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Dettaglio seduta n.100 del 22/09/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 625 presentata dal Consigliere Reburdo.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Non corrisponde al vero che l'attrezzatura per "terapia agli ultrasuoni" trasportata da Carmagnola presso i locali dell'ex INAM di Carignano giace inutilizzata; al contrario, essa viene utilizzata al massimo delle sue potenzialità. Infatti, come si evince dall'allegata relazione dell'USSL. presso l'ambulatorio di Carignano vengono eseguite 30/36 prestazioni di ultrasuoni al giorno per cinque giorni la settimana.
Ciò nonostante esiste una lista di attesa di uno-due mesi. Tuttavia non è possibile quantificare il numero di assistiti bisognosi di detta terapia in quanto le attuali procedure sulla convenzionata esterna non consentono di recuperare questa informazione.
Occorre comunque sottolineare che la terapia ad ultrasuoni non è che una delle tecniche strumentali riabilitative, utile al completamento e/o avvio di un programma di rieducazione funzionale globale, predisposto dallo specialista fisiatra.
Tale specialista, attualmente assente nell'USSL 31, è il responsabile del Servizio di recupero e rieducazione funzionale che opera, tramite le proprie équipe, tanto in ospedale per il trattamento precoce al letto del ricoverato e in ambulatorio, tanto nelle sedi territoriali (poliambulatorio e case protette) e, qualora se ne ravvisi la necessità e ci sia personale sufficiente, anche a domicilio.
Per l'istituzione di detto Servizio, previsto in ogni Unità socio sanitaria dalla legge regionale di Piano socio-sanitario, l'Assessorato ha incontrato più volte l'USSL di Carmagnola che in data 13/4/1987 ne ha deliberato l'istituzione con la relativa pianta organica.
Appena saranno espletate le procedure autorizzative, l'USSL potrà avviare un concreto programma di riabilitazione per rispondere alle esigenze complessive della popolazione (anziani, adulti e bambini) superando così le oggettive difficoltà attuali.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Avevo presentato questa interrogazione all'inizio dell'anno per avere notizie su una Unità socio-sanitaria che è gestita in modo inqualificabile.
Ho ricevuto una lettera dal Presidente dell'USSL di Carmagnola che cerca di smentire quanto mi era stato riferito. Sarebbe bene che l'Assessore non dicesse che non corrisponde al vero quanto ho indicato nell'interrogazione per due aspetti. Intanto perché nell'interrogazione ponevo la questione in termini dubitativi e in secondo luogo perché lo strumento in oggetto è rimasto per alcuni mesi inutilizzato.
Le motivazioni per le quali è rimasto inutilizzato - prodotte dal Presidente dell'USSL - non sono sufficienti e vorrei che cortesemente l'Assessore approfondisse la questione. Probabilmente non è solo l'USSL di Carmagnola che si trova in questa situazione. Si è dovuto aspettare lo scandalo dei laboratori privati perché gli amministratori delle UU.SS.SS.LL. si accorgessero che le strutture pubbliche erano, volutamente largamente inutilizzate dando la possibilità al privato di occupare spazi non propri. Quando ho segnalato questo fatto non era ancora successo nessun scandalo. Nell'USSL di Carmagnola si stava verificando una deficienza gestionale e politica di cui quel fatto era soltanto uno degli aspetti marginali. Segnalerò all'Assessore con altra interpellanza quello che sta capitando nell'USSL di Carmagnola sull'inefficienza gestionale dei pubblici amministratori e come il personale medico e paramedico stia facendo i salti mortali per cercare di mantenere in piedi una situazione veramente vergognosa relativa a doppie attività con una dispersione e un dispendio di energie preoccupante.
Ripeto, quella struttura e quel macchinario medico sono rimasti per un certo periodo di tempo inutilizzati. Il problema è stato affrontato da un trafiletto su un giornale locale, ma il Presidente dell'USSL. malgrado le segnalazioni anche del personale sanitario che opera a Carignano, non l'aveva affrontato.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interrogazione n. 808 dei Consiglieri Ferro, Bruciamacchie e Dameri inerente ai finanziamenti a mercati


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 808 presentata dai Consiglieri Ferro Bruciamacchie e Dameri.
Risponde l'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al commercio

Questa interrogazione risale al mese di maggio 1987 e riguarda la politica di riordino dei mercati all'ingrosso piemontesi.
Nel quinquennio 1982-1986 l'Amministrazione regionale ha concesso contributi per la nuova edificazione e la ristrutturazione di mercati all'ingrosso per oltre 700 milioni di lire che hanno permesso investimenti conseguenti per circa 12 miliardi. I centri interessati a questi investimenti commercializzano annualmente, ai valori attuali, 170 miliardi di lire su un totale di fatturato del settore di oltre 950 miliardi.
Dallo scorso anno, grazie alla legge finanziaria del 1986 che prevede contributi alle società miste di edificazione e gestione dei mercati agroalimentari all'ingrosso, di cui si sta discutendo nella I e nella IV Commissione, si lavora concretamente per la costituzione delle società di investimento per i nuovi mercati di Cuneo e di Torino.
La L.R. n. 53/87, approvata a larghissima maggioranza e rinviata ad ulteriore esame dal Governo, nella versione emendata, consentirà, forse per la fine dell'anno, di dare avvio alle realtà commerciali a cui ho prima accennato e se vi saranno interlocutori interessati - anche ad altre.Come sapete, è stata rinviata dal Governo anche questa predisposizione legislativa ed io ho illustrato una strada che è possibile seguire.
Nonostante le forzate economie e le difficoltà nell'utilizzare gli strumenti contributivi tradizionali, riteniamo di poter avviare quest'anno le società che daranno inizio a investimenti per 250 miliardi, giungendo così a ricoprire i primi interventi per le strutture che vedranno scambi per oltre 700 miliardi di lire l'anno.
In sintesi, le opere avviate in modo più o meno definito e completo riguardano il 90% del valore delle merci che sono scambiate nei mercati per cui possiamo dire di aver raggiunto già un buon risultato, anche se non completo.
Le realtà citate dai colleghi Consiglieri forse sono meno importanti dal punto di vista della mole delle merci trattate, comunque meritano la massima attenzione, quindi saranno seguite ancora in questi giorni in modo da avere dei risultati positivi.
Se la scelta di politica finanziaria, a cui gli interroganti hanno accennato, impedisce alcuni investimenti, occorre anche ricordare che essa deriva precisamente dall'anno 1984 quando già si parlava di avvio delle società per i mercati di Torino e di Cuneo che dovrebbero, se non proprio completare, almeno realizzare gran parte del consistente piano di settore.
Al di là di queste considerazioni, ritengo sia urgente e indifferibile la richiesta avanzata dal Consorzio intercomunale per il mercato dei Roeri comprendente moltissimi Comuni, in quanto oltre che matura sia sotto l'aspetto politico che sotto quello di attuazione, ha caratteristiche di investimento che, se trascurate, rischierebbero di inibire la riuscita dell'operazione. Si è affrontato il problema in un primo tempo cercando di regolare le previsioni. A me pare che si possa anche risolvere in un altro modo, per cui ho gia trovato la dotazione delle risorse.
La richiesta di contributo da parte dell'Amministrazione comunale di Novi Ligure si riferisce a un mercato che il piano di settore prevede di dotare di servizi e di una sede adeguata. Per quanto riguarda il mercato di Novi non ho notizie sufficienti per poter rispondere in modo preciso.
Ritengo comunque che prima della fine dell'anno sarà possibile portare alla discussione della Commissione regionale competente questa questione.
Contiamo quindi di risolvere anche il problema di Novi con l'inizio dell'anno venturo.
Nella nota che è stata predisposta dall'Ufficio competente del mio Assessorato si fa riferimento a varie difficoltà e a un cammino piuttosto rallentato che bisogna però ricondurre alle difficoltà di applicazione della legge n. 18. Sono problemi che tutti conosciamo e che speriamo di avere almeno in parte risolto o perlomeno attenuato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Capisco che l'Assessore affronta questa materia solo oggi e quindi nella replica devo anche tener conto di questa realtà. I problemi generali che riguardano la politica dei mercati saranno trattati in altre sedi dove le singole forze politiche potranno e dovranno confrontarsi.
La nostra interrogazione risale al mese di maggio 1987 ed è frutto di notizie preoccupanti secondo le quali i mercati di Canale e di Novi Ligure rischiano di non ottenere più i finanziamenti proprio perché altri mercati sono avviati e ci sono dei problemi notevoli per quanto riguarda le risorse finanziarie.
L'interrogazione era quindi antecedente alle elezioni politiche. C'era la preoccupazione degli amministratori locali. In quel momento più che le interrogazioni presentate dal Gruppo comunista a modificare l'impostazione della Giunta è valsa la pressione sviluppata da un candidato di quella zona, oggi Ministro della Sanità, per cui oggi lo stesso Assessore Turbiglio può dire, sia pure con una frase molto generica, che si cercherà di avere dei risultati positivi per quanto riguarda i mercati di Roeri e di Canale, e sarà in grado di dare delle risposte più positive rispetto al passato.
E' molto più generico in merito al mercato di Novi. Mi auguro che in futuro non sia un'altra campagna elettorale o un eventuale candidato al Senato o al Governo a risolvere questi problemi. Se le cose vanno in questa direzione, tutta l'impostazione che è stata portata avanti nella politica dei mercati può essere inquinata da pressioni, che in questo caso possono anche essere state positive, ma che non aiutano la Regione ad assolvere il proprio ruolo.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione n. 831 del Consigliere Ala inerente alla sponsorizzazione della Regione Piemonte della visione privata del film "Ergo Sum"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 831 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In merito all'interrogazione del Consigliere Ala circa la sponsorizzazione della Regione Piemonte della visione privata del film "Ergo Sum", si precisa che l'Amministrazione ha concesso il patrocinio gratuito, su esplicita richiesta della FIDIA S.p.A., che aveva in programmazione a Torino la proiezione del film "Ergo Sum: Neurobiologia verso un nuovo umanesimo", dedicato al Premio Nobel per la Medicina professoressa Rita Levi Montalcini, come peraltro aveva già fatto in altre città italiane. Il patrocinio è stato concesso a patto che in nessun modo risultasse la proiezione del film un atto di promozione commerciale e che la Regione non avesse nessun esborso finanziario.
La proiezione è stata anticipata da una presentazione dell'Assessore alla sanità.
Posso dare al Consigliere Ala gli elementi di corrispondenza che sono intervenuti su questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio il Presidente. La brevità della risposta è tale da rendere la mia replica quasi disarmante. L'oggetto dell'interrogazione non era tanto il patrocinio della Regione, che era noto e documentato, non era su quanto accaduto prima della proiezione del film, quanto semmai in merito ad altre questioni.
La Regione aveva valutato il contenuto reale del film e del materiale presentato nel corso della serata? L'uso del nome di Rita Levi Montalcini per esempio, da parte della FIDIA, che per chi non lo sapesse è una delle più grandi aziende italiane nel settore, attribuisce a questo illustre personaggio il ruolo di quello che nel gergo pubblicitario si chiama "testimonial", cioè il ruolo del divo che serve ad accreditare un prodotto (questo vale sia per Maradona che per Manfredi che beve il caffè o per Rita Levi Montalcini. Senza parlare né del prodotto né dell'azienda, la sua sola breve comparsa, tra l'altro del tutto fuori luogo, in quanto si tratta di un inserto inserito con una certa forzatura, quasi per coprirsi) accredita di fatto un'operazione, che non è altro che uno spot pubblicitario di un'azienda. La Regione dovrebbe sapere distinguere tra quella che è un'opera di divulgazione scientifica e quella che è invece un'opera di pura e semplice pubblicità, e questo vale soprattutto nel campo dell'industria farmaceutica. Pubblicità fatta con mezzi sofisticati ma per questo, direi ancora più pericolosa.
Ho visto personalmente il film pensando in un primo tempo che si trattasse di un'opera di divulgazione scientifica, invece ho scoperto che non era così.
L'interrogazione verteva, per l'appunto, sul fatto che si è patrocinata un'operazione che era e che rimane di carattere pubblicitario. Il materiale distribuito ai partecipanti è appunto tipico delle fiere o di cose di questo genere.
Una breve considerazione a margine: arrivando questa risposta pochi giorni dopo la kermesse ed il mercato del Convegno di chirurgia plastica questo fatto diventa del tutto banale. Mi chiedo quale interrogazione dovrei presentare sulla distribuzione di campioni gratuiti di "Rilastil" a tutti quelli che passavano di qui, sulle promesse di acquisto e chissà quant'altro ancora.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione n. 597 dei Consiglieri Sestero, Adduci, Dameri e Bontempi inerente il Castello di Rivoli. Comitato per l'arte in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 597 presentata dai Consiglieri Sestero, Adduci, Dameri e Bontempi.
Risponde l'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

La Regione Piemonte negli anni 1984 e 1985 ha acquisito alcune opere di arte tibetana e giapponese da destinarsi alla realizzazione di mostre itineranti in Piemonte, facenti seguito alle mostre realizzate a Torino "Sku-thang" e "Surimonò".
Le mostre sono state realizzate in diverse sedi piemontesi ottenendo notevole successo. Gli oggetti sono attualmente depositati presso i musei civici di Torino. Le acquisizioni, come previsto dalle deliberazioni del marzo 1984 e del febbraio 1985, avrebbero potuto costituire un primo nucleo di collezioni museali nella prospettiva di costituire a Rivoli un museo di arte e cultura extraeuropea.
Ma proprio l'esperienza di quegli acquisti e l'esperienza stessa della gestione della mostra d'arte contemporanea presso il Castello di Rivoli hanno evidenziato le grandi difficoltà sia finanziarie, per acquisti e gestione, sia di reperimento di oggetti per costituire un museo. Proprio per questo l'Assessorato alla cultura ha predisposto un documento base per un dibattito sull'utilizzo della manica lunga al Castello di Rivoli. In esso si evidenzia l'opportunità di collocare nell'edificio attività integrative di quelle avviate nel corpo juvarriano. Tali attività dovrebbero consentire di vitalizzare la struttura con oneri aggiuntivi sicuramente inferiori a quelli che deriverebbero dalla creazione ex novo di un museo sulle culture e arti extraeuropee e della sua gestione.
In proposito si ritiene che nella manica lunga potrebbe trovare sede qualche collezione museale già costituita con un forte concorso di oneri a carico di soggetti privati.
Si coglie l'occasione per informare il Consiglio regionale che esiste un orientamento per trasformare l'organismo di gestione del Castello di Rivoli in fondazione, al fine di dare maggiore stabilità alla struttura e maggiore certezza di finanziamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Ringrazio l'Assessore per la risposta che però mi sbalordisce. In assenza di un dibattito sulla cultura, questa interrogazione voleva stimolare la verifica di un pezzo di programma che non è evidente nel Piano di sviluppo e sul quale vorrei sentire l'orientamento della Giunta.
L'Assessore parla di costi inferiori, non capisco bene in relazione a che cosa. Fare poco o nulla costa sicuramente meno dell'avvio dei progetti.
L'Assessore parla di un documento per la destinazione della manica lunga che noi ci auguriamo di vedere presto, ma di nuovo è un'occasione per rinviare come è avvenuto in molte altre occasioni.
C'era un progetto per costruire all'interno del Castello di Rivoli una sezione delle culture extraeuropee; era un'idea forte che si è concretizzata con l'istituzione e il funzionamento del CESMEO, ormai consolidato, e che doveva completarsi con l'avvio del centro di studi africani; invece è fermo e mi pare che non sia neanche più finanziato.
Tutte queste esperienze avviate dovevano costituire un polo di studio, di conoscenza, di ricerca con valenze di ricaduta su altri terreni.
Mi pare di capire invece che venga a cadere questo pezzo nel Castello di Rivoli. Certamente si risparmierà, ma di fronte a una risposta di questo genere che non affronta la questione complessiva, non so come replicare.
Intanto mi dichiaro insoddisfatta. Se la logica è quella di non spendere mi auguro che ci sarà un momento in cui sulle politiche culturali, sulle scelte e sui progetti ci potremo confrontare in del Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAMERI


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 832 dei Consiglieri Ferro, Avondo e Bresso inerente la L.R. n. 19/84 "Risparmio energetico"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione n. 832 presentata dai Consiglieri Ferro, Avondo e Bresso.
Risponde l'Assessore Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Con l'interrogazione in oggetto i colleghi Consiglieri chiedono di conoscere i motivi per i quali i contributi concessi in base alla L.R. n.
19/84 sul risparmio energetico per gli interventi classificati di seconda tranche verrebbero erogati in tempi non ragionevoli e, più precisamente: quante sono le domande sulle quali, pur non essendosi registrati errori nella definizione di atti, di procedure e di valutazioni attinenti l'istruttoria, si deve ancora procedere alla liquidazione e quando tali domande verranno liquidate; quante sono le domande sulle quali si sono registrati errori nella definizione di atti, procedure e valutazioni attinenti l'istruttoria; quali ritardi temporali hanno determinato e quando si presume di liquidare i contributi ammessi.
Con l'occasione, e per meglio comprendere la dimensione del problema ritengo giusto presentare il quadro generale della risposta avuta alla legge regionale di incentivazione al risparmio energetico.
Complessivamente sono pervenute al Servizio Energia, entro il 27 dicembre 1984, 3909 domande di contributo per gli interventi previsti dagli artt. 2 e 3 della L.R. n. 19/84, in applicazione della legge nazionale n.
308/82, riferite ad interventi nel settore edilizio e in quello industriale ed agricolo. Di queste ne sono state istruite 3577 in quanto accettabili e sono state approvate 4391 proposte di intervento (infatti ogni domanda pu presentare uno o più interventi di risparmio energetico o di utilizzo di fonti rinnovabili).
Al dicembre 1985 venivano impegnate risorse finanziarie per oltre 76 miliardi di lire (come contributi in conto capitale al 30% per il settore edilizio e al 25% per il settore industriale sulla spesa ritenuta ammissibile), che attivavano investimenti di risparmio energetico per circa 260 miliardi. La prima tranche riguarda interventi già realizzati in un arco temporale definito dalla legge nazionale n. 308/82 e dalla pubblicazione della L.R. n. 19/84 di attuazione della legge nazionale.
La seconda tranche, oggetto dell'interrogazione, riguarda interventi da realizzarsi e in corso di realizzazione per i quali l'erogazione del contributo è subordinata ad alcune condizioni, che per la prima tranche risultano essere in avanzato stato di soddisfazione.
Più specificamente, per il complesso degli interventi contenuti nella seconda tranche, e che ammontano a circa 1845 iniziative, si rappresenta la seguente situazione.
Al mese di luglio sono stati erogati i contributi nella misura di lire 3.460.348.800 e relativi a 97 interventi nel settore industriale ed agricolo e 165 interventi nel settore edilizio.
Da una serie di verifiche e di controlli di natura amministrativa e tecnico-economica, effettuati dopo la definizione della prima tranche, sono stati rilevati errori materiali effettuati nel corso dell'istruttoria di alcune domande; inoltre sono pervenute alcune rinunce al contributo concesso e si sono verificate altresì le condizioni per l'annullamento di alcuni contributi inizialmente concessi e non ancora erogati.
Tutto ciò ha riguardato complessivamente 230 interventi oggetto di rettifica e sottoposti, con allegato provvedimento deliberativo all'attenzione della VII Commissione consiliare (come previsto dal Regolamento applicativo della L.R. sopra menzionata) che ne ha preso atto nella seduta del 16 settembre u.s.
Dei rimanenti 1353 interventi, 33 iniziative, il cui contributo supera nominalmente i 200 milioni, sono soggette, ai sensi del Regolamento di applicazione della L.R., a specifico collaudo che verrà effettuato non appena il Politecnico, cui la Regione ha richiesto questa prestazione di servizio con nota del 9 aprile u.s., avrà designato i collaudatori conseguentemente, verrà stipulata specifica convenzione già predisposta da tempo dagli uffici competenti.
Per i rimanenti 1320 interventi si è in attesa di ricevere la documentazione di spesa senza la quale non è possibile provvedere alla erogazione dei relativi contributi.
In linea generale, ad eccezione dei collaudi che riguardano 70 interventi fra la prima e la seconda tranche e che sono subordinati alla stipula della convenzione prima citata, si ritiene che le erogazioni possano esaurirsi entro l'anno in corso, sempre che gli uffici possano ricevere la documentazione di spesa in tempi brevi in quanto l'analisi di tale documentazione risulta essere oltremodo onerosa e delicata.
Mi si consenta di sottolineare in ultimo come l'accentramento dell'attuazione della legge n. 308/82 in tutti i suoi segmenti di attività di gestione e di controllo, in una struttura verticale di servizio, non pu oggettivamente consentire una risposta tempestiva, organica e soddisfacente alle sollecitazioni indotte da una politica energetica che promuove un trasferimento tecnologico massiccio e diffuso sull'intero territorio e incentiva la domanda in termini capillari e in senso orizzontale per i settori che questa attraversa.
Lo stesso rapporto PFE-ENEA 1983/1987 sullo stato della programmazione energetica nelle Regioni italiane segnala - e mi pare giusto richiamarlo all'attenzione dell'assemblea consiliare - il Piemonte, la Lombardia l'Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia tra le Regioni più attive nel energetico e, in applicazione della legge n. 308/82 anche come livello di organizzazione, sottolineando come il metodo organizzativo più collaudato si configuri in un assessorato di propulsione, programmazione e coordinamento affiancato dagli assessorati per la gestione della legge n.
308/82, competenti per i vari settori di intervento, e supportato, nel caso di molte Regioni, da associazioni, enti strumentali, enti universitari.
Concludo ringraziando della opportunità che con questa interrogazione i colleghi Consiglieri hanno dato per indicare la situazione della legge n.
308/82 e della legge regionale n. 19 attuativa della legge n. 308/82.
Colgo l'occasione per sottolineare la necessità, in vista del prossimo rifinanziamento della legge n. 308/82, di una complessiva riorganizzazione della attività e dei compiti relativi alla gestione della legge. Riteniamo che si debbano creare condizioni di sempre maggiore flessibilità dei meccanismi di incentivazione perché la Regione non deve semplicemente svolgere un ruolo di ufficiale pagatore, ma quello di ente di programmazione.
Si ha notizia in questi giorni che il rifinanziamento a cui facevo riferimento è stato riproposto con Decreto legge nei primi giorni del mese di settembre e pubblicato in questi giorni sulla Gazzetta Ufficiale. Su questo versante non potremo non essere attenti alle sollecitazioni che ci sono venute.
Avrò cura di far pervenire la risposta scritta. Gli uffici del Servizio Energia sono ovviamente a disposizione per ogni ulteriore chiarimento ed informazione che i Consiglieri interroganti ritenessero di avere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Non so se l'Assessore si rende conto degli impegni che si è venuto assumendo in questa sede. Su 4981 domande iniziali si è conclusa l'istruttoria per 3600, che erano le più semplici. Una parte di queste riguardavano i pannelli solari, per i quali l'ENEL aveva promosso una campagna, per cui gli uffici in quella fase potevano smaltire, come sono state smaltite, quattro domande al giorno.
Siamo d'accordo che la Regione non deve fare l'ufficiale pagatore e che la legge n. 308/82 deve essere rivista. Abbiamo però alcune perplessità sul fatto che la Regione riesca effettivamente a fare l'ufficiale pagatore.
Ci sono ancora 33 domande che hanno problemi di collaudo, ed è giusto che ci siano, ci sono però 1320 domande sulle quali la Regione, secondo le disposizioni della legge n. 19, aspetta la documentazione di spesa prima di impegnare i fondi.
L'Assessore assicura che entro il mese di dicembre 1987 le 1320 domande andranno a termine; siamo sulla media di 10 domande al giorno. Mi domandavo come sarà possibile visto che in passato la media era di 4 domande al giorno.
A fine anno chiederò all'Assessore se le 1320 domande saranno concluse secondo gli impegni che in questa sede formalmente l'Assessore si è assunto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, chiedo se può sollecitare l'Assessore Cernetti a tener fede all'impegno assunto di fronte alla VII Commissione, riunitasi 20 giorni fa, di rispondere alle interrogazioni urgenti riguardanti scavi e prismate sul Sesia in prossimità di Vercelli. Visto che l'Assessore Cernetti è tornata dagli impegni all'estero, chiedo di avere tali risposte nella seduta di domani.



PRESIDENTE

Assicuro che solleciterò l'Assessore Cernetti a questo proposito.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Bresso, Carazzoni, Majorino, Pezzana e Ratti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute dell'8 e 15 settembre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Integrazione Ufficio di Presidenza:


PRESIDENTE

a) Elezione di un Vicepresidente del Consiglio regionale b) Elezione di un Consigliere Segretario



PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'integrazione dell'Ufficio di Presidenza.
Come i presenti sanno, il Vicepresidente del Consiglio regionale Cerchio ha lasciato l'Ufficio di Presidenza per assumere altro incarico e il Consigliere Segretario Mignone ha altresì assunto un incarico in Giunta.
Occorre pertanto procedere alla nomina del Vicepresidente del Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Come ha già anticipato il Presidente Viglione, il collega Cerchio ha lasciato per un incarico nell'esecutivo la Vicepresidenza del Consiglio regionale che quindi si è fatta vacante. Si tratta di un incarico assegnato al Gruppo DC che ora indica come Vicepresidente del Consiglio il collega Petrini.
Non è necessaria, penso, una presentazione di Petrini perché è figura notissima a questa assemblea. Consigliere dal 1970, è con Beltrami e Viglione tra gli anziani che hanno sin dall'inizio vissuto l'esperienza regionale.
Assegniamo quindi volentieri a Petrini questo incarico e questo riconoscimento. La sua esperienza in quest'aula è nota. E' stato Assessore e Presidente di Commissione ed ha già ricoperto il ruolo di Vicepresidente del Consiglio. La sua nomina è garanzia di equilibrio, di serietà e di impegno.
Mentre chiedo il voto alla maggioranza, affermo con tutta tranquillità che sarà bene accetto un consenso più vasto: il consenso dell'intera assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, accogliamo favorevolmente la proposta di nominare il collega Petrini alla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale ed esprimiamo il voto favorevole del Gruppo PSI.
Conosco il collega Petrini indirettamente per le attività che ha svolto fuori dal Consiglio e direttamente per il lavoro che ha svolto in Regione.
Sono sicuro che saprà rappresentare all'interno dell'Ufficio di Presidenza quell'equilibrio al quale si riferiva il Capogruppo Brizio. Ritengo anch'io che se fossimo in grado di superare gli aspetti di maggioranza e di opposizione, il consenso dell'assemblea sarebbe molto più ampio. Questo sarebbe l'auspicio del Gruppo PSI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il Gruppo PSDI conferma il voto favorevole per l'elezione del Vicepresidente del Consiglio regionale nella persona del collega Luigi Petrini, che sappiamo essere uno dei fondatori della Regione Piemonte, uno dei partecipanti alla fase costituente dell'istituzione regionale. E' un Consigliere che in questi anni abbiamo potuto apprezzare per la serietà delle posizioni espresse e per l'impegno che ha sempre dedicato ai lavori del Consiglio.
Crediamo che con il completamento dell'Ufficio di Presidenza si possa compiutamente ridare al Consiglio la centralità della vita politica della Regione.
Con soddisfazione diamo il nostro voto al collega Petrini, auspicando anche noi una convergenza sul suo nome che vada al di là degli schieramenti che hanno contrassegnato l'elezione della Giunta e quindi al di là delle divisioni tra maggioranza e opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

A nome del Gruppo MSI-DN faccio gli auguri al collega Petrini per la sua elezione al posto di Vicepresidente. Pensiamo sia anche doveroso e giusto nei suoi confronti.
Comunico però che il nostro Gruppo non parteciperà al voto per la reiterata discriminazione da sempre fatta nei nostri confronti nell'elezione dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho colto con un atteggiamento contraddittorio la proposta democristiana della candidatura del collega Petrini alla Vicepresidenza del Consiglio regionale. Dirò brevemente perché. Da un lato mi rendo conto delle logiche attraverso le quali si procede alla suddivisione dei posti tra le diverse forze politiche, a chi spetti e a chi non spetti la singola designazione. Quindi tocca a questo Partito presentare una propria candidatura e mi congratulo con la DC per la scelta del candidato.
Ho conosciuto il Consigliere Petrini come Presidente della VII Commissione e ho avuto modo di notare in lui capacità, correttezza e rispetto delle diverse posizioni e quindi anche dei diritti dei piccoli Gruppi. Penso pertanto che il collega Petrini possa essere un ottimo Vicepresidente.
Ho fatto prima cenno ad un atteggiamento contraddittorio e vengo al secondo aspetto della questione. Questa mia considerazione è basata sul fatto che se un Consigliere svolge una mansione all'interno del Consiglio non ne può svolgere un'altra, per cui la nomina di Petrini alla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale implica necessariamente l'abbandono da parte sua della Vicepresidenza della VII Commissione. Mi sarei augurato, dovendosi procedere alla nomina del nuovo Presidente della VII Commissione (che è competente in materia ambientale, materia che seguo con particolare attenzione e cura), nella mia logica non lottizzatoria e non spartitoria, che il Consigliere Petrini potesse essere promosso Presidente della VII Commissione. Scopro invece (i corridoi ci sono appunto per scoprire le cose che non si dicono in aula) che in tutto questo gioco ad incastro, per cui uno va lì, l'altro va dall'altra parte, si propone il Capogruppo socialista quale nuovo Presidente della VII Commissione. E' per questo che in cuor mio auguro al collega Petrini di non farcela o di rinunciare alla nomina.
Detto questo, formulo i migliori auguri e credo che, da questa breve dichiarazione, sia evidentemente trasparita la stima da parte del mio Gruppo nei confronti del collega ed il voto in suo favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A nome del Gruppo comunista dichiaro che intendiamo votare Luigi Petrini alla Vicepresidenza. Lo votiamo per una ragione istituzionale e strutturale. Quando in sostituzione della compagna Laura Marchiaro venne eletta la nostra compagna Dameri alla Vicepresidenza, trattandosi di un momento in cui obiettivamente il rilievo della persona e del ruolo istituzionale era prevalente rispetto alla discussione politica avuta all'inizio della legislatura, ci fu da parte del Consiglio una collocazione nelle dichiarazioni di questo tipo. Noi abbiamo apprezzato le considerazioni e l'apprezzamento svolti sulla compagna Dameri e riteniamo di dover fare la stessa cosa non solo per reciprocità, ma anche per la individualità di Petrini.
L'attenzione istituzionale, il senso dello Stato sono caratteristiche importanti che Petrini, con la sua esperienza e la sua notevole conoscenza dei problemi, ha ampiamente dimostrato. Quindi per noi coincide il clima politico con le considerazioni di tipo personale.
Vorrei fare due osservazioni, la prima, bonaria, è frutto di una memoria che almeno qualcuno di noi ha mantenuto. Il Gruppo comunista voterà Petrini in base a queste considerazioni. Credo che i miei compagni saranno attenti a quello che dico e spero non se ne dimentichino. Invece quando si è trattato di votare la compagna Silvana Dameri, forse qualcuno non aveva ascoltato i vari Capigruppo di maggioranza e mancarono 7-8 voti.
I colleghi del mio Gruppo saranno invece molto attenti e voteranno tutti Luigi Petrini.
La seconda considerazione è un po' meno scherzosa (anche se non posso che metterla sul ridere) e si riferisce a quanto è stato richiamato dal collega Ala. E' la legittimazione che Petrini ha avuto in questi due anni difficili. Lo stesso Petrini nel ruolo di Vicepresidente della VII Commissione ha avuto molte perplessità su come si è mossa l'istituzione Regione. Il problema della sostituzione di Croso con Petrini rischia di riproporsi oggi. Da quando sono ripresi i lavori del Consiglio, dopo la pausa feriale, l'Assessore Croso non l'abbiamo ancora visto, prima non si presentava né in VII Commissione né in Consiglio, adesso non lo vediamo nei banchi della Giunta. Richiamo il Gruppo socialista a questo proposito. E' imbarazzante francamente continuare a non sapere chi è, perché non ha fatto che rarissime apparizioni. Ho voluto soltanto ricordare che Petrini non potrà sostituirlo lì ovviamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, svolgerò una brevissima dichiarazione per non far mancare la manifestazione esplicita del voto del Gruppo PRI rispetto alla nomina del Vicepresidente del Consiglio regionale. Non è soltanto un fatto rituale e formale, è un voto che diamo con assoluta convinzione ad un Consigliere del quale in questi anni abbiamo avuto modo di apprezzare la competenza e l'esperienza.
L'esperienza del Consigliere Petrini, le sue valutazioni e considerazioni costituiscono un elemento perché questo Consiglio regionale possa svolgere con maggior compiutezza, con maggior importanza e con maggiore serietà i suoi lavori. Quindi non è soltanto un voto formale, ma è un auspicio che il contributo del Consigliere Petrini, che è stato così importante nell'ambito delle Commissioni, possa essere altrettanto importante nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprimerà voto favorevole alla candidatura proposta con l'apprezzamento e la personale soddisfazione di tutti i Consiglieri.
Sembra che qui stiamo celebrando un commiato, una giubilazione più che un'elezione, quindi non vorremmo che Petrini considerasse l'elezione a Vicepresidente del Consiglio una giubilazione né da parte di chi lo ha candidato né da parte di chi lo voterà.
Petrini negli anni passati, già coprendo questo ruolo, non ha mai considerato la presenza nell'Ufficio di Presidenza una giubilazione, ma un ruolo significativo, incisivo e responsabile che richiede tutte le sue capacità e tutta la sua energia. Quindi noi votiamo e non giubiliamo il Consigliere Petrini anche se siamo costretti a usare argomenti che attengono alla memoria, non solo quella politica, ma anche quella affettiva e personale che fanno pensare più a una giubilazione che a una elezione.
Senza fare riferimento alla persona noi riteniamo che alla fine di questa tornata l'Ufficio di Presidente esca, non dico rafforzato rispetto a quello precedente, ma diversificato, probabilmente con una maggiore capacità di incidenza soprattutto sulle questioni interne all'istituzione.
Noi consideriamo questo aspetto molto positivo perché, come ha detto qualche collega, qualche preoccupazione comincia a crescere su com'è l'istituzione al proprio interno oltre che su com'è rispetto all'esterno.
Voteremo a favore del collega Petrini. Le motivazioni le abbiamo indicate, ce ne sono che attengono a fatti ormai antichi ma ce ne sono anche di molto recenti. Indico come esempio della puntualità e del livello del lavoro del collega Petrini il suo ultimo intervento in materia nucleare. Non me ne voglia qualche Consigliere. Pur essendo un argomento trito, ritrito sul quale ci siamo espressi tutti molte volte, l'intervento di Petrini non è mai stato banale, è sempre stato attualissimo documentatissimo. Questo significa che ha letto le riviste fino al giorno prima, non come hanno fatto molti di noi, in particolare il sottoscritto che si è fermato a qualche anno fa. Questa sua puntualità, questo suo attaccamento alla funzione politica che ha scelto di svolgere, danno le maggiori garanzie per il futuro.
Da parte nostra, e ritengo anche da parte della maggioranza, c'è apprezzamento per l'orientamento di un voto favorevole espresso dall'opposizione.
Abbiamo anche apprezzato la motivazione a posteriori ribadita qui di un comportamento non analogo in sede di primo impianto e ci sembra che la questione vada condivisa. In fase di primo impianto è chiaro che i candidati all'Ufficio di Presidenza hanno dovuto scontare lo scontro di tipo politico che c'era stato in termini di rapporti, sulla formazione dell'Ufficio di Presidenza, quindi non era allora un giudizio di riserva espresso sulle persone dalle opposizioni, ma era un giudizio di riserva espresso sui rapporti stabiliti tra maggioranza e minoranza.
Superato questo aspetto di natura politica, da parte di alcune forze della maggioranza si è ritenuto di ritornare al giudizio sulla persona in ordine al ruolo che è chiamata a svolgere.
Quindi un voto favorevole all'amico e collega Petrini e un apprezzamento per la posizione assunta da una parte dell'opposizione.



PRESIDENTE

Procediamo quindi alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione del nuovo Vicepresidente del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Giuseppe Cerchio.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 votanti 44 ha riportato voti: Luigi Petrini 43 scheda bianca 1 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
Proclamo quindi eletto il Consigliere regionale Luigi Petrini Vicepresidente del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Giuseppe Cerchio.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/53, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata con 44 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Invito il Vicepresidente Petrini a prendere posto al banco della Presidenza.



(Il neo Vicepresidente Luigi Petrini prende posto al banco della Presidenza)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, mentre il Vicepresidente Petrini prende posto al banco della Presidenza, non posso non ricordare che stiamo marciando insieme verso il fausto ventennio e non posso non ringraziare il Vicepresidente testé eletto per quanto egli ha fatto e per quanto farà. La votazione è stata talmente significativa che non ho bisogno di aggiungere altre parole se non per felicitarmi con lui. Con Petrini coltivo amicizia dal 1970.
Ringrazio tutti voi per il vostro voto. Avere accanto una forza venuta da una votazione quasi unanime (unanime ci ricorda l'infausto ventennio) è fausto in questa condizione.
Passiamo ora alla elezione di un Consigliere Segretario in sostituzione del Consigliere Andrea Mignone.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea

Il Gruppo socialdemocratico propone all'attenzione del Consiglio regionale per la nomina del Segretario componente dell'Ufficio di Presidenza il collega Consigliere Stefano Strobbia.
Se per la precedente designazione si è fatto riferimento alla passata esperienza in questa assemblea, elevata nei contenuti e nella qualità, del collega Petrini, non si può dire altrettanto a proposito del collega Stefano Strobbia, che da pochi mesi è entrato in questa assemblea. Però vi è entrato con grande entusiasmo, con grande impegno e credo che i suoi interventi di questi mesi in aula e nelle Commissioni abbiano già contrassegnato il suo modo di essere all'interno della istituzione regionale. Peraltro, ancorché sia di nomina recente in Consiglio regionale Stefano Strobbia ha una lunga esperienza amministrativa che inizia con il gruppo di comunità con Adriano Olivetti negli anni cinquanta successivamente radicata a livello comunale e in organismi che avevano collegamenti con l'istituzione regionale. Peraltro nella vita di Partito si è occupato della Regione partecipando per lunghi anni al Comitato regionale ed essendo anche Segretario regionale; ha potuto in questi anni maturare una conoscenza della vita regionale e un entusiasmo per questa istituzione.
Credo che proprio in questi momenti ci sia particolare bisogno all'interno della nostra istituzione di Consiglieri che credano in questa istituzione che non va intesa come un veicolo passeggero per ulteriori mete, ma come ruolo ed espressione importante delle comunità locali.
Con queste brevissime indicazioni auspichiamo vi sia anche sul collega Strobbia quella unanime convergenza che vi è stata sul collega Petrini.
Sappiamo che all'interno del Consiglio regionale le forze politiche stanno facendo una riflessione attorno al problema del cumulo degli incarichi in capo ad un Consigliere. Nel caso specifico per i mesi che ci separano di qui al rinnovo totale dell'Ufficio di Presidenza, ci troveremo nella situazione di avere un Consigliere che è Capogruppo e membro dell'Ufficio di Presidenza. Debbo far presente, al di là di quelli che saranno gli approfondimenti che assieme dobbiamo fare su questo aspetto per delineare un itinerario percorribile da parte di tutti in sede di rinnovo completo, che la proposta che mi permetto di fare è per il nostro Gruppo anche necessitata, poiché il nostro collega, cui affettuosamente abbiamo rivolto nella seduta scorsa il benvenuto in Consiglio, il Consigliere Gallarini, è ancora praticamente impossibilitato a partecipare in modo attivo e continuativo alla vita del Consiglio regionale poiché ancora per qualche mese dovrà forzatamente ridurre la propria presenza all'interno del Consiglio, anche se la sua volontà di partecipare è molto forte.
Quindi la proposta che facciamo di Strobbia nasce anche da questa considerazione che mi permetto di sottoporre all'attenzione del Consiglio rimanendo salvo che il nostro Gruppo su questo è disponibile a fare delle riflessioni e, in sede di rinnovo totale dell'Ufficio di Presidenza, non mancherà, rispettosamente e doverosamente, di tener conto delle indicazioni che le forze politiche vorranno suggerire al Consiglio nella sua interezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Intervengo rapidamente con una dichiarazione che si innesta su un ragionamento generale che ho fatto prima sulla nostra disponibilità che abbiamo manifestato con il voto al Vicepresidente e che abbiamo intenzione di riconfermare anche in questa occasione.
Devo ringraziare il Consigliere Mignone per avere precisato un punto che per noi era e resta discriminante. Noi riteniamo che data la ristrettezza dei numeri dei componenti del Consiglio regionale sono troppi i punti di responsabilità istituzionale: le Commissioni sono troppe comunque ci sono, l'Ufficio di Presidenza, la Giunta. E' chiaro che il numero di sessanta Consiglieri è inadeguato e rischia di creare una certa confusione. E' già avvenuta largamente per alcuni Gruppi che si trovano in stato di necessità e per altri in stato non di necessità, perché è stata operata una scelta del genere. Noi ci teniamo a ribadire questo perch riteniamo che debba esserci una sana visibilità e dialettica di responsabilità che non possono facilmente essere assommati nella stessa persona. Alla fine è abbastanza pregiudizievole sul piano dell'efficacia da qualsiasi parte la si prenda.
Ribadito questo principio che faremo valere anche nelle votazioni sulle Presidenze, consideriamo che anche quando c'è lo stato di necessità, sia molto opinabile perché potrebbero scegliersi altre vie, per esempio, non essere presenti in certi organismi; ma quando lo stato di necessità non c'è, questo non lo condividiamo.
Abbiamo avuto da parte del collega Mignone una spiegazione che mi pare accettabile e condivisibile, quella di uno stato di necessità nei fatti dovuto all'incidente che ha colpito il neo Consigliere Gallarini, a cui faccio molti auguri naturalmente, e credo di aver capito che essendo a tre mesi prima del rinnovo, c'è l'impegno a definire una distinzione netta per il futuro. Di fronte a queste dichiarazioni che non ho nessuna ragione di mettere in dubbio che, anzi, saluto come un atto di sensibilità da parte di Mignone e del Gruppo socialdemocratico, noi voteremo Stefano Strobbia, che sul piano personale conosciamo molto meno di Petrini, però la sua presenza in questi pochi mesi e le sue precedenti esperienze possono essere dei presupposti positivi per un lavoro serio sul piano istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi votiamo per il Consigliere Strobbia come impegno di maggioranza ed esprimiamo apprezzamento per questo Consigliere che, come è già stato notato, pur avendo una limitata esperienza, si è inserito in Consiglio regionale con autorevolezza e con competenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Ribadisco, a nome del Gruppo del Movimento Sociale Italiano la mia non partecipazione al voto augurandomi che tra tre mesi, quando si vedranno gli incarichi dell'Ufficio di Presidenza, anche il Movimento Sociale Italiano potrà entrare in gioco. Ricordo che è la quarta forza politica a livello nazionale e a livello piemontese.
In ogni caso rivolgo i miei auguri a Strobbia se verrà eletto.



PRESIDENTE

Comunico che ieri il Tribunale si è pronunciato favorevolmente per il Consigliere Strobbia rispetto al ricorso che era stato inoltrato.
Procediamo ora alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione del nuovo Consigliere Segretario in sostituzione del Consigliere Andrea Mignone.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 ha riportato voti: Stefano Strobbia 41 schede bianche 2 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
Proclamo quindi eletto il Consigliere regionale Stefano Strobbia Consigliere Segretario in sostituzione del Consigliere Andrea Mignone.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/53, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Invito il Consigliere Segretario Strobbia a prendere posto al banco della Presidenza.



(Il neo Consigliere Segretario Stefano Strobbia prende posto al banco della Presidenza)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico che in sede di conferenza dei Capigruppo si è deciso di rinviare alla prossima seduta l'esame dei punti 5) e 6) all'o.d.g.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame progetto di legge n. 273: "Proroga trattamento domiciliare ex art. 12, L.R. 18/4/1985 n. 39: 'Norme per la sperimentazione della nutrizione parenterale a domicilio'"


PRESIDENTE

Si proceda all'esame del progetto di legge n. 273 di cui al punto 7) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Devecchi che dà per letta la relazione.
Se non vi sono interventi si proceda alla votazione per appello nominale dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Innovazione tecnologica

Esame proposta di deliberazione n. 466: "L.R. 1/12/1986, n. 56, art. 3. Piano degli interventi" (rinvio)


PRESIDENTE

La proposta di deliberazione n. 466 di cui al punto 9) all'o.d.g. è rinviata.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono all'ordine del giorno argomenti sui quali dovrebbero intervenire i Consiglieri Sestero e Valeri. Il Consigliere Sestero è però impegnata in una riunione sull'Università e il Consigliere Valeri è impegnato in una riunione con i rappresentanti del Comune di Alessandria.



PRESIDENTE

Proporrei di sospendere la riunione per qualche minuto e di richiamare la collega Sestero in aula per votare due deliberazioni iscritte all'o.d.g.
Chiede la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Per l'ennesima volta mi accorgo che non conto. Nessuno mi ha informato della riunione con il Comune di Alessandria.



PRESIDENTE

La riunione non è stata promossa né dal Consiglio regionale né tanto meno dal governo regionale. Io non l'ho promossa né intendo porvi mano. I Gruppi possono allontanarsi dall'aula però è stato deciso che durante le ore di seduta del Consiglio non vengono convocate riunioni.
Mi dicono che la riunione con il Comune di Alessandria è stata sospesa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAMERI


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 630: "Adesione della Regione Piemonte alla fondazione 'Centro di Studi sul pensiero politico'"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della proposta di deliberazione n. 630, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

E' una deliberazione importante sulla quale credo mi sarà consentito di non fare un intervento molto lungo perché su questa iniziativa si è discusso parecchio e perché essa nasce da lontano. Non posso non sottolineare l'importanza che annettiamo a questo intervento che tende a conservare nella città di Torino e quindi nella nostra regione un patrimonio librario rilevante e prezioso sia per i singoli testi in esso contenuti sia per l'omogeneità e per il contenuto complessivo dei testi stessi. Conserviamo qui questo patrimonio e lo organizziamo in maniera che esso possa fungere da nucleo fondamentale di un centro studi sul pensiero politico. Le tradizioni torinesi in ambito universitario, e non, di riflessione su questa problematica sono di lunga data e hanno raggiunto livelli riconosciuti in Italia e all'estero. Crediamo quindi di fare un'operazione significativa per la cultura regionale.
Devo esprimere il ringraziamento oltreché al professor Firpo, donante di questa biblioteca, agli altri soggetti che hanno partecipato con la Regione alla costituzione di questo centro studi, la Provincia e il Comune di Torino e la Cassa di Risparmio di Torino, socio di questa fondazione, e agli altri istituti che, pur non essendo soci diretti della fondazione hanno garantito il loro appoggio finanziario alla gestione della medesima.
Il processo non è stato molto veloce, se vogliamo è stato più lento di quanto non fosse da noi immaginabile, per la volontà ricercata di ritrovare nella definizione degli organi, nella definizione delle competenze di ciascuno di questi organi (Consiglio di amministrazione, Comitato scientifico) la più alta qualificazione di tipo professionale e scientifico e nello stesso tempo la più rigorosa sottolineatura delle competenze istituzionali di ciascun organo.
Al di là del contenuto culturale dell'operazione vorrei rimarcare alcune specificità dello statuto che è stato concordato con gli altri soci che ci portano un terreno innovativo nell'assunzione delle nostre responsabilità. In considerazione della materia, che non a caso non trova un confine rigido tra cultura e politica, abbiamo proposto che il Consiglio di amministrazione vedesse la rappresentanza di due persone per ciascuno degli Enti locali (Regione, Provincia e Comune) e che i nominativi venissero espressi da queste sedi con un voto qualificato e cioè avessero una maggioranza di due terzi a loro sostegno, senza prefigurare quindi rigidi e predefiniti rapporti di maggioranza o minoranza che avrebbero rischiato di impedire la presenza in questo Consiglio di quelle diverse correnti di pensiero che, seppure in un Consiglio di amministrazione riteniamo giusto garantire. Mi sembra che le istituzioni vengano stimolate a ricercare il massimo di convergenza su persone che per il loro livello per la loro preparazione e per la loro capacità diano garanzie a tutta l'istituzione e non solo a una o all'altra parte delle forze politiche nei loro rapporti tra maggioranza e minoranza.
Noi confidiamo che ci sia, come c'è stato in Commissione, il voto del Consiglio. Hanno operato in questo indirizzo già molti Consiglieri che si erano fatti promotori di un disegno di legge a sostegno di questa iniziativa. La proposta della deliberazione della Giunta viene a valle di un comportamento seguito in altri casi dalle Giunte precedenti che tendeva a ricercare, prima di venire in aula, la convergenza con gli altri soggetti su un'ipotesi di statuto piuttosto che far partire la Regione su un'iniziativa che avrebbe potuto mettere gli altri enti in una posizione di difficoltà non ritrovandosi, come in questo caso, come partner paritari sull'iniziativa stessa, ciò che invece questo iter procedurale ha consentito.
Sono a disposizione ovviamente per tutte le delucidazioni del caso.
Abbiamo avuto in Commissione un confronto su questa tematica; ci è stato sollecitato il problema di garantire a questo centro studi, e quindi alla sua biblioteca, il massimo di fruizione pubblica. Abbiamo presente la necessità che attorno a questo centro studi si sviluppino particolarmente le riflessioni di carattere scientifico per l'approfondimento di questi temi. Con i mezzi che avremo a disposizione cercheremo di non farne un polo chiuso al rapporto con la comunità, pur conservandone la scientificità e la rigorosità di gestione che già caratterizza altri importanti fondazioni e centri studi presenti nella nostra regione su temi diversi, ma con il Centro studi sul pensiero politico aventi molte attinenze.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Viglione che interviene in qualità di Consigliere.



VIGLIONE Aldo

Ho seguito per lunghi mesi la vicenda della biblioteca Firpo e sono presentatore anche del disegno di legge che poi venne tramutato in una deliberazione della Giunta regionale unitamente a quella del Comune di Torino che, sbloccata la situazione, credo sia già in atto e quella della Provincia di Torino.
Desidero ringraziare quanti hanno contribuito a questo grosso impegno.
Molte forze politiche hanno contribuito in questa direzione. Ringrazio anche la Giunta che ha voluto con un atto di deliberazione provvedere in proposito.
Devo dire che non è stato facile arrivare a questo punto. La biblioteca del professor Firpo è di altissima importanza, riguarda tutta la storia di un pensiero che soprattutto mira a individuare quegli autori che nella storia hanno parlato di tolleranza, di libertà e di democrazia.
Qualche giorno fa è stato pubblicato sul "Corriere della Sera" un articolo di Francesco Alberoni nel quale si trattava dell'uso della biblioteca nel nostro e negli altri Paesi. Lo sconforto che derivava dalle parole di Alberoni è lo stesso sconforto che tutti noi abbiamo provato viaggiando all'estero.
Ho visitato fra gli altri Paesi anche la Corea del Nord dove nella biblioteca dell'Università non volava una mosca pur essendoci migliaia di studenti, tutti nel silenzio più assoluto. A Toronto la biblioteca della Corte d'Appello è utilizzata in un silenzio altrettanto religioso. Nelle biblioteche degli Stati Uniti le ricerche sono tutte automatizzate ad opera del singolo utente.
Lo sconforto più grande ci prendeva nel vedere che una ricchissima biblioteca del pensiero politico-sociale, di tanti secoli, volto a creare elementi perenni di libertà, di democrazia, di tolleranza, i principi ai quali noi tutti ci atteniamo, fosse invece condannata ad essere non utilizzata, ad essere nascosta. Quello di oggi è un atto molto importante per chi come tutti voi che avete a cuore le sorti culturali che sono così importanti per una società in sviluppo.
Un ringraziamento particolare deve essere fatto a Firpo - lo chiamo così affettuosamente senza dargli titoli di onorevole o di professore che egli rifiuta sempre - ché ha dedicato l'intera vita a questi studi, a questa ricerca e che ha messo questi valori a disposizione della società.
Un'ultima considerazione. Facciamo in modo, avendo ormai i locali pronti a ricevere la biblioteca, che questa raccolta così preziosa possa essere utilizzata razionalmente con quello spirito e con quella devozione che Alberoni auspicava nel suo articolo.
E' un momento di crescita e di intervento importante da parte della Regione che sta a significare che c'è la volontà delle forze politiche di cambiare lo stato attuale delle cose. Questo potrebbe essere detto per la conservazione dei beni, che sono altissimi, mirabili e spesso non sono valutati per tali nel complesso culturale del Piemonte che ha valenza regionale, ma anche nazionale ed internazionale.
Un grazie quindi alle molte forze politiche che hanno partecipato all'operazione e ribadisco ancora un ringraziamento particolare a Firpo che ha voluto dedicare tutta la vita per questa ricerca, che gli è costata tanti e tanti decenni di lavoro e che oggi gratuitamente mette a disposizione di tutta la comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho seguito più sugli organi di stampa che nella competente Commissione le vicende relative alla cosiddetta "Fondazione Firpo". Gli organi di stampa ne hanno parlato così tanto al punto di rendere ineliminabile e inevitabile questa scelta regionale.
Voglio svolgere soltanto alcune considerazioni di carattere generale ed altre di dettaglio. La prima considerazione di carattere generale è che non posso non vedere con favore la nascita e lo sviluppo di una biblioteca per le analoghe considerazioni svolte dal Presidente del Consiglio Viglione. Anch'io mi rammarico che nelle biblioteche italiane ci sia troppo rumore ed orari impossibili oltre ad un disordine che rende difficilissima la ricerca dei libri. Si aggiunga il tempo incredibile che in molte biblioteche universitarie passa tra la comparsa di un libro sul mercato e la decisione della sua acquisizione da parte degli enti vari preposti oltre agli altri mesi che trascorrono prima che il libro sia a disposizione della persona intenzionata a leggerlo.
Apprezzo questa scelta e apprezzo che questa scelta riguardi Torino. Mi rendo anche conto dell'enorme valore di questo patrimonio (in privato sono un amante dei libri di antiquariato, anche se non me ne posso permettere molti). I libri sono enormemente importanti. Dico questo anche con riferimento all'ambito giovanile che invece tende a considerare il libro come un elemento del passato. Il libro è stato elemento di crescita della democrazia e dei valori della tolleranza.
Non posso però fare a meno di rilevare alcuni aspetti che mi dispiacciono in tutta la vicenda e in questa deliberazione. Non sono tanto i contenuti quanto lo stile. Forse perché all'Università preferivo frequentare le lezione del professor Bobbio anziché quelle del professor Firpo; anche ora nella vicenda della donazione dei libri non posso fare a meno di rilevare alcune differenze di stile nel modo con cui si è donato o si è lasciato in eredità al futuro, ai giovani studiosi, alla città, alle istituzioni, agli intellettuali (e potrei dire a tutti quanti) parte del proprio patrimonio librario. Tutto l'apparato notarile contenuto in questa deliberazione, in particolare l'art. 15 e laddove si esaminano compiti e prerogative della famiglia, ne fa un documento di tipo testamentario. Io non ho fiducia nei testamenti, perché si vede che cosa ne fanno gli eredi.
Il tentativo di tenere sotto controllo quanto accadrà di questo patrimonio librario, per di più da parte di uno che ha studiato la politica e sa come va il mondo, dovrebbe apparire un tentativo, purtroppo, abbastanza inutile.
Gli eredi sono di solito degli scavezzacollo e nel pensiero politico questo lo si è visto molto bene. Rimane anche un rammarico per un tentativo che pare di intravedere, quello di voler creare un centro "importante". I centri importanti, come è successo alcune volte, possono essere dei centri di potere e non solo dei centri nobilissimi di studio e di diffusione culturale.
Anticipo all'Assessore ed al Consiglio di avere presentato un emendamento e mi scuso di averlo presentato solo ora pur avendolo in mente da tempo. E' un emendamento o marginale o molto importante, dipende dal punto di vista. E' la richiesta che tra il materiale di cui può dotarsi la biblioteca, previsto per Statuto, vengano aggiunte le riproduzione "sonore". Andiamo verso una società dell'immagine e del sonoro, quindi ritengo che dischi, registrazioni magnetiche e filmati possano far parte del patrimonio della biblioteca, anche se il valore e l'importanza di questa Fondazione rimane ancorato sul patrimonio librario e sentimentale rappresentato da questa donazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Presidente e colleghi Consiglieri, ho chiesto di intervenire per essere sentito subito dai colleghi in quanto ritengo che un dibattito è tanto più proficuo ed interessante quanto più si danno delle risposte immediate alle sollecitazioni.
Il mio intervento è soprattutto determinato dalla esigenza di dare qualche risposta puntuale a questioni estremamente delicate poste dal collega Ala. Prima di venire alle sue considerazioni, devo dire che da parte nostra c'è l'apprezzamento del risultato e del processo. Il risultato è che la Regione disporrà di una raccolta preziosa. E' la testimonianza di come un'intelligenza, una generazione e una società abbiano guardato ai libri. Noi apprezziamo il processo che è stato avviato con una proposta che vede la Regione Piemonte e il suo Consiglio protagonisti e che, pur attraverso meccanismi che formalmente sono discutibili, hanno colto la novità, il senso di una raccolta di libri.
Una raccolta di libri non è una raccolta di oggetti, è una raccolta di attenzioni, di interessi, di affetti.
Le questioni di stile fra Bobbio e Firpo presuppongono in primo luogo che qualcuno di noi ritenga di poter dare dei giudizi di stile ai personaggi in oggetto. Ricordo l'antica parabola dei calzari.
Ognuno, rispetto a se stesso e rispetto alla società, può atteggiarsi in modo diverso. Non è detto che questo sia riducibile a una questione di stile. Si possono avere giudizi diversi su comportamenti diversi, ma ridurli a questioni di stile, quasi che fosse l'esibizionismo e la grettezza avere indirizzato uno dei due soggetti a una soluzione rispetto ad un'altra, mentre sarebbe l'eleganza e lo stile ad avere indotto uno dei due grandi torinesi a determinarsi in modo diverso, mi pare una valutazione molto riduttiva. Non è un problema di stile. Non so che cosa abbia indotto i due personaggi a determinarsi in un certo modo, saranno state le circostanze, saranno state le loro concezioni della vita, il valore della memoria che per uno può essere importante, per l'altro no.
Non è solo questione di stile, caro Ala: è una questione molto più profonda nella quale non intendo addentrarmi perché non conosco abbastanza a fondo le motivazioni che hanno indotto le persone in oggetto a determinarsi in un certo modo.
Tuttavia devo dire che l'argomento di Ala, a prescindere dalla questione dello stile, è da respingersi nel modo più totale e assoluto. E dirò perché. E' vero che quello che noi stiamo deliberando è anche caratterizzato da grande macchinosità, però ha l'obiettivo preciso che questa raccolta di libri continui ad essere un elemento di attenzione culturale, affettiva, e perché no? di memoria. E' anche un elemento di orgoglio.
Cari amici, sono convinto - come dice Firpo - che la nostra vera dimensione in cui viviamo sia quella della memoria, cioè quella fase in cui veniamo ricordati e in cui continuiamo a vivere per quello che di significativo abbiamo fatto nella nostra esistenza. Non veniamo ricordati per le nostre banalità, a meno che le nostre banalità non siano il nostro valore e quindi è giusto venire ricordati per le nostre banalità. Ma se siamo riusciti ad esprimere in vita un valore significativo, positivo o negativo, continuiamo a vivere nella memoria per quello che siamo stati.
Questo da qualche parte Firpo l'ha lasciato scritto.
Sono convinto che una società non debba ignorare, rifiutare e dimenticare, e per quanto possibile debba fare in modo che non avvenga, le origini e i nomi delle cose sulle quali è nata e cresciuta.
Personalmente do una mia spiegazione ai recenti fatti elettorali molto strani ad alcune posizioni che offendono la cultura, l'educazione e il civismo dei piemontesi che hanno avuto un così grande successo elettorale.
Posizioni sciovinistiche, grossolane come sono state sostenute in campagna elettorale, hanno avuto un voto significativo da parte dei piemontesi. Ma non credo che gli amici piemontesi che hanno votato quelle liste si siano riconosciuti in quei programmi e in quei discorsi. Hanno aderito a un messaggio che era diverso mille miglia da quello che veniva loro invece propinato, ed era, per esempio, quello del Piemonte senza la "e" finale nella storia del Piemonte e nella realtà piemontese. Ognuno di noi ha bisogno di costruirsi e di cercare le proprie radici per capire qual è la sua aiuola. Se noi distruggiamo le radici e neghiamo l'esistenza di una nostra aiuola, ce ne costruiamo di artificiale e scopriamo che queste magari sono le Bahamas.
Perciò non mi scandalizzo, anzi, sono fortemente favorevole a un'ipotesi in cui si immagini un meccanismo istituzionale che presieda alla continuazione dell'opera di Firpo, che responsabilizzi la cultura piemontese e l'istituzione piemontese e che responsabilizzi anche la sua famiglia.
Questo, caro Ala, è un privilegio nel senso medioevale del termine, che non vuol dire gratuito, ma vuol caricare qualcuno di un onere. Quindi, i Firpo dovranno sapere che saranno legittimati ad essere soggetti di questa istituzione nella misura in cui saranno Firpo; è un privilegio quello che hanno, ma in termini di onere, non di arricchimento indebito o gratuito per il futuro. Vuol dire caricarli dell'onere di essere elemento di continuità memoriale e culturale rispetto all'attività di Firpo, che attualmente ancora esiste, a cui auguriamo di continuare a esistere fisicamente il più lungo tempo possibile.
Sono d'accordo che molti elementi marginali di quanto stiamo votando disturbano magari la nostra cultura giuridica, disturbano molti aspetti. In Piemonte si sta inventando un meccanismo che vedrà impegnata per il futuro una tradizione di famiglia, che noi ci auguriamo si sviluppi nell'interesse di tutti.
La Sovrintendenza riempie le cantine di cose e impedisce alla gente di vederle. Ritengo per esempio che le nostre pareti dovrebbero essere coperte dai quadri che la cultura piemontese ha prodotto, invece queste cose devono essere tenute nelle cantine, non possono essere viste che facendo una domanda in carta bollata su un valore che normalmente non si trova e di cui il più delle volte il tabaccaio è sprovvisto; e quando si riesce a trovare la carta, non si sa fare la domanda, quando si è capaci di fare la domanda si arriva regolarmente un'ora dopo le 11 che è l'ora di chiusura dello sportello che rilascia l'autorizzazione.
A noi sembra un meccanismo fortemente innovativo e fortemente interessante. Certo, richiederà da parte dei soggetti interessati e quindi del ruolo che noi conserviamo in questa vicenda, l'attenzione a fare sì che non sia né un feudo di famiglia, né un gioiello di famiglia, né una stanza di esercitazioni - ha ragione Ala - di potere, qualche volta magari di poteri che deviano rispetto ai soggetti. Sarebbe, per esempio, il caso di andare a vedere se alcune fondazioni che si rifanno a grandi personaggi piemontesi, come Einaudi, lavorino per fare andare avanti il loro pensiero o se lavorino per metterlo in discussione in forma molto elegante.
Perché i nostri cittadini ritrovino le loro radici e la loro aiuola bisogna innanzitutto prendere atto che questa aiuola esiste, che il Piemonte è una grande regione, non è inventata come "le Calabrie" o come l'Emilia, che così è stata chiamata perché lì passava la via Emilia. La nostra regione è uno Stato da centinaia di anni, è una regione che si è sedimentata nelle pietre dei monumenti, nelle tradizioni delle famiglie nello stesso modo d'essere della natura in aspetti significativi. Una grande regione come la nostra, che ha fatto uno Stato, che ha ospitato una casa regnante, vivaddio! deve pure avere l'orgoglio di se stessa e la consapevolezza delle proprie tradizioni e dei propri valori tali da riconoscersi non soltanto nello sciovinismo, come è stato fatto nelle passate elezioni elettorali.
I piemontesi non sono quelli che non vogliono dare le aree per l'edilizia economica popolare agli immigrati, ma sono quelli che hanno deciso di rinunciare a un ruolo privilegiato nell'Europa dell'800 e hanno scelto una soluzione di tipo diverso e l'hanno regalata al resto del Paese.
E' certo che se in questa Regione si dice che la monarchia sabauda è stata solo gli errori di un uomo per qualche anno o in un'occasione e si dimentica che ottocento anni di storia alle spalle hanno fatto questo Paese, allora è difficile capire perché i Firpo devono rimanere come soggetti propri all'interno di un ente culturale. Su questo bisognerà riflettere a fondo perché gli elementi di disgregazione nel nostro tessuto sociale passano anche attraverso il misconoscimento dei nostri valori.
Leggevo da qualche parte che lo stambecco in Europa esiste solo più come derivato dal Gran Paradiso. Vivaddio! il Parco del Gran Paradiso è stato voluto da una casa regnante. Queste cose si dimenticano totalmente.
Certo, bisogna attualizzare il senso d'essere di una antica tradizione.
Queste cose vanno conservate. Faccio un esempio. Ho giudicato in modo molto pesante un direttore di un parco che non aveva colto il senso che aveva una mia proposta, caldeggiata dall'allora Presidente avvocato Oberto, di ospitare degli studenti nelle antiche case dei guardia-parco e non nei rifugi alpini. A me sembrava un modo per legare fortemente all'ambiente i ragazzi che andavano a fare una esperienza non soltanto di natura ecologica nel senso più banale del termine che si può fare in qualunque altra parte del Piemonte. Sappiamo tutti che vedere un camoscio o vedere uno stambecco non arricchisce più di tanto l'esperienza di un soggiorno in montagna. La montagna è ricca di esperienze. Domenica sono andato a cercare i camosci in una certa valle e mi sono invece trovato di fronte una vipera e posso dire che l'esperienza per alcune persone è stata analoga a quella che avrebbero fatto quei ragazzi. Probabilmente la loro permanenza sarebbe stata culturalmente rafforzata dalla presenza della casa del guadia-parco, di tradizione originaria del parco, e li avrebbe fatti ragionare sui valori e sulle attenzioni che si sono avute nei confronti di un territorio e di tutta una società.
Questo non è stato fatto e in modo molto grossolano mi è stato detto che ci sono i rifugi alpini. Per carità, i rifugi alpini ci sono in qualunque valle d'Europa e non c'è bisogno di andare nel Gran Paradiso a cercare la casa del guardia-parco e magari parlare con il guardia-parco che ci si augura che queste cose qualche volta le abbia sentite dire e non pretendiamo lette.
Il mio intervento vuol dire che un momento così importante e così significativo della cultura della nostra Regione e soprattutto del ruolo che il Consiglio regionale in proprio vuole svolgere, dovrebbero giustificare una attenzione più ottimistica nei confronti delle cose.
I rischi ci sono, le perplessità sulle macchinosità di alcune procedure esistono, ma atteggiamoci con grande ottimismo, perché dall'ottimismo, caro Ala e cari colleghi, nascono anche le forti volontà di fare alcune cose in un certo modo. Se ci mettiamo rispetto ai processi in termini di diffidenza, siamo più attenti a controllare le cose che non ci piacciono che non a proporre le cose che vogliamo. A noi sembra che dobbiamo lanciarci, lasciando alla Giunta le responsabilità che le competono, più sul segno delle cose forti e dell'impegno che vogliamo assumere perch questo centro culturale si sviluppi e cresca che non sulla riproposizione per qualche parte anche magari comprensibile e condivisibile, delle non disponibilità a confrontarsi e soprattutto a riconoscere e a superare alcuni elementi marginali.
Con questo spirito di ottimismo per il superamento delle questioni macchinose e formalmente difficili da capire, ma con la volontà di lavorare adesso e in futuro perché questa realtà produca risultati sempre più positivi per la nostra società, il nostro Gruppo esprimerà parere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non so se per dare l'adesione alla proposta della Giunta il Gruppo socialdemocratico deve anch'esso richiamarsi ai concetti ricordati testé dal collega Marchini. Rimarrei in termini più attuali e molto contenuti. Forse serve oggi ricordare che a Chambery si respira ancora aria di Torino, che la capitale è forse ancora là, forse serve sapere che cosa è avvenuto prima o dopo del "tramud".
Mi sembra però importante che la deliberazione porti un titolo anch'esso frutto di una serie di considerazioni e in questa materia mi sembra proprio usare il termine "relazioni diplomatiche". Il titolo dice "Adesione della Regione Piemonte alla fondazione del Centro di Studi sul pensiero politico".
Credo sia molto importante che il Consiglio regionale assuma la decisione di aderire alla costituzione della Fondazione del Centro di Studi sul pensiero politico.
Sono state fatte delle osservazioni intorno alla preziosità all'importanza del materiale che viene acquisito. C'è stato l'intervento del Presidente che, trasferendosi ai banchi dei Consiglieri, non riesce a togliersi il tono presidenziale ed è naturale che così sia ed è giusto che avvenga anche per solennizzare il momento. Quando si parla di libri, quando si parla di testimonianze della cultura, del pensiero e di ciò che attorno ad esso è stato prodotto nella terra piemontese, credo si debba essere tutti molto attenti e parlare con il dovuto rispetto e forse anche con la dovuta amplificazione.
Mi sembra che le opere che vengono acquisite, descritte molto sommariamente nella relazione, abbiano effettivamente il pregio e l'autorevolezza della ricerca e saranno utili al servizio che la Fondazione si propone.
Le riserve sollevate dal collega Ala, e probabilmente da altri Consiglieri che sono già intervenuti in Commissione ci sono, sono una realtà di cui dobbiamo tenere conto.
Dobbiamo però dare atto all'Assessore Alberton che già nei rapporti intervenuti per la costituzione del primo nucleo della Fondazione e degli strumenti che dovranno governarne il funzionamento e l'esistenza si è fatto carico di trovare una mediazione che mi sembra garantire che ciò che si sta deliberando possa diventare effettivamente il centro relativo allo studio e allo sviluppo delle ricerche sul pensiero politico e non invece un centro di ricerca o di altre funzioni finalizzato a questo o a quel filone, o peggio a questo o a quel ricercatore.
Credo che il Consiglio regionale dovrà tornare sulla designazione degli organi o del piccolo gruppo dirigente che seguirà queste cose e dovrà dare delle indicazioni. Anche in quell'occasione dovremmo tentare di fare una scelta legata alla sensibilità e alla funzione che il Consiglio regionale vuole svolgere attraverso i suoi delegati. Se questa iniziativa va avanti con queste premesse, acquisendo questa ricchezza di patrimonio culturale e di dotazione libraria all'uso collettivo, e se in futuro, nell'esercizio dei compiti della Fondazione, verranno tenute presenti le raccomandazioni che da più parti sono venute nello spirito di adesione alla proposta di deliberazione della Giunta, ritengo che questo sia un atto meritorio che varrà la pena di seguire nel suo sviluppo.
Con queste considerazioni il Gruppo socialdemocratico darà il proprio voto favorevole alla proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sarà favorevole a questa deliberazione anche il nostro voto.
Noi non abbiamo a suo tempo sottoscritto la proposta avanzata da alcuni Gruppi perché avevamo da un lato talune perplessità e perché era già in atto un lavoro della Giunta e dell'Assessore Alberton, per cui essa ci pareva non necessaria.
La Giunta e la Commissione hanno svolto un buon lavoro e la proposta definitiva oggi sottoposta al giudizio del Consiglio, è tale da poter superare le perplessità. Si è raggiunta una equilibrata presenza nel Consiglio, una titolazione appropriata e non personalistica ed infine è previsto il coinvolgimento della famiglia, in forme accettabili con il giusto peso degli Enti pubblici destinatari.
Si giunge ad una soluzione che, a questo punto, ci convince.
Apprezziamo il lavoro di Firpo come studioso che deve essere valutato dal Piemonte con orgoglio.
Come forza politica affermiamo con tranquillità, ma anche con convinzione che apprezziamo molto meno il Firpo editorialista, il Firpo dei "Cattivi pensieri", troppo cattivi per esser pensieri, troppo taglienti ed arroganti per non ricordare gli scritti giovanili nel contenuto, ancor meno apprezzabili. Nella storia si può leggere di tutto e c'è spazio per ogni genere di giudizio. Diciamo questo ricordando proprio Firpo ed il suo "attenti a non bruciare i libri". Abbiamo di fronte a noi un lascito di grande valore; è importante saper discernere il lavoro significativo del Firpo studioso e collezionista che va a costituire un Centro Studi tale da arricchire il Piemonte.
Il nostro voto, quindi, sulla base delle proposte della Giunta, è un voto chiaramente favorevole.



PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri che la donazione riguarda i libri non la persona di Firpo.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, anche il Gruppo PSI, che ha concorso all'affinamento di questa proposta, darà voto favorevole alla deliberazione.
Questo è un fatto importante, è un impegno della Regione a raccogliere una tessera di una costruzione più ampia e fondamentale del patrimonio culturale della nostra terra. E' una biblioteca specializzata, di alto livello che si colloca nel filone della tradizione del pensiero delle dottrine politiche di Torino. E' una tradizione che ha un retroterra e radici culturali nella nostra società.
C'è un particolare che rappresenta ancora oggi una zona grigia ed è l'uso della biblioteca. Non si può pensare soltanto alla conservazione, ad una specie di tempietto per pochi adepti, ma ad uno strumento di fruizione dinamico e aperto. Questo è un impegno importante per i rappresentanti pubblici che siederanno nel Consiglio di amministrazione perché l'utilizzo di questa struttura sia realmente aperta e non appartenga solo agli studiosi o a coloro che beneficiano di borse di studio. Quindi una struttura trasparente, come dicevo in Commissione, non sarà un bivacco, non sarà la Biblioteca civica dove al mattino qualcuno va a leggere il giornale, ma, proprio per il tipo di libri che raccoglie, sarà una sede dove andranno persone realmente interessate dove si possa accedere senza procedure faticose, senza barriere particolari. L'impegno dei rappresentanti pubblici dovrà riuscire a far sì che il catalogo possa essere integrato con altre biblioteche, che si possa informatizzare, dovrà fare in modo che un giorno anche la biblioteca del Consiglio regionale possa vedere qual è la disponibilità del patrimonio. E' pur vero che pochi Consiglieri regionali frequentano la biblioteca del Consiglio, tuttavia per quei pochi potrebbe essere estremamente stimolante poter avere la disponibilità dei testi che questa importante biblioteca, frutto della donazione della famiglia Firpo, costituisce.
Non farei un problema sulla questione della presenza della famiglia Firpo fino all'ennesima generazione, non costituisce un grosso problema per la funzionalità della struttura. Credo che il ruolo dei rappresentanti pubblici debba essere di particolare attenzione, forse dovremmo un giorno parlare del ruolo dei rappresentanti pubblici che eleggiamo in questa sede sul tipo di messaggio che devono portare; se sono soggetti in libertà o se sono soggetti che esprimono un grande indirizzo di fondo, non devono essere portatori di una linea rigida ma comunque di un grande indirizzo di fondo.
Ebbene, saranno proprio i rappresentanti che noi designeremo a salvaguardare la trasparenza dell'utilizzo di questa struttura e fare in modo che la stessa viva non come tempietto, ma si inserisca nel corpo civile e politico della nostra società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Esprimo voto favorevole a nome del Gruppo PCI. Il nostro Gruppo, con il Presidente Viglione, ha svolto un ruolo importante perché questa iniziativa arrivasse in dirittura finale. Per smuovere le acque, per riuscire a venire a capo di questo problema, si era pensato in un primo tempo alla legge, si è passati invece alla deliberazione che mi sembra del tutto compatibile con il nostro ordinamento. Il risultato è importante e molto apprezzabile. Non intervengo sulle ragioni di merito perché sono evidenti.
Credo di dover fare una riflessione su quello che è stato il tema ricorrente degli interventi, a cominciare da quello del collega Ala sull'anomalia o la relativa anomalia della soluzione tecnico amministrativo - giuridica. La sperimentazione di una forma di questo genere è interessante, è nuova, è anomala rispetto ad altri percorsi seguiti da altri. Credo che le intese, raggiunte con la famiglia Firpo siano tali da non farci mettere in rilievo le anomalie come oggetto di critica, ma come oggetto di attenzione, perché, per la novità della formula, sarà molto interessante la sperimentazione concreta; nella formula mista la famiglia è presente in maniera consistente e sono presenti gli Enti pubblici. La sperimentazione dei rapporti è una questione cruciale ma non mi pare utile entrare in questo momento nel merito. Invece mi pare utile spostare la nostra attenzione sul lavoro e sul ruolo dei rappresentanti pubblici. Ho delle riserve sugli impianti tradizionali dei rappresentanti pubblici, l'ho già detto. Anche quando si nominano ottimi rappresentanti, c'è il problema del legame con l'Ente, che talvolta rischia di perdersi. Parlerei di attenzione alla sperimentazione da parte dell'istituzione, quindi attraverso i suoi rappresentanti, ma anche attraverso i suoi organi, la Giunta e il Consiglio.
I finanziamenti e il sostegno all'iniziativa sono lasciati alla Giunta quindi, proprio per l'anomalia di questa formula, lo rimarco senza dire se questa anomalia sia positiva o negativa, chiedo che la Giunta si impegni a dare una informazione costante sul lavoro svolto da questo istituto. E' una iniziativa che nasce in modo molto favorevole, con il voto unanime del Consiglio, nasce con lo scopo di raggiungere un obiettivo, di cui dobbiamo essere depositari anche nell'operare futuro, che è quello di riuscire a fare in modo che questo prezioso patrimonio culturale sulle questioni delle dottrine politiche sia un bene per la collettività.
Crediamo non ci sia motivo perché la Giunta non accolga il nostro invito ad avere molta cura, essa stessa come soggetto operante nell'informare e nell'aggiornare il Consiglio di questa sperimentazione.
Il PCI ritiene di dover attestare nel reale e nel concreto, anche per altre iniziative, il livello di peso, di rilievo, di capacità di sintesi del pubblico più che attaccarlo a delle formule a priori. In altri termini a volte le formule a priori garantiscono la totalità della presenza pubblica e sappiamo che gli interessi pubblici anche da questa presenza pubblica non sono tutelati, perché il modo con cui si esprime il pubblico è lottizzatorio, dispersivo, quindi andrei molto cauto a dare giudizi a priori. Però, nel concreto, nella capacità di raggiungere i risultati faremo la nostra funzione di opposizione e ci auguriamo di poterla svolgere in un rapporto di confronto e di disponibilità a conoscere, a ragionare, a capire la Giunta e gli altri Gruppi.
Il nostro voto favorevole è così precisamente motivato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per la replica.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Ringrazio i colleghi che sono intervenuti i quali hanno introdotto elementi di riflessione non secondari. E' riemerso il problema o l'interrogativo del perché di una iniziativa specifica all'atto del raccoglimento della donazione della biblioteca Firpo. Se si fosse trattato solo di raccogliere la biblioteca avremmo potuto immaginare un incastro di questo patrimonio librario in una delle sedi già esistenti; se deve essere invece un centro di studi sul pensiero politico, credo sia giusto prevederne una autonomia e una sua individualità. Immediatamente nasce il problema del rapporto di questo centro studi con altri centri studi presenti nella nostra realtà regionale o torinese, aventi o non aventi la presenza di Enti pubblici al loro interno. Non è questo per me un elemento discriminante tra l'uno e l'altro. Voglio testimoniare al Consiglio, e credo di avere il suo conforto, che anche altri centri, come il Centro Gobetti, non vedranno minor attenzione da parte della Regione anche se direttamente essa non è presente come socio fondatore. Credo che la città e la Regione possano permettersi di avere una pluralità di voci su un terreno come quello a cui si indirizzano gli sforzi di questo atto istituzionale.
Una Regione come il Piemonte, una città come Torino, possono permettersi una pluralità di centri studi e di biblioteche che le portino al confronto con altre città di altri Paesi europei o non europei che certamente hanno un'articolazione superiore.
E' stato richiamato il problema della fruizione della biblioteca: ho detto che è una raccomandazione che dovremo rivolgere al Consiglio d'amministrazione non potendoci nascondere i problemi di gestione oculata e attenta di questo patrimonio; già in diverse sedi abbiamo dibattuto le difficoltà di conciliare le esigenze di tutela con le esigenze di fruizione.
Terza considerazione. Sono state usate parole anche pesanti sui possibili rischi degenerativi di un'iniziativa di questo genere. Si è addirittura parlato di possibilità che si concretizzi un centro di potere.
Crediamo che con i meccanismi regolamentari messi in atto, questi rischi, che poi dipendono ovviamente dalle persone in gioco, possano essere fortemente attenuati e ridotti al minimo. Quando in nome del rifiuto della lottizzazione partitica o politica si rischiava di mettere in discussione anche la dignità dell'espressione da parte delle istituzioni pubbliche e quindi della loro presenza all'interno del Consiglio di amministrazione non abbiamo accettato questo approccio perché altrimenti si sarebbe dovuto mettere in discussione la partecipazione delle istituzioni in quanto tali a qualsiasi iniziativa. Per questo abbiamo chiesto che il Comitato scientifico rimanesse di nomina del Consiglio di amministrazione non potendo tollerare che a priori si affermasse che i rappresentanti delle istituzioni nel Consiglio di amministrazione non avrebbero saputo fare altro che opere di lottizzazione. Dipenderà d'ora in avanti da noi tutti certamente dalle persone che opereranno concretamente all'interno di questo organismo, ma i presupposti istituzionali per la correttezza del funzionamento mi pare ci siano.
Garantisco, da parte della Giunta, l'informazione costante al Consiglio fatta salva una riflessione che, approfittando di quanto già detto dal collega Bontempi, mi permetto di fare anch'io. Il problema è quello delle nomine che, essendo fatte dal Consiglio, non sono espressione della Giunta e che pertanto rendono i rappresentanti dell'istituzione dentro questi organismi non vincolati a direttive della Giunta. E' un equilibrio facile da raggiungere in merito a quanto, del funzionamento reale di questo nuovo organismo, sarà da attribuire alla responsabilità della Giunta, la quale potrà fornire informazioni, ma non potrà assumere la responsabilità della operatività dell'organismo stesso.



BONTEMPI Rinaldo

Scusa Alberton, io svolgevo addirittura un'altro ragionamento. La Giunta, ai sensi della legge regionale, su un istituto di questo tipo potrebbe svolgere un lavoro di iniziativa e di raccordo. Abbiamo già fatto un'operazione del genere ed è stata anche soddisfacente.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Concludo rivolgendomi al Consigliere Ala circa l'emendamento da lui proposto. Si consideri che lo statuto, figlio di una trattativa non breve è, nelle sedi dei diversi soci, a stadio di avanzamento diversificato.
Alcuni hanno già deliberato. Mi chiedo se quanto egli richiede, esserci cioè la possibilità di raccogliere altra documentazione non solo libraria non possa di fatto essere già compreso, in quanto scritto, laddove si dice: "l'acquisizione di libri, documenti..." La parola "documenti" credo possa essere interpretata dal Consiglio di amministrazione o dal Comitato scientifico in senso lato e tale da raccogliere anche le indicazioni che egli formulava.



ALA Nemesio

La proposta può essere accettata in questi termini. Successivamente quando il Consiglio sarà operante, si vedrà se questo potrà essere inserito. E' un'apertura al futuro, un patrimonio nuovo che forse non èra tenuto in considerazione da chi aveva steso lo statuto. Ritiro gli emendamenti.



PRESIDENTE

I due emendamenti presentati dal Consigliere Ala si intendono ritirati.
Pongo quindi in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 631: "Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1987 della somma di L. 11.555.946.027, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 631 di cui al punto 20) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo e a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Enti di sviluppo e organismi fondiari

Esame proposta di deliberazione n. 616: "L.R. n. 51/77, art. 10 Regolamento organico dell'ESAP"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 616 di cui al punto 19) all'o.d.g.
Se non vi sono richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 644: "Modifiche ed integrazioni alla convenzione-quadro Regioni Enti per la questione dei corsi di formazione professionale"


PRESIDENTE

Il punto 22) all'o.d.g. prevede l'esame proposta di deliberazione n.
644, di cui al punto 22) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola passiamo alla votazione della deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame proposta di deliberazione n. 651: "Modificazioni dello Statuto della Comunità montana Valle Grana: artt. 7 e 13"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 651 di cui al punto 23) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di parola pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Signori Consiglieri, propongo di sospendere la seduta a questo punto e di riprendere i lavori alle ore 15,30.



(La seduta, sospesa alle ore 12,45, riprende alle ore 15,30)


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione n. 638: "Modifica ed integrazione alla D.C.R. n. 245-C.R. 11964 in data 31/7/1986 concernente: approvazione dei criteri per l'individuazione delle attività socio-assistenziali a rilievo sanitario i cui oneri gravano sul F.S.N., e definizione degli indirizzi operativi alle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 638 iscritta al punto 10) dell'o.d.g.
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, svolgerò una breve illustrazione di questa deliberazione che modifica e integra la deliberazione assunta dal Consiglio regionale il 31/7/1986 e che attiene ai criteri di individuazione dei costi a rilievo sanitario nelle strutture socio-assistenziali.
La deliberazione attuativa del Decreto del Presidente del Consiglio dell'8/8/1985 integra nella sostanza quella già approvata nel luglio 1986 la cui quota a carico del fondo sanitario era individuata all'incirca in un terzo dei costi complessivi e che noi oggi modifichiamo al 60% circa.
I costi a rilievo sanitario, nelle strutture cosiddette protette che ospitano persone non autosufficienti (il discorso vale per gli anziani così come per gli handicappati), sono molto superiori rispetto a quelli individuati nella precedente deliberazione.
A noi pare questa una modifica molto importante che permette di assistere le persone in stato di non autosufficienza in modo più coerente consentendo all'interno delle strutture la presenza di figure professionali sanitarie, medici e infermieri e strutture di riabilitazione. Il costo di queste prestazioni viene con questa deliberazione a gravare sul Fondo sanitario nazionale e quindi non grava più n' sull'utente né sulle famiglie né sugli Enti locali, quando questi ultimi sono chiamati a intervenire nel pagamento della retta a favore di utenti che non hanno la possibilità economica di far fronte alla intera retta.
In Commissione ho fornito tutti i dati relativi a questo provvedimento.
Sono a disposizione per eventuali chiarimenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'Assessore non ha detto, nel momento in cui il Consiglio adottò la precedente deliberazione, che ebbe il nostro voto contrario ed esprimemmo una posizione fortemente critica sui limiti di quella deliberazione il sostegno che con quell'atto si andava a dare al settore socio-assistenziale e in modo specifico alle persone non autosufficienti, era a nostro avviso del tutto inadeguato.
Ora mi pare di capire che quella nostra critica colpiva nel segno perché oggi la Giunta aumenta il tipo di risorse da conferire al comparto socio-assistenziale attraverso il Fondo sanitario nazionale. Tuttavia questa deliberazione tiene conto solo in parte delle nostre critiche e questa è la ragione per cui noi esprimeremo anche oggi voto negativo. Se questo provvedimento verrà applicato in modo congruo sul territorio regionale, i singoli e le famiglie avranno ancora un carico giornaliero di circa 30.000 lire, cifra che è troppo alta, eccessiva.
E' vero che, dal punto di vista del criterio generale dell'assistenza valgono i principi sulla base dei quali le 30.000 lire dei cittadini privi di reddito gravano sui bilanci degli Enti locali, ma se andiamo oltre le fasce di reddito o i criteri con cui vengono definite le compartecipazioni alle spese, questa compartecipazione è decisamente elevata. Secondo noi quindi lo sforzo della Giunta per affrontare questo nodo sociale per quella parte di cittadini e di famiglie che di anziani non autosufficienti, doveva essere maggiore.
La Giunta, sulla base del piano regionale, calcola il fabbisogno della nostra regione con un parametro piuttosto grezzo due posti ospite per ogni mille abitanti. Quindi se questa deliberazione dovesse entrare a regime avremo a disposizione circa 9.000 posti ospite.
Non ci pare che dall'adozione della deliberazione del mese di luglio dell'anno scorso ci sia stato uno sforzo particolare da parte della Giunta in questa direzione; non vediamo ancora significativi risultati sul territorio della nostra regione a questo riguardo. E' vero che c'erano delle difficoltà che adesso questa deliberazione cerca di ovviare, ma lo sforzo e l'impegno, secondo noi, non è stato adeguato all'acutezza di questo problema.
Così come è quasi completamente assente l'impegno della Giunta e della Regione su un altro tipo di intervento, pure previsto dalla legge n. 595 la quale prevede che nell'ambito dei posti letto sanitari sia riservato almeno un posto letto ogni mille abitanti per la cosiddetta riabilitazione e riattivazione. E' anche questo un ragionamento che riguarda molto da vicino la non autosufficienza degli anziani, le cure cosiddette a bassa intensità i malati terminali.
Nessun provvedimento di carattere programmatico e operativo è stato preso in proposito, se si escludono quelli relativi alle trasformazioni di alcune infermerie che hanno avuto il riconoscimento di alcuni posti letto a questo riguardo.
Il nostro Gruppo si è fatto portatore di una proposta nell'ambito del documento presentato in forte dialettica al Piano di sviluppo, laddove ponevamo la questione di garantire in Piemonte 5.000 posti letto ritagliati nell'ambito degli attuali posti letto sanitari da destinare a questo settore.
La legge n. 595 deve essere applicata ed implica un aggiornamento del Piano sanitario regionale su questo punto specifico, ma provvedimenti in questa direzione non sono venuti.
Per tutte le suesposte ragioni nel merito della deliberazione per quanto riguarda l'insufficiente apporto finanziario che viene dato su un problema di così forte tensione sociale e per le altre ragioni che riguardano i compiti di governo che ha la Regione al riguardo di questo settore, il nostro atteggiamento su questa deliberazione è di forte critica, pertanto il nostro voto sarà negativo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astensione.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il giorno 31 luglio 1986 questo Consiglio approvava la legge regionale relativa al "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative" in coerenza a quanto previsto dalla legge regionale 30/4/1985, n. 57 "Norme per il riordino dei compiti attribuiti ai Comitati comprensoriali e criteri per la riorganizzazione delle materie di competenza regionale.
Disciplina transitoria degli organi dei Comitati comprensoriali". La carenza legislativa a livello nazionale in materia di riforma delle autonomie locali e l'esaurirsi della pur positiva esperienza comprensoriale piemontese avevano, portato tutte le forze politiche a muoversi verso l'individuazione di un nuovo disegno sul riordino del governo locale in Piemonte.
La legge del luglio 1986 ha infatti accolto, ratificandole, le proposte emerse in materia di deleghe, di riordino di competenze amministrative regionali, di articolazione territoriale ai fini della programmazione e pianificazione, di disciplina inerente la presenza regionale sul territorio; proposte emerse da un prolungato e serrato confronto tra le forze politiche, da studi e ricerche lunghi e complessi sull'argomento, da consultazioni sviluppatesi nell'arco di mesi su tutto il territorio regionale con il coinvolgimento delle forze politiche, amministrative sociali ed economiche interessate e che si proponevano di non disperdere ma di raccogliere gli elementi positivi dell'attività degli ex Comitati comprensoriali ed alcune linee del disegno di legge del legislatore nazionale. In questi termini ha infatti destato sorpresa la natura dei rilievi con cui il Commissario del Governo, in data 4 settembre 1986, ha rinviato la legge ad un nuovo esame del Consiglio regionale, accusandola sostanzialmente di esorbitare dalla sfera delle competenze regionali limitate, in materia di Enti locali, dall'art. 128 della Costituzione oltre ad altre "censure di dettaglio" su questioni marginali (riguardanti la posizione giuridica del personale previsto per gli uffici di area programma, la dotazione organica dei medesimi, ecc.).
L'istituzione dell'Assemblea dei sindaci è infatti vista come l'istituzione di "un organismo di livello intermedio" equiparabile quindi nell'interpretazione data dal Governo, a Province e Comuni e comunque incidente sull'ordinamento, sulle competenze e i controlli previsti dalla legge per i suddetti Enti locali, in spregio all'art. 128 della Costituzione che recita: "Le Province e i Comuni sono Enti autonomi nell'ambito dei principi fissati da leggi generali della Repubblica che ne determinano le funzioni".
Il giudizio espresso non ha mancato di suscitare perplessità per vari ordini di motivi. Innanzi tutto si è rilevato come l'Assemblea dei Sindaci con compiti consultivi e propositivi e quindi analoghi a quelli previsti dalla legge contestata sia già presente, in materia di trasporti e viabilità, nella legislazione regionale piemontese (L.R. 23/1/1986, n. 1) essa ha quindi già ottenuto in un'altra occasione il benestare del Commissario del Governo.
Gli strumenti di supporto che emergono dal testo della legge contestata inoltre (uffici di area-programma, per il funzionamento delle assemblee facenti parte del Servizio regionale della programmazione, personale regionale addetto agli uffici stessi, spese di funzionamento delle assemblee a carico della Regione) non sembrano avallare la tesi governativa di un autonomo "organismo di livello intermedio", ma portano piuttosto ad individuare nell'assemblea, come detto espressamente anche nell'art. 10 della legge stessa, uno "strumento del concorso dei Comuni alla programmazione"; tipica forma di raccordo in materie di competenza regionale tra Regione ed Enti locali.
D'altronde, lo stesso disegno di legge statale sul riordino delle autonomie locali non recita all'art. 68, secondo comma: "La Regione pu istituire con legge forme permanenti di raccordo con i Comuni e le Province con compiti di informazione, di consultazione e di concorso su tutte le materie e le attività di comune interesse"? Le funzioni stesse delle assemblee infine, limitate dalla legge alla sfera consultiva e propositiva in materia di programmazione e di pianificazione territoriale, materie squisitamente di competenza regionale non sembrano offrire appigli all'obiezione governativa, anche in considerazione del fatto che tali funzioni erano precedentemente svolte dai Comitati comprensoriali, che non risulta abbiano suscitato nel momento della loro istituzione alcuna obiezione di incostituzionalità pur potendo a maggior ragione delle Assemblee dei sindaci, essere paragonati ad "organismi di livello intermedio" in virtù della loro struttura e dei loro organi.
Detto ciò, non è comunque sembrato inutile all'VIII Commissione del Consiglio regionale un ripensamento su alcuni passaggi del testo di legge di difficile lettura e quindi suscettibili di creare problemi in fase di esame da parte del Governo con la modifica di alcuni punti colpiti da rilievi di importanza minore rispetto all'obiezione di incostituzionalità pur confermando la validità dell'impianto generale della legge stessa e la volontà di ripresentarla in aula.
In questi mesi si è lavorato in questa direzione con la collaborazione della Giunta e la consulenza di alcuni dei professori di diritto che già a suo tempo avevano collaborato alla stesura del disegno di legge presentato dall'URPP nel 1985, in materia di autonomie locali, costruendo elementi nuovi di natura istituzionale, tali da rendere la nuova proposta del tutto trasparente sul piano politico e praticabile in termini di governo.
Sul testo riformulato in sede di Commissione sono avvenute nuove consultazioni, a cui hanno partecipato rappresentanze dell'URPP e dell'UNCEM ma non dell'ANCI, la cui assenza ha destato non poca preoccupazione. Le principali osservazioni sono però avvenute da parte del PCI il quale, con un certo numero di emendamenti presentati successivamente in Commissione, ha lamentato il declassamento dell'Assemblea dei sindaci nei confronti di quanto inizialmente previsto e lo snaturamento del significato della legge stessa.
Il testo è stato licenziato a maggioranza e quindi la Commissione lo rassegna al Consiglio regionale per l'esame e l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, contrariamente a quanto avvenne per il primitivo testo di questa legge di riordino delle funzioni prima svolte dai Comprensori e di indirizzo per la delega agli Enti locali delle funzioni amministrative nelle materia di competenza regionale, la ristesura, seguita alle osservazioni formulate dal Governo, giunge in aula con il voto sfavorevole dei Consiglieri del Gruppo comunista.
Infatti, il contenuto del nuovo testo è stato, su punti decisivi e qualificanti quali il ruolo e i poteri dell'Assemblea dei sindaci, a tal punto manomesso ed alterato da rendere impossibile la conferma di quella che era stata finora una prassi costante e ultraquindicennale di questa assemblea. Mi riferisco all'impegno, fino a ieri costantemente affermato e rispettato, pur nelle alterne vicende e nelle altre maggioranze, a far sì che nella trattazione delle materie di rilevante rilievo istituzionale prevalesse non lo spirito di schieramento bensì il confronto aperto e la ricerca dell'intesa fra tutti i gruppi democratici ed autonomistici.
Persino negli anni della Presidenza Calleri e del doroteismo trionfante questo comune atteggiamento finì sempre per avere il sopravvento con vantaggi sicuramente rilevanti per l'istituto regionale.
A meno di imprevedibili ripensamenti il pentapartito ha scelto invece di rompere questa linea di ideale continuità e di far prevalere i suoi interessi di coalizione su quelli istituzionali, facendo conto di mascherare le proprie manchevolezze e contraddizioni interne mediante il ripiegamento su se stesso, a difesa di una governabilità di basso profilo che proprio in quanto tale si presenta timorosa ed incapace di sostenere un confronto reale di posizioni. Una logica di chiusura, insomma, che è l'inevitabile conseguenza del disimpegno sinora espresso dalla Giunta e dalla maggioranza sulle problematiche istituzionali. Disimpegno che la costante latitanza dei tre quinti dei Partiti di governo dai lavori dell'VIII Commissione ha evidenziato in modo emblematico.
Il venir meno di molte delle premesse di un tempo circa le "magnifiche sorti e progressive" della riforma regionalistica, l'accentuarsi della crisi istituzionale, l'arrembante ripresa centralistica e la mancata riforma delle autonomie, pur rendendo più difficile ed incerta un'azione di riforma dello Stato che abbia nella Regione uno dei suoi assi strategici non offrono tuttavia alcuna giustificazione a tale comportamento. In effetti, proprio da queste difficoltà viene l'esigenza di un impegno maggiore e più alto, quale appunto avevamo tutti insieme ritenuto di avviare al termine della scorsa legislatura quando si decise di riconvertire la positiva esperienza comprensoriale avviando una ricerca delle forme e dei modi più adeguati a non smarrirne i valori di fondo per contribuire a modellare un "livello intermedio" non contraddittorio riguardo alla piena attuazione della riforma regionale, anticipatore in una qualche misura della futura riforma delle autonomie locali.
Gli stimoli importanti, venuti dalla proposta di legge di riordino dei rapporti Regione-Enti locali presentata per iniziativa delle Province piemontesi, si collocavano a questo livello alto dei problemi apertisi con lo scioglimento dei Comprensori. Lo stesso dicasi della proposta di legge presentata fin dall'inizio della legislatura dal Gruppo comunista, come pure in buona misura di quella presentata dalla Giunta. Già allora, per l'atteggiamento della Giunta non apparve né solerte né univoco, tant'è che al sensibile ritardo fatto registrare nella presentazione del suo disegno di legge, si accompagnarono distinguo e prese di distanza del tutto analoghi, tanto per intenderci, a quelli cui si è recentemente assistito riguardo al disegno di legge inerente l'introduzione della valutazione di impatto ambientale.
Ciò non di meno, anche se non senza incertezze e ripetuti rinvii, il testo unificato che la VIII Commissione approvò, rispondeva ai presupposti prima accennati. Identica volontà venne riconfermata quando, ricevute le osservazioni del Governo, fu avviata la ristesura del testo, tanto più che tale intento di ribadire l'intelaiatura di base della legge, apportandovi alcune opportune ma non sostanziali correzioni, venne autorevolmente suffragato anche dai pareri forniti dagli esperti universitari consultati dalla Commissione, nonché dal lavoro condotto dai funzionari dell'Ufficio Legislativo del Consiglio regionale e del competente Servizio dell'Assessorato che con la Commissione collaborarono assiduamente.
A quel punto però, quando il nuovo testo era stato ormai definito, si assistette al riesplodere dei contrasti all'interno della maggioranza e della Giunta, a seguito dei quali, dopo varie richieste di rinvio, si pervenne da parte della maggioranza di pentapartito al capovolgimento delle iniziali posizioni e alla sconfessione del testo concordato.
Come i colleghi certamente ricordano una delle intuizioni di fondo attorno alla quale si incentravano le ipotesi di rideterminazione del rapporto Regione-Enti locali e di costruzione di un rinnovato processo di programmazione, adeguato da un lato all'inserimento in esso della Provincia ente intermedio e dall'altro al mantenimento di un ruolo attivo e partecipe dei Comuni, concerneva la creazione della Assemblea dei sindaci nelle aree programma individuate in sostituzione della precedenti aree comprensoriali.
Il senso di tale intuizione non consisteva, certo, nella riproposizione camuffata di un nuovo livello intermedio contrapposto alla Provincia, bensì nella creazione di sedi di raccordo e di coordinamento programmatico e propositivo della polverizzata realtà comunale della nostra Regione, atte ad interagire e sui problemi propri della programmazione con entrambi i versanti rispetto ai quali le problematiche comunali si trovano necessariamente a doversi misurare: la Regione e la Provincia quale futuro ente intermedio.
Ebbene, è proprio qui che lo stravolgimento del testo di legge ha infierito più pesantemente, mediante la soppressione delle due prerogative fondamentali che all'Assemblea dei sindaci erano state riconosciute e senza le quali essa rischia di ridursi a semplice simulacro della partecipazione.
Mi riferisco alla facoltà di proposta e di iniziativa nei riguardi della Regione e della Provincia in ordine alle problematiche di piano e ai relativi programmi di investimento, nonché ai compiti di consultazione e di concorso alla formazione dei programmi di spesa previsti da leggi regionali.
E' del tutto evidente che, così depotenziate e ridotte a sede di mera consultazione formale, la Assemblea dei sindaci rischiano addirittura di non vedere la luce o di avere vita asfittica, priva di senso e di prospettive, di apparire cioè una pura operazione di cosmesi istituzionale destinata, nelle intenzioni delle forze che così l'hanno ridotta, a sanzionare e consolidare il pesante capovolgimento di metodo e di stile di governo per quanto riguarda i rapporti con gli Enti locali operati dalla Giunta in questo biennio.
Entrambe queste scelte soppressive infatti coincidono, potremmo dire ratificano, le posizioni di quanti, negli schieramenti di pentapartito che governano la Regione e le Province, hanno mirato e mirano a sbarazzarsi di ogni residuo vincolo istituzionale e di ogni salvaguardia del concetto di programmazione regionale come insieme di atti non puramente formali, capaci di essere autorevoli non per inesistenti diritti gerarchici, ma innanzitutto per il loro carattere democratico e partecipato.
Del resto l'anticipazione di questi atteggiamenti la si è avuta, oltre che con la caduta verticale del livello di proposta e di iniziativa nei riguardi dei problemi delle autonomie locali, proprio con il ritorno da parte della Giunta alla deleteria prassi dei rapporti discrezionali e personali con gli Enti locali, nonché con la progressiva cancellazione del metodo della verifica e della definizione dei programmi settoriali di investimento e di spesa mediante il coinvolgimento dei Comuni e delle Comunità montane.
Non c'è, quindi, da stupirsi del clima di crescente disinteresse apatia e distacco (che potremmo dire fa da contrappasso al disinteresse con cui quest'aula, la Giunta e la maggioranza stanno affrontando questa problematica) che è venuto crescendo all'interno del sistema autonomistico nei confronti della Regione. Un clima pesante che abbiamo constatato durante l'iter di formazione della legge e che si va accentuando, come confermano i vuoti impressionanti registrati alle ultime consultazioni sul terzo Piano regionale di sviluppo, ma che non pare però preoccupare più di tanto la Giunta, intenta com'è a gestire burocraticamente l'esistente e incapace di avvertire i pericoli che dal movimento discendente di questo asse inclinato derivano per la stessa agibilità dell'istituto regionale.
In VIII Commissione abbiamo fino all'ultimo cercato di introdurre correttivi sostanziali e ragionevoli, però l'esito è stato disarmante.
Nessuno dei nostri emendamenti diretti ad affermare un ruolo adeguato della Assemblea dei sindaci è stato accolto.
Respinto è stato pure l'emendamento volto a riconoscere all'Assemblea la facoltà di promuovere, giovandosi di particolari incentivi da istituire forme di unione tra i piccoli Comuni, atte ad avviare processi di fusione tra gli stessi. Processi certo non semplici, né brevi, tuttavia indispensabili per porre su basi concrete un problema sicuramente di grande rilevanza ai fini della costruzione di livelli di governo locale più adeguati.
La stessa sorte ha avuto un altro importante emendamento che recuperava una norma già contenuta nella nostra iniziale proposta di legge, a cui avevamo rinunciato per facilitare l'intesa sul testo unificato. La proposta riguardava l'attribuzione di un ruolo preminente alle Province nella promozione e nell'insediamento delle Assemblee dei sindaci subordinando all'attuazione di tali adempimenti il conferimento alle Province medesime delle competenze di programmazione. Un modo insomma per garantire almeno le condizioni minimali affinché quello che è uno degli snodi del riordino dei rapporti Regione-Enti locali non rischi di rimanere lettera morta o quasi.
Un rischio a nostro giudizio non solo teorico, se è vero come è vero che, financo al di là delle pesanti manchevolezze della legge oggi proposta, non sussistono neppure le condizioni politiche ed operative che possano consentire di ragionevolmente supporre che i proposti cambiamenti di assetto istituzionale riusciranno in qualche modo a procedere e a realizzarsi.
Non torno sulle incertezze di natura nazionale. Guardando più vicino a noi e a quanto dovrebbero mettere in campo i tre livelli di governo coinvolti nel riassetto, si deve purtroppo rilevare che da nessuno dei tre vengono soverchie garanzie in tal senso. La Giunta regionale cui compete la gestione in prima persona di una fase così difficile e complessa, non promette certo di esprimere una capacità di forte e costante iniziativa politico-programmatico ed operativa, quale occorrerebbe e quale essa si è mostrata incapace di esprimere. Oltretutto, dopo che sono occorsi due anni per fare questa legge, di cui non va dimenticato che i suoi contenuti rimangono per la gran parte di semplice indirizzo, nessuno può in tutta franchezza dire quanti ne occorreranno per partorire gli altri due disegni di legge, di delega agli Enti locali e di revisione della legge sulle procedure di programmazione, senza i quali, appunto gli indirizzi restano al livello della mera enunciazione, contribuiscono ad accrescere il distacco, la sfiducia e la conflittualità all'interno del sistema delle autonomie.
Non aiuterà certo la Giunta a smuoversi dal suo letargo il clima di disinteresse e di apatia che circonda la Regione, che pare piuttosto lasciar presagire un ulteriore progressivo avvitamento della spirale negativa entro la quale è ridotta l'Amministrazione regionale. Non sarà di aiuto neppure l'attuale posizione delle Province, molto attente all'acquisizione di nuove competenze, ma alquanto distratte e disimpegnate rispetto alle necessità di autoriforma e di rigenerazione qualitativa delle proprie strutture, nonché di un proprio rapporto non sovraordinato con i Comuni e le Comunità montane.
Analoghe considerazioni potrebbero farsi a proposito degli effetti distruttivi provocati dall'atteggiamento della Giunta in termini di caduta dell'impegno dei Comuni sulle problematiche più generali, meno particolaristiche. E' a tutti evidente che vi sarebbe bisogno di una forte iniziativa regionale, capace di introdurre stimoli in grado di riallacciare i rapporti all'interno del sistema delle autonomie e di rilanciare la costruzione di obiettivi unificanti ed innovativi, ma è appunto quanto manca e quanto questa legge non promette di procedere. Anzi il dubbio concreto che dalla sua lettura si ricava è che essa, essendo, per i suoi limiti intrinseci e per la sua inaffidabilità programmatica ed operativa di chi dovrebbe guidarne l'attuazione, destinata ad essere priva di efficacia realmente innovativa, rischia di aggravare una situazione già di per se preoccupante e di produrre un'ulteriore caduta della credibilità regionale.
Pertanto, per questa somma di ragioni, dichiariamo la nostra opposizione e il nostro voto contrario a questa legge.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella relazione di minoranza che presentammo all'originario testo del decreto legge in questione, quello che venne poi approvato in aula il 31/7/1986, noi mettemmo fra l'altro in evidenza i forti dubbi di legittimità che caratterizzavano quella sorta di nuovo ente intermedio che veniva a crearsi attraverso l'Assemblea dei sindaci.
E puntualmente il Commissario di Governo, nel rinviare la legge al Consiglio per un nuovo esame, affermò, fra l'altro ed a guisa di assorbente rilievo, che la normativa regionale: "prevedendo istituzione Assemblea sindaci quale organismo di livello intermedio esorbita dalla sfera delle competenze regionali che trova limite in art. 128 Costituzione, secondo cui disciplina organizzatoria et funzionale enti locali territoriali est riservata a legislatore statale". La manifesta esattezza di siffatto rilievo avrebbe dovuto suggerire alla maggioranza pentapartitica di opportunamente modificare il testo del decreto legge in questione con la cancellazione di tutte quelle normative che prevedevano l'Assemblea dei sindaci.
Per contro, dopo oltre un anno di ripensamenti e discussioni nella competente sede dell'VIII Commissione consiliare, la maggioranza pentapartitica ha licenziato un nuovo testo normativo che persiste nell'incentrarsi nella abnorme ed illegittima previsione dell'istituto dell'Assemblea dei sindaci; il quale istituto si snoda, poi, in 19 "assemblee" il cui "territorio" è sostituito da altrettante "aree programma". Questo basta per violare l'art. 128 della Costituzione. Mentre la maggioranza pentapartitica che sostiene la Giunta va ancora una volta ammonita, con il rammentare che le scelte politiche non possono e non devono mai oltrepassare le colonne d'Ercole della legittimità costituzionale. E queste colonne d'Ercole sono sicuramente state sorpassate in quanto l'Assemblea dei sindaci concreta un nuovo livello istituzionale intermedio, una sorta di nuovo ente locale territoriale, per di più dai connotati ambigui ed incerti. Il che appare di tutta evidenza solo considerando: 1) che l'art. 9 del decreto legge prevede le "Assemblee dei sindaci" come assemblee la cui formazione è obbligatoria e la cui costituzione nasce ex lege 2) che le competenze attribuite alle "Assemblee dei sindaci" si inseriscono fra le competenze attribuite dalla legge statale alle Province 3) che in particolare viene sancito al quinto comma dell'art. 9 l'obbligo per le Province di richiedere il parere dell'Assemblea dei sindaci per adottare proposte di atti di competenza regionale 4) che ancora l'art. 12 prevede, a pena di nullità, il parere obbligatorio delle Assemblee dei sindaci prima che le Province possano procedere a certi adempimenti istituzionali 5) che infine l'ultimo comma dell'art. 14 attribuisce alla competenza delle Assemblee dei sindaci il compimento di una cospicua serie di atti giuridici già propri della competenza dei defunti Comprensori, che vale la pena ricordarlo, sotto il profilo della mera legittimità erano incontestabili, in quanto previsti dallo Statuto regionale, mentre lo Statuto regionale non prevede le Assemblee dei sindaci.
In conclusione questo illegittimo istituto dell'Assemblea dei sindaci che non è di poco conto in quanto domina l'intelaiatura del decreto legge in questione, rafforza il dissenso del Gruppo del MSI-DN al testo che ci viene ora sottoposto, anche prescindendo dalle altre pur rilevanti considerazioni di merito che vennero già enunciate nella nostra relazione di minoranza del luglio 1986, nel contesto della quale richiamammo le molte perplessità e riserve al riguardo enunciate da numerosi soggetti consultati e rilevammo che lo stesso Assessore alla pianificazione territoriale della Provincia di Torino, esprimendosi a nome della Giunta provinciale di pentapartito, nel suo documento 13 gennaio 1986 protocollo n. 217/86 diretto all'VIII Commissione consiliare definì l'Assemblea dei sindaci con felice sintesi "organismo funzionalmente inutile che crea conflittualità di competenze, ruolo e procedure, che comporta nuovi tempi di burocrazia delle decisioni, ulteriori costi di funzionamento svuotando con ciò di competenze gli Enti locali istituzionali".
I sottoscritti Consiglieri del MSI-DN esprimendo giudizio negativo sull'intero decreto legge, rassegnano quindi la presente relazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Colleghi Consiglieri, la relazione di maggioranza del Consigliere Marchini rende perfettamente conto dell'importanza della legge che il Consiglio è chiamato a riapprovare dopo il rinvio da parte del Governo e delle ragioni per le quali, pur con modifiche tali da rendere la legge del tutto trasparente sul piano politico e praticabile in termini di governo questo Consiglio è invitato all'approvazione di un testo che ribadisce le scelte fondamentali di quello approvato il 31/7/1986.
Questa legge, lo ricordava già il collega Petrini al momento della presentazione del primo testo, nasce dalla volontà di dare slancio, vigore e ordine all'attività delle autonomie locali, di non disperdere i dati positivi dell'esperienza comprensoriale, di valorizzare in particolare l'apporto che allo sviluppo complessivo della Regione possono recare le Province in una prospettiva di rinnovamento istituzionale e funzionale, di attuare finalmente quel sistema di deleghe che deve essere, per norma costituzionale e per esplicita determinazione del nostro Statuto regionale il modo normale con cui la Regione esercita le sue funzioni amministrative sul territorio.
Si tratta dunque di un provvedimento legislativo di grande rilievo istituzionale destinato a produrre un vasto movimento di riforma nel modo di intendere e vivere i rapporti tra la Regione e gli Enti locali, alla condizione che dei principi e degli indirizzi enunciati si dia un'applicazione seria e diligente, tale da contribuire a quel rilancio anche di immagine dell'Ente Regione che da molte parti si auspica e si sollecita.
Il Presidente dell'VIII Commissione Valeri nella sua relazione di minoranza ci avverte che questa fiducia sui possibili effetti positivi della nuova legge non è condivisa dal Gruppo comunista, il quale considera a nostro avviso immotivatamente - questo nuovo testo sostanzialmente diverso e depotenziato rispetto al precedente, al quale lo stesso Gruppo aveva espresso consenso.
Lo sforzo della Giunta e dei Gruppi di maggioranza è stato diretto invece a superare le obiezioni del Governo, senza vanificare la sostanza dell'elaborazione precedente.
Per questo anche la maggioranza avrebbe fortemente desiderato che, in vista del rilievo istituzionale di questa legge, venisse confermata la volontà per un'ampia intesa e un indirizzo univoco di tutte le forze democratiche e autonomiste e si rammarica che ciò non sia avvenuto.
E' vero, la ricerca doverosa da parte dei Gruppi di maggioranza della comune definizione di un testo che non prestasse il fianco ad altre opposizioni governative e nel contempo fosse chiaro e praticabile sul piano concreto, precisando compiti, rapporti, funzioni ai vari livelli istituzionali in modo da evitare al massimo confusioni e incongruenze giuridiche ed organizzative, è stata lunga e non facile.
Il risultato raggiunto in un testo accuratamente dosato nei termini normativi ha reso difficile l'inserimento di emendamenti che avrebbero richiesto ulteriori revisioni ed elaborazioni di un provvedimento che sul piano politico la maggioranza giudica improcrastinabile.
Tuttavia è difficile non riscontrare nell'atteggiamento del Gruppo comunista, ribaltato rispetto a quello che lo aveva visto favorevole al vecchio testo, una forzatura di giudizio derivante probabilmente da una posizione, peraltro ripetutamente annunciata in quest'aula, di più marcata e quasi pregiudiziale contestazione globale alla politica di questa maggioranza, piuttosto che a insuperabili istanze connesse alle specifiche norme espresse dal nuovo testo.
Le norme relative all'Assemblea dei sindaci, sulle quali si è appuntata l'opposizione del Gruppo comunista, hanno richiesto alcune modifiche per superare l'opposizione governativa nata dalla preoccupazione che attraverso tale Assemblea venisse riproposto un'inammissibile nuovo livello intermedio e per chiarire il funzionamento di un organismo che non poteva avere, e neppure lo aveva nel testo primitivo, funzioni di rappresentanza organica dei Comuni. E quanto il problema di non prestare il fianco ad una nuovo ripulsa governativa per il fatto di confondere l'Assemblea dei sindaci con un nuovo livello intermedio fosse grave e serio è apparso anche dalla seria e puntigliosa sul piano giuridico relazione di minoranza del Gruppo del MSI DN, per cui viene al testo che è proposto una opposizione che è simmetrica opposta a quella del Gruppo comunista.
Comunque, non è esatto affermare che alla stessa Assemblea non siano mantenuti i compiti sostanziali, già determinati nel testo primitivo, di raccordo tra gli Enti locali, di concorso in materia di programmazione, di formulazione di pareri e indicazioni ogni volta che la Provincia debba adottare proposte di atti di competenza regionale, ecc. Lo si può rilevare dalla lettura dell'art. 9 che in alcune parti appare anche più chiaro e incisivo del testo precedente.
Con la nuova legge viene riconosciuto nella Provincia l'unico Ente intermedio tra Regione e Comuni, secondo il prevalente orientamento manifestatosi in sede di elaborazione delle proposte di legge statali sulle autonomie, ma nel contempo vengono promosse le forme organizzative perch sia assicurata la partecipazione dei Comuni alla programmazione regionale e all'attività preparatoria e attuativa dei programmi regionali e provinciali da parte delle Province.
Si è rinunciato a dotare le Assemblee dei sindaci di veri e propri uffici di aree programma, che potevano avvalorare l'idea di una struttura autonoma, ma i compiti affidati alle Assemblee non sono in sostanza diversi da quelli contenuti nel testo già approvato l'anno scorso.
Partendo dalla comune decisione della eliminazione dei Comprensori decisione da alcuni soltanto accettata, tra i quali mi pongo perch probabilmente inevitabile - non era certo possibile creare con l'Assemblea dei sindaci qualcosa che li equivalesse e potesse ereditarne la consistenza politica ed organizzativa. Ma l'Assemblea dei sindaci può essere - ed è nel testo proposto l'occasione, il luogo, il momento in cui la partecipazione dei Comuni è promossa, stimolata e valorizzata.
Anche se l'Assemblea non può essere un organismo a cui si affidano funzioni collegiali o atti propri di enti aventi autonomia decisionale (perché si aprirebbe tra l'altro il discorso sulla rappresentatività democratica), non di meno appare del tutto ingiustificato prevedere, come abbiamo sentito dal Consigliere Valeri, che le Assemblee rischiano addirittura di non vedere la luce o di avere vita asfittica priva di senso e di prospettive. Non è certamente questa la volontà della maggioranza, non è questa in particolare l'intenzione della DC che ha sempre fondato la sua politica locale su una forte volontà autonomistica e partecipativa.
Il dibattito peraltro importante sull'Assemblea dei sindaci non deve far dimenticare l'altro risvolto importante di questa legge: quello relativo alle deleghe, su cui peraltro non si è soffermata la relazione di minoranza del Gruppo comunista, vogliamo pensare perché non se ne contesta la validità.
Su tale annoso problema la presente legge pone un punto fermo stabilendo termini e priorità perché finalmente abbia attuazione il dettato costituzionale e statutario. A questa definizione, bisogna ricordarlo, si giunge dopo oltre sedici anni da quando il principio della delega è stato sancito nello Statuto regionale.
Tre legislature sono passate. Le maggioranze, anche di segno diverso si sono succedute senza che, al di là di esperienze settoriali abbastanza modeste, un ampio processo di delegazione delle attività regionali abbia avuto avvio.
Questa riflessione rischia di appannare un poco la soddisfazione con cui arriviamo oggi all'approvazione delle norme in materia. Non intendiamo mettere in discussione il dettato costituzionale e statutario, tuttavia non devono esserci tabù per la nostra riflessione basata sull'esperienza.
Dobbiamo piuttosto chiederci se la mancata attuazione di questo principio fondamentale sia da imputarsi soltanto all'incapacità delle persone o a carenza di volontà politica o se invece non ci siano difficoltà ed ostacoli intrinseci al problema che abbiano impedito di mettere in atto ciò che idealmente tutti proclamiamo.
Se così fosse, è certo che anche ora non basterà aver sancito in modo chiaro la volontà di avviare il processo delle deleghe, e tra l'altro si tratta ancora di una normativa di indirizzo non immediatamente operativa per essere certi che alle enunciazioni seguiranno i fatti. Ci sono questioni intricate che devono essere approfondite, a cominciare da quelle che pongono Province e Comuni in una posizione di diffidenza e di riserva di fronte alla prospettiva di impegni che temono di dover affrontare senza un soddisfacente chiarimento del proprio ruolo e soprattutto senza strumenti e finanziamenti adeguati.
Ci sono le difficoltà che incontra tutto il discorso dell'attribuzione di personale regionale a compiti nuovi e a sedi diverse da quelle attualmente occupate.
Ci sono anche le legittime preoccupazioni dei livelli regionali che temono di vedersi sfuggire aree di attività e di influenza diretta senza che ciò sia compensato, come parrebbero confermare alcune delle poche e modeste esperienze passate, da risultati positivi quanto all'efficacia degli interventi.
In sostanza, c'è ancora una cultura da affermare e senza escludere che maggiori approfondimenti ed esperienze concrete possano addirittura ridimensionare l'enfasi con cui qualche volta il problema è stato affrontato.
E' chiaro comunque che questa legge non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. I compiti che ne derivano per la Giunta regionale ed anche per il Consiglio sono molto impegnativi, tutt'altro che univoci e pacifici nelle impostazioni e nelle soluzioni.
Noi non condividiamo il pessimismo del Gruppo comunista che non riconosce a questa Giunta la capacità di esprimere una forte e costante iniziativa politico-programmatica, quale si richiederà per porre in movimento il nuovo assetto istituzionale preordinato dalla legge in esame.
Riteniamo, anzi, che la Giunta, prendendo spunto dal nuovo quadro normativo, saprà dare un forte segnale di rilancio per l'intero sistema delle autonomie piemontesi, ma siamo d'accordo nel riprendere e nel fare anche nostro l'ammonimento con cui il Capogruppo Bontempi concludeva il suo intervento al momento della approvazione del primitivo testo di legge.
"L'aver riprecisato - egli affermava - i rapporti tra le Regioni e gli Enti locali, avendo dovuto chiudere una esperienza importante come quella dei Comprensori, comporta un impegno eccezionale per l'attuazione reale di questa legge, pena una grave perdita di credibilità istituzionale, un impegno ai vari livelli e secondo le rispettive funzioni, un impegno a cui la nostra forza politica non intende sottrarsi nell'ambito delle proprie responsabilità sia in sede regionale che nelle amministrazioni degli Enti locali periferici".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PETRINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Esprimo l'adesione del Gruppo socialista a questa proposta di legge che viene ripresentata dopo le osservazioni del Commissario del Governo e della quale il relatore, collega Marchini, ne ha illustrato i punti essenziali.
Spiace che dal momento dell'approvazione avvenuta lo scorso anno sia trascorso molto tempo, fortunatamente non inutilmente in quanto si è sviluppato in Commissione un dibattito che ha visto posizioni divergenti invece, quando fu licenziato lo scorso anno il precedente testo di legge le posizioni erano convergenti.
Nel dibattito di allora si annetteva grande rilevanza al consenso che quella legge riceveva. E' infatti una legge importante sul rapporto tra la Regione e gli Enti locali.
Pur comprendendo talune osservazioni mi rammarico che l'opposizione comunista non apprezzi gli effetti positivi di questa legge.
Abbiamo cercato un punto di equilibrio per consentire di varare una legge che non subisse un'altra volta le forche caudine delle osservazioni del Commissario del Governo che allora aveva osservato che si configurava un quarto livello di governo con l'istituzione dell'Assemblea dei sindaci.
A noi non sembrava allora come non sembra ora che si possa immaginare un altro livello di governo.
Abbiamo pertanto cercato di interpretare anche le posizioni di chi rappresenta lo Stato e la proposta odierna indica l'ipotesi dell'Assemblea dei sindaci non come quarto livello di governo, ma come momento di coordinamento dell'attività nelle aree programma.
Le aree omogenee della Regione hanno manifestato interesse e attendono questo provvedimento. Forse il riordino del rapporto con gli Enti locali arriva in ritardo, cerca comunque di colmare le carenze che ci sono state dopo la soppressione dei Comprensori. La stagione dei Comprensori è finita è stata una fase importante e positiva attraverso la quale la Regione ha potuto realizzare le sue politiche e, dal momento in cui sono stati soppressi i Comprensori, si è avvertita la difficoltà a stabilire un nuovo rapporto.
Le aree-programma si sono già sviluppate attraverso una serie di iniziative di settore, lo vediamo nelle UU.SS.SS.LL., nei distretti scolastici, nelle APT, nei consorzi per materie specifiche, hanno per bisogno di un coordinamento, di un rapporto che rivitalizzi il ruolo degli Enti locali.
In questa legge è individuato un rapporto tra Comuni e Province con la Regione quale Ente capace di sviluppare un dialogo diretto a far crescere l'interesse, la partecipazione e la decisione. D'altro canto sarebbe stato anche un errore visto il carattere istituzionale dell'Assemblea; come Ente di governo non rappresenterebbe le varie forze politiche, come invece erano rappresentati i Comprensori; è un limite intrinseco nel fatto che soltanto il Sindaco è titolato ad esprimere la rappresentanza all'interno dell'area programma.
La maggioranza deve compiere un ulteriore sforzo per realizzare un nuovo rapporto di collaborazione con degli Enti locali. Occorre alzare il tono, intensificare l'impegno dopo i momenti difficili di basso profilo. In altra sede ho sostenuto che la Regione sta riconquistando considerazione nella gente e negli amministratori degli Enti locali; se non è soltanto un fuoco fatuo, mi auguro che la proposta che stiamo approvando possa dare buoni risultati. E' un punto di partenza per realizzare una nuova dimensione nei rapporti tra la Regione e gli Enti locali anche per dar corpo alle deleghe.
Come tutte le riforme anche questa incontrerà delle resistenze dovranno essere rimossi alcuni ostacoli. Sono convinto però che la Regione giochi in questo ambito il suo prestigio e la sua funzione; se non fosse in grado di realizzare un nuovo rapporto con gli Enti locali rischierebbe il decadimento. E le motivazioni per un decadimento le abbiamo avvertite, c'è stato un momento in cui la Regione è stata oggetto di un'aggressione a tenaglia. Dobbiamo rompere questa aggressione. Il Consiglio ha compiuto ogni sforzo possibile e la maggioranza ha saputo giocare il suo ruolo forse non è ancora sufficiente. Noi socialisti crediamo che occorra più incisività, ma non abbiamo dubbi che la Giunta saprà cogliere le novità e saprà proporsi come ente di coordinamento, di programmazione, saprà rappresentare l'antica connotazione con la quale viene rappresentata la Repubblica italiana fondata sulle Regioni.
Questa proposta dovrà essere sperimentata sul campo. Speriamo di non perdere altro tempo e di poter avviare quelle iniziative che sono attese dagli amministratori attraverso le quali la Regione Piemonte può recuperare quella tensione che abbiamo conosciuto nei momenti più alti della vita dei Comprensori e può rilanciarla ridando fiducia.
Il Gruppo socialista conferma la validità della proposta e ne appoggia i contenuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Mi pare che dal dibattito traspaia un certo rimpianto nei confronti di ciò che la Regione poco tempo fa ha soppresso con proprio provvedimento anche in esecuzione delle decisioni prese ad altri livelli, mi riferisco ai Comprensori. Quella era una sede in cui i Comuni si incontravano e dialogavano, era un osservatorio sul territorio.
Il secondo aspetto da rilevare riguarda le diverse leggi di riforma del sistema delle autonomie che sono un giallo rosa o forse un giallo nero della nostra vita democratica: sono giacenti da tempo nelle aule parlamentari, sembra che su questo tema ci sia il massimo dell'accordo, ma non vanno mai avanti. Credo che non vadano avanti anche perché sono riforme che non riformano quasi nulla. I vari Gruppi parlamentari, che qui sono ampiamente rappresentati, stanno riproponendo un "deja vu" del passato amministrativo nazionale che non ha dato prova di modernità e di efficienza. Se va avanti quel progetto unificato si cambierà poco e soprattutto non si cambierà nel senso della modernità che il Paese richiede.
Per ritornare al nostro problema più specifico, al di là dell'articolato della legge su cui farò poi un'osservazione, vorrei fare una considerazione intorno all'idea dell'area programma. L'area programma mi pare essere il soggetto elementare di pianificazione su cui deve intervenire il momento pianificatore. Sono d'accordo con le osservazioni svolte da alcuni colleghi che si rifanno necessariamente a esperienze di zonizzazione territoriale che creano poi dei problemi di applicazione dei concetti unificanti del soggetto pianificato.
Il collega Rossa ha ricordato che ormai si sono consolidate alcune realtà, dalle UU.SS.SS.LL. alle recenti APT, ai bacini di consorzio.
Personalmente sono colpevole di essere arrivato tardi perché non ho potuto partecipare in sede preparatoria all'elaborazione di questa legge. Ma, se ho capito bene, le proposte che oggi approviamo sono la riproposizione della vecchia zonizzazione dei Comprensori soppressi, i quali, mentre hanno avuto sotto certi aspetti alcuni pregi da tutti riconosciuti, avevano un grosso limite per il fatto che, essendo sperimentali, avevano bisogno di una correzione dei loro confini di zona.
C'è un'esigenza di ammodernamento delle funzioni che all'interno di questa proposta di legge non trovo. Ho raccolto molti aspetti di sintesi positivi, riscontro però nelle principali osservazioni contrarie svolte dai colleghi del PCI e del MSI due considerazioni tra di loro contrapposte che però occorrerebbe tentare di sintetizzare.
Sono d'accordo con quanto dice il Consigliere Valeri nella sua relazione là dove afferma che c'è il rischio che l'Assemblea dei sindaci venga ridotta a una sede di mera consultazione e che quindi appaia come pura operazione di cosmesi istituzionale. Dall'altra parte la collega del MSI ci ricorda addirittura che tale Assemblea ha in sé estremi di illegittimità perché si porrebbe in antitesi non soltanto con la legge sui livelli di governo, ma anche con lo Statuto regionale, perché, a differenza dei Comprensori, che se non altro erano riconosciuti e come tali resi esecutivi dallo Statuto, l'Assemblea dei sindaci non è citata nello Statuto e quindi vi sarebbe palese contrasto di legittimità.
Nella legge vi sono alcuni punti che a mio parere dovranno trovare un'ulteriore fase di regolamentazione e di normativa. Non so se è prevista la emanazione di un regolamento di attuazione, ma sento dire dai colleghi del PLI che l'Assemblea dei sindaci, che è lo strumento portante dal punto di vista operativo della legge, è un organismo che si radunerà una volta all'anno o poco più. Dall'altra parte leggo però all'art. 12 che l'Assemblea ha addirittura parere vincolante nelle iniziative di tipo attuativo che la Provincia deve assumere, pena nullità del provvedimento.
Durante il mio incarico di Amministratore locale ho vissuto un'esperienza che discendeva da un provvedimento di legge assunto dal Consiglio regionale e che riguardava la delega alle Province in materia di trasporti. In quella delega era prevista l'istituzione del bacino con l'autorità dei sindaci; ebbene, nella zona di mia competenza e in zone limitrofe questa Assemblea non si è riuscita a costituire perché i sindaci dei Comuni più importanti non partecipavano e i sindaci dei Comuni minori si sentivano frustrati; alla fine si è dovuto arrivare ad un taglio interpretativo che modificasse la partecipazione del sindaco persona come sindaco istituzione.
Il Consiglio regionale dovrebbe in questa sede fare chiarezza o rinviare, ma mi sembrerebbe una soluzione un po' specioso, ad una sorta di normativa di interpretazione autentica, perché non riusciamo a capirci nemmeno fra di noi.
Anche il collega Rossa vede queste preoccupazioni che si portano appresso considerazioni che potrebbero anche essere interpretate male o finalizzate a esigenze di maggiore rappresentatività del sistema delle articolazioni rappresentative. Nella proposta di legge le assemblee sono costituite dai sindaci i quali intervengono non soltanto come rappresentanti, ma anche come persone fisiche; queste sono assemblee che devono determinare indirizzi di tipo operativo e programmatorio su competenze e su materie settoriali specifiche e sovente è l'Assessore che ha la competenza tecnica specifica rappresenta il Comune. Anche nella legge sui trasporti l'Assemblea è composta esclusivamente dai sindaci, e questa è l'interpretazione che dà il Consigliere Rossa; secondo altri invece la eventuale sostituzione è un fatto automatico ma in merito a funzioni specifiche ed è delegabile dal sindaco all'interno del suo organo amministrativo. Sono aspetti che dobbiamo chiarire.
Questa è una legge che colma una esigenza e che si pone come momento di transitorietà; forse il Consiglio poteva fare uno sforzo maggiore per arricchirla perché in realtà non trova l'adesione di tutte le forze politiche, quando invece su questi temi è bene averla.
A parte le considerazioni sulla strumentazione tecnica e su altri temi che riguardano una legge di rapporto con le autonomie locali, dipendenti o vigilate o programmabili dalla Regione, la mancanza di una coralità di tipo politico pone certamente dei grossi limiti.
Il Gruppo PSDI vota a favore di questa legge per quel rapporto di leale collaborazione con le forze della maggioranza, sottolineando però che c'è un punto di partenza, come ha detto il collega Martinetti, dal quale il Consiglio regionale può in tempi ragionevolmente accettabili, sulla base delle esperienze che matureranno, tentare di migliorarla arricchendo le modalità di trasferimento di funzioni che competono agli Enti locali e che troppe volte la Regione tenta invece di trattenere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ritenevo che il collega Valeri, con la sua esauriente e da me totalmente condivisa relazione, avesse sostenuto le ragioni di merito della nostra contrarietà all'attuale testo e pertanto ritenevo esaurita la funzione del nostro Gruppo in ordine a questa legge. Sentite però le dichiarazioni rese dai Consiglieri Martinetti, Rossa e da Strobbia, ritengo di dover replicare ad alcune osservazioni. Il tono giusto da assumere dovrebbe essere quello di una fortissima denuncia di un fallimento compiuto, ormai visibile di un ordine decentrato di rapporti con le autonomie locali. Le responsabilità del fallimento vanno alla Giunta, ma le responsabilità del non dialogo e del non confronto vanno alle forze politiche della maggioranza, ma mi rendo conto che è vano e fuori posto l'atto di accusa, che la relazione di Valeri già conteneva e che devo ribadire nella sostanza.
Non si può ignorare il fatto che si è perso un anno. Si tratta di una legge di riforma che non ha però né prospettiva, n' spirito, o realtà di comportamenti che giustifichino la credibilità di questa volontà di riforma. Le parole si possono usare in tutte le direzioni ed è dimostrato che più si è nel vuoto pneumatico e più si può dire qualsiasi cosa; quello che è certo però è che in questo anno abbiamo visto gradualmente eliminati scavalcati, sorpassati, evitati nel comportamento pratico, concreto e nell'azione di governo reale da parte della Giunta e della maggioranza tutti i momenti di partecipazione organizzata della comunità istituzionale.
In realtà si è distrutta qualsiasi possibilità di raccordo con gli Enti locali. Non è un caso l'intervento della maggioranza più problematico, che ha saputo cogliere taluni problemi, sia stato quello di Strobbia che fino a pochi mesi fa viveva direttamente come Assessore la vita dei Comuni. Per questo non accetto quello che ha detto il Consigliere Rossa.
Mi spiace che il Gruppo socialista dica che va tutto bene. Non c'è stato un impegno di spesa rilevante da parte della Regione, non ci sono stati momenti di consultazione coordinati, momenti di filtro, di rapporto con la comunità istituzionale organizzata. Non c'è stato un programma anzi, abbiamo visto le deliberazioni, che peraltro abbiamo anche duramente contestato, presentate dall'ex Assessore Cerutti per quanto le opere pubbliche.
A questo comportamento totalmente negativo sul piano della volontà di costruire un soggetto di riferimento, bisogna aggiungere l'enfasi incomprensibile della maggioranza per la eliminazione di due punti: il potere di iniziativa dell'Assemblea dei sindaci e la possibilità che la Assemblea esprima il proprio parere su alcune leggi di spesa. Si è detto enfaticamente che se rimaneva questo punto si sarebbe configurato un altro livello d governo. A pare che gli esperti non hanno detto questo, ma è poi vero che un potere di iniziativa nel senso di sollecitare, di muoversi autonomamente concreta un altro livello di governo? La cultura della programmazione è sempre stata in difficoltà, anche quando la si voleva fare oggi, però, mi sembra profondamente azzerata dalla reale mancanza di volontà reale di farla.
Mi rendo conto che l'Assemblea dei sindaci ha dei limiti, ma non abbiamo trovato altra forma per sostituirla; si voleva dare un incentivo ai Comuni attraverso qualche legge di spesa, in comune esigenze e bisogni e decidere senza doversi appendere alla maniglia del santo in paradiso o del santo in piazza Castello o, peggio ancora, nelle Province, per riuscire a catturare il consenso degli Enti locali per una politica di programmazione sub-regionale. Spero che la replica mi dimostri non è così. Non c'è un piano di settore che stia andando avanti, e sono trascorsi ormai due anni dalla loro approvazione.
Abbiamo riproposto un'ipotesi diversa dei circondari per dare le deleghe agli Enti locali, sapendo che era un'idea di una certa portata, ma anche una provocazione. Si è fatta una mediazione al ribasso tra alcune forze politiche convinte del disegno che dicevo e che avevano sostenuto originariamente la legge e altre forze che invece non ci hanno mai creduto e che è bene che lo dichiarino. Mi attendo dalla franchezza di Marchini che venga dichiarato un altro disegno che è quello della cosiddetta semplificazione istituzionale che passa attraverso il riconoscimento esplicito secondo cui contano solo più gli esecutivi o meglio gli Assessorati (che notoriamente non comunicano nella collegialità).
E' una mediazione al ribasso pesante che legittima ampiamente il nostro voto contrario.
Ci chiediamo che cosa si è fatto e che senso ha avuto il tempo che è passato. Abbiamo tratto delle deduzioni dal fatto che non si sono organizzati i Comuni, anzi, ci si è mossi nel senso contrario. Nel caso dell'applicazione della legge Galasso si è perfino arrivati ad assumere un atto ai limiti della legittimità come quello della sospensione per non avere attivato la possibilità informale dell'Assemblea dei sindaci che era poi erede, come nella realtà, di Pinerolo, e di Vercelli, del vecchio comprensorio.
Io spero che nella replica si risponda su questo tema.
Di questa mediazione al basso non abbiamo colto i punti di riferimento all'interno della maggioranza e della Giunta, comunque ha portato a un depotenziamento dell'Assemblea dei sindaci; e il rischio che avremmo corso era la reiezione della legge. In realtà, avremmo rischiato di potenziare questo strumento e di costringere la Regione ad autoregolarsi autolimitarsi in un rapporto che invece si sta facendo sempre più libero.
Filtri tra utenza e spesa, tra Regione e comunità organizzata mi pare non ce ne siano più. Martinetti ha detto che abbiamo parlato delle deleghe alle Province. Noi le salutiamo con favore, infatti voteremo a favore l'articolo che riguarda le deleghe, come avevamo fatto prima, però le deleghe si demandano all'interno di un'operazione completa, come era indicato nel primo disegno. Una delle scommesse era quella di dare le deleghe mettendo molto dentro il soggetto comune anche come contrappeso obiettivo alla Provincia che mi sembra essere sempre più l'esecutivo. Credo che in Regione, non fosse altro che per la forma di governo scelta dallo Statuto, ci sia molto più terreno di dibattito; non è così nelle Province ne sono sicuro. Lo possono testimoniare alcuni miei colleghi che hanno vissuto quelle esperienze. Nelle Province la libertà di scorreria elettorale e clientelare sta diventando la regola, altro che cercare di graduare le esigenze. E questo in un momento in cui, per la scarsità delle risorse e per la gravità dei temi che emergono, si avrebbe bisogno, come rivela anche la bozza di Piano di sviluppo, di molta selezione e di programmazione.
Questo comportamento va invece in senso contrario. Non basta dichiarare di volere dare le deleghe. E' necessario creare un impianto culturale di atteggiamenti di governo. Credo che si possa discutere seriamente sul terreno delle deleghe, non ritenendo di darle come pezzi di cui non si vuol più gestire gli aspetti sgradevoli, ma considerandolo un impianto generale. La delega richiede maggiore sforzo, più programmazione di quanto non richieda l'attività stessa. Per questo è stato sempre difficile attribuire le deleghe. Oggi si accentua il ruolo delle Province e, non essendoci più i Comprensori, si abbassa la guardia sul terzo polo che è essenziale e decisivo, perché è strutturalmente un terreno più unitario dove si confrontano i bisogni, anche le diverse correnti; questo secondo me è un grave limite della legge.
Questa legge non è stata realizzata con la prospettiva giusta, con dei comportamenti alle spalle validi per ossequiare a un impegno assunto; è stata fatta tanto per dire, magari salvandosi la coscienza, "abbiamo fatto la legge", sapendo però che tutte le condizioni per farla applicare e per farla vivere non esistono.
Sarebbe meglio dire davvero come stanno le cose.
Un'ultima considerazione. Il nostro voto vuol significare che staremo attenti a quello che succederà, ma non mancherà l'impegno, la presenza e la forza del nostro Partito per la consistenza che ha nelle Amministrazioni locali per cercare pur con queste condizioni molto sfavorevoli di realizzare, magari in qualche realtà solamente se non sarà possibile farlo dappertutto, il processo originario in cui continuiamo a credere. Se le realtà locali intenderanno lavorare in questa direzione, perfino al di là della legge costruire quella presenza con le caratteristiche di cui parlavo, il nostro impegno ci sarà. Se la Giunta e la maggioranza dimostreranno di voler cambiare, se mostreranno di fare una parte attiva e reale di governo, il nostro impegno non mancherà. Non è il no di oggi che preclude questa porta, però tutti i fatti che stanno alle nostre spalle ci motivano ad esplicare una sfiducia a che questo processo metta le gambe e si radichi davvero.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, c'è molto di vero in quanto diceva il collega Bontempi in ordine all'esigenza del relatore (sperando di interpretare nel modo più equilibrato le posizioni della maggioranza) di parlare con la vivezza dell'intervento e non nel filtro della relazione scritta.
Dobbiamo chiarirci le idee e capire il motivo e il significato delle differenze, al di là delle questioni di carattere più specifico e di dettaglio.
Questa legge fu votata all'unanimità, sebbene alcune forze politiche fossero fortemente perplesse rispetto al precedente disegno, già superato l'esperienza dei Comprensori che era sbagliata, per un solo aspetto secondo noi, la loro istituzionalizzazione. I Comprensori sono falliti e sono diventati un elemento di disordine istituzionale perché sono diventati delle istituzioni.
Siamo partiti dal fallimento determinato da questo aspetto specifico.
Il secondo elemento era la mancanza di un quadro nazionale di riferimento il terzo elemento era una aspettativa generalizzata che il Piemonte sapesse anticipare delle linee di riforma nazionale.
Le forze politiche sono arrivate al testo precedente, con cui questa scelta non era giunta alle conseguenze che avremmo ritenuto utili soprattutto perché le avevamo anticipate con la proposta di legge in materia. Ciò nonostante eravamo più preoccupati dell'esigenza di rimanere tutti insieme in un processo piuttosto che esasperare le differenze e chiedere magari la solidarietà di maggioranza rispetto alla nostra tesi rompendo con le forze dell'opposizione.
Però quando il Commissario del Governo ha detto esattamente quello che alcune forze politiche avevano sempre detto in Commissione, queste forze politiche hanno il dovere del rispetto soprattutto del rapporto istituzionale e devono coltivare per quanto possibile nel senso reale le osservazioni del Commissario del Governo.
Quindi la parte che ci divide dal Gruppo comunista, e per ragioni opposte, dal Gruppo del Movimento Sociale Italiano, e questo sta a dire quanto la posizione della maggioranza in un problema così delicato sia equilibrata, è la questione istituzionale in ordine alla natura delle aree programma e in ordine alla funzione dell'Assemblea dei sindaci.
Questa maggioranza ha fatto uno sforzo per deistituzionalizzare al massimo il ruolo dell'Assemblea dei sindaci e per recuperare la capacità della Regione di programmare in ordine a una griglia territoriale evidenziando il ruolo e la funzione dell'area programma.
Non capisco perché, per esempio, non si sottolinea l'aspetto nuovo dell'area programma.
L'area programma, secondo la maggioranza, significa che quando questa legge sarà andata a regime, la Regione tornerà a ragionare in termini territoriali specifici, quindi, qualunque proposta regionale di carattere operativo-programmatorio dovrà avere la griglia di lettura a scala di area programma che rende le decisioni, gli orientamenti e i programmi della Regione fortemente comprensibili e responsabili rispetto all'area sulla quale si ragiona.
In questo senso la scommessa è rischiosa, perché invece di defilarci in un rapporto di contrattazione politica, di responsabilità, noi puntiamo sul fatto che questa legge funzionerà nella misura in cui la Regione sarà in grado di proporre in termini fortemente avanzati, anche sul piano della forma e del metodo, le proprie proposte in modo che anche soltanto lo strumento della partecipazione che abbiamo individuato nella consultazione sia un livello di rapporto politico sufficiente e produttivo. La scommessa rispetto alla Regione è in alto, caro Bontempi, non è in basso. La scommessa è tutta qui.



BONTEMPI Rinaldo

Questo ragionamento ha un suo senso, però a quale realtà si applica e quali sono le intenzioni reali? Queste questioni costituiscono l'altro punto della nostra opposizione.



MARCHINI Sergio

D'accordo. L'impianto di questa legge - dobbiamo ammetterlo, e su questo ha ragione Bontempi - è fortemente innovativo rispetto al testo che abbiamo licenziato. C'è una scommessa forte sulla quale tutti siamo disposti a ripensare, noi liberali per primi, e se ci sarà sembrato di aver puntato troppo in alto o troppo in basso secondo l'interpretazione comunista, saremo i primi ad essere disponibili alla messa in discussione di questo impianto. Questo impianto però è rigoroso. L'area programma è la chiave di volta del tutto. Sono stato uno degli avversari più convinti del Comprensorio come istituzione e ho firmato due leggi per la loro abrogazione, pur rendendomi conto che è stata una intuizione felice. Non si può immaginare una regione torinocentrica come il Piemonte assente da rapporti raccordati sul territorio, tanto più se andrà avanti il processo di delega alle Province. Questo processo di delega non significa spogliazione, ma delega di alcune attività in ordine alle competenze regionali; ma, nel momento in cui si delega, bisogna essere presenti sugli stessi problemi, per valutare, non in termini di controllo, ma in termini di responsabilità politica, il tipo di ricaduta che ha avuto la delega. Ho qualche preoccupazione quando sento alcuni Assessori e alcuni colleghi parlare di delega; mi sembra di avvertire la speranza che questo sia il modo per liberarsi di un problema. Ma non è così! Si delega una materia quando si è in grado di governarla nel modo più assoluto, quando si è in grado di capire come il delegato esercita la funzione. Io delego una funzione quando ne sono assolutamente padrone e dal momento in cui l'ho delegata devo essere nelle condizioni di partecipare in termini di presenza, non politica ma di opinione, rispetto al processo che ho delegato.
Questa legge dunque ha la sua chiave di volta fin dall'inizio nell'area programma. Nella stesura precedente, che dava all'Assemblea dei sindaci un ruolo maggiore, formale e di contenuto, questo aspetto sembrava meno significativo; sembrava che si fosse ritornati alla logica del comprensorio come soggetto proponente all'interno di un'area. Non è così. La Regione con questa legge si attrezzerà a ragionare in termini di area programma e su questo aprirà il confronto serrato con la società e con le istituzioni presso l'Assemblea dei sindaci.
Visto che l'obiezione del Commissario del Governo ce ne offriva l'occasione, abbiamo però ritenuto di superare il palleggiamento tra chi propone, chi dà i pareri e chi decide. A noi è sembrato di dover dire che la funzione di proposta compete alla Giunta regionale e alla Provincia, e non all'Assemblea dei sindaci. La decisione comporta alla Giunta regionale al Consiglio regionale e al Consiglio provinciale e non compete all'Assemblea dei sindaci. All'Assemblea dei sindaci compete un parere consultivo con alcuni vincoli nei confronti della Provincia, quando interviene su materia finanziaria di competenza regionale.
Questo impianto - e lo abbiamo detto in II Commissione in relazione ai problemi dell'emergenza e delle calamità naturali - significa, per esempio che la Giunta abbia del personale in grado di leggere il territorio nella sua scaletta di tipo comprensoriale, nel senso di area programma. Questa legge, se decollerà, sarà fortemente rivoluzionaria.
Se perseguiamo questo obiettivo ogni documento elaborato dalla Giunta e trasmesso all'Assemblea dei sindaci, dovrà avere l'allegato specifico per ognuna delle aree programma. Questo vuol dire un lavoro di verifica della compatibilità, dell'incidenza e del senso di una proposta regionale in ordine alla stessa area programma; mi pare un lavoro di raffinatezza politico-programmatoria e di governo titanica; il passaggio da un documento generico alla indicazione per tutte le aree programma, il senso, il significato, la portata del documento rispetto all'area programma è il vero salto che questa legge determinerà in ordine alla responsabilità politica della Giunta regionale, ma soprattutto in ordine all'evoluzione, anche istituzionale, del complesso della Regione Piemonte nei suoi diversi soggetti. Vuol dire ragionare per area programma, essere in grado di rappresentare agli Enti locali le loro realtà in modo puntuale e aprire un confronto serrato, democratico, che lascia però ad ognuno le responsabilità specifiche del sistema istituzionale. La Regione propone, la Regione ascolta, la Regione decide: questo è il meccanismo che abbiamo avviato.
Sono state fatte delle obiezioni di carattere regolamentare e su questo noi siamo stati fermi. Il collega Strobbia ha parlato dei soggetti che devono partecipare all'Assemblea dei sindaci. Anche su questo ci vuole molto rigore. La Regione deve avere il rapporto con le istituzioni, non con i partiti e non con le maggioranze, quindi qualunque meccanismo in legge che ipotizzi la presenza di soggetti diversi dal sindaco, avvia il processo di lottizzazione delle Assemblee dei sindaci; perché se si immagina praticabile il percorso per cui in luogo del sindaco possa essere delegato qualcuno, è chiaro che in tutte le trattative per le maggioranze la presenza all'Assemblea dei sindaci sarà materia di contrattazione tra i partiti. Questo vuol dire che non ci saranno più le consultazioni con le istituzioni globalmente intese, ma consultazioni con l'ectoplasma dei rapporti di forza tra i partiti in quell'area.
Spero che i colleghi apprezzeranno che questa resistenza viene anche dalla nostra forza politica che aveva tutto l'interesse sicuramente a giocare sull'altra sponda, cioè di ipotizzare che attraverso il processo della delega qualche nostro Assessore potesse entrare nelle Assemblee dei sindaci.
Altra cosa è quella di immaginare che il regolamento preveda la sostituzione del sindaco, su iniziativa dello stesso, di volta in volta con motivazioni adeguate; però il regolamento dovrà prevedere il filtro della valutazione della Giunta regionale. Se dalla lettura che la Giunta farà avremo l'impressione che di fatto la logica della prevalenza dei partiti sull'istituzione avrà di nuovo prevalso, a questo punto, anche queste norme regolamentari, sulle quali il nostro Gruppo e la maggioranza sono disponibili, dovranno essere lette con grande rigore.
Non siamo per le segreterie decentrate. Ipotizziamo da parte della Giunta una decisione definitiva. Bisogna capire che cosa deve rimanere decentrato, che cosa non deve rimanere decentrato, ma non deve essere l'alibi della segreteria all'Assemblea dei sindaci a giustificare strutture decentrate della Regione, perché le strutture decentrate della Regione ci devono essere nella misura in cui rispondono all'esigenza di una risposta di servizio sul territorio. Laddove devono esserci, non ci scandalizzeremo che ci siano; però sappiamo anche che ipotizzare la istituzionalizzazione delle segreterie dei sindaci, come da qualche parte si era pensato, come ufficio decentrato della Regione, avrebbe giustificato la continuità sul territorio di strutture decentrate, magari superate dal superamento dei Comprensori e avrebbero di fatto determinato una parcellizzazione in tutte le aree programma. La maggioranza ha lasciato la Giunta libera di atteggiarsi come crede su questo. E' scritto nella legge che la Giunta garantisce il servizio (il nostro Gruppo ha presentato un emendamento perché in luogo del servizio si scriva attività di segreteria) nelle modalità che riterrà più opportune, facendo convenzioni con i Comuni istituendo segreterie decentrate, caricando i nostri uffici decentrati della funzione di segreteria. Valuti la Giunta, caso per caso, la soluzione più adeguata.
L'altra obiezione che ci viene fatta è quella di non ritenere di accedere alle richieste che erano venute da più parti, anche della maggioranza, in ordine al potere di proposta.
Cari amici, nella civilissima Francia, che ha fatto la rivoluzione liberale, attualmente vige un sistema per cui l'ordine del giorno delle Camere è scritto dal Governo. Non ci sembra opportuno che le Assemblee dei sindaci si convochino, per esempio sulla guerra in Vietnam, sulla spedizione nel Golfo Persico o su questioni le più strane. Gli amministratori locali, hanno il potere di convocazione dell'assemblea, ma hanno le loro sedi in cui avviare questo tipo di confronto politico, ci sono le Comunità montane, ci sono i Consorzi dei Comuni, ci sono i Comuni stessi. A noi sembra che sia necessario partire da una situazione trasparente, comprensibile, sulla quale costruire poi spazi diversi, ma sull'esperienza che faremo giorno per giorno; non riteniamo che si debba partire nel senso inverso lasciando le competenze alle assemblee dei Comuni per renderci conto che ne fanno un uso non corretto. Quando le competenze vengono date devono essere gestite. Spero che sia stato compreso perch questa obiezione non è stata accettata.
Mi fa poi meraviglia che si polemizzi sul fatto che l'insediamento venga fatto dalla Regione e non dalla Provincia. Continuiamo a considerare il reticolo delle aree programma con un interlocutore istituzionale forte come l'Assemblea dei sindaci sui grandi atti di programmazione e sui programmi specifici e ci sembra normale che l'investitura sia fatta dalla Giunta regionale. Perché dovremmo far nascere fin dall'inizio l'equivoco se l'Assemblea dei sindaci ha un livello di riferimento provinciale o un livello di riferimento regionale? Noi riteniamo che debba avere un livello di riferimento regionale con momenti di presenza anche della Provincia che viene coinvolta in quanto depositaria di deleghe della Regione e coinvolte nei piani di settore.
Questa è una scelta lineare e trasparente in un processo che è partito da elementi negativi che vengono da lontano, dal fallimento dei Comprensori in quanto istituzioni, partiamo da un dibattito sugli Enti locali che non va avanti, partiamo da un rigore forte e un recupero di centralità dello Stato, quindi cerchiamo di costruire insieme un'ipotesi istituzionale e programmatoria.
La maggioranza, e il nostro Gruppo in particolare, sono disponibili su questa ipotesi minimale sulla quale, con grande franchezza di rapporti tra le forze politiche e con le istituzioni locali, non è escluso che si possano costruire altri ruoli, altre modalità, altro disegno anche sul piano della programmazione alle Assemblee dei sindaci, avendo però messo le carte in tavola. Questa legge attribuisce alla Giunta responsabilità gravi.
La Giunta risponde al Consiglio regionale prima che all'Assemblea dei sindaci. Quindi vogliamo che la Giunta, il governo, la maggioranza il prezzo o il premio politico l'abbiano il Consiglio regionale. Gradiremmo anche non il voto a favore o contro ma il consenso degli Enti locali.
Quindi ci sembra giusto avere recuperato il significato dell'Assemblea dei sindaci come momento di partecipazione e non come momento di decisione.
Ci auguriamo che questo testo trovi l'approvazione del Commissario del Governo. Consentite però un'ultima considerazione. Le pregevolissime considerazioni dal punto di vista del contenuto giuridico fatte dai colleghi del MSI, ci fanno pensare che anche questa interpretazione molto rigorosa e minimale del ruolo dell'Assemblea dei sindaci abbia comunque al proprio interno degli elementi che potrebbero giustificare un rinvio del Commissario del Governo. Per esempio, l'obbligatorietà è qualcosa che ci turba. Possiamo obbligare qualcuno nella misura in cui vuole utilizzare la provvidenza regionale, che è a monte del parere dell'Assemblea dei sindaci ma obbligare qualcuno a un fatto istituzionale, la costituzione dell'Assemblea dei sindaci certamente molte perplessità le fa sorgere perché si impone l'obbligo al Comune di consorziarsi.
Quindi da una parte ci sono le preoccupazioni che questa ipotesi minimale possa trovare di nuovo l'obiezione del Commissario del Governo e dall'altra parte c'è la consapevolezza che le riserve del Gruppo comunista hanno una motivazione. Ritengo tuttavia che debbano essere considerate come elemento positivo di questa discussione. Si chiude questa legge con un voto non unanime, lasciando quindi alla opposizione il ruolo di verificare come l'ipotesi della maggioranza debba essere modificata: questo è un processo di confronto tipico di ogni democrazia. Nei prossimi tre anni l'esperienza darà modo al modo al Gruppo comunista di fare tutte le sollecitazioni che riterrà possibili e di avere anche il premio politico di aver visto giusto laddove la maggioranza aveva sbagliato. Il gioco democratico consiste nel pagare quando si sbaglia e nel premiare quando si è nel giusto. Mi rammarico che su una legge di impianto istituzionale non ci sia la votazione unanime. Siccome non la consideriamo una legge ghigliottina, ma una legge che apre un processo, interpretiamo il voto negativo del Gruppo comunista un voto contrario, ma di vigilanza nel senso che è anche un impegno per il Gruppo comunista a dimostrare nel concreto quali saranno i limiti della nostra legge e la positività e la fondatezza delle proprie critiche, delle quali sicuramente verranno quelle modifiche che dovranno correggere le disfunzioni della nostra proposta. Su queste cose non esiste maggioranza o minoranza, esistono razionalità e capacità di alcuni meccanismi di produrre dei risultati; se questi meccanismi non produrranno risultati, le modifiche verranno sicuramente e se le modifiche verranno in quanto richieste dal Gruppo comunista non ci scandalizzeremo di farle nostre.
Questo è un processo, non è la conclusione di un processo e mi sembra corretto che il Gruppo comunista avendo delle riserve le abbia esplicitate aprendo una fase dialettica nella quale la maggioranza cercherà di attuare nel miglior modo la legge e la opposizione vigilerà in Consiglio e in tutta la società regionale per verificare in che misura la legge risponde agli obiettivi che si era posta, denuncerà le proprie carenze e la maggioranza avrà il dovere, se le riterrà fondate e se saranno provate nel rapporto con la società, di prenderne atto. Questo ci consentirà alla fine della legislatura di fare un ripensamento su tutta questa materia e, a quel punto, con maggiore disponibilità della maggioranza e con maggiore consapevolezza del Gruppo comunista e degli altri Gruppi di opposizione, se sarà il caso, arrivare magari ad una legge definitiva di sistema che veda il più ampio e totale consenso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Su molte norme noi conveniamo. E' sul ragionamento e sulla mutazione che daremo voto contrario. Pertanto, per non essere in contraddizione e quindi appendere il no solo alle mutazioni sull'Assemblea dei sindaci comunico che ci asterremo sulla votazione degli articoli ed esprimeremo voto contrario sull'intero testo della legge.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - I Consiglieri Santoni e Marchini hanno presentato il seguente emendamento: all'ultimo comma sono abrogate le parole "e sono definite con apposita convenzione tra la Regione ed il Comune capo-area".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 43 voti favorevoli e 2 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Valeri: prima dell'ultimo comma aggiungere: "In sede di prima convocazione e fino all'approvazione del Regolamento da parte del Consiglio regionale, le sedute dell'Assemblea dei sindaci sono valide in presenza della metà più uno dei Sindaci dei Comuni componenti l'Assemblea medesima".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 45 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel testo così modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - I Consiglieri Santoni e Marchini hanno presentato il seguente emendamento: all'ultimo comma la parola "Servizio" è sostituita con le parole "l'attività".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 1 contrario e 16 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 10 nel testo così modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve - Calamità naturali

Esame progetto di legge n. 293: "Ulteriori modificazioni della L.R. 29 giugno 1978, n. 38: 'Disciplina ed organizzazione degli interventi in dipendenza di calamità naturali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 293.
La parola al relatore, Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le abbondanti precipitazioni del mese di agosto hanno provocato ingenti danni in diverse aree del Piemonte non soltanto alle opere pubbliche ma anche a numerosi fabbricati di civile abitazione.
Sono stati infatti registrati numerosi casi di allagamenti, frane e smottamenti che hanno danneggiato numerose case, alcune delle quali sono anche crollate o dichiarate inagibili.
Avendo la Regione Piemonte deciso di dichiarare il riconoscimento della calamità grave, ai sensi dell'art. 9 della legge regionale n. 38/78 vengono ad essere attivate le provvidenze di cui all'art. 7.
Tuttavia, l'entità massima del contributo concedibile per il ripristino e la ricostruzione o per l'assegnazione di indennizzo, fissata nel 1978 appare oggi inadeguata rispetto al danno subito e alle spese da sostenere da parte del privato per i soprarichiamati interventi. La Giunta regionale pertanto, con il presente provvedimento propone all'art. 1 l'adeguamento degli importi massimi assegnabili ai privati, elevandoli rispettivamente da 10 a 15 milioni e da 25 a 40 milioni, e all'art. 2, che prevede l'invio della domanda di contributo mediante raccomandata con ricevuta di ritorno una procedura per stabilire un riferimento certo per valutare l'osservanza dei termini temporali prescritti dalla legge n. 38/78, e non dare adito ad estensioni temporali nella consegna delle richieste che nel passato sembra si siano verificate.
La II Commissione consiliare ha discusso l'argomento nella passata riunione, ha acconsentito all'unanimità che il disegno di legge venisse in aula per la seduta odierna, nonostante che alcuni commissari si siano riservati di sentire in Commissione o direttamente in aula, le motivazioni per i nuovi limiti a cui sono stati portati questi importi massimi assegnabili ai privati, in quanto in Commissione non si è stati in grado di dimostrare quali fossero le motivazioni precise per questo tipo di indicazione. Da alcuni controlli che sono stati fatti sull'aumento del costo della vita dal 1978 ad oggi, queste cifre di 15 milioni e 40 milioni sono molto vicine all'incremento ISTAT che si è verificato, ma credo che l'Assessore sia disponibile a rispondere ad eventuali richieste di chiarimento che probabilmente il collega Chiezzi, che già le aveva avanzate in Commissione, vorrà riproporre qui in aula all'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore al pronto intervento

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come già ricordava il relatore, il provvedimento all'esame del Consiglio riguarda modifiche molto particolari della legge n. 38 e soprattutto riguarda l'aumento dell'entità del contributo concesso a favore di privati per il ripristino, la ricostruzione di fabbricati di civile abitazione, esclusi quelli rurali danneggiati dall'evento calamitoso.
L'aumento, come è noto, consiste nell'elevare da 10 a 15 milioni l'entità del contributo per il ripristino o per il consolidamento e da 25 a 40 milioni l'entità del contributo per la ricostruzione o in alternativa per l'indennizzo a chi non intende ricostruire il fabbricato distrutto dall'alluvione.
Ho cercato di ricostruire le ragioni in base alle quali nel 1978 si determinarono le cifre di 10 e 25 milioni, ma non mi è stato di molto aiuto il resoconto del dibattito che avvenne nel 1978 in Consiglio regionale perché né il relatore di maggioranza, che era il Consigliere Petrini, n l'Assessore spiegarono il perché vennero indicate quelle cifre. Fu semplicemente detto che si prevedevano queste indennità in favore dei privati.
In realtà questa norma discende da leggi dello Stato: il decreto legislativo n. 976 del 1966 relativo ad eventi alluvionali del 1966 e poi ripreso per la legge relativa all'alluvione del 1968. In queste leggi veniva graduata l'entità del contributo nelle percentuali del 90/80/70 che sono riprese anche nelle leggi del 1978 e l'importo veniva indicato in 5 milioni. Dai resoconti consiliari non ho potuto desumere indicazioni perché quella cifra di 5 milioni è poi stata tradotta e sdoppiata in 10 per il ripristino e in 25 per la ricostruzione o per l'indennizzo.
Le cifre che sono state proposte dalla Giunta, rispettivamente di 15 e 40 milioni, rappresentano invece l'adeguamento in base ai calcoli ISTAT e ai dati forniti dal Collegio costruttori della Provincia di Torino a partire dal 1978 ad arrivare al 1986. Applicando questi incrementi noi avremmo dovuto fissare l'entità del contributo per il ripristino in 18 milioni e l'entità del contributo per la ricostruzione in 45 milioni. La Giunta ha ritenuto di proporre una cifra leggermente al di sotto e per ragioni prudenziali e anche perché lo scarto è maggiore per il ripristino rispetto alla costruzione. Il ripristino infatti oggettivamente è anche più difficilmente verificabile per una serie di ragioni tecniche complessivamente valutabili e quindi si è da questo punto di vista calcolato un incremento attorno al 50%, quindi leggermente inferiore rispetto a quanto avrebbe dovuto essere.
La proposta della Giunta quindi, anche alla luce di questa precedente documentazione legislativa, ha tenuto conto dell'aumento del costo di costruzione vuoto per pieno per l'edilizia di civile abitazione nella variazione 1978/1986 sia in base al calcolo effettuato dal Collegio costruttori della Provincia di Torino sia secondo i dati ISTAT su base nazionale che si discostano percentualmente di poco.
La Giunta ha ritenuto, anche per ragioni di bilancio e non sapendo ancora ad oggi quale sarà l'importo definitivo a cui la Regione dovrà sottoporsi nell'esborso, di stare al di sotto della soglia calcolata sulla base di quei parametri.
Le ragioni di prudenza sono le stesse che avevano indotto già nel 1978 la Giunta regionale a proporre la cifra di 10 milioni e di 25 milioni anche questa non radicata in modo stretto ai parametri ISTAT.
Intendo ancora precisare, rispetto all'emendamento introdotto dalla Giunta all'art. 2, che tale variazione consiste semplicemente nel precisare che la modalità attraverso la quale il privato presenta istanza al Comune nei 90 giorni è la raccomandata con ricevuta di ritorno: questo per avere un riscontro oggettivo che consenta un controllo puntuale e per evitare quindi fenomeni distorti.
Il resto dell'emendamento proposto non fa altro che ripetere quanto scritto nella legge n. 38.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me dispiace occupare l'attenzione del Consiglio su una questione che non è di grandissima rilevanza e, a mio avviso, poteva essere più utilmente trattata in Commissione. Si è voluto portare il dibattito in Consiglio, cercher pertanto di essere il più breve possibile.
Non sono molto soddisfatto delle indicazioni che l'Assessore ha dato in aula, nel senso che dell'adeguamento delle cifre fornite (da 10 e 25 milioni si è passati a 15 e 40 milioni) non si è data una giustificazione attendibile. L'Assessore Mignone dice che già nel 1978 non si è stati in grado di ricordare con quali criteri furono fissate quelle cifre. Diamo per scontato che fossero delle cifre fissate con dei criteri che non sono rimasti a verbale, ma che siano stati illustrati. Il motivo per il quale oggi la Giunta propone di discostarsi da queste cifre non emerge. Perché si dice che è stata una scelta prudenziale? Cosa vuol dire prudenziale? Innanzitutto c'è da fare un discorso di quantità. La Giunta dice che non impegna il Consiglio in una discussione, che dovrebbe essere svolta in Commissione, sul fatto che seguendo l'incremento del costo di costruzione oggi la Giunta avrebbe dovuto riconoscere ai privati 18 milioni anziché 15 e 45 anziché 40. A me le cifre risulterebbero diverse e non in modo inapprezzabile: 24 milioni invece di 15 e circa 59 in luogo di 40. Ma non è questa purtroppo la sede nella quale giungere a discutere questa questione.
Rimane il fatto che la Giunta propone una diminuzione del contributo ai privati per i danni e questo dal punto di vista politico, dato che si tratta di una scelta politica, mi sembra che non sia una cosa da poco e non ritengo sia sufficiente una generica prudenza, rispetto poi a che cosa? Alla capacità di spesa della Regione? Allora si porti in Consiglio regionale o in Commissione la politica di spesa della Regione, dalla quale i Consiglieri di minoranza possano capire il perché di una scelta restrittiva nei confronti dei danni a privati in conseguenza di calamità naturale.
Termino dicendo che a mio parere sarebbe stato molto opportuno che in presenza di una modifica di legge, che non è mai poca cosa, anche quando si cambiano due cifre, ci fosse stata da parte della maggioranza la sensibilità di sostenere questa modifica con una analisi, ad esempio dell'esperienza fatta nella gestione di questa legge. I fondi che sono stati erogati quante volte hanno raggiunto il massimo della erogazione del fondo? In quali fasce sono state inserite le altre erogazioni di fondo? In che misura si sono distribuiti tra ricostruzioni e consolidamenti? Tutto questo non è avvenuto né in Commissione, né in aula. Quindi io non ritengo di avere degli elementi per approvare un atto che è fortemente immotivato nella sua sostanza, pertanto il Gruppo comunista si asterrà dalla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Avendo assistito alla discussione in Commissione ed avendo un rappresentante del Gruppo comunista voluto ad ogni costo portare questo tema in aula, credo si sia aperto un confronto. Mi pare di avere riscontrato una forzatura nella posizione del Gruppo comunista. Il Consigliere Chiezzi vuole ad ogni costo giustificare in termini scientifici e con parametri le provvidenze che si collocano nell'alveo di provvidenze discrezionali, il cui criterio di determinazione è empirico ed in funzione di un riconoscimento politico. La cosa sinceramente mi stupisce.
Non vorrei che da un atteggiamento di disimpegno sul voto derivasse un'ombra di discrezionalità negative nei confronti di atti dovuti da parte della Regione, dovuto sia pure con criteri empirici rispetto al preciso impegno politico; sappiamo benissimo che non sono i 25, i 29, i 41 o i 54 milioni che riescono a risolvere problemi di ricostruzione né di indennizzo adeguato per danni ben maggiori, quali le attività imprenditoriali. Si tratta di danni genericamente riconosciuti, degni di parziale indennizzo a strutture che, a vario titolo, hanno incidenza anche economica. Giunta e Consiglio quando a suo tempo approvarono queste provvidenze, volutamente non vollero dare consistenze parametrate rispetto ai danni.
Credo ora di dovermi dichiarare contrario ad una posizione di disimpegno: se a suo tempo nel 1978 fummo tutti d'accordo, in ruoli diversi delle forze politiche, che queste provvidenze erano, seppur empiricamente determinate, utili e politicamente tali da determinare effetti positivi non vedo perché essendo mutato oggi il parametro in funzione di un riconosciuto aumento di costi, tutto questo debba determinare atteggiamenti diversi.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Requisiti minimi dei laboratori di analisi di cui al DPCM 10/2/1984"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la legge rinviata dal Governo relativa a: "Requisiti minimi dei laboratori di analisi di cui al DPCM 10/2/1984".
La parola al relatore, Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando, relatore

Il Governo ha rinviato questa legge perché la medesima aveva stabilito dei parametri riguardanti le multe da applicare agli inadempimenti alle disposizioni giudicati eccessivi e quindi non rispondenti alle norme della legge nazionale.
In Commissione si è sostanzialmente accettato il suggerimento del Governo e si sono stabiliti nuovi parametri. La tensione è stata assunta a maggioranza perché il Gruppo comunista riteneva che i parametri proposti fossero ancora insufficienti. La maggioranza non ha particolari pregiudiziali da porre, semplicemente ritiene di dover ribadire che il voler introdurre delle sanzioni eccessivamente elevate, rischia di non farle applicare. Sembrerebbe meglio che le sanzioni, sia pure apparentemente limitate come entità, vengano tempestivamente comunicate ai trasgressori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto, presentatore di un emendamento.



ACOTTO Ezio

La Giunta, ad integrazione di quanto ha detto il Presidente della Commissione, dovrebbe darci spiegazioni sulle cifre qui indicate (non per scimmiottare il collega Chiezzi che ha chiesto notizie sulle cifre indicate nella precedente proposta di legge).
La Giunta, approfondendo l'argomento, avrebbe potuto accorgersi del curioso incidente in cui viene a cadere con le indicazioni che essa dà salvo che ci sia un'intenzionalità in questo tipo di indicazione. La legge infatti stabilisce un massimo e un minimo discrezionale, per esempio, da parte della Regione, ma perché la sanzione sia onorata e quindi finisca per essere prescritta detta la seguente norma: "L'interessato che riceve una sanzione può, entro 60 giorni dalla comunicazione della sanzione, liberarsi della medesima pagando il doppio del minimo", conché, se applicassimo quanto e proposto dalla Giunta, tutti se la caverebbero con il doppio del minimo se pagano entro 60 giorni. Non è una contraddizione di poco conto perché basterebbe appunto ragionare sulle proposte della Giunta per ricavarne le conseguenze che ne verrebbero fuori.
Il nostro emendamento tiene conto, per quanto possibile dell'indicazione politica che era contenuta nella legge licenziata dal Consiglio regionale, quella cioè di dare, attraverso il sistema delle sanzioni, un forte segnale nella direzione di un'applicazione rigorosa della normativa contenuta nella legge, stabilire cioè un criterio attraverso cui il sistema sanzionatorio sia un potente disincentivo e un deterrente nei confronti di un'eventuale dilazione della legge stessa.
Questo segnale deve essere recepito anche in termini quantitativi. Il volume finanziario delle sanzioni adesso è ridotto necessariamente dalla normativa nazionale, ma non possiamo non sottolineare con forte preoccupazione come si passi da un estremo all'altro; nella proposta della Giunta addirittura si rischia di vanificare il sistema sanzionatorio.
Con la proposta tentiamo di compiere un ragionamento non di carattere propagandistico nei confronti del tema che è sotteso a questo tipo di materia (il privato che non si comporta bene), ma un ragionamento per recuperare alcuni criteri. Il primo è che, stante la normativa sulle sanzioni, perché il minimo della sanzione sia efficace, occorre che il suo doppio non sia inferiore al massimo. Non è un gioco di parole. Se il doppio della sanzione è inferiore al massimo, esiste per legge la possibilità di liberarsi della sanzione pagando entro 60 giorni il massimo si vanifica quindi il riferimento che facciamo al massimo della sanzione stessa. Naturalmente non facciamo questo ragionamento per tutti i tipi di infrazione, ma li graduiamo.
In altri termini riteniamo molto più grave che un laboratorio diagnostico agisca senza autorizzazione rispetto a un laboratorio che pecchi nella funzionalità, nella dotazione, oppure sospenda l'attività senza giusta causa per un periodo superiore ai 2 mesi.
Riteniamo invece che vada valutato con il necessario peso il tema che riguarda le compartecipazioni dirette o indirette dei medici curanti agli utili derivanti da analisi eseguite in favore di propri pazienti presso il laboratorio privato. Noi riteniamo che in questo caso si dovrebbe applicare il massimo di quanto previsto dalla normativa sulle sanzioni.
Pur graduando questo tipo di previsioni sanzionatorie, il criterio che abbiamo adottato nel nostro emendamento è quello di prevedere un minimo, il cui raddoppio sia almeno pari al massimo previsto dalla sanzione medesima.
Chiediamo al Consiglio di ragionare sulle nostre proposte anche perch la decisione assunta in sede di Commissione è stata perlomeno affrettata e scevra da criteri di razionalità, salvo che adesso l'Assessore ce li illustri.
Invitiamo quindi il Consiglio a prendere in considerazione il nostro emendamento e a valutarlo positivamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Talvolta le esperienze possono servire. Questa legge è stata rinviata dal Governo perché abbiamo voluto modificarla in aula all'ultimo momento inserendo nell'articolo relativo alle sanzioni cifre che non erano previste dalla legge nazionale.
La legge n. 689 prevede un minimo di 4.000 lire e un massimo di 20 milioni e stabilisce che il massimo non può essere superiore a 10 volte il minimo. Il Consigliere Acotto ricorderà che in Commissione abbiamo stabilito queste cifre, con la riserva del Gruppo comunista di verificare la questione in aula e ci è parso che l'indicazione da 5 a 20 milioni per chi esercita in modo abusivo il laboratorio diagnostico ci dia una escursione valida anche in relazione all'applicazione del doppio e del minimo; così come ci è parsa valida l'indicazione da 1 milione a 10 milioni per il secondo comma, con un'escursione molto ampia, in quanto i casi previsti da questo articolo, laddove fa riferimento a modifiche di strutture, funzionalità e dotazione e di ogni altra caratteristica del laboratorio diagnostico, possono andare da casi minimi, come cambiamenti di struttura, a casi invece che gravano pesantemente sull'andamento del laboratorio per cui occorrono sanzioni più alte.
Ritengo che queste sanzioni siano adeguate.
Si potrebbe forse aumentare di qualche milione laddove si colpiscono medici che hanno compartecipazioni dirette o indirette e portare la sanzione a 3 milioni.
Chiedo al Gruppo comunista se approva queste proposte, in caso contrario la Giunta mantiene la dizione originaria.



BONTEMPI Rinaldo

Non è un grande atto di forza quello di stare sempre e soltanto fermi.
L'abusivismo in materia deve farci tenere una linea il più possibile di disincentivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Calligaro. Ne ha facoltà.



CALLIGARO Germano

Domani discuteremo della prima relazione presentata dalla Commissione d'inchiesta sullo scandalo dei pagamenti illeciti ai laboratori privati. E' evidente l'estrema gravità dei fatti accaduti in questi mesi posti sotto inchiesta dalla Magistratura e dalla Commissione e promossa dal Consiglio regionale.
Capisco che esiste un legge nazionale che stabilisce che le sanzioni non possono superare i 20 milioni, ma per chi esercita attività di laboratorio diagnostico senza autorizzazione, vogliamo applicare la sanzione massima oppure no? Per i medici che hanno compartecipazioni dirette o indirette vogliamo o non vogliamo applicare la sanzione massima? E così per quelli che modificano un qualche aspetto della struttura di laboratorio dopo aver ricevuto l'autorizzazione? Vogliamo stabilire sanzioni che scoraggino gravissime irregolarità come la mancanza di autorizzazione.
Si tratta di un business di decine di miliardi di lire. Se la sanzione di un milione può essere sanata entro 60 giorni pagando due milioni, credo che, considerato il giro d'affari, qualcuno si abbandonerà a sanzioni di questo genere.
Il vostro atteggiamento è di una gravità inaudita. Dopo tutto quello che è accaduto a Torino non è accettabile un atteggiamento di questo genere. Queste indicazioni provengono dall'Associazione dei laboratori privati. Altro che requisiti minimi: qui siamo alle sanzioni minime per fatti di estrema gravità. Vi assumete una responsabilità gravissima stabilendo somme irrisorie, anche quando è possibile, come nel primo caso stabilire la sanzione di 10 milioni. Vogliamo applicare il rigore o non lo vogliamo applicare? Vogliamo stroncare i fenomeni che si sono avuti in questi mesi e che probabilmente continuano? Se l'atteggiamento della Giunta non muta, il nostro voto sarà decisamente contrario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

La questione del rigore non sta tanto in queste quantità monetarie che tutto sommato di fronte al problema, sono irrisorie.
Il punto centrale era di avere un minimo che corrispondesse a situazioni minime, però non ci sono problemi nell'accettare e nel discutere. Se ne è reso conto anche il collega Acotto quando ne abbiamo discusso molto ampiamente in Commissione.
La nostra preoccupazione è che vengano ulteriori difficoltà da parte del Commissario di Governo.
Non ci sono, inoltre, pressioni da parte dei laboratori interessati.
Credo sia bene fare attenzione prima di fare certe dichiarazioni.



(Commenti dai banchi comunisti)



MACCARI Eugenio, Assessore alla sanità

Possiamo anche aumentare le sanzioni relative il punto 1) che è il più grave, però lascerei inalterato quelle relative alle strutture che hanno un'escursione maggiore, perché ci possono essere dei casi minimi in cui non viene toccato l'andamento del laboratorio e dove può esserci anche una sanzione urbanistica o di altro tipo.
Si potrebbe accettare una sanzione da 10 a 20 milioni per quanto riguarda l'autorizzazione e al punto 3) da 5 a 10 milioni, sebbene io sia per mantenere la sanzione da 3 a 5 milioni.
Questo aumento non implica un'applicazione rigorosa della legge e non saranno queste sanzioni a fermare l'eventuale illegalità.
La Giunta accetta gli emendamenti.



PRESIDENTE

Si proceda ora alla votazione del relativo articolato.
ART. 16 - Il Gruppo PCI ha presentato i seguenti emendamenti: al primo comma sostituire: "da lire 5.000.000", con "da lire 10.000.000" al secondo comma: "da lire 10.000.000 a lire 20.000.000".
Pongo in votazione tali emendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 16 nel testo così modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Si proceda ora alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 643: "Regolamento relativo all'utilizzo di collaboratori esterni di cui all'art. 30 della L.R. 25 febbraio 1980, n.


PRESIDENTE

8"



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 643 di cui al punto 21) all'o.d.g.
La parola al relatore Consigliere Villa.



VILLA Antonino, relatore

Il regolamento in oggetto non ha bisogno, per la sua perspicuità, di molte delucidazioni.
In relazione alla situazione dei collaboratori esterni sono state individuate quattro categorie che in modo chiaro delimitano il campo di fruizione possibile degli stessi. La Commissione ha licenziato a maggioranza tale provvedimento, sebbene il collega Adduci abbia dichiarato una astensione direi benevola da parte del Gruppo comunista. Chiedo quindi che in Consiglio tale deliberazione venga approvata all'unanimità.
ADDUCI Manteniamo la nostra astensione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione, il testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 26 voti favorevoli e 9 astensioni.


Argomento: Questioni internazionali - Varie

Ordine del giorno n. 284 in merito alla richiesta di grazia nei confronti della cittadina minorenne americana Paula Cooper


PRESIDENTE

E' stato presentato dal Consigliere Ala l'ordine del giorno n. 284 in merito alla richiesta di grazia nei confronti della cittadina minorenne americana Paula Cooper.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte considerato che Paula Cooper, colpevole di avere commesso un delitto all'età di 15 anni, è stata condannata alla pena capitale ed è rinchiusa nella sezione femminile del carcere di Indianapolis, in attesa che raggiunga la maggiore età affinché sia possibile compiere l'esecuzione considerato che, in 15 stati degli Stati Uniti, la pena capitale è ancora applicata per i minori e che in certi casi è loro attribuita la responsabilità penale fin dall'età di 13, 12 o addirittura 10 anni considerato che il caso in questione riguarda un paese amico e alleato la cui organizzazione politica e sociale si fonda sulla democrazia politica e sul rispetto dei diritti fondamentali della persona considerato che, secondo Amnesty International, ci sono almeno 32 minori in 15 Stati che attendono che sia eseguita la condanna a morte considerato che la condanna dei minori è da considerare come un'evidente violazione dei trattati e delle norme internazionali sui diritti della persona considerato che, a fianco della eccessiva durezza della condanna, si aggiunge la ancor più angosciosa, se possibile, attesa fino alla maggiore età, dell'esecuzione in sezioni carcerarie ad hoc considerati il terzo ed il quarto comma dell'art. 27 della Costituzione della Repubblica considerato che non si intende giudicare della gravità del delitto commesso da Paula Cooper: lancia un appello alle autorità dei diversi Stati degli Stati Uniti nei quali la pena capitale è ancora in vigore, affinché sospendano qualunque esecuzione capitale domanda loro inoltre di procedere al più presto possibile ad una revisione della legge affinché le pene capitali siano commutate d'ufficio in ergastoli chiede alle autorità competenti degli Stati Uniti di revisionare la legge per quanto attiene la punibilità o la responsabilità penale dei minori, affinché essa sia conforme alle legislazioni della maggior parte dei Paesi democratici e alle disposizioni dei Patti e dei Trattati internazionali relativi al rispetto dei diritti fondamentali della persona domanda al Parlamento ed al Governo italiano ed alle altre Regioni ed Enti locali, di porre in atto tutte le misure necessarie affinché, in segno di buona volontà, lo Stato dell'Indiana attraverso una decisione del suo Governatore trasformi la pena capitale di Paula Cooper in pena detentiva augurandosi che un simile atteggiamento venga adottato in tutti i casi relativi a minori domanda al Presidente del Consiglio di trasmettere il presente ordine del giorno alle autorità federali americane ed a quelle dello Stato dell'Indiana e di inviarne copia all'Ufficio di Presidenza della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, agli Uffici di Presidenza delle altre regioni italiane, al Parlamento europeo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico che l'esame degli ordini del giorno n. 324 presentato dal Consigliere Pezzana, n. 335 presentato dai Consiglieri Sestero, Adduci Ala, Bontempi, Bresso e Dameri, n. 337 presentato dai Consiglieri Reburdo Ala e Montefalchesi, tutti relativi alla situazione delle carceri piemontesi, è rinviato al primo punto dell'o.d.g. della seduta consiliare di domani.



BRIZIO Gian Paolo

Se esiste un precedente impegno preso con il collega Pezzana di discutere sulla situazione relativa alle carceri piemontesi all'inizio della seduta sono d'accordo, però devo ricordare che si presumeva di poter ultimare oggi la discussione sulla relazione della Commissione d'inchiesta.
A mio avviso occorrerebbe garantire che domani si esamini sia la questione delle carceri, sia la relazione della Commissione d'inchiesta sui laboratori. Delle due ritengo sia più urgente la seconda che già troppe volte abbiamo rinviato.



BONTEMPI Rinaldo

Concordo con il collega Brizio. Ragionevolezza vorrebbe di iniziare la seduta di domani con la discussione sulla relazione della Commissione d'inchiesta sulle convenzioni tra le UU.SS.SS.LL. e le strutture private operanti in Piemonte e passare in seguito all'esame degli ordini del giorno.
Credo comunque sia utile convocare domani mattina prima dell'inizio della seduta la Conferenza dei Capigruppo per stabilire l'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

D'accordo. Domani alle ore 9,30 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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