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Dettaglio seduta n.123 del 25/02/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo al punto 2) dell'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo l'interrogazione n. 1047 presentata dai Consiglieri Bontempi e Chiezzi.
La parola al Presidente della Giunta regionale.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In riferimento all'interrogazione testé richiamata dal signor Presidente, dei colleghi Bontempi e Chiezzi concernente l'esposto Todaro Francesco relativo all'installazione delle caldaiette da parte dello IACP di Torino e ai reali costi dell'intervento il collega Genovese ha provveduto, a suo tempo, a dare risposta scritta stante la complessità delle procedure e delle analisi richieste. Essendo stata, comunque richiesta l'iscrizione all'o.d.g. di questa interrogazione mentre diamo per richiamata, e qui riproposta, la risposta scritta appare opportuno effettuare ulteriori e brevi precisazioni. Innanzitutto occorre richiamare che il signor Francesco Todaro a seguito dell'indagine esperita dall'ufficio dei Vigili Urbani non risulta esistere e che la presidenza degli IACP, a seguito dell'esposto richiamato dagli interroganti, ha provveduto alla presentazione di querela per diffamazione e denunce per il delitto di calunnia chiedendo che il giudizio si estenda ad accertare la verità o la falsità dei fatti attribuiti agli amministratori dello IACP di Torino. Nel merito della risposta, peraltro già data per iscritto, ci si limita a richiamare che gli interventi decisi dal Consiglio regionale per risolvere l'annoso problema della trasformazione del sistema di riscaldamento in alcuni quartieri degli IACP sono stati effettuati secondo soluzioni che la Giunta regionale ha ritenuto utili con deliberazione del 20/11/86 e "tecnicamente conformi ed idonee a consentire il corretto completamento dell'installazione e della messa a norma degli impianti singoli già esistenti". Mentre con la stessa deliberazione la Giunta regionale in merito alle offerte prezzi invitava lo IACP, a cui compete l'aggiudicazione dei lavori, a considerare l'opportunità di valutare quanto espresso dal prof. Filippi incaricato di esprimere un parere a supporto delle decisioni della Giunta. Si precisa da ultimo, che per un adeguato approfondimento della questione e, più in generale, per la necessaria informazione circa l'adempimento degli indirizzi espressi agli IACP dal Consiglio regionale l'Assessore competente e la Presidenza dell'istituto sono disponibili per un incontro con la II Commissione consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo prendiamo atto della risposta scritta pervenutaci e delle ulteriori precisazioni del Presidente in merito all'esposto del signor Francesco Todaro. Non entrer nel merito delle affermazioni del signor Todaro e neppure delle spiegazioni che Presidente e Vicepresidente dell'Istituto autonomo case popolari hanno fornito con la lettera inviata all'Assessore e che l'Assessore ha reso noto agli interroganti. Posso solo osservare che non tutte le affermazioni contenute in questa lettera (del signor Todaro) erano affermazioni prive di senso. Infatti sono state controbattute e alcune corrispondevano a verità occorre anche dire che non tutte le spiegazioni date sono chiare, forse ci vorrebbe ben altro che la lettura della risposta fornita dall'Istituto autonomo case popolari per capire come si sono svolte le vicende probabilmente ci vorrebbe il lavoro di una Commissione. L'appalto ha avuto una procedura molto complessa, vi è stata poi una estensione del contratto lo stesso appalto pare che si sia svolto senza un progetto preciso di riferimento, pare che il progetto sia stato solo successivamente redatto.
Ma va detto comunque che su questa vicenda, sulla quale non vogliamo entrare nello specifico, è già stato inviato tutto alla Magistratura dai diretti interessati, quindi c'è già un altro organo che si sta interessando alla questione. Qualche osservazione, invece, la farei sul tono della risposta pervenuta alla Regione da parte del Presidente e del Vicepresidente, tono che fa emergere una situazione abbastanza preoccupante per quanto riguarda il rapporto tra la dirigenza, la struttura di comando dell'Istituto autonomo case popolari e la struttura che deve lavorare. In questa lettera, infatti, sono contenute accuse tanto gravi quanto generiche; leggendo la lettera si citano esposti tesi a screditare delegittimare, ostacolare l'opera di risanamento morale. Si parla di soggetti forse operanti all'interno dell'istituto tesi a destabilizzare, a soffocare nel polverone responsabilità; si parla di vero autore, di complici che hanno ispirato questa lettera.
Allora questo tono ci preoccupa, nel senso che da parte delle massime autorità dell'Istituto autonomo case popolari svolgere delle considerazioni di questo tipo senza indirizzarle in modo preciso verso qualcuno è indice di una situazione molto preoccupante; cioè di una situazione che forse sfugge di mano e non è ben controllata dagli organi preposti alla dirigenza di questo istituto. D'altra parte è con un'affermazione di questo tipo svolta al massimo livello, che si pensa di instaurare un clima di fiducia tra chi deve dirigere l'istituto e chi all'interno dell'istituto effettivamente opera? Ci sono dubbi in materia. Quindi oltre alle denunce alla Magistratura che il Presidente e il Vicepresidente hanno fatto più di una volta, bisognerebbe, forse, verificare meglio che cosa in concreto sul piano della risoluzione dei problemi questa gestione dell'istituto ha realizzato per far fronte ai compiti propri dell'istituto. Le manutenzioni allora a che punto sono? Il controllo della morosità, l'anagrafe degli utenti promessa più volte e non ancora realizzata? Vi è un ordine del giorno datato marzo 1987 del Consiglio regionale che non ha ancora avuto una risposta soddisfacente. Vi sono poi numerosi esposti che provengono dai quartieri dell'Istituto case popolari dai quali si evince che l'attività propria dell'istituto è gravemente carente.
Sono proteste che tutti i giorni giungono ai Consiglieri regionali, ai Capigruppo e all'Assessore. Mi pare che su questi elementi non si possa più aspettare a lungo per avere delle risposte. Come Gruppo solleciteremo quindi questi incontri per affrontare i veri problemi dell'Istituto; mentre invece mi sembra che le denunce anonime da un lato e le risposte verso anonimi dall'altro non aiutino a risanare l'Istituto e soprattutto non aiutino a renderlo efficiente.
Prendiamo quindi atto della risposta pervenuta, esprimendo però questi dubbi generali sul tono che è pervenuto da parte dello IACP in merito alla risposta alle accuse di Francesco Todaro.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanze n. 828 e n. 1062 dei Consiglieri Chiezzi, Bontempi, Biazzi Dameri e Guasso inerenti: sentenza della Corte Costituzionale, espropri di immobili per pubblica utilità; rideterminazione indennità di espropriazione Comune di Nichelino


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interpellanze nn. 828 e 1062 dei Consiglieri Chiezzi Bontempi, Biazzi, Dameri e Guasso.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore agli espropri

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso che i Consiglieri siano d'accordo ad esaminare congiuntamente queste due interpellanze che richiamano sostanzialmente lo stesso argomento. Anche se una è di carattere più generale, si riferisce comunque ad un fatto specifico e l'altra riguarda il caso più eclatante che abbiamo attualmente in Piemonte su questa materia, che è il caso del Comune di Nichelino. Ovviamente questa è materia sulla quale occorrerebbe lungo tempo per discutere; cercherò di stare nei limiti previsti dal Regolamento per quanto riguarda la risposta alle interpellanze procedendo forzatamente per sintesi.
Premesso che: con le note sentenze della Corte Costituzionale n. 5/1980 e n.
223/1983 è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale delle norme relative alla determinazione delle indennità di espropriazione legate al criterio del valore agricolo medio per le aree aventi vocazione edificabile la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite Civili, con sentenza n. 4091/1985, ha stabilito che: a) l'essere venuti meno ai criteri di determinazione delle indennità non si traduce nella carenza del potere di espropriazione (e di occupazione d'urgenza) nelle ipotesi in cui quei criteri non siano più applicabili b) in base all'art. 12 disp. sulla legge in generale, non sono astrattamente configurabili situazioni insuscettibili di disciplina giuridica.
La soluzione adottata è stata quella, in base appunto alla sentenza della Suprema Corte, che rimane applicabile a questa materia il criterio dettato in via generale dalla legge n. 2359 del 1865.
Pertanto, a seguito dei pronunciamenti sia della Corte Costituzionale che della Corte di Cassazione, l'indennità di espropriazione di immobili a carattere edificatorio deve essere determinata ai sensi dell'art. 39 della legge 2359/1865 secondo cui la indennità dovuta all'espropriazione consisterà nel giusto prezzo che avrebbe avuto l'immobile in una libera contrattazione di compravendita e a tali fini deve essere esclusa la valenza negativa in termini di decremento dell'indennizzo, della presenza di vincoli urbanistici di inedificabilità preordinati alla espropriazione.
Si intendono per immobili a carattere edificatorio tutti gli immobili che per qualità ed elementi certi, obiettivi ed inequivocabili che, consistendo nella facilità di accesso, nell'esistenza di vie pubbliche e collegamento con i vicini centri abitati, nell'edificazione già iniziata nella zona nella presenza dei servizi pubblici necessari alla convivenza civile ed alle presenziali urbanistiche attestino una concreta potenzialità edificatoria.
Questo è il quadro legislativo nel quale noi ci troviamo, ivi compreso anche il riferimento contenuto nella legge 56 che disciplina i poteri di espropriazione attribuiti per legge ai Comuni salvo i poteri sostitutivi della Regione in casi di inerzia. All'interno di questo quadro generale ritornerò in conclusione della risposta. Entro nel dettaglio dei quesiti posti dalle interpellanze.
Per quanto riguarda la prima interpellanza, si precisa quanto segue: 1) le valutazioni del valore degli immobili soggetti ad espropriazione sono di competenza, ai sensi del combinato disposto dell'art. 11 della legge 22 ottobre 1971 n. 865, dell'art. 3 del D.P.R. 15 gennaio 19872 n. 8 e dell'art. 72 della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56, del Presidente della Giunta regionale che si avvale dell'Ufficio Espropriazioni della Regione, e precisando altresì che gli Uffici Tecnici Erariali e le Commissioni Provinciali costituite ai sensi dell'art. 14 della legge 28 gennaio 1977 n. 10 hanno dichiarato la propria incompetenza per la determinazione delle indennità di espropriazione di aree a vocazione edificabile.
2) Per le stime vengono adottati i criteri dettati dalla normativa in vigore (legge 25 giungo 1865 n. 2359 art. 39) procedendo al calcolo dell'indennizzo utilizzando il metodo estimativo fondato sul criterio della ricerca del "più probabile valore di mercato" dell'immobile, alla stregua delle possibilità edificatorie considerando gli indici di edificabilità esistenti nella zona e raffrontandolo con i valori emergenti dalle stime operate dai consulenti tecnici nominati dall'autorità giudiziaria ordinaria in vertenze relative alla materia.
3) L'Ufficio Espropriazione dell'Assessorato viabilità e trasporti ha sempre esplicitato agli Enti locali interessati i criteri sopra riportati che peraltro sono a conoscenza degli enti stessi, atteso che tale materia da oltre sette anni è oggetto di discussioni, di pubblicazioni e di decisioni dell'autorità giudiziaria che hanno avuto ed hanno notevole rilievo sulla stampa e nella pubblicistica.
4) Relativamente agli Enti locali a cui la Regione si è sostituita occorre preliminarmente precisare che tali poteri sostitutivi sono stati esercitati a seguito di specifiche istanze dei proprietari espropriati e previo invito formale rivolto agli Enti locali con deliberazione di Giunta regionale a provvedere nei termini di legge. Solo a seguito della mancata adesione all'invito la Regione dopo reiterati ulteriori inviti si è sostituita ai Comuni emanando i necessari provvedimenti.
5) L'importo complessivo dell'indennità oggetto di provvedimenti regionali ammonta a lire 16.295.642.000 per un totale di 334.765 metri quadrati espropriati.
6) In corso di preparazione, considerando tra queste anche le pratiche per cui, pur essendo state richieste, gli Enti locali non hanno trasmesso la documentazione necessaria alla predisposizione del provvedimento, vi sono venticinque deliberazioni di Giunta regionale, per cinque Enti inadempienti, con cui devono essere rideterminati indennizzi espropriativi.
7) I tempi dell'iter amministrativo per i provvedimenti sinora adottati variano, a seconda della tempestività con cui l'ente locale interessato trasmette gli atti richiesti, da un minimo di otto mesi ad un massimo anche di ventiquattro mesi.
8) L'Ufficio Espropriazioni Regionale è composto da un funzionario di prima qualifica dirigenziale, un funzionario di settimo livello e da due dipendenti che svolgono mansioni di segreteria, trascrizione archiviazione, ecc.
Per quanto attiene invece all'interpellanza n. 1062, oltre agli aspetti già richiamati nella precedente interpellanza che valgono in ordine generale anche per il caso specifico, va ulteriormente premesso che a seguito di numerose istanze dei proprietari espropriati la Giunta regionale, con deliberazioni in data 11 maggio, 3 giugno e 15 luglio 1986 ha formalmente invitato il Comune di Nichelino a provvedere all'emanazione entro i termini prescritti dalla legge regionale, dei provvedimenti necessari per la definizione dei procedimenti espropriativi, alcuni dei quali, occorre ricordare, datano ai primi anni '70.
Con note in data 23 maggio, 5 agosto e 24 ottobre 1986 il Sindaco del Comune di Nichelino ha comunicato che la Giunta municipale aveva adottato varie deliberazioni di approvazione di perizie di stima per la rideterminazione delle indennità di espropriazione senza, peraltro procedere alla emanazione dei relativi decreti sindacali.
I proprietari espropriati, non ricevendo alcuna notifica formale dei decreti di rideterminazione dell'indennità, che li avrebbe posti in condizione di esercitare i loro diritti relativi alla eventuale accettazione o impugnativa in opposizione al provvedimento comunale sollecitarono l'Amministrazione regionale ad adottare, così come è previsto dalla L.R. 56/1977, in via sostitutiva al Comune, o meglio al Sindaco inadempiente, la rideterminazione delle indennità.
L'Amministrazione regionale, con nota in data 6 novembre 1986 dell'Assessore Cerutti, sollecitava nuovamente il Comune di Nichelino a provvedere all'emanazione e alla notificazione dei decreti ai proprietari espropriandi.
Il Comune di Nichelino, con nota in data 20 novembre 1986, inviava alla Regione copia delle deliberazioni della Giunta municipale, sopra richiamate, persistendo nella mancata emanazione dei decreti attuativi e nella loro notificazione.
Constatata la persistente inerzia del Comune e del Sindaco di Nichelino stante la mancata emanazione dei decreti, la loro notificazione e pubblicazione nonché l'attuazione della procedura prevista dall'art. 71 della L.R. 56/1977, in attuazione delle deliberazioni della Giunta municipale, deliberazioni che devono essere considerati atti preparatori poiché carenti di rilevanza esterna, la Giunta regionale, con deliberazione in data 23 dicembre 1986, assumeva, ad ogni effetti di legge, i poteri sostitutivi delle funzioni espropriative; tale deliberazione è stata trasmessa al Comune di Nichelino in data 17 febbraio 1987.
Nel frattempo (l'invio del carteggio si è incrociato) il Sindaco di Nichelino, in data 13 febbraio 1987, inviava i decreti attuativi delle richiamate deliberazioni di Giunta municipale.
I proprietari degli immobili espropriandi, direttamente o tramite i loro procuratori legali, hanno inviato le note in data 24 febbraio, 24 marzo e 25 marzo 1987 con cui invitavano l'Amministrazione regionale a voler considerare inefficaci i provvedimenti sindacali in quanto promananti da una autorità ormai non più titolare delle funzioni e delle competenze in materia e a provvedere a rideterminare e offrire l'indennità di espropriazione.
In data 17 aprile 1987 venivano notificati alla Regione Piemonte quattro ricorsi al TAR proposti dal Comune di Nichelino per l'annullamento previa sospensione, della deliberazione della Giunta regionale in data 23 dicembre 1986 con la quale la Regione assumeva i poteri sostitutivi ai sensi dell'art. 73 della L.R. 56/77.
Nella Camera di Consiglio del TAR del Piemonte del 20 maggio 1987 il Comune di Nichelino ha rinunciato alla istanza di sospensione del provvedimento impugnato.
A seguito di tale rinuncia i proprietari riproposero alcuni solleciti di cui uno sotto forma di atto di diffida, regolarmente notificato, per ottenere la rideterminazione degli indennizzi espropriativi da parte della Giunta regionale.
L'Ufficio Legale della Regione, con nota in data 3 giugno 1987, ha confermato, a seguito della rinuncia alla istanza di sospensione, la piena operatività della deliberazione della Giunta regionale del 23 dicembre 1986.
La Giunta regionale, al fine anche di non incorrere nell'eventuale omissione di atti d'ufficio, ha pertanto provveduto ad adottare le deliberazioni di rideterminazione delle indennità di espropriazione dopo attento esame tanto delle motivazioni giuridiche quanto delle motivazioni tecniche relative alla misura dell'indennizzo che è stato commisurato come prescritto dalla giurisprudenza, al valore venale degli immobili considerati in regime di libera contrattazione, e ciò a norma del citato art. 39 della legge 2359/1865.
Tutto ciò premesso, si precisa che: 1) l'Amministrazione regionale si è sostituita al Comune di Nichelino a norma dell'art. 73 della legge regionale 56/77 constatata la persistente inerzia dovuta alla mancata emanazione entro i 30 giorni previsti dalla legge decorrenti dalla data di ricevimento delle deliberazioni di Giunta regionale dell'11 maggio, 3 giugno e 15 luglio 1986, dei decreti di rideterminazione delle indennità di espropriazione ed in considerazione che nella Camera di Consiglio del TAR Piemonte del 20 maggio 1987 il Comune di Nichelino ha rinunciato alla istanza di sospensione confermando la piena operatività della deliberazione di Giunta regionale di assunzione dei poteri sostitutivi datata 23.12.1986.
2) Relativamente agli importi di indennizzi espropriativi il Comune di Nichelino ha determinato somme varianti tra le lire 10.000 a le lire 15.000 al mq per un totale complessivo di lire 3.639.716.500, mentre la Regione Piemonte ha deliberato importi varianti da lire 40.000 a lire 80.000 al mq per un importo complessivo di lire 15.389.900.000 e per un totale di 281.123 mq espropriati. A confronto di tali valutazioni regionali esistono diverse perizie di Consulenti Tecnici d'Ufficio nominati dall'Autorità Giudiziaria Ordinaria che attribuiscono ad immobili in Comune di Nichelino alcuni dei quali adiacenti gli immobili che sono stati oggetto di rideterminazione dell'indennità da parte regionale, valori variabili da un minimo di lire 70.000/mq ad un massimo di lire 147.000/mq.
3) Presso l'Ufficio Espropriazioni Regionale, oltre ai procedimenti in questione, sono attualmente avviate n. 39 pratiche analoghe, tendenti alla rideterminazione degli indennizzi espropriativi, come di seguito elencate: Comune di: Moncalieri: prat. avviate n. 1 Savigliano: prat. avviate n. 1 Cherasco: prat. avviate n. 1 Torino: prat. avviate n. 5 Pinerolo: prat. avviate n. 4 Beinasco: prat. avviate n. 3 Domodossola: prat. avviate n. 1 Chivasso: prat. avviate n. 3 Bra: prat. avviate n. 1 Cavaglià: prat. avviate n. 2 Ornavasso: prat. avviate n. 1 Nichelino: prat. avviate n. 9 Mondovì: prat. avviate n. 1 Villafranca Piemonte: prat. avviate n. 1 Lu Monferrato: prat. avviate n. 1 Bardonecchia: prat. avviate n. 1 S. Maurizio d'Opaglio: prat. avviate n. 1 Castiglione Torinese: prat. avviate n. 1 Al di là delle questioni specifiche che sono state riassunte anche perché doverosamente dovevano essere date le risposte ad aspetti puntuali contenuti nelle interrogazioni, vi è ovviamente un problema di carattere generale che sta alla base di questi provvedimenti ed è l'assenza di una legge che disciplini tutta la materia. E' questo un fatto grave che sta ponendo non soltanto la Regione Piemonte e gli Enti locali del Piemonte, ma tutta l'Italia, in una situazione insostenibile che praticamente vanifica la potestà dei Comuni di organizzare i propri interventi sul territorio, se è vero che in Italia sono stimati valori per 10 mila miliardi che dovrebbero sborsare gli Enti locali a fronte di rideterminazione di indennità espropriative. La Regione Piemonte, attraverso i propri canali istituzionali e la Conferenza dei Presidenti e le Presidenze della Camera e del Senato, ha attivato tutta una serie di iniziative perché sia colmato questo vuoto legislativo e soprattutto sia data la possibilità finanziaria agli Enti locali di una sanatoria che consenta di coprire le spese che dovrebbero sostenere gli Enti locali che diversamente sarebbero costretti alla chiusura degli uffici comunali.
Sappiamo che questo discorso sta avendo una ripresa di attenzione a livello parlamentare; l'auspicio è che in tempi rapidi si addivenga ad una nuova legislazione che ponga finalmente in chiaro le procedure e l'aspetto legislativo di questa materia perché è assurdo nel 1988 rideterminare i valori degli immobili sulla base di indicazioni contenute all'interno di una legge del 1865. Gli sforzi fatti in questi anni sono stati improduttivi; nel 1983 fu istituita un'apposita Commissione di cinque saggi la quale dopo due anni di lavoro rassegnò sette proposte diverse nei loro contenuti. Questo da un lato testimonia la complessità della materia, ma dall'altro l'incapacità di dare una risposta legislativa che metta in condizione gli Enti locali di sviluppare una politica sul territorio moderna così come avviene nelle migliori democrazie europee. Purtroppo in questa assenza legislativa abbiamo le situazioni che sono state ricordate e nel momento in cui un procedimento amministrativo o giuridico viene avviato al di là delle volontà politiche diventa poi difficile cercare di porre ad esso un freno.
E' chiaro che la Regione Piemonte su questo versante si muove con grande cautela e avendo soprattutto la preoccupazione per i problemi degli Enti locali. Tuttavia vi sono adempimenti di legge ai quali non ci si pu sottrarre salvo la pena, come ho già ricordato, dell'omissione degli atti di ufficio. Noi abbiamo presente tutta la sua complessità e attraverso la Conferenza dei Presidenti delle Regioni ed altre iniziative continueremo a sollecitare Parlamento e Governo a dare all'Italia una legislazione in materia che è oggi la cosa più urgente che deve essere fatta sul versante della politica a favore degli Enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'unica cosa sulla quale sono d'accordo nella risposta dell'Assessore è stata la sua prima affermazione quando ha detto, chiedendo l'attenzione del Consiglio, che si stava parlando di una questione importante. Su questo siamo d'accordo. Solo su questo, perché la relazione dell'Assessore ha riproposto in quest'aula esattamente negli stessi termini la questione così come è stata trattata dalla Giunta regionale nella gestione di questo affare complesso.
L'Assessore Mignone ha svolto una relazione burocratico - tecnico documentaria nella quale ha esposto, in maniera senz'altro esatta, in quale modo si sono dipanati gli eventi dal punto di vista degli atti amministrativi, delle deliberazioni, dei ricorsi e delle perizie.
Questo è proprio l'errore che ha compiuto la Giunta. L'errore di fondo è non tanto di carattere tecnico e di gestione amministrativa, quanto di carattere politico perché, come dice l'Assessore Mignone, questa è una rilevante questione politica. Oggi l'Assessore Mignone non ha fatto altro che esporre il lavoro della Giunta su una rilevante questione politica con una gestione assolutamente burocratica (quasi come se fosse lo sportello di un'anagrafe) che ha messo in difficoltà molti Comuni ed ha paralizzato di fatto la possibilità di azione del Comune di Nichelino.
Il giudizio che diamo sulla risposta è del tutto insoddisfacente, così come diamo un giudizio assolutamente insoddisfacente sull'azione della Giunta in questa vicenda. Non bisogna guardare i meriti tecnici, i vari passi che si sono succeduti, ma la sostanza dei provvedimenti e la sostanza degli atti di governo che avete compiuto è questa: da un lato si è erogato a pochi privati una quindicina di miliardi, dall'altro avete espropriato voi Regione Piemonte, un Comune (il Comune di Nichelino) della possibilità di contestare e difendere nelle sedi proprie un accertamento di valore di terreni che voi avete compiuto. Questi sono i due fatti di sostanza che contano.
Quali sono le questioni da analizzare e gli errori e la insufficiente azione della Giunta in questo settore? Innanzitutto il rapporto tra le istituzioni e cioè il rapporto tra la Regione e il Comune o i Comuni e il rapporto tra la Regione e i Governi nazionali.
Il rapporto tra le istituzioni è stato assente dal punto di vista politico. Certo, l'Assessore Mignone ha ricordato che l'ufficio tale ha scritto all'ufficio tal altro del Comune di Nichelino spiegando che stava per avvenire una certa cosa. Ma non era questo il problema di cui si trattava, il problema era di avere un'iniziativa politica della Regione Piemonte che dovendo gestire sicuramente dei fatti difficili e scottanti doveva rendersi conto che il modo con il quale dovevano essere gestiti non era quello burocratico, del tipo: "devo fare un certificato, bisogna avere questi documenti, c'è un privato che fa ricorso, devo rispondere altrimenti si ha omissione di atti di ufficio".
Inoltre la Giunta ha agito in assenza di rapporti politici con questo Consiglio regionale e parlo dell'insieme del Consiglio non solo delle forze di minoranza, ma delle forze politiche presenti in questo Consiglio che se fossero state sollecitate dalla Giunta regionale, in difficoltà di fronte alla gestione di una materia così complessa, potevano e dovevano dare dei contributi e li avrebbero senz'altro dati perché su questo tema a livello regionale penso che non ci siano delle divisioni pregiudiziali. La Giunta regionale poteva coinvolgere il Consiglio su atti di questo genere che hanno portato all'esproprio delle facoltà di autotutela dei Comuni.
Il terzo aspetto è di merito, i criteri per la determinazione dei valori dei terreni, criteri tutti discutibili e opinabili. Non è affatto detto e scritto che le valutazioni effettuate siano le uniche valutazioni che potevano essere effettuate, perché la discrezionalità in una situazione di mercato è arcinota, quindi in una situazione così difficile gestire una discrezionalità senza renderla pubblica, senza appoggiarsi il più possibile alle forze politiche è un altro errore di sottovalutazione.
Abbiamo registrato dunque una gestione burocratica della Giunta, una sottovalutazione della natura politica del problema sia nel non attivare un'azione complessiva come Consiglio regionale nei confronti del Governo nazionale affinché si superasse il vuoto legislativo per quanto riguarda la legge sull'uso dei suoli, sia una sottovalutazione politica delle conseguenze gravissime che un altro ente elettivo, il Comune, avrebbe affrontato in conseguenza di azioni promosse dalla Regione Piemonte.
Quello che è grave è il fatto che due istituzioni democratiche sono state messe in rotta di collisione, l'una che espropria l'altra; questo non è il modo di governare un problema di questo genere.



MIGNONE Andrea, Assessore agli espropri

Bastava che ognuno avesse fatto la sua parte.



CHIEZZI Giuseppe

Avete agito come se il Comune fosse altro dalla Regione, come se bastasse che un ufficio della Regione scrivesse a un ufficio del Comune.
Mignone, i fatti sono quelli che contano! Il Comune di Moncalieri si è opposto a quello che avete fatto. Il Comune di Chivasso si è opposto a quello che avete fatto; il Comune di Nichelino lo abbiamo ricevuto



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E' il sistema che ci costringe ad operare così!



CHIEZZI Giuseppe

No, no, ci sono problemi di natura politica, Beltrami! C'è modo e modo di governare, si può governare seduti su quelle sedie prendendo gli atti per quelli che sono burocraticamente e amministrativamente e allora ci sono situazioni politiche sulle quali vi scottate, perché non è questo il modo di gestire una materia che in tutta Italia non è dipanata. Altre Regioni si sono comportate in modo diverso: hanno emesso delle circolari, hanno lavorato insieme ai Comuni, non hanno gestito da sole a livello di Giunta regionale una materia di questo genere.
Si poteva giungere ad azioni fatte in tempi, modi e con contenuti diversi. La strada che avete scelto non era l'unica strada possibile.
L'avete gestita con una certa insufficienza politica io dico e anche sufficienza di comportamento, perché questo modo di gestire un problema tanto complesso tagliando fuori le forze del Consiglio regionale e tagliando fuori i Comuni, è indice, se volete, di un'arroganza implicita di un'autosufficienza implicita, della convinzione che è possibile, dovendo gestire il potere, farlo da soli. Ci sono delle questioni sulle quali se gestite il potere in termini puramente amministrativi create dei danni di carattere istituzionale e politico gravissimi.
Inoltre, nel merito tecnico le procedure che avete seguito sono discutibili e il Comune di Nichelino le ha discusse, e ci sono dei legali che le contestano. Per questo il problema non è tecnico in questa sede Mignone, è tutto politico. La determinazione dei criteri è discutibile, la determinazione con la quale avete dichiarato che il Comune era inadempiente è discutibile; il tipo di sostituzione che avete effettuato rispetto al Comune è discutibile, è stato discusso e ci sono dei ricorsi del Comune di Nichelino.
Di tutto questo bisognava accorgersene, perché questa questione non doveva essere trattata, come avete fatto, lasciandovi trascinare dagli eventi. Eventi che io non dico fossero facili, non dico che il problema non esistesse o che avete sbagliato perché il problema era facile da risolvere; il problema non era e non è facile da risolvere, ma proprio per questo dovevate rifiutarvi di esser trascinati dagli eventi. Eventi determinati da interessi potenti e capaci di difendersi come erano quelli dei privati che hanno sottoscritto la richiesta alla Regione Piemonte di sostituire i Comuni. Voi invece con una gestione di carattere puramente burocratico vi siete fatti trascinare da questi eventi, vi siete fatti spingere da queste forze che difendevano i propri interessi e avete gestito degli atti che potevano non essere firmati in quei modi, in quei tempi e anche con quei contenuti.
Quindi l'addebito che vi facciamo non è assolutamente di natura tecnica, è di natura politica ed è gravissimo perché dalla relazione dell'Assessore non si capisce che cosa succederà. Il passato è avvenuto: abbiamo la Regione Piemonte che ha rideterminato l'indennità provvisoria per alcuni Comuni; veniamo a sapere che per altri 39 Comuni ci sono delle pratiche in corso; la Giunta si presenta con una relazione piatta piatta tutto cifre, delibere e ricorsi, ma cosa intende fare la Regione Piemonte? Intende continuare su questa strada? Quelle 39 pratiche vanno avanti? Le pratiche di Nichelino vengono confermate? E' di nuovo questo l'unico modo di procedere? Noi chiediamo cose diverse.
Certo che se la sensibilità non c'era, non penso sia un intervento dell'opposizione a miracolosamente suscitarla, ma cambiare idea si pu sempre.
Quello che chiediamo alla Giunta è che innanzitutto sospenda tutte queste pratiche di rideterminazione dell'indennità di esproprio, compresa quella di Nichelino per quanto si può fare; che renda noti alcuni meriti tecnici di queste procedure come quello delle perizie estimative. Noi vorremmo conoscere in una sede appropriata, non so cosa può prevedere il Consiglio regionale a questo proposito, ma noi vorremmo conoscere nel merito della perizia estimativa i criteri con i quali sono state determinate le indennità. Questo non lo chiamo un salvagente gettato alla Giunta, ma senz'altro è un elemento che può essere esperito ed intanto le procedure vengono sospese.
Chiediamo alla Giunta regionale che fissi una conferenza su questo problema con i sindaci che sinora sono stati interessati da questi provvedimenti o che saranno interessati dai provvedimenti prossimamente e quindi tutti i 15 più i 39 sindaci che sono stati interessati. Conferenza nella quale mettere in discussione la procedura utilizzata dalla Regione Piemonte; mettere in discussione il merito tecnico delle perizie estimative, dando luogo ad altre perizie, ad esempio a perizie incrociate non facendo leva solo sul materiale oggi a disposizione della Regione.
Conferenza dalla quale esca qualcosa di più che un generico e ritardatario appello al Governo nazionale affinché emani una legge, perché questi appelli venuti a margine di una sollecitazione dell'opposizione, dopo 8 mesi che incalziamo la Giunta con interrogazioni su questo tema francamente ci lascerebbero molto poco convinti e delusi. Una sede propria con una rappresentanza del Consiglio regionale e una rappresentanza dei sindaci piemontesi, in una prima fase almeno quelli coinvolti da questi provvedimenti, dalla quale scaturisca una volontà non generica e quindi una volontà con atti precisi che la Giunta regionale si impegna a fare a livello della sede della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, a livello del Governo, in rapporto con i parlamentari piemontesi. Queste iniziative permettono alla Regione Piemonte di assumere attraverso la sua Giunta: 1) tutta questa vicenda come una rilevante vicenda politica da risolvere e affrontare in termini politici e non burocratici 2) di fare questo con il pieno sostegno di tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale 3) di farlo con una unitarietà di intenti e giocando dalla stessa parte a livello delle istituzioni democratiche, Comuni e Regioni.
Io chiederei su questo una risposta dell'Assessore e un impegno della Giunta.



MIGNONE Andrea, Assessore agli espropri

Sono stato quasi accusato di aver dato delle risposte puntuali, ma se le chiedete le risposte puntuali!



CHIEZZI Giuseppe

No, di aver dato solo cifre!



PRESIDENTE

Avanzo una proposta. La relazione che ha letto l'Assessore dev'essere presa in attento esame e poi è possibile, magari in sede di Commissione rivedere questo problema che non si può ridurre nel breve spazio dedicato ad una interrogazione.
Propongo quindi che in sede di Commissione si possa discutere di questa questione in termini generali.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

In base al regolamento non è possibile.



CHIEZZI Giuseppe

Solo mezzo minuto. Dal momento che ho una esperienza negativa sulle risposte che non vengono fornite io chiederei un preciso impegno.



PRESIDENTE

Non si può chiedere un impegno attraverso l'interrogazione secondo Regolamento.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente dalla prossima riunione applicherò il Regolamento non appena lei inizierà a scampanellare per aprire la seduta.
Chiederò l'iscrizione, se lei la mette in termini di Regolamento, di ordini del giorno di cui attendiamo la discussione da ben 4 mesi.



PRESIDENTE

Ho riconosciuto la rilevanza di questo problema prolungando i tempi delle risposte, però una volta esaurita l'interrogazione il Regolamento non prevede risposte ulteriori. Ho proposto che si trasferisca questa rilevante questione, affinché sia approfondita, alla sede della Commissione. Mi pare una proposta concreta.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 1065 dei Consiglieri Adduci e Chiezzi inerente lo scavalcamento del muro di cinta della Mandria da parte di alcuni cervi


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1065 presentata dai Consiglieri Adduci e Chiezzi.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

I Consiglieri Adduci e Chiezzi con l'interrogazione in oggetto richiedono di sapere se la Giunta sia a conoscenza del fatto che alcuni cervi presenti all'interno del Parco regionale La Mandria hanno causato scavalcando il muro di cinta, alcuni incidenti stradali lungo la direttissima Torino Lanzo; chiedono inoltre se esistono garanzie assicurative da parte del Parco La Mandria o della Regione al fine di risarcire gli eventuali cittadini danneggiati e quali iniziative si intendano assumere al fine di impedire tali fatti. Per quanto attiene il primo quesito si può confermare che animali vaganti, e non soltanto i cervi, ma anche i cinghiali, provocano con l'attraversamento di grandi vie di comunicazione alcuni incidenti e che da tali incidenti non è ovviamente esente la direttissima Torino Lanzo che scorre lungo il muro di cinta della tenuta La Mandria, ora Parco regionale. Il problema degli incidenti causati da animali vaganti è pertanto un problema generale sul territorio che pu rivelarsi di maggior gravità in quelle zone ove vi sia una maggiore concentrazione di animali di grosse dimensioni. Per altro la legge nazionale in materia di caccia, n.968/77, stabilisce all'art. 1 un principio molto importante anche ai fini di una corretta risposta all'interrogazione cioè "che tutta la fauna selvatica presente sul territorio nazionale è di proprietà dello Stato e pertanto della collettività". Questo principio fa automaticamente scattare la non responsabilità di enti o persone in relazione ai danni arrecati dalla fauna selvatica vagante in quanto nessuno è titolare della proprietà dell'animale, fatto salvo che si tratti di animali domestici. La conseguenza giuridica è pertanto quella che eventuali danni arrecati dalla fauna selvatica a cose o persone quando questa attraversa una strada non siano risarcibili se non dal soggetto che ha in gestione la strada: l'ANAS Provincia, Comune. Su questo aspetto, peraltro, è da alcuni sostenuta la non punibilità di tali soggetti ove sia adeguatamente segnalato il pericolo. Risulterebbe pertanto inutile qualsiasi forma assicurativa da parte del Parco La Mandria o della Regione in quanto non responsabili e non proprietari della fauna selvatica. Vi è altresì da rilevare, su questo punto, che dovrebbe comunque essere dimostrato che gli animali che causano l'incidente siano fuoriusciti dal parco e non siano invece animali vaganti provenienti da altre zone. Per quanto concerne l'ultimo quesito cioè se sia possibile intervenire al fine di impedire che i cervi della Mandria scavalchino il muro di cinta e divengano così elementi di pericolo per la sicurezza stradale, si ritiene che questo problema vada ricondotto a quello più generale di contenimento del numero di cervi all'interno del Parco.
Infatti, se è vero che risulterebbe impossibile garantire che gli animali non fuoriescano dal Parco è altresì vero che tale rischio sarebbe notevolmente ridotto, se non annullato, di fronte ad una presenza di cervi e di cinghiali compatibili con l'ambiente naturale del Parco La Mandria oggi caratterizzato da una densità troppo elevata di ungulati.
Si ritiene dunque tecnicamente necessario procedere, anche ai fini segnalati dai Consiglieri interroganti, agli abbattimenti selettivi attualmente sospesi con provvedimenti del TAR in quanto tanto maggiore è il numero di questi animali all'interno del Parco tanto più è elevato il rischio segnalato. A seguito pertanto di pronunciamento definitivo da parte del TAR in merito agli abbattimenti sarà d'obbligo predisporre gli opportuni interventi di contenimento numerico tenendo ovviamente conto di quanto sarà stabilito dal TAR stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Ringrazio l'Assessore per la risposta data. Alcuni elementi ci consentono di chiarire determinate responsabilità alcune delle quali, come dice l'Assessore, non sono della Regione: saranno chiamate in causa l'ANAS e, se necessario, la Provincia che gestiscono quel tratto di strada.
Intendo qui rimarcare l'estrema pericolosità della direttissima che da Venaria conduce a Lanzo sulla quale continuamente si verificano degli incidenti. L'ultimo è di qualche giorno fa; purtroppo sono morte due persone, altre sono all'ospedale. Il fatto che poi questi incidenti accadano un po' ovunque, Assessore, non è consolabile: "aver compagni in duol", in questo caso, non "scema la pena", ovviamente. Credo sia necessario provvedere nel merito, per quel tratto di strada in modo specifico. Le responsabilità potrebbero anche essere ricercate altrove, sta di fatto, però, che molti cittadini vengono danneggiati dall'improvviso apparire di animali sulla strada e, data l'alta velocità con cui quella strada viene percorsa, ciò costituisce un ulteriore elemento di pericolo.
Questa interrogazione è stata da noi presentata per dare una risposta a quei cittadini che hanno delle vertenze in corso, anche con la stessa Regione alla quale sono stati chiesti danni per quanto accaduto, ma intendiamo anche richiamare l'attenzione sul fatto che esiste un'alta mortalità legata prevalentemente all'alta velocità con cui viene percorsa quella strada. Al di là del fatto specifico, credo che occorra intervenire in modo coordinato con la Provincia e con l'ANAS, per vedere cosa si pu fare al fine di ridurre la mortalità lungo quel tratto di strada.
Presenteremo delle firme in merito e chiederemo ulteriori interventi della Regione.
Per quanto riguarda poi la questione specifica dei cervi, non abbiamo rivolto questa interrogazione per fornire occasioni di interventi selettivi su quegli animali; crediamo, infatti, che altre forme di protezione dei cittadini possono essere trovate. Il problema, inoltre, riguarda anche quegli stessi animali i quali, ovviamente, vanno incontro ad una morte orrenda quando vengono investiti dalle auto, e questo andrebbe evitato.
Quindi pregherei l'Assessore di valutare la possibilità di mettere in atto un sistema che impedisca ai cervi di scavalcare il muro del Parco regionale della Mandria in quanto è lì che i cervi abitano:bisogna trovare un modo per evitare danni ai cittadini ed agli animali stessi.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Interrogazione n. 1069 dei Consiglieri Amerio, Sestero, Adduci inerente un contributo dato dal Comune di Rivarolo alla scuola professionale "Don Bosco"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1069 dei Consiglieri Amerio Sestero, Adduci.
Risponde il Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in merito all'interrogazione di cui all'oggetto si forniscono i seguenti elementi: il Comune di Rivarolo nel compilare la scheda "Situazione dei servizi di assistenza scolastica per l'anno 1987" ha segnalato n. 177 alunni frequentanti gli Istituti Professionali per i quali è stato assegnato il contributo di L. 7.434.000 (L. 42.000 pro capite).
Da successive verifiche si è riscontrato che vi era stata un'errata interpretazione da parte del Comune nel senso che Rivarolo non è sede di Istituto Professionale, ma di Centro di formazione professionale per il quale non vige la L.R. 49/1985. Si è allora fatto presente al Comune che il contributo, di cui sopra, in quanto non dovuto, sarebbe stato considerato quale acconto per l'anno 1988.
In data 16 novembre il Comune di Rivarolo ha scritto all'Assessorato riconoscendo l'errore commesso e facendo presente che la somma di L.
7.434.000 è da considerarsi a disposizione dell'Assessorato, quindi della Regione.
Si precisa, comunque, che le deliberazioni dei Comuni vengono inviate alla Regione a corredo del rendiconto entro il 31 gennaio dell'anno successivo cui si riferiscono, nel caso specifico entro il 31 gennaio 1988.
In particolare ai sensi dell'art. 9 della L.R. 49/1985 è prescritto l'invio alla Regione delle sole deliberazioni relative alle spese di trasporto alunni.
In merito alla certificazione di qualifica rilasciata dal Centro, si precisa: il C.F.P. "Don Bosco", corrente in Rivarolo Canavese è convenzionato con la Regione per la gestione di n. 8 corsi finalizzati al conseguimento di qualifica e/o specializzazione.
Inoltre a tale C.F.P. è stata accordata la "presa d'atto" per n. 2 corsi "Confezioniste in serie" e "Operatrici su calcolatore elettronico".
Tali corsi per la loro natura atipica (organizzazione, durata, contenuti) non hanno sbocco qualificante.
Agli allievi/e a fine corso è rilasciato - a discrezione della Gestione un attestato di frequenza e profitto che non spiega effetti giuridici di sorta.
Si rileva che sin dal momento in cui le attività libere di formazione professionale furono prese in carico dalla Regione, l'atipicità corsuale libera fu evidenziata in vari documenti emanati e poi ribadita dall'art. 28 della L.R. 25/2/1980, n. 8.
Per il fatto di cui si è pervenuti a conoscenza - interessante un momento "post-corsuale" -: a) si è richiamata la Gestione ad un più corretto comportamento b) si disporrà l'effettuazione di accertamenti presso il competente Ufficio di Collocamento, onde conoscere con esattezza la dinamica della lamentata "iscrizione delle qualifiche" nei libretti di lavoro e quindi sottoporre all'Ufficio Legale Regionale il caso, per conoscere quali provvedimenti debbansi di conseguenza adottare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Ringrazio il Presidente Beltrami della risposta puntuale. Avevamo sollevato un problema che ha trovato pienamente riscontro nella sua risposta.
C'era un Centro di Formazione Professionale convenzionato con la Regione solo per alcuni corsi, il quale prendeva contributi indebiti sull'assistenza scolastica per quanto riguarda i trasporti e dava una certificazione indebita della qualifica sul libretto di lavoro.
Certificazione indebita della qualifica che veniva poi regolarmente cancellata all'Ufficio di Collocamento dove si provvedeva a cassare quella certificazione.
La risposta ci dice in sostanza che si è provveduto a far notare la cosa al Comune e quindi il contributo indebitamente preso nello scorso anno verrà scalato dai contributi di quest'anno sempre per il trasporto alunni e per l'assistenza scolastica e si è richiamata la Gestione del Centro a un più corretto comportamento. Ne prendo atto.
Voglio solo segnalare un elemento di perplessità.
Ho avuto modo di vedere la domanda del Comune di Rivarolo per i contributi per il trasporto alunni e sull'assistenza scolastica per il 1988. In questa domanda non è più compreso effettivamente questo Centro di Formazione Professionale, ma al Comune di Rivarolo, stando alla dichiarazione del Comune stesso intorno al numero degli studenti delle diverse scuole di diversi ordini e gradi, stranamente gli studenti aumentano in tutte le scuole di ogni ordine e grado. E questo è un fenomeno inverso a quanto accade in tutto il resto della Regione. Aumentano del 20 30% in tutte le scuole. Io segnalo qui formalmente questo dato originale.
Vuol dire che c'è una forte crescita anagrafica nel Comune di Rivarolo. Lo segnalo però ufficialmente nel senso che chiedo che si proceda ad una verifica, possibilmente non a posteriori, prima della concessione del finanziamento ai sensi della legge regionale per l'assistenza scolastica.
Chiedo che si proceda perché è un dato almeno originale quello che viene segnalato. Non aggiungo altro; non ho elementi per aggiungere altro. Chiedo che si proceda ad una verifica della congruità delle dichiarazioni rese dal Comune sul numero degli alunni.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1113 dei Consiglieri Valeri, Bresso e Acotto, inerente il rapporto per la valutazione di impatto ambientale per la utilizzazione idroelettrica dell'alto e medio bacino del fiume Sesia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1113 dei Consiglieri Valeri, Bresso e Acotto.
La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

L'interrogazione dei Consiglieri Valeri, Bresso e Acotto è talmente schematica e chiara che la Giunta potrebbe rispondere tranquillamente con un sì e avrebbe probabilmente esaurito il suo compito.
Viceversa però l'argomento che viene rilevato dai Consiglieri è talmente importante che io chiederò anche alla cortesia del Presidente del Consiglio di poter indugiare rispetto ai tempi riservati alle interrogazioni.
Innanzitutto occorre precisare che il rapporto sulla "Valutazione di impatto ambientale dei progetti per l'utilizzazione idroelettrica dell'alto e medio bacino del fiume Sesia" è stato consegnato alla Regione Piemonte in occasione della seconda giornata di lavori del Seminario di studio il giorno 1/2/1988.
In generale occorre rilevare quanto segue: l'ENEL. anche in considerazione di specifiche richieste regionali ed in riferimento alle indicazioni emerse dal Consiglio regionale in occasione della risposta dell'Assessore alla pianificazione territoriale all'interpellanza n. 134 del 7.11.85 del Consigliere Acotto e altri, ha avviato la predisposizione del "rapporto" sulla VIA del progetto idroelettrico della Valle Sesia, nell'ambito di una più generale attività di valutazione che interessa l'insieme dei 17 Progetti di utilizzazione idroelettrica previsti nel programma ENEL del 1985 il Programma di costruzioni nel campo idroelettrico, è stato presentato dall'ENEL in data 11.4.1985 in attuazione del Verbale d'Intesa Regione-ENEL del 27.12.1984 relativo agli impegni ENEL sull'attività di realizzazione della centrale elettronucleare Piemonte - Trino. All'art. 8 Pianificazione Energia regionale - si prevede, espressamente: "...l'ENEL si impegna ad avviare nei tempi e con le modalità che verranno concordate entro sei mesi dalla localizzazione (della centrale nucleare, dunque entro giugno 1985, n.d.r.), l'insieme di realizzazioni e ristrutturazioni di impianti idroelettrici che verrà definito in sede di Comitato Misto (organismo di concertazione Regione ENEL previsto dal protocollo d'intesa del 1981, non più operante dal 1985, n.d.r.), tesi a valorizzare le risorse naturali della Regione...per un importo complessivo degli investimenti non inferiore all'ordine di grandezza di quello della centrale nucleare. La collocazione territoriale di tali risorse sarà definita in accordo tra Regione Piemonte, ENEL ed ENEA..." nell'ambito del citato Programma di costruzioni nel campo idroelettrico in Piemonte, sono previsti gli interventi di realizzazione di "Nuovi impianti di sola produzione" in Val Sesia (Doccio e Balmuccia) per un ammontare complessivo di circa 380-400 miliardi (1985) a partire dal 1993 ad una prima lettura delle vigenti procedure autorizzative per la realizzazione dell'intervento in Val Sesia, le stesse fanno riferimento: a) allo Stato (Ministero LL.PP. - Provveditorato OO.PP.) per quanto riguarda la concessione della derivazione delle acque, trattandosi di risorse idriche per la produzione di energia elettrica (art. 91, DPR 616/77) che la esercita previo parere delle Regioni interessate (istruttoria del Servizio uso delle acque dell'Assessorato all'ambiente) b) alla Regione per quanto riguarda le funzioni concernenti i vincoli ambientali - paesaggistici (legge 431/85) e le tematiche relative al vincolo idrogeologico e foresta (R.D.L. 3267, L.R. 27) nonché le più generali tematiche di uso e tutela del territorio in riferimento alla pianificazione territoriale ed urbanistica.
Più in particolare, per quanto riguarda la individuazione delle procedure e degli strumenti per esaminare e valutare il "Rapporto" sull'Impatto Ambientale predisposto dall'ENEL è necessario sottolineare quanto segue: 1. la legge regionale 8/9/1986 n. 42: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte" nell'individuare la attribuzione operativa ai settori funzionali della Giunta regionale ha previsto: a) per il settore pianificazione territoriale (a cui sono aggregati gli attuali Servizi: pianificazione territoriale e tecnico del Comprensorio di Torino-parte) tra le altre competenze "il coordinamento tecnico e l'attuazione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale al fine della predisposizione del Piano Territoriale" b) per il settore Pianificazione delle risorse energetiche e tutela delle risorse ambientali (a cui sono aggregati gli attuali Servizi: energia e tutela ambientale), tra le altre competenze "le attività dirette all'individuazione e alla applicazione di procedure di valutazione d'impatto dei sistemi e delle attrezzature di produzione, trasporto e distribuzione dell'energia".
2. Il disegno di legge regionale n. 209: "Norme in materia di impatto ambientale" presentato dalla Giunta regionale in data 11.2.1987 nell'individuare la necessità di istituire uno specifico "Settore regionale impatto ambientale" (art. 13) a cui assegnare le funzioni connesse all'espletamento della procedura d'impatto ambientale della legge medesima ha individuato nel Servizio pianificazione territoriale (art. 20, secondo comma) la struttura regionale a cui affidare la gestione tecnico amministrativa della VIA nella fase transitoria.
3. La deliberazione del Consiglio regionale n. 658-C.R 15142 del 3.12.1987: "Costituzione di un Gruppo di Lavoro per la Valutazione dello studio d'Impatto Ambientale del progetto riguardante l'autostrada della Valle di Susa", ha individuato nel Servizio pianificazione territoriale la struttura regionale che dovrà svolgere il coordinamento dell'intero lavoro di orientamento e valutazione dello studio d'impatto, ed ha altresì ritenuto di: "non ritenere la soluzione di costituire uno specifico gruppo di lavoro automaticamente proponibile per qualsiasi futuro progetto ed in attesa di un atto legislativo che regoli la complessiva materia".
4. Gli adempimenti tecnici relativi alla attuazione di quanto previsto nel Verbale d'Intesa Regione-ENEL del 27.12.1984, in specifico riferimento alle problematiche connesse all'impatto territoriale ed ambientale della centrale nucleare e più in generale a quanto in esso previsto, sono stati affidati ad uno specifico Gruppo di Lavoro, istituito con DGR n. 33-42672 del 27.3.1985, coordinato da un dirigente del Servizio pianificazione territoriale e composto da tecnici di diversi Servizi regionali.
Da quanto sopra possono essere avanzate le seguenti ipotesi operative ed organizzative per l'esame e la valutazione dello studio d'Impatto ambientale in questione: Ipotesi 1. Individuare, tenendo conto degli atti legislativi regionali richiamati e dell'attività tecnico - amministrativa effettivamente svolta il Servizio regionale cui compete la gestione dell'attività di raccordo tecnico - amministrativo connessa all'avvio e all'attivazione delle procedure sperimentali e transitorie circa la valutazione degli studi d'impatto sui progetti e sugli interventi sottoposti all'attenzione della Giunta regionale, in attesa di un testo legislativo che regoli la complessiva materia Ipotesi 2. Individuare in uno dei due gruppi di lavoro già costituiti e prima richiamati (eventualmente integrati), la struttura di raccordo intersettoriale a cui affidare l'attività di esame e valutazione dei progetti e degli studi presentati Ipotesi 3. Istituire una specifica Unità Flessibile, ai sensi dell'art. 22 della L.R. 8.9.86 n. 42 a cui affidare i compiti di valutazione dei progetti e degli studi presentati compreso, eventualmente, quello relativo all'autostrada della Valle di Susa Ipotesi 4. Istituire secondo le possibilità e le procedure previste dalla L.R. 42/86 uno specifico Settore o Servizio nelle materie connesse alla VIA, sulla base delle indicazioni contenute nel DDL 209/87 della Giunta regionale attualmente all'attenzione della competente Commissione consiliare.
In ogni caso occorrerà pervenire alla definizione e costituzione di una struttura di consulenza tecnico - scientifica con carattere interdisciplinare a supporto dell'attività valutativa assegnata alla struttura regionale che si intenderà istituire (quale, ad esempio, il Comitato tecnico - scientifico previsto all'art. 12 del DDL n. 209/87).
Ipotesi conclusiva. In relazione all'Ipotesi n. 2 può essere particolarmente interessante e di più agevole operatività quella che fa riferimento al costituito gruppo di lavoro per la valutazione dello studio di impatto ambientale del progetto autostradale della Valle di Susa. In sostanza si potrebbe avanzare la proposta di estendere i compiti assegnati al citato gruppo di lavoro (eventualmente integrato) anche per quanto attiene lo specifico progetto idroelettrico della Valle Sesia. Il gruppo si caratterizzerebbe, quindi, come una sorta di "Nucleo di valutazione regionale" degli studi di impatto ambientale sui progetti e sugli interventi sottoposti all'attenzione della Giunta regionale, in attesa di un testo legislativo che regoli la complessiva materia. In tal modo: si eviterebbe il proliferare di gruppi di lavoro specifici su diversi progetti (così come richiesto dalla deliberazione del Consiglio regionale istitutiva del gruppo di lavoro in questione); si realizzerebbe un positivo e continuativo coinvolgimento delle stesse competenze tecniche e disciplinari delle strutture regionali interessate; si consoliderebbe una prospettiva di graduale acquisizione delle conoscenze e delle competenze tecniche regionali ai fini dell'inserimento delle procedure e dei metodi della valutazione di impatto ambientale nelle strutture regionali; si potenzierebbe ulteriormente il più complessivo sistema della conoscenza sulle tematiche territoriali ed ambientali per la valutazione di impatto ambientale già presenti nell'ambito del sistema informativo territoriale ed in via di sviluppo sulla base dell'attività di ricerca a tal fine avviata dal Servizio pianificazione territoriale con il CSI - Piemonte; si garantirebbe un più agevole e chiaro rapporto con i momenti di consulenza tecnico-scientifica che eventualmente si ritenesse di attivare avvalendosi degli Atenei torinesi e di altre strutture di ricerca oltreché ovviamente degli Enti strumentali della Regione.
In considerazione del tipo di attività di raccordo e coordinamento tecnico intersettoriale che occorre comunque garantire tenendo conto delle competenze e delle esperienze maturate in tal senso è opportuno che il coordinamento del lavoro venga assicurato dal Servizio pianificazione territoriale dell'Assessorato alla programmazione economica e pianificazione territoriale.
Operativamente può essere avanzata l'ipotesi che la Giunta regionale sentite le Commissioni consiliari, proceda con propria deliberazione alla formale costituzione del gruppo di lavoro, integrato nei termini anzidetti in riferimento al mandato espressamente previsto dalla deliberazione del Consiglio regionale del 3/12/1987.
Ricordato che questa procedura indicativa servirebbe a superare l'impasse temporaneo per arrivare alla valutazione di questi progetti credo che la cosa migliore che possa fare questo Consiglio sia quella di addivenire prontamente alla definizione del disegno di legge di valutazione di impatto ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Ringraziamo l'Assessore per la risposta che ha fornito ad un'interrogazione apparentemente molto sintetica, ma l'interrogazione che oggi abbiamo discusso fa seguito ad una serie di altre interrogazioni che l'Assessore ha richiamato e che riteniamo non siano state secondarie, come iniziativa politica, insieme con le opposizioni di carattere locale, a determinare la situazione che oggi stiamo discutendo: un risultato senz'altro interessante, cioè il primo studio di valutazione di impatto ambientale su un impianto particolarmente complesso e interessante un'area piuttosto vasta qual è appunto il previsto progetto ENEL per le centrali idroelettriche della Val Sesia.
Questo risultato è da ascrivere alle iniziative che a vario titolo sono state attivate su questa materia.
Le questioni che l'Assessore ha affrontato nella sua risposta sono di carattere metodologico e quindi anche noi non facciamo per ora nessuna osservazione nel merito dello studio stesso, ma ci preme molto il ragionamento che l'Assessore ha fatto sul modo con cui affrontare la valutazione vera e propria rispetto allo studio fatto dall'ENEL sull'impatto ambientale.
Si pone un problema che, se abbiamo colto bene dalla risposta dell'Assessore, ha già un tentativo compiuto di definizione, cioè quello di partire con il piede giusto. Partire con il piede giusto mi pare che sia senz'altro da condividere e quindi aderiamo all'impostazione dell'Assessore. A me pare sia opportuno fare chiarezza sulla competenza specifica del settore regionale che deve essere competente in questa materia e da questo punto di vista ci è parso di capire che l'Assessore nella prima parte dell'interrogazione abbia risposto in maniera esauriente.
In altri termini non vorremmo che vicende relative alle competenze tra i vari Assessorati regionali portassero a fare quello che non ci auguriamo succeda, cioè partire con il piede sbagliato invece di partire con il piede giusto.
Per quanto riguarda le proposte fatte dall'Assessore su come affrontare questo lavoro di esame, di analisi dello studio, ci sentiamo di fare queste considerazioni. Si vada senza dubbio ad una delle scelte rispetto alle ipotesi formulate qui dall'Assessore. Si vada a scegliere uno di questi tipi di ipotesi. Se si ritiene di scegliere l'ipotesi di utilizzare le strutture già esistenti, i gruppi di lavoro già consolidati, si curi senz'altro l'aspetto dell'integrazione in una duplice direzione: un'integrazione specialistica relativa all'oggetto del progetto dello studio di quell'area e da questo punto di vista un riferimento è immediato ed automatico, per esempio all'impiego (che non era previsto in altri gruppi di lavoro) dell'ente strumentale zooprofilattico per quanto riguarda l'aspetto relativo alla fauna ittica, che è una delle componenti importanti per quanto riguarda le ricadute in termini negativi dell'iniziativa di costruzione delle centrali elettriche della Val Sesia. Ma questo è soltanto l'esempio di un'attenta valutazione che va fatta come integrazione rispetto al gruppo di lavoro che l'Assessore ha indicato come uno dei punti di riferimento da prendere in considerazione, come elemento preferenziale rispetto ad altre ipotesi, sia pure non avendo oggi l'Assessore presentato una scelta definitiva a questo riguardo. Integrazione anche di carattere tecnico - scientifico afferenti l'Università. Non possiamo dimenticare che lo studio dell'ENEL ha il contributo di alcuni Istituti dell'Università di Torino e di alcuni Istituti di Università di altre Regioni e quindi è naturale pensare che alcune competenze possano interagire al massimo livello di scientificità e al massimo livello di specializzazione. Ad un'integrazione a questo livello poniamo l'esigenza di un secondo tipo di integrazione per integrare il gruppo di lavoro con tecnici segnalati dagli Enti locali, perché riteniamo esista un problema di collegamento culturale e scientifico tra le elaborazioni e il lavoro che può essere fatto dalla Commissione, dal gruppo di lavoro tecnico - scientifico a livello regionale e la realtà culturale e scientifica a livello locale. Formuliamo una richiesta all'Assessore: l'integrazione del gruppo di lavoro con tecnici segnalati dagli Enti locali. Da questo punto di vista siamo aperti ad esaminare gli aspetti operativi della proposta che stiamo formulando.
Chiediamo all'Assessore (sempre seguendo un ragionamento che affronta gli aspetti metodologici del lavoro che si apre dopo la presentazione dello studio) di sollecitare, di stimolare un'azione di coordinamento degli Enti locali interessati al progetto, che rappresenti un'interfaccia istituzionale rispetto alla Giunta, alla Regione nel suo complesso e che costituisca un riferimento costante anche sulla base di un lavoro di elaborazione, di approfondimento, di analisi dello studio che suggeriamo di compiere a stadi successivi. E' uno studio complesso, sono mille pagine più mille di allegati, tabelle e fotografie e non possiamo pensare che elaborazioni di questo tipo siano presentate in un'unica soluzione alle comunità locali dicendo: "Adesso valutate se prendere o lasciare". A me pare opportuno prevedere una serie di fasi che coinvolgano gli enti locali sui vari aspetti settoriali della problematica sollevata dal progetto. Il coordinamento degli Enti locali è anche un punto molto importante per capire come si debba porre sul terreno migliore e più positivo il rapporto con le associazioni, i movimenti, i comitati presenti e già operanti in questa materia. In altri termini siamo per una indicazione che vede nel coordinamento degli Enti locali l'istanza prima per la partecipazione delle associazioni e dei movimenti. Naturalmente riteniamo che la Regione debba fare la sua parte anche con un collegamento diretto con le associazioni, ma riteniamo che il coordinamento degli enti locali sia la sede più idonea per sviluppare una sede permanente di collegamento con i movimenti ambientalisti, protezionisti, i vari interessi di segno anche opposto coinvolti in questa vicenda.
Ci permettiamo di sottolineare ancora che l'esigenza del coordinamento degli enti locali è particolarmente pregnante perché il numero dei Comuni coinvolti dal progetto è di una certa rilevanza: sono 9 Comuni, c'è la Comunità montana e bisogna prendere in considerazione questi aspetti.
Ultima considerazione che vogliamo fare è il ragionamento sul metodo più utile da adottare per affrontare l'analisi. In ultima istanza il parere che la Regione dovrà formulare a questo riguardo, non esaurisce quello della valutazione circa i contenuti di questo progetto e su questo non ci esprimiamo. Ci riserviamo di esprimerci dopo che gli ultimi approfondimenti saranno stati eseguiti.
Non ci nascondiamo però che esiste un problema al di là dei contenuti relativi al progetto che stiamo discutendo, un problema che va sotto il titolo di "Sviluppo della Valle", in quanto questo progetto è un'iniziativa che investe qualcosa come 30 chilometri di valle e si pone quindi in termini di stretta correlazione coi temi e le prospettive di quella realtà.
Qui intendiamo ribadire con forza che occorre un'azione di governo, su questo processo, particolarmente costante, continuativa e salda da parte della Regione, altrimenti temiamo che non sia possibile mettere insieme i vari pezzi di questa vicenda e mantenere in maniera positiva un processo indubbiamente complesso.
Già lo studio indica alcuni collegamenti tra l'iniziativa in sé e altri aspetti importanti su cui ci sono competenze regionali, competenze statali e via di questo passo. Mi riferisco per esempio al legame stretto tra un'iniziativa di carattere idroelettrico come questa e la depurazione di tutte le acque della zona. Si pone in maniera inscindibile questo rapporto e naturalmente si pone in termini di assetto per quanto riguarda la questione della depurazione, ma in termini più generali di riassetto dell'area. Probabilmente, già sulla base di iniziative che si sono sviluppate a livello locale, si porrà probabilmente il tema di un progetto territoriale operativo, cioè l'impiego di strumenti che siano in grado di connettere tra di loro i vari aspetti contenuti sotto la voce "Sviluppo e prospettive" per quanto riguarda la valle. E' fuor di dubbio che per affrontare una vicenda di questo genere, lo sottolineiamo ancora in conclusione, occorre che l'azione da parte della Regione, capofila istituzionale di questa vicenda, sia un'azione di grosso significato e che in questi termini la Giunta regionale debba vivere questa vicenda.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.
Comunico che viene trasformata in risposta scritta l'interrogazione n.
1076 del Consigliere Pezzana, inerente l'autorizzazione al trasporto rifiuti al sig. Giacobone.


Argomento:

Richiesta di risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Più che una protesta, vorrei attirare l'attenzione del Presidente del Consiglio sul primo capoverso della corrispondenza quasi settimanale che intercorre tra lei, Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta.
Precisamente quella parte di corrispondenza che inizia così: "Egregio Presidente la informo che la Giunta regionale è disponibile a fornire risposta alle seguenti interrogazioni nella prossima seduta di Consiglio regionale". O questa è una frase rituale, come credo lo sia, ma che abbia di per sé anche un contenuto di serietà oppure andrebbe omessa, perch l'Assessore Carletto da più Consigli deve rispondere a delle mie interrogazioni, peraltro in maniera molto scorretta perché superate da una legge del dicembre scorso. O decide che per sua scelta non risponde alle mie interrogazioni, diversamente inserirle ogni volta nel programma di interrogazioni e interpellanze non mi sembra sia una cosa seria.
L'Assessore Carletto evita di entrare in aula fino a quando ci sono interrogazioni. Questo è molto scorretto. Sono problemi che riguardano i dipendenti della Regione, anche se sono tematiche in parte superate vanificate dal fatto che la legge n. 60 è entrata in vigore l'11 dicembre però mi sembra poco serio considerare le interrogazioni di un consigliere come sta facendo attualmente l'Assessore Carletto. Quindi non è tanto una protesta quanto un invito al Presidente del Consiglio a verificare se questa corrispondenza ha un reale valore oppure no.



PRESIDENTE

Devo dire a questo riguardo che le interrogazioni in questione erano state collocate in precedenza. Devo dire che a volte è mancato l'Assessore ma per due volte era in congedo lei.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La questione posta dal Consigliere Pezzana era già stata posta in sede di Capigruppo. Il peso che debbono avere le interrogazioni, in particolare per l'opposizione, soprattutto quando riguardano questioni di rilievo come il compito costituzionale o il controllo da parte del Parlamento, si esplica attraverso la richiesta di notizie e la spiegazione dei comportamenti tenuti dall'esecutivo. Noi abbiamo tra le molte interrogazioni giacenti, alcune di assoluta urgenza politica su cui occorrono risposte. Abbiamo presentato interrogazioni riguardo alle forme di pubblicità pagate dalle Regioni e usate sul tema dell'ambiente in maniera che noi giudichiamo impropria. Su queste da mesi non riceviamo risposta. Abbiamo, e l'ho già detto più volte al Presidente, richiesto da mesi una illustrazione delle modalità e forme di partecipazione della Regione al Salone del Libro, che è una ottima iniziativa, di cui per continuiamo ad avere vaghe notizie giornalistiche. Il Presidente mi ha detto che forse avrebbe risposto. Voglio ricordare, però, che al di là del Presidente, gli Assessori devono farsi carico della tempestività di risposte su interrogazioni che hanno valore politico; ne ho ricordate due ma potrei ricordarne molte altre! Stamattina c'è stata una polemica dove ho visto offesi Presidente e Assessore, ma il Consigliere Chiezzi ricorda che sul problema degli espropri era da giugno che avevamo sollevato l'interrogazione e si arriva a cose fatte senza aver avuto risposta. Questo per dire, signor Presidente, che la questione delle interrogazioni in una struttura in cui tendiamo alle innovazioni, a rendere più nettamente distinti i ruoli di responsabilità della Giunta rispetto al Consiglio, è un alimento essenziale alla nostra presenza politica e anche alla funzione di controllo. Una funzione di controllo che rischia di essere clamorosamente evasa se non si ha la sensibilità e l'attenzione intanto di dialogare, di rispondere quando è possibile, ma dall'altra parte di cogliere anche le interrogazioni più importanti e che politicamente hanno più peso. A nome del Consigliere Valeri ricordo che le spese di pubblicità o di attuazione dei criteri di informazione applicate sull'ambiente in un certo modo sono questioni da porre e da discutere subito! In questo caso ci sarebbe la possibilità di intervenire e di correggere se non è giusto un andamento che non ci pare soddisfacente. Questo è un problema; allora troviamo rimedi strutturali. Ho detto che dovremo dedicare alle interrogazioni ambiti ampi legando la presenza dei Consiglieri a qualche atto che interessa al Governo. Però è certo che l'accumularsi di interrogazioni, e soprattutto l'accumularsi di certe interrogazioni che necessiterebbero una particolare sensibilità di risposta, è negativo e tale lo giudichiamo.
Chiediamo quindi che si intervenga in maniera adeguata da parte del Presidente del Consiglio e per l'aspetto politico da parte del Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Anche in sede di Capigruppo ci siamo posti il problema delle interpellanze ed interrogazioni che hanno vera rilevanza e la decisione è sempre di carattere di merito. Da parte del Presidente del Consiglio c'è l'impegno per far emergere i problemi che sono di più vasta portata.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Mi pare che la Giunta dedichi nella risposta alle interrogazioni molto spazio, tant'è vero che in tutte le sedute consiliari molto spesso l'intera mattinata è occupata da interrogazioni ed interpellanze quindi c'è una disponibilità dell'esecutivo a rispondere. La selezione e l'urgenza rientrano nei rapporti tra Giunta e Conferenza dei Capigruppo; anche il Gruppo DC ha alcune interrogazioni che attendono risposta però voglio ancora rilevare che tutti riteniamo che lo spazio in aula per le interrogazioni è effettivamente molto ampio e mi pare assurdo che non si riesca a risolvere il rapporto con l'opposizione. Nel merito possiamo certamente trovare una soluzione. Voglio ancora rilevare che in questa legislatura, in particolare, si dà spazio alla risposta delle interrogazioni molto più che in passato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Avverto la delicatezza del problema inoltre preciso che non c'è alcuna intenzione di sottrarsi alle risposte che sono dovute, al di là degli aspetti regolamentari e per un atto di dignità nei confronti dell'aula. Ci siamo sforzati, come ci è stato possibile in questi ultimi tempi, di intervenire sia nelle interrogazioni sia nelle interpellanze sia nei dibattiti offrendo documentazione a quegli elementi complessi ed articolati affinché il Consiglio fosse veramente oggetto di tutta l'attenzione dovuta.
Sull'aspetto specifico non ho dato immediata risposta alla pubblicità sull'ambiente per motivi operativi ma se questo insistere risponde ad un'esigenza di notizie sulle cose delle quali posso notiziare il Consiglio in settimana entrante esaudirò le aspettative. Sul Salone del Libro mi ero riservato di dare una comunicazione non appena fossimo usciti dagli aspetti dei contorni del problema per arrivare ad una determinazione in seguito ad un approfondimento. Ciò dovrebbe avvenire attraverso un confronto con gli altri livelli di enti locali per stabilire un muoversi in sintonia tra gli stessi. Ieri c'è stato l'ultimo contatto con l'amministrazione comunale io in settimana entrante do chiarimenti e risposte. Abbiamo all'interno del rapporto, forse in termini atipici, Giunta e Consiglio fatto pervenire il materiale per un dibattito sulla sanità; ripeto ancora in termini atipici che vanno corretti perché, non condivido il modo di dialogare direttamente tra la Giunta e Consiglieri; il collega Bontempi ha richiesto l'altro ieri una notizia sugli inquinamenti e ieri in giornata l'ha ricevuta sull'Università ho dichiarato la mia disponibilità a dare ogni tipo di comunicazione solo che non stravolga il già difficile ordinamento dei lavori. Quindi se il Presidente domani mattina lo ritenesse sono a disposizione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

a) "Dichiarazione di decadenza dalla carica effettuata dalla Commissione Consultiva per le nomine ai sensi dell'art. 16 della L.R. 10/2/85 n. 10 come modificata dalla L.R. 22/7/86, n. 30"


PRESIDENTE

In merito alle "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", di cui al punto 3) dell'o.d.g. comunico che vi è una "Dichiarazione di decadenza dalla carica effettuata dalla Commissione Consultiva per le nomine ai sensi dell'art. 16 della L.R. 10/2/85 n. 10 come modificata dalla L.R. 22/7/86 n. 30" Il testo recita: "La L.R. 18/2/85 n. 10 'Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale' prevede all'art. 13 che l'intervenuta nomina o designazione sia immediatamente comunicata all'interessato il quale, entro 15 giorni dalla ricezione dell'avviso deve comunicare per iscritto la propria accettazione, dichiarando nel contempo l'inesistenza o la cessazione di eventuali cause di incompatibilità e l'inesistenza di conflitto di interessi in relazione all'incarico da assumere. L'art. 16 della stessa legge stabilisce che 'la mancata presentazione o la infedeltà delle dichiarazioni di cui agli articoli precedenti possono essere accertate dalla Commissione Nomine in ogni momento e comportano di diritto la decadenza del nominato o designato dall'incarico ricoperto'.
In relazione a tali disposizioni, la Commissione Nomine nella seduta del 9 febbraio c.m. ha accertato che non è pervenuta nei termini prescritti la dichiarazione di cui all'art. 12 da parte dei sigg. Roberto Diana nominato membro supplente nel Comitato Misto Paritetico Regione-Autorità Militari con deliberazione del Consiglio regionale n. 430 del 9/4/87; Giuseppe Iacquinto nominato esperto nella Commissione per la Formazione Professionale con deliberazione del Consiglio regionale n. 460 del 9/4/87 Franco Montacchini nominato esperto nel Consiglio Direttivo della Riserva naturale speciale della Garzaia di Valenza con deliberazione del Consiglio regionale n. 208 del 10/7/86.
La Commissione nomine ha pertanto preso atto che la mancata presentazione della dichiarazione ha comportato di diritto la decadenza dei sigg. Roberto Diana, Giuseppe Iacquinto e Franco Montacchini dall'incarico per cui erano stati nominati e ha deciso di avviare per tali nomine la procedura prevista dall'art. 8 bis della L.R. 18/2/85 n. 10 come modificata dalla L.R. 22/7/86 n. 30".
Questa è la dichiarazione che ha rimesso la Commissione nomine al Consiglio dovuta per legge.


Argomento:

a) "Dichiarazione di decadenza dalla carica effettuata dalla Commissione Consultiva per le nomine ai sensi dell'art. 16 della L.R. 10/2/85 n. 10 come modificata dalla L.R. 22/7/86, n. 30"

Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Biazzi, Bresso Carazzoni, Carletto, Croso, Ferro, Paris.


Argomento:

b) Congedi

Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge

Argomento:

d) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 2, 9 e 16 febbraio 1988 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/78, n.65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il servizio aula.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta informazioni da parte del Consigliere Bontempi su quanto riportato dai giornali in merito ad incontri di chiarimento o verifica avvenuti nella maggioranza pentapartitica


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, devo sollevare una questione che mi pare interessi tutto il Consiglio. Non solo perché è stata oggetto due settimane fa di una nostra interrogazione, che riguardava peraltro le dichiarazioni del Capogruppo della DC, ma anche perché noi abbiamo assistito dai giornali di lunedì, martedì, mercoledì e mi pare anche di oggi, allo svolgersi di un chiarimento, non so se si tratti di una verifica, all'interno della maggioranza. Mi chiedo, visto che queste cose hanno poi delle implicazioni sul lavoro concreto e comunque nei rapporti politici, se il Presidente della Giunta non ritenga opportuno darci una informazione su quello che è successo o non è successo, sul senso che ha il chiarimento, quali legami ha con le questioni che abbiamo posto in gioco. Dalle avvisaglie della dichiarazione di Brizio, su cui noi peraltro facemmo un'interrogazione e chiedemmo chiarimenti al Presidente, si è sviluppata all'interno della maggioranza (esternamente sui giornali) una fase che è stata definita di chiarimento, di piccolo chiarimento, di verifica, di minaccia di un partito di uscire e poi rientrare. Vorremmo essere informati sulla vicenda, perch sul piano dei fatti e sul piano politico già rileviamo uno stato di profonda insufficienza che da queste confusioni o queste non chiarezze non riceve certo un grande aiuto. L'opposizione, che ha solo questi canali del Consiglio (come gli altri cittadini hanno gli occhi per leggere i giornali ma non sono loro sufficienti) desidererebbe essere informata su cosa è successo su cosa succederà, su cosa si prevede che succeda in questa maggioranza che mi pare già abbastanza piena di problemi. Almeno ci eviti di sollevarne altri se non c'è niente, oppure ci dica quali sono.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta può rendere le sue comunicazioni oppure come abbiamo stabilito in più occasioni, può rimetterle al dibattito.
La parola al Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Avevo poco fa dichiarato la disponibilità della Giunta a rendere una comunicazione attorno ai problemi dell'Università.
Per quanto attiene al problema sollevato dal collega Bontempi bisognerebbe stabilire degli approfondimenti sui significati che si vogliono attribuire alle notizie che ricorrentemente vengono pubblicate sui giornali e capire sin dove queste possano influire, giusto quel che ha chiesto Bontempi, sulle attività del Consiglio.
A parere della Giunta non esistono al momento nelle condizioni di chiarimento suggerite e sollecitate elementi che possano creare non dico turbative all'andamento dei lavori del Consiglio, ma addirittura influenzarli. Quindi, al momento chiedo alla cortesia del collega Bontempi di non insistere per avere una comunicazione su questo argomento, laddove maturassero fatti, elementi, note tali da costruire momenti di robustezza nei rapporti tra il Governo e il Parlamento non esiterei a rendere aggiornato il Parlamento sull'argomento.



BONTEMPI Rinaldo

Permettimi di non ritenermi soddisfatto della risposta, perché dopo aver occupato le pagine dei giornali per tre giorni con dichiarazioni dei Gruppi "questione verifica - chiarimento" non è possibile risponderci che non è successo niente. Comunque, mi risulta che sia stata fatta una riunione di maggioranza con la Giunta e con i Capigruppo. L'informazione che chiediamo è sapere esattamente che cosa è successo, che cosa sta succedendo, dato che noi preferiamo che sia questa la sede pubblica dove porre le questioni: verifica o non verifica, chiarimento, che cosa significa questa differenza, quali sono le questioni in campo. Io credo che non ci si possa assolutamente trincerare dietro a questo atteggiamento.
Questo è uno dei punti di rapporto più delicati, il rapporto politico di una maggioranza con il Consiglio. Allora: o si fa una smentita e tutte le dichiarazioni che sono state rese dai giornali sono nulle, oppure c'è il dovere della maggioranza, del Presidente della Giunta di informare. Non pu dire che non è successo niente. Chiedo anche agli altri gruppi dell'opposizione che cosa ne pensano di un atteggiamento di questo tipo nei confronti del Consiglio, del tutto evasivo e in qualche modo elusivo - mi spiace dirlo - di un rapporto che è fondamentale.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Se ci fossero stati elementi utili al Consiglio, io li avrei resi senza titubanza e senza alcuna riserva; ma sarà consentito ai Gruppi di maggioranza di riunirsi con la Giunta, perché se ci viene impedito anche questo, e poi i giornali lo reclamizzano come vogliono, mica possiamo bloccare o imbavagliare i giornali dal parlare come intendono e come vogliono.



PRESIDENTE

Vorrei solo cogliere l'aspetto, poi potrà essere giudicato politicamente, della dichiarazione resa dal Presidente Beltrami e cioè che non vi sono aspetti che possono essere di tale rilevanza da portare alla verifica.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Pur prendendo atto di quanto ha detto il Presidente, rimangono dei fatti oggettivi, veri, reali e non smentiti, cioè a dire che nei giorni scorsi ci sono state delle riunioni degli esponenti del pentapartito, della maggioranza che sostiene questa Giunta, nell'ambito delle quali è stata fatta una sorta di verifica o di chiarimento. Indubbiamente questo incontro è un fatto politicamente lecito, ma verificatosi al di fuori della sede istituzionale. Quindi, mi pare che la richiesta di avere un chiarimento in quest'aula in ordine ai fatti che si sono verificati sia una richiesta politicamente legittima, perché appunto i casi sono due: o le notizie giornalistiche non sono né vere né reali e allora occorreva smentirle oppure sono vere e reali e si sono verificate in questi incontri che hanno avuto per oggetto un chiarimento o una sorta di verifica. Allora tutta la natura e la sostanza di questi incontri "protrattisi", dice La Stampa di oggi, avrebbero dovuto essere portate in aula per essere valutate. Quindi in questo senso la richiesta che è stata avanzata viene sostenuta anche da noi rimarcando che se non vengono date spiegazioni e chiarimenti e non viene portato nell'aula tutto quanto si è verificato fuori dall'ambiente istituzionale non c'è che da prenderne atto.



PRESIDENTE

Probabilmente dalle discussioni che avverranno dopo emergerà forse qualcosa.



BONTEMPI Rinaldo

Non voglio assolutamente creare incidenti, ma le ricordo che nelle dichiarazioni fatte questa mattina da parte del Presidente Beltrami, si è ad esempio data informazione alla stampa, dopo la riunione di maggioranza sull'iter di un documento fantasma di cui noi non sappiamo più niente, che è il Piano di sviluppo. Io le chiedo, signor Presidente, a tutela di quest'aula e delle prerogative dei Consiglieri, se sia possibile non portare in aula queste informazioni. Non dico non parlare tra voi, è del tutto lecito questo, ma occorre avere la sensibilità di informare il Consiglio quando il fatto assume un certo rilievo. E lo ha assunto, perch da tre giorni se ne parla sui giornali. Brizio, tu puoi anche decidere che essendo in maggioranza calpesti qualsiasi prerogativa del Consiglio, ma stai attento perché questo è un modo di intendere le regole istituzionali a seconda di dove sei. Ti dico solo che qui esiste un dovere della Giunta e della maggioranza di informare su come stanno le cose. Non è vero che riguarda i fatti istituzionali. Mi pare che il Consiglio regionale abbia il diritto (mi sono alzato io, si è alzato il Consigliere Majorino) di alzarsi a proporre le questioni e di chiedere, sotto questo profilo, non l'evasione della risposta, ma risposte.



PRESIDENTE

Come Presidente del Consiglio non posso far altro che registrare quello che è stato detto. Se si ritiene opportuna una riunione dei Capigruppo si può anche fare, però il problema è che abbiamo un ordine dei lavori da rispettare. Evidentemente, come sempre abbiamo detto, il comportamento del Governo rispetto al Consiglio ha una sua legittimazione. Io non gliela posso certamente togliere e non mi resta altro, per ora, dire che l'ordine del giorno prosegue. Stabiliranno poi i Presidenti dei Gruppi i tempi e i modi per procedere in modo diverso.



BONTEMPI Rinaldo

Presidente, le chiedo che in giornata si possa svolgere la riunione dei Capigruppo in cui si capisca esattamente quando e come le informazioni relative a queste questioni verranno portate in questa sede, anche se mi sembra che il momento dovrebbe essere questo. Noi possiamo anche ritenerci slegati da quei patti di regole, visto che le regole vengono calpestate in questa maniera.



PRESIDENTE

Vedremo nella sede dei Capigruppo come poter svolgere correttamente l'azione parlamentare.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Enti strumentali - Commercio

Dibattito sulla Promark S.p.A. Pregiudiziale presentata dal Consigliere Majorino


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Dibattito sulla Promark S.p.A.".
La parola all'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al commercio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito si doveva svolgere parecchie settimane fa. E' dal mese di ottobre che si discute di parlare sulla Promark, siamo arrivati quasi alla fine di febbraio. I motivi sono stati vari, il dibattito è stato rinviato più volte, invece di svolgersi in Consiglio questo dibattito, come succede in questi casi, si è svolto sui giornali, si è svolto in Commissione, si è svolto in altre riunioni. La IV Commissione ha anche convocato il Consiglio di Amministrazione della Promark, i sindacati.
La mia relazione che avevo consegnato puntualmente in quanto richiestami dal Presidente del Consiglio è rapidamente invecchiata. Ritengo tuttavia che nel suo complesso, con qualche precisazione, con qualche distinguo che andrò a fare, ritengo che sia ancora valida come premessa soprattutto per iniziare ad introdurre questo dibattito.
D'altra parte la relazione voleva essere soprattutto una ricerca storica, mi si conceda questa parola un po' grossa, sulla vita della Promark, voleva essere soprattutto una fotografia dell'attività Promark una relazione aperta, perché così è stata concepita, una relazione aperta ed introduttiva e non risolutiva di un problema che qui ora sarà affrontato in sede di Consiglio regionale.
Ritengo di non essermi sbagliato nel porre la questione in questi termini. Ritengo che dal Consiglio devono arrivare le indicazioni utili per una eventuale riproposta della Promark anche alla luce di fatti nuovi che sono sopravvenuti in questi ultimi giorni, non ultimo il discorso sul Lingotto; tema che andremo ad approfondire subito dopo questo dibattito. Il Lingotto, il Centro fiere, la legge sulla promozionalità, la legge sulle fiere, mi pare debbano essere le fondazioni su cui erigere questo nuovo edificio di Promark, le basi per proporre una eventuale ristrutturazione o una nuova società.
Ho voluto ricordare, con la mia relazione, che la società Promark è nata circa 10 anni fa con una legge regionale. Nacque, così era scritto nella legge, per sostenere ed incrementare nell'ambito delle proprie competenze le attività economiche del Piemonte e per coordinare le conseguenti iniziativi proporzionali, per il perseguimento degli obiettivi del Piano regionale di sviluppo.
Decisamente molto ambizioso era l'obiettivo, ma forse non è inutile ricordare anche qui che la nascita della società avvenne con la sottoscrizione delle quote di capitale sociale della Società Samia e che gran parte di Samia è rimasto nella Promark: è rimasto come personale, come capacità professionale, come abitudine di lavoro. Ricordo che è rimasto anche il contratto. Gli addetti alla Promark sono ancora legati al contratto che era quello del Samia.
Mi pare anche di dover sottolineare che Promark con gli scopi ambiziosi con cui nasceva aveva poi a disposizione un capitale di 170 milioni capitale che in effetti negli anni successivi è stato aumentato per arrivare sino ad un miliardo e mezzo, di cui però 228 milioni sono ancora da versare.
Nello statuto della Promark, all'art. 5, è precisato che la società ha le finalità di: promozione e gestione di iniziative commerciali per sostenere ed incrementare le attività economiche, in particolare del Piemonte, favorendo lo sviluppo ed il coordinamento di tali iniziative relativamente ai settori produttivi industriali, agricoli, artigianali e di quelli commerciali, sia a livello nazionale che in internazionale. Essa potrà inoltre allestire mostre, saloni, gestirli in esercizio diretto svolgere pubblicità, anche con le edizioni di riviste e stampa di settore acquistare e vendere qualsiasi prodotto svolgendo eventualmente attività di intermediazione commerciale in genere.
Questo era scritto nello statuto della Promark nel momento in cui si sottoscrivevano azioni per 170 milioni. Di qui già si evidenzia la sproporzione tra quello che poteva essere un progetto di attività e quelle che erano le reali possibilità della società.
Dalla documentazione che ho presentato ai Consiglieri emerge per grandi linee l'attività dei trascorsi 10 anni di Promark. Qui si leggono gli accenni alle difficoltà iniziali, ereditate dal disciolto Samia, alle difficoltà successive collegate ai problemi finanziari, fino alle difficoltà ultime di questi momenti in una situazione di operatività confusa e conflittuale con altri soggetti operanti in Piemonte nel settore della promozione delle fiere; si ricorda la Camera di Commercio, il Centro estero Union Camere, Torino Esposizione, l'ANFIA e, ancora per i settori particolari, Valenza Gioelli, Saluzzo Antiquariato, Duja d'or di Asti Sagra del Riso di Vercelli, Fiera del Tartufo di Alba, Fiera Fredda di Borgo San Dalmazzo, la Socave di Domodossola, l'Associazione allevatori ecc. Questa è una promozionalità che si può definire a comparti.
Nessuno vorrà accusare questa Giunta di cose che hanno origini molto lontane che io qui ho voluto ricordare.
Voglio anche ricordare che in questi ultimi giorni è nato il "PMI trade center", un'altra iniziativa delle associazioni piccola e media industria.
La nuova società con sede in Torino intende realizzare e gestire un centro affari anche con attenzione al settore delle sub-forniture.
Emerge da quanto vi ho detto che esiste una pluralità di soggetti operanti nel settore e che essi sono collocati in una mancanza completa di coordinamento valido per interventi e attività complessive.
Promozione, fiere e mostre fanno poi il turismo, l'agricoltura, la cultura, operatori privati, tutto nella più ampia indipendenza.
Per gli inconvenienti che sono derivati da questa situazione e avvertiti dopo otto anni dalla nascita di Promark, nel giugno 1984 in Consiglio regionale si svolse un dibattito che affrontò il problema della politica promozionale della Regione in genere e già allora constatando l'evidente mancanza di coordinamento fu approvata una delibera di indirizzi rivolta ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di amministrazione della Promark. Il documento in definitiva non era altro che un adempimento dell'art. 3 della legge che costituiva la stessa società. Gli indirizzi della delibera sono riportati nelle memorie che ho consegnato. Ora, siamo nel 1988, sono passati quattro anni, vogliamo insieme rileggere il documento e verificare come e se sono stati in realtà seguiti gli indirizzi deliberati in Consiglio e se la Promark ha riqualificato conseguentemente la sua attività. Ecco gli indirizzi. Nel quadro delle finalità statutarie gli amministratori di nomina regionale dovranno indirizzare l'attività della società secondo alcune direttrici prioritarie: 1) delineazione di una più marcata fisionomia della società quale strumento a disposizione degli operatori privati per la diffusione dell'immagine e la promozione dei prodotti avvalendosi prevalentemente delle forze economiche esistenti nel territorio regionale 2) potenziamento dell'attività di promozione commerciale delle attività produttive piemontesi sul mercato interno ed estero da eseguirsi: a) attraverso elaborazioni di progetti promozionali a carattere pluriennale, di programmi annuali finalizzati a determinate aree di mercato e a determinati settori merceologici da realizzarsi con il concorso organizzativo e finanziario delle imprese interessate, degli istituti bancari e degli altri soggetti che operano nel campo b) attraverso pianificazione degli interventi e dei programmi su iniziative e progetti pluriennali di lungo periodo aggregando le imprese su investimenti che prevedono la realizzazione di strutture di commercializzazione con l'utilizzo delle agevolazioni statali di materia c) con lo sviluppo delle opportunità commerciali, con i Paesi in via di sviluppo attraverso iniziative svolte a diffondere la conoscenza delle modalità richieste per le partecipazioni degli interventi predisposti nel quadro delle leggi nazionali che regolano la cooperazione economica internazionale con la realizzazione di iniziative con i Paesi ad economia pianificata nel quadro degli accordi bilaterali tra gli Stati e con lo scopo di favorire l'inserimento delle piccole imprese singole ed associate d) con la realizzazione di studi e ricerche volte ad individuare le potenzialità di mercato e della produzione piemontese nonché le direttrici e i settori da privilegiare. Per le iniziative sui mercati esteri continuano le direttive, la società deve operare per quanto possibile nell'ambito della convenzione quadro tra Regione e Istituto per il commercio con l'estero; deve poi rilanciare l'attività fieristica specializzata che deve essere uno dei momenti del programma e non il solo momento di attivazione di un rapporto coordinato con tutti i soggetti che operano nel campo in funzione di una riqualificazione delle iniziative fieristiche che si svolgono in Piemonte evitando quindi la realizzazione di iniziative che di fatto rappresentino un canale alternativo alla commercializzazione dei prodotti non tipici e non riconducibili ad un'immagine della produzione piemontese (questo nell'osservanza della legge n. 16/1976). Deve inoltre elaborare proposte circa le iniziative da assumere per potenziare il ruolo del Piemonte in campo fieristico nonch sugli aspetti di organizzazione, gestione e localizzazione di eventuali nuove strutture, deve riorganizzare la società in funzione degli obiettivi enunciati, creazione di uno stato dirigenziale tecnico con elevata professionalità specifica nel campo della promozione commerciale, del commercio estero, degli strumenti di commercializzazione. Deve ampliare il numero dei soci per un maggiore coinvolgimento delle forze produttive imprenditoriali da ricercare in particolare nelle associazioni, nelle categorie economiche interessate. Al fine di raggiungere gli obiettivi suddetti gli amministratori dovranno presentare... qui ci sono certe richieste fatte agli amministratori con tempistiche precisate. Ho voluto rileggere questi indirizzi perché per quanto risulta alla Giunta e per le stesse dichiarazioni del Presidente della Promark non si può certamente affermare che dopo il 1984 grossi cambiamenti si siano verificati nella gestione della società. Qualcosa è cambiato, è cambiato certamente in meglio ma non in modo sufficiente. La società ha elencato una serie di motivazioni che penso saranno l'oggetto della discussione e saranno ritenute da qualcuno più o meno valide ma responsabilmente bisogna dire che il programma dell'attività della Promark nel 1988 non è diverso da quello del 1984. Evidentemente gli indirizzi non hanno avuto il seguito richiesto e sperato. Per quali motivi questo è avvenuto? Ritengo che questo sia avvenuto per la loro generalità di indicazione, per le impossibilità intrinseche di applicazione, per fattori legati al ripetersi di una consolidata attività, per il tipo di managerialità esistente, per la mancanza di coordinamento, per concorrenzialità fra gli enti, per l'insufficienza di impostazioni iniziali difficilmente introducibili, per motivi finanziari e di bilancio, per le ingessature che tutti sappiamo esistere nelle società pubbliche, per la diffidenza e l'insoddisfazione di alcuni privati, per l'insufficiente autorità verso collaboratori non sempre liberamente scelti, spesso conseguenza di forti condizionamenti esterni per il disinteresse al rischio proprio del tipo di ente che ha determinate funzioni e non altre, non certo quella di rischio anche se talvolta la Promark ha accettato il rischio, questo bisogna sottolinearlo, in assenza completa di incarico da parte dell'Ente Regione. La delibera di indirizzi di cui ci stiamo occupando era stata formulata a seguito di varie considerazioni sulla Promark, non ultima quella che era il momento di aumentare il capitale. Gli enti soci della Promark (la Regione in modo particolare) avevano approvato l'aumento complessivo del capitale e hanno sottoscritto 80.334 nuove azioni a condizione che la società attivasse nuovi apporti in termini di partecipazione azionaria da parte di soggetti privati. Vorrei ricordare che non hanno sottoscritto l'aumento di capitale neanche i privati che già ci sono in Promark. Qualcuno insiste e continua a chiedere di coinvolgere i privati. Mi pare giusta e valida la richiesta però non bisogna dimenticare quello che è successo. Ecco perché ho voluto fare questa fotografia, questa storia della vita della Promark. Infatti la richiesta di coinvolgere i privati è una condizione ricorrente, tutte le volte che si parla di Promark dal 1976, dal momento della costituzione se ne riparla sempre negli stessi termini. Già allora si era individuata come indispensabile un'ampia partecipazione delle forze economiche interessate al discorso promozionale e questo proprio per avere la massima garanzia di aderenza delle politiche promozionali con quelle produttive, con quelle di mercato, con quelle economiche. Vorrei chiedere un momento di riflessione riportata proprio al momento di formazione della società Promark. La Promark nel 1976 vedeva partecipare la Regione con il 56,83%, la Provincia di Torino con il 34,20%, la Cassa di Risparmio con il 3,54%, l'Istituto Bancario S. Paolo di Torino con il 2,12%, l'ESAP con l'1,89% e Torino Esposizioni con l'1,42%. Mi chiedo perché era presente la Provincia di Torino ma erano assenti tutte le altre Province piemontesi? La Promark doveva fare promozione regionale, non torinese. Perché era presente la Cassa di Risparmio di Torino ma erano assenti le altre Casse di Risparmio perché non c'era la Banca Popolare di Novara, gli Istituti bancari privati c'erano le Casse rurali? Perché si doveva servire di Promark il Comune di Torino e non gli altri Comuni, almeno i capoluoghi di provincia o i Comuni dove ci sono particolari situazioni e caratteristiche per la promozionalità? Come mai tante banche piemontesi pubbliche e private, le Casse rurali sono presenti nel pool che gestisce la Tesoreria regionale, ma non sono nella Promark? Quelle che ci sono non partecipano agli aumenti di capitale. Capisco che è molto diverso l'entusiasmo tra partecipare a raccogliere che partecipare a dare, però una valida ed efficace azione promozionale Promark in Piemonte, Italia e all'estero porterebbe sicuramente un grosso incremento al giro d'affari piemontese con sicura soddisfazione e certamente con un sicuro ritorno anche agli istituti bancari. Il motivo di tante difficoltà che sono sopravvenute secondo me è che nel 1976 la Promark è nata sul cadavere del Samia, non da una ricerca puntuale di condizioni di fattibilità, di economicità e di realtà, ricerca sempre necessaria, insostituibile per la costituzione di un'impresa. Il dibattito dell'84 risente di queste difficoltà e rileva che l'impostazione per la Promark non aveva avuto attuazione. Cerca di capire le motivazioni per la vita dal 76 all'84, chiede di intervenire per correggere errori e seguire nuovi indirizzi e in chiave autocritica riconosce una parziale responsabilità della Regione e confessa di aver trascurato le indicazioni di indirizzi, che è peculiare della Regione e anche logica programmatica prevista dalla stessa legge istitutiva della società. Nell'84 la Regione intervenne, anche se in grande ritardo, a dare gli indirizzi programmatici per una ristrutturazione di Promark ricordandosi che essa era lo strumento per l'attuazione di una politica promozionale regionale a sostegno della piccola impresa dell'artigianato dell'agricoltura piemontese. Dopo l'emanazione di questi indirizzi cosa è successo? Non si rilevano grandi modifiche comportamentali e concettuali tra i documenti di proposta in linea d'azione che Promark presentava per il triennio 84/86 e oggi presenta per il triennio 87/89. L'ultimo documento è ambizioso nell'enunciazione delle linee strategiche da perseguire, ma non contiene un'adeguata proposta di concretizzazione delle medesime, né individua strumenti idonei al loro proseguimento. In sintesi i programmi veri e propri che la Promark si propone di realizzare consistono in larga misura nella partecipazione a manifestazioni fieristiche specializzate sul mercato interno ed estero. Ne risulta che le direttrici prioritarie degli indirizzi regionali non trovano attuazione, almeno nel breve periodo. E' opportuno pertanto riflettere ulteriormente sulle effettive condizioni di questa società che da soggetto realizzatore di manifestazioni fieristiche possa caratterizzarsi in strumento progettuale per l'elaborazione di interventi promozionali qualificati in parte citati anche negli indirizzi regionali. Le direttrici tengono conto infatti dell'esperienza complessiva maturata dagli enti pubblici in campo promozionale ed esprimono il tentativo di qualificare l'attività promozionale della Promark che in questi anni si è sostanzialmente estrinsecata nell'organizzare la partecipazione delle imprese alle manifestazioni fieristiche internazionali. Quando si richiede ad esempio alla Promark di elaborare progetti promozionali pluriennali finalizzati a determinati settori e mercati non ci si riferisce al tipo di progetti indicati nel documento presentato che sono praticamente una sommatoria di partecipazioni a manifestazioni fieristiche. Si richiede piuttosto una metodologia di intervento che l'ICE ha attuato negli ultimi anni in collaborazione con le categorie economiche interessate e che peraltro è stata riproposta nel provvedimento legislativo regionale in materia di promozione delle attività produttive approvate nel giugno 87 dal Consiglio. Tali progetti partono dall'analisi dell'offerta e della domanda di un gruppo omogeneo di imprese ed individuano successivamente tutti gli specifici interventi promozionali o di assistenza tecnica relativi a quello specifico prodotto o mercato. Il progetto a carattere pluriennale racchiude così una strategia complessa di interventi coerenti e finalizzati a perseguire una penetrazione stabile sul mercato di interesse. I progetti si caratterizzano sia in base ai mercati cui si rivolgono sia rispetto al prodotto che si intende promuovere. Tali progetti sono realizzati con il coinvolgimento delle imprese interessate e ripartiscono la spesa fra gli enti pubblici e i soggetti privati, tenendo conto delle capacità di investimento delle imprese singole od associate. Si rende opportuno pertanto che la Regione a mio parere e i suoi rappresentanti in seno al Consiglio di amministrazione della Promark esaminino con più attenzione le cause che impediscono alla società di riqualificarsi, al fine di mettere a nudo i nodi che la legano ad un'attività non sufficientemente qualificata.
I vincoli che la società medesima ha più volte sottolineato sia di carattere finanziario, ridotto capitale sociale, assenza di contributi a fondo perduto da parte di enti pubblici, sia di carattere strutturale origine della società dal Samia che non aveva compiti promozionali forniscono parecchi elementi di comprensione ma non sono certamente giustificazione per il mantenimento di una situazione per moltissimi versi da ripensare. La Giunta ritiene che oggi esistano grosse possibilità che se affrontate con chiarezza e volontà potrebbero contribuire ad avviare soluzioni idonee per quella riqualificazione della società che tutti ci auguriamo. Ci si riferisce soprattutto alla questione relativa alla riorganizzazione interna della società già in occasione della presentazione del documento programmatico relativo al triennio 84/86. La Commissione consiliare che allora lo esaminò rilevò come non sembrasse ancora aver trovato adeguata attuazione il punto della delibera di indirizzi del Consiglio regionale in ordine alla riorganizzazione della società in funzione degli obiettivi enunciati e creazione di uno staff dirigenziale tecnico con elevata professionalità specifica nel campo della promozione commerciale, del commercio estero e degli strumenti di commercializzazione.
Purtroppo bisogna rilevare che non è stato affrontato questo problema nel documento relativo al triennio 87/89. Invece è irrinunciabile riservare a questo tema una speciale attenzione, anche in considerazione del fatto che il tema non risulta essere stato sufficientemente affrontato o risolto in tutti questi anni trascorsi. Tutti abbiamo presenti le difficoltà che un'impresa incontra nella definizione di un suo organico corrispondente alle sempre nuove sofisticate esigenze professionali del mercato, ancor più se tali professionalità devono essere altamente specializzate e quindi con un costo significativo ed una possibilità di mobilità elevata. Riteniamo tuttavia debba rientrare tra gli obiettivi prioritari di un'azienda che voglia qualificarsi in funzione progettuale, l'investimento nel settore del personale, investire nel settore del personale ampie risorse ed energie.
Peraltro rimane ancora l'ipotesi che non necessariamente tutti i problemi che di volta in volta si presentano per l'attuazione dei singoli progetti si possano risolvere con i dipendenti fissi dell'azienda, su specifici obiettivi sono d'obbligo le collaborazioni esterne tecnico professionali necessarie alla realizzazione dei medesimi. Un accenno particolare voglio farlo al problema dell'attività fieristica che la società ha svolto e si propone di svolgere in Torino, perché penso che anche su questo arriveranno idee e proposte. Già nel passato sono state espresse critiche negative ed anche aspre sulle iniziative fieristiche promosse dalla Promark, con riferimento al fatto che poco incideva nella definizione delle medesime l'obiettivo della specializzazione, mentre ampio spazio è stato dato alle manifestazioni di carattere commerciale con la partecipazione di espositori di tipo eterogeneo, sia per tipo di prodotti esposti, che per provenienza geografica. Non si può fare a meno però di dare atto alla società delle difficoltà che si incontrano nell'avvio di nuove iniziative, di respiro internazionale, senza entrare in concorrenza con iniziative già esistenti che vantano tradizioni, capitali, strutture espositive di grande rilievo.
La Giunta ritiene tuttavia di dover sollecitare la società e compiere ogni sforzo anche in termini di immaginazione e di novità per recuperare una sua fisionomia nel panorama espositivo insieme a quello promozionale. Proprio in questo momento iniziative grandiose che partono dal Comune e da privati indicano una volontà di ripresa e di rilancio del polo torinese in campo fieristico nazionale ed internazionale. Il Lingotto, parola magica, anche se ancora buia in questo momento, apre nuovi spazi nuove prospettive e nuove possibilità che la Promark non può certo ignorare e neanche la Regione. Il discorso Lingotto d'altra parte non potrà ignorare la presenza di una Promark e questo tanto meno se al momento giusto la Promark sarà quello per cui la Regione l'ha creata e che ancora nel dibattito di oggi penso tutti chiederanno che essa sia.
Dopo aver svolto questa relazione generale che è il pensiero della Giunta, sulla questione vorrei introdurre nel dibattito un argomento specifico che interessa l'Assessorato alle fiere di cui ho la responsabilità e che potrebbe essere oggetto di discussione e di conclusioni operative da trasmettere alla Promark.
Vorrei che fosse chiaro a tutti in Consiglio che il rapporto Promark Regione sotto l'aspetto economico ha dei grossi limiti, e grossi limiti poi ha questo Assessorato; tralascio di leggere le cifre che ho riportato nella relazione, ma da queste cifre è evidente che il fatturato non di enti pubblici è prevalente, il fatturato della Regione può per qualche anno non essere il primo fra gli enti pubblici e il fatturato che interessa questo Assessorato è modesto nel rapporto regionale sul totale complessivo. Allora se un quadro complessivo di affari ha un significato e può dare delle indicazioni, viene da chiedere: quale peso devono avere gli indirizzi regionali in Promark? Quale peso deve avere l'attività dell'Assessorato alle fiere e mercati? Il 5 giugno il Consiglio regionale ha approvato un'importante legge, la n. 32 che disciplina gli interventi di promozione delle attività produttive delle materie di competenza regionale, questo lo voglio ricordare. Avevo anche sottolineato parecchi articoli a cui si riferiscono, li tralascio, ma ricordo che c'è questa legge molto importante che ha certamente strettissimi rapporti con quello che la Promark dovrà fare e che la Regione ritiene debba fare. E' chiaro nella legge che la Regione per raggiungere le finalità enunciate si avvale di enti strumentali della Regione e società a partecipazione regionale quindi anche di Promark.
Ma della Promark si possono avvalere soprattutto anche altri soggetti che sono azionisti della società. Non dimentichiamoci che la Promark è una S.p.A. Insieme dovremmo chiarirci quando la Promark deve seguire gli indirizzi regionali, nel momento in cui altri la indirizzano altrove.
Faccio un esempio: la manifestazione "Mille idee per un dono" è indetta in accordo con la Provincia di Torino e con l'Assessorato all'agricoltura e montagna della Provincia di Torino. Contemporaneamente il Comune di Torino tramite l'Assessorato al commercio, chiede alla Regione di non autorizzare la Fiera. Ma la Provincia di Torino è un'azionista di Promark come lo è la Regione! Il problema quindi è di gestione di questa società. A questo dibattito arriviamo sulla scia di tanti e gravi critiche alla gestione Promark e naturalmente ci saranno nel dibattito critiche alla Giunta, ma allora, vogliamo chiederci insieme che cosa hanno fatto le Giunte dal '76 fino ad oggi? Ci sono state parecchie Giunte in questo periodo che hanno visto la Promark nascere e vivere in un insieme di attività che più o meno sono state sempre le stesse: manifestazioni ripetute anno per anno, con qualche soppressione, qualche aggiunta, ma sempre nello stesso clima e nella stessa costante politica tesa a migliorare, ma sempre in mezzo a grosse difficoltà. Dal '76 ad oggi non risulta a questa Giunta che oltre ad inviti cortesi e generici ad indirizzi ai rappresentanti regionali in seno alla società sia accaduto qualche cosa d'altro. Nessuno è stato richiamato sospeso, censurato e neanche sostituito. La relazione prodotta dalla Promark è precisa, scrive il Presidente "il processo di riqualificazione della società così come è previsto dagli indirizzi di politica promozionale ai rappresentanti regionali in seno al Consiglio di amministrazione della Promark, è obiettivamente potuto avvenire solo in parte per le ragioni..." il Presidente qui elenca le diverse ragioni cioè: è mancata la modifica del decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri; la presenza nella nostra Regione dell'ufficio ICE che funzioni; la convenzione tra Regione Piemonte e ICE siglata nell'87 e non ancora operante; la limitatezza delle risorse ecc. Non vorrei stancare e appesantire il dibattito ma le stesse cose potrei leggervi nel secondo piano di sviluppo e nel dibattito del giugno dell'84 ed in tutti i documenti che dal '76 parlano di promozione e fiere di Promark.
Ho detto che potrei leggere le stesse cose, ma potrei dire meglio le stesse frasi, quasi che ci siano state delle ricopiature. Quello che è certo è che alle intenzioni, alle dichiarazioni poco o nulla è seguito, per cui, forse, è il momento oggi di prendere atto che in questo settore bisogna cambiare le procedure e passare dalle parole ai fatti. Questa non è un'accusa di immobilismo che voglio fare alla Promark; la Giunta riconosce che esistono questi problemi, che esistono le difficoltà per cui le carenze e più in generale i limiti che non hanno permesso e non permettono alla Società una maggiore incisività ed efficienza non sono sempre tutti a demerito della Società. Anche nel secondo piano di sviluppo è stato scritto: "la Società Promark a partecipazione regionale ha sviluppato in questi anni attività fieristica intensa affiancandosi a "Torino Esposizioni" con cui ha raggiunto un accordo per una maggiore integrazione fra le attività svolte dalle due Società. La Promark potrebbe specializzare le proprie funzioni nel quadro degli obiettivi di potenziamento delle attività fieristiche di livello internazionale, coordinandosi con gli altri soggetti organizzatori di manifestazioni fieristiche, con le forze imprenditoriali, con cui la Società collabora, organizzando la partecipazione alle fiere italiane e straniere. In questo senso e dopo le necessarie consultazioni e verifiche saranno emanati gli indirizzi per l'attività della Promark".
Questo veniva scritto nel secondo Piano di sviluppo. Le consultazioni e le verifiche si sono fatte, gli indirizzi della Promark, li ho letti prima sono stati emanati con la delibera di Giunta del 7 giugno. Ma il dibattito di oggi, le interrogazioni dei Consiglieri sono il segnale più evidente che malgrado gli indirizzi, le volontà e il generale miglioramento dell'attività Promark su di essa continua ad esserci un'insoddisfazione di fondo che passa attraverso forze di maggioranza e di minoranza presenti in Consiglio. Le richieste di cambiamento e di novità già presentate e sottolineate nel secondo piano di sviluppo sono oggi ripresentate pressoché, tali e quali; qualcuno ipotizza una Promark diversa, altri insistono a richiedere il coinvolgimento di nuovi soggetti, la Giunta non può fare a meno di sottolineare che ancora oggi persistono le difficoltà di allora, le stesse difficoltà per realizzare queste richieste e rileva anche che esse in definitiva sono uguali agli indirizzi già emanati nell'84. Il coinvolgimento di nuovi soggetti, per esempio, è impossibile quando i nuovi soggetti non sono disponibili ad essere coinvolti! Rapporti di collaborazione e adesioni societarie delle forze imprenditoriali presenti nella società piemontese per un progetto di promozionalità e per iniziative fieristiche non ci sono state al momento della nascita della Promark! Non sono state coinvolte queste forze! Non è facile trovarli ora con una Società che ha già assunto una sua immagine un suo corpo, una sua collocazione e che viene criticata e discussa da molte parti. Ora volendo scegliere la strada più lineare forse sarebbe il caso di riconoscere questo equivoco cioè l'equivoco su cui è nata l'iniziativa Promark. E in modo provocatorio si potrebbe anche chiedere di liquidarla. Certo provocatoriamente dico! Sarebbe una cosa drastica, ma forse la meno giusta e la meno opportuna in questo momento. In quello che sta nascendo, anche in Piemonte, la Promark secondo la Giunta potrà sicuramente avere uno spazio grosso, in rappresentanza della politica della Regione dentro l'iniziativa coinvolgente enormi interessi pubblici e privati. In questa visuale allora emerge la necessità di definire concretamente i compiti della Promark, e una volta definiti i compiti però definire anche i mezzi indispensabili allo svolgimento di essi ed i tempi per raggiungerli. Con la Promark metterei in discussione i compiti di tutti i cosiddetti enti strumentali.
Vorrei ricordare a questo punto che la Giunta ha già previsto una seduta ad hoc proprio per discutere di tutti gli enti strumentali, fissando anche la data del 14 marzo. E' necessario, per conoscere il coordinamento dell'attività di tutti questi enti e per l'analisi delle interferenze che sono numerose nelle iniziative e provocano ripetizioni di attività sperpero di costi e stanchezza anche di personale.
Il problema della promozione, io penso, è un problema generale del Piemonte che deve essere visto sotto l'aspetto generale più ampio che parli di promozionalità piemontese. Dopo dobbiamo analizzare i settori che sono interessati a questa promozionalità: l'artigianato, il turismo l'agricoltura, la cultura, i monumenti, l'industria ecc., ma è al marchio Piemonte cui bisogna puntare e come valore unico il marchio va pensato gestito per esportarlo in Italia e all'estero.
Ho già fatto un piccolo esempio per alleggerire questi discorsi. Quando si parla di vino e molto spesso si parla di vino in Regione Piemonte, per la Regione dovrebbe esistere il vino del Piemonte, la promozionalità dovrebbe riguardare il vino piemontese e per il vino del Piemonte la Regione e la Promark dovrebbero attivarsi per una propaganda che si presenti sempre con la stessa divisa, con lo stesso disegno, con lo stesso slogan, con la stessa cartellonistica, anche con uno stesso ritornello e con gli stessi colori; agli altri poi (associazioni, privati, consorzi) spetta successivamente pensare alla freisa, al barolo, al moscato, al barbaresco, al dolcetto, al barbera.
La televisione sta ripetendo lo slogan "bevete vino"; noi che siamo grossi produttori, importanti non soltanto in Italia ma in tutto il mondo dovremmo ripetere come Regione "bevete vino piemontese".
Faremo oggi un dibattito sulla Promark; tutti avranno occasione di fare delle proposte, io spero, mi auguro e chiedo che siano proposte concrete ed attuabili.
Ho voluto appositamente fare una relazione aperta, non ho partecipato ad altre riunioni prima di quella odierna in quanto ritengo il Consiglio la sede più importante, più autorevole e più idonea per svolgere questi compiti.
Posso fare qualche proposta o meglio: vorrei fare le mie proposte che sono concrete augurandomi che anche dopo di queste arrivino proposte concrete sulle quali la Giunta possa basarsi per un lavoro concreto. Sono proposte con più obiettivi che tra di loro non si escludono, ma sulle quali dovremmo dare una scelta prioritaria.
Vogliamo ristrutturare la Promark, vogliamo rivedere un'altra Promark che cosa potrà essere questa Promark di domani? A) primo caso: la Promark ristrutturata diventa il grosso strumento di promozione del Piemonte per l'Italia. Con adeguati mezzi raccoglie, per tutti i settori di competenza regionale, ogni cosa meritevole di attenzione e se ne fa cassa di risonanza. Partecipa a tutte le fiere nazionali organizza convegni, congressi e mostre in tutto il Piemonte e in Italia puntando su tutto quanto può essere utile per far conoscere la terra, le bellezze e le produzioni piemontesi. Collabora con tutti i centri fieristici nazionali. Esegue ricerche di mercato e studi sulla promozionalità e sull'export (non dimenticandosi naturalmente dell'export) dei prodotti regionali in collaborazione con le Camere di Commercio, le Associazioni di Categoria e Centro Fiere di Torino.
Questa posizione dovrebbe essere per la Promark di preminente attenzione nazionale; l'estero lo introdurrei ma solo a completamento, a definizione completa di tutto un lavoro che parte da un settore nazionale che non esclude naturalmente possibilità estere.
B) secondo caso: la Promark con mezzi più ridotti riduce la sua attività come presenza fieristica in un ambito non più nazionale, ma solo regionale.
Organizza fiere, mostre, manifestazioni solo per i centri fieristici provinciali del Piemonte di cui diventa capofila. Per le manifestazioni nazionali fuori del Piemonte alla Promark spetta unicamente il compito della figura promozionale del Piemonte in senso generico. Altri pensano ai settori ed alle specializzazioni.
C) terzo caso: la Promark diventa una società al servizio di alcune competenze forti della Regione quali l'agricoltura, il turismo l'artigianato e fa il coordinamento della promozione escludendo ogni organizzazione e partecipazione diretta a qualsiasi manifestazione. In questo caso per i centri fieristici diventa un momento di collaborazione con personale di grandissima professionalità e grandi mezzi di conoscenza e di studio.
Nel caso A) occorrono grandi risorse che dovranno essere ricercate presso la Regione, le Province, le Camere di Commercio, i Comuni, gli Istituti bancari. Non ci sarà più la presenza della Promark all'estero, per cui vi sarà più chiarezza nei rapporti tra Regione, Centro Estero, Camere di Commercio, ICE, Mincomes.
Nel caso B) le risorse saranno più limitate. Si dovrebbe trovare un coinvolgimento nei confronti di Torino Esposizioni nell'ipotesi che questa società assuma poi la responsabilità del Centro fieristico torinese e delle manifestazioni torinesi e fuori del Piemonte.
Nel caso C) la Promark dovrebbe funzionare con poca dotazione di risorse iniziali, contando piuttosto sui contributi per le commesse che le saranno affidate. Dovrebbe avere moltissima qualificazione, altissima professionalità.
Questi sono tre casi: potranno essere corretti, discussi, riproposti.
Altri certamente arriveranno dalla maggioranza, da chi interverrà nel dibattito, dalle opposizioni. Comunque di queste ipotesi e di qualsiasi altra sarà indispensabile verificare fin dall'inizio la congruità economica.
Soltanto con un giudizio tecnico di valutazione tra indirizzo proposto possibile ricavo autonomo e dotazione iniziale, si potrà impostare un progetto suscettibile di sviluppo. In mancanza di questa valutazione si farebbe un'impostazione come quella del 1976 per la Promark.
Dopo qualche tempo forse, anzi sicuramente, ci si ritroverebbe a discutere avendo in prospettiva la liquidazione.
Devo ancora chiarire, ed ho finito, qualcosa che è emerso dopo che avevo consegnato il documento. In modo particolare mi riferisco alla richiesta pervenuta dal Consigliere Majorino in IV Commissione venerdì scorso e cioè la possibilità di esaminare i verbali del Consiglio di Amministrazione e dell'Assemblea dei soci degli ultimi dieci anni.
Ho richiesto al Presidente della Promark i documenti che, molto voluminosi, sono stati recapitati. Essi sono a mano del Presidente della Giunta, mi risulta che il Consigliere Majorino ha potuto avvicinarsi ai documenti che riguardano l'Assemblea, ma che non riguardano il Consiglio in quanto c'è qualche momento di dubbio anche sulla legalità di questa possibilità. Penso che nel dibattito verrà affrontato anche questo.
Il Presidente Beltrami, in via di principio, non ha alcuna remora a mettere tutto a disposizione dei Consiglieri, dopo tuttavia aver verificato con un parere legale, la validità delle relazioni dell'avv. Vincenzo Beninato (della cui relazione tutti siamo in possesso). In essa si pongono dei limiti al diritto di informazione e si indicano responsabilità anche penali Non c'è alcuna chiusura sulla richiesta di informazioni da parte della Giunta e mi pare non ci sia neanche da parte della Promark, malgrado articoli apparsi sui giornali; la Giunta resta a disposizione per fare tutto quello che è possibile e per dare tutti i chiarimenti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino chiede la parola per porre una questione pregiudiziale, che peraltro aveva già posto in Commissione. Pertanto, ha facoltà di intervenire.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, pur rendendomi conto della urgenza di proseguire in questo dibattito sia perché è già stato rinviato da parecchio tempo e sia per la valenza politica del dibattito stesso dato che, sempre stando alle notizie pubblicate su "La Stampa" di questa mattina, c'è una certa connessione tra i problemi di verifica svoltasi in sede non istituzionale da parte delle forze di maggioranza e il dibattito odierno, ciononostante propongo nei termini e nei limiti che preciser meglio fra poco, una questione preliminare e la pongo perché ritengo - e non credo di essere il solo - che l'odierno dibattito non ha da essere una esercitazione accademica. Il dibattito dovrebbe potersi concludere con un giudizio politico sulla pregressa attività della società Promark e su un approccio, su un approssimarsi a quello che sarà o avrà da essere il futuro della società, così come d'altro canto ha accennato nelle sue linee essenziali l'Assessore Turbiglio. Dovrà, prima di tutto, verificarsi se gli indirizzi di politica promozionale deliberati il 7 giugno 1984 sono stati attuati o sono stati disattesi e quindi se questi indirizzi che erano diretti agli amministratori della Promark, designati dal Consiglio regionale, siano stati da essi recepiti, tanto più che erano e dovevano essere per essi vincolanti. Ma per formulare questo giudizio con completezza è necessario a mio avviso avere una precisa radiografia della vita societaria. E' vero che l'Assessore ci ha trasmesso parecchia documentazione però a mio avviso non è sufficiente. E' necessario avere una precisa radiografia della vita societaria la quale, a mio avviso, la si pu ricavare solo attraverso la lettura dei verbali del Consiglio di amministrazione oltre attraverso tutta quell'altra imponente documentazione che è stata richiesta in diverse interrogazioni risalenti ad alcuni mesi fa e che con particolare precisazione è richiesta nella interrogazione n. 1009 del collega Pezzana.
Solo esemplificativamente ricordo la richiesta del numero della natura delle consulenze esterne utilizzate dalla Promark, il numero e la natura dei rapporti avuti con società anziché con singole persone, l'elenco dei fornitori ed altro. Ma quello che mi preme sottolineare è la necessità di acquisire ai fini di un dibattito serio e completo i verbali del Consiglio di amministrazione. Queste notizie non ci sono state fornite, questa documentazione non ci è stata fornita e sappiamo il perché: perché gli amministratori della Promark hanno opposto all'azionista di maggioranza una sorta di segreto d'ufficio o di segreto societario che dir si voglia: sotto la cappa protettiva di un parere legale che è stato espresso al riguardo.
Non voglio certo addentrarmi a polemizzare con le motivazioni di questo parere, perché questa è un'aula politica e non è l'aula di tribunale, per devo dire immediatamente e contemporaneamente che le conclusioni cui si giunge in questo parere, che costituisce la cappa protettiva per opporre il segreto da parte della Promark, sono del tutto inaccettabili. Sono inaccettabili per questa considerazione: le motivazioni del parere si richiamano al codice civile nelle norme che disciplinano le società per azioni. Ma non si è tenuto conto (ecco l'inaccettabilità del parere) della esistenza di due norme dello Statuto della Regione Piemonte, norme in quanto facenti parte dello Statuto, sono state a suo tempo approvate con legge dello Stato, quindi non si è tenuto conto di due norme che hanno pari dignità delle norme riduttive per l'informazione degli azionisti contenute nel codice civile. Si tratta prima di tutto dell'art. 12 che consacra come è noto, il diritto ispettivo di ogni consigliere sia di maggioranza che di opposizione in ordine all'esame di documenti in ordine alla acquisizione di notizie.
A proposito dell'art. 12 e della sua valenza, in riferimento al problema odierno che ho sollevato, va ricordato come ebbe a sorgere.
Eravamo nella seduta del 7 novembre 1970 allor quando venne approvato lo Statuto e l'art. 12 si limitava a recitare che: "i Consiglieri regionali hanno diritto di ottenere dall'Amministrazione regionale tutte le notizie e le informazioni utili all'esercizio per il loro mandato".
Il Consigliere Raschio in quella sede propose un emendamento e disse: "Non è sufficiente il dire che i Consiglieri regionali hanno diritto di ottenere dall'Amministrazione regionale le notizie per l'espletamento del loro mandato". Suggerì di emendare la norma dicendo: "hanno diritto di ottenere dall'Amministrazione regionale, dagli uffici, dagli enti o aziende da essi dipendenti tutte le notizie e informazioni utili all'esercizio del loro mandato". Quindi già questa norma, che venne accolta con lo spirito di ampliare questo diritto all'accesso delle informazioni, così come spiegato dal Consigliere Raschio, fu già un primo colpo di piccone alla tesi del segreto d'ufficio incondizionato. Ma c'è di più, c'è l'art. 39 dello Statuto della Regione Piemonte che ha come titolo: "Competenze e attribuzioni della Giunta" e si dice che: "La Giunta controlla la gestione di servizi pubblici regionali affidati ad Enti amministrativi dipendenti dalla Regione, ad aziende speciali e a società a partecipazione regionale" quindi esiste consacrato nello Statuto un diritto-dovere della Giunta di esperire questo controllo sulle società a partecipazione regionale e, di rimbalzo, il controllo che la Giunta ha il diritto - dovere di fare pu venire in Consiglio, non fosse altro che ai fini di verificare se questo controllo ci sia stato. Questo è il secondo e, penso, definitivo colpo di piccone alla tesi del segreto d'ufficio incondizionato.
Perché questo segreto d'ufficio non può essere opposto? Per queste due ragioni normative, ma soprattutto perché questo controllo, che è un dovere della Giunta ed è dovere del Consiglio di verificare se sia stato attuato era in questo caso particolarmente valente se si tiene conto che la Regione Piemonte ha il 56% delle azioni come è noto; che la Regione Piemonte per acquisire questo 56% dal 1978 ad oggi ha speso 1231 milioni, perché la Regione Piemonte, come azionista di maggioranza negli anni '84/'85/'86 ha investito con lo strumento del contributo 4.200 milioni nella Promark.
Quindi a questo punto l'opporre il segreto d'ufficio è destituito di fondamento, ma non è tanto qui di vedere se è fondato o non fondato il segreto d'ufficio, quanto il fatto che noi non abbiamo una completa documentazione e, come dicevo, in particolare i verbali del Consiglio di amministrazione, oltreché quella documentazione utile richiesta dal Consigliere Pezzana nella sua interrogazione e non solo da lui.
Su questa linea si è collocato recentemente il Vicepresidente della Promark il quale ha dichiarato su "La Stampa" del giorno 23 che "non è del tutto d'accordo con il parere che è stato dato in ordine alla preclusione e in ordine all'opposizione del segreto d'ufficio". Era d'accordo con me in IV Commissione anche il Consigliere Brizio quando chiesi espressamente i verbali del Consiglio di amministrazione e i verbali assembleari dal 1984 data delle direttive della Regione, ma Brizio mi disse: "No, partiamo dal 1978, e' giusto averle fin da allora", quindi l'opinione era quella.
In conclusione fra le due esigenze che si contendono il campo: esigenza di una completa documentazione e di chiarezza per responsabilmente collocarsi ed esigenza dell'urgenza di proseguire nel dibattito. Io e la collega Minervini riteniamo, sia pure obtorto collo, che si debba dare la prevalenza all'esigenza di una completa documentazione per un'utile e proficua collocazione, per cui abbiamo sollevato la questione preliminare con la quale chiediamo che la Giunta voglia urgentemente provvedere a tale acquisizione presso la società Promark nonostante quello che a nostro avviso è un illegittimo rifiuto e quindi aggiornando ad una vicinissima seduta il dibattito sulla società Promark.



PRESIDENTE

L'art. 61 del Regolamento in questo caso lascia al Presidente la facoltà di ammettere le questioni pregiudiziali anche nel corso della discussione qualora la presentazione sia giustificata da nuovi elementi emersi dopo l'inizio del dibattito.
La questione era già stata posta nel corso della riunione della Commissione con un ordine del giorno quindi assorbente rispetto alla pregiudiziale. In questo caso non possiamo ergerci a tribunale per cui la questione possa assumere carattere pregiudiziale; è un'interpretazione giuridica questa; si tratta di una società per azioni quindi l'interpretazione non è rimessa a noi; possiamo dare un indirizzo rispetto alla conoscenza profonda di ogni atto che sia da parte dell'amministratore compiuto e debba riferirne alla proprietà. Questo è un rapporto che sta fra la proprietà e l'Amministrazione, ma non può essere una nostra decisione vincolante per quanto riguarda la società. Se fosse vincolante lo potremmo esprimere con un nostro atto. Ma quale atto pregiudiziale viene ad essere vincolante per la società? Se è di indirizzo c'è l'ordine del giorno che è assorbente, diamo atto che lei ha presentato l'ordine del giorno e già in Commissione l'ha fatto emergere...



(Interruzioni)



PRESIDENTE

E' stata una richiesta non un ordine del giorno. D'accordo, non cambia niente, darò atto che lei l'aveva già fatta prima. A me pareva di aver intravisto qualche elemento. Lei l'ha espressa chiaramente, è conosciuta mi rimetto alla discussione generale; da parte del Consiglio potrà essere dato questo indirizzo per quanto possa essere seguito, per quanto possa essere vincolante rispetto ad un'azione che possa essere svolta all'interno della società. Se ci fosse un azionista privato cambierebbe l'amministrazione che non gli dà le notizie interne perché credo che l'azionista ne possa avere diritto. Non so se vogliamo cambiare l'amministrazione perché ci dia le notizie. Se ci fosse De Benedetti magari cambierebbe internamente i suoi amministratori. Però non so quanto siamo De Benedetti noi.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, condividiamo interamente il presupposto da cui parte la richiesta di pregiudiziale. In altri termini condividiamo, non solo per ragioni di ordine giuridico e statutario, ma per ragioni squisitamente di ordine politico, la valutazione fatta dal collega Majorino che credo ci abbia preoccupato e stupefatto dell'opposizione di ragioni di ordine giuridico alla possibilità di avere conoscenze, documentazione piena e completa per poter collocare un dibattito all'interno dell'azionista di maggioranza. Lo condividiamo al punto che credo, per questo in realtà non sono d'accordo sulle conclusioni del non fare il dibattito, che oggi invece è assolutamente interessante svolgere il dibattito per capire fino a che punto anche su questo tema, come sugli altri, sia accettabile proseguire in una collocazione di responsabilità politica per atti e fatti che ci vengono sottratti anche alla conoscenza. Detto questo, sulle conclusioni non concordo, c'è un'esigenza politica forte di dibattere oggi, il fatto che per vari eventi si sia trascinata per troppo tempo non è piacevole. Non pu intercorrere altro tempo.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo la questione dei rapporti società azionista e all'interno dell'azionista Giunta - Consiglio avrà un'attenzione particolare nel dibattito, soprattutto nelle conclusioni, nel senso che non consideriamo esaurito il nostro interesse a discutere, a deliberare e a definire indirizzi, orientamenti, ad assumere insomma decisioni sulla Promark fino a che ogni elemento di cui magari in sedi improprie si parla non venga chiarito ed accertato attraverso lo strumento della nostra conoscenza. Se, ripeto, non vengono posti ostacoli e limiti credo ci siano anche conclusioni da trarre, conclusioni di impercorribilità di un'azione di proprietà pubblica che affida sempre i criteri democratici di responsabilità rispetto a società o costruzioni che possono generare ostacoli a questa libertà di conoscenza e di nota.
Inviterei il collega Majorino affinché più che a costringerci a votare (se dobbiamo votare io voterò per proseguire il dibattito) tenga conto che ci collochiamo sulla sua richiesta, condividiamo i presupposti, riteniamo che altrettanto modo per arrivare a soddisfare l'esigenza centrale di questo ordine del giorno sia possibile trovare partendo da questo dibattito per gli atti successivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Sono d'accordo con quanto diceva il collega Bontempi. Oltretutto la risposta dell'avv. Beninato è arrivata proprio su una mia interrogazione.
Non voglio qui anticipare l'intervento che farò dopo.
Invito anch'io l'avv. Majorino a considerare l'opportunità, essendo questa una sede politica e non una sede istituzionalmente legale, proprio perché i presupposti dai quali l'ordine del giorno parte sono così veri e validi, di ritirare la sua richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo ovviamente per il proseguimento del dibattito e per respingere la pregiudiziale sia perché si tratta di argomento che attende da molto tempo di essere svolto in aula sia perché le richieste del collega Majorino hanno avuto una risposta dall'Assessore Turbiglio nella sua comunicazione che ha una sua sostanziale validità e che comunque occorre verificare in sede giuridica e non in una sede assembleare come questa.
Per quanto riguarda il problema del parere Beninato circa i verbali vorrei chiarire quanto ho detto in Commissione e anche quello che la Commissione ha deciso nella seduta successiva alla quale forse Majorino non ha partecipato ed alla quale certo non era presente il Presidente Ferrara.
Si parlò in effetti dopo la consultazione della società di un richiamo di tutti i verbali. Allora dissi che se si chiedevano i verbali non vedevo perché si dovessero chiedere i verbali a partire dal 1984 e non dall'inizio dell'attività sociale. In questo senso mi sono espresso mentre si trattava di verbali di assemblea e verbali di Consiglio, in generale. Io non ho fatto una scelta circa la richiesta complessiva anzi dissi che il parere di Beninato era a mio avviso, e lo ritengo anche per la lunga esperienza che ho avuto partecipando direttamente a molti Consigli di amministrazione ampiamente fondato, perché il Consiglio di amministrazione ha un rapporto con la società che deve essere collegiale e che non può riguardare rapporti di singoli consiglieri per i quali valgono i limiti del totale rispetto del codice civile e del segreto professionale. La Promark è una società che opera sul mercato, legata ai problemi della concorrenza e quindi al rispetto degli articoli del Codice Civile che impegnano anche gli amministratori a rispettare a fondo quelli che sono i vincoli della tutela della società sul mercato. Il parere Beninato ha un fondamento. Chiaramente il tema può e deve essere approfondito, ma che non può essere alla base della decisione di tenere o meno un dibattito come quello di oggi.
Nella successiva riunione di Commissione, quando avemmo notizia che il Consiglio di amministrazione della società aveva provveduto alla consegna al Presidente della Giunta di tutti i verbali, sia delle sedute assembleari (verbali pubblici in quanto depositati in Tribunale) sia di quelle del Consiglio, la Commissione decise di non fare richiesta, come Commissione di questi documenti per una valutazione complessiva di tipo opposto a quella che faceva Bontempi, basate cioè sul concetto che il Consiglio e così la Commissione è organo di controllo, ma di indirizzo politico che non si esplica, a nostro avviso, attraverso l'esame dei verbali del Consiglio di amministrazione, ma attraverso quelli che sono le grandi linee amministrative che emergono dall'azione concreta della società e dall'assemblea dei soci. Sostenemmo peraltro in quella sede che i singoli consiglieri potranno a titolo personale formulare richiesta di esame della documentazione. Se poi, successivamente alla richiesta c'è stato questo ulteriore chiarimento fornito oggi da Turbiglio in ordine a un parere dell'ufficio legale il quale sostiene che possono essere consegnati solo i verbali di assemblea, che sono pubblici, e non quelli di Consiglio, questo è un problema che riguarda il parere legale che è stato richiesto dalla Giunta giustamente all'Ufficio legale regionale. Se l'Ufficio legale regionale ha dato questo parere, l'avrà dato a ragion veduta e con fondamento ed esso va nella linea di interpretazione che in qualche modo anch'io do di una sostanziale segretezza dei verbali del Consiglio di amministrazione, almeno per quello che riguarda il rapporto della pubblicità generale. Comunque è parere che la Giunta potrà anche far verificare esternamente con valutazioni più autorevoli per il successivo comportamento, ma che al momento non può non ispirare correttamente l'atteggiamento della Giunta nella risposta che è stata data dal collega Turbiglio. Quindi mi pare che la pregiudiziale nella sostanza sia assolutamente improponibile e debba essere respinta per due ragioni: una di merito e una che riguarda la preminenza e l'importanza del dibattito rispetto a delle valutazioni che hanno un carattere sostanzialmente formale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Segnatamente per l'apprezzamento che proviene dai colleghi Bontempi e Pezzana in ordine alla questione preliminare io la ritiro. Faccio presente che l'avevo proposta essenzialmente perché sul piano politico non saremmo in grado di collocarci con piena cognizione di causa. Comunque il problema penso che rimanga aperto.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Ordine del giorno n. 442 sui vini CEE


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 442 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: la CEE, al fine del riassorbimento delle eccedenze di vini da tavola esistenti sul mercato, ha ritenuto di obbligare i produttori ad inviare alla distillazione quota parte del vino da tavola ottenuto in ogni campagna viticola la quantità di prodotto da inviare alla distillazione viene stabilita sulla base della resa per ettaro, e varia nell'ambito della CEE tra le 5 Regioni in cui la stessa è stata suddivisa l'Italia nella campagna 86/87 per ottemperare alla normativa CEE anzidetta ha inviato alla distillazione obbligatoria 10.600.000 hl, di vino da tavola, ed ogni produttore italiano ha contributi secondo la resa per ettaro dei propri vigneti il Piemonte, con una viticoltura di collina a bassa resa unitaria si è attestato su una resa variabile dai 70 ai 120 hl, per ettaro, ed in molti casi, incomprensibilmente, tale resa risulta più alta di quella dichiarata mediamente dai produttori di altre Regioni caratterizzate da una viticoltura di piano ad alta resa il Piemonte concorre in percentuale insignificante alla determinazione delle eccedenze nazionali, e la produzione piemontese di vino da tavola viene quasi interamente commercializzata, anche se mediamente a prezzi non remunerativi e comunque non tali da compensare gli altissimi costi di produzione i produttori piemontesi dal 1981 sono assoggettati, oltre che alle normative comunitarie e nazionali in materia di controlli della produzione vitivinicola, all'Anagrafe Vitivinicola introdotta dalla Regione Piemonte per cui ogni vigneto risulta censito e le relative rese controllate mentre per i produttori piemontesi il prezzo corrisposto per il vino da tavola inviato alla distillazione obbligatoria non è conveniente essendo più basso di quello di mercato, in altre Regioni, per le alte rese ed i bassi costi di produzione, è addirittura remunerativo, sino all'assurdo, in qualche caso, di diventare esso stesso incentivo per le sovrapproduzioni l'aliquota sulla produzione di vino da tavola da inviare alla distillazione obbligatoria per la campagna 87/88 sarà determinata dalla CEE con un Regolamento di prossima emanazione, ed il Ministero Agricoltura e Foreste ha anticipato in via informale che tale aliquota per l'Italia sarà incrementata di circa il 40% rispetto alla campagna 86/87 per cui si passerà nazionalmente da 10.600.000 hl, a 14.840.000 hl.
se tale aliquota sarà applicata in modo uniforme per tutte le Regioni, il Piemonte sarà ulteriormente penalizzato; infatti per rese di 80 hl. per ettaro si passerà da 12,3 hl, da inviare alla distillazione a 17,2; per 90 hl./ha, da 14,1 a 20; per 100 hl./ha, da 17,2 a 24, ecc.
Preso quindi atto che il Piemonte verrebbe chiamato in misura ancora maggiore del recente passato a concorrere alla riduzione di un surplus di produzione che non ha minimamente concorso a determinare per quanto premesso RICHIEDE l'applicazione differenziata su base regionale dell'aliquota nazionale di vino da tavola da inviare alla distillazione obbligatoria già per la campagna 1987/88, tenendo conto: di una resa per ettaro oggettiva, da verificarsi estendendo a livello nazionale, come peraltro prevista dalla normativa CEE, l'Anagrafe Vitivinicola istituita dalla Regione Piemonte delle Regioni con viticoltura di collina, ad alti costi di produzione e basse rese unitarie della percentuale di concorso al surplus produttivo nazionale da parte delle varie Regioni.
Di predisporre un piano nazionale a favore della viticoltura di collina in aree potenzialmente vocate alle produzioni di grande qualità. In particolare, in tali aree, di prevedere, in sostituzione degli interventi CEE contemplati dal Reg. 458/80 che ha perso efficacia con la campagna 86/87, interventi per la ristrutturazione di vigneti al fine della trasformazione delle attuali produzioni di vini da tavola in V.Q.P.R.D.".
Chi intende approvare tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 41 voti favorevoli e 3 astenuti.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 438 sulla pace in Centro America


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 438 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime il proprio sostegno al Protocollo d'Intesa (Piano Arias) firmato dalle Repubbliche del Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua, come credibile e realistica piattaforma per la realizzazione di una 'pace stabile e duratura in Centro America' riconosce come essenziale per il conseguimento della pace il realizzarsi degli obiettivi del Piano Arias: un autentico processo democratico, pluralista e partecipativo che implica la giustizia sociale, il rispetto dei diritti umani, la sovranità l'integrazione territoriale degli stati e il diritto a tutte le nazioni di determinare liberamente e senza ingerenze esterne di nessun tipo il proprio modello economico, politico e sociale l'introduzione e il perfezionamento di sistemi democratici rappresentativi e pluralisti che garantiscano l'organizzazione di partiti politici e l'effettiva partecipazione popolare alle decisioni, che assicurino il libero accesso delle diverse correnti di opinione a processi elettorali onesti e periodici fondati sulla piena osservanza dei diritti dei cittadini la elezione entro il primo semestre del 1988 del primo parlamento centro americano e la ricostituzione di un mercato comune regionale per l'integrazione economica per accelerare lo sviluppo di società più egualitarie e libere dalla miseria la cessazione da parte dei governi centro americani e extraregionali a procurare apertamente o occultamente aiuto militare, logistico finanziario, propagandistico, in effettivi umani, armamenti, munizioni ed equipaggiamenti a forze irregolari o a movimenti insurrezionali sostiene l'opera difficile di quanti operano nei singoli Paesi centro americani per la riconciliazione nazionale tra le parti e per il rispetto dei diritti umani, come testimoniato recentemente a Torino dall'arcivescovo di Managua Y Bravo e dall'esule guatemalteca Rigoberta Menchu ribadisce l'esigenza che gli Stati extraregionali operino per realizzare quel processo di distensione internazionale e di non ingerenza che consenta che si attuino le volontà di pace dei popoli e di tutti i Governi centro americani chiede al Governo italiano di aderire attivamente agli accordi di Guatemala sia partecipando alla 'Commissione internazionale di verifica e controllo' dell'attuazione degli accordi sia promovendo attraverso la Comunità Europea iniziative di cooperazione multilaterale con i Paesi centro americani si impegna a promuovere le iniziative più opportune per approfondire e divulgare nella comunità piemontese la conoscenza della realtà politica sociale e culturale dei Paesi del Centro America nella convinzione che la pace, la democrazia politica e il rispetto dei diritti umani siano valori universali.".
Chi intende approvare tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 3 astenuti.



(La seduta, sospesa alle ore 13,20 riprende alle ore 15,30)


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Enti strumentali - Commercio

Dibattito sulla Promark S.p.A. (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo il dibattito sulla Promark. La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente si tratta oggi di un tema importante perché sulla Promark non si gioca una partita esclusivamente limitata alla funzione di un ente strumentale, alla funzione di una struttura operativa della Regione. Attorno a questo tema si gioca un aspetto di grosso significato del ruolo del pubblico a livello substatale nel campo dell'economia: la sua legittimazione o delegittimazione. Credo che alla fin fine sul problema della Promark e su tutto quanto è stato sollevato in questi mesi ci siano elementi di merito specifici e pertinenti, ma ci sia anche un messaggio più ampio, vale a dire se ci sono delle ragioni per un ruolo pubblico pieno e significativo nell'attività di promozione dell'economia piemontese. Credo che si possa rispondere affermativamente: cioè il momento pubblico ha un ruolo, se è attivo non solo come erogatore di finanziamento, forte e significativo. Ha un ruolo forte e significativo non se si rapporta con il mercato in senso generale, come fosse una delle tante società commerciali di marketing all'esportazione. La Promark deve svolgere una funzione particolare, e per questo motivo la misurazione dell'efficienza di questa struttura non può essere fatta con criteri tradizionali. E' chiaro che una struttura di questo genere, che si può concepire come un servizio reale alle imprese, deve guardare ad alcune aree particolari del nostro sistema economico, ad esempio aree in maggiore difficoltà che avendo risolto i problemi di produzione, di capacità e di competitività del proprio prodotto, per una serie di limiti imprenditoriali, logistici o altro, hanno difficoltà ad un'azione marketing adeguata: quindi aree che hanno delle difficoltà implicite con il loro processo produttivo; aree che non sono state toccate da un'azione privata di promozione, la quale già opera o autonomamente per forza delle singole imprese o perché trova in altre imprese specialistiche nel settore del marketing e della promozione l'opportunità di fare questa iniziativa.
Una funzione di servizio reale è giustificata anche perché ci possono essere realtà in crisi che possono trovare, da una spinta e da un'azione mirata per quanto riguarda l'iniziativa pubblica, un supporto che non pu derivare dai meccanismi puri di mercato.
Questo tipo di operatività (e se ne potrebbero aggiungere altri) rendono particolare il ruolo della Promark, non misurabili in termini tradizionali o non usando manuali di management statunitensi che pretendono di chiarire come si fa a capire tutto della produttività e dell'efficienza in un'azienda in tre ore di lettura. Quindi il ruolo dell'attività di promozione del momento pubblico, inteso come un servizio reale, deve essere qualcosa che rappresenti uno strumento rivolto a aree particolari, più in ritardo, che hanno necessità di un supporto non in senso generale. Un limite della Promark è proprio di non aver potuto (o saputo) interpretare questo tipo di esigenza, di essersi posta nel rapporto con le esigenze di promozione come fosse, quasi, una normale trade company. Un messaggio chiaro che va rivolto alla potenziale utenza Promark per iniziative di promozione pubblica è quello che tale attività si può rivolgere solo a vere imprenditorialità; cioè l'aiuto pubblico alla promozione non deve colmare ritardi di capacità di stare in piedi con le proprie gambe sul piano dell'attività produttiva, della capacità tecnologica, della capacità di impresa nella fase produttiva.
Questo lo avevamo specificato nella legge regionale n. 32 sulla promozione: sostanzialmente non si va attraverso questa strada ad utilizzare finanziamenti pubblici per l'attività di commercializzazione dei prodotti a colmare alcuni ritardi e alcune deficienze di competitività in altre aree dell'impresa.
Il ruolo di un momento pubblico regionale in questo campo deve saper collegarsi con l'esistenza di altre strutture, ad esempio l'ICE, ma senza enfatizzare troppo tale ruolo quasi mitico dell'ICE, coi limiti che riscontriamo in questa struttura a Torino, oppure nel Centro Estero della Camera di Commercio? Credo, tuttavia, che ci possa essere un gioco di complementarietà estremamente utile.
Anche la Promark deve cercare di non essere in sovrapposizione con quel terziario privato avanzato in questo settore: le trade company o società specializzate in commercializzazione di prodotti con il mercato estero.
Infatti non si tratta di rimescolare le carte dell'esistente, ma si deve fare in modo che Promark possa incrementare l'espansione delle attività economiche della nostra regione attraverso l'individuazione di nuovi sbocchi di mercato. Se, sostanzialmente, l'attività dell'operatore pubblico è quella di andare ad erodere, a tosare, alcune attività che normalmente vengono svolte da aree private sulle quali noi abbiamo tutto l'interesse a vedere che ci sia un rafforzamento, alla fine, quando facciamo la somma di queste operatività, quando facciamo il conto consolidato dell'impresa Piemonte, constateremo che il nostro sforzo è servito a ben poco; quello che avremo fatto in più da una parte, risulterà di meno da un'altra impresa o altre attività di questo settore terziario.
Questo passaggio credo, signor Presidente e colleghi, è molto importante per che tipo di pretesa noi possiamo avere nei confronti del ruolo Promark o di un'altra attività di promozione che, dico, deve essere anche e comunque svolta dall'operatore pubblico, perché deve rivolgersi a dei momenti particolari del nostro sistema economico che sono più in difficoltà a trovare sbocchi nel mercato interno e internazionale.
Voglio anche sostenere che la promozione ha un costo molto alto (a maggior ragione visto che si dovrebbe operare in aree con maggiore difficoltà e con più ritardo), e se qualcuno pensasse di misurare il ritorno dell'investimento in termini tradizionali di impresa privata, io credo che commetterebbe un colossale errore. Anche i prezzi che si applicherebbero per questi servizi, non potrebbero essere i prezzi di mercato se si rivolgono ad aree di emergenza o di particolare attenzione di politica regionale. Tutto questo comporta una anomalia dell'attività di promozione dell'ente pubblico che non può avere dei riscontri e dei parametri analoghi a quelli dei privati.
La promozione - ed entro nel merito delle storie delle vicende della Promark è una complessa gestione economica che richiede know-how estremamente alto. A commercializzare, a fare il venditore, può andare chicchessia apparentemente, possono andare anche amministratori di qualsiasi provenienza e possiamo mettere anche una dirigenza probabilmente senza un retroterra di certo tipo; apparentemente anche nelle imprese private sembra che le competenze devono essere alte nel momento della produzione e della finanza; nel momento commerciale, magari, ci possiamo mettere anche il parente dell'imprenditore un po' limitato o un altro soggetto generico.
Ebbene, questo modo di comportarsi, questo sottovalutare la necessità di un'alta competenza nella funzione di marketing, nella funzione commerciale e di promozione, alla lunga porta a pagare in termini negativi gli effetti che ne derivano agli obiettivi che si sono dati la singola impresa o il sistema delle imprese; tali obiettivi vanno valutati non misurati attraverso schemi tradizionali di impresa, ma vanno misurati, per un intervento di promozione pubblica, con altri parametri.
Penso ancora alla necessità di non scoraggiarsi per la ricerca di partner privati che intervengano soprattutto nell'area della gestione perché nell'area degli indirizzi e delle scelte strategiche questa deve essere di prevalente scelta e di controllo da parte del momento pubblico.
Anche la legge 32 sulla promozione credo ci aiuterà in questo senso a dare degli indirizzi rigorosi e adeguati. Ma si deve avere capacità e volontà da parte degli amministratori e da parte di coloro che controllano in qualche modo questi amministratori, di reggere bene la direzione di marcia di queste scelte.
Vedrei bene ripetere "mutatis mutandi" un'esperienza come quella della Tecnotex (Texilia di Biella), anche se non molto fortunata, dove il grande indirizzo è pubblico e il momento gestionale è più privato.
Credo che questa impostazione possa permettere di superare alcune limitazioni delle nostre funzioni, ma sarebbe anche bene un giorno fare un approfondito dibattito sulla Finpiemonte. Dobbiamo anche tenere presente che questa direzione di marcia, se il privato entra all'interno, non pu essere snaturata da un metro e da un parametro di valutazione fuori dal gestionale che tendono poi a dare dei giudizi di merito attorno alle scelte politiche che vengono fatte. Se alcuni limiti ci possono essere nella Finpiemonte e alcuni timori, anche se la nostra partecipazione non è rilevante come quella che abbiamo nella Promark, è la paura che ci siano delle forme di snaturamento attorno a vincoli che non devono valere per la strategia che noi ci diamo, per la promozione pubblica di certe aree e di certi indirizzi economici.
In questo contesto la Promark ha uno spazio possibile di vita, se è all'altezza di poter compiere questa funzione e deve essere proprio la promozione al centro di questo processo, come operatività diretta e come cultura.
Dentro la Promark l'orientamento marketing, la cultura, la funzione di promozione deve essere così compenetrata, deve essere dentro ad ogni livello dell'organizzazione, da rappresentare il motore di questo processo.
Ed è una condizione essenziale perché possa diventare il braccio operativo nella promozione della Regione.
Dunque massimizzare la promozione nella Promark; però oggi ho sentito che anche l'Assessore criticava una anomalia che io ho sempre notato: infatti l'80% dell'attività della Promark è rivolto ad un'attività espositiva in parte discutibile e il 20% è attività di promozione pura. Noi dobbiamo senz'altro chiedere che venga capovolto questo rapporto e che l'attività espositiva sia strettamente strumentale all'attività di promozione, non sia un fatto casuale, episodico, diverso, ma sia una strategia strettamente collegata. Però qui c'è un problema di risorse: siccome abbiamo detto che la promozione del momento pubblico deve essere per aree di emergenza, aree che hanno bisogno, aree che non possono rapportarsi con i prezzi di mercato, se noi vogliamo che l'attività espositiva sia strumentale a quella promozionale evidentemente dobbiamo pensare a un fondo di dotazione, a risorse finanziarie che non deve spaventare per le cifre che sono state lette questa mattina, proprio perch la promozione ha un alto costo e il ritorno dell'investimento è estremamente lento.
Indubbiamente è stato insufficiente il ruolo di macroindirizzo della Regione: questo lo riconosco e va sottolineato anche per ripartirci le responsabilità da ogni parte. Tuttavia ci sono probabilmente anche limiti impliciti di capacità di adeguarsi a queste esigenze che andrebbero poste.
Però, Assessore, io non credo alla ingessatura delle società pubbliche e mi permetta, è un po' la cultura casereccia del neoliberismo tatcheriano che parla di ingessatura. Siamo proprio a questi livelli, come quelli di fare l'elenco generale di tutte le ragioni con cui si sfascia una impresa (e si fa poi l'esempio della Promark) magari tratta da qualche manuale di management statunitense. Non credo sia questa la strada e nemmeno credo esistano altri modelli luminosi che presentano cicli virtuosi della gestione e della promozione, magari si pensa all'ICE o ad altre cose francamente non credo sia il caso di fare delle esemplificazioni su qualcos'altro che probabilmente non asseconda quelle che sono le nostre esigenze.
La capacità di adeguamento della Promark dipende molto dall'assunzione di responsabilità degli amministratori designati dal Consiglio regionale.
Responsabilità anche verso il rischio, quindi capacità e responsabilità anche verso il rischio è una competenza alta. Non credo alla faciloneria degli impegni nelle attività commerciali. L'ho già detto in precedenza: in tutte le attività, anche nelle attività di impresa, pare che lì si possa mettere qualsiasi persona. In effetti si tratta di compiti che richiedono un retroterra di esperienze e di conoscenze di grande spessore e di grande cultura economica.
Occorre poi una coerenza tra struttura e strategie e qui c'è il problema della struttura organizzativa della Promark. Però anche qui colleghi non credo che si possa in un'attività di un'organizzazione che funziona andare a un controllo, a vedere i rapporti interpersonali e valutare se lì andava o non andava bene un consulente, eccetera. A quel livello siamo già in una sfera di gestione in cui qualsiasi di noi si dovesse misurare con un problema del genere, avrebbe modi diversi di vedere la cosa, sempre che il fatto sia posto in termini corretti. Credo che non si possa dare il giudizio sulla Promark attorno a queste microrealtà. Se ci sono degli elementi anomali si sollevino, si denuncino, si portino a conoscenza, ma non credo che sia la caccia a questi microfenomeni che possano portare chiarezza a quello che noi vogliamo fare.
Spazi per l'operatività della Promark dipendono anche da noi però, dal superamento di un vecchio limite agli Assessorati feudo: infatti la promozione taglia trasversalmente gli Assessorati. Saremo disposti a trovare un blocco di esigenza di promozione che taglia trasversalmente gli Assessorati da dare a uno strumento operativo come la Promark o a un indirizzo che potrebbe derivare dalla legge che abbiamo approvato sulla promozione? Ho qualche dubbio anche se è una strada che dobbiamo tentare con determinazione.
Concludo, Assessore, lei ha ipotizzato con estrema puntualità e intelligenza tre ipotesi: scarterei l'ipotesi della Promark come strumento di promozione del Piemonte per l'Italia. Direi anche che forse è limitata la pretesa di una presenza fieristica solo in Piemonte dove agisca in qualche modo la Promark rapportandosi poi col Centro fiere e con gli altri centri disseminati nella regione.
Ovviamente richiede un nuovo modo di concepire l'attività fieristico espositiva che tendenzialmente è superata. Se noi pensiamo di fare le fiere per le famiglie che vanno con il "cavagnin d'la merenda" alla domenica a visitare gli stand, abbiamo sbagliato tutto: lì non bisogna investire che pochissimo. E' qualcos'altro che serve al rapporto tra promozione e esposizione.
Invece la terza sua ipotesi, dove c'è solo un aspetto che non mi trova d'accordo, mi sembra estremamente interessante ed è quella di un servizio di alcune competenze forti della Regione che può essere data da una struttura di questo genere, che assume il carattere veramente di un servizio reale. C'è solo a mio parere un piccolo errore nella sua impostazione: è questa una attività che richiede ugualmente forti risorse perché è un tipo di bene immateriale la promozione che o lo si fa in modo scalcinato, allora potremmo anche evitarlo, o se lo si fa bene richiede grande attenzione e significative risorse finanziarie.
Concludo dicendo che, o la Promark si legittima rapidamente su grossi e forti indirizzi che saremo capaci di esprimere, senza il mito dell'impresa perfetta, che non esiste da nessuna parte e non potremo andare con il misurino del tecnico di management a misurare e a contare i peli a tutti gli atti e comportamenti della Promark (ed è facile fare l'imprenditore da fuori, è facile insegnare a qualcuno a comportarsi, è facile dall'esterno dire a qualcuno come dirigere una attività che si configura come una impresa), o la Promark si legittima, dicevo, oppure occorre ripensare alle radici tale esperienza, senza rinunciare comunque alla presenza pubblica nell'azione promozionale, non solo come finanziamento. La partita politica che si gioca sul problema della Promark fa rilevare che ci sono troppe spinte, troppi interessi a disarticolare una presenza attiva del momento pubblico che non si riduca solo a un finanziamento e su questo il Gruppo socialista non è d'accordo di assecondare nessuno.
Ci sono altre limitazioni alla possibilità di interpretare questo ruolo da parte della Promark? Si esplicitino con chiarezza se ci sono degli elementi torbidi, particolari. Noi siamo qui per poterli evidenziare e poterli considerare come una zavorra che rende inagibile l'adeguamento della Promark. Altrimenti credo che occorra dare ancora una chance per verificare se questo strumento può essere all'altezza dei nostri obiettivi.
Se la Promark non è un falso scopo del dibattito di oggi, allora io credo che possono derivare da queste discussioni dei contributi importanti per quei settori del sistema economico che aspettano dal momento pubblico un segnale positivo anche dal versante della promozione. Se è un falso scopo questo dibattito sulla Promark, non permetteremo, come Gruppo socialista di menomare una funzione pubblica, piena, nel settore della promozione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando parla il collega Tapparo sovente non capisco certe sue affermazioni, anche come l'ultima con cui ha chiuso il suo intervento: "Se la Promark è un falso problema, un falso scopo...". Non capisco perché siamo qui a discutere sulla Promark, se invece lo scopo è un altro. Avrei apprezzato di più sentir dire cosa c'è dietro, ma solo sentirmi dire che stiamo forse discutendo di qualche cosa di cui non c'è senso a discutere, mi ha fatto riflettere. Stavo per iniziare con i miei appunti, invece mi trovo a dover incominciare a porre una domanda, anche perché il collega Tapparo se la prende con i testi di management americani, se la prende con il neo liberismo, con la signora Thatcher. Se la Regione Piemonte fosse paragonabile, come dovrebbe essere nel momento in cui diventa un imprenditore, con un normale imprenditore privato che incomincia a fare i conti con la sua azienda, dopo che è un colabrodo da 10 anni, assisteremmo ad una economia totalmente disastrata mentre invece la Regione proprio perché il denaro che amministra è denaro pubblico, può permettersi il lusso di discutere di una situazione da colabrodo come la Promark dopo 10 anni che questi buchi fanno acqua.
Secondo me questa è una condizione molto privilegiata che permette al pubblico di sentenziare su qualunque argomento in modo particolare su un problema di tipo economico con la totale tranquillità che tanto non si andrà mai da un giudice in un tribunale perché i soldi sono degli altri.
Queste erano le riflessioni che facevo sentendo l'intervento del collega Tapparo.
Invece voglio incominciare il mio intervento sulla situazione della Promark con un richiamo ad una mia interrogazione, che era urgente nel momento cui l'ho redatta, ma è del 14 dicembre scorso. Le domande che ponevo in quella interrogazione non hanno trovato risposta nella relazione che l'Assessore Turbiglio ha fatto, tranne alcuni cenni molto generici sulle attività delle società per azioni, sul loro ruolo che, peraltro tutti condividono perché una società per azioni ha precisi ruoli sui quali non si discute. E non ho trovato risposta nemmeno nella documentazione che l'Assessore Turbiglio ha fornito questa mattina.
Giorni fa dal Presidente Viglione ho ricevuto una copia della lettera della Promark (l'avete vista tutti) dove c'era il parere dell'avvocato Beninato, il quale, chiamato alla Promark ad esprimersi, ha fatto una normale perizia, come qualunque avvocato potrebbe fare. Però dice anche che c'è l'impossibilità di fornire risposte alla mia interrogazione, anche perché questa risposta all'avvocato Beninato la Promark l'ha chiesta dopo la mia interrogazione. L'avvocato Beninato dice che ci sono due tipi di impedimenti: uno di tipo giuridico e uno di tipo tecnico. Il primo è l'impossibilità da parte dei soci di società per azioni di accedere a tutta la documentazione amministrativa, tranne che di libri sociali di cui comunque si potrebbero avere solo estratti.
Il secondo, motivo tecnico, deriverebbe dai problemi organizzativi che il reperimento di tale documentazione comporterebbe. Nella lettera, tra l'altro, si afferma che l'interrogazione, quella che avevo presentato, non richiede specifiche informazioni. Questo forse è anche una chiave per capire in quale situazione si trova la Promark oggi, perché fare una affermazione di questo genere, cioè dire che la mia interrogazione, che era tutto un elenco di richieste di informazioni, dire che non ne contenesse, è ridicolo, perché di tutto si può dire tranne che non ne contenesse. Ho chiesto l'elenco completo di tutti coloro che hanno collaborato con un rapporto esterno all'attività della Promark, con tanto di importi pagati e di lavoro svolto. Ho chiesto se risponde al vero la notizia che la Promark affiderebbe ad altre società la vendita degli spazi espositivi delle mostre organizzate, quindi domande molto tecniche, molto specifiche, mentre comunque continuerebbe lo stesso, la Promark, a vendere spazi in modo autonomo, continuando a pagare la quota spettante alla società concessionaria.
Ho chiesto di avere anche specifiche informazioni sugli Enti che hanno collaborato alla realizzazione delle mostre e delle iniziative, in particolare, per quanto riguarda la scuola del lavoro.
Vi risparmio a questo punto tutta la lettura della interrogazione perché credo che sia a conoscenza dei colleghi Consiglieri.
Quello che vorrei invece sottolineare e che mi sembra molto preoccupante è la indisponibilità della Promark a fornire risposte precise a delle domande specifiche, per esempio, quelle che riguardano i buchi neri sulla sua attività.
Per quanto riguarda poi la impossibilità di accesso alla documentazione credo che i dati richiesti dovrebbero essere a norma di legge regolarmente registrati proprio sui libri sociali citati dall'avv. Beninato, di cui il Consiglio, cioè la Regione, avrebbe solo diritto di prendere visione ed avere stralcio. Parlo di libri fornitori o comunque dei libri verbali del Consiglio di amministrazione che dovrebbero contenere dati precisi sui rapporti di collaborazione con enti ed organizzazioni, se non proprio con le persone singole. Mi pare quindi che non esista alcun tipo di impedimento giuridico reale se non quelli che, chiamiamoli da azzeccagarbugli, qualche avvocato potrebbe dare come interpretazione della legge. Magari ci saranno dei riferimenti a norme esistenti, però nella sostanza sono motivazioni che giudico molto risibili. Quale "danno" potrebbe derivare alla Promark nel rendere noto l'elenco dei collaboratori esterni se tutto avviene in regola con le leggi? E' una domanda che mi pongo, ma che pongo anche all'Assessore. Quale danno potrebbe derivare alla Promark se le collaborazioni con enti pubblici o privati vengono pubblicizzate e se avvengono secondo le regole normali di rapporto scambio - lavoro? Perch dovrebbe essere un danno per la Promark chiarire questo strano imbroglio delle società che si occupano della vendita degli spazi espositivi? Oppure alla Promark pensano che ogni chiarimento o informazione specifica (per usare l'espressione riferita) siano comunque un danno per la stessa Promark? Vorrei rifare molto brevemente la storia dell'interrogazione che avevo presentato, perché è un modo per mettere al corrente questo Consiglio di una serie di informazioni che ho avuto, ma che sarei felice avessero avuto anche altri Gruppi consiliari anche perché non mi pare che la Promark in questa lettera abbia rispettato quanto doveva fare.
Il 9 luglio 1987 ho mandato una lettera al rag. Francone della Promark dove gli chiedevo tutta la documentazione relativa alla mostra di Abidjan.
Nella stessa lettera gli chiedevo di poter avere la documentazione sulle consulenze di cui la stessa società si è avvalsa per gli anni 1986 e 1987.
La stessa documentazione la chiesi a Brizio (che allora era Assessore) il quale doveva fornire una risposta alla collega Minervini. Le stesse cose sono comprese anche nell'ordine del giorno del Partito comunista del 29 luglio 1987. A settembre il rag. Francone mi ha fornito alcune risposte con l'elenco parziale delle consulenze e delle collaborazioni con la Promark per il 1986 e per il 1987. Quindi proprio una parte di quelle informazioni che secondo l'avv. Beninato non si intendono fornire. Una copia del bilancio 1986 (sempre nella documentazione del rag. Francone) riguarda la mostra di Abidjan e lo stesso rag. Francone mi ha fatto avere (scritto però su foglio a quadretti a mano, quindi senza intestazioni) un elenco dei collaboratori e delle società che hanno fornito consulenze alla Promark. Da questi dati viene fuori che per il 1986 le consulenze ammontano a L.
210.534.600 e per il 1987 (i dati erano parziali fino a luglio) a L.
184.851.900. Se io rendo pubblici questi dati, secondo l'avv. Beninato ho commesso un reato. Forse l'ha commesso anche il rag. Francone quando me li ha comunicati. Non lo credo, anche se l'ha fatto su fogli anonimi, non firmati e non intestati.
Dando un'occhiata a questi dati ci sono però degli appunti che vorrei comunicare al Consiglio. Per esempio dal 1 settembre al 31 dicembre 1986 il sig. Fornaro F, ha prestato la sua opera per la Promark con un incarico "di consulenza e collaborazione tecnica per l'elaborazione della strategia di immagine e comunicazione della società". Non bisogna essere grandi esperti di tecnica aziendale per sapere che collaborazioni di questo genere o sono affidate a società di grandissimo rilievo, e costano centinaia di milioni oppure lascio alla fantasia dei colleghi immaginare per quali motivi queste cifre possono venire erogate, perché il sig. Fornaro ha lavorato per quattro mesi ricevendo L. 2.440.000, cioè L. 600.000 al mese. Se questa è la retribuzione per un incarico di consulenza e collaborazione tecnica per l'elaborazione della strategia di immagine e comunicazione della società mi chiedo se sia una giusta retribuzione, al di là dei risultati. Non discuto la professionalità del sig. Fornaro, non so chi sia, non lo conosco, per me può essere un bravissimo professionista, però mi chiedo come un professionista possa accettare una retribuzione simile pensando di essere dotato di capacità professionali e manageriali, visto che si accontenta di L. 600.00 al mese. Però la Promark baratta una semplice collaborazione esterna con un incarico di consulenza con responsabilità ed importanza che derivano da questa funzione.
Fornisco questo ai colleghi Consiglieri come momento di riflessione anche perché tutte le prestazioni al 90% sono su questo ordine di cifre (2 4, 5, 6 milioni); in realtà cifre che non giustificano nessun tipo di prestazione ricevuta ma semplicemente un'erogazione. Ripeto, non critico il sig. Fornaro né i nomi citati o che citerò. Non li conosco personalmente però mi baso su dati reali di pagamento di professionalità che peraltro venivano richiesti dalla deliberazione programmatica che l'Assessore ha anche citato più volte nel suo intervento del 7 giugno 1984.
Nell'interrogazione chiedevamo molte cose, soprattutto quando ci siamo riferiti all'esistenza ventilata di società alle quali la Promark affitta la vendita degli spazi espositivi, lo ripeto, e questa contemporanea vendita diretta degli stessi spazi da parte della Promark con relativa corresponsione delle quote pattuite alle società concessionarie. Tutto questo è vero. L'Assessore non ha sentito la necessità di rispondere a queste domande nella mia interrogazione però dice, almeno io l'ho sentita come un'interpretazione del fallimento della Promark, con "l'insufficiente autorità" (sono parole dell'Assessore) "verso i collaboratori non scelti sempre liberamente" (pag. 3, punto 11). Se lei spiega il fallimento della deliberazione programmatica, anzi l'impossibilità di una sua attuazione (su questo concordo pienamente con lei) con motivazioni condivisibili, per esempio al punto 4 parla di managerialità del tutto inesistente, perché non sente il bisogno, proprio in quanto Assessore, di chiarire quanto lei afferma con la sua frase: "insufficiente autorità verso i collaboratori non scelti sempre liberamente"? Lei ha fatto affermazioni molto gravi. Perch non sono stati scelti liberamente? Chi li ha imposti? Ci sarà qualcuno che li ha imposti, quindi le chiederei di fare i nomi di chi ha impedito che i collaboratori venissero scelti liberamente. Se non si arriva a toccare la sostanza delle cose queste sono affermazioni che lasciano il tempo che trovano.
Resto quindi in attesa di un'esauriente risposta alle domande che erano contenute nella mia interrogazione, anche dal Presidente della Giunta visto che le collaborazioni con la Promark sono multiple da parte della Regione Piemonte.
Ci sono altre questioni che vorrei riferire molto brevemente. Il 3 luglio 1986 ho presentato un'interrogazione urgente sulle dichiarazioni apparse su "La Stampa" dello stesso giorno fatte dall'Assessore Vetrino e dall'Assessore provinciale Bonansea, dove tra le forti critiche all'operato della società si fa anche cenno a refusi contabili. Non sono un ragioniere e non sono neppure un tecnico di bilanci, però il termine usato non credo possa essere accettato senza porsi delle domande specifiche. Cosa vuol dire "refusi contabili"? A che cosa si riferivano gli Assessori Vetrino e Bonansea quando si esprimevano precisamente con questa frase? Non ho mai avuto risposta alla mia interrogazione urgente e spero che dopo un anno e sette mesi grazie a questo dibattito magari qualcuno mi risponderà.
Assessore Turbiglio, ascoltando la sua relazione si ha l'impressione che le cose che si sanno siano nettamente superiori a quelle che si dicono e quelle che si mantengono nascoste o comunque non dette temo che non siano del tutto edificanti. Un altro silenzio l'ho ricevuto dall'Assessore Lombardi il quale, per la verità, aveva risposto abbastanza celermente ad una mia interrogazione del dicembre '85. L'interrogazione riguardava le comunicazioni giudiziarie trasmesse ad una decina di persone coinvolte nella mostra sui vini piemontesi nelle Filippine (anno '82/83). Tra queste persone c'era l'ex Assessore regionale all'agricoltura Ferraris e una serie di altri amministratori di ditte di vini e alimentari. Il reato contestato era "peculato, concorso in peculato e interesse privato". Allora l'Assessore Lombardi quando rispose alla mia interrogazione il 6/3/86 mi disse che sulla vicenda bisognava aspettare le risultanze dell'indagine l'indagine è finita però l'Assessore Lombardi non mi ha più risposto. Ci sono altre comunicazioni giudiziarie a carico degli amministratori della Promark e dei loro collaboratori? Io vorrei avere questi dati, se fosse possibile, e credo che sia indispensabile averli da parte della Giunta. Ho sentito forti critiche alla poca managerialità del gruppo dirigente, alle scelte compiute, però quando si è riconfermato per quattro anni questo attuale gruppo dirigente queste critiche io non le ho sentite, mentre le sento oggi in Consiglio: ma se si riconferma un gruppo dirigente con tutte queste osservazioni che vengono fatte non dall'opposizione, ma dal governo stesso, allora mi chiedo con quale serenità o competenza si possano riconfermare le stesse persone per altri quattro anni.
Qualche appunto sui dati forniti sull'attività della Promark. Intanto c'è una totale mancanza di rapporto fra le consulenze e le collaborazioni almeno quelle di cui noi siamo a conoscenza, e alla programmazione dell'attività. Non si vede alcun rapporto tra queste e gli obiettivi che si sono posti; non si capisce quindi dove sia la professionalità e la managerialità, oppure la professionalità è già presente nella struttura interna fra il personale che è già in servizio; e, se fosse così, quando e dove le nuove persone sono state assunte? A quanto risulta dai dati forniti sui 28 dipendenti della Promark, 15 sono stati assunti negli anni '80, di questi più della metà sono stati assunti prima dell'84, cioè prima della delibera programmatica, e comunque hanno tutti livelli di occupazione che si aggirano tra il 6 e il 7 a parte due dirigenti. A questo punto mi chiedo dove sta la specifica professionalità? Nella relazione del consiglio di amministrazione della Promark sul bilancio '86 si legge che ci sono 1 miliardo 837 milioni 422.923 lire di crediti verso la Regione di cui addirittura, 749.136.692 a fronte di fatture in via di emissione. Io non ho capito a cosa si riferiscano queste somme.
Nella relazione che il presidente Vera ha spedito all'Assessore Turbiglio c'è scritto che per l'86 la Regione ha erogato contributi alla Promark per un totale di 1 miliardo 814 milioni circa, con una differenza di 23 milioni sulla cifra indicata nella relazione del consiglio di amministrazione. Non sarà una gran cifra, ma c'è una differenza; almeno nei bilanci le cifre dovrebbero pareggiare. Ma la cosa più discutibile di questi dati non è questa, che potrebbe anche avere una spiegazione logica ma la scelta di indicare in bilancio fra i crediti 749 milioni per fatture ancora da emettere. Segnare questa cifra in attivo, per una società di servizi come la Promark, non ha alcun senso se non quello (voglio fare un'ipotesi, non sono un tecnico di bilanci e non sono un ragioniere) di colmare un disavanzo reale, e porto ad esempio la situazione dell'Einaudi: in realtà si evase proprio la legge in maniera fraudolenta inventando un credito inesistente, anche se per l'Einaudi le giustificazioni erano più nobili di quelle che non può avanzare la Promark.
Nel bilancio '86 ci sono alcune voci che hanno urgente bisogno Assessore Turbiglio, di maggiori chiarimenti; per esempio il capitolo intitolato "Organizzazione e allestimento di mostre e manifestazioni" per un totale di 2 miliardi 266 milioni, cioè 1/3 dell'intero ammontare delle perdite; in questo caso non vi è una riga di spiegazioni che pure dovevano essere fornite. Si è scelto il modello di classificazione per destinazione e non per natura della spesa, quindi non sappiamo se in questa voce sono comprese spese per beni, prestazioni di lavoro, consulenze o che altro ancora. Un discorso simile va fatto per l'intera voce "Organizzazione di manifestazioni" comprensiva della voce citata più la voce "Promozioni all'estero" per la cifra di 912 milioni e "manifestazioni diverse" per 1 miliardo 384 milioni che in totale raggiunge i 2/3 dell'intero bilancio.
Quindi si chiede più chiarezza all'Assessorato che invece si è limitato a trasmettere i dati ricevuti dalla Promark e ci ha ritrasmesso i dati che conoscevamo già. Ma la Regione che è socio di maggioranza assoluta della Società ha interesse o no a esaminare più analiticamente questi dati di bilancio? Perché prima di sentenziare sul futuro e lanciare ipotesi di nuova impostazione, secondo me, la Regione dovrebbe analizzare e far sapere a questo Consiglio i dati del bilancio. Ma ci sono altri dubbi sulle cifre fornite; a pag. 61 del dossier distribuito dall'Assessore si legge che il totale dei costi relativi all'attività promozionale svolta dalla Promark all'estero per l'86 è di 444 milioni 109.583 lire, mentre per l'Italia si indica la cifra di 238 milioni 270.121 lire. Il totale è 682 milioni 379.704 lire, ma nella relazione di bilancio, citata prima, sotto la voce "Promozioni in Italia e all'estero" si indica la cifra di 912 milioni 192.697, quindi una differenza di più di 250 milioni. Cosa sono? Spese impegnate in esercizi precedenti pagate nell'86? Non credo, comunque andrebbe indicato in un bilancio a parte. Sempre nel dossier distribuito dall'Assessore a pag. 63 si indica il costo della famigerata edizione dell'86 della mostra di Abidjan in 130 milioni 848.000 con una quota a carico della Regione di 63 milioni 48.000. Nella nota fornitami direttamente dal rag. Francone c'è scritto che la manifestazione è costata 133.051.850, che si è ricavato 84.450.000 dalla vendita degli spazi e 63.389.831 come contributo a parziale copertura costi per gli artigiani partecipanti. Quindi arguisco che sia la cifra a carico della Regione. Al di là dell'imprecisione delle cifre c'è sempre da riflettere sul reale interesse da parte, non dico della Regione, ma da parte di tutti, economia italiana compresa, nello spendere 133 milioni per portare ad Abidjan un elenco di vini piemontesi e italiani rappresentati dalla CIRTES di Forno Canavese e altre società alimentari e di giocattoli. Mi chiedo se l'Assessorato s'è mai preso la briga di calcolare il ritorno, in termini di contratti stipulati, da queste ditte in seguito alle mostre. Non c'era scritto nella delibera programmatica che uno degli obiettivi della Promark doveva essere lo sviluppo delle opportunità commerciali nei paesi in via di sviluppo attraverso iniziative "volte a diffondere la conoscenza delle modalità richieste per la partecipazione agli interventi predisposti nel quadro delle leggi nazionali che regolano la cooperazione economica internazionale"? Traducendo questa frase nel modo più semplice dovrebbe voler dire soltanto fare opere di informazione nei confronti dei privati per dare un contributo di informazione su come inserirsi nei commerci internazionali. Visto che sto citando dalla delibera programmatica vorrei chiedere, oltre tutto, quale fortuna hanno mai avuto quelle iniziative nei paesi definiti ad economia pianificata, quindi paesi dell'est; forse ce ne sono state, io non le ho mai trovate, e anche su questo vorrei sapere se poi è stata realizzata questa parte programmatica per la Promark.
Per finire, vorrei fare alcune osservazioni sul futuro della Promark forse non certo in linea con quanto ha proposto l'Assessore o quanto ha proposto il collega Tapparo. E vorrei farlo citando una frase, per me molto significativa, della relazione dell'Assessore. Si tratta dell'allegato 4 pagg. 4 e 5: "E' chiaro che nel 1976 la Promark è nata sul cadavere del Samia, non da una ricerca puntuale di condizioni di fattibilità, di economicità, di realtà: ricerca sempre necessaria per la costituzione di un'impresa".
Devo dire che condivido pienamente questa sua affermazione, però con una precisazione: quello che è rimasto vivo della Promark non è che si possa definire vivo, è una specie di zombi tenuto artificialmente in vita dalle arti - avendo detto zombi potrei definire le arti malefiche - della partitocrazia. Lei ha fatto più volte riferimento al fatto che la Promark non è un problema di oggi, ma è un problema che ha dieci anni.
Lo zombi Promark, secondo noi, non ha ragione di esistere, intendo ragioni economiche, di vero sviluppo e di incentivo all'attività produttiva e all'immagine della Regione, se non in queste voglie vampiresche e malefiche della partitocrazia.
La verità io credo sia questa e purtroppo pochi Consiglieri possono dire se la pensano in modo altrettanto chiaro. Non me ne faccio un merito ma secondo me su questi argomenti bisogna parlare e non di aria fritta o di volare con definizioni stratosferiche. Mi riferisco con questo sia alla maggioranza che all'opposizione, che sono però stranamente unite ascolterò tutti gli interventi che verranno svolti sulla Promark in una specie di balletto dove si danno indicazioni come se il corpo della Promark fosse influenzato, lievemente ammalato e non invece defunto in maniera così miserevole e soprattutto con i soldi dei contribuenti.
Volevo dire al Consigliere Ferrara, che da mesi è critico nella gestione della Promark, che mi sono stupito quando ho letto che aveva presenziato alla mostra di Abidjan nel 1986 e questo mi sembra - detto da collega a collega - una caduta di stile nei suoi comportamenti.
In base alle considerazioni che ho appena fatto presenterò adesso un ordine del giorno per chiedere la chiusura definitiva della Promark. Fino ad oggi - lo ha detto lei Assessore - il fallimento è stato su tutta la linea; non ci sono spazi concreti per lo sviluppo dell'attività; i privati stessi se ne infischiano e prediligono forme di cooperazione del tutto private; le competenze della Regione del resto sono molto risicate e gli stessi fondi regionali - dato che viene detto ogni giorno che non sono tali da poter deviare finanziamenti su iniziative non primarie e soprattutto non produttive - sono quelli che sono.
Noi chiediamo quindi che, come in qualsiasi azienda che abbia un minimo di coerenza, anche per la Promark si dichiari fallimento e chiediamo alla Regione, socio di maggioranza, di fare il primo passo predisponendo un progetto preciso di chiusura e liquidazione, con tutte le garanzie per il personale stesso.
Vorrei chiudere il mio intervento con un invito al governo di questa Regione. Ho sentito che l'Assessore Turbiglio parlava di una riunione il 14 marzo (ed essendo di lunedì non penso sarà una proposta di discussione consiliare, ma di Giunta) di discussione sugli enti strumentali. Allora volevo invitare il governo regionale a rivedere tutta l'impostazione della funzione specifica dell'Istituto Regione. Si devono creare carrozzoni pubblici, come in dieci anni di esperienza la Promark ha dimostrato essere diventato, carrozzoni che fanno affari che si sostituiscono ai privati, i quali almeno se falliscono, se gli affari li fanno male, chiudono. I risultati del carrozzone Promark regionale pubblico, con buona pace del collega Tapparo che rivendica ad ogni momento il primato del pubblico dimenticando però di dire che questi primati colabrodo vengono pagati con i soldi dei contribuenti, o se invece la Regione non deve ritornare - credo di parlare ancora in un'economia di mercato e a questa si debba fare riferimento - a quello che deve essere il suo ruolo: dare un indirizzo legislativo e di controllo, non sostituirsi, perché l'avesse fatto almeno bene noi potremmo dire che i privati lavorano male, la Regione è molto più in gamba e portiamo ad esempio la Promark. Noi abbiamo portato ad esempio un carrozzone colabrodo, che ha mangiato, distrutto e reso inutili i soldi dei contribuenti in questi dieci anni e io vengo in questo Consiglio e sento da lei Assessore Turbiglio, che rappresenta la componente liberale di questa Giunta, quindi una componente che dovrebbe difendere l'economia di mercato, perché finora se non altro a livello economico ha dato i risultati meno peggiori, non dico i migliori, ma i meno peggio e funziona, devo sentire da lei delle proposte per ricompattare questo colabrodo messo insieme con le stesse persone, già riconfermate, di provata incapacità professionale e queste sono le tali indicazioni che lei dà su una situazione come quella della Promark. Sono meravigliato, sono stupito che questa impostazione parta da una parte politica come la sua che in questo caso non fa e non espleta la funzione per la quale credo sia stata eletta.
La Promark deve essere, fatto salvo il buon diritto dei dipendenti di essere reinseriti in una struttura regionale, dove magari potranno fare qualche scuola su dei testi di management magari di editori svizzeri piuttosto che polacchi invece che americani, così il collega Tapparo pu essere più soddisfatto, ma bisogna reinsegnare cosa è la professionalità la managerialità, come si impara a fare gli affari, perché se una qualunque azienda fosse stata condotta come è stata condotta la Promark in questi dieci anni, ripeto, avrebbe chiuso non dopo dieci anni, ma dopo un brevissimo tempo.
Quindi questa non è una discussione campata in aria, credo che non ci sia niente dietro, ma se ci sono altri obiettivi io non ne sono a conoscenza e invito chi lancia queste affermazioni a volerle poi espletare in maniera chiara e specifica. Mi sembra che stiamo discutendo, forse con anni e anni di ritardo, di un'ennesima situazione anomala in cui questa Regione è venuta a trovarsi per volontà di inserirsi strumentalmente nei commerci; e poi, cari colleghi, caro Presidente e cara Giunta, non stupiamoci se scoppiano i vari "2 marzo" perché dimenticando i denari sul tavolo passa qualcuno a ritirarli. I denari la Regione deve usarli in modo ben diverso e mi auguro che il dibattito che ci sarà in questo Consiglio su un caso così emblematico come la Promark possa illuminare quanti si illudono ancora che il "pubblico" possa essere la soluzione quando nella pratica e nella concretezza ha dimostrato di non esserlo ampiamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non capisco neppur bene perch esista questa clamorosa e frenetica attesa, però non ho evidentemente difficoltà ad affrontare questo problema e a non deludere il collega Tapparo, sulla base della relazione che l'Assessore Turbiglio ci ha presentato su un argomento che è in sé importante, perché tratta di materie che sono specifiche della Regione, come il commercio, l'artigianato l'agricoltura, il turismo, cioè tutte materie che riguardano direttamente la competenza regionale, materie sulle quali la Regione ha provveduto a fare molte leggi: leggi quadro, leggi programmatorie, leggi specifiche di spesa e di contributi, ma che invece in tutti questi anni indubbiamente hanno visto una normativa limitata di quelli che sono i servizi reali rispetto a queste attività che considero importanti.
Ebbene, l'attività promozionale e fieristica è certamente un fornire servizi reali alle imprese minori importanti proprio per il progredire della tecnica, progredire che apre nuovi orizzonti produttivi e distributivi sempre più ampi in cui gli imprenditori debbono muoversi cercando di conoscere il più possibile il mercato, le sue modificazioni in corso e i suoi indirizzi futuri, quindi una attività che certamente è curata con molta attenzione dalla grande e dalla media impresa, ma che non è a portata in modo autonomo delle piccole imprese nel settore dell'agricoltura e in altri settori minori.
La Regione ha fatto una scelta in passato di dare un supporto rispetto a queste attività alle aziende minori, scelta fatta creando la Promark: una scelta opinabile. Il PRI in ordine alla Promark è dal 1976 che fa queste considerazioni, forse non erano percorribili altre strade per raggiungere gli stessi obiettivi, però devo dire che la scelta ormai è fatta, fatta in passato e su questa scelta occorre muoversi.
Tuttavia credo che, pure nella opinabilità di questa scelta, la Promark rappresentava certamente, e poteva rappresentare certamente, uno strumento di programmazione, di scelta, di promozione, di iniziative interessanti in questo settore, gestite in qualche misura anche direttamente in una visione ampia e strategica. Mentre dico queste cose, visto che lei Assessore ne ha accennato, credo che questa funzione programmatoria in questo settore debba avere una visione complessiva come tipica della programmazione, non è possibile averla continuamente frastagliata in tante piccole iniziative quindi certamente la Promark poteva svolgere questo ruolo se fosse stata coordinata (cosa che non è stata) con il Centro Estero delle Camere di Commercio; molte volte si sono create situazioni di conflittualità fra queste due istituzioni che non hanno certamente dato un beneficio. Da qualche tempo abbiamo appreso la creazione di un nuovo ente a partecipazione pubblica, quello che si chiama Expo Api, Trade Center, pare abbia nel frattempo cambiato nome, che vede coinvolta anche la Regione Piemonte. Ho la deliberazione del Consiglio comunale del 17.3.1987 in cui si dice "il Comune di Torino con piena adesione e supporto a questa iniziativa della Regione Piemonte e dell'Amministrazione provinciale" credo che il Consiglio regionale mai ne sia stato informato.
Credo di sapere, Assessore, che probabilmente non c'è stata nessuna adesione e nessun supporto a questa iniziativa e che probabilmente il Comune di Torino è incorso in un errore facendo questa cosa. Non è che voglia fare una battuta polemica verso lei, Assessore, ricordando che questa Giunta, e in altre circostanze, è stata sollecita nel segnalare al Comune cose, poi magari rivelatesi non vere; mentre riterrei opportuno, se effettivamente non c'è stata alcuna scelta da parte della Regione in questo senso, che ci fosse questa segnalazione in modo che almeno i ruoli dei diversi enti pubblici fossero chiari e noti a tutti.
Tornando al discorso della promozione regionale, credo che la Regione Piemonte debba riaffermare il suo ruolo di programmazione nell'ambito di questi settori: ha un ruolo di programmazione e la Promark può essere uno strumento per svolgere questo ruolo di coordinamento, di indirizzo unitario, di prestazioni di servizi reali alle imprese minori in un settore così difficile, quale quello dell'esportazione delle promozioni che comporta servizi di assistenza bancaria, doganale e dei trasporti.
E' questo un giudizio, nell'attuale situazione, nel momento in cui la Promark esiste, un giudizio di stimolo a che la Promark svolga effettivamente questi ruoli che può e dovrebbe svolgere. Tutto bene, forse allora? Ebbene, io devo dire no, perché nessuno di questi ruoli è stato raggiunto dalla Regione Piemonte attraverso la Promark.
Credo di dover dire che complessivamente, al di là di quelle che possono essere state delle iniziative specifiche, la Promark è stata un fallimento. E questo è riconosciuto correttamente da tutti o quasi. Credo che tutti quanti quando parliamo della Promark diciamo qualcosa di questo genere.
Lo stesso Presidente Vera nella sua onestà ha dichiarato che circostanze varie non hanno consentito di avviare il rilancio; io forse direi il lancio, perché dire il rilancio significa che una volta era già avviata. Ho la sensazione che mai sia stata avviata la Promark.
Questo fallimento ha diversi padri e visto che noi siamo la Regione Piemonte diciamo che il primo padre di questo fallimento è certamente l'Amministrazione regionale che ha creato questa società e non ha dato nessun indirizzo fino al 1984; non ha svolto a mio giudizio un controllo reale rispetto a quelle che erano le attività di questa azienda; ha dato a mio giudizio la sensazione (ma non era la sensazione, probabilmente era la realtà) di un disinteresse verso questo Ente che ha giustificato, ha creato un alibi, ma certamente ha determinato il lassismo, l'indifferenza l'irresponsabilità degli altri responsabili di questo fallimento.
Un'altra responsabilità della Regione Piemonte - e lo dico in questo Consiglio regionale anche in tono autocritico - è stata, e ne ha fatto cenno anche il Consigliere Tapparo nel suo intervento, una incapacità di andare ad individuare le giuste e le adeguate professionalità, perch questa attività così difficile (ed è difficile, non è soltanto una attività imprenditoriale di fabbricazione di un qualche cosa, occorre una grossa professionalità) non si è data sufficientemente cura di andare ad individuare queste effettive responsabilità e competenze.
Credo che dobbiamo dire che forse è un modo un po' censurabile di muoversi e di procedere delle istituzioni, degli Enti locali, della Regione e del Consiglio regionale, ma è un eufemismo, sappiamo che in realtà non è una responsabilità proprio diretta e tutta del Consiglio regionale, che ha trovato nel momento della scelta della Promark momenti più bassi, forse rispetto a scelte per altri Enti e altre società. Ma ci sono altri responsabili oltre all'Amministrazione regionale. Le responsabilità dovranno individuarsi dall'alto verso il basso, sarebbe alquanto strano che individuassimo responsabilità in questo fallimento a livelli più bassi. Mi pare che il principale responsabile di questa situazione sia il Consiglio di amministrazione. Che ha fatto il Consiglio di amministrazione, quali iniziative ha assunto per raggiungere gli obiettivi generali e comunque le direttive che nel 1984 sono state date? Credo di poter dire nessuna, ma non lo dico io, l'ha detto l'Assessore Turbiglio. Eppure l'art. 3 della legge istitutiva della Promark diceva che i Consiglieri di amministrazione sono vincolati nell'esercizio del mandato all'osservanza degli indirizzi e delle direttive impartite dai competenti organi della Regione. Gli amministratori non hanno perseguito questi obiettivi. Si sono limitati a svolgere un ruolo riduttivo, molte volte quasi da capo ufficio della struttura, con una cultura che credo di poter indicare come la cultura delle Giunte di sinistra che avevano trasformato gli Assessori in capi dell'Amministrazione...



(Interruzione del Consigliere Bontempi)



FERRARA Franco

Ciò che voglio dire non c'entra niente con altri giudizi, tu puoi dare qualunque altro giudizio, certamente è della cultura delle Giunte di sinistra aver posto gli Assessori...



(Interruzione del Consigliere Bontempi)



FERRARA Franco

No, Bontempi, sto parlando di ruoli della pubblica amministrazione degli Assessori e dei rapporti tra di essi...



(Interruzioni)



FERRARA Franco

Questo è un altro discorso, sto dicendo che certamente con il 1975 si è creata una cultura tale da mettere gli Assessori a capo delle Amministrazioni e io dico che questa cultura è una cultura...



(Interruzioni)



FERRARA Franco

Posso dare un giudizio negativo su questo? Voi potete dare un giudizio diverso, ma io dico che certamente è stata una cultura che è responsabile di certe situazioni non particolarmente edificanti che si sono verificate.
E' un giudizio che diamo e che ha di fatto, Assessore Moretti, creato una deresponsabilizzazione della burocrazia che si è trovata un vertice politico che gestiva anziché dare soltanto degli indirizzi...



(Interruzioni)



FERRARA Franco

Adesso è un altro discorso. Io parlo di una volta. A mio giudizio quando in un Consiglio di amministrazione...



(Interruzioni)



FERRARA Franco

Parliamo pure di adesso, non importa, io sto parlando di quel momento quando un Consiglio di amministrazione anziché fornire delle scelte strategiche ad una società e ad un'azienda svolge un ruolo sostanzialmente di capo ufficio dei vari uffici e servizi è un fatto negativo. Potete dire che non è giusto, però questo è il giudizio che il Partito repubblicano dà Un terzo responsabile (anche questa non è un'intuizione particolarmente originale, perché l'ha fatta lo stesso Assessore) è un management inadeguato a questa struttura. In una situazione a monte, di mancanza di indirizzi, di indicazioni, di obiettivi, il management non ha saputo dare una risposta, ma si è adagiato per incapacità o per mancanza di professionalità o per comodo o per disinteresse, ma certamente non ha svolto quel ruolo che comunque compete a chi ha la responsabilità di gestire dai vertici un'azienda.
Scendendo in alcune considerazioni vorrei sfatare o spiegare l'interesse che il Partito repubblicano o, se preferite, Franco Ferrara, ha per questo ente. E' lo stesso interesse che abbiamo posto quando abbiamo discusso della Finpiemonte, del CSI e di altri enti, forse non di tutti (ma questo è per una limitata capacità di essere presenti su ogni cosa in un partito piccolo, quindi abbiamo alcuni limiti), abbiamo avuto questo interesse per dovere di ufficio essendo la IV Commissione, che ho l'onore di presiedere, delegata a questa struttura. Questo interesse non si è mosso nella sterile polemica di chi è responsabile. Credo che esistano gravi responsabilità di tutti coloro che dal 1976 hanno avuto qualche responsabilità amministrativa sulla vicenda, ma dal momento che il Partito repubblicano dal 1986 ha un ruolo di governo, ebbene questa ragione mi pare giusto che in questo primo, ma tardivo dibattito sulla Promark, si ponga e ponga ai propri interlocutori, ai propri partner politici di maggioranza e di opposizione alcuni problemi e chieda a se stesso prima di tutto coerenza di comportamenti, convinti che non si può essere rigorosi soltanto verso gli altri e non verso se stessi. Questo è il motivo del nostro interessamento. E l'occasione, per dare una risposta al collega Pezzana, è giunta da una relazione che la Promark aveva fatto al Presidente della Giunta proprio sull'esposizione di Abidjan. In quella relazione c'erano dati oggettivamente non veri che mi hanno incuriosito e che poi si sono dimostrati non veri. Sono andato ad Abidjan perché il Presidente del Consiglio regionale, in quanto io Presidente della IV Commissione, mi aveva designato a rappresentare la Regione Piemonte, quindi non è stata un'operazione di compromissione rispetto a qualche cosa...



(Interruzioni)



FERRARA Franco

Andando ho avuto modo di vedere e ho potuto rilevare che c'erano alcune inesattezze in quella relazione. Ho presentato un'interrogazione per avere dati più precisi sulle iniziative promozionali di questa società interrogazione che ha avuto una risposta piuttosto travagliata e che si è fatta attendere sei, sette, otto mesi. Vorrei fare un elogio al personale della Regione Piemonte che ha svolto un ruolo importante per ottenere questi risultati, perché le risposte avute dalla Promark sono state diverse e varie per approssimazioni successive. Tre o quattro sono state le risposte, una diversa dall'altra. Qui mi sono posto un primo problema. Ma come è organizzata una società che per dare risposte, quando tutte le aziende nel giro di una settimana o due riescono a darle, impiega sei o sette mesi cambiando tre o quattro volte la risposta? Il servizio amministrativo (abbiamo visto dalla relazione dell'Assessore Turbiglio) è composto da un dirigente e cinque impiegati, struttura molto consistente per un'azienda che ha in tutto ventotto dipendenti.
A parte questi giudizi sull'efficienza e sulla capacità di fornire documentazioni, alcune irregolarità si sono verificate, alcune accertate dagli stessi funzionari della Regione Piemonte, che hanno comportato dei rimborsi di somme che la Promark aveva ricevuto; per essere erogate agli artigiani hanno dovuto essere poi restituite successivamente agli artigiani che partecipavano a manifestazioni. Malgrado ciò ci sono state alcune altre situazioni che sono da approfondire meglio e che non voglio farlo oggi perché stiamo andando verso un discorso costruttivo, serio e di maggior chiarezza quindi è bene discuterne quando saremo più calmi.
Certamente si sono rilevate nel settore della promozione alcune situazioni che non potevano non destare oggettiva preoccupazione in chi ritiene di dover fare il proprio lavoro di amministratore nell'interesse della collettività. Senza voler entrare in questa sede, saltando tutta una parte di dati che mi ero preso in analisi di queste inefficienze, dico che dalla risposta che mi è giunta, che non era riferita soltanto alla Promark ma a quegli enti che avevano ricevuto finanziamenti dalla Regione Piemonte per la promozione (mi riferisco al Centro Estero e altre associazioni che fanno questa attività), abbiamo rilevato che l'economicità della gestione della Promark non è certamente un fatto garantito. Il costo delle iniziative della Promark per aziende artigiane accompagnate da manifestazioni è molto più alto che in altre situazioni simili curate da altre organizzazioni. Per esempio su un progetto importante per la Regione il progetto orafi, il costo della Promark per artigiano - e sto citando delle situazioni oggettivamente omogenee tra quelle curate dalla Promark e quelle curate dal centro estero - è di 4 milioni, il costo del Centro Estero è di 2.300.000; molto più rilevante è lo scostamento tra iniziative relative all'abbigliamento, omogenee tra loro, che hanno un costo di 14 milioni o 9 milioni per la Promark, e hanno un costo di 2.200.000 quando vengono gestite dal Centro Estero.
Vorrei fugare una sensazione dicendo che questi confronti non sono Tapparo, derivati da qualche beniamino dell'efficienza trovato all'ultimo momento; sono dei confronti seri che uno deve fare e che faccio convinto dell'importanza e della necessità della Promark all'interno, insieme e in accordo con il Centro Estero nel campo della promozione. A parte il discorso della promozione, il mio interesse sui problemi della Promark si è accentuato quando il collega Majorino mi ha fornito, gentilmente, una risposta ad una interrogazione da lui fatta relativamente all'affidamento di un carico a società per la vendita degli spazi delle fiere torinesi. Da questa risposta si rileva che più società, costituite dalle stesse persone che nascevano per pochi mesi e poi morivano e si costituivano con altre società, nel 1974 percepirono 31 milioni, nell'85 125 milioni, nell'86 203 milioni, fino a maggio '87 174 milioni con delle percentuali di provvigioni che arrivavano fino al 35%, oltre, in alcuni casi, a delle aggiunte di consulenza personale fatta a persone socie di questa società. La Promark ha una sua struttura commerciale con quattro dipendenti di cui due di 7 livello, quindi una struttura che dovrebbe essere capace di svolgere il suo ruolo. Il costo di 174 milioni per i primi cinque mesi se diventasse 200/220 milioni nel corso dell'anno 1987 credo che sarebbe il costo di 5/6 qualificati e rilevanti funzionari che potrebbero certamente inserirsi in quel progetto di maggior professionalità e competenza che da qualche parte si richiede, ma devo dire che il ruolo svolto dai venditori è un ruolo anomalo, poiché non si tratta solo di venditori, di una struttura di vendita esterna alla Promark che viene svolta direttamente all'interno della Promark, ma si tratta anche di un ruolo di gestione delle fiere con dei comportamenti che sono quantomeno da approfondire. Credo che, anche lei Assessore, abbia ricevuto qualche cosa e che sia giusto che la Regione Piemonte questi argomenti li approfondisca. Tenendo presente che mi era stato fatto osservare da alcune persone che in realtà la percentuale del 35% è bassa per questi tipi di attività. Qualcuno mi accusa di komeinismo rispetto alla Promark, ma non sono così. Ho voluto approfondire per capire qual è effettivamente il costo di questi servizi per queste attività e ho rilevato che una grossa impresa analoga nel settore delle fiere di Torino paga nulla per l'attività di vendita degli spazi, ma che il costo di queste operazioni è al massimo del 15% quando comporta organizzazioni internazionali e non soltanto nazionali. Rispetto a queste cose l'interesse del PRI per la Promark si è giustificato. Veniamo ora alla relazione dell'Assessore Turbiglio. Dalla relazione emergono perplessità preoccupazioni relative ad inefficienze e a responsabilità; una relazione fatta da un Assessore molto concreto, serio che ha posto dei problemi precisi e che si è posto delle domande precise non parlando in politichese ma in modo diretto di immediata comprensione. Ha detto che è un settore che necessita di coordinamento e su questo siamo tutti convinti, ha citato la deliberazione degli indirizzi dicendo che è stata completamente disattesa ci ha fatto osservare che il programma del 1984, cioè prima della delibera programmatica, e il programma dell'88, quindi dopo tale delibera e dopo l'approvazione della legge sulla promozione, è sostanzialmente identico.
Turbiglio realisticamente manifesta l'opportunità che la Regione e i suoi rappresentanti in seno al consiglio di amministrazione esaminino con più attenzione le cause che impediscono alla Società di riqualificarsi al fine di mettere a nudo i nodi che la legano ad un'attività non sufficientemente qualificata, ma dice ancora che parecchi elementi di comprensione non devono essere assunti a giustificazione del mantenimento di una situazione per molti versi da ripensare.
Esiste il problema del personale, già citato; noi abbiamo avuto in IV Commissione un confronto con le rappresentanti sindacali di questa azienda.
Devo dire che è emersa non una situazione di relazioni industriali molto avanzate, anzi pare che richieste di professionalizzazioni siano cadute nel nulla: una cosa incredibile, ma addirittura la lettera di convocazione che abbiamo inviato è stata aperta dalla direzione, quindi mi pare veramente un sistema di relazione del personale inesistente.
Ci è stato riferito di un ordine di servizio - che a mio giudizio è importante e indicativo di quello che potrà essere lo sviluppo successivo della Promark - nel quale, in un'azienda così verticalizzata e responsabilizzata con un presidente, con due vicepresidente, con degli amministratori che operano all'interno dell'azienda, con un direttore generale, con due altri dirigenti, con una struttura che prevede dei capiservizio, si è fatta una scelta di individuazione di nuove responsabilità e funzioni che prescindevano completamente da questa struttura ed erano evidentemente impostate ad altri criteri.
Malgrado l'inefficienza - dice l'Assessore Turbiglio - della gestione per il fatto che le direttive non siano mai state raggiunte o perseguite nessuno è stato richiamato, sospeso, censurato, sostituito.
Debbo dire che l'Assessore Turbiglio ha dimostrato una coerenza apprezzabile veramente, soprattutto da parte del rappresentante di un Partito che è stato tra i firmatari di un referendum, che abbiamo vissuto poco tempo fa, sulla responsabilità dei giudici. Io ho sentito tutti dire che "chi sbaglia paga" e quindi se i giudici sbagliano devono pagare; non vorrei veramente che ci fosse una nuova area però che è al di fuori di questa responsabilità che è il mondo politico o il sottomondo politico.
Infine il Consigliere Turbiglio dice: "è il momento di prendere atto che in questo settore bisogna cambiare le procedure per passare dalle parole ai fatti". Questo è importante: passare dalle parole ai fatti in una prospettiva di rafforzamento, di crescita, di ruolo reale della Promark.
Tre sono le proposte dell'Assessore. Non voglio ancora addentrarmi in queste proposte; però credo che l'unica proposta coerente, almeno con le considerazioni che il Partito repubblicano fa, sia la proposta iniziale nel senso del mantenimento della Promark come strumento qualificato e importante di promozione per la piccola e media industria, per i settori deboli come l'agricoltura e l'artigianato, fornendo a questi settori servizi reali importanti.
Occorre passare dalle parole ai fatti, dice l'Assessore Turbiglio. E allora cerchiamo di passare dalle parole ai fatti. Occorrono comportamenti che seguano la raccomandazione implicita dell'Assessore: l'azionista deve promuovere tutte quelle iniziative che una valutazione attenta e rigorosa che noi affidiamo alla Giunta, suggerirà o forse renderà necessaria.
I fatti non sono e non possono solo essere nuove direttive. Il Partito repubblicano ritiene di non prendere in seria considerazione un'ipotesi isolata di questo genere. Occorre preliminarmente, facendo valere il 56 che la Regione Piemonte ha in quella società, una proposta capace di rimuovere le cause che hanno determinato l'attuale fallimento, dando in primo luogo credibilità ed efficienza all'organo amministrativo, condizione necessaria per creare un nuovo management, espressione non di una sottocultura impostata sull'arroganza di chi pretende di rappresentare il nuovo, ma che in realtà tende a perpetuare il vecchio modo di gestire.
Un management non espressione di una cultura che fa della disponibilità la compromissione, una premessa per il perseguimento di obiettivi e interessi personali anche legittimi in sé, ma un nuovo management espressione di una cultura moderna di impresa scelto al di fuori di ogni tipo di spartizione.
La Regione dovrà pure, a mio giudizio, entro pochi giorni chiarire il rapporto con la Promark.
Il collega Majorino ha posto un problema questa mattina, un problema che tutti quanti ci siamo posti dopo che abbiamo ricevuto quella lettera e quel parere. Io non ho certamente l'autorità per dare un giudizio, anche se mi pare che le considerazioni di Majorino fossero pertinenti, non posso certamente dare un giudizio di natura tecnico - giuridica, certamente si può dare un giudizio di ordine politico: la Regione Piemonte non solo verso la Promark, ma verso tutte le società per azioni a cui partecipa, non pu svolgere un ruolo soltanto di finanziatore, di erogatore di contributi e poi restare esclusa dall'informazione e fare in sostanza dell'informazione un fatto esclusivamente privato delle società stesse.
Credo quindi che occorra prendere dei provvedimenti in questo senso anche andando ad individuare modifiche statutarie che consentano alla Regione di svolgere questo ruolo.
In questa situazione vi deve essere una iniziativa forte da parte della Regione Piemonte sulle prospettive della Promark e anche sul metodo di governo della stessa società.
Questo è il difficile compito che il Partito repubblicano chiede alla Giunta, all'Assessore Turbiglio che appunto ha dimostrato in questa vicenda grande concretezza assumendosi anche delle responsabilità che andavano oltre le sue personali responsabilità.
Occorre una sua tempestiva, e dicendo tempestiva intendo dire molto sollecita, iniziativa, da portare a termine nel giro di pochi giorni tendente a verificare in primo luogo tutte le eventuali inefficienze che sono state dichiarate e che saranno dichiarate in questo dibattito svolgendo un nuovo ruolo all'interno di questa società, anche se le recenti scelte e decisioni, sia in merito alla struttura del Consiglio di Amministrazione che in merito alla struttura organizzativa e del personale lasciano intendere forse che certe esigenze di Partito fanno premio rispetto a scelte di gestione efficiente.
Non possiamo non rilevare un fatto positivo di questi giorni e cioè la comunicazione che ci è giunta in ordine alla certificazione che la Promark intende fare del suo bilancio. E' un fatto importante, è un fatto che il Partito repubblicano apprezza, sappiamo che non è esaustivo del problema non è di garanzia assoluta su tutto, ma è certamente un primo importante passo per una chiarezza dei conti di gestione che una società, alla quale partecipa in modo così consistente un ente pubblico come è la Regione Piemonte, non può venire meno.
Solo con un'iniziativa tempestiva la Promark potrà anche garantire l'occupazione che non si difende, dopo che si sono create le condizioni ideali per la chiusura dell'azienda, con la richiesta o la sollecitazione di tardivi, inutili e un po' gesuitici proclami di solidarietà, anche questi indicativi di una visione un po' arretrata del complesso sistema produttivo moderno; ma, si deve garantire l'occupazione garantendo efficienza, impegno, professionalità di quei dipendenti che tutto questo sono disposti a dare e prendere provvedimenti nei confronti di quegli eventuali dipendenti che si sono creati o cercano di crearsi situazioni di comodo o di privilegio.
Solo con un'iniziativa importante della Regione, la Regione stessa potrà avere un nuovo rapporto con gli attuali azionisti, azionisti minori e anche con altri operatori che in una situazione come l'attuale non hanno alcun interesse evidente ad entrare nella Promark, ma che in una situazione rinnovata sono certo che potranno avere disponibilità e coinvolgimenti. Mi rendo conto che è difficile coinvolgere chi non si fa coinvolgere, ma credo anche che si debbano creare le condizioni minime di appetibilità perché chi ha magari interesse e intenzione ad un coinvolgimento, possa trovare qualche elemento, qualche motivo positivo perché il coinvolgimento venga nelle cose. E solo con una iniziativa di questo genere la Regione potrà essere al centro di quel discorso sull'ente fiera che è importante e che deve essere in qualche modo gestito o pilotato dalla Regione, trattandosi di una norma regionale, che non può vederla esclusa, che non può vederla ai margini o in una posizione di periferia rispetto a queste scelte. Solo con una iniziativa di questo genere la Regione potrà ridare credibilità a s stessa e a questa società e potrà svolgere anche attraverso la Promark quel ruolo di stimolo, di coordinamento della promozione del prodotto piemontese nel mondo, che è così importante per la crescita del sistema delle piccole imprese, dell'agricoltura e dell'artigianato e che istituzionalmente compete alla Regione.
Se tutto questo non avverrà (ma io credo adesso che avverrà e questo è un fatto positivo) la mia opinione è che tra poco ci troveremo nuovamente a parlare di Promark con altro atteggiamento, meno costruttivo, meno disponibile, almeno per quanto riguarda il PRI, e ci tengo a dirlo, perch non vorrei ci fossero dei dubbi su questo argomento, atteggiamento del PRI di grande disponibilità a fare di questa struttura, di questa società un qualcosa di serio, di importante, uno strumento significativo per l'attività della Regione e che non può essere fatto se non si vanno ad individuare le cause di inefficienza passata; a mio giudizio, senza fare la caccia alle streghe, senza assumere atteggiamenti komeinisti, come qualcuno dice, ma con una rigorosa attenzione a quello che è stato, con una valutazione precisa e rigorosa degli errori passati, è possibile ricreare le condizioni perché la Promark, venga finalmente a svolgere quel ruolo che il PRI ritiene debba avere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Il dibattito attorno a questa tematica, il problema della società Promark, mi sembra salito fortemente di tono. E' indubbiamente un dibattito interessante e mi auguro che le conclusioni siano altrettanto interessanti così come alcuni interventi hanno incominciato a far capire, evitando magari che dopo un dire estremamente significativo e di valore, il tutto anneghi in qualche cosa che nulla muove, nulla cambia e il tutto rimane come prima. Lo verificheremo all'ultimo.
Credo anch'io che come Consiglio regionale oggi abbiamo una grossa occasione, cioè di verificare concretamente come gli indirizzi - e l'Assessore lo ha fatto, perlomeno ha tentato di farlo - che questo Consiglio diede ai propri amministratori all'interno della Promark siano stati concretamente attuati, siano stati perseguiti, o almeno quanto di quegli indirizzi è diventato politica concreta e realizzazioni a favore dell'economia e degli imprenditori piemontesi.
Caro Assessore, lei sicuramente può lamentare che il Consiglio stesso impiegò tanto tempo prima di arrivare a dare ai propri amministratori, in seno alla Promark, degli indirizzi abbastanza precisi e definiti e ha sicuramente ragione.
Credo che abbiano altrettante ragioni quegli amministratori che noi nominiamo in altre società, in altri enti strumentali, e li nominiamo da tanto tempo, a rivendicare alla Regione un indirizzo più puntuale, più preciso che permetta loro di assolvere al ruolo per cui sono stati nominati da parte del Consiglio regionale.
Se un rilievo critico vi può essere - ed è giusto che ci sia, non abbiamo nessuna preoccupazione a riconoscerlo in questo senso - per quanto riguarda il passato, è anche vero che trovammo ad un certo punto la forza la volontà, la voglia anche di venire a misurarci su queste problematiche in Consiglio, avendo coscienza di questi ritardi e chiedendo al Consiglio stesso di misurarsi su una serie di proposte e di indicazioni ricercando sulla base di quelle proposte e indicazioni un consenso ampio che ci fu. Ci fu perché il dibattito fu di estrema importanza e valore, perch concordammo sulle finalità che dovevamo perseguire come Regione Piemonte all'interno di una attività di politica promozionale che compete alla Regione e le è dovuta per tutta una serie di settori, che si potrebbero qui ricordare, ma che conosciamo tutti.
Il triste è che però, a proposito di ritardi, noi discutiamo oggi di Promark e discutiamo di Promark e della coerenza dell'attività di questa società in rapporto a quegli indirizzi unanimi (meno due astensioni) del 1984, dopo che nel corso di questi anni sono avvenute quelle cose che hanno ricordato gli altri che mi hanno preceduto (interrogazioni, interpellanze ordini del giorno) che non hanno ricevuto in questo consesso appuntamenti di dibattito. Mi ricordo che c'era l'impegno, nel momento in cui si sarebbero nominati i nuovi amministratori, di procedere al dibattito su quella società e questo valeva anche per gli altri. Nonostante questo tipo di impegno, l'impegno non venne mantenuto ed a queste iniziative (ordini del giorno, interpellanze, interrogazioni) solo qualcuno ha avuto qualche risposta scritta privatamente, ma non a livello di Consiglio regionale stesso.
In quelle interpellanze, interrogazioni e ordini del giorno, il nostro appunto era di fine luglio 1987, ponevamo una serie di questioni che ancora non hanno avuto risposta se non parzialmente tramite la documentazione che l'Assessorato ci ha fornito in occasione di questo dibattito. Dicevamo, tra le altre cose, che occorreva una verifica puntuale dell'attuazione di quegli indirizzi programmatici, vedere quindi che cosa era stato fatto o non fatto e perché non era stato fatto. Chiedevamo di quali e quanti consulenti la società si avvaleva, in quali campi specifici e con quali competenze, la durata di tali consulenze e il costo di ognuna di esse. Io non ho nulla in mano che mi porti a riflettere su come opera questa società, non ho nulla che risponda al quesito che avevo posto. Si chiedeva quanti e quali funzionari o amministratori avessero partecipato alle varie manifestazioni all'estero, la loro durata e costo: non ho elementi di questo tipo.
Si chiedevano ancora i dati relativi alla organizzazione delle manifestazioni fieristiche in Torino precisando - e qui troviamo in termini di richiesta ampie convergenze - se esse siano organizzate totalmente con personale dipendente della società Promark o se si ricorra a società o personale esterno per la vendita di spazi o campagne pubblicitarie fornendo informazioni sui soggetti e relativi costi.
Credo che in questo caso, se oggi avessimo voluto, o nel corso di questi mesi, magari non facendone trascorrere così tanti per avere questa documentazione, avremmo potuto entrare di più nel merito, avremmo potuto ragionare più dall'interno di questa società; avremmo probabilmente avuto la capacità di arrivare ad ipotizzare delle conclusioni in merito a questo dibattito, conclusioni che probabilmente adesso ognuno di noi cercherà in qualche modo, ma che non sarà in grado di assumere in modo compiuto, perch oggi evidentemente mancano questi elementi.
Anch'io apprezzo quanto è avvenuto in questi giorni, la certificazione dei bilanci; mi rammarico però che ancora una volta non si sia sentito il bisogno da parte della Giunta regionale di rispondere nei tempi dovuti ai quesiti che venivano posti e non da una sola forza politica.
Come si presenta oggi la Giunta? Credo che oltre alle questioni che altri hanno portato dobbiamo riferirci come forza politica al documento che la Giunta propone come asse di dibattito di questo Consiglio regionale quindi alla relazione dell'Assessore.
Sono convinto che abbiamo una relazione (mi permetta, Assessore l'avevo letta, l'ho riascoltata questa mattina) che sembra quasi scritta da un soggetto esterno, da una mano esterna, da un concorrente o da qualcuno che non vuole che la Regione faccia questo tipo di attività nell'ambito della promozionalità. C'è un distacco che non è il distacco dell'amministratore, del dirigente chiamato ad assolvere una certa funzione assessorile o più in generale che guarda obiettivamente i dati e dai quali trae poi conclusioni. C'è un distacco che rasenta l'indifferenza in rapporto a queste problematiche che poi vengono poste all'interno della relazione stessa.
Vi è un'altra questione che come Gruppo vorremmo capire. Perché c'è da una parte un discorso che si riferisce ad una politica, ad idee o comunque cose che vengono dette a nome della Giunta in quanto tale e poi ad un certo punto, è quello l'elemento caratterizzante, nella parte più corposa, perch dopo le analisi bisogna passare a proposte concrete, si passa da un discorso che coinvolge la Giunta a un discorso che riguarda invece soltanto l'Assessore, il quale propone tre ipotesi finali, che sono intercambiabili e tutte vanno in una direzione estremamente negativa per la società, se la guardo in prospettiva. Ma qui siamo in presenza di un dibattito che coinvolge la responsabilità, che non è e non può essere di un solo Assessorato, coinvolge la responsabilità di un esecutivo, in questo caso la Giunta nel suo insieme, quindi non comprendiamo perché ci sia un finale soltanto dell'Assessore.
Mi permetta, Assessore, senza avere nulla contro di lei, io sono portato a fare considerazioni, nel complesso della comunicazione che viene data al Consiglio regionale, che sono pesanti per certi aspetti come giudizio politico, perché si è voluto venire in Consiglio regionale a dibattere di Promark, ma discutere di Promark - e questo mi stupisce che non si sia capito perché non c'è nella relazione significa discutere se la Regione Piemonte in quanto tale in questo Consiglio regionale debba porsi o riproporsi, a mantenere comunque in piedi un'ipotesi che aveva formulato nel 1976 e cioè se questo consesso di governo regionale ha ancora la volontà di rapportarsi al mondo produttivo piemontese e se vuole fare una politica per l'economia piemontese, per i prodotti piemontesi sia sui mercati nazionali che internazionali.
Si tace, se non esaminando di sfuggita tutta la parte legislativa che questo Consiglio ha fatto. Mi riferisco alla legge sulla promozionalità alla legge sui centri fieristici: compie un anno ormai l'esame di questi due articolati ed è ormai quasi un anno che queste leggi esistono. Nulla si è fatto in proposito per renderle operative, non solo, ma gli stessi programmi che Promark doveva elaborare dovevano rapportarsi a questa nuova legislazione che il Consiglio si era dato. Non troviamo traccia alcuna n nel programma annuale, che pure era stato elaborato in presenza di questa nuova normativa, né in altri settori.
Dobbiamo invece riflettere cosa vuol dire non fare un minimo di riferimento per capire se mantenere o meno una nostra presenza in questa direzione, rispetto a quella che è l'economia del nostro Piemonte? Siamo quella Regione che storicamente ha avuto e ha questa grande capacità produttiva. Siamo quella Regione che è la prima in assoluto in termini di capacità di produzione, di mezzi di trasporto; siamo anche quella che è prima in Italia per quanto riguarda l'elettronica, la dolciaria l'abbigliamento, la componentistica, la microelettronica, le macchine utensili, che ha una struttura di piccole e medie aziende artigianali estremamente efficienti, in grado di proporre prodotti innovativi di particolare valore sia sul mercato nazionale che internazionale. Se non facciamo riferimento a questo, se non ci leghiamo a questa realtà finiremo evidentemente di avere un atteggiamento come quello che trapela dalla relazione, che è molto distante, distaccato, che significa forte disimpegno.
Dobbiamo recuperare questo discorso e dobbiamo recuperarlo perché il Piemonte soffre fortemente della mancanza di strutture diffuse e specializzate in grado di promuovere i prodotti piemontesi sia dell'agricoltura che di altre industrie. Ci hanno sorpassato un po' tutte le altre Regioni in termini di organizzazione dei centri fieristici, in termini di creazione di società e di consorzi capaci di promuovere questi prodotti e siamo quella Regione che, riconoscendo questo ruolo importante nella capacità di produzione, marca in modo pericoloso e perde colpi sul fronte della promozionalità. Se è così non possiamo non porci il problema non certo per sostituire qualcuno, ma essere noi soggetto che in qualche modo interviene nell'economia e che è elemento stimolatore, organizzatore di altre forze e contribuisce a far crescere concretamente un'imprenditoria capace di rispondere alle esigenze del mondo produttivo piemontese.
Vorrei andare avanti saltando alcune cose, però non posso non riferirmi a un dato. E' un quesito che pongo alla Giunta. Nella legge istitutiva della Promark si dice che essa è nata per sostenere ed incrementare nell'ambito delle proprie competenze, le attività economiche del Piemonte e chiedeva di coordinare le iniziative promozionali per il perseguimento degli obiettivi del piano regionale di sviluppo. Anche questa è un'assenza totale. Non c'è una virgola, non c'è una parola su questa questione. E' vero che non si sa che fine abbia fatto la bozza del piano regionale di sviluppo al '90, e non so i tempi che ha la maggioranza per riportarlo in discussione dopo le consultazioni che aveva svolto, certo è che non possiamo pensare che la presenza in una società come questa sia sganciata da un'ipotesi più complessiva di questa natura, perché se manca questo riferimento viene meno ogni giustificazione perché la Regione investa una parte delle sue risorse in una società come questa.
Non voglio riprendere né i giudizi che sono stati dati in riferimento all'attività della Promark, perché le indicazione del 1984, che lei Assessore ha citato nella sua introduzione, sono state puntualmente non rispettate: non sono state fatte quelle azioni verso l'iniziativa privata che erano indispensabili, non si sono coinvolti nuovi soggetti a livello di assetto societario. Ma davvero si pensa che fosse lo spirito originario avere una società di promozione di prodotti piemontesi con una presenza di capitale pubblico tra Regione e Provincia di Torino che arrivasse al 91,3%? E' un assurdo! Non sta in piedi una cosa di questa natura! Dobbiamo quindi operare affinché questo rapporto venga cambiato rapidamente; nelle indicazioni dell'84 erano molto nette le linee che andavano in questa direzione. Si dicevano pure tante altre cose: dal rilancio qualificato dell'attività fieristica, invece si privilegia come esigenza della società l'attività prevalentemente di ordine commerciale. Si parlava di una qualificazione dello staff dirigenziale e della stessa Promark, mentre oggi ci troviamo in una situazione difficile da questo punto di vista. Io voglio che l'Assessore riferisca al Consiglio, perché questa risposta non sono riuscito ad averla nemmeno dalle consultazioni che abbiamo svolto in IV Commissione, perché oggi lo stato dell'assetto del personale della società è, o si dice essere non adeguato rispetto al bisogno vero che la società domanda. A mia volta mi chiedo cosa si è fatto concretamente in questa direzione. Che cosa si è messo in moto in termini di qualificazione riqualificazione, corsi possibili, aiuti che potevano essere dati a quel personale per portarlo ai massimi livelli di qualificazione? A me risulta che nulla è stato fatto. Questa era una richiesta molto precisa che non questo o quell'altro Consigliere chiedeva in una interpellanza, ma era un preciso indirizzo che dava il Consiglio regionale nel suo insieme. Allora qualcuno deve rendere conto di questo. Se è stato fatto, come è stato fatto, perché non è stato fatto.
Introduco un altro elemento altrimenti si rischia di fare un discorso che è rivolto ad altri quando invece questo Consiglio ha delle responsabilità molto precise. E quali sono? Intanto dovevamo con più precisione pretendere che quel rapporto annuale che doveva essere dato alla Commissione fosse effettivamente consegnato e che fosse oggetto di attento dibattito all'interno della Commissione stessa. Se queste verifiche le avessimo fatte ci troveremmo oggi, forse, con qualche risultato in più e con qualche problema aperto che qui veniva posto in meno. Mi domando per non siamo in presenza di una delega a soggetti nominati in un consiglio di amministrazione i quali poi non hanno con l'ente che li ha nominati rapporto alcuno; credo che le cose poste questa mattina siano di estremo interesse. Su quelle che si ponevano sulla pregiudiziale, bisognerà andare a fondo. C'è un'istanza, un esecutivo a livello del nostro Consiglio che ha il compito preciso di andare a verificare, come soggetto che governa, che gestisce e quindi che deve rispondere a quell'istanza che è l'assemblea e che gli dà il mandato che gli ha riconosciuto questo ruolo, e questo deve essere la Giunta o l'Assessore ad esso delegato che compie tutti quegli atti sistematici, di verifica affinché quegli obiettivi vengano raggiunti.
Assessore, questo è stato fatto? Glielo chiedo, perché è importante capire è importante sapere se un amministratore o più amministratori Promark nominati da noi hanno corrisposto alle indicazioni che noi abbiamo dato, ma è altrettanto importante sapere da questo Consiglio se le persone deputate con responsabilità dirette in questa direzione sono state in grado di assolvere a quelle funzioni che il Consiglio stesso gli aveva attribuito.
Constatato che la Promark così com'è e come era nel 1984 aveva ben poche possibilità di essere da sola capace di attrarre altri soggetti, pubblici o privati, o perlomeno aveva dimostrato ampiamente di non averne le capacità io mi chiedo perché in questa società che aveva il compito di coinvolgere i soggetti pubblici, privati, istituti bancari e così via, la Giunta regionale non ha attivato il suo ruolo, la sua capacità di governo, la sua forza di essere il governo della Regione Piemonte, per coinvolgere, per contrattare, per riunire istituti bancari, privati, associazioni, altri soggetti pubblici esistenti nella regione per verificare la disponibilità di questi ad entrare con quote azionarie, proposte di nuova organizzazione e ristrutturazione della società. Mi chiedo quante di queste banche ed associazioni di varia natura naturalmente a livello imprenditoriale era possibile coinvolgere.
E' evidente che se non ci sono stati notificati questi dati, con rilievi critici che dobbiamo fare agli amministratori che hanno retto la Promark fino a questo momento, non posso che mettere insieme anche altri soggetti, come il governo della Regione Piemonte il quale non ha ancora dichiarato in modo compiuto se sceglie, attraverso una sua politica adeguata, di puntare ancora su una società come questa o di farla morire lentamente, perché questo è il modo migliore e meno indolore che si pu adottare. Assessori della Giunta, l'altro problema che riguarda in modo pregnante questa tematica della promozionalità è che abbiamo l'incapacità e questo ci veniva detto nella fase di consultazione, di coordinare le stesse spese assessorili. Non c'è questo coordinamento: lo denunciava l'Assessore, nemmeno tanto tra le righe, il quale ci ha portato nella relazione le spese sopportate o comunque gli investimenti fatti in questa direzione con singole competenze: artigianato e commercio, non ha considerato le altre.
Mi chiedo se si vuole davvero fare una politica coordinata, efficiente ed efficace che ottenga grandi risultati e che le risorse pubbliche producano qualcosa in termini di attività produttive, dato che non si riesce nemmeno a realizzare questo tipo di coordinamento all'interno dell'esecutivo, all'interno della Giunta.
Allora, come si può pretendere che gli altri soggetti che esistono nella nostra Regione (parlo del Centro Estero, delle Camere di Commercio dell'ICE, ma parlo anche delle iniziative che intraprendono i Comuni, le Province, tante Comunità montane e sono tante le risorse che nella nostra Regione vengono utilizzate in proposito) possano fare una politica efficace in attività promozionale se la Regione, in quanto governo complessivo, non ha la capacità di coordinare se stessa e con se stessa gli altri? Qui emerge un fallimento molto profondo, perché questo è uno degli obiettivi che ci eravamo posti nel 1984 e che non riguardava solo Promark gli obiettivi del 1984 riguardavano anche il governo della Regione in questa direzione.
Che cosa è l'ICE oggi a livello della Regione Piemonte? Cosa si è fatto e cosa si fa concretamente per far sì che questo Istituto non muoia, come sta morendo purtroppo da troppo tempo? Cosa si è fatto per far sì che man mano si smantella gli uffici, ci sia un accentramento su Milano e quindi si perda qualsiasi capacità di fare programmi promozionali, anche da parte di questo Istituto, che colgano le specificità dell'economia piemontese? Questo naturalmente vale anche per i Centri Esteri e le Camere di Commercio.
Lei Assessore ha anche la ventura di avere, oltre a questa delega quella dell'artigianato.
Credo che dobbiamo parlare di queste cose in Consiglio, perché poi ci si lamenta che le risorse non ci sono e che si taglia del 30% ogni capitolo, indipendentemente dalla bontà o meno di questi tagli e quindi sostanzialmente senza una politica. Ma gli artigiani in Piemonte pagano un equivalente di oltre otto miliardi alle Camere di Commercio ogni anno.
Assessore c'è una legge, approvata all'unanimità da questo Consiglio nel 1987 entrata in vigore a fine luglio, che dice che la Regione concorda e coordina con le Camere di Commercio l'utilizzo di queste risorse e che queste risorse per Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono e debbono essere utilizzate ai fini dell'attività promozionale di prodotti dell'artigianato piemontese. Capisco che non si vuole disturbare qualcuno e capisco anche perché poi una mano esterna sembra avere guidato la biro o la penna che ha scritto questo tipo di relazione, ma non capisco più come si fa a governare questi processi e come non recuperare invece questo tipo di risorse e assommarle a quelle della Regione e degli altri enti per fare dei programmi promozionali in Italia e all'estero e non solo nel nostro Piemonte che siano capaci di rispondere alle esigenze del nostro mondo produttivo. Ma davvero vogliamo pensare che l'imprenditoria piemontese (parliamo di quella che è di nostra competenza, piccola e media l'artigianato) abbia in termini di sbocchi di mercato solamente il Piemonte o qualche altra Regione? Se è così è utopia. Ben altri sono gli scenari oggi, sono diversi, sono i mercati dell'Europa a cui ci si rivolge, sono i mercati dell'Occidente, dell'Oriente e così via, si va in altri continenti quindi per cortesia non facciamo discorsi che non hanno respiro e contenuto. Questo lo considero come un elemento molto grave.
Voglio concludere rapidamente ponendo ancora un altro problema: quello che si riferisce al ruolo di Promark in rapporto alle strutture espositive del Piemonte. Discuteremo di questo, perché c'è una mozione del Gruppo comunista molto precisa ad hoc per quanto riguarda il Lingotto. Però è un'altra di quelle dimenticanze (o meglio non è stata dimenticata, ma è stata così descritta dall'Assessore) "la scelta del Lingotto, parola magica anche se buia"; "grandiosa iniziativa" (prendo sempre le frasi usate dall'Assessore stesso). Credo che su questo dobbiamo capire, ce lo dica per cortesia la Giunta, se effettivamente la scelta che si intende perseguire per quanto riguarda le strutture polifunzionali efficienti moderne per aree espositive di alta qualificazione, è l'area del Lingotto o è un'altra. Ci dica la Giunta se vuole governare questi processi che sono di valenza almeno regionale, visto che poi si vuole il riconoscimento per fare manifestazioni di carattere internazionale, oppure questa cosa non ci interessa e la si lascia governare o dal Comune di Torino o da qualche altro soggetto privato o se la si vuole delegare magari per quanto riguarda queste iniziative fieristiche alle singole iniziative che prendono poi questo Comune o quest'altra Amministrazione provinciale.
Credo davvero che siamo in presenza di mancanze gravi in termini di capacità di proposta di politica promozionale per il Piemonte nel suo complesso; non c'è ancoraggio né all'economia, né alle prospettive che noi viviamo, né agli obiettivi che vogliamo portare avanti.
Voglio terminare dicendo che la relazione (se mi è permessa questa cosa) che ci è stata presentata e soprattutto la qualità della proposta della Giunta regionale, visto che lei Assessore ha usato termini di questo tipo, sta alla promozionalità (come mi diceva un amico) come il vino al metanolo sta al vino d'uva, cioè è mortale. Allora, se è così dobbiamo essere chiari: se volete concretamente che la Regione non abbia una sua iniziativa e una sua presenza in questo campo sciogliete il nodo, ditelo in modo molto netto e brutale, adesso, senza scegliere altre ipotesi che invece sono qui state avanzate.
Promark con responsabilità non solo a livello del Piemonte e dell'Italia; attività fieristica solo per il Piemonte, società esclusivamente di servizio che nulla organizza. Questo è il processo, e dobbiamo averlo chiaro fin d'oggi, che porta alla chiusura. Tanto vale allora affrontare problematiche di questa natura con maggiore coraggio, con maggiore convinzione, con maggiori forze e capacità naturalmente di governo.
Sono ancora uno di quelli che è convinto che la Regione vide giusto nel momento in cui decise di fare quel tipo di scelta.
Credo anche che vi sia uno spazio grande, un bisogno vero dell'imprenditoria piemontese di avere una società altamente efficiente e capace per operare in questa direzione. Ma certo che non è questa la risposta che noi possiamo dare. Proprio in virtù di questo, in virtù del fatto che non intravedo né volontà di ordine politico e di determinazione conseguente da parte della Giunta regionale. Né sono assolutamente tranquillo alla luce anche delle cose che insieme abbiamo sentito in rapporto a forme di gestione: quei dati che sono stati in parte riferiti, e che io non conosco se non in minima parte, fanno emergere una necessità vera e cioè che questo Consiglio regionale non può limitarsi a riscrivere una serie di due o tre pagine o una serie di indicazioni o volontà sue e poi dire agli amministratori attuali, quelli che sono stati di recente nominati "andate avanti in questa direzione". Credo che ci sia bisogno di uno stacco netto di comportamenti, un salto molto preciso. Abbiamo bisogno di verificare certo le volontà - e la Giunta lo deve evidentemente dire ma abbiamo bisogno anche di compiere quelle verifiche puntuali, solo attraverso le quali si potrà dire se intanto la nostra presenza lì ha un significato di ordine più generale in rapporto all'economia piemontese.
Bisognerà verificare contemporaneamente se all'interno di quella società gli indirizzi ed i metodi di gestione che noi avevamo detto, sono stati attuati, realizzati, oppure se le cose qui paventate e non sufficientemente chiarite, sono effettivamente avvenute e se quindi richiedono magari interventi drastici e precisi.
Senza questo chiarimento che riguarda volontà della Giunta e che riguarda situazioni interne della Promark evidentemente non possiamo pensare a nessuna politica del rilancio. Se esistessero le condizioni che qui alcuni colleghi Consiglieri hanno detto, il problema sarebbe non tanto quello di un rilancio, ma quello di una possibile chiusura e di uno sganciamento della Regione Piemonte in rapporto a questa società. Di questo abbiamo bisogno per poter decidere. Chi decide? Si faccia quello che è necessario fare: è il Gruppo, la IV Commissione con altri soggetti. Si indaghi e si verifichi, si portino al Consiglio in tempi brevi le risultanze e, sulla base di queste, si dia una parola definitiva al tipo di esperienza che abbiamo compiuto in questi anni e che non ha raggiunto i risultati che invece il Consiglio stesso si era prefisso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito sulla Promark mantiene l'interesse che si era previsto e tocca passato, presente e futuro della la vita di questa società.
Come è naturale non è soltanto un dibattito sugli indirizzi, anche perché l'Assessore nella sua relazione ha voluto giustamente partire da lontano, convinto che solo avendo presente la storia della società i vincoli che hanno pesato sulla sua vita, si può correttamente pensare anche ad un utilizzo futuro, a un suo ruolo per l'avvenire.
Quindi nel mio intervento, che cercherò di mantenere breve seppure adeguato all'importanza del tema, tratterò sinteticamente le tre fasi: il passato, il presente ed il futuro esprimendo con chiarezza le opinioni del nostro Gruppo.
Mi spiace di non vedere presente il Consigliere Pezzana. E' la prova di quella grande democraticità che si proclama, della centralità del Consiglio e del generale disinteresse che al contrario di taluno si pratica. Mi spiace perché desideravo rivolgermi particolarmente al Consigliere Pezzana il quale ha fatto peraltro la storia della nascita della Promark affermando che è stata una scelta sbagliata, che nel 1976 non si doveva avviare questa esperienza societaria. Per noi sarebbe comodo dire che è così, perché nel 1976 non votammo la costituzione della Promark. Non so dove era Pezzana allora, ma io rivestivo la carica di Consigliere provinciale ed ero all'opposizione. Vedevamo molto male come Gruppo DC la fine del Samia e molto incerto il futuro di una società che nasceva da un salvataggio perch questa è la verità. Il grande vincolo iniziale è questo: probabilmente c'è uno spazio come dice il Consigliere Bruciamacchie, anzi, noi pensiamo che ci sia oggi per una società a partecipazione pubblica regionale, ma non soltanto regionale che operi nel settore della promozionalità e nel settore delle fiere.
In questo momento, poiché il Consigliere Pezzana è rientrato in aula desidero dirgli che avevo semplicemente citato l'esperienza della nascita della Promark affermando che essa non ha avuto a suo tempo il nostro sostegno e che inoltre si trattò di un salvataggio: dal salvataggio del Samia, da quella volontà di salvare i posti di lavoro che il Consigliere Pezzana oggi ribadisce, dalla volontà di dare in un certo senso una svolta attraverso un intervento pubblico per il quale probabilmente nel settore c'erano (e pensiamo che ci siano anche oggi, anche se in una fase di collaborazione più ampia con i privati) le condizioni. Certamente la società è nata con forti vincoli che hanno pesato nella sua vita perché è ancora applicato il contratto tessile, è in forza più della metà del personale di allora, peraltro meritevole, ma con altra esperienza che non quella che si è andata a delineare nella vita della società. Sono vincoli che esistono e che non si cancellano specialmente in una società a partecipazione pubblica.
Dal 1976 al 1984 è la prima fase di vita della società, ed è stata una fase difficile. Sono stati fatti dei tentativi, c'è stata la direzione Gemma orientata verso l'oriente, con il tentativo di esportare i vini sui mercati orientali. Vi sono state altre gestioni successive che hanno cercato sbocchi diversi, peraltro difficili, non v'erano dei chiari indirizzi regionali in questi primi otto anni di vita. Non voglio seguire né aizzare una polemica sul passato che non mi interessa, come dir successivamente, ma è chiaro che questa fase di vita della società difficile e complessa non può esserci in alcun modo imputata.
Nel 1984 si è arrivati ad una delibera di indirizzi importante, allora l'Assessore era il collega Bruciamacchie, e io ricordo che noi l'abbiamo considerata anche in modo positivo. La storia però deve essere completa.
Noi eravamo allora all'opposizione e chiedevamo la delibera di indirizzi perché anche gli incontri che facevamo in Commissione esaminando i consuntivi della Promark ed esaminando i programmi in connessione al bilancio, evidenziavano anche da parte delle associazioni che operavano nel settore una attività fieristica più concorrenziale e direi su certi aspetti di tono minore, che non una attività fieristica o promozionale di ampio respiro. Già allora si chiedeva uno sbocco diverso per la Promark, un nuovo spazio e una nuova attività. Gli indirizzi del 1984 vanno in una certa direzione, però chi conosce un minimo di vita societaria sa che gli indirizzi, per concretizzarli, non basta annunciarli. Vi sono dei vincoli la struttura della società e la composizione del capitale sociale, il mercato nel quale essa opera e questi vincoli devono essere tenuti presenti prima di dare un giudizio definitivo di totale condanna. Certo, il consuntivo di questa società ad oggi non è un consuntivo esaltante. Non abbiamo alcuna difficoltà ad affermarlo. Riteniamo che non sia stato un consuntivo esaltante anche per quello che riguarda la funzione che avrebbe dovuto svolgere secondo l'impostazione costitutiva, secondo le indicazioni programmatiche e gli indirizzi regionali, però non tenere conto dei vincoli che hanno pesato significa non dare un giudizio corretto sulla storia e sulla vita di questa società.
Si è parlato della correttezza della gestione sulla quale si son sentite molte pesanti critiche. Chi le esprime se ne assume la responsabilità, può essere che esse siano fondate, può essere che non lo siano; una cosa è certa: il Consiglio regionale non credo possa fare l'auditor e io non lo faccio certamente anche se professionalmente forse sono l'unico che ha qualche esperienza diretta in tale professione. Non faccio l'auditor, non controllo le spese e le voci perché questo non è il nostro compito. Diamo degli indirizzi, e se vi sono delle responsabilità gestionali ne rispondono gli organi gestionali nel contatto diretto con l'esecutivo e non attraverso un dibattito in questa sede nella quale non abbiamo gli elementi, né li chiediamo, per un'analisi della vita societaria in ordine ai limiti della quale ci siamo già ampiamente espressi trattando della pregiudiziale Majorino. Non vogliamo confondere i ruoli, ognuno ha il suo. Se ci sono da controllare spese specifiche che la Regione sostiene gli Assessorati competenti che finanziano queste spese svolgano quel compito di controllo che è giusto, e che loro compete. Ma non facciamo confusione fra ruoli che sono diversi; parliamo di spese, di 35%, ma che elementi abbiamo? Circa un altro ente strumentale, il CSI, per anni abbiamo sentito dire che praticava prezzi troppo alti, però si affermava anche che occorreva compensare i servizi all'Università, perch l'Università è l'Università. Non mi addentro su questi problemi perché non sono problemi specifici del Consiglio regionale; sono problemi che riguardano un rapporto fra il governo e gli enti strumentali che deve essere tenuto a quel livello. Non posso non sottolineare peraltro che tutti i bilanci della società fino al 1986 sono stati approvati nell'assemblea dall'azionista Regione. Quindi o vi sono degli elementi apparsi successivamente o qualunque discorso in ordine alla regolarità della gestione deve essere visto attraverso gli strumenti competenti e non attraverso denunce generiche o dichiarazioni di inefficienza.
Dico questo senza alcun spirito di solidarietà gesuitica, caro Ferrara (a parte l'uso denigratorio di un aggettivo nel quale noi ci riconosciamo).
Siamo molto critici sulla gestione della Promark nel passato...



(Interruzioni)



BRIZIO Gian Paolo

Quel termine l'avevo già sentito in corridoio, e mi pareva che tu l'avessi pronunciato quando passavo io, poi la solidarietà è molto democristiana, il fatto del gesuitismo...



(Interruzioni)



BRIZIO Gian Paolo

Poiché i laici usano sempre la parola "gesuitico" non nel senso della positività del messaggio, ma in negativo come tu lo usavi, io ti rispondo che non c'è in noi quella negatività di giudizio. Comunque per noi non c'è nessuna solidarietà a tutela di un passato nel quale siamo stati nel Consiglio di amministrazione come espressione dell'opposizione e non come espressione della maggioranza assumendoci con i nostri membri le responsabilità che è giusto assumersi e che ci siamo assunti in quella fase. Come ho già detto si tratta di un consuntivo non esaltante nella corrispondenza fra indirizzi che talvolta sono mancati ed azione: un consuntivo carico di vincoli, un consuntivo certamente non brillante sotto il profilo della gestione e che probabilmente ha, come ha denunciato l'Assessore, delle fondamentali carenze e che richiede certo una grande correzione di rotta.
Non mi sento di dare un generale giudizio negativo su tutti gli uomini della Regione, del Consiglio di amministrazione ed anche del management che hanno collaborato e che hanno lavorato in questi anni.
Vengo ora al presente. C'è un nuovo Consiglio di amministrazione che amministra la società espressione di questa maggioranza soltanto da qualche mese perché i vincoli societari hanno portato al rinnovo con un certo ritardo giacché le S.p.A. hanno le loro norme, i Consigli hanno una durata di tre anni, e quello della Promark non è scaduto: lo abbiamo rinnovato di recente e per la parte che con le elezioni ci riguarda abbiamo portato alla Vicepresidenza una persona che era già nell'ambito del Consiglio, vi aveva conseguito un'esperienza e conosceva la vita della società, abbiamo nominato un nuovo Consigliere che riteniamo professionalmente preparato e che dà il suo contributo all'esame della situazione, questo è il quadro della nostra presenza oggi. Non ci pare corretto buttare la croce su un Consiglio di amministrazione appena nominato, anche se vi sono molte persone che hanno gestito nel passato (lo capisco perfettamente: ci sono molte persone che hanno gestito nel passato ma io ho già detto che non mi sento di fare una questione di persone e di uomini ma ne faccio invece una questione complessiva di indirizzi, di vincoli da superare, di situazioni da correggere).
Siamo entrati da poco nella fase della maggioranza e i nostri membri di Consiglio, assumendo anche loro la Vicepresidenza, hanno fatto proposte al Consiglio di amministrazione che sono state qui citate in ordine alla riorganizzazione della società. Per la prima volta si è parlato del ricorso ad una società di revisione come la Price Whaterhouse che è fra le prime se non la prima società del settore, con un incarico preciso che dovrà portare alla certificazione del bilancio e ad un esame delle necessità di modifica organizzativa: cosa che tutte le società di revisione fanno su richiesta. Noi consideriamo questo un fatto di grande rilievo, di grande importanza perché il Consiglio di amministrazione ha accettato questa proposta, l'ha fatta propria, e credo che non possiamo sottacere sul fatto che essa è di grande rilievo e che dimostra anche come la società voglia andare a fondo delle critiche che emergono e che possono avere un fondamento anche se, a nostro avviso, non è questa la sede per verificarle o per affrontarle. Occorre prendere atto che la società si impegna fortemente con questo Consiglio di amministrazione a rivedere la situazione propria a fondo e per dare una positiva risposta alle attese.
Di fronte a noi c'è il futuro. Cosa facciamo? La società non ha un consuntivo esaltante, la società ha problemi evidenti, ha disfunzioni qualcuno afferma anche le scorrettezze nella gestione; la chiudiamo, come propone il collega Pezzana tout court? Credo che non sia una risposta. Non siamo assolutamente per salvare tutto, non abbiamo solidarietà di questo genere però la questione deve essere vista nel quadro intanto della politica generale degli enti strumentali regionali.
Crediamo sia tempo di approfondire nel complesso l'azione e il ruolo degli enti, quale corrispondenza effettiva agli scopi, e quale utile danno alla Regione; se sono veramente utili come strumenti per svolgere una politica regionale. Il tema va affrontato in questo quadro.
Per quello che riguarda specificatamente la Promark, il problema del suo avvenire va affrontato nel quadro dello spazio e dell'attuazione della politica fieristica e promozionale della Regione. Su questo terreno, per questa politica c'è necessità di un ente? Crediamo di sì, che ci sia necessità di un ente; di una società a maggioranza pubblica o comunque di una società a partecipazione pubblica che possa svolgere un ruolo ben definito. Certo, bisogna puntare su un assetto societario diverso: già lo prevedevano le direttive dell'84, ma questo non è solo un fatto della Società, non è che il Consiglio di amministrazione possa da solo trovare il partner, il partner lo devono cercare e trovare la Regione, la Provincia gli enti che sono azionisti della Società. Turbiglio ci ha elencato tutte le difficoltà in proposito, e noi crediamo pienamente a quanto egli ha detto, però pensiamo anche che un tentativo deve essere ancora portato avanti con convinzione su questa linea fino all'estremo, perché v'è la possibilità di allargarsi e occorre vedere a fondo qual è lo spazio in cui i privati possono giocare, anche mettendoli alla prova dato che è il momento in cui si parla di società miste, di un ruolo che esse possono svolgere per il rilancio del Piemonte, di una collaborazione tra pubblico e privato che deve avvenire in tutti i settori. V'è pure una presenza delle banche e di altri enti pubblici; anche le camere di commercio che sono impegnate, devono dire con chiarezza che ruolo vogliono giocare. Non possiamo insterilirci in una concorrenza tra la Promark e la Camera di commercio, ma dobbiamo cercare una collaborazione reale e se questa è possibile, anche con una partecipazione della Camera di commercio di Torino al capitale della Promark e alla sua gestione, questa può essere una delle tante vie di uscita dalla situazione di stallo; può essere una via che porta ad un assetto societario diverso e migliore.
Concordo pienamente su quanto diceva Bruciamacchie: una società al 96 di capitale pubblico non ha ragione di essere una società per azioni. Una società per azioni ha senso se c'è un capitale più variegato, se c'è una presenza degli enti pubblici non assorbente, se v'è una presenza di altri operatori sul mercato. Oltre all'aspetto societario occorre pensare ad uno spazio preciso nel quadro della politica fieristica. Se vogliamo dare uno sviluppo alto al tema e puntare ad un avvenire della Promark, che noi crediamo possibile non è alla sua chiusura, come proponeva Pezzana e come "ineluttabilità" detto da Bruciamacchie, di una inazione e di una mancanza di presenza regionale, per evitare questo dobbiamo inserire il ruolo della Promark nel quadro della politica fieristica regionale e l'impegno che la Regione può dare nella realizzazione della legge sui centri fieristici.
Lavorare solo all'interno del Piemonte o portare i prodotti piemontesi a livello nazionale e anche gli specializzati all'estero, lasciando la politica del commercio estero nelle mani dell'istituto di commercio estero fa porre una domanda sulla effettiva possibilità di vita della Promark.
Allora il problema si supera con uno spazio definito da affidare alla Società che a sua volta pone il tema della ristrutturazione aziendale.
Questo aspetto, d'altro canto, dev'essere affrontato con chiari obiettivi e con un nuovo assetto societario che può porre in termini precisi la necessità della ristrutturazione interna della società: solo così si può andare verso l'avvenire.
In questo senso credo che la Giunta si senta impegnata a ricercare soluzioni idonee. Riteniamo che le tre proposte indichino una strada l'Assessore non le ha considerate chiuse, noi siamo per una proposta alta che deve essere ricercata nel quadro della politica fieristica regionale.
Nello scorso novembre abbiamo espresso su "DC Piemonte" in ordine a questo, alcune considerazione che voglio leggere a conclusione del mio intervento, che mi paiono un riferimento importante e assai puntuale sul ruolo della Regione su questo settore. Diamo così un contributo ai colleghi del Consiglio e alla Giunta in ordine al tema in discussione, perché non si leggano solamente le richieste di chiarimenti che sono soprattutto comportamentali e non contenutistiche. Dicevamo dunque: "è il momento di cogliere l'opportunità data da una legge regionale, quella sui centri fieristici, unica in Italia, per concretamente rilanciare in modo forte e determinato l'attività promozionale e fieristica in Piemonte. Il rischio non è quello che temono i repubblicani di una proliferazione sul territorio di centri fieristici provinciali i quali potranno nascere solo in presenza di una reale e motivata spinta locale, ma l'altro che intorno al centro fieristico torinese nascano iniziative scoordinate e dispersive non utili alla realizzazione di un centro che può essere articolato, ma che deve essere certamente unico ed aggregante" e qui concordo sulle preoccupazioni per l'iniziativa Expoapi ed altre che appaiono come una corsa ad occupare spazi "E' su questo terreno che si giocherà l'iniziativa della Regione della Provincia, del Comune e quella degli operatori privati e delle loro associazioni. La collaborazione fra pubblico e privato, favorita dal nuovo clima politico, può essere effettivamente la carta vincente per queste iniziative e più in generale per lo sviluppo piemontese. Certo occorrono idee chiare, comportamenti ed atteggiamenti altrettanto lineari; al pubblico compete il quadro legislativo, urbanistico, l'appoggio delle iniziative, la partecipazione; al privato la gestione manageriale, non meno che un forte impegno sul terreno delle risorse economiche. Non sono ammesse furbizie né tatticismi. Se ciascuno farà la sua parte con rigore e serietà l'incontro e la collaborazione auspicate e delle quali molto si parla potranno giocare un ruolo forte per un Piemonte migliore".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, a differenza di altri non ho avuto modo di studiare con attenzione i particolari su cui altri hanno voluto soffermarsi. Ho seguito però con attenzione la relazione chiara (di questo va dato atto all'Assessore Turbiglio) e l'intero dibattito. Penso sia doveroso, per ciascuno di noi, su una materia così importante per tutte quelle implicazioni "a venire" che su questo versante avremo da registrare collocarci politicamente. Una idea me la sono fatta e voglio portarla all'attenzione dei colleghi augurandomi che questo non diffondersi sui particolari possa facilitare, in qualche modo, la messa a fuoco del nocciolo della questione.
La relazione dell'Assessore Turbiglio è, dal punto di vista politico sostanzialmente una sequela di lamentele nei confronti di rappresentanti di nomine regionali che si sono dimostrati in tutti questi anni, e marcatamente negli ultimi, o sordi o riottosi. Penso che di fronte ad un quadro del genere la conseguenza da trarre sul piano politico dovrebbe essere quella di dire: "se siete impotenti a richiamare a rapporto chi nella Società avete nominato dovete farvi da parte". Cosa voglio dire con questo primo passaggio? Voglio dire che ad avviso di DP occorre fare piena luce sullo scontro sulla gestione amministrativa. In questo senso la Regione ha lo strumento se vuole, per accedere a tutte le informazioni che occorrono e in questo senso condivido le esigenze che sono state manifestate al riguardo dai Consiglieri Majorino, Pezzana, Bruciamacchie e tutti gli altri che su questo aspetto si sono opportunamente soffermati. La Regione ha gli strumenti: può sentire i propri rappresentanti, in quanto legalmente eletti in un Consiglio di Amministrazione, tutelati da tutte le leggi di questo Stato, possono accedere a tutte le fonti che possano consentire al padrone di questa società, cioè alla Regione Piemonte, di conoscere i più riposti meandri della società medesima.
Dicevo che lo scontro sulla gestione amministrativa, a nostro avviso signor Presidente, nasconde in realtà il vero scontro che è ormai maturato tra uno strumento pubblico di intervento sul settore promozionale e fieristico e l'egemonia forte dei privati che in questi anni è cresciuta costruita in questo settore nel corso degli anni, alla cui testa, manco a dirlo, ancora una volta c'è sua maestà la Fiat con l'operazione Lingotto.
Colleghi, la logica che stava alla base della creazione di Promark è entrata in rotta di collisione con la linea politica di lasciare esprimere senza vincoli i soggetti privati non soltanto nella gestione delle iniziative economiche nei vari campi, ma anche nelle scelte sociali e culturali, nelle scelte promozionali, partendo dal presupposto che questi sono i modelli adeguati ai tempi, che questi sono i modelli vincenti e che questi modelli sono esprimibili soltanto da un potere economico privato.
Le conseguenze di questa contraddizione sono sotto gli occhi di tutti.
La Regione e la Provincia sono i padroni di una società, ma sono i primi soggetti perché o andiamo a fondo di questi problemi oppure rischiamo di prenderci in giro, cosa che ritengo nessuno di noi abbia voglia esplicitamente di fare. La Regione e la Provincia - dicevo - sono i padroni di una società, ma sono i primi soggetti, appena ciò risulta possibile, a privilegiare i concorrenti della propria società o direttamente tramite le iniziative dei propri Assessorati o indirettamente avallando l'operato di altri enti pubblici come i grandi Comuni. Di questo c'è testimonianza amplissima nella documentazione che l'Assessore Turbiglio ha voluto fornirci. Salvo poi questi stessi soggetti, che sono i padroni della società, ridiscutere periodicamente l'insoddisfacente funzionamento della società di cui sono titolari. E' un po', se mi consentite l'espressione andare a spasso voi con la Promark per meglio schiaffeggiarla, perché così la tenete ferma.
I privati, dal canto loro, non hanno aderito come sappiamo nel passato al progetto di compartecipazione che è stato caldeggiato dalle passate amministrazioni e si sono viceversa attrezzati autonomamente. Oggi sulla base di nuovi rapporti di forza propongono il rapporto diretto con i Partiti di governo - questo ci pare essenziale - una partecipazione del pubblico alle loro iniziative, una partecipazione del pubblico in maniera subordinata come il Lingotto, ancora una volta, insegna.
Se è questo il nocciolo della faccenda - e scusate se io l'ho riassunto malamente, in maniera schematica, non ho voglia di diffondermi oltre su questi punti - allora, per evitare che si svolgano dibattiti trasversali non meglio identificati o identificabili, le conseguenze da trarre sono molto semplici. In primo luogo c'è la logica conseguenza di quanto ho detto di dover sgomberare innanzitutto il campo dai problemi gestionali amministrativi. Allora, su questo ci sono colleghi che sono andati più avanti del sottoscritto, altri Gruppi che hanno approfondito meglio l'argomento. Penso che anche loro magari l'avranno pensato e forse è il caso di dirlo più apertamente: a noi pare che ci sia uno strumento, se si vuole vedere chiaro, e cioè quello di avviare una Commissione di inchiesta del Consiglio regionale e possibilmente anche provinciale sull'attività dei propri rappresentanti. Se davvero questo è un problema che sta a cuore a tutti coloro i quali si sono soffermati su questo argomento, bene traetene le conseguenze. Allora, fatto questo passaggio preliminare, cioè avendo visto chiaro sulla gestione amministrativa, a nostro avviso è possibile mettere in condizioni tutto il Consiglio di pronunciarsi sul futuro.
Allora, per il futuro si tratta di avallare lo scioglimento di Promark premiando così la manovra Fiat, la quale Fiat ha trovato qui oggi un abilissimo pubblico ministero, Angelo Pezzana, abile e più libero sicuramente (politicamente parlando, voglio dire) di quanto abbia potuto fare il collega Ferrara per ovvie ragioni di mediazione politica. Se si avalla lo scioglimento di Promark, qualcuno ha parlato chiaramente. Non so se questo qualcuno sta facendo l'ennesima guerra per procura, ascaro di chi? Comunque o si arriva a questa conclusione e quindi in questo senso si liberano risorse per finanziare il Lingotto, perché queste sono le partite concrete che sono in atto, oppure si rilancia il progetto Promark in funzione di contrasto della stessa manovra Fiat con una forte gestione politica capace di condizionare quanto meno gli altri soggetti pubblici.
E' del tutto evidente che questa opzione a noi appare oggi non molto praticabile per le ragioni politiche sopra dette, in quanto mancano i soggetti che vogliono o possono praticarle. Per questa opzione in sostanza occorre una volontà politica ed un quadro politico istituzionale che non si intravede. Se non è così, scusatemi, fatecelo sapere. Intanto noi sappiamo signor Presidente, che in meno di tre anni ci sono stati ben tre Assessori titolari dell'argomento, tre Assessori di ispirazione ideologica differente, ma ispirati nel comportamento concreto del lasciare incancrenire - mi consenta la franchezza Assessore Turbiglio la situazione.
Il collega Brizio è partito da lontano, da quando lui era addirittura in un altro consesso. Ha detto tante cose, alcune anche interessanti.
Sarebbe stato più interessante, Consigliere Brizio, se tu, anche per sommi capi, avessi fatto conoscere quali erano le linee su cui nei due mesi e mezzo in cui sei stato titolare della questione, hai inteso muoverti, circa due mesi fa. Sarebbe stato molto più interessante perché qui il gioco è esattamente quello di tirare le pietre e di nascondere la mano, oppure cosa pregevole di una indubbia dignità, seppure dal nostro punto di vista non condivisibile, proporre rapporti subordinati con i padroni del vapore come d'altra parte la tua stessa maggioranza ha fatto al Comune di Torino mettendo i soldi e lasciando volante tutto quanto il resto in mano all'avvocato.
Dal nostro punto di vista per quanto riguarda le prospettive non ci stiamo, ed è del tutto ovvio, a regalare ad Agnelli dopo quanto è stato già dato, un altro "Lingotto" tutto d'oro, perché appunto abbiamo, anzi, avete già dato. E' del tutto evidente, signor Presidente, che riteniamo che il dibattito di questa sera debba avere una conclusione chiara, almeno sui punti salienti, che sono quelli che abbiamo voluto porre all'attenzione dei colleghi. Innanzitutto vedere chiaro fino in fondo su come stanno le cose oggi e su quali sono le prospettive verso cui muoversi, perché questa chiarezza oggi, da quanto abbiamo sentito dire dai rappresentanti della maggioranza, non c'è.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di svolgere sull'argomento un breve intervento rappresentando l'opinione del Gruppo socialdemocratico. Intervento che si inserisce all'interno di un dibattito, credo sia bene precisarlo, originato da una informazione della Giunta al Consiglio regionale sullo stato di attuazione degli impegni assunti con la delibera programmatica del 1984 sulle attività della Promark, ivi comprese alcune azioni di scenario rispetto alle prospettive future.
Credo che sia bene definire gli ambiti del dibattito a questi elementi e non attenersi ad un dibattito che si è sviluppato sui giornali fuori di quest'aula, perché già troppe volte il Consiglio regionale diventa succube di una politica sviluppatasi da dichiarazioni sui giornali e da interventi della Magistratura. Poiché invece noi riteniamo che questa sia la sede politica nella quale sviluppare discorsi politici attorno alle politiche della Regione, ci rimetteremo a discutere attorno agli elementi introdotti nelle sedi istituzionali.
Non possiamo non rilevare la coraggiosa relazione dell'Assessore Turbiglio che con molta puntualità riferisce elementi di linee a una fotografia della situazione che mette in evidenza come il tentativo avviato con la delibera programmatica del 1984 di fare un salto di qualità, per varie ragioni, che anche nel documento dell'Assessore Turbiglio sono riprese, non ha potuto trovare la sua piena attuazione.
Questo dibattito si inserisce all'interno di un dibattito più generale ma che non va neanche dimenticato, non perché si vuole annacquare questo dibattito specifico sulla Promark, ma perché credo che sia un quadro di riferimento che va tenuto presente, che attiene alle politiche regionali in ordine agli enti strumentali. Se si va lungo ad una linea, che può essere anche percorribile, si può anche ritenere condivisibile che la Regione svolga un ruolo di coordinamento, di programmazione legislativo, fuori da tutti gli aspetti gestionali. Se si ritiene che questa sia una linea da portare avanti, d'accordo, allora si scelga questa linea e la si porti avanti in tutti i settori e non a seconda delle opportunità di vario genere. Questo invece non accade, sapendo peraltro che ci troviamo di fronte all'unica S.p.A. per la quale abbiamo delineato indirizzi programmatici, abbiamo discusso in modo approfondito bilanci, situazioni problematiche. Sarebbe bene che andassimo a vedere con altrettanta profondità anche sugli altri enti strumentali. Questo non perché bisogna fare di tutte le erbe un fascio, ma perché se è giusto adottare questa linea in una situazione come la Promark, credo che debba essere adottata anche in altre situazioni.
Credo che durante questo dibattito si siano messe in evidenza molte posizioni: i Consiglieri si sono scoperti ragionieri e commercialisti ed hanno fatto delle analisi puntuali delle lire, chi ha fatto una analisi tutta puntata sul prima che non andava bene, chi sul presente che non va bene, chi sul futuro che potrebbe andare meglio. Mi pare però che occorra dire con molta chiarezza, e mi fa piacere che qualche collega lo abbia anche detto, che in realtà attorno a questa vicenda, al di là di quello che si dice in quest'aula, vi è grande scontro del ruolo o non ruolo dei privati nella promozione, se la Regione o gli Enti pubblici in generale debbano avere una qualche parte all'interno di questa vicenda o se invece sia meglio che facciano tutto i privati in un momento in cui viene rilanciata una serie di grandi iniziative e di aspirazioni di settori del privato, avendo mano libera per quanto riguarda la gestione di tutto quello che è promozionalità. Ricordava il Consigliere Pezzana che siamo in presenza di uno zombi. Per carità, può anche essere vero, ma allora se usiamo lo stesso riferimento alla magia nera bisogna anche pensare che da un'altra parte qualcuno ha preso una fotografia e l'ha puntata con gli spilli, perché la magia nera ci dice che uno muore perché qualcun altro da un'altra parte mette gli spilli e lo fa morire. Ho preso solo un riferimento, ma è una similitudine che può essere anche fatta, perché va anche detto che la Promark è vissuta in un ambiente ecologicamente non molto favorevole. Noi oggi siamo molto concentrati ad esaminare una società che magari ha il fiato corto e ha l'asma perché fuma ottanta sigarette al giorno e non guardiamo le due mani che ha attorno al collo che cercano di non farla respirare neanche tanto bene. Quando si fanno ragionamenti attorno ad una società che opera in un mercato in cui vi sono molto soggetti con interessi fra di loro diversi e contrastanti, credo che occorra avere presente il quadro complessivo, dopodiché se si sceglie la strada che l'ente pubblico non deve giocare alcun ruolo all'interno di questo settore, benissimo è una scelta politica, la facciamo tutti insieme e su questo andiamo avanti.
Questo non vuol dire nascondere rispetto a problemi di gestione che magari ci sono, di management non completamente all'altezza rispetto alle sfide di questo tipo di società; questi problemi ci sono, dobbiamo esaminarli, cerchiamo di dare le indicazioni perché queste cose siano cambiate.
Proprio partendo dalla relazione preoccupata che la Giunta ha fatto al riguardo dobbiamo cogliere lo spunto non tanto degli aspetti più o meno scandalistici per moralismi molte volte anche di maniera ma gli aspetti di preoccupazione presenti appunto nella relazione dell'Assessore; partiamo da questi per fare un'analisi cruda e spietata del perché siamo giunti a questa situazione delle cose che non vanno in ordine alla gestione, al management, al tipo di collaborazione che molti azionisti anche pubblici hanno dato all'attività di questa società. La relazione lo mette in evidenza, lo stesso Staglianò lo ha ricordato, può anche capitare che vi siano azionisti di questa società che poi magari non la utilizzano, ma utilizzano altri soggetti, magari soggetti privati che fanno concorrenza alla Promark e questi sono anche aspetti che debbono essere ricordati perché magari i servizi offerti sono migliori e a costi più competitivi.
Allora si dica che questa società non risponde alle finalità che vogliamo perseguire. Vi sia questo approfondimento di ordine amministrativo, vi sia soprattutto un approfondimento di ordine generale e mi pare che la relazione dell'Assessore molto opportunamente richiami questo elemento cioè che il dibattito attorno alle prospettive, al futuro della Promark è legato ad una serie di movimenti che stanno avvenendo su Torino nel campo della promozione, dei centri fieristici, ecc. Sarebbe molto opportuno da parte del Consiglio rinviare un più approfondito dibattito in ordine al futuro di questa società legato ad un discorso più generale rispetto al futuro delle iniziative che vengono avanzate a vario livello di definizione della città di Torino, avendo molta chiarezza nel rappresentare le opinioni e nel portare il vestito che uno ritiene di dover portare senza usare i double-face, perché credo che ogni posizione ideologica, di rappresentanza di interessi culturali abbia una sua legittimità di espressione purché sia dichiarata e non sia invece fatta passare sotto mentite spoglie. Questo sarebbe un modo per utilizzare un grimaldello in modo subdolo per scardinare una presenza. Se vogliamo che questa presenza non ci sia lo si dica molto chiaramente. Noi non siamo per difendere niente e nessuno crediamo che fino a prova documentata contraria questa presenza sia stata sufficientemente adeguata rispetto ai compiti che avevamo di fronte, quindi si vadano ad approfondire aspetti gestionali ed amministrativi e si vada soprattutto a delineare con molta chiarezza se vi sono le prospettive di questa società. Se non ci sono le discuteremo e credo che nessuno si straccerà le vesti più di tanto se non sarà più possibile un cammino perché altre sono le scelte che andremo a fare di una presenza del pubblico all'interno di questo settore.
Tutto ciò si faccia e si dica con grande chiarezza, senza infingimenti e senza nascondersi in doppiezze di ruoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi rendo conto che si potrebbe fare a meno di intervenire, perché c'è una soglia fisiologica di tempo entro cui il Consiglio tende a svuotarsi restano pochissimi colleghi, qualcuno interessato e qualcuno no. Non è peculiare di questo dibattito, credo sia peculiare di una situazione di grandissimo disagio che stiamo vivendo presi in mezzo a lunghissime chiacchiere inconcludenti del lavoro proprio che dovremmo fare (che è quello legislativo), tutto sommato incapacità di comunicazione di fondo tra di noi.
Ho iniziato da questo argomento, Presidente Viglione (che in fondo è il testimone più attendibile di molte epoche della vita regionale e di momenti che erano anche diversi), per dire che se dovessi trarre (parlando della Promark) alimento dal dibattito di oggi, non dal dibattito formale, non da quello che verrà votato (speriamo sia votato il nostro ordine del giorno o comunque la risoluzione che esprime le nostre opinioni), ma lo dovessimo trarre dalla struttura materiale e sostanziale di questo dibattito credo che dovremmo avere ben poche speranze sul futuro di questo ente come più in generale delle cose importanti della nostra Regione. Lo dico non tanto in chiave polemica nei confronti di qualcuno, ma nel senso di un ritualismo stanco, sfiduciato ed assuefatto che porta anche nei momenti in cui si parla di una filosofia dell'intervento pubblico, di una concreta società di concreti lavoratori e di concreti problemi, grande difficoltà a quagliare, proprio perché nelle istituzioni non si sta per fare un balletto ma credo che si stia per portare dentro al sistema democratico ispirazioni politiche, legami con i bisogni e con le esigenze varie che esistono nella società. Credo che questa sia una riflessione preliminare che mi permette di affrontare (il compagno Bruciamacchie ha affrontato bene le questioni e ha già detto qual è la posizione del nostro Gruppo) tre punti che mi paiono essenziali, perché sono quelli che comunque a questo Consiglio competono e che a ridosso del caso Promark dobbiamo avere la chiarezza di esprimere resterà nei verbali che mi verranno mandati tra due anni, resterà nella testa di qualcuno qui presente, me lo auguro, resterà qualche traccia in una Giunta o in una maggioranza che non brillano certo per sensibilità a queste argomentazioni. Quello che è certo è che la prima questione che emerge è quella del rapporto pubblico - privato, cioè della legittimità o meno del sistema pubblico di intervenire nell'economia. In questo sono in netto contrasto con l'opinione di Pezzana (anche se poi dirò qualcosa sul come non a tutti i costi si possa pensare che il pubblico intervenga) perché quello a cui stiamo assistendo oggi è esattamente il fenomeno che qui viene portato come fenomeno di modernità e di novità. Di fronte al crescere dei compiti pubblici nell'economia dell'intervento pubblico dell'economia che risponde alle esigenze di una società complessa in cui comunque si stanno costruendo forti poteri extra istituzionali, a me sembra che teorizzare che l'economia o comunque gli interventi economicamente rilevanti debbano essere esclusivamente appannaggio dei privati appartenga ad una concezione profondamente in contrasto con la stessa possibilità delle istituzioni di governare perché è teorica! E' teorica la concezione degli indirizzi.., guardate che si sta da parte di alcune forze politiche.., non dico che non abbiano motivazioni, lo dirò nella seconda parte del mio intervento. Certo in molta parte della cosiddetta società civile economica organizzata si sta teorizzando che i compiti pubblici sono quelli di indirizzo; quando poi i compiti pubblici di indirizzo sono quelli di scrivere leggi inattuabili ed inattuate, di non costruire strumenti per garantirne l'attuazione e sono anche quelli, in realtà, di svuotarne totalmente i presupposti di autonomia e di forza. Questa è una concezione pericolosa per i più deboli. Voglio dirlo qui chiaramente! Sembra che ci sia sproporzione tra Promark e i più deboli, ma forse lo è per quanto riguarda la Promark, non lo è per quanto riguarda il sistema pubblico e i rapporti con l'economia. In altri termini avere istituzioni che teoricamente legiferano, che più che indirizzi danno auspici e che non hanno forme e strumenti per intervenire con la qualità peculiare che pu avere l'istituzione pubblica, quindi la tendenza a realizzare gli interessi generali e comunque a non rendere la società e il mercato così libero da riportarci ad una situazione obesiana, credo che sia una questione assolutamente di attualità. Quando facciamo il discorso di riforme tendiamo ad affrontare questo problema partendo di qui, però va pur detto che come sta il pubblico sulle cose, fa spesso indurre molti in perfetta buona fede ad allearsi con quelli che in buona fede non sono per dire che il sistema pubblico non ha più il diritto di cittadinanza. Come si esplicano le modalità tradizionali, visibili nel nostro Paese? Noi dobbiamo sottoporre una critica radicale: noi comunisti lanciamo, forse un po' inascoltati, un messaggio di modernità nel momento in cui difendendo o cercando di garantire la qualità dell'intervento pubblico, nell'economia e anche in un settore del genere, ci rendiamo conto che siamo venuti ad un punto forte di collasso e di credibilità della pratica attraverso cui il sistema pubblico si è esplicato. Badate, non faccio solo dei ragionamenti puri, in termini di efficienza, che non esauriscono la questione, ma ragiono attorno a questioni di fondo che sono, come nel caso Promark, rivelate dall'enorme difficoltà (e in questo ho ritenuto onesto l'intervento di Brizio che delineava un tratto reale delle cose) o quasi dall'incapacità di stare sui problemi. Oggi particolarmente, perché, amici del pentapartito, quanta deligittimazione all'intervento programmatorio è stata data dal ritrarsi teorizzato o meno ma comunque effettuale, della funzione di governo di queste Giunte! Sono stato a Roma, insieme a Martinetti, ad un convegno organizzato dal nostro Partito e ho avuto l'opportunità di incontrare un massimo rappresentante del Partito Socialista locale. Questo massimo rappresentante del Partito Socialista ha teorizzato che le Giunte (è stato uno di quelli che ha firmato per le vostre Giunte) sono un vero disastro ma, che tutto sommato, le cose andavano bene così, perché tanto in ogni caso il suo Partito i voti li avrebbe presi comunque e che il sistema andasse avanti più o meno bene a lui interessava poco. Credo che queste cose siano il segno profondo di come tutto torna nel dire "più pubblico per fare del sistema pubblico". Chi è si può immaginare. Uno che ha la barba e che è anche un goliardone grosso e simpatico. Chi può essere? Simpatico nell'impudenza naturalmente! Nell'impudenza assoluta!



PRESIDENTE

Non è Capanna.



BONTEMPI Rinaldo

Non è Capanna! Devo dire che questo giudizio pesante porta a far sì che il sistema pubblico si esplichi sempre più attraverso queste idee fondanti: le pratiche arroganti spesso, che hanno fatto definire ormai come termine ahimè accettato, ma forse anche molto vero, della partitocrazia o del sistema pervasivo ed arrogante dei partiti, e porta a far sì che le stesse istituzioni vengano trascinate in condizione di forte, fortissima impotenza.
Noi avremmo delle idee, ma mi pare ridicolo tirarle fuori qui, perch secondo me cascano chissà dove. Ad esempio avremmo un'idea maturata attraverso l'esperienza: abbiamo tentato di rendere le procedure di nomine più chiare e garantite. Qualche risultato c'è stato, ma poi i soggetti di fondo, i partiti, non accettano, hanno difficoltà a riformarsi. Si possono adottare tutte le regole formali migliori del mondo, ma nella sostanza le cose non cambiano. Allora noi facciamo un'altra proposta: togliamo le nomine negli enti, almeno salviamo un principio: quello della responsabilità che permette al Consiglio di intervenire e di non trovarsi in questo balletto assurdo di lettere di avvocati che sostengono che non si può sapere quello che succede, oppure di risposte à sensi di codice civile.
Ma qui siamo in un'assemblea dove ci muoviamo con norme statuali e direi quasi con "pandette", che ormai non esistono più. Non possiamo stare a questi termini. La responsabilità è un cardine del principio democratico.
Mi pare che viga invece, costante, diffusa, la pratica delle irresponsabilità e noi ne siamo preoccupati politicamente. Siamo preoccupati davvero politicamente! Perché la logica stessa del pentapartito politicamente porta in un recinto di cinque partiti a giocare contemporaneamente il ruolo di governo e di opposizione, a confondere maledettamente le cose! Tutto diventa melassa. La nostra proposta è semplice. Il Consiglio non nomini più i suoi rappresentanti. Se la Giunta partecipa ad enti strumentali, nomini l'Assessore o un suo rappresentante di modo che il controllo politico ci sia permesso qui sull'Assessore; è il modo più trasparente e più responsabile di affrontare le cose.
Credo ai partiti di massa e a quello che rappresentano. La storia che a nome del mio Gruppo cerco, con fatica forse qualche volta, di rappresentare è una storia che certo non è la stessa.



PEZZANA Angelo

Qualche anno fa ti saresti dato del qualunquista con questo discorso che io condivido peraltro, partitocrazia, eccetera.



BONTEMPI Rinaldo

Può darsi, perché no? Io dico solo che oggi noi registriamo storicamente un punto alto o basso di fallimento di un sistema. Per questo parliamo, non per parlare, ma credendo nelle riforme come condizione essenziale, perché la politica sia riformata, non riforme delle regole lasciando la politica intatta.
Saranno perorazioni. Ho già detto che saranno contenute in quel volumone che mi arriverà fra due anni, ne sarò soddisfatto, tanto non correggo i miei interventi, non mi capisco neanche, quindi va anche bene appartiene a quel tanto di "Helzapopping" che, nella bizzarria e nella pazzia di ognuno, pur dicendo o tentando di dire cose serie, ci sta benissimo.
Sulla questione del pubblico ho detto quale è la nostra posizione e ribadisco che il pubblico così non va.
La Promark secondo me è la dimostrazione, per le difficoltà oggettive e per l'estrema complessità dei problemi, che c'è una fortissima responsabilità, anche per il sabotaggio che è stato sempre esercitato da altri centri di potere. Ricordo solo che sulle questioni della promozionalità gli industriali non hanno mai voluto addivenire neanche alla convenzione con l'ICE (convenzione con l'Istituto Commercio Estero). Ma detto tutto questo in realtà siamo in grado di dire che abbiamo dato tutti complessivamente la risposta più alta possibile? Anche qui ha ragione il collega Brizio: non facciamo di tutte le erbe un fascio, neanche degli amministratori, perché non è giusto. Siamo sicuri che tutti sono andati lì con lo spirito di realizzare gli obiettivi, con lo spirito di servizio, che sono andati lì per cercare di battersi, per fare acquisire dignità efficienza al pubblico? No, non credo sia così. Credo che le tolleranze e le connivenze che tuttora esistono nel sistema dei partiti, ma in qualche partito in particolare, portino alle conseguenze di far pagare al pubblico e a tutti gli altri pesanti handicap sul piano del funzionamento.
Notizie sulla gestione. Noi abbiamo sempre seguito una linea che credo abbia senso continuare a seguire. Noi siamo un Consiglio regionale. Vorrei poter continuare qui con i miei compagni, nel mio Gruppo, a parlare di politica, a cercare di fare leggi, a cercare di dare senso politico di governo a questo ente.
Devo dire che quando scoppiano, e scoppiano, i casi di cattiva gestione o peggio, la nostra preoccupazione è tanta, ma vorremmo che i soggetti responsabili (ancora una volta non aveva torto il Capogruppo democristiano) di funzioni ci offrissero gli elementi. E badate: non siamo così di corto circuito o di corto cervello da attribuire immediate responsabilità a chi anche, avendo la Giunta o l'Assessorato, talvolta ha difficoltà rilevanti per penetrare dentro società peraltro autonome.
Però è certo che su questo terreno vanno poste le condizioni della chiarezza e della conoscenza, perché non c'è niente di peggio della cultura del sospetto che sta distruggendo la nostra società. Una cultura del sospetto che, badate, è usata come arma politica, non è rivolta alla chiarezza, è rivolta a stabilire nell'agone politico livelli più alti inquietanti almeno per noi, per altri forse no, di pressione e di battaglia. Non tende alla chiarezza, tende al potere. Questa cultura va battuta, comunque in noi troverà irriducibili avversari chiunque a questo si presti. E purtroppo si prestano combinazioni con la cultura dell'irresponsabilità, e la cultura dell'irresponsabilità è pesante.
Devo dire che da questi banchi, perché è l'unico strumento che ci offre la democrazia, noi leveremo proteste non assuefatte agli scherzi del gioco delle parti tra maggioranza ed opposizione. E ci sono questi scherzi e ci sono questi giochi; ma noi tentando, penso con difficoltà, di tenere la nostra linea sul caso Promark (tanto per scendere al concreto) registriamo che c'è un malessere diffuso. Ci sono probabilmente situazioni interne neanche conosciute, che rendono molto difficile andare avanti su aree di non chiarezza, aree di responsabilità di amministratori e aree di responsabilità di funzionariato formando un mix che va tra il lassismo e la clientela da cui neanche dal dibattito di oggi emergono quegli elementi di forza e di chiarezza che auspicheremmo.
Chiedo alla Giunta di fare la sua parte, noi siamo stati non attori attivi ma attori molto attenti. Ed allora sulle cose, quando vengono portate ad un livello di denuncia e cattiva gestione, bisogna andare fino in fondo, se lo scopo è la chiarezza. Le lotte che non riusciamo a seguire appartengono alla cultura di un mondo che non è il nostro e che non vogliamo sia il nostro.
Il collega Ferrara ha parlato di altre questioni. Voglio solo dire al collega che sulla questione della cultura delle giunte di sinistra ho già risposto in parte. Lo slogan che vi siete inventati "appendetevi a una maniglia" forse è Giorgio La Malfa che l'ha tirato fuori, ma ogni tanto Giorgio La Malfa fa la scimmia con una maniglia e non ha molte cose da dire, perché non c'è una cultura delle amministrazioni di sinistra di questo tipo, c'è la cultura degli amministratori che lavorano, che seguono e che cercano, anche sapendo che non basta, il flatus voci per fare andare avanti le cose cercando di forzarle. E c'è la cultura di chi invece queste cose non le fa. Penso di poter accomunare forse anche in questa Giunta seppur pochi, a qualcuno quella cultura di chi sta dietro le cose, cerca di realizzarle, ma che in realtà realizza il massimo di rispetto, il massimo di autonomia dei funzionari.
Vorrei ricordare che i nostri compagni che sono presi ad esempio perché cercavano di stare dietro alle cose, si leggevano anche la corrispondenza e cercavano di far fronte alle richieste dei molti funzionari (e qui ci sono dei funzionari che lo possono testimoniare): quanti funzionari chiedono indirizzi e direttive quotidiane. Proprio questi nostri compagni sono stati massimo esempio del rispetto dell'autonomia e del senso dello Stato. Credo anche in questa Giunta, quindi altro che cultura delle giunte di sinistra, cultura del voler amministrare e tirarsi su le maniche! Se invece riteniamo che la nuova cultura sia quella di ballettare con le parole, di colpire e fuggire e se possibile di lasciare che le cose vadano come stanno andando questo è un altro paio di maniche.
Se diciamo che non siamo stati abbastanza attenti, se permettete questa è una delle questioni di fondo dell'ordinamento amministrativo italiano e proprio su questo tema forse andrebbero praticati sforzi seri e coerenti per rinnovare laddove è possibile. Vedremo un attimo come sono andati i concorsi del secondo livello. Abbiamo cercato di affermare lì la cultura della responsabilità con un emendamento che dava facoltà alla Giunta di esercitare un potere di scelta dei funzionari. Vedremo quanto rispetto sarà applicato a quella legge. Questi sono il criterio e la distinzione che mi pare siano il senso di quello che si voleva dire, sono stati attribuiti, a mio avviso, erroneamente ad una epoca e ad uno sforzo, che pure c'è stato, tanto è vero che oggi lo sforzo non si vede e le cose vanno peggio. Sul piano concreto noi riteniamo che per quanto riguarda la situazione della Promark gli allarmi e le cose che non vanno siano tali da rendere necessaria una fase straordinaria. Straordinaria come? Con questa forza, specifica, mirata e a tempo.
Lo scioglimento. Per le ragioni che ho detto prima, credo che non verificare fino in fondo come stanno le cose da un lato e le possibilità di un cambiamento, di un nuovo ruolo della Promark dall'altro, sia sbagliato per il ragionamento sul pubblico. Temo però che non avrò difficoltà a riconoscere che, nonostante i due o tre mesi che metteremo a questa verifica e gli strumenti che metteremo in moto, proprio per la situazione che ho cercato di descrivere e di cui ho dato solo alcuni tagli impressionistici, saremo portati a dire che avremmo potuto chiedere oggi forse, lo scioglimento che dovremo chiedere fra tre mesi. Mi auguro di no ma voglio dire che noi ci muoviamo in questo percorso e qui, secondo gli strumenti che realizzeremo, secondo i modi in cui decideremo di operare non avremo nessuna incertezza perché c'è una ragione a cui diamo prevalenza: la politica si salva se si capisce quando è il momento di ritrarsi o se si colgono le occasioni. Insomma, fare bene la propria opera oppure ritrarsi, perché lo svantaggio che deriva a noi dal dovere perdere giorni e giorni in discorsi spesso inconcludenti, avere responsabilità su cui non abbiamo nessun controllo, dover rispondere ai fatti che non dipendono strettamente da noi, è un onere troppo grosso anche per difendere una idea di fondo che continua a rimanere valida.
I Consiglieri Mignone e Staglianò hanno palesato anche cosa c'è sul piatto oggi per quanto riguarda la promozionalità delle fiere. Voglio solo ricordare che avete largamente ragione, lo ha detto anche il Consigliere Bruciamacchie: sul piatto c'è una ridislocazione del potere, magari anche questa idea, non dico questa creatura, può dare fastidio. Certo, siamo consapevoli, ma dobbiamo anche sapere che o siamo nelle condizioni di essere molto forti e quindi di cambiare nettamente, oppure la battaglia andrà tutta a svantaggio, ripeto, di una politica che vorrei difendere come rappresentanza della democrazia e di un sistema di vita che nei partiti democratici - io spero - tende ancora ad organizzarsi, salvo che vada bene a tutti lo sfascio per pensare ad altre soluzioni. Noi non siamo per quella cosa.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 362 "Abrogazione dell'art. 9 della L.R.: Integrazioni e modifiche della L.R. 23/8/82 n. 20". Votazione relativo ordine del giorno n. 443


PRESIDENTE

Vi sono ancora da svolgere gli interventi dei Consiglieri Rossa e Marchini e la replica dell'Assessore. Data l'ora tarda propongo di riprendere il dibattito domani mattina.
Propongo quindi di iscrivere all'o.d.g. il p.d.l. n. 362.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.
Procediamo alla votazione del relativo ordine del giorno n. 443, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale all'atto dell'approvazione della p.d.l. n. 362: Abrogazione dell'art. 9 della Legge approvata dal Consiglio regionale in data 27/1/88 'Integrazioni e modifiche della L.R. 23/8/82, n. 20 - Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte" impegna la Giunta regionale a presentare nel più breve tempo possibile e, comunque, non oltre il 31 marzo 1988, una proposta di legge che riprenda le motivazioni e dia risposta ai bisogni sottostanti al precedente articolo 9 abrogato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 445 sulla Pirelli


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 445 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte informato che il piano di ristrutturazione della Pirelli (basato sull'interruzione delle produzioni meno remunerative, sulla realizzazione di uno stabilimento automatizzato a Bollate e sull'aumento dei carichi di lavoro) determinerà una drastica riduzione occupazionale di circa 3000 unità negli stabilimenti di Milano, Bicocca, Settimo Torinese, Villafranca Tirrena e Tivoli Considerato che dalla ristrutturazione - al di là dei tagli occupazionali dell'innovazione tecnologica di processo e dell'intensificazione dello sfruttamento - non emerge una linea di politica industriale per il settore dei pneumatici capace di avviare a soluzione i problemi di competitività del gruppo industriale constatato che il piano imposto unilateralmente rompe con una tradizionale politica di relazioni industriali avanzata, che in passato consentì di soddisfare, nel comune interesse, esigenze di flessibilità produttiva e di produttività (utilizzo degli impianti, turni di lavoro, ecc.), e apre una fase di aspro scontro sociale riscontrato, in particolare, che le 'eccedenze strutturali' determinate per lo stabilimento di Settimo Torinese sono di circa 1000 lavoratori, e che questa nuova e drammatica riduzione di posti di lavoro viene ad aggravare una già pesante situazione sociale nella nostra regione (200.000 disoccupati e 18.000 cassintegrati senza prospettiva di rientro al lavoro 11.000 lavoratori in indennità di disoccupazione speciale) giudicato che il carattere della ristrutturazione e la connessa politica di scontro del gruppo Pirelli sono dal punto di vista sociale inaccettabili soprattutto se si pensa alle ingenti risorse pubbliche di cui ha potuto beneficiare in quest'ultimo decennio (leggi 675, 46, 64, cassaintegrazione prepensionamenti, formazione e riqualificazione professionale fiscalizzazione degli oneri sociali, ecc) Impegna il Presidente della Giunta e l'Assessore competente 1) a coordinare l'impegno con le Regioni Lombardia, Lazio e Sicilia 2) a richiedere urgentemente un intervento del governo sulla Pirelli per la riconsiderazione e la modifica del piano di ristrutturazione e per il mantenimento di un corretto rapporto con i sindacati dei lavoratori, in modo da poter affrontare e risolvere, con l'indispensabile consenso sociale, i problemi economico-produttivi e occupazionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



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