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Dettaglio seduta n.104 del 22/10/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 966 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

La Giunta regionale è venuta a conoscenza della manifestazione denominata "Gran Raid Italia" attraverso l'interrogazione presentata dal Consigliere Ala che ci è stata consegnata l'8 ottobre u.s.
Il giorno stesso, accertato che gli organizzatori non avevano presentato formale richiesta autorizzativa agli Assessorati regionali competenti, il Presidente della Giunta ha inviato un telegramma agli organizzatori e ai Comuni presumibilmente interessati (potevamo infatti procedere solamente sul materiale pubblicitario allegato all'interrogazione stante l'urgenza della questione posta). Con tale telegramma si portavano a conoscenza i suddetti della necessità di avere un'autorizzazione regionale per l'attraversamento di un'area di proprietà della Regione Piemonte e veniva richiamata la L.R. n. 32/82 e in assenza di chiari elementi la legge nazionale n. 431/85, in connessione con l'eventuale modifica permanente dello stato dei luoghi conseguente alla manifestazione.
Nei giorni successivi la Società organizzatrice faceva pervenire all'Amministrazione regionale una documentazione relativa alla manifestazione. Esaminata tale documentazione, l'Assessorato ai beni ambientali ha inviato in data 14 ottobre 1987, alle ore 8,30, un telegramma ai Comuni di Ponzone, Cassinelle, Molare ed Acqui, nonché agli organizzatori per conoscenza, con il testo seguente: "Art. 11 L.R. n. 32/82 dispone divieto su territorio regionale di percorsi fuoristrada con mezzi motorizzati. Pregasi provvedere in merito a Gran Raid Italia in programma nei giorni 16-18 ottobre c.a.".
Ricordo che ai sensi dell'art. 11 della L.R. n. 32/82 i percorsi fuoristrada dovevano essere individuati entro 180 giorni dall'emanazione della legge dai Comuni e dalle Comunità montane. In Piemonte questi percorsi sono due. Tale regola, assai rigorosa, fu pressantemente richiesta a suo tempo quando si discusse la legge proprio dagli Enti locali.
Dalla documentazione del Gran Raid Italia non abbiamo potuto desumere con certezza se la manifestazione attraversava zone di divieto. Infatti il volume consegnato ad ogni partecipante descriveva un percorso su strade non asfaltate, ma liberamente percorribili ai sensi di legge, mentre in alcune pagine si faceva riferimento ad attraversamento di mulattiere vietate al passaggio di mezzi motorizzati né si è potuto accertare se queste mulattiere si trovano in territorio piemontese o ligure.
Possiamo comunque ritenere che se il Gran Raid attraversava zone vietate in territorio piemontese esso sia stato bloccato dai Comuni interessati che abbiamo preventivamente avvertito. Probabilmente tutto ci poteva essere evitato se la Società organizzatrice avesse avanzato formale domanda agli Enti competenti: i praticanti questa attività sono infatti a conoscenza dell'esistenza di leggi che regolamentano il settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Mi dichiaro soddisfatto della tempestività con la quale è stata data risposta a questa interrogazione e soprattutto della rapidità con la quale la Giunta, attraverso i competenti Assessorati, si è occupata di questa vicenda. La risposta in aula è divenuta così una pura ratifica di atti già compiuti, rispetto ai quali sono stato sempre tempestivamente informato.
Ringrazio l'Assessore Vetrino di avermi fatto prendere conoscenza del materiale documentario inviato dagli organizzatori del Raid (la ditta Suzuki). Di questa documentazione posso dare la stessa interpretazione che ne ha dato l'Assessore: leggendo questo materiale, proprio per il modo con cui è confezionato, non è possibile comprendere con certezza né se ci si trova in Piemonte o in Liguria, né se con il termine "strade non asfaltate" siano da intendersi le strade di normale percorrenza oppure qualcos'altro.
Da questo materiale si desume che per percorsi fuoristrada gli organizzatori intendono i prati puri e semplici, mentre considerano qualsiasi stradina larga appena 25 cm, ovvero un sentiero, già non più fuoristrada. Per cui il concetto di percorso fuoristrada è estremamente ampio.
Tenuto conto della quantità di interrogazioni da discutere oggi non intendo dilungarmi. Ribadisco il mio apprezzamento per la tempestività e la precisione, con richiami di legge, dell'intervento regionale.
Si tratterà comunque di vedere come si sono comportati i Comuni interessati rispetto a quella che, soprattutto nel sud della provincia di Alessandria, sta assumendo in certi momenti carattere di invasione. Su questa forma di invasione, non tanto incoraggiata dalle Amministrazioni comunali quanto piuttosto dall'Amministrazione provinciale e da altri Enti dello Stato un po' distratti, sarà il caso di ritornare in seguito.


Argomento: Caccia

Interrogazione n. 815 del Consigliere Valeri inerente alla caccia in provincia di Vercelli


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 815 presentata dal Consigliere Valeri.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore alla caccia

In merito all'interrogazione del Consigliere Valeri si fa presente che la Provincia di Vercelli, dietro richiesta dell'Assessorato regionale alla caccia, ha fornito, rispetto al sopralluogo, un documento firmato dai due funzionari della Provincia addetti alla caccia che farò avere al Consigliere interrogante.
Devo dire, entrando nel merito di quanto viene esposto dai due funzionari, che ci sono elementi da accertare se perseguibili penalmente.
Chi è preposto al servizio della caccia non può trasportare la selvaggina per conto delle aziende faunistiche. Questo è il nodo dell'esposto avanzato dalla Federazione Caccia di Vercelli. La Provincia di Vercelli dovrà provvedere, qualora si trattasse di fatto penale, a trasmettere a chi di competenza la documentazione relativa.
Consegno comunque la memoria scritta al Consigliere interrogante Valeri e dichiaro fin d'ora che l'Assessorato intende accertare fino in fondo se esistono elementi di carattere penale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore della risposta.
Da quanto detto si presume che la dichiarazione inviata dalla Provincia di Vercelli recante la firma dei due funzionari interessati conferma che vi è stato trasporto di selvaggina da parte di pubblici funzionari presso riserve private.
Sono d'accordo con l'Assessore che occorre accertare l'eventuale rilevanza di natura penale della questione. Presumo che quanto l'Assessore qui ha detto verrà fatto oggetto di una lettera di risposta alla Provincia di Vercelli. In questo caso consiglio che la Provincia venga espressamente invitata, oltre che ad accertare la rilevanza penale dei problemi e a trarne tutte le conseguenze, anche ad assumere i provvedimenti disciplinari del caso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 705 dei Consiglieri Adduci, Ala, Bruciamacchie, Ferro e Bresso inerente al consumo degli oli lubrificanti


PRESIDENTE

L'Assessore Cernetti risponde all'interrogazione n. 705 presentata dai Consiglieri Adduci, Ala, Bruciamacchie, Ferro e Bresso.



CERNETTI Elettra, Assessore alla tutela ambientale

In relazione all'interrogazione n. 705 dei Consiglieri Adduci, Ala Bruciamacchie, Ferro e Bresso, si riferisce quanto segue.
Il DPR n. 691/82 disciplina la detenzione e la raccolta degli oli usati per la loro riutilizzazione ed eliminazione. Il citato decreto prevede in particolare che è tenuto alla raccolta di tale prodotto, per il suo conferimento al consorzio obbligatorio, chiunque "ottiene" o "detiene" oli usati derivanti da lubrificanti utilizzati per usi diversi e tra questi i gestori degli impianti di distribuzione carburanti e delle officine auto che nello svolgimento delle loro prestazioni ricevono di ritorno l'olio usato. Nel 1986 è stato stimato un quantitativo di 26.125 tonnellate d'olio lubrificante immesso al consumo in Piemonte di cui 8.143 tonnellate in punti vendita della rete stradale e 17.982 extra rete.
Risulta perciò che circa i due terzi delle vendite sfugge all'obbligo di raccolta dell'olio usato. Dalle informazioni assunte presso la sede piemontese del consorzio obbligatorio, è stato appurato che la raccolta e il riutilizzo degli oli usati prosegue annualmente con notevoli incrementi quantitativi. La quantità di oli usati conferiti in Piemonte al consorzio è risultata doppia rispetto al 1984, quando ha avuto inizio l'attività del consorzio medesimo. Il consorzio obbligatorio degli oli usati ha dichiarato che nell'anno 1986 ha recuperato 9.000 tonnellate circa di olio usato, ben lontani dal recupero totale dell'olio immesso nel mercato. Ne consegue che circa 17.000 tonnellate d'olio usato viene distrutto o disperso sul territorio o non viene conferito al consorzio.
Gli interroganti chiedono se la Giunta non ritenga necessario procedere ad un censimento dei punti di vendita. Si ritiene che questo censimento sia lungo, costoso e di difficile attuazione in quanto tutti gli esercizi commerciali di vendita muniti di tabella 14 possono potenzialmente e temporaneamente vendere oli lubrificanti. Tale censimento sarebbe inoltre scarsamente produttivo di effetti positivi in quanto la Regione non pu normare il settore di vendita. La Regione può bensì emanare direttive tendenti a far rispettare le norme per la raccolta, ma solo nei confronti dei soggetti obbligati dei quali si suppone, dai dati in possesso, un ragionevole adeguamento al decreto.
A questo proposito si fa presente che per quanto attiene gli impianti di distribuzione carburanti e le attività artigianali di riparazione auto l'Assessorato al commercio dispone di un archivio automatizzato opportunamente aggiornato. La Regione non può peraltro emanare direttive tendenti a regolamentare le vendite dell'olio per autotrazione in quanto la materia è di competenza nazionale; spetta quindi alle autorità statali emanare norme specifiche al riguardo che disciplinino la vendita, la detenzione, i sistemi di raccolta e di trasporto e di ogni altra fase, nel sistema di vendita extra rete a tutela ambientale e contro l'inquinamento che tale prodotto può causare. Prevedendo sistemi di raccolta, trasporto tasse e contributi a favore della rigenerazione. Peraltro lo Stato dovrà uniformarsi entro il 31/12/1989 alla nuova direttiva CEE del 22/12/1986 che riguarda l'introduzione del concetto autorizzativo per la detenzione, la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e la eliminazione dell'olio usato.
Questo non risolverà comunque il problema della libera vendita degli oli lubrificanti, senza obbligo di recupero degli oli usati, poiché nemmeno a livello CEE si è inteso affrontare il problema alla radice, cioè al momento della vendita del prodotto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Ringrazio l'Assessore Cernetti per la risposta esauriente e documentata a questa nostra interrogazione, che peraltro risale a 7-8 mesi fa. Mi riservo di leggere con attenzione la memoria scritta, che prego l'Assessore di farmi avere, al fine di operare qualche riflessione più puntuale ed assumere iniziative tendenti a far sì che chi deve intervenire in questo settore intervenga.
La realtà così come emerge dalla relazione dell'Assessore è davvero preoccupante. Abbiamo oggi appreso, finalmente, che i due terzi delle 26.000 tonnellate di oli esausti sfuggono praticamente ad ogni controllo e vengono sparsi sul territorio, non si capisce bene dove, o meglio, si capisce benissimo, dato che di giorno in giorno gli acquedotti sono sempre più inquinati e i cittadini non possono più bere acqua a causa dei pesticidi, dei diserbanti e degli oli esausti sparsi dappertutto.
La questione è rilevante perché va al di là della pura e semplice problematica legata agli oli esausti e coinvolge tutta la politica ambientale, peraltro - devo continuare a ripetere - inesistente della nostra Regione. I dati forniti devono preoccupare ognuno di noi; le competenze specifiche, è vero, sono nazionali, però la Regione non pu rinunciare ad emanare direttive che tendano almeno a far rispettare le norme, richiamate nella nostra interrogazione, in quei punti di vendita - e sono tantissimi - nei quali gli utenti possono acquistare direttamente gli oli lubrificanti che sostituiscono gli oli usati, essendo evidente che questi ultimi, a causa della loro natura inquinante, arrecano gravi danni all'ambiente e conseguentemente alla salute pubblica. Pur in assenza di specifiche competenze regionali, dunque, è bene che la Regione intervenga anche con la dovuta urgenza, stante l'entità del problema.
La Regione Piemonte dovrebbe ormai avere definito una politica di intervento nel settore ambientale, dovrebbe essere in grado di individuare tutto ciò che accade sul territorio, dovrebbe avere a disposizione un sistema di monitoraggio permanente atto a valutare l'entità di tutte le sostanze inquinanti che si abbattono sul territorio e che producono quegli effetti devastanti di cui ogni giorno veniamo a conoscenza. Se persino l'acquedotto di Viù, come riporta oggi "La Stampa", è inquinato, mi chiedo dove potremo, tra qualche tempo, andare a bere un bicchiere d'acqua, non diciamo pura, ma che almeno non abbia un grado di inquinamento tale da non poter essere bevuta.
Riteniamo necessario che la Regione venga a conoscenza con urgenza delle sorgenti di inquinamento per prevenirne le cause e gli effetti.
Sotto l'aspetto strettamente tecnico mi dichiaro soddisfatto della risposta, perché i dati forniti sembrano sufficienti ad approfondire il problema. Sotto l'aspetto più generale, proprio perché sono soddisfatto della risposta, sono vivamente preoccupato dell'entità del disastro che è in atto. Chiedo perciò che l'Assessore intervenga con una direttiva per evitare o limitare il più possibile il danno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala.
Ricordo che, in base all'art. 87 del Regolamento, nel caso di interrogazioni sottoscritte da più Consiglieri il diritto di replica è consentito ad uno solo degli interroganti. Considerando che si tratta di due Gruppi diversi ha facoltà di intervenire.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rimetto a quanto ha detto il collega Adduci rispetto alle considerazioni generali. Il collega Adduci ha dimenticato però di riprendere la causa che ci aveva portati a presentare questa interrogazione, ovvero il fatto che la vendita di oli lubrificanti extra rete è in incremento e che la nostra interrogazione era partita proprio dalla richiesta di autorizzazione, da parte di un grande esercizio commerciale (Città Mercato), alla vendita di questi prodotti.
Pur potendosi considerare soddisfacente la risposta, sarebbe necessario operare un approfondimento di carattere legislativo.
Non sono convinto che gli interventi regionali possano essere così pochi. Ritengo che nel settore del commercio, quindi non solo direttamente attraverso l'Assessorato all'ambiente, ma anche attraverso gli Assessorati al commercio e alla sanità (perché si tratta di provvedimenti che si possono anche assumere in base a leggi sanitarie), dovrebbe essere possibile fare qualcosa di più. La direttiva esiste, anche se non costringe i rivenditori extra rete ad aderire al consorzio obbligatorio. E' possibile intervenire con modalità diverse in modo da ridurre il più possibile le vendite extra rete e l'inquinamento ambientale.
Ritengo comunque, se ho correttamente interpretato le parole dell'Assessore, che si possa, almeno da parte del Consiglio regionale predisporre un ordine del giorno di invito al Parlamento perché riveda ampli e modifichi questa normativa. Se le direttive CEE limitano l'adesione al consorzio obbligatorio a determinate strutture, questo non impedisce che il Parlamento possa prevedere un obbligo più esteso, considerato che alla base di questo obbligo vi è il riconoscimento di un pericolo non potenziale, ma reale. I dati dimostrano il sostanziale fallimento degli obiettivi previsti, non tanto rispetto ai soggetti tenuti ad aderire al consorzio, quanto piuttosto rispetto alle finalità di tutela ambientale e sanitaria. E' su questo aspetto che invito i colleghi a ritornare in aula con i firmatari dell'interrogazione attraverso un ordine del giorno, sia per definire meglio gli impegni da parte nostra, sia per richiedere impegni al Parlamento.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 439 dei Consiglieri Dameri, Ferro, Bresso, Bruciamacchie e Rivalta inerente alla costituzione di una società mista per la gestione dello smaltimento rifiuti industriali tossici e nocivi; interrogazione n. 462 del Consigliere Pezzana inerente alla Società Ecodeco; interpellanza n. 482 del Consigliere Pezzana inerente alla costituzione in Piemonte di un consorzio per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti; interrogazione n. 703 del Consigliere Pezzana inerente alle discariche di Tortona e Carbonara Scrivia Società Ecodeco; interrogazione n. 724 dei Consiglieri Bruciamacchie e Dameri inerente alle discariche di Carbonara Scrivia e Tortona - Ecolibarna


PRESIDENTE

L'Assessore Cernetti risponde ora congiuntamente alle interpellanze nn.
439 e 482 e alle interrogazioni nn. 462, 703 e 724.



CERNETTI Elettra, Assessore alla tutela ambientale

Rispondo congiuntamente alle interrogazioni ed interpellanze inerenti alle discariche abusive di rifiuti industriali tossici e nocivi nei Comuni di Carbonara Scrivia e Tortona.
Questo gruppo di interrogazioni è riferito all'attività della società Ecodeco ed alla sua attività di bonifica per conto della società Castalia.
Una prima preoccupazione sollevata dagli interroganti riguarda la ventilata costituzione di un consorzio per il trattamento di rifiuti tossici e nocivi con partecipazione pubblica e privata delle società Ecodeco, Edilvie o altre società ad esse collegate o da esse controllate.
Non risulta a questi uffici che vi sia in Piemonte alcun consorzio come quello ipotizzato e comunque la Giunta regionale non ha mai preso iniziative per crearlo con la partecipazione di dette società.
Il motivo della preoccupazione degli interroganti credo sia dovuto alla notizia di comunicazioni giudiziarie emesse a carico di amministratori e responsabili della società Ecodeco.
Nell'impossibilità di ottenere informazioni esaustive stante il perdurante segreto istruttorio, gli uffici regionali hanno comunque raccolto materiale, che è a disposizione degli interroganti.
In particolare la società Ecodeco, con nota n. 143 dell'8/4/1987 afferma di non essere oggetto di inchieste giudiziarie.
Le comunicazioni giudiziarie sono state emesse nei confronti di Ecolombardia 18 e riguardano aspetti della sua organizzazione societaria e consortile e di Fertilvita e riguardano l'attività di miscelazione dei fanghi biologici prima del riutilizzo in agricoltura.
Sia Ecolombardia 18 che Fertilvita sono società controllate da Ecodeco.
Nessun provvedimento è stato peraltro preso dall'autorità amministrativa nei confronti di Ecolombardia 18 e Fertilvita che continuano la loro attività di recupero e smaltimento dei rifiuti.
Infatti tutte le analisi e i collaudi periodici effettuati dagli Enti preposti ai controlli, per legge o per convenzione con i Comuni sul cui territorio sono ubicati gli impianti, hanno sempre riscontrato una corretta gestione degli stessi.
Le comunicazioni giudiziarie di cui sopra sono state originate da una pratica avviata nel 1983 per ottenere un finanziamento alla società Ecolombardia 18 da parte della Regione Lombardia.
In data 16/7/1985 la Regione Lombardia deliberò la concessione di un contributo di 2 miliardi e 600 milioni, finalizzato all'acquisizione di quote sociali da parte della Provincia di Pavia, con la clausola esplicita che si pervenisse alla "partecipazione maggioritaria degli enti pubblici" nella società.
Nacquero polemiche pubbliche sulla controversa valutazione del valore della società e su un possibile illecito amministrativo legato alla deliberazione regionale.
Dalla Procura della Repubblica partì, in data 26/1/1987, una comunicazione giudiziaria nei confronti degli amministratori di Ecolombardia 18. La comunicazione riguardava indizi di reato che vanno dall'interesse privato in atto d'ufficio al falso in bilancio.
In data 30/1/1987 l'assemblea della società rifiutò il contributo regionale con la motivazione che è necessaria una netta divisione dei ruoli fra ente pubblico ed azienda privata, alla quale spetterebbero l'iniziativa, la gestione, il rischio ed il profitto, mentre al pubblico compete controllare che siano scrupolosamente rispettate le norme di legge.
E' tuttora in corso l'inchiesta giudiziaria.
Nel frattempo la società Castalia ha incaricato con regolare contratto la società Ecodeco di svolgere presso le discariche abusive di Carbonara e Tortona i seguenti lavori: prelievo dei fusti e del materiale inquinato analisi classificazione e messa in sicurezza.
La società Ecodeco ha presentato nell'aprile 1986 al Prefetto di Alessandria e alla Protezione Civile un preventivo di bonifiche e smaltimento delle discariche abusive in località Carbonara e Tortona.
Lo smaltimento avrebbe dovuto essere fatto parte in impianti già attivati e parte in impianti da attivare.
Gli impianti da attivare avrebbero dovuto essere a Pontecurone (discarica) e Casei Gerola (stoccaggio e pretrattamento prima dell'invio agli impianti definitivi).
L'impianto di Casei Gerola è stato autorizzato nel mese di luglio 1986 dalla Regione Lombardia.
L'attivazione della discarica di Pontecurone pur essendo stata auspicata con deliberazione interministeriale non è mai avvenuta.
E' sulla discarica di Pontecurone che sono sorte le polemiche e le opposizioni sia del Comune che di altri organismi pubblici.
Non essendo state superate le opposizioni locali e non avendo né la Provincia di Alessandria né la Regione Piemonte espresso alcun parere autorizzativo, tale discarica non è stata realizzata, pertanto Ecodeco non è più stata in grado di garantire con gli impianti esistenti lo smaltimento di tutto il materiale di risulta della bonifica di Carbonara e Tortona.
La società Castalia ha predisposto invece un intervento di messa in sicurezza utilizzando separatamente la società Ecodeco per le operazioni di prelievo e di analisi.
Altre società del Gruppo IRI operano per i lavori di movimentazione terra, ingegneria civile e di creazione di diaframmi di sicurezza.
L'Autoporto di Rivalta Scrivia viene utilizzato per lo stoccaggio in sicurezza di fusti e container in attesa di creare nuovi impianti per lo smaltimento.
Gli interroganti Bruciamacchie e Dameri hanno chiesto che i Comuni interessati possano partecipare con propri rappresentanti a tutte le fasi della bonifica.
A questo proposito posso assicurare che dei Comitati tecnico-operativi costituiti sulla base di apposite ordinanze ministeriali, fanno parte anche rappresentanti dei Comuni di Carbonara Scrivia, Tortona e Serravalle Scrivia. E così è previsto per i futuri interventi.
Di questi Comitati fanno parte, come è noto, anche funzionari della Prefettura e della Regione Piemonte a garanzia della regolarità dello svolgimento delle operazioni di bonifica.
Con riguardo ai lavori sinora svolti e a quelli in programma è giacente presso gli uffici regionali tutta una serie di documenti che si riferisce a: progetto generale di bonifica primo stato di avanzamento dei lavori attrezzature e dotazione di laboratorio analisi fisico-chimiche eseguite organizzazione di cantiere e tipo di attività svolta realizzazione di una barriera sotterranea e via dicendo.
Data la loro mole e la loro complessità non posso sunteggiarli in Consiglio, ma gli stessi sono a disposizione presso gli uffici per tutti i Consiglieri regionali che ne sono interessati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Ringrazio l'Assessore per avere risposto alle interpellanze. Debbo però constatare, come la volta precedente, che una prima interpellanza urgente era datata 15 luglio 1986 e una seconda, più recente, è stata presentata in data 7 marzo 1987.
I ritardi nel rispondere alle interpellanze urgenti che investono problemi di così grande portata non sono sicuramente imputabili all'Assessore, che oggi ci ha dato la risposta, ma è nostro preciso dovere far rilevare che un ritardo di un anno e tre o quattro mesi è, sul piano politico e delle azioni di governo, ingiustificabile e incomprensibile.
I problemi sollevati non vertevano e non vertono su piccole questioni di interesse ristretto e particolare, ma riguardano fatti che sono stati e continuano ad essere di estrema gravità per comunità numerose che interessano un territorio vasto e che, senza un intervento tempestivo rischiano di continuare a vivere in una situazione estremamente pericolosa.
Nell'interpellanza del 15 luglio 1986, firmata dal nostro Gruppo ponevamo questo problema e su un punto non si è data risposta. Mi auguro che con risposta scritta o in altra forma l'Assessore vorrà fornirci indicazioni maggiori. Mi riferisco in modo particolare alla costituenda società pubblico-privata. A noi interessa, a distanza più o meno di un anno, capire qual è il livello raggiunto in questa fase per volontà della Regione, quali sono i meccanismi messi in moto e a che punto si è per dare vita a questo tipo di società, al di là dei soggetti nominati, per vedere se sono interessati o meno (mi riferisco ad aziende come Ecodeco, Edilvie ed altre). Ci interessa sapere se questo processo di costituzione di società che operano nel campo del trattamento dei rifiuti (che è uno degli impegni assunti con Finpiemonte in questo Consiglio) va avanti o meno, per capire se si è passati dalla fase della trattazione puramente verbale del problema alla fase della realizzazione concreta di strumenti operativi.
La nostra preoccupazione è che questo tipo di intervento di società che dovrebbe essere costituita, non vada avanti e vorremmo saperne di più.
L'altra preoccupazione risale al luglio 1986 ed era che società fortemente chiacchierate e società in qualche modo coinvolte, se non con comunicazioni giudiziarie tramite società collegate, in fatti che erano stati oggetto di inchieste e fatti che avevano prodotto fenomeni di inquinamento in questa o quell'altra area, venissero meno a quello che era lo scopo primario, cioè quello di immagazzinare, trattare e disinquinare. Quindi si rovesciava completamente il ruolo.
In effetti, se bene ho inteso dalla risposta, esiste una prima fase dove Ecodeco è coinvolta nella prima opera di trattamento e di bonifica delle discariche di Tortona e di Carbonara Scrivia. Credo ci sia un'imprecisione nella risposta dell'Assessore, perché il centro di stoccaggio di Casei Gerola non può essere autorizzato dalla Regione Piemonte in quanto insiste nella Regione Lombardia. La cosa si riferisce invece alla discarica individuata a Pontecurone che attraverso varie vicende, tra cui quelle che l'Assessore ha ricordato, venne giudicata dalla stessa Commissione grandi rischi a livello nazionale come non idonea a recepire una discarica per tossici e nocivi e quindi decadde come indicazione nel nostro piano dei siti.
Esistono società che pare fossero coinvolte in fenomeni criminosi di questa natura. Se queste società fossero intervenute in discariche abusive, certo la cosa avrebbe rappresentato un fatto incredibile; non si può essere contemporaneamente soggetti che producono inquinamento e soggetti che ottengono risorse pubbliche per intervenire a fare l'opera di bonifica, senza sapere con esattezza dove quei materiali estratti e recuperati vengono collocati. E magari trovarseli interrati da un'altra parte. Sarebbe stato estremamente grave se ciò fosse avvenuto. E' per questo che noi ponevamo il quesito all'autorità competente.
Credo che oggi esista una situazione di questo tipo. Mi sembra di capire che la società Ecodeco, che doveva gestire la discarica di Pontecurone, poi abbiamo detto che non è decollata, è comunque di fatto la società che realizza l'intervento per conto della Castalia nelle discariche di Tortona e di Carbonara Scrivia, e che oggi opera all'Ecolibarna di Serravalle. Questo ci preoccupa per molti motivi, perché rafforza la nostra convinzione che alla società Castalia, nata all'improvviso per decisione ministeriale e formata da tecnici sicuramente di indubbio valore (ma operanti in settori molto distanti da quelli a cui oggi sono stati assegnati), venga affidato il subappalto dell'intervento. A questa società o ad altre; e noi chiediamo appunto di conoscere quali sono le altre. Oggi abbiamo avuto una prima risposta: in questo caso è Ecodeco che interviene.
Questo apre indubbi problemi perché si rifà alle vicende delle società collegate che prima l'Assessore ricordava. Chi è stato escluso in una prima fase ha trovato comunque il modo per rientrare, quindi essere di fatto la società che realizza questo tipo di intervento.
Credo sia il caso di chiarirci le idee con una verifica o un incontro diretto. Se è vero che l'intervento di Carbonara Scrivia e di Tortona è stato terminato, rimangono aperti alcuni non piccoli problemi, come ad esempio lo stoccaggio di queste sostanze nel centro di Rivalta Scrivia.
Nessuno in proposito sa dirci come e quando verranno trattati questi prodotti. Per il momento si è proceduto a prelevare queste sostanze dagli interramenti abusivi e stoccarle lì, dopodiché il problema rimane. Non vorrei che da un posto estremamente pericoloso queste sostanze fossero spostate in un'altra area dove comunque il loro stazionamento rappresenterebbe un notevole pericolo per altre comunità. Sarebbe assurdo.
In questo caso è indubbio che la Castalia deve fornire alle autorità competenti informazioni precise in proposito. A me interessa sapere in concreto come si è realizzato questo tipo di intervento e come si sta realizzando l'intervento all'Ecolibarna di Serravalle Scrivia. Siamo in presenza di 7.500 tonnellate, come prima stima, di prodotti altamente tossici e nocivi. E' vero che vengono fornite indicazioni ai Comuni, dopo molto tempo, dei carichi e dei viaggi fatti, ma sembra che il monte dei prodotti già dislocati in Europa e in Italia sia così alto da far presumere che le 7.500 tonnellate vengano superate largamente. Esiste quindi un problema di controllo che ci riguarda, perché su queste vicende il rischio è che il quantitativo aumenti, perché lo Stato rifonde in base alle ore lavorate, al prodotto dichiarato, esportato e trattato e paga a pie' di lista. Bisogna sapere dove finisce questo materiale: in Germania, in Francia, in qualche altra parte dell'Europa? Bisogna sapere quali quantità di materiale vengono trattate nel nostro Paese o dove vengono in parte stoccate. Tutte queste cose interessano le comunità.
La vicenda Ecolibarna non finisce lì. Sulla pagina di Alessandria de "La Stampa" di questa mattina Assessore - si dice che di fianco a questa azienda (l'Ecolibarna) proprio ieri è stata trovata un'altra collina di veleni. Ritorna quindi il grave problema che noi abbiamo posto, cioè come i soggetti pubblici sono in grado di agire con cognizione di causa su queste questioni e come non sono emarginati (al di là dei vari Comitati tecnici costituiti con decreto) ad agire per controllare questi processi.
Qui siamo in una situazione dove di fatto il livello locale, in questo caso il Comune, è soggetto che partecipa con proposte conoscitive ed è in grado di controllare ciò che avviene nel suo territorio. Richiamare la competenza e chiedere l'intervento dei Ministeri, della Protezione Civile non deve assolutamente significare l'emarginazione del sistema delle autonomie locali e del sistema più generale delle Regioni. Questa è una scelta fatta in passato ed è un errore grave, perché avvengono interventi di bonifica dove si conoscono le linee generali di un programma di intervento e poi periodicamente i Comuni ricevono un elenco del materiale esportato. Credo che il ruolo dei Comuni debba essere diverso, sono essi che garantiscono alla collettività, che sono chiamati a dare garanzie su tutti i fronti alle loro popolazioni e non può esserci un rapporto di questa natura. E' ora di cambiare indirizzo ed è necessario che lo facciano tutti i livelli statali, come hanno fatto i Consigli comunali di Novi Serravalle, Tortona e Carbonara, che partecipano veramente a quest'opera di bonifica e di recupero ambientale. Legati a questo ci sono ancora due problemi. Quest'altra collina di veleni dimostra che è necessaria un'ispezione a tappeto su tutta l'area della Valle Scrivia e sulle aree più esposte a fatti di questa natura, diversamente continuerà a presentarsi il rischio, come succede da un anno e mezzo a questa parte, che ogni 15 giorni, ogni mese, ogni tre mesi, salti fuori una nuova collina di veleni.
L'autorità regionale ha questo preciso compito. Nell'area specifica della Valle Scrivia vivono circa 70-80.000 persone che si riforniscono di acqua.
Non si può far vivere una comunità con un livello di pericolo come quello rappresentato in questo caso. La Regione deve incaricare dei tecnici qualificati che siano in grado di dare delle risposte. Dovremmo quindi ritornare sull'argomento Ecolibarna: io personalmente sono molto curioso di sapere come si procede nell'opera di bonifica.
Pongo ancora una questione: la vecchia società dove insisteva l'Ecolibarna era l'ex raffineria Gastaldi. Siccome la Gastaldi ha accumulato tante inadempienze nei confronti dei Ministeri, e non ha pagato pare che come risultato finale quest'area sia diventata di proprietà dello Stato. Il problema che sorge oggi è sapere che fine farà questo tipo di impianto: esiste un inceneritore in quel luogo. E' bene ricordare che in quell'area quel tipo di impianto è stato fortemente contestato e osteggiato dalle popolazioni (è una protesta che ormai continua da 20 anni) e quel tipo di ubicazione è tra i più infelici che possano esistere. Sarebbe veramente sgradevole doversi trovare dopo tanti anni di lotta, e dopo aver bonificato quell'area, con un impianto ubicato in quella posizione, sul greto di un torrente, che rientra in funzione e che incide su una comunità estremamente popolosa come quella dell'area in questione. Quindi abbiamo bisogno non solo come Gruppi, ma come Comuni che insistono in quell'area di sapere esattamente, dopo l'opera di bonifica, che fine farà questo impianto costruito per pulire, incenerire, e che invece verrà trasformato in luogo di grande inquinamento. E' un aspetto molto importante che chiedo all'Assessore di approfondire e magari rispondermi in una fase successiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore per la solerzia e precisione con cui è andato a ripescare interrogazioni presentate da più di un anno e per la risposta concisa che ha voluto dare che mi soddisfa quasi completamente, in quanto molte delle informazioni in questo anno e mezzo erano arrivate anche al nostro Gruppo. Per cui una parte delle comunicazioni che l'Assessore ci ha dato oggi mi trovano consenziente. Vorrei solo sottolineare una sua affermazione che mi sembra possa fare anche giustizia di questo marasma di ditte dove quelle improvvisate, e molto sovente truffaldine, rischiano di gettare un'ombra sull'attività seria di ditte che non hanno nulla da spartire con queste.
Nella risposta l'Assessore dice: "In data 30 gennaio 1987 l'assemblea della società - si riferisce all'Ecodeco - rifiutò il contributo regionale con la motivazione che è necessaria una netta divisione di ruoli tra ente pubblico e azienda privata alla quale spetterebbero l'iniziativa, la gestione, il rischio e il profitto, mentre al pubblico compete controllare che siano scrupolosamente rispettate le norme di legge". Se mi è concesso un parere e una considerazione da portare a questo Assessorato, che adesso ha una nuova gestione, credo che questo dovrebbe essere il criterio per verificare e trovare l'azienda che funziona e per capire qual è il criterio di divisione tra chi invece si improvvisa, cercando di coinvolgere il pubblico in attività più o meno lecite (che poi giustamente ricevono comunicazioni giudiziarie, come è successo anche alle diciotto arrivate alla ditta Ecodeco perché aveva avuto una partecipazione con la Regione Lombardia) mentre invece i due poteri dovrebbero essere nettamente distinti. In questo modo credo che l'Assessorato possa lavorare in maniera egregia. Detto questo non spendo altre parole su argomenti di cui abbiamo già discusso molte volte e che credo siano all'attenzione e alla conoscenza dell'Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 946 del Consigliere Staglianò inerente all'Istituto di Riposo Carlo Alberto


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 946 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

In risposta all'interrogazione del Consigliere Staglianò si comunica quanto segue.
Il Comitato di gestione dell'USSL 1-23 di Torino con deliberazione n.
31 del 20 febbraio 1981 ha trasferito al Comune di Torino in via temporanea la gestione unificata degli interventi connessi agli oneri sanitari gravanti sulle rette di ricovero di persone non autosufficienti ospitate presso gli Istituti cittadini.
Anche a causa delle vicende giudiziarie a tutti note l'USSL ha riconfermato solo in data 10 settembre con provvedimento deliberativo n.
3398 il trasferimento alla Città di Torino della gestione temporanea connessa al succitato intervento, approvando contestualmente l'assegnazione di un finanziamento iniziale di L. 6 miliardi 555 milioni, la cui erogazione è frazionata in rate quadrimestrali costanti di L. 2 miliardi 185 milioni con l'obbligo per l'Amministrazione comunale di rendicontare la spesa effettivamente sostenuta. In data 18 settembre 1987 il Comune di Torino, con deliberazione n. 8710778/19 assunta dalla Giunta municipale, ha provveduto, accertata l'entrata, ad approvare l'impegno da destinare alla liquidazione della spesa derivante dalla componente sanitaria dovuta al ricovero di persone non autosufficienti negli Istituti di ricovero cittadini.
Per quanto attiene alla Casa di riposo geriatrica Carlo Alberto considerato il numero degli ospiti non autosufficienti ricoverati nella struttura, la quota destinata è stata di L. 3 miliardi 770 milioni.
In data 2 ottobre 1987 il Sindaco della Città di Torino, considerato che la retta addebitata dal predetto Istituto risulta regolarmente approvata dall'assemblea comunale e che le fatture comprovano l'avvenuta ospitalità ad anziani non autosufficienti per n. 57.253 giornate di degenza, ha richiesto all'Ufficio Ragioneria competente di corrispondere la somma complessiva di L. 2.410.351.300 con versamento al Tesoriere dell'Ente.
Naturalmente i conteggi sopra indicati sono stati elaborati sulla base degli indirizzi regionali enunciati con deliberazione n. 245 assunta dal Consiglio regionale in data 31 luglio 1986 ai sensi dei principi innovatori del decreto del Presidente del Consiglio 8 agosto 1985 e non tengono ancora conto della successiva deliberazione del Consiglio regionale di modifica e di integrazione della predetta deliberazione che, come è noto, modifica la norma del concorso del Fondo Sanitario Nazionale nelle attività socio assistenziali svolte nelle residenze protette, siano esse gestite direttamente dall'USSL. siano esse in convenzione con questa e ciò a partire dall'1 gennaio 1987.
E' appena il caso di ricordare come detti presidi sono deputati a rispondere ad esigenze socio-assistenziali di persone non autosufficienti cioè con un elevato livello di disabilità che non le rendono in grado di gestire personalmente o tramite la famiglia, sia pure con l'ausilio del Servizio socio-sanitario locale, la vita quotidiana nei confronti della propria persona, della vita domestica e delle relazioni sociali, con eventuali esigenze sanitarie che non richiedono trattamento ospedaliero.
Per quanto attiene l'ultimo punto dell'interrogazione relativo alla proposta di ridiscutere eventualmente la delega di responsabilità al Consiglio di amministrazione, è doveroso far presente che l'Ente di cui si parla è un'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB) disciplinata dalla legge 18/7/1890 n. 6972 dalle proprie norme statutarie.
La legge sopra richiamata prevede espressamente e tassativamente le ipotesi in cui è possibile per l'autorità tutoria intervenire sull'assetto giuridico di tali Enti o del Consiglio di amministrazione. In tale fattispecie non rientra il caso in esame nel quale tra l'altro, secondo quanto sopra esposto, le responsabilità per i ritardi nell'erogazione dei fondi non sono certo addebitabili al Consiglio di amministrazione dell'Istituto.
Va infine ricordato che è intenzione di questa Amministrazione regionale cointeressare e coinvolgere l'intero settore in tutte le sue componenti, sia sul versante pubblico che privato, senza fini di lucro, in un'operazione di vasta e programmata riqualificazione di cui le richiamate deliberazioni regionali rappresentano un chiaro segno. Non si può infatti in questa occasione non sottolineare come il superiore interesse di tutta la comunità piemontese venga realizzato anche attraverso questi atti in quanto tesi a garantire che tutto il settore di ricovero per soggetti anziani, e non solo essi, faccia nel breve periodo un sostanziale salto di qualità in merito alla sua complessiva capacità di rispondere degnamente ai reali bisogni della popolazione soprattutto anziana che proprio anche in ragione dello sviluppo sociale, scientifico e tecnologico realizzato in questi ultimi anni risulta in costante aumento numerico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore per la tempestività con la quale ha voluto rispondere all'interrogazione del 24 settembre scorso. Chiedo cortesemente all'Assessore di fornirmi copia della risposta in maniera da poterla esaminare con attenzione, riservandomi di assumere ulteriori iniziative in merito particolarmente all'ultima questione. Questione che l'Assessore ha trattato in maniera articolata, ma che a mio avviso sarebbe opportuno approfondire meglio, proprio in relazione alla rilevanza sociale che la questione va assumendo. Mi riservo comunque di riprendere con l'Assessore o in altre forme, l'argomento.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 790 del Consigliere Valeri inerente al problema degli anziani in provincia di Vercelli


PRESIDENTE

L'Assessore Carletto risponde ancora all'interpellanza n. 790 presentata dal Consigliere Valeri.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

In risposta all'interpellanza del Consigliere Valeri comunico che la legge di Piano socio-sanitario regionale, L.R. n. 59/85, prevede che l'USSL n. 45 di Vercelli persegua entro il triennio 1985/1987 il trasferimento presso la sede dello stabilimento ospedaliero Sant'Andrea dei reparti e servizi in esercizio a La Bertagnetta.
In questo contesto l'USSL ha deliberato la messa a disposizione del presidio La Bertagnetta per la costituzione, mediante trasformazioni, di posti letto idonei all'assistenza di persone soggette a notevole grado di disabilità psicofisica e richiedenti assistenza continuativa, vale a dire la trasformazione dell'ex ospedale in casa protetta.
In prospettiva di quanto sopra l'USSL n. 45 di Vercelli in data 22/3/1987 in un incontro avvenuto tra i rappresentanti dell'USSL stessa della Casa di riposo di Vercelli e del Comune di Vercelli, aveva ritenuto opportuno informare che intendeva verificare la possibilità di trasformare in casa protetta il presidio ospedaliero de La Bertagnetta per destinarlo in toto ai non autosufficienti. Fabbisogno previsto di posti letto per non autosufficienti: 200.
Poiché era in corso di elaborazione il progetto di massima per la riconversione della Casa di riposo di Vercelli, l'USSL aveva chiesto al Consiglio di amministrazione dell'ente di soprassedere momentaneamente alla predisposizione del progetto di massima relativo alle due case protette per complessivi 80 posti letto, a suo tempo approvato anche dall'USSL in attesa di verificare in modo meno approssimativo la possibilità di trasformazione del presidio La Bertagnetta in casa protetta, individuando tra l'altro il numero di posti letto.
Quanto sopra era determinato dal fatto che i posti eventuali de La Bertagnetta più i 26 della Casa protetta di Caresana, più gli 80 della Casa di riposo di Vercelli, avrebbero potuto essere superiori alle necessità effettive dell'USSL. cioè 200, con difficoltà quindi di gestione per l'impossibilità di coprire i posti.
L'USSL ha allora verificato tutte le ipotesi e a seguito di sopralluogo dei tecnici della Regione Piemonte che hanno assicurato la fattibilità della trasformazione de La Bertagnetta con la possibilità di n. 120 posti letto ha potuto programmare il suo fabbisogno per anziani non autosufficienti quantificandolo nel seguente modo: 120 posti, presidio La Bertagnetta 26 posti, casa protetta di Caresana (zona sud dell'USSL) 40 posti, eventuale casa protetta posta nella zona nord dell'USSL.
Questa è la programmazione che l'USSL di Vercelli ci ha proposto.
Si tenga altresì conto che esistono altre strutture religiose sul territorio non interessate al convenzionamento con l'USSL che offrono ad anziani non autosufficienti adeguata risposta residenziale, vale a dire il Sant'Eusebio di Vercelli e la struttura sita nel Comune di Albano.
A seguito delle ipotesi sopra descritte, in un incontro avvenuto in data 29/5/1987 con i rappresentanti della Casa di riposo di Vercelli l'USSL ha fatto sapere al Consiglio di amministrazione dell'ente interessato che quanto prospettato nell'incontro del 27/3/1987 era fattibile e praticabile e pertanto lasciava al Consiglio di amministrazione della Casa di riposo le decisioni che si ritenevano più opportune circa l'utilizzazione delle risorse a loro disposizione per il settore degli anziani autosufficienti, sapendo che come USSL vi era l'intenzione di procedere nel più breve tempo possibile alla ristrutturazione de La Bertagnetta per i non autosufficienti.
Con nota del 3/6/1987 la Casa di riposo, facendo riferimento ai contratti intervenuti, ha confermato l'intenzione, originariamente espressa, di procedere alla progettazione di massima per la creazione di n.
2 case protette. Ha fatto però presente che tale orientamento potrà essere rivisto al momento del passaggio alla fase progettuale. Si fa presente che l'USSL ha già richiesto finanziamenti finalizzati alla ristrutturazione del presidio La Bertagnetta mediante il progetto obiettivo; inoltre, a seguito della disponibilità espressa dalla Cassa di Risparmio di Vercelli a finanziare alcune prime urgenti necessità per dare concreta attuazione ai vari progetti sugli anziani, l'USSL n. 45 di Vercelli ha chiesto che venisse finanziata la riconversione del presidio ospedaliero La Bertagnetta per adibirlo alle necessità degli anziani non autosufficienti, come risulta da una lettera inviata dal Presidente del Comitato di gestione, dott.ssa Pigino, al Presidente della Cassa di Risparmio di Vercelli.
Questo Assessorato, verificate le determinazioni del Comitato di gestione dell'USSL n. 45 e ritenuto che le stesse in linea con gli indirizzi regionali di cui al Piano socio-sanitario, L.R. n. 59/85, non pu che prendere atto di tali decisioni sostenendo l'USSL nella realizzazione a tempi brevi degli obiettivi prefissati. Infatti i programmi di attività e spese che devono essere adottati dalle UU.SS.SS.LL. ai sensi dell'art. 11 della L.R. n. 59/85 e dell'art. 12 della L.R. n. 20 hanno lo scopo di definire tempi e modalità per portare a regime il sistema dei servizi sanitari e socio-assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Devo purtroppo dichiararmi insoddisfatto della risposta datami dall'Assessore. Ricordo che il motivo di fondo dell'interpellanza è dato dal fatto che la Casa di riposo, come peraltro veniva ricordato anche nella risposta, era stata autorizzata dall'USSL e dalla Regione ad effettuare un piano di ristrutturazione per ospitare anche due case protette per non autosufficienti. La Casa di riposo ha a tal fine venduto due cascine e ha attualmente in banca 2 miliardi e 400 milioni che ingrassano le banche e non sicuramente i vecchietti o la popolazione. Il piano ha infatti subito una battuta d'arresto di vari mesi in rapporto a un modo di procedere del Comitato di gestione dell'USSL n. 45 che - mi consenta, Assessore contraddice profondamente le norme che regolano la programmazione.Non mi risulta che i Comitati di gestione o i suoi Presidenti possano personalmente modificare atti di programmazione di competenza dell'assemblea. Mi pare strano che con un escamotage dialettico si assuma il Comitato di gestione come l'organo che deve dettare le linee di programmazione dell'USSL. quando invece nelle leggi votate da questo Consiglio l'assemblea dell'USSL è l'unico organo deputato a varare e a modificare le linee che erano state assunte e le autorizzazioni rilasciate.
Non stupisce quindi, a fronte di questa confusione di ruoli e di comportamenti, che si abbia da un lato il Presidente dell'USSL che insiste per variare le posizioni precedenti e dall'altro la Casa di riposo che invece ha confermato la propria intenzione di procedere nel piano di massima che aveva predisposto.
E' evidentemente una divaricazione di comportamenti che non può essere istituzionalmente risolta, se non investendo del problema le due sedi deputate a farlo: in primo luogo, la Regione che ha espresso un parere favorevole che non ha ritirato e di cui il Consiglio di amministrazione della Casa di riposo si fa forte per arrivare finalmente ad impiegare i 2 miliardi e 400 milioni che ha ricavato dalla vendita delle cascine. Non mi risulta però, né l'ho appreso dalla risposta dell'Assessore, che vi sia stato un atto formale dell'Assessorato che abbia revocato il parere favorevole precedentemente espresso.
In secondo luogo, occorrerebbe una deliberazione e un pronunciamento dell'assemblea dell'USSL n. 45; diversamente si continua a rimanere nel pelago degli atteggiamenti contrastanti e nella confusione, dato che a costituire punto di riferimento non sono le deliberazioni e gli atti formali degli organi a ciò deputati, bensì i comportamenti, "impazziti" in alcuni casi, sicuramente discutibili di questo o di quell'altro componente più o meno gallonato dell'USSL.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 991 dei Consiglieri Majorino e Minervini ed interrogazione n. 999 del Consigliere Ala inerenti all'elettrodotto Leinì Piossasco


PRESIDENTE

Esaminiamo infine congiuntamente l'interrogazione n. 991 presentata dai Consiglieri Majorino e Minervini e l'interrogazione n. 999 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde ad entrambe l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Vorrei chiarire innanzitutto che, al di là della connotazione di interrogazione urgentissima (quindi riceve nell'ambito della valutazione di risposta una determinata considerazione), mi sembra di poter considerare la tematica espressa dai due Gruppi consiliari, che hanno ritenuto di intervenire su questo argomento, per certo verso una coda del dibattito che abbiamo svolto circa venti giorni fa. Quindi questa interrogazione avrebbe senso se ci fosse risposta immediata, diversamente diventerebbe difficile sostenerne l'attualità e l'urgenza e quindi la validità in un tempo successivo.
A seguito del dibattito che si è svolto l'1 ottobre u.s., la Giunta regionale ha affidato con la deliberazione n. 134-16449 del 20/10/1987 all'USSL n. 40 - Laboratorio di Sanità Pubblica di Ivrea - e all'Istituto di Medicina del Lavoro dell'Ospedale CTO di Torino, incarico per la redazione di uno studio sugli effetti sanitari sugli esseri viventi del campo elettromagnetico del costruendo elettrodotto Leinì-Piossasco.
Dallo studio in corso di elaborazione la Giunta potrà, come chiarito nel corso della seduta consiliare dell'1/10/1987 e ribadito dall'ordine del giorno n. 361, assumere con atti conseguenti tutte le determinazioni necessarie per la salvaguardia della salute delle popolazioni interessate dal passaggio della linea elettrica dell'ENEL.
Gli studi esistenti in materia non costituiscono ad oggi una testimonianza tale da comprovare eventuali conseguenze sugli esseri viventi dovute al passaggio della linea elettrica Leinì-Piossasco.
Questa incertezza di carattere scientifico - che ci siamo impegnati a chiarire con l'ausilio degli esperti suddetti - è pregiudiziale a qualunque intervento regionale sia per tutelare l'Ente dai conseguenti ricorsi legali (che esporrebbero la Regione a penali non indifferenti), sia per non favorire ulteriormente una spirale di allarmismo rispetto a fatti non comprovati. Bisogna infatti ribadire che la Giunta ha ritenuto di rispondere alle richieste avanzate dalle popolazioni locali in campo sanitario con lo studio in atto. Quando lo studio sarà pubblico la Giunta potrà, come detto, assumere quanto ne consegue. Ogni azione senza avere elementi certi risulta estemporanea e volta a creare stati di allarmismo infondati, e non è questo il dovere della nostra istituzione.
Sul piano giuridico, rispetto alle richieste degli interroganti, si sottolinea inoltre che l'intervento volontario di un terzo in causa previsto dall'art. 105 del Codice di Procedura Civile, in questo caso potrebbe incontrare dei notevoli limiti di ammissibilità stante la natura particolare del terzo in questione (Regione), nonché l'interesse che dovrebbe essere fatto valere che difetterebbe del requisito di interesse legittimo meritevole di protezione giuridica, nonché di legittimazione processuale (in questo senso dubitativo si è espressa anche la Suprema Corte di Cassazione con le decisioni n. 2190/71, n. 1644/67, n. 2516/67 e n. 2249/75).
Se anche la Regione intendesse forzare questo indirizzo giurisprudenziale, rischiando anche eventualmente l'estromissione dal giudizio, l'intervento volontario sarebbe comunque, dal punto di vista strettamente processuale, una scelta formalmente eclatante, ma sostanzialmente limitativa. L'intervento adesivo volontario infatti è assolutamente dipendente e subordinato al ricorso principale per cui si verrebbe a compromettere quella delicata fase istruttoria che l'Amministrazione sta compiendo "iure proprio".
Per concludere, si ricorda che comunque è nell'autonomia delle parti in causa chiedere al Giudice di ordinare l'intervento di un terzo; i ricorrenti non hanno ritenuto di farlo non avendo nemmeno notificato il ricorso ex art. 700 all'Amministrazione regionale.
Per questi motivi, già lungamente esplicitati anche nel corso della seduta consiliare dell'1/10/1987, la Giunta ha ritenuto di non intervenire rispetto all'esame giudiziario del Pretore di Avigliana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Le dico subito, Assessore Vetrino, che sono totalmente insoddisfatto della risposta che viene fornita sia dal punto di vista politico sia da quello strettamente giuridico.
Prima considerazione. Lo Statuto prevede che la Regione tuteli la salute dei cittadini. Quindi, a nostro avviso - come già ribadimmo nella seduta consiliare dell'1/10/1987 - la Regione avrebbe avuto il dovere istituzionale di intervenire volontariamente in giudizio, ai fini di tutelare la salute dei cittadini. Tanto è vero che, nonostante le citazioni fatte di precedenti giurisdizionali, i Consiglieri di minoranza (il sottoscritto, la collega Minervini, il collega Ala, il collega Pezzana e quattro colleghi del Gruppo comunista) sono intervenuti in giudizio con i rispettivi difensori, il sottoscritto e il prof. Scaparone, e non sono stati estromessi dal Pretore nonostante l'evidente disappunto dei difensori dell'ENEL. i quali pensavano di trovarsi di fronte solo ai 400 o 500 abitanti di Rosta. Invece si sono trovati di fronte anche dei pubblici amministratori, i quali espressamente surrogandosi all'inerzia della Giunta regionale che si era espressa in senso contrario, sono intervenuti in giudizio e nonostante le pressanti richieste dell'ENEL. che ha dedicato l'udienza del 9 ottobre più che a discutere il merito a chiedere la immediata estromissione dei Consiglieri regionali, il Pretore ha ritenuto allo stato degli atti di ammetterli e di sentire anche la loro voce, sia come argomentazioni giuridiche e sia come argomentazioni tecniche. Quindi dire: "la Regione non poteva intervenire" è destituito di fondamento, anzi aggiungo che "poteva e doveva", proprio per tutelare la salute dei cittadini come suo dovere principale ed istituzionale. Comunque non è stato fatto nonostante le nostre richieste dell'1/10/1987.
Doveva essere fatto, come richiesto nell'interrogazione, dopo la convocazione davanti al Pretore di Avigliana del 9/10/1987. Convocazione dalla quale non solo non sono stati estromessi i Consiglieri regionali di minoranza, che hanno sostituito la Giunta inerte, ma in cui il Pretore è entrato nel merito della questione disponendo al riguardo un'indagine e convocando per il 20 ottobre i tecnici dell'ENEL e i tecnici delle parti ricorrenti dei 500 abitanti di Rosta. Non ha potuto convocare gli esperti della Regione perché non si era costituita in causa. Per cui il 20 ottobre il sottoscritto, il Consigliere Ala, il Consigliere Adduci e gli altri colleghi, hanno fatto presente, sempre come sostituti processuali della inerte Giunta regionale, che sarebbe stato necessario ed opportuno sentire il Laboratorio di Ivrea specializzato al riguardo.
Anziché dirmi - Assessore - che in seguito all'ordine del giorno della maggioranza (che invitava la Giunta ad occuparsi del problema) la Giunta ha incaricato il Laboratorio specializzato presso l'USSL di Ivrea e l'Istituto di Medicina Legale, avrebbe potuto intervenire in giudizio, come siamo intervenuti noi non estromessi Consiglieri di minoranza ed avrebbe potuto chiedere al Pretore di Avigliana di raccogliere questi elaborati e di sentire i tecnici del Laboratorio di Ivrea e dell'Istituto di Medicina Legale: cosa che non si è potuta fare perché il Pretore ha sentito solo i tecnici delle parti presenti in causa.
Il 20 ottobre il sottoscritto e gli altri colleghi presenti hanno messo in evidenza la necessità di sentire il Laboratorio di Ivrea: il Pretore si è riservato al riguardo. Confidiamo che accolga la nostra richiesta in modo da sanare l'inerzia vostra. Sono quasi saltati i nervi alla difesa dell'ENEL. che non vuole avere la Regione presente. Abbiamo chiesto l'intervento coatto della Regione e il Pretore si è riservato anche su questo punto. Ma al di là di tutte le questioni procedurali, il dovere di intervenire c'è, soprattutto quando la Giunta si è resa conto che deve sentire il parere del Laboratorio e dell'Istituto di Medicina Legale.
Confidiamo ancora che di fronte a questi fatti nuovi che si sono verificati l'intervento abbia luogo in modo da attuare il dovere di tutela nei confronti delle popolazioni che si sentono pregiudicate dall'elettrodotto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Noi non abbiamo presentato un'interrogazione, ma un ordine del giorno in data 16 ottobre u.s.
Chiederei al Presidente, considerata la delicatezza della questione, se non fosse possibile prendere in considerazione subito, o comunque entro la giornata, l'esame di questo ordine del giorno. Avremmo così uno strumento forte che proceduralmente non viene ammesso insieme a strumenti più deboli che normalmente fanno la loro strada. Noi chiediamo la costituzione in giudizio della Giunta.



PRESIDENTE

Interpelliamo la Giunta su questo argomento e se sarà possibile esamineremo la questione nel pomeriggio.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Io stesso richiamavo prima al collega Chiezzi, che ho avuto vicino insieme al collega Majorino in tutta questa vicenda, che anche loro avevano presentato un documento, per ricordare come su questa vicenda si trovi unita la minoranza consiliare, al di là delle sue diversificazioni. Proprio a partire, come giustamente ricordava poc'anzi il collega Majorino, dallo Statuto. La nostra (Majorino lo ha detto meglio di quanto lo possa dire io) è una funzione di surroga, dovuta ad una mancata presenza della Giunta regionale. Continuamente, di fronte alla Pretura di Avigliana e al Pretore di Avigliana, ricordiamo che siamo lì in questa specifica veste e non in altre, cioè in una funzione forte di ruolo istituzionale. In questa sede non posso fare altro che richiamare anch'io lo Statuto regionale, che pone degli obblighi e degli impegni precisi alla Giunta regionale.
La questione dell'ammissibilità o della legittimità di questa presenza all'interno di un procedimento giudiziario non deve essere accampata dalla Giunta regionale, ma deve semmai essere discussa ed esaminata all'interno della sede giudiziaria. Non è che il rischio, il timore, l'ipotesi che questa presenza possa essere considerata non ammissibile faccia sì che io non mi presenti. Secondo me incombe l'onere alla maggioranza e alla minoranza, Giunta e Consiglio, di tutelare la salute dei cittadini piemontesi.
Spetta poi alla Pretura e alle sedi competenti della Magistratura accogliere o non accogliere, riconoscere o non riconoscere questa legittimazione e l'ammissibilità di questa nostra presenza.
Mi pare che la Giunta sia assai lontana da queste posizioni.
Con la deliberazione di Giunta, richiamata prima dall'Assessore Vetrino, è possibile sostenere che anche la Giunta riconosca un certo fondamento ad un'ipotesi di rischio potenziale. Ma allora il suo comportamento incomincia a diventare un po' schizofrenico perché da una parte compie atti quali questa deliberazione di Giunta, nei quali riconosce che il fatto è meritevole di attenzione e di studio, mentre dall'altra parte continua a negare questo in altra sede. A quanto ho capito, non trasmette neppure questa deliberazione alla Pretura di Avigliana. Invito la Giunta a fare almeno questo, a trasmettere ufficialmente alla Pretura di Avigliana il fatto che la Giunta regionale sia addivenuta ad ammettere la necessità di considerare degno di attenzione il problema.
Con questo invito e rifacendomi ancora a quanto detto dal collega Majorino, mi auguro anch'io, richiamando l'intervento del Capogruppo comunista Bontempi, che il Consiglio torni sull'argomento con un ordine del giorno.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico inoltre che l'Assessore Vetrino ha inviato risposta scritta all'interrogazione n. 796 del Consigliere Ala inerente all'abbattimento di abeti nel bosco tra l'Alpe Agarina e Piedelpiaggio (No) e l'Assessore Maccari all'interrogazione n. 751 del Consigliere Pezzana inerente al caso del signor Paolo Miraglia e all'interrogazione n. 810 del Consigliere Pezzana inerente alle pensioni private convenzionate per malati di mente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso e Carazzoni.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 6 ottobre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Luciano Raschio


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, un nostro caro amico e collega, Luciano Raschio presente come Consigliere regionale e Segretario del Gruppo comunista durante la I e la II legislatura e quindi dal 1970 al 1980, ci ha improvvisamente lasciati il 9 ottobre scorso ad Alessandria, colpito da infarto cardiaco a soli 65 anni.
Raschio aveva partecipato come partigiano combattente alla guerra di Liberazione. Consigliere comunale, Vicesindaco di Alessandria e Consigliere provinciale prima del 1970, dopo i dieci anni di serio impegno in Consiglio regionale ha continuato ad occuparsi di problemi della pubblica amministrazione, prima come Presidente dell'Ospedale Psichiatrico di Alessandria e poi come membro dell'Unità Sanitaria alessandrina, ritornando in Consiglio comunale della sua città nelle ultime elezioni amministrative del 1985.
Ma di Luciano Raschio, al di là della sua attività politica, della sua opera di servizio alla comunità apprezzata da tutti, vorrei ricordare la grande umanità, la disponibilità, il non comune entusiasmo, soprattutto l'amicizia dimostrata per tutti i colleghi dei diversi Gruppi anche in quest'aula.
Sentimenti che hanno avuto il massimo riconoscimento nella grande dimostrazione di cordoglio offerta dagli alessandrini e da molti piemontesi alla notizia della morte e durante i funerali seguiti da una folla commossa.
Dicevo apprezzamento e considerazione sotto il profilo umano.
Era infatti tra le tante figure che passano nella vita di un Gruppo politico, una delle più tipiche e delle più belle, certo, una delle più generose.
Aveva una carica di energia, un desiderio di fare, una umanità non comune, che ha sempre messo al servizio della nostra gente e per la soluzione dei problemi della nostra Regione.
Un profondo senso del dovere unito ad una volontà di rendere tutto concreto, subito e senza riserve, che lo rendeva veramente prezioso; e tutto questo è testimoniato dalla vasta e dinamica attività, dalla intelligente e feconda opera svolta, in diversi campi, in aula o nelle Commissioni, al servizio del nostro Piemonte.
Era generoso e aperto con tutti offrendo la sua sincera amicizia e ricercando sempre ciò che poteva legare e saldare gli uomini e i colleghi anche provenienti da posizioni diverse, perché non si perdesse il senso di ciò che non può e non deve mutare nei valori e negli ideali, ma aperto e pronto a recepire il nuovo nel cambiamento della società e nel mondo che si trasforma.
Per questo la sua scomparsa suscita e susciterà sentimenti sinceri di rimpianto.
Ai suoi familiari, ai suoi amici, al Gruppo comunista che lo vedeva sempre presente e solerte, esprimiamo dunque il più vivo cordoglio e la più viva partecipazione di tutto il Consiglio regionale.
Ha chiesto di parlare il collega Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei ringraziare Luigi Petrini per quello che ha detto. Devo dare atto con molta soddisfazione, devo dire anche commozione, di un tentativo a mio avviso riuscito da parte di un avversario politico, ma certo di un collega Consigliere e di una persona che ha tentato di capire, e ha colto molto bene, la personalità del nostro compagno Raschio e di averla descritta anche a chi non lo conosceva.
Il ringraziamento lo voglio solo accompagnare con due considerazioni che credo non siano personali, ma anch'esse di valore politico e di qualche utilità.
Ho conosciuto Raschio agli inizi del mio mandato consiliare, che è ormai lungo, e vorrei ricordare che Raschio era di quella temperie culturale di uomini più vecchi, venuti dalla Resistenza, con esperienze anche in periodi diversi del Partito comunista, approdato a una funzione di governo, che ha saputo davvero creare una forza, una grande continuità, una storia nel nostro Partito. Ho il ricordo molto netto di aver fatto il Capogruppo a sorpresa, lo feci quando ero ancora abbastanza inesperto e lo feci perché importanti personaggi come Libertini e Berti si spostarono al Parlamento. Ricordo che feci il Capogruppo grazie all'aiuto che Raschio che aveva funzioni di Segretario, e altri compagni (uno dei quali, Besate è mancato due anni fa), dettero a uno nuovo assolutamente inesperto, che si trovava nelle condizioni di essere messo alla prova.
Certo l'atteggiamento di grande cultura del nuovo, di grande generosità che ricordava Petrini, io l'ho sentito in questo aiuto concreto che mi è stato dato. L'ho citato esplicitamente perché mi pare che sia un valore che unisce la storia delle vecchie generazioni e delle nuove. Il rinnovamento è un grande valore e a mio avviso non può assolutamente essere scisso (in qualsiasi gruppo o formazione politica e collettiva) dalla capacità di lavorare insieme ai valori dell'esperienza e alle doti offerte con generosità a chi è nuovo, a chi deve intraprendere delle strade nuove.
Potrei dire molte altre cose. Ne voglio solo ricordare una, che faceva di questo compagno la persona che è stata descritta da Petrini. Passato attraverso la lotta di Liberazione ed altri momenti molto duri della vita del nostro Partito, ricordo gli anni '50 soprattutto, pur tuttavia seppe sempre accoppiare un grande rigore nei principi e nei suoi obiettivi, un grande orgoglio di essere comunista insieme a un grande rispetto e comprensione degli altri. Forse era l'interprete di una cultura di vita politica di cui io mi sento pienamente coerede e che è quella in fondo della civiltà, del dialogo, del tentativo di fare affermare le proprie idee, i propri ideali attraverso la comprensione che solo dal dialogo con gli altri, anche coloro che sono avversari, e quindi a volte è anche scontro, ma certamente voglia di capire. E' quello che rende possibile andare avanti nella società.
E' una cultura non maggioritaria oggi; credo che oggi ci sia un grande mix di diffusa codardia e anche di ricerca dello scontro, dell'insulto dell'affermazione, hic et nunc di una posizione, un'idea o peggio ancora di ravvicinati immediati interessi. Voglio ricordare, con questa caratura politica, esplicitamente questo mio compagno, che tra l'altro anche per sue vicende personali era dotato di un senso dello Stato altissimo. Non è presente Carazzoni che potrebbe ricordare le violente diatribe, accuse talvolta, sul piano politico con il Gruppo del MSI, proprio per la divisione politica che c'era e c'è ancora tra questi Gruppi. In realtà dentro a questo, il rispetto profondo per quello che era il senso dell'istituzione, il senso della dialettica tra gente diversa. Mi limito a questo anche se avrei potuto farne a meno perché lei, Presidente, ha avuto la sensibilità di ricordarlo con molta correttezza. Io mi sono riconosciuto nella commemorazione che lei ha fatto di questo nostro compagno.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Viabilità

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai problemi connessi alla costruzione dell'autostrada in Valle Susa


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai problemi connessi alla costruzione dell'autostrada in Valle Susa".
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questa comunicazione rispondo anche ad una serie di interpellanze e di interrogazioni. Chiedo scusa ai colleghi se per alcuni aspetti potrò apparire disorganico, ma gli elementi in discussione sono parecchi ed è difficile farne una sintesi breve ed esaustiva.
La comunicazione è il frutto di risposte ad una serie di interpellanze ed interrogazioni presentate dai vari Gruppi consiliari in questi ultimi mesi che attengono sia a questioni di ordine generale sia a questioni di carattere particolare. E' anche la logica conseguenza del sopralluogo che la II Commissione ha avuto occasione di fare recentemente, sopralluogo richiesto in un'interrogazione del Gruppo comunista.
Credo che ciò abbia consentito ai colleghi di verificare in loco i problemi, le difficoltà e lo stato di attuazione dei lavori. Cercher quindi di rendere noto ai colleghi Consiglieri lo stato dei lavori come oggi si presentano, della progettazione e dell'iter approvativo per le parti che debbono ancora essere espletate. Darò risposte ai problemi dei finanziamenti, dei costi dell'autostrada, degli inerti, della strada di accesso di Chiomonte, e una risposta in ordine ai problemi legati allo studio di impatto ambientale.
Lo stato dei lavori. Com'è noto, il 10 ottobre è stato aperto al traffico il secondo tronco, tratto Susa-Deveys, che ha una lunghezza di 18,5 km circa. Detto tronco è composto di tre lotti, più un quarto lotto (quello delle gallerie di Serre La Voute, che era già stato aperto al traffico: nel 1984 quella a monte e nel novembre 1985 quella a valle).
Il costo complessivo del tratto Susa-Deveys è di circa 98 miliardi.
Detto tronco va ad aggiungersi al primo tronco Savoulx-Traforo del Frejus che è di 7,5 km ed è stato aperto al traffico nel novembre 1983 con tre sole corsie di marcia.
Il secondo tronco, quello inaugurato il 10 ottobre 1987, prevede i seguenti svincoli con la viabilità ordinaria: monodirezionale con la statale n. 33 in località Savoulx e con la statale n. 33/bis in località Ponte Baume in Comune di Ulzio, per tutte le direzioni in località Gad di Ulzio con la statale n. 24, e nuovamente monodirezionale con la statale n.
24 in località Serre La Voute di Salbertrand. Con l'entrata in servizio del suddetto tronco sono attualmente aperti al traffico 20 km dei 71 km all'interno dell'intero collegamento autostradale. Le opere sono state finanziate con i fondi del programma triennale ANAS 1977/1979 e 1979/1981 rifinanziate a loro volta dalla legge n. 531/82.
L'elenco delle ditte che hanno eseguito i lavori è a disposizione dei colleghi che volessero averne copia.
Per quanto riguarda l'andamento dei lavori e i programmi per il terzo tronco. Da informazioni assunte presso la SITAF risulta tutto appaltato e consegnato, tranne i lotti 7, 15 e 16, che sono in corso di affidamento in base all'art. 12 della legge n. 1/78. L'andamento dei lavori, per quanto riguarda i tempi previsti, è in anticipo di circa sei mesi sui programmi che prevedono il loro compimento e l'apertura al traffico del tronco in questione entro il 1992. E' il tronco che dovrebbe arrivare da Deveys all'autoporto di Susa. Gli appalti sono stati eseguiti ai sensi delle leggi nazionali vigenti che recepiscono le direttive CEE in materia. Evito di leggere l'elenco delle ditte che sono risultate aggiudicatarie isolatamente o in raggruppamento: riguardano comunque i lotti dal n. 1 fino al n. 15 ed il lotto 28 primo stralcio, che è la variante di Avigliana.
Per quanto riguarda il collegamento Susa-Rivoli, che è diviso nei tronchi 4, 5 e 6, la Regione aveva già approvato, con deliberazione di Giunta nell'anno 1983, ai sensi dell'art. 81 e seguenti del DPR n. 616, i progetti di massima relativi ai tronchi succitati, redatti dalla società STEF, consociata SITAF, previa consultazione con gli Enti locali interessati ai sensi del terzo comma dell'art. 81, esprimendo positiva volontà di intesa con il Ministero dei Lavori Pubblici per la realizzazione dei tronchi in questione, accertata la non conformità degli stessi con la strumentazione urbanistica vigente nei Comuni interessati. In conseguenza di ciò, il Ministero dei Lavori Pubblici autorizzava nel corso del 1984 con propri decreti ministeriali, l'esecuzione dei tronchi in questione in difformità alla strumentazione urbanistica vigente sulla base dell'intesa raggiunta con la Regione Piemonte.
La SITAF nel gennaio 1987 ha presentato, sempre ai fini dei succitati articoli, il progetto generale esecutivo dei tronchi in questione redatto sul progetto di massima già approvato dall'Amministrazione regionale.
Poiché il progetto esecutivo comportava alcune varianti di tracciato, anche se limitate rispetto al progetto di massima a suo tempo approvato, e l'introduzione di svincoli di collegamento con la viabilità ordinaria non previsti nel progetto di massima, si è reso necessario riconsultare le Amministrazioni comunali, ai sensi del terzo comma dell'art. 81 del DPR n.
616 per l'accertamento della conformità urbanistica delle opere ai Piani regolatori comunali vigenti. Le Amministrazioni comunali e la Comunità montana Bassa Valle Susa, a cui credo debba andare il ringraziamento della Regione per l'apporto collaborativo svolto in questa fase, con deliberazioni consiliari hanno richiesto numerose varianti d'asse sul tracciato e un generale addossamento dei manufatti autostradali alle aree golenali del torrente Dora Riparia. Nonché diverse soluzioni tecniche rispetto alle caratteristiche originali di progetto, tendenti ad estendere la lunghezza e il numero dei viadotti di progetti in luogo dei rilevati autostradali previsti, oltreché del numero e delle localizzazioni degli svincoli con la viabilità ordinaria, che sono stati ridotti ai seguenti: Avigliana, Bussoleno, Chianocco, Susa Autoporto eliminando gli svincoli di Villardora, Sant'Ambrogio, Borgone, Villarfocchiardo. In alternativa è ancora in esame il discorso dello svincolo di San Didero sul quale esisterebbe un'area non interessante dal punto di vista agricolo. Su questo vi sono ancora degli approfondimenti in corso ed è uno dei punti su cui vi sono ancora delle consultazioni in itinere.
Inoltre i Comuni di Avigliana e Villardora hanno richiesto una diversa soluzione per l'attestamento provvisorio del tratto variante di Avigliana recentemente appaltato. Pertanto nel giugno scorso l'Assessorato alla viabilità e trasporti, esperita l'istruttoria sulla prima consultazione con gli Enti locali, ha richiesto all'ANAS e alla SITAF società concessionaria di voler aggiornare, previa verifica di fattibilità, il progetto generale presentato in gennaio con le varianti richieste dagli Enti locali.
Parimenti è stato richiesto al Servizio geologico regionale difesa suolo e al Magistrato per il Po, ciascuno per propria competenza, di pronunciarsi sull'ammissibilità in linea geologica ed idraulica delle varianti richieste dai Consigli comunali e dalla Comunità montana, al fine di chiarire ogni possibile dubbio al riguardo. Nel luglio scorso la SITAF ha ripresentato il progetto generale esecutivo aggiornato con le varianti richieste dalle Amministrazioni comunali, che è stato riproposto agli Enti locali per il definitivo parere. Poiché tutti i pareri previsti dalla procedura del terzo comma dell'art. 81, oltre quelli del Servizio geologico e del Magistrato per il Po, non sono a tutt'oggi ancora pervenuti, l'istruttoria non è conclusa e il parere e l'intesa conseguente con il Ministero dei Lavori Pubblici e la Regione deve ancora essere perfezionata.
Colgo l'occasione per dare una risposta puntuale ai Consiglieri Ferrara e Fracchia che hanno posto una questione specifica per quanto riguarda lo svincolo nella località Adfines presso Avigliana. Mi si informa che sono state eseguite delle prospezioni e delle indagini con esito negativo e che la Sovrintendenza archeologica ha dato il proprio benestare, anche se questo è un altro punto su cui non vi è ancora una decisione conclusiva.
Per quanto riguarda Torre del Colle (altra questione sollevata) vi è già al riguardo il parere favorevole del Servizio regionale esperito ai sensi della legge n. 431. Nel progetto concordato con l'Amministrazione comunale, grazie anche al ruolo svolto dalla Regione, è previsto un miglioramento: viene eliminato lo svincolo in prossimità di Torre del Colle e viene realizzato un collegamento sostitutivo tra la statale n. 24 e la statale n. 25 dell'attuale provinciale fra Sant'Ambrogio e Villardora, che attenua le interferenze viarie esistenti nella zona. Per quanto riguarda San Giorio non erano previsti collegamenti tra le statali n. 24 e n. 25, ma soltanto il miglioramento dello svincolo esistente sulla statale n. 25.
Il Comune di Bussoleno ha chiesto che lo svincolo avesse un collegamento anche con la statale n. 24 e questo svincolo in effetti si avvicina all'abitato di San Giorio. Il problema è tuttora aperto: vi è stata una riunione promossa dal nostro Assessorato presso il Comune di Bussoleno, ma non si è raggiunto un accordo definitivo. Questo per quanto riguarda lo stato dei lavori per la parte alta e lo stadio della progettazione e l'espressione dei pareri per la parte bassa.
Per quanto riguarda lo stato dei lavori relativi alla rete ferroviaria come richiesto dai colleghi Guasso ed altri, il programma poliennale di investimenti delle Ferrovie dello Stato (quello famoso dei 41.000 miliardi) prevedeva anche la realizzazione del blocco automatico banalizzato sulla linea Torino-Bussoleno. Si tratta di un intervento di natura tecnologica che consente di aumentare la potenzialità di circolazione, elevare i margini di sicurezza, conseguire economia di gestione. Su questo non si è ancora partiti. Appena è stato nominato il nuovo Direttore di Compartimento delle F.S., ing. Giovanni Caprio, abbiamo avuto un incontro in cui abbiamo sottoposto l'urgenza e l'esigenza di procedere per la realizzazione di questa parte del programma poliennale di investimenti delle Ferrovie dello Stato.
Nei Comuni di Collegno e Rivoli sono state realizzate opere sostitutive di passaggi a livello e nel Comune di Sant'Ambrogio è stato sostituito un passaggio a livello sulla strada provinciale Sant'Ambrogio-Torre del Colle.
Dovrebbero essere ormai pronti a partire anche per quanto riguarda Avigliana. Per quanto riguarda il CTC al momento non hanno ancora avuto inizio i lavori previsti nel piano poliennale e la Regione ovviamente si è fatta parte diligente per sollecitare l'avvio di questi lavori.
Per quanto riguarda i lavori di competenza ANAS sulla statale n. 24, la situazione è a questo punto: alla fine di giugno, nel quadro di un confronto complessivo con l'ANAS sullo stato di realizzazione dei programmi, e in particolare dei programmi in convenzione, avevamo chiesto di fornirci indicazioni rispetto ai lavori previsti sulla statale n. 24 e comunque sollecitavamo rapide esecuzioni di lavori. Ad oggi la situazione è la seguente (parto da Susa a salire e indico le tratte chilometriche): per quanto riguarda i lavori dal km 56 al km 56,700, per L. 2 miliardi e 600 milioni per rettifica allargamento sede stradale delle rampe di Susa, primo lotto, il progetto è ancora in corso di esame per quanto riguarda il tratto dal km 56,700 al km 57,300, quindi immediatamente successivo, per L. 1 miliardo e 800 milioni, il progetto è in appalto al 5 novembre presso il Compartimento ANAS di Torino per quanto riguarda il tratto successivo dal km 57,300 al km 57,700 per l'importo di L. 2 miliardi e 200 milioni per la rettifica della statale n. 24, frazione Morelli di Gravere, il progetto è stato appaltato dalla Direzione generale dell'ANAS di Roma e si attende il telegramma di autorizzazione. I lavori quindi sono di imminente avvio per quanto riguarda il tratto dal km 58,700 al km 59,550, per L. 1 miliardo e 900 milioni per la variante in frazione Olmo di Gravere questo è in appalto al 5 novembre presso il Compartimento ANAS di Torino per quanto riguarda infine il tratto dal km 68 al km 69,500, per L. 6 miliardi e 500 milioni per l'allargamento e la rettifica della sede stradale della statale n. 24 in Comune di Exilles, questo è un progetto appaltato dalla Direzione generale dell'ANAS di Roma e anche qui l'ANAS di Torino attende l'autorizzazione a consegnare i lavori.
Quindi, per quattro di questi cinque progetti, siamo ormai a questa situazione: due alla consegna dei lavori, due all'appalto il 5 novembre.
Per uno, ovvero il primo tratto subito dopo Susa, vi è ancora il progetto in corso di esame.
Per quanto riguarda la sistemazione e discarica del materiale di risulta dei lavori di costruzione del terzo tronco, in esecuzione e per il reperimento dei materiali necessari per la realizzazione dei tronchi 4, 5 e 6 (Susa-Rivoli), in corso di approvazione, riferisco quanto segue.
Il piano generale delle discariche relative al terzo tronco del collegamento autostradale in questione, in corso di esecuzione, è stato a suo tempo approvato (a seguito delle deliberazioni assunte dai Comuni di Exilles, Chiomonte, Giaglione, Mompantero, territorialmente interessati) ai sensi delle procedure previste dall'art. 81 del DPR n. 616, con deliberazione della Giunta regionale del 19/11/1985.
L'intesa con il Ministero dei Lavori Pubblici per la realizzazione delle suddette discariche, resa con deliberazione citata, è stata espressa dalla Giunta previo parere del Corpo Forestale dello Stato, del Servizio geologico regionale, del Servizio regionale decentrato difesa del suolo di Torino e del Servizio piani paesistici. Delle discariche oggetto del Piano sono state autorizzate soltanto le seguenti: in Comune di Chiomonte, Clarea, Colombera, centrale Azienda Elettrica Municipale, discarica F.S., con limitazioni secondo quanto fissato dal Corpo Forestale per la discarica Colombera, oltre quanto già autorizzato con DPGR del 12/3/1985 nell'ambito della delimitazione fissata dal C.F.S.
per la discarica Clarea. Approvato secondo quanto disposto dalla deliberazione di approvazione gia richiamata in Comune di Exilles, Cascina Perrone; in Comune Giaglione, Cornà; in Comune di Mompantero, Passeggeri. Non sono state autorizzate per motivi idrogeologici e forestali le discariche in località Ramat e Ponte Centrale in Comune di Chiomonte e per motivi ambientali le discariche Perrone in Comune di Exilles e Passeggeri in Comune di Giaglione.
Per quanto riguarda il piano per l'estrazione e il recupero del materiale necessario alla costruzione dei rilevati autostradali dei tronchi successivi al terzo (quindi 4, 5, e 6 da Susa a Rivoli) all'esame della Regione e degli Enti locali per i pareri di legge, nel 1980 fu redatto un primo studio ricognitivo sulle possibili fonti di prelievo esistenti in valle.
Tale studio fu redatto su iniziativa dell'Assessorato alla viabilità della Regione Piemonte, dai Servizi regionali geologico, cave e torbiere difesa del suolo di Torino e dalla STEF, come società redattrice del progetto di massima del collegamento autostradale su incarico della SITAF.
Questo studio ha preso in considerazione diverse ipotesi di approvvigionamento: parte mediante la sistemazione di alvei fluviali, di torrenti affluenti alla Dora Riparia, con particolare attenzione ai torrenti Cenischia e Gravio parte del corso principale della Dora Riparia nella parte alta, a monte di Serre La Voute parte mediante il recupero dei materiali di risulta della lavorazione di antiche cave in disuso e di alcune ancora in attività, oltre che ipotizzare il recupero del materiale dismarino proveniente dalle gallerie ferroviarie del raddoppio della linea ferroviaria Torino-Modane e della costruenda autostrada parte con l'individuazione di alcune aree assoggettabili all'impianto di nuove cave.
L'entità dei materiali che detto studio ipotizzava di poter fornire era di circa 4 milioni di metri cubi così suddivisi: per l'alta valle 1.262.000 mc per la bassa valle 2.123.000 mc.
Detto studio fu trasmesso alle Comunità montane per un parere consultivo.
Recentemente la SITAF ha esteso ed aggiornato il vecchio stralcio che sarà presentato quanto prima agli uffici. Questo studio utilizza anche indicazioni degli Enti locali, in particolare con il coordinamento della Comunità montana Bassa Valle Susa, che attivamente si è adoperata anche per le indicazioni di opere di minimizzazione dell'impatto ambientale e di recupero.
La nuova proposta ricalca in gran parte le proposte contenute nello studio del 1980, con approfondimenti e novità relative soprattutto ad ipotesi di prelievo di materiali in alveo della Dora Riparia, mediante opere di bonifica idraulica nel tratto tra Susa e Avigliana, con una previsione di possibile approvvigionamento globale fino a 10 milioni di mc circa, a fronte di un fabbisogno stimato di 5 milioni di mc circa.
Detta proposta dovrà essere esaminata dalla Giunta regionale e dal Magistrato per il Po cui spetta l'autorizzazione degli interventi di bonifica idraulica previsti nel tratto del torrente Dora in questione. Per non appesantire ulteriormente questa comunicazione mi riservo di farvi pervenire tutti i dati tecnici relativi.
L'ultimo aspetto che vorrei richiamare riguarda i lavori stradali di accesso ai cantieri in località Finiere nei Comuni di Exilles e Chiomonte.
In data 31 luglio, a seguito di sopralluogo eseguito dal Servizio difesa del suolo, su richiesta del Sindaco del Comune di Chiomonte che segnalava una serie di inadempienze e di violazioni del decreto autorizzativo, si è constatata l'esistenza, e verbalizzato da parte del Genio Civile di Torino, della discarica sul greto del fiume di circa 300 mc di materiale lapideo. Detto verbale è stato trasmesso alla Pretura di Susa per gli atti di competenza.
Successivamente, a seguito delle predette segnalazioni, il Servizio geologico regionale ha disposto un sopralluogo, ove ha accertato essere state apportate, nel corso di esecuzione dei lavori, alcune varianti d'asse in difformità del progetto a suo tempo approvato dalla Giunta regionale in data 14/5/1987, ai sensi della legge n. 27/81. Analogo sopralluogo è stato compiuto dal C.F.S.
Sulla base delle relazioni dei succitati Servizi con fonogramma del 2 settembre, la Presidenza della Giunta regionale ha invitato i Sindaci dei Comuni di Chiomonte e di Exilles a voler disporre l'emanazione di ordinanze di sospensione dei lavori e di inibizione all'accesso veicolare e pedonale alla strada in questione, in attesa del visto commissariale del DPGR del 31/8/1987 di sospensione dei lavori. Le ordinanze sono state regolarmente emesse dai Sindaci dei due Comuni. Successivamente, anche a seguito di richieste del Comune di Chiomonte, l'Assessorato regionale viabilità e trasporti ha assunto l'iniziativa di una riunione con i Comuni, con i Servizi regionali interessati e la SITAF, per verificare come si stava provvedendo a quanto disposto dal DPGR sopra citato e in particolare alla redazione di un nuovo progetto.
Nel corso della riunione è emersa l'opinione comune dei partecipanti affinché si rendesse opportuna la ripresa dei lavori per il consolidamento dei versanti interessati dalla strada in questione, al fine di evitare ulteriori fenomeni di distacco e per evitare di interessare, con il transito dei mezzi di cantiere, le strade provinciali Exilles-Cels e Cels Ramat, che non presentano assolutamente caratteristiche idonee a sostenere il transito dei mezzi suddetti.
Si è acclarato che è di competenza del Servizio geologico e del Corpo Forestale autorizzare le suddette opere di consolidamento e la conseguente ripresa dei lavori.
Da notizie assunte presso i competenti uffici regionali si è appreso che le varie tranche dei progetti sono state presentate dalla SITAF il 14 settembre, il 2 ottobre e il 15 ottobre. Le prime erano incomplete. Questa fase si è completata il 15 ottobre.
Abbiamo così istituito il gruppo di lavoro per l'esame immediato dei provvedimenti. Non si dispera nella giornata di oggi, qualora vi siano le condizioni tecniche richieste, di poter consentire la ripresa dei lavori e quindi evitare le difficoltà che ci sono state segnalate a Chiomonte nel corso della predetta riunione.
Veniamo al capitolo relativo ai finanziamenti. Con la legge n. 531/82 fu stanziato un primo finanziamento per 410 miliardi. Detto finanziamento fu attivato con diversi provvedimenti. Con la legge n. 526/85 si dispose un ulteriore finanziamento, per lo stesso tronco, di 150 miliardi. Infine, con il primo stralcio del piano decennale finanziato con legge finanziaria 1987 furono erogati ulteriori 500 miliardi, per il completamento della prima tratta da Deveys a Susa. Quindi il totale dei finanziamenti erogati per la parte alta, sul progetto esecutivo STEF, ammonta a 1.060 miliardi. Il progetto di massima redatto dalla STEF prevedeva una spesa di L. 600 miliardi a gennaio 1984. Quello esecutivo arriva a 1.037 miliardi, per cui risulterebbero circa 23 miliardi a disposizione. Distribuirò poi le tabelle con tutti i dati finanziari.



GUASSO Nazzareno

Risulterebbe un incremento di 400 miliardi tra il progetto STEF e il nuovo progetto esecutivo.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Tra il progetto di massima e il nuovo progetto esecutivo risultano circa 400 miliardi di differenza. Entrambi i progetti sono stati redatti dalla STEF. E' una valutazione che va tenuta presente nel discorso complessivo dei costi e della loro lievitazione, con il passaggio dei soggetti che hanno eseguito i progetti.
Per quanto riguarda il tratto Bardonecchia-Susa, il progetto di massima redatto dalla STEF era di 600 miliardi. Il progetto esecutivo è di 1.037 miliardi. Per quanto riguarda i finanziamenti, in questi anni, con successivi provvedimenti, sono stati assegnati 1.060 miliardi, per cui risulterebbero alla SITAF circa 23 miliardi di somme a disposizione, che ovviamente destinerà alla parte bassa.
Per quanto riguarda la tratta Susa-Torino, la parte bassa, nel piano triennale 1988/1990 recentemente predisposto dall'ANAS, secondo stralcio attuativo, in attuazione dell'art. 2 della legge n. 531 che è all'esame delle Commissioni parlamentari, è stato proposto il finanziamento di L. 985 miliardi a fronte di una spesa di L. 1.016 miliardi, come da progetto esecutivo in esame presso la Regione e gli Enti locali per le autorizzazioni di cui ho già ricordato.
A detto finanziamento si debbono sottrarre 18 miliardi già appaltati per il nodo di Borgone e 23 miliardi residuati dal finanziamento del terzo tronco in costruzione che sommati a quelli che ricordavo dovrebbero consentire di partire per il nodo di Avigliana.
Nel secondo stralcio del Piano ANAS è prevista l'erogazione di un primo stanziamento di L. 504 miliardi.
Invece dal documento che è stato consegnato dalla SITAF nelle audizioni presso il Consiglio comunale e il Consiglio provinciale sarebbe stato previsto il finanziamento di tutto. Non abbiamo comunque ancora riscontri formali e precisi.
Il progetto di massima redatto dalla STEF prevedeva invece per questa tratta, al gennaio 1984, la somma di 400 miliardi. Quindi, per quanto riguarda la parte alta da 600 siamo andati a 1.037, per la parte bassa da 400 si sarebbe arrivati a circa 1.000. Credo che al di là di tutte le valutazioni che ciascuna forza politica intende fare, occorra tener presente del tempo intercorso dalla progettazione di massima alla progettazione esecutiva e che nel frattempo si sono introdotte delle normative legislative nazionali che hanno obbligato a tener conto di una serie di elementi e di valutazioni prima non considerati. Nel passaggio dal progetto di massima al progetto esecutivo, nel rapporto con gli Enti locali e con le altre forze, si è spostato il tracciato più verso la Dora. Questo ha comportato dei maggiori oneri per realizzare questa opera: ha fatto modificare alcune modalità di realizzazione del tracciato ha introdotto una serie di svincoli e di collegamenti per i quali i Comuni davano il loro assenso, ancorché fossero realizzati dalla società concessionaria. Questo ovviamente ha fatto dilatare in modo considerevole le cifre.
Come emerge dalla relazione presentata dalla SITAF, lo Studio di Verona non è stato scelto a caso o in un momento improvviso. In realtà i rapporti tra la SITAF e lo Studio di Verona nascono nel 1972, quando la SITAF si avvalse già di questo stesso Studio per avere delle progettazioni; tant'è che il tratto tra Bardonecchia e Ulzio (che è stato aperto) è un tratto progettato in quegli anni dallo Studio di Verona.
Nel 1984 la SITAF, prima di procedere ad assegnare la progettazione allo Studio di Verona, cercò di verificare anche la possibilità che la STEF fosse in grado in tempi brevi di consegnare la progettazione esecutiva. Ho delle tabelle che consegnerò ai colleghi.



CHIEZZI Giuseppe

Questo tratto dell'autostrada che è crollato era quello assegnato alla progettazione del C.S.P. di Verona?



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Non lo so. Il progetto esecutivo è il progetto STEF, probabilmente la STEF si è avvalsa di consulenze esterne. Comunque il progetto esecutivo è un progetto STEF.
Vengo ora alla questione dell'ordine del giorno, approvato dal Consiglio a suo tempo, sullo studio di impatto ambientale.
E' noto che a seguito di questo ordine del giorno la Giunta regionale nel mese di maggio, ha richiesto ufficialmente alla Società SITAF di dotarsi di uno studio di valutazione di impatto ambientale.
La SITAF ha provveduto ad assegnare degli incarichi interdisciplinari per l'approntamento di questo studio di impatto ambientale (che sappiamo essere in corso) seguendo una procedura metodologica.
E' chiaro che in questo campo ci muoviamo senza certezze giuridiche sulle metodologie...



BONTEMPI Rinaldo

C'è stata una richiesta ufficiale della Giunta regionale?



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Con una lettera del maggio 1987.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo solo, per completezza, di farci pervenire tutta la documentazione. Sono notizie che non avevo fino a questa mattina.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Non vorrei sbagliarmi, ma è una lettera del 19 maggio 1987. Prima di esprimere il parere volevamo lo studio di valutazione di impatto ambientale. In carenza della legge nazionale di recepimento della normativa CEE e di varie ipotesi anche a livello regionale, non si sa se lo studio di impatto ambientale deve essere compiuto da chi fa il progetto dei lavori o se deve essere compiuto da un ente terzo. Sappiamo che si sta procedendo al riguardo e che i progettisti, con molta attenzione e in un rapporto costante con gli Enti locali, stanno procedendo a fare questo studio che dalle premesse metodologiche pare molto interessante, serio e documentato oltreché molto completo.
Abbiamo già sollecitato la SITAF affinché provveda a farci pervenire il più rapidamente possibile questa documentazione.
Abbiamo costituito al nostro interno un gruppo di lavoro interassessorile, che tenga conto delle varie competenze, per poi esaminare lo studio di valutazione di impatto ambientale.
Stiamo avviando le procedure perché questo gruppo di lavoro possa essere affiancato da professionalità provenienti dagli enti strumentali o dal mondo accademico per un supporto scientifico.
Stiamo cercando di avviare un rapporto con gli enti che hanno svolto opere di così rilevante impatto sul territorio, perché tutti si dotino di studio di impatto ambientale. Con l'ANAS abbiamo già avviato questo discorso. Ad esempio, per quanto riguarda la "Cantine Roddi-Bra" si sta procedendo a redigere uno studio di impatto ambientale.
Concludo confermando l'impegno e l'attenzione della Regione su questa materia, per la parte che le compete, perché è evidente che siamo in un campo in cui le competenze sono molte, sono esterne alla Regione, sono di livello superiore alla Regione; ciò nonostante la Regione ha cercato di essere un interlocutore serio e credibile degli Enti locali. Credo che gli Enti locali possano testimoniare le numerosissime riunioni che si sono fatte in questo anno per cercare di dare forza alle loro richieste nei confronti degli altri soggetti. Quindi vogliamo svolgere un ruolo autorevole e serio al riguardo, coscienti che questa è un'arteria sulla sui realizzazione non possono esservi dubbi pur tenendo conto di tutti i problemi. Riconfermo quindi l'impegno della Giunta regionale a seguire con grande diligenza e attenzione, per quanto le è possibile, le vicende che attengono al completamento dell'autostrada della Valle di Susa.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Mignone in ordine ai problemi connessi alla costruzione dell'autostrada in Valle di Susa è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Il clima in cui è stata resa la comunicazione da parte dell'Assessore Mignone mi fa cambiare leggermente rotta rispetto a quello che avevo in testa di fare. Ero venuto qui con la ferma e motivata intenzione di sparare parole di fuoco contro la Giunta. Devo dire che manterrò per metà questa intenzione. Se la Giunta esercita poco governo su questa partita, certo buona base di legittimazione gliela danno i nostri banchi. Nel momento in cui l'Assessore ha iniziato la relazione, tra l'altro difficile perch piena di dati, le presenze tra le file della maggioranza erano le seguenti: tre democristiani, nessun socialista, nessun liberale, un repubblicano e un socialdemocratico.
Nei molti dati forniti dall'Assessore e nelle molte risposte date ai piccoli quesiti, si può rilevare un versante a nostro avviso preoccupante: quello dell'interesse a questioncine molto limitate.
Svolgerò il mio intervento per motivare anche le ragioni delle nostre iniziative: dal 1986 ad oggi abbiamo presentato otto documenti fra interpellanze, interrogazioni e mozioni. Abbiamo inviato una lettera al Presidente Beltrami a cui solo molto implicitamente ci è stato risposto, in ordine alle notizie riguardanti il Ministro De Rose, le società che hanno elaborato i progetti e via dicendo.
Dall'81 in poi la Regione ha praticamente tenuto una posizione all'insegna del seguente slogan: "La più grande partita di governo delle risorse altrui è su questo asse autostradale, con un'alta esposizione ed impegno della Regione a compiere la difficile (ma da nessun'altro svolta) azione di governo e coordinamento".
Al di là di alcuni particolari mi sembra che tra uno scarso interesse e un interesse a piccole partite, si perda il centro della questione. E' un segno fortemente negativo che non aiuta la Giunta (che mi sembra abbia tutti i suoi guai di deficit di governo). Ci troviamo di fronte ad una realizzazione molto difficile: l'inserimento anomalo, e in qualche misura foriero di danni all'ambiente, di un'infrastruttura su cui si esercita un elevato tasso di investimenti finanziari e attorno alla quale gravitano le più varie forme di aggregazione e disaggragazione dei rapporti politici del potere.
Gli interessi specifici di quello svincolo sono tutti punti da tenere in conto. Non è un caso che l'unico ordine del giorno qui stilato venne prodotto a seguito di una nostra mozione. Ci troviamo nella situazione paradossale che l'opposizione, o meglio, il maggior Gruppo di opposizione sostenendo di volta in volta questioni più specifiche a seconda della contingenza dei tempi, chiede informazioni, governo e coordinamento alla Regione, ma queste cose non avvengono. Abbiamo costretto noi la Giunta ad addivenire a questa comunicazione per avere chiarimenti sulla questione dell'impatto ambientale, sul gruppo di esperti e la mai comunicata deliberazione di maggio. Eppure questo era imposto da un ordine del giorno.
Ho già detto molte volte che il rilancio regionalistico non è solo una vacua richiesta di competenze: è un insieme di comportamenti, tali da rimettere l'ente (nello snodo democratico del nostro ordinamento) al centro di più forze e più autorità. Non mi pare che su questa vicenda, per ragioni che potremmo meglio indagare, si sia svolta questa funzione. Si è registrato l'assurdo: è stato un Gruppo di opposizione ad incalzare (non solo ottemperando alla funzione canonica di fischiare i falli a chi governa) cercando di interpretare il percorso che parte dal 1981 e che alla fine si riassume nella misura della compatibilità tra gli interessi generali, a cui siamo chiamati a dare risposta, e gli specifici interessi siano essi quelli aziendali della società che costruisce, siano essi quelli degli stessi Comuni. Interessi legittimi sicuramente, ma non da essere prevalenti o squassanti la tutela dell'interesse generale. Non interessarcene, dimetterci, vuol dire non governare. Noi chiediamo governo! C'è poi l'approccio di chi grida per negoziare e per entrare. Il Gruppo comunista non grida; sostiene fin dal 1981 certe idee e certi principi, fa battaglie per raggiungere obiettivi che portino a concreti risultati e diffida profondamente di quei soggetti che, in mancanza di governo, gridano per avere un più alto potere di negoziazione e magari entrare in "un grande affare". Tanti miliardi, probabilmente molti ancora, per uno dei tipici investimenti pubblici che si concreta in cemento, in viadotti ed altro.
L'approccio del Gruppo comunista diffida di questo atteggiamento.
Proprio per questo abbiamo inviato la lettera, di cui ho fatto cenno, al Presidente Beltrami, investendolo non a caso della questione. A noi pare che gli scarti di tempo su questi temi delimitino il campo di scelta. Oggi scopriamo che forse l'ordine del giorno del 30 aprile non è del tutto inattuato: però non ne sappiamo nulla. Tant'è vero che risosteniamo la richiesta che l'impatto ambientale venga valutato dalla Regione. Spiegher poi perché a nostro avviso questa richiesta ha fondamento.
Riconosco quanto dice Mignone sulle difficoltà ad orientarsi. Se in altri termini debba trattarsi di un ulteriore e complesso elaborato progettuale oppure debba essere uno studio più ampio. Per una vicenda come quella della Valle di Susa e per la portata che hanno gli interessi in campo, il rischio idrogeologico e la questione dell'ambiente, la delicatezza obiettiva di fare atterrare lì una maxi struttura di questo genere è un tipico compito pilota del pubblico.
Detto questo, nella preoccupazione da tutti sostenuta di fare presto e bene, la condizione chiara è che il bene sia condizione stessa per noi di accettazione di un'opera che abbiamo giudicato necessaria. La condizione del bene è garantita solo se esiste un'azione di governo e di informazione.
Il punto non è aver affidato titolarità e forza nei rapporti esterni ad una società che ha delle sue logiche, quelle costruttive. Noi non siamo azionisti di questa società. Questo è un elemento di chiarezza che ci mette al di fuori dal dover fare la doppia parte di proprietari, quindi di tutela degli interessi aziendali da una parte e dell'ente pubblico dall'altra. Noi siamo fuori, e proprio per questo avremmo dovuto fare ben di più.
A nostro avviso non è avvenuto il coordinamento sul piano politico: l'autorevolezza di chi porta notizie, di chi informa, porta al confronto e alla scelta tra opzioni politicamente molto delicate, tra chi rappresenta interessi generali nel coordinare i molti soggetti, anche forti, che entrano nella questione. In parte questo è avvenuto, ma qui lo denuncio come elemento di deviazione. Ormai nella cultura politica dei rapporti tra gli enti c'è l'idea che si appalta agli Assessori, o Ministri, per materia il governo delle cose. Infatti, devo rimarcare l'insistenza di una linea politica partitica in certi Assessorati e in certi Ministeri (per esempio quello dei Lavori Pubblici) dove vi è quel raccordo partitico spurio, che non ha assolutamente nulla a che fare con quello che noi intendiamo come rapporto tra enti ed istituzioni, che porta ad avere alcuni soggetti che si occupano molto di alcune questioni ed altri sogggetti che ne sono completamente fuori. Se oggi è venuta alla ribalta la questione dell'aumento dei prezzi, in questa vicenda che continua a non essermi chiara (esprimerò in sedi opportune valutazioni politiche sul controllo sociale democratico), significa che tutto ciò è molto legato al fatto che purtroppo, anziché condurre gli enti e le istituzioni con forza politica (e la forza non deriva che dall'avere le sedi per condurla) si sta facendo pressione ad imbuto sul nome di un Ministro che non vive solo queste vicende, il che porta attorno a questa questione degli elementi di ulteriore deviazione, abilitando da un lato un clima del sospetto e dall'altro non dandone i termini reali. Per parlar chiaro, voglio essere libero di giudicare politicamente perché sono passati gli studi da STEF a CPS a SIC. Ma tutto sommato non è questo il punto che mi interessa di più: interessa un controllo democratico, può interessare anche altri ordini dello Stato, sapere come ci si è comportati. Quello invece che a me interessa è un rapporto, che chiamo di governo, di informazione, di trasparenza, in grado di metterci in condizioni di giudicare, di prendere decisioni laddove devono essere prese. D'accordo che su questa partita magari qualcuno è più attento perché vengono alla luce notizie giornalistiche, ma resta comunque il fatto che l'interesse maggiore deve essere dato a questa azione di governo.
Non entro nei particolari, mi limito a dire questo: do credito personale a Mignone per quello che ha detto, non gli do credito politico per la Giunta e per la situazione in cui essa vive. Spero che questo credito sia onorato da impegni e da azioni concrete. Siamo in una fase in cui va recuperata tutta l'informazione, la tempestività dell'informazione la trasparenza e l'azione di governo che non è stata fatta prima. Non solo perché qualcosa comunque è avvenuto, ma perché siamo nella fase più delicata, quella dell'impatto ambientale o della collocazione di questo manufatto nella parte bassa della Valle di Susa, area già percorsa da due strade e fortemente urbanizzata, con una forte pressione dell'uomo, della sua presenza e della sua organizzazione, sia essa agricola o artigianale.
Per questo noi chiediamo che da questo dibattito esca una richiesta di governo. Anche perché c'è una logica che non mi sfugge: la Società SITAF fa l'interesse aziendale (non ho elementi per dire che ne abbia altri) per cui anche se le opere costano molto vuol dire che si faranno più lavori. Il Gruppo comunista pone invece la questione del punto di equilibrio e della compatibilità tra risorse e scelte, tra risorse e modo di fare le scelte.
Mi spiego meglio.
A noi non sfugge che lo stesso impatto ambientale può diventare in tutte le opere pubbliche un gigantesco moltiplicatore di spesa. E' chiaro che se occorre inserire altri elementi che garantiscano determinati interessi (che non sia quello di fare la strada comunque) il costo aumenta.
Nella questione del punto di equilibrio, però, si pone anche quella della compatibilità, perché se per rispettare l'impatto ambientale si calcola che una strada o autostrada possa costare 24-25 miliardi a chilometro, credo sia giusto porsi un punto interrogativo su queste scelte soprattutto considerando le non molte risorse a disposizione del pubblico.
E' un discorso che vale in generale, ma che non può sfuggire al fatto che, ancora una volta, giuste esigenze - quelle di garanzia ambientale possono essere riorganizzate su un piano aziendale o di interesse, da un lato preoccupandosi delle garanzie dell'ambiente e dell'insediamento abitativo e dall'altro producendo una dilatazione dei costi che di per s non può essere considerata accettabile.
Di qui arrivo alla necessità, quando ho reclamato questa azione di governo, di dare attuazione a quanto deciso nel mese di aprile. Nella nostra lettera abbiamo messo in rilievo le critiche, anche forti all'operato di questi anni. Noi avanziamo, prima nella lettera e poi con un'iniziativa che oggi formalmente presenteremo alla Giunta, una proposta di deliberazione di istituzione della Commissione tecnico-scientifica per la valutazione dell'impatto ambientale dell'autostrada in Valle di Susa.
Proponiamo una deliberazione perché non ci fidiamo degli ordini del giorno.
Credevamo che l'ordine del giorno del 30 aprile non fosse stato attuato ora scopriamo che è stato attuato in parte. Non lo sapevamo, quindi noi vogliamo che sia il Consiglio a decidere.
Prevediamo che questa Commissione tecnico-scientifica sia innanzitutto l'assistente contrario, il verificatore, il controllore dello studio che farà la SITAF. Se sarà uno studio ben fatto lo stabilirà la Commissione. Ad uno studio che si presume robusto non abbiamo da contrapporre strumenti deboli, ma abbiamo da contrapporre uno strumento che abbia valore istituzionale, quindi una deliberazione del Consiglio che lo istituisce e che abbia i seguenti compiti: redigere il disciplinare dello studio di impatto ambientale da eseguirsi da parte della società concessionaria analizzare, valutare, orientare lo svolgimento dello studio nelle sue diverse fasi di avanzamento esprimere, infine, un parere al Consiglio regionale, alle Comunità montane e agli Enti locali sulla compatibilità ambientale del progetto sulle varianti analizzate e sulle opere di mitigazione degli impatti individuati.
Pensiamo ad una Commissione composta di esperti, abbiamo elencato le varie discipline (pianificazione, geologia, idraulica, beni culturali scienze agronomiche) e chiediamo che la nomina degli esperti venga effettuata nell'ambito dei ricercatori degli Atenei, degli enti pubblici di ricerca e degli enti strumentali, come correttamente peraltro lo stesso Assessore Mignone ha detto, a cui affiancare personale regionale esperto in materia. Questo deve avvenire, secondo noi, con deliberazione della Giunta sentito il parere della competente Commissione consiliare. Noi diamo grande importanza a questo, perché se si può recuperare una chiara e forte azione di governo è proprio istituendo questo Comitato, dandogli forte validazione politica. A questo scopo chiediamo il voto del Consiglio, dandogli compiti che (ha ragione Mignone) possono non restare limitati al solo progetto Valle di Susa, ma dai quali, anzi, possono nascerne altri: si tratterebbe in sostanza di un progetto pilota.
E' vero che a oggi, a lavori quasi finiti (almeno fino a un determinato punto), non era troppo ipotizzabile uno studio ambientale fatto dalla Regione. Però ce n'era uno strategico che doveva comunque essere fatto prima dall'ente pubblico. Non solo, ci dovrebbe essere uno studio pilota di impatto ambientale preventivo che determina preventivamente le convenienze o meno, perché potremmo essere indotti dai costi di queste convenienze o dal tipo di impatti, addirittura a dire, circa un'opera su cui abbiamo già deciso, che magari non conviene farla. Questo vale per il futuro, non più per adesso. Però ci sono due piani, l'impatto ambientale strategico e quello attuativo. Su quello attuativo dovrebbe esistere una procedura in cui le società fanno il loro studio a condizione che ci dotiamo noi di uno strumento di verifica. Ma prima ancora, ed è molto importante, dotiamoci di uno strumento che riesca a indurre cultura e prassi, perché ho già sentito (il Consigliere Chiezzi sta preparando un'interrogazione in proposito) di studi di impatto ambientale (visto che ormai giustamente li stiamo chiedendo) in altri enti strumentali commissionati per barche di soldi e non abbiamo, ad oggi, l'idea e la garanzia (non essendoci metodologie affermate) che questi non siano un'ulteriore buggeratura. Questa è una funzione della Regione, perfino ricollegabile al ragionamento che faremo a proposito di quella società di progettazione per cui stiamo faticando da tanto tempo (non dico neanche STEF), che spero abbia qualche esito finalmente concreto e su cui non possiamo che lamentare i clamorosi ritardi.
Concludo qui il mio intervento, ringraziando delle delucidazioni.
Rilevo però un limite, Assessore Mignone (poi recuperato alla fine), cioè di aver tenuto nella comunicazione poco riferimento al nucleo forte del governo. Un governo, lo ripeto, di istituzioni che si preoccupano di tutelare al loro livello il pubblico interesse, soprattutto l'ambiente, la sicurezza, l'economia, l'economicità, e non un governo di protagonisti a vario titolo, nelle pubbliche istituzioni, che su queste cose si fanno variamente sentire. L'ho già detto e lo ripeto in chiusura: i loro scopi sono poco nobili, spesso non sono quelli di garantire quegli obiettivi bensì quelli di entrare nella divisione della torta del potere. Che poi questa torta del potere si alimenti di altre torte e di altri comportamenti è del tutto possibile. Con la forza che diamo al governo delle istituzioni dobbiamo battere tutto questo; più siamo deboli, più questi conteranno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la comunicazione dell'Assessore Mignone è stata molto ampia, come d'altronde richiesto dalla stessa materia.
Non si può dire che di tale relazione, seguita nella totale distrazione da parte del Consiglio regionale, sia possibile capire esattamente tutto ad una prima lettura, proprio perché il materiale maggiormente importante dal punto di vista della documentazione è quello di cui non si dà lettura, cioè le tabelle riportanti i dati.
La prima richiesta che faccio, pertanto, è che il dibattito venga ripreso, al di là degli esiti di oggi, in tempi molto brevi con un'acquisizione da parte dei Gruppi consiliari di altro materiale. Mi premurerò di farne esplicita richiesta scritta.
Colgo anche l'occasione per ringraziare comunque l'Assessorato, che ci ha sollecitamente trasmesso una parte di materiale. Ogni comunicazione ogni intervento, produce inevitabilmente una richiesta di ulteriore documentazione e le parole dell'Assessore, mentre chiariscono alcuni punti ne rendono altri sempre più confusi.
Io non riesco ancora a capire, ad esempio, quanti siano i progetti esecutivi, chi li abbia realizzati, chi li abbia commissionati, i numeri dei lotti e dei tronchi; se vengono riferiti verbalmente non c'è possibilità di controllo immediato da parte di chi ascolta, anche perché le associazioni ambientaliste, e credo anche quelle agricole, più che parlare di lotti, parlano di luoghi. Io trovo enorme difficoltà a passare dal numero dei lotti ai luoghi: se vengono indicati i luoghi riesco a capire ma se si parla di lotti e di tronchi ho bisogno di fare una correlazione.
Ci si faccia quindi credito di un minimo di tempo per riflettere sulla comunicazione e per acquisire ulteriore documentazione.
Entro ora nel merito della questione. Vorrei palesare subito un'impressione sgradevole ricavata dalla comunicazione dell'Assessore Mignone. Mi spiace dover rivolgere a lui questa osservazione, in quanto è anche una simpatica persona: ma, in qualità di Assessore, si trova a difendere e difende posizioni di governo che non mi sono simpatiche. Troppe parti del suo intervento nascono dall'Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni della SITAF; caro Mignone, ci ha consegnato ieri delle relazioni SITAF che oggi sentiamo leggere tali e quali.
La parte iniziale è molto trionfalistica e retorica: "abbiamo fatto faremo" e via dicendo. Queste cose le abbiamo già sentite da Scotti e da Frojo e le abbiamo già lette e rilette sulla stampa. E' stato usato un tono da pubblicità e qui invece ci deve essere un governo, non un ufficio di pubbliche relazioni.
Altro punto: laddove si parla dell'aumento dei costi nel passaggio tra progetto di massima, progetto generale esecutivo e progetto esecutivo, le parole usate dall'Assessore sono esattamente quelle che usa la SITAF nel documento che ci è stato consegnato ieri pomeriggio. Però, da parte nostra ci deve essere una valutazione delle dichiarazioni della SITAF, non una accettazione immediata in quanto tale di quanto essa dice.
Io non conoscevo la SITAF, abito lontano da questi posti e da questi ambienti, però ho raccolto un'impressione sgradevole durante il sopralluogo. Fin dall'inizio, quando ci trovavamo all'interno della palazzina nei pressi del Traforo, siamo stati trattati come dei perfetti imbecilli. Siamo stati ricevuti dal signor Scotti, Presidente della SITAF e Presidente della STEF, il quale ci ha trattati paternalisticamente, e un po' demagogicamente, come degli utenti televisivi che vedono uno spot pubblicitario. Il collega Chiezzi ironicamente mi chiedeva perché scrivevo quello che diceva il signor Scotti: gli ho risposto che stavo trascrivendo semplicemente un trattato di pubblicità, perché di quello si trattava. Ci veniva raccontato quanto era stato fatto, come se fossimo degli scolaretti in gita scolastica.
Questo fa il paio, spostandoci a Chiomonte, con le dichiarazioni dell'on. Frojo, il quale sostiene che la Regione, dal punto di vista idrogeologico, ha emesso un parere totalmente sbagliato, perché la strada corrisponda esattamente a quella che era stata presentata nel progetto; ci ha anche detto che non lasciavamo andare avanti i lavori. Adesso apprendiamo che il progetto sarebbe stato finito di presentare soltanto il 15 ottobre, fatto rispetto al quale ho qualche dubbio.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Il progetto è stato presentato in tre tranche.



ALA Nemesio

Certo, infatti io ho detto "finito di presentare". Se questa società così brava, che addebita sempre alla Regione i suoi ritardi, ci mette fino al 15 ottobre a finire di presentare il progetto, le dichiarazioni udite a Chiomonte in realtà sono da confrontare con i tempi tecnici di esecuzione.
Il colleghi della II Commissione possono prendere visione del disegno, di provenienza SITAF, relativo alla famosa strada di servizio: disegno che fa parte dell'archivio della II Commissione. Se andiamo a confrontare questo disegno con quello che abbiamo visto, notiamo che non è la stessa cosa.
Questi sarebbero tutti elementi di minima riflessione e vorrei che su questo ci fosse un pronunciamento forte del Governo. Il Governo deve dire chiaramente ad un amministratore delegato di una società che non si pu impunemente discutere, e sotto certi aspetti diffamare, un Servizio regionale e i relativi funzionari, come è stato fatto in quella sede.
Vorrei che si ragionasse ancora sulle varianti in corso d'opera relative ad Exilles e si vedesse quello che si può fare, perché su questo punto ritengo che la stessa SITAF abbia intenzione di ritornare nella prossima seduta del Consiglio di amministrazione, prevista per il 26 ottobre, quindi tra pochissimi giorni.
Avanzo poi la richiesta di documenti precisi, comprese le tre tranche di progetto, relativamente alla strada di servizio che da buccia di banana si sta trasformando in cartina di tornasole dell'efficienza di questa mitica SITAF, che tanto si vanta e che tanto accusa quando qualcuno mette in discussione il suo operato.
Passo ad altre brevi considerazioni.
La strada Exilles-Cels e Cels-Ramat non è una strada provinciale: in parte è strada privata. Questo va detto perché su tale strada scorrazzano i camion, con ciò non osservando le disposizioni comunali, i codici stradali e i vincoli esistenti, in base ai quali i camion non possono transitare su quella strada.
L'atteggiamento del CSP, che pare così bravo da fare il progetto generale esecutivo in due mesi, viene confrontato con il tempo della STEF.
Bisogna però vedere come si può fare un progetto in soli due o tre mesi: lo si fa sul serio o per finta, o lo si copia? Dichiarazioni di stampa dicono che non si sono mai mossi da Verona per realizzare questo progetto e tanto meno hanno parlato con le Amministrazioni locali.
In merito a questo la relazione di ieri della SITAF dice esattamente il contrario. A me pare che uno dei motivi del contenzioso sia che il progetto CSP (s.r.l. da un miliardo di capitale sociale versato) sia un progetto nato a Verona. Qualcuno potrebbe dire che in Valle di Susa erano sono venuti nel 1974 (e non nel 1972), per cui se ne ricordano. Ma, a ben pensarci, queste cose è meglio non prenderle in considerazione, perch sembrano difese d'ufficio simili a quella che l'on. Nicolazzi fa oggi su "La Repubblica" quando, di fronte alla bufera su De Rose, dice: "Ma guardatelo!". Ottima difesa d'ufficio! Un'altra vicenda di difficile comprensione è quella relativa ai soldi.
Tra Alta e Bassa Valle non si capisce assolutamente nulla rispetto ai soldi, quanti sono e quanti non sono.
Allora, dato che non sono convinto che nessuno abbia dei dubbi sull'autostrada (io continuo ad averli) chiariamo esattamente l'aspetto dei soldi. Da una parte abbiamo l'on. Botta che dice che tutti sono d'accordo sulla Torino-Pinerolo, fandonia colossale, dall'altra parte non accreditiamo ugualmente l'ipotesi che tutti siano d'accordo sull'autostrada della Valle di Susa. Che probabilmente sia difficile bloccare questa opera può essere vero.



(Interruzioni dell'Assessore Maccari)



ALA Nemesio

E' necessario mantenere aperta la questione. E' falso dire che c'è un consenso generale sull'autostrada.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Così soltanto le industrie di legno per casse da morto potranno svilupparsi!



ALA Nemesio

Vorrei togliere l'accreditamento del consenso totale delle popolazioni piemontesi a queste opere. Non ho detto che non c'è un grande consenso, ho detto solo che non voglio che si dica che esiste un consenso generalizzato.
Il problema della valutazione di impatto ambientale, e spero di avere ancora a disposizione due minuti senza essere interrotto, porta al fatto che devono essere riconsiderate molte cose, ancor più cose di quelle citate dal Consigliere Bontempi. Deve essere tenuto conto che la valutazione di impatto ambientale non ha solo riferimento ai costi, ma può anche prescrivere dei limiti che prevedono non realizzabile un'opera o non la rendono realizzabile secondo gli intendimenti di una società per azioni che non ha altri interessi diversi da quelli di tipo aziendale.
Stiamo parlando del massacro di una valle e di un fiume e abbiamo scoperto che, al di là delle trionfalistiche affermazioni della SITAF, i progetti non sono perfezionati, le autorizzazioni non sono perfezionate. E queste cose non sono perfezionate soprattutto per la loro mancanza di precisione e in conseguenza di un modo di lavorare basato più sull'arroganza e sul potere che su un corretto e dovuto rispetto e ad una reale attenzione ai mezzi, alle richieste, alle autorizzazioni previste. E' questo atteggiamento che più di ogni altra cosa rallenta i lavori. La SITAF non lo ammetterà mai, ma è così.
Allora noi dobbiamo trovare un sistema che ci permetta di cambiare le modalità fino ad oggi seguite. Per il momento, la mia richiesta è quella di sospendere i lavori. Non ha senso partire, ad esempio, con il lotto di Avigliana, cosa che vuole fare la SITAF, per costituire così un fatto compiuto gravissimo, quando sono da rivedere le altezze dei viadotti, le massicciate, i rilevati, il piano cave, le discariche, il Magistrato per il Po ed altro ancora.
Dopo c'è la valutazione di impatto ambientale.
Potrei chiedervi altri dieci minuti, ma li chiedo solo in maniera formale, per leggervi la valutazione di impatto ambientale fatta dal CSP così almeno ci facciamo tutti quanti dieci minuti di risate. Il CSP ha fatto una valutazione di impatto ambientale che non è stata fornita ai Consiglieri. Probabilmente la SITAF si è vergognata di mandarla in giro.
Questo per dire che se la STEF non lavora bene, sul CSP si possono nutrire altrettanti dubbi.
Ancora sulla valutazione di impatto ambientale sia chiaro che la SITAF nel documento che ha fornito ieri, non parla affatto di valutazione di impatto ambientale. Parla piuttosto di OPA (ottimizzazione della progettazione architettonica). Ora questa è tutta un'altra cosa, non ha più niente a che vedere, ad esempio, con i terreni, ma ha solo più a vedere con l'ottimizzazione dell'inserimento ambientale delle opere architettoniche all'interno del paesaggio. Questo riguarda poco più i centimetri di altezza di un viadotto o di un rilevato.
Il fatto che si dica che è tutta lì l'operazione di valutazione di impatto ambientale la dice lunga su come la SITAF (e se c'è un orientamento della Regione in questo senso, anche la Regione) intenda la valutazione di impatto ambientale: dobbiamo mettere le pietre sul viadotto o lo possiamo fare di cemento armato? Dobbiamo mettere qualche alberello o non dobbiamo metterlo? E altre cose del genere. Deve essere chiaro, invece, che una valutazione di impatto ambientale (e su questo mi auguro che prosegua l'attenzione e l'unità di intenti fra associazioni ambientaliste della Valle di Susa e associazioni di rappresentanze del mondo agricolo) deve toccare e mettere in discussione punti ben più ampi, compreso, in alcuni tratti, il tracciato e gli svincoli.
Ad esempio, in merito alla località di San Didero i problemi non possono essere messi in maniera così ipotetica come ha detto l'Assessore né può essere considerata ipotesi il fatto che lì abbiamo un'area sterile.
Lì esiste un'area sterile, lo sanno tutti.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Ho detto che è uno dei punti ancora da discutere.



ALA Nemesio

Non vedo cosa ci sia ancora da discutere su San Didero: è un'area che errori passati, megalomani e faraonici progetti, hanno trasformato in un'area inutilizzata e irrecuperabile all'attività agricola. Se non si usa quest'area e se ne usa un'altra, se ne distrugge un'altra ancora e si dimostra una totale mancanza di sensibilità e di rispetto nei confronti del territorio.
Preannuncio richieste scritte di documentazione in riferimento alle informazioni non date o non sufficienti. Richiedo anche che la Regione visto che le autorizzazioni non sono perfette e quindi, al di là delle dichiarazioni dell'amministratore delegato Frojo a Chiomonte, l'autostrada va in ritardo anche per colpa della stessa SITAF - provveda ad una sospensione dei lavori, in quanto non è possibile partire da Avigliana per determinare di fatto poi tutto il percorso dell'autostrada.



PRESIDENTE

Propongo di sospendere i lavori a questo punto per la colazione e di riprenderli alle ore 15. Alle ore 14,30 sono convocate alcune Commissioni e l'Ufficio di Presidenza.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 15)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai problemi connessi alla costruzione dell'autostrada in Valle Susa di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Paris. Ne ha facoltà.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho accettato volentieri di prendere la parola nel pomeriggio poiché questa mattina gli animi erano un po' agitati.
Farò qualche osservazione sull'ampia relazione resa dall'Assessore Mignone sul problema della viabilità in Valle di Susa.
Lo ringrazio per lo sforzo notevole che ha compiuto nel cercare di compendiare in tempi ragionevoli una tale massa di dati ed informazioni.
Io non sparerò "palle di fuoco", come ha fatto il collega Bontempi perché non è nel mio carattere e non è il mio ruolo, ma nemmeno dirò, come l'amico Ala, che l'autostrada in Valle di Susa non è necessaria.
Io sono d'accordo con Ala quando afferma che non tutti i valsusini sono d'accordo nella costruzione dell'autostrada, ma l'unanimità vigeva nel nostro Paese solamente ai tempi del Duce; adesso non più.
Certamente non tutti i valsusini vogliono l'autostrada, ma una grande parte sì; a questo proposito sarebbe interessante svolgere un referendum.
Accettano l'autostrada anche coloro che dalla stessa riceveranno il maggior danno, ovvero i produttori agricoli, perché al di sopra di ogni altra considerazione vale il discorso delle vite umane.
Non dobbiamo dimenticare infatti che le strade della Valle di Susa una volta furono percorse da Annibale e da Carlo Magno, oggi sono percorse da 1.700 TIR al giorno. Se fino a qualche anno fa le due strade statali nn. 24 e 25 erano sufficienti a sostenere il transito, oggi non lo sono più. A causa dell'intenso traffico di autotreni e dei ricorrenti incidenti conseguenti, in Valle di Susa si registra un morto ogni chilometro e mezzo di strada all'anno.
Detto questo, vorrei fare una richiesta di chiarimento preliminare rispetto alla proposta avanzata dal collega Bontempi: vorrei capire meglio la funzione del Comitato tecnico-scientifico per la valutazione dell'impatto ambientale. Può darsi che voi abbiate pienamente ragione, ma tale Comitato vale per l'intera autostrada, cioè da Rivoli a Bardonecchia o soltanto per la parte bassa ovvero dall'autoporto di Susa a Rivoli? Perché se riguardasse tutta la Valle di Susa certamente arriveremmo in ritardo, perché come ha detto questa mattina l'Assessore Mignone ci sono già 21 chilometri percorribili, quindi valutare l'impatto di una cosa che è già stata realizzata non avrebbe senso.
Non voglio anticipare quelle che saranno le determinazioni che il Consiglio e le forze politiche vorranno prendere, penso però che la valutazione dell'impatto ambientale possa riferirsi soltanto alla parte ancora da costruire e non anche a quella già costruita o costruenda altrimenti si avrebbe il risultato di ritardare ulteriormente la costruzione di questa arteria per cui sarebbe perfettamente inutile dire che i prezzi continuano a lievitare. Ho costruito la mia casa vent'anni fa spendendo 12 milioni, adesso non credo vi riuscirei con la stessa cifra.
Quindi più si ritarda, più i costi continuano ad aumentare.
In relazione a quello che ha detto questa mattina l'Assessore Mignone mi conforta una considerazione e cioè che, in definitiva, le bocce non si sono ancora fermate, nel senso che in alcune parti del tracciato c'è ancora qualcosa da definire. Io vorrei dare un contributo a definire nel migliore dei modi il problema relativo al tracciato autostradale e agli svincoli.
Insieme all'amico Guasso e ad altri ho partecipato nello scorso mese di febbraio ad un Consiglio aperto della Comunità montana della Bassa Valle Susa a proposito di questo problema. La SITAF aveva presentato un progetto che già allora chiamava "esecutivo", sul quale si era poi aperto il dibattito. Da parte delle organizzazioni professionali agricole, ma anche da parte degli ambientalisti (i punti di contatto tra i coltivatori e gli ambientalisti sono più numerosi di quelli che l'intervento, come al solito un po' corrosivo, di Ala ha lasciato intendere questa mattina) in quella occasione si disse che erano state avanzate alcune richieste in ordine alla modifica del tracciato ed in particolare fu richiesto l'avvicinamento, in tutti i luoghi ove ciò era tecnicamente possibile, del tracciato autostradale al corso della Dora, con tre finalità principali: 1) non dividere a metà terreni agricoli fertili ed occupare invece le zone ghiaiose ai lati della Dora 2) diminuire il più possibile i fondi interclusi tra la Dora e il tracciato autostradale; questo comporterebbe una diminuzione dei costi di costruzione in quanto non sarebbero necessari i sottopassi per raggiungere tali fondi e per la conservazione delle utenze irrigue 3) in talune località il rilevato autostradale opportunamente rafforzato potrebbe servire anche da arginatura alla Dora.
Debbo onestamente riconoscere, avendo preso visione di un altro progetto esecutivo (a questo punto bisognerebbe chiedere ai signori della SITAF su quale progetto dobbiamo ragionare), che per quanto riguarda il tracciato è già stato fatto un apprezzabile sforzo, da parte della SITAF verso una correzione, secondo le indicazioni emerse in quella sede da parte di tutte le forze politiche presenti al Consiglio aperto della Comunità montana Bassa Valle Susa.
Vi sono problemi invece in ordine alla questione degli svincoli. Il progetto che avemmo modo di esaminare nel mese di febbraio prevedeva i seguenti svincoli: uno in località Perosa di Rivoli, uno ad Avigliana, uno a Villardora, uno a Borgone, uno a Chianocco ed uno a Susa.
Come ha comunicato questa mattina l'Assessore, sono stati fortunatamente eliminati alcuni svincoli: quello previsto a Villardora, che sarebbe stato davvero un obbrobrio poiché sito in prossimità di una bellissima zona quale Torre del Colle. Inoltre non avrebbe avuto senso in quanto Villardora dista 3 chilometri e mezzo dall'indiscutibile svincolo di Avigliana. E' stato eliminato anche l'orribile svincolo di Borgone che avrebbe scavalcato il paese. Io suggerivo di porre sulla sommità di quel viadotto un cartello con la scritta "Viaggiatore affacciati che qui sotto c'è il vecchio abitato di Borgone".
Lo svincolo di Perosa è stato ridotto in modo ragionevole, anche se c'è ancora qualcosa da chiarire.
Restano ancora da discutere tre punti: 1) lo svincolo di Avigliana.
Qui occorre fare un approfondimento, perché il tracciato dell'autostrada sul territorio di Avigliana, giunto in prossimità dello stabilimento della Teksid, curva a destra e lo svincolo è previsto in una località estremamente fertile posta tra la Dora e l'abitato di Drubiaglio, in Comune di Avigliana. Penso che si potrebbe rettificare il tracciato portando questa curva verso Susa, se si potesse prendere in considerazione l'idea di contattare la FIAT e di costruire lo svincolo a destra della Dora Riparia occupando i terreni della FIAT (che tra l'altro non sono più edificabili e quindi praticamente inutilizzati) anziché "fare piangere" i coltivatori diretti di Almese.
2) Lo svincolo di Susa.
Io abito vicino a Bussoleno, quindi dovrei parteggiare per Bussoleno, ma voglio bene a Susa in quanto la reputo la capitale della Valle (ed è giusto far transitare i turisti da Susa) ed anche perché da ragazzo vi ho frequentato le scuole (viaggiavo in bicicletta da Chianocco a Susa perché a quell'epoca non c'era ancora il Ministro dei Trasporti che voleva abolire la linea ferroviaria Bussoleno-Susa, ma c'erano i tedeschi che avevano requisito il treno per cui si era costretti ad usare la bicicletta). Sono molto perplesso sul "megasvincolo" di Susa che praticamente renderebbe inutilizzabili ai fini agricoli i terreni, esistenti tra la frazione San Giuliano e l'abitato di Susa, per una larghezza di circa un chilometro e mezzo e una lunghezza di circa un chilometro. E' vero che l'autostrada taglia diagonalmente la Valle per portarsi poi nella galleria di Mompantero, però, anziché utilizzare questa grande superficie di terreno agricolo e fertile, coerente con la statale n. 25, sarebbe da valutare la possibilità di fare attraversare ai turisti la città di Susa utilizzando ed allargando la statale n. 24 oltre l'autoporto, sulla stessa sponda della Dora dove esiste l'autoporto. Non voglio insegnare nulla, però ho l'impressione che il megasvincolo di Susa non venga costruito solo per far entrare la gente in Susa, ma perché in quella zona domani o dopodomani è prevista la costruzione di megamercati e via dicendo. Personalmente sono convinto che quando lì insedieranno dei supermercati, i turisti che oggi animano la vecchia Susa (che è una delle poche cittadine della Valle di Susa che almeno d'estate è ancora piena di turisti e di commercio) non ci andranno più a comprare il Vermouth e il Pernod, perché lo compereranno lì.
Ho apprezzato l'idea di Marchini che definisce Susa porta e vetrina del Piemonte o addirittura d'Italia, perché Susa è di fatto la porta d'Italia.
Vediamo dunque come realizzare lo svincolo, ma se il progetto attuale è teso soltanto a favorire l'espansione commerciale di Susa verso est per mettere in crisi il centro della città, credo che questa sia una questione ancora da esaminare.
3) Infine, problema già descritto molto bene dal collega Ala, lo svincolo di Chianocco.
Io dovrei essere la persona più interessata a questo svincolo, perch nel progetto attuale è previsto a 400 metri da casa mia, per cui potrei raggiungere Torino in venti minuti, anziché in un'ora, ma dato che non sono tra coloro, come diceva Bontempi, che vogliono "entrare nell'affare per guadagnarci", dico che è ragionevole prevedere lo svincolo a San Didero sull'area dell'ex autoporto che, come ha già sostenuto Ala, è sterile poiché vi sono 50 giornate di ghiaione riportato per la costruzione dell'autoporto, che poi è stato abbandonato perché è sorto quello di Susa.
E forse un giorno morirà anche questo, se non riceverà fondi.
Non significa penalizzare Bussoleno, la seconda città valsusina, fare uno svincolo a San Didero che dista 4 chilometri, anziché a Chianocco che dista un chilometro. Occorre considerare che a Chianocco lo svincolo porterebbe via altri terreni agricoli, in aggiunta ai 160 ettari di materiale fertile portati via dal tracciato autostradale, per cui è necessario spostare lo svincolo a San Didero.
Quello di Bussoleno è un problema curioso. Il Consiglio comunale di Bussoleno delibera la costruzione di svincoli in casa d'altri; infatti è d'accordo sia sullo svincolo di Chianocco sia sulla strada di collegamento di San Giorio. Quindi a me pare sia il caso di ragionare ancora un poco.
Tutte le forze politiche presenti nella Comunità montana, in un documento del marzo di quest'anno, hanno concordemente optato per la soluzione di San Didero. E' strano quindi che adesso i Comuni di Chianocco e di Bussoleno per motivi che un giorno forse potranno essere chiariti, vogliano favorire lo svincolo di Chianocco.
Vorrei in ultimo fare una considerazione sulla questione degli inerti.
Ho preso visione del cosiddetto "libro verde" della SITAF a proposito delle ipotesi dalla stessa avanzate per il successivo recupero delle aree. Non sono in grado di valutarle, a questo scopo opererà un Comitato tecnico scientifico. Vorrei però ricordare che la Comunità montana Bassa Valle Susa, in collaborazione con l'Ufficio tecnico dei coltivatori diretti valsusini, sta elaborando un piano di recupero di vecchie aree, di cave dismesse, di discariche abusive, o non abusive, ormai non più in attività per riportare su queste aree il terreno fertile che viene tolto durante la costruzione dell'autostrada, in modo da potere, perdendo 160 ettari di coltivo da una parte, recuperare almeno 40 ettari dall'altra. Questo sarebbe già un notevole risultato perché in questa valle, già percorsa dalla Dora, da un'importante linea ferroviaria e da due strade statali, di terreno da coltivare ne rimane ben poco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non so se rimarrò strettamente nel tema, perché non ho avuto il piacere di ascoltare la relazione dell'Assessore, quindi userò in qualche misura la traccia del collega che mi ha preceduto per parlare del problema in oggetto.
A mio giudizio ci sono tre cose che bisogna fare e una che non bisogna fare e non bisogna consentire. Le tre cose da fare sono: fare l'autostrada farla subito e farla bene.
La cosa che non dobbiamo permettere che si faccia è che la Valle di Susa diventi il laboratorio, per dieci anni, di qualche "experimenta" posto che la Valle di Susa è già stata per quindici anni l'area in cui si è sperimentato e si è dibattuto sulla cultura dell'autostrada sì e dell'autostrada no.
Noi abbiamo la responsabilità di impedire questo. Abbiamo visto di recente, in questa vicenda, comportamenti che se fossero stati tenuti da un privato cittadino, probabilmente sarebbero già scattati i sequestri conservativi, i ricorsi d'urgenza davanti al giudice, ma siccome l'hanno fatto le istituzioni tutto è passato. Alla fine dovremo però capire perch sono stati sospesi i lavori, in termini tecnici, della strada di accesso ai cantieri di Chiomonte. E' una questione sulla quale non possiamo passare sotto silenzio. Fermare per un mese un cantiere sulla scorta di elementi tecnici, rispetto ai quali il decisore politico non poteva assumere altre decisioni, dovrà farci molto riflettere.
La Valle di Susa ha già subito la polemica sul senso d'essere dell'autostrada: ora che non diventi il laboratorio sulle procedure di valutazione ambientale. Lo dico con chiarezza e fermezza, anche perch questo dibattito nasce inquinato da una serie di questioni che cercherò di illustrare. Una la dico subito per farvi capire come questo sia un dibattito per larga parte in malafede, non a livello razionale, ma malafede a livello inconscio. E' stata raddoppiata la linea ferroviaria del Frejus e come voi sapete la ferrovia ha comportato problemi sulle discariche di gran lunga più significativi di quanti ne comporti l'autostrada. Ma sappiamo tutti che il treno è strumento proletario, popolare, quindi come tale sempre pulito, ecologico e sicuro. Chi dovrebbe essere chiamato davanti al Magistrato a rispondere di qualche reato, per le cose che sono comparse in ordine alla strada di servizio di Chiomonte, non si è mai sognato di guardare al di là del proprio naso per vedere che esiste un'enorme discarica di marino, che proviene dalla linea ferroviaria, che è immanente sopra la Dora Riparia. Però questo marino viene considerato un dono di Dio; nessuno si è posto mai il problema di dove le ferrovie ubicassero le discariche, mentre lo si pone per l'autostrada. E' giusto però mi viene da pensare che se non ci si preoccupa della ferrovia mentre ci si preoccupa dell'autostrada per gli stessi oggetti e sullo stesso territorio, vuol dire che c'è qualche pregiudizio inconscio. Allora chiedo all'Assessore e alla Giunta di non lasciarsi trascinare, nell'esame di questa materia, dai pregiudizi inconsci o politici; mi riferisco soprattutto all'Assessore all'ambiente. In Valle di Susa esistono delle discariche che dal punto di vista estetico e della sicurezza gridano vendetta. Pensate a Chiomonte, che è a picco sulla Dora, con un dislivello di circa 200 metri.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Ha perfettamente ragione. Comunque nel programma della SITAF è compreso anche il recupero ambientale di alcuni di quegli obbrobri.



MARCHINI Sergio

Ho molta stima per i colleghi e vorrei far capire che non c'è alcun pregiudizio da parte mia nel voler rifiutare un certo tipo di approccio a questi problemi. Temo che dietro non ci sia la coscienza e la ragione delle cose, ma il pregiudizio inconscio rimasto dalla vecchia battaglia che ha fatto perdere al Piemonte e alla Valle di Susa dieci anni e un certo numero di morti.
Non so se la maggioranza su questo seguirà il Gruppo liberale: noi non siamo disposti a consentire che si perda un giorno di più, né che si abbia un morto di più, né che si perda un'occasione politica ed economica di più.
Quindi affrontiamo queste questioni con il realismo richiesto.
Il realismo dice, per esempio, che l'autostrada della Valle di Susa dal punto di vista dell'impatto ambientale è un fatto delicato ed importante per il tratto di valle da Susa in su, pur con tutto il rispetto che è dovuto alla parte della mia valle che è quella bassa. Ci sono gallerie sovrappassi, viadotti, messe in discussione di quadri paesaggistici unici al mondo, e su questo si è glissato, non si è fatto assolutamente niente.
Improvvisamente si dice che da Susa in giù, dove si passa in un'area, mi spiace doverlo riconoscere, assolutamente anonima da tutti i punti di vista, è necessario valutare l'impatto ambientale. Dobbiamo smetterla di pensare di avere le cose più belle del mondo: esistono cose che sono le più belle del mondo, come il Cervino, ed esistono cose che si trovano dappertutto, come l'Orsiera. La Bassa Valle di Susa è un'area che deve essere trattata con tutta l'attenzione possibile, ma i problemi della valutazione di impatto ambientale e la sensibilità - consentitemi, amici della sinistra - rispetto al paesaggio non nascono con i cambiamenti di maggioranza e non nascono neanche con le direttive CEE: o ci sono o non ci sono. L'autostrada in alta valle è partita, è stata progettata, è stata per larga parte effettuata, al di fuori di qualunque previsione in questo senso. La responsabilità è anche dell'istituzione, non diciamo di questa o di quella Giunta. Ma non è la direttiva CEE in materia di valutazione dell'impatto ambientale che ha fatto nascere improvvisamente l'attenzione agli aspetti ambientali in relazione alle grandi opere pubbliche. E' un'attenzione che nella coscienza, nell'intelligenza, nella professionalità c'è sempre stata e se non c'era non può nascere da un giorno all'altro. Non bisogna farsi condurre in questa questione dai pregiudizi. Ricordo di aver detto in quest'aula che alcuni discorsi sulla centrale nucleare giocati sul piano solo del pregiudizio avrebbero portato alla coltivazione dello stesso pregiudizio anche per le dighe idroelettriche. Anche perché, cari amici, il problema della Valle di Susa in relazione all'autostrada - e qui misuriamo la miopia dei nostri amministratori e viceversa, non è problema dell'oggi è problema del domani. Posso accettare che ci si sbagli dal punto di vista estetico-ambientale a fare qualcosa, ma nessuno si preoccupa di cosa sarà la valle con la realizzazione dell'autostrada. Ho l'impressione che da parte dell'intelligentia dei Partiti torinesi si guardi di nuovo con una logica molto colonizzatrice a quest'opera. Si dice: "Noi vogliamo che la Valle di Susa rispetti alcune cose che a noi interessano: paesaggio e sicurezza". Benissimo: che poi questa valle esca, come io ritengo disastrata e distrutta da quest'opera (e comunque da essere ripensata nel suo modo d'essere) non interessa a nessuno. Quello che noi dobbiamo fare è mettere in pista dei meccanismi; non delle Commissioni che insegnino a qualcuno il suo mestiere senza prima aver dimostrato di saperlo fare perché l'essere dipendenti regionali non significa assolutamente aver dimostrato di avere più titoli, rispetto a qualcuno, a valutare una certa opera. Su questo bisogna andare molto cauti.
Il problema finale vero è di natura socio-economica ed attiene anche a decisioni che possono avere delle ricadute di natura ambientale. Ha ragione il collega Paris quando evita di spiegare perché si favorisce un certo svincolo, non per l'oggetto dello svincolo, ma perché si dovrebbe spiegare la miopia di alcuni amministratori che misurano l'opportunità o meno di uno svincolo non sulle prospettive che questo svincolo apre o chiude, ma sulla coltivazione di prospettive immediate. La nostra preoccupazione di valsusini è soprattutto questa. L'autostrada separa, reseca direi, la Valle di Susa rispetto alla sua tradizione di asse di collegamento internazionale. La valle ne uscirà, evidentemente tra dieci anni traumatizzata anche in termini culturali. Le valli per loro natura sono dei pezzi di mondo chiusi a monte. La nostra valle, invece, da sempre è stata caratterizzata dall'apertura a monte, per cui la Valle di Susa è sempre stata un asse di collegamento.
L'attenzione che la Giunta regionale e le istituzioni dovranno rivolgere alla Valle di Susa dovrà partire non solo da un'attenzione puntuale agli aspetti di natura paesaggistica, ambientale e idrogeologica della Valle, ma anche dai fenomeni di rivoluzione socio-economica e di tipo culturale storica che avverranno nella nostra valle. Bisognerà realizzare un piano di recupero non solo ambientale, ma globale, perché questa sarà un'area di grande dimensione. Si tratta di un'operazione sulla quale si misurerà, nel tempo, la capacità di una classe dirigente di governare un grande momento di impatto tecnologico sul territorio.
Mi rendo conto che il mio intervento è poco conclusivo, ma a me interessa soprattutto indicare la preoccupazione che qualcuno di noi ha su questi problemi, lasciando alla Giunta e agli organismi tecnici il modo in cui affrontare questi problemi.
Devo però dire che, mentre consento rispetto agli obiettivi su tutto quello che ho sentito dire questa mattina, compreso quanto ha detto Bontempi, sono molto perplesso sul metodo. C'è un'opera in costruzione quindi se vogliamo inventare qualche meccanismo per essere in qualche modo presenti dobbiamo fare in modo che questi meccanismi non siano di impedimento alla realizzazione dell'opera.
A me non interessa sapere che tipo di organismo andiamo a costituire ma come esso opera. L'ho già accennato in Commissione, in ordine alla procedura del VIA (Valutazione Impatto Ambienta), secondo me si deve procedere con la concertazione. Non è pensabile inventare di nuovo un meccanismo in cui qualcuno deve approvare.
Inventiamo, mettiamo in pista, costruiamo pure dei momenti di concertazione; questi però devono essere caratterizzati da due cose: grande livello tecnico, scientifico e culturale, e non coltivazione di miti (come qualche volta si fa).
Seconda questione: la grande autorevolezza dell'istituzione. La Regione su questo ha titolo ad intervenire, posto che non ha poteri, nella misura in cui ritenga di farsi carico alla grande di questo problema. A questo punto la disputa su uno svincolo, o sulla natura dello svincolo di Susa deve vedere la Regione fortemente presente ed autorevole in quanto portatrice di un grande disegno.
E' stato accennato al discorso dell'area a servizio di Susa. Quest'area è anche conseguenza di qualche mia idea giovanile, ma nel momento in cui la SITAF ha riconosciuto che Susa è, probabilmente, la localizzazione più opportuna per un punto di sosta sull'autostrada, la Regione, non solo l'istituzione, deve riconoscere che su quel punto deve collocarsi. E deve farlo in modo un po' meno banale e un po' meno pressapochista di quanto normalmente ci si collochi sulle autostrade. Ha ragione Paris: non possiamo immaginare di fare lì un "Pavesi" più o meno gonfiato. Io ho l'ambizione che questa sia la porta d'Italia. E' un termine che ho coniato con qualche amico: questa è la porta d'Italia. Però devo anche dire all'ex Assessore al turismo che, per esempio, non è andata avanti una mia idea suggerita al suo Assessorato, cioè che si cominciasse ad immaginare una convenzione con tutte le Regioni che hanno vocazione turistica in Italia per fare in quest'area un Palazzo delle Regioni. Voi dovete immaginare, infatti, che un turista che entra dalla porta dell'Italia occidentale non trova altro posto, dove leggere tutta l'Italia, che non sia la Valle di Susa! Queste cose, amici, bisogna pensarle e realizzarle; non ci si può poi scandalizzare del fatto che l'operatore sul territorio, la SITAF, destini quell'area solo ed esclusivamente ad insediamenti di tipo commerciale, come è nella sua natura di società per azioni.
Bisogna su questa questione cercare di anticipare i tempi; su questo io, Paris e gli amici della Valle di Susa siamo disponibili, però dobbiamo avere la capacità di essere Regione rispetto ai Comuni, che in questo momento, purtroppo, e in molte altre occasioni sono portatori di interessi che non vanno al di là della sera rispetto alla quale stiamo parlando.
Sappiamo bene che le prospettive del futuro, il legame forte tra alta e bassa Valle di Susa con l'area metropolitana di Torino sono discorsi che i nostri amministratori rifiutano, perché li porterebbero a considerare e a misurare il superamento delle realtà che governano rispetto al discorso più globale. Questo disegno deve essere pensato insieme ai valsusini, ma la Regione deve avere la capacità di dare degli indirizzi di grande prospettiva che sappiano aiutare anche gli amministratori seri valsusini, e lo sono tutti, a liberarsi dei vincoli, anche di consenso, che li portano per esempio ad insistere su un certo tipo di svincolo (come ha detto Paris) oppure su una certa natura dell'area a servizio su Susa (cosa della quale vi parlo io).
Invito quindi l'Assessore a riflettere su queste cose, ma so che è sensibile.
Dalla Valle di Susa se ne sono andate le industrie, non c'è mai stata l'agricoltura, al massimo ci sono stati degli agricoltori, che non è esattamente la stessa cosa; probabilmente non c'è neanche mai stato il turismo, se non nell'alta valle. C'è materia sulla quale la Giunta pu scommettere un po' della sua credibilità in questa seconda parte della legislatura, non solo in relazione ai destinatari diretti che sono i valsusini, ma potrebbe essere la dimostrazione della capacità di questa Giunta di saper gestire la ricaduta sul territorio di un intervento di grande modernizzazione del sistema. Quella della Valle di Susa è una scommessa della modernità; va presa, accettata e gestita fino in fondo avendo però sempre presente che gli aspetti di natura socio-economica politica quindi, non sono meno importanti di quelli di natura strettamente territoriale, sui quali stiamo ragionando in questi giorni.
Ritengo pertanto che dalle considerazioni che sono venute dai colleghi anche e soprattutto da quelli dell'opposizione, la Giunta sicuramente troverà elementi per decidere in che misura essere presente e quali strumenti utilizzare per essere presente.
Io ribadisco il mio punto di vista e cioè che la Giunta deve farsi carico di un progetto "Valle di Susa" che non deve essere però la sommatoria dei progetti che ci sono, perché questi ultimi sono soprattutto l'esaltazione dell'esistente, non sono l'immaginazione del futuro.
L'alta Valle di Susa con l'autostrada cambierà totalmente la sua ragion d'essere e, sicuramente, se teme la concorrenza dei francesi che sono a 700 chilometri da Parigi (e non c'è alcun sciatore nella Savoia che non sia parigino, salvo qualche eccezione), vuol dire che nel sistema qualcosa non funziona. Quando si dice che il problema della bassa valle consiste nell'elettrificazione degli alpeggi, bisogna tenere presente che non è un problema della sola bassa Valle di Susa, ma di tutto il Piemonte. In tutto il Piemonte, dove la terra comincia a salire e al posto delle automobili ci sono i muli, si pongono problemi di questa natura. La specificità della Valle di Susa è tutta un'altra: a mio modo di vedere questa specificità sta nel vincere la gara con aree concorrenti, rispetto alla costruzione della grande area metropolitana di Torino, che si costruirà, perché è nella forza delle cose. E allora mi chiedo, per esempio, se non sia giusto che il pendolarismo, che attualmente viviamo io ed alcuni colleghi, non possa diffondersi in una società non lontana caratterizzata dall'avere metropolitane. Pendolarismo che riconosca nella Valle di Susa una delle aree più belle, non come area industriale, ma come espansione civile della realtà di Torino nelle sue espressioni più diverse. Dicevo a qualcuno questa mattina che, per esempio, in questa area attrezzata su Susa suggerirei la realizzazione di un centro congressi, centro che sarà a venti minuti dal centro di Torino, perché quando si prenderà l'autostrada in Corso Regina Margherita per arrivare a Susa ci vorranno venti minuti.
Sarebbe un centro congressi collocato in uno dei più bei posti del mondo, a Susa, e sarebbe il centro congressi di Torino, non di Susa. Ecco che allora, forse, l'attenzione che noi dobbiamo porre alla Valle di Susa sul piano della grande programmazione...



BONTEMPI Rinaldo

Noi infatti avevamo pensato di realizzare un centro congressi sull'asse della Valle di Susa a beneficio di tutto l'hinterland torinese. Adesso, non si sa perché, lo si vuole realizzare al Lingotto.



MARCHINI Sergio

D'accordo, sono problemi aperti.
La città di Susa è stata costruita e voluta dai Romani prima di Torino e se i Romani non avessero fondato Torino chissà forse cosa sarebbe cambiato nella storia. Susa è stata anche l'occasione sentimentale della nascita di questo Paese, perché se non ci fosse stato l'innamoramento avvenuto tanti anni fa nelle colline intorno a Susa tra Ottone e Adelaide probabilmente una Casata che adesso non bisogna più nominare in questa Regione non sarebbe arrivata e noi saremmo finiti, molti anni prima all'interno di un altro sistema, quello mitteleuropeo. Saremmo diventati un'appendice del Lombardo-Veneto, probabilmente sarebbe stato un futuro migliore, certamente diverso.
Se le questioni ingegneristiche ed economiche lo consentono, questo punto di territorio piemontese deve continuare a svolgere il suo ruolo. Ma la Regione non deve fare il collage di tutte le aspettative. Tutti diciamo che siamo stati noi a proporre le cose che sono state accettate mentre diciamo di non conoscere chi ha impedito le cose che non sono state accettate. E' la logica che qualche collega ritiene che noi dovremmo adottare, ma che io rifiuto. Sulla questione della Valle di Susa la Regione deve, con propria autorevolezza, d'intesa con gli Enti locali, con le Comunità montane e con i Comuni, avere idea chiara di come si colloca la valle sullo scacchiere piemontese, in particolare su quello metropolitano.
Sullo scacchiere metropolitano il ragionamento dell'area a servizio di Susa, degli svincoli, della ricomposizione socio-economica della nostra valle, evidentemente assume, se mi consentite, anche un fascino, un interesse politico nel senso proprio del termine, diverso da quello che pu avere una disputa sulla realizzazione di una discarica o sul recupero degli inerti. Non dubito neanche per un momento che la Giunta farà tutta la sua parte; dico però che non deve farlo con pregiudizi, perché le discariche di Meana, di Chiomonte e di Venaus - una di queste finalmente verrà demolita fin quando sono state realizzate per opere popolari come la linea ferroviaria non hanno interessato nessuno. Quando discariche molto meno significative, e meno traumatizzanti per il territorio, vengono realizzate per un'opera che chissà perché è diventata d'elite, come l'autostrada improvvisamente diventano questioni che meritano il massimo interesse. A mio parere meritano il massimo interesse esattamente come le altre, quindi ragioniamo su queste cose utilizzando un minimo di lucidità politica e il massimo della professionalità che l'ambiente scientifico torinese è in grado di darci. Ho l'impressione che su questo punto la maggioranza, la Giunta, in particolare l'Assessore Mignone che ha tutta la stima del nostro Gruppo e mia personale, siano in grado di giocare una vera, grossa scommessa. Soprattutto fare una grossa esperienza di come le istituzioni possano umanizzare, con vantaggi per tutti e soprattutto con grande respiro, l'impatto sul territorio di una grande opera di modernizzazione quale è quella della Valle di Susa.
Un'ultima questione. Non so se i valsusini vogliano o no l'autostrada non gliel'ha mai chiesto nessuno. L'autostrada si giustifica all'interno della natura d'essere della Valle di Susa un asse di scorrimento. L'asse di scorrimento una volta era fatto dai "ramasseurs": i "ramasseurs" erano quelli che accompagnavano le ramasses, le slitte che scendevano dai nostri colli con i regnanti e i papi seduti sopra. Questa era la nostra valle, i ramasseurs non esistono più, ci sono le autostrade, ma non è cambiato assolutamente nulla.
Questa è la nostra ricchezza e anche il nostro limite e il nostro dramma. Valsusini, non veniamo a discutere quanti la vogliono e quanti no l'autostrada va fatta, va fatta subito per le ragioni che abbiamo detto, va fatta bene. Per farla bene, a mio modo di vedere, bisogna conoscere bene le cose che non bisogna fare: non farsi condizionare dal pressappochismo dalla demagogia e dall'allarmismo spicciolo, che però ha un grande vantaggio. L'allarmismo spicciolo, chissà perché e chissà come, riesce a fare notizia, mentre quel tanto di ragione che qualcuno di noi cerca di mettere in queste cose viene sempre e comunque misconosciuto ed ignorato.
"La Valle di Susa come la Valtellina" è il titolo comparso a otto colonne sui giornali locali: qualunque intervento faccia la Giunta regionale, o qualcuno di noi, sulla Valle di Susa in termini razionali e seri non comporta alcun tipo di ricaduta sul piano dell'opinione pubblica. Questo, a mio modo di vedere, diventa uno degli anelli deboli rispetto alla lucidità delle decisioni che le istituzioni devono assumere. Proprio per questo mi sono permesso di richiamare la vostra attenzione sugli elementi di fondo di questa problematica, perché le questioni di carattere specifico verranno governate e decise al meglio nella misura in cui si sarà consapevoli del tipo di condizionamenti rispetto ai quali rischiamo di essere condizionati nelle nostre decisioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Signor Presidente, prendendo la parola dopo l'intervento del collega Marchini non so se il tono da seguire sia quello "giallo-rosa" un po' tardo romantico e realista che usa lui, oppure quello "giallo-nero" con il quale aveva aperto la discussione il Capogruppo comunista. Userò comunque un tono contemporaneo, modesto e concreto, sempre vincente. Il problema è che oggi le autostrade ci sono quasi dappertutto e in Valle di Susa no.
La stragrande maggioranza di coloro che si sono espressi in questo Consiglio regionale è convinta che un'opera di questo tipo è opportuno realizzarla con l'adesione di tutti o con l'adesione della maggior parte degli interessi coinvolti. La Regione deve tenere conto di questo aspetto ma deve anche prendere le sue decisioni.
Vorrei richiamarmi a due osservazioni di carattere politico che sono state introdotte dal Capogruppo comunista.
La comunicazione della Giunta mi sembra esauriente dal punto di vista dell'informazione e degli aggiornamenti. Su questa questione il Consiglio regionale molte volte ha avuto occasione di interessarsi, forse non in modo soddisfacente e compiuto. Infatti questa mattina i colleghi comunisti ricordavano diverse interpellanze ed interrogazioni da loro presentate ed una lettera di ulteriore richiesta di chiarimento.
In questa vicenda vi sono responsabilità dirette ed indirette. In una comunicazione che ho inviato in questi giorni a tutti i Gruppi consiliari ricordavo che quest'opera è opportuno che venga fatta, come ricordava poc'anzi il collega Marchini, possibilmente in fretta e bene. Incominciamo allora con il dire che se questo progetto è andato avanti è perché qualcuno l'ha seguito con la dovuta tenacia. Il fatto quindi che il Ministro piemontese del mio Partito si è impegnato a questo proposito deve essere giudicato positivamente.
Vi sono poi dei soggetti intermedi un po' singolari, nel senso che la società concessionaria e quella di progettazione hanno delega ampia e potente. Si tratta di società ampiamente garantite e lottizzate secondo metodi tradizionali tra le forze costituzionali, in cui sono presenti in misura maggiore i Partiti maggiori e in misura minore i Partiti minori sono presenti interessi reali, pubblici e privati, operanti nella Regione.
A mio parere anche questo crea qualche difficoltà di relazione, di scambi di informazioni, di responsabilità di controlli e di verifiche.
D'altronde se queste scelte debbono essere compiute, se questi sono gli strumenti moderni a cui molte volte ci si ispira, quando si dice "Inventiamo!"...



BONTEMPI Rinaldo

Ognuno deve fare la sua parte!



STROBBIA Stefano

D'accordo, ognuno deve fare la sua parte, ma deve anche fare la sua parte storica. Bisogna anche avere il coraggio, ogni tanto, di perdere certe forme di condizionamento mentale, di sottoconsiderazione, per affrontare la realtà delle cose.
Se tutto questo è vero, occorre dunque affrontare i problemi senza usare termini che poi inducano a ragionamenti o a valutazioni diverse da quelle che si vorrebbero.
Ho sentito parlare di scarso interesse, di grida per entrare e negoziare, di varie aggregazioni di interessi intorno ad operazioni di questo tipo che condizionerebbero addirittura le maggioranze di tipo politico. Può anche darsi che queste cose ci siano. Io non ho alcuna remora né alcun complesso di inferiorità, pur riconoscendo la mia posizione politica e quella del mio Partito nell'ambito di una sinistra occidentale che su questi temi deve confrontarsi. Ed è questa la scelta che deve essere compiuta anche dalle forze politiche, quando si fa la distinzione fra l'atteggiamento infantile dell'opposizione e l'atteggiamento maturo della forza di governo.
Penso che intorno a questi fatti ci siano dei meriti che devono essere riconosciuti, delle responsabilità forse che debbono essere individuate e degli aspetti che non si risolveranno.
Ho partecipato anch'io al sopralluogo che ha effettuato la Commissione regionale. I problemi e le preoccupazioni in ordine alla cosiddetta valutazione di impatto ambientale sono forti e non mancano. Penso ad esempio al passaggio sotto il forte di Exilles o al viadotto in caduta su Susa. Potevano essere studiate soluzioni alternative a costi minori? Pu darsi. Io non lo so, ma l'ottimo è comunque sempre nemico del bene.
Indubbiamente sono stato favorevolmente impressionato dalla sensibilità che ha dimostrato la SITAF, per quel tanto che possono essere sensibili i fabbricanti di cemento di cui non sono certamente un estimatore.
Ricordavo i tre casi che abbiamo visto tutti insieme: ad esempio, il piano degli inerti per me è stato già una novità rilevante, un tentativo nuovo. Questo piano che interessa la movimentazione di un paio di milioni di metri cubi è stato studiato in modo moderno e razionale, prevedendo il recupero di zone compromesse, come ricordava questa mattina l'Assessore Mignone, cave abbandonate, discariche o manomissioni di suolo, in un'area a vasto raggio che scende sino alla pianura torinese e canavesana. I reperti archeologici di Chiomonte, sia quelli di era neolitica che quelli di epoca medioevale, sono oggetto di laboratorio restauro con programma, secondo me intelligente, di utilizzo museale futuro in loco.
Le strade di precantiere, costruite appositamente per evitare ulteriori disagi ai centri abitati e a lavori ultimati lasciati in utilità ai Comuni rappresentano una scelta a mio parere effettuata secondo un giusto criterio.
Si tratta di costi aggiuntivi, anche se non sono sufficienti a risolvere la questione ambientale, di molti miliardi. Ma qual è la soglia attorno alla quale ragionare? La deliberazione che il PCI vorrebbe proporre, o ha proposto, prevede l'individuazione di un Comitato tecnico scientifico che in qualche modo anticipi ciò che il Parlamento, e questo Consiglio regionale, non è riuscito ad elaborare. Teniamo conto del fatto che una serie di opere è già stata realizzata e una serie di progetti è in fase avanzatissima. C'è una serie di lavori addirittura già appaltati e in stato di affidamento e di esecuzione. In altri termini, i comunisti vogliono che ci sia qualcuno che veda l'intera questione con un occhio più scientifico e competente di quanto non possa essere quello dei Consiglieri regionali che di questa cosa possono avere un'infarinatura generale. Su questo sono d'accordo e mi sembra che sia una decisione alla quale si può e si deve aderire.
E' stata fatta molta polemica intorno ad altri aspetti. Il collega di fronte a me sta sfogliando il giornale e, guarda caso, vedo titoli che si riferiscono nuovamente alle responsabilità del Ministro dei Lavori Pubblici, alle questioni locali della STEF e della SITAF. A prescindere dal fatto che in questo momento il mio Partito sia coinvolto o sia nell'occhio del mirino, mi fa paura questa sorta di automatica criminalizzazione, che viene da certa stampa, che associa all'iniziativa, all'attività concreta delle Amministrazioni un risvolto di tipo criminale.
Fino a qualche tempo fa ho fatto l'Assessore in un Comune della provincia, in una maggioranza che vedeva anche i compagni della sinistra seduti sui banchi della Giunta. Ricordo che abbiamo avuto a che fare con la chiusura di una tangenziale, un'opera del valore di un centinaio di miliardi, molto vecchia, che non riusciva ad andare avanti. E vi dirò che il rinvio di questi lavori è stato anche dovuto a quella parte del PCI che per anni ha fatto fatica a capire che, purtroppo, questi sono i prezzi obbligati a cui bisogna arrivare. Oggi buona parte del PCI è rientrata in una situazione di maturità, ma è stata sostituita da altri soggetti, nuovi della politica (non ultimi gli amici di DP), che si stanno comportando n' più n' meno allo stesso modo. In quella vicenda ci attivammo in modo classico: contattammo il Ministro dei Lavori Pubblici, l'Assessorato regionale, l'ANAS, il progettista, le società proprietarie dei terreni. In poche parole, abbiamo fatto tutte quello che oggi viene considerato quasi attività criminale. Certo che se fossimo rimasti seduti al nostro banchetto aspettando che le cose andassero per conto loro, per altri dieci o quindici anni, queste opere non si sarebbero mosse. Non è detto comunque che alla fine queste cose avvengano lo stesso. Avrete letto sulla stampa di questi giorni che c'è di nuovo una vertenza intorno alle quantità di denari bloccati per le destinazioni specifiche, che non riescono ad attivarsi perché le complicazioni burocratiche aumentano a causa delle diverse leggi e regolamenti che vengono a normare la materia. Sono segnali dei nostri tempi che ci rendono ovviamente tutto più difficile, ma che ci debbono anche responsabilizzare. Non dobbiamo affrontare questi problemi con superficialità e con arroganza, ma con il senso della misura, con il senso dell'impegno quotidiano e soprattutto con il senso - e in questo sono d'accordo con chi l'ha ricordato - del governo presente, del governo forte della Regione che non è né il piccolo Comune della cintura né un organismo periferico che si deve occasionalmente interessare di queste cose. Il recupero di una centralità autorevole di direzione politica, di verifica e di controllo è l'unica garanzia che in questa sede, come compito istituzionale, noi possiamo richiedere ed auspicare.
Se è vero che la SITAF ha questa disponibilità di fondi, se è vero che ha questi progetti, eseguiamo pure un atto di controllo migliore, ma valutiamo quali sono le possibilità di accelerazione del rapporto con l'ambiente, sapendo che comunque è una scelta che dovremo compiere. Ci aiuterà ad individuare con minore grossolanità qual è il prezzo che dovremo pagare per coniugare l'esigenza della protezione ambientale con quelle del progresso economico e dello sviluppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è molto difficile intervenire in merito ai dettagli degli svincoli, più o meno fattibili, per chi non conosce questa zona.
Ho partecipato al sopralluogo effettuato dalla II Commissione in alta Valle di Susa e all'incontro avvenuto con la SITAF, la Comunità montana e gli amministratori locali. Devo dire che molto cortesemente ci hanno illustrato la situazione descrivendo quanto era stato fatto e quanto si stava facendo.
Il nostro Gruppo, in seguito, presentò un'interrogazione alla quale in gran parte l'Assessore, nella sua ampia relazione, ha risposto. Di tale risposta noi possiamo ritenerci soddisfatti. Mi sembra però che la comunicazione dell'Assessore non abbia fatto cenno all'eliminazione del blocco dei lavori alle strade di accesso.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Il giorno 15 ottobre la società ha inviato l'ultima tranche dei progetti richiesti dalla Regione, rispetto alla prima proposta del 14 settembre.
Esistendo ovviamente la compatibilità tecnica, noi non disperiamo di emanare il decreto relativo in giornata.



FRACCHIA Mario

Sono problemi da valutare velocemente, almeno quello delle strade d'accesso.
Salendo in Valle di Susa abbiamo avuto un terribile impatto con il traffico, specialmente nel paese dove ci siamo fermati: con l'autopullman abbiamo dovuto fare cinque manovre per poterci muovere.
Vorrei fare alcune brevi considerazioni in ordine alla valutazione dell'impatto ambientale.
Condivido la richiesta, che mi pare sia già stata inoltrata, di non costruire il viadotto davanti al forte di Exilles, bensì di fare una galleria. Questo potrebbe essere uno degli argomenti importanti da discutere, ma non è l'unico.
L'impatto ambientale in questo momento ha una fondamentale importanza.
Molte di queste problematiche non sono sorte al momento della progettazione, ma solo successivamente. Si tratta di problematiche determinate da riflessioni di carattere squisitamente ambientalistico perché ultimamente si è venuta affermando una coscienza nel Paese che dieci anni fa non esisteva. Quindi le richieste di oggi forse dieci anni fa non si pensavano nemmeno.
Il risultato però è che adesso dobbiamo operare una valutazione dell'impatto ambientale in ordine a progetti che sono già stati deliberati a lavori già eseguiti, per cui è molto difficile poter rimediare in determinati punti...



GUASSO Nazzareno

Non abbiamo neanche la garanzia che il piano triennale ANAS finanzi tutta l'opera. Stiamo parlando della parte bassa della valle, non dell'alta.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Per quanto riguarda questo tratto di strada ho riferito le notizie che abbiamo. Ufficialmente non ho riscontri.



GUASSO Nazzareno

Il discorso connesso alla valutazione d'impatto ambientale che ci è stato fatto dagli amministratori delle due Comunità montane riguarda il tratto al di sotto di Susa, perché ormai il tratto al di sopra è realizzato. Ma sul tratto di sotto dobbiamo ancora avere la certezza che vi sia il finanziamento. Adesso pare ci sia; dovremo verificarlo. Tutti siamo per i tempi ristretti, ma non è impossibile fare contemporaneamente le due operazioni ovvero ottenere i finanziamenti e realizzare bene l'opera in tempi stretti.



FRACCHIA Mario

Su questo tratto dunque è opportuno intervenire velocemente. Questa mattina l'Assessore Vetrino ha comunicato che la SITAF sta già lavorando con i tecnici della Regione. Potrebbe già essere, in qualche misura quello che il Gruppo comunista intende nella sua proposta di Commissione d'indagine tecnica.
Certamente la Commissione SITAF o la Commissione regionale o un'eventuale altra Commissione, se verrà approvata, non avrà facilità di lavoro perché, a parte una norma CEE molto vaga, fino a questo momento non ci sono ancora delle direttive. Non esistono direttive né a livello nazionale né a livello regionale. Quindi le Commissioni dovranno inventarsi le norme, le procedure e predisporre piani di lavoro non semplici.
Concludo ricordando che in Consiglio regionale giace un progetto di legge relativo a questi argomenti. Sarebbe bene che la Giunta si esprimesse in proposito per poterne dare il via.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono numerosi gli argomenti che sono stati posti con le interrogazioni e le interpellanze ed è unica la risposta che a questa problematica è stata data con la comunicazione dell'Assessore. E' unica, ma tratta dell'impatto ambientale, del rischio idrogeologico, dei tracciati, dei costi, tutte questioni indubbiamente di notevole rilievo. Mi limiterò ad intervenire su una delle questioni, che ritengo forse la più importante, pur senza sottovalutare le altre. La questione nasce dall'interrogazione che è stata proposta dal Gruppo repubblicano.
Come vede, Presidente Beltrami, questa volta intervengo facendo mie le preoccupazioni del Gruppo repubblicano...
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Riduce il rapporto con il maggior corpo dell'opposizione.



MAJORINO Gaetano

Diciamo cosi, anche se lei, amabilmente, fra il serio e il faceto ogni tanto mi rimprovera che il nostro Gruppo si colloca nella stessa linea degli altri Gruppi di opposizione, dal Gruppo comunista al Gruppo Lista Verde al Gruppo Lista Verde Civica. Però lei sa che esiste un filo conduttore impercettibile che unisce le opposizioni, al di là delle barriere ideologiche, perché tutte le opposizioni non condividono il programma di massima della Giunta e quindi, con motivazioni diverse e su posizioni diverse, fanno opposizione.
Questa mattina il Gruppo comunista non ha avuto alcun complesso a collocarsi, sul problema della salute, con un suo ordine del giorno sulla linea dell'interrogazione che noi avevamo proposto. Questo perché la salute, al di là delle leggi, dei regolamenti e dei provvedimenti amministrativi, non ha colore politico. Idem quando noi sostenevamo la questione delle popolazioni vicine ad Avigliana, tartassate e preoccupate per la loro salute a causa dell'elettrodotto: penso che neanche in quella occasione il Gruppo comunista, proponendo il suo ordine del giorno, abbia avuto il minimo complesso.
Nel corso di questo intervento, invece, mi colloco con le medesime preoccupazioni, serie e meritevoli di attenzione, del Gruppo repubblicano.
Ho rilevato che nell'interrogazione del Gruppo repubblicano si chiede conto alla Giunta (riprendendo la notizia apparsa in un noto articolo dell'"Espresso" e del notiziario "Pro Natura") del perché la progettazione della Rivoli-Susa, dopo essere stata affidata a due Enti quali la Regione e la STEF, sia stata affidata al Centro Studi e Progetti di Verona. Una risposta esauriente nella sostanza non è stata data, anzi, direi che è stata data una risposta estremamente generica. Se ho captato bene, dalla comunicazione dell'Assessore Mignone è emerso che per quanto concerne la parte alta del tracciato, ovvero quella verso il Frejus, il progetto esecutivo ha l'etichetta STEF, mentre per la parte bassa l'incarico è stato dato da parte della SITAF al Centro Studi e Progetti di Verona.
In base a documenti non certo sospetti devo rilevare che nel corso dell'assemblea della STEF del 6 aprile 1981 il Consiglio di amministrazione riferiva agli azionisti quanto segue (colgo solo alcune espressioni oggettive dal verbale dell'assemblea della STEF quando la Regione non era ancora azionista): "Nell'anno 1980 la nostra società ha conseguito la progettazione esecutiva del collegamento stradale fra il traforo del Frejus e Torino. In relazione al progetto esecutivo del collegamento stradale fra il traforo del Frejus e Torino precisiamo che si sono articolati interventi della nostra società." La relazione si chiude con questa espressione: "La STEF, in qualità di progettista dell'arteria che collegherà il traforo con Torino, ha avuto l'incarico di coordinare un gruppo di lavoro composto da funzionari del Genio Civile e consulenti del Politecnico di Torino".
Riprendo l'interrogazione di Ferrara: se è vero che, come risulta da questa comunicazione del Consiglio di Amministrazione della STEF, la stessa STEF era progettista, direttore dei lavori (non solo del progetto di massima, ma anche di quello esecutivo), per quale motivo pochi mesi fa la SITAF ha trasferito il progetto esecutivo allo Studio veronese? Se nel 1980 la STEF aveva avuto l'incarico di provvedere al progetto esecutivo, e credo che questo mandato sia stato formalizzato in un vero contratto di appalto mi chiedo come abbia potuto la SITAF affidare il progetto esecutivo allo Studio veronese. Allo stesso modo mi chiedo cosa abbiano potuto dire in sede di assemblea i Consiglieri nominati dal Consiglio regionale, i quali costituiscono il 70% dei Consiglieri visto che la Regione ha il 70% delle azioni, quando la SITAF ha comunicato al Consiglio di amministrazione della STEF che il progetto esecutivo, affidato nel 1980, passava allo Studio veronese.
Si tratta di un argomento di rilievo sul quale bisognerebbe fare un approfondimento per vedere come si è verificato nel più assoluto silenzio del Consiglio di amministrazione della STEF, senza alcuna reazione, questo scippo o trasferimento.
Nell'interrogazione che ho più volte citato, nell'articolo comparso sull'"Espresso" e sul notiziario di "Pro Natura", si grida giustamente e motivatamente a questo scandalo dell'affidamento allo Studio veronese e allora io chiedo alla Giunta, in particolare all'Assessore Mignone, la ragione per la quale la STEF (che è una nostra creatura nella quale abbiamo il 70% di partecipazione e per la quale la Giunta ci chiede di sottoscrivere un altro pacchetto di azioni) ha effettuato questa operazione. A questa domanda responsabile e condivisibile del Gruppo repubblicano oggettivamente non è stata data risposta. Dobbiamo chiederci come ha reagito il Consiglio di amministrazione della STEF quando la SITAF ha deciso di passare allo Studio veronese un contratto che avrebbe indubbiamente prodotto degli introiti per la STEF, società che ha un passivo di 800 milioni. A proposito della quale si deve decidere se sia necessario scioglierla (questo è il dilemma nel quale si è trovata l'assemblea straordinaria della STEF pochi giorni fa) oppure incrementarla per coprirne le passività attraverso un aumento delle azioni. A questo problema di fondo, ripeto, non si è risposto.
Ma c'è un'altra questione di fondo, che avevo già sollevato nel momento in cui venne varata la legge nel 1981 e nel corso del dibattito svoltosi il 17 marzo 1987. La STEF è una società con pacchetto di maggioranza della Regione, ma non contiene nella sua norma istitutiva e nel suo Statuto delle regole che sono invece osservate per altre società a maggioranza regionale.
Regole in forza delle quali la società deve inviare le sue relazioni programmatiche, i suoi bilanci preventivi e consuntivi al Consiglio regionale, onde poter poi emanare le norme di indirizzo. In ordine a questa lacuna, già sollevata da me nel 1981 e nel marzo di quest'anno, l'Assessore Cerutti diceva che le nostre considerazioni avevano un rilievo e un fondamento e che la Giunta regionale accoglieva quell'invito, perché quello presentato lo considerava un preambolo alla situazione di emergenza.
Diceva ancora che desiderava assicurare i colleghi che in Commissione la Giunta avrebbe portato una deliberazione di indirizzi e la modifica della legge - nel senso richiesto dal Gruppo MSI - in modo da adeguare la società a compiti precisi e a fornire alla Regione, quale socio di maggioranza, il risultato economico, tecnico e culturale.
Voi mi direte che dal 17 marzo sono passati solo sei o sette mesi e che c'è stata la crisi di Giunta, però questa Giunta è la continuazione di quella precedente e gli indirizzi non si vedono. Ma non è questo il punto.
Quello che ho voluto sottolineare è che non è stata data alcuna risposta allo scippo fatto dalla SITAF nei confronti della STEF. Quella STEF che non solo è una nostra creatura, ma nei confronti della quale si chiede, nella prossima settimana, con provvedimento della Giunta, un aumento del capitale sociale.
Su questo punto rimane un grosso interrogativo, come ne rimangono sullo Studio veronese e sul Ministro dei Lavori Pubblici che è alle spalle dello stesso studio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, signori Consiglieri, lo sviluppo della discussione sull'asse autostradale della Valle di Susa mi consente di esprimere una valutazione di carattere politico che mi trova d'accordo, al di là delle osservazioni che ciascuno ha fatto nel merito, sulla realizzazione dell'autostrada. E come ha detto il collega Marchini mi auspico che ci avvenga il più presto possibile e bene.
Si tratta di un'arteria molto importante, non solo perché collega in modo diretto questa parte d'Italia con il resto dell'Europa, ma anche perché svolge una funzione strategica nell'ambito del collegamento tra Nord Europa e Mar Mediterraneo. Questa valle è sempre stata una valle di collegamento con l'Europa e sicuramente lo sarà ancora di più dal momento in cui verrà dotata di un asse autostradale.
Ragionando quindi sulla base delle proposte di reticolo stradale e autostradale del Piemonte, e di tutta l'Italia nord-occidentale, ai fini del collegamento del Nord Europa con il nostro mare, è chiaro che siamo di fronte ad una proposta che riduce notevolmente le distanze, come d'altro canto hanno fatto (e continuano a fare) le Ferrovie, cosa di cui l'economia ha sempre più bisogno. L'autostrada rappresenta dunque un importante anello di collegamento. Dalle esperienze fatte in questi decenni abbiamo constatato che non sempre le autostrade sono state sinonimo di sviluppo automatico. Ci sono state situazioni che dall'autostrada hanno ricevuto vantaggi ed altre che invece hanno subito dei danneggiamenti.
Ci troviamo di fronte a due valutazioni di ordine socio-economico. Una è di carattere generale: l'autostrada è un servizio all'intera economia.
L'altra valutazione riguarda l'economia delle zone. Accanto al progetto dell'autostrada, già in fase di realizzazione, c'è una proposta che riguarda l'economia locale per la quale sono molto importanti il disegno e il piano che la Regione intende realizzare. Sarebbe un errore se noi vedessimo soltanto il carattere internazionale di questa via trascurando gli aspetti locali. Aspetti che devono rimanere al centro dell'attenzione non soltanto perché si tratta della Valle di Susa in quanto il discorso potrebbe essere riferito ad altre valli, ma perché queste aree non vengano estraniate, marginalizzate dal processo che vogliamo realizzare ai fini di un rilancio dello sviluppo economico e sociale. Le varie proposte indicate dovrebbero essere raccolte ed entrare a far parte di un piano di sviluppo che abbia l'obiettivo generale del rilancio dell'economia locale, insieme allo sforzo che si sta compiendo per il rilancio dell'economia generale del Piemonte e di questa parte del Paese.
La costruzione di un'autostrada, come qualsiasi altro tipo di struttura a grande portata, richiede una valutazione molto più rigorosa dal punto di vista dell'impatto ambientale.
E' un problema emerso solo in questi ultimi anni e del quale abbiamo dovuto drammaticamente prendere atto. Su ogni proposta di struttura esiste la necessità di valutare l'impatto rispetto all'ambiente, perché troppo sovente si è sottovalutato il fatto che la realizzazione di strutture di produzione o di servizi potesse avere delle conseguenze sull'ambiente.
Ho letto pochi giorni fa una relazione del Ministro dell'Ambiente Giorgio Ruffolo dove si esprimeva appunto la necessità di giungere ad una normativa certa per quel che riguarda la questione dell'impatto ambientale che è ormai diventata una questione di rispetto del paesaggio dell'ambiente, delle condizioni in cui si estende una valle, un'area o un agglomerato, ma anche del suo sviluppo.
Il dibattito di oggi deve portarci a riconoscere l'esigenza di controlli più rigorosi, capaci di attivare, accanto all'impegno profuso finora, la collaborazione di scienziati nominando una Commissione ad hoc o utilizzando le Commissioni esistenti. L'importante è che questi problemi vengano ricondotti alla funzione di governo che la Regione intende realizzare.
Esiste anche un problema di informazione rispetto alle committenze, al controllo dei costi e ai ritardi che caratterizzano ogni opera che viene messa in cantiere, perché dal momento in cui viene impostata fino al momento della realizzazione passano anni e i costi subiscono una lievitazione che sfugge alle migliori intenzioni di controllo.
Occorre anche che tutta la problematica connessa agli svincoli autostradali sia valutata insieme alle popolazioni locali.
Sono tutti elementi emersi dalla relazione dell'Assessore Mignone.
Questo dibattito quindi concorre a rendere più agevole l'impegno che dovremo profondere da oggi per giungere alla realizzazione di un'opera importante sia dal punto di vista dell'interesse regionale sia per la capacità di potenziamento di sviluppo delle economie locali. Il rilancio economico e sociale delle strutture di servizio di cui vogliamo dotare il Piemonte concorrerà a realizzare un livello di sviluppo anche in rapporto all'intero Paese.
Ribadisco quindi la disponibilità e la raccomandazione del Gruppo socialista affinché queste questioni vengano seguite con il rigore necessario, tale da consentire la realizzazione dell'opera nel modo più corretto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per sottoporre all'attenzione del Consiglio, dell'Assessore e dell'intera Giunta, due questioni essenzialmente politiche in ordine al dibattito fin qui svoltosi.
La prima questione è relativa al ruolo del Consiglio e del lavoro delle Commissioni; la seconda invece è rivolta al ruolo della Regione Piemonte in ordine alla programmazione delle risorse.
Sulla prima questione. Quale componente della II Commissione, insieme ad altri colleghi, ho effettuato qualche settimana fa un sopralluogo in Valle di Susa. Tale sopralluogo era motivato dall'esigenza di conoscere l'andamento e la situazione dei lavori e soprattutto per verificare la vicenda relativa alla sospensione dei lavori di una strada di servizio in regione Exilles-Ramat.
Tale sospensione è stata promossa dalla Regione Piemonte il 31 luglio di quest'anno; è stato un provvedimento di eccezionale gravità, con eccezionali conseguenze di carattere negativo sul proseguimento dei lavori dell'autostrada che hanno subito in modo inoppugnabile un rallentamento.
Provvedimento di eccezionale gravità perché forse ci verranno richiesti dei danni, vedremo da parte di chi e verso chi: di eccezionale gravità perch ha interrotto la costruzione di una strada che aveva ormai aperto una ferita nella montagna, ferita che era stata solo in parte risarcita da interventi effettuati durante la costruzione della strada stessa, mentre altri interventi, a causa della sospensione dei lavori, sono stati interrotti.
Quindi, provvedimento di eccezionale gravità preso dalla Giunta regionale in funzione di una spinta generica e di un fatto concreto. La spinta generica può essere stata la sollecitazione provenuta dalla valle dai Sindaci e anche dalle associazioni ambientaliste in ordine ad alcune modalità di esecuzione dei lavori. Ad esempio, in ordine al fatto che c'era una discarica - l'Assessore ha detto, oggi, di 300 mc di materiale inerte - che copriva la scarpata verso la Dora. Tale decisione è stata presa soprattutto in ordine a un provvedimento di accertamento amministrativo effettuato mediante i Servizi competenti che, a detta dell'Assessore, durante il sopralluogo in Valle di Susa, avevano accertato una difformità dei lavori eseguiti rispetto all'opera.
Senz'altro un fatto grave che è stato giusto rilevare e che, secondo me, ha reso oltre che possibile, necessario un intervento immediato della Regione Piemonte; quindi fatto grave con conseguenze eccezionali voluto dalla Regione Piemonte.
Dopo aver verificato l'andamento dei lavori, in una riunione tenuta presso il cantiere di Ramat, abbiamo sentito l'Assessore Mignone ripetere che la sospensione dei lavori era stata dovuta a una difformità dal progetto. Subito dopo l'Amministratore delegato della SITAF e mi pare anche l'ing. Corona con estrema durezza hanno detto che non vi era stata alcuna difformità nel progetto e che loro non capivano un intervento di questo genere da parte della Regione Piemonte.
A quel punto vi è stato un momento di grande imbarazzo da parte di tutti. Ma come? Due autorità pubbliche, un Assessore della Regione Piemonte e un Amministratore delegato di una società concessionaria a capitale pubblico, dicono su una questione di tanta importanza due cose esattamente opposte e contrastanti? Si poteva stare zitti in quella sede? Non chiedere i chiarimenti? Io i chiarimenti li ho chiesti, non subito (non era possibile fornirli). Ho detto comunque che non avremmo lasciato cadere la questione. Non si può ascoltare in modo passivo affermazioni tanto contrastanti e così ricche di implicazioni.
Oggi l'Assessore Mignone, dopo una lunga ed accurata verifica dei fatti e dei documenti a disposizione, ha confermato che le difformità esistevano e quindi che il provvedimento della Regione era legittimo e doveroso.
Dato che il Consiglio regionale lavora attraverso le sue Commissioni e nessuno di noi è andato a fare una gita, non eravamo né utenti televisivi né utenti turistici della Valle di Susa, ma dei pubblici amministratori, mi sembra che non possiamo assistere in modo passivo a queste affermazioni contrastanti. Il fatto è ancora più grave tenuto conto che la SITAF è una società concessionaria, quindi è soggetto di delega di funzioni pubbliche da parte della Regione e dello Stato attraverso l'ANAS: è quindi una società che sta svolgendo dei compiti di estrema delicatezza, addirittura di interesse pubblico.
Non entro nel merito della risposta dell'Assessore: ho fiducia e sicuramente l'Assessore avrà fatto le sue verifiche con scrupolo. A questo punto però per correttezza di rapporti e per reciproco rispetto chiediamo (lo chiederemo con un ordine del giorno che abbiamo già presentato e fatto conoscere ai Gruppi) che il Consiglio regionale dia una risposta precisa alla SITAF, perché è il Consiglio regionale attraverso la sua Commissione che si è trovato di fronte ad un serio e grave imbarazzo dovuto a contraddittorietà di affermazione.
Questa sera veniamo a sapere che l'affermazione errata era quella fornita dall'Amministratore delegato della SITAF, e da altri intervenuti in quella occasione, e non quella dell'Assessore.
Chiediamo che con un ordine del giorno si respingano le affermazioni della SITAF, si ribadisca che i lavori sono stati eseguiti in modo difforme, e perciò sospesi. Chiediamo altresì che la Giunta regionale invii questo ordine del giorno a chi di dovere, ovvero ai Consiglieri di amministrazione della SITAF, all'Amministratore delegato, al Presidente e ai due azionisti pubblici a noi più vicini, il Comune e la Provincia di Torino.
Qui chiudo la prima questione politica.
La seconda questione riguarda la politica di programmazione degli enti pubblici. Sappiamo che si fanno i programmi sulla base di due elementi: le idee e le risorse. Bisogna avere le idee, sapere cosa fare, perché lo si vuol fare e poi bisogna anche fare i conti con i soldi che si hanno a disposizione, con i finanziamenti, con le risorse nei loro rapporti reciproci.
In questo caso diamo per scontato che l'idea esiste: fare un'autostrada. Dopo l'idea seguono gli impegni delle risorse finanziarie.
Come e quando vengono presi gli impegni delle risorse? Il più delle volte nata l'idea, vengono presi sulla base di stime o di progetti di massima.
Studi che costituiscono il primo raccordo tra un'idea che potrebbe anche essere sbagliata, o fantasiosa o inopportuna, e i mezzi finanziari a disposizione; per cui si predispongono all'uopo progetti e stime che vengono chiamati di massima.
Ora noi verifichiamo - in questa occasione l'abbiamo verificato due volte che di fronte a due progetti di massima (poi trasformati in progetti esecutivi) c'è stato un raddoppio dei prezzi. Io capisco che passando da un progetto di massima a un progetto esecutivo possa verificarsi uno scarto fisiologico dal 10% al 30%, ma non del 100-150%. Sono questi gli ordini di grandezza di fronte ai quali ci troviamo.
Di fronte a un fatto di eccezionale gravità come questo, il raddoppio se non la triplicazione dei costi di un preventivo, in base al quale l'ente pubblico e i governi hanno deciso un'opera, come si può reagire? Secondo me, la risposta che ha dato l'Assessore a nome della Giunta è troppo debole. Non si può reagire, dal momento che amministriamo i soldi pubblici, dicendo che si tratta di uno scarto fisiologico, che è colpa dei Comuni che hanno chiesto delle varianti, che sono cambiate le normative e che forse si è voluto tenere conto di qualche elemento di tutela ambientale che non si era considerato in passato. Non si possono dare queste risposte. Bisogna verificare la serietà dei progetti di massima: se erano stimati in modo congruo oppure se erano entrambi sottostimati. Altro che progetti di massima! Chiamiamoli progetti di minima, dato che minimizzano sempre i costi. E perché li minimizzano sempre? Per rendere un'opera possibile? Io non voglio credere questo. Si sottostimano i costi nella fase più delicata della politica decisionale (quella iniziale) nella quale si viene a sapere grosso modo quanto può costare un'opera. Poniamo che siano 400 miliardi: sulla base di questa cifra, in rapporto alle risorse che si dispongono e in rapporto a un quadro di programmazione regionale e nazionale, si stabilisce se accettare. Poi l'opera viene a costare più del doppio, 1.000 miliardi! Bisognava dirlo subito. Ormai le cose sono fatte. La Regione di fronte a questo fatto deve dimostrare di avere spina dorsale, per cui si devono chiedere alla SITAF chiare affermazioni. Questo raddoppio dei costi a cosa è dovuto? E' dovuto alle varianti dei Comuni? Quali varianti e quanti oneri? E' dovuto a nuove norme? Quali norme e quanti oneri? E' dovuto a speciali ipotesi di tutela ambientale? Quali ipotesi e quanti finanziamenti? La Regione per affermare il suo ruolo deve andare a fondo di questa questione. Si tratta di denaro pubblico. Non si arriva al raddoppio di una previsione, semplicemente incassandola: "Incasso la batosta, tanto paga Pantalone". No, Pantalone siamo noi e i soldi sono i soldi di tutti per cui dobbiamo amministrarli con oculatezza.
Facciamo tanti discorsi sul ruolo della Regione, sul suo peso politico e sul fatto che perde gli spazi di manovra. Allora stiamo attenti a far svolgere alla nostra Regione il ruolo che le compete, in questo caso di programmazione delle risorse, e a non accettare passivamente delle informazioni scarse ed imprecise.
Ho presentato un ordine del giorno molto breve che richiama ed impegna la Giunta a dare una risposta netta alla SITAF, invitandola quindi ad essere più prudente le prossime volte, e che richiede alla SITAF, per poi farli conoscere al Consiglio regionale, i dati precisi degli incrementi dei costi, voce per voce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Chiedo scusa ai colleghi se non sono intervenuto precedentemente, ma ho dovuto seguire una riunione che si svolgeva altrove. Quindi non ho potuto acquisire tutti gli elementi della comunicazione dell'Assessore Mignone.
L'intervento svolto a nome del Gruppo DC dal Consigliere Paris riassume politicamente la posizione del nostro Gruppo sulla vicenda. E' una posizione di stimolo per accelerare ed affinare al massimo le procedure che finalmente ci avvicinano alla realizzazione di questo importante collegamento, con una serie di attenzioni che mi preme risottolineare, e una considerazione finale che vorrei fare.
Sulle considerazioni specifiche ritengo di dover sottolineare (come ha già detto il Consigliere Paris) che alcune posizioni degli Enti locali e delle Comunità montane sulle localizzazioni degli svincoli non sono state tenute in debita considerazione. Quindi chiedo se su questo problema la posizione della Regione si allinea a quella della società che ha provveduto alla progettazione oppure se vi sono ancora contatti in atto per rivedere determinate situazioni.
Mi riferisco in particolare alla richiesta di realizzare lo svincolo a San Didero: richiesta avanzata, tramite un documento che ho sottomano, da parte della Comunità montana in data 9 marzo 1987. Tale documento indica esplicitamente quest'area come la più opportuna per risolvere i problemi di collegamento e anche di minimizzazione degli effetti perversi nell'uso delle risorse.
Il problema di San Didero è già stato dibattuto molte volte in Regione.
Ha una storia non sempre gratificante rispetto alle coerenze e agli obiettivi che l'azione della Regione dovrebbe raggiungere quando opera con provvedimenti cautelativi, con atti di pianificazione e di programmazione.
Di fatto si finisce per lasciare che atti di rilevanza come questi vengano delegati alla competenza comunale e la Regione al limite non può dire più nulla.
L'Assessore saprà che il 1992 è un traguardo che pone certe condizioni all'utilizzo delle barriere doganali; quindi le infrastrutture che sono state previste e messe in atto saranno di difficile adeguamento a questo nuovo regime. L'ipotesi di un ulteriore autoporto a San Didero, come si voleva fare negli anni '70, non è praticabile; ci saranno altre forme di strutturazione, di supporto al trasporto veicolare, ma quel tipo di modello infrastrutturale è superato.
La richiesta della Comunità montana merita attenzione. Sotto il profilo urbanistico ha delle caratteristiche di vicinanza a centri e di collegabilità a infrastrutture delle strade statali nn. 24 e 25. Nello stesso tempo non delude nemmeno le aspettative di valorizzazione economica di quell'area.
Il problema degli svincoli, come diceva il Consigliere Paris, propone di riconsiderare l'uso delle risorse, argomento sul quale ritengo di dover sottolineare qualche carenza di programmazione da parte della Regione soprattutto nell'attuazione di quei provvedimenti che sotto il profilo ambientale, dell'economia agricola, idrogeologico ed ecologico dovranno pur trovare una conclusione.
E' improponibile un piano di area della bassa valle che a stralcio del piano territoriale di coordinamento faccia la sintesi di tutte queste esigenze? Il piano dell'area da un lato è di riscontro per le situazioni che si vengono modificando con infrastruttura, dall'altro è di registrazione delle esigenze effettive. Ad esempio, il discorso della salvaguardia delle risorse ambientali, agricole ed economiche, deve trovare un bilancio complessivo tale da porre la Regione di fronte a precisi dati economici di investimenti e precise ipotesi di programmazione.
Se ci si pone in questa linea anche la verifica dell'impatto ambientale ha un significato. Diversamente rischiamo di innescare, con la verifica dell'impatto ambientale, una serie di attese che non potranno forse garantire la possibilità reale di dare risposte concrete alle comunità locali.
Faccio un esempio. Recentemente ho avuto occasione di vedere la sistemazione dell'alveo idrografico per ridefinire un tracciato attiguo ad un tracciato autostradale in Svizzera in corrispondenza tra Bellinzona e Gottardo; in questa circostanza ho dovuto verificare come il problema della salvaguardia di determinati impatti acustici sugli abitati non si risolva con delle modellazioni e sistemazioni del territorio che hanno una incidenza reale anche sull'economia agricola. Questo problema investirà tutta la bassa Valle di Susa sino da Avigliana. Deve trovare quindi una giusta contemperazione, pur facendosi carico di tutte le sollecitazioni che verranno, perché la popolazione investita da questa infrastruttura abbia minori effetti negativi; sull'altro piatto della bilancia però necessita di provvedimenti tesi alla compensazione delle risorse alterate dei territori agricoli. Compensazione reale sia in termini di utilizzazione delle culture sia in termini di infrastrutturazione, perché si abbiano quegli effetti positivi che l'economia valliva giustamente attende.
E' inutile parlare di sviluppo economico, di grandi attese di attività se poi le attività che debbono permanere nelle condizioni minimali rispetto alle sollecitazioni e alle alterazioni apportate, devono subire alterazioni di fatto irrecuperabili.
Il piano della bassa valle non è un'astrazione né deve necessariamente porsi come uno strumento di vincolo e d'obbligo. Ritengo sarebbe un metodo di lavoro utile e perseguibile (utilizzando peraltro risorse rese disponibili dalla SITAF e da altri enti), una occasione finalmente positiva da portare come modello per recuperi ambientali in altre circostanze. So che ci sono state delle sollecitazioni in merito al piano dell'area dell'Ossola. La Regione non si potrà sottrarre ad un obiettivo di questo tipo. Sarebbe però opportuno che su queste esperienze incominciassimo a muoverci con l'incoscienza e con quel tanto di addestramento che ci consenta di conseguire qualche risultato.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

La mia replica non è tanto per dare risposte agli interventi svolti che comunque hanno contribuito a chiarire delle posizioni e delineare dei percorsi, ma per capire l'itinerario che il Consiglio intende seguire.
Parte degli interventi si è incentrata attorno ad alcune questioni particolari, da un lato prendendo atto dei chiarimenti forniti dalla Giunta e dall'altro chiedendo approfondimenti per aspetti particolari di impatto sul territorio o di individuazione di interventi sul territorio, stabilendo se fossero ormai conclusivi o se invece vi fosse una possibilità di riesame.
Ritengo che in merito ad alcuni argomenti richiamati possa ancora essere fatto un approfondimento in quanto avendo rimandato, alla luce delle ulteriori osservazioni dei Comuni, il progetto esecutivo aggiornato all'attenzione degli Enti locali, vi è ancora in alcuni casi la possibilità di fare ulteriori approfondimenti. Teniamo comunque presente che siamo in una situazione di equilibrio precario, per cui una modifica rispetto ad una intesa faticosamente raggiunta potrebbe comportare un gioco di azioni e reazioni. Non so quindi se convenga andare a ridiscutere un aspetto di intervento sul territorio, perché se da un lato può soddisfare alcune esigenze, dall'altro creerebbe altri problemi.
La Giunta è comunque disponibile, insieme agli Enti locali, ad approfondire i punti che sono stati richiamati e di cui ho preso nota. E' un tentativo di rispondere alle esigenze avanzate dagli Enti locali, ma in taluni casi non dobbiamo farci trascinare in un localismo che sminuirebbe il ruolo della Regione.
La Regione ha cercato di essere un referente delle esigenze degli Enti locali svolgendo un'azione di raccordo, di sensibilizzazione, di informazione e di partecipazione. Questo mi fa sostenere con tranquillità che la Regione non ha abdicato ad un suo ruolo di governo, ma ha giocato un ruolo di governo altrimenti non rinvenibile in altri atti, talora anche sostenendo posizioni in difformità rispetto alle esigenze degli Enti locali. Questi possono dare delle soluzioni che a livello locale trovano maggior grado di consenso rispetto alla collettività comunale, ma che magari non corrispondono ad una visione di carattere sovracomunale.
Con queste avvertenze, che debbono essere tenute in considerazione poiché siamo ancora in una fase in itinere, ribadisco la mia disponibilità a trasmettere le indicazioni emerse in sede di nuovo rapporto con la società concessionaria e con gli Enti locali nel comune obiettivo di giungere sollecitamente alla soluzione.
Sulla questione particolare della strada di servizio di Chiomonte già in quella sede, i colleghi presenti lo ricorderanno, non accettammo passivamente certe argomentazioni, bensì la Giunta chiarì la sua posizione.
Debbo altresì ricordare, laddove si fa riferimento ad una eccezionale gravità del provvedimento assunto o a una sollecitazione generica dei Comuni, che questa vicenda nasce da due fatti precisi: 1) un telegramma del Sindaco di Chiomonte in data 30 luglio che iniziava dicendo: "Per notizia appresa dai giornali" (ormai nel nostro dibattito i giornali diventano l'argomento su cui radicare le proprie convinzioni) 2) un'interrogazione anch'essa datata 30 luglio presentata dai colleghi Guasso e Bresso, corredata di fotografie, con cui si esortava la Regione a verificare.
Siamo intervenuti in giornata ed il giorno seguente è stato redatto un verbale.
Per cui il Presidente della Giunta regionale ha agito correttamente nel rispetto della legge, secondo le indicazioni che gli organi tecnici effettuati i sopralluoghi, avevano indicato. Il decreto esordiva dicendo che qualora si fosse ripresentato un progetto che tenesse conto di quelle osservazioni, la Giunta regionale sarebbe stata disponibile a riesaminarlo.
In base alle documentazioni raccolte dall'Assessorato e dai servizi afferenti, in raccordo con i Servizi Geologici e il Corpo Forestale dello Stato, le date di presentazione dei progetti corrispondono, per cui sar lieto di poter fornire la documentazione in sede successiva. In data 14 settembre in realtà era stato presentato un progetto; la verità è che noi non potevamo ancora dirimere completamente la questione perché avevamo chiesto degli atti integrativi che ci sono giunti soltanto il 15 ottobre.
Relativamente alla strada di servizio di Chiomonte durante il sopralluogo si disse che trattandosi di una strada di cantiere non avrebbe dovuto essere soggetta ad autorizzazioni o inibizioni di transito. Abbiamo acquisito tutti gli elementi e stiamo lavorando affinché si sblocchi il più presto possibile questo problema (dovremmo riuscirci nel giro di due giorni).
Va precisato però che la SITAF non è una società concessionaria della Regione: questo è un equivoco che va sciolto. La SITAF è una S.p.A. quindi allo stato dei fatti, la Regione non ha partecipazione azionaria in questa società.



GUASSO Nazzareno

Per certi aspetti è una controparte.



MIGNONE Andrea, Assessore alla viabilità

Esatto.
Concludo con una questione di carattere più generale. Ho richiamato le iniziative della Regione già avviate e in itinere rispetto allo studio di VIA.
Un Gruppo consiliare ha preannunciato di aver presentato una proposta di deliberazione. Rispetto al problema delle procedure di VIA anche il Consiglio regionale, attraverso la VII Commissione, sta cercando di elaborare una proposta. Nell'ambito stesso del Consiglio vi sono opinioni e valutazioni di ordine diverso in merito a tali procedure, non per sull'opportunità che vi sia uno studio al riguardo. Il collega Marchini ha giustamente osservato che non dobbiamo dimenticarci dell'alta valle. Ha anche ricordato che quando si sono fatte le cave ad uso della ferrovia è andato tutto bene: adesso chissà perché non va più bene nulla. E' una riflessione opportuna quella del collega. Non bisogna camminare in avanti guardando all'indietro, ma bisogna camminare in avanti guardando in avanti.
Ritengo sia stato doveroso dedicare una giornata dei lavori del Consiglio regionale a questo tema. Il compito del Consiglio è riflettere sull'atto di governo per uno degli interventi più significativi di questi ultimi vent'anni, in combinazione con il nodo di Torino e con l'autostrada Genova Voltri - Sempione, ovvero grandi infrastrutture di collegamento fra il sistema dei porti liguri e il Nord Europa; tre punti sui quali giocare l'intero sistema Piemonte.
Essendo stata presentata questa proposta da parte di un Gruppo consiliare, se ne discuterà in Commissione per cui potremo confrontarci in quella sede e rinviare al Consiglio i successivi atti relativi, tenendo conto delle varie posizioni espresse in aula. In quella sede potremo anche prendere in considerazione l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Chiezzi, Bontempi e altri per poter essere in grado di dare delle risposte precise.
Si potrebbe dunque attendere l'esame del provvedimento proposto da parte della Commissione in modo da poter decidere congruamente sulla questione specifica e puntualmente rispondere all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Concordo con la proposta di rinvio. Vorrei però chiedere alla Presidenza che venga data una corsia preferenziale a questa proposta di deliberazione per giungere in tempi brevissimi alla soluzione del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho predisposto anch'io un ordine del giorno in merito a questo argomento, perché le risposte date mi paiono abbastanza fumose e generiche.
Non ho capito bene quale sia il risultato di questo dibattito: al di là della deliberazione, vorrei capire quali sono le decisioni assunte dal Consiglio. Pur consapevole del destino degli ordini del giorno (che non vengono rispettati se non in parte), ritengo si possano definire alcuni impegni precisi nei confronti della controparte: prima o poi il Consiglio deve assumere questo impegno, altrimenti mi chiedo a che cosa sia servito il dibattito di oggi.



PRESIDENTE

Il dibattito è servito visto che è stata presentata una deliberazione riguardo a questo problema. La Presidenza concorda con la richiesta espressa dal Consigliere Bontempi di riservare una corsia preferenziale all'esame di questa proposta di deliberazione, per giungere rapidamente ad una soluzione.
I documenti presentati verranno altresì discussi nell'ambito dell'esame della deliberazione presentata che sarà quanto prima rimessa a tutti i Gruppi. Possiamo pertanto collocarci in modo interlocutorio rispetto a questa prima fase del processo esauritasi con la comunicazione della Giunta, in quanto con la deliberazione si aprirà uno schema risolutivo della questione in ordine alla quale ciascuna parte prenderà la strada che riterrà più opportuna.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Immigrazione

Esame ordine del giorno n. 370 sulla questione dei frontalieri


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno urgente sulla questione dei frontalieri, firmato da tutti i Gruppi.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esaminata la situazione in cui sono venuti a trovarsi diverse centinaia di lavoratori frontalieri della provincia di Novara a cui l'INPS ha prima erogato l'indennità di disoccupazione e poi richiesto la restituzione della stessa non ritenendo i casi in oggetto riconducibili alle fattispecie previste dalla normativa che regola la materia preso atto con soddisfazione che in sede locale è stata recentemente trovata una soluzione transitoria che consente di sospendere le richieste di restituzione delle somme erogate ai frontalieri rilevato peraltro che una soluzione definitiva del problema, sia per quanto riguarda i casi pregressi ma anche per il futuro, può derivare soltanto da un'adeguata presa di posizione a livello nazionale che consenta di chiarire in senso estensivo l'ambito di applicazione della normativa in materia tenendo conto delle finalità sociali che sono alla base della convenzione italo-svizzera e dell'erogazione dell'indennità di disoccupazione invita il Ministero del Lavoro e gli organi centrali dell'INPS ad assumere le opportune iniziative volte ad assicurare ai lavoratori frontalieri un adeguato sostegno nei casi di disoccupazione, risolvendo in senso favorevole ai lavoratori ed in modo definitivo i casi pregressi che hanno interessato i frontalieri della provincia di Novara".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Esame legge rinviata dal Governo: "Norme in materia di polizia locale"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vi è ora da esaminare l'annosa questione relativa alle "Norme in materia di polizia locale", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Il Governo ha rinviato, per l'ennesima volta, tale provvedimento con un'unica osservazione in merito al capitolo di spesa. Tale capitolo è stato aggiornato, per cui possiamo passare alla votazione.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri.
Signori Consiglieri, si apre un problema di interpretazione circa l'approvazione o meno di questo articolo. L'art. 45 dello Statuto recita: "Nel caso di rinvio di una legge da parte del Governo e di nuova approvazione del Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, la legge viene promulgata salvo che, entro quindici giorni dalla comunicazione della nuova approvazione, il Governo della Repubblica non abbia promosso la questione di legittimità".
Eventualmente si può riproporre un nuovo articolo modificato.
Ad avviso della Presidenza l'articolo finanziario è approvato con l'intero testo.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 650: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'USSL n. 57 di Omegna, finalizzato all'attuazione delle leggi 29/7/1975, n. 405 e 13/7/1978, n. 180"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 650, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 47 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 656: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'USSL n. 40 di Ivrea, finalizzato all'attuazione della legge n. 180/78"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 656, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 47 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 657: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'USSL n. 62 di Fossano, finalizzato all'attuazione della legge n. 180/78"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 657, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 47 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Distributori carburante

Esame proposta di legge regionale n. 302: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte relativa a: 'Modifica del DPR n. 1269 del 27/10/1971 riguardante la disciplina dei distributori automatici di carburante per autotrazione'"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di legge regionale n. 302.
Non essendovi richieste di parola, possiamo passare alla votazione.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 626: "Integrazione della deliberazione del Consiglio regionale n. 111-3642 del 13/3/1986, relativa alle procedure per il trasferimento di personale tra le UU.SS.SS.LL. in applicazione dell'art. 10 della legge n. 207/85"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 626.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Il Gruppo comunista si asterrà su questa deliberazione perché malgrado si tratti di un argomento che ci è stato presentato dalla Giunta, in sede di Commissione, come un atto dovuto, in realtà è una interpretazione della legge sulle norme di copertura dei posti vacanti, mediante vari procedimenti, presso le UU.SS.SS.LL.
La precedente deliberazione, che con questa viene modificata, stabiliva il principio che questi posti prima devono essere ricoperti con i trasferimenti e poi mediante l'indizione di concorsi. La Giunta quando presentò la deliberazione ci disse che quella era l'interpretazione corretta della legge. Quella di oggi invece è un'interpretazione diversa anche se confortata da pareri che sono nel frattempo intervenuti su questa materia.
Trattandosi però di interpretazioni una contraddittoria con l'altra questa deliberazione (pur essendo un atto che si può considerare dovuto) innova molto rispetto alla deliberazione precedente. Infatti stabilisce che le UU.SS.SS.LL., per quanto riguarda la copertura dei posti, possono agire in maniera del tutto discrezionale; hanno cioè la facoltà di scegliere il trasferimento o l'indizione del concorso con le motivazioni che le UU.SS.SS.LL. stesse ritengono le più opportune circa l'una o l'altra strada. In base alla deliberazione precedente invece le UU.SS.SS.LL.
erano vincolate ad attivare prima la procedura del trasferimento e soltanto se questa non era stata efficace, ai fini della copertura del posto era possibile adire al concorso.
In breve, trattandosi di interpretazioni che la Giunta ritiene di dare a questa materia e trovandoci quindi di fronte a una contraddizione nell'interpretazione prima data per buona e adesso rivista, il nostro atteggiamento è quello di lasciare la responsabilità dell'interpretazione della legge alla Giunta, per cui il Gruppo comunista si asterrà su questo provvedimento che, ripeto, pur essendo considerato un atto dovuto ha un suo rilievo circa la consistente incidenza sulla materia che affronta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Olivieri.



OLIVIERI Aldo

Non si tratta tanto di un atto dovuto quanto semplicemente dell'applicazione di una normativa che era rimasta incerta fino a che non è stata chiarita dal Ministero. Il Ministero ha indirizzato esattamente all'USSL di Thiene, in quel di Vicenza, una delucidazione che chiarisce i termini della questione lasciando l'opzionalità nella decisione - che poi non è altro che un elemento di autonomia dell'ente locale USSL - rispetto alla possibilità del concorso o del trasferimento. In tal modo si sana una serie di discrasie molto gravi che venivano a crearsi per un certa impostazione dei problemi del personale, soprattutto per quanto concerne l'Università o importanti istituti dove la norma del puro trasferimento seppur giusta in termini anodini, creava un sommesso momento di abbattimento culturale.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli e 20 astensioni.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale - Ricerca scientifica (Istituti regionali di studi e ricerche)

Esame proposta di deliberazione n. 646: "Adesione della Regione Piemonte alla Associazione per la promozione dello sviluppo scientifico e tecnologico del Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 646, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Poiché l'Assessore ha dovuto recarsi al Politecnico per presenziare ad un convegno, illustrerà la deliberazione il Presidente della IV Commissione, Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Questa deliberazione, presentata dall'Assessore Alberton da diversi mesi, è stata assunta all'unanimità dalla IV Commissione e si riferisce alla partecipazione della Regione Piemonte ad un centro di ricerca che affronta il problema della materia nucleare, essenzialmente riferito alla fusione, avvalendosi della collaborazione di illustri docenti tra i quali il prof. Coppi.
Si tratta di una partecipazione minoritaria della Regione Piemonte che comunque è significativa e qualificante per le finalità che l'Associazione si prefigge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'Associazione a cui la Regione aderisce con questa deliberazione ha il compito fondamentale di sviluppare la ricerca nel campo della fusione nucleare.
Siamo in periodo referendario per quanto riguarda l'energia nucleare.
Ci sono opinioni diverse in ordine a quelle che potranno essere le energie del futuro e senza dubbio una delle tesi sostenute è quella della fusione nucleare. Il compagno Reburdo ed io non siamo affatto convinti che sia prioritario investire risorse per lo sviluppo della ricerca nella fusione.
Riteniamo invece che sarebbe opportuno investire risorse per la ricerca di fonti diverse e alternative. A mio avviso, sarebbe più opportuno, ad esempio, investire risorse per tentare di rendere economica l'energia solare piuttosto che la fusione.
Per queste motivazioni il sottoscritto vota contro la deliberazione proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Concordo con quanto detto dal collega Montefalchesi. Vorrei aggiungere che sono esterrefatto dal modo e dal clima in cui un tale argomento viene esaminato. Le vicende che ci vedono impegnati nel nucleare vengono discusse nelle assemblee elettive nel totale disinteresse, salvo le riflessioni di qualcuno.
La Regione si impegola in una storia che durerà anni e finirà con il logorio continuo, così come sta finendo la storia di Trino Vercellese.
Il modo totalmente distratto in cui si affronta questa materia è un preoccupante campanello d'allarme sull'attenzione prestata da un'assemblea come questa ai temi che attengono al futuro, alle generazioni che verranno dopo di noi e ai problemi sanitari. Tutto questo non ha alcuna rilevanza.
Si comincia nuovamente con atti apparentemente privi di grosso impatto per poi trovarsi in un vortice che non avrà mai fine.
Dire che l'energia da fusione è un'energia pulita è come dire una sciocchezza. Si ripete il cliché: prima, era pulito il nucleare da fissione, allo stesso modo ora si dice che è pulito il nucleare da fusione.
Entriamo spensierati in una vicenda che non è nient'altro che uno spreco di denaro pubblico, una ricerca finalizzata soltanto a potenti lobby del mondo scientifico e industriale. Tutto questo finirà con l'avere gravissime conseguenze sulla salute della popolazione e con il creare gravi problemi di impatto ambientale nel nostro futuro. Farlo con questa distrazione è davvero preoccupante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Mi associo anch'io a quanto detto dai Consiglieri Montefalchesi ed Ala.
Ritengo che l'iniziativa che la Regione sta per assumere contrasti con quanto abbiamo cercato più volte di far comprendere ai Consiglieri regionali e cioè che una destinazione di risorse verso la fusione, che comunque è una destinazione di risorse verso il nucleare, sicuramente inibirà qualsiasi altra forma di ricerca sulle energie alternative. Tutti i discorsi che abbiamo fatto sulla necessità di cambiare strada, di dare a questo modello di sviluppo una direzione che metta al primo posto la qualità della vita, sono stati inutili.
Mi rendo conto che i dibattiti non servono a molto, però riproporre in queste condizioni una deliberazione che sostanzialmente finanzia ricerche nucleari mi trova dissenziente.
Io peraltro sono disposto ad abbracciare tutte le utopie. Ho combattuto e combatterò sempre per i mulini a vento, proprio perché rappresentano una forma di energia alternativa, ma indubbiamente non sono disposto a sposare l'utopia della fusione che è un'araba fenice vera e propria.
Con l'approvazione di un simile atto noi distogliamo finanziamenti che potrebbero essere rivolti allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.
E questo è un fatto grave.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, senza entrare nel merito vorrei chiarire che, seppure cada in un momento distratto, la deliberazione in esame è stata seriamente valutata in Commissione in un clima tutt'altro che distratto.
I Gruppi quindi si presentano all'approvazione di questa deliberazione non in modo casuale, ma essendo perfettamente a conoscenza di quello che votano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro Gruppo ha dato voto favorevole in sede di Commissione e lo manterrà in aula, pur comprendendo le ragioni provenienti da un'area che giustamente, ha una sua identità. Identità che si è manifestata negli anni e che oggi, in particolare, ha buon diritto di cittadinanza anche all'interno del nostro Gruppo.
Pur comprendendone le ragioni, noi siamo convinti che questa carta si debba tentare, sia per l'ambito in cui si propone questa iniziativa, sia per il collegamento che la stessa ha con una sperimentazione avviata in tempi non sospetti dalla stessa Giunta di sinistra (e più specificatamente dal nostro compagno Ferrero), volta a superare quelli che già allora si presentavano come limiti strutturali della fissione nucleare.
Le motivazioni peculiari e specifiche del nostro sì convinto al referendum, sul quale prossimamente saremo chiamati ad esprimerci, sono quelle di ricorrere ad altre fonti, ma anche di sviluppare, e non eludere il nodo di una ricerca avviata a verificare le possibilità del cosiddetto nucleare pulito o, meglio, di forme di trattamento diverse da quelle attuali.
Quando davamo motivazioni di fuoriuscita, o comunque di ricorrere ad altre fonti, quello che sostenevamo, e che mi pare sia coerente con questa posizione, era proprio di saltare la fase delle centrali nucleari classiche ed imboccare la strada della ricerca e della sperimentazione in ordine a nuove tecnologie, a forme radicalmente diverse sia in termini di sicurezza che in termini di impatto.
Dato che non si sta ancora decidendo cosa si farà, ma si aderisce ad una ricerca che deve verificare le possibilità reali di una costruzione di questo scenario, noi riteniamo che non sia giusto inibire questa sperimentazione e questa ricerca.
Mi rendo conto che nell'ambito dell'economia di un intervento possa non esistere una piena congruità di risposte agli interrogativi che portano alcuni compagni a dire no.
Il Gruppo peraltro non ha dato per svista il suo voto favorevole in Commissione; lo riconferma in aula. Presenteremo un emendamento in ordine ad una esigenza che sentiamo profondamente: se si tratta di avvio di una fase di sperimentazione è necessario tenere profondamente e costantemente sotto controllo le varie fasi in cui ci troveremo impegnati. Uno dei veri punti di questa scommessa, posto che la si voglia fare, è quello della verifica costante delle implicazioni e dei limiti di questa sperimentazione.
In altri termini, l'atteggiamento di sospetto che si voglia preludere ad altre cose (che può essere una delle componenti del voto negativo) va diradato con l'assunzione piena di responsabilità da parte della Giunta e del Consiglio.
In questo senso il nostro emendamento vuole portare un confronto costante e continuativo della Commissione su ogni atto che si compirà in seguito all'adesione della Regione all'Associazione.



PRESIDENTE

Poiché l'Assessore Alberton è assente, propongo di rinviare a domani l'esame di tale argomento.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 14) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
Si provveda alla distribuzione delle liste e delle schede.
Procediamo alla votazione a scrutinio segreto.
Commissione tecnica per la tutela del patrimonio speleologico della Regione Piemonte (L.R. n. 69 del 30/5/1980). Nomina di tre rappresentanti con voto limitato a due nominativi.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Commissione tecnica per la tutela del patrimonio speleologico della Regione Piemonte (L.R. n. 69 del 30/5/1980). Nomina di due esperti sentita l'Università degli Studi di Torino.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Ente Collegio Universitario "R. Einaudi" (art. 7 Statuto relativo) Consiglio di Amministrazione. Nomina di un rappresentante.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Parco nazionale del Gran Paradiso (art. 83, terzo comma, DPR 24/7/1977 n. 616) Consiglio di Amministrazione. Nomina di un rappresentante (ad integrazione della deliberazione C.R. n. 400 del 5/3/1987).



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Commissione tecnica di vigilanza farmaceutica Provincia di Alessandria (art. 15, DPR 15/9/1979). Nomina di un membro in sostituzione del signor Carlo Gilardenghi.
(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comitato Urbanistico Regionale (art. 76, L.R. 6/12/1984, n. 61).
Nomina di un esperto in sostituzione del signor Alberto Todros.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Consulta regionale per i beni culturali. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Traniello dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Consulta regionale per i beni culturali (art. 2, L.R. n. 58/78 modificata con legge n. 23/86). Nomina di tre membri designati dall'Università di Torino.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Consulta regionale per i beni culturali (art. 2, L.R. n. 58/78 modificata con legge n. 23/86). Nomina di tre membri designati dall'ANCI con voto limitato a due nominativi.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Consorzio interventi produttivi del Comprensorio di Ivrea (art. 15 dello Statuto) - Consiglio Direttivo. Nomina di tre membri.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



IPLA - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante in

sostituzione del signor Giuseppe Chiezzi dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



IPLA - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante in

CSI - Comitato scientifico. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Pietro Terna dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

signor Garesio dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Comitato misto paritetico Regione - Autorità militari. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Nahoum per mancata accettazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Collegio Sindacale. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Daniele Buffo dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Comitato tecnico regionale per l'attuazione del DPR n. 915/82 (art.
12, L.R. 2/5/1986, n. 18). Nomina di un componente.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Comitato tecnico regionale per l'attuazione del DPR n. 915/82. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Ettore Zauli dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Commissione tecnica di vigilanza farmaceutica Provincia di Torino.
Nomina di un componente e di una segretaria in sostituzione delle signore Anna Dana Borga e Franca Russo dimissionarie.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Comitato interministeriale (ex art. 15, legge 21/5/1981, n. 240).
Nomina di un rappresentante regionale in sostituzione del signor Riccardo Sartoris dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Comitato consultivo ICE di Torino. Nomina di un rappresentante regionale in sostituzione del signor Riccardo Sartoris dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Commissione provinciale per la determinazione del valore agricolo medio dei terreni edificabili - Provincia di Cuneo. Nomina di due esperti in materia urbanistica-edilizia.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Commissione provinciale per la determinazione del valore agricolo medio dei terreni edificabili - Provincia di Torino. Nomina di due esperti in materia urbanistica-edilizia.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Collegio dei Revisori dei Conti dell'USSL n. 48 di Cossato. Nomina di un membro in sostituzione del Signor Ermanno Bodo dimissionario.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



CSI - Assemblea. Nomina di un rappresentante in sostituzione del

Commissione tecnico-consultiva "Programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica". Nomina di tre esperti di cui uno in rappresentanza delle minoranze.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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