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Dettaglio seduta n.111 del 03/12/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute, comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze del 20 e 26 febbraio, 5, 12 e 19 marzo 1987 e verranno posti in votazione nella prossima seduta."


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sentenza della Corte d'Appello di ineleggibilità del signor Stefano Strobbia alla carica di Consigliere regionale


PRESIDENTE

Comunico che è stata notificata la decisione con la quale la Corte d'Appello, accogliendo il ricorso proposto dall'avv. Bara, ha dichiarato: "In riforma dell'appellata sentenza 21 settembre 1987 del Tribunale di Torino dichiara l'ineleggibilità di Strobbia Stefano a Consigliere regionale del Piemonte".
Essendo esecutiva la sentenza, ho pregato il Presidente della Giunta delle Elezioni, secondo il principio sempre seguito in questo Consiglio, di riunire stamani la Giunta intanto per stabilire l'eletto successivo nella lista del Partito socialdemocratico. La Giunta delle Elezioni avrà sessanta giorni, prorogabili a novanta, per verificare se esistono condizioni di ineleggibilità o di incompatibilità nel primo dei non eletti.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 844 del Consigliere Valeri, inerente l'uso del diserbante "Brestan" nell'area risicola del Vercellese


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 844 del Consigliere Valeri.
Risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il prodotto chimico denominato Brestan è un composto di classe tossicologica a prima base di trifenil acetato di stagno classificato come fungicida - diserbante per l'impiego nelle colture della barbabietola contro la cercespora, nel sedano contro la ruggine e nel pioppo contro il cancro della corteccia.
Il formulato Brestan è registrato dalla ditta Roussel - Hoecst Agrovet SpA, ma vi sono formulati analoghi prodotti da altre società.
Il prodotto possiede anche una buona attività alghicida (alghe verdi) ed è stato largamente usato nel passato in risaia. Per la sua tossicità verso animali a sangue caldo e verso la fauna acquatica questo impiego è stato vietato.
Si tratta quindi, qualora questo avvenga, di un impiego illegale oltretutto tecnicamente del tutto sconsigliabile sia perché vi sono altri ottimi prodotti alghicidi meno tossici, sia perché - e direi soprattutto favorisce la diffusione delle alghe brune più difficilmente contenibili.
Quindi non vi è motivazione economica e neppure tecnica per usare questo tipo di prodotto.
E' ovvio che chiunque sia a conoscenza di un utilizzo illegale di detta sostanza, particolarmente nociva in risaia per la contaminazione dei corsi d'acqua, deve darne segnalazione agli Enti preposti ai controlli sanitari: dalle Unità sanitarie locali (Servizio di igiene ambientale) alla Repressione frodi, al NAS o direttamente all'autorità giudiziaria.
Questa situazione non risulta però essere stata circostanziata né da pubblici uffici né da privati cittadini, almeno per quanto è nelle nostre conoscenze. Nonostante una verifica a livello locale da parte dei Servizi dell'Assessorato non vi sono prove certe che questo prodotto sia stato usato in risaia.
E' comunque indubbio - e concordo pienamente con il collega Valeri che occorra maggiore attenzione all'utilizzo dei presidi sanitari in agricoltura, di quelli consentiti, ma certamente di quelli che non sono consentiti. Ed è quanto si sta facendo con l'attuazione del Piano nazionale di lotta integrata. La predisposizione del quaderno di campagna è slittata a fine marzo 1988, ma, in collegamento con altre Regioni della Pianura Padana, vi è una iniziativa per mettere in atto nelle zone particolarmente a rischio, prima di tale scadenza, un quaderno di campagna collegato con una rete di monitoraggio su alcune aziende particolarmente significative sia per il tipo di produzione sia per l'uso di antiparassitari o comunque di diserbanti ed erbicidi, in modo che ci sia un collegamento fra l'azienda, l'uso dei crittogamici, pesticidi ed erbicidi, e i commercianti che sono autorizzati alla rivendita dei prodotti; obiettivo questo molto importante per evitare che una azienda che non ha, come viene sollevato nell'interrogazione del collega Valeri, pioppo o barbabietola, possa usare il Brestan, non essendovi un controllo del tipo di produzione aziendale è difficile una verifica sulla legittimità o meno dell'uso di un determinato prodotto. Quindi è in atto la predisposizione del quaderno di campagna, con questi collegamenti con la realtà produttiva e soprattutto con la realtà commerciale, nonché tutte quelle altre iniziative volte a migliorare la conoscenza dei produttori agricoli sulle esatte conseguenze dei composti chimici che l'industria ha sperimentato, prodotto e regolarmente posto in commercio.
In questa direzione da quest'anno i programmi dei CATA (Centri di assistenza tecnica) ed i corsi di formazione professionale in agricoltura dovranno contenere un programma specifico di approfondimento, di verifica e di studio dei problemi collegati all'inquinamento derivante dall'uso di sostanze, che spesso sono consentite, il cui uso però se non rapportato alle reali esigenze e soprattutto a un corretto uso del prodotto pu procurare grossi problemi di inquinamento sul territorio e soprattutto nelle falde acquifere.
L'interrogazione del collega Valeri dava per scontato che questo prodotto fosse stato usato in risaia. Però da accertamenti fatti questo non risulta. Se il collega Valeri ha riferimenti più precisi che vengano da uffici pubblici o da privati cittadini, siamo a disposizione per intraprendere le azioni che debbono essere intraprese per l'uso illegittimo di prodotti vietati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non posso dichiararmi soddisfatto della risposta data dall'Assessore, zeppa com'è di verbi coniugati al condizionale e al futuro che rendono il tutto molto aleatorio e che, al di là delle affermazioni di generico riconoscimento dell'esistenza del problema, non lasciano intravedere atti concreti e certi.
Avevamo chiesto accertamenti e si è risposto che sono stati fatti, ma non è stato detto di quali accertamenti si è trattato.
L'interrogazione l'avevamo presentata nel momento in cui il Brestan era ancora in uso ed era quindi possibile, attraverso gli strumenti di repressione e di controllo, eventualmente compiere verifiche campione in alcune aziende dell'area interessata. Non ci risulta, però, che ciò sia avvenuto. Avevo anche consigliato all'Assessore di sentire cosa avrebbe potuto dirgli di interessante il direttore del Consorzio agrario di Vercelli. Ma anche questo tentativo di raccogliere elementi utili è stato ritenuto superfluo.
Vorrei dunque conoscere che genere di controlli sono stati fatti; quali aziende produttrici sono state controllate; quali grossisti del settore quali aziende commerciali sono state visitate.
Nulla di tutto questo è stato detto e, purtroppo, presumo si possa affermare che nulla di tutto questo è stato fatto. Da ciò consegue la nostra totale insoddisfazione.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza n. 1027 del Consigliere Ala, inerente le dichiarazioni del Presidente dell'Enel Viezzoli sul futuro energetico del Paese


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 1027 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

L'interpellanza presentata dal Consigliere Ala riguarda le presunte dichiarazioni di Franco Viezzoli, Presidente dell'Enel, riportate in un articolo di Gianfranco Modolo sul supplemento "Affari &Finanza" del quotidiano "La Repubblica" in data 9 ottobre u.s., riguardanti la trasformazione dell'Enel da Ente autonomo in "holding di partecipazioni proiettata sull'estero, a cui dovrebbero far capo quattro società francesi e jugoslave che costruirebbero sul proprio territorio altrettante centrali nucleari la cui produzione verrebbe destinata esclusivamente all'Italia".
Il collega Ala è stato attento lettore di questo articolo, ma sarà stato anche attento lettore della smentita che il Presidente Viezzoli ha dato sullo stesso quotidiano pochi giorni dopo, in data 16 ottobre 1987.
Non solo, Viezzoli nega l'esistenza di un progetto di trasformazione dell'Enel in holding e si dichiara contrario a qualsiasi modifica della struttura dell'Ente.
Sinteticamente mi pare di dover quindi richiamare la formale espressione che il Presidente dell'Enel ha dato con comunicazione scritta pubblicata su "La Repubblica" del 16 ottobre 1987, una settimana dopo l'articolo di Gianfranco Modolo; se il Consigliere Ala non l'avesse letta mi farò premura di consegnargliela in modo che possa tranquillizzare legittime preoccupazioni espresse e opportunamente sollecitate dalla sua interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Probabilmente siamo più attenti a leggere le notizie che le smentite.
La notizia meritava però attenzione: il motivo base dell'interpellanza era infatti rappresentato dalla notizia della progettazione di alcune centrali nucleari appena al di là delle Alpi, tema discusso in questa sede più volte, ma ora posto in maniera totalmente diversa. Viezzoli diceva: "Visto che non si potranno probabilmente più fare centrali in Italia (siamo a prima del referendum), progettiamo e costruiamo quattro belle centrali al di là delle Alpi o in Jugoslavia, tra Fiume e Lubiana, e poi trasportiamo in Italia l'elettricità". Così i piemontesi che abitano al di qua delle Alpi continuerebbero comunque ad avere un programma nucleare italiano appena al di là delle montagne, anche post referendum. La smentita vale quello che vale (anche se questo non riguarda né potrebbe riguardare l'Assessore). E' sempre più frequente, lo sanno tutti, che in questo settore certe notizie vengano fabbricate e diffuse per vedere quale effetto producano. Se poi l'effetto non è quello desiderato, niente impedisce di smentirle. Del resto, l'articolo oggetto dell'interpellanza era un'intervista impropria; non si capiva quanto era scritto tra virgolette e quanto no, quando era il "si dice" e quanto era stato effettivamente detto dal Presidente Viezzoli.
Visto che, per il momento, il problema è rientrato, anche se questa ipotesi rimarrà pronta dietro l'angolo chissà fino a quando (come tutto il pacchetto che riguarda il nucleare), invito l'Assessore e i colleghi a seguire con attenzione questa vicenda perché non è soltanto un ballon d'essai buttato lì un po' per celia ed un po' per caso.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza n. 944 dei Consiglieri Montefalchesi, Ala, Staglian Bontempi, Adduci, Reburdo e Valeri relativa a un dossier dell'Enel inerente una forte accelerazione dei lavori per la costruzione dei macchinari della nuova centrale nucleare di Trino Vercellese


ALA Nemesio

interrogazione n. 947 dei Consiglieri Rossa e Tapparo inerente la centrale di Leri Cavour



PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 944 presentata dai Consiglieri Montefalchesi, Ala, Staglianò, Bontempi, Adduci, Reburdo e Valeri e l'interrogazione n. 947 presentata dai Consiglieri Rossa e Tapparo.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

L'interpellanza e l'interrogazione vertono sugli stessi problemi.
Ad integrazione di un'informativa preliminare già fornita l'8 ottobre 1987 relativa alla notizia apparsa sul quotidiano "Il Sole 24 Ore" del 23 settembre, secondo cui le forniture per il sistema nucleare della centrale denominata Trino 2 continuano a ritmo serrato, si producono queste ulteriori valutazioni, che peraltro provengono in parte dalle informazioni che abbiamo acquisito dall'Enel.
La Direzione centrale delle costruzioni e la Direzione rapporti istituzionali dell'Ente Elettrico di Stato precisano che per quanto concerne la progettazione della centrale di Trino 2 la fase più impegnativa, nel corso della quale sono stati fissati tutti i criteri di sicurezza e sono stati dimensionati i sistemi, si era chiusa nel corso del 1986. Alcune prescrizioni contenute nel decreto di localizzazione della centrale e l'incidente di Chernobyl hanno peraltro spinto l'Enel, in accordo con l'Enea-Disp, a verificare la capacità del contenitore di svolgere la sua funzione di barriera passiva contro la fuoriuscita di radioattività, anche nelle condizioni estreme di incidenti con fusione del nocciolo. Gli studi in corso, sviluppati secondo criteri utilizzati in ambito europeo, in Francia, in Germania e in Svezia, fanno prevedere una drastica limitazione del rilascio della radioattività all'esterno.
Naturalmente l'apertura di questa nuova fase di studio ha obiettivamente comportato il rallentamento delle attività di progettazione e di dettaglio nell'ambito strutturale e civile dei sistemi dell'isola nucleare.
Per quanto riguarda le attività realizzative delle varie parti di impianto, l'Enel, dopo la emissione dell'Ordine Principale Nucleare all'Ansaldo, avvenuta nel dicembre 1985, non ha emesso altri contratti di fornitura con la sola eccezione di alcuni piccoli contratti relativi alla sistemazione del sito oltre a quelli necessari per la delimitazione della proprietà.
I componenti in fabbricazione sono quindi esclusivamente quelli dell'Ordine Principale Nucleare per i quali l'Enel ha provveduto a richiedere una sospensione o il non avvio della fabbricazione in attesa delle decisioni governative.
Su questa base l'Ansaldo il 6 luglio scorso impartiva ai fornitori principali la richiesta di "sospendere con effetto immediato l'emissione di qualsiasi ulteriore subordine sia da parte loro che dei loro subfornitori".
Il blocco non ha interessato le lavorazioni sui materiali approvvigionati prima della suddetta disposizione.
Mi pare che questa possa essere una risposta globale ai quesiti posti pur con tutti i limiti che possiamo registrare. Tale risposta ha dei riferimenti a risposte e a indicazioni fornite anche dall'Enel.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

L'Assessore ha fornito una risposta non sufficientemente chiara, ma nella sostanza estremamente preoccupante perché confermerebbe che L'Ansaldo e le altre industrie, a commesse ricevute, si sono approvvigionate dei materiali necessari. Il 6 luglio scorso l'Ansaldo ha chiesto ai fornitori su richiesta dell'Enel, di bloccare i lavori, ma di fatto l'operazione continua tant'è vero che l'Enel non ha smentito alcune nostre affermazioni secondo cui sono già state compiute operazioni per circa mille miliardi e che sono in fase di completamento come qui è stato confermato. Siccome è un materiale approvvigionato, viene completato per il rimanente 50%.
La maggioranza ha la responsabilità di non aver chiesto, dopo l'incidente di Chernobyl, l'immediata sospensione dei lavori, quindi ha permesso che una serie di operazioni potessero procedere discutendo del blocco del cantiere quando i problemi degli investimenti riguardavano ben altri aspetti più importanti e più significativi. Inoltre, nonostante l'esito dei referendum, dalle risposte dell'Assessore si evince che i miliardi stanziati e le commesse date vanno a compimento dell'opera. Nella mente dell'Enel e dell'Ansaldo c'è comunque la volontà di procedere ugualmente e di mettere il Parlamento e le istituzioni di fronte ai fatti compiuti; poi si discuterà del PEN, del suo rinnovamento e ci troveremo di fronte a migliaia di miliardi già investiti che dovranno essere riciclati in altre operazioni.
La risposta dell'Assessore è molto preoccupante; in sostanza conferma che l'articolo de "Il Sole 24 Ore" aveva scoperto le carte; l'Enel e l'Ansaldo possono fare delle cortine fumogene attorno a questo, però rimane la sostanza e cioè che è in corso un processo di accelerazione nella definizione delle commesse.
Questo è anche un richiamo alle forze politiche del Consiglio regionale, alla Giunta, al Parlamento e al Governo; in sostanza il piano nucleare procede se è vero che per Trino sono già stati spesi più di 3000 miliardi. Ogni minuto che passa sono soldi che vengono sperperati o vengono spesi con la riserva mentale di dire: "il referendum è passato e qualche centrale nucleare ve la faremo digerire lo stesso".
Se c'è questa riserva sarebbe opportuno parlare con chiarezza. Nella risposta c'è la conferma preoccupante che gli Enti dello Stato scavalcano le decisioni del potere politico. Non è una novità perché in campo militare per anni questo è stato l'elemento guida; queste strutture hanno sempre imposto al Parlamento la ratifica di investimenti mai deliberati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la risposta che conferma nei fatti quello che era emerso dall'articolo su "Il Sole 24 Ore". Più volte abbiamo avuto l'assicurazione che comunque i lavori si sarebbero avviati, ma erano di attività di precantiere che avrebbero permesso, qualora per qualche situazione particolare non si fosse fatta la scelta della costruzione della centrale nucleare a Trino, il ripristino. Questa è stata la "grande" affermazione che l'Enel ha fatto per molto tempo.
Ora vediamo che nelle procedure per il nullaosta alla costruzione della centrale elettronucleare è previsto un iter che prevede una successione di fasi e poi l'approvazione del Ministero dell'Industria, che riteniamo siano venute meno, vale a dire che si sia dato avvio in anticipo ad alcune lavorazioni dell'impianto nucleare vero e proprio che, in caso di non costruzione della centrale, sono particolari da buttare perch difficilmente trasferibili, trasformabili e commercializzabili. Chiediamo alla Giunta se non riscontri una violazione alla procedura prevista dalla legge per la costruzione della centrale e, qualora rilevasse questa violazione, se non ritenga di farlo presente agli organi competenti e sopratutto al Governo per verificare come mai si è anticipata notevolmente una scelta di produzione di impianto che invece avrebbe dovuto seguire un iter diverso, come appare dallo schema procedurale allegato alla legge. E' un fatto che già avevamo sollevato durante le affannate discussioni con il Ministero dell'Industria. Allora il Direttore generale del Ministero dell'Industria ci diede una spiegazione non soddisfacente. Se la costruzione della centrale a Trino 2 non si farà, a chi va il carico della scelta dell'avvio della produzione? Ci sono delle responsabilità? A chi sono da addebitare i costi inutili dell'inizio di fabbricazione dell'impianto elettronucleare?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Considero elemento di risposta anche il significativo documento che con notevole tempestività l'Assessorato ci aveva fornito. Quei primi elementi erano più interessanti delle notizie abbastanza deludenti che ci sono state date oggi in aula. E' una conferma di cose note da tempo. L'Enel è andata avanti a lavorare e ha fatto quanto poteva. Le associazioni ambientaliste e il movimento antinucleare avevano denunciato continuamente che, dopo l'incidente di Chernobyl e dopo gli ordini del giorno del Parlamento, tutto funzionava come prima. L'Enel ha provveduto a informare l'Ansaldo di sospendere i lavori, l'Ansaldo ha richiesto di sospendere, però con un blocco che non riguardava i materiali già approvvigionati: ciò significa che si tratta di una pura operazione di facciata. Del resto, non erano stati dichiarati pubblicamente né il provvedimento dell'Enel né il provvedimento successivo dell'Ansaldo, della cui esistenza apprendiamo ora.
Nella risposta dell'Assessore continua a non esserci il famoso dossier dell'Enel. "Il Sole 24 Ore" parlava oggettivamente dell'esistenza di un preciso dossier con l'avanzamento dei lavori, con i finanziamenti e tutto il resto. Non pare strano collegare la vicenda del dossier con l'articolo precedente sul supplemento de "La Repubblica" anche perché di questi articoli ce ne sono stati altri in riviste più qualificate o che si presumono tali, del mondo dell'energia e della finanza: su Capital Espansione, Class, ecc. - riviste che non leggo in quanto non appartengo al target. Articoli apparsi tra settembre e novembre, all'inizio della campagna referendaria. Erano elementi che svolgevano, da una parte, una funzione di rassicurazione verso il sistema nucleare industriale italiano e dicevano: "Siamo a buon punto, continueremo" e dall'altra una funzione di intimidazione verso i cittadini e verso le forze politiche. Una funzione essenzialmente psicologica, da guerra di propaganda. Occorre ora saper leggere questi documenti che, presi a distanza di tre o quattro mesi appaiono notevolmente sgonfiati e ridimensionati.
Come interpellante continuo a non sapere quanti soldi siano stati spesi, da chi, in base a quali decisioni, in base a quali estremi normativi e legislativi. L'Enel dice che, con l'approvazione del PEN, è ormai tutto possibile, si può fare qualsiasi cosa, per il proprio tornaconto e per le proprie logiche e strategie interne aziendali e di potere. Questo l'Enel può dire, ma cosa diversa è che questo venga preso per buono dal Ministero da un Assessorato, da un'assemblea regionale.
Va ripresa la proposta avanzata dal collega Tapparo di predisporre un ordine del giorno che richieda il dossier, i dati, i nomi delle aziende, lo stato attuale di avanzamento dei lavori non solo relativamente all'approvvigionamento del cantiere, ma anche relativamente all'Ordine Principale Nucleare.
Caro Cerchio, quale altro ordine esiste? Quello dell'acqua minerale o delle gazzose per chi lavora nel cantiere? Esistono soltanto gli ordini di precantiere e l'Ordine Principale Nucleare, tutto il resto è pura bazzecola. Una volta fatto uno e fatto l'altro, è fatto praticamente tutto c'è solo più da prendere gli oggetti costruiti, portarli sul sito e assemblarli e la centrale, come ci verrà probabilmente detto tra sei mesi è fatta. Che cosa aspettiamo ancora per terminarla? Può anche essere istruttivo il vedere che il Ministro Battaglia è più disponibile a ridiscutere di Montalto di Castro che non di Trino 2, ovvero di Leri Cavour, come continuiamo a dire noi.
Il Consiglio regionale deve quindi avanzare una precisa richiesta in tempi molto brevi sullo stato di avanzamento dei lavori dell'Ordine Principale Nucleare e deve compiere un'indagine rigorosa per vedere se esistono gli estremi giuridici e normativi che hanno permesso questo avanzamento. Alla predisposizione dell'ordine del giorno dovrebbero contribuire l'Assessorato, i Gruppi, i componenti della VII Commissione e in modo principale i colleghi che in maniera diversa hanno presentato interrogazioni e interpellanze su questo specifico argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che le considerazioni svolte dai colleghi firmatari dell'interpellanza, che mi hanno preceduto abbiano pressoché esaurito l'argomento. Per cui desidererei impiegare i tempi concessimi dal Regolamento per rivolgere una raccomandazione al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio, augurandomi che questa raccomandazione possa trovare accoglimento nel corso della trattazione dei due punti successivi dell'o.d.g., concernenti le comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale e le comunicazioni della Giunta regionale.
La raccomandazione, che è anche una richiesta di chiarimento, concerne l'ordine del giorno votato all'unanimità da questa assemblea in merito alla sospensione dei lavori nell'area della centrale di Po 1.
Nei giorni scorsi si dava per acquisito che la sospensione dei lavori era dichiarata, ora non risulta che sia così. Infatti, mentre per Montalto è stata assunta quanto meno una deliberazione del Cipi, per quanto riguarda Trino 2 vi sono soltanto dichiarazioni, peraltro neppure del tutto precise del Presidente del Consiglio nel corso del dibattito sulla legge finanziaria.
Nell'ordine del giorno a suo tempo approvato questa assemblea aveva dato mandato al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta di formare una delegazione consiliare incaricata di recarsi dal Presidente del Consiglio per rivendicare l'accoglimento della richiesta di sospensione e l'assunzione dei conseguenti atti decretativi.
Dato che nessuno di questi atti è stato assunto, i presupposti dell'ordine del giorno votato dall'assemblea rimangono quanto mai validi.
Da qui la richiesta di sapere quando la Presidenza del Consiglio e la Presidenza della Giunta hanno in animo di dare seguito organizzativo al deliberato consiliare.


Argomento: Nomine - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazioni nn. 886 e 902 presentate rispettivamente dai Consiglieri Ferrara e Staglianò inerenti il neo Presidente IACP di Vercelli non in possesso dei requisiti richiesti


PRESIDENTE

In merito alle interrogazioni n. 886 e n. 902 presentate rispettivamente dal Consigliere Ferrara e dal Consigliere Staglian riferisce brevemente l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'edilizia

Signor Presidente, se mi consente, vorrei precisare, sia pure in modo irrituale, che alle due interrogazioni presentate dai Consiglieri Staglian e Ferrara, riguardanti il Presidente dello IACP di Vercelli e formulate sulla base di una lettera anonima del giugno scorso, risponderò per iscritto. Ritengo che non si possano lasciare aperte per mesi questioni che nascono da lettere anonime e che, secondo me, dovrebbero essere valutate attentamente prima di presentare interrogazioni o interpellanze che si ripercuotono inevitabilmente nell'opinione pubblica e sui giornali.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Genovese.
Così pure all'interrogazione n. 684 del Consigliere Staglianò, oggi assente, e alla interpellanza n. 760 del Consigliere Ala sull'incidente avvenuto alla Centrale nucleare francese "Superphoenix" in Val d'Isère sarà data risposta scritta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Informazione preliminare dell'Assessore Genovese alle interpellanze presentate dal Gruppo PCI sul problema del Lingotto


PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde parzialmente alle interpellanze presentate dal Gruppo comunista sul Lingotto. Ha pertanto la parola.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero subito precisare, a nome della Giunta, che svolgerò una breve comunicazione senza entrare nel merito della risposta alle interpellanze, che chiederei di discutere nella prossima seduta consiliare.
Si tratta quindi di una breve informazione.
La prima interpellanza è del 22 ottobre 1987 e la seconda è del 26 novembre 1987 ed è pervenuta alla Giunta nella mattinata di martedì scorso entrambe riguardano trasformazioni temporanee del complesso del Lingotto.
Devo informare il Consiglio e gli interpellanti che a seguito della prima interpellanza la Giunta e l'Assessorato si sono attivati per l'acquisizione di tutti gli atti ufficiali, citati nell'interpellanza stessa, che riguardano in generale il sistema convenzionale stabilitosi fra il Comune e la Fiat Auto e la definizione di una società mista di intervento.
C'è stato poi un incontro la settimana scorsa con l'Assessore comunale all'urbanistica per definire e approfondire alcuni aspetti che non erano noti alla Regione.
Quindi, sulla prima interpellanza, che è di carattere generale, sarei in grado già di rispondere, a nome della Giunta; ma per l'ovvio collegamento con l'interpellanza urgente presentata in questi giorni ritengo sia preferibile dare una risposta complessiva nella prossima seduta del Consiglio regionale.
La seconda interpellanza urgente è relativa ad uno degli atti conseguenti al regime convenzionale stabilito attraverso il protocollo d'intesa tra il Comune e la Società Fiat Auto e cioè all'autorizzazione di trasformazioni edilizie concernenti opere di manutenzione e di restauro conservativo. L'autorizzazione comprende anche la realizzazione temporanea di una tettoia per la copertura di circa 2.700 mq all'interno del complesso del Lingotto. Nel corso della seduta di martedì scorso, la Giunta ha preso in considerazione il problema e nella stessa giornata gli uffici dell'Assessorato sono stati attivati in proposito. A partire da ieri mattina il servizio competente dell'Assessorato all'urbanistica ha effettuato un primo sopralluogo al Lingotto e si è recato presso gli uffici comunali per acquisire ufficialmente gli atti necessari per una valutazione completa; contrariamente a quanto speravo non ha però finito l'esame istruttorio e quindi, non esistendo ancora una relazione degli uffici, non mi è possibile dare una risposta all'interpellanza questa mattina. Mi riservo di farlo nella prossima seduta del Consiglio regionale.
Devo aggiungere che non ci stiamo limitando alla valutazione degli atti collegati all'autorizzazione, ma che, ai fini dell'applicazione o meno della lettera c) dell'art. 56 della L.R. n. 56, è apparso opportuno approfondire anche gli strumenti urbanistici approvati nel tempo dal Comune di Torino per capire se per gli atti amministrativi ricorrono i presupposti di natura urbanistica idonei a consentire il rilascio dell'autorizzazione.
Quindi stiamo approfondendo gli aspetti normativi risultanti dal Piano Regolatore Generale approvato nel 1959, dalla Variante generale n. 17 dalla Variante n. 31 bis e dalla n. 31/ter, attualmente in itinere (adottata dal Consiglio comunale e non ammessa in modo ufficiale alla Regione), per avere un quadro complessivo che consenta intanto di dare una risposta alle due interpellanze e poi di portare a termine i compiti di vigilanza che sono stati attivati.
La Giunta avrebbe potuto rispondere questa mattina alle due interpellanze soprattutto per quanto riguarda gli aspetti generali, ma è difficile in questo momento dare una risposta completa. Credo pertanto non sia opportuno entrare nel merito dei problemi sollevati, anche se in larga parte questo sarebbe già possibile sulla base degli atti che sono stati acquisiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, aspettiamo di buon grado una settimana per conoscere la risposta che la Giunta e l'Assessore forniranno alle nostre due interpellanze. In quella sede anch'io svilupperò il merito del discorso sul Lingotto.
Vista la breve informazione dell'Assessore, risponderei brevemente anche per mettere in luce i temi sui quali attendiamo risposta e sui quali formuleremo delle proposte.
Il primo tema è quello relativo al fatto che nella città di Torino sta avvenendo un'iniziativa di rilievo eccezionale, non solo a livello cittadino o metropolitano, ma di rilievo regionale se non addirittura nazionale o internazionale, come affermato dagli estensori dello studio di fattibilità sul Lingotto.
Già nel mese di ottobre c'era una certa disattenzione da parte della Regione Piemonte nei confronti di un fatto di così grande rilievo e ci sembrava che la Regione dovesse entrare nel merito di quanto accadeva nel Comune di Torino, sia per vigilare affinché le procedure di formazione del nuovo PRG avvenissero in sintonia con altri provvedimenti di intervento sul territorio, sia perché l'art. 53 della L.R. 56/77 prevede nel caso di trasformazioni di aree industriali un attivo intervento della Regione; la Regione è stata, per esempio, estraniata dalla società d'intervento che dovrebbe formare, gestire e far funzionare il nuovo complesso del Lingotto.
Quindi la prima interpellanza era un sollecito alla Giunta per chiedere come è possibile che di fronte a trasformazioni di tanto rilievo la Regione Piemonte non abbia un ruolo non solo di vigilanza ma anche di merito e una partecipazione attiva alla trasformazione di quell'area, prescindendo ovviamente dai contenuti della trasformazione che ci vedono molto critici.
Successivamente, siamo venuti a conoscenza di un atto autorizzativo all'interno delle norme urbanistiche vigenti. In merito a quell'atto non intervengo in questa sede però invito (e mi sembra che lo stia già facendo) l'Assessore alla massima attenzione. Una delle domande che porremo all'Assessore e che anticipo è proprio questa: "Le trasformazioni o alcune delle trasformazioni autorizzate rispettano le norme del PRG? E più in generale, la FIAT, destinataria delle autorizzazioni, viene trattata come qualunque altro cittadino?" L'Assessore faccia tutte le ricerche che deve fare sui diversi strumenti urbanistici e sulle modalità con le quali le normative si sono sovrapposte le une alle altre, non faccia l'Azzeccagarbugli, non si arrampichi sui vetri, pretendiamo risposte chiare perché ci sembrano abbastanza semplici. Ci rimettiamo alla relazione puntuale ...



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Sono già molti quelli che in epoche diverse si sono arrampicati sugli specchi.



CHIEZZI Giuseppe

Secondo noi il Comune di Torino si è già arrampicato sugli specchi, ma ne parleremo in modo accurato. Invitiamo semplicemente l'Assessore alla massima attenzione: si tratta solamente di una tettoia, quindi su una tettoia non si possono fare tante filosofie e non si può ingarbugliare la materia. La tettoia è un manufatto molto semplice e banale e facilmente riconoscibile. Ne parleremo diffusamente. Invito l'Assessore a non prendere sotto gamba un fatto che a noi pare di estrema gravità e sul quale vogliamo andare fino in fondo; quindi aspettiamo con fiducia la sua risposta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Montefalchesi e Villa.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 17 e 24 novembre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n.65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 10) all'o.d.g.: "Nomine", proclamo i candidati eletti nella seduta del 26 novembre u.s.
Parco Naturale del Gran Paradiso (art. 83, terzo comma DPR 24 luglio 1977 n. 616) - Consiglio di Amministrazione. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Cossavella. Proclamo eletto il signor Giorgio Guillame.
Consiglio Sanitario Nazionale (art. 8 legge 23/12/1978, n. 833).
Nomina di un rappresentante regionale. Proclamo eletto il signor Eugenio Maccari.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 10 di Torino. Nomina di un membro in sostituzione del signor Ronco Giacinto dimissionario. Proclamo eletto il signor Oreste Ferrero.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 46 di Santhià. Nomina di un membro in sostituzione del signor Suman Mario dimissionario. Proclamo eletto il signor Vincenzo Sala.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 47 di Biella. Nomina di un membro in sostituzione del signor Vené Aldo dimissionario. Proclamo eletto il signor Pietro Omodei Zorini.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 48 di Cossato. Nomina di un membro in sostituzione del signor Bodo Ermanno. Proclamo eletto il signor Vincenzo Caresio.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 53 di Arona. Nomina di un membro in sostituzione del signor Lodari. Proclamo eletto il signor Giovanni Issoglio.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 51 di Novara. Nomina di un membro in sostituzione del signor Bosetto Guido dimissionario. Proclamo eletto il signor Francesco Dulio.
Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 75 di Acqui Terme.
Nomina di un membro in sostituzione del signor Incaminato Vittorio dimissionario. Proclamo eletto il signor Ermanno De Regibus.
Accademia Albertina Belle Arti - Consiglio di Amministrazione. Nomina di un membro in sostituzione del signor Carducci Carlo deceduto. Proclamo eletto il signor Adolfo Cellini.
Comitato Paritetico per i Beni Culturali. Nomina di un membro in sostituzione del signor Carducci Carlo deceduto. Proclamo eletto il signor Ippolito Calvi di Bergolo.
Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico per il Piemonte (CRIAP). Nomina di due esperti in sostituzione dei signori Colombo Luigi (esperto meteorologo) e Isalberti Lodovico (esperto in tossicologia).
Proclamo eletti i signori Giorgio Gilli (esperto in tossicologia) e Arnaldo Longhetto (esperto meteorologo).
Interporto di Torino SITO SpA (L.R. 18 marzo 1982, n. 8) Collegio Sindacale. Nomina di un Sindaco effettivo in sostituzione del signor Ciravegna Daniele dimissionario. Proclamo eletto il signor Francesco Stassi.


Argomento: Problemi energetici

Richiesta del Consigliere Valeri affinché una delegazione vada a Roma per chiedere la sospensione dei lavori della centrale di Trino


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

A nome del Gruppo comunista avevo rivolto a lei, signor Presidente, e al Presidente della Giunta una richiesta per quanto riguarda la questione di Trino.
Il voto che ha deciso la sospensione dei lavori a Trino comprendeva l'incarico alla Giunta e alla Presidenza del Consiglio di predisporre una delegazione che andasse dal Presidente del Consiglio dei Ministri e alle Camere per ottenere questa sospensione. Avevamo pensato che la cosa fosse risolta, ma così non è. La dichiarazione fatta dal Presidente del Consiglio dei Ministri all'apertura del dibattito sulla finanziaria ha, infatti, un valore puramente verbale, in quanto per ciò che riguarda il cantiere della centrale di Montalto di Castro essa è stata seguita dalla deliberazione del Cipe che ne ha sanzionato la chiusura, mentre per quanto riguarda Trino non ha avuto alcun seguito, e, conseguentemente, i lavori sono tuttora in corso.
Dato che ciò che chiedevamo non è stato ottenuto e non ci sono atti deliberativi del Governo in questa direzione, l'andata della delegazione a Roma riteniamo importante che abbia luogo, affinché la volontà della nostra assemblea possa avere un seguito attuativo.



PRESIDENTE

Il problema è noto alla Presidenza. Abbiamo atteso le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, stiamo attendendo ora il verbale autentico delle dichiarazioni che ha reso. Intanto stiamo formando la delegazione. Occorre la disponibilità del Governo, quando questa ci sarà potremo affrontare le questioni poste dal Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Non è auspicabile che si debba ricorrere a delle manifestazioni per ottenere ciò che il Consiglio regionale ha votato all'unanimità. Ci auguriamo che la disponibilità del Presidente del Consiglio dei Ministri possa essere ottenuta rapidamente.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati - Difesa idrogeologica

Comunicazioni della Giunta regionale sul Magistrato per il Po


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto 4) all'o.d.g. che reca: "Comunicazioni della Giunta regionale sul Magistrato per il Po".
La relazione del Vicepresidente della Giunta regionale, signora Bianca Vetrino, è stata da tempo distribuita a tutti i Consiglieri e pertanto verrà ora riassunta dalla stessa Vicepresidente, che ha la parola.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Il documento è di una certa consistenza, quindi lo riassumo. Una parte di esso è riservato agli elenchi e informazioni che erano state richieste negli ordini del giorno che sono stati presentati sull'argomento.
Intanto vorrei dire che questa relazione non nasce all'improvviso dal cappello della Giunta, ma è semmai risposta ad una serie di sollecitazioni che in due anni di attività di questa legislatura sono pervenute attorno a questo problema. Ci sono sul mio tavolo numerose interrogazioni e interpellanze, in particolare da parte del Consigliere Ala e da parte del Partito comunista. All'inizio della legislatura c'è stato, in un confronto con la II Commissione consiliare competente di questa materia, un accordo con l'allora Presidente Rivalta addirittura per focalizzare queste tematiche in una ipotesi di convegno, che venne successivamente abbandonata perché la Commissione diresse le sue attenzioni e i suoi lavori verso la tematica della valutazione dell'impatto ambientale, per altro strettamente connessa con il problema in discussione, e la Commissione ha infatti deciso prioritariamente di svolgere un seminario su questo tema che, secondo le previsioni, avverrà verso la fine di gennaio. L'ipotesi del convegno è stata per il momento superata, ci sarà tempo - visto anche l'andamento del dibattito di oggi - di verificare la necessità o meno di approfondire questo argomento, anche se il dibattito di oggi potrà essere sufficientemente esplicativo delle sollecitazioni pervenute dagli ordini del giorno, ai quali se ne sono aggiunti uno del Partito comunista e l'altro a firma dei Consiglieri Ferrara e Ala i quali propongono in tutta la loro evidenza questi problemi.
Su questo tema il Consiglio regionale non è nuovo; ne abbiamo parlato in questa legislatura nelle comunicazioni fatte per l'attuazione della legge n. 431; ricordo anche numerose interrogazioni, interpellanze e momenti di confronto nella passata legislatura. Ricordo la collega Ariotti che è stata molto attiva su questo tema in interessanti battibecchi con l'Assessore Cerutti.
Quindi questo è un momento di approfondimento di problemi che tutti conosciamo. Per inquadrare correttamente questi problemi non è inutile riassumere il quadro istituzionale nel quale essi si collocano. La ricerca legislativa è stata molto approfondita e credo che la si possa riassumere in tre momenti legislativi ai quali dobbiamo fare riferimento per capire le nostre competenze, per difenderle e per ritagliarci tutti gli spazi possibili per poter svolgere a proposito di queste tematiche il nostro ruolo regionale.
Fino al 1985 le Regioni hanno dovuto ricercarsi uno spazio perché la legge istitutiva del 1956, che discende da una legge antichissima del 1904 ma che per certi aspetti è ancora attuale (conserva ancora la libertà del fiume, libertà che negli anni passati è stata usata malamente per cui nel 1956 nacque il Magistrato per il Po), suddivideva le opere idrauliche, che ancora oggi ci sono, in cinque categorie: la prima comprende i corsi d'acqua di confine, la seconda comprende le arginature di contenimento delle piene, la terza comprende le difese idrauliche dei tratti vallivi dei principali corsi d'acqua non compresi nella seconda categoria, la quarta e la quinta categoria comprendono le opere idrauliche minori.
Con il DPR 616 del 1977 si ritrovano delle precisazioni rispetto a questa tematica, in particolare l'art. 89 limita le competenze statali in materia di difesa del suolo alle opere idrauliche della prima, della seconda e della terza categoria dei bacini idrografici interregionali. Il Magistrato per il Po sovrintende pertanto alla sistemazione dei corsi d'acqua vallivi, mentre sono di competenza regionale le sistemazioni montane e le opere di bonifica e di difesa idraulica dei corsi d'acqua minori.
Occorre arrivare alla legge 431 perché la Regione si senta autorizzata ad interferire nelle operazioni degli interventi che il Magistrato per il Po svolge sui corsi d'acqua. Precedentemente l'art. 89 prevedeva questa intesa regionale su tutte le opere che il Magistrato per il Po andava a collocare sul territorio regionale, ma di fatto, come tutte le intese queste erano difficilmente portate avanti. Ricordo che, come è scritto nella relazione, negli anni 1977/78 il Consiglio regionale stesso aveva ritenuto di dare degli indirizzi e delle precisazioni rispetto a questi interventi proprio per favorire questa intesa, ma, quando le norme non sono chiare, i rapporti non sono facili e questa intesa non si è mai realizzata pienamente. Solo nel 1977, l'anno del Decreto, il Magistrato per il Po mandò alla Regione il programma delle opere che annualmente intende svolgere sul territorio; nel 1985 si stabilisce un contatto più organico e più definito con il Magistrato per il Po.
Nei giorni scorsi la Giunta ha incontrato il Magistrato per il Po il quale, essendo venuto a conoscenza della relazione che oggi è in discussione, aveva ritenuto utile trasmettere alcuni dati relativi all'attività svolta, dati sui quali mi soffermerò più avanti.
In questa occasione noi pensiamo di avere ottenuto un primo positivo risultato che peraltro avevamo già ottenuto nel mese di ottobre in un incontro che avevamo previsto in preparazione della relazione che la Giunta intendeva porgere al Consiglio, come stiamo facendo.
Questo primo positivo risultato è stata la comunicazione da parte del Magistrato della decisione di riconsiderare in termini di ridimensionamento la richiesta di escavazione, citata nella relazione, per un milione di metri cubi (per un refuso, questo milione, nella prima bozza della relazione, era diventato un miliardo, ma la cifra stessa si smentisce in quanto è irreale; o non si sa di che cosa si parla quando si scrive un milione e quindi si può scrivere un milione o un miliardo, altrimenti si sa di che cosa si parla e chi legge capisce benissimo che non può essere un miliardo ma deve essere necessariamente un milione. D'altra parte, eravamo tutti atterriti quando pensavamo che per la costruzione della centrale occorressero chi diceva quattro milioni, chi diceva sei milioni di inerti.
Quindi, se per la centrale questa era una dimensione che ci spaventava figuriamoci quando ci si ritrova scritto un miliardo).
Questo primo risultato risponde in larga misura anche alle raccomandazioni che venivano da una commissione costituita tra le Regioni rivierasche interessate e il Magistrato per il Po. Nell'allegato 1) è riportato il testo della relazione finale di questa commissione che ha recentemente concluso i suoi lavori. Una delle raccomandazioni che faceva la commissione era proprio quella di studiare il ridimensionamento delle escavazioni anche perché i problemi che derivano dagli eccessi di escavazione sono noti e la commissione stessa indicava dei modi di procedere per correggere cifre così esagerate.
Siamo stati contenti di avere avuto questo rapporto con il Magistrato per il Po che ci ha dato questa notizia molto interessante. Ma alla Regione, al di là di questo, interessa che l'attività del Magistrato per il Po si sviluppi secondo una rigorosa logica di programmazione e di pianificazione al di sopra di ogni occasionalità e casualità.
Qualcuno, e lo stesso Magistrato per il Po, parla di rapporti difficili a volte non tanto con l'Assessorato alle opere pubbliche quanto piuttosto con l'Assessorato alla pianificazione territoriale. Devo però dire che l'unico motivo di dissidio che a volte si è concretizzato in scambi di lettere piuttosto vivaci (io pensavo di avere un buon carattere, ma da quando faccio l'Assessore mi accorgo di essere antipatica a molti certamente a qualcuno dell'ufficio del Magistrato per il Po) è proprio dovuto alla nostra esigenza di programmazione per conoscere in anticipo gli interventi del Magistrato per il Po. Il più delle volte ci siamo trovati di fronte a momenti occasionali, a pratiche mandate una per volta e quindi nell'impossibilità di capire il tipo di intervento, la consistenza dell'intervento e soprattutto gli effetti dell'intervento.
A questo fine, se mi consentite, vorrei ribadire un punto molto importante, che peraltro è il punto focale della relazione, dove si evidenzia la necessità di chiarire il quadro legislativo delle competenze tra Stato e Regione e le forme di collaborazione che finora sono rimaste inevase e incomplete nonostante le dichiarazioni di buona volontà, alle quali intendiamo porre fiducia, da parte del Magistrato per il Po.
E' anche importante sottolineare la possibilità collaborativa nel rispetto della legge. Ai sensi della legge Galasso le Regioni hanno l'obbligo, e il Magistrato per il Po lo sa, di verificare con precisione tutti gli interventi. La collaborazione tra il Magistrato per il Po questo soggetto preposto alla sicurezza idraulica dei centri abitati, e la Regione, a sua volta il soggetto preposto alla tutela idraulica dei centri abitati, riteniamo sia infatti un momento addirittura propedeutico per avviare e rendere operativa una gestione ottimale della nostra risorsa fluviale.
La chiarificazione che dobbiamo avviare, e questo dibattito dovrebbe evidentemente portare dei contributi a questo riguardo, deve avvenire a nostro avviso su due livelli: il primo è relativo alla necessità di ridiscutere complessivamente le modalità di destinazione delle risorse ordinarie e straordinarie spendibili sul bacino del Po, legandole a un piano organico di intervento di valorizzazione della risorsa ambientale che sia in grado di connettere i problemi relativi alla sicurezza delle cose e degli abitanti con il programma di salvaguardia della risorsa fluviale. Il Magistrato per il Po non può fare una divisione aritmetica delle assegnazioni che riceve dallo Stato, un tanto per Regione (su cento miliardi all'anno, venti al Piemonte, trenta alla Regione Emilia), perch può anche essere che un anno alla Regione Piemonte ne vengano cinquanta e l'anno successivo non ne vengano: questo deve dipendere dai programmi di intervento. Per questo insistiamo sulla necessità di una programmazione molto chiara degli interventi.
E' possibile programmare gli interventi intanto perché la Regione oggi ha una serie di conoscenze sul territorio, forse non tutte necessarie ma comunque sufficienti.
Nel colloquio che abbiamo avuto con il Magistrato per il Po, presenti oltre al Presidente della Giunta regionale anche gli Assessori Mignone e Cernetti, ci siamo resi conto che a volte si lavora alla stessa banca dati per il reperimento degli stessi dati: probabilmente una collaborazione pu essere un modo per arrivare allo stesso risultato magari spendendo diversamente le risorse o comunque risparmiando talune risorse.
L'esempio del piano di settore per l'assetto idrogeologico ed ecosistemico del fiume Ticino, condotto da un gruppo di studio del Magistrato, delle Regioni Lombardia e Piemonte e dell'Ente Parco Ticino può sicuramente presentare degli scenari molto validi di riferimento metodologico. La relazione dà delle indicazioni e presuppone delle possibilità collaborative tra organi diversi, l'uno statale l'altro regionale, che tuttavia hanno il dovere di collaborare insistendo sul territorio.
Le conclusioni a cui è giunto il gruppo di studio interdisciplinare che ha curato il piano sono molto importanti e confortano quanto abbiamo sinora espresso; in particolare si insiste sulla necessità di salvaguardare l'ambiente, di realizzare le opere soltanto ove si riscontri una motivata esigenza e che queste opere debbono essere progettate con un inserimento ambientale delle stesse. Se diamo uno sguardo sulle rive del Po vediamo talune prismate, che per fortuna la natura è intervenuta a coprire con la vegetazione rendendole meno appariscenti, quindi più accettabili all'occhio umano, ma purtroppo l'inserimento ambientale non è sempre stato curato e oggi, che abbiamo tutti una maggiore sensibilità attorno a questo tema, non vedo perché anche queste nuove opere non debbano tenere conto di queste considerazioni.
A questo proposito il Magistrato per il Po in quell'incontro ha dato la propria disponibilità ad utilizzare anche dei materiali diversi dal cemento sulla costruzione delle cosiddette prismate. Lo stesso ingegnere che progetta e che si occupa di queste cose ha detto che non c'è nessun motivo particolare per impiegare le prismate, per un certo numero di anni sono parse la struttura più idonea per la necessità di regimazione delle acque ma si possono studiare altre forme, per esempio i ghiaioni: non sono un tecnico, quindi non so valutare la congruità tecnico - strutturale di questo intervento, però se i ghiaioni, che sono certamente più belli delle prismate, raggiungono ugualmente lo scopo di regimazione, bisognerà nel futuro abbandonare la prismata e andare verso questo tipo di soluzione tecnica.
E' comunque indubbio che il problema per essere affrontato in modo organico necessita di una sede istituzionale adeguata. In passato si è tentato di istituire una commissione a livello regionale, che però non ha avuto molta fortuna. Uno degli argomenti del dibattito di oggi è anche quello di vedere come in sede regionale, pur nel rispetto dell'autonomia del Magistrato per il Po, si possa addivenire a momenti di confronto collaborativo, a volte chiarificatore, a volte di dialettica sugli interventi che vengono ad insistere sul nostro territorio dei quali noi appunto dobbiamo essere coscienti e dobbiamo avere piena conoscenza.
Un secondo punto importante mi sembra quello relativo alle modalità operative finora attuate nella Regione Piemonte, che appaiono inadeguate alla rilevanza del problema.
Il Magistrato per il Po presenta annualmente un elenco delle opere. Ho l'elenco per il 1987 (ma è in anticipo rispetto ai problemi di quest'anno) fatto di 30-40 interventi che porteranno nel 1987 alla spesa di 20-22 miliardi circa. Un elenco non può garantire la Regione nell'acquisizione degli elementi conoscitivi e propositivi necessari per esprimere un parere di merito. Quindi, in assenza della conoscenza dello stato di fatto su cui le opere proposte vengono ad insistere, non avendo la possibilità di verificare né la catena degli effetti che ne derivano sia dal lato idrogeologico sia dal lato idraulico sia dal lato territoriale ed ambientale, né la situazione complessiva su tutto il corso fluviale derivante dalle opere già realizzate e da quelle in programma, i nostri pareri finiscono per essere molti difficili, anche sofferti dai nostri funzionari istruttori che devono esprimersi a volte su provvedimenti che riguardano alcuni miliardi, quindi sono consapevoli dell'intensità e della pericolosità del giudizio che possono dare.
La sinteticità di queste comunicazioni non ci consente a volte nemmeno di localizzare in modo puntuale l'intervento. Quindi se dobbiamo esprimere un parere dal lato ambientale, ma in un rapporto nuovo anche sulla necessità dell'intervento, penso che dovremmo avere delle relazioni più approfondite, dei progetti esecutivi più chiari e non soltanto degli elenchi su programmi, peraltro molto importanti perché già a dicembre abbiamo il programma, pur sintetico, di quello che potrà essere l'intervento del Magistrato per il Po per l'anno 1987.
I Consiglieri sanno che la Regione ha in corso l'attività di formazione del progetto territoriale operativo per il Po di cui un aspetto fondamentale è l'analisi dell'assetto geomorfologico. Pur non volendo approfondire l'analisi strettamente idraulica, è però apparsa come fondamentale (e questo ci è stato riferito dall'IRES che ha il coordinamento dei lavori di conoscenza) la conoscenza del grado di regimentazione e delle caratteristiche delle opere esistenti in alveo e lungo il corso del fiume per ipotizzare i probabili andamenti futuri e le conflittualità di uso delle sponde.
Sembrerebbe inoltre opportuno, precedentemente all'esame delle opere in sede di Comitato regionale delle opere pubbliche, definire una sede di valutazione che abbia competenze disciplinari strettamente attinenti alla natura dei problemi quali, ad esempio, esperti di materia di idrogeologia e di idraulica fluviale.
Nell'ambito di tale sede sarà possibile valutare inoltre le relazioni tra i problemi idraulici e le problematiche di controllo e la valorizzazione delle risorse ambientali.
Infine occorre sottolineare che è necessario prevedere una verifica del livello di attuazione dei programmi presentati.
E' presumibile infatti (dico presumibile perché bisogna verificare) che non tutte le opere segnalate vengano realizzate nell'arco temporale di riferimento, anche perché gli interventi per il 1987 sono abbastanza importanti. L'operazione di verifica può in tal senso concorrere all'aggiornamento dello stato di fatto degli interventi e al controllo dell'effettiva rispondenza delle caratteristiche degli interventi all'autorizzazione che è stata data.
C'è poi il problema della escavazione in alveo. Non è presente la collega Cernetti, con la quale di questo si ne era parlato in occasione dell'incontro con il Magistrato per il Po. Non si può fare riferimento oltre che ai lavori della commissione istituita presso il Magistrato per il Po, che ha illustrato in modo molto dettagliato le problematiche connesse all'estrazione di materiale litoido in alveo e che sono già state richiamate nel precedente documento, alla necessità di definire piani organici di estrazione relativi all'asportazione del solo materiale depositato nel corso delle piene ricorrenti ove lo stesso ostacoli il normale deflusso delle acque. Quindi ci sembra particolarmente positiva la proposta che è venuta dal Magistrato per il Po di segnalare annualmente in anticipo il quantitativo globale dei materiali da estrarre con l'individuazione delle località su cui si interverrà per consentire alla Regione di connettere tale previsione con i propri programmi settoriali e con i propri strumenti di pianificazione.
In particolare tale operazione dovrebbe essere condotta in stretta connessione con la formazione del programma regionale di estrazione, fuori alveo, di competenza del Servizio cave dell'Assessorato all'ambiente, al fine di procedere alla determinazione del fabbisogno di materiale estrattivo. E' infatti da notare che attualmente il dimensionamento complessivo del piano cave non tiene conto dei quantitativi di materiale estraibili in alveo, in quanto gli stessi sono di competenza del Magistrato per il Po. Ciò comporta, specialmente in assenza di un momento di verifica comune, un notevole squilibrio tra la domanda di materiale e l'offerta del piano stesso.
Per quanto attiene la formazione del piano di bacino del Po, oggetto anche questo di discussione con il Magistrato per il Po, dobbiamo prendere atto che è in corso - siamo ancora in una fase molto primitiva l'acquisizione dei dati delle materie oggetto del piano e che la fase cosiddetta propositiva sarà concordata con le Regioni interessate. Questo è importante; in questo senso anche la nostra iniziativa del progetto territoriale operativo a tutela e valorizzazione del fiume Po è importante perché le problematiche relative alla tutela idraulica del fiume e all'uso delle risorse idriche oggetto del piano di bacino dovranno essere viste avendo riferimento alle scelte di tutela ambientale che saranno definite nel progetto regionale che è in preparazione.
L'esperienza operata d'altro canto con il piano del Ticino ha permesso di verificare concretamente che è possibile attuare la sistemazione idraulica del fiume, avendo come riferimento prioritario la tutela e la salvaguardia della risorsa fluviale e dell'ambiente naturalistico ad essa strettamente correlato.
Questo è il sunto della lunga relazione e ritengo vi siano argomenti sufficienti per poter sviluppare un dibattito attorno a questi temi. Come loro sanno ci sono degli ordini del giorno rispetto a questo argomento e credo che alla fine o in un intervallo di tempo, sentite le indicazioni del dibattito, potremmo addivenire probabilmente ad un ordine del giorno congiunto anche perché gli argomenti proposti dai due documenti sono sostanzialmente identici. Si tratta di verificare qualche eventuale punto di disaccordo, che non mi sembra nemmeno di intravedere. C'è la richiesta della costituzione di una commissione per indagare più da vicino determinati interventi; si può verificare anche questo, ma ritengo che avendo esaminato con molta attenzione i due ordini del giorno, ci sia in entrambi la volontà di far giocare un ruolo alla Regione su questo problema. Siccome abbiamo verificato e possiamo confermarlo ufficialmente in questa sede che non c'è da parte del Magistrato per il Po alcun ostacolo, semmai la volontà di favorire questo coordinamento, questo collegamento, la Regione è disponibile a questa collaborazione, quindi in questo senso penso che anche in sede di Consiglio potremo trovare un accordo per focalizzare e puntualizzare queste premesse e questi punti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

Sulla relazione della Vicepresidente Vetrino è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Abbiamo apprezzato la relazione dell'Assessore Vetrino che ci dà un quadro molto ampio ed anche di notevole interesse di una vicenda complessa su cui si sono sviluppati molti dibattiti in questi anni, su cui ci sono state molte interrogazioni, molte polemiche, quindi con questa relazione di notevole utilità si è fatto il punto della situazione in modo da consentirci di avviare un dibattito per quanto riguarda la parte propositiva e dispositiva, per evitare che molti degli inconvenienti denunciati nella relazione dell'Assessore continuino a prodursi e anche per evitare di ricevere documenti quanto meno strani, certamente arroganti come quello del Magistrato per il Po in risposta al documento della Regione oggi in discussione; arroganti perché contengono delle affermazioni che non sono documentate e cifre sbagliate e perché tirano conseguenze sui rapporti con i diversi Assessorati regionali che non hanno un riscontro nella storia raccontata nelle prime pagine della relazione, quindi sono una sorta di giudizio politico da parte del Magistrato sul comportamento degli Assessorati e dimostrano, al di là di alcune frasi concilianti contenute nel documento, lo stato di tensione, quasi di concorrenza fra il Magistrato e la Regione, che è tutt'altro che risolto, al di là di qualche segnale estemporaneo di maggiore coordinamento. Un documento del genere dice che il nodo è tutto ancora da sciogliere.
Come rileva la relazione dell'Assessore, il problema della gestione del Po non solo non si chiarifica, non si semplifica nel tempo, ma continua a diventare sempre più complesso. Alcuni casi sono citati nella relazione dell'Assessore, qualcosa non è citato esplicitamente, comunque gli avvenimenti, le leggi, le normative, i provvedimenti più recenti vanno ad aumentare questa complicazione nel senso di aumentare il numero di interventi e quindi anche gli Enti preposti alla loro realizzazione.
La legge 431, attribuendo alle Regioni un potere - dovere di controllo di verifica e di tutela delle aste fluviali e in particolare del Po e dei suoi affluenti, aumenta da una parte i poteri delle Regioni, dall'altra aumenta anche il potenziale conflitto con gli interventi del Magistrato che spesso vanno in direzione contraria agli obiettivi di tutela, che in questo caso non sono più per volontà della Regione, ma diventano un obbligo perch imposti da una legge dello Stato. Certamente rende più difficile la convivenza fra interventi e obiettivi diversi la decisione della Regione Piemonte di istituire un parco su tutta la parte piemontese dell'asta fluviale del Po, che comporterebbe una unitarietà di interventi e che invece è resa difficile dalla molteplicità dei soggetti che hanno potere d'intervento.
Anche la Regione Emilia Romagna prevede il parco del delta e la Lombardia prevede interventi lungo l'asta del fiume, quindi tutta l'asta viene protetta con parchi regionali o parchi nazionali. Questo, unitamente alla norma della legge Galasso, aumenta l'interesse per la tutela del paesaggio fluviale ed entra di nuovo in conflitto con gli obiettivi di sistemazione idraulica finora perseguiti dal Magistrato per il Po.
Il terzo intervento, che è recentissimo e assumerà nei prossimi anni una rilevanza determinante, è quello sulla qualità dell'acqua.
Recentemente il Po è stato preso come esempio in una zona ad alto degrado e rischio ambientale. Delle tre dichiarazioni di aree ad alto rischio ambientale, quella relativa ai fiumi Lambro e Olona in Lombardia è stata esplicitamente presa con l'obiettivo di migliorare la qualità dell'acqua del Po anche in relazione ai problemi sorti quest'estate nell'Adriatico dopo le alluvioni nella montagna e nella Val Padana. In una situazione già drammatica c'è stato un aggravamento drammaticissimo dell'inquinamento dell'Adriatico e ci si è resi conto che occorreva intervenire sull'insieme dell'asta del Po, in particolare sui punti nerissimi, come il Lambro e l'Olona e recentemente il Bormida che è uno degli apportatori di acque inquinate al Po. Da questo terzo obiettivo non si può prescindere perché un parco che circondi una fognatura è poco appezzabile per i cittadini e per gli aspetti funzionali dell'utilizzo dell'acqua. Questo terzo intervento deve a poco a poco diventare più solido, non limitarsi a toccare i punti nerissimi, ma deve comprendere un progetto complessivo sulla qualità dell'acqua del Po, rivedendo la legge Merli, organizzandola per bacini e prevedendo l'intervento per il bacino del Po e per i suoi bacini.
Da tutte queste iniziative che stanno cambiando drasticamente la qualità e la quantità degli interventi sul Po, a partire dagli interventi degli anni '50 sulla parte idraulica fino alle iniziative recenti sui parchi, ci stiamo rendendo conto di quanto il Po sia una risorsa fondamentale per la pianura padana e per l'intero Paese. Quindi stiamo impegnando enormi risorse per rimediare i guasti passati e per far sì che non si ripetano in futuro.
Dopo questa discussione deve sciogliersi il nodo di come la Regione si pone di fronte a questo complesso di interventi e di fronte ai soggetti che hanno competenza su questi interventi. E' sempre più necessaria una direzione politico - amministrativa unitaria di tutti gli interventi sul Po che ponga in primo piano non solo la regimazione idraulica, che in parte è stata affrontata negli anni passati, ma soprattutto la qualità dell'acqua e la qualità dell'ambiente intorno all'asta fluviale. E' necessario un coordinamento fra i poteri delle Regioni, che non possono e non devono essere "bypassati" o addirittura cancellati dalle necessità di intervento urgente, e gli interventi, perché, se davvero si decide di intervenire pesantemente con risorse nazionali, evidentemente la competenza resterà al Ministero dell'Ambiente o ad altri Ministeri che intervenissero e naturalmente al Magistrato per il Po.
Il Magistrato per il Po, trattandosi di problemi di direzione politico amministrativa, mi pare necessariamente in posizione subordinata. Allo stato attuale delle leggi non è però possibile configurare una subordinazione del Magistrato per il Po alle Regioni, ma sarebbe certamente possibile, nel quadro di una direzione che veda una unità di intenti e di decisioni delle Regioni e del Ministero, riportare all'interno di una corretta direzione politico - amministrativa anche gli interventi del Magistrato per il Po.
Vorrei sintetizzare le nostre critiche e la nostra proposta. Abbiamo apprezzato la qualità della relazione. Ci pare un po' debole, ma è compito del Consiglio arricchire la parte propositiva. Le cose dette sono giuste e interessanti, ma siamo a livello di sottolineature, di necessità di approfondimenti tecnici, di disponibilità di maggiori elementi di conoscenza, di analisi delle procedure di coordinamento delle Regioni. La parte propositiva, che dovrebbe uscire da questo dibattito, nelle forme che troveremo, ci pare debba comprendere un aspetto politico molto rilevante cioè la necessità assoluta di giungere ad un coordinamento politico amministrativo dell'insieme dei molti interventi che insistono sul Po.
E' interessante la serie di osservazioni al decreto Ruffolo sull'ambiente recentemente proposto. Se passasse così com'è, al di là di una indubbia utilità sul piano della disponibilità di finanziamenti per interventi ambientali, sarebbe una gravissima aggressione alle competenze regionali e provocherebbe forti reazioni.
Non c'è dubbio che nel documento che uscirà da questo dibattito dovremo affermare la nostra ferma opposizione a quella formulazione del decreto Ruffolo chiedendo che venga modificato, ristabilendo in maniera corretta poteri e competenze delle Regioni e dello Stato e non togliendo progressivamente i poteri alle Regioni per non riuscire poi di fatto a gestirli come avviene troppo spesso. Non è possibile continuare a sostenere che, visto che qualche Regione è inadempiente, le Regioni nel complesso non fanno niente. Sui principali temi ambientali, da una verifica delle cose fatte dallo Stato e di quelle fatte dalle Regioni, risulta che sono le Regioni che hanno realizzato le poche cose fatte. Innanzitutto occorre una ferma presa di posizione su quel decreto e l'affermazione del fatto che non è più possibile che gli interventi sul Po vengano progettati, diretti e realizzati in modo scoordinato oppure in modo tale che il coordinamento è ottenuto dalla buona volontà dei diversi soggetti interessati probabilmente occorre un organismo congiunto delle tre Regioni interessate e del Ministero che faccia il piano degli interventi, che consideri le interrelazioni fra interventi sull'acqua, interventi sul paesaggio e interventi sul sistema idraulico, definisca le iniziative da fare reperisca le risorse, poi ognuno, per le proprie competenze e secondo i propri poteri, provvederà alla realizzazione, evitando di fare le solite cose all'italiana per cui da una parte si disfa quello che si fa con il provvedimento preso da un Ente a fianco, spesso scoordinato anche sul piano formale, ma certo sempre sul piano sostanziale. Queste proposte possono essere formulate in un ordine del giorno da approvare in questa sede. Noi comunque abbiamo qualche idea scritta in merito e ci riserviamo di presentarla successivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Innanzitutto ringrazio l'Assessorato per il documento fornito. Per nell'esposizione l'Assessore è stata troppo buona: se consideriamo, per esempio, che gli interventi da parte del Magistrato per il Po negli ultimi tre anni sulle aste fluviali in Piemonte sono stati 191, quindi una quantità eccessiva al di là di ogni ragionevolezza. L'esposizione di oggi è stata infatti troppo educata. L'Assessore ha voluto dimostrare l'esistenza di possibili intese, ma secondo me non è possibile raggiungere un'intesa con il Magistrato per il Po. E' vero che non ci si può sempre arrabbiare e litigare, ma l'Assessore ha fatto notare che ha scoperto, proprio con il Magistrato per il Po, che è anche capace di arrabbiarsi e di farsi dei nemici.
Una seconda notazione iniziale è questa. Per caso ho trovato un articoletto trionfalistico su "Notizie" del mese di marzo 1984 (faccio quasi come il Consigliere Pezzana, che va sempre a individuare le cause nella legislatura precedente). Titolo: "Lavori per 55 miliardi a difesa del fiume Po". Dichiarazione dell'Assessore Cerutti: "Si tratta di opere necessarie anche se possono in qualche misura creare problemi di ordine ecologico. D'altro canto è necessario utilizzare rapidamente i 14 miliardi già assegnati al Piemonte nell'ambito dell'intesa interregionale per la navigabilità". Forse, grazie ad un lavoro collettivo del Consiglio (qui non si tratta di maggioranza o di opposizione) tra le pressioni del partito delle opere pubbliche e del cemento e le sensibilità rappresentate dal partito della tutela ambientale, o anche solo dal partito di coloro che rivolgono una qualche attenzione a problemi diversi dalle commesse e dagli appalti, qualcosa sta cominciando a cambiare. Verrebbe del resto da affermare, citando la scolastica medioevale, che "nomina sunt consequentia rerum", nel senso che abbiamo a che fare con un Cerutti da una parte e un Cerutti dall'altra. L'Assessore Cerutti non è più qui, il suo successore non ritiene neanche necessario partecipare al dibattito in aula pensando che i lavori pubblici sono una cosa e la tutela ambientale un'altra.
Vorrei invece che fosse chiaro che non sono due cose totalmente diverse. Il rapporto tra l'Assessorato regionale che si occupa di lavori pubblici e il Magistrato per il Po è sempre stato un flirt. Il litigio infatti sta su un altro piano e su un altro tavolo. La Giunta e il Consiglio regionale devono scegliere la linea politica che intendono seguire. E' quella presentata da questo documento o è un'altra? Si parlava di interventi nell'asta del Po dalla centrale elettronucleare Fermi di Trino Vercellese fino alla confluenza con la Scrivia. Le escavazioni in alveo si trasformano in cemento per fare le prismate che si mettono a fianco dello stesso alveo (un lavoro dal sapore leggendario, simile a quello cui venivano condannati nel mondo antico Sisifo e compagni): in sostanza si toglie la sabbia da una parte per metterla dall'altra, poi si aspetta che venga rimangiata e che torni gi per rimetterla su.
E' questa la politica della Regione o è un'altra? La politica della Regione è il Piano territoriale operativo del Parco fluviale del Po e la tutela ambientale che passa attraverso un ridimensionamento del ruolo e dell'importanza del Magistrato per il Po oppure no? Capisco che sarà un ridimensionamento difficile perché si tratta di Enti, di personaggi, di interessi corporativi, riottosi ad ogni imbrigliamento, per usare un termine che ha a che fare con l'idraulica e che a questi Enti piace, fino all'abuso.
Nella relazione dell'Assessore c'è un unico punto a cui possiamo fare riferimento in termini culturali e filosofici per l'approfondimento e l'approccio a questo problema: la libertà del fiume. Libertà del fiume che invece è stata totalmente assassinata. Noi stiamo parlando di un omicidio dei fiumi compiuto in maniera sistematica per anni con interventi massicci con disponibilità finanziarie; stiamo dicendo che è sempre stato possibile reperire, per assassinare il fiume Po, i suoi affluenti e sub affluenti. Un simile destino è stato condiviso anche da molti altri fiumi e torrenti italiani. Le situazioni, ad esempio, dell'Abruzzo e del Molise sono sotto questo aspetto le più emblematiche, le più avanzate.
Rivendicare la libertà del fiume significa rivendicare anche il fiume ed i fiumi come parte del nostro immaginario collettivo, come parte della nostra vita quotidiana. Invece abbiamo ridotto il fiume ad una fogna e poi abbiamo pensato che la cosa migliore fosse di chiuderlo, di non vederlo più, di nasconderlo, di toglierlo dal nostro cervello e dal nostro ricordo dalla nostra fruibilità e poi magari fare il più possibile per intubarlo per intombarlo e per farlo letteralmente scomparire. Questo progetto ha dalla sua grandi assertori e sponsor formidabili: Ministri, Sottosegretari Assessori delle diverse Regioni, ed è andato avanti nel disinteresse di gran parte della popolazione, perché la popolazione è stata invitata, è stata costretta a non vedere più i suoi fiumi. I pescatori, gli ultimi amici, li hanno abbandonati perché non vi trovavano assolutamente più nulla (le vocazioni al suicidio tra i pescatori ormai sono diventate normali perché chi va a pescare nel Po è probabilmente una persona che cerca di avvelenare se stesso o la moglie).
Dobbiamo vedere il fiume non più soltanto sotto l'aspetto della regimazione idraulica, ma dobbiamo vederlo anche come un collettore nel quale si riversano un insieme di attività antropiche: le deiezioni degli allevamenti, tutto quello che arriva dai pesticidi, dagli antiparassitari buttati sui campi, quei liquidi misteriosi che provengono dalle industrie oltre che dalle fogne di 20-30 milioni di persone che ogni giorno hanno necessità fisiologiche.
Questo è oggi il fiume.
Mi chiedevo, per esempio, quale utilizzo è stato fatto del materiale litoide (elegante definizione che compare sempre nei testi) estratto dalla Bormida. Qui non viene detto. Ma ritengo che nessuno sappia quante sostanze siano contenute nelle sabbie della Bormida. Forse è stata usato per costruire degli asili.
Non è di molto tempo fa il piano cave per l'estrazione nell'asta fluviale del Po tra Moncalieri e Pancalieri. Quel progetto (che stava per giungere all'approvazione da parte di questa Giunta) non aveva nulla a che vedere con i buoni propositi che qui si possono ritrovare (prevedeva, solo in quel tratto del fiume, ben di più di un milione di metri cubi). I procedimenti giudiziari in corso sulle escavazioni nel Tanaro, nel Po sulle prismate nella zona di Casale Monferrato e Valenza sono esempi che dimostrano come il Magistrato per il Po non solo se ne infischi (mi sia permesso il termine) della Regione e dell'Assessorato alla pianificazione territoriale, ma se ne infischi tranquillamente anche delle leggi dello Stato. Una lettura comparata dei dati forniti dall'Assessorato all'energia dimostra che sono ormai 280 mila i metri cubi di materiale, proveniente da autorizzazioni concesse per escavazioni in alveo rilasciate dal Magistrato per il Po, pervenute al cantiere di Leri Cavour. E' fatto notorio che il cantiere di Leri Cavour viene ormai approvvigionato in base a decisioni del Magistrato per il Po. Continuiamo a dire che l'afflusso di inerti al cantiere è uno dei problemi principali. Mi si deve spiegare perché tutte le escavazioni in alveo negli ultimi due anni si siano concentrate in un raggio di 20-25 km dal cantiere di Leri Cavour e non più in altre parti del Piemonte.
Si concentrano lì per esigenze di regimazione idraulica? L'Assessore non ne ha parlato. C'è un limite alla decenza, alla fiducia e all'intelligenza, anche se il Magistrato per il Po ha il coraggio di sostenere che in questo momento la regimazione idraulica rende necessario scavare tutto nel Sesia, nell'Elvo e nel Po nella zona vicino a Morano. Se invece andiamo a vedere la dislocazione delle escavazioni in alveo negli ultimi anni vediamo benissimo come queste accompagnino le grandi opere pubbliche e siano finalizzate ad un compito che non rientra assolutamente tra i compiti di istituto del Magistrato per il Po: quello di approvvigionare cantieri specifici e favorire iniziative specifiche, mentre le leggi istitutive non assegnano al Magistrato per il Po assolutamente nessun compito in materia di approvvigionamento di materiale inerte, ma soltanto compiti in merito alla regimazione idraulica. Lo spostamento della sabbia è legato a logiche idrauliche e non a logiche di mercato, di clientele, di appalti e di tangenti o di tangenziali.
Quando il Magistrato per il Po parla di programmazione intende, nei fatti, una programmazione finalizzata alla predisposizione di inerti per un determinato cantiere.
Dopo questo dibattito rimane totalmente aperto il contenzioso con il Magistrato per il Po. Ritengo sia necessaria una riduzione della sua autorità pur essendo necessaria un'autorità di bacino per quanto riguarda il complesso della pianura padana.
Un ultimo dettaglio. Nell'intervento dell'Assessore c'è stata un'inesattezza. Un piano cave regionale non esiste, non esiste neanche un piano di approvvigionamento per Leri Cavour.
Chiudo richiamando un'altra citazione dell'Assessore Vetrino che ha detto: "Siamo in una fase molto primitiva". Direi che questo termine è il termine giusto; con il Magistrato per il Po ci troviamo in una fase molto primitiva anche per quanto riguarda la tutela ambientale. Forse, però, il Magistrato per il Po ha cominciato a sentir parlare di qualcosa del genere.
Cerchiamo di insegnarglielo poco per volta tenendo conto che per questo Ente dello Stato siamo appena agli inizi di questa scoperta, così come per tutti quegli Enti pubblici che gravitano attorno ai lavori pubblici.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho apprezzato la relazione svolta dall'Assessore Vetrino. In questa vicenda si ripete una disfunzione nel rapporto tra il ruolo delle Regioni e le scelte centralistiche distorsioni che vediamo ripetute anche in altri campi, con un gioco a far valere il proprio sistema di interessi chiusi e corporativi, con il tentativo di strappare degli spazi. Siamo dinnanzi ad un grosso tema dove non sono accettabili divisioni artificiose a compartimenti stagni. Non è accettabile inoltre che prevalga o una specie di partito dei lavori pubblici o qualche altra forma di partito. Non è nemmeno un problema puramente "idraulico"; forse per questo tema, come per tanti altri, una visione generale interdisciplinare con spiccati aspetti del ruolo del decentramento deve primeggiare. E' chiaro che ci troviamo alle porte ormai di una forte pressione per un riordino generale della materia relativa all'uso delle acque. Ormai ci rendiamo conto che le conoscenze che abbiamo maturato in questi ultimi decenni sulle tecnologie, sui problemi dell'ambiente, sul tipo di agricoltura che preme sulle rive dei fiumi sulla pressione antropica, sulle esigenze produttive, hanno cambiato lo schema di ragionamento e di valutazione attorno al fiume.
Quando è stata delineata dal legislatore la necessità di un organo come il Magistrato per il Po, la cosa è stata certamente innovativa: aveva i caratteri di una specie di agenzia che allora anticipò una operatività più efficace e più mirata sui problemi. Oggi questo strumento presenta delle distorsioni rispetto all'operatività della Regione. Si pensi al folle meccanismo del rapporto tra domanda e offerta (che una presenza pubblica seria deve favorire in ogni campo, dal mercato del lavoro all'industria, ad altri campi) per esempio nel settore dell'estrazione degli inerti. Qui abbiamo una possibilità di intervento monca, perché non conosciamo la quantità di inerti ricavata in alveo.
Credo sia stato opportuno l'esempio fatto dal Consigliere Ala. In realtà vediamo oggi un fiorire delle escavazioni in alveo, casualmente in un raggio molto ristretto attorno a Trino 2. Ho fatto l'esempio del mancato rapporto tra domanda e offerta in un campo che potrebbe sembrare marginale, come quello dell'estrazione di inerti, ma è un esempio che dà il segno di come, operando a compartimenti stagni, si danneggi una funzione importante dell'operatore pubblico.
Va anche detto che tutto questo modo di operare e l'impianto normativo passato, oltre a non tener conto dell'evoluzione tecnologica connessa ai problemi ambientali "nuovi", della pressione antropica nuova, del ruolo diverso dell'agricoltura, delle esigenze produttive particolari e sempre in fase di evoluzione dinamica, non tiene altresì conto di una maturazione diversa della sensibilità e delle esigenze rispetto ai problemi dell'ambiente.
Mi pare che occorra decodificare alcuni passaggi della pregevole relazione che abbiamo potuto leggere. Occorre dire alcune cose forse con maggiore decisione perché è corretto cercare una maggiore collaborazione tra Regione e Magistrato per il Po, ma riteniamo che l'atteggiamento del Magistrato per il Po non favorisca pienamente quegli elementi di interdisciplinarietà, di complementarietà e di "decentramento" che sono l'unica possibilità per intervenire correttamente con le variabili in gioco che ho cercato di delineare, che agiscono sull'asta fluviale del Po e che necessitano di forti interventi integrati di pianificazione di bacino. La logica del compartimento stagno non favorisce gli interessi complessivi della società.
Apprezzo dunque la indicazione che l'Assessore dava della necessità di accrescere le conoscenze relative ai fenomeni che sono in corso nell'asta fluviale del Po. La Commissione d'indagine cui si accennava mi sembra opportuna.
Mi riferisco al pregevole intervento della collega Bresso, a quella parte in cui dava delle indicazioni per quanto si riferisce alle necessità di modifica dell'impianto legislativo. Ma sarebbe stata opportuna una legge generale di difesa dei suoli, della quale si discute da decenni, che comprenda all'interno anche il riordino di questo aspetto. Forse non si pu operare in quel modo, per la "forza" necessaria di una tale operazione legislativa.
Siamo arrivati all'emergenza perché oltre ai fenomeni di degenerazione c'è evidentemente anche la perdita di alcune opportunità di far valere un corretto ruolo del momento pubblico.
Da parte del Gruppo consiliare socialista c'è la volontà di votare un ordine del giorno che esprima il senso di questo dibattito e le indicazioni che sono emerse dalla relazione dell'Assessore. Quindi siamo disponibili a trovare le opportune convergenze su un documento che comunque salvaguardi questo aspetto. Evidentemente deve essere un rapporto costruttivo col Magistrato per il Po, ma che ribadisca che sono ormai inaccettabili situazioni di "insufficiente comunicabilità" in un punto così strategico e delicato del nostro assetto territoriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo repubblicano insieme al collega Ala aveva presentato un ordine del giorno su questo problema, ma riteniamo che la comunicazione dell'Assessore Vetrino dia spazio ad un dibattito sui problemi che noi avevamo posto. Sono problemi di scarso interesse da parte di questo Consiglio regionale, che è così sensibile ai problemi dell'ambiente quando c'è possibilità di trarre consensi elettorali, che è insensibile ai problemi dell'ambiente là dove c'è da cogliere diversi consensi elettorali, comunque è sempre indifferente rispetto al problema in sé. E' capitato quando si parlava della legge Galasso, capita, ahimè!, ancora oggi di fronte a questo problema importante e serio.
L'attività del Magistrato per il Po è senza dubbio poco conosciuta.
Leggendo però i documenti della relazione dell'Assessore Vetrino apprendiamo che lo Stato, attraverso il Magistrato per il Po, spende tanti miliardi; per i soli anni 1986 e 1987 sono stati spesi quasi 200 miliardi di cui 47 sono riferiti al tratto della nostra Regione.
Rispetto a questi investimenti così massicci occorre sottolineare alcune scelte che sono state fatte. Un primo effetto di questi investimenti è stata una spregiudicata collocazione delle prismate sugli argini del fiume Po. Il significato di questa parola l'ho scoperto solo in questi giorni: tecnologia di sistemazione fluviale. Sono delle progressive canalizzazioni che, se portate all'eccesso, a volte determinano effetti negativi rispetto agli scopi dell'attività del Magistrato per il Po, che è quella di difendere le popolazioni dalle esondazioni. Molte volte queste canalizzazioni determinano effetti negativi con accelerazione di velocità quindi nuovi effetti devastanti rispetto al letto del fiume.
Nella relazione dell'Assessore si evidenzia un aspetto significativo quello di rispettare la libertà del fiume, i suoi movimenti, i suoi tracciati naturali che troppe volte vengono alterati rispetto alle sue origini determinando delle alterazioni dell'ambiente.
Le prismate, brutte all'aspetto, sono nuove rispetto alle altre protezioni che venivano fatte sin dai tempi del Gonzaga, che avevano già una cultura tecnica di altissimo livello e davano un senso di rispetto all'ambiente.
Non dico che questo organo dello Stato sia inutile, perché le città che si affacciano sui fiumi vanno difese dagli straripamenti. La prima difesa però è quella di evitare la localizzazione sulle sponde del fiume. Questo per la Regione Piemonte almeno, era un fatto già tutelato da leggi molto criticate: la L.R. n. 56 e la legge nazionale Galasso.
Maggiori perplessità invece investono le opere che vengono giustificate per la difesa di determinate colture. Molte volte queste difese di colture sono degli strumenti di arricchimento, degli strumenti di alterazione delle normali attività di questo organismo. Molte volte per difendere, per proteggere, per indennizzare le colture vengono tenuti dei comportamenti che lasciano perplessi.
Siamo convinti che i finanziamenti oggi stanziati esclusivamente per le prismature possono trasformarsi in un serio investimento per il recupero del degrado del fiume, per il recupero e la sistemazione delle lanche, dei terreni, per la salvaguardia delle sponde: tutti capitoli di investimento ancora da scoprire.
Dalla relazione abbiamo appreso che ci sono altri aspetti preoccupanti rispetto all'attività di questo organo di Governo. Sono gli affidamenti degli appalti. Molte volte l'appalto viene affidato prima di ottenere l'autorizzazione da parte della Regione determinando molto imbarazzo alla Regione che deve dare le sue valutazioni che, se negative, vanno ad incidere strumentalmente sui problemi dell'occupazione. Anche l'iter delle pratiche deve essere meglio coordinato, definito e concertato tra il Magistrato per il Po e la Regione.
Ci sono altre perplessità. L'attività di indagine che attorno all'attività del Magistrato per il Po è stata posta in essere in questi ultimi anni. Tra le denunce formulate dal Nucleo Ambientale dei Carabinieri si trova il caso di un'azienda che per errore o per sbadataggine ha aumentato di oltre 100 metri la lunghezza del tratto di fiume da proteggere con prismature: 100 metri sono tanti e non è possibile uno sbaglio del genere.
Quello degli appalti non è il solo aspetto contestabile dell'operato degli organi dello Stato. Dall'attività dei Carabinieri è emerso un altro problema.
Da un anno la Magistratura sta indagando sulla sussistenza di un presunto furto ai danni dello Stato di circa 170.000 metro cubi di inerti ad opera di spregiudicati cavatori sul fiume Tanaro nel tratto a cavallo tra i Comuni di Govone e di Castagnole, a fronte di una concessione rilasciata per un decimo del materiale effettivamente asportato. L'aspetto sconcertante di questa vicenda è che a fronte di questa situazione non c'è stata la sospensione della concessione, ma c'è stato addirittura un rinnovo della concessione pur essendo in corso l'inchiesta.
La relazione del Vicepresidente della Giunta mette in evidenza che la legge Galasso è competente sull'intero asse fluviale e che la Regione Piemonte ha quindi degli strumenti per coordinare e per determinare l'attività sul Po in modo più concreto. In questa Regione il Po è lungo circa 200 kilometri; abbiamo appreso che si è accorciato in questi anni perché certe anse sono state tolte per opera dell'uomo.
Una commissione statale ha accertato che il Po non è navigabile nel territorio del Piemonte, quindi l'attività di programmazione può essere scoordinata rispetto a quello che potrà avvenire a valle. Può essere un'attività della Regione Piemonte di concerto con la Magistratura per il Po. E' proprio questo concerto che occorre rivalutare anche per quanto previsto dal DPR 616. Gli elenchi delle prismature, degli impegni, e delle opere del Magistrato per il Po sono stati comunicati alla Regione Piemonte soltanto fino al 1977, poi non c'è stata più nessuna comunicazione fino agli anni 1985/86. Questo è stato un momento di carenza di attività da parte della Regione.
E' evidente che la Regione si deve dotare di un servizio, di una competenza per competenza per la valutazione della politica idraulica se si vuole dare un contributo reale non soltanto ai problemi economici, ma anche agli impegni, alle attività di questo organo dello Stato.
Condivido la scelta di porre centralmente lo strumento e gli obiettivi del Piano territoriale del Po cui fare riferimento per tutte le nostre azioni.
Diceva il Consigliere Ala che si è evidenziata una posizione diversificata all'interno della Giunta su questo problema. Ha fatto riferimento ad un fatto reale, però è un riferimento storicamente vecchio si riferisce all'anno 1984 quando un Assessore aveva detto trionfalisticamente di avere 55 miliardi per delle prismate. Il Consigliere Ala ha rilevato lo scoordinamento della Giunta rispetto a quel fatto. Così non può essere.
Il documento presentato oggi dall'Assessore Vetrino, che abbiamo avuto tutti quanti occasione e motivo di leggere, e credo anche di apprezzare, è un documento ufficiale e unitario della Giunta e su questo punto ritengo non debbano esserci posizioni diverse. Se ci fossero è bene che vengano dette in questa sede e non in riunioni esterne o in altri incontri.
Vorrei soffermarmi sulle osservazioni puntuali e precise che la Giunta ha fatto rispetto alla legge finanziaria che si sta approvando oggi a Roma.
Sono osservazioni che la Giunta regionale dovrà confermare, rafforzare, far valere per due motivi: da un lato perché le Regioni hanno titolo e diritto per svolgere un loro ruolo e per essere considerate istituzionalmente organo rilevante che deve essere ascoltato. Il secondo elemento è che l'art. 15, che è stato definito dalla legge finanziaria sui giacimenti deve essere rivisitato rispetto alle scelte fatte l'anno scorso. Il Piano Ruffolo, almeno fino adesso, è una fotocopia, forse un pochino più sofisticata, di quell'art. 15. E' bene a questo proposito ricordare quale fine ha fatto forse il non lungimirante progetto che allora cercava di unire tecnologia, occupazione giovanile e beni culturali.
Noi crediamo che il progetto Ruffolo abbia o possa avere qualche elemento positivo e che debba tener conto anche delle nuove capacità e delle nuove professionalità della Regione, delle capacità degli Enti strumentali regionali molte volte qualificati (e qualche volta poco qualificati). Ci sono però degli Enti strumentali della Regione di alta qualificazione e non si vede per quale motivo le Regioni e gli Enti pubblici debbano essere discriminati rispetto alle scelte delle aziende private. Noi crediamo che per certe iniziative la Regione Piemonte possa essere ammessa ai benefici della legge finanziaria e possa svolgere un ruolo importante.
Penso che la Giunta debba proseguire con gli indirizzi che il Vicepresidente ha indicato anche rispetto alla finanziaria e che gli Assessorati al lavoro, all'ambiente, alla pianificazione territoriale, al coordinamento degli Enti strumentali debbano incisivamente dare un corollario progettuale agli emendamenti che verranno presentati.
Noi vorremmo chiudere il nostro intervento sulla comunicazione dicendo che il Partito repubblicano, che ha presentato questo ordine del giorno, è disposto, anzi, auspica che si possa giungere a una posizione unitaria tenendo conto delle osservazioni che sono venute dal dibattito che hanno tutte una matrice abbastanza comune.



PRESIDENTE

Propongo al Consiglio di proseguire il dibattito nel primo pomeriggio in modo da poter dare lo spazio necessario ai tre oratori ancora iscritti a parlare sull'argomento, Picco, Valeri e Marchini.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,15 riprende alle ore 15)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo la discussione generale sulla comunicazione della Giunta inerente il Magistrato per il Po.
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione che l'Assessorato ha presentato, credo non solo per rispondere alle sollecitazioni che venivano dalle interrogazioni presentate, ma rendendosi responsabilmente conto che il rapporto Magistrato per il Po - Regione doveva avere finalmente il punto della situazione in modo che fosse credibile, ci trova pienamente consenzienti e mi associo ai giudizi dati da altri colleghi nel valutarla positiva sotto tutti i punti di vista.
Credo che l'ambiguità che sussisteva rispetto alle sollecitazioni concerneva un processo al Magistrato per il Po ed alle politiche di regimazione dei fiumi che, preposta ad un organismo statale, non corrisponderebbe alle più aggiornate teorie sulla tutela dell'ambiente e su tutto ciò che attiene alla preservazione del patrimonio naturalistico.
Questo tipo di "querelle" è in atto da tempo non solo nella nostra Regione e credo che trovi con questa relazione alcuni punti di svolta che mi pare di dovere sottolineare, come dirò dopo, perché significativi di una capacità di superare una conflittualità in un rapporto attivo della Regione con gli organismi statali.
Ma credo che soprassieda a questa vicenda anche una componente che non è imputabile solo e strettamente ai livelli istituzionali. E' la componente che soprassiede quasi a tutte le innovazioni, la componente della insensibilità e della incultura dei sollecitatori più o meno occulti che finiscono per condizionare comportamenti che forse, rispetto alle cose che si scrivono, si denunciano e si dicono nelle relazioni, non hanno poi perfetta corrispondenza.
Al di là di questa insensibilità e incultura, la capacità della Regione di controllare appieno il processo di regimazione dei corsi d'acqua si impone oggi in una dimensione positiva rispetto alla progettualità che si deve innescare, anche a seguito dei noti approcci (la legge n. 431) che hanno sancito la preservazione di determinati siti, hanno sancito la loro valorizzazione, però di fatto hanno ribaltato il cerino acceso sulle Regioni e sui livelli istituzionali e regionali per dare contenuto a queste indicazioni.
L'Assessore ricorda che nella passata legislatura si era enfatizzato molto il rapporto interregionale nel bacino del Po. Purtroppo questo rapporto non aveva sortito ad altri effetti esterni che non fossero quelli della navigabilità. La delusione rispetto a questo tipo di pronunciamento finale era in tutti noi che, credendo in un rapporto di collaborazione sovraregionale, non vedevamo come il problema della valorizzazione e dell'utilizzazione di questo importante corso d'acqua, con i suoi affluenti, e quindi tutta la relativa politica della regimazione, dovesse comunque ricondursi ad un obiettivo come quello della navigabilità che, per quanto interessante, poteva trovare soluzioni sul versante commerciale, al limite con l'uso di infrastrutture più funzionali al trasporto merci. Per quanto riguardava la componente del diporto, la navigabilità per "loisir" credo che non meritasse un tipo di impegno dell'ordine di grandezza di spese di regolamentazioni di alvei che erano stati ipotizzati.
Credo invece che il rapporto della collaborazione interregionale sia stato recuperato con le indicazioni che sono espresse in questa relazione.
Non so in che misura siano state concordate con le altre Regioni, ma mi auguro che, con iniziative parallele, possano essere presi opportuni accordi, in modo che la finanziaria possa registrare questi obiettivi anche in termini di spesa e quindi sortire finalmente con una serie di interventi coordinati sia dal punto di vista normativo e legislativo sia dal punto di vista economico.
Voglio sottolineare comunque che la componente obiettivo del contenimento dell'estensione degli alvei e la componente obiettivo della valorizzazione e della promozione dei corsi d'acqua rimangono due aspetti sui quali si deve sviluppare l'impegno da parte della Regione in modo da essere preparati a fronte di tutte quelle sopravvenienze da sollecitazioni più o meno occulte. Non dimentichiamo che in fondo quando un proprietario richiede che il suo terreno venga protetto rispetto all'esondazione è anche questo un diritto legittimo che in qualche misura l'Ente pubblico deve tutelare, quindi trova poi delle soluzioni tipo quelle delle prismature non sempre adeguate, ma che corrispondono ad un'esigenza politica e anche tecnica di risposte che devono essere date al territorio.
Queste due componenti obiettivo sono in realtà delle forbici o delle trappole con alternative e valenze possibili a favore o contro di una preservazione di caratteri che il progresso, la industrializzazione, le tecnologie, la produzione hanno reso sempre meno riconoscibili.
Non credo di dire nulla di nuovo ai colleghi, ma il regime del deflusso è e rimane un problema che non è risolvibile semplicisticamente con l'affermazione dell'antitesi che è la totale libertà del deflusso. Non credo che quando alcuni colleghi definiscono il problema della soluzione del corso degli alvei si debba dire che l'alternativa possibile è la libertà totale del deflusso. Ci sarà pure una mediazione tra il riconoscere che la natura ha determinate esigenze che debbono essere assecondate, per l'antropizzazione, la culturazione del territorio esige che un controllo vi sia e che si diano risposte a queste esigenze di uso e consumo del suolo.
Il regime del deflusso rimane un problema e sappiamo tutti quante siano le soluzioni corrette o scorrette che possono essere date ai problemi reali.
A questo punto credo che le indicazioni dal punto di vista dei rapporti normativi e anche di attivazione di rapporti sovraregionali siano sufficientemente enunciate nella relazione e quindi non mi soffermo oltre.
Mi pare invece di dovere rilevare come il PTO del Po rappresenti a nostro avviso una svolta rispetto ai rapporti tradizionali e di approccio che abbiamo finora stabilito su questa tematica. E' una risposta progettuale seria, non viziata a priori da crociate o pregiudizi, è una progettualità che si impone, guidata fin nei dettagli dalla Regione quand'anche riconducibile a responsabilità e competenze sulle opere e sugli interventi che dovranno essere realizzati, strutture che non sono regionali, perché probabilmente il PTO indicherà degli interventi o dei non interventi la cui soluzione e attuazione poi spetterà a degli organismi strutturali alle esecuzioni che non sono regionali. Quindi ritengo che vi debba essere grande attenzione e grande attesa per questa progettualità per molti aspetti nuova, ma necessaria, anche per dare quei contenuti positivi che prima ho ricordato rispetto al regime vincolistico e all'approccio della legge 431, tema sul quale da mesi discutiamo senza trovare su alcuni aspetti soluzioni credibili. Credo che il PTO invece, per quanto riguarda il regime dei fiumi, possa trovarle. E' quindi un appuntamento che dovrebbe segnare un passaggio decisivo delle attenzioni e dovrebbe toglierci da un regime di considerazioni che purtroppo finora hanno basato la loro efficacia e capacità di attenzione sull'opinione pubblica più sulla emergenza, sulle situazioni patologiche che non sulla rilevazione di fenomeni precisi ai quali dare risposte altrettanto responsabili.
Comunque ribadisco il nostro giudizio positivo e rinvio tutta l'attenzione che si potrà dare a questo tema al momento in cui, come l'Assessore ha assicurato, i gruppi di lavoro che stanno operando per il PTO del Po produrranno i primi documenti in proposito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Svilupperò alcune considerazioni integrative rispetto a quelle svolte stamattina dalla collega Bresso e in particolare illustrerò un punto del nuovo ordine del giorno che abbiamo presentato.
Ha già detto la collega Bresso del giudizio complessivamente positivo che diamo alla relazione svolta dalla Vicepresidente Vetrino, in particolare per la sottolineatura in essa contenuta del progressivo deterioramento avutosi negli ultimi anni nei rapporti del Magistrato per il Po con la nostra Regione. Occorre però approfondire la valutazione delle indicazioni concrete che stanno dietro a una gestione sempre più incontrollata degli interventi di difesa spondale dei corsi d'acqua ricadenti nel territorio regionale. In proposito vorrei richiamare l'attenzione della Vicepresidente della Giunta e dei colleghi sugli effetti di quella vera e propria cementificazione selvaggia che è divenuta prevalente nell'operato del Magistrato per il Po in questi ultimi anni. La stessa che, come è detto nel documento della Vicepresidente, "autorevoli fonti tecnico - scientifiche hanno ripetutamente sostenuto essere non sempre giustificata dalla salvaguardia delle popolazioni e dei nuclei abitati prossimi al fiume".
Le denunce fatte a tale riguardo dalla Riserva naturale di Valenza e dagli ambientalisti di Casale, e le fotografie, prodotte a testimonianza di tali denunce, sono quasi terrificanti e dimostrano come il Po sia stato ridotto in molte parti ad una sorta di canale, contenuto all'interno di argini di cemento. Come si dice giustamente a pagina 3 della relazione dell'Assessore, si è obbedito ad altre logiche, ad altri interessi che non sono appunto quelli delle popolazioni e della migliore regimazione delle acque. A tutto ciò si sono aggiunte le escavazioni incontrollate che hanno in alcuni punti colpito pesantemente l'assetto del territorio a ridosso dei corsi d'acqua. La apposita commissione, a suo tempo costituita per iniziativa della Regione e del Magistrato per il Po, aveva indicato la necessità di ridurre il prelievo di inerti e, comunque, di ricondurre tale prelievo unicamente alle esigenze idrauliche di regimazione del fiume.
Quelle indicazioni, però, sono state ampiamente violate e contraddette e le escavazioni, nella maggior parte dei casi, hanno obbedito ad interessi di puro e semplice prelievo di materiale dai fiumi da parte delle imprese estrattrici. Gli esempi potrebbero essere molti, ne cito soltanto uno ricavato dalla parte documentale prodotta dal Magistrato per il Po ed allegata alla relazione della Vicepresidente. Scrive il Magistrato per il Po che le autorizzazioni al prelievo, rilasciate nei Comuni di Santhià e di Casanova Elvo, si sono ripetute nell'arco di tre anni (1985, 1986, 1987) e sempre per ragioni idrauliche, nonché per consolidamento della traversa di regolazione di fondo alveo. Ebbene, mi è facile ricordare che la Regione ha ricevuto un telegramma nelle settimane scorse, che è stato oggetto anche di una interrogazione consiliare non ancora discussa, nel quale i Comuni in questione denunciano la avvenuta distruzione di quella traversa e di un'altra opera di difesa spondale in conseguenza proprio delle escavazioni autorizzate.
La denuncia di situazioni analoghe o similari potrebbe ampliarsi a dismisura, ed ogni Consigliere conosce personalmente situazioni che contrastano con gli indirizzi firmati dallo stesso Magistrato per il Po e poi da esso stesso violati. Peraltro i problemi che attengono a un simile intollerabile modo di procedere coinvolgono anche responsabilità che attengono alla Regione direttamente. Infatti le opere a meno di 150 metri di distanza dalle sponde dei fiumi sono, in base alla legge Galasso soggette ad autorizzazione regionale, tant'è che le escavazioni nei Comuni di Casanova Elvo e di Santhià, che prima ho ricordato, sono provviste di autorizzazione, ancorché non motivata, da parte del competente Servizio regionale. La mia domanda allora è: in base a quali criteri vengono rilasciate tali autorizzazioni? Altri episodi preoccupanti sollecitano il chiarimento di questo interrogativo. Ad esempio a ridosso del ponte ferroviario di Vercelli, a monte dello stesso, in sponda sinistra, per una lunghezza di 800 metri, ed a circa 50 metri dalla riva del fiume, è stata scavata una trincea profonda 5/6 metri che è stata interamente riempita con prismi di calcestruzzo.
Un'opera che non si capisce a che cosa possa servire se non nella prospettiva di uno sbancamento totale, compresa la folta vegetazione esistente, della striscia di terreno spondale consistente nella striscia situata fra la trincea di prismi e il corso del fiume. Anche in questo caso è stata rilasciata l'autorizzazione regionale del Servizio paesistico? Sempre sul versante delle competenze regionali un altro problema che voglio sollevare concerne la espressione di parere sui piani di bacino o di sottobacino. Si dice che sono allo studio i piani del Sesia e della Dora Baltea. Qual è il livello istituzionale che esprimerà il parere? Sarà un ufficio della Regione o la Giunta? E' importante definire anche questo aspetto perché non è pensabile che un funzionario regionale o un ufficio esprimano pareri su atti di tale rilevanza senza che esso si sostanzi in un atto politico deliberativo della Giunta, magari dandone preventiva comunicazione al Consiglio.
Un'ultima considerazione riguarda il da farsi rispetto ai problemi attinenti i rapporti con il Magistrato per il Po.
Nell'ordine del giorno chiediamo alla Giunta che essa si impegni a presentare entro 30 giorni una proposta di deliberazione consiliare che individui i criteri e le procedure per determinare in concreto le modalità del concorso della Regione alla definizione e alla programmazione degli interventi. Stabilito che la programmazione delle opere idrauliche e delle escavazioni è alla base delle autorizzazioni e che occorre, annualmente e in alcuni casi su base pluriennale, discutere in precedenza i programmi di intervento, allora è evidente che occorre stabilire le procedure attraverso le quali la Regione riceve dal Magistrato per il Po le proposte, le esamina ed esprime la propria motivata valutazione. Cerco di rendere più chiaro il mio ragionamento. Il documento, che in linea generale è chiaro, per quanto riguarda i programmi di opere idrauliche trascura il fatto che la Regione non si limita a prenderne atto. Se la memoria non m'inganna, il programma di opere idrauliche di competenza dello Stato per gli anni 1979/80/81 non solo fu discusso dalla Regione, ma venne discusso ed approvato da ogni singolo Consiglio comprensoriale; il Magistrato per il Po presentò in quella circostanza il programma triennale degli interventi idraulici sui fiumi, e ogni Comprensorio, per la parte di sua competenza, sentiti i Comuni, verificò, espresse le proprie osservazioni e deliberò un orientamento di cui il Magistrato per il Po in larga parte tenne conto.
Nella relazione si dice che la Giunta sta esaminando il da farsi in relazione al venir meno delle commissioni consultive comprensoriali. Le nuove procedure dovranno però riguardare non soltanto la parte relativa alle autorizzazioni per le escavazioni e la relativa istruttoria in loco ma anche la parte che riguarda le opere idraucliche. In tal senso occorre recuperare quella parte di procedure che il Magistrato per il Po ha lasciato, con molto piacere, cadere in disuso. Perciò nell'ordine del giorno invitiamo la Giunta a predisporre una deliberazione che specifichi con chiarezza le azioni di governo delle materie in discussione che si intendono attivare. Abbiamo letto attentamente il documento consegnatoci dall'Assessorato ed abbiamo ascoltato attentamente anche l'intervento del Capogruppo repubblicano Ferrara. Le cose che ha detto sono ampiamente condivisibili, ma non pare vogliano fare i conti fino in fondo con orientamenti interni alla Giunta non certamente univoci e che non consentono eccessivi ottimismi. Non credo sia ininfluente quel passo nella relazione del Magistrato per il Po in cui si danno riconoscimenti all'Assessorato viabilità e trasporti della Regione Piemonte e, invece, si tirano le orecchie all'Assessorato pianificazione territoriale. Il collega Ferrara ritiene che la relazione dell'Assessore debba essere considerata la relazione di tutta la Giunta.
Formalmente anche noi riteniamo sia così, nei fatti però le cose stanno diversamente. Almeno così pare leggendo quella parte della relazione del Magistrato per il Po dove è detto: "Appare evidente che, mentre tra Magistrato per il Po e Assessorato viabilità e trasporti non esistono problemi, anzi, è in atto una profonda collaborazione, con l'Assessorato alla pianificazione territoriale si sono a volte registrate divergenze su come affrontare specifiche situazioni, divergenze che scaturiscono da un diverso approccio ai problemi che possono venire risolti diversamente privilegiando la difesa idraulica oppure la tutela dell'ambiente".



MIGNONE Andrea, Assessore alle opere pubbliche

Qualche esperto in idraulica anche la Regione Piemonte ce l'ha, per fortuna.



VALERI Gilberto

Non mi riferisco agli esperti in idraulica, ma al giudizio tutto politico che il Magistrato per il Po dà su due Assessorati della Regione.
Giudizio che lascia trasparire un comportamento della Giunta ben diverso da quello lasciato intravedere dal Consigliere Ferrara nel suo intervento. Da qui nasce la esigenza, espressa nel nuovo ordine del giorno del Gruppo comunista, di regolare con deliberazione gli adempimenti e le procedure che debbono regolare i rapporti della Regione con il Magistrato per il Po.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAMERI



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito (al di là del documento che lo ha introdotto e che il nostro Gruppo apprezza per il suo spessore e per la problematicità con cui affronta il contesto dei problemi intendendosi per problematicità la sottolineatura) diventa sostanzialmente interessante per l'approccio ad alcune sottolineature che, in quanto strumentali, debbono essere respinte, e per la denuncia rispetto ad una non sufficiente attenzione allo sviluppo della tematica nel suo complesso.
Ci sembra corretta la conclusione alla quale perviene la Giunta e che è stata richiamata dal collega Picco: queste questioni di ordine concreto vanno recuperate all'interno del lavoro che ci verrà sottoposto in fase di preparazione del Progetto territoriale operativo. Questo mi sembra un modo non passivo, ma neanche strumentale, di porsi rispetto ai problemi.
Altrettanto corretto mi sembra il richiamo del collega Picco ad essere molto prudenti nell'immaginare le nostre relazioni con gli Enti di Stato che hanno responsabilità sovraregionali e a non essere del tutto assenti rispetto a interventi a scala sovraregionale in area padana in ordine all'utilizzo di questa vena d'acqua che risente di una esasperazione paranoide, denunciata da illustri ecologisti come Folco Quilici, che era verde prima ancora che questa parola la inventassero. Quilici dice che non si deve affrontare la natura come se fosse una verginella indifesa, ma come una donna matura che la sua parte la sa fare; non è neanche una zitella inacidita non più avvicinabile dagli utilizzatori.
Si sta considerando la natura, soprattutto da parte di coloro che dovrebbero pensare la natura in una dimensione da Eden, come un cimitero di autoveicoli o di elefanti, metteteci voi quello che preferite! Mi sembra questo un modo esasperato e controculturale di allontanare la gente dai problemi dell'ambiente. Così l'ha definito Quilici in una sua intervista.
Non ripeto quello che ha detto del mare. Dice delle cose che se venissero scritte probabilmente i naturalisti si scandalizzerebbero.
Tutto questo per dire che, come dice giustamente Picco, il Po è anche e soprattutto la più antica via di comunicazione della Padania. Quindi le sue ricadute socio - economiche, dirette o indirette o indotte, sul nostro territorio finirà poi per porle. Quindi è il caso di immaginare, per esempio, che il Piano dei trasporti, che abbiamo esaminato ieri in II Commissione, si faccia carico di questa emergenza e affronti il problema del recupero di questa grande strada dei nostri padri per rivederla modernizzarla e canalizzarla in un sistema di comunicazioni a livello europeo.
Ho l'impressione che se il Po fosse stato letto con il radicalismo con cui viene letto oggi, probabilmente il Castello del Valentino che si specchia sul Po sicuramente non ci sarebbe, non ci sarebbero i Murazzi, non ci sarebbero i ponti. Ci fanno vedere le fotografie di Brooklin e scorci molto belli di Londra relativi alla convivenza di un corso d'acqua con l'uomo, con la sua civiltà, con i suoi insediamenti per cui occorre saper leggere in positivo questi aspetti.
Il Piano territoriale operativo che stiamo elaborando suggerisce al nostro Gruppo di mantenere, rispetto a questi problemi, una posizione meno manichea ma che, a questo punto, è già di retroguardia. C'è un approccio al problema che io ritengo si debba denunciare come strumentale nei confronti del Governo e un po' ipocrita rispetto ad altri problemi.
Premetto che non so cosa sia una prismata; penso sia una somma di prismi, anche se qualcuno li chiama "cosiddetti prismi". Allora, o sono prismi o non sono prismi. Immaginiamo che siano prismi. La cultura dei prismi, nella parte piemontese del Po, non è una cultura di pentapartito! Le prismate sul Po sono state combattute dalle stesse parti politiche nell'interno delle maggioranze di sinistra come nelle maggioranze di pentapartito, quindi almeno ricordiamoci che la responsabilità politica è comune. E se il Magistrato per il Po in passato non ha ritenuto di denunciare i diversi atteggiamenti di Rivalta rispetto ai diversi atteggiamenti di Cerutti probabilmente è stata una dimenticanza.
Quindi suggerirei di chiudere questa polemica perché non mi sembra più tollerabile, caro Valeri, visto che concludi il tuo intervento sostenendo che questa Giunta non avrebbe la capacità di rispondere in termini univoci sui problemi perché ci sarebbe una divaricazione al suo interno tra due Assessori, uno dei quali preoccupato soltanto di mettere i prismi e l'altro solo preoccupato di tutelare l'ambiente.
Sono invece convinto che le cose siano molto diverse perché, come ha detto l'Assessore Mignone, all'interno della struttura regionale le capacità per valutare e quindi per concordare in modo opportuno e cordiale con il Magistrato per il Po gli interventi di comune competenza ci sono.
Probabilmente, proprio perché il Magistrato per il Po non ha sufficienti strumenti per analizzare le questioni dal punto di vista ambientale, perch questo non fa parte né della sua cultura né delle sue funzioni, in questo si individua come sia più lontana la posizione dell'Assessorato che si occupa dell'ambiente, problema poco conosciuto istituzionalmente dal Magistrato per il Po (non faccio riferimento né agli uffici né al titolare della carica). Il Magistrato per il Po non è stato inventato per tutelare l'ambiente, ma è stato istituito per tutelare un sistema.
I drammi biblici del Polesine li ricordo sin dalla mia giovane età, non sono di qualche anno fa. Il Magistrato per il Po, che era stato inventato per gestire il sistema Po, era preoccupato del sistema ambientale in quanto funzionale al sistema Po e non viceversa, mentre l'attenzione della collega Vetrino ai problemi dell'ambiente è un'attenzione diversa, quindi mi sembra fisiologico che ci sia una diversa attrezzatura culturale, un diverso atteggiamento rispetto agli stessi problemi da parte della Regione, che su questo è cresciuta, e da parte del Magistrato per il Po che è stato fisiologicamente indietro. Mi pare che non debba essere letta in termini di diffidenza la capacità che ha avuto la Regione di colloquiare in termini di collaborazione e di gestione su problemi di comune competenza, quelli che sono di competenza dell'Assessorato dei lavori pubblici. Su questo bisogna essere molto chiari. Se il lavoro fatto dal Magistrato per il Po e dalla nostra Giunta è la conseguenza di un'adeguata strumentazione di persone, di mezzi, di memorie e di cultura su questi problemi, benissimo io la prendo come un complimento alla Giunta e prego l'Assessore di registrarlo come tale. Se invece è una cosa diversa, collega Valeri, se significa che l'Assessorato ai lavori pubblici della Regione, di questa maggioranza ma anche della maggioranza passata, non ha saputo svolgere il suo ruolo di difesa di questi problemi nei confronti del Magistrato per il Po, questo deve essere dichiarato esplicitamente, ponendo il problema politico della incapacità di questa Giunta, della Giunta passata, di questo Assessore, dell'Assessore precedente di contrastare in modo adeguato l'attività del Magistrato per il Po sul nostro territorio.
Questi problemi non dovrebbero vederci troppo impegnati su questioni di retroguardia sulle conseguenze delle quali sono già impegnati altri settori dello Stato. Ci dovrebbero vedere impegnati a fare un salto in avanti nel modo di avvicinarci a questi problemi. E' giusto che la maggioranza debba fare qualche piccolo atto di pirateria tirando qualche freccetta sotto la linea di galleggiamento, ma la funzione di una maggioranza in un parlamento moderno è anche quella di denunciare la capacità di navigazione del veliero avversario, non soltanto di denunciare alcune scagliette che non funzionano. Per esempio, ritengo che questa istituzione sui problemi dell'ambiente non riesca ad individuare una propria ragion d'essere, una propria funzione che non sia quella di essere il paracadute delle leggi sul territorio, paracadute che funziona per lo Stato come succedeva per i paracaduti nei film di guerra: sparavano al paracadute, il paracadute si strappava e si salvava chi veniva paracadutato. Succede che rispetto ai problemi del territorio (leggi galassine e cose di questo genere) lo Stato viene giù con il paracadute regionale, il paracadute regionale viene strappato dalla contestazione della gente e il paracadutato (lo Stato) ne esce bene, anzi, viene qui in visita e riceve ancora gli onori delle armi.
Quindi mi pare che una maggiore capacità di stimolo e di porre i problemi in termini problematici da parte del Consiglio nel suo complesso rispetto alla Giunta creerebbe condizioni e clima per dibattiti di più ampio respiro che non solo quello di una pesante accusa, sia pure in termini velati, nei confronti del nostro Assessore ai lavori pubblici. Io gli chiedo di non considerare questa accusa perché è un'accusa all'Assessorato in genere quindi non alla gestione attuale i cui risultati non risalgono al 1986, ma a molto tempo prima. Quindi sono responsabilità politiche che vedevano personalmente e politicamente responsabili proprio coloro che oggi fanno queste accuse in termini strumentali arrivando ad esprimere, rispetto alla nostra Giunta, un giudizio che deve essere respinto, quello cioè che la Giunta non sarebbe in grado di rispondere in termini univoci.
Il nostro Gruppo ha ritenuto di richiamare alcune questioni di metodo e di correttezza d'impostazione dei problemi, riconoscendosi peraltro nel documento depositato dalla Giunta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa. A nome della Giunta replicheranno l'Assessore Mignone e il Vicepresidente Vetrino.
La parola ora all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alle opere pubbliche

Svolgerò poche considerazioni per consentire alla collega Vetrino di rispondere più ampiamente al termine di questo dibattito. Rispondo non soltanto perché ho la responsabilità in questa Giunta delle opere pubbliche e dell'assetto idrogeologico più volte richiamato, ma soprattutto per ribadire e riconfermare, ad onta di quanti la pensano diversamente, che in realtà su questo argomento e sulla relazione l'approfondimento dell'esecutivo delle varie tematiche è stato collegiale; è stato aperto anche ai contributi e al confronto non sempre facile con il Magistrato per il Po. La relazione illustrata dalla collega Vetrino rappresenta le opinioni dell'esecutivo, ivi comprese anche quelle della collega Cernetti la quale comunque non è stata, se non in parte, qui richiamata, ma attorno alle problematiche più complessive del bacino del Po ha certamente un ruolo ed una competenza tutt'affatto che trascurabile. E' evidente che in un dibattito di questo rilievo si sono affrontati diversi problemi di diverso livello.
Non mi soffermo su quanti han ritenuto di fare di questo dibattito soltanto un'occasione per un mero attacco ad organi dello Stato, perch credo non sia poi neanche compito della Regione attribuire delle pagelle di merito di questo o di quell'organo dello Stato. Compito della Regione è all'interno di processi che riguardano il territorio regionale, di contribuire al governo complessivo e di rappresentare un punto di riferimento autorevole nei confronti di quegli organi dello Stato che hanno delle competenze settoriali e specifiche su parti significative del territorio piemontese.
E' stato fatto il riferimento al vecchio problema della navigabilità del Po e della sua realizzabilità in territorio piemontese, avendo anche presente che la Regione Piemonte partecipa da anni ad un'intesa per realizzare questo tipo di sistema di comunicazione.
Mentre il primo Piano dei trasporti (anno 1979) aveva fra i suoi obiettivi specifici anche quello di realizzare la navigabilità del Po in territorio piemontese, credo che non sia sfuggito ad alcuno che nel documento di obiettivi e di indirizzi per il Piano dei trasporti di questa Giunta regionale, si è scritto che la Regione Piemonte partecipa all'intesa fra le quattro Regioni per contribuire a rendere maggiormente navigabile il Po in alcuni tratti e che quindi la Regione sul piano politico partecipa a questa iniziativa assieme alle Regioni Veneto, Emilia Romagna e Lombardia ma che non ritiene essere nello specifico questo un problema che pu riguardare il Po in territorio piemontese. Questo, ribaltando così una concezione contenuta nel Piano dei trasporti del 1979, abbiamo scritto nel nostro documento come obiettivi e indirizzi, da questo punto di vista innovando rispetto al passato.
Questa non è né una Giunta che non fa niente, né una Giunta che si adagia sul passato e che, per mal che vada, corregge marginalmente le indicazioni del passato.
Un altro settore di intervento è quello che riguarda il Piano di bacino del Po. La Regione insieme alle altre Regioni rivierasche partecipa ad un progetto generale di individuazione, di studio e di approfondimento degli interventi eventualmente necessari. Sino ad oggi non si è conclusa neanche la parte conoscitiva che, per quanto riguarda il Piemonte, attiene in particolare all'asta del Toce e della Dora. E' uno studio che ha finanziamenti soltanto statali, nel quale comunque le Regioni rivierasche hanno ritenuto di avere voce in capitolo per capire come questi studi procedono nelle loro varie fasi. Noi riteniamo importante partecipare a questa fase di elaborazione e di studio proprio perché pensiamo di avere qualcosa da dire attorno a questa vicenda.
E' evidente che vi sono diverse sensibilità fra il Magistrato per il Po e la Regione per quanto riguarda l'approccio al problema del bacino del Po ma non potrebbe essere diversamente. I colleghi hanno già avuto modo di ricordare i compiti istituzionali per i quali è stato deputato il Magistrato per il Po e anche l'ambiente nel quale questo istituto ha avuto origine che partiva dalla considerazione della tutela delle colture, dei terreni e della difesa degli abitati. Diverse sono le sensibilità che ha rappresentato la Regione Piemonte. Credo che questo documento sia la testimonianza di come la Regione ha avviato con il Magistrato per il Po un confronto serrato, non sempre facile, nel quale la Regione ha rappresentato le diverse esigenze e da parte del Magistrato per il Po si è condiviso il fatto che vi sono questi tipi di riferimenti che vanno tenuti in considerazione.
E' stata dichiarata nell'ultimo incontro la disponibilità ad avviare in modo più stretto un'azione coordinata che tenga conto degli interventi nel bacino, dei problemi, delle esigenze rappresentate dalla Regione all'interno di un quadro complessivo di tutela dell'ambiente e di tutela del bacino. Quindi io credo che da questo punto di vista si sia imboccata la strada di una nuova collaborazione che non è stata riscontrata in modo così puntuale negli anni passati.
E' evidente che all'interno della Regione vi sono competenze diverse che hanno gradi di sensibilità diversi rispetto ai problemi che sono stati prospettati. Da questo punto di vista però non credo si possa dire che se le valutazioni sono diverse è perché vi sono delle cose che non vanno. Il rapporto che vi è stato in questi anni tra Regione Piemonte e Magistrato per il Po è stato un rapporto che si è sviluppato sul piano tecnico scientifico rispetto ai problemi di regimazione idraulica e c'è stata una collaborazione che però ha visto dei momenti di confronto distinti, non sempre di condivisione; però, certamente, il rapporto collaborativo fra le due istituzioni è stato più profondo che non rispetto ad altri momenti.
In questi ultimi mesi si è lavorato per cercare di superare questo tipo di ottica settoriale per arrivare ad un'ottica più complessiva di rapporto fra Enti.
C'è un riferimento ad aspetti che assumono rilevanza nazionale in ordine ad alcune proposte che sono state rappresentate e che andrebbero verso il superamento del Magistrato per il Po prefigurando una sorta di azienda che richiama la roosveltiana Tennessee Valley Autority. Sono d'accordo di ragionare in questi termini. Se si studiano però le risultanze di questa esperienza roosveltiana degli anni '30, emergono più problemi che fatti positivi, ivi compresa una grande burocratizzazione di quella esperienza. Mi auguro che non vada a finire così anche per l'azienda che è stata prospettata per il bacino per il Po. Ma se questo vuol dire che vi deve essere una maggiore corresponsabilizzazione delle Regioni, e non pare che questo sempre accada nelle proposte che sono state rappresentate, sono d'accordo che questa prospettiva vada vista in modo integrato.
La Regione segue con molta attenzione questo processo legislativo ed amministrativo. Questo per confermare che la Regione Piemonte segue con grande attenzione i processi in atto, che la Giunta regionale in modo collegiale affronta queste tematiche avendo presente la complessità dei problemi che sottendono a questa vicenda cercando di approcciarsi in modo laico e razionale e non in modo manicheo, individuando da una parte tutto il bene e dall'altra tutto il male.
E' un approccio razionale che forse non ha squilli di tromba, ma che affronta i problemi in modo concreto e li avvia anche a soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Desidero innanzitutto ringraziare i numerosi Consiglieri che con qualificati interventi hanno ritenuto di portare un loro contributo di osservazione e di critica alla relazione presentata dalla Giunta. Ringrazio anche per gli apprezzamenti che sulla relazione sono stati fatti soprattutto perché dietro a questa relazione c'è un grande lavoro istruttorio, cioè le quattro o cinque pagine di relazione tecnica e politica sono state possibili grazie al lavoro di ricerca e di analisi che è stata condotta dai nostri Servizi, di concerto con l'Assessorato alle opere pubbliche e con l'Assessorato alle cave.
Confermo nel modo più assoluto che la relazione è stata scritta a più mani, come ha voluto ribadire Mignone.
Devo dire addirittura che noi abbiamo avuto un attimo di perplessità su chi avesse dovuto presentare questa relazione, proprio per il fatto che essa coinvolgeva più aspetti della tematica regionale e, alla fine, si è convenuto, soprattutto per l'incarico che ho come Vicepresidente, ma anche per il fatto che la relazione poneva al suo interno molti aspetti più rivolti in questa fase alla pianificazione territoriale, che fosse corretto che a presentarla fosse il Vicepresidente della Giunta. Questo per ribadire l'assoluta tranquillità con la quale abbiamo proposto questa relazione collegiale.
Gli interventi dei vari colleghi hanno ribadito il giudizio che mi sento di poter dare. Il problema è sicuramente di carattere tecnico ed ha avuto negli anni soluzioni di un certo tipo e, negli anni a venire, potrà averne anche delle altre; è però un problema anche squisitamente politico.
Sui rapporti tra la Regione Piemonte e il Magistrato per il Po e sul fatto che sia più facile dialogare con un Assessorato piuttosto che con un altro, sia Marchini che Mignone hanno fatto delle considerazioni validissime sulle diverse sensibilità, perché in modo diverso ci si avvicina al problema. Fin quando non cambiano gli indirizzi ed i criteri con cui il Ministero dei Lavori Pubblici affronta questo problema, che è per un certo verso nuovo, noi continueremo ad avere delle difficoltà di rapporto. Il salto di qualità che questa mattina invocava la collega Bresso è di fatto necessario proprio perché il problema si è evoluto in questi anni. Sono probabilmente venute a determinarsi meno le esigenze di regimazione delle acque che invece negli anni passati avevano portato alla costituzione del Magistrato stesso, perché è a seguito delle enormi esondazioni che si era determinata questa esigenza. Quindi siamo passati da esigenze di sistemazione idraulica e quindi di sicurezza degli abitati ad altre esigenze sulla qualità dell'acqua e sulla qualità dell'ambiente. Il problema è politico nel senso che oggi il nostro interlocutore non è tanto il Magistrato per il Po, ma sono i Ministeri competenti da cui devono discendere i nuovi indirizzi per attualizzare per certo verso l'attività la presenza e la giustificazione istituzionale dello stesso Magistrato per il Po.
Credo che a questo proposito sia molto importante il ruolo delle Regioni per incidere per la modifica di questi indirizzi e di questi criteri. Le Regioni rivendicano un maggior ruolo e lo devono rivendicare perché i segnali di carattere centrale che abbiamo attorno al riconoscimento di questo ruolo non sono buoni.
Ho letto con molta attenzione la relazione che ha presentato il Vicepresidente Petrini al ritorno da Venezia e leggo con molta preoccupazione il disegno di legge del Ministro Ruffolo che, al di là dell'apprezzabile volontà di introdurre delle novità sostanziali nell'ambito ambientale, si sviluppa poi in una logica che risulta estremamente riduttiva rispetto al possibile ruolo delle Regioni in materie che rientrano appieno invece nelle competenze regionali.
Devo riferire al Consiglio, essendoci stata tra l'altro una richiesta da parte del Gruppo comunista, che nel recente incontro dei Presidenti delle Regioni con il Ministro Colombo le Regioni hanno richiesto un maggior ruolo anche nelle determinazioni che attengono al FIO (ma quella è stata un'occasione anche per sollecitare al Governo le definizioni sul FIO 1986 e 1987), comunque la possibilità che ancora prima di queste determinazioni le Regioni possano essere sentite. Tutte le Regioni lamentano che purtroppo le priorità che vengono indicate non sono sufficientemente giustificate.
Sembra abbastanza strano che avendo una Regione indicato all'ultimo posto un intervento, questo intervento passi addirittura al primo posto. E' vero che il Nucleo di valutazione degli investimenti esamina i progetti sulla base di determinati rapporti costi - benefici, ma sembra piuttosto strano che si verifichino delle discordanze a 360 gradi. Ci saranno anche delle giustificazioni e le Regioni hanno chiesto appunto di essere informate anche rispetto alle pagelle che dà il Nucleo di valutazione degli investimenti; quindi le pagelle vanno molto bene se attorno a queste pagelle ci sono delle giustificazioni.
Credo che noi risolviamo questo problema anche nei confronti del Magistrato per il Po se abbiamo la capacità di esprimere un maggior ruolo attraverso la Conferenza dei Presidenti, ma non soltanto attraverso quella perché noi vogliamo far parte reale di un disegno di tutela dell'ambiente non vogliamo essere "bypassati" da trasferimenti diretti alle imprese e in qualche caso alle grandi imprese, avendo poi peraltro i contraccolpi di carattere territoriale rispetto a determinati interventi. Questa è stata l'atmosfera e il modo con cui ci siamo ultimamente rapportati con il Magistrato per il Po, rivendicando l'esigenza di conoscenza degli interventi, di programmazione degli interventi, di necessità di entrare nel merito degli interventi.
Un altro problema che è stato toccato da diversi Consiglieri - l'avevo introdotto io nella relazione - è quello del Piano territoriale operativo.
Un modo per collaborare con il Magistrato per il Po, credo possa essere conseguito proprio attraverso l'esperimento che facciamo del Piano territoriale operativo sul fiume Po.
A questo proposito occorre specificare che la motivazione che ha determinato la scelta dello strumento del Piano territoriale operativo non è infatti esclusivamente quella di individuare delle porzioni di aree da destinare a parco o a riserva naturale o ad altre forme di vincolo (tra l'altro con la deliberazione del 1985 abbiamo già inserito quest'area nel parco fluviale e faremo anche la legge istitutiva) quanto quella di identificare le caratteristiche del sistema fluviale nelle sue diverse componenti che sono territoriali, idrogeologiche, paesaggistiche economiche, produttive.
In questo senso nessuno è particolarmente votato all'ambiente o particolarmente contro l'ambiente. La deliberazione assunta l'anno scorso dal Consiglio regionale ha avuto la grande valenza di avere saputo comporre, e vedremo nelle realizzazioni concrete come le saprà proporre, un progetto che, mentre tutela l'ambiente dell'asta fluviale, consente allo stesso tempo il recupero e la sua valorizzazione. Evidentemente tutto questo comporta la necessità di esaminare le modalità d'uso, di gestione e di controllo oggi operanti. In questo senso ci sono delle competenze istituzionali che sono appunto quelle del Magistrato per il Po, ma oggi ci sono anche e soprattutto quelle della Regione. Comporta inoltre la necessità di definire il grado di compatibilità settoriale ed intersettoriale nei confronti dell'obiettivo primario di salvaguardia di una risorsa rara e irriproducibile come è quella del Po.
Viene rivendicata la necessità - l'ha anche detto Mignone nel suo intervento - di rapporti interregionali. E' evidente che ogni Regione ha degli interessi diversi. Non siamo una Regione di mezzo come è la Lombardia, che peraltro risente del tratto che il fiume ha in Piemonte; non siamo una Regione terminale come il Veneto che riceve come scarico il maggiore inquinamento delle altre Regioni. Abbiamo altri problemi. In questo bacino interregionale ognuno di noi ha dovuto tener conto dei propri specifici interessi, ma nello stesso tempo si è dovuto tener conto che il Po è un'asta unica e va dunque trattata nella settorialità con un progetto organico e globale: questo era il senso dell'intervento del collega Mignone a questo proposito.
Penso che gli ordini del giorno che sono stati presentati abbiano in parte raccolto se non tutte certamente molte delle osservazioni fatte dai vari Consiglieri. In particolare il Consigliere Valeri si è soffermato su quello che concerne le escavazioni in alveo. Questo è un problema discretamente delicato. Alla domanda di Valeri su chi in questo momento autorizza rispondo che è il Magistrato per il Po. Noi però abbiamo cercato di intervenire in questi anni, nonostante non avessimo fino al 1985 nessuna competenza. Questa mattina ho detto che sin dal 1978, con una circolare diramata dal Vicepresidente della Giunta del tempo, c'era una normativa sulle modalità di esecuzione dei rilevati stradali. Quella circolare si proponeva di regolamentare l'impiego degli inerti estratti da cave in campagna o da cave in alveo in modo da prevenire ulteriori sprechi di materiali pregiati. Non solo, probabilmente quel momento non era stato sufficientemente esaustivo di un'esigenza e, su proposta della Giunta regionale, il Consiglio regionale approvava con una deliberazione del 1978 tuttora attuale, nuove discipline per l'esercizio di attività estrattiva negli alvei dei corsi d'acqua, nelle zone golenali, nelle spiagge e fondali lacuali, e il relativo schema operativo per il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio delle attività suddette. Occorre riconoscere che gli unici che hanno espresso dei pareri a questo riguardo sono state proprio le commissioni consultive presso i Comprensori, evidentemente fin quando i Comprensori hanno funzionato: questo è uno dei tanti aspetti che con la soppressione dei Comprensori è andato disperdendosi.
L'Assessorato ai lavori pubblici ha in corso la predisposizione di una nuova regolamentazione e noi siamo impegnati a presentare un aggiornamento di queste norme anche alla luce della situazione attuale per quanto attiene alle competenze regionali, per fare chiarezza rispetto ad un quadro legislativo tuttora abbastanza incerto. Abbiamo sempre la salvaguardia dell'art. 89 del DPR 616/77, e basterebbe applicarlo appieno; forse già nell'art. 89 ci sono le possibilità di protagonismo della Regione, però è anche giusto quello che diceva la collega Bresso, cioè che forse occorre un aggiornamento legislativo. Oggi abbiamo la possibilità, attraverso la legge 431, di entrare in aspetti e in argomenti che fino al 1985 ci erano per certi versi preclusi anche se la Regione non ha mai mancato, nei limiti delle sue possibilità, di esprimere il suo ruolo. Oggi intende esprimerlo sicuramente con molta convinzione, come ha detto il collega Mignone.
Questi ordini del giorno tendono ad acquisire tutti gli elementi conoscitivi relativi all'attività del Magistrato per il Po al fine di avere un quadro aggiornato degli interventi realizzati, ma soprattutto di quelli che si intende realizzare, e insisto sulla necessità di un richiamo al Magistrato per il Po ad un momento programmatorio che continueremo a fare.
Intendono anche promuovere un approfondimento tecnico se vogliamo attraverso la definizione di un incarico di lavoro ad esperti esterni, ad esempio il CNR. individuare una proposta di intervento globale che relazioni l'attività dello Stato in materia di sistemazione idraulica, con gli obiettivi di tutela e valorizzazione della risorsa fluviale che intendiamo svolgere noi in quanto questa è nostra competenza.
Se raccogliamo tutte le istanze che il Consiglio ha rilevato nei suoi interventi attivando altresì dei rapporti con le altre Regioni al fine di inquadrare queste modalità di intervento nel settore delle opere idrauliche e delle escavazioni in alveo verificando gli indirizzi d'uso e di salvaguardia previsti lungo tutta l'asta fluviale, credo che avremo fatto un lavoro pregevole. Se il risultato sarà l'avvio di attività nuove credo che il Consiglio di oggi non sarà risultato invano.
L' ordine del giorno del Partito comunista è condivisibile ma è di difficile comprensione. Partendo dal decreto di Ruffolo arriva poi al Magistrato del Po. Penso che quello che è detto nella prima parte sia perfettamente condivisibile anche perché in parte riprende le osservazioni che sono state fatte nella relazione della Giunta. Riterrei di tenere distinti i due argomenti. Le osservazioni che attengono agli interventi sull'articolato della legge sono state trasmesse alla Conferenza dei Capigruppo, quindi sono superflue.
Ci può essere un rinnovato impegno del Consiglio attorno al tema del ruolo della Regione e della necessità che la Regione, nelle materie di sua competenza, abbia sempre possibilità di protagonismo e di intervento.
Visto che ci troviamo di fronte a quattro ordini del giorno, chiederei se è possibile conciliare le diverse formulazioni e arrivare alla fine della seduta ad un ordine del giorno che sia espressione della maggioranza e dell'unitarietà del Consiglio, visto che, al di là di qualche corretta polemica, la sostanza del dibattito si è rivelata nella esigenza, se vogliamo nuova, di maggiore protagonismo della Regione in questo settore di maggiore ruolo, di rapporti corretti con il Magistrato per il Po, ma anche di rapporti nuovi con i Ministeri competenti. Non dimentichiamo che il Magistrato per il Po dipende dal Ministero dei Lavori Pubblici e di conseguenza il rapporto che l'Ente Regione deve tenere è in primo luogo con i Ministeri competenti, fino a ieri il Ministero dei Lavori Pubblici oggi anche e con forza il Ministero dell'Ambiente.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Convocazione della Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, prima di passare all'esame dell'ordine del giorno sulla siderurgia, convoco la Giunta delle Elezioni per il recepimento della sentenza della Corte d'Appello di Torino per quanto riguarda la questione del Consigliere Strobbia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno n. 400 sulla siderurgia e n. 401 sulla componentistica - auto


PRESIDENTE

Poiché non vi sono richieste di intervento, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 400 sulla siderurgia, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte informato delle intenzioni della Finsider di attuare un'ulteriore riduzione (25.000 addetti) degli organici della siderurgia a partecipazione statale del nostro Paese preoccupato delle ripercussioni che inevitabilmente ricadranno sui poli siderurgici torinese (Italsider, Nuova Deltasider e Terni Acciai Inossidabili) e ossolano (Nuova Deltasider, ex Sisma) convinto che, dopo aver perso oltre 5.000 posti di lavoro nelle aziende Finsider della nostra Regione, è inaccettabile una politica di tagli indiscriminati e non selettivi, delle capacità produttive e dei livelli occupazionali, di destrutturazione e di smantellamento degli impianti, sia per la loro validità e per la grave situazione sociale presente nelle aree interessate, sia per gli impegni solenni assunti dal Governo nella Conferenza della Regione Piemonte del 1984 convinto altresì che il futuro della siderurgia italiana dipende da una adeguata politica industriale, dalla definizione, da parte del Parlamento di un piano siderurgico nazionale, per i comparti pubblico e privato, di avanzamento tecnologico e di qualificazione produttiva, di risanamento finanziario e ambientale, e da una efficace politica sociale: per garantire efficienza, specializzazione e competitività alle attività produttive e consenso sociale esprime la propria solidarietà ai lavoratori siderurgici piemontesi e di tutto il Paese che domani scendono in lotta e manifestano per difendere il posto di lavoro e per far avanzare l'economia impegna la Giunta a promuovere urgentemente, di concerto con il Governo, la Conferenza di verifica sulle nuove prospettive della siderurgia piemontese, ponendo fine al continuo rinvio della data".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 401 sulla componentistica auto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata la fase di riorganizzazione spinta del settore della componentistica auto (accelerato dalle gigantesche ristrutturazioni in atto nell'intero settore automobilistico e dalla prossima liberalizzazione dei mercati nella CEE), che rimette in discussione produzioni, occupazione ed assetti proprietari, particolarmente in Piemonte le linee di tendenza di tale riorganizzazione, ed in particolare l'affermarsi di nuove concentrazioni proprietarie e produttive (in primo luogo intorno alla Fiat, come dinostrano le vicende Carello e Marelli) i segnali preoccupanti che provengono dal Gruppo ITT che opera nel comparto, il quale, dopo essere passato in dieci anni da 15 stabilimenti a 5, e da 6.000 a 2.600 occupati, e dopo aver rinunciato alla propria presenza anche nel settore delle telecomunicazioni, parrebbe ora intenzionato a ridurre ulteriormente la propria attività, il che produrrebbe pesanti riflessi sull'occupazione, in particolare nelle aziende Way Assauto e Altissimo l'assenza di un ruolo di indirizzo e di coordinamento da parte del Governo impegna la Giunta 1) a seguire attentamente gli sviluppi della trattativa Sindacati - ITT che dovrebbe avviarsi, anche a seguito dell'intervento della Regione, a partire dal 9 dicembre (e che è volta a sollecitare al Gruppo i necessari investimenti per la ricerca e sviluppo per l'innovazione tecnologica, la difesa dell'occupazione e la salvaguardia di corrette relazioni industriali), non escludendo, se necessario, anche una propria iniziativa 2) ad intervenire parallelamente nei confronti del Governo, promuovendo un incontro entro il mese di gennaio 1988, per sollecitare il necessario intervento pubblico di indirizzo del settore, e le opportune correzioni agli interventi nazionali di sostegno all'innovazione tecnologica (legge 46), che sono andati in passato nella quasi totalità a pochissimi grandi Gruppi 3) ad avviare una verifica con la Fiat - che correli tutti gli aspetti del rapporto fra Regione e Fiat stessa - mirata a valutare gli effetti socio - economici ed occupazionali della strategia del Gruppo rispetto all'indotto 4) ad informare il Consiglio periodicamente, e comunque a riferire al Consiglio entro il gennaio '88".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Trasporti su ferro

Informazione in merito al problema del taglio dei rami secchi delle FF.SS.


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Ringrazio il Presidente del Consiglio che mi dà la parola per una questione di cui ho già informato il Presidente della Giunta. E' una questione delicata che richiede un'iniziativa immediata.
Martedì pomeriggio la II Commissione ha discusso con l'Assessore le questioni che riguardano il funzionamento e i probabili tagli alle nostre linee ferroviarie secondarie.
La Giunta ha informato che per il 10/12 dicembre era fissato un incontro con l'attuale Ministro dei Trasporti on. Mannino.
Questa mattina ho letto sui giornali notizie che aggravano ulteriormente la situazione. Parrebbe - si tratta di accertarlo - che il Senato ieri abbia respinto con una strettissima maggioranza (108 favorevoli, 102 contrari e 9 astenuti; al Senato gli astenuti valgono, come da noi, voto contrario) un emendamento che tende a cancellare dall'attuale finanziaria 11 mila miliardi all'Ente FF.SS., che servivano per mantenere queste linee ed avviare un eventuale processo di ammodernamento e di ristrutturazione.
Se la finanziaria uscirà così dal Senato e se così verrà approvata dalla Camera, la nostra battaglia sui rami secchi, come ho già detto a Mignone martedì nella II Commissione, è definitivamente persa.
Nella finanziaria italiana si parla di 3 mila chilometri di linee, di queste 3 mila 500 interessano il Piemonte e sono la maggioranza delle nostre linee di interesse locale e regionale per le quali da due anni ci battiamo con grande senso di responsabilità e con grande lavoro di elaborazione e di controproposte. Finora però non abbiamo portato a casa niente e se porteremo a casa questo tipo di finanziaria sarà la sconfitta di tutta l'iniziativa e di tutto il lavoro della Regione Piemonte attorno ad una questione importante.
Questa mattina ho pregato il Presidente della Giunta di procurare il materiale della discussione avvenuta ieri in Senato.
Credo che il Presidente Beltrami sia d'accordo di avviare una immediata iniziativa della Regione per bloccare questo pericolo, altrimenti l'incontro con l'on. Mannino potrà essere solo formale.
So che l'Assessore Mignone, in preparazione dell'incontro con il Ministro dei Trasporti, ha intenzione di riunire con l'Assessorato ai trasporti i Presidenti delle Province interessate ai tagli. La II Commissione ha consigliato l'Assessore Mignone di invitare a quella riunione contemporaneamente i Presidenti delle Comunità montane e i Sindaci interessati a questa problematica gravissima.
Una riunione di questa portata sarebbe un forte richiamo perché questa questione venga affrontata con la finanziaria. Quando la finanziaria sarà approvata potremo soltanto più pietire qualcosa per salvare questo o quello ma potremo soltanto più mettere delle toppe.
Capisco che questa richiesta è un po' eccezionale, ma è utile che il Consiglio ne prenda atto, ne sia responsabilizzato e avvii le opportune iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi sembra che l'altro ieri abbiamo approfondito seriamente questo problema e abbiamo dato atto alla Giunta e alle sue due successive espressioni, dell'Assessore Cerutti e dell'Assessore Mignone, di aver svolto un lavoro serio e di aver offerto al Governo delle controproposte disponendosi la Regione anche a sobbarcarsi degli oneri finanziari non irrilevanti purché venissero salvaguardate le possibilità di trasporto di passeggeri e di merci in zone che non possono essere private della ferrovia.
Anche noi siamo preoccupati di queste notizie e continuiamo a ribadire con forza che la soppressione di quelle linee ferroviarie nella nostra Regione è fatto grave, che non tiene conto di assolute necessità, che hanno riflessi in numerose città e cittadine, anche sul traffico urbano interno aspetto che viene sistematicamente trascurato e che invece è particolarmente rilevante.
Un taglio affrettato è estremamente pericoloso ed è indice anche di accelerazione un po' sconsiderata delle decisioni.
Quindi ci associamo alla richiesta di ulteriore riflessione sull'argomento in modo convinto e deciso e chiediamo che le proposte che sono state fatte in Commissione vengano assunte come serie e come opportune in questo momento dal governo regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Aggiungo una sola precisazione: le iniziative siano decise e a tempi estremamente brevi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non vorrei ripetere le cose che hanno detto i colleghi che sono intervenuti. Non ritengo che problemi come questi possano essere affidati semplicemente ad un taglio, ad una modifica o comunque ad un impegno della finanziaria. Il modo di essere della comunità, organizzata ai diversi livelli nel rendere i servizi alle popolazioni, non penso si possa risolvere togliendo del denaro per stabilire o soluzioni alternative o per integrare il sistema o per migliorarlo a seconda di quanto era stato convenuto ed era stato oggetto dei non pochi dibattiti intervenuti anche in quest'aula con estremo senso di responsabilità da parte di tutti. In Commissione, responsabilmente, c'è stata questa verifica. Questa mattina avuta la notizia, ci siamo attivati immediatamente attraverso gli uffici della nostra delegazione romana per avere il testo del resoconto parlamentare dei lavori al Senato, anche per capire qualche cosa di più.
Pare che la notizia sia vera come contenuto di indirizzi da parte del Senato in un pronunciamento che con tutta probabilità è riuscito a mettere assieme le forze in termini tanto diversi, e certamente non come fronte politico, creando determinate confusioni con talune forze che erano tenacemente portate ad un tipo di votazione ed altre che si sono comunque lasciate aggregare o che hanno ritenuto di dissentire da originali impostazioni.
Oggi pomeriggio è in partenza un nostro segnale, attraverso la formula più celere, nei confronti della Presidenza del Consiglio perché possa essere rimeditato l'atteggiamento del Governo su questo problema. Una delegazione dovrebbe essere ricevuta dal Ministro Mannino il giorno 10 e ritengo che questa delegazione possa essere integrata e arricchita con le presenze che sono state sollecitate nella Commissione e ripetute oggi pomeriggio in aula. C'è una decisa presa di posizione della Regione nel suo complesso, Consiglio e Giunta. Dovremmo muoverci in fretta perché avverto che, chiuso il discorso della finanziaria, teoricamente potrebbe essere chiuso anche questo discorso.
Ritengo che se si superasse con il voto definitivo l'impostazione della finanziaria nel senso maturato ieri al Senato, sarebbero veramente giornate nefaste e di grossi guai per l'intera comunità. Quindi ci attiveremo in ogni modo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, in attesa del verbale della Giunta delle Elezioni sospendo per alcuni minuti la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 16,40 riprende alle ore 17,35)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 722: "Sentenza della Corte d'Appello di Torino - del 20 novembre 1987, che dichiara l'ineleggibilità del signor Strobbia Stefano a Consigliere della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 2, n. 11, della legge 23/4/1981, n. 154. Provvedimenti conseguenti"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dal verbale della Giunta delle Elezioni, risulta che "in relazione alla dichiarata ineleggibilità da parte della Corte d'Appello di Torino, in data 20 novembre 1987, notificata il 30/11/1987 al Presidente del Consiglio regionale, del Consigliere regionale Strobbia Stefano, occorre procedere ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, alla surrogazione del Consigliere menzionato.
Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dall'Ufficio Centrale Regionale.
Il Consigliere dichiarato ineleggibile era stato eletto nella lista del PSDI e nella circoscrizione di Torino. Dal verbale dell'Ufficio circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, risulta che al signor Strobbia Stefano, nella lista PSDI nella circoscrizione di Torino, segue immeditamente il signor Vera Fernando - al quale deve essere attribuito il seggio vacante".
Pongo quindi in votazione la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Strobbia Stefano subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Vera Fernando.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 28 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astenuto.
(Tale votazione è valida in quanto - ai sensi dell'art. 50, quarto comma del Regolamento del Consiglio regionale - i Consiglieri in congedo, entro il limite massimo di un quinto dei componenti del Consiglio, non vengono computati per fissare il numero legale) Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Strobbia Stefano con il signor Vera Fernando venga dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n.
62 e faccio presente che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con la richiesta maggioranza: presenti e votanti 35 favorevoli 33 Consiglieri contrario 1 Consigliere astenuto 1 Consigliere.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Vera Fernando ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 16 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti del neo Consigliere, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Iscrizione legge rinviata dal Commissario di Governo


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la legge rinviata dal Governo relativa a: "Concessione di contributo per l'immediato ripristino a seguito di gravi calamità atmosferiche di infrastrutture agricole".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 332: "Parziale modificazione dell'art. 13 della L.R. 28 maggio 1987, n. 30"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 5) all'o.d.g.: "Esame progetto di legge n.
332".
Relatore è il Consigliere Santoni, che dà per letta la relazione.
Se non vi sono interventi, si proceda alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 319: "Modificazioni ed integrazioni dell'art. 25 della L.R. 25/2/1980, n. 8 'Disciplina delle attività di formazione professionale'"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. reca: "Esame progetto di legge n. 319".
La relazione del Consigliere Villa è data per letta.
Chiede di intervenire il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Noi daremo voto contrario a questa modifica della legge perché, pur conoscendo il problema, quello appunto di dare la possibilità di svolgere senza troppi impacci gli esami dei corsi professionali, riteniamo che le modifiche proposte lascino dei dubbi. Non riteniamo che questa possa essere la strada percorribile per ottenere il risultato che si vuole ottenere, in quanto a monte del percorso scelto e adottato ci sono delle norme di legge generali che vanno osservate. Per cui siamo dubbiosi sulla possibilità che sia pure con un testo di legge regionale, si possano introdurre delle modificazioni.
Pertanto il nostro voto è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Il Presidente della Commissione Villa, forzatamente assente perch partecipe ad un convegno a Modena, probabilmente avrebbe illustrato la sua relazione dal che si sarebbe potuto dedurre e conoscere che gli argomenti testé sollevati e ricordati dalla collega Sestero sono stati seriamente approfonditi nella riunione della Commissione, la quale ha dato atto che effettivamente si tratta di una problematica che ha una sua logica.
Tuttavia, la necessità di porre fine ad una questione che si trascina e di consentire l'espletamento degli esami e il superamento di alcune difficoltà di carattere formale che si sono sovrapposte, ha convinto la Commissione ad accettare a maggioranza la proposta dell'Assessorato e ad approvare questa proposta di legge nella speranza e nella convinzione che le argomentazioni di carattere formale e giuridico che sono state addotte dall'Assessorato consentano una conclusione positiva di questo progetto di legge. Quindi noi esprimiamo il voto favorevole, come già abbiamo fatto in Commissione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 313: "Texilia - Istituto per la tradizione e la tecnologia tessile SpA - Modifiche alla L.R. 30/8/1984, n. 47"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 313, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La relazione del Consigliere Villa è data per letta.
Non essendovi interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 667: "Modifiche allo Statuto della Società 'Istituto Tecnotex - Biella SpA' di cui alla DCR n. 799-1386 del 5/2/1985, ora Texilia - Istituto per la tradizione e la tecnologia tessile SpA"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 667, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità de 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Viabilità - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposte di deliberazione nn. 669 e 716: "Costituzione di un gruppo di lavoro per la valutazione dello studio di impatto ambientale del progetto riguardante l'autostrada della Valle di Susa"


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. reca: "Esame proposte di deliberazione nn. 669 e 716".
Questa deliberazione ha avuto avvio attraverso un'iniziativa del Gruppo comunista, fatta poi propria dalla Giunta regionale nell'adunanza del 24 novembre 1987.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho presentato tre emendamenti a questa deliberazione. Vorrei sapere dai proponenti la deliberazione se questi emendamenti verranno accolti. In caso contrario, verranno ritirati.
Mi rendo infatti conto che la presentazione fatta ora, senza che io abbia seguito il lavoro in Commissione, è un po' forzata.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiezzi. Ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di iniziare l'esame della deliberazione ricordo che, in occasione del dibattito sull'autostrada della Val di Susa, il Gruppo comunista aveva presentato un ordine del giorno con il quale si chiariva la natura del sopralluogo effettuato, si puntualizzavano alcune dichiarazioni udite durante il sopralluogo, si richiamava la relazione dell'Assessore Mignone e si invitava la Giunta ad inviare quell'ordine del giorno al Consiglio di amministrazione della Sitaf.
Quell'ordine del giorno, signor Presidente, è stato proprio da lei personalmente accantonato dicendo che si trattava di materia da esaminare con una certa attenzione e quindi l'aveva rinviato ad una seduta successiva. Dopodiché non se ne è più sentito parlare.
Ora, in occasione della formazione della commissione tecnica per l'impatto ambientale nella Val di Susa, chiedo se è possibile discutere e mettere in votazione quell'ordine del giorno questa sera.
Era un ordine del giorno di appoggio al lavoro del Consiglio regionale e di disaccordo con quanto incautamente affermato dai dirigenti della Sitaf.



PRESIDENTE

Gli uffici in questo momento non hanno sottomano il documento. Questa sera al termine dei lavori convoco i Capigruppo per stabilire quando si potrà discutere.
Passiamo all'esame degli emendamenti presentati dal Consigliere Ala: al secondo comma, dopo le parole: "dei compiti del gruppo di lavoro" aggiungere le parole: "definire le modalità di verifica e di controllo nello svolgimento e la realizzazione dei lavori" al termine del secondo comma aggiungere le parole: "che abbia carattere vincolante per l'avvio dei lavori" dopo il secondo comma: "individuare, ove possibile, congiuntamente con la Sitaf e con il suo gruppo di lavoro le modalità per il ripristino ambientale delle barriere antirumore, degli attraversamenti faunistici e provvedere alla risistemazione di aree degradate".
Il Consigliere Ala ritira i primi due emendamenti e mantiene il terzo.
Chiede di intervenire il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo si debba respingere questo emendamento per una ragione concettuale e non di merito. Sono disposto a riprendere questo argomento all'interno di un'altra deliberazione.
Le procedure di valutazione di impatto ambientale, in via sperimentale debbono essere molto rigorose, soprattutto considerando il punto da cui partono. Usare una formula sperimentale sul processo di valutazione di impatto ambientale che tenda a immaginare come rimediare (cosa che nel merito ritengo che si debba fare) ai guasti determinati da un'opera finita è concettualmente mostruoso e fortemente compromettente in termini di principio. Chiedo alla Giunta di riflettere.
Qui si tratta di avviare un progetto di recupero dell'ambiente, dove sia stato compromesso da un'opera realizzata, non si tratta di dare un incarico per studiare e per concorrere alla valutazione di impatto ambientale sulla bassa Valle di Susa. Questa questione non si pu confondere. Non ho nessuna difficoltà a sottoscrivere immediatamente una deliberazione che inviti la Giunta a costituire un gruppo di lavoro che faccia queste indagini e che chieda alla Sitaf di realizzare le opere conseguenti.
Mi pare però scorretto dal punto, di vista concettuale, l'avvio di una simulazione di procedura di valutazione di impatto ambientale che di fatto invece è l'affidamento di un progetto di ripristino di una situazione, ed è pericoloso perché rimane all'interno del nostro primo progetto che verrebbe inquinato da questa modalità di partenza non rettilinea. Il merito non cambia. Ritengo che la Regione debba invitare la Sitaf, se ci sono le condizioni finanziarie e di sistema (o debba farsene carico in proprio) a collocare al meglio l'autostrada realizzata all'interno della realtà territoriale. Ma questo attiene a una partita diversa e deve essere tenuta separata da questa deliberazione che è di fatto la sperimentazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Capisco la preoccupazione del collega Marchini che, tra l'altro, ha orientato la formulazione della deliberazione in modo attento, cauto dosato in ogni aggettivo proprio per non creare l'impressione che, in una situazione di assenza di legge, si voglia montare una struttura con poteri di controllo e autorizzazione che non ha, se non nei limiti che la Regione stessa ha già su alcune operazioni concernenti l'autostrada. Capisco la preoccupazione di non mescolare una sperimentazione con un tentativo di assumere, prima dell'approvazione della legge, poteri che la Regione non ha. Il che peraltro mi va bene perché testimonierò una volta di più che sarebbe stato necessario disporre dello strumento di legge.
In questo caso specifico però, siccome la preoccupazione è forte perch ci sono gravi problemi a monte, ci potrebbe essere un "onorevole compromesso" che potrebbe essere quello di approvare congiuntamente un ordine del giorno che chiede alla Giunta di affidare, anche allo stesso gruppo, l'incarico di valutare, insieme alla Sitaf, le misure di mitigazione, come incarico separato rispetto alla valutazione sperimentale.
Le competenze ci sono tutte, si potrebbe trovare una soluzione di questo genere.
Siccome non possiamo costruire qui la deliberazione, potremmo approvare un ordine del giorno che invita la Giunta a predisporre la deliberazione di affidamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Noi riteniamo che l'emendamento proposto dal Consigliere Ala sia un emendamento non di poco conto e che ponga un problema reale. Visto che abbiamo parlato tutto il giorno di ambiente, bisognerebbe essere conseguenti rispetto alle filosofie e alle nostre convinzioni.
Mi sembra però che questo emendamento sposti di molto il problema.
Abbiamo costituito un gruppo che deve fare determinate cose, e questa sarebbe un'aggiunta impropria che lo porterebbe in difficoltà.
L'emendamento proposto dal Consigliere Ala lo riterrei come una sollecitazione alla Regione ad una attenzione, anche sul tratto già verificato, per vedere, in un secondo tempo, quali possono essere le eventuali opere di mitigazione dell'impatto ambientale, se ci sarà stato.
In questa sede non penso di poter accogliere l'emendamento. Comunque un ordine del giorno, data la delicatezza dell'argomento e degli impegni che stiamo assumendo, lo rimanderei ad un secondo tempo.
La sollecitazione comunque è colta in tutta la sua tensione e in tutta la sua importanza.



PRESIDENTE

L'emendamento viene accettato come raccomandazione e non come impegno da inserirsi nel corpo della deliberazione.



MARCHINI Sergio

La Giunta dica come può gestire questa raccomandazione.



BONTEMPI Rinaldo

Credo anch'io che la deliberazione debba essere mantenuta così com'è per i compiti legati in maniera funzionale alla valutazione di impatto ambientale. Questo gruppo di lavoro ha un compito definito istituzionalmente, pertanto, a me sembra che la manifestazione di volontà che questo gruppo di lavoro potrebbe anche rispondere alle esigenze poste dal Consigliere Ala potrebbe essere avanzata con la presentazione di un ordine del giorno, come diceva il Consigliere Bresso.
Se la Giunta ritiene di non poter rispondere subito alle questioni sollevate da Marchini, potrà rispondere giovedì, purché il capitolo relativo alla definizione degli interventi di ripristino relativamente a quello che è già progettato venga affrontato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa deliberazione è stata oggetto di una attenta e responsabile valutazione da parte di tutte le forze politiche in Commissione per accogliere nella sostanza un indirizzo espresso, sia pure dalla minoranza, ma fatto proprio in un quadro di responsabili preoccupazioni.
Credo che l'inserimento di compiti che ci dirottino rispetto agli obiettivi che ci siamo proposti, che sono perseguibili nel quadro dei tempi indicati nella deliberazione stessa, cioè si tratta di raggiungere conclusioni che non superino i tre mesi dalla consegna dello studio delinei un quadro di riferimento anche temporale, rispetto al quale il preporsi delle velleità ad intervenire su lavori che si stanno realizzando e sui quali il rapporto della Regione con la società costruttrice o concessionaria presenta degli aspetti piuttosto delicati, sia del tutto inopportuno. Mi pare che la raccomandazione verbale, che l'Assessore ha espresso, di recepimento di un indirizzo e di una sollecitazione rassicuri su alcuni contenuti estensivi rispetto all'oggetto della deliberazione ulteriori precisazioni su questo argomento metterebbero in seria difficoltà l'esecutivo ad avere credibilità rispetto agli impegni che potrebbero assumere. Questa è la nostra opinione, quindi chiediamo che la maggioranza accantoni questo emendamento con lo spirito delle dichiarazioni che l'Assessore ha fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ritengo interessante la proposta di misure di mitigazione che sono state presentate dal Consigliere Ala, non le ritengo velleitarie, anzi sono da approfondire, tuttavia per ragioni di tempo, di funzionalità e di complessità che questa integrazione comporterebbe, mi pare opportuno approvare questa sera il documento sul quale si è lavorato parecchio in Commissione; verificheremo in un'altra occasione questo tipo di intervento che, come dicevo, mi pare interessante, ma che forse verrebbe a creare delle difficoltà all'operatività di quanto ci proponiamo di ottenere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Avevo dichiarato in via preliminare la disponibilità a ritirare gli emendamenti perché ritenevo prioritaria l'approvazione, che del resto avrà il mio voto favorevole, della deliberazione così com'è stata presentata.
Avevo anche chiesto anticipatamente scusa per il fatto che contemporanei lavori in altre Commissioni, dove era in discussione soprattutto l'applicazione regionale della legge 431, mi avevano impedito di seguire l'iter di questa deliberazione. Entrare nel merito all'ultimo momento comporta difficoltà anche per i colleghi che hanno seguito nel dettaglio l'esame di questa non facile deliberazione.
Ho apprezzato gli impegni assunti dall'Assessore rispetto a questo emendamento specifico. Credo che almeno l'obiezione che parla dell'urgenza e dello scarso tempo a disposizione del gruppo di lavoro per la parte ancora da realizzare sia una obiezione valida. E' necessario che il gruppo di lavoro si concentri principalmente e prioritariamente su quella parte dei lavori ancora da realizzare. Ritengo però che sia anche da accogliere l'invito a predisporre una ulteriore proposta di deliberazione in questo senso.
Ritengo sia un obiettivo valido da perseguire non accampando grandi velleità, ma tenacemente avendo in mente la limitatezza di quello che è possibile ancora fare: barriere antirumore, attraversamenti faunistici nelle zone dove vi sono parchi regionali o nelle aree adiacenti risistemazione di alcune aree degradate dai lavori. Una richiesta in questo senso esiste tra l'altro da parte della Sovrintendenza.
Ritirando per il momento l'emendamento, spero di poter predisporre con i colleghi della VII Commissione una deliberazione in questo senso da portare all'esame del Consiglio tra due mesi circa.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Difesa idrogeologica

Votazione ordini del giorno nn. 404 e 405 in merito al dibattito: "Magistrato per il Po"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, prima di porre in votazione i due ordini del giorno sul Magistrato per il Po, ne do lettura. Iniziamo dall'ordine del giorno n. 404: "Il Consiglio regionale considerando le informazioni e le valutazioni espresse dalla Giunta regionale nella comunicazione relativa ai rapporti tra la Regione Piemonte e Magistrato per il Po nella seduta consiliare del 3/12/1987 preso atto degli indirizzi esplicitati dalla Giunta per la promozione di interventi coordinati tra diverse istituzioni secondo quanto già premesso nella redazione del Piano territoriale operativo del fiume Po problematiche che devono opportunamente considerare anche gli aspetti di sistemazione idraulica ritenendo che il problema in oggetto si qualifichi prevalentemente nella esigenza di chiarimento relativo al quadro legislativo delle competenze istituzionali tra Stato e Regione ritenendo inoltre che la suddetta esigenza, di carattere legislativo risponde a precise funzioni del Consiglio regionale, propriamente attraverso la realizzazione di uno studio come previsto dall'art. 19 lettera a) dello Statuto regionale considera indispensabile approfondire i seguenti aspetti secondo le norme richiamate, al fine di dare piena operatività alla volontà manifestata dalla Giunta: acquisire tutti gli elementi conoscitivi relativi all'attività del Magistrato per il Po al fine di comporre un quadro conoscitivo aggiornato degli interventi già realizzati ed in corso di realizzazione, nonché del patrimonio tecnico elaborativi (quali cartografie, lavoro di commissioni studi condotti, ecc.) già in possesso del Magistrato, di proseguire stabilmente e funzionalmente nella attività coordinata tra i gruppi di lavoro del Progetto territoriale operativo del fiume Po e gli Uffici regionali che rispondono alle istanze del Magistrato per il Po promuovere un approfondimento tecnico (anche attraverso la definizione di un incarico di lavoro ad esperti esterni, quali ad esempio il CNR) teso ad individuare una proposta d'intervento globale che relazioni l'attività dello Stato in materia di sistemazione idraulica con gli obiettivi di tutela e valorizzazione della risorsa fluviale fatti propri dalla Regione condurre un'analisi delle procedure regionali attivate in questi ultimi anni al fine di formulare, attraverso il raccordo dei servizi regionali competenti, proposte operative per l'emanazione di indirizzi e disposizioni sulle materie delegate e trasferite e per consentire all'organismo regionale di rispondere in modo più qualificato alle istanze del Magistrato per il Po. Tale analisi dovrà tradursi in una deliberazione del Consiglio regionale da presentare entro il marzo 1988 attivare rapporti con le altre Regioni al fine di inquadrare le modalità di intervento nel settore delle opere idrauliche e delle escavazioni in alveo e di verificare gli indirizzi d'uso e di salvaguardia previsti lungo tutta l'asta fluviale sollecitare il Magistrato per il Po a concordare con la Regione Piemonte una regolamentazione della attività in Piemonte sulla base di criteri di pianificazione territoriale e di valutazione di compatibilità ambientale di regimazione idraulica ed escavazione e sistemazione degli alvei".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Do ora lettura dell'ordine del giorno n. 405: "Il Consiglio regionale esaminato il DDL 'Programma di salvaguardia ambientale 1988/90' provvedimento collegato alla legge finanziaria 1988 rilevato che lo stesso si sviluppa in una logica estremamente riduttiva rispetto ad un incisivo ruolo delle Regioni per il mancato riconoscimento di un ruolo istituzionale delle singole Regioni, per la mancanza di trasferimenti diretti di risorse, per un assoluto protagonismo delle strutture statuali cui è demandato un progressivo processo di riappropriazione di competenze già trasferite alle Regioni richiede al Governo e al Parlamento che l'articolato del citato disegno di legge venga modificato nel seguente modo: a) all'art. 3, integrare le disposizioni con previsioni di spesa a carico dello Stato per trasferimenti 'titolati' a favore delle Regioni prevedendo il ricorso alla Cassa DD.PP. da parte delle Regioni b) all'art. 7, definire le forme di partecipazione delle quattro Regioni interessate al risanamento dei bacini idrografici di fiumi a carattere interregionale, specificando gli ambiti prioritari di intervento c) all'art. 9, inserire previsioni in ordine ai parchi regionali cui far seguito nei necessari termini finanziari d) all'art. 10, inserire il finanziamento di studi, ricerche ed elaborazioni da affidare, a livello regionale, ad istituti, enti od aziende prevedendo, in presenza di progetti a valenza interregionale, forme di temporaneo raggruppamento e) all'art. 13, inserire i sistemi informativi regionali e le strutture che li gestiscono nel progetto di costruzione del sistema informativo nazionale per l'ambiente richiede inoltre la costituzione di un comitato misto tra Stato e Regioni che determini un pacchetto di risorse per investimenti da destinare al risanamento idrico la tutela e valorizzazione dell'assetto del territorio attraverso piani pluriennali di investimento ed azioni coordinate richiede inoltre l'audizione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni del bacino padano presso le Commissioni parlamentari deputate all'esame del DDL 'Programma di salvaguardia ambientale 1988/90', provvedimento connesso alla legge finanziaria 1988, al fine di promuovere il massimo coordinamento istituzionale degli interventi volti alla salvaguardia e tutela del fiume Po e nella definizione delle normative di competenza sul regime delle acque invia il presente documento al Governo e ai membri delle Commissioni parlamentari ambiente - territorio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Legge rinviata dal Commissario di Governo relativa a: "Concessione di contributo per l'immediato ripristino a seguito di gravi calamità atmosferiche di infrastrutture agricole"


PRESIDENTE

Propongo di passare alla votazione della legge rinviata dal Commissario di Governo relativa a: "Concessione di contributo per l'immediato ripristino a seguito di gravi calamità atmosferiche di infrastrutture agricole".
Non vi sono richieste di parola, quindi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,40)



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