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Dettaglio seduta n.109 del 16/11/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Fassio Ottaviano, Ferrara, Moretti e Paris.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 3 novembre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordini del giorno relativi alla sospensione delle autorizzazioni rilasciate all'ENEL per l'apertura del pre-cantiere della centrale nucleare di Trino 2


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno relativi alla sospensione delle autorizzazioni rilasciate all'ENEL per l'apertura del pre-cantiere della centrale nucleare di Trino 2.
E' stata posta la seguente questione preliminare dal Consigliere Ala: "Il sottoscritto Consigliere regionale richiede comunicazione del Presidente della Giunta da ritenersi preliminare".
Già in altre occasioni è stato deciso che non può essere proposto alcun ordine del giorno, né tanto meno deliberazione, in cui si richieda una comunicazione della Giunta. Il Regolamento prevede che la Giunta possa comunicare. I Capigruppo hanno stabilito l'ordine dei lavori che non pu essere cambiato in alcun modo, né tanto meno io posso ammettere una questione preliminare di questo tipo.
La Giunta può, a detta del Regolamento, svolgere delle comunicazioni come anche il Presidente del Consiglio, ma non può essere obbligata a fare o posporre comunicazioni in merito all'o.d.g. stabilito.
Pertanto procediamo all'esame degli ordini del giorno presentati.
La parola al Consigliere Valeri, firmatario insieme ai Consiglieri Staglianò, Ala e Pezzana del primo ordine del giorno pervenuto al Consiglio regionale, per la relativa illustrazione.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ancora una volta e per iniziativa innanzitutto dei presentatori dell'ordine del giorno test ricordato dal Presidente, cioè del Gruppo comunista, della Lista Verde e di Democrazia Proletaria, torna in quest'aula il problema della sospensione dei lavori in atto nell'area che avrebbe dovuto ospitare la centrale nucleare Trino 2.
Credo che non possano sussistere motivi di insofferenza da parte di alcuno per questa ennesima, e speriamo conclusiva, riproposizione del problema.
L'esito referendario e l'ampio prevalere del sì ai quesiti abrogativi in materia di nucleare introduce infatti una novità di grande rilevanza nel quadro di riferimento che fece da sfondo alle precedenti discussioni svoltesi in quest'aula. Di fatto l'esito referendario sposta il problema dal piano della scelta discrezionale e facoltativa a quello, ben diverso dell'atto consequenziale e dovuto.
E' pur vero che già nel mese di settembre, nel corso del precedente dibattito, avemmo modo di rilevare la stridente incongruenza tra l'ormai avvenuta indizione dei referendum e il rifiuto quasi pregiudiziale a riconsiderare la necessità di bloccare i lavori nell'area della centrale.
Se allora le forze che si opponevano a una decisione netta e coerente potevano nascondersi dietro al fatto che l'esito referendario non era scontato, ora tali riserve sono state superate dal voto popolare.
Rifiutare di prenderne atto costituirebbe una decisione politica molto grave. Il voto popolare, a nostro giudizio, ha infatti espresso la volontà di un superamento del nucleare e non si può far finta che niente sia successo.
E' comprensibile, ritengo, il disagio di quei Gruppi e di quei colleghi che, avendo optato per la scelta nucleare ed avendola riconfermata a più riprese in quest'aula, ora la vedono contestata e messa in forse, senza che l'elettorato sia stato impegnato a pronunciarsi con nettezza pro o contro il nucleare, a causa della limitatezza dei quesiti referendari.
A tale riguardo ricordo ancora che il Partito comunista aveva proposto il ricorso a un referendum consultivo che ponesse direttamente il quesito del sì o del no alle centrali. Impedita che fosse questa via maestra, era inevitabile che i tre referendum abrogativi di norme parziali finissero per assumere il significato di un pronunciamento dell'opinione pubblica, dei cittadini tutti, sul nucleare.
Per quanto ciò sia avvenuto in una forma imperfetta, è indubbio che l'elettorato abbia dato al voto un significato più generale e la conferma che il voto abbia avuto questa dimensione viene proprio dal voto espresso dai cittadini di Comuni quali Trino e degli altri Comuni sedi di centrali.
Anche volendo, contro ogni evidenza, rifiutare l'attribuzione al voto di questo significato più generale non si potrà negare che l'avvenuta abrogazione delle norme sottoposte a referendum ha come conseguenza inevitabile la riscrittura del Piano Energetico Nazionale e la rielaborazione delle scelte energetiche finora compiute. Questa constatazione del resto è stata affermata da più parti ed è confermata dalle stesse dichiarazioni rilasciate dal Ministro Battaglia, che pure per altre ragioni hanno innescato giustificate polemiche.
E' del tutto evidente che la centrale di Trino, fuori dal contesto in cui era stata concepita, quale prima di una filiera di quattro centrali perde le sue ragioni d'essere, quindi vengono meno anche i presupposti tecnici della prosecuzione dei lavori.
Sia in un senso che nell'altro, dunque, il problema di pervenire alla sospensione totale dei lavori a Trino è una scelta dovuta e, noi riteniamo politicamente obbligata.
Devono, a nostro giudizio, cadere le posizioni di rifiuto pregiudiziale e di deresponsabilizzazione della Regione di fronte alle scelte che si impongono.
L'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista insieme ai Verdi, a DP e ai Radicali, mira a rispondere a questa esigenza. In esso è chiesto al Governo, unico organo a ciò deputato, di compiere il solo atto che pu effettivamente portare alla sospensione dei lavori, ovvero la revoca o il blocco delle autorizzazioni rilasciate all'ENEL per lo svolgimento dei lavori di pre-cantiere.
Si chiede inoltre l'impegno della Giunta e della Presidenza del Consiglio a comporre una delegazione affinché la Regione Piemonte, nella sua massima e unitaria espressione, possa recarsi dal Governo e dalla Presidenza delle Camere a rivendicare questo atto.
Il Gruppo comunista ritiene inoltre di introdurre un ulteriore elemento di riflessione, ovvero che l'iniziativa della delegazione oltre ad avere come scopo l'ottenimento di atti solleciti nella direzione dell'arresto dei lavori a Trino 2, possa essere finalizzata anche ad attivare rapporti con il Governo sui problemi che conseguono alla sospensione dei lavori riguardanti in primo luogo le garanzie della prosecuzione del rapporto di lavoro per i lavoratori delle aziende impegnate nelle opere di pre cantiere, e alla definizione di un rapporto di collaborazione Governo Regioni sui problemi connessi alla riscrittura del Piano Energetico Nazionale.
Quando si afferma che occorre riscrivere le scelte energetiche nazionali si definisce un campo di impegno non limitato alle sfere di competenza del Parlamento e del Governo, ma riguardante direttamente anche le Regioni. Ciò non è scontato, per cui l'opera di sollecitazione che proponiamo appare quanto mai opportuna.
Abbiamo letto l'ordine del giorno del Partito socialista presentato successivamente al nostro. Vorrei fare un rilievo che sarà breve anche perché la discussione avrà modo di approfondire i vari aspetti. Leggendo l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista e ascoltando le dichiarazioni rese poc'anzi dai presentatori ci è parso di notare notevoli analogie con il nostro documento, essenzialmente nella parte propositiva dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri socialisti. Le analogie peraltro, non si spingono fino al punto da raccogliere l'esigenza della delegazione a Roma, che noi non consideriamo trascurabile, in quanto giudichiamo riduttivo impegnare solamente la Giunta a rappresentare le nostre esigenze al Governo, tenuto conto che il problema del nucleare, fin dal 1977, è sempre stato affrontato dalla Regione Piemonte in quanto tale in primo luogo dal Consiglio.
Riteniamo che in questo momento cruciale l'impegno al massimo livello della nostra rappresentatività istituzionale vada mantenuto e rafforzato.
Non solo. Rileviamo anche che non ci si può fidare molto di quanto la Giunta si impegna a fare. Faccio grazia ai colleghi presenti della lettura dei molti impegni contenuti negli ordini del giorno votati nei mesi scorsi.
Nessuno di quegli impegni è stato finora realizzato. Cambiano gli Assessori, ma il nulla, in termini di iniziativa della Giunta, rimane immutato. Dobbiamo riconoscere che esiste una coerenza nell'immobilismo e nel nulla fare che è esemplare. Occorre dare atto al governo regionale di questo "fantasma" che corrisponde al governo dell'energia.
Dell'ordine del giorno presentato dalla DC mi pare debba rilevarsi la parte concreta del documento (che ci pare alquanto incerta) che sicuramente non è esplicita come noi riteniamo debba essere.
L'atto che ha fatto partire i lavori a Trino nell'area Po 1 è stata l'autorizzazione del Ministero dell'Industria all'ENEL ad attivare il pre cantiere. Volendo sospendere i lavori, senza che possano sussistere margini di dubbio o riserve di sorta da parte dell'ENEL. occorre chiedere al Governo la revoca, il blocco, la sospensione di quell'atto, che è stato alla base dell'avvio dei lavori.
Detto questo, ci auguriamo che sia possibile, al termine del dibattito giungere alla formazione di un ordine del giorno unitario; a condizione ovviamente, che cadano le ambiguità e si evitino le piccole furbizie cui altre volte abbiamo assistito. Auspichiamo quindi che sia possibile sedersi attorno ad un tavolo per costruire le condizioni di un voto unitario, netto ed esplicito, che corrisponda alle esigenze proposte dal voto popolare e che sia tale, aggiungiamo, da far assolvere alla Regione Piemonte un ruolo attivo nella fissazione di uno dei punti di svolta che deve orientare la ridefinizione delle scelte energetiche nazionali e regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo che illustra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a oltre un anno dall'evento di Chernobyl arriviamo ad un passaggio delicato ed importante. Oggi non dovremmo impegnare la nostra discussione esclusivamente attorno ad un sì o ad un no sulla sospensione dei lavori a Trino, ma credo che si debba impostare un ragionamento più ampio e di prospettiva, pena delegittimare ulteriormente il ruolo che questa assemblea ha in una materia strategica e delicata come l'energia.
Abbiamo dovuto aspettare un referendum (con risultato notevole, che non può essere menomato da nessuna interpretazione particolare) per richiamare l'attenzione ai problemi della sicurezza, per dare priorità a questi problemi. Occorreva dunque un'adeguata mobilitazione di opinione pubblica per vincere poderosi interessi che erano in campo attorno a questa vicenda.
Il tema della sicurezza porta inevitabilmente, al di là di un'analisi "ideologica" sul nucleare, ad un problema di crescita dei costi per l'utilizzo di queste tecnologie, che fa diventare non economico il proseguimento di un programma che si ponga alla base il tema della sicurezza.
Del resto negli stessi Stati Uniti da oltre dieci anni non vengono ordinate centrali nucleari per un complesso di ragioni, soprattutto economiche (gli standards che vengono posti per i problemi della sicurezza portano fuori mercato e rendono non economiche le scelte di questo tipo di tecnologia energetica).
Oggi, purtroppo, dobbiamo discutere dell'avviata costruzione di questa centrale con un vincolo che toglie spazio di governo, che toglie spazio di proposta alla nostra iniziativa. Con questa affermazione non voglio togliere nulla al legittimo comportamento degli altri colleghi, che in una vicenda che è durata un anno e mezzo hanno sostenuto una posizione diversa.
Comunque oggi ci troviamo con le mani imbrigliate riguardo alle scelte sui problemi dell'energia.
Sappiamo poi che esiste l'area degli interessi, che non credo tocchi questo Consiglio, tesa a muovere milioni di metri cubi di inerti, a muovere, comunque, decine di migliaia di metri cubi di cemento, a prescindere dalla valutazione strategica del nucleare o meno. Allo stato attuale delle cose questa assemblea ha tutti i titoli per poter rivendicare uno spazio di proposta attorno a questa vicenda. Quindi non risolveremo il problema oggi pomeriggio con una semplice decisione di sospensione o meno dei lavori. Ci rendiamo conto che esiste un problema aperto, che può far degenerare, in una ambiguità che non potremo più recuperare, il nostro futuro sui grandi temi energetici, oppure, all'opposto, potrebbe dare alla nostra Regione un ruolo attivo per essere presenti sui problemi del ripristino (ricordate le affermazioni dell'ENEL) delle condizioni originarie del sito, oppure di un uso diverso del sito. In questo senso occorre che la Regione non sia emarginata, occorre che il Piano Energetico Nazionale non sia una revisione notarile e tenga conto della "condizione" dell'area Trino 2.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo le mani legate in qualche modo, perché già si scorge il premere di un vincolo vecchio, usato spesso in modo strumentale: il tema dell'occupazione. Vi ricordate negli anni '60, quando grandi speculatori mandavano gli operai ad occupare le sale dei Consigli comunali perché gli si poneva un vincolo a proseguire le opere di costruzioni abusive? La guerra tra poveri che si generava con questo processo era ed è un aspetto estremamente grave e preoccupante.
Oggi dobbiamo evitare l'inserimento di interessi particolari che in qualche modo strumentalizzino il tema dell'occupazione. Non crediamo che su questo tema si possa costruire la strategia energetica della nostra Regione.
Ci suona strano che oltre al pre-cantiere siano iniziate altre opere di costruzione, soprattutto del nocciolo della centrale. Sarebbe opportuno avviare un'indagine amministrativa su queste opere, per capire le ragioni per le quali (se oggi sospendessimo i lavori di costruzione di questa centrale) tali manufatti non sarebbero più utilizzabili e verrebbero ad essere caricati sulla collettività in termini di costi.
Credo ci sia la volontà di tutti di giungere ad un accordo tra i vari ordini del giorno; questo deve avvenire ad una condizione di fondo, senza ambiguità e senza dubbi e con rapidità, come richiesta di revoca di tutti gli atti connessi alle autorizzazioni del pre-cantiere. Se emergerà questo tipo di orientamento, e credo possano sussistere le condizioni, il Gruppo socialista aderirà molto volentieri. Riteniamo questa scelta un fatto importante, come premessa per lavorare realmente su una soluzione futura adeguata. Quindi siamo per ricercare queste condizioni unitarie.
In conclusione deve scaturire da questo dibattito una volontà "piena" nel rapportarci con il Governo e con il Parlamento, per poter far giocare all'esecutivo e al Consiglio di questa Regione un ruolo appropriato sulle scelte future per i problemi energetici e per quanto si è determinato sul sito di Po 1.



PRESIDENTE

Comunico che è stato presentato anche un ordine del giorno da parte del Gruppo MSI-DN che ora verrà distribuito ai Consiglieri.
La parola al Consigliere Brizio che illustra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo DC.



BRIZIO Gian Paolo

Avevamo in un primo tempo chiesto il rinvio della seduta a mercoledì perché ritenevamo che il tema dovesse essere approfondito, sempreché fosse necessario riparlarne. Voglio ricordare che l'ordine del giorno del 10 settembre era già sufficientemente chiaro in quanto prevedeva la sospensione di ogni ulteriore intervento e faceva riferimento soltanto ad opere di sicurezza rinviando già allora alle scelte del Piano Energetico Nazionale.
Non vogliamo affatto ignorare l'esigenza di ribadire queste posizioni di completarle se necessario, dopo un risultato referendario importante, al quale peraltro non vogliamo dare significati che non ha o significati del tutto gratuiti. D'altro canto sono state date valutazioni e interpretazioni diverse dai due colleghi appena intervenuti: Valeri ha interpretato l'esito referendario come un alt al nucleare; Tapparo lo ha invece valutato come espressione di un'esigenza di sicurezza. Questa peraltro è una linea portata avanti autorevolmente dal Partito socialista, come appare dalla lettura, sul "Sole 24 Ore" di sabato, dell'intervento di Roberto Cassola responsabile per l'energia del PSI ed attualmente Presidente della Commissione Industria del Senato, il quale afferma che nel votare "sì" gli italiani si sono espressi per la sicurezza e non per chiudere definitivamente le porte al nucleare.
Voglio dire quindi che dare interpretazioni è pericoloso, i referendum sono stati chiari per i quesiti che riguardavano e ben definiti. In quell'ottica è andato il "sì" che è stato proposto come orientamento dal nostro Partito agli elettori.
Noi prendiamo atto dei risultati e non intendiamo sottovalutarli, n intendiamo peraltro attribuire loro un significato che non può essere attribuito e che sarebbe scorretto attribuire.
Fatta questa premessa, il documento che abbiamo posto all'attenzione del Consiglio fa riferimento ai risultati del referendum; pone il problema del richiamo alla deliberazione del Consiglio del 10 settembre che ripeto era sufficientemente chiara; chiede al Governo di assumere gli atti necessari per sospendere le attività di pre-cantiere della centrale nucleare di Trino Vercellese conosciuta come Trino 2. Il collega Valeri nel suo intervento ha accennato ad una non chiarezza su quest'ultimo passaggio. A me pare invece che il testo sia estremamente chiaro utilizzando i termini che si possono usare: "sospendere le autorizzazioni" può essere la via corretta, come può essere necessario altro provvedimento per fermare i lavori. Il tipo del provvedimento non può essere oggi definito perché vari possono essere i provvedimenti necessari. Siamo stati generici nell'indicazione degli atti da compiere, perché tocca al Governo individuarli ed assumerli, ma siamo precisi sul risultato da ottenere: la sospensione di tutte le attività di pre-cantiere.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



BRIZIO Gian Paolo

Caro Staglianò, l'ordine del giorno che hai firmato tu chiede al Governo di bloccare i lavori, invece nel nostro si parla di "atti necessari a sospendere", che è più preciso nella sua genericità, o quanto meno più ampio, poiché consente al Governo di utilizzare gli strumenti più idonei e legittimi. Ma su questo possiamo intenderci. Se si tratta di una questione di interpretazione l'accordo può essere raggiunto, se si tratta invece di volersi fermare sulle parole certamente ci troveremo in difficoltà nell'approvazione di un documento unitario, che per parte nostra auspichiamo e per il quale c'è la nostra totale disponibilità.
Il nostro ordine del giorno sottolinea l'urgenza di conoscere lo stato di attuazione dei programmi e dei progetti italiani relativi all'adozione di tecnologie nucleari di nuova concezione che garantiscano la sicurezza perché è in questo senso che noi interpretiamo la valutazione elettorale e la posizione politica complessiva del Paese e chiediamo al Governo e al Parlamento una definizione urgente del nuovo Piano Energetico Nazionale con i nuovi indirizzi e le nuove determinazioni poiché tutti, credo, conveniamo sulla necessità di un nuovo PEN e di una linea di intervento considerato che il fabbisogno di energia è indiscutibile. E' sufficiente leggere ancora l'intervento post referendario su "Repubblica" del Presidente dell'ENEL Viezzoli per comprendere che il fabbisogno c'è.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



BRIZIO Gian Paolo

Caro Staglianò, non bisogna sempre pensare che ciascuno sia legato solo alla propria funzione, altrimenti verrebbe da pensare che tu sia legato a quella di contestatore di tutto. Non ha senso che il fatto di essere Presidente dell'ENEL debba comportare l'adesione al nucleare. Il Presidente dell'ENEL si fa carico e deve farsi carico di dare energia al Paese e quindi di far produrre energia da parte dell'ENEL: questo è il suo compito nell'interesse generale dell'economia del Paese.
Esiste quindi la necessità che sia predisposto un nuovo PEN, l'abbiamo già sottolineata da tempo, e questo lo dobbiamo richiedere con forza al Governo e al Parlamento anche perché dobbiamo uscire, per quello che riguarda il Piemonte, da una fase di indeterminatezza e di incertezza in ordine alla destinazione finale dell'area di Trino sulla quale vogliamo come Regione, riprendere una nostra funzione e un nostro ruolo. Anche se oggi la decisione compete al Governo e al Parlamento, la Regione non potrà essere in alcun modo posta fuori da un problema di scelte territoriali importanti e intorno alle quali un ruolo regionale non può mancare.



PRESIDENTE

Comunico che è stato altresì presentato un ordine del giorno da parte del Gruppo liberale che ho provveduto a far distribuire ai Consiglieri.
La parola al Consigliere Majorino che illustra l'ordine del giorno del Gruppo MSI-DN.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in apertura della presa di posizione del nostro Gruppo in ordine a questa problematica e alla illustrazione del nostro ordine del giorno, desidero ancora una volta ricordare quanto noi abbiamo sempre premesso alle nostre prese di posizione in questa delicatissima e complessa materia (a decorrere sin dalla nostra prima presa di posizione ufficiale che risale al lontano ottobre 1979) l'essere in linea di principio tendenzialmente favorevoli all'opzione nucleare nell'ambito della sicurezza come problema preliminare, non dimenticando che il problema è di carattere europeo e non solo nazionale.
Fatta questa affermazione è necessario calare nella realtà piemontese alla luce delle risultanze del referendum, al quale si collega il nostro ordine del giorno.
Il referendum, come è noto, ha portato all'abrogazione della legge 10/1/1983 n. 8, legge che secondo la nostra interpretazione monetizzava il rischio; più precisamente prevedeva contributi a favore dei Comuni e delle Regioni destinati ad essere sede di centrali elettriche in generale ed elettronucleari in particolare. A nostro avviso esiste un'interconnessione fra la legge 2/8/1975, n. 393 (che tramite una complessa procedura prevede la possibilità di localizzare centrali elettronucleari) e questa normativa abrogata (la legge n. 8) che prevede la monetizzazione del rischio, ovvero i contributi a favore dei Comuni e delle Regioni che possono vedere installata nel loro territorio una centrale nucleare. Queste due leggi nelle quali sono confluite determinate scelte politiche, o stanno insieme o cadono insieme. Nel senso che, abrogata con il referendum la legge n. 8 non può rimanere in piedi e procedere di per sé sola nella sua fase esecutiva la legge n. 393 del 1975, che in Piemonte ha avuto una certa attuazione ed un certo indirizzo. Per cui è necessario proseguire in quel momento di riflessione cui si riferì espressamente il Governo (e per esso il Ministro dell'Industria nella seduta parlamentare del 6 agosto 1987) e richiamata nell'ordine del giorno votato in quest'aula ai primi di settembre di quest'anno. Questa verifica, pausa di riflessione, che si diceva dovrà durare fino al 31/12/1987, mi pare esca rafforzata in seguito all'abrogazione della legge n. 8.
Cosa si chiede allora con il nostro ordine del giorno? Che si insista nel chiedere al Governo e all'ENEL una sospensione, finalizzata a due ben determinati e concreti eventi: l'uno, la predisposizione del nuovo PEN sul quale tutte le forze politiche, a cominciare dal Governo e per esso dal Ministro dell'Industria, si sono pronunciate immediatamente dopo il referendum, ma soprattutto alla emanazione di una nuova normativa, nel termine dei quattro mesi, in materia di contributi ai Comuni e alle Regioni suscettibili di vedere installata nel loro territorio una centrale nucleare.
Se non ci sarà questa normativa, strettamente interconnessa con una normativa madre o normativa principale in materia di installazioni delle centrali nucleari, penso che il discorso dovrebbe chiudersi. Se ci sarà questa nuova normativa si dovrà esaminare se si potrà proseguire sullo sfondo della sicurezza richiesta per le centrali, cui più volte ci siamo richiamati.
Per i motivi illustrati, preminentemente legati a questa interconnessione tra le normative, noi siamo dell'opinione di pervenire ad una sospensione. Penso che effettivamente si tratti di un gioco di parole: dobbiamo interpretare la sospensione come sospensione degli atti autorizzativi o come sospensione del pre-cantiere o, ancora, della prosecuzione? A me pare che il concetto di sospensione debba avere un significato univoco. Quando si chiede che si sospendano i lavori di pre cantiere mi pare che si esprima un concetto ben determinato. Noi ancoriamo peraltro questa sospensione all'emanazione sia del nuovo PEN sia delle nuove normative in materia di contributi ai Comuni e alle Regioni suscettibili di vedersi collocata una centrale elettronucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini per l'illustrazione dell'ordine del giorno del Gruppo liberale.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi, la proposta di ordine del giorno sottoscritta dai Consiglieri del Gruppo liberale non è stata predisposta per completezza di fascicolo, per trovarcisi tutti nell'indice, ma perch rivendichiamo come Gruppo una posizione di coerenza rispetto a questo problema, cioè il ruolo di governo che la Regione deve svolgere, che in questo momento ci sembra debba essere riaffermato e rilanciato.
Si è voluta fare, anche in questa sede, qualche considerazione in ordine al giudizio da dare sul referendum. Sul referendum non si discute si registra: l'80% si è espresso in un modo, il 20% nell'altro. Che poi il 40% degli italiani ritenga di non esercitare il proprio diritto funzionale come viene chiamato dalla Costituzione, di concorrere alle decisioni della società sono questioni che potranno interessare al sociologo, ma poco possono interessare al politico.
I liberali ritengono che si sia pervenuti a questo risultato attraverso un processo di disinformazione e di strumentalizzazione irresponsabile da parte di diversi soggetti (mass-media, uomini di cultura, politici) che hanno giocato su una questione dimenticandosi che si giocava con un valore (quello della scienza) e una fiducia (quella sulla tecnica) che sono beni con i quali è bene giocare con molta più prudenza. Certo è difficile fare le centrali nucleari, invece sembra che sia facile dissertare sulle centrali nucleari.
Noi riteniamo che il risultato al quale si è pervenuti, che a me sembra debba essere rispettato e gestito nel modo più coerente, indubbiamente segnerà per il nostro Paese un punto difficile. Un punto difficile di superamento di un equivoco grossolano: il referendum riguardava tutte le centrali, meno quelle a gasolio che non si fanno più perché costano troppo.
Che si svolgesse su tutte le centrali non è mai stato detto.
Questo dibattito si è avviato e si è concluso su un falso e cioè che Chernobyl insegni. Chernobyl non insegna niente. Questo è un falso tecnico scientifico, culturale che secondo me rimarrà come una pagina brutta del sistema Italia, del sistema informativo, politico, culturale. Lasciar passare nel nostro Paese l'impressione che Chernobyl insegni è una questione che lasceremo giudicare alla storia.
Il nostro ordine del giorno si preoccupa di due questioni: 1) il ruolo regionale 2) essere coraggiosi e chiari nei confronti delle popolazioni interessate.
Oggi non si chiude la questione della centrale di Trino, in realtà si apre. Fino a ieri era considerata come questione chiusa nel senso che i Comuni, la Regione ed il Governo si erano espressi. Quindi bisogna dire alle popolazioni interessate che la questione è ancora aperta e le forze politiche devono avere il coraggio di risolverla in un modo o nell'altro.
A nostro modo di vedere, dal documento (su cui gradiremmo si registrasse l'unanimità del Consiglio o comunque fosse espressione di una larghissima maggioranza) deve emergere che il problema è aperto e che la Regione ha un ruolo istituzionale di governo. Non limitiamoci a chiedere che il Governo decida: la Regione deve concorrere alla decisione del PEN.
Noi riteniamo che la Regione debba decidere, su questo, insieme al Governo: decidere in ordine al ripristino dello status quo a Trino oppure decidere in ordine ad un'altra utilizzazione di Trino. Non dico diversa, perch qualunque utilizzazione energetica di Trino comporterebbe una utilizzazione superata dal referendum. Quindi, qualunque utilizzazione di Trino va rimessa in discussione, perché qualunque possibilità non è consentita dallo spirito del referendum. Una centrale policombustibile, una centrale a gas una centrale a carbone, una centrale nucleare, hanno avuto giudizio non positivo da parte degli elettori interessati. A Trino la questione è aperta su tutto il versante. Vedo qualche sconcerto tra i banchi della sinistra, ma le cose stanno esattamente così. Bisogna dire forte e chiaro alla gente che il confronto politico tra le forze politiche e le responsabilità della Giunta e della maggioranza comincia da oggi.
Non mi sembra quindi corretto lasciar uscire di qui un documento che fa della sospensione dei lavori il momento centrale dei lavori di questo Consiglio. Il momento centrale dei lavori di questo Consiglio sarà decidere con il Governo se Trino verrà ripristinata o se Trino verrà utilizzata.
Sciolto questo nodo bisognerà decidere con il Governo come utilizzare Trino, qualora si decidesse di utilizzarla. E' un momento delicato che richiede molta chiarezza rispetto all'esterno e molta responsabilità nei rapporti fra di noi.
Probabilmente nel corso di questa legislatura ci troveremo a leggere la nuova stesura del PEN che, qualora consideri superato Trino, troverà evidentemente la presa d'atto unanime dei colleghi. Forse la Regione non verrà neanche coinvolta in questa vicenda; ci sarà una cancellazione del sito Trino. Ma se il sito Trino verrà mantenuto, su questo si aprirà il dibattito e il ruolo regionale si esprimerà in tutta la sua valenza. I diversi aspetti sono il valore della chiarezza verso l'esterno e il ruolo di governo che la Regione deve svolgere senza limitarsi a chiedere al Governo che cosa fa. La Regione deve intervenire per ribaltare il folle risultato venuto da questo referendum in ordine al ristoro finanziario ai Comuni e alla Regione.
Qualcuno l'ha chiamato il prezzo della paura, ma una cosa è certa: che un impianto di potenza, sia esso nucleare o no, comporta degli sconvolgimenti tali sul territorio (non limitati ad un solo Comune) che non si può immaginare l'assenza di risorse destinate a riequilibrare gli sconquassi che ne verranno. A livello legislativo bisogna individuare qual è il livello operativo, decisionale e di programmazione che deve fare ricadere queste risorse sul territorio, non in termini di corrispettivo di un voto, ma come esigenza fisiologica richiesta dallo sconquasso sul territorio che un grande intervento di questa natura comporta.
Sulla richiesta di sospensione dei lavori di Trino noi concludiamo sulla formula che per questioni di un minimo di accorpamento abbiamo ricopiato testualmente dal dispositivo suggerito dalla DC. Non ci formalizziamo su questo. Noi daremo il nostro voto a un documento che faccia emergere chiaramente che esiste un problema aperto sul sito Trino: conviene ripiantarci il riso o usarlo per la localizzazione di un sistema energetico di alta potenza? Ci sembra che questo sia doveroso in termini di chiarezza, ma soprattutto di responsabilità. Se è immaginabile che in questo momento non ponga problemi di maggioranza l'atteggiarsi diverso rispetto ad una questione che fino a ieri era di natura culturale, la questione nucleare mi sembra che da oggi in avanti l'atteggiamento sul sito di Trino non possa più essere per la maggioranza un fatto meramente culturale "sì al nucleare", "no al nucleare". Non potremo più dividerci all'interno della maggioranza in termini culturali, ci dovremo dividere in termini di programma. Vogliamo in questa Regione una centrale di potenza o no? Quale centrale di potenza è accettabile a Trino e quale non è accettabile? Questi sono problemi che non attengono più alla cultura, ma alla responsabilità di governo. Quindi il problema che poniamo vuole anche essere l'anticipazione di responsabilità per le quali ci sembra doveroso richiedere, come Gruppo l'attenzione della Giunta e della maggioranza.
Si è chiusa la fase culturale, si apre la questione politica su Trino.
Desideriamo che questo emerga in assoluta chiarezza sia verso l'esterno cioè verso i cittadini, sia nei confronti delle forze politiche soprattutto di quelle che hanno responsabilità di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

C'è un'aura di tensione abbastanza immotivata. Penso che sarebbe stato più utile se la Presidenza del Consiglio, anziché intruppare un po' di carabinieri davanti all'ingresso, avesse messo degli altoparlanti per consentire ai manifestanti che sono fuori, pochi o tanti che siano, di seguire direttamente i lavori dell'aula. Non mi pare una cosa così straordinaria. Così come mi pare singolare che anche in questa circostanza (quando c'è un certo tipo di manifestanti) si metta il tetto d'ingresso dalla parte del pubblico per chi lo richiede.
Penso che sia una tensione immotivata, perché siamo molto tranquilli signor Presidente, per quanto è avvenuto l'8 e il 9 di novembre: una grande prova di democrazia che ha parlato in maniera inequivocabile. Si volta pagina, questo hanno detto i cittadini italiani e questo ha dovuto riconoscere lo stesso direttore di "Repubblica", Eugenio Scalfari diventato il portastendardo dello schieramento industrialista e filonucleare. Egli ha dovuto scrivere, subito dopo il voto, che l'abrogazione delle norme sulla localizzazione degli impianti e sulla monetizzazione del rischio preclude di fatto la via a questa fonte energetica. Così stanno le cose, perché questo avevamo chiesto come comitato promotore dei referendum. L'avevamo chiesto e lo abbiamo ottenuto caro Brizio.
Abbiamo ottenuto un voto per soffocare il nucleare che con Chernobyl checché ne dica il collega Marchini, si è confermata agli occhi delle grandi masse, e questo è un evento di rilevantissima importanza, una tecnologia ad un rischio socialmente inaccettabile. Io rispetto la volontà del popolo che in questo caso mi pare non abbia espresso grandi dubbi. Che fosse questo il senso del voto è confermato dall'autorevole riscontro della Corte Costituzionale, la quale, con nota pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 7 dell'11 febbraio 1987, ha scritto nella sentenza n. 25 del 16 gennaio 1987, esprimendo il giudizio di ammissibilità sui quesiti referendari, testualmente quanto segue: "Le tre richieste referendarie in epigrafe pur concernendo distinte disposizioni di legge mirano a realizzare sul comune tema delle centrali elettronucleari effetti abrogativi interferenti. Pertanto i relativi giudizi vanno riuniti e decisi con unica sentenza". Effetti abrogativi interferenti significa esattamente quello che hanno capito tutti i cittadini che hanno ritenuto di recarsi alle urne.
D'altra parte sulla storia dei pochi cittadini che si sono recati alle urne inviterei i colleghi, che sono in buona fede nell'analizzare questo tipo di fenomeno, politici o sociologi che siano, a considerare quello che è avvenuto nelle zone geografiche del nostro Paese, laddove la percentuale dei votanti è stata più alta della media nazionale. I sì sono stati esattamente nella media del risultato complessivo.
Che si volta pagina, se non leggo male i giornali, l'ha scritto anche "L'Avanti" dell'11 novembre scorso. Di conseguenza i 10.000 megawatt del Piano Nucleare Unificato, il cosiddetto PUN che avrebbe dovuto cominciare da Trino, sono cancellati.
Noi di DP riteniamo che sia importante quanto ha detto poc'anzi il collega e compagno Tapparo e proprio perché condivido lo spirito delle sue parole non capisco perché il Gruppo socialista non abbia voluto firmare il nostro ordine del giorno, così come espressamente avevamo proposto. Per "nostro ordine del giorno" intendo quello dei Gruppi che hanno condensato in poche chiare parole la presa d'atto che si volta pagina.
E' vero, Marchini, siamo tutti quanti di fronte alla ristesura del Piano Energetico Nazionale. I legislatori nazionali dovranno tenere conto dei dati più aggiornati, ad esempio, sull'andamento dei consumi energetici ed in particolare sul cosiddetto disaccoppiamento tra sviluppo economico e crescita dei consumi. Che cos'è questo disaccoppiamento tra sviluppo economico e crescita dei consumi? E' un processo che veniva auspicato, fin dal 1979, dal famoso rapporto Sèjour commissionato dalla Comunità Economica Europea per cercare di prendere atto di alcuni processi, anche nell'innovazione tecnologica, che avevano evidenti risvolti sui consumi energetici.
Riguardo a questo problema, che noi riteniamo molto rilevante, l'ultima illustre conferma dell'entità del fenomeno stesso è contenuta in un'indagine svolta dall'International Energy Agency (IEA), secondo la quale nei 21 Paesi industrializzati affiliati all'organizzazione l'efficienza con la quale l'energia viene impiegata nei diversi usi risulta essere aumentata rispetto ai primi anni '70 di oltre il 20%. Sempre secondo gli analisti dell'IEA mentre il prodotto interno lordo complessivo degli Stati membri è aumentato tra il 1974 e il 1985 di circa il 32%, il loro consumo di energia è cresciuto complessivamente meno del 5%. Nella Comunità Economica Europea i consumi energetici totali sono addirittura scesi dai 983 megatep del 1973 ai 962 del 1985. Ciò ha significato, rispetto al trend precedente la crisi petrolifera del 1973, un risparmio di energia pari a 880 milioni di tonnellate di petrolio all'anno. Questi sono dati ufficiali di fonte indiscutibile non trattandosi, ahimè, del centro studi di DP.
I legislatori devono tener conto di questi dati ed io ho voluto citare ampiamente questo rapporto commissionato dalla Comunità Economica Europea anche a beneficio del collega Brizio.
La Regione Piemonte, perciò, farebbe bene a mettere mano ad un piano energetico regionale che comprenda e valorizzi le fonti energetiche rinnovabili. Chi non ha la memoria cortissima ricorderà che dal primo momento in cui abbiamo messo piede in quest'aula andiamo rinnovando con atti anche consiliari questa esigenza: valorizzare le fonti energetiche rinnovabili a cominciare dall'idroelettrico e dall'ammodernamento delle turbine delle centrali esistenti. Anche qui una fonte insospettabile: la ricerca fatta dalla Officine Savigliano, la SNOS, secondo la quale rinnovando le turbine delle centrali esistenti (è un importantissimo contributo che il compagno Gianni Alasia, deputato comunista, ha voluto portare all'attenzione del Parlamento intero) sarebbe possibile aumentare già negli impianti esistenti la potenza del 50%.
La proposta di discutere in quest'aula di questi argomenti l'avevamo avanzata sin dal dicembre 1984, vigilia della decisione scellerata, noi diciamo, di dare il via alla costruzione dell'impianto di Trino 2.
Se si facesse davvero tutto questo, caro Brizio, riusciremmo a recuperare come Regione quel ruolo istituzionale a cui si è rinunciato per limitarsi a fare i passacarte di decisioni ministeriali.
Per fare effettivamente tutto questo va decretata - ed è questo il senso dell'ordine del giorno - l'immediata revoca di tutte le autorizzazioni concesse e anche delle commesse. Il nostro ordine del giorno chiede al Governo di decretare il blocco immediato delle autorizzazioni rilasciate all'ENEL per l'apertura del pre-cantiere della centrale nucleare di Trino 2. Questo dice e non quello che erroneamente il Consigliere Brizio ha interpretato poc'anzi.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, diciamo basta alle sfumature e ai giochini sulle parole. Altri conteggeranno quanti sono i dibattiti che su questo tema svolgiamo.
E noi, lo ricorderanno quelli che non hanno la memoria corta, abbiamo affrontato questi momenti con l'ottimismo di essere in sintonia con il pensiero della stragrande maggioranza del nostro Paese. Ciò che è avvenuto nel comportamento dell'ENEL e della Giunta non ha fatto, signor Presidente che confermare i nostri timori e le nostre denunce. Cito soltanto i dati relativi a due situazioni: 1) sull'andamento dei lavori: al 31 agosto erano stati portati al cantiere di Leri-Cavour 1.367.934 mq di inerti; nel mese di settembre questi metri cubi di inerti sono diventati 1.510.105, cioè sono stati trasportati 142.171 mq di inerti in più nel cantiere Leri-Cavour nonostante tutti gli ordini del giorno votati in quest'aula. Ho calcolato 5.687 autocarri da 25 mq ciascuno che hanno transitato dalle zone di scavo fino al cantiere di Leri-Cavour nel solo mese di settembre. Mentre noi votavamo ordini del giorno di sospensione il Presidente della Giunta Beltrami (e questo è un argomento che hanno sollevato anche altri colleghi) con l'ordinanza n. 4927 del 15 ottobre 1987 ha autorizzato gli espropri per la costruzione della linea da 15 mila volt per l'alimentazione dei cantieri di Leri-Cavour. E - cosa ancora più grave - con l'ordinanza n. 4882 del 10 settembre 1987 (ho guardato il calendario, ciò avvenne poco prima che noi incominciassimo la seduta straordinaria in cui si votava l'ordine del giorno di sospensione dei lavori) il Presidente Beltrami ha autorizzato l'esproprio per la costruzione di una linea da 132 chilovolt. Come tutti i tecnici sanno si tratta di uno spezzone di linea per il trasporto di energia prodotta dalla centrale di Leri e non soltanto, come nel caso precedente, di linee per l'alimentazione del cantiere.
Per questo non ci accontentiamo più delle parole e rispetto a questo comportamento della Giunta, che noi denunciamo con tutta la nostra forza proponiamo come DP, e chiediamo anche agli altri Gruppi di associarsi a noi, un ordine del giorno di censura nei confronti del comportamento della Giunta Beltrami.
Ai compagni socialisti con franchezza e fraternità diciamo che non basta riconvertirsi (come autorevoli socialisti danno segno di voler fare) da nuclearisti a gasisti, ENI godendo. In discussione vi è la struttura centralizzata dell'attuale sistema energetico per consentire un ricorso effettivo alla diversificazione delle fonti e un controllo dal basso sull'impatto socio-ambientale della scienza e delle tecnologie, perché è questa, caro Marchini, la vera lezione di Chernobyl.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Caro Presidente del Consiglio, ho imparato molte cose rispetto all'atteggiamento sia di quest'aula consiliare sia del PSI oggi. Con la bocciatura della questione preliminare si è data una ottima mano alla Giunta regionale e al suo atteggiamento richiamato poc'anzi dal Consigliere Staglianò rispetto all'ottemperanza degli ordini del giorno.
Ogni volta che si parla di nucleare in aula c'è tensione e soprattutto c'è decisionismo di marca "craxiana".
Allora si voleva - e suppongo si vorrebbe ancora - far finta di votare degli ordini del giorno che abbiano un senso e non invece degli ordini del giorno che sono una presa in giro per il Consiglio regionale e per la popolazione piemontese.
Fatta questa premessa ritiro la mia firma all'ordine del giorno che porta anche quelle dei colleghi Valeri, Pezzana e Staglianò. Non perché non condivida quanto in esso è contenuto, ma perché vedo, soprattutto rispetto all'ultimo ordine del giorno ancora qui magnificato dal collega Brizio, la totale inutilità di affidare un qualsiasi impegno a questa Giunta regionale. Inutilità che si rispecchia nella correttezza dei comportamenti.
Correttezza dei comportamenti che, a questo punto, vanno pubblicamente dichiarati.
Il collega Staglianò ha richiamato l'ordinanza n. 4882 relativa alle linee elettriche da 132 chilovolt Livorno Ferraris - centrale elettronucleare Piemonte, asservimento in via coattiva. Su questa ordinanza, firmata il 10 settembre dal Presidente Beltrami, mercoledì scorso amichevolmente, con estrema gentilezza e delicatezza, facendo atto della buona fede del Presidente ed anche del fatto che si firmano tante cose, ho fatto presente al Presidente della Giunta regionale che la firma di questo atto era totalmente in contrasto con gli atteggiamenti e le decisioni del Consiglio regionale; non solo in contrasto con quanto contenuto nell'ordine del giorno del 10 settembre che era chiarissimo e che diceva che la Giunta regionale non doveva assumere iniziative che direttamente o indirettamente potessero consentire l'attivazione di ulteriori lavori ed opere. Sottolineo i termini "direttamente" o "indirettamente" ed i termini "lavori" ed "opere", senza alcun preciso riferimento al pre-cantiere. La linea da 132 chilovolt che va da Livorno Ferraris al sito del cantiere è una linea espressamente richiamata da un documento ENEL del 16 luglio 1985 dal titolo "Elettrodotti di collegamento della centrale alla rete nazionale" ed è addirittura già vista in funzione del collegamento della centrale con la rete nazionale, come dire che all'ENEL non interessa nulla di che cosa ne pensa la popolazione. Del resto, il Ministro Battaglia ha ampiamente dimostrato, in televisione e di fronte agli italiani, quale valore venga attribuito ai risultati referendari. Analoghi atteggiamenti hanno espresso anche Colombo, Viezzoli e i soliti altri, ritenendo di essere loro e non il Parlamento, non il popolo, a fare la nostra politica energetica.
Probabilmente appartengo ad una generazione che pensa si possa dialogare in maniera elegante e senza rozzezza, senza insulti, senza barricate, senza dichiarazioni fulminanti ai giornali. Bene, con il comportamento di totale latitanza della Giunta regionale in merito e con quello del Presidente del Consiglio (che ha ampiamente coperto questo comportamento rifacendosi ai regolamenti consiliari, adducendo scuse del tipo: "tu sei l'ultimo arrivato, non sai come si leggono"), ho scoperto, se non altro, l'inutilità delle forme di correttezza. Ho capito, con due anni di ritardo, tutto questo. Le prossime volte cercherò di non più rifarmi a questi arcaici modelli, ma è anche chiaro che questo vuol dire qualcosa di preciso rispetto alla buona fede che avevo accreditato a questa Giunta regionale.
Vengo all'altro grande latitante: un Assessore, del quale ho sempre apprezzato le posizioni, fin dalle prime votazioni sulle centrali, quando aveva assunto atteggiamenti che lo distaccavano dal proprio Partito.
L'Assessore Cernetti è il grande assente nel controllo regionale in materia di inerti. Anche qui bisogna forse usare metodi più pesanti anzich limitarsi a fare un'interrogazione lunga quattro pagine che puntualmente rilegge ed analizza, per gli uffici dell'Assessorato che non sembrano capaci di farlo, i documenti che l'ENEL ci trasmette. L'ENEL fornisce uno splendido aggiornamento sull'approvvigionamento degli inerti, probabilmente però lo fornisce ad un "Servizio cave" totalmente incapace di leggerlo.
Incapace di leggere, ad esempio, che l'approvvigionamento degli inerti al cantiere rispetta esattamente le previsioni dell'aprile 1986 fornite dallo stesso ENEL. cioè le previsioni precedenti all'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Con due soli motivi di ritardo: uno dovuto all'ENEL stesso, che ci ha fornito un documento che prevedeva l'inizio dell'approvvigionamento al cantiere a partire dal gennaio 1986, mentre i primi inerti sono pervenuti a maggio 1986, sotto la pioggia e le nuvole radioattive di Chenobyl. L'ENEL. come tutti sanno, ha iniziato a portare terra e materiale al cantiere proprio nei giorni successivi all'incidente di Chernobyl. Per questo dobbiamo essere capaci di leggere i segni e i simboli che l'ENEL ci vuole comunicare. E in questo caso il messaggio è inequivocabile; l'ENEL ci dice: "Ma tu credi che Chernobyl conti qualcosa?".
Il secondo motivo di flessione nell'approvvigionamento è dovuto alla decisione del TAR del Piemonte di sospendere dei lavori: 15 giorni a dicembre e la neve del mese di gennaio 1987. Per il resto, l'afflusso di inerti è proseguito con le stesse, precise modalità indicate dall'ENEL nell'aprile 1986. Stessi quantitativi mensili e stesso incremento di afflusso. I ritardi di alcuni mesi sono dovuti, ripeto, a conseguenze che l'ENEL ha dovuto subire, alla sua incapacità di attivare immediatamente l'afflusso al cantiere a gennaio 1986, ad una decisione del Tribunale amministrativo e ad una decisione del buon Dio che ogni tanto manda la neve. Speriamo che quest'anno ne mandi ancora di più, perché è solo nella neve che possiamo contare.
La Regione continua a non ammettere che la quantità di inerti giunta al cantiere ha ormai superato abbondantemente la quantità assentita dalla Regione, cioè 500 mila metri cubi. Nessun controllo regionale è mai stato messo in atto e nessuna salvaguardia del verbale d'intesa è mai stata neanche tentata o sfiorata. Il verbale d'intesa riguardava i cittadini piemontesi.
Ma c'è di peggio: l'ENEL ha aperto (è descritto ampiamente sui documenti che l'ENEL produce, ma l'Assessore Cernetti non pare essersene resa conto) una cava nel sito della centrale nucleare; cava la cui apertura era già negata come ipotesi dagli Atenei piemontesi, negata dall'allora Assessore Rivalta, negata espressamente dal verbale d'intesa, negata ancora dalla Commissione cave e torbiere nel maggio-giugno 1986. Si tratta di una cava abusiva, senza ombra di dubbio, perché ormai sono 60 mila metri cubi già sistemati, per stabilizzare le strade presenti nel cantiere. Non credo comunque che la Giunta regionale tenga conto di questa cava abusiva.
E' anche difficile capire quale credito possa ancora essere dato alla famosa (e tanto sbandierata da Brizio e da altri) lettera del settembre 1986 in cui l'ENEL si impegnava, come poi ha fatto ogni 15 giorni, a ripristinare il sito accumulando il materiale da qualche parte. Sappiamo che il materiale lo sta accumulando sotto le strade che funzionano per costruire il cantiere. Questo però allora non ce l'aveva detto.
L'Assessore Vetrino è molto attento alle vicende relative al Magistrato del Po e di questo io gliene ho sempre dato atto. Vorrei che però fosse chiaro che ormai il Magistrato del Po ha modificato radicalmente i suoi compiti istitutivi, nel senso che egli ritiene, ora, che il suo compito istitutivo sia quello di approvvigionare 5 milioni e mezzo di metri cubi al cantiere di Leri-Cavour. Tutto l'approvvigionamento, infatti, passa ora attraverso il Magistrato del Po, che una volta credevamo dovesse per istituto avere il compito di preoccuparsi dell'assetto idrogeologico del bacino fluviale del Po. Di fatto, invece, fornisce ogni possibile autorizzazione per prelevare ghiaia e qualsiasi altra cosa (credo anche rottami se ci fossero) da qualsiasi fiume, torrente o ruscello di sua competenza che scorra nelle vicinanze del sito. Vorrei capire, allora, se in futuro all'impatto ambientale della centrale saremo costretti ad aggiungere le alluvioni che saranno legate all'uso improprio di ogni torrente piemontese come sito di cava per la centrale nucleare di Leri Cavour.
I cari Comuni antinuclearisti della zona Po 1, o che tali si presumono rilasciano fantastiche concessioni edilizie. Qui incontriamo la vicenda più ridicola e balzana dell'intera questione. Nel Comune di Fontanetto Po, ad esempio, c'è qualcuno che pensa che i problemi occupazionali si possano risolvere allevando pesci. La cosa può sembrare spiritosa, però è successo che a qualcuno sia venuto in mente, possedendo del terreno, che fosse una buona idea quella di farne una vasca per piscicoltura a due passi dalla centrale nucleare. Le future radiazioni e magari l'acqua calda faranno miracoli. Ottiene quindi la concessione edilizia dal Comune per poter realizzare questa vasca e poi tutto il materiale che di qui esce è indirizzato alla centrale di Trino Vercellese. Qualcuno dirà che tutto ci è vietato dalle leggi regionali in quanto non è stata rilasciata alcuna autorizzazione dalla Regione. Questo potrebbe essere vero se riguardasse casi diversi, ma riguardando la centrale di Trino si è concesso di portare via in un mese, dallo scavo di una vasca per piscicoltura, 35.800 metri cubi di materiale.
Quindi se al materiale proveniente dalla Cascina Favorita di Fontanetto aggiungiamo altri 57.000 metri cubi di rilevati, eseguiti con terre provenienti da scavi all'interno del cantiere, possiamo vedere quanto sia brillante la situazione, tale da rendere del tutto superfluo l'affidare a questa Giunta regionale qualsiasi intervento relativo alla centrale elettronucleare di Trino Vercellese.
Questa Giunta regionale, con competenze che riguardano diversi Assessorati, sembra abbia messo in moto ogni possibile forma di elusione (non è il caso di richiamare Ponzio Pilato) per garantire in ogni modo all'ENEL la totale e tranquilla prosecuzione dei lavori. Da nessun documento dell'ENEL è possibile trarre la conclusione che vi sia stata la minima flessione, il minimo rallentamento nei lavori in corso presso il cantiere.
O questa è una scelta politica precisa, oppure la conclusione (poco simpatica per la Giunta e per i suoi esponenti) è l'incapacità a governare.
Sono dichiarazioni che speravo di non dover fare con questo tono. In precedenza, infatti, le stesse argomentazioni e le stesse richieste erano state avanzate in modo ancora interlocutorio nella speranza che si trattasse semplicemente di ritardi, incongruenze o complicazioni burocratiche. Invece non è così e non c'è più nessun elemento che mi permetta di dare credito di qualche attenzione, rispetto a quello che votiamo in merito alla centrale nucleare, da parte di questa Giunta.
Confermo pertanto il ritiro della mia firma dall'ordine del giorno e dichiaro la mia totale non disponibilità a un ordine del giorno unitario perché unirebbe prese in giro a prese in giro. Attenderò il seguito della discussione, nel corso della quale mi auguro venga una chiarificazione da parte della Giunta regionale rispetto ai temi sollevati, per decidere il mio comportamento in sede di voto, che rimando ad una dichiarazione successiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Gli ordini del giorno presentati in fondo hanno una premessa in comune: tutti partono dalle considerazioni che riguardano l'esito del referendum che si è svolto la scorsa settimana.



NERVIANI Enrico

Con diverse interpretazioni.



STROBBIA Stefano

Vorrei aprire una breve parentesi per fare una precisazione intorno al referendum.
A nostro giudizio il Paese è stato chiamato, in modo equivoco e strumentale, a concorrere ad un gioco la cui vera posta non era tanto nella risposta referendaria, quanto piuttosto nell'interpretazione che si sarebbe data alla risposta referendaria. E il fatto che la maggior parte dei cittadini italiani siano corsi a fare il loro dovere (l'affluenza è stata superiore al 50%) per alcuni aspetti è stata una non immeritata risposta al tentativo di strumentalizzazione che è avvenuto nei giorni precedenti allo svolgersi del referendum. Ancora una volta, di fronte al rischio che fosse svilito questo importante istituto della nostra Costituzione repubblicana la parte migliore del Paese ha reagito. Noi crediamo sia andata ad esprimere il proprio parere, nella opzione referendaria concessagli, prima per difendere la democraticità dell'istituto, poi per dare un parere in proposito. Numerosi miei conoscenti ed amici hanno aspettato di andare a votare all'una e mezza del pomeriggio di lunedì; in molti hanno aspettato di conoscere l'affluenza dei cittadini alle urne. Dal grafico realizzato dal Ministero degli Interni appare una notevole impennata dell'afflusso alle urne fra le ore 13,30 e le ore 14 di lunedì, fascia oraria normalmente contraria ai comportamenti e alle abitudini (non escluse quelle alimentari) degli italiani soprattutto nell'area meridionale del Paese. I cittadini sanno che problemi come quello del nucleare e della giustizia sono temi essenziali per la loro vita e per lo sviluppo della comunità, quindi non era pensabile risolvere problemi di questa portata con una votazione schematica di tipo referendario. Subito dopo, è evidente, ha avuto il suo inevitabile ruolo l'interpretazione del risultato. Ma, con tutta onestà credo che nessuno possa dire che la vittoria dei sì possa significare abbandono definitivo ed inappellabile del nucleare; come nessuno in buona fede potrà sostenere che il prevalere dei sì sulla responsabilità civile dei magistrati possa in alcun modo suonare condanna all'operato dei giudici e preludere ad un disconoscimento delle misure di salvaguardia che debbono assicurare imparzialità e serenità al loro giudizio.
Per quanto riguarda il nucleare ci troveremo di fronte alle necessità come è stato più volte ricordato da coloro che mi hanno preceduto, di una nuova stesura del Piano Energetico Nucleare e guarda caso noi crediamo che all'interno della revisione del Piano Energetico Nucleare...



(Commenti provenienti dalle tribune)



PRESIDENTE

Prego i commessi di allontanare dalle tribune chiunque faccia commenti.
Ricordo ancora una volta che nel momento in cui si disturbano i lavori di un Parlamento regionale si commette un reato. Quindi, se i commessi rilevano un'infrazione hanno l'obbligo, coadiuvati dai vigili, di allontanare tali persone.



(Commenti reiterati provenienti dalle tribune)



PRESIDENTE

Invito i commessi ad allontanare quella persona perché sta disturbando i lavori del Consiglio regionale. La informo che in questo momento lei sta commettendo un reato! Che sia allontanato!



(Proteste e apostrofi all'indirizzo dei Consiglieri seguiti da applausi provenienti dalle stesse tribune)



PRESIDENTE

Prego i vigili di stendere il relativo rapporto.



STROBBIA Stefano

Non vorrei essere stato l'involontario oggetto di questa situazione.



GUASSO Nazzareno

Hai detto Piano Energetico Nucleare, anziché Nazionale.



STROBBIA Stefano

Ho capito. Io avrei anche piacere che fosse presente molta più gente ma ho sentito dire che ci sono delle difficoltà di accesso.



STROBBIA Stefano

ADDUCI Donato (dalle tribune)



STROBBIA Stefano

Non hanno fatto entrare la gente dicendo che non c'era più posto invece non è vero!



(Applausi provenienti dalle tribune)



PRESIDENTE

Ricordo al pubblico presente che è fatto divieto di dialogare con i Consiglieri.
Prego il collega Adduci di rientrare nell'emiciclo.



STROBBIA Stefano

E' normale, universale, che ci siano tante idee e tanti modi di pensare. Ricordo l'espressione fondamentale del concetto di quel pensatore francese, che certamente è più noto a voi che a me, il quale diceva: "disprezzo le tue idee, ma combatterò fino alla fine perché tu le possa professare". Questo è uno degli elementi fondamentali della vita democratica a cui in molti ci si richiama.
Forse ho commesso un errore nel pronunciare la frase, ma non credo che le nostre idee in materia nucleare siano disprezzabili. Anzi, noi abbiamo da tempo fatto una proposta che abbiamo chiamato di moratoria nucleare. Il nostro Partito l'ha approfondita, è diventata oggetto di protocollo di intesa ed oggetto di base di lavoro programmatico per la formazione di questo governo, senza vocazioni o ripensamenti tardivi dell'ultimo momento.
Già due anni e mezzo fa, senza ricerche di "folgorazioni" su percorsi di altra natura, o di altra sede, abbiamo precisato esattamente di che cosa si trattava.
In occasione della seduta del 10 settembre u.s. questo Consiglio aveva stilato un documento, sul quale larga parte della maggioranza aveva dato la propria adesione, che può essere la base per il recupero di un atteggiamento analogo nella discussione di oggi.
La moratoria per noi significa: blocco per la durata di un quinquennio di iniziative per nuove centrali elettronucleari; sospensione dell'entrata in esercizio di Montalto di Castro in attesa di definizione e verifiche di nuovi livelli di sicurezza; chiusura della centrale di Latina; sospensione dei lavori di Trino 2; continuazione dell'esercizio della centrale di Caorso e di Trino, subordinatamente alla verifica degli standards di sicurezza e all'elaborazione di precisi piani di emergenza; sospensione delle ricerche di sperimentazione che possono comportare gravi rischi nucleari. Ci sembra di essere su una posizione di estrema chiarezza e determinazione ricordando che, affinché la moratoria nucleare non si trasformi in una moratoria socio-economica per il Paese e per il suo sviluppo, occorre far fronte alle domande di energia per i tempi datati dalla stessa.
Il PSDI ha proposto sette linee di azione politica energetica che consentono, con investimenti molto inferiori a quelli per nuove centrali elettronucleari, di sopperire al mancato apporto previsto dal PEN a tutto il 1995. Ve ne ricordo alcune, perché altre sono già state indicate dai colleghi che sono intervenuti, quali il recupero della potenzialità delle centrali idroelettriche, il rilancio della ricerca delle fonti alternative il miglioramento delle strutture di conduzione.
Su questa posizione che portiamo avanti da tempo non possiamo essere sospettati di "parvenutismo" di tipo referendario filonucleare o antinucleare che riteniamo ci sia ancora oggi.
Venendo agli ordini del giorno presentati, mi pare di aver capito che ci sia largo consenso intorno all'ipotesi della sospensione e della chiusura, peraltro ampiamente già ricordata nel documento del 10 settembre votato dal Consiglio regionale.
Vorrei sottolineare le considerazioni fatte da alcuni colleghi, in particolare il collega Valeri quando chiede che venga riconosciuto il ruolo primario della Regione in una materia così strategica. Il collega Tapparo ha fatto presente che se è vero che i conti economici devono essere rivisti alla luce dei costi aggiuntivi che giustamente si pretendono per la garanzia della sicurezza e per i margini di tutela dei siti interessati, la crescita dei costi rende non del tutto opzionabile il progetto che stava per essere realizzato nel sito individuato dalla nostra Regione. Sempre il collega Tapparo suggerisce una discussione per un uso diverso del sito e la revisione del PEN. E questo mi pare sia anche il concetto, forse più individuato in termini di interpretazione culturale che politica, espresso dal collega Marchini, il qualche ricordava che non si chiude oggi, ma si apre, secondo la sua interpretazione, la questione nucleare.



MARCHINI Sergio

La questione Trino.



STROBBIA Stefano

Trino, ma il nucleare e Trino sono ormai associati. Marchini è saltato al passaggio successivo dicendo che pur chiudendosi una questione di carattere culturale oggi si apre una questione di natura politica di fronte alla necessità di fare delle scelte. E' un concetto che condivido.
La disponibilità del Gruppo democristiano mi sembra come sempre molto estesa.
Vorrei riprendere un passaggio dell'ordine del giorno del Gruppo comunista che ritengo importante, e che non ho più sentito riprendere.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ti ricordo che quell'ordine del giorno è stato presentato da quattro Gruppi!



STROBBIA Stefano

Ho capito, ma vedi "ubi major, minor cessat" è inevitabile.
Allora, l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista ed altri si conclude in questo modo: "Impegna la Giunta e la Presidenza del Consiglio a comporre una delegazione della Regione che si rechi sollecitamente presso il Governo e la Presidenza delle Camere a rivendicare quanto emergerà dall'ordine del giorno e decisione del Consiglio".
Per il prosieguo dei lavori, per quello che si è sentito in quest'aula per certe affermazioni fatte di scarsa affidabilità, di difficoltà di reperimento di informazioni, di scarsa fiducia e sollecitazioni in questo senso, ritengo che questa parte dell'ordine del giorno del Gruppo comunista e altri firmatari possa essere un momento di maggior unificazione negli intendimenti e nelle decisioni che debbono essere prese a seguito di quanto scaturirà dal Consiglio regionale.
Quindi mi auguro che se si arriverà ad una formulazione definitiva e concordata di un ordine del giorno venga tenuta in considerazione la richiesta del Gruppo comunista. Richiesta che è stata avanzata da loro e da altri firmatari, ma che avremmo già presentato noi, se non ci fosse stata la documentazione scritta. Abbiamo evitato di farlo per non aggiungere documenti, testi scritti e piccole confusioni che non facilitano la lettura e l'interpretazione degli ordini del giorno, tanto meno aiutano lo spirito positivo con cui ci si vuole approcciare a problemi di questa rilevanza che devono essere esaminati con la serenità e la profondità del caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, cari colleghi, se non fosse stato per l'interruzione un po' movimentata di pochi minuti fa non potrei proprio definire questa riunione consiliare con parole quali tensione o passione. Mi sembra una ripetizione strascicata di un copione che tutti conosciamo già a memoria.
L'altra settimana con un ordine del giorno si richiedeva la convocazione della riunione straordinaria di oggi pomeriggio. Puntualmente ogni Gruppo consiliare ha preparato un proprio ordine del giorno, con buona pace di chi si dichiara irrinunciabile a modificare le proprie opinioni, ma sappiamo tutti che questi ordini del giorno saranno più o meno unificati. Nella sostanza ci sarà una votazione a maggioranza e passerà un ordine del giorno che recepirà quello che non può non recepire, perché c'è stato un referendum che ha dichiarato a larga maggioranza "stop a una certa via energetica rispetto ad altre".
Questa è la realtà dei fatti. Vorrei quasi rendere non dico l'onore delle armi perché non mi piace questo linguaggio, ma non so quale altro tipo di onore tributare a quelle forze che in questo Consiglio erano nucleariste e tali sono rimaste. Quando il collega Staglianò parla di chi ha la memoria corta forse include anche se stesso, perché se non ci fosse stato Chernobyl su questo povero e disastrato pianeta ci troveremmo ancora in un Paese quale il nostro, in una Regione quale la nostra dove in sostanza il nucleare sarebbe ancora di casa. Fino a prima di Chernobyl la richiesta della forza radicale, che si richiamava all'urgenza e all'indispensabilità di un referendum per abolire finalmente l'opzione nucleare in Italia, non veniva nemmeno considerata perché si riteneva che la gente non fosse matura per una votazione di questo genere.
Per fortuna, o per disgrazia, c'è stato Chernobyl. Ha ragione il collega Marchini: è un fatto emotivo. Chernobyl non significa niente. Chi oggi è antinuclearista doveva esserlo a maggior ragione prima di Chernobyl.
Scelta emotiva: Chernobyl ha fatto sì che il sì arrivasse all'80%. Senza Chernobyl probabilmente non si sarebbe fatto nemmeno il referendum.
Allora qual è il discorso da fare oggi? Non tanto quello di venire in quest'aula a ripetere la solita canzoncina perché magari oggi c'è un uditorio più numeroso di altri giorni, ma quello di vedere in positivo e chiedere, per esempio, che l'ENEA si riconverta in un ente operante per una ricerca alternativa energetica. Noi dobbiamo fare in modo non soltanto di riuscire ad andare a Roma con l'ennesimo viaggio gratuito pagato dai contribuenti per parlare con il Governo, anche perché, come ricordavano i colleghi Ala e Staglianò prima, pare che questa Giunta se ne infischi di qualsiasi ordine del giorno. Quindi una Giunta sul cui giudizio non si pu essere che negativi. Francamente non capisco che senso abbia avuto da parte della Giunta concedere all'opposizione il dibattito di oggi. Questo è un indice di estrema debolezza e di incapacità a governare. Si deve parlare di nucleare? Se ne parla durante il normale Consiglio regionale. Secondo me, nel momento in cui una Giunta si dimostra così pavida nei confronti di un'opposizione, tutto sommato tenue perché rappresentata da poche voci che si discostano da un coro sostanzialmente aderente al lavoro della Giunta indica la mancanza di potere reale e di capacità di incidere nelle proprie scelte.
Forse Ala ha ragione quando dice che vuole togliere la sua firma dal primo ordine del giorno presentato insieme ai colleghi di DP, del PCI e al sottoscritto, dimostrando la totale sfiducia nei confronti di come si muove questo Consiglio. Non vorrei essere un facile profeta, io la firma la lascio. Vedremo a fine Consiglio cosa capiterà. Verrà fuori un ordine del giorno pateracchio e ci sarà una delegazione che probabilmente andrà a Roma. Vorrei sottolineare la quasi inutilità della discussione di oggi.
Trino tornerà ad essere una zona con dei prati, con acque possibilmente meno inquinate, vivremo forse con un incubo minore, non senza incubo.
Tutto questo grazie al fatto che nel lontano momento in cui il legislatore preparò la nuova costituzione repubblicana fu previsto l'organismo del referendum, malgrado le pressioni "democratiche" di forze che in questi 30 anni hanno fatto di tutto (forze "democratiche" che hanno usato questo aggettivo per riqualificarsi, non tanto perché lo siano realmente). Questo istituto ha vissuto momenti difficili, ne vivrà ancora molti, perché se passano tutte le posizioni che tendono a stravolgerlo (istituto fondamentale per poter capire veramente cosa pensa la gente, al di là di quella che è la volontà dei Partiti o dei politici di professione) sarà un momento veramente grave, forse più dell'ipotesi nucleare.
E' una riunione questa che mi vede totalmente passivo rispetto a quello che potrà uscirne. Ne verrà fuori un ennesimo documento che la Giunta dovrà far suo, se non altro per onore di firma, perché i Partiti che sono rappresentati in questa Giunta si sono espressi quasi tutti per il sì.
Quindi era un ordine del giorno scontato anche nella sua enunciazione.
Mi sembra che questa giornata non abbia portato nulla di nuovo e di interessante al lavoro del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Vorrei fare alcune considerazioni sull'interpretazione dei risultati del referendum in ordine ai quali sono state dette cose abbastanza strane in particolare dai rappresentanti della DC e del PSDI. La posizione più chiara mi pare sia venuta dal Consigliere Marchini che ha rappresentato in quest'aula sempre la posizione, o una delle posizioni, più favorevoli al nucleare. Marchini sa cosa vuol dire fare un referendum e sa anche che i termini della questione erano chiarissimi: la gente aveva capito di doversi pronunciare pro o contro il nucleare. D'altronde era quello che volevamo promovendo il referendum, e la gente ci ha risposto: "Non vogliamo il nucleare in Italia". Giustamente quindi il Consigliere Marchini ha detto che la risposta referendaria è chiara e il problema Trino riguarda solo cosa lì si potrà fare, esclusa ormai la centrale nucleare.
Credo che sia sbagliato da parte della DC (e li costringerà a fare una marcia indietro nel prossimo futuro) tentare di dare un'altra interpretazione della risposta al quesito referendario.
La DC ha avuto molte sconfitte sul piano referendario. Ha dimostrato anche, e bisogna dargliene atto, di essere un Partito che democraticamente sa accettare le sconfitte: quando sostiene una posizione e su questa è battuta, ammette di essere stata battuta e non tenta di riproporre artatamente la questione.
E' inutile nascondersi dietro il fatto che i quesiti non erano esattamente riferentesi al sì o al no al nucleare e pensare che possa in un prossimo futuro essere riaperta la questione nucleare in Italia. La questione nucleare in Italia, almeno per molto tempo, è chiusa.
La stessa DC dovrebbe porsi il quesito di che cosa significherebbe una posizione come la sua che nella migliore delle ipotesi (per i nuclearisti) potrebbe significare solo che l'autorizzazione data per Trino 2 non viene revocata. Tutto quello che si potrebbe ottenere è questo, perché d'ora in poi nessuna localizzazione sarà più possibile in quanto i siti suscettibili di insediamento di centrali nucleari già individuati sono molto pochi in Italia. Alcuni di quei siti, quelli più adatti concretamente e studiati dall'ENEL. incontrano già l'opposizione fermissima delle Amministrazioni regionali e locali interessate. Quindi il risultato referendario legato all'abrogazione delle norme per le quali sono stati posti i quesiti impedisce la possibilità di localizzare altre centrali nucleari. Per cui tentare un'interpretazione artata dei referendum avrebbe come unico risultato quello di fare continuare i lavori di Trino, che è proprio quello che i democristiani ci hanno detto in molte occasioni di non volere. Hanno detto: "Se non si fanno altre centrali in Italia, non si deve fare neanche Trino". L'unico quesito che ci dobbiamo porre in questa sede è se vogliamo con fermezza, e tutti insieme, chiedere al Governo di sospendere immediatamente i lavori a Trino. Per me è sufficiente sospendere, perch tanto non si andrà più avanti, l'importante è fermare oggi i lavori a Trino (perché le compromissioni sono continuate, malgrado le blande decisioni che abbiamo preso in altre occasioni), evitare i lavori inutili e soprattutto evitare di essere obbligati a fare per Trino delle scelte su cui invece vorrei poter discutere con tranquillità. Credo che su questo il Consigliere Marchini, che è preoccupato di cosa si farà, sia d'accordo.
Certamente il problema della centrale di potenza in Piemonte deve essere affrontato, ma non credo che debba essere affrontato con il vincolo della scelta per Trino. Trino ha certe caratteristiche per l'installazione di una centrale nucleare che sono per molti versi caratteristiche negative per altri insediamenti energetici.
Da una parte ci sono le giuste esigenze della popolazione di Trino: dobbiamo riflettere con cautela sull'ipotesi, che a me sembra molto pericolosa, di localizzazione di una grossa centrale policombustibile a Trino, perché questo è quello che rischia di venir fuori. Sappiate che l'ENEL non si sogna neanche di fare centrali a gas di quelle dimensioni.
L'unica ipotesi possibile sarebbe una centrale policombustibile, senza nessuna possibilità di recupero di calore data la distanza enorme dai luoghi di utilizzo possibili. Inoltre ci sarebbero i problemi che comporta una centrale policombustibile (che negli intenti dell'ENEL significa a carbone): trasporto dei combustibili e inquinamento, sia pure ridotto dai trattamenti previsti dal Progetto Ambiente.
Secondo me il sito di Trino è poco adatto ad un altro insediamento energetico, perciò questo è un problema che deve essere discusso con grande tranquillità.
L'obiettivo che ci dobbiamo porre oggi è quello di ottenere la chiusura dei lavori a Trino per quella centrale nucleare che comunque non s'ha da fare, perché sappiamo benissimo, senza alcun dubbio, che sarebbe l'ultima ad essere fatta in Italia. Sulla nostra pelle si gioca il piccolo e squallido gioco di chi pretende di far dire agli italiani una cosa diversa da quello che hanno detto. Si gioca sulla pelle dei piemontesi, perch null'altro è in realtà davvero in discussione.
Da questo punto di vista dovremmo cercare di dire tutti insieme no alla continuazione dei lavori di Trino, sopportando anche alcune sfumature che ad ognuno di noi piacerebbe vedere nel proprio ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Il mio vuole essere un intervento di testimonianza sapendo che ancora una volta, purtroppo, i giochi non sono fatti in questo Consiglio.
Consiglio che si è prestato più di una volta a far sì che i giochi li facesse l'ENEL e li imponesse al sistema politico del nostro Paese. Vi sono responsabilità precise: la grave colpa della maggioranza di pentapartito in questa Regione, e per un certo periodo anche di alcune forze di opposizione, è stata quella di delegare ad altri, fuori dal Piemonte, fuori dalla politica (ma dentro all'ENEL) le decisioni che ci riguardavano.
Ha fatto bene l'amico Ala a ritirare la sua firma dall'ordine del giorno che è stato presentato con buone intenzioni, ma che in questa fase del dibattito avalla il tentativo di misconoscere il voto di 22 milioni di italiani, ritenendo che questi 22 milioni abbiano riautorizzato i Partiti del nostro Paese ad assumere sulla testa della gente decisioni che la gente non vuole, o vuole in senso diverso. Questa è la realtà.
In data 13 novembre il Presidente dell'ENEL. tal Viezzoli, si è permesso di dire senza una minima reazione da parte delle forze politiche del Parlamento e del Governo: "Per me è indifferente quale tipo di centrali costruire, come cittadino penso che uscire dal nucleare sarebbe una follia.
L'Italia pagherebbe l'energia molto di più dei suoi concorrenti e rimarrebbe fuori dallo sviluppo tecnologico: che lo si voglia o no è il futuro di questo settore". Un Paese non dovrebbe permettere al Presidente di un Ente, che dovrebbe essere subordinato al potere politico, di fare queste affermazioni. Non si tratta di essere libero di dire quello che si ritiene, quanto di avere delle deleghe politiche precise. Tutto ciò fa pensare che dopo aver tentato di far diventare questi referendum dei "referendum burla", attraverso i grandi mezzi di informazione pubblici e privati si tenta di svuotarli di ogni significato politico e democratico che essi rappresentano. Ecco perché noi non possiamo avere fiducia in molta parte della classe politica italiana. Lo dico con senso di angoscia, però è anche vero che questa è la situazione.
La conferma di questa affermazione la troviamo in Consiglio regionale: per sedici volte abbiamo discusso facendo il gioco delle tre carte. E' situazione estremamente preoccupante.
Se la situazione è preoccupante mi chiedo (l'hanno già fatto alcuni miei colleghi) come la Giunta regionale e le forze di maggioranze abbiano potuto permettere che ad oggi l'ENEL abbia impegnato 3.000 miliardi circa dei 5.500-6.000 previsti e come si sia potuto avallare questa situazione dopo che, in seguito all'evento di Chernobyl, ci sono state delle dichiarazioni di intenti che avrebbero dovuto bloccare a metà questo tipo di investimenti.
Mi domando perché la Giunta e la maggioranza non abbiano mai fornito al Consiglio regionale una dettagliata analisi dei costi, degli investimenti e degli impegni che l'ENEL si è assunto nei confronti di questi 3.000 miliardi. Chiedo formalmente alla Presidenza del Consiglio che impegni la Giunta a fornire queste informazioni.
A me risulta che siano stati spesi sino ad ora, per studi e progettazioni, 220 miliardi. Chiedo formalmente un elenco dettagliato delle commesse, dei committenti di questi 220 miliardi per studi e progettazioni.
Vorrei capire a chi sono andati, con quali motivazioni e attraverso quali formule giuridiche essi sono stati assegnati.
Vorrei anche capire come mai, dopo Chernobyl, l'ENEL si sia potuto permettere di dare 1.550 miliardi di commesse all'Ansaldo; 500 miliardi di commesse alla Belleli; 400 miliardi di commesse alla FIAT-CIEI. Di fronte alla presentazione di interpellanze ed interrogazioni parlamentari per chiedere questi dati, non si può permettere che il Governo nazionale non fornisca le informazioni e le delucidazioni necessarie.
Sono interrogativi inquietanti su come si considera il sistema democratico nel nostro Paese, sulla possibilità reale da parte non della popolazione ma delle forze presenti nei vari consessi democratici di avere un effettivo controllo sulle questioni che emergono. Ha fatto bene il compagno Tapparo a dire alcune cose illustrando l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista. Sarebbe interessante che accanto all'Assessore Cerchio fosse seduto anche l'Assessore Maccari. Non so se abbia chiesto congedo, però sarebbe importante che in qualche modo l'Assessore Maccari fosse interessato, visto che è stato co-protagonista della non gestione della politica energetica della nostra Regione, nel contribuire a dare queste informazioni dettagliate, precise, puntuali e documentate. Informazioni che dovrebbero essere fornite almeno ai Consiglieri regionali, se non a tutti i cittadini del Piemonte, come prioritaria esigenza di trasparenza di fronte ad investimenti di migliaia di miliardi rispetto ai quali non c'è da parte nostra una minima possibilità di controllo e di condizionamento.
Se non vogliamo ancora una volta prestarci al gioco della confusione dobbiamo cercare di dare delle risposte. Il nucleare nel nostro Paese è uscito battuto. E' necessario riscrivere un piano energetico alternativo.
Un piano energetico alternativo che escluda ogni concorso e apporto del nucleare nella produzione di energia, compresa quindi la richiesta di chiusura delle centrali esistenti. Il Sindaco di Caorso, che non fa parte delle opposizioni, ha denunciato l'incredibile situazione di quella centrale. Non si può non essere pieni di preoccupazioni. Se poi aggiungiamo che il potere politico ha permesso che si installasse un aeroporto militare a 12 km dalla centrale di Caorso, nel quale sono installati venti aerei Tornado (aerei bombardieri che trasportano testate atomiche) che potrebbero subire in qualunque momento un benché minimo incidente, si ha il quadro nel quale il potere politico del Paese ha permesso che si operasse: scempio e distruzione anche dei più elementari momenti di partecipazione e di controllo democratico. Ci sarebbero tante altre cose da aggiungere.
E' bene che entri in quest'aula la sfida che il movimento antinucleare porta alle forze politiche e alle istituzioni. Una sfida di carattere costruttivo perché se è vero che gli italiani non vogliono il nucleare e quindi è necessario rifondare la nostra politica energetica alla luce di altri elementi, porto in quest'aula alcuni punti di confronto alle forze politiche e alle istituzioni, punti che sono stati elaborati dal movimento antinucleare del nostro Paese.
Dobbiamo dire che oggi nel settore elettrico è possibile dare una risposta energetica senza fare ricorso al nucleare.
Forse molti non sanno che la produzione del Compartimento ENEL di Torino, Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, copre già i consumi attuali circa 20 miliardi di kwh. Quante volte ci siamo sentiti dire nell'aula del Consiglio regionale che era necessario aderire al Superphoenix, che dovevamo sostenere le centrali nucleari all'estero perché noi siamo importatori di energia? In particolare il Piemonte doveva avere la centrale nucleare perché importava energia. Abbiamo chiesto per mille volte i dati che non ci sono mai stati forniti.
Affermiamo con sicurezza che per quanto riguarda il Compartimento di Torino la produzione equivale agli attuali consumi di energia.
La crescita dei consumi elettrici nei prossimi dieci anni, anche senza una politica di controllo della domanda (che noi invece chiediamo), non supererà il 25% con un aumento di 5-6 miliardi di kwh. Quindi il ricorso alle fonti rinnovabili e all'uso corretto dell'energia può fornire almeno il doppio di questo aumento, oltre 10 miliardi di kwh così ripartiti: a) attraverso un miglior utilizzo delle centrali termoelettriche esistenti si recupererebbe 1 miliardo e mezzo di kwh b) ripotenziando le centrali idroelettriche esistenti si recupererebbero 2 miliardi e mezzo di kwh c) avviando nuovi impianti idroelettrici di piccola e media taglia si produrrebbero 2 miliardi di kwh d) andando alla conversione a gas e potenziamento della centrale di Chivasso, che tanta distruzione dell'ambiente determina, si recupererebbero 3 miliardi e mezzo di kwh e) sostituendo gli usi elettrici non obbligati si recupererebbe 1 miliardo di kwh f) se si sviluppassero altre energie rinnovabili, come l'eolica, il solare e le biomasse, si recupererebbe mezzo miliardo di kwh.
Il tutto per un totale di 11 miliardi di kwh recuperati.
I costi economici di uno scenario così delineato saranno molto inferiori ai 10 mila miliardi che comunque verrebbe a costare la centrale di Trino Vercellese e il risparmio energetico e le fonti rinnovabili assicurerebbero in Piemonte un incremento di 25 mila posti di lavoro soltanto nella nostra Regione. I dirigenti sindacali dovrebbero attivare un po' della loro fantasia anche per capire che lo sviluppo industriale non sempre è portatore di distruzione dell'ambiente, se esso richiede anche interventi di una certa capacità di sviluppo.
Questo deve emergere dal dibattito. Io non mi allineo sul voto se non c'è un impegno preciso e puntuale di questo Consiglio per avviare un gruppo di lavoro, senza delegarlo agli Atenei. Nel passato abbiamo delegato troppo agli Atenei e attraverso questi abbiamo avuto troppe giustificazioni anche per l'insediamento della centrale nucleare in Piemonte. Bisogna rimettere in discussione il modo di operare di queste strutture che molte volte operano in termini di potere anche all'interno della ricerca e del servizio che debbono dare alla comunità. L'impegno di questo Consiglio deve essere diretto a dare un contributo solerte ed immediato affinché si studino delle iniziative concrete per il sito di Trino Vercellese che non è più recuperabile, probabilmente, dal punto di vista agricolo. Scempio e distruzione si è fatto per decine e decine di ettari del sito di quella centrale.
Chiediamo che la Regione attivi tutte le sue energie per dare un contributo concreto ed immediato e studi un'alternativa per dare la possibilità alla disoccupazione locale di trovare punti di riferimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino che interviene in qualità di Consigliere.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, in assenza del mio Capogruppo intervengo a nome del Gruppo repubblicano.
Non mi cimenterò in questa mia prima parte, anche se farò un brevissimo intervento, sulla valutazione dei risultati referendari. Innanzitutto perché a questo punto del dibattito e dopo tanti commenti (non soltanto quelli sentiti in quest'aula, ma tutti quelli che in questi giorni abbiamo sentito dalla stampa e dalla televisione) si rischierebbe di non essere assolutamente originali. Non mi permetterei mai di considerare un commento buffo o risibile. Credo che tutte le opinioni abbiano diritto di cittadinanza e quindi di valutazione. Se riferissi all'assemblea quello che interpreto, secondo il mio punto di vista e del Partito che rappresento rischierei un'altra volta di trovarmi isolata, così come si è trovato il PRI nella campagna per il no rispetto ai vari referendum.
Preferisco a questo riguardo pensarla come Seneca, il quale diceva che non bisogna meravigliarsi se ciascuno spiega lo stesso punto di vista secondo le sue attitudini: "Nello stesso prato il bue cerca l'erba, il cane la lepre, la cicogna le lucertole".
D'altra parte il problema che abbiamo di fronte ha una vastità e una complessità tale da coinvolgere le nostre scelte e il nostro essere uomini ad un così alto livello per cui credo che la tolleranza sia un dato di fondo a questo riguardo; e se dopo la tolleranza ci sarà anche l'unione nella valutazione della scelta migliore, questo ce lo auguriamo soprattutto per il Piemonte.
Per questo non mi rammarico che in questi anni si sia insistito molto sul nucleare e che oggi sia il diciassettesimo o diciottesimo dibattito e nemmeno che oggi, in un certo senso, si sia costretto il Consiglio ad un'assemblea straordinaria che finirà per concludersi con un ordine del giorno che mi auguro unitario (forse non ci sono ancora tutte le premesse ma lavorando un pochino ci si può certamente arrivare), ma che avrà il difetto di rivolgersi ad un interlocutore che oggi è assente: indubitabilmente il nostro ordine del giorno si rivolgerà ad un Governo che oggi sappiamo non esserci, perché in questo momento siamo senza Governo.
Alla luce delle consultazioni referendarie, che in tema di energia hanno finito per connotarsi come nucleare sì e nucleare no, se vogliamo esaminare concretamente che cosa siamo andati a votare attraverso questi referendum dobbiamo dire che abbiamo chiesto in tema di energia, al Parlamento, non di non fare la centrale, ma di modificare la procedura di localizzazione delle centrali: di tutte le centrali, non soltanto delle centrali nucleari. Non credo, come la collega Bresso, che tutti sapessero che cosa andavano a votare; certo noi lo sappiamo, ma i quesiti sul nucleare, lo ha ammesso la Presidente Jotti in una intervista veloce alla quale ho assistito, erano piuttosto difficili.
Di fronte a questo noi ci troviamo come Regione Piemonte a disporre di un sito che ha soddisfatto tutti i passaggi di una legge che domani verrà modificata, rispetto alla quale penso sia quasi incredibile che il Governo rinunci ad utilizzare un sito alla cui definizione si era pervenuti tutti insieme, dopo dieci anni di dibattiti e di momenti di confronto con la comunità a tutti i livelli, il 4 gennaio 1985.
La centrale nucleare non si farà, ma credo non si farà nemmeno quella a carbone. Il collega Staglianò, infatti, ha parlato dell'impiego di circa 5.600 autocarri nel mese di settembre per portare degli inerti a Leri Cavour. E' necessario mettersi d'accordo perché l'impiego di questi autocarri non sarà mensile, ma probabilmente giornaliero, dato che non mi risulta esserci il carbone da queste parti: il porto più vicino è Imperia quindi il carbone arriverà da Imperia ed è certo che, dopo questa eventuale decisione, le morti certe saranno quelle per incidenti, che automaticamente si determineranno in numero assai maggiore proprio per il maggiore flusso di traffico sulla linea tra Imperia e Leri-Cavour.
Credo che gli ordini del giorno siano molto diversi tra di loro, anche se alla fine tendono tutti a far sospendere i lavori del pre-cantiere e quindi in un certo senso ipotizzano una moratoria che penso sia la linea che terrà il Governo rispetto a questo problema. Però nelle premesse essi sono molto differenti e devo dire che le stesse valutazioni che fanno i socialisti, i comunisti e gli stessi democristiani partono da considerazioni assolutamente diverse. Mi sembra molto importante il riferimento che nella premessa fa il Consigliere Marchini a proposito del ruolo della Regione, perché sia che non si faccia la centrale, sia che la si faccia è evidente che questo Consiglio dovrà avere assolutamente un ruolo. E' giusto quando Marchini dice: "noi da oggi cominciamo a parlare di energia oppure di quello che si farà di Trino negli anni a venire sia che si decida di fare la centrale sia che non si decida". Credo che occorra chiedere al prossimo Governo, con questo momento di moratoria, di attuare urgentemente la prevista revisione del Piano Energetico Nazionale, nel quale venga chiaramente definita la destinazione dei siti già individuati.
Con grande generosità ho ricordato la data del 4 gennaio 1985. Uno dei motivi per cui il Piemonte accettò, per certo verso, questo sacrificio fu proprio per la considerazione, tra l'altro partendo da cifre che ci venivano indicate e che ritengo siano ancora buone, che essendo noi debitori in massima parte di energia per il nostro processo industriale passato e futuro pensavamo di poter contribuire a risolvere il problema energetico accettando sul territorio la centrale nucleare. Oggi il Consigliere Reburdo ci ha dato delle cifre che, se è vero che si sono modificate e se sono corrette, sono di una importanza tale che vanno immediatamente verificate. Chiedo quindi all'Assessore all'energia di farsi immediatamente sollecitatore di questa verifica. Noi abbiamo individuato un sito per cui eravamo rimasti destinatari. Credo però che il Governo, oltre a definire chiaramente la destinazione dei siti già individuati, debba indicare altre eventuali soluzioni alternative rispetto a quelle già decise, perché il problema da oggi rimane.
In questo senso credo che, partendo dall'ordine del giorno del Partito liberale, sia possibile arrivare ad una composizione del Consiglio attorno al tema pregnante che è oggi all'esame, in un momento straordinario che io trovo tra l'altro abbastanza teso non per la presenza di altre persone, che peraltro stimolano i Consiglieri regionali nei loro interventi, ma effettivamente perché il problema della centrale l'abbiamo tutti nel cuore.
Attorno a questo problema dovremmo confrontarci senza quelle pregiudiziali che a volte per la verità non sono mancate e sono state abbastanza strumentalizzate, che oggi forse più di ieri ci obbligano ad essere assai più seri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che oggi sia una giornata molto importante.
E' importante che nel documento si richieda al Governo di compiere urgentemente tutti gli atti diretti a sospendere le autorizzazioni concesse all'ENEL per la costruzione della centrale di Trino e mi auguro che questo trovi il più largo consenso. E' un atto limpido che finalmente la Regione compie.
Abbiamo discusso per parecchio tempo. Si è lamentato che sono stati molti i dibattiti sul nucleare e ciascuno di noi ha recato nei vari dibattiti le proprie posizioni. E' stato un dibattito che ha avuto momenti di tensione ed è stato anche un dibattito sofferto. Un dibattito che gradualmente ha registrato dei passi in avanti, come quelli della sospensione, ad esempio. Per la parte relativa alla sicurezza o alle garanzie, invece, rispetto alle posizioni che come Gruppo socialista abbiamo sempre sostenuto, non siamo mai riusciti a raggiungere un obiettivo preciso. Il risultato elettorale ci sospinge ad andare in questa direzione. La gente ha votato per l'abrogazione di alcune norme che tuttavia sono la pre-condizione per un discorso di carattere nucleare e non solo nucleare.
Noi consideriamo molto importante (l'ha già detto il collega Tapparo nel presentare l'ordine del giorno) il blocco dei lavori: lo consideravamo già prima, proprio alla luce del dibattito che si era sviluppato dopo Chernobyl. Prima di Chernobyl ciascuno poteva esprimere posizioni derivanti dalle proprie convinzioni ideali e culturali, dalle proprie sensazioni. Chernobyl ha rappresentato qualcosa di profondamente diverso che ha messo a nudo una serie di problemi e ha posto una serie di interrogativi. Il mondo stesso si è interrogato su cosa sia il nucleare nell'attuale fase.



MARCHINI Sergio

Non è vero. L'Italia si è interrogata e il Partito socialista ha seguito l'Italia.



ROSSA Angelo

Il mondo stesso. L'Italia ha il pregio di avere una grande convinzione democratica e più delle altre nazioni ha portato alla luce questo problema.
Ma questo problema esiste. Anche coloro che onestamente si sono sempre schierati sul fronte nucleare hanno riconosciuto che il problema dopo Chernobyl presentava l'urgenza di un riesame.
Noi ci siamo mossi in questa direzione. Abbiamo presentato un ordine del giorno, coerenti con le posizioni che abbiamo ritenuto di assumere e che sono emerse in modo marcato dopo Chernobyl. Anche il Partito socialista, come le altre forze politiche, ha avuto al suo interno tendenze favorevoli a sostenere il nucleare, prima di Chernobyl. Dopo Chernobyl una forza politica viva ha colto il significato, come d'altro canto hanno dimostrato di cogliere forze politiche sociali, sindacali, culturali.
Sarebbe veramente incredibile se un evento tragico, dalle conseguenze ancora imprevedibili, passasse sotto silenzio. Non a caso ci fu un dibattito molto intenso. Abbiamo preso tutti consapevolezza che il nucleare, del quale non si aveva la certezza della gestibilità, ha dimostrato di avere grandi rischi che sembravano lontani anni luce.
Dopo Chernobyl il dibattito ha avuto aspetti anche di carattere politico. E' stato un dibattito faticoso, ma ha portato ad alcuni risultati. Noi non siamo mai stati ideologicamente o pregiudizialmente contrari, siamo contrari a qualcosa che non si sa come gestire. Quindi siamo contrari a questo tipo di nucleare. La gente, pur parlando di pre condizioni, ha votato contro qualcosa. E' chiaro che legato alla pre condizione c'è un tipo di insediamento che non dà le garanzie richieste. La rottura dell'atomo, in sostanza, finora non è in grado di essere usata in modo sicuro.
Credo che in politica non ci debbano essere dei pentiti. In politica ciascuno assume le proprie posizioni e registra i consensi o i dissensi che si manifestano attorno ad esse. Il dibattito aiuta a superare anche alcune posizioni rigide. Se arriveremo ad una conclusione, la più impegnata e la più limpida, grande merito va riconosciuto all'indirizzo emerso l'8 e il 9 novembre da parte della gente. La gente ha voluto esprimere le proprie preoccupazioni. Non credo che ci siano atteggiamenti pregiudiziali contrari a qualcosa che deve servire. In generale, tranne piccole parti che possono avere il rispetto delle proprie posizioni, tendiamo a realizzare uno sviluppo legato fondamentalmente al reperimento delle fonti energetiche.
Se in questa fase noi non possiamo utilizzare il nucleare è chiaro che occorre andare ad una moratoria, ad un accantonamento, alla reiscrizione del Piano Energetico Nazionale mettendo in mora il problema nucleare finch non si potrà arrivare, come dicono gli scienziati, alla possibilità di realizzare la fusione, che è la sicurezza intrinseca. Una fusione che purtroppo non è ancora riuscita ad accendersi in modo continuativo, perch si accende soltanto per un attimo. Mi auguro che le cose possano andare in questa direzione.
Con questo vorrei anche rispondere alla posizione che abbiamo come Partito. Questa è la posizione che hanno i socialisti in questo momento.
Questo è l'impegno che manterranno in direzione di quella che è una nuova fase. Quello che conta oggi è chiudere la fase dalla quale veniamo, cioè quella precedente a tutto il dibattito ed agli avvenimenti di questi ultimi due anni.
Chiudere questa fase per aprirne immediatamente un'altra: stabilire cosa si intende fare.
Poiché il problema nucleare l'abbiamo discusso a livello di Consiglio e le divergenze che esso ha provocato non sono mai state determinanti dal punto di vista della nostra posizione nell'equivalenza "divergenza sul nucleare - maggioranza di pentapartito", sono d'accordo che si sia cominciato oggi senza una relazione della Giunta. Sono altrettanto d'accordo che si realizzi la proposta di unificazione delle forze del Consiglio in una delegazione che prenda contatto con il Governo. Non ha molta importanza che il Governo sia dimissionario o no, si lavora per fare un altro Governo. Spero che queste proposte si possano realizzare in tempi ragionevoli, o almeno si cominci a prendere dei contatti. In questo modo la Regione compirà un atto che le farà onore dal punto di vista dell'assunzione di quelle responsabilità che, insieme agli Enti locali deve avere per capire cosa fare dopo Trino rispetto alle soluzioni definitive.
E' certo che non ignoriamo il problema dello sviluppo, l'ho già detto prima: non ignoriamo il problema dell'economia del Piemonte e del nostro Paese. Vogliamo lavorare per capire che cosa è possibile fare. Abbiamo compiuto delle scelte, le abbiamo fatte in tempi politici che ci sembravano favorevoli a certi indirizzi; oggi dobbiamo fare una revisione, una rimeditazione di quelle scelte. Occorre realizzare la piena sicurezza e le soluzioni che si combinino con l'ambiente, con le condizioni necessarie perché il Paese e la Regione vadano avanti. Sarà quindi un dibattito importante e non è un problema semplice. Partiamo dallo "status quo ante" avendo di fronte la situazione che si è prodotta fin qui insieme alle altre forze (sociali e politiche) e a tutti coloro che hanno lavorato in questa direzione, insieme all'ENEL. che è l'ente gestore dell'energia, che non ignoriamo e non intendiamo ignorare. Siamo preoccupati perché abbiamo a cuore la sorte del Paese, un Paese che vuole svilupparsi nella sicurezza e nel rispetto del recupero dell'ambiente. Queste sono le cose delle quali ci preoccupiamo.
Comprendiamo le preoccupazioni dei lavoratori dell'ENEL - e lo dico con grande partecipazione - che in questi giorni si trovano in stato di agitazione; diciamo loro che non siamo disattenti ai problemi della disoccupazione e soprattutto diciamo loro di comprendere anche le preoccupazioni dei cittadini. Di fronte ai problemi del Paese innanzitutto ci sono i problemi dei cittadini, problemi dei quali le rappresentanze politiche, istituzionali, le forze sociali, sono chiamate a farsi carico.
Vogliamo che già da oggi incominci un discorso di chiarezza, capace di far girare pagina. Sono d'accordo nel dare alla Regione un nuovo ruolo (e l'ho sostenuto anche nel passato): la Regione deve avere, nel rispetto costituzionale, una sua funzione, una sua autonoma connotazione. Deve avere la capacità di andare a Roma e dire "noi Regione Piemonte pensiamo di fare queste cose, pensiamo di impostare le cose in questo modo" e confrontarsi con le altre Regioni.
In questo modo possiamo dare le risposte alla gente, anche sui problemi delle pre-condizioni rispetto alle centrali e far sì che la Regione si faccia carico, insieme al Paese, di procedere verso un ulteriore sviluppo economico nella sicurezza del rispetto delle prospettive dell'avvenire dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ritenevo, all'inizio di questo dibattito, che sarebbe stato utile riprendere la parola a nome del Gruppo. Infatti il collega e compagno Valeri ha avuto l'avvertenza di illustrare l'ordine del giorno accompagnandolo, molto succintamente, da alcune nostre valutazioni.
In realtà il dibattito ha preso la piega che più ci si avvicina a stringere sui fatti (non sulla carta e sulle parole) e maggiore è la diaspora, lo sgretolamento e la dispersione di idee e posizioni, tutte affondanti più o meno giustamente, a seconda del giudizio di merito, sulla storia passata, sul dopo futuro, sui sistemi istituzionali. Non a caso insieme agli altri firmatari abbiamo presentato un ordine del giorno praticamente privo di premesse valutative, se non il richiamo al referendum e all'attuazione di una volontà popolare, e abbiamo con due distici indicato le cose da fare.
Sono costretto ad intervenire perché non ho capito esattamente in molti interventi che cosa si voglia. Noi comunisti vogliamo ottenere un risultato reale, non vogliamo un pezzo di carta. Ci siamo mossi per quattordici appuntamenti, quasi tutti promossi da noi, naturalmente insieme ad altri nella defatigante e non sempre allettante, poco gratificante, ma ostinata ricerca del risultato reale, cioè la sospensione concreta dei lavori. Dato che questo, con tutti i giri di valzer, di parole, di impegni non mantenuti, di informazioni mancanti, non si è ottenuto, oggi vogliamo chiarezza e limpidità non declarata ma realizzata. Si sospendano i lavori del pre-cantiere e del cantiere di Trino: questo è il punto.
In questo senso abbiamo costruito il nostro ordine del giorno che chiede nettamente il blocco immediato delle autorizzazioni (l'ha già spiegato il Consigliere Valeri), non giri di parole o mediazioni verbali che nascondono riserve mentali su che cosa vogliamo ottenere. E abbiamo anche chiesto uno strumento nuovo, che è quello della delegazione.
Ringrazio i colleghi del Gruppo socialista e del Gruppo socialdemocratico che hanno accolto la novità e l'utilità per la Regione di arrivare ad avere dal Governo, che chiamiamo direttamente in causa, e dalle stesse Camere che coinvolgiamo in questo procedimento, l'ottenimento del risultato reale che in questa scomposizione rischia di non essere ottenuto.
Non escludo che, se non ci soddisferà il modo in cui si concluderà questo Consiglio, suggeriremo di riconvocarlo. Questo è il modo, a nostro avviso, per rispondere con coerenza alle posizioni assunte, posizioni che ci hanno spinto, nell'ambito della battaglia referendaria, ad esprimerci nettamente contro il nucleare, quindi anche contro l'ipotesi di prosecuzioni ambigue e marginali di un programma sia per le centrali già in esercizio sia, soprattutto per quanto riguarda il Piemonte, per la centrale di Trino 2.
A me sembra che negli interventi di oggi manchi lo spirito del dibattito che appare sui giornali in questi giorni. Ne stanno discutendo i Sindaci, l'opinione pubblica è molta attenta: i Partiti stanno incrociando le armi sulla questione delle centrali già attive come Caorso o Montalto e mi pare che la crisi di Governo non sia poi così estranea a questa vicenda.
Sulla fase iniziale di Trino 2, ambiguamente definita come un auspicio di sospensione, non si dovrebbe neanche discutere. Un Paese democratico, che tragga seriamente da parte dei suoi governi e delle sue maggioranze le conseguenze dei fatti, trarrebbe da questo referendum tutte le possibili conseguenze. Sicuramente una, che non è discutibile: una centrale non ancora avviata, dopo questo voto, non può più proseguire i propri lavori.
Questo è tutto, ma rimango francamente perplesso di fronte a certe valutazioni. Cosa vuol dire, Consigliere Ala, ritirare la firma dall'ordine del giorno perché la Giunta ci ha delusi? Noi non abbiamo proprio nessuna fiducia in questa Giunta, tant'è vero che chiediamo che si formi una delegazione di Giunta e di Consiglio per far valere questi impegni. Non capisco il senso di un ritiro o la sottovalutazione. Né il Consigliere Valeri né io abbiamo fatto riferimento al documento che accompagna l'originario ordine del giorno del Gruppo comunista, ovvero la lettera di richiesta di discutere presto la nostra mozione, da mesi presentata, sulle energie alternative. Avremmo potuto impalcare tutto il nostro ragionamento su questo. Non l'abbiamo fatto perché ritenevamo di dover arrivare al dunque senza enfatizzare particolarmente la giornata.
Siamo talmente disponibili a batterci sul risultato reale (poiché troppe ambiguità le ritroviamo in un risultato reale e non in un risultato cartaceo) che non esiteremo a richiedere, con tutti gli strumenti dello Statuto e del Regolamento, l'eventuale riconvocazione del Consiglio per verificare come la decisione che verrà assunta oggi da questa assemblea produrrà un risultato, cioè la sospensione dei lavori. Questo sì è un modo per svilire le istituzioni più di quanto lo siano già ed è anche un modo per aprire sacche larghe di equivoci e di ambiguità. Abbiamo il problema di corrispondere coerentemente e vorremmo che sui giornali domani o dopodomani apparisse il senso di una decisione non ambigua, ma ferma, netta e limpida del Consiglio regionale, che nell'ambito delle sue prerogative chiede e si muove per far sì che la richiesta di sospensione reale dei lavori sia realizzata. L'ho ripetuto molte volte, ma noi diamo valore a questo atto adesso, perché ci rendiamo conto che può avere senso in questo momento, dopo il referendum. Affronteremo e troveremo il modo serio per stabilire come si governa questa fase, ma oggi dobbiamo decidere se vogliamo o per volontà esplicita (nessuno l'ha detto) oppure per implicita e furbesca ambiguità continuare a far sì che vengano proseguiti questi lavori: è questo che dobbiamo impedire.
Con il voto chiederemo, su queste affermazioni molto nette e chiare che l'oggetto sia chiaro, non mediato e senza giri di parole. La garanzia di far valere questa decisione è la riserva che io mantengo nell'ordine del giorno, cioè di costringere il Consiglio a riverificare quello che ha deciso.
Noi procediamo su queste basi; può darsi che avremo i voti di altri Gruppi o che converremo con altri Gruppi che hanno già presentato ordini del giorno analoghi. Non riteniamo di essere rientrati in una formazione all'interno della quale già ci dividono e ci divideranno, probabilmente già da domani, molte altre cose, ma con questo vogliamo ottenere una parola chiara nel reale più che sulla carta. Se così non sarà, non saremo certo disponibili, con il nostro voto, a favorire operazioni ambigue di ulteriore rinvio.
Mi pare che la maggioranza di questo Consiglio, la maggioranza politica, debba al nostro Gruppo e agli altri Gruppi che si sono battuti con coerenza in tutti questi mesi (anche se non tutti sono sempre stati presenti nei momenti essenziali) almeno una cosa: diteci "no" se ritenete che sia "no", ma non dite altre cose. Se ritenete che sia "sì", e io credo che sia molto difficile smentire il risultato di un voto popolare, adottate sia nelle decisioni di oggi che nei comportamenti futuri la chiarezza delle cose serie. E' un atto che ci dovete e noi saremo lì a sorvegliare se ancora una volta si ripeterà il vecchio copione oppure se si imboccherà almeno su questo punto, una strada nuova e rispondente alla serietà.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Io non intervengo sul dibattito generale, ma su una puntualizzazione che mi pare sia un atto dovuto ai colleghi e che riguarda l'allacciamento con un tronco di linea elettrica al cantiere di Trino. Anche se non ero in aula ho ascoltato gli interventi dei colleghi e sono per certi aspetti dispiaciuto che si sia assunto e provocato un atteggiamento di tensione, e questo passi, ma sono piuttosto amareggiato nell'aver ascoltato il collega Ala il quale ha protestato per essersi sentito trascurato in questa sede.
Posso non dare le risposte in sintonia con le attese dei colleghi, ovvero posso dare anche delle risposte non soddisfacenti, ma il collega sa che ogni qualvolta mi è stata data la possibilità, ancora recentemente con la resa e la messa a disposizione di elaborati di progetto di ogni tipo, io ho cercato di dare risposta alle istanze. Non sto ad elencare i diversi passaggi dalla richiesta di notizie su questo argomento, ma essendo stato fuori sede per un paio di giorni oggi posso dare la risposta dopo averla evidentemente acquisita presso gli uffici.
La domanda per questo tronco di linea elettrica è stata presentata nell'agosto 1985. L'istruttoria è stata fatta dal Servizio Opere Pubbliche di Vercelli e trasmessa per esame al CROP in data 24/2/1986. Il CROP ha espresso parere favorevole in data 2/4/1986. Il Decreto del Presidente della Giunta è del 29/5/1986. Tale Decreto è l'elemento determinante (provocatorio di ogni successivo atto che ad avviso della Giunta aveva risvolti, caratteri ed aspetti meramente attuativi del Decreto stesso) che è intervenuto un anno e quattro mesi prima del noto ordine del giorno votato dal Consiglio regionale il 10/9/1987.
Il collega Ala, nella fattispecie, afferma impropriamente che con l'ordinanza mia, stessa data, avrei autorizzato quanto è stato oggetto del suo intervento.
Chi sa come si muove la nostra macchina burocratica sa che detta ordinanza è stata firmata qualche ora prima di tale determinazione (che era nelle libere scelte del Consiglio regionale, poteva anche essere prevista ma non indovinata) e che l'aspetto procedurale organizzatorio del rituale protocollo datario interviene in momenti relativamente successivi al momento della sottoscrizione. Quindi se dovessi riguardare meramente a questi aspetti, che sono aspetti di orologio, di tempo, potrei rilevare come l'ordinanza ha in ogni modo preceduto l'ordine del giorno del Consiglio regionale, quindi l'intervento oppositorio risulterebbe spiazzato rispetto ad un corretto rapporto di causa-effetto.
Devo dire, per scrupolo, che l'ordinanza era in ogni modo meramente esecutiva del Decreto del Presidente della Giunta regionale del 29/5/1986 i cui effetti e motivazioni le appartenevano. Una ordinanza non pu prescrivere e ordinare quanto è oggetto e appartiene solo alla sfera della decretazione, con la quale veniva affermato che l'ENEL era autorizzato a porre in esercizio l'impianto elettrico e che le opere relative erano dichiarate di pubblica utilità. Questa è la procedura che normalmente è seguita in tutti questi campi, al di là che possa calzare su qualche cosa che essendo terreno acceso e campo di vivace scontro potrebbe determinare un'ulteriore attenzione.
L'ordinanza diviene atto regionale amministrativo relativo alle procedure espropriative e appare atto - lo risottolineo - meramente esecutivo di un precedente Decreto, quindi atto dovuto sul quale non sembra possa esprimersi con soggettività la Regione, tanto meno il suo Presidente.
Per il resto, il più complesso discorso che oggi viene riproposto per la quattordicesima volta in quest'aula appartiene alla possibilità delle singole parti di tradurre operativamente i risultati di una consultazione dandone ovviamente le interpretazioni più coerenti. Il governo regionale né con il silenzio né con le assenze ha voluto tentare di porre degli elementi raffrenanti al dibattito, tanto meno degli elementi condizionanti.
Ciò, tuttavia, non impedisce che il collega Cerchio possa fare qualche puntualizzazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore alle cave e torbiere

Risponderò brevemente, per quanto mi compete, che anch'io sono rimasta un po' meravigliata dell'attacco, che mi pare di non dover meritare, per quanto riguarda in specifico il Servizio cave del mio Assessorato. Questo non solo perché ho risposto in modo estremamente sollecito a tutte le interrogazioni (cosa che rientra nel mio dovere di Assessore), ma perché mi pareva di aver risposto con una sensibilità attenta al problema specialmente nell'ultima ponderosa risposta alle interrogazioni, dove ne ho riunite assieme ben cinque, proprio perché mi pareva emergesse da ogni singola dichiarazione il problema del prelievo di materiale per la costruzione della centrale nucleare di Trino.
Addirittura concludevo, dopo aver esaminato le dichiarazioni bimestrali ENEL dei fornitori del cantiere Leri-Cavour dalle quali risultava che l'ENEL in questi ultimi quattro mesi avesse intensificato i lavori invitando il Presidente ad un richiamo all'ENEL per il rispetto dei patti stabiliti.
Addirittura ho invitato il Sindaco di Vercelli a chiudere una cava che forniva questo materiale all'ENEL. E se nella seduta di giovedì scorso non sono riuscita a dare risposta alle interrogazioni presentate è stato solo perché sono stata chiamata dal Ministro Ruffolo ad un incontro. Incontro estremamente positivo, soprattutto per quanto riguarda la Valle Bormida.
Detto questo, il Consigliere Ala mi dice che ci sarebbe una cava all'interno della centrale. A parte il fatto che l'interrogazione del Consigliere Ala è arrivata all'Assessorato venerdì, non risulta da un esame superficiale che all'interno del cantiere della centrale nucleare ci sia questa cava.
Mi riservo comunque la possibilità di un controllo, eventualmente anche con sopralluogo, per andare ad accertare quanto lei dice e per darle poi risposta adeguata.
Ma da tutto questo a me pare emerga, sempre andando al fondo di ogni cosa, una situazione ben precisa: non si possono penalizzare tutte le attività della zona, tutte le opere della zona che dalla estrazione delle cave derivano, nel sospetto che esse riforniscano la centrale di Leri Cavour. Né è possibile controllare tutto e investigare su tutto.
Mi pare, invece, che il problema si possa risolvere solo in un modo chiaro e specifico: la cessazione dei lavori, da parte dell'ENEL. nella centrale di Leri-Cavour.
Mi auguro che l'ordine del giorno che oggi emergerà dal Consiglio vada in questo senso. Forse adesso dovrei fare un giretto e portarmi nei banchi del Consiglio, risparmiatemelo, perché a me queste formalità fanno ridere.
Comunque potrei precisare che la mia posizione in materia è sempre stata inequivocabile sia quando era una posizione difficile, sia quando non avevo la copertura del mio Partito, che non aveva deciso in tal senso, sia quando per ben quattro volte ho votato in difformità con la maggioranza. Questa posizione rimane inequivocabile e se oggi il Consiglio voterà in questo senso logicamente non potrò esserne che doppiamente felice.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo espresso ripetutamente, come assemblea di questo Consiglio regionale, valutazioni e giudizi sui temi energetici. D'altra parte il richiamato documento del 10 settembre è l'ultima espressione e l'ultima testimonianza di un pronunciamento pur articolato ed attento su questi temi. Dal 1986 al 1987 in questa aula molte posizioni sono radicalmente cambiate sia a livello nazionale sia a livello locale, magari anche con giustificazioni sui temi energetici.
Richiamo telegraficamente questi aspetti non per condannare metamorfosi intervenute, ma perché ciascuno possa nella sua autonomia legittima riflettere sulla necessità, di fronte ad una materia tanto complessa e tanto delicata, di sforzarsi al massimo per fare fino in fondo chiarezza e per cercare di non caricare di compiti impropri soggetti che tali compiti non hanno. Evitiamo interpretazioni sofisticate od enfatiche di un voto quello dell'8-9 novembre, che peraltro impone al legislatore nazionale atti conseguenti e deve comunque vedere legiferare il Parlamento, perché il problema esiste e deve essere risolto. Anche la Regione Piemonte deve svolgere correttamente un ruolo attivo, come giustamente qualcuno qui richiamava, in particolare il collega Marchini.
Ritengo quindi che la Regione Piemonte non debba sottrarsi dall'esprimersi, e non solo con documenti cartacei (confermo a pieno quanto diceva il collega Bontempi poc'anzi), ma con documenti che possano avere una reale verifica di percorso e di ricaduta sul territorio. La Regione deve svolgere fino in fondo un ruolo attivo come soggetto interessato convinto intanto l'Assessorato all'energia (che fantasma spera di non essere) sapendo che soprattutto al Parlamento ed al Governo spettano dei compiti precisi; convinto al tempo stesso, come è l'Assessorato, che la stessa democrazia si rafforza quando si danno, o si contribuisce a dare soluzioni ai problemi, non quando si creano maggiori problemi alle soluzioni. La strada imboccata questo pomeriggio, al di là delle differenze o delle posizioni pur legittime e variegate, è in sintonia con questo percorso che ritengo debba essere perseguito.
Richiamo intanto l'ordine del giorno approvato a settembre, e già ripreso da altri interventi, che pure aveva avuto convergenze importanti richiamo la necessità che certe norme oggetto di consultazione referendaria nei giorni scorsi, in quanto un risultato è stato espresso, debbano essere modificate, perfezionate e che lo stesso risultato referendario non debba essere né demonizzato né temuto. Lo dico cordialmente a tutti i colleghi che lo hanno indicato legittimamente, magari anche con vivacità, come ha fatto Staglianò.
Sono perfettamente convinto che la Regione abbia il diritto di pronunciarsi e di svolgere un ruolo propositivo, un ruolo attivo, avendo peraltro ben presente che la materia è ritornata alla sede giusta, vale a dire al Parlamento e al Governo: gli unici deputati in sostanza ed in ultima analisi a decidere le politiche energetiche del Paese, utilizzando tutto il contributo che l'istituzione regionale è in grado di dare. In questo quadro dopo il referendum, e qualcuno lo ha richiamato opportunamente nel dibattito, emerge il bisogno di sempre maggiore sicurezza, di maggiore attenzione ai valori dell'ambiente, pur avendo presente peraltro che i quesiti posti ai cittadini non vertevano sulla scelta "nucleare sì, nucleare no", ma vertevano su aspetti tecnici specifici.
Pur avendo molti in Italia radicalmente cambiato idea in tema di nucleare, ritengo che in questa assemblea legislativa dobbiamo essere il più possibile lineari, il più possibile coerenti, il più possibile chiari riconoscendo le titolarità e le competenze e richiamandoci a quanto lo stesso Governo, peraltro oggi in difficoltà, ha espresso attraverso le dichiarazioni dell'agosto scorso (richiamate in questa assemblea nel dibattito del 10 settembre) sia in riferimento alla E. Fermi sia in riferimento a Trino 2.
In questa visione pare necessario dopo la celebrazione dei referendum evitare speculazioni e dare valutazioni sulla forzatura di alcuni fatti.
Pare importante che il Parlamento utilizzi l'occasione che gli è offerta di legiferare, al di là delle forzate tentazioni di dare significati di anima progressista o di anima conservatrice al Paese, ai sì o ai no espressi l'8 novembre.
Penso che l'esito del referendum richiamato peraltro dagli ordini del giorno ripetutamente presentati, sette od otto in questa occasione, ponga al Parlamento la necessità di mettere in pratica un Piano Energetico Nazionale rinnovato, aggiornato, che rischia, se mancherà un'iniziativa legislativa, di restare paralizzato. Si tratta in sostanza di guardare al futuro del nostro Paese e quindi del Piemonte in termini realistici, perch la nostra dipendenza dall'estero è alta o, per dirla alla Reburdo, la nostra dipendenza regionale piemontese dalle altre Regioni è comunque alta.
Lo dico per richiamare il senso reale di cifre che sono state lette, ma che magari erano riferite al compartimento Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta.
Occorre fare chiarezza su ogni tipo di indicazione, pur legittima, ma che deve essere letta per la reale incidenza che essa porta.
Far capire all'assemblea e alla gente all'esterno una lettura corretta dei dati è comunque un salto di qualità non indifferente, un contributo che come legislatori dobbiamo sforzarci di portare. Quindi, penso che sospendere le autorizzazioni per Trino in attesa di decisioni definitive possa diventare una scelta che a livello regionale possiamo esprimere. Ma deve essere al tempo stesso chiaro che sarà poi il Parlamento a legiferare nella sua piena autonomia, non negando che occorrono certo approfondimenti e dando alla Regione a tutto titolo il ruolo propositivo nel confronto con il Parlamento per essere soggetto interlocutore attento nella realizzazione di un nuovo Piano Energetico Nazionale.
Le decisioni a mio avviso devono essere graduali nel tempo, ma non devono essere rinviabili e devono permettere di ridisegnare il Piano Energetico senza lunghe situazioni di stallo, anche al fine di non aggravare ulteriormente le difficoltà che esistono sul piano occupazionale senza gli utilizzi che in termini strumentali - e concordo con le osservazioni fatte dal collega Tapparo - su questo versante, in queste settimane, stanno portando avanti. Si tratta di un intreccio delicato che mi auguro possa essere considerato nei suoi vari aspetti con responsabilità dal Consiglio regionale per un pronunciamento senza forzature, pur con i limiti che certamente i documenti hanno, e non posso non richiamare a me stesso le osservazioni che faceva il collega Ala, sapendo che in questi giorni il Comitato permanente per l'energia dovrà essere insediato e dovrà lavorare a partire dalle conclusioni (magari non entusiasmanti) raggiunte dalla Conferenza nazionale sull'energia del febbraio scorso. Dovrà soprattutto ragionare e discutere sulle cose di attualità che alcuni fatti di questi giorni ci hanno imposto. Penso che la Regione non possa non essere convinta e in sintonia con quanto detto nel dibattito odierno della necessità di una modifica del Piano Energetico Nazionale che il Parlamento dovrà riformulare attraverso una revisione equilibrata, ma rapida, sapendo della necessità di energia sulla quale si fonda la nostra attività quotidiana, ma sapendo al tempo stesso delle indicazioni referendarie che sono emerse chiaramente e delle esigenze della società. Vorrei dire anche della inattualità reale, se Reburdo mi consente, al momento attuale di energia alternativa che va ricercata senza l'illusione che questa possa essere nel contingente e nell'esigenza di fornire alla Regione Piemonte, o a livello nazionale, energia richiesta e che queste fonti siano concretamente utilizzabili per la soluzione a cui faceva riferimento il collega. Puntando anche ad altri elementi, magari non determinanti ma importanti, che sono certamente il risparmio energetico e il contenimento degli sprechi.
Su questi argomenti complessi ritengo che si possa trovare un minimo comune denominatore nel pronunciamento di questo Consiglio regionale volto intanto a sollecitare studi ed iniziative concrete di risparmio energetico che possano individuare nuovi sistemi per perseguire l'obiettivo della diversificazione delle fonti di energia, volto a determinare l'intensificazione degli studi sulle centrali intrinsecamente sicure, volto anche ad accentuare quel processo - oggi non richiamato di distacco della DISP dall'ENEA e di attribuzione alla DISP di funzioni di controllo relative a tutti i grandi rischi anche non collegati al nucleare.
Ritengo che su questo piano possiamo trovare convergenze significative.
Suggerirei un passaggio per trovare il massimo di convergenza dell'assemblea del Consiglio regionale, perché esistono problemi di sicurezza conseguenti agli svariati impieghi di materiale radioattivo in settori diversi da quello della produzione di energia (che pure è stato oggetto di interrogazioni e sollecitazioni ancora nei giorni scorsi da parte di colleghi del Consiglio). Vi è quindi, a mio avviso, al di là di queste considerazioni, il problema per il Parlamento di intervenire sulle norme che più direttamente riguardano la sicurezza dei cittadini e la protezione dell'ambiente. Si tratta specialmente delle disposizioni, oggi ancora insufficienti, relative alle modalità di smaltimento delle scorie radioattive, alla responsabilità civile del costruttore di impianti o del trasportatore di materiali radioattivi o all'organizzazione di piani di emergenza che non possono non essere in qualche modo inseriti organicamente in un discorso che voglia essere completo e serio sul tema che stiamo svolgendo.
Mi pare che su questi versanti si debba esprimere la massima disponibilità, per un ruolo attivo della Regione, per un protagonismo non di facciata ma attivo, soprattutto nel rapporto fra la Regione e il Parlamento nell'ipotesi ormai consolidata della necessità di andare ad una revisione del Piano Energetico Nazionale. In questo senso mi è parso di cogliere elementi convergenti, che oggi in questo dibattito sono emersi fra i documenti proposti. La Giunta non potrà non essere disponibile, anche con un contributo attivo, nella realizzazione di un minimo comune denominatore di documento che sia non solo un pronunciamento di intenti, ma anche una verifica periodica sul territorio.
Altre osservazioni sono state fatte da alcuni colleghi che hanno citato dati o rilievi: alcuni li abbiamo ragionati insieme, altri ancora non potranno non essere verificati con attenzione da questo Assessorato, per essere puntuali ad una risposta alle osservazioni fatte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

E' opportuno verificare se c'è la volontà reale di giungere ad un documento unitario. Noi siamo disponibili ad un incontro con tutti. Se questa volontà non c'è, chiediamo comunque una sospensione dei lavori per un incontro nell'ambito della maggioranza.



PRESIDENTE

Sono disponibile a favorire ogni possibilità di incontro. Chiedo per se è possibile, di svolgere il punto successivo all'o.d.g. mentre si incontrano i rappresentanti dei vari Gruppi.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Siamo disponibili all'incontro, ma non al prosieguo contemporaneo della seduta perché abbiamo presentato degli emendamenti alla deliberazione di cui al punto successivo all'o.d.g.



PRESIDENTE

D'accordo, sospendo quindi brevemente la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 18,10 riprende alle ore 18,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
E' pervenuto un ordine del giorno a firma dei Gruppi DC, PCI, PSI PSDI, PLI, DP e MSI-DN; considero pertanto ritirati gli ordini del giorno precedentemente presentati perché questo li riassume.
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto.



ALA Nemesio

Ritengo si tratti di un atto dovuto anche in omaggio alla comprensibilità del povero Consigliere che vede firme apposte a un ordine del giorno che contraddice altri ordini del giorno firmati dalle stesse persone e che erano agli atti solo pochi minuti fa. Non ho voglia di fare polemiche in merito, però non mi sono ancora ripreso dalla sorpresa rispetto a come si sta concludendo la vicenda.
Manca la mia firma all'ordine del giorno, e continuerà a mancare, anche se poi chiaramente voterò a favore in quanto l'ordine del giorno riprende cose da noi sostenute da tempo. Voterò a favore anche perché gli impegni che la Giunta regionale in questo caso assume sono molto labili quindi l'ordine del giorno può avere qualche successo. Mi stupisce comunque che si chieda ad altri di sospendere quando non lo si fa per cose che sono di nostra competenza; in sostanza si chiede al Governo di compiere atti che sono per analogia identici a quelli che non si compiono per le questioni di propria competenza.
Il paragone viene di nuovo con la diga di Mongrando, scusatemi se apparentemente non c'entra niente. Però, troviamo sempre un Governo più attento e aperto ai problemi ambientali e alle sollecitazioni che vengono dalla popolazione piemontese, di quanto non sia la Giunta, che dovrebbe invece più da vicino rappresentarla e farsi portatrice delle sue istanze.
Vedo accolta con favore nell'ordine del giorno una richiesta, che era contenuta unicamente nell'ordine del giorno delle opposizioni, di una delegazione composta dal Consiglio. Credo che parlare con il Ministro Battaglia sia difficile, ma se non altro i rappresentanti del Consiglio potranno recarsi da lui di persona, visto che non ci sarà modo di farsi rappresentare dalla Giunta.
Pertanto confermo il mio voto favorevole, ma continuo a mantenere una riserva sulla inadeguatezza della Giunta regionale anche a supportare in Parlamento e di fronte al Governo una proposta di sospensione. Si trovano veri e propri cavilli per non attuare le sospensioni di propria competenza.
La risposta data dal Presidente della Giunta Beltrami in merito all'elettrodotto può essere data nello stesso identico modo dal Ministro Battaglia (se sarà ancora Ministro), dal Presidente del Consiglio Goria (se sarà ancora Presidente). Lo ripeto: gli atti di cui noi chiediamo la sospensione al Governo sono identici agli atti rispetto ai quali la sospensione qui non viene accordata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Propongo di aggiungere ai compiti della delegazione che si recherà a Roma per rappresentare quanto contenuto nell'ordine del giorno, di sollecitare scelte energetiche alternative che siano in grado di rispondere ai problemi occupazionali perché questo è un problema di non poco conto.
Pongo questa questione perché non vorrei venisse messa ai margini, bensì agli atti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Nel mio ultimo intervento e nel corso dell'incontro ho illustrato l'oggetto specifico su cui era possibile oggi ottenere un risultato reale: la sospensione dei lavori. Su questo hanno convenuto le forze politiche e hanno messo in moto uno strumento inedito per farla valere. E' ovvio che si riaprirà immediatamente un dibattito anche per impulso, se mancherà da altri, del nostro Gruppo. Ricordo che abbiamo presentato mesi fa, e ne chiederemo la discussione, una mozione sulle energie alternative (il capitolo che segue).
Per quanto riguarda l'oggi, la posizione della Giunta la giudichiamo come Gruppo, soddisfacente e registriamo con soddisfazione che si fa un passo avanti che comunque si sarebbe dovuto fare prima. Ed è questo il punto, voglio dirlo al collega Reburdo: noi abbiamo valutato soprattutto quello che ci poteva unire per un atto nuovo ed un passo avanti, che credo porterà anche al risultato reale e sarà a questo punto compito di tutti farlo valere, non scaricandolo solo su un soggetto che alcuni giudicano inadempiente e noi riteniamo poco credibile.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione l'ordine del giorno n. 388, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato l'esito dei referendum in materia di procedure di localizzazione di centrali nucleari e di incentivazioni finanziarie a favore di Comuni e Regioni interessati a tali localizzazioni di cui alla legge 10/1/1983, n. 8 tenuto conto che si pone in modo urgente la necessità di non modificare la situazione attuale delle opere in corso nell'area Po 1 in attesa delle nuove determinazioni del Parlamento nelle materie oggetto delle consultazioni referendarie e, più in generale, della ridefinizione del Piano Energetico Nazionale c h i e d e al Governo di adottare urgentemente gli atti sospensivi delle autorizzazioni date all'ENEL per la costruzione della centrale elettronucleare di Trino 2, comprese le opere di pre-cantiere i n c a r i c a la Giunta e la Presidenza del Consiglio a comporre una delegazione della Regione che si rechi sollecitamente presso il Governo e la Presidenza delle Camere a sostenere la richiesta di sospensione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
Aggiungo che da parte mia in qualità di Presidente del Consiglio sarà fatto ogni sforzo possibile per comporre la delegazione che incontrerà il Governo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Io avevo consegnato un ordine del giorno firmato anche dai colleghi Bontempi, Ala e Majorino in merito all'attuazione da parte della Giunta dei deliberati di questo Consiglio in ordine alla questione della centrale elettronucleare Trino 2. A me pare che per congruità dei lavori, per coerenza di svolgimento della materia, questa questione andrebbe posta immediatamente all'attenzione di tutti.



PRESIDENTE

Si provvederà in sede di Conferenza dei Capigruppo ad accertare se esiste l'istituto della censura. Per quanto ne so io esiste soltanto l'istituto della sfiducia. Se si vuole la sfiducia occorre presentare una mozione che i Capigruppo stabiliranno, obbligatoriamente entro un certo periodo di tempo, quando discutere. Non posso per principio accettare un ordine del giorno che contiene degli elementi che non sono previsti da alcun ordinamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Se il problema è questo, possiamo procedere subito ad una correzione ma mi pare che il problema politico sia un altro.



PRESIDENTE

Non fatemi violare Statuto e Regolamento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Qui c'è un giudizio in merito al comportamento della Giunta per quanto riguarda l'attuazione degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Questo giudizio l'avete già espresso. Che cosa dovete ancora esprimere? Istituzionalmente non è prevista la censura, ma soltanto la sfiducia. Avete detto tutte le cose che ritenevate di dire e non siete stati neanche tanto teneri al riguardo. Procediamo con gli argomenti iscritti all'o.d.g.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc. - Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 646: "Adesione della Regione Piemonte all'Associazione per la promozione e lo sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 646, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò brevissimo nell'introduzione, eventualmente riprendendo nella replica i temi che possono essere sollecitati dagli emendamenti o dalla discussione.
La deliberazione che la Giunta propone al Consiglio si ricollega non solo in forma teorica alle esperienze del Comitato Ignitor sorto nella Regione Piemonte fin dal 1983.
In questo frattempo si è potuto registrare un forte sviluppo dell'interesse mondiale per la fusione nucleare, una rilevante convergenza di tutti i Paesi sulla necessità di una collaborazione internazionale su questo fronte, una progressiva maggiore rilevante convergenza sulla positività di alcuni filoni tecnologici di questa ricerca, in particolare sulle macchine cosiddette compatte.
Registriamo agli atti la decisione di impegno della Comunità Europea ad intervenire nel finanziamento del progetto Ignitor e là dove non è ancora definita la localizzazione di questa realizzazione appare ancora più evidente l'opportunità e la necessità di consolidare nella nostra Regione un polo su una ricerca che, accompagnando la ricerca complessiva su questo settore, conoscerà certamente pluralità di approcci scientifici e tecnologici: ciò può garantire alla nostra Regione, al suo sistema scientifico, tecnologico e produttivo, di rimanere agganciato agli sviluppi del settore, nella prospettiva di essere un punto di riferimento su questo filone importante.
Abbiamo sostenuto questa Associazione non solo per gli obiettivi specifici, impliciti nel filone di ricerca, ma anche per la convergente dichiarazione, che ci proviene da tutti gli ambienti scientifici, che importantissime potrebbero essere le ricadute su altri settori, anche diversi da quelli specificatamente energetici, che da questa ricerca potrebbero derivare e quindi la consapevolezza (per questo abbiamo parlato genericamente e generalmente di sviluppo scientifico e tecnologico) che i benefici potrebbero essere almeno simili a quelli immediatamente derivabili dal filone energetico.
E' noto come, anche in relazione a questi atti proposti dalla Regione che ha potuto raccogliere l'adesione di altri Enti locali, quali la Provincia e il Comune di Torino, di Enti pubblici come la Camera di Commercio, di Enti rappresentativi dell'imprenditoria privata come le due Federazioni degli industriali operanti nella nostra Regione oltreché dei due Atenei (Politecnico ed Università), si sia sviluppata la decisione del prof. Coppi di operare all'interno del Politecnico di Torino, testimoniando con questo atto la credibilità di cui gode il sistema scientifico economico e politico della nostra Regione.
Ci si propone, e credo sia detto con sufficiente chiarezza nella bozza di Statuto che accompagna la proposta, di costituire un'Associazione che funga da cerniera così come abbiamo fatto già in altre occasioni e come facciamo su altri settori, tra gli Atenei e le sedi istituzionali della ricerca nazionale ed internazionale preposti a questo tema ed anche cerniera con il sistema delle imprese, in particolare con le piccole e medie imprese che da sole, senza un supporto di conoscenza, non avrebbero probabilmente la forza di affiancarsi a questo processo certamente lungo e difficile.
Crediamo di poter già beneficiare di alcune ricadute indirette di queste azioni là dove il Politecnico si è già attivato per presentare progetti propri di ricerca, ovviamente sui filoni specifici di finanziamento della ricerca universitaria, quali i fondi nazionali. Non è comunque compito di questa Associazione realizzare direttamente le macchine che saranno sostenute finanziariamente dai diversi canali sia nazionali che internazionali, né quello di avere la presunzione di essere l'unico centro di ricerca sulla fusione nucleare. Sarebbe da incompetenti non capire come su questo filone non solo si realizzerà, ma ci si augura che si realizzi sempre di più, l'investimento di molte intelligenze e soggetti. Vogliamo semplicemente, ed è un obiettivo ugualmente valido, che il Piemonte non rimanga estraneo ed escluso a questo filone.
In questo senso crediamo di avere ancora una volta testimoniato la volontà della Regione di giocare un proprio ruolo a sviluppo della ricerca scientifica nella nostra Regione nei limiti delle nostre competenze.
Sono disponibile a raccogliere le eventuali osservazioni che perverranno dal dibattito. In merito agli emendamenti, mi pronuncerò man mano che il Presidente del Consiglio li proporrà all'attenzione del Consiglio stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non si può far passare sotto silenzio una decisione così importante, che tra l'altro pecca di sincerità e di trasparenza nella sua presentazione nel senso che qui si parla di un'adesione della Regione Piemonte all'Associazione per la promozione dello sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte. Di primo acchito si potrebbe dire: "finalmente anche la Regione Piemonte si muove su questa strada", ma quando si comincia a leggere la proposta di statuto ci si accorge che essa riguarda uno specifico argomento, ossia la fusione nucleare.
Questa deliberazione è stata impostata con un titolo ambizioso e si è detto che questa deliberazione è stata proposta, discussa, approvata in Commissione, prima e durante la campagna referendaria dove si discuteva con forza della questione nucleare. A me pare che nel complesso sia una deliberazione che parte con grande ambizione ma poi, nella sua non trasparenza, va a cadere su una ricerca finalizzata ad un discutibile processo di fusione perché, checché se ne dica, ci sono diversi problemi.
Tant'è vero che provocatoriamente, insieme al Consigliere Ala, ho presentato la seguente modificazione del titolo della deliberazione: "Adesione della Regione all'Associazione per la promozione e lo studio della fusione nucleare e relative tecnologie".
Mi chiedo come si possa darle un titolo diverso quando le proposte contenute non sono assolutamente comprensive della globalità dell'ambizione che il titolo si propone.
Entrando nel merito della questione ci chiediamo se nel campo della ricerca siano effettivamente queste le priorità o se di fronte ai problemi emersi nella discussione, in atto non solo in Italia, sul ruolo della ricerca universitaria, non abbiamo da un lato troppa ambizione nell'affrontare un problema come questo e dall'altro se non abbiamo invece più modesti strumenti per affrontare problemi tecnologici più a nostra portata di ricerca e di sperimentazione sui quali probabilmente l'Università, il Politecnico e l'industria privata possono lavorarci meglio.
Ecco perché, al di là della preoccupazione sul discorso della fusione nucleare, essa ha una immediata, diretta e certa ricaduta militare; tant'è vero che taluni settori del Politecnico di Torino hanno sollevato questa preoccupazione in pubblici dibattiti. Chiudo questa breve parentesi che ho aperto solo per porre la questione che quando si presenta una deliberazione come questa, essa va fatta con la chiarezza dovuta anche nel titolo.
Non mi pare inoltre che, per l'impegno che deve avere la nostra Regione, la fusione nucleare sia un problema alla nostra portata né di priorità per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è un peccato che un tema così delicato venga trattato di corsa.
Mi sembra che quanto si sta discutendo rappresenti una delle caratterizzazioni possibili e importanti per il nostro Ente in questa fase.
Porto in evidenza alla discussione il fatto che noi siamo impegnati già da alcuni anni in settori importanti, che vedono un importante rapporto tra pubblico e privato, settori dove si cerca di favorire la collaborazione scientifica. Cito alcuni esempi: il laboratorio di intelligenza artificiale, il Progetto CAD-CAM ed altre iniziative collegate anche con il Comune di Torino.
Primo aspetto. La fase della costruzione di tante isole per innescare il processo poteva essere importante; oggi però siamo in un momento più maturo e quindi un respiro più coordinato sarebbe logico. Dico questo per invitare la Giunta a porre attenzione alla funzione di coordinamento di varie iniziative che altrimenti rischiano di logorasi con il tempo.
Secondo aspetto. Non riesco a cogliere la parola "Ignitor" nel documento della Giunta: ma questo, per il versante legato alla fusione, è l'originario progetto Ignitor o è qualche cosa di diverso? Questo è un interrogativo al quale non sono riuscito a dare risposta da quanto scritto.
Se fosse il primo caso sarebbe opportuno citarlo esplicitamente nel corpo dell'articolato.
Terzo aspetto. Può suonare insufficiente l'affermazione che i soci verranno costantemente informati dell'attività svolta e dei risultati conseguiti. Evidentemente questo è meritorio, ma sappiamo che "costantemente e continuamente" vuol dire tenere il socio dentro l'ambiente e probabilmente il membro del Consiglio di amministrazione della Regione non può vivere quella dimensione. Abbiamo bisogno sostanzialmente di avere coerenza dei riscontri tra il contributo economico, che è qualche cosa di più del semplice apporto di risorse, e l'attuazione: soprattutto evitando scostamenti rispetto alle finalità.
Voglio dire al Consigliere Reburdo che c'è una parte nell'articolo relativo alle finalità che non mi pare circoscriva totalmente sulla fusione nucleare l'attività di questa Associazione. Se si considera l'affermazione: "...avviare e curare collaborazioni scientifiche", quando si fa l'esempio del Progetto CERN e così via, ben venga la possibilità di catalizzare con questa funzione attività che, ahimè, vedono un grande finanziamento dell'Italia e non proporzionalmente una presenza dell'industria italiana beneficiata dal Progetto CERN stesso.
Credo che a questo punto possa e debba essere più scandagliato un quarto aspetto. Siamo con questo tipo di orientamento e di finalità nella direzione di marcia della CEE sui punti prioritari da aggredire, sulle scelte da fare o stiamo seguendo un percorso nostro, "nostrano" e in qualche modo autarchico? Non mi spaventerebbe questa seconda scelta, purch sia detta in modo preciso; comunque sarebbe un po' rischiosa per il tipo di risorse che possiamo mettere in campo.
Termino il mio breve intervento dicendo che sarebbe necessario impegnare la Giunta per orientare l'azione di questa Associazione verso i progetti CEE che guidano l'area di avanzamento scientifico e tecnologico.
Come Gruppo daremo quindi la nostra adesione; abbiamo però alcune preoccupazioni che ribadisco: c'è il rischio di procedere a macchia di leopardo nel campo del sostegno all'innovazione (e ormai siamo entrati in una fase matura); non si capisce bene cosa resta del progetto originario Ignitor; come si può saldare meglio un rapporto tra risorse e risultato nonché l'aggancio con gli orientamenti di fondo in materia scientifica e tecnologica della CEE.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono abbastanza perplesso per la rapidità e il disinteresse con cui questo provvedimento è stato esaminato in Commissione, visto che ora cominciano a sorgere alcuni problemi. Faccio notare che questo provvedimento sarebbe già stato approvato con sollecitudine da questo Consiglio regionale se qualche guastatore non avesse detto: "qui c'è qualcosa che non va" oppure "è un problema importante".
Ha ragione il collega Tapparo a dire che nella deliberazione il termine Ignitor non compare. Questo fa il paio con il titolo in copertina in cui si parla, come ha detto il Consigliere Reburdo, di "Associazione per la promozione dello sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte": quindi parrebbe che l'Ignitor lo facciamo a Nichelino o a Beinasco, mentre invece si tratta di un problema che implica una partecipazione italiana a livello europeo.
Non ho neanche capito se la quota di iscrizione annuale è quella che si paga per fare parte del Touring Club o è qualcosa di più. Questa iniziativa costerà 50.000 lire o 50 miliardi all'anno alla Regione? A quanto ammonta la nostra quota? Con 50.000 lire all'anno è possibile ricevere in abbonamento un bollettino di informazioni, che stampano al CERN o in qualche altro posto, o poco di più, o forse neanche questo. Queste cose andrebbero dette anche alla popolazione piemontese.
Il collega Tapparo ha poi sollevato il problema dei grandi progetti della Comunità Europea a livello internazionale. A me constava che la CEE grosso modo, si orientasse su due progetti successivi, che abbreviati si chiamano: uno Jet e l'altro Net (dove la "enne" sta per next, cioè progetto successivo). Si tratta di macchine che confinano il plasma attraverso sistemi magnetici. Non è quindi un progetto totalmente diverso dal progetto Ignitor, ma è comunque un altro progetto e a questi livelli di finanziamento non è probabilmente possibile che nel futuro vi possano essere più di due-tre progetti diversi a livello mondiale e che soprattutto, all'interno della CEE, sia possibile, alla fin fine, la presenza di più di un progetto.
Io continuo sempre a pensare che la Regione Piemonte dovrebbe occuparsi di problemi e di progetti molto più vicini e molto più suoi, pur anche rimanendo in campo energetico.
Continuo a stupirmi che l'unico progetto in campo energetico che la Regione Piemonte sostiene, e rispetto al quale si muove, sia quello della fusione. E' un progetto che non può essere e non può collocarsi a livello di una Regione; la partecipazione regionale non è altro che un fiorellino all'occhiello. Poi, non so se è un garofano o è qualche altro fiore comunque è poco più.
Quindi nutro anch'io l'impressione di una sorta di soluzione autarchica. Su questo avrei apprezzato una maggiore riflessione. Anche se il sostenitore di questo progetto è uno che sta dalle nostre parti, ciò non significa che noi dobbiamo automaticamente sponsorizzarlo.
Punto successivo di profonda preoccupazione è che questo progetto non si preoccupa minimamente di alcuni aspetti che già sono emersi rispetto alla fissione nucleare: i problemi della sicurezza e dell'impatto sanitario ed ambientale.
Questo progetto invece, per quanto lo si legga, rimane tutto centralizzato e focalizzato sulla fattibilità tecnologica e scientifica della fusione e non prende assolutamente in considerazione, di pari passo gli aspetti sanitari ed ambientali. Soprattutto sulle conseguenze dell'attivazione neutronica dei materiali avremo problemi di scorie che non saranno soltanto più quelle delle centrali a fissione, ma quelle del vero e proprio impianto tutto intero. I problemi del decommissioning di un impianto che utilizzerà la fusione saranno estremamente maggiori, a meno che non si faccia una ricerca in questo settore su nuove leghe e nuovi materiali. E questi aspetti devono essere affrontati subito, altrimenti non facciamo altro che riproporre gli stessi schemi comportamentali della fissione. Prima dimostriamo la fattibilità tecnologica della fissione, poi stupiamo per i problemi delle scorie, della sicurezza sanitaria e ambientale, delle irradiazioni: non li risolveremo mai, ma intanto sono state fatte le centrali a fissione, così come domani saranno fatte a fusione! Soprattutto se la fusione, un sogno che potrà avverarsi solo e forse tra molti anni (per cui la Regione si sta probabilmente impegnando in una vera partita a poker fatta di continui rilanci per i prossimi trent'anni, senza alcuna sicurezza sulle disponibilità di bilancio) rimarrà quella tra deuterio e trizio, la cui realizzazione avverrà probabilmente verso il 2020-2030.
Non è il caso di ricordare qui le dichiarazioni fatte dal Presidente dell'ENEA, Colombo, in quella sciagurata - mi si passi il termine tavola rotonda della sera del lunedì 9 novembre quando affermava a proposito della fusione "ne riparleremo tra quarant'anni", o le conclusioni a cui è giunta la Commissione parlamentare Industria, nel corso dell'indagine dalla stessa condotta sul nucleare, che ha definito la fusione un obiettivo non immediatamente realizzabile. Bisognerebbe allora battere le mani perché la nostra Regione adesso giunge ancora una volta per prima, così come è giunta per prima ad una centrale a fissione? Non credo proprio. Direi piuttosto che continua a giungere sempre ultima, quando si tratta di imparare qualcosa dal passato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La sua saggezza, signor Presidente, nel dare la parola prima al collega Ala piuttosto che al sottoscritto mi consentirà di farla più breve avendo il collega Ala già esposto alcuni degli argomenti che mi ero appuntato in scaletta.
In verità la deliberazione che stiamo discutendo ora, a leggere i giornali e per la precisione "Stampa Sera", è stata già approvata dal Consiglio regionale. Questo appare sull'edizione di 15 giorni fa. Mi domando che senso abbia restare qui, i pochi aficionado rimasti, a discutere. Forse perché "Stampa Sera" avendo visto in calce alla deliberazione che era stata approvata all'unanimità dei presenti in Commissione l'aveva considerata una cosa fatta. Così va il mondo.
La questione di merito è molto delicata. Abbiamo appena finito di discutere come è possibile, secondo alcuni, fare a meno del nucleare da fissione prospettando delle soluzioni energetiche alternative. E' evidente che noi pensiamo da un punto di vista metodologico, di approccio alla vita e ai problemi del mondo, che non bisogna mettere delle limitazioni, sul piano della ricerca, che non siano di natura etica cioè che non urtino contro quelli che sono i principi fondamentali della vita.
Noi non abbiamo alcuna posizione pregiudizialmente antagonistica allo sviluppo delle ricerche scientifiche sul versante dell'approvvigionamento energetico.
Non ci convince, come già è stato detto da altri prima di me l'enfatizzazione a cui abbiamo assistito nel rimarcare di significato la fusione nucleare, perché continueremmo ad avere, per gli elementi che dovrebbero attivarla, radioattività e scorie; perché continueremmo ad assorbire in questo settore gran parte delle risorse che andrebbero invece secondo noi, mirate più proficuamente verso lo sviluppo di quelle che oggi con linguaggio alla moda vengono definite "tecnologie dolci", quindi risorse energetiche rinnovabili.
Il punto è questo, signor Presidente: se non c'è nessuna posizione pregiudizialmente contraria alla ricerca scientifica su questo versante noi rileviamo una contraddizione nel testo, così come ci viene prospettato. Se la ricerca deve essere effettuata, che lo sia davvero a tutto campo. In questo senso il sottoscritto, a nome del Gruppo DP, si è premurato di sottoporre all'attenzione della Giunta e di tutti i colleghi due emendamenti che noi riteniamo significativi. Uno riguarda lo sviluppo; cioè l'oggetto di questa Associazione deve essere anche quello dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, quindi la ricerca applicata a questo campo deve essere inserita nelle finalità dello Statuto dell'Associazione.
In secondo luogo, siccome ci sono troppi problemi aperti (ad esempio scorie e radioattività) a nostro avviso va assolutamente sganciata la ricerca dall'applicazione tecnologica. Voglio dire che l'applicazione tecnologica può essere attivata solo quando sarà stato possibile verificare che l'impatto socio-ambientale e sanitario di questa ricerca non sia dannoso per l'uomo. Ecco perché noi proponiamo che sempre all'art. 3 dello Statuto dell'Associazione venga abrogato il comma relativo al "trasferimento delle conoscenze scientifico-tecnologiche alle imprese, con particolare riguardo a quelle piemontesi per stipulare contratti di collaborazione". Qui siamo nel campo applicativo e prima di passare all'applicazione, a nostro avviso, è opportuno vagliare, proprio imparando dalle vicende di cui abbiamo discusso per quattordici volte, quello che viene applicato.
A noi pare che sia opportuno sostenere la ricerca di fonti energetiche alternative; non abbiamo alcun pregiudizio, sebbene ci siamo pronunciati anche a livello parlamentare per dire che nell'uso delle risorse disponibili se si investono tutti i capitali necessari per mandare avanti la fusione, gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili sono antagonistici.
Non ci interessa - in poche parole - un'Associazione costruita ad hoc per far venire una volta la settimana il prof. Coppi dagli Stati Uniti fino in Piemonte. Questo sarebbe svilire la funzione che una Regione come la nostra dovrebbe porsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

A partire dal titolo della deliberazione, titolo assolutamente generico, la sorpresa potrebbe essere che il termine Ignitor non compare come non compare in tutta la stesura della deliberazione. Se invece, come ricordava qualcuno, prestiamo attenzione alla presentazione esterna di questa Associazione, essa viene presentata come un'associazione legata al progetto Ignitor. Quando diciamo progetto Ignitor evidentemente ci richiamiamo al progetto che nacque alcuni anni fa come possibilità di sperimentare la costruzione di una macchina per la fusione nucleare. Così veniva presentata nell'articolo di "Stampa Sera" che il collega Staglian ricordava che dava già per approvata la deliberazione ora in discussione.
Nell'articolo si diceva che il primo passo per la realizzazione del progetto Ignitor era già stato fatto. Anche l'Assessore Alberton, non ho capito bene perché fosse lui a presentare l'incarico dato al prof. Coppi al Politecnico di Torino, ha parlato esplicitamente di riferimento al progetto Ignitor. La presenza di Coppi a Torino avrebbe permesso al progetto di andare avanti. In altri articoli simili e nel comunicato dell'Assessorato si diceva, nel mese di giugno scorso, che la convenzione avrebbe permesso la realizzazione del progetto Ignitor. Sempre a giugno si parlava anche di una collocazione ad Ispra del Laboratorio sperimentale per costruire la macchina.
Quindi questa deliberazione si è accreditata sugli organi di stampa e all'interno del Consiglio come la deliberazione che dava il via a quel tipo di progetto. In realtà nel testo non compare questo riferimento. Sono elencati i compiti di questa Associazione, uno dei quali riguarda la fusione nucleare, però il richiamo non è compreso.
La domanda è: della macchina sperimentale per la fusione cosa resta legata a questa deliberazione? I giornali hanno pubblicato non molto tempo fa i risultati dei lavori della Commissione per le attività produttive della Camera che sostanzialmente ha stabilito che i tempi per arrivare alla produzione della macchina e all'ulteriore passaggio della produzione di energia sono lunghissimi. Non solo, ma la Commissione esprimeva la sua perplessità sulla fusione per le implicazioni militari che uno dei tipi di fusione riguardava (implicazioni con lo scudo stellare).
Il mese scorso è stato annunciato un accordo internazionale per l'atomo pulito, per l'energia nucleare da fusione. E' un progetto che si realizzerà in un laboratorio della Germania che raccoglie esperienze già avviate e fasi sperimentali avanzate su questo terreno.
Sappiamo che il prof. Coppi negli Stati Uniti sta lavorando al progetto Ignitor e che forse nell'arco di due anni si potrà avere un primo risultato. Quindi nel panorama internazionale la scelta europea non è per Saluggia o per Ispra, ma per la Germania occidentale, da quello che sappiamo. Gli Stati Uniti stanno lavorando sul progetto Ignitor; la scelta europea è anche la conseguenza di un non assunto impegno dell'Italia per sostenere il progetto Ignitor all'interno della Comunità Europea.
Nel maggio scorso c'è stata una riunione in cui proprio il Commissario italiano ha respinto l'intervento della CEE che metteva a disposizione dei fondi sul progetto Ignitor. L'opposizione a quel progetto era in particolare dell'ENEA.
Se questo è il panorama, vorrei avere dei riscontri sulle affermazioni dell'Assessore quando fa riferimento a cifre di 15 miliardi che la CEE impegnerebbe vorrei sapere per cosa. Il panorama sembra invece essere quello di nessuna possibilità per l'Italia di fare in Italia, e neanche di partecipare in Europa, alla costruzione di una macchina di tipo Ignitor.
Non mi soffermo sulle implicanze che un progetto di questo genere potrebbe avere, dico solamente che mi pare improprio presentare la fondazione di questa Associazione come di un gruppo che deve lavorare ad un progetto che sostanzialmente non esiste più. Anche se un giornale parlava di un secondo consorzio Fiat-Ansaldo per la costruzione della macchina, di cui l'Assessore peraltro non ci ha informati, si può presumere che questo secondo consorzio, che si affiancherebbe all'Associazione, in realtà non ci sarà.
Chiedo che la Giunta ci dica che cos'è questa associazione. E' una generica associazione che promuove, come dice il titolo, lo sviluppo scientifico e tecnologico? Era necessaria una associazione apposita o non potevano essere utilizzate altre forme, altri rapporti con la comunità scientifica? Che cosa concretamente farà questa associazione? Seconda domanda. I giornali parlano di un miliardo e mezzo impegnato in questa iniziativa. E' una cifra irrisoria per la sperimentazione Ignitor ma per una associazione che ha fini di rapporti scientifici è già una cifra consistente.
Per chiarezza è necessario avere una risposta dall'Assessore per sapere che cosa andiamo a deliberare. Dal momento che si fonda una associazione la chiarezza è necessaria. Qui si fa un'elencazione di compiti, si parla di ricerche e sperimentazioni per la fusione nucleare, poi si parla di rapporti e di collaborazioni in ricerche, di trasferimenti alle imprese e di borse di studio. In realtà il vecchio Comitato Ignitor ha impegnato i residui 300 milioni per borse di studio a giovani che sono andati negli Stati Uniti e altrove a fare un periodo di ricerca.
Di questi vari compiti a noi interessa sapere qual è in sostanza il programma che questa Associazione intende darsi. La presenza di Associazioni di industriali come la Federpiemonte e la Federapi fa pensare che l'obiettivo di questa Associazione sarà, grazie alla presenza all'interno dell'Associazione di uno scienziato che lavora al CERN, il recupero di quel 20-25% di investimenti che l'Italia sul CERN fa per commesse per l'industria piemontese. Se è così non è cosa disdicevole, per bisogna smettere di chiamare questa cosa Ignitor perché è tutt'altra cosa.
Dato che questa ipotesi viene dallo stesso mondo industriale torinese mi parrebbe corretto dire chiaramente di cosa si tratta, perché si è istituita un'associazione apposita, e quali risorse complessivamente si intendono concentrare su questa associazione, dato che l'impegno di spesa è in bianco.
Se non ci sono queste condizioni di chiarezza io credo che sia difficile approvare un provvedimento che parla di una genericissima associazione per lo sviluppo scientifico, perché dalla relazione introduttiva dell'Assessore Alberton le perplessità a noi vengono ancora numerose. Chiedo quindi che sulle questioni che io ed altri colleghi abbiamo posto ci sia una spiegazione ulteriore e sulla base di questa indicheremo il nostro voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, spiace veramente che tale questione venga trattata a quest'ora e dopo il dibattito in ordine alla questione nucleare, perché questo argomento ci porterebbe a forti riflessioni e soprattutto a qualche ricerca nella nostra memoria.
Facciamo subito le riflessioni. Se i colleghi che hanno parlato avessero spiegato anche in televisione le cose che hanno detto adesso circa l'impraticabilità della fusione, i suoi rischi e le sue ricadute negative sull'impatto ambientale, probabilmente l'esito del referendum sarebbe stato diverso.
Tra il pubblico ci sono alcuni importanti opinion-leader; sarei lieto che ascoltassero le funamboliche esercitazioni da parte di alcuni colleghi non in termini di persone, ma di Gruppi politici, che vendono la fusione come la prospettiva del futuro per bloccare l'attuale tecnologia e immediatamente dopo la contestano. Ho l'impressione che il problema sia ancora su come ci si avvicina alla cultura industriale, di come cioè ci confrontiamo con le sfide che la scienza ci pone ogni giorno. Mi sembra un modo scorretto quello che si utilizza da qualche parte.
Veniamo al problema. Signor Presidente, lei ricorderà che il nostro Gruppo è stato tra quelli che hanno sostenuto con forza questo argomento sollecitando più volte la Giunta che lei presiedeva. Non si pu dimenticare; tutti quanti invece abbiamo tirato un colpo di spugna su una stagione politica di grande entusiasmo, di grande impegno, di grande responsabilità dico io, valori che sono venuti meno improvvisamente secondo me. Quando questa Regione aveva deciso di scommettere sulla centrale nucleare, al punto di chiedere al Governo di riconoscere l'area Po 1 nonostante la Regione non potesse pronunciarsi in termini giuridici l'aveva fatto perché aveva scommesso sulla modernizzazione. Riteneva cioè che la frontiera delle tecnologie in termini energetici fosse uno degli spazi da creare alla nostra comunità sul piano della diversificazione della crescita. Questa è la scommessa che abbiamo fatto tutti insieme. Di qui era partita la voglia di governare la scelta nucleare, con le sue ricadute ed abbiamo addirittura inventato uno strumento a livello urbanistico per governare questo processo (il PTO); Ignitor stava all'interno di tutto questo. Voleva significare da parte dei proponenti, almeno da parte di alcuni, la dimostrazione che noi puntavamo a questa scommessa e cioè alla localizzazione sul nostro territorio di centri di ricerca tali da legare la nostra Regione ai momenti forti e qualificanti della moderna civiltà.
Questa scommessa tra l'altro non aveva caratteri campanilistici, perch avevamo capito che se la macchina Ignitor fosse stata realizzata, lo sarebbe stato ad Ispra. Noi immaginavamo però che Trino, Saluggia ed Ispra potessero diventare un triangolo forte in Europa. Ho l'impressione che per strada i calcoli di parrocchia abbiano fatto perdere la grande voglia di fare che c'era in questa Regione. Non critico il fatto che si sia abbandonato l'oggetto di questa voglia di fare, ma non ritrovo più in questo Consiglio e nella maggioranza una grande voglia di fare. Spostiamo pure gli obiettivi, ma una legislatura deve scegliere il proprio destino deve scommettere su qualcosa.
Questa grande scommessa è rimessa in discussione, a mio modo di vedere in modo sbagliato, dalle vicende di Chernobyl? Cerchiamone un'altra. Per bisogna riconoscere, Assessore Alberton, la fine di una scommessa e bisogna avere il coraggio di riconoscere che non si può tenere una scommessa giocando soltanto i centesimi. Sulle scommesse non si può semplicemente giocare una colonna da 50 lire, bisogna fare i sistemi per sperare di vincere qualcosa. Avevamo tutti di fronte il dramma di una Regione che si monoculturava ogni giorno di più, che si impoveriva ogni giorno di più, si provincializzava ogni giorno di più; abbiamo visto cadere le illusioni del terziario indotto delle grandi trasformazioni sul territorio. Ancora oggi leggo da parte dei redattori del Piano di Torino che la città di Torino si sta sviluppando come un'area di forte terziarizzazione; a me piacerebbe sapere dove la vedono, questi ricercatori, la forte terziarizzazione. Chi prova ogni tanto a vivere un po' fuori dal proprio nido scopre che la capacità del terziario, cioè dei servizi e delle professioni in questa Regione, per essere funzionale e all'altezza anche soltanto dell'esistenza della monocultura è assolutamente inadeguata. Quindi vorrei capire l'esigenza del terziario che pretende una certa realizzazione del complesso del Lingotto rispetto ad altro. Mi rendo conto che sto prendendo il discorso molto da lontano.
La decisione che la Regione aveva assunto in questo quadro era di creare un forte triangolo tecnologico (Ispra, Saluggia e Trino) e su questo scommettere la riqualificazione dei propri centri di ricerca, in primo luogo l'Università e il Politecnico, al fine di valorizzare il proprio ruolo. Questo quadro è completamente saltato. Devo anche dire che nel frattempo, e la collega Sestero è più puntuale di me perché a me rimangono soltanto le cose, mentre lei invece ha la prudenza di tenersele, ho registrato alcuni fatti: la presa di posizione a livello internazionale dell'Italia sul progetto Coppi che è di tipo negativo. Anni fa ebbi a dire in quest'aula che se il progetto Coppi voleva essere difeso, doveva essere difeso rispetto ad alcune baronie del centro Italia (dove si fa anche il vino, a Frascati). Su questo non è stato possibile fare nulla, neanche da parte del Ministro competente di allora che era l'on. Renato Altissimo al quale ho rammostrato le preoccupazioni che aveva il prof. Coppi che il Progetto Ignitor non avesse in Italia le sufficienti adesioni proprio perché esisteva la polverizzazione degli interessi politici che faceva sì che il quel momento un certo Partito politico volesse far prevalere un'ipotesi rispetto a quella del prof. Coppi. E' lo stesso Partito che adesso improvvisamente ha perso la cultura della modernizzazione, non è più per la borghesia rampante, non si capisce perché, purtroppo è ancora per tutti. Queste sono le vicende, colleghi Consiglieri.
Ho l'impressione che un minimo di coerenza sia necessario, però alcune condizioni sono cambiate.
Personalmente ho potuto verificare, negli anni ai quali stiamo facendo riferimento, che c'era una disponibilità statunitense a concorrere al progetto Ignitor collocato in Italia. E' su questo che abbiamo ragionato, è inutile che ci nascondiamo le questioni. Noi volevamo creare le condizioni politiche di consenso e di sistema a recepire nella Regione Piemonte l'esperimento Ignitor. Questa era la realtà. Perché Ispra? Perché Ispra è al centro di una serie di conduttori di energia tali da garantire l'energia minima sufficiente all'avvio del processo. Questo era l'obiettivo sul quale ci eravamo mossi: creare le condizioni di consenso politico e di opinione anche culturali, per ospitare il progetto, ma anche le conoscenze, gli strumenti e le capacità per fruire immediatamente delle ricadute tecnologiche. Si trattava cioè di coinvolgere i settori nuovi della imprenditoria rispetto a questa idea che allora era grande e oggi mi pare rimanga ancora grande a certe condizioni. Questo era il progetto e giunge oggi una deliberazione che noi approviamo, ma rispetto alla quale abbiamo Assessore, forti riserve. Riserve che derivano in primo luogo dalla non sufficiente conoscenza dello scenario generale.
A me sembra di aver letto di recente su qualche giornale che è stata assunta una decisione a livello CEE volta a sostenere un altro progetto.
Qui non si tratta di studiare come appropriarci delle ricadute, perch hanno ragione i colleghi quando dicono che prima si va al progetto teorico e che la ricaduta è una fase che probabilmente si avvierà anche solo in termini di analisi da qui a 20 anni, ma in termini di capacità del sistema imprenditoriale produttivo occorre predisporre le condizioni tecniche e non soltanto più teoriche. Dico con grande umiltà, ma anche con grande franchezza all'Assessore che il nostro Gruppo voterà a favore di questa deliberazione, affidando alla sua prudenza di uomo di governo di verificare in tempi non stretti, ma neanche biblici, quanto ancora ci sia oggi dell'ipotesi sulla quale si era partiti rispetto a questa operazione. Se in effetti questa questione non è legata a creare le condizioni per ospitare in termini di consenso, in termini di cultura, in termini di approntamento e di tecnologie e di rivalutazione, non del terziario, ma anche del secondario, necessarie a supportare l'esperimento, questo tipo di istituto perché di istituto mi pare si possa anche parlare, probabilmente ha dei limiti e insieme delle speranze che vanno conciliate più concretamente.
Potremmo andare molto oltre, questa discussione ci ha insegnato molto probabilmente siamo anche qui di fronte a un'occasione perduta, non per colpa della Regione.
Forse la Regione non è cresciuta abbastanza, Presidente Viglione (mi riferisco all'ex Presidente della Regione e non all'attuale Presidente del Consiglio), perché allora non si è avuta l'autorevolezza da parte di tutti né del Ministro né del Presidente della Regione Piemonte, di far venire alla luce questa strana cosa per cui un progetto sicuramente perdente, era quello di Frascati (allora così veniva venduto), potesse impedire la nascita di un progetto che a quei tempi era vincente, almeno in termini di apporti finanziari, cioè quello di Ignitor che era previsto nella nostra ipotesi di lavoro.
Il nostro Gruppo esprime in primo luogo apprezzamento per il fatto che la Giunta ha mantenuto ferma la volontà di andare in fondo a questa operazione. Suggerisco peraltro che questo atteggiamento vada a sposarsi con la voglia e le capacità di meditare e di riflettere su quanto avverrà.
Avendo a differenza di altri Gruppi di maggioranza grande stima dell'Assessore e della Giunta, quando non l'avessi più trarrei le conseguenze politiche, a differenza di altri Gruppi, e non pretenderei di essere presente agli incontri degli Assessori perché "non mi fido di loro" (così si dice nelle nostre riunioni); affido questa raccomandazione all'Assessore.
Sono convinto di avere a tempo opportuno, a condizioni opportune e nei termini opportuni, le risposte adeguate.
Mi sembra però che non sia del tutto fuori luogo quanto meno cominciare a fissare dei paletti, per esempio valutando l'opportunità di accettare il nostro emendamento che prevede che l'art. 2 dello Statuto veda cancellata l'ultima riga, laddove sta scritto che "l'assemblea dei soci può istituire sedi secondarie". Che un centro di ricerca e di analisi che fa capo a un luminare di livello mondiale, che si impegna su un progetto che incomincerà ad avere alcune implicazioni di qui a 40 anni, che debba quindi raccogliere in meglio i cervelli e non solo piemontesi, ma probabilmente anche al di là del Po, immagini già di avere una sezione decentrata, magari ad Alessandria, mi sembra una partenza che potrebbe essere sospetta. Un istituto del genere che abbia sedi secondarie qualche problema lo pone.
Rassegno pertanto alla sensibilità dell'Assessore tale problema e mi rimetto alla valutazione che lo stesso farà del mio emendamento. Se l'Assessore ha argomenti per considerare il mio emendamento non praticabile lo voglia considerare ritirato perché per me questo vuol dire far parte della maggioranza, non come qualcuno che conserva gli emendamenti e li vota con l'opposizione. Dopodiché qualunque sia il tipo di decisione che andremo ad assumere, farò tutto quanto sarà nel potere mio e della forza politica alla quale appartengo per sostenere questo progetto, diversamente da quello che fa qualche altra forza di maggioranza che partecipa ai convegni per dire esattamente il contrario. Mi sembra non opportuno, per esempio, che un collega di marca repubblicana vada a dire cose diverse dal Presidente all'incontro sul "Centro Fiere" di Torino. Questo mi sembra non opportuno comunque ognuno si comporta come crede.
Lascio all'Assessore l'opportunità di accettare o meno l'emendamento da noi suggerito, esprimo parere favorevole e voteremo quindi di conseguenza.
Prego l'Assessore di voler dare una comunicazione tempestiva al Consiglio quando abbia avuto modo di verificare più a fondo non le ragioni di perplessità e di preoccupazione, ma l'esigenza di necessità di approfondimento di queste cose.
Oggi però abbiamo capito che quelli che non vogliono l'attuale tecnologia nucleare non vorranno mai la fusione nucleare. Allora quando andremo a trattare con il Ministro per il nuovo piano energetico diciamogli di cancellare dallo scenario nel quale viene immaginato il piano energetico la scelta della fusione perché sarà una scelta che in Italia farà la stessa fine della scelta nucleare, perché chi è riuscito a dimostrare che le nostre centrali nucleari sono come Chernobyl, riuscirà sicuramente a dimostrare che anche le centrali a fusione saranno come Chernobyl. Se si riesce a dimostrare l'assurdo una prima volta, è possibile farlo una seconda.
Non avevo mai sentito (dopo il referendum l'ho scoperto oggi) che la fusione nucleare ha implicazioni militari. Non lo sapevo forse perché non frequento i circoli antimilitaristi e militaristi. Quindi, caro Presidente quando incontrerà il Ministro, che mi auguro sarà sempre l'on. Battaglia che ritengo sappia "battagliare", riferisca anche che due minuti dopo che abbiamo votato un ordine del giorno che disegna un PEN immaginifico, che vede le tecnologie del futuro, una parte non indifferente dello stesso Consiglio considera le centrali a fusione pericolose, inquinanti, non affidabili, non valutabili nei termini della nostra generazione (non dico fisica, ma neanche politica ed economica) e soprattutto anche queste al soldo delle forze oscure della reazione in agguato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi piace accettare l'augurio del Consigliere Marchini: la fusione nucleare faccia la fine delle centrali a fissione! Intendo iniziare la discussione rifacendomi al romanzo di Umberto Eco "Il nome della rosa". "Stat rosa pristina nomine" è scritto alla fine di quel romanzo, e questa citazione è la prima parte della frase che lo chiude. Devo subito aggiungere, però, che il nome di questa deliberazione non ha la fragranza della rosa, anzi! E' un nome che pomposamente parla di promozione dello sviluppo scientifico ed anche tecnologico del Piemonte, ma poi tratta esclusivamente della fusione. Se lo sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte dovesse essere effettivamente affidato alla fusione nucleare, io avrei moltissimi dubbi e perplessità sull'effettivo grado di progresso scientifico e tecnologico che la nostra Regione potrebbe raggiungere.
C'è di più. Forse partiamo proprio male, Assessore. Non m'intendo molto di fusione; però se si tratta della fusione a confinamento magnetico sembra proprio che non ci siamo.
Dovremmo sapere tutti quanti, compreso il collega Marchini, che non più di venti giorni fa è stato reso noto il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla fusione nucleare condotta dalla Commissione Attività Produttive della Camera.
Questo documento dice che la realizzazione scientifica, tecnologica ed economica della fusione nucleare ha tempi lunghi - questo lo sapevamo tutti e tali comunque da non poter prefigurare l'utilizzo commerciale di energia elettrica in tempi atti a consentire una programmazione energetica ammesso che questo sia lo scopo di questa deliberazione, ma ciò non è chiaro, come è ormai evidente.
Questa indagine ha permesso ai parlamentari di ascoltare illustri studiosi, tra cui il Premio Nobel Rubbia, e ha portato alla conclusione di dover incrementare la ricerca per quanto riguarda la fusione inerziale che presenta aspetti di grande opportunità (questo è il risultato a cui è giunta la Commissione Industria) superiori comunque a quelli della fusione a confinamento magnetico in ordine alla ricaduta proprio in campo industriale. Se l'Assessore, che parla genericamente di fusione, ha fatto svolgere un'indagine in cui si dimostra che le conclusioni della Commissione Industria della Camera sono false, ce la faccia conoscere forse noi potremmo cambiare idea.
Intanto ritengo che una scelta in questa direzione sia errata dal punto di vista in cui ci si colloca rispetto allo sviluppo della nostra società: con la fusione si continua ad incrementare quel modello di consumo oggi dominante che ha portato alle conseguenze che tutti quanti abbiamo di fronte. Si continuerà a generare, cioè, l'illusione, sia pur lontanissima che tutto possa continuare come prima, che le risorse della terra sono illimitate, che ci sarà un futuro più o meno remoto in cui l'energia sarà gratuita, pulita, disponibile ed accessibile a tutti, proprio come si diceva trent'anni fa parlando della fissione. Pur non avendo, però, le conoscenze specifiche della fusione per poter entrare nel merito, sappiamo che i collegamenti tra fusione nucleare e SDI (le ricerche spaziali) sono puntuali, precisi e documentabili, ma non è questo il momento per parlarne.
Non posso qui non far presente a voi ciò che Barry Commoner pensa della fusione: "a costo di sembrare poco rispettoso verso un Premio Nobel, devo dire che è una vera cretinata". L'affermazione è testuale e non smentita.
Credo che, al di là di questo e di come ci si possa collocare rispetto a questa tematica, sia nostro preciso dovere fare un ragionamento complessivo. Si può credere o meno nella fusione, però il problema del futuro energetico della nostra Regione, del nostro Paese e, se volete anche dell'Europa, deve essere affrontato in un contesto globale in cui tra l'altro, i finanziamenti per la ricerca di fonti energetiche alternative siano reali e siano collocati nell'ambito di un progetto unico di ricerca energetica diversificata. In tale ambito può anche trovare spazio la ricerca relativa alla fusione, anche se tanti come me non credono ad essa. Se così non fosse, la ricerca sulle fonti alternative farebbe necessariamente la stessa fine delle ricerche mai fatte finora su quel tipo di energia: tutti i finanziamenti, infatti, sarebbero dirottati ancora sulla fusione e il pensiero scientifico subirebbe un'ulteriore deviazione a discapito della ricerca sulle energie alternative.
Assessore, per finire: credo che elementi di riflessione ne siano emersi, ed anche tanti. Dunque una pausa di riflessione si impone. Sarebbe bene che lei traesse le conseguenze giuste dal dibattito odierno. Anche perché a chi, un domani, ci chiedesse il rendiconto dei finanziamenti della Regione su questa materia potremmo solo rispondere: "nomina nuda tenemus" concludendo proprio come si conclude il romanzo di Eco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito di questa sera lascia perplessi. Abbiamo sentito ripetutamente in questo Consiglio evocare come una tragedia la perdita del progetto Ignitor. Ricordo anche le corse che faceva l'Assessore Ferrero al MIT (Massachussettes Institute of Technology) per cercare di portare il prof. Coppi nell'area torinese ricordo gli interventi di Rivalta che lamentava il possibile insuccesso circa l'acquisizione del progetto come una sventura per il Piemonte.
Non voglio fare citazioni latine, potrei farne qualcuna più semplicistica in francese: "tout passe, tout casse, tout se remplace, seul l'amour reste"; tutto cambia veramente, ma qui siamo al ridicolo perch nulla resta; è un cambiamento completo di posizioni che ci lascia sorpresi se non sbalorditi.
In IV Commissione abbiamo sentito l'Assessore che ha svolto un'ampia relazione ed abbiamo approvato la deliberazione all'unanimità. Le cose sono state spiegate con assoluta chiarezza, con precisa puntualità; noi riteniamo che il Piemonte non possa essere rinunciatario in questo campo.
Il collega Marchini ha fatto il discorso di Ispra e Saluggia che è importantissimo, ma non penso che il progetto fosse legato soltanto a queste ipotesi territoriali, pure importanti, perché esse da sole non possono costituire la motivazione di un intervento e di questa deliberazione.
Siamo convinti che l'adesione della Regione ad un'Associazione di promozione dello sviluppo scientifico, così articolata che vede anche la presenza della Provincia, del Comune e del Politecnico e che è finalizzata anche a riportare in Piemonte uno studio di ricerca di un certo livello nel settore, non possa essere buttata alle ortiche per una fuga in avanti, come quella che il collega Adduci ci ha ipotizzato, verso ulteriori, nuove futuribili tecnologie.
Viviamo una fase importante; abbiamo oggi preso una deliberazione che anche in ossequio alle decisioni referendarie, è orientata a chiedere la sospensione della costruzione di Trino 2 sino alla verifica del nuovo Piano Energetico Nazionale.
Ho sentito avanzare oggi l'esigenza di una presenza del Piemonte nel campo della proposta e del governo del nucleare; poi esitiamo di fronte alla partecipazione della Regione Piemonte ad una ricerca nel settore che abbiamo per anni perseguito e che oggi abbiamo la possibilità di portare avanti nel concreto.
Noi non cambiamo opinione e rimaniamo sulla linea che abbiamo espresso in IV Commissione. Siamo convinti che l'Assessore nella sua replica sarà in grado di chiarire le perplessità che taluni hanno avanzato e che si possa proseguire con il voto e l'approvazione di questa proposta di deliberazione che - ripeto - ha avuto il consenso unanime della IV Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima che replichi l'Assessore, mi chiedo se siamo nelle condizioni, sia politiche da parte della maggioranza sia di reciproca comprensione su un atto che in ogni caso ha un suo rilievo, di assumere questa sera la deliberazione in esame.
In parte ha ragione il collega Brizio. La collega Sestero ha svolto l'intervento a nome del nostro Gruppo sollevando degli elementi di perplessità che sono stati ripresi e autonomamente svolti da altri Gruppi della maggioranza. Mi chiedo se non sia più utile superare quest'ora che non faciliterà indubbiamente una consapevole collocazione di voto da parte dei Gruppi e riconsiderare il problema per giungere, almeno da parte della maggioranza, in maniera più compatta. Noi eravamo e siamo per il principio di continuazione alle condizioni possibili oggi; sul progetto originario eravamo e siamo come Gruppo favorevoli. Le perplessità che sono emerse rispetto all'utilizzo futuro della fusione sono del tutto legittime, ma esiste un nostro documento di partito, al quale ci atteniamo, che per noi costituisce un elemento di guida e di orientamento: nel momento in cui si va a chiudere la fase del nucleare tradizionale vanno esplorate fonti alternative e questa è una di quelle fonti che va esplorata. Dico però che questa deliberazione, per il momento in cui viene esaminata (di questo non va fatto carico all'Assessore) e per il modo con cui si è portata avanti da parte della maggioranza, fa risorgere i vecchi problemi che da qualche seduta a questa parte stanno diventando immanenti. Dove è la maggioranza? Quali posizioni ha? Su che punto qualificante intende marciare e quindi chiedere al Consiglio di collocarsi? L'opposizione si trova in nuove difficoltà, non solo per i motivi che ha sollevato la collega Sestero, che sono fondati e su cui attendiamo una replica prima di esprimere valutazioni, ma anche per il clima e le perplessità emerse all'interno della maggioranza che ormai si stanno rivelando su qualsiasi atto, anche quello meno rilevante.
Chiedo al Presidente della Giunta di riflettere se sia il caso di continuare così, perché questo vuol dire abilitare perlomeno un Gruppo di opposizione che vuole mantenere nient'altro che la propria identità di collocazione a non avallare operazioni di cui non capisce più niente. Tra l'altro non vedo neanche una partecipazione entusiastica da parte della maggioranza, perché il numero è risicato (restiamo qui pur alle 20,15 perché abbiamo contratto un impegno e non vogliamo venire meno); non vorrei però che la mia proposta venisse interpretata come una dilazione, bensì come un atto di chiarezza.
Siamo costretti, di fronte ad una forzatura, a prendere in esame dei comportamenti che non avevamo assolutamente in mente, però è questo il punto. Non capiamo esattamente che cosa sia questa deliberazione. Non capiamo quanta convinzione ci sia dietro; se viene fatta per dare un contentino all'Assessore credo che lui sia il primo a non essere assolutamente contento di una cosa di questo genere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per la replica.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Francamente non nascondo una certa amarezza nel prender atto di come si è sviluppato il dibattito. Ho fatto un'introduzione molto breve perch credo che le cose si possano dire in maniera sintetica, pur essendo gli argomenti importanti, e non ci sia bisogno di spendere tante parole quando le stesse cose possono essere dette in forme più brevi.
Nell'introduzione ho cercato di descrivere come gli scenari sono profondamente cambiati in questi ultimi anni a livello internazionale.
Certo è che, se cambiamento c'è stato, esso è tutto favorevole alla proposta, intesa nel suo senso più generale, che questa sera discutiamo.
Non a caso ho richiamato il maggior interesse che si realizza nel mondo intorno a questo tema, la convergenza che si realizza tra Paesi politicamente alternativi o in contrapposizione nel ricercare su questo fronte filoni di ricerca comuni e come si sia sviluppata progressivamente una maggiore convergenza sulla positività di quelle macchine compatte (che così ho chiamato per non fare il nome specifico di Ignitor, ma è la stessa cosa).
Dico subito, per rispondere al collega Adduci, che non c'è nessuno in questo momento che sostiene l'opportunità di un filone unico di ricerca su questo fronte. Affermare questo, e contemporaneamente affermare che intanto saranno ricerche che daranno il loro beneficio fra 30-40 anni, è una palese contraddizione, perché sosterrebbe la necessità di un filone unico di ricerca chi fosse convinto che nel giro di tre o quattro anni si arriverà al risultato.
Se questo non è vero, come sembra non essere vero - e non sar certamente io ad aggiungere autorevolezza di pronunciamento su questo fronte, ma prendo atto di quella che è la comune opinione cioè se non ci sono risultati immediati da portare a casa, è impensabile che ci sia la scelta di un filone unico di ricerca. Si sono sviluppati anche qui a Torino, per iniziativa nostra e per iniziativa altrui (ricordo il Convegno di dicembre per iniziativa della Regione e i Convegni del Politecnico nella primavera di quest'anno), convegni internazionali e chi vi ha assistito ha potuto constatare come da parecchie parti si è sostenuta l'opportunità che a fronte dei grandi progetti Jet e Net che vengono sostenuti anche dalla Comunità Europea, ci sia lo spazio da riservare per altri progetti perch questi non sono radicalmente in alternativa tra di loro.
Dico poi che se fossero mai vere le cose che ho sentito dire questa sera, mi chiedo che cosa si sarebbe dovuto dire qualche anno fa su iniziative analoghe proposte, perché le cose dette questa sera semmai erano ancora più vere quattro anni fa di quanto non lo siano oggi.
Mi stupisce anche che si dica che la deliberazione non è chiara. Ho fatto in Consiglio la stessa relazione (forse un po' più sintetica perch temevo che l'ora non si prestasse molto a lunghi interventi) che ho fatto in Commissione nella quale, in due ore circa di confronto, mi sembrava che le risposte fossero state date e il confronto ci fosse stato con reciproca soddisfazione di coloro che erano presenti in quel momento.
Cerco sinteticamente di rispondere alle numerose osservazioni fatte.
La deliberazione, a mio parere, è trasparente; è ambiziosa, ma non eccessivamente. Infatti il titolo che abbiamo voluto dare alla deliberazione parla più in generale dello sviluppo scientifico e tecnologico. Sottolineo ciò anche per non far apparire la Regione come la sede che si vuole appropriare di un filone di ricerca sulla fusione nucleare che sappiamo competere istituzionalmente ad altre sedi della ricerca nel nostro Paese, convinti anche che questo è quello che ricaviamo dal dibattito a cui abbiamo assistito in tutti questi mesi o anni su questo tema. Ciò che può derivare dalla ricerca sul fronte della fusione nucleare ha una potenzialità tale da invadere moltissimi altri settori (ricordo i problemi dei materiali e così via) da giustificare il fatto che si parli di uno sviluppo scientifico e tecnologico.
Spero anche che il Consiglio acconsenta a che, non essendo questa l'unica proposta e l'unica iniziativa intrapresa a proposito di sostegno alla ricerca scientifica nella nostra Regione, non si attribuisca a questa iniziativa il ruolo come se fosse l'unica. Non lo è. Non a caso circa venti giorni fa abbiamo approvato il sostegno ad un'altra Associazione, così come sono plurime le iniziative che portiamo avanti in questa direzione. E' certo, l'ho detto l'altra volta, che per ogni iniziativa bisogna trovare lo strumento adatto che sfrutti al massimo le intelligenze disponibili mettendole in condizioni di poter operare con il massimo di efficienza e di partecipazione. Si tratta sicuramente di un'iniziativa ambiziosa perch cerca di incarnare, se è vero che su questo fronte ci saranno sviluppi in sede internazionale che dureranno per molto tempo, in Piemonte quanto prima è possibile un nucleo che possa compartecipare a questo processo: certamente non in chiave autarchica e non solo in chiave regionale, ma per non tagliare fuori il Piemonte da questo sviluppo e per fare in modo, per quello che compete almeno a noi, che esso riceva una sollecitazione a muoversi in questa direzione. Che l'attenzione sia fondata sostanzialmente sulla macchina Ignitor o più in generale sul filone delle macchine compatte (non credo ci sia contraddizione in questo senso) non è detto esplicitamente, ma è presente in tutte le relazioni che abbiamo fatto, e sarà nostro intendimento reggere questo indirizzo. Da più parti è stato rilevato come questo filone è quello che può corrispondere meglio alle potenzialità anche del nostro sistema economico-produttivo.
In altri termini, le tecnologie messe in gioco sono quelle più facilmente riferibili al sistema piemontese. Quindi non è la ricerca di un fiorellino da mettere all'occhiello della Regione (non so se questa Regione giunge prima su questo fronte o meno), certo c'è la volontà di non rimanere estranei ad un processo che ci auguriamo significativo perché, caro Adduci ancora una volta mi rivolgo a te, è un po' strano che contemporaneamente si sostenga che ha ragione il prof. Rubbia e non altri e due minuti dopo si affermi che comunque hanno torto tutti. Credo che il prof. Rubbia abbia l'autorevolezza per sostenere il filone a confinamento inerziale; non mi sento certamente in grado di dire io che è più valido il confinamento magnetico; sento dire che in questo momento c'è spazio perché avanzino tutte e due le ricerche.
Il segnale che la Regione può dare ora è che anche gli organi incaricati specificatamente per la ricerca su questo fronte prendano in maggiore considerazione il problema. Diciassette miliardi è il valore che viene attribuito complessivamente al progetto di realizzazione del prototipo cui mi riferivo che secondo le regole della Comunità Europea dovrebbe essere sostenuto per un quarto dalla Comunità Europea e per tre quarti dallo Stato membro che desiderasse sostenerlo.
Non ho elementi per ritenere che la vicenda sia chiusa negativamente su questo fronte. Se è vero che le maggiori aziende si sono mobilitate per consorziarsi è perché questa prospettiva è ancora aperta. Credo che a maggior ragione, se dovesse valere per lanciare un segnale verso le sedi istituzionalmente competenti, dovrebbe valere - come valeva negli anni passati - un'indicazione della Regione Piemonte a che uno sforzo verso questa direzione lo si faccia. E che non sia uno sforzo comunque autarchico lo dimostra proprio chi ha citato che esperienze analoghe si svolgono anche in altri Paesi su questo stesso fronte e nessuno di noi potrà mai immaginare che certe esperienze avverranno unicamente in un Paese rispetto ad un altro, ma saranno più Paesi a portare avanti contemporaneamente questi sforzi.
A me pare che la deliberazione e lo Statuto siano trasparenti, perch si assegna fondamentalmente a questa Associazione il ruolo di sostenere la formazione di gruppi di ricerca e di sperimentazione, non assegna cioè alla stessa - e questo sì avrebbe portato a giustificare l'accusa di eccessiva ambizione - il ruolo di costruttrice, realizzatrice del progetto di ricerca. Si propone di concorrere a realizzare questo tessuto nella nostra Regione.
Rispondo contemporaneamente anche agli emendamenti che sono stati sollevati. In questo senso, lo dico al collega Staglianò, non accolgo n l'emendamento che propone di non procedere sul fronte del comma che parla di trasferimento tecnologico verso il sistema delle imprese, né quello che propone di allargare il filone alle cosiddette fonti rinnovabili. Uno strumento nasce con una certa potenzialità che è fatta di mezzi e di uomini. Noi sappiamo che gli uomini in gioco sono disponibili, competenti capaci a lavorare su un certo fronte; non rispondo a nome della Giunta su altre frontiere della ricerca energetica. Siccome questa iniziativa è vista come sostegno e sviluppo scientifico della Regione, oggi le intelligenze che sappiamo mobilitare sono capaci di lavorare su un certo filone. Questo limita l'obiettivo, ma contemporaneamente merita attenzione per la sua evidenziazione più forte possibile.
E' stato chiesto quanto vale complessivamente questa iniziativa. In Commissione, dai lavori di analisi che si sono fatti con i soci partecipanti all'Associazione, si è preventivato un budget annuo complessivo intorno al miliardo e mezzo, cui la Regione, mantenendo la partecipazione così come è stata prevista in prima partenza, potrebbe compartecipare con risorse oscillanti tra 300 e 400 milioni all'anno.
Rispetto all'emendamento proposto dal Gruppo comunista che chiede che lo stanziamento sia deciso previa verifica dell'avanzamento dei programmi chiedo semplicemente che questo valga per il 1988, mentre per il 1987 sia fissato un tetto da parte del Consiglio con un limite massimo di impegno da parte della Giunta di 150 milioni. Per gli anni successivi - e qui concordo con l'emendamento comunista - l'importo del contributo sarebbe determinato previa verifica, sentita la competente Commissione consiliare, sullo stato di avanzamento delle attività.
Con questo rispondo anche alla richiesta del Consigliere Tapparo di mantenere il massimo dei rapporti di informazione con il Consiglio e con la Commissione sullo stato di avanzamento dei programmi dell'Associazione.
Si è fatto cenno ad altri temi che potrebbero essere investiti. Il Consigliere Ala, ad esempio, ha parlato degli aspetti più strettamente sanitari ed ambientali.
Nella fase attuale sono temi che possono essere messi anche all'attenzione dell'Associazione, però è legittimo dire che se si è interessati a questi temi specifici, a maggior ragione si deve essere interessati a che si consolidi e cresca una cultura su questa frontiera di ricerca, perché sarà impossibile affrontare questi altri temi se contemporaneamente noi non realizziamo qui un nucleo di ricerca che possa sostenere complessivamente il panorama che ci siamo proposti.
Quindi non esalto oltre i limiti questa iniziativa, come non l'ho mai fatto all'esterno. Lo vedo come uno dei tasselli di possibile presenza della Regione in rapporto con altri Enti pubblici e privati; non sono disponibile a sottovalutarne l'importanza, senza rinunciare, pur nei limiti di un'iniziativa di questo genere, al disegno di mantenere per il Piemonte una frontiera avanzata di ricerca tecnologica al di là comunque di dove si dovesse realizzare la sperimentazione concreta in termini di insediamento produttivo di questo esperimento.
Se il Piemonte non sarà privilegiato (o condannato, a seconda dei punti di vista) a questo ruolo, credo che dovrebbe mantenere ugualmente una capacità di interazione di dialogo, di presenza su questo fronte se non vuole perdere un treno. Il treno non è detto che non possa passare ancora tra un anno, oppure due o tre; non riesco francamente a capire che cosa osti in questo momento a che si dia un contributo limitato, ma ugualmente significativo, per attestare sin da subito una presenza nostra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

E' stato detto che ci sono degli impegni finanziari, ma nella deliberazione questi non compaiono. Sarebbe opportuno che su questo problema esprimesse un parere la I Commissione.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Ho presentato un emendamento.



PRESIDENTE

Tale emendamento è in corso di esame.
Passiamo quindi, non essendovi altre richieste di parola, all'esame del dispositivo della deliberazione in discussione.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala: modificare il titolo con "DGR n. 270-15279 - Adesione della Regione all'Associazione per la promozione e lo studio della fusione nucleare e relative tecnologie".
La parola al Consigliere Reburdo per l'illustrazione.



REBURDO Giuseppe

Prima di entrare nel merito dell'emendamento voglio ribadire che se c'è un impegno finanziario ci deve essere un parere della I Commissione per sapere da quali capitoli di bilancio esso viene prelevato. Questa deliberazione sostanzialmente non contiene le impegnative di bilancio e i relativi capitoli. Con questo non vogliamo assolutamente insegnarvi le regole della democrazia occidentale; vuol dire che si governa senza stanziamenti a bilancio. Questo è un nuovo modo di procedere! Contrariamente alle affermazioni dell'Assessore Alberton l'insistenza nostra, tradotta anche in emendamento, consiste nel chiedere che le deliberazioni vengano formulate con chiarezza e trasparenza. Nonostante l'arrampicarsi sui vetri di alcuni interventi, dal titolo di questa deliberazione non si evince assolutamente la ristrettezza dei punti sui quali si interviene.
Per chiarezza e per trasparenza proprio per dare possibilità a tutti di capire che cosa c'è scritto in una deliberazione, bisogna descrivere il contenuto della proposta che non corrisponde certamente a quanto è scritto nel titolo "Adesione della Regione Piemonte all'Associazione per la promozione dello sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte". Ci sarebbe da preoccuparsi davvero a fondo delle prospettive e del ruolo che il Piemonte può giocare nel campo tecnologico e della ricerca, se i contenuti fossero quelli previsti nella deliberazione. Quindi proprio per facilitare la delimitazione che chiedeva anche il Consigliere Brizio sarebbe opportuno chiamarla "Associazione per la promozione e lo studio della fusione nucleare e le relative tecnologie dirette ed indirette".
Questo è il ruolo dell'Associazione e null'altro. Si tratta di una specificazione chiara ed opportuna.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 12 voti favorevoli e 24 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala: il secondo comma della deliberazione: "- di autorizzare...
successivi" è soppresso.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Questo emendamento soppressivo del secondo comma della deliberazione è stato congegnato in modo tale che ogni successivo intervento relativo a questo progetto sia di competenza del Consiglio. La Giunta non è pertanto autorizzata ad assumere in via preliminare alcun ulteriore provvedimento.
E' una scelta in base alla quale qualsiasi iniziativa relativa a questa vicenda deve nuovamente passare attraverso una deliberazione del Consiglio.
Ogni altro provvedimento per la costituzione dell'Associazione torna al Consiglio, ivi compresa la determinazione della quota da sottoscrivere.
Questo perché la deliberazione non comporta alcun preciso impegno di spesa che dovrà essere deliberato dal Consiglio, su proposta della Giunta, in seguito all'esame in Commissione.



PRESIDENTE

La Giunta non accoglie l'emendamento. Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 11 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Sestero e Bontempi: 1) al punto 2 aggiungere dopo "la Giunta regionale": "sentita la Commissione consiliare" 2) al punto 2 alla fine "Previa verifica periodica degli studi di avanzamento dell'attività".
La parola al Consigliere Sestero che lo illustra.



SESTERO Maria Grazia

Noi teniamo fermo questo emendamento, perché anche sullo stanziamento annunciato per questi pochi giorni dell'anno 1987, che è nelle intenzioni dell'Assessore assegnare all'Associazione, vorremmo avere la possibilità almeno in sede di Commissione consiliare, viste le incertezze che continuiamo a conservare anche dopo la replica dell'Assessore, di capire che cosa deve o intende fare questa Associazione. Vorremmo arrivare a un passaggio, che potrebbe essere la Commissione, in cui si decide lo stanziamento e un programma di attività. Noi non abbiamo aderito ad alcun tipo di associazione senza conoscerne l'oggetto. Abbiamo aderito, ad esempio, alla Fondazione studi politici della quale conoscevamo la biblioteca; abbiamo aderito all'ISI del quale conoscevamo il programma di attività, i piani di ricerca e i progetti. In questo caso, la risposta dell'Assessore non ha chiarito di cosa si tratta e noi continuiamo ad essere convinti che non si farà la macchina, che tuttalpiù si faranno ricerche. Nella replica l'Assessore ha insistito che con questa Associazione si farà la macchina per la fusione e quindi non capiamo più.
Se l'Assessore dice esplicitamente che questa Associazione serve per relazioni internazionali di circolazione dell'informazione sul problema della fusione, potremmo intenderci sull'oggetto, ma questo non è stato detto in modo esplicito.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Leggi l'art. 3.



SESTERO Maria Grazia

D'accordo, ma noi abbiamo detto che questa elencazione non ci pare corrispondere, sulla base dei dati che conosciamo, a quanto può svolgere l'Associazione. Risposte dall'Assessore non ne sono venute. Noi abbiamo addirittura avanzato l'ipotesi che serva a qualcos'altro e l'Assessore non ha neanche ripreso questo argomento. In ogni caso, quando si approvano progetti di questo genere, si sa che esiste un gruppo che ha un piano di lavoro e del quale si conoscono i temi su cui si impegna.
Per queste considerazioni manteniamo il nostro emendamento affinché sia permesso, almeno in Commissione, di conoscere le intenzioni e i terreni della ricerca su cui si vuol muovere questa Associazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Desidero fare una dichiarazione di voto favorevole a questo emendamento perché apprezzo il tentativo di far uscire qualche informazione dalla Giunta. E' molto meno di quello che precedentemente avevo richiesto.
Colgo l'occasione per sottolineare che servirà ben poco sentire un'altra volta il parere della Commissione consiliare competente, se funziona come ha funzionato quando ha esaminato questa deliberazione.
Comunque è sempre qualcosa in più.



GUASSO Nazzareno

Caro Ala, devi partecipare ai lavori della Commissione anzich criticarne l'operato e adesso io mi rifiuto di partecipare al voto proprio perché i Consiglieri devono intervenire ai lavori di Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

A seguito dell'emendamento presentato e illustrato dal Consigliere Sestero, la Giunta ha predisposto a sua volta un emendamento che più tardi formalizzerò. La collega Sestero ha citato il caso della Fondazione Firpo che come finalità ha quella dello studio del pensiero politico: in quel caso sono state elencate una serie di finalità che devono essere rispettate, ma un programma operativo non può esserci perché non può essere fatto prima che sia nata l'Associazione che poi lo stenderà.
Su questo fronte, per addivenire anche alla richiesta che l'eventuale successivo impegno della Regione sia vincolato ad un'analisi concreta del piano di attività, propongo che la seconda parte del dispositivo deliberativo reciti: "autorizzare la Giunta regionale ad assumere tutti i provvedimenti necessari, ivi compresa la determinazione della quota da sottoscrivere in qualità di socio, nonché gli importi dei contributi da assegnare all'Associazione per il 1987, fino a un limite massimo di 150 milioni. Per gli anni successivi l'importo del contributo sarà determinato previa verifica, sentita la competente Commissione consiliare, sugli stati di avanzamento delle attività". Questo vuol dire mettere in condizioni di costituire formalmente l'Associazione con la propria quota di partecipazione; l'Associazione poi stenderà il suo programma di attività che verrà riportato al Consiglio per valutare quale stanziamento deliberare su di esso. Non può essere certamente la Regione per conto suo a fare un programma di attività se non prefissando dei limiti di orientamento sulle finalità da perseguire che sono previste nell'art. 3.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa se intervengo in termini proceduralmente non ortodossi però mi sono fatto carico di richiamare i colleghi in ordine a questo particolare tutte le volte che viene posto. Suggerisco che in luogo di "sentita la Commissione" venga scritto "previa relazione alla Commissione competente", poiché non si tratta di un rapporto organico decisionale, ma di un rapporto politico.



PRESIDENTE

Chiedo ai presentatori degli emendamenti se accolgono la proposta formulata dal Consigliere Marchini, ovvero scrivere "previa relazione alla Commissione" invece di "sentita la Commissione".



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

La proposta del Consigliere Marchini si riferisce sia all'emendamento della collega Sestero sia a quello proposto dalla Giunta. Io suggerisco che tale proposta venga ulteriormente modificata in questo modo: in luogo di "previa relazione", dire "previa informazione".
La Giunta comunque non accoglie l'emendamento dei colleghi Bontempi e Sestero, perché l'obbligo di sentire, previa relazione, la Commissione consiliare bloccherebbe qualsiasi atto che da adesso in avanti la Giunta facesse. Ho spiegato ai Consiglieri Sestero e Bontempi in interlocuzioni avute altre volte le motivazioni per le quali chiedevo che lo stanziamento 1987 (primo stanziamento di avvio) si consentisse alla Giunta fino ad un limite massimo di 150 milioni. Per gli anni successivi invece l'importo del contributo sarà determinato previa relazione alla Commissione. Ho chiesto semplicemente di dividere quello che deve avvenire entro il 1987, perch altrimenti il bilancio di quest'anno non è più utilizzabile.



PRESIDENTE

L'Assessore ritiene che sia stato assorbito dal suo emendamento quanto è stato portato innanzi dalla proposta di emendamento Sestero-Bontempi.
Ritiene cioè che la "previa informazione alla Commissione competente" debba essere riferita agli anni a venire, mentre stabilisce già per il 1987 l'ammontare dello stanziamento.



BONTEMPI Rinaldo

Dato però che noi abbiamo delle perplessità sulla congruità dello stanziamento, manteniamo il nostro emendamento sul quale naturalmente voteremo a favore e ci asterremo poi sull'intero testo della deliberazione.



PRESIDENTE

D'accordo, pongo pertanto in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Sestero e Bontempi che viene mantenuto nel testo originario e che non è stato accolto dalla Giunta, perché l'Assessore Alberton ha ritenuto sia stato assorbito dall'emendamento da lui presentato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 11 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
Emendamento presentato dall'Assessore Alberton: nel punto 2) ...da assegnare all'Associazione per il 1987 "fino ad un limite massimo di 150 milioni. Per gli anni successivi l'importo del contributo sarà determinato previa informazione alla competente Commissione consiliare, sugli stati di avanzamento delle attività".
Poiché trattasi di norma finanziaria, occorre considerare quanto stabilisce il Regolamento che a questo riguardo recita che si ha l'obbligo di chiedere il parere della Commissione ogni qualvolta un progetto di legge stabilisca un capitolo di bilancio. La deliberazione non è soggetta a queste regole, perché la legge sostanziale è già stata approvata con il relativo capitolo che deve essere consumato con deliberazione. La deliberazione quindi va a toccare quella parte di cui la legge ha già previsto lo stanziamento con il capitolo di bilancio e pertanto non occorre che sia formato, come nel caso di un progetto di legge, un nuovo capitolo.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Io sono d'accordo con la sua interpretazione. Però qui sorge un problema: il capitolo è la legge sostanziale a cui si riferisce. Ha ragione il Presidente Viglione quando dice che nessuna deliberazione viene esaminata dalla I Commissione per il parere consultivo sulla spesa in quanto che, però, ogni deliberazione attribuisce la spesa che si impegna a fare ad un capitolo previsto da una legge.



PRESIDENTE

La deliberazione senza stanziamento sarebbe stata una deliberazione di intenti. L'Assessore quindi ha voluto significarla con il fatto che entro il 1987 vi fosse un inizio di spesa sul capitolo relativo. Pertanto individuato questo capitolo di bilancio, l'emendamento può essere approvato. Si tratta soltanto di ricercare il capitolo appartenente all'iniziativa nel campo promozionale scientifico. Questa deliberazione si inserisce in una legge sostanziale, la n. 58, quindi è ai sensi e per tutti gli effetti di questa legge.
I capitoli di riferimento sono il n. 11753 e il n. 11835, corretti da legge sostanziale; la copertura quindi esiste.
Pongo dunque in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Alberton.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli, 2 contrari e 9 astensioni.
Emendamenti presentati dal Consigliere Staglianò al Regolamento, ai quali l'Assessore ha già dato risposta, in merito alle fonti energetiche rinnovabili: 1) alla fine del primo comma dell'art. 3 dello Statuto dell'Associazione, dopo le parole "fusione nucleare", aggiungere "e delle fonti energetiche rinnovabili" 2) il terzo punto del secondo comma dell'art. 3 dello Statuto dell'Associazione è abrogato da "favorisce il trasferimento..." a "realizzazione di tecnologie ed impianti per la fusione nucleare".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei ringraziare l'Assessore per aver preso quanto meno in considerazione i titoli. Mi pare però che la sua risposta sia un po' debole, in particolare per quanto riguarda il secondo emendamento, quello abrogativo del trasferimento alle industrie. Lì non c'entrano niente le intelligenze, mi permetta, signor Assessore.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

E a queste sperimentazioni chi dovrebbe partecipare se non le imprese?



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, qui si tratta di trasferimento ed allora prima di trasferire alle imprese sarebbe opportuno verificare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 10 voti favorevoli e 23 contrari.
Pongo in votazione il secondo emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 10 voti favorevoli e 23 contrari.
Pongo infine in votazione l'intera deliberazione e l'allegato Regolamento.
Il testo emendato della deliberazione verrà riportato nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli, 4 contrari e 8 astensioni (il Consigliere Guasso non ha partecipato alla votazione).


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21)



(La seduta ha termine alle ore 21)



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