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Dettaglio seduta n.115 del 22/12/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con una comunicazione dell'Assessore Mignone in merito alla società STEF.
L'Assessore Mignone ha pertanto facoltà di intervenire.



MIGNONE Andrea, Assessore agli enti strumentali

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, quando il Consiglio regionale approvò la legge con la quale si autorizzava la Giunta alla sottoscrizione dell'aumento di capitale della società STEF, da 500 milioni a 1 miliardo e mezzo, per la quota di spettanza della Regione (vale a dire 700 milioni) al termine di un lungo dibattito, in realtà si decise di chiedere alla Giunta prima di sottoscrivere formalmente l'aumento di capitale, di ritornare in Consiglio per riferire su misure nel frattempo intraprese e adottate sia dalla Regione sia dalla società STEF in modo autonomo, sia sui primi incarichi assegnati alla stessa STEF dalla Regione che consentissero alla società di superare la fase transitoria di difficoltà dovuta a una serie di fattori ai quali in quella seduta da più parti si fece riferimento; si chiese infine di predisporre da parte della Giunta regionale una deliberazione nella quale fossero definiti gli indirizzi al fine di chiarire identità e prospettive della società STEF. Purtroppo il breve tempo intercorso è stato utilizzato dalla Giunta soprattutto per definire assieme all'altro partner socio all'interno della STEF e agli stessi organi della STEF, nuove misure organizzative (relative al personale) e la definizione di incarichi che consentissero in termini di bilancio di superare il momento critico in cui versa la società. Non siamo per riusciti a definire la vera e propria delibera formale anche se la relazione, sotto forma di comunicazione al Consiglio regionale, consegnata e illustrata da me stamattina, rappresenta la cornice nella quale sono contenute le indicazioni di massima che potrebbero costituire la base della deliberazione di indirizzi che, in questo modo, potrebbero consentire alla Giunta di muoversi. In questa comunicazione, come avranno avuto modo di leggere i Capigruppo, vi sono una serie di indicazioni e di proposte che mi paiono esaustive degli indirizzi da seguire per questa società regionale nel momento in cui occorre, esaurita la fase di vita della società prevalentemente orientata alla progettazione di attività più propriamente SITAF, farle assumere nuovi connotati e nuove definizioni.
La prima parte della relazione cerca di chiarire un possibile itinerario della STEF (così come la Giunta ritiene di dover definire) che faccia di questa società non solo un riferimento per la Regione dal punto di vista meramente progettuale, ma soprattutto uno strumento della Regione per l'analisi di fattibilità di vari progetti, per entrare nel merito del rapporto costi-benefici. Affronta quindi in termini preventivi uno studio delle varie ipotesi progettuali sulle grandi infrastrutture e, in termini consuntivi, un controllo rispetto a quanto previsto a preventivo. Si rientra quindi, grosso modo, all'interno del dibattito di quelle che vengono chiamate le "società d'ingegneria", usando questo termine fra virgolette, stante l'attuale situazione.
Mi limiterò, poiché la nota è stata rassegnata ai Capigruppo, a leggere le parti essenziali della relazione, che peraltro comprendono anche una memoria che è stata consegnata dalla stessa STEF. La società ha avuto peraltro in questo mese un incontro con la VIII Commissione alla quale ha riferito attorno ai suoi problemi e alle sue prospettive in un anno di transizione.
La presente nota intende rispondere alla richiesta dell'ordine del giorno, pur precisando che il tempo intercorso è stato soprattutto dedicato alla definizione di quelle attività atte a consentire il superamento dell'attuale fase contingente di difficoltà. Tuttavia la Giunta Regionale riconferma la validità della scelta a suo tempo effettuata, con gli aggiustamenti resi necessari dal ridotto ruolo, quale committente, della SITAF, e dall'esigenza di delineare per la STEF settori di attività e di intervento meno casuali o disorganici, più rispondenti ad un suo nuovo e più moderno ruolo e rapporto con la Regione ed altri Enti pubblici.
Nell'attività della Regione (specie nel settore delle opere pubbliche dell'ambiente, della pianificazione territoriale ed urbanistica) sono necessarie rigorose integrazioni tecniche, scientifiche e di progettazione così come sono sempre più richiesti servizi di ingegneria. Abbiamo nuove sfide e si impongono nuove scelte che richiedono l'assunzione di ruoli diversi da quelli tradizionali delle attività di ingegneria. La STEF deve allora diventare il riferimento tecnico della Regione, uno strumento di consulenza permanente, con particolare riferimento alla sistemazione del territorio, alla rete dei trasporti e della viabilità, alle problematiche ambientali, ai piani territoriali.
Una società prevalentemente orientata ad elaborare piani e studi di fattibilità, in cui si esaminano le caratteristiche tecniche del progetto ma anche la sua proiezione nel tempo (è noto essere questa una variabile scarsamente considerata, con le inevitabili conseguenze in termini di lievitazione dei costi, incertezza sulle scadenze temporali, ricorso alle varianti che rendono aleatoria la definizione puntuale del progetto).
Oggi è sempre più necessario spendere di più in ricerca e sviluppo nonché migliorare la spesa. La Regione deve teoricamente fare tutto da s deve essere autosufficiente. Il ricorso ad organizzazioni di servizi esterni è considerato come fatto eccezionale, isolato, che spesso mette la pubblica amministrazione nella condizione di assolvere male ai propri compiti. A ciò si aggiunge un problema di organizzazione e di responsabilità. L'assenza di controllo a consuntivo e l'assenza di analisi costi/benefici a preventivo rende impossibile imprenditorializzare le strutture pubbliche e quindi mettere a confronto risorse esterne ed interne. Nessuno risponde in prima persona dei risultati tecnici ed economici del proprio operato: è in questo filone di attività che noi abbiamo individuato un possibile ruolo per la STEF.
Con il crescere della dimensione dell'intervento regionale e della sua diversificazione, si rendono più evidenti le diseconomie di scala che rendono più conveniente scorporare aree a contenuto tecnologico e di ricerca, anche per ridurre i vincoli burocratici. La STEF potrebbe rispondere a queste nuove esigenze. Del resto, è necessario rilanciare la stagione dei progetti, soprattutto nelle grandi aree urbane e anche per frenare l'inevitabile degrado infrastrutturale. Il mercato dei servizi tecnici, attualmente è soggetto a quattro tendenze concomitanti, e anche contrastanti: la prima deriva da una fase di riflusso degli investimenti nelle opere pubbliche la seconda deriva dalle volontà della pubblica amministrazione di migliorare l'efficienza e l'efficacia delle spese e degli interventi mediante l'uso di strumenti di legge, come la concessione, che da un lato accelera le procedure ed i tempi di intervento e dall'altro ristrutturano profondamente la domanda di servizi tecnici, che si rivolge così in prevalenza agli appaltatori, alle società concessionarie, alle imprese la terza, che appare legata alle prime due, è costituita dalla perdita di consistenza del ruolo degli enti intermedi di programmazione e pianificazione, sia nella capacità di proposta, sia nella valutazione degli effetti che gli interventi nazionali e locali inducono sul territorio di competenza, sia nella capacità organizzativa degli interventi di competenza propria, riferendosi agli aspetti economici, finanziari ed anche tecnici quando sono complessi ed articolati sotto il profilo multidisciplinare la quarta riguarda l'espansione in atto di un mercato della ricerca applicata a settori nuovi: giacimenti culturali, giacimenti ambientali piani di emergenza, sicurezza, ecc., dove società, quali la STEF opportunamente organizzate, assumono e garantiscono qualità ad un prodotto "ricerca".
La tendenza della pubblica amministrazione a migliorare efficacia ed efficienza della spesa comporta un progressivo abbandono dell'impiego delle strutture interne tecniche di ciascuna amministrazione, lasciate principalmente alla gestione degli interventi di manutenzione ordinaria con una conseguente scelta di concedere a imprese concessionarie l'esecuzione di grandi opere, grandi ristrutturazioni edilizie ed urbanistiche, comprendendovi le progettazioni esecutive.
E' altresì in fase crescente la richiesta da parte della pubblica amministrazione di prestazioni capaci di delineare e organizzare le fasi successive alla realizzazione delle opere che comportano un carico gestionale rilevante con implicazione e governo del personale per la conduzione di strutture ed impianti.
Si può ritenere che una società di ingegneria possa essere strumento capace di prestazioni coordinate comprensive dell'attuazione degli obiettivi finali e dei criteri e dei contenuti del rilevamento, della individuazione dei supporti per l'archivio e del loro uso, del piano di uso e della gestione finanziaria degli archivi.
Si tratta dunque di attività integrate per le quali la pubblica amministrazione può ottenere servizi qualificati e con costi preventivati rapportati ai benefici da ottenere.
La STEF dovrà riprogettare il proprio futuro nelle seguenti direzioni: 1) società di ricerca applicata nei settori emergenti della iniziativa pubblica (ambiente, sicurezza, beni culturali, ecc.) 2) società per prestazioni di servizi e progettuali semplici o integrati per opere pubbliche di interesse regionale o nazionale ricadenti sul territorio (progetti infrastrutturali, progetti FIO, direzione lavori analisi costi/benefici, studi di fattibilità, ecc.) 3) società di servizi alla piccola e media imprenditoria locale e regionale.
L'ampiezza dei settori proposti sta a significare che sussiste un ampio ventaglio di settori nei quali le prestazioni della società possano cimentarsi con la prospettiva di rappresentare e sul piano dei contenuti e sul piano dell'approccio metodologico una proposta innovativa di interesse generale.
L'indirizzo è quello di una STEF orientata a servizi di engineering in senso stretto, mentre va esplorato con grande cautela l'affidamento di progetti "chiavi in mano".
Ciò presupporrà che siano adottate strategie globali flessibili, poich la maggior parte dei progetti significativi sarà caratterizzata da molti clienti, molti progettisti, molti istituti finanziari erogatori di prestiti, molti fornitori con interessi nel progetto, molti centri decisionali. Non è questione di supremazia sulle diverse parti del progetto, né di chi debba esprimere il project management, quanto di efficacia di quest'ultimo e di trasparenza di tutte le parti associate al progetto.
La STEF dovrà orientarsi - come riferimento di committenza e come organizzazione di lavoro - a questa nuova dimensione in un nuovo e diverso rapporto con la Regione. Analisi preventiva costi/benefici dei grandi progetti; studi di fattibilità e confronto tra alternative significative per opere rilevanti; esame dei problemi di accesso ai poli di riferimento regionale; apporto agli esami di valutazione di impatto ambientale predisposizione di piani per la sistemazione del territorio; interventi in settori innovativi ad alto contenuto tecnologico. Questa è la delineazione degli indirizzi sui quali radicare la deliberazione programmatica di intervento della STEF per l'attività futura.
Per quanto riguarda l'attribuzione di incarichi e di compiti progettuali, oltre a quanto specificato nella relazione consegnata dalla STEF e allegata alla presente nota, rispetto alla precedente comunicazione al Consiglio regionale, si precisa quanto segue.
E' stata firmata la convenzione concernente l'estensione della ricerca sulla sicurezza degli stabilimenti ospedalieri alla seconda fascia di ospedali previsti (n. 7 ospedali) per un importo di L. 350.000.000, IVA inclusa.
La convenzione riguardante il conferimento di incarico relativo ad una consulenza da prestarsi in modo continuativo a favore dell'Assessorato alla sanità per un importo di L. 2.100.000.000 (IVA inclusa) per tre anni ha praticamente concluso l'iter nelle competenti Commissioni consiliari e pu rapidamente essere sottoscritta.
Il Comune di Avigliana ha affidato un incarico per la progettazione esecutiva di un tratto di viabilità interna collegato alla sistemazione del "nodo" con riferimento alla costruenda autostrada, per un importo di L.
45.000.000 (IVA esclusa).
La SITAF ha affidato per il 1988 alla STEF un incarico per studi e progettazioni per il tratto Rivoli-Bardonecchia per un importo di circa L.
1.000.000.000.
La Regione Piemonte entro l'anno - domani dovrebbe passare in Giunta la relativa deliberazione - perfezionerà un incarico alla STEF nell'ambito del programma sull'accessibilità in Piemonte per un importo di L. 145.000.000 (e non di L. 100.000.000 come indicato nella relazione già consegnata).
Ulteriori spazi di collaborazione sono allo studio nell'ambito della definizione del secondo piano dei trasporti.
Si può pertanto ritenere riavviato un processo che consente alla STEF di uscire da un anno di difficile transizione e di guardare con un maggior respiro al futuro.
Infine si precisa che la società vanta un credito, che sarà riscosso entro l'anno, anche per l'azione che, come Regione, abbiamo svolto nei confronti della SITAF, da parte della SITAF stessa per L. 650.000.000 circa.
In merito alle misure organizzative e gestionali, così come è previsto dal punto 3) dell'ordine del giorno approvato dal Consiglio del 29/10/1987 va dato atto al consiglio di amministrazione di aver ripetutamente affrontato l'argomento al fine di definire modalità organizzative e attività del personale meno onerose e più rispondenti alla natura della società. E' peraltro evidente che ogni ragionamento al riguardo non pu prescindere da una preliminare definizione della natura e delle attività della STEF stessa: di qui la difficoltà (e forse anche la non opportunità) di procedere a ridimensionamenti acritici del personale prima di un ridisegno del ruolo della società. Va tuttavia comunicato che la SITAF si è fatta carico nel frattempo di tre dipendenti, due geometri ed una dattilografa, portando così il numero dei dipendenti a 14. Il Consiglio di amministrazione da parte sua ha già avuto incontri con il personale per cercare di ricondurre le attuali retribuzioni ad un quadro più rispondente a quella che è la normale retribuzione del personale per profili e funzioni analoghe in società di livello della STEF.
In conseguenza di quanto indicato, come area di intervento della STEF ne discende anche la necessità di una ristrutturazione interna, sia per quanto riguarda il personale sotto il profilo numerico e delle competenze sia per quanto attiene alla direzione e alla rappresentanza amministrativa.
Sotto questo profilo si confermano le indicazioni contenute nella comunicazione resa al Consiglio regionale nella seduta del 12 marzo u.s.
ribadendo l'impegno di dare ad esse concreta attuazione. Ciò comporterà la riduzione ulteriore del personale amministrativo e di segreteria, la definizione di un gruppo di tecnici articolato, dotato di adeguata flessibilità operativa, in grado di lavorare per progetti, il ricorso a project manager, con incarichi a tempo determinato, per particolari esigenze professionali, la riorganizzazione degli uffici per progetti, per divisioni di responsabilità, dotati di autonomia operativa.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale sulla comunicazione dell'Assessore Mignone.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Mignone non soltanto per l'informazione, ma anche per l'attenzione che ha voluto porre ad alcune nostre considerazioni che trovano la quasi totale risposta nel documento che ci ha letto e mostrato.
Immaginare questa società più legata ad una capacità di assistenza alla Regione, agli Enti pubblici e alla società in ordine alle fattibilità invece che al prodotto finale, mi sembra una strategia giusta. Rimane però, un punto oscuro su cui è necessario fare chiarezza. Chiedo, dunque che nella deliberazione venga fatta chiarezza relativamente ai rapporti con la STEF.
Ritengo che la STEF non possa essere né un gruppo di pressione né un gruppo di governo in proprio che trasferisce all'esterno le consulenze della committenza pubblica: è un processo non accettabile, che va superato fisiologicamente, dandoci dei tempi. Ci rendiamo conto in questo momento che bisognerà ridisegnare la STEF come struttura rispetto agli obiettivi.
Immaginiamo un percorso che può coprire anche parecchi anni. Nella deliberazione della Giunta però dovrà emergere chiaramente che l'obiettivo è l'azzeramento del ricorso alle collaborazioni esterne.
Questo è il punto nodale anche sul piano della trasparenza dei rapporti. Non riteniamo corretto che sul territorio esista un utilizzatore privilegiato della domanda pubblica, cioè la STEF, qualora non sia in grado di rispondere in proprio alla committenza stessa.
Per il Gruppo liberale questa è una questione centrale e non accetterà che permanga una situazione tale per cui di fatto la STEF non è che il filtro di consulenze che vengono affidate all'esterno. Non dubito che si tratta della ricerca del meglio che offre il mercato delle professioni, ma a questo punto, la committenza potrebbero farla benissimo direttamente la Regione, i Comuni e gli enti interessati che non un filtro intermedio.
Se la Giunta condivide questa impostazione, chiedo che individui un messaggio preciso. Non chiediamo la testa di nessuno, non vogliamo interrompere nulla perché ci rendiamo conto che queste questioni richiedono gradualità; ci sono passaggi complessi e delicati, perché la nostra non è una proposta di ridimensionamento della STEF, ma di valorizzazione.
La possibilità di ricorrere a contratti a termine nei confronti delle professionalità esterne, mi sembra una strada giusta. Non mi scandalizzer mai del fatto che la STEF assuma per un anno, a tempo pieno, oppure riservi a sé, perché questo è previsto dalle leggi professionali, il rapporto di alcuni professionisti per un arco di tempo determinato; l'importante è che il soggetto del prodotto finale sia la STEF e non lo trasferisca all'esterno.
Ci terrei che questo emergesse dal mio intervento anche se mi rendo conto che non sono così lucido come vorrei. La mia proposta tende a rafforzare la STEF, non ad indebolirla. L'adeguamento strutturale e funzionale della STEF rispetto agli obiettivi richiede un raccordo molto puntuale tra obiettivi e struttura. Immaginiamo un metodo di struttura flessibile, tipo quella, alla quale ha fatto riferimento l'Assessore, dei contratti a termine con professionalità esterne, ma la rendita di posizione di un gruppo di burocrati e di un gruppo di politici non è consentita. Questo è il punto nodale della questione.
Visto che la Giunta ha ritenuto di individuare spazi significativi per un'attività della STEF, noi chiediamo che la STEF cresca, si ristrutturi e si qualifichi in modo tale da poter rispondere a questo tipo di progetto che la Giunta ha individuato. I tempi evidentemente non possono essere forche caudine per nessuno, l'importante è che nella deliberazione emerga questa volontà di tipo politico e cioè che la STEF, in un arco di tempo ragionevole che non può andare al di là di qualche anno, sia nelle condizioni di gestire, di rispondere in proprio del prodotto finale che rassegna alla committenza senza ricorso alle consulenze esterne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ci troviamo questa mattina a dover esaminare non una deliberazione che era l'oggetto dell'impegno che il Consiglio rinviava alla Giunta come condizione per la sottoscrizione concreta dell'aumento del capitale, ma una comunicazione della Giunta quindi con i limiti che una comunicazione ha rispetto una deliberazione di indirizzi e di decisioni. Comunque, ci troviamo, dopo due anni e mezzo di fronte a una novità positiva. Per la prima volta abbiamo nero su bianco cioè un tentativo di affrontare in maniera ragionata e globale un problema di cui si è parlato lungamente, di cogliere nel comportamento dell'Assessore una verifica. Noi siamo sempre duramente critici verso l'operato della Giunta, ma quando dimostra impegno non esitiamo a darne riconoscimento, anzi, vorremmo incitare l'Assessore a continuare sapendo che noi crediamo da tempo sia necessario definire una struttura pubblica sufficientemente forte nel settore. La società ha un passato, ahimè! non proprio glorioso, tuttavia non facciamo questioni nominalistiche. Ci pare però "delittuoso politicamente" il non tentare una carta essenziale in un ente come la Regione che deve sempre più costruire preventivamente, non successivamente strumenti, forme di verifica degli impatti ambientali, di fattibilità, di verifica costi-benefici. Il fatto che la Regione possa valersi di una struttura rilanciata e ripotenziata è assolutamente essenziale.
Due osservazioni sulle comunicazioni. Si tratta di una comunicazione quindi c'è ancora un'eccessiva latitudine, che non è un male. A me parrebbe giusto identificare con più nettezza possibile una ragione forte di identità e di esistenza di questa società e di lavoro e affidare poi eventualmente altri compiti compatibili. Non sono invece d'accordo di tenere questa identità un pochino "anfibia", come risulta dalla comunicazione, anche se si sono fatti dei passi avanti rispetto al passato sotto il profilo dell'impegno e della volontà di affrontare l'argomento. La seconda osservazione si collega con quanto ha detto il Consigliere Marchini nel suo intervento. La Regione ha certamente bisogno di una struttura flessibile. La STEF più che sulla capacità del presidente dell'amministratore delegato, del consiglio di amministrazione e sull'impegno della Regione, vivrà sulla qualità di qualche cervello che nella STEF abbia voglia di lavorare, abbia il gusto di svolgere questa funzione nuova, una funzione centrale nei processi di programmazione e progettazione. Sono d'accordo con il Consigliere Marchini che occorra affrontare questi punti con coraggio. Sarà necessario coinvolgere il resto delle autonomie locali e non avere più l'altro partner di origine e instaurare su questa base una specie di grande patto di convenzione tra gli enti locali per forzare sulla costituzione di un nucleo che deve essere qualitativamente alto, tale da poter permettere anche le flessibilità di apporti. Questa dovrà essere l'identità dell'ente altrimenti potremo approvare tutte le deliberazioni che vogliamo, potremo pure dare del denaro, ottenere dei risultati sul piano della progettazione anche pregevoli, questo capitale umano però deve identificarsi nella nuova STEF.
Proporrei tra l'altro di chiamare la società "nuova STEF", perché c'è un problema di immagine sul mercato; l'immagine vecchia rischia di essere zavorra, mentre "nuova STEF" tiene conto del passato, ma parla anche di rinnovamento.
Con queste raccomandazioni inviterei l'Assessore ad assumere la deliberazione in tempi rapiti. Spero che insieme all'Assessore Mignone lavorino anche gli altri Assessori perché questo è un progetto interrassessorile, anzi vorrei capire se qualcun altro ci crede in questa cosa. E' uno dei punti apparentemente e politicamente non rilevante, ma per noi è più rilevante della perdita di un piccolo, o grande tram, che la Regione dovrebbe cogliere al volo.
Abbiamo dato delle valutazioni, ci riserviamo di esprimere un'opinione sulla deliberazione che assumeranno l'Assessore e la Giunta, sapendo i percorsi che vogliono seguire, le intenzioni che vogliono esprimere, la volontà di concretezza del proprio lavoro, la responsabilità dell'adempimento dell'ordine del giorno. Per quanto riguarda la deliberazione siamo disponibili ad esaminarla in aula al più presto, dopo il passaggio opportuno in sede di Commissione e per Commissione intendo la II Commissione riguardando la politica del territorio e di impatto territoriale. Si trovino le forme, io sono anche per deformalizzare importante è concludere; non abbiamo alcuna preclusione. In quella sede dopo aver esaminato il documento anche con i compagni di Gruppo formuleremo il nostro contributo soprattutto perché - e lo preannuncio all'Assessore Mignone - uno dei punti che vorremmo discutere con i Gruppi in sede politica, è quello relativo agli strumenti di verifica, progettazione e raccordo sulle questioni di programmazione e di piano. Se usciamo con un nome nuovo e con nuovi uomini, oltre a quelle che ci sono già, potrebbe iniziare un'azione di rimonta di questo istituto, in una prospettiva temporale ragionevole di qui al 1990.
Ringraziamo l'Assessore soprattutto perché, nonostante questa fase prenatalizia piuttosto congestionata, ha ritenuto di darci questa comunicazione. Ci auguriamo che a gennaio ci sia il passaggio in Commissione, la traduzione in delibera, e la possibilità di varare una nuova vita della STEF con qualche utilità rilevante per la Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, giudichiamo molto favorevolmente la relazione dell'Assessore e esprimiamo una valutazione positiva sulla tempestività con cui si è arrivati ad un documento accettabile. La Giunta nel suo complesso credo dia oggi, su questo terreno una risposta non sotto il profilo formale, ma - come ci si attendeva sotto il profilo sostanziale. Riteniamo che il problema degli enti strumentali nel suo complesso, debba essere affrontato. Nel programma vi erano alcuni cenni e, in tutte le occasioni, abbiamo richiamato la necessità che la Giunta porti avanti una revisione e un riesame approfondito degli enti nonché dia indicazioni di indirizzo e di politica complessiva. Lentamente ma proficuamente, si va in questa direzione, non possiamo non esprimere il nostro apprezzamento sotto il profilo generale e politico.
Per quanto riguarda il merito specifico, uno spazio per la STEF è stato giustamente intravisto e opportunamente delineato; naturalmente ci riserviamo, in sede di definizione della deliberazione, di esprimerci in modo più compiuto; già fin d'ora, però, intravediamo che questo spazio è possibile e utile. Per queste ragioni, quindi, il nostro giudizio è certamente positivo.
Prosegue anche una determinata linea di ristrutturazione indispensabile, come abbiamo sentito dalle dichiarazioni di Mignone n affrettata né superficiale tesa a rendere agile questo tipo di società. I contratti - come diceva il Consigliere Marchini - devono essere a termine e specifici per rendere operativa una società che deve avere una struttura agile, che deve costituire veramente uno strumento della Regione, il quale pur nella sua indipendenza, deve essere allineato con le prospettive e le indicazioni programmatiche della Regione.
Riteniamo che si possa esprimere un giudizio positivo sia sulle proposte specifiche riguardanti la STEF sia sulla volontà della Giunta di arrivare concretamente a trattare uno per uno, ma in una logica complessiva, i problemi di rivitalizzazione e di utilizzazione concreta degli enti strumentali.
Per quanto riguarda l'esame successivo, riteniamo anche noi che si possa fare una seduta congiunta delle Commissioni VIII e II, per esaminare a fondo l'atto deliberativo prima che sia portato in Consiglio. Ci pare che comunque si debba prendere atto di questa dichiarazione e considerare superata la riserva formulata in sede di approvazione della legge. Per parte nostra gli adempimenti che la legge prevedeva possono ovviamente essere concretizzati anche perché - come avevamo già detto in sede di approvazione della stessa e della previsione di aumento di capitale sono adempimenti essenziali per la vita della società.
Trattandosi di una prospettiva che può essere concretizzata, mi pare si debba garantire in questo momento la vita della società per avviare un rilancio funzionale ai programmi regionali, che devono fare della STEF uno strumento utile, quale crediamo possa essere, al lavoro della Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone per la replica.



MIGNONE Andrea, Assessore agli enti strumentali

Mi sembra doveroso intervenire dopo gli attenti interventi dei colleghi, che ringrazio per la disponibilità dimostrata e la comprensione del fatto che siamo in una fase, ancora transitoria, rispetto all'obiettivo finale che si era dato il Consiglio nella seduta del 29 ottobre. Peraltro dal dibattito sono emerse anche osservazioni e proposte che mi paiono un utile contributo alla definizione della deliberazione generale.
Ribadisco che abbiamo dovuto purtroppo dedicare larga parte del nostro tempo in questo mese ad assicurare commesse che consentano di parlare di società ancora in vita e non del "caro estinto". L'obiettivo prioritario della Regione è quindi quello di lavorare per assicurare alla società degli incarichi che le consentano di vivere anche in questa fase transitoria.
Abbiamo dedicato anche parecchio tempo all'approfondimento di aspetti organizzativi, anche qui non cedendo alle lusinghe di chi affermava che il problema della STEF si risolveva solo eliminando personale. Questa operazione deve essere intanto definita e, nella misura in cui eventualmente debba essere attuata, si dovrà definire il futuro della società. Abbiamo dedicato quindi le nostre energie in questo mese a questi due aspetti che non sono disgiunti anche dalla ricerca del futuro della società.
Questa non è ancora la deliberazione d'indirizzo formale, ma è un documento che delinea un futuro nuovo della società, è un mutamento di rotta rispetto al passato. Ricordo che per 5-6 anni in Consiglio Regionale abbiamo fatto dei grandi dibattiti sulla STEF, per arrivare alla fine ad un trascinamento e ad un perpetuamento della situazione esistente.
Oggi non si è ceduto al tentativo di svolgere un dibattito in Consiglio così come stancamente si ripete da cinque anni, anche con scontri, per poi avere un trascinamento della situazione esistente.
Questa relazione nella sua limitatezza rappresenta da cinque anni ad oggi, il primo tentativo serio di voler mutare rotta rispetto al futuro di questa società; quindi non un dibattito che normalmente si fa una volta all'anno, magari con scontri, polemiche e critiche, ma, alla fine, senza cambiare nulla. Si delinea invece un futuro, che deve essere costruito anche attraverso i contributi già prospettati dai Consiglieri.
Prendo l'impegno a nome della Giunta di delineare entro la prima metà del mese di gennaio anche attraverso le risultanze del dibattito di oggi una deliberazione che formalmente definisca l'itinerario della nuova STEF.
Sono d'accordo con la proposta del Consigliere Bontempi, dobbiamo dare un senso al mutamento, quindi non facciamo il dibattito e per rifinanziare la STEF così com'è, delineiamo invece un settore d'intervento e degli elementi di novità interessanti.
Ringrazio i colleghi per la disponibilità e per la comprensione che hanno voluto dare all'azione della Giunta, la quale non è pienamente rispondente alle indicazioni del Consiglio, ma consente di andare avanti negli atti amministrativi per garantire il futuro di questa società.


Argomento: Informazione - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Comunicazione dell'Assessore Cerchio in merito alla situazione del giornale "Tuttosport"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, l'Assessore Cerchio ha ora la parola per una breve comunicazione sulla situazione del giornale "Tuttosport".



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

Ieri, durante la seduta del Consiglio regionale, in relazione alla discussione su problemi legati all'informazione, è stata sollevata e sollecitata una comunicazione in ordine alla vicenda di "Tuttosport". La vicenda di questa testata sportiva, che ha radici storiche a Torino e in Piemonte e che rischia di spostarsi dalla realtà torinese a quella lombarda e milanese, è stata al centro dell'attenzione della Regione Piemonte dell'Amministrazione provinciale e del Comune di Torino che hanno realizzato una sintesi operativa congiunta.
In un mese e mezzo si sono sviluppate iniziative e occasioni d'incontro con il consiglio di fabbrica, il sindacato dei poligrafici regionale e nazionale e la stampa subalpina, cercando di trovare una soluzione per questa testata che rischia di impoverire ulteriormente la voce d'informazione sportiva nella nostra realtà regionale.
Dopo i primi incontri si è ottenuto un primo risultato, se pur minimo che è stato lo spostamento dal 31 dicembre 1987 al 31 marzo 1988 del termine del trasferimento a Milano della stampa del quotidiano; l'ipotesi è di realizzare attività giornalistiche con un pool di giornalisti a Torino e la stampa a Milano. Una delle prime proposte che l'Assessorato al Lavoro aveva ipotizzato, nonostante l'obiettiva difficoltà di trovare interlocutori interessati a questo problema, che gli Enti locali ricercassero un'ipotesi di contenitore localizzato in Torino per trasferire la stampa, e aveva tentato una possibile correzione delle motivazioni addotte dalla proprietà secondo la quale solo la stampa a Milano avrebbe creato condizioni di maggiore collocazione sul mercato della testata giornalistica sia per quanto riguarda la distribuzione sia per quanto riguarda i prossimi appuntamenti sportivi legati ai mondiali di calcio in quanto, secondo la società proprietaria, l'uscita della testata giornalistica di prima mattina a Milano permette una maggiore vendita ed una più razionale distribuzione del giornale sul territorio nazionale.
Di fronte a queste difficoltà sabato mattina la Regione, d'intesa con la Provincia ed il Comune di Torino, ha convenuto di affidare alla Finpiemonte l'incarico di studiare un progetto economico-finanziario da proporre agli imprenditori del settore editoriale che potessero essere interessati. Se non abbiamo un progetto di fattibilità sul piano strutturale e sul piano economico e finanziario, difficilmente sarà possibile trovare gli interlocutori. Questa mattina mi sono confrontato con la Finpiemonte sul progetto di fattibilità che, entro il mese di gennaio dovrebbe portare a ricercare sulla piazza torinese e piemontese eventuali interlocutori. E' certamente un percorso difficile ma è l'unica strada che l'Assessorato, di intesa con la Presidenza della Giunta, che ha sempre seguito questo problema, ha ritenuto di percorrere. Per essere economicamente fattibile, il progetto sicuro e chiaro, deve offrire, ad eventuali editori o imprenditori del settore una proposta remunerativa.
L'ipotesi dovrebbe comprendere un centro stampa che sia in grado di realizzare lavoro notturno, per attività inerenti ad un quotidiano, e lavoro nel pieno della giornata per attività editoriali commerciali. E' fissato in giornata un incontro operativo tra l'Assessorato al lavoro della Regione, il Comune e la Provincia di Torino per verificare questa ulteriore ipotesi.
Dopo la chiusura definitiva della "Gazzetta del Popolo" e l'uscita dal Piemonte delle pagine di informazione dell'Avvenire e dell'Unità, la realtà torinese ha visto impoverirsi sempre più il settore dell'informazione in Piemonte. Ho ritenuto, anche su sollecitazione, di dare questa breve comunicazione per significare come questa vicenda abbia impegnato la Giunta in questi ultimi tempi. Mi auguro nella prossima comunicazione di poter dare notizie ulteriori di percorsi positivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio l'Assessore per questa comunicazione. Mi sembra che vada rilevata positivamente la decisione di sabato scorso di affidare alla Finpiemonte uno studio di fattibilità per il centro stampa. La proposta nella prima riunione che si è tenuta era venuta dal Consigliere Staglianò e mi sembra essere la vera carta da giocare sia per "Tuttosport" sia per la situazione torinese generale descritta dall'Assessore. Chiedo all'Assessore di tenerci costantemente informati su questa vicenda. Il rinvio di tre mesi è una conquista importante. Visto che la decisione della proprietà è molto determinata, mi rendo conto che occorre avere in campo molte forze, occorre stimolare le reazioni dei soggetti che possono intervenire in questa vicenda nonché dell'opinione pubblica.
Ieri si è parlato della professione del giornalista; sarebbe augurabile che in Piemonte questa professione si potesse esplicare non solo e necessariamente presso un unico giornale. Se verrà messa in piedi con serietà questa iniziativa, sia sotto il profilo dello studio tecnico, ma anche sotto il profilo dell'appoggio, della convinzione, della volontà politica, sarà un pezzo importante. Il rinvigorimento della comunità e delle istituzioni deriva anche dai nuovi risultati che potremo ottenere nel settore dell'informazione. Non si tratta solo dell'immagine, ma anche della circolarità informativa autenticamente pluralistica che permetterebbe di fare una politica migliore anche a chi è fuori dal palazzo; noi vorremmo che chi è fuori entrasse un po' di più nel palazzo anche perché ci aiuterebbe a riformarci. Chiedo all'Assessore che ci dia una ulteriore comunicazione nel mese di gennaio e durante lo svolgimento dello studio. Il nostro Gruppo è interessato e disponibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo la gratitudine all'Assessore Cerchio per l'informazione che ci ha fornito. Il Gruppo DP condivide questa linea di ricerca che faticosamente si sta tentando.
Registro con soddisfazione che la proposta che avanzammo due mesi fa nel primo incontro con le rappresentanze sindacali di "Tuttosport", ha fatto un piccolo tratto di strada. Naturalmente auspichiamo che questa strada si compia fino in fondo.
A questo punto occorre sapere se sia giusto che la Finpiemonte faccia il progetto di fattibilità entro gennaio per cercare gli interlocutori. Il meccanismo del mercato, così poco libero, ci deve far mettere in conto l'ipotesi che gli interlocutori non siano interessati. Non voglio apparire presuntuoso, però qualche cosa conosco di questo settore. Voglio dire, nel caso in cui cadessero le ipotesi di un intreccio con i privati la Regione intende o meno procedere? A nostro avviso esistono le potenzialità affinch un centro stampa pubblico possa vivere. Entro gennaio, data fissata per presentare questo progetto, ci sforzeremo di presentare delle cifre, ad esempio, su quanto spendono le istituzioni rappresentative, Regione Province e Comune di Torino, per la stampa e l'editoria variamente intesa.
E' positivo se oggi la Regione considera l'informazione non soltanto come una merce. L'informazione è un valore e, se si fosse tenuto in conto questo piccolo particolare, forse oggi la "Gazzetta del Popolo" non sarebbe morta cosa che pensano anche molti giornalisti de "La Stampa" di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente e colleghi, anch'io mi associo a quanti mi hanno preceduto per sottolineare il notevole risultato ottenuto dall'Assessore Cerchio in questa vicenda.
Vorrei fare alcune considerazioni sull'ipotesi di trasferimento della stampa del giornale "Tuttosport" a Milano per ottenere una maggiore distribuzione.
Dai dati sulla tiratura e sulla distribuzione dei giornali del 1986 si rileva che la vendita di "Tuttosport" è scesa di molto; la linea editoriale non è più quella dei tempi di Ghirelli, di Ormezzano e anche del povero Baretti. Infatti la tiratura media oggi è di 80 mila copie, la vendita a Torino di 28 mila; quindi il dire che spostando la stampa a Milano aumenti la vendita è un pretesto. Penso che spostando "Tuttosport" a Milano si arrivi ai risultati dei giornali "Stadio" e "Corriere dello sport". Torino correrebbe il rischio di perdere la tipografia e anche la redazione, nel senso che rimarrebbe qui una piccola redazione con due o tre giornalisti lo stesso risultato lo hanno avuto il "Corriere dello sport" di Roma e "Stadio" di Bologna.
Quindi lo sforzo della Regione, del Comune e della Provincia deve essere intensificato; bisogna trovare assolutamente le formule affinché non venga trasferito questo giornale. Come ha detto Staglianò, non sarà facile trovare gruppi privati che si accollino un giornale che - purtroppo dobbiamo dirlo - è in grossa discesa; infatti al lunedì, dopo importanti avvenimenti sportivi, non arriva alle duecento mila copie di tiratura; la "Gazzetta dello sport", che era crollata completamente, adesso al lunedì vende un milione di copie. Questo farà pensare eventuali editori che vogliano avventurarsi in questa impresa. Occorrerà certamente un grosso sforzo di fantasia per trovare uno stampatore o una società a capitale misto, se non sarà possibile una gestione pubblica, bisognerà comunque fare in modo che il giornale non si trasferisca a Milano perché sarebbe la fine di "Tuttosport".
"Tuttosport" è nato a Torino nel 1946, quindi ha oltre quarant'anni di vita; ha avuto momenti di forte sviluppo; oggi è in fase calante, ma si pu salvare. La Regione dovrà fare lo sforzo di tenerlo a Torino, la redazione dovrà fare lo sforzo di rinnovo della linea perché quella attuale non incontra totalmente il gusto dei lettori.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che "Tuttosport", al di là di ogni considerazione di tipo politico, sia una testata di immagine torinese, dalla quale stentiamo a distaccarci. La sua scomparsa rappresenterebbe certamente la fine di un'epoca nella quale il giornalismo sportivo ha caratterizzato a Torino anche la crescita generale dell'informazione. Non vi elenco i collegamenti storici e culturali con alcuni personaggi che hanno creato questa testata, collaborando a qualificare l'informazione pubblica sportiva anche nel settore specifico calcistico. Nella nostra realtà torinese la testata deve essere salvata.
Ringrazio l'Assessore Cerchio per l'impegno dimostrato in questi ultimi giorni sui problemi economici ed occupazionali. Vi è l'esigenza di riaffermare la continuità d'immagine e di presenza nel settore dell'informazione; a fronte di notizie piuttosto drammatiche dobbiamo esperire ogni tentativo. L'iniziativa dello studio di fattibilità della Finpiemonte sulla quale ci si sta orientando è seria. Contemporaneamente all'ipotesi di creazione di autonome strutture, il cui azionariato è ancora tutto da inventare, si trovino anche forme temporanee di alleggerimento dei carichi e degli oneri che gravano sulla testata.
Nella nostra Regione esiste un centro stampa delle Partecipazioni statali tra i più importante d'Italia: credo che questa opportunità non debba essere trascurata, ma vista come una delle ipotesi perseguibili.
Nonostante alcuni tiepidi approcci, penso possa entro certi limiti essere ancora tentata. Ovviamente, con interventi politici che - mi rendo conto - non devono essere venduti come la pelle dell'orso vivo. Occorre grande senso di responsabilità e di iniziativa politica della Regione per superare l'onerosità dovuta alla gestione di una tipografia non più corrispondente alle esigenze di bilancio e di gestione di una testata in difficoltà.
Sappiamo bene che al sostegno alle testate ed ai valori che rappresentano non sono estranee iniziative promozionali ed imprenditoriali sui versanti della pubblicità, senza i quali oggi è inconcepibile qualsiasi avventura nel settore.
Credo vi siano le ragioni politiche per un intervento forte non solo nell'ottica dell'informazione in un settore specialistico come la stampa sportiva, ma in un quadro di radicamento al Piemonte di una gloriosa attività economica e culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale esprime forte apprezzamento nei confronti del lavoro svolto dall'Assessore e ribadisce quanto già detto, ovvero che il trasferimento in altra sede di questa testata, anche soltanto dell'attività tipografica è probabilmente l'avvio di un processo che, di tappa in tappa, diventerà irreversibile; è un segnale rispetto al quale bisogna reagire.
Faccio mie le considerazioni del collega Picco in ordine alle ragioni anche lontane, che rendono necessaria un'iniziativa ferma delle istituzioni che rappresentano la collettività, rispetto a un elemento che pure è una tessera non marginale della cultura della nostra Regione. Anche la lettura di fenomeni di massa, come lo sport, e la loro interpretazione sul piano della valenza non meramente cronicistica sono lo scenario sul quale si affinano le intelligenze e la capacità di esplorare fenomeni nuovi per i quali la nostra cultura in generale e la nostra classe politica non è ancora sufficientemente attrezzata. Quindi il nostro sostegno alla Giunta per un'azione forte finalizzata a questo obiettivo.
Mi pare anche giusto il perseguimento della strada della verifica di fattibilità attraverso un organismo che ha tutti i titoli per svolgere questa azione.
Mi soffermerei brevemente con il vostro consenso, signor Presidente e colleghi, su un altro aspetto del problema. Non si tratta di immaginare soltanto una società, ma anche un'utenza. Il problema non è soltanto di trovare i soci per la società, che magari trovano capitali, risorse, e il modo anche in termini politici di coprire diseconomie di servizio, ma il problema è più inquietante. Si ha un'ulteriore riprova che l'imprenditoria piemontese tende a disegnare una geografia della padania che non ci soddisfa completamente; non si vuole riconoscere o non si vuole realizzare nella nostra città momenti e caratteristiche imprenditoriali significative che pure la nostra società ha capacità di esprimere.
L'Assessore su questo problema dovrà andare molto a fondo. Resterebbe difficile capire come un forte consumatore di prodotto tipografico com'è la nostra Regione non trovi un soggetto in grado di offrire a una forte domanda una risposta; da liberale scolastico è paradossale questo fenomeno.
Esiste una domanda; probabilmente si riesce a trovare chi è in grado di rispondere a questa domanda, però si teme che alla fine colui che è portatore della domanda la rivolga in altra sede, questo è il quid del problema. Bisogna avviare un'operazione imprenditoriale nel senso inverso di quello tradizionale. Normalmente si cerca di rispondere alla domanda e la domanda decide; qui invece bisogna prima acquisire la disponibilità della domanda e rivolgersi all'offerta piemontese e non ad un'altra offerta.
A questo punto il problema si sposta anche sul piano dei valori che sono in gioco dalla dimensione delle ottantamila copie di "Tuttosport" a tutto il prodotto che ha esigenza di un centro stampa e che quindi rinuncia a valorizzare la professionalità, a promuovere una diversificazione produttiva e culturale nella nostra Regione e quindi a una scelta politica.
Se la realtà torinese rinuncia a creare un centro stampa in grado di affrontare questa emergenza, mirando a soddisfare un'utenza molto più larga perché la domanda è dimensionalmente e qualitativamente ben superiore e diversa rispetto alle esigenze di "Tuttosport", dobbiamo capire perché non dovrebbe essere disponibile a svolgere il proprio livello imprenditoriale e dare a se stessa una risposta.
Ritengo che la Giunta possa svolgere un ruolo di promozione finanziaria, ma anche di orgoglio. L'obiettivo è quello di garantire non solo la continuità a "Tuttosport", ma anche un minimo di diversificazione per quello che si può ancora realizzare e un massimo di continuità per quello che c'è già nella nostra Regione. Questi sono gli obiettivi politici che ci attendiamo dalla vicenda di "Tuttosport" che, per la sua delicatezza e drammaticità, giustificherebbe un forte intervento politico da parte della Giunta, ma non è la ragione unica né la ragione prevalente che giustificano e richiedono una verifica forte ed un impegno a fondo della Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'industria

Ringrazio i colleghi per quanto hanno suggerito. Nessuno ha la soluzione pronta su un argomento difficile e delicato come questo, e tanto meno l'ha la Regione. Questo lo dico senza alcuna volontà di rinuncia, ma con una certa vivacità ed un certo coraggio per realizzare in sintonia con la Provincia e il Comune di Torino, ogni possibile percorso per bloccare questa operazione ormai irreversibile. Lo spostamento della data del trasferimento dal 1 gennaio al 30 marzo 1988, è un risultato parzialmente positivo che ci permette di percorrere altre strade e altre ipotesi, senza alcuna illusione, avendo la proprietà la volontà di trasferire la stampa a Milano. Questo può preludere il trasferimento in futuro anche del corpo redazionale che oggi viene mantenuto a Torino. Questo passaggio la proprietà non lo farà per il momento a causa di alcuni investimenti che sta realizzando, per motivi legati ad aspetti urbanistici, sulla sede redazionale.
Certo che il trasferimento di una testata giornalistica, che ha il corpo a Torino e l'anima a Milano, o viceversa, è automatico, è morbido e non così tranchant come un trasferimento totale. Si gioca sul fatto che il sindacato dei poligrafici ha la solidarietà dei giornalisti e sul fatto che questa vertenza vede l'unità di intenti e un collegamento fra la stampa subalpina, il sindacato dei poligrafici regionale e nazionale e il consiglio di fabbrica. Mi ricollego alle osservazioni del collega Picco.
Non c'è solo un problema di occupazione, ma esiste anche un problema di informazione. Se poi anche il corpo redazionale di "Tuttosport" verrà spostato a Milano mancherà un ulteriore tassello con il rischio di impoverire culturalmente il Piemonte. Vi sono quindi problemi occupazionali e problemi di informazione e di immagine.
L'ipotesi nata sabato mattina di affidare alla Finpiemonte il compito di svolgere uno studio di fattibilità è tutta da inventare. In un'aula attigua a quest'aula è presente la Finpiemonte e dall'incontro che avverrà in queste ore si capirà se questa società è disponibile ad attivarsi su questo piano. Attraverso questo progetto potremo predisporre per gli eventuali imprenditori del settore che fossero interessati, tutte le possibilità di finanziamento. "Tuttosport" vende nel territorio regionale piemontese circa il 40-50% della sua produzione e ha una vendita sottodimensionata a carattere nazionale. Se la vendita media rimane attorno alle 40-42 mila copie certamente non interessa un imprenditore. Si tratta quindi di pensare all'utenza e al prodotto che viene offerto, tenendo conto che su questo tipo di stampa sportiva si sono introdotte tecniche aggiornate (stampa a colori). Prima di affidare alla Finpiemonte l'incarico di uno studio di fattibilità abbiamo ricercato sul territorio piemontese i possibili interessati interlocutori, compresa la società SEI, ma l'Assessorato non ha avuto alcuna risposta. Potremmo percorrere la strada delle Partecipazioni statali e mi auguro che possa essere interessata anche l'Ilte. Sappiamo che il personale poligrafico di "Tuttosport" è sovradimensionato. L'utilizzo eventuale di alcuni tecnici da parte di altre aziende, ipotesi sulla quale l'Assessorato ha già avviato delle trattative non deve essere attivato in questo momento per non rischiare di impoverire la trattativa in corso. L'Assessorato ha delle ipotesi di sbocco attraverso sigle operanti sul territorio e altre possono essere attivate, sapendo che alcuni casi sono alla soglia del pensionamento. Tutto non può non essere legato a quello che capiterà per il quotidiano "La Stampa", che nel 1989 lascerà la sede di Via Marenco. Questa in futuro potrebbe essere l'occasione per utilizzare quelle strutture per un secondo giornale sportivo. Per ora occorre fare in modo che "Tuttosport" continui ad essere stampato a Torino con tutti i limiti e tutti i rischi che esistono. Non si può attendere il momento in cui "La Stampa" dovesse trasferirsi da Via Marenco per utilizzare quello stabilimento. Assicuro i colleghi che terr informata l'assemblea consiliare, e soprattutto la Commissione, per ogni sviluppo che si potrà realizzare.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Esame progetto di legge n. 258: "Norme relative allo svolgimento di collaborazioni nell'ambito dell'attività dell'Amministrazione regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 258, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge oggi all'esame del Consiglio Regionale si pone l'obiettivo di disciplinare in modo più puntuale e snello, dopo l'esperienza maturata in questi anni e nel rispetto della trasparenza degli atti e della verifica dei risultati, la materia concernente lo svolgimento di collaborazioni nell'ambito dell'attività dell'Amministrazione regionale. La L.R. 65/78, che ha fissato fino ad oggi le norme per il conferimento di incarichi e consulenze, ha avuto il merito di meglio individuare regole che precisassero il campo d'azione dell'Amministrazione in materia, ma nel contempo ha mostrato limiti attuativi che sono emersi in fase di concreta attuazione del dispositivo.
La principale difficoltà è connessa soprattutto alle incertezze interpretative legate ad una non precisa puntualizzazione di ciò che debba essere inteso come collaborazione esterna.
In effetti i termini "consulenza" ed "incarico" sono stati usati in modo generico indicando con gli stessi rispettivamente le ricerche e le collaborazioni istituzionali ovvero le progettazioni e lo svolgimento di funzioni regionali. Sotto questo aspetto, il disegno di legge oggi in discussione offre un contributo alla chiarezza in quanto va a precisare che cosa si debba rispettivamente intendere per: progettazioni, consulenze ricerche, incarichi e collaborazioni istituzionali.
Inoltre la L.R. 65/78 citata ha riscontrato altre difficoltà di attuazione, là dove non è riuscita né a garantire sufficientemente il principio, che si evince dalla lettura del testo, che la collaborazione esterna deve essere per sua natura eccezionale né, al contrario, a rendere possibile per tutto il tempo occorrente talune collaborazioni il cui completamento, per la specificità dell'intervento, non poteva comunque superare i sei o al massimo i dodici mesi. Anche da questo punto di vista il disegno di legge proposto intende meglio delimitare quando sia consentito all'Amministrazione ricorrere alle collaborazioni esterne.
Ma al di là dei limiti dell'attuale normativa in materia, il disegno di legge proposto vuole da un lato razionalizzare il ricorso alle collaborazioni esterne e dall'altro vuole meglio dettagliare l'arco delle possibili esigenze di collaborazione, introducendo criteri precisi ed oggettivi di definizione degli ambiti in cui tale ricorso è possibile.
Come meglio si vedrà nel dettaglio dei singoli articoli la Giunta regionale si è fatta carico di questa esigenza, consapevole della necessità di uno strumento normativo più congruo alle esigenze dell'Ente e comunque destinato ad inserirsi come significativo tassello nel più complesso disegno organizzativo della Regione.
Prima di entrare nel dettaglio dei singoli articoli occorre ricordare il contributo fornito dalle OO.SS. per la definitiva stesura del disegno di legge: molte osservazioni sono state accolte nella sostanza, sopratutto in ordine alla struttura regionale ed all'impatto delle collaborazioni sull'organizzazione del lavoro della Regione, anche in termini di "ritorno di professionalità" dell'apparato.
Volendo ora passare ad un esame più dettagliato dell'articolo proposto vanno sottolineati i seguenti punti: l'art. 1 delinea l'ambito generale di applicazione della legge individuando le fattispecie per le quali è ammesso il ricorso a prestazioni esterne e soprattutto pone precisi limiti all'Amministrazione precisando i casi di carenze interne che consentano la collaborazione. E' altresì da richiamare il II comma, laddove individua puntualmente a quali persone non sia possibile affidare una collaborazione, configurando una specifica incompatibilità tra il possesso di un particolare "status" e la funzione di "collaboratore" dell'Amministrazione.
L'art. 2 definisce le forme di collaborazione, distinguendole, sulla base di criteri oggettivi fondati sulle caratteristiche intrinseche delle singole tipologie di collaborazioni di cui intende avvalersi l'Amministrazione regionale e che sono meglio specificate negli articoli dal 4 al 7, distinguendole in progettazioni, consulenze, ricerche ed incarichi.
L'art. 3 detta alcuni principi generali da seguire per avvalersi delle collaborazioni esterne: in particolare è fatto obbligo di non superare gli stanziamenti di bilancio, stanziamenti fissati in base a programmi previsionali rapportati a periodi almeno annuali; sarà così possibile evitare, fatto salvo un piccolo margine di possibilità per far fronte a situazioni imprevedibili ed urgenti, incarichi episodici di ricerca e di collaborazione non inquadrati in un preciso obiettivo di programmazione regionale. Il programma delle collaborazioni, posto a fondamento del piano previsionale annuale, viene discusso - come si è detto - con le OO.SS. "al fine di verificarne l'impatto con l'organizzazione del lavoro delle strutture regionali", con le quali, nella stessa sede e momento, vengono verificati (nei limiti previsti dal quarto comma) i risultati delle collaborazioni, affidate nell'anno precedente. I piani previsionali delle collaborazioni dovranno essere predisposti dalla Giunta o dall'Ufficio di Presidenza sentita la Commissione programmazione e bilancio. Sulle deliberazioni relative alle collaborazioni sono sentiti i responsabili dei Settori interessati.
Oltre all'ovvia esigenza di determinare con chiarezza e completezza l'oggetto della collaborazione, l'articolo impone che il provvedimento di conferimento della collaborazione contenga anche tutti quegli elementi che devono caratterizzare l'affidamento della stessa (tra i quali è importante segnalare la previsione di cui al quarto comma in merito al c.d.
"curriculum vitae" della persona, della Società o dell'Ente cui viene affidata la collaborazione).
L'articolo in esame si conclude con l'individuazione di quali Enti Società o persone può avvalersi l'Amministrazione regionale nell'affidamento delle collaborazioni.
L'art. 4, entrando nel dettaglio, illustra quella forma di collaborazione esterna che va sotto il nome di "progettazione" e ne disciplina l'uso.
L'art. 5 precisa il concetto di consulenza e ne individua la caratteristica di strumento per lo studio di singoli e specifici problemi di interesse generale.
L'art. 6 disciplina gli affidamenti di ricerche di cui fornisce le modalità attraverso le quali instaurare il rapporto di collaborazione.
L'art. 7 relativo all'affidamento di incarichi, ne precisa il concetto, individuandolo nello svolgimento di funzioni, prolungate nel tempo, sia pure limitate al massimo a tre esercizi finanziari, che richiedano elevata qualificazione e specializzazione professionale. In considerazione della peculiarità della collaborazione, che ovviamente non può che prevedere uno stretto raccordo con le strutture regionali ed una costante presenza presso le stesse, è stato previsto, ai fini di una valutazione politica più complessiva e quale forma di vincolo nel ricorso a tale forma di collaborazione, l'intervento del Consiglio regionale attraverso la Commissione programmazione e bilancio, nonché le modalità ed alcune specifiche indicazioni che dovranno essere riportate nel provvedimento di affidamento dell'incarico.
L'art. 8 definisce i criteri sulla base dei quali vengono definiti i compensi per le attività di collaborazione di cui al disegno di legge in esame.
L'art. 9 conferma l'obbligo della reciproca informazione tra Giunta e Presidenza del Consiglio per quanto concerne le deliberazioni adottate in materia. Inoltre, l'articolo in questione prevede la necessità di una preventiva informazione, rispetto ai singoli provvedimenti di affidamento delle collaborazioni, alle organizzazioni sindacali.
L'art. 10 disciplina le collaborazioni istituzionali con altri enti o istituti pubblici e con enti strumentali e società regionali, prevedendo forme di collaborazione anche a carattere pluriennale nell'ambito degli obiettivi definiti con il Piano regionale di sviluppo. L'unico vincolo è quello della predisposizione ed adozione da parte della Giunta regionale di specifici "piani" di collaborazione.
L'art. 11, sempre nell'ottica di una maggiore trasparenza e chiarezza nell'esercizio della possibilità di affidamento di collaborazioni, indica i capitoli di bilancio cui vengono imputate, a seconda della tipologia delle collaborazioni stesse, le spese relative.
L'art. 12, infine, prevede l'abrogazione esplicita della L.R.
6/11/1978, n. 65, nonché della L.R. n. 54 del 1981 (concernente l'attribuzione a capitoli di bilancio di tutte le spese relative alle consulenze) e la lett. f) del primo comma dell'art. 31, L.R. n. 8/1984 (concernente l'affidamento di studi, ricerche, ecc., mediante trattativa privata).
Nella speranza che il Consiglio regionale valuti positivamente il lavoro che la I Commissione ha svolto d'intesa con la Giunta, e nel ricordare che il presente disegno di legge è stato approvato in Commissione a maggioranza, lo rassegno al voto dell'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ho constatato che le sedute che precedono il Natale, le ferie, talvolta anche la Pasqua, è un'occasione per un serrante finale. Devo ammettere di aver sottovalutato il fatto che oggi si sarebbe esaminata questa legge, ma la mia sottovalutazione è dovuta al fatto che oggi è assente il nostro compagno membro della Commissione che ha seguito l'iter di questa legge. Non è che non abbia delle opinioni nel merito, però non ho seguito la discussione avvenuta in I Commissione.
Chiederei di passare all'esame di questa legge in un altro momento, quando cioè sarà presente anche il nostro compagno.
Da parte nostra non ci sono preclusioni alla costruzione della legge la quale tenta di normare le consulenze, tenendo conto dell'esperienza acquisita. Per noi alcuni punti sono condivisibili, altri sono discutibili.
C'è un aspetto politico. Vorrei ricordare innanzitutto che sulle consulenze, a partire dal 1976/1977, si caratterizzò un'azione di critica e di opposizione del Gruppo democristiano, soprattutto in relazione alla loro congruità e utilizzabilità rispetto al funzionamento a regime della struttura della Regione. Per la verità la critica apparteneva allo schieramento di quel gruppo allora all'opposizione e aveva riferimento alla difficoltà obiettiva di riuscire a stabilire in maniera equilibrata il rapporto tra il personale interno e le consulenze; era una polemica che conteneva elementi ingiusti, che noi, avendo cambiato posizione non intendiamo riprendere.
In altri termini, riteniamo che un uso mirato e oculato di consulenze ad integrazione delle competenze e delle funzioni istituzionali sia ineliminabile; anzi riteniamo addirittura che l'atteggiamento chiuso massimalista e integralista allora del Gruppo democristiano, avesse lo scopo di mettere indebitamente i bastoni fra le ruote sul piano del funzionamento, più che di dare un giudizio di merito.
La nostra posizione non è mutata neanche di fronte a questa legge soprattutto in un momento in cui mi sembra si siano acuite le difficoltà con gestione della legge attuale nel realizzare delle consulenze. Ci è stata data su nostra richiesta dall'Assessore la situazione globale delle consulenze affidate. Non abbiamo rilevato in questi due anni e mezzo particolari casi da sottoporre al fuoco della bagarre critica e politica anche se questo purtroppo ha un altro risvolto. Proprio perché non si è stati in condizioni di assumere azioni amministrative di indirizzo e di iniziativa politica alte, alle consulenze si è ricorsi di meno; le uniche consulenze che ricordo sono quelle relative al piano sanitario che datano ormai da un anno e mezzo. Il ricorso alle consulenze sta nella poca politica progettuale.
L'altra questione è più stringente e riguarda i tempi politici con cui viene definita la normativa, parlo dei tempi di approvazione della legge sulle consulenze in un momento in cui siamo nel limbo assoluto per quanto riguarda la legge sulle strutture. La definizione organica dell'impianto regionale, delle competenze e delle funzioni dei servizi e dei settori, è un atto preliminare alla normazione delle consulenze, ancorché non ne sia meccanicamente legato. Siamo perplessi su questo strabismo. Capisco che è utile arrivare a questa normazione, ma non siamo in grado, proprio per quello che è successo o che non è successo nella politica del personale, di avere la proposizione di un modello organizzativo della Regione, che tenga conto delle deleghe e che tenga conto del discorso delle deleghe non più per materia, ma per funzioni nell'ambito delle materie. In assenza della legge delle strutture e di un percorso leggibile di lavoro, di intenzioni preliminari ed essenziali, ci pare politicamente sbagliato affrontare oggi legge delle consulenze, di qui la nostra contrarietà a questa legge. Se non fossimo in questo contingente determinato da precise responsabilità politiche per appuntamenti politici essenziali mancati, non negheremmo l'utilità di una legge come questa. In questo senso facciamo carico all'esecutivo e alla maggioranza la responsabilità di aver messo in piedi una sola legge per normare questioni di funzionamento e di struttura appunto la legge sulle consulenze, mentre non abbiamo l'altro complesso di manovre di riferimento, penso, ad esempio, ai due atti preliminari, l'uno riguardante la strutturazione della Giunta e l'altro riguardante le strutture del personale. Su questo punto politico vorrei avere risposte.
Se l'intenzione della Giunta è di andare avanti su questa proposta di legge, noi ci collocheremo sugli articoli e daremo un giudizio di merito.
Fin d'ora però esprimiamo una valutazione non positiva per quanto riguarda la politica complessiva del personale, e per quanto riguarda questo atto che doveva essere un atto complementare, mentre è l'unico in campo giudicabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, preferisco intervenire a questo punto perché ritengo che la successiva dichiarazione di voto possa anche non essere necessaria, perlomeno per parte nostra; il rito delle dichiarazioni di voto potrebbe allungare e non rendere più breve la conclusione della discussione.
Abbiamo poche ulteriori considerazioni da fare, ci riconosciamo infatti in pieno nella relazione del Consigliere Quaglia e riteniamo che la legge debba passare oggi anche se naturalmente l'ultima parola compete alla Giunta. Il Gruppo comunista comprenderà che questo è un provvedimento ripetutamente rinviato e che quindi dovrebbe essere posto in votazione anche perché, come ha detto giustamente Bontempi, nel merito c'è una generale convergenza.
Bontempi ha voluto richiamare la nostra posizione del passato identificandola come posizione contro le consulenze; ma non era propriamente così. La nostra posizione, che si estrinsecò nella proposta di legge di Paganelli voleva porre una esigenza di trasparenza; non abbiamo mai negato l'esigenza delle consulenze. Certo, in una precisa fase politica abbiamo anche rilevato e negativamente giudicato il ricorso sistematico alle consulenze, ma non abbiamo mia preso una posizione contraria all'uso di questo strumento che riteniamo essenziale per un ente pubblico ed anche per la Regione, anche se la sua strutturazione è certamente tale da ridurre al minimo il ricorso esterno.
Di fronte, però a certe urgenze e ad una realtà che cambia costantemente e che rende talvolta le strutture regionali non preparate su taluni determinati aspetti dei fatti che si verificano, il ricorso agile a elementi esterni, quando necessario e quando si richieda altra professionalità, ci pare strumento del quale la Regione non possa assolutamente fare a meno. Il continuo mutamento della società, l'evolversi delle tecniche, il mutare del mondo ci obbligano ad essere attenti e quindi ad avere, sotto il profilo tecnico, delle capacità d'intervento immediato.
Mi ricollego a quanto abbiamo detto sulla STEF: agilità, capacità anche di poter avere dei rapporti esterni di breve durata, ma significativi quando è necessario.
La legge si pone questo obiettivo, quindi riconferma il criterio della trasparenza che noi avevamo ricercato nella passata legislatura, stabilendo con chiarezza il riferimento a precisi capitoli di bilancio, in modo da evitare una dispersione delle spese a bilancio, la possibilità di controllo da parte del Consiglio e delle opposizioni a maggior ragione. Mi pare quindi ci possa essere una larga convergenza su questo.
L'altra osservazione del Consigliere Bontempi è tutt'altro che destituita di fondamento, ma mi pare sia stata già discussa in sede di Commissione: si obbietta in sostanza che si fa una legge sulle consulenze mentre non è definito il processo di ristrutturazione interno dell'Ente.
Non si tratta tuttavia del "se" ma del quando, definita la ristrutturazione dell'Ente, il ricorso alle consulenze potrà essere inferiore; la legge per sarà comunque necessaria. Noi avevamo ritenuto di accedere alla richiesta fatta dal Gruppo comunista tempo fa in Commissione, circa la priorità da dare alla legge dei concorsi per passare successivamente alla legge sulla consulenza. Così s'è fatto. Non riteniamo correntemente di poter aderire alla nuova richiesta tesa a rinviare il problema a processo di ristrutturazione concretato e concluso.
Questa legge, date le accennate premesse, mi pare possa passare anche se mi spiace che manchi, purtroppo, il collega Avondo che l'ha seguita per il Gruppo comunista. Le questioni in Commissione si erano chiarite, vi era stata anche una valutazione differenziata, ma nello stesso tempo comune sull'opportunità che a questo punto la legge fosse esaminata. Ritengo quindi che questo adempimento possa e debba essere oggi assolto, perché vi è l'esigenza di una legislazione precisa in questo settore, che non può che costruire elemento utile alla funzionalità della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, visto che si è scelta la strada di intervenire nel dibattito e non nelle dichiarazioni di voto, anch'io esprimo in questo momento l'orientamento del Gruppo liberale su questo disegno di legge.
Il nostro Gruppo, al pari di altri, sul problema delle consulenze aveva sollevato, nella scorsa legislatura, numerose critiche e rilievi. Tuttavia dobbiamo ricordarci di non fare come quel tale che, essendosi tagliato un dito, aveva deciso di abolire i coltelli. Non è così, il coltello è utile così come sono utili le consulenze. Il problema è su come le si usa. Come il coltello deve essere impugnato dal manico e non dalla lama, così le consulenze, strumento importante, inevitabile e utile al funzionamento della Regione, devono essere usate con criteri chiari che consentano di verificarne l'utilità in partenza e i risultanti e gli effetti a conclusione del rapporto medesimo.
Noi riteniamo che questo sia un provvedimento di legge organico, che migliori la previsione normativa già esistente nella nostra Regione, un provvedimento che non irrigidisce le norme per l'utilizzo delle consulenze ma che, addirittura, allarga il criterio di discrezionalità dell'esecutivo per l'utilizzo di questo strumento.
Noi siamo favorevoli a che la discrezionalità di un esecutivo possa esplicarsi, laddove questa discrezionalità però possa essere sottoposta preventivamente e successivamente alla verifica da parte degli organi collegiali, in questo caso, il Consiglio. Penso che lo spirito di questo disegno di legge stia proprio in questo. Se da un lato consente una possibilità di movimento a tutto campo in questo settore, però attraverso lo strumento della verifica preventiva, quindi del programma complessivo e della verifica successiva, che è più importante, sugli esiti dei rapporti esterni, consente un mix utile per non avere troppi lacci inutili, laddove le consulenze servono, ma consente altresì all'organo collegiale di verificarne l'utilità e, se del caso, di presentare il conto a chi ha utilizzato discrezionalmente questo strumento in maniera distorta, nei termini e nelle sedi previste dal nostro Statuto.
Quindi è un provvedimento organico, ragionevole e razionale, che restituisce al Consiglio una sorta di possibilità di verifica e di intervento in un settore, che come ricordavo all'inizio, in passato ha sollevato più di qualche perplessità.
Abbiamo bisogno di utilizzare tutte le energie esterne alla Regione; i casi e le modalità sono espressamente previste, ci sembrano soddisfacenti ed è per questo che appoggeremo con il nostro voto positivo questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, anch'io anziché fare una dichiarazione di voto, farò alcune considerazioni su questo disegno di legge, che è stato esaminato con attenzione in Commissione dove ha ottenuto il voto favorevole del Partito repubblicano.
Non possiamo non nascondere la perplessità, che il Partito repubblicano ha non soltanto adesso in ordine al problema delle consulenze in generale.
In Commissione sono stati presentati degli elaborati che mettevano in evidenza un certo abuso nelle collaborazione e nelle consulenze e questo era un elemento che poneva dei problemi seri a chi doveva votare.
Mi pare che i problemi da esaminare siano due diversi, da una parte c'è il problema della consulenza in sé e dall'altra parte c'è il problema dell'uso della consulenza.
Il problema della consulenza c'è e in certi casi è necessario ricorrervi. Credo che le considerazioni di Bontempi in ordine all'assetto della struttura regionale, siano rilevanti, però ciò non toglie che sia necessario avvalersi delle consulenze.
C'è poi il problema che riguarda l'uso distorto o l'abuso delle consulenze. Penso che questa legge si muova nella prospettiva di limitare gli eventuali abusi che possono esserci perché norma in modo più preciso comporta delle verifiche rispetto alle nomine che vengono fatte. Ci pare che la norma che stiamo approvando debba essere condivisa in quanto crea le condizioni perché certe situazioni non condivise in passato possano essere contrastate. Sulla base di queste considerazioni, il Partito repubblicano conferma il suo voto favorevole.



PRESIDENTE

Non ci sono altri iscritti a parlare, passiamo pertanto alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 Il Gruppo comunista intende presentare un emendamento.
La parola al Consigliere Bontempi per l'illustrazione.



BONTEMPI Rinaldo

Nel caso di consulenze e di incarichi a carattere pluriennale riteniamo opportuno che la Giunta a scadenza annuale dia informazioni sullo stato dei lavori.
La ragione di questa nostra proposta è evidente in quanto riteniamo che una consulenza a scadenza triennale non sia corretta. Sarebbe infatti rilevante conoscere, dopo il primo anno, quali siano i reali problemi, in modo da poter intervenire politicamente in corso d'opera.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Questa richiesta non presenta motivi per non essere accolta, se non il fatto che nella legge si aggiunge meccanismo a meccanismo. Già è previsto che un Gruppo o un Consigliere in qualsiasi momento della vita della consulenza, quindi non solo alla scadenza annuale ma anche dopo sei mesi possa chiedere alla Giunta di essere relazionato in Commissione o in aula sullo stato di un determinato processo.
Quindi gli strumenti per accedere in queste determinate situazioni esistono, per cui mettere in legge questa proposta, anche dal punto di vista della tempistica, significherebbe non essere coerenti con gli interessi della minoranza. Può succedere che un fatto avvenga un mese dopo la scadenza fissata dalla legge; a questo punto, avendo la Giunta rispettato i termini di legge, non è più tenuta ad approfondire un episodio relativo a quell'incarico. Sarebbe un laccio che, agli effetti pratici, non produrrebbe risultati particolari, salvo il fatto di legarci a tempi che ora invece sono liberi.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bontempi accede a questa proposta?



BONTEMPI Rinaldo

E' chiaro che c'è la possibilità di verifica e di controllo politico da parte del Consiglio e dei Consiglieri in qualsiasi momento e su qualsiasi consulenza. Mi pare però che sulle consulenze d'impianto poliennale, una scadenza normata servirebbe a garantire le informazioni al Consiglio e sarebbe anche uno strumento che, nei confronti di operazioni complesse che in genere sottendono alle consulenze poliennali, aiuterebbe la Giunta stessa.



PRESIDENTE

Consigliere Bontempi, vorrei suggerire di risolvere questa questione con un ordine del giorno conclusivo sulla legge in cui si evidenzia questo fatto, che viene accettato dalla Giunta. Anche alla Camera dei deputati quando si vota una legge, si presenta e si vota un ordine del giorno o una mozione che sottolinea alcuni aspetti di quella legge.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, la ringrazio, ma o l'emendamento viene incorporato nella legge, oppure ci avvarremo degli strumenti ordinari.



PRESIDENTE

Vi prego allora di formalizzare l'emendamento per poterlo mettere in votazione.
Chiede la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

L'emendamento da aggiungere al terzo comma recita: "Nel caso di incarichi e consulenze pluriennali la Giunta regionale informa annualmente le Commissioni competenti per materia sull'andamento delle collaborazioni".



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Marchini per dichiarazione di voto.



MARCHINI Sergio

Colleghi Consiglieri, se si vuole ipotizzare un processo di conoscenza sono d'accordo, ritengo però che le consulenze che hanno una durata pluriennale, siano messe a conoscenza del Consiglio nella sua globalità non delle Commissioni competenti, altrimenti avviamo automaticamente e implicitamente un rapporto dialettico e di controllo tra Commissione e Giunta, con tutte le implicazioni che ne possono derivare. Inoltre alle Commissioni compete una presa d'atto e un giudizio implicito. E' importante chiarire se l'informativa viene data al Consiglio tutto o alla Commissione.
L'informativa alla Commissione comporta un confronto Giunta Commissione, ma questo processo mi vede sempre molto scettico.
Personalmente - e mi sono anche consultato con i colleghi di Gruppo non sono d'accordo che ci sia il confronto politico in Commissione; la Commissione non è né la sede del confronto politico, né la sede di un'informativa privilegiata su una materia così delicata.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio Marchini che con il suo rigore usa richiamarci spesso al rispetto delle norme e al senso delle istituzioni. A me pareva che l'informazione resa alla Commissione fosse un alleggerimento di un tipo di comunicazione che spesso siamo chiamati a rendere al Consiglio regionale e quindi un alleggerimento anche dei lavori dello stesso Consiglio. Mi pare si possa far rientrare tra le notizie che normalmente la Giunta fornisce alle Commissioni, per esempio sui danni delle alluvioni, sui trasporti evitando lunghi dibattiti. Eviterei, per quanto è possibile, il trasferimento in aula di questo discorso, trasferimento che può sempre essere richiamato attraverso quei canali che sono stati suggeriti prima quando l'opposizione o comunque chi ha titolo di richiesta, ha sospetti dubbi o ha chiarimenti da ottenere intorno ad un problema specifico.
Chiederei ai proponenti degli emendamenti di usare una forma più sfumata che non abbia come fine il sottoporre la Giunta a controllo, ma che assicuri al Consiglio, attraverso il canale della Commissione un'informazione giusta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il collega Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Ritengo che le osservazioni sollevate dal Consigliere Marchini siano molto fondate e meritevoli di ulteriore riflessione; chiederei quindi di fermarci qualche minuto per meditare su questo passaggio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Vorrei cogliere lo spirito di questa proposta per capire come procedere.
Sulle consulenze pluriennali la Giunta potrebbe annualmente rassegnare al Consiglio una relazione, non sotto forma di dibattito in aula, ma sotto forma di informazione sullo stato delle consulenze e degli incarichi pluriennali. Ogni Consigliere, dopo aver letto la relazione, potrà attivare i vari canali a sua disposizione per approfondire le informazioni per avere eventuali risposte e porre dei quesiti. Se una proposta di questo genere viene accolta, salviamo il principio che sia il Consiglio il titolare, per cui la Giunta informerebbe il Consiglio e non la Commissione per non appesantire i lavori del Consiglio dovrebbe esserci una informazione scritta sulla quale ogni Consigliere si attiverà attraverso i canali previsti dal Regolamento.



PRESIDENTE

E' stato formulato l'emendamento tenendo conto delle osservazioni fatte, il cui testo recita: "La Giunta regionale presenta annualmente al Consiglio una relazione sullo stato di attuazione delle collaborazioni a carattere pluriennale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 35 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, comunico che la VII Commissione è convocata alle ore 13,30 e la V Commissione è convocata alle ore 14.
Comunico inoltre che a causa della nebbia i lavori pomeridiani dovranno terminare in un tempo ragionevole.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sto scorrendo l'o.d.g. e non mi pare che ci siano argomenti tali da occupare una seduta pomeridiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Stamattina nella riunione dei Capigruppo c'erano due elenchi di provvedimenti da iscrivere all'o.d.g. e abbiamo deciso di rinviare soltanto la legge n. 20 e la legge sulle incompatibilità. Quindi questi argomenti sono stati iscritti stamani, naturalmente sul merito si può discutere.



PRESIDENTE

All'o.d.g. sono iscritti i seguenti argomenti: "Norme transitorie per la nutrizione parentale", la proposta di deliberazione relativa al programma annuale dei corsi di formazione professionale, e le nomine. Credo che possiamo occupare utilmente il pomeriggio pensando di finire ad un'ora che consenta, stante la nebbia, di rientrare con maggiore sicurezza alle nostre abitazioni.



BONTEMPI Rinaldo

Visto che buona parte dei Consiglieri deve lasciare i lavori prima della solita ora per la nebbia, propongo di riprendere i lavori alle ore 14.



PRESIDENTE

Se i Gruppi acconsentono, il Consiglio riprenderà i lavori alle ore 14.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 14,30)


Argomento: Problemi energetici

Richiesta di informazioni del Consigliere Valeri in merito al blocco dei lavori sul precantiere della centrale nucleare di Leri-Cavour.


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, prima di proseguire nell'o.d.g., a nome del Gruppo comunista rammento e sollecito l'attuazione dell'ordine del giorno, votato all'unanimità da questo Consiglio, relativo alla sospensione dei lavori di precantiere della centrale nucleare di Trino-2.
Abbiamo appreso dai giornali...



PRESIDENTE

Non dai giornali. Ho fatto distribuire il testo della mozione votata dalla Camera questa mattina.



VALERI Gilberto

dai giornali, fintanto che il Presidente del Consiglio regionale non ha fatto distribuire il testo della mozione votata dalla Camera.
Non v'è dubbio che tale ordine del giorno rappresenta un fatto importante che il Governo, però, al momento, non ha ancora tradotto in atto esecutivo; e nulla lascia supporre che esista la volontà di passare ad atti esecutivi nei prossimi giorni.
Per questa ragione, noi riteniamo che non sia possibile attendere passivamente che il Governo decida, non essendo per nulla scontato che ci accada. Perciò sollecitiamo, compatibilmente con l'approssimarsi delle feste, iniziative volte ad ottenere dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'industria, la fissazione dell'incontro con la nostra delegazione.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno che il Consiglio regionale ha votato, è stato trasmesso e ha avuto un esito positivo. In primo luogo poneva in evidenza la necessità che la questione fosse di natura parlamentare. La natura parlamentare ha avuto un esito soltanto l'altro ieri sera con una mozione con la quale si stabilisce che il Governo deve chiedere all'ENEL l'annullamento di tutti i contratti ancora esistenti. Siccome questo è accaduto soltanto l'altro ieri sera, in questi giorni non ho potuto parlare con il Presidente del Consiglio perché, come tutti sanno, è in America.
Domani stesso lo chiamerò per chiedergli se e quando intende ordinare all'ENEL con provvedimento del Governo l'annullamento, secondo lo spirito del documento parlamentare.
Il nostro ordine del giorno mirava a questo e questo lo abbiamo ottenuto. Se il Governo si pronuncia in quella direzione, quale altro miglior risultato poteva ottenere l'azione del Consiglio regionale? La mozione della Camera indica che si sospendano i lavori e si annullino i relativi contratti.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Tenendo conto delle informazioni date dal Presidente, ritengo di dover reiterare la nostra posizione partendo da due fatti nuovi. Il primo è che si è costituita giovedì scorso, al termine della votazione sulla rielezione del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza, la delegazione che doveva far valere gli orientamenti del Consiglio, presso il Governo.
Il secondo fatto è rappresentato da questo voto che impegna il Governo ad annullare i contratti con l'ENEL. Invece di attendere una decisione governativa, proponiamo di dare alla delegazione un mandato per una verifica, anche a stretto giro di contatti all'interno della delegazione stessa. Nella telefonata al Presidente del Consiglio Goria si dovrebbe chiedere quando e come viene fatto e manifestare l'intenzione di far valere la volontà della delegazione perché ciò avvenga. Vogliamo ribadire che non è caduta l'utilità dell'azione forte del Consiglio, nonostante che il voto del Parlamento abbia migliorato le prospettive, ma non ancora garantito l'esito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sollevo per la seconda volta, la questione relativa al voto sull'ordine del giorno presentato al termine del dibattito sulla SITAF. Era un ordine del giorno da votare in quella seduta o in quella successiva, ma che non è mai stato iscritto all'ordine del giorno; pertanto chiedo che venga messo in votazione oggi o almeno che i Capigruppo si pronuncino al riguardo.



PRESIDENTE

Solleciterò i Capigruppo affinché venga iscritto all'o.d.g.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Parco naturale del Monte Fenera (art. 5, L.R. 30/3/1987, n. 22) Consiglio direttivo. Nomina di tre esperti con specifica competenza in materia geologica, paleontologica e naturalistica.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gaetano Romano (esperto geologo), Franco Tamone (esperto naturalista) e Federico Strobino (esperto paleontologo).
Commissioni provinciali per la determinazione del valore agricolo medio dei terreni edificabili - Provincia di Alessandria (art. 14, legge 28/1/1977 n. 10). Nomina di due esperti in materia urbanistica-edilizia.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Claudinoro Torielli e Carlo Mina.
Commissioni provinciali per la determinazione del valore agricolo medio dei terreni edificabili - Provincia di Novara (art. 14, legge 28/1/1977 n. 10). Nomina di due esperti in materia urbanistica-edilizia.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Antonio Maffè e Paolo Vasconi.
Commissioni provinciali per la determinazione del valore agricolo medio dei terreni edificabili - Provincia di Vercelli (art. 14, legge 28/1/1977 n. 10). Nomina di due esperti in materia urbanistica-edilizia.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede, Proclamo eletti i signori Giorgio Viazzo e Adriana Simonini.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di un delegato regionale del CONI.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vittore Catella.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di tre rappresentanti designati dal Consiglio regionale del CONI.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giovanni Alasia, Salvatore Finocchiaro e Armando Marcellino.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di un rappresentante designato dalla Federazione Medica Sportiva Italiana.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vittorio Wyss.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di un rappresentante designato dalla Sovrintendenza scolastica regionale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pietro Cataldo.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di cinque rappresentanti designati congiuntamente dagli Enti di promozione sportiva a carattere regionale operanti in Piemonte.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Vanni Veniero, Giuliano Verlato, Luigi Giaccone, Roberto Calcagnile e Vincenzo Trevisiol.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di un rappresentante dell'ISEF.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Gribaudo.
Commissione consultiva per la tutela sanitaria delle attività sportive (art. 15 L.R. n. 22/85). Nomina di cinque rappresentanti quali membri di designazione del Consiglio regionale in qualità di esperti in medicina dello sport, educazione sanitaria sportiva e medicina legale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Piero Astegiano, Ezio Zunini e Antonio Pezzano (esperti in medicina dello sport) Mario Portigliatti Barbos (esperto (esperto in medicina legale) e Gianfranco Conti (esperto in educazione sanitaria sportiva).
Comitato regionale per il Servizio Rai-Tv (art. 5, legge 14/4/1975 n.
103). Nomina di nove membri con voto limitato ai 2/3.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Rodolfo Buat, Bruno Fantino, Tonino Greppi, Guido Vallauri, Roberto Salvio Alberto Violet, Silvio De Stefanis, Otello Pacifico e Remo Guerra.
Società Pro Infanzia S.p.A. Ospedalino Koelliker Comitato consultivo.
Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Renzo Scianca.
Commissione per la formazione professionale. Nomina di un membro in sostituzione del signor Giorgio Rolando dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Nicola De Mattia.
Commissione regionale per il lavoro a domicilio. Nomina di un membro in sostituzione del signor Secondino Gagliardi dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle sched4e. Proclamo eletta la signora Franca Pizzo.
Finpiemonte - Consiglio di amministrazione. Nomina di un membro in sostituzione del signor Ettore Gliozzi dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Guido Bonfante.
Interporto di Torino SITO S.p.A. - Consiglio di amministrazione.
Nomina di un sindaco supplente in sostituzione del signor Dario Maffeo dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Enzo Martino.
Comitato misto paritetico Regione Autorità Militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Luigi Rivalta dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Primo Ferro.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 720: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale in agricoltura, a.f. 1987/1988"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 720.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, con la presente deliberazione la Giunta propone il programma annuale di formazione professionale nel settore dell'agricoltura.
La Giunta ha preparato una bozza di circolare, discussa con gli enti formatori prima della sua ufficializzazione. Anche attraverso questo confronto si è pervenuti ad una più precisa definizione delle tipologie attraverso le quali realizzare i corsi di formazione professionale e di aggiornamento, privilegiando su tutto il territorio i corsi brevi, come quelli ritenuti e verificati come maggiormente rispondenti alle esigenze emergenti degli agricoltori.
In tal senso si è formulata l'indicazione di limitare l'attività dei corsi progetti a quelli che non hanno esaurito nell'anno formativo 1986 1987 la trattazione delle tematiche previste. Relativamente all'adeguamento della formazione professionale, si è prevista la tipologia di aggiornamento di secondo livello riservato a operatori agricoli d'avanguardia e a tecnici (corsi di alto contenuto tecnico e formativo). Si sono definiti degli indirizzi mirati specialmente alla tutela della salute dell'operatore agricolo stesso e del consumatore e alla tutela dell'ambiente, oltre che al miglioramento delle produzioni zootecniche della frutticoltura, della viticoltura, dell'enologia, dell'orticoltura e della floricoltura.
Si è infine introdotto il principio per una compartecipazione dell'utenza anche ai costi dei corsi delle attività formative. Anche per introdurre un elemento di controllo e di verifica della bontà degli interventi è prevista una partecipazione dell'utenza nei limiti del 15 per cento sui corsi brevi, con esclusione di quei corsi che si svolgono nei terreni riconosciuti più deboli, identificati sostanzialmente con le Comunità montane.
Con questo programma l'attività di quest'anno si posiziona sostanzialmente ai livelli del consuntivo dell'anno precedente. Quindi il confronto tra preventivo e preventivo presenta le attività di quest'anno in calo rispetto all'anno precedente, il confronto tra preventivo di quest'anno e consuntivo dell'anno scorso posiziona il volume delle attività sulla stessa dimensione e la spesa per l'Amministrazione regionale è ridotta a seguito della compartecipazione da parte dell'utenza alle spese complessive dei corsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un programma di corsi di formazione professionale in agricoltura che è la riproposizione, con alcune correzioni marginali, del piano di corsi dell'anno scorso con un impegno di spesa di 1 miliardo e 350 milioni, il più basso degli ultimi due anni.
Non intervengo nel merito di questo programma, desidero invece richiamare quanto abbiamo sostenuto negli anni precedenti e ripercorrere la storia di questi piani annuali. Allora ci fu un giudizio pressoché unanime sul fatto che in questa direzione non si poteva procedere, l'improduttività di gran parte di questi interventi era verificabile; allora si disse che stante l'esigenza di un intervento formativo nel campo agricolo, si trattava di rivedere le forme d'intervento e di stabilire a quale punto della programmazione dovessero essere imputabili questi interventi; si trattava anche di verificare un tipo di rapporto diverso con i soggetti che fanno formazione.
In realtà in tre anni non c'è stata nessuna modifica di fondo continuiamo a trovarci di fronte ad una serie di corsi vincolati nelle caratteristiche da una circolare delle Regioni a cui gli enti rispondono presentando le loro proposte.
La motivazione del nostro giudizio negativo sta nel fatto che vista la necessità di rivedere le forme e le caratteristiche dell'intervento formativo in agricoltura, è inaccettabile che per il terzo anno ci venga riproposta la stessa soluzione.
Non si è fatto nessuno sforzo di progettazione, ma questo non ci stupisce più di tanto, perché alcuni tratti di questo provvedimento sono comuni ad altri settori.
Su un monte di risorse che la Regione mette a disposizione c'è un'adeguarsi dei soggetti che intendono fare formazione, quindi diventa un circolo vizioso, per cui nella sostanza c'è una spartizione di risorse tra una pluralità di soggetti e non c'è invece alcuna procedura di programmazione che parta dai bisogni e dal sistema agricolo piemontese, che individui tipi di formazione e che verifichi quali strumenti attivare per rispondere all'obiettivo della qualificazione del sistema agricolo.
Ritengo che questo tipo di rapporto sia per gli enti mortificante in quanto non fa crescere le loro capacità di esprimere i bisogni e di indicare le soluzioni. Non c'è una partecipazione all'elaborazione del programma esiste solo una domanda di finanziamenti, percorsi che sono gli stessi da sempre e sulla cui qualità sarebbe difficile esprimere una valutazione.
Noi ponemmo anche la questione dell'unificazione dei servizi. Più che mai riteniamo che non abbia senso che resti separato in capo ad un altro ufficio e ad un altro Assessore, questo pezzo dell'intervento sull'agricoltura. L'unificazione del settore ci darebbe maggiori possibilità di programmazione complessiva, un utilizzo migliore delle risorse, l'integrazione con altri servizi del settore. Ricordavo allora la necessità del sistema agricolo di riqualificarsi. Qui interveniamo con un miliardo e 300 milioni su 6.888 allievi, che mi paiono veramente pochi per avere un'indicazione di diffusione. C'è una concentrazione degli interventi nella provincia di Cuneo, c'è una quantità rilevante della spesa complessiva destinata ad un soggetto, questo significa semplicemente una fotografia della realtà e quindi della capillarità della diffusione della forza maggiore di un ente, l'INIPA, rispetto ad altri soggetti ed altre realtà. Dunque non è un intervento che miri a rispondere alle esigenze alle diversificazioni e alle caratteristiche del sistema agricolo piemontese. Dall'esperienza dei corsi-progetto, andata ad esaurimento, non abbiamo capito in che cosa consistessero i limiti di intervento per dar loro consistenza e qualità superiore. Questa strada è stata abbandonata probabilmente per la difficoltà di svilupparsi. Sulla base di queste considerazioni, noi esprimiamo la nostra posizione di voto contrario e non osiamo neppure più augurarci per l'anno prossimo, una proposta diversa visto che l'intenzione della Giunta è quella di proseguire in questa direzione. Prendiamo atto che ci sono logiche d'intervento della Regione che tendono a privilegiare i rapporti diretti con soggetti ed enti in un rapporto di scambio e manca invece, la volontà di progettazione e di programmazione impiegando le risorse regionali in modo produttivo secondo le finalità e gli obiettivi che ci si prefigge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Mi pare che ci troviamo in una situazione in cui, pur con le forzature che si rendono necessarie, l'agricoltura piemontese, e non solo quella piemontese, si trova ad un bivio. Negli ultimi sei anni abbiamo avuto in Piemonte uno sviluppo della produzione lorda vendibile dell'11%, si è spinto molto sulle produzioni e sulla realizzazione di alte rese. E' vero che abbiamo una produzione lorda vendibile di 3.700 miliardi, però è altrettanto vero che la percentuale di valore aggiunto che l'agricoltura presenta rispetto alla produzione lorda vendibile è inalterata rispetto a sei sette anni fa. Allora, se non solo a livello piemontese ma a livello generale, siamo di fronte a tendenze che mutano gli indirizzi che vengono portati avanti per quanto riguarda l'agricoltura, non più spinte esasperatamente produttivistiche, ma ricerca della qualificazione, della tipicità, della qualità dei prodotti che peraltro consentirebbero di introdurre maggiori elementi di controllo sul mercato da parte dei produttori, se è vero tutto questo, se è vero che non sappiamo che cosa sarà nei prossimi 15 o 20 anni l'agricoltura, stando alle dichiarazioni che vengono da convegni specialistici perché sarebbero pronte qualcosa come 150 nuove biotecnologie da immettere sul mercato e che consentirebbero addirittura, di modificare la base genetica delle stesse produzioni, se è vero quindi che l'orientamento deve andare sulla qualità e sulla tipicità mi chiedo a livello piemontese ovviamente, se ha ancora senso il portare avanti una politica di formazione professionale, che è quella portata avanti nel corso di questi anni con il solito tran tran, senza uno scatto.
E' incapacità o difficoltà? A questo punto sarebbe necessaria una riflessione da parte della Giunta sugli elementi di progettualità che il nuovo viene a determinare. Mi si dice che questa riflessione dura ormai da due anni e mezzo, ad un certo punto infatti si era parlato di riordinare i servizi di sviluppo, si era parlato di dare titolarità, per quanto riguarda gli indirizzi, all'ESAP. In verità il riordino dei servizi di sviluppo non è andato avanti. Sappiamo che l'Assessore all'agricoltura chiede alle organizzazioni professionali di suggerire delle idee, ma io credo che il primo a dover proporre della idee alle organizzazioni professionali e al Consiglio regionale debba essere proprio l'Assessore all'agricoltura.
Purtroppo, ci limitiamo a fotografare la realtà dove vengono portate avanti la formazione professionale, l'assistenza tecnica e la sperimentazione, tre politiche orizzontali che non si incontrano mai, che non hanno mai un momento di verifica e di riscontro sul territorio. La proposta avanzata oggi segna ancora un ritardo rispetto al nuovo nel settore agricolo, che non è indifferente così come ho cercato per sommi capi di descrivere quindi è una proposta che dimostra tutta la propria inadeguatezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista è d'accordo sul programma annuale dei corsi di formazione professionale in agricoltura. Ne abbiamo discusso nella VI Commissione e abbiamo stabilito che, parallelamente ai corsi che sono stati avviati in altri settori sarebbe stato importante dare il via anche per il 1988 ad un piano di corsi di formazione professionale in un settore tanto importante come quello dell'agricoltura. Siamo in attesa di poter approfondire meglio le potenzialità e gli sviluppi in agricoltura. In questi ultimi decenni anche nel settore dell'agricoltura si è posta l'esigenza di gestire nuove tecnologie; molti passi sono stati fatti in questa direzione, ma probabilmente sono ancora insufficienti; occorre realizzare un rapporto più stretto tra agricoltura e mercato, appunto attraverso una preparazione professionale sempre più completa. Anche i giovani guardano con un rinnovato interesse all'agricoltura; è una nuova presa di coscienza della società, è la riscoperta di valori culturali.
Con queste proposte si manifesta anche un segno di fiducia, infatti si riscontra un impegno da parte delle associazioni agricole cooperativistiche, c'è attenzione e sensibilità. Questo ci deve spronare a portare avanti il più possibile questo processo di rinnovamento approfondendo meglio e completando la formazione tecnica di chi lavora e di chi si impegna nel settore, sia con capacità proprie sia con il sostegno dell'ente locale oppure della Regione. Spesso nei corsi di formazione professionale manca la conoscenza pratica, non voglio con questo disconoscere l'impegno degli agricoltori della nostra regione nel processo di trasformazione che è venuto principalmente dall'esperienza più che dalla teoria e dall'informazione. E' però necessario, specialmente guardando in prospettiva lo sviluppo, realizzare il binomio esperienza e teoria. E' necessaria, inoltre, una maggiore preparazione alla luce anche di quelli che sono stati i rischi a cui l'ambiente è andato incontro, anche per quel pressapochismo che portava facilmente a dire che i fertilizzanti o gli antiparassitari potevano anche essere raddoppiati; la conseguenza è che certi mezzi di origine tossica possono anche produrre degli effetti negativi.
In agricoltura c'è bisogno di una figura nuova che sappia rapportarsi con le nuove tecniche e le sostanze che l'industria mette a disposizione.
Un contributo positivo può venire dalla formazione professionale nel quadro di una prospettiva che veda una nuova schiera di agricoltori, che sappiano realizzare un piano più completo e di altissimo livello. La preparazione culturale è la base fondamentale per tutti i processi di sviluppo, anche in agricoltura, anzi, lo sono in particolare in agricoltura.



FERRO Primo

Piano ad altissimo livello, ma per quando?



ROSSA Angelo

Non sono in grado di fissare delle scadenze, ma mi auguro che la questione possa essere risolta al più presto. Il Gruppo socialista dà il suo sostegno a questa proposta di piano di formazione professionale, ma un sostegno più significativo lo darà per un piano complessivo ad altissimo livello.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Non mi diffonderò su aspetti generali di indirizzo già trattati dai colleghi Ferro e Sestero. Mi limito a constatare con rammarico il persistere di orientamenti e di indirizzi che avevo già avuto modo di criticare nel passato anche meno recente, quando l'Assessore era del mio stesso partito. In ciò rivendico una coerenza che non può invece essere riconosciuta ai colleghi della attuale maggioranza, cui compete la responsabilità di un programma che impiega in modo distorto risorse già di per sé scarse, che ben diversamente e più opportunamente potrebbero essere utilizzate.
Ritengo vadano evitate, perché distorsive, le polemiche ideologizzanti circa la funzione della formazione professionale, ed occorra invece partire dal concreto dei problemi. Così facendo credo si potrà dimostrare anche agli Assessori Alberton e Lombardi l'inadeguatezza e la erroneità degli indirizzi e dei programmi propostici.
Nello scenario dei problemi cui deve corrispondere una moderna politica della formazione professionale, quello della difesa della salute dei produttori agricoli e dei consumatori, all'interno di una adeguata politica di tutela ambientale, si deve collocare ai primi posti di importanza, per tutte le implicazioni di modifica dei processi di produzione agricola che si rendono necessari e che comportano un adeguamento delle professionalità esistenti. Già discutendo di inquinamento delle acque avevamo concluso che l'agricoltura non deve essere lasciata sola, non deve essere criminalizzata, non deve essere colpevolizzata, ma aiutata ad uscire dalla dipendenza chimica che in questi anni ha ampiamente condizionato i processi di produzione e pesato sulle condizioni di salute in primo luogo dei produttori e poi dei consumatori e dei cittadini in generale.
Un presupposto essenziale per favorire la costruzione di processi produttivi diversi rispetto a quelli realizzatisi in questi anni - in rapporto alla dipendenza chimica che richiamavo - presuppone l'ovvio utilizzo dello strumento della formazione professionale in agricoltura così da creare le condizioni tecnico materiali necessarie a sviluppare l'approccio a tecnologie e modi di produrre non tradizionali. Ne ho avuto conferma partecipando sabato pomeriggio alla lezione conclusiva di un corso annuale, della durata di oltre 300 ore, di lotta antiparassitaria integrata in quel di Borgo d'Ale.
Nella relazione dell'Assessore Alberton è detto invece che prima di tutto occorre privilegiare i corsi brevi, e limitare il numero dei corsi progetto a quelli che non hanno esaurito nel corso dell'anno formativo 1986/1987 la trattazione delle tematiche previste, portando ad esaurimento la tipologia di detti corsi entro il 1988. Questo ai punti a) e b).
Dopodiché al punto e) lei dice: "...orientare tutta l'attività e gli indirizzi tecnici, ben definiti e mirati, specialmente alla tutela della salute dell'operatore agricolo e del consumatore, e alla tutela dell'ambiente oltre che al miglioramento delle produzioni zootecniche della frutticoltura, della viticoltura, dell'enologia, della ortifrutticoltura e della floricoltura".
Invito gli Assessori Alberton e Lombardi a riflettere sulla contraddittorietà estrema di questi due enunciati. Non si può sostenere quanto scritto al punto e) e poi stabilire che bisogna finanziare in via privilegiata i corsi brevi, penalizzando i corsi progetto, dato che non è possibile dare attuazione al punto e) senza avere corsi adeguati alle necessità cui si dice di voler corrispondere.
E vengo all'esperienza concreta che ho fatto a Borgo d'Ale, rivelatasi per molti versi entusiasmante, alla luce dei risultati conseguiti durante lo svolgimento del corso in termini di nuove professionalità e di conseguente abbattimento dell'impiego di prodotti chimici.
L'impressione che ho ricavato ascoltando gli interventi di alcuni contadini-allievi è stata che corso e conduzione aziendale per vari versi siano diventati la stessa cosa, al punto da stabilirsi un rapporto quasi affettivo tra i tecnici formatori e i coltivatori.
Un iscritto alla Coldiretti, raccontando la sua esperienza, ha ricordato di non aver dormito per 42 giorni, tanto quanto era durata la prima sospensione dei trattamenti chimici nel suo frutteto, quando nelle aziende accanto alla sua, nello stesso periodo, venivano effettuati 4 o anche più trattamenti. Ed è comprensibile considerato che in ballo c'era il bilancio della sua famiglia e il raccolto da cui dipendeva il futuro della propria azienda. Questo episodio testimonia più di quanto possono fare talune dissertazioni teoriche, non è pensabile portare avanti obiettivi di lotta integrata, guidata e biologica senza fornire ai coltivatori i supporti tecnico-scientifici adeguati. Allo stesso modo è possibile pretendere che le aziende coltivatrici mettano in discussione ed a rischio i propri bilanci senza un minimo di certezza teorico-scientifica che comunque, quella "scommessa" vale davvero.
Perciò ripropongo la domanda di come si conciliano gli obiettivi indicati dal punto e) della deliberazione in discussione con le indicazioni di cui ai punti a) e b) della medesima. A me pare che i punti a) e b) siano piuttosto coerenti con una conduzione dei corsi che ripercorre strade del passato e superate. Le strade della formazione professionale astratta generica, e quasi inutile, più funzionale al mantenimento della struttura degli enti gestori - per dirla con franchezza - che alle esigenze reali di una agricoltura moderna e in trasformazione. Le chiedo, Assessore, di spiegare come si concilino le diverse esigenze e, nel caso ciò sia impossibile, lo riconosca, ammettendo che i programmi presentati sono inadeguati e vanno cambiati.
Mi si consenta un'ultima considerazione. All'interno del centinaio di corsi elencati nella delibera, di aventi come oggetto la lotta guidata e la lotta integrata se ne trovano meno delle dita di una mano. In compenso sono numerosi i corsi titolati "Tutela ambientale" aventi ciascuno un monte ore non superiore alle 30. Quel tipo di corsi insomma, che non hanno, a mio giudizio, nessun titolo per definirsi di formazione professionale. Che al massimo potranno fornire poche e vaghe informazioni e che non potranno convincere nessun coltivatore a correre i rischi connessi a una modifica dei propri processi produttivi di quell'ampiezza e di quell'entità che prima ho sommariamente richiamato. O si ha la consapevolezza che è a questo livello che si decide la sorte dell'obiettivo della riqualificazione della formazione professionale in agricoltura, oppure è chiaro che non si intende cambiare assolutamente nulla e le scelte della Giunta diventano sempre più inadeguate a un impiego efficace delle risorse in questo importante settore.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di parola, l'Assessore Alberton pu intervenire per la replica.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Nel varo di un programma di formazione professionale in questo settore non possiamo dimenticare la figura particolare a cui ci si rivolge, quella dell'imprenditore agricolo.
Non è certamente presente in questo piano quella forma di formazione che viene a costituire una formazione di base o anche professionalizzante ma con un indirizzo non univocamente determinato in termini di settori agricoltura o industria, tanto più in quei campi in cui questi settori produttivi sempre più si interallacciano tra di loro. Questa è la formazione che colui che va a fare l'imprenditore agricolo dovrebbe aver ricevuto attraverso canali formativi diversi, antecedenti alla sua attività lavorativa e attraverso quella pluralità di percorsi che possono essere sia di competenza nostra sia di competenza del sistema scolastico o del sistema universitario.
Dobbiamo essere consapevoli - e noi lo siamo - che quello di cui stiamo parlando è una parte della formazione, non è tutta la formazione di cui abbisogna la figura che opera nel settore agricolo.
Condivido l'analisi che nell'intervento a favore dell'imprenditore agricolo non si conosce discontinuità tra aggiornamento, perfezionamento formazione, ricerca e sperimentazione. Con lo strumento specifico della formazione professionale possiamo gestire accuratamente, o il più accuratamente possibile, alcuni di questi spezzoni di intervento e non tutti.
L'Assessore Lombardi risponderà più specificatamente sulle problematiche di settore e sul tema dei servizi unificati in agricoltura.
Quando questi ci saranno sarà possibile vedere in quella sede l'integrazione più completa delle attività; se questi non ci sono non è possibile chiedere alla formazione di trasformarsi in un servizio all'impresa, qualunque essa sia, che copra tutti i fabbisogni dell'impresa sia agricola, sia industriale o di altra natura.
Certo gli obiettivi indicati per essere soddisfatti richiederebbero interventi molto più articolati e complessi, ma, nei limiti dello strumento che abbiamo a disposizione, non ritengo inconciliabile l'aver proposto una certa tipologia delle modalità didattiche, con gli obiettivi di contenuto che sono stati proposti.
Qui si parla di cattivo impiego e di scarse risorse. Là dove c'era il timore che ci fosse un cattivo impiego di scarse risorse, le risorse sono state ridimensionate e oggi sono convinto che le attività complessive rispondano alle esigenze sostanziali del mondo agricolo, semplicemente con un'efficienza interna di spesa superiore a quella del passato.



VALERI Gilberto

Non ha risposto alle mie domande.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Scusi Consigliere Valeri, ma io ho risposto.



VALERI Gilberto

Ci sono i corsi di trenta ore che possono dare delle risposte.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Per quello che riguarda l'aggiornamento e il perfezionamento, anche per quello che è stato possibile verificare con gli enti interessati la risposta è sì. Se si parla di ricerca e di sperimentazione, la risposta è no.



VALERI Gilberto

Si parla di riqualificazione professionale; non è né ricerca n sperimentazione. Si parla di riqualificazione professionale, la stessa che si trova in una fabbrica.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Siccome questo processo non può avvenire se non è accompagnato da processi di sperimentazione e di ricerca, questo era l'obiettivo dei corsi progetto, e siccome si è registrata una difficoltà enorme all'interno della normative della formazione professionale di garantire regolarità di svolgimento di questa tipologia d'intervento anche sotto il profilo del controllo, queste tipologie sono state modificate.
A me sembra poi che il riconoscere che, in termini di distribuzione territoriale (e poi si potrà fare anche il discorso sulla distribuzione tra gli enti) si è riusciti ad essere rispettosi dell'articolazione del sistema agricolo, tenendo presente che ci sono province con maggiore vocazione agricola di altre, sia cosa ben fatta; non so cosa si sarebbe potuto fare presentando un piano che non rispettasse una coerenza tra interventi formativi, limitati finché si vuole, e potenzialità o attività reali che si svolgono sul territorio nello stesso settore.
Si dice che non cambia mai nulla. Mi pare invece che cambiano le modalità di rapporto di tipo amministrativo ed economico, gli indirizzi di contenuto su cui indirizzare le pur limitate attività, cambiano, nel bene o nel male, le tipologie e le modalità d'intervento di realizzazione dei corsi. Allora, perché si deve dire che non cambia assolutamente nulla? Siccome finora si è riconosciuto come positivo che le attività formative fossero sviluppate attraverso l'attività degli enti rappresentativi del sistema degli imprenditori agricoli, non avendo né la Regione né altri enti strumenti di intervento diretti (perché le energie a cui potremo far riferimento sono le stesse a cui essi stessi si rivolgono anche in termini di risorse esterne alla loro organizzazione specifica) c'è il rischio che in alcune aree del territorio la presenza sia uniformemente correlata alla presenza delle organizzazioni agricole. Ma nessuno è riuscito finora a inventare una formula di presenza diretta della Regione. La Regione Toscana l'ha fatto, ma andremo a verificare tutto quello che ha realizzato, ma poteva essere fatto anche negli anni passati non solo nel 1986/1987. Credo che sia consapevolezza di tutti che la particolarità del rapporto con i soggetti interessati, se è difficile per gli enti rappresentativi delle loro organizzazioni professionali, è ancora più difficile per un ente che si muove dall'esterno di questi, se è vero che l'organizzazione di questa attività o trova un consenso reale di partecipazione da parte dell'utenza altrimenti finisce di essere l'ipotesi di svolgimento di attività formative, ma non la reale partecipazione alle medesime. Il mettere l'utenza nella condizione di poter certificare in proprio la positività dell'intervento realizzato crea le premesse perché ci sia un rapporto di maggiore dialettica che giudichi la positività e la produttività dell'intervento che viene erogato.
Se l'Assessore Lombardi ritiene opportuno introdurre altre osservazioni di merito gli lascio la parola.



PRESIDENTE

L'Assessore Lombardi chiede di intervenire. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, intervengo brevemente per fare alcune considerazioni sulla proposta del piano di formazione professionale dell'agricoltura 1987/1988. Come ha già detto il Consigliere Valeri, ma ci tengo a sottolinearlo: siamo in una linea di continuità che ha dieci anni, anzi sta per compierne dodici.
La Regione in questi dodici anni è andata avanti con questa metodologia, però se qualcuno sostiene che questi quattrini sono mal spesi perlomeno c'è la soddisfazione di dire che oggi se ne spendono di meno perché l'assegnazione è notevolmente inferiore rispetto agli anni passati.
Il collega Alberton, in collaborazione con l'Assessorato all'agricoltura più di una volta ha cercato di selezionare l'intervento per la formazione professionale in agricoltura. Quando parliamo di questo tipo di formazione professionale non possiamo non considerare il soggetto al quale questa formazione si indirizza! è un imprenditore che svolge l'attività spesso con grosse difficoltà di reperimento della manodopera e che di conseguenza stando alla realtà, non ha grossi spazi di tempo da dedicare alle attività formative. Sbaglieremmo se pensassimo di individuare nell'imprenditore agricolo una figura che ha, nel corso dell'anno, giorni liberi da destinare alla propria formazione professionale, pertanto è necessario concentrare nel tempo tale formazione.
Teniamo conto che ci sono situazioni produttive molto diverse, ad esempio, il settore frutticolo permette, in certi periodi dell'anno, un certo tempo libero, mentre il settore zootecnico non lo permette. Bisogna fare gli opportuni approfondimenti tenendo conto della figura verso la quale indirizziamo l'iniziativa di formazione professionale. E' quello che si è cercato di attuare.
La seconda considerazione che deve essere rilevata è che questa scelta è condivisa da tutti perché se qualcuno non la condivide è bene che chiarisca i problemi in casa propria. Non credo che qui esistano dei gruppi che sono separati dalla realtà esterna e che all'esterno, attraverso le proprie forze sociali rappresentate danno delle indicazioni e poi in Consiglio per non si sa quale cambiamento modifica le linee e dà altre indicazioni. Mi riferisco alle realtà esterne al Consiglio che nel tempo hanno richiesto ed ottenuto che in alcuni settori importanti che interessano la vita delle loro aziende potessero procedere ad una forma di autogestione.
Questa è la linea che è passata in Piemonte e che continua ad andare avanti in quasi tutte le Regioni italiane da decenni.
Si è parlato della Toscana, unica Regione italiana che ha trovato da un anno circa la nuova formula delle deleghe agli enti locali, linea che sta rientrando per una serie di problemi connessi all'organizzazione di questa formula che crea problemi prima di arrivare all'imprenditore. Siamo in un settore che è autogestito dalle organizzazioni. Qualcuno ha fatto riferimento ad una proliferazione. Su questo concordo, è necessario individuare meglio coloro che hanno una reale rappresentanza del mondo agricolo. Su questa esigenza possiamo fare le verifiche necessarie per individuare coloro che hanno una presenza reale nel mondo agricolo, in quanto ne conoscono le esigenze, gli interessi, i bisogni. Credo che se così è questi soggetti possano proporre le soluzioni atte a risolvere i problemi che la realtà di tutti i giorni evidenzia.
Quando l'Assessore all'agricoltura chiede a coloro che autogestiscono queste forme di intervento, di assistenza, di servizio in generale, che sia la formazione professionale, che sia l'assistenza contabile, che sia l'assistenza tecnica, di far rilevare quello che loro evidenziano come aspetto negativo, non credo che stia chiedendo cose sbagliate. Qui siamo in un programma con degli indirizzi da parte della Giunta e con delle proposte che vengono dagli enti e che trovano la loro soluzione e decisione definitiva nell'aula del Consiglio regionale; quindi non siamo nell'ipotesi di appalto. Se queste cose sono vere, è chiaro che la formazione professionale in agricoltura, pur con tutti i suoi limiti, corrisponda a quelle che sono le esigenze che il mondo agricolo propone al Consiglio regionale. Non è vero che trenta ore di corso non possano informare i produttori agricoli sulle esigenze di alcune tecniche necessarie per adeguarsi a impostazioni di produzione moderna, o sui pericoli e sui rischi di certe impostazioni, questo sarebbe vero se, terminato il corso quell'azienda fosse abbandonata a sé stessa. I colleghi sanno che al corso di formazione professionale si aggiungono i centri di assistenza tecnica che possono dare un'assistenza tecnica. Il coltivatore che teme per il suo raccolto, in realtà teme per il suo raccolto perché non ha fiducia nel tecnico che gli dava i suggerimenti.



VALERI Gilberto

Esprime uno stato d'animo...



LOMBARDI Emilio Emilio, Assessore all'agricoltura

Esprime uno stato d'animo personale che non tiene conto del tecnico che gli spiega che i trattamenti, invece di essere quindici, possono essere solo sette, perché solo in quei sette casi vi sono le condizioni necessarie per il trattamento. Allora è importante avere dei tecnici adeguati a fornire le informazioni.



VALERI Gilberto

L'assistenza tecnica è anch'essa assolutamente inadeguata perché dopo le trenta ore non c'è nessuno in grado di impostare in un'azienda la lotta integrata.



LOMBARDI Emilio Emilio, Assessore all'agricoltura

Questo lo sostiene il collega Valeri perché se nel caso di Borgo d'Ale si sono ridotti drasticamente i trattamenti, nonostante vi sia stata la produzione, è in netta contraddizione con quanto dice; questo vuol dire che evidentemente ci sono i tecnici capaci.



PRESIDENTE

Consigliere Valeri, lasci parlare l'Assessore.



LOMBARDI Emilio Emilio, Assessore all'agricoltura

Presidente, sono lieto delle interruzioni del collega Valeri, perch mi permettono di confrontarmi su questi problemi; le sue interruzioni mi permettono di approfondire ulteriormente la materia. Rilevo però la contraddizione del collega Valeri quando dice che si sono raggiunti dei risultati entusiasmanti, ma poi dice che mancano i tecnici.



VALERI Gilberto

Io sto parlando di un corso di formazione professionale e l'Assessore parla di assistenza tecnica.



LOMBARDI Emilio Emilio, Assessore all'agricoltura

E' importante il ruolo della formazione professionale e il ruolo dell'assistenza tecnica. In questo caso in Piemonte, come probabilmente in altre Regioni, c'è una grave carenza, quella di avere tanti tecnici a disposizione quanto il territorio e la produzione agricola impongono questa responsabilità però, cari colleghi, non può essere addossata a chi oggi ha il governo regionale, perché per avere dei tecnici preparati in materie come queste ci vogliono degli anni ed evidentemente quelli di oggi si sono formati parecchi anni fa. Oggi un numero di tecnici sta specializzandosi proprio su queste problematiche. Non solo, ma gli enti gestori della formazione professionale e dell'assistenza tecnica sono stati invitati, ed è stato anche in parte loro imposto, ad inviare un numero elevato di tecnici a partecipare ai corsi di specializzazione, corsi che sono lunghi per i coltivatori, ma sono ancora più lunghi per tecnici che sappiano dare informazioni e mettere in discussione il raccolto di un anno di un'azienda agricola.
Ritengo quindi che questa proposta vada nella direzione che molti colleghi hanno sollecitato. Dobbiamo sempre tenere presenti le esigenze e le richieste del mondo agricolo. Questa proposta è il frutto del confronto con coloro che rappresentano il mondo agricolo sia per quel che riguarda le materie trattate, sia per quello che riguarda la collocazione sul territorio. Se qualcuno vuole approfondire ulteriormente la rappresentanza reale, quindi le assegnazioni effettive ai vari enti gestori è un'operazione che si potrebbe fare stabilendo delle regole ben precise di rappresentanza per vedere se aree ed enti sono stati penalizzati. Se questa richiesta verrà fatta penso che la Giunta la accetterà. Verificheremo se sulle assegnazioni che sono proposte anche in questo piano si sono tenuti in conto in maniera precisa i parametri reali di rappresentanza nel mondo agricolo.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Noi daremo voto contrario a questo documento, come d'altra parte si è capito chiaramente dagli atteggiamenti critici dei tre intervenuti del nostro Gruppo. Cogliamo però questa occasione, usufruendo della tradizione parlamentare che lascia al Consiglio, dopo le repliche della Giunta, la possibilità di fare le proprie valutazioni, per precisare alcune questioni.
Questo sistema - e non da oggi - ha avuto da parte nostra molte riserve perché le cose non funzionano come dovrebbero funzionare se si cambiassero gli attuali assetti consolidati e stabiliti dei rapporti in materia.
Ci fu una disputa in quest'aula tra l'allora Assessore Ferrero, che tentava di porre il dito sulla piaga di queste questioni, e Lombardi che fece un intervento a raso contro la voglia di cambiare. Questo dice dei problemi politici che ci sono talvolta, ma dice anche della valutazione negativa che debbo fare degli interventi di Alberton e di Lombardi, che non aprono spiragli sulla possibilità di innovazione e di certezza in una materia, certamente complicata, certamente peculiare, ma che poggia troppo ed esclusivamente sullo status quo. E dovremmo, anche se non siamo collaterali ma siamo di aree contigue, richiamare l'attenzione delle organizzazioni operanti nel settore. Si fa politica non coricandosi sopra l'esistente.
C'è difficoltà di fondo di comprensione, nell'intervento di Lombardi tale difficoltà è emersa chiaramente perché, pur partendo da elementi di complessità, si tende a mettere delle bandierine stabili e fisse sulle cose così come stanno. Noi daremo voto contrario e nel mese di gennaio ci faremo autori di una proposta di legge in materia per mutare l'attuale sistema della formazione professionale. Ci auguriamo in quella sede di trovare la disponibilità della Giunta per fare in modo che i soggetti e le organizzazioni rappresentative abbiano occasione di riflettere se un sistema del genere, in conclusione, abbia senso e produttività.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli, 4 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno relativo alla liberazione di Nelson Mandela


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. prevede l'esame degli ordini del giorni nn. 252 e 253 relativi alla liberazione di Nelson Mandela. E' stato però raggiunto l'accordo su un testo unitario, a firma dei Gruppi DC, PCI, Lista Verde PSDI e del Consigliere Staglianò, che assorbe i documenti presentati e che non riguarda soltanto la liberazione di Nelson Mandela, ma fa riferimento alla proposta di assegnazione del Premio Nobel.
Chiede di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Signor Presidente, ho presentato un ordine del giorno che tratta una materia diversa che è già stata discussa in quest'aula. Chiedo che nella prossima riunione dei Capigruppo si valuti l'opportunità di una sua autonoma iscrizione all'o.d.g. L'argomento sotto molti aspetti collima con il contenuto dell'ordine del giorno che stiamo votando, ma tratta dei rapporti economico-finanziari fra Italia e Sud Africa.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ala è pertanto sospeso.
Chiede di parlare il Consigliere Santoni. Ne ha facoltà.



SANTONI Fernando

Credo che una brevissima dichiarazione di voto da parte nostra sia necessaria, dal momento che non abbiamo sottoscritto e non voteremo l'ordine del giorno. Il nostro voto sarà di astensione. Vogliamo per chiarire il senso del nostro voto.
Siamo favorevoli a tutte le iniziative volte alla liberazione di Nelson Mandela. Già in passato, in questo Consiglio, avevamo sottoscritto e votato un ordine del giorno in tal senso. Quello che distingue questo ordine del giorno dal precedente è il richiamo alla proposta che è stata avanzata da taluno di conferimento a Mandela del premio Nobel, anche se questo finalizzato, com'è detto nell'ordine del giorno, alla liberazione dello stesso e a operare pressione sul Governo Sudafricano.
Non siamo d'accordo su questo. Siamo convinti che in certi casi l'uso della violenza sia legittimato, ma non riteniamo che il riconoscimento di alto valore internazionale, conferito per l'attività svolta a favore della pace, si possa percorrere in questo caso. Significherebbe non solo dichiarare la legittimità, in alcuni casi, dell'uso della violenza, ma che la violenza diventa valore se finalizzata ad un valore giusto. E' una strada che non ci sentiamo di percorrere ed è per questo che non votiamo l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

E' stato ricordato che abbiamo trovato un'intesa sull'ordine del giorno modificando un capoverso, per la modificazione del quale abbiamo esercitato le nostre capacità letterarie, cercando così di evitare reciproche incomprensioni e provocazioni. La sostanza dell'ordine del giorno è il richiamo alla battaglia per il superamento di ogni tipo di segregazione e di razzismo.
Gli strumenti usati in passato per raggiungere questo obiettivo sono stati molteplici e, tra questi, vi è anche quello di una richiesta di attribuzione del premio Nobel per la pace a Mandela. Su questa strada, noi democratici cristiani ci misuriamo con incertezza; riteniamo per meritevoli di esame le proposte che vengono formulate. E' una distinzione un po' sottile, ma che siamo costretti a fare nel momento in cui non eccepiamo sull'ordine del giorno soprattutto per non creare il facile sospetto di una indisponibilità al sostegno della battaglia contro qualsiasi tipo di razzismo. Con questo spirito, in questa prospettiva generale abbiamo fatto uno sforzo per trovare una sintesi unitaria.
Crediamo di avere pagato qualcosa per le nostre convinzioni, ma crediamo di averlo fatto per un fine positivo. Questo è il senso che abbiamo dato alla nostra adesione che prelude al voto favorevole del Gruppo DC.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 414 in merito alla liberazione di Nelson Mandela nel testo concordato che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatato il perdurare, dopo un quarto di secolo, della prigionia del leader della popolazione di colore del Sud Africa Nelson Mandela tenuto conto che il problema dell'apartheid nel paese africano deve toccare tutte le coscienze considerato che la fermezza e la dignità di Nelson Mandela, mantenuta e che mantiene, nel carcere del regime segregazionista di Pretoria, pongono tale leader e la lotta anti-apartheid che incarna, in una dimensione di grande civiltà e di forte richiamo per tutta la comunità internazionale visto con preoccupazione l'insuccesso di tutte le iniziative di solidarietà per la liberazione di Nelson Mandela, malgrado la forte pressione, svolte dalla comunità internazionale ritiene meritevoli di esame le proposte presentate a livello internazionale per l'assegnazione del premio Nobel per la pace a Nelson Mandela e le considera strumento utile per costringere il Governo sudafricano alla liberazione del prigioniero politico invita il Presidente della Giunta ad inviare il presente ordine del giorno alla Presidenza del Parlamento Europeo, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri e al Comitato per il premio Nobel per la pace".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 34 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno relativo al traffico illegale di armi


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno relativo al traffico illegale di armi.
Su tale ordine del giorno chiede la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Ci dispiace di non essere stati coinvolti nella formulazione di questo ordine del giorno. Questo è un argomento di estrema delicatezza che richiede non solo affermazioni generiche. In Italia vari movimenti di area cattolica e di area laica, di significato religioso, sociale e culturale da tempo incalzano con richieste concrete per intervenire in un campo in cui l'Italia non è di esempio, essendo il nostro il quinto Paese produttore ed esportatore di armi coinvolto in loschi commerci di armi con Paesi in guerra. A Gaza sta avvenendo un eccidio dei palestinesi e vengono utilizzati mitra e fucili Berretta.
Numerose riviste missionarie hanno fatto denunce esplicite, alle quali non si è risposto neanche con una querela da chi è stato chiamato in causa con nome e cognome.
Non si tratta soltanto di chiedere una legge sul problema della regolamentazione del commercio di armi, ma anche di dare strumenti concreti per intervenire su tali problemi rispetto ai quali questo ordine del giorno è di una genericità incredibile.
Quando si parla genericamente di avvio di processi di riconversione dell'industria bellica, noi proponiamo che venga chiesto un fondo nazionale che avvii interventi in questo campo perché le richieste generiche sono perfettamente inutili, superficiali e abnormi per certi aspetti. Solo la costituzione di un fondo nazionale che preveda l'avvio di esperienze pu essere un fatto concreto.
Crediamo che il Consiglio regionale del Piemonte debba assumere un'iniziativa per conoscere il livello di coinvolgimento delle industrie della ricerca piemontese in campo bellico. Sappiamo che a Torino esistono la Fiat e l'Aeritalia che sono parte determinante nella produzione di armi.
La Fiat ha un fatturato relativamente alto, vi è poi una serie di altre industrie che producono in questo campo.
Attraverso l'Assessorato al lavoro o attraverso un'iniziativa consiliare sarebbe opportuno avere un quadro dettagliato sulle iniziative che all'interno dell'industria piemontese operano nel settore.
Ricordo inoltre che da alcuni anni la FLM, ora FIM - FIOM - UILM finanziano, in misura modesta ma significativa dal punto di vista politico un osservatorio permanente sull'industria bellica piemontese. Tale osservatorio ha già pubblicato due numeri monografici ed è in corso di stampa un terzo numero per sviluppare tale tematica che interessa il sindacato. "Missione oggi", noto giornale rivoluzionario marxista leninista, nel supplemento di agosto ha pubblicato un appello di un gruppo di sindacalisti della CGIL e della CISL del Veneto, i quali, facendo un esame di coscienza su come il sindacato non si sia mosso in termini adeguati su questo problema, hanno testualmente detto: "...crediamo sia necessario che il sindacato, con tutte le altre forze sociali e politiche si impegni per rispondere alla mancanza di dati e di informazioni sui quali basare iniziative concrete; proporre e realizzare osservatori sull'industria bellica, periodici incontri-stampa affinché sia data pubblicità alla produzione ed esportazione di armi italiane nel mondo. A questo proposito si potrebbero realizzare: un fondo nazionale di riconversione per le aziende che producono materiale bellico, affinché possano iniziare la riconversione al civile un gruppo di lavoro con esperti, rappresentanti sindacali e organismi non governativi che abbiano come compito la stesura di un rapporto sulle attività e produzioni militari e sul loro impatto economico e sociale nonché sulle possibilità e sugli strumenti della riconversione dell'industria bellica precisi progetti di ricerca attraverso il CNR e l'Università.
Ripeto, questo è un ordine del giorno che contiene pie e benemerite intenzioni, ma che non coglie il senso di alcune richieste concrete che in questi ultimi anni sono state formulate attraverso il dibattito e il confronto. Nell'ultima campagna elettorale questi gruppi cattolici hanno raccolto di firme di molti candidati che sono stati poi eletti parlamentari, i quali si impegnavano a realizzare ed attuare questi impegni concreti.
Inoltre, le ACLI, Mani Tese, Pax Christi, supportate dalla Commissione Pace e Giustizia della CEI, in questi ultimi tempi hanno riformulato richieste precise in questo senso e stanno adeguatamente rapportandosi con il Parlamento e con le forze politiche per avere risposte adeguate.
Noi chiediamo che almeno alcuni di questi aspetti, come l'esplicita richiesta di un fondo nazionale per avviare la riconversione e un impegno della Giunta perché verifichi la possibilità di sostenere un osservatorio permanente sull'industria bellica, debbano essere inseriti nell'ordine del giorno che è stato formulato.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di intervento. L'ordine del giorno precedente è stato riformulato a seguito anche delle opinioni che sono state espresse qui. Per quanto riguarda la questione del fondo penso si possa provvedere in un secondo tempo.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 415, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la gravità del problema relativo al traffico illegale delle armi nel nostro Paese, quale emerge anche da recenti inchieste della Magistratura condividendo le preoccupazioni che da tempo vengono espresse in proposito da Associazioni e Movimenti di diversa ispirazione culturale e politica relativamente al consolidarsi di trame che vedono sempre più interagire criminalità organizzata, terrorismo internazionale, servizi segreti ed interessi economici richiamato il principio costituzionale (artt. 11 e 52) che limita rigidamente a fini difensivi la funzione delle Forze Armate della Repubblica e conseguentemente ogni attività connessa con la produzione industriale delle armi preso atto con soddisfazione della proposta avanzata in sede CEE dal Governo italiano per l'emanazione di un codice di comportamento sul traffico delle armi e del consenso che tale proposta ha conseguito nella sede della recente riunione dei Ministri degli Esteri a Nyborg (Danimarca) chiede al Parlamento e al Governo 1) l'approvazione di una normativa rigorosa ed efficace che garantisca un reale controllo ed una piena trasparenza ad ogni attività operativa connessa con la produzione e con il commercio delle armi, con esclusione assoluta di forniture pubbliche e private a Paesi coinvolti in situazioni belliche 2) l'avvio di iniziative di politica industriale rivolte alla diversificazione produttiva e alla riconversione dell'industria bellica salvaguardando le esigenze dei piani di difesa del nostro Paese e i livelli occupazionali 3) il pieno appoggio ad ogni iniziativa internazionale diretta alla riduzione del commercio internazionale delle armi, in particolare quello rivolto ai Paesi del Terzo Mondo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: Formazione professionale

Esame ordine del giorno in merito alla formazione professionale (rinvio)


PRESIDENTE

Vi è inoltre da esaminare l'ordine del giorno sulla formazione professionale che è stato sottoscritto dai Consiglieri Rossa, Santoni Mignone e Amerio. Questo testo è stato distribuito a tutti i Capigruppo.
Chiede di parlare il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Signor Presidente, intervengo al termine di un dibattito sulla formazione professionale che ci ha visti impegnati per definire, pur in assenza del piano pluriennale, criteri, orientamenti ed indirizzi generali che segnassero una svolta nella gestione di una materia delicata che impegna una parte rilevante delle risorse della Regione. Questo ordine del giorno segna un passo avanti, un terreno di confronto più avanzato sui temi della formazione professionale e, come richiamavamo nella nostra mozione sull'esigenza, sull'imprescindibilità, sull'urgenza di un forte processo di riqualificazione e di ammodernamento del sistema regionale di formazione. Richiamo tre o quattro punti per titoli per motivare la ragione di questo intervento e la nostra posizione. Dobbiamo però anche considerare che se si è determinata una correzione grazie all'apporto del Consiglio dei Gruppi e del nostro lavoro, si è determinata una correzione anche a livello degli indirizzi generali sui quali costruire il piano triennale per la formazione professionale del Piemonte. In alcuni punti di questo ordine del giorno si determinano quelle che noi consideriamo delle correzioni di rotta rilevanti, dei fatti positivi, su alcuni altri, invece, più collegati a scelte operative concrete, riteniamo che occorrerebbe un'ulteriore discussione e confronto, che ragioni di tempo ci impediscono di fare in questo momento.
Il rapporto tra indirizzi generali e operatività è molto delicato infatti ci sono punti - mi riferisco alla questione assai rilevante del decentramento della formazione professionale e dell'assegnazione delle deleghe - nei quali il rapporto fra indirizzi generali e operatività è estremamente delicato e complesso. Per queste ragioni noi riterremmo opportuna, pur confermando la nostra adesione al testo dell'ordine del giorno, un'analisi in più, un approfondimento non sui temi dell'operatività in generale, ma su alcuni punti cardine perch garantiscano coerenze nella costruzione del piano triennale tra orientamenti ed indicazioni generali, fin qui affermate in modo soddisfacente nell'ordine del giorno, e le scelte che presiederanno alla costruzione del piano triennale nel suo concreto svolgimento.
Perciò riterremmo opportuno discutere l'ordine del giorno nella prima o nella seconda seduta di gennaio consentendo quindi al gruppo che ha lavorato in questi giorni o alla Commissione competente di lavorare per definire una posizione unitaria del Consiglio.
A noi pare che il decentramento della formazione professionale, la qualificazione dei centri e del personale della formazione professionale la creazione di sinergie con il mondo del lavoro, il sistema delle imprese la scuola, l'Università, il ruolo della Regione, costituiscano punti significativi che possono segnare una svolta nella gestione della formazione professionale. Non intendiamo rimettere in discussione questo impianto nel quale crediamo né vogliamo rinviare sine die il pronunciamento del Consiglio su un tema di così grande rilevanza, chiediamo però di rinviare alla prima o alla seconda seduta di gennaio nel tentativo di produrre un passo più concreto in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il documento che l'Assessorato ha messo a disposizione dei Consiglieri è ricco di stimoli all'approfondimento e ha contribuito a fare del dibattito sulla formazione professionale un dibattito importante. Ma, al di là del dibattito, credo che le conclusioni contenute in quell'ordine del giorno siano molto importanti, perché rispetto alla conduzione della formazione professionale del passato determineranno situazioni obiettivamente e profondamente innovative.
Il Consigliere Amerio chiede un sovrappiù di lavoro e di approfondimento; possiamo anche farlo, ma credo che le cose che abbiamo raggiunto con questo ordine del giorno siano già ad un punto molto avanzato di approfondimento e che non sia necessario un ulteriore approfondimento senza andare a confondere i ruoli del Consiglio regionale e della Giunta.
Sulla base di questo documento la Giunta ha degli indirizzi precisi e vincolanti e che da questo momento gli atti di governo debbano essere portati avanti da chi ha potere per dar loro attuazione. Se esiste un vera volontà di svolta lo vedremo quando la Giunta ci presenterà il piano pluriennale della formazione professionale.
Sono perplesso rispetto a questo temporeggiamento; quindici giorni in più o in meno non spostano nulla, però il rinvio dà il senso che c'è ancora qualcosa da modificare, da rettificare e non vorrei che questo documento così innovativo, per qualche forza politica possa essere eccessivamente innovativo, quindi ulteriori approfondimenti potrebbero determinare qualche passo indietro rispetto ad importanti affermazioni, che sono contenute in questo documento, che certamente creeranno delle difficoltà alla Giunta nel momento dell'attuazione. Tuttavia, se la maggioranza è d'accordo di rinviare, non ne facciamo un fatto politico grave, esprimiamo soltanto una perplessità rispetto al fatto che quell'approfondimento serio che abbiamo fatto possa, nei fumi di Natale e di Capodanno diluirsi un poco e possa trovarci ai primi giorni di gennaio con minore volontà di riforma del sistema della formazione professionale. Mi adeguo comunque a quella che sarà la volontà anche degli altri Gruppi, confermando totalmente l'adesione del PRI a questo documento, che ha dei contenuti importanti che il PRI aveva proposto nel dibattito e nei quali ancora oggi crede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Pochissime parole, signor Presidente e colleghi Consiglieri. Riteniamo molto importante che si sia giunti ad un documento siglato non solo dalle forze di maggioranza, ma anche dai comunisti, che è il Gruppo di opposizione più importante. Questo significa che si è fatto un lavoro molto approfondito, che le proposte della Giunta e dell'Assessore sono state concrete e hanno stimolato un'aperta discussione, facendoci giungere anche a conclusioni che hanno certamente un significato innovativo, ma che partono proprio da un approfondimento del quale la Giunta si è fatta carico con particolare impegno e che ha avuto in Commissione ampio esame. Questo è avvenuto anche in Consiglio con la partecipazione di tutti i Gruppi, in particolare di chi si è impegnato alla ricerca di una soluzione larga e comprensiva delle posizioni del Consiglio regionale.
Consideriamo molto importante che si sia giunti a questo punto. Certo avremmo preferito anche noi - come il Consigliere Ferrara - che si potesse giungere al voto proprio per concretizzare il lavoro compiuto, per renderlo effettivo con una presa di posizione netta che a nostro avviso, per quanto ci riguarda - poteva essere assunta oggi.
Peraltro abbiamo sentito le dichiarazioni del Consigliere Amerio: sappiamo che si gradirebbe un rinvio per meglio puntualizzare uno o due punti.
Abbiamo ritenuto molto valido il discorso relativo all'impegno di mantenere l'impianto generale; il collega Ferrara ha qualche perplessità e qualche timore ma io credo che dobbiamo prendere atto che l'impianto complessivo è approvato: la firma vuole significare anche questo. Il rinvio si pone soltanto per definire ulteriormente alcuni aspetti del documento.
Se così è, possiamo in qualche aderire alla richiesta, anche se avremmo preferito che questo grande lavoro compiuto da tutti, ma primariamente consentitemi - dall'Assessore e dalla Giunta, con la predisposizione di un ampio lavoro, avesse anche il segno di un consenso preciso del Consiglio in questa fase. Non c'è questa possibilità: arriviamo al rinvio proprio perch siamo convinti del merito ed auspichiamo che le buone intenzioni di oggi che si manifestano con la firma del documento e con le assicurazioni avute sul consenso all'impianto della proposta, non siano sciupate da piccole questioni che possono e devono trovare momenti di convergenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi rammarico di non aver partecipato al gruppo ristretto che ha elaborato il documento che, in particolare sul problema della definizione del piano pluriennale, trovo assolutamente indeterminato, quindi dal nostro punto di vista di difficile valutazione nel merito.
Auspico che questo periodo di riflessione porti qualche determinazione più concreta al riguardo. E' difficile entrare nel merito di singoli aspetti senza avere un contorno preciso che allo stato delle cose non si intravede.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione Professionale

Signor Presidente, a tutti i colleghi e a me in particolare è chiara la scaletta degli argomenti che sono da approfondire in termini operativi.
L'attenzione, in quest'ultima fase, si è concentrata sul decentramento e sul modo di trovare su di esso delle specificazioni ulteriori. Discorsi analoghi si potrebbero fare per tanti altri indirizzi e percorsi dell'impianto complessivo del piano.
Ringrazio i colleghi che sono intervenuti ripetutamente. Anche nell'ordine del giorno si parla di una modularità e di un approfondimento che dovrebbe accompagnare in verifica il piano stesso. Credo sarebbe pericoloso costruirsi la convinzione che è possibile nell'ordine del giorno definire quelle cose che dovremo addirittura definire facendo il piano.
Questa è la mia convinzione, se è vero che si vuole far partecipare a questa costruzione soggetti interessati che finora non hanno avuto modo di partecipare nel processo e che quindi devono essere messi nella condizione di potere sviluppare interamente la loro volontà.
Confido che il testo steso costituisca comunque una premessa o un punto di arrivo consolidato; dispiacerebbe a me e anche alla Giunta se dovesse essere rimesso in discussione, avendo cercato anche delle formulazioni che non definiscono compiutamente un iter, ma certamente non pregiudicano la possibilità di percorrere determinate strade. Se per ricercare ulteriori specificazioni, che credo dovranno trovare soluzione non in un tempo brevissimo, ma in un percorso di dialettica piuttosto sviluppato, dovessimo rischiare di annullare il congelamento di un'ipotesi comunque valida di lavoro, sarebbe negativo per tutti, non solo per la Giunta, che ha bisogno di avere un riferimento in un documento consiliare.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è pertanto rinviato alla Conferenza dei Capigruppo.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 719: "Formazione professionale Approvazione del programma di attività dell'Istituto Tecnotex di Biella per l'a.f. 1987/1988"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 719.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente, con questo programma dell'Istituto Tecnotex di Biella si formalizza il piano di lavoro delle attività di formazione professionale svolte all'interno della struttura di questa S.p.A. a maggioranza regionale. Il piano è caratterizzato per la sperimentazione delle nuove figure professionali di primo livello individuate nelle fasce del settore tessile. La dimensione delle attività è stata discussa e recepita dal programma di attività presentato dagli organi direttivi e responsabili della S.p.A.
Il piano non comprende tutte le attività che svolge la Tecnotex, non comprende quelle di sperimentazione produttiva, non comprende quelle finanziate e gestite attraverso il canale del Fondo Sociale Europeo e non comprende altri interventi di aggiornamento, rivolto soprattutto agli imprenditori, ma comprende una quota dell'attività di formazione complessiva che si svolge all'interno della struttura. Per quella che viene rivolta ai lavoratori dipendenti, qui come per le altre sedi, è stata richiesta la compartecipazione da parte degli utenti e delle aziende a sostenere questo sforzo di formazione, anche per portare il loro contributo di verifica. La proponiamo quindi all'attenzione del Consiglio, sperando nell'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Confermo la posizione che abbiamo avuto in Commissione. Non abbiamo rilievi da fare nel merito del piano corsi proposto. Abbiamo però chiesto di poter valutare complessivamente le attività di questo consorzio essendo uno dei punti più significativi di un'esperienza di questo tipo che la Regione ha avviato. Quindi ci siamo espressi sospendendo il giudizio nel merito di questo piano corsi, in attesa di avere il quadro complessivo del funzionamento e dei risultati ottenuti da questa esperienza ed eventuali problemi che ci fossero. Confermiamo in aula l'espressione di astensione ribadendo che nel merito dei corsi proposti non abbiamo rilievi da fare.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 8 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame progetto di legge n. 321: "Norme transitorie per la nutrizione enterale a domicilio"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 321.
La parola al relatore, Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo, relatore

Signor Presidente e signori Consiglieri, credo non si debbano spendere molte parole su questo progetto di legge che, sulla base delle esperienze positive per quanto attiene all'alimentazione per via parenterale, che è stata poi prorogata per due anni dopo il primo triennio di sperimentazione porta avanti il problema dell'alimentazione per via enterale a domicilio.
Questo è estremamente importante, poiché esistono dei casi molto gravi di patologia a carico del tubo digerente, carcinoma alla faringe all'esofago, allo stomaco, al duodeno e all'intestino, che con la particolare applicazione di sondini esofagei o di sondini attraverso fistole in rapporto con tratti inferiori dell'apparato digerente, quali stomaco, duodeno o intestino tenue, permettono la sopravvivenza di soggetti che diversamente sarebbero a morte sicura.
Questo tipo di terapia presenta oltretutto dei vantaggi a livello domiciliare non indifferenti sul piano del possibile recupero di una vita familiare dei soggetti e porta a volte ad una parziale ripresa della vita lavorativa; nel contempo scarica gli ospedali, in particolare l'ospedale sede della prima sperimentazione, da ricoveri non inopportuni, ma riservati a casi con patologie più complesse.
Detto questo, credo si possa approvare con serenità questo disegno di legge, in via sperimentale, tenendo conto che l'applicazione di tale terapia viene fatta con un rapporto molto stretto tra la parte ospedaliera e la medicina di base, attraverso un corretto rapporto con i servizi di territorio.
Sperando che tale metodologia venga in futuro diffusamente applicata in Regione, credo si possa approvare, con grande beneficio per i pazienti, il progetto di legge in oggetto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Acotto chiede la parola per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

La dichiarazione di voto offre un piccolo inconveniente perché non si riesce ad esprimere un orientamento fin dall'inizio della votazione della legge, per cui è meglio riassumere all'inizio i due elementi, una certa valutazione e l'orientamento che si ha nei confronti del voto della legge stessa.
Questo provvedimento, che si accompagna a quello ricordato dal collega Olivieri riguardante l'introduzione, sia pure in via sperimentale, della nutrizione allora parenterale oggi enterale, cerca di tradurre in concreto quella che chiamiamo ospedalizzazione a domicilio: definizione molto ampia nella quale sta una serie di prestazioni. La legge ha prevalentemente un significato tecnico dal punto di vista dei supporti tecnici all'attività degli operatori. A nostro avviso, è un'operazione positiva, quindi va sostenuta. In questo senso, avendo avuto la possibilità di valutare attraverso i dati forniti in Commissione, il buon iniziale andamento della sperimentazione nel campo della nutrizione parenterale, pensiamo sia possibile andare alla sperimentazione, ci auguriamo con risultati altrettanto positivi, della nutrizione enterale, che è appunto l'oggetto della legge presentata oggi.
Per queste motivazioni il nostro atteggiamento sarà positivo nei confronti del provvedimento stesso.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Commercio ambulante

Esame proposta di deliberazione n. 733: "Direttive transitorie ai Comuni per il rilascio delle autorizzazioni al commercio ambulante valide fino al 30 giugno 1988"


PRESIDENTE

Propongo infine di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n.
733.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
La parola all'Assessore Turbiglio per l'illustrazione.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al commercio

Si tratta di una deliberazione consiliare urgente in quanto era rimasta ferma in Commissione dal mese di luglio. Quelle direttive andavano bene per il 1987, naturalmente oggi farebbe ridere mettere in votazione delle direttive per il 1987, per cui questa deliberazione è intesa per i primi sei mesi del 1988 entro i quali la Giunta si impegna a presentare le direttive per il 1988 che dovranno riconsiderare tutte le problematiche che riguardano il rilascio delle autorizzazioni al commercio ambulante e i problemi che sono emersi in Assessorato e che sono stati discussi in Commissione. Pertanto la Giunta chiede che venga approvata questa deliberazione consiliare in quanto permette di lavorare anche in questi sei mesi del 1988.



PRESIDENTE

La parola la Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Certo che approvare il 22 dicembre 1987 le direttive per l'ambulantato che, in base alla deliberazione della Giunta, si riferiscono al 1987 appare ridicolo. E' vero che riguarda un settore che molti considerano marginale, ma se consideriamo il numero degli operatori vediamo che la cifra è abbastanza consistente. Il problema, caro Assessore, è che le direttive risalgono all'aprile del 1985, è trascorso il 1986 senza che la Regione avesse dato delle indicazioni ai Comuni, è trascorso il 1987 e a quest'ora proponiamo al Consiglio questo atto deliberativo. A questo punto, qualche problema di carattere esecutivo c'è; è un problema piuttosto serio perché la normativa nazionale ci impone di dare questi indirizzi in materia ai Comuni tutti gli anni. Credo che ci sia qualche cosa da rivedere; non solo, ma quando si dice nel corpo dell'atto deliberativo che la Commissione non ha esaminato questo provvedimento che risale al 31 luglio di quest'anno, è indubbiamente vero; questa è un'autocritica che pu fare la Commissione. Vorrei però ricordare che a metà novembre uno dei primi atti che ha compiuto la IV Commissione è stato quello di sentire i nuovi Assessori per un programma di attività della Commissione rapportato a quelle che erano le priorità dei singoli Assessorati e quindi stabilire una corsia preferenziale - uso la terminologia del Consigliere Guasso riprendendola da quelle che sono le sue esperienze parlamentari - per favorire un decorso di provvedimenti ritenuti urgenti e prioritari. Devo dire che né il Presidente Ferrara né io abbiamo avuto indicazioni di sorta, tanto è vero che abbiamo più volte costruito il calendario dei lavori della IV Commissione sulla base di quelle che erano, secondo noi, le priorità e le esigenze di ordine politico generale e non sulle indicazioni precise dei singoli Assessorati. Quindi credo che questa argomentazione non regga molto. Ci troviamo però di fronte ad un atto deliberativo che è del 31 luglio 1987, ad un altro atto deliberativo che recepisce questa deliberazione e la modifica integrandola come proposto dalla Commissione stessa con una valenza di non più di sei mesi, quindi con la revisione dei criteri precedenti che lasciano tutti quanti con l'amaro in bocca perch c'erano questioni che potevano e dovevano essere approfondite e invece non lo sono state. Capisco che l'Assessore ha appena assunto la sua carica e che può avere problemi di inserimento nel meccanismo, il discorso non è rivolto contro l'Assessore attuale. Un atto serio da fare sarebbe quello di adottare questo provvedimento nella prima seduta di gennaio dandogli la validità, come prescrive la legge, per tutto il 1988. Sarebbe la cosa più semplice da fare. I rischi che questo provvedimento venga rinviato per qualche obiezione ci sono.
Facciamo allora un atto serio che riguardi tutto l'anno 1988, diamo in questo senso ai Comuni un riferimento preciso e concreto.
L'altra questione che poniamo è che, ogni volta che assumiamo atti di questa natura, che riguardano come in questo caso tutti i Comuni del Piemonte, non possiamo non avere un momento di verifica su quello che è stato fatto. I Comuni dovevano stilare i piani; la Commissione però non ci ha informati se i Comuni li hanno stilati e a che punto sono, non sappiamo che cosa sia stato fatto per realizzare questi piani. La L.R. n. 47 finanzia questo tipo di interventi, ma nessuno sa quali siano i Comuni che hanno attinto o che vogliono attingervi per creare una struttura di mercati ambulanti efficiente e funzionante. Questo chiedono le categorie. Non potete pretendere di portare sempre all'ultimo momento, in Commissione o in Consiglio, provvedimenti di questo genere e chiedere l'approvazione della minoranza o che favorisca un percorso preferenziale, quando i dati fondamentali per ragionare attorno ad un argomento come questo non vengono forniti al Consiglio.
Sulla base di questi elementi non possiamo assolutamente approvare questo provvedimento. Diamo un voto di astensione perché manca qualsiasi logica di intervento programmato, perché manteniamo i Comuni e il settore in una situazione d'incertezza per almeno sei mesi. La nostra proposta sarebbe di approvare questa deliberazione nella seduta del 19 gennaio.
Sarebbe la cosa più logica. Se non lo volete fare, noi non approviamo questa deliberazione.



PRESIDENTE

La discussione è stata ampia. L'Assessore ha fatto la sua illustrazione, il Consigliere Bruciamacchie ha esposto i motivi per cui il Gruppo comunista non approverà la deliberazione: le posizioni mi sembrano molto chiare.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Rapimento di Marco Fiora


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, un bambino torinese è stato da tempo sequestrato c'è un appello delle forze religiose, del Sindaco e di molte forze sociali affinché questo bambino sia restituito alla sua famiglia.
Penso di interpretare anche il vostro pensiero comunicando alla stampa la nostra sentita solidarietà sperando possa giovare nel contesto generale a rendere il bimbo alla sua famiglia.
Signori Consiglieri, desidero fare a voi e alle vostre famiglie i miei migliori auguri per le prossime festività.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



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