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Dettaglio seduta n.10 del 03/10/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Si apre la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta in ordine ai problemi della Val Formazza.
Signori Consiglieri, il Regolamento dice che quando parlano il Presidente e gli oratori è proibito parlare, quindi disturbare. Quando parla il Presidente, che è l'unico che ha la possibilità e la capacità di dirigere l'assemblea, gli altri devono tacere Non avvenendo questo, devo sospendere la seduta fin quando ciò non avviene.



(La seduta è sospesa per alcuni minuti)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha la parola il Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Alcune considerazioni sull'evento franoso in Val Formazza le ho già fatte la volta precedente.
Sul merito della relazione ho ascoltato con attenzione le critiche del Consigliere Carazzoni, ma non intendo, da parte mia, intervenire nel merito perché non sono riuscito ad immaginarmi come debba essere una relazione tecnica della Giunta su un evento di quella portata.
Personalmente, ritengo che gli aspetti attinenti alla responsabilità siano ormai demandati per competenza alla Magistratura.
Questo non vuol però dire che sono assolte le responsabilità degli enti, Stato, Province, Comuni e Regione, tenendo conto dell'esistenza di una filosofia complessiva, propria delle amministrazioni pubbliche, che sempre si ripropone quando si inizi a parlare delle responsabilità. Si tratta d'una filosofia ben difficilmente smontabile e modificabile.
Vorrei piuttosto rifarmi a quei pochi cenni di buone intenzioni che mi pare di scorgere nella relazione. Vedremo se nei prossimi anni verranno sviluppati in azioni concrete.
Tra le buone intenzioni ci sono la constatazione e l'ammissione del fatto che la cultura del territorio è ancora giovane e insufficiente le affermazioni che quello dell'ambiente è un tema prioritario per la pubblica amministrazione, che ci vuole impegno e fantasia e non solo interventi postumi ma una concreta opera di prevenzione.
Questi sono gli impegni che ho trovato nella relazione e che, spero non da solo, controllerò giorno dopo giorno che vengano rispettati. Questi impegni, però mal si addicono con altri e dissimili impegni, presenti nel programma che ci è stato presentato dalla Giunta alla fine di luglio, dove impegni indirizzati alla tutela dell'ambiente si trovano a coesistere con impegni contrapposti e con quelli in aperta contraddizione.
Nella relazione si pone spesso l'accento sulla viabilità, non solo della viabilità della Val Formazza, ma anche di quella di altre vallate come se la viabilità in quanto tale dovesse avere un valore prioritario ed eccezionale.
Vorrei ricollegarmi alle dichiarazioni del Ministro Nicolazzi sulla viabilità in Piemonte, sui faraonici progetti e invitare a una seria riflessione la Giunta e il Consiglio. In Italia, e quindi anche in Val Formazza, abbiamo una quantità enorme di strade, e di infrastrutture costruite senza nessuna valutazione preventiva degli impatti ambientali e dei dissesti che avrebbero provocato, per cui assistiamo a rattoppi continui, con spese enormi, per opere di pronto intervento qua e là.
La storia della Val Formazza è un esempio tipico degli errori che si cerca di rattoppare dando luogo ad altri errori che si cercherà di nuovo di rattoppare.
Mi auguro che davvero ci si preoccupi della prevenzione. Per fare effettivamente della prevenzione si dovranno esaminare con attenzione questi nuovi progetti, le nuove opere e le infrastrutture in progetto.
Il dott. Maria Govi dell'Irpi dice che in Piemonte in 20 anni dal '65 all'85, ci sono state 148 vittime per eventi legati al dissesto idrogeologico del territorio ed in 10 anni, dal '75 all'85, 889 miliardi di danni.
In Piemonte, in media, abbiamo un evento calamitoso di origine idrogeologica ogni due anni e quattro mesi.
Forse adesso possiamo stare tranquilli per due anni! Se questo è il dato regionale, la sua proiezione in campo nazionale implica un evento calamitoso con vittime già alle prossime piogge di novembre.
Con questo intervento, vogliamo quindi sottolineare l'esigenza di prestare una particolare attenzione ai progetti di grande viabilità, alle dighe, ai bacini che si stanno costruendo nel territorio regionale e suggeriamo una specie di moratoria prima di procedere alla costruzione di nuove opere.
Per esempio, l'autostrada del Frejus sta rimettendo in movimento frane che si erano quasi fermate, la canalizzazione del Po sta precostituendo situazioni di erosione estremamente pericolose, per non parlare della diga della Valle del Bosco o della frana della collina di Belmonte vicino a Valperga.
Suggerisco inoltre alla Giunta e al Consiglio una estrema attenzione sulle nomine che si faranno in materia nelle Commissioni, nelle consulte e negli organismi che si occupano dei problemi legati al territorio.
Noi abbiamo cominciato ad occuparci delle possibilità e delle modalità dei controlli di competenza regionale, ma scopriamo che i funzionari sono in numero irrisorio per controllare cave, bacini, frane e discariche, ecc.
Il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri in un recente Congresso a Riva del Garda, ha sottolineato la mancanza di fondi, la mancanza di personale, e soprattutto il rischio , della lottizzazione anche degli organismi scientifici italiani oltre che dei consigli di amministrazione delle banche e degli organi squisitamente politici.
Il prof. Floriano Villa, Presidente dell'Ordine Nazionale dei Geologici, afferma che da 15 anni in Italia non viene accertata la portata dei fiumi e che il 53% dei Comuni italiani ha problemi di franosità.
I dati dell'Istat dicono che la media dei morti in Piemonte per calamità naturali è 5 volte superiore alla media nazionale.
In Piemonte su 5300 frane, 2000 circa sono in movimento. Solo 17 di queste sono sotto controllo permanente.
Questa situazione deve essere modificata profondamente altrimenti la frana della Val Formazza, come storicamente sappiamo, non diventerà che una delle tante frane in un territorio che sembra diventare naturalmente portato al dissesto.
Tutta la classe politica italiana dovrebbe riflettere sulle responsabilità degli uomini e in particolare della classe politica medesima che ha governato, al di là degli schieramenti, il nostro Paese. Questa classe ha sempre preferito le strade e gli svincoli autostradali, opere che purtroppo rendono molto in termini elettorali, in termini di consenso comunque molto di più delle opere di prevenzione che non si vedono a priori, ma che si vedono mancare quando ormai è troppo tardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la questione della Val Formazza arriva sui nostri banchi dopo tre anni più o meno con la stessa velocità con cui arrivano le pratiche delle pensioni.
Gli esperti ci hanno detto: se va tutto bene non succede niente, per potrebbe anche accadere qualcosa! Esperti del genere varrebbe la pena di metterli sotto inchiesta.
Stamattina il collega Carazzoni si domandava di chi è la colpa.
L'amico Carazzoni probabilmente non ha letto con attenzione queste pagine, c'è scritto per esempio che un abete con le sue radici sradica dei massi.
Mi auguro che nel frattempo quell'abete lo abbiano abbattuto per la tranquillità delle popolazioni! Sotto accusa ci sono poi il gelo e la pioggia. E' sempre stato così.
Quando vediamo però che le pratiche per passare da un ufficio all'altro hanno ritardi di uno o due anni ..., quando vediamo che di fronte a un evento che ha causato tre morti e sette feriti gli uffici rimangono inerti ad aspettare non so che cosa.
Tant'è vero che il "Ministro delle rovine", quello che quando ci sono le disgrazie arriva al galoppo, ha dato 10 miliardi per fare una strada diversa e ha tolto alla provincia di Novara questa possibilità.
La Provincia di Novara non ha fatto una gran bella figura.
E' una punizione secondo me, perché se avesse fatto i lavori come doveva farli non capitava nulla.
E' stato fatto un muretto di 3-4 metri, ma alla prova dei fatti il muretto non è servito a niente e quei poveracci sono morti.
C'erano i cartelli "pericolo di caduta massi" però i cartelli non possono fermare le frane.
Se una Provincia che ha emeriti ministri e studiosi, crede che basti :mettere quel famoso cartello per non far cadere i massi è veramente ingenua.
Adesso si dice che ci sono gli elicotteri, va bene, ma vi posso assicurare che c'erano già gli elicotteri nel 1982, quindi potevano farli volare già allora.
Non capisco che cosa vuol dire "fare una chiodatura".
E' una chiodatura come quella degli scarponi di montagna? L'altro suggerimento è di mettere un guard-rail; ma un guard-rail che resistenza può avere? Che distanza e quale spessore dovrebbe avere? Do atto che la Giunta ha fatto qualche cosa. Una ditta specializzata doveva rimuovere i massi. Cosa saggia.
Questa era una cosa da fare tre anni fa per impedire un nuovo dissesto.
Raccomando alla Giunta di seguire attentamente i lavori. Suggerisco alla Giunta di invitare i Comuni a segnalare alla Regione i possibili rischi.
Quelli del posto conoscono bene le loro montagne, perché quello che magari un anno fa non era pericoloso, nel corso di un anno può diventare pericoloso o a causa di smottamenti o a causa di rimozione di alberi.
Se il pericolo esiste, la Giunta potrà intervenire con i suoi organi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Signora Cernetti.



CERNETTI Elettra

Nel leggere il rapporto sulla sciagura in Val Formazza non si pu rimanere estremamente perplessi di fronte alla elefantiasi della burocrazia che è frenante, sia a livello provinciale che regionale.
E allora non meravigliamoci se i massi per cadere non attendono decisioni in materia.
Sono soprattutto sconcertata nel leggere che i pericoli segnalati nel 1982, come i massi già caduti a valle che avevano interrotto la strada provinciale, sono stati messi nel dimenticatoio per tre anni.
E' stata nominata una Commissione provinciale con quei tecnici di cui parlava il Consigliere Benzi, ma Benzi non ha messo in evidenza che con questa relazione si vuole accontentare tutti; si dice che la strada pu rimanere aperta così accontentiamo tutti gli interessi in materia, sperando che altre persone non ci rimetteranno la pelle e intanto continuiamo a tirare avanti.
Per fare questa relazione si sono impiegati sette mesi, altri due mesi sono occorsi alla Provincia per dare comunicazione alla Regione.
Quanto ai cartelli "Attenzione caduta massi" sono veramente ridicoli non solo in Val Formazza.
La gente costretta a passare di li in che modo deve fare attenzione? Deve provvedersi di un ombrello per pararli? Come si può mettere a posto la coscienza con quei cartelli? I Comuni, caro Benzi, le segnalano queste cose, non soltanto per la sciagura della Val Formazza, ma anche per quella della Val Antrona e della Val Strona.
Gli abitanti della Val Strona, in gran parte tagliatori di legno dissero a suo tempo al Presidente della Giunta: "per gli operai dell'industria c'è la cassa integrazione, ma noi, se non ripristinate questa strada non potremo né lavorare né esportare il materiale finito, per mesi e mesi e con che cosa campiamo?" Era una domanda di difficile risposta. I soldi non ci sono mai. Capisco che il Presidente non poteva destinare i miliardi occorrenti per ripristinare il danno e mettere in condizioni di sicurezza tutta la Val Strona, però i fondi si trovano sempre, guarda caso, a disgrazia avvenuta.
I miliardi arrivano se non dalla Regione da chi è in grado di farli arrivare. Perché certi Ministri si fanno belli facendo arrivare il finanziamento a disgrazia avvenuta? Per conto mio queste cose non sono belle figure o figure d'immagine, ma sono brutte figure perché il potere va esercitato prima che simili disgrazie avvengano.
Ricordo che tutta la Val d'Ossola è in condizioni di dissesto, bastano tre giorni di pioggia continua perché succedano disastri come sono già avvenuti, per cui la popolazione vive nell'ansia continua di vedere distrutto tutto quello che ha costruito in anni di vita.
Proprio perché i mezzi a disposizione della Regione sono estremamente limitati è opportuno fare scelte più coraggiose, scelte che non disperdano il poco che c'è per accontentare più amministrazioni, ma incentrate sui casi più gravi e incentrate su una parola che oramai pare completamente passata di moda e cioè "programmazione", una programmazione che tenga conto delle priorità.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, a questo punto è opportuno stabilire l'ordine dei lavori. Come sapete all'o.d.g. è iscritta la mozione sulla Fiat, la cui discussione, data l'importanza dell'argomento, non può essere soffocata nell'ultima ora.
Proporrei pertanto di rinviarla al primo punto dell'o.d.g. della seduta prossima.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio il Presidente del Consiglio che ha anticipato quello che avrei voluto far presente io con disappunto e con preoccupazione perch l'andamento dei lavori caratterizza i modi con cui in questa assemblea riusciamo a confrontarci e a discutere.
Ricordo però che la mozione era già il primo argomento all'ordine del giorno della riunione di oggi.
Sono d'accordo sul rinvio purché la si faccia precedere soltanto dalle interrogazioni e dalle comunicazioni urgenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sono d'accordo sulla opportunità di una regolamentazione più puntuale dei lavori del Consiglio.
Stamani siamo andati oltre i tempi previsti perché le risposte alle interrogazioni erano molte per esplicita richiesta dei Gruppi e perché il dibattito sulle comunicazioni del Presidente della Giunta non è stato di breve durata.
Teniamo conto che dovrebbe esserci oggi una comunicazione del Presidente della Giunta sulla Centrale nucleare quindi dobbiamo porci realisticamente il problema di come chiudere questa giornata.



PRESIDENTE

Le comunicazioni del Presidente della Giunta possono aprire degli interventi in ordine alle stesse ma non un dibattito e una replica.
Questo si può fare nel momento in cui si dibatte un bilancio, un argomento di carattere generale, un programma.
Possiamo fare tutto, ma bisogna sapere dove si arriva. Ricordiamo che oggi c'è l'altra comunicazione in ordine alle dichiarazioni dell'ing.
Corbellini.
La parola al Consigliere Marchini sulla procedura.



MARCHINI Sergio

A costo di aggiungere qualche elemento alla mia nota impopolarità, non sono d'accordo sul rinvio del dibattito sulla Fiat per una ragione molto semplice.
I suoi paterni richiami a taluni comportamenti in quest'aula cadono sempre più nel vuoto.
Quando un comportamento è censurabile e deve essere modificato, devono essere applicate le sanzioni.
Nella specie la sanzione è molto semplice: è che i Consiglieri regionali, che in questa settimana non hanno avuto grandi impegni rimangano qui fino alle 20 o alle 21. Questo probabilmente ci fa essere tutti, io più di altri, più attenti ai tempi, all'interesse delle nostre proposizioni, ai tempi dei nostri interventi.
Perché se abbiamo "l'alibi" magari addirittura premiante che tirando in lungo, gli argomenti di secondaria importanza si mettono in primo piano quando entreremo nel vivo dei nostri lavori, potrà portare all'ingovernabilità del Consiglio e quindi della Regione.
Mi rendo conto che è una provocazione. Ma che un Consiglio regionale rinunci a trattare l'argomento cuore dell'ordine del giorno mi sembra una resa troppo affrettata alla nostra logorrea e mia in particolare.



PRESIDENTE

Stamani infatti in occasione di una interpellanza, mi sono permesso di fare un richiamo; questo richiamo non è servito, anzi, ha rinvigorito in chi stava parlando, il desiderio di continuare perché così aveva fatto una conquista! Il problema pian piano si affinerà e credo che non cadranno nel vuoto le raccomandazioni.
La parola al Presidente della Giunta regionale.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non sottraggo tempo ai lavori del Consiglio né voglio frapporre difficoltà alle molte che già esistono nella conduzione dei lavori, pur saggia ed eccelsa che il nostro Presidente ricorrentemente fa di questo parlamento subalpino.
Sono maturati negli interventi degli interrogativi e richieste di precisazione i quali quanto meno comportano una risposta.
Se dobbiamo stabilire che ci si comporta come avviene per le interrogazioni, che la Giunta non dà più risposta anche se sollecitata chiederò ai singoli Assessori di collocarsi come Consiglieri sui banchi per poter intervenire.
Questo non lo dico per creare difficoltà. Nel cosiddetto discorso di insediamento avevo richiamato l'esigenza di parlare di meno e lo facevo con me stesso.
Quindi sono d'accordo ad accogliere ogni sollecitazione che coinvolga il Consiglio in soluzioni di brevità. Per dar prova di queste intenzioni chiudo subito il mio intervento. Nell'economia dei lavori studiamo comunque qualche cosa perché l'assemblea non sia disinformata.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sulla situazione in Val Formazza (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta sulla situazione in Val Formazza.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

La domanda che la gente si è posta di fronte al disastro della Val Formazza, è: "è stato fatto tutto per evitare quel disastro?" E' una domanda che richiede una risposta doverosa, che dobbiamo dare e che non c'è nella relazione, anzitutto alle vittime. Non solo per carità cristiana ma perché un ente pubblico deve chiarire se il disastro poteva essere evitato.
Di chi sono le responsabilità? E ce ne sono? Chiediamo che chiarezza sia fatta sino in fondo. Non mi pare che giovino agli accertamenti le posizioni assunte dalla Provincia di Novara secondo quanto si è letto e si è detto in quest'aula. Posizioni che pare adombrino una sorte di scarico di responsabilità. Una strada che - devo darne atto - la Giunta pare non abbia intenzione di seguire.
Dalla relazione emerge una sproporzione tra l'intervento previsto e la dimensione del disastro; si prevedono 100 metri di muro para massi, a quota 1500 mt, quando l'origine del dissesto era oltre quota 2000.
Certo, era difficile prevedere un distacco di materiali di quelle proporzioni. Forse era imprevedibile anche il disastro. Certamente la sproporzione rimane fra l'intervento programmato e l'entità del disastro.
C'è poi la relazione del geologo Villa, fatta alla Provincia di Novara che già evidenziava il pericolo del dissesto a breve tempo; è una relazione discutibile in alcune parti, ma chiara su questo punto.
Tra l'altro proponeva interventi precisi, a monte, con una barriera semirigida attraverso tutto il canalone in modo da bloccare l'eventuale crollo di massi, con una protezione della caduta di materiali di minore dimensione a livello della strada mediante robuste reti metalliche o altre barriere flessibili.
Di fronte alla dimensione dell'evento, è forse difficile dire se quegli interventi combinati sarebbero stati in grado di evitare il disastro. Si deve però chiarire perché ci si è limitati ad intervenire solo lungo la strada quando comunque era evidente l'assoluta inadeguatezza di tale protezione.
Va rilevato inoltre che non è stata data risposta alla osservazione del Comune di Formazza in merito al progetto della Provincia, dove si sottolineava la necessità di realizzare parte della copertura della strada per la quale il Comune stesso era disposto a stanziare 250 milioni.
Anche questo forse non sarebbe servito, però lascia perplessi il fatto che di questo non si trovi traccia nei documenti che ci sono stati presentati.
In generale si può dire che siamo di fronte ad ennesimo esempio di come da decenni non viene tutelato il suolo nel nostro Paese. E' un esempio di come su questi problemi vitali ci sia una disattenzione colpevole innanzitutto da parte dei poteri centrali e a volte anche da parte dei poteri locali. Una disattenzione che permane, nonostante la maggiore sensibilità e attenzione a questi problemi, maturate negli ultimi anni.
Non si spiega altrimenti del resto la sottovalutazione dei pericoli potenziali, del tutto simili a quelli della Val Formazza che esistono, per esempio, a mio modo di vedere, sulla strada del Devero. Anche lì ci sono state ripetute frane e ogni anno cadono delle valanghe. Ebbene, la strada continua ad essere utilizzata ogni week-end, ma anche in altri giorni, da centinaia di macchine.
Immaginiamo un grosso temporale in quelle zone, fatto del tutto normale e naturale, il fuggi fuggi generale che ne conseguirebbe, la possibilità di un'altra frana. Quale disastro, quante vittime. Questa possibile evenienza non dovrebbe lasciare dormire tranquillamente né il Presidente né gli Assessori.
Pensiamo alla strada per il forte di Gavi, in un'altra zona, che è in un equilibrio del tutto precario, minata com'è dalle escavazioni sottostanti che sono arrivate al ciglio della strada stessa. Pensiamo al rischio che può correre un pullman carico di persone e di studenti in visita al Forte.
E' un problema che è stato portato in Commissione dalla Giunta, che non ha ancora trovato una soluzione, che vede la disattenzione degli enti locali direttamente interessati.
Ci sono poi i problemi indicati dalla collega Cernetti delle Valli Strona e Antrona.
Al di là delle responsabilità generali, occorre una politica realizzativa, che del resto è stata già avviata. Mi pare che l'intenzione dell'Assessorato e della Giunta sia di portarla avanti. Ci vuole una politica operativa della Regione e dell'Assessorato, se necessario, ancora più incisiva di quanto sia stata nel passato, non necessariamente con l'impiego diretto di risorse della Regione che sappiamo limitate.
A volte la Regione si trova schiacciata da decisioni prese da altri enti, l'Anas, l'Enel, il Magistrato del Po, etc. C'è una articolazione e una dispersione di normativa che rende difficile alla Regione intervenire.
I problemi però debbono sempre più essere affrontati con puntualità ritornando alla Formazza, è ancora aperto il problema della gestione della strada, che ora è ancora più grave. Riguarda anche il Comune, primo presidio democratico sul territorio.
Attendiamo di sapere dall'Assessore Cerutti, che ha seguito con attenzione questi problemi, quali sono le sue proposte in merito.
La strada dovrebbe essere statalizzata. Sembra che ci sia una disponibilità di 10 miliardi, purtroppo a disgrazia avvenuta.
Concludo con alcune considerazioni e raccomandazioni.
E' importante innanzitutto avere la certezza sul flusso dei finanziamenti e dei tempi. Si può riprendere il progetto del bacino della Valle d'Ossola come bacino modello da finanziare attraverso i fondi della approvanda legge sulla difesa del Suolo. Gli interventi devono essere sempre più attenti e più oculati, soprattutto dopo queste tristi esperienze, per evitare di passare da un intervento insufficiente ad un gigantismo affrettato che rischia di creare altri danni.
Occorre una verifica attenta del tracciato e se è del caso, per esempio, di abbandonare l'attuale tracciato, che era stato individuato 50 anni fa, per servire i cantieri che dovevano costruire le centrali elettriche. Ci preoccupa infine la parte della relazione della Giunta dove si parla di puntare allo sviluppo di un comprensorio turistico a monte della cascata del Toce.
Non siamo pregiudizialmente contraria Ma dobbiamo valutare molto attentamente questa ipotesi, perché in quelle località ci furono nei decenni scorsi altri eventi calamitosi con vittime numerose.
L'altra fonte di preoccupazione ci viene dall'ipotesi di una strada di valico con la Svizzera a quota 2400 mt. in una zona già precaria.
C'è un parere del Servizio Geologico in merito allo sblocco del vincolo idrogeologico in quelle zone che mette in evidenza i rischi che sono connessi ad interventi a monte della cascata.
Una attenzione particolare a queste problematiche da parte di tutti, ma della Giunta in primo luogo, è forse la risposta sostanziale che si pu dare a coloro che ci chiedono, di fronte ai disastri, che cosa si può fare per evitarli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, spenderei brevissime considerazioni soprattutto di carattere generale perché penso che i colleghi più di noi fisicamente vicini al problema abbiano approfondito il contingente di questa vicenda. Su questo certamente la Giunta avrà raccolto sollecitazioni ed elementi sui quali misurare gli interventi nel futuro.
Le considerazioni che noi vorremmo fare sono di carattere più generale.
Le statistiche sono contro di noi, ma posto che tutte le sere il satellite ci porta in casa la foto-tessera del mondo perché oramai il mondo è diventato così piccolo, non ci vuol niente a capire che oggettivamente il nostro Paese ha un rischio ambientale molto più alto di altri Paesi e ha un carico umano maggiore di altri paesi di Europa e probabilmente di qualsiasi paese del mondo.
Certamente questa nostra situazione anomala non deve farci accettare come fatali e voluti dal destino vicende che ci coinvolgono tutti e che troppo spesso si trasformano in vicende drammatiche.
Deve però farci politicamente coerenti rispetto ai discorsi che facciamo. Il nostro territorio per arrivare a dei livelli di sicurezza vicini a quelli degli altri paesi con i quali ci confrontiamo, deve spendere più risorse. Bisogna allora fare delle scelte sul piano della modernizzazione. Caro Ala, la modernizzazione di un Paese non può non prendere atto che un sistema di trasporto sia un sistema viabile, che un sistema di fonti energetiche, sia pure diversificate, sono fondamentali in un paese moderno; questo paese moderno deve pagare per avere le cose che hanno gli altri paesi un prezzo ambientale maggiore di quanto non paghi.
Probabilmente questo problema è un problema che sta crescendo molto di più di quanto noi stessi riconosciamo.
Nelle riunioni dei Presidenti di Gruppi abbiamo tutti constatato che la Commissione nata 5 anni fa, sembrava per riempire.un buco che poi ha coperto un Consigliere di minoranza, Marchini, sarà probabilmente una delle tre Commissioni più importanti del Consiglio regionale perché l'aspetto ambientale sarà probabilmente una delle lenti, oltre a quella finanziaria e a quella territoriale attraverso le quali leggere tutti i provvedimenti che andremo a prendere.
Questa coscienza dell'ambiente, non tanto dal punto di vista estetico ma nelle sue componenti più radicali, ormai è diventato un elemento culturale comune della coscienza dei politici, non è ancora diventato per un elemento di scelta e di decisione politica. Si tratta di capire, per esempio, se il Ministero dell'Ecologia diventerà il Ministero dell'ambiente e se anche a livello governativo verrà accettato che tutto quanto si fa nel Paese deve passare anche attraverso la griglia di verifica del suo impatto ambientale. Si tratterà di capire se questa Regione adotterà in tempi utili la direttiva CEE sull'impatto ambientale, ma soprattutto si tratterà anche di leggere se finalmente questo Paese ha scelto di pagare i prezzi che la modernizzazione è restare in un sistema di civiltà come quello in cui viviamo, tagliando alcune rendite di posizione, alcune rendite assistenziali e investendo là dove si deve investire. Non rinunciando alla qualità della vita alla quale siamo destinati e della quale le generazioni future ci chiederanno di essere state consapevoli.
Si tratta di operare sul territorio nel rispetto del territorio.
Certamente questo ha un costo che la collettività deve accettare, non soltanto in termini culturali di lamentazioni e di veglie funebri, ma in termini di previsione di spesa. La cultura da questo punto di vista ha fatto la sua parte, gli strumenti tecnici esistono, l'attenzione e anche la professionalità necessaria esistono nei quadri dirigenti del nostro Paese la classe politica faccia una scelta di fondo. Non voglio con queste tendere una lancia a favore della politica delle fasce sociali, dico per che uno stato sociale che dà tutto a tutti senza far pagare il giusto prezzo, non ha le risorse per pagare dei prezzi per la tutela del territorio che sono mediamente più altri degli altri nostri concorrenti non solo sul processo economico ma della qualità della vita.
Considero l'esperienza che stiamo vivendo in questo dibattito e ringrazio soprattutto i colleghi fisicamente vicini a queste vicende per averci fatto partecipare di più con le informazioni che ci hanno dato - e se consentite - anche con la partecipazione più personale sulla vicenda di quanto non possiamo dare noi. Questa vicenda ci ha convinti ancora di più che il rispetto dell'ambiente, misurare sull'ambiente le nostre decisioni è un dato culturale e politico acquisito, consolidato e radicato. Ci induce anche a riflettere e ad essere sempre più determinanti sul fatto che questa società deve continuare ad andare avanti nella scelta della modernizzazione. La modernizzazione non è soltanto acquisto di tecnologie avanzate, ma significa scegliere, di investire soprattutto sulla qualità della vita, che è fatta anche che è fatta anche di infrastrutture tecnologiche, di rispetto dell'ambiente, di rispetto verso noi stessi.
Ricordiamoci che l'habitat sul quale ragioniamo è in definitiva il nostro orizzonte, è la siepe di Leopardi, è le cose sulle quali misuriamo la nostra esistenza e il nostro futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Penso che in queste.circostanze sia importante attenersi ai fatti anche se si è inevitabilmente portati a fare considerazioni generali. Se dovessi assumere queste considerazioni generali dagli interventi che sono stati fatti non potrei che scegliere quelli del Consigliere Marchini che ha appena terminato il suo intervento rifiutando alcune iniziative molto generiche e un po' utopistiche che si sono succedute nella prima parte del dibattito in particolare nell'intervento del Consigliere Ala che mi sembrava un sostanziale invito al ritorno alle mulattiere, ai tratturi, ai sentieri in ogni parte del nostro territorio.
Lo sviluppo della nostra società ha determinate caratteristiche e costi particolari; questi, tuttavia, ovviamente si devono pagare in sicurezza.
Ritengo sia doveroso però essere su questo argomento estremamente sintetici e penso sia necessario attenersi ai fatti e non voglio pertanto dilungarmi di più in premesse.
Prima di tutto è improprio parlare di un dissesto nell'accezione più corretta del termine; si tratta di condizioni geologiche peculiari del territorio, in presenza di una strada che .non ha mai determinate condizioni nuove di disordine geologico. Questo va detto perché non mi pare che tutte le occasioni debbono essere colte per menar scandalo e per accusare qualcuno su basi non fondate. Un altro elemento che mi preme di rilevare e che avrei fatto con minore enfasi se non ci fosse stato l'intervento del collega Biazzi è che la Provincia di Novara - ritengo dopo un'analisi attenta e rigorosa della documentazione che ho recuperato in questi giorni abbia fatto il suo dovere.
Non sono solito scagliare accuse, indirizzare privilegiatamente gli attacchi in termini strumentali nei confronti di questo o di quello e ritengo soprattutto in queste situazioni che atteggiamenti del genere non servono a nessuno.
Va ricordato tuttavia che la Provincia di Novara ha incaricato "motu proprio" mentre era di competenza regionale un geologo per lo studio del territorio, per valutare la sicurezza della strada.
Dobbiamo ricordare ancora che la Provincia di Novara ha finanziato un muro paramassi per difendere la strada, ben conscia che questo muro non era del tutto sufficiente.
Lo sarebbe stato comunque di più realisticamente al fatto specifico se fosse stato costruito per tempo con le opportune autorizzazioni che hanno molto tardato a venire come ha ricordato Carazzoni stamattina.
L'altro muro che trasversalmente costruito in quota e che avrebbe dato garanzie quasi definitive era di competenza o dello Stato o della Regione.
Ritengo che le disponibilità della Regione siano limitate, ma ritengo che ad una Provincia che sollecita un intervento in questo senso quanto meno una risposta di qualunque genere vada data.
Quello che invece è recriminabile qui è che nessuna risposta a questo riguardo è stata formulata.
La relazione è molto soffice e molto prudente e pecca nel dimenticare questo dato che è invece rilevante.
La Regione, è vero aveva contribuito nel 1982 al ripristino della strada ma non aveva risposto in alcun modo alle sollecitazioni per dare maggiore sicurezza alla strada che si era riaperta successivamente.
E la Regione però era tuttavia intervenuta per autorizzare la riapertura della strada dopo lo sgombero avvenuto successivamente alla frana del 1982.
Questi sono i fatti obiettivi che se si vuole rispettare la verità non si possono dimenticare.
Il Consigliere Biazzi ha invocato la scoperta di responsabilità precise. Credo che il compito nostro è di contribuire all'approfondimento della ricerca, ma queste responsabilità altri settori della nostra vita pubblica devono scoprire e penso che siano già in movimento per farlo.
Non posso dimenticare tuttavia ancora un fatto fondamentale: che gli interventi a quota 1500/2000 a consistente distanza da una strada non possono essere interventi sostenibili da una Provincia.
Probabilmente sono necessari interventi eccezionali da parte dello Stato, ma certamente la competenza specifica rimane ancora nostra e pertanto qualche parte non dico di responsabilità, ma di competenza ce la dobbiamo assumere anche in questo momento.
Voglio ricordare ancora un elemento che sembra importante e che Biazzi volutamente ha dimenticato malgrado la cosa gli stia particolarmente a cuore. Mentre si critica la Provincia per mancati interventi che non erano di sua competenza, si è consentito che abbondanti storni di fondi per miliardi e miliardi venissero destinati alla costruzione di una nuova strada che porta al Dovero anziché intervenire sulla sicurezza della strada che già esisteva.
Era la maggioranza precedente che di questo si doveva fare carico.
Certamente non si può venire qui a menare responsabilità su altri, quando queste responsabilità si devono assumere totalmente sulle proprie spalle.
A questo punto bisognerà riprendere coerentemente la legge 54 che questa Regione si è data, che prevede all'art. 3 che i programmi annuali di intervento di cui al precedente art. 1 è cioè relativi agli interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico forestali vengano formulati organicamente per bacino idrografico e siano predisposti dall'ufficio regionale preposto alla tutela dell'ambiente.
Ebbene, questi programmi annuali di intervento sarà bene che li facciamo e che questo intervento venga inquadrato nelle leggi che ci siamo dati e che questa legge se è superata dalla legge 18 venga nella legge 18 assorbita.
Questo è un contributo reale in termini legislativi e concreti che deve essere dato perché le cose che sono state ripetutamente ricordate come negative non si ripetano.
E' opportuno poi fare una revisione della mappa dei rischi in Piemonte e che questa mappa venga diffusa e opportunamente conosciuta stabilendo i campi di responsabilità fra Comuni, Province, Regioni e Stato perché tutte le volte non si ritorni con queste inutili polemiche fatte su delle povere vittime che hanno subito le conseguenze della "incompetenza" perché non sono state assegnate precisamente le competenze ai vari istituti preposti a salvaguardare la sicurezza dei cittadini.
Chiedo poi che venga fatta per tutte le strade che sono in costruzione attualmente una opportuna revisione perché non esistano, pericoli maggiori di quanto non siano esistiti in passato nei confronti dei cittadini che debbono usarle. Quindi, molta responsabilità e molta concretezza, non accuse generiche a questo o a quell'altro.
Prudenza nelle valutazioni del passato e soprattutto impegno ed indirizzo dei fondi verso le cose che servono.



PRESIDENTE

Sono finite le dichiarazioni dei Consiglieri.
Ha ora la parola l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto Intervento

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta e il suo Presidente nel fornire una sintesi sul fatto che ha colpito la Provincia di Novara, ha voluto dare ai colleghi Consiglieri elementi per una analisi serena dell'evento.
Gli interventi che si sono succeduti in quest'aula credo siano stati mossi soprattutto dalla necessità di crearsi moralmente la convinzione che la Regione, cioè i Consiglieri regionali non abbiano dirette responsabilità per i fatti che sono avvenuti sia in forma diretta sia in forma indiretta.
Vorrei partire da alcuni dati essenziali soprattutto per chi non residente nella Provincia di Novara.
La strada che collega le cascate e che con una mulattiera consente di arrivare al Passo San Giacomo era stata realizzata dalla Società Enel a suo tempo per realizzare i bacini e le dighe.
E' una strada realizzata in forma precaria perché serviva i cantieri ed è diventata poi provinciale.
Non voglio accusare nessun ente; lascio alla giustizia, la Procuratore della Repubblica di Verbania fare analisi, indagini e denunciare coloro che ritengono responsabili.
Voglio però fornire elementi di riflessione.
Tutti gli anni dal mese di ottobre la strada veniva dichiarata impercorribile fino al mese di maggio, da un decreto del Presidente della Provincia di Novara.
E' evidente che in quel tratto non esistevano condizioni di sicurezza.
Quindi non era né il Presidente della Giunta regionale né il Sindaco del Comune di Formazza. Questo sia chiaro. Nel settembre 1982 la strada veniva investita da massi che si sono staccati da tre canaloni.
La Provincia di Novara fu costretta a chiuderla prima del tempo. Ha incaricato un geologo (collega Nerviani non competenza regionale) a verificare, l'accaduto.
Il geologo ha fatto una analisi, sono stati fatti alcuni lavori che hanno ripristinato nel mese di luglio 1983 le condizioni di transitabilità si è pulito il canalone, si sono disgaggiati i sassi che costituivano pericolo.
Tra l'altro il geologo Viola ha aggiunto che in quel canalone sarebbe stato opportuno costruire uno sbarramento per parare eventuali sassi che si staccassero.
Si erano previste altre tenute con fili di acciaio, con reti metalliche, etc., per tenere sassi erranti che normalmente troviamo sulle strade di montagna.
Mi direte qual è la competenza regionale in materia di difesa del territorio visto che la legge è ancora in discussione in Parlamento.
Si dice che la Regione non ha risposto alla Provincia e non eseguito i lavori.
Collega Nerviani, la Regione ha risposto alla Provincia e fornisco la documentazione che è stata diretta alla Provincia e al Prefetto di Novara nella quale è detto che, non essendoci disponibilità finanziarie immediate nella legge 54 si cercheranno forme di finanziamento a favore della Provincia; ma che nel frattempo l'Amministrazione provinciale era l'unica a doversi preoccupare della tutela e della incolumità dei cittadini.
C'è una grossa pressione da parte degli enti locali del mondo agricolo che devono portare agli alpeggi circa 600 capi di bestiame.
La strada alla fine del 1983 venne chiusa; venne riaperta all'inizio del 1984, richiusa nel 1984 e riaperta nel 1985. Quando si riapre una strada normalmente si guarda alla sicurezza e alle condizioni di percorribilità, penso sia stato un fatto fortuito la caduta dei sassi che ha investito quei cittadini.
Si è fatto riferimento ad una certa lettera in cui un tecnico locale denunciava fra le righe che se succedeva qualcosa la responsabilità era di chi doveva averla su quella strada.
Questo tecnico non diceva che l'intervento era sbagliato o che doveva essere più consistente in quel punto, ma addirittura diceva che quel punto doveva essere spostato più avanti dove il fatto non è successo; pertanto questo sarà opportuno farlo.
E poi - consentitemi di dirlo con un pizzico di cattiveria - il tecnico incaricato ha predisposto, ovviamente non entro negli aspetti tecnici, una soluzione elicoidale tutta la sotterranea della strada che arriva al Passo non so con quale costo e allora va bene qualsiasi tesi per sostenere indirettamente una soluzione di progetto.
A questo signore sono state chieste delle spiegazioni, ma queste spiegazioni sono mancate.
La Provincia dopo il 1982 aveva fatto un progetto di sistemazione dei tornanti, di ripristino esclusivo della strada, dimenticando il pericolo che continuava a sussistere a monte. La Regione è intervenuta per quanto di sua competenza pregando la Provincia di studiare una soluzione che non fosse solo un semplice muro di contenimento ma un autentico paravalanghe o parasassi.
Di fronte alla difficoltà finanziaria provinciale abbiamo concordato con la Provincia che il progetto che doveva coprire con un grosso solettone di parasassi il muro che inizialmente era di competenza provinciale trattandosi di strada provinciale, consentendo questa arzigogolatura (come si era fatto per la Val Antrona) di rientrare nell'aspetto della difesa idrogeologica.
Si sono impiegati 14 mesi per dare quella autorizzazione. Inviterei i colleghi a riferirsi alle leggi regionali che forse, con un atto di coraggio dovremmo modificare, perché si può protestare per le lungaggini burocratiche avendo la possibilità di modificare le leggi che le provocano.
La richiesta della Amministrazione provinciale di Novara è dell'inizio dell'inverno 1983.
La strada viene aperta normalmente nella primavera 1984. La richiesta di svincolo idrogeologico richiede un sopralluogo da parte dei tecnici.
La legge 27 prevede prima il sopralluogo della Guardia forestale, la quale esprime un parere che viene trasmesso all'Ufficio geologico della Regione; si muovono quindi i geologi che vanno a verificare la natura e le condizioni del terreno, i quali poi esprimono un parere; si richiede addirittura un ulteriore approfondimento con un passaggio di corrispondenza, infine tutto questo viene inviato ad un ulteriore ufficio che provvede al decreto di svincolo definitivo.
Il Ministero per la Protezione Civile, con il Ministero dei LL.PP.
hanno assegnato 10 miliardi a quella zona. L'assegnazione è avvenuta attraverso il Provveditorato per le Opere Pubbliche di Torino il quale, se la strada verrà statizzata dovrà interessare l'Anas, se non sarà statizzata contatterà la Provincia ed il Comune.
La Regione cercherà, proprio per le sue competenze di governo e di controllo del territorio, di seguire l'operazione in modo che quei 10 miliardi abbiano un significato preciso e non servano soltanto per un rappezzo qualsiasi.
Voglio rispondere al collega Ala, che si chiedeva quali garanzie potevano avere sotto l'aspetto di sicurezza i nuovi progetti e le nuove infrastrutture.
Una nuova normativa nazionale impone una serie di indagini preventive fondamentali per la approvazione del progetto e riguardano sia l'impatto ambientale da una parte, sia la stabilità della infrastruttura sotto l'aspetto geologico.
Cartelli "Pericolo di caduta massi". Non si può scherzare su questo non si può soprattutto scherzare su problemi che hanno colpito alcune famiglie; il cartello "caduta sassi" viene messo normalmente su strade di montagna dove si possono trovare sassi già caduti che rendono pericolosa la percorribilità.
Con i mezzi che abbiamo a disposizione cerchiamo di recuperare l'aspetto ambientale dovuto all'abbandono da parte dell'uomo che ormai interessa i due terzi del nostro territorio. Vorrei agganciare un altro discorso.
Mi rendo conto che era difficile per il Presidente della Giunta insediato da soli due mesi rispondere a queste richieste che riguardano l'Amministrazione passata.
Voglio parlare con trasparenza di quanto è avvenuto e illustrare gli atti, che si sono fatti soprattutto per l'Ossola.
Il Consigliere Cernetti ha parlato di grandi dissesti nell'Ossola.
Voglio ricordare che la prima Viglione, ha vissuto in prima persona le alluvioni nell'Ossola e la Regione ha speso circa 70/80 miliardi.
Nell'Ossola però non esiste soltanto il problema della caduta massi, ma c'è il problema della regimazione delle acque alle quali abbiamo cercato di rispondere con un progetto di bacino, primo esempio in Italia, per il quale sono previsti 30 miliardi di spesa che speravamo di coprire con il ricorso al FIO.
Le poche risorse le abbiamo destinate alla caduta dei sassi.
La Commissione nazionale evidentemente non da la precedenza al dissesto pertanto questo intervento non ci è stato finanziato.
Speriamo che attraverso la legge nazionale 99 del 1984, che è in fase di ripartizione vengano assegnati i fondi per continuare quello che la legge regionale 54 prevede.
Tutti gli anni si predispone il piano della legge 54 sulle segnalazioni che pervengono dai Geni Civili e si cerca di dare priorità alle comunità montane secondo valutazioni di carattere tecnico e pertanto di sostenerle il più possibile.
Devo anche dire che si poteva risolvere questo problema se la Cassa Depositi e Prestiti accettava finanziamenti alle comunità montane in conto annualità.
Sono stati sollevati ancora due problemi dai colleghi nei loro interventi.
Quello del Devero e quello di Gavi. La Giunta si farà carico di dire al Comune di Baceno che quella non è una strada aperta, ma è un cantiere perciò impedisce il passaggio.
Quello di Gavi è un problema che l'Assessore Rivalta aveva seguito da vicino. Dopo una serie di esami dell'Ufficio geologico aveva trasmesso alla Procura della Repubblica e al Comune la segnalazione di pericolo.
Sul territorio, cari colleghi, la competenza è del Comune, quindi non può la Regione con una ordinanza del suo Presidente far chiudere una strada comunale.
In coscienza, per quello che è possibile fare, non ci sentiamo responsabili del fatto che ha colpito dolorosamente quelle famiglie.
Noi abbiamo avuto un insegnamento dall'evento di Val Formazza. Lo dico in modo particolare al Consigliere Carazzoni.
Non basterebbero 200 miliardi per tamponare tutte le situazioni di dissesto oggi in Piemonte. Ci sono state circa cinquemila frane.
Però se esistono dei reali pericoli è giusto che il Comune ché ha la competenza sul territorio e l'Anas o la Provincia che hanno la competenza sulle infrastrutture mantengano la massima sicurezza e diano massima garanzia compresa quella di chiudere le strade se è necessario.
Avrete letto su "La Stampa" di questa mattina il problema della Rocca di Arona. Abbiamo interessato l'Anas che è titolare di quella strada.
I geologi dell'Anas hanno eseguito un'ispezione e hanno detto che il pericolo non esiste.
Io mi auguro che sia così.
Abbiamo invitato il Comune ad assumere tutti gli atti necessari per far sgombrare la casa, il parcheggio e ad imporre norme di sicurezza ai proprietari.
Spero che questo avvenga.
Questo problema che ci ha impegnati ormai in soluzioni-tamponamento ci di esempio proprio per evitare che si ripeta in altre parti del territorio.



PRESIDENTE

Termina il dibattito sulla comunicazione del Presidente della Giunta in ordine agli eventi in Val Formazza.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Siccome ho incentrato il mio intervento sulla mancata risposta alla sollecitazione della Provincia di Novara e ho ritenuto questa una responsabilità oltre tutto non citata nella relazione, la correttezza impone di prendere visione e di correggere eventualmente questa mia posizione.
Siccome in tutta la documentazione che ho esaminato questa lettera non esiste, sarei grato di poterla avere in copia. Grazie.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Sarà fatto.


Argomento: Problemi energetici

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale inerente le dichiarazioni dell'ing. Corbellini dell'Enel sulla seconda Centrale nucleare in Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

L'altra comunicazione della Giunta riguarda le dichiarazioni che sarebbero state rese dall'ing. Corbellini in Senato.
La seconda comunicazione, viene svolta dall'Assessore Maccari che ha facoltà di parlare.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Non appena la TV ed i giornali hanno dato la notizia della dichiarazione dell'ing. Corbellini ci siamo immediatamente indirizzati al Presidente della Commissione del Senato per avere il resoconto della seduta durante la quale l'ing. Corbellini avrebbe fatto l'affermazione sull'ampliamento della centrale.
Ci siamo poi rivolti direttamente all'ing. Corbellini dicendo che la sua opinione non era assolutamente condivisibile dall'Amministrazione regionale "la quale ritiene di dover avere tempestivamente i necessari chiarimenti".
Nel contempo ci auguravamo che il Piemonte "non dovrà sostenere in futuro ulteriori impegni rispetto a quelli gravosi che già stava onerando con serietà e responsabilità e per i quali nulla deve apparire scontato anche a fronte dei precisi accordi stipulati in merito alla realizzazione della centrale nucleare di Trino".
Ci è pervenuto il resoconto stenografico, ma riassuntivo della seduta del Senato, del 24 settembre 1985.
Il resoconto recita: "Al Senatore Bajardi il Presidente dell'Enel precisa che un raddoppio della Centrale di Trino non è ipotizzabile anche per i problemi connessi alla disponibilità d'acqua. Si può invece pensare alla localizzazione di una seconda centrale in Piemonte nell'area nota come Po 2".
Questa dichiarazione di Corbellini riassunta ci è stata spiegata da un telex pervenuto da Corbellini a seguito della nostra richiesta.
Egli dice: "Ritengo utile precisare che rispondendo ad una domanda del Senatore Bajardi, relativa ad un articolo apparso nella stessa giornata sul quotidiano 'Il Sole 24 Ore' circa il raddoppio della Centrale Piemonte Trino, ha escluso a priori tale eventualità permotivi di ordine tecnico legati alla disponibilità dell'acqua nella zona, mentre, in via teorica resta possibile un insediamento nell'area Po 2, vista l'accertata idoneità del sito, ipotesi però che non è stata considerata a localizzazione avvenuta, neppure come proposta".
La specificazione dell'ing. Corbellini riprende le questioni già dette nella seduta del 2 febbraio 1983, quando chiudendo l'incontro con il Ministro Pandolfi, Corbellini aveva fatto una battuta dicendo "chissà se tra Po 1 e Po 2 la soluzione non sia un po' uno e un po' due".
Già nel novembre del 1984 il mio predecessore Calsolaro, in seguito ad una interrogazione, aveva già smentito qualsiasi ipotesi di un'altra centrale nucleare in Piemonte.
E' chiaro che nessuna scelta passa sulla testa di questo Consiglio.
Sull'ordine dei lavori



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sulle comunicazioni della Giunta lei aveva richiamato il Regolamento che ho letto con attenzione.
L'art. 47 precisa che sulle comunicazioni della Giunta ogni Consigliere può chiedere chiarimenti a meno che tre Consiglieri o il rappresentante di un Gruppo chiedano che sulle comunicazioni stesse si apra una discussione sostanzialmente un dibattito.
In tal caso il Consiglio decide se e quando svolgere tale discussione.
Da parte del nostro Gruppo non esiste alcun problema se il Consiglio decide di svolgere un dibattito, però occorre applicare questo comma.
Noi vi parteciperemo sia che si decida di svolgerlo immediatamente sia che si decida di svolgerlo la prossima seduta.
Sino a questo momento penso che debba applicarsi la prima parte del Regolamento dove esige che sulle comunicazioni ogni Consigliere pu chiedere chiarimenti.
Mi sono permesso di rilevare questo, alla luce delle comunicazioni della Giunta che, a mio avviso, svuotano di contenuto ogni questione e ogni problema.



PRESIDENTE

Voglio precisare che riguardo la comunicazione sulla Val Formazza i Presidenti dei Gruppi avevano convenuto che la Giunta avrebbe fornito una relazione scritta e su questa relazione ci sarebbe stato il dibattito.
Nel caso invece della comunicazione relativa alle dichiarazioni dell'ing. Corbellini non si apre nessun dibattito.
L'Assessore Maccari ha risposto esaurientemente a quanto mi era stato chiesto nella seduta precedente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Bisognerebbe applicare il Regolamento in ogni occasione e dovunque.
Questo fa parte di una vecchia polemica.
L'intervento dell'Assessore Maccari se da un lato ha riportato i fatti così come sono stati successivamente puntualizzati dall'ing. Corbellini non ha dato delle risposte, intanto perché non sappiamo qual è il parere della Giunta sulla questione della seconda centrale nell'area Po 2.
Inoltre l'ing. Corbellini non ha smentito il riassunto della seduta della Commissione industria, ma ha puntualizzato e ha cambiato versione quindi rimane dubbia la questione perché l'Enel, che è un Ente di Stato e che quindi deve rispondere a decisioni politiche che sono quelle di non fare la Centrale sull'area Po 2 e che continua invece ad intorpidire le acque e ad ammantare con motivazioni tecniche il tentativo di riprendere questa questione imponendola ancora una volta sulle decisioni politiche. E' un grave atto che dimostra l'inaffidabilità politica e anche tecnica dell'Ente di Stato su queste decisioni Non si può "ciurlare nel manico". Bisogna essere chiari.
Chiediamo alla Giunta di conoscere la sua opinione rispetto al tentativo ricorrente dell'Entl di ributtare sul piatto la installazione della Centrale nella zona Po 2. Questo è per il momento la questione dirimente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Rimango nei termini del Regolamento per esprimere una raccomandazione alla Giunta.
La comunicazione della Giunta attiene ad una dichiarazione precisa dell'ing. Corbellini e la risposta della Giunta rileva una posizione coerente con l'atteggiamento assunto in passato dalla Giunta stessa quando dietro mia precisa interrogazione disse no alla ipotesi teorica di una seconda centrale termonucleare in Piemonte.
Quindi è una puntualizzazione di carattere politico rispetto ad una valutazione "tecnico-teorica", detto tra virgolette perché si tratta dell'Enel, e in questo mi associo all'intervento del Consigliere Reburdo che non si sa sino a che punto stia in piedi.
Condivido questa valutazione politica perché tra l'altro continuando di questo passo, prima o poi, il Po diventerà addirittura un polo energetico termonucleare e creerà elementi di squilibrio tra nord e sud.
E qui arrivo alla raccomandazione pérché ho la netta impressione che ci siano dei giochi e delle logiche di carattere politico che vanno al di là delle prese di posizione o delle puntualizzazioni della Regione.
Di fronte alla nuova stesura del Piano energetico nazionale che individua la necessità di localizzare tre nuove centrali nucleari oltre a quelle del Piemonte, della Lombardia e della Puglia, di fronte alle dichiarazioni del Presidente della Commissione Rebecchini il quale sostiene che di queste tre centrali due soluzioni si possono trovare nel raddoppio di Montaldo di Castro e nel raddoppio di Caorso e si lascia per aria la mina vagante della terza centrale nucleare che non si sa bene dove piazzare, ci troviamo profondamente preoccupati perché il rischio è che volenti o nolenti, il Piemonte prima o poi si trovi di fronte a un piatto fatto.
Parlo di piatto fatto perché mi risulta che, anche per la spinta di alcuni Partiti politici molto decisionisti da questo punto di vista, siamo di fronte ad un atteggiamento orientato a modificare completamente le procedure della legge 393 per cui le Regioni dovrebbero soltanto più prendere atto delle decisioni di carattere nazionale.
La mia raccomandazione è che la Giunta, oltre a sentire Corbellini chieda di essere coinvolta, possibilmente anche dopo un dibattito in Consiglio regionale, nella nuova stesura del Piano energetico nazionale.
La mia parte politica è estremamente preoccupata del fatto che le energie alternative vengano ridimensionate, che venga sacrificato rispetto alle ipotesi precedenti il carbone e che si punti decisamente al nucleare quando, nella precedente stesura del Piano energetico nazionale il nucleare veniva considerato transitorio e un fatto complementare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Esprimo apprezzamento per la tempestività con cui l'Assessore Maccari e la Giunta hanno seguito il problema sul dibattito avvenuto alla Commissione del Senato.
Mi sembra che le dichiarazioni del Presidente dell'Enel siano state fatte in libertà, perlomeno sono azzardate rispetto alle regole e alle linee che l'ing. Corbellini nella sua veste di Presidente dell'Enel doveva rispettare.
Fortunatamente, le decisioni richiedono tutta una serie di impegni, di momenti di partecipazione. Così si realizza la democrazia.
Per prendere altre decisioni, occorre intanto modificare il Piano energetico, il quale prevede una sola centrale in Piemonte; inoltre bisogna avere una disponibilità di capitali non indifferente.
Voglio dire, insomma, che il Presidente dell'Enel non si comporta, a mio avviso, con tutta la necessaria e rispettosa correttezza rispetto al suo ufficio, nel momento in cui rilascia dichiarazioni che teoricamente sono anche probabili, ma nei fatti dovranno essere valutate e studiate per qualche anno, per non dire diversi anni.
E' opportuno che la Regione faccia conoscere con estrema chiarezza la nostra posizione, il nostro impegno leale rispetto alle scelte compiute, ma non si dia luogo con troppa facilità alla possibilità di altre cose che sono fattibili dal punto di vista realistico, come appunto l'impianto di una centrale elettronucleare.
Certo la gente dice: "hanno fatto le indagini da una parte e dall'altra, e visto che la zona è idonea un domani si potrebbero prendere decisioni di questo genere", ma la gente lo dice anche con serenità e con saggezza popolare, e sappiamo che queste valutazioni comportano un processo tale che, almeno per 10 anni, mi sentirei di dire che questo rischio non è prevedibile.
Ciò non toglie che ciascuno rispetti le regole.
Non è accettabile che il Presidente dell'Enel, in un'incontro serio e responsabile, possa dire che si potrebbero fare due centrali.
Certo, se ne potrebbero fare anche dieci, venti, però il dibattito ha portato ad alcune specifiche individuazioni: e sono quelle. Un altro dibattito porterà il rapporto ad altre cose, ma in questo abbiamo già dichiarato tutto il nostro impegno a seguire e a rappresentare gli interessi generali della collettività piemontese, come è stato fatto fínora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sarò molto breve e rimarrò nell'ambito di una contenuta dichiarazione sulle comunicazioni della Giunta.
Voglio esprimere soddisfazione per le dichiarazioni della Giunta che chiariscono l'intervento del Presidente dell'Enel e nello,stesso tempo definiscono la posizione della Regione che non è favorevole alla seconda centrale in Piemonte.
Ricordo la posizione assunta ripetutamente dal nostro Gruppo che ha definito con chiarezza la,disponibilità per una sola centrale sul territorio regionale.
Avevamo assunto una iniziativa in Consiglio con la presentazione di una interrogazione quando all'inizio di quest'anno erano già venute indicazioni sulla posssibilità di una seconda centrale in Piemonte.
In quella occasione fu chiarita la posizione della Regione che oggi viene ribadita. Ciò per noi è motivo di soddisfazione.
Il lavoro dell'Enel dovrà essere attentamente controllato: non abbiamo peraltro quella fiducia istituzionale che rileviamo invece in altri Gruppi.
Sappiamo che c'è una funzione dialettica.
Ciascuno compia la propria funzione istituzionale; la Regione deve compiere la sua che è quella di tutelare i cittadini e soprattutto di consentire che il Piano energetico nazionale venga realizzato entro gli ambiti che sono definiti a livello regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che si debba sdrammatizzare l'episodio del quale ci stiamo occupando, ma contestualmente avere realisticamente piena consapevolezza di alcuni elementi irreversibili del problema.
Mi pare che ci sia stata semplicemente una indicazione generica sul problema probabilmente espressa in termini interlocutori e non di dichiarazione.
Il che è diverso. Non mi pare che ci sia stata alcuna iniziativa da parte del Ministero in tal senso.
Tuttavia, visto che in quest'aula qualche volta si è detto che il Consiglio regionale è sovrano, questa questione va seguita non solo dalla Giunta, ma dalla classe politica tutta, intervenendo probabilmente a monte di provvedimenti non di competenza regionale, perché la vigilanza della Giunta nell'ambito delle sue competenze certamente ci sarà, però, quando il problema dovesse tornare in questa sede probabilmente sarà un problema - e lo dico un po' cinicamente - a senso predefinito.
Non dimentichiamo che la Regione Piemonte ha assunto due atti deliberativi: uno con cui ha riconosciuto idonea l'area, l'altro con cui nella individuazione del sito ha riconosciuto la maggiore idoneità di Po 2 rispetto a Po 1.
Rispetto a queste situazioni oggettive i passi indietro non saranno possibili.
Certamente lei Assessore, avrà una attenzione, non tanto al processo nel suo eventuale porsi, ma ad evitare che il problema si ponga, quindi è un problema di pressione, immediata, non per registrare o meno la fondatezza della dichiarazione Corbellini, ma per far emergere fino d'ora a livello di responsabilizzazione delle forze politiche nel loro complesso soprattutto di quelle che hanno responsabilità di governo e quindi anche della mia, la preventiva conoscenza di una opposizione politica ad un processo che, qualora invece venisse avviato, troverebbe questa Regione nelle condizioni di non potersi opporre.
Se si fa una variante del piano energetico nazionale, se si fa una legge con cui si individua la esigenza di individuare in Italia delle aree suscettibili sull'insediamento nucleare, la procedura è già fatta e compiuta.
Avrei qualche difficoltà come Consigliere a negare le argomentazioni che ci hanno portato a considerare, dal punto di vista strettamente tecnico e scientifico, l'area Po 2 come la più idonea tra quelle che abbiamo esaminato.
La Giunta dovrà farsi carico, per esempio, di un incontro con i Ministri e con i Parlamentari piemontesi per far crescere una opposizione di ordine preliminare, perché qualunque nostra iniziativa che fosse successiva a qualche cosa che avviene sarebbe di nessun rilievo.
Per carità, potremmo rifare il referendum, far marciare gli agricoltori, però la procedura della legge è l'individuazione di un'area e l'individuazione di un sito.
Le procedure le abbiamo già avviate e le istituzioni vanno al di là delle maggioranze. La individuazione del sito, che non è stata una individuazione di una maggioranza o di una minoranza, soprattutto non è stata una individuazione lasciata alla Regione, ma è stata affidata all'Università e al Politecnico, ci sembra difficile pensare che, per esempio nell'anno 1991, l'Università ed il Politecnico possano fare sulla area Po 1 considerazioni diverse da quelle che hanno fatto nell'anno 1983.
L'incidente Corbellini probabilmente lo dobbiamo considerare incidente fortuito, ma felice perché ci mette nella condizione di chiedere alla Giunta di avviare un chiarimento perché a costo di usare male il vocabolario nonché il nostro tempo, prima che qualunque tipo di processo si sia avviato, nel momento in cui il processo si dovesse avviare questo Consiglio non sarebbe più sovrano di niente.
Con un minimo di coerenza sarebbe obbligato a comportarsi in un certo modo. Anche qualora non lo fosse - lo dico soprattutto nei confronti dei colleghi che non hanno una conoscenza specifica nella materia - anche qualora la comunità piemontese rifiutasse la centrale nucleare, la legge sull'insediamento nucleare lascia allo Stato attraverso il Cipe gli strumenti di decisione autonoma rispetto a quelli degli enti locali.
Io sono per fare una azione politica immediata e non sono per aspettare che il Governo dica che facciamo la seconda centrale e per un referendum che non serve a niente, che mobilita la gente contro qualche cosa che non si ferma più.
L'incidente Corbellini cogliamolo come una occasione per dire alla Giunta di andare a Roma (ho l'impressione che l'Alitalia si salvi anche,con i rimborsi dei Parlamentari e dei Consiglieri regionali) a rappresentare il Governo, nei modi più fermi possibile la non disponibilità della collettività piemontese ad una ipotesi di questo genere.
Deve essere una questione che va ufficializzata, formalizzata preventivamente.
Se in qualche misura l'ipotesi di una seconda centrale nucleare in Piemonte si dovesse avviare, non ritengo che esistano strumenti né sul piano istituzionale, né sul piano tecnico, né sul piano politico che consentono di bloccare un processo già partito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ha interpretato la comunicazione fatta dall'Assessore Maccari come un sostanziale no della Giunta alla ipotesi ventilata dal Presidente dell'Enel all'installazione di una seconda centrale nucleare. Se questa interpretazione è esatta, e ci pare esatta, siamo pienamente consenzienti e come forza politica e come Gruppo consiliare; siamo disponibili a rafforzare questo sostanziale no in tutte le sedi possibili e competenti onde non si verifichi l'ipotesi di una innovazione al Piano energetico da parte del Cipe la quale innovazione preveda la installazione di una seconda centrale nucleare. D'altro canto la nostra parte politica fin dal lontano 1979 presentò un documento nella opportuna sede del Parlamento per richiedere, fra l'altro, l'installazione di centrali nucleari allo scopo di evitare la nostra dipendenza petrolifera. Fummo in questa sede consenzienti, quindi sia alla deliberazione del Cipe del 4 dicembre 1981 che ipotizzava la installazione di una centrale elettronucleare in Piemonte, sia nel corso di tutte le successive procedure sino alla individuazione. In quella sede noi sostenemmo la tesi, ampiamente motivata secondo la quale sarebbe stata opportuna l'installazione nell'area Po 2, la decisione a maggioranza fu per l'installazione nell'area Po 1 e, al punto in cui siamo, vedendo le cose con realismo, riteniamo necessaria l'attuazione, come d'altro canto si sta verificando, della centrale elettronucleare nella area Po l.
Quindi consenzienti con l'atteggiamento assunto dalla Giunta, ma così come è stato richiesto con la mozione del Gruppo comunista a proposito della occupazione, il Consiglio dovrebbe farsi parte attiva presso il Governo perché anche in questa delicata e complessa materia si verifichi l'ipotesi che, coma ha detto il Consigliere Marchini, con una volontà politica a livello nazionale, si arrivi alla formazione di una deliberazione del Cipe la quale, modificando o rettificando l'attuale piano energetico, preveda l'installazione di una seconda centrale elettronucleare.
In quel caso effettivamente, in base alla legislazione vigente, noi saremmo investiti della procedura di individuazione e, stante il lavoro fatto, l'individuazione non potrebbe essere che quella dell'area Po 2 con le conseguenze che, qualora non fossimo consenzienti, come sicuramente la nostra parte politica non è come risulta allo stato degli atti, ci vedremmo surclassati dalla decisione che, in base alla legislazione vigente dovrebbe prendere l'autorità governativa.
Allo stato degli atti non siamo assolutamente d'accordo perch riteniamo che in questo momento si debba procedere alla attuazione della deliberazione dei mesi scorsi diretta alla installazione della centrale elettronucleare nella zona Po l. Quando sarà ultimata questa centrale elettronucleare, vedremo quale sarà la situazione in quel momento, quale sarà la situazione energetica nel nostro Paese.
Se la interpretazione che abbiamo dato alle parole dell'Assessore è esatta, diciamo no alla installazione di una seconda centrale con un adoprarci attivamente presso i competenti organi nazionali perché non si verifichi l'ipotesi che si inneschi il meccanismo della preparazione e della formazione di una deliberazione Cipe che preveda una seconda centrale nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Se ho ben capito il telegramma del Prof. Corbellini dice che l'ipotesi non è stata presa in considerazione; non mi pare vero che affermi che non lo possa essere in futuro.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

E' un processo alle intenzioni!



VALERI Gilberto

No, prendo soltanto atto che ormai questa ipotesi è ripetutamente riportata sugli organi di stampa e in varie sedi.
Nel nostro Paese le parole volano molto facilmente, ma quando le affermazioni sono molte insistite i dubbi sono giustificati.
La ipotesi di cui si tratta del resto non è l'unica diffusasi in queste settimane. C'è anche chi ipotizza, come fa il "Sole 24 Ore" di qualche giorno fa, riprendendo idee già espresse da qualcuno nel recente passato il raddoppio della costruenda centrale di Trino; il che consentirebbe di realizzare una sequenza di impianti con notevole risparmio di risorse e di tempo.
Si tratta di una ipotesi che in certi ambienti è seriamente considerata e penso che sarebbe fare un torto alla intelligenza di tutti i presenti se la si volesse negare.
Crediamo, perciò, che sia necessario rafforzare il diniego espresso in questa sede dalla Giunta e che si debba tradurlo in qualche iniziativa.
Non dovrebbe essere difficile tradurre in un ordine del giorno le opinioni espresse nel dibattito. Ho provato ad estendere sinteticamente una proposta al riguardo che vi leggo: "Il Consiglio regionale, viste le dichiarazioni rilasciate in sede di Commissione Industria del Senato da parte del Prof. Corbellino, rivolte a non escludere le ipotesi della costruzione di una seconda centrale elettronucleare in zona Po 2, sentite le dichiarazioni della Giunta e la rettifica alla stessa inviata dal prof.
Corbellini, constata che il ripetersi di dichiarazioni quali quelle fatte in Senato solleva forti preoccupazioni per le ambiguità che si ingenerano e per il rischio evidente che nei fatti ambienti dell'Enel lavorino per preparare le condizioni di una proposta di una seconda centrale elettronucleare in Piemonte, impegna la Giunta a significare al Governo, al Parlamento e all'Enel la propria assoluta opposizione a detta ipotesi come pure a quella affacciata su alcuni organi di stampa di un raddoppio della centrale di Trino".



PRESIDENTE

La prego di farlo pervenire alla Presidenza. Questo ordine del giorno non potrà essere posto in votazione questa sera, sarà però distribuito ai Gruppi perché possano meditarlo ed esprimersi in merito.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, sul piano della funzione, è ineccepibile ciò che lei dice, però la questione è di grande semplicità.
La Giunta è per il no.
Alcuni Consiglieri hanno fatto una serrata e giusta argomentazione.
Quello che si chiede in questo ordine del giorno è di far seguire un atto che impegni immediatamente la Giunta a dire no a quella ipotesi, in sostanza a creare una barriera politica preventiva di cui parlava il Consigliere Marchini.
Si tratta di dire subito no. Lo vogliamo dire oggi?



PRESIDENTE

Il problema è molto complesso perciò non penso che possa essere sottoposto all'attenzione dei Gruppi al termine di una seduta.
Per realizzare la terza centrale nucleare ci vuole un iter legislativo parlamentare, e non credo che domani il Parlamento lo inizi, tanto più che il suo iter legislativo l'ha fatto anni addietro per stabilire esattamente quanti centrali debbono essere-fatte.
Voi sapete che tutt'ora quelle centrali non sono ancora state minima mente realizzate.
Sono sempre della opinione che un documento è importante se è meditato da parte di tutte le parti politiche.
Questa è l'opinione del Presidente del Consiglio.
Spetta alle singole parti politiche decidere se votare entro questa sera l'ordine del giorno o se rinviarlo.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ho già espresso l'atteggiamento per l'impegno assunto dalla Giunta e dall'Assessore.
Non vorrei che di questo problema facessimo una questione più grossa di quello che in effetti è.
Non ho nessuna difficoltà a che i Gruppi si riuniscano, per sottolineerei che nessuno è autorizzato a violare le regole legislative che sono scritte nel Piano energetico nazionale.
Per ciò, parlo di questo problema con estrema serenità.
Ogni altra interpretazione andrebbe a forzare una situazione che allo stato oggettivo non esiste.
Richiamerei il Presidente dell'Enel, perché nella sua veste di uomo di grandi responsabilità non faccia dichiarazioni in piena libertà.
Il riscontro che esiste nel Piano energetico non dà luogo ad alcuna interpretazione diparte.
Lo dico con estrema tranquillità e serenità.
Mi sta bene la posizione che è stata espressa, nulla però impedisce che ci confrontiamo per dire che nessuno è autorizzato ad interpretare cose che non esistono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

C'è un problema di correttezza tra i Gruppi e verso la Presidenza.
Il Consigliere Valeri non ha proposto un ordine del giorno, ma ha fatto una proposta di lavoro, il che è ben diverso.
Noi possiamo rinviare l'approvazione del documento.
Non è però opportuno per la dignità di questa istituzione pensare di tornare ad argomentare su questo.
Siamo tutti d'accordo nel sostenere la opportunità di supportare l'azione della Giunta con una valutazione del Consiglio di natura politica che prescinde dallo stato degli atti.
E' vero che lo stato degli atti è rassicurante, ma lo stato degli atti è rimesso alla sovranità del Parlamento che è sovrano.
Ho l'impressione che su questa materia la collettività piemontese possa fare la sua parte in questa fase che potremo dire preliminare ad una ipotesi di modifica legislativa in cui la valutazione del Consiglio regionale deve avvenire.
Se sarò chiamato a concorrere alla stesura di un documento che nella parte deliberativa può essere quello proposto dal Consigliere Valeri, non ridurrei la premessa alle dichiarazioni del prof. Corbellini, perché quelle dichiarazioni non sono l'oggetto della nostra considerazione, se cioè Corbellini.abbia detto o non abbia detto, se avesse titolo di dire o non avesse titolo dire.
Penso che il documento, anche per un problema di dignità, dovrebbe prescindere dall'incidente e giungere al succo e cioè suggerirei questa forma: "Poiché da situazioni di diversa natura, per dichiarazioni rese in diverse se di, per illazioni giornalistiche sembra poter emergere una ipotesi di questo genere, il Consiglio regionale affida alla Giunta l'impegno di rappresentare al Governo o al Parlamento.....".
Noi ritorniamo su questi argomenti.
Se discutessimo ancora su questo andremmo all'esaurimento poi magari fra una, settimana ci dimentichiamo di quello che abbiamo detto.
Queste cose vengono verbalizzate ed è un brutto discorso su argomenti sui quali dobbiamo avere grande solidarietà sia che si dicano dei no sia che si dicano dei sì.
Noi abbiamo apprezzato il sì dei comunisti nella passata legislatura spero che loro apprezzino il nostro no in questa.
Su queste cose ci vuole grande rispetto reciproco.
Il documento deve uscire con grande dignità facendosi carico della preoccupazione della gente piemontese, non delle corbellerie, ma delle cose serie che magari sono dietro alle corbellerie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, anche per la consolidata vita in comune in questa assemblea lei ha la mia ammirazione per il modo con cui da buon pater familia ha capito che era opportuno evitare un momento immediato di show down nell'interesse di alcuni Gruppi.
Non mi picco delle questioni istituzionali. Per noi va bene concordare la prossima volta.
L'intelligente intervento del Consigliere Marchini recupera un pezzo di quel discorso che mi sembra importante ma che però continua a rendermi permesso.
Voglio però capire: otto o dieci dichiarazioni che dicono no sono diverse da una dichiarazione comune fatta subito che dica no? Non voglio credere che qui ci prendiamo in giro, non voglio credere che le incertezze siano un dato connotativo del cammino di questa maggioranza allora mi rimetto alla prossima settimana per la votazione.
Questi fatti però qualche incertezza, soggettiva e psicologica, me la danno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

L'ordine del giorno dovrebbe precisare che si prende atto delle dichiarazioni della Giunta, che le stesse vengono approvate e che si dà mandato alla Giunta di esternare questa posizione nelle sedi competenti.
Non vi è alcuna incertezza nella maggioranza ma la posizione assunta è invece molto chiara ed ha il sostegno da parte di tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

La discussione è finita.
La prossima seduta rimetteremo il documento per l'approvazione.


Argomento:

Convocazione Commissioni consiliari


PRESIDENTE

Consentitemi di comunicare che si sono accordati i giorni di convocazione delle Commissioni: la III Commissione il martedì mattina; la V e la VII Commissione il martedì pomeriggio; la I Commissione il mercoledì mattina; la II e la VI il mercoledì pomeriggio; la IV e l'VIII Commissione il venerdì mattina.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,50)



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