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Dettaglio seduta n.119 del 27/01/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 186.
ART. 8 - Emendamenti presentati dal Consigliere Dameri: a) al terzo comma, punto c), dopo "gli indirizzi" aggiungere "e i parametri b) al sesto comma, dopo le parole "estinzione e di" aggiungere la parola "conseguente".
La parola al Consigliere Dameri per l'illustrazione.



DAMERI Silvana

Il primo emendamento riguarda l'inserimento dei parametri oltre agli indirizzi. Questo richiamo era contenuto nell'emendamento proposto al precedente art. 4. L'Assessore non aveva accolto quell'emendamento e penso che non accoglierà neppure questo.
L'altro emendamento si riferisce al caso di estinzione di II.PP.A.B. e trasferimento al Comune. Nel testo precedente c'era la frase "conseguente trasferimento ai Comuni"; è stata tolta immotivatamente. Considerato anche che, a differenza di altre Regioni che hanno legiferato in materia anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 1981, in questa legge non si dice nulla relativamente a questa questione; l'aggettivo "conseguente" mi sembra importante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Per quanto concerne il primo emendamento la collega Dameri ha richiamato il fatto che non è stato accolto all'art. 4, quindi l'emendamento relativo ai parametri non è accolto per le ragioni che ho portato al Consiglio ieri.
Per quanto riguarda il secondo emendamento, debbo dire che venne scritta erroneamente la parola "conseguente" nella prima dizione, perché il trasferimento di un'IPAB che si scioglie va a favore dell'ente che opera nel settore specifico dell'assistenza svolta dall'ente estinto. Mi spiego.
Si scioglie un'IPAB che svolge funzioni in favore dei non udenti e, siccome le funzioni che attengono ai non udenti sono svolte dalla Provincia, l'ente che si scioglie non passa al Comune, ma alla Provincia. C'è un altro aspetto non trascurabile e cioè un'IPAB può sciogliersi e non necessariamente passa al Comune o alla Provincia, nel caso per esempio di un ente che svolga attività in favore dei non udenti; si può sciogliere però attraverso un processo di fusione con un'altra IPAB. Quindi la parola "conseguente" era errata; l'abbiamo tolta per queste ragioni. Se introduciamo nuovamente questa parola inevitabilmente il personale non potrebbe che andare al Comune in caso di scioglimento di un ente; invece non è così per le ragioni che ho cercato di spiegare.
Il sesto comma dell'articolo recita: "La pianta organica va modificata con le procedure di cui al precedente primo comma ai fini dell'inquadramento del personale dipendente da IPAB nel caso di estinzione e di suo trasferimento al Comune", se si realizza la condizione che il trasferimento sia al Comune. La parola "conseguente" significherebbe che necessariamente deve essere un passaggio nel ruolo comunale, invece in qualche caso può non essere così.



DAMERI Silvana

Manteniamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione gli emendamenti testé discussi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 14 voti favorevoli e 22 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 8 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Emendamento presentato dal Gruppo PCI: dopo il settimo comma inserire: "Il personale nei ruoli sanitari operante nell'ambito del servizio socio assistenziale alla data di entrata in vigore della presente legge può, a domanda, essere inquadrato nel corrispondente livello funzionale del DPR n.
347, per la copertura di uno dei posti disponibili della pianta organica dell'Associazione dei Comuni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: il nono comma è soppresso e così sostituito: "Il personale non di ruolo, compreso quello con rapporto libero professionale, che si trovi nelle condizioni di cui al comma seguente, in servizio presso i servizi sociali delle UU.SS.SS.LL., dei Comuni o delle Comunità montane, ha diritto a partecipare a concorso riservato per la qualifica rivestita e per i corrispondenti posti inseriti in pianta organica, purché in possesso dei requisiti richiesti per la copertura del posto in base al DPR n. 347, salvo il requisito del limite di età e rimarrà in servizio fino all'espletamento delle procedure concorsuali".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

I presentatori dell'emendamento chiedono che ai dipendenti non di ruolo sia riservato un concorso interno. Abbiamo verificato con le OO.SS. se una dizione di questo tipo possa essere accolta, ma il Governo ci ha detto che non è accoglibile questa ipotesi; ci vorrebbe un concorso pubblico con riserva dei posti così come abbiamo proposto nel nostro testo. Quindi non è possibile accogliere questo emendamento per le ragioni che ho detto.
Peraltro le OO.SS. hanno accolto favorevolmente questa ipotesi che è l'unica possibile nei confronti della quale anche il Governo si esprimerà favorevolmente. Quindi l'emendamento non può essere accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

La preoccupazione che ci ha indotto a presentare questo emendamento è relativa ad una serie di segnalazioni pervenute, per esempio, quella evidenziata dal Sindaco della città di Casale nelle consultazioni con una serie di considerazioni valide relativamente al fatto che, per esempio, il servizio dell'handicap a Casale è stato in questi anni garantito da lavoratori che avevano un rapporto di carattere precario. Questi lavoratori non solo hanno mantenuto il servizio, ma hanno maturato una serie di professionalità che vengono appunto considerate dagli amministratori essenziali per garantire il servizio; quindi, nel momento in cui si definisce la pianta organica, devono essere riconosciuti rispetto alla loro attività e avere la possibilità di effettivo e definitivo inserimento. Per questo avevamo proposto un concorso ad hoc riservato a questi lavoratori.
Se questo viene garantito nella forma detta dall'Assessore il primo e il secondo emendamento non avrebbero ragione di essere, mentre ne rimarrebbe un altro riferito al comma decimo.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La situazione di Casale la conosciamo. La soluzione tecnicamente più avanzata in favore dei lavoratori oggi proponibile è quella del concorso pubblico con la riserva dei posti. Purtroppo, al di là dei giudizi che ognuno può dare, non è accettata dal Governo una soluzione più avanzata e le OO.SS. ne sono convinte.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 21 contrari.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al comma decimo sono soppresse le parole "della suddetta riserva di posti" e sostituite con le parole "del concorso privato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 21 contrari.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al comma decimo sostituire "al 31/12/1986" con "alla data di entrata in vigore della presente legge".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Il problema che pone questo emendamento è reale nel senso che avevamo individuato la data del 31/12/1986 immaginando che questo disegno di legge potesse arrivare in aula nel 1987. Visto che siamo nel 1988 ci sembra giusto proporre nell'emendamento il termine del 31/12/1987 per ricomprendere i lavoratori fino ad una certa data prossima ai nostri lavori. Non sono d'accordo sulla dizione: "alla data di entrata in vigore della presente legge" perché questo scatenerebbe le assunzioni nel periodo che va dall'approvazione della legge da parte del Governo fino alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione. A me pare non opportuno che si scatenino assunzioni selvagge, anche clientelari, che sicuramente non sono nell'interesse dell'ente pubblico. Quindi accoglierei parzialmente l'emendamento modificando la data 31/12/1986 in 31/12/1987.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Si tratta di lavoratori precari che hanno un rapporto di lavoro trimestrale. Nel corso dell'anno 1987 ci sono stati trasferimenti da una USSL all'altra quindi occorre vedere come vengono valutate le diverse situazioni. Non si può contemporaneamente dire, Assessore, che gli amministratori sono in grado di amministrare le situazioni anche relativamente alla politica socio-assistenziale e poi dire che se avessimo lasciato questa formulazione si sarebbero scatenate le assunzioni clientelari! Gli amministratori o sono responsabili o non lo sono. Ma questa è notazione puramente polemica rispetto alla proposta dell'Assessore, la quale va nella direzione che noi proponevamo.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dal Gruppo PCI è ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore Carletto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: sono soppressi i commi undicesimo e dodicesimo.
La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

L'emendamento soppressivo dei commi undicesimo e dodicesimo è conseguente alla proposta precedente, quindi si motiva per quella ragione.
Per cui proponiamo di votarlo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al comma tredicesimo aggiungere alla fine, dopo le parole "al successivo art. 32", le parole "e del successivo art. 31 quinquies".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Se la collega Dameri è d'accordo, farei il ragionamento su tutto l'articolo.



DAMERI Silvana

Facciamo pure il ragionamento complessivo.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Le ragioni sono quelle che porterò all'emendamento all'art. 10/bis, che la collega Dameri con il Gruppo comunista propone. Il Gruppo comunista propone che le risorse finanziarie necessarie per coprire i costi relativi alle assunzioni successive a quelle iniziali di recepimento delle figure professionali che attualmente operano sul territorio siano coperte da risorse regionali. Questo non è possibile se viene posto in questo modo. La Regione eroga alle UU.SS.SS.LL. per la gestione dei servizi socio assistenziali un monte risorse sulla base di parametri che il Consiglio regionale approva e sulla base di un monte risorse derivanti dallo Stato e dalla Regione. Queste risorse la Regione le distribuisce alle UU.SS.SS.LL.
dopodiché le scelte all'interno della programmazione regionale e all'interno del piano ogni USSL le fa sulla base delle esigenze del territorio. Se sarà necessario assumere qualche persona in più per l'assistenza domiciliare piuttosto che intervenire su qualche struttura piuttosto che essere sollecitati dal punto di vista dell'intervento economico, perché in certe aree del Piemonte c'è una situazione delle famiglie sociale ed economica molto difficile, è una scelta che attiene alla programmazione dell'USSL. Non possiamo condizionare le risorse che la Regione dà alle UU.SS.SS.LL. predeterminando la destinazione, né peraltro possiamo immaginare che la Regione abbia le risorse aggiuntive a quelle che già distribuisce per coprire il costo in più delle piante organiche. Non dobbiamo dimenticare che la competenza socio-assistenziale è dei Comuni e quindi gli interventi finanziari della Regione sono integrativi delle risorse dei Comuni. Quindi la politica complessiva degli interventi rispetto alle risorse va fatta anche con i Comuni che, ripeto, sono titolari delle funzioni, quindi devono contribuire con risorse proprie.
Per queste ragioni non potrò accogliere l'emendamento aggiuntivo del Gruppo comunista; quindi, tornando al comma e all'emendamento del quale si parla, non posso, per conseguenza, accogliere l'emendamento che il Gruppo comunista propone a questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, svolgerò una considerazione relativamente alla proposta di emendamento aggiuntiva all'art. 10.
E' un punto tutt'altro che irrilevante rispetto alla politica socio assistenziale, la definizione delle piante organiche e gli investimenti che la Regione fa su questa materia.
L'art. 34, lett. f), della legge n. 20 prevede l'istituzione di risorse integrative regionali che vanno determinate in sede di approvazione annuale di bilancio di previsione, è quindi un impegno specifico della Regione per quanto riguarda l'attivazione della legge n. 20. Questo fondo integrativo in realtà non è mai stato attivato. Nel momento in cui la Regione va a definire le piante organiche, punto importante relativamente all'applicazione della legge n. 20, in un'ottica vera di integrazione, con le funzioni in capo alle UU.SS.SS.LL. e non come vengono proposte dalla Giunta, riteniamo che la Regione debba dare il segno di un impegno relativamente al costo del personale eccedente, che faccia fronte ad una critica giusta e fondata che molto spesso i Comuni, le UU.SS.SS.LL. o altri fanno alla Regione o ad altre strutture dello Stato, quando a fronte della delega del passaggio di funzioni non abbiamo un altrettanto significativo investimento di risorse e di spesa. Non è tanto questione di vincolare le risorse della Giunta a quel finanziamento specifico e basta, ci mancherebbe altro. Se si vuole fare una politica di sviluppo in questo settore che chiama in causa il discorso delle piante organiche e del personale, ci vuole un impegno finanziario specifico, nuovo, integrativo e significativo della Regione. Se invece non si vuole realizzare, questo la dice lunga rispetto alla volontà manifestata dalla Giunta di applicare la legge n. 20.
Si vogliono far fare le nozze con i famosi fichi secchi, non si vuole dare un segno tangibile della volontà di realizzare questa legge perch l'abbiamo sentito ieri, quello su cui ragioniamo è altro. Vorrei che il Consiglio fosse consapevole di questo. Quello che votiamo e decidiamo pu sembrare scarsamente rilevante, tuttavia vorrei sottolineare che, con le dichiarazioni dell'Assessore relativamente a questo comma, si dice no ad un impegno significativo della Regione relativamente alla politica socio assistenziale. Quindi si va ad avvalorare quella diminuzione che per noi riveste invece grandissima importanza, dove appunto il ruolo del pubblico è essenziale. Quindi la logica che informa questa legge è quella della politica del carciofo, una cosa non si fa, l'altra si fa meno, l'altra la si vorrebbe far fare un po' di più ma in realtà non si danno gli strumenti per farla. Manteniamo il nostro emendamento e manterremo anche quello successivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

A noi sembra che sia pretestuoso voler per forza introdurre in questo articolo un impegno da parte della Regione che riguarda la spesa circa le future assunzioni del personale. La politica assistenziale della Regione si giudica attraverso gli stanziamenti che vengono fatti globalmente nel bilancio, non certamente perché si offre in questa occasione la copertura ad una spesa particolare. Può essere un segnale, ma è veramente una foglia di carciofo. Oggi partendo dal particolare si vuole arrivare a dare un giudizio di carattere generale. Il giudizio di carattere generale va attribuito attraverso le impostazioni che saranno fatte o non saranno fatte dalla Giunta regionale nel bilancio della Regione stessa, cioè attraverso la politica finanziaria per fini assistenziali che sarà proposta al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al secondo comma, dopo le parole "Il responsabile dirige il servizio socio-assistenziale dell'USSL. promuove e coordina", aggiungere "d'intesa con il coordinatore del distretto socio-sanitario di base".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi limito semplicemente a sottolineare che è coerente con quanto abbiamo discusso nell'art. 1, quindi in coerenza con quello, da parte della Giunta dovrebbe manifestarsi qualche attenzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Non è possibile accogliere questo emendamento perché il coordinatore del distretto opera a livello periferico rispetto all'USSL. Quindi non è pensabile che il coordinatore dei servizi a livello di USSL debba avere l'intesa con il coordinatore del distretto, anche se il distretto ha l'importanza che abbiamo richiamato ieri, nel senso che sono totalmente d'accordo con chi sostiene che solo attraverso la distrettualizzazione delle UU.SS.SS.LL. si riesce a funzionare. Il prevedere nella legge che il coordinatore socio-assistenziale dell'USSL. ogni volta che fa una cosa la deve fare d'intesa con il coordinatore del distretto (a parte che esisterà un responsabile), mi sembra capovolgere le responsabilità e alla fine non si capisce quali sono i doveri e quali i diritti. Quindi sono d'accordo sul valore, sul significato e sull'importanza dell'attivazione dei distretti però, dal punto di vista organizzativo, non mi sembra opportuno questo stravolgimento. Per queste ragioni non posso accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 26 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al secondo comma, terza riga, sono soppresse le parole "a rilievo sanitario".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al secondo comma, settima riga, sono soppresse le parole da "assicura" fino a "del successivo art. 36".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Su questo argomento ci siamo già confrontati con il Gruppo comunista in sede di Commissione e in aula nel dibattito generale. L'emendamento non è accoglibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Capisco perfettamente che non sia accoglibile dentro il quadro confuso che si viene ad istituire con la proposta contenuta nel successivo art. 36.
Tutta la partita che riguarda la definizione delle piante organiche resta essa stessa inficiata dal fatto che, non essendoci un unico titolare delle funzioni, la stessa possibilità degli operatori di funzionare in modo coordinato sarà estremamente difficile. Mi chiedo come farà il responsabile del servizio socio-assistenziale a raccordare gli interventi delle UU.SS.SS.LL. e quelli che sono di competenza di una serie di Comuni. Auguro buona fortuna a questo responsabile del servizio. Noi possiamo anche rinunciare a questo emendamento, però sottolineo che, anche relativamente alla definizione della pianta organica, il mantenimento in capo ai Comuni alle UU.SS.SS.LL., a soggetti diversi della titolarità delle funzioni renderà molto difficile la possibilità che la pianta organica riesca ad operare così come sarebbe necessario sia dal punto di vista organizzativo e funzionale e soprattutto rispetto alle prestazioni che vengono erogate ai cittadini.



PRESIDENTE

L'emendamento è pertanto ritirato.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al sesto comma aggiungere in fondo "e deve possedere un titolo di studio attinente all'area sociale".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

E' un emendamento che propone una griglia ulteriore alla possibilità di ricoprire il ruolo di coordinatore dei servizi socio-assistenziali. La griglia che avevamo messo nel nostro articolato era riferita all'anzianità di servizio. Qui si aggiunge: "e deve possedere un titolo di studio attinente all'area sociale". Devo dire che questo emendamento ci ha fatto ragionare nel senso che abbiamo cercato di capire che cosa determinava in realtà sul territorio. Siamo però arrivati alla determinazione di non accogliere questo emendamento per due ordini di ragioni. Intanto riteniamo che sia giusto privilegiare la professionalità e l'esperienza acquisita in questo settore, che ci pare fondamentale; accettare questo emendamento vorrebbe dire limitare la possibilità di ricoprire questo ruolo a persone che, sia pure prive di titolo di studio attinente, svolgono da tanti anni le funzioni con professionalità e con impegno, quindi non si capisce perch debbano vedersi preclusa la possibilità di ricoprire questo ruolo. In secondo luogo ci preoccupa l'"attinenza". Quando dobbiamo valutare i titoli di studio "attinenti" abbiamo grandissime difficoltà di interpretazione ed esiste un contenzioso assai complesso e assai pesante; siamo certi che se accogliessimo questo comma le UU.SS.SS.LL., di fronte a concorsi per coprire questa figura professionale, chiederebbero alla Regione di intepretare i titoli di studio attinenti e quelli non attinenti. C'è quindi una ragione di merito, quella che ho detto prima, che è limitativa rispetto alle professionalità che abbiamo nella nostra Regione, che ci pare giusto non penalizzare. Soprattutto ed è la seconda obiezione - dal punto di vista tecnico, l'applicazione di questo emendamento è assai complessa oltre che limitativa, perché il "titolo di studio attinente all'area sociale" bisogna capire che cosa vuol dire. Probabilmente per qualcuno vuol dire alcune cose, per altri vuol dire cose diverse. Non liquido con semplicità questo emendamento, ma lo liquido avendolo approfondito e avendo stabilito che ci paiono maggiori le ragioni del no rispetto alle ragioni del sì. Non possiamo pertanto accoglierlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Questa mi pare una questione grave sulla quale vorrei richiamare l'attenzione del Gruppo DC. Abbiamo avuto dei richiami da diverse parti sociali e culturali durante le consultazioni perché la responsabilità del servizio venga riferita ad un operatore con professionalità e caratteristiche inerenti all'assistenza sociale. La cosa mi sembra molto strana. Tra l'altro, nel settore della sanità, i dirigenti sono operatori sanitari. A nessuno verrebbe in mente di nominare un dirigente di servizio nel settore sanità che non sia un operatore sanitario.
Noi presenteremo un ordine del giorno relativamente a tale questione.
C'è enorme confusione a livello nazionale sulla figura professionale degli assistenti sociali; tra l'altro, il Consiglio regionale si era impegnato in merito qualche mese fa con un ordine del giorno a cui non sappiamo se si è dato seguito. E' uscito un decreto che va in una certa direzione e che dovrebbe mettere ordine, nell'immediato però è così. Questo però non deve penalizzare e far sì che il responsabile di questo settore debba essere un operatore sociale. Con questa formulazione corriamo il rischio che figure di carattere amministrativo, che hanno operato all'interno dell'area sociale, diventino responsabili dell'organizzazione di un servizio dell'area sociale. Mi pare assurdo. Non passerebbe nemmeno in mente di fare un'operazione del genere per un responsabile sanitario e non capisco perch debba succedere per il responsabile del servizio sociale. Questa preoccupazione è stata evidenziata da più parti perché questo elemento era contenuto nella legge su cui le consultazioni sono state fatte (mentre su questa le consultazioni non sono state fatte). Uno degli appunti che vennero dalle consultazioni diceva: "Riteniamo che i posti di carattere direttivo del servizio socio-assistenziale debbano essere riservati a persone con professionalità adeguata, perciò ad assistenti sociali o a persone che abbiano conseguito studi o esperienze adatti a far prevalere il rispetto della dignità degli utenti sulla logica della burocrazia". Questa raccomandazione è stata fatta dalla Presidente dei gruppi di volontariato vincenziano e dal Presidente della società S. Vincenzo de' Paoli di Torino.
Mi pare che questa preoccupazione sia largamente condivisa da posizioni che su questa questione possono anche essere molto diverse.
Pregherei l'Assessore di ritornare su questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Quando si fa riferimento ad impianti di nuove funzioni e di nuovi servizi è molto difficile individuare le professioni che provengono esclusivamente da titoli di studio acquisiti senza tenere conto dell'esperienza di chi concretamente è sul campo. Quando molto strumentalmente si continua da parte di alcuni gruppi a fare riferimento alle nostre radici e al nostro retroterra cattolico credo si voglia insegnare ai gatti ad arrampicare perché alle nostre radici ci pensiamo noi. Se mi è consentito dare un cordiale consiglio, visto che noi ne abbiamo ricevuti molti in questi giorni, direi che ognuno deve cercare di approfondire e di coltivare le proprie radici. Se noi ci attenessimo alla rigida regola della professionalità collegata esclusivamente al titolo di studio, di fatto taglieremmo fuori una serie di persone che da dieci quindici, venti anni operano nel settore dell'assistenza con funzioni di coordinamento, di indirizzo e di dirigenza. Il capo dei servizi sociali del Comune di Torino è un avvocato e opera nel campo da vent'anni, una serie di capi servizio e di capi sezione sono laureati in materie diverse. Riteniamo che la professionalità dell'assistente sociale e quella equiparata sia essenziale e necessaria per lo svolgimento dei vari servizi, ma non riteniamo che si possa ritenere che professionalità è uguale un ipotetico titolo di studio. Professionalità, e mi pare che nella legge sia chiaramente indicato, è anche esperienza acquisita che deve essere valutata in base alle funzioni svolte, in base agli anni di servizio prestato in settori equivalenti e in base a responsabilità realmente esercitate. Siamo in una fase di impianto di un settore, quindi da un lato deve essere garantito il rispetto dell'esistente e dall'altro una serie di vincoli che evitino a chiunque di poter acquisire delle funzioni direttive in questo campo. D'altra parte quando si parla di coordinatore di servizi non ci si riferisce soltanto alla funzione assistenziale, ma si parla di compiti di coordinamento amministrativo e di coordinamento direttivo ed orientativo che vanno al di là del singolo intervento nel settore specifico per il quale saranno destinati operatori con qualifiche precise e specifiche.
Dalle consultazioni abbiamo sentito autorevoli opinioni di persone diverse ma questo non significa che tutte le opinioni che sono state espresse debbano necessariamente essere accolte anche perché sarebbe impossibile essendo talvolta l'una contraddittoria rispetto all'altra.
Mi pare che le considerazioni dell'Assessore siano del tutto condivisibili, alla luce del buon senso, alla luce dell'esperienza e alla luce di quanto sostenuto in altri tempi dagli stessi proponenti dell'emendamento. In sede di discussione del Piano socio-sanitario vigente si sostennero posizioni di questo tipo, ma si ritenne opportuno di non creare eccessive rigidità che di fatto non consentono di coprire i posti disponibili.
Non siamo all'anno zero, un po' di storia alle spalle l'abbiamo tutti e smentire oggi quello che si è voluto ieri è frutto di una opposizione preconcetta a quanto proposto dalla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Le lezioni sono sempre utili, vorrei però sapere se l'Assessore ricava qualche elemento di riflessione su questo punto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Nel mio intervento precedente ho richiamato le preoccupazioni che ricordava la collega Dameri e le preoccupazioni della collega Bergoglio che sono di altro tipo.
Questo emendamento lo abbiamo approfondito, abbiamo valutato i pro e i contro delle due soluzioni e a noi pare che, essendo in fase di primo impianto, sia assolutamente da privilegiare la professionalità maturata sul campo. In molte UU.SS.SS.LL. del Piemonte e del Comune di Torino ci sono persone che hanno la professionalità da molti anni e un titolo di studio che si ritiene non attinente con l'area sociale, per cui questa dizione determinerà il fatto che quelle persone non potranno ricoprire il ruolo di coordinatore dei servizi socio-assistenziali. Questo non ci pare utile ai fini della qualità dei servizi, questo vuol dire ridurre la professionalità dei servizi. A noi pare utile, in sede di primo impianto, mantenere il nostro testo che privilegia esclusivamente l'anzianità nel ruolo e la professionalità e per adesso non intervenire attraverso il titolo di studio, anche perché abbiamo bisogno di coprire i posti; e c'è il rischio che, con le due griglie, in alcune situazioni non riusciremo a coprire i posti; nei prossimi anni andando a regime si valuterà se sarà necessario introdurre l'elemento del titolo di studio. Questa potrebbe essere una proposta di mediazione che tiene conto delle due preoccupazioni. Pertanto l'emendamento non viene accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Questo è un punto importante perché stiamo parlando dei responsabili dei servizi che andiamo ad istituire con la nuova pianta organica. Rovescio esattamente al contrario le considerazioni dell'Assessore Carletto. Nel momento in cui andiamo ad istituire una nuova realtà, dobbiamo garantirci dal punto di vista dell'anzianità, della professionalità sul campo e anche della professionalità che viene dal titolo di studio, successivamente potremo allargare il discorso; ma, proprio perché siamo in fase di decollo di questa struttura, la Regione deve garantirsi sugli elementi che maggiormente danno affidamento. Ho sentito citare più volte il caso del Comune di Torino, ma penso a tutte le UU.SS.SS.LL. e a tutti i Comuni della Regione, allora il rischio non è tanto che le persone che hanno una professionalità di fatto e non la qualifica professionale data dal titolo studio vengano escluse, ma il rischio è che si vada ad individuare nella responsabilità del servizio figure con carattere burocratico ed amministrativo piuttosto che le altre. E' una preoccupazione che c'e in molti, poi per quanto riguarda le radici ognuno ha le sue. Noi qui facciamo le leggi per tutti i cittadini di questa Regione e dobbiamo tenere conto delle opinioni di tutti. Per questi motivi manteniamo l'emendamento e ribadiamo la nostra preoccupazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: è aggiunto il seguente art. 31 quinquies: "Il costo del personale determinato in eccedenza a quello esistente nelle piante organiche dei Comuni e di quello transitato ex lege, a seguito dello scioglimento delle II.PP.A.B., grava sul fondo integrativo messo a disposizione dalla Regione ai sensi dell'art. 34 della L.R. n. 20/82.
A tal fine, in sede di riparto dello stesso fondo ai sensi dell'art. 35 della stessa legge n. 20/82, il Consiglio regionale garantisce a ciascuna USSL la quota necessaria per il finanziamento della relativa spesa".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Per le ragioni che ho illustrato poco fa la Giunta non accoglie questo emendamento.



DAMERI Silvana

Constato come davvero ci sia un dialogo fra sordi.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Consentitemi ancora di precisare. Il fondo integrativo esiste da sempre; il capitolo 10340 del bilancio è relativo ai fondi dello Stato mentre il capitolo n. 10350 è relativo ai fondi integrativi della Regione (che nel 1987 sono stati di 12 miliardi). Sono totalmente d'accordo che il settore socio-assistenziale ha bisogno di più risorse, non è questo il problema, il problema è di sapere dove reperirle.



DAMERI Silvana

L'Assessore dice che va bene così, quindi noi manteniamo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 25 contratri e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 23 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 11 è aprovato.
ART. 12 - Emendamento presentato dal Consigliere Dameri: sostituire l'intero primo comma con il seguente: "Fatte salve diverse disposizioni stabilite dalla legge gli utenti sono chiamati, nell'ambito di criteri definiti da apposita delibera quadro del Comitato di gestione approvata dall'assemblea generale dell'Associazione dei Comuni ovvero dall'assemblea della Comunità montana ovvero dal Consiglio comunale di Torino, a concorrere in rapporto alle proprie condizioni economiche ai costi dei servizi erogati dall'USSL fatta salva la possibilità da parte dell'USSL di intervenire prescindendo dalla richiesta di contribuzione, in presenza di specifici progetti per la tutela di particolari soggetti esposti a rischio di emarginazione".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Propongo un emendamento della Giunta all'emendamento del Gruppo comunista il cui testo recita: dopo la parola "USSL" sono aggiunte le parole "o dal Comune singolo" dopo la parola "progetti" sono aggiunte le parole "individuati dal Piano socio-sanitario regionale".



DAMERI Silvana

Sull'aggiunta "individuati dal Piano socio-sanitario regionale" dobbiamo capirci. Non sono soltanto progetti di carattere globale, ma sono anche progetti dell'intervento sul singolo. Faccio un esempio. Nel caso di un affidamento ad una comunità o ad un istituto di un minore, su disposizione del Tribunale dei minori, per tutelarlo da genitori violenti e contro la volontà di questi genitori, è realistico pensare di chiedere il contributo ed ottenerlo?



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

E' una scelta del Comitato di gestione dell'USSL o del Comune, su proposta dell'operatore, il quale avrà individuato quella necessità. Non si può mettere in legge il riferimento al caso singolo.



PRESIDENTE

L'emendamento mi pare sia stato chiarito da entrambe le parti e i Consiglieri l'hanno esattamente percepito. La Giunta propone questo emendamento. Questo emendamento per i proponenti può essere accettato? Non può essere accettato. La Giunta mantiene il suo emendamento. Il confronto non ha dato possibilità di mediazione, quindi passiamo al voto dell'emendamento presentato dal Consigliere Dameri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 14 voti favorevoli e 29 contrari.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta sostitutivo di quello presentato dal Consigliere Dameri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Emendamento presentato dal Consigliere Dameri: sopprimere l'intero articolo.
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: ai commi primo e terzo, sostituire "30/9/1989" con "30/6/1988".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

L'art. 13 lo abbiamo già discusso e non credo di dover commentare ogni volta gli emendamenti. La data proposta del 30/6/1988 è ritenuta troppo ravvicinata e non consente di realizzare il passaggio delle funzioni in tutto il Piemonte in capo all'USSL senza che ci sia scadimento della qualità dei servizi. Questo vale per questo emendamento. Ci sono altri emendamenti proposti da altri Gruppi che propongono questo accorciamento dei tempi. Il 30/9/1989 è però ritenuto dalla Giunta il termine più breve per conseguire l'obiettivo. Quindi non è possibile accoglierlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Mi rifaccio alla sostanza degli interventi del dibattito generale.
Con questa proposta l'entrata in vigore della legge n. 20 viene di fatto rinviata al 30/9/1989; è una data strana perché è a pochi mesi dallo scioglimento del Consiglio regionale e dall'indizione delle elezioni regionali, il che fa pensare, come diceva giustamente il Consigliere Majorino, che, qualche mese prima del 30/9/1989, nel cassetto dell'Assessore troveremo (forse c'è già e se non c'è non è un gran problema scriverla) una proposta di ulteriore proroga dell'entrata in vigore della legge n. 20. Non è un processo alle intenzioni, ma è del tutto chiaro che con questa proposta si intende dire che per tutta una legislatura regionale (più gli anni precedenti dal 1982 al 1985), come abbiamo detto nel dibattito generale, questa legge non deve entrare in vigore.
Mi chiedo se responsabilmente questo Consiglio si sente di fare un atto di questo genere tanto più che, rispetto alle fasi che dovrebbero preparare il passaggio delle competenze all'USSL. non sono chiari né gli intendimenti, né le proposte, né lo scadenziario delle iniziative che si intendono prendere. Ieri l'Assessore ci ha detto: noi fotografiamo la realtà, noi registriamo quello che accade, la Regione rinuncia a governare.
Allora questo è un altro segno. Qui non solo rinunciamo a governare, ma rinunciamo ad applicare una legge della Regione.
E' un atto molto grave e chiedo se non sia possibile parlare del 30/9/1988 per attivare le funzioni e cominciare almeno in questa legislatura la realizzazione dell'integrazione dei servizi in capo all'USSL. La famosa legge n. 20 doveva entrare in vigore nel 1984 contemporaneamente all'attivazione del Piano socio-sanitario. Non si intende però andare in questa direzione, perché questa possibilità di deroga rispetto alle funzioni in capo ai Comuni era prevista solo per i servizi che già c'erano, ma oggi in realtà si propone che sia possibile anche per i nuovi servizi, quindi si allarga il discorso al bacino di utenza non solo comunale e si va nella direzione di non dire esplicitamente che le prestazioni passate non debbono tornare indietro. Crediamo che con questo elemento della data, che è tutt'altro che secondario, che è centrale rispetto all'applicazione della legge, si vada alla non applicazione della legge. Una macchina con tre ruote non funziona, ci vogliono tutte le ruote.
Noi riusciremo a far partire l'integrazione e l'attività dei servizi socio assistenziali se l'insieme delle prestazioni passano in modo unitario alle UU.SS.SS.LL. Chiedo di spostare la data almeno al 30/9/1988 e di richiamare perlomeno un anno di funzionamento pieno della legge. E' una richiesta politica, non procedurale, sulla quale è opportuna la collocazione di tutti i Gruppi politici, non solamente la risposta dell'Assessore, che peraltro è già stata fornita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo su questo emendamento ma, per razionalità di ragionamento, faccio cenno all'emendamento del sottoscritto presentato al riguardo, che ho voluto ripulire non soltanto nelle date ma anche per renderlo più stringente con maggiore secchezza.
Per quanto riguarda l'art. 36 proponiamo questo testo: "Il trasferimento alle assemblee dei Comuni ovvero alle assemblee delle Comunità montane ed al Consiglio del Comune di Torino delle prestazioni erogabili dai singoli Comuni, in base al precedente art. 36, avviene entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge e comunque non oltre la data del 31/10/1988. Sono in ogni caso esercitate dalle UU.SS.SS.LL. le attività socio-assistenziali a rilievo sanitario, individuate con deliberazione del Consiglio regionale in attuazione del DPCM 8/8/1985".
La ragione è abbastanza chiara e mi pare sia opportuno soffermarsi con una qualche attenzione. Ci troviamo in effetti di fronte ad un altro dei nodi cruciali della legge che abbiamo sotto gli occhi, un nodo cruciale che potrebbe essere titolato, mutuando il titolo di un film di qualche successo: "La deroga o la proroga infinita". Ci troviamo cioè di fronte allo svuotamento di qualsiasi funzione effettiva di normare la realtà su questo versante. Penso che la preoccupazione che tutti dobbiamo avere è quella di non lasciare vuoti servizi così centrali nella nostra vita sociale, di consentire un passaggio effettivo di tutte le competenze mettendo in condizione di funzionare le UU.SS.SS.LL., le strutture che devono essere gli attori principali di questa programmazione e organizzazione del servizio. Ecco perché non condividevamo la soppressione ipso facto dell'art. 13, così come formulato, poi ho visto con piacere che anche i compagni comunisti hanno rettificato il tiro su questo punto perché il rischio era proprio quello di creare un vuoto non sopportabile socialmente. Quindi ci ritroviamo su questa cosa, ed entro nel merito di quanto diceva la compagna Dameri poc'anzi, e allora dobbiamo cercare di non mentire a noi stessi. Il meccanismo che qui si avvia con la proposta che peraltro diventa peggiorativa nel sub-emendamento o emendamento della Giunta al proprio articolo originario è un po' macchiettistico, però molto doloroso per chi subisce tutta quanta la vicenda, perché non sapendo o non decidendosi in maniera precisa, puntuale ed effettiva a trasferire le competenze alle UU.SS.SS.LL., la realtà che abbiamo conosciuto in questi anni, e che si intende ulteriormente prolungare, è: "assumi tu o assumo io?", quasi come fa Arbore alla trasmissione "Indietro tutta" (fra l'altro ci sta bene anche il titolo a proposito della legge) quando chiama con il suo trabiccolo il prof. Pisapia che si è interrato volontariamente e non si sa bene chi deve fare il primo passo. "Assume lei o assumo io?" dicono le UU.SS.SS.LL. ai Comuni, alla Regione e queste non sono invenzioni del sottoscritto. Tutti i Gruppi hanno ricevuto e ricevono telegrammi, lettere raccomandazioni, proteste di UU.SS.SS.LL, e di Comuni che denunciano questa indeterminatezza, questo vuoto e gli effetti devastanti che il tutto produce sull'utenza. L'ultimo caso che ho letto sul giornale di ieri, "La luna nuova", riguarda il Centro tossicodipendenza di Orbassano dove appunto, non avendo sciolto questo nodo, il Comune non vuole assumersi in carico gli operatori per il Centro e l'USSL dice che non ha avuto questo trasferimento. Su questo penso di avere il dovere di affermare a chiare lettere, come ho già fatto in un'assemblea pubblica che si è svolta al primo piano alla vigilia di Natale con operatori e organizzazioni sindacali, che se ci troviamo di fronte a questo meccanismo perverso, che la collega Dameri opportunamente sottolineava e i cui effetti pratici sono questi che tentavo di esemplificare, ciò è dovuto al vuoto degli anni passati. Qui si paga il dazio di una politica non fatta. Ho sentito l'altro giorno l'intervento irruente, insolitamente aggressivo del collega Olivieri a proposito dei tabù. Dimentica il collega che se le UU.SS.SS.LL. del Comune di Torino hanno tutte quelle difficoltà che qui discutiamo sarà anche perché quando lui era a capo dell'USSL 1/23, magari impedito dalle deroghe e dalle proroghe, non ha potuto intervenire. In sostanza, la responsabilità politica di questo vuoto va chiaramente individuata. Ci piace dire le cose così come le avvertiamo e ci pare incontrovertibile che da questo punto di vista ci sia una responsabilità dei governi precedenti nella piena attuazione della legge, con il risultato che si forniscono alibi a queste presunte rotture di tabù e soprattutto si consente di mantenere aperta un'impostazione politica di indirizzo programmatico che rischia di entrare in rotta di collisione, con tutte le parole che qui sono state fatte anche da parte dell'Assessore Carletto. L'altro giorno anche lei, signor Presidente, avrà colto come da parte del Capogruppo socialista Rossa si è inteso affermare che il trasferimento dai Comuni alle UU.SS.SS.LL. magari, facendo il caso proprio del Comune di Alessandria, non è nemmeno da realizzarsi alla fine del 1989. Il collega Rossa annuisce, a dimostrazione che il sottoscritto non sta introducendo alcuna forzatura strumentale, ma a dimostrazione che qui si sta ciurlando nel manico.
Quindi occorre che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Siamo davvero ad un passaggio chiave di questa legge e di quello che rappresenta nel concreto della realtà piemontese. Le battute verrebbero a iosa al riguardo. Si intende mantenere questa possibile eventualità da contrattare con i Comuni alla vigilia della prossima tornata elettorale del 1990 quindi con tutti quei meccanismi clientelari che conosciamo. Questa è la realtà che denunciano, ad esempio, le OO.SS. e le associazioni molto vicine a quelle radici richiamate questa mattina. Sono denunce precise preoccupazioni argomentate, alla luce anche di quanto abbiamo sentito in quest'aula per bocca di un'autorevole rappresentante di questa maggioranza qual è il Capogruppo socialista Rossa. Ecco perché, a nostro avviso, va fatta una scelta pulita, occorre trasferire queste competenze con tutto quello che ne consegue consentendo i tempi tecnici di modo che non si crei un vuoto. Se questo non si vuol fare e, a giudicare da quello che abbiamo sotto gli occhi, non si vuole fare da parte della Giunta, vuol dire che si intende affermare una cosa e praticarne un'altra. Praticare, ahimè!, una concezione assistenzialistica, e vedremo quanto clientelare, comunque contro lo spirito della legge che viene, di proroga in proroga, di fatto annullata. Mi domando perché ci siamo impegnati per quattro giorni qui a discutere, con passione, con impegno e qualche distrazione, quando gli effetti pratici del nostro lavoro forse li vedremo all'inizio del prossimo decennio, sempre che Rossa ci dia l'autorizzazione per farlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Questo mi sembra un passaggio decisivo della legge e credo che dobbiamo decidere se almeno in questa legislatura si ritiene di dover far passare tutte le funzioni e le prestazioni in capo alle UU.SS.SS.LL. Questa è la questione sulla quale dobbiamo decidere. Se si ritiene che, almeno in questa legislatura, tutte le funzioni e le prestazioni debbano passare in capo alle UU.SS.SS.LL. dobbiamo considerare il fatto che le prestazioni che rimarrebbero in capo ai Comuni sono uno strumento formidabile di rapporto con i singoli cittadini. Se questo è vero, mi sembra del tutto irrealistico pensare che sei mesi prima delle elezioni del 1990 un Comune sia disponibile a passare celermente questi strumenti in mano alle UU.SS.SS.LL.
E' una considerazione che fuori dai denti voglio svolgere. Se questo è vero non può essere accettata la data del 30/9/1989, bisogna assolutamente anticiparla.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La proposta iniziale è infatti alla fine del 1990.



MONTEFALCHESI Corrado

Allora è inutile che continuiamo a discutere della legge. In questo caso, Assessore Carletto, dobbiamo dirci che stiamo perdendo tempo, tanto vale fare delle cose più interessanti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 20 contrari.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: alla fine del primo comma aggiungere le seguenti parole: "Non sono comunque derogabili le prestazioni assunte dalle assemblee delle Associazioni dei Comuni ovvero le assemblee delle Comunità montane alla data di entrata in vigore della presente legge".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Questo emendamento richiede un chiarimento. Nella Regione Piemonte ci sono tre fattispecie di Comuni: Comuni che non hanno passato assolutamente le funzioni alle UU.SS.SS.LL.
Comuni che hanno passato una parte delle funzioni socio-assistenziali in gestione associata, mentre l'altra parte se la sono tenuta Comuni che hanno trasferito tutto alle UU.SS.SS.LL.
Vorrei intanto capire se l'emendamento va interpretato nel senso che non possono essere restituite le funzioni che le UU.SS.SS.LL. gestiscono completamente o parzialmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Ovviamente riguardano le prestazioni che sono oggetto di deroga (qui stiamo parlando delle prestazioni che andremo ad individuare essendoci una proposta di derogare parte delle prestazioni e di lasciarle in capo ai Comuni). Ovviamente tutto quello che è passato alle UU.SS.SS.LL. deve rimanere, perché quello che non fosse già passato mi pare evidente che deve passare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Sono dell'opinione che quelle realtà nelle quali le UU.SS.SS.LL. hanno assunto tutte le funzioni, quindi i Comuni che hanno fatto la scelta di trasferire in gestione associata tutte le funzioni, queste non possono essere derogabili. Sono dell'opinione che dove le funzioni non sono passate o sono passate in parte, scatti l'opzionalità e questa è anche la posizione della Giunta.
Probabilmente l'emendamento va modificato, quindi prego i funzionari di modificarlo in questo senso.
Non è pensabile che le funzioni non possano tornare in capo al Comune e non possano andare in opzionalità quei pezzi di funzioni che sono passati in forma associata rispetto ad altri pezzi che sono rimasti in capo al Comune, mentre invece ritengo che quelle situazioni dove le UU.SS.SS.LL.
gestiscono tutto il comparto, vuol dire che in quelle realtà i Comuni sono stati convinti che le UU.SS.SS.LL. hanno svolto bene le funzioni (altrimenti i Comuni potevano ritirarle); pertanto per quelle situazioni sarei d'accordo che le funzioni rimangano in capo alle UU.SS.SS.LL. e non tornino indietro, ma in quelle situazioni in cui tutte le funzioni, al momento dell'approvazione della legge, siano gestite dalle UU.SS.SS.LL.
Quindi dove sono passate parzialmente, parzialmente possono tornare indietro, dove sono passate completamente, quindi nei casi in cui tutto viene gestito dall'USSL. non tornano indietro. Mi sembra ragionevole anche perché, dove sono passate parzialmente, il Comune deve decidere, sulla base anche di un rapporto con l'USSL. se si riprende tutto o se passa tutto anche per non avere l'intervento spezzettato addirittura all'interno dell'autosufficienza.



SESTERO Maria Grazia

E' un meccanismo che incentiva la riappropriazione delle funzioni al Comune.



DAMERI Silvana

Il problema è ancora un altro. Si tratta di capire se la Regione esprime una volontà o non la esprime. Se la Regione, come l'Assessore ha detto dall'inizio della discussione su questa legge, intende applicare la legge n. 20, vale a dire arrivare in una situazione nella quale tutte le funzioni socio-assistenziali (seppure il 30 settembre 1989) saranno in capo alle UU.SS.SS.LL., che senso ha lasciare aperta, seppure per i Comuni che hanno passato parzialmente queste funzioni, l'ipotesi di tornare indietro? Bisogna decidere: o si va avanti o si va indietro, non è che si va un po' avanti e un po' indietro. Sono due le direzioni: l'applicazione piena della legge n. 20 entro il 1989, come viene detto, oppure un processo che mette in discussione il discorso dell'integrazione dei servizi, così come la legge n. 20 prevedeva, che quindi consente a Comuni che hanno passato parzialmente le funzioni, che quindi non hanno ancora ottemperato pienamente alla legge, che se le possono riprendere. E' chiaro che andiamo in una direzione nella quale - questo mi sembra il punto importante su cui riflettere la Regione rinuncia ad avere un ruolo di direzione su questa materia.Avremo perciò situazioni nelle quali si avranno servizi gestiti dalle UU.SS.SS.LL. ed altre in cui i Comuni se ne riprenderanno una parte.
In buona sostanza alla fine - e questa è la ragione fondamentale della nostra opposizione a questa legge - il diritto del cittadino alla prestazione socio-assistenziale salterà totalmente.
Torno a riproporre a tutte le forze politiche la necessità di una riflessione su queste piccole modifiche che fanno in realtà saltare l'impianto della legge n. 20.



PRESIDENTE

L'Assessore Carletto ha presentato il seguente sub-emendamento: aggiungere, dopo la parola "legge", la frase "laddove sia stata data compiuta attuazione a quanto previsto dal precedente art. 8".
La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

La legge n. 20 dà l'indirizzo e consente una facoltatività di tempo.
Abbiamo però una situazione nella quale la Regione rinuncia a svolgere un qualunque ruolo di governo e di indirizzo. Ho anche molti dubbi sul fatto che questo sia gestibile e possa essere considerato valido dal Commissario del Governo, ma questi sono fatti della Giunta. E' evidente che, là dove si sono già realizzate le condizioni per la gestione integrata, quei Comuni certamente non torneranno indietro, ma compito della Giunta è quello di determinare queste condizioni ovunque sul territorio regionale.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Bisognava predisporle anche prima.



DAMERI Silvana

Lasciamo stare il prima e il dopo. Sono qui adesso e ragiono ora, le polemiche sul prima non servono a capire. Soprattutto voglio capire che cosa dobbiamo fare adesso. Vorrei che si riflettesse sul fatto che questo emendamento in realtà è peggiorativo, perché almeno, se non ci fosse questo emendamento, restano validi



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Non è assolutamente vero. Deve essere chiaro a tutti che se non c'è questo emendamento i Comuni che hanno passato le funzioni dell'autosufficienza sei mesi fa, all'entrata in vigore della legge se le possono riprendere tutti. E' chiaro?



DAMERI Silvana

L'emendamento è chiaro: tu avevi pensato che c'era la possibilità che i Comuni se le riprendessero.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Era chiaro a tutti, non solo a me. Forse non l'avevi capito.



DAMERI Silvana

L'avevo capito, tant'è vero che avevo presentato un emendamento che diceva che non si torna indietro. Adesso è più chiaro ed è anche esplicito.
Si può tornare indietro, ogni Comune fa quello che gli pare e la Regione non sa quello che vuole; fotografa e prende atto di quello che esiste.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Sull'emendamento presentato dall'Assessore Carletto chiede la parola il Consigliere Marchini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Abbiamo colto tutta l'importanza della questione posta dai colleghi del Gruppo comunista. Cogliamo anche qualche difficoltà ad essere coerenti in ordine a qualche imprudenza che la maggioranza su questa materia ha avuto nelle dichiarazioni in sede di dibattito generale (non da parte nostra) per cui ci rendiamo conto che la maggioranza deve uscire sulle posizioni proposte dall'Assessore, perché nel dibattito generale - male abbiamo fatto noi liberali a non contestare - da parte di alcune forze della maggioranza si sono dette cose non totalmente condivisibili. Quindi, quando non si affrontano le questioni al momento giusto, ci si trova poi, come noi, in qualche imbarazzo e in qualche contraddizione.
Cogliamo tutta la questione posta dal Gruppo comunista e quindi ci siamo astenuti in termini di attenzione al problema.
Sull'emendamento proposto dalla Giunta voteremo a favore, per intendiamo dire che lo interpretiamo esattamente nei termini con cui ci siamo pronunciati in sede di dibattito generale. Se si vuole fare in modo che quel trasferimento venga collocato nel modo più giusto e venga recuperato in quanto trasferito in condizioni non ottimali, se è così possiamo capire il senso dell'emendamento dell'Assessore; posto che non tutto il complesso è andato a regime, si tratta di capire se un Comune non ritiene a questo punto di recuperare un'attribuzione trasferita per trasferirla all'interno di un provvedimento complessivo. Questa è la lettura tecnica che diamo all'emendamento della Giunta. E' un emendamento tecnico migliorativo del processo di trasferimento, cioè che lo sottragga a qualche elemento di frettolosità e di non determinatezza che avesse determinato ai Comuni, all'interno di scadenze temporali, a provvedere per segmenti rispetto a una questione che va fatta globalmente. Noi lo consideriamo come un emendamento che tende a mettere i Comuni nelle condizioni di procedere al trasferimento e al processo di integrazione nel modo più organico e funzionale possibile, quindi lo consideriamo un emendamento che non ritarda, ma che tende a rendere il processo di integrazione più organico e più integrato possibile.
Voteremo a favore, segnando fortemente che non consideriamo questo emendamento come un segnale ai Comuni per cui quello che è stato fatto peccato!, è stato fatto, non si torna indietro; le cose che non sono state fatte integralmente si possono recuperare. Il senso del nostro voto è questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Vorrei interloquire con il collega Marchini sul sub-emendamento della Giunta che a me pare anche di difficile attuazione. Siamo nel 1988 dall'entrata in vigore di questa nuova legge un Comune può recuperare una funzione parziale del sistema assistenziale trasferita all'USSL e, sulla scadenza del 1989, deve ritrasferire tutto. Credo sia davvero ingovernabile, se partiamo dalla convinzione che nel 1989 avverrà comunque il trasferimento complessivo e l'integrazione. Nel giro di due anni avvengono due passaggi, il rientro di una funzione in capo al Comune e il nuovo passaggio all'USSL; mi pare, anche dal punto di vista amministrativo una procedura non fattibile e di difficile attuazione. L'unico sbocco ad una situazione di questo genere è che intanto le funzioni rientrino e che la scadenza del 1989 sia una scadenza fittizia, che slitterà ancora.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Non necessariamente i Comuni che hanno passato una parte delle funzioni se le devono riprendere: questo non sta scritto in nessuna parte; quindi i Comuni possono proseguire all'entrata in vigore della legge con la condizione che li trova nel momento in cui la legge entra in vigore, quindi possono procedere al passaggio del resto di queste funzioni. La possibilità che lasciamo ai Comuni, quando hanno passato solo una parte di queste funzioni, di potersele riprendere, è nello spirito e nel senso che il collega Marchini richiamava, cioè quello di rimettere ordine all'interno delle funzioni. I Comuni non sono abituati a ragionare nei termini che abbiamo indicato, ossia di valutare i problemi che attengono alla non autosufficienza e quelli che attengono all'autosufficienza. Sono due condizioni che entrambe necessitano di una risposta dal nostro comparto, ma ci sono sostanziali differenze tra gli uni e gli altri, perché gli uni hanno sicuramente una risposta integrata socio-sanitaria, non solo negli operatori, ma anche nei costi e quindi in tutto quello che attiene alle risorse e all'organizzazione, mentre l'autosufficienza ha delle condizioni di operatività e di imputazione di costi diverse e che competono solo al mio settore. Dobbiamo abituare i Comuni e soprattutto le UU.SS.SS.LL. a ragionare in questi termini. Il Comune quindi può riprendersi quel pezzo di funzioni che ha delegato e arrivare alla scadenza o anche prima della scadenza della legge, cioè il 30 settembre, a trasferire tutte le funzioni che attengono all'autosufficienza proprio perché la risposta sia la più integrata possibile fra le varie opzioni che si offrono nel ventaglio delle ipotesi che abbiamo, l'assistenza economica, quella domiciliare residenziale e quant'altro è possibile avere, in modo che si vada verso un passaggio di tutte le funzioni, così come prevede la legge alla fine del 1989. Da questo punto di vista non si complica assolutamente nulla, anzi si mette questo punto fermo che è giusto inserire nella legge. Il mio emendamento lo consente, attraverso anche ovviamente all'emendamento del Gruppo comunista. In sostanza, laddove i Comuni hanno passato tutte le funzioni, queste funzioni continuano a essere in capo all'USSL. quindi nessuno può pensare di fare marcia indietro. Di marce indietro non se ne fanno.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Chiedo la parola per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

A norma di Regolamento, il Consigliere Segretario Fracchia annoterà soltanto i sì e i no e non i "nettamente no", come in questo caso vorrei che facesse per quanto riguarda la collocazione del sottoscritto.
Nettamente no perché, come ho detto prima nell'intervento che ho fatto sull'art. 13, l'emendamento proposto dall'Assessore Carletto è peggiorativo di quanto era stato prospettato inizialmente. Perché di fatto con l'ultimo comma fino alla vigilia delle prossime elezioni amministrative i Comuni non provvedono alla messa a disposizione delle UU.SS.SS.LL. del personale. Non vado oltre. Con questo comma, per tutti coloro che potessero aver avuto dei dubbi al riguardo, si evidenzia come non si sta pensando a nessuna processualità di trasferimento delle funzioni alle UU.SS.SS.LL., ma si tiene tutto bloccato di modo che la questione possa essere ricontratta perché il processo non può avviarsi per la elementare ragione che, non avendo le UU.SS.SS.LL. il personale adeguato allo svolgimento di quei servizi, il servizio non può che essere erogato, secondo il principio di realtà, che dall'istituzione che ha i mezzi a disposizione per farlo, di fatto svuotando di qualsiasi senso, come anche altri colleghi hanno detto il nostro lavoro per quanto riguarda questa legge.
E' una dichiarazione di voto nettamente contrario a questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Carletto che modifica quello presentato dal Gruppo comunista.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 14 contrari.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al comma secondo, dopo le parole "sono individuabili", aggiungere "nell'ambito dei servizi socio-assistenziali funzionanti al momento dell'approvazione della presente legge".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Questo emendamento non può essere accolto perché lo riteniamo assolutamente penalizzante. Il Comune che, legittimamente sulla base della normativa che sta uscendo, si è tenuto le funzioni relative al comparto dell'autosufficienza, che ha attivato l'assistenza economica e non ha attivato finora l'assistenza domiciliare e che ritiene di avere fra sei mesi le condizioni per poterla attivare, lo penalizziamo e penalizziamo gli utenti impedendo al Comune di attivare tali funzioni: quindi facciamo demagogia parlando degli utenti e poi con questi emendamenti li penalizziamo. E' una cosa fuori del mondo. Quindi l'emendamento è respinto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Vorrei dire all'Assessore che forse era fuori del mondo questo Consiglio regionale quando votava il testo dell'art. 36 della legge n. 20 (articolo votato dal Consiglio, ma non dalla DC). Nella legge n. 20 sta scritto che queste prestazioni sono individuabili "nell'ambito dei servizi socio-assistenziali funzionanti al momento dell'approvazione della presente legge". Quale ragionamento ha fatto il legislatore? Sulla base delle sue facoltà, ha voluto indicare che la politica socio-assistenziale deve essere gestita in modo integrato, deve essere realizzata con il governo dell'USSL.
con un ente territoriale che ha anche la funzione sanitaria.
Da parte di molti Gruppi dell'area laica fu portata l'argomentazione della necessità di una attivazione del pubblico su questa materia finalmente con un'impostazione qualificata, in assenza di una legge quadro nazionale. E si disse che, visto che mancava il Piano socio-sanitario regionale (eravamo nel 1982), ci potevano essere alcune prestazioni in capo ai Comuni. Ma si tratta di prestazioni già esistenti. Viene fatto il solito esempio un po' facile (che però non è quello vero perché le questioni sono altre) del Comune che ha da sempre la gestione della casa di riposo, al quale è difficile andare a dire di gestirla in modo associato. Allora il legislatore disse: possono rimanere temporaneamente in capo ai Comuni le funzioni già esistenti. Invece qui, con l'emendamento precedente, si dice che si può andare avanti, ma si può anche tornare indietro, e si dice che anche i servizi nuovi possono essere gestiti dal Comune, se non mettiamo questo inciso.
Voglio capire in che direzione si va. Andiamo nella direzione di operare per il passaggio delle funzioni alle USSL e quindi limitiamo al massimo la gestione da parte dei Comuni dei servizi, soprattutto quelli nuovi? Ma, scusate è l'obiezione che ha fatto la collega Sestero - adesso che siamo nel 1988, se li riprendono i Comuni, i quali li devono pensare in una dimensione di gestione propria, poi nel 1989 dovranno passare tutti alle UU.SS.SS.LL.? Come è possibile? Che tipo di indicazioni e di chiarezza legislativa diamo ai nostri amministratori con l'approvazione di questa legge? Che si smantelli la legge n. 20 è chiarissimo. Questo è un altro di quei segni precisi che non si intende affatto andare in direzione della gestione unitaria e integrata a livello di USSL e che si intende mantenere e affermare una gestione frantumata dell'intervento socio-assistenziale.
Apprezzo molto di più le opinioni che, con una certa forza, la collega Bergoglio ha portato nella discussione in Commissione, dicendo che, a suo avviso, l'impianto deve essere tutt'altro rispetto a chi dice che invece questa è l'applicazione della legge n. 20. Il diavolo sta nei dettagli perché, con tutti questi elementi che si introducono, si fa saltare quel disegno. Vorrei che fossimo consapevoli dei contenuti veri delle scelte che facciamo. Non sono piccoli aspetti perché si fanno saltare quelle ipotesi.
Francamente non mi convince il fatto che, per raggiungere un obiettivo, si debba scegliere il percorso più lungo. Chiederei che qualche Gruppo politico esprima un parere su questo.



(Interruzioni da destra)



PRESIDENTE

Cerchiamo di tenere un clima sereno ed obiettivo.
La Giunta non accoglie l'emendamento aggiuntivo al comma secondo.
Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione dell'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: al comma secondo, dopo le parole "a carattere residenziale" aggiungere le parole "con bacino di utenza comunale".
La Giunta non accoglie l'emendamento.
La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, sarà perché la mia esperienza in Consiglio regionale è molto recente, quindi ho delle ingenuità, sarà forse perché ho una passionalità che fa parte del mio carattere di cui mi scuso, ma francamente non riesco a capire l'obiezione dei colleghi. Pensavo che qui avessimo la possibilità di discutere - l'abbiamo detto esplicitamente nell'intervento generale del dibattito - realizzando un confronto con le forze politiche che non erano presenti nel dibattito in Commissione. In Commissione sono state largamente presenti alcune componenti, il nostro Gruppo e il Gruppo DC; quello che pensa la DC lo sappiamo. Mi chiedo se la maggioranza è tutta e solo rappresentata dalla DC oppure se ci sono altre ispirazioni politiche, culturali e ideali. Non credo sia una prepotenza quella di chiedere che rispetto ad una legge queste forze politiche, segnatamente il Partito socialista, si collochino su punti assolutamente rilevanti rispetto al disegno che in questa legge è contenuto. Ripeto, la mia è una ingenuità di cui mi scuso e forse imparerò a non fare più di queste osservazioni perché, a questo punto, diventerebbe inutile proseguire, ma proseguiamo con gli emendamenti, vincendo la tentazione di andarcene. Il collega Brizio dice: "non siete obbligati a discutere". Io dico: "non siamo neanche obbligati a stare in aula". Qui stiamo facendo una legge, non solo una deliberazione, ci sono questioni di natura tale che richiedono una collocazione di tutte le forze politiche del Consiglio. Saremo costretti a dire all'esterno quali sono state le posizioni che i Gruppi hanno assunto ciascuno si assuma le sue responsabilità. Credo sia grave questo fatto dal punto di vista istituzionale, e lo segnalo. Lo abbiamo già sperimentato in Commissione il "rambismo" dell'Assessore Carletto, sta declinando nella società quel modello culturale, abbiamo comunque visto che le prove muscolari che sa fare sono rilevanti, anche quelle che ci propone la maggioranza sulla base di un voto compatto.
Illustrerò questo semplicissimo emendamento. Sarebbe stato almeno opportuno che l'Assessore dicesse perché la Giunta non lo accoglie.
Facciamo riferimento alla legge n. 20, nella quale, oltre alle cose che abbiamo detto prima, sta scritto che può essere in capo ai Comuni la gestione delle strutture residenziali tutelari con bacino di utenza comunale. Il "bacino di utenza comunale" nella versione dell'Assessore Carletto sparisce, quindi possono restare in capo ai Comuni tutte le strutture residenziali tutelari.
C'è una logica e cioè, quando si combina un pasticcio, e non è chiara la direzione nella quale si vuole andare, per rimediare quel pasticcio ci si impasticcia ancora di più. E' quello che avete fatto con l'emendamento precedente ed è quello che farete con l'emendamento che ci proponete mentre per i minori passa tutto, per gli anziani chissà perché le regole sono altre, ovvero per rimediare ai pasticci, ci si impasticcia ulteriormente. Comunque restiamo a questo. Qui diciamo che passano tutte le strutture, non solo quelle con bacino di utenza comunale. Non capisco la ratio per cui un Comune deve gestire una struttura residenziale tutelare che non ha un bacino di utenza comunale, se non in quella logica che c'è nella legge di far tornare indietro il processo di integrazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Non voglio intervenire nel merito di questo articolo, vi chiedo scusa per questa digressione a cui costringo il Consiglio. Mi riferisco al modesto incidente che c'è stato per dire che la reazione da parte di Brizio e del sottoscritto è stata motivata non già dalla richiesta di coinvolgimento di tutte le forze politiche nel dibattito e anche quelle che eventualmente si mostrassero ricalcitranti, ma perché la sollecitazione della collega Dameri era intervenuta dopo che il Presidente del Consiglio aveva posto in votazione l'articolo. Ci sembrava improprio l'intervento in quel momento e da questo è nata la nostra reazione. D'altra parte dobbiamo dare atto alla collega Dameri della sua particolare partecipazione indubbiamente passionale, a questo dibattito e anche del suo contributo, e quindi mi sembrerebbe giusto anche riportare la questione nei termini di civiltà, così come sono stati quelli che hanno caratterizzato finora il dibattito.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 21 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dal Gruppo PCI: dopo il terzo comma, inserire un nuovo comma: "Le prestazioni di cui al secondo comma devono comunque essere erogate dai Comuni nell'ambito degli obiettivi, dei criteri organizzativi e degli standards previsti dalla programmazione dell'USSL competente per territorio".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Questo emendamento è compreso all'interno del testo emendato dell'art.
13 che ha presentato la Giunta. L'emendamento è accolto, ma così come è proposto nell'art. 13, emendato, che dice: "Spetta altresì alle UU.SS.SS.LL. la programmazione nel proprio ambito territoriale delle attività socio-assistenziali svolte dai Comuni singoli". La programmazione delle funzioni, anche dove sono gestite dal singolo Comune, compete alle UU.SS.SS.LL. Quindi non è necessario votare questo emendamento perch ripeto - il concetto è compreso nel testo emendato dell'art. 13.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Noi manteniamo il nostro emendamento perché ribadiamo la necessità che le prestazioni in capo ai Comuni vengano individuate non solo nell'ambito della programmazione generica, ma dei criteri organizzativi e degli standards previsti dalla programmazione. Quindi c'è una precisazione ulteriore, quella che peraltro abbiamo già fatto in altri punti della legge. L'Assessore se ne è reso conto e, seppure in forma più di velleità che di volontà, propone il richiamo, nell'ambito della programmazione dell'USSL. dell'attività dei Comuni. Tuttavia noi manteniamo la richiesta di voto sul nostro emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 27 contrari.
Emendamento presentato dall'Assessore Carletto: "Art. 36 - Prestazioni erogabili dai singoli Comuni.
In deroga al disposto del precedente art. 8, le assemblee delle Associazioni dei Comuni ovvero le assemblee delle Comunità montane possono individuare, mediante atto deliberativo su proposta motivata dei Consigli comunali interessati, quali prestazioni siano erogate dai Comuni singoli sino al 30/9/1989.
Tali prestazioni sono individuabili fra le seguenti: assistenza economica assistenza domiciliare gestione delle strutture socio-assistenziali a carattere residenziale.
Sono in ogni caso esercitate dalle UU.SS.SS.LL. le attività socio assistenziali a rilievo sanitario, individuate con deliberazione del Consiglio regionale in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8/8/1985, nonché l'assistenza economica e l'assistenza domiciliare a favore dei minori e la gestione delle strutture socio assistenziali a carattere residenziale che ospitano i medesimi.
Spetta altresì alle UU.SS.SS.LL. la programmazione, nel proprio ambito territoriale, delle attività socio-assistenziali svolte dai Comuni singoli.
Il Comune di Torino, con deliberazione del Consiglio comunale, pu individuare quali prestazioni erogare direttamente fino al 30/9/1989, fatta eccezione per le attività socio-assistenziali a rilievo sanitario individuate con deliberazione del Consiglio regionale in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8/8/1985, il cui esercizio è demandato alle Unità Socio-Sanitarie Locali sub-comunali.
Fino alla suddetta data, i Comuni non provvedono alla messa a disposizione delle Unità Socio-Sanitarie Locali del personale, dei beni e dei finanziamenti necessari per provvedere all'erogazione in forma singola delle prestazioni di cui ai precedenti commi; tale messa a disposizione dovrà avvenire entro 90 giorni dalla scadenza dei termini di cui al primo e al quarto comma del presente articolo".
La parola all'Assessore Carletto per l'illustrazione dell'emendamento.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Il nuovo art. 13, rispetto al precedente, ribadisce, rispetto al problema testé sollevato dall'emendamento comunista, che la programmazione delle attività spetta comunque all'USSL anche quando le funzioni sono svolte dal singolo Comune.
La seconda novità di questo emendamento è che abbiamo ritenuto di lasciare tra le funzioni che dovranno obbligatoriamente essere gestite dalle UU.SS.SS.LL. anche l'assistenza economica, l'assistenza domiciliare e la gestione delle strutture socio-assistenziali a carattere residenziale che ospitano i minori. La Giunta e la maggioranza hanno valutato la necessità, rispetto ai minori, mi riferisco in particolare all'affidamento e all'adozione le cui funzioni sono in capo all'USSL (sono passate dalla Provincia all'USSL l'anno scorso), che la risposta fosse tutta in capo all'USSL. Quindi, con questo emendamento, determiniamo questa soluzione che ci pare dal punto di vista della razionalità degli interventi sui minori molto più opportuna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

L'art. 13 richiederebbe, a mio avviso, una doppia dichiarazione di voto. Il mio intervento è a titolo personale e non a nome del Gruppo democristiano. Io concordo sull'impostazione dell'art. 13 per quanto riguarda una serie di problemi elencati, di cui si è anche discusso, mentre sono in totale dissenso, e l'ho dichiarato in tutte le sedi, sulla questione che si riferisce al passaggio immediato dell'assistenza ai minori alle UU.SS.SS.LL. La motivazione non è politica, l'ho già detto nelle sedi opportune, lo ripeto in aula. La motivazione politica è che il Gruppo DC e gli altri Gruppi della maggioranza hanno concordato su questo emendamento.
Personalmente ritengo che, per ragioni tecniche di globalità di intervento e di visione nel caso delle singole famiglie e delle singole realtà l'assistenza ai minori non possa essere smembrata tra più enti. Per cui ritengo che, dal punto di vista tecnico e dal punto di vista dell'impostazione razionale del problema, il passaggio della questione dei minori per quanto riguarda le funzioni dell'assistenza, passandola immediatamente all'USSL. scorporandola da quella degli altri membri della famiglia, sia tecnicamente non corretto. Per questa ragione mi astengo su questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Ho già detto che apprezzo che il Consigliere Bergoglio dica apertamente le proprie opinioni in questa materia. Tra l'altro, intervenendo su questo punto, mette in luce le contraddizioni del pasticcio che si è fatto anche con questa proposta che, da quello che ho capito però, è una proposta di ferro che non si può toccare perché la maggioranza l'ha concordata. Di tutto questo però in Commissione non abbiamo saputo assolutamente niente.
Mi domando in quale sede politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

A scanso di equivoci, per evitare una polemica, ritengo che la sede opportuna sia l'emendamento che l'Assessore Carletto presenta a nome della Giunta. Nessuno di noi può pensare che qualcuno si sia svegliato questa mattina con questa idea in testa. Questa idea l'Assessore l'avrà concordata nelle sedi opportune con la maggioranza, e mi sembra legittimo e doveroso che una maggioranza faccia questo tipo di valutazione.
Personalmente ho la posizione che, senza polemica e con molta tranquillità, ho espresso, quindi prego di valutare la dichiarazione senza attribuire segnali diversi. Nulla vieta che in aula i Consiglieri, la maggioranza e l'Assessore presentino quanti emendamenti ritengono di presentare, indipendentemente dalla discussione avvenuta in Commissione.
Di questa facoltà mi sembra che il Gruppo comunista si sia abbondantemente servito, quindi non c'è alcuna dietrologia in materia. Ci tengo a chiarirlo perché la questione è su un punto preciso e non su un metodo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Il merito di questo emendamento è rilevante e non abbiamo potuto discuterlo in Commissione. Come ho detto nell'intervento generale abbiamo proceduto in tutto il lavoro di Commissione non sulla base di un testo che veniva sottoposto a consultazioni, ma sulla base di un testo che di volta in volta veniva emendato dall'Assessore ed erano emendamenti di una corposità tale da stravolgere il senso della legge. Vediamo che anche nell'ultima fase, quella del dibattito in aula, si preferisce seguire questa strada. Apprezzo quanto diceva il Consigliere Bergoglio perché ha messo in evidenza come, tentando di rimediare il pasticcio della frantumazione dell'intervento socio-assistenziale, che dovrebbe essere in capo alle UU.SS.SS.LL., si va ad una suddivisione di carattere settoriale nel settore dei minori, tutto subito; si è tentato di dare qualche spiegazione sulla base dei riferimenti di altre competenze che non nego.
Non vi chiediamo perché fate questo, ma vi chiediamo perché non fate anche l'altro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento che sostituisce l'art. 13.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli, 19 voti contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: sostituire l'art. 13 con il seguente: "Art. 36 - Prestazioni erogabili dai singoli Comuni.
Il trasferimento alle assemblee dei Comuni ovvero alle assemblee delle Comunità montanare e al Consiglio del Comune di Torino delle prestazioni erogabili dai singoli Comuni in base al precedente art. 36, avviene entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge e comunque non oltre la data del 31/10/1988.
Sono in ogni caso esercitate dalle UU.SS.SS.LL. le attività socio assistenziali a rilievo sanitario, individuate con deliberazione del Consiglio regionale in attuazione del DPCM 8/8/1985".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Questo emendamento riduce i tempi. Per le motivazioni che ho già addotto prima, rispondendo ad un emendamento del Gruppo comunista, non pu essere accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Per brevità e riservandomi di intervenire in sede di dichiarazione di voto sull'intero articolo, non ripeto quanto già detto al riguardo poc'anzi. Mi pare che ogni disegno si vada chiarendo nei contorni precisi di quel che si va profilando.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 25 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Pezzana: l'art. 13 è così modificato: "Il regime di deroga al disposto dell'art. 8 della L.R. 23/8/1982 n. 20 previsto dall'art. 36 della legge stessa, è prorogato fino al 30/9/1988.
Entro quella data le assemblee delle Associazioni dei Comuni ovvero le assemblee delle Comunità montane devono provvedere alla messa a disposizione delle Unità Socio-Sanitarie Locali del personale, dei beni e dei finanziamenti necessari per provvedere all'erogazione in forma singola e diretta delle prestazioni socio-assistenziali.
Se entro tale data non è stato effettuato tale trasferimento in modo che le UU.SS.SS.LL. possano operare nella pienezza dei poteri, la Regione procede entro i successivi 90 giorni al trasferimento di cui al primo comma con propria deliberazione sentiti gli enti interessati.
Il regime di deroga di cui al primo comma del presente articolo è prorogato per il Comune di Torino fino al 31/12/1988. Se entro tale data il Consiglio comunale non ha provveduto alla messa a disposizione del personale, dei beni e dei finanziamenti relativi all'assistenza socio-assistenziale di cui alla presente legge la Regione procede entro i successivi 60 giorni all'esercizio dei poteri sostitutivi del Consiglio comunale".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Comunico che non parteciperò al voto.



DAMERI Silvana

Anche il nostro Gruppo non parteciperà al voto per le stesse ragioni del Consigliere Staglianò.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 28 voti contrari e 4 astensioni (non hanno partecipato alla votazione i Gruppi PCI e DP).
Emendamento presentato dal Consigliere Pezzana: all'art. 36 della L.R. n. 20/82 è aggiunto il seguente art. 31/bis: "Per l'applicazione della presente legge il Consiglio regionale provvede all'approvazione degli indirizzi per l'organizzazione e le attività del sistema dei servizi di assistenza sociale, di cui all'ultimo comma dell'art. 17 della presente legge, entro il 30/4/1988".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 28 voti contrari e 4 astensioni (non hanno partecipato alla votazione i Gruppi PCI e DP).
Ha la parola il Consigliere Dameri per dichiarazione di voto sull'art.
13.



DAMERI Silvana

Cercherò di motivare le ragioni del nostro dissenso che naturalmente comprendono quelle che abbiamo già formulato. Rispetto a questo articolo è necessario capire le intenzioni del Consiglio. Con l'art. 13 viene riformulato l'art. 36 della legge n. 20 che determina una frantumazione di ogni possibilità di organizzazione e programmazione organica dei servizi fino al 1990 ed oltre; con questa proroga di otto anni viene a cadere per chi ha la funzione di prestare questi interventi il riferimento territoriale previsto dalla norma in vigore, per esempio, i Piani socio sanitari regionali perché si è cercato un po' approssimativamente ed anche velleitariamente di inserire la parola "programmazione", parola magica, ma la programmazione non è una realtà che si può invocare e neanche predicare bisogna avere strumenti organizzativi che consentano effettivamente di raggiungerla, che dimostrino che si vuole realizzare, non per un amore della parola mitica "programmazione", ma per la qualità dell'intervento.
Cade il riferimento territoriale per l'organizzazione dei servizi in base a quella risposta unitaria ai bisogni socio-sanitari della persona andando a creare una sovrapposizione di modelli operativi. Noi avremo, Assessore non so se la cosa la può preoccupare per il settore sanitario il modello territoriale di intervento dei distretti, avremo nel socio-assistenziale un modello di intervento per categorie per lo più frantumato. Quindi il discorso del momento territoriale nel quale c'è l'intervento integrato sparisce. Oltretutto rispetto alla stessa individuazione dell'intervento sui minori andiamo a fare questa frantumazione di intervento settoriale delle categorie in modo ancora più esplicito, cioè cade quell'idea fondamentale che sosteneva la legge n. 20.
Che fine fa l'integrazione tra il momento sociale e quello sanitario? Che fine fa la programmazione a livello di distretti? Anche il Consigliere Staglianò ha posto questa problematica. Mi rendo conto che è assolutamente lontana rispetto a chi ha teorizzato la possibilità che le funzioni vengano esercitate in modo assolutamente diverso nel territorio regionale, che questo venga lasciato alla presa d'atto delle volontà che singolarmente si manifestano, senza nessun disegno ordinatore. Certo, parlare di programmazione, di distretti, di intervento integrato non appartiene alle logiche e alla filosofia della Giunta. Tentiamo di costruire un mondo ed una realtà nei quali l'intervento socio-assistenziale possa non essere più l'intervento caritativo, possa vedere l'insieme dell'attivazione delle risorse, possa vedere un approccio unitario da parte dell'operatore pubblico. Certo, le ragioni che hanno motivato emendamenti parziali che fanno saltare l'impianto della legge n. 20 vengono ispirati da interessi precisi della società piemontese che vogliono far tornare indietro la possibilità dell'operatore pubblico di dare lui una risposta complessiva alle esigenze di salute, di equilibrio psico-fisico, di condizioni sociali per i cittadini. Questo non è davvero un richiamarsi a titoli astratti sono questioni molto concrete. Andremo in una situazione nella quale ci sarà un'enorme differenziazione sugli standards, sui parametri, sulle modalità di erogazione delle prestazioni fra singoli Comuni e tra Comuni e UU.SS.SS.LL., aprendo una conflittualità che ci preoccupa dal punto di vista istituzionale, ma soprattutto ci preoccupa dal punto di vista dell'aggravio del disagio sull'utente. Avremo una moltiplicazione di bilanci e di atti amministrativi da gestire (questo è un aspetto sul quale non ci siamo soffermati), avremo un bilancio per ogni Comune, nessuna possibilità di controllo da parte dell'USSL sull'utilizzo delle risorse finanziarie, con conseguente possibilità da parte dei singoli Comuni di destinare risorse ad altri interventi. Anche la pianta organica dell'USSL.
di fronte a questo mancato disegno istituzionale, questa confusione istituzionale, non servirà a nulla; avremo un aumento della committenza per operatori, USSL. Comune, Ministero degli Interni e via dicendo.
Ad esempio, per quanto riguarda l'assistenza domiciliare, avremo che per gli autosufficienti sarà erogata dal Comune, mentre per i non autosufficienti sarà erogata dall'USSL. E quando avessimo un nucleo familiare composto da un autosufficiente e da un non autosufficiente, cosa possibile, dove va a finire l'intervento sul nucleo complessivo, che ha identiche esigenze che sono quelle del sostegno ad una condizione socialmente disagiata, ma che ha, in base alle sue idee di intervento, enti diversi chiamati ad intervenire? Per l'assistenza economica avremo una separazione dall'intervento professionale più complessivo; qui si dice adesso solo per gli anziani. Per i minori non più, l'abbiamo recuperato. Va bene, ma perché non anche per l'insieme dell'attività assistenziale? E' una sperequazione di interventi standards e di criteri diversi.
La legge n. 20 su questo doveva essere un tassello per l'unità locale di tutti i servizi.
Con questo articolo interrompiamo il processo di riforma, lo facciamo tornare indietro e diamo un'indicazione di volontà da parte della nuova Giunta ben precisa, quella di smontare un'idea, una proposta che sosteneva la legge n. 20. Si sta largamente diffondendo fra i cittadini l'idea che i politici sono tutti uguali e che le maggioranze sono intercambiabili perch tutto sommato compiono atti amministrativi abbastanza simili. Questa invece è una legge sulla quale si dimostra la differenza profonda con tutti i limiti dell'ispirazione politica delle Giunte di sinistra rispetto all'ispirazione che sta dietro la Giunta di pentapartito. Noi arriviamo su una questione molto concreta che riguarda da vicino cittadini in carne ed ossa, non teorie politiche, non astratte speculazioni dei partiti, ma condizioni materiali concrete di vita, idee rispetto ad uno sviluppo della società, rispetto ad ipotesi diverse. Molto diverso è stato il dibattito in Consiglio regionale sulla legge n. 20. Ho solo potuto leggerlo. Allora abbiamo avuto un dibattito vero, il contributo di tutte le componenti politiche, un voto di astensione del Partito liberale, un contributo molto significativo del Partito repubblicano, non solamente un voto positivo. Ho ricordato gli interventi e il lavoro fatto dal Consigliere Gastaldi e dal Vicepresidente della Giunta Vetrino. Abbiamo avuto un contributo del Partito liberale al di là di quella che è stata l'astensione nello stesso dibattito in Commissione. Abbiamo avuto da parte del Partito socialista la rivendicazione di questa come una legge di profonda ispirazione socialista il PSDI aveva riconosciuto elementi forti di crescita, di progresso civile e di laicità in questa legge; parti della DC hanno dato contributi veri.
Ovviamente gli esiti e i limiti, come diceva allora il Consigliere Vetrino stavano nella difficoltà di un processo innovativo che iniziava e che non era supportato, né a livello di legislazione nazionale, né a livello di risorse, di tanti elementi che sarebbero stati necessari. Però era questa l'ispirazione e lo spirito.
I nostri emendamenti non erano e non sono volontà di ostruzionismo hanno teso a sollevare dei problemi veri, a tentare di sollecitare un'attenzione dei Gruppi politici su questioni di sostanza, non solo per una battaglia di opposizione. Vorrei che questo fosse chiaro. Mi spiace che, rispetto al dibattito di allora che aveva visto una maggioranza molto più larga di quella della Giunta e un dibattito molto ampio, oggi di fronte ad una logica di maggioranza chiusa troviamo ostacoli, impossibilità di comunicazione rispetto ad una legge di impianto di un settore importante su cui sarebbe stata più utile la collocazione da parte di tutte le forze politiche. Ci dispiace particolarmente l'assenza da questo dibattito del Gruppo socialista e ci spiace la non collocazione anche delle altre forze politiche. Per quanto ci riguarda il nostro voto su questo articolo, che è un articolo cruciale, è negativo ed opereremo perché su questa materia non ci si limiti al voto in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Dal tono stanco con cui il Presidente del Consiglio mi dà la parola deduco una cosa abbastanza intuibile, vista l'ora, che sarebbe opportuno fare un breack. Ritenendo che questo sia uno dei passaggi decisivi della legge, attraverso cui è possibile leggere in trasparenza, in filigrana il disegno che ci sta dietro, chiedo venia ai colleghi per brevissime considerazioni. Già prima ho detto che con la formulazione dell'ultimo comma dell'art. 13 risulta chiarissimo come non ci sia nessuna intenzione di avviare un processo di trasferimento, quanto graduale si voglia. Non si intende avviare alcun processo di trasferimento alle UU.SS.SS.LL., nel momento in cui si blocca il passaggio del personale dai Comuni alle UU.SS.SS.LL., quindi rendendo di fatto impraticabile questo trasferimento messo esclusivamente sulla carta, per la fine di questa legislatura. Se va bene, ma noi pensiamo che non andrà bene. Questa legge l'avremo fatta per il legislatore della prossima legislatura. Questo è stato già detto e ho ritenuto opportuno richiamarlo.
Mi interessa sottolineare come da parte dell'Assessore, come firmatario dell'emendamento passato (o da parte della Giunta), si sia voluto avviare un processo di destabilizzazione dell'assistenza sociale così come l'abbiamo conosciuta in tutti questi anni; destabilizzazione con tutto quello che significa questa parola. Si è voluto scardinare nei meccanismi intrinseci l'impianto della legge n. 20 e quindi tutto quel processo di territorializzazione, di integrazione dei servizi. Per ottenere questo risultato l'Assessore Carletto si è proposto un obiettivo prioritario quello di mettere in primo piano la funzione dei Comuni su qualsiasi altra cosa, mettendo anche in ombra, nel senso di recuperarlo in una fase successiva, da un punto di vista di gestione politica della materia, le sollecitazioni, le preoccupazioni argomentate, come anche lei, signor Presidente, ha avuto modo di sentire venerdì scorso per bocca dei rappresentanti di un gruppo cospicuo di associazioni del mondo cattolico la Conferenza di S. Vincenzo, i gruppi di volontariato vincenziano, il SERMIG, l'UGAF, l'OARI, il Coordinamento regionale Movimento per la vita il Gruppo Scintilla di Torino, il Movimento cristiano dei lavoratori, il Movimento diocesani anziani e pensionati, i quali, e su questo non posso che dare conforto al Consigliere Bergoglio, almeno sul passaggio che ho avvertito del suo intervento sulla sua dissociazione dal voto complessivo del Gruppo, lamentavano... Vedo che c'è il sorriso di sufficienza da parte del Presidente della Giunta e dell'Assessore Carletto come dire "perché ti impicci, queste sono cose nostre".



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

A quell'incontro tu sei solo passato e forse non hai capito cosa volevano dire.



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, no, ho capito.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Ho la presunzione di ritenere che so cosa volessero dire.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ho capito quello che volevano dire, infatti, in quella sede contrariamente ad altri rappresentanti politici, ho detto fino a che punto DP sarebbe stato d'accordo con loro e i punti su cui non sarebbe stato d'accordo.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Sono venuti ad incontrare l'Assessore subito dopo e ho detto che ero d'accordo su tutti i punti.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Infatti. A noi non piace mestare o vendere pelli di orsi che non sono stati abbattuti o tutte le metafore che preferite al riguardo. Colgo comunque il sorriso di sufficienza per dire che certo qualche mugugno ci sarà, magari su un singolo aspetto, cioè la preoccupazione delle associazioni di evitare la dispersione del servizio, i conflitti, quindi i contraccolpi negativi sull'utenza; è un passaggio che abbiamo condiviso dando conforto in quella circostanza, e non possiamo che ripeterlo qui, che appunto sono contraccolpi intrinseci, conflitti, disagi sul piano operativo nel meccanismo generale che l'Assessore Carletto, e quindi la Giunta, hanno voluto proporci perseguendo quell'obiettivo politico prioritario che era di rivincita della DC su un impianto di legge che aveva tutt'altri presupposti.
Altre considerazioni le svolgerò in sede di dichiarazione di voto sull'intero testo della legge.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 13 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 13 è approvato.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Richiesta di comunicazione da parte della Giunta regionale sul problema dei trasporti


PRESIDENTE

Prima di sospendere i lavori per la consueta pausa, do la parola al Consigliere Guasso per una richiesta da rivolgere all'Assessore Mignone.



GUASSO Nazzareno

In II Commissione dieci giorni fa si era stabilito, in accordo con l'Assessore Mignone, di fare il punto su una serie di problemi urgenti riguardanti i trasporti e la viabilità, primo fra tutti l'annoso problema delle linee ferroviarie che si vogliono chiudere.
Visto che domani l'Assessore Mignone dovrebbe incontrare, dopo lunga attesa, il Ministro dei Trasporti e visto che con il mese di gennaio il Comitato tecnico, l'Assessorato regionale e il Compartimento delle ferrovie avrebbero già svolto in materia uno studio, chiediamo che la prossima settimana sia messa all'o.d.g. del Consiglio una comunicazione della Giunta, e per essa dell'Assessore Mignone, su questa materia. Se la Presidenza e la Giunta accolgono questa nostra richiesta, pregherei i Capigruppo di tenerlo presente nella prossima Conferenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

La Giunta concorda con la richiesta del Consigliere Guasso, che riconosco essere sempre attento ai problemi del trasporto nella nostra regione. Condivido l'opportunità che nella prossima seduta del Consiglio vi sia una comunicazione, secondo i tempi che i Capigruppo riusciranno a ritagliare nell'ambito dei lavori del Consiglio. Le scadenze proibite dal decreto si stanno avvicinando. Dal punto di vista tecnico abbiamo concluso la prima fase di ricognizione dello stato finanziario delle linee soggette a taglio; fra l'altro i primi risultati danno complessivamente un disavanzo di 45 miliardi relativamente a queste linee. Ora non voglio entrare negli aspetti tecnici, li discuteremo. La Giunta è disponibile a rassegnare una comunicazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,15 riprende alle ore 15,45)


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 186: "Integrazione e modifiche della L.R. 23/8/1982, n. 20 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 186.
ART. 14 - Emendamento presentato dal Gruppo PCI: dopo il secondo comma aggiungere i seguenti tre commi: "L'autorizzazione di cui al primo comma del presente articolo può essere concessa unicamente al fine di garantire la continuità, ovvero assicurare il miglioramento dei servizi indispensabili alla comunità locale.
La richiesta di autorizzazione, deliberata dall'organo amministrativo dell'IPAB, deve essere motivata in ordine a quanto previsto dal precedente comma e corredata da opportuna documentazione probatoria.
L'autorizzazione è concessa sulla base dei criteri individuati con deliberazione del Consiglio regionale entro 60 giorni dall'approvazione della presente legge".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Il primo e il secondo capoverso di questo emendamento aggiuntivo vengono accolti dalla Giunta; mentre il terzo comma non viene accolto per due ordini di ragioni. La prima è di merito nel senso che abbiamo tolto il parere della Commissione su questi provvedimenti, tra l'altro su richiesta di tutte le forze politiche, in particolare del Gruppo comunista. Si chiede che l'autorizzazione sia concessa "sulla base dei criteri individuati con deliberazione del Consiglio regionale entro 60 giorni". Intanto devo dire che le alienazioni sono regolamentate dalla legge del 1890; quindi non dobbiamo individuare dei parametri. Per quanto riguarda le piante organiche, i criteri sono stabiliti dal Piano socio-sanitario regionale.



DAMERI Silvana

In realtà c'è un emendamento successivo sulla questione dell'informazione al Consiglio e vorremmo capire come si colloca la Giunta sul successivo per poter dare una valutazione d'insieme.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Infatti il ragionamento sul terzo comma di questo primo emendamento è riferito alle due questioni che ho posto. Sull'altro emendamento c'è la questione dell'informazione alla competente Commissione su questi pareri.
Il parere della Commissione è stato tolto perché le forze politiche, in particolare di minoranza, hanno chiesto di non più esprimersi su questo.
Sembra contraddittorio il fatto che, per un verso, chiediamo che il parere non sia più espresso dalla Commissione, come è sempre avvenuto, e poi si introduce un emendamento in cui si dice che 15 giorni prima dell'adozione del provvedimento la Giunta dovrebbe informare la Commissione fornendo la documentazione. Le documentazioni sono un fatto di governo. Il Consiglio nel momento in cui non sceglie più la strada del parere, per avere informazioni in ordine ad una pratica o più pratiche, ha lo strumento dell'interrogazione. Quindi tutto questo è contraddittorio.
L'emendamento non è accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Si dovrebbe riflettere sulla differenza sostanziale tra un parere, come momento procedurale previsto di un soggetto come la Commissione, e l'impegno che noi proponiamo con l'emendamento di informare la Commissione.
Questo punto riguarda la materia, ma riguarda un impianto generale, quindi sarebbe utile chiamare gli altri Gruppi, altrimenti usciamo e non andiamo avanti nell'esame di questo punto che adesso riguarda l'assistenza, ma che crea un precedente rispetto ad una riforma regolamentare che tutti dicono di voler cambiare, ma quando si arriva al dunque ci si trova soli con pochi interlocutori seri e disposti a starci a sentire.
I pareri appartengono a quella categoria nota nel diritto amministrativo, di amministrazione consultiva, vengono in genere su atti di gestione tipici, e sono generalmente incardinati in soggetti che sono in grado di renderli soprattutto avendo a disposizione strumenti propri di istruttoria; danno i pareri soggetti in genere tecnici e, qualora politici in grado di attivare strumenti tecnici per poter interloquire sul merito dell'istruttoria. Non altrimenti. E' stato invece un carattere proprio quello di associare le istanze consiliari, che sono le Commissioni legislative e comunque a composizione politica prive di strumenti (sarebbe auspicabile li avessero, ma mi chiedo se sia opportuno avere duplicazioni in quanto la Giunta fa una cosa e le stesse cose le fanno le Commissioni consiliari); il parere era in genere chiamato così, ma celava l'esigenza da salvaguardare, dell'informazione e della possibilità, attraverso l'interlocuzione (che in politica, se Dio vuole, non solo è permessa ma è auspicabile), di sollevare questioni, qualora ce ne siano, esprimere opinioni di cui la Giunta può o meno tener conto e che, attraverso il legame del rapporto politico, la fiducia, la non fiducia, l'esame della situazione politica, può rilevare e spesso rileva.
Allora, Assessore Carletto, ribadiamo che è bene non chiamare parere quello che parere non può essere, per le ragioni che ho detto e cioè: un parere deve avere alla base una possibilità di interlocuzione alla pari con gli strumenti tecnici di preparazione di istruttoria; né mi si venga a dire che i Commissari hanno la possibilità di avvalersi dell'istruttoria della Giunta perché, seppure è un argomento non peregrino, è pur anche vero che una cosa è avere seguito l'istruttoria su basi di esigenze, di ruoli di governo, altra cosa è una pluralità di soggetti politici che su questa istruttoria hanno spesso difficoltà di condizioni per collocarsi. Altra cosa sarebbe se ponessimo a base della formazione e della decisione politica un tipo di procedimento amministrativo molto diverso. Era in discussione quell'atto sul nuovo procedimento amministrativo, molto interessante, che attribuiva alla figura del funzionario istruttore, alla figura del responsabile di un atto, elementi di imputazione degli atti. Ma questo non è nel nostro ordinamento.
Noi confermiamo l'errore fatto finora, di chiamare parere quello che parere non poteva essere in quanto, al di là di come può essere letto da un altro ordine o potere dello Stato, al di là del fatto che potrebbe anche essere visto sotto altri profili e vedere altre argomentazioni, è certo che il modo classico di collocarsi rispetto ad un parere di questo tipo per un'opposizione, che non ha un rapporto di fiducia politico, è quello di schiacciarsi sul no perché non c'è un rapporto di fiducia politico; il parere è in genere un parere politico, abbiamo dimostrato che non pu essere un parere amministrativo. Anche l'imporre il no è una forma di coartazione della propria libertà, che deve essere quella di esprimere un parere sulla base di dati e di elementi.
Ho costruito questo ragionamento per fare intendere che siamo ad un passaggio di fase per tutti i nostri atti. La formula: "sentita la Commissione" è sempre stata giustamente richiamata per rispetto allo Statuto. Dobbiamo rendere merito al primo Presidente della Giunta Calleri che diede vita nella fase statutaria ad un meccanismo di Statuto più avanzato, sul piano della divisione dei poteri, di quello che troviamo nelle Regioni Emilia e Lombardia, che tutti gli atti li presentano al Consiglio. In Piemonte invece abbiamo la demarcazione netta tra funzioni di gestione e funzioni legislative o di alta amministrazione. Per aggirare questo limite di informazione si ricorse alla formula "sentita la Commissione". C'era poi un certo gioco diverso, per esempio, sui contributi in materia culturale e scolastica, è stata intesa spesso come sede impropria di consociativa concertazione. E anche questo va eliminato in genere di dispersione e di contributi a pioggia. Motivo di più per eliminarlo è il parere come atto proceduralmente incorporato. Quindi motivi molto buoni per eliminare il parere, ma motivi buoni per richiamare il senso che aveva quel "sentita".
Allora, l'abbiamo tradotto per l'esigenza, senza travestirla da parere con carattere giuridicamente comunque rilevante, ancorché non vincolante come è ovvio, quindi non è tale da prevederlo come uno dei passaggi essenziali. L'atto è fatto dalla Giunta, sulla base dell'istruttoria dei funzionari; mi auguro attraverso un procedimento amministrativo più trasparente e chiaro che attribuisca le responsabilità, anche distinte tra tecnici e politici, e proposto all'informazione del Consiglio.
Perché diciamo Commissione e non singoli Consiglieri (potrebbe essere un'argomentazione validissima)? Perché riteniamo che sia non inopportuna su una materia di questo tipo una fase in cui il deposito della documentazione dell'atto 15 giorni prima dell'adozione dia modo al soggetto politicamente e settorialmente competente (la Commissione in questione) di potere dialogare e interloquire e assumere, più che come Commissione, ma come Gruppi politici e come singoli Consiglieri, le iniziative che, qualora si verifichi il caso che non si è d'accordo, inducano l'Assessore o la Giunta a tornare sui propri passi.
Badate che questo rende più libera anche l'esplicazione della maggioranza. Se il parere deve essere reso, con questa caratteristica di ambiguità tra parere proceduralmente incorporato e parere politico, è chiaro che la maggioranza tende a schierarsi con l'Assessore e a votare favorevolmente, salvo casi clamorosi che spero non si debbano mai registrare. E' preferibile, anche ai fini dell'apprezzamento della reale volontà e del rapporto di fiducia parlamentare, che l'Assessore, una volta che ha assunto un atto, avendo il modo di sentire i vari Gruppi, possa trarne le conseguenze politiche. Sappiamo che è anche l'unica vera arma.
Sempre di più credo che si debba avere la possibilità, attraverso il rapporto politico, la battaglia politica e le convergenze sui contenuti mutare le soluzioni o gli indirizzi che si giudicano sbagliati.
Noi sosteniamo a spada tratta questo emendamento. L'Assessore Carletto l'ha subito respinto, ma spero che questa spiegazione possa ingenerare un'ulteriore riflessione. Se però non venisse accolto, ne trarremmo due deduzioni pesanti sul piano politico, l'una che si passa dal sistema del "sentita la Commissione", formula confusa, ad un sistema di incomunicabilità, se non a posteriori, sugli atti rilevanti; l'altra, che ripristineremmo la vecchia dizione, che è richiamata in tutte le leggi sapendo che ha quei limiti che ho già espresso, ma che almeno è un livello di apprendimento e di conoscenza. Molto a malincuore ci fareste tornare indietro e non ci riconoscereste un contributo che diamo all'innovazione.
Questo non è il tipico parere del CROP o del CUR. che nella legge è previsto come organismo tecnico, con tutte le sue attrezzature e che dice se quell'atto va bene, lo consegna alla Giunta, che ne tiene conto insieme ad altri non in maniera vincolante ma obbligata, e che si esprime. Il parere della Commissione, invece, rappresenta il momento dell'informazione e del dialogo.
Credo di aver motivato la convenienza di sistema generale, in questo senso, una convenienza che va al di là di questa legge e che si riverbera anche sui mutamenti regolamentari che abbiamo convenuto di dover realizzare. Ci sono poi i risvolti del sindacato degli atti che compiamo.
Attualmente il parere ha un carattere ambiguo, poi ci sono i verbali che spesso non sono coincidenti e che danno modo, a chi voglia sindacare sui nostri atti e dare la caccia indiscriminata al responsabile degli atti stessi, di allargare in maniera incredibile questa gamma. Credo che dobbiamo riportare gli scambi e i rapporti politici ed informativi a quello che sono.
Attribuiamo importanza a questo emendamento, ci pare che 15 giorni diano modo di realizzare osservazioni e di farle pervenire nelle forme parlamentari previste, tali che una Giunta sensibile od obbligata ad essere sensibile ne possa tenere ampiamente conto. Se non ne tiene conto (non è detto che l'opposizione abbia sempre ragione), è comunque un fatto che ha modo di essere debitamente registrato per quello che è, il dissenso politico.
Vi ricordo il caso della V Commissione che fu clamoroso: vennero chiamati a corresponsabilità su un atto perché i Consiglieri non avevano tenuto conto di un parere di un certo ufficio o di un certo responsabile parere che era stato reso, ma alla Commissione era pervenuta quella versione senza quel parere. Avendolo proceduralizzato e rendendolo pari a quelli tenuti a regole e forme, vennero chiamati a responsabilità (ma poi prosciolti dal giudice) dei Consiglieri per il fatto che non avevano tenuto conto di un parere che non c'era mai stato (tant'è vero che era stato incorporato nella pronuncia nella delibera della Giunta). Sulla materia delle alienazioni dei beni delle II.PP.A.B. e degli atti che riguardano questi soggetti, ritorneremo perché è delicata. Credo che questi atti necessitino di un rapporto di informazione, di possibilità di innescare in tempi utili la funzione di controllo e di indirizzo del Consiglio, perché a posteriori la cosa avrebbe molto meno significato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

In questa discussione sento il dovere di dare un'informazione, che avremmo dato fra qualche giorno nella Conferenza dei Capigruppo e poi al Consiglio stesso. Considerando che i Commissari di alcune Commissioni da mesi si rifiutano di dare il parere, andando persino alla modifica della formulazione del verbale e prendendo atto dell'informazione che viene data sull'atto esecutivo che viene presentato alla Commissione, l'Ufficio di Presidenza con i Presidenti delle Commissioni hanno deciso di rimettere in sesto tutte le leggi che chiedono questo parere e ha incaricato l'Ufficio legislativo di preparare una proposta da presentare alla Conferenza dei Capigruppo per farne una proposta di legge di modifica di tutte le leggi che chiedono questo tipo di parere (forse solo l'art. 9 della legge n. 56 prevede un parere vincolante della Commissione che viene messa nella condizione di assolvere alle funzioni del Consiglio).
Si andrebbe verso la proposta di sostituire "sentito il parere della Commissione" con la formula "informazione preventiva alla Commissione competente". Naturalmente è un'informazione preventiva su criteri politici.
I contenuti specifici dell'atto esecutivo restano di competenza della Giunta, la Giunta informa la Commissione sui criteri politici che portano alla formazione di quell'atto esecutivo. Siamo quasi pronti a presentare una proposta di legge che porti questa modifica globale sulla base di questo orientamento che è maturato nella collaborazione tra Consiglieri e funzionari delle Commissioni. Abbiamo già approvato una deliberazione in cui era richiesto il parere, e il Consigliere Marchini propose di modificare il parere sugli atti successivi a quella deliberazione con l'informazione preventiva sempre di natura politica alla Commissione. Le forze politiche si sono orientate a far lavorare gli uffici in questa direzione ed ai primi di febbraio saremo nelle condizioni, appena l'Ufficio legislativo ci darà il testo, di portarlo alla Conferenza dei Capigruppo perché lo facciano proprio per mandarlo in aula per la decisione definitiva. Chiedo scusa se sono intervenuto, ma sentivo la necessità di dare queste informazioni al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al Gruppo liberale sembra che la questione posta dal Gruppo comunista sia di grande importanza e che sia stata posta in modo corretto ed ampio, ma che richieda qualche prudenza nella definizione ultima.
Indubbiamente dal punto di vista politico e del ruolo della dignità del Consiglio ci sono dei meccanismi che abbiamo seguito fino adesso che costringevano una parte del Consiglio ad avere poco o nessun ruolo nei confronti della Giunta. Quando l'esame della materia viene nelle sedi decisionali, sia pure solo a livello di parere, come avviene in Commissione, è evidente che scatta la logica delle maggioranze che difendono la Giunta e delle minoranze che, per quanto possibile, cercano di evidenziare il margine di errore che in qualunque cosa umana sempre esiste.
Mi pare che l'argomento del Gruppo comunista sia invece quello di avviare un processo che però non si ridurrà al fatto di specie. Su questo prego la Giunta di essere molto attenta e il Gruppo comunista di essere molto disponibile. Se noi avviamo questa procedura di informativa preventiva, che ritengo opportuna ed utile, a tutti i Consiglieri sui significativi atti di amministrazione, non ci fermeremo qui; probabilmente diventerà un elemento di regolamento che dovrà stabilire qualche norma. C'è un tipo di deliberazione che la Giunta assume e che non arriva in Consiglio neanche a livello di ratifica (la sorpresa per i colleghi del Consiglio comunale è stata quella di scoprire che il Consiglio non ha nessun ruolo nella materia di governo perché non ratifica le deliberazioni, al massimo può aprire il processo di controllo politico a posteriori quando la deliberazione ha già svolto tutti i suoi effetti).
E' evidente che se avviamo un processo non procedurale, ma di partecipazione politica del Consiglio alle decisioni della Giunta, abbiamo un meccanismo fortemente innovativo che ritengo debba essere considerato utile ed opportuno; che richiede però grande disponibilità da parte di chi l'ha proposto, almeno in questa fase, che deve rendersi conto che è bene avviarlo nei termini più snelli possibili proprio perché non è il primo esempio, non sarà l'unica occasione in cui utilizzeremo questo tipo di strumento nuovo.
Vengo all'emendamento del collega Bontempi. Evidentemente il destinatario dell'informazione è il Consiglio nella sua completezza e non la Commissione, altrimenti si riapre il rapporto dialettico che esiste tra Commissione e Giunta, rapporto che è necessario perché il Presidente che riceve il materiale diventa l'interlocutore naturale di un rapporto dialettico con la Giunta. Qui però non si vuole instaurare questo rapporto ma si vuole instaurare un rapporto di informazione ai Consiglieri di maggioranza e di minoranza, per dar modo agli stessi di concorrere con contributi di diversa natura alla decisione finale della Giunta, qualora lo ritengano, senza nessun passaggio procedurale.
Non è altro che una norma regolamentare del principio generale del diritto di accesso dei Consiglieri all'attività dell'esecutivo; io avrei diritto, per esempio, di andare nelle sedi della Giunta il giorno prima della riunione della Giunta per prendere visione del materiale preparatorio delle deliberazioni. Quindi questo finisce per essere una modalità regolamentare di un principio già riconosciuto.
Se immaginiamo che su questa materia venga data una informativa al complesso di Consiglieri, suggerisco che l'informativa sia la più esauriente, ma anche la più comprensibile e quindi la più leggera possibile (per esempio, non delle pile di documenti), l'importante è che venga avviato il processo di conoscenza; l'oggetto della conoscenza è reperibile presso gli uffici della Giunta. Leggo qui, per esempio, che si fa riferimento alla documentazione relativa. Chiedo al Gruppo comunista di essere disponibile a verificare con l'Assessore quale sia la formulazione più giusta. Non sarei per il termine "documentazione" perché (se passa questo emendamento, passa un principio sperimentale) se la sperimentazione sarà minimamente positiva si estenderà a molti altri atti di grande amministrazione, il che significa che sui nostri tavoli arriveranno dei documenti di difficile comprensione e di difficile lettura, ma certamente di grosso volume e di grosso peso. Forse al posto di tutto questo è preferibile una nota dell'Assessore il quale indica le cose sostanziali dell'oggetto sul quale si va a deliberare e i riferimenti documentali della deliberazione stessa.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Direi la copia della deliberazione.



MARCHINI Sergio

Valutiamolo insieme.
Questo emendamento mi pare introduca un'ipotesi di lavoro diversa tra Consiglio e Giunta, certamente interessante, meno defatigante ed oziosa sollevando anche gli Assessori da ore rituali passate in Commissione a leggere documenti che neanche loro sono in grado di leggere, che vengono quindi chiosati e spiegati dai funzionari. Questo, per esempio, potrebbe essere un metodo con cui si rivaluta il livello e il valore dei funzionari di Gruppo, perché sarà il funzionario di Gruppo che dovrà avere la capacità di sottoporre ai Consiglieri il significato delle informative della Giunta sugli aspetti tecnici e politici. Mi sembra un terreno da non trascurare.
Dobbiamo trovare un equilibrio tra le diverse questioni che sono state poste. Giustamente gli amici della DC si chiedono se questo atto merita questo tipo di procedura. E' una questione che lascio valutare alla DC.
Secondo me, è un atto che di per sé non giustifica questo tipo di procedura, ascolteremo le considerazioni che il Gruppo DC riterrà di fare.
Al Gruppo comunista dico che deve essere disponibile a rendere meno macchinosa e meno cartacea questa novità sul rapporto politico tra Giunta ad un altro soggetto al Consiglio, deve essere l'avvio di un rapporto di conoscenza di alcune decisioni che la Giunta si prepara ad assumere e soprattutto degli elementi politici di fatti documentali sulla scorta dei quali sta per assumere la decisione.
Gli elementi stessi sono reperibili presso l'ufficio della Giunta, non si riesce a capire perché tutto debba essere duplicato in questa sede.
Dall'approfondimento di questi due elementi, cioè la snellezza e la congruità della procedura rispetto alla materia, probabilmente verrà da parte del nostro Gruppo l'atteggiamento finale. Se si sarà dimostrato dalla DC, se per caso sosterrà questa tesi, o dall'Assessore che questa materia di per sé non giustifica l'avvio di questa procedura, evidentemente noi ci allineeremo su un orientamento di questo genere, anche se ci sembra che il meccanismo suggerito scioglie molti dubbi ed avvia un processo interessante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi rendo conto che le considerazioni fatte dal collega Marchini hanno radici nell'esperienza che abbiamo vissuto in passato e recentemente con due valenze diverse. Prima vi era la preoccupazione di mantenere al Consiglio o ad una sua rappresentanza particolare il diritto di giudizio su materie ritenute importanti; poi è emersa la preoccupazione del coinvolgimento del Consiglio o di una sua rappresentanza in competenze che non potevano essere svolte con opportuno esame degli elementi amministrativi che stavano alle spalle.
Le vicende, che qualcuno ha amaramente subìto, hanno acuito le perplessità e ci siamo trovati in una situazione di grave difficoltà.
In questo momento, se leggo bene, al di là forse delle parole, nelle dichiarazioni del Gruppo comunista c'è in sostanza il richiamo al diritto di non perdere un riconoscimento che era stato dato al Consiglio o alla Commissione di valutazione in materia che non era stata interamente avocata alla Giunta.
Il collega Bontempi giustamente dice (o mi pare dica) che in allora vi era la possibilità di un controllo della gestione in questa materia ed ora con l'assunzione da parte della Giunta dell'intera materia il controllo si riduce di consistenza e una parte, che in Giunta non è rappresentata, perde un diritto che un tempo era stato sostanzialmente sancito.
Mi pare che il nodo della questione stia qui. L'ipotesi del collega Marchini (sempre acuto) in questo momento cozza contro alcune difficoltà di natura procedurale che non sono di poca rilevanza, soprattutto se si dovessero estendere a tutte le materie che hanno uguale valenza dell'autorizzazione di cui si sta discutendo, cioè che si faccia un discorso veramente istituzionale in questo momento. C'è il pericolo che per mantenere un certo tipo di controllo lo si estenda poi a tutte le materie amministrative di cui è titolare prima la Giunta e si riportino queste materie in Consiglio attraverso i controlli che scatterebbero da questa prima esemplificazione. Mi parrebbe questo estremamente delicato estremamente imprudente e non so se ci sarebbe grande vantaggio per il Consiglio e per i suoi membri. Ritengo, anche se non siamo proprio nello stretto diritto a cui fa riferimento il collega Marchini, che si debba ancora coraggiosamente optare (so che questa tesi non è gradita al collega Marchini, ma gli chiederei di rifletterci) per un'informativa preventiva non vincolante, nella richiesta di un parere alla Commissione e, se si vuole, con un'informazione a tutti i Capigruppo (perché alcuni Gruppi non sono rappresentati in Commissione) che in una determinata seduta della Commissione ci sarà un'informativa su una pratica relativa ad una specifica autorizzazione. Ci sono grandi problemi sulle autorizzazioni, grandi pericoli, ma ci sono anche tanti piccoli modesti, qualche volta meschini problemi di qualche centinaio di metri quadrati di terreno, che devono essere alienati e che non meritano un impegno così fastidioso per il Consiglio. Quindi tornerei a quella informativa non vincolante e non richiedente parere alla Commissione, che mi pare sia anche l'ipotesi più facilmente sostenibile e su cui possiamo anche più facilmente trovare una soluzione. Ritengo che l'informazione dell'esistenza della pratica debba essere data e che i Consiglieri che lo vogliono possano approfondire tecnicamente il problema e riservarsi tutti gli interventi che possono svolgere in Consiglio ed eventualmente nella stessa Commissione. Si tratta di stabilire i tempi entro cui, chi lo volesse, può entrare in possesso della documentazione necessaria a formulare una propria specifica posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Se si vuole cavillare, faccio una proposta al Presidente del Consiglio chiamandolo in causa come garante di regole di omogeneità e chiedo che venga lasciata la vecchia dizione e ne riparleremo in maniera omogenea per tutti gli argomenti. Sono giuste le osservazioni, ma occorre chiudere per non perdere il senso reale che diamo a queste pratiche per le quali riteniamo sia opportuna una forma di controllo preventivo da parte del Consiglio, mentre su altri fatti posso ritenere che non sia il caso.
L'opposizione si fa portatrice di un'innovazione istituzionale e di sistema che va apprezzata, non solo a parole, ma anche nei fatti rispettando la ragione originaria di mantenere il controllo preventivo effettivo e l'esigenza di deproceduralizzare. Se così non è, allora manteniamo il vecchio testo, anche se non va bene, ma, visto che l'abbiamo in tutte le altre leggi, non accetto che proprio su questo punto si apra il buco della deregolazione più completa e del completo dominio ed arbitrio della Giunta.
Tanto per capirci, io sto ai discorsi istituzionali, ma, per fortuna, in politica sono "vaccinato" da tempo. Allora, tenendo conto di alcune osservazioni dei colleghi Nerviani e Marchini, potrei mutare l'emendamento ribadendo il principio che 15 giorni prima dell'adozione del provvedimento autorizzativo da parte della Giunta deve essere fornita alla competente Commissione consiliare (intesa come luogo dove ci sono Consiglieri che trattano questa materia, che si fanno un'opinione e una cultura in materia) lo schema di deliberazione, con il materiale istruttorio essenziale; in sostanza, il Consigliere deve essere in grado di capire esattamente che si è assunto un certo schema di deliberazione sulla base di una richiesta dell'IPAB, deve sapere che ci sono i pareri e deve poter leggere una descrizione di venti pagine anziché duecento. Sapete che una delle tecniche migliori per mettere fuori gioco il dibattito politico è quello di presentare i volumoni che nella pratica non si leggono e non permettono neanche di capire.
Il punto politico è questo: noi proponiamo un'innovazione per mantenere elementi di controllo, ma anche per innovare e per impedire che si facciano dei pasticci, che non ci si esprima o che tutti ci si appiattisca nelle posizioni politiche. Si dà alla Giunta l'occasione di operare meglio. Il sistema parlamentare ha questo di forte. Tendenzialmente la Giunta opera meglio non fosse altro perché altri occhi possono andare a controllare quindi si mette nelle condizioni di predisporre al meglio gli atti. Se facciamo questo sforzo, diamo - come diceva Guasso conferma al lavoro che è stato fatto. Non mi va bene, tra l'altro, che ci sia solo il repertorio delle deliberazioni, su questo piano l'art. 5 garantisce già. I Consiglieri del Gruppo comunista sono in grado in tempo reale di segnalarmi dove andare a prendere le deliberazioni. Ma questo non è il rapporto istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa se facciamo uno strappo al Regolamento in ordine alla duplicazione degli interventi.
Mi pare che nel percorso che si intende seguire ci siano alcuni errori gravi, per esempio, quello di ipotizzare la trasmissione dello schema di delibera. Lo schema di delibera non esiste, su questo invito i rappresentanti della Giunta ad essere molto attenti. Se lo schema di delibera viene assunto come elemento del processo decisionale della Giunta comporta tutta una serie di conseguenze, diventa un atto proprio, mentre allo stato attuale delle procedure della Giunta, lo schema di delibera non solo non è un atto proprio, ma non esiste. Se leggo una delibera della Giunta regionale vedo che è un verbale e quindi come tale ho difficoltà a capire in cosa consista l'atto preparatorio o lo schema di delibera. Si dovrebbe formalizzare lo schema di delibera, ma questo comporta dei grossi problemi di natura politico-giuridica nei confronti della Giunta che ritenesse in qualche misura di non attenersi allo schema di delibera.
Allora, o introduciamo normativamente lo schema di delibera, oppure non esiste.



BONTEMPI Rinaldo

Chiamiamola proposta di delibera.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La proposta di delibera è quella che attualmente porto in Commissione.



MARCHINI Sergio

Non è neanche una proposta di delibera. La Giunta forma la delibera non approva una proposta. Questo è un passaggio delicato.



(Interruzioni dai banchi comunisti)



MARCHINI Sergio

Lasciatemi finire, per favore. Voi date per scontate delle cose che invece scontate non sono e lo ripeto finché basta. Ritengo che non si possa individuare un atto tipico con un "nomen". Non scriviamo da nessuna parte qualcosa che abbia una specificazione giuridica o procedurale, soprattutto se questo non esiste.
Ma ho l'impressione che facciamo anche qualche altra confusione. Il riferimento alla Commissione, come istituzione o come articolazione del Consiglio, comporta necessariamente da parte della Commissione l'assunzione delle conseguenze. Non è pensabile che la Commissione non esamini l'informazione svolta dall'Assessore; la Commissione torna a essere una sede di confronto Consiglio-Giunta su una questione di tipo gestionale. Il destinatario dell'informazione non è un'articolazione del Consiglio, che poi gestisce in quella sede l'informazione. Sappiamo che tutto quello che è inviato al Consiglio diventa materia di dibattito della Commissione. Il percorso dell'informativa alla Commissione non alleggerisce, anzi appesantisce il processo. I Presidenti di Commissione qui presenti me lo confermano che tutta la documentazione che arriva dalla Giunta alla Commissione viene esaminata dai Commissari e i Commissari fanno le loro valutazioni, che possono essere ufficiali, ufficiose, scritte, orali decisionali, di parere. Allora, con questo vorrà dire che la Commissione dovrà esaminare tutte le pratiche alla presenza dell'Assessore, perché è certo che nessuno si sentirà di prendere in esame una materia, che ha tutti i retroterra alle spalle che conosciamo, senza la presenza dell'Assessore.
Queste esperienze sono alle nostre spalle e chiederei di non insistere sugli aspetti personali di questo ragionamento che io faccio da dieci anni.
Dal punto di vista funzionale però, immaginiamo che cosa comporta avviare l'esame di tutte le pratiche in Commissione. Il suggerimento che invece io ho dato è che l'informativa venga fatta ai Consiglieri, come soggetti singoli, i quali hanno gli strumenti dello Statuto e del Regolamento per avviare nei confronti della Giunta un'attività collaborativa o di censura politica, perché il passaggio in Commissione appesantirebbe la procedura non alleggerirebbe il lavoro, non solo, ma si creerebbe un rapporto istituzionalizzato tra Giunta e Commissione. Se il senso dell'emendamento comunista è di portare a conoscenza del Consiglio l'attività della Giunta e di avviare rispetto alla proposta della Giunta un contributo di tipo propositivo oppure una questione politica, il soggetto di queste attività è il Consigliere, non è la Commissione.



PRESIDENTE

Esprimo un'opinione in qualità di Presidente del Consiglio.
Le parti sono d'accordo sull'informazione preventiva rispetto agli atti che devono essere compiuti per evitare quella brutta vicenda che anch'io ho sempre combattuto ma è sempre passata, quella del "sentito" e del formare un atto di volontà che poi ci veniva rinfacciato senza che avessimo avuto alcuna responsabilità o avessimo percorso alle spalle tutto il cammino. In tutte le leggi vi è sempre stata questa forzatura. Spesso il controllo è successivo, ma talvolta è preventivo; questo succede nei parlamenti di altri Paesi, quando viene sentito, per esempio, un Ministro; addirittura negli Stati Uniti in alcune occasioni viene sentito il Presidente. Tutti sono d'accordo nel ritenere che non si possa più assumere la responsabilità, anche penale, di un atto deliberativo di cui non si è seguito tutto il percorso. Allora, su che cosa ci si deve pronunciare? O si ha un'informazione preventiva per cui è possibile dire qualcosa oppure si ha una deliberazione già formata per cui si resta sempre nella condizione di non poter decidere.
L'informazione preventiva vuol dire la linea che intende seguire la Giunta. Ma su questo sorregge il Regolamento del Consiglio, il quale, al quarto comma dell'art. 34, stabilisce: "Con le medesime procedure, la Giunta può far ricorso alle Commissioni al fine di ottenere eventuali contributi alla preparazione di atti di competenza propria della Giunta stessa". Evidentemente non sempre ricorreremo a questo modello perché non sempre il controllo parlamentare è preventivo, può anche essere successivo.
Siccome siamo tutti d'accordo sul principio dell'informazione, occorre avere un modello di impianto di questa informazione e il modello d'impianto lo dà l'art. 34 del Regolamento, per cui si può dire che preventivamente la Giunta informa la Commissione competente.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

L'argomento in discussione è assai interessante perché non riguarda solo la legge n. 20, ma riguarda molte altre leggi regionali nelle quali sono previsti i pareri delle Commissioni. Quindi noi facciamo da cavia su questo ragionamento innovativo che mi vede totalmente d'accordo e che vede d'accordo anche la Giunta. Ho avuto occasione di parlarne con qualche collega di Giunta i quali ritengono che sia una linea condivisibile quella di trovare una nuova formulazione che liberi la Commissione dalla responsabilità di esprimere un parere, essendo un parere su un atto di governo, consentendo, attraverso l'informazione ai Consiglieri, di attivare ogni forma di approfondimento rispetto alla delibera o all'atto che la Giunta deve assumere per svolgere la sua azione di maggioranza o di opposizione. Non penso comunque che su tutti gli atti che la Giunta sottoporrà all'informazione delle Commissioni competenti o del Consiglio si dovranno determinare degli approfondimenti. Mi pare di aver colto nell'intervento del Presidente del Consiglio che, in base al Regolamento il destinatario dell'informazione può essere la Commissione competente. Si deve stabilire che cosa si porta come informazione alla Commissione.
Condivido totalmente la preoccupazione di chi ritiene che non si debba portare tutta la documentazione, anche perché era questa la perplessità che avevo e la motivazione per la quale all'inizio ero contrario all'emendamento nella formulazione proposta dall'emendamento l'iter è uguale a quello di oggi, con la sola differenza che la Commissione non esprime il parere. Alla fine viene da chiedersi perché non dà il parere la Commissione. Ecco perché dicevo che l'emendamento mi sembrava contraddittorio. L'emendamento dovrebbe essere così formulato: "15 giorni prima dell'adozione del provvedimento autorizzativo da parte della Giunta deve essere fornito ai componenti della Commissione consiliare competente ogni utile elemento conoscitivo".
Siccome dovremmo anche sperimentarla questa norma, perché questa è la prima legge nella quale si introduce questa dizione, vedremo se "ogni utile elemento conoscitivo" potrà voler dire un resoconto dell'Assessore ai componenti la Commissione con le motivazioni che sono alla base della richiesta dell'IPAB, il parere dell'USSL. in sostanza un riassunto degli atti e quello che la Giunta si propone di deliberare, oppure potrà essere la proposta di deliberazione che l'Assessore competente propone alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

A noi va bene questo emendamento se c'è l'accoglimento dei due primi commi. L'autorizzazione può essere concessa unicamente al fine di garantire la continuità ovvero assicurare il miglioramento di servizi responsabili.
Rinunciamo al terzo comma aggiuntivo del nostro emendamento.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie i primi due commi dell'emendamento comunista che pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Dameri modificato dall'Assessore Carletto, il cui testo recita: dopo le parole "adotta il relativo provvedimento" aggiungere le parole "almeno 15 giorni prima dell'adozione del provvedimento autorizzativo da parte della Giunta, deve essere fornito alla competente Commissione consiliare ogni utile elemento conoscitivo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Emendamenti presentati dal Consigliere Dameri: a) sono soppresse le parole "entro 90 giorni dal ricevimento della richiesta" b) sopprimere da "In caso di mancata..." fino a "termine di 90 giorni".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta non accoglie il primo emendamento perché ritiene che debba esprimersi entro 90 giorni per non lasciare indeterminatezza sulla richiesta che l'IPAB pone alla Regione. Il silenzio-assenso che si determina se entro 90 giorni la Giunta regionale non dà risposta positiva o negativa al quesito posto, ci pare qualificante e anche doveroso, quindi non possiamo accogliere questo emendamento così come non possiamo accogliere l'emendamento soppressivo perché è conseguente a questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Visto che abbiamo discusso, giustamente e a lungo, sugli emendamenti precedenti, vorrei che il Consiglio dedicasse un po' di attenzione a questa parte dell'articolo che noi vorremmo modificare con i due emendamenti soppressivi. Secondo come si presenta il testo proposto dalla Giunta succede che una IPAB fa la richiesta, il Comune e l'USSL si esprimono, la Regione, ricevuta la richiesta, può non deliberare nulla e automaticamente con il meccanismo del silenzio-assenso, l'autorizzazione è concessa. Allora vorrei che fosse chiaro che la lunga discussione sull'informazione salta abbiamo discusso inutilmente. La legge deve garantire, ma in questo caso Assessore Carletto, non fraintenda - può diventare norma per concedere le autorizzazioni e non prendere alcun provvedimento. Per cui sono automatiche le autorizzazioni (il Consiglio non saprà mai che sono avvenute perch informazione non ce n'è e il provvedimento di Giunta non è necessario); a me pare che a maggior ragione, dopo aver così a lungo discusso nel merito dei meccanismi, attraverso cui si conoscono i provvedimenti, la funzione di controllo che viene esercitata fa decadere il meccanismo del silenzio assenso. Del resto la materia è abbastanza delicata, non a caso vi abbiamo dedicato tanta attenzione, per cui non ci pare opportuno. Penso che questo sia sfuggito all'Assessore Carletto. Mi auguro che ci sia una correzione nei confronti del suo rifiuto ad accettare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Avrei voluto intervenire al momento in cui si sarebbe posto in discussione l'intero articolo perché mi pare che stiamo discutendo sulle procedure e dovrebbe essere espressa da qualcuno, nel caso specifico da me la perplessità sulla ratio di questo articolo. Non foss'altro per continuità con una polemica fortissima che io ho svolto in questa sede per tutto l'arco del quinquennio precedente, quando ho sostenuto, in fortissima polemica con la Giunta di allora, che la Regione non aveva titolo ad imporre determinate autorizzazioni che non fossero stabilite da leggi generali dello Stato, circa le delibere da assumersi dalle II.PP.A.B. e che la legge in vigore, il famoso art. 7 della legge n. 20, che la Giunta insisteva nel ritenere in vigore e che già diceva delle cose simili a quelle che diciamo adesso, non doveva invece essere considerata vigente.
La prova che io avessi ragione è stata data dal fatto che già la Giunta precedente negli ultimi mesi di vita della passata legislatura, e poi questa nuova Giunta, hanno dovuto, per poter imporre queste specifiche autorizzazioni, proporre un nuovo strumento legislativo. Quando la Giunta precedente, nell'ultimo arco della legislatura, aveva presentato una legge con queste norme di salvaguardia, la mia ferma opposizione aveva spinto la Presidenza del Consiglio a chiedere un parere giuridico specifico (mi pare al prof. Vinciguerra) e questo parere non dava ragione al sottoscritto al 100%, tuttavia considerava la materia ampiamente opinabile sotto molti punti di vista e il titolo della Regione a imporre questi vincoli quanto meno discutibile.
Voglio fare questo intervento, prendendo spunto dal richiamo ai 90 giorni di termini imposti, perché per quanto sta a me la presa di impegno che attraverso questa legge si fa da parte della Giunta, di un termine che non prolunghi all'infinito, come purtroppo è avvenuto tante volte nel passato, la decisione della Giunta su atti deliberativi delle II.PP.A.B. è l'unico motivo che mi convince ad accettare personalmente l'imposizione di questo nuovo vincolo sulla cui opportunità io ho molti dubbi. In altre parole abbiamo qui un articolo che si intitola "Norme di salvaguardia".
Norme di salvaguardia per che cosa? Qui è la denuncia di tutta l'origine di questo articolo, articolo che nasce dal famoso provvedimento del DPR n. 616 che imponeva il passaggio delle II.PP.A.B. ai Comuni e che è stato poi cassato dalla nota sentenza della Corte Costituzionale. Per cui se nel momento in cui era vigente il provvedimento di passaggio delle II.PP.A.B.
ai Comuni era logico prevedere uno strumento di salvaguardia, e difatti c'era stato un famoso decreto Andreotti che dava queste disposizioni, è difficile sostenere che un provvedimento di salvaguardia abbia un senso quando non c'è un termine verso cui questa salvaguardia si muove, ai fini del quale questa salvaguardia è disposta.



DAMERI Silvana

Non è la salvaguardia, sono i tempi per le autorizzazioni.



MARTINETTI Bartolomeo

Il titolo dell'articolo è "Norme di salvaguardia". Questo vincolo all'IPAB, non solo ad acquisire (norma contenuta già nella legge del 1890) ma anche a vendere, e quello riguardante l'organico del personale, sono posti al fine di salvaguardia, per evitare che le II.PP.A.B., prima di passare ai Comuni, abbiano a modificare sostanzialmente la loro consistenza.
Il famoso studio ordinato dalla Presidenza del Consiglio dice che la Regione può, potrebbe (lo dice con qualche perplessità), ai fini programmatori e ordinatori della materia che è di sua competenza, cioè l'assistenza, disporre dei nuovi controlli, dei nuovi vincoli oltre quelli che sono stabiliti dalle leggi generali dello Stato.
Ho dei dubbi, avevo dei dubbi, avrei dei dubbi, ma concordo con la scelta fatta dal mio Gruppo di accettare questa introduzione di una nuova forma di controllo preventivo a fini generali di programmazione, di ordinamento dell'assistenza nella Regione e per operare quella vigilanza generale che spetta alla Regione su questa materia. In passato le autorizzazioni hanno a volte costituito uno strumento per rendere difficile la vita delle II.PP.A.B., delle quali, invece, noi riconosciamo il diritto ad esistere, la capacità di perseguire determinate finalità, il collegamento con le realtà locali. Creare per questi organismi autonomi dei nuovi vincoli, dei nuovi controlli, potrebbe essere visto come un persistere nella volontà di ostacolare l'esplicitazione della loro vera autonomia e della loro capacità assistenziale. Dice la nuova legge che l'autorizzazione sarà concessa previo l'accertamento del fatto che l'atto sia conforme alla programmazione socio-assistenziale e che persegua il fine della continuità e dello sviluppo dell'istituzione. Ma che cosa crediamo? Che gli amministratori delle II.PP.A.B. siano lì per rovinare le II.PP.A.B., per non fare l'interesse delle II.PP.A.B.? E che l'interesse delle II.PP.A.B. siamo capaci a giudicarlo di più noi, Regione, Giunta Consiglio, Comitati e Commissioni, che non gli amministratori locali che queste attività seguono giorno per giorno e che agiscono volontariamente e seriamente per il buon andamento delle II.PP.A.B., rispondendone direttamente alle comunità? Anche questo è pleonastico secondo me e a prova di quella mentalità che persiste in tanti di noi e in tanti Gruppi politici, di avere diffidenza per le autonomie, diffidenza per gli organismi autonomi, democratici, che nascono dalla realtà delle nostre comunità, che devono avere spazio e capacità di vivere e di realizzarsi.
Per questo, secondo noi, è molto opportuno stabilire dei termini oltre ai quali non sia possibile fare aspettare le Amministrazioni. Si teme che l'Assessorato lascerà trascorrere i termini in modo che si abbiano le autorizzazioni senza la dovuta istruttoria. Ma in passato abbiamo avuto l'esperienza contraria e cioè di non rispondere, di richiedere nuove documentazioni, nuovi pareri, nuove spiegazioni per non dare delle risposte e porre le II.PP.A.B. in condizione di non poter vivere, di non poter svolgere la loro attività. Che almeno ci siano, dunque, dei termini; avrei desiderato che fossero più brevi. Se poi questo rischia di vanificare in parte il diritto all'informazione che i colleghi del Gruppo comunista hanno chiesto e che giustamente è stato recepito dal Consiglio, si può benissimo trovare la forma per cui non soltanto la Giunta dia comunicazione delle pratiche che intende risolvere, ma dia anche comunicazione delle domande che sono pervenute con la data di arrivo, in modo che il controllo della Commissione si possa estendere anche a vedere se la Giunta risponde tempestivamente.
Quindi chiedo all'Assessore l'impegno che i termini non siano visti come dei termini massimi, ma ci sia l'impegno di dare risposta sollecita alle domande, perché molte volte la vita delle II.PP.A.B. dipende da queste risposte e da queste procedure, che non debbono essere defatiganti, tali da sfiduciare l'azione di amministratori pubblici. Nello stesso tempo propongo di inserire un piccolo emendamento in cui si dica che di tutte le domande pervenute si dà notizia alla Commissione, in modo che si possa anche controllare se si provvede tempestivamente all'istruttoria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Mi andava bene, come mi pare sia rimasto, il termine dei 90 giorni dal ricevimento della richiesta per adottare il provvedimento; perché è un termine legislativo ed istituzionale che impegna la Giunta, sotto il profilo di una buona amministrazione, di provvedere nei 90 giorni. Ma, una volta che il Consiglio, all'unanimità, ha accolto l'emendamento, emendato con l'apporto di tutti (nel senso della comunicazione da parte della Giunta almeno 15 giorni prima di adottare il provvedimento della documentazione inerente), a questo punto è necessario abrogare, come si richiede con l'emendamento, l'ultima parte dell'articolo, proprio ai fini di non vanificare quel principio che è stato unanimemente accolto. Perché, se rimane periodo di cui si chiede l'abrogazione, qualunque Giunta che agisca nell'ambito di queste disposizioni in legge, fino a quando queste disposizioni di legge saranno in vigore, potrà vanificare l'obbligo di trasmettere alla Commissione, perché lascia decorrere i 90 giorni dopodich scatta il silenzio-assenso, che non è un principio generale che obbligatoriamente bisogna inserire in una legge, anzi, semmai è l'eccezione al principio del silenzio-rifiuto.
La ragione fondamentale per cui ritengo che vada accolto l'emendamento è proprio questa: non vanificare il principio, che unanimemente è stato accolto, di trasmettere alla Commissione gli atti ai fini di consentire tutte le osservazioni, le controdeduzioni o altro da parte dei Commissari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Prendo la parola perché sotto un profilo assolutamente razionale le osservazioni che sono state proposte dalla collega Dameri, e che mi pare siano state recuperate anche dall'intervento del Consigliere Majorino hanno un fondamento e una motivazione. Sono motivazioni che inizialmente avevo accolto onestamente, se non ci calassimo però nella storia di questi ultimi anni, che è quella che è stata rappresentata dal collega Martinetti qualche minuto fa, che in sostanza richiama tutti noi all'obbligo di tutelare istituti che hanno invece un positivo percorso nella strada dell'assistenza del nostro Paese.
Se è vero che i 90 giorni possono anche essere ridotti a 30 dalla volontà dell'Assessore, è altrettanto vero che l'Assessore la legge la fa per ora e per il futuro, salvo futuri cambiamenti; l'opposizione dovrebbe essere rassicurata dal fatto che vi è un controllo politico, garantito anche dalla trasmissione della documentazione di cui abbiamo parlato prima che potrà rilevare nell'Assessore delle responsabilità, nel caso lasciasse slittare le date che sono state stabilite. Voglio augurare all'Assessore Carletto di non avere mai occasione di trasgredire il termine dei 90 giorni, perché credo che l'opposizione avrebbe tutto il titolo di censurarlo per il fatto di non avere rispettato lo spirito primo della legge, che non è quello del silenzio-assenso, ma è quello dell'esercizio del diritto-dovere di dare le autorizzazioni nel tempo previsto dalla legge. Se, su un piano razionale, mi sentirei di accogliere le osservazioni della collega Dameri, premono su di me le osservazioni della storia recente fatte dal collega Martinetti; sotto il profilo amministrativo, mi sento tranquillizzato dal controllo politico che l'opposizione eserciterà e che certamente indurrà l'Assessore ad operare nei tempi che la legge prevede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono costretto ad intervenire su questo punto che è importante per la connessione, che il collega Majorino richiamava, tra Giunta e Consiglio, in presenza di un atto che ritenevamo dovesse essere sempre assunto da parte della Giunta; ritenevamo questi atti tipici di governo, quindi, sotto il profilo amministrativo, di autorizzazione della Regione. Mi pare che la figura del silenzio-assenso sia molto impropria e, ove e comunque si possa sfuggire, viene qui invocata e richiamata nel caso cosiddetto tipico di velocità della soluzione. Non si tratta di armonizzare e quindi di decidere avendo alle spalle o di fronte pareri differenti; si dice qui: se è stato positivo il parere del Consiglio comunale e il parere del Comitato di gestione in quel caso non può essere data l'autorizzazione. Siamo nel caso tipico in cui è maggiormente comodo, facile, ovvio che si dia l'autorizzazione; quindi non ne capisco la ratio se non l'applicazione sul piano del sistema ad un ruolo e ad un potere generale della Regione che avendolo stabilito per gli atti più discutibili, diventa comunque molto più comodo esercitare anche sotto il profilo del governo. Il mondo è fatto di II.PP.A.B. furbe e di II.PP.A.B. serie, così come è fatto di persone serie e di persone furbe. L'organismo pubblico, in vista di un interesse da tutelare con la funzione propria dell'ente pubblico, deve regolare i casi nella loro generalità e lo strumento di regolarizzazione di questo è dato dal fatto che ci esprimiamo ed assumiamo le nostre responsabilità. Perch viene invocato il silenzo-assenso in altri istituti o in altri casi legislativi, tipico quello dell'urbanistica? Per l'urbanistica il silenzio assenso, con tutta la sua discutibilità, non è passato in Regione; era un rapporto con i Comuni sulla base di note e documentate inefficienze dei meccanismi di approvazione, però non passò. Ricordo che allora il Gruppo DC, Gruppo di maggioranza relativa all'opposizione, sostenne che questo strumento aveva dei grandi limiti. Ricordo l'intervento del Consigliere Picco. Là aveva paradossalmente una ragione ed era la conclamata, ovvia farraginosità del processo approvativo.
Qui abbiamo un processo approvativo, che nella fattispecie richiamata è più semplice. Quindi non ci sono ragioni per introdurre questa norma.
Diversamente il discorso è al rovescio, non diamo neanche più le autorizzazioni, ma allora il discorso sarebbe tutto diverso, è andare contro ad una strada che invece è stata mantenuta, che ha delle ragioni forti per essere mantenuta; per cui vi invito a riflettere sulla necessità di togliere quel riferimento non solo per l'armonia con l'articolo precedente, ma per il significato in sé perché non ha motivazione e si rischia di trasferire, per tipi di atti su cui concorrono delle condizioni particolarmente favorevoli, una titolarità diversa; intanto bisognerebbe delegare, bisogna dirlo chiaro. Andremmo nella delega, quindi non ce la toglieremmo prima di una settimana se andiamo a parlare di delega. Allora non essendo invocabile il meccanismo del silenzio-assenso anomalo perch non siamo nella fattispecie della farraginosità e della lunghezza delle procedure (qui abbiamo ragione di presumere che siano procedure più brevi per cui c'è l'accordo) si dice che la materia si trasferisce sostanzialmente ad altri soggetti; su quel piano potremmo anche capire.
Però ci vuole un'altra impostazione, dobbiamo affrontarlo in una legge ad hoc, dobbiamo affrontare i criteri e le direttive della delega e dobbiamo poi attribuirla. Non può essere cioè surrettiziamente attribuita una delega a Comuni o a UU.SS.SS.LL. per atti che in tutta la legge si dice competere alla Regione. E' una via sbagliata di cui non capisco l'utilità, è una via che tende a recuperare un principio di titolarità dei Comuni senza affermarlo fino in fondo. Dato che, pur con tutti i nostri limiti cerchiamo di fare delle leggi che abbiano coerenza e che comunque si attestino nella potestà legislativa regionale e cerchiamo di emanare norme comprensibili e comunque certe, credo che questa norma vada tolta. D'altra parte, non ne vedo grande vantaggio. Quando concorrono questi elementi positivi è sicuro che si sta entro i 90 giorni; ma noi diciamo di più diciamo che la Giunta non ha l'onere di dire 90 giorni. Questo limite del darsi i tempi per poi non osservarli è una delle maggiori disapplicazioni legislative. Quindi chiediamo che non venga dato il termine, che il provvedimento venga assunto secondo esigenze di governo (d'altra parte non mi sembra che le istruttorie in questo caso siano particolarmente complicate) e che non si introduca surrettiziamente un istituto immotivato come il silenzio-assenso, anomalo e che rompe molti degli schemi e degli equilibri mascherando una delega che però non viene data. Mi sembra un grande pasticcio e il massimo delle incomprensibilità. Chiedo quindi di riflettere. In ogni caso, signor Presidente, se non venisse accolto l'emendamento, chiederemmo una sospensione per verificare il nostro comportamento e anche per poter dialogare tra Gruppi. E' un punto di sistema e credo sia diritto del Consiglio quello di fermarsi ogni tanto per ragionare su quello che sta decidendo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

E' difficile ragionare quando vengono poste condizioni di questo tipo.
Io voglio cercare comunque di ragionare intorno al merito prescindendo dall'ultima affermazione del Capogruppo comunista Bontempi che non voglio tenere in considerazione, non perché non abbia un significato politico, ma perché altrimenti si viene sempre condizionati da problemi più generali che fanno perdere di vista il merito che stiamo affrontando. I problemi generali semmai li vedremo in seguito.
Certo, la norma del silenzio-assenso è anomala perché è più facile che il silenzio sia diniego più che assenso, come richiamava Majorino; il silenzio, collega Majorino, è stato diniego tantissime volte in questa Regione e in questo settore, per responsabilità nostra, del governo regionale, di oggi e di ieri. Mi assumo tutta la responsabilità in questo momento come uomo di governo in questa Regione in questa materia. Troppo spesso il rapporto con le II.PP.A.B. è stato viziato da pratiche che non sono poi così semplici come può sembrare. Ci sono dei carteggi e dei fascicoli che sono assai voluminosi, non per colpa nostra, ma perché l'iter è quello che è e non sempre gli attori di questo processo compiono atti coerenti e corretti; tantissime volte i pareri dei Comuni non sono corretti, oppure i pareri delle II.PP.A.B. non sono conformi, oppure i pareri delle UU.SS.SS.LL. non sono pertinenti, tante volte le II.PP.A.B.
non adempiono alle nostre richieste. Non voglio dire che sia colpa di qualcuno, ma è colpa di un sistema che, essendo abbastanza articolato perché prevede la richiesta dell'IPAB, prevede il parere del Comune prevede il parere dell'USSL. quindi non l'uno o l'altro parere, bensì il parere del Comune, quello dell'USSL. quindi interviene l'attore Regione che deve raccogliere tutti questi elementi, che deve valutarli rispetto alla sua programmazione, alle sue leggi, rispetto ad una serie di elementi che richiedono magari degli atti successivi interlocutori nei confronti delle II.PP.A.B. stesse. In questa Regione tantissime volte il silenzio è stato un diniego. I funzionari non vedono di buon occhio questo comma perch richiede un impegno nei termini che il disegno di legge vorrà prevedere (se li prevedrà), ma certo quella del silenzio-assenso è una novità che responsabilizza molto di più il governo regionale e i suoi funzionari e costringe ad assumere le responsabilità fino in fondo, sia che il parere sia positivo, sia che il parere sia negativo. Il dramma di questa vicenda è che, purtroppo, tante volte pur avendo le condizioni per dare parere contrario, non abbiamo dato alcuna risposta e le pratiche da anni giacevano, alcune giacciono ancora, nel mio Assessorato.
Mi chiedo se continuando in questo sistema cresce la credibilità della Regione e la capacità di governo della Giunta regionale in questo settore.
E' in questo senso e con questo spirito che noi abbiamo voluto essere provocatori - se mi consentite anche con noi stessi amministratori del governo regionale dicendo: "assumiamoci le nostre responsabilità e interrompiamo un modo d'essere della Regione che nei confronti delle II.PP.A.B. nel passato non è sicuramente stato un comportamento, almeno dal mio punto di vista, trasparente". Siccome poi da questo discende la volontà del governo regionale di valorizzazione delle II.PP.A.B., quindi di consentire a quelle che funzionano di funzionare meglio, così come ne è discesa una volontà di questo governo regionale di sciogliere, così come abbiamo sciolto tante II.PP.A.B. che addirittura da 10-12 anni non svolgevano più le loro funzioni e continuavano a rimanere in piedi, non si capisce perché, le abbiamo sciolte. La nostra azione va nel senso di razionalizzare tutto il sistema delle II.PP.A.B. che nella nostra Regione è fortemente presente ed è articolato sul territorio con funzioni non solo socio-assistenziali, ma anche educative.
In questo senso abbiamo deciso di essere provocatori con noi stessi inserendo la norma del silenzio-assenso. Convinti come siamo che il nostro dovere è comunque quello di dare entro i termini una risposta, sapendo anche (e questo non è stato detto ma deve essere ricordato) che quando su una pratica di un'IPAB non abbiamo gli elementi perché la pratica venga risolta nei termini noi diamo una risposta interlocutoria all'IPAB invitandola a fornire un documento mancante, sottolineando che il parere del Comune non va bene o che non è chiaro. Con questo automaticamente si interrompono i termini. Quindi, nel governo di questa materia, quando le cose non funzionano, abbiamo gli strumenti per interrompere i termini.
Quando le cose funzionano ci autoregolamentiamo dicendo che dobbiamo concludere l'iter di una pratica entro i termini. Certo, è ben vero che abbiamo introdotto le parole "almeno 15 giorni" che introducono un elemento di novità in riferimento ai tempi che ci siamo dati. E' chiaro quindi che un mio emendamento non può che essere conseguente a questa votazione assunta all'unanimità dal Consiglio regionale che introduce questi tempi per consentire l'informazione alla Commissione e pertanto chiedo di portare i 90 giorni a 120 per poter riassorbire il tempo che abbiamo dato alla Commissione per la verifica.
Se si paventa il rischio che la Giunta o l'Assessore facciano decorrere i termini e che sottraggano alla Commissione gli elementi che abbiamo introdotto prima, questa è responsabilità politica. Ogni amministratore pu compiere degli atti non corretti, ma di questi atti deve rendere conto sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista amministrativo ed istituzionale, questo è evidente. Se questa può essere una preoccupazione mi pare che l'indicazione che Martinetti dava può sgombrare il campo da questo rischio. Se introduciamo questa novità per cui la Giunta informa la Commissione, entro 15 giorni, di tutte le domande pervenute, a quel punto la Commissione è informata di tutte le domande pervenute; è una sorta di controllo a monte; se l'Assessore e la Giunta fanno passare i 120 giorni, a quel punto può essere esercitato il controllo perché i componenti la Commissione sono a conoscenza di tutte le domande che settimanalmente sono pervenute al Servizio II.PP.A.B. in ordine alle modifiche per le quali è necessario il provvedimento della Giunta. Quindi c'è un controllo di questo tipo che evita il rischio paventato di un amministratore incosciente che lascia passare i termini facendo il furbo.
Se il Consiglio lo ritiene opportuno, oltre alla richiesta di emendare i 90 giorni in 120 giorni, si potrebbe proporre un ulteriore comma nel quale si dice che l'Assessore darà notizia alla competente Commissione entro 15 giorni dal ricevimento delle richieste di autorizzazione pervenute alla Giunta. Quindi introduciamo una moratoria per noi stessi e una scadenza che è autolimitativa rispetto all'organizzazione del nostro lavoro, ma che vuole essere anche una sfida a noi stessi perché queste cose in futuro non capitino più. Mi sembra che quell'eventuale possibile emendamento ulteriore sgombri il campo da qualsiasi preoccupazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La risposta dell'Assessore non è stata sulle questioni di fondo che avevo sollevato. Chiedo una sospensione dei lavori per consentire al mio Gruppo di valutare questo punto assolutamente importante per ragioni di sistema e per la connessione con il precedente articolo. Terremo conto anche della proposta relativa ai 120 giorni.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,45 riprende alle ore 18,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Nella discussione che è avvenuta tra i Gruppi si è proposto di stralciare l'art. 14 dall'articolato, quindi rimarrebbe in vigore l'art. 37 della legge n. 20 così come è contenuto.
La Giunta condivide tale proposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di sopprimere l'art. 14 del presente disegno di legge.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Sono pertanto da considerarsi ritirati tutti gli altri emendamenti relativi all'art. 14.
ART. 15 - Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: l'art. 15 e così sostituito: "Art. 37/bis - Amministrazione delle II.PP.A.B. già concentrate o amministrate dagli EE.CC.A.
Fino all'entrata in vigore della legge di riforma dell'assistenza pubblica e delle relative leggi regionali di attuazione il Comitato di gestione dell'Unità Socio-Sanitaria competente provvederà all'amministrazione separata, ordinaria e straordinaria, delle II.PP.A.B., già concentrate o amministrate dagli EE.CC.A.
Per la validità delle adunanze e delle deliberazioni si applicano le norme della legge 17/7/1890 n. 6972 e del relativo Regolamento di esecuzione approvato con R.D. 5/2/1891 n. 99, nonché dei relativi Statuti, in quanto compatibili".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, il senso di questo emendamento penso si evinca abbastanza chiaramente confrontando il testo della Giunta e quello sottoposto all'attenzione del Consiglio da parte del sottoscritto ed è quello di tenere agganciata l'amministrazione di queste strutture rilevantissima, quali sono le II.PP.A.B., al corpo centrale, fondamentale del Servizio socio-assistenziale che è costituito appunto dalle UU.SS.SS.LL.
In verità, leggendo la formulazione proposta dalla Giunta non abbiamo capito bene perché si proponga una impalcatura commissariale, mentre cogliamo con una certa prontezza il fatto che ci sia un salto di qualità tra la gestione monocratica e la gestione collegiale. Ci pare di non avvertire ragioni sufficienti o sufficientemente chiare per cui queste strutture non debbano essere integrate anche dal punto di vista amministrativo dentro le Unità Socio-sanitarie di base.
Quindi, rigetto la palla all'Assessore sperando che nel confronto ne usciamo con le idee più chiare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La mia risposta vale anche per l'emendamento presentato dal Consigliere Dameri che dice la stessa cosa. Sostanzialmente si chiede che la gestione delle II.PP.A.B., ex EE.CC.A., non venga affidata al Comune territorialmente competente, ma all'USSL.
Questi emendamenti non possono essere accolti dalla Giunta per una serie di ragioni. Prima di tutto però mi chiedo se le UU.SS.SS.LL. sono nella condizione di poter gestire anche le II.PP.A.B., che richiedono attenzioni legate al territorio nel quale insistono, quindi al livello comunale, al di là del fatto che possano svolgere funzioni di interesse sovraccomunale, ma queste lo esercitano attraverso il convenzionamento che faranno con le UU.SS.SS.LL.; sono però incardinate, dal punto di vista territoriale, nel Comune nel quale insistono per tutta una serie di vicende storiche legate un tempo alla vita degli EE.CC.A, e alle proprietà che hanno nel Comune dove insistono. Quindi, l'affidarne la gestione al Comune vuol dire legarle di più alla popolazione e ai cittadini di quel Comune mentre l'affidarne la gestione all'USSL vuol dire sganciarle dalla radice storica e territoriale nella quale insistono.
Mi chiedo poi se le UU.SS.SS.LL. siano nella condizione di potersi occupare anche delle II.PP.A.B., viste le difficoltà che hanno spesso le UU.SS.SS.LL. nell'occuparsi di sanità (e domani dovranno occuparsi anche di assistenza - parlo ovviamente per quelle UU.SS.SS.LL. che di assistenza non si sono mai occupate). Quindi, affidando la gestione all'USSL. per riprendere il concetto che ho espresso inizialmente, viene a mancare quel collegamento con l'istituzione Comune che è sede dell'IPAB.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Lei, Assessore, propone di affidarle non ai Comuni, ma ad una gestione commissariale.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

No. Attualmente le II.PP.A.B. ex EE.CC.A, sono amministrate da un Commissario. Io non propongo di affidarle ad un Commissario, anzi, propongo di superare la fase commissariale e di affidare la gestione di queste II.PP.A.B, ad un Consiglio di amministrazione nominato dal Consiglio comunale, composto dalla gente che vive e che risiede in quel Comune; in questo senso, nel momento in cui i Consiglieri comunali eleggono i Consigli di amministrazione delle II.PP.A.B., sono direttamente investiti, loro e la cittadinanza, della gestione delle II.PP.A.B.
Propongo il superamento della fase commissariale che si è determinata ormai da molti anni, e che sussisterebbe, secondo quanto prevede la legge fino all'approvazione della nuova legge quadro nazionale; l'affidamento di questa responsabilità in capo ad un'unica persona ci pare poco democratico.
Ci pare più giusto invece un Consiglio di amministrazione, eletto dal Consiglio comunale, espressione della maggioranza e della minoranza del Consiglio comunale, in modo che tutti i cittadini vi siano rappresentati.
L'altro elemento che ci ha spinti a superare la fase commissariale, è che il Commissario è delegato a gestire l'ordinaria amministrazione, ma vi sono situazioni nelle quali è necessaria la straordinaria amministrazione che può essere esercitata dal Consiglio di amministrazione e non può essere esercitata dal Commissario. In merito alla proposta di Staglianò e del Gruppo comunista di mantenere il Consiglio di amministrazione attraverso la scelta del Consiglio comunale legato al territorio sul quale insiste l'IPAB, riteniamo invece utile che la gestione venga affidata al Consiglio di amministrazione che viene nominato dal Consiglio comunale, sede dell'IPAB. Quindi, per queste ragioni, non accogliamo i due emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Riferendomi alle parole pronunciate dall'Assessore, circa la maggiore autonomia gestionale di un'amministrazione complessa per quanto attiene agli atti straordinari, non sarebbe meglio chiamare ogni cosa con il proprio nome e chiamarlo Consiglio di amministrazione? Qui si parla di Collegio commissariale, che significa commissariamento, sarà policentrico anziché monocentrico. Non vorrei però che, di fronte ad atti di straordinaria amministrazione e ad eventuali autoscioglimenti, potesse intervenire da parte dell'organo di controllo un diniego proprio perché in realtà non di un Commissario si tratta ma di cinque.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

L'osservazione è giusta. Impropriamente l'ho chiamato Consiglio di amministrazione perché immagino che le funzioni che svolge sono quelle classiche di un Consiglio di amministrazione. Lo chiamiamo Collegio commissariale in ottemperanza alle disposizioni nazionali (DPR n. 616) che prevedevano che le II.PP.A.B., ex EE.CC.A., fossero gestite da un Commissario fino all'entrata in vigore della legge quadro nazionale dell'assistenza. E' chiaro che la gestione commissariale può avvenire in modo monocratico attraverso il Commissario o attraverso un Collegio commissariale. Quindi, se indichiamo il Consiglio di amministrazione corriamo il rischio che il Governo contesti perché il DPR n. 616 non prevede un Consiglio di amministrazione. Passiamo, con questa proposta, da una fase commissariale di una persona sola alla fase commissariale di un gruppo di persone, cioè un Collegio commissariale.



OLIVIERI Aldo

E' più democratico, però, nella realtà dei fatti, non sfugge alla possibilità che l'organo di controllo impedisca atti di straordinaria amministrazione quali, ad esempio, l'autoscioglimento.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Abbiamo verificato presso altre Regioni che con questo tipo di organizzazione, non attraverso il Commissario, ma attraverso il Collegio commissariale, si può arrivare, dove necessario, all'autoscioglimento di II.PP.A.B.; in altre Regioni ciò è avvenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa del mio intervento un po' improprio. Le considerazioni fatte dal collega socialista richiamano la mia attenzione sull'esigenza che l'Assessore rifletta se si può immaginare un soggetto Commissario "eletto".
Per sua natura il Commissario è nominato. L'investitura del Commissario è una nomina non un'elezione. Quindi la procedura va arricchita di elementi che riportino alla nomina del Collegio, magari individuato a monte attraverso un processo di designazione del Consiglio.
Può essere una nota che potremmo verificare in sede di definizione formale dell'atto che dobbiamo votare. Lasciamo agli uffici questa incombenza che non può essere sciolta in questa sede.
Il Commissario viene nominato dal Sindaco; c'è un soggetto, non è un atto deliberativo, è un decreto, è un provvedimento diverso da quello deliberativo. Suggerisco all'Assessore di esaminare a lato questa questione, poi la recepiremo in termini di correzione formale. Non si pu eleggere un Commissario, c'è la nomina da parte del Sindaco, previa designazione da parte del Consiglio comunale. Il Commissario è incaricato dal titolare della funzione, perché esercita una funzione, non è eletto. Il provvedimento di designazione è un provvedimento a firma del Sindaco.
Lascio all'Assessore il compito di riflettere con i propri funzionari su come evitare che si proceda, attraverso un meccanismo di ricerca di democraticizzazione dell'istituto del Commissario, attraverso la sua polarizzazione, attraverso un Consiglio cercando di recuperare le volontà del Consiglio comunale, riportando il tutto all'interno di una metodologia puntuale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Siccome il DPR n. 616 dice: "mediante la nomina", noi sostituiamo al primo comma la parola "eletti" con la parola "nominati" per essere corretti e coerenti con il DPR n. 616. Mi fa giustamente osservare il Segretario della Giunta che per quanto si riferisce agli emendamenti che propongono di affidare la gestione delle II.PP.A.B, in capo all'USSL. il DPR n. 616 non lo consente, quindi la gestione va affidata ad un Commissario o ad un Collegio commissariale nominato dal Comune, perché il DPR n. 616 così prevede. Quindi, anche da questo punto di vista, gli emendamenti non sono accoglibili.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli e 24 contrari.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Carletto che propone di sostituire al primo comma la parola "eletti" con la parola "nominati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 14 astensioni.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Sestero e Dameri: a) dopo le parole "leggi regionali di attuazione", si cancella il resto e si sostituisce con le parole: "previa verifica del loro effettivo funzionamento, l'amministrazione ordinaria e straordinaria delle II.PP.A.B già concentrate o amministrate dagli EE.CC.A. è affidata al Comitato di gestione dell'USSL competente per territorio, che vi provvede sulla base delle norme vigenti in materia di II.PP.A.B." b) i commi secondo, terzo, quarto e quinto sono abrogati.
La parola al Consigliere Sestero per l'illustrazione.



SESTERO Maria Grazia

Premetto che ho delle difficoltà a vedere l'art. 15 inserito in questa modifica della legge n. 20 perché riguarda le II.PP.A.B, amministrate dagli EE.CC.A., che rispondono alla legge n. 2/78 per molti altri aspetti e anche per alcuni elementi che si intrecciano con questa proposta presentata all'interno di questa legge della Giunta.
Ribadisco il convincimento sulla proposta di emendamento sostitutivo che abbiamo presentato perché credo non basti tra il resto la modifica del termine "eletti" con il termine "nominati" per eludere il problema che il Consigliere Marchini poneva. Non è solo una questione nominalistica. Sono funzioni diverse quelle di un Commissario e di un Collegio che possiamo chiamare "commissariale", che, nei commi successivi, che noi proponiamo di abrogare, risponde a tutti i meccanismi elettivi, comprese la nomina della rappresentanza della minoranza consiliare e l'elezione di un Presidente meccanismi che non stanno all'interno di una funzione commissariale. Quindi cambiare "eletti" con "nominati" non muta la modifica profonda che si vuole introdurre, contraddittoria con le leggi nazionali, quella di introdurre il Consiglio di amministrazione. Lo possiamo chiamare "Collegio commissariale", ma, per come viene costituito, è un Consiglio di amministrazione, quindi è il ripristino di uno strumento di amministrazione, non previsto dalle leggi nazionali, non previsto dalla L.R. n. 2/78, di cui si verrebbero ad abrogare alcuni articoli, mentre avremmo una normativa per le II.PP.A.B. amministrate dagli EE.CC.A, che in parte risponde ad una legge, in parte risponde ad un'altra legge. Credo che questo rischi di generare confusione.
Vorrei evidenziare però quella che è la situazione. Gli enti amministrati o concentrati negli EE.CC.A, sono 111, ma di questi 63 non sono funzionanti, sono di fatto delle finzioni, sono degli elementi residuali.
Allora, aprire una gestione ordinaria, quindi un Consiglio di amministrazione, su enti non funzionanti, mi chiedo che senso e che finalità abbia. Che un commissario non possa sciogliere l'ente e che ci voglia un Consiglio di amministrazione per scioglierlo è contraddetto dal fatto che ci sono ben 6 enti (quello di Pianezza, l'Asilo Commissonetti l'ente di Leinì, l'Infermeria Capirone, ecc.) che sono stati sciolti dal Commissario.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Capirone è stato sciolto? Ma neanche per idea!



SESTERO Maria Grazia

Sono negli elenchi pubblicati dalla Regione. Capirone è stato estinto con deliberazione del 9/12/1980. Può darsi che siano dati sbagliati. E sono stati sciolti proprio da parte di un Commissario. Quindi non vedo questa impossibilità per un Commissario, che non è un Commissario straordinario ma un amministratore unico con questa funzione. Quindi le argomentazioni addotte non ci convincono. Ci pare, anzi, in realtà, come sta avvenendo in alcune situazioni che esprimono una volontà di questo genere, che la ricostituzione, sotto mentite spoglie, di Collegio commissariale di un Consiglio di amministrazione vada nella direzione opposta, anche per questa fetta di II.PP.A.B, amministrati dall'EE.CC.A., a quella del trasferimento e dello scioglimento ai Comuni; vanno invece nella direzione di un rafforzamento e in quantità così grande anche là dove non sono funzionanti.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.



DAMERI Silvana

Ci sono due emendamenti: l'emendamento sostitutivo per il quale chiederemo la votazione per parti separate e l'emendamento per l'abrogazione dei commi secondo, terzo, quarto e quinto.
Sarebbe opportuno che i Consiglieri avessero l'elenco delle II.PP.A.B ex amministrati EE.CC.A, perché sono segnati gli enti funzionanti e quelli non funzionanti. Se proponiamo di ricostituire i Collegi commissariali (che abbiamo capito essere Consigli di amministrazione) almeno facciamoli per gli enti che sappiamo essere funzionanti. La verifica del funzionamento è questo.



PRESIDENTE

Questo però non è possibile farlo questa sera.



DAMERI Silvana

Siccome votiamo adesso sarebbe opportuno avere l'elenco. Possiamo leggerlo.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Le cose sono diverse. La frase "previa verifica del loro effettivo funzionamento" è una questione che non è attinente. Non so chi ha fornito quell'elenco, certo non l'ho fornito io, quindi non me ne assumo la responsabilità. Posso assicurare che, siccome in quell'elenco c'è un'IPAB ex ECA che si chiama Capirone, nel quale ci sono in questo momento circa 150 anziani, mi pare strano che non funzioni più. E' in pieno funzionamento.



DAMERI Silvana

Stiamo facendo confusione. Ho chiesto quali erano gli II.PP.A.B, ex EE.CC.A, su cui l'Assessore proponeva di ricostituire il Collegio commissariale.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

A chi l'ha chiesto?



DAMERI Silvana

Alla V Commissione, che mi ha fornito un elenco che non è comprensivo di tutte le UU.SS.SS.LL. del Piemonte, ma che parte dall'USSL n. 28 dove c'è questo elenco con a fianco specificato quelli che sono funzionanti e quelli che non lo sono. Siccome ce ne sono molti che non sono funzionanti mi domando che senso ha dire ai Comuni di andare a ricostituire i Consigli di amministrazione di quelli non funzionanti.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Tralasciamo il discorso di Capirone (per il quale quell'elenco mi pare non corretto). Accerterò nel Servizio II.PP.A.B, dell'Assessorato come mai si fanno circolare elenchi non giusti. Questi sono problemi miei e li vedrò.
Il discorso è un altro. Il non funzionamento è proprio l'elemento e la condizione che richiede la nomina del Collegio commissariale per poter fare lo scioglimento se ci sono le condizioni. Perché le II.PP.A.B, ex EE.CC.A che non funzionano non si sciolgono? Perché i Commissari non possono scioglierli.



DAMERI Silvana

Non è vero!



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

E' così! E' una verifica che in questa fase non ci interessa verificheremo dopo e quelli che non funzionano il Collegio commissariale li scioglierà. Gli altri continueranno la loro attività.



DAMERI Silvana

Signor Presidente, c'è un problema di correttezza nei confronti del nostro modo di lavorare. A me pare assolutamente legittimo che, nel momento in cui ci si propone di normare una materia, il Consigliere chieda di avere tutte le informazioni che gli consentono di capire cosa sta facendo. Il mio referente è la Commissione, ho chiesto alla Commissione questo elenco e lo stesso mi è stato fornito. Ci mancherebbe altro che non venisse fornito e che io non sappia su che cosa si legifera. Ripeto, quello che abbiamo avuto non è un elenco completo, è esemplificativo e parte dall'USSL n. 28.
Siccome in quell'elenco c'è l'esempio chiaro che almeno il 50% di questi enti non sono funzionanti, mi domando se ha senso andare a ricostituire quei Consigli di amministrazione. Per cui chiedo il voto separato su questa parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi rivolgo a lei, signor Presidente del Consiglio, perché garantisca a tutti i Consiglieri e quindi anche al sottoscritto di poter votare con cognizione di causa. Una delle materie del contendere è che se il Commissario può sciogliere le II.PP.A.B, che non funzionano non ha senso ricostituire i Collegi commissariali di questi istituti perché, se non funzionano, è presumibile che si debbano sciogliere ed allora li scioglie il Commissario. La questione che chiedo al Presidente di chiarire è se, da un punto di vista giuridico, il Commissario può sciogliere o meno un'IPAB perché se può scioglierla il Commissario non ha senso ricostituire il Collegio, se invece non può scioglierla il discorso è diverso. Questo è quanto vorrei avere chiarito che è la condizione per poter esprimere il mio voto.



PRESIDENTE

Qui non dobbiamo dare pareri giuridici sulla figura del Commissario.
Ricordo che in un paese qui accanto per avere cambiato un Commissario sono finiti tutti davanti al Pretore e sono stati condannati. Mi guardo bene dal toccare la figura dei Commissari che spesso in questi istituti sono presenti da decenni, perché non vorrei finire come coloro che, intendendo cambiare un Commissario perché accampava delle ragioni, furono condannati dal Pretore.
Siamo oggi chiamati a votare su un emendamento e il Regolamento del Consiglio prevede la votazione separata. Semmai si potrà chiedere al Presidente, se passerà questo emendamento, di distribuire ai Consiglieri un elenco con caratteristica di ufficialità. Anche la Giunta deve rispettare l'ufficialità, lo manda al Presidente del Consiglio, il quale lo verifica poi lo manda alla Commissione, la quale lo manda ai suoi membri. Cosa che spesso non avviene. Quando mi sarà mandato l'elenco, lo verificher dopodiché lo farò pervenire alla Commissione la quale lo farà pervenire ai suoi membri. Non si dà un elenco in bianco non sapendo da quale mani proviene. Ci deve essere una mano che firma, una mano che garantisce.
Questo elenco evidentemente può avere delle omissioni, abbiamo sentito dire che parte dell'USSL n. 28. La Commissione potrà valutare in una discussione interna quella che è la figura del commissariamento. E' una figura che ha determinati poteri e che può fare determinate cose.
Sullo scioglimento da parte del Commissario esistono molte opinioni nel merito delle quali non voglio entrare; non sono qui per dare dei pareri, sono uno speaker. Dovessi dare dei pareri, li darei in modo diverso.



DAMERI Silvana

Ritengo, anche in forza dell'art. 15 dello Statuto, che i Consiglieri possano acquisire, per il lavoro che si è fatto prima in Commissione e poi in Consiglio, le informazioni necessarie a capire su che cosa si propone di legiferare. Non sono state chieste informazioni di particolare riservatezza; vorremmo conoscere quali sono le II.PP.A.B., che funzionano e quali non funzionano.
Gli enti estinti dal Commissario sono stati estrapolati, ma oltre a questi se ne potevano estrapolare degli altri. La pubblicazione è: "Le II.PP.A.B, in Piemonte - Assessorato all'assistenza. Secondo volume" quindi è a disposizione non solo dei Consiglieri, ma anche del pubblico.



PRESIDENTE

Il problema che pongo io è che quando il Consigliere vuole avere una documentazione si rivolge al Presidente del Consiglio il quale provvede a fargliela avere. Questo è stabilito dal Regolamento. In questo momento per non posso avere l'elenco perché si sta votando un emendamento sul quale sono chiamato a chiedervi di esprimervi.
Siccome chiedete di porre in votazione la parte con le parole: "previa verifica del loro effettivo funzionamento", metto in votazione questa parte dell'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 16 voti favorevoli e 21 contrari.
Pongo in votazione la seconda parte dell'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 16 voti favorevoli e 23 contrari.
Abbiamo ora due emendamenti presentati dall'Assessore che hanno un carattere consequenziale: al terzo comma, sostituire la parola "eletto" con la parola "nominato" al quarto comma, sostituire la parola "eletto" con la parola "nominato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati con 23 voti favorevoli e 13 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Pezzana: il secondo comma dell'art. 37/bis della L.R. n. 20/82, così come previsto dall'art. 15 del presente progetto di legge è così sostituito: "I membri eletti dal Consiglio comunale devono possedere esperienza almeno quinquennale in incarichi direttivi nel settore socio-assistenziale. In seno al predetto Collegio deve essere garantita la rappresentanza dell'ente qualora gli stessi siano evidenziati dallo Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 23 voti contrari (i Gruppi PCI e DP non hanno partecipato alla votazione).
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 15 nel testo emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero testo della legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Chiede di intervenire il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, a quasi sei anni dall'approvazione di una legge regionale organica di riordino del servizio pubblico di assistenza, ci ritroviamo a discutere sui meccanismi in modo da consentire un miglioramento e una umanizzazione di un servizio che la moderna concezione dello Stato rivendica come competenza dell'ente pubblico. Tutelare la qualità della vita significa soprattutto garantire i più deboli per la situazione oggettiva, originaria o acquisita, in cui si trovano dando sicurezza sociale alle difficoltà dell'individuo che giustificano e fondano l'esistenza del consorzio umano.
Oggi come allora la Regione si trova a dover legiferare in assenza di una normativa quadro nel settore specifico e avevano dunque ragione coloro tra i quali i repubblicani, che sostenevano l'esigenza di un tale intervento legislativo perché l'imminenza del varo di detta legge quadro non giustificava ritardi sulla pelle del cittadino. Purtroppo in Italia il concetto di imminenza peraltro si dimostra ancora una volta assai ampio e siamo a distanza di due legislature da quel tempo. Manifesto la sostanziale adesione del PRI per la riaffermazione del principio di programmazione indirizzo e coordinamento affidato alla Regione dei servizi socio assistenziali nonché della vigilanza concretamente supportati dal richiamo allo strumento del Piano socio-sanitario regionale e di una deliberazione del Consiglio regionale per gli indirizzi di organizzazione dell'attività del sistema. Finalmente si giunge alla definizione di una pianta organica del personale addetto al servizio che consenta un riconoscimento ed una valorizzazione della professionalità rapportata alle esigenze locali. Non dimentichiamo che si tratta di un servizio che storicamente è nato per iniziativa di associazioni private il cui ruolo viene riconosciuto in questo disegno di legge, e la solidarietà umana è un alto valore civile e morale da difendere e valorizzare, ma che deve essere offerto dallo Stato in prima persona, è un diritto costituzionalmente garantito. E il contributo del volontariato, di per sé frammentario e disomogeneo per aree settori di azione, non può essere il monopolista, comunque mai sostitutivo dell'intervento che deve essere istituzionale, senza nulla togliere ai valori della solidarietà umana, che possono offrire momenti integrativi e qualitativi dell'intervento pubblico. Qualche preoccupazione in più è suscitata dalla proroga di determinate competenze ai Comuni. Abbiamo ben presente le difficoltà di offrire un servizio diversificato e mirato sul territorio, ma non dimentichiamo che i Comuni della nostra regione sono oltre 1.200 e hanno alcuni di essi strutture inadeguate e non sempre in grado di far fronte a tali incombenze fino in fondo.
Il contributo del Gruppo repubblicano sarà presente nel momento di programmazione regionale e della stesura del Piano socio-sanitario al fine di evitare i rischi sopra citati. In tale ottica, coscienti della difficoltà di applicazione di una legge fin troppo innovativa per la cultura e gli strumenti sia giuridici che organizzativi del Paese, giunge il voto favorevole, ma non incondizionato, del Gruppo PRI. La condizione è quella di procedere gradualmente, e per successivi ma certi atti, a quella struttura efficace ed uniforme che la legge n. 20/82 tentò di delineare ampliando a tappe seguenti le isole autonome di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Voglio annunciare a nome del mio Gruppo che nella relazione di minoranza che avevamo esposto all'inizio di questo dibattito avevamo ipotizzato una nostra astensione. L'iter del dibattito ci ha convinti a peggiorare la nostra valutazione su questo disegno di legge, per cui il nostro è un voto contrario e non di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale darà voto favorevole a questa proposta di legge, non sottacendo la delusione che un processo culturale, che aveva cittadinanza di primo piano negli anni '70 non abbia poi avuto il necessario dispiegarsi sul piano gestionale ed organizzativo. Indubbiamente, la tematica che abbiamo di fronte ai nostri occhi è arrivata, buona ultima, nei valori che si chiedeva venissero tutelati dallo Stato sociale; è un po' come la riforma sanitaria. Lo Stato sociale degli anni '60/'70 ha ritenuto che lo stesso si potesse realizzare perseguendo una serie di obiettivi a carico della società e a favore dell'individuo. Questo bene, voglio dire la difesa delle esigenze che sottendono al problema che affontriamo, è stato l'ultimo messo in pista dalla cultura e dalla sensibilità di quella fase storica. Non c'è da stupirsi poi che nell'esaurirsi o nel ridursi del significato di questo dibattito e di questo valore all'interno della società anche gli elementi gestionali di governo e le risorse rispetto a questi problemi non siano stati pari al dibattito che si era avviato in articolo mortis della cultura dello Stato sociale.
Quindi il fallimento della legge, se così lo vogliamo chiamare, non era perché la legge fosse troppo avanzata, ma perché è arrivata quando si stava esaurendo una certa filosofia e un certo corso socio-economico della nostra società che aveva consentito in allora l'uso delle risorse finalizzate a certe destinazioni. Il quadro politico-economico all'interno del quale si collocano questi problemi è profondamente cambiato.
Noi diamo il nostro voto favorevole a questa legge, perché riteniamo che riesca a gestire meglio di quanto non potesse fare quella passata una realtà. Il nostro giudizio di preoccupazione quindi non è sullo strumento che governa la realtà, ma è nei confronti della società e della collettività che ci sembrano essere meno attente di quanto non fossero in passato a questo tipo di tematiche. E questo ci deve fare riflettere al di fuori della contingenza che si trova qui a discutere, cioè l'approvazione di una legge che è soprattutto di carattere gestionale ed operativo e non certamente di carattere ideologico, che mette in discussione o rimette in discussione o propone scenari o valori rispetto ad altri contrapposti.
Quale responsabilità abbia la Regione, le istituzioni e le forze politiche rispetto a questa crescente disattenzione della società rispetto ai problemi delle fasce emarginate della società non so dirlo, è certamente una responsabilità che abbiamo rispetto alla quale ritengo sia necessario che la Giunta, il Consiglio e ognuno di noi facciano per sé e per gli altri qualche riflessione e avviino a tempo debito qualche ipotesi.
Mi sia consentito dire che, oltre a questi fenomeni di natura storico politici e socio-economici che hanno portato ad una minore attenzione a questi problemi, c'è anche la grave responsabilità del Quarto potere. Il Quarto potere in questo paese è tipicamente italiano, l'essere italiano è soprattutto essere dalla parte del Governo e di chi vince. Il Quarto potere sta sempre, e soprattutto, dalla parte del problema che vince (mi fa piacere che sia rimasto un esponente del Quarto potere). Di questi tempi vince l'AIDS sulla droga, sugli anziani, sugli handicappati, sui giovani.
Quindi, fa notizia quello che si fa sull'AIDS e non fa notizia quello che si fa nei confronti degli anziani o degli handicappati o dei giovani o dei disadattati. E' fisiologico che questo processo diventi un processo e un problema marginale rispetto ad altri. Per carità, sono oggettivamente più importanti, ma l'affrontare un problema più importante non significa affrontare con minore attenzione quello che in questo momento per ragione contingente è meno presente alla nostra attenzione.
Concludo, dicendo che il nostro voto è favorevole ad una legge che va apprezzata nel suo tentativo realistico di governare al meglio la situazione, però, all'interno di un processo culturale di minore attenzione, di minore sensibilità rispetto a questa problematica certamente non fa onore a un Paese civile.
Di questi tempi fa molto più notizia e c'è molta più attenzione per gli animali abbandonati durante le ferie che non ai nonni abbandonati durante le ferie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, poche considerazioni per annunciare il voto favorevole del Gruppo socialista. E' stato un dibattito molto ampio che ha messo a nudo tutti gli aspetti dell'articolato, il quale si presenta al voto conclusivo arricchito di una serie di contributi, dati in vari momenti della discussione, compreso quello di oggi, e di chiarificazioni che abbiamo seguito con molto interesse, anche perché non potevamo non soffermarci sulle esigenze di adeguamento della legge n. 20 della quale era stata promotrice la nostra collega e compagna Elettra Cernetti.
E' stato un dibattito che si è sviluppato lungo una linea che definirei di continuità e nello stesso momento di adeguamento ad un quadro quale quello nel quale la proposta di legge è stata discussa.
Un adeguamento che, a mio avviso, tende a dare concreta possibilità di realizzazione ad una legge che conserva le sue caratteristiche generali quali sono state quelle che l'hanno accompagnata e le hanno consentito di vedere la luce nel 1982.
Non mi sembra, come da qualche parte è stato detto, che questa legge venga stravolta nelle ragioni di fondo che l'hanno originata. Sono state ragioni valide che hanno colto il significato politico e culturale di quel momento; mi sembra che oggi, alla luce della situazione diversa di quella che avevamo nel 1982, si possa dire che quel significato politico resta anche se la legge viene in qualche parte adeguata in relazione ad alcune questioni che in questi anni non sono andate avanti.
Realisticamente ci siamo chiesti come far camminare il sistema in direzione di un nuovo livello di assistenza, di un nuovo livello di garanzia per le parti sociali più deboli.
Mi sembra che questa legge dia un contributo per migliorare tutta la struttura dell'assistenza socio-sanitaria, per ridefinire le attuali strutture che hanno sorretto la riforma, per trovare nuove spinte, nuovo slancio, per realizzare un livello più alto di assistenza sanitaria e sociale, evitando gli sprechi e quelle strozzature burocratiche che sono sotto gli occhi di tutti.
Questa legge viene votata da parte nostra con grande serenità. Siamo lontani dalla preoccupazione che la legge verrebbe a stravolgere un disegno che io considero tuttora valido, adeguato alla realtà, che resta nella linea di quelle riforme che sono intervenute nel giro di otto, dieci anni che hanno preso le mosse da spinte di carattere politico e culturale e alle quali i socialisti hanno sempre fatto riferimento.
Credo che l'approvazione di questa legge consentirà di poter risolvere problemi che finora non sono stati risolti (anche se alcuni resteranno comunque irrisolti). Temo che, nonostante lo sforzo, non si abbia la possibilità di andare fino in fondo rispetto ad una forma di assistenza verso la quale tutti vogliamo andare. E' necessaria una gradualità che abbia come fondamento la consapevolezza di tutti gli attori in gioco per realizzare il meglio.
Con questo spirito sereno e con questa tranquillità desidero rinnovare la disponibilità e il sostegno del Gruppo socialista a questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo alla fine di un lungo percorso. Tanto per cominciare, prendiamo atto che il Capogruppo socialista Rossa si è dichiarato contro ogni spreco e quindi vedremo se finalmente si scioglieranno tutte quelle II.PP.A.B, che di fatto non producono alcunch ma che vengono mantenute in vita.
Democrazia Proletaria, signor Presidente, ha lavorato con impegno su questa materia. Siamo convinti che questa legge lascerà un segno, forse lascerà uno dei segni principali in questa legislatura. In questo senso individuando alcuni emendamenti su nodi che ci parevano essenziali e che alla luce della discussione tali sono risultati, abbiamo cercato di rilanciare in avanti un percorso di miglioramento del servizio sociale prestato ai settori di cittadini che più hanno bisogno di solidarietà, ma anche di spazi concreti perché bisogni primari vengano soddisfatti con il concorso principale delle istituzioni rappresentative.
Il corso della discussione è stato lungo e penso sia risultato tutt'altro che inutile. Mi domando quanti Consiglieri che hanno avuto la disponibilità a seguire la discussione e la dialettica parlamentare in questa circostanza sarebbero tornati a casa con le idee più chiare su quello che si andava facendo, se avessero dovuto subire l'"aut aut" minaccioso dell'Assessore Carletto nella riunione dei Capigruppo della settimana scorsa, quando, battendo i pugni sul tavolo, ci disse: "la legge va approvata entro oggi pomeriggio". Era mercoledì della settimana scorsa.
Registro questo fatto e registro anche come da parte dell'Assessore oltre che del Capogruppo della Democrazia Cristiana Brizio, ci fu una riconsiderazione di quell'atteggiamento, che finiva per apparire insultante nei confronti di un'assemblea legislativa che aveva tutto il diritto e il dovere di approfondire.
Penso che l'approfondimento abbia consentito a ciascuno di noi nonostante la stanchezza che si legge sui volti dei sopravvissuti, di avere più chiaro come si andava definendo il panorama normativo su questo versante decisivo della convivenza e dell'organizzazione sociale. La discussione, che è stata utile e approfondita, ha anche messo in luce come non si sia voluto realmente mettere le mani su alcune questioni che, a nostro avviso, erano e restano centrali, quando si individuano altri soggetti senza porre vincoli al loro contributo, che pure è e resta prezioso, quando i richiami alla programmazione regionale e alla territorializzazione dei servizi rimangono petizioni vacue, in assenza di un Piano socio-sanitario regionale che avrebbe dovuto precedere, semmai questa discussione su un argomento che riorganizzava complessivamente un comparto della vita istituzionale ed amministrativa della Regione. Invece non esiste nemmeno in bozza, esiste un Piano socio-sanitario scaduto a cui l'Assessore Carletto ha ritenuto di doversi attaccare, un po' capziosamente, per respingere alcune proposte sostanziali che l'opposizione e il sottoscritto andavano proponendo. Ne terremo conto. Non vorremmo che il miglior Piano socio-sanitario fosse quello morto, per mutuare un'espressione riferita ad altri argomenti.
Il trasferimento ai Comuni, è già stato detto, è promesso per il giorno di poi del mese di mai; questa è la realtà dei fatti e io mi auguro vivamente, dopo aver dato la battaglia con le nostre poche forze, ma confortati da un consenso significativo di tutta quanta l'opposizione che si è ritrovata unita su punti salienti, mi auguro, dicevo, di essere smentito alla fine della legislatura e di poter dire all'Assessore Carletto: "sebbene con ritardo, però il passo avanti del trasferimento alle UU.SS.SS.LL. lo hai compiuto".
Quando ieri dicevo in una battuta che l'Assessore Carletto è un plasmatore della realtà e non soltanto un fotoreporter, viste le interruzioni di altri suoi colleghi di Giunta, gelosi per l'impegno che è stato profuso al riguardo, che non si può non riconoscere all'Assessore Carletto sull'argomento, non vorrei che si confondesse l'impegno, nella interpretazione del tutto legittima seppure non condivisibile dal nostro punto di vista della realtà, con la creazione, il plasmare con il creare.
L'Assessore Carletto incanala un pezzo di realtà sociale facendole assumere un rilievo a nostro avviso inopportuno e pregno di rischi per il futuro. In sostanza, ci troviamo di fronte ad una rivincita, e questo mi pare incontrovertibile, per come si è svolta la discussione, sotto il profilo politico ed istituzionale della Democrazia Cristiana, rivincita che è stata imposta ai propri partner i quali, socialisti in testa, hanno deposto le armi per una battaglia finalizzata ad una moderna concezione dell'assistenza.
Il Consigliere Olivieri ha teorizzato nel suo intervento, già citato da me in altre circostanze nel corso di questa discussione, la rinuncia a mettere le mani dentro settori che dovrebbero essere appannaggio di quelli che volontaristicamente o per motivazioni diverse se ne occupano. Certo, se davvero ciascuno di noi dovesse ridurre le proprie considerazioni al riguardo alla elementare domanda: "io da vecchio voglio stare nelle strutture pubbliche fatiscenti oppure nel calore di qualche comunità solidale?", credo che sarebbe un po' poco per chi come noi dovrebbe cercare di andare al di là del proprio naso, quando ci riusciamo. Il collega Olivieri ha teorizzato questo profondendosi in demistificazioni di tabù che in verità non si capiva bene a chi potessero essere attribuiti.
Il Capogruppo Rossa è stato disarmante. Nella dichiarazione di voto di poc'anzi ha usato le solite frasi di circostanza. Mi perdoni, Rossa.
Nessuno sforzo per immergere le mani dentro la materia, per chiarire gli indirizzi che si intendono praticare. Gli indirizzi invece si afferrano qua e là nelle battute laterali, nei corridoi o in sale attigue di quest'aula laddove si afferma che i Comuni non debbono trasferire le competenze alle UU.SS.SS.LL. nemmeno alla fine del 1989, oppure laddove si afferma che l'argomento dell'assistenza, così come si va configurando, non è proprio accattivante per i socialisti perché tanto lì non prende molti voti il PSI.
Questo comportamento, essendo il PSI titolare della formulazione originaria della legge n. 20, che ora gli si viene stravolta sotto il naso è molto grave sul piano politico perché si lascia campo aperto ad una visione caritativa dell'assistenza. Per carità, è pregevole quando è disinteressata, quando è espressa per radicati principi etici, ma è un cavallo di Troia se spalanca le porte alle industrie dell'assistenza; se poi l'industria dell'assistenza avrà anche annessi e connessi scandali ed arresti eccellenti, diranno i posteri. Ciascuno di noi penso che in animo proprio scongiuri questa ipotesi, da non escludere per nulla però, se davvero cogliamo come illuminante la discussione che si è svolta ieri sul punto, che aveva un grande valore simbolico ma anche sostanziale, e cioè se si coglie in tutte le sue conseguenze la resistenza da parte della Giunta e di gran parte della maggioranza ad accogliere l'esclusione delle finalità di lucro dal concorso del volontariato, delle cooperative, ecc. E' illuminante perché si profila questa ghiotta occasione per gli affari.
Da parte nostra, che insieme ad altri abbiamo battuto molto su questo tasto, non possiamo non sottolineare la pregevole astensione sul punto del Presidente del Consiglio Viglione, un'astensione di valore politico molto significativo.
Signor Presidente e Assessore, fra le tante cose che ci difettano fino a questa sera non è stata mai la memoria e sul filo della memoria continueremo a dare battaglia con irriducibile tenacia, dicendo all'Assessore Carletto che gli staremo alle costole. Per intanto diciamo no ad una controriforma che il sedimento civile ed istituzionale del Piemonte non meritava.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Signor Presidente, colleghi, le affermazioni forti e i toni spesso accesi che sono risuonati in quest'aula durante la discussione generale sul disegno di legge n. 186, toni che sono stati ripetuti anche durante l'illustrazione di alcuni emendamenti, non ci hanno meravigliato n sorpreso più di tanto.
Durante tutto il lungo e non facile itinerario percorso dal disegno di legge della Giunta regionale era apparso chiaro il proposito dell'opposizione di cavalcare la tigre della legge n. 20 per cercare di introdurre motivi di dissenso o di allargare delle disparità di vedute esistenti - e non lo neghiamo - all'interno dei Partiti della maggioranza.
Ne abbiamo ancora avuto un esempio nelle dichiarazioni di voto del collega Staglianò. Le divergenze, specie tra la DC e il PSI, intorno ad alcuni problemi che la legge stessa intende disciplinare e organizzare in modo più concreto e razionale, sono note.
Nessuno contesta alle forze politiche di condurre la competizione nei modi e nelle forme che ritiene più idonee e più producenti. Perciò non ci siamo allarmati né ci allarmiamo. Sappiamo - ne siamo convinti - che purtroppo gran parte delle argomentazioni si sono rivelate soprattutto strumentali, perché in verità è stato strumentale l'aver affermato che non vi sono state consultazioni intorno alla legge. E' stato strumentale affermare che si è voluto far saltare l'impianto della legge n. 20 quando è stata sostanzialmente modificata attraverso la legge n. 59, cioè attraverso il Piano socio-sanitario. E' stato un pretesto l'aver affermato che è una legge ideologica con la quale si vuole favorire la politica del campanile.
E' stato un pretesto riaffermare che la Regione ha voluto di fatto abdicare il proprio ruolo e che i piccoli Comuni sono penalizzati. Quindi non ci lasciamo impressionare e non ci impressionano queste affermazioni né tanto meno ci hanno impressionato i toni usati.
Abbiamo la serena coscienza che, pur nelle difficoltà obiettivamente presenti, possiamo accingerci a dare il nostro voto positivo all'intero disegno di legge. Siamo infatti convinti che esso è rivolto ed indirizzato ad alleviare i disagi della gente che soffre così come ha detto il collega Olivieri nel suo intervento tenuto ieri.
Si poteva forse fare una legge migliore. Tutto è migliorabile e perfettibile ma, ripeto, noi democratici cristiani, che abbiamo la presunzione di conoscere come gli altri i bisogni e le opinioni della gente, siamo convinti di offrire oggi con l'integrazione della legge n. 20 uno strumento utile, concreto e realistico alla comunità piemontese.
Nella relazione che accompagnava e accompagna il disegno di legge è stato detto esplicitamente che alcune soluzioni rappresentano una mediazione tra le posizioni assunte nei confronti dell'esercizio e delle funzioni socio-assistenziali tra i fautori dell'autonomia dei Comuni e quelle degli associazionistici.
La mediazione, il compromesso tra posizioni diverse hanno implicato ed implicano certamente sacrificio delle proprie convinzioni personali e di gruppo.
Il punto di incontro non vuole e non ha voluto mortificare nessuno anche perché riteniamo che con il tempo possono maturare più ampie convergenze e riflessioni sulle scelte definitive da operare. La discussione ha messo in rilievo le varie posizioni e per quanto ci riguarda i colleghi della Democrazia Cristiana, che sono intervenuti, hanno evidenziato le nostre convinzioni con estrema chiarezza e linearità. Noi eravamo e siamo convinti che i Consigli comunali siano in grado di poter scegliere il modo di gestione dei servizi socio-assistenziali e che quindi ad essi spetti in primo luogo di poter scegliere. Siamo - lo ribadiamo per l'opzionalità. E' la nostra posizione di fondo. Però sappiamo anche che non tutti i Gruppi della maggioranza la pensano come noi. Sappiamo anche che all'interno di tutti i Gruppi ci sono posizioni diverse, ne abbiamo preso atto. Non ci sentiamo per nulla mortificati nel non vedere accolta una nostra posizione di fondo, perciò realisticamente votiamo questa legge con le soluzioni che essa indica. Sono soluzioni che tra l'altro hanno già trovato e trovano pratica applicazione (come è stato ribadito più volte) in altre Regioni senza distinzioni schematiche o ideologiche e che sono suscettibili di evoluzioni. La polemica non deve far dimenticare o far passare in seconda linea gli elementi veramente fondamentali di questa legge e che sono innanzitutto un'attenzione particolare portata al problema degli anziani non autosufficienti, il settore cioè nel quale si rilevano maggiori carenze. E' il settore che passa integralmente alla competenza delle UU.SS.SS.LL. Vengono ribaditi i compiti di programmazione e di controllo della Regione, viene riconosciuta la pluralità delle istituzioni e dei servizi; viene ribadita l'integrazione dei servizi sanitari e socio assistenziali secondo criteri di flessibilità e gradualità; vengono dettati alcuni principi precisi in materia di domicilio di soccorso; viene sostituita la figura del Commissario unico nelle II.PP.A.B, con un Collegio commissariale; si lascia al Consiglio comunale di Torino la valutazione di merito circa la gestione delle attività socio-assistenziali sino al 30 settembre 1989; si istituiscono le piante organiche. Sono questi i motivi fondamentali centrali di questa legge. Ecco perché noi diamo voto favorevole, convinti che questo voto faccia anche l'interesse delle popolazioni. La collega Bergoglio infine mi prega (poiché non pu intervenire direttamente perché non è prevista una seconda dichiarazione di voto) di dichiarare a nome suo che darà voto favorevole alla legge esclusivamente per disciplina di partito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, noi abbiamo occupato talmente lo spazio del dibattito con i nostri interventi, con i nostri emendamenti e con il nostro impegno che credo sia possibile tentare, con la residua lucidità che mi resta, di essere molto sintetico.
Innanzitutto intendo sottoporre all'attenzione dei colleghi ancora presenti la valorizzazione dell'impegno che abbiamo messo nella discussione di questa legge, che non è stata solo in aula, ma anche nelle fasi precedenti in Commissione, dovuta all'impegno in particolare di alcuni compagni. Penso che abbiamo fatto una scelta giusta in termini politici che ha permesso su una questione come quella dell'assistenza di rimarcare una nostra priorità. In questi giorni l'azione del nostro Partito al Parlamento ha portato al passaggio di un emendamento molto semplificante, ma di grande chiarezza, sul tipo di interessi che vogliamo tutelare, quello dei minimi delle pensioni. Si è anche visto dall'altra parte qual è lo spirito del Governo che, per vendetta, ha ritenuto bene, anziché di incassare la sconfitta, di dover agire su altre pensioni per prendere i fondi. A noi questi fatti vanno bene, sono chiarezza politica, questo impegno nostro sull'assistenza è in coerenza con la necessità in questo mondo in cui si stanno sommando troppe confusioni di modernisti, progressisti istituzionalisti, realisti, rinuncisti, molto capaci ad esprimere, con quel tanto di cinismo che non guasta mai, come dovrebbe essere il mondo, ma poco in grado di far capire dove stanno.
Noi siamo stati qui, siamo stati per una cultura evolutiva dell'assistenza in un momento in cui lo sviluppo della nostra economia e della società e la crisi di quello che abbiamo inteso come una conquista che vorremmo difendere e sviluppare, quella dello Stato sociale, mette in discussione qualità dei servizi ed alcuni principi informatori come l'uguaglianza, la giustizia e tanti altri valori collaterali, che non richiamo, ma che appartengono alla cultura evolutiva e progressista.
Il nostro impegno è stato questo. Abbiamo voluto lottare in aula sugli emendamenti, non abbiamo rimpianto se talvolta qualcuno, con riso più o meno saccente, ha voluto significare delle nostre semplificazioni. Pu darsi che non le abbiamo avute. Devo dire che riteniamo di aver percorso la strada politicamente giusta. Lo ha dimostrato un atteggiamento della maggioranza un po' ambiguo e incerto tra il segno della legge come ritorno all'indietro oppure un segno della legge come prendere tempo per attuarla.
Questa ambiguità però può essere cucita anche con la furberia di chi dice: "la vendiamo così e faremo cosà". Noi abbiamo però dei legittimi sospetti delle riserve mentali che vogliamo esplicitare. Diamo atto a qualche Gruppo, come il Gruppo liberale, per esempio, di avere colto in forma di preoccupazione queste cose. Certo, ci aspettavamo di più dal dibattito.
Collega Devecchi, non perché ci siamo messi a cavalcare la tigre contenti del fatto che la legge n. 20 viene cambiata. Purtroppo sono due anni e mezzo che conosciamo il Gruppo socialista, non è che potessimo poi sperare di combinare tanto sul piano della tigre.



(Interruzioni del Consigliere Devecchi)



BONTEMPI Rinaldo

Stai facendo torto all'intelligenza; ogni volta che pensiamo che su qualche argomento concorrono le condizioni per una differenziazione, la cosiddetta tigre sta per terra. Ho capito come decidete, quindi non ricorriamo a questi scherzi.
Diciamo piuttosto che da una forza che è collocata storicamente, che si è caratterizzata, ci aspettavamo forse una reattività su alcune cose, che invece è stata liquidata all'insegna del "tutto va bene", c'è l'accordo, in fondo il modello così è più realista. Ma io non credo che la questione fosse quella del modello perché sulla questione del modello dichiaro che non c'è un modello preferibile in sé, se non su certi principi. Non è tanto la questione del modello istituzionale, è la questione invece di sostanza del come e con che qualità e secondo quali cumulazioni vengono gestiti i servizi.
In questo senso abbiamo trovato abbastanza disarmante il confronto rispetto alla reattività che ci aspettavamo, perlomeno di collocazione del Gruppo socialista, ma anche di altri Gruppi. La stessa DC, che in alcuni casi ha voluto entrare nel merito, in altri casi poteva essere più chiara.
Con questa legge credo abbia vinto un clima, non oserei ancora chiamarlo cultura, ma, se vogliamo chiamarla cultura, chiamerei la cultura della rinuncia non del realismo. Oggi, in queste fasi di passaggio delicate e difficili, di grande complessità per chiunque, a me sembra che occorrerebbe privilegiare una maggiore chiarezza (ma ho già fatto il mio appunto sull'ambiguità), ma soprattutto la battaglia e l'impegno, il lavoro per legare a soluzioni anche di cambiamento le conquiste di riforma che si sono già fatte, e non per farle tornare indietro. Se le UU.SS.SS.LL. e i Comuni confliggono, e lo capisco, non era forse questa l'occasione di trovare il modo, attraverso una proposta della Giunta e la partecipazione dei Gruppi, per non scassare quello che non va scassato dell'esperienza nelle UU.SS.SS.LL. e magari innestare forme più forti di partecipazione e verifica dei Comuni? Questo si doveva fare, non tornare indietro. Le nostre preoccupazioni sono poi quelle della sostanza.
Un'ultima considerazione politica. Meno si è allenati peggio è. Questo lo dico per introdurre l'ultimo argomento. In due anni e mezzo che siamo qui questa è la legge su cui abbiamo discusso di più. E' comunque una leggina di modifica, non è una legge organica, quindi è una piccola legge secondo me brutta e anche un po' pericolosa. Ciò nonostante se ne è discusso 16 ore. Questo testimonia del fatto che se ne sta andando metà legislatura, colleghi della DC, e forse sarebbe bene riflettere perch adesso i conti politici bisogna farli. Sono passati due anni e mezzo e sul piano legislativo, questa Regione ha espresso il massimo di impegno e di confronto, grazie soprattutto all'impegno dell'opposizione. Questo dice anche che non si sta concludendo nulla.
Quindi inserire questo ragionamento e questo richiamo è un elemento di più per una valutazione negativa di questo momento, che ha anche cause più profonde.
Noi crediamo di dovere proseguire nell'impegno di segnalazione, di evidenziazione delle priorità su queste questioni. Abbiamo degli appuntamenti di verifica, secondo quanto è stato dichiarato, soprattutto dovremo assumere modi e sedi per potere arrivare al dunque della sostanza dei problemi. Non posso non ricordare che, ad esempio, si è parlato almeno dieci volte del Piano socio-sanitario, ma è lontano da venire, anzi, per noi è ignoto anche lo stato attuale di preparazione, se preparazione c'è stata. Nelle nebbie si è anche perso il Piano di sviluppo.
Vorrei significare che comunque l'opposizione si trova nella permanente condizione di non essere in grado di collocare un suo ruolo reale rispetto ad appuntamenti importanti che vengono sistematicamente mancati. Magari vengono evocati in occasione di una legge che a mio avviso ha molte caratteristiche negative, che ha meritato la nostra opposizione combinata ad un atteggiamento e ad un comportamento politico della maggioranza e della Giunta, che su questa materia non condividiamo.
Parole importanti sono state spese. Credo che più modestamente si possa ricondurre anche questa manovra legislativa ad un atto di piccolo cabotaggio, incerto ed ambiguo, per tornare più indietro piuttosto che andare avanti. In questo giudizio si racchiude il perché del nostro no, pur dando atto cavallerescamente di qualche sforzo di disponibilità che è stato compiuto da qualche Gruppo, al modo diverso con cui si è collocato l'Assessore nella discussione rispetto alle premesse. Ma questo non cambia la sostanza delle cose, purtroppo non cambia perché da parte della maggioranza neanche su questi temi si trovano le occasioni per qualche levata di indipendenza o di autonomia, magari solo di dibattito e di dialettica, per cui è difficile venire a dire che si è davvero sempre tutti contenti, sia che vada in un modo o nell'altro. Questo è il senso della mia critica bonaria e fraterna al compagno Rossa, a cui non si può non voler bene. Certo, umanamente, non politicamente.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,45)



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