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Dettaglio seduta n.126 del 09/03/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alberton Carazzoni, Ferrara, Gallarini, Lombardi, Mignone, Penasso, Ratti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

L'elenco del progetto di legge presentato sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza dei termini


PRESIDENTE

E' stato posto il visto per decorrenza dei termini (ai sensi del 2 comma art. 45 dello Statuto regionale) alla L.R. del 27/1/88 "Integrazioni e modifiche della LR 23/8/82 n. 20 - Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte"


Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza dei termini

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 18 e 23 febbraio '88 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/78, n.65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il servizio aula.
Desidero porgere il saluto al nuovo Consigliere avv. Bara.
Per poter procedere nei lavori è opportuna una decisione dei Capigruppo, pertanto convoco la Conferenza dei Presidenti e sospendo la seduta.



(La seduta sospesa alle ore 9,50 riprende alle ore 10,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella riunione dei Capigruppo si è convenuto di dedicare tre sedute della prossima settimana alla modifica sulla legge della caccia.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 358 "Modifica dell'art. 1 della L.R. 19 gennaio 1988, n. 4 'Determinazione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le Commissioni di esame e di selezione presso le scuole per operatori sanitari, nonché negli esami di valutazione dei corsi di aggiornamento per i dipendenti delle UU.SS.SS.LL.'"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che reca: Esame progetto di legge n.
358.
La parola al relatore Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando, relatore

Questo disegno di legge si è reso necessario per correggere un errore materiale che si è verificato durante la trascrizione del testo stesso: mancava nel testo del disegno di legge approvata, la parola "esterni".
Quindi si tratta di aggiungere al testo già approvato la parola suddetta.
In altri termini, i compensi vanno attribuiti anche ai membri esterni all'amministrazione e membri della Commissione stessa Gli emendamenti Carletto sono successivi a questo articolo, e sono stati necessari per permettere l'espletamento dei concorsi anche nel settore assistenziale. Si propone di estendere le stesse modalità del settore sanitario a quello assistenziale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Mi pare che la proposta del relatore sia condivisibile. Ho presentato gli emendamenti per integrare le modalità di corresponsione dei compensi tra gli operatori sanitari con quelli socio assistenziali. Gli emendamenti sono sul titolo e sull'art. 1. Per quanto riguarda le spese c'è un emendamento aggiuntivo. Ora la tecnica legislativa più opportuna la deve valutare il Presidente. Gli emendamenti sono talmente chiari che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Si tratta di aggiungere i socio assistenziali agli operatori sanitari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ribadiamo ancora una volta che circa la parola che mancava nel testo licenziato in precedenza dal Consiglio "componenti esterni delle Commissioni" si aggiunge poi un trattamento paritario del tutto analogo, almeno questo è il senso dell'emendamento dell'Assessore Carletto, per quanto riguarda il settore socio-assistenziale.
Da questo punto di vista quindi la legge acquisisce un elemento di completezza circa gli obiettivi che intendeva perseguire che erano quelli di portare ad un criterio uniforme per tutto il territorio regionale una materia che prima era lasciata alle singole UU.SS.SS.LL., le quali si comportavano in maniera molto difforme l'una dall'altra sollevando anche notevoli perplessità la diversità non giustificata che si veniva a determinare.
In ragione di queste considerazioni, essendo le modifiche che vengono introdotte migliorative rispetto alla situazione attuale, il nostro atteggiamento è stato positivo e lo confermiamo.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
Emendamento presentato dall'Assessore Carletto: "ART. 1: Il titolo della LR 19/1/88 n. 4 è così modificato: 'Determinazione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le Commissioni di esame e di selezione presso le scuole per operatori sanitari e socio assistenziali, nonché negli esami di valutazione dei corsi di aggiornamento per i dipendenti delle UU.SS.SS.LL.' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri.
Pongo quindi in votazione il nuovo art. 1.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 (ex art. 1) Emendamento presentato dall'Assessore Carletto: "La numerazione dell'art. 1 viene variata in art. 2 e nello stesso articolo è inserito il seguente primo comma: 'Il primo comma dell'art. 1 della LR 19/1/88 n. 4 è così modificato: Ai componenti ed al segretario delle Commissioni istituite per gli esami finali, di passaggio e di selezione nei corsi di base per operatori sanitari e socio-assistenziali, attivati presso le UU.SS.SS.LL. della Regione, ai sensi degli articoli 21 della LR 25/2/80, n. 8 e 26 della LR 23/8/82 n. 20, è corrisposto, per ciascuna giornata di partecipazione alle sedute valide, un gettone di presenza di L. 50.000' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri.
Pongo quindi in votazione l'art. 2 nel testo emendato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - (nuovo articolo) Emendamento presentato dall'Assessore Carletto: Dopo l'art. 1 (la cui numerazione è ora variata in art. 2) è inserito il seguente art. 3: "All'art. 5 della LR 19/1/88 n. 4 è aggiunto il seguente secondo comma: 'La copertura delle spese relative ai corsi per operatori socio assistenziali istituiti dalle UU.SS.SS.LL. è assicurata con i finanziamenti di cui all'art. 28 della LR 23/8/82, n. 20' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri.
Pongo quindi in votazione il nuovo art. 3.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - (ex articolo 2) L'Assessore Carletto presenta il seguente emendamento sostitutivo: "La precedente numerazione dell'art. 2 è così variata: art. 4".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli.
Pongo in votazione il nuovo art. 4.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 33 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 718: "Approvazione del programma di utilizzazione delle quote del Fondo Sanitario Regionale di parte corrente a destinazione vincolata relative all'anno 1986, per un importo complessivo pari a L. 38.348.000.000 e approvazione dei criteri e delle modalità di indirizzo generali e specifici delle quote del Fondo Sanitario Regionale di parte corrente a destinazione vincolata relativa all'anno 1987"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) all'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n. 718." La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La deliberazione ha avuto dei tempi lunghi, dovuti in parte al rallentamento nel servizio della programmazione e in parte anche alle modalità con cui vengono portate avanti queste procedure. La deliberazione tiene conto dei fondi che erano stati assegnati nel riparto nazionale per l'anno 1986 e fissa i criteri, che riprendono quelli già fissati negli anni precedenti, per l'anno 1987.
I programmi devono essere inviati tenendo conto delle linee direttive emanate con la circolare ministeriale del marzo 1987 e nello stesso tempo si richiedono le modalità per la fissazione dei criteri e degli indirizzi generali per l'anno 1987. La ripartizione è stata effettuata tenendo conto e verificando i progetti trasmessi. C'è un quadro riassuntivo alla pag. 4 che dà una indicazione generale dei diversi settori di destinazione, dalle attività di formazione professionale con 2 miliardi, alle attività di educazione sanitaria con 3 miliardi e mezzo, alla tutela materno infantile con 5 miliardi, alla salute dei lavoratori con 1 miliardo e mezzo, alla tutela sanitaria e socio assistenziale degli anziani con 7 miliardi e 600 milioni, alla riabilitazione con 6 miliardi e 600 milioni, 4 miliardi per la salute mentale, 4 miliardi per le tossico dipendenze e 4 miliardi per la ricerca sanitaria finalizzata su alcune aree di intervento (che sono studi ed indagini proposti su area di settore biomedico, settore epidemiologico, settore ambiente e settore dell'economia e programmazione socio - sanitaria).
Il quadro di riferimento tiene conto degli obiettivi che erano stati previsti dal piano socio - sanitario per il triennio 85/87, del quadro degli obiettivi previsti dalla legge nazionale 595. Questo è il quadro dei due riferimenti principali su cui si muove l'indirizzo della finalizzazione di questi studi, ricerche ed attività.
Non credo ci sia altro da aggiungere se non ancora una specificazione sui tempi, che probabilmente sarà oggetto di critica. L'iter abrogativo del programma è stato abbastanza lungo, perché parte dall'ottobre 1987 per quanto riguarda il nostro interno. L'iter in verità incomincia con la circolare ministeriale del 19 marzo 1987, quindi siamo quasi ad un anno di distanza. Il nostro iter interno è incominciato ad ottobre 1987 con l'inoltro della bozza all'esame del CO.RE.SA. A novembre il CO.RE.SA. ci ha risposto; a metà novembre la deliberazione è stata inviata in Giunta all'inizio di dicembre è stata approvata; all'inizio di febbraio è stata esaminata in Commissione ed a metà marzo viene esaminata in aula.
Indubbiamente c'è l'esigenza di un'analisi critica delle strozzature che ci portano così i ritardi. Probabilmente derivano dal sistema delle procedure vigenti che determinano dei colli di bottiglia che molto spesso, se non portano alla paralisi, portano ad un sistema di ingessatura e di rallentamento di tutta la macchina regionale. Quindi anche questi atti hanno dei ritardi negativi non indifferenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Questa deliberazione che riguarda i criteri con cui debbono essere ripartiti dei fondi chiamati tecnicamente "a destinazione vincolata" del 1986, manifesta nel titolo stesso il ritardo di quasi due anni rispetto all'impegno finanziario originario. Questo elemento non può non preoccupare e l'Assessore ha sottolineato alcuni aspetti a giustificazione di questo ritardo. Indubbiamente alcuni aspetti sono di carattere nazionale e da questo punto di vista ci domandiamo, insieme ad un giudizio negativo sul comportamento che a livello nazionale è stato tenuto anche in questa occasione, quale azione la Regione abbia fatto a livello centrale per stimolare un intervento diverso da parte del Governo nazionale, da parte del Ministero della Sanità.
Se sommiamo questa iniziativa molto debole, o assente, nei confronti del Governo centrale, a problemi evidenti di non governo a livello regionale, riusciamo a trovare una spiegazione obiettiva al perché un intervento preventivato per l'86 dalle leggi nazionali arrivi in quest'aula soltanto nel marzo del 1988. Questo è un primo dato che ci fa propendere per un giudizio negativo nei confronti non tanto della delibera in s', non nei confronti quindi dei criteri, perché i criteri sono quelli mutuati necessariamente dalla direttiva CIPE e collegati al Piano socio sanitario della Regione Piemonte. Però fino a quando esso era vigente, Assessore; da questo punto di vista non possiamo non rimarcare che dal 31 dicembre di quest'anno la Regione Piemonte non ha più un Piano socio - sanitario vero e proprio. E questo è un secondo elemento evidente di non governo del settore della sanità in Piemonte che pone in evidenza qual è lo stato attuale del momento regionale rispetto a questo settore così importante.
Scendendo nel merito della deliberazione c'è un altro dato che, a nostro avviso, balza evidente e che ci da ragione di questo giudizio politico negativo, non tanto sui criteri in sé, quanto sull'azione di governo che su questi settori si intende sviluppare e si è sviluppata. Non facciamo una discussione sul riparto globale. I settori sono così tanti che se poi guardiamo le cifre per singolo settore e le rapportiamo a tutte le UU.SS.SS.LL. della nostra Regione, ci rendiamo conto della dimensione molto ma molto esigua dell'impegno finanziario per questa spesa che dovrebbe essere particolarmente caratterizzata perché riguarda dei progetti obiettivo, dei settori innovativi rispetto a quelli della spesa corrente svincolata. Scorrendo l'elenco del riparto tra i vari filoni della spesa finalizzata c'è un dato che a nostro avviso emerge in maniera molto chiara: se vediamo quanto viene destinato e perché viene destinato così poco al settore della tutela della salute dei lavoratori su un monte complessivo (non voglio enfatizzare un elemento finanziario, che, ho già detto, ha quella dimensione, ahimè, assai modesta e ridotta se la riportiamo alla realtà) di 38 circa miliardi troviamo un miliardo e mezzo destinato a tutto il comparto della tutela della salute dei lavoratori per tutto il Piemonte.
Il dato è importante perché? Non tanto (anche se qui esiste un problema enorme, gigantesco) per l'esiguità delle risorse che afferiscono a questo tipo di settore, quanto perché mette in evidenza come in questo settore specifico non ci sia stata, anzi sia del tutto assente una azione di governo da parte della Regione. Colleghi della Giunta, per quanto riguarda altri settori - e mi permetto di fare questa considerazione - abbiamo la fortuna di avere nell'Assessorato una struttura di responsabili, di funzionari che ha resistito a qualsiasi tempesta e che ha portato avanti una serie di programmi e di interventi ed è grazie a questo tipo di situazione che si è resa possibile una progettualità in alcuni settori cosa che non c'è stata nel settore relativo alla tutela della salute dei lavoratori. Ragion per cui la risposta che ci viene data che non c'è la domanda proveniente dalla realtà locale e dalle UU.SS.SS.LL. per progetti di intervento in questo tipo di settore è del tutto inconsistente. Qui c'è l'azione carente di governo regionale su questo settore che, come sappiamo è un settore strettamente collegato con il capitolo più generale dell'emergenza ambientale. Registrare a questo riguardo una assenza da parte della Regione di una azione, significa registrare e sottolineare una carenza di governo a nostro avviso molto, ma molto grave.
In conclusione di questo nostro ragionamento che naturalmente è a corredo di un voto negativo a questa deliberazione, a noi pare che il quadro di fronte a cui ci troviamo è un quadro grave e pericoloso di non governo del settore da parte della Regione in questa fase.
Di fronte a questo quadro di non governo reale del settore sanitario rischia di emergere, invece (se ne vedono qua e là i segni) un governo di basso profilo e la cosa è semmai ancora più preoccupante.
Per tutte queste considerazioni quindi il nostro voto a questa deliberazione è un voto negativo.



PRESIDENTE

La parola alla collega Minervini.



MINERVINI Marta

Voglio solo motivare il nostro voto contrario. Non scenderò nei particolari, ma discendendo questa deliberazione dal bilancio e avendo noi votato contro il bilancio e doppiamente contro il bilancio della sanità riconfermiamo il nostro voto contrario alla disposizione della deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.



DEVECCHI Armando

Noi diamo voto favorevole a questa deliberazione che lo stesso collega Acotto ha riconosciuto essere una deliberazione formalmente corretta. Essa sostanzialmente non può essere criticata specie nei principi ispiratori.
Si è voluto prendere a pretesto per il voto contrario il fatto che la deliberazione è giunta in Consiglio in ritardo. Io non sono qui a fare l'avvocato difensore della Giunta regionale, ma sono a conoscenza di tutti i colleghi le difficoltà a cui è andato incontro il settore della sanità specialmente in questo ultimo periodo.
Per quanto riguarda lo scarso finanziamento attribuibile alla tutela della salute dei lavoratori, possiamo in linea di principio essere concordi, però già lo stesso collega Acotto ha dato una risposta più che probante. Non sono pervenute ad oggi le richieste di intervento, di qui la difficoltà di impegnare e di spendere le cifre da parte delle UU.SS.SS.LL.
Probabilmente, e non da ieri soltanto, una diversa politica in questo settore avrebbe portato ad altri risultati. Le responsabilità quindi sono molto ampie ed ampiamente ripartite. Per concludere e per non far perdere tempo ai colleghi ribadisco il voto favorevole del Gruppo della DC.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 20 voti favorevoli e 12 contrari.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale) - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 341: "Approvazione rendiconti parchi regionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 341 di cui al punto 8) dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Approfitto per fare presente una situazione che mi è stata esplicitata per iscritto da parte del Presidente della I Commissione e che riguarda una maggiore attenzione che viene richiesta nella predisposizione di questi documenti da parte degli enti che governano i parchi regionali.
Vorrei cogliere l'occasione, peraltro per procedere all'approvazione di documenti che attengono ormai all'ordinaria amministrazione e per assicurare il Consiglio che le note presentate dalla I Commissione all'Assessorato verranno tenute in grandissima considerazione perché credo attengano squisitamente alla gestione contabile e che tuttavia vanno sicuramente osservate con molta attenzione.
Noi procederemo nel prossimo anno, appena avremo la possibilità di gestire il bilancio, cioè di poter deliberare opportunamente avendo la disponibilità dei fondi, a richiedere una consulenza per quanto riguarda la gestione generale e finanziaria di questi parchi e anche la situazione cosiddetta fiscale.
Stanno nascendo nel prosieguo dell'attività gestionale dei parchi alcuni problemi di carattere fiscale (uno per tutti è la vendita delle cartoline, l'Iva o non l'Iva, ecc.) quindi credo che questa sarà l'occasione per poter rivedere in generale la gestione dei parchi sotto il profilo contabile e finanziario e dunque rassicurare poi la I Commissione rispetto alle osservazioni che giustamente sono state indirizzate alla Giunta, perché nei suoi rapporti, nei suoi contatti e nelle sue direttive ai parchi sappia anche a questo riguardo offrire le opportune interpretazioni e le opportune correzioni se saranno necessarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la promessa di venire a riferire in I Commissione su questi aspetti contabili e finanziari che non sono solo tali, nel senso che a monte di questi vi sono sempre dei problemi di gestione di indirizzo politico importanti.
In sede di Commissione ci eravamo astenuti su questo provvedimento ed anche sul successivo proprio per segnalare l'urgenza che anche in sede di I Commissione (magari insieme alla VII) si discutessero questi elementi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare all'esame del relativo articolo unico.
ART. unico - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 19 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 346: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1987: Azienda regionale dei parchi suburbani; Parco naturale dell'Argentera; Riserva naturale del Sacro Monte di Orta; Parco naturale Alta Valle Pesio; Parco naturale Orsiera-Rocciavrè; Parco naturale Lame del Sesia; Parco naturale Sacro Monte di Crea; Parco naturale dei Laghi di Avigliana; Parco naturale della Valle Troncea; Istituto Ricerche Economico-Sociali IRES"


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 346.
La relazione del Consigliere Santoni viene data per letta.
Non essendovi interventi passiamo alla votazione dell'articolo unico.
ART, unico - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 22 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 655: "Approvazione dello schema di regolamento per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata finanziati e localizzati ai sensi delle Leggi n. 457 del 5/8/1978, e n. 94 del 25/3/1982 e da ogni altra eventuale legge di finanziamento"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) dell'o.d.g. che reca: Esame proposta di deliberazione n. 655.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'edilizia

La deliberazione che è stata esaminata dalla II Commissione e che è stata licenziata a maggioranza costituisce un aggiornamento del disciplinare per l'attuazione da parte degli I.A.C.P. e dei Comuni degli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. L'esigenza di un aggiornamento regolamentare è stata determinata dall'esperienza applicativa dei primi quattro bienni del piano decennale della casa che ha suggerito aggiustamenti tecnici, valutati dalla Commissione, corrispondenti a esigenze di miglior funzionamento e di più chiari rapporti tra la Regione e i soggetti gestori degli interventi, ma anche da alcune esigenze specifiche.
La prima è quella, in assenza di sanzioni nei casi di mancato rispetto delle procedure di legge e regolamentari da parte degli istituti e dei soggetti gestori degli interventi di edilizia sovvenzionata, di introdurre nel regolamento una norma che consenta un rapporto più chiaro e definito tra la Regione e i soggetti attuatori; in questo senso è stata inserita la norma che precisa che qualora i soggetti attuatori e quindi i destinatari dei finanziamenti pubblici di edilizia sovvenzionata non rispettino le procedure previste, gli interventi non saranno coperti con l'erogazione del finanziamento pubblico da parte della Regione. E' una norma molto netta che chiarisce una volta per tutte i rapporti in questa materia evitando situazioni in cui non è possibile dare una risposta alle richieste autorizzative dei soggetti realizzatari, perché sovente autorizzare opere che non hanno rispettato le procedure significa incorrere in reati o andare verso una situazione di scarsa chiarezza.
L'altro aspetto su cui è avvenuta la discussione in Commissione e che costituisce l'oggetto dell'emendamento che ho presentato a nome della Giunta, e già informalmente reso noto alla Commissione, riguarda l'introduzione tra le forme di aggiudicazione dei lavori anche del sistema della concessione in base a quanto prescritto dalla Legge n. 1137 del 24.6.1929.
Nel regolamento proposto dalla Giunta all'attenzione della Commissione e quindi del Consiglio regionale, la forma di aggiudicazione dei lavori mediante concessione veniva messa sullo stesso piano dell'appalto concorso e della licitazione sulla base di quanto richiesto dall'ANIACAP e dagli IACP, oltre che da alcuni Comuni, in conformità alla legislazione recentemente approvata da altre Regioni e significativamente dalla Liguria e dalla Lombardia. La discussione in Commissione mi ha reso convinto che stante la scarsa chiarezza di definizione della concessione prevista dalla legge del 1929, sia necessaria una limitazione e una migliore controllabilità della stessa. L'emendamento quindi prevede che tra le forme normali di aggiudicazione dei lavori siano indicate solamente l'appalto concorso e la licitazione. Successivamente con la modifica al quarto comma dell'art. 11 che viene proposto, si propone al Consiglio di prevedere la possibilità di aggiudicazione dei lavori da parte soprattutto dei Comuni ma anche degli IACP, mediante concessione solo quando si sia in presenza di programmi coordinati o integrati che prevedono soluzioni organizzative complesse e finanziamenti misti, pubblici o pubblici e privati. Per gli indirizzi dell'ultima delibera CER. che dovremo esaminare all'interno della II Commissione e anche per le proposte di modifica della legge di finanziamento dell'edilizia pubblica, si vanno consolidando forme nuove di intervento attraverso il coordinamento di finanziamenti pubblici (edilizia agevolata, sovvenzionata, buono casa) e finanziamenti privati oppure di finanziamenti pubblici assegnati a diversi soggetti che partecipano alla realizzazione di programmi integrati, soprattutto di recupero. In tali casi si riscontrano difficoltà da parte dei diversi soggetti destinatari di finanziamenti pubblici o che apportano finanziamenti privati nell'integrazione degli interventi attraverso singole aggiudicazioni dei lavori. Di qui nasce la previsione, che oggi si propone, di consentire ai Comuni e agli IACP di dare in concessione e coordinare gli interventi che hanno origine da diversi finanziamenti e sono da realizzare da parte di soggetti diversi; in questi casi, tra l'altro, è sempre necessario il parere del CROP in quanto ai sensi del DPR 616 la Regione deve sostituirsi al Ministero dei Lavori Pubblici.
Questo è il senso della modifica che presentiamo su uno dei punti cruciali. Su questo c'era discordanza in Commissione e mi pare che permanga anche sull'emendamento proposto dalla Giunta regionale. A me sembra che ci siamo cautelati al massimo; però l'esigenza di procedere mediante concessione per un certo tipo di interventi, coordinati o integrati esiste. Altre Regioni hanno deliberato o legiferato prevedendo il ricorso alla concessione come una delle forme ordinarie di realizzazione dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata. Noi lo prevediamo per casi particolari laddove sembra che effettivamente, con l'ulteriore parere del CROP, sia opportuno per consentire la realizzazione di programmi integrati o coordinati su cui dovremmo puntare per il prossimo futuro appena avremo nuovi finanziamenti pubblici. Ne approfitto per dire che sull'emendamento dell'art. 13 che riguarda i cartelli che devono essere esposti nei cantieri, emendamento presentato dal collega Chiezzi, sono d'accordo ma per chiarezza bisognerebbe dire "forma di aggiudicazione dei lavori". Si tratta di una migliore precisazione e informazione in ordine alle opere che vengono realizzate tramite il cartello che viene esposto presso i cantieri.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente colleghi Consiglieri, per prima cosa devo informare il Consiglio che la discussione avvenuta in Commissione su questo regolamento è stata solo parzialmente condotta dal nostro Gruppo per il modo con il quale la discussione si è sviluppata per le polemiche sollevate dal Consigliere Marchini su presunti rapporti privilegiati che la Giunta intratteneva con il Partito comunista, che ci indussero, su questo d.d.l.
ad interrompere le nostre osservazioni per protestare contro questo clima che ritenevamo inaccettabile e, soprattutto, ingiustificato.
Per quanto riguarda le nostre osservazioni, oggi, vorrei soffermarmi su uno dei punti, l'unico importante, che stiamo affrontando: quello relativo all'introduzione, nelle forme di appalto ammissibili per i programmi di edilizia residenziale pubblica, del regime di concessione. Stiamo attenti perché questo è un problema grosso, non solo perché proprio in questi giorni ne parlano molto i giornali, già l'anno scorso si parlava di questo problema (forme di appalto, la concessione). Stiamo attenti ad introdurre questa forma di appalto nel modo in cui si sta proponendo di fare: cioè con un emendamento, sia pure migliorativo rispetto al testo precedente di regolamento, ma assolutamente insufficiente al momento attuale per decidere per il Piemonte la possibilità di attuare le concessioni. Perché dico questo? Se voi leggete le osservazioni che ha fatto il Presidente del TAR Piemonte (persona degna di stima, Ezio Maria Barbieri) si capisce che primo: della concessione non esiste una definizione legislativa; questa affermazione viene fatta, non solo riferendosi alla legge invocata dal nostro regolamento (quella del 1929) dove il regime di concessione aveva una definizione limitata all'enunciazione della parola "concessione", ma riferita alla legge '80/87 che ha avviato un maggior approfondimento legislativo per intendere meglio la concessione ciò nonostante si dice che non esiste una definizione legislativa della concessione.
Si afferma che "l'istituto della concessione serve a liberare l'esecutore da opere da vincoli e controlli formali particolarmente rigorosi e puntuali perché si allentano i controlli sull'esecuzione dell'opera"; si dice pure che questo sistema si tradurrà in un più difficile e più lontano controllo sull'uso del denaro pubblico. Queste affermazioni (che stamani ho consegnato all'Assessore Genovese che so molto attento su queste questioni) sono veramente preoccupanti.
Il sistema della concessione così come è normato sappiamo che prevede non solo l'affidamento dei lavori, perché in questo caso non si tratterebbe di concessione, sarebbe illegittimo, non è un'attività pubblica un contratto privatistico, ma dovrebbe ammettere, almeno, la concessione della progettazione di massima, della progettazione esecutiva e presupponendo un venir meno dei controlli di direzione lavori; questo è l'aspetto pericoloso del regime concessorio.
L'Assessore Genovese mi ricordava una certa urgenza relativa all'approvazione di questo regolamento; io penso che l'urgenza possa riferirsi a tutti gli articoli ma possa anche non vertere specificatamente sul problema se estendere il regime di concessione a questi interventi quindi presento un emendamento in cui propongo di stralciare, per l'intanto, la previsione di concessione; sullo stesso emendamento dell'Assessore Genovese vorremmo riflettere un po' di più e rimandare la votazione. Quindi se si procede in questo senso la discussione si pu chiudere, si approva tutto meno questa concessione. Pregherei l'Assessore di ritornare in Commissione per la questione della concessione. Io mi sono documentato in questi giorni e sono sempre più preoccupato, non nego l'esigenza di far fronte ad appalti molto complessi sollevati dall'Assessore, finanziamenti plurimi, soggetti diversi che intervengono cosa fare e come gestire... è un problema che esiste, ma al momento attuale non mi sento di dire che l'unico modo è quello di passare agli affidamenti in concessione. Chiederei di poter riflettere insieme agli altri Gruppi essendo il problema difficile, segnalo una fortissima preoccupazione. Non so indicare di fronte a problemi concreti come lo si possa risolvere in altro modo chiederei quindi questa procedura di rinvio.
A questo scopo proporrei questo emendamento "all'art. 11 sopprimere il paragrafo C" e sempre sullo stesso articolo sopprimere il quarto comma che vuol dire stralciare il problema della concessione ad altra data sulla quale siamo ben disponibili a discuterlo in tempi brevi; consegno questo emendamento alla Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il problema sollevato dall'emendamento dell'Assessore e comunque anche dalla posizione testé espressa dal Consigliere Chiezzi è un argomento che richiederebbe un momento di attenzione e di serio approfondimento; non è cosa sulla quale si può esprimere qualche opinione personale senza esaminare anche i risvolti che questa materia sta subendo.
I risvolti non sono, collega Chiezzi, né nella direzione di una mancanza di esperienza alla luce delle legislazioni vigenti né di una improponibilità rispetto alle applicazioni che si intende dare in presenza di interventi complessi, quali sono quelli che la Giunta ha prefigurato con l'emendamento proposto.
Secondo me, il problema vero che potrebbe giustificare l'approfondimento riguarda l'innovazione legislativa del 1987, sia pure riferita ad una dimensione di lavori molto maggiore, che ha sortito nell'esigenza di un regolamento applicativo di questa legge che mi pare sia uscito in questi giorni e del quale, sinceramente, non ho ancora preso conoscenza.
Debbo però dire che, a differenza di quanto sostenuto dal collega Chiezzi, proprio il discorso della concessione si qualifica nell'ambito delle procedure di affidamento dei lavori pubblici per una propedeutica ed un approfondimento sia progettuale, sia di attribuzione di responsabilità all'esecutore che è oggettivamente una componente che non possiamo sottovalutare.
Credo che non tutte le esperienze di concessione attualmente vigenti che si stanno consumando in Italia abbiano dato dei cattivi risultati.
Quale è la sostanziale differenziazione? Che l'approfondimento è possibile a lungo anche con una contrattazione esasperata con il concessionario quando si tratta di affidargli dei contenuti che sono tipologicamente ripetitivi, sui quali non solo si è potuto fare un approfondimento a fondo del progetto, ma lo si è potuto al limite verificare con una serie di affidamenti, i quali poi quando hanno dato determinati risultati consentono affidamenti a corpo (vedasi residenze per determinate categorie di lavoratori pubblici, caserme di carabinieri caserme e finanze, uffici postali ecc.). Su queste materie quando l'oggetto tipologico è verificato in qualche affidamento, il problema di farne degli affidamenti più corposi non rappresenta più quei rischi che il collega Chiezzi paventava, perché oggettivamente tutto il sistema, anche relativo al controllo, è compreso nel giudizio finale del collaudo che deve essere espresso nella misura in cui l'opera è accettata o non è accettata.
Mi rendo conto che quando invece si tratta di fare degli affidamenti tipologicamente differenziati, sui quali il tipo di approfondimento progettuale e il tipo di approfondimento che si richiede anche in sede di esecuzione presenta maggiore aleatorietà, il problema di predefinirli e precontrattarli - perché il vero problema è che si tratta di contrattare con il concessionario anche un prezzo - presenta maggiori rischi e maggiore aleatorietà. Quindi, credo che il legislatore si sia preoccupato di non fare della concessione, soprattutto quando si tratta di opere importanti un problema assimilabile alla trattativa privata; nelle nuove procedure legislative si vanno già avanzando problemi di scelte tra proponenti concessionari di tipo diverso, numericamente diversi da uno solo, quindi con caratteristiche tali da poter essere messi a confronto e via dicendo.
Credo quindi che questa materia per quanto attiene ad interventi modesti non dovrebbe presentare rischi, nel senso di non avere riferimenti né legislativi, né normativi, né omologabili ad applicazioni già attuate.
Per quanto riguarda invece problemi che per dimensione potrebbero attestarsi sulla regolamentazione che dovrebbe entrare in vigore con la legge del 1987 esiste effettivamente questa esigenza, Assessore, di un approfondimento che consenta di capire che cosa ci sta dentro questo regolamento e come possiamo trasferirlo in sede di deliberazione regolamentare per quanto attiene i nostri interventi.
Quindi, se l'Assessore è d'accordo che su questo aspetto si possa fare un ulteriore approfondimento in Commissione, e mi pare che sia stata la proposta fatta dal Consigliere Chiezzi, io mi assocerei a questo percorso e credo che la cosa possa essere oggetto di un rapidissimo esame.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'edilizia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, apprezzo le osservazioni e le preoccupazioni che sono state evidenziate in aula. Ho valutato, sia pure sommariamente perché ne ho preso visione solo questa mattina, quanto afferma il magistrato Ezio Maria Barbieri, presidente del TAR. nel suo commento. Ovviamente è un commento autorevole ma pur sempre un commento che per di più fa riferimento all'istituto della concessione secondo la legge 80/87 per le grandi opere. Nella legge 1137, a cui facciamo riferimento, con chiarezza è precisato che la concessione da parte di Province, Comuni e Consorzi di opere pubbliche può essere data indipendentemente dall'esercizio delle opere stesse.
Per chiarezza verso i colleghi devo ribadire che nella proposta della Giunta non siamo in presenza di un sistema generalizzato e ordinario di ricorso all'istituto della concessione, senza nessun controllo da parte della pubblica amministrazione. A parte che dovrebbe esserci sempre quello dell'ente gestore, di chi cioè gestisce il finanziamento pubblico e ricorre alla concessione per il coordinamento organizzativo e finanziario con altri soggetti. Siamo comunque e sempre, per la parte pubblica, all'interno della normativa complessiva che disciplina il settore: quindi c'è sempre il controllo dei massimali di costo e dei quadri tecnici ed economici che pervengono alle Commissioni Tecniche provinciali e alla Commissione Regionale Verifica Programmi da parte del concessionario. L'ente gestore può ricorrere alla concessione ma l'intervento si attua all'interno di un sistema normativo e procedurale che è quello ordinario dell'edilizia residenziale pubblica. Questo lo devo dire per chiarimento. Non si pu parlare di concessione "senza controlli": qui ci sono i quadri tecnici ed economici (il numero 1, il numero 2, il numero 3 e quello finale) che vengono valutati dalla pubblica amministrazione per garantire il rispetto della normativa complessiva ed è in questo quadro che si colloca la proposta di emendamento presentata. Detto questo per le sollecitazioni che sono venute, io non credo che il provvedimento debba ritornare in Commissione, a meno che non ci sia una richiesta esplicita del Presidente e della Commissione. Propongo ed accetto di modificare l'attuale delibera, e chiedo il rinvio di una settimana per un'ulteriore riflessione alla luce di quanto è stato affermato dai colleghi Chiezzi e Picco; dopodiché la Giunta proporrà un emendamento definitivo qualora ritenga di dover modificare il regolamento. Se invece il Presidente e la Commissione ritengono che debba essere richiamato il provvedimento, siamo disponibili come Giunta anche a ritornare in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

La Commissione ha licenziato il testo del Regolamento dopo avere discusso a lungo soprattutto sul punto, oggetto di emendamenti e di proposte di modifica. L'ha licenziato con l'intesa che eventuali emendamenti sarebbero stati presentati dalla Giunta in aula, sul punto oggetto della discussione. L'emendamento è stato consegnato dall'Assessore Genovese la settimana scorsa alla Commissione, che ovviamente non l'ha esaminato in quanto il provvedimento era già stato licenziato dalla Commissione stessa. E' stato però utile; è stato ovviamente distribuito a tutti i membri presenti della Commissione. Ripeto, l'unica decisione che la Commissione ha preso è quella di licenziare il Regolamento. Sta alla Giunta, ai Gruppi ed ai singoli Consiglieri la decisione di prendere le determinazioni in merito. Penso che l'unico titolato a decidere se il provvedimento debba andare in Commissione o se debba rimanere in Consiglio per un periodo di riflessione non possa essere che il Consiglio regionale.
Non vedo in che modo potrei io chiedere che il provvedimento ritorni in Commissione. Personalmente posso avere una mia opinione sull'opportunità o meno che il Consiglio decida il rinvio per un esame ulteriore alla Commissione, come Presidente della Commissione non posso interferire.



PRESIDENTE

L'Assessore ha dichiarato la sua disponibilità a rinviare il dibattito di una settimana per l'accertamento delle questioni poste.



BONTEMPI Rinaldo

Non al rinvio in Commissione quindi?



PRESIDENTE

Non è in grado di verificarlo subito.



BONTEMPI Rinaldo

La proposta dell'Assessore è in ogni caso di valutare ancora come muoversi. Credo che abbia tutto il diritto di farlo. Nel merito, credo che il tempo necessario per fare un discorso di sistema sia più ampio, anche se ho capito lo spirito. Vorrei solo introdurre un tema che né Chiezzi n Picco hanno introdotto, e cioè che nel momento in cui si decidesse di andare a forme nuove dobbiamo garantire attraverso una nostra normazione quello che la legge nazionale non sta garantendo: la visibilità e la trasparenza dei procedimenti. Questa è la novità, forme nuove deregolate rispetto al vecchio secondo me sono auspicabili, ma non alle condizioni con cui vengono fatte normalmente. Sono auspicabili solo a condizione di normare un sistema di informazione e visibilità delle procedure. Questo è un punto non da poco.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 626: "Chiarimenti richiesti dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione Piemonte in ordine alla deliberazione del Consiglio regionale n. 608 del 22/10/1987: 'Integrazione della deliberazione del Consiglio regionale n. 111 - 3642 del 13/3/1986 relativa alle procedure per il trasferimento di personale tra le UU.SS.SS.LL., in applicazione dell'art. 10 della Legge 25/1985, n. 207'"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 11) all'o.d.g. che reca: Esame proposta di deliberazione n. 626.
La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Il Consiglio regionale in data 22/10/87 aveva approvato una prima deliberazione in applicazione della Legge nazionale n. 207. Si stabilivano i criteri per addivenire ai trasferimenti dei funzionari appartenenti alle UU.SS.SS.LL. sia nell'ambito della Regione che provenienti da Regioni diverse. L'applicazione della deliberazione, in parte non approvata dal Commissario di Governo, ha dato luogo ad alcuni inconvenienti per cui soprattutto nella defunta U.S.S.L. 1/23 si erano verificate delle incertezze che, a detta degli interessati, erano anche abbastanza gravi.
Ciò premesso, l'Assessorato alla sanità aveva proposto al Consiglio regionale, attraverso la Commissione competente, una nuova deliberazione che chiariva alcuni punti e forniva utili precisazioni. In altri termini la deliberazione precedente era stata integrata dai seguenti punti: le Amministrazioni delle UU.SS.SS.LL. in applicazione dell'art. 10 della legge 20/5/85 n. 207 si avvalgono della facoltà di ricoprire i posti vacanti nella propria pianta organica, o mediante trasferimento o mediante pubblico concorso. L'Amministrazione dell'U.S.S.L. che decida di non avvalersi delle procedure di trasferimento, oppure che attraverso tali procedure non abbia potuto coprire il posto vacante in organico, dovrà ammettere al concorso pubblico anche quei candidati che ricoprano la stessa posizione funzionale in altra U.S.S.L. della Regione. Tale disciplina resterà in vigore fino alla vigenza delle norme di cui alla legge 20/5/85 n. 207, cioè per i tre anni dalla sua emanazione, quindi fino al 20/5/88.
Su questa deliberazione approvata dal Consiglio regionale, il Commissario di Governo ha sollevato alcune eccezioni : ha chiesto cioè dei chiarimenti. In modo particolare si chiede come si concilia la reiterata facoltatività che avrebbero le UU.SS.SS.LL. di ricorrere alla procedura di trasferimento o di esperire direttamente quella concorsuale con il combinato disposto degli artt. 15 lettera a) L.R. 1983, 16 del 348/1983 19, 20 e 21 e via di questo passo. Come poi si concilii la deliberata ammissibilità al concorso pubblico anche dei candidati che ricoprono in altra U.S.S.L. della Regione la stessa posizione funzionale messa a concorso, stante il tassativo divieto al riguardo sancito dell'art. 5 secondo comma del D.M. 30.1.82 e secondo comma L.R. 19/83. Il Commissario di Governo invita l'Amministrazione regionale a voler fornire con atto formale del Consiglio regionale i su indicati chiarimenti.
La Giunta regionale ha fornito alla Commissione i chiarimenti richiesti e la Commissione esaminatili li ha approvati a maggioranza.
Ritengo che questi chiarimenti non debbano essere riletti in aula perché già a conoscenza dei colleghi, ai quali sono stati distribuiti tempestivamente. Essi saranno allegati al verbale della presente seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Votiamo contro a questa deliberazione in coerenza con il voto che abbiamo dato sull'atto che il Commissario di Governo ha ritenuto di dover integrare e su cui ha fatto le osservazioni illustrate dal Presidente della Commissione Devecchi.
Le motivazioni del nostro voto contrario sono che su questa vicenda abbiamo assistito ad un carosello incredibile di interpretazioni tra loro contraddittorie, se non diametralmente opposte.
La storia è stata già ripercorsa dal Presidente della Commissione quando, ricordando alcuni atti, alcuni provvedimenti della Regione, ha indirettamente fatto riferimento alle prime interpretazioni che si sono date su questa materia.
Ricordo ai colleghi che la prima interpretazione che ha dato il Consiglio regionale in questa materia in attuazione della legge cosiddetta "di sanatoria", fu quella che in ogni caso prima di procedere ai concorsi per la copertura dei posti delle UU.SS.SS.LL. bisognasse attivare la procedura di trasferimenti.
Abbiamo assistito, dopo l'entrata in vigore della deliberazione del Consiglio regionale, ad un comportamento da parte delle UU.SS.SS.LL. che in forza di interpretazioni che nel frattempo erano intervenute da parte del Ministero della funzione pubblica, - presso la U.S.S.L. di Thiene in provincia di Vicenza e anche quelle piemontesi - si ritennero invece autorizzate a seguire in maniera del tutto facoltativa o la strada di trasferimenti o la strada dei concorsi.
A questo punto ci venne detto da parte della maggioranza e della Giunta che era necessario modificare la precedente deliberazione del Consiglio regionale stabilendo questa facoltatività nell'atto deliberativo del Consiglio.
Il Consiglio approvò quell'atto deliberativo, ma il Commissario di Governo ha obbiettato con una tesi diametralmente opposta perché, se leggiamo bene quello che il Presidente ci ha presentato come osservazioni del Commissario di Governo, sono osservazioni radicali. Il Commissario di Governo sostiene infatti che non ci sarebbe la possibilità di fare in modo tanto per esprimerci con degli esempi concreti - che un primario possa partecipare a un concorso da primario, e cioè il pari livello sarebbe impedito dalla legislazione.
Stiamo assistendo a una serie contraddittoria di interpretazioni rispetto alle quali noi abbiamo ascoltato opinioni, anche qui molto divaricanti, se non addirittura antitetiche da parte del governo regionale che prima sostenne una tesi e poi ne sostenne un'altra.
Rispetto a questo quadro noi lasciamo naturalmente la responsabilità al governo regionale di dare risposta al Commissario di Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

L'esempio di questi trasferimenti è nato sulla base di lunghi anni di giacenza delle operazioni concorsuali che hanno creato un esercito di soggetti parzialmente abilitati a ricoprire certi posti e senza dubbio si è creato notevole scompiglio.
L'esperienza credo sia importante in quanto ci insegna come muoverci in futuro per non ripetere alcune cose che la realtà dei fatti ha dimostrato essere stati errori; credo per colpa del buon padre di famiglia e non errore in senso stretto. Infatti la base di quel deliberato è su una legge che è assolutamente ininterpretabile, perché l'interpretazione del Commissario di Governo può valere quanto la mia, quanto quella del Presidente, quanto quella del Consigliere Acotto in quanto c'è una contraddizione in termini. In tutto questo c'è anche un atto che definisco chiaramente incostituzionale, perché fa riferimento alla precedente legge sui concorsi regionali; in un momento in cui i concorsi regionali non ci sono - ed è sancito che non ci siano - voi capite che si crea una discriminazione verso tutta una serie di soggetti i quali rimarrebbero esclusi dalla possibilità di competere. La competizione dovrebbe perlomeno nella maggior parte dei casi, mettere in evidenza le virtù o i difetti di questi soggetti; ma, dato che esiste questa norma dei trasferimenti che per certi versi è opinabile, ma per certi versi altresì tende a semplificare le situazioni, non dobbiamo far sì che la semplificazione diventi un abbrutimento della situazione. E l'esperienza ha dimostrato che è stato così, perché soltanto l'esempio delle sedi ove vi sono delle Facoltà mediche ha dimostrato che tutta una serie di medici i quali da due tre, quattro, cinque, sei e sette anni che gavettavano nei laboratori, nei corridoi e nelle corsie nella speranza di poter aderire ad un concorso vengono immediatamente tagliati fuori. In realtà vengono poi a poter aspirare a questi trasferimenti soggetti che il caso, la fortuna o altre cose fecero sì che ad un certo punto fossero collocati in situazioni assolutamente marginali. E l'esperienza ci ha dimostrato che questo si è verificato e si sta verificando; quindi è anche ovvio che, soprattutto per certe situazioni apicali, le UU.SS.SS.LL. possono e devono essere in grado di poter fare una selezione. Se si trattasse semplicemente di una raccolta di francobolli, semplificare andrebbe bene, ma qui si tratta di raccolta di uomini che lavorano sugli uomini. Credo che dobbiamo dare dei margini non di discrezionalità nel senso di sottogoverno e di sottopotere, ma di scelte avvedute e che questo possa avvenire nel maggior numero dei casi.
L'esperienza ci ha dimostrato questo. Vi fu un errore mio e lo riconosco da buon padre di famiglia che sperava di smuovere questo magma, questa inerzia del mondo della sanità. Però in realtà sono nate tali discrasie e tali discrepanze per cui è stato opportuno, credo giustamente, cercare di porre rimedio e far sì che ad un certo punto la scelta avvenga, perlomeno quando si vuole, con dei criteri di selezione sopra la validità dei soggetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Intervengo eccezionalmente sull'argomento perché la cosa che pu apparire assolutamente marginale, di fatto è consistentemente rilevante.
Sono d'accordo con la posizione assunta contingentemente e realisticamente dall'Assessorato e sostenuta dall'amico Devecchi e rispondendo al collega Acotto, potrei dire che il Commissario di Governo nel dubbio dell'interpretazione ha quasi restituito al Consiglio regionale l'argomento perché facesse una più approfondita riflessione. Il tono e le cose dette dal collega Acotto mi inducono a pensare che egli stesso sia fortemente titubante nella materia, come è giusto, peraltro, essere.
In effetti, ci troviamo di fronte a due linee, a due culture in ordine all'utilizzo del personale delle UU.SS.SS.LL. e della sanità. Vi è un orientamento "statalistico" che intende equiparare tutte le situazioni a livello nazionale e quindi applicare criteri rigidi che portano al movimento condizionato unicamente dalle graduatorie, e vi è una cultura più "regionalista", più "autonomista" che porta (come mi è parso di capire dall'intervento del collega Olivieri) ad un tentativo di difesa del personale che faticosamente è arrivato alla soglia della possibilità di entrare in posizioni locali vicine per le quali molto spesso ha manifestato impegno e ha acquisito competenza.
Dette queste cose, non ho dubbi nell'orientarmi sulla posizione del collega Olivieri. Dove sta la ragione della mia perplessità e del mio intervento? Queste cose vanno dette con chiarezza malgrado i rischi di natura costituzionale che possiamo correre perché su questa materia ripetutamente la giurisprudenza si è orientata ad un criterio estremamente rigido ed equiparativo per tutti i cittadini con determinate caratteristiche che abitano in qualunque parte del nostro Paese e della nostra Regione.
Ritengo che un orientamento così rigido abbia prodotto dei seri guai all'interno della nostra vita nazionale e delle nostre realtà locali. Per questo sostengo che bisogna essere molto chiari. La chiarezza dovrebbe suggerire (lo dico a futura memoria) un'ulteriore riflessione: se non è il caso di togliere, amico Olivieri, addirittura la possibilità di scegliere tra le due condizioni ma di optare necessariamente prima per il concorso e successivamente per i trasferimenti, perché la discrezionalità concessa alle UU.SS.SS.LL. induce anche a forme di discriminazione e di scelte che non sempre sono perfettamente limpide.
Quindi, affermato il principio che è opportuno scegliere prima in loco si affermi il principio in assoluto del concorso preventivo rispetto al trasferimento, che questa norma valga per tutti e che il diritto sia certo per tutti, almeno coloro che operano nella sanità regionale. Questo al momento è soltanto un indirizzo, ma è raccomandato all'Assessorato e agli esperti della materia presenti in Consiglio regionale con particolare calore sulla scorta delle esperienze che molti di noi hanno vissuto in questo settore.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione la deliberazione test discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 19 voti favorevoli, 14 contrari e 1 astensione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 752: "Modifica della deliberazione del Consiglio regionale n. 419 - 3744 del 19/3/1987 relativa ai criteri per l'istituzione dell'elenco regionale delle aziende abilitate alla fornitura di protesi di cui al D.M. 11/7/1986"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 752 di cui al punto 12) dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

E' una modificazione marginale che non tocca la sostanza della deliberazione del Consiglio assunta il 19/3/1987 relativa ai criteri per l'istituzione dell'elenco regionale delle aziende abilitate alla fornitura di protesi.
Tale modifica è relativa alla procedura dei tempi per inoltrare la domanda, per stabilire la graduatoria, per la pubblicazione e non tocca assolutamente i requisiti previsti dal D.M. dell'11/7/1986 e che sono già stati approvati dalla deliberazione del Consiglio del marzo 1987. Sono cambi di tempi di consegna di documentazione. Entro 60 giorni dall'esecutività di questa deliberazione dovremmo avere tutta la documentazione, fare l'analisi, la verifica e l'istruttoria ed entro giugno dovrebbe uscire l'elenco delle ditte inserite nell'Albo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ci eravamo domandati il motivo del ritorno della deliberazione rinnovata con modifiche a prima vista non molto consistenti. Diciamo a prima vista perché è materia tecnica per cui il cambiamento di qualche termine a questo riguardo è difficilissimo da interpretare, almeno da parte nostra che non abbiamo competenze specifiche.
Ci siamo chiesti il perché di questo tipo di modifiche ed abbiamo avuto una risposta (fornita dall'Assessorato) che rende edotti circa le ragioni che hanno portato questo tipo di riproposizione di una nuova deliberazione del Consiglio regionale su questa materia.
Esprimiamo un giudizio positivo sul fatto che ci siano venuti questi elementi di chiarimento ma non so se a questo punto si debba dire che questo Assessorato è particolarmente sfortunato perché da questi elementi di chiarimento non possono che sorgere ragioni di perplessità.
Non leggerò tutti gli elementi che ci sono stati forniti però mi consentirete di richiamare qualche passo: "Si è arrivati nel novembre 1987 alla diffusione dell'elenco approvato nell'ambito delle UU.SS.SS.LL. della Regione con la segnalazione da parte di queste ultime di ulteriori anomalie ed errori dopo che una verifica precedente ha evidenziato una serie di errori ed anomali a cui si è ovviato apportando i necessari correttivi. Si è poi proceduto ad una verifica ulteriore della documentazione in origine da parte degli uffici dell'Assessorato. C'è stata la conferma degli errori materiali segnalati ma soprattutto di altre anomalie molto più gravi che avrebbero finito per innescare un contenzioso senza sbocchi, ad esempio per alcune istanze la mancata protocollazione e data di arrivo delle domande, quindi impossibilità di accertare se la richiesta era pervenuta nel termine ultimo previsto dalle disposizioni dettate dal Consiglio regionale".
C'è, e ne prendiamo atto, trasparenza sulle ragioni che hanno condotto a questa decisione ritenuta quanto mai opportuna di revoca dell'elenco reso necessario da questa situazione, ma proprio queste ragioni ci fanno propendere per un giudizio negativo circa la gestione che è stata fatta di questa vicenda. Le osservazioni, i chiarimenti, mettono in evidenza le difficoltà, al limite una situazione particolarmente "scalognata" in cui si è venuta a trovare la Giunta, il fatto è che la procedura su una materia da un lato delicata e dall'altro molto complessa dal punto di vista tecnico, ci induce a separare le nostre responsabilità da quelle della Giunta a questo riguardo e quindi a esprimerci negativamente su questo atto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 20 voti favorevoli, 14 contrari e 1 astensione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 727: "Programma pluriennale di sviluppo dei progetti nell'area informatica delle Unità Socio-Sanitarie Locali della Regione Piemonte, con finanziamenti a valere sulle quote del Fondo Sanitario Nazionale di parte corrente a destinazione vincolata per la informatizzazione delle UU.SS.SS.LL. - importo accantonato esercizio 1986 e quote vincolate esercizi successivi - Lit. 33,8 miliardi"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 7) all'o.d.g. che reca: Esame proposta di deliberazione n. 727.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Come è noto il sistema informativo in base alla legislazione vigente ha una linea di sviluppo che è articolata su 4 livelli che va dal Distretto all'U.S.S.L., al livello regionale e al livello nazionale. Questo tipo di sviluppo si propone di realizzare principalmente due obiettivi fondamentali fra loro connessi che sono lo sviluppo ai diversi livelli territoriali di sistemi informativi interessati e rispondenti alle specifiche esigenze informative di esercizio o di governo, ma in modo tale che ogni sistema nella sua sintesi possa interagire, possa essere una componente del sistema al livello superiore. Il criterio guida che presiede all'evoluzione dell'intero sistema locale e nazionale non può essere che un criterio di integrazione unitaria delle diverse parti che tra loro interagiscono.
Sulla base di questi assunti emerge chiaramente l'interesse regionale volto a favorire da una parte lo sviluppo di un sistema informativo a livello di singole UU.SS.SS.LL., che sia tale da rispondere alle diverse esigenze e che implichi anche un raccordo agli indirizzi nazionali in materia, un riadeguamento dell'attuale modalità di organizzazione e funzionamento del sistema informativo socio-sanitario a livello regionale che preveda essenzialmente dei flussi che si affianchino e in alcuni casi si sovrappongano con l'attività gestionale; mentre l'esperienza dimostra che a esiti positivi si può approdare solo dove essi siano prodotti dall'interno delle attività gestionali.
Sull'altro fronte la Regione Piemonte, con il supporto del CSI, è impegnata in questi anni all'avvio della rete telematica x-tel per il collegamento tra le UU.SS.SS.LL. al fine di agevolare da una parte l'interscambio informativo fra le stesse UU.SS.SS.LL. e dall'altra parte il colloquio fra Regione e le UU.SS.SS.LL.; nonché, attraverso lo sviluppo di alcune procedure applicative, si possano realizzare a supporto delle funzioni amministrative che sono di pertinenza dell'U.S.S.L., attività che siano relative alla gestione economico finanziaria e di bilancio.
La copertura degli oneri di queste spese potrà essere garantita a totale carico sulle quote del Fondo Sanitario Nazionale di parte corrente a destinazione vincolata.
L'avvio e il consolidamento del sistema ci potrà permettere anche di usare meglio le risorse e di avere un quadro più attento dell'attività e dei costi nelle singole UU.SS.SS.LL. che oggi invece è abbastanza carente.
Oggi abbiamo una serie di dati che incominceremo a utilizzare chiedendone in prima istanza la verifica alle singole UU.SS.SS.LL. per andare a costruire una rete omogenea di modalità di informazione che contribuiranno a creare i dati fondamentali che dovrebbero permettere alla sanità di camminare meglio. Distribuiremo prossimamente i dati consuntivi che abbiamo avuto dal Ministero della Sanità relativi alle singole UU.SS.SS.LL. per il 1986, per andare a chiedere ad ogni U.S.S.L. la verifica dei dati che loro hanno trasmesso per esaminarne la validità, la trasmissione sbagliata o il contenuto del dato trasmesso. Ci siamo trovati l'altro giorno a Roma con Paderni a verificare le tabelle della chirurgia e abbiamo visto che tra le UU.SS.SS.LL. piemontesi vi sono Chirurgie che su 100 degenti hanno quantità di operazioni che vanno da 32 a 102. Sono evidentemente dati da verificare perché se il dato è 100 degenti e 32 operazioni non si riesce a capire perché 100 degenti stiano all'interno della Chirurgia; se invece il dato è spurio, cioè non tiene conto che i pazienti siano stati presi in carico magari in altri settori e poi passati alla Chirurgia ciò è da verificare.
Altrimenti con una serie di dati non omogenei e con sistemi di rilevazione non omogenei si può determinare una impossibilità di attuare, controllare e verificare una reale programmazione socio-sanitaria sul territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente e colleghi, siamo sconcertati di fronte alla disinvoltura con cui si propone a questo Consiglio un impegno di spesa bi tri, o quadriennale, non si capisce bene il reale arco temporale. Come non si capisce bene se questo, come sembra, è solo l'avvio di un meccanismo di impegni a catena, per qualcosa, però, come 34 miliardi di lire. Sulla base non di elementi di ragione documentati, ma semplicemente in base a dichiarazioni d'intenti generiche e scarsamente convenienti. Affermiamo questo per le seguenti ragioni: la prima: abbiamo avuto occasione recentemente di fare un test piuttosto sconfortante in merito alle potenzialità attuali del nostro sistema informativo sanitario regionale. Mi riferisco ai tabulati forniti alla Commissione d'inchiesta regionale nel merito dei quali faremo le nostre osservazioni nel corso della discussione dedicata alle risultanze di detta Commissione. Possiamo comunque anticipare che se questo è un campione significativo di quello che è in grado di passare oggi il sistema informativo in materia di banca dati sanitari regionale, si tratta di ben scarsa e discutibile cosa. Tale da non indurci ad accettare ancora a scatola chiusa e senza opportune verifiche di merito ogni ipotesi di semplice implementazione di tale sistema, soprattutto con simili ipotesi di impegni di spesa. In altre parole vogliamo, almeno preliminarmente, sapere quanto abbiamo speso fin qui e con quali tangibili e documentati risultati.
La seconda ragione: ho parlato di scatola chiusa, in pratica di cambiale in bianco. In realtà si tratta di una specie di sconcertante gioco di scatole cinesi in cui ciascuna ne contiene un'altra sempre più piccola e più determinante. Ad esempio, la delibera che abbiamo oggi in esame fa riferimento ad una delibera di Giunta del 7/4/87, la quale contiene un allegato che al punto 4.2 su standard relativi alle telecomunicazioni fa riferimento ad un elenco di ambiti applicativi che, seppur largamente incompleto rispetto ai bisogni, sembra adombrare alcuni criteri di priorità. Criteri di priorità che si riducono di numero e di valenza ad un successivo punto, che si riferisce a gestione e sottosistemi di attività che devono essere messi in funzione a partire dal 1987. In altre parole ci troviamo di fronte ad un non chiaro balletto di impegni che vanno e che vengono, di delibera in delibera, e di priorità altrettanto ballerine e senza ragionevoli vincoli temporali di attuazione. Il che porta a concludere che chi ha steso la delibera si è limitato a fare un collage di cose da fare, prevedendole tutte, affastellandole tanto per arrivare, in qualche modo, a giustificare un certo preventivo di spesa tenendo conto che ci sono certe risorse disponibili.
E' nostra impressione che questo taglio, un po' facilone e approssimativo, teso per lo più alla spesa come fine e non come mezzo ragionato per conseguire obiettivi via via documentabili, sottenda un po' tutte le nostre politiche finanziate con ricorso a destinazione vincolata.
Ci preoccupa, in tutti questi settori, la tendenza a continuare ad alimentare sempre nuovi stanziamenti, senza un momento di responsabile e attenta riflessione su riscontri obiettivi in ordine ai risultati conseguiti con i finanziamenti degli esercizi precedenti.
E questo ci preoccupa ancora di più per un settore vitale e determinante come il sistema informativo sanitario regionale.
Nel merito delle 10 schede progetto dell'allegato A alla presente delibera, si può rilevare quanto segue: Scheda progetto 1; vi è una sconcertante confusione di problemi di diverse valenze come: la guida ai servizi socio sanitari; lo stato matricolare del personale; le graduatorie dei medici; l'anagrafe degli amministratori. Il che non può essere considerata cosa seria.
Scheda progetto 2: sistemi amministrativi di USSL. Si da per scontato la bontà del sistema unix quando è in atto una profonda revisione dei sistemi contabili di USSL. cioè è stato inviato in esame all'Assessorato un pregevole elaborato del Cresa sulla contabilità dei costi. Evidentemente il sistema informativo ignora persino quanto sta avvenendo in Assessorato.
Scheda progetto 3: si tratta di un progetto sperimentale per l'accettazione ospedaliera di cui ci sono, in giro, ormai un'infinità di varianti disponibili.
Scheda progetto 4: soluzione prototipo dei distretti CUP. Si ha l'impressione che chi fa questa proposta non abbia neppure una lontana idea né di come è difforme nella nostra regione la situazione dei distretti n delle critiche comparse sulla stampa nazionale all'ipotesi CUP.
Scheda progetto 5 e 6: dialisi e diabete. Con tutto il rispetto per i cittadini colpiti da uremie croniche e di diabete, ci sembra che questa scelta prioritaria per complessivi 2 miliardi e 100 milioni sia un'esagerazione; ben altre sono le priorità che il programma pluriennale clamorosamente ignora. Ne indico una sola: l'incrocio fra pubblico e privato anche in relazione agli adempimenti della L.R. 55 sui requisiti minimi dei laboratori.
Scheda progetto 7: igiene ambientale. Riteniamo questo progetto certamente utile e necessario, ma così com'è prospettato richiede qualche ulteriore approfondimento di merito tecnico e la definizione e valutazione di un prototipo sperimentale.
Scheda progetto 8: trattamento di prescrizioni di farmaci con penna ottica. Anche questo è un progetto utile e necessario. La stessa proposta lo prevede come progetto sperimentale; sperimentiamolo con adatta simulazione in una o due USSL medie e poi si deciderà come, in quale misura e con quale gradualità si possa estenderlo alle altre USSL.
Scheda progetto 9: adeguamento sistemi informativi di USSL. Non si capisce bene come questo progetto si incardini con il progetto n. 1 con cui trova punti in comune. In secondo luogo ci pare, almeno in prima approssimazione, che un progetto che si pone come obiettivo di adeguare e riammodernare un complesso di 63 sistemi informatici dell'USSL dovrebbe almeno partire dalla cognizione ragionata di cosa queste attualmente dispongano.
Scheda progetto 10: risulta essere, a nostro avviso, la più criticabile di tutte per le seguenti ragioni: per l'impegno non trascurabile di 5 miliardi di lire, fatto praticamente al buio; per gli obiettivi che si pone: centri di costo e indicatori che danno tanto l'impressione di essere piuttosto orecchiati. Sembra ignorare il carattere ancora ampiamente sperimentale di queste procedure. Unico consiglio ragionevole che si può dare è che si modifichi la scheda progetto n. 10 rendendola affine all'elaborato Cresa (allegato C della documentazione fornitaci) e si faccia un minimo di verifica di compatibilità con la scheda progetto 2 e la scheda progetto 9.
Che cosa proponiamo di fare? Di ritirare la delibera, di verificare lo stato di avanzamento dei lavori, la situazione complessiva, di costituire il nucleo operativo i cui componenti devono essere nominati dal Consiglio di definire gli standards, elemento decisivo questo. Ma questi devono essere definiti in sede consiliare proprio perché rappresentano un elemento decisivo; fissare chiari e netti criteri di priorità che non traspaiono minimamente dalla deliberazione presentata. Se non si ritira la delibera e non si fanno le cose che diciamo, noi sosteniamo che si tratterà di investimenti alla cieca senza adeguata responsabilizzazione, senza una pur minima conoscenza e garanzia dei benefici attesi.
E' difficile organizzare un adeguato sistema informatico: più arduo ancora metterlo in relazione con il sistema informativo, se la Regione non sa quello che vuole, non sa fornire gli input indispensabili.
Per questo motivo il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 21 voti favorevoli e 13 contrari.
Prima di sospendere la seduta per la consueta pausa informo che i lavori riprenderanno con l'esame del punto 4) all'o.d.g.
Informo altresì il Consiglio che al termine della seduta odierna occorrerà procedere alla votazione della richiesta di urgenza e quindi di richiamo in aula della legge relativa alla caccia.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 13 riprende alle ore 15,15)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Problemi energetici

Esame mozione n. 235 presentata dai Consiglieri Valeri, Bontempi, Adduci Bresso, Bruciamacchie, Ferro e Rivalta sulla politica energetica


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo la mozione n. 235.
La parola al Consigliere Valeri per l'illustrazione della mozione.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è trascorso un anno da quando abbiamo presentato la nostra mozione e questo enorme ritardo, che forse non ha precedenti, oltre a segnalare la difficoltà che incontra l'organizzazione dei nostri lavori, testimonia della grave inerzia che contraddistingue l'incedere della Giunta e della maggioranza in un campo quello della politica energetica, di tanta rilevanza.
Il fatto che i presupposti e le proposte della mozione conservino, a tanta distanza di tempo, la loro validità di fondo è la riprova che il tempo perso è veramente trascorso inutilmente.
Una inutilità che risalta soprattutto se si considera l'esito referendario e l'esigenza che, quell'esito ha proposto in modo ineludibile di una ridefinizione delle strategie energetiche, nonché la necessità di rivedere i parametri di convenienza dell'uso delle diverse fonti, delle tecnologie, delle taglie da impiegare, per assumere realmente la priorità sanitaria, ambientale e territoriale non tanto e non soltanto come un vincolo passivo, ma come un valore da incorporare nei progetti. Questa necessità riteniamo, peraltro, che fosse già presente prima ancora dell'esito referendario.
Solo il rifiuto politico di prendere atto dei mutamenti che all'indomani di Chernobyl si erano resi evidenti e solo la ostinata difesa di scelte energetiche incentrate quasi esclusivamente sul nucleare, nella illusione di poterle riconfermare malgrado la crescente ed evidente opposizione popolare, possono spiegare l'attesa passiva che ha contraddistinto l'atteggiamento della Giunta e della maggioranza e la loro colpevole trascuratezza verso ogni iniziativa di un certo respiro in materia energetica.
L'esito referendario ha semmai reso ancor più anacronistico questo attardarsi su posizioni che prima si dimostravano sbagliate e che oggi si prospettano impraticabili.
Per cui ora, in condizioni di maggiore urgenza, si tratta di affrontare quella riprogettazione radicale di tutta la materia energetica che si è cercato inutilmente di esorcizzare e di negare per troppo tempo.
Riprogettazione che noi riteniamo debba fondarsi sul recupero della priorità del risparmio energetico, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili sulla ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie di produzione, sulla ottimizzazione dell'uso delle fonti. Scelte che debbono costituire l'asse di una nuova politica energetica per gli anni futuri, la quale, a sua volta, per realizzarsi abbisogna di un modello strumentale, diffuso sul territorio, funzionale alle nuove opzioni.
Se il nucleare era compatibile con un modello direzionale centralizzato altrettanto non si può dire di una politica energetica ripensata in termini di diffusione e di penetrazione sul territorio, che per essere governata e realizzata abbisogna invece di una ridefinizione delle sedi istituzionali e di governo, onde supportare una programmazione che abbia i caratteri di un processo diffuso sul territorio, compatibile con la natura con le caratteristiche socio-economiche, ambientali e storiche delle aree nelle quali occorre intervenire. In sostanza una ridefinizione della strumentazione istituzionale corrispondente alla necessità di ottimizzare l'utilizzo di tutte le potenzialità esistenti e non sfruttate, oltre che di promuovere il concorso delle popolazioni e delle autonomie locali all'individuazione e all'attuazione delle scelte. Perciò riteniamo che accanto all'esigenza di una riscrittura del piano energetico nazionale occorra il recupero, sul versante della strumentazione amministrativa programmatica e istituzionale, di una scelta che era già stata indicata dal piano energetico del 1981 e abbandonata dal successivo adeguamento del 1985: quella che prevedeva la formazione di piani energetici a livello regionale, che movendosi all'interno di indirizzi generali dettati e governati dal Parlamento e dal Governo realizzino le politiche necessarie a consentire l'attuazione di quegli indirizzi generali, supportandole con strumenti attuativi adeguati.
Questa fu una delle scelte più qualificanti che compì la precedente Giunta di sinistra, che si tradusse nella convenzione stipulata con l'ENEA per la formazione di un bilancio energetico regionale e di un piano energetico regionale. La prima bozza che l'ENEA aveva predisposto e consegnato alla Regione nel dicembre 1984, dorme però nei cassetti dell'attuale Giunta. E' urgente, noi riteniamo, recuperare quella prima traccia di lavoro per aggiornarla e per portarla a conclusione, anche al fine di dare una base operativa concreta all'impegno che l'Assessore, in risposta ad una precisa richiesta dei sindacati, ha recentemente assunto in ordine alla convocazione della seconda conferenza energetica regionale. Ci pare che questo impegno, se verrà confermato oggi, fissi un traguardo politico importante, che presuppone tuttavia un adeguato lavoro di preparazione e un'adeguata strumentazione operativa. In questo senso il recupero e il riavvio del lavoro di completamento del documento ENEA appare fondamentale, anche allo scopo di dotarsi degli elementi d'analisi e di elaborazione atti a consentirci di interloquire nelle prossime settimane con livelli statali, parlamentari e governativi impegnati nella riscrittura del PEN. Infatti, se non ci si vuole relegare al ruolo di lettori a posteriori delle proposte che in quelle sedi verranno formulate, occorre recuperare alla Regione una capacità di proposta e di iniziativa che rompano così l'attuale stato di passività, di attesa delle iniziative altrui e di inseguimento degli accadimenti da altri determinati.
La formazione del piano energetico regionale può offrire la base per costruire un reale governo della politica energetica e dei complessi problemi ad essa connessi. Le stesse recenti esperienze compiute nell'incontro con il Ministro dell'Industria e nei due incontri con l'ENEL.
promossi su richiesta dei sindacati confermano la necessità di andare al di là di una Regione che si limita a fare da ospite e ad aprire il ventaglio dei problemi davanti agli occasionali interlocutori chiedendo ad essi che cosa intendono fare. Occorre recuperare una capacità reale di governo dato che il presentarsi ai tavoli degli incontri senza idee proprie limita gli stessi effetti delle iniziative assunte. L'esito dell'incontro con il Ministro Battaglia è stato una testimonianza evidente di ciò, in quanto, al nulla che il Governo è stato in grado di proporre circa la soluzione dei problemi immediati e di prospettiva del dopo referendum a Trino, si è sovrapposto il vuoto di proposte della Giunta regionale e l'esito del tutto nullo che l'incontro ha avuto è stato per così dire obbligato.
La inconcepibilità di un simile vuoto politico, programmatico e progettuale da parte della Regione appare con sempre maggiore evidenza dal momento in cui è venuta meno, dopo l'esito referendario, la possibilità di continuare ad identificare i problemi energetici con la costruzione di centrali elettronucleari. Le potenzialità di produzione elettrica, diverse e alternative al nucleare trascurate tanto nel passato lontano che in quello più recente oggi si ripropongono nella loro rilevanza e priorità.
Ciò pare emergere anche da un certo mutamento di atteggiamento dello stesso ENEL. che dell'appiattimento sul nucleare è stato per anni il principale responsabile. Queste potenzialità inespresse sono considerevoli e nella nostra mozione di un anno fa indicavamo le notevoli possibilità concrete esistenti in Piemonte nel campo del risparmio di energia, in quelli dell'idroelettrico, del teleriscaldamento da cogenerazione, della ristrutturazione e potenziamento di vecchi impianti esistenti. Gli interventi già possibili in queste direzioni, se realizzati, sono in grado di assicurare, tra risparmi e maggiore produzione, l'equivalente di circa 6 miliardi annui di chilovattore. E si tratta solo di una parte delle potenzialità da scoprire e da attivare. Gli esempi a proposito di queste potenzialità non cercate e comunque inespresse potrebbero essere molti, ma io ne cito uno soltanto, riguardante l'autoproduzione. Nazionalmente le potenzialità di autoproduzione si considera che siano sfruttate soltanto per un terzo. In Piemonte lo studio presentato dalla IDREC, società della Finpiemonte, a cui partecipano l'IRI e utenti privati, riguardante le potenzialità idroelettriche di minore entità, giunge a concludere che sono economicamente riattivabili qualcosa come 327 centraline di autoproduzione per una producibilità complessiva annua di 116 megawatt. E si badi che si tratta di dati che gli stessi estensori dello studio reputano siano sottostimati rispetto alle reali potenzialità esistenti.



(Interruzione del Consigliere Marchini)



VALERI Gilberto

E' curioso che si reagisca con insofferenza e un senso di dispetto all'esito di studi e ricerche del tutto concrete, compiute da una società di intervento regionale, finanziata maggioritariamente da danaro regionale aventi lo scopo di mettere nelle condizioni il governo regionale e l'assemblea legislativa, di promuovere interventi volti a potenziare le capacità di produzione elettrica in Piemonte. E' ineccepibile e sar curioso di ascoltare, se il collega Marchini lo vorrà, le ragioni di questa insofferenza.
Mi pare che l'esempio citato testimoni l'ampiezza degli spazi disponibili per avviare in concreto un mutamento sostanziale delle strategie energetiche sin qui seguite, costruendo nel contempo una capacità adeguata di governo politico, programmatico e operativo di questo settore.
Ho già detto che lo strumento di fondo per muovere in questa direzione deve essere, a nostro giudizio, il Piano energetico regionale. Altrettanto importante, riteniamo, debba essere la creazione di nuovi strumenti di intervento, quali l'Agenzia regionale per lo sviluppo degli interventi nel campo del risparmio energetico, che è oggetto di una specifica proposta di legge presentata dal nostro Gruppo. E' pure necessario andare all'adeguamento di strumenti già esistenti, come nel caso del piano di metanizzazione, di cui occorre garantire un tempestivo e sollecito adeguamento, onde evitare, come sta accadendo, che le scelte siano precostituite dalla SNAM con la Regione che interviene unicamente per contribuire alle spese di intervento.
La necessità di un salto di qualità nell'impegno regionale vale anche per quanto riguarda la capacità di assicurare un governo coordinato con gli enti locali dei processi di attuazione delle scelte energetiche e di partecipazione delle popolazioni locali alla validazione dei progetti nonché alla realizzazione delle valutazioni di impatto ambientale.
Compiti certo non facili, ma ineludibili per una Regione che voglia assolvere al proprio ruolo con serietà e coerenza attraverso una presenza costante, efficace e non puramente parolaia.
Tra i principali problemi sui quali occorre oggi assicurare una reale capacità regionale di governo e di proposta un posto di rilievo spetta sicuramente al destino del sito di Leri Cavour dopo la cancellazione della prevista centrale elettronucleare. E' un problema che è anche tra i più rilevanti tra quelli a cui dovrà dare una risposta il nuovo Piano Energetico Nazionale e la cui portata va al di là dei pur importanti aspetti occupazionali apertisi dopo l'abbandono della centrale nucleare, in quanto esiste un intreccio stretto tra questi problemi e l'attuazione degli interventi conseguenti a una radicale modifica delle politiche energetiche.
L'esistenza di tale intreccio è emersa anche dalle proposte sindacali in ordine al censimento dei lavori cantierabili a breve-medio termine, in fatto di ristrutturazione e di potenziamenti di taluni vecchi impianti come pure di costruzione di nuovi impianti già progettati. Questo intreccio dei problemi occupazionali con gli interventi di attuazione concreta di nuove strategie energetiche è anche la condizione per far sì che la Cassa Integrazione Guadagni, richiesta per far fronte agli eventuali esuberi di mano d'opera nel precantiere, funga effettivamente da ponte verso una diversa occupazione.
Di conseguenza crediamo che occorra non limitarsi a prendere atto di quanto dirà l'ENEL nel nuovo incontro calendariato per metà marzo, ma si tratta di incalzare l'ENEL stesso a presentare un preciso calendario temporale di impegni realizzativi, assumendo come Regione in prima persona le iniziative di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali interessati onde superare i problemi di merito e procedurali irrisolti. Ci vale, ad esempio, per quanto riguarda il potenziamento dell'impianto di Mazzè e il problema delle condizioni per garantire l'irrigazione di suoli agricoli circostanti. Ma vale per quanto riguarda la definizione, con Enti locali e le popolazioni intervenute, del destino della centrale di Chivasso, e la verifica del progetto di valutazione di impatto ambientale del previsto impianto idroelettrico in Valsesia.
L'intreccio occupazione - investimenti in rapporto alla nuova realtà energetica risponde non soltanto ai problemi apertisi nel cantiere nel settore edilizio, ma riguarda anche parti importanti dell'apparato produttivo industriale nazionale e della nostra Regione. In proposito informo l'Assessore e il Consiglio che "La Fiat componenti ed impianti per l'energia e l'industria ha recentemente scritto alla propria organizzazione di categoria, chiedendole di comunicare alle organizzazioni sindacali di categoria che - leggo testualmente - "la scrivente società, a seguito della situazione di crisi in cui versa l'attività di progettazione e fabbricazione collegata al comparto nucleare, con conseguente annullamento da parte dell'ENEL dei contratti per la realizzazione della centrale elettronucleare di Trino 2, si vede costretta a ricorrere alla cassa integrazione guadagni speciale per n. 120 dipendenti, che verranno sospesi a zero ore con decorrenza 21 marzo p.v. per la durata di mesi sei, salvo proroga". La disdetta dei progetti nucleari sta, cioè, provocando una seria crisi in un comparto produttivo strategico, di cui occorre invece impedire lo smembramento, operando per determinarne la riconversione, ridefinendo nuove prospettive di produzione e di lavoro per l'industria termoelettromeccanica nazionale, pubblica e privata; in particolare attraverso un programma generalizzato di rinnovamento e di ripotenziamento ed ambientalizzazione del parco elettrico esistente e mediante lo sviluppo della cogenerazione e dell'autoproduzione. Le stesse che sono contenute nella nostra mozione.
Un programma quale quello da noi indicato può rappresentare una concreta ed immediata via d'uscita, mentre nei tempi più lunghi sarà decisiva la capacità del sistema produttivo pubblico e privato di porsi all'avanguardia della sperimentazione ed applicazione delle tecnologie più innovative di utilizzazione delle fonti tradizionali e di quelle rinnovabili.
Il problema del destino del sito di Leri Cavour si collega a questa problematica e va visto in questo contesto, anche se non unicamente in questo contesto. Il suo possibile riutilizzo ad altri scopi energetici non nucleari riteniamo sia possibile e da ricercare, ma solo all'interno di una rigorosa coerenza con le nuove problematiche energetiche ed ambientali.
Non a caso, sin dai primi giorni immediatamente successivi al voto referendario, avevamo sollecitato l'affidamento di un incarico ad un gruppo tecnico qualificato dell'Università e del Politecnico, al fine di analizzare le ipotesi praticabili di un possibile riutilizzo del sito in rapporto ai vincoli di compatibilità ambientale a cui occorre corrispondere. Eravamo allora, e lo siamo tuttora, convinti che occorre essere aperti ad un riutilizzo energetico o produttivo del sito considerando tutte le possibilità e le opportunità che si offrono a questo riguardo. In proposito avevamo anche presentato nelle settimane scorse un'interrogazione in cui chiedevamo di conoscere i termini di un problema che si era andato affacciando (la nuova pista che la Fiat sembra intenzionata a costruire in Piemonte, in quel di Balocco) ed interrogavamo la Giunta se non riteneva necessario recepire gli elementi di valutazione del problema per considerare l'eventualità di un utilizzo a tale riguardo anche dell'area di Leri.
I sorrisi dell'Assessore Cerchio riguardo a questo richiamo non so come debbono essere interpretati.... L'esempio che ho citato sta comunque a testimonianza di una attenzione a tutto campo alle possibilità attivabili per il riutilizzo del sito di Leri Cavour.
Prendiamo atto che la proposta dello studio da parte di un gruppo qualificato dell'Università e del Politecnico è stata respinta da un voto di maggioranza e che ipotesi diverse non sono state affacciate da altri Gruppi e neppure dalla Giunta, mentre nel frattempo si è fatto più preoccupante il silenzio del Governo e dell'ENEL su questo scottante problema, soprattutto se si considerano le ipotesi, da qualche parte sussurrate, di un possibile immobilizzo per alcuni anni del sito, in attesa della messa a punto di nuove tecnologie elettronucleari.
Per converso, nel corso dell'ultima riunione Regione-ENEL. molti dirigenti presenti, nel confermare che il Consiglio di amministrazione non ha finora assunto alcuna decisione, ha dichiarato a titolo personale la convinzione che il riutilizzo del sito di Leri Cavour sia possibile solo con il ricorso a tecnologie policombustibili di tipo tradizionale.
Sicuramente il piano energetico nazionale dovrà indicare delle soluzioni.
Lo dobbiamo richiedere se del caso. Riteniamo, però, che occorre come Regione e come forze politiche regionali, porsi nelle condizioni di intervenire nella fase di formazione di quelle proposte, per evitare fatti congiunti e di dover rimontare situazioni difficili e inaccettabili.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo ha avviato questa riflessione e ci pare di poter dire che un riutilizzo energetico del sito risponda alle esigenze che il Piemonte ha di disporre di almeno una nuova centrale di potenza. E' partendo da questa esigenza che l'apparato energetico produttivo regionale ci pare abbia, che abbiamo cominciato a considerare l'opportunità di un insediamento energetico fondato sull'impiego delle tecnologie termoelettriche più innovative e in parte sperimentali unitamente all'applicazione di tecnologie innovative in materia di risparmio energetico, basate sull'utilizzo delle bio masse dell'agricoltura della zona, e di salvaguardia ambientale, anche massimizzare l'uso razionale delle risorse e minimizzare l'impatto ambientale.
In sostanza, ci pare che sia da considerare l'opportunità di pensare alla costruzione di un polo integrato energia - risparmio che assuma ed incorpori in sé le specifiche condizioni socio-economico territoriali e ambientali dell'area interessata.
In concreto, l'ipotesi che avanziamo al confronto e all'approfondimento si basa sulla costruzione di un impianto di taglia medio-piccola di due gruppi da 300 mgw a ciclo combinato gas metano - gas di carbone. Una tecnologia in fase avanzata di sperimentazione in alcuni altri Paesi, quali gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone, la Repubblica democratica tedesca.
Parliamo di un polo integrato in quanto, accanto a questo intervento di base, pensiamo che sia possibile e giusto pensare all'allestimento di uno o due piccoli gruppi da 75 megawatt con caldaia a letto fluido, anche in questo caso ricorrendo a una tecnologia avanzata, da alimentare con le biomasse reperibili nella zona (paglia di riso, di cui se ne producono annualmente 2 milioni di quintali; lolla di riso; stocchi di granoturco rifiuti solidi urbani preselezionati).
Noi riteniamo che in questo senso sia possibile andare alla sperimentazione e all'attuazione quindi di un intervento energetico e di risparmio volto a risolvere anche alcuni problemi ambientali esistenti nella zona.
In terzo luogo questo polo integrato riteniamo potrebbe essere costituito da interventi di utilizzazione del calore residuo degli impianti per la sperimentazione di agrotermia e per lo sviluppo di produzioni agricole qualificate a partire dai circa 300 ettari che resteranno inutilizzati degli oltre 400 che oggi l'ENEL possiede a Leri Cavour. Al riguardo credo siano significativi i primi esiti di una ricerca che l'IPLA ha condotto, per incarico dell'ENEL. basata sulla dell'utilizzazione dell'acqua tiepida per le produzioni di marcite e di riso nei terreni attorno alla centrale di Trino 1. La sperimentazione effettuata dall'IPLA ha dimostrato che nelle marcite l'acqua calda non produce effetti significativi dal punto di vista dell'aumento della produzione, mentre invece la produzione risicola ha fatto registrare aumenti di produzione superiori al 20%.
In sostanza quindi un polo integrato energia - risparmio - ambiente che può rappresentare un punto di riferimento importante anche per strutture universitarie di ricerca, oltre che per un programma che noi riteniamo indispensabile di diversificazione e di riconversione dei Laboratori ENEA di Saluggia verso campi di attività non nucleare. Circolano al riguardo tra l'altro delle idee che giudichiamo abbastanza preoccupanti circa il destino di quei laboratori. A fronte delle prospettive di diminuzione della produzione di scorie nucleari conseguenti alla mancata costruzione di nuove centrali nucleari pare venga avanti in alcuni settori dell'ENEA l'ipotesi di trasformare l'attuale laboratorio di trattamento sperimentale delle scorie radioattive in vero e proprio impianto industriale di ritrattamento delle scorie medesime. Noi non crediamo che questa ipotesi sia, per evidenti ragioni che non sto ad illustrare, da scongiurare, offrendo però ipotesi diverse e concrete di riconversione.
Ho terminato signor Presidente. Queste ultime riflessioni vanno ovviamente ad aggiornare e ad integrare i contenuti della nostra mozione.
L'intento di costringere la Giunta e la maggioranza a misurarsi apertamente su queste problematiche ci pare di averlo ottenuto, seppure con grande ritardo e con notevole fatica. Ci auguriamo che il dibattito consenta un confronto concreto e positivo. L'ordine del giorno presentato a firma dei colleghi socialisti Tapparo e Rossa sui problemi delle risorse idriche conferma, seppure per questa parte limitata, la validità di questo auspicio.
Per quanto ci riguarda siamo aperti a verificare concretamente la possibilità di giungere a definire un documento che raccolga tutti i diversi contributi che ci auguriamo verranno dagli altri Gruppi consiliari.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Cerchio che illustra la posizione della Giunta, dopodiché si aprirà la discussione generale.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Il richiamato ritardo con il quale l'assemblea del Consiglio regionale affronta una mozione presentata dal Gruppo comunista e da altri su problemi di politica energetica può essere certamente registrato. E' un ritardo peraltro non pluriennale come siamo stati abituati forse per anni a verificare in passato.



AVONDO Giampiero

Parliamo dell'oggi che è già sufficiente!



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Parliamo dell'oggi. Ciò sta a dimostrare che su un problema di questa portata, valenza e grandezza, le stesse contraddizioni che abbiamo registrato in questa sede negli anni in cui abbiamo dibattuto ed approfondito il tema della politica energetica, dimostrano come sia stato utile un anno di approfondimento, un anno non sprecato, nel quale l'Amministrazione regionale non ha ritenuto di rivendicare in negativo quanto richiamato nella illustrazione di questa mozione, intendendo non solo in termini di dichiarazione, ma di testimonianze e di confronto indicare come su questi argomenti non ci sia né vuoto politico, né vuoto programmatico, né vuoto progettuale (cito testualmente le prime parole di introduzione del collega su questa materia). Non si tratta di indicare la necessità di approfondire delle inerzie in tema di politica energetica; si tratta di verificare appieno come di fronte ad alcuni fenomeni che si sono collocati con dimensioni nazionali e di fronte ad una conferenza nazionale sulla energia, ogni soggetto e ogni forza politica abbia un momento di sostanziale ripensamento e approfondimento su un tema che certo non ha la pretesa di avere ancora fino in fondo la verità in tutti noi.
D'altra parte il quadro energetico generale del Paese è, proprio per le cose che ho detto, sinteticamente sostanzialmente sospeso da un paio d'anni; sono intervenuti mutamenti nel frattempo di ordine diverso e certamente fortemente condizionati dai fatti di Chernobyl, che non possono non imporre una rivisitazione - se posso così chiamarla - in ciascuno di noi, e lo faccio anche a nome della Giunta, dei presupposti, delle strategie, soprattutto delle strategie energetiche in funzione di una politica energetica generale flessibile rispondente alle esigenze del Paese, soprattutto rispondente alle raccomandazioni più complessive della comunità europea poc'anzi richiamate.
Sullo sfondo di una paralisi pressoché totale dei programmi energetici o di tempi estremamente lunghi e di procedure decisionali complesse e non coordinate fra loro che rallentano l'attuazione di provvedimenti e l'allocazione delle risorse interessanti il risparmio energetico e la produzione di energie da fonti rinnovabili, si assiste obiettivamente ad una disordinata attività politica frutto di espressione di pensiero contrapposto, frutto di interessi politici ed economici conflittuali in cui le articolazioni politico amministrative del nostro paese stentano a trovare spazi e ruoli di governo o occasioni per concorrere, in qualche misura, alla formulazione delle strategie da adottare per garantire quegli obiettivi che già erano compresi nel PEN del 1981 e richiamati negli ultimi dibattiti nazionali.
La conferenza nazionale per l'energia ha sottolineato che per soddisfare le esigenze di una minore dipendenza energetica e di una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento è, intanto urgente definire un disegno di politica energetica che comprenda (e concordo su alcune considerazioni qui fatte) l'incentivazione del risparmio energetico (comprendente lo sviluppo di fonti primarie interne) l'acquisizione del controllo di fonti estere, l'estensione del parco elettrico con centrali di potenza e combustibili fossili e nucleari.
La prova referendaria dello scorso anno sulla questione nucleare ed il successivo dibattito parlamentare anziché un'occasione di chiarimento hanno prodotto ulteriori condizioni di incertezza o di difficoltà, lo hanno prodotto in tutti noi ed in tutti noi è stata ripercorsa una modificazione di atteggiamenti e di interventi. Il che non vuol dire, soprattutto da parte di un governo regionale, abdicare dall'avere proprie idee e dallo svolgere fino in fondo, nei limiti del legittimo e del confronto partecipato, un riempimento di quello che veniva chiamato dal collega Valeri "rischio di vuoto politico o di vuoto di programmazione".
La necessità prioritaria di diversificare le fonti di approvvigionamento è originata dalla fortissima dipendenza dall'estero che soddisfa circa l'82% del fabbisogno energetico nazionale. L'Italia, tra l'altro, è l'unico paese industrializzato che dal 1973 ad oggi abbia mantenuto la quota di produzione termoelettrica da idrocarburi al di sopra del 50% quando, com'è noto, la media CEE è intorno al 19% e la stessa ha fissato come obiettivo la riduzione al 15% entro l'anno 1995 del contributo complessivo alla produzione elettrica del petrolio e del gas del tutto equiparati fra loro.
Diventa pertanto, a mio avviso, urgente definire un piano energetico rispondente alle esigenze del paese ed aderente alle raccomandazioni comunitarie, promovendo le condizioni per una sua tempestiva ed efficace attuazione.
La centralizzazione del governo dell'energia, la rigidità dei rapporti fra centro e periferia, fra Stato ENEL ed enti territoriali conferma la difficoltà ormai collaudata nel dare attuazione a queste linee programmatiche, iniziative ed interventi che non sono stati affatto trascurati, ma non hanno avuto fin dall'approvazione del PEN del 1981 quella necessaria strumentazione indispensabile per rendere operative le idee e far marciare i programmi per coordinare e governare determinazioni centrali e regionali. Così come è mancata una strumentazione idonea, a livello centrale, che potesse governare la materia coordinandola nei suoi vari aspetti intersettoriali, sotto forma di agenzia o sotto forma di sottosegretariato speciale, la cui istituzione è stata più volte rivendicata dalle Regioni, quindi anche dalla Regione Piemonte. Queste ultime hanno impiegato tempi e risorse non indifferenti per l'organizzazione dei propri apparati amministrativi dando luogo all'istituzione di specifici servizi oppure orientando l'attività di apposite strutture già previste dall'organizzazione degli uffici regionali all'espletamento di funzioni amministrative per l'attuazione della legge 308.
Parallelamente a questo discorso, è mancata la predisposizione di appositi piani energetici regionali, e non posso non convenire con le osservazioni che qui sono state introdotte, in quanto tali strumenti di governo della politica energetica regionale, aderente a quella nazionale intervenivano in ambiti di esclusiva competenza statale. Così come la promozione, lo svolgimento di studi e di ricerche, è stata riaffermata in capo allo Stato proprio quando questa veniva posta in relazione con la predisposizione di un piano energetico regionale escludendo persino che l'assistenza negli enti energetici nazionali possa essere richiesta per l'elaborazione di un piano energetico regionale.
A noi sembra più praticabile la strada di coordinare alcuni interventi nei diversi settori energetici e di indirizzare le diverse politiche regionali secondo un parametro-energia nell'ambito di opzioni energetiche espresse in piani di carattere generale, come può essere il piano regionale di sviluppo. Ciò è stato fatto, ma sono venute a mancare, poi, quelle condizioni indispensabili alla formulazione di un piano energetico sia per la scarsa capacità organizzativa dell'ente a dotarsi di strutture interne di tipo flessibile che potessero reagire in modo articolato alle diverse sollecitazioni indotte dalla moltiplicazione dei servizi richiesti dalla comunità regionale e dalle opportunità offerte dalla legislazione nazionale, sia perché è venuta a mancare, a livello centrale, la volontà di coordinare interventi strategici in materia a livello tecnico e politico sia perché sono naufragate quelle iniziative tendenti ad un recupero delle funzioni programmatorie proprie dell'ente, appiattito molte volte su procedure circoscritte nell'ambito della gestione e quelle azioni finalizzate al coordinamento dei grandi soggetti pubblici e privati, nonch al governo delle rispettive iniziative in materia di energia.
Penso, colleghi, che il caso Piemonte è del tutto singolare ed emblematico. Prima di suggerire proposte e di sottoscrivere impegni per il futuro non si può non convenire che sia necessario un profondo rinnovamento politico istituzionale e organizzativo in tutta questa materia, a partire dalla stessa struttura regionale per rendersi più agile e funzionale a quei discorsi a cui lo stesso collega Valeri faceva riferimento in termini operativi quando richiamava alcuni strumenti legislativi presentati dal suo Gruppo. Ancora più necessario diventa il dovere di chiarire con serenità di giudizio e senza alcuna punta polemica fatti, circostanze e soprattutto decisioni che non hanno consentito l'attivazione di una efficace politica energetica regionale, pur riconoscendo che ad alcune priorità in qualche misura strategiche è stata data, pur con limiti, risposta e nell'ambito di queste hanno trovato puntuale adempimento quegli interventi definibili come atti dovuti discendenti dalla legislazione statale o dalla legislazione regionale.
L'aver accentrato funzioni di gestione e funzioni operative in un intero processo attuativo legato alla legge 308 ad esempio in una struttura verticale, piuttosto che trasferire in senso orizzontale funzioni amministrative ad organi o strutture decentrati, oppure decentrare le stesse funzioni secondo previsioni legislative e costituzionali, ha prodotto certamente un naturale assorbimento della struttura in un'area di attività per così dire piatta ed operativa, impoverendo il livello intellettuale e professionale.
La politica dei convenzionamenti, che qui è stata richiamata, e delle intese con gli operatori energetici pubblici e privati era certo mirata alla partecipazione multilaterale, certamente in diversa misura e con ruoli differenti alla realizzazione dei programmi anche attraverso il mutamento dei rapporti istituzionali.
Ciò è avvenuto fino a quando sussisteva una visione unitaria dei problemi in una perfetta corrispondenza di interessi oppure ad un prevalente interesse regionale si accompagnavano una adeguata disponibilità finanziaria della Regione e garanzie di coordinamento degli interventi nell'ambito degli interessi e delle competenze proprie della Regione.
La saldatura fra momento programmatorio e momento propositivo con quello realizzativo veniva individuata in un apparato strumentale di intervento con capacità progettuali di tipo tecnico ed economico che in sostanza consentivano il concreto decollo di iniziative e progetti di autonomia regionale anche tramite la ricerca di sportelli finanziari.
La mutevolezza della politica energetica nazionale, l'ulteriore irrigidimento di una visione in qualche misura centralistica dell'energia in capo allo Stato, confermata dall'aggiornamento del Piano energetico nazionale 1985/1987, le alterne vicende della centrale nucleare che hanno monopolizzato, io penso in modo anche troppo esclusivo, le attenzioni e le azioni pur necessarie della Regione, ed altri fatti ancora non hanno certo consentito di dare attuazione ad alcuni impegni regionali, né di aggiornarli dove ciò era indispensabile; ma concordo evidentemente su questa impostazione e su questa strada.
In particolare, la scarsa disponibilità finanziaria - dobbiamo dirlo: viviamo momenti sempre più difficili sul piano finanziario del già magro bilancio regionale - unitariamente a problemi derivanti da compiti istitutivi dell'ENEA non hanno permesso l'aggiornamento dell'analisi energetica fornita dall'Ente di Stato nell'ottobre 1984, come richiamato dal collega, né la predisposizione di bilanci energetici settoriali finalizzati ad una prima bozza di Piano energetico regionale, di cui si è parlato tra l'altro recentemente. Per richiamare l'attività e le iniziative della Regione e della Giunta si è parlato recentemente con l'ENEA proprio per vedere se vi sono le condizioni per arrivare alla redazione di un Piano energetico visto che esiste la volontà, e la dichiaro, di questa Giunta regionale di dotarsi di tale strumento di politica energetica.
Richiamo una articolata nota, che nel mese di febbraio l'Assessorato per conto della Regione ha inviato all'ENEA, con cui si richiede - e sono lieto che il collega abbia proposto questo tema di riattivare la collaborazione per l'analisi del sistema energetico regionale, per la definizione di un Piano energetico e la successiva formulazione di una proposta di Piano energetico regionale.
Voglio ancora dire che la individuazione di interventi diversificati e programmati ritenuti prioritari implica appunto la realizzazione di un bilancio energetico e di un piano anche per superare, come già è stato rilevato nel secondo piano regionale di sviluppo, e cito letteralmente, gli elementi di discontinuità della politica energetica regionale che in passato si è basata prevalentemente sulla stipula di protocolli di intesa con Enti e strutture operanti nel campo energetico.
Pare necessario invece individuare interventi ritenuti prioritari magari strategici, il più possibile aderenti alle direttive nazionali evidenziando poi i necessari apporti, le competenze, le risorse che gli Enti pubblici e quelli privati possono fornire alla Regione verificando soprattutto la sussistenza di comuni interessi, ma riconoscendo priorità alle strategie regionali.
In ultimo una certa confusione, che regna sovrana ormai da anni, in ordine a competenze regionali che si sovrappongono una all'altra e che vengono ulteriormente complicate o superate dalla produzione legislativa regionale e da quella statale, certo non aiuta a far decollare i programmi soprattutto quando la loro esecuzione è necessariamente condizionata da un complesso di strumenti, da un complesso di risorse attualmente non disponibili, dalla necessità di avere un diverso quadro organizzativo che sia snello ed efficiente, da un complesso di atti che chiariscono attribuzioni, compiti e ruoli della Regione e degli altri Enti, soggetti pubblici e privati che concorrono alla trasformazione del territorio soprattutto all'uso delle sue risorse.
Pertanto, il primo sforzo che si intende compiere è quello di dare una precisa fisionomia alla delega energia come contenitore di programmi ed azioni di tipo strategico e trasversale come richiamavo prima, dove vengano individuate precise linee di indirizzo ed obiettivi unitamente agli strumenti e alle risorse necessarie per raggiungere questi ultimi.
Proprio nell'ambito del dibattito, ancora vivo, ancora acceso e presente a livello nazionale, e se non altro per richiamo a questo dibattito a livello locale, in ordine all'aggiornamento del Piano energetico nazionale non si può non sottolineare la particolare rilevanza che assumono gli apporti di energia elettrica da grandi impianti del ciclo idroelettrico e termico convenzionale e soprattutto dagli interventi di ammodernamento di potenziamento degli impianti esistenti.
In merito a ciò verranno verificati i programmi di intervento dell'ENEL e soprattutto i relativi investimenti, gli interventi possibilmente cantierabili gli interventi indotti sul mondo del lavoro, gli incrementi soprattutto di produzione elettrica.
A tale proposito, oltre ad aver avviato questo primo incontro con l'ENEL. nei prossimi giorni incontreremo anche la struttura dell'Azienda Energetica Municipale per l'altra competente ed importante area, per ottenere in qualche misura un quadro preciso dei rispettivi programmi di sviluppo nei settori considerati.
Le altre iniziative che in qualche misura rientrano sempre nella sfera delle azioni di autonomia regionale e che tendono al potenziamento dell'uso di fonti rinnovabili, all'aumento dell'efficienza energetica degli impianti nel ciclo combinato di produzione, di energia e di utilizzo di vapori tecnologici dispersi dovranno essere aggiornate ed inserite nel piano di intervento regionale, dove verranno individuate le condizioni che consentano la realizzazione di progetti ritenuti prioritari e realisticamente fattibili.
In tale caso l'azione regionale sarà orientata a verificare la sussistenza di una corrispondenza di interessi fra soggetto istituzionale propositore e soggetti titolari degli impianti e dei cicli considerati l'utenza potenzialmente interessata ad accertare anche tramite apparati strumentali esterni specializzati le condizioni utili a garantire i momenti di progettazione, finanziamento e realizzazione degli interventi, a collocare in termini prioritari gli interventi nell'ambito di specifici progetti che troveranno spazio nel piano di intervento regionale per l'energia. Il collega Valeri si è soffermato sul futuribile di Trino 2 e soprattutto sui contatti che con il Ministero dell'industria abbiamo avuto nelle scorse settimane. La sospensione dei lavori e dei contratti relativi alla centrale di Trino 2 ha provocato tensioni; abbiamo ascoltato le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali, ma anche del mondo imprenditoriale del collegio costruttori, e preoccupazioni soprattutto nel settore della occupazione, dell'industria e in altre realtà che direttamente coinvolgono gli interessi locali e regionali e che sono interessate altrettanto traumaticamente a livello nazionale. Proprio in questi giorni la Regione Piemonte, come noto a chi ha illustrato la mozione, si sta impegnando per verificare l'esistenza di soluzioni alternative allo sbocco occupazionale per i lavoratori del sito di Leri Cavour, impegnando l'ENEL in alcuni confronti finalizzati ai lavori cantierabili come ho precedentemente richiamato. Queste situazioni di crisi occupazionale, che costituiscono un piccolo segmento di un panorama certamente più vasto che comprende revisione dei programmi diversificazioni di servizi e prodotti delle imprese che lavorano nel settore dell'energia, investimenti bloccati (domani incontriamo il consiglio di fabbrica e lavoratori del complesso di Bosco Marengo), oneri di manutenzione per il sito e per prodotti e componenti già ultimati, non devono far dimenticare che il Piemonte ha delle grosse risorse che certamente non vanno sprecate. Penso che su questo versante noi possiamo dire che il sito è certamente una risorsa importante ed una proposta di un suo utilizzo non può certo essere disgiunta dalle previsioni che andranno ad essere recepite nelle prossime settimane nella formulazione e nella redazione del nuovo piano energetico nazionale. La Giunta regionale del Piemonte sostiene che il sito deve essere utilizzato certo per un tipo produttivo energetico e non, senza escludere nessuna ipotesi che possa essere resa in Parlamento o in sede di Governo, anche nel settore della ricerca e della sperimentazione di nuove tecnologie nel campo dell'energia e di altre attività che consentono di compenetrare interessi economici e produttivi con quelli più generali di tutela del territorio e dell'ambiente. Con la sostanziale sospensione del programma nucleare verranno altresì drasticamente rivisti i programmi di adeguamento e di sviluppo delle attività di ricerca, di sperimentazione, di produzione del comprensorio tecnologico di Saluggia, che non può non essere inserito nella attenzione di questa Amministrazione regionale. Anche questa è una grande risorsa che conta strutture, che conta esperienza, che conta attrezzature altamente qualificate che andranno perdute se non si provvederà in qualche modo a ricollocarle nel contesto di piani e programmi nel campo della energia e della ricerca. La responsabilità della Regione è quella di dimostrare di fronte alle complesse difficoltà, non vuoto di programmazione non vuoto politico, ma di dimostrare volontà e attenzione a far sì che vengano operate scelte non traumatiche per lo sviluppo socio economico del territorio e che venga garantito quel patrimonio culturale, quel patrimonio scientifico esistente nel territorio. Al Governo e al Parlamento quindi vengono lanciate e anche lasciate, responsabilità e competenze che sono certamente loro proprie e la Regione si attiverà per fare in modo di portare un contributo al dibattito in corso stimolando il Governo a presentare celermente delle proposte definitive che evidenzino impegni precisi in materia di politica energetica e soluzioni definitive per i problemi aperti in Piemonte. A me pare, alla Giunta regionale pare, che alla luce di queste considerazioni generali che riprendono alcuni degli aspetti indicati nella mozione, non si può non sottolineare che una politica energetica regionale debba, se non proprio discendere automaticamente da linee strategiche di indirizzo nazionale quanto meno essere aderente alle determinazioni centrali in corso di aggiornamento e debba contenere all'interno delle linee strategiche della programmazione nazionale una proposta che tenda ad orientare, a coordinare le risorse pubbliche e private per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo regionale. A noi pare che per consentire che una politica energetica regionale sia incisiva e sufficientemente flessibile per reagire alle notevoli condizioni del panorama energetico più generale, diventi indispensabile intanto recuperare le scelte strategiche del piano energetico 81 e muoversi all'interno di quelle determinazioni che il Parlamento assumerà prossimamente e che vanno ad aggiornare il piano medesimo in alcuni suoi punti nevralgici, verificando se vi sono le condizioni di certezza e di stabilità per dargli pronta attuazione. In seconda misura definire un piano regionale che individui tutte le azioni di intervento nel settore della domanda e dell'offerta recuperando spazi di autonomia decisionale dove ciò è in qualche misura possibile, in aderenza alla programmazione regionale. In terza misura individuare il sistema dei rapporti fra i soggetti pubblici e privati interessati e la Regione promovendo la definizione di appositi strumenti istituzionali e soprattutto gli strumenti tecnici operativi che consentono di realizzare progetti di interventi individuati negli atti di politica energetica regionale. Infine di accertare le risorse regionali e gli strumenti di supporto per la definizione e la più generale attuazione di un piano di intervento regionale per l'energia anche rivedendo la stessa organizzazione dell'apparato tecnico - amministrativo regionale precisandone le competenze e le professionalità. Se su questa strada, pur con tutti i limiti e le difficoltà obiettive di intervento, siamo in grado di andare in sintonia con l'accelerazione di una ridefinizione del piano energetico nazionale in partecipazione con le scelte regionali, io penso che possiamo trovare un minimo comune denominatore anche in questa stessa assemblea regionale per proporre una votazione ed un pronunciamento anche in qualche misura - mi auguro - unitario su queste linee di tendenza e di programma.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo PSI considera estremamente positiva questa opportunità di approfondire i problemi dell'energia. Ritiene ricca di stimoli importanti la mozione presentata dal Gruppo comunista. La relazione della Giunta è stata costruita su delle basi serie ed importanti, però credo che nel corso del dibattito si possono trovare ulteriori elementi che possono dare completezza al dibattito in corso.
Credo che è in atto una ridefinizione strategica e culturale del ruolo dell'energia nel nostro Paese e non ritengo che derivi solo dall'evento di Chernobyl. La ristrutturazione continua dell'apparato economico del nostro Paese non può non influenzare le scelte di lungo periodo. Assistiamo a delle trasformazioni, con cambiamenti della quantità di energia per ogni unità di prodotto che il nostro sistema economico produce. C'è una rapida evoluzione delle tecnologie disponibili. Ci sono nuove sensibilità, per esempio, fondamentali nel rapporto con l'ambiente che determinano nuovi corsi, nuovi indirizzi per quanto riguarda l'uso dell'energia.
La Conferenza nazionale dell'energia non ha fatto emergere una filosofia portante. Anche le raccomandazioni della CEE hanno quel grado di ambiguità che lo ritroviamo nelle raccomandazioni per il settore siderurgico, nel quale forse ben presto ci vedremo importatori di prodotti siderurgici francesi, inglesi, tedeschi, in base alle indicazioni e alle raccomandazioni della Comunità, se non verranno dal Governo viste su basi diverse Probabilmente manca ancora una forte determinazione da parte del Governo per elaborare un Piano energetico nazionale che possa avere respiro di sistema e che non possa incentrarsi su qualche macro scelta.
Tra l'altro il Piano energetico nazionale, che va ridefinito in modo profondo, non può non tener conto che vive in una situazione di turbolenza di tutti i fattori in gioco nel settore energetico. C'è un elemento che pu snaturare questa elaborazione del Piano, ed è il centralismo statalistico.
Credo che non rimovendo questa filosofia di fondo che è diventata pilastro centrale nella elaborazione e nelle scelte di politica industriale e di politica energetica del nostro Paese, non credo che potremo uscir fuori da una situazione di chiusura, di inadeguatezza di nuovo.
Noi constatiamo sempre un rituale, che non manca mai in nessun documento; anche oggi è stato citato - ho ragione di ritenere non in modo rituale da coloro che l'hanno detto - ed è il risparmio (il settore rinnovabile, l'idroelettrico). In questi casi ci troviamo dinnanzi molto spesso a delle affermazioni non collegate ad iniziative di investimento non collegate a delle iniziative di raccordo con quella che è la politica generale settoriale.
E' necessaria quindi una nuova filosofia con degli strumenti centrali, ma anche periferici: possono essere l'Agenzia, possono essere altre cose, ma occorre avere degli strumenti che sappiano "mordere" in periferia.
Il ruolo a livello regionale può essere importante anche se assume a volte il carattere interstiziale; però credo che la somma degli interstizi a livello regionale possa dare dei risultati significativi.
Occorre elaborare un piano energetico regionale, recuperando, credo, il lavoro preliminare che si era fatto con la convenzione con l'ENEA che aveva permesso di determinare delle linee per un Piano energetico regionale.
Signor Assessore, colleghi Consiglieri, credo che occorre certamente sì avere un respiro progettuale, parlare di Piano energetico regionale, ma questa importante elaborazione non può farci restare fermi e vincolati da questo macro progetto, in attesa poi della fine del macro progetto per fare i primi passi di attuazione.
Credo che sia necessario un nuovo approccio a livello regionale e politico, che sappia cogliere non solo il fatto che l'intervento nel settore energetico si fa con risorse, ma si fa anche con capacità di stimolo, di coordinamento; per esempio il rapporto tra pubblico e privato la capacità di convogliare quel poco o tanto di domanda pubblica che possiamo muovere non solo strettamente connessa all'esperienza energetica in modo coerente (penso all'agricoltura, al trattamento dei rifiuti solidi e urbani, all'artigianato visto dal versante dell'apparato produttivo per produzioni legate al settore energetico), quindi anche ad una funzione non più settoriale, ma fattoriale che permetta di intervenire trasversalmente sulla iniziativa e la spesa degli Assessori.
Indubbiamente - l'ha detto la mozione presentata dal PCI e l'ha detto l'Assessore - occorrono poi sedi istituzionali adeguate, strumentazioni organizzative adeguate. Penso non sia comunque il caso di soffermarci su questi aspetti che ritengo rilevanti e in modo esaustivo illustrati in precedenza.
Con questo approccio che non si ferma, quello che io dicevo non si deve basare sull'attesa di avere un megapiano, un megaprogetto. Che cosa possiamo fare? Credo che una operatività per moduli sia possibile ed importante. Intanto occorre recuperare le politiche delle convenzioni e dei rapporti con i grandi organismi energetici, lavorare a determinare un bilancio energetico, non tanto come studio generale, ma come aggregato di studi di vari settori. Non è accettabile un limite di risorse organizzative per poter avere questo tipo di bilancio energetico. Si possono usare sinergie esterne alla Regione e agli Enti strumentali. Credo che sia una base importante quella di conoscere il bilancio energetico della nostra Regione e non credo sia stato scandagliato in modo sufficiente come condizione preliminare per la elaborazione del Piano energetico regionale.
Occorre attuare iniziative modulari e coerenti. Ci siamo mossi nella nostra esperienza in questa Regione, per esempio, nell'area della disoccupazione e in altre aree, per piccoli pezzi, con piccoli moduli, non avendo la pretesa di aspettare un'ora "x" capace di affrontare un fronte ampio ai 190 mila disoccupati della nostra Regione; abbiamo fatto dei moduli che si inserivano in un contesto coerente. Sulle fonti rinnovabili quegli spazi interstiziali, di cui dicevo, credo possono dare delle operatività significative.
E' stato citato il progetto IDREC tra Finpiemonte e privati che rappresenta un contributo importante. Purtroppo noi ci troviamo in una situazione, in un vicolo cieco nel rapporto con l'ENEL e credo che una iniziativa legislativa delle Regioni nei confronti del Parlamento, affinch venga abbattuta la barriera dei tre mila Kwh di potenza installata come area degli autoproduttori un raccordo tra il prezzo che l'ENEL paga all'autoproduzione e una coerenza in un bilancio complessivo del Paese (incomprensibile se si vuole fare una politica di sviluppo delle fonti rinnovabili per poi utilizzare uno degli strumenti fondamentali tra l'altro di mercato in modo penalizzante per le autoproduzioni locali di energia elettrica).
Bisognerebbe riuscire a permettere che gli autoproduttori e il problema IDREC con i privati ha dovuto fronteggiare questo problema con un escamotage, possono vendere a terzi in quei bacini montani o insufficientemente sviluppati, in cui questo tipo di politica potrebbe avere dei benefici con tariffe più basse, ad esempio per aree attrezzate artigiane.
Tra l'altro, l'idroelettrico minore è uno strumento che si può saldare alla protezione civile perché permetterebbe ad intere aree e bacini, in caso di gravi calamità, di poter mantenere delle autonomie di produzione di energia elettrica anche qualora le grandi linee di trasmissione dell'energia possono essere interrotte.
Come Gruppo socialista abbiamo presentato un ordine del giorno particolare e settoriale che tende a porre in evidenza la necessità di normare in modo più attento il problema dell'uso plurimo delle acque, il problema degli acquedotti, dell'irrigazione e dell'energia che possono trovare un mix adeguato per dare sbocchi non trascurabili nel settore energetico.
Abbiamo sottolineato un fatto che potrebbe sembrare marginale ma che blocca molte iniziative di autoproduzione ed è il vincolo dato dalla complessità procedurale per l'accesso alle autorizzazioni e a tutti gli altri aspetti. E' uno degli elementi che viene più invocato da quelle volontà, da quelle energie che sono piccole e che non possono affrontare come può affrontare un'industria, l'iter procedurale per quanto riguarda le autorizzazioni.
Occorre pensare che sul risparmio la nostra Regione (per le sue caratteristiche industriali e per la latitudine in cui ci troviamo) potrebbe essere un'area interessante per il recupero dei calori dispersi sia di produzione industriale sia di grossi complessi pubblici. Sono cose nelle quali un impegno legislativo o un'operatività diretta o un rapporto con i privati permetterebbero di vedere subito risultati evitando di costruire grandi strategie che non ne danno.
Torno a sottolineare che mentre stiamo elaborando il piano per il trattamento dei rifiuti solidi urbani e speciali, sarebbe molto interessante vedere la componente energetica che può derivare da questo piano e il collegamento fra il trattamento dei rifiuti solidi urbani e la produzione di biogas.
Sulla metanizzazione è sconfortante affermare che inseguiamo l'attività di marketing della Snam nei confronti dei Comuni. Credo che per ruolo e per dignità dovremmo essere noi coloro che propongono e non aspettare che sia l'azione di vendita della Snam ad anticipare la nostra funzione.
E' stato accennato, anche se capisco che si tratta di un tema di grande rilevanza e forse non completamente concatenato con la mozione e con la relazione dell'Assessore, al problema di Trino 2. In linea teorica, se andassimo a tirare fuori le carte e le dichiarazioni, non ci sarebbe problema, ci dovrebbe essere il ripristino alle condizioni originarie dell'area; bisognerebbe dire che se non erano parole a vanvera o strumentali, evidentemente qualcuno oggi se le ha dette e le ha scritte bisognerebbe ripristinare in quanto quella era un'area ottimale per una localizzazione di centrale nucleare e non lo diventa più, per esempio, per la localizzazione di un altro tipo di centrale perché i fattori che incidono e concorrono nella determinazione dell'ottimale area per una centrale di altro tipo non corrispondono a questo.
Sorvolando su questo aspetto, mettendo un pietoso pietrone e considerando i temi dell'occupazione in questa materia (una responsabilità che andrebbe catapultata ad altri soggetti che in qualche modo hanno operato su questa vicenda) ovviamente ce ne faremo carico e cercheremo di risolverla, ma non possiamo trovare attorno al problema dell'occupazione la determinazione di quale tipo di soluzione per Trino 2. Dobbiamo risolvere il problema di quel segmento che ha una situazione reale ma quel segmento con la situazione reale non può determinare un pezzo importante di politica energetica. Quali iniziative? Evidentemente potrebbero essere delle iniziative energetiche sperimentali, può essere accettata l'ipotesi sulle biomasse o su sistemi polivalenti però, attenzione, a sistemi polivalenti in fase di ricerca dell'alto rendimento che sono in sperimentazioni, che sono centrali piccole, estremamente interessanti, che dovrebbero indurre un pezzo di terziario nella logica della sperimentazione attorno a questo polo che si potrebbe determinare e con riflessi anche nelle componenti industriali.
Nella mozione mi è parso di cogliere il problema di un organismo (non so se chiamato agenzia) che possa operare per il settore energetico. A questo punto vorrei recuperare il discorso della Promark. Dobbiamo fare degli organismi che non soffochino il sistema di terziario privato, di progettazione o di stimolo che c'è nel settore dell'energia. Non può essere uno strumento di sovrapposizione che fa quello che potrebbe già fare o fa qualche soggetto, ma un qualcosa di complementare che stimola quelle energie che ci possono essere. Ha senso un'agenzia se non è solo un qualcosa dove le diamo poi un fondo di dotazione e speriamo in Dio, cioè se è collegata alla spesa e alla domanda pubblica della Regione, vale a dire se è in qualche modo attraverso il governo regionale riesce a concorrere a degli orientamenti, se è in grado di interagire con il settore industriale per le energie rinnovabili, per l'idroelettrico, per le nuove sperimentazioni, se sa in qualche modo essere collegato al sistema di formazione professionale di alto livello e di medio livello in questo settore.
Concludo con un'affermazione che è indicata nel nostro ordine del giorno, un po' "specialistico", cioè legato alle energie rinnovabili e in particolare all'idroelettrico, alla necessità nel nostro sistema di formazione professionale (questa è la nostra competenza, non dobbiamo aspettare nessuno, né l'ONU né la CEE né il Governo centrale): una spiccata attenzione alla formazione dei quadri di base, dei quadri intermedi ed anche di aree di specializzazione nel settore delle energie rinnovabili e nel settore del piccolo idroelettrico in modo che costituiscano quel tessuto di conoscenza che stimola anche formazione ed imprenditorialità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi, grazie alla mozione che il Partito comunista ha presentato si discute nuovamente di energia. Mi sarei aspettato però un aggiornamento di questa mozione perché essendo datata 20 febbraio 1987 è oggettivamente superata dagli avvenimenti che avrebbero potuto arricchirla con proposizioni nuove che invece sono mancate. Comunque questo documento è utile perché si torna a parlare di argomenti che hanno visto e vedono la Regione Piemonte ampiamente assente.
Oggi è onestamente improponibile procedere a ridefinire un piano regionale quando manca un piano nazionale. Queste sono forme di velleitarismo che rimangono soltanto a livello di pie intenzioni.
C'è l'esigenza, soprattutto a livello governativo centrale, di un piano energetico anucleare, cioè che non tenga conto del nucleare ma che rilanci altre forme energetiche; il metano per esempio o altre forme energetiche rigenerabili, quindi è anche un piano di risparmio energetico.
Tolto il nucleare rimangono poche carte a disposizione, perché altre forme di produzione non sono ancora interessanti dal punto di vista economico. Invece di spingere oggi, verso un piano energetico regionale in tempi ridotti, le Regioni (compresa la nostra) dovrebbero pretendere di svolgere un ruolo primario in una ridefinizione del Piano Energetico Nazionale. Anche perché con un nuovo PEN si potrebbe discutere sul passaggio alle Regioni di competenze in campo energetico, per esempio la gestione diretta delle risorse, o almeno di alcune, e soprattutto in sede parlamentare i piani energetici regionali potrebbero trovare maggiori indicazioni per la loro realizzazione.
La bozza di piano regionale che l'ENEA aveva predisposto è del 1984 quindi un anno nucleare, lontano da oggi soprattutto per gli avvenimenti che hanno visto cambiare l'orientamento del nostro Paese nei confronti del nucleare. Quindi è cambiato il clima politico e anche questa bozza andrebbe riscritta alla luce di quanto è accaduto. Anche se l'ENEA non è l'ENEL è comunque un ente che ha contribuito ampiamente a realizzare il piano energetico e soprattutto ha contribuito a segnare l'impostazione nucleare.
Bisogna parlare di referendum. La svolta referendaria ha cambiato completamente l'impostazione in Italia e io mi chiedo come possano oggi i dirigenti ENEA e ENEL. che hanno segnato profondamente la scelta nucleare in Italia, riconvertirsi improvvisamente di fronte a scelte non nucleari.
Anche se c'è un esempio che dovrebbe essere di conforto in quanto Colombo prima ancora dell'esito del referendum si era dichiarato favorevole ad una scelta anucleare per un piano energetico ripensato.
Noi crediamo quindi che non sia comunque possibile procedere alla definizione di un piano energetico regionale sulla base di un documento preparato 4 anni fa, cioè in un clima politico completamente diverso da quello di oggi che vede per esempio una forza di presenza notevole in questo Consiglio, come il Partito comunista, che nel 1984, al governo della Regione, aveva approvato questo piano, l'aveva favorito, e che oggi invece si trova su posizioni ben diverse. Quindi è una bozza del tutto superata.
Non si può procedere ad un piano energetico regionale in assenza di un piano energetico nazionale. Queste sono alcune osservazioni che, al di là delle valutazioni e delle discussioni infinite che quest'aula ha già sentito molte volte, mi sento di fare. Inviterei la Regione a riacquistare un ruolo decisivo nella stesura di un piano energetico nazionale, a rivendicarlo e cercare di capire in quale modo la Regione Piemonte possa inserirsi in questo discorso. Discorso che peraltro è altamente trascurato dal Parlamento italiano se si pensa che già sette mesi fa i radicali avevano chiesto una sessione speciale per una discussione sul piano energetico da riscrivere, sessione speciale che è stata accolta formalmente, ma poi mai realizzata in concreto. Quindi spingere il Governo nazionale ad affrontare finalmente il piano energetico rinnovato e con delle proposte di intervento regionale serie e importanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Farò alcune osservazioni in particolare nel merito delle cose non dette dall'Assessore Cerchio che in verità ha fatto una introduzione che in qualche modo poteva già chiudere il dibattito, nel senso che frasi come "si tratta di fare", "penseremo di fare", "abbiamo impostato", fanno riflettere molto.
Vorrei mettere in discussione il fatto che dibattiti come questo e altri che abbiamo svolto in occasione della grossa polemica sul nucleare sono stati enfatizzati. I dibattiti svolti sulla questione nucleare sono stati quasi inutili, non perché fossero argomentazioni e sollecitazioni non importanti, ma perché il governo nel suo complesso a livello nazionale e locale sta perdendo una grossa occasione di utilizzare la sensibilità che è cresciuta a livello popolare su questi temi per impostare iniziative di risposta concreta alla domanda energetica in particolare dal punto di vista della qualità della domanda energetica che si sta profondamente modificando. Non siamo più ai livelli di una discussione, se non strumentale, di quantità; siamo oggi di fronte invece alla qualità della energia e del come produrla. L'occasione purtroppo drammatica ma contemporaneamente storica che ci ha dato Chernobyl la stiamo lentamente perdendo.
Sono preoccupato del fatto che anche in questo dibattito si continui a parlare ad esempio del piano energetico regionale. Dovremmo fare uno sforzo per parlare, più che di piano, di un programma energetico regionale, cioè del tentativo già accennato da Tapparo di delineare alcuni settori strategici di intervento sui quali la Regione possa spendere propri strumenti operativi o la propria forza politica, compreso il suo ruolo di programmazione e di coordinamento. Quindi in questo senso un discorso di programma energetico regionale mi pare non solo opportuno, ma indispensabile proprio per valorizzare tutte quelle potenzialità che esistono e che in qualche modo vengono trascurate proprio attraverso questi "grandi" discorsi che finiscono di non incidere sostanzialmente iniziative concrete. Io voglio qui citare una questione che già Valeri riprendeva, per fare un discorso un po' concreto, la questione della IDREC, che è un problema del tutto aperto e che l'Assessore non ha toccato in termini espliciti. In un recente convegno (io ho ricevuto solo gli atti) organizzato dal Gruppo comunista sulle questioni energetiche è emerso questo problema concreto; ecco perché io parlo di programma e non di piano regionale. Proprio perché esistono dei piani di recupero di potenzialità produttive energetiche cosiddette rinnovabili che la IDREC ha formulato ma che sostanzialmente sono bloccate, non riescono a decollare per condizionamenti della volontà politica. Voglio qui tranquillizzare il collega Marchini sul fatto che si parla di un'iniziativa della Finpiemonte dove mi pare sia presente (io conosco poco i meccanismi di questo tipo) anche il settore privato; quindi non si vogliono prevaricare gli interessi privati attraverso l'intervento pubblico, ma siamo di fronte ad uno strumento importante come la IDREC che ha delle difficoltà a decollare. Non vi è la possibilità di commercializzazione per iniziative prevalentemente di carattere pubblico, quindi è un nodo, Assessore, che andrebbe affrontato, pena il fatto che gli enti strumentali, come questo, quando propongono delle cose concrete poi non decollano. Mi chiedo perché il governo regionale, su questo aspetto, non attivi le iniziative necessarie per aprire questo spazio.
Un altro problema forte da porre riguarda i fondi della l.r. 308. Siamo di fronte ad una gestione centralizzata della 308 e il fatto che le regioni aprano una richiesta esplicita di un decentramento a livello regionale di questa legge, di questo utilizzo dei fondi, non sta nel piano ma in un programma. Come sta in un programma la richiesta di maggiori risorse per questa legge.
Questi sono i due punti attorno ai quali il governo regionale e questo Consiglio potrebbero dare delle risposte. Qui non si tratta di espressioni generiche, ma di fare i conti con questa realtà. Quindi credo che questo aspetto debba essere valutato e considerato.
In ordine alla questione del sito di Trino 2 vorrei che il Presidente facesse pubblicare e raggruppare i dibattiti che si sono svolti in Consiglio regionale sul problema della centrale. Nei dibattiti è emerso dai banchi della maggioranza "badate bene i lavori che si stanno compiendo a Trino sono dei lavori che non pregiudicano il ripristino delle condizioni iniziali nel caso in cui si dovessero bloccare i lavori della centrale".
Ora io mi chiedo come dagli stessi banchi, sostanzialmente, venga la considerazione che qualcosa bisogna pur fare visto che c'è un sito compromesso! Allora se esiste un sito compromesso vuol dire che le decisioni assunte nel passato erano decisioni che ci avevano turlupinati.
Noi avevamo denunciato chiaramente questo atteggiamento e, salvo smentite che raccoglierei con molta disponibilità, voi nel passato ci avete presi in giro venendoci a descrivere e a richiedere autorizzazioni di lavori che poi hanno compromesso in modo irrimediabile il sito. Vorrei che fosse presente in questo momento il Consigliere Rossa che su questa questione aveva speso parole dicendo "noi nella maggioranza siamo quelli che garantiamo che lo stravolgimento territoriale di questa operazione non avvenga e che quindi si permetta il ripristino delle condizioni...". Vorrei capire se oggi queste condizioni possono avvenire. Ecco perché, non per spirito polemico ma per richiamare questi punti, vorrei che si accelerasse questa verifica.
Sono anche d'accordo nell'evidenziare che se si parla oggi di interventi, di possibilità di potenzialità nel campo delle energie rinnovabili, la Regione non è un organo estraneo a dare un contributo su questo; ha degli strumenti. Citavo il problema della Finpiemonte, della IDREC Tapparo ha citato il problema della formazione professionale, ha citato il discorso del piano dei rifiuti; c'è il problema di intervenire in campo agricolo sul discorso delle biomasse. Mi chiedo se il governo regionale a questo punto non debba avere un progetto globale e di tipo orizzontale e non specialistico in grado di attivare le energie regionali che possono entrare in campo per dare una risposta e non far perdere questa occasione che seppure tragicamente Chernobyl ci ha dato. Si potrebbero dire anche molte altre cose, cioè evidenziare che l'Italia è uno dei paesi più arretrati in questo settore.
Termino chiedendo in modo sommesso e con scarsa speranza che questa maggioranza, che nel passato si è tanto spesa sul nucleare, abbia la forza la volontà, la capacità e la cultura ecologica ambientale per dare delle risposte non di carattere teorico ma che si misurino su un programma concreto che faccia agio sulle potenzialità pubbliche e private che esistono in questa regione e che non sono state fino ad ora attivate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho preso atto della dichiarazione manifestata dall'Assessore Cerchio a nome della Giunta nel senso di un impegno a predisporre nel tempo più breve possibile un piano energetico regionale. Al riguardo devo dire, come ha già detto il collega Pezzana, che allo stato attuale delle cose e della volontà politica manifestata dal Governo in ordine alle competenze e ai ruoli delle Regioni in questa materia, un simile impegno sia improponibile. Noi ci troviamo di fronte ad un ruolo della Regione, così delineato dalla volontà politica governativa di programmazione nella materia energetica a sovranità limitata. Infatti il piano energetico nazionale del 1981 si esprimeva nel senso di sottolineare l'esigenza di rafforzare il rapporto di collaborazione fra autorità centrale e sistema delle autonomie locali, per valorizzare il ruolo di queste ultime in ordine alla programmazione energetica. E soggiungeva "considerando necessaria la stipula da parte degli enti energetici nazionali di convenzioni con le Regioni sul cui territorio sono previste installazioni energetiche". Ciò significa che secondo il PEN del 1981, la programmazione regionale era puramente e semplicemente indiretta.
La situazione non è migliorata con l'entrata in vigore della legge 308 la quale non ha certo allargato le maglie in punto a programmazione diretta e autonoma delle Regioni in materia di programmazione energetica con particolare riguardo a quella che può essere o divenire di sua esclusiva competenza relativa cioè al contenimento dei consumi energetici e allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.
Infatti secondo questa ultima legge, nella quale è confluita evidentemente la volontà politica del Governo centrale in ordine a un possibile ruolo delle Regioni in questa materia, si dice e si afferma che è sempre il CIPE che emana direttive; prima di emanare queste direttive consulta attraverso la richiesta di un parere non obbligatorio le Regioni e poi colloca le Regioni nell'ambito dei processi finanziari e amministrativi relativamente alle fonti rinnovabili e con particolare riguardo al contenimento dei consumi energetici in un ruolo decisamente subordinato e anzi ausiliario. Secondo questa normativa le Regioni, ben lungi dall'avere in materia un ruolo autonomo, sono puramente e semplicemente delle agenzie periferiche del Governo centrale ai fini di erogare quei finanziamenti diretti a quei soggetti che partecipano a queste attività di contenimenti energetici.
Quindi in questa situazione non solo è necessario attendere il Piano energetico nazionale, prima di parlare in maniera seriamente propositiva di un Piano energetico regionale, ma è necessario che il governo regionale si attivi non solo per partecipare alla formazione di questo Piano energetico nazionale attraverso una opportuna presa di contatto sotto specie di consultazione con il Governo, in concreto con il Ministro dell'Industria ma soprattutto che ottenga, in sede di formazione del Piano energetico nazionale, prima e davanti ogni cosa prioritariamente e preliminarmente quella potestà autonoma di formarsi un Piano energetico regionale. Potestà autonoma che come abbiamo visto allo stato attuale delle cose le Regioni non hanno e quindi necessariamente non ha la Regione Piemonte.
Quindi prima ancora di esaminare nel merito le proposte che provengono dalla Giunta o le stesse proposte contenute, e indubbiamente interessanti rilevanti, non velleitarie, nella mozione, prima di fare un discorso serio che confluisca in un Piano energetico regionale veramente suscettibile di essere attuato in concreto, è necessario, ad avviso del nostro Gruppo giocare questo ruolo; un ruolo non solo di pretesa di collaborare alla formazione del Piano energetico nazionale, con particolare riguardo a quella possibilità di attivarsi nell'ambito regionale alla formazione di quelle fonti energetiche regionali che possono rientrare nell'ambito dei confini territoriali della Regione, ma soprattutto un ruolo autonomo in materia. In difetto penso che i discorsi che si possono fare qui da parte sia dell'opposizione, sia della maggioranza, sia dell'Assessore finiscano poi con l'avere un ruolo e un risultato puramente accademico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo si colloca positivamente rispetto ai problemi sollevati. Dico positivamente nel senso di vedere in questo dibattito una auspicabile accelerazione di processi che ovviamente non possono attestarsi nel vicolo cieco delle non scelte e delle non decisioni.
Credo che il vuoto politico e il vuoto decisionale che il collega Valeri paventava sia ormai purtroppo una realtà alla quale non siamo sfuggiti e non stiamo sfuggendo. Ciò non toglie che al vuoto non riusciamo a sostituire quel tanto di consapevolezza dei problemi e delle responsabilità che ci competono in modo da collocarci in un atteggiamento costruttivo.
Il referendum sul nucleare non ha risolto i problemi della dimensione economica del problema energetico; ha dato una indicazione rispetto alla dimensione sociale, alla dimensione culturale, però il nodo della dimensione economica rimane un problema irrisolto. Cioè, se la ricerca scientifica e la tecnologia si è rivolta al nucleare è perché esistevano ed esistono tuttora delle ragioni di natura economica sulle quali né le fonti alternative, né altre fonti energetiche, che dovrebbero essere utilizzate secondo la direttiva CEE direttamente e non per produrre altra energia sono sostituibili a questo ruolo.
Quindi, il problema economico incombe e non credo che la Regione possa sostituirsi in questa dimensione alle scelte irreversibili, sotto il profilo politico, che si fecero all'epoca del centro-sinistra. Quando si decise la nazionalizzazione della produzione dell'energia elettrica si fece una scelta precisa che avrebbe portato il Paese alla capacità di porsi rispetto ai problemi sull'industrializzazione e via dicendo.
Oggi questo tipo di problemi resta tuttora in mano alle scelte dello Stato, il che non vuol dire che le Regioni e le comunità locali non possano concorrervi e non possano correggerli.
Quando parliamo di percorsi culturali e percorsi strategici per arricchire il significato delle scelte che dobbiamo determinare nella sede opportuna (e su questo concordo con quanto diceva il collega Pezzana, cioè è velleitario pensare di sostituire una nostra strategia di Piano energetico regionale se non abbiamo il quadro preciso di riferimento nazionale; quindi su questo argomento non tornerò più e lo do per scontato), se non riusciamo ad arricchire il contenuto del dibattito per determinare una sempre maggiore capacità di scelte oculate a livello nazionale finisce che il nostro dibattito è privo di reali contenuti. N penso con il mio intervento di poter dare un sostanziale contributo richiamo solo il principio che ho sottolineato, cioè la scelta strategica a suo tempo fatta sul fabbisogno energetico per produzione e per trasporti.
Nel nostro Paese rimane tuttora un problema che lo Stato deve risolvere nella programmazione nazionale in un quadro complessivo di scelte e di opportunità che passano sopra la testa delle Regioni. Su questo, mi spiace non tutti avremo le stesse opinioni il che non vuol dire fare delle scelte sbagliate ed andare a localizzare male le centrali o alterare l'ambiente.
Sono tutti problemi che devono essere risolti comunque, non solo per queste scelte di carattere strategico nazionale, ma anche per altre scelte strategiche più rapportate alle realtà locali. Però questo problema delle scelte sulla produzione e sui trasporti resta un problema che nella dimensione economica del fabbisogno energetico presenta per il nostro paese delle prospettive piuttosto preoccupanti e tuttora non risolte. Sulla seconda dimensione, invece, relativa ai servizi collettivi e sulla terza dimensione relativa ai servizi ad uso privato, certamente esistono degli spazi per arricchire il contributo di produzione che purtroppo la dimensione economica aveva relegato a degli usi del tutto surrettizi o comunque non potenziando tutti quei perfezionamenti, quelle razionalizzazioni che ad esempio sul versante idroelettrico come sul versante della biotecnologia potevano arricchire una certa capacità. Per essere molto concreti e per dare un contributo al dibattito io direi che la Regione potrebbe attivare qualche iniziativa, nonostante l'inerzia che permane, non nei contenuti della sua relazione che è stimolante per molti versi, ma che non riesce comunque per ora darci motivazioni che non siano di stimolo ad altri soggetti. Credo che anche il collega Tapparo in questa direzione abbia dato un segno di contributi che si potrebbero attivare.
Penso che i contributi si potrebbero attivare in due direzioni.
Innanzitutto nella direzione della ricerca, cercando di attivare a livello regionale tutte quelle potenzialità che probabilmente sono già state attivate parallelamente a livello nazionale ma che non sono tali da poterci consentire un controllo sui risultati che sono stati conseguiti. Su questo si tratterebbe di fare una lunga elencazione di quali sono i progetti in atto; ricordo solo che per quanto attiene alla Comunità Europea vi sono ben cinque fonti di finanziamenti relativi al settore energetico, che vanno dai grandi progetti del cosiddetto FEDER o del FESR ai progetti di ricerca e via dicendo. Quindi c'è tutta una gamma di possibilità di attivazione di risorse sul settore energetico che mi pare, vedendo anche le tabelle comparative che sono a disposizione, siano tra le più ricche sia per i paesi del Terzo Mondo e sia per progetti europei. Su questo non mi soffermo perché so che la Regione si è già attivata o si va attivando; se dovessimo poi sviluppare questo tema credo che il miglior uso delle risorse regionali sia quello dell'attivazione degli enti strumentali, quelli in condizione di poter elaborare dei progetti. Si tratta da parte nostra di richiedere tramite loro alla Comunità Europea un finanziamento per questo tipo di problemi. Vediamo quali sono i problemi: secondo me si collocano sul fabbisogno energetico relativo ai servizi collettivi. Sui servizi collettivi effettivamente vi sono ampie possibilità di utilizzazione; sono già state avanzate. Non sono tali da capovolgere la dimensione economica del problema per quanto riguarda il settore produzione e trasporti, per sono in grado di dare certamente un contributo. Su questo versante proporrei all'Assessore Cerchio di riunire attorno ad un tavolo le aziende regionali che producono o che sono potenziali produttrici di energia, prima fra tutte l'azienda energetica torinese, e di riuscire in una dimensione consortile a far elaborare da loro un piano strategico sotto questo profilo. Dalla eliminazione dei fanghi di Settimo del consorzio Po Sangone, che è uno dei problemi immanenti che abbiamo e sul quale dovremo trovare una soluzione, al problema a valle degli inceneritori, che io spero il nostro piano regionale in elaborazione certamente individuerà nella nostra Regione, c'è tutto un problema di associazione tra la termodistruzione e la produzione di energia elettrica che sul versante dei servizi collettivi, quindi dei fabbisogni relativi all'illuminazione e via dicendo, può essere attivato. Sulla terza componente, che è quella dei servizi d'uso privati, già qualcuno, mi pare il collega Tapparo, ha richiesto l'eliminazione del tetto relativo alle soglie di produzione dei piccoli impianti. Si tratta di attivare tutta una serie di iniziative che già nel passato sono state perseguite con provvedimenti vari e sulle quali credo il discorso non riguardi né direttamente né indirettamente il caso sollevato dalla mozione del PCI. Venendo al problema di Trino 2 io credo che il nostro Gruppo rivendichi il discorso di fondo che ho accennato in premessa e cioè che è impensabile che il Piemonte esca dalla dimensione nucleare in senso assoluto; non vediamo rispetto alle condizioni economiche di subordinazione, rispetto alle quali ci troviamo né rispetto ai fabbisogni in prospettiva che abbiamo, come possiamo permetterci questo lusso. Comunque il problema vero rimane quello di un riferimento preciso alla programmazione regionale che non ci collochi in posizioni sfasate rispetto a questa grande dimensione. Non mi scandalizzerei rispetto al vuoto delle stagioni delle certezze che l'area di Trino rimanesse ancora per qualche tempo priva di una precisa identificazione, finché questo nodo se cioè sul versante del nucleare con altre tecnologie e con altri moduli sia possibile un recupero oppure no, non mi scandalizzerei ripeto, che questa scelta potesse ancora essere rinviata per un po' di tempo. Certo che la programmazione deve incominciare ad attivare anche sotto questo profilo una proiezione rispetto allo iato in atto ed alle eventuali difficoltà in modo da poter operare delle scelte alternative, perché mi pare che in termini di decisione ne vadano prese. Le raccomandazioni che facevo sia sul settore due, cioè fabbisogni energetici dei servizi collettivi, quindi attivazione di un consorziamento delle aziende produttrici o potenziali produttrici a livello regionale, io ritengo che sia una azione che la Regione può intraprendere, che non contraddice i percorsi della programmazione nazionale, non li ostacola, ma che può, nella misura in cui vi fossero quelle certe scelte cui accennavo (dover dare entro qualche tempo una definizione precisa all'area di Trino) consentire di trovare una soluzione possibile, la soluzione della termodistruzione associata alla produzione di energia elettrica. E' certamente una delle possibilità che si offre per questo sito e sarebbe ovviamente, però, l'ultima spiaggia nel momento in cui l'ENEL si trovasse nella effettiva impossibilità di poter dare soluzioni alternative in un piano di strategia energetica nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio è un intervento strettamente di Gruppo e in una qualche misura anche quasi personale.
Noi ci riconosciamo totalmente nella relazione dell'Assessore e sulla scorta di questo la maggioranza predisporrà un documento che sottoporrà ai colleghi degli altri Gruppi per cercare di pervenire ad un documento unitario di sollecitazioni di intenti.
Mi pare peraltro che, al di là delle questioni sulle quali tutti conveniamo e sulle quali è inutile insistere dando ad intendere che l'uso di termini più raffinati o l'uso di un tono di voce più alto significhi cose diverse dall'uso di termini usuali e di toni più pacati del collega Valeri, la mozione comunista, che peraltro ha il merito di porre la maggioranza e la Giunta nelle condizioni di misurarsi con questi argomenti non merita a mio modo di vedere il tono enfatico con il quale è stata letta perché manca di una riflessione. Tutte le questioni illustrate dal collega Valeri sono condivisibili. La politica però non è l'elencazione delle cose è l'analisi e la graduazione delle cose. La scelta del politico è quella di scegliere tra diverse opzioni e indicare, caro Ferro, quali ritiene siano le priorità perché l'elencazione pure e semplice, affidando poi alla responsabilità del Governo l'azione di governo è una sollecitazione e come tale è apprezzabile - e io l'apprezzo - mi pare però che non meriti n l'enfasi con la quale è stata esposta né il senso eccessivamente critico nei confronti della maggioranza. Questo per riportare le questioni per quello che sono Tutte le cose che sono state dette sono condivisibili. Dico però a me stesso in primo luogo e lo dico anche all'Assessore che sono tutte cose anche quelle da lui dette, caratterizzate da questo insufficiente sforzo per andare ad individuare gli elementi prioritari e gli elementi nuovi del dibattito energetico.



(Interruzione del Consigliere Valeri)



MARCHINI Sergio

Non si possono fare tutte, bisogna decidere quali fare. Dopodiché si faranno. Questo è il punto, caro collega Valeri! Bisogna che insieme cerchiamo di capire dove si colloca la questione energetica. Hai detto bene, si è sbagliato in passato nell'identificare la questione energetica con la questione nucleare. Adesso a me sembra che si stia facendo l'errore opposto: che si faccia la questione energetica omnicomprensiva senza porre la questione che sarà pure al centro della questione energetica. Ci sarà pure una questione sulla quale indirizzare le risorse, altrimenti consentimi, questo non merita un dibattito politico, ma merita al massimo una sollecitazione alla Giunta perché vada avanti nella utilizzazione e nell'attuazione di tutte le leggi e di tutte le ipotesi di recepimento di risorse, così come correttamente richiamava il collega Picco.
La nostra Regione che è stata all'avanguardia metodologica sulla questione energetica, sulla vicenda nucleare, non può a mio modo di vedere banalizzare alcune questioni e, per esempio, continuare con ragionamenti datati. Perché tutto è vero, ma nel mondo capitalistico tutto quello che è vero è anche valido nella misura in cui rispetti una piccola regola: costi benefici. Il cui apporto è fortemente condizionato dagli avvenimenti recenti in termini di approvvigionamento energetico e del sistema industriale rispetto al sistema fornitore di energia.
Ho l'impressione che a questo punto nella questione energetica, tra il problema del risparmio, delle fonti alternative, della ricerca e delle nuove tecnologie, il nostro Paese debba scegliere un'opzione, che è la questione energetica del nostro Paese. Poi ci sono le questioni di gestione ordinaria dei problemi, che sono finanziare gli interventi necessari a garantire l'energia necessaria per lo sviluppo del nostro Paese; nel momento in cui il nostro Paese decide, attraverso un meccanismo sul quale gli storici poi si pronunceranno (ma forse prima degli storici i politici) loro giudicheranno la estemporaneità e la leggerezza di alcune forze politiche. Il nostro Paese ha fatto nei confronti della questione energetica una scelta che lo pone nelle condizioni di essere coerente; non può dopo essere uscito dalla scelta nucleare, che è la scelta CEE, non immaginare di porsi su una collocazione in positivo di altrettanto significato. Quindi è probabile, per esempio, che abbiano più senso politico, all'interno del discorso del collega Valeri, suggerimenti rivolti in termini di ricerca che non di recupero di diseconomie in materia energetica; perché il risparmio energetico lo si fa nella misura in cui gli investimenti per risparmiare siano inferiori ai costi. Ma a costi costanti nell'energia e, dico io, probabilmente per qualche periodo proporzionalmente in ribasso - è difficile che questo interesse ad investimenti in questa natura si crei. Probabilmente bisogna investire forse



(Interruzione del Consigliere Bresso)



MARCHINI Sergio

Per carità, tutti dati, tutto vero, tutto giusto. Stavo ragionando tra me e me per capire se in questo momento una assemblea come la nostra, che voglia ragionare in termini non soltanto di sollecitazione per l'applicazione dell'esistente, non debba, per esempio, a supporto di quello che diceva Valeri, pensare che la Regione Piemonte che su questo ha avuto una esperienza coraggiosa individuando con assunzione di responsabilità propria il modello nucleare come un modello di governo del territorio e del proprio processo socio - economico, non debba pensare, non certamente in questa sede e non oggi, che in materia energetica debba inventare e costruire una occasione di sua specificità. E la sua specificità pu essere, per esempio, introdotta attraverso la rivalutazione di due argomenti che vengono l'uno dal ragionamento della maggioranza e l'altro dal collega Valeri; guarda caso, però, si scontrano.
Lo smantellamento di Saluggia e la rivalutazione dell'Università e del Politecnico sono forse in contraddizione e bisognerebbe verificarlo. Non è detto che Saluggia non possa essere riconvertita in centro di ricerche insieme al Politecnico e all'Università per le ricerche di tecnologie più avanzate, sul nucleare e non, perché ci siamo pronunciati contro il nucleare. Su questo nucleare, quindi, avremo sicuramente il tempo per approfondire questo tipo di argomentazione che mi sono permesso di sottoporre alla vostra attenzione.
Ho l'impressione che sul problema energetico la nostra Regione debba avere la capacità di inventare una propria specifica funzione, debba ricercare per se stessa e per la propria società un ruolo specifico proprio rispetto a quello che sarà l'impegno del piano energetico nazionale, che in qualche misura sarà uguale per tutto il territorio avendo attenzione alle diverse specificità.
Il ruolo regionale oltre che quello di sollecitazione per il perfezionamento delle procedure, l'ottimizzazione degli investimenti e la ricerca del massimo degli investimenti, in termini gestionali non va; in termini politici è quello di puntare a che l'intelligenza e la capacità imprenditoriale nella nostra Regione siano finalizzate ad essere protagoniste di una nuova generazione del problema energetico.
Mi pare che nel dibattito questo non sia stato sufficientemente considerato per cui il nostro Gruppo si riserva di ritornare sulla questione. Mi sembra riduttivo immaginare un grosso ruolo del Politecnico e dell'Università e una riconversione degli apparati produttivi in materia di tecnologie per l'energia dei colossi industriali piemontesi finalizzato alle questioni sulle quali ragioniamo. Ho l'impressione che dovremmo stare molto attenti a capire se abbiamo visto giusto sulla vicenda Ignitor e stare molto attenti a non perdere il treno qualora Ignitor si riveli avviato su un binario morto. Su questo prego l'Assessore di riferire in Consiglio a tempi opportuni perché in termini di fusione non si faranno 32 progetti, si farà un progetto prevalente; quindi nella misura in cui avremo acquisito capacità scientifiche e tecnologiche potremo concorrere a quel progetto, non coltivando in modo aristocratico e velleitario un nostro proprio progetto ma immaginando che l'esperienza sul nostro progetto (sull'Ignitor) sia soprattutto un modo non tanto di pervenire all'obiettivo di realizzare il progetto Ignitor, ma di essere nelle condizioni di arrivare a concorrere all'altro progetto (che risultasse vincente) con una capacità scientifica e tecnologica maggiore di altri Paesi e sicuramente di altre Regioni.
Pregherei l'Assessore di tenere, all'interno delle tante cose che deve seguire, un obiettivo: che la nostra Regione abbia un ruolo specifico proprio sulla questione energetica oltre a provvedere in termini di governo e di amministrazione in senso stretto ai problemi energetici, perché sono due cose completamente diverse.
Sono venuti fuori pronunciamenti molto timidi sulla questione di Leri Cavour. La questione di Leri Cavour è esattamente come l'ha impostata il collega Picco, altrimenti siamo ipocriti. Leri Cavour è un sito nucleare.
Abbiamo individuato Leri Cavour all'interno della procedura per gli insediamenti delle centrali nucleari. Dal punto di vista giuridico e dal punto di vista ambientale la questione è tutta aperta. Non si pu immaginare che lo Stato possa decidere domani mattina di fare una centrale a carbone o a gas di carbone (vorrei capire se il gas di carbone si porta in pacchi); mi sembra paradossale che si accetti in questa sede che lo Stato possa tranquillamente decidere che venga utilizzato un sito che aveva solo giustificazioni in termini nucleari, mentre ci possono essere in questa regione siti, dal punto di vista ambientale e produttivo, del tutto più idonei. Questo passaggio mi pare delicato e non può essere lasciato passare sotto silenzio.
Mi sembra abbastanza giusto considerare, fino a prova contraria, il sito di Leri Cavour destinato alla tecnologia nucleare conché questa tecnologia nucleare venga immaginata in tempi accettabili sul piano del ragionamento politico. Se il piano energetico nazionale ritenesse di dover ripensare la decisione nucleare, quando si siano verificate alcune condizioni di sicurezza, a questo punto mi pare non sbagliato che si prosegua sull'ipotesi, che il collega Valeri ritiene aberrante, di tenere prenotato il sito per una localizzazione nucleare. Se invece si dice che Leri Cavour non avrà mai più una destinazione nucleare a me sembra che non sia corretto dare per scontato che questa si debba fare a Leri Cavour. Mi sembra veramente poco democratico. Lasciamo perdere l'ambiente; è strano che non si sia sentito nessun ambientalista ricordare che cos'è una centrale a gasolio al centro della Pianura Padana. E' normale immaginare che al centro della Pianura Padana venga collocata una centrale a gasolio o a carbone



(Interruzioni)



MARCHINI Sergio

Nessuno qui, tolto il collega Picco, ha sollevato delle forti riserve su questa ipotesi. Leri Cavour che distrugge un sistema unico al mondo e lo mette in crisi è stata accettata da questa Regione all'interno di un'ipotesi che non aveva nella nostra Regione, e probabilmente in nessun altro sito in Italia, altra soluzione. Così ha detto l'Università, che questo sito risponde in termini altissimi alle esigenze a livello europeo.
Probabilmente non esistono tanti altri posti in Italia che possano soddisfare queste esigenze; ci sono moltissimi siti in Piemonte, come nel resto dell'Italia (ma noi ragioniamo nell'ipotesi che va recuperato il debito energetico della nostra Regione) che meritano un approfondimento.
Non saremo certamente noi a porre queste questioni fino in fondo, ma dare per scontato che si farà una centrale a carbone al centro della Pianura Padana mi sembra un'affermazione che in questo Consiglio non possa essere lasciata passare sotto silenzio. Anche perché qualora si ritenesse di dover pervenire a questo tipo di risultato finale, cioè che la centrale nucleare fortemente inquinante viene sostituita da una centrale a carbone notoriamente non inquinante, il ruolo della Regione, in termini di programmazione del territorio, deve ritornare tutto intatto così come era nella nostra ipotesi di localizzazione della centrale nucleare; non deve arrivare come un pacchetto confezionato, tipo il Galup di Pinerolo.
Dobbiamo riacquistare la voglia e recuperare la capacità di andare a rispolverare per esempio il Piano territoriale operativo che verifica tutte le condizioni di natura ambientale e socio-economica, anche di un intervento sostitutivo, cioè quello della centrale a carbone. La mia preoccupazione, sulla scorta di quello che diceva il collega Valeri, è che come al solito quando esiste un tipo di pressione, quello della garanzia del posto di lavoro, ecco che improvvisamente molte preoccupazioni di carattere ambientale, di ruolo della Regione, di governo del territorio vengono sottomesse a sordina. A me sembra che così non debba essere. Leri Cavour deve in primo luogo essere considerato come un sito che è stato scelto come destinatario di un insediamento nucleare e su questo noi eravamo disposti, per noi intendo Regione a grandissima maggioranza, a pagare a quei tempi il prezzo ambientale, sociale ed economico che ne conseguiva, all'interno di un progetto ambizioso. Bisogna che questo lo ricordiamo. Ci sembra giusto chiedere al Piano energetico nazionale che su questo faccia chiarezza: se Leri Cavour ha da rimanere come una ipotesi di seconda generazione nucleare, evidentemente dovranno scattare tutte le conseguenze di ordine politico e anche amministrativo e risarcitorio consequenziale. Se l'ipotesi fosse diversa, ebbene, Presidente, Assessore e colleghi Consiglieri, non deve essere considerata dal Governo come un'ipotesi di tutto riposo; ho l'impressione che l'ipotesi di recepire una centrale a carbone al centro della Pianura Padana riproponga tutti i problemi che ci aveva posto la scelta del sito di natura nucleare. E quindi su questo bisogna garantire al nostro Assessore la solidarietà su una contrattazione politica forte che deve essere aperta col Governo centrale.
Ma se qualche segnale di questa natura non lo facciamo emergere, sembra automatico che, cancellata la centrale nucleare che non piace, si recepisca senza alcuna obiezione la centrale a carbone che guarda caso piace perch così superiamo la cassa integrazione presso una grande azienda, superiamo il problema delle difficoltà occupazionali locali: così non ha da essere.
Un'eventuale collocazione della centrale, diversa da quella nucleare a tempi stretti a Leri Cavour, deve rivedere di nuovo la nostra Regione nella capacità di confronto forte con lo Stato e con gli Enti preposti a questo.
A noi premeva fare queste due considerazioni che sostanzialmente sono in linea con la tradizione del nostro Gruppo: la Regione non deve accettare su queste questioni un ruolo meramente gestionale, perché c'è poco da gestire. Chiedo ancora scusa al Consigliere Valeri quando l'ho interrotto: è vero che gli studi dicono tante cose, però il rapporto costi-benefici non è esattamente quello che viene scritto sulla carta, perché di gente che è fallita facendo centraline per autoproduttori ce n'è un elenco; quindi le cose non sono così semplici come sembrano, non basta mettere un tubo, una centralina, il collegamento in parallelo con la rete dell'ENEL: le cose sono un po' più complesse. E se è anche vero che un qualunque salto d'acqua produce energia, perché la produca in termini economici devono verificarsi altre condizioni che non è detto che ci siano in tutti i casi; se così fosse evidentemente tutto sarebbe più semplice.
Noi riteniamo che la Regione debba avere certamente un attento ruolo gestionale in ordine alle leggi di propria competenza e a quelle che le derivano dai trasferimenti nazionali di competenze specifiche, ma mi pare che debba pensare di avere un ruolo specifico sulla questione energetica scegliendo con investimenti propri, soprattutto di idee piuttosto che di risorse, che il Piemonte si riproponga come una Regione pilota in ordine alla questione energetica, che non è una questione complessiva. E' una questione di centro che si porrà il nostro Paese avendo rinunciato ad essere un Paese come gli altri; è un Paese diverso dagli altri. Allora questa sua diversità dovrà pure venire fuori: sarà il Paese che investe fortemente nella ricerca sulle tecnologie avanzate, sarà un Paese diverso dagli altri. Questa diversità secondo il nostro Gruppo è la questione energetica in termini politici: investire fortemente in quel settore in cui si caratterizzerà la diversità del nostro Paese, non solo in negativo come adesso: "il Paese che non vuole l'energia nucleare", ma in positivo: "il Paese che vuole qualcosa di diverso". E su questo ho l'impressione che la nostra Regione possa fare abbastanza.
L'altro suggerimento che riassumo e lascio all'Assessore, è che nei contatti romani rappresenti almeno la preoccupazione di un piccolo Gruppo che è quella che il recepimento di una centrale diversa da quella nucleare nel cantiere di Leri Cavour riproponga una serie di verifiche, di ripensamenti e di riconsiderazioni, che devono di nuovo vedere mobilitata e responsabile la Regione Piemonte e le comunità locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non ho in verità tante cose da dire nel merito della discussione che si è avviata oggi pomeriggio. Provo tuttavia ad indicare alcuni passaggi con l'auspicio di poterli sviluppare in una successiva occasione.
La prima questione che rilevo è che dopo la cancellazione "a furor di popolo" direbbe Bettino Craxi di Trino 2, la maggioranza e la Giunta sono senza politica energetica. Le stesse parole del collega Marchini, che ha appena finito il suo intervento, significano questo. Siete senza politica energetica a parte qualche rigurgito nuclearista di cui lo stesso collega Marchini è testimone. Dico "a parte qualche rigurgito nuclearista" oppure qualche volontà di procedere, costi quel che costi, a tutto gas, metano s'intende.
Non è registrabile da quanto l'Assessore ha detto una politica energetica del pentapartito piemontese, perché politica è innanzitutto un contenuto e in secondo luogo un percorso per raggiungere quell'obiettivo e gli strumenti per ottenere quel risultato. Noi abbiamo avuto viceversa una indicazione di intenti non precisati da parte dell'Assessore che sul piano personale si è trovato a dover gestire un argomento impostato da altri e con altri presupposti.
Perché, signor Presidente, siamo a questo punto preoccupante, anzi preoccupantissimo? Perché il governo regionale piemontese ha rigettato ripetutamente tutte le proposte che miravano a sollecitare questa messa a fuoco di una politica energetica che non fosse l'assunzione, quanto a critica al momento non è rilevante, della opzione nucleare di cui abbiamo discusso più volte. In particolare, la Giunta regionale piemontese ha negato quella conferenza regionale che doveva consentire al Piemonte di presentarsi a quella specie di conferenza nazionale (una farsa impacchettata dall'attuale Ministro della guerra Zanone). A quella conferenza la Regione Piemonte si è presentata "in mutande" cioè non avendo nulla da dire. Avete negato quella conferenza regionale, non avete permesso di ragionare sulle alternative possibili ad un indirizzo fortemente contestato, che in seguito abbiamo potuto registrare largamente maggioritario, checché ne diceste voi in questa assemblea, con il referendum di novembre. Quindi, oggi con preoccupazione prendiamo atto di questo ritardo che la Regione Piemonte al riguardo manifesta. Perché una cosa è chiara, Marchini: per noi Trino 2 è cancellata dagli insediamenti atomici. Noi andremo fino in fondo nel pretendere che una volontà popolare venga rispettata e non manomessa come alcuni di voi si ripromettono di fare.
Debbo ancora registrare che la mozione comunista (presentata un anno fa, apprezzata per quanto poi è avvenuto) si avvicina alla cultura ambientalista e antinucleare che in tutti questi anni, minoranza bistrattata, abbiamo cercato di mandare avanti: una cultura ambientalista antinucleare che, per quanto riguarda gli insediamenti energetici, ha sempre criticato i mega impianti, gli insediamenti produttivi ad alto impatto ambientale. In questo senso una cultura che cerca di relazionarsi ad una domanda partecipativa di controllabilità sociale che non è minimamente data dal modello atomico. Mi riferisco all'esigenza di un rapporto diverso tra istituzioni programmatorie e comunità locali che debbono sopportare il carico di scelte concrete che poi vanno realizzate per il bene comune. Ribadisco con piacere che questo modello energetico decentrato e governabile democraticamente ha fatto passi in avanti: questo documento ne è la testimonianza. Per noi di DP la soddisfazione è maggiore avendo cominciato come pellegrini a predicare più o meno nel deserto; ci non è merito nostro, soltanto, ma sono contraddizioni mature che è inutile voler continuare a non vedere.
Un modello energetico decentrato e governabile democraticamente che è all'opposto della politica nucleare e dello stato atomico che si presuppone un governo autoritario del territorio, con la militarizzazione addirittura del territorio ospitante per ragioni di sicurezza e altre cose che le vestali atomiche hanno continuato a propinare negli anni passati.
Penso, signor Presidente, che sia necessario registrare questi risultati e fare qualche passo in più. Da questo punto di vista cosa intendiamo noi di DP per un passo in più? Occorre andare verso un modello di società che non sia energivora (come si dice nella cultura ambientalista); in questo senso un modello che valorizzi, e questo lo dicono tutti gli studi, i dati documentati, le ricerche scientifiche portate avanti dagli organismi internazionali vari; tutte queste risultanze dimostrano come la prima fonte energetica sia il risparmio! Per tornare sulle questioni di prospettiva pensiamo che le tappe di avvicinamento a questo piano energetico regionale debbano essere precedute da una conferenza energetica regionale in cui le proposte vengano messe sul tavolo, e ci si confronti con tutti i soggetti sociali e istituzionali per pervenire ad un piano energetico. Allora nelle tappe di avvicinamento dicevo, abbiamo bisogno, se è vero che dobbiamo utilizzare questa risorsa che è costituita dal risparmio, di un bilancio energetico regionale. Al riguardo non sarebbe male, anche se lo scetticismo è più che giustificato visti i precedenti, se la Regione Piemonte o la Giunta richiedessero a qualche ente strumentale l'Ires, il CSI o altri, di elaborare un bilancio energetico regionale annuale. Ciò presuppone una istituzione regionale che si ponga un'ambizione più alta che non il fare "il passacarte" dell'ente energetico di stato come è avvenuto finora: ENEL dice, ENEL suggerisce ENEL fa; e la Regione prende e porta a casa! Riteniamo che avrebbe un significato importante se al piano energetico regionale si pervenisse attraverso una conferenza o uno studio accurato di quello che è il bilancio energetico regionale.
Invito il collega Marchini a rileggersi il piano energetico regionale alternativo, visto che gli è stato dato prima della nostra entrata in Consiglio regionale, nel dicembre del 1984; piano dettagliato che indicava come di Trino 2 si poteva fare a meno. Certo sono passati un po' di anni le organizzazioni ambientaliste, il Comitato Scelta Energetica (a cui facciamo riferimento) ha prodotto aggiornamenti al riguardo, ma in continuità con questa impostazione avremmo qualcosa da dire di preciso circostanziato; però vorremmo sapere il governo regionale cosa ha in testa.
Non si capisce, se non appunto intenti più o meno confusi! Quindi rinviamo questa discussione di merito a quell'occasione. Nell'immediato ribadisco che apprezziamo la mozione presentata dal Gruppo comunista che avrà il voto favorevole di DP.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, poiché ci sono molti punti di contatto fra il documento presentato dal Gruppo comunista, quello presentato dai Consiglieri Tapparo e Rossa e quello presentato dalla maggioranza, chiedo se non sia possibile concordare un testo comune.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per dire che siamo disponibili a questo sforzo perché, pur con tutte le critiche, abbiamo colto qualche elemento di disponibilità e di apertura da parte dell'Assessore.
Noi abbiamo seguito un asse che intenderemmo fosse mantenuto, per vogliamo discuterne, ovviamente.
Proporrei quindi di tornare in aula con un documento comune da farsi da parte dei Gruppi; non vedrei tanto un ritorno in Commissione quanto piuttosto un incontro tra i Gruppi e la Giunta; se poi non ci saranno gli spazi per l'intesa lo verificheremo in aula la prossima settimana.



PRESIDENTE

Registro l'aspetto positivo nell'intervento del collega Bontempi. I Capigruppo valuteranno il da farsi.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Montagna - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Soppressione dell'Azienda Studi ed Assistenza alla Montagna della Camera di Commercio, Industria Artigianato ed Agricoltura di Novara"


PRESIDENTE

Il punto 13) all'o.d.g. prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Soppressione dell'Azienda Studi ed Assistenza alla Montagna della Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura di Novara".
Non essendovi richieste di interventi possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 43 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 43 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 43 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 43 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 43 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 43 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame del progetto di legge n. 245: "Ulteriore proroga della durata delle utenze di acqua pubblica aventi per oggetto le piccole derivazioni"


PRESIDENTE

Il punto 14) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 245.
Anche questo progetto di legge è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente. Ne è relatore il Consigliere Paris che dà per letta la relazione.
Non essendovi richieste di parola possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consiglieri.
L'intero testo è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 449 presentato dai Consiglieri Calligaro Staglianò, Tapparo, Amerio, Rossa, Bosio, Brizio, Gallarini e Dameri inerente la Carello S.p.A.


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g.: "Esame ordine del giorno n. 449".
Pongo in votazione il predetto ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte informato che la Carello S.p.A. ha denunciato 'per inadempienza contrattuale con richiesta di risarcimento danni' i segretari regionale e provinciale della FIOM-CGIL e i delegati di fabbrica dello stesso sindacato, solo perché si sono opposti alla decurtazione di 20 ore di riduzione di orario ed hanno richiesto la definizione del calendario annuo constatato che la preoccupante iniziativa aziendale rappresenta un attacco al diritto dei lavoratori e dei sindacati di contrattare gli orari di lavoro e allo stesso diritto di sciopero considerato che i problemi inerenti il regime degli orari, il lavoro straordinario e tutti gli aspetti del rapporto di lavoro, devono essere affrontati attraverso la contrattazione tra le parti sociali, evitando imposizioni unilaterali e il ricorso a sedi improprie che provocano un inasprimento dello scontro sociale impegna il Presidente della Giunta a intervenire nei confronti della Carello S.p.A. al fine di riportare la controversia nell'ambito della contrattazione tra le parti e di trovare un suo superamento con l'indispensabile consenso dei lavoratori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 455 sui diritti umani in Albania


PRESIDENTE

E' stato presentato l'ordine del giorno n. 455 sottoscritto dai tutti i Gruppi, sui diritti umani in Albania, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle informazioni fornite da Amnesty International in merito alle gravi violazioni dei Diritti Umani che continuano a verificarsi nella Repubblica Popolare Socialista di Albania, come risulta dal Rapporto 'Albania' pubblicato da Amnesty International del dicembre 1984 fa propria la petizione promossa da detto movimento e si impegna ad inviare una richiesta scritta al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Senato della Repubblica e al Ministro degli Esteri italiano invitandoli ad intervenire, tramite gli opportuni canali governativo diplomatici, presso il Governo della Repubblica Popolare Socialista di Albania affinché sia garantito in quel Paese il rispetto dei fondamentali Diritti dell'Uomo e in particolare affinché si provveda subito: alla liberazione dei prigionieri per motivi di opinione alla chiusura dei campi di concentramento al riconoscimento a tutti i cittadini albanesi del diritto all'esercizio della libertà di opinione, di associazione, di coscienza, di espressione, di religione e la libera circolazione delle idee e delle persone all'abolizione della pena di morte impegna altresì tutti i Gruppi consiliari a farsi promotori, nelle opportune sedi parlamentari e di governo, di iniziative atte a raggiungere l'obiettivo desiderato decide infine la pubblicazione del presente ordine del giorno sul Notiziario regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Viabilità

Esame ordine del giorno n. 371 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Bontempi inerente la SITAF


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 17) all'o.d.g.: "Esame ordine del giorno n. 371".
Ricordo all'assemblea che non è presente l'Assessore Mignone, il quale è competente a rispondere.
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Mi rivolgo al Gruppo comunista per chiedere se questo ordine del giorno non sembra loro un po' superato da tutto ciò che successivamente è avvenuto. Non è che non possiamo non prendere atto che alcune cose che vengono qui additate non siano successe, però poi ne sono successe anche altre rispetto alle quali la collocazione delle istituzioni mi pare abbia corretto alcune distorsioni iniziali e quindi abbia ricondotto sia in termini di accertamenti, sia in termini di merito i problemi ad un'altra sede. Cioè siamo passati alla verifica dell'impatto ambientale, siamo passati ad altri problemi che non questi. Ci troveremo molto in difficoltà sia ad inserirci nella votazione sia a respingerlo. Se il Gruppo comunista ritenesse di farsi carico di questa nostra posizione gliene saremmo grati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, anche da parte del Gruppo liberale c'è questa richiesta alla cortesia del Gruppo comunista per le ragioni già sviluppate da Picco ma anche per altre ragioni di carattere più specifico. Ho qualche difficoltà ad immaginare che qualcuno di noi possa dire se i lavori erano conformi o meno al progetto, perché nessuno di noi qui, almeno in sede di Consiglio regionale, ha avuto modo di vedere questo progetto. Mi pare che approfondire una querelle che qualche elemento di imprudenza sicuramente ha conosciuto, sia fuori luogo. In ogni caso non ce la sentiamo come gruppo di votare un documento dove c'è scritto che noi verifichiamo che i lavori non sono corrispondenti al progetto; non sappiamo se lo siano o meno perché noi il progetto non l'abbiamo visto. E' probabile che quindi questo documento venga opportunamente rivisto e riletto con un'ottica più serena, caro Chiezzi, per esempio con l'ottica serena che aveva caratterizzato durante il sopralluogo il comportamento di alcuni consiglieri anche non liberali, i quali avevano detto che l'unica cosa da fare era riprendere al più presto andare avanti e chiudere; dopo sei mesi ci si dimentica di quello che avevamo visto e si vogliono dire delle cose diverse da quelle che avevamo visto. Io sono andato a vedere con i miei occhi e giudico da profano quello che è successo lì, mi sembra che non sia successo niente di drammatico.
Bisognerebbe verificare se aveva senso scrivere che c'era un altro problema Valtellina - Val di Susa. Queste sono le questioni politiche sulle quali dobbiamo confrontarci, non sapere se un progetto che prevedeva il passaggio alla quota 371 fosse passato alla quota 372 o 369, perché di questo si tratta, di niente di diverso e niente di più. Questa era la questione vera sulla quale ragionare: se l'allarmismo e l'attenzione solo alle cose che fanno notizia sia un comportamento politico corretto. Perché si ha attenzione soltanto alle questioni che fanno notizia. L'autostrada fa notizia, molte altre cose invece vanno come possono. Invece sull'autostrada, guarda caso, lavorando su un terreno di quella natura, su una parete a perpendicolo sulla Dora, ci si stupisce che la terra scendendo sporchi e ci si stupisce che le pietre mosse vadano giù, su un terreno a perpendicolo. Dopodiché venite a chiedere al Consiglio regionale di dichiarare che i lavori non erano corrispondenti al progetto. Il progetto non è un fatto politico sul quale possiamo esprimere un giudizio, è un documento rispetto al quale devono essere verificate in termini documentali le discordanze. Posto che questa questione, se non vado errato, si è chiusa senza spargimento di sangue, capisco poco l'attualità di questo documento se non la voglia comunque di rimanere presenti su una questione che da parte di qualcuno, del tuo Gruppo, consentimi Chiezzi, era stata a suo tempo cavalcata con troppa leggerezza. Lì con la Valtellina proprio non c'era niente a che vedere. C'erano dei problemi, la non corrispondenza forse. C'era da adottare qualche cautela rispetto ad una questione così trattata. Quando si è scritto da qualche parte che esisteva un problema come per la Valtellina, allora forse si è cavalcata una tigre troppo presto e adesso si chiede al Consiglio un accertamento di non corrispondenza del manufatto dei lavori rispetto al progetto che noi non abbiamo visto. Per cui chiederei al Gruppo comunista di discuterne in un momento più opportuno, soprattutto con le opportune rimeditazioni, perché un documento che richiami l'esigenza al massimo del rispetto dell'ambiente, al massimo della verifica, ci può vedere disponibili ad un approfondimento, ma un documento che parte dalla difesa di una questione di corrispondenza formale fra un progetto e l'eseguito, cose sulle quali i Consiglieri non si possono pronunciare, ci crea qualche difficoltà. Quindi ripetiamo la richiesta alla cortesia del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, perché perdere del tempo dietro ad una questione semplice ma dovuta. La questione sollevata da questo ordine del giorno è di una semplicità e linearità estrema e avrebbe dovuto essere risolta lo stesso giorno in cui l'ordine del giorno è stato presentato, perché allora era stata posta, era attuale e si poteva votare.
Dire mesi e mesi dopo che la questione non è più attuale è una presa in giro! Le questioni che sollevava l'ordine del giorno erano semplicissime: 1) precisare i fatti 2) difendere gli uffici regionali, ingiustamente accusati 3) far conoscere la precisazione dei fatti a chi di dovere. Banale! E' banale ma non irrilevante, perché una Commissione regionale ha fatto un sopralluogo ufficiale e sentito degli apprezzamenti sull'operato degli uffici, che ha portato alla sospensione dei lavori di un appalto, atto di estrema gravità per i danni ed il tempo in più necessario per le opere, in base ai quali i lavori sono stati sospesi senza ragione; questo mi ha preoccupato al punto che nella stessa riunione (i presenti spero che me lo confermeranno) ho sollevato il problema immediatamente perché avevo sentito una affermazione dell'Assessore Mignone che, sulla base dei resoconti degli uffici, diceva che i lavori erano stati sospesi perché difformi e ho sentito l'affermazione da parte della SITAF che diceva: "Non è vero, i lavori non erano difformi, non si poteva sospendere. Ci sono stati danni di vario tipo". Di fronte ad affermazioni di questo genere considero dovere di un Consigliere regionale che ha rispetto per l'istituzione, quella di dire: "spiegateci al prossimo Consiglio regionale come stanno le cose", perché se gli uffici hanno sbagliato, pazienza, non è una tragedia, si può sbagliare ma se gli uffici non hanno sbagliato ha sbagliato chi ha addossato gli uffici questa responsabilità e io ho detto: "Ne parleremo". Quando nella seduta consiliare successiva l'Assessore Mignone ha fatto una relazione l'ha fatto molto netta e ci ha spiegato - e io mi fido, e l'ho detto in quell'intervento - che i lavori erano difformi, che gli uffici avevano fatto un buon lavoro. A quel punto mi è sembrato doveroso per rispetto a questo Consiglio e per far rispettare questo consiglio da tutti anche dalla SITAF, scrivere quattro righe nelle quali si diceva: "Precisiamo che i fatti sono consistiti in una esecuzione di lavori difformi. Precisiamo che gli uffici quindi avevano ragione. Sappia chi ha affermato il contrario che si è sbagliato". Questo era attuale allora e meno attuale adesso, ma secondo me non è meno doveroso. Non nascondiamoci dietro ad un dito! E' successo un fatto piccolo che doveva, con la sensibilità di tutti essere affrontato subito; per insensibilità della maggioranza, non è stato posto nei tempi giusti, venga almeno posto successivamente, ma non facciamo in modo che un fatto di una tale semplicità non venga risolto in quest'aula dal Consiglio regionale, ne va il rispetto di ciascuno di noi, a meno che le cose non si siano svolte secondo quanto ci ha raccontato l'Assessore Mignone, cosa che io non credo e non voglio neppure pensare: sto a quanto è stato riferito in quest'aula. Quindi con la massima cortesia rinnovo la richiesta, e richiedo altrettanta cortesia dai colleghi, di entrare nel merito di questo ordine del giorno e non di avermi fatto aspettare dei mesi per poi dirmi: "Ora è troppo tardi". No, a questo non ci sto. Quindi si entri nel merito dell'ordine del giorno, lo si approvi e lo si respinga, ma non si faccia finta di niente perché secondo me abbiamo già fatto finta di niente per tanti mesi e la cosa mi dava molto fastidio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho partecipato anch'io a questo sopralluogo e ritengo di ricordare bene gli avvenimenti: cosa è stato detto dall'Amministratore delegato della società, dall'Assessore Mignone, dal Consigliere Chiezzi e da me.
Non è particolarmente importante verificare quanto questa discussione sia o meno di attualità. Parliamo piuttosto di cosa sta accadendo oggi per ribadire come quella situazione sia tuttora attualissima. E' stato sufficiente prendere visione del progetto presentato ai sensi della legge regionale n. 27 per verificare come la stessa SITAF e i progettisti abbiano presentato, tanto perché la cosa fosse subito chiara, un nuovo progetto sovrapposto al progetto vecchio. Cioè, il nuovo tracciato (il progetto nuovo) raffrontato con il vecchio percorso. Allora, mentre in una sede si sostiene - da parte della SITAF l'identità dei due progetti, agli uffici regionali contemporaneamente perviene un nuovo progetto, che si presenta e viene presentato come tale. Così pure diverse sono le soluzioni tecniche proposte dalla SITAF per la sua nuova strada di servizio. Ci sono però due punti sui quali vorrei fermare la vostra attenzione: 1) la strada di servizio, quella che si sta nuovamente costruendo, è certo autorizzata ai sensi della legge n. 27, ma a me non risulta sia mai stata autorizzata ai sensi della legge 431. Quando questo quesito è stato rivolto, in altra sede, alla SITAF questa ha disinvoltamente risposto che da punto di vista ambientale, i due progetti erano equivalenti. Io credo che non sia assolutamente così, soprattutto quando le attuali soluzioni tecniche, che prevedono aggetti con tiranti innestati nella roccia e sistemi diversi da quelli precedenti fanno sì che l'impatto estetico e visivo nella strada di servizio sia totalmente diverso da quello della strada prevista dal vecchio progetto. Quindi l'interrogazione che ora faccio a voce con alcuni condizionali, rivolta all'Assessore alla pianificazione territoriale, è la seguente: la strada di servizio attualmente in costruzione è autorizzata o non è autorizzata ai sensi della legge 431 o della legge 1497, visto che si tratta di nuovo progetto? Deve essere autorizzata? Secondo me sì. C'è una variante di progetto che deve essere nuovamente autorizzata. Ed in ogni caso spetta alla Regione ogni valutazione sulla equivalenza o meno dei due progetti.
Aggiungo ancora una questione molto recente, che può considerarsi un'integrazione a questa interpellanza. Risulta a chi passa di lì che magari questa strada è ormai diventata un casus belli. Bisognerebbe nuovamente controllare con attenzione l'esecuzione del progetto: io inviterei nuovamente gli uffici dell'Assessorato competente per l'esame della legge n. 27, ad andare nuovamente a verificare, perché esistono margini di sospetto.
Questa strada larga circa sei metri che si sta facendo per andare a mettere una rete di protezione per i massi che stanno scendendo sulla strada, a mia memoria, mi pare che non fosse tra le cose autorizzate ai sensi della legge n. 27, soprattutto con quella ampiezza e realizzata in quel modo. Forse, a proposito di questa strada di servizio non abbiamo ancora concluso e tutta la vicenda richiede ancora un attento controllo della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei cogliere la sottolineatura fatta poc'anzi dal Presidente Viglione presentando l'ordine del giorno, facendo rilevare che è assente da questa discussione l'Assessore Mignone al quale si fa riferimento nell'ordine del giorno che stiamo discutendo. Anche se è importante l'aspetto di cortesia, essendo il segno di un rapporto civile, sul piano politico non si può dare luogo soltanto ad aspetti di cortesia, così come non si può dire che si tratta di un ordine del giorno che in parte sembra essere superato da fatti successivamente intervenuti. D'altro canto c'è stata una discussione che non si è conclusa ma che si vorrebbe concludere, quindi c'è un problema di carattere politico Direi ai presentatori dell'ordine del giorno se non ritengano opportuno, in assenza dell'Assessore, rinviare la discussione per evitare che si dia luogo ad un pronunciamento da parte del Consiglio regionale che in definitiva chiuderebbe un discorso che invece è giusto venga visto in tutti i suoi aspetti. Sono d'accordo con le richieste che sono state fatte prima dal collega Picco e poi dal collega Marchini. Lo dico in termini di opportunità politica, lo dico valutando aspetti che mi sembrano importanti.
Mi sembrerebbe che la presenza dell'Assessore in ordine anche alla relazione che ha fatto, sia importante. Non mi sembra nemmeno molto corretto passare all'approvazione o alla discussione di un ordine del giorno in assenza di uno dei referenti che io giudico importante.
La posizione del Gruppo socialista è quindi una posizione politica diretta a chiedere il rinvio. Diversamente ci pronunceremo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Più che nelle conclusioni dell'ordine del giorno sulle quali si pu ancora riflettere ritengo di dover esprimere molta perplessità sull'opportunità di approvare questo ordine del giorno così come è stato concepito.
Mi associo alle osservazioni dei colleghi Picco e Marchini nel merito delle questioni poste. Oggi il discorso si è ampliato, l'intervento del collega Ala ha portato assolutamente fuori dal seminato, quello sollevato non è argomento attinente alle problematiche che invece sono presenti nell'ordine del giorno.
Le mie riserve sono invece molto più vicine alle posizioni espresse dal collega Marchini.
Sottolineo l'assoluta necessità del mantenimento delle nostre iniziative nei campi di nostra competenza. Così come ho manifestato (anche se non formalmente) qualche perplessità relativamente all'opportunità che una Commissione consiliare svolga un controllo di natura preminentemente tecnica, così esprimo ora l'indisponibilità ad approvare (e questo non già per un'opposizione prevenuta nei confronti della tesi sostenuta dal collega Chiezzi ma proprio per una questione istituzionale) l'inopportunità di investire il Consiglio regionale di un giudizio tecnico relativamente al quale il Consiglio stesso non ha competenza. Abbiamo avuto, caro collega Chiezzi, la relazione dell'Assessore Mignone che è stata approvata e che non è stata contestata. In essa sostanzialmente gli uffici sono stati perfettamente e completamente tutelati, quindi l'approvazione dell'organo da cui gli uffici direttamente dipendono c'è stata. Il Consiglio non ha avuto nessuna relazione dalla SITAF e quindi non è in grado di conoscerne i dettagli e i contorni e quindi non ha autorità per contestarla. Il Consiglio deve dare soltanto giudizi di valenza politica più ampia avendo altri elementi specifici su cui giudicare elementi che noi obiettivamente nei dettagli non abbiamo. Non c'è una prevenzione o un'opposizione, c'è ancora un richiamo, quale quello fatto dal collega Marchini, alla cortesia per comprendere delle posizioni che sono sostanzialmente istituzionali, un richiamo a mantenerci negli ambiti strettamente di nostra competenza.
Per quanto riguarda invece la parte conclusiva, pur non comprendendola fino in fondo e mi sembra veramente di riprendere questioni superate, penso di associarmi alle considerazioni fatte dal collega Rossa: se si vuole riaprire in questa sede l'argomento è bene che sia l'Assessore competente ad illustrare i dettagli della cosa.
Concludendo mi associo alla posizione del collega Picco con alcune aggiunte che mi sono permesso di fare di ordine procedurale e di ordine istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, mi rivolgo al Presidente della Giunta, che è stato coinvolto a suo tempo su questa problematica, per suggerirgli di controllare le cose dette dal collega Ala alla fine del suo intervento; non le questioni che riguardano l'applicazione della legge. Ala ha detto che pare si ripropongano delle questioni di sicurezza di quel tratto di strada.
Visto che il Presidente della Giunta è stato obbligato ad agosto ad emanare un decreto di blocco dei lavori, non vorrei trovarmi in un'altra condizione di questa natura. Gli uffici controllino le informazioni che ha dato il collega Ala così avremo un quadro completo. Il collega Ala ha aggiunto alla fine del suo intervento, che ci sono problemi che riguarderebbero la messa in opera di reti di protezione perché cadono massi. Dato che il Presidente fu già obbligato a emanare un decreto di sospensione dei lavori perché una parte di quella strada era crollata nella Dora, mentre torniamo su questa questione accertiamo questo ultimo aspetto. Si sono ripresi i lavori? Come si sono ripresi? In che modo e in quali condizioni sono? Non voglio fare un altro accertamento, perché io tecnicamente non ne capisco niente; non cavalco le tigri perché non sono capace nemmeno di cavalcare un somaro, ma visto che i problemi ci vengono posti mi pare opportuno che la Giunta faccia un accertamento con i suoi uffici e ci dica esattamente come stanno le cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, non vorrei che un nostro intervento che era di tipo metodologico venisse letto in termini non corretti. Quindi rispetto alle questioni sollevate noi ci associamo al fatto che nel prossimo Consiglio debba essere data una comunicazione della Giunta sugli eventuali ulteriori controlli che avrà ritenuto di far fare. Dopodiché, collega Chiezzi, qui avviamo una questione molto delicata, perché se si tratta di fare proprie e rinviare alla società le dichiarazioni dell'Assessore mi va bene, però a questo punto aprire la querelle in ordine a dichiarazioni fatte dalla società, che qualcuno ha sentito, altri non hanno sentito, dimenticando per esempio che qualcuno può aver sentito anche delle considerazioni dei pubblici amministratori locali, mi sembra un modo molto problematico con cui definire il ruolo di una Commissione che va a fare un sopralluogo.
Perché se diciamo che la Commissione deve farsi carico di tutte le cose che sente, io devo dire che le cose che gli amministratori locali hanno detto in ordine a questa vicenda puntualmente le ho dimenticate; come Consigliere regionale ritengo di averle dovute acquisire nel senso politico delle sollecitazioni e delle preoccupazioni, non delle questioni di carattere specifico sul funzionario e sulla Giunta. Perché io ho l'impressione che localmente i sindaci abbiano fatto qualcosa in ordine a delle insufficienze regionali nel loro complesso, non vado nel dettaglio perché non ricordo oltre. Allora che la Commissione che è andata a fare un sopralluogo, che tra l'altro non aveva per oggetto quello, venga chiamata in quest'aula per sentirsi dire che non può non pronunciarsi su queste dichiarazioni, pu essere giusto; però se diciamo che è giusto, ricordiamoci che quando andremo a fare dei sopralluoghi dovremo essere molto attenti, registrare verbalizzare, sapendo che rispetto alle cose che sentiremo e che vedremo avremo poi un dovere di denuncia, di rappresentazione, di iniziativa.
Questo bisogna che ce lo diciamo, perché io non voglio più commettere delle omissioni in atti di ufficio, collega Chiezzi!



CHIEZZI Giuseppe

Non è cosi, collega Marchini?



MARCHINI Sergio

Collega Chiezzi, in quella sede sono stati fatti dalla SITAF e dagli amministratori locali degli apprezzamenti in ordine al ruolo che ha svolto la Regione in questa questione. Allora non si possono dividere gli apprezzamenti solo per quelli che fanno comodo e dimenticare gli altri. Se andate alle Molinette trovate un mio amico, che si chiama Negro, maciullato da un TIR; ma nessuno si chiede di sapere se questo nostro modo di procedere abbia qualche rapporto in ordine a qualche altro signor Negro che verrà schiacciato dai TIR. Queste cose per esempio gli amministratori locali le hanno dette, ma non sono certamente oggetto di discussione in questa sede. Gli amministratori locali hanno detto chiaramente che si erano sentiti poco assistiti dalla Regione nel suo complesso in questa questione.



CHIEZZI Giuseppe

Queste cose devi dirle collega Marchini! Non eri in gita, stavi lavorando per la Regione!



MARCHINI Sergio

Chiezzi, ti ho posto un problema istituzionale. Ti ripeto: se si tratta di fare una valutazione, se si tratta di fare nostre le considerazioni che ha fatto l'Assessore sul passato io sono d'accordo a dire che si devono fare sul presente. Se mi si chiede, come Consiglio, di dar maggiore significato a una dichiarazione dell'Assessore e chiedere al Presidente di portare a conoscenza della nostra assunzione di una dichiarazione dell'Assessore, i destinatari, la SITAF, gli enti locali, Topolino, mi sta bene. Però in ordine al ruolo che ha svolto la Commissione in quella data Chiezzi, ti prego di riflettere perché è una questione aperta che abbiamo di fronte tutti i giorni. Ma se immaginiamo di doverci far carico in termini di risposta puntuale, letterale, rispetto alle cose che avvengono in un incontro con la collettività, o nella specie su una questione singola, e non di una risposta di ordine politico e di una funzione politica, su questo bisogna che ci chiariamo le idee. Perché io ritengo di dover ascoltare una dichiarazione in quella sede in termini politici e di prendere atto cioè di una situazione rispetto alla quale sollecito la Giunta perché rimedi. Se invece mi si dice che io, membro di una Commissione, nel corso di un sopralluogo devo farmi carico delle questioni di carattere specifico, io non mi sottraggo; ma va chiarito questo. Va chiarito, ma, permettetemi, possiamo anche farlo in questa sede. Volevo soltanto motivarti le mie perplessità non in termini di necessità di approfondire e verificare, quindi mi associo a che le verifiche vengano fatte. Non mi sottraggo alla opportunità di trasmettere alla SITAF e al Comune competente l'assunzione da parte del Consiglio degli accertamenti fatti dall'Assessore e delle dichiarazioni fatte dall'Assessore. A lato della questione pongo il problema generale di quale ruolo abbiano i Consiglieri quando vanno a fare un sopralluogo; allora a questo punto si apre anche il problema di quando si fanno le consultazioni. In genere il rapporto che noi abbiamo con la collettività in questa nostra funzione di tipo politico deve avere da parte della Commissione e dei Consiglieri una risposta globalmente politica o deve essere una risposta di tipo gestionale puntuale? Questa è una questione che non risolviamo nella vicenda specifica, ma che ti prego, collega, di considerare tra gli elementi di perplessità in ordine all'opportunità di votare immediatamente un documento di questo genere, perché apriamo anche qui un precedente. Chiudiamolo nel modo che riteniamo più opportuno. E' certo che se lo chiudiamo nel senso che la Commissione non deve lasciar passare sotto silenzio un apprezzamento fatto sull'attività dei funzionari mi va anche bene. La volta prossima per chiederò che il funzionario della Commissione venga con noi e stili un verbale rispetto al quale io poi sarò responsabile; perché non posso essere responsabile di non avere sentito o di avere dimenticato, perché una certa dichiarazione molti di noi l'hanno sentita, qualcuno può non averla sentita, molti l'hanno ricordata perché l'hanno considerata importante altri non l'hanno considerata importante. Ma se mi si viene a dire che io ho il dovere di prendere posizione rispetto a questa affermazione desidero che questa nasca da un verbale, cioè da un atto istituzionale e non da parole che, ripeto, non siano state firmate da un responsabile verbalizzante. Chiedo scusa ancora del tempo che ho fatto perdere su questo. Si è aperta un'ulteriore questione in ordine al modo d'essere delle Commissioni ed al loro modo di lavorare. Approfondiamolo. Il nostro Gruppo è disponibile all'una o all'altra delle soluzioni; l'importante è che non ci si avvii leggermente a una delle soluzioni. L'importante è che ci si avvii dopo aver riflettuto: ha una funzione politica e quindi risponde in termini politici alla gente, oppure ha una funzione di tipo ispettivo quindi risponde in termini di attivazione di strumenti di controllo e magari di rimedio, come nella specie, cioè la riduzione in pristino.
Questo, caro Chiezzi, è un problema aperto; sono questioni sulle quali la Regione dovrà definire anche regolamentarmente il suo modo di essere.
Non perdiamo questa occasione per riflettere, ma non prendiamo anche questa occasione per decidere in un sì o in un no troppo leggermente: sono questioni che vanno approfondite. Mi rendo conto che queste cose divertono molto, lo capisco benissimo, però se queste questioni non vengono chiarite noi non torneremo con la Commissione a fare dei sopralluoghi. Dovrà prima essere chiarito che oggetto e risultato dell'ispezione della Commissione è il verbale redatto dal funzionario responsabile. Perché se si sorride anche a queste nostre argomentazioni, vuole dire che c'è l'impressione di venire in questa sede a discettare su questioni sulle quali non si è abituati e disponibili a riflettere abbastanza. E' un problema, Chiezzi consentimi, di grande delicatezza e visto che l'hai posto va concluso con un'integrazione del regolamento, dove ci sia scritto che quando la Commissione va a fare un sopralluogo ci vuole un verbale. Noi siamo andati a vedere l'autostrada Ulzio-Susa, siamo andati a fare un incontro sulle discariche, in quella occasione abbiamo anche avuto modo di vedere da lontano quei lavori e abbiamo sentito quelle dichiarazioni fuori da quei locali. Per cui, ripeto visto che io a questa questione sono anche fisicamente vicino, noi siamo disponibili e non solo interessati, perché vengano approfondite le ragioni delle perplessità e dei dubbi del collega Ala, che nella misura in cui sono state esposte sicuramente sono almeno quel tanto fondate da giustificare un controllo ulteriore.
Quindi chiediamo che l'Assessorato faccia i controlli del caso riferisca in questa sede.
Chiediamo al Presidente di trasmetterli nei termini puntuali, e se del caso anche rigorosi, che una questione così delicata merita. Sulla questione del ruolo della Commissione invece mi pare che ci voglia qualche momento di riflessione reciproca.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non credevamo che sorgesse in occasione della reiterata - più volte da Chiezzi sempre in fine seduta, ma anche da parte mia con rimostranze decise richiesta di questo ordine del giorno, una questione di questo tipo, tra l'altro dopo che abbiamo ceduto al rinvio. Non c'è male come tecnica.
Abbiamo perso un'ora per poi rinviare e votare la prossima volta. Quando gli ordini del giorno sono predisposti da quattro mesi e vengono anche richiamati continuamente, sarebbe meglio se uno si preparasse prima e arrivasse in aula a dire le cose, per concludere in un senso o nell'altro.
Questo lo dico per quando ci sono rilievi sulla produttività del Consiglio.
Seconda constatazione: c'è un problema che all'interno di un sistema di rapporti istituzionali corretti si pone sempre ed è quello di far valere una reattività da parte della Regione. Ho l'impressione, invece, che talvolta con questi soggetti, per vari motivi, quando se ne parla si abbia il senso di camminare sulle uova e non si arrivi al dunque. Sul come scrivere l'ordine del giorno io ho fatto dei rilievi: come impegnare la Giunta che ha fatto le dichiarazioni, che ha le strutture alle sue dipendenze. Il problema di fondo è contestare adesso (mi si permetta), da parte del collega Marchini, l'esercizio di una funzione politica che non è affatto per noi limitata o organizzata secondo i binari della verbalizzazione. Dovunque io mi muova come Consigliere e qualsiasi fatto apprenda da parte di qualsiasi soggetto, ho la piena titolarità di cercare di reintrodurlo all'interno delle istituzioni per avere delle espressioni politiche!



(Interruzioni del Consigliere Marchini)



BONTEMPI Rinaldo

Per quanto ci riguarda rinviamo pure, però vorrei invitare la maggioranza a portare con serietà al voto gli ordini del giorno soprattutto se li presentiamo quattro mesi prima. Se qualche volta non avviene di ricordarlo in riunione di Capigruppo, non è perché non ci interessi. Nelle sedute dei Capigruppo, che non sono organizzate con una forte iniziativa ordinata, lungimirante della Giunta, ho l'impressione di dimenticarmi molte cose, perché sono costretto in quella sede a dare un principio ordinatore alla mia testa e per conseguenza ai lavori dei Capigruppo. Per cui chiedo alla maggioranza e alla Giunta di ricordare che se anche tutte le volte non faccio una lettera e non grido, vorremmo che tutti gli ordini del giorno del Gruppo comunista, prima meglio che poi venissero portati all'attenzione. Allora se venite preparati è meglio! Perché si evitano queste cose. Oggi abbiamo fatto il dibattito; c'è la richiesta di un rinvio. Però mettetevi nei nostri panni, abbiamo l'impressione che voi non siate tanto cortesi nei nostri confronti! A me pare che siate scortesi con noi al punto tale che vi dimenticate che mesi fa non solo abbiamo presentato il documento ma che addirittura tutte le volte Chiezzi chiedeva dov'era l'ordine del giorno della SITAF. Può aver ragione o meno, lo dirà la storia o altre discipline che non siano la politica. Certo è che ha un diritto! E il diritto suo è di avere, rispetto alla sua proposta, un atteggiamento cortese di attenzione. Non c'è stato! Noi allora siamo cortesi ad accettare il rinvio, però quando ci arrivano le lezioni, qui sull'orecchio, di vario tipo di sistema, forse qualcosa da dire anche noi ce l'abbiamo!



PRESIDENTE

Ogni discussione dovrebbe concludersi con una votazione. Se non c'è l'accordo di unificare l'ordine del giorno si potrebbe votarlo per parti separate. Questo potrebbe avvenire la prossima volta in caso non si trovasse l'intesa.


Argomento: Caccia

Dichiarazione di urgenza ai sensi dell'art. 74 del Regolamento del progetto di legge n. 352 presentato dalla Giunta regionale in materia di caccia. (Pregiudiziale presentata dal Consigliere Montefalchesi)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della richiesta da parte della Giunta di dichiarazione di urgenza, ai sensi dell'art. 74 del Regolamento, del progetto di legge n. 352 in materia di caccia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montefalchesi per porre una questione pregiudiziale. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siccome la materia è estremamente delicata, tendo ad essere estremamente corretto fin dall'inizio per non dover far rilevare a posteriori dei vizi di forma.
Intendo porre una questione di regolarità formale. Questo argomento non è iscritto all'o.d.g., quindi, prima di discuterlo, deve essere iscritto per non dover poi riscontrare, noi od altri, vizi di forma sulla procedura adottata.



PRESIDENTE

Nella conferenza dei Presidenti dei Gruppi in precedenza furono iscritte tutte e tre le proposte di legge. I Capigruppo stabilirono altresì che si sarebbe iniziata la discussione questa mattina. Si riteneva che la Commissione potesse licenziare un testo da portare all'esame dell'aula sul quale nominare un relatore di maggioranza e uno di minoranza. Poiché non si è giunti a questo, resta però l'iscrizione sebbene non nella forma che i Capigruppo avevano inteso dare.
A questo punto è stata richiesta la dichiarazione di urgenza da parte della Giunta, ai sensi dell'art. 74 del Regolamento, sostanzialmente quindi il richiamo in aula essendo decorsi i termini.



MONTEFALCHESI Corrado

Resta però il fatto che tale proposta di legge non è iscritta.



PRESIDENTE

C'è però l'istanza, depositata ieri, diretta a introdurre l'argomento all'esame del Consiglio in base alla dichiarazione di urgenza ai sensi dell'art. 74 del Regolamento, a cui fa richiamo l'art. 32 del Regolamento per cui quando l'esame da parte della Commissione competente di un disegno o di una proposta di legge ha superato i termini previsti dal Regolamento il proponente può richiamare in aula il provvedimento.
Si tratta ora esclusivamente di deliberare circa la dichiarazione d'urgenza; al termine della seduta odierna i Capigruppo stabiliranno tempi e modi nei quali sarà discussa la proposta di legge.



MONTEFALCHESI Corrado

Lo facevo solo nell'interesse dei proponenti e dei richiedenti l'urgenza, nel senso che presumo che qualcuno possa anche appellarsi a questo elemento in una materia così delicata.



PRESIDENTE

Consigliere Montefalchesi, la proposta di legge che si vuole richiamare in aula non viene discussa oggi, bensì nei tempi che verranno stabiliti dai Capigruppo, ai quali spetta la regolamentazione dei lavori del Consiglio.
Sulla richiesta di dichiarazione d'urgenza può intervenire un oratore per Gruppo.
Ha ora la parola l'Assessore Moretti che illustra le motivazioni per le quali è stata avanzata tale richiesta.



MORETTI Michele, Assessore alla caccia

Signor Presidente, penso che l'urgenza sia nata da come la Commissione è andata avanti sul disegno di legge e sulle proposte di legge.
Senza entrare nel merito, penso che la Giunta sul piano procedurale ha invocato l'applicazione all'art. 74 del Regolamento per una ragione, che lo stesso Presidente di Commissione ha rilevato: l'impossibilità di concludere la discussione e la definizione di una proposta da portare in Consiglio regionale. Mi sia consentito, senza entrare nel merito, di affermare che c'è stata una disponibilità da parte della Giunta e che abbiamo affrontato molte richieste proposte in Commissione. Risultato finale alcuni membri hanno presentato 1400 emendamenti, mettendo naturalmente in condizione la Giunta di non potere affrontare il problema in Commissione.
Per questo penso che l'urgenza non vuole solo essere momento di chiusura nei confronti di coloro che in Consiglio regionale vogliono proporre emendamenti migliorativi al disegno di legge. Anzi, c'è una dichiarazione di apertura della Giunta su questo problema. Infine devo dichiarare che non c'è presunzione da parte della Giunta di far decadere il referendum. A conclusione del dibattito in Consiglio regionale, si pu decidere se far decadere il referendum.
Pertanto concludo con la disponibilità da parte della Giunta. I problemi indicati sono talmente complessi per la natura della caccia complessi per il modo di come viene interpretata la caccia, parlo delle due filosofie o delle due ideologie, se ridurre le specie oppure l'attività di equilibrio faunistico nel territorio. Quindi, sono, secondo me, proposte che devono trovare in sede di dibattito una definizione. La richiesta della Giunta non è rigida sulla proposta del disegno di legge, ma di accettare anche proposte migliorative. Detto questo, credo che non dobbiamo avviare un dibattito, ma verificare i momenti procedurali rispetto all'applicazione dell'art. 74. Non ho da aggiungere altro. Credo di aver seguito con interesse i lavori della Commissione, non solo con interesse, ho accettato e ho dichiarato di non interferire su decisioni di carattere democratico e sul referendum alla fine può anche essere effettuato: non lo so, non sono fra quelli che affermano che la legge deve impedire il referendum, sono per dire che la legge può essere migliorativa rispetto alle proposte referendarie. Questa è la proposta fatta non solo da parte mia, ma dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, non so cosa preveda il Regolamento in caso di falso o mendacia: questo punto non l'ho studiato ancora bene, ma non mi pare si possa affermare, come è stato detto poc'anzi, che l'urgenza è motivata dal fatto che in Commissione ci fosse impossibilità a concludere l'iter legislativo normalmente previsto. Ho seguito insieme agli altri colleghi presentatori di una delle proposte di legge sul tappeto, tutte le riunioni della Commissione ed in quella sede sino a lunedì alle ore 16,30 è stato svolto un lavoro interessante, di approfondimento nel merito e di messa a fuoco di proposte che hanno riscontrato l'interesse di alcuni, la perplessità di altri ma nella più piena correttezza dell'iter e delle norme previste dal Regolamento.
Questa impossibilità si evincerebbe dalle parole usate dall'Assessore al quale, voglio dire pubblicamente, il sottoscritto, e penso anche gli altri firmatari di una proposta di legge, ha dato e dà volentieri atto di essersi dialettizzato in maniera arricchente per tutti nell'ambito della discussione che in Commissione si è svolta. Quindi a riprova che non c'è stata nessuna impossibilità a discutere. L'unico riferimento a questa presunta impossibilità è costituito dal fatto che sono stati presentati degli emendamenti in Commissione. A noi pare che presentare degli emendamenti nel corso di una discussione in Commissione sia del tutto legittimo, sia un diritto, non sia una concessione di nessuno. A volte un dovere. E per noi era un dovere presentare degli emendamenti che riproponessero nel momento decisionale dell'iter in Commissione, un punto di vista al quale noi abbiamo voluto incatenarci. Punto di vista che è quello dei promotori di un referendum, soggetti oggi istituzionalmente riconosciuti e tutelati dalle leggi di questo Stato, che non hanno facoltà di parola in questa sede ma che attraverso noi hanno parlato per dire che la caccia deve essere esercitata tutelando le specie in estinzione tutelando il diritto legittimo della totalità dei cittadini di usufruire del territorio (in particolare quando tutti i cittadini possono accedere ad esso per fare una passeggiata piuttosto che per raccogliere i funghi) nel giorno della domenica, riposo santificato anche dai Vangeli. Quindi abbiamo riproposto le questioni che i promotori del referendum hanno ritenuto di dover sottoporre al giudizio di tutti quanti i cittadini. Presentare degli emendamenti, non è mettere una Commissione nell'impossibilità di decidere .
Detto che non si avverte da parte nostra nessun motivo per la dichiarazione di urgenza sulla proposta di disegno di legge della Giunta, voglio aggiungere quali sono le vere ragioni di questa richiesta.
Ho seguito dal primo momento la discussione in Commissione, ho avvertito un'inversione sensibile di clima ad una certa ora di lunedì pomeriggio scorso ed è stato quando è prevalsa la volontà politica di qualche componente della maggioranza di andare allo scontro frontale con i promotori del referendum, con chi in Commissione si faceva interprete di questa volontà. Altro non è, quanto ci viene proposto, se non l'illusione di poter vanificare la domanda referendaria con quel disegno di legge. Ho dato atto e do atto della volontà soggettiva manifestata in Commissione, e che lei Assessore ha voluto ribadire in questa sede, ma non è mistero che sono state dette parole secondo le quali se c'è un provvedimento legislativo che può impedire il ricorso al referendum, questo è il ddl della Giunta. E' sulla base di questa convinzione quindi, che qui si sta intentando una manomissione di una volontà popolare istituzionalmente riconosciuta e quindi la volontà di contrapporsi ad un diritto sancito dalle nostre leggi e tutelato, quello di potersi esprimere in ordine alla legislazione regionale. Concludo dicendo che il diritto al referendum, dal momento in cui tutti quanti si discute e magari ci si sciacqua la bocca con le esigenze di accorciare le distanze fra le istituzioni ed i cittadini, per noi è sacro.
Abbiamo anche detto, interpretando la volontà dei promotori del referendum, che era possibile, e lo è tutt'ora, legiferare in quella direzione, assumendo come punto di riferimento quanto è previsto nei quesiti referendari che noi abbiamo trascritto in una proposta di legge firmata da una serie di Consiglieri che, in quanto tale, significherebbe corrispondere in maniera non truffaldina ad una volontà. Verificheremo nei prossimi giorni se questo è possibile. Penso non ci sia motivo di dichiarazione d'urgenza. Annuncio il voto contrario del mio Gruppo a questa richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Rispetterò rigidamente i tempi del Regolamento. Impegno trenta secondi del tempo assegnatomi per tranquillizzare il collega Montefalchesi sulla possibilità di discutere di questo argomento, senza che questo fosse iscritto all'ordine del giorno, leggendo soltanto quello che prevede il secondo comma dell'art. 74 in proposito e cioè che "Il Consiglio regionale alla fine della seduta nella quale è stata presentata la richiesta delibera per alzata di mano, dopo aver ascoltato un oratore per Gruppo". Il che significa che questo è uno dei casi espressi dal nostro Regolamento in cui si discute di un argomento, senza che questo sia iscritto all'ordine del giorno: è previsto dal Regolamento che impone, o almeno prevede, che il Consiglio regionale possa discutere di questo argomento, esaurito l'ordine del giorno, nella seduta in cui è stata posta la questione di urgenza e quindi evidentemente fa il caso che la questione non fosse iscritta all'ordine del giorno perché altrimenti non si porrebbe e non si sarebbe posto il problema e il quesito.
Spiegato normativamente questo problema, devo intervenire sul merito della questione che stiamo discutendo.
Sono d'accordo, diversamente dal Consigliere Staglianò, sulla impostazione che è stata data dall'Assessore Moretti alla questione. Devo dare testimonianza, come componente della VI Commissione, che, per impulso di tutti i suoi componenti e - mi sia consentito di dire - del suo Presidente, la Commissione su questo argomento si è impegnata seriamente e a lungo; se sbaglio, Villa, correggimi, credo per otto riunioni. Ha ragione il Consigliere Staglianò nel dire che sino a lunedì c'è stato un confronto chiaro, aperto e di merito sull'articolato proposto dalla Giunta e sull'articolato proposto dai sottoscrittori degli altri due progetti di legge.
E' intervenuto però un fatto nuovo e diverso che Staglianò ha ricordato in maniera parziale. Nessuno contesta a un Consigliere o a più Consiglieri di presentare emendamenti, anzi, direi che è quasi una necessità il migliorare una proposta di legge o un disegno di legge attraverso il contributo di tutti coloro che vi lavorano e che quindi propongono attraverso gli emendamenti delle correzioni. Il fatto nuovo e diverso, se non vogliamo nasconderci dietro ad un dito, è la presentazione di un certo numero di emendamenti (io non li ho contati, ma mi sembrano più di mille).
Se non vogliamo fare degli interventi un po' ipocriti, dobbiamo dire chiaramente come stanno le cose e cioè che da parte di qualche Consigliere che ha presentato, legittimamente, questi emendamenti, era ed è in atto una operazione che gli inglesi definirebbero "filibustering"; noi italiani in maniera meno colorata la definiamo di "ostruzionismo", che è legittimo in democrazia, sia chiaro, non è un appunto, non è una critica, non è una accusa.



MONTEFALCHESI Corrado

Soprattutto quando si vuole evitare un diritto ai cittadini!



SANTONI Fernando

Adesso arriverò a quel diritto.
E' legittimo in democrazia, così come è legittimo che chi è sottoposto a questo tipo di comportamento si difenda nei termini che il Regolamento gli consente. Quando vengono presentati centinaia di emendamenti in cui si sposta una congiunzione, quando vengono presentati centinaia di emendamenti in cui si sposta un orario di minuto in minuto percorrendo l'intero arco della giornata, quando si presentano degli emendamenti in cui l'intero corpo di una frase viene smembrato termine per termine, chiamiamo le cose con il loro nome, non è un contributo al miglioramento della legge, è una attività parlamentare in prassi riconosciuta, in democrazia riconosciuta ma che ha un nome e cognome e a questa bisogna far fronte.
Si dice: "Tutto questo è derivato dalla necessità di non scippare o meglio di non sottrarre ("scippare" è termine usato da altra parte politica che Staglianò non ama molto, quindi credo che non abbia usato questo termine) ai cittadini un proprio diritto". Allora, amico Staglianò e colleghi Consiglieri, lungi da me il voler fare una lezione di diritto costituzionale, non ne ho le capacità e non ne ho i titoli, ma voglio ricordare a me stesso prima di tutto, come il diritto di legiferare, il diritto - dovere di legiferare è nel nostro sistema istituzionale, un diritto principale e prevalente dell'organo legislativo, che è un organo rappresentativo sia esso il Parlamento o il Consiglio regionale e che il diritto di legiferare da parte dei cittadini, attraverso lo strumento referendario, è uno strumento di surroga, non è un diritto principale originario, perché il diritto principale originario è dell'organo istituzionale, del legislatore. E' un diritto di surroga, quindi è un diritto supplementare e non originario e non complementare, ma supplementare alla inazione dell'organo legislativo. E solo in questo caso assurge a diritto, ma non è un diritto originario: il diritto originario e il dovere originario è della istituzione che deve legiferare.
Rivendico a questa istituzione il diritto di legiferare. Il suo diritto principale e primario è originario che non sottrae e non limita nessun altro diritto. E allora laddove l'istituzione, l'organo parlamentare non è posto in condizione di legiferare, ci sono gli strumenti regolamentari per riappropriarsi del diritto originario di legiferare, cioè quello della dichiarazione di urgenza che, in questo caso, l'Assessore correttamente a nome della Giunta ha sottoposto all'attenzione di questo Consiglio.
Mancheremmo noi, non a un diritto, ma a un dovere se non cercassimo tutte le strade possibili, secondo lo Statuto e secondo il Regolamento, per esercitare questo dovere di legiferare. Legiferare per cosa? Per peggiorare la legge che c'è già? Per impedire l'espressione della volontà popolare? Certamente no. Credo che anche questo l'Assessore l'abbia già detto: questo disegno di legge tende a cogliere lo stimolo e lo spunto che dalla presentazione della richiesta referendaria emerge e a tradurlo in termini normativi da parte dell'organo che questo diritto - dovere ha in via principale e primaria, cioè in questo caso il legislatore regionale, questo Consiglio regionale. Allora non stupiamoci se a fronte di una legittima scelta da parte di alcuni Consiglieri la Giunta e il resto del Consiglio reagiscono; hanno cercato di difendere un proprio diritto originario e primario, che è quello di decidere sulle leggi, di votare le leggi, di discutere nel merito delle leggi e non, consentitemi, sulle virgole o sulle congiunzioni che all'interno della legge possono esserci. Quindi credo che non solo sia un diritto della Giunta richiedere la dichiarazione d'urgenza per questa legge, ma sia un dovere della Giunta richiederla e sia un dovere di questo Consiglio richiederlo.
Da ultimo, perché mi sembra di aver concluso i cinque minuti a disposizione per l'intervento, ritengo che questa richiesta vada accolta e ritengo che, qualora il Consiglio consentirà alla richiesta della Giunta la stessa Giunta dovrà richiedere immediatamente l'iscrizione all'ordine del giorno perché finalmente si possa entrare nel merito sostanziale di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Se in questo Consiglio non vigessero i due pesi e le due misure l'intervento del collega Santoni sarebbe ineccepibile. Dato che invece a seconda del progetto di legge i comportamenti di questo Consiglio sono differenti, voterò contro a questa richiesta e mi permetto di ricordare visto che credo alla buona memoria dei colleghi Consiglieri e anche della Giunta, quando in quest'aula si rinviò in Commissione un progetto di legge presentato dal sottoscritto sull'informazione ambientale e che io richiamavo in quest'aula proprio con lo stesso art. 74 con la motivazione di urgenza perché aveva gli stessi diritti del progetto di legge della Giunta sulla caccia. Quando intervenni con la medesima richiesta il mio progetto di legge fu rinviato in Commissione e lì giace ancora.



PRESIDENTE

Non fu rinviato, fu concordato. Lei aveva diritto ad iscriverlo.



PEZZANA Angelo

Fu concordato dalla maggioranza. Io volevo iscriverlo. Non ero d'accordo a concordare il testo.



PRESIDENTE

Se lei non fosse stato d'accordo si sarebbe iscritto.



PEZZANA Angelo

No. Io ero per iscriverlo perché mi si disse: "Tanto non passa, quindi tanto vale che torni in Commissione". Visto che l'opposizione ritiene possibile che anche questa legge non passi ritengo di avere tutti i diritti e i doveri, in quanto opposizione, a fare il possibile per oppormi a questa legge. La mia proposta è che questa legge torni in Commissione, che in quella sede venga ridiscussa, perché quella è la sua sede. I tempi ci sono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Condivido quanto ha lucidamente detto il collega Santoni circa il diritto di legiferare e il diritto della Giunta di richiedere l'urgenza.
Il motivo dell'urgenza, mi consenta Assessore, non è quello che lei ha enunciato; il motivo vero e reale e a tutti noto è di arrivare (attraverso l'approvazione di una legge di modifica dei punti che sono stati indicati nel referendum) ad evitare il referendum per motivi che possono anche essere rispettabili. Perché dico "possono essere"? Perché io e la collega Minervini non abbiamo ancora avuto modo di approfondire nel dettaglio il contenuto del disegno di legge e non abbiamo ancora deciso come collocarci.
Sono convinto che la volontà della Giunta sia di modificare la legge a fini migliorativi ed evolutivi del testo, però è anche vero, perché è scritto nella relazione, che "attraverso questa modifica eviteremo il referendum perché a nostro avviso" - dice la Giunta "viene recepito tutto o in parte quanto chiedevano i sottoscrittori del referendum". Se è vero come è vero che il motivo reale della richiesta di urgenza è quello, attraverso la modifica, di impedire il referendum, allora dico subito che l'urgenza non sussiste; non sussiste per questa ragione, che anche qualora venisse approvata, anzi allorquando sarà stata approvata la legge di modifica ci nonostante il referendum si terrà egualmente anche se ci sarà il provvedimento del Presidente della Giunta ostativo, perché ci sarà ad un certo momento un organo giudiziario competente che dirà che il referendum si deve tenere. Questo perché? Perché se il vostro progetto di legge contenesse una modifica pura e semplice dei sette punti di cui al referendum, non ci sarebbero dubbi che lo stop al referendum sarebbe inevitabile; ma allorquando accanto all'abrogazione dei sette punti di cui alla richiesta di referendum si accompagna una modifica bisogna vedere se questa modifica sia sostanziale e penetrante o piuttosto non sia solo formale, marginale ed insufficiente. A nostro avviso le modifiche sono insufficienti perché non toccano la sostanza della vecchia legge. Non sto ad elencare tutti i punti di cui al referendum, ne indico uno solo: "i referendari chiedono che sia abrogato l'inciso dell'art. 40...."



(Interruzioni)



MAJORINO Gaetano

E' per dimostrare che il referendum a nostro avviso si dovrà fare; poi la mano sul fuoco non la metto e posso anche sbagliare, ma non credo per le ragioni che dirò alla fine. I referendari chiedono che sia abrogato l'art.
40 in quella parte in cui si consente la caccia alla domenica dall'alba al tramonto. La modifica della Giunta propone: la caccia è consentita dall'alba alle ore 13. A questo punto la modifica è marginale ed insufficiente, ma non perché lo teorizzo io adesso creando un argomento ma....



(Interruzioni)



MAJORINO Gaetano

Mi soffermo solo su questo, non sto a vedere se i sette punti di cui al referendum vengono toccati in maniera sostanziale o meno. Ne ho citato ad esempio uno solo. Perché con la modifica si dovrà andare lo stesso al referendum? Dicevo poc'anzi non perché lo sostengo io, perché ho creato questo ragionamento, ma perché molto più autorevolmente di me ha avuto occasione (penso che sia noto a chi si è occupato ex professo di questa materia) di statuirlo la Corte Costituzionale con la sentenza n. 68 del 1978 la quale dice che ai fini di evitare una frode alla Costituzione o allo Statuto, non ogni modifica di legge impedisce il referendum, ma "se l'abrogazione delle singole disposizioni cui si riferisce il referendum venga accompagnata da altra disciplina della stessa materia senza modificare però i contenuti normativi dei singoli precetti il referendum si effettua su nuove disposizioni legislative". Ecco perché ritengo che non ci sia l'urgenza di modificare, perché ho motivo di ritenere che il referendum si farà ugualmente alla luce non di principi teorizzati o inventati da me ma di principi statuiti dalla Corte Costituzionale. E se anche dei sette punti del referendum su sei ci sarà in sede di votazione una modifica sostanziale, almeno su uno non ci sarà di sicuro, perché indipendentemente dalla ragione o dal torto dei richiedenti il referendum di dire che non si va a caccia alla domenica, dall'opportunità o non opportunità di chiedere questo, sta di fatto che ridurre la norma che oggi parla di domenica intera, a un periodo che va dall'alba alle ore 13, non costituisce modifica sostanziale. Quindi al referendum si andrà, per cui non c'è l'urgenza e votiamo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Cercherò di essere brevissimo: voterò contro la richiesta di urgenza.
Continuo a non scorgere, nelle parole dell'Assessore, alcuna motivazione per questa urgenza. Continuo a non capire dove consista la motivazione della urgenza. L'Assessore ha detto che non c'è neppure la presunzione di volere evitare in questo modo il referendum. L'Assessore ha ancora teso oggi, se ho capito bene, a distinguere tra il richiamo della urgenza di questa legge e i tempi tecnici, le scadenze, le date e tutti quei passaggi che avvitano, poco per volta, la nostra Giunta regionale e il nostro caro Presidente della Giunta regionale attorno a tutti quegli atti da adottarsi per indire il referendum. Allora, se questa legge è, come si sostiene nelle parole dell'Assessore, sganciata dall'urgenza del referendum, non riesco a capire di quale altra urgenza si parli. Così come affermato da noti esponenti del mondo ambientalista, anche io sono disposto a ripetere che la legge della Regione Piemonte è senza dubbio, nonostante i numerosi interventi peggiorativi dell'Assessore Simonelli, una delle migliori leggi regionali esistenti in Italia, all'interno delle competenze regionali sulla caccia.
La stagione venatoria non comincia però tra venti giorni, ma - come anche ritroviamo nella legge che qui ci si propone con l'urgenza - a settembre. Quindi è difficile per me concepire l'urgenza se non legata al referendum. E allora, se è legata al referendum, come io ritengo e come però dicono solo alcuni esponenti della maggioranza, non posso non votare contro questa richiesta, a favore di un ritorno in Commissione, di una discussione aperta che tenga conto delle istanze, dei quesiti e dei temi proposti da chi ha sottoscritto il referendum. Altrimenti, vorrei che almeno lo si dicesse in maniera esplicita, e non solo alle riunioni dei Capigruppo, che è il referendum che induce a questa urgenza. Anche in questo caso, rispetto al quale vorrei in ogni modo una risposta, sono costretto nuovamente a votare contro. Perché, se la legge è questa (anche se ho colto la disponibilità dell'Assessore ad un aperto confronto d'aula della qual cosa lo ringrazio) si tratta di una legge che vanifica la richiesta dei cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro voto è contrario a questa richiesta perché non vediamo nessuna ragione per avallare o essere d'accordo sull'accelerazione di una legge che contrastiamo per le ragioni che son state qui ricordate. E' un tentativo per evitare il referendum e basta.
Detto questo però non mi è sfuggito un passaggio dell'intervento dell'Assessore Moretti, il quale a nome della Giunta e della maggioranza si è dichiarato necessitato ad arrivare a questo passaggio per provocare, qui in aula più che in Commissione, un confronto che tenesse conto delle ragioni anche degli altri. Le nostre ragioni, visto che siamo altri rispetto a lui, alla Giunta che rappresenta e alla maggioranza che lo esprime, questo è noto e arcinoto, sono quelle di riuscire a fare una buona, o meglio ancora, ottima legge che vada dichiaratamente nel senso nella ratio di fondo, della richiesta referendaria. Riteniamo questa esigenza matura ormai da molto tempo. Se alla dichiarazione di intenzioni dell'Assessore corrisponderà, e io mi auguro che corrisponda in maniera ferma e decisa, un analogo comportamento, noi siamo molto interessati a sviluppare questo confronto e a dare il nostro contributo, peraltro già noto, perché le nostre proposte le abbiamo già avanzate in Commissione trovando scenari un po' mutevoli e alterni e talvolta poco praticabili.
Quindi siamo contrari alla richiesta.
E' chiaro che se la dichiarazione di urgenza è per fare arrivare alla votazione questa impostazione della legge, la nostra contrarietà alla dichiarazione d'urgenza si tradurrà anche in un atteggiamento contrario nei confronti della legge. Alla legge così come è fatta siamo nettamente contrari e lo voglio ribadire, però io sono un ottimista per natura.
Spero che l'Assessore Moretti sia nelle condizioni e abbia la forza di mantenere gli impegni che ha qui annunciato.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione la richiesta di iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge della Giunta per motivi di urgenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 26 voti favorevoli e 18 contrari.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



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