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Dettaglio seduta n.113 del 17/12/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a)Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni e Turbiglio.


Argomento:

a)Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 1 e 9 dicembre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/78, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 732: "Adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto: scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) dell'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n. 732".
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, signori Consiglieri, sull'elezione del Presidente del Consiglio intervengo per primo con soddisfazione e con fierezza. Siamo ormai giunti alla scadenza dei trenta mesi, pertanto occorre votare un altro Presidente, la mia proposta è quella della riconferma alla Presidenza del Consiglio regionale dell'amico, del collega, del compagno, avv. Aldo Viglione, che ha diretto in questi due anni e mezzo i lavori con ammirevole competenza e preparazione, ed ha saputo rappresentare questo nostro Consiglio con il più alto prestigio. Sono lieto e sono fiero di poterlo proporre come candidato alla Presidenza e rilevo con soddisfazione anche la disponibilità di una larga parte del Consiglio, se non addirittura di tutto. Ho rilevato tale disponibilità ascoltando gli interventi dei vari rappresentanti del Consiglio regionale (tranne alcuni che non ho potuto contattare perché probabilmente non erano presenti a Torino) e sono emerse attestazioni di stima, di rispetto, di competenza verso la persona del Presidente Viglione.
Se queste attestazioni si manifestano anche nel più largo consenso oggi questo Consiglio regionale realizzerà un adempimento che non è soltanto procedurale (previsto a termine di Statuto), ma sicuramente avrà anche un significato più ampio di carattere politico generale, che riguarderà tutto il nostro modo di essere nella vita democratica di oggi.
Credo che questa valutazione vada estesa naturalmente a tutto l'Ufficio di Presidenza, quindi alla nomina dei Vicepresidenti e dei Segretari. Se il Consiglio regionale terminerà questa giornata con un risultato positivo cioè con il massimo sostegno, non si tratterà soltanto di un adempimento procedurale, ma di qualche cosa di più rilevante. Credo che vi siano due aspetti che possono giocare a favore di una valutazione di questo tipo e di una scelta di largo consenso. C'è un primo aspetto - che dicevo prima del prestigio rappresentato dalla Presidenza Viglione, uomo di grande preparazione, che non ha svolto soltanto le funzioni di Presidente del Consiglio, ma ha avuto modo di svolgere con grande impegno e competenza incarichi di altro tipo: alla guida della Giunta e, prima ancora, alla guida della Presidenza del Consiglio regionale negli anni di grande fervore in cui sono nate le Regioni.
Credo si possa attribuire, senza enfantizzare, il riconoscimento al Presidente Viglione di essere uno dei padri fondatori della nostra Regione e delle Regioni. Voglio dire con questo che la storia del Presidente Viglione è legata al processo da giovanissimo in poi, di conquista di nuove cose per il bene della gente del nostro Piemonte: dalla lotta partigiana alle lotte successive, dopo il 1945, agli impegni politici di vario livello, dove egli ha ricoperto incarichi di grande responsabilità, dal settore della sanità a quello dell'Amministrazione, per giungere all'impegno a livello regionale. C'è un'ulteriore considerazione sulla preparazione, sulla competenza: l'aver saputo realizzare rapporti che hanno dato lustro e prestigio al Consiglio regionale. Basta sfogliare il documento che ci è stato fornito dall'Ufficio di Presidenza, per ritrovarvi, insieme agli atti amministrativi, una serie di atti di carattere politico importante per il rapporti nella vita sociale, civile economica della Regione con tutto il resto del Paese.
Senz'altro, da questo punto di vista, non possiamo che dichiararci soddisfatti non soltanto del lavoro compiuto, ma anche del modo con cui sono stati diretti i nostri lavori; siamo come in un'Assemblea parlamentare: il Presidente Viglione, ripetutamente, richiama a questa assonanza e analogia con l'assemblea parlamentare. Dobbiamo rendere al Presidente la capacità di aver guidato, organizzato, regolato l'assemblea con grande equilibrio, anche nei momenti di più alta tensione, l'aver saputo, con mano ferma e sicura, con interpretazioni certe dei Regolamenti e degli Statuti, gestirne, indirizzarne, orientarne i lavori evitando sempre che ci si disperdesse e cercando di raggiungere quei risultati positivi che questa Assemblea ha saputo trarre nelle sue sedute. Mi sembra che questi siano gli elementi importanti di fronte a noi, come lavoro già svolto, che merita, insieme ai Vicepresidente, insieme all'Ufficio di Presidenza tutto il più vivo apprezzamento e consenso.
C'è poi, signori Consiglieri, l'aspetto più di carattere politico generale; il grande dibattito che questo Paese sta affrontando sul problema delle riforme istituzionali, sulla funzionalità, sull'efficacia, sulla capacità ulteriore della democrazia repubblicana di incidere negli anni di fronte a noi. Chi è stato protagonista, come il Presidente Viglione, e altri ancora presenti in Consiglio, della nascita delle Regioni e oggi si trova a dover fare un confronto nota, sicuramente come noto io che pure non ero presente, ma che ho avuto modo di partecipare dall'esterno a questa grande battaglia regionalista, la grande differenza di euforia, di attesa di realizzazioni tra la nascita delle Regione ed oggi. Certo - mi piace sempre dire era il momento della poesia al quale subentra inevitabilmente quello della prosa con cui bisogna fare i conti ogni giorno. Mi pare per che da questo momento molto alto, che ha fatto registrare la nascita e lo sviluppo delle Regioni, al punto in cui ci troviamo oggi, ci sia una distinzione profonda che non ci può non preoccupare. Se questo dato di preoccupazione tocca non solo le Regioni, ma anche il resto dalle strutture del Paese, vuol dire che il nostro sistema democratico, che credo sia uno dei sistemi più rispondenti al concetto di vita democratica, che ha retto e garantito per quarant'anni un processo di ulteriore sviluppo di democrazia che ha saputo difendersi anche dai pericoli che ripetutamente sono venuti da più parti, probabilmente questo sistema, pur confermando la sua validità oggi, ha bisogno di alcuni aggiustamenti segnalati da più parti e, ancora negli ultimi recenti referendum nei quali abbiamo il dovere di leggere alcune insoddisfazioni che riguardano il funzionamento complessivo di tutto il sistema istituzionale, democratico e repubblicano.
Non vi è dubbio, le Regioni sono dentro questo sistema, anche se ci sono da poco tempo, hanno il dovere di impegnarsi in questa direzione; il dibattito che si sta sviluppando nel Paese a tutti i livelli attraverso incontri tra le forze politiche, quello più generale sul piano culturale e sociale porta inevitabilmente ad un più incisivo impegno anche da parte delle Regioni. Questo dibattito ci deve vedere protagonisti in primo piano nel discorso più ampio della riforma del Parlamento, del sistema elettorale, nel ruolo che dovrà essere assegnato a ciascuno e quindi anche alle Regioni. Se ne parla da tempo, anche a livello di Gruppi regionali, ho letto i risultati della Conferenza fatta l'altro giorno dal Gruppo comunista; conosco le espressioni delle altre forze politiche. Altri probabilmente, conosceranno quali sono gli impegni in qualche misura non ancora definiti, ma già annunciati, seppure per grandi linee, dalla stessa nostra forza politica; dobbiamo dare anche noi un contributo.
C'è anche una terza parte che ci riguarda come Regione.
Abbiamo di fronte trenta mesi, da oggi in avanti, cioè la seconda parte della legislatura, che ci fa arrivare al 1990.
Non c'è dubbio che per il 1990, se andrà avanti questo dibattito - come penso sia dovere delle forze politiche sicuramente si arriverà alla realizzazione di quelle modifiche di carattere istituzionale, ad esempio sulle modalità di elezione e sulla scelta delle preferenze.
Ormai ci troviamo tutti di fronte ad un problema inevitabile e tutti abbiamo il dovere di dare il nostro contributo, al di là del ruolo e delle funzioni che ciascuno di noi svolge nella vita politica di ogni giorno, che sia in maggioranza o che si trovi all'opposizione. Ci sarebbe anche da portare un contributo al Piemonte nel suo insieme a livello nazionale; e si può ottenere questo attraverso il nostro sostegno alla nomina del nuovo Presidente e della nuova Presidenza, con l'espressione di un voto che significhi il calore l'affetto e la volontà di tutta l'assemblea. Per portare questo auspicato contributo si possono esplorare strade nuove, ma questo è un discorso che riguarda il ruolo del Consiglio regionale e quindi la sua centralità, com'è stata sottolineata all'inizio di questa Presidenza nel 1985.
C'è quindi il rapporto che dovremo avere con gli enti locali, con la comunità piemontese, con le forze vive avanzate del Piemonte e con la gente che compie ogni giorno sacrifici per affermare i valori del Piemonte, per valorizzare e per realizzare le cose che il Piemonte può fare. Anche su questo abbiamo problemi da affrontare e tutti questi problemi non possono essere demandati né al Senato né al Parlamento né al dibattito con le altre parti e gli altri livelli istituzionali. Questi sono rapporti che dobbiamo avere con gli enti locali, con i Comuni (piccoli) e con i loro Consorzi con la loro capacità di essere insieme entità viva dalla Lomellina alle Alpi, per realizzare qualcosa di significativo, qualcosa che significhi rapporto eguale-paritario, tra i Comuni, le Province, la Regione. La Regione è un ente di programmazione e di legislazione che rischia di trovarsi in una posizione asettica, a cui si riconosce un ruolo, senza che sia sviluppato significativamente a livello di iniziativa concreta, nel momento in cui si riafferma il valore della programmazione e della legislazione; ed è anche ente, che insieme agli enti locali, è vivo e partecipe, perché agli occhi della gente la Regione è considerata la parte più alta del sistema delle autonomie, quindi è vista come l'anello importante del collegamento con le Province, con i Comuni, con le Comunità montane e i loro Consorzi. Anche su questo la gente si aspetta che gli amministratori delle Province, dei Comuni e delle Comunità diano delle risposte; e occorrerà, da questo punto di vista, signor Presidente, mettere in piedi una Commissione di esperti che, con l'aiuto delle loro esperienze valutino quali sono le possibilità reali per realizzare tutto ciò, affinch i trenta mesi che ci stanno di fronte siano quelli in cui si possono risolvere i problemi che finora sono rimasti irrisolti.
Quando nacquero le Regioni, l'euforia e l'entusiasmo ci permisero di procedere senza dare risposte incisive; mentre oggi, quando siamo di fronte a problemi in cui occorre dare risposte per mobilitare nuove energie in tutta l'area della comunità piemontese, è chiaro che bisogna essere in grado di farlo; e questo non mi sembra possa essere un problema di carattere politico che attiene solo al ruolo della maggioranza piuttosto che a quello dell'opposizione.
E' invece un problema che deve vedere impegnato tutto il Consiglio regionale, sul quale potrebbero anche non esserci convergenze, ma se davvero si comincia, signor Presidente e signori Consiglieri, potremo dare un contributo per far uscire la Regione da uno stato di indefinitezza che ci lascia tutti quanti con l'amaro in bocca e con una certa frustrazione per l'insoddisfazione di non vedere nessun processo realizzarsi a livelli concreti sulle cose che stiamo decidendo. E in questo quadro avremo concorso a ridare ulteriore lustro e ulteriore autorevolezza per rialzare il tasso di rispetto, di fiducia e di credibilità della Regione.
La Regione nel sistema democratico e repubblicano può fare molto; per esempio, quando ci battemmo per realizzarle - ne siamo più convinti oggi che siamo di fronte a problemi che riguardano le Regioni, ma che riguardano in larga parte anche questo sistema istituzionale - abbiamo dimostrato grande forza e grande capacità di resistenza, che oggi però ha bisogno di ulteriori significativi aggiustamenti e non di imbellettamenti, ma ha bisogno di qualcosa di significativo affinché la società italiana possa pensare al futuro con maggiore fiducia.
Signor Presidente e signori Consiglieri, queste sono le tre motivazioni che il Gruppo socialista, nel riproporre alla guida della Presidenza del Consiglio regionale il compagno e il collega avvocato Aldo Viglione per le sue competenze, il suo prestigio e per la sua storia, ha voluto portare di fronte a questa onorevole assemblea, per indicarlo nuovamente come il candidato che potrà guidarne e dirigerne i lavori da oggi fino alla scadenza del 1990. Lasciando alle forze politiche il loro ruolo nelle loro scelte di maggioranza e di opposizione, per portare il Consiglio regionale al di là delle difficoltà nelle quali le Regioni si trovano e di cui debbono uscire.
Penso che i due anni mezzo, che ci stanno di fronte, siano decisivi per la Regione e per le istituzioni democratiche e repubblicane del Paese, per realizzare obiettivi di ulteriore sviluppo nel rafforzamento del nostro sistema democratico e per dare nuove certezze ai grandi sforzi che la gente è disposta a fare per conquistare quei traguardi di bene e di benessere che stanno di fronte a noi; per ridare al nostro Paese un prestigio ulteriore e significativo nel concerto delle Nazioni. Ho esposto questo quadro per far sì che ciascuno di noi sia fiero di avere dato un contributo importante a quella svolta che vede il nostro Paese impegnato alla testa delle Nazioni che guardano con fiducia verso il 2000 in una prospettiva significativamente anche di pace, dopo gli incontri che ci sono stati nei giorni scorsi, di libertà e di bene per tutti i popoli del mondo, quindi anche per quei popoli ai quali dobbiamo guardare con una particolare attenzione per la loro grave situazione di difficoltà e di disagi in cui si trovano.
Ancora una volta spetta a questa democrazia, nata dalla resistenza con quei valori che hanno alla base questa grande volontà unitaria, dispiegare le nuove energie per un ulteriore balzo in avanti verso nuovi obiettivi di sviluppo, di benessere, di pace e di libertà.
Vi ringrazio signor Presidente e signori Consiglieri, questa è la mia proposta e mi perdonerete se mi sono dilungato per inserirla in un quadro più ampio, ma credo che la solennità e l'importanza di questa giornata possa giustificare anche questa cornice che ho cercato di definire nella scelta e negli adempimenti che non sono soltanto adempimenti di carattere statutario, ma hanno anche un significato politico e culturale importantissimo per le prospettive per cui dobbiamo lavorare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Presidente e colleghi Consiglieri, collocandomi prima di tutto nell'argomento all'o.d.g., devo rilevare e sottolineare che le intese alla vigilia dell'elezione dell'Ufficio di Presidenza, intercorse fra maggioranza e Gruppo comunista, confermano che anche questa volta in questa sede verrà violato il diritto politico del nostro Gruppo consiliare di avere un proprio rappresentante nell'Ufficio di Presidenza. Si tratta del consueto rituale antidemocratico che si regge sulla ormai stantia formula dell'arco costituzionale; e che è sicuramente violatrice della lettera e dello spirito dello Statuto che prevedono la composizione dell'Ufficio di Presidenza in modo da assicurare la rappresentanza delle minoranze. In violazione di queste regole statutarie, penso di dire cose ovvie e di tutta evidenza, ma non seriamente smentibili, perché il Gruppo comunista verrà a monopolizzare, per volontà della maggioranza, in seno all'Ufficio di Presidenza, i due posti disponibili alle minoranze; e in tutto ciò, verrà fra l'altro ad avere numericamente più peso di ciascun Gruppo di maggioranza: il che significa non voler tenere conto della volontà popolare, la quale nelle elezioni del maggio 1985 collocò la nostra forza politica, con oltre 165.000 voti in Piemonte, al rango di quarta forza politica piemontese e di seconda forza di opposizione. Senza dimenticare la costantissima prassi politica che vede i nostri rappresentanti negli Uffici di Presidenza del Parlamento Europeo, della Camera e del Senato della Repubblica, dove nessun nostro avversario politico ha mai opposto obiezioni a tale nostra presenza e non ha mai tirato in ballo la ridicola formula dell'arco costituzionale.
Fatte queste premesse, che riassumono molto più diffusamente quanto abbiamo avuto modo di dire ogni qual volta si è arrivati all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, devo rilevare che in Piemonte, proprio in questo Consiglio ed in particolare in questa IV legislatura, la "conventio ad escludendum" del nostro Gruppo, ha cominciato a subire significative incrinazioni, che sono state esattamente tre. La prima incrinazione di questa "conventio ad escludendum" deriva dalla posizione che prese il collega Consigliere Pezzana nella seduta del 17 giugno, allorquando si riferì, non condividendola, alla discriminazione nei nostri confronti dicendo quindi che una vera democrazia non deve emarginare nessun Gruppo politico in quanto è espressamente volontà popolare.
La seconda incrinatura, sempre riferita alla "conventio ad escludendum", è venuta dal collega Mignone - che appartiene alla maggioranza - il quale, sempre nella seduta del 17 giugno, dopo che il nostro esponente ebbe a rivendicare così come rivendico io oggi, il nostro diritto politico a partecipare all'Ufficio di Presidenza, disse che non doveva essere sottovalutata la nostra partecipazione all'Ufficio di Presidenza né messa in disparte in modo frettoloso; si tratta, comunque di un elemento di discussione che deve trovare un momento di attenzione e di riflessione da parte delle forze politiche. Ci sono state anche delle petizioni di principio, sia pure con chiarissime riserve mentali, che provenivano dai colleghi Brizio e Vetrino, i quali sempre il 17 giugno 1985, si esprimevano dicendo che era cosa giusta che l'Ufficio di Presidenza deve essere rappresentativo al massimo possibile dei Gruppi presenti in questo Consiglio. Questo però non è certo un segnale di incrinamento della "conventio ad escludendum" perché era solo una petizione di principio che si caratterizzava per una riserva mentale diretta ad escluderci e si ispirava al famoso principio, del mai abbastanza lodato Padre Zappata, di predicare bene e razzolare male.
L'ultimo segnale, che ritengo non eccezionale, ma indubbiamente di carattere politico in questa materia, si è verificato in quest'aula il 4 dicembre 1986, quando da un lato rivendicammo, ancora una volta, la nostra presenza nell'Ufficio di Presidenza con le medesime argomentazioni ed anche quando ponemmo la candidatura della collega Minervini a Segretario dell'Ufficio di Presidenza in contrapposto a quella del collega Guasso esponente del Gruppo comunista; e cioè, se in sede di votazione sono confluiti otto voti a favore della collega Minervini, due erano evidentemente i nostri ed è altrettanto evidente che i colleghi appartenenti a questo Consiglio si sono resi responsabili e convinti del nostro buon diritto a partecipare all'Ufficio di Presidenza.
Per questa ragione la nostra collocazione in sede di votazione sarà in questo senso, tuttavia l'unico fine sarà quello di evitare equivoci nell'interpretazione del nostro voto. Per cui per il Presidente verrà votata da noi una candidatura di bandiera, nella persona del Presidente del Gruppo missino e voteremo scheda bianca per quanto riguarda i due Vicepresidenti; ci collocheremo con un solo voto per i Segretari dell'Ufficio di Presidenza, additando il nome della collega Minervini sulla quale auspichiamo, come già si verificò il 4 dicembre, ci siano confluenze di tutti i colleghi dell'assemblea, che ritengono valido il diritto politico che più volte ho illustrato e più volte ho rivendicato, e che sappiano quindi sottrarsi agli ordini di scuderia dei loro Capigruppo.
Conclusa questa parte principale, essenziale e coerente inquadrata nell'o.d.g., l'intervento del collega Rossa mi suggerisce due annotazioni.
Sulla riforma istituzionale anche noi siamo d'accordo, infatti abbiamo espresso una ben precisa volontà politica - senza con questo volerci vantare di una primogenitura - due anni fa quando abbiamo presentato prima al Parlamento e poi alla Commissione Bozzi, un articolato e un preciso progetto di nuova costituzione della Repubblica, la cui ossatura come penso vi sia noto, riguarda l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, dei Presidenti della Regione, delle Giunte e dei Comuni. Per quanto concerne l'aspetto Regioni, appartenendo le Regioni al tessuto dello stato di diritto, allo Stato italiano, noi rimarchiamo la funzione esclusivamente legislativa che deve avere la Regione, che quindi non dovrà secondo il nostro progetto - e mi pare che in questo senso ci siano molti assensi anche da parte di altre forze politiche - più essere ente che gestisce e che amministra, ma dovrà esclusivamente legiferare.
Questo è il fine di una chiara differenziazione dei ruoli fra Consiglio da una parte che legifera e Giunta dall'altra che governa attraverso, secondo la nostra impostazione, l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale.
Quindi su questo punto la nostra collocazione è ben precisa, ben motivata ed è in sostanza documentata attraverso un progetto che è stato presentato.
Per quanto riguarda...



(Brusìo in aula)



MAJORINO Gaetano

Se non vi interessa... Mi pare di aver colto una battuta.



NERVIANI Enrico

Stiamo parlando di un'altra cosa.



MAJORINO Gaetano

Sto esponendo dei fatti oggettivi di carattere istituzionale. L'ultima considerazione è questa: indubbiamente c'è un'interconnessione fra il lavoro svolto in questi due anni e mezzo dal Consiglio regionale e l'attività di governo propositivo della Giunta. Noi abbiamo sempre espresso, e lo ribadiamo, un giudizio negativo sull'impulso della Giunta e ne abbiamo messo in evidenza l'inerzia di massima che si è ripercossa sull'attività del Consiglio, che non ha ancora visto approdare in aula il Piano di sviluppo; piano che in base allo Statuto, in base ai principi di natura politica, deve costituire l'ossatura dell'intera attività legislativa e amministrativa della Regione.
Ormai siamo a due anni e mezzo dall'inizio legislatura, forse avremo questo piano nei rimanenti due anni, se pur lo avremo, poi vedremo con quali contenuti, ma fino ad ora non abbiamo queste linee direttive.
Fra gli altri documenti non pervenuti in Consiglio di carattere legislativo, è mancata una collocazione e una valida iniziativa della Giunta sulle competenze degli ex Comprensori; infatti è nota la misera fine che ha fatto il disegno di legge - la cui discussione si è protratta per quasi due anni fra consultazioni e Commissioni che è stato bocciato due volte dal Commissario di Governo perché ci si è incaponiti nel voler non solo collocare le competenze degli ex comprensori in una certa maniera, ma nel volere enfatizzare quell'organo dell'assemblea dei Sindaci.
Nel programma della Giunta, sia in quello iniziale sia in quello successivamente presentato in occasione della Giunta Beltrami bis, è mancato un disegno di legge sulla revisione della legge urbanistica di cui sia pure da angolazioni diverse, tutti hanno sempre dimostrato di ritenerne la necessità.
Con queste due connotazioni, a latere di quello che è l'argomento principale, concludo il mio intervento e ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'intervento che svolgo, a nome del Gruppo liberale, non esclude un intervento dei colleghi in ordine all'altra ulteriore fase di questa nostra occasione di lavoro, ma tende soprattutto a collocare il nostro Gruppo su un dibattito che qui è stato avviato dal Gruppo socialista, ma che è stato aperto e proposto in sedi diverse dal Gruppo comunista. La questione aperta dal Gruppo comunista ci sembra forte, infatti non è stata presentata in termini strumentali pertanto riteniamo debba avere grande attenzione. Grande attenzione che deve essere letta con la consapevolezza che la questione istituzionale è un vestito, è una regola, che le maggioranze devono soprattutto conoscere e capire, se credono ancora nel gioco che giocano, se hanno qualcosa da mettere all'interno del vestito. A mio modo di vedere, colleghi Consiglieri probabilmente il vestito si è rilevato di foggia troppo generica, rispetto a chi dovrebbe indossarlo; se andiamo indietro nel tempo forse i liberali potrebbero dire che il vestito che si è voluto dare alle Regioni è un lenzuolo di un fantasma. Quando si sono costituite le Regioni infatti i liberali hanno fatto una battaglia in senso contrario, perché ritenevano che si volessero o evocare dei fantasmi o realizzare degli ectoplasmi. Le Regioni nel nostro Paese non sono mai esistite: l'Emilia è una zona dove forse, si seguiva già un percorso di tipo regionalista; la Calabria invece non è mai esistita come Regione. L'aver voluto ricostruire a posteriori un'Italia originariamente legata a delle tradizioni che avessero sul piano politico una collocazione sul territorio, era evidentemente una forzatura sia in ordine all'esigenza di dare contenuto alla resistenza che vi era da parte delle forze costituenti, sia alla riproposizione tout court di uno stato centralizzato. Non avendo a nostro modo di vedere - cosa di cui la costituzione repubblicana per larga parte è permeata la capacità di immaginare modelli costituzionali più avanzati cioè la garanzia della società rispetto allo Stato centrale, si è finiti per accettare un meccanismo e un messaggio anche carico di suggestione, quello delle Regioni. Si è quindi costruito su quest'ipotesi un vestito che è rimasto come un lenzuolo bianco, quindi una specie di fantasma. In quindici anni di vita regionale non hanno dato alcun contenuto a questo fantasma. A questo punto, sono più che certo, conoscendo la serietà del Partito comunista e dei suoi rappresentanti in quest'aula, che la proposta di lavoro che certamente formalizzeranno magari più compiutamente in quest'aula, sarà attenta a cogliere questi processi. E' certo, però, che i meccanismi di carattere istituzionale devono soprattutto tendere a riempire questo sudario e a rimodellarlo secondo i contenuti che andiamo a realizzare.
Occorre qualche sforzo per capire e far capire cosa andiamo dicendo: i riferimenti alle guerre stellari, a Reagan, al fatto che siamo alla testa dei Paesi più avanzati - è probabilmente vero almeno per la qualità della vita - sono cose interessanti, è certo. Il dramma, la crisi esistenziale che al di là delle istituzioni comincia a corrompere anche le persone dato che le istituzioni sono composte da persone questo diventa gravissimo richiede un'analisi molto attenta, libera da condizionamenti. C'è un primo elemento istituzionale che riteniamo di grande importanza: affinch questa riflessione sia libera da condizionamenti esterni, deve essere in una qualche misura propria delle istituzioni regionali, un po' a lato dei Partiti. E' constatazione ormai storica che non sono cresciuti, nel nostro Paese, il livello e la dimensione regionale, e quindi, quando manca la capacità di elaborare un modello a livello istituzionale, ci si affida ai Partiti. Questi, certamente, hanno un ruolo, dobbiamo però sottoporre ai Partiti un progetto di riflessione. Se ci affidiamo alla forza di proposta dei Partiti, entriamo in un meccanismo rimasto fortemente ancorato a livello nazionale - e dei Comuni - di poca dimestichezza con i problemi e soprattutto con la filosofia regionale.
La riflessione è quindi soprattutto di natura istituzionale e non politica; in questo senso mi sembra giusto portarla in sede di Consiglio.
L'aspetto politico, però, a differenza dell'aspetto istituzionale, verifica come il nostro modo d'essere interessa e investe i cittadini.
Mi pare che il fantasma, cui accennavo prima, che vorrebbe essere presente in tutte le stanze del castello, dalle cantine alla guardiola in cima alla torre, debba scegliere cosa fare.
Sento ripetere troppe volte che dovremmo stare insieme, incontrarci: non è così; le istituzioni si affermano con la capacità di affermare la loro individualità, la loro specificità. Faccio un esempio: mi piacerebbe se arrivasse sui nostri tavoli un qualche invito per una manifestazione di prestigio, rivolto semplicemente alla "Regione Piemonte".
Non capisco perché la Regione Piemonte non si senta di uscire sola la sera; l'età ce l'ha! Non capisco perché debba sempre essere tenuta per mano da zie torinesi e papà cuneesi.
A questo punto nasce un problema, ovviamente attribuito al "brutto carattere": in politica c'è uno strano uso del linguaggio: se uno "ha carattere", ha un "brutto carattere", se non ne ha, ha un "bel carattere".
Il Presidente Viglione, ad esempio, ha un "brutto" carattere: mi risulta che quando riceve un invito chiede di sapere dove si dovrà sedere, e che se la sedia non è quella giusta, ci rinuncia.
Ognuno di noi ha sofferto l'esperienza di trovarsi in situazioni in cui non solo non sapeva dove sedersi, non si è proprio seduto, dato che nessuno si è sognato di pensare che dei rappresentanti delle istituzioni regionali avessero il diritto di sedersi.



(Voci in aula)



MARCHINI Sergio

So bene che quando la Regione era governata non da un Presidente, ma da un Vicerè - Presidente Viglione queste cose non succedevano. L'ho detto stamattina a un collega, che ha apprezzato questa considerazione che mi permetto di ripetere a voi: la vicenda del Viceré, cioè del Conte Calleri è una delle questioni "freudiane" sulle quali dobbiamo riflettere. Non sono in grado di giudicare, ma certamente la Presidenza Calleri, con la sua concezione da satrapo - anche sul piano fisico - del potere, aveva avviato un determinato percorso per la Regione. Non so se fosse giusto o sbagliato certo è che nella misura in cui è stato abortito non è giunto a compimento lascia, come tutti gli aborti, un trauma in chi l'ha subito.
L'impressione è che tutti noi ci siamo dedicati a francescana astinenza, in termini di voglia di far politica e di essere soggetti reali di potere; non signorine che non sanno uscire sole, e giovanotti che da soli non accompagnano nessuno, timorosi del giudizio sulle nostre capacità di governo e della fanciulla che accompagniamo.
Le mie sono divagazioni, come direbbe il Presidente, sono forse voli pindarici. Ma le cose stanno così! Cari amici, sono convinto che la storia le istituzioni, le riforme vengono fatte dagli uomini: le 60 persone che sono qui devono avere l'ambizione di lasciare a chi siederà al loro posto una Regione diversa: non una Regione "oggetto", una Regione "ambizione".
Alla Regione i politici devono guardare con ambizione, i cittadini con aspettative.
Mi rifaccio al senso politico che devono avere le nostre riflessioni di natura istituzionale. Questo perché - mi spiace sia assente Rossa - i nostri discorsi sono sempre rivolti a Comuni, Enti locali, Comunità Consorzi: il cittadino, nei nostri discorsi, non esiste mai. Dobbiamo smettere di considerarci un elemento del sistema delle autonomie: noi siamo le Regioni che verranno giudicate, e cresceranno o moriranno, in forza della capacità propria di "essere" rispetto ai cittadini. Che il rapporto con i cittadini debba essere diretto o mediato dipende da situazioni oggettive, da problemi, dalle strategie; ma il rapporto, anche se mediato deve essere di natura tale da arrivare veramente al cittadino. Non possiamo collocarci in una sfera politica - ripeto - asessuata, quella della legislazione, della programmazione, e così via, ma su che cosa? O apriamo una questione forte con lo Stato, e allora la nostra legislazione dovrà muoversi sul terreno statale, trasformare la nostra Regione rispetto alle normative o, comunque, agli indirizzi in qualche misura omogeneizzanti dello Stato, facendo crescere le specificità della nostra Regione. Si apre quindi, una sorta di contenzioso nei confronti dello Stato; ma siamo in grado, con la nostra legislazione, di cambiare e specificare rispetto le esigenze della nostra società, la legge nazionale? Questo significa fare leggi, affrontare quindi la questione, non per far cambiare idea allo Stato, ma per chiedere allo Stato di emanare leggi-quadro, così quadro in modo da riconoscerci la potestà legislativa, di affidare una prospettiva un progetto e soprattutto un comando alla società. Il modo che ha lo Stato di emanare leggi, fa sì che a noi restano da predisporre solo più i Regolamenti.
La nostra funzione legislativa e il senso del governo, di come sappiamo far crescere e governare le specificità della Regione, in positivo o in negativo rispetto al quadro generale della società, è un tipo di potere che il quadro e il modo di essere della legislazione nazionale non ci consente.
Dobbiamo affrontare la questione nei confronti dello Stato, se vogliamo che "legislazione e programmazione" significhino qualcosa; e cioè la programmazione è il metodo con cui si mandano a regime i risultati finali nel sistema legislativo.
Questo problema non sarà di facile soluzione perché lo Stato, come qualunque istituzione, è restio a cedere potere, tende piuttosto a conservare e ad aumentare il proprio e dobbiamo cercare, quindi solidarietà nella società- nei cittadini per conservare la nostra ragione di essere, anche in difetto, e per la quale siamo disposti a portare il libro in tribunale, alla cancelleria fallimentare.
Dobbiamo, quindi, - se posso dare un contributo agli amici comunisti prima che formalizzino la loro proposta, e ai colleghi se vorranno riflettere su questo argomento - avviare come Consiglio un lavoro che tenda a ridisegnare il quadro istituzionale della Regione, che abbia al proprio interno la capacità di modellare un progetto politico di competenza della Giunta, ma che il livello istituzionale sia indirizzato verso un destinatario diverso da quello visto in passato. Non possiamo immaginare che il ruolo della Regione cresca all'interno del sistema delle autonomie se non cresce nei confronti del cittadino. Il cittadino, signor Presidente e colleghi Consiglieri, vuole riconoscersi e riconoscere la Regione in qualche realizzazione; ovunque, le istituzioni, creano sul territorio propri monumenti, si realizzano e non possono vivere nell'aria. Se le chiese sono più alte delle case, e non solo più larghe, se le piramidi vanno costruite in un certo modo, ci sarà pure una ragione e qualunque istituzione, quindi, deve trovare sul territorio i propri segni, deve essere riconoscibile e identificabile con dei risultati.
La Regione non può costruire piramidi o disegnare chiese; riconosco che il Presidente Viglione, a suo tempo, aveva intuito questa filosofia nel momento in cui ha portato avanti la tanto criticata politica della "proprietà regionale". Qualcuno ha criticato il Presidente Viglione ritenendolo proprietario di questi uffici, qualcuno sosteneva che un ente deve occuparsi solo di legislazione e programmazione e con ciò non pu essere proprietario e pagare l'affitto. Questo è stato argomento curioso di un dibattito che rivela il ruolo che si vuole assegnare alla nostra istituzione. Se il segno della nostra concretezza non può passare attraverso realizzazioni, dobbiamo uscire dalla genericità del nostro essere e del nostro proporre, ed orientarci su obiettivi precisi, non più di ordine programmatorio e non più con un risultato generico: non "vincere il campionato", ma "vincere il derby", per esempio. Non saremo noi a trasformare la società piemontese, perché le linee di trasformazione passano al di là dei nostri confini e delle nostre competenze, ma il ruolo della Regione, all'interno degli elementi di trasformazione della società deve emergere sul piano del governo del territorio, delle trasformazioni socio-economiche e della cultura: la nostra azione politica non deve essere vincolata.
Lo Stato riconosce alla Regione il potere di emanare leggi, che sono soltanto regolamenti di leggi e non leggi vere e proprie; le attribuisce risorse destinate a fini e scopi precisi, però decisi sempre dal legislatore nazionale, il che consente al legislatore nazionale di tornare sul nostro territorio come tornava il principe medioevale che lasciava al proprio vassallo le responsabilità delle decisioni e veniva soltanto ogni sette anni per essere glorificato. Questo è il ruolo che comincia ad avere l'uomo di governo e parlamentare nella nostra realtà territoriale.
Dobbiamo cercare di uscire da questo schema, cercare di lasciare il segno, Presidente Beltrami, non nel processo generale, ma nel processo specifico di alcune questioni. Vi sono esempi significativi che dimostrano che qualcosa si è cercato di fare, ma è grave l'assenza della Regione dai grandi dibattiti sulle vicende torinesi, che ritengo un appuntamento della nostra generazione.
Leggendo i giornali milanesi, si trova scritto il contrario di quanto generalmente sosteniamo; continuiamo a dire che tutto viene fatto a Milano, mentre i giornali milanesi riportano che è vero che tutto viene fatto a Milano, ma dai piemontesi e dai torinesi.
Non riesco a rinunciare all'idea che le istituzioni, la società civile e l'ultimo cittadino - compreso il signor Pautasso in pensione - non possano trovare una collocazione all'interno del processo che fa della Regione Piemonte la regione di punta della nuova Italia.
Le cose stanno così ed è Torino una casa elegante, la capitale di un nuovo processo della nostra società. Questo processo non può non coinvolgere l'ultimo cittadino. Sul libro "Cuore" leggiamo di come una famiglia fosse resa felice e orgogliosa di avere ancora una mano calda del bacio di un principe; ma la società piemontese, i suoi cittadini non si aspettano questo. Resta comunque poco comprensibile che noi viviamo in una città e in una Regione caratterizzate da forti elementi di provincialismo nel senso peggiore del termine.
Non abbiamo un grande teatro che per le sue dimensioni e per le sue caratteristiche possa ospitare manifestazioni culturali a livello mondiale.
I segni della società moderna, del commercio, dell'artigianato e della cultura nella nostra città non esistono, non si realizzano e stentano ad attecchire; la qualità della vita dei cittadini cresce molto lentamente e in modo ingiusto rispetto alla crescita del potere della città, della Regione e di alcune classi sociali.
Sono favorevole alla crescita del potere di queste classi e della Regione, ma desidererei che l'istituzione riuscisse - permettetemi il senso umanistico di questo ragionamento - a fare in modo che il processo non si chiuda soltanto "nei portafogli di borsa", ma si trasferisca sul territorio, nella città.
Sul tipo di ricaduta probabilmente abbiamo forti divisioni da parte di qualcuno che ritiene, secondo me non giustamente, che questo fenomeno ricada sui processi occupazionali che, a mio modo di vedere, invece sono slegati da questo e legati ad altre dinamiche della società e dell'economia.
Qualcuno, invece, più "elitario" ritiene che all'interno di un crogiuolo di interessi economici così significativi, di livello planetario diventi un diritto vivere una qualità della vita che si misuri anche nella qualità delle mostre e biblioteche, posto che ognuno contribuisca a questo tipo di risultato.
Il Consigliere Pezzana potrà fare qualche considerazione sull'argomento, se lo riterrà opportuno.
Noi, come Gruppo liberale, siamo molto attenti alla proposta del PCI ci rendiamo però conto che, come forza di maggioranza, abbiamo anche il dovere di far muovere "il corpo all'interno del lenzuolo". Possiamo innescare dei meccanismi che aprano la questione Regione nei confronti della questione istituzionale in generale, ma questa ambizione di tornare ad essere il centro e di immaginare - e mi pare questo sia uno dei ragionamenti che fa il PCI una lista regionale e non provinciale mi pare che possa risolversi, in un'interpretazione maligna, in una maggiore solidarietà del Consiglio, e quindi una forza dell'istituzione, rispetto al confronto che si deve aprire con i soggetti sociali forti, da cui tutti ci aspettiamo molto.
Questo forse è il senso vero.
Mi pare indispensabile recuperare la capacità e la voglia di uscire qualche volta da soli, ma è necessario sapere anche cosa fare e dove dirigersi.
Ritengo opportuno che la Giunta segua il processo di riflessione istituzionale che il Consiglio sicuramente avvierà, e che cerchi di dare contenuto a tale disegno, immaginando di mirare proprio al lavoro di governo e di proposta politica globale, in modo tale che la modifica del disegno istituzionale, che riguarda noi, consenta al cittadino di leggere le conseguenze di questa trasformazione nei risultati finali dell'azione politica.
Pertanto il nostro Gruppo ritiene che il discorso di natura istituzionale debba coinvolgere tutte le forze politiche, senza preclusione di nessuna natura, ma la forte proposta, che sta crescendo all'interno del Consiglio, mette la Giunta nella difficile posizione di rimisurare e riconsiderare, in termini compatibili, la propria proposta politica affinché la legislatura non finisca "in ginocchio", come ha detto il PCI non può cioè vedere soltanto il compimento di un disegno formale diverso ma deve avere anche alcune ricadute di governo e politiche che interessano i cittadini e la società nel suo complesso, che sono l'unico traguardo, nel senso ottico del termine, con cui il cittadino è in grado di vedere e di capire la riforma istituzionale.
Dico che il traguardo, e per traguardo intendo quell'apparecchio ottico con cui il cittadino legge la riforma istituzionale, che noi ci avviamo ad eseguire è la ricaduta sui problemi concreti della riforma stessa, che passa attraverso l'attività di governo.
Concludo dicendo che, come Gruppo liberale, daremo la massima disponibilità a questo discorso che si è aperto. Ma, mentre si cerca di discutere tale problema in qualità di Consiglieri e quindi senza etichette abbiamo il dovere, come maggioranza, di mettere sull'avviso la Giunta renderla cioè consapevole che un discorso di tal genere richiede, nel contempo, capacità di attività, di decisioni di governo e di concretezza: elementi che consentano al cittadino di leggere, attraverso i risultati, il senso della trasformazione formale, che altrimenti verrebbe interpretata come una senile rivendicazione nei confronti di forze più giovani, quali ad esempio, gli enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Penso che il rischio sia quello di rendere la giornata di oggi densa di retorica, di frasi fatte e di circostanze: da questo punto di vista mi si consentirà di rilevare che l'esordio del Consigliere Rossa non sia stato di buon augurio.
Rispetto al problema che si discute oggi, vorrei dire poche cose possibilmente chiare.
Innanzitutto, vorrei avere la conferma, nel corso della discussione che qui si sta eleggendo il Presidente dell'assemblea e non l'espressione di uno schieramento di maggioranza.
Se così fosse, come noi ovviamente auspichiamo, vorremmo svolgere anche alcune riflessioni per motivare la nostra collocazione politica.
Si sta parlando di una riforma istituzionale prevista dalla Costituzione quarant'anni fa e dimezzata a diciassette anni dalla sua entrata in vigore: penso che tutti i Consiglieri regionali del Piemonte che hanno partecipato al convegno di Venezia sul decennale del DPR n. 616 non hanno potuto che tornare a casa con una grande preoccupazione, in quanto, in tale sede, si andava suonando il "De profundis" di un processo di decentramento politico e istituzionale dello stato, un "De profundis" testimoniato dall'assenza, in quell'assise, del Governo.
Ci pare, in termini di gerarchia istituzionale e contrariamente al pensiero dei Consiglieri Majorino e Minervini per il quale prestiamo scarsa attenzione, che, secondo l'ordinamento statale, il potere del Parlamento nazionale preceda il potere delle Regioni per quanto riguarda l'espressione della volontà popolare.
In quella sede, il governo si è guardato bene dal presentarsi, le stesse presidenze della Camera e del Senato si sono guardate bene dal partecipare ad una discussione che metteva in causa anche il loro ruolo.
Ebbene, se questa giovinetta diciassettenne ha ancora i rossori e si deve fare accompagnare dalla zia alla sera, la responsabilità di non essersi saputa emancipare e di non aver sostenuto le battaglie istituzionali, politiche e culturali, è sua. Non voglio fare retorica penso che le scadenze verso cui le forze politiche italiane stanno andando riguardino il riassetto istituzionale dei poteri. Questo non deve n limitarsi ai forti segnali provenienti da chi ha più potere né ridursi alla semplificazione coatta del panorama politico.
Questa è una riforma istituzionale quindi, Signor Presidente e colleghi come in altra circostanza ho sottolineato - e sarebbe come illudersi di negare la febbre rompendo il termometro. Sono altri i possibili interventi praticabili e, da questo punto di vista, siccome si parla delle Regioni pensiamo debbano essere potenziati gli istituti di democrazia diretta.
Al riguardo manifesto insoddisfazione critica e leale alla Presidenza del Consiglio, per come ci siamo dati questo costume nell'assemblea e nell'operare quotidiano.
Quando partimmo, due anni e mezzo fa, si riconobbe l'insufficienza statutaria della Regione per quanto riguardava gli istituti di democrazia diretta; oggi, ancora, non è giunta alcuna proposta positiva che colmi la lacuna, anzi, stando ad indiscrezioni giornalistiche e a velate volontà politiche, si va profilando un paradosso: il paradosso che l'unica espressione di democrazia diretta, il referendum sulla caccia per il quale sono state raccolte sessantamila firme, venga annullato con manovre politiche accampate come esigenze di bilancio.
E' un problema grande e reale, quindi penso che il nuovo Ufficio di Presidenza del Consiglio debba vigilare perché si arrivi ad una decisione come quella presa - da noi apprezzata - in merito al referendum sulla caccia e perché la propria volontà ed anche quella dei cittadini piemontesi non vengano calpestate.
Questa è una delle ragioni d'insoddisfazione; le deficienze degli istituti di democrazia diretta, ma ce n'è un'altra, Signor Presidente, che riguarda la proiezione esterna dell'assemblea e quindi il "buco nero" della mancata informazione riguardante i nostri lavori. Con ciò non voglio riprendere discorsi già fatti - che rifaremo se ritorneranno in aula proposte di legge relative all'informazione locale - né discutere di come il quotidiano "La Stampa" emana le informazione sul Consiglio.
Desidero, Signor Presidente riferendomi all'avvio della legislatura sottolineare che esisteva ed esiste una possibilità concreta per colmare e chiarire questo vuoto: consentire che i lavori vengano trasmessi, con un ponte radio, attraverso tutte le emittenti radiofoniche locali. Potremo intrattenere con la terza rete della RAI un ragionamento stringente su queste cose; naturalmente non tutti i dibattiti meritano di entrare in casa dei cittadini, ma sicuramente ci sono momenti alti e significativi in cui quest'esigenza andrebbe soddisfatta.
Possiamo ragionare per pochi minuti, dato che siamo a metà del cammino possiamo rilevare come su questo versante nulla si è mosso e da qui nasce la nostra insoddisfazione; non voglio fare le pulci delle cose positive e negative, ho voluto soffermarmi su due elementi emblematici di grande valore politico ed istituzionale.
Siamo profondamente insoddisfatti per la spartizione fatta nella composizione dell'Ufficio di Presidenza, e rispetto a ciò vorrei differenziare, per cercare di chiarire la collocazione politica al momento del voto di Democrazia Proletaria, il ragionamento tra la Presidenza intendendo come Presidenza, il Presidente e i due Vicepresidenti - e l'ufficio di segreteria. In sostanza, voteremo il Presidente uscente Viglione per quanto riguarda la Presidenza dell'assemblea, così come voteremo, avendo voto limitato, il Vicepresidente proposto - non ancora formalmente, ma già in qualche modo manifestato dal Gruppo comunista. Non parteciperemo al voto, signor Presidente e colleghi, dell'ufficio di segreteria, per protestare, innanzitutto nei confronti della maggioranza di pentapartito che ha ritenuto, anche in questa circostanza, di dover stare incollata concedendo, a ciascun rappresentante, una sedia, per avere così cinque rappresentanti tanti quanti sono i partner della maggioranza nell'Ufficio di Presidenza.
Denunciamo quindi questa debolezza e prevaricazione politica sulla base di numeri, in quanto la formazione dell'Ufficio di Presidenza dovrebbe essere paritetica nonché espressione di tutta l'assemblea.
Vorremmo anche rimarcare la nostra insoddisfazione - mi rivolgo a Bontempi e ai compagni comunisti - nei confronti della formazione dell'ufficio di segreteria rispetto ai ragionamenti e agli impegni presi all'avvio della legislatura. Cosa dicemmo allora? Che c'era un fatto nuovo in Consiglio regionale: la presenza di tre Gruppi nuovi, non rappresentati in precedenza, che avevano cercato di consentire, attraverso una rotazione al proprio interno, che le espressioni dell'articolazione reale del Consiglio e della realtà politica e sociale della nostra Regione fossero presenti laddove istituzionalmente tutta l'assemblea doveva essere rappresentata.
Se le proposte sono quelle avanzate nella conferenza dei Capigruppo riteniamo che il bisogno di articolazione stia venendo a mancare; in sostanza, pensiamo che si stia arretrando a livello di quella consapevolezza politica che si manifestava a inizio legislatura.
Pensiamo ci sia un episodio significativo che indichi come l'articolazione della rappresentanza, anche a quel livello, faccia bene a tutti: mi riferisco al referendum regionale consultivo sulla questione del nucleare, che non si concluse come auspicavamo.
Grazie alla presenza del Consigliere Ala che, in quel momento, era di turno, fu possibile riportare in aula la discussione nel merito della ammissibilità, e quindi ragionare in termini politici anche sugli strumenti attraverso i quali l'istituzione regionale si rapporta ai cittadini.
Mi limito solo a questo episodio per portare a conoscenza del Consiglio l'esistenza di sensibilità e ruoli diversi che, quando si conculcano, ci portano all'impoverimento generale.
Mi pare necessario rilevare che, in questi ultimi due anni e mezzo, si siano verificati fatti nuovi, anche per quanto riguarda la collocazione dei nuovi Gruppi giunti in Consiglio regionale.
Non nego che il collega Pezzana abbia, in qualche modo, contribuito a questo impoverimento inopportuno: egli, infatti, ha continuato a riproporre un problema che per noi, in qualità di opposizione collocata su valori antifascisti, non si pone per niente.
Tra l'altro, nei giorni scorsi abbiamo assistito al congresso dell'orgoglio fascista e non possiamo che registrare con inquietudine naturalmente andando al di là degli apprezzamenti personali nei confronti dei colleghi con cui in questi anni abbiamo potuto confrontarci lealmente e senza barriere che rendessero incomunicabile il rispettivo punto di vista però appunto...



MAJORINO Gaetano

Vi sono state disinformazioni giornalistiche...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Eppure abbiamo letto diversi giornali, abbiamo sentito vari telegiornali: il vostro ex segretario, Almirante, può anche dire che gli schiaffoni che vi siete dati rappresentino solo voglia di vivere, in realtà erano lo smarrimento nei confronti di una prospettiva di lacerazione, cui tutte le forze democratiche devono guardare con attenzione, una lacerazione al vostro interno rispetto non soltanto al passato, ma anche al futuro; in ogni caso senza risolvere la discriminante sui valori di fondo della nostra società che per noi devono essere riproposti e quindi differenziati nei confronti di chi non si riconosce in essi.
Almirante, infatti, sostiene che vorrebbe più voti di De Mita per fare l'alternativa fascista al sistema: storicamente, ideologicamente politicamente e culturalmente è indubbio che il fascismo in questo Paese rappresenti una cosa ben precisa.
Mi scuso per l'ampia parentesi aperta al riguardo, per dire che il problema che pongono i colleghi del MSI non ci riguarda. Fra l'altro, come forza di minoranza, il meccanismo del voto ci obbliga a esprimerci limitatamente. Quindi, in questo senso, pensiamo che la risposta richiamata, opportunamente, dal Consigliere Majorino dovrebbe essere data dai Partiti della maggioranza; ad esempio, dal PSDI che, anche in questa circostanza, è attaccatissimo alle proprie poltrone.
Spero di aver chiarito come, sulla questione dei Segretari dell'Ufficio di Presidenza, non sia intervenuto alcun fatto nuovo e rilevante in maniera tale da mettere in discussione l'impegno fra galantuomini e l'espressione di volontà politica esplicitamente detta, per arretrare rispetto a quelli che erano gli accordi a inizio legislatura.
Voglio dire che mi trovo particolarmente in difficoltà in questo passaggio, sempre a causa della limitazione del voto, ma tengo a sottolineare che il mio voto non andrà, in questo caso, al collega Guasso al quale voglio manifestare, comunque, tutta la mia stima politica, e anche, se lui mi consente, il mio affetto personale per una figura come la sua che ha dato tanto al movimento operaio e alla sinistra in questa città e in questa Regione.
Penso che bisogna lealmente riconoscere che queste siano questioni di principio, di fondo, che vanno al di là delle persone con cui - spero si possa continuare (come abbiamo sempre fatto) a discutere tutti i problemi che ci troviamo di fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Lunedì, nella riunione fra i Capigruppo, ho ascoltato un'affermazione molto breve, ma concisa, del Presidente del Consiglio Viglione, che mi ha colpito molto favorevolmente, in quanto ad un certo punto - non so bene se si parlasse di guerre stellari, di Reagan e di Gorbaciov - egli affermava testualmente, che era venuta a cadere quella "conventio ad escludendum" nel momento in cui si discuteva da quanti rappresentanti della maggioranza e da quanti della minoranza dovesse essere formato l'Ufficio di Presidenza.
La frase mi aveva favorevolmente colpito: perciò, stamattina mi sarei aspettato, a differenza di quanto prevede l'ordine del giorno e cioè un intervento a fine dibattito del Presidente del Consiglio, un intervento all'inizio, prima della discussione delle varie forze politiche presenti in aula.
Perché tale affermazione, che viene a segnare un dato di novità rispetto a quello che è stato il comportamento di quest'aula fino a pochi giorni fa, detto alla fine, a conclusione delle prese di posizione dei vari Gruppi politici, rischia di diventare un'affermazione nobile, nuova fin che si vuole, ma che rimane tale.
Non credo di essere monomaniacale esprimendo nuovamente la mia posizione, anche perché l'o.d.g. dice che stiamo discutendo il punto 4) quindi gli adempimenti all'art. 14) dello Statuto: scadenza dell'Ufficio di Presidenza, elezione del Presidente, elezione dei Vicepresidenti, scelta del numero dei segretari ed elezione dei segretari. Tutto il resto non conta - con buona pace dei colleghi Consiglieri che magari parlano per tre quarti d'ora e affrontano tutto lo scibile umano - perché è questo l'argomento da discutere oggi. Mi permetto, con questo, di segnalare che la prima riforma da attuare in Consiglio regionale dovrebbe essere lo stabilire il numero dei minuti per ogni intervento. Perché anche se è sempre piacevole, e lo dimostrano l'attenzione con cui tutti i Consiglieri ascoltano gli interventi del collega Marchini, perché sono brillanti, ci fanno pensare alla mancanza di una giornata dedicata - come ci sono i venerdì letterali della signorina Antonetto - per esempio la mattinata del giovedì a una gara in cui ciascuno di noi, preparandosi prima, pu dilettare i colleghi con osservazioni che arricchiscono.



(Voci in aula)



PEZZANA Angelo

Con il fatto che solo il collega Marchini beneficia del silenzio in aula e di interesse verso la sua oratoria - peraltro molto brillante potremmo dedicare una mattinata o un pomeriggio ad una maratona di Consiglieri, in cui ciascuno cerca di dire - intendiamoci - cose intelligenti, discutibili e diverse magari da quelle che siamo costretti a sorbirci in aula, dove per tirare acqua al proprio mulino tutti fanno a gara per parlare più di mezz'ora, quando invece in cinque minuti si potrebbe dire quanto si pensa.
Passo ora all'argomento di oggi: punto 4) dell'o.d.g.. Una democrazia come quella intesa dal collega Staglianò, dove dice: "non mi riguarda il problema del MSI", credo sia condivisa anche dagli altri Gruppi, dalla Democrazia Cristiana, dal Partito comunista e dai Gruppi che si sono opposti al rispetto del concetto democratico che sta alla base del nostro vivere civile e politico. Abbiamo una forza politica rappresentata da tre Consiglieri, che viene tenuta in spregio ai concetti democratici: "la libertà civile nata dalla resistenza" e "il movimento operaio", sono frasi Staglianò, che se non le verifichi nella pratica quotidiana democratica diventano vera e pura retorica.
Se ci richiamiamo alla democrazia e neghiamo ai colleghi e ad un Gruppo politico presente democraticamente in aula, di godere dei propri diritti mi chiedo veramente, quando si parla di fascismo e tu sai benissimo quanto...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Perché dovrei votarlo? E' mica un obbligo votare, è un'opzione, fino a prova contraria.



PEZZANA Angelo

A me piacciono le interruzioni, quindi ti prego di continuare; quando hai finito proseguirò.
Mi chiedo con quale prosopopea ancora in quest'aula si possa pronunciare la parola fascismo, quando esiste un regime governato da coloro che hanno le tue idee in cui coloro che hanno delle idee diverse verrebbero messi a tacere.
Mi chiedo quale sia la differenza tra regime fascista e regime comunista, dove i sindacati sono proibiti e i giornali di opposizione non possono essere stampati.



(Interruzione dai banchi di sinistra)



PEZZANA Angelo

Parlo ai colleghi, faccio osservazioni che potranno essere interpretate secondo il criterio di ognuno; mi chiedo con ciò quale differenza ci sia tra il Cile e l'Unione Sovietica, dove le elementari libertà democratiche che non vengono rivendicate dal Cile, il quale è un Paese dittatoriale, ma vengono rivendicate da altri Paesi, sono negate esattamente come in un qualsiasi Paese fascista.
Ritorniamo al nostro Paese, alle regole democratiche che ci siamo dati e chiediamoci se è giusto - e questo lo dico ai colleghi comunisti e ai colleghi democristiani - e se è democraticamente rispettabile che un Gruppo come il MSI (non discuto la sua ideologia: Almirante ha riconosciuto apertamente di richiamarsi al fascismo e sono sue precise responsabilità in Italia l'apologia di fascismo è reato, se abbiamo una Magistratura che è libera-autonoma e non ravvisa in questa apologia di reato, rivolgiamoci ai giudici e facciamo degli esposti, però queste sono battaglie che si fanno in aule diverse da questa) democraticamente e legalmente rappresentato, sia non considerato uguale agli altri.
Mi sarei aspettato dall'avvocato Viglione, un intervento di apertura e non di chiusura del dibattito, perché se la caduta della "conventio ad escludendum" - come dice l'avv. Viglione, Presidente del Consiglio - è un fatto nuovo, che deve entrare nella prassi autoritaria del Consiglio, che non è sostenuta soltanto dal Partito Comunista, da Democrazia Proletaria ma anche da altri Partiti (perché evidentemente affrontare questi dibattiti può essere fastidioso si è tentati, quindi, ad accettare tutto), bisogna riconoscere che le regole vanno cambiate. Rispondo al collega Staglianò: quando all'inizio della legislatura proponemmo una rotazione nella presenza delle opposizioni, era semplicemente perché mi sembrava inconcepibile che in un Parlamento come quello regionale, dove le opposizioni sono al plurale e non al singolare - l'opposizione fosse rappresentata da un solo partito.
Discutemmo di questo argomento prima di iniziare i Consigli che furono per me illuminanti, perché mi dimostrarono come una forza presente in Consiglio con tre Consiglieri rispetto a noi che ne avevamo uno solo, era in realtà discriminata; questo mi fece affermare che - nel momento in cui la rotazione mi avrebbe assegnato il compito di partecipare all'Ufficio di Presidenza - con dispiacere non vi avrei partecipato e avrei rassegnato immediatamente le dimissioni, perché la mia presenza sarebbe stata una forma di affronto e di usurpazione nei confronti di un Gruppo che avrebbe molto più diritto di me di parteciparvi. Tutto ciò, indipendentemente dall'ideologia che il Gruppo rappresenta; l'avrei detto anche in riferimento alla Lista Verde e al Partito comunista se fossero rappresentati in aula da tre esponenti e il mio Gruppo da uno solo. La mia posizione era chiara fin dall'inizio: non accetto di sedermi su una poltrona quando questa spetta di diritto ad un Gruppo che non è il mio.
Non amo fare questi patteggiamenti e questi incontri di corridoio per avere una poltrona in più; se la maggioranza pentapartito ritiene che debbano essere presenti le opposizioni nell'Ufficio di Presidenza, si ridiscuta il numero dei presenti, ma il mercato delle poltrone in cui l'importante è assicurarsi - violando i diritti di un altro Gruppo - una posizione, non mi può trovare consenziente.
L'avvocato Viglione sa quale importanza riconosco al suo ruolo, quale garante del funzionamento democratico di questa assemblea; credo che se il Presidente Viglione continuerà ad essere garante di un diritto violato ed usurpato, commette moralmente un grave atto, soprattutto nei confronti di se stesso, oltre che di fronte a questa assemblea. Lo richiamo, con il massimo rispetto verso la carica che ricopre, ad una posizione che mi auguro vorrà esprimere nel suo intervento, perché deve finire questa volontà autoritaria, da Stato dittatoriale, nei confronti di una qualsiasi forza politica.
Di fronte al concetto "democrazia" mi dissocio totalmente, perché le cosiddette "democrazie" quando arrivano al governo, dimostrano poi regimi spietati che non possono avere il mio appoggio.
Voterò il Presidente Viglione; e lo voterò secondo quanto potr ascoltare nel suo intervento. Non posso ancora sapere come si esprimerà il Presidente e in base all'orientamento che verrà fuori dal Consiglio, sapr come schierarmi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente e signori Consiglieri, collochiamo questa scadenza definita solenne, talvolta con rischi anche retorici di ritualità, ma comunque come uno snodo previsto dal nostro Statuto e dalle nostre regole come importante dentro l'esplicito richiamo che ci sentiamo di dover fare come Gruppo politico (seppure di opposizione) all'apertura di una nuova fase della vita di questa Regione.
Partiamo dalla considerazione, che credo sia ampiamente condivisibile del cattivo stato di salute dell'istituto regionale e dall'analisi che vede accoppiate cause strutturali politiche vecchie e nuove, che non ci esimiamo dal richiamare: dovute all'incapacità o alle difficoltà di governo della Giunta, che giudichiamo inadeguata e contro cui continueremo e intensificheremo una netta e forte opposizione. Questa cattiva condizione di salute sta mettendo in gioco - lo avvertiamo tutti che non è solo un fattore contingente un insieme di questioni non di poco rilievo. Pertanto accolgo molto volentieri un suggerimento pervenuto da un intervento e cioè che questa condizione sta mettendo in gioco soprattutto gli effetti - non si tratta di un discorso di ceto o politico - possibili, positivi del sistema locale, democratico sui cittadini. Il taglio forte di possibilità di prospettive, di autonomie, di autogoverno - che è il soffocamento dell'esperienza regionale - il rischio della inutilità di questo ente - che è più di un rischio, infatti l'avvertiamo un po' tutti, anche i nostri interlocutori, ci induce con molta determinazione a riconoscere che è necessario dare un colpo di timone deciso. Dico questo partendo dalla consapevolezza che noi, come Gruppo comunista, abbiamo maturato in questi anni, sia pure limitati, consapevolezza che io considero notevole come ruolo di governo e come ricchezza di problemi e di questioni che abbiamo affrontato anche nel ruolo di opposizione. Crediamo di essere in grado di poter dare questo colpo di barra e lo abbiamo dimostrato nella proposta avanzata in una conferenza stampa e che riproporremo qui in Consiglio e sul cui percorso vedrò di richiamare l'attenzione per due o tre minuti di questa assemblea. Si tratta di una proposta di ripresa sui temi dell'autonomia e dell'autogoverno attraverso le riforme necessarie.
Non è un caso che questa nostra proposta si presenti quando è consumata ormai un'altra fase e quando, per fortuna, a livello nazionale si stanno riprendendo in esame anche i temi che i grande limiti della Commissione Bozzi evidenziò, quando si intrattenne su una riforma dello Stato che escludeva quasi totalmente i cosiddetti rami bassi, cioè gli Enti locali e le Regioni. Oggi mi pare che stia emergendo questa consapevolezza anche nelle forze politiche, mi auguro che non sia un mero gioco di ingegneria istituzionale, ma che approfondisca i rapporti tra istituzioni e problemi della gente.
Mi permetto di suggerire una mia opinione e cioè che l'autoriforma che le forze politiche e il sistema istituzionale saranno in grado di fare sarà direttamente legata alla capacità di richieste e di pressione che i soggetti esterni hanno. Soggetti che hanno a cuore sia il sistema democratico in generale sia quello che garantisce soprattutto i ceti deboli, chi è senza lavoro, gli emarginati, ma anche tutte quelle categorie che da un sistema civile ed ordinato istituzionale traggono obiettivamente vantaggi e prospettive di progresso; le autoriforme verranno solo da questo, dobbiamo esserne consapevoli e dobbiamo anche, nel proporre un tratto di lavoro di questa istituzione, tenerne più conto. In altri termini la nostra proposta non è solo interna alle forze politiche, ma vorremmo che si espandesse, con la consapevolezza e con un riferimento attendibile da parte di altre forze politiche, su nodi che sono già stata toccati e che qui non riprendo, ma che mi paiono essere quelli che rappresentiamo come autorevolezza e credibilità. Noi come istituzione regionale abbiamo un problema molto serio che è il sistema politico istituzionale italiano.
Mai come oggi è giunto il momento di reagire con molta concretezza alle difficoltà che ha la nostra democrazia, non sono sufficienti il volume e il tono delle parole spesso inutili e inconcludenti. Noi continuiamo a credere ad una democrazia di massa, pertanto crediamo che sia importante il percorso attuato dal nostro Paese; gli elementi di caduta che oggi registriamo in maniera clamorosa nella Regione come anello più debole, ma che sono presenti in tutto il sistema, devono essere contrastati e combattuti soprattutto da chi, essendo stato eletto ha un compito e un dovere. Noi non possiamo prendercela solo con il destino, abbiamo dei doveri: io non so poi quanto la misurazione di questi permetta di verificare sempre le responsabilità di ognuno, ma i doveri ci sono e noi vogliamo adempierli.
Per questo la nostra proposta tende a ridare al Consiglio, che esprime le forze politiche, possibilità ideative, di riferimento, di raccordo con la società e fra loro; credo sia questa la fase da affidare al Consiglio.
Pertanto abbiamo messo al centro tre questioni che sono: governo sulle decisioni che contano, che mi pare non abbiamo più; buon funzionamento che purtroppo è venuto a mancare e infine la credibilità che rende stimata e rispettabile non solo la persona, ma anche un'istituzione per come si comporta, per come agisce nei confronti dei suoi interlocutori.
Sono elementi fondamentali della politica per l'esplicazione della sua funzione che non è onnivora, non deve essere onnicomprensiva ma è quella che nel sistema democratico riteniamo sia ineliminabile.
Partendo da questi punti di vista, e vedendo lo stato di salute particolarmente cattivo, la crisi profonda, i limiti, il rischio di non avere prospettive - e di questo francamente facciamo carico ad un'azione di governo assai debole, inconcludente, poco reattiva che c'è stata - noi ci richiamiamo esplicitamente a tutti coloro che in comune con noi hanno la volontà di reagire a questo degrado senza ovviamente preclusioni di schieramento che naturalmente non vogliamo; dagli interventi che ho sentito mi pare di aver colto l'elemento per sviluppare questo confronto in Consiglio. Tuttavia ritengo, nel modo di collocarsi oggi, di non perdere di vista quello che richiamava Pezzana cioè l'oggetto del nostro dibattito vale a dire l'elezione dell'Ufficio di Presidenza. Mi limiterò pertanto a dire che questa nostra iniziativa nei prossimi giorni si concreterà nell'invio di un documento a tutte le forze politiche per la richiesta di incontri. Per quanto riguarda il Consiglio, noi verificheremo, prima della scadenza della fine di marzo, data in cui rinnoveremo le Commissioni, quali strumenti, quali sedi, quali occasioni di lavoro concreto saranno offerte alle forze politiche, affinché il confronto non resti nell'ambito culturale politico o nella discussione accademica, ma possa produrre risultati su due versanti: primo, far pesare, come Regione Piemonte, la nostra esperienza sulle riforme istituzionali nazionali portando così al centro del dibattito nazionale la questione dell'autonomia e dell'autogoverno secondo, condurre avanti le autoriforme oggi possibili all'interno dell'ordinamento regionale che vanno dalle riforme dello Statuto, alla revisione legislativa, ai progetti di proiezione esterna e anche ad una nuova attenzione alla partecipazione nelle forme nuove che si possono proporre oggi che sono il sale e la vita della nostra assemblea. Mi permetto di richiamare quello che ha detto Marchini, che deve farci riflettere, e cioè il modello funzionalistico, per cui la Regione si esprime ed opera solo attraverso altri soggetti. Noi dobbiamo trovare, nei vari settori, attraverso l'azione di governo e anche rivedendo questo modello, dei modi concreti di validazione diretta da parte dei cittadini: ciò può essere la riforma elettorale - che noi auspichiamo, per quanto riguarda il livello regionale - la riforma dei collegi provinciali che non hanno certo formato una classe politica regionale (dobbiamo dirlo: c'è una spinta quasi irresistibile ad essere prevalentemente Consiglieri e Assessori di collegio, con tutte le conseguenze negative sull'unitarietà regionale). Pertanto credo che possiamo raggiungere questi obiettivi solo se la verifica non è basata solo sul voto, se piace a quei cittadini politicamente il Partito comunista o la DC, certo questo conterà sempre ma anche molto nel merito a come, rispetto a quei cittadini, si è saputa esprimere questa istituzione. In questo senso il lavoro è molto grande ed ambizioso; io dubito francamente che in queste condizioni noi possiamo avere a priori la speranza e l'ottimismo necessari, anzi avremo molti motivi di pessimismo, ma ugualmente noi crediamo che questa nuova fase debba essere invocata. Rimandiamo quindi a sedi, modi concreti seri e tenaci la definizione di modalità e di strumenti di confronto.
Collochiamo qui l'atto importante della rielezione dell'Ufficio di Presidenza. Chiediamo all'Ufficio di Presidenza e innanzitutto al Presidente - e abbiamo colto favorevolmente quanto scritto nel documento, e cogliamo ancor più favorevolmente le espressioni venute da Gruppi politici della maggioranza nonché, credo, quanto ci dirà il Presidente Viglione - la disponibilità a cambiare direzione, essendo investiti, giustamente, di una funzione ben al di là della maggioranza che li espresse. Credo debba esserci l'appello concreto nel merito poi giudicheremo e presenteremo le nostre proposte, ma ben vengano quelle già formulate o altre ancora auspico che non vi manchi né coraggio né tenacia, né - penso - un po' d'orgoglio e voglia di rivestire un ruolo oggi particolarmente importante.
Se è vero - come tutti diciamo - che la sede del Consiglio deve riassumere marcatamente una funzione propulsiva ed anche operativa sul terreno delle riforme, è chiaro che condizioni, strumenti e sedi devono esserci offerti. Andare in questa direzione, facendo bene i registi di una squadra che gioca per raggiungere un buon risultato, è il compito che vi chiediamo. Certo, si sarebbe potuti arrivare a questo appuntamento in maniera diversa; si è continuato - ha ragione Staglianò a riprodurre il sistema dell'incollaggio dei "Cinque" come unica garanzia di compattezza.
Almeno il metodo, però, avrebbe potuto essere diverso, ad esempio, partendo dall'acquisizione dello stato di difficoltà e, da parte della maggioranza da una richiesta di lavoro istituzionalmente unitario per perseguire questi obiettivi. Questo non è avvenuto; probabilmente con questa chiave sarebbe stato ben più forte e convinto il cammino che ci attende. Ciò nonostante assumendocene responsabilità e onere, vogliamo esplicitamente aprire una linea di credito al Presidente Viglione che, credo, ci confermerà nel suo intervento in chiusura della discussione.
Vi sono anche componenti che non nego: non vogliamo fare un'operazione "nostalgia", ma certo che - e per noi sarebbe sbagliato non riconoscerlo gli anni e il lavoro comune con Viglione pesano e contano positivamente anni legati ad una stagione forse non riproducibile, ma che sicuramente almeno nelle sue componenti di fondo, se vogliamo etico-deontologiche dovremmo richiamare più in vita.
Credo che in questi due anni, obiettivamente, l'Ufficio di Presidenza abbia esercitato una funzione riconosciuta da tutti; con questo non voglio glorificare nessuno, anzi proprio chi ha stretto da tempo rapporti personali e politici sa bene che ci sono momenti di scontro, altri in cui vi è difficoltà nel comprendersi politicamente, ma credo vada riconosciuto che questa funzione è stata ben rivestita, ne fanno fede anche interventi di altri Gruppi d'opposizione.
Credo soprattutto che la linea di credito di cui parlavo vada data sulla base della fiducia che concordiamo al Presidente - e il nostro voto sarà favorevole alla sua rielezione - e, permettetemi di dire anche all'intero Ufficio di Presidenza che riteniamo debba essere caricato, oggi dell' onere di tentare un'operazione alta per condurre fuori dalle secche attuali, nei limiti e nelle possibilità del Consiglio, e sul terreno delle riforme, le nostre istituzioni: di questo chiederemo prove e verifiche.
E' un compito importante alla cui base concreta saranno le idee, i contenuti, il modo di lavorare e soprattutto lo sforzo di tutte le forze politiche, piccole e grandi che siano. Non è poca cosa: non aprire questa fase oggi, sarebbe stato un grande errore, sarebbe stato in qualche modo un accettare quello che - ne sono convinto - il confronto rivelerà: una parte consistente di questo Consiglio - spero sia una parte molto piccola - ha rinunciato a pensare alla grande, e a reimmaginare una Regione in grado di contare, pesare, decidere e alimentare positivamente la credibilità democratica del nostro sistema delle autonomie.
Lo verificheremo: abbiamo una moderata fiducia, dipenderà sicuramente anche da quel che faremo, e da come le altre forze si rapporteranno. In questo quadro mi permetto di dire che esplicitamente noi abbiamo - e lo si evince dal mio precedente ragionamento - posposto ad altri ragionamenti che pur avrebbero potuto benissimo essere invocati (metodo e numeri), la stessa nostra collocazione nella votazione del Presidente e nei confronti della maggioranza. Restano due questioni: su quella enunciata dal Consigliere Pezzana sarò lapidario: noi non la pensiamo come lui. Per la concezione stessa che egli ha tentato di esplicare del sistema democratico il riconoscimento franco ed esplicito della differenza sostanziale sul punto della rappresentatività in questa Regione del Gruppo del MSI è una cosa che vogliamo riaffermare e di cui, in qualche modo, rivendichiamo una coerenza non di oggi, e che non finirà oggi. Il secondo punto è quello della presenza dei Gruppi minori; intanto alle spalle abbiamo un percorso andato come è andato, che non va ignorato; siamo d'accordo che la rappresentatività del Consiglio debba essere garantita; l'abbiamo manifestato con l'iniziale intesa raggiunta, che poi, in corso d'opera, si è mutata perché ci sono problemi sostanziali che non dobbiamo dimenticare problemi di rappresentanza, ma in un ruolo, anche, di possibilità concreta non personale: il giudizio personale è ottimo su moltissime persone che sono qui in Consiglio. Se pensiamo a quanto potrebbe scaturire da un lavoro serio di autoriforma e di proposte di riforme nazionali, questa funzione mista, di rappresentanza, ma anche di possibilità concreta di lavoro nelle piccole e modeste cose quotidiane nella organizzazione dei rapporti diventa decisiva. Crediamo di poter adempiere bene a questa funzione; ci non solo in teoria, per le dimensioni del nostro Gruppo - e, devo dire anche per la qualità, la serietà, la tenacia delle persone che abbiamo indicato. Ciò non solo nei confronti della Vicepresidente, ma anche - mi sia permesso di dire - nei confronti del segretario, il compagno Guasso che credo, in pochi mesi, abbia avuto modo di far capire non solo di che pasta è fatto, ma anche di quali siano le sue intenzioni, quale mandato e quale ruolo stia giocando.
Detto questo, dato che non sfuggiamo al punto politico della funzione di rappresentatività anche degli altri Gruppi, noi, proprio da come si instaureranno sedi, strumenti, modalità, facendo capo ad un momento di rinnovo delle Commissioni, dichiariamo fin d'ora che una generale questione di rappresentatività di tutti i Gruppi ha senso; ciò non è solo calabile nell'Ufficio di Presidenza, ma anche in modi e forme che noi non solo riprenderemo in esame, ma opereremo affinché si realizzino. Sul discorso di fondo, della ricchezza di una democrazia non rappresentata solo da qualcuno, noi, non da oggi, conveniamo abbondantemente.
Chiudo con un augurio rivolto a chi verrà eletto: l'augurio politico è quello di dare una risposta alla linea di credito che questo Gruppo, con la sua consistenza e voglia di lavorare, ha manifestato: date risposta in maniera positiva, nei fatti, e dando fin dall'inizio il segnale che qualcosa può cambiare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo di fronte ad un adempimento preciso, ma anche circoscritto quello del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio, tuttavia si tratta di un adempimento importante che anche nella storia della nostra Regione ha sempre significato un momento di riflessione e di dibattito: non si è mai passati immediatamente alla votazione, ma si è sempre affrontato lo stato dell'istituto e del Consiglio in questo momento di trapasso previsto dallo statuto per la metà della legislatura.
Cercherò di essere sintetico pur desiderando toccare alcuni temi importanti. Certo che parlando di Regione e di istituzioni la riforma istituzionale diventa tema centrale. La riforma istituzionale soprattutto a livello nazionale, che deve rilanciare in modo diverso l'autonomia degli enti locali - Province e Comuni - ma deve anche trattare il tema della riforma regionale e del rilancio questo istituto.
Il collegamento fra riforma nazionale e Regione ci interessa, proprio oggi sul nostro mensile c'è un articolo del Vicecapogruppo Nerviani, che tratta il problema delle Regioni-riforme istituzionali; possiamo ben dire dal nostro punto di vista, che siamo tempestivi, quanto mai, ad affrontare questo tema.
Vediamo emergere due aspetti a livello nazionale; da un lato la disponibilità - cui accennava il Consigliere Bontempi - a ridiscutere avendo presente l'esigenza della riforma istituzionale a livello di enti locali e di Regioni, e lo dimostra anche la volontà di affrontare finalmente, la legge finanziaria regionale. Dall'altro lato, vediamo andare avanti pericolosamente un'idea e una prassi neocentralista, che anche la Regione Piemonte sta pagando con la ripulsa di alcune leggi, che ci pare inspiegabile - non abbiamo timore a dirlo, come l'abbiamo affermato nella Commissione competente - principalmente quella sulle autonomie: o si trova un accordo fra Governo regionale e Governo nazionale che sia accettabile per la Regione o non abbiamo difficoltà ad andare avanti questa almeno è l'opinione del Gruppo democristiano coll'apertura di un contenzioso che vuole significare una ferma determinazione nostra a difendere l'autonomia dell'istituto regionale. La riforma dovrà andare avanti tenendo conto che la Regione è importante e può giocare un ruolo importante.
Il Gruppo comunista ha colto questo momento per fare alcune proposte che saranno oggetto di dibattito successivo. E' una mossa tempestiva che ha tutto il nostro interesse.
Noi siamo per la centralità del Consiglio, consideriamo che il Consiglio debba essere elemento propulsore dell'istituto, ma questa non è una posizione di oggi: è una posizione che abbiamo assunto in passato e puntualmente. L'abbiamo assunta anche a vantaggio ed a sostegno della posizione del Consigliere regionale - tema che il Consigliere Marchini ha ampiamente trattato - per cui diciamo che bisogna dare vera valenza all'art. 12 dello Statuto.
Diceva Paganelli l'11 febbraio 1982 (in un'occasione come questa): "Se il Consigliere regionale è il protagonista, allora bisogna metterlo in condizione di conoscere tutto ciò che avviene, di svolgere la sua funzione di legislatore e di controllore, per essere informato e per poter poi informare sulla sua attività". Queste sono tutte cose ancora oggi irrisolte.
Esiste il problema non solo dello "status" del Consigliere, ma anche quello dell'effettiva centralità del Consiglio e della sua capacità di proposizione. Certo è necessaria una modifica statutaria; penso che noi siamo partiti con una precisa modifica proposta fin dal giugno '81 che non ebbe seguito; ma per quel che riguarda la centralità del Consiglio ponevamo, già allora nel 1982, con molta puntualità, questo problema; cito ancora un passaggio di Paganelli che afferma: "Sul funzionamento del Consiglio le proposte sono molteplici, noi proponiamo che siano valutate da un'apposita Commissione, la quale entro 60 giorni dovrà riferire al Consiglio per i conseguenti adempimenti legislativi e regolamentari". Era una proposta che si avvicina, almeno nella sostanza e nella linea, a quella che viene presentata oggi.
Anche con l'odierna proposta si pongono dei termini, solo che da allora sono passati 4 anni e si è fatto poco! Si è fatto poco, certo, in questa legislatura, si è fatto anche altrettanto poco nei due anni precedenti; il problema rimane quello di ridare slancio e centralità al Consiglio, e certo l'impegno dell'Ufficio di Presidenza è elemento fondamentale di vitalità della assemblea regionale.
Penso tuttavia che, a questo punto, dovremmo proporci anche noi, come assemblea, qualche elemento di riflessione. Il Consigliere Pezzana ha ragione quando propone di limitarci negli interventi, di intervenire sulle cose importanti, di non polverizzare l'assemblea in un rito che alla fine non produce nulla. Uno dei punti di fondo è la riforma regolamentare, che deve essere portata avanti per consentire all'istituto di funzionare adeguatamente. Nel merito ne parleremo in futuro. Certo il problema del governo, dell'efficienza dell'Amministrazione e dell'immagine, sono i problemi nodali.
Non è solo da oggi che lo sosteniamo, non è da oggi che vediamo i limiti nell'azione dell'istituto regionale anche nell'esperienza che oggi viviamo, perché si tratta di problema aperto e ci rendiamo conto che occorre fare uno sforzo dall'interno per migliorare l'efficienza e la capacità di lavoro della Regione.
Per quanto riguarda il profilo legislativo: si è parlato del problema delle leggi, noi avevamo proposto la redazione di testi unici e - caro Ala queste proposte non riguardano il governo, ma l'Ufficio di Presidenza e il Consiglio che deve organizzarsi anche su questo terreno, perché se le attività esterne sono importanti anche quello del riordino della propria legislazione è problema essenziale.
Il problema del riordino e della semplificazione del quadro legislativo è questione politica, noi l'abbiamo posto nel nostro programma. Riteniamo che questa maggioranza, non soltanto il Consiglio nel suo complesso, debba fare uno sforzo, perché dal governo partano - sto parlando del governo regionale quelle proposte di semplificazione legislativa che sono nel nostro programma e che riguardano la legge delle procedure, la legge urbanistica ed altre leggi ancora.
Il Consiglio non mancherà di dare il proprio apporto anche su questo terreno, come è giusto che faccia, se ci sarà quell'impegno che noi auspichiamo.
V'è soprattutto un'esigenza, nel nostro Paese e nella nostra Regione di governo di decisioni, che non significa decisionismo; esigenza di governo che non vuole dire governabilità, ma esigenza effettiva di determinazioni e di atti di governo, di attuazione piena delle competenze dell'istituto regionale. Quest'esigenza di governo comporta un'azione forte dell'assemblea e del Consiglio, ma anche che rimanga chiara, la netta divisione dei ruoli che deve esservi tra il Consiglio e il Governo.
Nelle modifiche da noi proposte sul piano regolamentare e statutarie abbiamo sostenuto che i grandi atti di amministrazione devono venire al Consiglio, mentre altri atti minori, al contrario, non ha senso vengano in Consiglio; certi tipi di nomine - lo dicevamo con il Consigliere Bontempi nell'ultima Commissione nomine devono ritornare all'esecutivo. Esiste dunque il problema della redistribuzione dei compiti tra Consiglio e Governo, che esalti una funzione di Governo complessiva e che dia alla Giunta, all'esecutivo quella capacità e quella autonomia che ad esso compete. Non siamo in presenza di un'assemblea presidenziale con un Presidente "eletto direttamente", come auspicava Majorino, nella quale è possibile vedere una conflittualità o un contropotere. Noi auspichiamo potere all'assemblea, efficienza e centralità del Consiglio, ma non un contropotere, inconcepibile con la nostra posizione statutaria e con l'impostazione di fondo della regolamentazione della nostra Regione.
Per quanto riguarda il problema del merito, lo rinviamo certamente al momento dell'esame che faremo sulle proposte dell'opposizione; ci impegniamo a prestare al riguardo la massima attenzione, perché nel 1982 proprio in una situazione analoga, lo ricordiamo bene, altrettanta attenzione non è stata data alle nostre proposte. V'è poi il problema riguardante la particolarità e la specificità del Piemonte; Marchini ha fatto battute spiritose, Ala lo ha ripreso in qualche misura. Noi siamo d'accordo, da un lato, sull'esigenza che le Regioni operino insieme, perch l'istituto regionale sia potenziato e si alimenti la sua immagine e la sua operatività; d'altro canto esiste un'esigenza di specificità dell'azione che credo rientri nella particolarità costante del nostro lavoro anche in quest'aula.
Riteniamo che la Regione abbia un ruolo importante, che possa e che debba esplicarlo anche in questa situazione sociale ed economica; il Gruppo della DC darà tutto l'impegno, sia a livello di assemblea, sia a livello di governo regionale, affinché ciò avvenga Per quanto riguarda lo specifico cioè l'elezione dell'Ufficio di Presidenza, il nostro voto andrà a Viglione; riteniamo che questi abbia la capacità, la passione, la competenza, l'esperienza per coprire questo incarico con assoluta puntualità e con l'equilibrio necessario. La proposta Viglione è una proposta di maggioranza che anche se formulata in aula da Rossa, parte chiaramente dalla maggioranza. Questo non significa - l'abbiamo detto anche in sede di Ufficio di Presidenza - che noi non cogliamo positivamente il convergere dei voti di altri Gruppi, sul Presidente Viglione proprio per la funzione istituzionale e per l'equilibrio della persona, giudichiamo estremamente positivo e noi faremmo altrettanto se potessimo votare il Vicepresidente Dameri; il sistema della votazione delle Vicepresidenze non ci consente di votarne due e così diamo la nostra preferenza all'amico Petrini che candidiamo come Vicepresidente del Consiglio; anch'egli è persona di grande esperienza e di grandi capacità, che anche in quest'ultimo periodo, ha dimostrato impegno, passione e competenza nel coprire un incarico prestigioso e difficile.
In conclusione vorrei trattare la questione dei Consiglieri segretari abbiamo sostenuto, come maggioranza, la necessità di mantenere il rapporto quattro a tre, quindi cinque a due nel complesso dell'Ufficio di Presidenza. Abbiamo portato avanti questa ipotesi perché ci pare giusto che i Gruppi di maggioranza ed i Partiti storici, che hanno dato senso alla democrazia italiana e piemontese, debbano e possano essere presenti nell'Ufficio di Presidenza. Questa linea fu da noi sostenuta anche quando eravamo all'opposizione; allora si fece il riparto quattro a tre e non quello cinque a due, però i tre della minoranza vedevano, malgrado la DC fosse Partito di maggioranza relativa, un solo democratico cristiano nel Vicepresidente mentre gli altri membri dell'Ufficio erano un repubblicano ed un liberale. Pensavamo che non si potessero escludere queste forze politiche, che sono nella storia della nostra Regione e del nostro paese dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale.
Ragioniamo nello stesso modo anche oggi che siamo in maggioranza riteniamo infatti che sia necessaria la presenza di tutte queste forze politiche. Il discorso dei due comunisti nasce evidentemente dallo spazio che viene lasciato alle minoranze alle quali compete scegliere i due candidati; il sistema di voto non consente alla maggioranza di entrare nelle scelte che riguardano le minoranze, non lo consente n matematicamente né formalmente né sostanzialmente. Per noi quindi il problema della "conventio ad escludendum" non si pone, ma per correttezza dobbiamo dire che, se la "conventio ad escludendum" è in qualche modo superata, rimane aperto il discorso di portare avanti, nel concreto, un' esperienza a livello piemontese della quale non sono ancora maturate le condizioni. Questo lo si vede dal voto di oggi e dall'indisponibilità delle forze di maggioranza a rilasciare uno spazio al Movimento Sociale Italiano.
Esiste una questione che può maturare, e può essere maturi anche se il congresso, per la verità, non ci ha impressionato molto favorevolmente. Ho detto che nel contesto piemontese non sono ancora maturate nuove condizioni, ciò potrà probabilmente avvenire in futuro, ma oggi è problema che riguarda principalmente, se non essenzialmente, le forze di opposizione di minoranza nel Consiglio. Concludo, rispondendo a Staglianò, che se vuole il posto, lo potrà avere solo togliendolo ai comunisti. Il posto per Staglianò c'è, basta che se lo faccia dare. A noi i posti non interessano infatti ne abbiamo uno solo nell'Ufficio di Presidenza, pur essendo il Partito di maggioranza relativa. Ma questa è una polemica marginale; il problema importante è l'adempimento, cui si dà effettuazione la centralità del Consiglio che ci vede impegnati al massimo, nella chiara differenziazione dei ruoli fra governo ed assemblea, un impegno istituzionale perché l'istituto regionale abbia il rilancio necessario la cui necessità ed urgenza anche il Convegno di Venezia ha messo in evidenza.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, l'Ufficio di Presidenza vi ha distribuito una relazione. In essa vi sono i risultati, i dubbi le autocritiche e le proposte che sono sorte durante i trenta mesi passati e che hanno motivo di essere riprese nei prossimi trenta mesi.
Tengo a precisare che se sarò eletto, e credo di poter parlare anche a nome dell'Ufficio di Presidenza, che saremo gli eletti di tutti. La proposta parte sempre da qualcuno, ma certamente un Presidente di un Parlamento è Presidente di tutti e l'impegno di tutto l'Ufficio di Presidenza è di garantire il più ampio dialogo, di essere interlocutori in modo sempre più rigoroso e sempre più preciso di ogni istanza democratica che debba essere portata innanzi.
Quindi questo nel rispetto assoluto di quello che è il nostro Statuto.
Sono trascorsi trenta mesi e sembra un tempo assai lontano. Gli avvenimenti si susseguono veloci, senza sosta, a volte li cogliamo con ritardo, a volte li registriamo appena, raramente li anticipiamo. La società preme sempre più attraverso dei modelli nuovi più avanzati che difficilmente riusciamo ad anticipare.
Se mi permettete io attribuisco grandissima importanza a fatti che sono accaduti recentemente. Ne faccio cenno, poiché secondo me segneranno nei prossimi decenni punti importanti della vita internazionale e quindi anche nostra; della nostra Regione di quasi 4 milioni e mezzo di abitanti ed è una delle più forti d'Europa.
Sotto la pressione dei democratici di tutto il mondo, dei movimenti religiosi, delle istituzioni e delle autonomie locali, le due grandi nazioni hanno posto le basi per una pace duratura.
Questo avvenimento, estremamente positivo, crea nuove condizioni anche per noi. Allarga gli spazi democratici, facilita il confronto, sconfigge vecchie teorie, elimina le contrapposizioni ideologiche di principio. Mi pare che questo sia chiarissimo: all'accordo militare sicuramente ne è seguito uno di carattere politico fra le due grandi nazioni.
Un nuovo tempo sta per maturare, il confronto fra le forze politiche si è fatto meno teso, più alto, proficuo, la "conventio ad escludendum" finalmente cancellata.
L'entusiasmo di tutto il mondo, e specie quello americano dove l'incontro storico si è svolto, lo testimonia ampiamente. Risorse immani sottratte alla guerra, (pensate che l'ultimo prototipo di aereo degli Stati Uniti quello cosiddetto "invisibile" costa 50 mila miliardi di risorse finanziarie) possono esser destinate allo sviluppo di tutto il mondo e quindi anche il nostro Paese può beneficiare della nuova situazione.
D'altronde, i trenta mesi che stanno alle nostre spalle testimoniano l'impegno per la pace e lo sviluppo della democrazia da parte del Consiglio regionale del Piemonte e ringrazio qui i membri dell'Ufficio di Presidenza e quanti di voi hanno contribuito in quel senso. Non è che due persone, uno di Mosca e l'altro di Washington, un bel mattino si sono alzate e hanno sottoscritto un patto: milioni di persone hanno compiuto battaglie durissime per giungere a questo risultato.
Mai assenti, noi non abbiamo rinunciato al nostro ruolo: siamo stati protagonisti con importanti iniziative in campo nazionale ed internazionale, con incontri, documenti, aiuti non certo solo verbali.
Ritengo tutto ciò di estrema importanza, perché l'instabilità e l'inquietudine che abbiamo vissuto in questi anni si stanno risolvendo in grandi fatti positivi anche per merito di questo Consiglio regionale che nella sua storia ha scritto pagine bellissime per la pace, la libertà e la democrazia.
L'incontro di Washington non riguarda soltanto le due grandi potenze attiene anche a noi, al nostro Piemonte, alle nostre istituzioni, al nostro sviluppo, a un nuovo modello di vita.
E' necessario quindi garantire la continuità di questa politica di pace attraverso ulteriori iniziative: si manifesta così la centralità del Consiglio regionale, centralità da sempre affermata, ma che spesso non ha avuto modo e tempo di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Il dialogo fra le forze politiche è stato faticoso, a volte si è realizzato attraverso lo scontro, a volte attraverso l'abbandono. Ma non tutto è stato negativo; molti i fatti positivi di questi trenta mesi che stanno alle nostre spalle. La base democratica si è allargata, la partecipazione è stata più forte, l'informazione più attenta. Siamo ben lungi però dall'aver raggiunto i risultati che ci eravamo proposti.
Occorre dunque che la nostra attenzione ai problemi della comunità verso la quale tutte le forze politiche e sociali sono impegnate, sia totalmente diversa.
E' vero: le Regioni non attraversano un periodo felice, e non solo per questioni meramente finanziarie. In recenti convegni si è cercato di individuare le responsabilità, di accertare le colpe, di proporre dei rimedi ed è possibile fare un passo in avanti, sol che le forze politiche e democratiche trovino un terreno comune su alcuni grandi temi e ricreino le tensioni ideali e morali che furono proprie degli anni '70-'80.
La proposta che ho formulato, quella ciò di un balzo in avanti vero e proprio, nuovo, diverso, non è certamente quella dell'unanimismo, ma della autentica distinzione di valori, di creatività, di ciascuna forza politica che si identifica nella corretta azione, nel comportamento adeguato al modello democratico di un confronto civile proficuo che trova nel Consiglio regionale il suo momento di più alta espressione.
Il Consiglio regionale porta la sua responsabilità piena e totale in quella che noi definiamo la sua centralità. Nel Parlamento regionale si realizzano i grandi incontri, le forze politiche e sociali diventano eccezionali interlocutori in ogni momento della vita regionale. E questo non è di poco conto se si pensa ai gravi problemi che oggi travagliano la Regione Piemonte e il nostro Paese. Sono quasi 200.000 i disoccupati specialmente giovani e donne, che vagano da una parte all'altra per un posto di lavoro, per un ruolo nella società, per essere coautori di una nuova politica.
Questo è certamente il problema principale che noi ci troviamo ad affrontare ogni giorno qui in questo Consiglio. Ma sappiamo perfettamente che tutto questo non potrà essere in alcun modo risolto e che si aggraverà se il rapporto Consiglio regionale e società tutta nel suo insieme non sarà diverso.
Si impone che il confronto sia costante, che ogni iniziativa sia discussa nella comunità intera, non già per avere un consenso comunque, ma di un consenso vero, che nasce dall'informazione, dalla partecipazione e dalle decisioni all'interno della società; e questo è un intento comune a tutte le forze politiche, pur nella loro distinzione.
E' dunque il tempo di modificare molte cose. E su tre direttrici fondamentali che spettano propriamente al Consiglio regionale: l'informazione, la partecipazione e l'elaborazione comune dei nuovi modelli di cui abbiamo parlato.
Un'informazione non corretta, non puntuale, che spesso vive soltanto di fatti negativi per attrarre l'attenzione, non contribuisce a questa crescita. Non è dato quindi a noi di "costruire una informazione", si tratta di elaborare un progetto che dia spazio a tutte le forze politiche sociali, economiche, che hanno qualcosa da proporre e da dire, da elaborare, da studiare.
Occorre che questa informazione sia fatta pervenire in ogni momento della nostra vita regionale, attraverso i grandi mass-media, gli incontri gli impegni. E su questo punto dobbiamo formulare un'autocritica: abbiamo infatti manifestato spesso debolezza, vuoti, carenze e l'immagine del Piemonte ne è cosi scaduta; il ruolo costituzionale che le è assegnato si è appannato. Dallo slancio che ha caratterizzato gli anni '70-'80 siamo giunti ad una fase in cui, o il nuovo modo di agire e di essere ciò che il costituente volle dalle autonomie locali, si realizza, oppure il declino sarà irreversibile.
L'attività legislativa deve essere propria del Consiglio regionale. Non può il Consiglio regionale essere trasformato - e su questo vorrei attirare l'attenzione dei signori Consiglieri in un organo amministrativo cui sono assegnati provvedimenti d'ogni sorta che finiscono solo con il confondere l'immagine di un Parlamento con quella di una normale amministrazione.
Noi, qui non facciamo solo atti amministrativi, il nostro è un Parlamento che dà delle linee, propone degli obiettivi e formula leggi che possono essere vincolanti per tutta la comunità. Invece spesso dai risultati si vede che gli atti deliberativi sono superiori all'attività legislativa. Non possiamo essere la Giunta, noi siamo il Parlamento; la Giunta è un'espressione di Governo, di una maggioranza parlamentare.
L'attività legislativa non può nemmeno ridursi ad una serie infinita di leggine che si rinnovano via via o ripropongono finanziamenti su leggi già esistenti, quasi a protrarre uno stato agonico. Un Parlamento può redigere anche solo una decina di leggi, nei suoi cinque anni di vita, ma una decina di leggi veramente tali da cambiare effettivamente la società. Di leggi di questo tenore ce ne sono state! Il Parlamento regionale deve affrontare i grandi temi che costituzionalmente gli competono e che in un quadro programmatico e definito, nell'ambito di linee generali che sono alla base del confronto politico tra maggioranza e opposizione, verranno ad emergere. Sotto questo aspetto vi sono dei ritardi che noi dobbiamo cercare in ogni modo di eliminare affinché la ripresa regionale sia forte e duratura.
Sotto l'aspetto democratico e civile per lo sviluppo della società l'impegno del Consiglio regionale è stato alto e i risultati possono essere definiti positivi. Ma appare ancora debole il raccordo generale con la società e i grandi legami con le autonomie locali che non sono subalterne alla Regione, ma con essa vivono, operano, collaborano e divengono gli strumenti di attuazione e di gestione di linee politiche e sociali che il Consiglio regionale attraverso questo processo si è dato.
Davvero innovativo è il tentativo di intervenire sulle problematiche riconosciute come fondamentali, attraverso normative che pur partendo dai vari settori agiscano in modo sinergico per il medesimo obiettivo: una più alta qualità della vita.
Focalizzati sono: un nuovo modello di sviluppo, la difesa dell'ambiente, la garanzia della vita umana.
Non ha conosciuto battuta d'arresto la strategia di arricchimento del patrimonio regionale di aree protette; primi passi si sono compiuti nelle politiche di risanamento dell'ambiente; l'innovazione tecnologica trova nella nostra Regione un supporto legislativo agevolato per interventi mirati alla difesa ambientale.
Si è legiferato o ci si accinge a farlo per categorie economiche quali il commercio, l'artigianato, l'agricoltura e nel contempo sono state prese in considerazione le fasce deboli della popolazione: disoccupati, emigrati carcerati. Non si può dire che questo Consiglio non abbia assunto toni anche alti rispetto a questi problemi.
Sotto questi aspetti, della difesa dell'ambiente, dello sviluppo, della garanzia della vita umana, della battaglia per i diritti civili e il ritorno della democrazia in molti e molti Paesi, il Consiglio regionale del Piemonte ha scritto in tanti anni e in questi ultimi trenta mesi forse le pagine sue più belle.
Ma proprio ripensando agli obiettivi faticosamente raggiunti non si pu non far cenno al rapporto con il Governo nazionale, rapporto che tutti noi auspichiamo essere di oggettiva collaborazione, così come costituzionalmente prefigurato.
E' noto a tutti come oggi la mancata riforma istituzionale spiani la strada ad una spinta al neocentralismo e la lettura da più parti operata sulla solo parziale attuazione del DPR n. 616 ha posto in luce i nodi da sciogliere per completare uno scenario all'interno del quale le Regioni possano svolgere il loro ruolo effettivo di pieno coinvolgimento e partecipazione alle scelte parlamentari e di governo.
C'è il famoso decreto del Governo Craxi in cui era istituzionalizzata la Conferenza dei Presidenti delle Regioni; non era ancora stato accettato il principio della partecipazione al Consiglio dei Ministri della rappresentanza delle Regioni. Questo dovremo continuare a chiederlo nel momento in cui il Consiglio dei Ministri decide sulle questioni che attengono alle Regioni, occorre che le Regioni siano sentite nelle loro rappresentanze.
Per continuare sulla strada intrapresa con l'obiettivo di "puntare in alto" ("puntare in alto" sono parole che io quasi mai uso, ma in questo momento è necessario farlo perché troppi sono i problemi) occorre porre bando allo sconforto anche di fronte a difficoltà finanziarie e legislative in sede nazionale.
Se la Repubblica si fonda sulle autonomie locali, tanto più sulle Regioni che hanno rilevanza istituzionale, se il Piemonte negli anni della Resistenza lo ha affermato in vicende memorabili scrivendo già gli statuti ben prima dell'avvento della Costituzione italiana, vuol dire che noi lo possiamo ancora fare oggi scrivendo con la nostra opera e con il nostro impegno le stesse pagine che dettero luogo alla nascita di un Paese libero e civile quale il nostro e ad un ulteriore rafforzamento democratico e di partecipazione.
Detto questo, vi ringrazio e spero di poter sempre mantenere l'impegno di essere il Presidente di tutti.
Si distribuiscano le schede per l'elezione del Presidente.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 57 votanti 57 hanno ottenuto voti: VIGLIONE 50 MAJORINO 2 PEZZANA 1 ALA 1 PARIS 1 schede bianche 2.
Proclamo eletto Presidente dell'Ufficio di Presidenza il Consigliere Aldo Viglione che ha riportato 50 voti.
Si distribuiscano le schede per la votazione dei membri componenti l'Ufficio di Presidenza.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 57 votanti 56 hanno ottenuto voti: PETRINI 32 DAMERI 17 ROSSA 1 BRIZIO 1 schede bianche 4 scheda nulla 1 Non ha partecipato alla votazione il Consigliere Pezzana.
Proclamo quindi eletti Vicepresidenti dell'Ufficio di Presidenza i Consiglieri Petrini e Dameri.
Per la determinazione del numero dei Consiglieri Segretari, l'art. 14 dello Statuto prevede la nomina da due a quattro Segretari; io propongo la nomina di n. 4 Segretari, chi è favorevole a tale proposta è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 57 votanti 56 favorevoli 51 Consiglieri astenuti 4 Consiglieri contrario 1 Consigliere non partecipa alla votazione 1 Consigliere.
La proposta è quindi approvata.
Si distribuiscano le schede per la votazione dei 4 Segretari all'Ufficio di Presidenza con voto limitato a due. Tengo a precisare che ogni scheda con più di due nomi è nulla.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 57 votanti 57 hanno ottenuti voti: FRACCHIA 22 GALLARINI 20 MARCHINI 20 GUASSO 19 MINERVINI 7 ALA 1 STAGLIANO' 1 scheda bianca 1 Non hanno partecipato alla votazione i Consiglieri Pezzana e Staglianò.
Proclamo eletti Segretari i Consiglieri Fracchia, Gallarini, Guasso Marchini.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14,35 riprende alle ore 16)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame ordini del giorno nn. 407 e 410 sull'utilizzazione dell'area del Lingotto


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo al punto 6) dell'o.d.g.: "Esame ordini del giorno nn. 407 e 410". E' presente per la Giunta l'Assessore Genovese. Dopo il dibattito è stato presentato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Bontempi Chiezzi, Sestero, e un altro ordine del giorno della maggioranza a firma dei Consiglieri Brizio, Rossa, Ferrara, Gallarini e Marchini.
Dovremmo quindi assolvere al compito di illustrare gli ordini del giorno presentati.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza riporta firme riferite a diversi Gruppi, mi sembra legittimo interpretare che ciascun Gruppo vorrà per lo meno rilasciare una dichiarazione. Mi sembra improduttivo parlare in assenza degli interlocutori, che potrebbero giustamente controbattere quanto io affermo.



PRESIDENTE

Sono tre i firmatari presenti.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, mi rivolgerò più che all'Assessore, che ha già svolto una relazione nella precedente seduta del Consiglio all'interlocutore attivo dei provvedimenti è cioè al Presidente della Giunta regionale. L'Assessore contribuisce a una decisione che però deve essere assunta con un decreto dal Presidente della Giunta regionale. Per sono assenti sia il Presidente della Giunta sia il Vicepresidente signora Vetrino.
Ci sono questioni sulla materia che stiamo trattando abbastanza gravi non vorrei che passassero nella disattenzione di chi ha la responsabilità di decidere.



PRESIDENTE

C'è comunque l'Assessore.



CHIEZZI Giuseppe

Torniamo a discutere di questa vicenda già ampiamente trattata la scorsa seduta.
Mi sono ancora preoccupato di verificare se le affermazioni che ho sentito e quelle che avevo fatto avessero fondamento. Dall'esame del progetto in questione mi sembra di poter ribadire, a nome del Gruppo, che non si tratta di una questione da guardare attraverso una lente d'ingrandimento che permetta di distinguere i filini, le virgole e i commi si tratta di una questione, colleghi Consiglieri, di estrema gravità.
Ci troviamo di fronte ad una grossolana violazione delle leggi e delle norme urbanistiche. Non c'è nessuna sofisticheria che possa nascondere questo fatto che è reso evidente in poche parole dalle seguenti considerazioni.
Ci troviamo di fronte ad una autorizzazione che il Comune di Torino ha rilasciato alla soc. FIAT per costruire una tettoia temporanea all'interno del complesso del Lingotto, tettoia autorizzata mediante lo strumento dell'autorizzazione e non della concessione edilizia. Ci sono tre ragioni di merito amministrativo e tecnico, in base alle quali noi proponiamo che il Presidente della Giunta attivi la procedura di annullamento. Sono tre ragioni di merito molto forti, molto evidenti e comprensibili a tutti anche ai non addetti ai lavori.
Le tre ragioni concernono le tre parole: "autorizzazione", "tettoia" e "temporanea". Tutte e tre non sono corrispondenti alla realtà dei fatti.
Intanto perché quella non è una tettoia. La scorsa volta abbiamo già discusso cos'è e cosa non è una tettoia. Comunque, sono andato a rileggermi la definizione . Una tettoia, lo dice la parola stessa, è un tetto più le strutture che lo sostengono; è un tetto messo a riparo di un luogo aperto.
Questa definizione è univoca, l'ho trovata anche in un progetto del nuovo regolamento edilizio della Città di Torino, non ancora approvato, ma che evidentemente aveva compiuto uno sforzo di definizione di quanto s'intende per tettoia.
D'altronde, è veramente misera una vicenda nella quale si debba cercare la definizione delle parole quando già spiegano il significato e hanno una interpretazione universalmente riconosciuta.
Quindi non si intende costruire una tettoia, ma un edificio che realizza una volumetria chiusa, è un edificio che realizza una superficie coperta. Questo basterebbe a inficiare il provvedimento con il quale l'Amministrazione comunale di Torino ha rilasciato l'autorizzazione.
Sulla definizione "temporanea" non mi dilungo perché l'Assessore ha già detto di non ritenere, visti gli atti, quella tettoia come temporanea. E siamo d'accordo perché per essere temporanea dovrebbe esserci una scadenza ma la scadenza non c'è. L'assessore l'ammissione l'ha fatta e noi siamo contenti e la condividiamo.
Terzo elemento di merito. E' stata rilasciata per questo edificio non una concessione, come occorrerebbe in presenza di una struttura chiusa bensì un'autorizzazione facendo leva su un articolo della legge urbanistica regionale che subordina certe tipologie e tecnologie d'intervento alla semplice autorizzazione.
Molti di voi ricorderanno, e l'Assessore Genovese innanzitutto perch era presente e sulla L.R. n. 56 ha avuto sempre un ruolo di primo piano e d'interesse, che questo articolo era nato per dar modo ai Comuni di rilasciare autorizzazioni per opere minori che non erano mai state normate opere come potrebbe essere una tettoia a riparo di un deposito di rottami un pallone pressostatico a copertura temporanea di campi da tennis e così via.
Quindi questo strumento è stato usato in modo improprio. E questa è un'altra ragione di merito per chiedere alla Giunta di attivare il processo di annullamento.
C'è un'altra stranezza che conferma ed esalta queste tre ragioni. Di solito, quando si costruisce un'opera, per autorizzarla si fa riferimento ad una norma urbanistica o legislativa. La stranezza è che, per realizzare quell'edificio, in realtà non si poteva usare una norma; e, per giustificare l'autorizzazione, quali ragionamenti sono stati compiuti? Si sono fatti fare alle parole dei salti mortali. Si è detto: "si realizza una superficie nuova all'interno del Lingotto; da un lato si utilizza una norma che dice che attualmente questa è un'area industriale e all'interno delle aree industriali si possono fare certe cose; perciò si consente la costruzione di un nuovo edificio in un'area industriale". Nello stesso tempo, però, si afferma con documenti e con lettere che quell'edificio è di carattere terziario. Allora, siccome siamo in presenza di una nuova edificazione, o diciamo che è in un'area industriale e perciò deve avere una destinazione industriale, o se diciamo che è un edificio terziario dobbiamo seguire delle altre norme che non sono quelle delle aree industriali.
Non solo, ma l'autorizzazione fa riferimento ad una norma di legge che non regola né gli edifici industriali né gli edifici terziari, ma regola le baracche e i depositi di rottami.
Questa intersezione e questo stiracchiare le norme su una tettoia ha il chiaro significato che non si è riusciti ad individuare una norma e una collocazione giusta e che si è voluto stiracchiare le norme fin al punto di strapparle. Le norme devono essere sempre interpretate e a volte la realtà spinge in direzioni dove non automaticamente le norme riescono a sostenere un'azione amministrativa. Lo so, perché già in passato siamo stati indotti dalla chiusura del Lingotto a dare delle interpretazioni delle norme e l'abbiamo fatto, ma un conto è interpretare le norme e piegarle ad un'azione amministrativa, un conto è stravolgerle e violarle. Qui siamo in presenza di uno stravolgimento e di una violazione delle norme. Il succo di tutto è che le norme autorizzano a costruire un edificio a carattere terziario all'interno di un'area industriale, senza piano particolareggiato e senza concessione. Questo è il merito tecnico che sostiene la richiesta di annullamento.
Farò ancora due ragionamenti di carattere generale e di cornice.
L'autorizzazione è stata rilasciata dietro una diretta pressione da parte della proprietà e della società organizzatrice del Salone dell'Automobile tesa a dimostrare che, in assenza di quella costruzione, il Salone dell'Automobile avrebbe corso dei rischi. Faccio una domanda. Se il Lingotto, in modo esagerato e sbagliato viene additato come l'elemento di novità nella struttura della Torino del 2000, il luogo dove deve accumularsi tutto il settore terziario direzionale, il quaternario della ricerca, pensiamo davvero che la levatrice del futuro di Torino possa essere una tettoia? Non mi pare che in termini di razionalità questa sia un'affermazione condivisibile.
L'altro elemento, quello che da altri punti di vista citavo poco fa, è che sembra molto strano che una struttura avanzata per il futuro venga ad essere autorizzata dall'ultima delle norme della L.R. n. 56, nata proprio per normare le opere minori che non erano mai state normate. Quando ero Assessore al Comune di Torino non riuscivo mai a capire come si potevano autorizzare le coperture pressostatiche. Quella era una norma nata chiaramente, non per autorizzare quello che si sta facendo con la struttura del Lingotto, il primo mattone per il Lingotto e della Torino del 2000.
Non pongo la questione in termini di maggioranza o di minoranza, la pongo in termini istituzionali, questione è stata sollevata da un Gruppo politico che ha, come interlocutore e gestore del potere, la Giunta che siede di fronte a noi. Ne faccio una questione istituzionale nel senso che di fronte a noi ci sono momenti in cui ciascuno di noi guardandosi allo specchio risponde alla propria coscienza su cosa ha visto e cosa ha fatto.
Per questo motivo ritenevo necessaria la presenza del Presidente Beltrami, è però presente il Vicepresidente Vetrino e la prego di riferire a lui il mio pensiero. E' un rapporto istituzionale quello che sto cercando.
Ci troviamo di fronte ad una violazione marchiana e paradossale delle norme urbanistiche, motivata forse da errore, insipienza, leggerezza subordinazione al colosso FIAT.
Non lo so e non mi interessa entrare nel merito di queste questioni. Mi interessa, prima che si provochino altri danni, che si ripristini una condizione di legittimità.
Se la Città di Torino ha sbagliato, cosa di cui sono convinto, la Regione Piemonte con tempestività deve annullare questo errore, non differendo la questione nel tempo come invece propone l'ordine del giorno firmato da altri Gruppi.
Esiste anche un diritto dell'operatore privato, il quale sta investendo dei soldi e mi risulta stia costruendo delle opere, di sapere se l'opera della quale stanno parlando i giornali e discutendo le assemblee elettive possa essere continuata o meno. Quindi, signori Presidente, Vicepresidente e Assessore, occorre con tempestività attivare gli uffici. Di fronte a queste emergenze gli uffici non possono rimandare a tempi lunghi. Cosa si aspetta, che la struttura sia finita? Detto questo, propongo al mio Gruppo di votare contro l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Consiglieri di maggioranza, state attenti, vi stanno proponendo un ordine del giorno dove è detto in modo chiaro che tutto va bene. In quell'ordine del giorno si dice e non si dice; si dice: "diamo mandato alla Giunta, se poi questa troverà qualcosa...", non c'è troppo tempo per questi problemi.
Noi voteremo contro quell'ordine del giorno perché non dà un'indicazione netta come, secondo noi, potrebbe essere data. O la vigilanza è tempestiva o non è vigilanza; in sostanza, si tende a differire i problemi nel tempo senza giungere al dunque.
Signor Presidente della Giunta, lei è arrivato ora, mi permetta di ripetere l'unica cosa importante di questo dibattito. Oggi noi proponiamo un ordine del giorno con il quale, dato che siamo in presenza di una violazione grossolana delle leggi e delle norme urbanistiche, la invitiamo ad attivare una procedura di annullamento di quella autorizzazione.
La maggioranza la invita a soprassedere, però anche la maggioranza la invita a valutare meglio la questione. I tempi però sono stretti e la decisione può essere assunta adesso.
Quindi, a nome del Gruppo comunista, la invito a mettere in atto l'annullamento dell'autorizzazione rilasciata per la tettoia del Lingotto.
Non aspettate che la costruzione sia finita perché questo suonerebbe come non volontà di attivarsi con diligenza a compiti che sono propri della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Sull'ordine del giorno presentato dalla maggioranza la parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non voglio dirimere la questione più di tanto.
Nella passata seduta avevamo espresso l'opinione che, avendo l'Assessore fornito risposte chiare ed essendosi comunque riservato un ulteriore compito di vigilanza, la questione fosse conclusa. C'è stata invece da parte del Gruppo comunista la richiesta di votare il proprio documento quindi si è deciso di aggiornare la votazione ad oggi nell'intesa che non ci sarebbero state ulteriori precisazioni.
La maggioranza di fronte alla richiesta comunista ha ritenuto di passare al voto, di non limitarsi ad un voto negativo, ma di assumere una propria posizione attraverso la presentazione di un ordine del giorno sull'argomento in discussione.
Certamente l'ordine del giorno della maggioranza parte da un presupposto diverso: infatti esso rileva quanto è avvenuto in Consiglio constata che sono state presentate delle interrogazioni e delle interpellanze, prende atto della risposta che l'Assessore ha fornito nella seduta precedente - a nostro avviso pienamente soddisfacente - quindi non rinvia assolutamente il provvedimento, ma dichiara con chiarezza che lo ritiene condivisibile allo stato degli atti, essendosi l'Assessore riservato ulteriori esami.
Pertanto le valutazioni e le conclusioni a cui oggi la Giunta è pervenuta sono quelle di non revocare, di non annullare il provvedimento.
Inoltre, esiste nell'ordine del giorno della maggioranza un invito al governo regionale a riferire ulteriormente sull'evolversi della situazione pare molto chiara la posizione della Giunta, e tengo a sottolineare Consigliere Chiezzi, che i compiti di vigilanza e di controllo non competono a questa assemblea: sono compiti dell'esecutivo. Noi possiamo soltanto dare indirizzi e invitare la Giunta ad assumere o a valutare con attenzione i possibili provvedimenti, ma - ripeto l'assunzione di determinazioni è compito che compete all'esecutivo e, come atto definitivo al Presidente della Giunta.
La posizione della maggioranza dunque è basata sulla chiara divisione dei compiti e delle responsabilità, in piena conformità di quanto stamattina abbiamo sostenuto nel dibattito.
Se dovessimo fare un dibattito sul Lingotto, sull'insediamento relativo, sulla questione urbanistica e sulla questione fieristica, il discorso potrebbe essere diverso, ed è anche possibile che si ritorni su questo argomento, perché il problema, ai fini programmatori, non può non interessare la Regione Piemonte.
Impostata invece la questione su un'autorizzazione, in ordine alla quale si chiede un annullamento, il Consiglio, udito l'Assessore, non pu assumere a nostro avviso posizioni diverse da quella che la maggioranza ha assunto. Noi non abbiamo enfatizzato per nulla il Lingotto (qui non ne abbiamo parlato!), le enfatizzazioni semmai sono avvenute da parte degli organi di stampa o in discussioni esterne. La competenza è della Giunta e la tempestività è certo necessaria, ma non bisogna essere tempestivi solo su questa questione. Molti ricorsi di Comuni, molte richieste di servizi ispettivi dell'Assessorato anche riguardanti opere in corso giacciono da giorni e da mesi. Non penso ci sia solo il Lingotto. Agire in questo modo caro Chiezzi, significa enfatizzare qualcosa che invece noi assolutamente non intendiamo enfatizzare. Chiaramente è compito della Giunta assumere il provvedimento con la tempestività necessaria, ma trattandolo con la stessa logica con cui vengono trattati gli altri provvedimenti.
Sotto il profilo interpretativo qualche cosa si può dire.
L'autorizzazione di cui alla legge 56 è un provvedimento straordinario di fronte a fatti nuovi. L'Amministrazione passata ha gestito per dieci anni il Comune di Torino senza pervenire ad un piano regolatore e la deliberazione programmatica c'era ma non ha avuto seguito.



(Voci in aula)



BRIZIO Gian Paolo

Sono stati dieci anni che non hanno portato a nulla sul piano urbanistico ed in ordine alla strumentazione urbanistica, caro Chiezzi, tu hai citato il dibattito della legge 56, ma voi avete governato dieci anni!



CHIEZZI Giuseppe

In due anni e mezzo una delibera si può fare.



BRIZIO Gian Paolo

Il Consigliere Chiezzi ha richiamato anche una serie di deliberazioni del 1984 che starebbero in piedi sulla base di una interpretazione che sarebbe corretta, mentre quella di oggi non lo sarebbe.
Ognuno ha le proprie opinioni, si può discutere su tutto, ma non voglio entrare nel merito di questa differenziazione, perché rimane il fatto che la Giunta ha assunto una posizione chiara e ha assunto la competenza della vigilanza e del controllo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, il Gruppo socialista sul problema del Lingotto ha già anticipato la propria posizione con l'adesione all'ordine del giorno che la maggioranza ha convenuto di presentare. La mia adesione è convinta anche perché nel poco tempo a disposizione ho potuto reperire la documentazione relativa che ho attentamente riletto e quindi ho preso cognizione della vicenda.
A me sembra che le scelte compiute dalla Giunta comunale di Torino ancorché utilizzando una forma di autorizzazione prevista nella legge urbanistica regionale, siano del tutto corrispondenti alle questioni di partenza, che volevano collocare nell'area del Lingotto la costruzione della tettoia, che sarà sostenuta da basature metalliche e avrà una prospettiva temporanea. Tale prospettiva corrisponde da una parte alla deliberazione programmatica nella quale si fa riferimento al PRG dall'altra conferma il carattere di temporaneità anche se può creare delle perplessità per il fatto che non è ancora stata definita la struttura che dovrà nascere nell'area del Lingotto. Tuttavia, mi sembra che si stia andando nella direzione di immaginare il Lingotto, come dice la stessa deliberazione, come centro fieristico, centro di incontri, anche di rilevanza europea e internazionale.
Mi sembra questo l'elemento sul quale far leva per dare una risposta positiva che consenta di superare le strettoie dal punto di vista giuridico.
A me non sembra che l'autorizzazione sia andata al di là della sfera di competenza e che la legge sia stata violata; se è stata violata vuol dire che gli organi che sovraintendondo agli atti del Comune eccepiranno su un'interpretazione che va oltre quelli che sono gli ambiti della legge. Mi sembra anche di leggere nei vari documenti che sono stati presentati all'attenzione del Consiglio comunale degli elementi che mantengono fermo il carattere di temporaneità e sarebbe davvero una forzatura se da parte della Regione ci fosse un intervento diretto ad annullare una decisione che mi sembra coerente con quanto è previsto dalla legge. Sostengo invece che si è operato con una procedura nel rispetto della legge che assicura la realizzazione, sia pure su un piano di temporaneità, e l'utilizzazione di quel contenitore in occasione di scadenze importanti come quelle che avremo tra qualche mese, in attesa della definitiva soluzione del Lingotto a cui tutti siamo interessati.
Signor Presidente, signori Consiglieri, non si tratta di difendere le nostre posizioni, che comunque fanno pendant con le posizioni del Comune.
Dopo aver letto la documentazione relativa, sono profondamente convinto che si tratta di un atto del tutto lineare per obiettivi da raggiungere in breve tempo, fermo restando il discorso complessivo, sul quale insieme con il Comune avremo occasione di ritornare, della collocazione di questo tipo di struttura nella dimensione a cui si fa riferimento nella deliberazione.
Pertanto, la posizione espressa dalla Giunta e dall'Assessore mi sembra corretta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'intesa era di pervenire alla formalizzazione delle posizioni. L'intervento del Consigliere Chiezzi è stato incisivo e ha espresso una posizione a forte rischio che rende necessaria qualche puntualizzazione. L'art. 68 della legge n. 56, che ha per titolo: "Annullamento di concessioni e di autorizzazioni" lo definirei monumento alla cultura urbanistica della sinistra.
Nelle prime tre righe si legge che le concessioni e le autorizzazioni edilizie vengono date con deliberazione comunale. Vedi, Chiezzi, non si deve esagerare. Spero che gli amici vicini ai problemi urbanistici abbiano riflettuto su questo. Questo articolo, che si vuole considerare la spada fiammeggiante della Regione, prevede che debbano essere annullati gli atti deliberativi che, per quanto ne so io, non esistono. L'atto finale è tipico del Sindaco, non è delegabile, tant'è che delle omissioni dell'Assessore all'urbanistica risponde personalmente il Sindaco.
Ma non è su questo che volevo richiamare la vostra attenzione. Ho dato lettura dell'articolo al Consiglio soltanto per rilevare che, almeno in termini politici, dobbiamo tenere presente la differenza esistente tra concessione e autorizzazione. Tale differenza è ormai consolidata. E non sono, caro Chiezzi, elementi discretivi il fatto che sia scritto in questa o in quella legge.
Il problema è molto semplice. Nella legge 56 del 1977 si è deciso che il diritto di costruire compete allo Stato: tale diritto è stato tolto ai cittadini, i quali però non se ne sono accorti e continuano a vendere i terreni ai prezzi di prima, convinti che il diritto di costruire sia loro.
Gli italiani, come al solito, fanno le riforme a modo loro. Il diritto di costruire è passato allo Stato, ma il cittadino paga due volte, prima al proprietario del terreno e poi allo Stato presso il Comune.
La linea che passa attraverso i due istituti dell'autorizzazione e della concessione è rappresentata dal fatto che viene attribuito al cittadino un bene inalienabile (se non attraverso gli strumenti dell'esproprio) che è quello di costruire, e questa è la concessione edilizia; è il trasferimento di un bene dello Stato al cittadino; fin quando non si verificano queste condizioni, non si è in regime di concessione, ma in regime di autorizzazione. Nessun diritto di costruire è stato trasferito al beneficiario dell'autorizzazione, gli è stato soltanto consentito di realizzare qualche cosa che, quindi, è sottoposto ad autorizzazione. Questa è la linea ormai consolidata a tutti i livelli presso tutte le aule giudiziarie e presso tutti gli operatori di diritto.
Con la legge n. 457 sull'edilizia economica popolare, che ha chiarito queste cose, ci si è avviati verso un'interpretazione che non poteva essere diversa. Piuttosto, il legislatore ha commesso l'errore madornale (che non è oggetto di questa discussione) di dimenticare di sanzionare penalmente la costruzione senza autorizzazione. I nostri legislatori, avendo ereditato l'unico strumento della vecchia licenza edilizia che inglobava tutti gli interventi immobiliari, hanno trasferito alla sanzione penale quanto sembrava essere l'erede della licenza edilizia, la concessione edilizia, e si sono dimenticati di estendere o differenziare la sanzione penale nei confronti di interventi sul territorio che possono essere di grande rilievo. Questi si differenziano da quelli autorizzati e concessi per questo motivo e non per la loro entità oggettiva. Che il manufatto sia chiuso o aperto non cambia di una virgola la natura dello strumento decisionale con cui il Comune autorizza o concede: non è il manufatto, è il diritto inglobato all'interno del manufatto che fa sì che lo stesso oggetto sia sottoposto al regime di autorizzazione o di concessione. In questa misura, così come ha fatto l'Assessore, deve essere chiarita la specificità del riferimento non definitivo dell'autorizzazione rispetto al bene.
Mi pare che la Regione negli atti preliminari al provvedimento (che eventualmente dovesse assumere) abbia richiesto dei chiarimenti a chi di dovere. Non mi pare opportuno insistere sull'esigenza di un intervento della Giunta regionale e del suo Presidente, perché significherebbe riportare in quest'aula una polemica di tipo politico, mentre qui dovendo discutere gli ordini del giorno dovremmo limitare la nostra discussione agli elementi di tipo giuridico che sottendono a questi argomenti. Se così non facciamo, rischiamo di riproporre nelle formulazioni tecniche dell'uno e dell'altro ordine del giorno suggestioni di ordine politico che rendono poi difficilmente interpretabili o capziosamente interpretabili alcuni termini usati in quest'aula, rispetto ai quali non c'è nessun tipo di beneficio di extra territorialità (ad esempio, pressioni della FIAT sul Comune di Torino). Ho l'impressione che occorra un minimo di consapevolezza delle conseguenze di quello che si dice e dei diritti che si fanno correre ai destinatari delle cose che si dicono. Immaginare uno scenario in cui questa vicenda sarebbe nata da pressioni sul Comune di Torino con artifizi e raggiri, pressioni che poi sono ricadute sulla Giunta regionale che non sa sottrarsi e non fa il suo dovere in una situazione del genere, vuol dire immaginare uno scenario che sta tutto in un mandato di comparizione.
Il nostro Gruppo, fino a quando l'Assessorato non fornirà ulteriori informazioni, fin quando non si avrà la dimostrazione che questo è un intervento soggetto a concessione edilizia e non ad autorizzazione edilizia, ritiene di richiamare la Giunta alla massima attenzione, ma ritiene anche di apprezzare il fatto che la Giunta dica che non ha rinunciato a decidere, se per caso dovrà farlo, ma che attende di decidere che siano maturate le condizioni per prendere una decisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Vorrei aggiungere una precisazione alla richiesta del collega Marchini fermo restando che l'ordine del giorno presentato chiede alla Giunta di informare il Consiglio su ogni ulteriore valutazione. Quello che mi spinge a fare questa richiesta di chiarimento è il tono e il contenuto di alcune dichiarazioni fatte oggi.
Il discorso è un po' articolato. Da un lato c'è l'esigenza di riutilizzare una struttura di proprietà privata e c'è una serie di provvedimenti di tipo provvisorio che il Comune di Torino ha posto in essere a titolo di salvaguardia. Dall'altro lato c'è l'esigenza da parte della Giunta regionale di governo, di orientamenti e di indirizzi tali che non demonizzino le iniziative del privato. Sotto questo profilo non c'è nessun preconcetto per cui tutto ciò che è privato debba essere punito e tutto ciò che è pubblico salvaguardato, ma non c'è neanche la posizione opposta per cui tutto quello che viene da qualche parte debba essere accettato e tutto quello che la pubblica amministrazione ha da dire lo dice a posteriori.
Ci vuole una posizione autorevole della Giunta nella sua globalità che di fronte ad un problema di questo genere, si attiva, come del resto si è già attivata per definire le linee, gli orientamenti, le volontà nell'utilizzo di questa e di altre aree ancora disponibili per una destinazione definitiva.
Respingiamo la politica del carciofo che si sfoglia poco alla volta e sollecitiamo un progetto globale, organico che veda insieme potere pubblico e iniziativa privata in un disegno chiaro.
Vorrei però chiedere all'Assessore se le affermazioni del collega Chiezzi sono vere o se sono sbagliate. Se non sono vere, ho la tranquillità morale e politica nell'approvare una linea e una posizione, se invece sono vere dovrà assumere provvedimenti coerenti per capire come quelle affermazioni non trovano riscontro nei documenti ufficiali, perché non è legittimo per nessuno affermare cose non vere né in quest'aula né altrove.
Se infine sono su una posizione di incertezza e di dubbio, chiedo che si approfondiscano una volta per tutte. Ha ragione il nostro Capogruppo quando dice che ci sono delle competenze proprie dell'esecutivo e quindi le decisioni sono lasciate all'esecutivo e alla sua responsabilità, ma è anche vero che al Consiglio sono pervenute delle indicazioni da parte di un Consigliere e io chiedo che vengano opportunamente chiarite, e possibilmente - come credo - smentite.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Devo rilevare che dalla discussione odierna (purtroppo io non ero presente nella scorsa seduta, per cui non ho potuto sentire le dichiarazioni dell'Assessore) sono già emersi dei pesanti indizi circa la veridicità di quanto affermato dal Consigliere Chiezzi: cioè a dire che l'autorizzazione è stata emanata dal Sindaco per una "tettoia", che non è tale, e soprattutto che non si caratterizza per la temporaneità; e se è vero com'è vero, che (stando a quello che diceva poc'anzi il Consigliere Chiezzi) nella scorsa seduta l'Assessore ha dichiarato che non esiste la previsione di un termine finale; per questa ragione la tettoia non pu essere considerata temporanea.
In questa situazione, si può ritenere che ci siano pesanti indizi (se non una vera e propria presunzione) dell'esistenza di un provvedimento autorizzativo che non poteva essere emanato.
Allora, che cosa si chiede nell'ordine del giorno? Si chiede che si innesti la procedura di annullamento. Mi pare che tale procedura - così com'è congegnata col meccanismo dell'art. 68 della legge n. 56/77 - non venga a pregiudicare nessun diritto della "concessionaria" società FIAT.
Infatti il provvedimento di eventuale annullamento deve essere preceduto da un "accertamento" delle violazioni che si può ritenere si siano verificate.
Notificato l'accertamento (così come recita l'art. 68 che ne prevede appunto la notifica al proprietario, al progettista e al Comune), tali soggetti avranno 60 giorni di tempo per presentare le loro controdeduzioni e per chiarire se la tettoia è temporanea o meno; e se la struttura costituisce una tettoia o no. Quando saranno decorsi i 60 giorni, da quel momento in poi la Giunta avrà tutti gli elementi per decidere se annullare o non annullare il provvedimento autorizzativo.
Direi che "ad cautelam" conviene innestare questa procedura: si tratterà di un mero accertamento di violazioni (diciamo pure - se vogliamo presunte), perché, poi, all'accertamento seguiranno le controdeduzioni degli interessati.
E trattasi (quello dell'accertamento) di un provvedimento che non blocca immediatamente i lavori, ma che consente peraltro di chiarire (passati i 60 giorni e lette le controdeduzioni) o di procedere all'annullamento, qualora gli elementi sinora raccolti, corroborati da quelli che forniranno il Comune e gli interessati (FIAT), convincano che esiste una vera e propria illegittimità; come già sin d'ora pare sia stato appurato; oppure - qualora si dimostri che la tettoia è una vera "tettoia" e che quindi l'autorizzazione era legittima - a non emanare il provvedimento di annullamento.



PRESIDENTE

Ritengo che non vi siano altri argomenti su cui discutere. La nostra intenzione, infatti, era quella di giungere al voto sugli ordini del giorno precedentemente distribuiti ai Consiglieri.
Questi documenti - mi riferisco in particolare all'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista, di cui ho dato lettura nella scorsa seduta sono molto chiari e impegnano direttamente la Giunta regionale, essendo questa un organo con potere di annullamento, di concessione e di autorizzazione.
Pertanto, essendo stato presentato per primo il documento del Gruppo comunista, è necessario procedere alla sua votazione. Prima però, in quanto mi è stata richiesta, cedo la parola all'Assessore Genovese.



PRESIDENTE

GENOVESE, Assessore all'urbanistica



PRESIDENTE

Ritengo, signor Presidente, sia doveroso da parte mia intervenire nuovamente su questo problema.
Devo anzitutto chiedere scusa per le intemperanze della scorsa seduta ritengo di aver passato il limite della correttezza durante l'intervento del collega Chiezzi.
Il mio atteggiamento è stato provocato dal fatto che sono state richiamate, come determinanti, definizioni della lingua italiana sulle tipologie richiamate dalle autorizzazioni in questione.
Mi sono irritato perché ritengo che non sia sufficiente, in casi come questi, ricorrere al dizionario; se così fosse sarei arrivato ad una decisione più chiara e definitiva: la verità è che, in questa materia oltre alle definizioni è di ausilio la giurisprudenza.
E quando non esiste la giurisprudenza, si ricorre alla dottrina per l'interpretazione delle leggi: in questo caso purtroppo non esistono n giurisprudenza né dottrina che si occupino dell'art. n. 56 della legge n.
56 sulla tutela e l'uso del suolo.
La situazione, dunque, è alquanto complessa, in quanto l'interpretazione di una norma è, di per sé, in molti casi già difficile e l'applicazione, spesso, ancor più difficoltosa. Esprimere dunque una valutazione di natura interpretativa in funzione dell'esercizio concreto delle funzioni amministrative risulta complesso.
Penso dunque, entrando nel merito della questione e al di là del confronto che in alcuni momenti può risultare vivace, che le richieste proposte oggi in modo molto comprensibile dal Gruppo consiliare del PCI attraverso il Consigliere Chiezzi, corrispondano ad un pensiero politico che tale Gruppo si è proposto.
Prego i colleghi Consiglieri di credere che anch'io, come il Gruppo comunista, cerco di essere convinto delle affermazioni che faccio e delle iniziative che propongo alla Giunta.
Ora, dunque, è necessario stabilire qual è la situazione con chiarezza come ha fatto il collega Chiezzi parlando delle tre ragioni di merito per l'annullamento.
Vorrei subito dire alla collega Bergoglio che non è facile indicare se le affermazioni del collega Chiezzi sono vere o sono false; non vorrei a tale riguardo ricordare Pirandello, ma ritengo che a volte non esistano solo problemi di verità, ma anche di difficoltà di interpretazione.
La mia intenzione è di fornire un'interpretazione corretta, tenendo conto delle argomentazioni del Consigliere Chiezzi; ma risulta comunque difficile ridurre il problema "al vero o al falso".
In questo caso ci troviamo a dover esaminare due ordini di problemi.
Anzitutto un problema di valutazione della conformità urbanistica dell'intervento e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti nel Comune di Torino, belli, brutti, incompleti, vecchi o in itinere, ciò significa andare a definire, nella sostanza, se le destinazioni d'uso siano rispettate e se vengano rispettati i parametri di natura urbanistica ed edilizia per le trasformazioni d'uso consentite.
Abbiamo cercato di affrontare il problema partendo dagli atti - e qui rispondo al collega Majorino che nella scorsa seduta non era presente - e attivando la vigilanza che compete alla Regione, in quanto non è in ogni caso possibile notificare violazioni se prima queste non sono state accertate.
Abbiamo esaminato quindi il piano regolatore del 1959, la variante 17 la variante 31 bis e la variante 31 ter, adottata ma ancora in itinere e che in Regione non conoscevamo; per scrupolo abbiamo anche esaminato la regolamentazione edilizia in quanto poteva rivelarsi interessante.
Non conosco il "progetto" di regolamento edilizio citato "ad abundantiam" dal collega Chiezzi; abbiamo visto il regolamento edilizio vigente di Torino che - se non erro - è del 1911.
In sostanza, cosa risulta dagli atti? Al di là di quelle che in un piano regolatore sono le destinazioni d'uso principali cui è soggetta la trasformazione del suolo, risulta, nel caso di Torino, che queste a volte sono accompagnate da un'indicazione di compatibilità, per le stesse aree di altre destinazioni d'uso, per lo più collegate a quella principale.
Normalmente esiste sia un'indicazione delle destinazioni d'uso ammesse sia di quelle vietate in una determinata area per quanto riguarda le trasformazioni del suolo. Potremmo dare lettura di ciò che il Comune di Torino ha esposto nella deliberazione del 1984 riguardante l'"approvazione del primo protocollo d'intesa" per rendercene conto.
Quando si sostiene che un intervento non costituisce cambio di destinazione d'uso rispetto alle previsioni del piano regolatore, si comprende anche il cambio d'uso nell'ambito delle destinazioni d'uso ammesse e consentite. Nella deliberazione del 1984 del Comune di Torino si diceva: "Ribadito peraltro che gli interventi di parziale e temporaneo utilizzo del complesso Lingotto" (ribadisco diversi da quelli di oggi) "non costituiscono cambio di destinazione d'uso dello stesso"; significa che al di là che si trattasse di interventi di manutenzione straordinaria, di restauro conservativo o di risanamento conservativo - in quel momento il Comune di Torino riteneva, come continua a ritenere, che la destinazione d'uso a sede espositiva fosse compatibile con le destinazioni d'uso delle aree industriali normate dal complesso degli strumenti urbanistici che prima ho ricordato.
Chiezzi, vedo che scuoti la testa, ma sto solo dicendo che la destinazione a fini espositivi, sia pure temporanei, è già stata assentita nel 1984 sulla base di una deliberazione del Consiglio comunale che richiama l'art. 53 della legge 56 e che quindi ha un collegamento con la normativa urbanistica.
Oggi viene confermata tale destinazione da parte del Comune di Torino.
Nella planimetria, allegata alla deliberazione del 1984 di approvazione del protocollo di intesa tra il Comune di Torino e la società FIAT S.p.A., il cortile quarto del lato Presse che oggi viene coperto con una struttura temporanea - veniva già indicato come area espositiva a cielo scoperto quindi, per quanto riguarda le destinazioni d'uso, il Comune di Torino è costante nel ritenere che sulle aree industriali è possibile e compatibile la destinazione espositiva nell'ambito delle destinazioni d'uso complessivamente ammesse. Questa è l'interpretazione che nel tempo e in modo costante ha dato l'amministrazione comunale di Torino.
Sono poi rispettati i parametri urbanistici ed edilizi per dire che c'è conformità urbanistica? Gli uffici del Comune, al 30 novembre di quest'anno, nella relazione che accompagna gli atti e le deliberazioni di Giunta comunale in ratifica al Consiglio comunale, dichiarano che è rispettato il rapporto di copertura 2:1, indicato sia nella variante 31bis sia nella variante 31ter, in itinere ma già operante perché in salvaguardia, essendo questo l'unico parametro dà verificare per gli interventi in questo tipo di area di PRGC.
Un altro problema da verificare, sulla base della normativa esistente nel Comune di Torino, è quello relativo alla necessità di inserimento dell'intervento nel programma pluriennale di attuazione; secondo le norme al di fuori del PPA, sono consentiti gli interventi che comportano un aumento della superficie di calpestio, all'interno di queste aree, non superiore ai mille metri quadri di superficie. Siamo in presenza invece di un aumento di 2700 metri quadri di superficie e quindi l'intervento avrebbe dovuto essere inserito all'interno del programma pluriennale di attuazione solo qualora dovesse essere soggetto a concessione, perché nel programma pluriennale di attuazione non si inseriscono gli interventi autorizzabili.
Sulla base degli atti, parrebbe, anche se la cosa è discutibile, che non ci sia, contrariamente a quanto sostiene il collega Chiezzi, violazione della normativa urbanistica vigente nel Comune di Torino anche se la contestuale lettura della normativa di PRG e degli artt. 13 e 10 delle varianti 31 bis e 31 ter non è cosa molto agevole e semplice. Lo affermo sulla base degli atti acquisiti e della validità che hanno, stante il fatto che l'attività di vigilanza si sta esercitando e dovrà concludersi formalmente attraverso una relazione del servizio competente. Ovviamente sto seguendo la questione con preoccupazione, collega Chiezzi, anche per i tempi; ma non posso condizionare nel merito e nei tempi il Servizio regionale perché sarebbe scorretto. Sarà poi una bella responsabilità dover decidere o dover proporre le decisioni alla Giunta regionale. Credo che, al di là di un confronto di valutazione e di riflessione, che ovviamente all'interno dell'Assessorato si ha intorno ad un problema di così grande rilevanza, non solo con un funzionario e con un Servizio, ma con tutti quelli che possono dare un contributo alla comprensione e alla valutazione...



CHIEZZI Giuseppe

E' il Presidente che deve attivarsi secondo me...



CHIEZZI Giuseppe

GENOVESE, Assessore all'urbanistica



CHIEZZI Giuseppe

Stavo dicendo una cosa diversa inerente la tempestività e i tempi.
Credo si debba riconoscere che non posso richiedere al Servizio, né nel merito né sui tempi, di chiudere un'istruttoria complessa e difficile nell'esercizio delle funzioni di vigilanza, se non domandando che ci si renda conto - ma non credo sia necessario - della delicatezza della situazione e della necessità di non lasciare trascorrere i dieci anni di termine massimo assegnati dall'art. 68 della legge n. 56.
Credo che le decisioni e le conclusioni si avranno a giorni. Anzi, a fronte delle considerazioni - che rispetto e che non posso mettere in discussione - e della fermezza con cui il Gruppo comunista ripropone la richiesta di annullamento dell'autorizzazione rilasciata dal Comune di Torino in materia, chiederemo una certificazione al Comune di Torino in ordine agli atti e alle norme su cui si basa la convinzione della conformità urbanistica dell'intervento.
Cioè, in una vicenda così difficile e delicata, se così distanti e ferme rimangono le posizioni, anche per fugare ogni parvenza di volontà d'interpretazione accomodante della Giunta regionale (che da parte mia certamente non c'è), chiederemo una certificazione ufficiale al Comune di Torino in cui siano indicati gli atti, le motivazioni, gli strumenti e le normative urbanistiche che hanno indotto a ritenere conforme alla normativa urbanistica vigente l'intervento richiesto dalla FIAT e assentito con autorizzazione.
Qualora fosse confermata e risultasse rispettata la normativa urbanistica vigente in Torino, si pone un secondo ordine di problemi di natura interpretativa, richiamato anche dal collega Chiezzi: occorre capire se l'intervento richiesto era ed è soggetto a concessione o se può anche essere autorizzato temporaneamente sulla base dell'art. 56 della legge 56.
Si tratta di un'impresa abbastanza ardua; nella seduta scorsa ho espresso le mie personali convinzioni, oltre che a nome della Giunta, e credo sia riscontrabile, comunque, un margine d'interpretazione e di discussione più largo - quantomeno - che non nella valutazione della normativa di cui è dotato il Comune di Torino.
Ripeterò in modo schematico il mio ragionamento, diverso da quello di Chiezzi. L'art. 56 nelle varie stesure, quella del 1977 e quelle successive, da una indicazione di interventi sottoponibili ad autorizzazione, se conformi alle previsioni di piano regolatore e in quanto temporanei. E' difficile poter ritenere esaustiva questa elencazione in quanto sembra che l'art. 56 faccia riferimento non tanto alla struttura quindi ad una certa tipologia e tecnologia, quanto alle opere temporanee che realizzino un uso del suolo che non pregiudichi in modo irreversibile e definitivo altri possibili usi del suolo.
Alla luce di queste considerazioni relativamente all'intervento richiesto (sia esso una tettoia in senso stretto o letterale) occorre capire se è compatibile con le previsioni di interventi autorizzabili sulla base dell'art. 56, sapendo che si tratta di una struttura di grandi dimensioni, che va a coprire un intero cortile, che non è attaccata alle strutture portanti preesistenti ma è imbullonata al suolo, ma che, non apparendo ben definita nella sua temporaneità, mancherebbe di una delle caratteristiche richieste per l'autorizzazione.
Ritengo serio il problema posto dal Gruppo del PCI nel primo capoverso dell'ordine del giorno: in ogni caso non si deve configurare una degradazione ad autorizzazione di un intervento che dovrebbe essere consentito in concessione. Siamo però sul terreno dell'interpretazione, non così agevole e semplice come sento dire: credo che alla fine ci si rimetterà alle conclusioni - che pur saranno valutate - a cui perverranno i servizi regionali sulla base della vigilanza che stanno svolgendo.
Personalmente nella scorsa seduta ho tentato di dare un'indicazione anche a nome della Giunta, che ripropongo in termini problematici. Sul primo ordine di problemi mi sembra indispensabile una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti e la richiesta che verrà fatta immediatamente al Comune sarà non solo per consentire un corretto svolgimento delle funzioni di vigilanza regionale, ma per fornire una certificazione sulla normativa e sulle motivazioni che hanno portato a ritenere l'intervento conforme alle previsioni di piano regolatore e delle sue varianti.
Rimane poi il problema - e su questo mi sento d'impegnare la mia responsabilità e quella della Giunta - dell'interpretazione per questo caso dell'art. 56, sapendo comunque che siamo in presenza di un intervento che per entità e per ciò che rappresenta è alquanto delicato; anche qualora ci fosse una data certa di rimozione a breve scadenza, si tratterebbe comunque di un intervento che non è inquadrabile facilmente per l'insieme delle condizioni risultanti nell'art. 56 della legge n. 56. Quando si è redatta la legge, però, parecchie situazioni non sono state definite: soprattutto certe indicazioni quali "baracche" e "tettoie" ad uso temporaneo sembrano fare più riferimento a situazioni del secolo passato che non alle attuali situazioni e alle tecnologie con cui le Amministrazioni comunali e noi stessi dovremo confrontarci oggi e domani.
A conclusione vorrei ancora dire che non vi è alcuna volontà di dilazionare i tempi; solleciterò gli uffici affinché in modo corretto le funzioni di vigilanza vengano formalmente chiuse. Occorre arrivare ad una conclusione e riferire le decisioni che devono essere assunte dal Consiglio per concludere il dibattito e il confronto di valutazioni che qui si è svolto.
In ordine alle conclusioni odierne mi pare di dover sottolineare che una parte dell'ordine del giorno presentato dai colleghi della maggioranza laddove ci si rifà "allo stato degli atti", corrisponda ad una preoccupazione reale; infatti, personalmente non mi sento, al di là di quello che ho affermato nella scorsa seduta e di quello che ho affermato oggi, in una vicenda ancora aperta e su cui si stanno esercitando le funzioni regionali di vigilanza, di indurre la maggioranza a sostenere delle ipotesi interpretative che ho avanzato a nome della Giunta e che domani potrebbero rivelarsi non compiutamente esatte o errate. Ho chiesto che nell'ordine del giorno della maggioranza venga scritto: "allo stato degli atti", perché mi sembrerebbe poco leale nei confronti dei colleghi della maggioranza e del Consiglio che una richiesta di sostegno andasse oltre il limite oggi consentito: cioè oltre quello di una valutazione "allo stato degli atti" derivante dall'approfondimento che la Giunta regionale e l'Assessorato hanno fatto, ma che non è concluso.
Rispetto all'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista, non entrando più nel merito, vorrei fare correttamente, una valutazione di carattere formale.
Siccome non si può presumere quale sarà l'ordine del giorno approvato al di là che esso sia presentato dalla maggioranza o dall'opposizione ritengo che laddove nella parte finale si afferma: "esiste una violazione del piano regolatore generale e di conseguenza si invita la Giunta ad annullare", occorra attentamente valutare che si finisce per attribuire al Consiglio compiti di vigilanza, mentre altra cosa sarebbe, ad esempio, dire "ritenendo che possa esistere violazione, si invita la Giunta ad esercitare, a riferire e a realizzare gli interventi di propria competenza".
Ho seguito il dibattito di stamani e sono interessato personalmente a quanto è stato detto sul ruolo e sulle funzioni del Consiglio, ma non credo proprio che possiamo ritenere che il Consiglio regionale debba anche svolgere attività di vigilanza.
Sottolineo questa valutazione che vale anche più in generale. Infatti ogni sempre di più vengono presentate interpellanze ed interrogazioni che ormai rappresentano - e non so fino a che punto sia corretto - il surrogato dell'esposto o del ricorso gerarchico.
Questa strada mi sembra pericolosa, perché rischiamo di trasformare il Consiglio regionale in una sede di decisione impropria in ordine a funzioni come la vigilanza che sono proprie del Governo regionale.
Lo dico in linea generale, però mi sembra che anche in questo caso una formulazione diversa sarebbe più opportuna, nel senso di non far ritenere che l'accertamento di conformità di atti e quindi la richiesta formale di misure di carattere sanzionatorio o di natura repressiva siano competenze possibili del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dobbiamo votare i due ordini del giorno.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ho sentito le ultime osservazioni dell'Assessore Genovese e credo siano giuste. Qualora ci fosse la probabilità di votare questo ordine del giorno ci impegneremo a trasformarlo alla luce delle osservazioni dell'Assessore.
Mi pare sia stata confermata la volontà della maggioranza che porta a disattendere ad un impegno che invece avrebbe dovuto assumere. Al di là dell'impegnata e faticosa replica dell'Assessore, non ci pare si colga nel merito il dato vero e cioè che qui siamo fuori dai comportamenti che ordinariamente si tengono in tutte le altre circostanze.



PRESIDENTE

Cogliamo anche l'aspetto che Bontempi ha ora esposto, però purtroppo la vicenda è netta. Da una parte si chiede una chiara posizione politica oltre che giuridica, che è difficile e non mediabile.
Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno n. 407 presentato dal Gruppo PCI, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'autorizzazione edilizia n. 1.597, prot. 1987/01 n. 4.001 concessa il 20/10/1987 alla Soc. FIAT per eseguire installazione di tettoia temporanea in struttura mista acciaio C.A. a copertura di cortile per usi espositivi, rilasciata in base all'art. 56 lett. C della L.R. 56/77 rilevando che la L.R. 5/12/1986, n. 56 ha esteso con l'art. 56, la funzione del controllo pubblico rispetto ad interventi che, in assenza della legge, non avrebbero avuto bisogno né di concessione né di autorizzazione e non ha, al contrario, degradato ad autorizzazione opere che, in base alla legge statale (art. 1 L. 10/77) sarebbero soggette a concessione: le tettoie temporanee di cui alla lett. c) art. 56 L. 56/77 corrispondono a quelle che, in carenza di normativa regionale, potrebbero essere erette senza atti abilitativi che il criterio della temporaneità, o precario, pur prescindendo, in termini relativi dall'ancoraggio al suolo e/o dalla facilità di rimozione deve essere 'oggettivo', finalizzato ad assolvere ad esigenze contingenti (con un termine prefissato) per loro natura e non per attribuzione soggettiva degli interessati essendo evidente che l'intervento autorizzato come 'tettoia temporanea' appare del tutto difforme da tale fattispecie ed è preordinato ad essere definitivo, in quanto: dai profili strutturali si rileva come si tratti di consistentissime opere edilizie ed in particolare la copertura del cortile (in acciaio e cemento armato, inserita e collegata stabilmente con la struttura portante dell'edificio preesistente, con addirittura la previsione di sistemazione ad area verde della superficie superiore) determini la realizzazione di una nuova cubatura di oltre 14.000 mc la lettera 19/10/1987 da FIAT Auto a Fiat S.p.A. conferma trattasi di 'un oneroso intervento che rientrando nella struttura del futuro Lingotto si traduce in concreto in una anticipazione dei futuri accennati interventi per il Lingotto' e che questa sia la finalità dell'intervento risulta evidenziato dall'Amministrazione comunale dalla lettera della FIAT del 20/10/87 (stesso giorno del rilascio dell'autorizzazione), con la quale si invita il Comune alle verifiche della documentazione tecnico-contrattuale allo scopo del riconoscimento delle spese sopportate, una volta che sia costituita la società mista risultando quindi che l'opera non è assolutamente configurabile quale 'tettoia temporanea' e quindi non è autorizzabile ai sensi dell'art. 58 lett. C della L.R. 56/77, ma è opera soggetta a concessione, peraltro in tal caso non assentibile in quanto in contrasto con il P.R.G.C. vigente, le norme urbanistiche applicabili a Torino, e difforme rispetto al protocollo d'intesa fra Comune e FIAT in vigore i m p e g n a la Giunta regionale, quale organo titolato del potere in materia di annullamento di concessione e di autorizzazione ex art. 68 della L.R.
56/77, ad attivare la procedura di annullamento dell'autorizzazione edilizia n. 1597 prot. 1987/01 n. 4001 del 20/10/87".
L'ordine del giorno è respinto con 17 voti favorevoli, 26 contrari ed 1 astenuto.
Pongo ora in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno n. 410 presentato dalla maggioranza, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista l'autorizzazione edilizia n. 1597 rilasciata dall'Amministrazione Comunale di Torino in data 20/10/87 alla soc. FIAT per eseguire interventi di manutenzione straordinaria e di parziali demolizioni sul complesso del Lingotto oltreché la realizzazione di struttura temporanea (tettoia) a copertura del IV cortile (lato presse) per usi espositivi rilevato che sul problema della legittimità dell'atto autorizzativo, la Giunta ha espresso in aula le proprie valutazioni nella seduta del 10 dicembre con la risposta dell'Assessore Genovese alle interpellanze n. 1026 e n. 1082 del Gruppo PCI, all'interrogazione n. 1086 del Consigliere Picco e all'interrogazione n. 1102 dei Consiglieri Marchini e Santoni preso atto delle valutazioni formulate dall'esecutivo regionale e della conclusione di non annullabilità allo stato degli atti dell'autorizzazione in questione a cui lo stesso è pervenuto ritiene condivisibili sempre allo stato degli atti, le valutazioni e le conclusioni a cui, in oggi, è pervenuta la Giunta invita il Governo regionale a riferire al Consiglio le eventuali, ulteriori determinazioni e le conclusioni a cui perverrà il Servizio di vigilanza urbanistica".
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli e 17 astenuti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 340 sulla situazione delle donne nazionaliste cattoliche detenute nel carcere irlandese in Armagh


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) dell'o.d.g.: "Ordine del giorno n. 340".
Siete tutti a conoscenza di questo argomento, quindi possiamo metterlo in votazione per alzata di mano. Il testo di tale ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte evidenziato il fatto che le donne nazionaliste-cattoliche detenute nel carcere femminile di Armagh vengono ormai sistematicamente 'punite' dal governo inglese per il ruolo svolto nel movimento di opposizione alla presenza britannica nelle sei contee dell'Irlanda del Nord considerato che tali 'punizioni', prevedendo il ricorso sempre più massiccio alle famigerate 'strip searches' (perquisizioni tramite denudamento), costituiscono non solo un vero e proprio attentato alla dignità umana ma si configurano, di fatto, come inqualificabili atti di violenza contro le donne rilevato che i presunti motivi di sicurezza addotti dal governo inglese a giustificazione di tanta disumana violenza non hanno, tra l'altro, mai trovato alcun riscontro obiettivo nei comportamenti delle detenute persuaso pertanto, del fatto che simile aberrante pratica riveste caratteri puramente punitivi nei confronti delle prigioniere repubblicane irlandesi nell'esprimere profonda indignazione per il perdurare di simili comportamenti lesivi della dignità umana: c h i e d e un rapido ed energico intervento del governo italiano presso le autorità inglesi affinché tali atti di vera e propria barbarie abbiano a cessare immediatamente".
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 408 sull'utilizzo di proiettili di plastica da parte di forze di polizia di alcuni stati europei


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) dell'o.d.g. "Esame ordine del giorno n. 408", il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che, negli ultimi anni, almeno 12 persone, di cui sette ragazzi di meno di 15 anni, sono state uccise nell'Irlanda del nord da proiettili di plastica o di gomma, tirati da forze dell'orine considerato che varie centinaia di persone sono state gravemente ferite e che in molti di questi casi si tratta di ferite gravi alla testa che hanno provocato lesioni al cervello, perdita di un occhio e cecità totale considerato che un gran numero di queste ferite sono state apportate al di fuori dei luoghi delle sommosse considerato che i proiettili di plastica sono stati utilizzati o sono in dotazione anche di forze di polizia di altre paesi europei e di numerosi stati membri del Parlamento Europeo considerato che appare ormai evidente come l'uso di questi proiettili possa uccidere viste le risoluzioni votate al riguardo dal parte del Parlamento Europeo condanna l'utilizzo di proiettili di plastica e di gomma contro la popolazione civile e per reprimere disordini invita i governi degli Stati membri del Parlamento Europeo ed i governi di tutti i paesi a vietare l'utilizzazione di proiettili di plastica e di gomma contro la popolazione civile incarica il Presidente del Consiglio regionale di trasmettere copia del presente ordine del giorno agli ambasciatori dei governi degli Stati membri del Parlamento Europeo, alla Commissione ONU per i diritti civili, al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Interni".
Chi è favorevole a tale ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno nn. 252 e 253 sulla liberazione di Nelson Mandela e nn. 354 e 365 sul traffico illegale di armi (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) dell'o.d.g.: "Esame ordini del giorno nn. 252 e 253".
Si tratta di due ordini del giorno, uno firmato dai Consiglieri Cernetti, Tapparo, Nerviani e Brizio e l'altro firmato dai Consiglieri Rossa, Cernetti e Tapparo.



BRIZIO Gian Paolo

Io farei una richiesta, signor Presidente, sospenda questo punto per cinque minuti, in modo da consentire ai Consiglieri Rossa e Nerviani di concordare l'unificazione degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei ricordare che anch'io gradirei partecipare alla stesura di un ordine del giorno, possibilmente unitario, sulla vicenda. Ricordo anche che, proprio su questo punto, erano stati presentati altri ordini del giorno su cui si era già discusso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono molto sconcertato dal fatto che, nonostante la mia richiesta di lunedì nella riunione dei Capigruppo, registrata e accolta, nell'elenco degli ordini del giorno in esame, non risulti iscritto il n. 240 da me presentato il 26 febbraio 1987. Questo infatti, come tutti possono ricordare, fu oggetto di una accesa discussione, che ci ha portati ad una ulteriore riflessione che avremmo dovuto fare oggi pomeriggio. Non capisco come un ordine del giorno possa essere cancellato d'ufficio. Di questo sono molto dispiaciuto.



PRESIDENTE

Non è stato cancellato d'ufficio. Quell'ordine del giorno ebbe un voto?



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, non ebbe voto.



PRESIDENTE

Verificheremo. Purtroppo non ricordo ora se quell'ordine del giorno fu discusso e se ebbe un voto.



BRIZIO Gian Paolo

Noi abbiamo rilevato che, nella seduta dei Capigruppo, era stato previsto di far passare anche ordini del giorno arretrati, ma senza esaminarli analiticamente. Ora troviamo all'o.d.g. una serie di documenti che prevede - come quello iscritto al punto 10): Ordini del giorno nn. 354 e 365 - lunga discussione che non risulta compatibile con lo svolgimento degli altri punti. Consiglio di vedere se è possibile fondere i due ordini del giorno, il 252 e il 253, e rinviare gli altri ad una valutazione più attenta. Ora, dobbiamo prioritariamente assumere provvedimenti legislativi e deliberazioni: questo d'altro canto è il nostro compito principale. E non dobbiamo dimenticare che proprio oggi abbiamo a lungo discusso di funzionalità del Consiglio e dell'istituzione regionale.



PRESIDENTE

Il problema, dunque, è che quell'ordine del giorno è stato discusso, ma non votato, in quanto avrebbe avuto, sicuramente, responso negativo.
Riprenderemo quest'ordine lunedì.
Consigliere Staglianò, è d'accordo?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sì, sono d'accordo.



PRESIDENTE

Dunque, ripresenteremo quest'ordine del giorno lunedì 21 dicembre. Ora appresa l'unanime volontà di andare ad accorpare i due argomenti, tutti i Consiglieri che hanno ordini del giorno rispetto alle armi e rispetto a Mandela si preoccupino di presentarli per lunedì, cercando di unificarli come è stato detto, per non giungere, al momento del voto, ad aprire nuovamente una discussione per trovare un accordo.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Esame progetto di legge n. 222: "Disciplina delle attività di organizzazione e intermediazione di viaggi e turismo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del p.d.l. n. 222, di cui al punto 14) dell'o.d.g.
Il relatore Consigliere Martinetti dà per letta la relazione.
Chiede la parola il Consigliere Avondo. Ne ha facoltà.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, credo che un disegno di legge come quello di cui ci occupiamo necessiti di un minimo di discussione all'interno del Consiglio regionale, anche se è un disegno di legge approvato all'unanimità in Commissione, in quanto si tratta di una delle prime leggi che riguardano il settore del turismo e interviene con una nuova normativa sui settori di professione dell'attività turistica che crediamo tra i più importanti e cioè quello delle agenzie di viaggio. A noi pare sia necessario sottolineare, nel momento in cui approveremo questo disegno di legge, il fatto che questo documento si inquadra in quel processo normativo più generale che investe un settore economico che più volte, anche in quest'aula, abbiamo detto rappresentare in Piemonte un fatto economico di qualche valenza. Noi crediamo sia questo un altro pezzo significativo e rilevante di attuazione della legge quadro nazionale sullo sviluppo turistico in Italia, che le Regioni faticano ad attuare rispetto alle normative che all'interno di questa legge quadro sono contenute. Non è il caso di sottolineare che questa legge quadro presenta problemi difficili di gestione e di attuazione, da parte delle forze politiche regionali. Credo che questo tipo di discorso si inquadri in quello più complessivo dei ritardi con cui lo Stato definisce queste leggi-cornice generali e come all'interno di queste, le Regioni riescono poi ad applicare le norme che devono poi regolarle nel concreto. Ho richiamato questi problemi perch credo che, al di là di un momento di riflessione che stanno attraversando le Regioni italiane, sia il caso di porsi il problema della messa in discussione di alcune parti della legge quadro nazionale sul turismo.
Dobbiamo registrare con una qualche difficoltà che siamo anche noi in ritardo nel dare attuazione a tutte le norme che derivano da quella legge quadro. E' vero, in Piemonte noi abbiamo approvato recentemente la legge sulla riorganizzazione del turismo; questa è un'altra delle legge derivanti dalla legge quadro nazionale che, ripeto, ha un valore importante nel senso che detta le norme in un settore significativo del comparto turistico: le agenzie di viaggio. Ci sono altri disegni di legge presentati alla Giunta che sono all'esame della Commissione e riguardano altri specifici settori come quelli delle professioni turistiche. Crediamo pertanto che questa sia una materia rispetto alla quale sia necessario andare avanti nell'attuazione concreta, anche per ricavarne, al limite, elementi di valutazione e di riapertura di un confronto con il governo che consenta di modificare, nella legge quadro, le cose che devono essere modificate. Circa questo disegno di legge noi, Gruppo comunista, avremmo voluto una legge più snella di quanto non sia stato il risultato che oggi discutiamo, una legge più rivolta alla valorizzazione della professionalità degli operatori della organizzazione, dell'intermediazione dei viaggio-turismo. Valorizzazione della professionalità che riteniamo sia elemento fondamentale per dare risposta a quello che è uno degli obiettivi primari che questo disegno di legge si pone, quello cioè delle garanzie che dobbiamo fornire agli utenti ai fruitori dei servizi che derivano da queste attività professionali.
Si è scelta una strada diversa, comunque lo ricordiamo, avremmo preferito una legge più ampia che normasse non soltanto la professione dell'esercizio delle agenzie di viaggio, ma anche le attività di organizzazione più complessiva. Crediamo che questa sia una questione che va al di là del merito che noi avremmo voluto all'interno di questa legge ma corrisponde comunque ad un'esigenza che abbiamo non soltanto in Piemonte, ma su scala nazionale che è quella di dare una regolamentazione alle varie attività e alle varie professioni che all'interno del turismo si propongono. Un altro degli elementi che vorremmo sentire riaffermato nel corso di questa nostra discussione è quello che riguarda un impegno (sappiamo che l'Assessore ha già avuto modo di dire essere concorde con questa nostra valutazione), ad andare, nel momento in cui avremo definito tutte le leggi che sono in discussione, che riguardano i vari settori di attività del turismo derivanti dall'applicazione della legge quadro, ad una normativa unitaria di questa materia perché crediamo che sia corretto e giusto - specialmente in un settore economico che in Piemonte ha dimensioni elevatissime andare avanti sulla strada di uno sviluppo, avere una norma, una legislazione regionale che da questo punto di vista possa portare e produrre anche qualche elemento innovativo rispetto alla tradizione legislativa della Regione Piemonte.
In sostanza, vorremmo fosse riconfermato l'impegno, nel momento in cui l'iter complessivo della materia fosse concluso, di mettere mano ad una legge globale di settore.
Queste sono le ragioni per le quali il nostro Gruppo in Commissione ha dato parere positivo al disegno di legge; parere che riconfermiamo in aula con elementi di riflessione più generali su di una legge che avremmo voluto un po' meno larga e più puntata sulla professionalità.
La scelta della Giunta risponde a esigenze che avremmo potuto prevedere all'interno di altra normativa e recuperare nel discorso più complessivo che mi sono permesso di richiamare. Chiedo gentilmente alla Giunta di riconfermare il proprio impegno in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Desidero fare alcune sottolineature - credo che il collega Martinetti vorrà aggiungere altre considerazioni - su questo disegno di legge.
Vorrei soltanto richiamare l'attenzione del Presidente Viglione riconfermato alla guida del Consiglio e così lodato stamani per la sua efficienza, per dirle che in questo caso è stato più efficiente del solito poiché è riuscito a far mettere all'o.d.g. del Consiglio regionale in data 14 dicembre una legge approvata in Commissione il giorno 16. La celerità nel portare il provvedimento in aula è stata davvero estrema: la legge ha seguito sicuramente un percorso privilegiato; pare quasi che quando si voglia spingere un tram fermo lo si faccia con tale slancio da far fermare il tram stesso dopo la fermata prevista. Faccio questo esempio con bonaria ironia; non vorrei però che il fatto costituisse un precedente poiché non pare corretto dal punto di vista regolamentare; mi pare che i tempi che ci siamo dati debbano essere invertiti: la legge dovrebbe prima essere approvata dalla Commissione competente, per essere successivamente trasmessa dal Presidente della Commissione stessa all'Ufficio di Presidenza e la Conferenza dei Capigruppo deciderà quando metterla all'o.d.g.; la data d'iscrizione dovrebbe essere successiva a quella di convocazione della Conferenza dei Capigruppo - o comunque concordante - e a quella dell'approvazione in Commissione.
Fatta questa precisazione per evitare che ci possano essere dal punto di vista formale delle osservazioni - anche perché questo percorso privilegiato e rapido non è seguito per altre leggi - nel merito del provvedimento desidero sottolineare con una certa soddisfazione il tentativo di regolamentare un'attività e una professione che richiedeva sicuramente, anche in applicazione della legge quadro nazionale, un momento di riordino e di organizzazione. Questo soprattutto nell'interesse degli utenti delle agenzie di viaggio autorizzate, le quali, dal punto di vista tecnico e professionale, devono offrire una serie di garanzie. La preoccupazione espressa in Commissione si è tradotta, per gli articoli esaminati, in una serie di integrazioni al testo originario approvato dalla Giunta. Tali integrazioni, che consentono un'approvazione unanime della legge stessa, nonostante l'esigenza di regolamentazione del settore a tutela del potenziale turista, non devono però costituire un'eccessiva strozzatura delle attività di tipo vagamente turistico che si possono attivare nella nostra Regione. Si tratta quindi di una serie di considerazioni circa l'attività di enti, di associazioni che, nell'ambito dell'esercizio della loro funzione istituzionale, svolgano attività proprie, associative e nonché di altri correttivi di questo genere che a nostro avviso rendono la legge più aderente alla realtà e alle esigenze della popolazione piemontese.
Da un lato, quindi, si richiede una corretta professionalità degli operatori del settore, dall'altro però non devono esserci vincoli eccessivamente rigidi, in modo tale che il cittadino che voglia organizzare in forma singola o associata, attraverso proprie iniziative, un'attività turistico-ricreativa o di associazione, lo possa fare nel rispetto di alcune norme fondamentali di garanzia e sicurezza.
La norma proposta ha visto, sotto questo profilo, un contributo costruttivo e di confronto anche da parte del Gruppo della DC che ci sembra corrispondente ai principi che ho cercato di esporre.
Per essere anch'io in corsa con la celerità con cui il provvedimento è arrivato in Consiglio, mi fermo a questo punto, raccomandando però al Presidente Viglione che si faccia attenzione, in futuro, a eventuali discrepanze di dati che oltretutto possono comportare irregolarità formali che, se in questo caso non incidono sulla dimensione del provvedimento, in altri casi, invece, possono creare difficoltà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

In un primo momento non volevo intervenire, ma dopo l'intervento del collega Avondo, molto puntuale sulla legge, ho deciso di prendere la parola.
Questa legge fa seguito alle normative previste dalla legge 217, devo ricordare che già negli anni 1980/1981 presentammo un disegno di legge come Giunta, sull'intermediazione. Allora ponemmo il problema in termini pretestuosi: si trattava di coinvolgere il Governo a predisporre una normativa quadro su questo problema. La legge n. 217 è stata approvata con molto ritardo (maggio 1983) alla vigilia elettorale. La legge della Regione Piemonte è condivisa da tutte le Regioni. Pur senza voler stabilire chi si è occupato per primo, si può affermare che la Regione Piemonte, per quanto riguarda la parte relativa all'intermediazione, è stata la prima in Italia a presentare la legge sulle agenzie di viaggio. La legge tuttora in vigore risale al 1956, presenta carenze notevolissime sia per la tutela dell'utenza che in ordine alle capacità professionali degli operatori.
In questi anni, relativamente alle agenzie di viaggio, c'è stata una corsa per l'acquisizione e la cessione di autorizzazioni: la legge in discussione ne definisce le norme; in un punto della legge si dice che "le Province devono predisporre dei piani ed individuare le aree tempistiche e provvedere al rilascio delle autorizzazioni per l'apertura delle agenzie di viaggio". La legge, quindi, delega alle Province il rilascio delle autorizzazioni. Quando si dice che la Giunta non delega, questa è una delle leggi del settore turismo con delega alle Province.
E' chiaro che il problema del turismo richiede approfondimento attraverso segmenti turistici; andremo necessariamente ad una definizione del settore onde pervenire, dopo aver affrontato questo corpus legislativo ad un testo unico per facilitare, data la complessità dei problemi l'interpretazione sul piano legislativo, e dare la possibilità a chi è rivolta la legge, sia a tutela che a garanzia, di individuare quelle che sono le disposizioni nel campo del turismo.
Per questo dico che il collega Avondo è uno di quelli che puntualmente pone delle questioni - a parte la riflessione che ognuno fa - anche in termini di capacità ormai acquisita.
Devo aggiungere che i colleghi della Commissione, dal relatore Consigliere Martinetti, che ha seguito la legge in tutto il suo articolato e il Presidente della VI Commissione, si è pervenuti alla presentazione della legge tenendo conto dei diversi problemi che toccano il turismo hanno collaborato e contribuito a migliorare il testo di legge rispetto a quanto emerso dalla consultazione. Questo va detto, altrimenti le consultazioni non assumono alcun significato di democrazia e di partecipazione.
Devo ringraziare i membri della Commissione VI per la celerità con cui si è affrontata la legge, con l'impegno naturalmente di pervenire ad un testo unico, prima, ripeto, affrontando il corpus legislativo del turismo.
Questo è l'impegno della Giunta.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, con la replica dell'Assessore siamo giunti alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame proposta di deliberazione n. 730: "Criteri per l'erogazione dei compensi incentivanti la produttività ex art. 40 L.R. n. 40/84. Importo di L. 2.600.000.000 da impegnarsi sul cap. 260 del bilancio di previsione '87"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, abbiamo da votare varie deliberazioni già approvate all'unanimità in Commissione.
Passiamo all'iscrizione all'o.d.g. della deliberazione n. 730.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 695: "Riconoscimento come ente ausiliarie, ai sensi L. n. 685/75 e della L.R. n. 62/77 della Caritas diocesana di Novara, per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti svolta presso la sede operativa Comunità terapeutica Villa Segu, fraz. Olengo, Novara"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 695 di cui al punto 15) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 696: "Riconoscimento come ente ausiliarie, ai sensi L. n. 685/75 e della L.R. n. 62/77 dell'associazione L'Arca - Teen Challenge, per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti svolta presso la sede operativa L'Arca - Teen Challenge Centro Kades, località Basso Erro n. 41 Melazzo (AL)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 696 di cui al punto 16) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 699: "USSL n. 39 di Chivasso Ampliamento della pianta organica provvisoria finalizzato all'istituzione del reparto di psichiatria"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 699 di cui al punto 17) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 700: "USSL n. 58 di Cuneo - Ampliamento della pianta organica provvisoria finalizzato all'attuazione della L. n. 180/78"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 700 di cui al punto 18) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 701: "USSL n. 75 di Acqui Terme Ampliamento della pianta organica provvisoria finalizzato all'attuazione della L. n. 180/78"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 701 di cui al punto 19) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche ed integrazioni alle LL.RR. 12/8/1976, n. 42 e 27/5/1980, n. 62 (Disciplina dei gettoni ed indennità per i componenti gli Organi di Controllo)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 21) dell'o.d.g.: Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifiche ed integrazioni alle LL.RR. 12/8/1976, n. 42 e 27/5/1980, n. 62 (Disciplina dei gettoni ed indennità per i componenti gli Organi di Controllo)".
Relatore Consigliere Fassio, che da per letta la relazione.
Non vi sono richieste di intervento passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica della L.R. n. 27/86 - Definizione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le commissioni di concorso delle USSL"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) dell'o.d.g.: Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica della L.R. n. 27/86 - Definizione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le commissioni di concorso delle USSL".
Non vi sono richieste di intervento passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 328: "Determinazione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le commissioni di esame e di selezione presso le scuole per operatori sanitari, nonché negli esami di valutazione dei corsi di aggiornamento per i dipendenti delle USSL"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) dell'o.d.g.: Esame progetto di legge n. 328. Non vi sono richieste di intervento passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,40)



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