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Dettaglio seduta n.118 del 26/01/88 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. comunico che sono in congedo i Consiglieri Alberton, Bosio, Carazzoni, Moretti, Pezzana, Tapparo.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame progetto di legge n. 186: "Integrazioni e modifiche della L.R. 23/8/1982 n. 20 - Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Come i Capigruppo hanno stabilito, si prosegue l'esame del progetto di legge n. 186 di cui al punto 2) dell'o.d.g.
Possiamo quindi procedere alla votazione dell'articolato.
Art. 1 - Il Consigliere Staglianò presenta il seguente emendamento: ultimo comma: dopo le parole "dei servizi socio-assistenziali" sostituire il restanti comma con ", nonché la verifica relativa al raggiungimento degli obiettivi del piano socio-sanitario.".
La parola al Consigliere Staglianò che illustra tale emendamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, comincio subito ad illustrare questo emendamento il cui senso peraltro dovrebbe risultare già abbastanza chiaro.
La nostra opinione nel merito è questa: la vigilanza sul funzionamento non può che spettare alle UU.SS.SS.LL. e non alla Regione, la quale deve semmai programmare il servizio e verificare che quel programma venga attuato. Come ben sappiamo le UU.SS.SS.LL., dovrebbero organizzare nel concreto il servizio socio-assistenziale.
Perché proponiamo di sostituire questa parte del comma? Chiedo all'Assessore di prestare attenzione.
L'art. 1 proposto dalla Giunta dice che all'art. 8 è aggiunto il seguente comma: "Spettano alla Regione la programmazione, l'indirizzo e il coordinamento, a livello regionale, dei servizi socio-assistenziali, nonch la vigilanza sul loro funzionamento ed ogni altra funzione alla stessa demandata dalla legislazione vigente".
Noi proponiamo di eliminare quest'ultima riga e mezza e di sostituirla con le seguenti parole: "nonché la verifica relativa al raggiungimento degli obiettivi del Piano socio-sanitario".
Quindi, l'art. 8 si leggerebbe: "Spettano alla Regione la programmazione, l'indirizzo e il coordinamento, a livello regionale, dei servizi socio-assistenziali, nonché la verifica relativa al raggiungimento degli obiettivi del Piano socio-sanitario".
A noi pare rilevante riaffermare la funzione delle UU.SS.SS.LL. che dovrebbe restare centrale, a nostro avviso, nell'organizzazione del servizio. Intravediamo il rischio di deresponsabilizzare le UU.SS.SS.LL.
stesse dalla funzione attuativa, mentre invece la Regione non deve per rinunciare a verificare il raggiungimento degli obiettivi del Piano, come appunto abbiamo voluto esplicitare nell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta accoglie questo emendamento perché ritiene che la verifica relativa al raggiungimento degli obiettivi del Piano sia sicuramente tra gli obiettivi della Regione e perché la vigilanza, che è di competenza regionale e che la Regione ha delegato alle UU.SS.SS.LL., è comunque all'interno del raggiungimento degli obiettivi del Piano.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Passiamo al secondo emendamento all'art. 1) presentato sempre dal Consigliere Staglianò.
Dopo l'ultimo comma aggiungere il seguente: "Si individua nelle attività di Distretto socio-sanitario di base, anche in attuazione del Piano socio-sanitario 1985/87, l'ambito privilegiato per l'attuazione delle prestazioni socio-assistenziali integrate con le altre iniziative di cui al successivo Titolo II della presente legge".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per quanto riguarda questo emendamento, noi intendiamo reintrodurre la funzione prevista dalla legge 833, ma largamente inapplicata, dei distretti socio-sanitari di base, come strumento operativo e integrato nelle sue varie funzioni capace di comprendere sia le iniziative di prevenzione, sia di intervento attivo sulle molte facce che sappiamo essere diverse fra di loro ma tutte quante importanti di una moderna politica dell'assistenza non assistenzialistica.
Perciò noi facciamo riferimento a quanto previsto nel piano socio sanitario 1985 - 87 come atto deliberativo della Regione che è già, o dovrebbe essere già, in attuazione per quanto riguarda l'effettuazione dei distretti.
Sappiamo che questa cosa è rimasta ancora in gran parte sulla carta. Ci pare che questo emendamento consenta di migliorare le funzioni che sono prospettate dal DDL n. 186.
In questo senso ci raccordiamo a delle espresse richieste che sono state avanzate al riguardo, in ripetute occasioni, dalle OO.SS. nonch dalla gran parte delle associazioni che operano in materia sul territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta non accoglie questo emendamento, non perché non sia d'accordo nel merito delle argomentazioni che il collega Staglianò porta. Siamo d'accordo che i distretti debbano essere attivati e credo che la Regione in questi anni abbia fatto ogni sforzo per convincere le UU.SS.SS.LL.
sull'opportunità che i distretti vengano attivati. E' proprio attraverso i distretti che si riescono a realizzare e coordinare meglio i servizi, ma questa è una norma di piano socio sanitario regionale e quindi non è una norma che a nostro avviso debba essere inserita nella legge n. 20. Tant'è che nel piano socio-sanitario regionale all'art. 6 e all'art. 7 sono disciplinati questi aspetti e in particolare il funzionamento dei distretti socio sanitari. Quindi non accogliamo l'emendamento perché, ripeto, tocca un aspetto che è contenuto nel piano socio-sanitario e che sarà reintrodotto nel nuovo piano socio-sanitario che la Regione farà.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'accoglimento dell'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 14 voti favorevoli, 19 contrari, e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione l'art. 1 così emendato per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Il Consigliere Calligaro ed altri presentano il seguente emendamento: Emendamento sostitutivo del titolo: sostituire "altri soggetti" con le parole "istituzioni pubbliche e private, cooperazione, volontariato".
La parola al Consigliere Calligaro che lo illustra.



CALLIGARO Germano

Chiediamo di sostituire le parole "altri soggetti" con le parole "istituzioni pubbliche e private, cooperazione, volontariato", in quanto "altri soggetti" è talmente generico da essere tutt'altro che trasparente.
E' necessaria una definizione minima. Tra l'altro il titolo sostitutivo da noi proposto scaturisce dal testo stesso dell'articolo e recepisce fedelmente e compiutamente il testo e lo spirito dell'articolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Credo di non poter accogliere questo emendamento, non perché "altri soggetti" non sia trasparente, ma perché "altri soggetti" (che è il titolo proposto al disegno di legge della Giunta) comprende le istituzioni che il Gruppo comunista con il suo emendamento chiede di inserire (istituzioni pubbliche e private, cooperazione e volontariato) e nel testo dell'articolato si evidenzia anche il concorso e la realizzazione del sistema socio-assistenziale da parte delle singole persone fisiche. Quindi con "altri soggetti" si vogliono comprendere le istituzioni pubbliche e private, la cooperazione, il volontariato, nonché i cittadini che in forma individuale, familiare o associativa realizzano anche volontariamente servizi e prestazioni socio - assistenziali. Il termine "altri soggetti" ci pare più completo e riassorbente di tutti i soggetti che noi potremmo individuare come concorrenti alla realizzazione del sistema socio assistenziale. Pertanto l'emendamento non viene accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

Con questa risposta dell'Assessore abbiamo la conferma di una serie di valutazioni compiute in sede di discussione generale della legge, in quanto la proposta di sostituzione del titolo, avanzata dal Gruppo comunista, mi pare che comprenda le intenzioni e le volontà di coinvolgimento di coloro che possono concorrere al raggiungimento dell'intervento socio assistenziale. Istituzioni pubbliche e private, cooperazioni e volontariato mi pare che riassuma e comprenda in termini chiari ed espliciti quali sono i soggetti giuridici che la Regione riconosce anche dal punto di vista dei contributi dei singoli - perché sarà pur sempre volontariato - che possono concorrere al raggiungimento dell'attività socio - assistenziale. A me sembra molto grave che si lasci la denominazione "altri soggetti". In questo senso richiamo l'osservazione che aveva fatto nel suo intervento il Consigliere Majorino, quando diceva che ci troviamo di fronte alla proposizione di una presenza di soggetti altri, non definiti. Non capiamo perché non si vogliano definire chiaramente nell'articolato ed anche nel testo: stiamo parlando di intervento di privati nelle istituzioni pubbliche! Questo mi sembra veramente molto discutibile. Pregherei la Giunta di voler ripensare a questo emendamento, perlomeno di chiarire in termini più convincenti per tutto il Consiglio quali sono le ragioni per cui non si vogliono richiamare nel titolo i soggetti che poi nell'articolo sono definiti.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Abbiamo definito il titolo "altri soggetti" proprio perché la legge n.
20 all'art. 8 definisce "soggetti istituzionali". L'art. 8 definisce i soggetti istituzionali, noi nell'art. 8 bis definiamo gli altri soggetti.
Non so come si possano chiamare diversamente. Certo che la proposta del Gruppo comunista per quanto riguarda le istituzioni pubbliche e private cooperazione e volontariato, non è esaustiva di tutti i soggetti che abbiamo inserito nell'articolato: "Concorrono alla realizzazione del sistema socio - assistenziale gli altri enti ed istituzioni pubbliche, le cooperative, gli altri soggetti privati dotati o meno di personalità giuridica che svolgono attività socio - assistenziale, nonché i cittadini che in forma individuale, familiare o associativa realizzano anche volontariamente servizi e prestazioni socio - assistenziale". Questa seconda parte non è ricompresa nel volontariato, perché sono richiamati dei soggetti che agiscono in forma individuale, familiare o associativa.
Quindi il testo che il Gruppo comunista propone come titolo non è esaustivo di tutto ciò che abbiamo indicato. Non è uno scontro su posizioni diverse il titolo che il Gruppo comunista propone non riassume tutto ciò che abbiamo indicato come soggetti. E' solo questione di comprendere tutto ci che abbiamo scritto. Nel testo che propone il Gruppo comunista non è compreso il singolo cittadino e quindi non possiamo accettare un tale testo. Il volontariato opera in forma associativa; noi abbiamo scritto anche "il singolo cittadino".



PRESIDENTE

La Giunta non accetta l'emendamento.
Chi intende approvare l'emendamento proposto dal Gruppo comunista è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 23 voti contrari.
Il Consigliere Staglianò presenta il seguente emendamento: "Altri Enti ed Istituzioni pubbliche, le Cooperative, altri soggetti privati, senza finalità di lucro, dotati o meno di personalità giuridica che svolgono anche volontariamente attività socio assistenziali, possono essere riconosciuti come facenti collateralmente parte del sistema socio assistenziale; a tal fine il Consiglio regionale, sentite le UU.SS.SS.LL. e gli altri Enti interessati, provvede ad emettere, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, apposita deliberazione che fissa i requisiti minimi e gli strumenti di verifica della non finalità di lucro per il riconoscimento di tali soggetti.".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci troviamo di fronte ad uno dei punti salienti della proposta di legge della Giunta.
Noi proponiamo di sostituire questo articolo nel tentativo di mettere una volta tanto i puntini sulle i (cosa che dovrebbe essere fatta abitualmente in una legge che vuole sortire effetti precisi e non lasciare troppi margini alle interpretazioni che ne stravolgano il senso, la ratio).
Cosa significa mettere i puntini sulle i? Significa che mentre riconosciamo il concorso di altri soggetti alla messa in atto della politica assistenziale sul piano regionale, aggiungiamo che questo concorso può avvenire soltanto a certe condizioni. Chi legge con attenzione l'emendamento coglie lo sforzo, nella nostra formulazione, di individuare i requisiti minimi che defiscano questi soggetti in relazione al programma attuativo del piano socio - assistenziale. Consideriamo requisiti minimi e in particolare ci soffermiamo su un punto che riteniamo di primaria importanza e che mi auguro meriti la considerazione di tutti quanti i colleghi - l'esclusione di ogni finalità di lucro nel concorso di questa politica assistenziale.
Signor Presidente, come già lei sa, perché ha seguito con molta attenzione questi stessi concetti venerdì scorso, nell'incontro con un gruppo rappresentativo del volontariato cattolico, perché ci pare di avvertire, in un mondo variegato che su questo versante opera, la preoccupazione (alla luce di esperienze scottanti) di non passare dall'industria della malattia come è avvenuto negli anni passati (di questo se ne sta occupando ancora la Procura della Repubblica con le convenzioni loro e così via) all'industria dell'assistenza. Intendiamo riaffermare il primato da un punto di vista programmatorio del momento pubblico, il concorso se vogliamo sul piano pratico a pari dignità di tutti coloro i quali, in particolare il volontariato, intendono fare la propria parte mettendo dei paletti precisi che non consentano di lucrare. In questo senso stravolgendo la funzione propria dell'assistenza che dovrebbe essere (come dicono i testi) un servizio sociale innanzitutto. Penso di avere chiarito il nostro punto di vista e mi auguro che l'Assessore voglia prestare l'attenzione dovuta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Rispondo al collega Staglianò dicendo che il suo ragionamento ha una logica e credo possa essere tenuto in considerazione.
Il Consiglio regionale e la Giunta potranno valutare questa proposta così come eventualmente altre che potranno emergere su questo argomento nel momento in cui faremo il nuovo Piano socio-sanitario regionale. Spiego il perché. Questo emendamento è in contrasto con l'attuale Piano socio sanitario regionale che il Consiglio regionale ha approvato, nel senso che all'allegato B, è scritto: "in sede di P.A.S. l'U.S S.L. considera preliminarmente le esigenze della popolazione", "in carenza assoluta di presidi esistenti sul territorio". Questa è la parte che riguarda questo aspetto, di cui al primo comma "l'U.S.S.L. potrà attivare limitatamente al triennio di piano" - quindi questo aspetto ovviamente lo si potrà vedere nel nuovo piano è scritto "la convenzione anche con presidi privati aventi fini di lucro che registrati o autorizzati garantiscano in ogni caso il rispetto" etc. Quindi l'attuale Piano socio-sanitario consente il convenzionamento con presidi privati aventi fini di lucro.
La questione che il collega Staglianò pone potrà essere considerata in sede di redazione del nuovo Piano socio-sanitario. Nella discussione del nuovo piano si potrà decidere se è opportuno lasciare questa possibilità nelle situazioni che l'attuale Piano richiama o se si ritiene di doverla eliminare.
Non accolgo l'emendamento, ma rimando il problema al momento della discussione del nuovo Piano socio-sanitario regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 23 contrari.
Emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Calligaro ed altri.
All'inizio del primo comma inserire le parole: "Nell'ambito degli obiettivi definiti dalla programmazione regionale e della U.S.S.L. competente per territorio".., concorrono etc.
La parola al Consigliere Calligaro che lo illustra.



CALLIGARO Germano

L'emendamento è aggiuntivo e propone all'inizio del primo comma di inserire le parole: "Nell'ambito degli obiettivi definiti dalla programmazione regionale e della U.S.S.L. competente per territorio".
Vogliamo che emerga netto il ruolo di governo e di responsabilità del momento pubblico, della Regione e dei suoi indirizzi programmatori, della U.S.S.L. competente per territorio. A noi pare che questo ruolo debba emergere con particolare nettezza, non si può invocare la programmazione quando è scaduta e quando è in vigore non tenerne conto: bisogna tenerne conto permanentemente, a mio parere. Il piano è scaduto il 31 dicembre dello scorso anno ed è ancora vigente (l'ha ricordato l'Assessore). Ed allora rispettiamo il dettato e lo spirito della programmazione. Vediamo poi di farla evolvere e di aggiornarla, però restiamo nell'alveo della programmazione e sottolineiamo il ruolo del momento pubblico come ruolo molto importante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta concorda con il collega Calligaro ed accetta l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli e 1 astenuto.
Il Consigliere Reburdo presenta il seguente emendamento: alla quarta riga dell'art. 8 bis dopo la parola assistenziali aggiungere: "senza finalità di lucro e con motivazioni sociali e/o religiose".
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

E' un emendamento che tende a correggere il contenuto di un articolo che, come diceva il collega Staglianò, probabilmente è il punto più equivoco e più preoccupante di queste modificazioni.
Nella sostanza si formalizza, attraverso la legge 20, l'inserimento del privato a pieno titolo, senza ostacoli. Un privato che verrebbe ad operare nel campo dell'assistenza, così come opera nel campo dell'industria, dei servizi, dell'artigianato, dell'agricoltura, ecc. Privato che, nel momento in cui con degli investimenti, giustamente intende ricavare un tornaconto un utile, un vantaggio e quindi chiaramente fa i suoi calcoli, di costi e di guadagni, e decide di scegliere il settore dell'assistenza piuttosto che quello dei servizi, perché dai suoi calcoli prevede di avere un guadagno più elevato. Questa è la filosofia dell'art. 2, non tanto l'inserimento delle cooperative o degli altri soggetti di volontariato, ma l'apertura esplicita al privato.
Sarebbe perlomeno opportuno definire la qualità del privato. Tant'è vero che essendo questo un settore delicato, un settore sul quale c'è l'esigenza di competenze dello Stato per garantire ai più deboli le fasce minimali di assistenza, non si capisce perché si voglia dare spazio al privato anziché valorizzare l'intervento pubblico delle cooperative o del volontariato, sapendo che il privato potrebbe anche assestare un nuovo modello di economia usando le difficoltà degli emarginati per il proprio guadagno e il proprio tornaconto. Questa scelta incredibile si può riferire al momento in cui si impiantava il primo capitalismo, altro che guardare al post-industriale! Si dà spazio al privato perché operi e guadagni all'interno di un settore che riguarda gli uomini, la loro condizione di vita in modo particolare. La nostra proposta è molto semplice: noi riteniamo che il privato possa operare, ma a determinate condizioni: 1) non operare a fini di lucro in un settore dove il lucro sarebbe una vergogna, uno scandalo 2) operare con delle motivazioni sociali, etiche, religiose. Questo è il punto vero che abbiamo voluto toccare con il nostro emendamento.
Questo non è soltanto un problema di Giunta, ma è un problema di scelta politica. Personalmente sarei interessato a capire che cosa mi risponde il Gruppo della DC.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Prendo la parola su questo emendamento che, in un certo senso, per quanto riguarda il principio che si chiede di affermare, è sostanzialmente identico a quello precedente. Io ritengo che sia doveroso per la Giunta pronunciarsi nel merito di questa scelta. La Giunta si è pronunciata sull'emendamento precedente con una ragione di preclusione legislativa che a mio avviso è del tutto infondata. Perché? Perché il piano socio-sanitario (che è già scaduto) anche se fosse ancora operante verrebbe approvato con legge regionale. Anche se si vuole ritenere che il PSSR già scaduto sia in una sorta di prorogatio, l'affermare e inserire dei principi in una legge regionale (che riguarda una materia pur sempre connessa col piano socio sanitario) significa potere immutare quel principio contenuto nel PSSR.
peraltro scaduto. Quindi penso non esista la ragione preclusiva e sarebbe opportuna una pronuncia nel merito. La ragione preclusiva non è soddisfacente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

A mio modo di vedere occorre fare un ragionamento a monte che credo non sia stato fatto da parte del collega Reburdo e del quale non ha tenuto conto neanche il collega Majorino, anche perché poi lo stesso Majorino propone poi un emendamento sul quale probabilmente discuteremo dopo, ma che riprende questi aspetti.
Io ritengo che il testo del disegno di legge, così come noi lo proponiamo, sia un testo che fotografa la situazione esistente nella nostra Regione e credo in tutto il territorio nazionale. E' una situazione nella quale nel settore socio-assistenziale operano da sempre il pubblico, non a scopo di lucro, il privato a scopo di lucro, il volontariato, la cooperazione. Nella nostra regione, in questo settore, il privato opera e opera abbondantemente. Quindi se noi partiamo da questo ragionamento, credo che la presenza del privato nel campo socio-assistenziale sia nota a tutti.
Cosa diversa è il convenzionamento con il privato da parte dell'ente pubblico ed è questo l'aspetto sul quale ci si deve soffermare e sul quale io ho detto, rispondendo al collega Staglianò, che varrà la pena di soffermarsi. Sicuramente ci soffermeremo sul nuovo Piano Socio-sanitario regionale, perché nell'attuale legge 20 da nessuna parte sta scritto, come mi sembra Reburdo volesse paventare, che il privato non possa operare nella nostra regione in questo comparto. Il privato ha sempre operato, opera tuttora e quindi i due problemi sono su piani diversi. Io non vorrei che l'impostazione del problema, così come l'ha posto Reburdo, facesse pensare a qualcuno (ma questo non credo possa avvenire perché bisognerebbe che questa persona fosse veramente molto ingenua) che il privato finora nel socio-assistenziale non ha operato: ha sempre operato. Il problema centrale è il convenzionamento, e il convenzionamento è, ripeto, un argomento che viene trattato nel PSSR. Ho avuto modo di leggere prima l'articolo del PSSR che parla del convenzionamento anche con privati aventi scopo di lucro. Nel discutere il nuovo Piano, che è una legge, si discuterà dell'opportunità o meno di consentire all'ente pubblico il convenzionamento con il privato.
L'aspetto, Majorino, è questo è cioè il i convenzionamento, non il fatto che esistano o che non esistano a Torino o in Piemonte strutture private che operano nel socio assistenziale. Tutti sappiamo bene che esistono. Nel merito del convenzionamento rispondo nuovamente (perché questo emendamento del Gruppo comunista mi pare che sia abbastanza in sintonia con quello del collega Staglianò) che rispetto l'opportunità o meno del convenzionamento ente pubblico privato a scopo di lucro si definirà nella discussione del piano socio sanitario regionale. Quindi mi pare che i due problemi siano diversi e il testo che abbiamo proposto è un testo che fotografa la situazione esistente nella nostra Regione all'interno della quale operano enti, istituzioni pubbliche, cooperative, altri soggetti privati cittadini. Quindi è una fotografia della situazione esistente. Sul convenzionamento ne discuteremo formulando il nuovo piano socio sanitario.
Perciò non accogliamo l'emendamento proposto dal Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri per dichiarazione di voto.



DAMERI Silvana

Mi pare che le cose dette dall'Assessore siano molto gravi e abbiano ancora una volta sfuggito al merito che veniva proposto dall'intervento del Consigliere Majorino. Perché questa proposta di emendamento non viene accolta? Sinceramente la frase detta dall'Assessore "che noi siamo dei fotografi e non dei legislatori" mi lascia perplessa. In ogni caso non è neanche questa la questione. Forse la battuta fa intendere che qui si faccia folclore, invece si fanno leggi. Con questo articolo stiamo riconoscendo una cosa nuova, perché se le leggi equivalessero ad una fotografia dell'esistente o a ribadire cose già scritte in altre leggi francamente non si capirebbe perché farle. Siamo d'accordo con l'accezione proposta dall'intervento di Staglianò e con il senso dei nostri emendamenti, cioè stabilire il concorso del privato quando ha le caratteristiche di non avere finalità di lucro, di avere motivazioni di carattere morale, etico o religioso. Ma qui sorge un fatto nuovo: già non ci è piaciuto il fatto che non fossero definiti questi soggetti (ed ora esprimiamo il perché), ma se si arriva anche a non voler dire che sono senza scopo di lucro e che hanno motivazioni di ordine morale, etico e religioso, veramente chiedo - come ha fatto il collega Reburdo - anche ai Gruppi della maggioranza di collocarsi. Chiedo esplicitamente alla democrazia cristiana di collocarsi rispetto a questo voto negativo su questo emendamento. Qui si va a fare qualche cosa di più che non la semplice fotografia, ancorché fotografi non siamo, e cioè riconoscere il concorso di questi "altri soggetti". Si è voluto lasciare "altri" nel titolo e non si vuole definire se "senza finalità di lucro e con motivazioni etiche" ecc., pur ponendosi il raggiungimento di un obiettivo che è quello della politica socio assistenziale, che è un compito proprio delle istituzione pubblica. Mi sembra gravissimo. Noi riconosciamo le possibilità e la ricchezza che può portare il concorso dell'intervento di volontari e di privati, ma deve essere normato. La non risposta dell'Assessore non convince assolutamente nessuno. Si va nella direzione di aprire un riconoscimento su pari livello del privato con scopi di lucro. E' una materia importante e delicata considerato che appunto riguarda la vita della società e dei soggetti che sono particolarmente deboli. Chiederei ai Gruppi della maggioranza di valutare attentamente la loro posizione.



PRESIDENTE

Procediamo al voto dell'emendamento.



REBURDO Giuseppe

E' stato chiesto che la maggioranza si esprimesse!



(Commenti dai banchi della Democrazia Cristiana)



PRESIDENTE

Se i Gruppi politici intendono esprimersi è auspicabile, ma io non posso estrapolare dai Gruppi politici la parola!



BRIZIO Gian Paolo

Non intendo rispondere tutte le volte che il Gruppo viene chiamato strumentalmente in causa, perché noi abbiamo dato alla discussione di questa legge in Commissione il massimo concorso ed il massimo contributo alla realizzazione del testo, che abbiamo approfondito con attenzione.
Evidentemente siamo sulla linea espressa dall'Assessore, perché apprezziamo il lavoro dei gruppi di volontariato, di quelli che hanno spirito etico e religioso, ma sappiamo che nella realtà operano anche i privati associati in varie forme e riteniamo che, siccome questa realtà esiste, di debba operare in modo che tutti possano concorrere alla realizzazione del piano socio sanitario e degli obiettivi previsti dalla legge. Noi concordiamo nella sostanza con l'impostazione che l'Assessore ha dato con la sua risposta e poiché siamo in dichiarazione di voto mi pare che il discorso debba essere chiuso. Abbiamo discusso l'emendamento, abbiamo udito la risposta dell'Assessore, ci siamo collocati correttamente. Chiediamo che si proceda al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Intervengo per dichiarazione di voto. Era facile prevedere che siamo ad un punto cruciale della legge. E' da apprezzare quanto meno che, sebbene tirato dalla giacchetta, il capogruppo democristiano abbia voluto farci conoscere il suo pensiero, anzi il suo non pensiero.



BRIZIO Gian Paolo

Ho espresso il mio pensiero!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non pensiero nel senso che ha ripetuto le cose già dette dall'Assessore. Comunque, collega Brizio, apprezzo il fatto che tu abbia sentito il dovere di spiegarci la collocazione del Gruppo DC, sebbene (come provavo a dire prima illustrando il nostro emendamento) conosciamo questo gioco a rimpiattino dell'Assessore Carletto. L'affermazione dell'Assessore "modificando il Piano socio-sanitario, rivedremo la questione", io spero di poterla discutere prima della scadenza della legislatura, essendo il Piano socio-sanitario scaduto e quindi mettendo alla prova la volontà politica dell'Assessore.
La D.C. si è collocata così. Io non capisco, ad esempio, il Gruppo socialista, il Gruppo repubblicano, gli altri Gruppi della maggioranza.
Hanno da dire qualcosa al riguardo? Nella seduta precedente, se non sbaglio il Capogruppo comunista Bontempi, faceva osservare che la discussione della legge non poteva nemmeno partire perché mancavano i Gruppi della maggioranza esclusa la D.C.
Pare che questa legge sia un argomento privato dell'Assessore Carletto e della D.C. Oppure è una scelta della Giunta. Quando decidiamo di ostacolare, nei limiti del Regolamento, il prosieguo della discussione, lo facciamo e ce ne assumiamo la responsabilità. Qui ci interessa verificare le volontà politiche su questo punto chiave, come è stato già detto. Se davvero la volontà dell'Assessore è quella che ha manifestato, noi avevamo l'opportunità prima, e ci si ripresenta adesso con l'emendamento presentato dal collega Reburdo, di fare chiarezza su questo punto, perché è un elemento decisivo per valutare tutto quanto il resto.
Non aggiungo considerazioni sulla differenza tra fotografi e legislatori che opportunamente altri hanno segnalato.
Mi pare che sia una rinuncia di sovranità, oppure, da parte di Consiglieri che vogliono allinearsi acriticamente su questa posizione, di sovranità limitata dei Consiglieri su un argomento che tutti quanti sappiamo essere di grande importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, colgo uno degli aspetti sollevati fortemente dal collega Reburdo e dal collega Staglianò per poter sollevare una questione che riguarda il sistema della democrazia.
In questi giorni, come tutti sanno, è in discussione al Parlamento (sulla base soprattutto di alcune forze, segnatamente il Partito socialista) la questione della trasparenza della democrazia legata all'abolizione del voto segreto e la introduzione del voto palese alla Camera.
A me serve questa argomentazione per evidenziare un'altra questione molto più importante e preliminare ancora alla forma di voto: il fatto che su questioni nodali del sistema ci siano interi Gruppi all'interno di un'assemblea di 60 persone (che convivono non solo in Consiglio, ma anche in Commissione per tutta una legislatura) che ritengono, per furberia o per opportunismo, di non essere presenti o di non dover prendere la parola su questioni di questo tipo. Diventa persino una questione preliminare! Quindi è un falso problema quello del voto segreto o del voto palese, mentre è un vero problema quello della richiesta di un confronto in cui ognuno si assuma le proprie responsabilità, proprio perché, come è noto, la politica non è un fatto che si esaurisce in quest'aula, ma è collegato profondamente alle premesse che vi sono poste. Ad esempio: per quali motivi si vanno a chiedere voti? E in conseguenza di questo, che cosa si sostiene dopo essere stati o meno in silenzio o addirittura assenti in Consiglio? Ci sono dei Gruppi, dei Consiglieri nella loro individualità, e parti di un intero Gruppo che su queste cose non si esprimono, nonostante abbiano sostenuto più di una battaglia su questo argomento, perfino in periodo elettorale.
La nostra dichiarazione di voto sull'emendamento è favorevolissima.
Anzi cogliamo l'occasione della dichiarazione di voto per avvertire che non esiteremo a trarre le conseguenze (visto che altre armi non ci sono offerte) su quello che a nostro parere si sta sviluppando come dibattito monco. Almeno, queste sono le premesse. Abbiamo una sola arma: quella della persuasione degli argomenti per ottenere almeno una sanzione politica da chi si oppone alle nostre argomentazioni. Se invece il nostro ruolo è quello di abbaiare nel silenzio, un po' cinico od opportunista, possiamo anche fare a meno di stare qui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, la prima riflessione è diretta a lei. Lo stravolgimento della logica dialettica che qui si vuole imporre la chiama direttamente in causa. Il Capogruppo Bontempi parla di qualcuno che "si oppone a ...". No, qui siamo esattamente nella situazione contraria.
L'opposizione ha tutto il diritto di esprimere le ragioni per cui si oppone al disegno della maggioranza e della Giunta, ma non può pretendere che qualcuno si opponga alle sue opposizioni.
C'è un emendamento, chi lo presenta lo illustra, per prassi la valutazione preliminare viene fatta dalla Giunta, i Gruppi sono liberi di atteggiarsi o meno. Lo spazio politico che si è voluto dare a questo mi pare strumentale da tutti quelli che l'hanno usato. Questo è pericolosissimo, perché a questo punto io pongo 400 emendamenti emendamenti significativi, di grande importanza, e su questi pretendo l'intervento di tutti i Gruppi. Per carità, ognuno è libero di dire quello che vuole. Io dico però che il Presidente su questo deve riflettere.
Allora, se si chiede una dichiarazione di voto, evidentemente la nostra è contraria, ma era implicita nella discussione generale che avevamo fatto.
Come laico e come liberale mi chiedo come si può pensare di riservare ad enti che non abbiano finalità di lucro, e con motivazioni sociali e religiose che hanno il lucro culturale dentro, politico. Si ritiene quindi che si debba finanziare chi ha la finalità. La finalità di un'associazione se è quella assistenziale, si esaurisce in se stessa. Se l'associazione ha una finalità diversa persegue un obiettivo; qui avete parlato di religioso e sociale. Allora il servizio lo si da in termini di assistenza, le motivazioni che sono a monte possono essere di diversa natura. Ho anche detto, da laico, che l'assistenza deve prescindere dalle motivazioni che certamente non devono essere esclusivamente di natura capitalistica, ma non accetto neanche che attraverso l'assistenza passino i lucri di altra natura. Quindi è una questione molto capziosa, ma che rivela anche la malafede di chi pone questi problemi. Da liberali riteniamo di dover essere molto attenti, molto prudenti alla modifica della legge 20, perché avevamo convenuto su alcuni obiettivi: la deistituzionalizzazione e la diversa qualità dei servizi che devono prescindere dalle motivazioni. Devono semplicemente essere un servizio che la collettività presta a quelli che ne hanno bisogno, a prescindere dalle motivazioni di qualunque natura, perch allo stato laico le motivazioni non interessano. Interessano le esigenze dei cittadini alle quali si deve rispondere ai livelli della capacità socio economica e di cultura che un certo periodo storico ci mette nelle condizioni di dare. Questa è la nostra concezione. Però, quando si ritiene che chi è organizzato in modo che per sua natura non può non perseguire il lucro, mi chiedo che senso abbia dal punto di vista culturale scriminare chi persegue un fine di lucro economico da chi persegue un fine di lucro religioso o sociale, cioè chi persegue un obiettivo che non sia quello puro e semplice di dare servizio assistenziale. E' questo il punto. Non vedo perché dovremmo fare una scala, dovrebbero essere espulsi tutti quelli che perseguono questo tipo di attività con un obiettivo diverso da quello di prestare il servizio e di essere remunerati per quello che fanno. Il vostro emendamento poteva essere più interessante se ci fosse stato scritto "senza alcun tipo di lucro", ma io non vedo perché le risorse pubbliche debbano servire a due obiettivi, perseguire la soddisfazione del bisogno sul piano dell'assistenza e contestualmente consentire il perseguimento di un fine di natura sociale (che poi si legge politico), cioè far ritenere al destinatario che il servizio non gli viene dallo stato ma gli viene dallo strumento che glielo da. Non per niente la democrazia cristiana ha inventato i coltivatori diretti. E' stata una delle più belle trovate della democrazia cristiana e gliela dobbiamo riconoscere. Quando i coltivatori diretti prendono la pensione da coltivatori diretti è abbastanza normale che immaginino che in questo abbia avuto qualche ruolo la "Coltivatori diretti". E il disegno che voi volete perseguire è esattamente lo stesso.
Fare credere al povero vecchietto, al povero handicappato, al povero infelice che riceve un servizio pagato dai contribuenti, che questo servizio gli venga prestato da qualcuno che persegue un obiettivo di natura politica o religiosa. E questo un laico lo deve rifiutare.
Quindi il vostro emendamento è da rifiutare perché penalizza chi invece alla luce del sole presta un servizio a parità di costo rispetto ad un concorrente pubblico; se per caso poi ci riesce ancora a guadagnare dimostra che il pubblico non lo sa fare. Noi votavamo contro il vostro emendamento, ma visto che ci avete tirati per i capelli vi diciamo che al vostro emendamento non solo gli si vota contro per coerenza rispetto all'impianto di una legge, ma perché è veramente brutto: cercare di solleticare la solidarietà della democrazia cristiana introducendo il termine "religioso" per portare a casa, invece, un risultato a favore invece delle motivazioni di ordine politico. Per far credere a questi poveri vecchietti ed handicappati che non siano le risorse della San Vincenzo o dell' Arci UIS, o di qualche altra organizzazione consimile anziché quelle dell'Istituzione.
Visto che si è voluto fare di questa vicenda una questione di costume e di comportamento politico, il Capogruppo comunista ha detto che cosa pensa di chi non è intervenuto e io ho detto quello che penso di chi ha proposto questo emendamento, non dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Non avevo pensato di intervenire perché condivido pienamente l'articolo che è stato concordato e discusso in Commissione. E' stato discusso anche in controluce come d'altro canto si discutono anche gli altri articolati.
Ciascuno di noi ha compiuto anche delle riflessioni intorno a questo articolo ed io sono giunto alla conclusione, come tutto il Gruppo socialista, di lasciare le cose come sono. Esiste un apporto anche di natura religiosa, di strutture che sono impegnate e alle quali noi manifestiamo il nostro riconoscimento. A tutte le strutture che lavorano in questo campo e riconosciamo il grosso sforzo che esse compiono, sia con le motivazioni di solidarismo cristiano e cattolico, sia con le motivazioni che recano anche gruppi di volontariato laico. Questo va riconosciuto realisticamente. Tuttavia riteniamo che questa sia la dizione migliore proprio per non disperdersi in caratterizzazioni specifiche che probabilmente non riuscirebbero a cogliere tutto lo spettro della partecipazione al lavoro di assistenza, che non può essere soltanto di carattere sociale, nemmeno di carattere religioso, ma che ha motivazioni ed articolazioni ben più ampie. A me sembra - e il collega Marchini ne ha dato anche una motivazione di interpretazione rispetto ai principi di laicità che rimandare a quanto stabilito dalla Costituzione, che in questo campo sembra abbia già fin da allora avvertito quale doveva essere la configurazione di uno stato democratico e partecipato, sia l'affermazione che consente il più ampio spazio a tutte le associazioni di partecipare alla realizzazione del sistema socio - assistenziale. A me sembra che debba essere fortemente difesa questa posizione, perché è molto più vicina al concetto laico di quanto non sia vicina la proposta di emendamento che noi non condividiamo nemmeno nel significato, non solo perché la proposta verrebbe a modificare una intesa, ma perché, entrando nel merito, non ne condividiamo il contenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, dirò poche cose in ordine a questo emendamento. Deve essere comunque inquadrato in un discorso più complessivo e generale sulla legge n. 20, che verrà espresso dal PRI in sede di dichiarazione di voto dichiarazione che chiarirà la posizione repubblicana rispetto a questa legge e metterà, forse, anche in evidenza alcune perplessità rispetto alla legge stessa, che comunque andranno ad indicare un voto complessivamente favorevole al disegno di legge presentato dalla Giunta.
Devo dire invece che rispetto alla polemica che si è creata in ordine all'impegno dei vari Gruppi, è una consuetudine abbastanza normale che rispetto alle proposte di legge e ai disegni di legge che giungono dalla Giunta, o alle iniziative della Giunta, ci sia un atteggiamento più agguerrito da parte della minoranza e ci sia un accordo che sta comunque a monte rispetto all'impianto complessivo di una norma per quanto si riferisce alla maggioranza. Chiarito questo credo che le altre affermazioni debbano essere considerate in qualche modo strumentali. Mi rendo conto che a volte possono determinare o cogliere dei comportanti che possono sembrare apparentemente incoerenti, ma in realtà sono incoerenti rispetto ad un accordo complessivo che sottostà alla presentazione di questo disegno.
Entrando nel merito credo che le argomentazioni che ha fornito prima il collega Marchini abbiano nella loro essenza una qualche ragione. Non me la sento di procedere alla demonizzazione di quelle associazioni, di quelle persone giuridiche che possono avere fine di lucro e per contro non siamo disposti a dare preventiva affidabilità ad altre organizzazioni che operano nel mondo religioso o sociale. Noi crediamo che sarà la concreta attuazione della legge a dare il segno della capacità di gestire questa norma, senza che ci siano a priori delle motivazioni preclusive rispetto ad un soggetto piuttosto che all'altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere, Dameri.



DAMERI Silvana

Siccome mi pare ci sia stato qualche elemento di incomprensione rispetto al senso di questo emendamento, la nostra richiesta è che l'emendamento venga votato in modo sdoppiato. Quindi si voti prima sulla proposta che dice: "senza finalità di lucro" e, successivamente: "...e con motivazioni sociali e religiose". Il senso dell'emendamento così modificato forse è più chiaro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Prendo la parola perché tutti i Gruppi si sono espressi. Prima ho dato signor Presidente, la valutazione della Giunta sull'emendamento, poi c'è stato il dibattito e ora vorrei precisare meglio la posizione della Giunta.
Credo che la questione sia stata stravolta. Qui non è questione di favorire i privati a scopo di lucro o penalizzare chi ha delle motivazioni sociali o religiose; il problema è di una semplicità che mi spaventa; nel senso che ho il sospetto che veramente ci sia una strumentalità dietro a questa questione che va oltre il consentito. Quindi ho il dovere di precisare meglio questa questione.
All'art. 2 e all'art. 8 bis della legge n. 20 elenchiamo gli altri soggetti che concorrono alla realizzazione del sistema socio assistenziale non si definisce se pubblici o se privati. Noi diciamo che concorrono al sistema socio-assistenziale la parte pubblica e la parte privata. E' chiaro che i privati a scopo di lucro sono fuori dal comparto pubblico, se non nel momento in cui si realizzano, come si è realizzato in questi anni per effetto del piano socio sanitario regionale, delle convenzioni. E' la convenzione lo strumento che consente l'intervento di un privato a scopo di lucro. In un momento di eccezionalità e di bisogno, per dare una risposta ai problemi complessivi del comparto, scatta l'inserimento nel pubblico del privato a scopo di lucro.
Noi diciamo che comunque il privato esiste ed è miopia politica quella di non riconoscere che il privato esiste in questa Regione; si è determinato in questi anni, si è anche arricchito e potenziato perché il pubblico non ha dato le risposte che doveva dare. Su queste questioni fornirò al Consiglio regionale tutta una serie di elementi nelle prossime settimane che chiariranno come il pubblico ha potuto fiorire in questa Regione in questi anni. La nostra azione è quella di contenere il privato a scopo di lucro. Come: potenziando la risposta pubblica attraverso un potenziamento delle strutture pubbliche, attraverso un finanziamento di riconversione e di ristrutturazioni di strutture pubbliche, attraverso un aiuto alle IPAB che non è mai stato dato nel passato e che noi adesso stiamo dando attraverso il convenzionamento del volontariato, attraverso la valorizzazione del mondo della cooperazione. Non riteniamo che in una legge di principi non si debba non tener conto, in una elencazione di soggetti che concorrono ad una risposta, anche del privato che tutti sappiamo esistere. Privato che esiste, Reburdo, perché la Costituzione gli consente di esistere e se tu sei dell'idea che il privato debba essere chiuso allora fai le tue azioni politiche per impedire che i privati possano svolgere la loro attività in questo settore, ma certo non è il Consiglio regionale.



BONTEMPI Rinaldo

Stiamo facendo una legge, cosa dici.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Ma noi non facciamo una legge in cui impediamo al privato di operare caro Bontempi. Noi possiamo impedire che il privato entri nel sistema pubblico per le carenze del pubblico, così come si è determinato in questi anni in questa Regione. E' per questo che dico di rimandare il discorso del convenzionamento, che è lo strumento che consente al privato a scopo di lucro di entrare nel sistema pubblico, a quando si discuterà del Piano socio-sanitario regionale, dove valuteremo le esigenze e le necessità e si deciderà che cosa fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.



DEVECCHI Armando

Mi ero ripromesso di intervenire il meno possibile perché ritengo, con tutto il rispetto che ho per i miei colleghi, che spesse volte molti discorsi vadano oltre la necessità di arrivare correttamente ad una definizione degli articoli della legge che abbiamo di fronte. Tuttavia, per quanto riguarda lo specifico argomento, oggetto dell'emendamento, debbo ricordare che all'art. 2 della legge regionale 20, che qui oggi non si intende abrogare, al punto 6) dice: "apertura al concorso delle iniziative assistenziali espresse dalla società nella varietà delle sue libere articolazioni al conseguimento delle finalità di cui alla presente legge".
Mi pare che il voler introdurre l'emendamento che è stato richiesto urti chiaramente con il suddetto punto 6) dell'art. 2 così come mi pare sia in contrasto anche con l'ultimo comma dell'art. 18 della legge 20 (che ripeto, non è stata abrogata) che recita: "deve essere garantita all'assistito la più ampia informazione e la possibilità di scelta motivata nell'accesso ai servizi e alle strutture, purché ciò sia tecnicamente possibile e non costituisca ingiustificato aggravio di oneri". Ecco perch noi siamo contro l'emendamento proposto, che del resto non condividiamo nella sostanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi, trovo sbagliato che si voglia partire dalla discussione della legge dicendo che non modificava niente, anzi razionalizzava e sistemava una situazione. Qualcun altro ha detto, secondo me più realisticamente, che c'era l'intenzione di correggere alcune cose fondamentali all'interno della legge 20.
Dato che preferisco la schiettezza e siccome credo sia giusto portare rispetto agli orientamenti e alle scelte anche degli avversari politici che si possono non condividere, mi parrebbe meglio non far finta di giocare sull'art. 2, dopodiché ognuno assume la responsabilità delle sue posizioni.
Ogni Gruppo risponde a logiche, a concezioni e ad interessi nel senso non vile, evidentemente, e su questo però ci misuriamo sapendo che cosa votiamo oggi.
Assessore Carletto, non si può parlare di fotografia; le fotografie le fa il CENSIS, sono più o meno discutibili, molto spesso determinano la realtà e i provvedimenti legislativi, ma noi qui facciamo una legge.
L'articolo che si vuole aggiungere alla legge 20 (che conteneva giustamente quello che richiamava il collega Devecchi, il riconoscimento all'interno delle finalità della presenza di soggetti del volontariato o di altre forme aggregate che con motivazioni loro, con segno sociale per intervengono in questo mondo) dice "concorrono alla realizzazione".
Sappiamo che le parole non sono acqua. Chi vuole i soggetti religiosi perché ha certe idee, chi vuole quelli a fini di lucro perché ha in mente un mercato privato e così via; i pezzi di cui i Gruppi della maggioranza sono portatori sono molteplici, adesso cominciamo a capirlo, e hanno fatto sì che si dicesse "altri soggetti" senza elencarli. Allora certo che non bastava, non si voleva il nostro emendamento perché parlava di istituzioni pubbliche e private, cooperazione volontariato, adesso scopriamo che anche le imprese entrano nell'esercizio della funzione assistenziale.
Siccome non è una fotografia, è un concorso, badate che questa definizione legislativa significa di fatto un riconoscimento di una funzione pubblica non indifferente. E' inutile far finta che non ci muoviamo su un terreno di scontro generale (che sta avvenendo nel nostro Paese, perché lo stesso ragionamento vale per la scuola). Si comincia con il riconoscere una funzione pubblica perché i privati non chiedono la statalizzazione di se stessi, chiedono il riconoscimento della funzione pubblica. Dopo che è dato questo riconoscimento, il problema delle convenzioni, secondo me, diventa assolutamente secondario e comunque preferirei che non si cominciasse a definire un ruolo pubblico sbocconcellando la mela un pezzo alla volta per arrivare a risultati che ben conosciamo.
Bisogna sapere che la materia su cui decidiamo è questa, poi so bene che la Democrazia Cristiana è d'accordo. Sta tentando con le proposte di legge sulla scuola la stessa operazione sull'istruzione, su una delle poche istituzioni pubbliche nazionali che ci sono. Ma qui oggi si vota questo e fuori di qui si deve sapere che questo è un passo avanti; non è definitivo ma una volta riconosciuta una funzione pubblica è evidente che tutti gli altri atti amministrativi sono conseguenti ad un riconoscimento di principio e non ci sarà argine al riconoscimento e quindi ai finanziamenti.
D'altra parte concorrono alla realizzazione. Si aggancia poi all'ultima frase dell'articolo, su cui noi presenteremo un emendamento, che la libertà di iniziativa che la Costituzione riconosce giustamente diventa di fatto (questa è la violenza fatta alla Costituzione) un riconoscimento pubblico.
Questa è la cosa contro cui noi come Gruppo ci opponiamo.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'emendamento per parti separate.
Pongo in votazione la prima parte: "senza finalità di lucro".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 27 voti contrari, 20 favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione la seconda parte: "e con motivazioni sociali e/o religiose".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 30 voti contrari e 17 favorevoli ed 1 astenuto.
Il Consigliere Calligaro presenta il seguente emendamento abrogativo: alla terz'ultima riga cancellare le parole da "delle libertà" fino a "Costituzione e".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Chiediamo di abrogare alla terzultima riga, le parole da "della libertà" fino a "Costituzione e".
Troviamo la formulazione di questo articolo 2, nella parte in questione, una formulazione curiosa: è certo, l'art. 38 della Costituzione ultimo comma, recita "l'assistenza privata è libera", ma vi sono ben 4 commi prima che ricordano i diritti dei cittadini che devono essere garantiti dallo Stato, il ruolo pubblico nel garantire questi diritti e quindi ci chiediamo perché non ci si è riferiti all'intero art. 38 della Costituzione. Invece si è tolto l'ultimo comma e l'articolo ha un forte carattere ideologico. Per questo chiediamo di abrogare la parte in questione. E' pleonastica, ambigua, semmai poteva entrare nel merito del rapporto pubblico-privato: molte UU.SS.SS.LL. hanno chiesto che si facesse chiarezza su questa spinosa questione del rapporto tra pubblico e privato.
Troviamo fortemente ideologico l'articolo. Perché riferirsi solo all'ultimo comma, che recita "l'assistenza privata è libera"? Il primo comma recita: "ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale"; il secondo recita: "i lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria". Il terzo comma recita: "Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale"; il quarto recita:: "Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato". In sostanza l'articolo ricorda i diritti dei cittadini e assicura che questi diritti saranno soddisfatti dallo Stato, dal settore pubblico e alla fine ricorda che l'assistenza privata è libera. Perché non riferirsi all'intero articolo 38? Perché togliere l'ultimo comma e dare un carattere così fortemente ideologico all'articolo 2 della legge che presentate?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il significato ideologico è evidente sia riferendosi interamente sia in parte all'articolo 38 della Costituzione. L'ipotesi di fare riferimento all'articolo 38 nella sua interezza per parte nostra potrebbe essere accettabile, se la Giunta concorda. E' chiaro che non si vuole evidenziare più di tanto il tema centrale della libertà, ma a noi va bene anche il riferimento all'articolo 38. Eliminarlo avrebbe un significato non accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Noi ci collochiamo rilevando che effettivamente sarebbe opportuno un richiamo all'art. 38 nel suo insieme anche per questa ragione: per evitare una contraddizione con i primi concetti che vengono esposti in questo articolo 8 bis, perché sotto la legenda "altri soggetti", che è rimasta tale, si parla di enti, di istituzioni pubbliche, poi di cooperative soggetti privati, eccetera. Quindi il dire "nel rispetto della libertà garantita dall'ultimo comma dell'art. 38 della Costituzione" significa operare una contraddizione rispetto ad una parte dell'articolato, mentre pare più congruo, più logico e più opportuno, visto che si parla di ente e istituzioni pubbliche accanto alle cooperative e ai soggetti di diritto privato, richiamare il principio generale consacrato nell'intero articolo 38, quindi non solo in una parte, principalmente per una ragione di contraddizione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta accetta l'emendamento con questo sub-emendamento. Io chiedo se i proponenti sono d'accordo, che all'emendamento si tolga "dall'ultimo comma" e quindi il testo rimanga "nel rispetto della libertà garantita dall'art. 38 della Costituzione".



DAMERI Silvana

E' meglio sia scritto: "nel rispetto dell'art. 38 della Costituzione".



CARLETTO Mario

D'accordo.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore che recita: "inserire 'nel rispetto dell'art. 38 della Costituzione" " e cancellare le parole "della libertà garantita dall'ultimo comma".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.
Il Consigliere Majorino presente il seguente emendamento: aggiungere un secondo comma all'art. 8 bis, come segue: "Ai fini di inserirsi nella realizzazione del sistema socio assistenziale i soggetti di cui al primo comma devono convenzionarsi con le USSL competenti per territorio: alle quali compete un previo accertamento dei requisiti soggettivi dei richiedenti, oltreché dei requisiti funzionali e strutturali dei servizi che vengono offerti".
Il Consigliere Majorino ha facoltà di illustrarlo.



MAJORINO Gaetano

Questo emendamento vuole essere una affermazione di principio di una sorta di norma quadro, laddove si prevede, con riferimento ai soggetti che sono elencati nell'art. 8 bis, la regola dell'obbligo del convenzionamento con le UU.SS.SS.LL. e il previo obbligo delle UU.SS.SS.LL. di accertare i requisiti soggettivi oltre che quelli funzionali e strutturali. Mi pare che l'Assessore abbia già risposto prima in senso negativo e cioè che il problema della convenzione si inserirà in sede di predisposizione del piano socio sanitario regionale. A parte che, come dicevo, questa è una norma quadro che varrebbe come norma quadro e direttiva per il PSSR. c'è un'altra considerazione che mi suggerisce di insistere su questo emendamento ed è questa: quando venne discussa la legge 20 e precisamente nella seduta del 13/5/1982, il Gruppo della DC e il nostro ebbero a proporre in materia di gestione dei servizi residenziali tutelari, ma allargando il concetto, un emendamento (gli emendamenti erano due però). Con parole diverse esprimevano questo concetto: la gestione dei servizi residenziali tutelari e di qualsiasi altro servizio assistenziale è libera, ma è necessario il convenzionamento dei Comuni o delle UU.SS.SS.LL., il quale convenzionamento è subordinato ad accertare, nel rispetto della erogazione dei servizi, i requisiti funzionali e strutturali, cioè con parole diverse si richiedeva in allora l'introduzione di questo principio obbligatorio del convenzionamento. Si accennava poi ad un convenzionamento che avrebbe dovuto essere proposto nel dettaglio dalla Giunta regionale, ma penso che qui ci si possa fermare all'affermazione del principio dell'obbligo di questo convenzionamento che nel 1982 era ampiamente condiviso dalla DC e da noi. Si trattò di emendamento che non ebbe la buona sorte di essere accolto. Oggi noi lo riproponiamo per le ragioni espresse e non penso che debba essere rimandato questo concetto al momento in cui verrà discusso e approvato il piano sanitario regionale, ma che in linea di principio possa essere affermato fin d'ora. I dettagli li vedremo in quella sede ovviamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Collega Majorino la questione che lei pone è stata in parte già oggetto di ragionamento in precedenza, come lei giustamente richiamava. Noi, credo non possiamo inserire una norma di carattere generale con la quale definire quali sono i soggetti che concorrono alla realizzazione del sistema socio assistenziale pubblico e privato: mettere il convenzionamento come strumento che discrimina sul fatto di essere o non essere inseriti in questo sistema che, ripeto, noi non definiamo come il sistema pubblico, ma che definiamo come il sistema complessivo pubblico e privato che dà una risposta al socio assistenziale. Quindi noi diciamo che in questo articolo ci riferiamo non solo ai soggetti convenzionati, ma anche ai soggetti che non sono convenzionati e che svolgono sulla base dell'art. 38 della Costituzione la loro libera attività. Libera non ovviamente dalla vigilanza, perché - non l'ho detto prima, forse è bene che qui lo si ricordi - sappiamo tutti che il privato è soggetto alla vigilanza da parte delle USSL quindi è un libero nella attività ma deve sottostare alle norme che le USSL hanno e che la Regione si dà in proprio per consentire l'esercizio di questa attività; noi qui ci riferiamo ai soggetti convenzionati e non convenzionati quindi a tutto il sistema. Allora questo aspetto mi sembra che sia limitativo rispetto al senso che noi volevamo dare all'art. 2. Chi si convenziona lo vedremo nel piano socio sanitario per quanto riguarda il privato: sappiamo fin d'ora che sono convenzionate e che consentiamo il convenzionamento alle IPAB, che consentiamo il convenzionamento al volontariato. Ne consentiamo il convenzionamento perch abbiamo approvato gli schemi di convenzionamento di questi enti e di queste associazioni. Il privato sarà trattato nel piano socio sanitario regionale se noi riterremo che ci sia ancora bisogno di inserire quel comma attualmente inserito nel piano socio sanitario come fatto eccezionale -, se invece il sistema pubblico è in grado di soddisfare le esigenze, il privato non lo convenzioneremo più. La mia idea oggi è che nel futuro non sarà più necessario, neanche in certe situazioni di emergenza, convenzionare il privato. Però ripeto, questa è una mia idea, devo verificarla con la Giunta e con il Consiglio regionale. L'aspetto che lei propone è limitativo rispetto al senso dell'articolo che noi proponiamo, quindi non accetto l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri per dichiarazione di voto.



DAMERI Silvana

Rispetto a questo emendamento noi ci asterremo, perché non tutto il privato che concorre è un privato che, essendo anche volontario, debba necessariamente convenzionarsi. Colgo però un elemento importante dell'emendamento e voglio sottolineare sia la giustezza sia il fatto che nello stesso prosieguo della legge questi elementi manchino nella proposta della Giunta, che è quella dei requisiti soggettivi dei soggetti che concorrono al sistema. Questi non sono stati in alcun modo definiti, cioè mentre abbiamo definito che i soggetti sono tutti, che riconosciamo funzioni pubbliche agli stessi soggetti che operano nel settore per fini di lucro, non introdurre nessun elemento di requisiti rispetto a questi soggetti ci sembra molto preoccupante anche se ovviamente una cosa è il volontariato, l'altra è l'intervento del privato.
Si è voluto mantenere, respingendo le proposte di emendamenti che sono venuti dal nostro e da altri Gruppi, una precisazione su questo terreno.
Ovviamente adesso è più difficile, perché ci troviamo di fronte a situazioni diverse. Noi ci asteniamo, ma sottolineiamo la validità di quello che era contenuto in questo emendamento rispetto alla questione dei requisiti, questione di cui la Giunta pare non occuparsi molto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Annuncio che voterò a favore di questo emendamento, perché ci pare che in altri termini riproponga la questione da cui siamo partiti nella discussione dell' art. 2. Abbiamo preferito, nell'emendamento che ci è stato rigettato dalla Giunta, parlare di un apporto collaterale dei soggetti privati, cooperative, volontariato. Tuttavia in altri termini la questione viene opportunamente riproposta. Non voglio dilungarmi, perch avendo l'Assessore ripetuto stancamente gli argomenti detti prima, non voglio stancare con ripetute argomentazioni. Voglio solo sottolineare il significato di un fatto politico: cioè che da versanti molto diversi nell'approccio con la realtà venga registrata questa esigenza di non lasciare campo libero a qualsiasi intervento speculativo, per non trovarci a discutere a "babbo morto" (scusate l'espressione non elegante) in occasione dello scandalo prossimo venturo tutto quanto già dovremmo conoscere.
In questo senso sottolineo l'urgenza che viene avvertita da parte di forze politiche, anche distanti fra di loro, e se ne evinca con maggiore forza l'inconsistenza da un punto di vista politico della posizione della Giunta quando non è volontà di spostare ad altri tempi decisioni che dovremmo fare già oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Un po' a fatica, ma riesco ad interpretare il disegno di legge. Voglio perciò provare ad esprimerlo, perché mi pare che ormai acquisti consistenza. La Giunta si oppone a questo emendamento del Gruppo MSI che richiama una necessità che il riconoscimento passi attraverso lo strumento della convenzione. L'Assessore ritiene che ci siano aree di intervento nella società che non debbano passare attraverso l'assunzione nel sistema misto di funzioni private. Perché, secondo me, il disegno è proprio un altro. Non è quello di un sistema misto, in cui dei privati sono in funzione di surroga a un sistema pubblico insufficiente (che l'Assessore dice di voler sviluppare fino a quando sia sufficiente), il disegno non è quello di riconoscere una funzione all'interno di un dovere pubblico di servizio e quindi di un sistema che ha titolarità pubblica, con presenze convenzionate dei privati.
Il disegno, dicevo, è un altro: è proprio il riconoscimento semplice e generalizzato di tutto il privato.
Può poi essere interessante vedere che cosa ne deriva a questo primo riconoscimento. In altri settori ne è derivato, nelle intenzioni, nelle proposte di legge, che il cittadino ha poi una quota di risorse pubbliche da spendere dove vuole, con una differenziazione delle possibilità di usufruire di un servizio a seconda delle disponibilità finanziarie che il cittadino può aggiungere a quell'intervento finanziario pubblico.
A me pare che questa sia la volontà del disegno, con un'altra aggiunta che aleggia in alcuni documenti delle consultazioni e nella relazione del Consigliere Devecchi alla legge; è quella di avere un sistema in cui siano differenziati i servizi per connotazione non di qualità, ma per connotazione culturale, ideologica, cioè che il cittadino possa scegliere all'interno del panorama dei servizi che sono pubblicamente finanziati quello in cui trova le sue affinità.
Il disegno sostanzialmente, per intenderci e banalizzare, di comunione e liberazione, che il Consigliere Reburdo ha ragione a richiamare, che vuol dire una frantumazione dei servizi per aree ideologiche e culturali e vuol dire proprio quello che il collega Marchini paventava o richiamava come una delle fortune della D.C., cioè il fatto che attraverso l'impegno pubblico il cittadino in realtà entra in rapporto non con un servizio pubblico ma con un servizio connotato per aree e connotato ideologicamente.
Questo è un disegno a cui noi siamo radicalmente contrari, perch crediamo a quanto definito nella Costituzione circa i doveri e i diritti dello Stato di garantire servizi ai cittadini. Ma siamo contrari anche per un altro motivo: un disegno di questo genere introduce nella fisionomia e nel comportamento dei partiti un elemento di degenerazione della politica che più volte denunciamo e non siamo solo noi a farlo, che fa sì che il partito si regga e fondi le sue fortune soltanto sullo scambio politico e abdichi a una sua funzione generale di rappresentanza della società.
Io sono stupita che, di fronte a un disegno di questo genere, altri partiti della maggioranza si ritengano vincolati - in nome di un accordo preventivo, come ha dichiarato il Consigliere Ferrara al di là di ogni confronto in aula a sostenere questa legge, così come è stata presentata in aula.
Mi stupisco che su queste posizioni, e a sostegno di un disegno tipico della D.C., si collochino tutti i partiti laici, in particolare il Partito socialista che in questo momento non è neanche presente in aula. Perché su questa operazione politica, che riguarda l'identità, le funzioni e la natura dei partiti, la concezione dello Stato e la concezione dei pubblici servizi attorno a questo disegno, mi pare incredibile che partiti che si sono connotati sempre per la difesa di una concezione dello Stato, che hanno avuto ruoli di rappresentanza come partiti e non ruoli di mediatori e che non hanno basato le loro fortune (quantitativamente possono anche essere piccole) sullo scambio politico, siano disposti in nome di un accordo preventivo, che non capisco quale sia, ad approvare un disegno che va sostanzialmente a loro danno, non solo per motivi generali, ma anche per motivi di interesse particolare dei partiti. Perché su questo terreno l'unico partito che fa le sue fortune, e ha fatto le sue fortune e le farà è la D.C., non sono altri partiti.
Mi chiedo se il conservare la stabilità della maggioranza e della Giunta sia un obiettivo che può mettere in mora concezioni dello Stato della democrazia da parte di alcuni partiti, in modo particolare del Partito socialista, in questa misura.
Non sono comunque queste le premesse per ragionare seriamente sulle riforme istituzionali. Non mi pare che ci siano, se poi la collocazione concreta sui problemi è questa non ci sono certamente premesse, perché le dichiarazioni di volontà di riforma delle istituzioni si traducano in atti concreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che ci si sia spostati dal campo proposto dall'emendamento del collega Majorino ad un'area molto vasta e probabilmente anche impropria, o comunque richiamata dal dibattito che si era svolto sulla prima parte dell'art. 2, o sulla base degli emendamenti che erano stati proposti prima dalla collega Dameri.
Avremmo preferito non intervenire perché mi sembrava ampiamente soddisfacente la risposta, peraltro molto corretta, dell'Assessore Carletto al collega Majorino.
Debbo aggiungere alla risposta dell'Assessore soltanto che le considerazioni di fondo erano già state manifestate in precedenza quando si riconosceva anche al privato la possibilità di concorrere indipendentemente dalla condizione di convenzionamento di cui il privato poteva godere.
Voglio aggiungere per il collega Majorino che il punto nodale non è tanto il convenzionamento, almeno nella logica della legge, così come è stata sviluppata fino ad ora, ma è l'autorizzazione al funzionamento che è già definita dalla legge e che deve essere riconosciuta al privato perch possa operare. Questo è fondamentale: il privato deve essere autorizzato e deve avere delle condizioni precise, deve offrire garanzie precise e il pubblico ha il dovere, oltre che il diritto, di fare gli opportuni controlli perché il servizio venga svolto secondo i disposti delle leggi che noi proponiamo ed approviamo. L'intervento è stato sollecitato, più che dalle proposte di emendamento di Majorino, dalle considerazioni ultime che ha fatto la collega Sestero che, ripeto, ha ripreso considerazioni già sviluppate negli interventi precedenti. Mi sembra forzato portare il discorso sulla carenza di riflessione e meditazione e sulla concezione dello stato e della democrazia partendo dalle considerazioni che sono state fatte fino ad ora. Non so proprio che cosa c'entri, al massimo noi crediamo di essere perfettamente all'interno dell'ambito costituzionale quando sosteniamo la libertà che deve essere assicurata all'attività assistenziale. Non crediamo di essere fuori dalla costituzione, crediamo di essere nella democrazia quando riteniamo che pubblico e privato debbano concorrere ugualmente alle stesse finalità. Ritengo che poi debba essere vivamente respinto questo discorso delle finalità che avrebbero le associazioni, le organizzazioni, nella fattispecie religiose, nello svolgere il servizio assistenziale e voglio anche togliere dei fantasmi che gravano e che hanno arieggiato in questa sala dopo l'intervento di qualche altro collega, quasi che le attività assistenziali svolte dalle associazioni dei gruppi, dalle realtà religiose o con finalità di questo tipo, siano orientate a mire ideologiche, ad obiettivi ideologici e comunque un po' superati anche dalla cultura più scontata e cioè da finalità che sono di conversione dell'assistito, di vantaggi per l'organizzazione che attiva l'assistenza. Mi pare che ci sia una ragione fondamentale nella cultura di partenza che attiva le nostre realtà assistenziali e caratterizzate da motivazioni religiose ed è la ragione della carità, che è la ragione di partenza; l'assistenza poi viene erogata in termini assolutamente neutri, non ci sono preclusioni di natura ideologica per l'ammissione a queste opere di assistenza. Mi pare che il rispetto sia sempre stato assicurato e che comunque è nella volontà e nella cultura delle associazioni religiose muoversi in questa direzione. Questo dico per evitare ulteriori equivoci sull'argomento e per aderire in termini completi al senso primo delle associazioni assistenziali che si muovono in questo settore e cioè una risposta alla carità personale e alla carità delle associazioni che, ripeto, si esprimono e si dispongono in termini neutri al servizio del pubblico. Questo mi pare sia fondamentale dopo le cose che sono state dette non propriamente in questa sede.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento proposto dal Consigliere Majorino. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 29 voti contrari, 4 favorevoli e 13 astensioni.
Prima di porre in votazione l'articolo 2 do la parola al Consigliere Dameri per dichiarazione di voto.



DAMERI Silvana

Vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio sul fatto che la richiesta di dichiarazione di voto su questo articolo non è un espediente di carattere ostruzionistico, ma è una necessaria collocazione su uno degli articoli che a nostro avviso sono più significativi, lo diceva già la collega Sestero, rispetto alla visione che contiene la legge 20 e dell'indirizzo, invece, verso il quale l'Assessore Carletto e la Giunta approvando questa legge propongono di andare. E' importante il voto su questo articolo perché noi diciamo che qui si è sprecata un'occasione, cioè l'occasione di affermare un ruolo della Regione rispetto non solo a quelli che sono i propri servizi che vengono erogati dal sistema pubblico, ma anche rispetto al concorso che può derivare dal raggiungimento degli obiettivi della politica socio assistenziale anche del momento privato soprattutto del momento del volontariato. Si è sprecata questa occasione di affermare un ruolo di iniziativa di governo di indirizzi, mi riferisco ai requisiti, agli emendamenti respinti attorno alle caratteristiche di questi soggetti che riconosciamo come concorrenti al raggiungimento degli obiettivi della politica socio assistenziale, mi riferisco agli elementi del "non scopo di lucro", però potrei più tranquillamente richiamare quello che è stato l'intervento dell'Assessore in risposta agli emendamenti presentati dal Consiglio. E cioè quello che noi fotografiamo. Questa Giunta, anche su questa materia, anche rispetto alla realtà del concorso dei privati, allo stesso raggiungimento degli obiettivi socio assistenziali, si limita a fotografare, non sceglie, non si propone di valorizzare quelli che sono interventi che hanno una maggiore componente di impegno volontario senza finalità di lucro, come noi proponevamo, ma mette semplicemente tutti sullo stesso piano. Anche su questo terreno sappiamo che vengono premiati all'interno stesso della realtà dei privati, quelli che sono più forti, quindi quelli che sono più speculativi dal punto di vista dello speculativo a fini di lucro. Credo che questa sia un'occasione sprecata, mi spiace che anche su questo articolo la Giunta scelga questa strada; in realtà scegliere di fotografare, come ha detto esplicitamente l'Assessore, su quello che c'è, vuol dire scegliere di non governare, ma vuol anche dire, in questo caso, scegliere di dare spazio a chi è forte, a chi è aggressivo, a chi è potente anche in questo settore e questo è ancora più grave, perché questa forza, questa aggressività si esprime nei confronti di soggetti destinatari delle prestazioni assistenziali deboli.
Mi pare che nell'insieme del dibattito che c'è stato questo emerga con grande chiarezza e confermi le cose che noi dicevamo nel giudizio generale di questa legge. Su questo invitiamo tutti i Gruppi politici della maggioranza a prendere atto della operazione politica di modificazione della legge n. 20 che si sta operando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, ritengo che la discussione sull'art. 2 che ci ha preso qualche minuto di tempo sia stata tutt'altro che inutile, perché ci ha consentito di riportare in quest'aula una discussione su questioni fondamentali che, viceversa, sarebbe rimasta confinata, come i verbali della Commissione dove peraltro sarebbe facile riscontrare più di una contraddizione tra le parole del Capogruppo socialista, Consigliere Rossa udite qui, e quelle affermate dai suoi autorevoli compagni di Gruppo in quella sede assenti oggi, pare non giustificati. E comunque non casualmente, come capita, come è capitato spesso in questa legislatura, su tutte le questioni su cui bisogna scegliere, su cui definire degli indirizzi.
Penso che sarebbe stato tragico, signor Presidente, per lo sviluppo della democrazia in questa Regione se queste questioni fossero rimaste confinate o sbrigativamente risolte in maniera notarile senza alimentare quello che dovrebbe essere un dibattito da tener vivo, e penso sarà tenuto vivo ancora nei prossimi anni, al di là di come andranno le vicende del ddl n. 186 che stiamo analizzando qui.
Non ripercorro i passaggi salienti di questo articolo su cui ci siamo soffermati. L'Assessore Carletto come fotoreporter proprio non riesco a vederlo, cioè lo vedo molto impegnato in realtà a maneggiare, ad interpretare, a plasmare. L'Assessore Carletto non è certo uno che si tira fuori, come capita ad altri Assessori, che di fronte alle difficoltà dicono: "io non gioco, anzi, faccio finta di non giocare". Ogni riferimento ad alcuni componenti della Giunta attuale è puramente casuale.
L'Assessore Carletto è impegnato, è immerso dentro la realtà rappresenta un pezzo di società che sta tentando di governare a suo modo noi aggiungiamo - calpestando alcuni equilibri che dovrebbero essere presenti in qualsiasi amministrato pubblico, in particolare alterando la gerarchia di valori su cui è organizzata la nostra società, che dovrebbe vedere appunto la preminenza sul piano programmatico, sul piano degli indirizzi del momento pubblico, su quelli che possono concorrere a determinarlo. L'Assessore non mi pare essere un fotoreporter, mi pare uno che ci prova. E da questo punto di vista cosa sta provando l'Assessore Carletto? L'articolo apre, spiana la strada a questa filosofia, ad affermare quello che mi pare lo stesso vicecapogruppo della DC poc'anzi esplicitava, cioè l'affermazione dell'assistenza in larga misura laddove non si definiscono i requisiti e tutte quelle altre cose che ci siamo detti, di fronte alla assistenza come carità. Penso che la limitazione abbia questo aspetto.



(Interruzione del Consigliere Nerviani)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Amo le interruzioni perché aiutano a focalizzare meglio i rispettivi punti di vista. Ho grande stima delle capacità intellettuali del collega Nerviani e mi guarderei bene dal pensare che lui abbia pensato limitativamente a questo aspetto circoscritto, ma è proprio qui il punto: nel momento in cui il pubblico rinuncia a definire i modi attraverso cui questo concorso può avvenire, l'Assessore ci dice "la rivedremo al prossimo piano socio sanitario". Di fatto si afferma una filosofia del tutto legittima, ma su cui sarà legittimo manifestare il parere.
Penso che alla fin fine nuoccia questo tipo di commistione. Ho apprezzato molto l'intervento, anzi, gli interventi della collega Sestero in particolare un passaggio del suo ragionare laddove affermava che c'è una rinuncia da parte dei Partiti politici a definire un orizzonte, a interpretare nell'insieme tutta la società, laddove si circoscrive il proprio ruolo ad uno scambio politico elettorale con quelli che fiancheggiano i Partiti. Qui è il degrado della politica intesa in un profilo alto quale dovrebbe essere quello di regolare tutta quanta la vita della società.
Signor Presidente, ho l'impressione che siano gli stessi cattolici in questo senso a svilire forse il proprio impegno nella società, perché c'è sempre la possibilità di convertire all'ultimo momento qualche "Guttuso" all'esistenza dell'aldilà, ma è un po' poco e penso che il proprio impegno andrebbe esplicitato senza, in particolare, l'intermediazione del vil metallo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per appello nominale l'art. 2 nel testo così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 32 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Il Consigliere Calligaro presenta il seguente emendamento: dopo le parole "gli indirizzi" aggiungere "e i parametri".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, noi chiediamo che venga approvato questo emendamento che si propone di individuare non solo gli indirizzi delle politiche socio assistenziali, ma anche gli standards orientativi in modo tale da garantire i cittadini (standards possibilmente uniformi o tendenzialmente uniformi).
Cioè vogliamo che si individuino livelli necessari, livelli adeguati di servizi da erogare attraverso parametri sia per l'organizzazione delle politiche socio-assistenziali sia per le attività. Standards e parametri sono quindi indispensabili a nostro parere, in quanto rappresentano elementi di perequazione tendenziale e di fatto delle diverse realtà territoriali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Mi spiace di non poter essere d'accordo con il collega Calligaro. Siamo invece in sintonia con quanto è stato previsto nel passato dalla legge 20 e dal Piano socio-sanitario regionale.
Da questo punto di vista andiamo esattamente sulla linea individuata negli anni scorsi, che è quella di lasciare al Consiglio regionale gli indirizzi e di lasciare alle competenze del Piano socio-sanitario e della Giunta regionale di individuare i parametri. Non ci pare di proporre nulla di nuovo, è una questione che è stata sperimentata in questi sette anni positivamente e quindi ci pare per certi versi anche strano che adesso si proponga una cosa diversa da quella che è stata fatta in questi anni che ripeto, ha il nostro giudizio positivo e che quindi noi confermiamo.
Pertanto non possiamo accogliere l'emendamento perché è ingessante e non credo che il Consiglio (per usare il termine che spesso usa un mio collega, ma che in questo caso rende bene l'idea) ogni volta che bisogna fissare qualche parametro debba essere investito da provvedimenti che effettivamente sono delegati al Piano socio-sanitario regionale o alla Giunta stessa sulla base di quanto è stato fatto in questi anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

La risposta dell'Assessore è assolutamente inadeguata per una ragione sostanziale. Noi ci troveremo, nella proposizione degli articoli successivi e in particolare dell'art. 13, riproposta una strutturazione del sistema socio-assistenziale che non riconduce, come ben sappiamo, ad un unico soggetto, vale a dire l'U.S.S.L., la gestione di questa materia, ma che fino al 1990/91/92 ci proporrà diverse realtà di gestione di questa materia.
Nell'intervento generale abbiamo già detto, e lo ribadiamo nell'esame dell'articolato, che questo determinerà inevitabilmente, soprattutto per le realtà dei piccoli Comuni, delle situazioni di erogazioni di servizi secondo modalità, parametri, standards, qualità diverse. Spero che l'argomento interessi i Consiglieri.
Nel momento in cui si va a questo tipo di situazione e comunque di fronte al fatto che la Regione non può ritrarsi rispetto all'individuazione di parametri, di criteri, di standards di fondo rispetto all'organizzazione del sistema dei servizi di assistenza sociale, io credo che questa sia veramente una...



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Vanno nel piano.



DAMERI Silvana

Questo non è il piano, Assessore Carletto, noi stiamo facendo una legge. Stante il fatto che questo piano lo discuteremo quando l'avremo adesso stiamo facendo una legge che avrà queste caratteristiche. Si pu rifiutare, si può non fare, ma sappiamo bene che in questa materia non abbiamo un eccesso di parametri e di standards e di modalità dei servizi tant'è che in questo Paese, se non vado errata, per esempio le stesse case di riposo sono ancora sotto la denominazione di locande. Ciò sta a dimostrare quanto questa materia sia normata nel nostro Paese. Non abbiamo nessuna norma, perché non abbiamo una legge nazionale come è già stato detto nel dibattito generale. Ora, nel momento in cui andiamo a costruire una situazione di gestioni diverse che dureranno nel tempo, quindi di erogazione di servizi con caratteristiche difformi, perché così sarà e su questo punto noi daremo una nostra proposta alternativa rispetto a quella proposta dalla Giunta, almeno indichiamo dei parametri! Mi sembra importante. Altrimenti non diamo nessuna garanzia, altro che i requisiti che chiedeva il Consigliere Majorino rispetto all'intervento dei privati! Lì i requisiti non li abbiamo voluti mettere. Qui i parametri non li mettiamo, là abbiamo detto che i soggetti vanno bene tutti, dopodiché mi chiedo che tipo di operazione si stia facendo.
C'è una mia interrogazione di tre-quattro mesi fa su quell'anziano ricoverato presso la residenza "La Famiglia" di Bruino, morto dopo essere stato ricoverato all'Ospedale di Rivoli, ritrovato con piaghe da decubito con presenza di vermi nelle piaghe. Ebbene, quel privato, che certamente come lei ha detto prima, fa parte del sistema socio-assistenziale, così com'è, se lo fotografiamo rispetto ai requisiti, non gliene chiediamo.
L'interrogazione non ha ancora avuta risposta, di parametri non ne mettiamo di nessun tipo, va bene così.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 25 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Il Consigliere Staglianò presenta il seguente emendamento: "Nei casi di urgenti necessità di intervento, le prestazioni socio assistenziali di cui ai precedenti articoli sono effettuate dal Comune o dalla USSL nel cui territorio il destinatario delle stesse dimora al momento del verificarsi del bisogno, fatto salvo il diritto per gli enti suddetti di rivalersi nei confronti della USSL o del Comune di residenza o nei confronti dei soggetti obbligati secondo quanto previsto al successivo art. 33 bis".
Il Consigliere Staglianò ha facoltà di illustrarlo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

I colleghi avranno notato che noi proponiamo di mantenere, con gli opportuni raccordi lessicali, soltanto il terzo comma dell'art. 5 proposto dalla Giunta, perché ci pare opportuno circoscrivere l'oggetto ai casi di effettiva, urgente, necessità di intervento. Che cosa vuol dire? Vuol dire che a nostro avviso non va alimentata la tendenza o la tentazione di ghettizzare in agglomerati, più o meno costruiti ad hoc, l'assistenza medesima e invece di privilegiare la territorializzazione del servizio cioè di mantenere quanto più è possibile legato alle proprie radici sociali ed affettive, il soggetto bisognoso di assistenza. Da questo punto di vista, tentando anche di corrispondere ad un aspetto avvertito da molte parti sociali di ispirazione etica diversa della umanizzazione del servizio, e quindi in questo senso della possibilità della comunità che genera il bisogno di poter intervenire controllando come questo bisogno viene soddisfatto. In questo senso evitando che si costruiscano gli istituti ad hoc, come avviene ahimè in troppe realtà, e lo stesso Assessore Carletto rispondendo ad alcune mie interrogazioni nei mesi passati ha dovuto registrarlo. Ha dovuto registrare ad esempio la disumanità della distanza del trattamento assistenziale da una regione all'altra, oppure da Province molto distanti fra di loro rispetto alla zona di residenza.
La filosofia di questo nostro emendamento è racchiusa in questi concetti che mi auguro i colleghi e l'Assessore vogliano considerare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Svolgo un ragionamento generale in ordine a questo articolo che ho la presunzione di ritenere possa essere una risposta all'interrogazione di Staglianò e anche alla o alle interrogazioni del Gruppo comunista, perch io ne ho 2 qui, può darsi che una sia stata ritirata: una che prevedeva di sopprimere l'intero articolo e un'altra che invece sceglie una strada di ripiego che è quella solo di eliminare un pezzo del primo comma e il secondo. Io credo che questo problema Staglianò non sia il problema di ghettizzazione, né sia un problema rispetto a come si interviene sul territorio regionale nei confronti delle persone che chiedono di essere ospitate in istituto. Questo è un problema squisitamente di tipo economico in quanto il domicilio di soccorso oggi è normato in modo tale per cui quando una persona in difficoltà che risiede attualmente supponiamo nel Comune di Torino e viene ospitata in una struttura del Comune di Cuneo e questa persona è una persona che non riesce a far fronte alla retta in parte o completamente e quindi ha bisogno dell'intervento pubblico per coprire o integrare la retta, questa persona che viene ospitata nella struttura di Cuneo è sollecitata subito dopo a prendere la residenza in quella città per ragioni di assistenza sanitaria (scelta del medico eccetera). Nel momento in cui prende la residenza a Cuneo l'onere socio assistenziale relativo all'integrazione della retta da quel momento grava sul Comune di Cuneo e il Comune di Torino praticamente viene sollevato dall'obbligo di integrare la retta, essendo quel cittadino un cittadino che magari è nato, ha vissuto, ha lavorato a Torino, ma solo per una questione di non coerente programmazione dell'ente pubblico rispetto alle strutture è costretto ad essere ospitato a Cuneo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Questo lo sappiamo.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Questo emendamento non vale solo ovviamente per i casi urgenti, ma per tutti i casi che si sono determinati e si determineranno, noi ci auguriamo il meno possibile, perché noi stiamo cercando di fare una programmazione che consenta una riduzione drastica di questo movimento sul territorio regionale di persone in difficoltà alla ricerca di una struttura; questo vale per tutti. A noi pare che questo emendamento che definisce il domicilio di soccorso in capo al Comune nel quale risiede la persona in difficoltà nel momento in cui viene ospitato in una struttura, quindi nel caso che facevo prima sarà sempre in futuro finché questa persona sarà a Cuneo il Comune di Torino a dover integrare la retta, mi pare che questo sia in primo luogo un atto di giustizia, in secondo luogo mi pare che sia curioso che noi penalizziamo quelle UU.SS.SS.LL. che hanno le strutture e favoriamo quelle UU.SS.SS.LL. che non hanno realizzato le strutture, quindi non hanno coerentemente risposto ai bisogni del loro territorio e in più le alleggeriamo dal costo dell'intervento perché questa persona prendendo la residenza a Cuneo in questo caso alleggerisce anche dal punto di vista finanziario il Comune di Torino che non ha neanche fatto la sua programmazione. Allora, il senso dell'articolo che la Giunta ha proposto è fare chiarezza in ordine al domicilio di soccorso andandolo a definire nel modo che ho cercato di spiegare.
E' una scelta che a grandissima maggioranza è condivisa dal territorio perché è una cosa che mi è stata richiesta a grande maggioranza ovviamente soprattutto da tutta quella parte di UU.SS.SS.LL. del Piemonte che avendo delle strutture è costretta a sopperire a carenze che sono in particolare e soprattutto del Comune di Torino. Il Comune di Torino non solo ha più di 800 anziani in lista d'attesa per le strutture, ma è un - se mi passate il termine molto brutto, ma che rende l'idea - esportatore di persone in difficoltà enorme, soprattutto di anziani. Noi ritroviamo in certe aree del Piemonte tantissime persone in difficoltà, soprattutto anziani, che arrivano dal Comune di Torino, non avendo potuto a Torino per le ragioni che dicevo (850 in lista d'attesa) trovare una risposta adeguata.
Quindi che il Comune di Torino non solo non abbia programmato, ma che sia anche favorito nel senso che poi non paga neanche più le rette mi sembra veramente curioso. Ripeto che questo articolo è condiviso dalla stragrande maggioranza degli amministratori di Comuni e di UU.SS.SS.LL. del Piemonte. Quindi mi pare strano che sia oggetto di contestazione, per cui per queste ragioni non possiamo accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 23 voti contrari, 17 favorevoli ed 1 astensione.
Il Consigliere Sestero presenta il seguente emendamento: al primo comma sopprimere le seguenti parole da "qualora" fino a "tale ospitalità". Il secondo comma è soppresso.
La parola al Consigliere Sestero che lo illustra.



SESTERO Maria Grazia

Ho già sentito le argomentazioni che l'Assessore ha addotto in riferimento all'emendamento precedente. Mi pare che sulla questione del domicilio di soccorso sia importante che il Consiglio decida avendo ben presente tutti gli elementi che ci permettono di esprimerci su questo art.
5. Noi con il voto precedente sull'art. 3 della legge abbiamo abrogato l'ultimo comma che diceva "sono fatte salve le vigenti normative nazionali in materia di domicilio di soccorso" ed era un richiamo d'obbligo. Noi l'abbiamo abrogato e questo articolo aggiuntivo si presenta in questa forma "fatta salva la vigente normativa nazionale in materia di domicilio di soccorso". Fatta salva la vigente normativa nazionale vuol dire che quella è normativa che anche se non fosse richiamata vale. La normativa nazionale è contenuta nella legge 6972 - purtroppo una legge che porta la data del 1890 - che all'art. 72 sul domicilio di soccorso è molto esplicita. Dice che l'assistenza al soccorso nei casi in cui dipenda dalla condizione del domicilio, dall'appartenenza al Comune, è condizione adempiuta quando il povero - il linguaggio è del 1890 - si trovi in una delle predette condizioni. La prima, che prevale sulle altre, è che abbia per più di 5 anni dimorato in un Comune. I 5 anni sono ridotti a 2 con legge dello Stato del 1931, legge sulla finanza locale. Legge ancora operante e purtroppo legge di riferimento per i successivi adempimenti del periodo repubblicano.
La legge nazionale dice che di fatto una presenza per 2 anni fa necessariamente acquisire il domicilio di soccorso, quindi la residenza è quella, non ci sono due tipi di residenza. Non può valere una residenza fino al momento in cui non ha necessità di interventi e poi quella successiva. Se è così allora è fuori discussione che questa norma di legge con queste caratteristiche, sia quella a cui dobbiamo riferirci, e l'articolo la richiama. E' un intervento illegittimo dire che qualora l'avente diritto sia ospitato in strutture residenziali situate nel territorio di una USSL diversa gli oneri gravano sulla USSL di cui fa parte il Comune di residenza, perché non c'è più Comune di residenza, dopo 2 anni il Comune di residenza è quello in cui è ospitata la persona. Restando a tal fine irrilevante il cambiamento della residenza connesso esclusivamente a tale ospitalità, perché non è possibile dire che quella residenza nuova è connessa esclusivamente ad una ospitalità in una casa di ricovero, a termini di legge quella è l'unica residenza di cui è in possesso il soggetto dopo 2 anni che sia ospite in un'altra realtà e in un'altra città.
Allora non riusciamo a capire come si possa pensare l'esigenza che ora l'Assessore evidenziava, posso capire di ridistribuire il carico finanziario, ma non è pensabile che noi legiferiamo in palese contraddizione con la normativa nazionale esistente. Per l'assistenza complessivamente non abbiamo la legge nazionale, qui il riferimento è preciso, non dico che sia giusto, ma è un riferimento che attiene poi all'iscrizione anagrafica del soggetto. E' fuori discussione. Non possiamo introdurre un correttivo, secondo me l'articolo che vogliamo aggiungere alla legge 20 ha un unico destino: quello di essere bocciato dal Commissario di Governo. Sarebbe bene che ci riflettessimo un attimo prima di introdurre elementi di forzatura contraddittoria all'interno dello stesso articolo, perché non si può richiamare una legge e poi negarla dicendo che il riferimento non è più in quella legge.
Questo è il motivo che ci fa proporre l'abrogazione di questa parte, il resto è ridondante, sono cose scontate perché già presenti nel testo della legge 20. Questo passaggio è assolutamente illegittimo perché contraddetto in modo palese da una normativa forte, univoca, che riguarda la finanza locale e che riguarda tutta una partita assistenziale e con un esplicito richiamo al domicilio di soccorso su cui non ci sono stati più interventi legislativi nazionali per cui fa fede questo riferimento.
Quindi faccio una sottolineatura sulla formale illegittimità di questa introduzione. Nel merito dei motivi che spingono la Giunta, la maggioranza ad avanzare un intervento legislativo così arbitrario come quello di cui si parla, è fuori discussione che ci siano dei problemi in questa materia.
Credo che la soluzione proposta, ammesso che sia legittima, sia sbagliata.
Noi siamo un ente che legifera, che programma, che quindi ha una funzione di governo complessivo degli indirizzi, che fa una politica di piano, e non possiamo dire che le cose stanno così, per cui correggiamole surrettiziamente con un addebito finanziario.
I servizi sono squilibrati sul territorio sicuramente, sono squilibrati per motivi storici, per motivi politico amministrativi: c'è chi fa la politica di intervento, altre amministrazioni non la fanno. Parlavo di motivi storici perché molti dei servizi hanno nascita non pubblica e quindi sono legati a presenze; non credo che si possa chiudere questa partita con una ratifica dell'esistente, cioè dove non ci sono i servizi di ricovero o di ospitalità il ruolo della regione è agire, perché questi si sviluppino non solo per motivi legati ai diritti dei cittadini (quelli che richiamava Staglianò). La deportazione delle persone che hanno bisogno di questa ospitalità è ormai nella cultura diffusa inaccettabile, non solo per questo motivo, che è fondamentale, che riguarda i diritti dei cittadini e la qualità del servizio prestato, ma anche perché o la Regione svolge un ruolo di programmazione e di intervento per una razionalizzazione dei servizi sul territorio oppure possono anche procedere logiche che con la programmazione non hanno niente a che fare. Potrebbe addirittura diventare conveniente per un Comune sviluppare i suoi servizi se il carico della gestione sta secondo quanto prevede questa proposta, su altri Comuni.
Cosa si intende per Comune di residenza, che dicevo, non esiste formalmente più? Se uno è vissuto nella sua vita dieci anni a Firenze dieci anni a Torino, dieci anni a Pavia, quali sono i Comuni che devono pagare? Non è mica uno scherzo. Il ragionamento che faceva l'Assessore era questo: quando uno è un cittadino attivo sta in una città. Però, io dico se uno è un vagabondo e per tutta la vita ha cambiato lavoro non si capisce più eticamente in carico a chi, a quale realtà territoriale sia questo cittadino.
Ma badate, questi sono rilievi secondari.
Noi siamo contrari e perciò chiediamo la soppressione di questo comma.
Qualora non avvenisse voteremo contro l'intero articolo, perché riteniamo che un Consiglio regionale non possa votare una norma che è contraddetta da norme nazionali e riteniamo che almeno una dimostrazione di conoscenza delle illegittimità di norme sia il minimo che un Consigliere regionale deve dare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho cercato, ma in questo momento non ho sottomano l'art. 72 della legge del 1890. Se ben ricordo però in testa all'articolo sono collocate queste parole: "ai fini dell'accesso all'assistenza". Quindi praticamente l'articolo 72 va letto nella sua integrità. Di conseguenza mi sembra che la norma che è contenuta nella nostra proposta di legge possa armonizzarsi benissimo con la legge del 1890, perché, ripeto, la precisazione iniziale dell'articolo ne condiziona l'interpretazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Ringrazio il Presidente Devecchi che ha già voluto puntualizzare un aspetto che mi sembrava importante. Ma io tenterei di dare una risposta un pochino più articolata.
Francamente non ho capito dall'intervento della collega Sestero se il Gruppo comunista non è d'accordo perché ritiene, ed è una preoccupazione legittima alla quale darò una risposta, che legislativamente questo articolo possa non ottenere l'approvazione dal Governo o se invece usa questo argomento perché non è d'accordo nel merito. Francamente non l'ho capito.
Devo propendere per questa seconda ipotesi, perché il Partito comunista credo giustamente - ci chiede sempre, almeno io ho avuto molte occasioni di verificarlo, di tentare qualche forzatura legislativa sul piano regionale nei confronti della legislazione nazionale. Quindi, la linea che mi è sembrata più perseguita nel passato è stata quella: "cerchiamo di forzare sulla normativa nazionale per ottenere alcuni risultati più chiari, più definiti e confacenti con quelli che sono i nostri obiettivi".
Qui invece la preoccupazione è inversa, cioè vi chiedete se effettivamente passerà questo articolo al Governo.
Nel merito la Giunta ritiene che questa proposta sia oggi assolutamente necessaria per fare chiarezza nella nostra Regione e per rendere giustizia a delle situazioni di ingiustizia che si sono determinate in questi anni.
Quindi nel merito ribadiamo che riteniamo il chiarimento sul domicilio di soccorso un aspetto molto importante.
Per quanto riguarda la preoccupazione rispetto alla normativa nazionale, debbo fare due considerazioni.
Prima considerazione è quella che ha fatto il Presidente Devecchi, nel senso che la legge del 1890 non dice solo le cose che sono state dette, ma fa delle eccezioni, e quindi consente a mio modo di vedere che questo articolo passi Seconda considerazione, che mi pare sia abbastanza importante, è che noi abbiamo mutuato questo articolo dalla legge della Regione Lombardia, la quale legge prevede esattamente ciò che prevediamo noi, anche se con parole diverse, e quindi abbiamo buone ragioni per ritenere che, così come il Governo ha accolto e approvato la legge della Lombardia, non ci siano difficoltà al fatto che possa accogliere ed approvare anche il nostro disegno di legge. Ripeto: questo non per particolari forzature, ma perch la legge del 1890 ha delle eccezioni, all'interno delle quali può rientrare tranquillamente questa impostazione sul domicilio di soccorso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi riteniamo illegittima la norma che qui si introduce. Siamo contrari per il motivo che mi pareva di avere già detto: siamo per delle forzature di ruoli e di assunzione di compiti, ma siamo anche ben consapevoli che le forzature non si possono fare quando le norme nazionali sono assolutamente esplicite, rigide, non sono campi in cui non essendoci l'intervento legislativo nazionale si possa assumere, si possa integrare. Qui siamo di fronte a una norma precisa e dato che si è richiamata questa legge, leggo il primo comma dell'art. 72: "nei casi in cui il titolo all'assistenza ed al soccorso per parte delle congregazioni di carità o delle altre istituzioni di un Comune o di una frazione di esso, dipenda dalla condizione del domicilio o dell'appartenenza al Comune, questa condizione si considera adempiuta quando il povero si trova in una delle seguenti condizioni, la cui prevalenza è determinata dall'ordine numerico 1) che abbia per più di cinque anni dimorato in un Comune senza notevole interruzione (i cinque anni nella legge del 14/9/31 n. 1175 sulla finanza locale sono ridotti a due, ma la norma vuol dire che in questa legge del '31 è richiamata, il titolo all'assistenza dipende dalla condizione del domicilio dell'appartenenza al Comune, quindi non l'accesso, il titolo all'assistenza, a me pare fuori discussione) 2) che sia nato nel Comune senza riguardo alla legittimità della nascita, ovvero che essendo cittadino nato all'estero abbia domicilio nel Comune".
L'art. 73 e l'art. 74 sono precisazioni di cosa si intende e riguardano i figli legittimi o riconosciuti, minori di 14 anni; seguono il domicilio di soccorso dell'esercente la patria potestà, sono casi specifici, non sono riduzioni della portata dell'art. 72.
Ancora all'art. 74: "non è considerato produrre interruzione della dimora in un Comune il tempo trascorso altrove sotto le armi o in stabilimenti di cura" ecc.
L'art. 75 dice in modo esplicito: "le norme stabilite nei precedenti articoli si applicano in tutti i casi nei quali i Comuni, le Province e gli altri Istituti locali siano obbligati a rimborsare spese di soccorso di assistenza e di ospedalità". E' una norma completa che prevede le eccezioni in casi particolari che riguardano quando si debba intendere interruzione per le armi o per periodi di cura o la patria potestà. Per tutti gli altri vale la norma dell'art. 72 e può piacere o non piacere. Io non sto dicendo che sia giusto, sono tendenzialmente portata a ritenere che in un paese in cui sia vigente una norma del 1890 qualche elemento di inciviltà ci sia.
Gradirei avere un riferimento legislativo più recente, così come la legge sulla finanza locale che è del 1931 o le altre norme degli enti locali che sono del 1934. Ma tant'è. A parer nostro non c'è dubbio che questo inserimento, che fa dire a un testo di legge delle cose discutibili "restando a tal fine irrilevante il cambiamento della residenza", ma la residenza è una, un cittadino non ha due residenze, ne ha una e per legge è quella in cui è ospitato dopo due anni di permanenza. Questo è il motivo per cui ci preoccupiamo, non è che ci faccia piacere che il Commissario di governo la bocci, ci preoccupa che si introduca una contraddizione così palese in un articolo di legge che richiama la legge nazionale e la smentisca, e che si introduca una norma che non è legittima. Allora mi chiedo, non ritenendo che l'Assessore non si renda conto che la norma che si vuole approvare è illegittima, che senso ha quella che lui chiama una forzatura. Quindi anche nel merito non capiamo quali siano i fini e quali gli obiettivi, se non situazioni in cui verrebbe a mancare il ruolo di indirizzo della Regione per riconoscere uno stato di fatto o incrementare la concentrazione di servizi in alcune realtà scaricando i costi su altre realtà.
La cosa che noi non approviamo, e non ci sentiamo di approvare per un principio generale, è introdurre una norma che palesemente è in contraddizione con le norme nazionali che pur si richiamano e che sono in vigore, quindi il carattere illegittimo della norma proposta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Sestero.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 17 voti favorevoli e 26 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Il Consigliere Calligaro presenta il seguente emendamento aggiuntivo: al termine del primo comma aggiungere le parole "e fermo restando che i proventi relativi devono essere destinati permanentemente ai fini socio assistenziali".
La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

L'emendamento aggiuntivo si ripete anche nel caso di deroga? Il vincolo dell'utilizzo dei proventi ricavati nella formula già usata nelle delibere di svincolo di destinazione. Questo almeno per tre motivi. Il fabbisogno di risorse è crescente, le risorse sono cronicamente inadeguate e comunque insufficienti, la riforma (lo diceva l'Assessore nell'intervento di presentazione alle modifiche alla legge 20) è stata in questi decenni continuamente rinviata. Mi consentirà l'Assessore di considerare originale la sua interpretazione. Egli infatti ha detto "attesa da decenni", la riforma naturalmente, perché il Parlamento non ha legiferato. Era più corretto sostenere che i governi succedutisi non hanno legiferato, era più corretto riferirsi agli esecutivi, il Parlamento non si è dimenticato di legiferare. Evidentemente le maggioranze non hanno voluto fare la riforma dell'assistenza. Allora di fronte ad una situazione generale di questo genere, e particolare, noi pensiamo che considerato che le leggi che regolano la materia sono del 1890 (una raggiungerà un secolo tra qualche anno) e del 1931, noi vogliamo che sia affermata a chiare lettere l'esigenza di non stornare risorse anche nel caso di deroga.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Collega Calligaro, la Giunta è completamente d'accordo con questo suo ragionamento e con l'intenzione che lei esprime. A noi pare solo di dover dire, dopo di ché la Giunta accetterà l'emendamento, che assolutamente la deroga, quindi la modifica del vincolo di destinazione, non comporta alienazione. Se mai dovesse comportare alienazione, nel primo capoverso è scritto che "ferma restando la destinazione dei relativi proventi ad attività assistenziali". Quindi se si ritiene di ribadire ulteriormente anche rispetto alla modificazione del vincolo di destinazione, quindi ad eventuali deroghe, se si ritiene utile ripetere questo concetto in questo secondo capoverso, anche in presenza di modifica del vincolo - mi pare sia un di più che però non faccia male - a questo punto accogliamo l'emendamento del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
Il Consigliere Staglianò presenta il seguente emendamento: abrogare il secondo comma dell'art. 6.
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Santoni mi aiuta ad inserirmi subito nell'oggetto dell'emendamento. Il senso letterale dovrebbe risultare abbastanza chiaro, cioè chiediamo di abrogare questa riserva della Giunta nello stabilire particolari oneri al fine di salvaguardare le finalità previste dalle tavole di fondazione delle istituzioni estinte Vorrei spiegare il senso sostanziale. Conosco le tavole della legge almeno quelle essenziali, ma non conosco invece le tavole di fondazione degli innumerevoli istituti religiosi che operano sul versante.
Insieme ai miei compagni nel preparare questi emendamenti, cosa che ha comportato una discussione abbastanza impegnativa e lunga, ci siamo trovati sulla soglia dell'oscuro - non dell'ignoto - però siamo andati in qualche modo per immaginazione. Un po' a tentoni siamo arrivati a questo tipo di considerazioni: poniamo il caso che l'Istituto dei Camilliani, un istituto di assistenza fra i più apprezzati (e io stesso insieme ai colleghi della Commissione d'inchiesta ho avuto modo di andare a fare una visita al San Camillo e abbiamo avuto l'occasione di verificare l'impegno, la dedizione e la competenza, per quel poco che abbiamo potuto discutere in quella circostanza, di questi sacerdoti e religiosi che sono impegnati nel loro istituto), nelle loro tavole di fondazione abbiano previsto che in caso di cessazione del proprio immobile si debba garantire il biglietto di andata e ritorno per due missionari a Kiongwani, tanto per stare su Celentano. Ora mi domando perché l'istituzione pubblica deve consentire che due Missionari vadano a Kiongwani con il biglietto pagato di andata e ritorno o solo di andata.
Siamo arrivati alla conclusione che di fronte all'oscuro e all'ignoto si è arrivati a questa conclusione che mi auguro l'Assessore Carletto vorrà considerare come al solito dialetticamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Ho capito il senso del ragionamento del Consigliere Staglianò, anche se lui ha fatto un esempio molto colorito.
Le tavole di fondazione - e così noi ci siamo regolati non da oggi sono il punto di riferimento al quale dobbiamo attenerci per quanto attiene alla attività che le IPAB svolgono. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che gli statuti possiamo aggiornarli, anzi, in tante situazioni abbiamo sollecitato le IPAB ad aggiornare gli statuti per renderli più attuali, più moderni e quindi più coerenti con le necessità che oggi la nostra comunità ha rispetto a certi servizi che le IPAB svolgono, però all'interno delle funzioni fondamentali che le tavole di fondazione individuano, perché la legge del 1890 ce lo impone. Ci sono situazioni di Statuti che noi abbiamo aggiornato e modificato, sempre nel rispetto delle tavole di fondazione, ci sono richieste di cambio totale delle funzioni che certe IPAB ci hanno proposto. Le tavole di fondazione definiscono per una certa IPAB le funzioni in favore delle persone anziane, questa IPAB non può cambiare le funzioni e occuparsi di minori. Ho fatto questo esempio e potrei farne degli altri; se invece abbiamo una IPAB che ha come funzioni quella di occuparsi dei non vedenti possiamo autorizzare un ampliamento di funzioni nella sfera dell'handicap e quindi consentire a questa IPAB di occuparsi non solo di non vedenti, ma di occuparsi anche di persone che sono portatrici di altri handicap. Non so se sono stato chiaro. Questo ci è confermato non solo dalla legge del 1890, che ovviamente siamo tenuti a far rispettare, e il mio servizio IPAB fa rispettare nei termini che dicevo con questa elasticità, ma è stato anche recentemente ribadito nella sentenza del 21 maggio 1987 della Corte Costituzionale la quale relativamente ad un conflitto fra Stato e Regione Lombardia, relativamente alle nomine negli Enti che ci dovrà pure far riflettere; in sostanza la Corte Costituzionale dice che è improprio che sia la Regione a nominare i rappresentanti nelle IPAB per effetto della delega in base al DPR 616.
Secondo questa sentenza sarebbe ancora competenza dello Stato nominare i rappresentanti nei Consigli di amministrazione delle IPAB stesse, per l'oggetto del nostro discorso non è questo, all'interno di questa sentenza c'è un richiamo preciso ad un'altra sentenza della Corte che ha ribadito il principio del rispetto della volontà dei fondatori e quindi delle tavole di fondazione.
Per queste ragioni ci vediamo costretti a non accogliere l'emendamento del collega Staglianò in quanto, ripeto, questa puntualizzazione che il secondo comma dell'art. 6 definisce è una norma di legge (legge del 1890) ribadita nella sentenza della Corte Costituzionale con le interpretazioni che ho tentato, seppure brevemente, di spiegare al Consiglio, in particolare al collega Staglianò, per dirgli come ci comportiamo in ordine a questo specifico problema.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 27 contrari.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, abbiamo un nucleo di articoli che sono strettamente omogenei e quindi chiedo se, vista l'ora, non sia opportuno proseguire domani mattina l'esame dell'articolato, anche perché noi ci siamo impegnati molto nel dibattito che vorremmo tenere, nei limiti del possibile, a livelli adeguati.



PRESIDENTE

Se i Capigruppo sono d'accordo sospendiamo a questo punto l'esame dell'articolato per riprenderlo domani mattina, assumendo anche l'impegno di concluderlo entro la prima parte della seduta per poi dedicarci nel pomeriggio all'esame della richiesta di proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio 1988.
Poiché non vedo obiezioni tra i Presidenti dei Gruppi, sciolgo la seduta.



(La seduta ha termine alle ore 18,15)



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