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Dettaglio seduta n.97 del 07/04/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Ordine del giorno n. 270 presentato dai Consiglieri Placido e Reschigna inerente a "Concessione Patrocinio al Torino Gay &Lesbian Film Festival" (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Ordine del giorno n. 224 presentato dai Consiglieri Buquicchio, Reschigna Pentenero, Bresso, Boeti, Biolé e Bono, inerente a "Bonus Bebé, sospensione del servizio di erogazione voucher" (inversione all'o.d.g.)

Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Ordine del giorno n. 208 presentato dai Consiglieri Pentenero, Gregorio Reschigna, Lepri, Negro, Taricco, Boeti, Cursio, Buquicchio, Ronzani Artesio, Stara, Muliere, Motta Angela e Laus, inerente a "Riconoscimento in occasione del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, delle bande e gruppi corali inserite nell'albo regionale quali 'Gruppi di interesse regionale' e sostegno alla Banda musicale giovanile del Piemonte" (inversione punto 26) all'o.d.g. con punto 3) all'o.d.g.)

Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 264 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Molinari Leardi, Ponso, Novero e Placido, inerente a "Condanna dell'attentato terroristico alla Caserma Ruspali della Folgore di Livorno" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Come anticipato alla Conferenza dei Capigruppo di ieri, chiedo l'iscrizione dell'ordine del giorno relativo alla mancata concessione del patrocinio della Regione Piemonte alla manifestazione cinematografica sui gay.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente. Come comunicato ieri alla Conferenza dei Capigruppo, si chiede di non discutere l'ordine del giorno n. 248, relativo all'insegnamento dell'Inno Nazionale nelle scuole, presentato dai Consiglieri Ponso, Buquicchio ed altri, ma di sostituirlo cortesemente con l'ordine del giorno n. 224, "Bonus Bebé, sospensione del servizio di erogazione voucher", presentato dai Consiglieri Buquicchio, Reschigna Pentenero, Bresso, Boeti, Biolé e Bono.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Chiedo cortesemente l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 208 relativo alle bande musicali.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La Presidenza chiede l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 264 presentato dall'Ufficio di Presidenza, in merito alla condanna dell'attentato alla Caserma Ruspali di Firenze.
Inoltre, la Presidenza propone l'inserimento all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 264, "Condanna dell'attentato terroristico alla Caserma Ruspali della Folgore di Livorno", dell'ordine del giorno n. 270, "Concessione Patrocinio al Torino Gay &Lesbian Film Festival", dell'ordine del giorno n. 208, "Riconoscimento, in occasione del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, delle bande e gruppi corali inserite nell'albo regionale quali 'Gruppi di interesse regionale' e sostegno alla Banda musicale giovanile del Piemonte".
Infine, vi è la richiesta d'inversione di un punto all'o.d.g. su richiesta del Capogruppo Buquicchio, come avevamo già visto in sede di Conferenza dei Capigruppo, che propone di trattare l'ordine del giorno n.
224, di cui al punto 26) all'o.d.g., essendo il Consigliere Ponso primo firmatario dell'ordine del giorno n. 248, in missione, successivamente al proseguimento della mozione n. 82.



(L'Assemblea, all'unanimità, acconsente alle iscrizioni e all'inversione)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato così come modificato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Marco, Burzi Cantore, Cortopassi, Costa Raffaele, Goffi, Ponso, Sacchetto, Tiramani e Vignale.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 29 e 30 marzo 2011.



PRESIDENTE

Sospendo i lavori per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 10.05 riprende alle ore 10.12)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Profughi provenienti dall'Africa settentrionale"


PRESIDENTE

Procediamo ora con le comunicazioni della Giunta regionale, inerenti alla problematica dell'accoglienza dei profughi provenienti dall'Africa settentrionale.
Ricordo le decisioni assunte in sede di Conferenza dei Capigruppo del 30 marzo, in merito ai tempi del dibattito: ogni Gruppo consiliare ha a disposizione 10 minuti per l'intervento del Capogruppo, o suo delegato e cinque minuti per gli altri Consiglieri.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Questa comunicazione cercherà di aggiornarvi su tutta la vicenda "immigrazione e profughi", soprattutto per quanto riguarda il Piemonte.
La situazione di cui oggi ci occupiamo prende le mosse, come voi tutti sapete, dal contesto di tensione e di crisi che si è verificato nei mesi scorsi, nei Paesi del Maghreb - in Tunisia, in Egitto e, poi, in Libia con la rivolta e la conseguente perdita di controllo, da parte di Gheddafi di un pezzo del territorio libico, una guerra civile in atto e un successivo intervento sotto l'egida delle Nazioni Unite, che ha le caratteristiche che noi tutti conosciamo.
Ritengo, pertanto, che non ci sia bisogno, in questa sede, d'illustrare i dettagli relativi a questa operazione.
Occorre soltanto dire che, quando questi eventi si sono verificati, già nei primi tempi chi diceva che bisognava avere la massima cautela e che c'era da preoccuparsi, diceva una cosa giusta, perché quella situazione di instabilità rappresentava una fonte di pericolo per quanto riguarda il nostro territorio. Evidentemente questo ha poi aperto le maglie ad una pressione che c'è stata, attraverso i flussi migratori.
Detto questo, ci sono due situazioni oggi che ci riguardano.
La prima situazione è quella relativa ai profughi libici; la seconda è quella relativa agli immigrati che arrivano dalla Tunisia.
Ci sono due situazioni, principalmente, perché, dal punto di vista numerico, sono queste le due realtà.
Con riferimento ai profughi libici, le persone che arrivano da quel territorio possono godere, ovviamente se ne fanno domanda, dello status di rifugiati.
Quindi, per quanto li riguarda, c'è tutta una procedura e anche dei diritti, una volta arrivati sul nostro territorio, che sono disciplinati dalle normative sui rifugiati.
In merito alla loro presenza sul nostro territorio, e soltanto per quanto riguarda la loro situazione, è stata chiesta la collaborazione da parte del Governo alle Regioni. Collaborazione che è stata data da tutte le Regioni per la gestione e per l'accoglienza dei profughi libici.
Soltanto per questo e, in aggiunta, per la gestione dei minori non accompagnati, che sono presenti sul nostro territorio.
Soltanto per queste due tipologie è stata chiesta la collaborazione delle Regioni. Collaborazione che è stata data. Collaborazione che non si manifesta in maniera estemporanea, ma all'interno di una cabina di regia sede istituzionale che è stata istituita presso la Presidenza del Consiglio. A questa cabina di regia partecipano il Governo, la Protezione Civile, tutti i Presidenti delle Regioni, i rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI, quindi partecipano anche i Comuni e le Province.
In questa sede noi, a seconda delle richieste che ci verranno fatte daremo e porteremo la nostra collaborazione e le informazioni che ci chiederanno.
Per quanto riguarda il territorio delle Regione Piemonte, mi sono attivato come Presidente della Regione sfruttando un'intesa che era già stata sottoscritta a carattere nazionale, tra il Ministero dell'Interno e la Caritas. Per quanto riguarda l'accoglienza dei profughi, i profughi vanno inseriti in piccoli gruppi. Vanno inseriti per forza in piccoli gruppi perché la loro condizione è diversa rispetto alla condizione e alle esigenze che ci sono all'interno dei Centri di Identificazione e di Espulsione.
Ho ricevuto una risposta pronta e sollecita da parte dell'Arcivescovo di Torino che si è già mobilitato sia per quanto riguarda la città di Torino sia, nel suo ruolo di coordinatore di tutte le diocesi del Piemonte anche con riferimento, ovviamente, alle altre possibilità di inserimento sul territorio della Regione Piemonte. Questa è la via che è stata seguita.
Ancora questa mattina ho sentito l'Arcivescovo e si sta lavorando in tale direzione.
Questo tipo di inserimento non crea problemi di allarme sociale perch si realizza con piccoli gruppi e attraverso un processo di integrazione.
Ci siamo attivati anche per quanto riguarda i minori non accompagnati.
Non c'è stato chiesto praticamente niente se non, forse, dieci posti, per noi siamo pronti. Nel senso che ieri il nostro gruppo a Roma, in sede di Conferenza dei Presidenti, si è messo a lavoro e abbiamo le strutture per farlo.
Per quanto riguarda gli immigrati provenienti dalla Tunisia, non è stata chiesta la collaborazione delle Regioni perché fino a lunedì, prima della missione del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'Interno a Tunisi, per quanto riguarda gli immigrati provenienti dalla Tunisia si applicavano le procedure legate all'identificazione e alla permanenza all'interno dei Centri di Identificazione e di Espulsione. Una procedura che veniva gestita dal Ministero dell'Interno.
Che cosa è successo per quanto riguarda gli immigrati provenienti dalla Tunisia? È successo che il meccanismo che era stato costruito con grande lavoro e grande sforzo da parte del Ministro Maroni appena insediato, cioè il meccanismo degli accordi bilaterali che consentiva di fermare gli sbarchi, cioè di non far partire le navi e consentiva meccanismi di rimpatrio nel caso in cui gli immigrati clandestini arrivassero sul nostro territorio per poi venire successivamente identificati, non ha più funzionato.
Ovviamente si è creata una situazione di grande incertezza. Pensate che si calcola che ci sia stato un dimezzamento, addirittura, dell'operatività numerica delle forze di polizia presenti sul territorio tunisino. Quindi ovviamente, un totale allentamento dei controlli e una situazione di oggettiva anarchia.
Che cosa ha fatto il Ministro Maroni? Potete reperirlo anche sugli organi di informazione, ma visto che ho avuto occasione di parlarne con lui e di seguire la vicenda e anche di sentire l'illustrazione ufficiale che c'è stata ieri in sede di cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio, vi riferisco lo stato dell'arte.
Il Ministro Maroni è andato in Tunisia perché l'unico modo per gestire la situazione è mettere il Governo tunisino di fronte alle proprie responsabilità. Metterlo di fronte alla necessità di fermare questi sbarchi e di acconsentire ai rimpatri. Come una grande vasca che si è riempita bisogna chiudere il rubinetto e bisogna fare in modo che questa vasca possa essere svuotata, ma la prima cosa da fare è chiudere il rubinetto. Uso una metafora che è stata utilizzata ieri da tutti, che è stata presa come esempio ufficiale.
La procedura di chiusura dei rubinetti dei flussi migratori dalla Tunisia è stata affrontata mediante questo accordo che consiste tecnicamente, in uno scambio di note avvenuto tra il Presidente del Consiglio italiano e il presidente del Consiglio tunisino, e poi materialmente attraverso uno scambio di note che si è avvenuto tra i due responsabili del Ministero dell'Interno. Questo tipo di accordo prevede un pattugliamento congiunto delle acque territoriali ed una procedura accelerata di rimpatrio dei cittadini tunisini che dovessero arrivare, da oggi in poi, dal momento della sottoscrizione dell'accordo sul nostro territorio.
Il pattugliamento congiunto, secondo le previsioni, è in ottemperanza alle disposizioni della convenzione di Montego Bay, con un lavoro che viene svolto all'interno delle acque territoriale della Tunisia dalle motovedette tunisine e appena fuori, come forma di controllo, dalle nostre motovedette.
Invece la procedura accelerata è una pratica accelerata di identificazione e di rimpatri dei cittadini tunisini. Questa è la chiusura del rubinetto.
Per quanto riguarda lo "svuotamento" della vasca, la via che il Governo è intenzionato a seguire, oltre a quella dei rimpatri, come ho appena detto, perché il Governo tunisino si impegna ad accettare rapidamente questi rimpatri, è quello della concessione, per determinate tipologie di cittadini tunisini immigrati presenti sul nostro territorio - ovviamente parlo con riferimento a questo caso specifico per tutti quelli che sono arrivati in questo periodo, non è una cosa generale e fino alla data di emanazione del decreto - di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Permesso di soggiorno che consente - ieri c'è stato un approfondimento tecnico in sede di riunione operativa di cabina di regia - la circolazione all'interno dei Paesi che aderiscono agli accordi di Schengen. Questo perché la stragrande maggioranza di queste persone, stando alle interviste fatte, vuole andare in altri Paesi. Non vuole restare in Italia, anzi, ha l'esigenza di ricongiungersi con familiari presenti in altri Paesi, in modo particolare in Francia, in Germania, in Olanda e in Belgio. In Francia soprattutto, ma questi sono i Paesi.
Questo, quindi, è la modalità per consentire il deflusso verso altri Paesi. Ovviamente non entro in discorsi tecnici perché non mi compete anzi, chiedo scusa se vi ho annoiato con alcuni dati, ma saranno escluse alcune categorie di persone che hanno riportato condanne, che sono socialmente pericolose e via dicendo.
Tutto questo che riverbero ha sulla nostra situazione e sul nostro territorio regionale? Ha, come riverbero, che non ci sono richieste specifiche, con riferimento al nostro territorio: non sono previste tendopoli, non sono previsti ampliamenti dei CIE (come sapete, in Piemonte abbiamo già un CIE) e non sono previsti insediamenti di altre strutture.
Questo è quanto. Ovviamente è una situazione oggetto di attenzione da parte del Presidente della Regione nei rapporti di leale collaborazione istituzionale, oltre che da parte del Presidente della Regione, nei confronti del Governo, anche all'interno della Conferenza dei Presidenti di Regione.
Mi sentivo di riferirvi questo. Non c'è quindi da fare allarmismi e non c'è alcuna polemica da fare su insediamenti che dovranno essere realizzati sul nostro territorio, perché non sono stati richiesti.
Questo è l'oggetto della mia comunicazione.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Forse - e lo dico come mi viene - era troppo pretendere che il Governatore del Piemonte esprimesse cordoglio della Regione nei confronti dei 250 morti che ieri sera sono annegati al largo di Lampedusa.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Posso?



RONZANI Wilmer

Certo. Se lo fa, guardi, sono contento. Non intendo fare polemica, ma se lo fa sono contento. Siccome niente è casuale, se lo fa sono contento.



PRESIDENTE

Prego, Presidente Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Se accontento lei sono contento anch'io, però soprattutto lo vorrei fare perché lo ritengo giusto. L'ho fatto in tutte le sedi, già ieri sera l'ho fatto come Presidente della Regione, lo ripeterò in tutte le sedi.
Esprimo a nome della Regione cordoglio per quanto riguarda le vittime di questa tragedia verificata in mare. Nel farlo vorrei anche ricordare che purtroppo questo episodio si è verificato in acque che rientravano sotto la giurisdizione maltese.
Questo lo vorrei dire per cominciare a mettere anche al riparo da qualunque polemica: erano acque che rientravano nella giurisdizione maltese, quindi l'intervento doveva essere fatto, secondo le norme e gli accordi comunitari, da Malta, anche perché lo spazio del Mediterraneo, per quanto riguarda le attività di soccorso...



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Non è questo il problema Presidente, io chiedevo...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Ronzani.
Prego Presidente, continui.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

No, no, se posso finisco. Era quindi territorio che competeva a Malta quindi l'intervento delle nostre navi è stato chiesto e c'è stato anche se lo spazio era sotto la giurisdizione di un altro Stato.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Prego, Consigliere Ronzani, riprenda il suo intervento.



RONZANI Wilmer

Naturalmente mi associo al cordoglio per quelle 250 persone, poveri cristi - perché questo è il punto - che fuggono dalla miseria e dalla guerra. Stiamo parlando di questo e quindi, quando discutiamo di immigrazione, facciamolo avendo chiaro il fatto che si tratta di 250 persone che scappavano da qualcosa: qualcuno dalla guerra e qualcun altro dalla miseria, quella miseria che hanno vissuto le generazioni che ci hanno preceduto, ma che oggi una parte della classe dirigente rimuove ed ignora quando affronta il problema dell'immigrazione; problema che ha quella causa e non altre.
Ho ascoltato con molta attenzione la sua comunicazione.
Quindi la direttiva "fora da i ball" è finita in un cassetto, per fortuna. Giusto? La direttiva sulla quale avete discusso per giorni, perch l'Italia per giorni è stata impegnata a discutere della questione "fora da i ball", è stata accantonata? Oggi la discussione è un po' più seria.
Per giorni, anziché discutere in che misura governare il fenomeno abbiamo discusso di rimpatri - non noi - rimpatri di massa, non come quelli che avete concordato con la Tunisia, sui quali ritorno tra cinque minuti (poi glielo spiego come ho inteso l'accordo con la Tunisia).
Per giorni abbiamo discusso di rimpatri e di tendopoli. Per giorni abbiamo discusso di tendopoli, o mi sbaglio? Per giorni! Quella che avete fatto costruire in Puglia è una tendopoli, o no? È una tendopoli a tutti gli effetti. Per giorni abbiamo distinto, cosa che lei ha ancora fatto, tra profughi e immigrati, e qui ha sostenuto che, in verità, questa distinzione è dentro gli atti del Governo, quelli che oggi il Governo assume con il Consiglio dei Ministri convocato nel primo pomeriggio.
Tutto questo è avvenuto in Italia e anche in Piemonte - anche in Piemonte - per responsabilità della maggioranza, anzi, principalmente sua e del partito che lei dirige (stia tranquillo, io l'ho ascoltata con molta calma).
Al contrario, altre Regioni italiane - voi non c'eravate in quella battaglia, penso alla Toscana, ma potrei fare altri esempi - e il Partito Democratico, di fronte alle dichiarazioni "fora da i ball", hanno chiesto quattro cose.
Gliele ricordo tutte e quattro e poi vediamo chi è coerente rispetto agli atti di Governo compiuti: mettiamo insieme le affermazioni di principio e le cose che abbiamo deciso.
Primo. Si è detto di ricercare un accordo con la Tunisia. Dice il Partito Democratico e dicono alcune Regioni. Un accordo che, colleghi abbiamo tutti contezza che si tratta di un accordo problematico, perché il fatto che adesso si dica che l'accordo ha risolto le questioni, può dirlo uno che vuole affrontare la questione con faciloneria, che vuole fare un po' di propaganda o che vuole prendere questo accordo come il toccasana, ma noi sappiamo che non è così. Noi sappiamo che un accordo come quello che andava fatto ha delle problematicità, non ultimo il fatto che la Tunisia è stata invasa - uso un termine sbagliato - da 200 mila libici in questi giorni. Non 17.500, ma 200 mila! Immagino, quindi, con quale difficoltà l'Italia possa poi gestire un rapporto con quel Paese.
Ciò detto, l'accordo deve essere sottoscritto, ma le norme sul pattugliamento ed altro varranno da oggi in poi. Ci auguriamo che quelle norme possano avere una qualche efficacia. Ricordo a tutti che siamo in presenza di un Paese con quei problemi e di un quadro generale che lascia molti punti interrogativi.
Secondo, abbiamo detto da subito (e oggi il Governo lo adotta): applicate l'articolo 20 - status provvisorio, Presidente - a tutti profughi e immigrati; e questo farà oggi il Governo. Ho letto in questo momento il documento della Conferenza delle Regioni in cui si parla di applicazione dell'articolo 20 che riconosce uno status ai profughi e agli immigrati, sapendo che non è vero che il riconoscimento di status provvisorio consentirà a questi cittadini di andare in qualsiasi altro Paese d'Europa; tant'è vero che il Governo italiano ha messo in cantiere nei prossimi giorni un incontro con il Governo francese, e in particolare con il Presidente della Repubblica Sarkozy.
Terzo, dicemmo in quell'occasione: abbandoniamo la linea delle tendopoli e immaginiamo invece di ospitare questi cittadini - naturalmente attraverso l'impegno e il coinvolgimento delle associazioni di volontariato presso i Comuni italiani e nel territorio delle Regioni italiane diffondendo questa presenza; per tantissime buone ragioni. Noi abbiamo detto questo, nei giorni scorsi. E oggi si dice: primo, che si applica l'articolo 20; secondo, che si rinuncia e si abbandona l'idea delle tendopoli; terzo, che si affronta la questione attraverso un rapporto forte con gli Enti locali (tutti compreso il Piemonte, mi è parso di capire).
Guardate che, per quanto ci riguarda, questo è ciò che abbiamo sostenuto per settimane, su questa questione: per settimane l'abbiamo sostenuto, come Partito Democratico, mentre dall'altra parte c'era una polemica molto forte sul fatto che il problema era il rimpatrio, ignorando che c'era invece un problema drammatico di gestione di questa vicenda e del fenomeno, che riguarderà l'immediato ma anche il futuro; indipendentemente da come l'accordo con la Tunisia funzionerà. Tutti ci dicono, infatti, che il problema degli sbarchi è un problema che segnerà per molto tempo ancora, la vicenda del nostro Paese e non solo del nostro.
Certo - ho finito, Presidente - c'è il problema dell'Europa, di cui lei non ha fatto menzione, forse perché ha ritenuto di non porre questo problema. Ma io penso che abbiano ragione coloro i quali hanno sostenuto che vi è un problema di coinvolgimento dell'Europa, perché - badate - la questione non può essere risolta altrimenti. Constato, però, due cose. Ieri la Commissaria europea all'Immigrazione ci ha spiegato sui giornali che in due anni l'Europa ha destinato risorse importanti all'Italia per gestire il fenomeno; ha detto che l'Europa è pronta a stanziarne altre, aggiungendo "purché ci vengano richieste": è sui giornali, non sono cose che mi invento io. E poi faccio una considerazione politica.
evidente che l'Europa non può non avere un ruolo in questa vicenda ma dell'Europa non potete ricordarvi soltanto quando fa comodo, o quando c'è un problema, perché la nostra capacità di contare lì dentro è direttamente proporzionale al fatto che l'Italia stia in Europa e abbia una politica per stare in Europa. Non possiamo un giorno sì e l'altro anche immaginare l'Europa come qualcosa che soffoca il nostro Paese, lo ostacola e poi pensare che, di fronte ad una crisi che richiede risposte globali l'Europa sia pronta a riconoscere credibilità a un Paese che in realtà il più delle volte si sottrae ai suoi doveri europei! Faccio un'ultima considerazione, Presidente. Vorrei sbagliarmi, ma ho quest'impressione: che in questa vicenda la preoccupazione dei Governatori del Nord sia stata per alcuni giorni quella di scaricare il problema sulle Regioni del Sud. Guardate, ho quest'idea: che voi abbiate pensato "teniamoci il più lontano possibile dal problema", per dimostrare naturalmente - che non c'era una contraddizione tra le cose che dichiaravate e quelle che sarete invece costretti a fare. Immagino che sia questo il problema, o no? È evidente, infatti, che è emersa una contraddizione tra ciò che avete dichiarato e il fatto che oggi invece dovete giustamente rimboccarvi le maniche, fare la vostra parte e tentare insieme ad altre Regioni, di dare una risposta piemontese; com'è giusto che sia. Noi, infatti, vi diciamo che è giusto dare una risposta come Regione Piemonte, insieme ad altre Regioni; e non pensiamo che sia giusto che il Piemonte si tiri fuori da questa discussione: deve starci fino in fondo con le sue responsabilità, governando un fenomeno che naturalmente è complesso.
Però vede, Presidente: lei ci ha annunciato stamattina - e io considero questo un fatto positivo - di aver parlato con la Caritas, con il Vescovo e immagino anche con i Presidenti delle Province del Piemonte e con qualche Sindaco...



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



RONZANI Wilmer

Se non l'ha fatto, spero lo faccia nelle prossime ore, perché un piano si costruisce così: un piano che voglia distribuire sul territorio una presenza diffusa di cittadini - profughi o clandestini - si fa coinvolgendo il territorio nel suo complesso. Constato che, mentre altre Regioni - caro Presidente, non le cito la Toscana perché potrei essere accusato di partigianeria - questo piano lo stanno realizzando da alcuni giorni e sono state decisive nel rapporto con il Governo, noi questa questione la poniamo oggi per la prima volta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Intanto intendo anch'io - a nome del Gruppo del Popolo della Libertà ma penso a nome di tutti i presenti in quest'aula - associarmi al cordoglio per la scomparsa di queste vittime nei mari del Mediterraneo: gli ultimi di una lunga serie che in questi anni abbiamo dovuto - ahimè - constatare vittime soprattutto - ma qui bisogna essere chiari - di un'illusione: che l'Italia e l'Europa possano essere il loro paradiso, la risoluzione di tutti i loro problemi economici, sociali e politici. Questa è una grande illusione che dobbiamo cercare con i Governi di quelle zone - soprattutto dell'Africa settentrionale - di sfatare.
L'Europa e l'Italia hanno sì bisogno di alcune presenze di immigrati per coprire alcune mansioni professionali che gli italiani e gli europei non vogliono più fornire, ma sono figure limitate, anche numericamente.
Questo infatti è il grave errore, questa è la grave illusione che colpevole anche una parte della politica europea, e soprattutto la vostra parte - ha consentito che si diffondesse in queste popolazioni. Per questo oggi noi ci troviamo nella situazione in cui molti vengono e vogliono venire in Italia, in Francia, in Europa - poi abbiamo visto che la Francia come al solito, interpreta la solidarietà europea in maniera molto singolare - non tanto perché sono dei profughi o dei rifugiati politici, ma nell'illusione di trovare un benessere che difficilmente troveranno.
Ebbene, mi pare che il Presidente Cota abbia fatto un'ottima ricostruzione di come si è evoluta la situazione in queste settimane e in questi giorni. Si tratta di una situazione molto complessa, per cui ha fatto bene il Governo Berlusconi - con il Ministro Maroni - a tenere inizialmente un atteggiamento molto prudente sulla crisi politica libica perché il contrario ovviamente avrebbe determinato una serie di conseguenze molto complicate e molto pesanti per il nostro Paese, che aveva dei rapporti di collaborazione economica, ma anche perché eravamo coscienti della friabilità della situazione politica in quel Paese.
Il fatto che - notizia di queste ore - gli Stati Uniti abbiano deciso un certo disimpegno dal conflitto, che è stato provocato soprattutto dagli inglesi e dai francesi, la dice lunga su come è complessa la situazione in Libia e su come è incerto anche l'esito degli eventi bellici.
L'atteggiamento prudente non è stato un atteggiamento di disinteresse, di indifferenza o di incapacità, ma è stato dettato proprio dal fatto che era una situazione molto complessa ed estremamente difficile da gestire.
Bisognava distinguere - come ha detto il Presidente Cota - tra coloro che sono dei rifugiati politici che scappano da quelle zone per veri motivi politici e coloro che invece scelgono solo l'occasione e l'opportunità per cercare un'illusoria migliore situazione economica e sociale.
Quindi, da questo punto di vista, siamo stati molto rassicurati dal Presidente Cota, il quale ha detto che le Regioni sono state coinvolte soltanto per quanto riguarda i rifugiati politici e i minori, e che inoltre è stato chiesto un intervento da parte delle Regioni.
Mi pare di capire che siano già stati ipotizzati alcune ipotesi di accoglienza nei centri della Caritas, per numeri limitati, perché i rifugiati politici provenienti da quelle zone sono un numero molto, molto esiguo.
Inoltre, vi è una cabina di regia, che, come è stato detto, dovrebbe soddisfare un po' tutte le parti politiche, e non prevede soltanto la parte governativa (la Conferenza Stato-Regioni), ma anche gli Enti locali, i Comuni. Quindi, mi sembra che l'attività del Governo e quella di supporto della Regione Piemonte ad essa competente sia stata più che adeguata.
chiaro che la situazione evolve di giorno in giorno. Il problema degli sbarchi, il problema dei clandestini c'è e ci sarà ancora nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e nei prossimi anni. L'unica seria politica è quella di cercare di agevolare i processi democratici all'interno di quei Paesi, perché molto probabilmente, se diventano pienamente democratici, probabilmente miglioreranno le condizioni economiche delle fasce sociali più povere.
Mi sembra giusta la strada intrapresa in questi giorni dal Presidente del Consiglio e dal Ministro Maroni di cercare di chiudere un accordo serio con la Tunisia, cosa che si sta facendo in queste ore, nella direzione di limitare e di interrompere gli sbarchi sulle coste siciliane e sulle coste delle altre isole italiane, con un pattugliamento congiunto, come era avvenuto in passato con buoni risultati.
Uno dei meriti del nostro Governo è sicuramente di aver voluto fare una serie di pattugliamenti congiunti, con motovedette tunisine, libiche e a volte anche egiziane, per impedire che questi barconi partissero dai Paesi dell'Africa nord-orientale.
Quindi, occorre insistere su questa strada, da un lato, ma dall'altro occorre un piano serio di aiuti, in particolare per la Tunisia, che con molta fatica sta cercando di diventare una nazione pienamente democratica.
Ci vogliono degli aiuti economici e sociali seri, con dei controlli. In passato sono stati dati molti aiuti specialmente ai Paesi africani, poi però l'esito dei flussi finanziari che partivano dall'Europa e che arrivavano in queste nazioni era sempre un po' incerto. Bisogna invece dare degli aiuti e poi verificare concretamente che questi aiuti servano a migliorare le condizioni sociali di quei popoli.
Soltanto in questa maniera, con una seria collaborazione economica, con un'assistenza seria e non falsamente buonista e con un controllo rigido attraverso i pattugliamenti congiunti delle coste dell'Africa nord orientale, riusciremo a controllare e a contenere l'esodo e l'arrivo dei profughi.
Mi stupisce, avendo ascoltato un intervento che mi ha preceduto, le critiche per aver creato nel Meridione d'Italia alcune o una tendopoli in particolare. Ma cosa dovevamo fare? Quando questi disgraziati erano a Lampedusa accampati sulle banchine del porto di Lampedusa il Governo era criticato di inerzia e incapacità, perché c'erano problemi igienico sanitari, con il pericolo di diffusione di malattie. Ebbene, il Governo con grande efficienza - almeno questo riconoscetelo - in cinque o sei giorni è riuscito a liberare dalla presenza di questi profughi il porto di Lampedusa e a trovare ovviamente una sistemazione provvisoria. Non poteva essere che attraverso una tendopoli.
Mi pare che il provvedimento giuridico che si intende adottare o che è stato adottato, quello del permesso di soggiorno per motivi umanitari all'interno dei Paesi che hanno firmato il trattato di Schengen, sia una soluzione politica e umanitaria molto equilibrata e di buon senso, tale da permettere di gestire un'emergenza, perché questa è sicuramente un'emergenza.
Ma deve essere un'emergenza? Spero e chiedo che la Regione Piemonte metta in discussione questa distanza dell'Europa. È un'emergenza che non può essere vissuta solo a livello nazionale. Bisogna che l'Europa faccia la sua parte. Adesso ha incominciato a farla, ma l'ha fatta molto in ritardo nonostante le nostre sollecitazioni nelle settimane scorse. Forse, perch non è proprio l'Europa che noi desideriamo. È per il momento un'Europa molto dei banchieri, è un'Europa monetaria; noi invece vogliamo un'Europa di popoli, un'Europa che si interessa davvero dei problemi sociali, dei problemi della gente. Un'Europa non distante dalle proprie regioni e dalle proprie nazioni.
Quindi sono sicuro che la Regione Piemonte, di concerto con il Governo nazionale, come lo sta facendo, nell'ambito anche degli organismi della Conferenza Stato-Regioni e anche degli organismi che coinvolgono gli Enti locali, seguirà una linea, che è quella che è stata evidenziata dal Presidente Cota, di giusta attenzione, di giusto coordinamento con le decisioni prese a livello nazionale, ma sempre anche con un occhio vigile nel senso cioè che ognuno deve fare la sua parte, nessuno deve fare il furbo. Tutte le regioni di qualsiasi latitudine geografica o di colore politico devono fare la propria parte, se ci sarà una fase di accoglienza soprattutto per i rifugiati politici, e soprattutto l'Europa finalmente deve e dovrà sempre di più fare la propria parte.
Un'Europa non matrigna, ma madre dei popoli italiani, come anche del popolo piemontese.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Grazie, Presidente Cota, di essere qui in Consiglio.
Devo dire che abbiamo trovato i suoi toni certamente moderati, però un po' stridenti con quello che stiamo leggendo oggi sui giornali; è stato richiamato dal collega Ronzani, e anche noi ci uniamo al cordoglio per questa ennesima strage al largo di Lampedusa di altri almeno trecento immigrati.
In questo senso, crediamo che ci debba essere una sensibilità diversa una sensibilità che faccia parlare di una strage che continua ad avvenire tutti i giorni. Vorrei ricordare, e non so se il Presidente Cota abbia modo di averne contezza, purtroppo che il Mediterraneo è un cimitero a cielo aperto, una situazione che la politica deve in qualche modo affrontare; una situazione che, per esempio, ci ha fatto chiedere al Comune di Torino di intitolare una piazza ai martiri di Portopalo, 283 persone morte nel Mediterraneo nel 1996, alla vigilia di Natale.
Quindi in questo senso - non me ne voglia, Presidente - troviamo stridente il suo linguaggio, seppure lei dice essere stato utilizzato da altri, quando lei parla di "chiusura dei rubinetti" e di "svuotamento di una vasca". Lo troviamo veramente poco coerente con questa tragedia che oggi è nuovamente avvenuta e che, purtroppo, ci vede tutti i giorni fare un triste conteggio.
In questo senso pensiamo che si debba andare con una sensibilità che è quella di rispondere ad un'emergenza umanitaria che purtroppo non è più un'emergenza e che non deve far distinguere fra il tema immigrati o profughi, ma debba far sì che, finalmente, l'Italia, ma certamente anche l'Europa abbiano delle politiche.
Registriamo positivamente - questo non possiamo non dirlo - il cambiamento di rotta del Governo che c'è stato in questi giorni, quindi il "no" alle tendopoli e il "no" al modello Manduria, che si è dimostrato altamente inefficace. Ricordo che ci sono state le dimissioni del Sottosegretario Mantovano, quindi l'efficacia cui faceva riferimento il Capogruppo Pedrale effettivamente non c'è stata.
Adesso si parla di uno stretto raccordo tra la Protezione Civile e gli Enti locali, e di un nuovo elemento che è il permesso temporaneo.
Non me ne voglia, Presidente, ma lei, non più tardi di domenica, in un'intervista a la Repubblica aveva dichiarato di essere assolutamente contrario ai permessi temporanei e che l'unica soluzione era mandare indietro quelle persone.
Siamo contenti di questo ravvedimento, perché pensiamo che la sua dichiarazione facesse un po' il verso al "fuori dalle balle" - mi spiace dirlo qui - del suo leader Bossi, che oggi ha affermato: "Siamo costretti a fidarci della Tunisia"; affermazione molto discutibile, essendo espressa da un componente del Governo.
Mettiamo da parte queste considerazioni, che magari sono anche considerazioni di stile, e pensiamo effettivamente a quello che devono dimostrare il Governo italiano e quello piemontese, che hanno certamente dei rappresentanti importanti negli esponenti del suo partito.
Ci fa piacere che venga accolta la proposta che la settimana scorsa era stata avanzata da Dovis, esponente della Caritas, il quale chiedeva di provare a portare avanti un modello di distribuzione sul territorio facendo riferimento ai Comuni piemontesi; un modello di accoglienza umana sul territorio, lasciando da parte le tendopoli.
già stato richiamato dai colleghi il modello toscano, che è quello che fa un po' da riferimento.
Mi permetto di ricordare altre esperienze: il Comune di Riace, che viene ricordato come un altro esempio di accoglienza; un'accoglienza diversa, tra l'altro ripresa in un documentario da Wim Wenders, un modello nel mondo che ha fatto diventare il Comune di Riace famoso per la sua accoglienza umana.
Presidente, non ci accontentiamo di quanto lei ha portato in quest'aula nella sua dichiarazione iniziale; certamente abbiamo la possibilità di collaborare con la Caritas, e oggi pomeriggio, se non ricordo male, ci sarà un incontro per capire come coordinare le azioni, però ci aspettiamo che la Regione faccia da riferimento per le Province e i Comuni ed attivi un coordinamento degli Enti locali disponibili all'accoglienza, mettendo in pratica quel modello: un'accoglienza diffusa, lasciando da parte le polemiche dei giorni passati, che hanno visto le rincorse tra chi voleva fare il più bravo della classe.
Questo sarà anche stato un limite, ma adesso dobbiamo andare al di là della cronistoria di quanto è avvenuto e dobbiamo cercare di capire cosa può essere messo in pratica da parte della Regione Piemonte.
Fino ad ora c'è stata una situazione di squilibrio fra le Regioni, fra quelle che hanno dato la propria possibilità di accoglienza, ed è stata considerata come Regione più disponibile, a nord, la Toscana; adesso occorre che la responsabilità sia diffusa fra tutte le Regioni, e mi sembra che la sua relazione iniziale sia andata in questa direzione.
Desideriamo, però, nelle sue repliche, indicazioni più concrete, che diano l'idea - questo me lo lasci dire - che anche il suo partito è un partito di governo, e quindi non solo di lotta, perché questo tema ci preoccupa.
un tema che viene anche usato e strumentalizzato in campagna elettorale. Siamo alla vigilia della campagna elettorale e crediamo che questo sarebbe un brutto modo della politica di provare a dare delle risposte a problemi molto seri, che purtroppo ci fanno parlare in questi giorni di emergenza, ma in realtà si tratta di affrontare un problema che sappiamo non essere emergenziale.
Non a caso, ho citato all'inizio del mio intervento i martiri di Portopalo, perché è una questione che l'Italia e l'Europa devono affrontare seriamente.
In questa direzione, riteniamo che la Lega, con il Presidente Cota e con questo Governo, debba dare una prova di responsabilità, a difesa dell'accoglienza e della solidarietà ed anche a difesa della legalità.
Voglio ricordarle, Presidente - lei non era presente - che martedì scorso abbiamo discusso tutta la giornata sulle quote latte: tema controverso, che ha visto il suo partito non certo a difesa della legalità.
In questo senso, vorremmo che ci fosse una coerenza di comportamento che veda la difesa della legalità in tutti i suoi aspetti, sia sulle quote latte sia certamente sul tema dell'immigrazione, senza dimenticare che si tratta di persone che cercano di portare nel concreto, in un progetto di vita, quello che può essere un sogno; un sogno che molte di queste persone non potranno più realizzare, perché non ci sono più. E non m'interessa se fossero più nelle acque territoriali di Malta o in quelle italiane: purtroppo sono persone che non avranno più un futuro; tra l'altro, tra queste persone, ci sono anche dei bambini.
Spesso, nelle discussioni che avvengono anche in altri ambiti, si dice che si tratta di persone adulte, che non si sa bene per quale motivo vengano verso l'Italia. In questo caso, c'erano delle famiglie, che non avranno più un futuro, e di questo la politica deve farsi carico più seriamente e con maggiore responsabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente, e buongiorno, Presidente della Giunta.
Presidente Cota, non intendo fare un discorso polemico; non intendo criticare, in questa occasione e su questo argomento, il suo operato n quello del suo partito né quello della maggioranza.
Lo facciamo su altri versanti, in altre occasioni e su altri argomenti.
Ritengo che questo argomento richieda necessariamente un confronto serio, aperto e leale, affinché risolva dei problemi ormai vetusti e complessi.
Al di là del cordoglio e della solidarietà per quanto è accaduto nello specchio del Mediterraneo ieri - per le vittime - voglio estendere il cordoglio a tutte le vittime della guerra, in tutto il Paese africano e in tutto il mondo.
da qui che voglio partire, per non limitarmi a dire: "Presidente Cota, dobbiamo fare qualcosa anche in Piemonte, dobbiamo attivarci per mettere a punto dei sistemi di integrazione".
Voglio andare un po' più a monte e, se mi consentite, voglio iniziare con due citazioni.
La prima è del leader africano Thomas Sankara, in un discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del 1984 (sono solo due righe): "Abbiamo scelto di ricercare le migliori forme di organizzazione adatte alla nostra civiltà, senza diktat esterni per creare le condizioni di una dignità all'altezza delle nostre ambizioni, democratizzare la nostra società, aprire gli spiriti su un universo di responsabilità collettiva per osare di inventare l'avvenire".
La seconda è di Patrice Lumumba, altra vittima illustre del riscatto sociale ed economico del continente africano, che il 30 giugno 1960 affermava: "Abbiamo conosciuto la spoliazione delle nostre terre, in base a pretesi testi legali che non facevano che sanzionare il diritto del più forte. Veglieremo affinché i frutti della nostra terra vadano veramente ai nostri figli".
da qui che voglio partire per dire che c'è un sistema del tubetto del dentifricio - mi permetto di definirlo tale, senza volerlo minimamente semplificare -per cui se c'è pressione dal basso, il prodotto fuoriesce dall'alto.
Perché dico questo? Perché noi ci stiamo limitando ad analizzare quello che sta accadendo nel nord Africa, quello che sta accadendo ai Paesi che si affacciano direttamente sul Mediterraneo quale l'isola di Lampedusa, la Tunisia e la Libia, ma non ci preoccupiamo di quello che accade a qualche centinaio di chilometri più in basso, dove, in questi giorni, un milione di profughi sta scappando dal marasma della Costa d'Avorio e si sta dirigendo verso il nord, verso i Paesi confinanti, ma non si ferma lì.
Come nel discorso della sicurezza dove non è giusto solo parlare di integrazione da una parte e di ordine pubblico dall'altra - si commetterebbe comunque un errore - è necessario contemplare questi elementi l'integrazione e l'ordine pubblico - con il rispetto della legalità.
Anche qui dico che non possiamo solo ridurci all'ultimo momento a parlare di emergenza e trovare una giustificazione nell'emergenza per non attivarsi nel modo migliore per far fronte a determinate situazioni: pensiamoci in tempo e pensiamo a far assumere all'Italia un ruolo internazionale diverso di maggiore autorevolezza e maggiore credibilità.
Troppo spesso come Italia - non mi rivolgo solo a questo Governo - ci limitiamo a ratificare quanto altri - che riteniamo troppo potenti rispetto a noi - pontificano e cercano di imporre e noi ratifichiamo. Questo lo facciamo nei confronti dell'Unione Europea, lo facciamo nei confronti dei vicini francesi, lo facciamo nei confronti dell'ONU. Non abbiamo la capacità per mancanza di credibilità e, ripeto, fuori da ogni polemica, non riguarda solo questo Governo, ma riguarda la politica estera che da decenni il nostro Paese, forse da sempre, è in grado di fare. Tutte le volte che abbiamo saputo, abbiamo voluto, legittimamente o illegittimamente, nel bene e nel male, sancire alleanze, siamo sempre stati considerati una palla al piede degli alleati, perché fa parte della cultura e della storia italiana.
Tuttavia questo non può scagionare, non può alleggerire, non pu rappresentare un alibi per i futuri Governi, perché l'Italia pu riscattarsi da questa posizione e assumere un vero ruolo di confronto con i propri partner europei e internazionali. In questo dobbiamo farci, tutti insieme, promotori di iniziative affinché, ad esempio, in Africa si superi la tendenza al neocolonialismo, si superi lo sfruttamento di quelle terre che, di per sé, sarebbero più che sufficienti per far vivere bene, lì, a casa loro, coloro che lì sono nati e abitano e vorrebbero abitare e non essere costretti a fuggire.
Ci dobbiamo opporre a questo tipo di politica, dobbiamo agevolare le politiche nazionaliste, a costo di litigare con i vicini partner. Noi, il colonialismo - al di là di quello che nel "ventennio" si è ritenuto di fare e che è finito come è finito - o non siamo in grado, per fortuna, di intraprenderlo, oppure non lo facciamo. In questo campo, su questo argomento, su questo tema, noi abbiamo l'autorevolezza e la credibilità per poterci imporre di fronte alle altre Nazioni e agli altri Stati. È da lì che dobbiamo partire. Che cosa significa dare 1.500, 2.000, 2.500 euro soldi a palate a questi Paesi confinanti? Non significa nulla. Noi dobbiamo attivarci ed essere parte diligente affinché parta dall'Europa, e quindi dall'Italia, un anelito ad un cambiamento di politica.
Ci sono Paesi africani che, di per sé, pensano con le loro risorse naturali ed agricole a sanare i bilanci di alcune Nazioni dell'occidente.
Questo non va più bene! È lì che dobbiamo batterci insieme, Presidente Cota, al di là delle sue ideologie, al di là delle sue idee, al di là delle sue, mi consenta di dire, velleità di carattere elettorale, di rispondere più o meno legittimante alla pancia dei cittadini su determinati argomenti.
Lei, come noi tutti, ha la responsabilità di volare più alto e di identificare più in alto le motivazioni che, a cascata, determinano questi marasmi a valle.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Cercherò di essere veloce, anche perché il Presidente Cota ha già illustrato in maniera assolutamente chiara quello che sta accadendo in merito alla situazione.
Voglio ricordare un paio di cose ai colleghi di quest'Aula. La prima.
Quando alcuni mesi or sono il Ministro Maroni diceva "attenzione, guardate che con quello che sta capitando ci ritroveremo assediati", eravamo accusati di cavalcare le paure, eravamo accusati, come adesso - ma ormai è un ritornello anche un po' stantio - di alimentare le paure ai fini elettorali. Poi si è avverato tutto.
La stessa cosa posso dirla al Consigliere Buquicchio. Quando vent'anni fa Bossi e la Lega dicevano "bisogna aiutarli a casa loro", ci si accusava di essere gretti, di essere egoisti, di non volere accoglierli e bla, bla bla come al solito. Siamo sempre coerenti, invece. A noi non importa nulla di calcoli elettoralistici, bisogna affrontare i problemi e cercare di risolverli.
Voglio rivendicare una cosa: "Fora da i ball" continua ad essere "fora da i ball" molto chiaramente. Lo sapete qual è il pregio di Umberto Bossi? Che sintetizza in quattro parole quello che i vostri leader, o presunti tali, dicono in quattro cartelle di documenti. Il discorso di chiudere i rubinetti e svuotare la vasca, è esattamente quello. Ricordatevelo, nessuna marcia indietro. Si fa quello, si fa quello cercando di farlo nel migliore modo possibile.
Nessuno poteva pensare che fossimo così stupidi di immaginare che "fora da i ball" significasse mettere le navi, sparare e quant'altro. Signori non siamo così deficienti! Forse lo dimenticate. Il resto significa esattamente quello e quello permettete, invece di fare condoglianze a posteriori, cui naturalmente noi ci associamo, significa impedire che accadano queste cose nel Mar Mediterraneo. Chiudere i rubinetti significa proprio questo, perché è inutile piangere dopo. Non bisogna permettere che queste persone vadano via, tra l'altro nella ricerca di cosa? Lo sappiamo benissimo e non mi dilungo. Chi sono queste persone? Noi non possiamo assolutamente accogliere queste persone, di cui tante, troppe, non cercano lavoro e tante, troppe al loro Paese hanno compiuto delitti (e questo lo andremo a provare con la loro identificazione).
Questo deve fare un Paese serio. Un Paese serio deve affrontare in questa maniera le situazione. In questa maniera! Quindi, signori, nessun passo indietro. È solo fare il lavoro seriamente.
Voglio solo ricordare due ultime cose.
Si è parlato della Toscana: la meravigliosa Toscana. La meravigliosa Toscana, a differenza del Piemonte, non ha un CIE, quindi incominci a prendersi questi profughi nelle tendopoli o nei centri che farà. Chiuso punto.
La differenza è che il Piemonte ha un CIE, con tutte le problematiche che ci sono giornalmente, anche alimentate da gruppi che voi avete tollerato per troppo tempo e che continuate a tollerare, soprattutto nella Città di Torino, perché i problemi CIE provengono soprattutto da questi gruppi che voi continuate a tollerare, e diciamo pure nome e cognome: Gabrio, Askatasuna, movimenti anarchici, che voi continuate a tollerare e che il vostro Sindaco Chiamparino continua a tollerare da anni.
Lo stesso Sindaco è l'unico che ha fatto vero allarmismo, volendo fare il primo della classe come al solito, perché ormai è abituato che se non è il primo della classe non può andare bene (al mattino, quando si sveglia deve studiare qualcosa per riuscire ad uscire sui giornali nazionali: questo ormai è il suo scopo). Lui, per fare il primo della classe, ha lanciato il discorso della tendopoli o forse all'Arena Rock, forse per cercare di utilizzarla, ma questo è un altro discorso che i giornalisti e qualche cittadino, non troppi per sfortuna, conoscono fin troppo bene.
Qui, signori, si sta lavorando. Se poi si vuole fare polemica è legittimo; è legittimo che l'opposizione faccia polemica, va benissimo però sappiate che la nostra linea è sempre sola una: da venti anni a questa parte è sempre solo una.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Proprio per rispetto al fatto che stiamo parlando di condizioni di persone, limiterò il mio intervento ad alcune note di approfondimento tecnico e ad alcuni impegni che credo la Regione dovrà assumere, sui quali intendo presentare un ordine del giorno alla fine della discussione.
Prima questione. Chicchessia la parola o l'opinione delle forze politiche, a oggi si può avere la stessa parola, ma si applicano tutti gli accordi condivisi tra le Regioni e il Governo italiano. Questi accordi non fanno riferimento al folclore delle dichiarazioni del Consigliere Carossa ma a norme e a regole precise. Stiamo quindi a queste norme e a queste regole precise.
In questa ultima settimana, il Presidente Cota ci ha richiamato spesso alla distinzione tra immigrazione e la condizione di profugo e richiedente asilo. È un richiamo che conosciamo, perché le leggi nazionali e quelle europee, nonché il dettato della nostra Costituzione, ci hanno messo nella condizione di conoscere qual è la condizione di tutela umanitaria dovuta ai richiedenti asilo.
Sarebbe troppo facile per me, dopo aver ascoltato le lezioni da parte del Presidente Cota, ricordare, come ho fatto, gli interventi realizzati dalla Lega al Consiglio comunale di Torino quando ci si occupava dei richiedenti asilo ospitati nella caserma di via Asti. Ma non voglio farlo per non rendere ancora più torbido il quadro della nostra discussione quindi torno alla questione centrale.
Le Regioni hanno un accordo con la Libia rispetto all'accoglienza, in termini di protezione umanitaria, e verso il Governo, impegnandosi nell'accoglienza dei richiedenti asilo provenienti dalla Libia, nonché per i minori non accompagnati.
Per quanto riguarda i programmi di protezione umanitaria, esiste una responsabilità nazionale che riguarda l'impegno ad adottare programmi di protezione umanitaria finanziati dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha sede presso il Governo europeo.
L'Italia, negli ultimi due anni, è stata al 14° posto nell'accoglienza dei richiedenti asilo, rispetto ai 44 Paesi occidentali verso i quali si muovevano questi flussi migratori. L'Italia, oltretutto, non ha chiesto i fondi per il funzionamento dei programmi di protezione umanitaria.
La prima questione - su cui gradirei avere una risposta prima della fine della seduta - è la seguente: nella nostra responsabilità di accoglienza, che pare intendiamo svolgere negli accordi con il sistema delle organizzazioni di privato sociale che già promuovono programmi di accoglienza umanitaria, quale sarà l'impegno della Regione Piemonte, in termini di sostegni economici (accoglienza abitativa, frequenza corsi di lingua ed inserimenti lavorativi)? Questi tre sono le prerogative dei programmi di accoglienza umanitaria per richiedenti asilo previsti dalla nostra legge e dal nostro Governo.
Dato che non risulta, in questa Regione, alcuna iniziativa economica su questo tipo di programma, stante anche l'esclusione del finanziamento della legge regionale sull'immigrazione, nel momento in cui il Presidente dichiara di essere impegnato alla pari di altre Regioni, vorrei sapere con quali risorse, visto che le risorse vengono ristorate dall'accesso dell'Italia al fondo appositamente dedicato, ma acceso che l'Italia non ha richiesto.
Seconda questione: minori non accompagnati, tema che conosco molto bene per esperienza professionale.
Desidererei, da questo punto di vista, conoscere la dimensione del problema, e in particolare la dimensione che ci tocca; individuare quali sono le situazioni di inserimento residenziale valutate dall'amministrazione regionale o dalle amministrazioni comunali; nonché le diverse modalità di affido, di inserimenti scolastici e di affidi diurni o residenziali, che fanno parte del programma sui minori non accompagnati.
Non si limita al titolo, l'impegno di una Regione, quando si dice: "Aderiremo a quella richiesta da parte del Ministro Maroni".
Altra questione, che è il secondo campo del ragionamento. Nell'arco della settimana abbiamo assistito ad una situazione che probabilmente denota tutte le debolezze dell'emergenza, ma anche tutta la debolezza di un sistema politico, quale il nostro, a gestire il tema dell'immigrazione avendolo a lungo voluto rimuovere, o avendolo voluto, a lungo strumentalizzarlo.
Siamo quindi passati da una situazione in cui il Ministro Maroni chiedeva i siti al Ministero dell'Interno, allestiva tendopoli temporanee e chiedeva il coinvolgimento delle Regioni, delle Province e dei Comuni, ad una situazione che si illudeva di fermare le sofferenze e l'emigrazione umana con accordi internazionali tra "statisti".
Finalmente, nella situazione attuale si giunge ad un principio di ragionevolezza, quello già contenuto nella legislazione europea: il fatto che sia possibile, in particolari condizioni (e vorrei vedere se i sommovimenti del Nord d'Africa non sono particolari condizioni) prevedere situazioni di protezione temporanea, che durano uno o due anni, contemplati dalla Direttiva europea del 2001. Non si vuole fare riferimento alla Direttiva europea del 2001, che pure è questione richiesta dalle altre Regioni? Si fa riferimento alla legislazione nazionale, cioè al richiamato articolo 20.
Ora siamo in questa situazione, una situazione ragionevole, esattamente per le stesse questioni che il Presidente Cota ricordava: molte persone che transitano in Italia tendono al ricongiungimento con nuclei familiari in Francia o in Germania. È assolutamente ragionevole, perché stiamo parlando di una condizione di partenza da luoghi coinvolti da sommovimenti civili e militari, che però non può avere la logica conseguenza di dire che la nostra Regione non sarà toccata.
Questo è il tema lasciato insoluto e sospeso dalla comunicazione del Presidente Cota. Se siamo in applicazione della particolare condizione di protezione umanitaria, questi elementi che tutelano queste condizioni personali potranno toccare tutti i territori dello Stato italiano; in particolare lungo un percorso di riavvicinamento con i nuclei familiari degli altri Paesi europei. E questa volta - ci dispiace per chi sta al mare, noi stiamo in montagna - il tema infelicemente addotto nei confronti della popolazione di Lampedusa evidentemente non ci salvaguarderà.
Allora, prima di arrivare tra una settimana, due settimane, un mese a gestire di nuovo in emergenza una condizione che già oggi possiamo prevenire e prevedere, la Regione Piemonte prenda atto di essere, come le altre Regioni d'Italia, non solo interessata dai due doveri istituzionali sui richiedenti asilo e sui minori non accompagnati, ma anche interessata dal tema della permanenza di quelle persone che godranno di quella particolare protezione umanitaria derivante dallo stato di crisi dei Paesi dai quali provengono, che non sono trattenibili nei CIE.
Il fatto quindi che la nostra Regione - attraverso la presenza nel Comune di Torino - abbia un Centro di Identificazione e di Espulsione nulla ha che fare con il tema della Tunisia e quindi prendiamo atto che ne saremo coinvolti; con la stessa serena e civile modalità con la quale ci apprestiamo a operare nei confronti della Libia: cioè attraverso l'attuazione di un programma di accoglienza umanitaria con le caratteristiche di libertà, di tutela e di organizzazione di programmi individuali, che è l'unica condizione che rende temporanee quelle presenze facendo in modo che il sistema della rete di accoglienza pubblica, del privato-sociale e del volontariato sia attivata - come ha detto la Caritas 15 giorni fa, senza aspettare i pronunciamenti di nessuno statista - con le modalità dei piccoli nuclei, della serena quotidianità dei servizi che sono tipiche di uno Stato civile e che sono le uniche che non creano insicurezza.
Credo che noi dovremo, alla fine del dibattito, pronunciarci anche su questo aspetto ed è mia intenzione promuovere un ordine del giorno che mentre assume i temi doverosi della Libia e dei minori, impegni la Regione nella direzione del resto di questi flussi migratori, così come altre Regioni hanno fatto.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Primaria "E. Novaro" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e i ragazzi della classe V B della Scuola Primaria "E.
Novaro" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Profughi provenienti dall'Africa settentrionale" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sulle comunicazioni del Presidente Cota.
La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Grazie molte, Presidente. Credo che questo sia un dibattito molto importante, perché è giusto che le Amministrazioni locali e anche le Regioni si occupino di cose concrete come i trasporti, la sanità, eccetera ma anche di vicende che hanno un tasso di drammaticità e di umanità enorme come questa. Innanzitutto, quindi, anch'io mi aggiungo al cordoglio per la tragica perdita di vite umane: ogni vita umana che si spegne in ogni parte del mondo è una tragedia per ognuno di noi.
Come secondo elemento, seguendo i vari interventi, voglio esprimere al Presidente Cota il mio apprezzamento per la comunicazione svolta, per gli accordi presi, per il meccanismo virtuoso innescato. La collega Artesio citava la Caritas e ne sono contento. Ogni tanto battibecchiamo perché a lei va bene una parte delle posizioni della Chiesa: mi diceva che non va tanto bene quando condanniamo i gulag, ma vanno bene alcune altre posizioni; io invece dico: cara Eleonora, a me vanno bene tutte le posizioni della Chiesa; la Chiesa non è un mandarino da cui si prende uno spicchio per volta, quello che piace; a me vanno bene tutte le sue posizioni, anche in questo caso.
Cito queste dichiarazioni dell'Arcivescovo: "Prima del diritto e della politica esiste un imperativo etico che impone alle persone, agli Stati e alle loro articolazioni come gli Enti locali di farsi carico dei diritti umani fondamentali di tutti; a prescindere dalla nazionalità, dalle condizioni giuridiche, in particolare quando in gioco è la dignità della persona umana". Io sono assolutamente d'accordo. Trovo che il nostro Arcivescovo si sia mosso con grande intelligenza e grande umanità, anche perché ha fatto una cosa molto scomoda e molto coraggiosa, una cosa che oggi non usa più da nessuna parte: ha chiesto ai singoli cittadini cristiani o non cristiani - di farsi carico delle responsabilità umane e morali dell'emergenza.
Noi siamo abituati - probabilmente da decenni non solo di statalismo (che c'è), ma anche di egoismo e di indifferenza - a pensare sempre che il problema riguardi qualcun altro: se c'è un'emergenza di legalità riguarda qualcun altro, se c'è un'esigenza di solidarietà sociale riguarda qualcun altro e così via. Allora, io credo che solo dei cittadini che facciano il loro dovere morale e abbiano questa sensibilità possano contemporaneamente richiedere allo Stato uguale sensibilità. L'Arcivescovo Nosiglia, quindi dice: "In questo momento affrontare l'emergenza dei rifugiati è indispensabile, ma anche in questa circostanza le nostre comunità cristiane devono mostrare quanto grande sia la loro determinazione nell'assumersi concretamente il carico o - meglio - il debito di amore e di solidarietà di cui sono sempre state capaci. La Chiesa opera già in concreto verso tanti immigrati e rifugiati. Ora, di fronte a quest'emergenza, deve attivarsi con le sue comunità e l'impegno del volontariato".
Ecco, mi domando se quest'appello riguardi solo i cittadini cristiani o tante altre realtà di solidarietà. Vedo una bellissima scuola, dove ci sono espressioni di tutte le culture: è una realtà educativa forte. La domanda è: soltanto le comunità cristiane devono farsi carico di questo, o c'è una società civile? Conosco e stimo alcuni colleghi come Stefano Lepri - mi permetto di citarlo - che è un esempio positivo di lavoro civile e sociale su questi temi, anche come amministratore. Bene: non possiamo chiedere alla comunità complessiva? Non sarebbe una grande sfida chiedere come Consiglio regionale che le istituzioni facciano la loro parte, ma che anche la comunità civile lo faccia? Il nostro Arcivescovo l'ha fatto: si è rivolto con coraggio e vigore alla comunità cristiana. Perché non rivolgerci noi a tutta la comunità civile, complessivamente? Termino perché non voglio essere molto lungo. Sono contento - e ringrazio ancora il Presidente Cota - per il rapporto stabilito con Caritas e Diocesi, perché le realtà civili e sociali vanno rispettate ma giustamente anche chiamate alla responsabilità: mi sembra un segnale molto positivo ma - ripeto - su vicende come queste si gioca proprio la nostra dignità umana, più che quella politica.
Allora, occorrono una risposta a quest'emergenza, uno sforzo e un'attenzione. Non possiamo commuoverci quando vediamo "Schindler's list" o leggiamo delle peripezie durante il secondo Conflitto Mondiale degli ebrei e poi, quando le cose ci riguardano da vicino, non essere sensibili.
Umilmente rivendico che da questo punto di vista l'umanesimo cristiano è a 360 gradi, non a 180. Rivendico che abbiamo segnato una differenza - faccio solo questa citazione per il passato - quando alcune parti politiche sostenevano solo i "loro" rifugiati.
Ricordo che fummo aggrediti ad una manifestazione contro Pinochet per il solo fatto che gridavamo "Cile libero" e non "Cile rosso": fu considerata una provocazione gravissima. Sì, ne avete fatta di strada, ma noi, invece, siamo coerenti da allora.



LEO Giampiero

MULIERE Rocco (fuori microfono)



LEO Giampiero

Noi gridavamo "Cile libero"!



LEO Giampiero

Va bene: ci picchiavano degli altri, che dicevano che erano "veri comunisti". Hai ragione. Devo dire che il servizio d'ordine...



PRESIDENTE

Concluda, collega Leo!



LEO Giampiero

Quanti minuti ho?



PRESIDENTE

Cinque minuti.



LEO Giampiero

Ma perché hanno parlato otto o nove minuti, prima?



PRESIDENTE

I Capigruppo hanno a disposizione dieci minuti, gli altri Consiglieri cinque.



LEO Giampiero

Essendo io rispettoso delle gerarchie - non solo ecclesiastiche, ma anche civili - mi taccio subito, dicendo che comunque uno sforzo di umanità la Chiesa ce lo chiede e la comunità civile può farlo suo. Il Consiglio regionale - ha ragione il collega Muliere, poi gliene darò atto - si muova in questa direzione. Grazie, colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Voglio partire da un ragionamento che già altri colleghi hanno ripreso, senza tornare su alcune questioni che sono già state oggetto di interventi precedenti.
La prima riflessione è la seguente: non possiamo non partire da quello che è successo in una parte dell'Africa; un fatto straordinario, epocale.
I movimenti di persone, di giovani, di donne che si sono ribellati contro le dittature per riconquistare la propria libertà è un fatto straordinario, di cui deve tenere conto l'Europa, il mondo intero.
Nei rapporti con quei Paesi, questo è il primo elemento importante. Non si può non partire da questo e, se oggi l'Italia e l'Europa devono affrontare questa situazione, perché sono accaduti quei fatti, beh affrontiamola, perché quello che è accaduto in quei Paesi è un fatto davvero straordinario: una lotta per riconquistare la propria libertà.
Ci sono giovani che hanno rischiato la propria vita per conquistare la libertà, e questo è un fatto politico straordinario.
Se poi, com'era inevitabile, per poter continuare a vivere, le persone devono cercare di andare in altri paesi, anche questo è un fatto quasi scontato.
Voglio ricordare che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia era un Paese libero, ma distrutto, e quante sono state le persone che sono andate in altri Paesi, proprio perché uscivamo da una guerra terribile! Quello che è accaduto in Africa deve farci riflettere; deve far riflettere soprattutto il nostro Paese e l'Europa.
Stiamo parlando di persone che rischiano la vita per venire nel nostro Paese, a cercare una prospettiva di vita migliore.
Il collega Carossa sostiene: "Bisogna che tutto ciò non accada". Io dico: tutto ciò non deve accadere, non soltanto perché bisogna fare in modo che quelle persone non partano - e questa è un'altra questione - ma soprattutto perché quella parte di Mediterraneo è talmente affollato da traffici militari, di merci, ecc., che è assurdo che si verifichi una tragedia come quella che è accaduta ieri.
assurdo e non deve più accadere, proprio perché in quella parte di Mediterraneo si può e bisogna soccorrere le persone, prima che queste tragedie succedano.
Vanno bene gli accordi bilaterali e bene ha fatto il nostro Governo ad andare in Tunisia per cercare di realizzare degli accordi bilaterali, ma non possiamo non partire dal fatto che in Tunisia si vive una situazione di estrema difficoltà, di transizione.
Voglio ricordare che c'è stato un passaggio di centinaia di migliaia di persone dalla Libia alla Tunisia - e questo è un primo elemento - anche perché in quel Paese si chiede di vigilare sulle coste, ma lì non ci sono più le Forze di Polizia! Sono state sciolte! I 150.000 uomini che facevano parte delle Forze di Polizia non ci sono più; si affida tutto alla vigilanza di forze armate costituite da giovani di leva, che non sono preparati ad affrontare una situazione come questa.
Bisogna sapere che la situazione in Tunisia è difficile ed è giusto fare degli accordi bilaterali, non soltanto per pattugliare le coste, ma per cercare di far uscire quel Paese dalla transizione.
Saranno poi le forze democratiche di quel Paese ad affrontare la situazione, ma l'Europa può e deve giocare un ruolo molto importante.
Termino il mio intervento - ho a disposizione solo cinque minuti, ma ci sarebbe tanto da dire - dicendo che queste situazioni non si possono affrontare con la propaganda.
Il Presidente Cota questa mattina ha detto che non bisogna creare allarmismi. Io voglio ricordare le parole del Ministro Maroni, quando ha detto: "Dobbiamo prepararci ad un esodo biblico". Certo, ma dopo quelle affermazioni cosa è stato fatto? Adesso non è sufficiente dire: "Non facciamo allarmismi". Cosa è stato fatto quando si sapeva che sarebbe accaduto tutto quello che è accaduto? Perché si è permesso che accadesse quanto è accaduto a Lampedusa, dopo che il Ministro Maroni aveva detto che dovevamo prepararci ad un esodo biblico? L'Italia doveva prepararsi ad affrontare quello che era prevedibile che accadesse, perché sapevamo che sarebbe successo.
Oggi è troppo facile dire: "Non facciamo allarmismi".
Presidente Cota, va bene rivolgersi alla Chiesa, ma noi siamo un'Istituzione, siamo l'Assemblea regionale, non è sufficiente rivolgersi alla Chiesa! La Chiesa sa che deve affrontare queste situazioni, ma anche le Istituzioni, soprattutto un'istituzione come la Regione Piemonte, devono prepararsi, perché la questione non è finita: se è vero quello che è accaduto nel nord dell'Africa, quello che sta accadendo in Tunisia, è prevedibile che bisognerà affrontare altri esodi, nei prossimi mesi.
Pertanto, questo Paese si deve preparare. L'impreparazione che ci ha colti è un'impreparazione responsabile e grave.
Su questo occorre riflettere, al di là della propaganda, perché è vero collega Carossa...



PRESIDENTE

Concluda, collega.



MULIERE Rocco

Ho finito, mi scusi.
vero che ci sono frasi che semplificano, ma non si può affrontare una situazione difficile come questa, con una frase come quella pronunciata dal Ministro Bossi! Non è così che si affrontano i problemi. I problemi si affrontano com'è stato fatto ieri - in un incontro tra il Governo e i rappresentanti delle Province, dei Comuni e delle Regioni.
Occorre prepararsi ad affrontare questi eventi; mi chiedo perch quell'incontro ci sia stato soltanto ieri e non un mese fa, venti giorni fa.
Perché non c'è stato 20 giorni fa quell'incontro, ma soltanto ieri? Sappiamo che la situazione non è conclusa: riflettiamo, discutiamo perché dovremo affrontare altre situazioni difficili.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente. Mi rendo conto che il Presidente della Giunta sia già stato troppo con noi, quindi è difficile...



LEPRI Stefano

MASTRULLO Angiolino (fuori microfono)



LEPRI Stefano

Sta facendo un'intervista, fuori.



LEPRI Stefano

Ha un'intervista, va beh, sarà vostra cura riportargli queste piccole considerazioni.
Abbiamo preso atto che, nonostante la faccia cattiva del Capogruppo Carossa, anch'esso fuori - quando parlava mi sembrava più Borghezio che Carossa, ma probabilmente ogni tanto la nostalgia dei duri e puri si fa sentire anche nel capogruppo Carossa, che talvolta invece mostra la faccia moderata - ha vinto il buonsenso, non dico la linea solidaristica, perch sarebbe troppo, ma il buonsenso.
Anzitutto, è fallita la linea del "fuori tutti", una linea intransigente, assurda, demagogica, populista, propagandista, impraticabile e usata solamente a fini elettorali, ma è anche fallito il tentativo di segregare in pochi punti migliaia di persone. Di questo si trattava; è inutile lanciare la palla verso Chiamparino che, forse, è stato eccessivamente generoso, perché era evidente che si trattava di un tentativo - forse, anche un po' approssimativo - da parte del Ministro Maroni di coinvolgere il Sindaco di una grande città, che sta per andare ad elezioni e che da quella vicenda avrebbe verosimilmente avuto dei contraccolpi a causa di un aumento della tensione. Questo era il tentativo è null'altro che questo.
Allora ha fatto bene il Sindaco Chiamparino a limitare la sua disponibilità e abbiamo fatto bene a sollecitare questo incontro (come giustamente, ricordava il collega Muliere) che si è tenuto dopo tanti giorni di tentennamenti e di assurdi tentativi di non voler trovare la soluzione.
fallito il tentativo soprattutto di segregare in pochi punti, in grandi luoghi, inevitabilmente mal controllati, centinaia e migliaia di persone, magari pensando di inviare poi le televisioni a filmare quelle situazioni, per alimentare nuovamente le paure in prossimità della campagna elettorale.
Ma chiarito finalmente che quella era una scorciatoia impraticabile ora noi rischiamo di nuovo di vedere prevalere l'ipocrisia. Lo voglio dire perlomeno ai colleghi della Lega Nord, visto che il Capogruppo non c'è (sperando che almeno uno di loro mi segua), in riferimento alle parole del Consigliere Carossa, che ha detto: "Ha ragione il nostro Segretario, nonch Ministro Bossi, a dire 'fuori dalle balle', perché questo è ciò che dobbiamo fare: dobbiamo aiutarli laggiù".
Allora vi sfido su una questione concreta (perché, ripeto, la propaganda si fa sempre): abbiamo audito i comuni e le associazioni che si occupano di cooperazione internazionale denunciare il fatto che in questo bilancio è stato ridotto di un milione di euro l'insieme dei programmi di cooperazione internazionale svolto dai comuni sia di centrodestra che di centrosinistra, dalle associazioni e dalle organizzazioni non governative per aiutare quei Paesi dell'Africa settentrionale e subsahariana che vivono questa drammatica situazione di migrazioni bibliche, che si cercano di contenere, ma che, inevitabilmente, non saranno contenibili.
Ebbene, la propaganda è una cosa ("bisogna aiutarli"), ma con un milione di euro in meno su questo bilancio, su un programma che ne vale forse due o tre milioni, quindi un taglio notevolissimo, i fatti sono ben altra cosa. Questo è per dimostrare quanto le parole sono una cosa e i fatti un'altra.
Potrei anche ricordare i tagli drammatici che ha praticato il Governo Berlusconi nei confronti di tutti i programmi di cooperazione internazionale di sostegno allo sviluppo. Allora, di che cosa stiamo parlando? Li aiutiamo a casa loro tagliando i fondi della cooperazione allo sviluppo? Vorrei una risposta a questa domanda! Seconda linea ipocrita. Ha fatto bene il Presidente Cota a telefonare a Monsignor Nosiglia. Tuttavia, la Chiesa sa già, ancor prima delle Istituzioni, quali sono i doveri di solidarietà e come interpretare il sentimento religioso che ispira il Credo dei cattolici. Ma voglio domandare: basta una telefonata (naturalmente, abilmente propagandata) a Monsignor Nosiglia, il quale, già da molti giorni, aveva dichiarato la disponibilità della Chiesa cattolica per risolvere le questioni? Io, che cerco di essere un buon cattolico con molta fatica, mi domando: è lecito da parte di una Pubblica Amministrazione affidarsi o, in qualche modo appaltare soltanto alla Chiesa cattolica un'emergenza così grande come questa? Io dico di no. C'è bisogno di una chiamata collettiva, una grande chiamata di responsabilità cui il Presidente non si può sottrarre.
Presidente, non se la cavi chiamando semplicemente Monsignor Nosiglia.
Lei deve chiamare le associazioni di volontariato, deve chiamare il Forum del Terzo settore, deve chiamare le scuole pubbliche e paritarie, deve chiamare le realtà dei servizi sociali che possono sicuramente attivare una rete di famiglie che possono impegnarsi su questa importante sfida dell'accoglienza.
Insomma, vorrei evitare che questa ritirata del Governo di centrodestra in nome del buon senso - finalmente - non si ripieghi di nuovo nella facile ipocrisia e nella facile propaganda. Cerchiamo di essere responsabili, una volta tanto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Devo purtroppo constatare con amarezza che, ancora una volta, in questo Consiglio regionale alcuni interventi dell'opposizione sono sempre gli stessi e assumono sempre lo stesso tono, anche quando si parla di una tragedia umanitaria e di una situazione particolarmente difficile come quella di cui stiamo parlando.
Sostanzialmente, che cosa emerge? Da alcuni interventi di questo Consiglio regionale (ma anche a livello nazionale) emerge questa domanda: "Chi ha vinto? Ha vinto la posizione del centrodestra, oppure ha vinto la posizione del centrosinistra? La Lega ha fatto una retromarcia, oppure è riuscita a far passare la sua posizione?". Tutto ciò in spregio ad una situazione di grande difficoltà, dove mi pare che il Governo e il Ministro Maroni abbiano fatto prevalere una linea di condotta di buon senso e di ragionevolezza. E questo mi fa dire: "Non mi interessa chi ha vinto. Non mi interessano le polemiche!".
Ma è possibile che in questo Paese non si riesca, neanche di fronte a tragedie umanitarie di questo livello, a tenere una posizione che sia quantomeno formalmente unitaria? Mi viene in mente quanto è capitato alla frontiera di Ventimiglia qualche giorno fa, dove la Francia, in spregio al trattato di Schengen, ha rimandato indietro un pullman di clandestini. Se questo fosse successo in Italia, se fossimo stati noi ad averli rimandati indietro a Mentone, cosa sarebbe successo nel nostro Paese? La Francia è rimasta unita nel non rispetto delle regole! Qui ci sarebbe stato il finimondo, come minimo.
Penso che qualcuno, non tutti per fortuna, si nasconda dietro un atteggiamento di cordoglio peloso, a posteriori, nei confronti di situazioni quali quelle che si sono verificate ieri: una tragedia immane che è capitata nelle acque territoriali di Malta. Ebbene, forse, è meglio prevenire che curare, perché penso che di questo cordoglio peloso quei poveri disgraziati se ne facciano un assoluto baffo di niente! Penso che la posizione da anni assunta dalla Lega in questo senso sia una posizione che probabilmente deve essere quantomeno valutata anche dall'opposizione in maniera corretta e non in maniera strumentale, come è stato fatto anche quest'oggi! Poi, non nascondiamoci dietro il dito: magari, c'è qualche interesse di carattere economico - forse - nel Nord Africa? Penso che su questo aspetto anche in questo caso, la posizione della Lega e del Ministro Umberto Bossi sia stata estremamente chiara sull'Europa. L'Unione Europea si deve assumere le responsabilità di un'Europa che si definisce unita ma che, in realtà, come sappiamo, è unita solo da una moneta, ma quando capitano tragedie di questo tipo, si defila e lascia un Paese esposto sui tre lati completamente da solo.
Torno a ripetere che, forse, è utile - anche contro un falso buonismo che in questi anni abbiamo visto da una certa parte politica - cercare di essere un po' più coerenti e pensare un po' di più anche agli interessi di un Paese ancora in crisi, in difficoltà economica, che ha anche tenuto conto della sua situazione nel prendere una posizione umanitaria nei confronti di una situazione di gravità.
Mi sarebbe piaciuto che da quest'Aula, da tutte le parti politiche dopo l'intervento del Presidente Cota, fatto con gran senso di responsabilità, arrivasse una risposta ben diversa, in particolare proprio dall'opposizione, che ho sentito essere sempre la stessa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
In un momento così importante, una persona con un po' di sensibilità soffre un po'. Non mi pare il momento di fare polemica tra partiti. Il Gruppo dell'UDC, che ho l'onore di rappresentare, esprime la piena solidarietà a quelle 250 persone che hanno perso la vita in mezzo al mare in quella grave tragedia. Quello che mi fa più soffrire è che ci fossero anche bambini, gente indifesa, che non poteva nulla.
Tutto questo dovuto a cosa? Dovuto a lunghi anni di dittatura Gheddafi ma di queste dittature, nel mondo, purtroppo, ne abbiamo ancora tante. Ecco perché, a mio avviso, la politica deve intervenire, ognuno deve fare la propria parte per contribuire a far finire queste dittature. Una volta c'era Hitler, ma abbiamo ancora tanti piccoli Hitler che, a mio avviso devono cadere a favore della democrazia.
A questo riguardo devo dire che ho apprezzato l'intervento del Presidente Cota, mi fa piacere che oggi sia in Aula (e se mi ascoltasse mi farebbe ancora più piacere). Ho seguito passo dopo passo il suo intervento e ritengo abbia lavorato adottando il buon senso. Il Presidente Cota ha usato il buon senso incontrando tutte le Regioni d'Italia, l'ANCI, le Province, la Caritas e, non per ultimo, l'Arcivescovado. Complimenti bravo, questa è la linea giusta che dobbiamo portare avanti. Non solo i cristiani, i cattolici devono seguire questa linea umanitaria ma, come ha detto bene il Consigliere Leo, tutta la comunità civile si deve sentire in dovere di intervenire e di collaborare per questa grave emergenza che ha colpito la Libia. Anzitutto, condivido che si possa godere dello stato di rifugiati anche solo per un periodo, ma, permettetemi di dire, aiutiamoli.
Sono d'accordo, come cristiano cattolico, che dobbiamo accoglierli, ma dico aiutiamoli anche là, nelle loro terre d'origine. Dobbiamo insegnare loro a far crescere le aziende, le industrie, le attività, non possiamo accoglierli tutti in Italia.
Tuttavia, abbiamo il dovere di aiutare quelli che arrivano. Le Regioni si stanno attivando ma, come è già stato detto in altre circostanze l'Europa non può lasciare sola l'Italia a sobbarcarsi questa enorme spesa in un momento così difficile. L'Europa deve starci vicina, deve aiutarci la Francia non ha lavorato bene come noi, non ha giocato pulito, non si va in quei territori solo per prendere petrolio e poi chiudere la porta in faccia agli immigrati quando tentando di andare in Francia passano da Bordighera. Noi abbiamo dimostrato che siamo per l'accoglienza, per aiutarli e per farli crescere.
Il permesso di soggiorno non è gran cosa, provvisoriamente può servire.
un'emergenza che ha messo in moto quasi tutta l'Italia, ma l'Europa deve appoggiarci. Seguiamo una linea umanitaria, meno "partitistica", ma più umanitaria. Dimostriamo, come Regione Piemonte, di fare qualcosa in concreto.
Intanto, Presidente, grazie per il buon senso che ha usato nel gestire questa emergenza. Non facciamo polemiche che non servono a niente, ma cose serie e costruttive per il bene comune.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Molto brevemente per dire, sostanzialmente, solo alcune cose. La prima.
Anch'io voglio unire il mio cordoglio per gli oltre 200 morti in mare, per i morti in questa guerra assurda e per le sommosse che ci sono state.
Quello cui abbiamo assistito in queste settimane attraverso i mezzi di comunicazione, rende bene l'idea dell'immane tragedia.
Di fronte a questo quadro, permettetemi di fare alcune considerazioni di premessa. La prima. Siamo di fronte ad una situazione che potremmo definire epocale; molti Paesi che sono molto vicini alla nostra realtà nazionale stanno vivendo degli scossoni sociali e politici veramente epocali. Sono cambiati i Governi. Su tutta questa vicenda, ciò di cui noi abbiamo parlato è delle possibili implicazioni che eventuali profughi che provenissero da quelle aree avrebbero comportato al nostro Paese. Mi sarei aspettato, quanto meno, che nelle riflessioni fatte ci fosse il tentativo di capire cosa stava capitando in quella parte di mondo.
Seconda considerazione (e qui raccolgo alcune sollecitazioni che sono state fatte). Ho sentito quando il Ministro dell'Interno Maroni diceva: "Avremo un'invasione, 150 mila persone potrebbero arrivare sulle nostre coste". Ai Governi noi chiediamo di governare i processi, non di parlarne.
Se è vero che era una decina di giorni che ci si aspettava un'invasione epocale, non ho ben capito perché abbiamo aspettato che ci fossero 5.000 persone a Lampedusa per porci il problema concreto di cosa fare.
Mi sarei aspettato che, attendendo 100 mila persone, il ragionamento che sta avvenendo in queste ore qualcuno lo avesse affrontato chi, nei mesi scorsi, ne aveva la responsabilità. Francamente, raccogliendo la sollecitazioni che faceva prima il Consigliere Angeleri, a me non interessa sapere chi ha ragione, chi ha torto, ma mi sarebbe piaciuto che, di fronte a ciò che è accaduto, fossimo stati un Paese capace, se si stimava questo evento, di prepararci per gestire al meglio, nell'interesse e a tutela degli interessi dei nostri territori e nell'interesse e a tutela di questi disgraziati che, non credo per scelta loro, si sono trovati ad essere coinvolti in una vicenda così più grande di loro.
Da questo punto di vista raccolgo positivamente il tono e la volontà che mi pare di aver colto anche nelle parole del Presidente della Regione di farsi carico, dentro un quadro di concertazione complessiva, dei problemi che siamo chiamati ad affrontare in modo fattivo.
Nelle scorse settimane ho letto una dichiarazione della Commissaria Malmstrom, secondo cui l'Unione Europea ha erogato risorse negli anni passati. Ho sentito parlare, per gli anni 2009, 2010 e 2011, di 190 milioni di euro, di cui 80 nell'ultimo anno, messi a disposizione dall'Unione Europea all'Italia per le politiche di accoglienza ed integrazione di emigranti. Se queste risorse - e non ho dubbi in merito - sono state realmente messe a disposizione, il vero obiettivo è di usarle proficuamente per prepararci e prevenire situazioni come quelle che siamo adesso chiamati ad affrontare.
Da questo punto di vista rimando al mittente, per quanto riguarda il nostro Gruppo, le accuse di tentativo di strumentalizzazione o di voler cavalcare le vicende di questi giorni. Credo che altri lo abbiamo fatto.
Non mi tolgo dalla mente l'idea che in alcune situazioni si lasci creare il problema per poi, in modo miracolistico, affrontarlo e risolverlo.
Atteggiamenti che se avessero voluto prevenire il problema non avrebbero aspettato che ci fossero sei, sette o 8.000 persone a Lampedusa per intervenire, visto che erano settimane che si diceva che sarebbero arrivate decine di migliaia di persone a Lampedusa.
Credo che questa sbornia strumentale adesso sia finita e sia arrivato il momento di passare ai fatti.
Ho colto con favore il tono dell'intervento del nostro Presidente.
Spero che a questo seguano fatti che vanno nel nostro interesse nell'interesse delle nostre comunità e di quei disgraziati che in questo momento stanno chiedendo a noi lo spazio di una risposta, perché molto più frastornati di noi di fronte a ciò che sta accadendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Essendo molte considerazioni già state espresse negli interventi dei colleghi di Gruppo, mi limiterò unicamente a poche considerazioni.
Primo. Non sono soddisfatto delle comunicazioni rese dal Presidente della Regione Piemonte, e cerco di spiegarne la ragione. Non sono soddisfatto perché il senso del ragionamento svolto dal Presidente della Regione è stato questo: la Regione Piemonte è impegnata ad ospitare rifugiati provenienti dal territorio libico e minori privi di genitori quindi in condizione di abbandono.
Ho di fronte il testo sottoscritto dalla cabina di regia del 6 aprile ieri - che dice esattamente il contrario: la Regione Piemonte, come tutte le Regioni, non è impegnata unicamente ad ospitare rifugiati provenenti dalla Libia o minori in condizioni di abbandono, perché la Regione Piemonte, come tutte le Regioni, è chiamata ad un atteggiamento di leale collaborazione con tutti gli organi dello Stato a cui lo Stato ha riconosciuto il riconoscimento temporaneo, anche a profughi ed immigrati ai sensi dell'articolo 20 della legge Fini sull'immigrazione.
Alla comunità piemontese incominciamo a raccontarla giusta, perch credo che il Presidente Cota, facendo quell'affermazione, ha voluto recuperare un atteggiamento di lineare coerenza con quanto da lui dichiarato nei giorni scorsi alla comunità piemontese; ma quando il testo sottoscritto il 6 aprile dice altro, dobbiamo avere la consapevolezza che è di questo altro che dobbiamo anche saper parlare.
in questo senso che sta la richiesta di comunicazione che avevamo fatto al Presidente della Giunta regionale su questa materia nei giorni scorsi.
Voglio distinguere tre fasi di questa vicenda: una vicenda nella quale il nostro Paese è stato invaso da persone provenienti dal Nord Africa in misura consistente. Credo che in ciascuno di noi ci sia la consapevolezza che quella corrente migratoria ha determinato problematiche sulla coesione sociale. Nessuno di noi è così illuso da immaginare che una dimensione così rilevante non potesse e non dovesse intaccare anche nelle nostre città problematiche di coesione sociale.
Su questo tema, però, valgono le considerazioni espresse negli interventi di altri colleghi: i problemi esistono, possiamo far finta di ignorarli ma esistono, e chi ha responsabilità di governo ha il dovere di trovare le condizioni per cui queste situazioni possano essere gestite. C'è stata una fase nella quale tutto ciò è stato vissuto in gran parte anche all'insegna di una impreparazione di fondo: le tendopoli aperte senza nessuna possibilità di controllo di quanto avveniva dentro, in alcuni casi quasi incentivando le fughe volontarie da quelle tendopoli, delimitate con recinzioni assolutamente in grado di essere demolite in qualunque momento.
Questo, probabilmente, è avvenuto immaginando che il problema si sarebbe risolto da solo, attraverso una dispersione delle persone attraverso una ricerca di queste persone di luoghi in Italia e in altri Paesi europei.
In questo contesto ad un certo punto ci si è accorti che emergeva la vera emergenza e che un'emergenza di siffatta proporzione aveva bisogno di essere affrontata con tempestività.
Lo dico al Presidente Cota: non mi sono piaciute le dichiarazioni della settimana scorsa, non per partito preso, ma perché un Presidente della Regione che già la settimana scorsa ha partecipato al tavolo con il Ministro Maroni su questa materia, non può dichiarare pubblicamente che nessuno ha coinvolto le Regioni, perché le Regioni sono state coinvolte dal Governo nazionale e dal Ministro dell'Interno. Non si può immaginare questa rimane una favoletta metropolitana - che il Sindaco di Torino abbia deciso spontaneamente e da solo di immaginare di ospitare e di far erigere una tendopoli all'interno della città di Torino, se questo non fosse stato esplicitamente richiesto dal Governo nazionale e forse anche da altri esponenti politici nel Governo regionale.
Abbandoniamo tutto questo e cerchiamo di gestire il problema, senza nasconderci il fatto che nei giorni scorsi qualcuno ha cercato di passare il cerino a qualcun altro.
Rendiamoci conto, Presidente Cota, degli impegni di reale collaborazione che riguardano la Regione Piemonte, perché secondo il testo sottoscritto dalla cabina di regia dovrà essere considerato il numero di persone che le Regioni hanno già incominciato ad ospitare nei giorni precedenti. Riguarderà anche la Regione Piemonte.
Anche noi siamo contrari a concentrare la presenza di queste persone in pochi siti. Crediamo sia importante la disponibilità espressa dalla Caritas, dal mondo cattolico e dal mondo del volontariato all'interno di questa regione, a dimostrazione di un livello di civiltà e di solidarietà molto forte tra la comunità piemontese, ma chiediamo anche che il Presidente della Giunta regionale svolga il ruolo di coordinamento del Piemonte su questa tematiche, chiamando ad un incontro gli Enti locali, per cercare di capire come il Piemonte possa e debba affrontare questa fase che noi ci auguriamo breve, di presenza di cittadini all'interno della nostra comunità.
Grazie, soprattutto per l'attenzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere De Magistris; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

DE MAGISTRIS Roberto



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Mi limiterò a due semplici considerazioni che non ho sentito fare durante la mattinata.
Innanzitutto voglio ringraziare il Presidente Cota, che ci ha permesso di conoscere finalmente a fondo la situazione, senza dover leggere le varie interpretazioni politiche che appaiono sulla stampa quotidianamente.
Ringrazio soprattutto il Ministro Maroni che, con la pragmaticità tipica del leghisti, non ha fatto parole, ma fatti: non l'abbiamo sentito parlare si è mosso; e secondo noi, evidentemente, si è mosso benissimo.
L'intervento vuole solo, Consigliere Reschigna, fare due brevissime considerazioni.
La prima. Voglio semplicemente integrare quanto già detto dai miei colleghi, che chiaramente condivido totalmente; soprattutto quanto detto dal Consigliere Carossa e soprattutto con l'espressione "fora da i ball".
inutile, infatti, che facciamo gli ipocriti: la gente comune questi problemi li sente. Abbiamo visto tutti i sondaggi televisivi nei programmi di tarda serata di questi giorni, con percentuali che vanno oltre l'80% di cittadini che poi alla fine, dimostrando la solita ipocrisia italiana, si dichiarano nell'anonimato contrari ad accogliere qualsiasi immigrato di qualsiasi tipologia sia: rifugiato, immigrato o clandestino che dir si voglia.
Noi siamo tranquillizzati da questi provvedimenti - e mi limiterò a questa veloce considerazione - perché questo modo di fare presuppone un passaggio fondamentale, che sta alla base di tutto il provvedimento: quello dell'identificazione dei soggetti. Questa identificazione permetterà prima di tutto di individuare i non corretti, quelli che sono scappati dalle prigioni; abbiamo letto sui giornali - magari di parte, come Libero - che ammontano addirittura al 40%: persone condannate, persone che hanno compiuto fatti gravi e che sono in circolazione. Bene, di questa situazione voglio evidenziare questo aspetto forse un po' meno ipocrita degli altri che non ho sentito evidenziare.
Questa identificazione ci permetterà di tranquillizzare la nostra gente, i nostri anziani, le persone più indifese perché il Governo è cosciente che non sono tutti poveri cristi, come diceva Ronzani; ce ne saranno tanti - non ho alcun dubbio - ma non sono tutti poveri cristi. E questi non-poveri cristi - traduco con mascalzoni - sono pericolosi, ci fanno paura e creano allarme sociale. Il passaggio dell'identificazione quindi, è fondamentale per tranquillizzare la nostra gente e per dare un segnale che il Governo c'è, che sta provvedendo e si sta preoccupando dei problemi reali della gente; gente che ha paura di chi gli entra in casa, di chi distrugge i residence, di chi - approfittando dell'ospitalità - fa il mascalzone; al netto di tutti i poveri cristi che il collega Ronzani citava e che sono sicuro che ci sono. È importante l'aspetto che infonde sicurezza nei nostri concittadini.
D'altronde, guardiamoci intorno: la Spagna schiera i cannoni, la Grecia ha minato i confini, senza che l'Europa dicesse niente; questa evanescente inconsistente - e secondo me inutile - Europa, che pensa di risolvere il problema con quattro soldi. Non è questo il modo di fare. Non parliamo poi della Francia che, con la tipicità francese, lancia il sasso, fa l'eroe e poi subito nasconde la mano e non si fa carico dei problemi. Chissà perch i trattati di Schengen valgono sempre soltanto per l'Italia e non per i furbetti che stanno ai nostri confini.
Io mi limito a questo. Voglio ringraziare il Presidente per la sua relazione, il Ministro Maroni per il suo operato, il Governo per la collaborazione ottenuta dalla Tunisia, che hanno in questo passaggio tranquillizzato la gente. Spero che finisca qui. Spero, come tutti voi, che con quest'accordo con la Tunisia - che si impegna sulle proprie acque a fermare i propri clandestini, i propri espatriandi - mentre le forze italiane lo faranno invece al di fuori, si riesca a limitare - perché vi renderete tutti ben conto che non è sostenibile, al di là di tutte le ipocrisie - una situazione del genere. Facciamocene una ragione: non è sostenibile! Concentrare quindi il pensiero con un bel "fora da i ball" ci sta e manda un messaggio; magari un po' sintetico, magari un po' volgare, ma chiaro. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dell'Utri.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Innanzitutto anch'io voglio partecipare al cordoglio nei confronti dei morti che vi sono stati oggi, di quelli che vi sono stati ieri e di quelli che inevitabilmente, in frangenti di questo genere, ci saranno domani e nei prossimi giorni. Adesso infatti piangiamo per quelli noti, ma è fisiologico che ce ne siano un sacco di cui non si sa assolutamente nulla. Ringrazio il Presidente Cota per l'informazione che ci ha dato e voglio trarre due valutazioni, di ambito diverso: la prima è di politica internazionale del Governo italiano nei confronti dei Paesi del Nord Africa; la seconda invece, è sulla realtà piemontese.
Negli ultimi anni l'Italia, nei confronti del Nord Africa, si è mossa in maniera molto strana. Se vi ricordate, quando Gheddafi era assolutamente in auge - e il nostro Presidente aveva il coraggio di andare a braccetto con lui - la Libia venne rimborsata per i danni dovuti alla colonizzazione italiana per due miliardi di euro.
Tenete presente il dato curioso che i libici sono la popolazione del Nord Africa con il più alto PIL e un reddito pro capite di 12.000 euro l'anno a testa; si trattava quindi già di un'operazione strana. Vi dico la verità su come l'ho interpretata, forse in modo un pochino machiavellico però - come qualcuno diceva una volta - a pensar male ci si azzecca. Ho pensato, cioè, che fosse un modo per evitare la legge Merloni, facendo un finanziamento all'estero e dando lavoro alle aziende italiane amiche, e ho pensato che fosse un sistema utilizzato da quel momento in poi dal Governo.
Ero dunque convinto che si pensasse ad un rimborso nei confronti dell'Egitto perché per sei secoli l'Egitto - durante l'Impero romano, dalla Battaglia di Azio in poi - è stato il granaio dell'Italia; pensavo che vi fosse anche un inevitabile rimborso nei confronti della Tunisia per la distruzione di Cartagine del 146 a.C. Invece la situazione attuale mi ha chiarito che l'atteggiamento è completamente diverso, perché a questo punto abbiamo l'abitudine di dare soldi non per motivi di cooperazione internazionale ma assolutamente di business, oppure per fare in modo - come fecero antichi imperatori bizantini - di bloccare le popolazioni alla frontiera, pagandole ogni anno. È stato allora un atteggiamento non vincente e lo sarà anche oggi. La conseguenza è che il Ministro Maroni ha fatto ciò che poteva, anticipando da una parte un esodo biblico che ci auguriamo tutti non avvenga e facendo, d'altra parte, accordi con un Governo tunisino dichiarato debole; ed è notorio che un accordo con un Governo debole porta decisamente a dei risultati parziali.
Andiamo sulla Città di Torino e sulla Regione Piemonte. Ritengo che il Presidente Cota abbia fatto il suo dovere parlando tanto con la Caritas quanto con le altre associazioni che si occupano del problema. Tuttavia è necessario che la Regione si ponga come capofila di tutti gli Enti che hanno a che fare con questa realtà, poiché diversamente i protagonismi faranno sì che inevitabilmente ci siano delle sovrapposizioni e delle impostazioni di soluzioni inutili.
Voglio ricordare un dato. La Città di Torino nel 1959 aveva una popolazione di 750.000 abitanti; nel 1961 aveva una popolazione di 847.000 abitanti: quindi più 35-38.000 persone l'anno. L'esito è che l'integrazione è un dato di fatto, grazie a Dio; tanto che sia traumatica, tanto che sia con il contagocce. È chiaro che un'integrazione con il contagocce porta ad un'integrazione maggiore; lo si è visto in Francia con gli esempi delle "banlieus": noi non abbiamo mai avuto e mi auguro che non avremo mai delle situazioni del genere, perché abbiamo da sempre attuato strategie di integrazione completamente diverse.
Un altro elemento evidente dell'integrazione, che possiamo osservare tutti noi, sono i cognomi dei Consiglieri regionali e comunali: quanti sono cognomi del Nord e quanti del Sud? Ne cito solo uno - il mio - perché è un evidente cognome siciliano. Di conseguenza, l'integrazione è un dato di fatto, che poi avviene in maniera assolutamente progressiva per quanto shock iniziale vi sia.
Segnalo un unico elemento di monito, quindi, anche se faccio delle valutazioni ma non mi permetto di dare consigli sulla strategia internazionale, perché non è questo l'ambito. Facciamo attenzione, poich adesso l'emergenza non c'è: abbiamo una situazione che è stata definita da contagocce, ma non è detto che non ci si trovi di fronte ad un afflusso molto più grande e, quindi, ci si prepari ora, come è stato detto qualche mese fa al Governo nazionale, per cui si temevano questi fenomeni. Lo dico come stimolo alla Giunta: prepariamoci ora per un eventuale afflusso decisamente maggiore.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "G. Deledda" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "G. Deledda"di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Profughi provenienti dall'Africa settentrionale" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con il dibattito sulle comunicazioni del Presidente Cota.
La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ero fuori dall'Aula, ma ci vuole poco per riprendere la concentrazione su un tema così particolare e delicato.
Mi scuso con il Presidente Cota, perché non ho avuto il piacere, per mia responsabilità, di ascoltare il suo intervento di oggi. Pare sia stato un intervento moderato, un intervento di responsabilità. Fatta questa premessa, volevo ripercorrere quanto è successo da qualche giorno a questa parte.
Sono convinto (passatemi la nota di presunzione) che tutti i cittadini italiani, siano questi di destra, siano questi di sinistra, siano cattolici e non - penso persino ai più grandi contestatori della politica e dei partiti nazionali - quando hanno assistito ai filmati sulle rivolte nel Nord Africa per una rivendicazione di democrazia e di libertà, sicuramente tutti quanti si sono uniti sotto il nobile sentimento della solidarietà e della fratellanza. Di questo sono convinto veramente.
Peccato che poi in Italia - non per fare polemica - in particolari momenti storici spesso i termini vengono svuotati del loro significato.
Cari colleghi, la solidarietà è la solidarietà! Non solidarietà "sì" "però", "poi", "invece", "non va bene", "vattene". Ci sono alcuni che amano la natura, però non sopportano le zanzare! Dà fastidio loro dormire nei campi, dà fastidio loro la forza della natura dei boschi. La natura o la ami o non la ami. La solidarietà o ti appartiene o non ti appartiene! Quindi durante quei filmati sicuramente c'era la solidarietà, ma, dopo ognuno ha cominciato a recitare una parte diversa nella commedia. Credo che se oggi ospitassimo la macchina della verità in questo Consiglio regionale impallidirebbe anche la macchina della verità! Quindi, al di là della capacità dialettica di Tizio e di Caio, qualche bugia ce la diciamo. Faccio riferimento, in modo particolare, ad una forza politica, la Lega Nord che, a mio avviso, non può essere partito di lotta e partito di Governo, partito di propaganda e partito di responsabilità.
Perché sicuramente l'intervento del Presidente Cota, da quello che ho capito, è un intervento moderato e di responsabilità, ma è un intervento fatto oggi, è un intervento post! La situazione di emergenza, così come giustamente sottolineava il collega Buquicchio prima, parlando anche della Costa d'Avorio, è una situazione simile a quella descritta nel libro "Cronaca di una morte annunciata", in cui tutti sapevano che qualcuno sarebbe stato ucciso, ma nulla veniva fatto per evitarlo. Quindi, molte volte, ci nascondiamo sotto la bandiera dell'emergenza.
Penso che il nostro Governo e la nostra Regione potevano e dovevano agire diversamente da un punto di vista politico. Sicuramente, il Sindaco Chiamparino è stato - lo ripeto - criticato per eccesso di disponibilità ma la responsabilità del Presidente Cota era quella di creare un coordinamento dei vari Enti territoriali (Province, Comuni e associazioni) che il collega Lepri ha già richiamato.
Presidente e colleghi, non dobbiamo nemmeno dimenticare (lo dico non per fare polemica, ma perché ho letto queste dichiarazioni, purtroppo) che il Ministro degli Esteri Frattini qualche settimana fa ha detto che il modello di "democrazia-Gheddafi", così l'ha definito, è uno dei migliori modelli e va esportato! Non l'ho detto io.
Quindi possiamo avere la soddisfazione una volta che in politica quando si sbaglia, anche involontariamente, qualcuno possa prendersi le responsabilità, chiedere scusa, per poi unirsi sotto il sentimento della solidarietà e della fratellanza? Collega Negro, in quel momento, e solo dopo queste dichiarazioni di responsabilità politica, certo che non c'è spazio e non ci potrà essere spazio per la polemica. Quindi evitiamo le polemiche, ma facciamo in modo che qualcuno, almeno una volta in Italia, possa permettersi il lusso di chiedere scusa, perché dire "abbiamo sbagliato" è un lusso che pu permettersi soltanto chi ha la coscienza pulita. Penso che tutti noi dovremmo azionare tutti gli strumenti necessari per evitare un disastro umanitario.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
Questo è un problema su cui ci sono almeno due questioni che rappresentano delle verità più o meno unanimemente condivise.
Il primo è che ci troviamo davanti ad un fenomeno inusitato di grandissimo rilievo. Qualcuno ha voluto descriverlo come un evento assolutamente positivo della storia, per l'avvento della democrazia e l'irrompere della democrazia presso Paesi e popolazioni che da lungo tempo non la conoscevano, perché conoscevano lunghe, faticose, dolorose e imperanti dittature su tutta la società.
Questo è senz'altro un evento di grande positività che avvicina l'intero Nord Africa ai rapporti più avanzati con le grandi democrazie, non soltanto europee, ma a livello mondiale ed è un fenomeno che riguarda complessivamente quelle popolazioni, che riguarda tanti giovani e tante donne che in questo momento sono protagonisti di quelle vicende.
Vicende come quelle cambiano la storia. Cambiano la storia non soltanto del Nord Africa, ma anche quella dell'Europa e dei Paesi industrialmente avanzati e rendono il mondo molto più multipolare di quanto noi non l'abbiamo conosciuto fino a questo momento, e segneranno l'intera storia di questo secolo. Questo è un dato di fatto.
Se questo è un dato di fatto, quello è un fenomeno che non può essere approntato sulla base dell'improvvisazione, della costruzione dell'emergenza temporanea per giustificare un intervento suscitando paure per poi presentarsi come i salvatori della patria.
L'altra cosa che è abbastanza condivisa, non solo dall'opinione pubblica italiana, ma anche dall'opinione pubblica internazionale, è l'improvvisazione dell'azione del nostro Governo. Era chiaro: l'Italia era ed è fortemente esposta nel Mediterraneo, perché i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, fin da tempi antichi che qui sono stati ricordati, c'è una relazione tra le più forti e le più strette non solo di carattere economico, ma anche più complessivamente di carattere culturale. E c'è una contiguità di ordine territoriale che altri Paesi europei non conoscono dati i termini di vicinanza, anche chilometrica, che esiste tra quelle sponde e le sponde italiane.
Che l'improvvisazione del Governo sia stata grande e che ci sia stata non solo improvvisazione, ma anche la volontà di costruire e suscitare paure per poi presentarsi come salvatori della patria. È un'opinione che non esprimiamo solo noi in quest'Aula, ma direi molto diffusa sia a livello nazionale che sulla stampa e tra l'opinione pubblica a livello internazionale.
Il Partito Democratico aveva detto alcune cose inevitabili e di assoluto buon senso. La questione dell'accordo con la Tunisia. È una questione complessa, difficile da raggiungere e realizzarla, ma bisognava lavorare fin dai primi momenti, non solo all'ultimo momento. Ho visto che il Ministro Bossi oggi dichiara: "Siamo costretti a fidarci della Tunisia speriamo che mantenga la parola".
Questa la dice lunga sui modi con cui il nostro Governo si è approcciato a questo incontro. Sappiamo tutti che quell'accordo è l'accordo con un Paese che, in questo momento, ha conosciuto estreme difficoltà, un Governo che avvia una difficile transizione e che, quindi, dovrà essere supportato fortemente dall'Italia e non semplicemente sbandierato come una bandierina da attaccare da qualche parte per dire quanto è bravo Maroni che ha fatto semplicemente e tardivamente il suo dovere.
L'applicazione dell'articolo 20 è un elemento di grande importanza. La questione dei soggiorni temporanei era inevitabile sin dall'inizio ed è inevitabile oggi. Si è giocato sulla storia proprio dei rifugiati che si devono rimandare indietro e del ritorno indietro di massa, sapendo tutti che era una cosa incredibile e non realizzabile.
L'ultima questione è quella di abbandonare strategie improvvisate come quella che avete realizzato in Puglia e che ha portato anche alle dimissioni di un Sottosegretario del Governo - Mantovano - e l'assunzione di un tavolo con le Regioni e gli Enti locali per affrontare l'emergenza.
Per quanto riguarda il Piemonte, al di là di ciò che il Presidente ci ha detto, il punto 3 dell'accordo prevede che il Piano di accoglienza dei profughi, presentato entro dieci giorni attraverso il sistema della Protezione Civile, deve prevedere step di attuazione per ogni singola Regione, tenendo conto delle assegnazioni già realizzate e mantenendo un'equa distribuzione sul territorio nazionale. Tale Piano dovrà prevedere anche l'assistenza tra gli immigrati cui è riconosciuto l'articolo 20, cioè tutti quelli cui questo riconoscimento viene dato.
Le distinzioni qui fatte non hanno più senso dopo l'accordo di ieri; a tal fine è ripristinato un tavolo presso il Dipartimento, Regioni ed Enti locali dovranno fare la loro parte.
Mi avvio alle conclusioni. È un po' diverso da ciò che ha detto il Presidente Cota. In questo testo è del tutto chiaro che, a step successivi verranno richieste questioni e impegni successivi alle Regioni, anche alla Regione Piemonte. Benissimo l'impegno delle associazioni di volontariato benissimo l'impegno che da questo punto di vista garantiscono associazioni laiche e cattoliche; benissimo l'impegno degli stessi Vescovi piemontesi nel loro complesso - penso che il Presidente Cota, da questo punto di vista, vorrà rivolgere a tutti loro un plauso per le parole che hanno avuto modo di dire in questi giorni - ma le istituzioni devono fare la loro parte.
La Regione deve coordinare, ma non può coordinare, come avete cercato di fare in Italia, scaricandoli o mandandoli "fora da i ball" - poi si è visto che non era possibile perché "fora da i ball" andava qualcun altro o mandandoli solo in alcune regioni dove si pensa di non prendere voti.
Bisogna suddividerli su tutte le province piemontesi, convocando immediatamente il tavolo degli Enti locali, perché la politica che i profughi si mandano solo dove si vota per il centrosinistra è una politica che, oserei dire, non solo è sbagliata, ma, davanti ad un problema epocale come questo, assolutamente miserabile.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sicuramente si è già detto molto sull'argomento. Condivido quanto detto da alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto, sul non volere fare polemica sul non voler ridurre una tragedia umanitaria ad uno scontro di livello più basso, cioè ad uno scontro tra partiti. È ovvio che "chi è causa del suo mal, pianga se stesso".
Mi risulta difficile, bisogna impegnarsi a non fare polemica quando abbiamo visto gli atti, le parole, i pronunciamenti e le azioni da una parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, dall'altra, di uno dei più autorevoli esponenti del Governo, Maroni e, di seguito, anche le dichiarazioni del Presidente della Regione Piemonte Cota.
Capisco anche i colleghi che sono un po' scivolati, che hanno fatto un po' di polemica vedendo - come l'hanno definito - il "piazzista di tappeti" Berlusconi andare a Lampedusa e promettere campi da golf e altre amenità oltre ad aver detto di essersi comprato una villa (che poi si è rivelata una bufala, perché la villa era disabitata da quarant'anni, perché c'è una pista di atterraggio di aerei che gli passa di fianco). Non scenderei su questi temi più bassi, ma andrei ad analizzare, fuori da ipocrisia, il tema umanitario, come hanno anche detto i Consiglieri della Lega Nord.
vero che, politicamente, si potrebbe dire, soprattutto ad uso dei giornali, che la Lega Nord ha fatto il dietro front e quant'altro, ma in ogni caso è un passo in avanti, è una posizione positiva, è un qualcosa che, sicuramente, va nel senso di quanto auspicato dalla maggioranza degli italiani, dall'Europa.
Il Consigliere Carossa, che dice di essere coerente, ha detto "aiutiamoli a casa loro". Questa è un qualcosa che anche noi del Movimenti 5 Stelle sosteniamo - qualcuno potrebbe meravigliarsi - ma bisogna capire in che modo.
Un proverbio dice: "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Quando la Lega o chiunque dice - è un sentimento diffuso per via della crisi economica - "fora da i ball", lasciamoli a casa, rispediamoli indietro prima dobbiamo sapere cosa è successo, ad esempio, con l'accordo fatto da questo Governo - ma l'avrebbe fatto anche un Governo di centrosinistra quindi usciamo dalle ipocrisie - per i respingimenti. Succede che queste persone, molte delle quali sono dei rifugiati politici o avrebbero diritto all'asilo, che vengono dalla Somalia, dall'Eritrea, dal Darfur, arrivano in Libia, nelle condizioni che sappiamo, quindi con una tratta praticamente servile e vengono mantenuti all'interno di centri di detenzione (i nostri centri CIE, in confronto, sono delle regge con piscina e climatizzatori).
Molti, addirittura, vengono rispediti indietro a piedi nel deserto.
Molti di noi hanno qualche nozione base di geografia, quindi sanno cosa vuol dire attraversare il deserto del Sahara a piedi. Ci sono anche dei documentari che testimoniano - ne dobbiamo prendere atto come persone e subito dopo come rappresentanti eletti dai cittadini - le strisce di cadaveri lungo la tratta, le strade che vengono battute dalla tratta schiavile, perché così è. È schiavile perché si sa che pagano dei soldi per essere trasportati in Libia, pagano per arrivare ai porti, pagano dei soldi (magari le donne pagano in natura), per arrivare al miraggio Italia, per poi trovarsi nelle condizioni in cui si trovano.
vero che, magari, si può pensare ad un'ottica di prevenzione e non vediamo la gente morire annegata nelle acque del Mediterraneo, ma muoiono comunque (non è che se non li vediamo, non succede) nel deserto del Sahara muoiono in Libia.
Sinceramente nessuno di noi sa com'è la condizione politica e governativa della Tunisia dopo la crisi di governo - sinceramente penso che non si sappia a livello internazionale - e quali misure adotteranno.
Il Consigliere Ronzani prima ha detto che adesso è in atto un'immigrazione dalla Libia verso Tunisia, 200 mila persone dalla Libia passano in Tunisia e dalla Tunisia noi li blocchiamo perché non devono venire in Europa. È ovvio che la Tunisia avrà, oltre ai suoi problemi anche quelli della Libia.
Esuliamo, veramente, dai discorsi partitici, cerchiamo di prendere seriamente in carico la questione dello scacchiere del Nord Africa, del Maghreb, del Medio Oriente e, magari - penso alle forze che siedono nel Parlamento europeo - di riuscire ad adottare delle risoluzioni, dei piani o una programmazione politica ed economica, come diceva il Consigliere Buquicchio, che tengano realmente conto delle responsabilità economiche, e quindi politiche, degli Stati europei.
sacrosanto - ovviamente, non è perché lo dico io che qualcuno scopre l'acqua calda! - che sia tutta una logica economica, per cui gli accordi con Gheddafi sono stati siglati in virtù del trasporto di gas naturale con il gasdotto, quindi di forniture a prezzi di mercato; così come gli accordi con Putin, o come le guerre, talvolta pilotate, in Costa d'Avorio, laddove magari, un Presidente eletto non viene considerato abbastanza "amico" da parte delle multinazionali che devono prelevare petrolio e che quindi non possono più fare i propri comodi per vendere a noi il prodotto lavorato (benzina e gasolio) ad un prezzo concorrenziale, traendone un enorme profitto. Dal prezzo della benzina - lo dico da sempre - oltre alla tassazione enorme imposta dallo Stato italiano (stante alle ultime cifre ricaviamo circa 30 miliardi di euro dalla tassazione e dalle accise sulla benzina e gasolio), si potrebbe sicuramente ricavare un qualcosa per la costruzione di ospedali, scuole, strade e fognature (tra l'altro è già così, ma non è attuato). Questo però non succede. Per quale motivo? Perch questa è responsabilità dell'America e dell'Europa - vengono "messi" dei Presidenti (non vorrei usare il termine "fantoccio", perché poi mi si accusa di generalizzazione) che ovviamente fanno gli interessi più delle multinazionali che dei propri cittadini.
Finché non usciamo da questa logica ipocrita per cui non riconosciamo pubblicamente e inseriamo nell'agenda politica che noi, purtroppo, viviamo al di sopra delle nostre possibilità - poi è vero che sarà anche solo una piccola parte che sfrutta, comunque, i profitti del petrolio, delle concessioni minerarie e dell'energia - e nascondiamo la verità, non si potrà mai fare un passo in avanti, per cui ci sarà sempre un Gheddafi di turno, ci saranno i morti ammazzati nel Delta del Niger e questa situazione perdurerà nel tempo.
Tra l'altro, speriamo di rimanere sempre "primo mondo", perché non è detto, vista la situazione economica in cui viviamo - 1.900 miliari di debito! - che non arrivi qualcuno a sfruttarci (qualcuno dice che i cinesi hanno comprato il nostro debito pubblico, quindi non è detto che in futuro peraltro, non ho nulla contro i cinesi, non faccio distinzioni di colore di razza o di quant'altro - non diventino i nostri padroni!) facendoci subire le stesse cose che abbiamo imposto agli altri.
Da questo, l'insegnamento cristiano "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te", principio che vorrei emendare dal collaterale della liturgia clericale. Questo grande insegnamento extrareligioso, direi quasi filosofico, che è stato tramandato, non so quanto poi venga applicato nella realtà, perché è difficile - non lo nego - adattarlo alla vita di tutti i giorni quando si pretende di avere comunque tutte le comodità, di volere tutto ad un prezzo normale e non vede al di là di ciò che succede.
Perché ovviamente i telegiornali non ci parlano di cosa succede in questi Paesi, della sofferenza o della guerra civile; e neanche di quello che sta succedendo adesso in Libia, perché non è una passeggiata! Ma lì la responsabilità è diffusa; è di tutti.
Per questo, esuliamo dal dibattito meramente partitico ed impegniamoci a livello regionale, a livello nazionale e a livello europeo, ad avere una visione globale, senza tagliare i fondi alla cooperazione e allo sviluppo perché sono fondamentali, ma andando ad incidere in quel meccanismo ipocrita per cui il nostro primo export (o secondo) è quello dell'industria bellica.
Se Finmeccanica - potrei citare tutta una serie di aziende di prestigio a livello mondiale - investe una larga fetta dei nostri investimenti in questo export, non possiamo, poi, evitare le guerre, perché servono a creare posti di lavoro. È vera, quindi, la logica in cui la politica è ricaduta (peraltro, noi vogliamo assolutamente spingere in senso opposto) per cui se si sono fatti investimenti nell'industria bellica e dietro ci sono le banche (che pure fanno grossi investimenti su questo), le guerre sono una conseguenza necessaria.
Invertiamo questo iter e mettiamolo nell'agenda della politica, senza differenze di colore, e riconvertiamo - altrimenti mi si dice che non ci sono posti di lavoro - l'industria bellica in industria civile. Così come dopo la seconda guerra mondiale, l'industria civile è stata trasformata in industria bellica, a maggior ragione nel 2011 possiamo fare in modo che l'industria bellica diventi industria civile.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Molinari, che interviene in qualità di Consigliere regionale; ne ha facoltà.



MOLINARI Riccardo

Grazie, Presidente.
evidente, anche dal numero degli interventi, che si tratta di un tema sentito, un tema caldo, un tema che appassiona tutti quanti, dalla maggioranza all'opposizione.
Per quanto riguarda il Gruppo della Lega, non posso che associarmi ai ringraziamenti già fatti dal nostro Capogruppo Carossa, dal Consigliere De Magistris e da quello che è il comune sentire del nostro movimento politico. Un grazie al Presidente Cota e un grazie al Ministro Maroni.
Grazie perché, a differenza di quanto è stato detto dai banchi dall'altra parte, sulla linea del segretario federale "fora da' i ball" non è stato fatto alcun passo indietro. E non è stato fatto non solo oggi ma non è stato fatto in questi tre anni di governo, in cui il Ministro Maroni ha messo in campo politiche concrete per arrivare a quel risultato volto a contrastare il fenomeno dell'immigrazione selvaggia, che purtroppo, tormenta il nostro Paese, soprattutto in un momento in cui la crisi economica non ci dà la possibilità di alimentare false speranze nei confronti di queste persone che vengono sul nostro territorio. Dobbiamo scongiurare tragedie come quella di questa notte non alimentando, appunto false speranze.
Personalmente, voglio parlare di numeri. La guerra in Libia ha creato questa situazione di emergenza, laddove clandestini e profughi si sono mischiati, per cui abbiamo visto arrivare sulle nostre coste 22.000 persone nel giro di pochi giorni. Questo solo per quanto riguarda quest'anno. Se andiamo a vedere i dati dell'anno scorso, nei primi tre mesi sulle coste del nostro Paese sono arrivati 25 clandestini: da 25 a 22.000! evidente che le politiche del Ministro Maroni, e di questo Governo a livello centrale, per contrastare l'immigrazione hanno funzionato. Di cosa parlo? Mi riferisco al fatto di aver istituito i CIE, cambiando loro nome e trasformandoli in Centri di Identificazione ed Espulsione, che segnano una diversità di visione, dal punto di vista politico, del problema.
La linea di questo Governo è quella di identificare chi non ha il diritto di stare in questo Paese e di rimpatriarlo. Ma per fare questo, il Governo che attualmente dirige questo Paese e il Ministro Maroni sono impegnati anche sull'altro fronte, che è quello di aver prolungato a sei mesi i tempi di permanenza all'interno di questi centri per clandestini. Mi ricordo le proteste e le levate di scudi della sinistra per questa norma l'indignazione dell'Unione Europea che ha accusato la Lega e Maroni di essere un pericoloso dittatore per aver aumentato questo periodo a sei mesi. Peccato che le stesse normative europee prevedono la possibilità di trattenere i clandestini nei Centri di Identificazione e Espulsione per diciotto mesi, non solo per sei. E peccato che già Spagna e Grecia applicano questa normativa nel massimo dell'estensione.
Anche in questo caso, come sulla vicenda immigrati, abbiamo visto che c'è dell'ipocrisia di fondo e c'è una Europa che ha due velocità e due punti di vista: quando riguarda il nostro Paese, si è pronti a bacchettarci e a fare demagogia; quando invece riguarda altri Paesi, su questi temi cala il silenzio.
Queste politiche, così come il reato di clandestinità, che è stato tanto criticato e che è presente in diversi Paesi del mondo, ma nel nostro Paese, per qualche strano motivo, non ci può essere, anzi, si invitano anche i Giudici ed i Magistrati alla disobbedienza civile. Si dice: "Non applicate quella norma, perché quella norma è particolarmente lesiva dei diritti umani"; "Non può esistere il reato di clandestinità", quanto poi invece negli Stati Uniti e in altre parti del mondo c'è, ma qui non si può.
Bene, tutte queste norme dimostrano che il Ministro Maroni ha già mostrato in passato di seguire quella linea di "fora da i ball": la linea della fermezza e della rigidità nei confronti del fenomeno dell'immigrazione. E oggi, con le notizie che ci ha dato il Presidente Cota - che ringrazio nuovamente -, è stato dimostrato che la Lega è stata coerente anche questa volta. Cosa doveva fare questo Governo, infatti? Altro non poteva fare che quello che è stato fatto.
Prima di tutto bisognava scindere i due problemi: quello dei clandestini da quello dei profughi. Nonostante questa guerra che ci ha portato a questa situazione sia una guerra sulla quale la Lega si è dimostrata fredda da subito - e anche qui mi chiedo, cari colleghi del Partito Democratico e della Sinistra, dove sta la differenza tra la guerra in Iraq e in Afghanistan e la guerra in Libia? Forse è che ora il Presidente degli Stati Uniti vi sta più simpatico rispetto a quello che c'era prima? Io, infatti, non vedo differenze - qui avete detto che era necessario intervenire perché c'erano un dittatore come Gheddafi e una guerra civile e che quindi bisognava supportare le popolazioni che lottano per la libertà: cosa condivisibile, giusta. Ma allora dove sta la differenza rispetto a prima? Per quanto riguarda noi - e questo giustifica il diverso atteggiamento la differenza sta nel fatto che sapevamo che intervenire in Libia avrebbe comportato la situazione di cui oggi siamo a parlare e per questo la Lega da subito si è dimostrata fredda; anche perché non siamo così convinti che questi fenomeni che si stanno diffondendo nel Nord Africa siano fenomeni che vedono il contrasto tra la "dittatura" e la "libertà". Noi non siamo così convinti, anzi: noi temiamo che dietro a queste rivoluzioni ci sia il rischio di sovvertire, certo, dei regimi autoritari ma laici con dei nuovi fondamentalismi religiosi che, dal nostro punto di vista, sono ben più pericolosi.
Questa certezza, quindi, che queste rivoluzioni sono rivoluzioni che faranno il bene di quei territori non l'abbiamo del tutto e da questo nasce il nostro atteggiamento di cautela. Ripeto, però, che la cautela nasce dal fatto che questa situazione ha creato questo doppio binario tra clandestini e profughi, creando questa confusione che ha permesso l'arrivo, sulle coste di Lampedusa, di 22.000 clandestini e profughi mischiati, di cui 20.000 circa sono clandestini e 2.000 profughi.
Allora, come affrontare il problema? Bene ha detto il Presidente Cota: massima disponibilità della Regione Piemonte e delle altre Regioni di questo Paese - in accordo con il Governo e quindi con il Ministro Maroni a distribuirsi l'emergenza umanitaria per i profughi, quindi per chi scappa dalla guerra e per chi ha diritto, per le convenzioni internazionali, a stare qui; pur se sarebbe doveroso, anche sul tema dei profughi, un aiuto dalla Francia e di tutti i Paesi europei che sono andati a intervenire militarmente in Libia, perché altrimenti non si capisce come mai tutti dobbiamo condividere la responsabilità per quanto riguarda l'intervento militare, ma soltanto il nostro Paese deve farsi carico dell'emergenza umanitaria; e qui si potrebbero aprire diverse valutazioni su questa Europa e su questa politica internazionale che ci piace sempre di meno.
L'altro giorno abbiamo discusso un'intera giornata sul tema delle quote latte e abbiamo visto anche lì - indipendentemente dai diversi punti di vista - un'Europa particolarmente rigida, ferma, dura e inamovibile quando si tratta di bacchettare i nostri agricoltori. Che abbiano sbagliano o meno non è questo il tema, ma è gente che lavora ed è gente cui si impongono delle normative assurde per le quali devono buttare via il latte che producono per permetterci di importare materie lattee da altri Paesi europei.
Quando invece c'è un'emergenza umanitaria come questa c'è il silenzio totale; come del resto c'è il silenzio totale sul fatto che Cipro - Paese dell'Unione Europea - è tuttora per metà occupato militarmente dalla Turchia e tuttora l'Unione Europea - e anche qui, purtroppo, senza differenza di colori, con soltanto la Lega che si alza a sollevare il problema - sta trattando con quello stesso Paese, la Turchia, che occupa militarmente Cipro. Sono tutti temi su cui cala il silenzio. Sulle quote latte, invece, siamo inamovibili.
Oppure c'è anche qualche solerte giudice della Provincia di Cuneo, che ora ha sollevato una questione al Tribunale europeo sull'esenzione dei contributi INPS per gli alluvionati del '94, di cui abbiamo parlato anche in quest'Aula trovandoci tutti concordi nel portare avanti un certo discorso - quel tipo di esenzione a chi ha subito l'alluvione, a chi è finito in mezzo ad una strada, senza più una casa e un'attività. Ora rischiano di essere catalogati come "aiuti di Stato"; quindi questo solerte giudice sta cercando di mandare a ramengo tutto il lavoro che dal '94 ad oggi le Istituzioni di tutte le parti stanno portando a casa. Lì l'Europa è inamovibile e su questo c'è il silenzio.
E allora cosa potevano fare il Governo e il Ministro Maroni per risolvere questo problema e far sì che anche la Francia si prendesse parte della responsabilità, dal momento che abbiamo visto i respingimenti dei clandestini al confine? Il permesso di soggiorno temporaneo è l'unico strumento che si ha per consentire ai clandestini che vogliono andare in Francia o in altri Paesi europei di farlo. Nel momento in cui la Francia bloccasse i confini anche per quanto riguarda gli immigrati con permesso di soggiorno, infatti, si andrebbe a violare il trattato di Schengen. Il trattato permette infatti di non far passare i clandestini, ma non permette di non far superare il confine a chi ha un regolare permesso di soggiorno.
E allora a quel punto potremmo puntare il dito verso la Francia e verso l'Europa dicendo che, se vengono meno i trattati internazionali permetteteci di dirlo, come esponenti della Lega Nord - c'è anche da riconsiderare tutta l'impalcatura del sistema dell'Unione Europea! Ho sentito anche altre considerazioni dai banchi dell'opposizione. Si diceva che i Governatori del Nord - riferendosi in particolare al Presidente Cota - hanno fatto una corsa ad evitare il problema e ad evitare di avere i clandestini. Se così hanno fatto, hanno fatto bene; perché non si possono avere due velocità e due morali, cari colleghi. Non può il centrosinistra venire in quest'Aula a dirci che la Regione Piemonte dev'essere pronta ad accogliere gli immigrati, che bisogna distribuire su tutto il territorio l'emergenza, che dobbiamo - anzi - chiederne il più possibile e poi sui territori, appena si diffonde la notizia che potrebbe essere collocato un campo profughi, un nuovo insediamento di immigrati a casa di qualcuno di noi, gli stessi esponenti (o comunque militanti) del centrosinistra vanno a creare dell'allarmismo del tipo: "Avete visto, ora c'è Maroni al Ministero degli Interni, ora c'è Cota che governa e ci portano qua gli immigrati". E no, cari signori: o la linea è una, oppure è un'altra. Se il Presidente Cota si è attivato per evitare che i clandestini arrivino qui, noi della Lega lo ringraziamo e credo che i cittadini piemontesi non possano che ringraziarlo.
Vedete - e credo di aver elencato alcune iniziative abbastanza importanti e verificabili nei fatti - questo significa coerenza: coerenza con quanto ha detto il nostro Segretario federale - parlo appunto della linea "fora da i ball" - e coerenza, soprattutto, con quanto credo - fuori da ogni ipocrisia - che la maggior parte dei cittadini piemontesi chieda al Presidente Cota e al Ministro Maroni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non volevo assolutamente intervenire, ma poi ho pensato che cinque minuti non appesantiscono; magari non aggiungono niente, ma ritengo sia anche un doversi esprimere su temi di così straordinaria amministrazione.
Voglio fare solo due riflessioni.
Innanzitutto dico che questa è una prima conseguenza - magari neanche la più importante, quando la vedremo sotto un profilo più generale - di una vicenda che riguarda molti Paesi del Nord Africa e del Maghreb, che potrà essere forse di natura anche un po' epocale. È evidente che è avvenuto contestualmente, infatti, un fenomeno di ribellione - mi sento di usare questo termine di carattere molto generico - che in alcuni casi può essere ricerca della democrazia, in altri casi può essere qualcosa di simile ad una risposta che mi ha dato un tunisino con cui ho parlato. In ogni caso è una vicenda di carattere un po' epocale.
Ho un negozio a San Remo nella città vecchia. Parlo di questa mia esperienza perché questa vicenda mi porta ad avere una marea di rapporti proprio "sulla strada", con ragazzi prevalentemente del Maghreb e anche un po' con la nostra gente, però di una parte povera di San Remo. Porto una piccola testimonianza, non è un'analisi politica.
Questo ragazzo tunisino con cui ogni tanto parliamo e a cui abbiamo chiesto "ma cosa sta succedendo?", perché il fenomeno è scoppiato all'improvviso, mi diceva: "Vede signora, noi viviamo su un territorio che è una delle ricchezze del mondo, ma noi siamo poverissimi". Lui me l'ha sintetizzata così e per certi versi sento il dovere morale di portare qua un pezzo di quest'esperienza. È chiaro che questo determina delle straordinarie contraddizioni.
Si sono dette molte cose e in un fenomeno così gigantesco, molte di queste cose sono tutte giuste, nel senso che ci troviamo di fronte a qualcosa che è di straordinaria amministrazione.
Ci stiamo trovando probabilmente di fronte ad una trasformazione di una parte del mondo che fino adesso ha contato prevalentemente per il petrolio richiamando l'attenzione delle grandi potenze, e rispetto al quale noi forse, fino adesso - ci siamo mossi tutti usando strumenti che dovranno essere messi a punto. Questo è avvenuto un po' da tutte le parti.
Vorrei parlare di un'altra mia piccola esperienza. Io, e non altri, in questi sette anni in cui non ho più fatto attività politica, ho preso un negozio di antiquariato nella città vecchia di San Remo. All'inizio era una cosa straordinariamente affascinante. Da un certo punto in avanti, però, il mio pezzetto di realtà è stato letteralmente circondato da spacciatori: 20 30 40 spacciatori che giravano lì intorno, che vivevano in condizioni disumane, come gli animali, anche se facevano un'attività estremamente negativa. Devo dire, colleghi, che poiché non passava più nessuno in quella zona, vi sono stati vari tentativi da parte delle autorità delle diverse Amministrazioni che si sono susseguite, per far sparire questo fenomeno tuttavia, dopo poche settimane ricominciava tutto da capo.
In questa vicenda ci sono pezzi di realtà che stanno tutti in questo dibattito. Credo che sia responsabilità delle Amministrazioni, anche ad alto livello, cerare di fare sintesi con nuovi strumenti. L'ha detto il collega Muliere: questa è una situazione epocale che non è finita, perch siamo all'inizio.
Penso che non ci aiuta utilizzare soltanto lo strumento del buonismo perché dobbiamo combattere anche molti fenomeni che sono collegati e che per la complessità del fenomeno in cui si mettono assieme migliaia di persone alle quali oggettivamente non possiamo dare un lavoro, rischiano di diventare un grandissimo problema sociale.
Vi parla una persona che, per esempio, grazie a quel pezzetto di realtà, ha avuto straordinari buoni rapporti. Erano quasi tutti tunisini.
Quindici giorni fa buona parte di questi che erano stati incarcerati perch erano stati presi nelle retate, sono tornati e quando mi hanno vista in strada mi hanno salutata dicendomi: "Ciao, maman". Nel frattempo la mia attività ho dovuto trasferirla in un'altra parte, perché lì era "mortale" continuare ad andare avanti. Allora queste realtà ci sono.
Certo io non sono una persona che ha subito un trauma da questa esperienza, però ci sono altre realtà, così come è altrettanto vero che non siamo nelle condizioni di poter ospitare ed aiutare adeguatamente, neanche se volessimo, queste persone che arrivano a migliaia tutti assieme, perch poi vengono messe in situazioni terribili di povertà, di abbandono, di solitudine individuale. Perché si tratta di ragazzi di venti o trent'anni che non hanno nessuno: penso che bisogna vederli come individui, ma il problema è proprio fare la sintesi tra le moltitudini e l'individuo.
Allora se si vedono come individui si può notare che questi vivono come i cani - anzi no, perché il mio cane vive molto meglio! - perché non hanno da mangiare, hanno tante difficoltà, vengono trattati male, eccetera.
Queste cose rischiano poi di avvenire se noi ci affidiamo soltanto al buonismo. Allora dobbiamo affrontare questa realtà, così come dobbiamo affrontare le istanze di sicurezza, le istanze di integrazione che noi dobbiamo sperare che possano avvenire. Ma tutto questo richiede il governo di questi fenomeni di natura nazionale e internazionale, a cui mi sembra di poter dire che noi eravamo complessivamente scarsamente preparati.
Anche nella realtà di oggi (non parlo del fenomeno dell'immigrazione anche clandestina, se così vogliamo, che si è verificato fino ad oggi) siamo di fronte a qualcosa di straordinariamente diverso. Anche oggi noi non dobbiamo più dire che siamo un popolo che è stato migrante, perché la migrazione degli italiani è avvenuta in condizioni completamente diverse.
Se noi andiamo a studiare gli avvenimenti, gli Stati Uniti allora definivano le loro quote e noi emigravamo se rientravamo nelle loro quote.
Questo è avvenuto nel passato, poi ci sono state anche altre cose. Allora dobbiamo trovare un equilibrio nella straordinarietà, dobbiamo essere forze di governo e mettere assieme tutte queste realtà che stanno dentro a questa vicenda assolutamente drammatica, nella quale dobbiamo essere civili.
Voglio ribadire questa espressione "essere civili". Essere civili come Paese, come popolo e come individui richiede oggi un cambio di marcia perché abbiamo davanti la trasformazione di Paesi, abbiamo davanti interessi di carattere economico in quei Paesi estremamente importanti inoltre, abbiamo davanti (e questo ce lo dobbiamo augurare) una ricerca di democrazia da parte di questi popoli. Ma neanche per noi tutto questo è indolore; allora, chi deve governare governi. È un momento nel quale la qualità del governo sarà determinante per condurre questi fenomeni.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Comprensivo "Padre Gemelli" Torino e dell'Istituto Comprensivo "Arnesano" di Arnesano (LE)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Comprensivo "Padre Gemelli" di Torino e dell'Istituto Comprensivo "Arnesano" di Arnesano in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Profughi provenienti dall'Africa settentrionale" (seguito)


PRESIDENTE

Dichiaro concluso il dibattito generale sulle comunicazioni del Presidente Cota.
Comunico all'Assemblea che sono stati presentati quattro atti di indirizzo collegati.
Il primo è la mozione n. 271, avente ad oggetto "Ospitalità ai profughi politici provenienti dal Nord Africa", presentata dai Consiglieri Reschigna, Stara, Pentenero, Buquicchio, Lepri, Ronzani, Laus, Taricco e Manica.
Rispetto al testo in rete, il documento è modificato dai proponenti aggiungendo nella parte del dispositivo, un nuovo punto che recita: "A ripristinare urgentemente i fondi per la cooperazione decentrata".
Il secondo atto è l'ordine del giorno n. 272, avente ad oggetto "Crisi del Paesi del Nord Africa e ruolo delle Istituzioni europee", presentato dai Consiglieri Artesio, Cerutti e Stara.
Il terzo atto è l'ordine del giorno n. 273, avente ad oggetto "Politica italiana ed europea di transizione economica", presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
Il quarto ed ultimo atto di indirizzo è l'ordine del giorno n. 274, avente ad oggetto "Sbarchi di clandestini, approvazione per il lavoro svolto dal Governo", presentato dai Consiglieri Carossa e Pedrale.
I proponenti intendono illustrarli? La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

La mozione è coerente con gli interventi che abbiamo svolto nel precedente dibattito.
Prendiamo atto del verbale d'intesa sottoscritto ieri tra il Governo nazionale e la Conferenza delle Regioni e delle Autonomie locali.
Questo testo impone al Presidente della Giunta regionale un ruolo di coordinamento delle iniziative all'interno del territorio piemontese.
L'intervento sul territorio piemontese non può essere limitato unicamente all'importante contributo che la Chiesa cattolica, la Caritas e le organizzazioni di volontariato hanno dato da subito, ma deve riguardare anche un ruolo di coordinamento degli Enti locali, che nei primi giorni di questa emergenza hanno obiettivamente vissuto una condizione di solitudine nei confronti del Governo regionale.
L'aggiunta che abbiamo apportato al testo della mozione è coerente con alcune riflessioni che sono state svolte oggi in Consiglio regionale.
Alcuni colleghi della maggioranza e dell'opposizione hanno evidenziato l'importanza della presenza della comunità nazionale e regionale, nel cercare di favorire condizioni di crescita economica, oltre che di democrazia, all'interno dei paesi africani.
Noi consideriamo tutto ciò un po' incoerente con le scelte contenute nella politica di bilancio, che ha azzerato i fondi sulla cooperazione decentrata e, poiché vogliamo attribuire coerenza alle riflessioni fatte in quest'aula con gli atti concreti dell'Amministrazione regionale, chiediamo che la Giunta regionale provveda immediatamente, con urgenza, al ripristino di quei fondi, perché gli interventi della cooperazione decentrata, che sono sempre stati sostenuti dalla Regione Piemonte nel corso di questi anni, possono certamente contribuire al miglioramento delle condizioni di vita ed economiche all'interno di quei Paesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 272.



ARTESIO Eleonora

L'ordine del giorno, che al momento reca la firma dei colleghi Cerutti e Stara, tenta di stare in campo sull'argomento della giornata soprattutto per consentire al Consiglio regionale di continuare a monitorare la questione una volta esaurita la celebrazione della discussione generale di oggi.
L'obbligo delle Istituzioni è certamente quello di esprimere dei principi morali, ma la tutela delle persone, oltre che dalla predisposizione dei comportamenti dei singoli, delle famiglie - a seconda dei sentimenti personali o religiosi - va sostenuta attraverso l'organizzazione di reti e servizi funzionalmente organizzati dagli Enti pubblici.
Abbiamo provato a trasferire in un ordine del giorno i contenuti dell'intesa tra il Governo, la Regione e gli Enti locali, per fare in modo che tali contenuti non siano una prateria discrezionale dei comportamenti dei singoli Presidenti di Regione o dei singoli Assessori all'immigrazione e non abbiano alcun tipo di verifica da parte dell'Assemblea elettiva regionale.
Quali sono i punti salienti di un ordine del giorno che interviene anche nel dettaglio, ma è disponibile a superare gli aspetti di dettaglio se gli altri colleghi vorranno approvarlo o condividerlo? Innanzitutto, si parte da una premessa, facendo riferimento alle due distinte condizioni dei richiedenti asilo politico e dei soggetti tutelati da protezione umanitaria o temporanea. Parliamo, quindi, contemporaneamente della Libia e della Tunisia, e diciamo che anche il Piemonte partecipa all'accordo con il Governo, che non esclude alcuna regione sulla gestione di entrambe le fattispecie, e questo è già un primo elemento di approfondimento della comunicazione resaci dal Presidente Cota.
In secondo luogo, il nostro documento propone una funzione di coordinamento e di regia da parte dell'Amministrazione regionale.
Si chiede, cioè, che la Regione, d'intesa con l'Ufficio Territoriale del Governo - quindi con la Prefettura - predisponga un tavolo di programmazione degli interventi di accoglienza e di protezione degli stranieri ammessi a misure di protezione.
Questo tavolo regionale dovrebbe consentire di rilevare le disponibilità di accoglienza degli Enti locali, anche sulla base dei programmi di collaborazione presentati dai singoli enti del privato sociale, e definire il costo medio pro capite dell'accoglienza in questi centri.
Ovviamente, l'abbiamo dedotto dall'esperienza dei programmi per i profughi richiedenti asilo politico; è possibile che non sia un'indicazione puntuale, e infatti siamo disponibili a modificare questo comma, ma è per rendere plausibile il fatto che non stiamo parlando di generici intenti che non abbiamo sottoscritto un'intesa salvo poi stare con le braccia conserte, qualora qualcuno ce lo chiedesse, ma definiamo quale potrebbe essere il nostro ruolo.
L'ordine del giorno si articola in due tempi: uno è il tempo riferito all'accoglienza, dopo 15 giorni di rilevazione delle strutture disponibili (potrebbe persino essere equivalente al tempo cui faceva cenno il Presidente Cota) nell'intesa o nell'accordo o nella condivisione - non so bene come definirlo - con le strutture religiose impegnate dal Vescovo Nosiglia o da altri Vescovi delle altre province, per poi proseguire, nei tempi successivi, con una progressiva riduzione dei costi, ma con il mantenimento dei programmi di protezione umanitaria che, ai sensi della legislazione europea, durano uno o due anni.
Ho parlato di protezione umanitaria per sottolineare la condizione della Tunisia, mentre quella della Libia riguarda i richiedenti asilo politico.
Ovviamente, si tratta di un articolato che non è viziato - mi spiace dirlo come estensore, perché potrebbe essere Cicero pro domo sua - ma è sostanzialmente un ordine del giorno molto neutro, molto tecnico, che recepisce l'accordo del Governo e delle Regioni e lo dettaglia in alcune modalità organizzative.
evidente che, se rimaniamo sul lato tecnico, può suscitare delle attenzioni e siamo disponibili a modificare quelle parti che fossero incomprensibili; se, invece, c'è un elemento di valutazione politica più generale, evidentemente questo attiene alle scelte di ciascuna parte.
Il pregio è che potrebbe tornare in Consiglio regionale periodicamente, un aggiornamento della situazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 273 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno presentato riprende direttamente l'oggetto del mio intervento precedente e va a rivalutare le conseguenze dell'ordine del giorno approvato in data 21 settembre 2010, che chiedeva l'adesione della Regione Piemonte alla "Giornata Mondiale della Pace" e, alla Giunta, di farsi portavoce presso il Governo di queste esigenze, dirottando quota parte consistente nelle spese militari a settori pubblici in crisi, come l'istruzione, il socio-sanitario e la pubblica sicurezza.
Auspico che la Giunta regionale svolga una relazione in merito a quanto è stato fatto su quell'ordine di indirizzo, che l'Assemblea regionale ha accolto.
Nell'ordine del giorno odierno chiediamo ugualmente che la Giunta si adoperi e si impegni a livello italiano ed europeo con una programmazione politica di transizione, che sappia creare stabilità democratica, economica e sociale nei Paesi di tutto il mondo, anche e soprattutto tramite l'assunzione della responsabilità sociale d'impresa delle aziende, nello sfruttamento delle risorse minerarie, di petrolio e di gas naturale concedendo in cambio lo sviluppo di infrastrutture sanitarie, scolastiche viarie, ecc., anche in collegamento a quanto è presente nell'ordine del giorno dei Consiglieri del Partito Democratico, che chiede il mantenimento e il ripristino del fondo di cooperazione internazionale.
Chiediamo che la Giunta si adoperi, a livello italiano ed europeo, per la riconversione dell'industria bellica ad un'industria di ricostruzione e di efficienza energetica, o comunque di altre attività che possono servire al benessere della collettività, come collettività planetaria, e non solo portatrice di distruzione e di morte, e a impegnarsi anche per una diffusione di informazioni, circa il dossier delle cosiddette "banche armate" che negli ultimi quattro anni è stato secretato per quanto riguarda i conti e per quanto riguarda gli investimenti per operazioni estere, per dare maggiore consapevolezza ai cittadini anche su quale banca fare i propri investimenti, in modo che, anche così, si possa fare una pressione civile e un'azione di indirizzo per quanto riguarda la politica economica globale. Le multinazionali, come sappiamo, hanno un'ottica e un respiro sopranazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 274.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Molto velocemente. Il nostro ordine del giorno ci riconduce al dibattito che le forze di maggioranza hanno portato avanti questa mattina.
Noi approviamo la linea del Governo. La linea del Governo che si è voluta in queste settimane e, soprattutto, in questi ultimi giorni, la linea del Governo che deriva da una storia di accordi bilaterali con i Paesi del Mediterraneo (non cito tutti i nomi dei Paesi con cui i governi non solo di centrodestra, giustamente, hanno fatto accordi bilaterali per evitare al massimo qualsiasi forma di emigrazione di massa, non controllata).
Approviamo la linea del Governo, del premier Berlusconi e del Ministro dell'Interno Maroni che è andato a ritrattare il discorso dell'accordo con il Governo tunisino.
Chiediamo alla Giunta di manifestare al Governo la propria approvazione, questo ci sembra doveroso, e ribadiamo la necessità di proseguire su questa strada che noi riteniamo sia l'unica per risolvere proficuamente i problemi.
Mi permetta, Presidente, nell'illustrazione di questo ordine del giorno, di stigmatizzare un brutto fatto accaduto al Parlamento nel quale un certo personaggio appartenente all'Italia dei Valori - per non fare polemiche, devo anche dire che il gesto è stato condannato dai Capigruppo dell'IdV, sia al Parlamento che al Senato - un certo Zazzera, cercando forse un po' di notorietà, ha esposto un cartello in Parlamento con la scritta "Maroni assassino".
Non sollevo altre polemiche solo per il fatto che ho saputo adesso che i Capigruppo dell'IdV, sia alla Camera che al Senato, hanno condannato questo vile gesto. Certo che queste strumentalizzazioni non fanno bene a nessuno.



PRESIDENTE

I quattro atti di indirizzo sono stati illustrati dai proponenti.
Propongo all'Aula di svolgere un unico dibattito generale sui quattro atti di indirizzo.
Se non vi sono richieste di intervento, passiamo alla fase delle votazioni.
La mozione presentata dal Consigliere Reschigna, avente ad oggetto "Ospitalità ai profughi politici provenienti dal Nord Africa", è stata modificata dai proponenti.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 271, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, considerato che, nelle ultime settimane, il nostro Paese è stato investito da correnti migratorie, sempre più intensi, che si sono accentuate a seguito degli eventi politici nel Nord Africa tali migrazioni hanno determinato una situazione non più tollerabile nell'Isola di Lampedusa è intervenuto un accordo tra il Ministro dell'Interno, onorevole Roberto Maroni, e la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, in base a quale ciascuna Regione dovrà temporaneamente accogliere all'interno del proprio territorio un certo numero di nuovi immigrati del Nord Africa, in attesa di valutarne lo status tenuto conto che è opportuno che la presenza sul territorio regionale di queste persone non sia concentrata in poche aree l'accordo tra il Ministro dell'Interno e le Regioni imporrebbe un ruolo di coordinamento, in capo alle Regioni stesse, nei confronti degli Enti Locali per l'individuazione dei luoghi e modi dell'ospitalità ribadisce che è opportuno avvenga una distribuzione equa e diffusa delle persone provenienti dai Paesi del Nord Africa sul territorio regionale impegna il Presidente della Giunta regionale a svolgere un'azione di coordinamento tra gli Enti Locali piemontesi al fine di individuare i luoghi e modi dell'ospitalità a ripristinare urgentemente i fondi per la cooperazione decentrata".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 272, il cui testo recita: "Premesso che: dare attuazione all'articolo 10 terzo comma della Costituzione, che assicura allo straniero che si trova di nelle situazioni indicate dal precetto costituzionale un diritto soggettivo all'asilo, costituisce un dovere dello Stato in tutte le sue articolazioni Considerata: L'effettiva necessità di rispondere con azioni concrete ed immediate all'attuale situazione di crisi caratterizzata da un elevato numero di arrivi di richiedenti asilo o di persone comunque beneficiarie di forme di protezione umanitaria o temporanea provenienti da Libia e Tunisia in particolare l'assoluta necessità di allestire in tempo utile un piano in grado di fornire risposte adeguate al possibile arrivo di un rilevante numero di rifugiati della Libia, e tra essi in particolare rifugiati in situazioni di rilevante vulnerabilità si psico-fisica a causa delle violenze subite.
Valutata: la necessità di evitare il diffondersi nella popolazione di sentimenti di ostilità e di paura nei confronti dei destinatari degli interventi e che al contrario, risulta necessario ed urgente rafforzare atteggiamenti di accoglienza e di solidarietà Valutato che: l'attuale situazione vada gestita evitando un approccio esclusivamente emergenziale, bensì nell'ottica di produrre un complessivo rafforzamento del sistema di accoglienza di rifugiati in Italia, giacché il sistema attuale, suddiviso tra il sistema CARA (Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo) di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25/08 e il sistema SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di cui all'articolo 1 sexies e 1 septies della legge 39/90 come modificato dall'articolo 32 della legge 180/02 appaiono complessivamente insufficienti nell'assicurare un sistema di protezione idoneo a rispondere alle necessità di un paese, quale l'Italia, che, per collocazione geografica, estensione popolazione, deve poter essere in grado di potere gestire con strumenti ordinari il numero di domande di asilo annue Ritenuto: prioritario evitare l'utilizzo di strutture di accoglienza che, per loro natura, dimensioni o collocazione possono ingenerare gravi difficoltà di gestione del territorio, a favore di un'accoglienza il più possibile diffusa sul territorio, e avente natura di gestione ordinaria Accoglie: La richiesta di collaborazione avanzata dal Governo, nella persona del Ministro Maroni, relativamente alla gestione dei programmi di accoglienza nel proprio territorio, secondo le modalità e le procedure di seguito indicate: 1 in intesa con la Prefettura ufficio territoriale del Governo è istituito una 'tavolo di programmazione degli interventi di accoglienza e protezione degli stranieri ammessi a misure di protezione internazionale, umanitaria o temporanea'. Detto tavolo composto dalla Regione, dalle Province, dai comuni afferenti al coordinamento rifugiati e richiedenti asilo, dalle altre amministrazioni comunali direttamente coinvolte nella gestione dei programmi di accoglienza e dagli enti e le associazioni con consolidata esperienza nel campo del diritto d'asilo e dell'emigrazione.
Ferme restando le competenze dei ruoli degli enti partecipanti, il Tavolo ha compiti di programmazione degli interventi nel territorio regionale, di proposta alle autorità centrali in merito alle azioni che si ritiene necessario attivare o potenziare, nonché di programmazione ed attuazione di iniziative di sensibilizzazione all'accoglienza verso l'opinione pubblica 2 2.1 Il Tavolo regionale provvede nel minor tempo possibile, e comunque entro 15 giorni, ad una rilevazione della possibilità di allargamento delle disponibilità di accoglienza degli EELL, nonché ad una valutazione sulle disponibilità di ulteriori enti locali ad attivare nuovi programmi di accoglienza aventi natura analoga ai programmi già attivi.
Le disponibilità individuate i relativi tempi e modalità di attivazione vengono tempestivamente comunicati all'ANCI, all'UNHCR e alla Dipartimento Libertà Civili e di immigrazione del Ministero dell'Interno per i provvedimenti di competenza 2.2 Gli interventi di accoglienza di cui al presente punto sono finanziati per la durata di mesi 12 con un costo pro die pro capite di 40 euro. Tutti i servizi di accoglienza e i servizi di protezione sociale e legale attivati tramite le modalità sopra indicate dovranno corrispondere a standard gestionali e di rendicontazione.
2.3 Ove risulti necessario per consentire un rapido avvio degli interventi il Dipartimento affari civili e immigrazione del Ministero dell'Interno, di concerto con il commissario straordinario all'emergenza, valuterà la possibilità di finanziare interventi ulteriori di ristrutturazione ed adeguamento di immobili da destinare ai servizi di accoglienza.
2.4 Eventuali nuove disponibilità ad attivare programmi di accoglienza da parte degli EELL potranno essere presentate al tavolo regionale anche successivamente rispetto i tempi sopra indicati, entro il primo semestre della presente programmazione. Dette eventuali nuove disponibilità andranno a rinforzare il sistema di accoglienza con priorità rispetto gli interventi di cui successivi punti 3 e 4 2.5 Alla scadenza del periodo di mesi 12 previsto per l'attuazione degli interventi di cui sopra e gli enti locali interessati potranno chiedere al Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell'Interno che il programma di accoglienza e protezione da essi realizzato, per un numero uguale o inferiore di posti, possa essere prorogato fino a dicembre 2013 allineando detti interventi alla scadenza della programmazione triennale in atto per i programmi sulle richieste di asilo finanziati ai sensi delle normative nazionali e regionali.
La Regione si impegna, congiuntamente le altre Regioni a chiedere al Governo un incremento del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo di cui all'articolo 1 septies della legge 39/90 come modificato dall'articolo 32 della legge 180/02 al fine di permettere l'estensione sopra indicata.
La Regione si impegna a rafforzare, nella propria programmazione in materia di interventi sociali e di formazione professionale, gli interventi a favore dei beneficiari delle azioni di accoglienza del presente documento di programma. Si impegna altresì a rimuovere, ove presenti, gli ostacoli amministrativi o di altra natura che impediscono ai beneficiari un pieno accesso ai servizi socio-sanitari, scolastici, di educazione permanente e professionale di competenza della Regione e ad istituire un tavolo regionale di programmazione ordinaria degli interventi di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati che coinvolga tutti i soggetti pubblici ed associativi interessati.
3 3. 1 Ove il numero di posti di accoglienza reperiti attraverso le modalità di cui al punto 2 risultino insufficienti, il Tavolo di programmazione regionale valuta nel minor tempo possibile ulteriori proposte di intervento che possono essere presentate da soggetti pubblici e privati che dimostrino il possesso di adeguate capacità di competenza e gestione degli interventi di accoglienza oggetto della presente programmazione.
3.2 Le strutture di accoglienza individuate debbono prevalentemente essere di natura civile (esempio convitti, strutture religiose parzialmente utilizzate, altri immobili di proprietà pubblica o privata) di piccole o medie dimensioni, collocate in aree urbane o prossime agli abitati. Il programma di accoglienza sottoposto all'attenzione del Tavolo deve altresì indicare quali sono gli accorgimenti che si intendono attuare per assicurare un effettivo collegamento con i servizi sociali, sanitari scolastici del territorio e deve altresì indicare se sussistono problematiche relative al trasporto pubblico da e verso la struttura individuata.
3. 3 Sentito il Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell'Interno si richiederà alla Prefettura territorialmente competente di stipulare una convenzione con l'ente, singolo o associato gestore del programma di accoglienza. La durata di detti programmi è fissata in mesi 6 rinnovabili di altri sei, e il finanziamento dei servizi di accoglienza e di protezione legale e sociale è fissato in 35 euro pro die pro capite.
3.4 Nella gestione delle strutture individuate secondo le modalità sopra indicate trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 20 c. 4 del decreto legislativo 25/08.
3.5 In nessun caso potrà essere limitata la libertà personale delle persone accolte in detti centri.
4.
4.1 I programmi di accoglienza di cui ai punti precedenti sono destinati a richiedenti asilo, a titolari di protezione internazionale ed umanitaria e a stranieri per i quali sono previste o stanno per essere adottate misure di protezione temporanea.
4.2 Le situazioni vulnerabili di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 140/05 non possono trovare collocazione nelle strutture individuate secondo le modalità di cui al punto 4.
4.3 I richiedenti asilo vanno prevalentemente accolti presso le strutture di cui al punto 2, e, solo in caso di mancanza di posti disponibili, nelle strutture individuate secondo quanto indicato al punto 3, in ordine progressivo in relazione alla verifica di disponibilità di posti.
Il Consiglio Regionale del Piemonte invita la Giunta ad assumere il suddetto programma".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 273 avente oggetto, il cui testo recita: "Visto che: al momento sono in atto nel mondo alcune decine di guerra che, come da triste consuetudine che nasce a partire dalla prima guerra mondiale coinvolgono pesantemente i civili, sia direttamente annoverati tra le vittime che indirettamente a causa di tutte le difficili condizioni che gli eventi bellici comportano producono.
L'industria bellica è una delle più fiorenti, ed è quella su cui puntano le economie della maggior parte dei paesi del Primo Mondo, compreso il nostro sia per il mercato interno che, soprattutto, per il mercato estero nelle zone interessate ai conflitti.
Le Banche Italiane sono fortemente coinvolte nel traffico di armi e contribuiscono quindi alle azioni di devastazione e di morte conseguenti come risulta dal report annuale Banche Armate, nonostante il tentativo bipartisan di nascondere le tracce delle operazioni estere a quel commercio riconducibili.
I cittadini sono troppo ignari complici del sistema 'banche armate' come correntisti, con i propri depositi e investimenti.
Le guerre sono un ottimo modo per fare remunerativi investimenti sia, come riportato, nel settore bellico, che in quello della ricostruzione (con la prevalenza di aziende europee ed americane).
La storia, anche recente, c'insegna che dopo la fine di ogni conflitto spesso sale al potere un leader di fiducia delle potenze del Primo Mondo che finisce per instaurare una dittatura, funzionale all'agevolazione di un controllo geopolitico ed economico delle aree interessate al fine di ottenere la garanzia di fornitura al prezzo inferiore possibile delle concessioni minerarie e fossili alle stesse multinazionali che hanno investito nei conflitti.
necessaria la stabilità politica e la pace affinché paesi usciti dai conflitti successivi alla fase coloniale possano raggiungere il benessere e debellare la corruzione garantendo condizioni minime perché la società possa prosperare.
Al contrario situazioni di guerra, di persecuzione, di crisi economica, di corruzione estesa, di dittature spesso l'unica soluzione per le popolazioni interessate risulta essere l'emigrazione.
Considerato che: il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato in data 21 settembre 1010 l'ordine del giorno n. 76 'Adesione alla giornata mondiale della pace delle Nazioni Unite'.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta ad adoperarsi a livello italiano ed europeo per una programmazione politica di transizione che sappia creare stabilità democratica, economica e sociale nei paesi di tutto il mondo anche tramite l'assunzione di una responsabilità sociale di impresa mondiale nello sfruttamento delle risorse minerarie, di petrolio e gas naturali, concedendo in cambio lo sviluppo di infrastrutture sanitarie e scolastiche ad adoperarsi a livello italiano ed europeo per una riconversione dell'industria bellica ed una industria di ricostruzione, di efficienza energetica, di studio delle Fonti di Energia Rinnovabili e Distribuite, di mobilità sostenibile.
A impegnarsi per la diffusione delle informazioni, creando la consapevolezza nei cittadini piemontesi rispetto elezioni poco trasparenti degli istituti di Credito negli investimenti di sostegno dell'industria bellica".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 274, il cui testo recita: "Premesso che sulle coste del nostro Paese è in corso da diverse settimane lo sbarco di migliaia di clandestini di prevalente nazionalità tunisina Considerato che negli ultimi anni l'Italia ha concluso numerosi accordi bilaterali di riammissione o di cooperazione tra forze di polizia nei settori dell'immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani. L'Italia dal 1996 ha stipulato una serie di accordi bilaterali con Paesi stranieri UE ed extra UE finalizzati alla riammissione nei territori di persone clandestine, ovvero non legittimate ad entrare e soggiornare in Italia. Gli accordi sono di varia natura e ve ne sono numerose afferenti al controllo dell'immigrazione e delle frontiere e in particolare: accordi di riammissione nei territori di provenienza di persone clandestini, ovvero non legittimate ad entrare soggiornare in Italia; accordi di riammissione di quanti hanno commesso reato; accordi di cooperazione di polizia di frontiera. In particolare l'Italia ha stipulato accordi di riammissione con una ventina di Paesi o Stati non europei tra cui la Tunisia.
Rivelato che Nell'accordo tecnico firmato con la Tunisia del Ministero dell'Interno Roberto Maroni il 6 aprile 2011, dopo l'intervento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è previsto il rimpatrio dei cittadini in condizioni di irregolarità Tenuto conto che il massiccio sbarco sulle coste della nostra nazione di clandestini sta configurando un'emergenza che non è possibile affrontare se non con un'azione decisa e coordinata dal nostro Governo il Consiglio regionale impegna la Giunta a manifestare al Governo la propria approvazione per il lavoro svolto in queste settimane, ribadendo la necessità di proseguire sulla strada intrapresa per addivenire a una soluzione concreta del problema dei clandestini arrivati è in arrivo nel nostro Paese".
Il Consiglio approva.
Ricordo che l'ordine del giorno n. 248 viene rinviato ad altra seduta su richiesta dai proponenti, così come da modifica dell'o.d.g. in apertura di seduta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame ordine del giorno n. 224 presentato dai Consiglieri Buquicchio Reschigna, Pentenero, Bresso, Boeti, Biolé e Bono, inerente a "Bonus Beb sospensione del servizio di erogazione voucher"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 224, di cui al punto 26) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione dell'ordine del giorno.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Su questo argomento avevamo presentato in passato anche un'interrogazione a risposta immediata. Purtroppo, la risposta della Giunta non ci aveva convinto quindi abbiamo pensato, anche con altri Consiglieri dell'opposizione, di formulare la richiesta con un ordine del giorno.
A scanso di equivoci: non si tratta di un documento contro l'iniziativa del bonus bebé. Non vorrei che qualcuno possa strumentalizzare questa cosa dicendo ai cittadini: l'Italia dei Valori, o altri, non vogliono che ci sia questa erogazione da parte della Giunta. Quello che contestiamo è il metodo.
Voglio chiarire. Come nell'interrogazione, noi sosteniamo questa iniziativa, ma non possiamo condividere il metodo che si è inteso perseguire. Pertanto, non condividiamo la spesa che da questo metodo deriva.
ovvio che non possiamo che essere vicini alle famiglie in difficoltà socio-economica grave che usufruiranno, o stanno che usufruendo, di questa iniziativa.
Quando l'Assessore Cavallera aveva risposto all'interrogazione, non aveva chiarito i motivi relativi all'economicità della scelta della Regione; infatti la risposta era tutta in difesa, senza una spiegazione del metodo adottato: indicava i passaggi legislativi, ma non forniva una soddisfacente risposta alle ragioni che hanno indotta la Regione ad evitare la gara.
Non possiamo che sottolineare che, da una parte, il Governo ribadisce la necessità di attivare ogni azione tesa alla buona amministrazione quindi al risparmio e all'economicità delle scelte, e dall'altra...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Buquicchio.
L'ordine del giorno tratta un tema su cui si è molto dibattuto negli ultimi tempi in Aula.
Vi chiedo di ripristinare quantomeno le condizioni minime per consentire al Consigliere Buquicchio di svolgere il proprio intervento.
Grazie.
Prego, continui, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Noi riteniamo che una competizione libera tra le molteplici società che avrebbero potuto concorrere alla gara, avrebbe potuto determinare sicuramente un minor costo a carico della Regione, maggiori benefici per i destinatari del servizio ed anche minori costi per gli esercizi convenzionati.
Oggi ho a mie mani, per chi ne volesse prendere visione, due documenti: uno dell'autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha aperto una pratica relativa all'affidamento del servizio "bonus bebé" (l'identificativo è DC7139, a firma del responsabile della Direzione Giuseppe Galasso).
L'altro documento è dell'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che ha emesso una determinazione la n. 9 del 22 dicembre 2010, che riporta chiare indicazioni in merito all'assegnazione di servizi (voucher sociali), come quelli di cui stiamo parlando, ed esprimere il parere che questi ultimi debbano essere erogati attraverso l'espletazione di una gara d'appalto.
Insomma, la richiesta mi sembra semplice: forse è perfino superfluo rimarcare le argomentazioni, perché sono talmente ovvie che è difficile poter negare l'accettazione della legittimità delle stesse. Noi chiediamo che il servizio venga erogato attraverso l'effettuazione di una gara d'appalto; è chiaro il concetto? Che non si usino stratagemmi per evitare la gara, perché la nostra sensazione è che il Presidente della Giunta avendo promesso che l'introduzione del bonus bebè dovesse partire dal 1 gennaio 2011, nel tentativo poi risultato vano di rispettare i tempi, si sia ritrovato nell' impossibilità tecnica di espletare la gara, e che gli uffici - sicuramente non possiamo dire a sua insaputa, ma con il suo avallo abbiano trovato un escamotage per raggirarla.
Peccato che tutto questo non si configuri solo come una semplice scelta rispetto ad un'altra, ma determini un aggravio ed un costo notevole per i cittadini e per tutta la Regione. Questo è il motivo per cui nell'ordine del giorno chiediamo che il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti si impegnino affinché si provveda alla sospensione del servizio di erogazione in oggetto, disponendo, contestualmente, l'effettuazione di un appalto pubblico, come indicato dall'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Intervengo per alcune ragioni: innanzitutto, per chiedere scusa al Consigliere Buquicchio per averlo disturbato nel suo intervento; in secondo luogo, per ringraziare i pochi esponenti del PdL rimasti in Aula (ho visto che da un po' di tempo a questa parte c'è stato un prelievo di borse e un contestuale abbandono dell'aula). In ultimo, per ribadire che è da troppi Consigli regionali che il gruppo del PdL fa venir meno il numero legale e decide, secondo le proprie comodità personali, quando e come l'attività del Consiglio regionale debba terminare.
L'ho detto personalmente al Presidente Cattaneo e al Consigliere Carossa, e lo voglio ribadire pubblicamente affinché rimanga anche a verbale: non pensiate mai di utilizzare una scorciatoia regolamentare per chiedere provvedimenti urgenti o celeri approvazioni. Perché, caro Presidente Pedrale - chiedo scusa se glielo faccio notare - il comportamento del suo Gruppo è indecoroso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Caro Presidente Reschigna, qualche minuto fa sono venuto a proporle di interrompere i lavori del Consiglio dopo la votazione delle mozioni sul problema dei profughi.



PEDRALE Luca

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PEDRALE Luca

Io le ho detto di no.



PEDRALE Luca

Mi ha detto di no, quindi non è uno che ha un grande spirito di collaborazione. Diversi Consiglieri regionali, impegnati per motivi istituzionali, mi hanno chiesto di poter interrompere i lavori dopo la votazione sulla vicenda dei profughi e dei rifugiati dell'Africa nord occidentale. Questa è la situazione.
Mi dispiace che lei non abbia voluto raccogliere l'invito, pertanto rinvio al mittente...
Spero che il Consigliere Reschigna chieda scusa per aver...



PEDRALE Luca

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PEDRALE Luca

Non ne ho nessuna intenzione.



PEDRALE Luca

Allora è un maleducato, perché...



PRESIDENTE

Consigliere Pedrale, la prego di...



PEDRALE Luca

un maleducato.
Lo ripeto: è un maleducato, perché accusare un Gruppo intero...
Ha usato l'aggettivo "indecoroso". Prima di utilizzare questo termine visto che qui dobbiamo anche tenere dei rapporti politici ed istituzionali bisognerebbe pensarci parecchie volte.
Lei è stato imprudente ad utilizzare un aggettivo così negativo nei confronti di un Gruppo consiliare, tra l'altro quello che i piemontesi hanno maggiormente votato; lei sa benissimo quali personalità e personaggi di alto livello ci siano all'interno di questo Gruppo. La inviterei ad essere più prudente in futuro nell'usare certi termini e certi aggettivi.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 224, il cui testo recita: "Premesso che la Regione Piemonte ha deciso di promuovere un provvedimento, a favore delle famiglie dei nuovi nati nel corso del 2011, concedendo un contributo pari a 250 euro per l'acquisto di prodotti indispensabili per la prima infanzia tale contributo viene attribuito attraverso la consegna di un pacchetto di voucher del valore di 250 euro considerato che Per l'individuazione del soggetto erogatore del servizio di Voucher non è stato effettuato alcune appalto pubblico ma bensì il servizio è stato assegnato direttamente alla società Edenred Italia S.r.l. attuale fornitore della Regione riguardo i buoni pasto per il personale dipendente l'autorità per la Vigilanza su Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture prevede in una recente determinazione prevede, per l'erogazione di servizi quali quelli in oggetto, la proposizione di una gara d'appalto pubblica considerato ancora che L'esperienza passata di appalti per l'erogazione di servizi, simili a quelli in oggetto, porta a dire che una competizione tra le molteplici società per l'attribuzione dei servizi di voucher operanti a carattere nazionale avrebbe determinato un minor costo a carico della Regione maggiori benefici per i destinatari del servizio nonché minori costi per gli esercizi convenzionati si impegna Il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti a pronunciarsi affinché: provveda alla sospensione del servizio di erogazione in oggetto disponendo contestualmente all'effettuazione di un appalto pubblico come indicato dall'autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture".
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.49)



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