono nel conto capitale.
Ciò pone problemi seri per quest'anno.
Abbiamo già messo in atto tutte le procedure possibile affinché gli enti organizzatori possano accedere al credito bancario, consapevoli certamente di non rispettare da parte nostra le regole convenute e consapevoli dei costi che questi ricorsi indurranno per il futuro. Ma oggi non riusciamo a cogliere alternative.
Questo ci serve da lezione e vorremmo servisse a tutti da lezione per l'anno prossimo.
La Giunta è impegnata in questo senso a predisporre con la massima tempestività il documento di bilancio 1986 per rendere disponibili il più celermente possibile risorse nuove, ma oggi il buco c'è! Ringrazio la Commissione che ha voluto sottolineare l'impegno unitario a riconoscere priorità a questo settore. Mi sia consentito rivolgere in questa occasione una parola di saluto e di augurio di buon lavoro a tutti coloro (Enti, Centri, docenti, personale e allievi) che intraprendono o hanno intrapreso questo nuovo anno formativo.
Nonostante le difficoltà, la Regione, la Giunta, seguiranno con impegno molto determinato le loro attività.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Sulla relazione dell'Assessore Alberton è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Tapparo. Ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'occasione di rinnovare ogni anno la discussione in merito al piano corsi ci permette periodicamente di fare un utile approfondimento sul valore e il significato che assume la formazione professionale nel sistema economico-sociale piemontese, per uscire fuori da un rituale che molto spesso si pratica di adesione formale a nostri compiti e sui quali poi le scelte di coerenza non sono sempre conseguenti.
La formazione professionale è una delle poche competenze piene che spettano alla Regione.
La formazione professionale è uno degli strumenti più rilevanti di politica attiva del lavoro in nostro possesso. La formazione professionale può anche essere, in qualche misura, se la si utilizza in un certo modo una leva di politica industriale.
Dinnanzi a queste possibilità, evidentemente non si può considerare la formazione professionale come un qualcosa di residuale, a volte quasi da considerarsi un peso indesiderato che intacca le risorse "libere" della Regione che potrebbero essere utilizzate in maggior misura per altre funzioni. Ma non c'è un documento solo che sia stato espresso negli ultimi anni da qualsiasi Gruppo in questo Consiglio, oppure da documenti di partiti che non esprima nella trasformazione dell'apparato economico dell'innovazione, l'elemento portante, rilevante, al centro di tutte le scelte e di tutte le strategie.
La formazione professionale è importante perché concorre al cambiamento economico, lo rende più rapido ed adeguato in modo tale che il nostro sistema economico possa incorporare quantità d'innovazione organizzativa gestionale e tecnologica in modo sufficiente in termini relativi, vale a dire in base al rapporto di competitività con gli altri paesi industrialmente più avanzati.
La formazione professionale è un supporto essenziale allo scorrimento permanente delle professionalità all'interno del mondo del lavoro e quindi deve essere capace a coglierne i mutamenti e di preparare e riqualificare gli operatori.
Inoltre la formazione professionale è in grado di concorrere e creare ambienti idonei a stimolare processi di cambiamento. L'Assessore accennava al progetto CAD-CAN, io aggiungerei come esempio anche quello dell'intelligenza artificiale. Tutte scelte che in qualche misura servono a creare condizioni ambientali su cui le scelte dell'operatore privato possono trovare un ambiente idoneo e favorevole a quei "salti" tecnologici e organizzativi necessari per stare al passo col grande mutamento in corso a livello internazionale.
La formazione professionale è anche uno strumento principe per ottimizzare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro (frase che si usa in modo rituale e ricorrente) ma poi quando dobbiamo considerare uno strumento per fluidificare e favorire questo incontro, in genere i comportamenti non sono più conseguenti e le vischiosità e le resistenze si fanno alte; anche se non vengono esplicitate.
Dunque la formazione professionale non può non essere una priorità essenziale se vogliamo dare un senso a quello che è stato sempre detto, la necessità di coniugare nella nostra Regione innovazione tecnologica ed occupazione.
Quindi apprezzo lo sforzo compiuto dall'Assessore per recuperare quella che era una carenza, risaputa già nel precedente bilancio e che bisognava colmare in qualche modo. In questo senso ho cercato di invitarlo a procedere nella riunione della VI Commissione. Dunque un invito e un incoraggiamento per superare le resistenze di coloro che probabilmente non hanno ben considerato che la formazione professionale è una priorità sul serio e se è tale si fanno dei sacrifici reali, sapendo che si tratta di uno strumento del quale non si può dire "sospendiamola un momento" altrimenti c'è un impianto di operatori, di strutture, di allievi e di bisogni delle imprese che in qualche modo va considerato.
Questo vincolo delle risorse evidentemente non possiamo pensare di superarlo con semplicismo. Occorre, con estrema chiarezza, cercare di verificare se esistono degli strumenti che ci permettono di recuperare spazi formativi a costi più ridotti o con l'aumento dell'efficienza e dell'efficacia. Penso ai contratti di formazione lavoro, all'apprendistato e alla necessità col nostro operare di legittimare il ruolo pubblico della formazione professionale per evitare che certe tendenze facciano un discorso che è inaccettabile del tipo: il pubblico non è in grado di stare al passo col processo di cambiamento, sia dunque l'impresa che in qualche modo svolga questo tipo di funzione. Lasciamo al pubblico alcune funzioni di retroguardia, il primo livello, ad esempio, come area assistenziale.
E per vincere questo tipo d'impostazione noi dobbiamo legittimarci, con comportamenti, con ruoli, con funzionamenti adeguati; il pubblico non è valido in quanto tale ma per come sa rispondere e collocarsi in una realtà completamente diversa da quella in cui tale sistema si è strutturato.
Nel piano pluriennale il Consiglio aveva delineato, credo con estrema chiarezza, tale necessità di adeguamento. L'Assessore l'ha sottolineato questo aspetto e cioè di riadeguare il primo livello, perfezionando il raccordo con i nuovi spazi che la legislazione recente in materia di politica attiva del lavoro ha offerto e prestando attenzione anche alle modifiche avvenute, per un patto tra le parti, dell'apprendistato con l'accordo interconfederale del dicembre '83. Ebbene, questo riadeguamento del 1° livello non vuol dire ridurlo, schiacciarlo, eliminarlo, ma renderlo adeguato a quelle che sono le nuove necessità.
Altro aspetto rilevante si è posto nel piano pluriennale in merito all'esigenza di una crescita qualificata del 2° livello di formazione professionale, proprio perché è l'elemento che viene a saldare con maggiore chiarezza il rapporto tra formazione professionale e innovazione, intesa come possibilità di sostenere alcuni aspetti dei processi di trasformazione del sistema della media e piccola impresa e dell'artigianato. Se ricordate nel dibattito che c'è stato sul finire della scorsa legislatura si è parlato di poli della formazione e dell'innovazione, abbiamo eliminato quella parola ma il concetto resta; alcune nostre realtà formative sono in grado non solo di formare, ma di concorrere ad avere riflessi positivi per quanto riguarda la diffusione dell'innovazione tecnologica nel sistema dell'impresa minore.
Il progetto CAD-CAN così come è nato aveva ed ha questo tipo di strategia: formare nell'uso delle tecnologie informatiche e anche favorire la piccola azienda nel poter accedere in modo adeguato a questi strumenti.
Anche in merito al quadro di analisi di cui l'Assessore accennava essere necessario fare, si ricorderà, ed è stato qui comunicato sul finire della legislatura, che è stata avviata una ricerca per quanto riguarda la finalizzazione della formazione professionale, cioè per vedere la coerenza fra coloro che sono usciti dal circuito formativo e il tipo di collocazione che hanno trovato nel mondo del lavoro. Questo è evidentemente importante per capire la validità e l'efficienza del sistema formativo e per poter correggere quelli che possono essere gli elementi di non sufficiente corrispondenza con i bisogni di una realtà molto dinamica.
Devo ricordare che la Regione è dotata di un Osservatorio regionale sul mercato del lavoro che svolge già una funzione importante in questo senso ovviamente si può ancora migliorare, ed è necessario farlo.
Il piano annuale '85/86 tenta di percorrere con tutti i vincoli noti e meno noti; probabilmente per prudenza l'Assessore non ha detto di tutte le vischiosità che il sistema presenta al mutamento e ha cercato in qualche modo di seguire quello che è l'indirizzo del piano pluriennale. Ha dato così una indicazione del monte ore comples-sivo con una modifica a favore del 2° livello, che più che un fatto di quantità è un segnale, che tuttavia indica una linea di tendenza che invito l'Assessore a percorrere con estremo coraggio, con estrema determinazione, superando anche certe resistenze e certi interessi che giocano purtroppo attorno a queste vicende.
E' un invito anche ad un'attenzione al raccordo tra il sistema formativo della Regione e i contratti di formazione lavoro e l'apprendistato.
Questo può essere il tema principale che questo Consiglio verrà ad avere di fronte nei prossimi tempi: come salvaguardare un patrimonio formativo pubblico capace comunque di dare delle risposte alle esigenze delle imprese che si trasformano rapidamente usando gli strumenti di politica attiva del lavoro, in particolare i contratti di formazione lavoro e il FSE.
Ebbene, credo che il fare formazione più raccordata col sistema delle imprese sia importante perché è più vicino all'esigenza del cambiamento e offre una maggiore finalizzazione. Il cosiddetto progetto dei 2000 (Unione industriale e Regione Piemonte), di cui accennerò evidentemente ha un grado di finalizzazione molto elevato e offre anche una maggiore aderenza del sistema formativo quindi ottimizzando in qualche modo il risultato.
I limiti sono sostanzialmente i rischi di una emarginazione, di un ruolo secondario, del sistema formativo pubblico.
Dobbiamo anche sapere che c'è una linea di tendenza, che possiamo rilevare nel dibattito incorso sulla pubblicistica specializzata che tende a enfatizzare enormemente questo concetto che schematizzo: la formazione tutta all'interno delle aziende con l'uso del contratto di formazione lavoro e con il finanziamento del FSE, il resto resti all'esterno in funzione sussidiaria, per una generica formazione per il mercato dove si sopportano gli aspetti prevalenti di carattere pre-assistenziale.
In conclusione, voglio ricordare che si era detto da più parti che i contratti di formazione lavoro non potevano attingere tranquillamente dalle disponibilità regionali del FSE, ma questa disponibilità la si poteva valutare solo nel collegamento con la struttura di formazione professionale pubblica e convenzionata al sistema dei contratti di formazione lavoro.
L'invito che faccio all'Assessore quindi, dinnanzi anche al progetto dell'Unione Industriale, è che questo progetto sia chiaramente raccordato al sistema formativo esterno. Devo qui in poche parole ricordare come è nato quel progetto: all'inizio, a una nostra proposta all'Unione Industriale di raccordare la parte formativa dei contratti di formazione lavoro con il sistema formativo pubblico, c'era stata una momentanea chiusura, o un temporeggiamento; poi si era delineata una forte attenzione all'ipotesi. E' dall'esito di questo progetto e di altri che può uscire una validazione del sistema pubblico che può in qualche modo risolvere alcuni suoi problemi finanziari, dai quali non si verrà fuori nei prossimi anni il "buco" come lo ha definito l'Assessore anche con degli artifici finanziari lo potremo far scorrere, ma un bel giorno ce lo troveremo sempre lì, a meno che non si voglia usare forti quantità di risorse libere per progressivamente ridurlo. Allora noi potremmo cogliere queste opportunità salvaguardando però la presenza in termini di qualità e non solo di quantità, dell'operatore pubblico nel sistema della formazione professionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Questa deliberazione è intitolata "Programma annuale per la formazione professionale".
Devo dire, forse con un po' di ingenuità, che ritenevo che un programma annuale non comprendesse solo un tabulato meccanografico ma anche una relazione introduttiva che, come dice la legge, indichi obiettivi e criteri di attuazione degli interventi.
E' pur vero che l'Assessore aveva distribuito in Commissione una nota illustrativa, ma quella era una nota illustrativa sulla quantità più che sugli orientamenti e i criteri.
In aula è stato fatto il richiamo alla conformità al piano pluriennale.
Nel piano pluriennale si faceva un'analisi della situazione attuale della formazione professionale con i limiti inevitabili che ci sono per una serie di motivi. Veniva richiamato, come peraltro l'Assessore Alberton ha fatto che la formazione professionale opera in un quadro di grandi incertezze in quanto dovrebbe supplire alla scolarità dell'obbligo.
Forse varrebbe la pena di ricordare che la proposta di legge sulla riforma della scuola secondaria superiore - avremo occasione in altro momento di parlarne perché le Regioni si attivino per far sentire la loro voce - scarica ulteriori compiti alla Regione per l'attuazione della formazione professionale.
E' una direzione che non ci vede assolutamente consenzienti.
Ma altri dati, altre carenze, diventano dei limiti per fare della formazione professionale uno strumento di politica attiva per il lavoro.
Nel piano pluriennale erano indicate con molta chiarezza le scelte, la direzione di marcia che doveva essere una progressiva trasformazione della formazione da canale subalterno, riducendone il ruolo sociale e assistenziale e aumentando il ruolo formativo, quindi una formazione professionale raccordata al lavoro, al mondo delle imprese, quindi con un'efficacia e una produttività misurabili.
Il richiamo di conformità, che viene qui fatto, da parte nostra non è possibile riconoscerlo.
Lasciamo stare le tabelle previsionali contenute nel piano.
I dati reali a consuntivo dell'anno '84/85 dicono che si è proceduto a una riduzione in assoluto di 26.838 ore. Non solo, ma si è operata una riduzione di 74.000 ore sulla prima formazione in uscita dalla scuola dell'obbligo e quindi una scelta chiara a favore di un potenziamento degli altri livelli ritenuti più efficaci.
Questa riduzione sulla prima formazione veniva recuperata solo in parte con un aumento di 22.400 ore sulla post-qualifica finalizzata.
Data la situazione di quel momento, in assenza di una legge, non essendo infatti più operante la legge Scotti e non essendo ancora operante la legge De Michelis e quindi non essendo possibile attivare i contratti di formazione lavoro, ritenevamo che questa cifra fosse un sostitutivo temporaneo della direzione che veniva indicata come principale. Se questo era quanto in attuazione del piano si era fatto nel 1984 e nel 1985, i dati che l'Assessore forniva sono assolutamente di segno diverso.
Non c'è una riduzione in assoluto, ma un aumento in assoluto di quantità, (più 17.000 ore circa).
La riduzione, sulla prima formazione, è solo più di 13.560 ore l'aumento ulteriore della post-qualifica, che è poi sostanzialmente il terzo anno in uscita dall'obbligo, pare non più giustificato, essendo adesso operante la legge De Michelis (tra l'altro nella relazione si dice ché questo aumenterà ancora fatte salve le verifiche di rapporto con i contratti di formazione e lavoro).
Ci pare che nel complesso il sistema di primo livello di uscita dall'obbligo non veda nessun intervento che vada nella direzione allora prevista.
Con questo ragionamento sui dati noi ricaviamo un'osservazione sulla qualità, sulle direzioni e sulle scelte che l'amministrazione sta facendo.
Ci sono problemi non indifferenti rispetto alla questione delle risorse finanziarie.
L'Assessore ricordava come le risorse reperite per far fronte all'avvio del piano sono nettamente insufficienti.
Noi non abbiamo ancora visto l'assestamento di bilancio, vorremo capire di più nel merito, oltre a quello che abbiamo appreso dalla discussione nella Commissione competente.
Io avevo sottolineato in Commissione come fossero poche e come non mi convincesse l'entità delle risorse reperite.
Sappiamo del carattere irrisorio dei trasferimenti nazionali e questa è una questione su cui è necessario intervenire. Ma proprio per questa difficoltà oggettiva di carattere finanziario, a maggior ragione, ci doveva essere una scelta di razionalizzazione che riducesse la spesa e che la qualificasse finalizzandola su progetti che offrano maggiori garanzie di efficacia.
Questo ci preoccupa.
La scelta di aumentare e di conservare tutto all'interno del piano, non riducendo il primo livello, è un segnale esplicito che porterà nei prossimi anni ad un gonfiamento pauroso della domanda per questo tipo di formazione dato che in gran parte la formazione è gestita in strutture non pubbliche.
Sarà difficile, una volta abolito un criterio e un'indicazione reintrodurli.
Questo è il primo segnale che viene dalla nuova maggioranza. Sappiamo per giunta che con la legge finanziaria le risorse della Regione saranno ulteriormente sacrificate.
Come si potrà nel 1986 assorbire i 2/3 della spesa dell'85 e far fronte alle esigenze dell'anno 1986 magari con risorse ridotte? In Commissione avevamo posto questo problema all'Assessore e avevamo chiesto di operare in questa direzione. Il piano consegnato in aula, tranne alcune variazioni insignificanti, riconferma questi andamenti.
Al di là della questione finanziaria l'osservazione entra nel merito.
Sono d'accordo - e mi pare che lo stesso piano sull'occupazione "De Michelis" segnali questa necessità - che si apra con la legge sui contratti di formazione lavoro una possibilità, una indicazione positiva perché la formazione sia legata alle imprese, che abbia non solo efficacia occupazionale, ma che abbia anche una garanzia di adeguamento alle trasformazioni tecnologiche degli apparati produttivi.
Sono invece preoccupata, al di là del lato generale che non vi è una scelta netta in questa direzione, di come si sta configurando questo settore all'interno delle iniziative e delle attività della Giunta.
Il Consigliere Tapparo ha ricordato come il progetto di formazione e lavoro per 2.100 giovani è stato elaborato dagli uffici regionali, che è stato in un primo tempo respinto dall'Unione Industriale e che è stato adesso riproposto negli stessi termini sempre dall'Unione Industriale.
Il fatto che si intasano i centri pubblici di attività di primo livello, apre un rischio e lo sottolineo come tale e cioè che il sistema pubblico di formazione non sia poi in grado di rispondere alla formazione prevista nei contratti di formazione e lavoro e che quindi quella formazione sarà assunta in proprio dalle imprese, dall'Unione Industriale per il progetto maggiore di cui discutiamo.
Proprio oggi pomeriggio l'Unione Industriale ha organizzato un convegno sui contratti di formazione e lavoro e presenta come propri quei progetti.
In verità queste segnalazioni non arrivano mai ai Consiglieri regionali e questo non riguarda solo questo settore.
Ci auguriamo che l'attività formativa venga fatta nelle strutture pubbliche.
Ma questa giornata ci pare dia un altro piccolo segnale preoccupante che in realtà la direzione dei contratti formazione lavoro vada per conto suo e rischi di essere riconsegnata ai privati.
Credo che questo nessuno lo desideri, anche perché abbiamo ormai centri pubblici assolutamente validi anche nello stabilire rapporti con gli industriali, con le imprese, centri che hanno capacità di alto livello e che sarebbero mortificati e ridotti nel caso in cui i contratti di formazione e lavoro non trovassero nei centri pubblici la loro realizzazione.
Un'ultima osservazione. E' preoccupante l'assenza di riferimenti precisi in ordine alla formazione professionale rivolta alla popolazione femminile.
E' un'esigenza altamente sentita sia per il calo di occupazione femminile, sia per il "confino" in settori poco qualificati dell'occupazione femminile. Ci sono a questo proposito le direttive CEE.
Non emerge dal piano e neanche dai progetti per il FSE qualche impegno in questa direzione. Io ritengo di doverlo sollecitare alla Giunta.
In conclusione, noi avevamo presentato due richieste: una sul tipo e sugli orientamenti dei vari settori all'interno del piano, l'altra sulla verifica ulteriore della possibilità di non fare slittare così alta quota di spesa sul 1986.
Ma la risposta a queste due richieste è negativa quindi non possiamo che dare un giudizio negativo al piano stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alla nostra forza politica preme non lasciar cadere l'occasione che ci viene data di puntualizzare per la storia di questa maggioranza e di quella che ha finito di governare questa Regione su alcuni punti. La situazione, curiosa del nostro Paese che vede forze politiche con responsabilità di governo in maggioranze divergenti, porta a far sì che molte volte gli equivoci tra maggioranza e governi diversi rischiano per diventare equivoci all'interno di maggioranze nuove. A noi sembra che una operazione di chiarezza in questa situazione curiosa e anomala tipicamente italiana vada fatta.
Posto che io e il collega Santoni siamo firmatari di una interrogazione in ordine all'aspetto finanziario della vicenda, registriamo qui, ma desideriamo che rimanga agli atti del Consiglio regionale, l'affermazione dell'Assessore che il buco esiste.
Su questo non possiamo che ribadire il nostro giudizio molto critico molto fermo nei confronti della gestione finanziaria della passata Giunta e della passata amministrazione, la quale, guarda caso, mentre da un lato esaltava il ruolo della funzione professionale, dall'altra parte sostanzialmente, non garantiva risorse. E se le risorse non ci sono più collega Tapparo, non più Assessore, non è perché qualcuno non attua una certa scala di priorità, ma perché qualcuno questa scala di priorità l'ha fatta saltare anche nelle sue possibilità pratiche. Non esistono le risorse per attivare una scala di priorità che rimetta in testa le esigenze della politica professionale. Questo buco esiste, si deve ricorrere al credito bancario. Questo vuol dire che non esistono artifizi e raggiri, come si dice nel linguaggio che è più consono a me e al collega penalista, per superare questa situazione. Non esiste la possibilità di rivolgersi a risorse che non sono di questa Regione ma che sono del mondo del credito.
Questo, aspetto va chiarito per la storia di questa Regione e per le responsabilità che ne conseguono. I soldi per fare i corsi programmati non ci sono, bisogna ricorrere al credito bancario e questo sia chiaro.
Non intendiamo polemizzare più di tanto.
Ci sembra però curioso che si scriva sui giornali che i soldi se si vuole si trovano.
Qualcuno ci deve dire nella replica della Giunta e negli interventi dell'opposizione se i soldi ci sono o non ci sono. Se non ci sono, non è consentito a nessuno, qualunque ruolo ricopra, dire che se c'è la volontà politica i soldi si trovano. Su questo delle risposte dovranno essere date in modo definitivo.
Il buco esiste, è da ascrivere alla conduzione finanziaria della maggioranza che ha chiuso il suo governo il 12 maggio scorso e nessuna responsabilità è da ascrivere a questa Giunta e a questa maggioranza.
Questo è il giudizio politico che esprime la nostra forza politica, che desidera che rimanga agli atti di questa vicenda considerando anche le responsabilità primarie che la nostra forza politica ha in materia finanziaria. Questa è una dichiarazione oltre che un intervento.
Un altro dato politico molto grave che emerge dall'intervento di Tapparo, Assessore uscente, dato che desidero sottolineare per la storia di questa Regione, è che dopo dieci anni di governo di sinistra ci sono dei forti elementi di vischiosità.
La vischiosità vuol dire che nella realtà sociale esistono delle resistenze al decollo di un processo. Registriamo che le resistenze al decollo di un processo innovativo e di modernizzazione del sistema della formazione professionale esistono allo stato attuale e non saranno poi una innovazione o qualcosa che è soltanto il risultato della gestione della maggioranza che si è insediata.
Questo vuol dire che intorno al fenomeno e alla realtà dei centri di formazione professionale ci sono resistenze che non vogliono allinearsi al processo di modernizzazione e di razionalizzazione. Questo non vuole essere una imputazione alla maggioranza uscente e alla Giunta uscente, ma vuole essere un elemento a futura memoria, siamo in un processo che vede contrapposte le istituzioni e la società e il processo politico di progresso - che tutti qui cerchiamo di interpretare - è un processo anche fisiologico di resistenza da parte della società.
Non è una contrapposizione fra due maggioranze, ma una puntualizzazione su una difficoltà obiettiva; non è semplicemente la conseguenza di una mancata attenzione o mobilitazione politica su questi problemi, perch altrimenti sarebbe in una qualche misura falsare la storia di questa vicenda.
Ancora una annotazione finale. Parlo solo più come forza politica. Noi non siamo così convinti di enfatizzare il livello di rispondenza che ad oggi ci sarebbe tra il processo di formazione professionale e l'utilizzazione da parte del mercato del lavoro del risultato del processo di formazione professionale.
Riservatezza e buon gusto mi impediscono di citare le fonti, ma, fino a non molti anni fa, uno tra i responsabili più significativi della maggioranza mi indicava come un errore di battitura il livello di rispondenza. In altri termini, mi si diceva che la formazione professionale rispetto al processo occupazionale può paragonarsi a un errore di scrittura, cioè un qualche cosa che è assolutamente irrilevante. E citava il tasso di rispondenza del 2% tra la formazione e l'occupazione. Non basta poi dire che si sono occupati tutti o se ne sono occupati il 50% per dire che il tasso di rispondenza è del 100% o del 50%. Perché se formiamo dei muratori e poi questi fanno gli uscieri è evidente che non c'è nessuna rispondenza.
Chiederei all'Assessore di rendere di pubblico dominio, almeno in sede di Consiglio, o di rilevazione al quale faceva riferimento Tapparo in tempi molto stretti. Desideriamo, non in termini polemici ma per la storia dell'istituzione e quindi delle maggioranze e dei governi che le governano che fosse verificato al più presto il rapporto di rispondenza tra la formazione professionale e la sua ricaduta nel mondo dell'occupazione.
Le considerazioni di ordine personale e un po' riservate che mi erano state fatte mi fanno pensare che questo sia molto vicino allo zero. Non vorrei che dalla frase che ha pronunciato Tapparo sembrasse che invece questa cifra è molto vicina a cento.
Questa cifra dovrà essere comunicata al Consiglio molto presto, in primo luogo per fermare un momento nella storia della Regione e anche per fare una verifica seria della strada sulla quale ci siamo messi. Da parte liberale, da sempre, c'è la preoccupazione di sottolineare che il ruolo di formazione da parte del soggetto pubblico non può essere esaustivo ed esauriente della funzione che ha la società nel suo complesso.
Proprio le esperienze più avanzate sulle intelligenze artificiali e sulle tecnologie più moderne hanno come depositari primi la società e non la formazione professionale intesa come istituzione. L'istituzione riceve l'esperienza del mondo imprenditoriale, dal mondo professionale in un momento successivo, nel momento in cui viene attuato e sperimentato a livello di società. Quindi è probabile che uno spazio significativo soprattutto in questi settori di grande qualità debba essere dato al settore privato, intendendosi per settore privato il coinvolgimento della professionalità e della capacità di formare quadri dirigenti o comunque operatori, da parte della società stessa per far coincidere il processo di apprendimento della tecnica al momento di informazione e di formazione. Se facciamo passare questo attraverso un sistema di formazione professionale istituzionalizzato, dobbiamo sapere che il sistema istituzionale tende a diventare sclerotico, conservatore e poco permeabile alle novità, come ognuno di noi. Ho l'impressione che quanto più lo spazio nei settori avanzati viene dato a forme di formazione professionale che fanno coincidere al momento dell'applicazione nel mondo delle tecnologie applicate delle più moderne tecniche evidentemente, tanto più risparmiamo dei tempi rispetto al momento formativo; questo non avverrebbe se dovesse passare attraverso il filtro, i tempi e soprattutto lo scadimento qualitativo del messaggio formativo che avviene attraverso il sistema della formazione. Questo è un elemento che può vederci allineati su posizioni diverse.
L'importante è che venga registrata la richiesta da parte del Gruppo che ho l'onore di rappresentare in questa sede che questa specifica questione venga posta.
Mi sembra del tutto fuori luogo riproporre anche qui il problema della formazione e lavoro, perché se da una parte si può imputare all'imprenditoria di voler utilizzare i contratti di formazione e lavoro per eludere le rigidità del sistema di assunzione, dall'altra parte di sovvertire il programma di formazione della Regione Piemonte, probabilmente anche da parte degli altri soggetti interessati, si deve cessare di considerare il contratto di formazione professionale come un modo di avviamento al lavoro. Non è un modo di avviamento al lavoro e tale non deve essere considerato dal versante imprenditoriale, ma tale non può essere visto dal momento politico. Non dico dal momento sindacale, dico dal momento politico.
Mi rivolgo all'Assessore, considerate le funzioni specifiche che ha assunto quale Presidente della competente Commissione e lo prego di chiarirci le sue idee e soprattutto portarle in questo Consiglio.
Per esempio è curioso che nella passata legislatura sul contratto di formazione e lavoro della società Olivetti ci sia stata un'astensione della Giunta. Su un progetto di formazione e lavoro si debbono avere delle opinioni, possono essere favorevoli, o contrarie. Mi sembra poco accettabile, e poco comprensibile che la Giunta non abbia delle opinioni e che si esprima con una astensione.
Non dubito che l'Assessorato nella gestione del provvedimento che è sottoposto al nostro esame, al quale evidentemente noi daremo una valutazione favorevole, nel prosieguo del suo lavoro, vorrà porre la dovuta attenzione a questa nostra argomentazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro sarà un intervento molto più contenuto di quelli che hanno preceduto e non soltanto per una ragione ovvia di orario, quanto perché intendiamo riassumere in una breve dichiarazione di voto quale sarà la posizione del nostro Gruppo sull'argomento.
E dobbiamo cominciare con l'osservare che, in quella sommatoria di buone intenzioni, che per il momento e sino a quando non sarà sostituita da un programma più preciso e più definito, dobbiamo ritenere essere l'orientamento programmatico del nuovo governo regionale, è stato detto di voler considerare la formazione professionale, l'occupazione, la trasformazione tecnologica ed economica, come un obiettivo di primaria importanza.
Eravamo e siamo anche noi d'accordo in questa valutazione soprattutto per gli sbocchi che può aprire in campo occupazionale nella drammatica situazione piemontese (e Dio sa solo quanta necessità ne avremo!) di dedicare a questo punto la massima attenzione. Ed è proprio in quest'ottica che riteniamo indispensabile, come primo passo verso l'auspicata valorizzazione della formazione professionale, procedere ad una revisione radicale dei criteri che nel passato hanno sempre caratterizzato questa attività.
Perché, a nostro avviso, troppo denaro pubblico è stato disperso in una miriade di corsi, aventi per lo più finalità assistenziali e non invece quelli di una reale qualificazione; pertanto occorrerà analizzare, ma sul serio, il grado di efficienza e di efficacia anche in rapporto ai costi sia di gestione, sia del personale, della formazione professionale.
Ovviamente noi non potevamo attenderci, e vogliamo darne lealmente atto, che questa ricerca fosse portata subito al nostro esame dal nuovo Assessore, che è in carica da circa 3 mesi. Dobbiamo però dire che, anche per misurare la volontà politica del governo in questo settore, attendiamo di conoscerla al più presto; e, del resto, lo stesso Assessore Alberton ha assunto questo impegno in sede di Commissione e noi siamo certi che vorrà ribadirlo anche in questa sede. Perché, infatti, è solo guardando spietatamente dentro la realtà attuale della formazione professionale, così come è in oggi organizzata, che si potranno fugare le molte zone d'ombra che tuttora avvolgono questi corsi e dare un giudizio obiettivo sulla loro utilità.
Quanto al merito del programma per l'anno '85/86 noi abbiamo molte perplessità a darne una valutazione sicura e non soltanto per le difficoltà.obiettive che abbiamo trovato nel consultare l'ampio tabulato messo a disposizione, peraltro senza una nota illustrativa; ma anche e soprattutto diremmo per l'incertezza denunciata dal quadro finanziario.
Il piano formativo infatti prevede un costo complessivo di 65 miliardi di cui solo il 20% coperto dalle disponibilità di bilancio. Poi sono state reperite altre risorse e sappiamo che intenzione dell'Assessorato è quella di procedere oltre al finanziamento del 20% dei corsi di attività formativa con i fondi disponibili per l'85, attivando subito il bilancio '86 e coprendo la parte mancante con il ricorso ad anticipazioni di cassa da parte degli enti di formazione e con oneri passivi, quindi, di ricaduta sul bilancio '86.
Questa è ragionevolmente una via che si può percorrere, a parte il fatto che percorrendola si andrebbe e si andrà fatalmente,a finire proprio incontro a un macroscopico disavanzo degli esercizi futuri nel bilancio.
E' una via percorribile, ripetiamo, che tuttavia noi non crediamo di poter condividere, per cui manteniamo tutte le nostre riserve sulla concreta possibilità di fare decollare il piano, pur riconoscendo che la regione, avendo degli obblighi da adempiere, questo programma deve pure varare.
In conclusione, è per tutti questi dubbi che la nostra posizione sul piano di formazione professionale annuale sarà una posizione di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Cercherò di contenere il mio intervento in limiti ragionevoli perché le sollecitazioni su questo argomento sono interessanti e meritevoli di discorso più lungo. Un discorso più lungo avrà certo diritto di cittadinanza quando si tratterà il programma che verrà presentato dalla Giunta e i problemi, gli interrogativi, le indicazioni di soluzione, se ce ne sono e io penso che ci siano, che riguardano la formazione professionale, saranno un punto di discussione irrinunciabile in quella sede.
Ho notato con una certa soddisfazione che nessuno ha insinuato - in termini buoni - il fatto "ritardo". Siccome eravamo ormai a un consolidamento di questa prassi e quest'anno ci sarebbe stato eventualmente l'alibi delle elezioni, è stato detto: "sorvoliamo"; è stata questa negli anni una prassi consolidata; lasciamo pur "perdere", anche se non c'era come ripeto, questo alibi.
Indubbiamente gli uffici hanno dovuto attuare uno sforzo di operatività e da parte dell'Assessore anche un rodaggio accelerato per mettersi immediatamente a contatto con la realtà che premeva con quanto bisognava fare.
Il punto di riferimento (e credo che sia anche logico) è il piano triennale. Dobbiamo anche premettere che noi ne eravamo entusiasti fino a un certo punto. Non è che fossimo in toto aderenti a quel piano.
Per gli stessi motivi adesso abbiamo dato una impostazione collegata e collimata con i tempi attuali. Non eravamo aderenti in toto a quel piano pur riconoscendo un impegno culturale effettivo in quella ricerca del piano triennale. D'altra parte il mutare dei tempi attuali, le implicazioni sociali e anche tecnologiche che giornalmente vengono alla superficie ci impongono di avere non un vangelo che dura per l'eternità, ma un qualche cosa a cui riferirci di volta in volta quando noi dobbiamo decidere. Vorrei richiamare un elemento che è stato già rapidamente accennato e che credo sia basilare per l'ulteriore discussione che ci sarà in merito alla formazione professionale - riferimento che è stato anche fatto in Commissione da Tapparo e ribadito dall'Assessore Alberton - cioè lo studio in atto per la verifica del grado di finalizzazione, studio che rivelerà l'efficacia dei vari centri, anche, e aggiungo in particolare, di quelli gestiti direttamente dalla Regione. Pare che sia abbastanza vicino il momento in cui si potrà disporre di questo documento per cui potremo esaminare quali sono effettivamente fra i vari centri nei quali viene attuata la formazione professionale quelli che hanno diritto di vita.
Questo ha anche un grosso riflesso sugli effetti finanziari.
Vi è sì la sostanziale presa di coscienza di una realtà che per il Piemonte è obiettivamente difficile, (la realtà della crisi piemontese e la ricerca delle cause di questa realtà non è attinente al discorso che stiamo facendo, ma non ci trova certo colpevoli in terra piemontese né per assenze, né per insensibilità), ma di fronte a questa realtà sarà utile vedere come i centri di formazione professionale, come tutto il processo della formazione, hanno avuto delle risposte effettuali di dignità e soprattutto di coerenza con le spese importanti, rilevanti, che sono state fatte in questo campo.
Ribadisco quindi che è indispensabile che la verifica accennata, sia seria e obiettiva. Potrebbe lasciare adito con ogni probabilità a guardare più a fondo in casa nostra. Non sono certamente - e sarebbe quasi un controsenso - un feticista del "pubblico" in assoluto. Sestero dice: "siccome è titolarità regionale, deve essere espletata in strutture pubbliche"; ma non ce l'ha ordinato nessuno! Ci sono infinite possibilità.
Il fondamento stesso da cui partiamo può essere diverso. Noi riteniamo che il privato abbia diritto di cittadinanza in Italia.
Il problema di riferire tutto alla struttura pubblica io credo possa essere rivisto anche alla luce di altre realtà.
E ci sono realtà che hanno dimostrato, non nel giro di un anno o due ma nell'arco di decenni, le loro capacità, la loro professionalità, la qualifica che hanno di poter raggiungere determinati obiettivi.
Potremo dare dei giudizi quando sarà possibile esaminare il risultato ottenuto dalla verifica di talune realtà.
Devo sottolineare - e mi avvio alla conclusione perché è più che ovvia la nostra approvazione del piano di formazione professionale - che almeno un punto di partenza comune possiamo recuperare: ed è quello della solidarietà di tutte le forze politiche, affermato in Commissione e ribadito in Consiglio,, relativamente al posto di preminenza che la formazione professionale ha nella conduzione dei lavori e degli impegni della Regione.
Questa solidarietà ci ha permesso di richiedere a livello di Commissione uno sforzo da parte della Giunta per poter ottenere il maggior recupero possibile di fondi per sanare il "buco" della formazione professionale.
Di fronte a questi ragionamenti, stretti proprio all'osso, penso sia utile ed indispensabile che il piano venga approvato e reso immediatamente esecutivo.
Ho infatti presentato un emendamento affinché sia posta in votazione l'immediata esecutività della deliberazione ai sensi dell'art. 49 della Legge n. 62/53. Queste considerazioni anche se rapide e sunteggiate saranno da riprendere e da approfondire.
Occorrerà però approfondirle con ragionamenti pacati, non di opposizione radicale o preconcetta a meno che questa non sia sui principi.
Ribadisco che il Gruppo DC darà il voto favorevole a questo piano annuale di formazione professionale e spero verrà anche accolta la richiesta dell'immediata esecutività del piano stesso.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio



AMERIO Mario

Signor Presidente, colleghi, non vorrei che nel corso di questo dibattito si operasse una singolare rimozione dei puntuali elementi di contestazione che qui sono stati mossi dal nostro Gruppo con l'intervento della collega Sestero, mettendo da parte della maggioranza (per giustificare un piano che non pare entusiasmare neppure loro) un carico eccessivo su difficoltà che nessuno nega, che sono reali, ma non insuperabili e che avrebbero determinato la necessità di fare un piano così com'è.
E allora si è parlato, lo faceva poc'anzi il collega Marchini, delle questioni finanziarie, già richiamate nelle recenti polemiche, delle resistenze che si sarebbero determinate nel settore o fuori, e via dicendo.
Ho parlato di difficoltà reali, ma non insormontabili. Quella finanziaria, se si può comprendere che la sollevi, e lo ha fatto l'Assessore, si comprende assai di meno che la sollevi con questi toni sconcertati il Consigliere Marchini che c'era in Consiglio e negli organi competenti quando la Giunta precedente sollevò in più occasioni il problema della distanza tra il fabbisogno di investimenti per la formazione e le risorse realmente disponibili. Questione che peraltro si era già presentata anche in passato e che fu in tutte le altre occasioni poi superata. Quindi non era questione sconosciuta, ignota; si tratta di capire come mai quest'anno non sono stati disposti i necessari provvedimenti, effettuate le scelte, come già abbiamo avuto occasione di dire nell'attribuzione finanziaria ai diversi Assessorati, che consentissero di coprire una situazione...



BRIZIO Gian Paolo

Abbiamo sempre votato contro.



AMERIO Mario

Consentitemi, non era una novità. Si vuole presentare come una novità ma sapete bene che non lo era.
Le resistenze. Il Consigliere Tapparo poc'anzi le richiamava non certo per dire che erano insormontabili; non impedirono, queste resistenze, nel piano '84/85 di ridurre di 70.000 ore la formazione di 1° livello.
E allora ritorniamo un attimo, e su questo voglio centrare rapidamente il mio intervento, alle questioni che abbiamo sollevato e sulle quali noi gradiremmo avere una risposta. Il piano pluriennale del luglio scorso non fu un'invenzione.
Il piano pluriennale assumeva un dibattito, un travaglio, che non è certo solo piemontese e nemmeno solo italiano, che si interroga attorno alle mutazioni necessarie, profonde, urgenti che debbono essere introdotte nel sistema formativo tutto, (non solo nel sistema di formazione professionale, ma anche in questo), a fronte di quanto cambia nei processi produttivi e nella società civile.
Il piano pluriennale dello scorso anno assumeva alcuni parametri di fondo da cui partire: una formazione professionale non più solo propedeutica al lavoro, ma costituente e integrata all'attività produttiva e dell'intero percorso lavorativo di una persona; il passaggio da un sistema formativo chiuso e ripetitivo, come è tradizionalmente sempre stato e non solo in Piemonte, ad un sistema aperto, ad un'evoluzione continua, e cioè flessibile, finalizzato; il passaggio da una formazione rivolta al mestiere a una formazione rivolta ad una vasta conoscenza di base, ai "saperi", che sono alla base delle nuove e mutevoli professionalità l'inscindibilità della formazione professionale dal sistema formativo nel suo insieme (la riforma della secondaria superiore, i problemi dell'orientamento scolastico e professionale e via dicendo).
Mi fermo qui, ho solo richiamato telegraficamente alcuni titoli che costituivano, possiamo rileggercelo, i cardini sui quali si lavorò al piano pluriennale di formazione professionale, ma si iniziò anche a dare un seguito a quella elaborazione.
Essa aveva degli snodi operativi individuati come possibili necessari e in larga parte urgenti. Questi snodi operativi dove passano se non attraverso la filosofia che ispira, e le concrete scelte che stanno, nei piani annui, di formazione professionale? Lì si vede se questi orientamenti sono poi tradotti in atti e deliberazioni concrete.
Così il piano annuo '84/85 alcune scelte, lo ricordava la collega Sestero, le fece. Avviò un contenimento graduale del 1° livello più ripetitivo; il contenimento, dovrei dire verso la soppressione, dei terzi anni. Non si tratta certo di fare un'azione antisociale o di cancellare un livello formativo, (1* livello), ma piuttosto di lavorare a contenerlo riqualificarlo e flessibilizzarlo.
Avviò una qualificazione dell'attività di formazione pubblica della Regione, prevalentemente sul 2 livello, poli o aree formative (SpA o Consorzi) con un forte grado di integrazione pubblico-privato e cioè una capacità di fare interagire la ricerca, l'Università, il sistema formativo pubblico, il mercato.
Questa è una scelta di fondo, una direttrice di marcia centrale che noi torniamo qui a confermare.
Essa richiedeva e richiede con urgenza che attorno alle prime scelte fatte (l'ITIS di Biella, il Ghiglieno, il Guazza) si vada a un ulteriore qualificazione, che si completi il progetto, che si individuino gli altri punti sui quali agire.
Così si lavorò col piano annuo '84/85, con i risultati di contenimento della prima formazione di cui abbiamo documentato, e si operò anche nell'ultima fase della legislatura, per operare una riqualificazione anche attraverso i contratti di formazione e lavoro.
Lì nacque, è bene ricordarlo, l'idea di quel progetto finalizzato per l'utilizzo del FSE; un'idea giusta.
Ora non si può convenire che noi saremmo di fronte ad una limitazione nell'introduzione di questi elementi di novità necessari e urgenti, in conseguenza solo di difficoltà o finanziarie o dovute a presunte resistenze. No, noi siamo di fronte, come abbiamo detto in una recente interrogazione, ad una sorta di inversione di tendenza: dite che non è così, lo verificheremo; ma allo stato degli atti, sulla base del piano presentato e della relazione disposta, bisogna riconoscere che dalle indicazioni e dagli orientamenti del piano pluriennale e della gestione concreta '84/85 a quanto si va proponendo per la gestione '85/86 lo scarto è rilevante. E' uno scarto che, io voglio qui rimarcare, sta su tre livelli. Scade il rapporto tra qualità e quantità. Non solo non si procede in un contenimento del 1° livello, (le cifre guardiamole bene); né si mantiene l'impostazione dello scorso piano annuo, ma si torna indietro: aumenta in assoluto il 1° livello di formazione con un'incidenza, anche se non rilevantissima, reale anche sui costi.
Scade la finalizzazione. Il progetto per i 1800; nel frattempo diventato per 2000 o 2200, (mi pare si è anche ampliato il numero) rischia, lo confermo anch'io, di essere seriamente compromesso nella fattibilità dell'intasamento dei centri con la formazione di l°livello che rischia di saturarli e anche nei contenuti, nel rapporto corretto pubblico privato da una sorta di "consegna" di questo progetto per l'utilizzo del FSE all'Unione Industriale, una "consegna" singolare e strana.
Di questo progetto non si è discusso. La Regione non lo ha neppure portato nella sede della Commissione regionale per l'impiego. Oggi c'è una sua presentazione da parte dell'Unione Industriale, che si appropria intieramente di questo progetto che è stato costruito e faticosamente, con travaglio, a partire dalla passata legislatura. Resta da capire quali saranno gli elementi di controllo, di utilizzo delle strutture pubbliche di finalizzazione reale, che saranno attuati all'interno di un progetto che può costituire, badate, un elemento rilevante di innovazione che va nella direzione giusta o può anche costituire un'altra cosa: può anche diventare cioè un ulteriore passo avanti nella direzione di una emarginazione del sistema formativo pubblico e di una sua sostanziale privatizzazione.
Qui non si tratta di fare, (vorrei su questo punto essere molto chiaro), l'elogio del pubblico o del privato. Io credo che qualunque persona ragionevole deve parlare di una necessaria integrazione tra un settore pubblico nel campo formativo che sa ammodernarsi e flessibilizzarsi esso per primo, e il settore privato cioè il punto laddove l'innovazione si produce. Questo è il livello giusto di intervento. Né elogio del pubblico a tutti i costi, né privatizzazione vista come soluzione di chissà quali problemi.
C'è da fare la scelta di una politica moderna dei sistemi formativi.
Questo però presuppone che si inizi, se ci sono resistenze denunciamole, a riqualificare il sistema pubblico operando con i singoli piani annui e non demandando a un incerto futuro le scelte concrete, e che si scommetta davvero su ipotesi di lavoro come questo progetto per i 1800, giovani con utilizzo del FSE, lì misurando le capacità di rapporto e integrazione tra pubblico e privato in un'esperienza pilota.
Questo non è o ad oggi non pare. E i rischi che qui sono stati denunciati ci sono dunque tutti; ma ancora poc'anzi veniva detto che anche per la centrale nucleare e per le opere civili non si capisce dove venga prevista la formazione finalizzata e come si possa realizzare.
Così, è per aria il secondo anno del piano triennale per la formazione nel settore terziario, e si potrebbe continuare.
Dunque scade la finalizzazione e scade infine, mi si consenta, la prospettiva, perché io mi sarei aspettato a fronte della scoperta del buco finanziario e delle difficoltà, e delle resistenze, dei tempi stretti e via dicendo, che almeno avesse accompagnato un piano così fatto di formazione per l'85/86 una relazione corposa della Giunta che si esprimesse attorno alle linee di tendenza previste nel piano pluriennale o alle variazioni che si riteneva di ipotizzare; ma questo non è né nella relazione scritta, n in quella che abbiamo questa mattina ascoltato dall'Assessore.
E allora le domande restano tutte e sono domande pesanti. Che fine fa (nei fatti) il piano pluriennale? Quale scelta si vuole fare sui processi formativi? Quale rapporto si vuole stabilire tra un sistema pubblico che deve essere modernizzato e riqualificato, non smantellato, e il sistema delle imprese e il mercato, che sul versante della formazione deve poter giocare un ruolo di grande rilievo, ma che deve essere guidato e coordinato sul versante della formazione la quale resta giustamente attribuita alle Regioni? Queste sono le questioni che abbiamo sollevato, io le richiamo tutte e su queste noi ci attendiamo una risposta altrettanto puntuale dall'Amministrazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per la replica.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione Professionale.

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non credo ci fosse lo spazio questa mattina, per un esame e un dibattito complessivo sulla formazione professionale. Se questa fosse stata l'impostazione, agli interrogativi che sono stati sollevati io stesso sarei stato e sarei in grado di aggiungerne molti altri.
Ho detto nella relazione introduttiva che molti dei problemi che si pongono attorno alla formazione professionale sono richiamati nel piano pluriennale. Basterebbe citarli per titoli: la necessità di muoversi, in molti casi, per progetti molto organici e finalizzati; tutti gli aspetti delle questioni giuridico-amministrative che coinvolgono la formazione professionale; le politiche del personale; il rapporto che deve esistere tra pubblico e privato; il problema delle deleghe; il problema di una convenzione che tratta allo stesso modo centri di 1° livello, centri di 2 livello, indipendentemente dal settore in cui essi operano; il ruolo dei centri: se devono essere cioè solo centri di formazione professionale o se devono invece organizzarsi per diventare anche centri di servizi, molto più articolati, anche al limite finalizzati al recupero di risorse aggiuntive a quelle pubbliche.
Non ho voluto e non potevo farlo: non ho nessunissima difficoltà a riconoscere di non essere capace, in due mesi, di riproporre un quadro organico della formazione professionale.
I tre mesi che sono stati ricordati come partenza di questa Giunta comprendevano un mese, quello di agosto, nel quale era praticamente impossibile interloquire con qualsiasi dei soggetti interessati.
Qui è stata citata una parola: vischiosità del sistema.
E' un sistema che, come ricordava il collega Tapparo, è ricorrente e quindi la vischiosità ce l'ha nel suo essere.
Io potrei ricordare che là legge della Regione è del 1980; la convenzione è del 1982; il piano è del 1984.
Di fronte a questi intervalli di tempo, tra un intervento e l'altro, si chiede oggi che in due mesi si sia invece capaci di capovolgere completamente il quadro della formazione professionale.
Ripeto, non faccio fatica ad ammettere che non sono capace di fare in tempi così brevi questa operazione. Tanto più.che sono abituato personalmente, ma credo sia metodo doveroso anche politicamente parlando, a operare su questi fronti prima di tutto con piena conoscenza di causa e con analisi assolutamente prive di pregiudizi di tipo ideologico.
E' stata giustamente sottolineata in questo dibattito la necessità di avere analisi più concrete sul sistema.
E' stato citato il problema di verificare tutta la rispondenza tra uscite dalla formazione e ingressi nel mercato del lavoro. Mi risulta che questa analisi, già avviata dal precedente Assessore, possa essere disponibile nell'arco di un mese e dicevo già in Commissione che è volontà e impegno di questo Assessorato far diventare tale analisi, da momento di verifica "una tantum", uno strumento di gestione permanente di questi corsi. Non c'è ancora nulla in piedi di analisi dell'efficienza costistica che pretenderà un'attrezzatura molto più sofisticata per consentire di emettere poi giudizi di merito sul singolo intervento formativo.
Si sono chiesti in questo dibattito interventi selettivi. Garantisco che a tal fine intendo operare, ma garantisco anche che intendo operare sulla base di parametri il più possibile oggettivi, comprensibili °dalla popolazione interessata a tali fenomeni, in modo che al controllo rigoroso e al limite fiscale da parte dell'amministrazione pubblica si accompagni la fornitura di strumenti che siano convincenti per gli enti interessati, per il personale interessato, per far sì che esso stesso sia promotore di modifiche del proprio sistema; non giudizi discrezionali che potrebbero sottoporre il sistema a sbandamenti e a incomprensioni Mi rendo perfettamente conto della necessità di arricchire la nostra esperienza, di comparare le nostre esperienze con quelle delle altre Regioni e con le esperienze che si muovono in altri paesi vicini a noi o con caratteristiche economiche e sociali simili alle nostre.
Alcune risposte più puntuali su temi specifici, primo fra tutti il progetto che interesserà 2000 giovani della provincia di Torino. Io non provo nessun gusto nell'andare a ricercare chi ha la primogenitura di questo progetto. Credo che sia troppo ovvio che questo progetto non avrebbe potuto decollare senza un impegno dell'Unione Industriale di Torino e delle imprese, perché i posti di lavoro non siamo noi a crearli e a imporli, ma è riconosciuto esplicitamente in tutte le sedi da parte della stessa Unione Industriale che il contributo della Regione nella costituzione di questo progetto è stato determinante. Mi pare un esempio significativo di collaborazione proficua tra sistema pubblico e sistema privato. E voglio assicurare il Consiglio che c'è oggi la totale disponibilità a ricercare che le sedi di formazione del sistema pubblico siano fortemente coinvolte non in modo esclusivo (perché ci sono anche sedi private che svolgono egregiamente il loro lavoro) ma la parte prevalente dell'impegno formativo non potrà che essere realizzato all'interno delle sedi pubbliche o convenzionate.
Il Convegno di oggi, proprio su questo tema (che non è organizzato dalla Regione Piemonte), ne è una piccola testimonianza. C'è convergenza nell'andare ad analizzare questo problema all'insegna del fenomeno più generale dei contratti di formazione e lavoro in cui viene riconosciuto esplicitamente il ruolo della Regione Piemonte (che non a caso ha assunto la titolarità di questo progetto).
Proprio alla luce di questo, noi siamo impegnati a far sì che in termini operativi, non essendoci da parte di nessuno prevenzione di tipo politico, sia evitato il rischio di rivelarsi incapaci di recepire nel nostro sistema questa disponibilità e questo bisogno di formazione.
Di qui quell'analisi che facevo prima e cioè una gestione estremamente attenta in termini organizzativi, di programmazione temporale per far sì che il fabbisogno di formazione, che non è facilmente tempificabile a priori, possa incanalarsi dentro i centri diretti o convenzionati della Regione medesima. Colgo pure questa occasione per ribadire l'auspicio, già espresso all'Unione Industriale, che questo progetto sia gestito in maniera molto efficiente, efficace, proprio per il carattere di prototipo che esso ha, e possa essere esteso così nelle altre province della regione in modo che con questi contratti di formazione e lavoro, che una validità l'hanno dimostrata nell'agevolazione del processo di avviamento al lavoro di giovani leve, consolidarsi in processo formativo mirato.
Sul "2°livello" condivido perfettamente le analisi fatte. Si pone la necessità di irrobustirlo, di individuare progetti specifici che rendano capace il sistema pubblico, in un dialogo aperto con il sistema privato, di rispondere alle frontiere più sofisticate delle nuove professioni. Ma nel dibattito si è parlato ancora ripetutamente del "1°livello". Io ribadisco il concetto che ho in testa. Non credo che sia giusto applicare generalizzazioni su questo fronte. Nel pochissimo tempo che ho avuto a disposizione per interloquire con gli enti e i centri, ho insistito io stesso con forza nel dire che, rispetto alle elaborazioni consolidate fino al mese di settembre, non dovevano aggiungersi ulteriori investimenti in questa direzione; ed ero consapevole che fornivo una risposta negativa anche a richieste che garantivano lo sbocco occupazionale; si tratta cioè doverosamente di intervenire sui "primi livelli" che non funzionano, non sui "pruni livelli" in senso generico. Altrimenti ripropongo io l'interrogativo. Non mi interessa, e non credo che interessi, a nessuno il palleggiarsi il parcheggio dei giovani nella scuola normale o nella scuola di formazione professionale, in un rimpallo di responsabilità tra Stato e Regione.
L'importante è che i giovani non siano ridotti al parcheggio. Annullare da parte della Regione i corsi di formazione di "1°livello", per poi dire ai giovani che, se non trovano lavoro, continuino nella scuola normale, mi sembra una risposta del tutto inadeguata, che non può non lasciare insoddisfazione nei giovani stessi: Attenzione ad affermazioni così trancianti e sicure come "nella formazione professionale deve essere ridotta la spesa". Bisogna dimostrarlo. Sono sicuro che vi sono problemi seri per il bilancio regionale. Nel momento in cui dobbiamo operare sul fronte dell'innovazione in presenza di una domanda del mercato del lavoro obiettivamente debole sapendo che dobbiamo almeno fare in modo che i giovani siano almeno attrezzati per essere pronti domani a rispondere all'auspicato risveglio dell'occupazione, mi chiedo come si fa a essere così sicuri nel dire che possiamo ridurre le spese in questa direzione.
Io non lo sono. Continueremo il dibattito su questa strada. Posso solamente garantire e ribadire, sia a titolo personale sia a nome di tutta la Giunta, la volontà di operare con rigorosità estrema la verifica su progetti e corsi.
Non guarderemo al colore politico delle maglie che caratterizzano questa o quella iniziativa, ma avremo presente esclusivamente il problema di dare, come è stato detto, maggiore efficacia e maggiore efficienza a questo sistema.
Sul problema finanziario non aggiungo nessun altro motivo di riflessione. Ho solo la netta sensazione che quanto era possibile fare alla data di ottobre 1985, è stato fatto. Di più non si poteva fare. Sta a noi, sta al Consiglio, sta alla Giunta certamente fare in modo che il più in fretta possibile e già a partire dal bilancio prossimo il problema della disponibilità delle risorse economiche sia incanalato verso una soluzione più corretta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a noi pare giusto, per rispetto all'impegno che l'Assessore ha messo non solo nel lavoro ma anche nella replica, motivare la nostra dichiarazione di voto.
Credo che sia mio compito come Presidente del Gruppo comunista ribadire la sostanza delle nostre osservazioni negative, cercando però di cogliere questa occasione per fare al-tri ragionamenti che partono appunto dalla replica dell'Assessore.
Forse la cosa migliore tra noi è di intenderci in questa fase di rodaggio. Noi non abbiamo mai accampato la pretesa che in un breve lasso di tempo si potesse capovolgere o dare una nuova impostazione totale a questa materia, la cui vischiosità abbiamo sempre sostenuto avendo anche 'sperimentato responsabilità di governo in questo settore.
Il problema è che di fronte al primo atto significativo che viene all'attenzione del Consiglio dopo circa tre mesi su intervento concreto con effetti economici e sociali diffusi, noi riteniamo che i segnali che abbiamo ricavato dalle variazioni che da parte del Gruppo democristiano sono state rivendicate come un doveroso tributo al cambiamento di maggioranza, siano segnali che ci preoccupano.
E su questo avremo altri appuntamenti. Già,oggi però individuiamo elementi critici, perché potrebbe esserci il grosso rischio che senza aver affrontato la reimpostazione del problema, che d'altra parte non la si poteva fare in tre mesi, si aprano grossi varchi e capovolgimenti di definizioni programmatiche in cui abbiamo creduto, in cui ci siamo ritrovati e che abbiamo anche motivato.
C'è poi un'altra ragione di natura politica.
Questo primo atto significativo e importante deve far riflettere sull'indubbio diritto di una maggioranza di mutare.
Vorrei però che fosse detto esplicitamente, perché non si può giocare tra continuità e mutamento, e, in fondo, l'ha fatto il Gruppo democristiano nell'intervento di Villa.
Il problema è di non dare risposte isolate, ma risposte di piano, di programma, dichiarazioni d'intenti da parte della maggioranza, se no siamo in difficoltà a fare il nostro mestiere.
Questo esempio, se vogliamo limitato ma significativo, della formazione del piano annuale, ha fatto emergere in noi nuove preoccupazioni: siamo di fronte ad una Giunta con grandi difficoltà di strategia, con obiettive difficoltà a presentare delle idee e con comportamenti, che possono essere variamente giudicati di Assessori che cercano di fare la loro parte ma che non sappiamo se parlino a nome della maggioranza.
C'è subito una conseguenza e la dico per non stare nell'astratto: il rapporto con gli industriali.
Credo a quello che ha detto l'Assessore e cioè che difenderemo il ruolo del pubblico, senza schematismi.
Però attenzione! 0 questa è una dichiarazione d'intenzione anche sincera, e conta fino a un certo punto, o è una volontà espressa da un esecutivo certo e netto.
I pericoli sono molto grossi. Sono d'accordo che il rapporto tra pubblico e privato va traguardato meglio. Su questo dovremmo essere più pragmatici, sapendo che il governare è mettere assieme molti fattori pubblici e privati. Ma qui lo scenario è diverso.
Cosa ci dice la successione di convegni dell'Unione Industriale, a partire da quello di Stresa? Ci dice che il sistema delle imprese in Piemonte - e io ho la legittima esigenza di porlo anche in termini politici (forse è perché è arrivato il pentapartito che fanno questo?) - sviluppa molte iniziative all'insegna però di una sola idea: la Regione crei le condizioni, poi noi siamo liberi di operare come vogliamo addirittura nell'esecuzione degli atti, dei provvedimenti, delle realizzazioni, anche infrastrutturali, tirando da parte le istituzioni pubbliche.
Credo che su questo occorra un pronunciamento perché a questo punto, la difesa del pubblico non è una difesa ideologica, ma è invece la difesa di un sistema di garanzie della democrazia e dell'efficacia delle sintesi generali.
Questi elementi per noi sono fortemente critici perché non abbiamo ancora intravisto una strategia, o comunque non c'è stato modo ancora di verificare le scelte.
Ci auguriamo che le occasioni siano rapide ed immediate.
Sulla centralità dell'impresa possiamo anche essere d'accordo; questa centralità dell'impresa però non diventi una funzione surrettizia di dominio politico su cui noi e credo molti altri, non possiamo essere d'accordo.
A questi interlocutori, alla loro aggressività credo vada opposta una forza e un'autorevolezza di idee, di programmi, di contenuti, di orientamenti da parte delle istituzioni. Chiudo ribadendo che il nostro voto negativo per i giudizi che sono stati dati vuol essere un segnale di preoccupazione. Siamo convinti che da un lavoro serio e positivo di revisione, di riduzione della vischiosità si possa arrivare a ulteriori momenti di confronto a cui ci apprestiamo senza pregiudizi con una valutazione molto laica. Quello che è stato proposto oggi, anche per un insieme di significati, ci fa propendere per un voto negativo.



PRESIDENTE

Poiché non vi sono altre richieste di parola per dichiarazione di voto pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento presentato dal Consigliere Villa per rendere immediatamente esecutiva la deliberazione in esame.
L'immediata esecutività è approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione la deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 15 contrari e 2 astensioni.
Il testo di tale delibera sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso. Inoltre sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.
I lavori riprenderanno alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,50)



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