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Dettaglio seduta n.114 del 21/12/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Carazzoni, Fassio Ottaviano, Ferrara e Pezzana.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 981 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi e Guasso inerente la cassa integrazione per i dipendenti della Saimen


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 981 presentata dai Consiglieri Calligaro Bontempi e Guasso.
Se i Consiglieri interpellanti non intendono illustrare l'interpellanza, ha facoltà di rispondere l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'incontro richiesto dagli interpellanti è avvenuto in sede regionale il 23/10/1987 ed ha evidenziato i seguenti elementi.
L'azienda di piccole dimensioni (25 dipendenti circa) appartiene al Gruppo Viberti ed è stata chiusa a seguito della ristrutturazione conseguente alla confluenza nel Gruppo Calabrese.
L'azienda, localizzata nel territorio di Cambiano, opera nel settore dei componenti per bus e veicoli industriali e segue purtroppo il destino della Seac di Carmagnola essendo un elemento di un più generale disegno di risanamento che ha permesso, anche a fronte di costi sociali, la rivitalizzazione del Gruppo Viberti ed il completo rientro, già avvenuto di tutti i cassaintegrati.
Nel merito specifico non è stato comunque possibile raggiungere con il Gruppo Viberti alcuna significativa intesa idonea ad assicurare alla Saimen continuità produttiva ed occupazionale.
La Viberti si è limitata ad offrire opportunità individuali di mobilità al di fuori di ogni contrattazione; opportunità peraltro parzialmente già attivate.
E' emerso invece l'andamento positivo della Viberti di Nichelino, tale da rassicurare la Regione e le stesse OO.SS. circa i timori conseguenti alle difficoltà finanziarie complessive del Gruppo Calabrese.
La Viberti pare in grado di marciare sulle sue gambe e di non venire quindi penalizzata dall'attuale delicata fase. Obiettivamente l'unico rischio è che il Gruppo Calabrese ne decida la vendita per soddisfare le sue esigenze di ricapitalizzazione.
Del problema se ne è discusso nei giorni scorsi in una seduta aperta tenuta dal Consiglio comunale di Cambiano, confronto che ha visto anche in quella sede la presenza delle OO.SS. e di alcuni Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta. Si tratta di una dozzina di lavoratori che, con ogni probabilità, verranno ricollocati al lavoro all'interno del Gruppo Viberti di cui la Saimen, società posta in liquidazione, faceva parte.
Questo caso, pur piccolo, è emblematico ed ha un precedente, quello della Solex. Ciò dimostra che l'istituzione può muoversi per favorire la mobilità dei lavoratori, soprattutto nei confronti di quelle imprese - è il caso della Saimen - che cercavano di indurre i lavoratori ad autolicenziarsi per poter disporre di un'ampia discrezione nella riassunzione successiva e contemporaneamente eludere il confronto con le OO.SS. Un tempestivo intervento dell'istituzione ha consentito di ristabilire normali rapporti sindacali tra le parti sociali e la Regione è stata garante di una mobilità che si dimostra, almeno nei casi di quantità non elevate di lavoratori, largamente praticabile se le parti sociali si confrontano.
E' un esempio positivo da segnalare, così come è accaduto per il caso Solex, dove l'intervento della Regione, garante di un processo di mobilità ha consentito di ricollocare i lavoratori.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 982 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi e Guasso inerente la cassa integrazione per i dipendenti della Foredit


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 982 presentata dai Consiglieri Calligaro, Bontempi e Guasso.
Se i Consiglieri interpellanti non intendono illustrare l'interpellanza, ha facoltà di rispondere l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei ricollegarmi, se non altro in termini geografici e temporali, all'interpellanza precedente perché anche in questo caso si tratta di affrontare un problema relativo ad un'azienda, la Foredit, che come la precedente è localizzata nel territorio di Cambiano e anch'essa è stata oggetto di particolare attenzione e approfondimento nella già citata seduta di Consiglio comunale aperto a Cambiano di qualche giorno fa in presenza di una molteplicità di soggetti interessati.
Vorrei ricapitolare brevemente la situazione onde rendere possibile la comprensione delle positive evoluzioni intervenute in ordine a questo problema.
La Foredit era andata in crisi dopo aver assorbito la Triberti, azienda obsoleta di componenti per auto ed elettrodomestici; componenti a basso valore aggiuntivo (interruttori tradizionali).
La destabilizzazione definitiva era avvenuta verso la fine del 1985 inizio 1986, a seguito di un "buco" di oltre 600 milioni dovuto al crollo Indesit.
L'azienda, fortunatamente, era anche depositaria, a fianco di vecchie produzioni, di un certo know-how tecnologico nel campo dei più moderni retrovisori e dei "sensori olio".
Questi sono i due filoni attraverso i quali è stato possibile alienare segmenti produttivi risolvendo praticamente anche i problemi occupazionali utilizzando però parallelamente i prepensionamenti.
Sono stati così raggiunti in sede regionale due accordi: il primo con il Gruppo ticinese Galvolux (che entra così nel sistema dei fornitori Fiat), azionista di maggioranza della neonata Forauto a cui la Foredit ha conferito dotazioni tecniche, commesse e tecnologie dei retrovisori arricchite dalle sofisticate tecnologie di cui la Galvolux è da tempo depositaria. E' questo l'accordo a cui fanno riferimento i colleghi interpellanti.
Un secondo accordo con la CE.BI. di Pianezza, azienda del Gruppo Bianco a cui la Foredit ha passato brevetti e prime sperimentazioni di un sensore elettronico livello olio che ha avuto la meglio su tutta la concorrenza, Borletti compresa. Naturalmente la CE.BI. metterà i capitali per l'ingegnerizzazione del prodotto avviandone gradatamente la produzione in serie.
Come si può agevolmente notare, le soluzioni trovate, a cui la Regione Piemonte ha concorso in modo determinante, non solo sono idonee ad una graduale sistemazione, utilizzando la cassa integrazione solo transitoriamente della manodopera, ma sono di elevata validità tecnico industriale, contribuendo all'arricchimento tecnologico del "sistema auto" torinese.
Il grave ritardo, citato dagli interpellanti, circa la cassa integrazione straordinaria ha oggettive ragioni che in questo caso vanno al di là della nota lentezza del Ministero del Lavoro e del CIPI, lentezza sulla quale la Regione costantemente interviene quando questo le viene richiesto e soprattutto attiene ad aziende di cui essa stessa si sta occupando.
Come noto, le recenti disposizioni del CIPI applicative della legge n.
675 prescrivono per la concessione della cassa integrazione straordinaria l'esistenza di un preciso e credibile piano di mobilità della manodopera (interna od esterna alle aziende - con o senza riconversione professionale) idoneo allo "smaltimento" in tempi tecnici utili delle eccedenze. Sotto questo profilo la domanda a suo tempo esistente non era ancora rispondente ai criteri della nuova deliberazione CIPI, in quanto l'accordo con la Galvolux non offriva opportunità di risistemazioni di manodopera numericamente sufficienti. Tale carenza era stata rilevata e informalmente comunicata alla Regione in occasione di solleciti della stessa cassa integrazione straordinaria. Conseguentemente la Regione ha operato per individuare nuove ipotesi imprenditoriali e ciò ha portato all'avvio di trattative commerciali tra la Foredit e la CE.BI. e successivamente alla definizione del recente accordo già citato che definisce un nuovo percorso di mobilità per un ulteriore contingente di manodopera Foredit.
Questo nuovo percorso in realtà ha potenzialità certamente superiori ai numeri citati nell'accordo stesso. Se così non fosse, gli investimenti che la CE.BI. si accinge a fare sarebbero eccessivamente onerosi per traguardi produttivi ed occupazionali modesti. Si ritiene invece che si possa andare abbondantemente al di là degli stessi obiettivi 1988 indicati nel verbale di accordo sottoscritto dalle parti in Regione Piemonte.
Ribadiamo in conclusione come sia lecito ritenere di essere oggi assolutamente allineati alle disposizioni CIPI; non dovranno quindi sussistere nuovi problemi e nuove incertezze, in questo senso la Regione Piemonte continuerà a seguire attentamente la pratica ministeriale.
Riteniamo altresì altrettanto lecito sperare che la vertenza Foredit abbia quell'esito finale positivo già richiamato, dando a tutti la soddisfazione di aver contribuito alla soluzione di un problema solo apparentemente di piccola dimensione (considerazione già svolta in ordine al precedente caso), ma in realtà essenziale per l'economia di un Comune della nostra provincia che ha pagato, anche recentemente, prezzi occupazionali di un certo rilievo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, decine e decine di lavoratori (in prevalenza donne), dal mese di febbraio di quest'anno non percepiscono né salario né cassa integrazione e non sono poche le famiglie a reddito zero. Sappiamo che il Comitato tecnico CIPI ha dato parere favorevole alla richiesta di cassa integrazione, però il CIPI ufficialmente non ha ammesso la Foredit ai benefici della stessa.
E' una situazione paradossale: lavoratori che da oltre dieci mesi non ricevono né salario né cassa integrazione; la richiesta di cassa integrazione non è ancora stata soddisfatta da parte del CIPI; i lavoratori e il sindacato si trovano nella curiosa situazione in cui bisogna chiedere la proroga di altri sei mesi della cassa integrazione (che però non è ancora stata concessa dal mese di febbraio in poi).
Su questo problema insisto solo su un punto. Ci troviamo di fronte ad un'azienda che non ristruttura, ma trasferisce le sue produzioni; questo rende più difficile il ricorso alla cassa integrazione. La cassa integrazione straordinaria viene concessa solo a fronte di precisi progetti di ristrutturazione o di mobilità; in questo caso la ristrutturazione proprio non c'entra. L'azienda di fatto viene liquidata e cesserà le varie attività produttive, per cui tra qualche mese sarà un impianto dismesso.
In larga parte lo è già oggi.
L'ammissibilità alla cassa integrazione guadagni si fonda esclusivamente sulla possibilità di mobilità della forza lavoro e di prepensionamento. Da questo punto di vista la Regione può svolgere un ruolo di enorme importanza: siccome sono stati raggiunti due accordi, la Regione deve essere garante di questi accordi, perché su questi si basa la possibilità di ottenere la cassa integrazione guadagni e di protrarla in un tempo ragionevole.
Un'altra dimostrazione di come può essere di grande importanza il ruolo della Regione consiste nel convocare le parti sociali, affinché possano raggiungere un accordo del quale la Regione è garante. Proprio sulla base di un accordo che si fonda sulla mobilità e sui prepensionamenti è possibile ottenere con maggior facilità la cassa integrazione e prorogarla nel tempo.
Quello che scandalizza - ed è responsabilità del CIPI e del Governo - è che le pratiche si protraggano per lunghissimi periodi di tempo. Ci troviamo di fronte ad un centinaio di lavoratori che dal mese di febbraio di quest'anno non percepiscono una sola lira di salario e neppure una lira di cassa integrazione straordinaria.
Nel dichiararmi parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore insisto affinché si facciano tutte le pressioni necessarie sul CIPI. Se il Comitato tecnico-scientifico ammette a cassa integrazione i lavoratori della ditta Foredit (questo parere è stato dato circa venti giorni fa), il CIPI non può rinviarne per mesi il riconoscimento ufficiale. Questi lavoratori lo stanno attendendo da oltre dieci mesi e una parte di essi appartengono a famiglie a reddito zero: si crea in questo modo una situazione sociale drammatica nel Comune di Cambiano.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 1011 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi e Guasso inerente la Società Neohn


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 1011 presentata dai Consiglieri Calligaro, Bontempi e Guasso.
Risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Signor Presidente, rispondo a questa, come alle precedenti e successive interrogazioni, per essere coerente rispetto a necessità legate all'urgenza dei tempi, giacché quando ero seduto nei banchi dei Consiglieri lamentavo la non sempre tempestiva possibilità di recepire attraverso risposte dell'esecutivo elementi utili per il ruolo di Consigliere regionale. In questo caso, mentre mi accingo a rispondere all'interpellanza inerente la Neohn, vorrei ricordare che mi sono trovato in eredità interrogazioni datate da tempo. Da un paio di mesi per una serie di circostanze particolari (congedi miei dovuti all'impegno di Assessore o congedi altrui dovuti all'impegno di Consigliere) è giacente una risposta sugli incidenti alla centrale nucleare Superphoenix e non vorrei che mi si addebitassero dei ritardi per cui sono disponibile a rispondere ai colleghi Staglianò e Ala prima che marcisca l'attualità della risposta stessa. Questa mattina sono disposto a rispondere a 32 interrogazioni, tante sono indicate.
Per tornare all'interpellanza inerente la Società Neohn, informo il Consiglio che l'Assessorato competente ha seguito con continuità l'intricata situazione fin dal suo insorgere e la proroga della cassa integrazione già per gli anni 1984-1985 era stata ottenuta in un contesto precario ove la GEPI, in mancanza di adeguata garanzia del CIPI e del Ministero del Lavoro, apriva le procedure di licenziamento costringendo le OO.SS., la Regione ed altri soggetti interessati, a recuperare, tramite accordi in sede di Ministero del Lavoro, situazioni sempre più compromesse anche per il progressivo venire meno per i cassaintegrati di ogni ragionevole prospettiva di reimpiego.
Le ultime speranze in tal senso sono purtroppo definitivamente cadute quando è risultato palese che la Neohn Elettronica e la Secowest del Gruppo Irci, entrambe nate a suo tempo, con parziali assorbimenti di manodopera dalle ceneri della Neohn S.p.A., avevano esse stesse, pur rimanendo reddituali e produttive, alcune serie necessità di riorganizzazione produttiva.
Proprio il venir meno di queste possibilità, nonché una gestione approssimativa delle domande di cassa integrazione da parte della GEPI hanno fatto sì che la domanda a copertura del 1986 venisse respinta essendo comunque palese che per il 1987 diveniva necessario il ricorso alla disoccupazione speciale ex 1115.
Ad onor del vero per il 1986 è stata respinta anche una seconda riproposizione della domanda avvenuta su consiglio dell'Ufficio Regionale del Lavoro nonostante che entrambe le istanze conseguissero ad accordo stipulato presso il Ministero del Lavoro che si impegnava sostanzialmente a sostenere l'accoglimento delle domande in sede CIPI.
Tutto ciò nonostante la Regione, d'intesa ovviamente con le OO.SS. e con il Comune di Leinì che sollecitava giustamente e ripetutamente attenzione a questo problema, non disarmava. Le pressioni sul Ministero sull'Ufficio Regionale del Lavoro, sulla GEPI e sul CIPI, pare abbiano conseguito un qualche risultato.
La GEPI conferma che in base a contatti con il CIPI e con i Gabinetti dei Ministeri del Lavoro, Industria e Tesoro, esisterebbero le condizioni dell'accoglimento, auguriamocelo in questo caso, di una positiva terza istanza, considerata di fatto ai limiti interpretativi della legge n. 675 come sanatoria che darebbe copertura sino a febbraio 1987, data dopo la quale i lavoratori passerebbero in disoccupazione speciale.
Questa notizia è recente e conseguono in questi giorni i necessari adempimenti da parte di GEPI (presentazione della nuova istanza, ecc.) onde riavviare la pratica che, sempre secondo quanto ci è dato capire attraverso riferimenti di questi giorni, dovrebbe seguire una corsia preferenziale giustificata dagli avvenimenti citati, che dovrebbe portare alle erogazioni entro due o tre mesi (disponibilità di cassa dell'INPS permettendo).
Il CIPI, sempre secondo la GEPI, dovrebbe già deliberare entro il 15 gennaio.
Se tutto ciò dovesse trovare conferma, oltre alla dovuta copertura salariale ai lavoratori, si sarebbe conseguito un altro positivo risultato: una trentina dei 110-120 eccedenti maturerebbero così, grazie al riconoscimento dello stato di crisi ex 675, le condizioni per il prepensionamento, consolidando l'eccedenza su una cifra più ridotta di 80 90 unità.
Ci auguriamo che questa strada, che stiamo sollecitando e seguendo con particolare attenzione, possa andare a compimento in modo da alleggerire la grave situazione sociale esistente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Richiamo l'attenzione del Presidente del Consiglio su questa vicenda: 130 dipendenti della Società Neohn in liquidazione hanno fruito della cassa integrazione fino al 9/9/1985. Hanno ricevuto notifica di licenziamento l'8/11/1985. E' intervenuto un accordo di proroga della cassa integrazione che ha sospeso l'efficacia del licenziamento nel dicembre 1985. Il CIPI non è intervenuto e l'azienda ha ripristinato la validità dei licenziamenti. Il CIPI si è pronunciato nel dicembre 1986 e successivamente nel febbraio 1987 per dire che i lavoratori della Neohn, società in liquidazione, non avevano diritto alla cassa integrazione.
Si tratta di 130 lavoratori che da 28 mesi non percepiscono una lira e ora, signor Presidente, invocano o la cassa integrazione o il licenziamento per poter usufruire dell'indennità di disoccupazione speciale. E' un caso scandaloso: invocano, ripeto, il licenziamento per poter avere l'indennità di disoccupazione speciale! Sono trascorsi 28 mesi, due anni e mezzo praticamente, e ancora siamo alle promesse da parte del Ministero competente e da parte del CIPI: è un'autentica presa in giro! Siamo al punto che dei lavoratori invocano di essere licenziati per poter ottenere, per un certo periodo di tempo l'indennità di disoccupazione! Ha scarsa importanza se io mi dichiaro soddisfatto o insoddisfatto della risposta dell'Assessore, il problema è di portata ben più vasta: il modo di comportarsi del Ministero e del CIPI e, permettetemi di dire, anche della Regione.
In casi così scandalosi la Regione deve mettere in campo tutta la sua autorevolezza; non è sostenibile una situazione di questo genere e noi non possiamo non rivolgere una dura critica alla Giunta: presso il Governo centrale la sua autorevolezza è pressoché nulla. In casi paradossali come questo è bene spendere tutta la capacità di autorevolezza della Giunta della Regione Piemonte per far cessare situazioni scandalose.
La vicenda Neohn ci insegna che bisogna avere potere di contrattazione a Roma, almeno per casi lampanti, paradossali, insostenibili ed inaccettabili come questo e soprattutto bisogna porre mano a misure straordinarie a livello regionale. Ripetutamente abbiamo chiesto misure straordinarie per arginare il fenomeno dell'inoccupazione e della disoccupazione. La Regione non può tutto; sappiamo perfettamente che il problema della disoccupazione può essere affrontato solo con adeguate politiche nazionali e persino comunitarie; sappiamo che è un problema gravissimo di portata internazionale, ma sappiamo anche che la Regione pu fare la sua parte, e deve fare la sua parte! L'impressione che abbiamo è che l'autorevolezza presso il Governo centrale sia pressoché nulla; si attuano misure obsolete che non sono efficaci considerato che il fenomeno inoccupazione - disoccupazione si è ampliato enormemente assumendo caratteri del tutto nuovi. Gli strumenti legislativi sono scoordinati e il volume di risorse impiegato è del tutto marginale. Ammettiamolo esplicitamente: vi sono delle tabelle significative che ci dicono quanto spendono alcune Regioni italiane dove maggiore è il fenomeno della disoccupazione; esaminiamo queste tabelle e tiriamo la conclusione che la Regione Piemonte è quella che spende meno e dispone di vecchi strumenti tra di loro scoordinati e quindi largamente marginali ed inefficaci.
La vicenda Neohn ci consente di ricordare alcuni impegni che sono stati assunti dalla Giunta regionale.
Il confronto con il Ministro del Lavoro quando si svolgerà? Si era detto ad ottobre, poi novembre, poi dicembre; realisticamente parliamo di gennaio o febbraio del prossimo anno: la Giunta assuma impegni precisi! Come è noto i disoccupati sono 200 mila. Io sono molto preoccupato della situazione che è venuta a determinarsi. Mesi addietro si è parlato di una ripresa sensazionale, abbiamo visto che è stata di breve durata purtroppo il crollo della Borsa è significativo di nubi minacciose che gravano sulla situazione economica internazionale con pericoli concreti di recessione.
Si era detto in passato (l'ha sostenuto ripetutamente persino un Ministro socialista) che bisognava deregolamentare tutto e il mercato avrebbe risolto i problemi, inizialmente determinando una massa di disoccupati che poi via via sarebbe stata riassorbita da una ripresa economica: è avvenuto esattamente il contrario.
Si erano decantate le magnifiche sorti del terziario: l'industria è destinata a perdere peso specifico - questo è indubbio - ma il terziario avanzato - si era detto - avrebbe a suo modo compensato i crolli occupazionali (che abbiamo avuto soprattutto nelle grandi imprese). Il decantare le magnifiche sorti del terziario è apparso fuori dai processi reali. Bisogna prendere atto che a tutti i livelli occorre porre mano a misure di carattere straordinario se vogliamo non dico ridurre di molto il fenomeno, ma quanto meno arginarlo; se vogliamo indicare strade socialmente percorribili per coloro che corrono il rischio di essere tagliati fuori (o di fatto lo sono stati) dal processo produttivo, per coloro che hanno perso il posto di lavoro o sono finiti in questi strani segmenti che si formano nel mercato del lavoro e difficilmente potranno rientrare ad avere un posto di lavoro dipendente.
L'incontro con il Ministro del Lavoro tra l'altro è molto importante anche per affrontare la questione Indesit che lo stesso liquidatore afferma essere di portata straordinaria e tale da richiedere misure straordinarie che si possono prendere solo a Roma in sede governativa. Si tratta di derogare da leggi nazionali, consentire nuove forme di sperimentazione di fronte ad un fenomeno di vastissima portata perché i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro (ancora una volta le lavoratrici) purtroppo sono 2.000. E' urgente il confronto con il Ministro Formica; è urgente l'incontro con il Ministro delle Partecipazioni Statali prima che si definisca il piano Finsider. Ci sono tutte le premesse per veder saltare il polo siderurgico torinese e ossolano. Gli impegni assunti dalla Giunta devono essere mantenuti, i tempi in politica contano enormemente, non si può e non si deve arrivare dopo. Le date non sono di scarsa o marginale importanza, sono di grande importanza e noi assistiamo ad un balletto di date: prima ottobre, poi novembre, poi dicembre, poi quando? La conferenza sulla siderurgia la faremo quando avranno chiuso i poli siderurgici? Quando affronteremo il problema del lavoro con il Ministro o con la partecipazione diretta di un rappresentante del Governo? Sono queste le critiche che muoviamo alla Giunta e che hanno un loro fondamento troppo sostanzioso.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1017 del Consigliere Staglianò inerente la ditta "Bonino Mobili" di Cortemilia


PRESIDENTE

L'Assessore Cerchio risponde all'interrogazione n. 1017 presentata dal Consigliere Staglianò.
CERCHIO, Assessore al lavoro In risposta all'interrogazione del Consigliere Staglianò fornisco informazioni tratte da documenti dell'archivio di questo Assessorato e direttamente assunte dal direttore della S.p.A. Bonino - Casa della Poltrona di Cortemilia.
Dall'archivio si può leggere che la ditta in questione domandò un mutuo a medio credito il 13 novembre 1981 di L. 337.000.000: L. 121.000.000 per fabbricati, L. 143.000.000 per macchinari e L. 73.000.000 per scorte. La Giunta regionale espresse parere favorevole alla concessione del mutuo l'8 febbraio 1983 con deliberazione n. 12/23151. A questa seguì la deliberazione del Medio Credito per L. 200.000.000 del 29 luglio 1982.
Le opere di ristrutturazione già condotte a termine - afferma il direttore della ditta Bonino, signor Carena - diedero efficienza all'unità produttiva senza contribuire in realtà all'aumento della manodopera. In realtà l'esubero del personale per la maggiore meccanizzazione si rilev purtroppo un fatto cronico. Tra l'altro il cattivo stato di salute del proprietario non poteva contribuire a risolvere in meglio la vita del citato mobilificio. Per la verità questa situazione anche personale della proprietà veniva ad essere superata, ma purtroppo l'ormai serpeggiante crisi del settore stava già interessando anche la ditta Bonino malgrado il prodotto sia quasi per intero destinato all'esportazione. Sicché il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è una necessità attuale ed il ricorso alla cassa integrazione straordinaria avrà inizio dall'1 gennaio 1988.
Il signor Carena, direttore della ditta Bonino, si è espresso favorevolmente per eventuali incontri presso l'Unione Industriale di Cuneo mostrandosi piuttosto tiepido verso un eventuale incontro in Regione al quale però non è a priori contrario.
Infine per le sopraccitate ragioni non è fuori luogo temere che la ditta Bonino si appresti ad adottare la cassa integrazione straordinaria (questo è il rischio) come avvio alla riduzione del numero dei propri dipendenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Ringrazio l'Assessore per le informazioni fornite, dichiaro però di non essere per nulla soddisfatto della risposta. L'Assessore si è limitato a descrivere la situazione e non ha espresso alcuna valutazione. Chiedo cortesemente copia della sua risposta perché comunque è preziosa, in particolare per i lavoratori della fabbrica.
Mi sarei aspettato che l'Assessorato al lavoro della Regione avesse qualcosa da obiettare, da pretendere in più da parte di una proprietà che fa il bello e il cattivo tempo, che pretende contributi pubblici, però poi non offre alcuna garanzia sul piano occupazionale.
Sono insoddisfatto delle valutazioni che l'Assessore non ha voluto fare e mi auguro che la Regione non si tiri fuori da questa vicenda, ma la segua con l'attenzione che l'argomento merita.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1030 dei Consiglieri Adduci, Bontempi, Amerio, Calligaro Dameri e Sestero inerente l'accordo sindacale al Gruppo Bertoldo


PRESIDENTE

Viene ora esaminata l'interrogazione n. 1030 presentata dai Consiglieri Adduci, Bontempi, Amerio, Calligaro, Dameri e Sestero.
Risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro Signor Presidente, le premesse contenute nell'interrogazione che i colleghi hanno presentato evidenziano un'approfondita conoscenza della problematica tale da permetterci di evitare il diffondersi sulla descrizione della situazione che peraltro è nota e sarà oggetto di attenzione da parte della Commissione regionale per l'impiego, essendo iscritta all'o.d.g. della prossima seduta di tale Commissione.
D'altra parte uno degli interroganti, il Consigliere Adduci, ha partecipato all'incontro avvenuto in Regione e ha quindi a disposizione l'informativa oggetto della presente risposta.
In sostanza ci limitiamo ad affermare che: a) pur negando il Gruppo Bertoldo ogni discriminazione nei confronti delle lavoratrici, di fatto le oltre 60 assunzioni fin qui compiute, anche al di fuori degli accordi sindacali attingendo alle eccedenze Ilmac-Slim, non comprendono di fatto donne b) le ulteriori assunzioni previste negli accordi a suo tempo raggiunti presso la Regione Piemonte erano condizionati all'ottenimento di determinate commesse che non sono mai state ottenute.
Non si può quindi parlare, perlomeno sul piano formale, di inadempienza, ma semmai di un atteggiamento di "indisponibilità" che ci pare possa essere attribuito oltre che a problemi industriali, anche al deteriorarsi di rapporti locali che hanno negativamente influito sulla vicenda.
L'azienda Bertoldo replica alle obiezioni della Regione Piemonte sui contratti di formazione lavoro affermando che la manodopera ex Ilmac non disponeva dei requisiti utili alla copertura dei ruoli richiesti, pur cadendo successivamente in grave contraddizione laddove ha affermato che inizierà quanto prima la formazione dei giovani assunti con contratti di formazione lavoro, ammettendo quindi implicitamente che alla data dell'ultimo incontro non vi era stata formazione, ma tutt'al più mero addestramento.
In ogni caso in sede regionale il Gruppo Bertoldo ha rifiutato persino ogni impegno ad assumere in tempo tecnicamente utile e quindi entro il 21 dicembre 1987 un ulteriore numero anche ridotto (si era parlato di un primo contingente simbolico di 10 unità) di lavoratori, rifiutando anche di fatto ogni impegno utile al proseguimento della cassa integrazione.
L'azienda Bertoldo ha inoltre rifiutato nettamente l'invito della Regione Piemonte ad assumere e porre successivamente in cassa integrazione straordinaria almeno i lavoratori ex Ilmac e Slim prevedibilmente impiegabili nel rimpiazzo del turnover 1988 e coloro che in tale anno avrebbero maturato le condizioni per il prepensionamento. L'invito era obbligato in quanto il passaggio al regime di disoccupazione speciale vanifica sia la possibilità dei prepensionamenti che di passaggi diretti.
Nonostante l'esito negativo dell'incontro del 10 novembre 1987 richiesto anche dagli interroganti, si mantengono tuttora contatti e rapporti con il Gruppo Bertoldo nel tentativo di determinare, sia pure in extremis, un mutamento di atteggiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI A nome dei 60 lavoratori che da oggi, 21 dicembre 1987, andranno in disoccupazione speciale, non posso che dichiararmi soddisfatto, anzi soddisfatissimo, non della risposta dell'Assessore, ma dal paragone che è facile ed ovvio fare con i dipendenti della Società Neohn, che sono ridotti diceva poc'anzi il collega Calligaro - ad invocare i licenziamenti: i lavoratori ex Ilmac e Slim da oggi andranno in disoccupazione! Almeno questo risultato è stato raggiunto.
L'Assessore ha detto che è bene non diffondersi sulle vicende di questa azienda perché note. Non credo però che esse siano note a tutti, sebbene il modo di operare del Gruppo Bertoldo non sia dissimile da quello di tanti e tanti padroni che continuano a licenziare indisturbati i lavoratori.
Occorre, quindi, richiamare non ciò che l'azienda non ha fatto (e l'Assessore ha chiarito bene ciò che non ha fatto), ma ciò che essa ha fatto.
Il Gruppo Bertoldo pare abbia ricevuto nel giugno 1984 un miliardo e 800 milioni di danaro pubblico: come lo ha investito, come lo ha utilizzato? L'accordo stipulato in Regione, ha detto l'Assessore, non è stato rispettato; non mi meraviglio più di tanto: fanno tutti così! Questa azienda ha operato una discriminazione pesante, voluta intenzionale e sistematica nei confronti della manodopera femminile, in piena violazione della legge n. 903 del 1978. In Italia quando qualcuno viola qualche legge è soggetto a qualche pena. L'azienda Bertoldo può agire impunemente? Non pensiamo di dover avviare un'indagine su questo comportamento? L'Assessore ci ha poi detto che l'accordo in Regione impegnava l'azienda ad assumere manodopera, se avesse avuto delle commesse, ma ha aggiunto: "non ha avuto commesse, dunque non ha assunto manodopera". E allora, Assessore, mi spieghi perché l'azienda Bertoldo ha fatto ricorso a tre contratti di formazione lavoro assumendo così 60 giovani che svolgono proprio i lavori senza qualificazione - come è riportato nella richiesta fatta da parte della ditta e cioè per 1): "stampare alle presse con qualifica contrattuale ed inserimento di operatori al livello di stampatore" e 2): "trattamentista", per cui non è richiesto il possesso di specifici requisiti in termini di qualifiche o di titoli di studio, oltre alla scuola dell'obbligo. Come è evidente, si tratta di mansioni che avrebbero potuto benissimo svolgere i lavoratori che erano stati messi in cassa integrazione dal Gruppo stesso.
I contratti di formazione lavoro hanno una loro utilità e l'azienda Bertoldo lo sa bene, come lo sanno tanti altri padroni, e preferisce ovviamente, ricorrere alle assunzioni tramite i contratti di formazione senza poi fare formazione alcuna. Questo, come lei Assessore ha detto, lo ha dichiarato un rappresentante della ditta proprio in uno degli incontri tenuti qui in Regione: i giovani assunti non hanno seguito corsi di formazione, hanno semplicemente lavorato e questa è un'altra violazione di legge, è una violazione palese della legge n. 863 del 1984 da parte dell'azienda. Sicuramente incentivato da tale legge, il Gruppo ha preferito usare la chiamata nominativa, ha preferito fruire del contratto a tempo determinato, ha utilizzato, in questo modo, tutti i vantaggi che derivano da un'impostazione aziendale autoritaria, dal periodo di prova, dalla non iscrizione al sindacato e, come sanno tutti, dagli sgravi fiscali: tutti questi vantaggi l'azienda li ha ottenuti, disinteressandosi, invece, dei suoi obblighi.
A questo punto vorremmo concludere augurandoci che l'azienda abbia usato quel miliardo e 800 milioni per ammodernare tutti gli impianti pur non avendo incrementato la manodopera, e invece non è così! Questa è anche un'azienda che inquina, in violazione quindi della Legge Merli, la 319.
A questo punto credo che tutto ciò possa diventare davvero una bella favola natalizia: quella di un padrone che utilizza tutte le leggi dello Stato così come gli aggrada per licenziare lavoratori, discriminare le donne, usare in modo spregiudicato la legge sulla formazione professionale inquinare e, come se non bastasse, produrre armi, ma l'ultimo è un dato finale irrilevante ai fini di questa discussione.
Dicevo prima che 60 lavoratori da oggi saranno disoccupati: ne prendiamo atto, non possiamo fare nulla, perché nulla ha fatto la Regione se non concedere qualche incontro. Nulla la Regione ha potuto fare, nulla potrà fare, se non una cosa: aprire una Commissione di inchiesta.
Signor Presidente del Consiglio, chiedo che venga aperta formalmente una Commissione di inchiesta nei confronti del Gruppo Bertoldo per verificare: 1) l'uso del danaro pubblico (1 miliardo e 800 milioni) eventualmente ricevuto nel 1984 2) eventuali violazioni delle leggi nn. 903, 863 e 319.



PRESIDENTE

Collega Adduci, la prego di rivolgere la sua richiesta per iscritto.
ADDUCI Lo farò.



PRESIDENTE

E' vero che compete all'Ufficio di Presidenza assumere delle determinazioni al riguardo, ma dietro un'istanza ben definita per iscritto e da lei proposta.
Tale interrogazione è pertanto discussa.



PETRINI Luigi


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione n. 948 dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente la Sace S.p.A. - Aeroporto di Cerrione Biella


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 948 presentata dai Consiglieri Valeri e Acotto.
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per competenza avrebbe dovuto rispondere in mia vece l'Assessore Mignone; trattandosi però di una questione nata al tempo in cui ero responsabile dell'Assessorato competente desidero rispondere io, dovendo tra l'altro comunicare dei dati squisitamente tecnici.
L'erogazione della spesa autorizzata con la deliberazione attuativa della L.R. n. 14/87, recante: "Seconda sottoscrizione delle azioni della Sace S.p.A." è stata preceduta, come noto agli interroganti, non solo da un'ampia discussione già avviata in sede di approvazione della legge regionale stessa, ma altresì dalla messa a disposizione della competente Commissione consiliare di un'ampia documentazione.
D'altra parte, il rilevante lasso di tempo intercorso tra la deliberazione dell'assemblea straordinaria degli azionisti e l'adozione dei provvedimenti di competenze da parte della Regione non avrebbero consentito ulteriori indugi.
Per quanto concerne la gestione dell'Aeroporto e i rapporti tra la Sace, il locale Aeroclub e le altre strutture operanti nell'ambito aeroportuale, si precisa che: si avvalgono dell'Aeroporto n. 21 aerei, di cui 9 dell'Aeroclub, 8 privati e 4 autocostruiti gli aerei privati pagano un canone che varia dalle 300.000 alle 400.000 lire al mese a favore dell'Aeroclub che ne ricava 35-38 milioni all'anno l'Aeroclub, naturalmente, è gratuitamente ospitato, attese le funzioni sue proprie: tuttavia l'intera gestione aeroportuale è curata direttamente dall'Aeroclub stesso, che si avvale di 5-6 dipendenti (come noto la Sace S.p.A, non ha dipendenti propri) la Aerbiella s.r.l. affitta un locale di 330 mq dalla Sace S.p.A. cui versa un canone di affitto annuo di L. 8 milioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Anche a nome del collega Acotto prendo atto dei dati forniti dall'Assessore e ne verificheremo attentamente la portata.
Di primo acchito, tuttavia, essi non paiono sufficienti a chiarire tutti gli interrogativi da noi proposti. Le informazioni supplementari fornite poc'anzi non bastano a dimostrare una gestione economicamente oculata delle concessioni a favore degli insediamenti insistenti sull'area dell'Aeroporto Sace. Intendo dire che le concessioni di cui fruiscono le attività economiche insediate nell'Aeroporto, ossia l'azienda che cura la manutenzione ordinaria e straordinaria degli aeroplani e gli aeromobili privati utilizzati non a scopo amatoriale o sportivo, ma per finalità economiche, non pare siano opportunamente remunerate. E' un'impressione che continua a permanermi, per cui mi riservo, dopo l'esame dei dati oggetto della risposta dell'Assessore, di riproporre il problema.



VIGLIONE Aldo


Argomento: Problemi energetici

Risposta scritta ad interrogazione n. 684 ed interpellanza n. 760 relative all'incidente alla centrale nucleare francese Superphoenix


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Cerchio. Ne ha facoltà.
CERCHIO, Assessore all'energia Desidero informare la Presidenza che da due mesi sono disponibile a rispondere all'interrogazione presentata dal Consigliere Staglianò e all'interpellanza presentata dal Consigliere Ala entrambe inerenti l'incidente tecnico accaduto alla centrale nucleare francese Superphoenix.



PRESIDENTE

Sono entrambe già iscritte. Essendo però una un'interrogazione e l'altra un'interpellanza, presentate da due Consiglieri diversi, la risposta è subordinata alla presenza di entrambi i Consiglieri.
CERCHIO, Assessore all'energia Chiedo pertanto che la Presidenza mi autorizzi a rispondere per iscritto alle sopraccitate interrogazione ed interpellanza.



PRESIDENTE

D'accordo, è autorizzata la risposta per iscritto.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 969 dei Consiglieri Chiezzi, Guasso e Amerio inerente i collegamenti stradali delle frazioni Foino e Tabiella del Comune di Cocconato


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 969 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Guasso e Amerio.
Risponde l'Assessore Mignone.
MIGNONE, Assessore alla viabilità Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema relativo alla strada comunale Foino - Tabiella in Comune di Cocconato risale al 1985.
In data 30/5/1985 il Servizio opere pubbliche e difesa del suolo di Asti segnalava la necessità di intervenire e richiedeva delle indagini geognostiche preliminari, e indicava in 90 milioni il costo presunto per le opere ritenute più urgenti.
In data 5/6/1985 veniva autorizzata la spesa di L. 8 milioni per le indagini geognostiche.
Successivamente, con deliberazione della Giunta regionale del 23/7/1985 n. 43/45623, veniva concesso sulla spesa di L. 90 milioni, così come era stato determinato dal Servizio decentrato opere pubbliche di Asti, il contributo in conto interessi con mutuo a totale carico della Regione da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti.
Tuttavia in data 13/3/1987 il Servizio decentrato di Asti segnalava che in prossimità del tratto franato, già oggetto di precedenti provvedimenti si era ampliata la nicchia di frana, per cui occorreva estendere l'intervento già iniziato: l'importo necessario fu quantificato dallo stesso Servizio in ulteriori L. 80 milioni.
Trattandosi di richiesta di pronto intervento mentre erano ancora in corso i lavori del lotto precedente, fu assentito con fonogramma in data 5/5/1987 l'inizio di tali ulteriori lavori per L. 20 milioni.
Con nota del 23/6/1987 il Servizio opere pubbliche di Asti rettificava dopo più accurati accertamenti e misurazioni, l'importo necessario in L.
100 milioni.
La residua somma di L. 80 milioni, oggetto di lamentela sul giornale da parte del Sindaco di Cocconato circa la scarsa attenzione della Regione, è stata assentita con un fonogramma in data 16/10/1987.
Ritengo quindi, dal punto di vista del finanziamento occorrente, che con questo ultimo atto, con il quale sono stati assentiti ulteriori 80 milioni, la Regione abbia adempiuto all'esigenza ulteriormente manifestatasi dopo la prima richiesta di finanziamento. In tal modo credo che il problema lamentato dall'Amministrazione comunale di Cocconato e dagli interroganti possa trovare una rapida soluzione nel momento in cui sono stati assentiti i finanziamenti che consentono l'avvio dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sono molto soddisfatto della risposta data dall'Assessore perché carente sul piano delle informazioni. Infatti, i Consiglieri interroganti chiedevano un iter dettagliato della pratica che invece è stato fornito solo parzialmente e un giudizio da parte dell'Assessore regionale in ordine allo svolgimento di questo iter. In particolare, si chiedeva se a suo giudizio vi era stato qualche ritardo in ordine all'espletamento della stessa.
Sulla base delle cifre e dei dati forniti dall'Assessore rimane ad esempio un elemento di dubbio: dal 30/5/1985, data in cui il Servizio opere pubbliche di Asti segnalava la necessità di un intervento, si è passati al 13/3/1987, quindi due anni dopo, con lavori parzialmente iniziati e forse non ancora del tutto finiti e una nuova frana che interessava lo stesso settore.
Nel 1985 si è determinato un intervento di L. 90 milioni in una zona dove due anni dopo si è verificato un ulteriore intervento franoso, per cui elemento di dubbio rimane il fatto che i Servizi non abbiano accertato immediatamente nel 1985 la gravità del fatto e si siano limitati ad individuare una zona parziale di smottamento, quando lo smottamento era invece di più grave entità.
Altro elemento di dubbio è la durata dei lavori. Giungere ad una situazione nella quale il Sindaco e l'Amministrazione comunale minacciano le dimissioni perché una loro frazione non viene messa in condizione di essere resa accessibile per anni, è un fatto di fronte al quale l'Assessore dovrebbe prendere misure nette e precise. Sono passati due anni e il Servizio opere pubbliche della Regione Piemonte, sezione di Asti, ha detto che c'era qualcosa che non andava.
Invito l'Assessore a verificare, forse più che questa pratica, altre situazioni che possono determinarsi in ordine all'accuratezza dei sopralluoghi che vengono svolti e alle previsioni di spesa. Questo è il classico caso in cui da una previsione di spesa si passa al raddoppio della stessa. Perché? Lo smottamento avviene esattamente nello stesso luogo in cui si era verificato il primo e ritengo anche che l'espletamento della pratica sia stato molto lento: due anni per costruire un muro di contenimento, parzialmente inutile perché subito dopo ha dovuto essere prolungato, non mi sembra un fatto da segnalare per l'efficienza e la tempestività degli interventi.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 1016 del Consigliere Picco inerente lo stato di attuazione della convenzione Regione Piemonte - Comune di Torino - FF.SS.


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1016 presentata dal Consigliere Picco.
Risponde l'Assessore Mignone.
MIGNONE, Assessore alla viabilità Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Picco con la sua interrogazione sollecita la Giunta a fornire al Consiglio e alla Commissione tutti gli elementi conoscitivi a disposizione in ordine alla progettazione e allo stato dei lavori del nodo di Torino.
La Giunta ha fatto avere al collega interrogante copia dei tre rapporti stilati dal Comitato per il nodo di Torino, cui partecipano oltre alla Regione anche le FF.SS. e il Comune stesso.
Da questi rapporti si evidenzia l'iter del protocollo d'intesa iniziale; le convenzioni successive comprese le appendici; il lavoro svolto dal Comitato di coordinamento per quanto riguarda la progettazione delle varie parti che compongono il progetto generale; quali sono state le riprogettazioni necessarie richieste dai vari soggetti e, infine, qual è in oggi lo stato di avvio dei lavori.
Poiché la disamina è molto ampia (si tratta infatti di entrare nel merito di molti elementi progettuali e tecnici) chiedo al collega Picco se conviene con la Giunta sull'opportunità di dedicare una riunione specifica della Commissione o del Consiglio piuttosto che fornire adesso una risposta affrettata e sintetica e di conseguenza poco chiara per lo stesso collega interrogante, che ringrazio per aver risegnalato all'attenzione del Consiglio uno dei nodi centrali della politica regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.
PICCO Ringrazio l'Assessore per i documenti che mi ha fornito, relativi ai verbali delle riunioni del Comitato di coordinamento. Da quei verbali non emergono le significative dialettiche che comunque sono in atto ai livelli istituzionali preposti, Regione e Comune, sullo stato di realizzazione o di realizzabilità di alcune delle previsioni che attualmente sono all'attenzione del Comitato di coordinamento. In questi verbali non compaiono le conseguenze di alcune posizioni politiche assunte nell'estate scorsa su problemi quali l'asse di penetrazione.
Su tale argomento sarebbe opportuno fornire alla Commissione i progetti destinati ad essere cantierati e conoscere lo stato effettivo delle autorizzazioni date dalla Regione e dal Comune di Torino. Dopo le comunicazioni a suo tempo fatte in aula non vi sono stati aggiornamenti nel merito.
Voglio richiamare l'attenzione dell'Assessore, e lo ringrazio per la disponibilità ad allargare il discorso ad una conoscenza approfondita in Commissione o in Consiglio sulle progettazioni.
La Regione ha anticipato risorse per queste progettazioni, quindi credo che il suo ruolo non sia solo di tipo amministrativo o notarile, ma di capacità decisionale e di governo.
La conoscenza di questi progetti dovrebbe essere quindi l'occasione per rivisitare questo ruolo e cercare di indirizzarlo verso accelerazioni che a noi paiono necessarie nella complessa integrazione degli atti progettuali e decisionali; un'integrazione che - secondo il nostro modesto avviso - non ha però tempi consequenziali come richiederebbe la complessità e l'importanza dell'opera che si viene realizzando.
Per ora mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore; rinvio ogni giudizio di merito su ciò che vedremo dai progetti.
Ricordo ancora che il cambiamento del Direttore compartimentale delle FF.SS., sarebbe l'occasione di una ripresa di contatto con le FF.SS. stesse e l'iniziativa, che mi è stata suggerita dal Consigliere Guasso, la facciamo nostra auspicando che nella programmazione di questi incontri vi sia possibilità di confronto.
CHIEZZI Pregherei l'Assessore di inviare la documentazione che ha fornito al Consigliere Picco anche al mio Gruppo e mi dichiaro favorevole alla proposta fatta dall'Assessore di un dibattito sull'insieme di questi problemi in Commissione o in Consiglio regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1072 dei Consiglieri Montefalchesi, Calligaro e Amerio inerente la Società Grasso nel Comune di Pianezza


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1072 presentata dai Consiglieri Montefalchesi, Calligaro e Amerio.
Risponde l'Assessore Cerchio CERCHIO, Assessore al lavoro Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Società Grasso fallita il 10 luglio 1987 fu oggetto, prima del fallimento, di varie offerte di acquisto.
Con il verificarsi del fallimento le offerte si dileguarono, ovviamente in vista di una situazione più vantaggiosa per l'acquirente.
Il curatore fallimentare, dott. Stasi, nell'interesse dei lavoratori alla fine del mese di luglio presentò domanda di cassa integrazione speciale ai sensi della legge n. 301.
Il giorno 13 novembre il Consiglio comunale aperto svoltosi nel Comune di Pianezza fu l'occasione per accertare che la richiesta di cassa integrazione non era ancora stata perfezionata dagli Uffici periferici di Torino del Ministero del Lavoro; che un nucleo importante di famiglie erano nella necessità di ottenere veri e propri sussidi di sopravvivenza; che il curatore fallimentare si astiene per ragioni di etica professionale da qualsiasi incontro con le organizzazioni sindacali, sociali e politiche.
Per conseguenza questo Assessorato ha voluto subito affrontare i tre urgenti problemi intervenendo presso gli Uffici locali del Lavoro nell'intento di provocare l'immediato invio a Roma della domanda di cassa integrazione. Infatti la domanda inviata al Ministero è stata subito sollecitata telefonicamente anche presso il Servizio ministeriale.
La situazione, in particolare di 15 nuclei familiari a reddito zero ed altri, è ancora alquanto difficile e costantemente seguita dall'Assessorato al lavoro e dall'Amministrazione comunale di Pianezza. Infatti entro questa settimana la Cassa di Risparmio di Torino, filiale di Pianezza, dovrà esprimere, tramite il suo direttore, il parere a concedere un prestito che abbiamo sollecitato come Assessorato regionale ad alcuni istituti di credito, trovando sensibile la Cassa di Risparmio - a dette famiglie fino alla liquidazione dell'integrazione salariale.
Inoltre, per avallare il prestito, l'Assessorato è disponibile a seguire costantemente la pratica di cassa integrazione ai sensi della legge n. 301 a favore dei lavoratori della Società Grasso, mentre il curatore fallimentare è già in grado di accertare la solvibilità dei crediti nei confronti di tutti i lavoratori licenziati.
Inoltre si può senz'altro affermare che i contatti con l'Amministrazione comunale di Pianezza, con il Sindaco e il Segretario comunale in termini operativi, per promuovere un incontro con il Commissario ed eventuali interessati al subentro per ricercare possibilità di impiego in servizi socialmente utili, per verificare soluzioni di mobilità, sono frequenti, quasi quotidiani.
In concreto si desidera arrivare al menzionato incontro entro breve tempo avendo cura di seguire tutte le strade percorribili. Assicuro i Consiglieri interroganti dell'attenzione quotidiana che l'Assessorato pone a questo problema e li informo che nei prossimi giorni dovrebbe concretizzarsi il primo intervento da parte dell'Istituto di credito nei confronti di una quindicina di nuclei familiari a reddito zero, intervento che segnalerebbe un'iniziativa al di là della competenza tipica della Regione e vedrebbe l'Assessorato direttamente in rapporto con l'Istituto di credito per riuscire a dare tempestivamente un contributo a queste famiglie particolarmente bisognose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.
MONTEFALCHESI Ringrazio l'Assessore per la risposta rispetto alla quale mi dichiaro parzialmente soddisfatto.
C'è un problema di tempi rispetto alla presentazione al Ministero dell'istanza di cassa integrazione. L'azienda è stata dichiarata fallita nel mese di luglio; l'istanza di richiesta della cassa integrazione è partita nella seconda quindicina di novembre o inizio di dicembre. Sono passati quindi cinque mesi.
Vorrei ricordare che l'unica istruttoria che l'Ufficio Regionale del Lavoro (ufficio periferico del Ministero del Lavoro) deve compiere rispetto a pratiche riguardanti l'accesso alla cassa integrazione in base alla legge n. 301 per i lavoratori di aziende dichiarate fallite, è la verifica dell'avvenuta dichiarazione di fallimento. L'Ufficio Regionale del Lavoro non deve fare grandi istruttorie e quindi non si giustifica un ritardo di cinque mesi rispetto all'invio dell'istanza a Roma.
E' un ritardo ingiustificato. Credo che dobbiamo cogliere questa occasione per sollecitare l'Ufficio Regionale del Lavoro affinché eventi di questo genere non abbiano a ripetersi. Un ritardo di cinque mesi vuol dire per questi lavoratori restare cinque mesi in più senza stipendio.
L'Assessore ha già detto che l'Assessorato è intervenuto presso il Ministero per accelerare l'esame della pratica di richiesta di cassa integrazione. Sollecito comunque l'Assessore a seguire costantemente questa come del resto altre pratiche per evitare il rischio che passino molti mesi dal momento in cui il Ministero riceve la domanda a quello in cui verrà corrisposta la cassa integrazione e il caso di 106 nuclei familiari senza reddito è un problema grave.
L'aspetto salariale va affrontato anche in termini di copertura dal mese di luglio fino al momento in cui il Ministero concederà la cassa integrazione. Ci sono nuclei familiari a reddito zero che non possono continuare ad andare avanti senza reddito; ci sono nuclei familiari in cui entrambi i coniugi lavoravano all'interno della Società Grasso.
Nell'assemblea è stato detto quanto sia umiliante per questi lavoratori dover andare a mendicare all'USSL la corresponsione di assegni sociali di integrazione salariale.
Colgo favorevolmente la disponibilità della Cassa di Risparmio a compiere un'operazione di anticipo con la cessione di crediti, che tra l'altro noi avevamo sollecitato nell'interrogazione come momento di copertura di questa fase di assenza di corresponsione salariale ai lavoratori. Del resto la Regione Piemonte nella scorsa legislatura ha già sperimentato nei confronti di varie aziende un'operazione di cessione dei crediti con anticipo da parte delle banche.
L'altro aspetto riguarda la questione degli sbocchi occupazionali.
Dal Consiglio comunale aperto era emerso, prima del fallimento l'interessamento da parte di forze imprenditoriali di una certa credibilità a subentrare in questa azienda. Queste forze imprenditoriali erano state presentate attraverso lo studio di un avvocato di grande nome della nostra città e quindi è presumibile che questi interessamenti fossero reali e non un bluff.
Sollecitiamo l'Assessore a riprendere quelle fila che la dichiarazione di fallimento ha interrotto, e a questo punto procedere anche al commissariamento perché in questi casi tutti aspettano che passi il cadavere lungo il fiume per impossessarsene al prezzo più basso possibile.
Credo sia sbagliato attendere quello che resta di questa azienda o che le fette di mercato di questa azienda in qualche modo passino lungo il fiume e vengano acquistate per pezzi al prezzo più basso possibile. Questo significherebbe l'impossibilità di riavviare l'attività produttiva.
Sollecito ancora l'Assessore a seguire sia l'aspetto salariale della concessione della cassa integrazione presso il Ministero, sia quello che riveste un carattere di assoluta urgenza rispetto al riavvio di un'ipotetica attività produttiva e cioè l'interessamento delle forze imprenditoriali, che è la condizione per sperare che una parte dei lavoratori che sono stati licenziati possa rientrare in azienda e ricevere quindi un salario da lavoratori occupati e non da cassaintegrati.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione n. 874 dei Consiglieri Paris e Penasso inerente la gestione di parchi e riserve naturali. Presenza di animali selvatici


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 874 presentata dai Consiglieri Paris e Penasso.
Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai parchi Con l'interrogazione di cui trattasi i Consiglieri Paris e Penasso richiedono di conoscere se vi sia da parte della Giunta una reale volontà di intervenire con mezzi e procedure eccezionali nel controllo della fauna selvatica che, all'interno dei parchi e nelle zone di pre-parco, crescendo in quantità sempre più consistente, costituiscono elemento di effettivo danno all'attività agricola e di rischio per l'incolumità pubblica in relazione ad alcuni incidenti stradali causati da animali vaganti richiedono inoltre di procedere in tempi brevi all'esame della proposta di legge presentata dagli interroganti e da altri Consiglieri della DC tesa a migliorare la gestione dei parchi.
In merito alla prima questione posta ritengo sia opportuno innanzitutto sottolineare il fatto che la Giunta regionale - e con essa tutti gli Enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali ove il problema si pone - è pienamente cosciente dei gravi danni che vengono arrecati all'attività agricola dalla presenza troppo massiccia di alcune specie di fauna selvatica la quale, di fronte alla mancanza di predatori naturali, non ha forme di controllo numerico efficace salvo quelle, previste dalle leggi in materia, di intervenire con abbattimenti di carattere selettivo: altrettanto coscienti si è del fatto che non è pensabile gestire il problema attraverso procedure di risarcimento danni che, al di là del costo sociale che potrebbero comportare, non sono neppure soddisfacenti per i conduttori delle attività agricole. Si rende perciò necessario - e in ci condivido pienamente le preoccupazioni dei Consiglieri Paris e Penasso intervenire in modo efficace con l'unico mezzo consentito dalla legge e cioè con abbattimenti selettivi.
Credo sia a conoscenza di tutti i Consiglieri che, proprio partendo dai presupposti di cui sopra ed in armonia con le finalità di salvaguardia dell'ambiente naturale, si sono attivate le procedure per effettuare abbattimenti selettivi in numerosi parchi naturali regionali. Ribadisco il concetto che questi abbattimenti, riferiti ad alcune specie come il cinghiale o il cervo, sono interventi di carattere ecologico, cioè tesi alla conservazione dell'ambiente. Coloro che conoscono i problemi di alcuni parchi naturali sanno perfettamente come il controllo selettivo sia necessario per salvare ambienti naturali di grande interesse ambientale come il Gran Bosco di Salbertrand o come La Mandria, ove la massiccia presenza di ungulati ha creato danni al bosco che, sia ecologicamente sia economicamente, sono da considerarsi gravissimi. In questi parchi è oggi praticamente assente la rinnovazione forestale, fatto che costituisce uno dei più gravi problemi in assoluto per questi ambienti naturali. E' pertanto necessario procedere al controllo selettivo che non può che essere controllo numerico: bisogna pertanto intervenire con la riduzione del carico al di là del fatto di intervenire soltanto sui capi colpiti da malattie.
Questi concetti sono stati più volte ripresi da tutti gli scienziati competenti in materia zoologica, ecologica ed ambientale e dallo stesso Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina di Bologna che, lo ricordo è l'Ente che la legge nazionale definisce competente ad esprimersi in materia di abbattimenti: questi soggetti hanno più volte invitato la Regione ad intervenire con gli abbattimenti e la Regione, nel rispetto di questi criteri scientifici, ha accolto tale invito predisponendo gli opportuni abbattimenti.
E' peraltro noto che un'associazione naturalistica - una sola per amore di verità, in quanto le altre, pur con le giuste cautele e con posizioni diversificate, hanno in gran parte condiviso le scelte regionali l'ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), ha impugnato tutte le deliberazioni della Giunta regionale tendenti a diminuire i problemi di sovraccarico da fauna selvatica nei parchi regionali, ottenendo la sospensiva dal TAR.
sospensiva che, di fatto, vanifica l'operazione in quanto, quando sarà discusso il merito delle deliberazioni impugnate, saranno ampiamente scaduti i termini utili per intervenire.
Posso perciò rispondere al primo quesito dei Consiglieri Paris e Penasso confermando che la Giunta regionale è pienamente cosciente del problema del sovraccarico di popolazione animale all'interno di alcuni parchi e con riferimento ad alcune specie e che pertanto è intenzionata a procedere in base ai provvedimenti che possono essere legittimamente posti in essere nel rispetto delle leggi vigenti, ma che, in questo cammino, ha trovato ostacoli che, debbo purtroppo constatare, se non saranno rimossi potrebbero ritorcersi gravemente anche contro le popolazioni animali che qualcuno pensa di tutelare. A solo titolo esemplificativo si può pensare a cosa diventerebbe La Mandria di fronte alla presenza di 1.000 cervi che distruggendo il bosco per nutrirsi, porterebbero alla contemporanea distruzione di tutto il Parco. E' dunque nostra intenzione rimuovere attraverso gli opportuni provvedimenti di tutela amministrativa, gli ostacoli citati.
Per quanto riguarda la richiesta di procedere in tempi brevi all'esame della proposta di legge modificativa della legge quadro sui parchi (considero legittima la richiesta dei Consiglieri Paris e Penasso, anche perché non ricordo la data, ma certamente si tratta di un provvedimento che risale oltre ad un anno fa) bisogna sottolineare che tale richiesta pu anche essere sollecitata alla Giunta, ma va indirizzata al Presidente del Consiglio affinché la Commissione competente provveda in merito.
Devo peraltro comunicare (questo è il motivo per cui di fatto si è andati a rilento sulla revisione della legge n. 43) che la Giunta regionale e questo l'ho detto recentemente in occasione di un dibattito - intende presentare a breve scadenza un proprio disegno di legge di integrazione della L.R. n. 43/75 al fine di dare risposta ad alcuni problemi emersi in sede gestionale e che pertanto potrebbe rivelarsi utile un esame congiunto delle due proposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.
PARIS Ringrazio l'Assessore Vetrino per la risposta all'interrogazione che ho presentato unitamente al collega Penasso.
Sono lieto di sentire che la Giunta regionale è pienamente cosciente dei gravi problemi che si sono determinati a seguito della moltiplicazione incontrollata di animali selvatici, in modo particolare degli ungulati.
Quindi è già un passo avanti il sentire che queste preoccupazioni sono condivise dalla Giunta.
L'Assessore Vetrino ha molto opportunamente parlato del problema degli abbattimenti selettivi. Certo, in zona di parco non si può fare altro che abbattimento, perché pronunciare la parola "caccia" è peccato mortale estremamente grave. Ho sentito alcuni ecologisti parlare di "assassinio" dei cinghiali. Proporrei a questa gente di andare a vivere, operare e cercare di trarre il necessario per vivere, in quelle zone; forse cambierebbero leggermente parere questi ecologisti "da salotto".
Tornando al problema degli abbattimenti selettivi non basta dire da parte della Giunta regionale che si è d'accordo. Bisogna agire in modo che questi abbattimenti selettivi possano essere veramente effettuati e non rimangano solo sulla carta.
E' tipico l'esempio del Parco Orsiera - Rocciavrè, di quello che sta succedendo in Valle di Susa. A seguito di richiesta formulata parecchi mesi fa si è arrivati alla determinazione di concedere gli abbattimenti selettivi per 50 cinghiali.
Ci sono delle norme, che sono state recepite dalla deliberazione di Giunta, che fanno veramente ridere perché è stato preso come vincolante il parere del famoso Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina di Bologna secondo cui i cinghiali debbono essere abbattuti in percentuale eguale tra maschi e femmine (quindi il cacciatore deve alzare la coda al cinghiale per sapere se può sparare oppure no); il 35% almeno dei cinghiali abbattuti deve essere in età compresa tra i sei mesi e l'anno (bisogna chiedere la carta d'identità ai cinghiali!); ogni cacciatore, anzi, ogni abbattitore ha diritto a due colpi e se, occasionalmente o volutamente sbaglia bersaglio ha soltanto più diritto ad un colpo. Mi chiedo qual è il cacciatore che volutamente sbaglia bersaglio. Cerchiamo di non andare nel ridicolo! Tutte le richieste di pareri che sono state fatte all'Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina di Bologna hanno portato ad un allungamento dei tempi per cui l'autorizzazione all'abbattimento di 50 cinghiali nel Parco Orsiera Rocciavrè è venuta verso fine novembre e gli abbattimenti debbono essere fatti entro il 31 dicembre. Adesso ci sono due metri di neve, quindi gli abbattimenti in pratica non si possono fare.
Queste sono autorizzazioni da concedere nei mesi di settembre e ottobre e non a dicembre! E se gli abbattimenti non vengono effettuati? C'è una norma che dice che la Provincia deve risarcire i danni anche nelle aree a parco dove sia operante un piano di abbattimento; un piano di abbattimento che però è sulla carta e non è eseguibile. Quindi questa gente oltre al danno subisce le beffe perché i cinghiali continuano a mangiar tutto e nessuno risarcisce qualcosa.
Rivolgo un'ultima battuta all'Assessorato alla caccia, ed a questo proposito ho già preparato un'interrogazione: non vedo perché, di fronte al moltiplicarsi dei danni (anno per anno aumentando gli animali aumentano anche i danni), l'assegnazione alle Province per il risarcimento, che l'anno scorso era di un miliardo e mezzo, quest'anno è stata soltanto di un miliardo e duecento milioni. Sono in possesso di dati sicuri riferiti solo alla provincia di Torino: da questi dati risulta che nel 1987 le domande rigorosamente accertate dall'Amministrazione provinciale di Torino (non il numero delle domande presentate perché anche tra i coltivatori ci sono quelli che esagerano) determinano un danno superiore del 25% a quello che si è verificato l'anno scorso. Del problema se ne interessi l'Assessorato competente. Se la Regione vuole evitare il ripetersi di questi problemi, è necessario dare attuazione alla politica degli abbattimenti selettivi in zona parco e provvedere allo stanziamento delle cifre giuste affinché chi ha subito il danno venga doverosamente risarcito; nei parchi e fuori dei parchi.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 1067 dei Consiglieri Ferro e Bresso inerente il progetto realizzato con l'ENEA dal titolo "Progetto Finalizzato Energetica"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 1067 presentata dai Consiglieri Ferro e Bresso.
Risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore all'energia Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la pubblicazione inerente il "Progetto Finalizzato Energetica 1983/1987" redatto dal CNR in collaborazione con l'ENEA, citata dai Consiglieri regionali interroganti e stampata nel gennaio 1987, riporta gli esiti di un'indagine sullo stato della programmazione energetica nelle regioni italiane, mettendo in luce l'impegno organizzativo e programmatico delle diverse Regioni in ordine ai problemi dell'energia.
In particolare, tale indagine evidenzia lo stato generale delle iniziative regionali in tema di energia ed illustra gli studi, i piani, le leggi, le normative, le convenzioni con gli enti, adottati da ogni singola Regione con la relativa struttura organizzativa, nonché una prima analisi relativa allo stato di attuazione della legge n. 308.
Per quanto riguarda il quesito posto dai Consiglieri interroganti, devo intanto dire che non risulta a questo Assessorato che la Regione abbia predisposto ed approvato nell'anno 1981 il bilancio energetico regionale risulta invece che nel 1981 la Federpiemonte e la Unione Camere Piemonte hanno commissionato un'analisi sul sistema energetico territoriale pubblicata dall'EDA nel gennaio 1982 con il titolo: "L'energia in Piemonte Bilancio energetico regionale - Analisi territoriale ed indagine settoriale".
Pertanto, quanto è riportato nella tabella 5, pag. 15, della pubblicazione del CNR-ENEA risulterebbe errato per quanto riguarda il soggetto committente, confermando altresì che la Regione non ha comunque commissionato neanche successivamente allo IEFE (Istituto Economia delle Fonti di Energia) alcun bilancio o piano energetico regionale.
Sempre nella stessa pubblicazione al paragrafo 3 di pag. 13, dove si analizza il tema degli strumenti programmatici regionali in materia di energia, si affronta la questione della redazione di piani e di bilanci energetici in collaborazione con vari enti energetici, economici e di ricerca che in alcuni casi hanno avuto incarico diretto da parte della Regione interessata.
Ciò rientra nell'ambito della politica delle intese Regione - Enti di Stato, di cui la stessa pubblicazione offre ampia illustrazione consultiva delle esperienze conosciute a livello di singole Regioni.
Non vi sarebbe pertanto corrispondenza fra la tabella 5 di pag. 15 e quanto riportato alla lettera b) di pag. 14, dove si afferma testualmente che "la seconda linea di tendenza in cui il piano viene individuato indica con certezza strategie e strumenti per il perseguimento di obiettivi prefissati senza invadere nuovi compiti istituzionali".
Parrebbe di capire invece che tale linea di tendenza sia stata rilevata nella proposta del piano dove alla voce "programma energia" si cita l'ipotesi di elaborazione di un piano energetico regionale che trova proprio origine negli accordi siglati fra la Regione e l'ENEA e che non sono stati ancora compiutamente definiti.
In sintesi vi è certezza sulla volontà di dotarsi di un piano, anche se tale strumento è stato dichiarato in alcune Regioni illegittimo dalle autorità governative di controllo, in quanto non sembra essere puro momento di attuazione decentrata delle strategie nazionali contenute nel PEN, bensì abbraccerebbe attività che sostanzialmente vanno ad interessare anche indirettamente competenze dello Stato e dei suoi Enti.
La convenzione quadro con l'ENEA confermava tale volontà con la redazione dell'analisi preliminare del sistema energetico regionale edito nell'ottobre 1984, a cui successivamente seguiva l'incarico di redazione di un piano mai decollato poiché la deliberazione del Consiglio di amministrazione dell'ENEA veniva bloccata dai revisori della Corte dei Conti.
Il rilievo posto dalla Corte dei Conti sottolinea che la legge istitutiva dell'ENEA non consente all'Ente di Stato di prestare un tale servizio alle Regioni, ma semmai tramite atto contrattuale specifico pu prevedere una proposta regionale a fronte della quale l'ENEA offre la metodologia di lavoro, l'acquisizione e l'elaborazione dei dati cui la Regione risponde in termini di assunzione di oneri di spesa.
In conclusione, l'unico atto assunto dalla Giunta regionale risulta essere quello relativo all'accordo Regione - ENEA del 1982, cui ha fatto seguito la redazione dell'indagine sopra menzionata nel 1984 che, fra l'altro, offre spunti di riflessione per la pianificazione energetica regionale, utili a costituire le condizioni propedeutiche per una prima ipotesi di piano energetico regionale che si ritiene possa essere affidato all'ENEA in tempi brevi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Voglio auspicare che l'Assessore abbia colto il senso provocatorio della nostra interrogazione. E' chiaro che noi stessi sapevamo che non esiste in Piemonte né un piano né un bilancio energetico, ma soltanto gli studi attuati dalla Federpiemonte. Comunque, pur in presenza di una mozione da tempo presentata dal Gruppo comunista il cui primo firmatario è il collega Valeri, non si è avuto modo di discutere in questa sede attorno ai lineamenti e agli indirizzi di un piano e di un bilancio energetico regionale. Quindi è stata volutamente provocatoria la nostra interrogazione rispetto alla quale è stata data una risposta molto burocratica perch meticolosa per quanto riguarda i singoli passaggi e sembra quasi che, anche rispetto agli incidenti che sono capitati nel corso di questi anni (a cominciare dal fatto che la Corte dei Conti blocca una deliberazione dell'ENEA e chiede non tanto una convenzione da stipularsi tra ENEA e Regione, quanto invece un atto contrattuale), la Regione non c'entri nulla e che siano invece incidenti che riguardano altri. Quando si tratta di assumere un impegno per quanto riguarda il piano e il bilancio energetico l'unica affermazione che sentiamo in questa sede da parte dell'Assessore è la seguente: "C'è la volontà di dotarsi".
Ricordo gli entusiasmi del 1981 quando partì il PEN, quando si pose il problema alle Regioni di dotarsi davvero di strumenti come potevano essere il piano e il bilancio energetico. Signori, ci sono anche responsabilità delle Giunte di sinistra, non le nascondiamo, ma sono passati sei anni dal 1981 e ci troviamo ancora di fronte all'affermazione: "C'è la volontà di dotarsi". E se caso mai capiteranno ancora incidenti di percorso, molto probabilmente la responsabilità continuerà ad essere di altri, questa volta la pongo non più su un piano provocatorio, ma su un piano umoristico, come ci ha dato ad intendere l'Assessore poc'anzi nella sua risposta.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazioni n. 1054 del Consigliere Ala, n. 1055 dei Consiglieri Avondo Bontempi, Chiezzi e Guasso, n. 1071 del Consigliere Staglianò, inerenti l'esclusione del Comune di Gattico dall'elenco dei Comuni colpiti da eventi alluvionali


PRESIDENTE

L'Assessore Mignone risponde congiuntamente alle interrogazioni nn.
1054, 1055 e 1071 presentate rispettivamente dal Consigliere Ala, dai Consiglieri Avondo, Bontempi, Chiezzi e Guasso e dal Consigliere Staglianò.
MIGNONE, Assessore al pronto intervento Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per quanto riguarda le segnalazioni del Comune di Gattico di danni causati dall'alluvione e dagli eventi calamitosi del 24 e 25 agosto confermo che risultano agli atti della Regione, contrariamente a quanto ripreso in alcune delle interrogazioni due telegrammi, uno inviato in data 25 agosto, l'altro in data 26 agosto con i quali il Comune di Gattico segnalava "danni ad opere pubbliche causati dalle avversità atmosferiche del 24 e 25 agosto". Risultano quindi tempestivamente inviati i telegrammi al Servizio decentrato opere pubbliche di Novara e all'Assessorato regionale alle opere pubbliche.
Per uno degli interventi segnalati è stato anche effettuato un sopralluogo da parte del Genio Civile, il quale ha accertato la necessità di un intervento per 50 milioni, cosa che peraltro risulta anche dagli atti rassegnati a suo tempo alla Commissione consiliare quando discutemmo dell'alluvione di agosto, tant'è che vi è un allegato del Servizio decentrato opere pubbliche di Novara con il quale vengono indicati gli interventi fuori zona delimitata e all'interno di questi è ricompreso anche il Comune di Gattico.
Per quanto riguarda la seconda segnalazione non si è proceduto al sopralluogo perché il Servizio decentrato era totalmente impegnato nei giorni dell'emergenza ad effettuare sopralluoghi nelle zone che risultavano dalle prime segnalazioni maggiormente colpite dagli eventi calamitosi.
Per quanto riguarda il mancato inserimento del Comune di Gattico all'interno delle zone delimitate ai sensi della legge n. 38, debbo ricordare al Consiglio che in quei giorni i Comuni che segnalarono danni e per i quali i Servizi decentrati accertarono danni a seguito dell'evento calamitoso furono 282. La Giunta regionale, attraverso un dibattito che si sviluppò anche in Consiglio, ritenne di chiedere la delimitazione ai sensi della legge n. 38 soltanto per 160 Comuni, ritenendo che per questi dovesse esservi luogo al ricorso delle provvidenze previste in particolare per i privati ai sensi della legge n. 38.
Per gli altri danni segnalati ed accertati dai nostri Servizi decentrati, la Regione li riconobbe, ma ritenne di dovervi far luogo con le risorse proprie. Quindi la delimitazione aveva lo scopo essenzialmente di consentire l'intervento a favore dei privati sia per quanto riguarda i fabbricati civili per abitazione sia per quanto riguarda le attività artigianali ed industriali danneggiate. Sostanzialmente lo spartiacque discendente dalla delimitazione fatta dal Consiglio regionale era al fine di consentire interventi finanziari pubblici a favore di privati e delle zone industriali. Per cui in allora, laddove vi era soltanto un danno alle opere pubbliche oppure risultava essere un Comune non ricompreso all'interno di una delimitazione omogenea (uno dei criteri a cui si attenne la Regione fu quello dell'omogeneità territoriale), la Regione non disconosceva l'esistenza di danni, ma vi ha provveduto con risorse proprie.
Voglio dire che l'inclusione o meno all'interno della deliberazione del Consiglio regionale non significa l'esistenza o meno dei danni causati dalle piogge di quei giorni ad opere pubbliche. La delimitazione rispondeva all'esigenza di intervenire a favore dei privati in quelle zone dove i privati avevano avuto dei danni accertati e un altro criterio che seguì la Giunta regionale nella sua proposta era quello di una delimitazione che avesse il senso della omogeneità.
E' quindi secondo questo criterio che il Comune di Gattico non risult incluso nella delimitazione ancorché avesse tempestivamente segnalato dei danni (danni peraltro accertati attraverso un primo sopralluogo del Servizio decentrato opere pubbliche di Novara).
E' evidente che con le interrogazioni che sono state presentate viene sollevato un problema di carattere più generale che credo non possa essere sottaciuto, vale a dire la tendenza da parte dello Stato in molti casi, ivi compresi quelli che riguardano la protezione civile, ad intervenire direttamente a favore di Comuni che chiedono e rappresentano delle urgenze.
Tendenza che inizialmente pareva dovesse essere anche alla base degli interventi con i quali sono stati assegnati 41 miliardi alla Regione Piemonte per rispondere all'emergenza dell'alluvione, perché in un primo tempo l'orientamento del Ministero era quello dell'assegnazione ai singoli Comuni direttamente sia pure sulla base delle indicazioni dei nostri Servizi. Noi ci opponemmo a quella proposta e in quella occasione il Ministero riconobbe valide le nostre argomentazioni, quindi di un'assegnazione diretta alla Regione per la successiva allocazione delle risorse agli Enti locali sulla base degli accertamenti effettuati dai tecnici dei Servizi decentrati.
Purtroppo questo non è accaduto in tutti i casi. Gattico non è il solo caso, ma è venuto all'attenzione perché ha la fortuna o la sfortuna, ognuno la valuti come vuole, di avere un Sindaco che è persona nota, ma vi sono altri Sindaci meno noti che non raggiungono gli onori della stampa e ricevono risorse molto più consistenti per interventi più o meno analoghi.
Accolgo il senso delle interrogazioni, al di là della vicenda particolare, proprio nella direzione generale delle difficoltà di un rapporto che si sta sempre più deteriorando tra Amministrazione centrale e Amministrazioni regionali. Vi sono altri casi di interventi diretti da parte dello Stato nei confronti dei Comuni in varie materie senza che alla Regione sia consentito di svolgere un ruolo di governo e di raccordo.
Noi abbiamo protestato - il collega Moretti è stato uno dei paladini per un altro settore - rispetto a questo rapporto Stato-Regioni che molte volte non si configura nel modo corretto. Quindi, colgo dalle interrogazioni questa sollecitazione affinché le Regioni cerchino di correggere la tendenza, che purtroppo in questi ultimi tempi si è andata aggravando, di un rapporto diretto singoli Ministeri - singoli Enti locali che non consente alla Regione di svolgere quel ruolo di raccordo che invece vuole svolgere, perché quando una Regione propone una delimitazione di 160 Comuni a fronte di 282 che hanno presentato delle richieste significa che è stata assunta una posizione responsabile, andando anche incontro alle prese di posizioni dei Comuni esclusi non molto benevoli nei nostri riguardi.
Spiace anche a noi che poi questi Comuni vengano gratificati da un intervento diretto del livello ministeriale.
A me pare che la Regione abbia svolto il suo ruolo correttamente e ha anche svolto un'azione nei confronti del Ministero perché queste risorse fossero assegnate direttamente alla Regione allo scopo di evitare che l'intervento complessivo avvenisse direttamente tra Ministero e Comuni.
Torno a ribadire che le richieste del Comune di Gattico erano state presentate e che vi erano dei danni accertati; non è stato incluso perch si trattava di un Comune al di fuori dell'area maggiormente colpita e perché la delimitazione serviva soprattutto ad attivare meccanismi di finanziamento in favore dei privati e delle aziende artigiane e industriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA La mia controrisposta non potrà essere lunga quanto è stata quella dell'Assessore. La risposta dell'Assessore è stata lunga per un motivo solo: aver ripetuto sei volte le stesse cose. Le cose da dire erano infatti molto poche e sono state continuamente ripetute nel tentativo da un lato di dimostrare che questi danni erano già stati segnalati alla Regione e dall'altro...
MIGNONE, Assessore al pronto intervento Consigliere Ala, devo rispondere ai quesiti posti.
ALA Qual è l'effetto che emerge? Che la risposta sembra essere molto lunga complessa, articolata nel tempo. In realtà, il tutto è estremamente semplice e la risposta avrebbe potuto essere data in un minuto e mezzo. Ed io non vorrei occupare più di un minuto e mezzo perché la questione non merita molto di più. Con la Commissione ho partecipato ad un sopralluogo in Val d'Ossola. Nella mia interrogazione chiedevo: perché non siamo andati a Gattico anziché in Val d'Ossola? A leggere le vicende sembra che il centro dell'alluvione e del diluvio fosse quel benedetto Comune e non invece la Val d'Ossola! Ed infatti i soldi arrivano prima a Gattico che in Val d'Ossola! Quindi vuol dire che nella graduazione dei danni...
MIGNONE, Assessore al pronto intervento Non è assolutamente vero, perché i primi interventi autorizzati sono dei primi giorni di settembre in Val Formazza.
ALA Questa è una questione che si può mettere come si vuole. E' indubbio che sia io che gli altri colleghi interroganti, dietro questa vicenda abbiamo letto una cosa soltanto, dato che siamo maliziosi. Se le calamità in Piemonte si concentrano in quel Comune è perché quel Comune ha santi in paradiso. Mi pareva che la Regione avesse predisposto, e questo era stato detto a proposito della deliberazione specifica votata da questo Consiglio una serie di priorità. Dire che un danno di 50 milioni è un danno dovuto ad un grande evento calamitoso, tale da richiedere l'intervento della Protezione civile, ordinanze specifiche e via dicendo, credo equivalga a delineare un Paese diverso da questo. Quando mai si è vista tanta sollecitudine, urgenza, cura del dettaglio? La mia interrogazione era inoltre posta in maniera totalmente diversa da quanto può apparire dalla risposta dell'Assessore. A mio parere, è Gattico ad avere ragione e la Regione ad avere torto. La Regione ha sbagliato. Non l'ho posta in termini seri, come hanno fatto i colleghi di DP e del PCI, che dicono che Gattico è un paese di raccomandati! E' da porre in tutt'altri termini: la Regione ha una totale incapacità a capire il suo territorio e capire dove piove e dove non piove! Lo sanno tutti poi, che a Gattico piove sul bagnato. Lì piove sempre. E la stessa cosa è successa quando è nevicato: lì è nevicato di più. Adesso è piovuto di più probabilmente franerà di più! E' il posto piùsfortunato della nostra regione. Il fatto che la Regione non se ne sia ancora accorta, dopo così tanti anni, è preoccupante. Invece, il Ministero della Protezione Civile se ne è accorto subito. Ed allora io dico: ringraziamo il Ministero della Protezione Civile!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Penso che a beneficio dei nostri ascoltatori varrebbe la pena di dire che stiamo parlando di Nicolazzi city, ovvero di Gattico. La vera calamità di questo paese è avere come suo primo cittadino l'ex Ministro dei Lavori Pubblici. Con questo non vorrei alimentare il flusso di denaro verso Gattico. Della pezza giustificativa confezionata da lei, mi consenta Assessore con molta franchezza, condivido soltanto la lagnanza finale allorquando dice che la Regione ancora una volta è stata scavalcata, forse perché, come dice il collega Ala, non conosce il suo territorio, ma ancor più perché Nicolazzi si è rivolto al Ministro Gaspari perché al suo posto non c'era Peppino Cerutti (l'Assessore Mignone infatti non è nicolazziano) quindi ha saltato direttamente l'ostacolo e se n'è andato a Roma dove ha trovato dei buoni ascoltatori.
Dalla sua risposta, Assessore, emerge che i telegrammi sono arrivati ma non emerge quali danni sarebbero stati segnalati. Scriveva il "Corriere di Novara" del 5 novembre scorso su questa vicenda: "Nei giorni scorsi siamo andati nelle zone che sarebbero state colpite dal violento nubifragio di agosto. Per andare in queste località, tutte ubicate nell'immediata periferia gatticese, si possono prendere più strade, Mottorosso è raggiungibile da Borgomanero, passando da Casale e Cocomartinale; ma quella che sale verso Mottorosso più che una strada è uno sconnesso viottolo di campagna che diventa impraticabile anche dopo un modesto acquazzone.
Mottorosso non è nemmeno una frazione, poche case nascoste da una folta vegetazione, la maggior parte delle quali utilizzate da villeggianti milanesi unicamente durante la stagione estiva. Lasciato Mottorosso e proseguendo verso la Cascina Marchina la strada diventa più agevole e prosegue sempre asfaltata fino alla zona residenziale della Madonna Assunta". Questo è quello che scrive l'inviato del "Corriere di Novara" Carlo Panizza. Ora se i fatti stanno così ci sono diverse ombre oltre a quelle già segnalate in maniera arguta dal collega che mi ha preceduto.
Un'ombra improvvisa è calata, quella della rinuncia del sen. Maurizio Pagani, manco a dirlo socialdemocratico anche lui, all'incarico di redigere il progetto esecutivo per il ripristino dei danni causati dal maltempo a seguito della scoperta di una sua incompatibilità, non ravvisata ahimè dal Consiglio comunale di Gattico, il quale all'unanimità ha approvato la deliberazione di affidamento dell'incarico. Al riguardo, mi si consentirà di aggiungere che siamo rimasti molto sorpresi ed amareggiati per l'inconcepibile ruolo del Gruppo comunista di Gattico, al quale era sfuggito quello che poi è stato documentato e che era notorio e cioè che Pagani è un senatore socialdemocratico e che è incompatibile per la sua funzione istituzionale (è vicepresidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato) agli incarichi che gli erano stati affidati e soprattutto sfuggivano in quel voto unanime del Consiglio comunale di Gattico i motivi per cui era stato affidato l'incarico stesso, cioè l'inesistenza di danni.
Penso che dobbiamo essere grati - io perlomeno lo sono ai compagni Acotto Bontempi e agli altri compagni comunisti che hanno opportunamente smentito il comportamento della sezione PCI di Gattico, la quale con la sua attenzione favorisce proprio quello che dicono testualmente i compagni nell'interrogazione: "strane colleganze clientelari". Una distrazione che noi riteniamo particolarmente grave, trattandosi di un personaggio Nicolazzi, che si comporta in quella zona come un vero e proprio "ras" di quartiere, coperto dalle connivenze più spudorate come quel tal Francesco Allegra, redattore de "La Stampa" di Novara, il quale il 13 novembre scorso in una specie di inchiesta sparata su cinque colonne del suo giornale cominciava così: "Un Sindaco viene accusato di aver procurato al proprio Comune un contributo statale di 300 milioni. E' il caso dell'on. Franco Nicolazzi, già per sette anni Ministro dei Lavori Pubblici ed attuale Segretario nazionale del PSDI". Poi fa finta di inchiestare il paese e parla il Vicesindaco Federico Casaccio, socialdemocratico anche lui, il quale dice: "Quando un Comune subisce dei danni a causa del maltempo è normale che il Sindaco si preoccupi di spedire telegrammi a destra e a sinistra. L'on. Nicolazzi, da quel Sindaco avveduto che è, non ha fatto che il suo dovere". Francesco Allegra conclude: "Intanto in paese i commenti sono diversi, la maggioranza difende il Sindaco Nicolazzi - ma nessuno si è espresso fra virgolette la quale maggioranza direbbe 'Ha fatto grande Gattico' ". Io so che di grande a Gattico per adesso c'è il segnale stradale che è più alto di tutti gli altri senza ragione, dati gli esigui abitanti. Francesco Allegra, oltre che improbabile giornalista, è anche Vicesindaco di un paesino del novarese, manco a dirlo socialdemocratico anche lui. Abbiamo detto "ras" di quartiere, e rimanga agli atti, perché se qualcuno ha qualcosa da ridire, Allegra o Nicolazzi, siamo ben disposti a rispondere.
Sentiamo cosa scrive un reportage giornalistico de "La Stampa": "L'uomo politico nell'occhio del ciclone può stare tranquillo, qui a Gattico non ha nemici. Eppure da qualche tempo cronisti maliziosi sono impegnati a radiografare il paese della cuccagna; diligentemente in coda, gomito a gomito, ci sono gatticesi, imprenditori che vengono da lontano, progettisti ed amministratori di altri paesi, ma che cosa chiedono al Sindaco? 'Di tutto, ma soprattutto lavori, raccomandazioni anche. Posso vantarmi di non aver mai fatto ottenere un esonero militare, l'avvicinamento sì' dice Nicolazzi. Attendono il loro turno anche i componenti di una troupe della RAI, sono di 'Linea rovente'. Sono qui per l'inquirente, le carceri d'oro i dissidi in seno al Partito. Nicolazzi si dimostra disponibile; non pu fare altrimenti, ma un po' è dispiaciuto per questa violazione della sua privacy. A Gattico infatti, ovunque vada, è a casa sua".
Nicolazzi ha forse fatto grande Gattico, ma per il momento di grande si vede solo il cartello stradale. Sicuramente ha fatto piccola, e lo sta facendo sempre più, la credibilità dell'istituzione democratica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.
AVONDO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dal momento in cui abbiamo steso questa interrogazione abbiamo cercato di svolgere, noi comunisti, e ritenevamo di farlo fare anche al Consiglio regionale e alla Giunta, un ruolo che in questa vicenda è difficile individuare nella Giunta e nella maggioranza. La risposta dell'Assessore Mignone è preoccupante per le cose che ha detto e soprattutto per quelle che non ha detto di aver fatto. Una delle questioni che noi ponevamo, fatto salvo l'accertamento che doveva essere determinato dei danni reali verificatisi a Gattico come in altri Comuni, era sulle ragioni che avevano portato la Regione ad escludere Gattico dai Comuni che avevano subito le calamità di agosto. Invitavamo pertanto la Giunta ad accertare presso il Ministero della Protezione Civile in base a quali criteri il Comune di Gattico non era stato inserito in un elenco, ma di fatto aveva trovato una sua procedura diretta Ministero Comune sulla base di un atto rispetto al quale gli altri 122 Comuni esclusi dalla delimitazione avranno qualche problema da porre.
I fatti: il 10 settembre il Consiglio regionale approva la deliberazione di delimitazione della zona; il 9 settembre il Sindaco del Comune di Gattico invia un telex al Ministero della Protezione Civile segnalando che ci sono stati dei danni nel suo Comune. Qui c'è una prima coincidenza che a noi lascia perplessi. Alla vigilia di un atto che il Consiglio regionale si appresta ad assumere, il Sindaco del Comune di Gattico manda un telex e addirittura cinque giorni dopo (non venti o trenta), il 14 settembre, il Ministero della Protezione Civile con una propria ordinanza decide che a Gattico vengano assegnati 300 milioni, sulla base di un elenco, che il telex conteneva, di quattro frazioni.
Come è possibile, di fronte a fatti di questa natura, che la Giunta non assuma un'iniziativa in difesa della propria dignità nonché dell'intero Consiglio regionale? Non possono essere ammesse procedure di questa natura! L'Assessore Mignone ci ha detto che a quanto risulta alla Regione i danni accertati sarebbero di 50 milioni, è cosa che sappiamo anche noi, nel senso che ci siamo premurati di recarci al Genio Civile di Novara per capire cosa era avvenuto. Devo dire che i 50 milioni in questione non riguardano le quattro frazioni segnalate, quindi una delle pezze giustificative rispetto alle quali la Giunta pare aggrapparsi di fatto è esclusa: i 50 milioni segnalati ed accertati non fanno parte del pacchetto previsto. C'è un'ulteriore segnalazione: gli uffici decentrati non sono stati in grado di accertare i danni. Vorremmo capire allora come ha fatto il Ministero a stabilire che i danni accertati sono di 300 milioni. Questo è un altro dei misteri su cui vorremmo avere qualche informazione.
Ancora: la deliberazione a cui faceva riferimento prima il collega Staglianò, quella di affidamento dell'incarico (non mi interessa la polemica con i compagni comunisti di Gattico, i quali faranno autocritica: i comunisti della Regione Piemonte fanno quello che ritengono utile ed opportuno fare, i comunisti di Gattico spero che impareranno anche loro a fare la loro parte), è una deliberazione strana ed è stata riproposta la scorsa settimana. Questo provvedimento affida la progettazione di L. 300 milioni per lavori di pronto intervento e di ripristino e quantifica la parcella in L. 30 milioni. Elenca le frazioni e basta! Non dice se questi interventi dovranno essere fatti sulle strade, sui tetti, sulle fognature sugli acquedotti, non dice nulla! Questa deliberazione è stata riproposta pari pari cambiando il nome del progettista la scorsa settimana.
Di fronte a questi fati noi crediamo che una reazione, una protesta da parte della Giunta regionale, da parte sua Assessore Mignone, dovrebbe essere fatta.
Lei ha detto che non è solo il Comune di Gattico quello che ha beneficiato di questa procedura, ebbene questo aggrava la situazione. E noi vorremmo conoscere quali sono gli altri Comuni che hanno beneficiato di questa procedura perché questo è davvero un meccanismo che va spezzato una volta per tutte, altrimenti viene da chiedersi cosa si sta a fare in quest'aula nel momento in cui ci sono dei tempi che mi pare la dicono lunga sul modo con cui si procede.
L'Assessore Mignone ha detto che la protesta c'è stata e si è riferito ad una protesta fatta dall'Assessore Moretti. Prendiamo atto che la protesta da parte dell'Assessore Moretti è stata fatta, vorremmo sapere però se una protesta da parte dell'Assessore Mignone c'è stata, questa era la domanda che ponevamo nella nostra interpellanza. E se c'è stata Presidente Beltrami, questa protesta che risultati ha dato? Questa è l'altra questione di fondo che va posta.
Siamo a richiamare l'attuazione concreta in questo Consiglio regionale della volontà espressa nell'ordine del giorno che è stato approvato nel momento in cui fu definita la delimitazione, cioè che il Consiglio regionale avrebbe dovuto essere informato delle procedure, dei meccanismi e delle priorità con cui i provvedimenti procedevano dal punto di vista della loro attuazione.
La nostra è una dichiarazione di insoddisfazione assoluta rispetto alla risposta che è stata data. Vorremmo però che al di là di questa nostra insoddisfazione ci fosse un minimo di reazione da parte della Giunta, da parte dell'Assessore Mignone in particolare, rispetto al fatto che queste cose non devono più avvenire.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1040 dei Consiglieri Dameri, Sestero, Calligaro e Guasso inerente la cassa integrazione straordinaria per le lavoratrici della ditta Champion Spark Plug Italiana di Druento


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1040 presentata dai Consiglieri Dameri, Sestero, Calligaro e Guasso.
Risponde l'Assessore Cerchio.
CERCHIO, Assessore al lavoro L'Assessorato ha affrontato la questione posta dagli interroganti incontrando le parti nei tempi utili delle procedure prescritte e con le opportune modalità onde non sostituirsi alle sedi sindacali proprie, così come d'altra parte richiesto dalle parti stesse.
Gli incontri avvenuti hanno evidenziato la totale indisponibilità dell'azienda a rinunciare alla procedura instaurata che ha portato le seguenti ragioni: 1) trattasi di antiche eccedenze che rischiano di diventare di seconda generazione essendo necessaria una nuova ristrutturazione aziendale. Esisterebbero infatti problemi riguardanti la concorrenza interna al gruppo multinazionale, dei nuovi impianti dello stabilimento belga della Champion che opera con tecnologie più avanzate 2) lo stabilimento di Druento, costituito in ragione sociale formalmente autonoma, quindi con proprio bilancio, non potrebbe accollarsi il minimo onere di gestione delle vecchie eccedenze, né sono valse le molte e concrete ragioni addotte dalla Regione a rimuovere queste indisponibilità. Si è rilevato tra l'altro come non tutte le suddette eccedenze fossero in cassa integrazione straordinaria dallo stesso tempo anche se ovviamente di questo non ha tenuto conto il CIPI che si è rifatto unicamente all'anzianità della pratica nell'intimare l'ultima proroga che ha dato l'input all'azienda per l'avvio dei licenziamenti. L'unico impegno che la Regione Piemonte è riuscita ad ottenere è quello della riduzione dei licenziamenti ad un numero di 40 unità. Concessione francamente relativa in quanto in parte conseguente ad una naturale riduzione degli eccedenti, per dimissioni volontarie, in costanza di procedura.
La Regione Piemonte ha fatto quanto poteva, indipendentemente dal minimo risultato da essa non dipendente, essendo a questa Amministrazione ben conosciute le difficoltà occupazionali intervenute a Druento a seguito della crisi di diverse piccole aziende, a partire dalla chiusura delle Officine Brero in avanti.
Purtroppo l'intervento della Regione, come è a tutti noto, non è sostenuto da deleghe, poteri e strumenti sufficienti a garantire incidenza anche quando non si incontra con la buona volontà di entrambe le parti sociali.
Questo è quanto possiamo a questo momento rispondere, tenuto conto che in ordine al problema della Champion di Druento già all'inizio di settembre l'Assessorato ha ripetutamente tenuto rapporti anche con l'Amministrazione comunale di Druento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Ringrazio l'Assessore per la tempestività della risposta, non posso però considerare che la stessa sia soddisfacente non tanto e non solo per il merito della vertenza della Champion, ma anche perché questa vicenda ripropone ciò che emerse nel corso della precedente seduta del Consiglio relativamente all'iniziativa e alla capacità della Regione di attivare degli strumenti efficaci di governo del mercato del lavoro allo scopo di affrontare le situazioni specifiche che si determinano e di intervenire su punti particolarmente caldi e dolenti della richiesta occupazionale.
L'Assessore ha ragione quando si riferisce ai limiti delle possibilità della Regione di legiferare e di assumere iniziative in materia di politica industriale, il problema però è un altro, e lo abbiamo verificato nell'interrogazione appena discussa. Chiedo scusa se faccio una commistione indebita, ma mentre non si chiariscono i misteri di Gattico è del tutto chiaro che per quanto riguarda le lavoratrici della Champion ci sono sempre le logiche ragioni dell'impresa che spiegano che le eccedenze non sono collocabili. Possiamo quindi vedere come vengono usati due pesi e due misure in condizioni diverse in politiche che comunque chiamano in causa il governo pubblico, in questo caso della Regione, che francamente ci lasciano assolutamente insoddisfatti e scontenti. In particolare perché qui ci troviamo di fronte al fatto che la stragrande maggioranza di queste 40 donne licenziate è composta di donne che hanno più di 29 anni per cui non hanno praticamente alcuna possibilità di ricollocazione nel mercato del lavoro, sono scarsamente interessanti in un mercato del lavoro regolato attraverso i contratti di formazione professionale che sono sconquassanti dal punto di vista della possibilità occupazionale.
Si ripropone quindi una questione più di fondo. E' chiaro che di volta in volta ci troveremo a snocciolare delle situazioni come questa in cui non potremo fare altro che misurare i limiti dei poteri della Regione e adoperarci in questi limiti come intermediari, ma non è solo questo. Il problema attiene ad esempio agli strumenti effettivi atti alla riconversione professionale della manodopera femminile che non ha la possibilità per limiti anche dovuti all'età e per quell'onere, io non mi stancherò mai di dirlo, che peraltro si vuole sempre più gravoso attraverso tanti provvedimenti, che viene chiamato "riproduzione sociale".
L'organizzazione sociale che grava sulle spalle delle donne determina la loro rigidità rispetto al mercato. Occorre assumere (spero che sia possibile anche nella discussione dell'ordine del giorno sulla formazione professionale) atti concreti e politiche efficaci per arginare il dissanguamento continuo della manodopera femminile. Occorre che la Regione svolga un ruolo più significativo, deve alzare la testa al di fuori di quella che è una normale amministrazione meramente burocratica.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

All'interpellanza n. 1014 inerente l'ingresso della SITAF nella società Si.Tra.Ci. l'interpellante Consigliere Ala ha chiesto risposta scritta.
Poiché non è presente il Consigliere Pezzana, alle interrogazioni nn.
977 e 978 dallo stesso presentate in merito all'USSL 1/23 e da tempo iscritte verrà data risposta scritta.
Propongo ora di sospendere i lavori e di riprenderli alle ore 14,45 con l'esame degli argomenti già iscritti all'o.d.g. e l'iscrizione di deliberazioni e disegni di legge licenziati dalle Commissioni, secondo lo spirito della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,45 riprende alle ore 15,15)


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Montagna

Esame progetto di legge n. 316: "Soppressione dell'Azienda Studi ed Assistenza alla montagna della Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura di Novara"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo il punto 22) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 316.
Relatore è il Consigliere Martinetti che dà per letta la relazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.
BIAZZI Questo provvedimento è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente all'interno della quale vorrei ricordare che era stata posta la questione della futura destinazione del personale che passerà alla Regione.
A nostro modo di vedere si tratta di garantire che il personale che finora è stato utilizzato a favore delle zone di montagna continui ad esserlo perché sarebbe incomprensibile che sciogliendo l'azienda al servizio della montagna del novarese si tolga personale che qualcosa poteva fare al servizio di queste zone.
Occorre tenere presente la prospettiva di costituire la Provincia; ci sono nuclei organizzati della Regione che costituiscono strutture decentrate della stessa. Questa è una delle occasioni in cui è possibile dare un'indicazione precisa su come si vuole decentrare le nostre funzioni utilizzando personale che andiamo a recepire nella nostra pianta organica.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare che questo è già avvenuto anche a Cuneo presso il Dipartimento Foreste.
La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore al personale Rispondo al collega Biazzi in merito alle sue preoccupazioni in ordine al personale. La Giunta e il mio Assessorato si comporteranno nello stesso modo usato nei confronti dei dipendenti dei Comprensori quando questi sono stati sciolti. Andremo, in altri termini, a valutare le necessità che la Regione ha nella provincia di Novara; valuteremo le professionalità di queste persone e terremo conto della sede dove queste persone risiedono e insieme alle persone concorderemo la loro migliore utilizzazione, nel senso espresso da Biazzi di non depauperare un'area di montagna di risorse umane.
Questa è una preoccupazione della Giunta e quindi in questo senso ci muoveremo, d'accordo con i dipendenti e le OO.SS. sulla base delle necessità che la Regione avrà in quel territorio.



PRESIDENTE

Ritengo che la spiegazione sia stata offerta, passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Chiedo ora al Consiglio di poter iscrivere all'o.d.g. alcuni argomenti che sono stati licenziati all'unanimità in questi giorni dalle Commissioni consiliari competenti e che rivestono carattere di urgenza.
I Capigruppo sono in possesso dell'elenco degli argomenti da iscrivere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.
STAGLIANO' Signor Presidente, dichiaro che non voterò a favore dell'iscrizione di questi argomenti all'o.d.g., al di là della complessità o meno delle varie questioni che ci sono sottoposte. Ce ne sono alcune di facile analizzabilità. Mi pare però, dall'esposizione che ha fatto, che si tratti di un minestrone che abbisognerebbe di diverse cotture per poter essere digerito, in particolare per quanto riguarda tutti gli argomenti relativi alle spese, ai programmi di formazione professionale e così via.
Al riguardo, signor Presidente (mi rivolgo a lei come garante dell'intera assemblea), ho già avuto modo di dire, con il supporto di altri Gruppi nella Conferenza dei Presidenti, che riteniamo inaccettabile che si iscrivano dei progetti di legge senza dare almeno una settimana di tempo a ciascun Consigliere per poter analizzare il provvedimento che va a votare quindi io voterò contro. Inviterei anche gli altri Consiglieri, che quanto meno hanno condiviso in sede di Capigruppo questa impostazione, a fare altrettanto a proposito dell'iscrizione di questi argomenti all'o.d.g.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, allorché si predispose l'o.d.g. si stabilì che alcuni provvedimenti licenziati sarebbero stati iscritti stante la fine dell'anno. Non si tratta affatto di un minestrone, perché la lettura degli argomenti da iscrivere all'o.d.g. corrisponde esattamente a quanto fu stabilito in sede di Capigruppo e non a un mio desiderio personale affinché possano essere esaminati con rapidità. Si tratta per la maggior parte di provvedimenti sui quali non si discute oggi, se non quelli licenziati all'unanimità, ma domani. Si può pertanto valutare, una volta iscritti, se, come e quando li discuteremo. Propongo pertanto che vengano almeno iscritti, dopodiché decideremo il da farsi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Signor Presidente, intervengo per esprimere una posizione generale che è consona e in sintonia con quella espressa dal collega Staglianò. Tra l'altro dalla lettura dei titoli di questi provvedimenti rilevo alcune differenze, che mi corre l'obbligo di verificare prima di dare il nostro voto favorevole all'iscrizione.
Preferirei, signor Presidente, iscrivere gli argomenti che sicuramente saranno discussi oggi.



PRESIDENTE

La mia intenzione è di iscrivere all'o.d.g. tutti gli argomenti che sono stati licenziati dalle Commissioni.
Pongo quindi in votazione l'iscrizione dei seguenti argomenti: progetto di legge n. 298: "Proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento: Modifica alla legge n. 69/63 'Ordinamento della professione di giornalista' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 36 voti favorevoli e 1 astensione.
Proposta di deliberazione n. 725: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al cap. n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1987, della somma di L. 4.792.481.236".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
Proposta di deliberazione n. 724: "Integrazione alla D.C.R. n. 408 3453 del 12/3/1987 - Gettoni di presenza ai membri delle Commissioni regionali d'esame per i corsi di agente e rappresentante di commercio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
Progetto di legge n. 342: "Estinzione anticipata di mutui contratti a pareggio del disavanzo dei bilanci regionali di anni precedenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Progetto di legge n. 321: "Norme transitorie per la nutrizione parenterale a domicilio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Proposta di deliberazione n. 719: "Formazione professionale Approvazione del programma di attività dell'Istituto Tecnotex di Biella per l'a.f. 1987/1988".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
Proposta di deliberazione n. 720: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale in agricoltura, a.f. 1987/1988".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 35 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 725: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al cap. n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1987, della somma di L. 4.792.481.236"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 725. Se non vi sono richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 36 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 724: "Integrazione alla D.C.R. n. 408 3453 del 12/3/1987 - Gettoni di presenza ai membri delle Commissioni regionali d'esame per i corsi di agente e rappresentante di commercio"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 724. Se non vi sono richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 342: "Estinzione anticipata di mutui contratti a pareggio del disavanzo dei bilanci regionali di anni precedenti"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 342. Non essendovi richieste di parola si proceda alla votazione dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 298: "Proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento: 'Modifica alla legge 3 febbraio 1963, n. 69: Ordinamento della professione di giornalista' "


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 298.
Relatore è il Consigliere Dameri, che ha la parola.
DAMERI, relatore Si tratta di una proposta che illustro, come concordato con i colleghi a nome di tutto l'Ufficio di Presidenza che vuole segnare una presenza attorno alla questione dell'ordinamento professionale dei giornalisti per dare un contributo a rinnovamento di una legislazione nazionale che è ormai largamente non più rispondente a quella evoluzione nel mondo dell'informazione e della professione del giornalista.
Ha un valore simbolico questa proposta di legge al Parlamento nazionale, ma segna anche una volontà, una collocazione da parte del Consiglio qualora venisse approvata, di affrontare la questione del settore dell'informazione che in una società complessa come la nostra ha un grandissimo rilievo. Per esempio, l'assoluta assenza di giornalisti al dibattito di oggi la dice lunga rispetto alle esigenze di collegamento con il mondo dell'informazione, alla capacità della Regione stessa di scegliere e di assumere iniziative in questo settore, perché attraverso questo rapporto passa una delle questioni di fondo dei criteri che normano la nostra Regione, cioè la possibilità di arrivare attraverso l'informazione ai cittadini per consentire un loro giudizio sulle azioni e sulle iniziative della Regione, al fine quindi di rendere concreta e possibile la partecipazione.
Se questo era vero nel momento in cui il legislatore costituente lavor allo Statuto di questa Regione, io credo che sia tanto più vero nella realtà odierna. Questa iniziativa si colloca nel recepimento di una proposta fatta unitariamente dal Consiglio interregionale Piemonte e Valle d'Aosta dell'Ordine dei giornalisti e dalla Associazione Stampa Subalpina in direzione della modifica della legge sull'accesso alla professione giornalistica.
E' particolarmente significativo che questa proposta venga da parte del Piemonte perché nella nostra Regione la normativa attuale, che prevede la possibilità di svolgere pratica giornalistica solamente presso quotidiani che abbiano quattro giornalisti professionisti nel proprio organico, di fatto preclude moltissime possibilità a questa professione da parte di giovani e non della nostra regione.
La realtà di un unico quotidiano in Piemonte, la realtà di crisi che si vive in questo periodo di un altro organo di informazione seppure sportivo come "Tuttosport", ci dice come stranamente esigue sarebbero, se la normativa rimanesse tale, le possibilità dei giovani di fare in Piemonte l'esperienza della pratica di giornalista.
Riteniamo quindi importante segnare con la proposta di legge avanzata dall'Ufficio di Presidenza una collocazione del nostro Consiglio regionale su questa tematica a cui faremo seguire nei prossimi mesi altre iniziative che possano avere un valore non solo settoriale, ma complessivo per far sì che il Consiglio regionale possa lavorare con chiarezza e trasparenza d'informazione affinché i cittadini possano valutare e giudicare le scelte compiute dalle diverse componenti del Consiglio e la capacità della Regione di rispondere alle esigenze della comunità piemontese.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Dameri è aperta la discussione. Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.
STAGLIANO' Signor Presidente, vorrei esprimere il mio plauso per l'iniziativa dell'Ufficio di Presidenza che ha recepito opportunamente la sollecitazione del Consiglio interregionale dell'Ordine dei giornalisti del Piemonte e Valle d'Aosta. Noi ci troviamo di fronte ad anacronistici corporativismi.
Sono iscritto da qualche anno all'elenco dei professionisti dei giornalisti e so bene quante barriere vengono frapposte alla libera espressione di una professione che, per la delicatezza che comporta e per l'universalità del compito stesso, dovrebbe assolutamente vedere una modifica complessiva o l'abolizione dell'Ordine nazionale dei giornalisti.
Le norme di cui parliamo sono state concepite in un clima politico sociale ideologico culturale molto particolare. Per pubblicare un foglio qualsiasi è necessario il visto del direttore responsabile: questa norma esplicita fu introdotta dal regime fascista allo scopo di avere sotto mano costantemente, il capro espiatorio a cui ricorrere in caso di dissidenza ideologica per quanto concerneva le pubblicazioni degli organi di stampa.
Noi riteniamo che la norma proposta oggi vada nella direzione di superare il lavoro nero che è largamente diffuso nelle emittenze pubbliche e private locali e che grazie alla non possibilità di iscrizione all'elenco professionale consente alle società editrici di evadere contributi e determinare una intollerabile sperequazione.
Dichiaro pertanto, a nome di DP, il voto favorevole alla proposta di legge in discussione sperando che possa avere un seguito a Roma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Un provvedimento di questo genere merita particolare attenzione in una Regione dove i problemi dell'informazione sono davvero preoccupanti.
L'Ufficio di Presidenza ha compiuto un atto politico significativo nel proporre un tentativo di ampliamento di una professione che stenta sempre di più ad essere tale e che può essere esercitata soltanto in un clima di palesi condizionamenti e costrizioni.
Sarebbe interessante cogliere questa occasione per ampliare il dibattito e per verificare alla luce della situazione piemontese come si estrinseca questa professione e come essa può misurarsi con la realtà.
Porto qui una voce estremamente preoccupata sulla capacità del sistema informativo piemontese a reggere un elemento di informazione tale da rappresentare la complessità della società piemontese così come essa si esprime dal punto di vista culturale, sociale e politico.
In particolare voglio evidenziare non solo l'ormai cronico problema dell'esistenza di una sola fonte di giornalismo quotidiano, che è "La Stampa", e che evidentemente non può essere affrontato con la forza con cui sarebbe necessario intervenire in una questione come questa, ma voglio riferirmi in particolare al sistema di informazione pubblico nella nostra Regione: un sistema di informazione pubblico carente e lottizzato. Uso questa parola in termini propri per fare una pubblica denuncia su come il sistema informativo pubblico in Piemonte a livello di informazione regionale viene realizzato. Questo problema non interessa tanto il consesso che sta seduto in questo emiciclo, non interessa tanto le strutture di partito, quanto una parte di società civile rispetto alla quale esiste una chiusura da parte dell'informazione pubblica regionale, chiusura che meriterebbe di essere considerata come elemento di tale importanza da aprire una dialettica, una contrattazione, sulle carenze del sistema informativo pubblico in Piemonte.
Lo evidenzio per molti aspetti: gradirei capire ad esempio quali sono gli spazi che nei servizi radio-giornalistici regionali e nelle informazioni del TG3 vengono dati a una parte di società non secondaria che non è quella legata alle espressioni partitiche o collaterali alle grandi forze sociali, ma di forze anche decentrate sul territorio che, non avendo rapporti di carattere politico, di fatto vengono scartate dal sistema informativo pubblico. L'esperienza di forze pacifiste nella nostra Regione o di forze che si occupano delle tematiche dello sviluppo o delle situazioni internazionali sono sostanzialmente considerate esperienze non degne di avere attenzione nell'ambito dell'informazione pubblica regionale.
Tant'è vero che se rapportiamo lo spazio che viene dedicato dal sistema di informazione pubblica alla realtà regionale rispetto alla quantità e qualità di personale addetto a questo tema, probabilmente ci sarebbero da fare delle ricerche interessanti.
Se da un lato è giusto che il Consiglio assuma una posizione di questo genere, chiederei che si facesse una riflessione più approfondita sulla situazione, che io ritengo di grande preoccupazione, di grande limitazione nell'espressione di questa parte importante della società civile, che in alcuni livelli e realtà decentrate della nostra Regione non riesce a trovare spazio adeguato nel sistema informativo pubblico. A me pare che questo sia grave e che non possa essere accettato.
C'è da mettere in discussione persino la professionalità esistente all'interno delle strutture pubbliche se tutto questo avviene. Vorrei essere smentito, vorrei queste cose non averle dovute dire, ma ho colto questa occasione proprio per denunciare un elemento di inconsistenza, di incapacità, di non volontà che esiste da parte di chi dirige queste strutture pubbliche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Sono molto favorevole a questa proposta di legge, alla preparazione della quale peraltro non ho partecipato e che giunge in aula trovando me impreparato per un dibattito approfondito. Comunque la tematica mi è nota e chiara in modo tale da consentirmi di dire qualche cosa al riguardo che abbia fondamento nella riflessione quotidiana svolgendo anch'io in qualche modo, pur parzialmente, con altri ruoli, diversi da quelli del Consigliere Staglianò, l'attività giornalistica.
Ritengo sia giusto che l'acquisizione della professionalità avvenga più facilmente e che quindi la sostanza di questo articolo debba essere totalmente approvata.
Vorrei tuttavia anche raccomandare a noi stessi di evitare che l'acquisizione della professionalità non diventi poi un limite per l'accesso ad attività giornalistiche: occorrerà che tutta la legge sia reimpostata perché le testate minori non siano danneggiate da un professionalismo rigido che imporrebbe agli editori di queste testate minori carichi e vincoli tali da non consentire alle stesse la giusta sopravvivenza.
Colgo anch'io l'occasione per fare una brevissima riflessione in ordine al sistema giornalistico della nostra Regione. Ritengo "La Stampa", dal punto di vista giornalistico e culturale, giornale di altissima valenza esemplare, ma certamente è segnale di una gravissima decadenza del costume di libertà che c'è in questa Regione.
La monoinformazione piemontese dovrebbe far pensare ai centri culturali, ai centri sociali, ai centri economici, come sia indispensabile la produzione di quotidiani alternativi, paralleli, complementari, li si chiami come si vuole, ma certamente diversi dall'unico esistente in Piemonte. E credo che anche questo crescere del giornalismo farà premere in direzione di una maggiore libertà di informazione che si realizza soltanto con la pluralità delle testate.
Non possiamo avere soltanto il pluralismo che ci è consentito dalla intelligenza, dallo sforzo lombardo in questo campo, quello che consente di avere un quotidiano a Bergamo, uno a Brescia e due o tre a Milano. Queste cose debbono pure essere ricordate in questo momento con un'ultima riflessione e, mi si consenta, proprio questa a margine per ritornare su un tema a noi molto caro. Ci sono zone del Piemonte che sono sempre meno piemontesi perché la cultura piemontese là non arriva con lo strumento di massa più noto, più diffuso, cioè la televisione. Sul TG3, Presidente Beltrami, abbiamo fatto un'interrogazione con i colleghi comunisti e di altri Gruppi del Consiglio regionale che non ha dato molti risultati.
Chiediamo che il TG3 sia presente; anche questo a testimonianza di una presenza diversa in Piemonte, in tutte le aree della nostra Regione.
Diversamente le aree di confine si sentiranno sempre meno legate a Torino sempre meno legate al Piemonte e sarà motivato l'attuale allontanamento e l'attrazione di altri poli culturali che non sono propriamente piemontesi ma liguri, lombardi o quant'altro si voglia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo dato il nostro appoggio e il nostro contributo alla proposta che è ora in discussione. Di questa diamo un'interpretazione molto semplice, non enfatica, ma nella misura in cui apriamo gli spazi per la professionalità diciamo anche che riteniamo che il giornalismo deve essere più professionalità a tutti i livelli perché si ha l'impressione che al giornalismo molte volte si arrivi non attraverso un processo di promozione culturale e personale, ma attraverso una serie di processi tutto sommato di contestazione verso i processi della società che portano di fatto il corpus dei giornalisti più disponibili ad essere tutti insieme gli strumenti della nuova destra che non della nuova democrazia. Ho l'impressione che la cultura giornalistica nel nostro Paese tenda in genere più a criminalizzare i processi politici che a promuoverli. Su questo discuteremo in altra sede, ma è certo che la descrizione della società civile che emerge dai nostri giornali (pulita perfetta, onesta, efficiente e produttiva) ed un sistema delle istituzioni che questo non è, non attiene più soltanto al sistema della stampa che in una qualche misura è riferibile ai settori sociali, economici e culturali che da questa immagine una qualche ragione di ulteriore potere di governo derivano, ma purtroppo è diventato il costume di quel giornalismo che sembrerebbe quello al quale si riferiva il collega Nerviani: del tutto libero dalle esigenze che ha la grande stampa (non mi riferisco a quella di Torino) di partecipare tutto sommato al gioco politico quali espressioni del quarto potere. Quindi più professionalità a tutti i livelli al fine di garantire più obiettività e minor possibilità di strumentalizzazione del sistema dell'informazione in genere agli interessi di diversa natura (magari quella dell'incultura) nei confronti della società.
Non ritengo che abbia molto senso la "querelle" contro l'unico giornale di Torino. Non mi risulta che qualcuno abbia impedito ai giornali di Torino di esistere. Evidentemente non ci sono in Piemonte e a Torino le condizioni socio-economiche di diversificazione della società che danno motivo di essere in altre situazioni ad un sistema giornalistico diverso. D'altra parte gli esperti dicono che "La Stampa" è un giornale molto ben fatto e soprattutto ha la caratteristica di essere il giornale fatto in modo tale che consente l'acquisto del secondo giornale (mi riferisco per esempio a "Il Giornale" di Montanelli e a "Repubblica" che hanno la pretesa di essere il secondo giornale, non di essere il "giornale"). In Piemonte non ci sono le condizioni (questo è verificato storicamente ed anche scientificamente) e lo spazio per un "primo giornale" concorrente che possa coesistere con "La Stampa", perché "La Stampa" è fatta bene, copre bene tutto il territorio e le situazioni di tutta la nostra realtà. D'altra parte non esiste a Torino una centrale di interessi, magari di natura culturale di altra ragione, tali da giustificare la nascita di un "secondo giornale" che potrebbe anche essere un "secondo giornale", cioè il giornale che si compra in tutta Italia insieme al quotidiano locale. Questa è la schematizzazione del fenomeno.
Piuttosto dobbiamo riflettere sulla realtà certamente non esaltante che vive l'informazione relativa al nostro livello e ad altri livelli istituzionali che dobbiamo immaginare non sia destinata ad evolversi in positivo a tempi stretti, perché a tempi stretti si immagina una diversa edizione de "La Stampa", giornale di Torino, che mi sembra difficile possa ipotizzare uno spazio diverso per la nostra istituzione, ma soprattutto la preoccupazione deriva dal fatto che questa sotto o non sufficiente considerazione delle questioni regionali sembra non potersi ascrivere alla volontà della proprietà e dell'editore, ma alla realtà obiettiva della nostra istituzione perché tutti sanno, almeno così si dice, che il giornale "La Stampa" tende nella strategia del gruppo a diventare un giornale di serie B. Così pare, la fantapolitica dice questo e vede nel "Corriere della Sera" il giornale di punta e ne "La Stampa" una riduzione di ruolo a giornale che ha più ambizioni di tipo locale che di tipo nazionale all'interno della strategia del gruppo. Se la strategia del gruppo è questa, di far sì che "La Stampa" nel giro di qualche anno diventi soprattutto il giornale del Piemonte, riesco a credere poco a questo punto che il poco spazio che c'è sui nostri giornali sia una conseguenza della volontà della proprietà o dell'editore o degli operatori o del disegno globale perché il disegno globale è quello di dare spazio alle realtà locali e quindi alle istituzioni.
Mi pare quindi, signor Presidente, che siamo all'interno di uno snodo caratterizzato da incomprensioni o da modi di esprimersi nella nostra sede poco interessanti per un giornale che di per sé è fatto per essere venduto a persone che sono interessate a quanto viene pubblicato.
Non intendo criminalizzare nessuno, sono però a chiedervi se è vero quello che qualcuno va dicendo, cioè che "La Stampa" tende a diventare soprattutto il giornale piemontese all'interno del sistema che vede il "Corriere della Sera" come punta avanzata nel complesso dei gruppi. Mi è difficile capire e soprattutto attribuire alla responsabilità del giornale lo spazio sempre minore che viene riservato alla nostra istituzione. Lo capirei di più se il discorso fosse quello contrario, cioè se si puntasse a fare de "La Stampa" il secondo giornale di tutti i quotidiani locali italiani, cioè un giornale di livello nazionale, ma se il disegno è diverso ho l'impressione che il poco spazio che viene dato alle nostre questioni e al nostro lavoro probabilmente trova come massimo responsabile proprio il nostro modo di lavorare e soprattutto la nostra capacità di arrivare sulle questioni che sono oggetto di dibattito alla pubblica opinione in tempo reale.
Occorre riflettere su questo punto. Verifichiamo, non per noi, ma per le istituzioni, il quadro dello sviluppo del sistema della stampa nella nostra Regione, perché se è sbagliata la diagnosi che faccio io evidentemente il problema si pone in modo diametralmente opposto e allora bisognerà puntare sul sistema di informazione sul territorio. Se l'impressione che ho è però quella fondata, bisognerà considerare che questo giornale tanto vituperato è comunque destinato ad essere il canale più naturale per le istituzioni e la pubblica opinione.
Su questo, signor Presidente, ho l'impressione che l'Ufficio di Presidenza dovrà fare qualche riflessione ed avviare un progetto "informazione", che sia soprattutto conoscitivo dei processi che sta avviando la stampa nella nostra Regione, rifuggendo da luoghi comuni e immaginando che comunque questo processo non può dare risultati immediati ma probabilmente dovrà essere misurato nei tempi che vedranno realizzata la ristrutturazione del sistema della stampa relativo al nord Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Signor Presidente, oltre a giudicare positivamente questa proposta di legge al Parlamento vorrei aggiungere che mentre è significativo che il Consiglio regionale affronti questo pezzo del discorso dell'informazione, è necessario ed urgente che l'impegno sul terreno dell'informazione da parte della Regione Piemonte si estenda per i problemi che qualche Consigliere ha qui richiamato, ultimo quello ricordato dal collega Nerviani sull'emergenza della monoinformazione torinese e la necessità di difendere le realtà minori che rischiano di sparire a causa dei processi di concentrazione che si stanno realizzando.
Non sono d'accordo con il collega Marchini: concordo che non si debba criminalizzare un dato oggettivo dell'informazione se per non criminalizzare si intende che non si deve ritenere che sono cattivi ad operare in questo modo, ma dato che non siamo qui per dare giudizi morali bensì per individuare, visto che siamo in un'assemblea pubblica, gli interventi che l'Ente pubblico può fare su questa questione, credo che vadano richiamate alcune questioni. "La Stampa" di Torino è l'unico giornale, non certo perché è il più bel giornale che si possa fare a Torino. Limitarsi a questa osservazione significa ignorare come si regge un giornale oggi. Un giornale regge ad un sistema molto complesso in cui sono molti i fattori che ne rendono possibile la vita.
Il primo dato oggettivo è che gli introiti dei giornali e delle testate giornalistiche sono ormai maggiori per quanto riguarda la pubblicità che non invece per le vendite; pertanto un giornale deve avere flussi pubblicitari tali da garantirgli l'esistenza. Per ottenere flussi pubblicitari significativi la proprietà deve disporre di strumenti di raccolta della pubblicità che la rendono forte sul mercato, di qui la concentrazione delle testate. "La Stampa" di Torino non è l'unico giornale della casa editrice, le relazioni e le proprietà sono ampie; la concentrazione significa forza sul mercato, oltre ad altri meccanismi che sono ormai noti e richiamati più volte anche sugli stessi giornali. La concentrazione di "trust" che raccolgono forze industriali, finanziarie e commerciali in un unico punto, dà vigore e fa vivere i giornali. In Italia tutta l'editoria è proprietà di quattro soggetti economici e finanziari che la controllano sul terreno dei quotidiani e dei settimanali.
Non si tratta di criminalizzare alcuno, bensì di riconoscere all'Ente pubblico un ruolo di intervento concreto al fine di impedire processi di concentrazione che sono lesivi della pluralità dell'informazione e quindi della democrazia.
Sabato scorso durante il Convegno sulla formazione professionale Lombardi della Confindustria rivendicava un libero mercato per il settore di cui si parlava (era presente anche il Presidente Viglione che vedevo visibilmente irritato a sentire quelle osservazioni) e sottolineava come ad esempio la difesa della "Gazzetta del Popolo" fosse stato un atto sbagliato perché il mercato è sovrano e se la "Gazzetta del Popolo" non ce la faceva era giusto che sparisse, così come altri giustamente dovrebbero sparire, se non sanno stare sul mercato, ignorando in quel ragionamento (non voglio entrare nel merito della questione "Gazzetta del Popolo") la presenza della Regione in difesa di una seconda testata torinese. E' evidente che questo mercato non è libero, perché la sopravvivenza non è determinata da regole in cui vince il migliore in questa specifica professionalità, ma è dominato da regole di tipo economico che sono di altro genere e che non sono semplicemente l'effetto della particolare qualità che un gruppo editoriale è in grado di far acquisire ad una testata.
Il problema di fondo è che l'informazione non è più pluralista, bensì concentrata in mano di pochi e questo determina uno scadimento della qualità stessa dell'informazione. Nel momento in cui c'è un'unica fonte di informazione questa può dire le cose che vuole e tacere di quelle di cui non vuole parlare. E' necessario un intervento da parte del pubblico al fine di garantire la pluralità di informazione che è un'esigenza connaturata ed essenziale per la democrazia.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte sono d'accordo anch'io che debba sviluppare un progetto di intervento sulle questioni dell'informazione che sia ampio, non solo conoscitivo, sebbene disporre di elementi di conoscenza sia molto importante. Ha significato infatti se la Regione lo assume come intervento proprio, necessario nel momento in cui un Ente deve garantire l'informazione e la democrazia, quindi una serie di atti, di impegni, perché no di risorse, per operare concretamente e non solo attraverso generici appelli in questa direzione.
Alla luce di queste esigenze che io sento vivissime voglio aggiungere due questioni. In sede di VI Commissione abbiamo esaminato una proposta di legge sull'informazione che è poi completamente sparita dalla circolazione e dopo alcuni mesi è stata affossata; in Consiglio regionale non se ne è più saputo niente.
La seconda questione che voglio porre all'attenzione del Consiglio e che riveste anche carattere d'urgenza è quella relativa alla vicenda "Tuttosport", vicenda sulla quale il Consiglio regionale si è già espresso due volte, ancora recentemente qualche settimana fa. Non è una questione marginale perché attorno alla vicenda della chiusura della stamperia di "Tuttosport" la Regione Piemonte aveva individuato la possibilità, da verificare, di intervenire non solo per salvare questa risorsa piemontese ma anche per garantire per il futuro la nascita e lo sviluppo di altri strumenti di informazione. Dopo l'impegno preso dal Consiglio regionale che demandava alla Giunta la realizzazione di un intervento, non abbiamo saputo più nulla. In base ad informazioni in nostro possesso sappiamo che la proprietà sta procedendo in un'altra direzione.
Concludo il mio intervento pregando il Presidente della Giunta, a cui mi pareva si fosse dato mandato per rendere più forte l'iniziativa della Regione, di riferire il più presto possibile sullo stato delle trattative se ci sono, e del progetto relativo alla stamperia di cui si doveva definire la fattibilità. Il Presidente della Giunta non è presente, mi auguro però che il Presidente Viglione sappia farsi interprete presso il Presidente Beltrami di questa esigenza di informativa nei tempi più stretti possibili (anche nella giornata di domani) e sullo stato di attuazione di un ordine del giorno del Consiglio relativo alla questione "Tuttosport".



PRESIDENTE

L'Assessore Cerchio ha dichiarato la sua disponibilità a rispondere domani mattina in merito al problema di "Tuttosport" testé sollevato dalla collega Sestero.
Non essendovi altre richieste di parola, si proceda alla votazione dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 723: "Modificazioni al programma di attività dell'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Piemonte per l'anno 1987"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la deliberazione n. 723.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 340: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1988"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 340, di cui al punto 24) dell'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Santoni, che ha la parola.
SANTONI, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consiglio regionale in questo fine anno deve prendere in esame due disegni di legge in materia finanziaria e cioè l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1988 e l'estinzione anticipata di mutui contratti a pareggio del disavanzo dei bilanci regionali precedenti che rappresentano due aspetti della stessa difficile situazione della finanza nella nostra Regione. Per inciso, il secondo provvedimento è già stato votato dal Consiglio pochi minuti fa, ma riteniamo utile parlarne anche in questa relazione, perché è uno degli elementi che compongono la manovra complessiva dell'operazione di bilancio per l'anno 1988 e quindi riferiamo questa relazione come se il provvedimento non l'avessimo già preso in esame quanto meno con la manifestazione del voto, se non altro serve per chiarirne la portata e i confini.
Dicevo "esercizio provvisorio ed estinzione anticipata dei mutui" l'uno relativo al fatto di non poter far fronte per la fine dell'esercizio all'adempimento dell'approvazione del bilancio di previsione del prossimo anno, per l'assoluta incertezza sull'ammontare dei trasferimenti statali a causa della non intervenuta definizione sia della legge finanziaria statale, sia - è il caso di dire ancora una volta - della legge di riforma della finanza regionale.
Il secondo provvedimento legislativo tende a sanare il disavanzo sommerso, che da qualche anno si verifica, del bilancio regionale, e il provvedimento in parola costituisce una parte dell'operazione di rientro a suo tempo concordata con il Governo.
Una delle misure che la Regione si è impegnata ad attuare è infatti quella dell'anticipata estinzione dei mutui a ripianamento dei disavanzi dei bilanci degli esercizi precedenti contratti fino al 1985 e la contemporanea rinegoziazione di nuovi mutui a tasso ovviamente inferiore purché l'onere per l'ammortamento di questi ultimi consenta un'apprezzabile economia di spesa.
Altra misura già adottata nel corso dell'esercizio 1987 è l'imputazione allo stato di previsione della spesa delle annualità per contributo negli interessi a valere sulla legge n. 153 del 1975 a favore dell'agricoltura solo nell'esercizio della loro effettiva scadenza.
Tornando alla difficoltà di pervenire alla formazione del bilancio occorre ancora rilevare che l'autorizzazione all'esercizio provvisorio non fa riferimento ad una specifica proposta di bilancio per l'esercizio finanziario 1988, ma viene richiesta limitatamente ad un mese e fa riferimento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1987 comprensivo di tutte le variazioni apportate nel corso dell'anno. Questa soluzione dal punto di vista giuridico non contrasta con la legge quadro nazionale della contabilità regionale, la quale non pone alcun vincolo particolare in termini di documento contabile di riferimento. La legge regionale di contabilità prevede invece, in connessione alla richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio, la presentazione al Consiglio regionale di uno specifico documento contabile da parte della Giunta. E' quindi esclusa la possibilità di far riferimento al bilancio dell'anno precedente: ecco perché nel primo comma dell'art. 1 del disegno di legge sulla richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio si dice chiaramente che si opera in deroga a quanto previsto dal seconda comma dell'art. 36 della legge regionale 29/12/1981, n. 55. Questa è la strada seguita quest'anno anche da altre Regioni e dallo stesso Governo nella sua richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per due mesi.
Nel disegno di legge in esame si è fatto riferimento al bilancio dell'esercizio precedente comprensivo di tutte le variazioni apportate e non al bilancio assestato dell'esercizio 1987, sia perché un esplicito riferimento a quest'ultimo non era possibile, in quanto non è ancora tornato approvato dal Governo, sia perché esistono ulteriori, seppur modeste, variazioni al bilancio posteriori all'assestamento.
La Giunta non ha quindi avuto alternativa di scelta, costretta anche dalla concomitanza di circostanze a livello regionale, come la mancanza della disponibilità del bilancio assestato e la ritardata approvazione della legge che modifica la misura massima del tasso di interesse al quale possono essere contratti i mutui a ripianamento del bilancio, con l'inadempienza a livello nazionale dell'approvazione della legge finanziaria per l'anno 1988, in tempi tali da consentire, sia allo Stato che agli Enti che ricevono trasferimenti di risorse dal bilancio dello Stato, di formulare i loro bilanci per l'esercizio 1988 entro la fine di quest'anno. Il fatto che non si conosca ancora il provvedimento del Governo sulla legge che approva l'assestamento di bilancio non è cosa trascurabile in quanto, oltre a non consentire di far riferimento a quel documento contabile perché non definitivo, le osservazioni del Governo sull'operazione di assestamento possono avere riflessi sul bilancio di previsione dell'esercizio successivo, delle quali occorre necessariamente tener conto.
L'importanza della correzione della misura massima del tasso di interesse a cui si devono contrarre i mutui è indiscutibile, in quanto oggi nessun istituto di credito è disponibile a negoziare mutui sulla base di un tasso di interesse del 12%; non solo, ma se la legge non dovesse tornare approvata dal Governo entro la metà di questo mese verrebbe meno di fatto la possibilità di contrarre qualsiasi mutuo a ripianamento del bilancio per l'anno 1987.
I mutui da stipulare hanno infatti rappresentato la maggior preoccupazione che ha ritardato la formazione del bilancio di previsione per l'esercizio 1988. Quando all'inizio dell'anno si era indicato nel 12 la misura massima del tasso di interesse al quale contrarre i mutui, non si era completamente al di fuori della realtà allora esistente nel mercato finanziario: il tasso normalmente praticato dalle banche era il 10,75%; la tendenza dei tassi di interesse relativi ad operazioni di credito era al ribasso, la stessa Cassa DD.PP. aveva ridotto il suo tasso. Successivamente al periodo di crisi verificatosi in Borsa e nella finanza internazionale ci si è trovati invece nella impossibilità di stipulare mutui al tasso del 12%: attualmente i tassi che sono richiesti dagli istituti di credito si aggirano sul 13,5%, se si fa riferimento al tasso fisso. Si sarebbe potuto superare l'ostacolo stipulando mutui a tasso variabile, inizialmente al 12%, e dopo sei mesi adeguatamente aggiornati dagli istituti di credito. La Regione però non può esporsi a rischi derivanti da speculazioni sulla variabilità dei tassi, deve farsi carico di oneri di ammortamento che restano fissi nel tempo, rinunciando da un lato ad eventuali vantaggi derivanti da un andamento decrescente dei tassi, ma non esponendosi dall'altro al rischio di perdita di maggiori risorse, conseguente ad un andamento crescente dei tassi stessi.
Di qui l'importanza di avere approvata dal Governo la legge di modifica della misura del tasso massimo al quale i mutui possono essere contratti importanza che deriva anche dal fatto che nel preconsuntivo del bilancio 1987, che è il documento base per impostare il bilancio dell'anno prossimo si è previsto di stipulare una quota dei 210 miliardi di mutui previsti a pareggio del bilancio 1987, ed il relativo introito è stato iscritto tra i residui attivi risultanti alla fine dell'esercizio.
Questi residui attivi evidentemente influiscono sulla formazione dell'avanzo finanziario, sulla copertura finanziaria di una parte delle spese e sui risultati finali del bilancio, per cui se non si arriva alla stipulazione dei mutui è chiaro che bisogna rivedere tutto il lavoro che è stato fatto sul preconsuntivo, e che le modifiche che si dovranno apportare avranno conseguenze negative sul disavanzo effettivo, il quale verrà ad assumere dimensioni alquanto diverse.
In questa situazione e di fronte agli inadempimenti dello Stato si è dovuto far ricorso all'autorizzazione all'esercizio provvisorio fino al 31/1/1988, sulla base del bilancio di previsione per l'esercizio 1987, come modificato da tutti i provvedimenti di variazione adottati. E' evidente che alla scadenza dovrà essere richiesta una proroga dell'autorizzazione, ma l'obiettivo è che per quell'epoca sia già stata approvata dalla Giunta la proposta di bilancio di previsione per l'anno finanziario 1988, e sulla stessa chiedere l'autorizzazione alla proroga dell'esercizio provvisorio anche al fine di consentire l'espletamento della fase delle consultazioni da parte della I Commissione.
I vincoli di spesa derivanti sia dalla legge di contabilità che da esplicita previsione contenuta nel presente provvedimento, consentiranno di fatto, per questo primo breve periodo di esercizio provvisorio, di assumere impegni soltanto sui capitoli di spesa obbligatoria, mentre le spese sulle leggi regionali di intervento potranno essere attivate solo nel periodo successivo e cioè quando sarà disponibile il bilancio di previsione per l'esercizio 1988.
Passando a considerare il provvedimento che autorizza la preventiva estinzione dei mutui a pareggio del bilancio contratti negli anni precedenti, dal 1980 al 1985, e la contemporanea rinegoziazione a tassi inferiori, occorre che anch'esso sia visto nel quadro più generale del bilancio e della critica situazione finanziaria che la Regione sta attraversando.
Già abbiamo detto dell'influenza dei mutui sulla determinazione del disavanzo effettivo, ma la rinegoziazione di questi mutui a tasso più conveniente di quelli espressi dal mercato nei vari esercizi passati riveste ulteriore importanza, in quanto le economie di spesa che risulteranno dalla differenza degli oneri di ammortamento andranno evidentemente a ridurre il suddetto disavanzo.
Quello in esame è infatti un provvedimento di attuazione della normativa di cui al primo comma dell'art. 13 della legge regionale 21/9/1987 n. 52, che costituisce uno dei tasselli dell'operazione di rientro dal disavanzo a suo tempo concordata con il Governo. Ai sensi di questo provvedimento si dovranno rinegoziare mutui per un ammontare massimo di 150 miliardi ad un tasso massimo del 15% annuo, oneri fiscali esclusi, e per una durata massima dell'ammortamento di 15 anni.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la situazione finanziaria è complessa e presenta numerose incognite che solo con il tempo potranno essere chiarite, per cui si può affermare, senza tema di smentita, che la Giunta regionale ha operato secondo una strada obbligata.
La Commissione più che valutare l'aspetto formale di questa richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio, ha apprezzato l'impegno della Giunta regionale di operare senza finzioni, nella chiarezza dei passaggi e dei dati di riferimento, per giungere entro il prossimo gennaio alla formulazione della proposta di bilancio per l'esercizio 1988.
E' in quest'ottica che la I Commissione ha espresso parere favorevole al provvedimento di autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio 1988 e al provvedimento di rinegoziazione dei mutui contratti sollecitandone l'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Santoni è aperta la discussione generale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.
STAGLIANO' Signor Presidente, la prego di credermi su quello che sto per dire: ieri sera ordinando le carte sulla scrivania, mi è capitato fra le mani quanto adesso leggerò, scritto in data 19/12/1986: "Signor Presidente, sono costretto a ripetere qui in assemblea quanto ho avuto modo di dire già nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo lunedì scorso e ancora ieri mattina.
Annuncio che non parteciperò in alcun modo alla discussione nel merito dell'esercizio provvisorio per il 1987. Intendo protestare fermamente contro lo svuotamento di sovranità di ciascun Consigliere regionale e dell'intera assemblea. Non è possibile che i Consiglieri esprimano un voto libero e consapevole su un argomento di vitale importanza politico istituzionale ricevendo i documenti il medesimo giorno del voto. Si violano platealmente i regolamenti consiliari e i diritti costituzionali che dovrebbero regolare i nostri lavori. Non esistono validi motivi per il ritardo con il quale il governo regionale si presenta all'appuntamento di fine anno sulle leggi di bilancio; è l'ulteriore testimonianza dell'improvvisazione e dello sbando cui è lasciata la Regione.
A due anni e mezzo dall'avvio della legislatura il piano di sviluppo, a cui va raccordato il bilancio, ha tutti i contorni dell'ectoplasma, nessuna idea-forza resa organica in un disegno programmatorio, solo rincorsa degli eventi e delle emergenze sociali che tali restano.
Signor Presidente, non mi resta che fare appello a lei e alle funzioni che l'assemblea le ha affidato affinché sia garantito l'esercizio dei diritti e dei doveri di ogni membro del Consiglio. E' opportuno ricordare che ciascuno di noi rappresenta l'intera comunità piemontese e non pu essere degradato ad 'alzapaletta' come induce a fare il pentapartito.
Noi di DP continueremo a batterci con tutte le nostre forze contro questo andazzo".
Questo è quello che abbiamo detto lo scorso anno e rispetto al quale non ho nulla da aggiungere oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI Il nostro intervento varrà anche come dichiarazione di voto. Siamo rimasti un po' perplessi, come abbiamo affermato in Commissione, sulla procedura seguita nel presentare la richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio. Ci era stato detto che si optava, per chiedere l'autorizzazione all'esercizio provvisorio, su un documento già conosciuto dal Consiglio regionale ovvero l'assestamento e i relativi successivi documenti integrativi. Io avevo capito che si sarebbe presentato un bilancio, anche provvisorio, che avesse la caratteristica di documento riassuntivo di altri documenti di bilancio già conosciuti dal Consiglio regionale e in questo senso si poteva essere indifferenti tra un bilancio nuovo o un bilancio riassuntivo già votato dal Consiglio regionale.
Di fatto viene presentata una modifica alla legge sulla contabilità e noi riteniamo che i principi che regolano i bilanci e la contabilità della Regione, dello Stato e degli altri enti pubblici, non possono essere modificati e scardinati ad ogni pie' sospinto. Ci sono norme ben precise che regolano la formazione e la presentazione dei bilanci a tutela e a garanzia della globalità e omogeneità delle proposte che vengono fatte al Consiglio regionale. Infatti, non è potere dell'opposizione presentare un documento di bilancio al Consiglio; l'opposizione deve pronunciarsi solo su un documento che è presentato dalla Giunta e così vale per qualsiasi altro Consigliere. Questi sono problemi di carattere formale, a nostro avviso però da non sottovalutare, altrimenti anche per questa via andiamo ad inficiare quanto abbiamo detto la settimana scorsa.
Esprimiamo anche meraviglia per la sostanziale indifferenza e rassegnazione con cui vengono affrontati i problemi della finanza locale in Piemonte. Questo modo di presentare la richiesta di autorizzazione all'esercizio provvisorio è un sintomo di questa indifferenza e di questa rassegnazione. Viene chiesta l'autorizzazione all'esercizio provvisorio su un documento di bilancio che non esiste! Non ha tutti i torti il collega Staglianò nel dire che non l'abbiamo materialmente a disposizione come Consiglio regionale, ma chiediamo l'autorizzazione all'esercizio provvisorio su un bilancio '87 assestato che, se non ricordo male, presentava un disavanzo reale dai 70 ai 75 miliardi! Ne abbiamo parlato il mese scorso: c'erano spese correnti per 70 75 miliardi non coperte da corrispondenti entrate, questo è un dato certo! E questo disavanzo è derivante solo dallo sbilancio tra spese correnti ed entrate correnti del 1987! E' logico prevedere quindi che per il 1988 succederà lo stesso: avremo 70-75 miliardi di spesa corrente non finanziata da corrispondente entrata.
Per questo motivo ci sembra doveroso dire che non è comprensibile la rassegnazione con cui si affrontano questi problemi. Ho parlato di 70-75 miliardi, ma i dati provvisori e probabilmente definitivi del preconsuntivo parlano già di 90 miliardi! Rispetto ad un avanzo di 720 miliardi presunti ci sono fondi da reimpostare per 810 miliardi, per cui ci sono 90 miliardi di differenza da coprire.
Non capiamo, e lo ribadiamo, l'affermazione fatta dal Presidente della Commissione Santoni che si è attuata l'operazione-rientro anche attraverso l'estinzione anticipata dei mutui come concordato con il Governo.
Considerare questa un'operazione-rientro non mi convince, innanzitutto perché questa era comunque da fare rispetto al cambiamento del mercato finanziario, era conveniente per la Regione portarla avanti: se guadagniamo 10, 20 o 30 miliardi non si capisce perché non l'avremmo potuto fare anche con un bilancio in attivo! Ecco perché stento a capire che si tratta di operazione-rientro. Ma aggiungo: questa operazione era già prevista nella primavera scorsa, quando cioè era ancora più conveniente di ora; in seguito infatti i tassi sono aumentati per cui adesso è meno conveniente, anche se penso che lo sarà comunque sempre rispetto al futuro.
Troppo spesso sulla partita della finanza locale siamo rassegnati al piccolo cabotaggio. Non convincono del tutto nemmeno le motivazioni per la richiesta dell'esercizio provvisorio che valgono per la Regione Piemonte come per le altre Regioni. Altre Regioni seguono la stessa strada della Regione Piemonte, perché in effetti le difficoltà, quando ritorneremo in Consiglio regionale dopo le feste di Natale, saranno uguali alle attuali.
Non è prevedibile, se non si assume un'iniziativa adeguata, che queste difficoltà diminuiranno. Semmai, con l'aria che tira, ogni settimana si aggiunge qualche nuova difficoltà ed è incredibile che perfino uno degli organismi che dovrebbe essere di tutela quasi sindacale delle autonomie come l'ANCI, il giorno 11 novembre abbia scritto nel documento che ci ha inviato che il Comitato di Presidenza ha espresso la propria soddisfazione per la conversione in legge del decreto sulla finanza locale, ma relativo al 1987: in altri termini, a fine anno l'organismo di tutela dei Comuni italiani esprime soddisfazione perché finalmente è stato convertito in legge un decreto legge che doveva essere approvato prima del 31 dicembre 1986! Ecco perché ci sembra che ci sia troppa rassegnazione al piccolo cabotaggio, non solo in Piemonte, ma anche in altri organismi: con queste prese di posizione è difficile dare il colpo di barra che tutti noi abbiamo chiesto in occasione del recente rinnovo dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Di fatto si accetta senza reazione adeguata una situazione semplicemente assurda. Primo banco di prova di quanto dicevamo la settimana scorsa sono proprio i problemi della finanza locale. E' sempre stato il problema delle entrate e dell'autonomia finanziaria la prima garanzia di qualsiasi parlamento; i parlamenti sono sorti proprio per controllare le entrate e la loro destinazione. Nessuna Regione oggi ha questa autonomia finanziaria. Forse c'è qualche Regione in condizione meno drammatica, ma perché ha molti residui passivi, che significano non utilizzo dei fondi degli esercizi precedenti.
Noi riteniamo necessaria - lo diceva autorevolmente il nostro Capogruppo la settimana scorsa - un'iniziativa delle Regioni. La riteniamo improcrastinabile, anche se ormai lo diciamo continuamente in occasione di ogni bilancio, di ogni assestamento, di ogni confronto sui problemi della finanza regionale.
La settimana scorsa abbiamo assunto un'iniziativa di carattere generale per quanto riguarda il rilancio del ruolo della Regione. A nostro avviso occorre che questa iniziativa sia accompagnata da un'azione specifica per quanto riguarda la finanza regionale e dobbiamo anche constatare con amarezza, non abbiamo più voluto rispolverarlo, che è stato presentato 7-8 mesi fa un ordine del giorno relativo ai problemi della finanza regionale in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione del 1987. E' stato messo da parte, potevamo rispolverarlo, ma non volevamo assumere un'iniziativa rituale che non serve praticamente a nulla. Riteniamo per se vogliamo essere coerenti con quanto detto la settimana scorsa, che il Consiglio regionale nel suo complesso assuma un'iniziativa adeguata.
Presupposto è la coerenza nella destinazione delle risorse, cioè la scelta delle spese da parte della Regione Piemonte. La nostra azione cocciuta ha avuto un piccolo risultato: quest'anno la deliberazione che assegna 75 miliardi alle opere pubbliche è stata divisa in migliaia di interventi sul territorio regionale. Si tratta quindi di procedere con coerenza in questa iniziativa che deve partire dal Consiglio, d'intesa con l'esecutivo, e questo già da gennaio. Mi permetto di rivolgermi al Presidente della Giunta e all'Assessore alle finanze, prima ancora che venga presentata da parte del governo regionale la proposta di legge relativa al bilancio 1988 su cui si chiederà poi l'autorizzazione all'esercizio provvisorio. Questa iniziativa deve vedere un impegno congiunto da parte della Giunta e del Consiglio regionale al fine di rivolgersi da una parte al Governo centrale e dall'altra agli altri governi e Consigli regionali.
Si tratta di fare un'operazione verità; all'Assessore Turbiglio facemmo una proposta provocatoria in occasione dell'esercizio 1987 e cioè di rifiutarsi di ratificare e di proporre al Consiglio regionale un bilancio che già in sé conteneva un disavanzo di 70-80 miliardi. A maggior ragione questo problema si pone oggi quando è prevedibile che a fine 1988 ci sia un disavanzo effettivo di almeno 150 miliardi. A questo punto il problema non è più solo dell'esecutivo, ma coinvolge l'intero Consiglio regionale che non può avallare scelte che vanno a sancire un disavanzo di queste dimensioni, a sancire cioè la paralisi effettiva della Regione.
A noi sembra che sia ora di evitare la pantomima per cui il Consiglio regionale approva, sapendo che c'è un disavanzo effettivo di decine di miliardi, un bilancio di fatto falso e che il Commissario di Governo faccia delle osservazioni su cose del tutto marginali. Ma il Governo approvi un bilancio di cui conosce il disavanzo, un bilancio che sia anche un'operazione verità. Si dica chiaramente al Parlamento e al Governo che ci sono 150 miliardi di disavanzo delle spese correnti e si indichi anche l'entrata che deve mettere a disposizione il Governo stesso se si vuole che le Regioni funzionino davvero. Ovviamente non potrà essere solo la Regione Piemonte a portare avanti un'iniziativa del genere, ma se vogliamo rivalutare il ruolo del Consiglio devono essere le stesse Presidenze del Consiglio e della Giunta a farsi promotrici di un'iniziativa raccordata con le altre Regioni d'Italia per dare il colpo di barra che tutti noi abbiamo indicato nel dibattito della settimana scorsa.
In occasione del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza abbiamo detto che aprivamo una sorta di credito per i prossimi mesi sul funzionamento della Presidenza del Consiglio. C'erano elementi che suffragavano questa nostra posizione, oggi però non troviamo elementi per fare un'analoga apertura di credito alla Giunta regionale.
Per questi motivi voteremo contro l'autorizzazione all'esercizio provvisorio. Riteniamo però che il vero appuntamento ci sarà subito dopo le vacanze di Natale, a metà gennaio, con tutti i Gruppi e con la Giunta regionale per vedere se effettivamente si vuole dare un segnale di inversione di tendenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Croso per la replica.
CROSO, Assessore al bilancio Colleghi Consiglieri, signor Presidente, il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale per l'autorizzazione all'esercizio provvisorio per il 1988 fa riferimento al bilancio di previsione per il 1987 comprensivo di tutte le variazioni apportate nel corso dell'anno. Di fatto si fa riferimento al bilancio 1987 assestato, anche se, come ricordava Biazzi, due provvedimenti non sono stati portati a conoscenza sebbene l'impegno in sede di Commissione ci fosse stato. Si tratta di provvedimenti peraltro già approvati dal Consiglio regionale, ovvero il finanziamento di 700 milioni del capitale sociale della STEF, e una variazione che si riferisce ad un decreto ministeriale sulla protezione civile, per un ammontare di 26 miliardi, che sono stati introitati dalla Regione; quindi sono state apportate le relative variazioni al bilancio.
Qualcuno ha visto nella predisposizione di questo bilancio un'illegittimità e il cedimento di un caposaldo della legge di contabilità regionale.
Per quanto riguarda la prima osservazione occorre precisare che tale procedura non è prevista dalla legge di contabilità regionale e non per nulla si parla di deroga, ma non è esclusa dalla legge quadro tant'è vero che anche altre Regioni l'hanno espressamente prevista ed attuata. Non esistono pertanto dei dubbi circa la sua legittimità.
Per quanto riguarda la seconda osservazione, cioè il cedimento di un caposaldo della legge di contabilità regionale, mi permetto di fare presente che esiste anche un altro caposaldo più importante e cioè la necessità di garantire per quanto possibile l'equilibrio effettivo del bilancio.
Il tempo richiesto dall'assestamento; la necessità di poter definire i mutui autorizzati con la legge di bilancio a pareggio del disavanzo; la leggina che dovrebbe giungere al Consiglio dei Ministri mercoledì 23 dicembre e che quindi non è ancora stata approvata; l'opportunità comunque di rinegoziare mutui precedentemente stipulati per un totale di circa 80 miliardi, con un risparmio effettivo nell'arco dei prossimi quindici anni pari a circa 17 miliardi; l'incertezza stessa della legge finanziaria statale e soprattutto della legge di riforma della finanza regionale; hanno contribuito a creare una situazione di notevole incertezza sia per quanto riguarda la chiusura dell'esercizio 1987 sia per ciò che attiene ai trasferimenti dal bilancio statale per il funzionamento delle Regioni e per l'assolvimento di quei compiti che sono stati loro trasferiti.
L'impegno della Giunta è in ogni caso nel senso di definire rapidamente la proposta del bilancio per il 1988 e di riferire ad essa la necessaria richiesta di proroga nell'esercizio provvisorio con la definizione, così come è stata dichiarata dal Presidente della Commissione, Consigliere Santoni, senza alcuna finzione.
E' già stato ripetutamente denunciato lo stato di difficoltà in cui sono costrette ad operare le Regioni. La speranza è che il prossimo anno si cominci a vedere un'inversione di tendenza anche se come ricordava il collega Biazzi le cose da qui a gennaio certamente non cambieranno.
Credo di trovarmi d'accordo con la proposta del collega Biazzi di promuovere un'iniziativa d'intesa con le altre Regioni, con un impegno congiunto da parte della Giunta e del Consiglio, nei confronti del Governo per rivendicare nuovi ruoli delle Regioni soprattutto intorno al recupero di funzioni per la finanza regionale.



PRESIDENTE

Con la replica dell'Assessore Croso ha termine la discussione generale.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri non ha partecipato al voto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri non ha partecipato al voto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro voto sarà favorevole. Riteniamo che la Giunta abbia adottato la strada possibile per la formazione del bilancio preventivo per il 1988 di fronte ad una situazione, quale l'ha enunciata il collega Biazzi, di palese difficoltà della finanza locale e della finanza regionale in particolare.
Occorre prendere atto di queste difficoltà; occorre aver presente inoltre che la soddisfazione dell'ANCI è riferita all'approvazione del decreto 1987, soprattutto perché esso contiene le norme anche per il 1988.
Dopo due anni in cui si è andati ad approvare i bilanci degli Enti locali nella seconda parte dell'esercizio e quindi ad anno già fortemente consumato, quest'anno sarà possibile approvare i bilanci dei Comuni entro il termine del 31 marzo, a causa della validità biennale della legge che consente ai Comuni di avviare il 1988 con una posizione di maggior sicurezza, di maggior tranquillità e di maggior certezza, anche se in una difficoltà oggettiva che non è mutata.
V'è un secondo aspetto positivo. E' stata finalmente presentata ed è in discussione la legge finanziaria per le Regioni, anche se non siamo soddisfatti della proposta che va avanti! Riteniamo che le Regioni debbano avere maggiori risorse, fondi meno vincolati e infine che debba essere portato avanti correttamente il discorso dell'area impositiva autonoma.
Il problema della legge finanziaria è problema aperto per le Regioni.
Siamo disponibili, ci mancherebbe che non lo fossimo, per un'azione delle Regioni non meramente dialettica o rivendicativa che avrebbe poco senso, ma per una azione che, coinvolgendo sia le Regioni a Statuto ordinario che quelle a Statuto speciale, soprattutto quelle a Statuto ordinario, ponga seriamente il problema delle risorse nei confronti dello Stato.
L'operazione verità è cominciata; diamo un giudizio che concorda sia con l'intervento del relatore Santoni, sia con quanto ha affermato l'Assessore Croso. In effetti siamo passati da una situazione di bilancio che noi abbiamo sempre denunciato, di disavanzo reale completamente occultato e neanche ammesso ad una situazione di disavanzo reale esistente ma ammesso, ancorché non dichiarato nelle cifre del pareggio perché non possibile nella vigenza delle attuali norme. Disavanzo ammesso anche nei confronti dello Stato perché il piano di rientro è stato approvato e lo si sta portando avanti: si tratta di un rientro reale che certo è condizionato all'evolversi della legislazione in proposito e dal trasferimento reale di risorse effettive.
In questa operazione verità si inserisce, in forma anomala rispetto al passato, la presentazione di questo bilancio del tutto provvisorio.
Così come l'operazione dei mutui, che comunque doveva essere fatta come atto di buona amministrazione e non è connessa ad una situazione di disavanzo, è un elemento che va a ridurre le spese correnti. Ugualmente possono andare a ridurre le spese correnti altri interventi di taglio che si sono attuati nell'esercizio laddove possibile e che di fatto hanno portato ad un contenimento della spesa.
Questi risultati non possono essere sottaciuti, come non può essere ignorato il tentativo di rientrare, sia pure nell'arco degli anni, dalle posizioni limitate e di recuperare determinate annualità di mutui per far fronte ad una situazione di disavanzo forse più pesante di altre Regioni dovuta a maggiori spese fisse che dipendono dalla struttura della Regione ma anche dalle impostazioni legislative del passato per quanto riguarda il concorso in annualità a favore dei Comuni. Questa strada è stata scelta in passato e oggi se ne paga il prezzo; anche se occorre affermare che c'era stata una convergenza di valutazioni in quanto era diversa l'impostazione della finanza regionale nella legge finanziaria statale. Occorre comunque rilevare che il Piemonte paga, sotto questo profilo, un prezzo pesante nella rigidità di bilancio dalla quale è difficile uscire senza provvedimenti di carattere nazionale.
Per queste ragioni, come ho cercato di esporre in questa breve dichiarazione di voto, riteniamo di essere di fronte ad una strada che non ha altre scelte; pensiamo che la via adottata sia saggia e accompagnata nello stesso tempo dall'impegno a presentare entro gennaio il bilancio 1988 sul quale chiedere l'esercizio provvisorio e poi avviare le consultazioni andando quindi all'approvazione definitiva.
E' una via che per la prima volta viene adottata dalla Regione Piemonte, come da altre Regioni, di fronte ad una situazione eccezionale e non voler riconoscere questa eccezionalità significa davvero non prendere coscienza della complessità della situazione finanziaria e della necessità sostanziale di richiedere maggiori risorse, necessità sulla quale v'è la convergenza totale delle forze politiche di questo Consiglio.
Le Regioni, per esplicare a fondo la loro azione, hanno necessità di maggiori risorse. L'abbiamo sostenuto anche recentemente di fronte ad alcune leggi (ad esempio quella sulle autonomie) che sono state respinte dal Governo; non abbiamo remore ad avviare un discorso dialettico anche serrato con il potere centrale, perché non ci sfugge essere in atto un tentativo di ridimensionamento del ruolo degli Enti locali e dell'Ente Regione.
Quindi di fronte a questa svolta culturale e politica che si sta delineando c'è la disponibilità del Gruppo DC ad un discorso serio, non strumentale, nei confronti del potere centrale per richiedere maggiori risorse che dovranno poi essere utilizzate nel concreto con molta puntualità per il potenziamento dell'attività dell'Ente Regione, per renderlo più decisivo e importante nello sviluppo dell'economia regionale come d'altra parte si conviene in un momento in cui è necessario più che mai, di fronte ad una realtà sempre più complessa, un decentramento delle decisioni e la corrispondenza fra decisioni e atti. Non si può decidere senza avere nelle mani delle risorse che in qualche modo possano essere utilizzate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.
SANTONI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, colgo l'occasione della dichiarazione di voto per fare una sorta di replica del relatore agli interventi che sono stati svolti nel corso del dibattito e che hanno sollevato sostanzialmente tre questioni che mi sembra rilevante sottolineare.
La prima è stata sollevata dal collega Staglianò. E' una questione di principio e come tale non posso che condividerla: la necessità cioè di mettere tutti i Consiglieri, anche quelli che non hanno partecipato ai lavori di Commissione, in condizione di poter apprezzare e valutare fino in fondo i provvedimenti e i relativi documenti. Se è una posizione di principio che posso sottoscrivere, mi sembra che nel caso di specie non abbia ragione di essere e lo dico dolendomi anche del fatto che scarsa è stata l'attenzione del collega Staglianò alla relazione che ho svolto al Consiglio in ordine a questo documento. Dico questo perché il provvedimento in esame, che consta di due articoli molto semplici, in pratica chiede al Consiglio soltanto l'autorizzazione all'esercizio provvisorio per un mese fino al 31 gennaio (ed è questo l'elemento che ci è stato rimproverato dal collega Biazzi). Questo provvedimento cioè non fa riferimento a un nuovo documento di bilancio che di fatto avrebbe dovuto essere la proposta di bilancio preventivo per l'anno 1988. Quando si presenta un esercizio provvisorio, solitamente si presenta in allegato anche un documento contabile che è di fatto il bilancio preventivo per l'anno successivo su cui si chiede per dodicesimi di poter esercitare e spendere attraverso l'esercizio provvisorio; questo però non è stato possibile e abbiamo già visto il perché. Il provvedimento in questione invece fa chiaramente riferimento al bilancio 1987, cioè a un documento che è "straconosciuto" dal Consiglio, quindi il problema semmai era - così coma ha sollevato il collega Biazzi - di natura formale, cioè a dire se questa procedura era o meno ammissibile per motivi formali, in quanto scardinava un principio consolidato della nostra legge di contabilità.
VALERI Mi consenta un'interruzione, collega Santoni. Dato che non ritengo sia un problema solo formale, le chiedo se accetta il fatto che il bilancio 1988 sia la fotocopia di quello del 1987.
SANTONI Stavo trattando un problema precedente, ora arriverò anche a questo.
Se ciò è vero, e mi sembra che sia incontestabile (vedremo poi se si tratta di una questione formale o sostanziale), nel caso di specie non c'erano particolari conoscenze da attingere perché si trattava semplicemente di accettare o meno un iter che non aveva come presupposto dei documenti che era necessario approfondire.
Veniamo alla seconda questione, quella sollevata dal collega Biazzi. E' vero: la nostra legge di contabilità regionale impone, a differenza della legge di contabilità generale che non lo vieta e quindi lo consente, di chiedere l'esercizio provvisorio su un documento specifico, vale a dire di fatto il bilancio di previsione per l'anno successivo e non un documento già consolidato nell'anno precedente. Ma non è detto che debba essere così, fa riferimento esclusivamente a un documento contabile specifico.
L'alternativa, se non si è in grado per le motivazioni che sono già state esposte di arrivare a questo documento, sarebbe stata quella di prendere il documento di bilancio 1987, spurgarlo di tutte le partite che si erano comunque esaurite nel 1987, cambiargli il titolo e presentarlo in aula.
Così facendo credo che avremmo formalmente rispettato la previsione della legge di contabilità del nostro Statuto, ma certamente non avremmo fatto un'operazione di chiarezza. Qualcuno in Commissione scherzando ha detto "avremmo fatto quelle operazioni che si fanno sotto i portici della stazione con le tre carte e l'ombrello aperto". Credo sia stato molto più lineare, corretto e chiaro da parte dell'Assessore dire espressamente che non c'era un documento specifico che chiedeva una deroga motivata su tutti gli elementi che abbiamo richiamato in relazione ed anche nella replica dell'Assessore e che a questi si faceva riferimento, laddove poi si pongono specifici e chiari vincoli di spesa anche per quei pochissimi giorni che sono rappresentati dal mese di gennaio che di fatto poi per l'attività è più breve di febbraio a causa delle festività.
Arriviamo così al secondo punto sollevato da Biazzi, il quale dice: "A parte la questione formale, viene concessa l'autorizzazione all'esercizio provvisorio su un bilancio, quello del 1987, che partiva già con 75-80 miliardi di deficit e quindi viene autorizzata una spesa, seppur per dodicesimi, su un bilancio deficitario".
Il Consigliere Biazzi però sa bene che i limiti che sono posti non solo dalla legge di contabilità, ma che il provvedimento stesso si pone, quindi dei limiti ulteriori, e mi sembra di averlo detto seppur di sfuggita nella relazione, non consentiranno di spendere se non le spese obbligatorie. Vale a dire: non potremo spendere oltre i dodicesimi, e questo lo sappiamo, ma anche nei dodicesimi non è possibile toccare partite su cui è incerta la copertura (fatto che incrementerebbe il disavanzo di cui parlava Biazzi) per il limite espresso nel primo comma dell'art. 1 del progetto di legge che recita: "La Giunta regionale è autorizzata, ai sensi dell'art. 79 dello Statuto ed in deroga a quanto previsto dal secondo comma dell'art. 36 della L.R. 29/12/81, n. 55 'Norme di contabilità regionale', ad esercitare provvisoriamente, fino al momento dell'entrata in vigore della relativa legge e non oltre il 31 gennaio 1988, il bilancio della Regione per l'anno finanziario 1988, secondo gli stati di previsione dell'entrata e della spesa del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1987, come modificato dai provvedimenti di variazione adottati nel corso dell'anno 1987, in ragione di un dodicesimo dello stanziamento di ciascun capitolo di spesa e sempreché le autorizzazioni non decadano con il 31 dicembre 1987".
Si elimina quindi una gran parte di possibilità di spesa su tutte le leggi di intervento della Regione che non possono essere attivate, ma c'è un ulteriore limite e cioè che potranno essere attivate quelle spese soltanto laddove i trasferimenti dello Stato siano certi. Allora, se noi andiamo ad unire questi tre limiti (quello dei dodicesimi, quello della esclusione delle leggi di intervento della Regione e quello delle spese per cui si hanno già trasferimenti certi da parte dello Stato) di fatto possiamo andare ad intervenire soltanto nel caso di spese obbligatorie. Si tratta pertanto di un limite davvero ampio e tassativo che non ci fa correre il rischio di moltiplicare il deficit, già esistente nel 1987, di un bilancio che è già dichiarato in partenza deficitario.
L'operazione-rientro è il terzo ed ultimo elemento che desidero richiamare. Concordo con Biazzi sul fatto che anche se il bilancio fosse stato in attivo l'operazione dei mutui andava fatta lo stesso: non sarebbe stata un'operazione-rientro, bensì di allargamento dell'attivo anzich riduzione del passivo. Però essendo il bilancio regionale deficitario questa è un'operazione che ci auguriamo tutti riesca a ridurre gli oneri finanziari (la tendenza è proprio quella di andare a ridurre gli oneri finanziari sui mutui per gli anni prossimi), la spesa e il deficit: mi sembra sia lapalissiano, così come lapalissiano è che imputare i ratei dei mutui solo per gli anni in cui vengono a maturare e a scadere è un'operazione ovviamente contabile e non sostanziale di riduzione del deficit anno per anno, che si vedrà così caricato soltanto di quelle rate di mutuo che saranno andate a scadere nell'anno di competenza e non di quelle successive.
Certamente l'operazione complessiva non potrà ridursi a questo, ma noi riteniamo che si tratti di un'indicazione importante che - voglio sottolineare - l'Assessore Croso prosegue: infatti già negli esercizi precedenti l'operazione chiarezza e rientro era stata iniziata dal collega Assessore Turbiglio e credo sia doveroso render merito di questo oltre all'attuale Assessore anche a chi lo ha preceduto inaugurando questa strada.
L'unico dubbio che può rimanere è quello di chiedersi che cosa cambierà a gennaio. La legge finanziaria forse non sarà ancora approvata a livello parlamentare e quindi rischiamo di trovarci esattamente nella situazione odierna, ma anche se non sarà approvata quando verrà presentato il bilancio di previsione 1988 avremo certamente dei dati se non definitivi comunque più certi di quelli che possiamo avere oggi. Senz'altro avremo un elemento essenziale per la formulazione del bilancio di previsione 1988: l'assestamento di bilancio 1987 approvato dal Commissario di Governo con le relative conseguenze, che derivano dall'individuazione dei residui sul bilancio 1988.
Ritengo quindi sia per l'uno che per l'altro elemento che la situazione, se non definitivamente chiarita, darà certamente dei punti di riferimento più precisi e più certi, attraverso i quali si potrà avviare la discussione del bilancio di previsione per il 1988 a partire dal prossimo mese, con maggiori certezze e punti di riferimento e spero che quel documento, collega Staglianò, sia consegnato con un certo anticipo affinch tutti possano approfondirlo e discuterlo con cognizione di causa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i colleghi Biazzi e Santoni hanno ricordato come costituisca un principio politico ormai consolidato e una costantissima prassi politica quello in forza del quale l'esercizio provvisorio trae la sua legittimazione non solo giudirica, ma anche e soprattutto contabile e politica, nella previa presentazione di un bilancio preventivo che nel suo itinerario non sia stato possibile condurre a termine per ragioni tecniche o politiche.
Ricordando questo principio, l'anno scorso - in occasione dell'esercizio provvisorio 1987 - avevo sottolineato come fosse oggettivamente impossibile collocarci sul preventivo 1987, che peraltro era stato presentato solo due giorni prima e non si poteva esercitare quel diritto-dovere di ogni Consigliere di potersi collocare nella materia.
Oggi l'esercizio provvisorio non ha neppure l'addentellato di un bilancio preventivo.
Il collega Brizio ha parlato di "forma anomala" con la quale si introduce questo esercizio provvisorio; indubbiamente dicendo forma anomala ha usato un eufemismo: dal canto nostro diciamo con maggiore realismo che si tratta di una formula politicamente inaccettabile, soprattutto per la ragione che non solo è mancato un bilancio preventivo per il 1988, ma è mancato anche solo in sostituzione, ammesso che il preventivo 1988 possa essere sostituito da un qualcosa di diverso, un documento politico che contenga quanto meno i criteri di massima ai quali si ispirerà il bilancio preventivo del 1988.
Ci pare che la mancanza quanto meno di questo documento con i lineamenti essenziali del preventivo 1988 sia una ragione più che sufficiente per ribadire la non accettabilità di questo esercizio provvisorio ed esprimere quindi il nostro voto negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la dichiarazione di voto che mi appresto a fare ha un significato squisitamente politico, perché mi sembra molto sbagliato non rimarcare una novità, ahimè negativa, che si è verificata in questa giornata con la presentazione e la richiesta di approvazione dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio nelle condizioni che sono state descritte criticamente da alcuni Gruppi e comunque non smentite né dalla Giunta né dal relatore di maggioranza.
Ritengo che questa novità vada sottolineata, ne vada tratto qualche elemento deduttivo almeno sul piano del ragionamento politico e vada anche data ragione del motivo per cui il Gruppo comunista non ha ritenuto di dovere, come per ben più lievi infrazioni o ritardi si era usi fare un tempo da parte dell'opposizione soprattutto democristiana, sollevare una grande bagarre.
Devo dire al collega Santoni che mi ha molto colpito la sua presentazione delle alternative possibili: o un non-documento dichiarato oppure un non-documento travestito da documento. Il collega Santoni ha detto in sostanza che è meglio il non-documento dichiarato che il travestimento.
La terza ipotesi era quella di presentare un documento e mi pare strano che sia persino sfuggita dal novero delle possibilità. Brava la Giunta allora che non ha fatto l'operazione travestimento; però c'era la terza eventualità, che era la più normale, possibile, ovvia, di presentare un documento.
Questo fatto assume un carattere che non possiamo non riconoscere ormai come tratto di identità dell'azione di non governo della Giunta, perché si inserisce nel ritardo e nell'incapacità di centrare - a quanto mi risulta da due anni e mezzo - un appuntamento che abbia carattere di indirizzo, che esplichi volontà, che esamini prospettive, che indichi, sia pure nei limiti del possibile, delle scelte. Lo svuotamento di ogni appuntamento di indirizzo è un sintomo ormai evidente di una "labirintite" politica, di una carenza di orientamento grande, che i pannicelli caldi di qualche difesa d'ufficio o di qualche tentativo come questo, che magari tecnicamente ha anche il suo senso, non può assolutamente mutare e cambiare.
A noi pare questo un elemento molto criticabile; criticabile al punto che pone, anche ai Gruppi di opposizione, una questione: se contrapporre per contrastare una Giunta priva di questo orientamento, di questa bussola di momenti che affermano, intanto nel rapporto consiliare, ma poi nel rapporto esterno, volontà e capacità di scelta, una bagarre permanente tutti i giorni o per tutti i casi in cui tutto ciò avviene e che purtroppo avviene sempre più spesso.
Di fronte all'assenza - che noi dichiariamo assenza di una manovra politica attendibile su questa e altre questioni simili - di impostazioni di indirizzo proprie di un parlamento, e quindi di un governo che riferisca delle sue responsabilità al parlamento, ci poniamo la scelta di contrapporre questa bagarre quasi quotidiana od una strada che tenti, in un ruolo assolutamente poco adatto o il meno adatto possibile che è quello dell'opposizione, di togliere alibi e di far nascere consapevolezze e preoccupazioni in chi sempre più flebilmente difende il complessivo esistere ed operare da parte della Giunta e che noi ci auguriamo, come diceva il collega Biazzi, sappia trovare la forza, le opportunità di un cambiamento di marcia, di rotta.
Noi abbiamo scelto la seconda strada e proprio perché era più implicita abbiamo voluto renderla esplicita con questa dichiarazione di voto.
Attraverso il nostro intervento abbiamo anche voluto mettere tutte le forze presenti in Consiglio, la stessa Presidenza del Consiglio, di fronte ad un problema che rischia di diventare anche istituzionale: l'impossibilità, o enorme difficoltà, di stabilire su alcun terreno (fosse quello delle proposte di innovazione da rivolgere a livello nazionale, fosse quello come diceva il collega Biazzi, dell'operazione verità) un confronto utile un confronto che ci faccia capire, un confronto che riesca a stabilire una demarcazione tra le scelte che un governo deve assumersi la responsabilità di compiere e la facoltà di verifica, critica, controllo e di contrapposizione, se lo ritiene, da parte dell'opposizione.
Tutto ciò ci viene a mancare e sentiamo tutti gli elementi di indebolimento e di estenuazione anche istituzionale.
Abbiamo un appuntamento vicino, quello di gennaio; abbiamo forti perplessità che in questo breve periodo di tempo si possa recuperare una questione che non riguarda tanto l'Assessore, gli uffici, quanto la Giunta per quello che riguarda le prospettive di governo da esplicitare attraverso atti e momenti previsti dalle leggi e dai nostri ordinamenti. Non abbiamo sollevato la bagarre; abbiamo assunto un atto politico perché soprattutto quando riteniamo di dover avviare temi squisitamente istituzionali (la finanza è certamente un tema decisivo della questione istituzionale regionale) è necessario doverli avviare attraverso determinate modalità e forme - tra l'altro abbiamo inviato una lettera a tutti i Gruppi per richiedere degli incontri al fine proprio di stabilire forme e modalità sedi e strumenti del confronto - ed è evidente che, nel momento in cui noi riteniamo di doverci far carico per ragionamento politico di un'iniziativa che ha lo scopo di ottenere qualche cambiamento significativo nel modo di essere di questa istituzione, di pestare anche i pugni là dove occorre nelle sedi opportune, la presenza di una Giunta che stia ai suoi appuntamenti è essenziale. Qui verrà ad intrecciarsi il problema di un'ambiguità e di un equivoco che solo i fatti potranno dire che non esiste o che è chiarito, ma che attualmente, per come vanno le cose, sta perdurando con svantaggi notevoli per il nostro stesso assetto istituzionale e il nostro rapporto politico.
Voteremo contro facendo un ammonimento molto chiaro, perché credo si sia toccato il punto più basso. Abbiamo ritenuto di dare all'appuntamento di gennaio, nei limiti di un tempo troppo breve in cui riteniamo che i vecchi problemi che si sono addirittura aggravati non possano essere risolti, l'occasione (quindi abbiamo sottratto un alibi attraverso quella che avrebbe potuto essere una bagarre, il nostro abbandono dell'aula o altre forme di protesta che avrebbero avuto un senso e che altri in altri tempi avevano agitato) per promuovere quella consapevolezza, che alla fine potrà anche avere un senso politico, per cui da un punto così basso si deve riemergere, almeno centrando gli appuntamenti essenziali e quelli previsti dallo Statuto, dalle leggi e dalla regola secondo la quale una manovra di bilancio è insieme alla leva dell'azione di programmazione uno degli elementi non solo di specificità dell'Ente Regione, ma anche della sua identità. Identità che si è perduta al punto che al Congresso dell'ANCI ho verificato che non c'è da stare allegri per lo stato del cosiddetto movimento delle autonomie: c'era ben poca gente e il Presidente dell'ANCI compagno socialista di cui ho stima, notarilmente ha parlato dei soldi che le associazioni investono nei BOT; l'unico dato comune è stato un attacco alla Regione.
A me sembra che questo stato di cose non venga colto nei suoi elementi di gravità e non vengano messe in campo tutte le risorse disponibili per non far passare il concetto che questa Regione si è assuefatta a farsi dare i calci, a non affrontare i problemi e così facendo si andrà più o meno zoppicando verso un appuntamento elettorale da cui rischiamo di ricavare tutti gli svantaggi e non devo dire per demerito di tutti, ma in particolare di chi le responsabilità di governo se le è assunte e deve onorarle.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 46 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri Non ha partecipato al voto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Informo i Consiglieri che al piano superiore del Palazzo è allestita una mostra di oggetti realizzati dalle cooperative di detenuti. In occasione del Santo Natale potrete acquistare qualche piccolo dono per i vostri bambini.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione n. 721: "Definizione dei criteri per l'iscrizione all'Albo di cui all'art. 3 della L. R. 25/8/1987, n. 41"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 721, di cui al punto 20) dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'assistenza Attraverso questa deliberazione vengono definiti i criteri per l'iscrizione all'Albo previsto dalla L.R. n. 41/87 relativa alle funzioni sociali e alle attività istituzionali svolte da enti e associazioni che abbiano finalità di integrazione sociale e promozione dei diritti di cittadini disabili.
L'art. 3 della suddetta legge prevede l'istituzione di un Albo di tali enti ed associazioni che deve essere definito con provvedimento della Giunta regionale, sentita la competente Commissione, e previa determinazione da parte del Consiglio regionale in ordine ai criteri per l'iscrizione all'Albo stesso di questi enti ed associazioni.
Sulla base delle indicazioni emerse sia in merito alla legge, sia per quanto riguarda il dibattito svolto intorno a questi problemi, i criteri che la Giunta propone al Consiglio di introdurre attraverso la presente deliberazione sono i seguenti: 1) che questi enti siano dotati di personalità giuridica riconosciuta con provvedimento statale o regionale 2) che perseguano secondo i disposti statutari non soltanto fini assistenziali, ma scopi diretti a promuovere per i soggetti iscritti l'autonomia nella vita di relazione e il superamento delle difficoltà connesse alle minorazioni o malattie 3) che abbiano sedi in almeno cinque Regioni se operanti a livello nazionale, ovvero in ciascuna Provincia se operanti solo a livello regionale 4) che siano a disposizione dei propri associati attraverso il funzionamento delle proprie sedi provinciali per almeno tre giorni la settimana 5) che siano dotati di collegamento telefonico presso ciascuna sede provinciale per garantire una maggiore disponibilità verso gli iscritti.
Rassegno al Consiglio regionale questa deliberazione invitandone l'approvazione per consentire alla Commissione di esprimere il parere e quindi alla Giunta di deliberare entro la fine dell'anno l'erogazione dei contributi agli aventi diritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Signor Presidente, il nostro Gruppo è in notevole imbarazzo di fronte a questa proposta di deliberazione, perché la Giunta si è accorta, dopo aver già deliberato l'individuazione dei soggetti a cui attribuire i contributi previsti dalla L.R. n. 41/87, che era indispensabile una deliberazione del Consiglio regionale.
CARLETTO, Assessore all'assistenza Questa deliberazione era iscritta all'o.d.g. del Consiglio da almeno dieci giorni.
DAMERI Io sto dicendo che esiste già una deliberazione della Giunta. Assessore Carletto, la legge recita che l'individuazione dei soggetti va fatta previa individuazione, con deliberazione del Consiglio, dei criteri per l'iscrizione all'Albo degli stessi soggetti.
Ripeto quindi che siamo in imbarazzo perché la Giunta si è accorta che oltre alla sua deliberazione ne era necessaria una del Consiglio in merito ai criteri per l'iscrizione all'Albo. In data 1 dicembre 1987 sono giunte in Commissione due proposte di deliberazione da parte della Giunta, una relativa alle domande sui programmi di attività, l'altra all'individuazione dei destinatari dei contributi. Immagino che saranno gli stessi che, in base ai criteri che verranno approvati oggi, sono stati individuati nella precedente deliberazione della Giunta. Personalmente non ho nulla contro queste associazioni, dico solo che bisognerebbe seguire un criterio temporale che gli stessi legislatori hanno inserito nella L.R. n. 41/87 altrimenti si configura una farsa un po' troppo smaccata.
Noi abbiamo fortissime perplessità sul significato di quella legge, non tanto perché vengono concessi contributi ad associazioni che svolgono un'azione anche meritevole, ma perché tale legge è nata in un'ottica di intervento meramente settoriale (è a favore infatti solamente dei cittadini disabili) nell'ambito dell'intera partita dell'assistenza. E' una politica che si muove secondo un principio di mera erogazione di contributi, devo dire tra l'altro abbastanza risibili perché 300 milioni all'anno da ripartire fra i dieci soggetti già individuati non sono molti. Questi soggetti sono individuati sulla base di criteri molto generici e lo scopo di "promuovere per i soggetti iscritti l'autonomia nella vita di relazione e il superamento delle difficoltà connesse alla minorazione e alla malattia" non deve restare un mero auspicio, perché anche se ottime da sole le intenzioni non bastano. Non è sufficiente verificarle nei disposti statutari, bensì sulla base di elementi più concreti.
Registriamo una logica di piccolo intervento a pioggia, ancora una volta centralizzato. Già in altre occasioni abbiamo potuto registrare un processo di centralizzazione da parte della Giunta che decide senza alcuna verifica a ridosso di attività che magari potrebbero promuovere - e lì sarebbero significativi - interventi verso le associazioni minori che vale la pena di incoraggiare in un rapporto con le UU.SS.SS.LL.
Il nostro giudizio, che parte dall'errore temporale commesso dall'Assessore o dagli uffici dell'Assessorato, vuole portare in luce secondo noi senza tema di smentita, il fatto che non ci si muove sulla base di una logica di intervento legislativo programmatorio, bensì di pochi interventi assunti con individuazioni centralizzate, con una logica di intervento contributivo che assolutamente non risolve le esigenze reali e non contribuisce concretamente alla soluzione dei problemi della popolazione più bisognosa.
Questo è veramente spiacevole perché si disperde una parte delle risorse regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.
BERGOGLIO In un libro, da noi cattolici considerato di base e di riferimento, il Vangelo, è scritto: "non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra", a proposito delle opere di bene che bisogna tener nascoste e di cui non vantarsi. Questa frase si addice a quanto voglio ricordare alla collega Dameri. Qualche mese fa mi accadde di partecipare ad un incontro esterno organizzato al Centro incontri della Cassa di Risparmio di Torino in Corso Stati Uniti da una delle varie associazioni che raggruppano gli invalidi civili sul lavoro. All'incontro erano presenti rappresentanti di altre associazioni, alcune delle quali sono anche oggetto dell'intervento di questa deliberazione. In quella occasione gli oratori che si erano succeduti al microfono illustrando le attività della loro associazione e le loro esigenze, tra le tante cose sollecitavano l'approvazione di una serie di provvedimenti sia di carattere nazionale sia di carattere locale. Tra questi ultimi c'era la legge regionale che abbiamo approvato qualche settimana fa, quindi la deliberazione applicativa che oggi viene all'attenzione del Consiglio regionale. In quella sede erano presenti anche alcuni Consiglieri e alcuni parlamentari di vari Partiti. Devo ricordare che in particolare l'on. Migliasso dette esplicita ragione ai Presidenti e Vicepresidenti che avevano lamentato la lentezza degli interventi regionali e si dichiarò favorevole all'approvazione di questa legge, ma in particolare dei provvedimenti consueguenti, che consentiva di favorire comunque le associazioni che dal punto di vista culturale e dell'attività assistenziale (non intesa come pratica dell'assistenza, ma come attività di informazione e di consulenza) si occupavano di questi problemi.
Proprio in quella occasione ebbi modo di discutere a livello diffuso di queste proposte e dissi che sarebbe stato bene che questi atteggiamenti venissero riportati ai vari livelli e che non ci fossero comportamenti o atteggiamenti diversi laddove si devono valutare i provvedimenti.
La morale è che questo provvedimento può essere considerato poca cosa come un non grande sforzo della Regione, può essere considerato più un contributo simbolico alle iniziative delle associazioni che si occupano di invalidi di vario tipo, certamente però va nella direzione di favorire questa forma di aggregazione e di aiutare lo svolgimento di questa attività culturale informativa ed associativa, non intesa però in senso di contributo assistenziale, cioè per fare dell'assistenza in senso materiale (questo è stato chiarito in occasione della discussione della legge).
In questo senso si tratta di un provvedimento positivo; considerarlo una dispersione di risorse vuol dire che non si coglie l'importanza dello stimolo di questa attività e il valore che hanno queste associazioni nei confronti di persone che hanno già avuto delle difficoltà, che comunque hanno dei problemi nel loro inserimento lavorativo vuoi per handicap di vario tipo vuoi per infortuni ed invalidità contratte sul luogo di lavoro.
Se vi saranno dei problemi nella fase di applicazione chiederò di verificarli in modo che si possa procedere tempestivamente a rendere operante questa norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Credo sia fuori luogo l'osservazione della collega Bergoglio. Non vogliamo discutere nel merito della legge, osserviamo però che è stato presentato un pacchetto di atti in cui non si capisce più nulla e la cosa che ci sorprende è l'affannoso precipitare di una serie di atti in sequenza temporale non giusta rispetto alla legge.
Il primo atto è l'iscrizione all'Albo: stabiliti i criteri, vengono iscritti determinati soggetti a tale Albo, dopodiché si passa alla fase dell'erogazione dei contributi sulla base dei programmi di attività definiti. In realtà c'è stata (per questo mettiamo in discussione questo provvedimento deliberativo) una procedura totalmente capovolta in un affannoso susseguirsi di atti.
Che senso ha che questa deliberazione richiami la deliberazione dell'1/12/1987 che è la deliberazione con cui la Giunta definisce i criteri per la valutazione del programma di attività, che è un atto riferito in fase successiva alla richiesta di contributo degli Enti? I criteri per l'iscrizione all'Albo rientrano in una fase che ha da essere precedente.
Abbiamo infatti una proposta di deliberazione della Giunta, e non pu essere diversamente, perché ci mancherebbe che in Commissione non giunga una formulazione di questo genere, proposta che reca la data del 16/12/1986 con lettera di trasmissione alla Commissione, quindi è atto formale, non atto preparatorio interno dell'Amministrazione, in cui, prima che il Consiglio abbia definito i criteri per l'iscrizione all'Albo, sono stati definiti i dieci soggetti riconosciuti. Nella stessa deliberazione si dice che "risultano presentate diciotto domande di iscrizione all'Albo, delle quali dieci sono risultate rispondenti ai requisiti richiesti dalla legge".
Ma i criteri di definizione non erano ancora stati definiti dal Consiglio! Che tipo di lavoro ha condotto la Giunta e sulla base di quali criteri per escluderne otto e accettarne dieci, se solo oggi siamo chiamati a definirli con l'atto deliberativo che stiamo esaminando? E' una procedura immotivata se non per dare qualche premio natalizio in modo pasticciato che rivela (questo è ciò che ci preoccupa) che una legge a cui siamo per molti versi contrari potrebbe essere gestita in modo tale da costituire un elemento positivo. Invece proprio la gestione di quella legge rivela che si procede in modo affannoso, caotico, senza rispetto delle procedure di legge (non so per quale motivo) con intenzioni diverse da quelle che hanno determinato la definizione di una legge di questo genere.
Chiedo quindi che cosa significa il riferimento alla deliberazione della Giunta regionale che mi pare assolutamente improprio e chiedo che venga ritirata (non so con quale forma) la proposta di deliberazione della Giunta che il 16/12/1987 veniva inviata alla Commissione e che solo nel momento in cui i criteri saranno effettivi si riprenda normalmente l'iter per riconoscere la presenza nell'Albo e in una fase successiva si valutino le domande di ammissione ai contributi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.
DEVECCHI Intendo precisare che effettivamente c'è stata da parte della Commissione la presa in esame di una proposta in tempi non eccessivamente congrui, anche se la Commissione aveva già espresso sull'argomento un parere favorevole, quindi nulla vietava a mio avviso di poter procedere oltre. Comunque, venuto a conoscenza che era stato espresso un parere intempestivamente, anticipando cioè i tempi, mi sono personalmente preoccupato di non far procedere ulteriormente l'iter del provvedimento che è stato sospeso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'assistenza La questione è facilmente comprensibile e credo che anche il Gruppo comunista abbia ben chiaro il problema dei tempi che ci siamo trovati ad affrontare rispetto a questa legge; tempi che purtroppo per l'entrata in vigore della legge, cioè il 25 agosto 1987, per questo primo anno di applicazione determina degli accavallamenti rispetto ai singoli provvedimenti. E' ben chiaro che nei prossimi anni, se questa legge rimarrà in vigore, i tempi saranno diversi e quindi consentiranno di poter onorare i singoli adempimenti in modo meno accavallato.
C'è un unico problema (il Presidente della Commissione lo ha richiamato) dal punto di vista formale è ciò che la Commissione ha espresso il parere su una deliberazione che non è di Giunta, bensì una proposta dell'Assessore alla Commissione che deve esprimersi con un parere dopodiché la proposta tornerà alla Giunta regionale. La Commissione ha espresso un parere rispetto ad un elenco di aventi diritto qualche giorno prima rispetto al momento in cui il Consiglio definisce i criteri. Molto opportunamente il Presidente della Commissione ha dichiarato in aula di ritenere nullo il parere espresso su quella proposta dell'Assessore Carletto alla Giunta che deve avere il parere della Commissione.
Chiedo al Consiglio di approvare questa deliberazione che definisce i criteri; chiedo inoltre al Presidente del Consiglio di far dichiarare, se il Consiglio sarà d'accordo, immediatamente esecutiva questa deliberazione in modo che la Commissione possa esprimersi domani, ultimo giorno utile affinché la Giunta possa impegnare le risorse entro la fine del corrente anno. Non facendo questo deve essere chiaro a tutti che nel 1987 non potranno essere erogati i contributi. Peraltro i tempi non sono stati dettati né dalla Giunta né tanto meno dall'Assessore, ma da una legge che purtroppo è stata approvata alla fine di agosto. Il termine ultimo per la presentazione delle domande da parte degli aventi diritto o coloro che pensavano di averne diritto era il 16 dicembre, per cui è evidente che abbiamo dovuto lavorare in tempi strettissimi per poter arrivare entro la fine del 1987 ad impegnare la somma di 300 milioni. Se non provvediamo, la somma andrà in economia e non si potrà più spendere.
Mi scuso con il Consiglio se ci sono stati questi accavallamenti dovuti esclusivamente a tempi tecnici. Il Presidente della Commissione competente ha dichiarato che ritiene nulla l'espressione di volontà dichiarata dalla Commissione nei giorni scorsi; se il Consiglio sarà d'accordo la procedura per poter erogare queste risorse è che il Consiglio oggi approvi i criteri che la deliberazione sia immediatamente esecutiva e che la Commissione domani dia il parere in modo che nella settimana fra Natale e Capodanno io possa proporre alla Giunta la deliberazione che definisce l'erogazione di questi contributi. Se il Consiglio riterrà di non accogliere questa proposta, deve essere chiaro a tutti che questi contributi per il 1987 non potranno essere dati e quindi le somme verranno disperse.



PRESIDENTE

Dobbiamo pertanto esprimerci su questa proposta di deliberazione che come recita il Regolamento, può essere proposta da qualsiasi Consigliere come pure dalla Giunta.



(Commenti dei Consiglieri comunisti)



PRESIDENTE

Sull'elemento del ritardo avete insistito. Possiamo esprimerci rispetto ai nostri orientamenti, ma evidentemente la proposta di deliberazione al Consiglio è formulata.
Pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astensioni.
A questo punto occorre votare l'immediata eseguibilità.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI E' venuto largamente il tempo che tutti rammentino che è molto spiacevole per l'opposizione essere messi in condizioni di questo tipo di fronte a motivate e fondate ragioni di contrarietà rispetto a questo provvedimento. Più che a ragioni di merito le nostre critiche erano rivolte alla manovra che si è seguita, ovvero la posposizione dei criteri alle scelte, e per essere stati investiti di una funzione molto difficile che è quella di far pendere la bilancia o dal lato della conferma della piena linearità della nostra contrarietà (che non presupporrebbe quindi di dare corso alla deliberazione) e le preoccupazioni reali rispetto agli stessi soggetti o, al limite, dal lato della esplicazione entro i termini previsti dell'attività di governo.
Ci stiamo apprestando a togliere dalle funzioni delle Commissioni i pareri rispetto ad atti amministrativi, la cui responsabilità va attribuita per intero alla Giunta, e poi invece le reimmettiamo continuamente nelle leggi, talvolta per un senso di garanzia che, a mio avviso, può essere meglio ottemperato dall'informazione e dall'azione politica.
Però data la questione delicata noi per senso autonomo di responsabilità, quindi non certo in risposta ad un percorso che non ci ha soddisfatti e che quindi politicamente critichiamo, siamo disponibili a votare l'immediata esecutività. Chiediamo però alla sensibilità della Giunta di dare informazione su come si sono svolti i fatti in Consiglio ai soggetti che lo chiederanno, e cioè che noi siamo contrari alla deliberazione per le ragioni che abbiamo detto e che, proprio per questo senso di responsabilità, credo non facile rispetto a quello che abbiamo detto prima e a tutte le cose che sono avvenute, accettiamo di votare l'immediata esecutività.
Chiediamo al Presidente della Giunta di preesaminare le condizioni nelle quali si arriva ad esaminare a quest'ora deliberazioni di questo tipo per non metterci in condizioni che sono anche contraddittorie. Ciò detto noi voteremo l'immediata esecutività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore all'assistenza Se il Presidente della Giunta al quale era rivolto l'invito me lo consente, rispondo al Capogruppo comunista Bontempi.
Ringrazio intanto il Gruppo comunista che consente di dare l'immediata esecutività a questa deliberazione. Mi farò carico nell'informazione che fornirò agli interessati, agli enti e alle associazioni, di rappresentare correttamente la posizione che il Gruppo comunista ha tenuto in quest'aula sia rispetto alla contrarietà nel merito, sia soprattutto rispetto al concorso che ha offerto in questa fase per poter erogare i contributi.



PRESIDENTE

La pazienza e il tempo permettono sempre un giusto confronto.
Pongo quindi in votazione l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Sistema informativo regionale

Esame proposta di deliberazione n. 729: "Seconda proroga a termine della durata del Consorzio Piemontese per il trattamento dell'informazione (CSI Piemonte)"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 729.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Conosciamo bene il problema. Chiediamo però che dopo aver votato questo provvedimento, nella prima seduta di gennaio la Giunta svolga una comunicazione in merito, perché vorremmo illustrare le nostre idee per portare avanti il rinnovo del "patto" con l'Università e il Politecnico coinvolgendo se possibile in queste questioni istituzionali lo stesso Consiglio.
Mi limito a dire che noi siamo d'accordo alla proroga richiesta e chiediamo formalmente che venga calendarizzata una informazione della Giunta sullo stato della situazione e relative determinazioni.
CROSO, Assessore al bilancio Sono d'accordo la Commissione istituita sta già lavorando.



PRESIDENTE

Assessore, il Consigliere Bontempi ha detto che poiché scade lo statuto di questo ente, la deliberazione va approvata, ma dal momento che c'era già stato un dibattito sul CSI e il Consiglio si era pronunciato in direzione di un suo potenziamento, chiede se nella proroga vengono mantenuti gli adempimenti che erano stati attivati in quel documento oppure se questo non è che una sorta di agonia.
BONTEMPI Ribadisco la nostra richiesta formale di un'informazione su tale questione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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