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Dettaglio seduta n.108 del 11/11/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 943 presentata dal Consigliere Biazzi.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore al lavoro

Il problema sollevato dal collega Biazzi è noto all'Assessorato al lavoro che ha seguito le vicende e ha attivato i conseguenti interventi. Ne riassumo sinteticamente i termini, in quanto l'interrogazione contiene già un'indicazione analitica e anche perché, in sintonia con il Consigliere Biazzi, nelle scorse settimane è stato presentato ed approvato all'unanimità dal Consiglio regionale un ordine del giorno su questo problema.
Ai lavoratori frontalieri in Svizzera viene effettuata una ritenuta che è versata successivamente all'INPS dalla Svizzera; questa deve consentire il pagamento ai frontalieri disoccupati di un'indennità di disoccupazione da parte dell'INPS stessa. La materia è regolata da apposita legge nazionale che ha recepito gli accordi a suo tempo intervenuti con la Svizzera.
In questo caso specifico l'INPS di Novara ha pagato delle indennità di disoccupazione, ma in seguito ha rivisto la propria posizione ritenendo di aver erogato somme a casi non rientranti nella fattispecie prevista dalla legge; si tratterebbe di rapporto di lavoro di carattere stagionale, quindi per sua natura a termine. Pertanto l'INPS ha richiesto a circa 500 frontalieri la restituzione delle somme che ammontano a 1 o 2 milioni per ogni lavoratore, per un totale complessivo di circa 1 miliardo.
Alla richiesta di restituzione delle somme fatta dall'INPS si sono opposti i lavoratori frontalieri, le associazioni che seguono i loro problemi, le organizzazioni sindacali e le forze politiche locali assumendo le opportune iniziative al fine di ottenere dall'INPS un diverso atteggiamento.
A seguito di questa mobilitazione in sede di Comitato provinciale INPS è stata trovata una soluzione interlocutoria, per cui i frontalieri hanno ottenuto una sospensione e attendono una ridefinizione del problema a livello nazionale.
La questione quindi si sposta al livello della Direzione centrale dell'INPS ed eventualmente al Ministero del Lavoro che dovrebbero dare un'interpretazione definitiva e chiarificatrice della normativa, che si auspica possa essere favorevole per i lavoratori.
La materia, come ho già detto, è di esclusiva competenza statale; vi è ovviamente un vivo interesse a che si addivenga ad una soluzione positiva che riporti definitivamente la serenità fra i lavoratori interessati.
E' auspicabile che l'ordine del giorno che è stato approvato all'unanimità nelle precedenti sedute di Consiglio regionale possa rappresentare una prima ufficiale presa di posizione e possa stimolare gli organi centrali dell'INPS e del Ministero del Lavoro affinché assumano conseguenti interventi chiarificatori.
L'interrogazione ha stimolato l'Assessorato regionale che nelle scorse settimane, ad ulteriore supporto dell'ordine del giorno, ha inviato una lettera alla Direzione generale dell'INPS e al Ministero del Lavoro perch siano conseguenti alla sollecitazione che il Consiglio regionale ha espresso con quell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore Cerchio per aver seguito i problemi di questa specifica categoria di emigrati.
Questa risposta e l'ordine del giorno purtroppo sono stati superati da fatti gravi, e cioè la posizione seria e responsabile assunta dal Comitato INPS di Novara di sospendere la richiesta di rimborso in attesa di chiarimenti da parte della Direzione dell'INPS e del Ministero è stata vanificata da un altro atto burocratico miope ed ingiusto, questa volta assunto dall'INPS in modo immotivato. Per regolamentare questa materia c'è una convenzione internazionale italo-elvetica, una legge di recepimento di questa convenzione e una circolare dell'INPS del 1985, sulla base della quale sono state erogate le indennità di disoccupazione dall'INPS di Novara. Dopo di allora non è stato più emesso nulla; però, con un atto del tutto burocratico ed immotivato dei funzionari si è proceduto alla richiesta dei rimborsi, che l'Assessore ha qui stigmatizzato con me.
Il testo della legge è stato formulato da chi conosce bene i problemi degli emigrati all'estero, in particolare dei lavoratori frontalieri, ed è stato formulato in modo da proteggere la disoccupazione involontaria dei lavoratori, escludendo evidentemente i licenziamenti per giusta causa, per esempio, per responsabilità dei lavoratori, cercando di equiparare al massimo i lavoratori frontalieri ai lavoratori svizzeri della stessa categoria, che versano contributi nella stessa misura.
Questi contributi sono ormai nelle casse dell'INPS; dal 1984 al 1987 sono stati versati dalla Svizzera nelle nostre casse dell'INPS nazionale almeno 30 miliardi. In questo periodo sono stati erogati ai frontalieri contributi di disoccupazione per poco più di 3 miliardi, altri 27 miliardi perciò giacciono nelle casse dell'INPS. Di questi 3 miliardi, una parte è soggetta alla richiesta di rimborso; ora vi è il blocco di queste erogazioni, senza una motivazione plausibile, perché è chiara la legge come era chiara la convenzione. L'assurdo è che, secondo l'interpretazione data dai funzionari dell'INPS, questa legge e questa convenzione non dovrebbero essere applicate sul territorio italiano. Mi sembra un'assurdità; occorrerà seguire più nel dettaglio questa vicenda.
Probabilmente a Roma non si sono nemmeno resi conto della gravità degli atti che hanno compiuto. Sono fondi con vincolo di destinazione, appunto l'indennità di disoccupazione ai lavoratori frontalieri, per cui non possono che essere utilizzati per questo scopo. L'interpretazione data da alcuni funzionari dell'INPS porta al congelamento sine die di questi fondi all'interno del bilancio dell'INPS. I sindacati svizzeri già si muovono perché sia sospeso il versamento delle contribuzioni dei lavoratori frontalieri. Questo è il risultato delle decisioni assunte dal Comitato di Novara e dalla Direzione centrale dell'INPS.
Purtroppo l'ordine del giorno votato dal Consiglio e le lettere dell'Assessore non hanno sortito alcun effetto. Da Roma è stato inviato a Novara un funzionario con pieni poteri per dirimere la questione. Occorre agire affinché il Ministro del Lavoro emetta un decreto di sospensione dei provvedimenti di rivalsa. E' opinione di parecchi giuristi che la norma è chiara, ma, se si tratta di avere ulteriori chiarimenti sull' interpretazione della norma, si blocchino i provvedimenti di rivalsa dell'INPS di Novara fino a quando non sarà chiarita la vera portata della norma stessa.
Sarebbe opportuno che la rappresentanza dei lavoratori frontalieri avesse un incontro a livello di Ministero o addirittura a livello di Presidenza dell'INPS. Sarebbe opportuno concordare iniziative anche con la Regione Lombardia, in quanto oltre ai 4.000 frontalieri dell'Alto Novarese sono interessati al problema anche 30.000 frontalieri lombardi.
Come iscritto da trent'anni al sindacato, mi permetto di fare un'amara considerazione sul comportamento dell'INPS, su chi dovrebbe gestire una parte della cosa pubblica, non dico nell'interesse dei lavoratori, ma salvaguardandone i diritti; non sempre lo fanno e non si assumono gli atti con la necessaria ponderazione e oculatezza. In questo caso si è riusciti ad essere super efficienti e super veloci dando una risposta rapidissima che sicuramente non tutela i diritti e gli interessi dei lavoratori. Questo non è un esempio di efficienza; sappiamo tutti come presso gli uffici dell'INPS giacciono per mesi e per anni pratiche di pensioni e altri provvedimenti inevasi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 800 dei Consiglieri Reburdo e Ala inerente alle aziende a rischio


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 800 presentata dai Consiglieri Reburdo e Ala.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

L'applicazione della direttiva CEE n. 82/501 avvenuta con l'ordinanza ministeriale del 21 febbraio 1985 ha suddiviso le aziende in tre elenchi e precisamente: elenco A): industrie ad alto rischio in quanto avevano quantità di sostanze previste dalla direttiva superiori ai limiti imposti elenco B): aziende che avevano in ciclo produttivo e/o in deposito quantità di sostanze che non superavano i limiti imposti ma che si avvicinavano elenco C): aziende che avevano una minima quantità di quelle sostanze incluse nella Direttiva.
Come ben noto dal primo censimento risultavano presenti sul territorio regionale 36 aziende ad alto rischio. La CEE ha successivamente modificato la propria Direttiva con particolare riferimento all'utilizzo in ciclo produttivo di nichel e cobalto. Alcune aziende inserite in elenco A) presenti in questa regione, anche in riferimento alle modifiche succitate hanno presentato ricorso al Ministero della Sanità. Ad oggi risulta che le aziende a grande rischio sono in Piemonte in numero di 15, in quanto a seguito dei ricorsi presentati 21 aziende sono state escluse dall'elenco A). Questo susseguirsi di variazioni ha certamente ostacolato la realizzazione delle iniziative conseguenti, non solo all'ordine del giorno del Consiglio Regionale del 13 marzo 1986, ma anche l'attuazione degli aspetti tecnici e di prevenzione contenuti nella direttiva CEE n. 82/501.
Si è comunque provveduto a richiedere, secondo quanto stabilito dal Ministero alla Sanità, entro il 30 settembre 1987 alle aziende a rischio: la scheda di sicurezza e il piano di emergenza interna. A tutt'oggi risulta pervenuta la documentazione di 13 aziende. Così come stabilito dalla Commissione interregionale, di cui la Regione Piemonte fa parte, istituita presso il Ministero della Sanità, si sta procedendo a: 1) costituzione di una Commissione tecnica presso la Regione Piemonte per la valutazione della documentazione trasmessa 2) trasmissione al Ministero della Sanità, entro il 30/10/1987, di copia della documentazione pervenuta 3) trasmissione delle relazioni tecniche di valutazione redatte dalla Commissione di cui al punto 1), anche in considerazione della localizzazione territoriale delle singole aziende 4) predisposizione di iniziative rivolte in particolare agli aspetti di emergenza esterna, nonché di ulteriori misure di sicurezza interne da far adottare alle aziende qualora risultino necessarie.
Sarà mia cura informare il Consiglio non appena la Giunta avrà sviluppato le azioni sopra richiamate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Abbiamo sollevato questo problema preoccupati per non aver avuto informazioni sull'applicazione dell'ordine del giorno citato e per capire come la Regione si stesse muovendo su questo problema.
Dalla risposta dell'Assessore Maccari traggo un'impressione che lascia parecchi dubbi sulla reale volontà dell'Assessorato e della Giunta di affrontare il problema pur nella normativa della CEE e nazionale in modo tale da avviare un processo di mappe delle aziende a rischio che vengono ad intersecarsi con l'insediamento urbano ed abitativo. Si tratterebbe di capire, per esempio, se sia stato attivato un impegno da parte dei Comuni e delle UU.SS.SS.LL. per verificare, anche alla luce delle loro conoscenze l'avvio di un censimento delle aziende. Questo dalla risposta dell'Assessore non emerge, anzi, si evince un'altra preoccupazione: l'atteggiamento della Giunta che si adagia su normative o su indicazioni che provengono dall'alto e che non avvia un processo di conoscenza e di interventi con dei piani di emergenza adeguati e con un processo, là dove si rendesse necessario, di ricollocazione sul territorio delle aziende insediate all'interno dei centri abitati che determinano situazioni di pericolo del tutto evidenti. Noi riteniamo che la risposta dell'Assessore sia insoddisfacente. Preghiamo quindi l'Assessore di darci ulteriori delucidazioni su come i Comuni e le UU.SS.SS.LL. sono stati investiti del problema e su come si attivano in ordine all'organizzazione e pianificazione territoriale. Quindi non è soltanto un problema assessorile ma è un problema complessivo che riguarda la Giunta. Rimettiamo in mano alla Giunta questi interrogativi, anzi, probabilmente li risolleveremo con un'ulteriore interrogazione o con un'interpellanza proprio per avere maggiori chiarimenti.


Argomento: Problemi energetici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 847 del Consigliere Staglianò inerente al trasferimento di scorie radioattive dalla Centrale di Caorso


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interpellanza n. 847 presentata dal Consigliere Staglianò.
La parola all'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Con riferimento all'interpellanza del collega Staglianò, relativamente al trasferimento di bidoni contenenti scorie radioattive dalla centrale nucleare di Caorso, vorrei fornire alcune note informative sull'impianto in questione, unitamente agli elementi di risposta che sono disponibili.
La centrale nucleare di Caorso è situata nell'area dell'omonimo Comune in provincia di Piacenza sulla riva destra del fiume Po. Costruita su di un rilevato che porta il livello del suolo a quota 48 metri sul livello del mare, mentre il Po scorre a 41 metri sul livello del mare occupa una superficie di impianto di circa 13,5 ettari, in un'area di proprietà ENEL.
di circa 250 ettari.
Gli edifici principali della centrale sono tre: quello del reattore dove si produce il vapore; quello della turbina, nella quale l'energia meccanica è trasformata in elettricità, e quello ausiliario.
La centrale è dotata di un reattore ad acqua bollente, in grado di erogare una potenza termica di 2.590 Mw e ha una potenza elettrica garantita di 840 Mw il che significa una capacità di produrre elevati miliardi all'anno di energia elettrica. Nel sistema indicato l'acqua assorbe direttamente il calore prodotto dalla reazione nucleare e genera il vapore che viene successivamente inviato alla turbina.
La principale caratteristica del sistema impiegato a Caorso è quella di essere a ciclo diretto: la generazione del vapore avviene nello stesso nocciolo del reattore, all'interno del recipiente a pressione.
Nel nocciolo del reattore di Caorso gli elementi di combustibile e le barre di controllo sono aggregati in gruppi elementari, ognuno costituito da una barra cruciforme e da 4 elementi di combustibile, sino a raggiungere un totale di 560 elementi di combustibile e 137 barre di controllo.
Le attività di costruzione della centrale hanno avuto inizio nell'ottobre del '70 con l'avvio degli scavi e sono terminati nel giugno '76 quando l'impianto, portate a compimento le prove di fine montaggio, è stato consegnato al gruppo incaricato dell'avviamento, di cui una fase significativa è rappresentata dal caricamento del combustibile, operazione iniziata nel novembre del '77 con l'inserimento del nocciolo del primo elemento e conclusasi nel dicembre dello scorso anno.
Per quanto riguarda lo specifico quesito posto dall'interrogazione in oggetto si rileva che attualmente è in corso il trasferimento di circa 10.000 imballaggi contenenti rifiuti radioattivi dalla centrale di Caorso con destinazione Austria e Belgio.
Relativamente al contenuto degli imballaggi industriali utilizzati, si precisa che sono presenti essenzialmente vari isotopi di cobalto, di manganese, di zinco e di zirconio, con attività stimata per fusto pari a adesso cito i dati, poi darò anche al Consigliere interrogante il riferimento più specifico dei dati che vado sinteticamente a leggere - 1,85 Giga Bequerel. Detti radioisotipi risultano incorporati in due diverse matrici.
L'attività specifica di detti rifiuti risulta dell'ordine di 20 kilo Bequerel per grammo e cioè largamente inferiore ai limiti previsti dalla normativa per il trasporto dei materiali di debole attività specifica, che sono per i rifiuti trasportabili anche alla rinfusa 40 kilo Bequerel per grammo e per i rifiuti non condizionati trasportabili in imballaggi industriali: 40 Mega Bequerel per grammo.
Relativamente alla "destinazione, finale ed intermedia" si precisa che i colli di cui sopra sono destinati ad impianti in Austria ed in Belgio precisamente in località Mol, presso i quali saranno effettuate le operazioni di incenerimento del contenuto e successivo condizionamento delle ceneri. Il trasferimento è effettuato per strada da Caorso a Novara e per ferrovia da Novara a destinazione.
Al termine di tali operazioni è previsto da parte dell'ENEL il rientro in Italia dei rifiuti condizionati con destinazione degli stessi all'istituendo deposito nazionale, o ad altri depositi nazionali autorizzati, senza escludere un temporaneo rientro presso la centrale, e sempre in condizioni di sicurezza.
Relativamente alle "misure di sicurezza" predisposte, si precisa che da parte dell'ENEA-DISP è stato verificato il puntuale rispetto di quanto previsto dalle vigenti normative internazionali.
In particolare il vettore incaricato, seguendo una procedura facoltativa per il trasporto dei rifiuti in questione, ha richiesto all'ENEA-DISP di convalidare i contenuti tecnici delle spedizioni previste.
Conseguentemente, il vettore incaricato ha presentato un "Progetto di trasporto" sul quale l'ENEA-DISP ha disposto un'apposita analisi di sicurezza. A seguito dell'esito favorevole dell'istruttoria, l'ENEA-DISP ha poi rilasciato al vettore una certificazione di benestare per il trasporto agli impianti di trattamento dei rifiuti della centrale di Caorso.
I contenuti salienti dell'analisi di sicurezza disposta ai fini del trasporto, da intendere come elementi aggiuntivi agli standard di sicurezza e protezione previsti dalla normativa, hanno riguardato: a) garanzie sul contenuto dei fusti b) garanzie sul contenimento delle materie radioattive c) posizionamento dei fusti all'interno dei container, con pianali di ripartizione carico e per la ripartizione delle sollecitazioni d) la verifica degli itinerari e dei luoghi di trasbordo e di stazionamento previsti sul territorio nazionale e per il complesso delle spedizioni.
Oltre agli aspetti sopra citati, aventi come obiettivo primario la riduzione delle probabilità di situazioni incidentali e soprattutto la minimizzazione delle eventuali conseguenze, particolare cura è stata dedicata agli aspetti di radioprotezione connessi con le condizioni normali di trasporto, sia in fase di preparazione del carico sia per il suo trasferimento via strada al luogo di trasbordo sia per l'inoltro a destino a mezzo ferrovia. A tal fine è stata intensificata l'azione di controllo e di vigilanza normalmente disposta dall'ENEA-DISP.
Relativamente ai preavvisi per le "autorità territoriali competenti" si precisa che ai sensi della vigente normativa sono previste comunicazioni preventive al Prefetto e all'Unità Sanitaria Locale del luogo in cui ha termine il trasporto per quantità di radioattività assai modeste: in particolare, per i trasporti di cui all'oggetto, la soglia stabilita prevede materie radioattive in quantità complessive per ogni spedizione superiore a 0,78 Tera Bequerel (21 Curie). Al riguardo, si ricorda peraltro che per le spedizioni di cui trattasi i quantitativi massimi di ogni spedizione non hanno mai superato gli 0,2 Tera Bequerel.
Relativamente alle misure predisposte dalle Ferrovie dello Stato si ricorda che l'Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato è munita di autorizzazione permanente al trasporto di materie radioattive.
In particolare per quanto riguarda i trasporti in questione, i vettori stradali e ferroviari hanno effettuato le necessarie azioni di coordinamento, anche con valutazioni degli aspetti dosimetrici relativi alla fase del trasbordo, al fine di minimizzare le già basse esposizioni prevedibili per i lavoratori e per le popolazioni sia nelle condizioni normali di trasporto sia nell'eventualità di situazioni incidentali.
Relativamente all'effettuazione del trasporto nel mese di luglio si rileva che il trasporto è stato effettuato in conformità alla circolare n.
4190 del Ministero dei Lavori Pubblici sui divieti di circolazione per le merci pericolose nel corso del 1987, che tiene conto dei periodi di traffico intenso.
Relativamente alla responsabilità civile e penale, si precisa che non sussistono per i trasporti di materia radioattiva elementi di peculiarità (salvo quanto previsto dalla legge 31/12/1962 n. 1860) rispetto alle leggi nazionali che disciplinano la responsabilità della proprietà, dello speditore e del vettore, nonché delle Amministrazioni preposte alla vigilanza ed il controllo.
L'interrogazione comprende altri dati più tecnici che consegnerò al collega interpellante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore Cerchio per la risposta. So che era pronta da qualche settimana, però sono passati quattro mesi da quando sottoponevo l'argomento alla sua attenzione.
Stiamo parlando di una questione scomoda; le scorie che ci lasciano i monumenti all'imbecillità umana che sono le tecnologie nucleari.
Secondo le informazioni in mio possesso, alcune cose non collimano con quanto l'Assessore dice. So che da Caorso provengono i fanghi residui della centrale e che alla stazione di Novara arrivano anche scorie provenienti da Latina, per la precisione esafloruro di uranio che dovrebbe arrivare in tre carichi di dodici cisterne ciascuno, e che vengono classificate dalle Ferrovie dello Stato categoria "gialla terza", il più alto livello di radioattività, altamente pericolose perché vi è la possibilità di incendio in caso di incidente.
Qualche giorno fa abbiamo letto sui giornali quanto è avvenuto alla stazione di Modane. Il livello di radioattività riscontrato sul vagone è di 130 Giga Bequerel. I fusti di esafloruro di uranio vengono trasbordati su ferrovia a Novara, come già l'Assessore rilevava, e questo è il punto su cui l'Assessore non ha avuto modo di soffermarsi con attenzione. I fusti rimangono incustoditi vicino alla Borgi, ad Agognate per la precisione fuori dal recinto, in aperta campagna fino al momento del carico sul vagone. D'altra parte abbiamo delle testimonianze dirette e abbiamo presentato denunce circostanziate alle autorità locali rispetto al carico trasportato il 9 luglio 1987, che è rimasto incustodito nella stazione di Novara, al boschetto questa volta, senza alcun segno evidente del pericolo che quei contenuti comportavano. Risulta che i fusti di esafloruro andranno attraverso le Ferrovie dello Stato a Pierlat vicino ad Avignone in Francia; come sappiamo, passano da Torino e anche da Orbassano. Tutti sappiamo che Pierlat è un centro di arricchimento di uranio per scopi militari, quindi plutonio e bombe.
Gradirei una risposta circostanziata, vorrei sapere se le informazioni che ho raccolto, e che voglio rimangano agli atti, corrispondono al vero oppure sono delle panzane. Se corrispondono al vero, evidentemente chi ha preparato la risposta per l'Assessore, o meglio la fonte che fornisce le informazioni su cui i funzionari dell'Assessorato hanno predisposto la risposta dell'Assessore Cerchio, non funzionano. Siamo ancora in un campo minato di cose per nulla chiare in merito al ciclo nucleare.
Sono anche a conoscenza che altre scorie di fanghi residui sono dirette in Austria e in Belgio, come l'Assessore al riguardo afferma. Quindi la stazione di Novara si sta configurando come centro di smistamento principale verso il nord Europa per questo traffico. Il bello è che gran parte di questo monumento all'imbecillità umana viene restituito al mittente. Non è quindi senza significato la denuncia del Sindaco e degli amministratori di Caorso fatta nei giorni precedenti alla consultazione referendaria, i quali non vogliono diventare, come di fatto si sta prefigurando, il cimitero di scorie radioattive.
Non mi voglio diffondere su questo argomento che pure meriterebbe un'attenzione migliore di quella che è registrabile in quest'aula, perch fino a quando non si incendia qualche vagone ad Orbassano e si fanno le commemorazioni, queste cose è meglio non considerarle.
Dalle informazioni che ho potuto raccogliere attraverso i nostri compagni a Caorso e in giro per l'Italia, che su questi problemi lavorano da anni, e dalle informazioni fornite dall'Assessore, si può intuire che la stazione di Novara si va configurando come il ganglo vitale di trasporti pericolosissimi. Vorrei capire chi sta ciurlando nel manico - scusate l'espressione non elegante - perché i miei compagni di Novara scrissero al Sindaco di quella città (che peraltro è stata dichiarata di recente zona denuclearizzata) per sapere se era a conoscenza di questi traffici e il Sindaco su "La Stampa" dell'11 luglio dichiarava testualmente: "Non ero a conoscenza del transito a Novara di materiale proveniente da Caorso...".
Potrei continuare con la citazione del Sindaco, ma preferisco fermarmi qui.
Allora chi mente, Assessore? Perché è evidente, come lei incidentalmente richiamava, che il trasporto di questi materiali implica una protezione accuratissima, il preallarme di tutte le strutture della Protezione Civile. Se il massimo responsabile della sanità locale, il Sindaco della città di Novara, dice di non esserne informato, qualcosa non funziona.
Vorrei adesso fare un riferimento alla circolare di Nicolazzi, pure novarese, a proposito del traffico nei giorni di punta. Negli stessi giorni in cui il sottoscritto sollevava il problema, il Ministero dei Trasporti e della Protezione Civile (non capisco che c'entra Nicolazzi con i lavori pubblici) disponeva, considerato l'intensissimo traffico che in quei giorni si verificava su tutta la rete stradale e autostradale italiana, che venissero sospesi tutti i traffici pericolosi. Invece questo materiale viaggiava di giorno e di notte e veniva lasciato anche incustodito.
Del merito della risposta dell'Assessore prendo atto. Mi pare che contenga dei buchi molto consistenti che meritano un approfondimento che mi auguro l'Assessore voglia fare in modo che in quest'aula si possa sentire una risposta piena e possibilmente rassicurante, per quanto rassicuranti possano essere questi argomenti, visto che appunto nessuno sa cosa fare di quello che le centrali nucleari ci consegnano.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Sollecito risposta ad interrogazione sull'inquinamento del fiume Bormida


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, ricordo che avevo presentato un'interrogazione urgentissima sul problema del Bormida. Avrei piacere di avere una risposta urgente perché in questi giorni la situazione si sta incancrenendo anche per questioni di ordine pubblico. Vorrei sapere se la Giunta ha già avuto contatti con i Sindaci della Regione Liguria perché, come risulta dai giornali e da chi vive in quelle zone, alcuni Comuni hanno già approvato una deliberazione richiedendo la chiusura dello stabilimento di Cengio.
Venerdì mattina a Cortemilia si terrà un Consiglio comunale aperto; ieri c'è stata una riunione in provincia di Alessandria. In parecchi Comuni la gente si è rifiutata di andare a votare, vedi a Castelnuovo Bormida dove hanno appena votato in 38 su 600 elettori, quindi la situazione è molto tesa. Nei giorni scorsi sono stato, con i colleghi Ala e Ferro, a Cengio dove si è tenuto l'incontro che la Commissione all'ambiente ligure ha fissato con gli amministratori locali e con la direzione aziendale per il problema di fusti sotterrati. Purtroppo non si è risolto nulla. Il punto più grave è che lo stabilimento di Cengio è in provincia di Savona, ma l'inquinamento lo subisce la provincia di Cuneo.
Ho fatto alcune indagini e mi risulta che gli addetti piemontesi presso l'azienda ACNA sono 300. Non conosco ancora la situazione relativa all'indotto. Quindi oltre al grave problema ambientale, abbiamo anche il problema occupazionale che potrebbe sorgere entro breve tempo se le richieste di chiusura immediata venissero accolte, come pare vengano fatte da tutti i Comuni della Valle Bormida, partendo da Saliceto fino ad Acqui.
Non dimentichiamo che la Valle Bormida soffre già di gravi difficoltà a causa del nodo stradale. Andare a Cortemilia è un'avventura. Invito la Giunta a porre molta attenzione a questi problemi e possibilmente di rispondere al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Intervengo solo per dare una generica ed impegnativa assicurazione.
Nella settimana entrante la collega Cernetti, alla quale erano state trasmesse non solo l'interrogazione o l'interpellanza, ma tutto il materiale su questo argomento, darà ampia risposta sulla vicenda che ci è nota oltremodo per interventi locali, quelli che testé ha ricordato il Consigliere Fracchia e per interventi anche romani. Ritengo che la questione sia di una gravità certamente non trascurabile. Non collego direttamente a questo problema l'andata a Roma di ieri e di oggi della collega Cernetti presso il Ministero dell'Ambiente, ma vorrei pensare che anche di questo argomento si possa parlare in quanto investe globalmente il rapporto tra le comunità e le aziende nocive che esistono sul territorio.
Nella prossima seduta del Consiglio regionale daremo una risposta alle interpellanze, augurandomi che con le risposte intervengano anche delle proposte di carattere operativo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Avondo, Carazzoni, Cernetti Bertozzi, Montefalchesi e Pezzana.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 22 e 27 ottobre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Caccia

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale in merito all'ammissibilità del referendum regionale sulla caccia


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che in data 30 settembre è stata presentata una richiesta di referendum abrogativo di parte della L.R. 17/10/1979, n. 60: "Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia", modificata dalla L.R. 18/4/1985, n. 38.
In data 30 ottobre l'Ufficio di Presidenza, all'unanimità dei presenti ha giudicato tale richiesta ricevibile ed ammissibile, ai sensi dello Statuto regionale e della L.R. 16/1/1973, n. 4. Ho comunicato tale decisione al Presidente della Giunta regionale, ai sensi dell'art. 19 primo comma, della citata L.R. n. 4/73.
Il referendum si terrà fra aprile e giugno 1988, salvo che intervengano fatti che possono cambiare la situazione. Per fare le leggi bisogna darsi da fare, le leggi vanno presentate non preannunciate, perché ci sono molte volontà che poi non si realizzano.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Desidero sottolineare l'importanza dell'atto politico compiuto dalla Presidenza del Consiglio regionale che ha giudicato ammissibile la richiesta di 60 mila cittadini che hanno ritenuto di investire l'Ente Regione per potere direttamente esprimersi su parte di una legge che non condividono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, ritengo sia un fatto estremamente importante, di sensibilità democratica l'ammissibilità del referendum. Dovremo probabilmente, in seconda battuta, valutare politicamente se è fattibile la modifica della legge n. 60, rispetto ai punti che vengono posti "in giudizio" dai fautori del referendum. Sostengo comunque che sia un atto estremamente importante e corretto da parte di questa assemblea andare nella direzione dell'ammissibilità del referendum.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

L'unanimità dell'Ufficio di Presidenza deriva dalla convinzione che sotto il profilo giuridico l'assunzione del referendum costituisce un atto dovuto. Non v'è quindi alcun giudizio politico nel merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Un vivissimo ringraziamento a nome di tutti i "figli della foca" del Piemonte. Sarà un'occasione per verificare finalmente da che parte stanno gli agricoltori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo solo per rilevare che l'Ufficio di Presidenza dichiarando ammissibile il referendum, come già è stato ricordato, ha compiuto un atto dovuto in base allo Statuto. Nel merito, quando si aprirà la campagna referendaria, ci collocheremo e daremo i suggerimenti politico-legislativi del caso ai nostri elettori e alla popolazione piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non avevo intenzione di fare una dichiarazione, essendo già intervenuto il Consigliere Reburdo, che ringrazio a nome del Comitato promotore. Devo dire che all'interno dell'Ufficio di Presidenza abbiamo operato in maniera incisiva e significativa, perché il sia pur dovuto atto non fosse disconosciuto come dovuto. Sappiamo come sull'ammissibilità dei referendum ci siano margini di incertezza e ci è sembrato, trovando una concordanza con le altre forze politiche, di dover particolarmente insistere sull'opportunità di dare uno sbocco positivo ad un'iniziativa sostenuta da un numero di firme molto alto. Quindi, è una coerente rispondenza sul piano democratico e della possibilità dei cittadini di esprimersi su una questione. E' il segno di una evoluzione delle istituzioni.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Sanita': argomenti non sopra specificati

Sollecito da parte del Consigliere Bontempi di una comunicazione della Giunta in merito alle dichiarazioni fatte dall'Assessore Maccari alla Stampa sulle carenze dell'Assessorato alla sanità


PRESIDENTE

Terminate le comunicazioni del Presidente del Consiglio, passiamo alle comunicazioni della Giunta. Il Consigliere Bontempi ha posto il problema dell'intervista di sabato scorso dell'Assessore Maccari sulla situazione della sanità. A fronte di questo problema, sensibile anche il Presidente del Consiglio, si era posta l'esigenza di una definizione all'interno dei singoli Gruppi politici per acclarare un margine di possibilità dei lavori correttamente e con la dignità che essi devono avere. Si trattava di stabilire all'interno delle varie forze politiche come andiamo a collocarci sulle richieste di dibattito e sui tempi di innesto dei punti che sono già iscritti all'o.d.g.
Ha la parola il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La questione che ho sollevato è nota al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta e riguarda l'intervista di sabato scorso e la denuncia dell'Assessore Maccari sullo stato di paralisi della sanità definita dall'articolista stesso "clamorosa".
Noi abbiamo presentato un'interrogazione per chiedere che questa questione venga immediatamente discussa in Consiglio regionale sia per la gravità denunciata, sia perché noi chiediamo un dibattito sulla sanità sin dal primo esplodere degli scandali. Ricordo che allora venne approvato un ordine del giorno che impegnava il Consiglio a questo dibattito.
Ci troviamo in una situazione paradossale: l'Assessore responsabile del settore sanità si considera al di fuori di tali questioni, e il Consiglio e le forze politiche che avevano da mesi chiesto un dibattito sul funzionamento della sanità e sui suoi problemi reali leggono sui giornali che esiste un gioco tutto all'interno di questo meccanismo di fare governo e di fare insieme opposizione.
E' una questione essenziale e vitale per la permanenza della vita democratica e per il ruolo dell'opposizione. In questo senso, ho chiesto al Presidente Beltrami molta tempestività nel darci la comunicazione, perch tra l'altro si sono ventilate le dimissioni. Questi sono atti che non vanno ignorati dal Consiglio e che esigono delle risposte senza lasciar passare troppi giorni.



PRESIDENTE

Sempre in ordine alle comunicazioni che farà il Presidente della Giunta chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Anch'io con un'interrogazione presentata alle 8 meno 10 di lunedì mattina chiedo al Presidente della Giunta regionale analoghe risposte in merito all'intervista letta su "La Stampa" circa una lettera dell'Assessore relativa alla situazione della sanità piemontese.
Ritengo anch'io che le risposte debbano essere date con estrema sollecitudine dal Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, avevo detto che per organizzare i lavori e per dare una dignità ad ogni problema fosse necessario anche un contatto fra i Gruppi, però il Presidente della Giunta è pronto a dare una risposta in ordine ai problemi ora esposti.
Ha la parola il Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Darò la risposta che avevo già tentato di dare al collega Bontempi.
Riconosco che il fatto sollecita un approfondimento. Ieri mattina ho letto le interrogazioni dei Consiglieri Bontempi e Ala. Il succedersi delle cose in termini così immediati propone risposte anche immediate e noi tentiamo di darle anche se non sempre ci stiamo appresso.
Ho detto al collega Bontempi, ora lo dico al collega Ala, che la Giunta regionale è disponibile a discutere e a dare risposta alle interrogazioni nella prossima seduta del Consiglio. Oggi è impossibile perché mancano gli elementi utili, anche in chiave di un approfondimento della lettera dell'Assessore che è assai articolata e complessa e porta determinati sbocchi, taluni dei quali sono già stati sottolineati dal collega Bontempi.
L'oggetto e la sua collocazione, in un momento delicato per il settore della sanità, riscopre la sensibilità dei colleghi interroganti ed anche la mia.
Rinnovo la dichiarazione di disponibilità della Giunta ad un dibattito sulla sanità; avevamo anche convenuto che ancor prima del dibattito sulla sanità si tenesse un dibattito sullo specifico settore psichiatrico.
Dichiaro la disponibilità per l'una e per l'altra materia evidentemente consentendo il tempo minimo per rassegnare i documenti che precedono l'uno e l'altro. Non penso tuttavia che entro dicembre riusciremo a svolgere i due dibattiti sulla psichiatria e sulla sanità, comunque mi rimetto alla Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervengo per rilevare che anche da parte del mio Gruppo ci saremmo aspettati una tempestiva comunicazione del Presidente a fronte dell'intervista comparsa sabato 7 novembre su "La Stampa". La risposta è interlocutoria, il che non è certo condivisibile da parte nostra. Quello che a mio avviso è paradossale è che non si sia sentito da parte della Giunta e del suo Presidente il dovere istituzionale di comunicare e di distribuire oggi in aula le sei cartelle dattiloscritte che, come si dice nell'intervista, l'Assessore alla sanità ha consegnato alla Giunta e ad un organo non certo istituzionale, come il Segretario regionale del suo Partito. La conoscenza delle sei cartelle dattiloscritte che contengono la presa di posizione dell'Assessorato è doverosa, ma anche questo viene rinviato a data da destinarsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non sono d'accordo con il rinvio che il Presidente Beltrami propone.
Non ho ovviamente degli strumenti coattivi, ma faccio rilevare che da due punti di vista la cosa è inaccettabile. Sul piano dei rapporti con il Consiglio - lo diceva già il Consigliere Majorino - veniamo a conoscenza attraverso un'intervista dell'esistenza di una lettera la quale denuncia una somma di problemi, alcuni saranno giusti altri no, lo vedremo, che creano comunque uno stato di allarme. Siamo in condizione di poterci esprimere puramente sul metodo, e questo è grave rispetto alle prerogative.
La straordinaria tempestività di risposta era per la Giunta e per la maggioranza un modo per dimostrare che esiste ancora; è il risvolto politico.
Questo non è il primo fatto, stiamo assistendo ormai da tempo ad una slabbratura e ad uno sgretolamento pericoloso della maggioranza perché non essendoci prospettive di ricambi, di alternative, non vedendo disponibilità a registrare lo stato dei fatti, questo sgretolamento porta a conseguenze molto pericolose per quanto riguarda l'azione di governo dell'Ente.
Mi rendo conto, Presidente Beltrami, che il merito è complesso, per un'adeguata tempestività, il metodo politico, il rapporto politico ci avrebbe garantiti. Esiste un impegno del Presidente. Ritengo che per quella seduta dovremmo intanto venire a conoscenza della lettera e poi dovremmo avere adeguate informazioni sia nel merito sia negli aspetti politici della questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questa vicenda ci deve fare molto riflettere in ordine a come si conducono i rapporti tra Giunta e Consiglio soprattutto in questa legislatura. Ha ragione Bontempi. Gli atti che attengono alle istituzioni devono essere a conoscenza, posto che lo sono verso l'esterno, dei protagonisti della vita regionale del Consiglio.
Però, a questo punto, mi sembra anche giusto che il Consiglio debba riconoscere l'autonomia propositiva della Giunta su queste questioni oppure si fa carico della proposta di soluzione dei problemi. Troppe volte, e non vorrei che si ripetesse anche in questo caso, abbiamo visto utilizzare lo strumento della comunicazione della Giunta come l'occasione per pretendere dal Consiglio una chiusura del dibattito che è stato aperto dalla comunicazione della Giunta.
Su questo - spero me ne darete atto - ho sempre espresso le mie riserve. La comunicazione della Giunta molte volte è una messa a disposizione di materiale. La comunicazione della Giunta è un momento con cui la Giunta mette il Consiglio a conoscenza delle questioni, ma su questo il Consiglio non delibera. Altrimenti si verifica un capovolgimento dei ruoli.
Rischiamo che in effetti la Giunta in una situazione come questa abbia il dovere di arroccarsi e di venire in Consiglio soltanto quando ha proposte da sottoporre nelle sedi proprie del Consiglio. Gli strumenti con cui la Giunta può cambiare le cose sono le deliberazioni e le proposte di legge.
Mi rendo conto che in fatti così delicati, così importanti e così interessanti la collettività non possa non vedere l'opposizione molto attenta. Chiederei tuttavia ai Consiglieri dell'opposizione, soprattutto a Bontempi, di pensare, magari in una riunione dei Capigruppo, come l'informazione della Giunta e magari il giudizio politico rispetto alla comunicazione attengano ad un confronto politico e non ad un confronto di merito. Ripeto, su una questione del genere la Giunta ha il diritto-dovere di riservarsi tempi e modi per l'iniziativa propositiva che le compete.
Non possiamo immaginare di chiudere l'argomento con un ordine del giorno, che magari firmiamo tutti, nel quale si dice che cosa deve fare la Giunta per cambiare quelli che sono i meccanismi sostanziali da modificare o da rimuovere e che quindi sottendono a un'iniziativa di governo e legislativa di ampio respiro, difficile da avviare, a prescindere dalla volontà politica sulla quale possiamo dividerci tra maggioranza ed opposizione.
Chiedo ai colleghi dell'opposizione di riflettere su questo. I meccanismi previsti dal Regolamento hanno una ragione precisa: le interrogazioni e le interpellanze sono momenti di controllo politico del Consiglio nei confronti del governo, mentre la comunicazione è un atto unilaterale che sottende sensibilità del governo nei confronti del Consiglio regionale per metterlo a conoscenza di questioni; ma la comunicazione non deve portare (come sempre avviene in questo Consiglio regionale) ad un dibattito sul merito che si conclude con un ordine del giorno in Consiglio.
Se non cambiamo questo metodo, diventerà fisiologico che le grandi questioni, avviandoci alla seconda parte della legislatura, richiederanno da parte della Giunta determinazione maggiore, perché si tratta di chiudere un programma, quindi di stringere nel concreto, e richiederanno sempre di più da parte della Giunta dei comportamenti che saranno diversi rispetto al passato in termini di rapporto tra Giunta e Consiglio.
Riteniamo che questa informazione debba essere trasparente e aperta nei confronti di tutti i Gruppi, quindi i documenti che sono di dominio della stampa vengano messi a disposizione dei Consiglieri. Ritengo che la Giunta debba scegliersi i tempi del confronto con il Consiglio, debba scegliere la sede, se quella del confronto politico o se quella del confronto di governo, tramite deliberazioni o proposte legislative. Non chiudiamo questa vicenda con un ordine del giorno d'intenti che impegni la Giunta a fare una serie di cose. E' la Giunta che deve sentire la responsabilità e l'autorevolezza del ruolo che riveste, quindi dibattere e confrontarsi con il Consiglio nelle sedi proprie, nelle modalità proprie, con i meccanismi di modificazione della situazione che l'Assessore ha denunciato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La comunicazione della Giunta è così svolta.
L'o.d.g. prevede una comunicazione sul Magistrato per il Po. Il documento è stato consegnato ieri e credo che i Consiglieri l'abbiano ricevuto.
Non so se un'attenta lettura di un documento così importante possa portare subito ad un dibattito. Ho i miei dubbi. Queste cose, come ho detto prima, debbono sempre avere grande dignità. D'altronde i Consiglieri Bontempi e Marchini hanno anche segnalato questo.
Propongo di leggere attentamente il documento che è di un centinaio di pagine e di stabilire, nella sede opportuna, una discussione che abbia caratteristica di vera rilevanza all'interno del Consiglio; nel frattempo propongo di procedere con l'esame dell'assestamento di bilancio proponendoci oggi, nella sede opportuna, di dare soluzione alle richieste formulate dal Consiglio verso le quali il Presidente della Giunta ha manifestato la sua disponibilità.
Se nulla osta a questo programma, avendo dato come Presidente del Consiglio la dovuta rilevanza alle questioni che vengono poste nel Consiglio ed essendo stata risolta la unilateralità della comunicazione della Giunta (la quale se sarà più o meno sensibile pagherà un prezzo politico), evidentemente si può trovare un'articolazione di dialogo forse migliore di quanto non sia stato ieri. Se non vi sono a tale riguardo delle difficoltà, formulerei questa proposta, che mi pare logica perché anch'io vorrei leggere questo documento.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Sull'indicazione o proposte di regolazione dei lavori, vale a dire: documento del Magistrato per il Po, che non possiamo esaminare oggi assestamento di bilancio che invece esaminiamo subito, e informazione della Giunta sulla sanità, argomento che verrà discusso nella prossima seduta noi siamo d'accordo.
Il Gruppo comunista però ritiene sia necessario discutere su un altro punto, che non è iscritto all'o.d.g. e non è previsto neppure per la prossima Conferenza dei Capigruppo, e che necessita per ragioni di particolare urgenza e di evidenza di essere trattato nella seduta odierna: mi riferisco alla questione di Trino, che cade in un momento di grande delicatezza, di decisioni, di voci molto discordanti, almeno a livello nazionale dopo il referendum. Pertanto chiediamo che il firmatario dell'ordine del giorno, il Consigliere Valeri, possa illustrare le ragioni che ci hanno indotti a presentarlo.



PRESIDENTE

Noi potremmo affrontare subito il problema dell'assestamento di bilancio, quindi riunire i Capigruppo per stabilire la metodologia e l'ordine dei lavori. La maggioranza che si andrà a formare all'interno della Conferenza dei Capigruppo deciderà.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 311: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1987 e relativa prima nota di variazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 311, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1987 si caratterizza per la riduzione delle risorse disponibili, e per le conseguenti minori spese cui l'Amministrazione può far fronte.
La minor disponibilità di risorse, che è valutata in 185.090 milioni circa, è la conseguenza dell'eliminazione dallo stato di previsione dell'entrata di 204.439 milioni di residui attivi, riguardanti la quota di riparto del Fondo sanitario nazionale destinata a spese correnti, che ha come conseguenza la riduzione di pari ammontare delle relative economie di spesa, la quale a sua volta si riflette sulla formazione dell'avanzo finanziario, riducendolo. Questa riduzione di residui attivi è conseguente ad un'operazione di revisione dei movimenti finanziari, effettuati negli esercizi passati con le UU.SS.SS.LL., sulla quota di riparto del Fondo sanitario nazionale destinato alle spese correnti. Detta operazione di revisione è stata richiesta dal Governo nella sua lettera di osservazioni alla legge di approvazione del "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1986", nella quale si richiede alla Regione l'analitica dimostrazione degli accertamenti e delle riscossioni, risultanti in conto competenze ed in conto residui, sui capitoli dello stato di previsione dell'entrata in cui si riscuotono le risorse derivanti dalla quota di riparto del Fondo sanitario nazionale, nonché della loro destinazione nella parte spesa in quanto non sussiste precisa concordanza con le complessive assegnazioni statali effettuate nel corso dell'esercizio 1986 e precedenti.
Il risultato di questa operazione di revisione ha rivelato che, somme che si ritenevano ancora da riscuotere, in effetti erano già state riscosse e le relative spese sostenute, ma non erano state fatte le relative reversali d'incasso e i mandati di pagamento: le risorse, infatti, erano state normalmente erogate alle UU.SS.SS.LL. Le conseguenze non sono lievi, in quanto è noto che l'avanzo finanziario viene destinato a copertura finanziaria delle reimpostazioni dei fondi statali a destinazione vincolata, i cui relativi stanziamenti di spesa sono stati mandati in economia negli esercizi precedenti, per cui se esso è insufficiente sono necessarie risorse libere regionali a fare da copertura finanziaria a dette reimpostazioni, risorse libere che devono essere sottratte ad altri impieghi a cui la Regione le aveva destinate.
Questa minor disponibilità di risorse libere determina un ulteriore incremento della rigidità del bilancio e ha come conseguenza la quasi totale paralisi dell'attività propria della Regione, avendo presente che si aggrava ulteriormente la situazione di squilibrio tra entrate e spese ossia la situazione di disavanzo effettivo. Sotto questo aspetto, a causa anche del concorso di altri fattori, il peggioramento della situazione di disavanzo è abbastanza limitato, in quanto se nella formazione del bilancio di previsione 1987 non si era proceduto alla reimpostazione di 73.816 milioni di economie di spesa finanziate con fondi statali a destinazione vincolata, con l'operazione di assestamento del bilancio lo squilibrio tra entrate e spese è di 76 miliardi circa. Gli elementi che concorrono a formare questo disavanzo sono diversi e di diversa natura; la quota più cospicua è rappresentata dalle reimpostazioni di economie di fondi statali a destinazione vincolata che non trovano copertura nell'avanzo finanziario e che ammontano a 33 miliardi circa. Altri 22 miliardi di maggiori spese di cui non corrisponde la relativa copertura finanziaria, sono conseguenti ad un'osservazione del Governo in sede di approvazione del consuntivo dell'esercizio 1986, relativa ai capitoli di spesa ai quali sono imputate le erogazioni relative alle azioni per rivalse ospedaliere. Questi fondi si distinguono in due partite: quella relativa ai versamenti da parte dei privati e delle compagnie di assicurazione, conseguenti a ricoveri ospedalieri dovuti a fatti illeciti e quella relativa alle assegnazioni statali per la copertura a pareggio dei disavanzi dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. per rette dovute e non pagate.
Quest'ultima partita, con l'art. 26 della legge finanziaria per l'anno 1983, è stata da quell'anno introitata direttamente dalle UU.SS.SS.LL. e per quanto riguarda le assegnazioni degli anni precedenti, la stessa legge prevede che le quote non utilizzate, a pareggio dei disavanzi dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. di quegli anni, devono essere riversate dalla Regione all'entrata del bilancio dello Stato.
Per quanto riguarda la prima partita, l'osservazione del Governo afferma che le riscossioni relative ai versamenti al fondo regionale assistenza ospedaliera, effettuate da privati o società di assicurazione nell'ambito delle azioni di rivalsa, devono trovare specifica destinazione a favore delle UU.SS.SS.LL. nello stato di previsione della spesa, in sede di assestamento del bilancio 1987; ne è conseguito che nello stato di previsione della spesa del bilancio assestato 1987 sono stati iscritti 7.256 milioni circa, corrispondenti alle somme introitate nell'esercizio 1986, suddivisi nella misura del 50% tra quota da destinare alle spese correnti e quota da destinare ad acquisto di attrezzature ed apparecchiature tecniche e scientifiche, per essere erogati alle UU.SS.SS.LL.
Circa la seconda partita, l'osservazione del Governo, dopo aver ribadito che le assegnazioni statali di somme a copertura dei disavanzi dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. per rette non pagate introitate nel corso degli anni 1979, 1980 e 1982, ove non siano state utilizzate a pareggio dei disavanzi dei corrispondenti bilanci delle UU.SS.SS.LL., devono essere rimborsate all'erario, fa rilevare che fino al 1983 lo Stato si è interamente accollato i disavanzi dei bilanci delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte, per cui tutte le risorse introitate a quel titolo devono essere riversate allo Stato. L'ammontare complessivo di queste somme è di 15 miliardi circa che, aggiunti ai 7.200 milioni visti in precedenza, formano i 22 miliardi circa di maggior spesa che non trova copertura finanziaria in alcuna partita dell'entrata.
Nell'assestamento di bilancio la somma di circa 15 miliardi da restituire allo Stato è stata iscritta, previo accordo con il Ministero del Tesoro, solo nella quota di 4.728 milioni circa, in quanto tale è la copertura che è stata trovata nel recupero di risorse conseguente ad un'ulteriore revisione dei limiti d'impegno, per contributi costanti e contributi negli interessi, dell'Assessorato all'urbanistica. Per la rimanente quota di 10 miliardi circa è stato inserito, come richiesto dal Governo, un articolo nella legge di assestamento con il quale la Regione si impegna a provvedere alla completa sistemazione dei rapporti finanziari pregressi Stato - Regioni - UU.SS.SS.LL. in sede di predisposizione del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1988, per cui la maggior spesa che incide sul bilancio 1987 è solo più di 12 miliardi circa.
Ma ritornando al nostro disavanzo, che in mancanza di questi 10 miliardi si riduce a 66 miliardi circa, gli ulteriori elementi che concorrono a formarlo sono: una partita di 2.600 milioni che la Regione deve anticipare per il pagamento della produttività al personale regionale ai sensi dell'art. 40 della L.R. n. 40/84; un maggior accertamento di entrata di 4.100 milioni circa fatto in sede di rendiconto 1986, e che pertanto deve essere iscritto nel bilancio 1987 solo nella parte spesa altra partita è rappresentata dai 3 miliardi erogati nel 1986 alla Regione ai sensi della legge n. 512/82, che prevede la possibilità per gli istituti bancari di dare contributi per il recupero di fabbricati che rivestono particolare interesse storico e culturale, con possibilità di detrarre le somme dalla dichiarazione annuale dell'IRPEG.
La correlativa spesa nel rendiconto 1986 risulta in economia e, su specifica osservazione del Governo in sede di approvazione del rendiconto stesso, deve essere reimpostata nel bilancio 1987: anche questa operazione è stata effettuata in sede di assestamento di bilancio. Un'ultima partita è rappresentata dai 10.800 milioni di incremento degli oneri d'ammortamento dei mutui contratti che sono stati sottostimati (nell'ipotesi, fatta all'inizio dell'anno, di poter rinegoziare alcuni mutui, cioè di poterli stipulare a tasso più basso).
Questo disavanzo, che abbiamo esaminato nei suoi componenti essenziali lo possiamo definire contabile in quanto in sede di assestamento è stata trovata la possibilità della sua intera copertura finanziaria, per cui la situazione di disavanzo effettivo del bilancio non si è modificata, ed è sempre limitata alle minori reimpostazioni delle annualità derivanti dalla legge n. 153 sulle direttive comunitarie in agricoltura, relativamente alle quali, tra quelle non reimpostate in sede di bilancio 1986 e quelle non reimpostate nel bilancio 1987, si raggiunge un ammontare complessivo di 35 miliardi circa. Anche su questo fronte però il disavanzo desta meno preoccupazioni, in quanto con l'art. 14 della legge sulla prima variazione del bilancio 1987, e norme finanziarie per gli anni 1988-1990, il Governo ha approvato il principio che dette annualità siano iscritte a bilancio solo nell'esercizio in cui vanno in scadenza, consentendo così automaticamente di alleggerire il bilancio di 35 miliardi circa di maggiori spese.
La copertura finanziaria dei 66 miliardi di squilibrio tra entrate e spese è stata ricavata da un'operazione di recupero di risorse, che ha interessato partite di diversa natura. In primo luogo si è reso disponibile, in seguito all'approvazione del relativo decreto legge da parte del Governo, il trasferimento alle Regioni delle risorse per il finanziamento degli oneri contrattuali relativi al personale regionale, che porta alla Regione Piemonte risorse per 3.244 milioni circa. Poiché nel bilancio di previsione 1987 gli oneri contrattuali relativi al personale regionale sono stati iscritti nella misura integrale, da parte dell'Ente si sono anticipati i fondi che successivamente lo Stato ha erogato, per cui questi ultimi risultano come maggiori entrate.
Altra fonte di copertura del disavanzo si è individuata nell'applicazione dell'art. 42 della legge regionale di contabilità che consente la possibilità, in relazione alle assegnazioni statali a destinazione vincolata, di dare luogo a quelle che tecnicamente si definiscono partite zoppe, in quanto si iscrivono solo in entrata, mentre nella parte spesa si iscrivono nell'esercizio successivo, compatibilmente con i tempi della spesa.
In forza di questa normativa sono state iscritte, solo in entrata, due assegnazioni statali a destinazione vincolata per complessivi 17.400 milioni circa che, se pur assegnati quest'anno, non andranno certamente in scadenza entro la fine dell'esercizio, per cui la relativa spesa sarà iscritta a bilancio nell'esercizio 1988.
Le due assegnazioni riguardano rispettivamente una partita di 11 miliardi circa, proveniente dalla legge n. 752/86, Piano agricolo nazionale, destinata a finanziare un limite d'impegno per contributi negli interessi su mutui quindicennali di miglioramento fondiario. L'altra partita riguarda un recupero di 6 miliardi circa sulle spese di gestione degli asili nido, che in ogni caso sarebbe andata in economia alla fine dell'esercizio, per essere reimpostata nel bilancio del prossimo esercizio.
E' implicito che nel prossimo esercizio queste partite saranno iscritte solo nella parte spesa, per cui la relativa entrata, iscritta nel bilancio 1987, assume per questo esercizio la caratteristica di un prestito.
Ulteriori maggiori entrate sono rappresentate da una variazione in aumento degli interessi attivi per quella parte di interessi maturati su proventi dei mutui contratti che, non essendo integralmente utilizzati vengono depositati presso istituti bancari e fruttano interessi: una parte quindi dei maggiori oneri d'ammortamento trovano compensazione in questi maggiori interessi attivi, la cui previsione di bilancio è stata incrementata di 4 miliardi.
Complessivamente le variazioni per maggiori entrate ammontano a 9 miliardi circa, in quanto sono stati introitati fra le entrate varie ed eventuali ulteriori 2 miliardi restituiti al bilancio regionale dal SITO ed è stata incrementata di 3 miliardi la previsione di entrata del gettito della tassa di circolazione, incremento che dovrebbe essere dovuto non tanto da un maggior numero di immatricolazioni, quanto dall'immatricolazione di un maggior numero di cavalli fiscali.
Altra fonte di copertura del disavanzo è costituita dalle variazioni in diminuzione della spesa, su segnalazione degli stessi Assessori; così dall'Assessore alla formazione e cultura sono stati individuati tagli per 500 milioni; 1.952 milioni dall'Assessorato all'agricoltura; 2.700 milioni dall'Assessorato ai trasporti e alla viabilità; 3.600 milioni dall'Assessorato al commercio; al capitolo 1000, relativo alla spesa per l'acquisizione e la sistemazione degli immobili di proprietà regionale, si è praticato un taglio di 6 miliardi, riducendo lo stanziamento a 9 miliardi, ed infine sono stati fatti tagli sui capitoli dell'area di attività per 1 miliardo circa.
Altra fonte di risorse si è individuata in un recupero dallo Zooprofilattico, che la Ragioneria ha segnalato in 2.500 milioni, e in una ulteriore revisione, ai sensi dell'art. 14 della legge relativa alla prima variazione di bilancio 1987, Norme finanziarie per gli anni 1988-1990, che ha approvato il principio della iscrizione a bilancio delle annualità della legge n. 153, sulle direttive comunitarie in agricoltura, solo nell'esercizio in cui sono in scadenza, il che ha consentito il recupero di 3 miliardi circa. Infine è stata fatta slittare la reimpostazione dell'assegnazione statale di 13 miliardi circa relativa alla metropolitana torinese.
Tutte queste partite di risorse recuperate, complessivamente considerate, sono costituite da 29.900 milioni di maggiori entrate e da 36.400 milioni di minori spese, per un complesso di risorse recuperate di 66.300 milioni circa, equivalente allo squilibrio tra entrate e spese cui prima si è fatto cenno.
I risultati della gestione finanziaria dell'esercizio 1986 hanno determinato le seguenti modifiche da apportare al bilancio di previsione per l'esercizio 1987: il fondo di cassa deve essere incrementato di 2.609 milioni circa, l'avanzo finanziario si riduce di 243 miliardi circa passando da 897 miliardi a 654 miliardi circa; i residui attivi si riducono di 284.544 milioni circa; i residui passivi si riducono di 47.461 milioni circa. L'operazione di assestamento ha appunto lo scopo di recepire queste variazioni, insieme ad alcune altre verificatesi nel corso della prima parte dell'esercizio, relative a nuovi o maggiori accertamenti di entrate o di spesa e di adeguare ad esse lo stato di previsione delle entrate e delle spese del bilancio di previsione dell'esercizio 1987.
Lo stato di previsione dell'entrata, a fronte di una diminuzione dell'avanzo finanziario di 243 miliardi circa, si riduce di soli 185.090 milioni, il che significa che si sono verificati nuovi o maggiori accertamenti di entrata per 57.792 milioni circa, di cui le assegnazioni statali a destinazione vincolata ammontano a 33.207 milioni, le risorse libere regionali a 21.885 milioni e le entrate per contabilità speciali riguardano 2.700 milioni.
Per quanto riguarda le assegnazioni statali a destinazione vincolata può essere interessante conoscere i settori interessati e le fonti legislative da cui promanano: a favore del settore agricoltura la legge n.
752/86, Piano agricolo nazionale, eroga ulteriori 11.389 milioni, per il concorso nel pagamento degli interessi sui mutui quindicennali di miglioramento fondiario; nel settore dell'assistenza la legge n. 891/77 assegna maggiori fondi per 8 miliardi e mezzo, per la costruzione l'impianto e l'arredamento, nonché per la gestione, il funzionamento e la manutenzione degli asili nido; a favore della promozione turistica la legge n. 217/83 assegna 9.946 milioni circa; per il finanziamento di interventi urgenti di protezione civile, le leggi nn. 472/86 e 120/87 erogano ulteriori 3 miliardi; infine a favore delle aziende agricole danneggiate da eccezionali calamità naturali o da eccezionali avversità atmosferiche, la legge n. 364/70 eroga una annualità di 210 milioni per contributi negli oneri di ammortamento dei mutui contratti.
Gli incrementi delle entrate delle risorse libere regionali sono già stati per la maggior parte richiamati, comunque riassumendoli essi riguardano: per 3.215 milioni la quota di riparto del fondo comune di cui all'art. 8 della legge n. 281/70; per 3 miliardi la tassa regionale di circolazione sui veicoli ed autoscafi; per 4 miliardi circa gli interessi attivi; per 2 miliardi le entrate varie ed eventuali; per 8 miliardi circa i contributi della CEE per le spese relative alla realizzazione di progetti di formazione professionale, finalizzati a specifiche occasioni d'impiego per 1.500 milioni i trasporti eccezionali, per l'indennizzo per l'usura stradale. Infine i nuovi maggiori accertamenti di entrata per contabilità speciali riguardano, per 1.700 milioni, la restituzione delle cauzioni versate a fronte delle istanze di rimborso di imposte inoltrate all'Ufficio IVA, e per 800 milioni i versamenti di cauzioni e i versamenti conseguenti a trasformazioni nelle zone sottoposte a vincolo idrogeologico, ed utilizzabili per l'esecuzione di interventi inerenti alla ricostruzione e al miglioramento del patrimonio silvo-pastorale.
Nella parte spesa, si sono dovuti praticare tagli e variazioni a stanziamenti, tali da raggiungere complessivamente l'importo di 185.090 milioni circa, per adeguare lo stato di previsione della spesa all'ammontare ridotto delle risorse disponibili.
La relazione porta la specificazione, area per area, di questo tipo di interventi che credo il Consiglio mi consentirà di dare per letta e che comunque è a mani dei colleghi che fossero interessati ad esaminare nel dettaglio.
Con questa panoramica molto sommaria delle variazioni apportate alle previsioni di spesa del bilancio per l'esercizio finanziario 1987 si è voluto dare un'idea delle difficoltà affrontate dalla Giunta regionale per attuare l'operazione di assestamento, che ha dovuto assorbire le conseguenze di alcuni errori contabili degli anni passati nella gestione dei fondi della sanità, conseguenze che sotto l'aspetto finanziario si sono tradotte in una minor disponibilità di fondi regionali liberi.
Probabilmente questa operazione ne ha rese impossibili altre, tendenti al rientro da un disavanzo effettivo che si trascina da alcuni esercizi. Ma è evidente che, con un bilancio in situazione disastrosa, per quanto riguarda la disponibilità delle risorse libere regionali e quindi per l'estrema rigidità e le scarsissime possibilità di manovra, non era pensabile di riportare il bilancio ad un effettivo equilibrio proprio in questo esercizio.
La I Commissione, nell'esaminare il documento dell'assestamento del bilancio in tutti i suoi aspetti, ha pienamente compreso lo sforzo e le difficoltà della Giunta regionale per limitare gli effetti negativi derivanti da quella parte di avanzo finanziario oggi inesistente, sulla già estremamente limitata attività propria della Regione.
Valutando positivamente il risultato complessivo della manovra, la I Commissione, a maggioranza, ha approvato l'assestamento del bilancio per l'esercizio finanziario 1987 e ne raccomanda l'approvazione da parte di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, sarò molto breve.
Ormai è dal 1985 che diciamo che di fronte a proposte di assestamento del bilancio dobbiamo semplicemente constatare che non si assestano i conti, in questo caso per il 1987, anzi, la proposta di assestamento peggiora di fatto i conti del bilancio di previsione. Infatti alla fine del 1986, secondo il rendiconto, i dati certi che abbiamo approvato in luglio, c'era un sostanziale pareggio ed è poi emerso uno sbilancio di 35 miliardi che, a quella data, sembrava potesse essere coperto da una revisione dei conti sulla sanità. Oggi invece ci troviamo a dover coprire dai 75 miliardi agli 80 miliardi, per cui in assestamento peggiorano i conti.
Per quanto riguarda i famosi conti sulla sanità, rinnoviamo al Presidente della Commissione che occorre veramente far luce sul mistero dei conti della sanità, perché ci sono decine e decine di miliardi che una volta ci sono e un'altra non ci sono. Occorre anche vedere esattamente che cosa ha fatto la Commissione, che cosa poteva portare a indurre all'esistenza di questo surplus, che cosa porta a concludere che si delineano addirittura altri buchi più o meno grandi nel bilancio della sanità. Occorre un confronto in Commissione, prima del bilancio di previsione '88, con i responsabili della tenuta dei conti della sanità.
Qui, a seconda delle stagioni, si cambia l'entità dei buchi e delle riserve, per cui 76 miliardi è il deficit da coprire, mentre sono aperte altre partite non di poco conto.
Per quanto riguarda l'adeguamento degli immobili di proprietà della Regione alle norme di sicurezza, in questi due anni, non si è fatto praticamente nulla e sono cifre che vanno oltre i 100 miliardi. E' anche aperta la partita INPS e INAIL di cui non sappiamo niente, è una partita da definire che si aggiungerà ai 75-80 milioni da coprire; si ha un vero e proprio grave peggioramento dei conti per il 1987, e questo peserà sicuramente sul bilancio 1988 che ci apprestiamo a predisporre.
In sede di bilancio di previsione avevamo detto che la difficoltà del bilancio regionale doveva essere anche un'occasione e una spinta per predisporre un vero e proprio progetto di riordino dei conti della finanza regionale, che comporta anche un cambiamento radicale dei comportamenti della Giunta regionale e che impone l'avvio di una serie di iniziative unitarie affinché Governo e Parlamento affrontino seriamente i problemi della finanza delle Regioni. Dicevamo anche che era ora di introdurre nella Regione Piemonte il famoso controllo di gestione sui bilanci.
Purtroppo non abbiamo visto gran che di tutti questi filoni di interventi e l'assestamento, come ultimo risultato, non assesta nulla mentre occorrerebbe un cambiamento di fondo nell'azione e anche nel costume della Giunta e della maggioranza. Purtroppo non possiamo che constatare che si continua a galleggiare, a vivacchiare, a far finta di nulla. Così, ad esempio, la predisposizione del bilancio di previsione del 1988 è di là da venire, ci sono già dei ritardi molto gravi.
Non ci sembra ci sia una coscienza adeguata della gravità della situazione in cui si trovano i conti della Regione, non si sono fatte scelte prioritarie e continuano le erogazioni fuori da un programma organico di interventi. Non si è ripetuta l'assurdità della deliberazione dei famosi 75 miliardi, che ha comportato un peggioramento dei conti della Regione da 40 a 50 miliardi per gli anni passati e per gli anni a venire ma questo anche grazie ad un ordine del giorno unitario assunto dal Consiglio regionale nel luglio scorso. Però anche questo atto di non ripercorrere gli errori del passato ci induce ad un'altra considerazione non ci si è avvalsi, pur non irrigidendo il bilancio regionale come è stato fatto in precedenza, della facoltà di indirizzare una mole consistente di risorse che arrivano all'interno della nostra comunità regionale e cioè quella di coordinare e indirizzare le risorse della Cassa DD.PP. per opere pubbliche in Piemonte. Anche questo indica la non capacità della Giunta di coordinare e di finalizzare le risorse e gli investimenti.
Dicevamo che la mancanza di coscienza della situazione in cui si trovano i conti della Regione non sappiamo a quali scelte porterà nella formazione del bilancio di previsione 1988.
I conti prevedibili per il 1988 dovrebbero allarmare, come avrebbero già dovuto allarmare i conti del 1987; perché la previsione di arrivare ad uno sbilancio di 76 miliardi noi l'avevamo già individuata proprio in sede di presentazione del bilancio di previsione 1987. Anche oggi è facile prevedere quello che sarà lo sbilancio per i conti del 1988. Le entrate libere della Regione saranno intorno ai 570-580 miliardi e, a fronte di queste entrate, ci sono già delle uscite prenotate e vincolate che riguardano: le annualità già concesse a Comuni e ad Enti locali vari per 130 miliardi; è prevedibile un onere di ammortamento dei mutui della Regione a pareggio di bilancio intorno ai 120 miliardi circa; il personale costerà intorno ai 100 miliardi; per far funzionare gli organi statutari sono prevedibili 20 miliardi; quindi, siamo già a 170 miliardi solamente per queste spese a fronte di 580 miliardi di entrata.
Poi c'è altro. Dobbiamo restituire su quel totale di 580 miliardi: 44 miliardi al fondo nazionale trasporti; 60 miliardi per l'assistenza scolastica e sociale; 15 miliardi per le Opere universitarie, per un totale di 119-120 miliardi. Queste due voci portano già a 490 miliardi, più la formazione professionale - se la stimiamo solamente a livello di 90 miliardi, com'è attualmente - arriviamo a 580 miliardi di entrate della Regione. Tutto il resto però non trova copertura per il 1988.
Bisognerà comperare la carta, far funzionare gli uffici. L'acquisto dei beni servizi si stima attorno ai 50 miliardi; bisogna far funzionare gli enti strumentali, ci sono le consulenze, i parchi e tutto il resto; ci saranno altri 40 miliardi di spesa per tutte le attività culturali; per l'assistenza 30 miliardi; in totale 120 miliardi tutti non coperti.
Inoltre, ci sono i recuperi sul bilancio non assestato del 1987. Li stimiamo solo in 40-50 miliardi. Andiamo a spese di parte corrente che superano i 150 miliardi e attualmente non sono prevedibili come spese coperte da entrate della Regione.
Tra le spese da recuperare sul bilancio di previsione '88 ci sono 13 miliardi per la metropolitana, 17 miliardi inseriti solo in entrata e non nelle spese per l'art. 42 della legge di contabilità, 10 miliardi non coperti sul bilancio di assestamento; in effetti tutte quelle spese che il relatore diceva che ci danno respiro e non ci danno preoccupazione perch le possiamo rinviare all'anno prossimo.
Ma nel 1988 bisognerà coprire queste spese e tutto ci porta ad oltre 150 miliardi di spese attualmente non prevedibili come coperte dai fondi della Regione. Il risultato è che, dopo l'assestamento, ci troviamo i conti molto più dissestati di prima e in queste condizioni ci si appresta a predisporre il bilancio di previsione del 1988. Una situazione difficile resa ancora più difficile e pesante probabilmente dalle scelte già fatte in parte dalla Finanziaria '88 a livello nazionale e di quelle che si prevede possano essere fatte, con aggiustamenti alla finanziaria, di cui tutti vociferano; non sappiamo come andrà a finire questa vicenda. Un Partito che appoggiava il Governo che ritira la propria delegazione dal Governo stesso, certamente le previsioni non sono molto più rosee rispetto a quelle che potevamo avere quando è stata impostata le legge finanziaria per il 1988.
In questa situazione il rischio è che per far quadrare solo fittiziamente i conti del 1988 si porti il massimo della confusione nei nostri bilanci.
Noi ci siamo battuti per far chiarezza nei conti e abbiamo anche ottenuto qualche risultato, anche d'intesa con chi reggeva l'Assessorato alle finanze. Speriamo di continuare con lo stesso rapporto con l'attuale Assessore alle finanze, a cui auguriamo buon lavoro, anche se le difficoltà non le nascondiamo.
Abbiamo svolto un ruolo non del tutto secondario e qualche risultato l'abbiamo ottenuto: molto fumo è stato diradato. Certamente ci impegneremo affinché non si confondano ulteriormente le acque sui conti della Regione.
Riteniamo, però, che ci vuole - e lo diciamo ormai da tanto tempo - una svolta anche nei comportamenti della Giunta e della maggioranza per quanto riguarda i problemi finanziari della Regione. Se andiamo a vedere alcune poste, anche limitate, di questa proposta di assestamento di bilancio vediamo che anche questa volta si è persa un'occasione. Non mi dilungo su postazioni particolari del nostro bilancio, tranne su una che mi sembra emblematica di per sé, come abbiamo accennato ieri in Commissione.
Il capitolo 7451 di 3.500 milioni circa è stato azzerato, praticamente si rinvia il pagamento di queste spese al 1988. Se andiamo a vedere di cosa si tratta, troviamo contributi trentacinquennali per costruzioni di acquedotti, fognature e una serie di altre opere, con la dicitura: "quote limite d'impegno slittate dal 1981 e dal 1984". Questa partita ci aveva meravigliati e colpiti. Questo significa che nessun contratto di mutuo è stato ancora stipulato da parte degli enti destinatari dei contributi, n con la Cassa DD.PP. né con altro istituto di credito. Significa che i lavori non sono stati appaltati, ma teniamo presente che questi contributi sono stati erogati da ben 7-8 anni. Ebbene, che cosa stanno a fare queste poste in bilancio se, a fronte di questi contributi, nel periodo di tempo trascorso non c'erano né opere urgenti né opere indispensabili per la comunità che aveva richiesto i contributi stessi. Qui tocchiamo con mano uno dei casi. Non si è voluto ripulire a fondo il bilancio e non si è voluto invertire la tendenza nel comportamento della Giunta, che è soprattutto quella di sopravvivere e di non affrontare in modo serio ed efficace i problemi gravi che la crisi della finanza regionale pone.
Evidentemente il confronto viene rinviato di nuovo al bilancio di previsione del 1988. Noi ci rammarichiamo che questo documento importante sia in ritardo. In quella occasione faremo la nostra parte, come abbiamo sempre cercato di fare, e daremo il nostro contributo per l'assestamento vero dei conti della Regione.
Da quello che ho detto mi pare sia ovvia la nostra posizione di voto negativo sulla proposta di assestamento presentata al Consiglio.



PRESIDENTE

Grazie al collega Biazzi. Ci sono altri colleghi che intendono intervenire in ordine alla discussione generale.
Chiede la parola il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Faccio poche considerazioni perché ci riconosciamo come Gruppo nella relazione molto analitica del Consigliere Santoni che d'altra parte ha fornito tutte le necessarie precisazioni sia sull'iter del provvedimento sia sulla ratio che ha preceduto la predisposizione dell'assestamento sia infine sulle ragioni delle modifiche apportate che derivano in gran parte dalla chiusura dell'esercizio 1986 (dal consuntivo), dall'emergere di valutazioni di nuove assegnazioni da parte dello Stato e da aggiustamenti nei quali abbiamo visto anche una presenza di tagli, da parte degli Assessorati, che non può essere sfuggita all'attenzione del Consiglio e alle valutazioni delle forze politiche.
Il Consigliere Biazzi pone in evidenza la gravità della situazione regionale ed è cosa che noi abbiamo da anni fatto oggetto di puntuali riflessioni. Si tratta di una situazione che continua, che si ripercuote in assenza di una legge nazionale, sulla finanza regionale e che conduce indubbiamente ad una scarsa disponibilità di risorse e ad un irrigidimento costante del bilancio regionale. Sull'irrigidimento del bilancio regionale abbiamo tante volte discusso e non credo sia il caso di riprendere oggi le ragioni di fondo, anche se talune sono riemerse nel confronto che ha caratterizzato il dibattito in Commissione. Si è in quella sede preso atto che la Lombardia, per quello che riguarda le annualità dei mutui concernenti le opere pubbliche degli Enti locali, presenta contro i nostri 135 miliardi solo 101 miliardi, pur di fronte a risorse complessive doppie delle nostre. La politica del contributo in annualità sulle opere pubbliche degli Enti locali ci costa pesantemente e provoca una forte rigidità del bilancio, come pure apre un'altra serie di interrogativi, che sono stati posti anche dal Consigliere Biazzi nel corso del suo intervento.
Mi pare, però, che non si possa negare l'attenzione della Giunta alla necessità del contenimento della spesa né il tentativo di rivedere con alcuni tagli la spesa stessa per non dilatare il disavanzo reale; un disavanzo che certo si delinea vicino a 75-80 miliardi, superiore a quello consultivo del 1986, ma inferiore ai 101 miliardi che prevedeva il preventivo '86. Ci si attesta su una situazione mediana tra le due previsioni in attesa di avere in sede di consultivo i dati reali definitivi.
V'è certamente il rinvio di talune spese all'anno successivo attraverso il gioco delle reimpostazioni - occorre purtuttavia riconoscere che in parte, per l'irrigidimento del Governo, ma anche per volontà della Giunta e della maggioranza, il tema dei rinvii delle spese viene meglio chiarito e posto in evidenza. Esso non è più così sfuggente o sotteso nei conti di bilancio come è stato per molti anni nel passato, quando noi facevamo le nostre osservazioni dai banchi dell'opposizione.
C'è dunque un disavanzo reale che si cerca di contenere per quanto possibile e di ridurre nella sostanza; ci sono delle ombre pesanti per il futuro. Noi auspichiamo che anche la tempesta economico-finanziaria di questo momento e le difficoltà che ci portano a livello nazionale a rivedere la stessa proposta di legge finanziaria di fronte al modificarsi di una situazione largamente imprevista nella sua complessità e nella sua gravità, non pesino ulteriormente sulla finanza regionale. Su questo tema ci possiamo trovare tutti d'accordo ed auspichiamo anche che il disegno di legge esistente a livello nazionale sulla finanza regionale sia approvato in questo momento di difficoltà economica e che si prenda coscienza del fatto che le Regioni non possono operare con trasferimenti così modesti, e si provveda anche affrontando il tema di un'area impositiva autonoma, di modo che le Regioni dispongano di un livello di risorse diverso da quello attuale.
Su questo aspetto vitale v'è la consapevolezza di tutti, noi siamo certamente allineati, come forza politica, alle richieste che le Regioni stanno portando avanti nella dialettica con il Governo nazionale e non possiamo che augurarci che si esca da una via transitoria assolutamente non positiva e che si possano avere a disposizione risorse maggiori. Dobbiamo anche auspicare che il fondo investimenti per l'occupazione venga finalmente utilizzato in un momento così difficile non senza osservare che questo ritardo sull'assegnazione del FIO 1986-1987 non è positivo e non è utile. In ordine a questo tema non siamo assolutamente disponibili a subire senza dissenso talune posizioni del Governo nazionale, anche perché non è nella nostra tradizione farlo. Elementi e spunti critici nei confronti del Governo, quando necessari, avranno il nostro consenso e per quel che concerne i fondi FIO le Regioni devono chiedere un'immediata utilizzazione e disponibilità per l'avvio di un complesso di opere pubbliche, certamente importante, in un momento di crisi economica e di difficoltà.
In definitiva il discorso complessivo è rinviato al bilancio che noi ci auguriamo sarà presentato con la massima tempestività dalla Giunta. Non dubitiamo che ciò avverrà e che il documento, per quanto possibile in questa esposizione transitoria, affronterà il problema delle risorse finanziarie che peraltro non può non essere rinviato alla nuova regolamentazione finanziaria per le Regioni. Tuttavia anche questo momento di difficoltà bisogna viverlo, non possiamo fare della filosofia e rinviare l'oggi al futuro, il bilancio 1988 deve essere presentato nei termini delle reali condizioni di oggi e potrà essere poi evidentemente assestato.
Speriamo che l'assestamento del 1988 possa essere positivo e non soltanto di copertura come quello che ci apprestiamo a votare che è predisposto con realismo e conforme alle effettive possibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Intervengo per portare il voto favorevole del nostro Gruppo alla proposta di assestamento di bilancio e fare due brevi considerazioni.
Mi richiamo alla relazione presentata dalla Commissione e illustrata dal Presidente della I Commissione Santoni e a due passaggi nella chiusura della relazione che mi sembrano interessanti e significativi. Il primo dice: "L'operazione di assestamento ha dovuto assorbire le conseguenze di alcuni errori contabili di precedenti gestioni, in particolare per quanto riguarda il Fondo della sanità, conseguenze che sotto l'aspetto finanziario si sono tradotte in una minor disponibilità di fondi regionali liberi". Il secondo: "Il documento dell'assestamento di bilancio ha compreso lo sforzo e la difficoltà della Giunta regionale per limitare effetti negativi derivanti da quella parte di avanzo finanziario inesistente sulla già estremamente limitata attività propria della Regione".
Questi due concetti sono quelli che ritornano correntemente e continuamente sia nella relazione sia nella vita reale della gestione del bilancio.
Mi richiamo a quanto osservava il collega Brizio, a proposito della necessità di una reale riforma della finanza locale in generale. Questo è risaputo ed è legato alla riforma delle autonomie che è tale se è anche supportata da una effettiva riforma delle risorse finanziarie. Ho appreso con viva soddisfazione dalle notizie rese dal funzionario dell'Assessorato che forse c'è qualche cosa di nuovo che si sta muovendo: da un lato la decisione, salvo continuità compromesse dall'azione governativa, di restituire questa soglia di autonomia impositiva agli Enti locali, e dall'altro l'idea, promossa dalla Regione Lombardia, di chiedere con forza che il cosiddetto reddito localmente prodotto rimanga a disposizione della territorialità che lo ha prodotto a sua volta. Mi sembrano due concetti non di poco conto che, se accoppiati alla revisione del sistema istituzionale della nostra divisione dei poteri locali, forse possono avviare un processo di ammodernamento e di aggiornamento e anche di equità e giustizia nel Paese.
L'unica osservazione che ci veniva riferita è che, se va avanti la proposta avanzata dalla Regione Lombardia così come è stata articolata senza altre modifiche (e incidenti di questo genere su percorsi di miglioramento si sono già verificati in questa nostra tradizione repubblicana), succederebbe che l'IRPEF prodotto dai lombardi finirebbe tutto nelle casse della Regione Lazio, perché è poi la Regione Lazio titolare dell'assegnazione definitiva in sede contabile.
Credo che discorsi di questo tipo debbano essere sollecitati e sostenuti. Ci sono delle sedi di coordinamento delle attività regionali alle quali la Giunta, e credo anche altri organi di questa istituzione partecipano. Mi auguro che in quell'occasione questi principi vengano sostenuti e valorizzati perché questa è una strada che vale la pena di essere esplorata e imboccata anche per risolvere aspetti come quelli che questa mattina ci troviamo a definire attorno a questa povertà di mezzi di cui lentamente la Regione si trova a dover disporre.
Nell'esprimere il parere favorevole del Gruppo riconfermo il voto positivo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale. Do la parola per la replica al rappresentante della Giunta, Assessore Croso.



CROSO Nereo, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero innanzitutto ringraziare i colleghi che sono intervenuti portando alla discussione contributi utili soprattutto per il lavoro che in futuro dovrà essere svolto dall'Assessorato di cui ho recentemente assunto l'incarico.
Proprio tale recente assunzione di responsabilità mi impone di svolgere in questa sede alcune considerazioni, che se da un lato non potranno che richiamarsi alle impostazioni ed ai contenuti degli atti finanziari e di bilancio precedenti ed agli sviluppi ad essi conseguenti maturati in sede di Commissione, dall'altro non saranno incentrate sulle cifre rappresentative di questo assestamento.
Mi pare peraltro opportuno già sin da oggi sottolineare come la nostra attenzione debba trovare momenti di polarizzazione funzionale alla predisposizione del nuovo bilancio di previsione; bilancio che, alla luce della conoscenza attuale delle cose, richiederà probabilmente un grande sforzo in termini di pragmatismo e forse anche di innovazioni e di scelte coraggiose, e che per tale motivo richiederà una ancora più salda volontà di collaborazione da parte di tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio. In questo colgo positivamente l'augurio e la disponibilità nelle dichiarazioni del Consigliere Biazzi.
Tutto ciò, evidentemente, non per sfuggire alla logica e alla responsabilità dei ruoli di maggioranza ed opposizione, quanto piuttosto perché si tratterà di coniugare tutti gli sforzi e i contributi utili ad impedire il degrado dell'istituzione Regione in termini di funzionalità, di capacità amministrativa, di possibilità di programmazione e di governo.
Sono convinto, in buona sostanza, che da questa discussione possano e debbano scaturire le premesse per vederci lavorare sin dalle prossime settimane, in sede di Commissione competente e di Consiglio, ad un progetto di impostazione ed anche di revisione delle linee operative che condurranno alla formulazione del prossimo documento di bilancio; e ciò ribadendo sin d'ora che quanto minore è la disponibilità di risorse effettive tanto maggiore deve essere la capacità di puntare su una spesa che - evitando frammentazioni e polverizzazioni esasperate - sia caratterizzata dalla qualità e dalla corretta rispondenza del rapporto costo/benefici a quegli standard che caratterizzano un tessuto socio-economico di tipo avanzato.
Anche su questo terreno, e soprattutto sulla possibilità di controllare l'efficacia dei centri di spesa in funzione dei risultati e degli obiettivi, si misurerà la reale volontà di dare risposte coerenti ai problemi del territorio e della popolazione piemontese; finalizzato a tutto ciò non potrà evidentemente non esserci una ancor più attenta qualificazione e selezione degli obiettivi, ritenendo peraltro che, nelle linee generali, dovranno essere privilegiate le funzioni fondamentali a suo tempo indicate (formazione professionale, assistenza sociale, diritto allo studio) e dovrà essere anche data maggiore concretezza agli interventi a tutela del territorio e dell'ambiente.
Questa rapida e certo troppo sintetica proiezione sul futuro, sulla quale tornerò più avanti, in qualche modo è significativa del desiderio che credo sia qui generalmente condiviso, di trovare modi e strumenti di intervento adeguati alla gravità della situazione, che puntualmente anche questo assestamento di bilancio ripropone.
E' un appuntamento al quale anche quest'anno giungiamo con ritardo considerato che la legge di contabilità prevede che l'atto di assestamento di bilancio sia approvato dal Consiglio regionale entro la fine di giugno di ciascun anno.
Sebbene la scadenza prevista dalla legge sia stata sempre in qualche modo disattesa, va comunque detto che il ritardo consolidatosi in questo esercizio deve essere ricondotto all'esigenza di definire in modo attendibile la partita sanitaria.
Come ricorderete infatti, in sede di approvazione del bilancio di previsione per l'anno 1987, si indicò come al pareggio di bilancio si fosse giunti non iscrivendo delle reimpostazioni di economie di fondi statali a destinazione vincolata per l'ammontare di circa 74 miliardi.
Più precisamente la relazione svolta dal collega Santoni faceva riferimento a minori reimpostazioni, rispetto ai dati del pre-consuntivo 1986, per 73.816 milioni circa; si diede luogo a tale minore reimpostazione in quanto sembrava allora possibile e fondato fare affidamento su un recupero di circa 41 miliardi afferenti, appunto, la partita sanitaria. Si disse allora che il recupero di tale somma trovava giustificazione in un errore contabile in fase di gestione, per cui la mancata effettuazione di mandati per 41 miliardi aveva portato ad un errato incremento delle economie e quindi delle reimpostazioni, trattandosi di fondi statali a destinazione vincolata; naturalmente, in seguito agli ulteriori necessari accertamenti, l'operazione avrebbe dovuto concretizzarsi dopo la definizione del consuntivo per l'anno 1986 e quindi in sede di assestamento del bilancio 1987.
Resta da dire che il consuntivo per l'esercizio 1986 è ormai legge, ma che dall'approfondimento delle verifiche sulla spesa sanitaria non sono emersi i dati positivi su cui si faceva affidamento: in sostanza, non è possibile il recupero dei 41 miliardi essendo essi da regolarizzare sia in entrata che in uscita.
Si è ripresentata di conseguenza la situazione di inizio anno, a gestione ormai avviata e senza spiragli all'orizzonte. Ciò ci ha costretti ad un impegno ben più gravoso di quello che era forse legittimo attendersi in occasione di questo assestamento, ed ha portato ad operare le scelte che sono state illustrate nel corso della discussione in I Commissione e sulle quali, anche per economia di tempo, mi pare superfluo ritornare; comunque sono state compiutamente evidenziate dal Presidente Santoni nella sua relazione.
L'aspetto sul quale mi sembra comunque opportuno far convergere l'attenzione, anche se sulla base di uno scorcio forse ancora troppo breve di attività nell'Assessorato, è quello più generale della situazione finanziaria della Regione, già sottolineato dall'intervento del Consigliere Biazzi.
Anche la Regione Piemonte infatti, al pari delle altre Regioni italiane, attraversa un periodo particolarmente difficile la cui spiegazione è sin troppo facile ricercare nella continua compressione delle entrate collegate alla riduzione anche drastica operata dal Governo dal 1981 in poi sui trasferimenti alle Regioni.
Ma soprattutto si tratta di una situazione difficile da cui ancora non si vede come si potrà uscire in tempi brevi, poiché a cause congiunturali si sono poi sovrapposte motivazioni strutturali riconducibili alla tipologia sempre più rigida della spesa, talché oggi operiamo in una situazione di "sofferenza" tanto più acuta quanto più si tenta di qualificare l'intervento regionale e quindi di operare attraverso investimenti che possano avere una funzione traente sulla struttura economica ed occupazionale piemontese.
Dal 1981 di fatto si sono sopportate continue e non trascurabili riduzioni dei trasferimenti statali in termini reali. E' agevole infatti verificare come gli incrementi in valore assoluto, commisurati al tasso programmato di inflazione, abbiano puntualmente coinciso con un depauperamento delle risorse disponibili a causa del sistematico divario esistente tra il tasso programmato ed il tasso reale di inflazione.
Non solo, ma a ciò si accompagnano le considerazioni relative a quella spesa che possiamo definire corrente, caratterizzata da un elevato grado di rigidità e difficilmente comprimibile, la quale è cresciuta secondo i ritmi reali di inflazione al contrario delle entrate libere che sono state invece incrementate nei limiti del tasso programmato.
Ancora a proposito di entrate libere, va poi sottolineato che il loro incremento è risultato ulteriormente compresso in termini reali, essendo stato calcolato sulla base delle assegnazioni dell'anno precedente quantificate applicando sempre il tasso programmato e senza prevedere alcun recupero del differenziale rispetto al tasso effettivo di inflazione.
Tutto ciò, per quanto da accertarsi in una logica di definizione nazionale delle linee generali di contenimento della spesa e di rientro dell'inflazione, ha portato abbastanza bruscamente una netta divaricazione tra le esigenze di spesa consolidatesi nel corso degli anni e le effettive attuali possibilità di farvi fronte in modo coerente.
Ne consegue la conferma dell'opportunità di giungere in tempi possibilmente brevi ad una ridefinizione critica del sistema generale e dei meccanismi particolari di spesa della Regione, ponendo mano anche alla revisione di alcuni automatismi e soprattutto convogliando le risorse disponibili sugli interventi settoriali maggiormente significativi.
Non è inutile, comunque, riproporre le ulteriori cause, o almeno alcune delle cause, che ci portano anche quest'anno a lavorare per la copertura di un disavanzo, nel cui contesto la non positiva definizione della partita sanitaria ha riproposto il problema del reperimento di circa 76 miliardi.
Non dimentichiamo allora che anche l'istituzione del Servizio di Tesoreria Unica, accompagnato da una rigida regolamentazione dei flussi di cassa in entrata, ha determinato una significativa riduzione delle somme disponibili per interessi attivi, voce questa che in passato portava un contributo non trascurabile in termini di risorse libere aggiuntive.
Altre circostanze, non direttamente attribuibili ad una libera scelta della Regione, hanno concorso al progressivo irrigidimento del bilancio regionale di cui oggi discutiamo un difficile assestamento, concorrendo all'aggravamento della situazione finanziaria. Ricordo tra queste, per esempio, l'obbligo di fatto di assicurare ai Comuni trasferimenti correnti per le funzioni ad essi delegate dal DPR n. 616/77, così come vale la pena di ricordare la crescita avutasi negli anni passati dei tassi sui mutui passivi previsti per il finanziamento di investimenti in larga misura già autorizzati ed impegnati tanto sul bilancio annuale che su quello pluriennale.
Accanto a queste "non scelte" della Regione, che ha di fatto subito tempi e modi di un meccanismo di raffreddamento della spesa e dell'inflazione, peraltro condiviso nelle linee generali, si affiancano anche scelte ed opzioni a suo tempo esercitate nel momento in cui le disponibilità finanziarie consentivano di sviluppare una legislazione regionale fortemente orientata al finanziamento di attività e servizi di carattere continuativo e ricorrente; mentre non è mia intenzione entrare nel merito di tali scelte, che comunque di fatto sono state e sono largamente funzionali all'affermazione di un ruolo e di una presenza significativa dell'istituzione Regione, certamente devo invece evidenziare come sia particolarmente difficile esercitare azioni di compressione sui volumi di spesa relativi ora che tali servizi ed attività funzionano sostanzialmente a regime.
Da quanto sin qui esposto ho tratto la convinzione che, in assenza di interventi incisivi su quella che in precedenza - forse con qualche approssimazione - ho definito cause congiunturali e cause strutturali, il passo tra la situazione attuale di emergenza finanziaria e quella di emergenza istituzionale può essere breve.
Torna dunque sul tappeto l'esigenza di trovare correttivi alla situazione attuale, in assenza dei quali l'azione amministrativa potrebbe di fatto risultare pressoché paralizzata, il ruolo programmatorio della Regione è pressoché inesercitabile, per non parlare poi della difficoltà di assolvere a ruoli e compiti di volta in volta trasferitici senza che contestualmente si rendessero disponibili le necessarie risorse.
Non possiamo non rimarcare, allora, che la situazione di emergenza finanziaria che si viene evidenziando è in buona parte collegata alla mancata approvazione della legge di riforma della finanza regionale: ma se è vero questo non è sufficiente auspicare un rapido e positivo iter della proposta di legge in materia attualmente all'esame del Parlamento, e sulla quale credo le Regioni verranno sentite nel corso delle prossime settimane è invece indispensabile esercitare con forza e nel modo più unitario possibile azioni di richiamo e di pressione verso il Governo, il Parlamento e le forze politiche in generale così da dare concretezza alle prospettive legate all'approvazione della legge di riforma.
Una legge di riforma che, come è stato ripetutamente sostenuto, non dovrà nuovamente penalizzare l'autonomia finanziaria della Regione, ma dovrà anzi essere finalmente rispondente non solo al dettato costituzionale, ma allo scenario variegato e complesso di funzioni e competenze via via attribuite alle Regioni per rispondere alle esigenze di una società in continua e profonda trasformazione.
Tralascio di entrare nel merito specifico della materia per dire invece che un altro argomento sul quale occorrerà fare chiarezza è quello della sistemazione dei crediti vantati dall'INPS e dall'INAIL che già qui sono stati richiamati dall'intervento del Consigliere Biazzi per gli apprendisti artigiani. La dimensione finanziaria del problema è certamente influente nel contesto del bilancio regionale, e vale la pena di ricordare che, a seguito del trasferimento alle Regioni delle funzioni in materia di istruzione artigianale e professionale, si ebbe un incremento del fondo comune regionale; tale incremento è rimasto però costante a datare dal 1979 e non subisce la benché minima rivalutazione neppure a fronte degli aumenti annuali di spesa conseguenti agli aumenti di aliquote decisi dal Ministero del Lavoro.
Resta comunque il problema di una prossima possibile richiesta di pagamenti pregressi, il cui ammontare è ancora tutto da determinare, anche perché il d.d.l. n. 649/85 che prevedeva una rateizzazione in tre anni dei contributi per gli anni 1985 e precedenti, senza interessi di mora e oneri accessori, non è stato convertito in legge; rispetto a questa questione riteniamo opportuno ricercare al più presto una soluzione che comunque non dovrà, in una situazione generalizzata di precarietà delle finanze regionali, porre eccessivi oneri finanziari a carico delle Regioni.
Avviandomi a concludere ritengo che, anche qualora si giungesse ad un soddisfacente esito della riforma della finanza regionale, non si debbano comunque dimenticare gli insegnamenti che in questi anni di vita dell'istituzione abbiamo visto emergere e che penso possano così essere riassunti: 1) una valorizzazione e un potenziamento delle possibilità di accesso a finanziamenti esterni, dalla Cassa DD.PP. al FIO, ai fondi comunitari e comunque al credito ordinario e speciale 2) un'utilizzazione piena dei finanziamenti di cui sopra, tentando anche un miglioramento gestionale per rendere sempre meno influenti le dinamiche legate ai residui passivi 3) una riqualificazione della spesa corrente e revisione delle leggi di spesa, con particolare riguardo a quelle che maggiormente contribuiscono all'irrigidimento del bilancio regionale e con particolare riferimento alla revisione dei limiti di impegno (come richiesto anche dal Consigliere Biazzi nell'intervento di stamani).
Ad onor del vero credo però che neppure il semplice ricorso a tali linee di intervento possa dare contributi veramente determinanti alla soluzione del problema; se quindi da un lato la legge di riforma è sicuramente un momento centrale nell'invertire la tendenza che porta ad una progressiva asfissia della finanza regionale, dall'altro ritengo che ci possa e ci debba essere da parte nostra uno sforzo coerente per uscire forse da logiche ormai consolidate, da schematismi, da automatismi ricorrenti che spesso si sommano ai già troppo numerosi vincoli che caratterizzano il bilancio della Regione.
Ciò presuppone innanzitutto un'attenta riflessione non tanto sui ruoli che vogliamo confermare, anzi, potenziare, della Regione, anche in relazione ai programmi di attività stabiliti, quanto piuttosto sui modi sulle dinamiche, sugli attori e sugli scenari di riferimento.
A questo proposito ho seguito con curiosità ed attenzione i risultati dell'indagine socio-economica recentemente condotta dal CENSIS sul capoluogo piemontese proiettando l'analisi su un arco di tempo ventennale credo che tali risultati siano particolarmente interessanti, forse perch ci si abitua a certi modelli statici e si corre quindi il rischio di rimanere sganciati dalle dinamiche evolutive.
Utilizzando questo riferimento credo che anche per la Regione Piemonte si possa forse utilmente porre il problema di una proiezione in futuro a diversi stadi, dal breve al medio termine, che ci consenta di acquisire elementi ulteriori di conoscenza oltre alle linee di sviluppo già tracciate e quindi di calibrare al meglio gli interventi di programmazione e di spesa.
Credo in sostanza che sarà particolarmente importante il modo in cui sapremo in parte anche rinnovare il rapporto con le varie realtà pubbliche e private esistenti sul territorio, e soprattutto nel come sapremo inventare un più efficace interscambio operativo con il settore privato: dagli operatori del credito all'imprenditoria, dalle forze sociali a quelle politiche, nella logica di rendere la nostra azione sempre più aderente agli interessi reali della comunità piemontese.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore Croso.
Possiamo passare ora alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Prima di procedere al voto finale passiamo alle dichiarazioni di voto.
Chiede la parola il Consigliere Strobbia. Ne ha facoltà.



STROBBIA Stefano

Non chiedo la parola per una dichiarazione di voto, ma per confermare il voto già espresso precedentemente. Ho apprezzato la relazione che ha presentato l'Assessore al bilancio e vorrei pregarlo di farmene avere una copia.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre richieste di parola si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,40 riprende alle ore 15,15)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, si è riunita la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi i quali hanno preso atto che sono stati presentati due ordini del giorno riguardanti il problema del nucleare, in particolare la centrale nucleare di Trino 2. Il primo ordine del giorno è stato presentato dal Gruppo comunista, dai Consiglieri Staglianò, Ala e Pezzana; mentre l'altro ordine del giorno è stato presentato dai Consiglieri Tapparo, Rossa e Moretti.
Sulla richiesta formulata dal Gruppo comunista, dal Gruppo DP e dal Gruppo MSI-DN, di discutere oggi i due ordini del giorno, si è convenuto vista l'ampiezza della discussione, di rinviare il dibattito alle ore 14 di lunedì 16 p.v. con questo unico punto all'o.d.g. Si è altresì deciso di iscrivere all'o.d.g. quattro provvedimenti urgenti che sono stati licenziati dalle Commissioni.
La discussione sulla sanità viene rinviata intanto perché l'Assessore competente deve assentarsi per un impegno assunto in sede internazionale inoltre perché l'ampiezza dell'argomento richiede parecchio tempo.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo pertanto di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: progetto di legge n. 303: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società Consortile "Centro agro-alimentare Torino S.p.A." progetto di legge n. 304: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società Mercato ingrosso agro-alimentare Cuneo Società Consortile per azioni" progetto di legge n. 294: "Norme per il funzionamento degli Enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali" proposta di deliberazione n. 697: "Riparto tra le UU.SS.SS.LL. del Fondo sanitario regionale di parte corrente a destinazione indistinta per l'anno 1987".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 289: "Istituzione e compiti della Commissione regionale verifica programmi e delle Commissioni tecniche consultive in materia di edilizia residenziale sovvenzionata"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 289.
Relatore è il Consigliere Ratti che ha facoltà di intervenire.



RATTI Aldo, relatore

Con il presente disegno di legge la Regione Piemonte si propone di meglio precisare la verifica dei programmi di edilizia sovvenzionata nell'ambito dei poteri trasferiti dal DPR 24/7/1977, n. 616, art. 93, e in attuazione della legge n. 457/78.
Al fine di individuare il contesto entro il quale si colloca il presente disegno di legge, occorre fare una breve cronistoria dell'applicazione della legge n. 457/78 da parte della Regione.
Il Piano decennale è avviato dalla Regione Piemonte con il I programma biennale 1978-1979 che, per la sua attuazione, predispose: a) una convenzione, per il conferimento dell'incarico di stazione appaltante agli IACP, allegata alla deliberazione n. 30-23059 del 29/8/1979 b) un regolamento, per l'attuazione da parte dei Comuni degli interventi di risanamento dei fabbricati da destinare all'edilizia residenziale pubblica, adottato dalla Giunta regionale in data 20/9/1979 c) un disciplinare per l'esercizio del I progetto biennale di intervento da parte degli Istituti Autonomi Case Popolari approvato in data 5/9/1979.
I suddetti atti della Regione stabilivano, tra l'altro, che i programmi d'intervento dovevano essere redatti dalla stazione appaltante (IACP o Comune) di concerto con il Consorzio tra gli IACP e che la congruità economica fosse verificata da una Commissione appositamente istituita presso il Consorzio fra gli IACP (CRIAP).
Anche con l'adozione del disciplinare per l'attuazione del II programma biennale e dell'anticipo del 70% del III programma biennale, la Commissione sopraccitata rimane sostanzialmente immutata fino al 1983 allorché, con l'adozione del Regolamento per l'attuazione dei programmi finanziati a valere sul III biennio, il Consiglio regionale istituiva una nuova Commissione operante presso l'Assessorato regionale.
Presso gli IACP hanno sempre operato e continuano tuttora ad operare le Commissioni tecniche consultive previste dall'art. 63 della legge n.
865/71. L'esperienza fatta in questi anni ha messo in evidenza la necessità di istituzionalizzare con legge regionale i sistemi di verifica, sia periferici (IACP) che centrali (Regione), per l'attuazione dei programmi d'intervento di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, al fine di raggiungere due obiettivi: a) potenziare l'apporto tecnico-professionale all'interno delle Commissioni tecnico-territoriali che, pur mantenendo funzioni consultive rispetto ai Consigli di amministrazione degli IACP, devono tuttavia garantire la formulazione di pareri con alto contenuto tecnico e concorrere all'adozione di scelte tecnico-amministrative oculate e conformi agli obiettivi propri dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata b) consentire nel rispetto della normativa vigente alla Giunta regionale di seguire puntualmente l'attuazione dei programmi dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata tramite la Commissione regionale verifica programmi, rivista nella propria composizione e nei propri compiti.
Il disegno di legge, per conseguire gli obiettivi sopra citati, si articola come segue.
L'art. 1 prevede l'istituzione delle nuove Commissioni tecnico territoriali e della Commissione regionale verifica programmi.
Con l'art. 2 si stabilisce la composizione delle Commissioni tecnico territoriali operanti presso gli IACP, la durata in carica dei membri tecnici, le modalità di costituzione, il compenso da riconoscere ai componenti delle stesse Commissioni.
Inoltre al fine di garantire sempre la presenza qualificata ai lavori della Commissione tecnico-consultiva dei funzionari pubblici operanti in settori tecnici di cui alle lettere b), c) e d) del primo comma, si è prevista la possibilità, in caso di impedimento, di una loro sostituzione.
La norma consente loro infatti di delegare un funzionario che, in quanto tale, apparterrà all'ufficio e/o alla struttura alla quale fa capo il dirigente da sostituire.
Con l'art. 3 si individuano i compiti generali e di dettaglio in riferimento ai quali debbono operare le suddette Commissioni.
Con l'art. 4 si stabilisce la composizione della Commissione regionale verifica programmi e le modalità della sua costituzione.
Con l'art. 5 sono individuati i compiti demandati alla Commissione regionale verifica programmi.
Con l'art. 6 si individua il settore regionale al quale sono attribuite le funzioni di segreteria della Commissione regionale verifica programmi e i soggetti ai quali può essere affidata l'istruttoria delle pratiche.
Con l' art. 7 sono indicati i compensi riconosciuti per la partecipazione ai lavori della Commissione e per l' istruttoria delle pratiche da parte dei componenti non dipendenti regionali.
Infine con l'art. 8 si stabilisce che la legge è applicata a tutti gli interventi in corso e a tutti quelli che verranno finanziati con programmi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Consigliere Ratti ha già illustrato nel merito tecnico questa legge e io, con poche osservazioni vorrei spiegare i motivi in base ai quali il Partito comunista voterà a favore di questa legge. I motivi sono sia di metodo che di merito.
Per quanto riguarda il motivo di metodo, esprimiamo soddisfazione per il fatto che in occasione della discussione di questa legge è stato concesso all'opposizione tutto il tempo necessario per prendere conoscenza del problema, cosa che non spesso la maggioranza concede all'opposizione.
Per quanto riguarda le questioni di merito, a parte l'impalcatura generale della legge descritta dal collega Ratti che condividiamo all'opposizione è stata data la facoltà di esprimere alcuni suggerimenti sotto forma di emendamenti, verificati dall'Assessore e successivamente accolti.
A noi parevano, e forse anche alla maggioranza, contributi attenti e meritevoli di recepimento; in particolare su due aspetti siamo soddisfatti che l'Assessore abbia concordato.
Il primo aspetto è quello che tende a ricondurre gli ordini professionali ad un ruolo proprio. Chi di noi, e siamo in tanti, ha avuto esperienze professionali anche a livello comunale, come nelle Commissioni regionali, sa come spesso è invalsa l'abitudine di scegliere professionisti di fiducia che devono fare parte di Commissioni tecniche all'interno di terne proposte dagli ordini professionali; questo è, a nostro avviso, un ruolo improprio che viene assegnato agli ordini, perché l'incarico professionale è fondato sulla fiducia da parte del responsabile di questo incarico (l'ente pubblico) verso il soggetto destinatario di questa fiducia.
Questo è un fatto, secondo me, di non poco conto e apprezziamo la sensibilità dell'Assessore che l'ha recepito.
Il secondo aspetto riguarda l'inserimento nelle Commissioni che esaminano i programmi di tecnici del suolo: geologi e altri competenti del genere. Spesso si è visto che il discostarsi dei programmi dal punto di vista finanziario avviene molto volte in modo determinante sulle opere di fondazione, quindi l'aver accettato l'inserimento di un tecnico del suolo in queste Commissioni è stato un altro elemento positivo.
In base a queste due considerazioni noi diamo il voto favorevole a questa legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



PRESIDENTE

GENOVESE, Assessore all'edilizia



PRESIDENTE

Signor Presidente e colleghi, l'emendamento presentato in aula dal Presidente della Commissione è un emendamento concordato e necessario per meglio precisare la norma; quindi è ovviamente accolto dalla Giunta regionale.
Devo ringraziare la Commissione ed in particolare i colleghi che hanno dato un contributo migliorativo per la definizione della legge all'interno della Commissione stessa.
Il fatto che si sia raggiunta una posizione unanime è scaturito dalla constatazione che all'interno della Commissione c'è stata la volontà e la capacità di incontrarsi attorno ai suggerimenti dati da parte di tutti.
Ciò detto, devo ancora ringraziare a titolo personale il collega Chiezzi, per quanto ha affermato in aula.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dal Consigliere Biazzi: l'alinea del primo comma è sostituito dal seguente: "1. La Commissione regionale verifica programmi, nel quadro delle direttive di funzionamento impartite dalla Giunta regionale, svolge i seguenti compiti:".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 8 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 697: "Riparto tra le UU.SS.SS.LL. del Fondo sanitario regionale di parte corrente a destinazione indistinta per l'anno 1987"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 697 precedentemente iscritta all'o.d.g.
Chiede la parola il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, il 18 febbraio di quest'anno con un'interpellanza avevamo posto alla Giunta alcuni quesiti e precisamente quando avrebbe presentato i provvedimenti di riparto del Fondo sanitario regionale degli anni 1985/1986/1987, in base a quali pesi i fondi assegnati alle UU.SS.SS.LL. erano stati calcolati e in base a quali atti legislativi, nel corso del 1985, erano stati assunti provvedimenti integrativi alla deliberazione del Consiglio regionale, senza che questo abbia potuto rettificarne i contenuti.
Il 16 luglio avevamo ottenuto in merito a questi tre quesiti una non risposta o per lo meno una risposta elusiva, contraddittoria, argomentata pretestuosamente dal Presidente della Giunta.
Nei mesi di febbraio e luglio abbiamo insistito e continuiamo ad insistere oggi almeno su due punti: 1) i ritardi nell'assegnazione delle risorse da parte dello Stato non inficiano né i criteri né i provvedimenti di riparto del Fondo sanitario regionale 2) i criteri e i provvedimenti di riparto del Fondo sanitario regionale, previsti dalla legge, non sono stati rispettati. La L.R. n.
42/81 non è stata rispettata, ci si è mossi al di fuori della lettera e dello spirito della legge. Questo è un punto che merita assolutamente un urgente approfondimento.
La Regione, in applicazione della L.R. n. 42/81 ripartisce tra le UU.SS.SS.LL. il Fondo sanitario. Al fine di poter dare completa e puntuale applicazione alla predetta normativa, occorre che la Regione provveda almeno entro il mese di agosto di ogni anno, ad operare il riparto fra le UU.SS.SS.LL del Fondo sanitario regionale per l'anno successivo onde consentire alle medesime di rispettare le scadenze di legge. Infatti le UU.SS.SS.LL. dovrebbero adottare entro il 30 novembre il bilancio annuale di previsione mediante deliberazione dell'assemblea, previa consultazione con i singoli Comuni, disposta dal Comitato di gestione entro il 30 settembre di ciascun anno.
Non si può invocare eccezionalità e straordinarietà. In tutti questi anni, dal 1979 ad oggi, lo Stato ha stimato, più o meno correttamente, il fabbisogno sanitario, ma poi lo ha sottodimensionato con la famosa politica dei tagli. Quest'anno è stimato in 56.600 miliardi, ma lo Stato pensa di trasferirne solo 53.500 miliardi: il taglio è di 3.100 miliardi, salvo poi ripianare in qualche modo i disavanzi che vengono a verificarsi.
Conosciamo lo stato permanente di incertezza, di indeterminazione, non si conoscono le attribuzioni finanziarie definitive dello Stato alle Regioni, si stima più o meno correttamente il fabbisogno, ma poi si attuano drastici tagli, si vive in una completa e assoluta incertezza. Questo non vieta di definire un riparto, di proporre un riparto come Giunta, di presentarlo in Consiglio e di approvarlo, cosa che non è avvenuta negli ultimi anni. Siamo a metà novembre del 1987, la Giunta presenta una proposta di riparto tra le UU.SS.SS.LL. del Fondo sanitario regionale che doveva essere presentato entro il mese di agosto 1986, sono quattordici mesi di ritardo; entro il mese di agosto di quest'anno doveva essere predisposta la proposta di riparto per il 1988.
La legge n. 2/81 indica il criterio dei pesi per ogni funzione, pesi che devono essere specificati; ad esempio, la funzione veterinaria deve essere ripartita anche in base alle attività presso i macelli, l'assenza di questa variabile privilegia le UU.SS.SS.LL. delle zone agricole e danneggia Torino che invece ha una notevole attività di macellazione.
Per quanto riguarda l'assistenza ospedaliera, il criterio di riparto usato danneggia le città maggiori che hanno una tipologia di prestazioni e di ammalati molto più difficile e costosa. Il Ministero, ad esempio distingue almeno i ricoveri che avvengono nei reparti ad alta specializzazione da quelli ordinari.
La legge n. 2/81 inoltre indica criteri di riparto proporzionali per alcune altre funzioni che devono essere specificate. Il 3,31% per la prevenzione collettiva è una percentuale che deve essere confrontata con altri dati. Per esempio, quanto abbiamo dato l'anno scorso? Quanto dà lo Stato? Il riparto prevede che il 3,31% delle risorse vada per la prevenzione collettiva, ma questo non significa molto. I dati poi devono essere trasparenti. Per esempio, quant'è la popolazione infantile a Torino? A quanto ammonta per ciascuna USSL la spesa per quelle attività a cavallo tra sanità ed assistenza? Il riparto va fatto sempre, anche quando non si sa quale sarà l'attribuzione finanziaria definitiva dello Stato. Non posso esimermi dal ricordare che per il 1985 e per il 1986 i Consiglieri regionali non conoscono né i criteri né i dati dei riparti riguardanti questi anni. Quando pensa l'Assessorato di presentarci, sia pure con un rilevantissimo ritardo, i dati riguardanti gli anni 1985-1986?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

I criteri di riparto sono fissati dalla legge e, in attesa di Piano socio-sanitario nazionale, si usano i criteri delle funzioni con percentuale e con la popolazione pesata e ponderata. I dati delle classi di età sono contenuti indirettamente nelle tabelle allegate alla relazione che è stata distribuita in Commissione.
Purtroppo ci troviamo tutti gli anni ad avere nella legge finanziaria una spesa prevista sottodimensionata. Quest'anno era prevista una spesa di 47 mila miliardi e arriveremo ad una spesa di 52-53 mila miliardi reali che, tutto sommato, si conosceva già all'inizio dell'anno; per il 1988, di fronte ad una spesa prevista di 57.600 miliardi, ci troviamo un'ipotesi di legge finanziaria di 53.500 miliardi, quindi di questo passo diventa difficile fare dei riparti definitivi. Il riparto non è mai stato possibile né da parte delle UU.SS.SS.LL. né da parte delle Regioni, perché non abbiamo mai avuto in partenza una copertura delle spese, partendo dalla spesa storica a consuntivo dell'anno precedente.
Di qui deriva l'impressione generale del Paese che la sanità è allo sfascio perché, dovendo spendere 100, si prevede tutti gli anni una copertura di 95, poi a fine anno ci si rende conto che si è speso 101 o 102, a seconda che ci sia stato o meno un onere contrattuale che fa scattare percentuali più alte; si parla quindi di mancanza di copertura o di spesa eccessiva, tenendo conto, come è emerso nei dibattiti di questi mesi, che la quota del prodotto interno lordo che il Paese destina alla sanità è inferiore a quella destinata dagli altri Paesi dell'occidente.
E' vero che i servizi potrebbero essere superiori alla modalità e alla quantità di spesa; indubbiamente non c'è quel divario di cui quasi tutti i giorni i quotidiani parlano. Il livello dei servizi è decisamente superiore a quello che emerge dai giornali; le prestazioni erogate hanno una qualità in Piemonte che indubbiamente è nella fascia medio-superiore del Paese.
Questo è bene dirlo per non creare elementi di confusione, di disorientamento e di discredito ulteriore nell'opinione pubblica.
Sul piano della spesa sanitaria in Piemonte abbiamo avuto un riparto di 3.495 miliardi e una spesa a budget definitivo prevista in 3.869 miliardi abbiamo un fabbisogno aggiuntivo per quanto riguarda il 1987 di 374 miliardi, dei quali ben 260 sono relativi all'applicazione degli oneri contrattuali che deriva dal contratto nazionale.
Un ragionamento analogo lo possiamo fare anche per il 1986, anno in cui siamo rimasti scoperti di 228 miliardi, di cui 129 sono relativi a coperture di oneri derivanti da applicazioni contrattuali.
Si vive nell'incertezza delle cifre stanziate, per cui diventa difficile fare riparti definitivi su cifre che non si conoscono e purtroppo non si conosceranno ancora nel mese di novembre dell'anno in corso, quando si dovrà coprire in termini reali il fabbisogno delle UU.SS.SS.LL.
piemontesi.
Si è tenuta venerdì scorso a Firenze una riunione nella quale gli Assessori regionali alla sanità hanno assunto una posizione ferma. Ci si augura che a questa posizione degli Assessori segua un quadro di sostegno per tutte le Regioni del Paese. In caso contrario, saremo in assenza di Piano socio-sanitario nazionale, in assenza di elementi finanziari certi all'inizio dell'anno sarà impossibile usare altri parametri se non quelli previsti dalla legge per cui è stato fatto il riparto per il 1987. In questo riparto abbiamo cercato di riequilibrare la spesa andando a premiare leggermente, sempre in base alle norme, le UU.SS.SS.LL. che rimanevano sotto il previsto e a penalizzare leggermente, per così dire, quelle che invece andavano sopra la spesa prevista. Il fondo di riequilibrio è di circa 20 miliardi. La tabella consegnata in Commissione prevede la divisione di 3.481 miliardi rispetto ai 3.495 assegnati al Piemonte, la differenza è di 13 miliardi e mezzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Questa materia presenta diversi aspetti, su alcuni dei quali ha insistito il collega Calligaro e ancora una volta sono stati completamente ignorati. Li aveva ignorati il Presidente della Giunta regionale in risposta alla nostra interpellanza e li ha ignorati del tutto l'Assessore nella sua replica. Si è venuto a creare il giallo del riparto degli anni 1985-1986 che diventa sempre più fitto, è il giallo superiore a 6.000 miliardi, che in quest'aula non sono passati. Sappiamo che sono finiti presso le UU.SS.SS.LL., ma non come sono finiti questi fondi. Questo è un fatto che non possiamo assolutamente sottacere e chiediamo che si esprima la responsabilità del Presidente della Giunta regionale e degli Assessori competenti.
Il Consiglio non è stato messo nelle condizioni di conoscere la portata di un fenomeno che ha, dal punto di vista quantitativo, le dimensioni che ho ricordato. Come conseguenza, non sappiamo nulla dell'andamento della spesa in rapporto a ciò che hanno fatto le UU.SS.SS.LL., non sappiamo chi ha razionalizzato o meno i servizi, chi ha fatto o meno la lotta nei confronti degli sprechi, chi ha attuato o meno il Piano sanitario regionale, chi ha assunto o meno quei provvedimenti che il Consiglio ha assunto relativamente a servizi molto importanti che riguardano gli anziani non autosufficienti, gli handicappati, i tossicodipendenti, servizi che sono a cavallo tra la sanità e l'assistenza. Nulla di questo è possibile conoscere, perché non conosciamo.
Tutto questo è per noi assai grave. Abbiamo chiesto ripetutamente una relazione sull'andamento della spesa tecnico-finanziaria e sull'andamento della sanità. Questa relazione ci è stata promessa, però non siamo ancora in possesso di questi elementi di conoscenza. Vorremmo essere messi nelle condizioni il più presto possibile di conoscere queste situazioni per fare il punto sullo stato della sanità piemontese, anche perché vogliamo comprendere le ragioni dell'allarme lanciato su questa materia dall'Assessore.
Se a queste considerazioni che riguardano il riparto dei fondi alle UU.SS.SS.LL. aggiungiamo il taglio indiscriminato della spesa sanitaria che anche quest'anno la legge finanziaria registra, le ragioni del nostro no a questa deliberazione sono più che motivate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Mi trovo in una situazione lievemente difficile nel prendere la parola per le dichiarazioni di voto essendo coinvolto direttamente per alcuni aspetti.
Penso che il famoso giallo sia estremamente rosa in realtà, perch credo non vi sia nulla di più semplice e di più chiaro di quanto avviene nella sanità piemontese che, in fondo, è sotto gli occhi di tutti, delle Amministrazioni locali, delle UU.SS.SS.LL. e della cittadinanza.
Per tanti anni sono stato Presidente dell'USSL di Torino, purtroppo, ma in realtà non sono mai riuscito a fare un bilancio prima della fine di novembre, perché la famosa divisione è sempre arrivata "in limite mortis" e devo dire che non ho mai visto rispettate le percentuali, ad esempio rispetto al 3-3,5% per l'igiene preventiva, perché in realtà non è mai salita oltre l'1,25 o l'1,50%. Indubbiamente sono stati fatti errori di valutazione sul piano legislativo, e in fondo sono valutazioni che abbiamo sbagliato tutti noi, quindi non mi escludo e non escludo gli altri. La riforma sembrava dare qualcosa di nuovo, ma in realtà ha dato ben poco di nuovo.
Per esempio, l'aver lasciato l'amministrazione dei laboratori di sanità pubblica alle UU.SS.SS.LL. dove esistevano territorialmente fu un grosso errore politico su cui bisogna prendere le dovute misure di sicurezza d'altra parte questo aspetto è già all'attenzione del Ministero sotto altre forme rispetto a quelle che avevamo proposto in Giunta. Di questi esempi se ne potrebbero fare altri. Gli eccessi pianificatori nella realtà dei fatti non corrispondono a quello che spesso si vuol fare in quanto ci sono gli uomini e gli uomini sono coloro che fanno la sanità. Mettersi con il bilancino a fare i dosaggi o i superdosaggi diventa molte volte un atto assolutamente acritico e controproducente, perché la politica sanitaria si gestisce molto con il buonsenso e con la sensibilità per i problemi che non sono uguali dappertutto per questioni di tradizioni, per questioni di tipologia di territorio, per questioni storiche. Le leggi sono state anche anticipatorie per certi versi e la Regione Piemonte è andata molto avanti nell'anticipare certe cose, però al contempo hanno creato una maglia molto rigida che spesso vede la non possibilità di realizzazione per un'inerzia che è legata a situazioni e a tipologie peculiari del territorio, per le famose tradizioni, per cui certe cose che si potrebbero fare, ma che non dovrebbero essere fatte dalla Regione, bensì dagli effettori periferici, in realtà non vengono fatte perché manca l'energia, manca lo spirito, la cultura e manca una serie di fattori che sono fortemente inibitori rispetto a certe realizzazioni.
Anche il riequilibrio della distribuzione e della pianificazione deve seguire con sensibilità le situazioni locali per man mano correggerle.
Credo invece che è stato fatto un grosso sforzo da parte dell'Assessore Maccari, perché se ero ancora io Assessore alla sanità probabilmente non avrei diviso assolutamente niente non per lasciare il Consiglio nell'oscurità, ma perché in realtà l'arma di queste divisioni fatte al buio, non sapendo che cosa ci sarà alla fine dell'anno in corso o dell'anno prossimo, è un atto di coraggio.
Voto quindi favorevolmente soprattutto perché questo è un atto di coraggio che io indubbiamente non avrei avuto il coraggio di fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, un intervento da parte del Gruppo democristiano su un problema così importante è doveroso. Non si tratta di un provvedimento di normale routine o di scarso rilievo, ma si tratta di un intervento nel settore della sanità che mette in evidenza il complesso rapporto Stato Regioni, il rapporto tra la definizione delle centrali di spesa e l'erogazione dei fondi. Anche la Regione Piemonte riscontra molte difficoltà nel fare i programmi e nell'individuare le iniziative a causa della mancata definizione complessiva del ruolo delle Regioni e del rapporto delle stesse con lo Stato.
Per la prossima settimana è organizzato un convegno da tutte le Regioni sulla materia. Non sarà un momento celebrativo o un momento per assistere a una passerella di chiacchiere, ma sarà importante per sollecitare quello che deve essere il salto di qualità che le Regioni devono fare soprattutto in questo settore, perché la competenza della sanità è molto importante sia per le dimensioni dei problemi e sia per la dimensione della spesa.
In queste condizioni diventa difficile fare delle richieste di programmi e di impegni precisi agli amministratori periferici delle UU.SS.SS.LL. e in queste condizioni ci rendiamo conto delle difficoltà obiettive e dello sforzo che ha fatto l'Assessorato per dare un minimo di definizione e un minimo di orientamento.
Siamo convinti che questo non è un passo definitivo e non è un passo ottimale, ma è il migliore possibile nelle condizioni attuali. Se di questo discorso si dovrà riprendere il filo, sarà bene farlo facendo un discorso più ampio e più complessivo sul ruolo di programmazione e sul rapporto tra le autonomie locali e l'erogazione della spesa che alla Regione non compete.
Nell'apprezzare lo sforzo compiuto e nel prendere atto che la situazione sfugge alla possibilità di un diverso modo di gestire da parte della Regione, il voto del Gruppo democristiano è favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 35 voti favorevoli, 1 contrario e 2 astensioni.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione n. 628: "L.R. n.43/75 - art. 2 Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali Comune di Brandizzo (TO)"


PRESIDENTE

esame proposta di deliberazione n. 655: "L.R. n. 43/75 - art. 2 Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali Comune di San Mauro (TO) esame proposta di deliberazione n. 666: "L.R. n. 43/75 - art. 2 Modificazione al Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali Comune di Chivasso (TO)"



PRESIDENTE

In merito ai punti 7), 8) e 9) all'o.d.g. do la parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Queste deliberazioni si illustrano da sole, sono tutte e tre di contenuto omogeneo e tutte e tre tendono a modificare il Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali per quanto riguarda il previsto parco della fascia fluviale del Po nel tratto Torino-Chivasso. Sono tre deroghe che attengono all'interesse pubblico e per questo motivo la Giunta chiede al Consiglio di approvarle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Noi comprendiamo l'importanza delle modifiche contenute in queste deliberazioni; si tratta di opere pubbliche e probabilmente di opere pubbliche anche rilevanti. Vorremmo però rilevare alcuni aspetti che ci preoccupano molto nella prassi che la Giunta ha assunto nei confronti di un parco particolarmente importante come è quello del Po, ma che potrebbe poi allargarsi ad altri parchi. L'approvazione della legge istitutiva del parco ritarda ormai da quasi tre anni, il parco è stato approvato e inserito nel Piano dei parchi due anni e mezzo fa. Mancando la legge non sono possibili cose che altrimenti sarebbero del tutto legittime all'interno della legge: tutte queste opere, essendo di interesse pubblico potrebbero benissimo essere autorizzate senza modificare i confini del parco. In questo modo invece, ritardando la legge, ed essendo in situazione di vincolo di salvaguardia, si è obbligati a scegliere una soluzione diversa: è necessario modificare il confine per consentire di realizzare l'opera pubblica, con gravi rischi rispetto ad altre proposte di modifica dei confini del parco che, come sappiamo, sono già in corso o potrebbero esserlo, se si scopre che tutto sommato quei confini sono dei colabrodi facilmente modificabili.
Quindi la nostra perplessità non riguarda in maniera specifica le singole opere, ma la prassi seguita per autorizzarle. Noi quindi vorremmo un impegno - in questo caso ci asterremo tenendo conto dell'importanza delle opere - da parte dell'Assessore o almeno una dichiarazione sui tempi entro cui intende presentare in Commissione e poi in aula la legge istitutiva del parco del Po. Eventualmente anche stralciando le parti in cui ci sono maggiori problemi, in cui probabilmente possono esistere delle necessità di risistemazione dei confini. Nessuno pretende che un confine tracciato al momento dell'inserimento del Po nel Piano dei parchi sia intoccabile, può darsi benissimo che in alcuni punti del parco ci sia da allargare e in altri da restringere, da modificare. Il vero problema è quello di arrivare ad avere la legge, quindi chiarire, anche rispetto ai Comuni, all'amministrazione e ai privati, lo stato di fatto e di diritto del parco.
In queste condizioni, avvertiamo che saremo molto duri su proposte di modifica, che ci pare siano già avvenute, e che tra l'altro sono molto più complicate di questa perché riguardano Piani regolatori, come il famoso Piano regolatore di San Mauro, approvato pur contenendo un'area di legge n.
167 inserita nel Piano dei parchi. Su questa questione e su altre simili la nostra opposizione sarà molto dura e molto forte, perché riteniamo davvero che si tenda allo sgretolamento totale del Piano del parco e si renda sempre più debole la politica dei parchi. Anche questi provvedimenti ci pare siano un segnale negativo, un segnale debole di gestione della politica dei parchi, per cui, pur capendo le ragioni, ci asterremo e annunciamo che passeremo a voto negativo e a forte opposizione se continuerà la progressiva disgregazione e l'assenza della legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

L'intervento della collega Bresso ha accentuato le perplessità che l'Assessore in prima linea e la stessa Giunta avevano di fronte a questi provvedimenti che in avvenire potrebbero intensificarsi visto che si è trovata una strada per eliminare qualche vincolo o qualche divieto, come in questo caso.
Il regime di salvaguardia è quello che conosciamo; cinque anni possono sembrare tanti, ma a volte e per certi versi si sono rivelati pochi. I nostri progetti, quello del 1979, quello del 1984, del 1985, erano progetti grandiosi tant'è che ogni aggiornamento ha sempre recuperato al suo interno delle fasce di territorio che nei cinque anni non avevano potuto essere regolamentate con legge. E' anche vero che talune perimetrazioni hanno risentito di una carenza cartografica, e non scopriamo niente di nuovo perché tutti abbiamo lavorato attorno a queste cose e sappiamo quali sono state le difficoltà. La carenza cartografica che abbiamo riscontrato in queste occasioni e che stiamo riscontrando nella messa a regime dei piani territoriali, la riscontreremo ancora se non ci daremo da fare nel momento in cui dovessimo attuare strumenti di perfezione paesistica come sarebbero appunto i Piani paesistici.
D'altra parte - lo riconosceva anche il Consigliere Bresso nel suo intervento - le richieste che sono pervenute ai Comuni e che obbligano la Giunta a presentare queste proposte al Consiglio hanno tutte il requisito di un certo rilevante interesse pubblico, un ponte, una strada, un depuratore, quindi sono opere che vanno fatte. D'altra parte la legge n.
43 istitutiva dei parchi prevede che il Piano possa essere oggetto di integrazione e revisione in base alle indicazioni fornite dai Comitati comprensoriali, dalle Province, dai Comuni, dalle Comunità montane e da istituzioni pubbliche, culturali e ambientalistiche.
Questo è un comma che potrebbe essere giocato in altro modo e potrebbe avere un'altra gestione, però ci troviamo nella necessità di doverlo gestire oggi in questi termini, perché non abbiamo ancora la legge istitutiva del Parco. Credo che questa pioggia di richieste obblighi la Giunta ad arrivare nel più breve tempo possibile al momento istitutivo del parco fluviale del Po, per il tratto Torino-Chivasso, quello previsto appunto dalla scheda n. 59 che comprende una quarantina di Comuni. Il Servizio parchi ha allo studio anche questa definizione.
Si interseca in questo momento anche la predisposizione del progetto territoriale operativo dell'intera fascia fluviale del Po. A questo riguardo si ricorderà anche un'interrogazione del Partito comunista. Devo dire che pensiamo, entro dicembre, di avere un primo schema di proposta. E' stato incaricato l'IRES che attraverso gli altri enti strumentali si sta attivando per definire questo progetto. Quindi mi auguro che in questo fervore di lavori attorno al parco fluviale del Po nel giro di sei mesi in questo Consiglio potremo venire a parlare concretamente di questa fascia e degli interventi che su di essa sono previsti per adeguarci, appunto, ai dettami della deliberazione del 1985.
Rimane in ogni caso il problema delle deroghe rispetto ai divieti transitori. In Commissione ho detto che mi impegnavo, nei limiti del possibile, relativamente alla deliberazione per la fascia fluviale del Po e per ogni altro parco previsto nella deliberazione del 1985, a non portare alcuna deroga per evitare di stralciare, quasi come in una gruviera, dei territori. In Commissione e anche nell'ambito della Giunta ci siamo chiesti se non sia il caso di apportare nell'ambito della legge n. 43, proprio per le difficoltà di addivenire velocemente a leggi istitutive, il regime autorizzativo così come avviene per esempio con le leggi nn. 431 e 1497.
Credo che questo potrebbe essere un modo per anticipare quello che la legge istitutiva consente e prevede a fronte di precisi criteri di autorizzazione.
Stiamo da un lato proseguendo nell'elaborazione della legge istitutiva del parco fluviale del Po, dall'altro lato stiamo valutando la possibilità di modificare la legge n. 43, introducendo appunto il regime autorizzativo.



PRESIDENTE

Dopo questi chiarimenti del Vicepresidente, pongo in votazione la deliberazione n. 628, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 12 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione n. 665, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 12 astensioni.
Pongo in votazione la deliberazione n. 666, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento:

Iscrizione argomento all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 660: "L.R.
22/4/1980 n. 27, art. 12 - Determinazione delle dimensioni minime per il riconoscimento dell'Associazione dei produttori agricoli e delle relative unioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Norme generali sull'agricoltura - Commercio all"ingrosso

Esame progetto di legge n. 303: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società Consortile 'Centro agro-alimentare Torino S.p.A.'"


PRESIDENTE

esame progetto di legge n. 304: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società Mercato ingrosso agro-alimentare Cuneo Società Consortile per azioni"



PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente i progetti di legge nn. 303 e 304 precedentemente iscritti all'o.d.g.
Relatore sulle due proposte di legge è il Consigliere Brizio che ha facoltà di intervenire.



BRIZIO Gian Paolo, relatore

La relazione scritta può essere data per letta, perché si tratta della ripresentazione di due disegni di legge singoli, in sostituzione di un disegno di legge quadro che era stato a suo tempo approvato, ma poi rinviato dal Governo.
Mi spiego. Si tratta dell'applicazione della legge n. 41 del 28/2/1986 legge finanziaria - che ha stabilito i finanziamenti per i mercati agro alimentari. Nell'attuazione di questa legge, di concerto con la legislazione regionale, vengono predisposti questi due disegni. La Regione infatti si è già data, a suo tempo, una propria legge, la n. 62 del 30/10/1979, per disciplinare i mercati all'ingrosso; successivamente, nel luglio '84, ha approvato un piano dei mercati all'ingrosso che prevede appunto i due mercati di Torino e Cuneo per i quali si propongono oggi leggi specifiche. Si era predisposto, in precedenza, una legge quadro complessiva da parte della Regione, questa legge quadro è stata respinta dal Governo per i suoi riferimenti alla legislazione nazionale civilistica si tratta di una decisione dubbia, intorno alla quale il Consiglio regionale aveva, in un primo tempo, predisposto una nuova formulazione che si pensava venisse approvata dal Governo, cosa che al contrario non si è verificata. La Giunta ha quindi proposto due disegni di legge operativi separati per l'istituzione delle due società che sono pronte per la costituzione.
Il primo disegno di legge, il n. 303, riguarda il centro agro alimentare di Torino, nel quale la Regione entrerà con un capitale del 10%.
Si è scesi sotto il 20%, come era previsto nella legge quadro per il caso di Torino, in quanto si arriva ugualmente oltre il 50% di partecipazione pubblica, con una più cospicua partecipazione del Comune di Torino e con gli altri enti che vi faranno parte. Per Torino quindi si entrerebbe con un capitale del 10%, pari ad 1 miliardo nella costituzione della società che prevede un capitale iniziale di 10 miliardi.
Devo ricordare che i finanziamenti statali sono suddivisi come segue: 40% degli investimenti a fondo perduto e poi un mutuo presso istituti di credito speciale per il 35%; con un tasso agevolato pari al 50% del tasso di riferimento stabilito dal Ministero del Tesoro, quindi si copre il 75 degli investimenti. Il CIPE ha stabilito dei termini che forse slitteranno ma v'è comunque urgenza per la costituzione di queste due società.
Il disegno di legge successivo n. 304, riguardante la società di Cuneo prevede una partecipazione da parte della Regione del 20% che su un capitale di 200 milioni è pari a 40 milioni.
E' stato chiarito che i fondi vengono reperiti attraverso una variazione di bilancio all'interno dell'Assessorato, che utilizza dei fondi risparmiati, riguardanti economie su due leggi dell'artigianato e che verranno utilizzati per queste costituzioni di capitale con un passaggio di spese di investimento.
La Commissione ha espresso un parere favorevole a maggioranza, tuttavia con una convergenza da parte dell'opposizione, la quale si era riservata soprattutto di avere dei chiarimenti in ordine alla variazione di bilancio chiarimenti che sono stati dati oggi in I Commissione. Era stata richiesta dalla Giunta anche la presentazione di un documento di indirizzi generali per l'attuazione del piano mercati. La Giunta ha presentato un primo documento, che è stato considerato positivamente in Commissione, ma non è stato valutato dalle opposizioni sufficiente a costituire un quadro complessivo, che dovrebbe far riferimento alle possibilità di finanziamento successivo per i mercati previsti dal piano e quindi un programma di carattere più ampio.
Si è quindi rinviata - e questo è tema che l'Assessore tratterà probabilmente nel suo intervento al momento della formazione dei Consigli di amministrazione delle società e delle nomine degli amministratori che competono alla Regione - la presentazione di un documento in proposito e di più completi indirizzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Questi due disegni di legge sono molto importanti. La sottovalutazione di provvedimenti come questi sarebbe una colpa grave, in quanto c'è un impegno nostro di risorse sicuramente non marginale soprattutto per Torino.
La scelta di oggi fa parte di una politica regionale, nel settore dei mercati all'ingrosso, di particolare significato e peso economico, sia nel comparto ortofrutticolo sia in quello del bestiame.
Il Gruppo comunista si è riservato di esprimersi in aula poiché quando abbiamo discusso il disegno di legge che il relatore Brizio ha ricordato essere stato respinto dal Commissario di Governo e quando si è prospettata la possibilità di presentare due disegni di legge per il mercato di Torino e per quello di Cuneo, avevamo avanzato alla Giunta delle richieste di ordine politico e di governo alle quali però sino ad oggi non abbiamo avuto risposta. Questo atteggiamento ci è parso estremamente negativo in quanto si tendeva a sganciarsi progressivamente dall'impostazione politica generale del piano regionale approvato dal Consiglio nel luglio '84, che aveva visto qualche riserva da parte delle minoranze in merito a qualche mercatino, ma sulle linee generali portanti il Consiglio si era trovato unanimemente d'accordo.
Se l'esecutivo, a distanza di tre anni, ha la volontà di disattendere quelle linee, è chiaro che questo non può passare di soppiatto; occorrerà darne comunicazione al Consiglio con argomentazioni idonee tali da poter dire che quella ipotesi non può andare avanti e si cerca di perseguire e di affermare a livello regionale altre linee.
Questo lo diciamo non tanto riferendoci a questi due provvedimenti, ma ricordando che la Commissione l'anno scorso ha dovuto rincorrere l'Assessore di allora che dava al Ministero indicazioni per quanto riguarda il riconoscimento dei mercati all'ingrosso, con valenza nazionale e regionale, senza minimamente sentire la Commissione e procedendo con indicazioni difformi da quelle contenute nello stesso piano. Questo ci preoccupò; convocammo la Commissione il 23 dicembre, la riconvocammo il 2 gennaio, per dare indicazioni che fossero coerenti con il piano e fossero supportate dal parere della Commissione.
Discutiamo oggi di due provvedimenti di legge che si collocano sì all'interno delle indicazioni di piano, ma senza conoscere che cosa è avvenuto nell'arco dei tre anni trascorsi dal momento dell'adozione del piano nel campo della commercializzazione dei prodotti dell'agricoltura e del bestiame. Ricordo di aver esaminato e sollecitato la realizzazione del progetto del mercato di Cuneo negli anni 1982-1983-1984, ma al di là di questo non sappiamo nulla delle altre iniziative che sono andate avanti.
La nostra richiesta, quindi, era molto precisa e mirata. La legge risale al 1979, il piano di settore è del 1984, sulla base di questi provvedimenti abbiamo mandato avanti delle iniziative. Che cosa è accaduto, che cosa accadrà nei prossimi anni? Le competenze ci derivano dall'art. 117 della Costituzione e dal DPR n. 616, quindi siamo il soggetto programmatore e di governo del settore. Sappiamo come sia importante avere una struttura di mercati all'ingrosso agro-alimentari e per il bestiame con dei centri moderni di incontro per la domanda e l'offerta, con servizi efficienti, funzionali, capaci di ricevere il prodotto e di collocarsi sul mercato con rapidità e con un potere maggiore dei produttori.
E' necessario rinnovare le vecchie tettoie dei mercati all'ingrosso.
Chiediamo ancora una volta all'Assessore e alla Giunta di fissare entro breve tempo un dibattito su questi argomenti; in caso contrario si ricade nella solita situazione in cui ci sono gli strumenti programmatici, le norme di legge, i quali però non hanno mai momenti di verifica a livello di Consiglio e quindi non sappiamo che cosa producono. Quindi bisogna trovare un momento di verifica.
Non solo, ma nel momento in cui si diventa soggetti che partecipano a società o a consorzi per la realizzazione di strutture di questa valenza pensiamo al mercato di Torino, che comportano investimenti di centinaia di miliardi per i prossimi anni, esiste un problema di capitale iniziale, ma c'è un problema più generale perché una scelta di questo tipo muove interessi ed esigenze economiche di grande portata.
Che cosa sarà Torino nei prossimi anni? Ricordo il progetto per la città di Cuneo e ho presente la portata dei costi, ma per Torino il Consiglio non ha ragguagli, se non quelle ipotesi per il 1992 e stime di grande massima fatte su una serie di ipotesi non ancora supportate da progetti concreti e puntuali.
Signor Assessore, che cosa è successo per quanto riguarda Borgo d'Ale Castelnuovo Scrivia e per una serie di altri mercati di produzione ortofrutticola contenuti nel piano stesso? In che modo ci adeguiamo, sulla base di quel piano, alla deliberazione CIPE che ci impone una classificazione diversa rispetto a quella da noi individuata nel piano stesso? Occorre fare un bilancio del passato e il punto della situazione odierna per poter guardare agli anni a venire anche in relazione ai soggetti e ai rappresentanti che andremo a designare all'interno delle società. In passato abbiamo legato la nomina dei rappresentanti regionali al momento degli indirizzi programmatici e credo che dovremo proseguire in questo modo. Non può ripetersi l'esempio della Promark sulla quale da un anno e mezzo sollecitiamo un dibattito.
Siamo favorevoli nei confronti di questi due provvedimenti perché sono all'interno del piano e hanno forme di gestione previste dalla L.R. n. 62 sono, quindi, l'attuazione di indicazioni che ci siamo date. Certo Assessore, dovrà fare i conti. Le forme di finanziamento danno qualche problema perché gli 800 milioni vengono stornati da un capitolo che riguarda iniziative del settore artigiano che, non spendibili in quella direzione, vengono utilizzati per questo altro fronte. A parte che sono convinto che non li utilizzeremo, quindi imbavaglieremo ancora dei capitali senza poterli utilizzare, ma quello che ci preoccupa maggiormente è che si procede al rilancio dei mercati nuovi di Torino e Cuneo sottraendo risorse in un settore che ha più che mai bisogno di investimenti. Qualcosa non ha funzionato e quando avremo occasione di discutere sul settore artigianato vorremo capire perché le risorse messe a bilancio non sono state utilizzate. Esiste sicuramente un problema serio, perché non investire in attività produttive come quelle delle aree artigianali attrezzate è un elemento di estrema gravità.
Prego l'Assessore, a nome del mio Gruppo, di tornare in Consiglio in tempi brevi a discutere di questi problemi di rilevante importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Ho colto dalle osservazioni del relatore, Consigliere Brizio, che c'è questo disegno generale della presenza della Regione nelle sue strumentazioni collaterali. Ancora una volta si riscontra un disegno non molto definito di tipo strategico. Alcuni Consiglieri si chiedono se è opportuno che la Regione si richiuda all'interno dei suoi compiti più definiti, stia più dentro il Palazzo o è più opportuno che abbia una migliore diffusione sul territorio per una presenza più garantita nelle funzioni istituzionali esterne, con una massiccia presenza di governo e di compartecipazione a scelte esterne dall'ambito prettamente regionale. Si stanno creando due presenze in un settore di competenza nelle quali la Regione dovrebbe avviare un procedimento di ammodernamento e di miglioria ivi compresa una diminuzione di quelle che qui eufemisticamente mi pare siano chiamate tensioni contrattuali sul mercato che potrebbero fuorviare effetti sui prezzi e sui consumi.
Detto questo, sono preoccupato, e vorrei su questo una riposta dall'Assessore, da due schede che sono allegate al progetto di legge che in termini molto sintetici, indicano in valori finanziari e in valori dimensionali, i due interventi ipotizzati. Sono schede molto sintetiche credo siano un estratto del progetto di massima di fattibilità che presiede alla realizzazione dell'iniziativa.
Per quanto riguarda Torino si prevede un investimento complessivo (sappiamo che dalla previsione alla verifica in consuntivo purtroppo ci passa sempre qualche differenza non irrilevante) di circa 190 miliardi, di cui un primo lotto di 156 miliardi e un secondo lotto di 34 miliardi.
Questa struttura, che dovrebbe essere supportata da un capitale sociale di circa 10 miliardi, quindi dovrebbe attivare forme di credito agevolato secondo le deliberazioni del CIPE e il piano regionale, prevede a sua volta un fatturato nell'anno 1992 di circa 11 miliardi, con un disavanzo fin d'ora previsto, per il primo periodo di avvio, anche dopo il regime, e con un utile stimato in 200 milioni circa a regime completo, fra circa dieci anni, nel 1996.
Mi chiedo se gli altri soggetti che comparteciperanno a questa iniziativa della Regione Piemonte, per altro pregevole, i conti li faranno come li stiamo facendo noi.
Un investimento di circa 200 miliardi per produrre un fatturato di 14 è al di fuori di ogni rapporto di capitalizzazione fatturato-redditività standard in un'azienda che, bene o male così com'è ipotizzata, deve vivere sul mercato. Infatti è prevista una società consortile per azioni che deve muoversi nell'ambito di un mercato privatistico e deve fare dei conti con una realtà di costi e di ricavi che obiettivamente dovranno trovare una loro saldatura, altrimenti corriamo il rischio di trovarci, dal 1992 in avanti, ogni anno a riesaminare i piani di disavanzo con preoccupazioni già note.
Lo stesso discorso, cambiando i termini di entità dell'investimento riguarda Cuneo, dove la spesa complessiva è di circa 70 miliardi e il fatturato globale è di 4 miliardi nel primo periodo a regime. Mentre per Torino, nella proiezione, è prevista la realizzazione di un utile di 200 milioni, per la città di Cuneo l'utile non c'è; è prevista semmai un'estinzione del mutuo iniziale attraverso il criterio di gestione.
Pur riconoscendo alla Regione una presenza promotrice in queste realtà nuove che devono istituirsi, credo sia anche nostro compito tenere in evidenza certi numeri e certi costi, tenuto conto che si istituisce una società per azioni.
Penso che l'Assessore in questo momento non avrà gli elementi compiuti per poter rispondere, anche perché una previsione di istituzione di un'azienda gioca molto sul fattore di stima, di indagini di mercato, e molte volte anche di aspettative di tipo morale.
Sarebbe utile, prima dell'insediamento o attraverso il meccanismo della nomina dei membri del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale, che spettano alla Regione, avere nella competente Commissione un approfondimento più dettagliato su queste cifre che così presentate schematicamente sono un po' allarmanti. Sarebbe un atto di serietà e di responsabilità che potremmo anche compiere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Il Gruppo socialista dà un giudizio positivo su questi provvedimenti e li approva. Ritiene tuttavia opportuno portare all'evidenza dell'Assessore che è necessario uno sforzo da parte della Regione affinché queste iniziative siano collocate all'interno di un disegno strategico. C'è il rischio nel nostro organismo di operare troppo con una logica di stimolo risposta e quindi di trovarci fuori gioco oppure trovarci occasionalmente impegnati su dei fronti non sempre chiari.
Il settore dei mercati agro-alimentari all'ingrosso è in fortissima innovazione organizzativa e di marketing, la dimensione zonale viene ad essere superata; la specializzazione assume caratteri diversi; il rapporto di concorrenza con gli altri mercati va visto in forme adeguate.
Dovremo essere in grado di dare a chi ci rappresenterà in questo organismo quello che è l'indirizzo di fondo che intendiamo perseguire.
Ritengo sia errato non avere una definizione di piano, di linea strategica un piano capace di autoregolarsi, di essere duttile, di non essere un'indicazione rigida, e quindi di essere in grado di fare i conti con le rapide evoluzioni dell'organizzazione del mercato.
Probabilmente è la presenza pubblica all'interno di questi organismi che più di ogni altro può richiamare l'attenzione al rischio di logiche troppo occasionali.
Relativamente al problema sollevato dal collega che mi ha preceduto direi che anche il momento pubblico, con la sua presenza, potrebbe lavorare senza un ritorno dell'investimento in tempi rapidi. Occorre vedere quale atteggiamento assumeranno i partner privati. Non vorremmo trovarci in futuro in una situazione nella quale le contraddizioni che potrebbero essere insite nel disegno finanziario esplodano e richiedano un intervento pubblico aggiuntivo, oggi non visto e non programmato.



PRESIDENTE

Non essendovi più interventi, do la parola all'Assessore Turbiglio per la replica.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al commercio

Signor Presidente, ho seguito con molta attenzione gli interventi dei colleghi Bruciamacchie, Strobbia e Tapparo. La relazione del collega Brizio aveva già inquadrato il problema e fatto il punto su questi disegni di legge che già erano stati votati, ma non approvati dal Commissario di Governo, per aver inserito nel disegno di legge certe formulazioni che il Governo aveva ritenuto inaccettabili in quanto andavano ad interessare quella che era la legislazione privata.
La Giunta ha ritenuto di ripresentare questi due disegni di legge separati, lasciando al di fuori gli argomenti che erano stati oggetto di respinta da parte del Commissario di Governo. Ritornando nel merito, anche se era contestabile l'opinione, forse avremmo ritardato e rallentato l'approvazione di due interventi che noi riteniamo molto importanti.
Con la presentazione di questi disegni di legge ho anche presentato un programma che mi pare sia stato ritenuto dalla minoranza insufficiente qualcuno della maggioranza però l'ha ritenuto sufficiente ed esaustivo.
Sono comunque disponibilissimo a tornare su questo discorso.
Convengo con il Consigliere Tapparo che è di estrema importanza metterci di fronte a questi interventi con dei temi programmatori che risolvano le situazioni non soltanto caso per caso, ma che introducano un disegno molto più vasto e molto più preciso di quelle che sono le problematiche dell'intervento regionale nella Regione Piemonte.
Caro Strobbia, i numeri li ho notati anch'io. Non sono in condizioni di dare elementi superiori a quelli che sono in questa piccola scheda. Gli approfondimenti li faremo naturalmente in sede di Commissione e in sede di Consiglio. Sono liberale e figuriamoci se non mi soffermo sulle descrizioni, sugli articoli, su queste righe. Ci troviamo di fronte ad un intervento che ha un'importanza particolare sotto l'aspetto sociale e sotto l'aspetto della gestione dei servizi sui quali un ente pubblico deve dire qualcosa.
La formazione di grossi mercati, che non siano più capannoni ai quali qualcuno ha fatto riferimento, è un sistema nuovo di organizzazione in cui la distribuzione dei prodotti deve essere fatta nello stato migliore. Qui parliamo di ortofrutta, di carne, quindi di freschezza e di conservazione dei prodotti. Se vogliamo dire che le condizioni dei nuovi mercati devono anche incidere sulla formulazione dei prezzi, il programma unicamente finanziario forse può essere accantonato, senza però perderlo d'occhio. Il finanziamento regionale ha la sua importanza, i bilanci sono quelli che sono e ne abbiamo discusso questa mattina, quindi non vogliamo fare dei passi al buio.
Vorrei assicurare il Consigliere Bruciamacchie del mio impegno a portare al più presto in Commissione e successivamente in aula tutte le informazioni idonee per poter svolgere un dibattito di rivisitazione del piano dei mercati, delle leggi regionali e statali e di tutto quello che riguarda la programmazione di mercati.
La Giunta presenta un emendamento all'art. 5 dei disegni di legge che recita: "La presente legge regionale è dichiarata urgente ai sensi dell'art.
45 dello Statuto ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Abbiamo inserito questo emendamento perché abbiamo la necessità di poter usufruire subito della legge per poter finanziare le opere. A conti fatti, con l'approvazione di oggi, la legge sarà operativa dal 29 dicembre.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 303.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
L'Assessore Turbiglio ha presentato il seguente emendamento che propone il nuovo art. 5: "ART. 5 - La presente legge regionale è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 39 Consiglieri. si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 304.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
L'Assessore Turbiglio ha presentato il seguente emendamento che prevede il nuovo art. 5: "ART. 5 - La presente legge regionale è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli.
Si proceda alla votazione per appello nominale del nuovo art. 5.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge 294: "Norme per il funzionamento degli enti di gestione dei parchi e delle riserve naturali regionali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 294, precedentemente iscritto all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Cercherò di sintetizzare quanto detto nella relazione scritta. Preciso innanzitutto che si tratta di una proposta di legge della Giunta originata dalla necessità di assicurare un più tempestivo insediamento degli enti di gestione dei parchi, superando i ritardi nelle nomine dei componenti dei Consigli di amministrazione dei parchi di spettanza degli Enti locali.
L'articolato della legge, costituito da tre articoli, è finalizzato ad assicurare il funzionamento dei parchi anche in presenza di tali ritardi ciò mediante l'assunzione da parte della Giunta regionale dei poteri surrogatori atti a garantire l'entrata in funzione in tempi certi, non oltre i sei mesi successivi all'avvenuto rinnovo dei Consigli comunali, dei Consigli di gestione dei parchi stessi. In tal caso i componenti che uno o più Enti locali hanno mancato di designare verranno temporaneamente sostituiti da funzionari regionali all'uopo nominati.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame proposta di deliberazione n. 660: "L.R. 22/4/1980 n. 27, art. 12 Determinazione delle dimensioni minime per il riconoscimento di associazioni dei produttori agricoli e relative unioni"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 660, precedentemente iscritta all'o.d.g., che è stata licenziata dalla Commissione con voto unanime.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Il nostro Gruppo voterà favorevolmente questa deliberazione. Abbiamo sottoposto l'opportunità di verificare se fosse possibile un intervento o una direttiva del Ministero dell'Agricoltura per differenziare le dimensioni minime delle unioni regionali. Sappiamo che il riferimento oggi è il 2083, cioè le dimensioni minime comunitarie. Queste dimensioni minime sono però alte, consentiranno difficilmente di realizzare su una serie di prodotti le unioni regionali. Questo però è oggi il riferimento comunitario assunto in sede nazionale dal Ministero dell'Agricolura e la deliberazione nei termini proposti diventa inevitabile. Per questo la votiamo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Il Consiglio è convocato per lunedì 16 novembre p.v., alle ore 14.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18)



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