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Dettaglio seduta n.99 del 12/04/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(I lavori iniziano alle ore 14.34 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 498 presentata dal Consigliere Reschigna ed altri, inerente a "Drammatiche conseguenze sul tessuto economico ed occupazionale piemontese delle disposizioni del Decreto Legislativo n. 28 del 3 marzo 2011 di attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
498, presentata dal Consigliere Reschigna.
Ricordo che il Regolamento prevede tre minuti per l'illustrazione e cinque minuti per la risposta della Giunta.
La parola al Consigliere Reschigna, per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Con l'interrogazione abbiamo voluto riportare l'attenzione della Giunta regionale su un tema che avevamo già avuto modo di denunciare, in termini di grande preoccupazione, quando alla fine di febbraio-inizio marzo si parlava dell'emissione di un Decreto Legislativo - che poi è stato licenziato - conosciuto come "Decreto Romani", con il quale si paventava che venissero bloccati gli incentivi sulle energie rinnovabili, in modo particolare, sul fotovoltaico.
Il decreto approvato non ha attuato questa previsione imperativa, ma ha spostato il problema di pochi mesi.
In ogni caso, anche il rinvio e la determinazione di una condizione di incertezza ha bloccato quello che era uno degli elementi fondamentali della vita economica nella nostra regione, ma non solo.
Voglio ricordare che dopo l'emanazione del Decreto Legislativo, il sistema bancario non ha più concesso finanziamenti a favore di imprese che investivano nel settore del fotovoltaico, bloccando qualunque commessa.
La Compuprint di Leinì è uno dei tanti esempi: un'azienda che aveva avviato un processo di riconversione nel settore del fotovoltaico ed ha annunciato un drastico provvedimento di ridimensionamento della propria presenza occupazionale.
Al di là della vicenda, sia pure importante, di quest'azienda, sulla quale chiediamo la massima attenzione da parte della Giunta regionale, con la presente interrogazione vogliamo richiamare l'attenzione complessiva della Giunta regionale per porre in essere una forte iniziativa nei confronti del Governo, affinché venga rivista la posizione che è stata assunta o annunciata e affinché si dia ripresa a questo settore ed un minimo di sviluppo all'economia della nostra regione e del nostro Paese.
Sono di questi giorni le notizie giornalistiche che riportano che il mondo delle associazioni economiche preme moltissimo affinché questo provvedimento, che - ripeto - è stato annunciato ed è stato rinviato - non venga assunto; il mondo delle associazioni preme moltissimo per avere nuove certezze nel settore delle energie rinnovabili, nella consapevolezza che attorno a questo settore ruotano aziende produttrici, aziende installatrici e un pezzo dell'economia del nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto.
Ricordo: cinque minuti per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Riporto, naturalmente, le preoccupazioni della Giunta.
Prima di rispondere all'interrogazione presentata dal Consigliere Reschigna, come primo firmatario, voglio sottolineare che la crisi della Compuprint in realtà nasce da motivazioni diverse, che - tra l'altro abbiamo analizzato.
Questo non significa che non sarà data particolare attenzione al tema nei prossimi giorni è convocato il tavolo e incontreremo sia le rappresentanze sindacali sia l'azienda, per verificare quali possono essere i punti in cui la Regione Piemonte può intervenire, oltre alla tematica degli ammortizzatori sociali.
Dall'analisi che abbiamo fatto in questi mesi, perché era comunque un'azienda monitorata, ci tenevo a sottolineare che non è stato questa la causa che ha portato l'azienda a fare alcune scelte.
chiaro che è un passaggio stretto, che noi monitoreremo in modo attento.
Per rispondere in modo puntuale all'interrogazione, è chiaro che il recente Decreto Legislativo n. 28/2011, nel dare attuazione alla Direttiva CE sulle fonti rinnovabili, detta delle disposizioni specifiche, dirette a semplificare i procedimenti autorizzativi, a rendere più restrittivi gli obblighi d'integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e in quegli esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti e ad armonizzare gli strumenti d'incentivazione delle fonti rinnovabili con la riduzione degli oneri a carico dei consumatori.
In particolare, in merito ai regimi di sostegno finanziario applicati all'energia prodotta da fonti rinnovabili, tale decreto detta, all'articolo 25, delle disposizioni transitorie, stabilendo, al comma 9, con uno specifico riguardo al fotovoltaico, che le disposizioni del Decreto Ministeriale del 6 agosto 2010 si applicano alla produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici che entrino in esercizio entro il 31 maggio 2011, mentre rimandano - questo al comma 10 - ad apposito Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, che andrà emanato entro il 30 aprile 2011, sentita la Conferenza Unificata, la disciplina degli incentivi della produzione di energia elettrica da impianti solari e fotovoltaici sulla base di alcuni principi.
Tra questi principi, quelli più salienti sono la determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti da incentivare, la determinazione delle tariffe incentivanti, tenuto conto degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione Europea e la previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate, in base alla natura dell'area in cui sorgerebbe l'impianto.
A seguito dell'analisi dello schema di decreto che sarà predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione esporrà, nelle sedi di confronto con i rappresentanti dello Stato, le più opportune considerazioni, tenendo conto dei molteplici interessi che sono coinvolti con cui, peraltro, sono già in corso contatti da parte del Settore delle Politiche Energetiche della Regione.
In ogni caso, è già stata ribadita, nell'ambito della Commissione Ambiente ed Energia e della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, la richiesta al Governo di cercare di andare incontro alle esigenze delle imprese del settore e, in particolare, di ridurre gradualmente le incentivazioni per impianti fotovoltaici, ma di mantenere almeno fino a fine 2011 gli attuali livelli previsti dal terzo conto energia.
ritenuto doveroso tutelare la filiera industriale di riferimento di cui sono già state raccolte nei giorni scorsi alcune preoccupazioni, in vista dell'attuazione del Decreto Legislativo in materia di rinnovabili.
La proposta di graduale riduzione degli incentivi al fotovoltaico, che sottolineiamo - servirà innanzitutto ad allineare gli stessi a quelli previsti negli altri Paesi dell'Unione Europea, permetterà inoltre di comunicare con largo anticipo al mercato il programma relativo all'entità degli incentivi, affinché si evitino cambiamenti delle regole del gioco in corso d'opera.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 503 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Tutela del lavoro per i dipendenti CONUS Spa"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 503 presentata dal Consigliere Buquicchio.
Risponde l'Assessore Porchietto.
Prego, Consigliere Buquicchio. Tre minuti a lei e cinque per la risposta della Giunta.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, l'interrogazione a risposta immediata è tesa a tutelare il lavoro dei dipendenti della CONUS Spa, e mi permetto di chiederle - anche se forse in modo irrituale - prima ancora di esporle l'interrogazione visto che lei è persona sensibile e gentile, di fissare cortesemente un incontro con un delegato della rappresentanza di questi lavoratori.
Come lei sa, si tratta di 75 persone della nostra regione (sono 400 in tutta Italia), dipendenti della CONUS Spa, che svolgono il lavoro di letturisti dei contatori delle Società a partecipazione pubblica Eni Italgas e SNAM.
La CONUS è nata dalla scissione di un ramo d'azienda dell'allora Italgas, circa dieci anni fa.
La CONUS ha poi stipulato un regolare contratto, ottenendo l'affidamento del servizio di lettura dei contatori.
Il contratto è scaduto nel 2007 e da allora si è provveduto ad effettuare proroghe annuali per garantire il servizio agli utenti.
Nel 2011 ENI Italgas e SNAM hanno indetto una gara d'appalto per l'assegnazione dei lotti per le letture del gas su tutto il territorio nazionale. Purtroppo, si è scoperto che tale gara non prevedeva la clausola sociale di ricollocabilità e dunque questi lavoratori, con le loro famiglie, rischiano molto dal punto di vista lavorativo.
In questi giorni ci sono state manifestazioni in tutta Italia. In quella di sabato scorso a Torino è stato affisso uno striscione sulla Mole Antonelliana. Chiedo, quindi, all'Assessore di rispondere relativamente a due quesiti: cosa intendete fare affinché si faccia luce sulla vicenda contrattuale che non prevede la clausola sociale di ricollocabilità; cosa intendete attuare per garantire il lavoro a queste persone con le loro famiglie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Nel momento in cui ci sarà chiesto di convocare un incontro lo faremo con il Dirigente, come abbiamo sempre fatto. Volevo solo ricordare che, ad oggi, non abbiamo ancora attivato il tavolo di crisi perché non ne abbiamo competenza. Essendo un'azienda multilocalizzata, è direttamente il Ministero titolare della gestione del tavolo di crisi. A differenza di altre situazioni che sono connotate in modo territoriale e in cui l'Assessorato può convocare, in modo ufficiale, il tavolo di crisi a prescindere dal fatto che le parti ne chiedano chiaramente l'attivazione in questo momento, per quanto riguarda la tematica di gestione della crisi occupazionale, dobbiamo rifarci alle logiche a livello nazionale. Ciò non toglie che l'attenzione sul tema è sicuramente all'ordine del giorno.
Il 7 aprile le organizzazioni sindacali hanno già consegnato una lettera all'Onorevole Gianni Letta con la quale hanno chiesto un intervento specifico del Governo. Le proteste degli operai - avvenute in tutta l'Italia, tra cui anche quella dei quattro lavoratori che sabato scorso sono saliti sulla Mole Antonelliana insieme alla Senatrice Bugnano e che hanno esposto uno striscione di protesta - hanno fatto sì che oggi, alle ore 14, ci fosse una manifestazione davanti al Ministero dello Sviluppo Economico.
Per le ore 15 dovrebbe essere fissato un incontro con il dirigente del Ministero stesso. Ciò significa che l'attenzione sul tema, anche a livello nazionale, è stata sicuramente attivata al Ministero dello Sviluppo Economico.
Le sigle sindacali FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILCEM UIL hanno indetto una giornata di sciopero contro la scelta sbagliata operata - a detta loro da SNAM e Italgas di affidare l'attività di lettura attraverso un bando di gara che non solo prevede il massimo ribasso d'asta, ma anche il ricorso al lavoro autonomo nello svolgimento delle attività di lettura dei contatori, con il serio rischio di far perdere il lavoro agli operai.
Inoltre, secondo i sindacati del settore, nel nuovo bando di gara, del quale hanno chiesto la sospensione, non si prevede né l'assorbimento dei livelli occupazionali a carico del nuovo gestore, né il mantenimento del contratto nazionale di lavoro del settore acqua-gas, appena rinnovato.
A fronte di queste informazioni avute direttamente dal sindacato stiamo monitorando con la massima attenzione l'evolversi della situazione.
Siamo anche nell'attesa di sapere quali saranno le risultanze dell'incontro che avverrà fra pochi minuti presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Nel caso in cui, da questo tavolo, il mondo del sindacato non evinca una strada da percorrere tale da rendere significativo un percorso nazionale, non solo un percorso territoriale, il nostro Assessorato è a disposizione - lo abbiamo già detto alle rappresentanze sindacali - per far sì che si possa aprire un dialogo territoriale, sapendo che può essere solo un'interlocuzione, in questo momento informale.
Chiaramente il titolare del tavolo per gestire questa crisi occupazione è il Ministero del Lavoro. Da parte nostra, vi è la massima attenzione per i 75 occupati sul territorio piemontese.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 502 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Pluriclassi Scuola Elementare Biella-Vaglio"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 502, presentata dal Consigliere Ronzani.
La parola al Consigliere Ronzani per l'illustrazione



RONZANI Wilmer

La vicenda che le pongo, Assessore Maccanti, è abbastanza emblematica.
Emblematica perché i genitori degli alunni che frequentano la Scuola Elementare di Biella-Vaglio avevano già messo nel conto che, a seguito dei tagli, il prossimo anno scolastico sarebbe iniziato senza la prima elementare. Era una soluzione prospettata dall'Ufficio Scolastico Provinciale.
In questi giorni, invece, hanno scoperto che il prossimo anno scolastico comporterà ulteriori problemi. Nel senso che sarà abolita la terza classe e gli alunni che dovranno frequentare la terza classe saranno smistati su due classi: sulla seconda e sulla quinta, formando così due pluriclassi.
Non devo spiegare all'Assessore il fatto che questa nuova decisione discussa ieri presso gli Uffici del Dirigente Scolastico Provinciale, che già sconta il fatto che il prossimo anno scolastico questa scuola partirà senza la prima classe, avrà delle conseguenze ulteriori, non solo sui bambini che frequentano quella scuola elementare, ma credo anche sul loro apprendimento.
La vicenda da questo punto di vista è emblematica: non c'è più la terza classe ma si formano due pluriclassi. È chiaro che, prima o poi, quella scuola elementare è destinata a morire. Chiedo a voi di intervenire.
Ricordo che l'Assessore Cirio, che oggi non è presente - e mi dolgo di questo fatto, non perché sottovaluto l'importanza della presenza dell'Assessore Maccanti - ha dichiarato ai giornali che noi avremmo 500 insegnanti in più rispetto ai tagli previsti lo scorso anno.
Avrei voluto chiedere all'Assessore Cirio di provvedere con uno di questi 500 insegnanti, oppure di utilizzare le risorse regionali stanziate i famosi dieci milioni impegnati nell'ambito del piano straordinario del lavoro - per far fronte a situazioni come queste. Mi auguro che, in considerazione della criticità di questa situazione, l'Assessore voglia, in qualche modo, farsi carico della questione, prospettando una soluzione che sconti in partenza un disagio, perché quell'anno scolastico inizierà senza la prima elementare.
Tuttavia la vicenda è emblematica di una questione più generale, che noi abbiamo discusso molte volte: la questione del modo con il quale noi abbiamo proceduto ad una serie di tagli nell'ambito del sistema scolastico regionale e nazionale. Qualcuno li aveva mitigati sostenendo che quei tagli avrebbero comportato una razionalizzazione che non avrebbe avuto conseguenze particolari sul sistema, sugli alunni, le famiglie, ecc.
Oggi constatiamo che, in effetti, non è così e che il prossimo anno scolastico il Piemonte farà meno di 1.500 insegnanti. Se poi 500 ci sono rassegnati, vorrà dire che faremo a meno di un migliaio di insegnanti. Del resto, la prova provata del fatto che i tagli hanno inciso sulla carne viva di una parte di sistema scolastico regionale è dimostrata dal fatto che voi avete dovuto provvedere con risorse regionali. Se non fosse così, non si spiega la ragione per la quale la Giunta regionale ha impegnato dieci milioni di euro del bilancio della Regione Piemonte per far fronte a criticità determinate da quei tagli. Se quei tagli fossero stati giusti e necessari, non avremmo dovuto provvedere impegnando risorse della Regione Piemonte.
Peccato che in questo caso surroghiamo il Governo nazionale e peccato che, in questo caso, non mi risulta che, di fronte a quei tagli che hanno avuto quelle conseguenze e comportato questi oneri per la Regione l'Assessore Cirio abbia protestato nei confronti dei tagli del Ministro Gelmini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringraziamo il Consigliere Ronzani per la puntuale segnalazione.
Tuttavia, rileviamo che ad oggi l'Ufficio Scolastico Regionale ha provveduto a ripartire, e conseguentemente ad attribuire, l'organico di diritto ai vari Uffici Scolastici Provinciali.
Tale attività si esercita, naturalmente, con il parere della Regione Piemonte, ancorché non vincolante. L'Ufficio Scolastico Regionale, avendone la facoltà prevista dalla legge, ha inteso attenersi a criteri concordati con le organizzazioni sindacali, differenti da quelli suggeriti dall'Assessorato regionale, che tendevano agli obiettivi di cui al Piano di dimensionamento scolastico approvato.
Successivamente si dovranno distribuire gli organici di fatto ai vari Uffici Scolastici Provinciali e a quel punto, in base alle risorse che la Regione potrà impegnare per tali attività, verranno definite le situazioni più problematiche sulle quali intervenire.
Sarà naturalmente cura dell'Assessorato - e in questo senso prendo l'impegno a sollecitare l'Assessore Cirio sul caso specifico - cercare di risolvere il maggior numero di problematiche possibili, in particolare per quanto riguarda le scuole elementari, così come già fatto per l'anno scolastico in corso.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 501 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Parziale riassorbimento dei medici del sistema di emergenza 118"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
501, presentata dal Consigliere Bono.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione riguarda almeno uno dei dubbi che mi sono venuti non sono l'unico, ne hanno anche i sindacati - nell'analisi e nella lettura dell'Addendum 2011, programma attuativo del Piano di rientro di riqualificazione e di organizzazione delle SSR Piemonte, in cui viene descritto il nuovo modello organizzativo, in particolar modo a riguardo del sistema emergenziale 118, quindi con la riduzione a quattro centrali operative che, in relazione ai territori e alle aree individuate in Piemonte, determinerebbe un esubero di 17 unità medico, cioè 17 medici, con parziale riassorbimento nell'ambito dell'organizzazione territoriale dello stesso sistema.
Due pagine dopo, a pagina 18, troviamo scritto che nell'ambito dell'organizzazione territoriale (quindi diminuzione nell'organizzazione dei mezzi di soccorso avanzato, mezzi di soccorso avanzato di base e automediche) vengono ridotte le postazioni con medico a bordo, con un risparmio, rispetto all'attuale organizzazione, di 35 unità medico, cioè 37 medici in meno.
Quindi, ai 17 medici in meno che dovrebbero - almeno da quello che viene scritto - avere un parziale riassorbimento nel sistema territoriale va aggiunta la riduzione, di cui leggiamo due pagine dopo, di ulteriori 35.
Posto che a giorni attendiamo le delibere attuative dell'Addendum come da cronoprogramma, anche se il cronoprogramma è saltato ed è stato rinviato (so che vi sono stati incontri con le organizzazioni sindacali dei medici in questo caso unitari, dove sono state rivolte domande riguardo al futuro di questi 52 medici), interrogo la Giunta per sapere quali sono le strategie e le visioni di organizzazione, anche al riguardo del personale medico del sistema territoriale di emergenza 118, cosa significa "parziale riassorbimento" e cosa comporta.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Con delibera di Giunta regionale n. 44-1615 del 28 febbraio 2011, la Giunta regionale ha adottato l'Addendum al Piano di rientro in cui relativamente alla Emergenza sanitaria territoriale, si prevedono azioni e obiettivi da approvare con provvedimento di Giunta regionale.
Ad oggi, come rilevato anche dal Consigliere rilevante, sono ancora al vaglio degli uffici competenti. Ci sono stati, come ha ricordato il Consigliere, incontri con le associazioni di categoria e presto verranno definite le modalità attuative delle azioni previste nell'Addendum.
Per quanto riguarda il personale dipendente e convenzionato, secondo quanto scrive l'Assessorato alla tutela della salute e della sanità nell'ipotesi di riorganizzazione non è previsto personale in esubero, in quanto la nuova organizzazione potrebbe limitarsi alla richiesta di un numero inferiore di ore vacanti e un minore ricorso alle ore di straordinario.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 499 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Ridefinizione della risorsa acqua nello Statuto regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 499 presentata dal Consigliere Ponso.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore Ravello, com'è noto, i prossimi 12 e 13 giugno gli italiani saranno chiamati a partecipare ai tre referendum popolari, in uno dei quali si chiede di esprimere la contrarietà o meno alla privatizzazione della risorsa acqua.
Allo stesso tempo, lo scorso 16 febbraio è stata presentata, in Consiglio regionale, una proposta di legge regionale di modifica dell'articolo 5 delle legge regionale statutaria 4 marzo 2005, la n. 1, con la richiesta di inserimento di un comma, l'1 bis, che recita: "La Regione promuove il riconoscimento dell'accesso individuale e collettivo all'acqua potabile come diritto inalienabile, inviolabile e indisponibile della persona, in quanto bene comune e diritto universale".
Allo stato attuale, l'unico riferimento alla risorsa acqua nello Statuto della Regione Piemonte risulta essere quello contenuto nell'articolo 6 ("Patrimonio naturale"), con la frase: "Predispone - "la Regione" - sistemi di prevenzione e piani di difesa del suolo, di sistemazione idrogeologica, di bonifica e di utilizzazione delle risorse idriche e di riassetto territoriale".
Ricordo che durante la seduta dello scorso 30 maggio 2011 si è discusso in Aula l'ordine del giorno che avevo presentato in data 30 giugno 2010 con la richiesta di ridefinire la risorsa acqua nello Statuto regionale, ma tale ordine del giorno non è stato approvato dal Consiglio.
Alla luce del prossimo quesito referendario cui gli italiani saranno chiamati a dare risposta, vista la concomitante iniziativa regionale con la proposta di legge presentata lo scorso 16 febbraio e il parere negativo dato all'ordine del giorno da me presentato, vorrei chiedere quale valutazione la Giunta regionale intende dare alla risorsa acqua, quale bene comune di tutti i cittadini, il cui valore, non solo simbolico, è tale da dover essere protetto da rischi della privatizzazione di un bene collettivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ravello, che ha pertanto la parola.



RAVELLO Roberto Sergio

Consigliere Ponso, le rispondo con estrema sincerità, poiché non riesco a capire quali possano essere i rischi da lei paventati nell'interrogazione appena illustrata, perché non ci risulta che siano in atto interventi che possano portare, un domani, alla privatizzazione di una risorsa, l'acqua che è e resterà di assoluta proprietà pubblica.
Questo, infatti, è un principio già enunciato dall'articolo 1 della legge 36 del 1994 che, richiamandosi ai criteri di solidarietà, ha esteso a tutte le acque il carattere della pubblicità.
Questo principio è stato riaffermato dal decreto legislativo 152 del 2006. Questi provvedimenti hanno quindi disposto che le acque appartengano al demanio dello Stato, precisamente alla categoria dei beni costituenti il demanio naturale o necessario.
Se c'è quindi un dato certo è che l'acqua ha il carattere dell'indisponibilità che è proprio dei beni demaniali; non è quindi alienabile e può essere oggetto solo di diritti a favore di terzi, solo dietro il rilascio di una regolare concessione da parte della Pubblica Amministrazione.
L'acqua, quindi, è già dalla normativa vigente un bene pubblico protetto appartenente al demanio dello Stato e nessun privato se ne pu appropriare. La cosiddetta privatizzazione dell'acqua, tema sul quale lei faceva richiamo all'imminente referendum - tema sul quale mi permetto di osservare che in maniera piuttosto evidente abbiano fatto leva i promotori del referendum, andando a toccare in maniera talvolta demagogica la sensibilità della popolazione - è un rischio che non riteniamo si possa correre in alcun caso.
Lo stesso cosiddetto decreto Ronchi, infatti, all'articolo 15 parla molto chiaramente di "piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche".
Il decreto Ronchi apre semplicemente il mercato alla concorrenza prevedendo la messa a gara della gestione delle reti - e non della loro proprietà o di quella del bene - e va nella direzione di garantire la necessaria efficienza di un servizio pubblico, uniformando soprattutto e rendendo coerente la normativa statale con le direttive comunitarie e permettendo la possibilità di reperire le risorse necessarie per combattere la dispersione di una risorsa preziosa.
Tutto ciò che mi sento di dire rispetto alle azioni che la Giunta regionale condurrà è semplicemente la volontà di diffondere quella che consideriamo una verità spesso omessa e di contribuire, difendendo quel che riteniamo essere un provvedimento giusto e lungimirante, al miglioramento della rete. Ciò che infatti i referendari non dicono è che gli acquedotti italiani perdono due miliardi e 600 milioni di metri cubi di acqua; che il 30% - con picchi fino al 50% in alcune zone - della risorsa che dicono di voler difendere viene di fatto perso per strada e che per adeguare le infrastrutture sono necessari 60 miliardi di euro che - come lei potrà ben immaginare - le Amministrazioni pubbliche non riusciranno mai a reperire.
Riteniamo quindi che non sia sostenendo le ragioni dei referendari che si potrà difendere l'acqua e neanche - come ci viene da più parti richiesto impedendo alle imprese private di investire nel settore. Pensiamo che questi siano principi di assoluto buonsenso che chi ha la necessaria conoscenza della materia e soprattutto la sufficiente onestà intellettuale per analizzare la questione non può non riconoscere.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 497 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Condizioni idrogeologiche dell'area del Piano particolareggiato edilizio detto 'del Mauriziano' di Chivasso (Aree 4.11 e 5.25) e delle zone circostanti"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 497, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Svolgerò una breve cronistoria della questione per motivare il quesito che poniamo all'Assessore.
In data 27 aprile 2009 il Consiglio comunale di Chivasso adottava il progetto preliminare del Piano particolareggiato edilizio cosiddetto "del Mauriziano" e la contestuale variante al Piano regolatore generale.
Successivamente, dopo il tempo concesso per l'accoglienza delle controdeduzioni, il 21 dicembre del 2009 veniva adottato da parte del Consiglio comunale di Chivasso il progetto definitivo del Piano particolareggiato. Tuttavia, a questo progetto preliminare non era allegata la relazione geologica; o meglio la relazione idrogeologica, per com'è contemplata dalle normative regionali. Pertanto si faceva riferimento a questa relazione soltanto all'atto del progetto definitivo, con ci impedendo ai cittadini di presentare osservazioni al riguardo.
Nella suddetta relazione - che quindi è stata presentata in tempi incoerenti con le normative regionali - si segnalava tuttavia la presenza nel sito di una falda superficiale che, in occasione di eventi alluvionali intensi, avrebbe potuto risalire fino a raggiungere quote prossime all'attuale piano campagna; questo in concomitanza con precipitazioni intense, ma non eccezionali. Peraltro, queste stesse osservazioni erano già state avanzate dalle associazioni Legambiente e Pro Natura che, pur non potendo intervenire sulla relazione - perché, come già detto, questa era allegata al progetto definitivo e non a quello preventivo -, avevano sottolineato la preoccupazione circa le precarie condizioni idrogeologiche della zona, che va dalla Frazione Monte Giove alla Strada Torino sull'asse Nord-Sud, rilevando fra l'altro la vicinanza con il Torrente Orco.
All'interno di queste osservazioni veniva inoltre fatto rilevare il mutamento del percorso e la parziale intubazione del canale Nuovo Orchetto.
Anche questa indicazione è in contrasto con le norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale, nonché in contrasto con i documenti della Regione Piemonte e in particolare quelli dei Servizi tecnici di prevenzione che non ammettono l'intubazione, in termini ancora più restrittivi di quelli del Consiglio comunale.
Il Consiglio comunale nel maggio del 2010 approvava ulteriori elaborati integrativi e li trasmetteva alla Regione Piemonte. Occorre osservare a questo punto che le nostre strutture, in particolare tre su quattro, hanno espresso significative preoccupazioni, proprio sulla condizione idrogeologica della zona. Cito, come unico riferimento tra i molti, quello del Settore Pianificazione Difesa del Suolo - Dighe che recita testualmente: "L'area in oggetto risulta ubicata in fascia fluviale C del Torrente Orco, con un'attuale connotazione di rischio riferibile ad un'area di inondazione per piena catastrofica".
Analogamente, la relazione dell'ARPA sottolineava la necessità di dimostrare, con un'apposita ulteriore relazione da parte del geologo e dell'ingegnere idraulico, che i manufatti previsti non avrebbero comportato aggravanti o maggiori danni alle aree limitrofe. Tuttavia il Consiglio comunale assumeva le controdeduzioni e riconosceva i propri errori, ma evidentemente non recedeva dalla determinazione, nonostante la particolare sensibilità di questo territorio e di questa Città che ha già subito le alluvioni del 1994 e del 2000.
Le associazioni ambientaliste hanno peraltro assunto un'iniziativa autonoma, richiedendo una perizia tecnica di analisi delle caratteristiche geo-morfologiche, idrologiche e idro-geologiche dell'area, la quale aumenta il livello della preoccupazione.
Interroghiamo quindi la Giunta per chiedere che la Regione avvii un supplemento d'indagine tenendo conto sia dei suoi stessi pronunciamenti che di quelli della perizia.



PRESIDENTE

La parola, per la risposta, all'Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Consigliera Artesio, su incarico del Vicepresidente Cavallera le leggerò la nota che ci ha fatto pervenire.
Per quanto riguarda gli aspetti urbanistici, si evidenzia che il progetto definitivo di variante al Piano particolareggiato "Mauriziano" e contestuale variante al Piano regolatore è stato sottoposto alla prima fase istruttoria, terminata con l'esame della Commissione tecnico-urbanistica in data 22 luglio 2010, nel cui ambito i Settori competenti in materia idrogeologica avevano formulato i necessari pareri. In tale sede lo strumento urbanistico era stato rinviato in controdeduzione, ai sensi del comma 13 dell'articolo 15 della legge regionale n. 56/77 e successive modifiche, affinché fossero apportate le modifiche e le integrazioni richieste. Si conferma che al termine delle controdeduzioni comunali il progetto definitivo della variante urbanistica è pervenuto al Settore Programmazione strategica, politiche territoriali ed edilizia in data 30 dicembre 2010 ed è attualmente in esame presso gli Uffici.
In relazione alle problematiche idrogeologiche è stato richiesto specifico parere ai Settori regionali competenti in data 26 gennaio 2011 nell'ambito dell'istruttoria relativa alle controdeduzioni comunali. Si conferma altresì che il 21 marzo è pervenuto agli Uffici della Direzione Urbanistica la perizia idrogeologica citata nell'interrogazione, presentata da Legambiente per le aree oggetto di variante. Il documento è stato esaminato e sottoposto ai Settori regionali competenti in materia, al fine di poter integrare coerentemente tale apporto all'istruttoria in corso di ultimazione.
Per quanto riguarda la specifica richiesta alla Giunta regionale, in merito all'opportunità di approfondire con un supplemento di indagine le analisi relative alla variante in oggetto, si rimanda ad una nota allegata che ho qui e che le consegno - redatta dalla Direzione regionale Opere Pubbliche e Difesa del Suolo.
Si ricorda infine che la pratica urbanistica è in avanzata fase istruttoria e sarà conclusa con una relazione tecnica finale e con il provvedimento di approvazione da parte della Giunta regionale.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 500 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Contributi al Consorzio Grandabus"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
500, presentata dal Consigliere Biolé.
La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte su un problema particolarmente riscontrato nel territorio cuneese, ma anche diffuso in quasi tutto il territorio piemontese, e nasce da una deliberazione di Giunta che, per l'anno in corso, prevede di ridurre i contributi regionali ai consorzi e alle aziende di trasporto pubblico su gomma locali; in particolare, la problematica riguarda il territorio della "Provincia Granda" per il fatto che lo stesso tipo di tagli, anche se minori, sono stati previsti anche dall'Amministrazione provinciale.
Sappiamo che se il taglio è pari al 3% i trasferimenti diminuiranno di quasi 700 mila euro e ciò significa che ci sarà certamente un problema legato al servizio, ma anche un problema occupazionale.
Poiché la Regione si fa carico - o dovrebbe farsi carico - anche dei sostegni in termini di cassa integrazione in deroga, diventa un po' difficile capire con quale logica siano stati previsti questi tagli, se poi si dovrà sopperire con il sostegno ai disoccupati.
Chiediamo all'Assessore se non sia opportuno rivedere questo tipo di decisione, partendo dal presupposto che purtroppo, a tutti i livelli (trasporto su ferro e su gomma), i trasporti pubblici del Piemonte soprattutto quelli locali, hanno grosse difficoltà.
Siamo convinti che investimenti oculati e ben indirizzati potrebbero risolvere molte problematiche che possono essere individuate, se vogliamo anche nell'indebitamento delle famiglie, in quanto sappiamo bene che i trasporti di tipo privato diventano quasi insostenibili a causa dei continui aumenti, ed è chiaro che comporterebbe un investimento in tal senso e, naturalmente, anche una diminuzione di traffico, di emissioni nocive e tutte quelle conseguenze derivate da una diffusione più ampia del trasporto privato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
A titolo di premessa, intanto direi che la Regione, ai sensi della legge n. 1 del 2000 non effettua trasferimenti ai consorzi locali, bensì agli enti soggetti di delega, vale a dire le Province i Comuni, le conurbazioni e l'Agenzia per la mobilità metropolitana di Torino.
Per quanto riguarda il 2010 non risulta un saldo da erogare al bacino di traffico servito dal Consorzio Grandabus (il bacino che corrisponde alla Provincia di Cuneo); per quanto riguarda il primo trimestre del 2011, la DGR n. 15 del 28 marzo definisce e ripartisce le Regioni oggi disponibili sul bilancio di previsione in maniera tale che le Province e altri enti soggetti di delega possano disporre la ripartizione sui trimestri delle risorse trasferite e quindi fare una valutazione in ordine alla loro assegnazione.
Lo scenario nel quale ci troviamo ad operare, come sapete, è aperto dal punto di vista dei trasferimenti che lo Stato effettua alle Regioni, anche sulla partita del TPL. È uno scenario aperto per quanto riguarda la definizione degli equilibri di bilancio della Regione Piemonte e dunque in questa DGR è previsto che la disponibilità di ulteriori risorse sarà destinata a interventi - sempre nel settore del Trasporto Pubblico Locale che siano corrispondenti ad un criterio di riprogrammazione dei servizi di trasporto in un'ottica di maggiore efficienza e di una più diretta corrispondenza fra le esigenze dell'utenza e il servizio erogato.
Infatti, prima di ragionare sul tema delle risorse, credo sia dovere di questa Giunta, ma anche del Consiglio regionale, partire da una constatazione in ordine alla discrepanza sostanziale che esiste fra la domanda di servizio di trasporto pubblico e la capacità di offerta, in termini qualitativi e non soltanto quantitativi, da parte della Regione Piemonte.
Questa riflessione deve condurci a ripensare ai servizi offerti in una logica integrata (ferro, gomma, trasporto privato, trasporto pubblico realizzazione di infrastrutture) che ci consenta di dare una diversa qualità e una diversa efficienza anche al trasporto pubblico. Penso, ad esempio, al trasporto ferroviario e al tema indubbiamente importante dell'adeguamento delle infrastrutture per consentire una migliore qualità del servizio erogato e ad un conseguente maggiore utilizzo da parte dei cittadini del servizio di trasporto pubblico.
Oggi il servizio pubblico è ampiamente disatteso, nel senso che il rapporto tra utenza e potenzialità di ricorso al trasporto pubblico da parte dei cittadini, come sapete, non depone certamente a favore della capacità di programmazione, né della Regione Piemonte né degli Enti che hanno la delega per il TPL su gomma.
Quindi, l'obiettivo è quello di dare servizi migliori affinché più cittadini possano utilizzarli e per fare questo non si deve partire dalle risorse disponibili, ma dalla capacità di programmazione.
Pertanto, cogliendo l'occasione di questa risposta, inviterei ad una riflessione sui temi delle sollecitazioni che l'Amministrazione regionale ha posto agli enti che oggi hanno la delega in ordine ad una più stretta collaborazione. Oggi la Regione si occupa del ferro, le Province e i Comuni si occupano della gomma. Noi abbiamo chiesto alle Province e ai Comuni di lavorare tutti insieme per una programmazione coordinata del sistema di trasporto pubblico locale.
Da questo faremo discendere un quadro delle risorse necessarie, da questo faremo discendere una valutazione della possibile copertura dei costi attraverso i ricavi in un'ottica di implementazione dell'utilizzo del sistema di trasporto pubblico.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.22 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.23)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Marco, Cantore Costa Raffaele, Cota, Leo, Giordano e Tiramani.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio alla delegazione del Consiglio provinciale della Città di Arlon (Lussemburgo belga)


PRESIDENTE

A nome dell'Assemblea, desidero dare il benvenuto ai gentilissimi ospiti che ci onorano con la loro presenza: la delegazione del Consiglio provinciale del Lussemburgo belga, in particolare della Città di Arlon, che è gemellata - mi raccomandava prima l'Assessore Cirio di ricordarlo - con la Città di Alba. Sono accompagnati da una nostra dirigente, la signora Ferrero.
Benvenuti e grazie della visita che ci fate.


Argomento: Opere pubbliche

Proseguimento esame disegno di legge n. 85, inerente a "Promozione di interventi a favore di territori interessati dalla realizzazione di grandi infrastrutture. Cantieri - Sviluppo - Territorio"


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 85 di cui al punto 3) all'o.d.g.
Siamo all'articolo 3, nella fase di illustrazione di una serie di emendamenti che abbiamo sospeso questa mattina.
Emendamento rubricato n. 135) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera a) le parole "da recepire" vanno sostituite con le parole "da prendere in considerazione".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Proseguiamo nell'analisi degli emendamenti all'articolo 3, riprendendo il discorso sulla contraddittorietà in termini che vi è nelle azioni regionali espresse da questo articolo quando si parla sia di trasparenza che di sostenibilità delle trasformazioni.
Voglio soffermarmi sul significato della parola sostenibilità, non tanto alla luce dell'etimologia del termine, quanto piuttosto del significato che è andato assumendo con gli studi scientifici che sono stati fatti e portati avanti da Carnaghi ed altri a far data dal 2003 per quanto riguarda, ad esempio, l'impronta ecologica, ovverosia quell'impronta che una società, una collettività lascia sul proprio territorio e che quindi deve essere ripristinata. Il suo peso, sia in termini di consumo di risorse che in termini di produzione e di immissione di rifiuti e scarti inquinanti, deve essere compensato dalla capacità di ripristino della natura, dell'ambiente, dell'ecosistema.
Quando l'impronta ecologica è superiore alla capacità che viene data dagli ettari disponibili sulla terra (sia terra emersa che acque) diviso il numero degli abitanti, si è in una situazione di insostenibilità.
ovvio che in Italia, un Paese a grande sviluppo industriale, siamo attualmente a un'impronta ecologica fortemente fuori dall'alveo della sostenibilità. Tale aspetto, di solito, si misura in termini di pianeti: se tutti vivessero come gli italiani, avremmo bisogno di 3/3,5 pianeti.
Ovviamente c'è chi fa peggio e c'è chi fa meglio; ad esempio, gli abitanti degli Stati Uniti fanno sicuramente peggio, ma c'è naturalmente c'è chi fa meglio.
In quest'ottica, bisogna ascrivere il ragionamento dell'inserimento di un'ulteriore opera infrastrutturale che comporta un consumo di spazio, un consumo di territorio e un consumo di risorse (pensiamo all'energia che viene consumata per costruirla); a ciò si aggiunge la manutenzione di un treno che dovrà correre ad alta velocità o comunque trasportare merci a velocità più alte di quello che fanno normalmente i treni merci e quindi un ulteriore consumo, un ulteriore aumento della nostra impronta ecologica.
Questo solo per parlare del dato della sostenibilità ambientale successivamente parleremo degli altri dati della sostenibilità: quella economica e quella sociale. Ad ogni modo, questo è un dato sicuramente importante e pregnante che fa capire come una buona politica dovrebbe andare ad individuare quelle che sono le azioni che magari, anche al di fuori dell'alveo dell'impronta ecologica della sostenibilità, hanno un ritorno politico, economico e sociale, e quelle che invece non lo hanno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Nell'articolo n. 3 di questo disegno di legge, come abbiamo detto nel corso della mattinata, ritroviamo un'unica opzione praticata dal disegno di legge stesso: quella della scelta di realizzazione dell'opera.
Vorrei ricordare che assumere questo come dato incontrovertibile - e vorrei anche dire indiscutibile, esattamente per il tipo di coinvolgimento che è poi previsto negli organismi successivi, vale a dire di tutti quei soggetti che convergono e condividono l'intenzione dell'opera - in realtà è un elemento che, se non tiene conto delle condizioni con le quali si è espressa fino ad oggi la popolazione della valle, cioè in termini di contrarietà e di preoccupazione, non tiene conto neppure delle legittime e sagge indicazioni di altri soggetti la cui opinione pure dovrebbe interessare a questa Amministrazione regionale.
Faccio riferimento in maniera molto particolare ai dubbi espressi dal Commissario europeo ai trasporti, che da Bruxelles ha rilasciato un commento che credo debba ispirare la preoccupazione di tutti i decisori pubblici. Il commento suonava così: "Io sui tunnel invito sempre alla cautela, perché sono molto costosi, sono infrastrutture complicate e di solito, alla fine, sono sempre più grandi di quello che era previsto".
Quindi, da questo punto di vista, vorrei ricordare che la nostra preoccupazione di introdurre qualche elemento un po' più stringente di quello contenuto nell'articolo 3 sulle prescrizioni da recepire ai vari livelli di progettazione non è forse soltanto un'ubbia di coloro che firmano gli emendamenti, ma anche di autorevoli autorità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Siamo ancora all'articolo 3 e ricordo che la nostra interpretazione di questo articolo avrebbe previsto alcune modifiche che vanno nel senso della compartecipazione di enti e di cittadini, al fine di definire le regole e le norme ai vari livelli di progettazione dell'opera.
A nostro parere sarebbe stato utile e necessario avere questo tipo di confronto già da tempo e ciò può essere giustificato dal fatto che è nato il movimento No TAV valsusino. Personalmente, non credo di avere altri esempi in cui si trova un movimento non strutturato, non formalmente costituito e che non ha fatto una questione localistica della grande opera anzi ha espresso il concetto che questo tratto di alta velocità non sarebbe da fare né qui in valle né altrove. Forse per questo motivo c'è ancora una volontà di resistenza da parte di un movimento che ha dimostrato di essere davvero coriaceo rispetto a delle proposte che potevano prevedere lo spostamento del tracciato da una parte e dall'altra.
La coscienza di battersi per una causa comune è stata la forza di questo movimento. In questo senso, credo che a livello istituzionale (anche di Regione) bisognerebbe riflettere, anzi sarebbe stato utile riflettere in tempi debiti e confrontarsi in modo pacifico. Purtroppo così non è stato e articoli come quello in esame stanno cercando di mettere una pezza a questo tipo di discussione; discussione che, in realtà, non c'è stata e, dalla struttura del testo, vediamo che è una pezza piuttosto strumentale, che non risponde ad un'esigenza nata dal basso, ma ad un'esigenza di tipo politico e affaristico, dettata, invece, dall'alto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 98) presentato dai Consiglieri Artesio, Bono Biolé e Ponso: Art. 3 Azioni regionali Al comma 1 a) dopo la parola "progettazione" aggiungere "con particolare riguardo alle procedure per la valutazione di impatto ambientale (VIA) e all'autorizzazione integrata ambientale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

In questo emendamento si reintroduce una questione volta a tentare di perfezionare le modalità con le quali l'articolo 3 tenta di rendere più concreta un'intenzione generale e fumosa, quale quella di questo disegno di legge.
In particolare, noi facciamo riferimento agli elementi di carattere preventivo, laddove si fa cenno alla necessità di definire - concorrendo la Regione a farlo - le prescrizioni da recepire ai diversi livelli di progettazione. Ho già detto questa mattina che dovrebbero essere nominati questi livelli di progettazione, che comportano pareri preventivi sulla sostenibilità e sulla compatibilità.
Questa mattina ho altresì fatto riferimento alla valutazione di impatto sulla salute, che è un termine generale adottato a livello europeo. In una serie di emendamenti faccio riferimento specifico alla valutazione di impatto ambientale.
Perché questa puntualità nel nominare specificamente ogni singolo ricorso ad ulteriori metri di valutazione? Non solo per la preoccupazione espressa sull'opera specifica, ma anche per la coerenza con le stesse leggi cui il disegno di legge si riferisce.
Non parlo, in questo caso, della normativa francese, ma della legge n. 443 del 21 dicembre 2001, la cosiddetta "legge obiettivo".
Poi, volendo, potremmo ricordare qui gli ultimi e recenti articoli pubblicati su Il Sole 24 Ore sulla debolezza di quella legge obiettivo e sul suo insuccesso rispetto alle mete prefissate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho sottoscritto questo emendamento perché è assolutamente condivisibile: bisogna prestare particolare attenzione ai progetti che sono oggetto di valutazione di impatto ambientale e all'utilizzazione integrata ambientale.
Sicuramente saranno procedure che riguarderanno anche la nuova linea ferroviaria Torino-Lione, di cui si discute oggi, perché sebbene sia un disegno di legge che dovrebbe interessare tutte le grandi infrastrutture sul territorio piemontese, è di questo progetto che si sta parlando, e non di altri.
Sempre in merito all'articolo 3, si parlava prima di competitività, di sviluppo e di gestione dell'opportunità per la competitività.
Ovviamente, anche noi, come Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle, siamo scettici su quest'ottica e su questa visione di considerarci "corridoio di transito", come spesso amano definirlo sia l'architetto Virano, sia l'Assessore Bonino, sia tanti altri illustri politici; a noi, che non abbiamo questo pedigree e queste competenze, suona un po' strano, perch non capiamo come, diventando un corridoio di transito, si possa diventare competitivi. Noi riteniamo che la competitività nasca dalle idee e dagli interventi, magari anche piccoli, dalla capacità di attrarre persone anche con un turismo sostenibile, di rendere il nostro territorio e le nostre vallate più attraenti. Non mi risulta che un corridoio di transito abbia grand'attrattiva per quanto riguarda il turismo e le persone.
Continuerò successivamente su questo tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Naturalmente, le valutazioni ambientali e le varie autorizzazioni andrebbero tenute in considerazione in modo particolare. Noi sappiamo che l'unica che conosciamo sul progetto non ha mantenuto quella che dovrebbe essere la natura di "valutazione di impatto", perché il Ministero dell'Ambiente e ai Beni Culturali ha soppresso il decreto di compatibilità e ha affidato l'istruttoria al Ministero delle Infrastrutture. Sono procedure che non vanno nella direzione di osservare le imposizioni di legge nazionali, perché anche il CIPE è un organo tecnico-economico molto allargato che decide a maggioranza e che in campo ambientale non ha n prevalenti interessi, né prevalenti competenze.
Praticamente non esiste più una vera corrispondenza tra quella che è la legge che è stata applicata e che nel progetto di questi due Ministeri sarà applicata, e quella che, invece, ha recepito le direttive originarie dell'Unione Europea.
Di fatto, non esiste più una garanzia di tutela ambientale che possa ricevere anche l'avallo di un organismo sopranazionale come l'Unione Europea.
La pubblicazione di apertura della VIA non ha alcun riferimento agli articoli delle leggi e ai decreti che hanno recepito le Direttive comunitarie. Purtroppo, il riferimento va solo agli articoli del Codice in merito agli appalti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 169) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio: L'art. 3 comma 1 lettera b) è abrogato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento si chiede l'abrogazione della lettera b) del comma 1 dell'articolo 3, laddove si parla di sostenibilità delle trasformazioni, con la mitigazione degli impatti negativi per quanto riguarda gli interventi riconducibili per la realizzazione dell'opera.
ciò di cui parlavo prima: quando si parla seriamente di sostenibilità bisognerebbe fare un'analisi sul ciclo di vita, magari riprendendo anche le teorie degli economisti che valutano il ciclo di vita delle opere.
Proviamo ad immaginare, per un'ipotesi fantasiosa, che con una bacchetta magica l'opera si realizzi di colpo, con i tonnellaggi attesi e con i passeggeri previsti in transito sulla linea ferroviaria: non potremmo ripagarci comunque neanche la manutenzione! Siamo al paradosso, perché non è solo un'opera che non si ripaga nel tempo la sua realizzazione, ma è un'opera che non si ripaga neanche nella fase di esercizio.
Quindi, quando si parlava precedentemente di "appalti per grandi infrastrutture con il concessionario", ovvero di un privato cui spettava la progettazione e la realizzazione dell'opera ed otteneva i proventi dell'esercizio dell'opera stessa per 20-30 anni, come i concessionari delle autostrade, si capisce bene come questo metodo non si può adattare all'Alta Velocità, perché in un qualcosa che non si ripaga, nessun privato avrebbe investito dei soldi. Quindi, si è pensato di andare oltre con il modello del project financing, in cui, in realtà, ci dovrebbe essere una quota parte di finanziamento pubblico ed una quota parte di finanziamento privato, dal quale, però, i costi, diventando esorbitanti, finiscono tutti sulle spalle della cassa pubblica nazionale.
Si capisce come l'unico modo per far sì che dei privati partecipino alla realizzazione di un'opera che non ha alcuna credibilità economico finanziaria, sia nella fase di costruzione sia nella fase di esercizio, è quello di lasciarli fare un po' quello che vogliono.
Pertanto, si permette ai privati di entrare nella realizzazione dell'opera, sapendo benissimo che ci guadagneranno, mentre tutta l'opera verrà realizzata a debito.
Così sarà per le generazioni future: pagheremo i debiti delle tratte già realizzate ad Alta Velocità da Torino a Napoli e quelle successive che vorremo fare. Anche in questo caso, il modello che si propone è un modello totalmente a debito.
Nessuno sostiene che tra i diritti scritti nella Costituzione italiana ci sia la realizzazione dell'Alta Velocità; a me risulta che nella Costituzione italiana siano sanciti dei diritti come la sanità l'istruzione, eventualmente la mobilità pubblica, anche se spesso è un concetto operatorio che non è scritto. Non è, invece, prevista la realizzazione di una linea ad Alta Velocità che serva a trasportare merci o pochi passeggeri ad un costo non praticabile...



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



BONO Davide

Grazie, Presidente, concludo.
Un costo - dicevo - non raggiungibile dalla maggior parte delle persone.



PRESIDENTE

Mi sono distratto, ma sono certo che me lo restituirà, questo minuto!


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare Primaria "Verolengo" di Verolengo (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare Primaria "Verolengo", V A e V B, di Verolengo, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Opere pubbliche

Proseguimento esame disegno di legge n. 85, inerente a "Promozione di interventi a favore di territori interessati dalla realizzazione di grandi infrastrutture. Cantieri - Sviluppo - Territorio" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 85.
Siamo all'emendamento rubricato n. 169).
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento passiamo al secondo punto del primo comma.
già stato descritto, comunque introdotto, come non proprio rispondente a quelle che sarebbero le esigenze di un territorio che deve sopportare questo tipo di interventi.
Infatti, l'individuazione e la predisposizione di attività di accompagnamento sono due azioni piuttosto poco definite, quando poi - come dicevamo - si parla di mitigazioni, di potenziamento di ricadute positive immagino che la ratio stia dietro i territori interessati - e di sostenibilità delle trasformazioni, ma anche su questo abbiamo detto diverse cose.
Mi soffermerei sulle ricadute positive.
Le ricadute positive, quelle citate o che traspaiono dall'analisi del testo, possono essere molto opinabili. In realtà, per fare una legge che inquadri bene questo tipo di opera, dovremmo scrivere cinque, dieci, venti articoli su quelle che sono le ricadute negative, perché c'è stato un tempo, dopo tutte queste previsioni dei lavori, dopo tutti questi studi per riuscire a capire e vedere che queste ricadute negative in realtà si sono moltiplicate di anno in anno, man mano che si andava ad analizzare le varie parti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
La relazione dell'emendamento, così come sviluppata dal Consigliere Bono, introduce un elemento che è sicuramente il cuore di tutto il disegno di legge: non soltanto gli indirizzi vengono contemplati in questo disegno di legge, peraltro - a nostro modo di vedere - in maniera inadeguata, ma anche quella particolare modalità per cui la partecipazione, che invece per noi è preliminare rispetto all'assunzione di una decisione di pubblico interesse, viene trasformata in composizione dei diversi interessi.
L'interesse in sé non è un'accezione e nemmeno un termine che possa essere foriero in modo automatico di elementi negativi o parziali; ciascuno è portatore di una parzialità, a seconda del punto di vista in cui si colloca.
Certo è che qui abbiamo interessi locali, interessi generali, interessi sociali, interessi imprenditoriali, e ci muoviamo - ripeto ancora una volta senza la potenza dell'armamentario legislativo delle legislazioni europee, mancando quello nazionale - volendo fare, come unico livello regionale, un'operazione che provi a comporre gli interessi, in un ambito come questo, dove quelli privati sono particolarmente consistenti.
Quindi, ci si avventurerà - non lo si fa nel disegno di legge, ma lo si farà nelle diverse situazioni operative - a studiare quelle particolari forme di affidamento e di coinvolgimento dei portatori di risorse private che non sempre consentono l'altro principio della legge: l'accesso all'informazione e alla trasparenza.



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 134) e 159) sono esaminati congiuntamente.
Emendamento rubricato n. 134) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "individuazione e predisposizione" vanno sostituite con le parole "identificazione e predisposizione".
Emendamento rubricato n. 159) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "individuazione e predisposizione" vanno sostituite con le parole "individuazione e programmazione".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevamo dell'assoluta mancanza di una sostenibilità ambientale ed economica - e lo dicono fonti assolutamente indipendenti - tra l'altro corroborata da dati, perché ovviamente ci atteniamo anche noi a parlare dello specifico, visto che, non essendo stato tolto all'articolo 2 nulla che richiama, nello specifico, la realizzazione dell'opera Torino-Lione e il tunnel geognostico della Maddalena, anche noi ci atteniamo nello specifico a parlare di questo tema.
In particolar modo, parlando di corridoio di transito - così si chiamano - sottolineiamo come non vi sia assolutamente un ritorno economico, in quanto dall'Osservatorio dei flussi svizzero si vede che il transito merci lungo l'arco alpino è in costante diminuzione, soprattutto per quanto riguarda il transito dalla Francia.
Pertanto, dalla Francia vediamo una netta diminuzione del transito su rotaia: dal 1999 al 2008, si è passati da 10,2 milioni di tonnellate annue a 5,2 milioni di tonnellate annue.
Per quanto riguarda la strada, c'è stato addirittura un aumento, mentre nel computo complessivo, una diminuzione del transito di merci.
Questo dimostra come il passaggio est-ovest sia un passaggio che viene sempre meno utilizzato, mentre è più utilizzato l'asse - o se vogliamo chiamarlo corridoio di transito - sud-nord: dai porti del Mediterraneo verso il cuore dell'Europa e verso il nord dell'Europa, perché ormai sono già stati aperti dei tunnel - come il Lochberg, in Svizzera - e se ne apriranno altri a breve, che entrerebbero in competizione con questo. Non so in quali condizioni l'Europa si voglia mettere, soprattutto l'Italia, o meglio, con l'accordo italo-francese, le due nazioni, per andare a scontrarsi - perché si tratta di scontrarsi, anche se si parla ovviamente non di guerre, ma di flussi di merci, almeno per adesso - con un sistema di transito già collaudato e funzionale, già funzionante. Se non c'è una richiesta di transito di merci nell'asse est-ovest, come già dicevamo nella scorsa seduta, in cui non c'è una richiesta di merci che passano dal poco ricco Portogallo fino al centro Europa o verso l'Ucraina - Kiev e quant'altro - ci chiediamo quale funzionalità possa avere un'opera del genere.
In più, andrà in competitività, in conflittualità, con un sistema di tunnel e di transiti già funzionale e funzionante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
utile, ogni tanto, ricordare e fare una sintesi delle caratteristiche e delle previste conseguenze che dettano questo tipo di critica e di volontà di muoversi verso l'opzione "zero".
Le grandi opere come quelle di cui, specificatamente, la legge parla o sono molto utili e sono molto dannose. Abbiamo tentato di illustrare e sappiamo che si trova anche una letteratura specifica molto vasta su quanto l'utilità sia, in realtà, aleatoria e non sia supportata e suffragata da nessun tipo di studio. È un'utilità d'investimento ed economica per chi andrebbe a lucrare su questo tipo di progetto.
Investimenti per la grande opera sono sempre sottratti ad altri capitoli di spesa i quali, sappiamo, in una contingenza economica come quella presente già languono, comunque, in ogni settore. Ci sarà un forte impatto di cui abbiamo già parlato e di vario tipo.
Un'opera come questa, stimata come la più costosa e mai progettata in Italia, è inutile proprio perché le ipotesi del traffico sono state smentite dalla realtà dei fatti. In realtà, tutti gli studi stanno rilevando, e hanno rilevato in passato, un calo drastico dei traffici.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Nel corso dell'articolato, in particolare dell'articolo 3, la declinazione delle intenzioni di questo disegno di legge ci dimostra come anche nell'impostazione di pensiero, che è stata la premessa per la scrittura del provvedimento stesso, ci sia uno scarto rilevante tra ciò che si ha a cuore da parte degli estensori del provvedimento, in altre parole le infrastrutture materiali trasportistiche e ciò che, invece, si cita per amor di retorica e per piacere della completezza, vale a dire le infrastrutture immateriali.
Nell'articolo 3 del nostro testo, si fa riferimento alle condizioni di cambiamento delle opportunità del territorio, senza fare alcun riferimento a quali opportunità si guardi, di quali opportunità stiamo parlando.
Certamente le cosiddette opportunità immateriali non sono minimamente prese in considerazione. Quali sono le opportunità immateriali alle quali guardiamo? Un principio scarsamente considerato dagli urbanisti e scarsamente considerato dagli economisti è quello della coesione sociale.
Quali sono le condizioni della coesione sociale? Esattamente quelle della relazione tra i territori e i residenti. Come è possibile immaginare di migliorare la relazione - quella delle reti sociali, non quella delle reti ferroviarie - con interventi che destrutturano la fisionomia del territorio? Continuo nel prossimo intervento perché vedo che è scaduto il tempo a mia disposizione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 133) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "delle attività di accompagnamento" vanno sostituite con le parole "del lavoro di accompagnamento".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione di entrambi gli emendamenti.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Nell'intervento precedente stavo parlando di un'assurda competitività o conflittualità che si verrebbe a creare tra un sistema di transito ferroviario alpino e l'altro. Nell'ottica di un'Europa unita, posto che esista solo il Trattato di Lisbona - approvato con i metodi che sappiamo in altre parole contro la volontà dei popoli che, con un referendum in Francia, in Olanda e in Irlanda, hanno votato in modo contrario - manca ancora l'unità dei popoli, l'intento è di cooperare, collaborare come Stati.
Proprio per questo è assurdo a livello di costi complessivi, perch ricordiamo che una parte delle opere saranno finanziate dall'Europa, quindi dalle nostre tasche, da quelle dei francesi, dei spagnoli e dei belgi.
Vedete, quindi, che l'ambito si amplia, non è solo la piccola Val di Susa non è solo la Provincia di Torino, non è solo la Regione Piemonte, non è più solo l'Italia, è una questione di cui sono interessati tutti i popoli europei.
Se noi realizziamo una pletora eccessiva di trafori ferroviari, di buchi nelle montagne, di linee, di corridoi di transito, sicuramente già questo dovrebbe porre dei dubbi nei Commissari europei per quanto riguarda il finanziamento delle opere. Infatti, non a caso, si citava prima un autorevole esponente del Parlamento Europeo che diceva di prestare attenzione come i trafori - ferroviari o non ferroviari - sono molto costosi, ragion per cui bisogna fare un'attenta analisi dei costi-benefici e un'attenta analisi investimenti-ricavi.
Se è vero che c'è un traforo che funziona bene come può essere quello del Lotschberg in Svizzera - posto che, comunque, ha creato anch'esso un fortissimo impatto sul territorio sotto molteplici punti di vista - ci sembra veramente assurdo e irragionevole spendere soldi della Comunità Europea per mettere trafori in competizione nord verso sud ed est verso ovest.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Riporto i dati relativi a quello che è già stato illustrato prima. Al traforo del Frejus, per esempio, il traffico delle merci, della ferrovia già esistente, è sceso di parecchio già negli scorsi anni.
transitato poco più di un decimo del traffico previsto nelle previsioni per questo traforo negli anni che vanno dal 2000 al 2010. La diminuzione è indipendente dai lavori che ci sono stati negli ultimi due anni perché è proseguita in modo costante, al di là del fatto che ci fossero o meno questo tipo di cantieri d'ampliamento.
Ci sembra un po' incredibile che, con dati che vedono la diminuzione rispetto alle previsioni del 90% del passaggio merci, non ci sia una forte presa d'atto e non ci si ponga un problema di verifica delle previsioni, ma si continui a voler spingere - questa legge è un po' anche la rappresentazione attuale - su una volontà che porterebbe alla costruzione di un progetto senza che questo abbia più ragione di essere realizzato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 157) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé e Artesio: all'articolo 3 comma 1 lettera b) le parole "alla fase di avvio" vanno sostituite con le parole "alla fase di inizio".
Emendamento rubricato n. 158) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé e Artesio: all'articolo 3 comma 1 lettera b) le parole "alla fase di avvio" vanno sostituite con le parole "allo stadio di avvio".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio, per l'illustrazione di entrambi gli emendamenti.
Ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
A coloro che ci ascoltano la costruzione di questi emendamenti pu apparire non così organica, anche se in realtà ha un principio di coerenza interna. Qual è il principio di coerenza interna? Il nostro principio è quello per il quale chi desidera rendere evidenti i presunti vantaggi che ricadono su un territorio dalla realizzazione di una grande infrastruttura (e questi non siamo noi, ma gli estensori del disegno di legge) non possono permettersi di ignorare tutte le categorie che concorrono a definire il termine "territorio" sia dal punto di vista formale, sia da un punto di vista sostanziale.
Un territorio non è tale soltanto per il suo perimetro geografico, un territorio non è tale soltanto per le reti di viabilità che lo attraversano, un territorio non è tale solo per le reti di viabilità che lo connettono, ma un territorio è tale anche per la particolare condizione di costruzione delle situazioni abitative, per quel particolare equilibrio che è dato dal rapporto tra la situazione antropizzata e l'ambiente naturale per quel particolare equilibrio che è insito nelle categorie e nell'armonia della vivibilità.
Allora tutti i nostri emendamenti sull'articolo 3 tendono a far emergere esattamente il tema obbligatorio per chi poi si vorrà predisporre a considerare i determinanti che concorrono tutti a definire un territorio.
Perché? Dal mio punto di vista e per il mio approccio particolare (perch ciascun determinante è un indicatore di benessere o di malessere di una comunità), ciascun determinante è predittivo di una condizione di salute o viceversa di perdita della salute.
Quindi, quell'economica, quella sociale, quella ambientale, quella distributiva e quella relazionale sono tutte categorie che introducono benessere. Perché fino a questo momento non si è fatta - o non si è voluta fare - pubblicamente un'analisi sullo stato di salute del territorio? Attenzione! Il profilo di salute non è l'elenco delle patologie presenti o di quelle attese, il profilo di salute è esattamente la lettura con indicatori scientifici, che pure esistono, del livello di benessere di una comunità.
Dovremmo sapere quello che abbiamo per conoscere ciò che ci attendiamo dalle trasformazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Proseguo nelle domande che purtroppo forse oggi troveranno risposta altrimenti, potrei farmi le domande e rispondermi da solo.
Noi facciamo fatica a sintonizzarci e a trovarci - forse, per nostro demerito - sulla logica dei corridoi di transito e delle piattaforme logistiche. Quindi, l'idea di rendere il Piemonte un territorio di transito e magari costruire piattaforme logistiche di scambio e anche di attività terziarie di scambio di merci, a parte il fatto che ci lascia perplessi non sappiamo quali ricadute potrebbe avere.
Tra l'altro non penso sia l'idea di Piemonte che ha la maggior parte dei piemontesi, nonostante il 30% dei piemontesi abbia votato per la Giunta Cota e nonostante un altro 30% (meno 1.000) abbia votato per la proposta del centrosinistra e della Bresso.
Penso che il problema riguarda la comunicazione e l'informazione perché qualora si intenda spiegare queste scelte e non si faccia, invece solo propaganda elettorale, come sta avvenendo per questo disegno di legge in cui è prevista una competizione a perdere.
Si tratta di una competizione a perdere, perché dagli studi dei flussi di traffico nei corridoi alpini emerge che, qualora noi ci mettiamo in competizione con i flussi di transito Sud-Nord, che passano dalla Svizzera sarà sicuramente una competizione a perdere, quindi è un po' un harakiri quello che il Governo italiano e quello francese sono intenzionati a mettere in campo. Ovvio, sempre tutto secondo la logica dell'utilizzo dei finanziamenti pubblici, perché sappiamo benissimo - non è una novità e non siamo i soli a dirlo - che i soldi più o meno ci sono, nel senso che vengono messi a disposizione. Quindi qualora questi soldi non vengano impegnati vengono persi, o meglio, non vengono distribuiti a quei settori economici e politici che magari aiutano e finanziano le campagne elettorali di una o dell'altra forza.
La logica delle grandi opere e delle grandi infrastrutture è tutta qui.
E vorrei vedere se qualcuno dei pochi presenti in Aula prova a smentirmi.
La politica è diventata un centro di distribuzione della spesa. Infatti, il debito della Regione Piemonte è fuori controllo.
Sinceramente, non so a quale Assessore rivolgermi, comunque mi rivolgo a chi dovrebbe ricoprire il ruolo di Assessore alla Sanità: si sbaglia di grosso se pensa di poter svendere il nostro patrimonio immobiliare, come si evince dai giornali, per "tappare" pro tempore il buco del debito pubblico creato dalle Giunte congiunte di destra e di sinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Tornando all'analisi sull'esame dei traffici, l'insieme del traffico presente negli ultimi due anni nei due tunnel stradali, in questo caso Frejus e Monte Bianco, è sceso ai livelli di traffico di oltre vent'anni fa.
Nel Frejus, il traffico merci è stato esattamente uguale a quello del 1993. Addirittura, per quanto riguarda il Monte Bianco, ci attestiamo a livelli che possono essere paragonabili agli anni Settanta. Il picco massimo di traffico, relativamente a questi due passaggi alpini, c'è già stato a metà degli anni Novanta. Da allora, entrambi hanno perso un terzo della propria portata, per cui la ragione dell'impossibilità per i trafori esistenti di reggere traffici, che in realtà abbiamo visto non sono così alti, non è una ragione per la costruzione di queste infrastrutture così grandi.
L'insostenibilità del costo è stata più volte menzionata, ma credo sia sempre utile continuare a rivederla.
La parte comune ha un costo di 13 miliardi e 950 milioni di euro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 97) presentato dai Consiglieri Artesio Buquicchio, Bono, Ponso, Biolé: Art. 3 azioni regionali - Comma 1b) - Dopo "......interventi" sopprimere "riconducibili ai lavori di realizzazione dell'opera".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Alla lettera b) del comma 1, questo emendamento chiede di sopprimere le parole "riconducibili ai lavori di realizzazione dell'opera" dopo la parola "interventi". La motivazione è che la connessione tra gli interventi e i lavori assegna all'attività di accompagnamento un valore confermativo dell'infrastruttura, escludendo l'ipotesi che le precedenti prescrizioni confliggano con la sua realizzazione.
Torniamo quindi al discorso che si vuole cercare di far passare già le opere di accompagnamento - quelle che sono passate adesso sui giornali come le "immediatamente cantierabili" - come qualcosa di subito disponibile e subito utile per le aziende che insistono sulla Val di Susa, dando così quel contentino per poter dire "vedete? Questa grande infrastruttura porterà a voi un po' di utili", mentre condannerà il Paese al pagamento dei debiti e dell'interesse sui debiti per i prossimi decenni. Ovviamente per non è che la singola azienda possa pensare al bene collettivo: quello dovrebbero farlo le amministrazioni e gli Enti pubblici; ma sappiamo che anche lì è difficile trovare chi si interessi veramente della res publica e faccia gli interessi di tutti e non gli interessi di bottega o di partito.
La situazione è quindi sicuramente grave e problematica proprio perch c'è questa mancanza di correttezza informativa e di comunicazione, per la quale sui giornali si fa propaganda - come ho già detto precedentemente e, non contenti, si vorrebbe proprio addirittura comprare degli spazi sui giornali per fare una sorta di "pubblicità progresso". Ovviamente sorrido perché questo mi sembra regresso e non progresso, Assessore Bonino. Spesso si dice, appunto, che i contrari all'opera - i No TAV o anche il Movimento 5 Stelle - sono coloro che vogliono tornare nelle caverne e superare il Frejus con il calesse. I tempi passano e queste sono cose che fanno sorridere, perché certamente noi pensiamo ad una tecnologia al servizio dell'uomo e non all'uomo al servizio e schiavo della tecnologia: questa è il differente punto di vista di chi veramente vuole lavorare per l'interesse della collettività e non per il proprio.
Noi non vogliamo, quindi, che i soldi vengano distribuiti sul territorio perché per forza debbono essere impegnati: noi vogliamo che vengano "collettati" e vengano impegnati per far sì che i cittadini siano sempre più indipendenti, sempre più liberi e sempre più sovrani; e parliamo di sovranità energetica, alimentare e anche di trasporti. Quello che interessa ai cittadini, infatti, sono la mobilità pubblica e la mobilità pendolare. Il problema è del pendolare che da Ceres, da Pinerolo o da Cuneo e su questo il mio collega, e chiudo, potrebbe parlare per settimane non riesce ad arrivare a Torino e non di chi, una tantum, ha - tra l'altro i soldi per partire da Torino e arrivare a Napoli in cinque ore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Che io non riesca proprio ad arrivare a Torino no, ma penso che chiunque possa sperimentare la condizione in cui molte volte si viaggia e si arriva. Anzi, visto che molte volte viene sperimentato da alcuni colleghi l'utilizzo di questi treni pendolari, in realtà secondo me l'utilizzo sistematico e ordinario potrebbe dare delle indicazioni sulle problematiche vere legate al trasporto pubblico, in questo caso su ferro.
L'intervento che completo e che ho iniziato nella precedente esposizione è quindi perfettamente in linea: le parti interessate - che possono essere solo la parte italiana o quella italo-francese - hanno costi che diventano davvero spaventosi.
Solo per la tratta italiana, fino al raccordo con Torino, il costo in euro correnti, ricavabile dal dossier dell'Unione Europea, è di cinque miliardi. La valuta è quella di gennaio di cinque anni fa, quindi a questo punto stiamo parlando di un eventuale aumento dovuto al fatto che la valuta è di qualche anno fa. A questo si somma quasi il miliardo di opere tecnologiche che sono a supporto dell'opera principale. Il totale dei costi a carico del nostro Paese si avvicinerebbe, anzi li supererebbe, ai 17 miliardi. In più, chiaramente, ci sarebbero l'adeguamento di questi prezzi già previsti, le modifiche di tracciato che hanno comportato oneri aggiuntivi e le eventuali mitigazioni, che sono poi quelle di cui parliamo in questa legge in modo così strumentale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 132) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "degli interventi riconducibili" vanno sostituite con le parole "le operazioni riconducibili".
Emendamento rubricato n. 130) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "ai lavori di realizzazione dell'opera" vanno sostituite con le parole "ai lavori di realizzazione dell'attività cantieristica".
Emendamento rubricato n. 131) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "ai lavori di realizzazione dell'opera" vanno sostituite con le parole "alle attività di realizzazione dell'opera".
Emendamento rubricato n. 154) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "ai lavori di realizzazione dell'opera" vanno sostituite con le parole "ai lavori di realizzazione della costruzione".
Emendamento rubricato n. 155) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "ai lavori di realizzazione dell'opera" vanno sostituite con le parole "ai lavori di realizzazione dell'attività".
Emendamento rubricato n. 156) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "ai lavori di realizzazione dell'opera" vanno sostituite con le parole "ai lavori di esecuzione dell'opera".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta degli emendamenti.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi riallaccio a quanto ho detto prima e a ciò che ha detto il mio collega di Gruppo Biolé e che cioè questo, appunto, non è progresso Assessore Bonino: questo è indebitamento, questo è turlupinare i contribuenti. Ripeto che, se i contribuenti fossero solo quelli dalla Val di Susa, lei potrebbe pensare di cambiare residenza, altrimenti le sarebbe poi difficile uscire di casa: trascuriamo 50.000 cittadini e andiamo avanti con tutto il resto tanto, nell'ottica un po' degenerata della politica di oggi, si può anche pensare così. Il fatto però è che sono chiamati a pagarne le conseguenze economiche tutti gli italiani ed è per quello che noi ci sentiamo chiamati in causa quando, per esempio, si parla di ponte sullo Stretto, cosa sulla quale anche i progettisti giapponesi che erano stati invitati a valutare l'opera si sono guardati - e adesso poi a maggiore ragione, dopo Fukushima, penso ci ripenserebbero due volte - e hanno detto: "No, no, no: in area sismica anche noi abbiamo fatto un sacco di ponti, ma in una zona del genere assolutamente no".
C'è dunque una volontà politica che contrasta con la volontà tecnica perché questo è il dato: una volontà politica che contrasta con il dato tecnico della realtà. Noi su questo ci interroghiamo e lo facciamo da anni.
Prima si può essere ingenui e dire: "Probabilmente la parte politica sa qual è il bene comune a prescindere dal dato tecnico di realtà".
Precedentemente, infatti, nelle scorse sedute, avevo parlato di "scontrarsi con i limiti della fisica"; poi si diventa un po' meno ingenui e forse, conoscendo anche le menti politiche che stanno dietro all'opera senza niente togliere loro dal punto di vista dell'acume politico elettorale e propagandistico che appunto mettono in campo - ci rendiamo conto che il dato tecnico è incontrovertibile. Contro il dato tecnico infatti, non si può andare.
Qualora si dicesse che ci si vuole indebitare per 20 miliardi di euro e lo si vuole fare poi per tutti gli anni di esercizio della tratta perch sta bene così, su tale scelta dovrebbero a questo punto essere chiamati a decidere i cittadini italiani. Quando, infatti, andate a fare a Roma una manovra finanziaria in cui tagliate sulla sanità e sulla scuola, e quando venite in Regione Piemonte ad illustrare un piano di rientro con il quale state massacrando medici, infermieri, servizi territoriali, servizi farmaceutici e livelli essenziali di assistenza come i LEA, spiegate loro perché portate avanti delle opere il cui dato tecnico è assolutamente sfavorevole ma che voi ritenete siano più importanti della sanità dell'istruzione e della mobilità dei pendolari.
Vorrei che spiegaste questo ai cittadini, perché è questo che dovete avere il coraggio di dire, assumendovi la responsabilità delle scelte politiche che prendete. Perché è facile parlarne all'interno di questo consesso e poi, magari, sfuggire a quelli che sono gli incontri pubblici ad Avigliana - come ha fatto il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, o la ex Presidente, Mercedes Bresso, che sfuggiva agli incontri in Val di Susa - perché non avete gli argomenti né i dati tecnici da controbattere a chi quei dati tecnici li ha studiati, li ha valutati da anni e dispone di dati assolutamente attendibili, anzi incontrovertibili, a cui non potete far altro che addurre una volontà politica, che, però, non sapete difendere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Si parlava prima di prezzi dell'opera. È chiaro che gli adeguamenti possono anche riservare delle grosse sorprese. Per fare un esempio, a livello di progetto preliminare della tratta italiana della parte comune Italia-Francia, presentato nell'agosto 2010, l'incremento in percentuale del costo rispetto a quattro anni e mezzo prima è pari a 5,5%.
A livello di progetto definitivo, il costo di quella che è inserita all'interno dell'articolo precedente come la prima opera preliminare, che è la Galleria esplorativa della Maddalena di Chiomonte, a maggio dello scorso anno è raddoppiato rispetto al progetto preliminare di cinque anni prima.
Da questo punto di vista, vediamo che le cifre salgono in modo spropositato.
A partire da queste basi, che non sono che alcuni esempio ottenibili consultando anche i dati sul web, non è assolutamente fuori luogo pensare che sul "globale" si possa prevedere un raddoppio assoluto dei costi, che per il nostro Paese, non volendo esagerare, si ipotizza che ammontino a più di 30 miliardi in totale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 127) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "mitigando gli impatti negativi" vanno sostituite con le parole "mitigando gli impatti avversi".
Emendamento rubricato n. 129) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "mitigando gli impatti negativi" vanno sostituite con le parole "limitando gli impatti avversi".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Proseguo su questa analisi, a cui - lo ripeto - non susseguono risposte. Mi sembra di essere un po' autistico; chiedo scusa se ho citato questa categoria, che purtroppo è in netto aumento come patologia nei bambini, in quanto consegniamo loro un mondo sempre più inquinato e vi è ormai la dimostrazione chiara e netta di come l'autismo sia una patologia da inquinamento. Devo però fare questo riferimento, che è chiaro ed evidente, in quanto a tali domande non giungono risposte, se non quelle che ho fornito io; nel senso che c'è una volontà politica che, però, non riesce a trovare giustificazioni con dati tecnici.
Ci sono tecnici che lavorano in ambito regionale, nazionale e magari anche a livello europeo, che hanno detto che quest'opera non ha una giustificazione o, perlomeno, non c'è la capacità, da parte della politica di avere dei tempi di inerzia abbastanza ridotti, cioè la capacità di modificare il proprio assetto di linea politica assunto a breve termine.
Perché nel momento in cui ci si accorge che, a partire dal 2003-2004, i flussi di transito delle merci sono in netto calo - questo dato era evidente anche prima - e verificando che i flussi di transito, nonostante le aspettative di raddoppio, si sono dimezzati dal 2003 al 2010, gioco forza una linea politica coerente, corretta e difendibile rispetto ai cittadini, sarebbe stata quella di dire: "Ne prendiamo atto, dirottiamo al livello francese, al livello italiano e al livello europeo i finanziamenti verso settori in crisi che generano - questi sì - benessere e reddito".
Ricordiamoci che non investire in sanità, implica l'esistenza di un disagio sociale e, quindi, assenza dal lavoro.
Hanno calcolato, per esempio, che l'inquinamento ambientale ha dei costi diretti ed indiretti di miliardi. In America si è valutato che il ritardo intellettivo riconducibile all'inquinamento è stimato in miliardi di dollari; pensiamo a quanto si potrebbe investire sulla sanità o in opere che realmente creano risparmio energetico-ambientale (successivamente dimostrerò, portando i dati dello studio del compianto dottor Federici come quest'opera non solo non abbia una sostenibilità economica n ambientale, ma nemmeno dal punto di vista energetico). Lanciare un treno a 330 chilometri all'ora - sappiamo benissimo dalla fisica che i consumi energetici vanno al quadrato della velocità - significa consumare nettamente di più che trasportare tutte le merci su singoli camion. Sono dati tecnici cui la volontà politica non ha saputo dare delle risposte o non le ha volute dare.
Noi riteniamo che la politica non voglia fare altro che porsi come centro di distribuzione della spesa pubblica, che è assolutamente fuori da qualsiasi parametro di sostenibilità. Per cui, la colpa è nel centrosinistra e nel centrodestra. La colpa è nella forma partitica che si è voluto assumere. La colpa è nelle lobby che, ovviamente, comandano e governano buona parte delle strategie e delle scelte politiche di ampio respiro a livello nazionale. Senza una presa d'atto di questo dato, non ci potrà essere un cambiamento della linea politica. Noi, quindi, continueremo a mettere il dito nella piaga, e continueremo a fare pubblicità all'insensatezza dei progetti che portate avanti.
Ci batteremo, insieme ai cittadini e ai territori, ovvero coloro che realmente fanno politica. Probabilmente, oggi la politica dalle Aule si è spostata sui territori, perché è sui territori che si fa politica e si permette di evitare che i soldi pubblici vengano assolutamente sparsi e "buttati" in opere che non servono a nessuno. A Biella, ad esempio, si oppongono all'invaso della diga sul Sessera, ma potrei citare altre decine di progetti insensati dove c'è di mezzo l'interesse privato che viene portato sul palmo di mano dalla volontà politica. È assolutamente un non senso.



PRESIDENTE

Consigliere Bono, lei non deve approfittare della distrazione della Presidenza, altrimenti non andiamo più d'accordo! Io non sono mai rigidissimo, come lei più di altri sa nel chiudere l'intervento, però le chiederei, per cortesia, di rispettare i tempi. Sono certo che mi darà una mano.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Come c'è stata una distrazione da parte della Presidenza, credo che ci sia stata distrazione anche da parte del collega, che non ha verificato l'orologio.
Stavamo analizzando quelli che sono i costi: un raddoppio di costi comporterebbe, come dicevo, 35 miliardi di euro. Ci sarebbero, poi, le voci ancora da calcolare di altre opere accessorie rispetto a quella principale.
Relativamente alle altre parti d'Italia, avevamo già accennato ed approfondito i dati nelle passate sedute. Ribadisco che tutti questi dati non sono farina del nostro sacco, ma sono stati studiati e messi in rete sono dunque dati pubblici, per tutti i cittadini e gli amministratori che avranno voglia di capire davvero dove stanno le problematiche rispetto a questa ed altre opere.
Relativamente all'Italia centrale, per la realizzazione della tratta Roma-Firenze le spese sono cresciute di quasi sette volte rispetto ai preventivi; per la tratta Firenze-Bologna quattro volte; per la Milano Torino, che ci tocca da vicino, quasi sei volte rispetto a quelli che potevano essere previsti nel 1991.



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo, ma non vedo nessun Assessore ai banchi della Giunta. Se l'Assessore Bonino potesse accomodarsi ai banchi della Giunta.
Grazie.
Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Il costo ipotizzato rappresenterebbe un aumento di sei volte rispetto ai corrispondenti preventivi di vent'anni fa. Il costo chilometrico quindi, darebbe, e dà, dati di previsione impressionanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

In realtà vorrei articolare adesso il commento all'articolo 3 cercando di coniugare più di una delle questioni su cui l'articolo 3 interviene.
In modo particolare, faccio riferimento ancora alla questione sull'accreditamento che, in tutta la scrittura di questo articolo, si vuole raggiungere rispetto ai vantaggi derivanti dall'opera. Ovviamente, noi non riteniamo che quest'opera comporti dei vantaggi.
Qual è il punto sul quale mi concentro? Un punto che, in un linguaggio apparentemente forbito, fa riferimento, oltre che alla competitività sui territori di cui ho già detto commentando precedentemente, al principio del mutuo vantaggio. Il termine "mutualità" nella storia e nella cultura di questo Paese è un termine che ha sempre avuto significati ben diversi da quelli che qui si vuole attribuire. Di quale mutualità stiamo parlando? Di quella tra i territori? La mutualità tra territori significa proprio il contrario della competitività.
Oppure vogliamo parlare della mutualità tra il territorio e la regione? A quale mutualità intendiamo riferirci con questa proposta di legge? Forse quella per la quale si chiede ad un territorio un sacrificio che, a detta degli estensori, sarebbe sostenibile a favore di un vantaggio generale della Regione derivante dalla famosa integrazione nel sistema di traffico europeo? Come si vede, anche i termini hanno il loro significato. Qui si vuole forzare il contenuto solidaristico di alcuni termini e introdurlo in una logica competitiva che non condividiamo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 149) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b)dopo le parole "mitigando gli impatti negativi" vanno aggiunte le seguenti "rispondendone di detti impatti indotti sia a livello economico che ambientale".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Quanto detto precedentemente mi sembra chiaro. Accolgo qualunque tentativo di smentita da parte dei Gruppi qui presenti (almeno quelli che rimangono) in modo da poter dibattere se è lecito che la politica operi delle scelte che vanno contro i dati tecnici della realtà che dicono che un'opera non solo non è fattibile, ma non è desiderabile e provocherà effetti negativi di lungo termine e un forte impatto sul territorio, sotto molteplici punti di vista.
ovvio che la politica ha il primato per cui può scegliere anche un qualcosa che sia a debito, ma che abbia una giustificazione nei principi fondamentali della nostra Costituzione, non in qualcosa che rientra in una logica sbagliata anche a livello europeo. Anche di questo dovremmo investire l'Europa. Sappiamo che alcuni nostri europarlamentari sono contrari alla linea dell'Alta Velocità perché hanno semplicemente valutato e studiato i dati.
Rinnovo - anche se so che se non passa ai giornali, rischio di essere inascoltato - una richiesta di modifica delle valutazioni e delle considerazioni degli obiettivi prioritari e strategici da parte dell'Europa. So che in Regione Piemonte e in Italia sarà difficile farci ascoltare. So che anche i comitati No TAV sono andati spesso in Europa e lì un minimo di dialettica e di ascolto vi è stato.
Qualora questa legge riuscisse ad ottenere un minimo di miglioramento dell'ascolto, più che la partecipazione e l'istanza dei cittadini, noi, in primis, ci meraviglieremmo, ma in senso positivo visto che, come ho già detto un'altra volta, ho sentito Assessore affermare che si prestavano ad ascoltare i cittadini convenuti, purché gli stessi non approfittassero della disponibilità.
Veramente un rovescio della medaglia, un rovescio del senso delle istituzioni che dovrebbe essere ricoperto con spirito di abnegazione di un servizio alla cittadinanza e non come un qualcosa da possedere, come fanno i nostri autorevoli esponenti della Giunta.
Chiudo ringraziando il Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

I costi chilometri presentano dati impressionanti. Se si fa una media dell'intera parte comune dei due Paesi e si dividono i 14 miliardi di euro della domanda di finanziamento per 80 chilometri previsti inizialmente nel progetto, si arriva a 175 milioni di euro a chilometro. Ricordiamo che le cifre sono sempre rapportato al valore euro del 2006.
Se si dividono gli 8,8 miliardi che pagherà effettivamente l'Italia per i 35 chilometri e mezzo nella parte comune, si arriva a 250 milioni ogni chilometro. Per la parte solamente italiana la valutazione è incerta perch non c'è una presentazione vera del tracciato e tutti i giorni vediamo accavallarsi notizie, nuovi progetti, nuove piante e nuovi tipi di proposte, proprio nell'ottica di una non volontà di programmazione. Questo ci fa un po' specie.
Le notizie di stampa fornite dai proponenti, per loro stessa ammissione, si attestano su un costo di 120 milioni di euro a chilometro.
Questo è il costo storico che, in euro correnti, arriva a superare i 160 milioni. In più, sappiamo che le merci di questa eventuale nuova opera non potranno attraversare le gallerie del nodo torinese, a causa delle normative di sicurezza. Sarà necessaria la costruzione di una nuova tratta merci nella parte settentrionale della città e i costi andranno ad incrementare quelli del progetto, aggiungendo cifre piuttosto insostenibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

In modo costante cerchiamo di convincere l'Aula a ragionare in una maniera il più possibile scientifica, cioè a prendere in considerazione non solo un'opzione - quella di costruire l'opera - ma più opzioni, e quindi l'opzione-zero, che è quella che noi proponiamo.
Che cosa possiamo addurre, come ulteriori documentazioni, rispetto alla necessità che la politica si soffermi su quest'opzione? Chi vuole l'opera ad ogni costo, normalmente utilizza alcune espressioni ripetute (che peraltro troviamo anche nella legge), una sorta di pubblicità ossessiva: progresso e collegamento con l'Europa. L'immagine è quella di un'Italia piccola, schiacciata dietro la catena alpina, mentre fuori corrono treni veloci e autostrade. Ma vale davvero la pena di utilizzare questa pubblicità così ossessiva senza calcolare ciò che mettiamo sull'altro piatto della bilancia? Vale a dire che l'altro piatto della bilancia è occupato dalla qualità dell'aria, dalla qualità dell'acqua, dalla qualità delle fonti energetiche, dalla qualità del contesto ambientale; un contesto ambientale che sappiamo non sarà stravolto soltanto nella situazione territoriale più coinvolta - la Val di Susa - bensì in una situazione ambientale ben più ampia. Secondo lo stesso Commissario straordinario, ben 250.000 torinesi si troveranno a fare i conti con i cantieri dell'Alta Velocità: uno su quattro.
Il tema, quindi, è tale che si è costruita una solidarietà, al di là delle leggi, tra più popolazioni e più territori. Di questa solidarietà vorremmo si tenesse conto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale, ai sensi dell'articolo 70 del Regolamento interno del Consiglio regionale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Vorrei sommessamente rivolgermi ai colleghi del Gruppo del Movimento 5 Stelle, ma anche alla collega Artesio, che, legittimamente, si sono impegnati molto in questa giornata - come anche nelle altre sedute del Consiglio regionale - sul disegno di legge n. 85, presentando una serie molto corposa di emendamenti che, però, hanno determinato un forte rallentamento dei lavori dell'Aula su questo provvedimento.
Poc'anzi, ho chiesto conto della situazione: rimarrebbero ancora circa 240 emendamenti da illustrare e poi da votare. Facendo sommariamente un "conto della serva", ci vorrebbero ancora tra le 30 e le 35 ore di discussione e, quindi, presumibilmente, quattro o cinque sedute consiliari.
Pur rispettando l'autonomia dei Gruppi e delle relative iniziative politiche, ritengo che i Gruppi che hanno presentato gli emendamenti abbiano già potuto abbondantemente evidenziare la loro contrarietà al provvedimento e, quindi, abbiano potuto anche legittimamente rispondere a quella parte dell'opinione pubblica e del loro elettorato che è contraria a questa legge, che è propedeutica, come sappiamo, alla realizzazione di importanti infrastrutture viarie e di grandi opere pubbliche, su cui invece, noi siamo a favore.
Il mio invito - probabilmente cadrà nel vuoto - è quello di ritirare questi emendamenti, perché comunque la vostra parte l'avete fatta in maniera più che brillante, nei riguardi di quella fetta di opinione pubblica contraria a questo tipo di provvedimento e di intervento legislativo. Questa, però, è la mia opinione, per cui mi rimetto all'Aula e alla vostra disponibilità a recepire questa mia riflessione politica.



PRESIDENTE

Vi sono interventi di risposta al richiamo sull'ordine del giorno da parte del Presidente Pedrale? Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Ringrazio molto il Presidente del Gruppo del PdL Pedrale per aver almeno reso pubblica la richiesta di condividere una strategia politica con i Gruppi di opposizione. Tuttavia, noi intendiamo procedere nell'analisi degli emendamenti almeno fino a mezzanotte di oggi, valutare anche la presenza dei Consiglieri di maggioranza e di opposizione, e poi procedere alla convocazione di altre sedute che serviranno a concludere l'esame degli emendamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
rubricato n. 128) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé, Artesio Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "potenziando le ricadute positive" vanno sostituite con le parole "potenziando gli effetti positivi".
Emendamento rubricato n. 153) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "potenziando le ricadute positive" vanno sostituite con le parole "producendo delle ricadute positive".
Emendamento rubricato n. 126) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) le parole "potenziando le ricadute positive" vanno sostituite con le parole "garantendo la sostenibilità delle modifiche".
Emendamento rubricato n. 150) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera b) dopo le parole "e garantendo" vanno aggiunte le parole "la preservazione dei beni comuni e".
Emendamento rubricato n. 148) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio: All'art. 3 comma 1 lettera b) dopo la parola "sostenibilità" vanno aggiunte le parole "del ciclo di vita".
Emendamento rubricato n. 170) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio: All'art. 3 comma 1 lettera c) è abrogato.
Emendamento rubricato n. 147) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera c) la parola "sviluppo" va sostituita con la seguente "valorizzazione".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevamo, sempre a proposito dell'articolo 3, del cosiddetto "potenziamento delle ricadute positive" o degli effetti positivi dell'infrastruttura, riprendendo un discorso, a mio avviso piuttosto esemplificativo, che avevo posto precedentemente: se un fattore delle ricadute positive è pari a zero, il potenziamento di un fattore zero è ovviamente, zero.
Dobbiamo capire, in questo caso, quali sono, dunque, le ricadute positive dell'opera, che francamente ancora non ho compreso. Chiederei all'Assessore Bonino o al Vicepresidente della Giunta Cavallera, che peraltro saluto, di fornirci una sintesi di quelle che sono le ricadute positive dell'opera; ovviamente, mi riferisco alle ricadute positive per la collettività pubblica, non per le aziende private, magari anche grosse.
Come ho dimostrato precedentemente, volendo fare un'analisi storica di quello che è successo negli anni Novanta per quanto riguarda la realizzazione di tutte le grandi infrastrutture che già hanno interessato pesantemente la Val di Susa (come l'autostrada o le opere connesse alle Olimpiadi), mi sembra palese che non abbiano portato quel beneficio atteso sul territorio. Ma non perché mancasse questo fantomatico disegno di legge n. 85, che permette di potenziare le ricadute positive, mitigare gli impatti negativi e promuovere gli interventi a favore dei territori interessati, ma perché non vi sono le condizioni per far sì che piccole aziende possano usufruire degli appalti che riguardano non solo le grandi opere connesse alla realizzazione dell'infrastruttura, ma neanche di quelle piccole, che, comunque, hanno provocato, anche in passato, situazioni che hanno portato quasi sull'orlo del fallimento alcune di queste micro aziende.
Oramai si succedono quotidianamente sui giornali - ne siamo quasi stufi proposte, progetti e idee lanciate sul territorio: l'ultima è quella di realizzare l'opera per lotti. E quando si parla di lotti, ovviamente subito la mente corre alla "Salerno-Reggio Calabria"! Del resto, è la prima opera che viene in mente quando si parla di "opera per lotti" in Italia.
Pensare, quindi, di dividere un'infrastruttura per lotti, che magari con classico "fare italico", comunicano poco l'uno con l'altro, significa veramente mettersi in una situazione paradossale. Tra l'altro, senza partire dal nodo di Torino. Solo l'altro giorno il Presidente dell'Agenzia Metropolitana di Torino è venuto a parlarci di quanto servano assolutamente questi 300 milioni di euro per interrare la Torino-Ceres sotto Corso Grosseto, quando solo per Italia '90 scavammo il tunnel sotto Via Stradella.
Come al solito, a distanza di vent'anni cambiamo idea. Non vorrei che investissimo soldi per fare un primo lotto e poi rimanesse assolutamente inattuato tutto il resto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Uso i due minuti a disposizione per illustrare gli emendamenti al fine di rispondere alla richiesta del Consigliere Pedrale.
Vede, Consigliere Pedrale, io non appartengo ad una cultura secondo la quale l'importante è la testimonianza e quanto più si esercitino i nostri interlocutori a misurare nei nostri confronti una prova di forza, tanto più ci si sente gratificati del ruolo isolato o minoritario che si sta esercitando. Sono stata abituata nella politica istituzionale, nella pratica politica che appartiene a quella delle formazioni di partito a cercare di ottenere dei risultati e quindi a portare fino in fondo la testimonianza delle proprie opinioni al fine di produrre un concreto cambiamento e non soltanto di misurare la mia forza o la forza della mia formazione politica.
La richiesta del Consigliere Pedrale apparentemente è una richiesta di buonsenso, però io non posso dimenticare che, con analogo buonsenso, il mio Gruppo e quello del Movimento 5 Stelle avevano fatto delle osservazioni in sede di Commissione quando si era discusso di questo disegno di legge.
Si era detto: l'Amministrazione regionale vuole darsi dei parametri di buon comportamento complessivamente sulle politiche infrastrutturali? Per farlo vuole mutuare delle legislazioni esistenti in altri Paesi europei? Ragioniamo. Produciamo le legislazioni di confronto, facciamo un dibattito sui testi legislativi che altrove danno e rendono possibile delle buone pratiche. Non si è voluto farlo! Perché il contenuto non è questa legge, ma è usare questa legge per metabolizzare con i territori l'opera. Questo è il contesto che non rende accettabile questa proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Mi sento di condividere quanto è appena stato dichiarato dalla collega Artesio, tuttavia, non voglio fare mie le sue parole, anche se condivido le motivazioni della risposta alla richiesta del collega Pedrale.
Prima il collega Bono accennava alla questione occupazionale e produttiva delle aziende che insistono sul territorio della Valle.
Una delle motivazioni importanti che viene più volte viene addotta per dare il via libera, eventualmente, a questo tipo di progetto è quello dell'incremento dell'occupazione. In effetti, anche su questo ci sono studi, previsioni, dati tecnici che chiariscono che si tratta semplicemente di un abbaglio, dal momento che in realtà non si darebbe una risposta importante al problema occupazionale. Le imprese dei grandi cantieri si impiantano come se fossero un paese autonomo e per tutte le forniture dipendono dai grandi contratti. A quelle locali restano veramente pochissimi posti e lavori molto marginali, se non nessun tipo di commessa.
Per esempio, c'è un riferimento in uno degli studi che abbiamo analizzato a proposito del cantiere San Gottardo: su 700 persone coinvolte nei lavori solo una ventina erano del Canton Ticino e le altre ricadute sono state inconsistenti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 124) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera c) le parole "opportunità per il territorio" vanno sostituite con le parole "opportunità per i luoghi interessate dall'opera" Emendamento rubricato n. 125) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio, Ponso: All'art. 3 comma 1 lettera c) le parole "opportunità per il territorio" vanno sostituite con le parole "utilità per il territorio".
Emendamento rubricato n. 152) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio: All'art. 3 comma 1 lettera c) le parole "opportunità per il territorio" vanno sostituite con le parole "opportunità per la popolazione".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso ci sono una serie di emendamenti che riguardano la lettera c) del comma 1 e rientrano nel dibattito più ampio generale, che ha testé illustrato la Consigliera Artesio, dicendo appunto come stiamo a discutere in realtà di una specifica opera e non del contesto.
Noi cercheremo di limitarci a volte al contesto e a volte alla contrarietà all'opera, che non possiamo non esprimere. In questo caso valutiamo come sia necessario specificare e cesellare meglio le parti del testo riguardanti, ad esempio, l'opportunità per il territorio, per lo sviluppo e la gestione. Quindi, noi chiediamo che il territorio comprenda anche una più ampia dominazione a beneficio dei cittadini, delle aziende e quant'altro, per quanto riguarda i luoghi interessati dall'opera.
Infatti, quando parliamo di sviluppo dobbiamo anche capirci, dobbiamo parlare la stessa lingua e cercare di specificare che cosa si intende per sviluppo. Se lo sviluppo è semplicemente l'incremento o l'aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo) il gioco è fatto, perché comunque una qualsiasi movimentazione di denaro o di macchine movimento terra, oppure una semplice posa di infrastrutture e quant'altro fa aumentare il PIL, ma noi dobbiamo capire se il PIL comporta anche delle ricadute positive occupazionali economiche, ambientali, sociali, valoriali sul territorio, perch altrimenti si tratta di un PIL a perdere, a debito.
Spesso abbiamo chiesto e ancora ci poniamo in quel solco politico e culturale che vuole fortemente abbandonare il PIL come unico misuratore come unico indicatore della ricchezza e del benessere di un Paese.
Per fortuna già da anni, insieme all'Europa e ad altre forze mondiali si sta valutando l'inserimento di parametri fondamentali come la mortalità infantile, il grado di istruzione, ma anche altri parametri fondamentali che riguardano e segnalano fortemente il benessere di una società.
Tra questi parametri bisognerebbe inserirne alcuni fondamentali come la tutela del territorio, dell'ambiente e anche la qualità del lavoro, perch il lavoro non è tutto uguale: esistono lavori che portano ad un arricchimento, ad una valorizzazione delle competenze e delle capacità di una persona; altri, invece, sono lavori schiavili e lavori pericolosi che non comportano assolutamente un incremento della qualità della vita di una persona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Prima accennavo al fatto che anche altre opere non hanno dato le ricadute "previste", anche se preferisco utilizzare il termine "auspicate" o quantomeno "pubblicizzate" (ecco, questo è il termine corretto), come per esempio il cantiere San Gottardo, che in realtà non aveva avuto un impatto positivo sul territorio dal punto di vista occupazionale.
Nella tratta Alta Velocità del Mugello, che abbiamo già citato per diverse problematiche, l'unica ricaduta occupazionale è stata quella un gruppo di donne che hanno creato un consorzio per i lavori di pulizia dei locali, quindi davvero assolutamente irrisorio rispetto a tutto quello che è stato invece l'opera in sé.
Ovviamente, non è possibile mettere delle condizioni dall'alto a livello politico e legislativo di assunzione e di utilizzo di manodopera locale, perché questo contravverrebbe a regole di prestazioni d'opera e di carattere occupazionale che sono di libero mercato.
Tra l'altro, gli appalti sono europei e le imprese ovviamente non vanno a licenziare operai che hanno potuto fare esperienza e hanno già un'affidabilità per quanto riguarda questo tipo di lavori per assumerne altri a seconda di dove vanno a collocarsi le grandi opere su cui appaltano queste grandi aziende. I cantieri si collocano sul territorio, per tutta una serie di questioni legate a regolamenti e leggi, ma anche per una questione di impossibilità di seguire un percorso formativo, in quanto ci sono delle specializzazioni specifiche.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 96) presentato dai Consiglieri Artesio Buquicchio, Bono, Ponso, Biolé: Art. 3 azioni regionali - Comma 1 c) - Dopo "......opportunità" aggiungere "ambientali, economiche, sociali".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo emendamento, a prima firma della collega Artesio, chiede di aggiungere alla lettera c) del comma 2 dell'articolo 3, relativo sempre alle azioni regionali, dopo la parola "risulta" le parole "nel rispetto del comma 18 art. 1 della legge 21/12 n. 4432".
In questo caso, si porta all'attenzione un argomento che sicuramente merita di essere analizzato in profondità, in quanto siamo davanti ad un'esposizione quantomeno generica. Infatti, le parole "valorizzazione anche dal punto di vista economico e ambientale, del materiale di risulta" può significare tutto e nulla. Tenuto conto che diversi medici valsusini hanno prodotto un documento in cui segnalano le loro preoccupazioni, da tecnici o da professionisti, circa l'impatto sulla salute relativamente all'estrazione, lavorazione e trasporto del materiale di risulta degli scavi, io sarei molto attento, con i profili di responsabilità amministrativa ed eventualmente anche penale, nella scrittura di un comma del genere. Sappiamo che un conto sono le norme, altro conto è il rispetto delle stesse. In un caso di pericolo come questo, in cui ci sembra che vi sia, secondo le analisi, la possibilità di presenza di materiale radioattivo o di amianto, sono da mettere innanzitutto in essere norme di sicurezza prima che di valorizzazione. Prima viene la sicurezza e poi la valorizzazione dal punto di vista economico, perché sappiamo benissimo che la salute non si può monetizzare, o - meglio - si monetizzava una quarantina di anni fa, ma non vorremmo tornare indietro.
Sappiamo quanto sia difficile far rispettare le norme. Qualche giorno fa abbiamo visto in una trasmissione che, nonostante esistano le norme ad esempio per il trasporto del materiale di cava nelle Alpi Apuane per quanto riguarda il marmo, poi non siano rispettate nemmeno le ordinanze comunali tanto che la polvere dei camion viene dispersa su tutte le strate e nelle abitazioni, e viene respirata dalle persone, provocando delle problematiche patologiche a livello polmonare e respiratorio e, con le particelle più piccole, anche a livello più profondo. Figuriamoci, quindi, parlando di amianto, quale possa essere l'esito dell'inalazione di particelle di amianto, anche a distanza di 30 o quarant'anni o, ancora di più, della movimentazione di polveri radioattive.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Ho voluto predisporre questo emendamento specifico, cui hanno poi aderito i colleghi, semplicemente per richiamare l'attenzione su quello che dovrebbe essere assolutamente ordinario, cioè il rispetto delle norme di legge. Nell'articolazione del testo non si era fatto riferimento, in modo esplicito, a quello che le leggi nazionali prevedono in ordine alla protezione dall'eventuale contaminazione di sostanze inquinanti derivanti dalle attività di escavazione. Si voleva, con questo emendamento, non solo richiamare un'attenzione specifica sull'ambito territoriale di cui stiamo parlando, ma richiamare anche l'attenzione complessiva del Consiglio regionale in ordine a tutti i temi legati alla prevenzione e alla sicurezza negli ambienti di lavoro e negli ambienti di vita.
Per dimostrare quanto non si debba e non si possa essere superficiali ricordo che non più tardi della giornata di ieri, abbiamo esaminato le modalità applicative della legge approvata da quest'Aula nella tornata precedente sull'esposizione ai rischi da radiazioni ionizzanti e di come in quella occasione, abbiamo ragionato su come costruire tavoli di partecipazione affinché la sicurezza non fosse soltanto misurabile attraverso criteri oggettivi - il che è obbligatorio e dovuto - ma corrispondesse anche ad una sicurezza percepita. Di qui, la necessità della partecipazione dei cittadini.
Il tema dell'esposizione ai rischi di amianto è particolarmente sensibile nel nostro territorio; non devo certo ricordare io ai colleghi provenienti dalla Provincia di Alessandria quanto questo nostro territorio regionale sia stato scosso, mortificato e offeso dalla sottovalutazione dell'esposizione ai rischi della lavorazione e di come ancora oggi noi abbiamo persone, famiglie e territori segnati.
Ci pare dunque fondamentale questa sottolineatura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Parlavamo prima della questione dell'occupazione. L'affare di una grande opera si stratifica in parecchi livelli e chi riesce a raggiungere l'ultimo - come nel caso che ho citato del Mugello o come quello del cantiere San Gottardo - riesce appena a sopravvivere. Non vedo, quindi dove ci sia tutta questa possibilità di sviluppo, di sostegno e di vantaggio per le aziende e i lavoratori locali. Al di sopra c'è ovviamente, la società appaltante, creata su istruzione dei governi francese e italiano, la quale affida l'opera ad un general contractor che garantisce il rispetto dei prezzi e dei tempi - o, meglio, dovrebbe farlo e che, a sua volta, affida l'opera o la grande tratta ad un consorzio di grandi imprese che dovrebbe garantire - anche in questo caso sottolineiamo il condizionale - l'esecuzione dei lavori e la progettazione esecutiva.
A questo punto, l'opera viene spezzata in lotti (è stato citato dal collega Bono un esempio molto eclatante in Italia; peraltro, è quello che si cita più facilmente quando si parla di suddivisione in vari lotti di costruzione). Si formano dei consorzi con delle imprese di costruzione ciascuno specializzato in un particolare tipo di lavoro (gallerie, viadotti oppure scavi). Al quarto livello, quindi, c'è qualcuno che lavora effettivamente per la costruzione, ma intanto il 15% o 20% dei costi se n'è andato già nei precedenti livelli ad ogni passaggio, senza aver ancora toccato il territorio, senza avere inciso o iniziato alcun tipo di scavo n di costruzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 146) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Artesio, Buquicchio: All'art. 3 comma 1 lettera c) dopo la parola "opportunità" va aggiunta la parola "lavorative".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il discorso che facevamo prima è fondamentale per quanto riguarda la realizzazione, in questo caso, dell'Alta Velocità, ma di tutte le grandi infrastrutture in cui è compromessa la salute del territorio nel senso più ampio, quindi la salute dei cittadini, ma anche il benessere del territorio.
Ricordiamo che per l'Organizzazione Mondiale della Sanità la definizione di salute è una condizione di benessere psicofisico continuativo. Quindi il benessere deve scaturire dalla realizzazione e dall'esercizio di una grande infrastruttura, in altre parole apportare al territorio un miglioramento fattivo valutabile: economico o trasportistico o, in ogni modo, d'altra natura.
In questo caso se queste due precondizioni fondamentali vengono meno si rischia fortemente di peggiorare non solo per i prossimi vent'anni, cioè per i tempi della cantierizzazione dell'opera, ma negli anni successivi, un forte danno e un forte peggioramento delle condizioni di salute dei cittadini non solo dell'area della Valle di Susa, ma anche di tutto il torinese, l'area metropolitana.
Le polveri, una volta immesse nell'aria, nell'acqua, nelle matrici ambientali hanno un loro percorso che non si può più limitare, quindi possono andare nell'acqua e venire bevute, possono entrare nei cibi entrare quindi nella catena alimentare, se sono polveri molto sottili oppure sui campi e depositarsi.
Questo comporta, sicuramente, problemi di notevole gravità che non possono essere liquidati con una semplice frase generica sulla valorizzazione, anche dal punto di vista ambientale, del materiale di risulta. In questo caso, sul materiale di risulta abbiamo sentito dire tutto e di più: prima doveva essere trasportato su camion, poi su nastri trasportatori, teleferiche e poi su treni. Peccato che a Chiomonte, dove dovrebbero iniziare le opere del tunnel geognostico, alla Maddalena, sotto i piloni dell'autostrada del viadotto, non c'è la ferrovia.
Questo vuol dire allargare la strada che porta in quel sito - tra l'altro si tratta di una strada costellata da una serie di vitigni di grande pregio che saranno strappati al loro destino di produzione e di eccellenza - e tale strada permetterà ai camion di andare alla Maddalena di Chiomonte e raggiungere, eventualmente, la stazione ferroviaria di Chiomonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Nel sottolineare gli elementi interni di incoerenza di questo disegno di legge e nel richiamare la volontà degli amministratori regionali, quelli che sono interessati all'approvazione di un disegno di legge generale sul tema delle infrastrutture e non ad una copertura dell'intervento della Torino-Lione, sottolineo il fatto che stiamo agendo non solo con una forzatura in assenza di legislazione nazionale, ma anche con una forzatura verso l'unica legislazione nazionale di riferimento che noi abbiamo, vale a dire la cosiddetta legge obiettivo, quella del 21 dicembre 2001, n. 443.
La legge obiettivo, nel definire le infrastrutture oggetto di applicazione, non fa riferimento, come invece pretende di fare questo disegno di legge regionale, ad un elenco di opere. Bensì si propone di applicare dei principi ad un programma che poi il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dovrà redigere, d'intesa con i Ministri competenti e con le Regioni interessate, previa un'intesa della Conferenza Unificata.
Come si vede, quindi, l'esile legame giuridico su cui si fonda questo disegno di legge, vale a dire la radice della legge n. 443, in realtà, si riferisce ad una legge ben più attenta al coinvolgimento delle istituzioni di quanto non sia la proposta di questo disegno di legge. Là, si fa riferimento alla necessità di condividere un programma di ambiti territoriali cui applicarlo, qui si pretende di volerlo applicare alla Torino-Lione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Anche se ci fosse effettivamente un incremento che porta lavoro sul territorio, non è vero che il saldo di lavoro dell'opera sarebbe positivo.
utile e necessario calcolare tutti quei posti di lavoro che sono persi per l'incompatibilità di una cantierizzazione del genere, con altre attività che il territorio potrebbe ospitare sia nello contesto spaziale sia nello stesso contesto temporale.
L'incertezza dei piani di finanziamenti si ribalta perfettamente all'incertezza della continuità dell'occupazione, già prevista per un periodo molto limitato.
Le grandi opere che vivono alla giornata, di fronte ad incognite economiche terribili, sono soggette ad abbandoni, scioglimento dei consorzi, blocco dei lavori per i mancati stanziamenti governativi e altre tipi di problematiche (le famose cattedrali nel deserto).
Il territorio italiano, purtroppo, è costellato da questo tipo di opere che racchiudono in sé una storia e una quantità di risorse investite ma che, in realtà, non danno beneficio di nessun tipo, men che meno economico al territorio che le vede protagoniste al proprio interno, che le vede impiantate sul proprio terreno.
In questo si rischia di offrire posti occupazionali privi di garanzia per quanto riguarda l'effettiva durata.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 95) presentato dai Consiglieri Artesio Buquicchio, Bono, Ponso, Biolé: Art. 3 azioni regionali - Comma 1 c) - Dopo "......territorio" abrogare "anche al fine di favorirne la competitività".
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Questo emendamento fa riferimento alla necessità di trovare almeno un appiglio giuridico formale rispetto a coloro che intendono perseguire l'obiettivo di applicare la legge.
In modo particolare, il riferimento che prendiamo come motivazione della necessità di una maggiore precisazione è, come dicevo nel commento dell'emendamento precedente, il riferimento alla legge nazionale.
Che cosa si propone, in sostanza, con il nostro testo? Con il nostro testo si propone di seguire le modalità di consultazione della legge nazionale, e su cui la legge nazionale ragiona, quando vuole definire il calendario dei programmi.
Mentre il nostro testo fa riferimento ad una generica trasparenza in ordine alle decisioni da assumere e la legge stessa fa riferimento ad istituti formalizzati, come la Conferenza Unificata, noi proponiamo che chi desidera imitare - purtroppo mi viene da dire scimmiottare - un'intenzione di una legge nazionale, almeno lo faccia nella forma migliore, prevedendo quindi, fin dall'articolo 3, ben prima della costruzione di quell'architettura dei comitati di cui parleremo negli articoli 4, 5 e 6 forme di consultazione delle autonomie locali e delle organizzazioni sociali, bypassando, in tal modo, quel principio di inclusi ed esclusi, che è principio al quale stiamo assistendo in questi giorni, quando si riuniscono tavoli ed è qualcuno a decidere chi vi può partecipare e chi no.
Può entrare il Presidente della Comunità montana? No, perché si è espresso contro la TAV. Chi può essere ammesso a questa "corte"? Per chi vuole perseguire un obiettivo di legge analogo alla legge nazionale, almeno si citino - come fa la legge nazionale - forme ufficiali di consultazione delle autonomie locali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Sono pienamente d'accordo con quanto hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto. A nostro avviso, infatti, è tutta l'impalcatura del disegno di legge che andrebbe rivista e revisionata. Occorreva innanzitutto, eliminare il comma 3 dell'articolo 2: ovviamente è stato votato, ma noi ne avevamo chiesto l'eliminazione con grande forza, perch per fare un disegno di legge regionale serio, si dovrebbero trattate tutti gli argomenti in modo paritario e non mettere, invece, una specifica all'interno di un qualcosa di più generale; quindi, si dovrebbero eliminare i riferimenti alla contingenza, perché tra un anno, due o tre - noi riteniamo che non partiranno mai i lavori - magari la galleria geognostica della Maddalena sarà realizzata e quindi potrebbe non essere più confacente tenerla nel testo di legge.
Sarebbero da apportare altre modifiche, ad esempio nelle parti delle strutture di coordinamento e dei comitati specifici, perché non può essere la politica a decidere prioritariamente quali sono non tanto le cariche e le figure da inserire nei tavoli e nei comitati da consultare, ma le persone che ricoprono quei ruoli. In questo caso, non si vuole più considerare la Comunità montana come un interlocutore privilegiato, qual è stato (o, meglio, come si è provato a fare) nel passato. Perché? Perché un esponente del Partito Democratico - un partito importante, che si esprime autorevolmente anche su questo disegno di legge - si è posto al di fuori dell'alveo dei dettami della linea politica principale del partito stabilita da Roma.
In questo frangente, prevedere l'esclusione delle singole persone invece che prevedere l'inclusione dei ruoli degli amministratori locali e quant'altro, è veramente un grande vulnus nella democrazia. Il fatto di specificare azioni regionali che, poi, non sono chiare e possono essere pericolose, senza prevedere degli strumenti di tutela e di sicurezza per quanto riguarda la cantierizzazione di grandi opere, significa giocare sulla pelle, oltre che sulle tasse, dei cittadini. Questo non possiamo permetterlo e ci batteremo in ogni sede e in ogni luogo per rendere noto a tutti ciò che viene perpetuato in Consiglio regionale e l'assenza totale di un dibattito che prenda in considerazione qualunque minimo apporto di cambiamento sostanziale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Vorrei ridefinire ciò che purtroppo ha comportato questo tipo di illustrazione e di trattazione del disegno di legge.
Esistono diversi piani: c'è un piano che prevede la necessità stringente, da parte di maggioranza e parte dell'opposizione, di approvare a breve, questo tipo di testo.
Vi è, poi, il piano specifico finalizzato ad inserire, all'interno di questo testo, concetti che non sono nemmeno utili dal punto di vista di chi, invece, vorrebbe un'approvazione molto solerte, per il fatto che tutto quello che riguarda mitigazioni e compensazioni - abbiamo cercato di dirlo più volte - non risponde assolutamente alle esigenze di un territorio, che non riceverebbe alcun tipo di vantaggio, ma che non vuole neanche questo tipo di contentino per ricevere in cambio una devastazione grande come quella dell'opera dell'Alta Velocità.
Dopodiché, c'è un ulteriore piano che prevede l'illustrazione di emendamenti specifici (perlomeno è ciò che abbiamo tentato di fare e che stiamo tuttora facendo) che prendono in considerazione, in modo impegnativo e noi speravamo proficuo, quantomeno dal punto di vista dell'ascolto (ahimè, ci siamo resi conto che, anche in questo senso, non c'è stato riscontro), tutti gli studi (pochi, purtroppo, ma molto specifici) che esprimono indicazione di prevedibili conseguenze negative in ogni campo dal campo occupazionale al campo economico, dal campo ambientale a quello della salute, e in ultimo l'inutilità dal punto di vista del trasporto vero e proprio, perché il calo c'è stato e l'abbiamo detto più volte.
Essendo convinti non per partito preso, ma per approfondimenti successivi e per esserci confrontati con chi ha valutato nel tempo questo tipo di conseguenze, continueremo su questo tipo di linea e cercheremo fino all'ultimo, di portare delle modifiche sostanziali, continuando a spingere per far capire davvero che l'unica alternativa disponibile ed utile è l'opzione "zero".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Bonino; ne ha facoltà.



BONINO Barbara, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Alla luce di quanto è stato detto dal Presidente Pedrale e dalla piega che ha preso successivamente il dibattito e ai sensi di quanto previsto dall'articolo 84, comma 6 e 7, del Regolamento interno del Consiglio regionale, chiederei al Presidente del Consiglio la possibilità di illustrare le ragioni che spingono la Giunta regionale a ritenere che questo provvedimento abbia necessità di essere urgentemente approvato e quindi di potersi avvalere di quanto previsto dall'articolo che ho appena citato.
Secondo le modalità che il Presidente ci vorrà indicare, la Giunta è a disposizione per chiarire il ragionamento che ci porta nella direzione di questa richiesta. Grazie.



PRESIDENTE

L'articolo 84, comma 7 del Regolamento interno del Consiglio regionale prevede, nel caso in cui la Giunta voglia utilizzare quanto previsto dallo stesso articolo al comma 6, che la Presidenza interrompa immediatamente i lavori del Consiglio per convocare una Conferenza dei Presidenti. Pertanto la Conferenza dei Capigruppo è convocata alle ore 17.35 in Sala A.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Chiedo che sia data la possibilità al Gruppo regionale del Partito Democratico di valutare la situazione. Pertanto, chiedo che la Conferenza dei Capigruppo sia posticipata alle ore 18.



PRESIDENTE

Certo. La Conferenza dei Capigruppo è, dunque, convocata alle ore 18 in Sala A.
I lavori sono sospesi e riprenderanno alla fine della Conferenza dei Capigruppo, presumibilmente non prima delle ore 18.30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.32 riprende alle ore 18.36)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, poiché è ancora in corso la Conferenza dei Capigruppo chiudiamo la seduta pomeridiana.
Vi ricordo che la seduta serale del Consiglio è convocata per le ore 20.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.37)



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