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Dettaglio seduta n.120 del 28/01/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che sono in congedo i Consiglieri Adduci, Alberton, Bosio Carazzoni, Gallarini e Pezzana.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 351: "Proroga fino al 31/3/1988 dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1988 autorizzato con L.R. 11/1/1988, n. 2" e presentazione pregiudiziale di non passaggio al voto


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 351, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente colleghi Consiglieri, con il presente disegno di legge la Giunta regionale chiede l'autorizzazione alla proroga dell'esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1988 sino al 31 marzo.
Come già precisato, la precedente richiesta di esercizio provvisorio sino al 31 gennaio aveva un carattere strettamente contingente, legata alla necessità di poter predisporre la proposta di bilancio per il 1988: per questo motivo era stato assunto, come documento di riferimento, il bilancio di previsione per il 1987 integrato dalle variazioni apportate nel corso dell'anno.
Il 15 gennaio u.s., la Giunta regionale ha approvato la proposta di bilancio per il 1988 ed è su quel documento che viene chiesta l'autorizzazione all'esercizio provvisorio. E' un documento che la I Commissione non ha ancora approfondito, ma la cui principale caratteristica è quella del riequilibrio tra entrate ed uscite al fine di non aggravare ulteriormente la situazione di disavanzo effettivo del bilancio regionale ma anzi cercare di ridurlo.
Relativamente alle entrate è stato previsto un incremento del fondo comune, di cui all'art. 8 della legge n. 281/70, del 4,5%, pari al tasso programmato di inflazione per il 1988, ed analogo incremento è stato previsto per il gettito dell'ILOR. mentre relativamente al fondo regionale per lo sviluppo, di cui all'art. 9 della legge n. 281/70, l'incremento previsto è del 4,5% più il 2,5% del PIL.
Per quanto riguarda il provento del mutui a pareggio del bilancio, non si è andati oltre al recupero della quota dei mutui che non è stata stipulata nel 1987: in altre parole, nell'esercizio 1987 erano previsti 210 miliardi di mutuo a pareggio, 100 miliardi sono stati stipulati e 110 sono stati trasferiti all'esercizio 1988 cui si aggiungono quelli derivanti dalla maggior capacità d'indebitamento per l'incremento del fondo comune e delle entrate tributarie della Regione.
In ogni caso, considerati tutti questi aspetti delle entrate regionali valutato l'avanzo finanziario e quantificata la spesa rigida, si è ottenuta una disponibilità di risorse tali da poter finanziare il 70% degli interventi previsti dal bilancio assestato 1987. L'equilibrio tra entrate e spese si è perciò ottenuto praticando tagli alla spesa non vincolata dell'ordine del 30%, consentendo ad ogni Assessorato di gestirsi la minor spesa, con la limitazione degli stanziamenti di quei capitoli che più ritenevano opportuni. Evidentemente i tagli non hanno potuto riguardare le spese di mero funzionamento dell'apparato regionale, la spesa che è stata mantenuta al livello della spesa assestata 1987 salvo un incremento per le spese del personale, derivante dall'entrata a regime del contratto nazionale di lavoro scaduto il 31 dicembre u.s.
Ai tagli praticati ha fatto eccezione anche uno stanziamento di 3 miliardi per la cartografia, che è stato iscritto tra i beni e servizi, in quanto la spesa risponde ad interessi di carattere interassessorile, che vanno dalla pianificazione territoriale all'ecologia e ad altri settori in cui si articola l'attività regionale. Sulla base di questo bilancio la Giunta ora chiede una proroga di due mesi dell'esercizio provvisorio, al fine anche di consentire l'effettuazione delle consultazioni. Diversamente sarebbe stato sufficiente anche un periodo più breve poiché, in assenza di prospettive di cambiamento nel breve periodo del sistema della finanza regionale, è consigliabile contenere al minimo indispensabile il periodo di esercizio provvisorio, che potrebbe assumere il valore di un dannoso rinvio di decisioni di spesa.
Il disegno di legge propone di limitare gli impegni ad un dodicesimo per mese degli stanziamenti iscritti, con esclusione della limitazione per i capitoli relativi a spese obbligatorie non frazionabili, e per l'utilizzazione degli stanziamenti derivanti da assegnazioni statali vincolate.
Signor Presidente e colleghi, la I Commissione non ha ancora potuto approfondire il bilancio di previsione per l'anno 1988 in tutti i suoi aspetti, ma intende farlo, come pure intende prendere conoscenza di quello che hanno da osservare tutte le categorie di operatori che saranno consultati, per cui non può che condividere questa proroga di due mesi dell'esercizio provvisorio. D'altra parte, valutati i vincoli introdotti dalla Giunta a garanzia della maggior chiarezza e dell'impossibilità di spendere senza la debita autorizzazione consiliare, la I Commissione ha espresso a maggioranza il suo voto favorevole alla proroga dell'esercizio provvisorio e ne consiglia l'approvazione a questa assemblea.



PRESIDENTE

E' stata posta la questione pregiudiziale di non passaggio al voto degli articoli. Su tale proposta può intervenire un solo oratore per Gruppo. Chi intende illustrare la questione pregiudiziale? La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Noi abbiamo posto la questione pregiudiziale di non passaggio all'esame del disegno di legge di concessione all'autorizzazione all'esercizio provvisorio. Vogliamo dire che in effetti per quanto riguarda i documenti di bilancio, quello precedente e il presente, non abbiamo, come Gruppo gran che da aggiungere a quanto ripetuto diverse volte in quest'aula con scarsi risultati. Mi permetto di ricordare che ormai è un anno che giace una nostra proposta di ordine del giorno del Consiglio regionale che riguarda i problemi generali della finanza regionale. Ci era stato detto: "approviamo il bilancio, poi apriamo il confronto". E' passato un anno e non vi è stata nessuna iniziativa in questo senso e nessuna manifestazione di volontà. Oggi addirittura, ed è questo il motivo per cui abbiamo presentato la questione pregiudiziale, il Consiglio non è in grado di entrare nel merito del documento su cui si chiede la proroga all'esercizio provvisorio, perché manca la relazione illustrativa sul contenuto del bilancio e su che cosa intende la Giunta fare per il 1988. Siamo di fronte e credo di non sbagliarmi, ad una relazione di una paginetta sul disegno di legge di proroga dell'esercizio provvisorio in cui non si dice nulla per quanto riguarda il bilancio.
Martedì scorso si è chiesta una relazione. La relazione che almeno dalla Commissione ci hanno dato è questa: sono quattro paginetta e mezza che non riguardano il documento su cui noi dovremmo autorizzare l'esercizio provvisorio. Vi si dicono cose che possono essere anche condivisibili per quanto riguarda il discorso generale, però non c'è praticamente nulla che riguardi il documento su cui noi dovremmo concedere l'autorizzazione all'esercizio provvisorio. Credo che non ci sia nemmeno in aula il documento formale di bilancio, per cui il Consiglio non è assolutamente in grado di conoscere su che cosa concede l'autorizzazione.
Già un mese e mezzo fa la maggioranza concesse l'esercizio provvisorio su un documento che non esisteva materialmente, non era presentato al Consiglio, ma che si dava per conosciuto dal Consiglio il quale avrebbe dovuto essere il riassunto di tutti i documenti di bilancio approvati nel 1987, cioè l'assestamento più le variazioni di bilancio. Già quella ci sembrò una procedura incredibile, cioè che il Consiglio regionale non avesse il documento su cui concedere l'autorizzazione all'esercizio provvisorio. Ora, che dovremmo essere di fronte al vero bilancio 1988 nessuno sa che cosa contiene! Il Consiglio regionale, oggi, purtroppo non è in grado di sapere che cosa contiene, cioè quali scelte abbia compiuto la Giunta regionale nella predisposizione di questo bilancio. Credo che nessun Consigliere conosca questo documento e secondo me probabilmente non lo conosce nemmeno la Giunta. Il dubbio non è infondato. Se non lo conosce la I Commissione, se non è in grado di conoscerlo l'intero Consiglio regionale, non mi meraviglio troppo che nemmeno la Giunta di fatto non lo conosca. Perché se si fossero fatte delle scelte collegiali bastava metterle per iscritto, predisporre la relazione per al Consiglio.
Offenderei la Giunta e l'intelligenza dei suoi componenti se pensassi che dopo aver discusso su linee precise non le avesse messe per iscritto e presentate al Consiglio. Dicevo: fino a una settimana fa non era stata presentata alcuna relazione da parte della Giunta. Anche la relazione della I Commissione non aiuta a capire il contenuto del documento. E credo che non poteva che essere così. C'è stato uno sforzo da parte del relatore di supplire alle carenze della Giunta, ma non è possibile costruire sul nulla.
Infatti, la relazione dice solo che le entrate aumentano al tasso programmato di inflazione, è quello per legge che deve, per forza, essere indicato in qualsiasi bilancio; che si stipuleranno alcuni mutui cioè a conguaglio di quelli del 1987 e dice una cosa nuova, che però non trova riscontro in un documento formale approvato dalla Giunta e trasmesso al Consiglio. L'avranno detto in Commissione, immagino, e il Presidente diligentemente lo ha annotato; dice che si può finanziare il 70% degli interventi previsti dal bilancio assestato 1987, per cui si taglia il 30 della spesa non vincolata sul bilancio 1987. Si dice anche, e questo a mio modo di vedere è un'affermazione preoccupante perché mortifica le funzioni del Consiglio, che si consente ad ogni Assessorato di tagliare come crede il 30%. Cioè si abdica da parte della Giunta e si abdicherebbe da parte del Consiglio a qualsiasi funzione di indirizzo nella formazione di un documento fondamentale di governo. Addirittura si porta al limite estremo inimmaginabile fino a ieri, la settorializzazione nelle scelte della Giunta. Si affetta il governo in Assessorati e si afferma che "ogni Assessorato dovrebbe decidere a suo insindacabile giudizio come tagliare il 30% delle spese". E il Consiglio dovrebbe concedere l'autorizzazione ad esercire l'esercizio provvisorio su un documento che ha queste caratteristiche! A me sembra che non si può concedere l'esercizio provvisorio su un documento che non si conosce e le poche cose conosciute sono negative. Non si può tra l'altro accettare continuamente il ricatto delle scadenze.
Queste esposte ci sembrano motivazioni più che sufficienti per concedere l'esercizio provvisorio su questo documento. Non sappiamo quali priorità sono indicate dalla Giunta, non abbiamo la relazione della Giunta.
Mi pare che la Commissione abbia già indetto le consultazioni per gli inizi di marzo. Che cosa mandiamo in consultazione? Quale relazione? Su che cosa chiediamo il confronto con la comunità regionale? Su quali scelte? Su quale destinazione delle risorse? Mi pare che siamo scesi ad un livello ancora più basso di quello raggiunto prima di Natale, che tutti pensavano fosse invalicabile.
Per questo noi abbiamo posto la questione pregiudiziale. Noi riteniamo che il Consiglio regionale debba reagire di fronte all'insensibilità della Giunta. Non possiamo evidentemente addossare una responsabilità specifica ed esclusiva all'Assessore alle finanze; l'Assessore alle finanze non pu che tradurre in documenti quanto deciso in Giunta. Se in Giunta non si decide nulla, la relazione al Consiglio non potrà che essere un documento vuoto. Mi pare però che i 48 Consiglieri regionali debbano reagire in primo luogo per rispetto verso se stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo ricordare innanzitutto che in sede di seduta della I Commissione, mercoledì scorso, avevo preliminarmente rilevato come il disegno di legge del bilancio preventivo 1988, al quale necessariamente faceva riferimento il disegno di legge sull'esercizio provvisorio e con il quale è comunque strettamente connesso fosse del tutto privo di una relazione illustrativa. Il che non era certamente un formalismo come ebbe a definirlo il collega Brizio, ma era una formalità essenziale non solo perché è previsto dal Regolamento che ogni disegno di legge deve essere accompagnato da una relazione illustrativa, ma soprattutto perché un disegno di legge come il bilancio preventivo deve essere accompagnato, ancor più necessariamente di ogni altro disegno di legge, da una relazione illustrativa, la quale indichi almeno i lineamenti essenziali del bilancio e il ragionamento politico e l'itinerario politico che la Giunta ha seguito nel formulare il bilancio preventivo.
Mi pare di avere colto una battuta del Presidente con la quale, quando il collega Biazzi gli contestava che nemmeno la Giunta conosceva questo ragionamento logico-politico, ha detto: "siamo stati chiusi un mese".
Allora, se - e non ho motivo di dubitarne - siete stati chiusi un mese meraviglia che non sia stata presentata una relazione illustrativa del bilancio, cosa che avrebbe dovuto essere estremamente facile dopo un mese di pensosa meditazione. La mancanza di una relazione illustrativa avrebbe dovuto provocare, al momento della presentazione del disegno di legge all'Ufficio di Presidenza, un provvedimento di irricevibilità in quanto nessun disegno di legge può seguire il suo itinerario senza la relazione illustrativa. Questo è un formalismo, non è stata dichiarata l'irricevibilità, tanto è vero che in sede di Commissione senza fare altre questioni si disse: va bene, non c'è la relazione illustrativa, verrà presentata fra qualche giorno, il che si è verificato, in modo che si possa conoscere quello cui accennavo prima, cioè il ragionamento seguito dalla Giunta ai fini della predisposizione del bilancio. La relazione illustrativa è pervenuta l'altro ieri ai Gruppi, però siamo al punto di partenza, perché è una "non relazione" e infatti è sufficiente una lettura anche sommaria o rapida per rendersi conto che le prime quattro pagine trattano, a guisa di sfondo, di un problema generale delle difficoltà nelle quali le Regioni, e la Regione Piemonte in particolare, si trovano nel momento in cui devono predisporre un bilancio preventivo; si accenna a una considerazione, condivisa da tutte le forze politiche, sul costante e cronico ritardo nel varo della nuova legge finanziaria relativa alle finanze regionali; si accenna ai rapporti Stato-Regione che sono una questione che va superata; si accenna al centralismo dello Stato che si appropria di funzioni che sono delle Regioni; sono tutte considerazioni a guisa di preambolo condivisibili, ma effettivamente solo le ultimissime righe vengono dedicate al bilancio preventivo con affermazioni estremamente generiche. Infatti si dice solamente che si è operato per formulare un bilancio di pura sussistenza. In altri termini manca una relazione che illustri come si è pervenuti a questo tipo di bilancio preventivo, quindi senza che questo sia un formalismo, nessun Consigliere presente in quest'aula è in grado di capire l'impostazione del bilancio perché le fredde cifre del documento contabile non possono parlare da sole e non possono essere indicative. Quindi, per questa ragione della mancanza sia originaria e sia successiva di una spiegazione del come si è impostato il bilancio, il nostro Gruppo non può che associarsi alla pregiudiziale, la quale tende solo a richiedere una vera e reale illustrazione della relazione e a discutere sulla stessa ai fini dell'approvazione dell'esercizio provvisorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, noi siamo dell'avviso di procedere nell'esame e quindi di respingere la richiesta del Gruppo comunista di non passaggio al voto. Siamo favorevoli e condividiamo la tesi illustrata dal Presidente Santoni sulla necessità di ottenere una proroga di due mesi fino al 31 marzo, dell'esercizio provvisorio. Mi sembra di aver capito dall'illustrazione del Presidente Santoni, che è necessario andare a questa proroga anche per consentire la consultazione che deve precedere quello che poi sarà il dibattito sul bilancio del 1988. Diversamente non avremmo potuto realizzare questa consultazione, avremmo dovuto discutere il bilancio senza farlo precedere da quella che mi pare ormai una prassi consolidata di verifica, di confronto, di incontro con le varie categorie.
Riteniamo necessario e urgente andare all'esercizio provvisorio anche se sarebbe auspicabile poter evitare le proroghe, ma, d'altro canto, se non ci sono né i tempi materiali né le possibilità di fare altrimenti, si compiono anche queste scelte. La legge lo prevede, siamo dell'avviso di andare all'esercizio provvisorio perché in questo modo non si mette in mora l'attività della Regione; diversamente ci troveremmo in una situazione in cui non avremmo la possibilità nemmeno di spendere per dodicesimi, per far fronte agli interventi necessari. Necessari alla luce anche del ridimensionamento purtroppo operato, "obtorto collo" sicuramente dall'Assessore Croso per conto della Regione. "Obtorto collo" sicuramente accettato anche dagli altri colleghi e un po' da tutti perché è chiaro che questo ridimensionamento del 30% presuppone una riflessione ulteriore sul dove e come va la Regione.
Desidero recuperare alcune riflessioni che sono già state compiute dal Presidente Beltrami all'inizio dell'anno intorno al dibattito che è stato fatto con i giornalisti circa la situazione della finanza della Regione Piemonte. Magari anche facendo alcuni confronti. Sappiamo tutti che le Regioni sono in crisi; sarà necessario trovare il modo per uscirne fuori ma senz'altro in un quadro diverso che è auspicabile cominciare ad immaginare e per il quale lavorare. Sicuramente c'è necessità anche di un sistema diverso di sostegni finanziari che debbono intervenire perch diversamente non se ne viene fuori. Sono compiti ingrati; desidero esprimere l'apprezzamento del Gruppo socialista allo sforzo compiuto dall'Assessore Croso e la comprensione nei confronti degli altri colleghi Assessori, della loro situazione difficile, perché sappiamo che questa situazione difficile si ripercuote poi sugli interventi che noi stessi andiamo a sollecitare e per i quali ci troviamo di fronte alla situazione della coperta che quando diventa sempre più stretta è poi insufficiente rispetto ai bisogni. E' stato uno sforzo notevole e io mi auguro debba essere seguito da uno sforzo più complessivo per recuperare sul piano generale, nei confronti di nuovi rapporti tra Regione e Stato che dovrebbero intervenire, consentendo quindi un ruolo più autonomo attraverso le riforme, anche con interventi impositivi se necessario, da parte della Regione. Credo che ci sia anche la consapevolezza che non si vive solo di luce riflessa, c'è bisogno di interventi propri, e nel momento in cui la gente sarà in grado di autogestirsi sempre di più potrà essere partecipe e protagonista. In questo quadro è comprensibile che l'Assessore Croso abbia pensato di fare degli investimenti sull'87 in misura del 70% lasciando agli Assessori la scelta dei tagli da operare. Questa opera di "disboscamento" fatta dall'Assessore Croso ha tolto anche l'albero di Bertoldo. E' chiaro che sia stato possibile dire "dopo la condanna mi scelgo l'albero". A questo punto o l'albero o altro, la riduzione del 30% sugli interventi dovrà essere compiuta. Era inevitabile. Quando si tratta di ridurre non è facile poter valutare; sono scelte che per eutanasia o altro genere purtroppo bisogna compiere. Dobbiamo avere consapevolezza che se non si fa qualcosa di più incisivo, di più significativo, se non si avvia qualche cosa che rilancia il ruolo delle Regioni, è chiaro che diventiamo davvero degli sportelli decentrati al servizio di un disegno di recupero centralistico a livello statale. Mi spiace che non si sia riusciti a realizzare per domani l'incontro con le Regioni nella sede di Palermo, ma spero che si trovi l'occasione per realizzare nuovi incontri e per entrare direttamente nel dibattito generale del Paese recando il segno della presenza delle Regioni. Siamo notevolmente in ritardo perché le Regioni sono assenti da questo dibattito; si parla di avviare di qui a pochi giorni il dibattito sulle riforme in grande o in piccolo, comunque i Partiti stanno trovando la soluzione per entrarvi, ma l'assenza delle Regioni da questo punto di vista è completo.
Auspicherei che venga presa l'occasione per inviare al Presidente della Conferenza Regioni-Stato un sollecito in questa direzione perché più i giorni passano più perdiamo spazi preziosi che ci dobbiamo conquistare adesso, non potendo rinviare ad un dopo che sappiamo essere un dopo che arriva e pone ultime le strutture della Regione. Lo dico rivolgendomi naturalmente al dibattito nel quale sono partecipi tutte le forze al di là delle scelte che ciascuno ha compiuto rispetto al governo e rispetto all'opposizione. Lo dico perché mi sta a cuore, poiché sono qui impegnato ritengo che stiamo attraversando un momento delicato nella vita delle Regioni. Lo dico in rapporto al dibattito sul problema dell'esercizio provvisorio, ma anche in rapporto al ruolo delle Regioni (vedo pareri favorevoli) e all'attuale momento in cui o c'è questo rilancio oppure il rischio che corriamo è che insieme ai problemi finanziari si appanni, si sbiadisca, come già in parte è avvenuto, la figura di segno democratico di uno Stato decentrato che fonda la sua autorevolezza su un ruolo significativo delle Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Anche noi respingiamo questa pregiudiziale che per la verità comprendiamo anche poco perché se essa vuole essere un'azione dimostrativa o un'azione di dissenso nei confronti della politica della Giunta allora può avere un significato, ma ci pare che la stessa posizione poteva essere assunta nel dibattito sul merito dell'approvazione dell'esercizio provvisorio. Avanzata così la proposta invece diventa un'azione dimostrativa perché non è praticamente accettabile, così come non lo è stato per le modifiche alla legge n. 20 il non passaggio agli articoli e perché occorre andare a vedere che cosa comporterebbe la sua approvazione.
Nel caso della legge n. 20 avrebbe comportato un passaggio generalizzato alle UU.SS.SS.LL. che tutti dicevano impreparate della totalità dei servizi mentre qui vorrebbe significare una Regione senza bilancio ed una paralisi operativa dell'Ente. Un'iniziativa dimostrativa e non un'iniziativa concreta dunque: mentre critiche pur legittime potevano essere più utilmente esposte nel dibattito sul merito.



BIAZZI Guido

Dovresti spiegare qual è il merito.



BRIZIO Gian Paolo

Sto dicendo che stiamo votando comunque, sulla base di una proposta di bilancio definitiva, l'esercizio provvisorio.
La Giunta aveva presentato l'esercizio provvisorio sulla base dell'assestamento del 1987 e vi erano state molte critiche perch l'approvazione dell'esercizio provvisorio non avveniva su una proposta di bilancio per il 1988. La Giunta peraltro ha limitato il termine dell'esercizio al 31 gennaio, assumendo in allora l'impegno a presentare prima della fine di gennaio, in tempo utile, il bilancio 1988 affinché si potesse approvare l'esercizio provvisorio sulla base di esso limitando quindi ad un mese soltanto il bilancio sulla base '87 ed avviando comunque il bilancio 1988 sulla base di una proposta di bilancio da discutere poi ovviamente nella fase successiva.
D'altro canto la proposta di bilancio, lo afferma esplicitamente la relazione, sia pure nella sua sinteticità - e poi dirò qualcosa anche della relazione - è una proposta riduttiva rispetto alla prima proposta di bilancio provvisorio. Quindi siamo in presenza di una proposta che è cautelare, prudenziale perché il primo bilancio provvisorio consentiva di spendere su dodicesimi calcolati sull'assestato del 1987 che aveva un 30 in più di spese disponibili libere. Quella del nuovo esercizio provvisorio è una proposta riduttiva e la Giunta si autolimita in merito assumendo un atteggiamento realistico e responsabile che dimostra anche la capacità di operare delle scelte - che possono apparire indiscriminate - di riduzione nella spesa al proprio interno. Questa proposta che è riduttiva sulla base del 1987 può peraltro essere corretta nel corso del confronto delle consultazioni con una nota di variazione secondo la prassi e la tradizione.
Ci muoviamo in una logica tesa a garantire il funzionamento dell'Ente e, nello stesso tempo, a presentare un documento al confronto tra le forze politiche, alle consultazioni e all'esterno.
Consigliere Majorino, non è che le cifre non parlino, lette parlano certo bisogna leggerle.



MAJORINO Gaetano

Bisogna anche spiegarle.



BRIZIO Gian Paolo

Certo, sono spiegate come sempre.
Le cifre, come dicevo, bisogna anche leggerle, pertanto sotto questo aspetto è stato compiuto uno sforzo. Sono Capogruppo della DC da cinque anni e per tre anni sono stato Vicecapogruppo, quindi sono otto anni che ho funzioni di esame complessivo nella mia attività e devo dire che è la prima volta che ricevo per l'esercizio provvisorio, su richiesta del Gruppo comunista, richiesta certamente legittima e giusta, la copia di bilancio completo per tutti i Consiglieri tre giorni prima del dibattito in aula.
Certo, bisogna leggere le cifre per capire qualcosa. Nel bilancio c'è una parte (le dizioni sono ora meglio leggibili del passato, tutti gli articoli sono espressi con assoluta descrizione) molto importante e cioè il volume terzo che riporta i quadri di riclassificazione delle spese; anche qui qualche cosa si capisce. Questo volume terzo dovrebbe, come gli altri secondo una richiesta che abbiamo fatto come Gruppo democristiano, non limitarsi a presentare il numero dei capitoli, ma anche, compilata sinteticamente, la colonna della descrizione. V'è comunque una documentazione per esaminare il bilancio e v'è anche una relazione. In Commissione abbiamo discusso sull'aspetto formalismo o formalità circa la necessità della relazione per cui non voglio neanche eccepire oltre. E' chiaro che la relazione è necessaria; e l'osservazione dell'opposizione è stata recepita: una relazione sintetica è stata tempestivamente allegata alla proposta di esercizio provvisorio. Teniamo conto che una relazione illustrativa analitica non è mai stata presentata o quanto meno si è abbandonata questa prassi soprattutto dal 1983 in avanti considerando allora una strada di chiarezza, la via della sinteticità, da quando proprio il Presidente Viglione, molto apprezzato come Assessore al bilancio instaurò la prassi di relazioni molto sintetiche, poco analitiche, con generale consenso che oggi viene improvvisamente ritirato su una relazione che, tra l'altro, riguarda l'esercizio provvisorio.
Vengo ora all'altro aspetto...



(Interruzioni)



BRIZIO Gian Paolo

E' proprio così, c'erano tre paginette, se volete ne porto qualche copia. Io le ho tutte: tengo tutto in evidenza...



(Interruzioni)



BRIZIO Gian Paolo

La relazione era di tipo analogo a quella di quest'anno e non è vero che non tratta del bilancio perché illustra la riduzione delle spese, fa riferimento ai problemi di politica nazionale, indica una situazione di emergenza: è una relazione sintetica sull'esercizio provvisorio.
Il collega Biazzi ha fatto un'altra osservazione dicendo che la Commissione già ha avviato le consultazioni. Non è vero, ha fissato il programma delle consultazioni; si stanno facendo le copie del bilancio che saranno pronte entro il 10 febbraio, si sono spostate le consultazioni per poter avere le copie del bilancio da consegnare ed è evidente che per il bilancio definitivo potrà, questa relazione, essere utilmente integrata da una relazione più ampia per l'approvazione non dell'esercizio provvisorio ma del bilancio nel suo complesso e che potrà essere la base per la sua discussione. Nel merito si può anche essere perplessi rispetto alle modalità con le quali la Giunta ha ritenuto di ridurre le proprie disponibilità in modo percentuale su tutti gli Assessorati. E' una scelta che può sembrare semplicistica e può essere criticata come una non scelta però è una posizione iniziale che può essere corretta, udite le consultazioni, trascorso qualche tempo, considerato anche - se possibile uno sblocco della legge finanziaria regionale, l'affidamento dei fondi FIO: un complesso di elementi che possono cambiare la situazione finanziaria nel decorrere del tempo. Può essere anche integrata la posizione, prima di venire in aula con il testo definitivo, da una nota di variazione che corregga o precisi meglio quelle scelte che la Giunta avrà certamente occasione di esprimere con la relazione definitiva che dovrà accompagnare la discussione del bilancio 1988 e non l'approvazione dell'esercizio provvisorio sulla base di un documento del 1988 che è il merito sul quale discutiamo e per il quale mi pare che la relazione in sé non possa costituire un elemento sufficiente e che le carenze di relazione - anche se fossero reali - possano costituire un elemento tale da giustificare il rinvio della votazione, il non passaggio al merito e la non approvazione dell'esercizio provvisorio con la conseguenza di mettere l'Ente Regione nell'impossibilità di operare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi, anch'io non condivido questa pregiudiziale posta dal Gruppo comunista non solo per il motivo ricordato dal collega Brizio che, comunque, entro questo mese bisognerà arrivare ad una proroga dell'esercizio provvisorio perché altrimenti ci fermiamo tutti; non sarebbe ancora un buon motivo di merito, sarebbe un motivo di prassi.
Ricordava il collega Brizio che siamo di fronte ad un disegno di legge di proroga dell'esercizio provvisorio e il presupposto della proroga di un esercizio provvisorio sta proprio nel fatto che non è stato possibile approfondire ed arrivare ad una valutazione definitiva sul documento di riferimento che è il bilancio di previsione 1988. Si argomenta dicendo che comunque un'indicazione di massima sulle cifre è necessario averla proprio per valutare anche quella spesa ridotta per dodicesimi che l'esercizio provvisorio consente.
I dati che sono stati forniti in Commissione, la relazione della Giunta (che è una relazione di massima che condivido nella sua impostazione e spiegherò il perché) e le indicazioni che sono state date attraverso la relazione della Commissione sono dati che non possono essere dimenticati e sono dati essenziali per una valutazione della proroga dell'esercizio provvisorio.
L'argomento centrale, collega Biazzi e colleghi comunisti, a me sembra un altro. Tutto questo ragionamento, su cui si può discutere all'infinito cade laddove si va a vedere cos'è realmente il bilancio della Regione Piemonte per l'anno 1988.
Ora vengo a dire perché condivido l'impostazione della relazione della Giunta. Il problema del bilancio 1988, e purtroppo - temo - dei bilanci dei prossimi anni e chissà fino a quando, non è certo un problema di analisi e di valutazione delle poste di bilancio dei singoli capitoli perché siamo arrivati ad un bilancio che è praticamente al 100% bloccato, è ingessato all'interno del quale le scelte politiche, le scelte di investimento della Giunta e del Consiglio hanno un posto assolutamente irrisorio, marginale per non dire inesistente. La cifra impressionante che emerge da questo bilancio è che quest'anno, su un bilancio di circa 5.500 miliardi, c'è una disponibilità reale di 180 miliardi a fronte dei 240-250 dell'anno scorso divisi per diverse competenze. Crediamo veramente che con questo tipo di bilancio reale, non quello ragionieristico che ci assegna cifre quale quella che ricordavo prima, si possa fare una politica e si possano fare delle scelte sostenute da finanziamenti adeguati? E che per spiegare queste scelte sia necessario fare qualche cosa di più di quello che è stato fatto con la relazione della Giunta? Credo proprio di no. Fa bene la Giunta a preoccuparsi dell'unico vero problema di questo bilancio, cioè dell'impostazione complessiva dei problemi della finanza. L'unico problema che abbiamo di fronte e che dobbiamo risolvere è questo. Non è lo spiegare perché un miliardo in più è stato messo su una posta piuttosto che sull'altra, perché questa poi è la grandezza in cifra assoluta dei dati che abbiamo in questo bilancio, sulle spese che realmente possono essere disponibili e quindi sostenere le scelte fatte. Questa è la realtà dei fatti. I dati che conosciamo e che son quelli che sono, sono più che sufficienti per una valutazione di questo tipo, a fronte di un aumento delle entrate che è del 4,5%, che non è l'inflazione reale e non è quindi il reale aumento delle spese perché sappiamo che è un tasso programmato sulla base del quale ci sono gli aumenti, ma sappiamo bene che l'aumento dei costi reale è superiore, dal 1987 al 1988, al 4,5% e quindi c'è un'ulteriore riduzione delle possibilità di movimento, laddove c'è una spesa rigida e obbligatoria che è certamente amplissima rispetto alla disponibilità complessiva. Il problema vero è questo; io non so cosa avrebbe potuto fare la Giunta per spiegare meglio le scelte fatte, mi consentirà la Giunta e non se ne avrà perché certamente non è colpa sua, ma le scelte sono estremamente limitate proprio perché limitata è la disponibilità finanziaria che può sostenerle. Avrebbe potuto scrivere un libro dei sogni e poi dire che per l'attuazione occorreva rinviare ai prossimi anni perché quest'anno soldi non ce ne sono.
Un'ultima critica dei presentatori della pregiudiziale è quella secondo cui i tagli previsti non sarebbero il frutto di una visione complessiva della Giunta, ma sarebbero stati lasciati pro-quota all'interno delle competenze di ogni Assessorato quasi che questo non consenta di individuare poi le reali scelte. Io credo che attraverso questa indicazione, che esiste sia nella relazione della Giunta che in quella della Commissione, si sia voluto indicare il processo attraverso cui si è arrivati a queste conclusioni, ma non certamente lasciando il buio perché il documento di bilancio poi chiarisce perfettamente quelle che, all'interno delle singole competenze, sono le scelte che sono state fatte. Io non credo che sarebbe stato possibile seguire una via diversa, laddove il problema non era gestire un incremento di spesa, ma era gestire una decurtazione del 30% e certamente, laddove c'è una riduzione reale del 30% delle possibilità di intervento, io credo che la responsabilità di ogni singolo Assessore debba far premio su ogni altra considerazione perché con quella decurtazione, con quelle possibilità reali, ogni singolo Assessorato non è neppure in grado non solo di iniziare nuovi investimenti e nuove scelte, ma di continuare a finanziare un qualche cosa che trova radice già nelle scelte degli esercizi precedenti. Sarebbe stato originale se il processo che è stato chiaramente esplicitato nella relazione della Giunta non fosse stato quello che è stato adottato.
Colleghi, mi sembra che su questa questione ci siamo almeno per quanto mi riguarda - dilungati fin troppo; io credo che non possiamo far altro che respingere la pregiudiziale, per motivi di merito e per motivi di metodo quindi chiedo ai colleghi di sostenere questa scelta.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale della pregiudiziale avanzata dal Gruppo comunista.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 16 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri.
La pregiudiziale è respinta.
Possiamo pertanto procedere alla discussione generale del progetto di legge, che in parte è gia avvenuta a proposito della pregiudiziale comunista.
I Gruppi si riservano di intervenire in sede di dichiarazione di voto pertanto ha la parola l'Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

La relazione allegata al bilancio è stata predisposta ed è stata consegnata in Commissione e oggi è stata oggetto di discussione da parte dei Consiglieri Biazzi e Majorino. Potrà essere considerata insufficiente comunque ne prendiamo atto e possiamo impegnarci ad integrarla prima della discussione nel merito del bilancio stesso che comunque avverrà già in sede di consultazioni previste intorno alla prima settimana di marzo.
La mancanza di tempi tecnici non permette di accettare la pregiudiziale del Gruppo comunista, che è stata respinta dal Consiglio, ma che comunque sul piano personale, mi dispiace, perché se ci fossero stati i tempi probabilmente sarebbe stato possibile andare ad una discussione più approfondita in sede di Commissione.
La scelta di fondo, la scelta di politica economica che ha ispirato l'impostazione del bilancio 1988 è stata quella di un contenimento del disavanzo. Si è fatto un calcolo semplice: dalla differenza tra le entrate regionali senza vincolo di destinazione e le spese rigide sono risultati quei famosi 180 miliardi, cioè il complesso delle risorse disponibili, che è stato pari al 70% di quelle disponibili del bilancio '87. E' stato necessario un taglio del 30% delle disponibilità '87. E' un bilancio di sussistenza, come è già stato detto, è un bilancio straordinario e ogni Assessore, nel confermare le scelte previste nel bilancio '87, ha ripartito, nell'ambito delle proprie competenze, le disponibilità residue dei suoi singoli capitoli di spesa. Certo, è stato suggerito e sarebbe stato anche possibile fare altre scelte cercando di dare delle priorità; ci si è però resi conto che, date le scarse risorse rispetto ai fabbisogni pensate che le richieste degli Assessorati erano di circa 500 miliardi una ripartizione più aderente a logiche di carattere economico avrebbe certamente dato, da un lato, tempi ulteriormente lunghi e dall'altro non avrebbe dato risultati diversi da quelli ottenuti da un taglio per ogni Assessorato. Ritengo però corretto che in futuro si operi effettuando una revisione critica sul funzionamento delle leggi regionali passando quindi in un secondo momento a scelte di priorità.
Per quanto rigarla i ritardi credo che la Giunta li abbia già ammessi durante la discussione dell'approvazione dell'esercizio provvisorio fino al 31/1/1988, avendo già allora escluso di non usare dei meccanismi poco chiari senza essere suffragati da dati riscontrabili dal pre-consuntivo. Va anche ricordato che alcuni dati di ritardo sono anche da addebitare ai tempi di definizione di quei provvedimenti statali per distribuzione delle risorse alle Regioni. Comunque teniamo conto che, in ogni caso, questa proposta di bilancio è rivedibile, come hanno già ricordato i Consiglieri Santoni e Brizio; è rivedibile in sede di Commissione, è modificabile con i giusti approfondimenti che in quella sede saranno fatti, valutando anche i suggerimenti che emergeranno dalle consultazioni che abbiamo già programmato; potremmo anche considerarci in linea con le varie proposte che a suo tempo il Capogruppo Bontempi aveva avanzato, nelle diverse discussioni, per il coinvolgimento del Consiglio nelle decisioni importanti.
Oggi si richiede l'approvazione del disegno di legge di proroga dell'esercizio provvisorio per altri due mesi sulla base di un documento che sostanzialmente è quello dell'87 decurtato del 30%; inoltre si propone di limitare gli impegni ad un dodicesimo per mese, quindi in modo più riduttivo, come aveva ricordato Brizio, rispetto a quello che già gestiamo in questo mese di gennaio. Deve essere chiaro però che se non interviene una modifica dei meccanismi di trasferimento dei fondi statali al bilancio regionale, è necessaria una revisione delle competenze che fanno carico alla Regione. In sostanza, o aumentano le risorse disponibili o si riducono le competenze alle Regioni. Nelle condizioni attuali è stato possibile produrre un bilancio certamente criticabile sia sotto l'aspetto ragionieristico sia economico e politico. Anche se copro la carica di Assessore da pochi mesi mi sono reso conto che con le scarse risorse a disposizione è estremamente difficile formulare una politica di bilancio quantomeno dignitoso.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto su questo provvedimento che stiamo approvando. Ci troviamo in presenza di un documento che proroga l'esercizio provvisorio sulla base di un bilancio ormai approvato dalla Giunta e che sarà oggetto di esame da parte delle Commissioni nei prossimi giorni. La scelta di fondo di questo bilancio per il 1988 è la scelta della riduzione del 30% rispetto all'anno precedente scelta evidentemente necessitata e determinata dalla oggettiva situazione della finanza regionale. Su questa scelta si possono fare diverse valutazioni e considerazioni. Credo che ci siano alcune considerazioni di ordine positivo che determinano e suggeriscono questa scelta; una prima considerazione è la scelta di contenimento comunque del disavanzo per il 1988, cioè non si sono cercate soluzioni che in qualche modo consentissero un ampliamento del disavanzo sommerso, ma si è correttamente posto il problema della riduzione effettiva della spesa della Regione. Ma c'è anche un altro aspetto positivo rispetto a questa scelta necessitata ed è la considerazione che certamente in questa situazione l'Amministrazione regionale si vedrà costretta ad andare a recuperare tutti i margini di inefficienza che possono ancora nascondersi oggi nelle pieghe del bilancio regionale; tutti margini di inefficienze o comunque tutte quelle situazioni che possono essere recuperate all'interno di ogni singolo Assessorato. Mi pare che questo comporterà una scelta da parte dell'Amministrazione di una grande capacità di rigore nell'amministrare la finanza regionale.
Malgrado questi limiti, che pur ci saranno e ci sono certamente, io credo che alcune scelte politiche saranno fatte lo stesso, anche perch all'interno di ogni singolo Assessorato delle scelte politiche non potranno essere rinviate.
Anche scelte più complessive e più generali io credo che saranno necessarie. Ho in mente adesso la formazione professionale. Mi spiace che non sia presente l'Assessore Alberton che credo potrebbe condividere ed apprezzare quello che sto dicendo sulla formazione professionale; c'è la necessità di andare a recuperare margini di inefficienza o anche di suggerire un'azione sul lato delle entrate perché nel momento in cui l'efficienza determina efficacia dei provvedimenti formativi è possibile ed è proponibile andare in altra direzione, non soltanto più di contenimento della spesa, ma anche di aumento delle entrate riferite a questa spesa.
Solo queste cose io credo siano da dire oggi mentre sarà necessario un maggiore approfondimento: quando le cose sono difficili occorre essere più attenti, più precisi, dovremo fare una grossa riflessione quando parleremo di bilancio anche riferito al problema della finanza regionale. Che senso ha una finanza regionale così rigida, come è stata fatta fino adesso, con i parametri che sono stati tenuti fino ad oggi e che oggettivamente penalizzano il sistema regionale nel suo complesso e penalizzano certe situazioni regionali in particolare e certamente penalizzano la scelta della Regione Piemonte che è la più penalizzata da questi parametri? Quindi ci riserviamo di approfondire il discorso, di confrontarci concretamente sulla previsione del bilancio 1988 e, limitatamente a questo provvedimento esprimiamo parere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo in questo misto di dichiarazione di voto e di intervento per riprendere due o tre affermazioni fatte in interventi della maggioranza, tranne che dal collega Ferrara. Mi pare che queste affermazioni debbano preoccupare addirittura di più che l'atteggiamento assunto dalla Giunta. Mi pare che esse siano ultronee perfino rispetto a quanto è stato detto dalla Giunta. Si è addirittura sostenuto: "la relazione c'è e va bene". Mi pare che ci debba essere un limite a tutto! Un'affermazione del genere mi sembra che sia un'offesa al buon senso e alla verità.
Scusate colleghi della maggioranza, va bene questa relazione al disegno di legge di richiesta dell'esercizio provvisorio? Avete il coraggio di sostenere che questi tre paragrafi sono sufficienti per capire il documento su cui si chiede l'esercizio provvisorio? E vanno bene queste altre quattro pagine più tre righe? Tiratemi fuori qualcosa da queste quattro pagine che ci aiutino a capire che cosa è scritto nel documento di bilancio. La Giunta è stata molto più pudica. Tacitamente ha ammesso che qualche inefficienza o insufficienza c'è stata. Voi siete stati ultronei rispetto alla stessa Giunta. Non riprendo l'affermazione di Bontempi. Questo è un documento nuovo, è il bilancio '88! E' sufficiente affermare che: "il quadro di riferimento nazionale ha suggerito di proporre un bilancio di pura assistenza. Ci sono 180 miliardi a disposizione, probabilmente corrispondono al 70% dell'assestamento 1987, per cui ne derivano tagli del 30%". Questa è la relazione che è stata presentata al Consiglio e si pretende di sostenere che è sufficiente e che va bene così! Mi pare che siamo veramente al limite dell'accettabilità. Si mettano a verbale questi fogli, li si alleghi: queste sono le relazioni presentate e che si ritengono un modello per le future relazioni al bilancio di previsione. Se va bene così evidentemente si dovrà fare così anche nel futuro.
E' stato affermato che sono sufficienti i dati che sono stati forniti al Consiglio, cioè 70% e 30%. Noi non sappiamo esattamente che cosa contiene questo bilancio, cercheremo di capirlo successivamente. Si dice che i tagli li deleghiamo agli Assessori ed è stato aggiunto che va bene così. Si dovrà fare così anche in futuro? Mi pare che questa sia l'abdicazione piena di una assemblea elettiva. Il 30% di tagli che cosa significa? Per esempio, si tolgono 30 miliardi dalla formazione professionale? E' una proposta credibile? E' una proposta che il semplice buonsenso dei Consiglieri può accettare? Che cosa si è tagliato negli Assessorati? Quali le spese tagliate completamente e quali mantenute intatte? E' su questo che noi adesso diamo l'autorizzazione all'utilizzo del dodicesimo? Deve essere indifferente il Consiglio regionale di fronte alle scelte o non scelte della Giunta? E' problema di poco conto? Mi pare che queste siano alcune delle cose da rimarcare. In questo momento non mi sento nemmeno più di fare dei rimproveri alla Giunta, essa ne esce quasi riabilitata. Io ho parlato erroneamente di 48 Consiglieri che dovevano presentare qualche reazione di fronte a questo andazzo. Non sono 48, ma 47, escludendo i 13 componenti della Giunta. Mi sono purtroppo sbagliato. Se non si avvia un confronto serio, anche le cose che diceva Ferrara non avranno sbocco. Non possiamo dimenticare che il bilancio di previsione 1988 era l'ultima occasione di un confronto serio, di un approfondimento e di un'iniziativa adeguata sui problemi della finanza regionale. Non sarà certamente con il bilancio del 1989 e tanto meno con quello del 1990 che si otterrà una svolta da parte della Regione Piemonte e più in generale da parte di tutte le altre Regioni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetto di legge n. 339: "Misure urgenti per l'adeguamento della L.R. n. 18/86 in tema di approvazione dei progetti di impianti di smaltimento dei rifiuti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 339, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Picco.



PICCO Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge n. 339 concerne le misure urgenti per adeguamenti alla legge n. 441 e l'adeguamento ovviamente riguarda la L.R. n. 18 del 2/5/1986.
La proposta in discussione trova come fondamentale riferimento l'obiettivo del Governo di adeguare sia dal punto di vista strumentale che dal punto di vista di investimenti l'impiantistica in tema di rifiuti solidi che rappresenta uno degli aspetti più delicati nel confronto con le comunità locali per tutti gli aspetti di implicazione ambientale che questa tematica sta suscitando.
Il progetto di legge, più specificatamente, si occupa di aspetti meramente normativi evitando tutto ciò che attiene ai contenuti della tematica relativa allo smaltimento dei rifiuti solidi che meriterebbe nelle dovute sedi, momenti di approfondimento e di confronto anche rispetto alle esperienze che vanno maturando. Non ci si propone ovviamente questo tema con questo provvedimento, ma semplicemente l'obiettivo di presentare entro il 28 febbraio 1988 le proposte di finanziamento al Ministero per gli impianti dei Comuni, dei Consorzi dei Comuni e delle Comunità montane che hanno presentato i progetti di adeguamento e potenziamento. Questo è l'obiettivo più immediato e più cogente.
Tralascio tutto ciò che attiene alla precisazione relativa allo stato giuridico degli impianti di smaltimento esistenti che presenta, sia rispetto al provvedimento del Governo e alla legge nazionale, sia rispetto alla legislazione regionale, una articolatissima e variegata situazione nel nostro Paese; rispetto a ciò il Governo ha inteso porre alcuni momenti di riferimento precisi e fissi proprio per consentire che la tempestività e la chiarezza dessero luogo a precisi impegni dal punto di vista dell'individuazione delle risorse finanziarie e del loro utilizzo.
Leggo solo una parte di questa relazione per quanto attiene alle considerazioni relative agli impianti esistenti, dicendo che le procedure di adeguamento ripercorrono quelle che a suo tempo erano stabilite dalla legge n. 650/79 in tema di realizzazione degli impianti di trattamento per adeguare gli scarichi idrici ai limiti della tabella C della legge n. 319 per gli impianti esistenti al 31 dicembre continuano ad essere valide le procedure autorizzative stabilite, in particolare per quanto attiene il rilascio delle autorizzazioni definitive (art. 6, lett. c, del DPR n. 915).
Ciò significa che l'autorizzazione definitiva degli impianti autorizzati ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 31 deve accompagnarsi all'approvazione dei progetti ed elaborati tecnici nei casi cui l'art. 6, lett. c, del DPR n. 915 faceva esplicito riferimento. L'approvazione del progetto di regolamento non è che una parte del progetto complessivo di un impianto e più in generale degli elaborati tecnici che lo concernono. La Regione non ha mai approvato progetti limitandosi a rilasciare autorizzazioni provvisorie ex art. 31 del DPR n. 915 e, dopo la costituzione del Comitato tecnico previsto nella L.R. n. 18/86, si sono stabiliti criteri per il passaggio dal regime autorizzativo provvisorio a quello definitivo. In tal senso il Comitato tecnico ha già approvato i modelli in cui viene definita la documentazione necessaria per esprimere i pareri, modalità di formulazione degli stessi, ecc.
La nuova legge si inserisce in questo contesto nel corso di un cammino che è stato intrapreso, ma che ha una prospettiva di conclusione ancora incerta nella misura in cui si dovrà porre mano (come i colleghi ben sanno) anche alla razionalizzazione della stessa legislazione regionale in merito.
Alla luce delle procedure introdotte dall'art. 3/bis della legge n. 441 inerenti i nuovi impianti, si impone una distribuzione di compiti operativi all'interno dell'intero contesto autorizzativo affinché sia più coerente con la reale situazione e con le effettive esigenze attuali per assicurare: 1) una normale e sufficientemente snella procedura di decorso delle procedure autorizzative 2) un concreto aggancio del rilascio delle autorizzazioni definitive all'attività di controllo svolta ed ancora in corso da parte delle Province ai sensi dell'art. 7 del DPR n. 915.
A tali considerazioni vanno aggiunte alcune sottolineature di tipo più generale.
La legge n. 441/87 (derivante da una reiterata serie di decreti legge) è, per sua stessa natura, una legge avente carattere di eccezionalità ed urgenza.
Tale carattere risulta evidente, oltre che dall'iter normativo, dal suo titolo esplicito e dai lavori parlamentari, dai quali emerge chiaramente che lo Stato ha inteso dettare una serie di disposizioni urgenti per dare concreta attuazione o integrare il DPR n. 915/82, nelle more di una revisione organica della normativa in materia di smaltimento dei rifiuti.
Da queste esigenze nascono i limiti temporali, strettissimi, a disposizione dei soggetti pubblici o privati, per adeguare gli impianti ed anche per consentire allo Stato quella programmazione delle risorse che ahimè, è sempre più impossibile determinare nella misura in cui i poteri o i compiti delegati a livello territoriale non sono svolti con quella tempestività e con quel rigore che la materia richiederebbe.
Credo di aver detto le cose sostanziali, non leggo tutta la relazione che è a mani dei Consiglieri. Vorrei solo evidenziare come in questo difficile rapporto transitorio e di passaggio da una procedura normativa ad un'altra, ci siamo trovati di fronte, non dico ad un contenzioso perch credo non sia opportuno definirlo tale, ma ad una incertezza da un lato e ad una difficoltà dall'altra a stabilire con le Amministrazioni provinciali quel rapporto di collaborazione che sulla materia sarebbe stato opportuno poter stabilire. Abbiamo avuto sia in Commissione e sia con l'Assessore separatamente, incontri con i rappresentanti delle Amministrazioni provinciali, e le richieste che le Province hanno avanzato sono state espressamente valutate dalla Commissione e dalla Giunta nella stesura del provvedimento definitivo.
Infatti le Province chiedevano di: 1) mantenere la competenza nei confronti degli impianti esistenti senza distinzione tra quelli pubblici dell'art. 1/bis e quelli degli ulteriori soggetti dell'art. 2. Questa richiesta è stata accolta, come appare appunto al primo comma dell'art. 2 del disegno di legge 2) mantenere il previo parere del Comitato tecnico regionale per l'approvazione dei progetti di adeguamento e potenziamento e la richiesta è stata accolta all'art. 2. In questa richiesta si è andati più in là, si è appurata sostanzialmente la previa approvazione della richiesta in generale. E' stato previsto il parere del Comitato tecnico per tutti i casi di approvazione dei progetti esistenti 3) prevedere che l'approvazione fosse riservata alla Giunta provinciale anche questa richiesta è stata accolta all'interno dell'art. 2 per tutti i provvedimenti 4) prevedere che l'autorizzazione all'esercizio venisse concessa dalla Giunta regionale insieme all'approvazione del progetto nel caso di mancata delega per i nuovi impianti alle Province. Anche questa richiesta è stata accolta all'ultimo comma dell'art. 4, fermo restando che le eventuali modifiche dell'autorizzazione, strettamente connesse al controllo rimangono di competenza alle Province.
Noi riteniamo quindi, sia come lavoro di Commissione, sia come rapporto rispetto a questi soggetti autorizzativi, di avere operato nei limiti del lecito e della migliore soluzione possibile ed è per queste ragioni che, in ossequio alle disposizioni della legge e con la convinzione di operare nella direzione di una tempestiva programmazione ed utilizzazione delle risorse, raccomandiamo alla vostra attenzione il disegno di legge per una votazione favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

La relazione del collega Picco ha voluto muoversi su un terreno che è quello inteso a dimostrare che, in fondo, ci si trova di fronte ad una leggina di ordinaria amministrazione che in qualche modo deve accettare o subire la legge n. 441, in qualche modo quindi deve recepirla.
Anche in Commissione la discussione, soprattutto le argomentazioni usate dall'Assessore Cernetti nella fase illustrativa, spingevano molto l'acceleratore su queste argomentazioni.
Durante le consultazioni è successo un fatto che noi consideriamo abbastanza significativo nel senso che la consultazione delle Province ha dato l'esito che ha dato.
Le polemiche delle Province con la Regione in materia di rifiuti e di deleghe non sono certamente un fatto nuovo. Durante la consultazione sono venute a dire una cosa molto importante: "adesso basta!". Dopo le consultazioni la maggioranza ha tentato di raggiungere un accordo sull'articolo delle deleghe e in qualche modo il Consigliere Picco ha anche cercato di dire i punti su cui si è raggiunto in qualche misura un accordo punti molti parziali e dirò dopo il perché, anche perché, pur a conclusione di quell'accordo, la protesta delle Province è continuata.
Mi pare che in particolare sull'art. 2, a seguito dell'accordo, si è pasticciato ancora di più. Il risultato finale è che la Provincia di Torino con un suo ordine del giorno considera impraticabile ed inaccettabile il testo che viene proposto.
Credo che sia la prima volta che sentiamo una Provincia usare termini in un ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi, come "impraticabile" ed "inaccettabile".
Sono termini forti. Rifiuto di dare una interpretazione riduttiva di questa situazione. Le Province avranno tutti i loro limiti, ma mi pare di capire che, in questa lunga storia di conflittualità e di polemiche probabilmente le Province più che con gli Assessori regionali (Maccari prima e Cernetti oggi) ce l'abbiano (e qui uso un paradosso per rendere l'idea) con se stesse.
Se c'è una cosa di cui possono rimproverarsi le Province su questa materia è quella di aver creduto troppo alla Regione. Forse è questo il loro vero torto.
Ho qui un ordine del giorno della primavera 1987 proposto dai Consiglieri Rossa, Marchini e Brizio ed approvato dalla maggioranza con il quale si impegnava la Giunta a fare varie cose. Tra le altre si prevedeva che entro il 31 dicembre 1987 venisse predisposto il piano di organizzazione del servizio smaltimento ai rifiuti, cosa che non è ancora stata fatta. C'era un impegno operativo tra Regione, ANCI, URPP e CISPEL per i consorzi intercomunali; era previsto un rapporto stretto con le Province per l'esercizio delle deleghe. Noi quell'ordine del giorno non lo votammo perché allora eravamo in una fase in cui c'era il progetto di prevedere una "Agenzia" e quindi, proprio perché la questione dell'agenzia ci divideva, non votammo quell'ordine del giorno. Tuttavia dobbiamo riconoscere che c'era una linearità di percorso in quell'ordine del giorno criticabile se vogliamo, ma c'era. Dopo quell'ordine del giorno ci fu, nel luglio 1987, un disegno di legge della Giunta che prevedeva di dare alle Province le deleghe sull'approvazione degli impianti. Il disegno di legge non è mai stato discusso in Commissione. Se guardiamo questi due elementi è facile supporre che le Province hanno creduto all'applicazione della legge n. 441 credendo che si facesse come si è fatto in Emilia o in Toscana, cioè mediante l'attivazione delle conferenze provinciali; non dico che hanno torto o che hanno ragione, non mi pongo per il momento il problema se sono o meno in grado di esercitare una delega così piena, mi limito però a constatare i fatti e oggi siamo di fronte ad una legge che va in una direzione diametralmente opposta.
Non nego che l'art. 3/bis della legge n. 441 tenti di segnare un notevole passo indietro in materia di deleghe. Ho già detto che l'Emilia e la Toscana questo colpo l'hanno parato. Quello che non capisco è l'accettazione acritica e meccanicistica in Piemonte della legge n. 441 che porta ad accentuare gli elementi di neocentralismo regionale, accentuazione che non ha motivo di essere anche perché i margini per rifiutarla, e per correggere impostazioni neocentralistiche nella stessa legge n. 441 esistono.
Il primo comma dell'art. 3/bis dice che l'istruttoria per l'approvazione di progetti dei nuovi impianti viene fatta dalla conferenza regionale. Credo che questo articolo debba essere letto con l'art. 3, non può essere disgiunto da quello. Ne deriva quindi che per impianti si intendono quelli che possono essere attivati dopo l'approvazione del piano regionale di organizzazione, cioè di quel piano che il Piemonte non ha ancora avviato, malgrado i nostri ordini del giorno votati nella primavera scorsa. Inoltre l'art. 3, pur cercando di svuotare il punto f) dell'art. 6 del DPR n. 915, è costretto a richiamarlo perché non potrebbe fare diversamente. Vengono infatti fatte salve le competenze della Regione sull'emanazione di norme integrative di attuazione del decreto per l'organizzazione dei servizi di smaltimento. Quello che manca è quindi la rinuncia alle norme integrative che potrebbero attivare decentramenti e deleghe e, per ritagliare uno spazio neocentralistico, si fa una sottile distinzione tra l'approvazione degli impianti e l'autorizzazione all'esercizio ben sapendo che l'autorizzazione all'esercizio di competenza delle Province viene di fatto non più richiesta in base al secondo comma dell'art. 3/bis. Quello che quindi conterà saranno i poteri della conferenza regionale sull'approvazione degli impianti. Se poi andiamo a vedere la composizione della conferenza regionale così come ci viene proposta, il modo con cui si arriva alla decisione finale, è chiaro che si mette in piedi un meccanismo che riteniamo decisamente pericoloso.
Vorrei chiedere all'Assessore dove stanno, in questa legge, le garanzie di una corretta istruttoria tecnica visto che non c'è un momento di autonomia dell'istruttoria tecnica rispetto al processo decisionale; dove stanno le garanzie di fronte ad un impianto perché venga data la possibilità ai Comuni non di decidere, ma di controdedurre sul piano tecnico e credo sia legittimo per un Comune controdedurre sul piano tecnico. Queste garanzie non ci sono. Spesso, in questa sede, abbiamo sentito antichi ritornelli secondo i quali un eccessivo garantismo porta alla paralisi, con un eccessivo garantismo non si fa niente. Intanto non è proprio così, anzi: l'assenza di un piano regionale non ha dato riferimenti certi e i soggetti più impensati oggi si muovono sul territorio piemontese proponendo discariche, impianti di trattamento in siti impensati, in zone che una volta la Regione considerava apprezzabili come zona parco; c'è una fioritura di richieste, di pareri, di autorizzazioni in Piemonte: sono 154 le richieste, di cui 64 nuove che dovranno essere valutate dalla conferenza regionale.
L'assenza di un governo del territorio ha aperto un fronte di emergenza per quanto riguarda le discariche clandestine, ma ne sta aprendo anche un altro per quanto riguarda le soluzioni più disparate che vengono proposte nelle diverse aree; siamo quindi dinnanzi ad un nuovo fronte per quanto riguarda la stessa emergenza.
Rispetto a queste proposte che impressione abbiamo? Abbiamo l'impressione che si voglia rompere la schiena all'eccessivo garantismo con una cultura della decisione da anteporre a tutto il resto; non è una cultura nuova in questa Regione. Maccari, dalla legge n. 18/86 in avanti ha sempre richiesto strumenti omogenei alla cultura della decisione, ma se noi oggi siamo a questo punto, se malgrado le aperture di credito di questa Regione, di questa maggioranza, date dalla cultura della decisione, se si ritorna su questo tasto, una riflessione più profonda a questo punto bisognerà pur farla. Se guardiamo ai dibattiti degli ultimi due anni, ci accorgeremo che in questo Consiglio il tema delle decisioni in materia di rifiuti è sempre stato fortemente presente, ma nello stesso tempo anche fortemente eluso. Questo perché? Perché si è creduto di governare una materia come questa, che implica una concezione sistemica, con la decisione; non a caso il tema della decisione viene invocato quando vengono meno regole ordinatrici, quando i meccanismi della dialettica istituzionale con i Comuni e le Province non sembrano più limpidi ed è difficile rintracciare quel filo di linearità che una concezione sistemica impone.
Una cultura della decisione così intesa non è funzionale ad una politica di piano come correttamente chiede il DPR n. 915; è funzionale ad improvvisazioni corsare di operatori (ma sarebbe giusto dire di speculatori) che considerano il rifiuto come un "business" e ai quali va bene l'emergenza, anzi, sperano che non finisca perché è l'emergenza che consente loro le incursioni corsare in una materia come questa. A questo punto non capisco. Ho letto lo studio fatto dall'API su un modello di 300 piccole medie aziende. L'API (Associazione Piccoli Industriali) non chiede la fine del mondo, chiede il piano e chiede una semplificazione delle procedure sostituendo all'esame del progetto la valutazione di impatto ambientale. Mi pare una posizione dignitosa per non dire corretta che va approfondita. Ho letto il comunicato congiunto API - CNA - Organizzazioni Sindacali - Pro Natura - Lega Ambiente. Credo sia la prima volta che organizzazioni così differenti firmino un comunicato congiunto; anche in questo caso si chiedono piani e progetti corretti di trattamento e di recupero. A queste richieste rispondiamo con questa proposta di legge, con la conferenza come viene proposta e con questa strana formulazione sulle decisioni da assumere per cui le risultanze dei lavori della conferenza sono costituite (si dice nel testo) dal "complesso delle conclusioni formulate dai partecipanti alla conferenza stessa". Cosa vuol dire? Vuol dire che sarà la Giunta a decidere, la conferenza esprime le risultanze delle conclusioni, certo. Il potere discrezionale della Giunta in questo modo sarà dilatato ad un punto tale da permettere in linea teorica (senza offendere nessuno) la stessa legittimazione dell'arbitrio. Si crede in questo modo di risolvere o alleviare i problemi? Di allentare la pressione dell'emergenza? Non credo che sarà così. Nell'approvare un inceneritore o nel fare una discarica, anche se la Giunta avrà maggiori discrezionalità rimarranno insoluti i potenziali conflitti. Non si potrà eludere con questa legge il modo e il come si determina la volontà politica, di come si deve arricchire il percorso decisionale e il rafforzare la discrezionalità politica della Giunta, sottraendo all'istruttoria tecnica quella prerogativa di autonomia che le era propria, non solo non è corretto, ma non semplifica i problemi come apparentemente sembra. L'ampliamento della discrezionalità politica della Giunta nel decidere su questo o quell'impianto amplia anche i margini di pressione delle rappresentatività politiche; riduce oggettivamente il terreno su cui può muoversi un esercizio corretto del potere. Ampliamento della discrezionalità della Giunta vuol anche dire ampliamento della conflittualità politica, sia tra le istituzioni che nelle istituzioni; vuol dire privilegiare i microcomportamenti, quando invece c'è bisogno di mettere ordine in avanti dando piena attuazione al DPR n. 915. Così come è formulato l'articolo sulla conferenza, non è difficile capire che ad una richiesta del Comune di Torino, faccio un esempio, sarà difficile dire di no perché il peso politico del Comune di Torino è quello che è, mentre l'opposizione di un Comune come ad esempio Casalgrasso o Montalenghe non dovrà fondarsi su perizie tecniche molto approfondite, ma piuttosto su validi sostenitori che in questa sede incidano sulla discrezionalità della Giunta. Quindi l'equilibrio tra momento della rappresentanza e quello della decisione è essenziale su un problema come quello dei rifiuti, così come lo è su tutti i problemi che richiedono un governo dei sistemi complessi. E' un equilibrio che passa attraverso la diffusione del potere sul quale non manca tutta una letteratura politica.
Io sono contento che, a questo proposito, qualcuno abbia scritto che l'oggetto della politica non è solo la produzione del potere, ma anche la sua distribuzione e che la crescita del potere deve andare avanti tenendo conto della sua ripartizione. Chi ha scritto queste cose è il signor Ministro Giorgio Ruffolo nel suo libro "La qualità sociale". Peccato che con la legge n. 441 lo stesso Ruffolo prefiguri una tesi diametralmente opposta e sostenga che "l'esercizio del potere è di fatto la sua crescita e deve andare avanti attraverso la sua concentrazione". Tuttavia, la legge n.
441 non può cancellare il DPR n. 915, una legge che è molto più in sintonia con le tesi esposte nel suo libro.
Dicevo prima che rimangono inalterate le prerogative e le competenze assegnate alle Regioni con il punto f) dell'art. 6 del DPR n. 915. Io spero tanto che il Ministro Ruffolo, che al Senato durante il dibattito sulla legge n. 441 ha preannunciato un nuovo testo di legge di modifica del DPR n. 915, abbia modo di rivedere le proprie posizioni e di ricordarsi delle cose scritte in quel suo libro, peraltro molto apprezzabile per il contributo di approfondimento che dà alla società del nostro tempo.
La legge n. 441, pur rappresentando un passo indietro non indifferente rispetto al DPR n. 915, poteva trovare forme e modi di applicazione assai diversi rispetto a quelli che qui ci vengono proposti. Io mi chiedo che senso abbia complicare la legge n. 441, che in fatto di farraginosità non teme uguali, accentuando la distinzione di competenze sugli impianti esistenti nel 1982 e su quelli esistenti ed operanti nel 1986, distinguendo tra quelli esistenti e non operanti nel 1986. Andiamo a definire una casistica che davvero rappresenta un marchingegno rispetto al quale diventa difficile poi districarsi. Sono normazioni da rompicapo: il tutto poi condito dal fatto che il Comitato tecnico morirà per estinzione. Ora al Governo è legittimo e tutt'altro che pretestuoso richiedere e pretendere quello che in casi come questi si deve pretendere e cioè una certezza di riferimenti. Il Governo non può teorizzare il tutto e l'opposto di tutto il Governo, quando era Ministro dell'Ambiente l'on. Zanone, teorizzava l'assegnazione di deleghe e competenze in materia ambientale alle Province qualcuno, certamente Marchini, si ricorderà di un certo disegno di legge n.
3832 e ora, con la legge n. 441, si va in una direzione che è diametralmente opposta. Il Governo, quando era Ministro l'on. De Lorenzo qui a Torino ebbe modo di esprimere perplessità su una scelta fondata sull'incenerimento. De Lorenzo citò addirittura degli studi americani sulla combustione dei metalli; ora, nella legge n. 441, per gli impianti ammessi ai benefici di legge, si va nella direzione degli inceneritori. Non si pu andare avanti così! Per essere legittimati a muoversi in una direzione diversa bisogna avere qualche carta in regola. Noi oggi non solo segniamo il fatto che per i piani di smaltimento la data del 31 dicembre è stata disattesa, non solo segniamo le difficoltà e le polemiche aperte soprattutto nell'Alessandrino, in materia di bonifica; segniamo un accentuarsi del contrasto, del conflitto fra le Regioni e le Province, un contrasto che certamente lascerà un segno perché l'applicazione integrale della legge n. 441 implica altri appuntamenti ed altri passaggi: ad esempio, e tanto per ricordarli, entro il 31 gennaio la Regione deve trasmettere al Ministero i piani per i rifiuti solidi urbani; a che punto siamo? E se devono essere completati, come suppongo, è pensabile che possano essere fatti senza il contributo delle Province? Entro il 30 aprile i Comuni predispongono il servizio per la raccolta di rifiuti pericolosi entro il 1 marzo 1988 la Regione deve presentare il piano di smaltimento generale, il piano dei siti e le norme integrative. La maggioranza qui pu essere, come dire, anche sulla base delle consultazioni che si sono verificate, fermamente disunita e compattamente divisa nel dibattito, salvo poi votare tutti insieme; questa legge potrà quindi anche essere votata l'importante però è capire i segni che essa lascerà nel futuro di fronte ai prossimi appuntamenti e non sono certamente segni rosei.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'emergenza rifiuti solidi è un fatto probabilmente sottovalutato e la capacità di decisione in questa materia è una ricerca essenziale che però deve trovare anche una sua compatibilità nel rapporto di partecipazione. Io credo che da questo rapporto si possa ricavare una soluzione a certi problemi che non pu caratterizzarsi come "dirigismo" e credo proprio che il rischio sia qui. Da una ricerca di capacità ricerca di capacità decisionale occorre trovare un rapporto di compatibilità con quella che possiamo definire genericamente partecipazione. I rischi di questa materia sono sempre di ricercare qualcosa che sono sempre di ricercare qualcosa che nella pianificazione sovietica viene chiamato "Gosplan" e poi magari, per altre materie, non sentire questo tipo di esigenza di pianificazione centralizzata e vincolante, lasciando minori barriere alle spinte dettate da microinteressi, comunque forti, diffusi sul territorio. Molto c'entra la tecnologia che abbiamo a disposizione e la cultura, la collega Bresso direbbe, della esternalizzazione di certi processi economici. E' la cultura anche di valutazione di impatto ambientale (stiamo facendo al riguardo un seminario come Regione); molto spesso si trova insofferenza solo a pensare ai contenuti reali di questo termine. Io vorrei tentare, dopo il pregevole intervento del collega Ferro, da un lato di sdrammatizzare la tensione attorno alla discussione di questo disegno di legge, dall'altro di precostituire, con questa occasione, degli indirizzi per il futuro per questa materia che è realmente di emergenza. Io credo che si possa certamente correre il rischio che quanto stiamo applicando per la legge n.
441 possa consolidarsi in un processo definitivo ed è un rischio che non dobbiamo correre e, per quanto mi riguarda, mi impegnerò ad evitare che ci avvenga. Credo che si tratti di un atto transitorio, con tempi che lo cadenzavano, e la stessa legge n. 441 si autodefinisce una "disposizione urgente"; credo che le disposizioni urgenti, se sanno essere tali, possono lasciare strada a quegli indirizzi generali di fondo che verranno a suo tempo determinati. Dobbiamo rapidamente affrontare con una soluzione sistemica la riorganizzazione della normativa regionale, la legge n. 18 in particolare soprattutto per le procedure autorizzative e le funzioni che vengono date alle Province. Anche qui non farei un mito della partecipazione attraverso la delega alle Province, non è quello il tipo di rapporto con il territorio, è una parte, non tutto; non possiamo pensare che si risolva, da quel versante, quello che è il nodo grosso dell'applicazione della normativa sui problemi dei rifiuti solidi. La delega alle Province richiede un'approfondita riflessione politica dobbiamo capire il significato di questo neocentralismo che viene espresso e che io, in occasione di altri interventi, ho sottolineato essere un pericolo a livello non solo latente, ma ormai estremamente materializzato e che poi si ripete a cascata: diventa neocentralistico il comportamento della Regione, diventa neocentralistico il comportamento della Provincia e quella che è la cellula della democrazia in qualche modo diffusa nel territorio, che bene o male è la struttura della comunità locale imperniata sul Comune, viene ad essere dimenticata salvo, in certi momenti, ricordare i microinteressi forti e diffusi la cui spinta molto spesso è in grado di disarticolare le nostre decisioni.
Auspico che si vada ad una definizione sistemica dell'approccio della Regione al problema dei rifiuti e che la Regione sia in grado di svolgere una funzione di governo e di indirizzo e che siano in grado le comunità locali di poter sostenere un rapporto di sensibilità con i problemi dell'ambiente e della tutela del territorio e il problema dei rifiuti senza nascondersi dietro ad un dito. La saldatura di queste due funzioni, una capacità di indirizzo alta, una capacità di governo forte contemporaneamente a quella di una possibilità per le comunità locali di poter esprimere un loro disegno su questo tema, è la scommessa che ci sta davanti e nel grado di soluzione che potremo dare a questa correlazione sta il successo o l'insuccesso che potremo avere. Certamente il rischio è che con questo disegno di legge si facciano già dei passi preliminari in una certa direzione; a me è parso di cogliere, e non ho ragione di sospettare altro, che ci fosse la volontà di costruire un atto transitorio e basta.
Anche la risposta odierna, in qualche misura condizionata dai tempi, dalle esigenze operative funzionali degli uffici regionali, ha un suo peso che io non sottovaluterei anche se non considero questo un elemento che in futuro ci deve far delineare le leggi e i comportamenti; non possiamo pensare che la struttura burocratica in qualche modo possa cadenzare strutturalmente i nostri comportamenti. Però dinnanzi ad un particolare nodo possiamo anche fare una virata, purché questa virata non sia un cambio di direzione. La posizione delle Province espressa in maniera dura è anche comprensiva: di fronte a cambi di rotta nel rapporto tra effetto ed emergenza e consolidamento della normativa, è comprensibile che degli amministratori provinciali si trovino a disagio, tuttavia noi non pensiamo che questo disagio possa essere cancellato semplicemente da un meccanismo di delega che, già lo vediamo in altri campi, sembra ad alcuni amministratori provinciali come risolutivo di tutti i problemi. Risolutivo di tutti i problemi non è, perché il reale rapporto di partecipazione non passa esclusivamente attraverso questo gradino delle procedure.
Il nuovo testo del disegno di legge delineato nei lavori di Commissione mi pare abbia colto una parte delle proteste e in qualche caso delle provocazioni - mi pare che Picco le abbia illustrate adeguatamente. Il problema della conferenza credo sia un passaggio dove vediamo, con questa espressione legislativa, alcuni elementi importanti: è qui che si gioca il rapporto tra governo regionale e partecipazione e si creano i primi elementi di una fase partecipativa che stiamo delineando con la procedura di VIA. E qui si possono cogliere alcune anticipazioni ed ecco che l'attenzione a questo problema della conferenza costituisce un aspetto importante; però voglio dire, assumendo un impegno politico in questo senso, che le conferenze non possono essere una sede manipolativa di decisioni, come varie tecniche in altri campi, ad esempio la sociologia dell'organizzazione, ci insegnano (la scuola delle relazioni umane faceva le riunioni di gruppo per far passare una decisione che si era già predeterminata). Credo che questo non si possa accettare; la sede delle conferenze deve essere una sede reale ed aperta di valutazioni, di approfondimento per arrivare ad una risultante finale che certamente potrà non soddisfare tutti i partecipanti della conferenza. Non credo che riusciremo a costruire mega discariche "manu militari". Se non troveremo attraverso le conferenze un processo che in qualche modo non mortifichi quelle che sono le cellule vitali del nostro sistema democratico, i Comuni credo che faremo poca strada.
Il nostro disegno non è quello statico di fare solo leggi, ma di dare una forte spinta alle esigenze tecnologiche in questo settore, minimizzando la costruzione di sistemi complessi; non possiamo cadere nella trappola che il sistema imprenditoriale ha abbandonato da tempo, in base alla quale le economie di scala erano un fattore determinante per prendere una decisione: le imprese non fanno più grandi strutture perché, a fronte delle economie di scala con i loro indubbi vantaggi, ci sono delle diseconomie sociali degli effetti di complessità di governo di sistema che rendono poco propenso oggi il sistema delle imprese ad imbarcarsi in quelle avventure.
Non vedo perché in questo campo non potremmo ragionare in termini analoghi: le grandi dimensioni hanno economie di scala, ma hanno effetti sociali e di complessità, oltre che diseconomia di trasporto, ecc., che vanno valutati e probabilmente non sono più praticabili anche da questo versante. E le conferenze possono essere la sede di responsabilizzazione, di autogoverno reale di questa responsabilità da parte dei Comuni che li porterà a scelte come la pre-selezione dei rifiuti, ecc. Quindi credo che l'emergenza dei rifiuti sia un'ottima occasione per chiedere al Governo centrale che si vada rapidamente verso una normativa nazionale, forse quadro, che non entri troppo nei dettagli, rispettosa delle competenze regionali che il DPR n.
616 ha posto con estrema chiarezza, e che noi, in questa occasione dobbiamo anche cercare di far valere nei confronti del Governo centrale.
Il ruolo di alto governo della Regione non viene così sminuito né dalle conferenze, né da forme di delega che si possono determinare, ma resta valido perché in qualche modo cadenza i processi tecnologici, sa creare un reale lievito democratico attraverso i processi decisionali e abbandona delle tentazioni che a mio parere non sono praticabili e che poi non vengono praticate in altri campi e cioè che nel trattamento dei rifiuti bisogna usare grandi decisioni mentre in altri campi della pianificazione territoriale magari siamo sensibili alle microspinte dei poteri privati diffusi generalmente a livello locale.
Esprimo il voto favorevole del Gruppo socialista e sottolineo che si tratta a nostro parere di un atto transitorio che non deve prefigurare la necessità di una soluzione sistemica, ma rapida ed urgente di questo grande tema dell'emergenza dei rifiuti solidi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ritornerò su argomenti già ampiamente illustrati dal mio collega di Gruppo Ferro e quindi mi limiter ad alcune considerazioni aggiuntive sul problema rifiuti, sempre più allucinante - a mio avviso - per il "pallo e rimpallo" fra il livello nazionale, il livello regionale e il livello locale.
Circola in questo Paese la strampalata convinzione che quando delle leggi presentano complessità di gestione, la soluzione migliore sia di fare delle leggi eccezionali che si giustappongono a quelle che prevedono soluzioni a regime e che consentono, schiaffeggiando a destra e a manca le autonomie locali, di superare le opposizioni o di accelerare i processi.
In realtà la legiferazione di questo tipo, per decreti di urgenza sommaria, produce di solito il risultato di: 1) bloccare per mesi le Regioni sulla necessità di adeguare la propria normativa alla normativa di urgenza 2) complicare la situazione, perché normalmente la normativa di urgenza pasticcia rispetto alla norma nazionale a regime e quindi crea delle complessità di interpretazione perché non vengono mai unificate le norme in modo da avere una legge unica in cui si inseriscono delle modifiche. Voglio dire: se c'è qualche articolo, ad esempio del DPR n. 915, che non funziona basta modificare quell'articolo, non fare un'altra legge che crea complessi problemi di interpretazione come abbiamo visto in sede di Commissione.
Dopodiché, superato il problema di come va a finire la vicenda, le Regioni devono adeguare a loro volta la normativa e di nuovo, nel caso specifico noi abbiamo scelto la stessa procedura nazionale, rendendo sempre più difficile il capire qualcosa delle normative per chiunque operi nel campo dei rifiuti.
Un'altra legge dunque che si aggiunge alla legge n. 18, legge che noi abbiamo molto criticato; a nostro avviso è complessa, farraginosa e presenta una serie di limiti, ma, da un po' meno di due anni, è una legge conosciuta su cui gli operatori in qualche modo si sono assestati così come la stessa Regione e le Province nelle loro pratiche autorizzative.
Adesso noi andiamo ad approvare una legge che si affianca alla legge n.
18. Sosteniamo che non possiamo modificare la legge n. 18 per quegli articoli incompatibili con la nuova norma nazionale perché non c'è tempo.
Non si capisce perché modificare una legge prenda più tempo che farne un'altra, questo è veramente allucinante, e in questo modo creiamo ulteriori complicazioni.
Per cui, secondo me, questa è già una pratica legislativa deprecabile che noi abbiamo deciso di cominciare a deprecare e deprecheremo sempre più se continua così.
Se esiste un corpo principale, una legge principale e sono necessarie delle modifiche, si modifichino le leggi, non si facciano altre leggi che creano complessi problemi interpretativi.
Detto questo, si dice: "questa legge serve a due cose": 1) "a portare dei soldi" (non c'era nessun bisogno per dare dei soldi fare un'altra legge e comunque dobbiamo recepirla per acquisire i finanziamenti) 2) "ad accelerare le procedure" (finalmente superando la volontà dei Comuni che, come è noto, sono cattivissimi e non vogliono le discariche).
E' verissimo che non le vogliono, ma non si dimentichi che la legge n.
18 consente di superare, quando vuole l'Assessore, la volontà dei Comuni.
Quindi, non è vero affatto che le discariche non si fanno perché i Comuni non le vogliono. Caso mai non si fanno perché nessun Assessore ha il coraggio di imporre ai Comuni la propria volontà. E perché? Perché non è possibile imporre ai Comuni la propria volontà se non sulla base di ragioni che non siano estemporanee, cioè ci vuole un Piano per dire: la discarica va in questo posto o l'impianto di smaltimento va in questo posto o in un altro. Ci vuole un Piano che consenta di spiegare alle Amministrazioni e alle popolazioni in rivolta qual è la ragione tecnica e qual è la ragione politica di distribuzione dei carichi. La società e le popolazioni si devono far carico del problema dei rifiuti. Ma quali sono le ragioni per localizzarla in un posto e non in un altro? Se non c'è un Piano, ma non solo un Piano dei siti, anche un Piano di smaltimento, sempre di più i Comuni, l'abbiamo visto durante la consultazione sul disegno di legge n. 339, chiedono che si rediga un Piano e quindi che il carico su di loro sia posto in base a ragioni di Piano affinché possano sapere che, a fianco di quel carico, avranno qualche vantaggio di tipo ambientale, oppure che a loro tocca la discarica, mentre ad un altro toccherà un altro impianto che provoca dei problemi ambientali e che peraltro deve essere localizzato.
Inoltre chiedono che l'impianto che viene localizzato sia una cosa seria, cioè stia dentro a un Piano di smaltimento dei rifiuti che non preveda solo discariche.
Naturalmente tutto questo non viene superato con un'ulteriore norma pasticciata che consente di superare le volontà dei Comuni o di accelerare in qualche modo le procedure; viene superato semplicemente avendo il Piano un Piano vero e non finto, formale come purtroppo sempre di più si tende a fare quando qualche norma nazionale o regionale prevede un Piano.
I Piani sono delle descrizioni vaghe di cose da fare, soltanto perch per prendere i soldi, occorre un piano: no! Se un Piano è un Piano nel senso che valuta le necessità, le modalità localizzative, le modalità di trattamento e gli oneri di cui ognuno deve farsi carico, a quel punto naturalmente se c'è qualcuno disponibile a governare, cioè a farsi anche carico dell'impopolarità che il governare comporta, sarà possibile localizzare non in maniera casuale gli impianti di smaltimento.
Secondo noi, aggiungere leggi a leggi e cambiare continuamente le norme di approvazione peggiora solo la situazione e rallenta i tempi, non certo li accelera! La nostra previsione è che la legge n. 441 e poi questo disegno di legge n. 339 non faranno altro che rallentare i processi.
Poi avremo occasione di vedere come andrà la vicenda e siamo certi che andrà in questo modo: leggi pasticciate e confuse che tentano di superare le volontà non in maniera corretta, ottengono alla fine solo questo risultato. Quindi il decisionismo a nostro avviso è più un'illusione che altro.
Ricordiamo anche che, quando si parla di Piano di smaltimento, si parla di uno schema logico ed operativo che noi presentammo molto tempo fa ancora prima dell'inizio della discussione della legge n. 18, uno schema riguardante in particolare il settore dei rifiuti industriali che peraltro, abbiamo verificato, funziona molto bene in altre Regioni ove è già avviato; invece, l'illusione di aspettare sempre che si muova qualche privato, ha prodotto nella nostra Regione l'assenza totale di intervento pubblico e anche l'assenza totale di intervento privato.
L'altro aspetto è la vicenda conferenze e Comitato tecnico-scientifico.
La sperimentazione delle conferenze di per sé non è una cosa negativa, ne abbiamo discusso nel seminario sulla VIA, è una delle modalità possibili per tentare non tanto, in questo caso, l'accelerazione del processo decisionale quanto piuttosto una concertazione sulla decisione stessa. E' però evidente che il nodo vero del non funzionamento del sistema Assessorato e sistema regionale dei rifiuti è il fatto che esiste una struttura tecnico-scientifica che per qualche ragione non funziona abbastanza bene o velocemente. Dire di spazzare via la struttura cioè le funzioni che attribuivamo a questo Comitato perché il Comitato non funziona è di nuovo l'illusione di fare governo senza avere strumenti oggettivi scientifici e tecnici di governo che consentano di spiegare perché si governa, perché si fanno le scelte. Queste conferenze non sono di per s male, ma c'è un problema di istruzione e di verifica tecnica dei progetti che entrano nella conferenza, e su cui si deve decidere, che deve essere assicurato; se non funziona il Comitato scientifico, esso non può essere by passato, ma deve essere fatto funzionare, cioè si deve prendere la legge n.
18, cambiare l'impostazione del Comitato tecnico-scientifico e dirci come va cambiato. Siamo sempre disponibili a discutere quando l'Assessore, oltre dirci che non funziona, ci dirà perché non funziona e come si può cambiare.
Non si può superare la necessità di far entrare in queste conferenze una valutazione tecnico-scientifica che sia in qualche modo percepita non solo come competente, ma anche come oggettiva da coloro che partecipano alla conferenza. Non è sufficiente l'istruttoria degli uffici dell'Assessorato i quali, peraltro, ci sembrano molto lenti e molto poco efficienti e comunque si appoggiano da sempre a questo Comitato e quindi non potrebbero farne a meno. Peggio che peggio accadrebbe per quanto riguarda lo svolgimento e le conclusioni della conferenza. Non è chiaro come la conferenza si conclude, se con un'urlata generale, sul modello di "Indietro tutta" oppure se, sulla base delle osservazioni presentate, è da qualche parte previsto un supplemento di istruttoria, qualcosa che offra alla Giunta, la quale alla fine deve decidere con la famosa "mannaia" decisionista, un'istruttoria tecnica delle ragioni presentate dai diversi partecipanti alla conferenza. E' evidente che altrimenti la conferenza diventa un luogo delle grida e delle urla e non un luogo dove si costruisce il famoso consenso partecipato di cui parlava il collega Tapparo.
Sono queste le cose che non risultano né dal testo della legge né dalle dichiarazioni; siamo andati a tutte le riunioni di Commissione e non abbiamo minimamente capito, né dalle dichiarazioni dell'Assessore né dalle precisazioni fatte dai tecnici, cosa succede in questa conferenza in entrata e in uscita e come si risponde alle giuste preoccupazioni dell'Amministrazione sul piano dell'input e dell'output tecnico di queste conferenze. Abbiamo predisposto alcuni emendamenti sulle cose che ci sembravano meno giustificate nel testo del disegno di legge. Preciso che ciò non significa che, fatti questi emendamenti, noi concorderemo con il progetto di legge; restiamo dell'opinione che la strada corretta sarebbe stata una modifica radicale della legge n. 18, per noi pessima legge che quindi varrebbe la pena di emendare, in cui inserire anche queste modificazioni per avere un testo legislativo più coerente di quello che verrà fuori dalla sovrapposizione di queste due norme. Quando discuteremo tali emendamenti li illustreremo brevemente, ma volevo fare questa precisazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ho seguito con attenzione ed interesse lo svolgersi della vicenda del decreto n. 441 che, in qualche modo, ha evidenziato un certo fallimento nell'applicazione del DPR n. 915 che se da un lato vede coinvolto il livello nazionale, dall'altro non esime da una riflessione critica in merito al ruolo svolto dalle Regioni.
Una serie di inadempienze sono certamente nazionali, basti pensare a quella parte del DPR n. 915 che prevedeva non solo interventi a valle su questo problema dei rifiuti, ma anche interventi di prevenzione, con un tentativo di analizzare le fonti di produzione dei rifiuti, come queste fonti sono differenziate dal punto di vista tecnologico o dal punto di vista del tipo di produzione; il tentativo quindi che si sarebbe dovuto portare avanti era quello di intervenire per iniziare un'opera di prevenzione, di riadattamento, di diminuzione della quantità e un miglioramento della qualità dei rifiuti.
Un altro aspetto che ha visto esplicite carenze nazionali è sicuramente quello che riguarda la politica del riciclo.
Un altro aspetto ancora riguarda il problema di un piano che tenesse conto nell'insieme del dettato del DPR n. 915. Ogni volta che c'è una legge siamo abituati ad affrontare più gli aspetti di tamponamento di essa invece di quelli riferiti alla globalità dei problemi; oggi quindi ci troviamo di fronte all'emergenza rifiuti proprio perché dal 1982 ad oggi nessun discorso serio si è fatto per tentare di porre le basi di una cosiddetta "prevenzione" nella produzione illimitata e di spreco dei rifiuti. In questo senso c'è una responsabilità nazionale, ma c'è anche una responsabilità del livello regionale che non può, ogni volta che viene coinvolto in un'emergenza, lamentarsi di essere tagliato fuori con disegni di legge o interventi nazionali, proprio perché ha dimostrato incapacità di intervento. Mi riferisco alla complessiva esperienza di questi anni della Regione; anche nella passata legislatura ebbi modo, con il compagno Montefalchesi, di rilevare questo elemento: per esempio, il problema del Piano dei siti. Era clamoroso il fatto che esso non rappresentasse un vero Piano, ma solo la rilevazione sul territorio dei buchi esistenti con il tentativo di definirli discariche per i rifiuti stessi.
Quindi è del tutto evidente che il problema diventa un problema complesso e, per molti aspetti, per la Regione contraddittorio. Ma questo aspetto va anche riferito alle deleghe che sono state assegnate alle Province. Non credo che le Province abbiano le carte in regola nella loro complessità, salvo rare o parziali eccezioni, per affrontare il problema dell'esproprio delle loro competenze da parte della legge n. 441 in modo così e lo definisco con una parola forse troppo pesante - arrogante con il quale l'hanno posto nell'incontro con la Commissione. Esso infatti non era suffragato da un apporto dialettico, focalizzato sulla difesa delle deleghe e del ruolo delle autonomie locali, ma pareva il frutto del fatto che, con la messa in discussione di questa delega, si perdeva un certo potere che le Province ritenevano di avere acquisito; era quindi, in qualche modo, un fatto di lesa podestà.
Mi pare che, da parte delle Province, si sarebbe dovuta formulare innanzitutto un'autocritica sul fatto che esse sono state inadeguate (le cause e le motivazioni si possono vedere) nel rispondere agli impegni a cui erano preposte, inadeguate dal punto di vista della programmazione dell'orientamento, inadeguate anche dal punto di vista della celerità dell'iter burocratico. Ma l'aspetto più grave di tutto questo, del comportamento nostro e anche delle Province, è stato quello di avere non considerato quale punto importante di riflessione e di contrattazione le realtà comunali. E' del tutto evidente che le Province hanno operato molte volte in spregio della realtà comunale, anche per il fatto che esse non sono enti rappresentativi dei Comuni, ma sono enti locali e autonomi e quando si parla di delega alle Province non si può non dire che non è una delega che coinvolge anche i Comuni, quindi coordina le attività comunali ma è la delega ad un ente autonomo e autarchico sul territorio che molte volte ha scarsi rapporti democratici con i Comuni stessi. Sono problemi che vanno messi in evidenza.
C'è anche un altro aspetto che rende più precaria la situazione e l'applicazione di un decreto molto discutibile nelle sue fondamenta democratiche come il 441: il fatto che, probabilmente per situazioni in parte oggettive, la Regione ancora una volta (e qui il dibattito c'era già stato nel momento in cui si è data la delega alle Province) non ha attivato il controllo sulla produzione dei rifiuti. Non si sono visti provvedimenti che affrontassero questi problemi, né iniziative serie, programmatiche e organizzate per quanto riguarda il problema del riciclo dei rifiuti.
E' chiaro che, di fronte ad inadempienze complessive, oggi l'emergenza è reale.
A me pare, e concludo, che la vera questione non sia tanto quella della delega alle Province, o quella più complessa sul decentramento operativo ma soprattutto in questa fase quale sia l'intenzione della Regione per avere un rapporto vero con le realtà locali, un rapporto che non sia il rapporto "modello Volvera", che è un rapporto poco chiaro e discutibile dal punto di vista della trasparenza democratica, ma un rapporto invece in grado di colloquiare, di capire e anche di aiutare ad affrontare certi problemi.
Penso sia questo il metodo per un approccio democratico con la questione del rapporto con le comunità locali; pensare di fare questo attraverso il filtro delle Province, in questa fase dove i problemi sono così aperti, mi pare che sia l'elemento centrale in questa fase di emergenza, anche per l'applicazione della 441 (pure essendo esso un provvedimento discutibile e per molti aspetti inaccettabile). La situazione va affrontata con un franco rapporto con le realtà locali, il che vuol dire con le Amministrazioni comunali, con i Comuni limitrofi ai posti interessati, con le Comunità montane, cioè con quelle realtà vere che rappresentano le aspirazioni delle popolazioni locali. Questo è un punto molto importante sul quale, forse, occorrerebbe una riflessione più attenta ed approfondita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

L'esame di questo disegno di legge, già esaurientemente illustrato nella relazione e nello stesso dibattito in Commissione, offre alcuni spunti di riflessione.
Una prima considerazione è sul piano metodologico generale, così come ha evidenziato la collega Bresso, circa il comportamento legislativo della Regione Piemonte.
Credo che la collega Bresso abbia posto un problema concreto, in ordine al modo di fare leggi, al modo di riformare le leggi, al modo di seguire il quadro complessivo e normativo della nostra Regione in modo da dare una lettura possibile all'impianto complessivo delle norme ed evitare che nella confusione e nella difficoltà di interpretazione, ci siano delle possibilità di sfuggire alle norme stesse o comunque di non poterle applicare correttamente, per ignoranza.
Credo sarebbe opportuno, l'ho già fatto in altre circostanze, ma vorrei farlo ancora adesso nella fattispecie, che la Giunta o il Consiglio procedessero verso una elaborazione, su argomenti specifici, di testi unici, tali da raggruppare la normativa susseguitasi nel tempo, perché la Regione, pur essendo fortunatamente un Ente non troppo vecchio, ha però una normativa che è già sufficientemente consistente e tale da ingenerare confusione. Credo che sarebbe opera altamente meritoria procedere in questo senso, altamente meritoria per l'eventuale Assessore che volesse, per le materie di sua competenza, muoversi in questa prospettiva.
C'è poi un altro piano che è il piano istituzionale. Anche in questo caso devo dire qualcosa che va oltre la norma che stiamo esaminando, ma è riferito ad un sistema complessivo, cioè al problema delle deleghe alle Province, del ruolo delle Province; il Partito repubblicano è contrario all'istituto Provincia, ne ha chiesto l'abrogazione; la cosa è superata ormai (essendo superata vuol dire che esiste); allora riteniamo che la Provincia debba avere un ruolo che occorre definire in modo organico per evitare che sul problema delle deleghe ci sia un certo orientamento quando si parla di formazione professionale e un altro orientamento quando si parla di rifiuti.
Il problema delle deleghe alle Province è un problema serio istituzionale ed importante e deve essere affrontato in modo da garantire un minimo di omogeneità.
Vi è infine un terzo livello più specificatamente politico rispetto a questo problema dei rifiuti. La collega Bresso ha detto che le discariche non si fanno non perché i Comuni non vogliono, ma perché la Regione non ha la forza di fare scelte specifiche. Anche in questo c'è un fondamento reale; indubbiamente c'è difficoltà oggettiva: chi deve scegliere si assume delle responsabilità, delle impopolarità e quindi c'è più resistenza, più difficoltà per giungere a decisioni. Qualcuno ha parlato di decisionismo credo che il decisionismo sia facile e sia attuato essenzialmente quando la decisione da assumere è una decisione popolare. Quasi mai il decisionismo si riferisce a scelte impopolari. Credo che occorra predisporre un Piano e mi pare che l'Assessore stia lavorando seriamente per raggiungere questo obiettivo in tempi abbastanza brevi.
Voglio citare un esempio, una situazione che in qualche modo ha visto il Partito repubblicano allo scoperto. Mi riferisco alla proposta che il Partito repubblicano ha fatto in ordine alla discarica di Lombardore proposta che è stata portata a conoscenza di tutte le istituzioni e in particolar modo anche della Regione e dell'Assessorato competente. Abbiamo cercato di dare un contributo sovrapponendo al territorio piemontese tutta la serie di vincoli che esistono in varie materie e sovrapponendo tutte queste carte dei vincoli si scopre che nella Regione Piemonte le zone non vincolate sono poche, non sono ampie e quindi occorre seriamente prenderle in considerazione. Non credo che ci si possa troppo facilmente sbarazzare di questo problema attuando una certa presenza (come diceva la collega Bresso), trovando il non consenso di base per cui si determina il blocco delle decisioni più in alto; non credo sia giusto, non sia condivisibile perlomeno, il comportamento di chi, in presenza di proposte tendenti a dare soluzione (anche se - ci rendiamo conto si tratta di proposte per molti versi ancora problematiche, da esaminare e da approfondire), si muove con l'intento esclusivo di andare in assemblee locali non per cercare di capire o di proporre soluzioni alternative, ma piuttosto per aggregare un consenso in opposizione. Ci pare che questo sminuisca il ruolo stesso delle forze politiche e rende certamente più difficile trovare soluzioni complessive che dovranno pur essere trovate perché i rifiuti ci sono, restano e in qualche modo devono essere smaltiti.
Non crediamo che il problema dello smaltimento dei rifiuti si risolva soltanto nel non affrontare il problema, nel rinviarlo in altra sede anche perché i rifiuti si smaltiscono lo stesso, ma in modo certamente meno corretto. Sarà opportuno, non in questa sede, ma mi auguro molto presto quando affronteremo il Piano dei siti, affrontare concretamente questi problemi in modo che le risposte non siano di natura elettoralistica, non siano soltanto di supporto agli interessi campanilistici (che molte volte sono condivisibili, ma sono limitati perché riferiti soltanto ad una realtà molto ristretta), ma possano consentire un confronto molto aperto tra le forze politiche presenti in Consiglio regionale in modo che questo problema, che era urgente ed era un'emergenza due anni fa, e che oggi è più emergenza ancora, sia affrontato con la dovuta tempestività.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, circa un anno e mezzo fa dicevamo, come Democrazia Proletaria, in fase di dichiarazione di voto sul disegno di legge n. 30 (poi diventato legge n. 18/86) che la nostra valutazione (riprendo testualmente) è che, giunti a questo punto del degrado ambientale occorreva (era riferito in opposizione a quanto si profilava in quella legge che non vide il nostro voto favorevole per le ragioni che oggi risultano più chiare a tutti) una legge più semplice possibile, che garantisse rigorosità e democraticità alle scelte di pochi soggetti in cui le responsabilità fossero chiaramente distribuite e facilmente controllabili, una legge con la quale infine fosse massima la facoltà di conoscenza dei dati del catasto e di controllo dal basso da parte di associazioni, forze sociali e singoli cittadini. Votammo contro perché si profilava un garbuglio di norme un po' decisioniste, un po' premianti nei confronti delle comunità locali. Oggi l'intrico di competenze è diventato inestricabile; un intrico che è testimonianza di incapacità di governo di cui ha dato ampia prova il predecessore dell'Assessore Cernetti l'iperdecisionista Maccari. Incapacità di governo determinata da questo vizio di fondo che ha forti connotati politici che non possono che vederci nettamente contrari: anziché conquistare il consenso delle comunità locali con la forza dei propri argomenti e la rigorosità delle proprie scelte anche sotto il profilo tecnico-scientifico, si imbocca un labirinto di procedure che indigna giustamente gli Enti locali di riferimento, le Province e non soltanto le Province. Se non si predispone il Piano dei siti rispettando tutti quei crismi del coinvolgimento delle comunità locali e delle competenze tecniche e scientifiche, lo dobbiamo a chi finora ha gestito questa materia.
Che cosa è allora colleghi questo labirinto? Il disegno di legge che abbiamo sotto gli occhi, il n. 339, introduce una diversificazione di competenze e di modalità autorizzative a seconda della distinzione tra impianti preesistenti o già autorizzati prima della legge n. 441, artt.
1/bis e 2, ed impianti non ancora autorizzati o con richiesta di autorizzazione per l'ampliamento. Questo secondo caso, contemplato dall'art. 3/bis della citata legge, non è delegabile da parte delle Regioni. Queste norme nazionali modificano quindi la logica di delega totale alle Province delle funzioni istruttorie ed autorizzative, logica a cui noi già eravamo contrari in quanto proponevamo una delega unicamente sulle attività ispettive e di controllo locale decentrato a fronte di un'autorizzazione regionale con criteri unitari, di modo che quello che vale ad Alessandria fosse uguale a quello che vale a Vercelli e così via.
L'art. 7 della L.R. n. 18 delega alle Province con una clausola al comma terzo: l'art. 7 prevede che la Giunta regionale "in caso di inerzia leggo testualmente - nell'esercizio delle funzioni delegate, invita gli enti a provvedere entro il termine di 90 giorni decorso il quale provvede direttamente al compimento del singolo atto". Ora, con l'introduzione della legge n. 441, si accrescono fortemente le difficoltà delle Province come enti delegati ad attrezzarsi adeguatamente onde evitare una situazione di inerzia organizzativa. Infatti, Assessore (vedete come è difficile addentrarsi nel labirinto anche per chi come noi dovrebbe essere addetto ai lavori), esaurite le competenze delegate relative agli impianti già in funzione o già in via di approvazione, cesserebbero le competenze possibili non più delegabili come prevede la legge n. 441. In questo contesto è prevedibile, a nostro avviso già sin d'ora, la situazione descritta dal comma secondo dell'art. 7 sopra richiamato, in quanto le Province piemontesi - cito da "La Stampa" del 14 gennaio 1988 in una dichiarazione al giornale per bocca dell'Assessore all'ecologia della Provincia di Torino, Paolo Sibille - così affermavano: "Le Province piemontesi sono decise a rivolgere alla Regione una richiesta: o tutto o niente, cioè o ci vengono affidati compiti e responsabilità complessivi in materia di ambiente o restituiremo le deleghe in materia di ambiente". Come dire: facciamola finita con questa finta di avere deleghe che non ci interessano così come sono formulate. Quindi noi già ci troviamo, dicevo, di fronte alla fattispecie prevista dal comma terzo dell'art. 7. Allora, colleghi il problema è che noi dobbiamo prendere atto di questo labirinto e, per quanto ci riguarda, cominciamo a trarre le conseguenze, che peraltro sono in coerenza con quanto affermavamo diciotto mesi fa e che ci pare i fatti abbiano rafforzato, anche in sintonia con le Province che obiettano - nei termini di cui ho già detto - sulla impraticabilità di una delega parziale.
Voglio ricordare che la Provincia di Torino ha approvato il 19 gennaio scorso l'ordine del giorno n. 53 votato da tutto il Consiglio; in sintonia con esse diciamo "riteniamo soluzione preferibile e praticabile una riassunzione totale degli iter e degli atti autorizzativi di tutti gli impianti di smaltimento da parte della Regione, non sovrapponendo norme come opportunamente richiamava la collega Bresso, ma modificando la legge n. 18 anche per gli opportuni raccordi con le leggi nazionali e potenziando, a nostro avviso, le funzioni del Comitato tecnico-scientifico perché possa operare in modo più tempestivo". Sempre in riferimento a questa ribellione da parte delle Province, la ritengo giusta nell'argomento specifico, animata dalla volontà, legittimamente espressa, di un ente che esiste e che cerca di operare, ma non condivisibile in una filosofia generale di riorganizzazione moderna dello Stato; abbiamo manifestato in tutte le circostanze la nostra opposizione a rinverdire questo livello intermedio che fu concepito non casualmente da Napoleone Bonaparte e che forse oggi avrebbe bisogno di essere soppiantato da un qualcosa di più aderente all'articolazione moderna del territorio regionale. Ahimè, su questo paghiamo i fallimenti dei Comprensori! Le Province dunque ritengono di domandarci di riappropriarsi di materie che dovrebbero essere, sulla base del DPR n. 616, di piena competenza regionale, in particolare il governo del territorio e quindi la tutela ambientale che è una delle poche cose che il legislatore nazionale ha voluto assegnarci.
Non so se nel labirinto ho finito per perdermi anch'io; voglio dire che il disegno di legge così come ci viene prospettato non è a nostro avviso condivisibile; se non ci saranno modifiche significative voteremo contro.
Io intanto però, dato che è iscritta a parlare l'Assessore Cernetti, voglio chiedere all'Assessore Cernetti: che cosa vi siete detti nell'incontro con le Province che veniva preannunciato il 14 gennaio 1988? La stampa scriveva che il clima era tempestoso; è venuta grandine, pioggia o è spuntato il sereno? Prima di andare a votare gli articoli è meglio conoscere questi dati onde esprimersi a ragion veduta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAMERI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale dà un giudizio favorevole alla proposta che ci viene sottoposta e non ne dà un giudizio riduttivo, anzi, è consapevole che siamo di fronte ad alcuni snodi di grande significato che vanno colti, vanno governati e rispetto ai quali ci vuole molta prudenza, a nostro avviso, da parte delle forze politiche perché essendo la questione soprattutto incentrata sul versante istituzionale rende poi difficile il recupero da parte di alcune forze politiche di posizioni, perché le posizioni politiche sono facili da cambiare, ma le posizioni istituzionali non sono così facili da cambiare quindi una legge importante perché introduce alcune problematiche precise.
La prima è quella che si è aperta con la Provincia: il nostro Gruppo su questo può parlare senza timore che la sua una posizione venga considerata strumentale o revanscista rispetto all'istituzione provinciale. E' stato detto prima che il Ministro Zanone aveva ipotizzato un sistema che poneva al centro le Province, il Presidente dell'Unione delle Province Piemontesi è di chiara scuola liberale, quindi non è certamente una considerazione di parte, ma una considerazione di altra natura. Qui paghiamo, e purtroppo la paghiamo tutti, incluse le istituzioni locali, una non sufficiente meditazione in ordine all'istituto della delega nel suo complesso prima di attuarlo e di avviarlo su specifici argomenti.
Ho l'impressione che su questa materia e su altre si tenda ad ipotizzare la delega come l'attribuzione di una funzione, guarda caso l'ultima, quella che, avendo l'impatto con il destinatario ultimo, è insieme la più premiante e la più rischiosa nella misura in cui si corre il grosso rischio di operare bene o male, ma si ha anche il premio politico del risultato di consenso o di dissenso. E' evidente, quindi, che questo momento terminale in una situazione di congestione, che poi andremo a cercare di capire meglio, poteva sembrare l'uscita di sicurezza da una situazione di difficoltà gestionale da parte della Regione. A mio modo di vedere però paghiamo adesso il non avere sufficientemente riflettuto sul fatto che la delega deve essere una materia che riguarda i settori e non le funzioni. In altri termini, il momento finale di governo (l'autorizzazione, la concessione o qualunque altro atto di governo finale) a carico del destinatario della delega deve avere a monte tutti gli elementi per cui si perviene a questa decisione, fino agli elementi ultimi che debbono rimanere alla Regione, che sono quelli di natura legislativa e di grande programmazione. Ma se per qualche ragione si ritiene che non sia possibile supportare verticalmente l'ente delegato con questo complesso di competenze e di funzioni e di strutture tecnico-scientifiche, ovviamente viste in ragione dell'oggetto, è evidente che la "querelle" con l'ente delegato non può non sorgere. Qui è sorta la questione nella misura in cui le Province non possono accettare di continuare ad avere funzioni di responsabilità finale rispetto ai cittadini e ai Comuni, senza avere a monte la garanzia tecnico-scientifica del supporto adeguato. Per esempio io ho qualche difficoltà a capire perché, se si è ritenuto delegare la decisione finale alle Province, non si è ritenuto contestualmente, pagando i prezzi anche economici di un'operazione del genere, di articolare immediatamente il Comitato tecnico-scientifico sul territorio. Questa è una delle contraddizioni che ci hanno portati a questo "impasse". Quindi non voglio evidentemente drammatizzare questa polemica che si è aperta con la Provincia, ma non voglio neanche minimizzarla: questa questione va affrontata al di là di questa legge; la Regione, la Giunta prima di tutti si deve attivare affinché un dibattito tra le forze politiche, culturali con gli Enti locali, faccia emergere dal Consiglio regionale un provvedimento, un ordine del giorno che individui quali sono le caratteristiche della delega, quali condizioni deve rispettare, soprattutto quali strumenti e quali trasferimenti di risorse, di strutture operative e conoscitive comporti nei confronti dell'ente delegato.
La mia impressione è che dobbiamo immaginare che si debba andare a delegare agli Enti locali settori maturi, consolidati, rispetto ai quali non ci sia il rischio che interventi determinati dalle emergenze e dalle novità dei processi e dalle situazioni ci mettano nelle condizioni, che io considero obbliganti, come quella della legge n. 441, che di fatto fanno tornare indietro il processo di delega. Ma - ripeto - questa è una questione che dobbiamo porci e non riguarda solo questa legge, ma che questa legge ha fatto emergere in tutta la sua crudezza; la materia delle deleghe deve essere una materia rispetto alla quale la Giunta deve porre una forte attenzione più che il Consiglio, perché la Giunta ha già potuto misurare sia gli elementi positivi sia gli elementi di difficoltà che l'avvio concreto di alcune deleghe ha incominciato ad evidenziare, elementi che il Consiglio non può conoscere se non a fronte di fatti eclatanti che diventano di nostra competenza solo all'interno di fatti di natura legislativa come questi.
Si polemizza sull'opportunità di avere mantenuto la conferenza a livello regionale e di non averla articolata a livello provinciale. E soprattutto si rifiuta, collega Ferro, di prendere atto che la conferenza introduce un metodo che noi riteniamo corretto, che non è più quello della dialettica, ma è quello del procedere in modo concertato e concorsuale nelle decisioni o comunque nell'elaborazione del materiale; le contraddizioni delle forze politiche vengono fuori chiarissime nell'uso del linguaggio. Quando il collega Ferro parla di controdeduzioni da parte del Comune significa che ha mantenuto, nel proprio bagaglio d'opinione, il fatto che ci siano due soggetti sul territorio che hanno sostanzialmente competenze analoghe e c'è quindi la proposta di uno e la controdeduzione dell'altro, l'esame delle controdeduzioni da parte del primo, la risposta al secondo, una decisione che passa attraverso un sistema "a reticolato", e questo è il meccanismo perverso che la 441 intende rompere. In questa misura mi pare che le critiche...



(Interruzione del Consigliere Bresso)



MARCHINI Sergio

Permettimi, cara collega, quando il tuo collega Ferro dice che i Comuni devono controdedurre immagina un sistema reticolato, a cavallo di Frisia incrociato! Invece il metodo che la 441 introduce è un fatto - consentimi non solo politico, ma metodologico, quindi di cultura, di governo manageriale se vuoi! Così come nelle aziende ci si trova insieme a decidere, si è ritenuto, a livello governativo, che anche su queste questioni ci si trovi insieme a ragionare e qualcuno decide, ma insieme contestualmente, senza moltiplicare le sedi di esame di argomenti e di decisioni! Questa è la filosofia che c'è al centro di questo! Posso capire che si ritenga che questa stessa filosofia possa essere trasferita consentendo la prosecuzione del metodo decentrato attraverso la delega.
Vero questo, nella misura in cui si accetta la filosofia di questo meccanismo e soprattutto si supporta la Provincia di quel complesso di servizi e di strumenti che la mettono nelle condizioni di svolgere il ruolo decisionale così come è lasciato dalla legge nazionale alla Regione.
Ma, o si accetta questo metodo in cui si evidenziano nella sede propria, che è quella della conferenza, le proprie ragioni e le proprie motivazioni in ordine alla questione che ci viene sottoposta dopodich come avviene in tribunale, il giudice si ritira in Camera di Consiglio e decide oppure, se non si accetta questo metodo, evidentemente diventa difficile capire come, spostando questo dal livello regionale al livello provinciale, diventi accettabile il metodo stesso.



(Interruzione del Consigliere Bresso)



MARCHINI Sergio

Scusami, quando ascolto i colleghi cerco di capire il senso di quello che dicono. Quando tu mi dici che il Comune deve controdedurre rifiuti la filosofia della conferenza che non prevede la controdeduzione, non prevede la dialettica, prevede la contestualità; se mi permetti, è esattamente quanto è avvenuto nella rivoluzione del processo civile. Nel processo civile c'è un meccanismo a reticolo con cui l'attore mandava la citazione e il convenuto rispondeva, l'attore controdeduceva, il convenuto esaminava e da un'udienza all'altra passavano otto mesi. Nel processo civile si è detto semplicemente che tutte queste questioni devono essere fatte, come avviene nel processo penale, in un'unica udienza davanti allo stesso giudice e in una stessa data: questo è il problema. Si passa da un sistema di concertazione ad un sistema di poteri contrapposti che, evidentemente essendo all'interno di uno schema dialettico, tendono a rafforzare non le ragioni del consenso su un provvedimento da prendere, ma evidentemente a premiare gli elementi di differenziazione.
Il Comune non verrà mai alla conferenza o comunque non verrà in nessuna sede a sottolineare gli elementi di adesione al progetto, ma evidentemente gli elementi, come è giusto che siano nel sistema dialettico che è nella nostra cultura, di riserva e di preoccupazione.
Questo deve essere un argomento che la Giunta deve leggere attentamente ed interpretare e su questo decidere, perché l'elemento del consenso è sicuramente un elemento di un provvedimento di questa natura.
Nessuno si sogna, neanche nei processi mercantilistici più beceri, di non considerare tra i costi di una qualunque operazione il consenso che ha un prezzo rispetto al quale bisogna accettare diseconomie della decisione.
Ma non siamo all'anno zero nel ritenere che il consenso non debba essere uno degli elementi di qualunque tipo di decisione, in particolare di queste. Il consenso deve essere un elemento rispetto al quale il momento della decisione deve essere separato.
Per questo a me sembra che quanto la Giunta ha proposto e quanto la Commissione ha in una qualche misura affinato e portato al nostro esame meriti un giudizio positivo. Siamo di fronte alla transizione. Di fatto dal livello nazionale ci è suggerito un modello nuovo di comportamento. Certo non si è negato alla Regione un'ipotesi di decentramento di questa conferenza. La scelta di mantenerla al livello regionale è giusta e politicamente poteva essere superata solo con forti motivazioni; le forti motivazioni per cui noi avremmo potuto giustificare politicamente un processo diverso, certamente più dispersivo e meno razionale di quello previsto dal Governo, cioè quello delle conferenze provinciali, si sarebbero dovute basare sulla costruzione, a monte, di tutti gli elementi che stanno prima della decisione che l'ente decisore, Regione adesso Provincia negli altri casi, deve prendere.
Ma nel momento in cui le Province ci dicono che non sono in grado di portare avanti le decisioni se non c'è l'istruttoria del Comitato tecnico scientifico regionale, fatemi capire voi come è possibile decentrare la conferenza che non prevede l'istruttoria perché l'istruttoria è contestuale alla decisione. E' chiaro che l'istruttoria prepara qualcosa prima, ma non esiste l'interpretazione del parere, non c'è la consultazione sul parere c'è la presentazione all'Assessore, in una stessa data e in una stessa sala, della relazione degli organismi scientifici e della relazione degli organismi territoriali. Quindi, mi pare veramente che immaginare le conferenze provinciali non fosse possibile da un punto di vista della produttività. La responsabilità è nostra, l'ho detto prima, e ce la dovremmo riconoscere. Dobbiamo riconoscercela nel senso che abbiamo immaginato di dare alla Provincia una funzione anziché dare un settore e quindi su questo va ripensata tutta la materia delle deleghe su una materia così delicata.
Quindi, il nostro Gruppo esprime un giudizio favorevole su una proposta che, si rende conto, per larghi versi è impopolare e crea problemi anche di natura istituzionale, ma questo non significa che sia un discorso chiuso per sempre e per tutti comunque, ma è un momento transitorio dal quale si potrà uscire qualora si creino le condizioni per un modello più decentrato che ci vede favorevoli, dal livello nazionale alle posizioni locali, ma in termini di serietà, mettendo cioè le Province nelle condizioni di occuparsi non di una funzione, ma di un settore, decentrando i servizi di valutazione tecnica, decentrando le capacità; queste sono questioni che attengono all'esecutivo. Paradossalmente potremmo dire che questa crisi di rapporti nata su questa questione con la Provincia, può essere produttiva nella misura in cui porta la Regione, ma anche le Province, a ripensare all'istituto stesso della delega sulla scorta di un'esperienza non felice la delega, devo dirlo per rispetto dell'istituzione, deve essere rivista in termini critici dalla Regione che è stata troppo furba e troppo gelosa rispetto alla delega, ma deve anche essere rivista dalla Provincia che evidentemente non può utilizzare la delega come occasione e come strumento della dialettica e della polemica con la Regione.
Mi pare quindi che non sia del tutto fuori luogo ritenere che questa questione ci metterà nelle condizioni di ripensare con maggiore serietà con maggiore ponderatezza, al problema delle deleghe in generale e quindi di recuperare un rapporto con gli Enti locali in termini più seri, più produttivi e istituzionalmente più corretti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò sufficientemente breve anche perché il nostro Gruppo si riconosce positivamente nella proposta di legge, nel testo uscito dalla Commissione e nella relazione puntuale ed interpretativa data dal collega Picco.
Il nostro voto sarà quindi favorevole perché riteniamo che con questa legge si dà una risposta di emergenza, naturalmente, ad una legge di emergenza quale è la legge n. 441 che, non dimentichiamolo, è la trasformazione in legge del decreto De Lorenzo reiterato per tre, quattro o cinque volte e poi trasformato in legge con delle modifiche sostanziali importanti, ma è un provvedimento che tende a superare questa fase di emergenza in attesa di una normativa più complessa che, come è stato detto il Ministro Ruffolo ha promesso con la revisione del DPR n. 915.
A noi pare quindi che la legge regionale chiarisca bene la casistica delle pratiche in atto e di quelle che potranno essere presentate e fissi dei criteri sufficientemente chiari e pratici per la gestione di questa fase. Tenuto presente che vi è un'urgenza in più che è quella di poter approvare in tempo utile i progetti dei Comuni e dei Consorzi dei Comuni per assicurare i finanziamenti fissati dalla legge nazionale che non possiamo certo permetterci il lusso di perdere con un bilancio come quello che abbiamo esaminato questa mattina, così striminzito per oggettiva carenza di risorse.
La legge fissa una normativa per gli impianti cosiddetti esistenti comprendendo in essi quelli che hanno l'autorizzazione provvisoria ancorch non funzionanti ed è per questo motivo che non siamo favorevoli ad accogliere l'emendamento che pone il problema degli impianti esistenti e non funzionanti perché se li si esclude da questa classificazione si deve fissare un'altra tipologia normativa che non è prevista dalla legge nazionale dovendosi pur stabilire per loro una procedura non potendosi "sic et simpliciter" assoggettarla alla procedura dei nuovi impianti che comporterebbe probabilmente ampia contestazione sotto il profilo giuridico.
La legge poi fissa le norme per gli impianti che hanno ultimato l'istruttoria chiarendo che questi sono quelli che hanno avuto il parere favorevole del Comitato tecnico, ex L.R. n. 18. Infine la legge affronta il tema della procedura per gli impianti nuovi con l'introduzione del meccanismo della conferenza.
Sul meccanismo della conferenza si può discutere, certo si ritorna al potere diretto regionale; d'altro canto sono state le stesse Province che hanno affermato che una istruttoria condotta dalla Regione a questo punto si deve concludere anche con un provvedimento attuativo finale regionale.
La conferenza costituisce un esperimento, nella conferenza rientra il Comitato tecnico, di cui alla legge n. 18, attraverso tre esperti, v'è la partecipazione dei Comuni. Abbiamo esteso in Commissione la partecipazione dei Comuni, non solo al Comune interessato, ma ai Comuni confinanti e mi pare che in questa serie di conferenze si possa attuare quel confronto che riteniamo certamente importante per raggiungere il consenso. Il consenso è importante. Il collega Ferro ha ricordato il convegno dell'API (non so se mi è sfuggito un riferimento anche a quello dei giovani industriali). Al convegno dei giovani industriali eravamo entrambi presenti (Ferro ed io) e ci fu, mi pare, la richiesta di scelte di siti puntuali con possibile ricerca del consenso. Io credo infatti che il problema del consenso non possa essere semplicisticamente superato. E' chiaro che la legge tende a favorire la decisione, ma essa tende, attraverso la conferenza, a ricercare soluzioni di consenso. Né si deve dare per assodato che la partecipazione dei Comuni debba essere sempre una partecipazione di opposizione. Presumo che se si andrà verso impianti e scelte localizzate sul territorio idonee per le aree stesse e cioè per i Consorzi, si possa trovare anche il consenso dei Comuni su scelte specifiche: non solo, ma verso proposte consortili che abbiano il consenso dei Comuni. Certo, laddove non ci sarà il consenso talvolta la ragionata necessità di decidere potrà prevalere però sia per gli impianti nuovi ed anche per quelli definiti come già esistenti mi auguro che, laddove si scontrano giustificate ragioni locali con esigenze oggettive, laddove peraltro nascono perplessità sull'idoneità del sito (questo importante riferimento cui fa puntuale cenno anche la legge n. 915), si vada ad un approfondimento, se del caso esperendo con forme nuove accertamenti di valutazione ambientale o di valutazione del sito che abbiano, con la loro oggettività, la capacità di convincere gli oppositori locali che le opere possono essere utilmente compiute o di convincere chi vuole installare l'impianto della non idoneità del sito.
Noi chiediamo e ci auguriamo che questo problema della gestione non sia ignorato di fronte alla necessità importante di raggiungere i risultati.
Un accenno ancora al problema delle deleghe. A noi pare che le Province abbiano sostenuto una linea chiara che può essere peraltro recuperata con una revisione della legge n. 18, ma anche che oggi, in questa fase, bene si sia fatto a richiamare, almeno per quel che riguarda la conferenza, la centralità della Regione per decidere sul come gestire l'immediato.
Un accenno particolare al problema puntuale che il collega Ferrara ha voluto ricordare riguardante la proposta di una megadiscarica sul poligono di Lombardore. E' chiaro che noi questa proposta non l'abbiamo condivisa e non la condividiamo. Riteniamo che l'area prescelta sia un'area ambientalmente molto valida, con caratteristiche simili alla Baraggia Vercellese che è parco e quindi vediamo positivamente la proposta del collega Tapparo, che riprende una mia proposta del 1972 fatta al convegno dell'area metropolitana, tesa ad esaminare la possibilità di tutelare tale area con un parco pubblico che, una volta tanto, non darebbe noia ai coltivatori diretti, ma sarebbe localizzata su terreno demaniale dello Stato e che garantirebbe un'area certamente di valore e molto interessante sotto il profilo ambientale. Ciò non significa che non si possano trovare soluzioni diverse, anche perché il Consorzio dei Comuni locali, il Consorzio specifico della zona a noi risulta farà proposte concrete che dovranno essere tenute presenti. La legge vuol consentire la decisione, ma la legge è anche per una verifica del consenso e non credo che si possa passare completamente sopra ad obiezioni e riserve quando le stesse appaiono molto fondate.
Dobbiamo riflettere: le megadiscariche sono soluzioni idonee o sono soluzioni superate. Noi pensiamo che anziché con megadiscariche si possa con una collocazione sul territorio più diffusa e adeguata, trovare soluzioni più idonee. D'altro canto occorrerà soprattutto cercare soluzioni puntuali e realizzarle nel concreto ove possibile con il consenso occorrerà cioè fare dei piani realizzabili perché di piani dei siti di carattere generale ed inattuabile abbiamo già avuto quello del 1983-1984 che è servito a poco o nulla giacché di tutti gli impianti che sono stati costruiti, funzionanti o non funzionanti, contestati o non contestati quanti sono stati realizzati nei siti previsti? Non servono piani che sono soltanto sogni, ma piani puntuali legati alla realtà e alla possibilità di realizzazione. Questa legge con tutti i suoi limiti vuol essere una legge finalizzata a gestire il presente, a gestirlo concretamente e a gestirlo (ce lo auguriamo perché il problema della gestione è per noi molto importante) con senso di responsabilità per ottenere dei risultati positivi di fronte all'emergenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti per la replica.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Ringrazio tutti gli intervenuti, così come ritengo doveroso ringraziare il Presidente del Consiglio, il Presidente e i membri della VII Commissione perché si sono fatti carico dell'urgenza di questa legge ed inoltre i membri della Commissione, nonché il Presidente per l'apporto dato in sede di discussione.
Devo ringraziare inoltre il Presidente dell'URPP e gli Assessori provinciali per aver compreso le difficoltà che le modifiche alla legge n.
18, che sono sostanzialmente di adeguamento alla legge n. 441, hanno comportato e comporteranno.
La legge n. 441 è una legge che può piacere e non piacere: ha pregi e difetti. I pregi sono indubbiamente quelli di aiutare una decisione rapida i difetti sono quelli conseguenti ed è indubbio che le decisioni rapide in genere non richiedono molti passaggi e pertanto possono essere anche in parte imputabili di accentramento.
La collega Bresso ha fatto una giusta osservazione sul fatto che ci vorrebbe una revisione organica di una legge senza andare, come siamo stati costretti a fare, a proporre adeguamenti urgenti alla legge n. 18, però i tempi ci imponevano una fretta e una velocità assoluta, incompatibile con una revisione globale della legge n. 18 che sarà fatta in tempi brevi. Gli uffici dell'Assessorato sono stati accusati di lentezza, ma forse chi l'ha fatto non ha idea ben precisa dello sforzo a cui sono sottoposti in questo periodo per gli adempimenti richiesti dalle leggi nazionali (il piano di smaltimento dei rifiuti, che deve essere presentato entro la fine di marzo il piano di bonifica che pure deve essere presentato in tempi ancora più brevi, e l'avvio del catasto). Tutto questo affrontato da servizi fortemente inadeguati sul piano quantitativo che si vedono in continuazione caricati di competenze nuove, vedi quelle della bonifica, vedi quelle del catasto, vedi quelle dei trasporti transfrontalieri dei rifiuti che richiede un lavoro burocratico, pesante, massacrante, ma di tutti i giorni e che vede il personale diminuire di giorno in giorno perché soprattutto i grandi esperti trovano nell'industria privata indubbiamente condizioni economiche, e non solo economiche, più soddisfacenti di quanto non trovino in Regione.
Detto questo ritengo che se non fanno miracoli poco ci manca: ai miracoli non credo, ma quando vedo gente lavorare anche 10 ore consecutive sempre per lo stesso stipendio e per straordinari che non saranno mai retribuiti, ritengo che come Assessore li debba solo ringraziare.
Volevo precisare alcune cose; l'intervento, pur pregevole, del Consigliere Ferro mi ha però un po' stupita perché in effetti l'atteggiamento tenuto in Commissione dal suo Gruppo politico era l'atteggiamento ripreso dal Consigliere Reburdo ed era l'atteggiamento che vedeva nel Consigliere Valeri una forte opposizione rispetto a quanto sostenevano le Province. Ho dato una rapida scorsa agli emendamenti che sono stati presentati dal PCI questa mattina; è chiaro che, come ho detto prima, la legge n. 441, avendo i pregi e i difetti a cui ho accennato, a qualcuno può piacere e a qualcuno no. Però l'adeguamento è necessario ed indispensabile e desta una certa meraviglia chi dice: "ma chi andava ad istruire le pratiche? Che cosa significano le competenze della conferenza? Chi ha detto che è la Giunta che deve decidere?". L'art. 3/bis della legge n. 441 recita testualmente: "La Regione provvede all'istruttoria dei progetti dei nuovi impianti mediante apposite conferenze; sulla base delle risultanze della conferenza la Giunta regionale approva il progetto".
Questa legge potrà essere accusata di tutto, ma non certo di ambiguità. A questa legge abbiamo dovuto adeguarci nonostante che, con la legge n. 18 la Regione fosse andata in un senso diverso con una delega completa e totale alle Province, come nessuna altra Regione aveva fatto e sottolineo "nessuna altra Regione": venendo agli esempi delle Regioni Emilia e Toscana portati dal Consigliere Ferro - io vedo almeno una volta alla settimana questi Assessori - informo che tali Regioni in parte trattengono a sé le autorizzazioni di progettazioni più complicate e delegano il resto; ma viene delegato solo perché la Regione Emilia, e un po' meno la Regione Toscana, hanno delegato alle Province tutta una serie di altri settori ed in questi settori vanni individuati i membri della conferenza cosa che per noi risultava ci risultava impossibile. Non è che ci siano, come ha sostenuto il Consigliere Marchini, forti motivazioni perché la conferenza fosse a livello regionale, ma ci risultava, proprio per quello che ho detto, impossibile delegare perché mancavano e mancano le deleghe di quei settori che sono indispensabili per la composizione della conferenza.
Detto questo, preciserò poi altre cose. Comunque ringrazio gli Assessori provinciali per aver capito, perché si fanno carico in gran parte del pregresso che riguarda qualche cosa come 140 progetti, anche se viene chiesto (ed è stato concesso), per tutti questi progetti, il parere del Comitato tecnico regionale. Preciso che a questi 140 progetti esistenti o pregressi se ne aggiungono altri 66 nuovi, sui quali la legge n. 441 è assolutamente inequivocabile, come ho detto, e lo stesso Assessore provinciale di Torino, che è un po' nella sua doppia veste di Assessore provinciale e di Capo del Servizio legislativo regionale, riconosceva che rispetto ai nuovi progetti, non c'è possibilità di dubbio sull'interpretazione della legge n. 441. Oggi come oggi, pertanto, tutto ciò che è esistente rimane alle Province, rimangono cioè gli impianti privati di adeguamento, gli impianti pubblici di adeguamento e di potenziamento, rimangono quei progetti che hanno avuto l'autorizzazione provvisoria, ma non erano funzionanti all'entrata in vigore del DPR n. 915 e tutti si avvarranno del parere del Comitato tecnico regionale. Sono di competenza invece della Regione circa 66 progetti che sono i progetti nuovi, compresi quelli mai passati in Comitato tecnico regionale e rimangono sempre alla conferenza regionale gli impianti privati di potenziamento.
A tutti è facilmente intuibile come questo potenziamento può essere un potenziamento minimale, ma può essere anche di portata talmente vasta da superare molte volte la portata di certi impianti nuovi.
Alle Province rimane inoltre, secondo l'art. 4, sesto comma, anche per quanto riguarda i progetti nuovi, il potere di diffida, sospensione, revoca e rinnovo. La Regione ha voluto a tutti i costi mantenere tutto ciò che in questa fase di emergenza era possibile mantenere alle Province; c'era stata addirittura la nostra proposta di istituire i Comitati tecnici provinciali perché si ritiene la legge n. 441, come più volte ha dichiarato il Ministro, una legge di emergenza per un periodo di emergenza. Vorrei ribadire al collega Ferro che questa legge di emergenza è stata una necessità riconosciuta da più Ministri di diversi Partiti e non è che la trasposizione in legge di decreti più volte reiterati, esattamente reiterati due volte dal Ministro De Lorenzo con i decreti n. 294 e n. 54 altre due volte reiterato con i decreti n. 168 e n. 258 dal Ministro Pavan ed infine dallo stesso Ministro Ruffolo con il decreto n. 361 e poi convertito in legge. Quindi non penso che sia un improvviso rigurgito di potere centralizzato, ma che si sia in effetti riconosciuta la necessità di dover partire in modo concreto e di dover partire subito, snellendo il più possibile le procedure.
La Regione pertanto riconosce che questa è una legge di emergenza per un periodo di emergenza (perché è indubbio che i rifiuti ci stanno soffocando ed è una realtà che non è esplosa solo nel Piemonte, ma che è esplosa a livello nazionale ed internazionale); considera questi adeguamenti di carattere del tutto transitorio; non ha alcuna intenzione di accentrare certe decisioni che, come giustamente diceva il collega Ferrara daranno all'Assessore, che in gran parte le gestirà, solo della impopolarità perché, parliamoci chiaro, qui ha ragione il collega Marchini nell'ambito della conferenza noi perseguiremo, anche con riunioni separate in tutti i modi il consenso fin là dove sarà possibile; andremo a presentare il Piano dei siti che darà un carattere razionale al luogo dove devono sorgere discariche, impianti di trattamento, inceneritori, ecc.
Qui apro una breve parentesi e concordo con quando ha detto il collega Brizio: le discariche rispondono ad un carattere di emergenza e di breve emergenza perché la Regione è tesa a scegliere strade diverse, attraverso non solo gli impianti di incenerimento, ma anche attraverso il riciclo dei rifiuti, soprattutto di quelli industriali che hanno possibilità maggiori rispetto a quelli urbani. Basti pensare che il Canada ricicla l'80% dei rifiuti industriali, altre regioni fortemente industrializzate riciclano circa il 70%, in Italia si ricicla solo il 19%, quindi anche questa è una situazione di emergenza, ma che non può essere che una situazione transitoria. Quando noi avremo presentato il piano completo dello smaltimento dei rifiuti che, ripeto, verrà presentato entro il 25 marzo con i relativi criteri per cui andremo a dire qui è meglio una soluzione con inceneritore, qui è meglio una soluzione con piattaforma di riciclaggio dei rifiuti, indubbiamente noi avremo aiutato anche i Comuni con criteri che non potranno più sembrare, come oggi sembrano, arbitrari, ma che quanto meno avranno il supporto della razionalità (così almeno speriamo).
E' indubbio che una conferenza non potrà più subire le remore che oggi vengono fatte in continuazione da parte di molti amministratori per cui si tende sempre a mettere in evidenza la necessità di scaricare i rifiuti, ma ognuno li vuole scaricare sul territorio del vicino.
Vorrei infine sottolineare, oltre al carattere di urgenza per andare a decidere subito ed in concreto, il carattere di transitorietà, la sostanziale volontà della Giunta di proseguire nella strada intrapresa che è la strada della delega salvo dotare, come diceva il collega Marchini, le Province di tutti gli strumenti, anche tecnico-scientifici, necessari per poter realizzare la delega per il settore ambiente, ma è indubbio che si dovranno prevedere deleghe anche per altri settori se la Regione ritiene di esplicare la sua funzione sia per quanto riguarda la legislazione sia per quanto riguarda la programmazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Il Consigliere Ferro ha presentato il seguente emendamento: il punto 3) si intende sostituito nel seguente modo: "Per esistenti si intendono gli impianti in attività al 31/12/1986, o autorizzati alla stessa data ai sensi del DPR n. 915/82, artt. 6 e 31, e funzionanti alla data di approvazione della presente legge".
La parola al Consigliere Ferro per l'illustrazione.



FERRO Primo

Questo è un articolo da rompicapo perché c'è una casistica che diventa estremamente difficile seguire e che avrebbe potuto essere superata attraverso un'articolazione di deleghe e attraverso anche l'affermazione della conferenza provinciale; quanto meno era possibile per lo smaltimento dei rifiuti urbani. In questo articolo credo sia opportuno riproporre una cosa che dovrebbe essere lapalissiana, nel senso che gli impianti esistenti dovrebbero essere operanti. Un organismo nel momento in cui è vivo è vivo quindi in questo caso noi riteniamo opportuno dire che, nel momento in cui un impianto è autorizzato ed è esistente, deve essere considerato operante non si capisce perché debbano esserci impianti che sono stati autorizzati tanto tempo fa ed oggi non debbano essere considerati esistenti perch magari colui che è titolare dell'autorizzazione ha deciso di non renderli operanti per propria scelta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Devo precisare che la legge n. 441 dice testualmente: "esistenti" e lo ripete in più articoli (nell'art. 2 e nell'art. 1/bis) e "esistenti" si intende in senso giuridico, cioè se tu sei autorizzato sei esistente, il che non significa essere in attività, che è un'altra cosa. Faccio un esempio: il DPR n. 915 all'art. 31 parlava di impianti in funzione proprio perché significava impianti in funzione o in attività; la legge n. 441 invece parla di esistenti dal punto di vista giuridico; quando tu sei autorizzato esisti giuridicamente. Vorrei fare un esempio concreto: ci sono progetti che, approvati ed autorizzati, non sono né in attività n funzionanti, e se volete il primo nome che mi viene in mente, anche perch è di casa, è quello della discarica di Codemonte, la quale praticamente è approvata ed autorizzata, ma non è funzionante. Allora si creerebbe un vuoto legislativo per questi casi.
Ripeto pertanto che questa distinzione è contenuta nella legge n. 441 che parla sempre di esistenti, lo sottolineo, in quanto esistenti giuridicamente e l'autorizzato esistente giuridicamente non crea vuoti legislativi, mentre se noi andassimo a dire (fra l'altro non ho capito la vostra ripetizione: "in attività e funzionanti", perché "in attività" è la stessa cosa che "funzionanti", ma lasciamo perdere)...



FERRO Primo

Siccome siamo a livello di Pretura di Canicattì...



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Mi pare di aver dato una spiegazione che fra l'altro riproduce l'interpretazione esatta data dal Comitato interministeriale, non ce la siamo inventata, né siamo stati superficiali nell'inserire questo articolo di adeguamento alla legge n. 441.
Pertanto l'emendamento viene respinto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 favorevoli e 22 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Il Gruppo PCI ha presentato il seguente emendamento: all'art. 3 la dizione "La Giunta Provinciale approva" è sostituita da "la Provincia approva".
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

La spiegazione è già stata data nell'intervento del Consigliere Brizio in effetti nella prima stesura avevamo messo la dizione "la Provincia approva". E' stata questa una delle richieste delle Province proprio per quei criteri di snellimento burocratico di cui parlavamo prima, richiesta che abbiamo ritenuto di dover accogliere. Pertanto l'emendamento proposto non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Il Gruppo PCI ha presentato i seguenti emendamenti: a) il testo della lett. e) dell'art. 4 è sostituito dal seguente: "e) tre tecnici, di cui un esperto geologo, un esperto in tecnologia di smaltimento dei rifiuti ed un esperto naturalista, scelti di volta in volta dal Comitato tecnico, di cui all'art. 12 della L.R. n. 18/86, tra i propri membri" b) al comma primo dell'art. 4 è aggiunta la seguente lett. f): "alla conferenza convocata per l'esame dei progetti di impianto di II cat.
tipo 'B' e II cat. tipo 'C' è invitato l'intero Comitato tecnico di cui all'art. 12 della L.R. n. 18/86" c) all'art. 4 il quarto comma è sostituito dal seguente: "La conferenza è introdotta da una relazione istruttoria dei progetti in esame, redatta dal Comitato tecnico di cui all'art. 12 della L.R. n. 18/86 e consegnata ai soggetti di cui alle lett. a), b), c) e d) del comma primo del presente articolo almeno 10 giorni prima" d) il quinto comma dell'art. 4 è così modificato: "Le risultanze dei lavori della conferenza sono costituite dalla relazione del Comitato tecnico, dalle osservazioni e dalle posizioni conclusive espresse dai partecipanti alla conferenza stessa e, nella loro interezza costituiscono la istruttoria di cui all'art. 3/bis della legge 29/10/1987 n. 441".
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, io illustrerei tutti e quattro gli emendamenti.
Tutti riguardano la composizione e il funzionamento della conferenza. Il primo in sostanza, rispetto al testo originario dell'art. 4, prevede che i tre tecnici, tre esperti del Comitato tecnico, siano scelti invece che dalla Giunta dallo stesso Comitato tecnico. Le ragioni ci paiono evidenti.
Noi avevamo in prima battuta proposto che partecipasse l'intero Comitato tecnico alla conferenza; almeno come soluzione intermedia chiediamo che sia lui stesso, sulla base dei singoli progetti, a decidere quali sono le persone più adatte.
Il secondo emendamento riguarda il comma primo. Riteniamo in sostanza che quando si tratti di impianti di II categoria, tipo "B" e "C", che riguardano i rifiuti industriali speciali tossici e nocivi, cioè quelli su cui c'è maggiore attenzione da parte sia delle Amministrazioni che delle popolazioni e dei movimenti, sia l'intero Comitato tecnico ad essere invitato anziché solo alcuni rappresentanti.
Il terzo emendamento riguarda le osservazioni che abbiamo già fatto nella discussione generale. Secondo noi è evidente che l'art. 3/bis della legge n. 441 dice che l'istruttoria è fatta dalla Giunta; il problema è se viene fatta solo dagli uffici oppure se l'istruttoria della Giunta è intesa come una relazione istruttoria redatta dal Comitato tecnico che, ai sensi della legge, è poi l'istruttoria della Giunta. Questo perché riteniamo come abbiamo sostenuto nel dibattito in Commissione - che tutti i partecipanti alla conferenza debbano avere un input tecnico chiaro da un organo che è stato dalle stesse Province, nel corso delle consultazioni riconosciuto come l'organo senza il parere del quale loro stesse non erano disponibili a dare le autorizzazioni. Anche in sede di conferenza il parere dell'organo tecnico ci pare un input necessario perché i partecipanti Comuni, Province, tutti coloro che sono invitati alla conferenza, vedano questa istruttoria solidamente appoggiata su base tecnica.
Volevo rilevare una piccola cosa sul funzionamento della conferenza: noi abbiamo notevoli dubbi che la conferenza in quanto tale, malgrado le illusioni di Marchini, accelererà drasticamente il processo decisionale perché se è vero quello che dice l'Assessore che sono da esaminare oltre 60 impianti, con una composizione sempre diversa della conferenza (ogni volta cambiano alcuni soggetti) si tratta di organizzare oltre 60 riunioni che, a una media massima di una alla settimana, prenderanno oltre un anno e mezzo per eseguire le istruttorie, quando il Comitato tecnico-scientifico ci avrebbe messo molto meno tempo. Ma questi sono i modi di accelerare i processi che inventiamo in Italia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire che le illusioni del Consigliere Marchini sono anche le mie, perché se così non fosse non mi sarei presa sulle spalle tutto questo po' po' di responsabilità che significa, ripeto, in gran parte anche impopolarità.
Prima di tutto devo dire al Consigliere Bresso che dei 66 progetti, che sono presenti come nuovi progetti (faccio qui un'anticipazione di quelli che saranno i criteri per lo smaltimento dei rifiuti), non tutti saranno presi in considerazione in quanto andremo a stabilire dei criteri per cui automaticamente una parte non verrà presa in considerazione. Ad esempio noi riteniamo le mini discariche fatte dal piccolo Comune di 2.000 o 1.400 abitanti assolutamente antieconomiche e non gestibili; di conseguenza una parte non sarà presa in considerazione perché altrimenti avrebbe ragione collega Bresso, nel dire che non passeremo mai a realizzare quelle opere consistenti che in effetti andranno a smaltire i rifiuti.
Sui quattro emendamenti che ha illustrato il Consigliere Bresso ho già detto prima che sono sostanzialmente contro lo spirito della legge n. 441 perché qui praticamente si ritorna sempre ad affiancare il Comitato tecnico alla conferenza, al punto che ci sarebbero due pareri, quello del Comitato tecnico e quello della conferenza. Ciò non è accettabile e sarebbe nettamente contro la legge n. 441 non solo nello spirito, ma anche nelle parole che ho letto nell'articolo. Rileggo per ulteriore chiarezza l'articolo: "la Regione provvede all'istruttoria dei progetti di impianti mediante apposite conferenze" - quindi l'istruttoria la fa la conferenza come qui risulta chiarissimo - "sulla base delle risultanze della conferenza, la Giunta regionale approva il progetto". Ciò non toglie che noi tutto sommato siamo andati verso lo spirito degli emendamenti proposti visto che il Comitato tecnico ritorna, pur non nella sua interezza, ma qui volete che ci perdiamo nelle analisi? Ad un certo punto dobbiamo anche avere un processo di sintesi se vogliamo operare e il Comitato tecnico non funziona. E non venite a dirmi che faccio il muro del pianto. Ancora ieri con tutta l'urgenza la seduta del Comitato è andata deserta perché non ha avuto il numero legale; con tutta l'urgenza che c'è di approvare i progetti degli enti pubblici, perché dobbiamo presentarli al Ministero il 28 febbraio, ancora ieri non c'era il numero legale. Allora noi abbiamo cercato di far rientrare il Comitato tecnico attraverso i tre tecnici individuati.
Chi ha fatto questo emendamento probabilmente non conosce la composizione del Comitato tecnico, perché è detto: "scelti di volta in volta dal Comitato tecnico"; ma queste tre figure che noi abbiamo indicato esperto geologo, in tecnologia di smaltimento dei rifiuti e naturalista sono i soli tre, non ce ne sono altri, quindi non è possibile sceglierli di volta in volta, sono solo questi tre; quindi noi siamo andati a recuperare questi e per la valenza tecnico-scientifica che hanno, e per dirla in termini più chiari, perché sono quelli sempre presenti, quelli che addirittura danno una mano ai funzionari per l'istruzione in termini pratici e concreti della pratica stessa. Inoltre nella conferenza ritornano di nuovo i funzionari presenti nel Comitato tecnico, quelli dell'Assessorato all'ambiente, ma anche quelli del Servizio geologico ed altre figure di funzionari già presenti nel Comitato tecnico. Sicché, se non proprio tutto, il Comitato tecnico in gran parte rientra in quella che è la conferenza.
Ecco perché noi riteniamo di dare attuazione alla legge n. 441 per quanto riguarda la conferenza con lo stesso spirito della Legge n. 18: noi siamo andati a recuperare le figure del Comitato tecnico che hanno valenza tecnico-scientifica, che sono sempre presenti e che in qualche modo ci hanno consentito di procedere, se pur stentatamente, in questo tipo di lavoro. Essi potranno dare un aiuto concreto e come professionalità e come lavoro e come presenza, perché oggi, non dico solo questi tre, ma saranno quattro quelli che sono stati sempre presenti alle riunioni. Ecco perch abbiamo cercato di far rientrare le valenze vere e valide nella conferenza ma la richiesta di immettere di nuovo tutto il Comitato tecnico nella conferenza o addirittura che l'istruttoria sia fatta dal Comitato tecnico è nettamente contro la legge n. 441 e quindi la legge regionale, in questo modo, non otterrebbe il visto del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Nel mese di ottobre dello scorso anno la Regione stipulò una convenzione o più convenzioni con l'Università e con il Politecnico attorno alla materia dei rifiuti, che avevano una logica: partire dal presupposto che problemi complessi come questi devono essere valutati nei loro singoli aspetti. Ad esempio, per quanto riguarda i rifiuti tossici e nocivi, si prevedevano addirittura delle valutazioni che coinvolgevano sette settori per quanto riguarda gli altri si partiva dal presupposto che si trattava di valutare la solubilità e la qualità dei rifiuti rispetto ai processi di impermeabilizzazione e via dicendo. Comunque c'era una concezione che era di carattere, come si dice oggi, interdisciplinare.
Il Comitato tecnico, in qualche modo, risponde anche a queste esigenze nel senso che se ha una sua autonomia, l'istruttoria ha modo di confrontarsi al proprio interno con una visione che è di carattere interdisciplinare.
La conferenza, in questo momento, stravolge questo intento, lo stravolge per un semplice motivo, perché nella conferenza si trovano tre esperti insieme ai rappresentanti delle istituzioni per discutere senza che quelli, che sono di emanazione tecnico-scientifica, possano esprimere una relazione e non un parere. Il collega Marchini ha spiegato durante la discussione in Commissione che il problema non era quello del parere quindi non ci sono due istruttorie collaterali, ma di una relazione da parte dei tre che sono emanazione del Comitato tecnico. Quindi, noi riproponiamo il problema di un'autonomia all'interno della conferenza di quelle che sono le emanazioni di carattere tecnico-scientifico perché, nel momento in cui si va alla decisione, la decisione non venga lasciata alla discrezionalità. E qui ha ragione la collega Bresso: le cose si complicano ancora di più perché, al di là di quelli che possono essere i progetti di microdiscariche che vengono presentati, quando si sarà di fronte alla richiesta di un Comune che ha una certa potenza politica e una eco qui in Regione (abbiamo sentito in un certo senso perorare la causa da parte di Brizio rispetto a certe soluzioni che vengono avanzate in una data località), ci si troverà di fronte a pressioni politiche ed è l'arbitrarietà politica che in questo modo viene premiata e che porterà ad una serie di condizionamenti rispetto ai quali diventa difficile uscirne.
Comunque se l'Assessore ritiene che questa sia la strada, fate pure.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti presentati dal Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 12 voti favorevoli, 20 contrari ed 1 astensione.
E' stato presentato un emendamento dall'Assessore Cernetti: all'art. 4 il punto c) del primo comma è sostituito come segue: "Il Presidente della Provincia competente per territorio ovvero un Assessore da lui delegato".
La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'ambiente

E' stata anche questa una richiesta delle Province. Per quanto riguarda i Comuni abbiamo individuato, quale rappresentante, come cita la 441, il Sindaco. Di conseguenza è parso alla Giunta di accogliere questa richiesta per cui, per quanto riguarda le Province, il rappresentante sia il Presidente della Provincia oppure l'Assessore dallo stesso delegato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Cernetti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 14 astenuti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 21 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Il Consigliere Picco ha presentato un emendamento che prevede il seguente nuovo articolo: "ART. 7 - Dichiarazione d'urgenza La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli, 12 contrari ed 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 7.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La mia dichiarazione di voto sarà molto sintetica e verterà su tre aspetti.
Abbiamo avuto un atteggiamento sugli emendamenti, sugli articoli e negli interventi di inizio, fortemente critico e negativo e, come hanno detto i miei compagni che sono intervenuti, è tale anche sulla manovra complessiva in materia seguita dalla Giunta regionale.
Ieri sera ho avuto modo di vedere in televisione l'intervista fatta all'Assessore Cernetti sul problema delle varie discariche. Devo dire che allora, come oggi, è ammirevole questa linearità del comportamento dell'Assessore, molto certa e sicura. Ieri sera le risposte erano particolarmente tranquillizzanti perché ha detto che d'ora in avanti si deciderà. A me sembra però che i fatti non stiano così e che questa legge visto che dobbiamo votare sulla legge, porta degli ulteriori elementi di confusione. Ora, che la colpa sia più del decreto nazionale che non nostra magari è anche vero, però è chiaro che c'è qui l'adesione, a mio avviso molto supina ad uno strumento che è uno strumento in sé dei più confusi non ritroviamo distinzioni di momenti e di ruoli che invece sono decisivi.
Gli uni attengono alle parti squisitamente tecniche ed istruttorie, gli altri attengono alle parti invece del consenso e del rapporto politico che sono mescolati insieme e, devo dire, mi sembra che si sarebbe potuto lavorare ben diversamente sulla composizione, sul metodo di lavoro e sui ruoli distinti all'interno della conferenza pure in presenza di questa legge.
Pur cogliendo quello che ha detto l'Assessore, l'intenzione è di superare la legge di emergenza e di presentare a tempi brevi una legge organica. Noi ci auguriamo che questo avvenga perché così non crediamo si possa andare lontano. Anche in questa manovra si sarebbe potuto procedere con qualche lungimiranza in più; peccato che la maggioranza non abbia a suo tempo esaminato e discusso una nostra mozione sull'argomento ove c'erano delle proposte: mi fa stupire che oggi l'Assessore abbia recuperato dei punti della nostra mozione (questione del riciclaggio, questione della diversificazione); era meglio farlo allora, quindi si sarebbe potuto anche guadagnare del tempo, ma questa maggioranza ritenne di non dovere neanche cimentarsi con questi temi. E' chiaro che siamo molto critici sull'andamento complessivo della manovra legislativa davvero poco lungimirante, di cortissimo respiro.
Sulla questione istituzionale: l'Assessore Cernetti nella replica non può trattarla come questione che ha valenze politiche. Noi parliamo di funzionamento e nel funzionamento stanno delle soluzioni e le conseguenti decisioni che devono essere prese. Il limite grande, che hanno fatto rilevare anche le Province, è che abbiamo proceduto ad una delega finta o ad una delega di segmenti dell'intervento che poi devono essere ricollegati ad altri pezzi dell'intervento che restano in capo alla Regione. Allora la strada a metà - che è la strada della maggiore confusione e della minore chiarezza - va invece recuperata sul piano di un sistema, ma per edificare i sistemi istituzionali bisogna avere anche punti di riferimento e prospettive. Qui si procede alla cieca. La Regione sta maneggiando le questioni istituzionali nelle leggi settoriali comportandosi a seconda del caso, a seconda del momento, a seconda dell'ispirazione "solistica" di ognuno, a seconda di quello che in quel momento sembra giusto. Ma non si può riemergere da una difficoltà di governo con questa provvisorietà e casualità di disegni, di ragionamenti.
Questa soluzione è in parte dovuta alla legge nazionale, ma avrebbe richiesto perlomeno un riesame, anche se in condizioni di emergenza. Ci non è avvenuto e l'ottimismo espresso mi sembra perlomeno semplicistico.
La seconda questione è che abbiamo un organismo nuovo (la conferenza) che ritengo essere più confuso e molto meno definito del vecchio Comitato tecnico; si dice che questo organismo risolverà i problemi. Io spero che la buona stella assista l'Assessore, così come la nostra simpatia personale ma è certo che le premesse sono quelle che portano alla deriva e a maggiori difficoltà anche per il problema della impopolarità su cui voglio tornare.
Capisco che sia un compito di frontiera e va rispettato soprattutto chi lo compie. La frontiera è un momento anche di particolare difficoltà, però c'è il rischio di essere impopolari avendo posto delle condizioni di autorevolezza e forza. C'è il rischio di essere impopolari trascinandosi nella confusione e nell'equivoco. Questo francamente è uno dei rischi che a mio avviso si può correre con un impianto complessivo e normativo di questo tipo.
La replica dell'Assessore ha avuto il pregio di essere rapida e di andare abbastanza diritta nelle cose che dice anche quando la situazione è tale da postulare qualche ragionamento in più e forse anche qualche esame più attento delle proposte di chi ha pensato in chiave più sistemica come abbiamo fatto noi. E la questione del Bormida? Non c'entra direttamente con le discariche, c'entra però con una questione. Ieri è stato assunto un impegno, e prego, nella calendarizzazione dei lavori del Consiglio, di tenerne conto, per rinviare la firma dell'"intesa" solo dopo il dibattito in Consiglio. Mi risulta infatti che è stata assunta una deliberazione (il Presidente Viglione ricordava ieri i problemi di tempo del Commissario del Governo) che è già esecutiva. Il Presidente sarebbe in grado ovviamente di firmarla domani. E' un impegno politico che chiediamo al Presidente e all'Assessore, così come la riconferma di discuterne giovedì prossimo in Consiglio perché l'analisi dei modi e degli strumenti con cui intendiamo partecipare a questa azione di risanamento e disinquinamento è assolutamente essenziale. E' valida anche la proposta alternativa che, se doveste accelerare i tempi, c'è la nostra disponibilità ad una riunione straordinaria lunedì o martedì della Commissione e dei Capigruppo; questa fase in ogni caso non può assolutamente essere ignorata. Spero dunque Assessore Cernetti, che con la stessa ammirevole linearità e la tenacia dimostrata nel tener duro su un testo di legge che noi vorremmo in alcuni punti cambiato, si atteggi sul problema del fiume Bormida: altrimenti le busse.., le busse politiche, eh!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, questa brevissima dichiarazione di voto mi dà l'opportunità di rilevare che nell'escursione a volo di uccello sulle difficoltà della materia, l'Assessore Cernetti è sfuggita all'obiezione fondamentale da noi posta sul labirinto delle competenze che si sono determinate con il sovrapporsi di norme diverse fra di loro, a volte anche per filosofia di approccio al problema. Dall'Assessore Cernetti (alla quale va tutta la nostra comprensione umana per il compito arduo che ha voluto assumersi) mi sarei aspettato una maggiore attenzione dialettica ad argomenti che hanno un qualche fondamento e che mi pare siano stati apprezzati da settori diversi di questo Consiglio.
Non abbiamo presentato emendamenti a questo disegno di legge perch volevamo sottolineare il nostro dissenso sull'impianto complessivo della proposta che ci è stata presentata che, a nostro avviso, non funziona e vedremo se su questo ci sbaglieremo. L'esperienza di questo anno e mezzo di funzionamento della legge n. 18 (che a suo tempo criticammo) ha confermato molte nostre previsioni. Avevamo di fronte la prospettiva di riscrivere l'intero articolato complicando in tal modo il lavoro del Consiglio per la circostanza nella quale questo dibattito veniva a svolgersi.
Naturalmente ci riserviamo di riprendere l'argomento in futuro alla luce delle esperienze che vanno maturando visto che, anche a giudizio dell'Assessore Cernetti, la L.R. n. 18 ha solo un anno e mezzo di vita, ma è completamente da riscrivere. Su queste cose una qualche autocritica esplicita non sarebbe male. Il nostro voto è pertanto contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: legge rinviata dal Governo relativa a: "Modificazione dell'art. 25 della L.R. 25/2/1980, n. 8 'Disciplina delle attività di formazione professionale'" legge rinviata dal Governo relativa a: "Texilia Istituto per la tradizione e la tecnologia tessile S.p.A. Modifiche alla L.R. 30/8/1984, n.
47".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Province

Esame progetto di legge n. 280: "Proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento per l'istituzione della Provincia di Biella"


PRESIDENTE

Avevamo già approvato, prima dello scioglimento del Parlamento, le due proposte per l'istituzione delle Province di Biella e del Verbano - Cusio Ossola. Con lo scioglimento del Parlamento tutte le leggi devono essere ripresentate.
Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 280, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Province

Esame progetti di legge nn. 285 e 309: "Proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento per l'istituzione della Provincia del Verbano - Cusio - Ossola"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge nn. 285 e 309, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modificazione dell'art. 25 della L.R. 25/2/1980, n. 8 'Disciplina delle attività di formazione professionale'"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Modificazione dell'art. 25 della L.R. 25/2/1980, n. 8 'Disciplina delle attività di formazione professionale'".
Non essendovi richieste di parola possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Texilia Istituto per la tradizione e la tecnologia tessile S.p.A. Modifiche alla L.R. 30/8/1984, n. 47"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Texilia - Istituto per la tradizione e la tecnologia tessile S.p.A.
Modifiche alla L.R. 30/8/1984, n. 47".
Non essendovi richieste di parola possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Signori Consiglieri, l'o.d.g. per la seduta di giovedì prossimo è già stato convenuto.
Comunico che l'Assessore Mignone tratta oggi con il Ministro dei Trasporti il problema delle ferrovie, per cui nella prossima seduta consiliare svolgerà una breve comunicazione al riguardo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 425 sulla cassa integrazione


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Informo il Presidente che c'è un ordine del giorno relativo alla cassa integrazione che sarebbe da approvare. Per ragioni di tempo chiedo venga votato oggi perché ci sono riunioni nei prossimi giorni nelle quali questo documento dovrebbe essere utilizzato. E' stato sottoscritto da tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

D'accordo. Ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il 9 febbraio si svolgerà a Torino una manifestazione regionale indetta dai Sindacati CGIL. CISL e UIL sui problemi della cassa integrazione e della disoccupazione, per il diritto al lavoro e per politiche attive del lavoro, con la presenza delle Segreterie Nazionali dei Sindacati considerato inoltre che tali materie sono state oggetto di ripetute prese di posizione del Consiglio regionale ed avrebbero dovuto essere dibattute con il Ministro del Lavoro in un incontro che sino ad oggi non si è tenuto impegna la Giunta 1) ad organizzare prima del 9 febbraio un incontro con i Sindacati regionali, con la presenza dei Gruppi consiliari 2) a partecipare in modo qualificato ed autorevole alla manifestazione regionale 3) a rappresentare, in occasione di detta manifestazione, nelle forme e nei modi che si converranno con i Sindacati, le posizioni espresse dal Consiglio regionale in materia di riforma della cassa integrazione proroghe delle casse integrazioni in scadenza, nuova normativa nazionale sui cantieri di lavoro, modifiche ai contratti di formazione e lavoro recupero contributivo per i lavoratori in disoccupazione speciale attivazione delle agenzie del lavoro 4) ad organizzare, con l'impegno e la responsabilità dell'intera Giunta e nei tempi più stretti, l'incontro a Torino con il Ministro del Lavoro attuando una decisione già da tempo assunta dal Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Il Consiglio è convocato per giovedì 4 febbraio p.v.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,15)



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