Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.122 del 11/02/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 1075 dei Consiglieri Biazzi, Bontempi, Calligaro, Amerio e Avondo inerente la situazione produttiva ed occupazionale del Verbano Cusio - Ossola


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 1075 presentata dai Consiglieri Biazzi Bontempi, Calligaro, Amerio e Avondo.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, lei mi consentirà di rispondere a tale interpellanza, che risale al mese di novembre 1987, utilizzando un tempo superiore a quello prescritto dal Regolamento. Forse anche i colleghi interpellanti hanno impiegato abbondanti quarti d'ora nel redigere questa interpellanza, tenuto conto che essa realizza quattro pagine fitte di quesiti, spaziando legittimamente su ogni problematica inerente alla situazione occupazionale ed aziendale del VCO.
Sia consentito quindi, prima di entrare nel merito delle precise questioni sollevate dai Consiglieri, ricordare che la Giunta regionale nel suo complesso ed il mio Assessorato in particolare non hanno mai cessato di seguire con particolare attenzione in questi mesi l'evolversi della situazione generale del VCO, nonché delle singole questioni aperte (purtroppo numerose), alcune delle quali richiamate nell'interpellanza in questione.
Anche prima dell'incontro del 2 novembre scorso con i parlamentari del Collegio e le OO.SS. - incontro al quale fanno riferimento gli interpellanti la Giunta regionale aveva promosso nel mese di ottobre 1987 una serie di incontri con le amministrazioni locali, le OO.SS., le forze sociali dell'area (incontri svoltisi a Verbania, Domodossola e Omegna) da un lato per raccogliere direttamente sul campo indicazioni e suggerimenti da tradurre in azioni concrete e dall'altro per fornire le indicazioni che la Giunta ipotizzava per una serie di interventi nell'Alto Novarese anche sulla base di alcune prime conclusioni alle quali era pervenuta l'unità flessibile a suo tempo insediata e che la Giunta si appresta a rinnovare.
Del resto l'attenzione dell'Amministrazione regionale si è estrinsecata in atti concreti e propositivi. Si fa riferimento al Progetto Itaca all'affidamento di una consulenza al Comitato promotore del Progetto Itaca per la redazione di un progetto di "valorizzazione ambientale" (con una spesa, per la Regione, di oltre 200 milioni di lire), all'ipotesi di un allargamento dell'operatività del progetto Bic-Piemonte, istituito a Vercelli, anche nel VCO mediante l'apertura di uno sportello a Verbania.
Mi permetto di estrapolare dalle questioni sollevate dagli interpellanti - data la rilevanza - il problema della Montefibre di Pallanza. Su questa situazione, certamente la più importante sotto il profilo occupazionale, abbiamo concentrato, come Giunta e come Assessorato gli sforzi, puntando ad un rapporto con la GEPI che - oltre ad approfondire e sollecitare un intervento urgente e specifico - ponesse le premesse per una radicale e più incisiva operatività della finanziaria pubblica nel VCO fino ad oggi non propriamente soddisfacente.
Devo dire che per quanto riguarda la questione specifica della Montefibre, la GEPI ha finalmente messo a punto un intervento che prevede il coinvolgimento di un imprenditore piemontese (per la precisione Ghisolfi di Tortona) per la ripresa di una linea di produzione dell'acetato. Il dettaglio dell'operazione è stato illustrato in una riunione che si è svolta il giorno 11/1/1988 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ma già in un precedente incontro intervenuto a Verbania tra GEPI e Giunta in data 4/12/1987 era stato ufficiosamente illustrato tale progetto che prevede un'occupazione iniziale di circa 200/250 unità lavorative. Entro la fine del 1988 dovrebbe avere inizio l'assorbimento delle maestranze con una graduale attivazione nei prossimi mesi per i primi lavori di censimento e di impianto dello stesso progetto dell'acetato.
Ritengo di salutare positivamente questa iniziativa che segna una svolta finalmente propositiva e concreta per la ripresa produttiva di almeno parte dell'impianto ex Montefibre.
Circa il problema più complessivo dell'operatività della GEPI nell'area, abbiamo chiesto con insistenza che la Finanziaria elabori un programma organico definito e concretamente attuabile. A questo riguardo abbiamo ricevuto assicurazioni che la GEPI, recependo queste nostre pressanti sollecitazioni, provvederà a redigere un progetto nel quale siano ricomprese le varie ipotesi di iniziativa (alberghiere, industriali parasanitarie) già da tempo sul tappeto e che necessitano di una decisa rivitalizzazione, nonché nuovi interventi connessi soprattutto con l'utilizzo adeguato della consistente parte dello stabilimento ex Montefibre non utilizzato dalla ripresa dell'acetato, cui facevo riferimento poc'anzi.
Abbiamo altresì rappresentato l'opportunità, anzi la necessità, che nella stesura del suddetto piano venga consultata l'Amministrazione regionale sia sui temi generali, sia sulle singole iniziative, alcune delle quali - come quelle alberghiere e parasanitarie - si intersecano con precise competenze regionali. Nell'ambito di questo programma potrebbe inserirsi (programma che certamente è intenso ed interessante per i colleghi che in questa assemblea sono attenti a queste osservazioni) anche l'ipotesi dell'apertura di uno sportello del Bic-Piemonte, ipotesi che abbiamo sottoposto alla GEPI e che dovrà contestualmente essere vagliata e resa compatibile con il "Progetto di ricerca-azione" al quale diversi gruppi di studio stanno in queste settimane lavorando.
Scendo ora nel dettaglio delle questioni sollevate dai signori Consiglieri.
Terme di Crodo S.p.A.
L'alluvione della scorsa estate ha danneggiato le opere di presa della sorgente riducendo la portata della sorgente di circa il 50% della portata normale.
Attualmente la sorgente, quasi del tutto ripristinata nelle opere di presa, è tornata alla portata normale che deve essere però soggetta ad analisi e ad accertamenti di qualità. Tali analisi dovrebbero avere esito entro la fine di questo mese. I trenta lavoratori in cassa integrazione a zero ore hanno già ripreso la produzione che è tornata a Crodo dopo essere stata, in parte, trasferita nello stabilimento di Sulmona.
Il nuovo stabilimento, costruito due anni fa, comporterà l'abbandono graduale del vecchio impianto. L'azienda prevede comunque una limitata riduzione delle maestranze senza tuttavia fare ricorso ai licenziamenti.
Nel contempo il Servizio Acque Minerali della Regione sta esaminando le domande delle Terme di Crodo relative sia alla ricerca di una nuova sorgente sia al ripristino della vecchia sorgente.
I programmi produttivi prevedono che il mercato centro-meridionale sarà coperto dallo stabilimento di Sulmona, quello dell'Italia settentrionale da quello di Crodo.
Progetto Itaca Tale progetto, in particolare dopo l'esame sullo stato di avanzamento dell'attuazione, svoltosi nella riunione dell'assemblea del Comitato promotore a Verbania l'11 novembre scorso, è entrato nella fase conclusiva.
Quando ciò avverrà, probabilmente già nel marzo prossimo, il Comitato sarà sciolto e al suo posto dovrebbe essere costituita un'apposita Società consortile mista prevista all'inizio dei lavori, per l'esecutività dei singoli sottoprogetti. A quel punto se si renderà utile o necessario verranno sottoposte all'attenzione del Governo eventuali iniziative che potrebbero essere oggetto di finanziamento. Si tenga comunque conto che sia i lavori del Comitato sia alcuni singoli sottoprogetti vedono partecipe la GEPI.
Delta Veicoli Industriali L'azienda si trova in notevoli difficoltà attribuibili prevalentemente a questioni di ordine economico, ma anche a questioni di ordine imprenditoriale. La carenza di liquidità pare essere infatti, se non l'esclusivo, certamente il problema più assillante. Abbiamo sottoposto la questione anche alla GEPI (come è noto infatti l'azienda nacque da una iniziativa della Finanziaria suddetta) che, pur sottolineando la sua "uscita" dal capitale sociale, ha assicurato ancora ieri pomeriggio a Palazzo Chigi un interessamento sia pure indiretto ed informale.
Un secondo ordine di cause che hanno determinato la situazione di difficoltà attuale va inoltre individuato nel fatto che è venuta a mancare una consistente commessa di autobus e veicoli alla Volvo. Questa mancata fornitura - sulla quale l'accordo era virtualmente concluso, anche se non formalizzato - ha evidentemente pesato sui programmi della Delta che, da parte sua, si era dimensionata e attrezzata per far fronte agli impegni con la Volvo.
Attualmente l'attività produttiva è esclusivamente assorbita dalla Fiat Iveco. L'auspicio è che questa fattiva collaborazione si consolidi e si ampli la quantità delle commesse.
Nel mese di gennaio abbiamo promosso ripetuti incontri tra azienda sindacato e GEPI, per trovare possibili soluzioni di una crisi che è grave in sé, ma che assume un particolare significato negativo essendo al momento l'attività della Delta l'unica iniziativa avviata dalla GEPI nell'Alto Novarese nonostante tante aspettative, quindi anche il significato emblematico che se l'unica iniziativa GEPI rischia di cadere, andrà a cascata tutto un aspetto non solo psicologico ma anche negativo, proprio nel momento in cui uno spaccato sull'acetato sta per iniziare.
In data 1 febbraio inoltre si è tenuta un'assemblea aperta presso lo stabilimento durante la quale è stata fornita ai lavoratori un'informazione sull'impegno che l'Amministrazione regionale sta profondendo per la questione della Delta Veicoli, soprattutto per riuscire a portare la questione al tavolo della Vicepresidenza del Consiglio. Questione che è stata affrontata ieri pomeriggio dalle ore 15 alle ore 17,30; cito questa ora perché poche decine di minuti dopo capitavano alcune altre cose. Questo incontro con la Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri, il Sottosegretario al Lavoro, Roccelli, la Iveco, la proprietà, il Sindacato la GEPI, l'Amministrazione comunale di Verbania e il sottoscritto ha visto alcune significative confluenze di attenzione che dovrebbero già essere realizzate tra mercoledì e giovedì della prossima settimana, salvo evidentemente le difficili situazioni che nelle ore successive si realizzavano a seguito della situazione governativa a voi tutti nota.
Mi fermo sulla questione Delta sapendo che ancora ieri pomeriggio abbiamo affrontato questo problema e, in sintonia con le Amministrazioni comunali, locali, con il Sindacato e soprattutto con i soggetti interessati, seguiremo un percorso quotidiano su questa vicenda.
Sisma di Villadossola La Sisma di Villadossola nel 1979 aveva 1.707 occupati, oggi, con l'accordo siglato da C.d.F. e OO.SS. nel gennaio 1987, si prevede un organico entro la fine di quest'anno di 570 lavoratori a fronte della forza a libro matricola che è ancora di 882 lavoratori, pertanto esiste un'eccedenza di 262 lavoratori che sono in cassa integrazione.
I problemi della Sisma hanno più ordini di cause: quelle connesse agli assetti proprietari e societari quelle connesse alla tipologia produttiva quelle attinenti agli investimenti da completare e la relativa dotazione finanziaria.
In effetti questi tre problemi sono fortemente interconnessi in quanto i mancati investimenti fanno sì che il paniere di offerta prodotti laminati, ad esempio per quanto riguarda i profili speciali, sia troppo limitato per una efficace presenza aziendale. D'altra parte i mancati investimenti conseguono all'incerta collocazione nelle Partecipazioni Statali che va superata una volta per tutte per far sì che la Sisma non sia più l'ultima realtà a cui Finsider pensa.
Solo la stabile presenza nelle Partecipazioni Statali può infatti permettere di entrare con un ruolo specifico nella ripartizione delle produzioni tra i centri di produzione di prodotti lunghi in qualche modo facenti capo alla gestione Deltasider. In un quadro siffatto di certezza si può discutere sull'opportunità, la convenienza e l'accettabilità di produzioni quale quella di acciaio al Pb.
Circa la Bulloneria, al di là dell'opportunità o meno di una sua formale autonomizzazione societaria, ci pare di poter dire che rappresenta una realtà, come tipo di lavorazione, diversa dalla natura siderurgica della Sisma ed anzi trattandosi di una verticalizzazione del prodotto che rafforzandone l'automazione, potrebbe incrementare il valore aggiunto del processo produttivo, va gestita con disponibilità ed attenzione.
Più che mai aperto deve essere considerato il problema del rifacimento della centrale idroelettrica per autoproduzione, distrutta nell'alluvione del 1978.
Dopo che la pratica, che continuiamo a seguire, è stata esaminata dai Ministeri competenti e dal Magistero delle Acque ben due anni fa, non ci pare esista più alcuna ragione credibile per procrastinare decisioni ripetutamente sollecitate dalla Regione ed enti locali competenti.
E' evidente che questo problema non può non rientrare in quel discorso di estrema attualità e di estrema difficoltà che è legato alla vicenda della siderurgia italiana, alla situazione che nei prossimi mesi ci troveremo a dover gestire. La Regione ha coinvolto direttamente il Ministero delle Partecipazioni Statali incontrando il Ministro una decina di giorni or sono, mentre non ha avuto il piacere di incontrare (seppure sollecitata ripetutamente) la Presidenza della Finsider sul problema generale dell'acciaio. Abbiamo invece registrato la disponibilità del Ministro Granelli legata anche al futuribile, quindi aggiorniamo questa situazione ad incontrarsi in termini concreti ed operativi nelle prossime settimane, al di là delle vicende governative che naturalmente creano i loro problemi, per una verifica sul territorio piemontese di tutta la situazione della siderurgia nella quale si colloca il problema non indifferente della Sisma di Villadossola.
Eurocolfer In riferimento all'Eurocolfer l'organico operativo ammonta a poco più di 300 unità contro le 550 inizialmente previste. Lo scarto è attribuibile alla mancata attivazione dell'Acciaieria, formalmente dovuta alla non autorizzazione del Ministero dell'Industria, in realtà non più necessaria in quanto il Gruppo Regis era, nel frattempo, entrato come azionista nel Gruppo Cogea acquisendo il diritto ad usufruire di una quota di grezzo idonea ad alimentare in gran parte la propria laminazione.
Per quanto riguarda appunto la laminazione non ci pare esistano gravi problemi in quanto l'azienda occupa una nicchia di mercato: quella delle travi ad ali larghe, i cui produttori sono rarissimi.
Ci chiediamo, e l'abbiamo chiesto anche alla controparte, se l'attivazione dell'Acciaieria non diminuirebbe a questo punto i costi visti i disastrosi andamenti di Cogea per i quali, al di là dell'arbitrato che è stato attivato, non è sempre possibile pensare ad un continuo accollamento delle perdite alla parte pubblica.
Ritengo comunque che i problemi di queste due aziende debbano essere trattati nell'ambito del più complessivo problema della siderurgia in Piemonte. A questo proposito abbiamo attivato l'incontro con il Ministro delle Partecipazioni Statali e con lui abbiamo convenuto sull'opportunità di una serie articolata di incontri.
L'interpellanza presenta ancora alcuni quesiti. Chiedo venia, ma l'articolata interpellanza non poteva che creare condizione di un'articolata, seppure sintetica, risposta.
Cartiera Ambrogio Binda S.p.A.
Nel 1984 dalla Cartiera Ambrogio Binda S.p.A. sono stati scorporati gli stabilimenti di Crusinallo, dove attualmente sono occupati circa 176 lavoratori, di Vaprio d'Adda (MI), di Conca Fallata e gli uffici di Milano dando origine prima alla Società Cartiera Binda, trasformatasi successivamente in Binda De Medici S.p.A., attualmente di proprietà del Gruppo Sotrici.
I lavoratori che non vennero assorbiti nella nuova Società sono rimasti in forza alla Cartiera Binda e posti in cassa integrazione speciale che è stata autorizzata fino al 4 novembre 1987.
Per il rinnovo di questa cassa integrazione il sindacato richiese ed ottenne il 13 gennaio 1988 un incontro al Ministero del Lavoro. In tale incontro il Ministero, visti gli impegni assunti dal Vicepresidente del Consiglio, on. Amato, in merito al VCO nella riunione dell'11 gennaio 1988 e rilevata la disponibilità del Gruppo Sotrici a graduali assorbimenti del personale attualmente in cassa integrazione, si è impegnato a svolgere interessamento presso il CIPI affinché vi sia un'ulteriore proroga di un anno della cassa integrazione.
Inoltre le Federazioni CGIL-CISL-UIL dell'Alto Novarese hanno presentato richiesta di riconoscimento di crisi economica ed occupazionale nei Comuni di Verbania, Omegna e Villadossola (dove sono ubicate la Cartiera Binda e la Cartiera Possaccio). Richiesta che la Regione attraverso l'Assessorato, ha formalmente sollecitato e ancora ieri pomeriggio alla Presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi ha formalmente presentato.
Cartiera di Possaccio La situazione di tale azienda è nota. Fa parte della proprietà Pirelli S.p.A. e non è più destinata da questa a svolgere alcun ruolo di ripresa produttiva; 230 lavoratori sono ancora in carico all'azienda e rischiano di subire la sospensione dell'erogazione dei benefici della cassa integrazione nonostante un impegno ministeriale assunto a suo tempo che prevedeva una proroga almeno fino alla prossima primavera.
Dallo scorso mese di novembre sono state svolte presso la sede regionale numerose riunioni con le parti allo scopo di evitare iniziative unilaterali aziendali e guadagnare così il tempo necessario per sottoporre ai Ministri competenti e al CIPI l'opportunità di studiare soluzioni valide legalmente che consentano un effettivo prolungamento del trattamento in corso fino all'entrata in vigore di nuovi provvedimenti sulla cassa integrazione. Di tale problema, d'intesa con le OO.SS. e con la Direzione aziendale, si è parlato nella riunione dell'11 gennaio a Palazzo Chigi in ordine ai vari problemi dell'Alto Novarese.
In particolare per questa, come per altre questioni, la Regione ha sollecitato al Ministro Amato, in occasione della predetta riunione, due impegni. La prima questione è che venga sollecitato il CIPI nonché il Ministero del Lavoro affinché venga concesso il riconoscimento dello stato di crisi territoriale per i Comuni indicati poc'anzi, così come richiesto dalle OO.SS, in data 3 dicembre 1987, in modo da consentire, fra il resto la prosecuzione della cassa integrazione scaduta il 4 novembre 1987. Al Ministro Amato è stato altresì richiesto un intervento presso la Pirelli affinché venga sospesa ogni procedura di licenziamento. E' chiaro che questa richiesta si collega alla situazione a tutti nota emersa in questi giorni alla stessa Pirelli.
Metalvista Pare che la situazione di questa azienda si sia sbloccata: ma non nella soluzione dei problemi, bensì per il fatto che proprio in queste ore il Tribunale dovrebbe aver concesso (in tal senso andavano le proposte del perito) l'amministrazione controllata. Un mese fa ho partecipato ad un incontro con i lavoratori nella stessa azienda e si sono ripetutamente ricercati sul territorio nazionale possibili interessati acquirenti di questa unità produttiva. La concessione dell'amministrazione controllata si è resa possibile in quanto le ordinazioni sono passate da 41 mila occhiali da realizzare entro luglio a 100 mila nel 1988. Ciò ha reso possibile un piano produttivo che prevede l'occupazione a regime di circa 20-22 persone.
Tale risultato non rappresenta ovviamente una definitiva stabilizzazione, è però significativo dello sforzo che si è fatto in quel periodo. Su questo problema, che rappresenta uno storico presidio produttivo degli anni passati ripetutamente impoveriti, l'Amministrazione regionale si è particolarmente attivata direttamente e indirettamente, ma la situazione al momento attuale è quella che vi ho brevemente indicato.
Chiedo scusa della lunghezza della risposta, ma non poteva che essere tale legata all'articolata interpellanza di cui ringrazio i colleghi Consiglieri di averla proposta anche perché, tra le tante emergenze che esistono sul piano occupazionale nel nostro Piemonte, il VCO è certamente l'emergenza fra le emergenze, e pur con tante valutazioni o aspetti non sempre soddisfacenti ci siamo impegnati in questi tempi per dare una risposta anche simbolica. Noi ci auguriamo che se non altro il decollo intanto della produzione di acetato possa avere risultati positivi non solo per l'assorbimento dei 200 o dei 300 dipendenti ex-Montefibre, ma perché si collochi come elemento trainante di una politica e di un'attenzione che la Regione ma anche il Governo vorranno riservare a quest'area. Non come in realtà è capitato (salvo fare ogni sforzo per cercare di recuperare) con l'unica iniziativa GEPI legata alla Delta Veicoli nei confronti della quale, ancora ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, chi vi parla, insieme ad una folta delegazione, ha affrontato questo problema. Vi ringrazio dell'attenzione, vi chiedo anche scusa se non ho dato tante soluzioni, ma ho cercato di partecipare allo sforzo che stiamo facendo insieme per raggiungere minimi risultati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ha voluto darci. E' una risposta circostanziata, richiedeva però una conclusione: l'attuale situazione non dà una sola risposta ai drammatici problemi del VCO.
Prendiamone atto tutti insieme: la situazione dal punto di vista sociale produttivo ed economico è drammatica, si tenta di fare qualcosa, i risultati per il momento sono promesse di impegni. Nell'ultimo decennio il VCO è stato colpito, forse come nessun'altra area del nostro Paese, da un profondo e vasto processo di deindustrializzazione. Mentre molti si trastullavano a discutere del post-industriale, questa parte (l'Alto Novarese) della nostra regione conosceva un processo di assoluta, radicale deindustrializzazione. Siamo alla coda di questo processo di deindustrializzazione. Fra qualche anno il problema non si porrà più.
Ripetutamente si è detto, e tutti hanno convenuto su questo aspetto che erano necessari e urgenti provvedimenti e programmi straordinari sostenuti dal Governo nazionale. E' evidente che la Regione da sola non potrà mai, anche se con una forte volontà politica, affrontare problemi di quelle dimensioni e di quella portata. Tutti abbiamo richiesto programmi straordinari sostenuti dalle risorse pubbliche, sostenuti dal Governo centrale. Ricordo una conferenza in cui erano presenti i Ministri Amato Scalfaro, Donat Cattin. Anche in quella sede furono assunti impegni solenni, poi non mantenuti; prendiamone atto perlomeno, altrimenti non si capisce a che punto siamo. E' utile che sia la maggioranza che l'opposizione sappiano a che punto siamo.
Montefibre e GEPI, bene: interviene un privato, si rilancia la produzione dell'acetato, alcune centinaia di posti di lavoro tornano ad essere posti di lavoro effettivi. C'è però un fatto. E' da anni che se ne parla, speriamo che sia la volta buona; restano però 800-900 dipendenti in CIGS. Prendiamo anche atto tutti insieme che la GEPI non è riuscita ad attivare una sola iniziativa di carattere sostitutivo. La GEPI non ha solo il compito di tenere a cassa integrazione straordinaria gli 800 lavoratori che sono rimasti dal dramma della Montefibre, da questo lungo e interminabile calvario percorso dai lavoratori della Montefibre. Ha il compito di avviare qualche attività sostitutiva e la GEPI si mostra assolutamente incapace di attivare una qualsiasi iniziativa imprenditoriale e anche qui gli impegni del Governo, dei Governi, si sono sprecati: sull'acetato, su una ripresa produttiva che abbracciasse più di 200-250 dipendenti.
Per il polo siderurgico, idem: l'ex-Sisma è entrata nel sistema delle Partecipazioni Statali, fa parte della Nuova Deltasider. Nel 1979 aveva 1.700 dipendenti e ora è scesa a 570, con centinaia di cassaintegrati.
Occupa una nicchia di mercato, non è un impianto industriale forte, ha bisogno di innovazione, di ammodernamento, di investimenti, se si vuole che mantenga i 570 dipendenti, dato per scontato che 1.200 sono stati persi.
Invece non si fa assolutamente niente. Anzi, nei piani che stanno nei cassetti della Finsider sta scritto che i prodotti lunghi, essendo produzioni appetibili, saranno ceduti ai privati; naturalmente non tutti gli impianti sono appetibili, è probabile che qui si faccia un'altra operazione: si cedano le quote di mercato dell'ex-Sisma, ora facente parte del Gruppo Nuova Deltasider.
Qui o si interviene con la massima determinazione, si fanno investimenti, si avvia nuovamente l'attività di produzione idroelettrica sistemando la centrale idroelettrica gravemente danneggiata dall'alluvione del 1978 e anche per questa strada si punta a produzioni che raggiungano livelli di economicità accettabili oppure il destino dell'impianto è certo: non ha futuro, non ha prospettiva questo impianto.
Il discorso rientra nei problemi più generali della siderurgia del polo torinese e del polo ossolano. E' inutile che ricordi anche in questa sede che stiamo attendendo la conferenza sulla siderurgia pubblica e privata in Piemonte dal mese di luglio. Si era rinviata a settembre, poi a ottobre, a novembre, a dicembre. A dicembre venne qui una folta delegazione di siderurgici della Finsider di Torino che fu ricevuta dal Presidente, il quale assunse impegni precisi di svolgere a gennaio '88 la conferenza siamo a febbraio '88 e Granelli, bontà sua, ha dichiarato (stando alle parole dell'Assessore) che verrà a discutere del futuro della siderurgia piemontese.
Così pure l'Eurocolfer, l'Acciaieria, non verrà riattivata; anche in questo caso perdiamo centinaia e centinaia di posti di lavoro. Fino a che punto possa reggere in una nicchia di mercato l'Eurocolfer con i suoi 300 dipendenti è tutto da discutere. Anche qui le prospettive se non sono drammatiche e preoccupanti potrebbero diventarlo.
Delta Veicoli. Questa è l'unica attività che la GEPI è riuscita a mettere in moto ed è sull'orlo del fallimento.
Terme di Crodo S.p.A.: non c'è stata solo l'alluvione! C'è anche il tentativo di spostare le produzioni al sud, che noi vorremmo bloccare legittimamente per mantenere questa produzione importante e qualificata.
Si potrebbe continuare, ma penso che non abbia un grande senso. E' un lungo rosario, interminabile: promessi incontri, attivati incontri ripetuti e interminabili incontri, però - diciamolo apertamente - senza alcun risultato tangibile. Non parliamo allora solo di attenzione, di interessamento, di convergenza. A parole! Di impegni assunti ne abbiamo visti a decine, ma non uno è stato mantenuto (soprattutto dal Governo centrale). Non parliamo di risposte simboliche. Parliamo chiaro: il Governo ha assunto impegni e non li ha mai mantenuti; la Giunta regionale dimostra di essere assolutamente impotente e di non essere minimamente autorevole con il Governo centrale. Diciamo la verità: alle calamità naturali che colpiscono spesso il VCO si aggiungono le calamità di Governi che hanno fatto promesse e non le hanno mai mantenute e di una Giunta regionale impotente!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Erano diversi gli interpellanti e diversi gli argomenti che avevamo posto, ma io sarò brevissimo. E' intervenuto prima il compagno Calligaro, e spiego perché. Per tre mesi mi sono presentato puntualmente alle ore 9,30 per la risposta che mi era preannunciata e così ho fatto anche questa mattina: poiché non c'era nessuno mi sono assentato non più di cinque o dieci minuti, ma quando sono entrato in aula la risposta dell'Assessore era già stata avviata; per cui non ho potuto replicare per primo, avendo perso la prima parte della risposta. Il compagno Calligaro ha già dato un giudizio complessivo sulla situazione del VCO e sulle azioni del Governo e della Giunta regionale.
Voglio sottolineare però un aspetto che deve essere ripreso sia dalla Giunta che dal Consiglio: al di là delle azioni che quotidianamente possono essere assunte da parte della Giunta vi è il disimpegno di fatto, cioè il non volersi misurare concretamente con quei problemi che hanno ormai nome cognome e via ben precisi nella zona. Abbiamo constatato, ad esempio, che la GEPI non ha avviato alcuna iniziativa in tre-quattro anni di presenza nella zona. Già due anni fa l'allora Assessore Genovese aveva rilevato come l'assenza assoluta della GEPI era semplicemente ingiustificata, perch c'erano più iniziative che crescevano fuori da un intervento pubblico finalizzato da una legge nazionale, che attraverso una struttura che era stata costituita all'interno della zona da parte dello Stato con un compito preciso. Ed è ancora più inaccettabile il comportamento della GEPI se pensiamo che nel 1987 sono stati avviati al lavoro, fuori dalla GEPI, nelle piccole industrie o nell'artigianato, ben 900 persone: la GEPI non è riuscita a dare il sostegno ad alcuna iniziativa seria nemmeno per quell'unica che aveva cercato di avviare, che è la Deltabus, da cui si era tirata via già un anno fa. Siccome la GEPI è un organismo pubblico, mi pare che un ente pubblico come la Regione dovrebbe avere gli strumenti per verificare che cosa poteva e può fare la GEPI e pretendere che faccia il suo dovere all'interno di quella zona. Qui non possiamo che registrare l'assenza della Giunta su questo terreno.
Un altro problema molto serio e attuale, che si aggiunge ai gravi problemi che abbiamo ereditato - cito solo un esempio - è quello delle Terme di Crodo. Cito questi due casi perché indicano come per la Regione vi siano agganci e possibilità di intervenire. Le Terme di Crodo vivono su una concessione regionale che scade fra quattro anni. Sappiamo tutti che la strategia della Società Terme di Crodo è volta ad utilizzare il marchio Crodo, che è affermato a livello nazionale e internazionale, e a spostare per accedere a contributi della cassa del Mezzogiorno o ad altri contributi, la propria attività essenzialmente al sud, tant'è vero che a Sulmona ha costruito uno stabilimento del tutto nuovo mentre non ammoderna lo stabilimento tradizionale di Crodo, tranne che per qualche linea.
La strategia della società è chiara: usufruire dei contributi dello Stato previsti per il sud, utilizzare il marchio che è legato strettamente alla fonte di Crodo, cioè a una risorsa che è in Piemonte, prendere quindi due piccioni con una fava. Ma qui c'è una possibilità per la Regione! La concessione scade fra quattro anni, quindi la Società Terme di Crodo non può pensare di agire in regime di monopolio e prendere soldi a dritta e a manca. La Regione qui può svolgere un ruolo: condizionare il rinnovo della concessione alle Terme di Crodo a una garanzia di aumento della produzione di ammodernamento degli impianti e a garanzia dei posti di lavoro e della produzione che deve rimanere all'interno delle nostre vallate. Questo è un primo strumento che la Regione ha a disposizione e che mi pare non sia intenzionata finora a far valere. Occorre lavorare in questa direzione per garantirci la continuità della produzione e dell'occupazione.
C'è un altro strumento che la Regione ha a disposizione e che non ha utilizzato ed è lo strumento della legge Valtellina, Val Formazza. La Val Formazza e l'Ossola vengono equiparate in toto alla Valtellina per quanto riguarda le provvidenze; in queste sono individuate in modo specifico provvidenze per le attività termali e per il rinnovo degli impianti industriali. Di fatto cioè vengono equiparate l'Ossola e la Val Formazza a quelle che sono le provvidenze per il Mezzogiorno. Da qui allora la possibilità di agire verso questa società che è una multinazionale su due versanti sia per le contribuzioni che equipara quella zona al Mezzogiorno sia per le armi che la Regione ha a disposizione di poter rinnovare o meno la concessione.
Purtroppo la risposta dell'Assessore ci ha deluso, perché non è che la situazione si presenti del tutto tranquilla per le Terme di Crodo, al di là delle parole che possono aver detto in Direzione. I fatti sono questi: non sono rinnovati gli impianti, il Crodino, marchio che deriva da Crodo, viene prodotto nel sud ed importato nel nord, cioè non viene più prodotto all'interno delle nostre zone; questo addirittura prima dell'alluvione dell'agosto '87 che è stata anche un pretesto per la società per spostare definitivamente alcune iniziative a Sulmona e nel centro-sud per utilizzare i contributi della Cassa del Mezzogiorno.
Ho evidenziato due casi in cui la Regione, insieme allo Stato e agli altri enti, poteva e può intervenire in modo concreto all'interno delle nostre zone. Sui problemi in generale tutti siamo coscienti della gravità della situazione del VCO; un anno e mezzo fa ormai si è cercato di individuare un percorso, che però è stato fermato non si sa da chi e non si sa perché! Perché se c'è una responsabilità del Governo, dei tre Ministri di cui uno è ed era Vicepresidente del Consiglio, per gli impegni che avevano assunto e che non hanno mantenuto di un intervento globale, per c'è anche una responsabilità da parte della Regione e degli enti locali perché alcuni impegni assunti allora potevano essere mantenuti e portati avanti con coerenza.
Cito ancora il caso della legge statale per la Valtellina e la Val Formazza. Con quel provvedimento alla Regione Lombardia sono stati dati 5 miliardi come anticipo per la redazione di un piano di intervento all'interno di quelle zone.
Forse ricorderete che noi chiedemmo in quest'aula, già dagli inizi di settembre, che la Regione Piemonte si attrezzasse per predisporre un piano di intervento. Già allora individuammo addirittura che poteva essere d'intesa Presidenza del Consiglio Presidenza della Giunta la predisposizione di un programma di intervento che permettesse a quella zona non solo di rimediare ai danni causati dall'alluvione, ma anche di trasformare gli interventi in iniziative di sviluppo.
Purtroppo abbiamo visto anche su questo terreno che la Giunta è rimasta inattiva, perché i 5 miliardi previsti dalla legge a favore della Lombardia per la Valtellina sono stati inseriti dopo l'emissione del decreto, perch evidentemente c'è stata un'iniziativa adeguata da parte della Regione Lombardia affinché quei provvedimenti trovassero una collocazione organica all'interno della legge di conversione. Purtroppo, al di là delle chiacchiere, noi dobbiamo riscontrare che non c'è stata un'iniziativa adeguata da parte della Regione Piemonte in questo settore, tranne forse, e di questo dobbiamo dare atto al Consiglio e agli Assessori interessati, per quanto riguarda l'agricoltura per cui all'interno del decreto sono state inserite alcune modifiche che sono tornate utili per quanto riguarda in particolare il Basso Alessandrino. Purtroppo non c'è stata un'attività concertata da parte della Regione per affrontare seriamente le possibilità che il decreto per Valtellina e Val Formazza offriva e offre ancora alla Regione Piemonte. Spero che d'ora in avanti ci si muova in modo adeguato per affrontare seriamente questi problemi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Occupazione giovanile - Apprendistato

Interpellanza n. 1136 dei Consiglieri Amerio, Bontempi, Bruciamacchie Calligaro, Guasso e Montefalchesi inerente la corresponsione ai cantieristi di cui alla legge n. 55/84 dell'indennità di malattia ed interrogazione n. 1143 del Consigliere Staglianò inerente i disoccupati impiegati nei cantieri di lavoro. Votazione relativo ordine del giorno (n. 424)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza n. 1136 presentata dai Consiglieri Amerio, Bontempi, Bruciamacchie, Calligaro, Guasso e Montefalchesi e l'interrogazione n. 1143 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con estremo interesse ed attenzione cerco di essere puntuale, magari non riesco sempre ad affrontare anche con passione problemi delicati che vedono emergenza particolare nelle emergenze per i limiti concessi da competenze che nel mio Assessorato sono molto ritagliate e non formalmente riconosciute. Cerco comunque di essere puntuale, intanto facendo quanto è dato fare ad un modesto, sommesso e povero Assessore (povero perché capitali il suo Assessorato ne ha pochi o titolarità di fare ne ha poche) rispondendo, per esempio, in maniera articolata ad un'interpellanza come quella sullo sventagliato problema del VCO, che certo riferisce i problemi del mio Assessorato, ma tocca evidentemente problematiche vaste.
In questo quadro la risposta che sto per dare giunge, se non altro tempestiva all'interpellanza del Gruppo comunista e all'interrogazione di DP, datate rispettivamente 15 e 19 gennaio, quindi nemmeno con termini scaduti. Cerco quindi di essere il più possibile puntuale, non ho la pretesa di essere potente, ma non credo nemmeno di essere un Assessore impotente, come invece qualcuno ha detto. Non pretendo infatti di essere autorevole come Assessore, ma sono convinto di svolgere con assiduità l'impegno massimo a nome della Giunta regionale, ovviamente con le titolarità e la capacità che in tema di occupazione e di lavoro la Regione ha, ed essendo sempre disponibile al tavolo delle quotidiane vertenze sindacali dove vengono coinvolti tutti i livelli, maggioranza e opposizione, sempre convocati come fatto comune di sforzo. Il Consiglio regionale è composto di maggioranza e di opposizione, da 60 persone che ne sono perfettamente convinto - hanno come unico o principale scopo quello di risolvere i non pochi problemi della nostra regione: se questo non fosse l'obiettivo sia di chi vi parla a nome della Giunta, sia del Consiglio nella sua maggioranza e nella sua opposizione, evidentemente non saremmo attenti amministratori.
Per quanto riguarda l'interpellanza relativa ai cantieri di lavoro, gli interpellanti chiedono di conoscere quali siano le iniziative della Giunta sul problema dell'indennità economica di malattia ai partecipanti ai cantieri di lavoro di cui alla L.R. n. 55/84. Lo chiedono in data 15 e 19 gennaio, sapendo che il 19 gennaio una folta delegazione di lavoratori dei cantieri di lavoro si sarebbe incontrata con la Giunta, presenti tutti i rappresentanti (o quelli che hanno voluto essere presenti) dei Gruppi consiliari. La Giunta ha dichiarato, per tramite di questo sommesso e povero Assessore, pur in mezzo alla titolarità che non ha e ai fondi che sono sempre minori rispetto alle esigenze che sono sempre maggiori e su cui tutti conveniamo, che avrebbe cercato di dare delle risposte sostanziali entro metà febbraio. Sono lieto di comunicare al Consiglio - che penso sia lieto di sapere - che già dai primi di febbraio la Giunta regionale ha predisposto una deliberazione che va nella dimensione delle richieste evidenziate dagli interpellanti e dalla stessa delegazione dei lavoratori dei cantieri di lavoro.
Mi farò premura di consegnare un'articolata nota agli interpellanti potrei anche illustrarla, ma lo faccio solo per sommi capi perché è di nuovo un problema di dimensione come quello precedente.
Si realizza così un percorso da parte della Giunta regionale di una serie di sollecitazioni al Ministero del Lavoro e all'INPS emerse da prese di posizioni votate all'unanimità dal Consiglio regionale e che la Giunta con l'autorevolezza che le è data e le è riconosciuta, ma soprattutto con la capacità di fare fino in fondo il suo mestiere, ha ripetutamente portato all'attenzione del livello centrale.
Sarei stimolato a realizzare tutti questi passaggi. Ma, come ho detto prima, consegnerò la nota per motivo di brevità.
Da tutti i passaggi che vi documenterò è evidenziato l'interessamento della Giunta regionale sulla problematica in oggetto. Pertanto non possono essere condivise certe osservazioni - anche se si possono capire come pressioni - in base alle quali la Giunta viene ad essere indicata come soggetto istituzionale che non ha assunto alcuna iniziativa dopo la discussione in Consiglio regionale dell'autunno 1986. Parlo per altri ovviamente, essendo Assessore "incompetente!" dal settembre dell'anno scorso.
Il fatto è che il problema va definito a livello nazionale nell'ambito di una legge quadro che consenta di far uscire i cantieri di lavoro dal loro carattere sperimentale e dalle ambiguità amministrative che definiscono questo tipo di rapporto, consentendo alla Regione - e qui facciamo fino in fondo tutto il nostro mestiere per essere titolati a sollecitare questo - una gestione più adeguata alle attuali condizioni economiche e sociali.
Per quanto riguarda invece gli infortuni è da ricordare che, fin dai primi cantieri, i partecipanti sono stati assicurati all'INAIL da parte dei Comuni, come stabilito dalla legge statale; l'Istituto interviene secondo le regole sue proprie di carattere generale. Restano scoperti i primi giorni e una parte del periodo successivo. Su questo problema la proposta di delibera quadro per il 1987, che la Giunta ha trasmesso al Consiglio ipotizza (su conforme, anche se problematico, parere del Ministero del Lavoro) una soluzione positiva e cioè quella di integrare l'intervento dell'INAIL. evitando quindi ogni perdita economica ai cantieristi in caso di infortunio, sulla base della considerazione che in tal caso l'assenza dal posto di lavoro è diretta conseguenza della partecipazione all'attività di cantiere. Si tratta di una soluzione che non ha un preciso riferimento normativo e che quindi il Consiglio assumerà, se lo riterrà opportuno nella consapevolezza di possibili rilievi da parte degli organi di controllo amministrativo e contabile.
Per quanto concerne l'indennità corrisposta ai cantieristi va ricordato che la stessa è stabilita, ai sensi dell'art. 4 della legge n. 55/84, dal Consiglio regionale per ogni tornata di cantiere. Per quelli che saranno autorizzati nel 1988, nella ricordata proposta di deliberazione che sarà trasmessa al Consiglio la Giunta ipotizza un'elevazione da L. 40.000 a L.
45.000. Poiché metà dell'indennità è, per legge, a carico dei Comuni (come pure gli oneri sociali che sono alla stessa direttamente proporzionali) è evidente che un'elevazione eccessiva dell'indennità porrebbe molti Comuni soprattutto di piccole dimensioni, nell'impossibilità di avviare i cantieri o comunque nella necessità di ridimensionare l'intervento. Ci rendiamo tutti conto che passi graduali su questo versante hanno un significato, ma lo hanno anche nel senso di non eliminare la possibilità di aprire nuove occasioni di cantieri di lavoro che verrebbero invece ridotte se ulteriormente si aumentasse, almeno in questa fase, l'indennità giornaliera. Indennità che comunque ha visto un passaggio, dalla prima battuta degli anni scorsi, dalle 30 alle 40.000 lire. Tenendo conto che siamo su una dimensione di bilancio ridotto nei confronti dell'assestato 1987, quanto da noi proposto ci pare comunque un altro passo avanti importante.
Questa considerazione vale anche per le risorse regionali, in quanto è evidente che l'aumento dell'indennità, non essendo incrementabili le risorse regionali a ciò destinate, comporta una riduzione del numero dei disoccupati che possono partecipare ai cantieri e/o della loro durata.
Occorre quindi trovare un punto di equilibrio fra le aspettative di chi entra nel sistema dei cantieri e l'interesse a parteciparvi del maggior numero possibile di disoccupati.
Per quanto riguarda infine la posizione dei partecipanti ai cantieri nelle liste di Collocamento, in particolare per le assunzioni nel settore pubblico, la materia sfugge alla possibilità di intervento della Regione essendo disciplinata, in via generale, dalla normativa statale, in particolare dal DPR n. 392/87. Anche in questo caso ci si trova di fronte al difficile problema di conciliare le aspettative dei partecipanti ai cantieri che, proprio in forza della loro sia pur breve esperienza lavorativa, ritengono di avere una qualche priorità nell'accesso al posto di lavoro, con l'altrettanto legittima aspirazione ad un'occupazione di quei disoccupati che non hanno neppure avuto la possibilità di accedere ai cantieri e di fruire di un sia pur limitato sostegno economico che da ci deriva.
Il punto sollevato dai cantieristi è comunque stato trasmesso alla Commissione regionale per l'Impiego che lo ha già affrontato e il 18 febbraio lo segnalerà anche al Presidente della Commissione Lavoro del Senato, che sarà presente in quella sede con una delegazione della stessa Commissione Lavoro del Senato.
Dalle considerazioni svolte e da tutta l'esperienza dei cantieri risulta quindi confermata l'esigenza che questo intervento, che fu avviato a suo tempo in forma sperimentale per fronteggiare l'emergenza occupazionale della prima metà degli anni '80, al limite delle attribuzioni e delle possibilità di intervento legislativo delle Regioni, venga ricollocato nell'ambito di una legge quadro nazionale che ne definisca i principi fondamentali e che si propone al Consiglio di sollecitare attraverso un apposito ordine del giorno. Già 15 giorni fa ho proposto tale ordine del giorno ai Capigruppo consiliari, i quali lo hanno firmato. Prego pertanto la Presidenza del Consiglio di porre in votazione questo documento come conseguenza logica di quanto affermato in questa risposta. Ribadisco che tale ordine del giorno è stato sottoscritto da tutti i Capigruppo e si rivolge al livello centrale affinché la materia venga disciplinata da una legge quadro nazionale.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno menzionato dall'Assessore Cerchio, che è stato sottoscritto da tutti i Capigruppo, verrà posto in votazione successivamente.
Ha ora la parola il Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Innanzitutto devo precisare, signor Presidente, che la mia frase è stata precisa e non può essere equivocata. Mi sono ben guardato dal dire che l'Assessore è impotente. Ho detto che il governo regionale, pur movendosi, non ottiene risultati. Su questa materia non intendo pronunciarmi, naturalmente. Voglio pronunciarmi su quella più generale del governo regionale che indubbiamente mette buona volontà e impegno, ma contano i risultati.
Nessuno mette in discussione la buona volontà, l'impegno e la puntualità dell'Assessore, ci mancherebbe altro! Noi esplicitamente dichiariamo che mette buona volontà e si impegna, che è circostanziato nelle risposte.
Quello che non accettiamo è che si parli di sommesso e povero Assessore; dobbiamo concludere che è sommesso e povero il governo regionale? Noi vogliamo un governo regionale autorevole. Abbiamo spesso parlato di un sussulto di dignità perché nessuno di noi dimentica che sistematicamente siamo presi in giro dai Ministri del Governo centrale anche da quelli democristiani. Gli episodi sono troppi per ricordarli in questa sede. Non si tratta del fatto che ci menano per il naso di tanto in tanto, sistematicamente ci menano per il naso! Qui c'è un problema di sussulto di dignità, di autorevolezza, di capacità di avere potere contrattuale anche in sede di Governo centrale. Al di là della buona volontà, che nessuno mette in discussione, contano i fatti, i risultati.
Quanti e quali risultati la Giunta può vantare? Sarei curioso di ottenere una risposta.
Vediamo la questione dei cantieristi. La Regione integrerà gli interventi INAIL per gli infortuni, l'indennità giornaliera viene maggiorata, resta aperto il problema dei periodi di malattia. Non è competenza della Regione, anche qui si apre il problema di un confronto con il Governo centrale.
C'è il problema dello sbocco nel pubblico impiego. L'Assessore ha detto che la questione verrà segnalata al Governo centrale. Ci fa piacere che si segnali.
La Regione ha fatto un passo concreto, però non dimentico che quando abbiamo chiesto un miliardo in più per l'attività dei cantieri la Giunta ha fatto blocco, ha impedito che passasse un'idea che probabilmente era condivisa dalla stessa maggioranza. Ora si parla di un taglio del 30% e quindi torna a farsi più lacerante la contraddizione. Da una parte cresce l'emergenza inoccupazione, disoccupazione, disoccupazione speciale, cassa integrazione strutturale; dall'altra la Regione non è che si impegni maggiormente, si disimpegna progressivamente. Non dimentichiamo che altre Regioni italiane destinano all'emergenza disocuppazione - inoccupazione risorse non eccezionali, ma che sono tre, quattro, cinque volte superiori a quelle che destina la Regione Piemonte. C'è un disimpegno, il problema è enorme, non lo si risolve a Torino e in Piemonte e probabilmente nemmeno in Italia; si rendono necessarie politiche a livello continentale, perlomeno a livello della Comunità Europea, però ciascuno deve fare la sua parte. Qui si continua a parlare di emergenza disoccupazione, inoccupazione disoccupazione speciale, cassa integrazione destinata a non avere sbocchi occupazionali, ad essere mera assistenza finché questi lavoratori non verranno licenziati e al tempo stesso si destinano risorse del tutto marginali, ininfluenti. Ma se l'emergenza esiste perché non compiamo un grande sforzo, perché non troviamo risorse da altri capitoli del bilancio e li destiniamo a questa emergenza e al tempo stesso incalziamo lo Stato? Devo ricordare in questa sede gli impegni di riforma assunti dai vari Governi e non mantenuti? Ne abbiamo parlato lunedì. Sono decine e decine di impegni di cui si parla perlomeno da un decennio e che giacciono in Parlamento, passano dal Senato alla Camera. Quanti testi di riforma della cassa integrazione straordinaria abbiamo visto in questi anni? A decine non si è fatto assolutamente nulla e il Ministro Donat Cattin ha dichiarato che potranno trascorrere mesi o anni prima che si attui la riforma della cassa integrazione straordinaria.
Questa contraddizione si fa sempre più lacerante, ma anche a livello regionale perché se da una parte crescono i problemi, dall'altra dovrebbero crescere, almeno proporzionalmente, gli impegni finanziari, gli interventi concreti della Giunta regionale. Invece assistiamo ad un processo del tutto diverso: c'è un aggravamento generale della situazione e c'è un progressivo disimpegno della Giunta che si cela dietro il pretesto che le risorse sono poche. Secondo noi sono anche mal destinate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, do volentieri atto all'Assessore Cerchio di avere risposto con tempestività alle questioni che gli venivano sottoposte, anche se non aggiungo piena soddisfazione da parte del sottoscritto. Tempestività che non è usuale e che indica che le questioni non vengono prese sotto gamba. Però la tempestività non compensa la piena soddisfazione attorno ai quesiti che venivano posti, al di là delle interpellanze, dalle mobilitazioni e gli incontri promossi dai cantieristi. Provo a spiegarmi Assessore. Penso che ci siano cose fattibili e noi, con grande pazienza e tenacia, continueremo a riproporle alla sua attenzione sapendo che lei non ha intenzione di fare orecchie da mercante.
Partiamo da una situazione di fatto che è quella di precarizzazione di una fetta significativa e crescente di mercato del lavoro. Sappiamo che la legge di cui oggi i cantieristi si possono avvalere è stato il frutto di un'intensa fase contingente di mobilitazione che si determinò agli inizi degli anni '80 e che produsse quella prima valvola di sfogo.
Dopo quattro anni di vigenza di questa legge è evidente che abbiamo una situazione per cui la contingenza diventa permanenza, cioè il ricorso ad un lavoro precario, che doveva servire a sbarcare il lunario per una stagione sta diventando per migliaia di persone, per migliaia di famiglie in questa regione l'unica fonte di reddito. L'unica fonte di reddito addirittura in prospettiva! L'Assessore sa bene che coloro che ricorrono ai cantieri di lavoro sono in gran parte lavoratori non ricollocabili diversamente, che non rientrano in altre provvidenze, che non possono avvantaggiarsi dei contratti di formazione lavoro, cioè questi grandi sconti ai padroni che vengono fatti con il denaro pubblico. Ricorre ai cantieri di lavoro la parte più debole del mercato del lavoro attuale.
E' del tutto evidente che se per una stagione è tollerabile un minimo di precarietà, non è tollerabile che la stessa diventi condizione di vita soprattutto quando - e questo mi pare il caso - si riconosce l'utilità sociale delle prestazioni d'opera di questi lavoratori, cioè quando non si è di fronte ad un intervento meramente assistenziale, ma quando viene richiesto di adoperarsi per risolvere problemi di pubblica utilità quali sono i cantieri.
Voglio augurarmi che lei non abbia intenzione di fare orecchie da mercante e allora, se così è, lei ricorderà che proprio nell'incontro del 19 gennaio al secondo piano di questo palazzo i cantieristi, coscienti dei limiti di legge attuali entro cui dobbiamo operare, avanzavano proposte circostanziate e, a nostro avviso, fattibili. Colgo l'occasione per rilanciare quelle proposte, anche perché - a norma di Regolamento - i cantieristi che sono presenti oggi non hanno la possibilità di dirgliele direttamente. Oltretutto, condividendole in pieno, per noi è un compito anche agevole. Loro proponevano l'istituzione di un fondo regionale transitorio che, in attesa della normativa statale, consenta l'integrazione di malattia. Non so se nel riassunto per sommi capi che l'Assessore ha fatto questo passaggio è saltato, se in sostanza nella risposta articolata che vorrà consegnarci questo passaggio è compreso e possibilmente risolto cioè se ci si intende muovere nella direzione di istituire questo fondo transitorio, di modo che questi cantieristi, che sono lavoratori a tutti gli effetti, quando si ammalano possano avere la mutua. E' chiaro il discorso? Il secondo punto, anch'esso avanzato il 19 gennaio e su cui non mi pare di avvertire dall'intervento dell'Assessore un pieno accoglimento, riguarda l'estensione degli aumenti che sono stati delineati: il passaggio da 40 a 45.000 lire di indennità giornaliera è previsto o non previsto anche per i cantieristi del secondo semestre 1987? Ancora una volta è un problema di equità. Non mi diffondo sulle condizioni generali di reddito di questi lavoratori perché tutti quanti le conosciamo, soprattutto sappiamo che l'attuale compenso, oltreché eroso dall'inflazione, è anche mangiato dall'aumento delle ritenute fiscali portate intanto al 27%, quindi con il 27% di trattenute non sono 40.000, né saranno 45.000 lire pulite.
Su questi due punti (il fondo regionale transitorio e l'estensione degli aumenti per consentire un parziale recupero di quanto il Fisco si è già mangiato nel 1987) una qualche risposta più precisa io me la sarei aspettata.
E' indubbio che ci troviamo di fronte ad una coperta stretta, ma i sarti siete voi che sedete ai banchi del governo, ed allora se questa è un'emergenza - come continuiamo a ripeterci - il bilancio va costruito su queste priorità. In esso ci sono delle voci intoccabili che addirittura crescono. Ma su questo torneremo, signor Presidente, quando avremo finalmente modo di discutere del bilancio preventivo per il 1988. Ci sono delle voci e degli Assessorati che non si toccano, ci sono invece altre questioni di cui ci si sciacqua la bocca e questa dell'emergenza lavoro è una di quelle. Se la coperta è stretta è un problema di volontà politica.
Per volontà politica intendo questo: sono anni che i cantieristi continuano a battere su un tasto di equità sociale, di civiltà direi e cioè l'abolizione del limite dei 35 anni per l'assunzione per i livelli più bassi nel pubblico impiego, per il riconoscimento nelle graduatorie del collocamento pubblico dei lavori che intanto svolgono. Ad ogni vigilia elettorale ci sono i parlamentari di turno che incontrano i cantieristi e si prendono gli impegni per abrogare queste norme inique che a livello nazionale permangono e per abolire, oltreché il limite di età, la fedina penale che è un ulteriore handicap per ricollocare questi lavoratori. Ma una volta finita la festa: eccetera, eccetera, eccetera. Assessore, da tutti i pellegrinaggi settimanali che lei fa a Roma - di cui do volentieri atto perché è quanto meno sintomo di interesse - non mi aspetto i miracoli (anche perché non credo ai miracoli), ma sicuramente qualche impegno più stringente e meno vacuo di quello che abbiamo potuto afferrare lunedì scorso in Piazza Castello da parte delle autorità di Governo centrale mettendo in palio - come si dice in questi casi, Assessore tutto il proprio peso, cioè il suo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Non ripeterò le cose dette dai colleghi Calligaro e Staglianò che mi hanno preceduto e che condivido. L'Assessore ci ha spiegato che ha poche competenze e ha ancora meno soldi. Quando un governo ha pochi soldi deve fare delle scelte di priorità, perché distribuire quei pochi soldi a pioggia significa non governare. Fare delle scelte di priorità per investire risorse significa decidere a favore di alcuni e non a favore di altri. Assessore Cerchio, ciò che questa Amministrazione deve decidere è se l'emergenza occupazione è una priorità o no, e se è una priorità è evidente che in questo settore l'Amministrazione deve dirottare delle risorse.
Proposte ci sono, ad esempio quella di un fondo straordinario che l'Amministrazione non ha ancora accolto. La scelta che non traspare è quella di individuare l'emergenza occupazione, i problemi di chi non ha un lavoro, di chi non riesce a sbarcare il lunario come uno dei problemi prioritari. Nei cantieri sono collocati lavoratori disoccupati in gran parte appartenenti a nuclei familiari a reddito zero, quindi nuclei familiari a rischio, i quali con le 40.000 lire al giorno che provengono loro dalla partecipazione al cantiere molto spesso non riescono neanche a sbarcare il lunario. Fare un discorso di priorità significa individuare in quest'area uno degli strati della popolazione piemontese verso cui occorre avere particolare attenzione e comprendere che se a questi nuclei familiari vengono a mancare, a causa di infortunio o di malattia, anche quelle 40.000 lire al giorno, sono gravi i problemi che si presentano. L'Assessore ha detto che finalmente è stata assunta una deliberazione da parte della Giunta, che dovrà essere esaminata dal Consiglio regionale, in cui si ipotizza una soluzione per quanto riguarda l'infortunio. Noi diciamo: bene era ora! E' vero che l'Assessore Cerchio ha assunto da pochi mesi l'incarico di Assessore al lavoro, ma è oltretutto vero che il colore della Amministrazione non è cambiato e la questione dell'indennità di malattia e d'infortunio per i cantieristi non è sorta da qualche settimana, è una questione vecchia di almeno un anno e mezzo. Allora, meno male che dopo un anno e mezzo si trova una soluzione per uno dei problemi: l'infortunio.
Resta però il problema: che cosa si è fatto in questo anno e mezzo precisamente dal giorno in cui il Presidente della Giunta regionale ha inviato a tutti i Comuni una circolare con la quale si informava circa l'illegittimità della corresponsione dell'indennità di malattia? Questo è successo! Il Presidente della Giunta regionale, in seguito alla presa di posizione del Ministero, inviò tale circolare a tutti i Comuni. Da quel momento, ed è passato circa un anno e mezzo, questa Giunta che cosa ha fatto nei confronti del Governo per risolvere questa questione? Oggi l'Assessore ci dice: "Abbiamo posto e porremo nuovamente il problema al Ministero". Ma da allora si è perso un anno e mezzo.
Ultima considerazione. Ritengo che sarebbe opportuno un minimo di coordinamento tra la Giunta regionale e i Comuni, almeno il Comune capoluogo. Ho sotto gli occhi una deliberazione del Comune di Torino datata 26 gennaio, che di fatto ha già deciso di corrispondere ai cantieristi l'indennità per gli infortuni i primi tre giorni e per i giorni successivi la quota che non corrisponde l'INAIL. Questo va benissimo. Però sussiste il problema di coordinamento, nel senso che se il Comune di Torino ha già deliberato, mentre gli altri Comuni della provincia di Torino e della Regione no perché aspettano che la deliberazione regionale venga esaminata e approvata dal Consiglio ed entri in vigore, nei prossimi due o tre mesi si determinerà nuovamente, come è avvenuto in passato, una disparità di trattamento assistenziale tra i cantieristi del Comune di Torino e quelli di altri Comuni della stessa provincia di Torino e della regione. I cantieristi del Comune di Torino - e, meno male! - percepiranno, non appena il Co.Re.Co. visterà la relativa deliberazione, l'indennità di infortunio i cantieristi degli altri Comuni della provincia di Torino e della regione finché i Comuni non deliberano (perché aspettano la deliberazione regionale), non percepiranno questa indennità, almeno per una certa fase.
Esiste quindi un problema di coordinamento.
Chiedo all'Assessore se non sia il caso di inviare una circolare a tutti i Comuni che hanno in atto cantieri invitandoli a deliberare, alla luce del fatto che il Comune di Torino ha deliberato, che la Giunta regionale ha già deliberato e che probabilmente il Consiglio regionale approverà la deliberazione relativa alla corresponsione dell'indennità di infortunio.
Quando si tratta di povera gente, determinare delle sperequazioni è un'azione non accettabile!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio per una breve replica.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Le due interrogazioni di cui abbiamo parlato stamani, data la rilevanza degli argomenti, sono diventate sostanzialmente due comunicazioni: l'una verteva su tutta la dinamica occupazionale del VCO, l'altra legata ai cantieri di lavoro. Ringrazio il collega Montefalchesi per avermi fornito questa segnalazione, non mi era nota, evidentemente non è dato saperla all'Assessore. E' dato comunque all'Assessore, conoscendo da oggi questa iniziativa del Comune di Torino, di sollecitare, con una cordiale e vivace presa di posizione del Consiglio regionale e dell'Assessorato, che ci sia assonanza. Altrimenti, si creeranno situazioni di disparità fra coloro che operano all'interno dell'area metropolitana torinese e coloro che invece operano al di fuori di questo sistema.
Vorrei ancora rilevare che se diamo corso a questa presa di posizione che vuole suonare di adesione a tutta una serie di problematiche che in parte sono di competenza regionale ma soprattutto sono di competenza nazionale, la sintesi operativa e unitaria di un ordine del giorno redatto dall'Assessore e firmato da tutti i Gruppi consiliari credo sia la necessaria conseguenza dell'impegno da parte della Giunta di rispondere a tutti i quesiti nel percorso successivo che andremo a realizzare in sintonia su questo grande problema.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 424 sui cantieri di lavoro di cui ha riferito l'Assessore Cerchio e sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che nel 1984, a fronte di una situazione occupazionale particolarmente difficile e d'intesa con lo stesso Ministero del Lavoro vennero riattivati in Piemonte i cantieri di lavoro di cui alla legge n.
264/49 con una apposita legge regionale (L.R. n. 55/84) che pur ridefinendo l'intervento non poteva dare allo stesso una disciplina completamente innovativa, stante i limiti istituzionali delle Regioni nella materia rilevato che l'esperienza di questi anni ha confermato la validità, pur nell'ambito dei limitati obiettivi che lo stesso si proponeva dell'intervento attraverso i cantieri di lavoro per alleviare, sia pure in modo temporaneo, le più gravi situazioni di disoccupazione constatato tuttavia che la mancanza di un'adeguata riformulazione, a livello nazionale, della disciplina dell'istituto dei cantieri di lavoro e in particolare della posizione giuridica ed economica dei lavoratori partecipanti agli stessi, aspetti che non possono essere definiti a livello regionale, determinano situazioni insoddisfacenti sotto il profilo economico e sociale per i partecipanti ai cantieri e, più in generale rendono problematica un'organizzazione e una gestione degli interventi adeguata agli obiettivi che si intendono perseguire e coerenti con consolidati principi sociali costituzionalmente riconosciuti rilevato in particolare che la configurazione del rapporto instaurato dai cantieristi come 'assistenziale' e non 'di lavoro' determina la difficoltà di riconoscere istituti e forme di tutela propri di questo rapporto (indennità di malattia, ferie ecc.) i n v i t a il Governo ed il Parlamento ad adottare una legge quadro nazionale in materia di cantieri di lavoro che superi l'obsoleta e incompleta disciplina delle leggi nn. 264/49 e 418/75, e possa costituire un'aggiornata normativa di principio cui le Regioni possano far riferimento, rivedendo in particolare gli aspetti connessi all'inquadramento dell'istituto del 'cantiere di lavoro', in particolare per quanto attiene alla configurazione del rapporto che si instaura fra ente locale gestore del cantiere e disoccupati partecipanti agli stessi nei suoi diversi aspetti giuridici ed economici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 406 del Consigliere Pezzana e ordine del giorno n. 422 dei Consiglieri Picco, Bontempi, Maccari, Vetrino, Marchini e Mignone sulla costituzione dell'Unione Europea


PRESIDENTE

Chiedo alla cortesia dei Consiglieri di poter anticipare la discussione del punto 12) all'o.d.g. inerente due ordini del giorno, presentati l'uno dal Consigliere Pezzana, l'altro dai Consiglieri Picco, Bontempi, Maccari Vetrino, Marchini e Mignone sulla costituzione dell'Unione Europea.
Desidero ricordare al Consiglio che è in corso a Bruxelles una riunione dei Primi Ministri per il Consiglio d'Europa. Da qui nasce l'esigenza di approvare un ordine del giorno prima che il consesso dei Ministri termini i suoi lavori.
Nel dare prima la parola al Consigliere Pezzana, che ha presentato l'ordine del giorno n. 406, gli chiedo se è disponibile a convergere sull'ordine del giorno n. 422. Il Consigliere Pezzana ha pertanto facoltà di intervenire.



PEZZANA Angelo

Credo di dover intervenire per primo solo per motivi temporali in quanto il mio ordine del giorno è stato presentato a dicembre e anche per ribadire che nella sostanza l'ordine del giorno firmato da quasi tutti gli altri Gruppi non mi trova così in disaccordo. L'unica differenza è che il mio documento prevede un referendum da tenersi prima delle elezioni europee del 1989, perché un referendum incentrato soltanto sulla questione dei poteri da conferire al Parlamento europeo, secondo me e credo secondo la logica di chiunque, darebbe più valore al discorso politico sull'Europa.
In questo ordine del giorno invece si vuole unire il referendum alle elezioni politiche europee e noi sappiamo benissimo che la logica di partito ha sempre trasformato anche le elezioni europee in momenti in cui i singoli Partiti tiravano acqua al proprio mulino, per cui il discorso europeo era semplicemente una vernice di facciata che nascondeva la politica nazionale.
Non ho aderito a questo intergruppo consiliare - intendo ribadirlo come ho fatto l'altro giorno alla riunione del Movimento federalista che aveva invitato a parteciparvi i Gruppi politici - per il fatto che escludere un Gruppo politico presente in quest'aula, oltretutto presente nel Parlamento europeo, anche se di posizioni politiche e ideologiche contrarie a quelle di altri Gruppi, mi sembra una dimostrazione che chi opera questa esclusione in realtà non agisce in base a una logica democratica, ma ad una logica di discriminazione che non fa onore a chi la attua. Questa è una posizione ricorrente; ogniqualvolta si discrimina un Gruppo politico in questo Consiglio, credo che dovere di una persona che si comporta in maniera democratica, e non si richiama soltanto ai valori democratici, sia quello di non accettare questa discriminazione.
Detto questo, pur non facendo parte di tale intergruppo e ritenendo che se si fosse voluto dare forza reale al discorso dei poteri nuovi da conferire al Parlamento europeo un referendum avrebbe dovuto essere fatto separatamente, mi sembra comunque estremamente innovativo a livello europeo il fatto che l'Italia sia il primo Paese, a quanto mi risulta, che proponga una scheda referendaria da unirsi a quella della consultazione politica europea e quindi può essere un grosso segnale da dare ai Governi e alle istituzioni locali degli altri Paesi d'Europa.
Mi sembra importante che questo ordine del giorno venga approvato subito e possibilmente venga trasmesso via fax o via telex il più presto possibile a Bruxelles. Non so come sarà formata la delegazione italiana perché essendo caduto il Governo forse saremo assenti anche lì, come d'altronde da altre parti, non ultimo l'incontro svoltosi a Londra al quale il Ministro alla Sanità, Donat Cattin, non ha partecipato per cui l'Italia non era rappresentata. Un ordine del giorno della Regione Piemonte che arrivi in decine di minuti a Bruxelles mi sembrerebbe un'indicazione che presenta in modo forte la politica del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Pezzana che ritira il suo documento e converge sull'ordine del giorno n. 422.
Ha chiesto la parola il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, sono colto di sorpresa rispetto alla programmazione dei lavori, ma convergo sull'opportunità di accelerare al massimo l'approvazione di questo documento; voglio dare una giustificazione al fatto che questo documento rechi le firme di alcuni Gruppi consiliari e non di altri.
L'idea della costituzione di un intergruppo per i problemi dell'unificazione europea si sta facendo strada; ho fatto alcuni sondaggi non a titolo personale ma a nome di alcune forze politiche, ed ho avuto risposte che sembravano accettare solo l'ipotesi della presenza di tutti i Gruppi consiliari. Su alcuni temi, sia pure sui quali si ottengono vaste convergenze, vi sono nei risvolti delle politiche nazionali posizioni che non sono necessariamente ideologiche ma che si collocano diversamente sulle prospettive attuali e su quelle storiche dell'unificazione europea.
Quindi - parlo a nome del mio Gruppo - noi non escludiamo che vi possano essere, rispetto agli obiettivi generali di aggregazione sulla tematica dell'unificazione europea, più vaste convergenze rispetto ai sei firmatari dell'ordine del giorno. Volevamo però avere la possibilità di confrontarci per verificare se effettivamente sono possibili percorsi comuni. Quindi nessuna chiusura e nessun giudizio definitivo sulla aggregazione; l'esigenza di chiarezza, da tutti invocata, può avere spazio nei dibattiti e nel confronto.
Detto questo, so che il Consigliere Pezzana aveva presentato un ordine del giorno rispetto al quale la differenziazione da quello da noi sottoscritto concerne sostanzialmente la non contemporaneità del referendum con le elezioni europee del 1989.
Credo di non dovere dare giustificazioni di tipo ideologico a queste posizioni; il gruppo Spinelli e gli intergruppi che si sono costituiti a livello del Parlamento europeo e del Parlamento nazionale, anche su sollecitazione del Movimento federalista europeo, avevano concordato sulle ipotesi di non proliferazione dell'uso dello strumento referendario. Esiste convergenza sui futuri poteri costituenti al prossimo Parlamento europeo e sull'esigenza di una strategia non dispersiva rispetto ad impegni ed obiettivi da conseguirsi nelle due passate legislature del Parlamento europeo. Altri obiettivi ben noti sono connessi alla moneta europea, ai sistemi difensivi europei, ad una politica industriale e di sviluppo delle Regioni europee; temi sui quali non credo sia il caso qui di trattenerci esiste comunque una vasta area di aggregazione di consensi.
Con questo ordine del giorno chiediamo che Governo e Parlamento nell'ambito delle rispettive competenze procedurali, provvedano a sancire l'unicità di consultazione per il Parlamento europeo (rinnovo previsto dopo la scadenza quinquennale) con un referendum consultivo sull'attribuzione di potere costituente al Parlamento europeo e di operare affinché si giunga comunque al referendum consultivo in Italia. Ciò anche in considerazione del fatto che il nostro Paese, su queste tematiche, ha svolto in passato anche per merito di Spinelli, un ruolo di primogenitura e di battipista.
Allo studio da noi tracciato altri Paesi, seppur convinti delle stesse tematiche, hanno solo successivamente orientato i loro consensi.
L'ordine del giorno chiede che questo impegno venga richiesto anche ai Parlamenti e ai Governi degli Stati membri della Comunità perché anch'essi approvino questa proposta di referendum consultivo associato alle elezioni del 1989.
Ringrazio il Consigliere Pezzana per la sua possibile convergenza su questi temi; chiediamo che analoga sia anche per altre forze politiche o raggruppamenti del Consiglio regionale. Intendendoci porre in condizione di apertura e non di chiusura, di aggregazione e non di discriminazione rispetto alle altre forze politiche e Gruppi del Consiglio regionale, i temi sono di interesse generale e vanno ben al di là delle strategie strumentali che possono caratterizzare i corti percorsi.
L'avvenire ci riserva l'esigenza di impegni comuni; tanto maggiore sarà l'aggregazione, tanto più tempestiva sarà la risposta alle sollecitazioni che ci vengono dai popoli europei.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sarò telegrafico. Noi abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno finalizzato all'assunzione rapida di una posizione, che rendesse possibile un sostanziale passo in avanti di un processo di attribuzione di poteri al Parlamento europeo. Pertanto lo voteremo. Auspichiamo innanzitutto che venga inviato oggi stesso a Bruxelles, come il Presidente Viglione ha ricordato fosse opportuno fare.
Per quanto riguarda l'intergruppo valuterei positivamente la trattazione della questione relativa a struttura, modalità e forma nella sede dei Capigruppo che ritengo sia la sede propria; disponiamo già dello strumento Consulta, dobbiamo valutarne l'utilizzazione. Con ciò rispondendo alla strutturazione regionale e quindi alla possibilità di tutti i Gruppi di fare parte di questo intergruppo che ha per oggetto una materia così importante, sulla base di comuni volontà, ma soprattutto di un corretto rapporto da definirsi in quella sede.
Un'ultima considerazione: nell'ordine del giorno non si parla di intergruppo, ma di obiettivi. Per quanto riguarda lo strumento, che è pure molto importante, ritengo che in una riunione dei Capigruppo - magari aperta ai firmatari dell'ordine del giorno qualora non siano Capigruppo si possa addivenire ad una sua struttura corretta ed equa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Devo dichiarare innanzitutto che anche da parte nostra ci sarà l'adesione a questo ordine del giorno in quanto si colloca in una posizione che i parlamentari della Destra Europea hanno sempre sostenuto sin dalle prime sedute tenutesi in quella sede nel 1979 e che hanno ribadito e richiesto in numerose occasioni, ovvero l'attribuzione di poteri costituenti al Parlamento europeo. Quindi c'è la nostra piena adesione per questa ragione che non è solo di oggi, ma di epoca antica e, nello stesso tempo, devo esprimere l'assurdità della discriminazione che, non in questa sede consiliare ma nella sede del Movimento Federalista Europeo, è stata proposta se non decisa nei confronti della nostra forza politica: discriminazione a partecipare al costituendo intergruppo consiliare, il che è stata una proposta o decisione che indubbiamente ci discrimina o tenderebbe a discriminarci ancora una volta.
Voglio confidare che nella sede istituzionale in cui si costituirà questo intergruppo la preclusione a far partecipare la nostra forza politica non ci sarà, segnatamente perché noi sulle tematiche dell'ordine del giorno siamo perfettamente d'accordo. In difetto si tornerebbe in alto mare con la solita vieta, assurda e antistorica questione di discriminare il Movimento Sociale Italiano segnatamente nella partecipazione a sedi e ad organismi a contenuto prevalentemente istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei anch'io rapidamente esprimere l'adesione del Gruppo socialista a questo ordine del giorno e la soddisfazione che questo ordine del giorno possa raccogliere, come sta raccogliendo, la più larga adesione, se non l'unanime consenso, da parte di questa assemblea regionale.
Rappresenta un momento molto significativo in quanto pone all'attenzione dell'opinione pubblica il ruolo del Parlamento europeo e dei suoi poteri. E' quindi importante accompagnare, o magari far precedere alle elezioni generali europee del 1989 un'iniziativa che sottolinei la rilevanza, la necessità che vengano riconosciuti poteri più significativi al Parlamento europeo. Questo nel quadro di una situazione generale a livello mondiale nella quale l'Europa ha sempre più bisogno di potere esprimersi come una grande forza, a differenza di quanto è avvenuto in questi anni: infatti, dalle grandi speranze accese dalla prima elezione del Parlamento europeo ad oggi si è potuto registrare una caduta. E' prevalsa sempre di più la concezione "gollista" dell'Europa delle patrie rispetto all'Europa delle Regioni. Allora è necessario che vi sia un nuovo raccordo perché l'Europa possa esprimersi più compiutamente, più incisivamente sui vari problemi a livello mondiale, che riguardano non solo la pace e la cooperazione internazionale, ma anche i rapporti tra gli Stati e le Regioni in questo caso.
Siamo pertanto favorevoli a vedere, a livello di iniziative di intergruppo consiliare, che cosa è possibile fare per sensibilizzare il Governo italiano, l'opinione pubblica e le varie articolazioni per giungere con iniziative nostre a realizzare un momento capace di promuovere attenzioni nuove anche negli altri Paesi d'Europa per dare alle attese e alle speranze suscitate dalla prima elezione del Parlamento europeo altrettanto significative risposte affinché il Parlamento europeo possa essere sempre più capace di rappresentare l'Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, desidero innanzitutto apprezzare la sua iniziativa di aver voluto anticipare la discussione di questo ordine del giorno per fare in modo che venga possibilmente votato oggi in coincidenza con la riunione che si sta svolgendo in questo momento a Bruxelles.
L'altra settimana ho partecipato a Roma, a nome della Giunta regionale al Consiglio Nazionale dell'AICCRE; per la Città di Torino era presente il Sindaco. A questo incontro hanno partecipato il Ministro degli Esteri Andreotti e il Sindaco di Roma. Durante questa riunione i rappresentanti dei Partiti nazionali hanno rimesso a fuoco la situazione dell'Europa hanno posto in evidenza le difficoltà che tuttora si intravedono nella sua realizzazione e hanno prospettato una serie di progetti e di programmi invitando soprattutto (questo è stato un denominatore comune di tutti gli interventi dei rappresentanti dei Partiti nazionali) i poteri locali a svolgere un ruolo di raccordo con le comunità regionali affinché non soltanto nella Regione Piemonte, ma anche nei suoi Comuni (così come per le altre Regioni) il discorso dell'Europa, i problemi dell'Europa vengano posti all'attenzione dei cittadini in modo da non arrivare alla prossima scadenza elettorale del 1989 con una campagna elettorale affrettata e forse con un elettorato scarsamente sensibilizzato e soprattutto scarsamente informato sui problemi del Parlamento europeo.
Ritengo che questo ordine del giorno sia molto opportuno; non ci sono Consiglieri regionali che vogliono essere più europei degli altri, è un'iniziativa che intende riportare in tutta la sua evidenza un problema che è anche di questo consesso regionale e dunque credo che dall'iniziativa di questi Consiglieri possa maturare la condizione in quella riunione di Capigruppo che si auspicava, eventualmente allargata ai firmatari di questo ordine del giorno, per fare in modo che in questo Consiglio regionale si riparli di Europa.
La Consulta regionale è un organo che il nostro ordinamento ha voluto che tutti al momento opportuno abbiamo votato inserendo i nostri rappresentanti; occorre che questa Consulta svolga il suo ruolo e possa quindi funzionare. Uno dei compiti di questi Consiglieri regionali è quello di portare, attraverso le loro tematiche, i loro propositi, i loro progetti, un raccordo nuovo con la Consulta regionale che poi è raccordo con la società e quindi con i Comuni e fare in modo che questo argomento non venga abbandonato, ma continui a vivere nella nostra assemblea.
Il Gruppo repubblicano conferma il voto favorevole all'ordine del giorno e ribadisce di apprezzare non solo l'iniziativa del Presidente del Consiglio di porlo in votazione in giornata, ma anche quella dei Consiglieri regionali che hanno voluto portare all'attenzione questo problema che viene sollecitato a livello governativo, a livello delle associazioni dei Comuni d'Europa, a livello dell'associazione delle Regioni d'Europa (organo ormai costituito). Credo pertanto che il Consiglio stia assolvendo un compito che non solo gli è proprio, ma doveroso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ha sottoscritto il documento, ne condivide le motivazioni e gli obiettivi.
Ma, posto che la sottoscrizione così numerosa ci sembrava consentisse di evitare un dibattito che si rivela sempre più ripetitivo e déjà visto e sentito, ci sembra necessario dire che ad avviso dei liberali (che certamente non sono primi di altri, ma non sono secondi a nessuno su questa questione) non si può non registrare che rispetto al processo di integrazione l'Europa è rimasta - come dice Zanone - una ninfa. Come voi sapete, il termine ninfa ha due significati: quella che abita nei boschi è una creatura affascinante, l'altra riguarda una formazione di vita che non riesce a schiudersi. Purtroppo Zanone parlando dell'Europa si riferisce al secondo significato.
Colleghi Consiglieri, possiamo fare tutti i documenti che vogliamo, ma non possiamo nei confronti dei cittadini continuare a comportarci in termini strabici, chiedere ai cittadini di costruire l'Europa, consentire ai soggetti forti della società di costruire una loro Europa e poi come istituzione e come forze di governo non costruire, per quello che ci compete, l'Europa. L'Europa dei cittadini è nella loro cultura, nella loro coscienza, nei loro ideali; l'Europa "des affaires" è quella dell'ing. De Benedetti e di altri soggetti. L'Europa che si vuole realizzare con il documento che stiamo approvando è uno Stato che deve cominciare a maturare al proprio interno un obiettivo politico abbastanza coerente. Le forze politiche che sottoscrivono questi documenti non sono molto coerenti rispetto all'esigenza di creare la politica europea, se non riconoscono per esempio, l'esigenza di un'integrazione europea a livello di politica energetica e non, viceversa, di essere isole privilegiate rispetto ad altri; significa, ancora, accettare l'esigenza di un'integrazione politica europea a livello di politica militare di difesa.
Questi sono i veri dibattiti su cui si costruisce il consenso all'Europa non più come ideale da "guerra dei trent'anni", ma come prospettiva diversa del modo di essere della società piemontese per l'integrazione sulla politica estera, sui grandi interventi. Le forze politiche che mettono in discussione la politica che stanno svolgendo il Ministro della Difesa e il Ministro degli Esteri in Iran, che continuano a ritenere che l'Europa debba fare una politica europea che tenda più alla solidarietà mediterranea che alla solidarietà mitteleuropea, non compiono un'attività di governo che fa crescere questa ninfa e la fa diventare uno Stato, è un modo di atteggiarsi molto strabico che chiede ai cittadini di fare cose alle quali profondamente non crede. Se si rifiuta di prendere atto che l'Europa non può non avere gli F-16 sul proprio territorio è difficile costruire l'integrazione europea, si può essere contrari agli F 16, ma non si può non sapere che l'Europa si costruisce sulla soluzione dei nodi politici che ha di fronte. Per carità, fanno bene le forze politiche soprattutto ai livelli che ci vedono presenti, a cercare di non fare scendere questa ninfa dal livello al quale siamo riusciti a farla crescere ma dobbiamo anche sapere che essa sboccerà a nuova vita nella misura in cui l'Europa non sarà più soltanto una prospettiva ideale, ma una prospettiva politica che dà ai cittadini delle opzioni politiche sulle quali pronunciarsi: sarà quella dei lavoratori, sarà quella dei cittadini del futuro, ma che vogliono sapere che tipo di politica si fa in termini di energia, che politica si fa in termini di politica estera, che politica si fa in termini di difesa.
E' intorno a questo obiettivo comune che si costruisce la solidarietà dei cittadini e dei soggetti sociali nei confronti della nuova istituzione altrimenti temiamo che ci sarà l'Europa "des affaires" costruita dai gruppi forti della società e ci sarà l'Europa "delle parole" costruita dai politici.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Mi ero iscritto a parlare per fare una dichiarazione di voto e devo dire che il collega Marchini mi ha dato uno spunto ulteriore confermando che la mia intenzione era del tutto legittima ed opportuna. L'ordine del giorno che stiamo per approvare potrebbe avere grande rilievo politico perché affronta un tema molto importante, quello inerente agli organismi sovranazionali in grado di dare delle risposte ai problemi della mondialità. Ormai siamo in un mondo dove non esistono più barriere e che è sempre più interdipendente dal punto di vista della stessa sua sopravvivenza. Un ordine del giorno come questo, che chiede giustamente il rafforzamento dell'ipotesi dell'Europa unita anche attraverso la partecipazione dei popoli, non può non fare i conti con i nodi politici che un'Europa unita dovrà affrontare. E' proprio su questo punto che esprimo il mio dissenso alle forze che hanno presentato questo ordine del giorno, non per le cose che in esso sono dette, ma per quelle che non sono dette, per il tipo di Europa che si vuole andare a costituire, tra l'altro rafforzando l'ipotesi del Movimento Federalista Europeo che ha già cercato di dare delle soluzioni ad alcuni nodi politici. Per esempio, di fronte al tema del rapporto Est-Ovest e sul problema del potenziamento degli armamenti e della pericolosità che hanno raggiunto in questi anni, l'Europa non ha certamente dimostrato di essere in grado di attivare istituzionalmente e politicamente delle iniziative capaci di rafforzare la politica di disarmo; tant'è vero che lo stesso accordo Reagan-Gorbaciov è visto dall'insieme dei Paesi europei in termini problematici e preoccupati: dietro a questa preoccupazione vi è infatti la concezione di un'Europa dei rapporti istituzionali e politici che non può essere accettata.
D'altra parte i popoli europei hanno già espresso in questi anni la volontà di unità. Deve essere ricordato, in questo Consiglio regionale, il fatto che dal 1981 in poi vi sono state grandiose ed immense mobilitazioni popolari contro l'installazione degli euromissili ad Est e ad Ovest; queste grandiose ed immense mobilitazioni popolari coordinate dal Movimento per la pace europeo, che si sono svolte contemporaneamente in tutte le grandi città europee, sono state calpestate dalle istituzioni europee e nazionali non sono state considerate per l'importanza e per la valenza politica etica e morale che esse rappresentavano. Per cui richiamare i popoli ad essere protagonisti nella costruzione dell'Europa è un appello talmente generico che non può essere accettato e considerato nello spirito con il quale è posto in questo ordine del giorno.
Per quanto riguarda quindi il ruolo dell'Europa vi sono dei dissensi: l'Europa è divisa, ad esempio, sul problema della concezione della sicurezza e del cosiddetto sistema di sicurezza. In quest'aula è bene che si sappia che vi sono alcune forze politiche che hanno al loro interno queste posizioni; posizioni che dovrebbero emergere con più forza tra chi non crede che la risposta europea all'accordo Est-Ovest sia quella di creare una forza militare europea autonoma, ma che invece sia necessario rompere la logica dei blocchi militari per liberare forze nuove nei Paesi dell'Est, però questo può essere fatto solo nella misura in cui nell'Europa occidentale si liberano realmente forze nuove e popolari. Questo è un punto importante che non può non essere evidenziato.
Ancora un altro aspetto che deve essere significato: l'Europa non sta dando prova, rispetto ad alcuni nodi drammatici a livello internazionale di essere in grado di attivare un nuovo modo di essere. L'esempio tipico è la questione palestinese: sulla questione palestinese l'Europa non ha attivato la sua piena forza politica per rafforzare l'idea di arrivare rapidamente ad una conferenza europea di pace che riesca a risolvere finalmente la questione di una patria ai palestinesi. L'Europa in questo senso potrebbe svolgere un grande ruolo, eppure non va al di là di comunicati e di ordini del giorno, che lasciano il tempo che trovano! Inoltre l'Europa non dà certamente il meglio di se stessa per quanto riguarda la politica comune europea dal punto di vista economico, culturale e sociale nei confronti dei Paesi del Terzo Mondo, i Paesi in via di sviluppo. In questi rapporti infatti c'è un processo di colonizzazione economico-sociale e culturale che pervade ancora il modo di essere delle politiche degli Stati europei e della stessa Comunità Europea.
Per quanto riguarda invece la questione ambientale, le direttive che vengono sollecitate dalla Commissione europea vengono recepite proprio da noi italiani, Parlamento e Governo italiano, con ben cinque anni di ritardo rispetto alla direttiva europea. Mi sto riferendo alla direttiva Seveso.
Oppure vedono l'Italia continuamente sul banco degli imputati alla Corte de L'Aia per inapplicazione delle direttive della Comunità Economica Europea.
E' questa la volontà popolare, è questa la volontà dell'unità europea che si intende esprimere? Sono domande alle quali occorre dare delle risposte di contenuto. Porto quindi una voce di dissenso di merito rispetto a questo ordine del giorno. Ritengo che su questo ordine del giorno si possa convenire in linea del tutto teorica; pertanto mi asterrò, ma con l'auspicio che rimanga aperta la vera partita affinché si possano dare contenuto e gambe alle cose in esso dette: con quali strumenti, con quale classe politica, con quale credibilità le forze europee sono in grado di dare all'Europa un'immagine diversa dalla sua storia passata? Che è stata una storia che ha preoccupato molto dal punto di vista culturale e politico nel mondo.
Ho voluto intervenire per esprimere queste valutazioni; dietro questo ordine del giorno ci stanno nodi che io non vedo risolti e quindi il mio voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 422, al quale ha aderito anche il Consigliere Pezzana avendo ritirato il suo (n. 406), il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte consapevole che: tutti i problemi relativi al benessere ed alla sicurezza degli europei hanno ormai una dimensione europea e mondiale né la Comunità Europea nella sua struttura attuale, né gli Stati che ne fanno parte, possono, da soli, affrontare le molteplici sfide politiche ed economiche, interne ed internazionali, che si presentano loro è, pertanto, necessario fare progredire, senza indugio, il processo di unificazione europea verso la costituzione di un'Unione Europea che tenga conto del Progetto di Trattato approvato, a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo fin dal 1984 gli Stati si sono sottratti, fino ad ora, agli impegni che essi stessi avevano assunto sin dal 1974 di elaborare il testo definitivo di un Trattato per definire la costituzione dell'Unione Europea, sulla base del progetto di Trattato elaborato dal Parlamento europeo da sottoporre direttamente agli Stati membri per la ratifica è illusorio tentare di costruire l'Europa, come si è fatto sinora senza chiamare all'opera il popolo che viene invitato a votare, ma non ancora, a scegliere, con il suo voto, che cosa deve essere e che cosa deve fare l'Europa i diritti democratici dei cittadini, se valgono a livello dei Comuni delle Regioni e delle Nazioni, devono valere, e a maggior ragione, a livello europeo, dove è in gioco il destino dei popoli europei e delle future generazioni è necessario affidare al Parlamento europeo un mandato costituente allo scopo di redigere, sulla base della scelta degli elettori e della sovranità del popolo, la costituzione dell'Unione europea c h i e d e al Parlamento ed al Governo italiano di approvare, senza indugio, una legge che integri il voto europeo del 1989 per il rinnovo del Parlamento europeo con un referendum consultivo circa l'attribuzione dei poteri costituenti al Parlamento europeo e di operare affinché si giunga comunque al referendum consultivo in Italia nella considerazione che se l'Italia darà l'esempio finirà con l'essere seguita ai Parlamenti ed ai Governi degli Stati membri della Comunità Europea di approvare analoghe leggi per l'abbinamento alle elezioni europee di un uguale referendum consultivo al Governo italiano di farsi promotore di adeguate iniziative presso gli Stati membri della Comunità Europea perché anch'essi adottino la proposta di referendum consultivo associato all'elezione europea del 1989 i n v i a il presente ordine del giorno alla Presidenza del Consiglio, ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica Italiana, ai Presidenti dei Parlamenti ed ai Presidenti del Consiglio dei Ministri degli Stati membri della Comunità Europea, al Presidente del Parlamento europeo ai Presidenti dei Gruppi parlamentari italiani ed europei, agli organi di informazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli e 4 astensioni.
Sono lieto di comunicare al Consiglio che in questo momento l'agenzia di stampa ANSA ha informato che 110 senatori hanno presentato una mozione per impegnare il Governo a sostenere il prossimo Parlamento.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, in attesa di poter disporre delle fotocopie dei documenti che sono stati predisposti in merito alla questione del disinquinamento della Valle Bormida ed anche per decidere come si procederà in ordine agli stessi documenti, proporrei di avviare il dibattito su Promark, di cui al punto 5) dell'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Non sono d'accordo ad iniziare la discussione su Promark. Il problema degli ordini del giorno presentati sulla questione della Valle Bormida rappresenta una discussione tutta aperta e di grandissima importanza.
Volerlo ridurre ad una discussione burocratica a livello di votazione significa privare questo Consiglio di qualunque potere di intervento su una bozza di programma che la Giunta ha presentato e che non ha trovato d'accordo alcun Gruppo. Inoltre, essendo tale questione non solo tutta aperta ma rilevantissima, chiedo se non sia il caso di sospendere la riunione qualche minuto in attesa che vengano distribuiti tutti i documenti ufficiali. Questo Consiglio non deve permettere a se stesso di essere esautorato dalla discussione politica su quanto è avvenuto.
D'altro canto, perché iniziare malamente una discussione su un argomento come Promark? Il dibattito su Promark, proprio per la sua importanza, non deve essere avviato né in sostituzione di un altro argomento, né deve essere relegato a fine giornata di Consiglio, né una volta iniziato deve essere interrotto ma deve avere un momento di grande rilevanza, così come lo deve avere il problema della Valle Bormida.



PRESIDENTE

Collega Pezzana, nell'ultima riunione consiliare si è discusso per l'intera giornata sulla questione della Valle Bormida, forse lei non era presente. Per chi come me si occupa di questo problema da ben 35 anni sentire affermare che si vuol ridurre la discussione a una mera votazione degli ordini del giorno è oltretutto oltraggioso. E' pervenuta una serie corposa di ordini del giorno, sulla cui ammissibilità occorre ancora discutere, e che non sono ancora a conoscenza né dei Consiglieri né dei Capigruppo, quindi è necessario che questi documenti vengano consegnati. I tempi di consegna sono piuttosto lunghi perché si tratta di centinaia di fotocopie. Per questo motivo proponevo di procedere, in attesa delle fotocopie, alla discussione del punto successivo all'o.d.g. E' chiaro che la discussione sulla Valle Bormida non termina oggi e non si restringe affatto il problema! La mia proposta di procedere in tal senso scaturisce dal fatto che per poter discutere occorre disporre della documentazione quindi non è assolutamente una proposta passiva, di riduzione dei lavori bensì è una proposta attiva di lavoro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Penso di capire le intenzioni di economia generale palesate dal Presidente del Consiglio. Voglio però far presente la scadenza di domani per quanto riguarda la questione Bormida. Avevamo assunto l'impegno di andare in Commissione e poi, qualora non si componesse una soluzione soddisfacente per tutti o in parte, di ritornare in Consiglio almeno per avere la possibilità di valutare nella discussione la recepibilità o meno di modifiche che noi e altri riteniamo di dover apportare al protocollo.
Credo davvero che la questione di fondo, al di là del fattore tempo, sia questa: occorre dare termine alla discussione sul Bormida e quindi al mandato di questo Consiglio, nelle forme che le sue maggioranze o le sue intese determineranno, a firmare il protocollo; ed è una questione che anche per conseguenza viene prima delle altre.
C'è poi un problema di rapporto tra peso degli argomenti. Promark è indubbiamente un argomento centrale. Teniamo però presente che domani il Presidente Beltrami andrà a firmare il protocollo, quindi una discussione sul Bormida vi dovrà essere per forza di cose. Francamente temo che la buona intenzione di discutere entrambi gli argomenti (Promark e Bormida) si scontri con il fatto che a un certo punto dovremmo chiudere la discussione su Promark per dare spazio all'altra discussione e quindi si genererebbe confusione. Per cui, pur cogliendo la sostanza, riterrei preferibile discutere la questione Bormida.
Signor Presidente, tenga presente che gli ordini del giorno che sono stati presentati non sono posizioni sconosciute e comunque le posizioni sono state discusse l'altro giorno per ben quattro ore in VII Commissione quindi non abbiamo la situazione della nuova posizione, abbiamo invece delle cose su cui decidere. Il Gruppo comunista intende sostenere le sue posizioni, non intende riaprire la discussione! Intendiamo collocarci sul protocollo con le nostre motivazioni, però intendiamo svolgerle tutte!



PRESIDENTE

Convoco la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,10 riprende alle ore 15)


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati - Università

Esame ordine del giorno n. 437 sul progetto di Università tripolare


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, è stato presentato un ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi inerente al problema universitario e all'iter che deve essere seguito per l'approvazione del progetto di Università tripolare.
Se non vi sono richieste di parola, lo pongo in votazione nel testo seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte ribadita la validità in merito agli insediamenti universitari in Piemonte del progetto per il nuovo Ateneo tripolare approvato unanimemente il 26 febbraio 1987, progetto elaborato in raccordo con l'Università e il Politecnico di Torino, quali soggetti responsabili di dar vita al nuovo Ateneo secondo le modalità proposte dal Ministero, nonché con gli enti locali territoriali visto che, nonostante le dichiarazioni del Ministro alla Pubblica Istruzione portate a conoscenza del Consiglio nella seduta del 29 settembre 1987 circa il carattere non pregiudiziale del parere formulato dalla Commissione consultiva ministeriale che smentiva il progetto presentato dalla Regione, la suddetta nota viene nuovamente proposta all'attenzione dell'opinione pubblica, generando confusioni e prese di posizione contraddittorie visto altresì che nella legge finanziaria sono stati introdotti primi finanziamenti destinati agli investimenti per lo sviluppo del sistema universitario ricordato che spetta al Consiglio Universitario Nazionale e al Parlamento pronunciarsi in merito agli insediamenti universitari e che permane e si accresce l'esigenza, già riconosciuta nella legge n. 590 del 1982 dell'istituzione di un nuovo Ateneo nella nostra regione, localizzato nel Piemonte orientale, quale fattore irrinunciabile di potenziamento e di sviluppo del sistema socio-economico complessivo ritenuto di dover realizzare quel confronto con il Governo che garantisca un ruolo attivo della Regione lungo l'iter di elaborazione ed attuazione delle proposte di sviluppo dell'Università in Piemonte in modo che contenuti, localizzazioni, organizzazione del nuovo Ateneo possano essere costantemente verificati i m p e g n a il Presidente della Giunta a promuovere rapidamente gli incontri necessari con gli Atenei torinesi, sentiti gli enti locali interessati, al fine di individuare le iniziative più opportune che la Regione dovrà intraprendere sia presso il Ministero sia presso la Commissione Programmazione del Consiglio Universitario Nazionale per ottenere un rapido iter di approvazione del progetto tripolare i n v i t a la Giunta, in attuazione dell'ordine del giorno n. 239 del 26 febbraio 1987, a dar vita alla costituzione di un Comitato tecnico-scientifico che raccordi gli Atenei, gli enti locali interessati e le espressioni economiche e culturali della comunità regionale i n v i t a altresì la Giunta ad inviare il presente ordine del giorno al Ministro della Pubblica Istruzione, al Ministro per la Ricerca Scientifica, al Sottosegretario Delegato, ai Presidenti e ai membri delle competenti Commissioni parlamentari, al Presidente della Commissione Programmazione del Consiglio Universitario Nazionale, ai Rettori dell'Università e del Politecnico di Torino, ai Presidenti delle Province e ai Sindaci delle città capoluogo del Piemonte, ai Parlamentari piemontesi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Prosecuzione dibattito sul risanamento e bonifica della Valle Bormida e votazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, in sede di Conferenza dei Capigruppo si è stabilito di dare corso alla discussione sugli ordini del giorno relativi alla questione del Bormida. Questa discussione dovrebbe terminare intorno alle ore 18,30-19; come i colleghi sanno questa materia è già stata oggetto di discussione nella scorsa seduta e oggi viene riportata all'attenzione del Consiglio al fine di affrontare il tema contenuto negli ordini del giorno.
Sono stati presentati numerosi ordini del giorno. Al primo ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista ne è seguito un altro; poich l'ultimo documento è riassuntivo viene discusso questo, mentre il primo viene ritirato.
Ritengo che si possa aprire la discussione con l'esame dell'ordine del giorno del Gruppo comunista.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bruciamacchie. Ne ha facoltà.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intendo porre una questione pregiudiziale. Stiamo per iniziare un dibattito attorno a una questione che il Presidente del Consiglio aveva rinviato, in termini di esame per possibili accordi unitari, alla VII Commissione. Questa mattina siamo stati informati che la Giunta, che aveva già annunciato la volontà di accogliere qualche modifica rispetto al testo della deliberazione iniziale, ha deliberato queste modifiche rispetto alla deliberazione precedente. Tant'è vero che il testo che è a nostre mani è quello modificato. Quindi, a dare inizio a questa discussione non può essere il Consiglio nell'espressione dei suoi Gruppi, ma la Giunta la quale dovrebbe perlomeno informare il Consiglio delle modifiche apportate.



PRESIDENTE

La Giunta ha fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio le modifiche che ha apportato al protocollo con deliberazione e ha comunicato di averlo fatto autonomamente, quindi non vi è stata remissione al Consiglio della deliberazione. Se la Giunta vuole illustrare ciò che a seguito del dibattito ha ritenuto di modificare nel protocollo d'intesa, credo che questo sarebbe utile alla discussione, ma non certo per rimettere in discussione la deliberazione che non essendo venuta all'esame dell'aula non può essere qui discussa.
Ha pertanto la parola l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

L'ultimo Consiglio, dopo vivace dibattito sul protocollo d'intesa aveva rimandato il protocollo stesso alla Commissione, le posizioni non sembravano lontane, si profilava la possibilità di addivenire ad un'unica posizione. Se questo non fosse avvenuto, l'impegno era di ritornare in Consiglio per votare gli ordini del giorno presentati dai vari Gruppi. Il fatto quindi che oggi si ritorni in aula dice chiaramente che questa intesa non è stata raggiunta, anche se a me pareva, così come mi pare, ci fossero tutte le condizioni per arrivare ad una posizione unitaria del Consiglio.
Evidentemente, però, questa è una mia personale opinione.
Devo dire che tra il Consiglio e la Commissione si è interposto l'insediamento della Commissione per il risanamento del Po a Ferrara e io ho approfittato di quell'incontro, parlando con il Ministro Ruffolo e con il Direttore Generale, Dottor Sillano, per verificare la possibilità, già in quella sede, di addivenire alle modifiche di questo protocollo d'intesa più che modifiche, integrazioni - tali da soddisfare le richieste che erano emerse dal dibattito consiliare e da altri incontri avuti con Comuni Comunità montane e Associazioni ambientalistiche della Valle Bormida.
In quella sede, certo non prevista e del tutto estemporanea, sono state ottenute delle integrazioni addirittura insperate rispetto alla prima trattativa e, dopo aver "picchiato" i pugni sul tavolo, in trattative che sono andate avanti almeno due ore, abbiamo capito chiaramente che quello era il massimo di ciò che potevamo ottenere.
La Giunta è decisamente soddisfatta di questo grosso passo in avanti.
Il merito indubbiamente è anche delle pressioni derivate dal dibattito consiliare e dell'aumentata forza che ne è derivata dalle popolazioni interessate, sempre estremamente vigili, attente e stimolanti.
Ecco perché ritornando in Commissione, evidenziando le integrazioni al protocollo d'intesa che recepivano i punti essenziali emersi in Consiglio speravo di poter unificare tutte le posizioni. Questo, lo ripeto, non è stato possibile.
Prima di leggere le integrazioni, devo aggiungere che le stesse, estese insieme al massimo responsabile del Ministero, sono già praticamente concordate: in seguito ai contatti avuti ieri e addirittura questa mattina con la Regione Liguria, ci è stato detto in modo chiaro che la Regione Liguria, pur non essendo entusiasta delle integrazioni che ha ottenuto la Regione Piemonte, comunque le approverà in sede di firma del protocollo d'intesa che, come ho già avuto occasione di dire la volta scorsa, avverrà domani mattina alle ore 10 presso il Ministero. Per cui le modifiche - che sono poi le integrazioni che la nostra Regione ha ottenuto ed ha apportato al protocollo d'intesa sono state deliberate questa mattina dalla Giunta stessa ed ora intenderei darvene lettura, senza però rileggere tutti gli articoli.
All'art. 3, punto b), laddove si dice: "L'individuazione delle fonti inquinanti che hanno effetti significativi sulle zone da risanare" abbiamo ritenuto di aggiungere: "con particolare riferimento agli impianti della società ACNA sita in Comune di Cengio (SV)". Con questa aggiunta non solo si è recuperato il nome della società, ma addirittura si è rafforzata quella che era la probabile fonte di inquinamento che era contenuta nel documento del Ministero. Era stato questo il punto sul quale si erano battuti la maggior parte dei Consiglieri, gli enti locali e le popolazioni piemontesi della Valle Bormida.
Altro punto significativo per il coinvolgimento degli enti locali affinché siano in grado di seguire passo a passo tutto l'iter dell'esecuzione del piano, nonché addirittura dell'approvazione a monte del piano proposta questa che è stata fatta con particolare forza dalle popolazioni come le più dirette interessate - è stato ottenuto attraverso l'inserimento di questa dizione a mio avviso estremamente importante: al punto c) dell'art. 5 laddove si dice: "A tal fine le Regioni possono segnalare al Ministero, entro dieci giorni dalla firma del presente Protocollo, il nominativo di Società di ingegneria, imprese, loro Associazioni o Consorzi che rispondano ai requisiti di cui sopra", viene aggiunto il seguente punto: "Il piano di disinquinamento viene adottato, ai sensi dell'art. 7, comma terzo, della legge n. 349/86, dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente, d'intesa con le Regioni competenti che possono acquisire il parere degli enti locali". Perché è stato scritto "che possono acquisire il parere" e non "che acquisiscono il parere"? E' logico che avendo chiesto ed avendo insistito la nostra Regione affinché questo punto fosse inserito all'interno del protocollo d'intesa, è indubbio che andremo a sentire le popolazioni; avevamo però seri dubbi che la Regione Liguria - né potevamo costringerla - sentisse le sue popolazioni. Abbiamo voluto lasciare la Regione Liguria libera di sentirle o di non sentirle, ma abbiamo voluto riservare a noi una possibilità (qui è sotto forma di possibilità, ma è senz'altro impegno, dal momento che ci siamo battuti molto per questo inserimento) di andare a sentire le popolazioni e gli enti locali prima che il piano di disinquinamento venga adottato.
Anche all'art. 7 è stato recepito un punto molto significativo che era emerso sia dal dibattito sia dall'incontro avuto con i Comuni piemontesi della Valle Bormida, cioè il coinvolgimento del Politecnico e delle Università come consulenti delle Regioni, allo scopo di vigilare non solo sul piano di inquinamento, ma anche su tutte le fasi della sua esecutività rappresentando in questo modo una garanzia per la Regione e le popolazioni.
All'art. 7 - Coordinamento e vigilanza - si cita che "Il Ministero dell'Ambiente assicura, secondo opportune modalità, il coinvolgimento del Politecnico e dell'Università di Torino e di Genova al fine di formulare pareri consultivi sulle diverse fasi di avanzamento dell'elaborazione del piano di disinquinamento, nonché sulla vigilanza in materia di realizzazione degli interventi. I citati Istituti partecipano altresì secondo modalità da definirsi, a fornire il supporto conoscitivo e di esperienze necessarie per coadiuvare al disinquinamento della Valle Bormida".
Alla Giunta questi paiono fatti significativi: non sono parole, sono i punti essenziali emersi dal dibattito; sono le richieste essenziali emerse dagli enti locali, dalle associazioni ambientalistiche e dalle popolazioni interessate.
E' stato fatto un grosso passo in avanti nel controllo che la Regione ed anche gli enti locali dovranno avere sul piano di disinquinamento della Valle Bormida, nonché sulla sua stessa attuazione pratica.
Vorrei sottolineare ancora una volta che sono fatti, non sono parole! Tutto questo è contenuto nel protocollo d'intesa che sarà firmato domani mattina; dopodiché vi è l'impegno, assunto con una deliberazione a latere, che non può riguardare il protocollo d'intesa, di formulare un Comitato di informazione e di coinvolgimento che potrà avere la composizione indicata dai Comuni all'unanimità e che rapporterà nei modi che stabiliremo. Questo Comitato di informazione sarà formato da quel gruppo di esperti composto da scienziati dell'Università e del Politecnico di cui prima abbiamo parlato, da funzionari dell'Assessorato dall'Assessore e con ogni probabilità dal Presidente della Commissione (è ancora da definire con precisione) per seguire l'iter del piano passo a passo e la sua esecutività. Questo logicamente lo dovremo fare con una deliberazione a latere perché non ha niente a che vedere con il protocollo d'intesa. Questo è l'impegno della Giunta ed è proprio grazie a questo impegno che abbiamo ottenuto quello che abbiamo ottenuto. E non è poco, se pensiamo che costituivano la richiesta principale emersa dal dibattito consiliare. Avremmo preferito andare su una posizione unitaria, ma non è stato possibile. Spero però che venga riconosciuto non solo lo sforzo massimo fatto dalla Giunta, ma anche i risultati concreti e significativi che sono stati raggiunti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Quando, al termine del dibattito del Consiglio regionale della scorsa settimana, accettammo la proposta di investire la VII Commissione della questione relativa all'esame degli ordini del giorno presentati, albergava in noi in maniera profonda se non la convinzione comunque la speranza che vi fossero margini sufficienti per addivenire alla stesura definitiva di un atto deliberativo che modificasse quello approvato dalla Giunta e che fosse condiviso da tutte le forze del Consiglio regionale.
Le proposte avanzate dai vari Gruppi con gli ordini del giorno presentati ci apparivano fortemente ispirate a questa volontà unitaria: infatti, malgrado le problematiche, le proposte che venivano avanzate contenevano sufficienti elementi per dire che forse quello sbocco sarebbe stato possibile.
Oggi ci rammarichiamo, così come ci siamo rammaricati al termine della riunione della Commissione, del fatto che constatiamo che quelle ipotesi non sono diventate concrete realtà. Ancora una volta dobbiamo evidenziare il nostro dissenso alle scelte che sono state fatte, pur non chiudendo gli occhi di fronte alle parziali novità che sono state recepite all'interno dell'atto deliberativo che oggi la Giunta ci propone.
Voglio qui rilevare un problema. Ci troviamo di fronte ad un atto non proposto in termini di approvazione, ma in termini di informazione. Non c'è dubbio che si tratta di un atto che doveva essere compiuto in prima istanza dal Consiglio regionale perché ad esso competeva il potere reale.
Ribadiamo questo con estrema tranquillità, ma anche con estrema precisione perché questo atto rientra in quelli che solitamente chiamiamo di "alta amministrazione", atti di governo di particolare significato.
Quando negli atti deliberativi si parla di Regioni, la competenza spetta al Consiglio. Noi rivendichiamo quindi al Consiglio il potere che esso stesso ha di intervenire e di decidere attorno a questa problematica.
Si addivenne poi alla formulazione dell'informazione della Giunta al Consiglio regionale, ma noi continuiamo a ribadire (sappiamo che altre forze solleveranno questo problema) che l'impostazione corretta di governo di questa problematica era quella per cui l'atto avrebbe dovuto venire in Consiglio in termini di proposta e quindi il Consiglio avrebbe dovuto essere incaricato totalmente di decidere in materia.
Ho ascoltato con attenzione l'Assessore e le cose che ci ha detto non si discostano molto da quanto ha affermato nella riunione della Commissione di martedì scorso. Pertanto, in rapporto alle argomentazioni portate sia in sede di Commissione sia adesso in Consiglio regionale, noi manteniamo e confermiamo una serie di obiezioni critiche molto precise che non ci permettono di addivenire ad una soluzione che significhi accordo unitario sul testo del protocollo che qui è stato prospettato.
La Giunta ha scelto la procedura di adottare un provvedimento deliberativo, quando invece noi ritenevamo e riteniamo che questo sia di competenza del Consiglio. Abbiamo svolto un dibattito sull'informazione della Giunta in aula; siamo andati in Commissione a discutere la questione non avendo raggiunto un accordo in quella sede arriviamo oggi pomeriggio a concludere il dibattito sugli ordini del giorno presentati. Però, ci troviamo di fronte ad un ulteriore atto deliberativo assunto questa mattina dalla Giunta prima ancora del dibattito in Consiglio regionale e quindi senza possibilità per il Consiglio di verificare fino in fondo se vi erano spazi sufficienti, convergenze che magari potevano essere trovate a questo livello, indicazioni, accordi che potevano indurre, o invitare in questo caso, la Giunta a prendere un atto deliberativo modificativo della prima deliberazione adottata. Credo che questo sia un modo di procedere scorretto.
Perché la Giunta questa mattina ha adottato il provvedimento di delibera prima ancora che il dibattito si svolgesse e si concludesse in Consiglio? Che cosa ha obbligato la Giunta a fare una scelta di questa natura quando vi era l'impegno, ribadito ancora oggi in sede di Capigruppo di arrivare a concludere questa discussione al termine della quale la Giunta si sarebbe riunita e, se del caso, avrebbe apportato le modifiche che riteneva di apportare? E magari sarebbero state accolte quelle osservazioni che, battendo i pugni sul tavolo, l'Assessore era riuscita a strappare a Ferrara al dott. Sillano del Ministero dell'Ambiente e a questo punto assumeva il provvedimento? Mi rivolgo all'intera Giunta nel dire che purtroppo dobbiamo registrare un modo di agire e di assumere atti in merito a questa materia che va contro la prassi e la procedura ordinaria, va addirittura contro la sovranità vera di questa assemblea che ha il compito di discutere e, in ultimo, di decidere un orientamento. Che cosa succederebbe, signor Assessore e signori della Giunta, se al termine di questo dibattito pomeridiano il Consiglio approvasse un ordine del giorno modificativo dell'ultima proposta di deliberazione che la Giunta ha adottato questa mattina? La Giunta non potrebbe far altro che assumere un'altra deliberazione, quindi modificarla ancora. Per cui dietro a questo atteggiamento o c'è un'arroganza tale, ma non nei confronti di una forza politica, bensì dell'intero Consiglio, oppure c'è un tale livello di incertezza e di confusione sulle procedure oppure vi è il tentativo di voler far passare in tutti i modi un provvedimento che mal si addice al libero confronto di idee proprio di questo consesso. E' nostro preciso dovere far rilevare queste questioni perché sono di così grande importanza e rilievo che non possono assolutamente essere taciute.
Abbiamo esaminato le modifiche che sono state apportate al protocollo che lei, Assessore, dice essere quanto di più alto era possibile strappare e dice della sua ampia e completa soddisfazione per questo grande passo in avanti, ripeto le sue testuali parole. Valutiamo questi passi in avanti.
Una modifica senz'altro significativa è il richiamo, all'art. 3 all'ACNA di Cengio, ponendo così rimedio ad una grave dimenticanza che non si sa a cosa fosse dovuta: c'era infatti una discrasia profonda fra l'atto ministeriale nel quale si faceva questo richiamo esplicito e il protocollo d'intesa che si andava a firmare nel quale questo riferimento non c'era.
Questo richiamo è indubbiamente un fatto positivo, ma per il resto le modifiche apportate non mutano minimamente la sostanza del deliberato che la Giunta ha compiuto. Infatti il ruolo che si riserva alle Regioni in questa grande opera e che si riserva ad istituti come l'Università e il Politecnico (addirittura non vengono citati gli enti strumentali della Regione che magari hanno particolari competenze in alcuni settori) è ancora una volta un ruolo completamente marginale, secondario, subalterno incapace di incidere nel processo di formazione del piano di bonifica della Valle Bormida. Rimaniamo davvero completamente stupiti perché, nonostante l'ultima aggiunta che la Giunta propone all'atto deliberativo all'Università e al Politecnico sono riservati ruoli molto marginali subalterni, sono chiamati semplicemente a controllare, al limite a verificare.
Vorrei rilevare che qui siamo in presenza di una tematica completamente nuova da affrontare, una tematica che farà testo per altre esperienze, che mi auguro numerose perché numerose sono le aree da risanare nel nostro Paese. Non avvalersi, in un'esperienza come questa, nel processo così importante che si sta per avviare, di quei livelli di così alte conoscenze tecnico-scientifiche che sono all'interno dell'Università e del Politecnico, è un errore di grande portata negativa. Ecco perché abbiamo riproposto nel nostro ordine del giorno emendativo la questione della presenza, e quindi del loro coinvolgimento diretto ai fini della predisposizione del piano, dell'Università e del Politecnico di Torino e di Genova e degli enti strumentali delle due Regioni. Se l'Assessore ha voluto o potuto leggere la nostra proposta emendativa, si sarà resa conto che non abbiamo escluso, anzi, abbiamo lasciata inalterata, la presenza delle società di progettazione, di indagine, di ricerca, quindi attingendo a quello che è il meglio delle competenze tecnico-scientifiche ed operative che esistono a livello regionale.
Noi davvero manchiamo una grande occasione nella nostra Regione. Esiste un patrimonio di cultura, di conoscenze, di crescita più complessiva della società. Sarà questa una delle quattro esperienze che si faranno a livello nazionale a cui dovranno obiettivamente riferirsi le esperienze successive che si faranno in questa o in quell'altra Regione. Non possiamo dimenticare i livelli che prima ricordavo; non possiamo assolutamente pensare, pur con tutte le competenze sul piano tecnico-scientifico e sulla capacità indubbia di dare un apporto elaborativo per la realizzazione di questo piano da parte di società di varia natura, di non avvalerci di Università e Politecnico perché solo a questi livelli esistono quelle competenze. Mi si dirà di recuperare magari l'Università e il Politecnico a livello di consulenze da parte delle società che andremo ad individuare, visto che possiamo, come dice l'atto deliberativo, segnalarle al Ministero. Ma è una via storta, una via probabilmente sbagliata, perché saranno ancora una volta altri soggetti che finiranno di avvalersi di questo, quando il Ministero stesso e noi prima di tutto dovevamo indicare questi istituti appositamente istituiti, come i primi responsabili per dare un contributo in questa direzione.
Il nostro è un dissenso di fondo in quanto si compie una scelta molto concreta, si dice praticamente che il piano viene elaborato da quelle società elencate nell'art. 5 che si avvalgono con convenzioni varie anche di questi esperti, ma le istituzioni in quanto tali non vengono toccate.
Noi non siamo d'accordo. Noi rovesciamo il concetto e non accettiamo minimamente l'idea che un'ipotesi di questa natura non possa essere accolta dal Ministro di un Governo che, al di là dei problemi che egli ha di avere personale e una struttura funzionale del proprio Ministero perché è di recente costituzione, esso stesso è chiamato a fare riferimento a quelle strutture culturali e scientifiche che operano nel settore. Fra l'altro il Governo non esiste più se non per la normale amministrazione, quindi anche il Ministro è dimissionario.
Comunque noi non accettiamo un'ipotesi di quella natura! La nostra proposta non ostacola niente in termini di capacità realizzativa, non ostacola niente, anzi, se ne trarrebbe solamente un vantaggio in termini di sicurezza e di serietà di elaborazione del piano stesso.
Sono convinto che la fase più delicata sia proprio quella iniziale dove sarà necessario assemblare i dati di base che sono conosciuti oppure si dovrà procedere al loro approfondimento, occorrerà fare indagini sul campo verificare quali sono le fonti vere di inquinamento per capire intanto dove occorre bloccare per ripartire a fare le opere vere di depurazione e di disinquinamento. La fase iniziale è - come si ricordava nella scorsa seduta rammentando l'esperienza che abbiamo condotto a proposito dell'insediamento di una centrale elettronucleare in quel di Trino - la più delicata; perché se non si elaborano i dati di base iniziali in modo estremamente serio, obiettivo, garantiti per il pubblico in generale, per le istituzioni e per la collettività, è evidente che i risultati successivi, gli indirizzi e le scelte potranno essere completamente falsati. Ricordo che abbiamo discusso a non finire sulla portata dell'acqua del Canale Cavour, quanta ne rimaneva libera e quanta era sufficiente per le risaie del vercellese; quanta acqua veniva rilasciata e quanta ne andava dispersa; quali erano i picchi e i punti di magra. Ricordo che il Consorzio del Canale Cavour dava dei dati; l'ENEL ci fornì dati completamente sbagliati che noi contestammo e l'ENEL poi riconobbe che erano sbagliati il Consorzio dei produttori del riso fornì ancora altri dati. Questo dimostra che la fase iniziale di elaborazione del piano dev'essere affidata a strutture pubbliche che hanno carattere di estremo rigore e serietà e quindi forniscono la massima garanzia scientifica, diversamente le preoccupazioni per tutti gli sviluppi futuri sono molto serie e molto pericolose. Si ingenera qui, con la stessa dizione che si trova all'interno dell'articolo, confusione fra imprese deputate a fare gli elaborati e quindi a formare il piano e imprese che poi dovrebbero essere chiamate alla fase realizzativa. Ancora in Commissione, l'Assessore ha cercato di spiegare questa cosa, ma a noi - come potrete vedere dal nostro emendamento restano molti dubbi, molte perplessità, quindi ancora una volta chiediamo che queste due fasi vengano nettamente distinte e separate altrimenti si ingenererebbe un livello di confusione estremamente pericoloso. Ribadiamo che non condividiamo la proposta che l'Assessore ha avanzato; all'art. 3 proponiamo di individuare i seguenti soggetti: Università, Politecnico di Torino e Genova, enti strumentali della Regione.
Sottolineo un altro aspetto: tutta la parte che si riferisce al coinvolgimento, alla partecipazione vera delle autonomie secondo noi è completamente elusa, o comunque non soddisfacente nel modo più assoluto dalle proposte di modifica che vengono avanzate. L'ultimo comma dell'art.
5 dice: "Il piano di disinquinamento viene adottato ai sensi dell'art. 7 comma terzo, della legge n. 349/86, dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente, d'intesa con le Regioni competenti", a questo punto è stato aggiunto: "che possono acquisire il parere degli enti locali". Non diciamole queste cose! Se si mette persino in discussione il diritto di acquisire autonomamente come Regione Piemonte un parere da parte degli enti locali insistenti sul territorio piemontese; se dobbiamo persino discutere se abbiamo l'autorità come Regione di riunire 51 Comuni che insistono sulla Valle Bormida e con loro discutere le linee di questo piano, gli effetti che questo può avere, le conseguenze non solo in termini ambientali, ma economici e sociali che questo può avere sul territorio e quindi di acquisire un loro parere; io vi chiedo allora: questa è una grande conquista? Credo davvero che il livello di autorità delle istituzioni regionali in quanto tale sia giunto davvero molto in basso! Noi non abbiamo assolutamente bisogno di scrivere queste cose! Autonomamente dobbiamo porci il problema di come rapportarci ai livelli di governo locale, alla popolazione (50-60.000 abitanti) di quest'area e non c'è sicuramente da menare gran vanto nel dire: "Abbiamo ottenuto questo"! Questa dovrebbe essere normale attività di un governo che abbia rispetto delle autonomie locali esistenti all'interno della sua regione e di quelle popolazioni che lì vivono e purtroppo nelle condizioni che ben conosciamo da tanto tempo. Potevamo respirare senza chiederlo al Ministro! Non c'era il bisogno di andare a scrivere queste cose! Gli enti locali ponevano in modo molto chiaro un'altra problematica: come partecipare concretamente a tutte le fasi della formazione del progetto di risanamento e di disinquinamento della Valle Bormida. Questa esigenza non è stata mininamente accolta. Agli enti locali si riserva un ruolo che è quello di soggetti che verranno in qualche modo informati a una certa fase o nell'iter dell'elaborazione. Ma guardate che alla Regione stessa è assegnato un ruolo di questa natura: e noi non li inseriamo nemmeno! Qui sta infatti il significato del nostro emendamento all'art. 7 a proposito del Comitato di coordinamento e della Commissione di vigilanza che pur sono previsti dal protocollo che qui viene proposto. Il nostro emendamento è molto preciso in proposito. Si dice sempre all'art. 7 che "verranno costituiti queste Commissioni e questo Comitato e che saranno composti da Regioni e Ministero".
Noi proponiamo, signor Assessore, che all'interno del Comitato di coordinamento e anche all'interno della Commissione di vigilanza per quanto di nostra competenza (non so quanti posti avremo, discuteremo con il Ministero sulla composizione di questi Comitati) ci si debba fare carico dell'esigenza partecipativa e conoscitiva degli enti locali e quindi inserire i rappresentanti dei Comuni siano essi Sindaci, amministratori o tecnici da loro delegati. In questo modo non si ostacola il potere, la volontà, la sovranità stessa del Ministero e nello stesso tempo si rispetta quella che è la spettanza del governo regionale.
Chi ostacola ad accogliere una proposta di questa natura? Quali sono i problemi nell'inserire in questo articolato una proposta del tipo: "Con il Ministro trattiamo, l'accordo è questo. Noi affermiamo però che all'interno di questa Commissione e di questo Comitato ci metteremo dei nostri rappresentanti, perché vogliamo governare questo processo di formazione del piano con questa metodologia".
Non si va ad intaccare assolutamente un potere ministeriale, ribadiamo una volontà politica nostra, vera, molto concreta e credo molto importante e significativa in termini politici e di governo.
L'ultima nostra osservazione si riferisce alla mancanza di chiarezza a proposito delle società coinvolte nella fase elaborativa e di quelle società, imprese o studi che potranno essere coinvolti nella fase realizzativa. Noi abbiamo fatto una cosa molto semplice e lo diciamo pubblicamente. Ci è parso che l'emendamento proposto dal Consigliere Pezzana a questo articolo abbia colto in modo molto preciso e puntuale questo aspetto, così lo abbiamo inserito all'interno del nostro ordine del giorno: lo troverete riportato testualmente a pag. 4 del nostro documento.
Pensiamo che anche questo, oltre alle cose che sono state dette dal Consigliere Pezzana e dal Consigliere Chiezzi la volta precedente, sia un elemento di grande importanza.
Voglio terminare dicendo che su questa questione credo che nessuno di noi abbia pensato, ancora oggi, di svolgere un dibattito puramente accademico o di ripetere stancamente cose dette nel dibattito precedente.
Credo che in ognuno di noi, per quelli che hanno voluto stare qui, vi sia coscienza profonda dell'importanza che ha questo tipo di intervento ottenuto anche grazie ad una iniziativa della nostra Regione che noi sollecitammo, ottenuto grazie ad una grossa mobilitazione realizzata in quella Valle, che ha trovato poi anche sensibile un Ministro e meno male che finalmente su queste questioni si è arrivati dando una risposta che apre indubbiamente prospettive importanti.
L'attesa è veramente grande a livello dell'intera Valle, ma dobbiamo avere coscienza che l'attesa è molto più generale e vedere come lo Stato attraverso le sue articolazioni, è in grado di affrontare questa problematica.
Siamo convinti, ed è convinta la Giunta, che la risposta che ha dato sia la risposta giusta a livello del confronto, a livello del problema? Se ci riflettete un momento qualche dubbio dovrebbe cominciare a sorgervi perché con questo atto deliberativo, con il protocollo rimangono molto presenti quegli elementi di sostanziale debolezza in termini di capacità di governo da parte della Regione sia in rapporto al potere centrale e sia in rapporto al potere locale, rimangono volontà molto evidenti di un processo che in fondo non vogliamo governare, ma delegare ad altri.
Non vorrei, e il mio Gruppo non è tra questi come forza politica, che le risposte, che vengono prospettate da parte di chi ha la responsabilità di governo della Regione, contribuissero, proprio perché sono risposte insufficienti e a volte addirittura negative, a far crescere quei movimenti che abbiamo visto svilupparsi in altre località e che hanno anche delle solide motivazioni che sboccano poi in richieste referendarie per la chiusura di questa o di quell'altra fabbrica, per valutarne la compatibilità e quant'altro ancora.
Non vorrei che nei suoi atti di governo, la Regione, questa maggioranza, fossero di fatto sollecitatrici di questo movimento perch questo vorrebbe dire ancora una volta non essere capaci di rispondere ad una esigenza più generale: abbiamo bisogno di rispondere a quelle esigenze operando concretamente in modo diverso.
Un ultimo appunto nasce dall'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, con il quale viene prevista tutta una serie di presenze, di organizzazione, di sistema informativo e avanti di questa natura.
Questo problema è estremamente importante, per cui se non viene affrontato e risolto all'interno del protocollo (e se anche verrà affrontato, ma non nei termini che abbiamo detto noi, non sarà esaustivo evidentemente) abbisogna dunque di un'attenta valutazione e discussione che non può essere fatta con un ordine del giorno che viene approvato o non viene approvato in una seduta di Consiglio regionale senza avere avuto invece quel confronto necessario con tutte le forze politiche che sono in Consiglio regionale e senza avere avuto quell'attenta e meditata riflessione che può essere fatta in Commissione o in altra sede, ma non pu essere ancora una volta un atto che viene compiuto dalla maggioranza al termine di questo dibattito. Non abbiamo assolutamente l'obbligo di fare un atto di questa natura perché la scadenza che abbiamo domani è un'altra. La Giunta ha già deliberato e firmerà domani mattina questo protocollo, ma tutta la fase della gestione concreta del protocollo viene dopo ed abbisogna di un'attenta valutazione perché comunque dobbiamo rispondere a quelle esigenze. Non so se i rappresentanti dei Comuni devono essere tre due o uno, oppure quanti devono essere quelli delle forze economiche e sociali. Il nostro è quindi un invito a non porre in votazione questo tipo di ordine del giorno, ma a ricercare un confronto molto serrato disponibili a portare un nostro contributo di idee in questa direzione.
Queste sono le osservazioni che avanziamo e, a differenza della volta precedente, le abbiamo avanzate in termini molto puntuali con emendamenti e con un ordine del giorno emendativo della deliberazione approvata dalla Giunta regionale. Questo vale anche in presenza dell'ultima deliberazione adottata dalla Giunta regionale questa mattina proprio perché le proposte da noi avanzate non vengono accolte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, signor Assessore, quando giovedì scorso, approvando l'ordine del giorno del Gruppo democristiano a firma del Consigliere Picco il Consiglio rinviava le conclusioni della discussione alla Commissione bisognava essere non facili, ma facilissimi profeti nel capire che la Commissione con i suoi lavori non avrebbe risolto un gran che. L'Assessore ci ha confermato - di questo devo darle atto - con molta sincerità, senza giri di parole, senza ipocrisie, quando in Commissione ci ha detto con un intervento brevissimo e quanto mai conciso, quindi facile e giusto da capire, che di tutto il dibattito consiliare le raccomandazioni che lei si sentiva di includere nella bozza erano tre. Ce le ha comunicate, dopodich i lavori di Commissione sarebbero dovuti andare avanti per tutto il pomeriggio. A quel punto io ho affermato: "I lavori sono finiti" perché se lei, come sinceramente diceva non era disponibile ad accogliere non dico altri consigli o suggerimenti, ma nessun altro tipo di modifica e la bozza quella era e quella doveva rimanere, mi chiedevo che tipo di lavoro si potesse fare in Commissione e i fatti mi hanno dato ragione. Hanno dato ragione anche al modo con cui avevo impostato il mio ordine del giorno come diceva il collega Bruciamacchie, cioè già comprensivo di emendamenti.
Si tratta di un ordine del giorno che aggiunge, toglie e chiede alla Giunta poi di esprimersi. Questo è l'unico modo, a mio avviso, per esprimere chiaramente quello che un Gruppo politico vuole o chiede all'Assessore e alla Giunta per poi valutarne la risposta.
L'Assessore prima ha detto che quanto era emerso di essenziale dalla scorsa seduta lo aveva incluso nelle aggiunte che ha apportato. Io questo non lo credo: credo che sia il massimo che lei abbia potuto ottenere in quanto ce lo dice. Mi lasci esprimere la mia perplessità di fronte ad una sua accettazione di parere da parte del Ministro e del Direttore generale quando le hanno detto (questo lei ce lo ha riferito in Commissione) che era inutile avere un rapporto diretto con l'Università di Genova e il Politecnico di Torino perché i tempi erano talmente ristretti che nessun tipo di lavoro serio sarebbe mai potuto svolgersi con l'aiuto di queste due istituzioni. Questa risposta potrebbe soddisfarmi se lei l'avesse ottenuta dalle Università; di fronte ad una richiesta specifica di mandato da conferire, se la risposta era: "Egregio Assessore, non ce la facciamo perché i tempi sono troppo corti" credo che questa risposta avrebbe soddisfatto non solo me, ma tutti i Gruppi presenti in quest'aula. Invece lei si è accontentata della risposta che le è venuta da un Ministro e da un Direttore generale, ma questo non è sufficiente. Se pensiamo al fatto che lei ha detto che ha accolto l'essenziale che è emerso dal dibattito, mi permetta di ricordarle che, secondo il mio punto di vista, essenziale era un piano di risanamento non solo di tipo ecologico e ambientale, ma anche socio-economico della Valle per tutti i danni che sono arrivati in questo arco di tempo vastissimo, che si sono sviluppati proprio a causa del danno apparentemente solo ambientale. Anche su questo invece non c'è nessun tipo di ricezione da parte delle aggiunte da lei apportate alla bozza.
Nella sua replica della scorsa settimana aveva praticamente cancellato un aspetto importante invitando a una lettura più attenta della bozza. Io sono andato a rileggerla, ma non ho visto chiaramente un divieto a quelle aziende che dovranno redigere un piano e a quelle che poi dovranno realizzare i lavori. Ho cercato invano di leggerlo perché se ci fosse stato mi avrebbe sicuramente soddisfatto, ma invece non c'è. Noi arriveremo in Consiglio regionale tra qualche anno, fra qualche decennio (o chi ci sarà) temo a parlare e ad affrontare eventuali scandali che potranno nascere tra prestazioni così ambigue tra chi deve redigere un piano e chi poi deve realizzarlo. Questa è una osservazione talmente banale che penso possa essere compresa, forse magari anche dal dott. Sillano e dal Ministro Ruffolo se fossero state presentate loro con dovuta insistenza, oppure di fronte a un loro rifiuto io le chiedo ancora che motivazione lei ha avuto per non poter includere nella bozza questo aspetto, almeno come raccomandazione, se non come divieto, ma almeno dirlo, far presente che questo è un pericolo reale che se dovesse verificarsi altro che Ecolibarna e Fratelli Giacobone: qui avremo intere famiglie pronte a redigere piani e poi a realizzarli.
Dell'Università ho detto. Mi sembra strano che il Ministero abbia potuto dare una risposta che non toccava al Ministero dare, ma mi sembra strano che non abbia chiesto all'Università.
C'è poi il discorso vile, ma molto importante del denaro. Sappiamo benissimo che questo può interessare poco la Liguria perché i danni si sono verificati in Piemonte, ma l'ACNA è quella che ha causato l'inquinamento ha causato il danno, quindi ci saranno somme ingentissime che dovranno essere investite per riparare a quanto è avvenuto. Non si fa minimamente cenno che l'ACNA debba essere almeno coinvolta in questa riparazione materiale. Questa era l'osservazione molto utile che aveva fatto il collega Majorino e che io avevo prontamente accettato di inserire nel mio ordine del giorno che oltretutto mi sembra estremamente concreta, quindi nello stesso interesse della Regione Piemonte.
Non voglio adesso ripetere cose che i colleghi hanno già detto e altri diranno andando a fondo su questo argomento anche perché purtroppo alle ore 16 devo andare a svolgere il mio lavoro di radicale anche a Bruxelles dove c'è una importante riunione di big, ma dove l'Italia, ahimè, purtroppo non c'è e quindi andremo noi con i cartelloni a parlare e a chiedere l'Europa unita politicamente.
Volevo, Assessore, solo dirle questo; riconfermarle in fondo anche la mia stima perché lei come Assessore sicuramente ha agito in fretta di fronte alle lentezze di decenni e di questo gliene va dato atto pubblicamente e con riconoscimento, ma vorrei che lei ci raccontasse quello che è avvenuto a tavola, dietro le quinte. Perché il Ministero, tramite il dott. Sillano e lo stesso Ministro Ruffolo, non ha accettato le indicazioni che venivano da questo Consiglio? Le forze ambientaliste non sono un aspetto folcloristico della realtà contemporanea, ma sono le forze che hanno contribuito a creare una nuova cultura. Noi siamo qui a discutere di queste cose perché questa cultura sia allargata, sia diffusa e solo grazie a loro, non grazie ai partiti, non grazie ai politici, non grazie agli amministratori regionali si è potuti arrivare alla situazione di oggi che è già infinitamente migliore di quella del passato. Non potrò ascoltare la sua risposta se lei riterrà di darla più avanti, ma ne leggerò il resoconto stenografico. Mi piacerebbe che lei, inaugurando magari uno stile nuovo in questo Consiglio, raccontasse quello che è avvenuto dietro le quinte, ci dicesse perché Ruffolo e Sillano hanno detto: "no, no, no e no" a tutti questi punti. Sarebbe interessante conoscerlo, magari hanno addotto motivazioni valide. Secondo me lei non doveva dirci che l'essenziale di quanto era avvenuto in questo dibattito giovedì scorso lei l'aveva inserito, lei magari l'ha proposto al Ministro e al Direttore generale però non l'hanno accettato. Inauguri uno stile nuovo: ci dica perché non hanno accettato questi punti. Di questo le sarei profondamente grato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



BRIZIO Gian Paolo

Mi scusi, Presidente, ma non si deve riaprire il dibattito; devono essere illustrati solo gli ordini del giorno.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, mi difenda: il collega Brizio vuole impedire che io parli.



BRIZIO Gian Paolo

Io voglio fare i fatti prima di chiudere i lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

Lasciate parlare il Consigliere Staglianò. Quello che conta è che si attenga ai termini previsti dal Regolamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Grazie, signor Presidente. Il Capogruppo democristiano è nervoso.



BRIZIO Gian Paolo

Non è vero!



REBURDO Giuseppe

Brizio è nervoso perché vuole il voto segreto!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sarebbe la vera riforma istituzionale da introdurre in questo Consiglio regionale. Capisco d'altra parte che il Capogruppo democristiano Brizio sia nervoso in quanto i risultati portati a casa dal suo Gruppo, che pure noi avevamo colto in termini di obiettivi come condivisibili nella precedente seduta, lasciano intendere che dovrà bere alla fine questo amaro calice o l'acqua del Bormida che grosso modo ha il colore della spremuta d'arancia che ho davanti a me.
Ho ascoltato con molta attenzione quanto l'Assessore Cernetti ha detto introducendo e se ci sono dei risultati (dirò poi quanto insoddisfacenti dal nostro punto di vista) questi non sono avvenuti per gentile concessione o per garbato suggerimento del collega Pezzana il quale fa i suoi numeretti, come l'altra volta, e poi se ne va perché ha altro da fare. Oggi va a Bruxelles, l'altra volta vendeva libri.
Questi risultati, dicevo, non sono né per gentile concessione, né per garbato suggerimento, ma quei pochi ottenuti dall'Assessore sono il frutto della funzione propositiva di questo Consiglio regionale che l'Assessore stesso ha dovuto riconoscere prima, nel senso banale del termine, di avere innalzato noi, con la discussione impegnata della volta scorsa, il livello stesso della mediazione, se così si può dire, con un Ministero che si comporta in modo molto pericoloso.
Se con una mano l'Assessore riconosce questa funzione propositiva del Consiglio, dall'altra si continua ad espropriare il Consiglio del potere di decisione. Da questo punto di vista debbo sottolineare con forza quanto già con un ordine del giorno è stato segnalato alla Presidenza del Consiglio che sostanzialmente censura, anche se la forma non è questa, il comportamento della Giunta regionale. Un ordine del giorno ritengo che sia l'opportuna risposta oltre che ad un modo di intendere la funzione di governo in questa Regione anche a quei cronisti sbrigativi che quasi quasi a leggere le cronache quanto meno, hanno accusato quelle decine di Consiglieri che sono intervenuti nella precedente seduta di intralcio ad un intervento che finalmente veniva attuato. E' una giusta ed opportuna risposta a questo modo di vivere; è la presa di coscienza, molte volte sofferta, che in quest'aula abbiamo potuto registrare anche la volta scorsa nel momento in cui si va facendo largo una coscienza generalizzata delle forze politiche anche se poi non se ne traggono tutte le opportune conseguenze.
E vengo al punto relativo al comportamento inaccettabile del Ministero dell'Ambiente su questa come su altre vicende.
Ci troviamo di fronte a quello che a noi pare essere un nodo di grande rilievo sociale ed istituzionale e cioè come si interviene nelle emergenze ambientali. Su questo punto chi segue con attenzione il problema sa che c'è anche nella sinistra, anche nel movimento ambientalista, una discussione accesa sul rapporto tra effettività delle decisioni, cioè intervenire subito per ottenere dei risultati, e procedure partecipative, cioè quale controllo sociale dal basso è praticabile per intervenire sul serio alla radice delle questioni.
Riteniamo che le procedure partecipative (cioè il controllo dal basso dalle comunità locali, dalle associazioni e così via) siano essenziali soprattutto quando in causa c'è un intero modello di sviluppo produttivo come abbiamo voluto sottolineare la volta scorsa e che qui per brevità e razionalità della discussione non ripropongo, cioè quando in causa c'è il rapporto tra economia ed ecologia, tra profitto e vita biologica e sociale di un'intera comunità.
Noi pensiamo che se da parte di un Ministero, guidato da una persona stimabile sul piano delle capacità intellettuali nonché nel passato impegnato sul fronte del progresso in questo Paese, avvenga che si straccino le procedure partecipative in nome di una malintesa efficienza in nome di una malintesa delega a coloro che ne sanno di più, ai tecnici tranne poi consentire che sotto queste ali si consumino affari più o meno leciti (questo lo potremo giudicare purtroppo a posteriori), tutto ciò non fa che sottolineare l'urgenza di prestare attenzione da parte di tutti noi su questo punto. Già quando discutemmo seppure brevissimamente sul DPR n.
616 e sulle sorti di queste Regioni sottolineando come le Regioni stanno per essere espropriate, sono espropriate proprio nell'avvio di questa decima legislatura parlamentare su questioni che sono costitutive dell'ordinamento regionale che è quello del governo del territorio e della tutela ambientale, quindi in questo senso nella duplice veste del Ministero dell'Ambiente come di quello delle Aree Metropolitane. Ma io non voglio divagare su questi problemi, mi interessa sottolineare questi punti perch quando l'Assessore dice: "abbiamo dovuto scontrarci con sordità, con difficoltà, con disattenzioni" alla radice c'è questo atteggiamento politico istituzionale che da parte di una forza come quella che io qui rappresento non può che essere combattuto, perché noi stiamo finalmente discutendo del risanamento dell'intera Valle Bormida tentando di andare a fondo delle questioni.
Voglio entrare nel merito brevissimamente di quello che l'Assessore non ha ritenuto di dover recepire o non ha potuto recepire che però, per quanto ci riguarda, non fa alcuna differenza soprattutto in assenza di un esplicito riferimento in termini di battaglia politica e culturale per tendenze centralistiche o neocentralistiche che stanno venendo avanti.
Allora delle questioni e proposte costruttive poste nella precedente seduta ne sono rimaste fuori alcune che noi riteniamo essenziali: innanzitutto il ruolo e le responsabilità dell'ACNA all'origine del processo inquinante. E' vero, Assessore Cernetti, è stata aggiunta una riga e mezza, ma quasi buttata lì. Quasi buttata lì se non si aggiunge, come noi proponiamo, che vanno chiusi da subito i rubinetti delle fonti inquinanti dell'ACNA, cioè il trattamento e la destinazione soprattutto dei rifiuti liquidi e di quelli solidi. Questo va reso esplicito sin dal momento in cui si stende il protocollo di intesa, perché in ultima analisi noi dobbiamo arrivare a concludere se in futuro l'ACNA potrà essere compatibile o meno con l'ambiente, posto che oggi non c'è questione sul fatto che l'ACNA sia incompatibile con l'ambiente circostante e quindi che una vera politica di risanamento della valle, di quello che sta a valle dell'ACNA può avvenire soltanto se si interrompe il processo degenerativo dell'ambiente. Su questo voglio tornarci dopo con un'ulteriore considerazione.
Quindi, in primo luogo, il ruolo e le responsabilità dell'ACNA all'origine del processo inquinante a nostro avviso va specificato in questi termini, sperando che l'Assessore voglia e possa recepire questo nostro punto di vista; in secondo luogo, affermare, come opportunamente veniva ribadito ancora poc'anzi da chi mi ha preceduto, che l'ACNA non pu defilarsi dalle responsabilità anche finanziarie nel processo di risanamento che la riguarda direttamente.
Delle questioni e proposte costruttive avanzate nella precedente seduta non è stata recepita inoltre quella che a nostro avviso pareva essere una questione importante e condivisa anche da altre parti politiche e cioè la distinzione fra le responsabilità di coordinamento tecnico per quanto riguarda l'intervento di risanamento e le responsabilità politiche di vigilanza, di controllo e di informazione. Noi dicevamo e diciamo nell'ordine del giorno sottoposto all'attenzione dei colleghi che all'art.
7 della bozza di protocollo vada inserita questa distinzione: "1) un Comitato di coordinamento tecnico operativo Ministero Assessorati competenti delle Regioni Liguria e Piemonte, Istituti pubblici di ricerca, società private coinvolte costituite su indicazioni del Ministero e delle Giunte regionali interessate 2) una Commissione di alta vigilanza con presenza di responsabili politici del Ministero, esponenti dei Consigli regionali del Piemonte e della Liguria indicati dal Consiglio regionale con la presenza di Consiglieri dell'opposizione, esponenti delle comunità locali, associazioni ambientaliste presenti nella zona".
Noi riteniamo che questo sia essenziale in una proficua dialettica democratica, in un processo che deve andare in profondità come si provava ad indicare più volte. Vorrei sapere, in conclusione del dibattito, quali sono gli ostacoli che l'Assessore Cernetti ha incontrato nel recepire o nel tentativo di recepire questo tipo di proposte che mi pare siano addirittura di buon senso oltreché di qualche significato politico.
C'è ancora una proposta che veniva avanzata nella precedente seduta e che qui è scomparsa, mi riferisco agli affidamenti in convenzione che è cosa diversa, come dicevo la volta scorsa, dalla gara di appalto affidamento in convenzione che presuppone una scelta discrezionale degli organi di governo rispetto a cui quindi ancora più rilevanti sono i paletti discriminanti che si mettono al riguardo.
Nel nostro ordine del giorno noi dicevamo che "nel protocollo di intesa debbono essere introdotte le regolamentazioni degli affidamenti in convenzione ad imprese, associazioni di imprese e consorzi, sia per la fase di predisposizione del progetto, sia per quella di esecuzione dello stesso e in ogni caso dovrà essere - questo è il punto su cui l'Assessore Cernetti se non ricordo male assentiva vistosamente nel momento in cui si trattava questo argomento nella precedente seduta, assentiva in termine di manifestazione di consenso - esplicitata come condizione per l'affidamento di questo intervento di risanamento la totale estraneità e indipendenza societaria delle aziende incaricate dalle aziende individuate come responsabili dell'inquinamento della zona da risanare".
Pensavo che si potesse portare a casa almeno questo risultato stante la manifesta volontà dell'Assessore, però non c'è più traccia nel protocollo di intesa. E' lecito quindi chiedere all'Assessore che ci faccia sapere quali sono stati gli ostacoli a che questa questione venisse risolta nei termini auspicati da molti, oltreché da Democrazia Proletaria, dal Consigliere Pezzana, dal Gruppo comunista e mi era parso di registrare anche il consenso di altri Gruppi anche se non si sono pronunciati espressamente su questo punto.
Se dobbiamo dare atto all'Assessore Cernetti dell'impegno intrapreso che avviene dopo anni di silenzio e di mistificazioni che si tendono a perpetuare in diverse parti della regione e degli organi statuali, non ci va bene, colleghi, che si riaffermi una concezione medicativa dei guasti lasciando intatte le cause della malattia: questo è il punto. Se non si interviene per rimuovere l'origine della devastazione dell'ambiente e delle persone, contando quelle centinaia di persone morte per cancro in questi anni, si condanna ad essere pronti a ricadute più drammatiche. Questo noi non lo possiamo accettare! Nessuna coscienza democratica e civile pu accettare che, dopo aver lucrato sulla devastazione di vite, si lucri anche sul risanamento che fa finta di non cogliere la questione principale cioè la presenza, così come oggi è configurata, dell'ACNA in quella valle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi attengo strettamente al tema perché è inutile ripetere la discussione svolta la settimana scorsa che è stata molto ampia e dettagliata. Farò alcune brevi considerazioni sul protocollo e sull'ordine del giorno che ho sottoscritto.
Vorrei porre l'accento sui tre punti evidenziati anche dall'Assessore.
Particolare significato, come dice il protocollo, va dato a questo riferimento, così pure va dato atto alla Giunta dello sforzo compiuto.
Forse alla Regione Piemonte questo sforzo non costa molto, ma la Regione Liguria avrà molte difficoltà ad accettarlo, quindi mi pare qualificante che si riesca ad ottenere qualcosa.
A proposito del delicato punto inserito alla fine dell'art. 5: "Il piano di disinquinamento viene adottato, ai sensi dell'art. 7, comma terzo della legge n. 349/86, dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente, d'intesa con le Regioni competenti che possono acquisire il parere degli enti locali", il nostro ordine del giorno prevede che nel Comitato siano inseriti i Sindaci e i rappresentanti delle UU.SS.SS.LL.
Bisogna prestare però molta attenzione a quanto ha affermato l'Assessore: la Regione Liguria non si è impegnata nel coinvolgimento degli enti locali e ciò è abbastanza preoccupante perché - è l'unico riferimento che faccio al dibattito della settimana scorsa - non dimentichiamo che l'inquinante è la Regione Liguria e noi siamo gli inquinati.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' l'ACNA, non la Regione Liguria!



FRACCHIA Mario

Ma è in Regione Liguria! Se fosse in Piemonte il discorso sarebbe differente. Sono d'accordo che è l'ACNA ad inquinare, ma l'ACNA è in Liguria: gli scarichi nocivi inquinanti cominciano dal quel famoso tubo come lo chiami tu, Staglianò, che segna il confine tra la provincia di Cuneo e la Liguria.
Ribadisco quindi che occorre prestare molta attenzione a questo aspetto e prego l'Assessore, quando cominceranno gli incontri a tre, di essere molto deciso battendo ancora i pugni, perché gli interessi del Piemonte sono contrastanti al massimo con quelli della Liguria. Ricordo la convenzione firmata nelle precedenti legislature con il finanziamento di parecchi miliardi della Regione Piemonte per il depuratore e quando si trattò di iniziare i lavori la Regione Liguria ha fatto marcia indietro come ha fatto marcia indietro l'ACNA. L'Assessore dovrà adoperare tutta la sua grinta come sovente dimostra in questa vicenda.
Non aggiungo altro per il momento; se sono necessarie altre precisazioni le farà il Consigliere Tapparo che è il primo firmatario dell'ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, in sede di VII Commissione si è tentato, in quanto il Consiglio regionale la settimana scorsa aveva demandato il compito a tale Commissione, di ricercare una convergenza tra le varie posizioni espresse nel dibattito. L'Assessore in precedenza ha illustrato quelli che sono stati gli apporti nuovi che hanno recepito elementi salienti del dibattito della volta scorsa e questa attenzione non è stata priva di significato. Non credo valga la pena elaborare o risottolineare questi aspetti, che riguardano l'ACNA di Cengio, il ruolo dell'Università e del Politecnico e la possibilità di interagire con gli enti locali. Anche nell'ordine del giorno, che accompagna in veste di allegato il protocollo d'intesa, abbiamo cercato di porre gli elementi della partecipazione, della presenza dell'Università e del Politecnico, del ruolo del Consiglio regionale non solo nel controllare, ma anche nel tentare di governare questo processo che è l'aspetto forse più importante.
Non va considerato un elemento rituale quando nell'ordine del giorno che sto illustrando si sottolinea che non si è d'accordo su una pura filosofia del disinquinamento, ma sostanzialmente si raccorda, perch questo disinquinamento abbia un senso, alla prospettiva di sviluppo socio economico che deve far trovare soluzioni strutturali ai problemi esistenti e in particolare alle fonti di inquinamento.
Deve essere ribadito, lo dico anche all'Assessore, che questo che viviamo non può trattarsi di un passaggio qualunque della vita regionale.
Si tratta di un'esperienza nella quale si potrà valutare e verificare la capacità nostra di stare all'interno, governando questo tipo di esperienza di intervento per problemi ambientali in aree di particolare emergenza ecologica.
E' un'occasione grossa, è un'occasione che non va dispersa; è un'occasione nella quale non possiamo essere alle dipendenze di un centralismo burocratico. Non è la burocrazia di un Ministero che deve cadenzare il nostro comportamento. Questo è un parlamento regionale che ha un suo livello e possibilità di intervento, è quindi verso questo parlamento regionale che la burocrazia del Ministero dell'Ambiente dovrà guardare con attenzione: dunque, tale struttura burocratica non "detta" nulla, concorda e valuta. Non c'è la sapienza di là e l'ignoranza da questa parte.
Con questo tipo di approccio, potremo fare strada lunga e proficua con il Ministero dell'Ambiente. Con un approccio diverso faremo come Regione Piemonte un'opera residuale di salmerie di un'operazione. Noi non vogliamo essere le salmerie di questo tipo di processo, ma vogliamo giocare dignitosamente, senza presunzione, la nostra carta.
Abbiamo tentato, nel nostro ordine del giorno, di individuare alcuni aspetti di controllo in tempo reale e con autorità dell'elaborazione del piano e poi quando questo piano assumerà elementi più definiti, di una possibilità di controllo pressante e specifico.
In primo luogo, nel Comitato di coordinamento abbiamo previsto che l'Assessore, che è il soggetto titolare del rapporto di questo organismo (che vede, interagendo con gli altri soggetti, il nascere e lo svilupparsi dell'azione di elaborazione del piano), avrà alle spalle autonomamente (questa infatti credo possa essere una nostra determinazione autonoma) una serie di soggetti della sfera scientifica e della sfera partecipativa che possono accompagnare l'Assessore ed essere direttamente quel canale di comunicazione e di informazione tale da garantire una reale e non fittizia (non delegata) forma di partecipazione.
E' un fatto rilevante. L'accusa è di costruire carrozzoni, di costruire delle cose ingestibili. Capisco che si mette l'Assessore in condizioni estremamente "complesse", ma questa complessità è necessaria proprio per rendere non manipolativa la partecipazione. L'ho detto - non è per autocitarmi - nell'intervento della volta scorsa che una famosa scuola sociologica, quella delle relazioni umane, faceva le riunioni di gruppo (cioè la partecipazione) sostanzialmente per far approvare decisioni già determinate. Noi non vorremmo far digerire agli enti locali, attraverso un processo informativo distorto, delle scelte nelle quali noi vogliamo interagire con vari soggetti per poterle determinare.
In secondo luogo, si fa riferimento ad una Commissione di alta vigilanza. Sono presenti due soggetti con titolo significativo: l'Assessore all'ambiente e il Presidente del Consiglio o un suo delegato in rappresentanza del Consiglio. Dal lato della sfera tecnica, rapportandoci con Università, Politecnico e CNR. possiamo trovare un valido supporto in modo da non trovarci in organismi nei quali ci vengono propinati dei dati da trasferire meccanicamente altrove per essere decodificati da qualche esperto del settore. Questo è un altro passaggio importante nella ricerca di governare, dal di dentro e in tempo reale, il processo di formazione del progetto del piano.
Si tratta di aspetti qualificanti. Io non intendo convincere nessuno voglio però dire che si tratta di un modo di entrare nel governo della formazione e della gestione del piano che ci trova impegnati in prima linea e non in forma notarile.
Il nostro ordine del giorno infine parla di un aspetto estremamente importante prima di concludere con "Il Consiglio regionale invita": nello svolgimento delle attività della Commissione di coordinamento e della Commissione di alta vigilanza, i rappresentanti della Regione avranno un rapporto di sistematica relazione e con la VII Commissione consiliare e con il Comitato di informazione degli enti locali. Ciò ci permetterà di non trovarci nell'elaborazione in una pura funzione di soggetti che ricevono informazione: potremo in qualche misura, nessuno ce lo vieta parallelamente e attraverso questo organismo, lavorare a quello che pu essere un progetto meglio configurato, quasi un nostro progetto, un nostro modello che si accompagna sostanzialmente nello sviluppo dell'elaborazione per trarre da questo tipo di lavoro esperienza e capacità di discussione perché noi, Assessore, non andremo nella Commissione di alta vigilanza o nell'altra Commissione solo a "bere" passatemi questo termine - ma andremo anche a proporre. Questo sia ben chiaro: non andremo semplicemente in tali Commissioni perché qualche alto rappresentante della burocrazia dello Stato ci venga a comunicare quelle che ritiene siano le impostazioni: o giochiamo una carta di governo reale e diciamo la nostra; o se è solo per registrare indicazioni di tale genere, non ci conviene nemmeno fare tanti sforzi.
E' stato anche sottolineato un aspetto di separatezza tra la fase di progettazione e quella di attuazione. Torno a dire, e qui corro un rischio perché oggi circolava già la voce dei potenziali percettori delle commesse che il Consiglio non deve avere timore che il terziario avanzato nel settore della progettazione possa operare. Anzi, io auspicherei che ci sia un settore della progettazione ecologica forte nella nostra Regione, nel nostro Paese, settore capace, serio: avevo detto che sono gli accasamenti con i partiti, con le lobby di potere che possono preoccupare, non pu preoccupare l'operatività di un terziario avanzato in questo settore che è da auspicare che si rafforzi e che sia più forte. Però io qui vorrei dirla chiaramente: non vorrei il danno e la beffa. Il collega Fracchia ha svolto un intervento puntuale: non vorremmo in sostanza che qualcuno abbia inquinato da un versante toccando il territorio di 51 Comuni del Piemonte e questo qualcuno determina successivamente il processo di chi in qualche modo ne potrà trarre beneficio nella fase di progettazione e nella fase di esecuzione. Io credo, tra l'altro, che le competenze della nostra Regione in questa materia siano elevate, dignitose e non mi spaventano né se tali interventi sono poi di "mamma Fiat", né se sono di altri, se sono fatti seriamente. Però dobbiamo dircelo francamente, Assessore, e lo dico anche ai colleghi Consiglieri: se questa vicenda si chiude con una continuazione di una lunga storia nella quale non abbiamo sempre trovato da parte degli enti locali liguri quella sensibilità necessaria, tanto l'acqua del Bormida va da una certa parte, e se poi, alla fin fine, non saremo nemmeno in grado di determinare in questo processo di intervento nulla, se non qualcosa di predeterminato, che va in un'altra direzione, sarebbe una grave sconfitta.
Io credo che questa partita ce la dobbiamo giocare tutta, magari potremo anche essere sconfitti, però ce la dobbiamo giocare da oggi, come se avessimo la possibilità di vincerla.
Come Gruppo PSI proponiamo l'approvazione del protocollo ed anche chiedo ai colleghi, se possibile, in tempi brevi, di trovare una convergenza tra i vari documenti presentati. Mi rendo conto che è necessario ritoccare questo ordine del giorno, che non può essere la tavola della legge per questa materia, ma che credo comunque rappresenti un contributo reale per intervenire nel governo di questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, rimango seduto perché ho una serie di documenti da illustrare e, attenendomi soltanto agli ordini del giorno presentati cercherò di illustrarli il più possibile in maniera dettagliata, cercando di non ripetere quanto detto in precedenza in Consiglio e in Commissione.
Il mio sforzo è stato quello di modificare un protocollo d'intesa (che il collega Tapparo ha definito notarile e che personalmente, la volta precedente, avevo definito tecnocratico) in un protocollo d'intesa che fosse possibilmente più democratico che tecnocratico, che partisse dalla considerazione della specificità della Valle Bormida e non da un astratto insieme ed elenco delle possibili fonti di inquinamento di un'area indeterminata e che quindi rispecchiasse una specificità storica che è a tutti nota. L'accoglimento nel protocollo d'intesa, da parte della Giunta regionale, della dizione ACNA e del riferimento specifico a questa è certamente, sia pure in minima parte, un riconoscimento di questa specificità. Nell'ordine del giorno che illustrerò ve ne sono ancora alcuni altri.
Un aspetto che ritengo possa essere ripreso anche da altri Capigruppo è vedere con profondo rammarico una vicenda nata in Consiglio regionale, che secondo me doveva terminare con un voto forte del Consiglio regionale possibilmente con un voto unitario, come unitariamente era iniziata concludersi invece con un contrasto profondo e grave, rispetto al futuro di questa vicenda tra Giunta e Consiglio regionale per quanto riguarda le competenze e le attribuzioni previste dallo Statuto.
Io sono quindi stato costretto, in seguito alla riunione dei Capigruppo e alla dichiarazione di non ammissibilità degli emendamenti che avevo proposto, a ripiegare su un ordine del giorno che in maniera diversa riafferma le stesse cose, riprendendo gli emendamenti. Di questo sono profondamente rammaricato, perché non ritengo che questo fosse il metodo da seguire, soprattutto se teniamo conto di quanto la vicenda sarà complicata e difficile e richiederà lo sforzo di tutti, Giunta regionale, Consiglio regionale, enti locali, popolazioni ed associazioni, prima di giungere ad una corretta soluzione di questo problema che, ripeto, non può essere risolto con puri e semplici strumenti di natura tecnica.
Quindi, se da un lato il dibattito della scorsa seduta e la riunione in Commissione di martedì e le vicende di oggi hanno permesso alcuni limitati miglioramenti, dall'altra parte ritengo che la Giunta giunga con una voce troppo debole a quella che sarà una conflittualità permanente con la burocrazia ministeriale e soprattutto con la Regione Liguria. Sarebbe stato meglio vi fosse giunta anche con proposte diverse, senza preoccuparsi troppo del fatto che queste venissero o meno accolte piuttosto che questa autocensura preventiva. Sarebbe stato meglio vi fosse giunta con una grossa forza che vedeva uniti il Consiglio, l'opposizione consiliare e le popolazioni locali.
Detto questo, ho sul tavolo tre documenti: uno che lascerò più dettagliatamente illustrare al collega Majorino firmato anche dai colleghi Pezzana, Bontempi e Reburdo, relativo al rapporto tra Giunta e Consiglio e i punti specifici del rapporto tra la legge n. 349 e lo Statuto regionale un ordine del giorno da me presentato giovedì scorso che non ritengo di dover nuovamente illustrare; un nuovo ordine del giorno che desidero illustrare nella forma che ritengo utile darci oggi: quella di un serio lavoro costruttivo di modifica dell'impianto del protocollo di intesa. Mi limiterò a quest'ultima parte, mi scuserò se sarò un po' lungo perch fatti i conti, si tratta di 44 proposte di modifica del testo del protocollo di intesa.
La strada degli emendamenti era stata scelta perché comunque ritenevo il protocollo di intesa un documento che valeva la pena di tenere come punto di riferimento e sul quale lavorare, una sorta di riconoscimento quindi del fatto che si tratta di un buon documento, nelle sue linee generali.
Veniamo ai punti specifici, fin dalla premessa.
Ritenevo e ritengo che sia stato scorretto sostituire le parole contenute nell'art. 7 della legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente "eliminare o ridurre l'inquinamento" con le parole "contrastare e controllare". Se i vocaboli della lingua italiana hanno un senso "eliminare l'inquinamento" è cosa diversa dal "controllare o contrastare l'inquinamento". "Contrastare l'inquinamento" implica che si mantiene l'inquinamento e si sviluppano mezzi che vadano contro questo inquinamento.
Eliminare l'inquinamento - se ne rende conto chiunque - significa un'altra cosa. Significa, nella mia lettura parziale quanto si vuole, che qualche tipo di attività e lavorazione va chiusa o può essere chiusa.
Sempre a livello di premessa c'è un punto meno rilevante, ma comunque significativo: nella legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente si parla di Regioni interessate ai fenomeni di inquinamento, più che di Regioni competenti. "Interessate" implica quindi un dato di fatto, una condizione un rischio reale; "competenti" è un termine troppo burocratico che non rispecchia la situazione oggettiva della vicenda della Valle Bormida.
All'art. 2 dopo le parole "un'iniziativa integrata e coordinata dal Ministero e dalle Regioni", si propone di aggiungere "nonché la partecipazione e il controllo degli enti locali e della popolazione".
Questo in via pregiudiziale perché l'operazione della Valle Bormida non pu richiedere solo iniziative e intese tra Ministero e Regioni, ma deve prevedere anche questi altri soggetti. Dico questo al di là del dettato della legge, al di là del fatto che poi il protocollo venga formalmente stipulato fra questi tre soggetti, in quanto la partecipazione pu prevedersi anche in altre forme.
All'art. 3, nonostante l'inserimento dell'ultima ora della Giunta regionale della dizione: "con particolare riferimento agli impianti della società ACNA sita in Comune di Cengio" (che è una doverosa aggiunta, come ha rilevato per primo il collega Bruciamacchie e credo che su questo i colleghi concordino tutti, perché si tratta del puro recepimento di quanto già contenuto nel decreto del Ministro), io aggiungerei che "risultano (gli impianti dell'ACNA) senza alcuna ombra di dubbio costituire la principale fonte di inquinamento dell'intera Valle". Sia pure ad abundantiam si tratta di un inserimento relativamente significativo.
Il piano di disinquinamento però deve recepire un altro punto, il punto d), già presente nell'ordine del giorno della scorsa settimana. La mancanza invece di questo punto è una delle mancanze più gravi del protocollo di intesa. La mancanza di qualsiasi riferimento alla compatibilità tra la prosecuzione dell'attività industriale in corso e gli obiettivi del presente piano di disinquinamento. Fin dal punto di partenza della redazione di questo piano questo quesito deve essere posto all'attenzione di chi lo redigerà. Il piano non deve muoversi all'interno del mantenimento delle attività esistenti, controllandole e contrastandole, ma deve fin dai suoi primi passi valutare se le lavorazioni esistenti sono compatibili con un piano di disinquinamento e risanamento della valle. Questo deve essere messo per iscritto, e il fatto che questo riferimento manchi fa sì che su tutto il protocollo d'intesa si riverberi un'immagine distorta: che tutto debba svolgersi all'interno di dati da non mettere in discussione se non in minima parte.
All'art. 4, punto a), del piano di risanamento che dovrebbe svilupparsi secondo individuate attività, sono previste le infrastrutture di trattamento di riduzione ed eliminazione degli inquinanti. Da qui in avanti troppo spesso si tralasciano necessari approfondimenti in merito al tema dello smaltimento dei rifiuti e dello stoccaggio provvisorio o meno degli stessi. Occorre aggiungere con chiarezza che il problema dei rifiuti solidi come quello dell'inquinamento dell'atmosfera e delle acque deve essere trattato alla stessa stregua e non in maniera marginale. Propongo pertanto di aggiungere "modalità di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti legati alle attività industriali".
Sempre all'art. 4 non può che ritornare quanto già detto per l'art. 3 perché l'art. 4 di fatto più precisamente dettaglia quanto già previsto all'art. 3 che definiva gli obiettivi del piano. Infatti, qui si parla delle attività oggetto del piano. La modifica è la seguente: "la definizione della necessità di procedere alla cessazione di determinate attività industriali o di altro tipo la cui prosecuzione non possa ritenersi compatibile con gli obiettivi di intervento, di risanamento e di tutela dell'ambiente".
Sempre all'art. 4 propongo di modificare il punto h) affinché la questione dell'analisi costi-benefici non sia una sorta di presa in giro dei cittadini, aggiungendo le seguenti parole: "nel quadro, in ogni caso della necessità prioritaria della tutela della salute della popolazione e dell'ambiente". Se si parla soltanto di analisi costi-benefici senza dire che la salute non sta in questa analisi, ma sta prima e fuori, noi riusciamo ad avere metodi tecnocratici perfettamente bilanciati che mettono da una parte il rischio potenziale per la salute umana e dall'altra l'occupazione o i profitti industriali, quando invece questi aspetti devono essere tenuti separati. Un'analisi costi-benefici può solo riguardare gli aspetti sicuramente monetizzabili della nostra società, del nostro mondo e della nostra vita e non quelli che monetizzabili non possono assolutamente essere. Questo va chiarito in maniera precisa perché altrimenti è indennizzabile e monetizzabile tutto: malattie, morti e altro ancora.
Al punto i), che discende dal punto precedente, proponiamo di aggiungere, dopo le parole: "al piano finanziario per l'esecuzione programmata degli interventi di cui sopra", le parole: "ivi comprese idonee previsioni di stanziamento connesse con la sospensione o la definitiva cessazione di particolari attività produttive". Deve essere chiaro che il piano di disinquinamento deve prevedere la chiusura di determinate aziende se queste non sono compatibili, ma deve considerare, come è stato anche detto da altri in termini diversi, il fatto che poi devono esserci i soldi anche per queste operazioni, e quindi per la cassa integrazione, per la riconversione e per altri interventi che riguardino gli aspetti occupazionali.
Al punto m), sul sistema informativo Bormida, deve ritornare il seguente richiamo: "ivi comprese le modalità di smaltimento dei rifiuti industriali tossici e nocivi". Infatti non è mai chiaro, in questo protocollo d'intesa, che tra i principali parametri di controllo ambientale occorre considerare anche l'aspetto dei rifiuti industriali. Invece, vi si fa riferimento solo alle emissioni in atmosfera e nei corpi idrici.
Passiamo all'art. 5, che deve a nostro avviso contenere ciò che era richiesto al primo punto dell'ordine del giorno della scorsa seduta, cioè che il Governo decreti in via cautelativa l'immediata sospensione dell'attività dell'azienda ACNA sita in Cengio. A mio avviso, questo è il punto del protocollo d'intesa dove va inserita tale dizione, che deve essere presente nel protocollo. Mi pare il punto più corretto nel senso che una volta definiti gli obiettivi, definite le modalità attraverso cui sviluppare questi obiettivi, all'inizio dell'esecuzione dell'attività questo impegno deve porsi con estrema precisione. Rispetto all'inquinamento dell'ACNA, tutti i dati in nostro possesso dovranno essere ricostruiti storicamente in quanto l'inquinamento dell'ACNA, appena partirà questo piano e questo studio, non sarà simile a quello pregresso, anche solo a quello di un anno fa. Noi non riusciremo (avremmo dovuto farlo prima avrebbero dovuto farlo prima le UU.SS.SS.LL., i Laboratori di igiene e profilassi o gli ex Laboratori comunque si chiamino) a ricostruire esattamente il carico inquinante dell'ACNA, perché non sarà più tale; noi ci troveremo ad agire (questo vale per l'ACNA, ma anche per altre aziende industriali) sul territorio con il carico inquinante reale degli anni passati, ma ad agire su un territorio più pulito. Del resto, a questo proposito, è già stata pubblicata una lettera sul giornale locale inviata all'Assessore che chiedeva alla stessa di stabilirsi a Saliceto o dintorni perché questo pareva l'unico modo per rendere pulito il Bormida perch quando era andata a visitarlo era così pulito come a memoria di persona non si ricordasse. Per cui il migliore piano di disinquinamento del Bormida pu solo essere questo: che tu, cara Elettra Cernetti, ti trasferisca a Saliceto. Forse, si otterrà di più in questo modo che con tutti i protocolli d'intesa. E' deludente, può sembrare spiritoso, ma forse di questi particolari aspetti dobbiamo tenere conto.
Nell'esecuzione delle attività occorre aggiungere due aspetti: 1) non si possono escludere a priori, al di là delle scelte che verranno effettuate, gli operatori pubblici (continuo a non capire perché gli operatori pubblici siano già ora stati esclusi, quando invece avrebbero dovuto o potuto essere esclusi in un momento successivo) 2) questo era già stato sollevato da altri Consiglieri la settimana scorsa: la garanzia assoluta di nessun coinvolgimento, anche attraverso forme di partecipazione azionaria o di altro genere, nelle attività inquinanti che hanno provocato e provocano l'attuale situazione di degrado e rischio ambientale della valle.
E' un problema soprattutto morale, di correttezza. Non possiamo assolutamente permettere che il disinquinamento sia un altro affare, che sostanzialmente riguardi gli stessi soggetti economici. Le situazioni di Carbonara Scrivia, con l'Ecosystem, insegnano. Questa nuova procedura, che la Regione Piemonte inizia tra le prime e che tra le prime ha richiesto finisce per essere un boomerang ed accentuerà ancora di più il distacco tra cittadini e istituzioni di quanto succeda adesso.
Vorrei ancora richiamare due articoli aggiuntivi, che costituiscono gli emendamenti nn. 17 e 18 a questo protocollo d'intesa. Il nuovo art. 8 riprende la presenza del Politecnico e dell'Università, argomento questo già trattato da altri. L'art. 9 mi pare invece uno dei punti non ancora trattati in questo dibattito, e secondo me è decisivo rispetto alla bonifica: "Nessun segreto d'ufficio o industriale può essere invocato dai soggetti coinvolti nell'attività di inquinamento o in quella di controllo fatte salve unicamente le disposizioni concernenti il segreto istruttorio".
Qui si tocca uno dei punti decisivi: non è possibile che l'attività di disinquinamento venga fatta soltanto controllando le emissioni in atmosfera, che tra l'altro saranno molto più pulite delle precedenti, o gli scarichi nei corpi idrici. L'unico modo è ricostruire i processi produttivi in dettaglio, che avvengono all'interno delle aziende. Non soltanto i composti chimici che entrano nel processo, ma le varie e diverse molecole che si costituiscono nel corso dei processi, cosa viene rilasciato in ogni momento. Rispetto a questo problema, che riguarda non soltanto i processi produttivi in atto, ma anche quelli avvenuti negli scorsi anni, soltanto l'estrema pubblicizzazione dei dati da parte delle aziende, il diritto di accesso completo agli archivi permette qualche risultato. Diversamente, un uso generalizzato del segreto d'ufficio da parte degli enti pubblici, sui dati in loro possesso, o del segreto industriale, da parte delle aziende fa sì che noi si venga a conoscere solo quello che le aziende ci lasceranno conoscere o ci vorranno far conoscere. Da questo dipende uno degli altri elementi che ricompare più volte e che manca nel protocollo d'intesa ovvero la ricostruzione storica. Si è stratificato nella Valle Bormida un inquinamento di molti anni che non è stato sempre uguale, nel corso degli anni. Soltanto ricostruendo questo processo è possibile ottenere risultati positivi. Per questo occorre cancellare l'impressione che si prova leggendo il protocollo d'intesa: quella di trovarci di fronte ad un inquinamento che sostanzialmente è sempre lo stesso. Noi dobbiamo invece ricostruirlo in modo diacronico e quindi la ricostruzione va anche fatta con gli archivi va fatta con la sedimentazione dei dati in nostro possesso e va fatta, per quanto riguarda il territorio, andando il più possibile in profondità. Pi andiamo a fondo nel sottosuolo più giungeremo indietro nel tempo all'inquinamento del passato, a partire dall'inizio del secolo. Questo, in alcuni emendamenti successivi, viene richiesto in maniera precisa per l'azienda ACNA, ma nello stesso tempo si vuole richiederlo anche per altre aziende industriali che hanno o hanno avuto un pesante impatto ambientale.
Dovremmo tenere conto delle diverse ragioni sociali e partecipazioni azionarie che l'ACNA ha avuto nel passato. Personalmente, dopo l'ultima kermesse di Raoul Gardini, non so esattamente quale sia in questo momento l'insieme del cartello delle partecipazioni.
Un ultimo, o penultimo, punto è quello relativo al catasto dei rifiuti.
Qui si dice che il problema dei rifiuti lo si vedrà con il catasto dei rifiuti. Vorrei che qui non ci si prendesse in giro: né la Regione Piemonte, né la Regione Liguria hanno il catasto dei rifiuti, né tanto meno sanno dove vadano oggi a finire questi rifiuti, né tanto meno si tratta, ed è cosa che ci siamo già detti più volte, soltanto dei rifiuti prodotti nel 1987 o nel 1986. Si tratta, anche in questo caso, di una serie storica dei rifiuti che è necessario ricostruire con tutti gli elementi possibili conoscitivi, con riferimento alle leggi e agli organismi di controllo (Comuni, UU.SS.SS.LL., Province) che negli anni scorsi si sono occupati, in un modo o nell'altro, dei rifiuti, ivi comprese le perizie che a vario titolo possono essere state richieste da parte dei Tribunali.
C'è un altro aspetto che viene escluso in questo protocollo di intesa che è invece enormemente rilevante. Il protocollo d'intesa parla, io direi in maniera paradossale, soltanto di ambiente e di inquinanti, non parla mai della gente e delle persone. Questo è estremamente preoccupante e sintomatico del modello tecnocratico, di cui dicevo prima, che contraddistingue questo protocollo di intesa. Secondo me, occorre aggiungere, e vorrei che venisse fatto ogni sforzo, i dati sulla popolazione: le indagini epidemiologiche, i dati sulle malformazioni congenite alla nascita, le cause di morte, la mortalità infantile. Tutti questi elementi vanno inseriti e previsti. La ricognizione sullo stato di fatto, invece, qui riguarda soltanto le fogne, le strade, le industrie anche i parchi e le piante, ma non riguarda né gli uomini né gli animali.
Forse perché i pesci nel Bormida non ci sono e quindi non c'è bisogno di fare alcuna ricognizione sui pesci. La mancanza di qualsiasi riferimento ad indagini epidemiologiche, alla raccolta di dati sugli abitanti della valle mi sembra estremamente pericolosa. Forse si ritiene che questa valle sia ormai deserta, che non ci abiti più nessuno e quindi si tratti soltanto di un inquinamento da giocare tra suolo, acqua, aria e inquinanti di origine chimica. Vorrei che si ponesse attenzione su questi aspetti.
Vengo all'allegato, che riprende gran parte dei punti precedenti. Al punto c.2.1 viene nuovamente richiesta l'abrogazione di tutte le volte che compare il termine "analisi costi-benefici". Questo termine va escluso rigidamente, come concezione di gestione delle risorse e anche della salute della popolazione, dal modo di operare in questo protocollo d'intesa delle Regioni, soprattutto nel caso della Regione Piemonte.
Spero che l'Assessore, il Presidente della Giunta, la Vicepresidente e gli altri Gruppi consiliari abbiano la capacità, il tempo, l'attenzione e la sensibilità di leggere in dettaglio questi emendamenti, alcuni dei quali richiedono una particolare attenzione e anche un voto separato. Mi riferisco a quelli relativi all'indagine epidemiologica, all'analisi costi benefici, alla sospensione cautelativa dell'attività dell'ACNA, al segreto industriale. Gradirei che anche altri Gruppi facessero questa richiesta.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare che nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi si è deciso di terminare i lavori alle ore 18,30.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro Gruppo ha due iscritti a parlare; riteniamo però di dover collocare i nostri interventi nel merito delle decisioni che si debbono assumere perché non dimentico che la scorsa settimana si è svolto un dibattito durato otto ore e che oggi dobbiamo stringere quelle che a noi paiono essere contraddizioni forti del documento della Giunta nelle decisioni che la maggioranza deve assumere rispetto a proposte che noi ed altri abbiamo formulato. Per cui, Presidente, le faccio anche un piacere, i nostri iscritti non intervengono in questa sede; interverranno eventualmente per illustrare puntualmente le nostre proposte modificative.
Vorremmo che non si rilevasse un aspetto che svuota le istituzioni: che l'opposizione abbaia perché ad abbaiare ci fa l'abitudine, se ne sta tranquilla, passano le decisioni e non si conta nulla. Noi misuriamo le cose nel merito delle decisioni!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino che illustra entrambi gli ordini del giorno da lui sottoscritti.



MAJORINO Gaetano

Entrando in una breve illustrazione dei due ordini del giorno ricordo che con la collega Minervini e altri colleghi di questo Consiglio sono stato firmatario di un ordine del giorno che, riprendendo argomentazioni che avevo già svolto sia in VII Commissione che in sede di Conferenza dei Capigruppo, esprime dissenso che nella sostanza è una censura politica nei confronti della Giunta per una ben precisa violazione statutaria che la Giunta ha perpetrato in questa vicenda. Vedremo dopo, attraverso un punto di vista che esporrò, come questo ordine del giorno non voglia solo essere una pur rilevante affermazione di principio in ordine a questa dichiarata perpetrazione di una violazione statutaria, ma abbia anche dei riflessi rilevanti, pratici e politici nell'intera vicenda. Più che una violazione statutaria che viene messa in evidenza in questo ordine del giorno si tratta, ad avviso di noi firmatari, di una vera e propria usurpazione dei poteri del Consiglio, e questo perché? Perché, in questa fase di predisposizione del protocollo d'intesa che segue all'avvenuta declaratoria di area di elevato rischio ambientale, la Giunta aveva sì dei poteri incisivi e di rilievo, ma erano poteri meramente propositivi, perché la via maestra era e doveva essere quella di una proposta al Consiglio di una delibera avente il contenuto del protocollo d'intesa da fare valere, da portare sul tavolo delle trattative per quella tale intesa fra Regioni e Ministro. Se anche poi si volesse sostenere che l'interpretazione da noi patrocinata, cioè a dire che si doveva procedere con questo rito della delibera in modo da consentire la collocazione di emendamenti presentati da tutti i Gruppi, sia un'interpretazione opinabile, io rilevo che fra due eventuali tesi che possano contendersi il campo, delibera di Consiglio o delibera di Giunta, doveva provvedersi, per fin troppo ovvie ragioni di opportunità politica, per ovvie ragioni di dialettica politica fra Giunta e Consiglio, con il rito della delibera da decidersi in questa sede consiliare. Questo non solo per le ragioni di evidentissima opportunità e di dialettica politica Giunta-Consiglio, ma anche perché in definitiva la richiesta al Governo, al Ministro, della declaratoria di area ad elevato rischio ambientale, nasce da un unanime ordine del giorno nato e discusso in questo Consiglio. E poi perché per questa procedura c'era tutto il tempo visto che la declaratoria di area ad elevato rischio ambientale è stata richiesta fin dal 23 giugno 1987. C'era e doveva esserci tutto il tempo per formulare una proposta di delibera.
Questo sarebbe stato interessante e politicamente utile, a nostro avviso, per una ragione: perché, attraverso il metodo della delibera di Giunta che viene in Consiglio con l'anomalo metodo di una comunicazione, si è verificato che la Giunta è riuscita ad evitare di pronunciarsi nel merito di tutte le proposte che erano contenute nei vari ordini del giorno.
Infatti a ben leggere quelle che sono state le osservazioni conclusive alla fine del dibattito dell'Assessore e del Presidente della Giunta, che cosa si dice? Non si dice: "Le proposte contenute negli ordini del giorno non sono fondate, sono da rigettare, non le riteniamo politicamente utili politicamente opportune"; ma si dice - e questo concetto è stato espresso sia dal Presidente Beltrami, sia dall'Assessore Cernetti, a chiusura del dibattito di giovedì scorso - "Ne terremo conto, vedremo di fare il possibile per far sì che vengano recepite". Quindi, il rito della deliberazione della Giunta ha fatto sì che non ci fosse una espressa pronuncia nel merito e non si dicesse quello che va bene e quello che non va bene. Al di fuori di una affermazione di principio, si è detto: "Ne terremo conto, vedremo quello che si può fare".
Quale sia stato poi il risultato finale lo abbiamo appreso questa mattina in Consiglio, l'avevamo appreso l'altro giorno in Commissione e cioè un modesto recepimento di tutte le principali proposte che erano state fatte valere con gli ordini del giorno.
Vengo ora all'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Pezzana Majorino e Minervini con cui si facevano, nel quadro di questo protocollo di intesa, ben determinate, precise e concrete proposte. Si proponeva (e questa proposta mi pare fosse condivisa anche da altri Gruppi diversi dai tre firmatari, oltre ad essere stata espressamente condivisa e portata avanti anche dal Consigliere Chiezzi) di inserire un inciso che contenesse la regola del divorzio tra soggetti che partecipano al piano e soggetti che, nella seconda fase, progettano ed eseguono.
Su questo punto io rammento perfettamente le espressioni usate dall'Assessore nel corso della seduta di Commissione di martedì scorso allorquando ci ha detto: "Su questo punto si agirà in questa maniera, siamo perfettamente d'accordo nell'essere coerenti non solo con questa proposta ma con la sostanzialmente identica proposta direttiva che promana dal Consiglio di Stato sentito a suo tempo per una vicenda identica in sede consultiva".
Ripeto la domanda che ho posto in Commissione: se siamo perfettamente d'accordo che così dovrà verificarsi, che verrà attuata la regola del divorzio fra chi propone e chi esegue (per rendere il tutto con una formula di sintesi), non si capisce perché, se il Ministro è d'accordo, se la Regione Liguria è d'accordo, se così dovrà verificarsi e dovrà avvenire non si inserisce un brevissimo inciso che la consacri nel protocollo? Noi sosterremo, voteremo l'ordine del giorno di cui siamo stati firmatari, non solo del primo di carattere di sostanziale censura della Giunta per quanto ho detto, per quella tale usurpazione dei poteri del Consiglio, ma anche l'altro ordine del giorno di cui è primo firmatario il Consigliere Pezzana e da noi sottoscritto che tratta di alcuni emendamenti.
Gli emendamenti sono già stati illustrati dal Consigliere Pezzana e ad essi mi riferisco. C'è un ultimo emendamento che era stato inserito da me e dalla collega Minervini con cui chiedevamo che, in questa complessa fase che si verificherà nell'ambito di predisposizione del piano e atti susseguenti, si accerti se vi sia - visto che non è poi un problema particolare, indaginoso, che porta via del tempo, ma scaturirà dalle medesime indagini che verranno effettuate ai fini del disinquinamento (il quesito è retorico ed è giusto lasciarlo retorico) - un nesso causale colposo fra comportamento dell'ACNA e situazione dell'attuale inquinamento.
Questa affermazione non solo ai fini di esprimere le conseguenti censure che ad un certo momento possono anche considerarsi importanti ma prive di realismo, ma "ai fini di una rivalsa delle ingenti spese che la collettività dovrà sopportare per l'operazione disinquinamento". Perch penso che chiusa, nei tempi brevi prefigurati nella decisione del Consiglio dei Ministri e auspicati da tutti, si arriverà alla fase esecutiva del disinquinamento, ci saranno ingenti spese e penso che alla fine sarebbe bene trarre le conseguenze e se il giudice penale non ha fino a questo momento accertato responsabilità personali, che pur a nostro avviso c'erano, e anche questo è un fatto estremamente strano ma è un dato di fatto e non possiamo che prenderne atto, dei dirigenti dell'ACNA, penso che sotto il profilo di una responsabilità civile colposa possano esserci e ci siano abbondantemente gli estremi e quindi anche di questo nel gran quadro delle indagini si sarebbe dovuto tenere conto.
Quindi, manifestando insoddisfazione per il molto poco di più che è stato portato al testo originario della deliberazione di Giunta, noi voteremo gli ordini del giorno che abbiamo presentato per tutte le ragioni che concisamente ma diffusamente ho esposto.



PRESIDENTE

A questo punto possiamo passare alla votazione dei documenti.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 432 presentato dai Consiglieri Pezzana, Majorino e Minervini, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della comunicazione della Giunta regionale sul risanamento e bonifica della Valle Bormida, e della bozza di protocollo d'intesa tra il Ministero dell'Ambiente, Regione Piemonte e Regione Liguria per la redazione del piano di risanamento e di bonifica relativo, approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 26 gennaio u.s.
considerato che il piano di risanamento e di bonifica della Valle Bormida deve prevedere un esame specifico di compatibilità non solo ecologica ma anche socio-economica dello stabilimento dell'ACNA di Cengio con l'area dichiarata ad elevato rischio ambientale. Esame di compatibilità che deve tenere conto dell'inibizione dello sviluppo economico della zona causata dal grave inquinamento del suolo, dell'acqua e dell'aria di cui fonte principale è lo stesso stabilimento riaffermata la necessità di assumere gli interventi necessari per la bonifica e la rinascita dell'intera zona con la diretta partecipazione degli enti locali e delle associazioni ambientaliste che in questi anni hanno sostenuto le iniziative a favore della Valle Bormida i m p e g n a la Giunta regionale ad inserire i seguenti emendamenti nella bozza di protocollo di intesa tra il Ministero dell'Ambiente, Regione Piemonte e Regione Liguria, e di sottoporli ai sottoscriventi prima della firma definitiva dell'intesa e dell'avvio del piano: 1) all'art. 4 della bozza di protocollo d'intesa si aggiungono i seguenti punti d/bis) ed f/bis): d/bis) raccolta dei dati ed analisi dell'inibizione dello sviluppo socio-economico del territorio interessato al grave e prolungato inquinamento f/bis) esame di compatibilità ecologica, nonché socio-economica delle fonti di inquinamento.
2) Abrogazione del punto c) dell'art. 5.
3) All'art. 5 è aggiunto il seguente nuovo comma: 'Le società, le imprese, loro associazioni o consorzi ed ogni altro operatore che riceverà da parte del Ministero dell'Ambiente di redigere il piano dei compiti tecnici specifici per la predisposizione del piano di cui agli artt. 3 e 4 del presente protocollo d'intesa, non potrà ricevere in alcun caso l'incarico dell'esecuzione degli interventi e delle opere previsti dal piano stesso. A questo proposito il Ministero dell'Ambiente affida la realizzazione degli interventi e delle opere previsti dal piano a società, imprese o loro associazioni o consorzi che offrano precise garanzie in ordine alla capacità di esecuzione efficiente dei progetti previsti dal piano, e la necessaria esperienza nel settore specifico di intervento'.
4) Al primo comma dell'art. 7 della bozza di protocollo d'intesa si aggiunge il seguente periodo: 'Del Comitato di coordinamento fanno parte tre esperti nominati dall'Università di Torino e tre esperti nominati dall'Università di Genova in discipline attinenti il disinquinamento dell'acqua, dell'aria e del suolo nonché in discipline attinenti l'igiene ambientale e i rischi sanitari derivanti dall'inquinamento a carico della popolazione. Del Comitato di coordinamento fanno parte altresì un rappresentante dei Comuni ed uno delle associazioni ambientaliste operanti nella zona dichiarata ad elevato rischio di crisi'.
5) Al terzo comma dell'art. 7 della bozza di protocollo d'intesa si aggiunge il seguente periodo: 'La Commissione di alta vigilanza sarà costituita da esperti nominati dalle Università di Torino e Genova, nonché da un rappresentante dei Comuni ed un rappresentante delle associazioni ambientaliste della zona dichiarata ad elevato rischio di crisi. Si dovrà inoltre accertare se vi sia un nesso causale colposo fra comportamenti dell'ACNA e situazione dell'attuale inquinamento: ai fini di una rivalsa delle ingenti spese che la collettività dovrà sopportare per le operazioni di disinquinamento'.
Il Consiglio regionale del Piemonte rivolge, infine, nuovamente la richiesta al Ministero per la Protezione Civile di intervenire presso lo stabilimento ACNA di Cengio per verificare l'esatta quantità e qualità dei rifiuti ammassati nello stabilimento stesso, nonché l'eventuale inquinamento e pericolo di inquinamento derivante da tale presenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 12 voti favorevoli e 24 contrari (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Esaminiamo ora l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista, che venne presentato in seconda presentazione e al quale è stata aggiunta un'appendice.



BONTEMPI Rinaldo

Poiché non abbiamo avuto modo, per il tipo di manovra compiuta dalla Giunta, di poter presentare degli emendamenti, abbiamo predisposto un ordine del giorno modificativo puntuale e chiederemmo quindi l'esame per parti.
Suggerirei, ad esempio, che ci sia una prima parte di premessa su cui non reinterverremo e poi le parti puntuali che verranno con dichiarazione di voto per parte motivate dalla collega Bresso su cui procedere al voto.



PRESIDENTE

Ha pertanto la parola il Consigliere Bresso che illustra le parti aggiunte.



BRESSO Mercedes

Come ha già detto il Capogruppo Bontempi non dirò nulla su tutta la parte di premessa che abbiamo già illustrato nell'intervento generale vorrei invece rilevare che i punti specifici si rifanno essenzialmente a due aspetti principali. Quindi, non illustro tutti i punti specifici per farvi grazia del tempo dell'intervento, pregherei però l'Assessore di considerarli tutti nella sua risposta, cioè non vorrei che si approfittasse del fatto che non li illustriamo per non guardarli neanche! Il primo riguarda il fatto che nella bozza di protocollo d'intesa fra Ministero e due Regioni manca un aspetto, a nostro avviso, centrale e fondamentale e cioè all'art. 3 che fa riferimento al piano di disinquinamento. Al punto b) è stato inserito, come l'Assessore ci ha detto picchiando i pugni sul tavolo, il nome della società ACNA e al punto c) sono indicate "la definizione della tipologia, della fattibilità e dei costi degli interventi di risanamento". Nel protocollo d'intesa non è in alcun modo sottolineato il fatto che l'obiettivo di tutta l'operazione - ce lo ha detto pure l'Assessore, non è una cosa che ci stiamo inventando in questo momento - è quello di arrivare a verificare la compatibilità fra l'azienda e le sue attuali produzioni e quel territorio e quell'ambiente tenendo aperta la possibilità che se ne verifichi la non compatibilità perché è questo l'obiettivo principale, non è solo quello del risanamento.
Questo aspetto non compare da nessuna parte nel protocollo d'intesa, ed invece è il problema rilevante. Mi sembra come quegli studi di impatto ambientale che analizzano migliaia di piccoli impatti e non rispondono alle tre domande fondamentali che la gente pone sull'argomento. Questo è un caso analogo: un protocollo d'intesa non deve essere solo un elenco minuzioso di cosine da fare, deve porre le questioni centrali e noi rileviamo che questa non è posta.
L'altra questione centrale, che abbiamo tutti già richiamato per cui anche su questa sarò estremamente sintetica, però è importante e non intendiamo demordere, riguarda l'incarico della pianificazione e progettazione. Sottolineo che non siamo di fronte ad una progettazione perché progettazione significa che si sa già che cosa c'è da progettare.
Qui siamo di fronte ad un piano non di controllo dell'inquinamento, ma di rimozione e annullamento, comunque di riduzione drastica, dell'inquinamento per il futuro, quindi siamo di fronte ad una pianificazione e progettazione dell'intervento, per la quale riteniamo che occorrano: da una parte l'acquisizione alla pubblica amministrazione delle conoscenze, delle competenze scientifiche che con questa esperienza nuova e unica si andranno a fare; dall'altra parte, la garanzia e la certificazione non solo dall'esterno, cioè non fatta attraverso un bollo, ma attraverso l'analisi lo studio e l'individuazione delle soluzioni delle istituzioni pubbliche e di ricerca di questa Regione e di questo Paese: non necessariamente di questa Regione, si è detto gli Atenei del Piemonte perché studiano il nostro territorio, ma naturalmente non solo quelli.
A questo proposito occorre dire chiaramente che circolano in Italia opinioni molto sgradevoli sulla ragione per cui ci si intestardisce sulla voce "imprese di progettazione". Si fanno dei nomi e siccome le cose vanno dette anche in Consiglio io le dirò; sanno tutti, l'ho già detto in Commissione, che si parla della Monteco, dell'Ansaldo, si parla anche di una società che non conosco, ma che sicuramente sarà molto eccellente e che sarebbe molto apprezzata dall'Assessore, il cui nome è Idrodata; così si dice.
Circola anche un'altra voce e cioè che ci sarebbe una forte tensione nell'ambito della Giunta fra socialisti e democristiani perché la componente democristiana non vorrebbe fare nomi e invece la componente socialista i nomi li vorrebbe fare. Queste sono cose che noi vogliamo capire bene perché sono molto importanti ai fini della serietà dell'operazione. Noi poniamo all'Assessore un quesito: se una operazione che ha il compito di essere sperimentale nel Paese si impantana in queste cose e diventa non una operazione di immagine, ma una operazione di brutta figura, che senso ha più se va a correre questi rischi già in partenza? Al di là del fatto che sappiamo bene che non verranno accettate perch oggi si è decisi a votare il protocollo d'intesa così com'è, noi chiediamo che si rifletta ancora.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non ho capito perché si farebbe brutta figura. Vorresti ripetere il concetto? E' legato a che cosa?



BRESSO Mercedes

Se la polemica su che cosa verrà fuori dal progetto inizia già oggi sulla convinzione che dietro l'operazione del risanamento della Valle Bormida c'è una operazione di tipo clientelare, la questione diventa molto brutta. Io non credo che sia così e sono molto preoccupata che poi tutto si riduca a questo e che il dibattito nel Paese si stia riducendo a questo.
Allora il modo per evitare i sospetti è quello di ricondurre questa operazione a una cosa molto chiara, pulita e corretta. Questa è la nostra preoccupazione e la nostra proposta è che si faccia il nome, poi è il Ministero che decide e deciderà quello che vuole; siccome però questo protocollo è d'intesa con le Regioni, la Regione può benissimo farsi promotrice di una proposta seria, di un pool di progettazione indicando come abbiamo scritto, i principali istituti scientifici delle proprie Università, gli enti strumentali che ritiene adeguati e se ritiene che esistano in modo chiaro e limpido, alla luce del sole, delle società o imprese di progettazione in grado di fare questo lavoro, che ne abbiano le qualifiche, le indichi pure. Non so se l'Assessore è in grado di farlo questa sera però noi vorremmo che su questo aspetto venisse fatta molta chiarezza e che quindi fosse indicato con estrema chiarezza che cosa propone la Regione e se propone qualche cosa. La nostra proposta, lo ribadisco, è un pool di progettazione che abbia una sostanziale direzione pubblica e che quindi dia anche quelle garanzie che, tra l'altro, hanno richiesto nel loro ordine del giorno sia le amministrazioni locali sia i rappresentanti delle forze che nella Valle Bormida si preoccupano di questo problema. A questo proposito c'è una domanda che viene da tutta la società piemontese, non si capisce proprio perché (ma d'altronde ho l'impressione che davvero non si capisca in Italia) ci sarebbe questa preclusione del Ministero, che peraltro a me non risulta esistere.
Avremo forse delle fonti diverse, degli accessi diversi all'informazione, saranno sicuramente migliori quelle dell'Assessore, ma a me non risulta che esista alcuna preclusione del Ministero. Non credo che un Ministro intelligente e capace come Ruffolo possa avere preclusioni di questo genere all'inserimento nel pool di progettazione a pieno titolo e con piena dignità, non sottobanco acquistati poi dall'eventuale impresa degli istituti di ricerca che nella società piemontese e in quella ligure sicuramente esistono. Questo non lo capisco proprio. Poniamo questo problema con chiarezza. Ci sono i dieci giorni famosi per fornire queste indicazioni. Vogliamo che sia chiaro perché non sappiamo indicare niente fra le competenze reali; se qualcuno vuole anche noi ne conosciamo nei nostri istituti. Perché non possiamo indicarlo? Perché non lo dobbiamo indicare? Questa è davvero una cosa che sta squalificando questo progetto importante a cui credo tutti tenevamo e teniamo.
Questi sono i due punti centrali sui quali chiediamo sia fatta chiarezza. Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma rimando alla lettura attenta di tutti i punti che proponiamo. Per esempio, non ha senso nel testo parlare di controllare l'inquinamento, perché - davvero! - si deve dire "rimuovere". Comunque questi sono dettagli. Ciò che a noi interessa è essere certi che chi va a fare l'operazione di pianificazione e progettazione rappresenti il meglio che siamo in grado di esprimere.
Crediamo di essere in grado, come società piemontese, anche dal punto di vista pubblico, di esprimere qualcosa di buono.
Vorrei precisare che non c'è alcun atteggiamento preclusivo nei confronti del terziario avanzato che tanto piace al nostro collega Tapparo riteniamo però che ci sia in questo momento un ruolo importante da giocare dalla mano pubblica come garanzia; d'altronde è così ovunque nel mondo, le garanzie non si danno solo mettendo tante commissioncine di controllo, si danno inserendo a pieno titolo le competenze scientifiche di cui si dispone nell'operazione di analisi e di progettazione, soprattutto quando si è a questo livello.



PRESIDENTE

Se mi consentite, dal momento che è stato chiesto di procedere ad una votazione per parti separate, pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista dall'inizio fino alla parola "impegna la Giunta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 29 contrari.
Passiamo ora al punto 1) della premessa.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Gradiremmo avere, almeno sui punti decisionali, dal momento che proponiamo modifiche, il conforto di una risposta nel merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Vorrei ricordare che la legge n. 349 e la deliberazione del Ministro Ruffolo parlano di rimuovere o attenuare; non si capisce perché qui le finalità siano quelle di contrastare o controllare. Vale la pena riprendere i termini inclusi sia nell'art. 7 della legge n. 349 sia nella deliberazione del Ministro Ruffolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei capire esattamente che tipo di intervento devo fare. Devo rispondere emendamento per emendamento? Devo rispondere complessivamente? Sono stata chiamata in causa e ho delle risposte da dare che voglio dare complessivamente perché si capiscano nel complesso quali sono gli intendimenti della Giunta.



PRESIDENTE

Assessore, il problema è che dobbiamo esaminare una corposa serie di ordini del giorno. Ho aperto la discussione sugli ordini del giorno: questi vengono illustrati e la Giunta può esprimersi in merito agli stessi.
Dopodiché non è che si ricomincia con la replica e poi un'altra replica ancora.
Si tenga presente che oltre al documento comunista, che è stato scisso in più punti, ci sono parecchi altri ordini del giorno. Pertanto riterrei opportuno che l'Assessore desse una risposta complessiva comprensiva di tutti i concetti. Se però l'Assessore vuole rispondere a tutti singolarmente, lo faccia pure. In base al Regolamento infatti la Giunta ha facoltà di intervenire in ogni momento. Sappia però che i lavori devono terminare entro le ore 19 con la conclusione di questo problema.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Vorrei rilevare che questo problema specifico è stato sollevato anche da altri ordini del giorno, tra i quali il mio, per cui se la Giunta intende dare delle risposte, ritengo che queste vadano date prima della votazione e non dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei spiegare perché ricorriamo a questo. Presidente, lei ha ben compreso e mi pare che correttamente inducesse gli attori di questa assemblea a comportarsi secondo questo canovaccio. Abbiamo discusso del problema in generale e delle soluzioni la scorsa settimana, oggi si è ripresa la discussione, quello che però domani andrà a fare Beltrami a nome di tutta la Regione è la firma su un concreto e preciso protocollo d'intesa, articolato per precisi punti sotto i quali stanno concreti problemi.
Sottolineiamo in maniera particolare l'ordine del giorno perché è stato l'unico mezzo che ci è stato rimesso dal momento che non è stata presentata la deliberazione, perché altrimenti avremmo disposto dello strumento degli emendamenti. Questo nostro ordine del giorno modificativo è da prendere in massima serietà perché riguarda, in ogni frase, la stipula di un accordo di un'intesa con altri due soggetti. Per cui, al di là del fatto di illustrare o meno tutti i punti (alcuni sono evidenti, per altri ci sono già state da parte nostra varie illustrazioni), è comunque dovuta politicamente certo, non giuridicamente, una reiezione puntuale oppure un accoglimento - come noi speriamo - da parte dell'Assessore e della maggioranza. Questo è il punto, perché altrimenti davvero si esce da quest'aula con un grande rodeo di parole, ma poi sul fatto che siano stati votati o respinti degli ordini del giorno, che sono stati frutto di precisi intendimenti dei Gruppi di opposizione, per esempio del nostro, si passa sopra e davvero non mi pare un servizio. Il protocollo d'intesa è una cosa molto concreta, parola per parola; noi qui non abbiamo fatto le questioni sulle virgole, abbiamo inteso sottoporre, e le abbiamo anche illustrate questioni modificative. Ci si risponda se si vuole modificare o no. Se ci si dice "no" ne prenderemo atto, ma certo politicamente vogliamo saperlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

La deliberazione votata questa mattina dice chiaramente, penso che tutti ne siano a conoscenza, che all'atto della firma, il Presidente.



REBURDO Giuseppe

Ma dov'è questa deliberazione?



PRESIDENTE

Ho provveduto a farne distribuire una certa quantità di copie a tutti i Gruppi. Si rivolga al suo Capogruppo.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Si è cercato in questa delibera di lasciare più spazio possibile al Consiglio, ma devo dire che io ancora riesco a stupirmi: o sono ingenua o forse anche stupida, non lo so. Sovente si sente dire da parte dell'opposizione: "La Giunta deve governare, la Giunta non governa, ecc." quando però la Giunta assume un atto di governo, questo non va bene, le si imputa anche un atto di governo. Queste sono cose che finiscono sempre con lo stupirmi.
Vorrei inoltre sottolineare che fra tutte le Regioni che sono state dichiarate zone ad alto rischio ambientale (Liguria, Campania e Lombardia compresa) la Regione Piemonte è l'unica che ha portato la delibera di Giunta alla discussione del Consiglio. Al limite quindi ci si può accusare di troppa democrazia, ma non credo d'altro, e non ci si meravigli poi se questa delibera è stata di nuovo nelle sue integrazioni votata dalla Giunta e non dal Consiglio. Certo, ci si chiede, che cosa costava alla Giunta portarla al Consiglio? Non ci costava niente in teoria; in pratica poteva portarci il grosso rischio di non arrivare in tempo domani mattina alle ore 10 a firmare il protocollo d'intesa e la Giunta non se la sentiva di non poter arrivare all'appuntamento della firma del protocollo di intesa perché sarebbe sembrato tradire un'attesa già troppo lunga delle popolazioni, così lunga da essere diventata esasperazione. Francamente non ce la siamo sentita e se voi pensate solo al tempo che ha impiegato Ala (quasi un'ora) per illustrare i suoi emendamenti, del resto alcuni dei quali estremamente interessanti, e li aveste moltiplicati per gli emendamenti di altri Consiglieri, che ad uno ad uno andavano votati, non ci sarebbe bastato il tempo sino a domani mattina alle 7 quando parte l'aereo per Roma per arrivare in tempo a fare di una delibera di Giunta una delibera di Consiglio. A me piace precisare le cose in modo estremamente chiaro.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

BONTEMPI Rinaldo (protestando vivacemente)



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Cosa vuoi dire con questo? Non lo puoi tenere questo tono!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei dire ancora un'altra cosa rispondendo a quanto richiesto dal Gruppo comunista. Nella delibera della Giunta, proprio per lasciare ancora tutto lo spazio possibile al dibattito consiliare, è stata inserita la clausola che all'atto della firma il Presidente può apportare delle modifiche che non siano stravolgenti degli obiettivi. Questa è una modifica non certo stravolgente degli obiettivi; altre modifiche ancora possono essere accolte: certo, qualcosa di minimale potrà essere modificato, ma è impensabile che si vada di nuovo ad un ripensamento e a una riscrittura di tutto il protocollo di intesa. Con questo rispondo anche al Consigliere Pezzana che mi chiedeva di inaugurare un nuovo modo di agire e anche se adesso non è presente lo dico ugualmente perché egli ha affermato che avrebbe letto il resoconto stenografico. Il collega Pezzana ha chiesto di sapere perché il dott. Sillano e il Ministro Ruffolo hanno detto no, no, no e ancora no. Io dichiaro invece che non sono stati detti questi no, ma abbiamo atteso tutto quel tempo solo per farci dire i tre sì che ci sembravano i più importanti.
Allora, ripeto, purché le modifiche non siano molte, Bontempi, possono essere accolte. Una, due, al massimo tre modifiche è possibile apportarle all'atto della firma; dobbiamo però tenere conto che ad ogni modifica nostra c'è sempre la Liguria che può assentire o meno. Vorrei ribadire che non è stata una formalità quella di portare la delibera in Consiglio e ricordo ancora una volta che è stata inserita la clausola per cui il Presidente può all'atto della firma portare delle modifiche.



MONTEFALCHESI Corrado

Ma allora la Giunta lo accoglie o no questo emendamento?



BONTEMPI Rinaldo

Allora, Assessore, per il punto 1)?



PRESIDENTE

Il punto 1) della premessa è così riformulato: "L'art. 7 della legge n. 349 dell'8/7/1986 concerne gli interventi per rimuovere o attenuare l'elevato inquinamento esistente in quelle aree definite ad 'elevato rischio di crisi ambientale', nelle quali le alterazioni nei corpi idrici, nell'atmosfera o nel suolo e le caratteristiche naturali predisponenti siano tali da provocare, in mancanza di un tempestivo intervento di disinquinamento e risanamento, una grave compromissione degli equilibri ambientali".
Poiché questa dizione è compresa nella legge Ruffolo, i proponenti chiedono sia ripresa nella delibera della Giunta.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non è questione di qualità, ma se le modifiche diventano troppe non è possibile accoglierle, dal momento che il protocollo non può essere riscritto. Ritengo comunque che questa modifica, proprio perché riprende la legge Ruffolo, possa essere accolta e che il Presidente potrà impegnarsi a portarla.



BRIZIO Gian Paolo

Vorrei capire come si procede perché qui qualsiasi modifica viene accolta. Noi abbiamo un ordine del giorno per cui non vorrei che accogliendo le modifiche poi alla fine non possiamo votare il nostro documento.



PRESIDENTE

Si procede con l'esame di taluni punti sottoposti all'attenzione della Giunta. Qui si trattava di una riformulazione tratta dalla legge Ruffolo.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

E' posta all'attenzione della Giunta e il Presidente si impegnerà a portarla. Non so se mi spiego.



BONTEMPI Rinaldo

E' chiaro che qui votiamo un documento che dice "impegna". Mi pare che l'Assessore Cernetti abbia detto una cosa che non avevo prima colto. Si è lasciata ad un'ulteriore fase, successiva al lavoro del Consiglio, la facoltà di introiettare nel protocollo ulteriori modifiche; l'Assessore dice: "purché non siano tante, purché non siano tremende", io permettetemi, vi dico solo che ce n'è una che è piccolissima e fondamentale su cui insisteremo, però su questa se l'Assessore dice che può essere recepita, è chiaro che lo spirito è l'approvazione di un pezzo che impegna a nome del Consiglio il Presidente della Giunta a portare delle modifiche in quella sede.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vorrei cercare di capire con esattezza quanto e come io sia impegnato a correggere, ad apportare questa visibile, ma anche tanto tenue modificazione. Ci siamo fatti questa riserva, Bontempi, perché domani ci si siede attorno al tavolo e potrebbe accadere che la Liguria possa dire che qui c'è una virgola sbagliata, e a rigor di termine io non potrei prendere atto che viene inserita una virgola. Non dico che si riducono le cose alla virgola, ma direi che laddove la riscrittura appartiene alla pulitura dell'ordine del giorno, ad un rifarsi ad elementi più certi quali la legge Ruffolo siamo d'accordo di apportarla. Non mi sento di avere mandati diversi da quello che vota il Consiglio.



BONTEMPI Rinaldo

Certo, infatti questa è la sede. Quello che accadrà lo vedrà e ce lo riferirà. Se c'è una sede è questa!



PRESIDENTE

Si è compreso esattamente che tutto quanto è contenuto in questo documento ha un significato concreto e politico.
Pongo pertanto in votazione questa parte del documento comunista.



BRIZIO Gian Paolo

Un momento, signor Presidente. Noi stiamo votando un ordine del giorno.
Ora la prima parte dell'ordine del giorno è stata respinta; c'è un punto in cui si dice "Il Consiglio impegna a fare questa modifica", poiché la Giunta accetta questa parte dell'ordine del giorno noi siamo disposti a votarla.
Però poiché vi sono diversi ordini del giorno noi non intendiamo poi che questo precluda la votazione integrale del nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Si tratta di punti estrapolati, collega Brizio. Ciò non inficia il fatto che poi l'ordine del giorno cui ha fatto riferimento non possa essere integralmente votato.
Chi è favorevole pertanto al punto 1) della premessa dell'ordine del giorno comunista è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Passiamo alla terza parte del documento, ovvero all'art. 3 Piano di disinquinamento.



BONTEMPI Rinaldo

Non illustro questa parte, signor Presidente, perché ben si legge che è assolutamente specificativo e presuppone quindi una chiarezza maggiore della formula troppo sintetica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Non è possibile accoglierla per la quantità. Ho già detto che non è possibile andare ad una riscrittura totale domani mattina, perch rischieremmo di non firmare il verbale d'intesa.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo la parola per fare una breve dichiarazione di voto. Posso capire un'obiezione del tipo: "si introduce una cosa assolutamente nuova o addirittura contrastante con quanto fin d'ora pattuito", ed allora è chiaro che la modifica, dal piano politico non la capisco, ma la capisco dal punto di vista di chi firma. Questo è il caso, Assessore Cernetti, in cui, al di là del numero delle righe, è lo stesso rapporto che esiste tra "genere e specie", c'è un "genere" che viene definito in maniera sintetica e poi in maniera analitica si dice che cosa si vuole. Quindi non è tanto un problema di numero di righe quanto se sta all'interno dello stesso concetto. Noi abbiamo inteso per chiarezza politica esplicitare il concetto generico in alcune formulazioni di specie. In questo senso non vedrei grandi ostacoli.
Beltrami può andare tranquillo con questa formulazione, molto di più.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

La risposta l'ho data. Non possiamo domani mattina riprendere tutto il protocollo d'intesa daccapo, perché finiremmo con un niente di fatto e questo è un rischio che assolutamente non vogliamo correre!



PRESIDENTE

Questa parte è stata chiarita, per cui la pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 17 voti favorevoli e 23 contrari.
Passiamo all'art. 4 - Attività oggetto del piano di risanamento.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Continuo a dare la stessa risposta e ciò che non possiamo andare alla riformulazione totale del protocollo d'intesa. Ripeto che sono stati battuti i pugni sui punti più qualificanti, ma che non possiamo, dopo averlo stentatamente concordato con Liguria e Stato, andare non dico a stravolgerlo, perché non si stravolge sul piano della qualità, ma nella sua riscrittura! Domani mattina diventa un atto ormai quasi puramente formale di trattative che hanno continuato ad esserci in questi giorni. Questa pu essere una formulazione diversa, se volete un approfondimento, un perfezionismo, tutto ciò che volete voi, è però comunque una riscrittura che domani mattina non possiamo rifare di nuovo!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, io vorrei che lei comprendesse lo sforzo che il Consiglio ha fatto nel confrontarsi su questa materia, perché francamente non è accettabile una risposta secondo cui delle proposte di modifica al protocollo si accettano a seconda della quantità delle parole scritte nell'emendamento! Non è possibile un confronto di questo tipo. Il confronto va fatto nel merito della qualità delle proposte che si avanzano.
E poi lei, Assessore, insieme al Presidente Beltrami, va a Roma portando la voce del Consiglio regionale del Piemonte!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Che cosa lei crede che io abbia fatto a Ferrara? Lei pensa che io non mi sia fatta carico del dibattito svolto in Consiglio? Degli incontri avuti con tutti gli enti locali? E' in quel momento che sono state ottenute le cose vere, quelle significative, quelle essenziali! Lo ripeto questo! I pugni sul tavolo si possono picchiare per queste cose, ma non per tutto non per tutto! Perché non si è più credibili, si va a finire nel niente, va a finire che domani mattina non si firma il protocollo di intesa, mentre la Giunta è ben determinata a firmare questo protocollo di intesa per le ragioni che ho detto, tenendo conto anche del dibattito svolto in Consiglio, perché è stata la Giunta a volere questo confronto, che è stato indubbiamente produttivo, ma che non può essere ostativo della firma di un protocollo di intesa domani mattina.



MONTEFALCHESI Corrado

Assessore, nessuno qui intende sminuire il lavoro da lei fatto, per non si arrabbi.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Lei sa che io sono di temperamento piuttosto focoso.



MONTEFALCHESI Corrado

Anche io sono di temperamento focoso, forse quanto lei.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Quando non ci metto passione mi dite che sono freddina, quando ce la metto mi dite che mi arrabbio!



MONTEFALCHESI Corrado

Molto pacatamente, vorrei farle capire che nessuno qui vuole sminuire il lavoro da lei fatto.
Secondo, qui si sta tentando di dare un contributo perché la Regione Piemonte assuma un atto il più qualificato possibile, che garantisca nel maggior modo possibile le popolazioni e l'area interessata, però, me lo permetta e non si arrabbi, da alcuni suoi atteggiamenti, sembra che lei sia qui a fare il proconsole, come dice il Consigliere Ala, del Ministro, e allora la cosa non funziona più.
Vengo all'ordine del giorno per quanto concerne le modifiche dell'art.
4. Questa mattina abbiamo svolto una discussione piuttosto lunga in merito a problemi occupazionali della nostra Regione. Voglio intervenire in merito al punto che si propone di aggiungere all'art. 4, cioè al punto n), laddove si propone che nel protocollo venga aggiunto un punto che reciti: "definizione delle linee di un piano di sviluppo socio-economico per il rilancio della Valle Bormida". Vorrei essere ascoltato soprattutto da quanti, e credo siano molti in questo Consiglio, hanno a cuore i problemi occupazionali della nostra Regione. A questa formulazione dell'ordine del giorno propongo ancora un emendamento, e cioè dopo le parole "rilancio della Valle Bormida" aggiungere le parole: "contenente le ipotesi di riconversione delle aziende la cui attività risulti incompatibile con la tutela della salute delle popolazioni e dell'ambiente e/o ipotesi di ricollocazione in altre attività dei lavoratori attualmente impiegati in dette aziende".
Avanzo questa proposta perché c'è una situazione di crescente scontro e contrapposizione fra le tematiche della difesa dell'ambiente e la salvaguardia dell'occupazione: il caso della Farmoplant testimonia quanto sia drammatico questo scontro. Questa contrapposizione deve essere evitata e quindi quando si realizzano piani di disinquinamento di un territorio bisogna sempre sapere che è necessario partire con l'eliminazione delle cause di inquinamento, ma che talvolta ciò può anche comportare la chiusura di attività produttive. Io non voglio dire che necessariamente sarà così anche se la mia opinione è che l'ACNA vada chiusa. Io non chiedo che venga scritto questo, però rilevo che ciò può anche comportare la chiusura di attività produttive, nel senso che in quella zona ci potrebbero essere le condizioni per la chiusura dell'ACNA.
Credo che sia profondamente sbagliato predisporre un piano di disinquinamento senza mettere in cantiere contemporaneamente un piano socio economico che garantisca l'occupazione appunto come propongo che venga scritto che contenga ipotesi di riconversione delle aziende, se risulteranno incompatibili, o ricollocazione in altre attività dei lavoratori.
Non voglio essere profeta di sciagure, però è facile prevedere che nella Valle Bormida ci troveremo di fronte a un determinato scenario e ci alla fine scopriremo che l'ACNA è incompatibile con la tutela della salute delle popolazioni e dell'ambiente. Nello stesso tempo, non avendo avviato lo studio di un piano socio-economico che in quel momento permetta di dire ai lavoratori: "chiudiamo l'azienda, però abbiamo delle ipotesi di riconversione o di ricollocazione che garantiscono l'occupazione", ci troveremo di fronte a una tenaglia drammatica: salvaguardare l'ambiente e la salute delle popolazioni e perdere 800 posti di lavoro o viceversa? Io sicuramente mi schiererò per la salvaguardia dell'ambiente e della tutela della salute delle popolazioni che comunque è un obiettivo da non sacrificare a nessun altro interesse, però se non vogliamo trovarci in quella condizione bisogna avviare lo studio di un piano socio-economico che si prefigga di elaborare proposte per salvaguardare l'occupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Mi rivolgo al Presidente della Giunta, che è un noto italianista dal momento che abbiamo modo di apprezzare spesso i suoi interventi, per chiedergli qual è o quale può essere l'interpretazione autentica probabilmente gli è sfuggito quando ha firmato il protocollo di intesa del punto f) laddove si dice "effettuazione di bilanci di impatto dei consumi, delle risorse e dei principali fattori di inquinamento in relazione allo stato attuale e alle ipotesi di sviluppo, fermo restando l'attuale aspetto infrastrutturale (situazione 'senza intervento')".
Chiedo al Presidente se non è più corretto scrivere, come abbiamo scritto noi, "quantificazione del danno economico, sociale e ambientale prodottosi con l'inquinamento, con specificazioni settoriali, valutazioni e proiezioni dei costi stante l'attuale situazione".
Colgo l'occasione per aggiungere che durante l'incontro tra la IV Commissione ligure e la VII Commissione piemontese avvenuta a Cengio, prima della deliberazione Ruffolo, c'era un orientamento espresso dall'Assessore Acerbi in quella circostanza di avviare per quanto riguarda la parte ligure un piano di sviluppo socio-economico.
Mi pare quindi che ci sia l'esigenza di una riformulazione del punto f) e per quanto riguarda il punto n) non si tratti poi proprio di una cosa stravolgente nel fare questa proposta. Ovviamente assumiamo come nostro l'emendamento Montefalchesi dal momento che introduce degli elementi di ipotesi e non di certezze per quanto riguarda le riconversioni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono decisamente attento allo sforzo che viene offerto non tanto richiamandolo ad un modo di scrivere o di riscrivere questa parte del protocollo d'intesa.
Se la cosa non ci impegna e viene proposta a mo' di raccomandazione in un contesto generale di ripulitura, che può intervenire nella giornata di domani, per una migliore lettura dell'insieme del protocollo d'intesa siamo anche disponibili a prenderne atto e caricarcene con l'impegno di confrontarci e con la Regione e con il Ministero cercando di compenetrare lo spirito di questa scrittura piuttosto ermetica, quale è quella che appare dalla proposta ministeriale e dalla contigua Liguria. Altrimenti se viene posto come adesione all'ordine del giorno per questa parte, la Giunta non ritiene di poter accedere alla proposta.



PRESIDENTE

Interpreto le parole del Presidente Beltrami, il quale ha detto che se questa proposta è sotto forma di raccomandazione, nel senso che domani viene posta all'attenzione della Regione Liguria e del Ministero onde ottenere che sia migliorato il testo secondo quanto è scaturito dalla discussione, allora viene accettata, se invece è sotto forma di impegno non si sente di accoglierla.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Questo vale anche per gli altri punti che interverranno in seguito. Non è un atto di villania.



BONTEMPI Rinaldo

Mi pare una cosa stravolgente questa. Siamo consapevoli che il tavolo è a tre e non è qui, ma nel momento in cui si è convinti di una formulazione si tenta di farla passare, caso mai se poi non passa ci si rende le ragioni per cui non è passata, ma castrarsi prima della possibilità di assumere una posizione di cui ci si dice che si è abbastanza convinti, mi pare impeditivo di una possibilità, per cui noi manteniamo chiaramente l'impegno, chiediamo che si voti e mettiamo in rilievo questo elemento di debolezza rinunciataria a priori. Questo è il punto!



PRESIDENTE

La Giunta ritiene di non poter assumere l'impegno.
Pongo pertanto in votazione il punto 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 25 contrari.
Passiamo ora al punto successivo che si riferisce all'art. 5 Esecuzione delle attività.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Questo è il punto centrale dei nostri elementi modificativi contenuti nell'ordine del giorno ed è già stato illustrato.
Su questa parte così com'è chiederemo ovviamente il voto, ma al Presidente della Giunta, che può avere rilievo su questo punto, chiediamo una sua attivazione nel senso della raccomandazione dell'impegno. Perch questo? E' facilmente motivabile e riprendo molto sinteticamente le argomentazioni che abbiamo svolto l'altra volta e che hanno svolto i Consiglieri Ferro, Bruciamacchie, Bresso, Reburdo e altri del mio Gruppo.
In particolare vogliamo significare che il problema, che potrebbe forse essere sciolto, è far capire ad interlocutori magari disponibili - ma se ci castriamo prima è certo che non li troveremo come interlocutori - che è condizione di efficacia affidare un piano di studio a chi gli studi li fa sempre, invece che affidare gli studi a chi normalmente fa altro. Se, come è vero, lo studio sarà basato sulla ricerca dei dati e sulla ricerca scientifica delle cause, quindi su elementi squisitamente di carattere scientifico o scientifico-applicativo, tipici di un'azione di pianificazione territoriale, se così sarà - perché altro è il settore della progettazione, altro è quello dell'esecuzione, così come diceva il Consigliere Bresso - saremo nella condizione paradossale che noi non sosterremo di introdurre gli Atenei né i nostri enti strumentali quando le ditte Pinco Pallino per avere i dati dovranno andare all'IPLA, all'IRES e alle organizzazioni sanitarie decentrate, dovranno comunque andare all'Università e al Politecnico. Questo che è stato spacciato come atto di modernità è un atto di miopia e di preclusione di cui non si capiscono le ragioni, che io invito caldamente l'Assessore ma soprattutto il Presidente a tenere in conto con una principale: accogliete questo emendamento che è un segno di forza e di vitalità e anche di intelligenza della Regione che potrete portare al tavolo domani magari trovando degli interlocutori facilmente convincibili; in subordinata a questo - resta però la principale vorrei almeno che il Presidente si esprimesse nel senso di accoglierlo come un indirizzo su cui domani tenterà di fare un'azione.
Se così non fosse non potremmo più stare alle parole ma solo ai fatti e si riconfermerebbe che non si è voluto nei punti nevralgici introdurre quelle modificazioni che non chiediamo noi, ma che il buon senso e i fatti vi dimostreranno che sarebbe stato necessario apportare.
L'opposizione, il sistema democratico ha anche questo di positivo talvolta, che attraverso la dialettica dei ruoli si riesce a costruire qualcosa di più, di meglio e di più ricco.
La chiusura, la sordità, il non volere, non portano lontano soprattutto in una materia del genere. Ripeto, la principale è l'accoglimento dell'emendamento; la subordinata, che naturalmente ci motiverà nel nostro voto a favore, è portare questa questione che è spessa come voi non credete; non venga accampato il tempo perché la questione del tempo intanto è da dimostrarsi e in secondo luogo può essere una comoda scappatoia.
Ripeto, è questione cruciale, affideremo un lavoro tipico della pianificazione a società che fanno caso mai progetti, semmai eseguono. Sarà bello vedere la società incaricata che andrà dal Presidente Beltrami dicendogli che "dovrebbe andare all'IPLA per avere questi dati". Allora davvero si consumerà quella che a mio avviso è una perdita di tempo un'inefficacia e, se permettete, un errore leggermente ridicolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ritorniamo sempre daccapo. A noi pare che tutto quello che è stato ottenuto in effetti non conta assolutamente niente. Invece abbiamo ottenuto che Politecnico ed Università controllino, siano la vigilanza, siano la garanzia per gli enti locali, per le popolazioni, ma che non è possibile per le ragioni già dette e che non voglio ripetere in continuazione inserirli nella progettazione.
Abbiamo cercato di fare il possibile e per quanto ci riguarda abbiamo trovato anche una certa rispondenza dopodiché tutti quanti siamo coscienti che ogni cosa potrebbe essere riscritta, che ogni cosa potrebbe essere perfettibile, al limite potrebbe essere anche perfetta. Però molte volte la perfezione fa parte della teoria, nella pratica bisogna scendere, qui come in ogni altra situazione, a compromessi che sono la base del vivere civile.
Tutto quanto è stato detto (che questo è stato il massimo - vi assicuro che era ottenibile) non conta niente e si ritorna daccapo.
Invece vorrei dire una cosa, visto che si insiste, e di nuovo Bontempi ha insistito, sul fatto che chi progetta può anche eseguire. Già l'altra volta avevo chiarito che in base ad un parere di Stato non è possibile che si designi, con apposita deliberazione quando si affiderà il progetto, che chi fa anche esegua; non è possibile, pertanto ci hanno detto che è inutile inserirlo. Però si continua ad insistere su questo, non tenendo conto di tutto quanto avevo detto la volta scorsa su questa distinzione tra chi progetta e chi esegue affinché non sia la stessa società. Allora, proprio perché è assodato che non può essere che così, che non può esserci che questo tipo di distinzione, e dal momento che su questo punto si ritorna io lo propongo, è uno dei punti che a mio avviso domani il Presidente pu portare e può essere accolto. Questo è sì un punto fondamentale, è già inutile per il parere di Stato, comunque se qui si continua ad insistere questo è uno di quei punti che può essere portato e che, a mio avviso, sarà accolto.
E' il secondo, non possono essere venticinque, non possono essere tutti, non può essere la riscrittura totale!



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, lei lo accetta come raccomandazione, cioè di portare domani questa esigenza che è scaturita dalla discussione?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Questa non passa! Se poi si riaprirà una discussione e quindi la Regione Piemonte potrà ottenere di più, sarà nostro impegno vedere se lì è possibile rilanciare.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

FERRO Primo (protestando vivacemente)



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ma se vai con lo spirito che non passa, come puoi rilanciare?



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ma cosa! Lo vieni a dire a me lo spirito! Lo vieni a contare a me! Io ho fatto i fatti, Ferro! Ho fatto i fatti! Questo vorrei che fosse ben chiaro. Io qui ho portato dei fatti precisi!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

CHIEZZI



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Cara Cernetti, si può anche governare male!



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Per l'amor di Dio, ognuno fa quello che può, non ho la pretesa di essere perfetta.



PRESIDENTE

E' stato chiarito il nodo.



BRESSO Mercedes

Sì, ma il Presidente Beltrami, che è lui che va a firmare, cosa dice?



PRESIDENTE

L'Assessore ha spiegato che ha tentato, che tenterà di portare questo discorso, ma che prevede possano esserci delle difficoltà rispetto a questo problema.
Pongo in votazione il punto 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 23 contrari.
Passiamo all'art. 7 - Coordinamento e vigilanza.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei illustrare questa proposta in relazione all'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza che ho potuto vedere.
Per quanto riguarda il protocollo d'intesa si è svolta una discussione ahimè andata nel modo che tutti hanno potuto vedere, molto preoccupante per molti versi, abbiamo comunque una fase che è quella di come ci attrezziamo (Regione, Comuni e popolazioni) per un sistema complesso e garantito di informazione, controlli e vigilanza. Abbiamo introdotto questa formulazione proprio per non precludere le possibilità su quel terreno di trovare una strada unitaria.
Prima di mettere il carro davanti ai buoi in una discussione accesa come quella di oggi, che ha riguardato soprattutto il protocollo, invito gli altri Gruppi a riflettere, per quanto riguarda il successivo atto, che dovrà essere una deliberazione istitutiva o di convenzioni o di rapporti se non è più opportuna una formulazione oggi di questo tipo rispetto ad una che appare più precisa, ma che probabilmente è inadeguata rispetto alla discussione che potremmo fare e a cui noi vorremmo partecipare con spirito collaborativo, nonostante tutto quello che è successo, per definire lo strumento migliore di garanzia delle popolazioni che è quello che ci sta a cuore.
Noi sosteniamo questa formulazione, perché così a caldo, in ordini del giorno preparati all'ultimo, immaginare una struttura dello strumento di intervento regionale, a lato e parallela del protocollo di intesa, mi sembra accorciare i tempi pericolosamente ed inibire forse la possibilità ai nostri Gruppi di dare il loro apporto e quindi di non produrre il risultato migliore possibile per le popolazioni. Il protocollo riguarda l'atto statale; questa armatura di strumenti, di rapporti partecipativi ed informativi riguarda la Regione Piemonte e i suoi Comuni nella collaborazione con gli altri soggetti. Per questi motivi noi raccomandiamo questo testo, ma è soprattutto rivolto all'ordine del giorno che è stato proposto e che anticipava già una soluzione su cui forse sarebbe meglio discutere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il tema posto dai colleghi del Gruppo di opposizione pone un problema delicato, che per parte mia ho risolto sottoscrivendo il documento di maggioranza, ma peraltro impone qualche riflessione.
Ho l'impressione che tutti insieme sulla materia dei rapporti Regione enti locali - Stato ci siamo preoccupati prima di garantire il ruolo degli enti locali e non ci siamo posti il problema di sapere quale ruolo poi rimane alla Regione. L'esigenza che è stata espressa sia nell'articolato della Giunta, sia nell'emendamento degli amici dell'opposizione, sia nell'ordine del giorno della maggioranza, che prevede una presenza in proprio degli enti locali sul tavolo nazionale, mette in forte crisi e in dubbio un ruolo forte di governo che invece da parecchie parti è stato auspicato che la Regione debba svolgere.
Siccome i poteri delle istituzioni non sono concorrenti, ma sono gerarchici (concorrenti vuol dire che non ci possono essere due poteri che si occupano della stessa cosa, ma che diversi poteri si devono armonizzare l'un l'altro), talune garanzie alle nostre popolazioni bisogna decidere chi le dà: o gli enti locali o la Regione, tutti e due non possono. E' evidente che la domanda e gli strumenti di garanzia troveranno un destinatario che sarà l'uno o sarà l'altro, non saranno mai tutti e due. Prego l'Assessore e i colleghi di riflettere su questa vicenda. Mi rendo conto che ci siamo arrivati in tempi stretti che non ci hanno consentito un sufficiente approfondimento, ma qui ancora una volta entra in gioco il ruolo della Regione in un processo così complesso. Io suggerisco di riflettere perch non è - come ha detto giustamente il collega Bontempi, con la prudenza che gli è consueta nel cogliere i momenti delicati - sull'emendamento proposto che si gioca questa partita, ma sul nostro ordine del giorno. Io l'ho sottoscritto, quindi se non ci saranno delle maturazioni accettate non solo dalla maggioranza ma da tutti, confermo la mia sottoscrizione e quindi il voto del nostro Gruppo. Però ho forti perplessità perché, avviando un processo in cui la funzione di vigilanza e controllo di quello che si fa e di interlocuzione con il Governo sia affidato a un "capo in testa" di un'assemblea che a sua volta è assemblea di istituzione di USSL. significa creare un punto di riferimento forte, fortemente legittimato e attrezzato in termini anche di conoscenza di dettaglio, che mette in crisi il ruolo della Regione.
A me sembra invece che si potrebbe ragionare nel senso che la Regione e gli enti locali entrano nel processo di verifica, di controllo e di analisi, attraverso un meccanismo più arioso che è quello di immaginare che il delegato che va a Roma, ossia il soggetto previsto dalla legge, è e rimane solo la Regione. A questo punto si apre la esigenza che la Regione sappia avviare un processo di partecipazione e di informazione degli enti locali, dei cittadini e delle associazioni ambientalistiche, che recuperi il vero ruolo che l'Università e gli enti strumentali devono avere, che non è quello del consulente nazionale.
Noi possiamo scrivere tutto quello che vogliamo nel nostro documento ma di fatto questo in che cosa consisterà? Consisterà in una commessa affidata dal Ministro all'Università e al Politecnico, che avrà contenuto specifico e non è quello che noi ci aspettiamo che l'Università e il Politecnico facciano per sé e per la collettività.
Questa esperienza - chiedo scusa del riferimento che faccio all'esperienza della centrale nucleare deve essere un'esperienza che deve valere per l'Università e per la società. Quindi il ruolo che deve avere l'Università, oltre quello che auspichiamo di destinataria di una commessa di livello nazionale, è di supporto tecnico-scientifico a tutto il processo, nell'interesse degli enti locali e della Regione. Ma allora se si vuole far sì che questo processo abbia un unico o un principale sostegno tecnico-scientifico nell'Università e nel Politecnico, vuole anche dire che questo confronto tecnico-scientifico deve essere fatto in una sede diversa da quella, ed evidentemente la partecipazione dei cittadini deve avvenire nel confronto dialettico con l'Università e con il Politecnico e con le istituzioni, non all'interno di un elenco di cose che noi scriviamo in un ordine del giorno.
Lo scenario secondo me deve essere pensato un po' più in grande, in modo più arioso rispetto a quello che abbiamo pensato insieme e abbiamo sottoscritto noi per primi. Quindi, raccomando alla maggioranza e ai Consiglieri tutti di riflettere su questo problema perché qui non si tratta di maggioranza o minoranza, non c'è uno schema liberale o uno schema comunista per ragionare su questi temi, non ci sono sacri testi.
Si tratta di capire bene se immaginando un meccanismo in cui gli enti locali comprese le UU.SS.SS.LL., quindi i responsabili finali di questo processo, hanno un proprio rappresentante (l'Università e il Politecnico non sono presenti in questo processo perché sono presenti a livello nazionale, ma non a livello locale), sia un processo che alla fine farà uscire la Regione più credibile e più forte, oppure ulteriormente sminuita rispetto al processo. Io sono convinto di questo, perché è certo che i Sindaci, le Province e le UU.SS.SS.LL. interessati, daranno l'incarico di seguire questa questione, quindi di andare a Roma con l'Assessore, alla persona più capace, più qualificata, più informata che sarà in grado di dire di più e meglio di quanto non sappia dire l'Assessore. Allora se vogliamo fare un lavoro che non sia solo quello della presentazione a livello romano dei "cahiers de doléances" dei locali o dei loro velleitarismi, bisogna filtrare tutto questo attraverso un filtro di tipo istituzionale che è la collaborazione e un modo di essere insieme degli enti locali e della Regione e attraverso il filtro tecnico-scientifico dell'Università.
Occorre riflettere su questa ipotesi che indubbiamente crea qualche problema di primo impatto con gli enti locali nella misura in cui sembra ridotto il loro ruolo, ma che invece viene potenziato nella misura in cui non è più solo la raccolta di informazioni più o meno approssimative sulle cose che avvengono, ma è un'informazione che gli enti locali hanno giorno per giorno, attraverso il supporto dell'Università, del Politecnico dell'IPLA e del CNR. Il problema che ha posto quindi l'emendamento del Gruppo comunista, e correttamente ci ha detto Bontempi "ve lo riproponiamo nella lettura del vostro ordine del giorno", esiste.
Per ragioni di tempo e di rispetto a impegni presi con gli enti locali è bene procedere nella strada scelta che è quella di immaginare che la delegazione romana sia composta dall'Assessore, da alcuni esperti e dai rappresentanti di tutti gli enti interessati a questa questione. Certamente però il processo è monco. La funzione di partecipazione e di informazione non può essere delegata solo a questo personaggio, collega Cernetti. Così è scritto nel nostro ordine del giorno: "viene delegato questo personaggio".
Questa è la realtà vera. Soprattutto non si può far partire questo processo di partecipazione e informazione senza il supporto tecnico-scientifico del Politecnico e dell'Università. Quindi, in termini minimali, l'ordine del giorno della maggioranza dovrà essere integrato da un impegno della Giunta ad avviare immediatamente le fasi preliminari destinate a realizzare una convenzione con l'Università e il Politecnico, l'IPLA e il CNR. destinata a supportare la Giunta e il Consiglio (non so bene chi se ne dovrà avvalere) e le popolazioni interessate in ordine a questa questione.
Per cui almeno per questa parte la nostra osservazione deve essere tenuta in considerazione dai colleghi della maggioranza e dal Consiglio.
L'altra riflessione a cui vi richiamiamo è quella in ordine al nostro rapporto con gli enti locali, con l'Università e con lo Stato globalmente inteso. In considerazione del tempo non opportuno in cui viene posto lascio questo tema alla vostra riflessione; non insisteremo più di tanto ci adegueremo alle valutazioni della maggioranza, mi pare però un passaggio che meriti qualche riflessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, vorrei cercare di fare uno sforzo di comprensione perché tante volte si fanno le guerre per sbaglio. Vorrei brevemente ricapitolare la struttura, l'organigramma funzionale che si è pensato di esprimere con l'ordine del giorno. Mi rendo conto che alcuni aspetti di rapporto con la comunità locale possono essere affinati e anche il Gruppo comunista, attraverso la proposta modificativa, sollecita questo aspetto.
Stiamo formalizzando una struttura organizzativa perché facciamo un accordo con il livello nazionale di Governo, per cui non possiamo affinarlo strada facendo, perché i tempi e l'esperienza ci permettano di raccordarci realmente, non in modo manipolativo, alla comunità.
Vorrei ricordare schematicamente (sarebbe anche bello avere l'ausilio di una lavagna luminosa) che la Regione è presente sia all'interno del Comitato di coordinamento sia all'interno della Commissione di alta vigilanza, nella quale peraltro è prevista la presenza strutturale del Consiglio con il Presidente della Commissione o un suo delegato. Questa presenza ha alle spalle un supporto scientifico e "partecipativo" che rappresenta un canale di comunicazione diretto, non staccato, con le realtà locali che (e non possono essere tutti i 51 Comuni) vengono ad essere interessate dalla vicenda. Questo è un primo aspetto che deve essere chiaro. C'è un interlocutore che interfaccia con il Ministero, con la Regione Liguria e con chi fa il progetto, che è l'Assessore nel Comitato di coordinamento; alle spalle dell'Assessore ci sono alcune figure: uno scienziato, un funzionario della Regione e un rappresentante di questa struttura partecipativa. Questa struttura partecipativa può essere configurata in modi particolari e tali da rendere la funzionalità la più alta possibile.
Vengo al discorso del collega Marchini, il quale dice che in questo meccanismo, dove i rappresentanti dell'Università rischiano di essere incapsulati in un accordo anche economico con il Ministero, la Regione rischia di essere estraniata, ad esempio, nel rapporto di lavoro della VII Commissione e nel rapporto di lavoro della comunità, attraverso il comitato di informazione. Noi abbiamo detto, e può assumere un carattere autonomo che l'IPLA potrebbe coordinare la docenza interessata di Università Politecnico e CNR e nulla ci vieta di avere una branca autonoma; sarà un problema di risorse finanziarie che, sia nella VII Commissione nel rapporto tra presenti direttamente nelle Commissioni (Assessore, Presidente della Commissione o chi per esso) e Comitato di informazione, gli esperti, che per comodità possono essere imperniati attorno all'IPLA, possono benissimo interagire con la VII Commissione, per esempio, movendosi in modo sincronizzato rispetto ai lavori dello sviluppo del piano e del progetto.
Non mi pare, pur cogliendo l'importanza della sollecitazione, leggendo attentamente l'apporto del Gruppo comunista, che non vi si ritrovi lo spirito valido: è pur vero che c'è la preoccupazione di un'elencazione che può essere castrante, ma questo è un elemento sussidiario e non essenziale.
L'importante è che il Comitato di informazione abbia un rapporto diretto organico, strutturale, sul tavolo del Comitato di coordinamento. Il Comitato ha un rapporto diretto e strutturale attraverso la figura dell'Assessore: questo è un aspetto molto importante.
In seconda battuta, il Comitato nella sua interezza verrebbe ad interagire con la Commissione di vigilanza e con tutte le altre presenze (se vogliamo gli diamo anche il supporto di Università e Politecnico per interpretare meglio le questioni). Colleghi, mi sembra che non sia una struttura che fa acqua da tutte le parti, quindi inadeguata, ma garantisce partecipazione e presenza di una componente scientifica autonoma.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione quest'ultima parte del documento comunista.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 16 voti favorevoli e 26 contrari.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno del Gruppo PCI nella sua interezza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 27 contrari.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 431 presentato dal Consigliere Staglianò, che ha facoltà di intervenire per illustrarlo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, a mani giunte, in ginocchio prego, scongiuro l'Assessore Cernetti di considerare per domani mattina se non è il caso di raccomandarsi a chi di dovere perché all'art. 7 della bozza del protocollo di intesa ci sia una diversificazione delle responsabilità politiche di vigilanza, di controllo e di informazione da quelle di esecuzione tecnica di modo che ci sia un Comitato di coordinamento tecnico-operativo, formato dal Ministero, Assessorati competenti delle Regioni Liguria e Piemonte Istituti pubblici di ricerca, società private coinvolte, costituito su indicazione del Ministero e delle Giunte regionali interessate. Mi raccomando inoltre che possa prendere in considerazione, valutare scongiurare tutti i partner, affinché venga istituita la Commissione di alta vigilanza con la presenza dei responsabili politici del Ministero esponenti dei Consigli regionali della Liguria e del Piemonte, indicati questi dal Consiglio con la partecipazione dei Consiglieri di opposizione esponenti delle comunità locali e delle Associazioni ambientaliste presenti nella zona.
In secondo luogo, questo è l'altro punto dell'ordine del giorno scongiuriamo, in ginocchio preghiamo e così via discorrendo, l'Assessore e il Presidente Beltrami che all'art. 5 della bozza di intesa si tenga in conto se non è il caso, forse è opportuno, di ottenere che ci sia una maggiore regolamentazione degli affidamenti in convenzione ad imprese associazioni di imprese o consorzi e che in ogni caso debba essere esplicitata come condizione per l'affidamento la totale estraneità di queste aziende dalle aziende individuate come responsabili dell'inquinamento della zona da risanare.
Ancora in ginocchio chiediamo che il protocollo di intesa al punto b) dell'art. 3), dopo le parole "della società ACNA, sita in Comune di Cengio", si aggiunga che "nei confronti dell'ACNA si tiene di dover intervenire per il blocco immediato" udite, udite, "di ogni emissione inquinante sia liquida, che solida e atmosferica a valle degli attuali processi produttivi come atto preliminare ad ogni effettivo risanamento ambientale".
Tutte le altre raccomandazioni, signor Presidente, ve le risparmio perché in effetti tutti quanti abbiamo colto che oggi abbiamo scherzato, la discussione si poteva concludere con la presentazione del protocollo che l'Assessore Cernetti ha ritenuto essere il non plus ultra. Grazie per quanto ci avete concesso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la dichiarazione di 'area ad elevato rischio di crisi ambientale' per la Valle Bormida, ai sensi della legge n. 349/86 considerato quanto contenuto nella delibera governativa in merito e la bozza del protocollo d'intesa tra le Regioni Piemonte e Liguria ed il Governo considerata la grave situazione di inquinamento dell'area e le cause che hanno determinato questa situazione, in grandissima parte - sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo - riconducibili all'attività in corso e pregressa dell'azienda ACNA di Cengio (SV) ritiene necessario che la bozza di protocollo d'intesa tra Governo, Regione Piemonte e Regione Liguria contenga esplicito riferimento all'attivazione delle risorse degli Istituti pubblici di ricerca delle Regioni interessate all'atto della predisposizione del piano di intervento, nonché di una loro adeguata presenza all'interno del Comitato di coordinamento tecnico previsto che l'art. 7 della bozza del protocollo d'intesa sopra citato sia modificato al fine di una più netta distinzione tra le responsabilità di coordinamento tecnico e le responsabilità politiche di vigilanza, di controllo e di informazione prevedendo: a) un Comitato di coordinamento tecnico operativo (Ministero Assessorati competenti della Regione Liguria e Piemonte, Istituti pubblici di ricerca, società private coinvolte) costituito su indicazione del Ministero e delle Giunte regionali interessate b) una Commissione di alta vigilanza con presenza di responsabili politici del Ministero, esponenti dei Consigli regionali della Liguria e del Piemonte (indicati dal Consiglio regionale con la presenza di Consiglieri dell'opposizione, esponenti delle comunità locali presenti nella zona) ritiene altresì opportuno che l'art. 5 della stessa bozza di protocollo d'intesa introduca maggiore regolamentazione degli affidamenti in convenzione ad imprese, associazioni di imprese o consorzi sia per la fase del progetto, sia per quella dell'esecuzione dello stesso; in ogni caso dovrà essere esplicitata come condizione per l'affidamento la totale estraneità ed indipendenza societaria delle aziende incaricate dalle aziende individuate come responsabili dell'inquinamento della zona da risanare impegna la Giunta regionale a sottoscrivere il protocollo d'intesa con le modificazioni indicate e a compiere, con la massima urgenza, tutti gli atti applicativi dello stesso a ridefinire con chiarezza le diverse responsabilità in materia di inquinamento della valle ed individuare quanti e quali siano gli studi e gli elementi conoscitivi ancora necessari per un approfondito esame del problema (in particolare relativamente all'area attualmente occupata dallo stabilimento ACNA e dell'inquinamento del sottosuolo lungo l'asta fluviale)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 15 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 440 presentato dai Consiglieri del pentapartito, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale fa proprio il protocollo d'intesa fra il Ministero dell'Ambiente, la Regione Piemonte e la Regione Liguria per la redazione del piano di risanamento e di bonifica della Valle Bormida così come integrato ed approvato dalla Giunta regionale in data odierna ribadito il valore di un intervento in Valle Bormida volto non solo a prestare attenzione agli aspetti di disinquinamento e di bonifica, ma anche di recupero ambientale, connesso ad un processo di ripresa dello sviluppo socio-economico, teso, tra l'altro, a trovare una soluzione strutturale alle fonti di più grave inquinamento, di cui l'ACNA costituisce la parte saliente ritenuto che tale logica di intervento debba trovare un preciso rapporto con le comunità locali della Valle Bormida, attraverso gli enti locali interessati, e debba vedere un ruolo primario di governo da parte della Regione, evitando un'eccessiva centralizzazione statale delle decisioni e del processo gestionale connesso all'attuazione del piano prevede che la partecipazione della Regione Piemonte nel Comitato di coordinamento (art. 7 del protocollo d'intesa) sia attuata dall'Assessore all'ambiente il quale si avvale del supporto di un funzionario della Regione Piemonte, di un rappresentante del Comitato di informazione degli enti locali (formato da: 3 Sindaci nominati dai 51 Comuni della Valle Bormida, 1 rappresentante delle 3 Province interessate, 1 rappresentante delle UU.SS.SS.LL. interessate, 1 rappresentante delle Comunità montane interessate, 1 rappresentante delle Associazioni ambientalistiche locali, 1 esperto, 2 funzionari regionali) e di un rappresentante di un gruppo di esperti dell'Università, del Politecnico e del CNR (gruppo opportunamente coordinato dall'IPLA onde garantire rapidità e funzionalità di intervento) prevede inoltre che la partecipazione della Regione Piemonte nella Commissione di alta vigilanza (art. 7 del protocollo d'intesa) sia attuata dall'Assessore all'ambiente o suo delegato, dal Presidente della VII Commissione consiliare o da suo delegato.
Nell'ambito di tale attività i rappresentanti della Regione si fanno assistere da un rappresentante del sopraccitato gruppo di esperti dell'Università, del Politecnico e del CNR. Nello svolgimento di questa attività nella Commissione di alta vigilanza i rappresentanti della Regione informeranno sistematicamente la VII Commissione consiliare e il Comitato di informazione degli enti locali prima ricordato.
Il Consiglio regionale invita pertanto la Giunta regionale ed il suo Presidente ad informare il Ministero dell'Ambiente affinché nel prosieguo degli adempimenti si tenga conto di quanto sopra previsto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 16 contrari.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 436 sottoscritto dai Consiglieri Majorino, Pezzana, Bontempi ed altri.
La parola al Consigliere Reburdo che lo illustra.



REBURDO Giuseppe

L'ordine del giorno è sufficientemente chiaro per dare una valutazione politica dell'atteggiamento che la Giunta ha tenuto nei confronti del Consiglio.
Questo giudizio può essere formulato tanto più che questo ordine del giorno è posto quasi al termine di questa seduta e non può non prendere atto che, con l'éscamotage della successiva deliberazione di questa mattina, la Giunta ha operato sostanzialmente in spregio del fatto che di fronte ad una convenzione che prevede l'accordo della Regione, la Giunta si è arrogata un diritto non previsto dallo Statuto di rappresentare la Regione con una deliberazione non di sua competenza.
Questo è un elemento che, sia pure in un momento in cui le cosiddette riforme istituzionali sono sulla bocca di tutti (molte volte per sfuggire ai problemi), dà un segnale del pentapartito nei confronti delle assemblee elettive, cioè sulla inutilità quasi della rappresentatività delle assemblee e quindi anche con l'esigenza probabilmente di arrivare a riforme costituzionali dove le assemblee siano rappresentate da una sola persona oppure nell'ambito delle assemblee elettive uno possa parlare a nome di tutti! E' un atto che va denunciato con forza, lo facciamo non soltanto per battuta; ci appelliamo, come si suol fare in queste solenni occasioni, al massimo rappresentante dell'assemblea elettiva perché valuti questo atto che io chiamo "di sconvenienza politica" da parte della Giunta. In questo senso l'ordine del giorno coglie questo primo elemento.
Un secondo elemento che inevitabilmente non può non cogliere questo ordine del giorno è che la Giunta, non avendo né idee né la forza politica né l'omogeneità interna per affrontare il confronto aperto con tutti i Gruppi e con l'assemblea elettiva, ha bloccato la possibilità di apportare degli emendamenti che vincolassero e modificassero i contenuti della convenzione obbligandoci a discutere su ordini del giorno che non potevano interferire nel merito delle varie questioni ed obbligando la Giunta a pronunciarsi nel merito dei vari emendamenti essendo l'oggetto del contendere praticamente sfuggito, rapinato all'assemblea e accentrato nella Giunta; quindi non dico che ci avete scippati (perché è una parola di costume di una forza politica qui non rappresentata e quindi non posso evidentemente essere accusato, in sua assenza, di plagio), però rimane il fatto politico che questa Giunta ha rifiutato, con l'appoggio dei Gruppi di maggioranza, un confronto di merito di carattere decisionale. Questo va detto e ripetuto. Credo che il Presidente del Consiglio debba attentamente valutare questa situazione nuova che si è determinata di svuotamento sostanziale di questa assemblea elettiva.
Noi ci siamo comportati seriamente in questa vicenda, forse più del dovuto, ma l'atteggiamento più serio sarebbe stato forse quello di prendere atto di questo svuotamento, di questa deviazione istituzionale e avremmo dovuto assentarci da un dibattito purtroppo inutile di fronte invece ad un problema così drammatico e pregnante come questo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno testé illustrato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che l'art. 7 della legge n. 349/86 prevede - ai fini della predisposizione dei piani di disinquinamento - una 'intesa' del Ministro dell'Ambiente 'con le Regioni interessate' considerato che - in forza di quanto dispone l'art. 16 sub/p dello Statuto regionale - avrebbe quindi dovuto essere il Consiglio regionale l'organo deliberante (per quanto concerne la posizione assumenda dalla Regione Piemonte in sede di stipula dell"intesa') sul possibile contenuto del protocollo d'intesa e s p r i m e il proprio fermo dissenso per la violazione statutaria perpetrata dalla Giunta: in quanto la Giunta - anziché formulare una proposta di delibera per il Consiglio oggettante il contenuto del protocollo d'intesa in questione - ha assunto, al riguardo, una propria ed esaustiva delibera di Giunta. In tale modo usurpando i poteri del Consiglio e, nel contempo precludendo ai Gruppi e ai Consiglieri regionali la possibilità di presentare emendamenti al testo del protocollo d'intesa, e di vederli quindi sottoposti al voto del Consiglio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 17 voti favorevoli e 26 contrari.
Passiamo infine all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ala che aveva già ampiamente illustrato le linee politiche da seguire proposte nel suo documento. Durante la Conferenza dei Capigruppo avevo già spiegato che in questa sede di ordine del giorno non possiamo discutere di emendamenti, ma di linee politiche e tutti hanno concordato su questa proposta.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei fare una dichiarazione di voto a favore del mio ordine del giorno.
L'Assessore ha innestato una procedura che a me ha fatto venire in mente le favole: da una bottiglia esce un genio benefico che dice: "tu puoi soddisfare tre desideri".
Si è detto, rivolti a tutta l'opposizione, che era data la possibilità di modificare da otto a dodici vocaboli. Vorrei capire, a questo punto quante parole mi restino ancora da poter modificare del protocollo d'intesa, affinché - qualora me ne venisse data ancora qualcuna - possa decidere quali righe scegliere di modificare, magari consultandomi anche con altri Capigruppo e amici che condividano queste cose perché avendo fatto 44 proposte bisogna valutare quali scegliere. Una di queste proposte era contenuta anche nell'ordine del giorno comunista, quindi siamo già scesi a 43.
Richiedo che alcuni singoli punti vengano votati a parte, adottando quindi lo stesso meccanismo scelto dagli amici del PCI, quando si tratti di questioni di natura particolare: il segreto industriale, la garanzia sul non coinvolgimento azionario di tutti i soggetti che saranno, in un modo o nell'altro, retribuiti per questo lavoro con gli inquinatori, la chiusura in via cautelativa dell'attività dell'ACNA. Deve però essere detto se c'è almeno la possibilità di modificare tre o quattro parole. Chiedo comunque che venga votato come punto a parte quello che riguarda l'art. 5, cioè l'immediata sospensione dell'attività dell'azienda ACNA. Chiedo se c'è qualcosa che può essere accolto, altrimenti credo che occorra rivolgersi direttamente al Ministro o ex Ministro Ruffolo. Finché, infatti, il Ministro dell'Ambiente era l'on. Ruffolo ritenevo che alcune cose potessero essere trattate ed affrontate con una particolare sensibilità ed attenzione. Però noi possiamo ritrovarci, nel prossimo futuro, un Ministro che, rispetto alle mie posizioni e opinioni in merito a questa vicenda, pu essere molto più lontano. Ed allora, il Piemonte potrà avere forse bisogno un giorno di un documento che offra maggiori garanzie. Mi sono accorto che i Ministri cambiano più in fretta degli Assessori regionali.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ala chiede che il suo ordine del giorno venga votato per parti separate, per cui pongo in votazione il documento dall'inizio fino a "impegna la Giunta regionale" e poi procederemo alla votazione della seconda parte.
Ha chiesto la parola l'Assessore Cernetti. Ne ha facoltà.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Vorrei dire al Consigliere Ala che proprio il Ministro Ruffolo, che a lui va bene e che va bene a tutti coloro che hanno a cuore l'ambiente tant'è vero che ci auguriamo che rimanga, ha detto in modo inequivocabile ad Acqui che non è in suo potere chiudere oggi, sottolineo oggi, l'ACNA di Cengio. E' una questione che si riproporrà come riconversione o come rilocalizzazione o come chiusura, ma in questo momento questo non è in suo potere. Questo il Ministro lo ha dichiarato, apertis verbis, nella riunione svoltasi ad Acqui.



ALA Nemesio

Voglio precisare che io chiedo che "la Giunta regionale chieda", non ho detto che il Ministro può chiudere l'ACNA. Posso convenire sull'orientamento dell'Assessore, ma il mio è un invito alla Giunta regionale a richiedere agli enti competenti di chiudere l'ACNA.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la premessa del documento presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 14 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Passiamo ora alla votazione dell'inciso di cui do nuovamente lettura: "a richiedere agli enti competenti la sospensione cautelativa delle attività dell'azienda ACNA di Cengio".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Vogliamo fare una dichiarazione di voto perché questo è un punto obiettivamente delicato della questione. Il nostro Gruppo ha anche acceduto ad una impostazione che faceva leva sulla dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale e ha tentato - come abbiamo dimostrato nel dibattito di garantire condizioni di massima serietà a priori, e noi speriamo soprattutto a posteriori, in maniera che solo dalla verifica sull'incompatibilità (emendamento Montefalchesi) delle lavorazioni con la possibilità di disinquinare e di non più inquinare discende la richiesta di sospensione o di chiusura.
Abbiamo visto un grande rischio collaterale, che in un primo tempo non abbiamo evidenziato, nel modo debole con cui si è costruita l'ipotesi del protocollo d'intesa. Questo modo debole rischia di portare, molto più rapidamente di quanto sarebbe giusto, dopo un'adeguata sperimentazione delle possibilità concrete di salvare insieme ambiente e occupazione, per esempio, attraverso la riconversione dello stabilimento, allo scontro tra i lavoratori e i cittadini che hanno il sacrosanto e prioritario diritto della salvaguardia dell'ambiente.
Siccome continuiamo a credere che ci sia una strada, magari più breve e più stretta di quella di ieri, la strada della ragionevolezza e della speranza di mettere insieme gli interessi sociali dei cittadini e gli interessi dei lavoratori che ricavano dal lavoro il loro sostentamento riteniamo di dover percorrere questa strada, ma avvertiamo la Giunta che il modo con cui ha risposto alle nostre questioni rischia di portare molto più rapidamente le popolazioni locali e i Gruppi politici come il nostro ad una richiesta di sospensione.
Ci siamo impegnati per garantire qualità, serietà, fini ed indirizzi in ordine all'azione di risanamento, quindi in ordine all'opera del Ministro e delle sue équipe, crediamo però che la conclusione relativamente alla chiusura e alla sospensione si debba trarre dando almeno la possibilità di fare una verifica, discutendola, coinvolgendo adeguatamente le popolazioni e anche le rappresentanze dei lavoratori.
Per questi motivi non voteremo questo punto perché, pur comprendendone il senso, rischia di vanificare il lavoro serio che si deve compiere che deve trovare forse più ragionevolezza e più lungimiranza di quanto scorciatoie semplificatorie, ancorché del tutto comprensibili, possono arrecare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ritengo che la questione sollevata con questo inciso all'interno dell'ordine del giorno del Consigliere Ala sia il nocciolo delle questioni che ruotano attorno ai dibattiti di questi giorni.
In questo momento la richiesta di un pronunciamento del Consiglio regionale su questo punto specifico, stralciato da tutte le altre questioni, non è un modo corretto per affrontare la questione. I problemi del lavoro e i problemi dell'ambiente sono entrambi di grande rilevanza quindi debbono essere valutati in maniera ponderata. Nelle premesse del decreto, con il quale veniva dichiarata la Valle Bormida area ad elevato rischio ambientale, vi erano indicazioni puntuali circa le colpe dell'ACNA rispetto all'inquinamento del fiume in base alle quali probabilmente il Ministero avrebbe già potuto direttamente procedere alla sospensione.
Al di là di questo, chiedere oggi in quest'aula un voto specifico su questo punto mi parrebbe non risolutivo dei problemi e tale da creare ulteriori spaccature nel momento in cui invece dobbiamo fare uno sforzo unitario per risolvere il problema che abbiamo di fronte.
Sarei per chiedere al proponente di soprassedere rispetto a questo pronunciamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

E' doveroso da parte di ogni Gruppo esprimere la propria valutazione sull'emendamento relativo alla chiusura, anche se cautelativa, dell'ACNA di Cengio. E' doveroso anche perché di questo problema abbiamo parlato nell'ultima riunione del Consiglio regionale esprimendo delle precise valutazioni che attengono anche a risposte personali come io ho cercato di dare. Probabilmente alla fine si rileverà che l'ACNA di Cengio, se non ci saranno tecnologie in grado di garantirne la salvaguardia, dovrà essere chiusa, rilocalizzata, riconvertita. Probabilmente la conclusione sarà quella, però sarebbe un errore assumere oggi un atteggiamento che richiede la chiusura perché equivarrebbe spostare i termini del problema dal contesto nel quale abbiamo discusso ad una contrapposizione nei confronti dell'ACNA di Cengio che rappresenta una gravissima iattura tra la società civile e la gente che lavora.
Ecco perché sono invece d'accordo con il collega Mignone che invita a ritirare questa richiesta. D'altra parte il Ministro ha detto che oggi non è possibile chiudere quell'azienda; è una posizione che mi sembra ragionevole.



ROSSA Angelo

REBURDO Giuseppe (protestando vivacemente)



ROSSA Angelo

E' troppo comodo! Dovevate pensarci prima! Ve l'abbiamo proposto e ce l'avete respinto!



ROSSA Angelo

E' un processo che dovremo verificare, caro Reburdo, noi non eravamo ancora nati quando l'ACNA di Cengio cominciava a inquinare mezzo Piemonte e abbiamo compiuto tante battaglie intorno a quell'azienda. Questo è un momento storico. Stiamo avviando un processo che cambierà il volto di una larga parte della Valle Bormida, ma attenzione.



(Reiterate vivaci proteste da parte del pubblico)



ROSSA Angelo

Non mettiamo il carro davanti ai buoi. Abbiate anche un po' di pazienza. Si è avviato qualche cosa che da tempo aspettavamo.



PRESIDENTE

Ricordo che è fatto divieto al pubblico di interloquire con i Consiglieri. Prego i Vigili di far uscire dall'aula chi disturba.



ROSSA Angelo

Mi dispiace che sia caduto il Governo. Non so quali soluzioni verranno date. Non si è parlato qui in tutta la giornata del quadro politico che andrà a definirsi. Io mi auguro che si definisca un quadro politico con il quale sia possibile far compiere dei passi avanti al processo che è stato avviato sul versante dell'ecologia. Sono preoccupato perché potrebbe modificarsi il quadro politico e inevitabilmente ripercuotersi su questo slancio. L'Assessore Cernetti ha usato il pessimismo dell'intelligenza, ma non le manca l'ottimismo della volontà che ha dimostrato in tante occasioni e non le mancherà quindi il sostegno necessario che deve avere per far sì che queste iniziative vadano avanti anche in un quadro politico diverso.
Stiamo attenti a non sbagliare l'entrata. Io non vorrei che per farci prendere da questo "panverdismo" dimenticassimo che esistono degli altri problemi che debbono essere risolti contestualmente. Mi pare di aver capito il significato dell'intervento del collega Bontempi. E' un problema che ci sta a cuore perché è il problema del pane, della gente, è un problema che deve essere risolto positivamente insieme ai problemi della società.



(Commenti dai banchi di sinistra)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Proprio per consentire la chiusura nei termini che ci eravamo dati abbiamo oggi fortemente limitato i nostri interventi. Il collega Picco ha addirittura rinunciato a parlare. Avevamo anche piacere di rispondere ad una proposta di Marchini che meriterà ulteriore approfondimento: non lo abbiamo potuto fare perché era necessario chiudere. Oggi ci sono stati molti interventi intelligenti, ma anche molta fiera delle parole interventi ripetitivi del dibattito della settimana precedente che non hanno tenuto conto dello spirito con cui ci siamo trovati qui oggi a discutere intorno a questo argomento. Con grande rammarico mi tocca sottolineare che, in un momento in cui si afferma che occorre rilanciare il Consiglio regionale in realtà con questi tipi di dibattito, con questa polverizzazione di posizioni e con questi tentativi di ridiscutere tutto si va ad affossare l'immagine del Consiglio. Vi invito a riflettere! Nel merito di questo emendamento che tende a estrapolare una questione particolare da un discorso complessivo, ci troviamo vicini alle dichiarazioni che abbiamo sentito anche da Bontempi nel senso che oggi votare questo servirebbe a vanificare...
Prego i colleghi di ascoltarmi perché abbiamo sentito sproloqui per 45 minuti, e desidero essere ascoltato l'unica volta che parlo. In caso contrario abbandoniamo l'aula! Non abbiamo alcun problema! L'abbandoniamo anche noi l'aula una volta! Ci vuole un po' di rispetto! Vengo alla sostanza. Riteniamo che estrapolare la questione con un voto secco di chiusura preliminare dello stabilimento mentre parte questa iniziativa per il recupero della Valle Bormida, sia un sabotaggio all'operazione, non un aiuto. Può darsi che di fronte ad una acclarata impossibilità di riconvertire l'azienda si possa giungere a queste conclusioni, però oggi un discorso preliminare come lo vuole impostare il collega Ala, a nostro avviso, non ha senso. Pur comprendendo il valore di questa proposta, la riteniamo nel concreto non agibile e non utile per cui il nostro voto non sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Faccio una dichiarazione di voto in quanto voterò in maniera diversa rispetto a quanto ha affermato il Capogruppo Bontempi. Comprendo il disagio dei Gruppi, dei Consiglieri ed anche del proponente su questo preciso punto.
Sono stato un fin troppo facile profeta quando dicevo che su questa materia ci sono interessi contrastanti. Se non svolgiamo un'attenta opera per rendere compatibili questi interessi e se non individuiamo un percorso ben preciso, saremo costretti a schierarci e gli interessi contrastanti verranno allo scontro perché sono in ballo 800 posti di lavoro, con i lavoratori che, ben che vada, andranno in cassa integrazione, e la popolazione e gli enti locali della zona che chiedono la chiusura cautelativa.
Cari colleghi, forse è stato sottovalutato (non lo dico con presunzione) da parte di qualcuno l'intervento che ho svolto poc'anzi quando proponevo un emendamento al protocollo d'intesa nel senso di predisporre un piano socio-economico che preveda ipotesi di riconversione di quelle aziende che risulteranno incompatibili con la tutela della salute e dell'ambiente e ipotesi di collocazione dei lavoratori in altre attività in modo da garantire l'occupazione. Se veniva fatta questa scelta con il protocollo d'intesa, si individuava una strada molto stretta per la verità ma necessaria per evitare lo scontro tra ambiente e lavoro.
E' stata sottovalutata quella mia proposta e adesso piangiamo sul latte versato.
Voterò a favore di questa proposta, certamente non a cuor leggero.
Voterò a favore di questa proposta e non mi farò promotore di proposte che portano a irrigidimenti e se qualcuno alla fine mi chiederà di schierarmi io mi schiererò dalla parte della tutela della salute delle popolazioni e della tutela dell'ambiente che sono interessi primari che non devono essere subordinati a nessun altro interesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Al collega Ala, che conosce molto bene la situazione, vorrei chiedere di ritirare la sua richiesta. Il momento è molto delicato, le tensioni in quella zona sono molto alte da ambo le parti e c'è il pericolo che avvenga quello che paventava Montefalchesi.
Chiedere però in questo momento la chiusura temporanea dello stabilimento non è facile perché l'ACNA è un'azienda che lavora a ciclo continuo 365 giorni all'anno ed è un'azienda che non si può riconvertire: o è in grado di lavorare o chiude e in quella zona si spiana tutto. Di questo dobbiamo tenere conto.
Ecco perché non ritengo sia opportuno votare una decisione così sofferta e così difficile che potrebbe dare dei risultati negativi, perci aspettiamo l'esito dell'indagine. L'atteggiamento tenuto da Bontempi è di grande equilibrio, quindi aspettiamo. Se la Commissione lavora davvero con i tempi che si è data non ci vorrebbe molto tempo per sapere se la fabbrica è incompatibile con l'ambiente; a quel punto nessuno di noi si schiererà a favore della tenuta della fabbrica. In questo momento però è molto inopportuno mettere in votazione questa proposta. Pregherei quindi il collega Ala, che è molto sensibile, di aderire alla mia richiesta che per primo ha avanzato il collega Mignone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anche il Gruppo liberale ritiene che la questione posta da Ala crei dei gravi problemi. E' veramente opportuno che venga ritirata perché qualunque pronunciamento venga fatto qui diventa un giudizio sulla fabbrica e non un giudizio sull'opportunità di avviare un processo di chiusura.
Sapete bene che le notizie escono per quello che hanno di sostanziale: "il Consiglio regionale ha detto no ad una proposta di chiusura", quindi questa proposta verrebbe letta all'esterno come un messaggio di sostegno alla fabbrica o comunque di non contestazione. Voi sapete che le nostre decisioni e quelle che la Commissione opererà su questo saranno decisioni politiche, perché la tecnica non farà che indicare una serie di soluzioni con costi reciproci, dopodiché la politica dovrà di nuovo decidere come complementare l'un l'altro i diversi scenari che a livello scientifico si potranno ipotizzare.
E' evidente quindi che una pronuncia del Consiglio regionale, che possa sembrare di sostegno alla continuità dell'azienda, può pregiudicare e incanalare il lavoro politico nel senso che farebbe ritenere che il Consiglio ritiene comunque che debba essere salvaguardata la continuità produttiva dell'azienda, mentre non è così! Una pronuncia negativa, per quello che riguarda il nostro Gruppo, è una pronuncia nel senso che non sono maturate le acquisizioni di carattere tecnico che consentono una sanzione. La dichiarazione di chiusura non è una sanzione politica, è una provvidenza sanzionatoria a fronte di talune inadempienze, quindi è un processo sanzionatorio, non un processo politico.
Chiederei al collega Ala di sottrarre a una sede politica quello che è un processo sanzionatorio.
Mentre chiedo amichevolmente al collega Ala di riflettere su questo devo rilevare che il problema posto da lui non consente alla maggioranza e alla Giunta quella risposta che il nostro Gruppo aveva sommessamente suggerito, quella cioè di introdurre nei documenti della maggioranza l'obiettivo di immaginare questo processo di recupero ambientale all'interno però di un disegno socio-economico. Questo nostro suggerimento non ha avuto alcuna ricaduta sui componenti della maggioranza e questo lo registriamo come un elemento che non ci conforta.
Dobbiamo quindi manifestare con forza il nostro disagio nel vedere che questo problema non è dibattuto tra le istituzioni, ma tra soggetti rispetto ai quali alcuni Gruppi consiliari si atteggiano anche in ordine ai rapporti personali che hanno con i rappresentanti delle istituzioni. Il rapporto Stato-Regioni, il rapporto Regioni-Comuni prescinde dal rapporto del Ministro Ruffolo con l'Assessore Cernetti. Il rapporto Comuni- Regione Piemonte lo si deve immaginare all'interno del quadro delle responsabilità e degli obiettivi che ci poniamo e non in ordine a impegni assunti con qualche Sindaco.
In questo passaggio era data alla nostra Regione una vera occasione per inventarsi un ruolo! Siamo stati quattro giorni a discutere su come regolamentare un Regolamento, quando sappiamo benissimo che alla fine il soggetto, il gestore dell'iniziativa è il Governo, chi affiderà le commesse, soprattutto quelle di programma, è il Governo. Non siamo riusciti a dare alla nostra presenza alcun supporto tecnico-scientifico; non siamo riusciti a dare alla Regione alcun supporto di consenso sociale, perché lo abbiamo trasferito a un altro livello che è quello della Conferenza delle Province e dei Comuni.
Come Gruppo abbiamo sottoscritto un documento perché ci rendiamo conto che c'è un dovere istituzionale della maggioranza nei confronti della Giunta che lo esprime, esprimiamo però il nostro disagio per il modo con cui questo problema è stato affrontato, non nel contenuto ma nel metodo. Il Ministro Ruffolo non ha da parte dei liberali quel giudizio che qui è stato espresso da altre forze politiche. Non so se devo condividere il giudizio del mio Segretario generale, ma sicuramente se il mio Segretario generale ha espresso un certo giudizio, io qui, non avendo motivo di esprimermi, non esprimo il mio giudizio, certamente non esprimo il giudizio che in questa sede qualcuno vuole dare. Cerchiamo di riportare i rapporti a rapporti tra le istituzioni, siano esse i Comuni o lo Stato, depersonalizzandoli, quindi mettendoci nelle condizioni di non essere vincolati dai rapporti che si sono assunti e soprattutto di non contare troppo sui rapporti che si hanno che possono cambiare, cessare, mutare da un giorno all'altro.
Il Ministro Zanone, il Ministro Altissimo e il Ministro Biondi, avevano su queste cose una strategia che puntava agli enti locali, ci siamo trovati invece un capovolgimento di 360 gradi e c'è stato il recupero della centralità dello Stato.
Allora, cari amici, quando si avviano questioni di questo genere, una istituzione come la Regione deve pensare come si pone rispetto a questi problemi, non come si pongono gli altri. Ripeto il disagio del nostro Gruppo: maturato, registrato e sofferto per la totale disattenzione ad alcuni elementi che il nostro Gruppo ha ritenuto sommessamente, senza sottoscrivere documenti, di offrire al dibattito della maggioranza e del Consiglio, ma che non ha trovato alcun ascolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo. Prego i Consiglieri di rispettare i tempi data l'ora tarda.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di rispettare i tempi anche se avrei da dire alcune cose che è opportuno dire.
Il dibattito in Consiglio regionale sulle responsabilità della Giunta non è stato inutile. Caro Assessore Cernetti, le questioni non possono essere addossate solo su di te, ma sarebbe stato interessante che il Presidente della Giunta e l'Assessore al lavoro su un argomento come questo avessero espresso la loro opinione, invece sono stati latitanti ed assenti.
In Commissione vi abbiamo detto di stare attenti perché sul protocollo d'intesa undici Consigli comunali e altre forze politiche avevano chiesto la chiusura della fabbrica, e la Regione doveva dare un segnale, lo doveva dare il Governo, lo dovevano dare le OO.SS. Si doveva attivare nel protocollo questo tipo di problema.
Vi abbiamo proposto, caro Rossa, un emendamento soltanto tre ore fa quindi a questo punto, tu non puoi cambiare le carte in tavola; vi abbiamo dato la possibilità di affrontare seriamente questo problema. La maggioranza ha accettato che la Giunta regionale ci obbligasse a quest'ora ad una discussione così importante, quindi, è una responsabilità politica che chiama in causa non l'Assessore Cernetti soltanto, ma l'intera Giunta.
Chiedo che si proceda alla votazione per appello nominale. Io voter l'emendamento proposto dal Consigliere Ala.
Di questo problema, caro Rossa, ne parliamo da parecchie sedute abbiamo ribadito in mille modi che la questione andava affrontata non superficialmente come la maggioranza e la Giunta l'hanno affrontata.
Quindi, la responsabilità di questa situazione ha dei nomi e dei cognomi: la Giunta di pentapartito e le forze di maggioranza che l'hanno sostenuta.
Abbiamo chiesto l'appello nominale proprio perché non si può andare nelle assemblee in Val Bormida o nel Cuneese a dire una cosa e poi in Consiglio regionale dirne un'altra. Assumetevi le vostre responsabilità!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Il Consigliere Reburdo ha ragione a pretendere che ciascuno si assuma le sue responsabilità e a denunciare le lingue biforcute che qui si moltiplicano. In particolare ci ricordiamo tutti cosa, quanto al riguardo della chiusura, ha detto il Capogruppo socialista la scorsa settimana ci sono i resoconti stenografici che ho letto con attenzione - il quale ha potuto affermare tutto e il contrario di tutto.
Signor Presidente, la Giunta e la maggioranza hanno rifiutato di misurarsi con proposte concrete che facevano i conti con un processo sociale, che è economico e anche ambientale, al termine del quale va trovata soluzione al diritto alla salute per i cittadini e al diritto al lavoro per segmenti significativi della nostra società.
Non ci piace sfuggire alle responsabilità, e io, con la consueta franchezza con cui cerco di misurarmi con tutti, dico ai compagni e agli amici, Ala, Reburdo e Montefalchesi, che la storia della sospensione cautelativa è una mistificazione. Si tratta di dire o di non dire questa sera che l'ACNA va chiusa per il tipo di produzione che effettua.
Sono reduce da un Convegno che si è tenuto sabato scorso nella Valle Bormida con i tecnici dell'ACNA, che fanno riferimento al movimento operaio, alla sinistra, all'ambientalismo e che si pongono il problema di come uscire dalla chimica inquinante. Questo è il punto, e l'ACNA, la Farmoplant e Priolo sono grosse questioni.
Prego in particolare i compagni con i quali mi trovo quasi sempre sulla stessa barricata, anche se posso impaurire il collega Ala, di prestare attenzione. La chiusura dell'ACNA significa deresponsabilizzare la Montedison dal pagamento del dazio che la stessa deve effettuare per quanto riguarda un processo di ricollocazione al termine del quale non vediamo altro che la chiusura dell'azienda. Da questo punto di vista pensiamo che scegliere la strada semplificativa di schieramento soltanto sui principi rischia di mettere in difficoltà quei processi di maturazione che nel movimento operaio, nella sinistra, nell'ambientalismo si vanno profilando.
La battaglia che vogliamo fare, ed è la battaglia di Ala, di Reburdo e di Montefalchesi, è quella di modificare un modello di sviluppo che ha messo al primo punto il profitto privato a danno del pubblico.
Di questo si tratta, signor Presidente, e noi lo abbiamo detto pubblicamente in Valle Bormida. Non ci piacciono le semplificazioni; per cui a chi vorrà fare i referendum diciamo che i risultati sono scontati che non si risolve il grande problema del ruolo della chimica nel processo industriale moderno. A queste semplificazioni non ci stiamo, per cui rigetto tutta la responsabilità politica di questa situazione nei confronti della Giunta e, dal momento che si stanno facendo dei tentativi per rilanciare altre soluzioni, su questo punto specifico che mi auguro vedano una migliore attenzione da parte della Giunta, dichiaro che, se le cose stanno come sono al momento attuale, il sottoscritto non parteciperà al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Noi ribadiamo che è assolutamente necessario, perfino contro e nonostante le sordità che abbiamo registrato, non perdere neanche per un momento il senso giusto della nostra attestazione sugli interessi generali della gente. Lo scatto però non lo possiamo sempre fare noi. Lo chiediamo alla maggioranza. L'emendamento di Montefalchesi che propone: "impegna a definire un piano socio-economico contenente le ipotesi di riconversione delle aziende la cui attività risulta incompatibile" è intelligente e giusto, ed è da noi pienamente approvato. Ce ne eravamo scordati forse troppo presi dal protocollo, ma Montefalchesi che fa parte del nostro Gruppo ce lo ha ricordato, questo è anche un ruolo importante che lui riesce a svolgere in una dialettica utile interna. L'aver trascurato quell'emendamento nella sarabanda del "protocollo si può, protocollo non si può" ci ha portati esattamente al punto di schierarci, come non vorremmo schierarci e come sappiamo essere ingiusto schierarci, sia che si voti per la chiusura sia che si voti contro la chiusura, tant'è vero che la tentazione forte è quella molto responsabile espressa dal Consigliere Staglianò di non partecipare al voto per non essere presi tra una tenaglia ingiusta.
Chiedo alla maggioranza se non intende far proprio l'emendamento del Consigliere Montefalchesi, approvarlo e andare con reale intenzione di sostenere questo punto davanti al Ministro Ruffolo e davanti alla Regione Liguria dicendo: "in Piemonte si arriverà ad una situazione di massa molto presto se non c'è su questo terreno non vaghezza, non incertezza, ma chiarezza di indirizzi". E' quello che noi rivendichiamo anche per tutelare le nostre popolazioni. Chiedo anche al Consigliere Ala se una proposta del genere può rappresentare un importante punto di avanzamento rispetto a una questione che potrà ancora porsi, ma che non dobbiamo porre oggi.
C'è poi il problema del blocco delle emissioni inquinanti. Noi stiamo definendo un protocollo che riguarda uno studio, perché nel protocollo si parla di un piano socio-economico contenente ipotesi di riconversione quindi mi chiedo se il blocco non dobbiamo chiederlo a parte.
Il nocciolo della questione è: l'emendamento del Consigliere Montefalchesi viene riproposto e può essere ripreso dal Consigliere Ala? Su questa base riusciamo a non schierarci su una posizione che mi sembra ingiusta e non foriera di quel breve cammino di speranza del disinquinamento e del lavoro lì, che è un aspetto che tutti teniamo in conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Sarò molto breve perché i termini della questione sono chiari. A me pare che una indicazione rispetto ad ipotesi di sviluppo socio-economico della Valle fosse già contenuta in uno dei punti dell'ordine del giorno che avevamo sottoscritto, seppure in termini meno puntuali di questo.
Se la Giunta può recepire questo impegno (affinché venga ricordato richiamato e, se possibile, inserito nel protocollo d'intesa il punto che sottolinea il Consigliere Montefalchesi con il suo emendamento che tende a costruire un percorso che vada a prefigurare una riconversione per garantire gli aspetti occupazionali) potrebbe essere un percorso attuabile quello di verificare la possibilità, prima di sottoscrivere il protocollo di inserirlo come emendamento aggiuntivo a quello che il Consiglio ha già approvato come impegno per la Giunta. A fianco di questo vi può essere la disponibilità del collega Ala a ritirare il proprio ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Il dibattito e l'immediatezza dei problemi danno una dinamica processuale che ci porta magari a rivalutare certi aspetti.
Vorrei anch'io chiedere alla Giunta e all'Assessore che verifichino l'opportunità di acquisire, insieme al protocollo d'intesa, l'emendamento trasformato in dichiarazione di questo Consiglio regionale. Nello stesso tempo chiedo ai colleghi di ritirare l'ordine del giorno. Condivido tutti gli aspetti e i rischi che derivano da un pronunciamento referendario su un problema che è tutt'altro che riducibile ad un sì e ad un no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Esprimo apprezzamento per lo sforzo che viene fatto dal Consiglio, a prescindere da chi lo ha proposto, per superare un passaggio delicato.
Questo passaggio delicato però fa emergere con crudezza i limiti del metodo che abbiamo seguito perché è del tutto improprio chiedere ad un intervento di bonifica ambientale l'avvio di un processo di assestamento socio economico conseguente all'esigenza che in termini ambientali si debba poi procedere ad alcune sanzioni. Questa è la funzione che la Regione doveva svolgere. La Regione deve studiare, creare e verificare le condizioni di impatto di una decisione sanzionatoria come quella che si potrebbe ipotizzare.
Mi sembra difficile immaginare che lo Stato possa svolgere questo ruolo, ma se per caso lo svolgesse, vi chiedo davvero che cosa ci starebbe a fare la Regione.
Suggerisco alla Giunta di recepire per quanto possibile questa raccomandazione in termini di emendamento considerandolo un modo per porre il problema - chiedo scusa del bisticcio - in termini problematici e non in termini di schieramento, ma prego anche la Giunta di meditare la formulazione di questo emendamento in modo tale da recuperare che il ruolo dell'approntamento dello schema socio-economico, all'interno del quale si dovrebbero collocare eventuali ipotesi di riduzione di alcune presenze produttive, competa alla Regione. Questo è essenziale per non produrre un documento fortemente squilibrato e ancora più rinunciatario di quanto non fosse già fino a questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Questo mio ordine del giorno è giacente sotto gli occhi di tutti i Consiglieri da almeno una settimana. Hanno partecipato alla seduta di oggi i Consiglieri della Provincia di Cuneo o delle zone interessate, ma il discorso è quasi sempre rimasto come sospeso. Vivaddio che, alla fine Marchini ha finalmente detto che qui stiamo giocando sui rapporti personali, tra l'altro ormai fragilissimi, tra Assessore e Ministro.
Abbiamo dovuto attendere le ore 19,45 per sentir dire queste cose e si è dovuti arrivare a queste tre righe per registrare la visione angusta con la quale tutti insieme abbiamo affrontato questa vicenda. Vicenda sulla quale si gioca un altro pezzo della credibilità dell'istituzione regionale nei confronti sia dello Stato sia delle Amministrazioni locali. A me non dispiace molto in termini politici, ma mi dispiace di più in termini di rapporti di amicizia e di simpatia con i colleghi avere costretto alcuni ad avere un momento di crisi o di difficoltà interiore. Mi dispiace perch sono il primo a verificare gli errori e la limitatezza che comportano queste tre righe specifiche.
Vorrei ripercorrere la vicenda che ci ha portato a questo punto.
L'ordine del giorno con il quale la Regione all'unanimità ha chiesto la dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale per la Valle Bormida l'ho scritto io. Non voglio vantare dei meriti, però tengo a dirlo.
Tutti insieme, allora, abbiamo iniziato un processo che mi trovava e mi trova d'accordo, che è di maturità e di consapevolezza. La chiusura dell'ACNA sta e deve stare sicuramente al termine di questo processo e non deve stare oggi, perché sono il primo a rendermi conto che oggi questa cosa non può avvenire, però dico altrettanto che non può essere tollerato oggi ai miei occhi e a quelli della popolazione piemontese e della Valle, questo modo di trattare la vicenda. Sebbene nata in un certo modo, adesso viene trattata in maniera assolutamente non rispettosa degli abitanti di quelle zone, sia di chi lavora sia di chi subisce l'inquinamento.
Ho presentato, e sono stati dichiarati non ammissibili, 44 emendamenti che non dicevano questo, ma si ponevano come obiettivo il miglioramento del protocollo d'intesa e il recepimento in maniera forte di una ovvia premessa: che in questo piano, in questo studio deve essere posto fin dall'inizio il problema della chiusura di questa fabbrica in connessione con la bonifica della Valle, della sua impossibile riconversione. Punto sul quale sono perfettamente d'accordo con il collega Fracchia, con cui ho parlato a lungo di questo. Ritengo di avere imparato da lui molte cose sull'ACNA, proprio per le sue vicende familiari e personali e per il fatto di aver lui affrontato questo problema certamente prima di quanto l'abbia affrontato io. In questi emendamenti era posto con chiarezza il problema di che cosa fare dei rifiuti, della pericolosità degli impianti, del sito, di che cosa fare (lo metto ora per ultimo, ma deve stare prima nella nostra attività regionale) degli 800 dipendenti. Questo doveva essere uno dei momenti cruciali e decisivi di questo protocollo d'intesa, che doveva partire proprio da questo punto: "Cosa facciamo di questi 800 dipendenti? Come possiamo governare la chiusura di un'azienda? Perché siamo consapevoli e convinti tutti che va chiusa". Questo doveva essere il protocollo d'intesa, e poi le fogne, le deiezioni animali, i rifiuti solidi e urbani.
Aspetti che non c'entrano quasi per niente, se non come esercizio accademico all'interno di un modello astratto di valutazione dei carichi inquinanti di una determinata area.
E' la crisi profonda, per il vedere assolutamente ingovernabile, da parte mia, questo processo. Io ho sempre sostenuto (e lo ripeto ancora adesso) che le fabbriche si chiudono con il consenso e con gli enti locali che le fabbriche si chiudono con la consapevolezza e la maturità degli operai e delle forze sindacali, ma si chiudono! E si chiudono, quindi, con una consapevolezza dei governi, della Regione e degli enti locali.
Ma il dover fare addirittura degli esercizi di filologia per riaccettare la formulazione contenuta nell'art. 7 della legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente; il vedere che non si possono riprendere e accettare formulazioni quale quella richiamata da Bontempi previste nel cosiddetto emendamento Montefalchesi o proposte quali quella di "valutare la compatibilità tra la prosecuzione delle attività industriali in corso e gli obiettivi del presente piano di disinquinamento" o ancora "tale analisi dovrà anche prevedere i costi legati ad eventuali sospensioni, cessazioni e riconversioni di attività produttive, anche per quanto riguarda la retribuzione delle maestranze, la messa in cassa integrazione guadagni e la loro riqualificazione professionale"; tutto ciò fa cadere ogni possibilità di trattare questa cosa in maniera forte e consapevole da parte di tutti.
Non voglio io stesso giungere ad un voto su questo, però non voglio essere costretto a mantenere l'emendamento. La domanda è questa: queste problematiche vengono inserite nel protocollo d'intesa? La Giunta è disposta a mettere il destino del sito dell'ACNA, dei lavoratori dell'ACNA come punto forte nel protocollo d'intesa o no? Se è sì, e questa cosa è sì per tutti, quelle tre righe sono ritirate. Però o una o l'altra; non è possibile continuare con l'elusione di questo problema. Teniamo conto che si è partiti da un protocollo d'intesa dal quale l'ACNA era addirittura scomparsa. Solo con questo procedimento possiamo procedere tutti insieme con le popolazioni e i Comuni, con i bambini, gli anziani, gli operai.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Se il testo è quello che abbiamo visto siamo anche noi dell'opinione di accettarlo come impegno a proporre agli altri partner questa soluzione, non come impegno a inserirlo comunque, perché non possiamo correre il rischio di non poter siglare il protocollo. Non essendo una parte concordata l'impegno a proporlo con forza, con la convinzione che viene dal voto del Consiglio regionale, noi siamo disponibili a darlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

C'è l'impegno della Giunta ad inserire questo concetto di estrema importanza che del resto non è che non fosse già stato proposto. La risposta come voi potete immaginare non era certo stata di chiusura, nel senso che anche il Ministro dell'Ambiente capisce perfettamente l'importanza dell'aspetto socio-economico. Ci vorrebbe anche a livello governativo, così come a livello regionale, una collegialità ed una integrazione di questi progetti i quali se riguardano solo l'ambiente difficilmente possono essere comprensivi anche del settore che riguarda l'industria ed il lavoro.
Avevo ricevuto una risposta, che ritengo corretta, per le difficoltà che incontra il settore ambiente. La risposta è stata: "purtroppo non è competenza del Ministro dell'Ambiente". Siccome questo è un lato sociale e umano di estrema importanza, ritengo che possa essere recepito, al di là della suddivisione delle singole competenze, con forza e magari come impegno, come ipoteca perché sia riproposto dal Ministro stesso, a livello di collegialità, perché il piano di disinquinamento preveda questa parte che unanimemente valutiamo di estrema importanza.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento del Consigliere Montefalchesi nel testo seguente: Art. 4 - Attività oggetto del Piano di risanamento.
Dopo il punto m) aggiungere il seguente nuovo punto: "n) definizione delle linee di un Piano di sviluppo socio-economico per il rilancio della Valle Bormida contenente le ipotesi di riconversione delle aziende la cui attività risulti incompatibile con la tutela della salute delle popolazioni e dell'ambiente, e/o ipotesi di ricollocazione in altre attività dei lavoratori attualmente impiegati in dette aziende".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione gli emendamenti presentati dal Consigliere Ala: aggiungere all'art. 4: "g/bis) definizione delle necessità di procedere alla cessazione di determinate attività, industriali o di altro tipo, la cui prosecuzione non possa ritenersi compatibile con gli obiettivi di intervento di risanamento e di tutela dell'ambiente".
Allegato punto C 2.1 aggiungere in coda: "Tale analisi dovrà anche prevedere i costi legati ad eventuali sospensioni, cessazioni o riconversioni di attività produttive, anche per quanto riguarda la retribuzione delle maestranze, la messa in CIG, la loro riqualificazione professionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pertanto la restante parte dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ala è ritirata dal proponente.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame ordine del giorno n. 439 sulle prove concorsuali della seconda dirigenza regionale


PRESIDENTE

Pongo ancora in votazione l'ordine del giorno n. 439, sottoscritto da tutti i Gruppi, con cui si chiede di dare rapida attuazione all'espletamento dei concorsi relativi alla seconda dirigenza del personale regionale, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la necessità e l'urgenza di dare avvio alle prove concorsuali per l'applicazione del contratto scaduto quattro anni or sono i m p e g n a la Giunta regionale e la Presidenza del Consiglio a dare immediato avvio e rapida conclusione alla selezione per la seconda dirigenza, dando piena applicazione alla legge che ne stabilisce modalità e criteri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



< torna indietro