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Dettaglio seduta n.94 del 30/03/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(Alle ore 10.02 il Vicepresidente Molinari comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 259 presentato dal Consigliere Ponso, inerente a "Solidarietà piemontese alla Costa d'Avorio, richiesta d'intervento italiano a favore della revoca dell'embargo dell'Unione Europea nei confronti del Paese africano e verifica del risultato elettorale" (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Problemi energetici

Mozione n. 222 presentata dai Consiglieri Bono, Biolé, Buquicchio, Ponso Negro e Artesio, inerente a "Moratoria per le centrali a biomasse" (inversione all'o.d.g.)

Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Ordine del giorno n. 250 presentato dai Consiglieri Boeti, Lepri, Manica Motta Angela, Muliere, Reschigna e Taricco, inerente a "Assegnazione ad interim delle deleghe relative alla cultura, patrimonio linguistico e politiche giovanili" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Mozione n. 236 presentata dai Consiglieri Laus, Artesio, Gariglio, Lepri Manica, Negro, Pentenero, Reschigna e Taricco, inerente a "Modifiche al meccanismo contributivo a favore degli enti, associazioni e fondazioni culturali" (inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne fa facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Dato lo slittamento, concordato con l'Ufficio di Presidenza dell'ordine del giorno n. 248 (primo firmatario il Consigliere Ponso), che ha come oggetto "Insegnamento dell'Inno nazionale nelle scuole del primo ciclo d'istruzione", chiedo se al suo posto si possa inserire, appena possibile, secondo il Regolamento, un altro ordine del giorno che ho presentato ieri, sulla guerra civile in Costa d'Avorio.



PRESIDENTE

Dal momento che ieri c'è stato il consenso dell'Aula per inserire il vostro ordine del giorno nella seduta di ieri, se non ci sono osservazioni contrarie, penso che non appena si raggiungeranno le 40 firme, lo iscriveremo per discuterlo al posto di quello che avete ritirato oggi ovviamente, se l'Aula acconsente.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come da accordi presi in Conferenza dei Capigruppo, chiedo un'inversione dell'o.d.g.: subito dopo la discussione della mozione n. 82 già iniziata nelle precedenti sedute, chiedo di passare all'esame delle mozioni n. 216 e n. 222 e dell'ordine del giorno n. 223 sulle biomasse.



PRESIDENTE

Consigliere Bono, si può fare una sola richiesta di modifica per seduta. Quindi, dovrebbe dare una priorità.



BONO Davide

Sì. La mozione n. 222.



PRESIDENTE

Pensavo ne avesse citati diversi. Grazie.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Noi avanziamo una richiesta di inserimento all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 250 inerente a "Assegnazione ad interim delle deleghe relative alla cultura, patrimonio linguistico e politiche giovanili" che abbiamo presentato non ricordo se la scorsa settimana o ancora quella prima. Con quest'ordine del giorno chiedevamo che, durante i 45 giorni di campagna elettorale, l'Assessore Coppola, candidato a Sindaco del Comune di Torino per il Popolo della Libertà, congelasse - diciamo così - le sue deleghe che potrebbero essere attribuite al Presidente della Giunta o ad un altro Assessore.
Riteniamo corretto che durante lo svolgimento della campagna elettorale l'Assessore Coppola non eserciti la sua funzione di Assessore.
Ricordo che ci sono stati due precedenti in questo Consiglio regionale: l'allora Assessore Taricco, candidato alla Provincia di Cuneo, nei 45 giorni di campagna elettorale aveva messo a disposizione le sue deleghe alla Presidente Bresso, e anche l'allora Assessore Sibille, Assessore alla montagna, fece la stessa cosa quando si candidò a Sindaco del Comune di Bra.
Certamente, non ci sono obblighi. Certamente, non ci saranno leggi che obbligano l'Assessore a mettersi in aspettativa, ma crediamo che in questi 45 giorni l'Assessore non possa, giustamente e legittimamente, svolgere la sua funzione, perché deve occuparsi della sua campagna elettorale.
Chiediamo di discutere questo ordine del giorno, perché non sarebbe più attuale se lo discutessimo alla fine della campagna elettorale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Anch'io vorrei chiedere un'inversione all'o.d.g. e precisamente chiedo se la mozione n. 236 possa essere discussa successivamente all'ordine del giorno n. 248, presentato dal Consigliere Buquicchio, tenendo comunque conto della loro richiesta di inversione.
Quindi, chiedo che subito dopo la discussione dell'ordine del giorno n.
248 venga discussa la mozione n. 236 e precisamente quella relativa alle modifiche al meccanismo contributivo a favore degli enti culturali.
La sostanza di questa mozione è stata approvata come raccomandazione nella IV Commissione, quindi credo ci sia anche un'ampia disponibilità politica.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.43 riprende alle ore 10.50)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Stiamo trattando il punto relativo alle modifiche dell'o.d.g.
Chiedo l'attenzione dell'Aula e cerco di formulare una proposta che tenga conto di quanto è stato richiesto.
Dopo la trattazione delle interpellanze e delle interrogazioni tratteremo l'ordine del giorno n. 250. Il Gruppo dell'IdV ha chiesto di rinviare ad una successiva seduta l'ordine del giorno n. 248.
Poi, proseguiremo con l'esame della mozione n. 82, già incardinata essendo già avvenuta una parte della discussione generale.
In seguito, tratteremo il punto 23) all'o.d.g., che comprende le mozioni n. 216 e n. 222 e l'ordine del giorno n. 223.
Infine, tratteremo gli ordini del giorno n. 83, n. 145 e n. 138, per terminare con la mozione n. 236.



PRESIDENTE

LAUS Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Può ripetere, per favore? Questa volta ero distratto io.



PRESIDENTE

La perdono.
L'ordine del giorno n. 250 in sostituzione del n. 248.
Il proseguimento dell'ordine del giorno 82. Poi, il punto 23) sulle biomasse. Per concludere gli ordini del giorno n. 83, il n. 145 sull'Acna il n. 138 e, infine, la mozione n. 236.
Questo per quanto riguarda la modifica dell'o.d.g.
Resta aperta l'iscrizione del punto proposto dal Consigliere Boeti; il Consigliere Boeti chiede di iscrivere l'ordine del giorno con il quale viene richiesta la revoca delle deleghe all'Assessore Coppola. Se l'Aula acconsente, lo darei per iscritto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
ovviamente, una richiesta legittima, che peraltro noi non condividiamo. Comunque, se il documento deve essere iscritto all'o.d.g., lo si iscriva, però in coda agli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

In tal caso, dobbiamo mettere in votazione la richiesta di iscrizione avanzata dal Consigliere Boeti, ma inserito come ultimo punto all'o.d.g.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di iscrizione all'o.d.g.
dell'ordine del giorno n. 250.
Il Consiglio approva.
Ricordo che oggi avremo una Conferenza dei Capigruppo: credo che sarà anche l'occasione per calendarizzare la trattazione del documento con la disponibilità della Giunta regionale ad esaminarlo.
Quindi l'o.d.g. è così modificato: dopo la trattazione delle interrogazioni ed interpellanze, passeremo all'ordine del giorno n. 259 el Gruppo Italia dei Valori; proseguiremo i nostri lavori con la trattazione del proseguimento dell'esame della mozione n. 82; affronteremo di seguito il punto 23) all'o.d.g. della seduta di oggi; esamineremo gli ordini del giorno n. 83, 145, 138, 236; infine l'ordine del giorno a firma Boeti è iscritto al punto 35) all'o.d.g.
L'o.d.g. così modificato è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono è a disposizione e riproducibile su richiesta il processo verbale della seduta pomeridiana del 22 marzo 2011.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Marco, Boniperti, Burzi Cantore, Comba, Costa Raffaele, Cota e Goffi.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione indifferibile e urgente n. 318 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Progetto impianto di produzione bioetanolo a Crescentino (VC)"


PRESIDENTE

In merito al punto 2 bis) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni e interpellanze", esaminiamo l'interrogazione n. 318, presentata dal Consigliere Bono.
La parola all'interrogante per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in oggetto riguarda l'impianto di produzione di bioetanolo di seconda generazione a Crescentino (VC) della società Mossi Ghisolfi nell'area industriale ex Teksid.
Sui giornali abbiamo letto che, nel tempo intercorso tra la presentazione di detta interrogazione e la risposta, si è già pronunciato anche il Comune di Crescentino, quindi l'iter è ancora proseguito.
Chiediamo comunque dei chiarimenti, poiché - dalle informazioni ottenute sia dai giornali sia da alcuni Consiglieri del Comune di Crescentino e da varie associazioni ambientaliste - pare che l'area industriale in oggetto sia interessata dalla presenza di polveri di fonderia, alcuni metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici, quindi non è una zona bonificata. Il bioetanolo verrebbe prodotto da 160.000 tonnellate annue di canna semplice (cosiddetta arundo donax) che dovrebbe essere coltivata su 4.500 ettari (corrispondenti a 45 chilometri quadrati) di terreni marginali.
Sappiamo anche che la Regione avrebbe investito 15 milioni di euro nel progetto, nonché altri 12 milioni nel progetto PROFER, finalizzato a individuare un microrganismo che favorisca la fermentazione della biomassa e la produzione di bioetanolo.
Chiediamo quindi alla Regione se l'azienda ha già presentato un progetto di coltivazione della canna arundo donax o, come si è letto sui giornali, anche l'utilizzo della paglia di riso per le 160.000 tonnellate annue richieste; se siano state contattate le associazioni degli agricoltori della zona per conoscerne la disponibilità a cedere i cosiddetti terreni marginali; se le cifre sui finanziamenti della Regione siano corrette; se siano stati avviati almeno i contatti per la bonifica della zona dell'area ex Teksid e, via, via, tutta una serie di altre domande che sicuramente l'Assessore avrà letto e alle quali risponderà.
In ultimo, un riferimento alla ricaduta occupazionale, che è importante in quanto sono state dette delle cifre; noi, per ora, sappiamo solo che a Crescentino verranno ricollocati 15 lavoratori provenienti dallo stabilimento Acetati di Verbania che, come sappiamo, è chiuso.
Infine, un cenno rispetto alla ricaduta sull'utilizzo di bioetanolo per autotrazione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Giordano per la risposta.



GIORDANO Massimo, Assessore all'energia

Grazie, Presidente.
In primo luogo, occorre precisare che l'intervento ha solo limitatamente coinvolto le strutture della Direzione Ambiente in relazione agli aspetti di valutazione del progetto di recupero dell'ex stabilimento Teksid di Crescentino. Difatti, i piani di bonifica o di messa in sicurezza delle aree contaminate sono esaminati ed approvati dal Comune, con il supporto tecnico della Provincia, sulla base dei dati emergenti dalla caratterizzazione del sito e previa verifica del rispetto dei valori limite e dei criteri direttamente stabiliti dalla normativa nazionale in materia.
L'obbligo di intervenire spetta in primis al responsabile dell'inquinamento e, in subordine, al proprietario.
In particolare, sull'area sono in corso due procedimenti: il primo riguarda una contaminazione da idrocarburi che ha interessato un'area di limitate dimensioni e risulta in corso di realizzazione il progetto di bonifica, approvato dal Comune nel novembre 2009; il secondo è stato attivato a seguito della presentazione del piano di caratterizzazione da parte della ditta Ilvo s.r.l. in esito al quale, nell'autunno 2010, il Comune ha approvato la perimetrazione delle arre risultate inquinate. Il procedimento proseguirà con l'esame e l'approvazione dell'analisi di rischio e del progetto di bonifica.
Il progetto relativo all'impianto di produzione di bioetanolo non è quindi stato trasmesso agli Uffici della Direzione Ambiente, tenuto conto del riparto di competenze adottato dalla Regione Piemonte in base al quale spetta alla Provincia di Vercelli adottare il giudizio di compatibilità ambientale a conclusione della Conferenza dei Servizi provinciale.
In quanto alla valutazione ambientale strategica (VAS), si precisa che la relativa procedura si attiva in occasione delle proposte di piani e programmi e non trova applicazione nel caso di progetti, per i quali opera la fase di valutazione di impatto ambientale (VIA).
In merito alle ricadute ambientali sollevate, occorre ulteriormente aggiungere che l'eventuale giudizio positivo di compatibilità ambientale non costituisce titolo all'esercizio dell'attività. Il gestore deve infatti dimostrare di avvalersi delle migliori tecniche disponibili al fine di acquisire dalla Provincia di Vercelli le autorizzazioni ambientali e alla produzione di energia. Con l'autorizzazione, la Provincia definisce inoltre le modalità di monitoraggio da parte dell'azienda e le condizioni che debbono essere verificate nel corso delle attività di controllo programmate con l'ARPA.
Per quanto riguarda l'aspetto culturale, l'azienda ha effettuato un inquadramento delle aree potenzialmente interessate dall'intervento e avviato contatti del tutto preliminari con le associazioni dei coltivatori e non ha conseguentemente presentato un piano di coltivazione dettagliato.
Sul tema, il quadro programmatico regionale già oggi stabilisce criteri generali per l'uso delle aree agricole che privilegiano le coltivazioni destinate all'alimentazione umana e animale; colture destinate ad altri impieghi debbono pertanto essere escluse dai terreni vocati alla produzione di qualità e, per quanto riguarda lo stretto aspetto ambientale, le aree di provenienza di detti materiali debbono risultare il più possibile prossime agli impianti di trasformazione o di impiego.
In quanto alla sicurezza della popolazione esposta, non rientra nelle prerogative della Provincia, della Regione e dell'ARPA adottare misure di tutela o di controllo in materia di trasporto delle merci pericolose, se non attraverso gli strumenti di prevenzione attivabili nell'ambito delle competenze di protezione civile o di pianificazione trasporti; tale aspetto è difatti disciplinato da appositi regolamenti di matrice comunitaria (RID per quanto attiene al trasporto ferroviario).
tuttavia da segnalare che il Servizio Grandi rischi ambientali, Danno ambientale e bonifiche, facente capo alla Direzione Ambiente, è attualmente impegnato, in qualità di capofila, in un progetto avviato nell'ambito delle iniziative Interreg, finalizzato all'analisi dei flussi delle merci pericolose e alla valutazione delle possibili azioni di monitoraggio e di prevenzione che è possibile attivare da parte delle istituzioni e dagli operatori del trasporto.
Sotto il profilo della distribuzione, infine, va detto che negli ultimi anni la tecnologia flex-fluel è offerta da molte case automobilistiche in vista delle politiche europee che impongono l'inserimento sul mercato di quote minime obbligatorie di biocarburanti, data la crescente popolarità del bioetanolo nell'America latina. Al momento tuttavia, data la ancora scarsa diffusione in Europa, la rete distributiva non consente l'erogazione di bioetanolo tal quale (E100), mentre già sono presenti miscele a basso contenuto di etanolo.
In quanto all'ultimo quesito, è necessario far presente che iniziative concernenti il trattamento di rifiuti, purché non ricadenti nel regime della privativa pubblica, sono unicamente assoggettate al rispetto della normativa specifica e di quella ambientale.
In tale ambito, la Regione interviene con atti regolamentari, di programmazione e di indirizzo, unicamente ove l'ordinamento nazionale ne prevede esplicitamente l'adozione.
Pertanto, qualunque provvedimento di carattere interdittivo alla libera iniziativa, avente portata generale, eccederebbe il potere dell'Amministrazione regionale.
Deposito la nota, che mi è stata consegnata dagli uffici solo stamattina; nel leggerla, mi sono accorto che alcuni quesiti, tra cui quello relativo al "quanto della nostra contribuzione", non hanno avuto risposta precisa.
Chiedendo scusa al collega, mi riservo, nel giro di qualche ora, di fargli avere una nota integrativa che risponda nel dettaglio a tutti i quesiti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Chiedo semplicemente la copia scritta della risposta dell'Assessore Giordano e la nota che ha annunciato.



PRESIDENTE

Le faremo pervenire al più presto.


Argomento: Istituti di credito

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 401 presentata dai Consiglieri Taricco, Reschigna e Ronzani, inerente a "Unionfidi in forte difficoltà"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 401.
La parola al Consigliere Taricco per l'illustrazione.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato quest'interrogazione in seguito a quanto è emerso su alcuni organi di stampa che facevano riferimento ad un Consorzio Fidi lasciando intravedere la problematicità molto ampia legata alla situazione che stanno attraversando i Consorzi Fidi, in particolare le difficoltà legate ai rapporti tra Unionfidi e la Banca d'Italia, che avrebbe non "accolto" la richiesta, da parte di questo consorzio, di un consistente aumento di capitale, per procedere in un'operazione.
L'interrogazione è volta a capire: primo, se quanto riportato dagli organi di stampa sia rispondente alle informazioni ed alle conoscenze che ha il Governo regionale su questi fatti; secondo, qualora la situazione fosse quella configurata dagli articoli comparsi sui giornali, quali siano gli intendimenti della Regione, partendo dal presupposto che il sistema dei Confidi è uno degli strumenti che ha permesso all'economia piemontese di reggere in una situazione di grande difficoltà.
Ritengo occorra attenzione e impegno da parte della Giunta regionale affinché possa esserci un processo di uscita da questa situazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Taricco.
La parola all'Assessore Giordano, per la risposta.



GIORDANO Massimo, Assessore allo sviluppo economico: industria, piccola e media impresa, artigianato

Ringrazio il collega Taricco per avermi dato l'opportunità di parlare di una vicenda che, nei scorsi giorni, ha fatto parlare, attraverso gli organi di stampa.
Allo stato attuale, cinque Confidi operanti sul territorio piemontese hanno ottenuto l'iscrizione e l'elenco degli intermediari finanziari vigilati, di cui all'articolo 107 del D.lgs. 385/1993.
Unionfidi opera dal 1975, con lo scopo di agevolare l'accesso al credito delle piccole e medie imprese associate (attualmente circa 13.000) attraverso la prestazione di garanzie, e di fornire loro un'assistenza manageriale in materia finanziaria e creditizia.
In conformità alle disposizioni della citata legge quadro, ha presentato nel corso dell'anno 2010 istanza a Banca d'Italia per l'iscrizione all'elenco speciale degli intermediari vigilati.
Per l'accoglimento dell'istanza è necessario che Unionfidi dimostri il possesso di adeguati requisiti patrimoniali.
Unionfidi ha richiesto la possibilità di conferire al patrimonio base le somme assegnate dalla Regione al patrimonio supplementare.
Colleghi, la nota è troppo criptica - me l'hanno consegnata stamattina e io sono abituato a giocare sempre a carte scoperte e soprattutto a tenere un profilo molto chiaro nei confronti dei colleghi.
La richiesta avanzata da Unionfidi non è stata ritenuta sufficientemente robusta dalla Banca d'Italia, in relazione ad alcuni punti, tra i quali quello che ha riguardato la dazione di due anni fa (circa 10 milioni di euro) sostenuta dalla Regione, che ha riguardato tutto il sistema dei Confidi, che però ha qualificato quel tipo di dazione con un titolo che la Banca d'Italia ha ritenuto non esaustivo, allo scopo di considerare quella dazione idonea a irrobustire il patrimonio.
Detto questo, non è stata bocciata, ma è stata chiesta un'integrazione ed un irrobustimento del dossier.
La Regione valuta opportuna e necessaria un'ulteriore razionalizzazione e stabilizzazione del sistema delle garanzie a beneficio delle piccole e medie imprese e, a tale scopo, ha istituito un tavolo di lavoro con le Associazioni datoriali ed affidato un incarico di consulenza specialistica per l'elaborazione di proposte in merito agli interventi pubblici per il sistema dei Confidi.
Ritenendo che Unionfidi, con le sue circa 13.000 imprese associate riveste nel suddetto sistema un ruolo di significativa importanza, la Regione Piemonte ha espresso sostanziale apertura ad un diverso inquadramento dei fondi, condizionando la predetta propria disponibilità a verifiche in ordine a: disponibilità degli altri operatori del territorio (ad esempio la stessa Unionfidi nei confronti dei propri soci) ad accompagnare Unionfidi nel programma di rafforzamento patrimoniale, in un contesto di sistema a beneficio finale delle piccole e medie imprese del territorio; adeguatezza della struttura patrimoniale rispetto all'oggetto sociale di Unionfidi, alle dimensioni di operatività ed alla situazione preconsuntiva del bilancio al 31/12/2010; adeguatezza del modello di business rispetto agli obiettivi di sostenibilità economica, attuale e prospettica; opportunità di un'adeguata rappresentanza della Regione Piemonte negli organi di gestione e controllo di Unionfidi.
La Regione si è fatta pertanto parte attiva per l'espletamento di tali verifiche e per il coinvolgimento di altri operatori del territorio richiedendo nel contempo ad Unionfidi di produrre dati esaustivi in merito a: situazione patrimoniale e finanziaria, fabbisogni, posizionamento strategico e prospettive di medio periodo.
in corso la definizione delle forme tecniche e dell'entità degli interventi da attuarsi, che potrà costituire l'oggetto di un accordo tra Regione, Unionfidi e gli altri operatori coinvolti.
Noi non abbiamo, tra i nostri obiettivi, solo quello di studiare come il nostro aiuto dato a Unionfidi a suo tempo, di cui ho fatto cenno, possa oggi tornare utile per superare la difficoltà di Unionfidi, allo scopo di irrobustire il dossier. Da tempo abbiamo messo in campo un tavolo di lavoro, per arrivare a costituire e ridefinire il Piano strategico dei Confidi.
Sappiamo bene che i Confidi hanno sopportato la crisi e aiutato il sistema delle piccole e medie imprese ad uscirne. Ovviamente, sono feriti dal ruolo che hanno svolto e siamo convinti - io, in particolare - che occorra delineare un nuovo modello che in qualche modo preveda una prospettiva di efficienza migliore, anche perché il sistema dei Confidi con le difficoltà di risorse pubbliche che ci sono attualmente difficilmente potrà contare sugli aiuti che ha ricevuto in passato.
Noi siamo quasi pronti con il Piano strategico, sul quale stiamo lavorando da mesi. Mi spiace che oggi Il Sole 24 Ore-Nordovest scriva che la Regione è al palo, sul Piano strategico dei Confidi, perché non è così.
Sono abituato a lavorare in un certo modo e a settembre, quando siamo partiti, abbiamo delineato un cronoprogramma che prevedeva una serie di attività e ipotizzava che, alla fine di marzo, si potesse terminare questo lavoro.
Il lavoro non finirà il 31 marzo - probabilmente finirà il 15 di aprile ma sono cronoprogrammi indicativi che calendarizzano un lavoro, anche per dare un timing ai diversi interventi, ma non è che sono impling solenni! Mi spiace che Il Sole 24 Ore abbia male interpretato la nostra azione.
evidente che se si programma di concludere un lavoro in sette mesi e poi si impiegano due anni, vuol dire che non l'hai azzeccato. Vi è difficoltà a muovere, oltre la macchina burocratica, anche il sistema delle associazioni (un programma come questo va condiviso), ma vi è l'obiettivo di delineare un nuovo modello di riferimento sul sistema dei Confidi, che risponda ad alcuni quesiti fondamentali.
Bisogna favorire le aggregazioni? Sì o no? Bisogna favorire il passaggio dal 106 al 107? sì o no? Cosa facciamo su due grandi Confidi? Li fondiamo, non li fondiamo? Proviamo a dare risposte a questi grandi temi.
evidente che questi Piani strategici, lo abbiamo verificato in questi mesi, aiutano ad ispirare l'azione, non solo di Governo, ma anche tutto il mondo delle associazioni e dei Confidi, se sono condivisi. Puntiamo a quello. Ne farò cenno delle risultanze alla prima occasione, basterà chiederlo. Una volta che il Piano sarà definito, verrà immediatamente consegnato a tutti i colleghi.



PRESIDENTE

Ne parleremo anche alla Conferenza dei Capigruppo, ma propongo di inviare sempre d'ufficio, a tutti gli interroganti, la risposta per via telematica. Così i Consiglieri possono avere agli atti tutta la documentazione che, eventualmente, dovesse servire per atti successivi.


Argomento: Tutela del consumatore

Interrogazione a risposta indifferibile ed urgente n. 435 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Crisi mobilificio Aiazzone"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 435, presentata dal Consigliere Buquicchio.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ringrazio anticipatamente l'Assessore per la risposta che vorrà darmi anche se questa interrogazione aveva maggiore attualità circa un mese fa quando è stata presentata. Da allora ad oggi alcune soluzioni, anche parziali, sono intervenute.
Questa è tutta una questione torinese. È qui, nella nostra città, che ha sede la Panmedia che ha rilevato la catena del mobilificio Aiazzone che ha 46 punti di vendita in tutta Italia.
a Torino che è partita la prima inchiesta della Procura della Repubblica ed è a Torino che abitano due dei tre protagonisti del crack Aiazzone Borsano e Gallo che, con Semeraro, oggi si trovano dietro le sbarre.
vero, il Governo ha provveduto a stanziare un anno di cassa integrazione straordinaria per gli 850 dipendenti, ma la nostra preoccupazione è: cosa intende, o ha pensato o penserà di fare la Regione Piemonte? Ricordo che la Regione Lazio ha ritenuto di organizzare, e lo ha già fatto, adeguati corsi di formazione per quando terminerà quest'anno di cassa integrazione straordinaria.
Cosa intende fare la Regione Piemonte a tutela degli utenti che ovviamente in tutta Italia, sono diverse migliaia, ma qui in Piemonte sono quasi 150? Infine, cosa intende fare per garantire ai fornitori che vedono, in una situazione fallimentare, onorati i propri crediti?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Giordano.



GIORDANO Massimo, Assessore regionale

Provvederò a dare lettura di una nota predisposta dall'Assessore Porchietto, Assessore delegata alla vicenda e a rispondere all'interrogazione.
In riferimento all'interrogazione presentata dal Consigliere Buquicchio si comunica quanto segue.
Il 1° agosto 2010 la Società Panmedia, con sede legale in Torino, aveva acquisito, mediante contratto d'affitto, le strutture aziendali e 770 dipendenti relativi ad attività dei marchi Aiazzone ed Emmelunga, operanti nel mercato dell'arredamento su tutto il territorio nazionale.
Tale operazione, che Panmedia aveva dichiarato dettata da un importante nuovo progetto imprenditoriale, oltre a prevedere cospicui investimenti puntava al rilancio dei due marchi Aiazzone e Emmelunga e l'unificazione dell'intera rete sotto un'unica insegna. Tutto ciò richiedeva, tuttavia una profonda riorganizzazione aziendale, tesa ad evitare duplicazioni di attività, una razionalizzazione della struttura distributiva e lo sfruttamento delle economie di scala che poteva essere realizzate.
Su richiesta dell'Unione Industriale di Torino, il Ministero del Lavoro aveva convocato le Parti sociali il 1° dicembre 2010 per sottoscrivere l'accordo sulla richiesta di cassa integrazione guadagni straordinaria per riorganizzazione aziendale della durata di 24 mesi - dal 6 dicembre 2010 al 5 dicembre 2012 - che Panmedia avrebbe presentato allo stesso Ministero.
La cassa integrazione avrebbe riguardato un numero massimo di 208 lavoratori addetti, fra le altre, alle unità operative di Torino e Villanova D'asti.
In quell'accordo le parti avevano convenuto un programma di incontri trimestrali, di cui il primo da tenersi entro il mese di marzo 2011, al fine di verificare l'iter dell'istanza di cassa integrazione straordinaria e l'attuazione delle azioni previste nell'accordo.
Dal mese di dicembre nessuna segnalazione da parte di chicchessia è pervenuta all'Assessorato al lavoro in merito a situazioni di criticità sia sotto il profilo del rispetto dell'intesa raggiunta al Ministero del Lavoro, che di retribuzioni non pagate ai lavoratori che non fossero stati interessati dalla cassa integrazione straordinaria.
Solo attraverso gli organi di stampa si è appreso che la Procura di Torino - aggiungendosi ai creditori che avevano presentato analoghe istanze aveva chiesto al Tribunale di decretare il fallimento di Panmedia, e che migliaia di clienti, a fronte di mobili mai ricevuti, si trovavano con finanziamenti accesi e rate da pagare, che erano in corso sfratti esecutivi per rivendite e magazzini per i quali non erano stati pagati gli affitti e che era stata aperta un'inchiesta a Roma sulla holding per reati, anche di natura fiscale.
Per quanto riguarda i lavoratori la situazione è sotto controllo perché, quale sarà la fine della Società, in base alla normativa vigente saranno comunque tutelati dagli ammortizzatori sociali di cui la competenza amministrativa sarà del Ministero del Lavoro, avendo Panmedia più sedi interessate sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda i consumatori risulterebbe che il Codacons Piemonte abbia ottenuto da Finmedia il formale impegno a non segnalare alle centrarli di rischio i clienti insolventi, a restituire le rate già pagate agli acquirenti dei mobili che avevano acceso un finanziamenti e non hanno ricevuto gli arredi pattuiti, ad archiviare le pratiche più recenti senza nulla pretendere.
Il punto verrà fatto tra fine di marzo e i primi di aprile quando a Milano si terrà un incontro tra i dirigenti di Assofin (l'associazione che riunisce Fiditalia e altri operatori del settore dei crediti al consumo) e i rappresentanti dello stesso Codacons e gli altri portavoce dei cittadini organizzati; Federconsumatori ritiene che l'unica iniziativa concreta da attuare sia una causa civile per la richiesta di un provvedimento di urgenza del giudice, un atto formale che d'autorità imponga a Fiditalia e altri operatori di bloccare le rate. Per la situazione sopra descritta si ritiene che un tavolo di crisi istituito presso la Regione non poterebbe alcun valore aggiunto perché la Regione non può in alcun modo "influenzare e indirizzare" decisioni che sono di esclusiva competenza del Tribunale e che, per quanto riguarda i lavoratori, dovrebbe limitarsi ad una disamina sugli ammortizzatori sociali cui gli stessi hanno diritto perché la competenza è del Ministero del lavoro. Tuttavia qualora le organizzazioni sindacali, i lavoratori o chi ne abbia interesse, dovessero richiedere un incontro, l'Assessore al lavoro e la struttura sono a completa disposizione.
Poi ci sono le vicende più recenti, fatti di questi ultimi giorni, che rendono ancora più complicata una vicenda già complicata di suo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Caccia

Interrogazione n. 396 presentata della Consigliera Bresso, inerente a "Assessore primo firmatario di progetto di legge n. 104 sulla caccia" (rinvio)


PRESIDENTE

Poiché la Consigliera Bresso, in qualità di interrogante, è in congedo l'interrogazione n. 396 sarà trattata in altra seduta.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "E. Franchetti" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "E. Franchetti" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione a risposta indifferibile ed urgente n. 453 presentata dal Consigliere Placido, inerente a "Processo 'Quote latte'" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 453.
La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Non intendo intervenire sull'interrogazione in oggetto. Com'è stato già anticipato dal nostro Capogruppo Reschigna nel corso della seduta di ieri noi pensiamo, pretendiamo e chiediamo, che su un tema come questo, vista l'importanza, vi sia un intervento del Presidente della Giunta in Consiglio perché è la sede deputata - ed eventualmente anche dell'Assessore competente.
Chiederei, pertanto, di sospendere gentilmente la trattazione dell'interrogazione in oggetto, in attesa delle comunicazioni da parte del Presidente della Giunta. Soltanto in quel caso si potrà ritenere assorbita.
Grazie.



PRESIDENTE

Su richiesta del dell'interrogante, comunico che la trattazione dell'interrogazione n. 453 è sospesa e verrà assorbita in altra seduta.
Peraltro, ricordo che nella Conferenza dei Capigruppo di oggi bisognerà calendarizzare una serie di richieste di comunicazione avanzate dall'opposizione, fra le quali, ovviamente, anche quella inerente alle "Quote latte".
Terremo conto, dunque, anche di quanto richiesto dal Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 415 presentata dai Consiglieri Pentenero, Motta Angela Muliere, Reschigna, Ronzani e Taricco, inerente a "Stabilizzazione dei lavoratori precari della Regione in attuazione dell'ordine del giorno n. 159 approvato dal Consiglio in data 23 dicembre 2010"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interpellanza n. 415. Risulta assente la prima firmataria, ma presumo che altri colleghi del Partito Democratico vogliano illustrarla.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
L'interpellanza in oggetto parte, sostanzialmente, da quanto previsto dalla legge finanziaria del 2007, che aveva immaginato un percorso di stabilizzazione per i lavoratori precari nelle Pubbliche Amministrazioni.
Alla luce di questa norma, nel dicembre del 2007 la Giunta regionale del Piemonte aveva recepito, con un protocollo di intesa tra l'Amministrazione regionale e le organizzazioni sindacali, un percorso per stabilizzare il personale precario operante presso le strutture della Giunta, così come previsto dalla legge n. 296/2006.
Con successiva delibera della Giunta regionale dell'aprile del 2008 sostanzialmente si approvavano tre avvisi di selezione pubblica per le categorie B, C e D.
A seguito delle procedure di selezione, venivano dichiarati i vincitori, cui veniva proposto un contratto triennale a tempo determinano.
Attualmente, sono 211 i lavoratori assunti con questa procedura. Tali lavoratori - al momento in servizio nei vari uffici delle Direzioni regionali - hanno utilizzato percorsi di formazione e in questo momento sono parte integrante della struttura regionale (si tratta, per lo più, di giovani).
Sulla base di una serie di verifiche di congruità della struttura risulta che la dotazione complessiva dell'organico regionale non è sicuramente in eccedenza. Tra l'altro - un'ultima considerazione - molti di questi lavoratori rivestono attualmente un ruolo importante all'interno della struttura regionale. Peraltro, anche attraverso degli ordini del giorno presentati in questo Consiglio regionale era già stato richiesto l'avvio di un percorso per portarli alla definitiva stabilizzazione.
Poiché la responsabilità relativa alle decisioni che riguardano la stabilizzazione definitiva di questi lavoratori è di competenza della Regione, noi chiediamo di conoscere, innanzitutto, il motivo per cui nonostante le competenze su questa materia siano totalmente in capo alla Regione Piemonte, la stessa abbia richiesto un parere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Funzione Pubblica, avendo sostanzialmente tutte le facoltà per operare in proprio, senza dover chiedere ulteriori pareri.
In secondo luogo, vorremmo capire quali sono le iniziative concrete che l'Amministrazione regionale intende mettere in campo per portare a stabilizzazione questi lavoratori, così come previsto dall'ordine del giorno n. 159.
In pratica, si vuole sapere quel è il percorso che si è ipotizzato di mettere in campo per chiudere, diciamo così, quell'impegno che rientrava all'interno di quella delibera di Giunta regionale, consolidato altresì da un ordine del giorno, che tutta la giurisprudenza porta a dire che è in capo a questa Amministrazione. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Quaglia; ne ha facoltà.



QUAGLIA Giovanna, Assessore alle risorse umane e patrimonio

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda la richiesta di motivazioni che hanno indotto l'Ente a richiedere alla Funzione Pubblica un parere in merito alle possibili modalità di acquisizione definitiva del personale precario della Regione, si fa presente che tale soluzione è nata dalle difficoltà emerse dal tavolo tecnico con le parti sindacali nel far conciliare il percorso avviato dall'Ente e le nuove disposizioni intervenute con la manovra finanziaria (decreto legislativo n. 78, convertito poi in legge n. 122, del 30 luglio 2010), dove, all'articolo 9 commi 8 e 9, è stato stabilito il contenimento delle spese in materia di pubblico impiego con limitazioni/divieti rispetto all'assunzione a tempo indeterminato sui prossimi anni.
A ciò si aggiunga l'esigenza di far chiarezza in merito alle iniziative da assumere, soprattutto al fine di evitare impugnative governative di una eventuale nostra legge regionale, com'è avvenuto per altre Regioni (ad esempio Liguria, Puglia, Basilicata e Campania) in fase di formalizzazione delle procedure di stabilizzazione.
Nella richiesta di parere di cui si tratta nell'interrogazione, oltre ad illustrare tutti i riferimenti normativi regionali e gli atti adottati per definire sia l'acquisizione del personale precario, sia la relativa stabilizzazione, è stato messo in evidenza che l'ente, per ogni altra esigenza di carattere programmatico in materia di acquisizione di risorse umane, non ha avviato procedure di qualsivoglia natura e ha provveduto ad un consistente ridimensionamento delle tipologie di lavoro flessibile, in osservanza dei principi derivanti dal recente decreto legislativo sopramenzionato.
stato inoltre sottolineato che sulla base del divieto/ limite di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato stabilito dalle legge finanziarie nazionali intervenute nell'ultimo quinquennio, la Regione Piemonte ha avviato le procedure selettive per l'assunzione a tempo determinato cui hanno partecipato i precari, al fine di non disperdere le professionalità acquisite dalla maggior parte degli stessi nel corso degli ultimi cinque anni, come giustamente il Consigliere Taricco ricordava nell'illustrazione dell'interrogazione. Peraltro, condivido questo passaggio, anche alla luce del fatto che parliamo di personale che sta lavorando in comparti e in Direzioni importanti sotto il profilo della programmazione, quali l'ambiente e le risorse finanziarie.
In tale contesto ho anche personalmente richiesto di inserire nel prossimo coordinamento del personale, nell'ambito della Conferenza delle Regioni, un punto specifico sulle stabilizzazioni, al fine di acquisire rispetto ai percorsi che altre Amministrazioni hanno avviato sullo stesso tema, i dati di esperienze conoscitive in merito alle stabilizzazioni, in modo da capire se le procedure adottate da altre Regioni possono essere utili nell'individuazione di nuovi percorsi da seguire, rispetto all'accordo che è stato siglato.
In conclusione, in particolare, con riferimento al secondo punto dell'interpellanza, questa Giunta ritiene di assoluta priorità la situazione dei precari e in tal senso continuerà a sondare tutte le iniziative possibili, fra le quali rientra anche questo parere alla funzione pubblica, e il confronto in Conferenza delle Regioni, per pervenire all'obiettivo che ci siamo dati nel tavolo tecnico con i sindacati di procedere alla stabilizzazione di questo personale.
Per chiarezza, vorrei aggiungere che sono pronta anche a considerare rispetto ai limiti della legge regionale, eventualmente un articolo o una legge ad hoc che preveda quello che, compatibilmente rispetto alla normativa nazionale, possiamo fare come Regione.
La preoccupazione è di trovare degli strumenti che non rendano vano tutto questo. Perché se questo non è compatibile con la normativa nazionale, ritorniamo al punto di partenza e mi sembra che non ci sia stato un passo avanti, ma forse soltanto una risposta provvisoria.
Abbiamo davanti ancora del tempo che è poco, però stiamo continuando a lavorare soprattutto con i tavoli tecnici dove la parte delle organizzazioni sindacali danno il loro contributo e soprattutto inserendo questo, proprio esclusivamente da un punto di vista tecnico per capire rispetto al quadro di normativa nazionale, quali sono i margini di azione che abbiamo.
Dopo di che, anche in sede di Commissione, si potrà fare un approfondimento una volta individuato il percorso, per capire gli atti successivi che come Consiglio regionale e come Giunta sono da porre in essere.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 229 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Progetto nazionale di contrasto all'interruzione volontaria di gravidanza Regione Piemonte" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 229.
previsto per questo tipo di sindacato ispettivo, la risposta direttamente da parte della Giunta e la replica dell'interrogante.
L'Assessore Ferrero non è presente.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Accetto che venga convertita in risposta scritta.



PRESIDENTE

Viene quindi data risposta scritta, su richiesta dell'interrogante.
Dichiaro chiuso il punto.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 259 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso, inerente a "Solidarietà piemontese alla Costa d'Avorio, richiesta d'intervento italiano a favore della revoca dell'embargo dell'Unione Europea nei confronti del Paese africano e verifica del risultato elettorale"


PRESIDENTE

Procediamo i nostri lavori con l'esame dell'ordine del giorno n. 259 avente ad oggetto "Solidarietà piemontese alla Costa d'Avorio, richiesta d'intervento italiano a favore della revoca dell'embargo dell'Unione Europea nei confronti del Paese africano e verifica del risultato elettorale", presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ringrazio innanzitutto l'Ufficio di Presidenza e l'Aula tutta per avere accettato di inserire all'o.d.g. questo argomento, e sono sicuro che, se avrete la pazienza di ascoltare la mia relazione, potrete anche valutare e condividere con me l'importanza e l'urgenza.
Nell'oggetto parlo di solidarietà piemontese alla Costa d'Avorio quindi alla popolazione della Costa d'Avorio, e richiedo un intervento italiano a favore della revoca di un embargo che l'Unione Europea ha sancito nei confronti del paese africano. Si chiede inoltre una verifica del risultato elettorale.
Partiamo dall'inizio e vi racconto la storia. Ormai diversi mesi fa nell'autunno del 2010, si sono svolte le elezioni per la Presidenza della Repubblica della Costa d'Avorio.
I candidati erano Laurent Gbagbo, che era il Presidente uscente, e il suo avversario Ouattara. Il primo, Gbagbo, fa riferimento alla comunità cristiana della Costa d'Avorio; il secondo, Ouattara, fa riferimento a quella musulmana. Non a caso, sottolineo questa differenza di carattere culturale e religioso, perché purtroppo ha anche la sua valenza in tutta la vicenda.
Vi ricordo, come tutti sapete, che la Costa d'Avorio è un Paese francofono, per cui è un Paese che viene fuori da una colonizzazione della Francia, confinante anche con altri Paesi che invece sono stati a suo tempo colonizzati e poi hanno raggiunto l'indipendenza rispetto ad altri.
Di questo Paese e di questa vicenda si parla poco, perché non fa parte del Nord Africa, ma dell'Africa centrale e occidentale e si pensa che gli interessi che possono esserci alla base di quello che oggi si sta muovendo e verificando in Libia siano molto lontani da quanto invece si sta verificando lì.
Tra l'altro, conosco il territorio e quei Paesi perché sovente faccio dei viaggi di volontariato umanitario e sanitario e non solo in questi Paesi, Costa d'Avorio, Burquina Faso, per cui ne conosco la situazione.
Sono estremamente preoccupato, perché la Francia sta giocando un ruolo un po' ambiguo, perché non gradisce il Presidente uscente Gbagbo e ha ritenuto di appoggiare Ouattara, appoggiato dalla comunità musulmana, in quanto più "servile" ai suoi desiderata. Desiderata che riguardano tutta una serie di affari, e non per ultimo quello del petrolio, perché sono stati trovati dei nuovi giacimenti petroliferi in quella zona, al confine con il Ghana.
Anche qui la definizione dei confini tra Costa d'Avorio e Ghana non sono ben precisi; quindi, mentre il Presidente del Ghana e il Presidente uscente Gbagbo sono d'accordo per trovare un'intesa pacifica, la Francia sta fomentando il contendente Ouattara, perché si inneschi una guerra con il Ghana per rivendicare i confini a vantaggio della zona in cui sono stati individuati questi giacimenti petroliferi.
Oltre a questo, c'è anche un'altra serie di interessi da parte della Francia, che riguardano il rinnovo dei contratti internazionali per quanto riguarda i servizi. Mentre Gbagbo, il Presidente uscente, ha rivendicato appieno la sua indipendenza conquistata da tempo sul territorio rispetto alla Francia, Ouattara si dimostra molto più propenso ad accontentare i desiderata di Sarkozy e della Francia.
Detto questo, la Francia cosa ha fatto? Ha fatto pressioni sull'Unione Europea, perché fosse istituito un embargo. Ma embargo di che cosa? Non solo di alcuni prodotti commerciali, come il cacao, il caffè, le banane e l'ananas che sono elementi essenziali per la sopravvivenza dell'economia di quel Paese, che è tutt'altro che florido e ricco, ma soprattutto riguardo una cosa che mi vergogno a dire: un embargo sui medicinali. In un Paese che vive giù sull'orlo della disfunzione sanitaria grave relativamente a molte malattie infettive, come si può pensare di fare un embargo sui medicinali? Lo si farebbe per convincere - e mi avvio all'epilogo - il Presidente Gbagbo che dovrebbe, secondo loro, aver perso le elezioni? Ma qui si pone tutto un problema di controllo e di verifica anche del risultato elettorale! Pare che nella zona che sarebbe stata favorevole al Presidente uscente Gbagbo - la zona cristiana - non siano neanche state consegnate le schede elettorali, a vantaggio delle altre zone - a prevalenza musulmana che appoggiano Ouattara. La situazione, quindi, è grave. Gli organismi internazionali si stanno in un certo senso disinteressando, ma quando si interessano lo fanno e l'hanno fatto per accontentare i desiderata della Francia relativamente a questo embargo.
Occorre dunque fare chiarezza sul risultato delle elezioni: capire se queste elezioni sono da rifare e, in ogni caso, chi ha vinto e chi non ha vinto. Ovviamente in questo Paese c'è rivolta e c'è un inizio di guerra civile, la popolazione è allo stremo, l'embargo economico e commerciale sta creando enormi difficoltà e quello dei medicinali - conosco molto bene la situazione sanitaria di quel Paese - sta veramente incrementando malattie infettive, con pericolo di gravi epidemie.
Penso quindi che vadano fatte due cose, al di là della solidarietà piemontese che chiedo a tutta l'Aula. Perché parlo della solidarietà piemontese? Perché qui in Piemonte c'è un'ampia comunità di ivoriani e, tra l'altro ricordo, che il Console della Costa d'Avorio qui a Torino è il nostro ex Consigliere regionale Giovanni Pizzale, che ha lavorato con noi nella scorsa legislatura. Si tratta dunque di un problema che dovrebbe interessare noi, in termini di solidarietà a questa comunità che nella Città di Torino - ma non solo, in tutto il Piemonte - è grande. Occorre poi far sì che con interventi adeguati presso il Ministero degli Esteri - oltre che presso l'Ambasciata - si possano chiedere due cose: immediatamente la fine dell'embargo, soprattutto quello sui medicinali che ritengo gravissimo; in secondo luogo una verifica con degli osservatori internazionali sull'andamento della regolarità delle elezioni.
Faccio dunque un appello a tutti i Consiglieri - anche quelli un po' più distratti - a voler cortesemente recepire l'importanza di un documento del genere, che penso non tolga nulla a nessuno, su un argomento che sicuramente non ci può vedere divisi tra destra, sinistra e centro: è un argomento che vola molto più alto e vola verso l'esigenza di una popolazione oramai sull'orlo di una grave guerra civile e allo stremo delle forze, sia dal punto di vista economico sia da quello della salute. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Buquicchio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Mi sono doverosamente confrontato - e devo dire con grande piacere con i Capigruppo della maggioranza che ringrazio per l'attenzione e la disponibilità, anche perché sono argomenti complessi. Mi sono dunque confrontato con loro e vorrei fare, a nome del PdL e della Lega, questo ragionamento.
Da un parte, indubbiamente, ciò che ha detto il collega Buquicchio sulla Francia è ampiamente condivisibile: si tratta di un Governo che si sta muovendo con una certa spregiudicatezza a tutela di propri interessi e in maniera anche un po' scoordinata nei confronti dell'Europa e degli alleati. È una storia lunga, questa. Lo dico con rispetto al collega Buquicchio che, essendo meno giovane di altri, ricorderà già le vicende della NATO ai tempi di De Gaulle. La Francia ha dunque un po' questa tendenza e in questi giorni l'abbiamo visto in Libia. Questo è il primo punto dell'intervento, che svolgerò in tre passi, in tre sezioni.
Secondo passaggio: obiettivamente si tratta di una materia - mentre su altre abbiamo avuto modo di documentarci approfonditamente - sulla quale non siamo in questo istante preparati a dare un giudizio netto. Per esempio, sul fatto di revocare o meno l'embargo avremmo bisogno di verificare con nostri europarlamentari qual è la situazione e qual è l'opinione, visto che si chiede l'intervento dell'Unione Europea. Mentre ripeto - altre questioni abbiamo potuto affrontarle per tempo, abbiamo stabilito solo stamattina di discutere di questa e quindi, se si votasse, i nostri Gruppi sarebbero per l'astensione.
Terzo passaggio: visto che si parla del fatto che si è costituito un Comitato con il quale il collega Buquicchio avrà sicuramente rapporti siamo qui ad offrire come Commissione per i Diritti Umani di fare un incontro, anche immediato - provocato e guidato dal collega Buquicchio per approfondire la materia e assumere altri elementi. Qualche collega della Lega mi diceva giustamente che ci sono organi più deputati ad approfondire che non propriamente, in questo caso specifico, il Consiglio.
Ripeto sintetizzando: condivisione sul giudizio generale. Impossibilità di dare il voto sul tema dell'embargo, perché è obiettivamente complicato valutare cosa abbia fatto l'Unione Europea per verificare le procedure elettorali in Costa d'Avorio: anche chi tra noi è più attento non può non avere dubbi perchè le versioni sono molto discordi. La prudenza è d'obbligo entrandoci poi - ripeto - l'Unione Europea. Offerta di convocare al più presto, anche la prossima settimana, un incontro con il Comitato che lei segnala, per acquisire documenti e fare ragionamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Leo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Proprio in virtù dell'intervento del collega Leo e della disponibilità che egli ha dato a nome della Commissione, mi permetterei di consigliare al collega Buquicchio di sospendere oggi la votazione su questo ordine del giorno e svolgere questo incontro, dopo il quale ovviamente potremo addivenire tutti ad una conoscenza maggiore della questione; visto che - da quanto riferiva il collega Leo - l'incontro si può svolgere in tempi rapidi, nulla osta a rimettere il documento in votazione martedì prossimo.
Non credo, collega Buquicchio, che qualche giorno possa creare problemi, se noi oggi non addiveniamo ad una votazione nel merito.
Personalmente sono a conoscenza dell'argomento perché ho letto le varie notizie che sono pervenute in questi mesi dalla stampa in merito alla questione da lei sottoposta; ma leggendo su più giornali la stessa notizia l'impressione che ne ho avuta è semplicemente quella di una grande confusione. Se c'è qualcuno che ci aiuta ad entrare meglio nel merito e ad avere più notizie reali, a fronte di un convincimento - che può essere un sì a votare l'ordine del giorno o un'astensione - può anche darsi poi che vi sia una votazione che possa portare ad una sua approvazione, se sospendiamo oggi. Vi è dunque un'apertura in tal senso, previa - però - una riunione della Commissione che, entrando nel merito attraverso il collega Leo, ci dia indicazione sul comportamento che dobbiamo tenere qualora lei oggi decida di sospenderlo per poi eventualmente votarlo martedì prossimo dopo aver svolto la riunione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Poiché sono sempre attenta a questo tipo di problemi, ho ascoltato gli interventi dei Consiglieri Leo e Toselli ed ho anche avuto - lo posso dire? un rapidissimo colloquio con il collega Buquicchio.
Da quanto ho capito, ci sono due esigenze. Da un lato, vi è quella che ponete voi, che mi pare molto importante ed è quella di capire profondamente questa vicenda che è molto complessa sia perché si tratta di Paesi lontani, sia per gli intrecci, che sono molto complicati. Dall'altro come sempre avviene, c'è anche l'esigenza di riconoscere un'iniziativa politica. Questo è evidente. Considerato il fatto che la richiesta dei colleghi Leo e Toselli mi sembra del tutto condivisibile e considerato il fatto che, ripeto, bisogna riflettere sull'esigenza dell'iniziativa politica, che è anche legittima, per fare magari una diversa valutazione sull'urgenza dell'intervento, mi domandavo se si potesse trovare un modo per far coincidere le due legittime esigenze.
Per esempio, si potrebbe scrivere una lettera di convocazione a queste associazioni, fatta ad horas (decidete voi se da parte del Presidente del Consiglio o del Consigliere Leo), nella quale si cita l'interrogazione o l'ordine del giorno presentato dal collega Buquicchio, sottolineando che vi è una condivisione sul fatto che la discussione avvenga il più rapidamente possibile.
Penso che questo produrrebbe tre risultati.
Il primo è andare ad un incontro entro breve tempo. Un altro risultato essendo una lettera da parte dell'Istituzione, è che si verrebbe a sottolineare l'attenzione dell'Istituzione stessa. Un terzo risultato, che è rivolto al collega Buquicchio, è che in tal modo si evidenzierebbe la particolare e oggettiva attenzione del collega Buquicchio al problema. Se tutto questo avviene oggi, penso che le diverse esigenze saranno contemperate. Mi sono permessa di fare questa proposta.



PRESIDENTE

Chiedo l'attenzione dell'Aula perché mi sembra un ordine del giorno sul quale vi è un certo interesse; infatti, stanno emergendo una serie di proposte di modifica e quant'altro, quindi chiederei una maggiore attenzione.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Anzitutto, vorrei ringraziare il collega Buquicchio per aver presentato quest'importante ordine del giorno, perché il problema della mancanza di democrazia e dei diritti umani in Libia è a due passi da casa nostra e ritengo che sia un problema che sta toccando gli animi di tutti noi.
Qualcuno, come è stato ricordato dai colleghi, afferma che la Francia non sta giocando pulito, perché non si può intervenire solo per uno scopo orgogliosamente egoistico, per ottenere il petrolio, perché laddove non c'è petrolio nessuno si sta muovendo. Condivido gli ultimi due interventi perché il Consiglio regionale deve prendersi carico di questo problema così scottante ed importante. Direi di procedere con calma: fermiamoci a ragionare; prendiamo una decisione tutti insieme, unitamente, maggioranza e minoranza. Va presa una decisione chiara, perché questi migranti non sono dei robot, ma sono persone. Ci sarà sicuramente qualche infiltrato, però ci sono anche persone estremamente disperate e noi abbiamo il dovere di fare un ragionamento su questa questione. Lo Stato nazionale si sta muovendo.
Tutti i Ministri stanno lavorando - io ritengo - non male, però anche noi dobbiamo prendere un orientamento chiaro e netto a questo riguardo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Se fosse possibile, gradirei avere un po' di attenzione perché è difficile poter parlare e spiegarsi bene con un sottofondo così rumoroso.
Vi ringrazio, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, però ancora una volta noto un atteggiamento dilatorio da parte di qualcuno.
Personalmente, per carattere e per cultura, non ho l'abitudine di rimandare nulla. Perché non si debbono approvare leggi e neanche provvedimenti amministrativi, ma dobbiamo prendere una posizione. E che cosa mi viene detto? Non siamo pronti e preparati a decidere su questo argomento e vogliamo convocare una parte.
Poiché ritengo di essere super partes e non sto ponendomi né dalla parte del Comitato dei piemontesi, né dalla parte di Ouattara e neanche dalla parte di Gbagbo, ma mi preoccupo di tutta l'operazione in Cosa d'Avorio (coinvolta in una guerra civile, sta subendo un embargo di medicinali, cosa inaccettabile, inaccettabile!), dico che gli amministratori e i legislatori possono tranquillamente - se vogliono decidere in una certa direzione. Se non vogliono, possono votare contro o astenersi, oppure possono fare la cosa più saggia, che è quella di dare il voto di presenza, perché chi vuol votare si vuole assumere la responsabilità e, in questo caso, penso che possa farlo tutta l'opposizione. Questa è democrazia! Questo è coraggio! Questa è responsabilità! Non le chiacchiere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Condivido in pieno quando appena detto dal collega Buquicchio, quindi non mi ripeterò. Sarò brevissimo.
Non penso che un ordine del giorno preveda l'attivazione di quanto è stato detto prima per la sua approvazione. Poi, può essere complementare quanto è stato detto dal collega Leo, però penso che questo ordine del giorno sia condivisibile da tutti, in quanto dimostra e denuncia un fatto preoccupante. Tuttavia, sappiamo che è nella politica, nella cosiddetta politica economica internazionale, perché sappiamo che la politica è dettata dalle linee economiche internazionali, per cui le guerre civili molto spesso sono provocate dal desiderio delle multinazionali di accaparrarsi i giacimenti di petrolio, di metano oppure di diamanti se si tratta dell'Africa.
Quando il collega Buquicchio parlava dei pozzi di petrolio, mi è venuto subito in mente il delta del Niger e ho pensato a Ken Saro-Wiwa, il poeta ambientalista ucciso impiccato insieme ad altri manifestanti che cercavano di difendere, con un lungo impegno civile, la popolazione Ogoni, minacciata nella sua sopravvivenza da uno sfruttamento insensato delle risorse lì presenti, dal momento che il petrolio ha contaminato tutto: l'acqua, la terra e quant'altro.
Ringrazio assolutamente il collega Buquicchio per aver portato all'attenzione del Consiglio regionale questo tema. Spero che tutti lo approvino, anche se giustamente questo argomento non è così noto a tutti.
Poi, eventualmente, prenderemo altre decisioni e altri provvedimenti in merito.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.05 riprende alle ore 12.11)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "E. De Amicis" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "E. De Amicis" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 259 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso, inerente a "Solidarietà piemontese alla Costa d'Avorio, richiesta d'intervento italiano a favore della revoca dell'embargo dell'Unione Europea nei confronti del Paese africano e verifica del risultato elettorale" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno n. 259.
La parola al Consigliere Buquicchio per replica.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Dopo lunga consultazione, volevo esplicitare i motivi per cui non mi sento di accettare la proposta.
La proposta è stata quella di rinviare alla settimana prossima, dovendo fare sull'argomento delle valutazioni più che legittime da parte di chi le ha chieste.
Ritengo che sia più che legittimo, come ho detto, fare delle valutazioni; tuttavia, se analizziamo i tre punti, ecco che a volte l'amministratore politico, il legislatore deve poter prendere una decisione senza pensarci troppo, deve essere in grado di assumersi una responsabilità.
Se questo ordine del giorno fosse stato presentato da qualsiasi Consigliere della maggioranza, io mi sarei fatto in quattro per votarlo immediatamente, perché ritengo di avere sufficiente sensibilità sull'argomento.
Mi spiego meglio. Si chiede di esprimere solidarietà da parte della Regione Piemonte alla popolazione della Costa d'Avorio. Come si fa a negare, in un caso del genere, la solidarietà? Si chiede un'altra cosa: di esprimere o di attivarsi al massimo e quindi, di fatto, esprimere un giudizio negativo su che cosa? Su un embargo che comprende i medicinali in un Paese che non ha altre fonti che siano quelle degli Stati Uniti dell'Inghilterra e della Francia (rispetto ai medicinali, che sono fondamentali). Ricordiamoci che in Costa d'Avorio c'è un'altissima percentuale di malattie infettive, come tra l'altro l'AIDS.
Quindi noi, che cosa facciamo? Chiediamo che questo embargo, almeno sui medicinali, sia revocato. Come si fa a doverci pensare su una cosa del genere? E poi chiediamo che, qualora ci siano le condizioni, coloro che dovranno decidere (non certo noi) possano attivare tutte le verifiche sul risultato elettorale.
Mi sembrano delle cose di principio ampiamente condivisibili.
Oltretutto, se qualcuno si prendesse la briga di leggere parola per parola l'ordine del giorno, non c'è nulla che impegna più di tanto o che parla contro qualcuno. Non si parla contro nessuno né a livello nazionale né a livello internazionale: si fa una cronistoria molto sintetica di quello che, volendo leggere tutte le informazioni, è venuto fuori sui media, sui giornali in questi ultimi mesi e lo si trova ancora nei vari siti così (come mi sono preso la briga di fare io). Quindi non mi sembra che ci sia un'assunzione di responsabilità più di tanto nel chiedere queste cose. La responsabilità, viceversa, penso che qualcuno se l'assuma nel volerle negare.
Allora chiedo ancora una volta alla maggioranza di trovare una soluzione al fine di garantire a noi, poveretti della minoranza - poveretti perché siamo in numero inferiore, solo per quello - il numero legale con la presenza; poi, se i colleghi non vogliono votare, non votino, ma almeno chi ritiene di assumersi una responsabilità su questo problema, se l'assuma oggi, non domani. Perché rimandare è come se qualcuno venisse a chiederti un tozzo di pane perché sta morendo di fame e tu gli rispondessi: "Guarda devo fare tutta un'indagine, la settimana prossima ne parliamo". Magari la settimana prossima è già morto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Buquicchio.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 259, il cui testo recita: "Premesso che le elezioni tenutesi l'anno scorso in Costa d'Avorio sono state al centro di numerose polemiche circa la loro validità secondo fonti giornalistiche internazionali nella parte del sud del paese, tradizionalmente cristiana e vicina al presidente in carica Laurent Gbagbo, non sarebbero state distribuite le schede elettorali si sarebbero effettuati brogli elettorali nella zona nord del paese, a prevalenza mussulmana e tendenzialmente ostile al presidente Laurent Gbagbo Considerato che nel paese permane una situazione conflittuale che sta determinando morti e feriti tra la popolazione civile prosegue l'embargo promosso dall'Unione Europea, adottato sotto forti pressioni francesi, riguardo i medicinali ed il divieto all'esportazione di cacao e caffè (maggiori risorse economiche del paese) il paese africano è gravato da una situazione economica molto grave in vaste aree della nazione africana si registrano deficit sanitari rilevanti che determinano l'aumento della diffusione di gravi malattie infettive a Torino, e in tutto il Piemonte, da anni risiedono migliaia di cittadini Ivoriani che contribuiscono a fornire forza lavoro a numerose imprese italiane a Torino si è costituito un Comitato spontaneo per il rispetto della Costituzione Ivoriana che ha chiesto al Capo di Stato Giorgio Napolitano, a nome del popolo italiano, di far chiarezza sulla validità delle procedure elettorali che hanno portato alla nomina del nuovo Presidente in Costa d'Avorio Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte esprimendo solidarietà nei confronti della Costa d'Avorio Impegna il Presidente della Giunta regionale affinché il Governo italiano si adoperi presso l'Unione europea per revocare al più presto l'embargo adottato nei confronti della Costa d'Avorio inoltri all'Ambasciata Ivoriana a Roma una richiesta formale affinché si faccia piena luce sull'esito delle consultazioni presidenziali coinvolgendo osservatori internazionali".
Il Consiglio non approva.
Comunico all'Aula che alle ore 13 l'Assessore per i rapporti con il Consiglio regionale, Elena Maccanti, darà una breve comunicazione sulla questione "Profughi provenienti dall'Africa settentrionale".


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Proseguimento esame mozione n. 82 presentata dai Consiglieri Molinari Marinello, Carossa, Angeleri, Tiramani, Novero, De Magistris, Gregorio e Negro, inerente a "Rimborso alluvioni del 28 e 29 aprile 2009" (rinvio)


PRESIDENTE

Adesso dobbiamo continuare i nostri lavori con il proseguimento dell'esame della mozione n. 82, di cui al punto 4) all'o.d.g.
L'iter della mozione è il seguente: nella seduta antimeridiana del 25 gennaio, il Consigliere Molinari ha illustrato la mozione; in sede di discussione generale, è intervenuto il Consigliere Negro. La trattazione della mozione è stata poi sospesa dal Presidente, in quanto era convocata in contemporanea una Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.
Pertanto, siamo in sede di discussione generale.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Molinari, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



MOLINARI Riccardo

Presidente, ho già comunicato all'Assessore Maccanti che, vista la delicatezza del tema, avremmo preferito che l'Assessore competente l'Assessore Cavallera - fosse presente in aula.
Ricordo che la mozione è all'o.d.g. da fine settembre; abbiamo iniziato a discuterla tre mesi fa, ma, per una serie di problemi, è sempre stata rinviata.
C'è un'importante zona del Piemonte, in particolare la città di Alessandria, che attende una risposta, pertanto sarebbe utile la presenza dell'Assessore competente, in modo da poterci confrontare direttamente con lui, anche a fronte di alcune parti della mozione che, con il passare dei mesi, sono state superate da alcuni provvedimenti della Giunta, ed altre questioni non inserite nella mozione che considero importante sottoporre all'attenzione dell'Aula e dell'Assessore.



PRESIDENTE

Su richiesta del primo firmatario, il Consigliere Molinari, rinvio il punto 4) all'o.d.g. ad una seduta successiva, quando sarà presente il Vicepresidente della Giunta regionale, che è anche l'Assessore competente.


Argomento: Problemi energetici

Esame mozione n. 216 presentata dai Consiglieri Molinari, Carossa Gregorio, Angeleri, Marinello, De Magistris e Novero, inerente a "Linee guida sulle centrali a biomasse"; mozione n. 222 presentato dai Consiglieri Bono, Biolé, Buquicchio, Ponso, Negro e Artesio, inerente a "Moratoria per le centrali a biomasse"; ordine del giorno n. 223 presentato dai Consiglieri Taricco, Pentenero, Reschigna, Ronzani, Muliere, Manica Artesio e Cerutti, inerente a "Sollecita definizione, attraverso un percorso concertato, delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentali da fonti rinnovabili diverse dal solare fotovoltaico e moratoria per gli impianti a biomasse"


PRESIDENTE

In seguito alla modifica dell'o.d.g. odierno, trattiamo il punto 23) all'o.d.g. relativo alla presentazione, discussione e votazione delle mozioni n. 216 e n. 222 e dell'ordine del giorno n. 223, presentati da diversi Gruppi consiliari, riguardanti la questione delle centrali a biomasse, la moratoria per le centrali a biomasse e, infine, un sollecito di definizione, attraverso un percorso concentrato, delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal solare e dal fotovoltaico.
Il primo atto d'indirizzo che può essere illustrato dai proponenti è la mozione n. 216, presentata dai Consiglieri Molinari, Carossa, Gregorio ed altri.
La parola al Vicepresidente Molinari, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



MOLINARI Riccardo

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato questa mozione, perché, come sulla vicenda del solare e del fotovoltaico, la Giunta regionale ha dimostrato attenzione ai temi delle energie rinnovabili, andando a mettere anche dei correttivi ad una situazione che si era venuta a creare in seguito ad una serie di coincidenze di norme: da una parte, le normative europee, che puntano ad incentivare l'utilizzo di energie rinnovabili; dall'altra, anche gli accordi regionali sul tema del fotovoltaico, che avevano portato, sul nostro territorio, il proliferare di una serie di impianti forse eccessivi rispetto alla possibilità di assorbimento dello stesso.
Su quella vicenda l'Assessore Giordano e la Giunta regionale si sono dimostrati assolutamente attenti, ponendo dei correttivi alle diverse esigenze in campo; vorremmo che la stessa attenzione fosse posta sulle centrali a biomasse, perché stiamo assistendo ad uno scontro tra interessi diversi e normative diverse, che vanno a tutelare interessi diversi.
Anche per quanto riguarda le biomasse, così come per il fotovoltaico l'eolico e tutte le energie rinnovabili, esiste una normativa europea che incentiva questo tipo di fonti, ma, nello stesso tempo, esistono delle normative europee che, giustamente, per tutelare l'ambiente, vanno a regolamentare il limite delle emissioni e soprattutto stabiliscono dei protocolli per i territori - gli Stati e le Regioni - per cercare di ridurre l'emissione del PM10, quindi le emissioni di gas nocivi per la popolazione, contemperando, allo stesso tempo, le urgenze industriali.
L'area della Pianura Padana, quindi gran parte del Piemonte, è già sottoposta a procedure di infrazione da parte della Commissione Europea per aver superato i livelli di PM10 e di altri gas nocivi.
Questo è lo stato dell'arte.
Poiché il nostro Paese dovrà rispondere di queste procedure di infrazione - sono le Regioni che dovranno pagare le sanzioni previste dalla Commissione Europea - non possiamo permetterci di non disciplinare e mettere una regolamentazione sulla nascita delle centrali a biomasse, che pur essendo fonti di energia rinnovabile e pur essendo considerate fonti di energia pulita, contribuiscono all'aumento di sostanze nocive.
Questo atto si rende necessario, perché, non essendoci una regolamentazione chiara a livello regionale, che tenga conto delle varie normative, le Province si stanno comportando in maniera difforme nella concessione delle autorizzazioni per la costruzione di queste centrali.
Alcune centrali, ad esempio, sono state autorizzate senza tenere conto della nuova Direttiva europea del 2008, che pone dei limiti riguardo alle emissioni, pertanto viviamo il paradosso per cui sul territorio sono state autorizzate delle centrali, non ancora realizzate, ma che non dovranno attenersi alle nuove regole europee sulle emissioni, bensì a quelle passate.
In questo modo non tuteliamo l'interesse dell'ambiente e della salute dei cittadini, anche se promuoviamo energie rinnovabili, perché creiamo un danno e soprattutto mettiamo il nostro territorio, il Piemonte, in una condizione di infrazione rispetto all'Unione Europea.
Di conseguenza, obblighiamo la comunità piemontese a pagare delle sanzioni.
Da questa esigenza nasce la richiesta di una regolamentazione.
Non voglio portare casi specifici, ma ne potrei fare diversi. Per quanto riguarda la mia zona, cito la centrale a biomasse di Predosa, sulla quale c'è un grande dibattito, proprio in virtù di questa situazione.
Cosa chiediamo, all'interno di questo regolamento che la Giunta dovrà farsi carico di realizzare? Chiediamo che vengano rispettate le normative comunitarie e che l'esigenza di sviluppo delle energie rinnovabili sia contemperata con la tutela dell'ambiente e del territorio.
Di conseguenza, chiediamo che, all'aumento di emissioni che queste centrali provocheranno, corrisponda una paritaria diminuzione di emissioni derivanti da altre fonti. Questo, per fare in modo che l'impatto ambientale sia a livello zero.
Chiediamo inoltre, sempre nell'ottica della tutela del territorio e della difesa della produzione di energia pulita, che il materiale bruciato all'interno di queste centrali a biomasse sia un materiale a chilometri zero.
Non riusciamo a capire come, con il proliferare di centrali a biomasse sia possibile pensare di utilizzare materiale...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Molinari.
Colleghi, ci sono tre atti di indirizzo firmati praticamente da tutta l'Aula; ritengo sia interesse di tutti creare le condizioni minimali per lo svolgimento del dibattito.
Vi ringrazio.
Prego, Consigliere Molinari.



MOLINARI Riccardo

Grazie, Presidente.
Dicevo, relativamente ai chilometri zero, che non capiamo come sia possibile e sostenibile vedere prolificare questi impianti senza utilizzare, all'interno, un prodotto proveniente dalle aree limitrofe.
Capite bene che non è molto semplice fare dei controlli quando quei materiali arrivano dall'estero, pertanto, se vogliamo avere la sicurezza su quello che andiamo a portare in queste centrali, dobbiamo utilizzare, per quanto possibile, materiale proveniente dal nostro territorio.
Vi è, poi, un'altra questione: abbiamo delle progettazioni di impianti talmente grandi, con un livello di kilowatt talmente alto, per cui ci sembra strano riuscire ad immaginare che il territorio piemontese possa produrre una quantità di biomasse tale da far funzionare questi impianti.
Questa è un'altra esigenza.
Una terza questione di buonsenso è che ci sia una ricaduta occupazionale sui territori che vedono nascere questi impianti. Chiediamo che vengano assunti o comunque che si incentivi l'assunzione - anche in linea con quanto la Giunta ha già fatto di buono sul piano straordinario per l'occupazione e per il lavoro - di persone residenti nei Comuni in cui sorgono queste centrali, o quantomeno nei Comuni limitrofi, in modo che il danno creato alle popolazioni per la nascita di questi impianti sia, in qualche modo, contemperato dalla ricaduta occupazionale.
Queste a noi sembrano regole di buonsenso e, tra l'altro, non inventiamo nulla, perché sono le regole che detta la normativa comunitaria.
Come sappiamo, il nostro è il Paese delle leggi, delle norme e dei regolamenti, ma viviamo in una situazione di confusione totale su questo tema, esattamente come sul fotovoltaico, dove stavamo rischiando di condannare la campagna piemontese ad essere coltivata a vetro e ferro.
quindi, stato necessario porre un limite.
Anche in questo caso, ritengo che la Regione debba cercare di prendere in mano la situazione, coordinare le varie normative e tutelare i diversi interessi: da una parte, la tutela ambientale e, dall'altra, la promozione delle energie rinnovabili, senza dimenticare, però, la salute dei cittadini e soprattutto la salute del territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 222, avente ad oggetto "Moratoria per le centrali a biomasse", presentata dai Consiglieri Bono Biolé, Buquicchio, Ponso, Negro e Artesio.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
La tematica è sentita da tutti i Gruppi consiliari, infatti sono stati firmatari di due mozioni e di un ordine del giorno. All'argomento va dato il giusto peso e il giusto risalto, la discussione in Aula ed eventualmente, anche in Commissione, qualora verrà stilato il recepimento delle linee guida, anche per le biomasse, come abbiamo già fatto per il fotovoltaico.
L'Europa ci impone la riduzione delle emissioni di CO2, l'aumento dell'utilizzo di energia da fonti rinnovabili e un aumento di efficienza cioè una riduzione di sprechi del 20%.
Per quanto riguarda l'utilizzo di energie da fonti rinnovabili abbiamo avuto, se non sbaglio, uno sconto, adesso dovremmo arrivare almeno al 17 resta il fatto che bisogna capire come normare il pool di fonti, cosiddette rinnovabili, all'interno di quel 17% di quota che deve essere raggiunta dall'Italia. Ci deve essere il cosiddetto burden sharing, quindi il carico da dividersi tra le singole Regioni, in base alle loro specificità territoriali, orografiche, geografiche e quant'altro.
Sulla rinnovabilità delle biomasse, come in parte diceva anche il Consigliere Molinari, ho i miei dubbi, non in sé come categoria, ma come sviluppo della filiera. Nel senso che posto che il Piemonte ha una quantità di biomasse disponibili misurabili in "x" milioni di tonnellate, dobbiamo capire se la quantità di impianti già presenti in Piemonte, supera questa capacità, questa disponibilità. Qualora fosse così, mi sembra che da studi dell'Assessorato all'agricoltura, anche antecedenti a questa e alla precedente legislatura, sia così. A questo punto, importare biomasse solide o liquide, come olio di palma, come si sta cercando di fare in alcune località del Piemonte, è assurdo.
Non possiamo non pensare alla filiera nel suo complesso, pensare di disboscare palme in zone tropicali, a migliaia di chilometri di qui (quindi provocare un dissesto anche in quei territori), trasportarle via nave e poi su camion fino in Piemonte, diventa una follia. Bisogna assolutamente pensare in un'ottica di filiera molto corta, anche quando parliamo di cento chilometri - normalmente il chilometro zero, si considera cento chilometri bisogna pensare che ci sono camion che, in un raggio di cento chilometri si muovono in tutto il Piemonte, quindi migliaia di camion che girano per il Piemonte.
La biomassa in sé dovrebbe avere, almeno questo è un dato politico che mi sento di dare, una funzione residuale rispetto alle altre fonti rinnovabili, che possono essere, invece, prodotte e utilizzate in loco quindi fotovoltaico, eolico e il mini idroelettrico.
Per quanto riguarda, invece, la biomassa, risulta più difficile fare un discorso del genere, anche perché spesso la filiera corta non è così possibile ottenerla nell'ambito di pochissime centinaia di metri o di chilometri, si parla di piccoli impianti. La logica che sta passando è di produrre grossi impianti che si chiamano centrali (se pensiamo all'etimologia del termine, vuol dire un centro da cui si diramano le reti della distribuzione), invece dovremmo pensare ad una produzione piccola e diffusa, in modo che si possa combattere il sistema centralistico della produzione di energia. Questi sono temi che vanno al di là dell'oggetto di discussione delle linee guida, ma sicuramente devono aprire uno spiraglio su cosa si intende per energie rinnovabili, cioè rinnovabili ma anche di piccola taglia e distribuite sul territorio. Che siano i singoli cittadini proprietari dell'impianto di 300, 200, 150 kilowatt, piuttosto che le grossi centrali da cinque megawatt.
Sul lato inquinamento, ovviamente, le biomasse inquinano. Non si pu dire altrimenti. Se ci pensate, dal legno originano, in un periodo di centinaia di anni, il carbone, il petrolio e i gas naturali. Sono per una forma altra, soprattutto anche dal punto di vista del rapporto peso e densità di energia, molto poco conveniente e, dati presenti su internet inquina molto di più rispetto al gas naturale.
Il prodotto della combustione del legno della parte solida, produce polveri sottili, quindi sia il particolato 10 che il particolato 2.5 produce idrocarburi, diossine. Ovviamente è presente il cloro nella necromassa del legno, quindi escono anche sostanze cancerogene. È vero possiamo utilizzare filtri a manica, filtri di qualunque tipo, ma si producono inquinanti.
Noi dobbiamo farne un utilizzo residuale, dobbiamo puntare molto sulle altre tipologie di energie rinnovabili, che invece non hanno un impatto.
Uno studio molto interessante fatto dall'Università di Pavia, faceva vedere come, a parità di radiazione incidente nel ciclo di vita della biomassa rispetto ad un pannello fotovoltaico, la produzione di energia era 60 volte tanto a favore del pannello.
Voi pensate la radiazione incidente che fa crescere la piantina che poi diventa una pianta, viene tagliata, trasportata, bruciata, il rendimento è basso, alla fine il rendimento è 1. Mentre per radiazione incidente sul pannello fotovoltaico è 60, anche se il pannello sappiamo che ha un rendimento basso (14-15%). Un dato chiaro a tutti.
Si possono fare impianti di combustione di biomassa, nel momento in cui si utilizza il materiale residuale della pulizia dei boschi. Se, invece, si inizia a fare una filiera economica, quindi parliamo anche di posti di lavoro, diventa una filiera in cui imponiamo quasi la sostituzione rapida di un bosco, quindi un bosco ceduo, rispetto ad un corretto mantenimento del bosco, in cui si tagliano solo gli alberi malati, che sono a rischio caduta. È una logica su cui l'Europa dovrebbe ragionare.
Ovvio che noi, come Regione, possiamo recepire quello che viene dall'Europa, normarlo bene mettendo dei paletti stringenti, in modo che quello che il Consigliere Molinari ha segnato come un eccesso di proliferazione delle centrali di biomassa - perché dietro ci sono gli incentivi dei certificati verdi - possa almeno venire normato per far sì che, in futuro, nascano solo pochi impianti a biomasse e, soprattutto, di piccola dimensione, altrimenti andiamo verso una proliferazione abnorme.
La logica della tutela della salute sancita dall'articolo 32 della Costituzione italiana e l'articolo 41 che dice che l'iniziativa economica privata è libera ma non si può svolgere in contrasto con l'utilità sociale dovrebbe far sì che, a livello italiano, recepiamo quanto verrà detto oggi e, successivamente, nel dibattito sull'utilità delle biomasse, così come recepire tutti quei regolamenti (la Convenzione di Stoccolma o la direttiva n. 28 del 2009 del Parlamento europeo), che cercano di limitare la produzione di inquinanti, non solo l'emissione.
A monte, se pensiamo che comunque un filtro dovrà essere smaltito possiamo anche inventare la tecnologia migliore per impedire che escano i fiumi, gli inquinanti, ma poi il filtro che l'ha intrappolato, sarà anch'esso da smaltire e provocherà inquinamento.
Nel minuto che mi resta, leggo quelle che sono le richieste che abbiamo avanzato con questa mozione, in cui si chiede che venga fatta un'attenta stima della biomassa rinnovabile - riprendo il discorso che ho fatto prima attualmente disponibile in Regione Piemonte; vengano censiti, in collaborazione con GSE, tutti gli impianti attualmente in funzione autorizzati o in itinere (già in occasione dell'ultimo censimento fatto dalla Regione Piemonte si evidenziava che non si riusciva ad avere una panoramica complessiva di tutti gli impianti), sia per kilowatt elettrici che termici; venga calcolato l'impatto in termini di emissioni di tutti gli impianti, considerando il fatto che già l'Europa ha aperto delle procedure di infrazione; vengano temporaneamente sospese le autorizzazioni di tutti gli impianti in itinere, in attesa dell'estensione, da parte della Giunta delle linee guida autorizzative in recepimento del decreto ministeriale "Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili"; vengano stilate al più presto queste linee guida stringenti vengano assentiti adeguamenti di impianti già in funzione o autorizzati ma non ancora entrati in esercizio, soltanto se effettivamente rispondenti alle nuove linee guida autorizzative (era poi l'oggetto di un incontro tenutosi a Vinovo, che puntava a rifiutare nuovi impianti fino alla redazione di tali linee guida); si chiede l'adeguamento degli impianti preesistenti alle nuove linee guida; infine, attendiamo con ansia un Piano Energetico Regionale (o Piano Energetico delle Energie Rinnovabili).
Speriamo di poter collaborare in tal senso con l'Assessore Giordano.
Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 223, avente ad oggetto "Sollecita definizione, attraverso un percorso concertato, delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili diverse dal solare fotovoltaico e moratoria per gli impianti a biomasse".
La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Credo che molte considerazioni siano già state fatte da chi mi ha preceduto. Attraverso questi ordini del giorno chiediamo, sostanzialmente che sia attivata la predisposizione di linee guida (o comunque il completamento dell'iter per la loro predisposizione) che ci aiutino a governare gli altri settori diversi dal fotovoltaico, che sono riconducili al quadro complessivo delle energie prodotte da impianti con fonti rinnovabili.
Credo che sia piuttosto evidente a tutti che ci troviamo in una situazione emergenziale, perché stiamo rincorrendo i problemi generati innanzitutto da una scelta operata a livello nazionale, culminata poi nella legge n. 99/2009 che ne stabiliva gli incentivi, sulla quale, già a suo tempo, si era avuto molto da ridire. Quella legge, in un modo o nell'altro per scelta o perché non sufficientemente previsto, con una differenziazione così bassa di quello che è il quadro degli incentivi finalizzati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, ha creato, di fatto, questo tipo di meccanismo.
evidente, venendo al caso delle biomasse, che se ho un differenziale di incentivi che ruota attorno al 20% o al 25% tra energia prodotta da grandissimi impianti e quella prodotta da piccoli impianti, in un quadro nel quale il differenziale di competitività è quasi del 50%, è inevitabile che, alla fine, dato che il margine economico è maggiore, la spinta vada sui grandi impianti. Noi, poi, ci troviamo costretti a "tamponare" con norme che dicono esattamente il contrario. Credo che in questo caso il difetto stia tutto nel manico, per non aver voluto differenziare a sufficienza quello che era il prezzo dell'energia prodotta tra piccoli e grandi impianti, e tra impianti a filiera corta, impianti che portano prodotto da altre aree del mondo e tutto il tema delle assimilabili.
Un'altra grande partita non marginale anche da un punto di vista economico, riguarda proprio le assimilabili alle biomasse. Da questo punto di vista - lo avevamo già chiesto a margine della discussione che si era aperta in occasione dell'approvazione delle linee guida sul fotovoltaico avevamo proposto all'Assessore Giordano di aprire subito (a gennaio) un tavolo che affrontasse quel tema. Siamo oramai a fine di marzo, ma non avvertiamo ancora alcun segno di vita in questa direzione. Crediamo quindi che la situazione stia diventando veramente esplosiva: secondo alcuni dati sommari - ma abbastanza rappresentativi dalla realtà - sembra che in questo momento siano oltre 200 gli impianti che hanno richiesto l'autorizzazione.
Peraltro, in molti casi la stessa ditta, per mettere le mani avanti, ha presentato dieci domande uguali in dieci Comuni diversi! Ad ogni buon conto, questa situazione rischia di diventare devastante.
In primo luogo - è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto a noi interessa creare una possibilità per quegli impianti che rappresentano l'anello finale di una filiera corta, che valorizzi ciò che nel territorio esiste e che, diversamente, rischierebbe di andare sprecato.
Sicuramente non ci interessa essere il "terminale" di navi container che portano da noi il frutto di interventi che hanno raso al suolo intere foreste in altre aree del mondo, innanzitutto per questioni ambientali: se un impianto è teoricamente fatto per valorizzare energie rinnovabili, ma per ottenerle devo fargli fare 3.000 chilometri, tutti i teorici vantaggi vanno a carte quarantotto! In secondo luogo, rischiamo di essere il motivo per cui si verificano dei "disastri" in altre aree del mondo.
Infine, ritengo che non sia così semplice verificare poi cosa c'è dentro un "cippato" che arriva da chissà quale parte del mondo: il rischio grosso è quello di creare spazi per smaltimenti surrettizi di materie pericolose. Solo venti giorni fa è stata bloccata un'azienda che utilizzava "cippato" come combustibile per la produzione di energia, dentro il quale sono stati riscontrati residui tossico-nocivi (in pratica, si utilizzava quella forma per li loro smaltimento).
Da questo punto di vista, quindi, credo che vi sia un immediato interesse a varare delle linee guida. Non sarebbe male che la Giunta regionale cogliesse l'occasione della revisione che è in atto a livello generale su tutta la partita degli incentivi per riproporre, in visione prospettica, una riequilibratura degli incentivi che porti a valorizzare diversamente e maggiormente gli interventi a filiera corta. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "E. De Amicis" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe IV della Scuola Elementare "E. De Amicis" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Problemi energetici

Esame mozione n. 216 presentata dai Consiglieri Molinari, Carossa Gregorio, Angeleri, Marinello, De Magistris e Novero, inerente a "Linee guida sulle centrali a biomasse"; mozione n. 222 presentato dai Consiglieri Bono, Biolé, Buquicchio, Ponso, Negro e Artesio, inerente a "Moratoria per le centrali a biomasse"; ordine del giorno n. 223 presentato dai Consiglieri Taricco, Pentenero, Reschigna, Ronzani, Muliere, Manica Artesio e Cerutti, inerente a "Sollecita definizione, attraverso un percorso concertato, delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentali da fonti rinnovabili diverse dal solare fotovoltaico e moratoria per gli impianti a biomasse" (seguito)


PRESIDENTE

Dopo l'illustrazione delle mozioni n. 216 e n. 222 e dell'ordine del giorno n. 223, dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ho ritenuto di firmare, insieme ad altri colleghi del Gruppo Italia dei Valori Lista Di Pietro, questa richiesta di moratoria per tutta una serie di considerazioni che proverò ad illustrare.
La Commissione Europea più volte ha messo in evidenza l'importanza delle biomasse per raggiungere quegli obiettivi che ci siamo prefissati sul clima e sulle energie con scadenza 2020 (20% sulle emissioni, 20 sull'efficienza energetica e 20% di rinnovabili negli usi finali di energia).
L'Italia, attraverso il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, pone l'obiettivo vincolante di produrre con fonti rinnovabili il 17% dei consumi energetici lordi nazionali. Di questo 17% quasi la metà dell'energia prodotta dovrebbe provenire dalle biomasse.
Riteniamo, anche nel caso delle energie rinnovabili, che noi italiani siamo riusciti purtroppo a trasformare una legge utile sugli incentivi in un guazzabuglio, dove gli ennesimi furbetti del quartierino provano a fare business, in qualche caso con successo, com'è avvenuto in Calabria e in Sardegna per gli impianti eolici.
Ad oggi si sta ancora aspettando un decreto legge che dia indicazioni sugli incentivi per la produzione di energia rinnovabile.
Tornando alle biomasse in senso stretto, mi chiedo quale possa essere la migliore definizione di biomasse e se esista una univoca interpretazione di questo termine, perché approfondendo, anche dal punto di vista del legislatore, la definizione non è così chiara.
Noi dobbiamo porci alcune domande: quante biomasse ci vogliono per ottenere il risultato prefissato, quante centrali occorrono per bruciare queste biomasse, dove devono essere collocate tutte le centrali a biomasse.
In ultimo, ma non per ultimo, qual è il costo relativo di un kilowatt prodotto da questo tipo di centrali.
Concludendo, nella Provincia di Torino sono in fase di autorizzazione o sono state già autorizzate, la bellezza di 14 impianti.
Noi non possiamo che essere convinti della firma sulla moratoria, nel richiedere quanto i colleghi del Movimento 5 Stelle hanno richiesto.
Riteniamo che si debba definire uno stop alle autorizzazioni delle centrali a biomasse e contestualmente effettuare una stima delle stesse sul territorio, affinché vengano effettuati impianti sia per capacità sia per numero nel pieno rispetto della salute e dell'ambiente.
Alcune questioni relative alla richiesta sono state molto bene illustrate dal collega Bono che mi ha preceduto, ma possono essere risintetizzate in alcuni punti.
Si chiede che venga fatta una stima della biomassa rinnovabile attualmente disponibile nella Regione Piemonte; si chiede che vengano censiti tutti gli impianti attualmente in funzione; si chiede che venga calcolato l'impatto in termini di emissione degli impianti a biomassa; si chiede che vengano contemporaneamente sospese le autorizzazioni di tutti gli impianti in itinere in Piemonte, in attesa dell'estensione da parte della Giunta delle linee guida autorizzative di recepimento del decreto ministeriale. Si chiede che vengano stilate al più presto linee guida stringenti per l'autorizzazione degli impianti a biomasse e si chiede che vengano consentiti adeguamenti di impianti già in funzione.
Si chiede inoltre che si scriva finalmente un piano energetico regionale e che si incentivi l'efficienza termica. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Essendo anch'io uno dei firmatari di questa mozione presentata dal collega Bono, ritengo giusto e doveroso fare alcune considerazioni in merito.
Intanto condivido le relazioni fatte dal Vicepresidente del Consiglio Molinari e dai colleghi Bono, Taricco e Buquicchio.
Il discorso delle biomasse è molto importante. Noi come Consiglio regionale non possiamo stare alla finestra, perché da quello che ho potuto capire, non esiste nessun tipo di linea guida a questo riguardo.
Ad oggi, infatti, in qualsiasi luogo si può autorizzare e costruire un impianto a biomasse. Questo sta suscitando molto interesse e in questo senso sono state presentate solo in Piemonte oltre 200 richieste per la realizzazione di impianti a biomasse.
C'è qualche ditta e qualche furbacchione che stanno sfruttando gli incentivi europei per installare gli impianti.
vero che la produzione di elettricità è scarsa e che quindi dobbiamo pensare a come produrla, però è anche vero che gli impianti a biomassa possono arrecare dei danni; ad esempio, come diceva il collega Taricco, si stanno addirittura abbattendo alcune foreste per consentire l'avviamento e il mantenimento degli impianti a biomassa.
L'inquinamento esiste sotto tantissimi aspetti e poi esistono altri aspetti che, a mio avviso, ci siamo lasciati scappare. Non possiamo lasciare in eredità ai nostri giovani un pianeta sul quale si stanno facendo dei danni e si stanno creando sempre troppi paletti.
Con questo cosa voglio dire? Sono stato recentemente nella mia zona in alcune parti agricole e ho scoperto che qualcuno si sveglia al mattino e dice: "Installiamo un impianto a biomassa". Un territorio come il Roero ha una vocazione ed un'importanza enorme sotto l'aspetto agricolo, dalla viticoltura, alla frutticoltura alla zootecnia. Questa zona attualmente è candidata alla mozione europea per essere inserita nelle zone tutelate come Patrimonio Unesco. Non mi pare giusto installare proprio in quelle aree un impianto a biomasse.
Qualcuno fa il furbetto dicendo che questo porterebbe occupazione.
Questo non è vero, quindi dobbiamo fare attenzione e fare in modo che nelle zone abitate non siano installati impianti a biomasse, mettendo dei paletti. Nelle zone turistiche non devono essere installati, perch comprometterebbero l'afflusso dei turisti.
Noi, che esportiamo i nostri prodotti nel mondo, non possiamo portare un importatore americano a visitare le nostre vigne che hanno al di sotto l'impianto a biomassa. È una cosa assurda che creerebbe danno all'intero patrimonio piemontese.
Nelle zone che hanno conquistato un prestigio agricolo non si devono consentire gli impianti a biomassa.
Quindi, come Regione, mettiamo dei paletti fermi, cioè il divieto di installare tali impianti nelle zone abitate, nelle zone turistiche e nelle zone agricole prestigiose.
Tutti insieme dobbiamo lavorare affinché questo non avvenga, perch sarebbe un grave danno per il nostro territorio piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Sono firmataria sia dell'ordine del giorno che ha come primo estensore il collega Taricco sia della mozione presentata dal Consigliere Bono.
Mi sembrava di potere fare all'Aula una proposta ai fini di arrivare oltre che alle dichiarazioni di principio e all'espressione dei convincimenti di ciascuno, anche ad una determinazione rispetto all'oggetto del quale stiamo parlando e rispetto alle aspettative dei territori.
Credo che i tre oggetti della nostra discussione abbiano un punto di convergenza, cioè la necessità che la Regione Piemonte definisca delle linee guida, e quindi si orienti verso una regolamentazione locale e regionale.
Poi ci sono modi diversi di ragionare su come dovrebbero essere fatte queste linee guida. Il Consigliere Taricco propone un tavolo tecnico, c'è l'indicazione di procedere attraverso il lavoro della Commissione. Tuttavia questo è un obiettivo condiviso. Ma rispetto a questo obiettivo condiviso c'è poi la questione, che due documenti affrontano ed uno no, di come gestire la fase di transizione e, il più celermente possibile, quella delle linee guida. Ovvero, dovremmo assumere un comportamento secondo il quale non continuino a proliferare situazioni di richieste di autorizzazione rispetto alle quali la regolamentazione non è ancora stata adottata e quindi ad aumentare situazioni di attesa da parte dei presunti investimenti che faremo ancor più fatica a gestire una volta che le linee guida saranno adottate.
Quindi la proposta che formulo è la seguente. Non so se ci siano le condizioni per trovare modalità di uniformare i documenti. Non credo, non tanto per ragioni di merito, ma per ragioni di diversa collocazione politica dei presentatori; credo però che ci sia bisogno di far assumere immediatamente al Consiglio regionale una posizione certa rispetto alla moratoria, che è una richiesta contenuta all'interno dei diversi documenti.
Anche perché sappiamo che siamo di fronte a soggetti che stanno avanzando richieste di autorizzazione e ricerca di siti, soggetti che sono in stato più avanzato in ordine alla loro progettazione.
Il tema che mi pare dominante in questo momento è quello di arrivare a una convergenza del Consiglio regionale rispetto alla questione della moratoria; convergenza che ci consenta di verificare lo stato di attuazione delle diverse istanze presentate e soprattutto, nel momento in cui arriveremo alla redazione delle linee guida, di assumere impegni in ordine ai requisiti che, come Amministrazione regionale, intendiamo pretendere anche in direzione di coloro che hanno presentato domanda prima dell'adozione del Regolamento. Altrimenti ci troveremo di fronte, nel nostro territorio regionale, ad una situazione a macchia di leopardo con diversi requisiti ante e post adozione del Regolamento regionale.
Ecco, questo mi pare il tema fondamentale sul quale, se non c'è il modo di convenire rispetto ai tre atti amministrativi, almeno ci sia il modo di votare su quegli aspetti che chiamano in causa la responsabilità qui e ora ancora prima dell'adozione delle linee guida.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Intervengo molto velocemente solo per fare una sintesi sulla nostra mozione e anche per esprimersi in merito agli altri due documenti presentati rispettivamente dal Gruppo 5 Stelle e dal Partito Democratico.
Su questi documenti, noi ci asterremo. E voglio spiegare perché. Nella nostra mozione, riteniamo - a gran voce, proprio per quello che è stato detto prima dal Consigliere Molinari a nome del Gruppo - che le centrali a biomasse possano essere effettivamente un'opportunità; debbono però avere un regolamento assoluto, univoco, serio che faccia in modo - e non voglio ripetermi perché è già stato detto molto bene prima - che ci sia un vantaggio per i cittadini e per il territorio. L'energia da fonti rinnovabili è sicuramente un vantaggio, se ben regolamentata. Il problema qual è? È che chiedere con una mozione che in attesa si blocchi tutto quanto, come già è avvenuto nel caso precedente degli impianti fotovoltaici, si rischia fortemente - anzi, ne siamo certi - che il Governo impugni questa moratoria e quindi blocchi tutto. Difatti, sulla moratoria agli impianti fotovoltaici noi siamo davanti alla Corte Costituzionale.
Io dico, con molta semplicità e molta umiltà, che anche in questo caso bisogna portare avanti il buonsenso (tra l'altro, è stato esplicato molto bene prima nell'intervento del Consigliere Negro); buonsenso che significa: cerchiamo di fare qualcosa di serio e soprattutto di attuabile in breve tempo. Quindi noi chiediamo alla Giunta della Regione Piemonte che faccia al più presto una normativa per regolamentare le aperture, i permessi, le costruzioni di centrali a biomasse, ecc. Altri interventi riteniamo che non siano compatibili, perché c'è il grosso rischio che vengano impugnati.
A mio parere, dobbiamo semplicemente incominciare a fare un passo deciso verso questa regolamentazione, dopodiché sono certo che, come sempre, nella Regione Piemonte si riusciranno ad adottare dei provvedimenti seri e concreti che, da una parte, non impediscano lo sviluppo e dall'altra, garantiscano la tutela della salute e dei nostri territori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Esprimo il parere rispetto ai documenti e riferisco una posizione.
L'Assessore Giordano, purtroppo, è dovuto andare via anticipatamente, ma ha ascoltato con grandissima attenzione il dibattito che si è sviluppato questa stamattina in Aula e mi ha già rivelato che condivide e fa sue buona parte delle preoccupazioni emerse.
Il parere della Giunta è favorevole sulla mozione n. 216 e invece è negativo sulla mozione n. 222 e sull'ordine del giornon. 223. La ragione del parere negativo è sostanzialmente tecnica, perché la moratoria era già stata inserita in un provvedimento della Giunta regionale che riguardava il fotovoltaico e quel provvedimento è stato impugnato dal Governo proprio nella parte relativa alla moratoria, quindi si rischierebbe di intraprendere un percorso che si è già rivelato sostanzialmente tortuoso.
Per quanto riguarda il primo ordine del giorno, invece è assolutamente accoglibile poiché chiede che la Giunta regionale si impegni a prevedere precise linee guida cui l'Assessore Giordano e la Giunta regionale stanno già lavorando.
Ricapitolando, il parere è favorevole sul primo ordine del giorno e negativo sugli altri due documenti con queste motivazioni, però - ripeto le risultanze del dibattito di questa mattina e soprattutto le preoccupazioni espresse sono condivise con serietà dalla Giunta regionale la quale sta valutando.
Personalmente, in questa sede posso assumere l'impegno di approfondire ulteriormente la questione in sede di Commissione competente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola, in qualità di Consigliere, il Vicepresidente Molinari per la replica sulla mozione n. 216; ne ha facoltà.



MOLINARI Riccardo

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Giunta per il parere favorevole espresso: ciò denota che il tema che abbiamo sottoposto all'attenzione del Consiglio regionale è un tema sentito e di cui la Giunta intende farsi carico.
Per quanto riguarda l'espediente tecnico che ha appena illustrato l'Assessore Maccanti, effettivamente è cosa nota e l'avevamo anche pensato nella stesura della mozione, anche perché noi ci siamo attivati per cercare di avere una risposta e una risoluzione della controversia nella sede deputata, cioè la sede europea.
Attraverso un'interrogazione al Parlamento europeo presentata dall'Onorevole Oreste Rossi, abbiamo ottenuto una risposta (tra l'altro recente, perché risale alla scorsa settimana) della Commissione europea presentata dal Commissario Yanez Potocnik, che va a chiarire la normativa in materia di emissioni e quindi fuga ogni dubbio sul fatto che non sia proprio possibile già adesso, con la normativa vigente, autorizzare delle centrali che non rispettano i limiti di emissioni previste dalle normative europee.
Vi leggo un passaggio della risposta che arriva direttamente dalla Commissione europea e che, a mio avviso, fuga ogni dubbio e rende ridondante, anche in sede e all'interno di un futuro regolamento della Giunta regionale, questa specificità della moratoria, perché il blocco di queste centrali dovrebbe partire da chi le ha autorizzate. In altre parole le centrali che non garantiscono i limiti di emissione previsti dalla direttiva europea non avrebbero dovuto essere autorizzate.
Leggo il passaggio: "La direttiva 2008/50/CE, relativa alla qualità dell'ambiente e per un'aria più pulita in Europa non prevede esenzioni per alcun tipo di impianto industriale - quindi sono compresse le biomasse visto che la stessa disciplina i livelli effettivi delle concentrazioni di inquinanti nell'aria e nell'ambiente.
La direttiva dispone che gli Stati membri svolgano attività di valutazione e di gestione della qualità dell'aria in zone e agglomerati istituiti dagli stessi. La legislazione stabilisce inoltre valori limite e valori-obiettivo per la concentrazione massima consentita di determinati inquinanti nell'aria e nell'ambiente.
Dal 1° gennaio 2005 vigono valori limite per la qualità dell'aria per il materiale di particolato (PM10) mentre i rispettivi valori limite per il biossido di azoto (NO2) e il benzene sono entrati in vigore il 1° gennaio 2010.
Alla luce delle difficoltà riscontrate o previste dagli Stati membri ad attenersi a tali soglie massime - noi siamo in questa situazione, per quanto dicevo prima, visto che vi è una procedura di infrazione - la nuova direttiva sulla qualità dell'aria 2008/50/CE consente agli stessi di notificare, per una determinata zona e specifiche condizioni, una richiesta di proroga del termine per il conseguimento dei valori limite stabiliti. La proroga è estendibile al massimo all'11 giugno 2010 per il PM10 e al 1 gennaio 2015 per NO2 e benzene. Nel periodo di proroga, le concentrazioni di PM10, NO2 e benzene non possono superare un dato margine di tolleranza oltre il valore limite".
Quindi, sul tema la normativa europea e la posizione della Commissione sono chiare: quelle Amministrazioni che hanno autorizzato gli insediamenti di centrali senza tenere conto delle normative europee, di fatto, hanno già violato la normativa europea. Pertanto, a mio avviso, quello che noi dobbiamo fare e quello che deve garantire la Giunta regionale è la regolamentazione in generale della materia, senza però sanare ciò che non spetta alla Regione sanare, ma che spetta all'ente che, contravvenendo alla disposizione nazionale e comunitaria, ha dato l'autorizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, per la replica sulla mozione n. 222.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Prendo atto della volontà della Giunta, per i suddetti motivi tecnici di dare parere negativo alle mozioni e all'ordine del giorno che chiedevano una moratoria. Ovviamente, tutti ci ricordiamo quanto è successo per il fotovoltaico, perché ne abbiamo discusso in Aula in fase di bilancio. Mi rendo conto che si rischierebbe, come ha detto l'Assessore Maccanti, che l'atto possa essere impugnato, però, tendo sempre a dire che è meglio non fasciarsi la testa prima di essersela rotta.
Quindi, secondo noi, continua ad avere senso una moratoria sia per valutare le eventuali reazioni politiche e, qualora questo atto dovesse essere impugnato, ci sarebbe anche il tempo per stilare le linee guida con meno fretta e con meno ansia, perché obiettivamente le richieste che vengono dai territori sono molteplici. Infatti, dai territori viene chiesto un segnale concreto, un aiuto per far sì che diversi comitati che stanno realizzando un'opera di difesa contro molte aziende che chiedono di poter sfruttare il settore delle biomasse grazie agli incentivi nazionali possono avere un sollievo politico o tecnico, che dir si voglia - secondo me, entrambi - per quanto riguarda il raggiungimento di linee guida più stringenti o che recepiscano le direttive comunitarie europee (tra l'altro già recepite dal livello nazionale) in modo che il grosso impianto, come si diceva, in futuro non sarà più vantaggioso come adesso.
Ben venga anche il discorso sollevato dal collega Taricco, che dovremmo sicuramente affrontare, cioè di differenziare gli incentivi. Quindi dare incentivi in misura minore per il grosso impianto industriale che fa business (non perché siamo contro il business in assoluto, ma perch giustamente deve essere incentivato di meno, visto che anche il decreto Romani toccava questi argomenti delicati) e incentivare di più, o meglio quanto adesso la produzione del piccolo impianto domestico, oppure agricolo, quindi magari quello della piccola azienda che riesce a essere autosufficiente con l'utilizzo delle biomasse residuali, che provengono dalla produzione della propria azienda. Quindi, sono due piani diversi.
Noi ribadiamo questo concetto e spero che si possa discuterne, al di la del voto di oggi in Aula, con l'Assessore Giordano in Commissione, per poter prendere in considerazione, qualora il voto fosse negativo, la richiesta che viene dai territori, di cui noi siamo latori, di una moratoria che possa permettere di rendere più agevole la discussione delle linee guida in Consiglio regionale e in Commissione e rendere più agevole il lavoro di informazione e di reperimento di notizie e quant'altro, anche per le Amministrazioni comunali che spesso si trovano in difficoltà, perch il messaggio che viene recepito è che dobbiamo usare le energie rinnovabili: le biomasse sono rinnovabili, quindi va bene. Ho ascoltato alcuni Amministratori comunali che in perfetta buonafede dicevano: "Facciamolo, perché così andiamo verso un'attenuazione dell'inquinamento dell'impatto ambientale e, soprattutto, facciamo un bene anche all'Italia perché contribuiamo al raggiungimento delle quote di energie rinnovabili che ci sono dovute".
un lavoro che deve essere fatto su più fronti: comunicativo, politico e probabilmente anche tecnico.
Quindi, rinnovo quanto ho detto, anche all'Assessore Maccanti: la richiesta di votare sì per una delle mozioni o ordini del giorno che chiedono la moratoria e, qualora ciò non fosse, di poterla ridiscutere in Commissione competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco, per la replica sull'ordine del giorno n. 223.
Ricordo che dopo questa replica si procederà al voto.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Anch'io esprimo il mio rammarico per il parere negativo della Giunta.
Da un certo punto di vista, comprendo alcune delle considerazioni esposte dall'Assessore, ma - ripeto - abbiamo già perso un po' di mesi.
Infatti voglio rammentare che a dicembre, quando si approvarono le linee guida sul fotovoltaico, noi chiedemmo che fosse aperto il tavolo immediatamente, entro il mese di gennaio. Ora siamo alla fine di marzo quindi tre mesi li abbiamo già lasciati per strada. Non vorrei che nell'arco di qualche mese di ulteriore confronto tutti coloro che hanno la possibilità di maturare diritti da poter mettere in campo lo facciano rischiando in tal modo di chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti.
Sotto questo profilo, prendo atto che il parere negativo della Giunta sul nostro ordine del giorno e sulla mozione potrebbe portare, in qualche misura, alla conseguenza che questi non siamo approvati (nel senso che la speranza che ciò non accada è l'ultima a morire). Detto questo, voglio sperare che la sollecitazione che con questi ordini del giorno e mozioni abbiamo voluto fare porti ad un rapido avvio di lavori ai fini della predisposizione di linee guida, perché il tema diventa veramente importantissimo.
Mi permetto ancora di suggerire alla Giunta di voler rappresentare, in un quadro nel quale mi sembra che sia in atto una sorta di furia iconoclasta a livello nazionale nei confronti delle rinnovabili, di ragionare seriamente sulla possibilità di differenziare maggiormente il quadro degli incentivi distinguendo tra ciò che è filiera corta e ciò che invece, interessa altri tipi di situazioni. Perché credo che (tra virgolette) il vero strumento per incidere concretamente sulle scelte rischia di essere questo.
Dicevo prima, ma non è banale, da quanto emerge da calcoli e da studi economici che si sono realizzati, che il differenziale di competitività porta quasi a un raddoppio dei grandi impianti rispetto ai piccoli e gli incentivi variano del 20%, quindi è chiaro che più è grosso l'impianto, più si guadagna.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione sui tre atti di indirizzo.
Ricordo che sulla mozione n. 216 è stato espresso parere favorevole da parte della Giunta regionale, mentre sulla n. 222 e sull'ordine del giorno n. 223 il parere è contrario.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 216, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Ritenuto che le Pubbliche Amministrazioni, ad ogni livello, si debbano adoperare al meglio per garantire ai cittadini adeguati livelli in termini di tutela della salute e di qualità della vita Considerato che diverse direttive europee, tra cui la 2009/28/CE, sono volte ad incentivare l'uso dell'energia da fonti rinnovabili Valutato che gli impianti destinati alla produzione di energie rinnovabili a seguito di alcuni studi medici, hanno rivelato un impatto sulla salute pubblica che può essere non trascurabile Rilevato che la combustione della legna, materia prima con cui vengono alimentate molte delle centrali a biomasse, produce sostanze nocive, pur in presenza di impianti a norma, e pertanto la valutazione sui progetti e sul loro impatto deve essere regolamentata in modo da garantire in primis la salute dei cittadini Considerato che la Direttiva Europea 2008/50/CE impone agli Stati membri di limitare l'esposizione dei cittadini al PM10 Preso atto che in varie zone del territorio piemontese sono già state costruite o sono in fase di autorizzazione diverse nuove centrali a biomasse, con sempre maggiori richieste da parte della popolazione residente di essere informata e rassicurata circa i potenziali effetti di tali centrali Evidenziato, quindi, che alla luce delle premesse i progetti per la realizzazione di nuove centrali a biomasse devono necessariamente prevedere: un impatto ambientale a risultato zero (bilanciando le proprie emissioni con una uguale diminuzione di emissioni da parte di altri impianti), la valorizzazione della filiera corta (con l'utilizzo esclusivo di materiali autoctoni) e devono generare le indispensabili ricadute occupazionali positive sul territorio Impegna la Giunta regionale A procedere alla redazione di un regolamento regionale univoco, che preveda precise linee guida e che inserisca nei vari capitoli le misure standard tali da poter permettere giudizi sui vari progetti basati su parametri chiari e uguali per tutti, coinvolgendo anche i territori che sono direttamente coinvolti nella costruzione e nell'utilizzo finale di tali impianti".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 222, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Visto che La Costituzione Italiana all'art. 32 'Tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività' La Costituzione Italiana sancisce, all'art. 41, che 'L'iniziativa economica privata...Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza...' e che 'La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali' Posto che La Convenzione di Stoccolma del 2001, trascritta nel regolamento 850/2004/CE prevede di prevenire o, qualora impossibile, ridurre l'emissione di una serie di inquinanti persistenti e di favorire a parità di prodotto la tecnica o la tecnologia meno impattante dal punto di vista della sostenibilità e dell'inquinamento La direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla promozione dell'uso da energia da fonti rinnovabili individua vincolanti obiettivi nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia nel 2020 con un obiettivo per lo Stato Italiano pari al 17 Il 10 settembre 2010 il Governo ha emanato il Decreto Ministeriale 'Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili' a seguito dell'art. 12 del D.lgs 387 del 2003, concernente la razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative degli impianti di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, come modificato dall'art. 2 della legge 244/2007 L'art. 2 comma 167 della legge 244/2007 come modificato dall'art. 8 bis della legge 13/2009 prevede una ripartizione tra le varie regioni degli obiettivi assegnati all'Italia da raggiungersi gradualmente Il Decreto Ministeriale predetto, all'art. 17, comma 2, richiede una programmazione che sappia conciliare lo sviluppo di dette fonti di energia rinnovabili con la conservazione e tutela del paesaggio, dell'ambiente e delle produzioni agricole Tra le fonti di energia rinnovabili sono inserite l'eolico, il solare (termico e fotovoltaico), il geotermico, l'idroelettrico e le biomasse (ovverosia tutti quei materiali di origine organica, vegetale o animale che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione, compresa la parte biodegradabile dei rifiuti) Tutte le precedenti fonti hanno diritto all'incentivazione dei 'certificati verdi' La Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento), seppure ancora non recepita a livello italiano, richiama opportunamente il principio della prevenzione dell'inquinamento, evidenziando che è necessario definire un quadro generale che disciplini le principali attività industriali, intervenendo innanzitutto alla fonte, nonché garantendo una gestione accorta delle risorse naturali e tenendo presente, se del caso, la situazione socioeconomica e le specifiche caratteristiche locali del sito in cui si svolge l'attività industriale Sottolineando che Tutte le forme di combustione rilasciano una serie consistente di inquinanti in atmosfera, pericolosi per la salute umana (tra le quali, in quota diversa a seconda del combustibile usato, micropolveri, diossine pcb, NOx, SOx, CO) La Direttiva Europea 2008/50/CE, recepita con Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216 del 15 Settembre 2010, impone agli Stati membri, tra l'altro, di limitare lo sforamento dei livelli di PM10 e di PM2,5 L'Italia, ed in particolare le Regioni del nord, sono state multate per i notevoli sforamenti di PM10 dal valore massimo di 50 microgrammi per metro cubo giornalieri Le richieste di deroga ai limiti, previste dalla citata Direttiva, saranno sempre più difficilmente autorizzate dalla Commissione Europea, anche in relazione alle precedenti posizioni assunte dalla stessa Commissione e alle procedure di infrazione poste in essere presso la Corte di Giustizia Europea per violazione del diritto comunitario in materia di qualità dell'aria In Regione Piemonte sono attualmente presenti 2 inceneritori di rifiuti, a Vercelli e a Mergozzo, ed è in fase di costruzione un inceneritore di rifiuti a Torino - la città più inquinata d'Italia per polveri sottili e la seconda d'Europa - che brucerà da 400 a 800 mila tonnellate annue di rifiuti a seconda del potere calorifico In Regione Piemonte sono presente molte altre industrie insalubri ad alta produzione di polveri sottili ed altri inquinanti come cementifici acciaierie, raffinerie di alluminio, il secondo polo petrolchimico italiano a Cerano, responsabili di un pesante inquinamento dei terreni e delle falde acquifere come recentemente riportato anche dal Piano Tutela Acque e dai casi mediatici di Carisio e di Cerano Valutando che L'ultimo Piano Energetico Regionale risale al 2004 (VII Legislatura) La Regione Piemonte si era posta nella scorsa legislatura l'ambizioso traguardo di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili, bruciando biomasse legnose in modo da contribuire al 60% di quel 20%. Per produrre tale energia si prevede di utilizzare ogni anno 2,2 milioni di metri cubi di legname, tagliato secondo le discutibili norme della nuova Legge forestale regionale (L.R. 4/2009), in conflitto con le disposizioni in materia di sostenibilità contenute nelle Risoluzioni approvate nelle Conferenze Ministeriali sulla protezione delle foreste in Europa (Helsinki 2003 e successive) Una centrale a biomasse da 10 MW elettrici assorbe tutta la produzione di legname di oltre 7500 ettari (l'area di un rettangolo di 10 km per 7,5 km) praticamente più della metà della superficie della città di Torino, collina compresa. Poiché una tale superficie da noi non esiste come bosco unitario ma è intervallata da strade, aree aperte e abitati, per reperire legna da oltre 7500 ettari bisogna rastrellare il legname in un raggio di decine di chilometri, con trasporti che richiedono migliaia di camion. Per una centrale da 10 MW servono 4600 camion da 20 tonnellate all'anno Il Piano di sfruttamento delle biomasse forestali mira a utilizzare la quota di legname che nessuno ha più tagliato da oltre 50 anni. L'operazione è spesso spacciata come corretta pratica selvicolturale di conversione di vecchi cedui in fustaie. Per non compromettere i boschi e in particolare per tutelarne il suolo, le conversioni dovrebbero essere realizzate gradualmente, ma ciò aggiungerebbe costi ai costi. La conversione si farà quindi in un unico intervento, tagliando fino al 70% degli alberi presenti ma in realtà la domanda di 'materia prima' incentiverà la ceduazione e lo sfruttamento del bosco 'giovane' Preso atto che in corso un boom di richieste di autorizzazione di impianti cosiddetti a biomasse di piccola, media e grande taglia in tutto il territorio, per fini di lucro sulla produzione di energia elettrica tramite incentivazione da 'certificato verde' che arriva a triplicare il costo del kWh prodotto da fonti 'rinnovabili', pagato dalle tasse dei cittadini Molte richieste riguardano impianti a distanza di pochi chilometri o centinaia di metri l'uno dall'altro, compromettendo qualunque possibile loro rifornimento da filiera locale di biomassa, sia essa agricola che forestale, primaria o secondaria, creando notevole preoccupazione per l'inquinamento emesso All'ultimo censimento di fine 2008, comprendenti tutte le centrali sopra i 300 Kw ad eccezione delle Province di Torino e Cuneo per cui sono censiti anche quelli sotto i 300 Kw, alimentati con biogas, cippato, tronchetti segatura, olio vegetale, lolla di riso, bricchetti, gusci di nocciole o altro, si ha una potenza termica complessiva per impianti esistenti di 287,3 MW, per quelli autorizzati di 133,3 MW, per quelli in itinere di 82,5 MW Si afferma a pagina 80 della Relazione Programmatica sull'Energia del 28 settembre 2009 della Regione Piemonte che 'Il fenomeno complessivo della diffusione degli impianti che utilizzano biomasse a scopo energetico rimane...di incerta determinazione e valutazione' Gli impianti a biomasse hanno basso rendimento e limiti di inquinamento per norma più blandi, per cui immettono quindi più particolato sottile e più inquinanti degli impianti da fonti fossili All'art. 16, comma 1, del già richiamato Decreto Ministeriale, sono considerati elementi positivi per la valutazione positiva generale dei progetti, 'la valorizzazione dei potenziali energetici delle diverse risorse rinnovabili presenti nel territorio nonché la loro capacità di sostituzione delle fonti fossili...la combustione ai fini energetici di biomasse di origine agricola-forestale potrà essere valorizzata ove tali fonti rappresentano una risorsa significativa nel contesto locale ed un'importante opportunità ai fini energetico-produttivi'; 'una progettazione legata alla specificità dell'area in cui viene realizzato l'intervento, con riguardo alla localizzazione in aree agricole...nel contesto delle tradizioni agro-alimentari locali e del paesaggio...'; 'il coinvolgimento dei cittadini in un processo di comunicazione e informazione preliminare all'autorizzazione e realizzazione degli impianti', come peraltro prescrive la Convenzione di Aarhus per l'accesso agli atti ai cittadini in caso di opere che impattino sul territorio e/o l'ambiente 'l'effettiva valorizzazione del recupero di energia termica prodotta nei processi di cogenerazione in impianti alimentati da biomasse' Dal combinato disposto dei tre commi dell'art. 17 si dà facoltà alla Regioni di individuare 'aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti...attraverso un'apposita istruttoria avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell'ambiente...delle tradizioni agro-alimentari locali, della biodiversità che identificano obiettivi di protezione non compatibili' Sempre all'art. 17 si richiede una programmazione congruente per inserirvi lo sviluppo delle fonti d'energia rinnovabili che tenga conto della quota minima assegnata alla Regione Piemonte (burden sharing) ed i siti non idonei, programmazione che deve comunque essere stilata entro 180 giorni dall'entrata in vigore di detto Decreto Ministeriale Evidenziato che Presupposto fondamentale per la sostituzione dell'energia prodotta da fonti fossili (e quindi il beneficio ambientale e di salute di un territorio) con quella prodotta da energie rinnovabili è la programmazione energetica che sta in capo alle Regioni Il già richiamato Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 dispone, tra l'altro, che le Regioni debbano dotarsi di Piani e misure per il raggiungimento dei valori limite e per il perseguimento dei valori obiettivo di qualità dell'aria e che le Regioni possono anche individuare con le modalità e per le finalità previste dagli stessi Piani, valori limite di emissione, prescrizioni per l'esercizio, criteri di localizzazione ed altre condizioni di autorizzazione per gli impianti di cui alla parte quinta, titolo I, del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n.
152 Impegna la Giunta regionale affinch Venga fatta un'attenta stima della biomassa rinnovabile attualmente disponibile in Regione Piemonte per un'eventuale combustione, tale da non intaccare né l'agricoltura né il patrimonio forestale Vengano censiti, anche in collaborazione con il GSE, tutti gli impianti attualmente in funzione, autorizzati o in itinere, la potenza installata in KW elettrici e termici complessiva Venga calcolato l'impatto in termini di emissioni degli impianti a biomasse secondo un'analisi del ciclo di vita, utilizzando il mix di combustibile attualmente in uso in Piemonte, paragonandolo alle emissioni prodotte da impianti a metano di pari potenza Vengano temporaneamente sospese le autorizzazioni di tutti gli impianti in itinere in Piemonte in attesa dell'estensione da parte della Giunta delle linee guida autorizzative in recepimento del Decreto Ministeriale 'Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili' Vengano stilate al più presto linee guida stringenti per l'autorizzazione degli impianti a biomasse Vengano assentiti adeguamenti di impianti già in funzione o autorizzati ma non ancora non entrati in esercizio, anche per le sole finalità di incentivazione, come disposto con Decreto 18 dicembre 2008 relativo all'incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell'articolo 2, comma 150, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e con Decreto Ministeriale del 16.11.2009, contenente disposizioni in materia di incentivazione dell'energia elettrica prodotta da impianti, alimentati da biomasse solide, oggetto di rifacimento parziale soltanto se effettivamente rispondenti alle nuove linee guida autorizzative Si scriva un Piano Energetico Regionale in cui si privilegino gli impianti da fonti rinnovabili ad emissioni zero a piccola taglia (minieolico fotovoltaico, mini-idrico) e che si preveda lo spegnimento e la sostituzione di impianti alimentati da fonti non rinnovabili con impianti di pari potenza alimentati da fonti rinnovabili e pulite Si incentivi l'efficienza termica degli edifici del parco edilizio residenziale con campagne informative mirate e con il sostegno, tramite fondi rotativi, ad aziende che operino nella filiera del risparmio energetico".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 223, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che Fin dal 2003, il Legislatore nazionale, con il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità), ha avviato il percorso di recepimento delle normative comunitarie relative alla produzione di energia da fonti rinnovabili ed ha previsto l'adozione di specifiche linee guida per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili previsione confermata con l'approvazione della Legge 24 dicembre 2007, n.
244 (legge finanziaria 2008) Dopo un lungo iter, lo scorso 10 settembre 2010, è stato finalmente emanato, dal Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell'Ambiente e con il Ministro per i Beni e le Attività culturali, il Decreto Ministeriale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010, contenente le 'Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili' L'articolo 2, comma 158, della sopraccitata Legge n. 244/2007, che modifica l'articolo 12 del D.Lgs. n. 387/2003, ha posto in capo alle Regioni un obbligo di adeguamento delle rispettive discipline entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle linee guida e ha stabilito che 'In caso di mancato adeguamento entro il predetto termine, si applicano le linee guida nazionali' Le Regioni erano, dunque, tenute ad adeguare le rispettive discipline in materia entro lo scorso 1° gennaio 2011 Nell'approssimarsi di tale termine, in data 1° dicembre 2010, il Consiglio regionale del Piemonte ha discusso ed approvato, con il parere favorevole della Giunta regionale, l'ordine del giorno n. 126, 'Linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili: necessario predisporre, con urgenza, le norme di recepimento e adeguamento regionali', con cui si impegnava la Giunta a 'predisporre, con urgenza, le norme di recepimento e adeguamento regionali, con la definizione dei territori esclusi, così come espressamente previsto dalle Linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di assicurare uno sviluppo ordinato ed omogeneo delle infrastrutture energetiche sul territorio piemontese' La Giunta regionale ha approvato la deliberazione 14 dicembre 2010, n. 3 1183 'Individuazione delle aree e dei siti non idonei all'installazione di impianti fotovoltaici a terra ai sensi del paragrafo 17.3. delle «Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui al Decreto Ministeriale del 10 settembre 2010', con la quale si definiscono le linee guida relative alla collocazione degli impianti fotovoltaici Considerato che Le necessità di regolamentazione in materia di energie rinnovabili non riguardano solo l'ambito del fotovoltaico, ma anche altri settori tra cui quello della produzione di energia da fonte rinnovabile (eolica idroelettrica, da biomasse, geotermica, solare termica) In occasione della discussione relativa all'approvazione dell'ordine del giorno sopraccitato ed all'approvazione della suddetta deliberazione, da parte di più Consiglieri regionali è stata espressa la necessità di avviare, a partire dal 2011, una immediata riflessione per pervenire ad una eventuale integrazione delle linee guida in oggetto con norme riguardanti fonti di energie rinnovabili diverse dal fotovoltaico ed eventualmente per integrare e/o modificare queste ultime Con l'eccezione della sopraccitata deliberazione sul solare fotovoltaico la Giunta regionale non ha approvato, entro il termine del 1° gennaio previsto dalla legge né successivamente, alcun altro atto teso a disciplinare le installazioni di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili In base alle informazioni disponibili, sarebbero centinaia le richieste di autorizzazione, presentate nelle varie province della nostra Regione, per la realizzazione e l'avvio di centrali finalizzate all'utilizzo di biomasse vegetali per la produzione di energia, in molti casi senza una reale integrazione con il territorio La Provincia di Torino ha, nel frattempo, approvato due mozioni, proposte da forze politiche diverse, ed altre sarebbero in preparazione in altre province, che chiedono al Consiglio regionale di sospendere le autorizzazioni recentemente concesse per l'installazione di impianti a biomasse e di approvare una moratoria rispetto a nuove autorizzazioni, sino all'approvazione di linee guida regionali che definiscano criteri chiari e condivisi per la realizzazione di questo tipo di impianti Il 15 settembre 2010 è entrato in vigore il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155, recante 'Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa' (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216/2010), che introduce importanti novità nell'ambito del complesso e stratificato quadro normativo in materia di qualità dell'aria in ambiente La disciplina introduce, tra l'altro, la possibilità per le Regioni di provvedere alla zonizzazione, in particolare l'articolo 3, lettera d) stabilisce: 'la zonizzazione del territorio richiede (...) sulla base dell'assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa (...) sulla base di aspetti come il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti' I comportamenti delle Province, nelle procedure di valutazione delle domande di autorizzazione per impianti per la produzione di energia rinnovabile da biomasse vegetali, non sempre parrebbero rispondere a criteri di uniformità e di coordinamento Impegna la Giunta regionale Ad intraprendere o proseguire con sollecitudine l'attività di concertazione nei tavoli tecnici, per giungere, quanto prima, alla definizione di linee guida per la produzione di energia da fonte rinnovabile diversa dal fotovoltaico A calendarizzare un confronto sul tema in sede di competente Commissione consiliare A considerare con attenzione le criticità, che da più parti vengono espresse, per i rischi legati alle emissioni di particolato in atmosfera soprattutto alla luce della approvazione del D.Lgs. n. 155/2010 ed alla necessità di prevedere che tutti i nuovi impianti debbano avere emissioni compatibili con quanto previsto dal Decreto stesso ed alla necessità di tutelare i piccoli impianti legati a filiera corta di approvvigionamento A prevedere, sino all'approvazione delle sopraccitate linee guida, una moratoria relativamente all'installazione di impianti per la produzione di energia attraverso biomasse".
Il Consiglio non approva.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Situazione profughi provenienti dall'Africa settentrionale"


PRESIDENTE

L'Assessore regionale ai rapporti con il Consiglio regionale, Elena Maccanti, così come preannunciato durante la seduta, svolgerà una breve comunicazione riguardo alla questione profughi provenienti dall'Africa settentrionale.
Prego, Assessore.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale

Grazie, Presidente.
Per onestà intellettuale devo dire che, come ho già anticipato ieri al Presidente del Consiglio regionale ed al Presidente del Gruppo del Partito Democratico, la comunicazione di oggi della Giunta non darà altro che un'informativa rispetto agli importanti appuntamenti che si terranno oggi a Roma, in relazione all'emergenza umanitaria che si sta verificando.
Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha convocato una seduta straordinaria della Conferenza dei Presidenti per oggi, alle ore 15, in preparazione della Conferenza Unificata alla quale parteciperanno le Regioni e il Governo, nelle persone dei Ministri Fitto e Maroni.
Naturalmente, terremo il Consiglio regionale informato rispetto a queste due importanti riunioni, rispetto alle quali concorderemo, nella riunione della Conferenza dei Capigruppo che si terrà alle ore 15.30, i modi e i tempi per cui il Presidente della Giunta, o un suo Assessore delegato, verrà a riferire al Consiglio regionale.
chiaro che oggi sarà discusso il Piano di emergenza cui responsabilmente il Ministro Maroni sta lavorando da giorni, riguardante l'emergenza relativa ai profughi provenienti dalla Libia o dalle zone in cui è in corso una guerra, che hanno pertanto diritto alla protezione internazionale.
Rispetto a questo Piano è stato chiesto il coinvolgimento delle Regioni. Oggi il Governatore del Piemonte andrà a ribadire, come ha già fatto nei giorni scorsi, la disponibilità della Regione Piemonte ad accogliere i profughi.
In queste ore, la Prefettura di Torino è al lavoro per individuare tecnicamente i siti che potrebbero ospitare i profughi libici.
La posizione che il Governatore del Piemonte ha espresso in più occasioni, e che troviamo anche questa mattina sugli organi di informazione, è che richiamerà l'attenzione della Conferenza Unificata rispetto alla necessità di tenere presente soprattutto un fattore: la presenza di immigrati stranieri nelle regioni. Questo per decidere come avverrà la ripartizione, ed è chiaro che occorrerà distinguere tra i profughi, coloro che arrivano da zone di guerra e che, quindi, hanno diritto alla protezione internazionale, e gli immigrati clandestini rispetto ai quali la competenza - è evidente - resta del Viminale.
Rispetto all'individuazione dei luoghi, di cui abbiamo letto sui giornali, non posso, in questa fase, essere più precisa, non certo per reticenza, ma perché - ripeto - la Prefettura è al lavoro in queste ore e ovviamente, non saranno indifferenti, nell'individuazione dei luoghi che potrebbero ospitare i profughi, le risultanze della riunione di questo pomeriggio.
Ribadisco l'impegno ad informare tempestivamente il Consiglio regionale nei modi e nei tempi che concorderemo nella Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Maccanti.
Ritengo che questa comunicazione sia da intendere come prima comunicazione rispetto alla richiesta fatta pervenire, in data 28 marzo dal Gruppo del Partito Democratico, a firma del suo Presidente, Aldo Reschigna.
Ne parleremo alla Conferenza dei Capigruppo di oggi, però, se il richiedente intende intervenire, ne ha facoltà.
Prego, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Sarò brevissimo, perché considero, quanto reso oggi al Consiglio dall'Assessore Maccanti, una prima comunicazione.
Due semplici considerazioni.
La prima: apprezzo il fatto che il Piemonte non si sottragga a un impegno che deve riguardare tutta la comunità nazionale.
La seconda: considero assolutamente importante - ne discuteremo alla Conferenza dei Capigruppo, al termine della seduta - che, sulla base delle risultanze degli incontri odierni, ci sia, in Consiglio regionale martedì prossimo o, se ritenuto più urgente, in una convocazione di una Commissione ad hoc, sul tema, un coinvolgimento del Consiglio regionale anche solo per il fatto che non sono indifferenti il luogo e le modalità attraverso le quali il Piemonte intende esercitare questa sua funzione di solidarietà nazionale.
Chiedo, pertanto, da subito che venga calendarizzata una seduta del Consiglio regionale con la presenza del Presidente della Giunta regionale perché considero l'argomento assolutamente importante.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

In Conferenza dei Capigruppo, oggi alle 15.30, vedremo di trovare le condizioni e di programmare quanto richiesto, anche perché mi sembra che la Giunta regionale abbia dato disponibilità in tal senso.
Dichiaro chiuso il punto sulle comunicazioni.


Argomento: Difesa idrogeologica

Esame ordine del giorno n. 83 presentato dai Consiglieri Carossa Marinello, Angeleri, De Magistris, Molinari, Novero, Gregorio e Tiramani inerente a "Monitoraggio morfologico dell'evoluzione naturale degli alvei fluviali per prevenire o limitare al massimo il rischio idrogeologico Interventi urgenti di movimentazione ed esportazione dei sedimenti nonch di consolidamento delle sponde"; ordine del giorno n. 93 presentato dal Consigliere Pedrale, inerente a "Piano regionale per la pulizia dei fiumi e prevenzione del rischio idrogeologico"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame degli ordini del giorno n. 83, avente ad oggetto "Monitoraggio morfologico dell'evoluzione naturale degli alvei fluviali per prevenire o limitare al massimo il rischio idrogeologico", presentato dai Consiglieri Carossa, Marinello, Angeleri, De Magistris, Molinari, Novero Gregorio e Tiramani, e dell'ordine del giorno n. 93, avente ad oggetto "Piano regionale per la pulizia dei fiumi e prevenzione del rischio idrogeologico" presentato dal Consigliere Pedrale, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Gregorio per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 83.



GREGORIO Federico

Grazie, Presidente.
Personalmente ho maturato un'esperienza estremamente formativa di Assessore provinciale e di volontariato nella Protezione civile. Ho collaborato con personale competente e qualificato tanto nella realtà di volontariato di protezione civile, quanto con i tecnici provinciali, in costante dialogo con gli amministratori locali che sono le vere sentinelle del territorio e che, quotidianamente, toccano con mano quali sono le esigenze che, pur in una realtà territoriale eterogenea come quella piemontese, rappresentano una problematica condivisa, cioè la fragilità di un territorio per larga parte esposto al rischio di alluvioni e di dissesti idrogeologici.
Gli esempi sono, in particolare, rivolti alle problematiche dei recenti eventi alluvionali, quelli del 2008 e i dissesti idrogeologici del 2009, i cui gli echi nefasti, purtroppo, risuonano ancora oggi. Per non citare quelli recenti di 15 giorni fa su parte del territorio piemontese e gran parte del territorio cuneese, che oggi ho l'onore di rappresentare in questa assise.
Da qui l'esigenza di un ordine del giorno che si propone, tra l'altro a sostegno propositivo di segnalazioni e iniziative trasversali rispetto alle parti politiche espresse, ad esempio, dal Consigliere Pedrale.
Un ordine del giorno che riteniamo importante per almeno tre fattori determinanti.
Primo. La sicurezza del territorio derivante da un'attività precisa di monitoraggio, quindi di pulizia e manutenzione di alvei e corsi fluviali che possono mettere al riparo, in casi di eventi alluvionali o di intense precipitazioni, da esondazioni, o dissesti che, come ben sappiamo, creano serie difficoltà per i cittadini, in particolare al comparto agricolo, voce importante nell'economia piemontese, la cui provincia di Cuneo permettetecelo, è cuore del Piemonte.
Secondo. La necessità di fornire risposte immediate e concrete alle esigenze espresse dagli amministratori locali che, ripeto, sono le sentinelle e il termometro più accreditato sulle problematiche del territorio e che sollecitano da più parti la necessità di un intervento puntuale in tal senso.
Terzo. Ricaduta positiva sull'occupazione. Pensiamo all'incremento di posti di lavoro per le persone e le attività che si applicheranno alla pulizia degli alvei fluviali che potrebbero rappresentare un contributo minimo, ma non meno importante, di altri al rilancio della micro economia territoriale.
A fronte delle problematiche note, dell'impegno dimostrato da enti e amministratori locali, dalle esigenze espresse in tal senso da più parti riteniamo doverosa e necessaria una controparte politica a livello regionale che garantisca che i dati raccolti e le problematiche segnalate trovino riscontro in interventi che possono portare realmente dei benefici concreti a soluzioni di queste criticità.
La Lega Nord, prima firmataria di questo ordine del giorno, vuole evidenziare con questo atto ancora una volta la sua concretezza e la volontà di promuovere interventi che siano immediatamente utili, al di là di parole e polemiche. La richiesta, dunque, di creare un tavolo di lavoro che si occupi in modo permanente dello sviluppo, di un monitoraggio coerente e puntuale della situazione in Piemonte dei corsi d'acqua e degli alvei.
In collaborazione con gli enti della Regione che si occupano di queste problematiche, è un passaggio necessario a creare interventi di prevenzione o limitazione del rischio idrogeologico connesso a situazioni morfologicamente instabili.
Crediamo che questo nostro intento vada nella direzione di creare un grande servizio a tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 93.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
un ordine del giorno che richiama alcuni aspetti toccati dal precedente ordine del giorno illustrato dal Consigliere Gregorio.
Si tratta di un argomento molto importante per la comunità e il territorio piemontese colpito, in dieci anni, da tre gravi alluvioni ma che, in maniera molto grave, non è mai stato seriamente affrontato. Credo che sia giunto il momento che, politicamente e socialmente, tale problema sia davvero preso per le corna.
evidente che una delle cause principali, non l'unica, ma sicuramente una delle principali cause delle alluvioni che si sono verificate negli ultimi anni, è la mancata manutenzione corretta dei corsi d'acqua, dei principali fiumi piemontesi. Questo a seguito di normative statali e regionali che hanno, di fatto, impedito una manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua.
Tutto ciò ha causato un accumulo di inerti in eccesso, un'ostruzione delle luci dei ponti che attraversano i corsi d'acqua piemontesi.
Praticamente tutto il territorio piemontese, oserei dire circa il 90% del territorio piemontese, è a rischio di alluvione per esondazione dei corsi d'acqua. È necessario che il Consiglio regionale, indipendentemente dalle composizioni politiche, prenda a cuore il problema. So che la Giunta sta già lavorando in questa direzione. Faccia monitoraggio e si utilizzino gli strumenti normativi esistenti che già in parte erano stati utilizzati fra il 2002 e il 2005 per preparare un programma di corretto disalveo dei corsi d'acqua.
Questo avrebbe una serie di motivazioni e di risultati molto positivi anzitutto consentirebbe alle comunità piemontesi di correre molto meno rischi di alluvioni o di ridurne gli effetti negativi, con tutte le conseguenze che potete immaginare dal disagio umano e sociale, alle vittime. Non dimentichiamo che nell'alluvione del '94 vi furono numerose vittime, senza contare i danni all'economia, alle abitazioni civili, ai problemi procedurali per gli indennizzi, al problema che emerge sempre perché fra tante persone oneste che hanno subito e che sono vittime di eventi catastrofici come questi, ci sono anche i furbi e i delinquenti che cercano di approfittarne.
Prevenire, evitare o ridurre al minimo calamità di questo tipo, credo che sia doveroso politicamente, ma anche umanamente, se siamo sinceri e attenti legislatori e servitori della comunità piemontese. In più vi sono alcuni aspetti non meno importanti. Il primo che ho detto è sicuramente il più importante.
Altri aspetti certamente importanti sono, ad esempio, quello della tutela dell'ambiente perché così si eviterà davvero di aprire cave a cielo aperto, quelle cave che hanno già ampiamente deturpato la pianura piemontese.
I detriti e gli inerti sono già nei fiumi, basta solo raccoglierli sono di qualità migliore rispetto a quelli che sono estratti nelle cave. Si darebbe ancora un'altra ricaduta positiva. Chiaramente le imprese attraverso procedure pubbliche di appalto, regolate e controllate dalla Regione o dai comuni, opererebbero questo disalveo. Ovviamente i proventi di questa attività andrebbero alla Regione o ai Comuni rivieraschi che potrebbero reinvestire sul territorio, anzitutto per sistemare gli argini e per sistemare le zone immediatamente vicine ai corsi d'acqua, ma anche per fare altri interventi sul territorio, visto la carenza di risorse finanziarie e statali che i Comuni possono ultimamente godere o disporre.
Ultimo, come è già stato toccato nel precedente intervento, anche l'aspetto economico e occupazionale. Si darebbe con continuità - perché la pulizia dei fiumi dovrebbe essere fatta ordinariamente tutti gli anni portando via soltanto quello che davvero è in eccesso e nulla più - lavoro a parecchie imprese del settore movimento terra e in questo modo si garantirebbe un numero notevole di posti di lavoro.
Non si vuole tornare alle draghe selvagge o ai disalvei selvaggi degli anni '50, ma si vuole semplicemente fare una corretta manutenzione.
Questo lo dobbiamo fare, altrimenti il territorio del Piemonte sarà per l'ennesima volta a rischio di catastrofiche alluvioni.



PRESIDENTE

Chiederei al Presidente Pedrale se fosse possibile far pervenire dal suo Gruppo il file relativo all'ordine del giorno n. 93, perché non siamo in grado di metterlo in rete, in quanto non ancora pervenuto.
Nel frattempo, per chi lo chiedesse, abbiamo disposto in via eccezionale, com'è avvenuto in passato, la distribuzione della copia cartacea limitatamente a chi la richiede.
Apriamo la discussione generale su entrambi gli ordini del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Sarò molto breve.
Credo che vi siano motivi per condividere i contenuti dei due ordini del giorno. Mi pare di avere colto, sia dal testo degli ordini del giorno sia dai commenti fatti in Aula, la volontà di avviare un percorso che ha come obiettivo quello di mettere in sicurezza i territori, evitando disalvei selvaggi, così come in passato purtroppo in alcune occasioni è successo.
Credo vi siano alcuni problemi giuridici che dovranno essere affrontati, in quanto mi risulta che tentativi fatti in passato di operare meccanismi di compensazione e di semplificazioni normative siano stati rifiutati dal Governo nazionale e dal Ministero dell'ambiente che aveva espresso perplessità su queste procedure. Poi gli uffici dovranno occuparsi concretamente di come gestire la questione.
Quello che chiederei, stante la delicatezza del tema che stiamo affrontando e condividendo gli obiettivi annunciati, è che nei provvedimenti, deliberazioni o quello che saranno, che dovranno essere assunti ci sia un impegno della Giunta a portarli in Commissione, in modo da poterli istruire, approfondire e ragionare con un pieno coinvolgimento del Consiglio, sia pure in sede di Commissione.
Per il resto, credo che la strada sia da percorrere con le salvaguardie espresse e che quindi raccogliamo favorevolmente, stante la delicatezza del tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Sarò velocissimo.
Volevo condividere pienamente quest'ordine del giorno circa il monitoraggio morfologico dell'evoluzione naturale degli eventi fluviali.
Negli ultimi anni, in particolare chi è stato Sindaco, ha vissuto di persona questi momenti disastrosi, perché non si è intervenuti su questi torrenti e su questi rii, che hanno provocato seri danni anche alle abitazioni civili.
Per questo motivo è importante intervenire e come hanno già detto alcuni colleghi si potrebbe consentire con più facilità l'opportunità di pulire questi corsi.
A mio avviso, è una situazione semplice: si potrebbe, perché alcuni lo hanno fatto, delegare i Sindaci, autorizzandoli nel proprio territorio, ad intervenire, facendo togliere la ghiaia in eccesso o facendo pulire gli argini dagli alberi. Infatti, la corrente molto forte trascina il legno e gli alberi, e questo è il motivo per cui straripano i fiumi, spazzando via ponti e case. In passato, abbiamo assistito ad eventi molto pesanti e si avuti dei danni ingentissimi sia nei comuni sia nelle Province, che ancora oggi abbiamo delle difficoltà a risanare.
Per evitare che questo continui a succedere, è necessario prendere una posizione urgente, dando la possibilità ai territori e ai sindaci, in particolare, di intervenire.
Non è un problema di soldi, come qualcuno sta dicendo, perché mi è stato riferito che alcune imprese pagherebbero anche per estrarre la ghiaia. Abbassando il fondo dei torrenti o dei piccoli fiumi si può evitare che l'acqua straripi.
I colleghi Taricco e Gregorio ricordano sicuramente più di me che io e l'allora Presidente della Provincia Raffaele Costa ci siamo recati sul torrente Mellea a Savigliano e abbiamo appurato quali sono stati i danni arrecati. Quello è solo un esempio, ma ne potrei citare oltre mille! Prendiamo, al riguardo, una posizione seria, che punti alla prevenzione, affinché non si verifichino nuovi incidenti. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho avuto modo di leggere velocemente il testo dell'ordine del giorno avente come primo firmatario il collega Pedrale. Ricordo che lo stesso aveva già denunciato l'esigenza del territorio vercellese di limitare la creazione di nuove cave, o l'ampliamento di quelle esistenti, su un territorio oramai devastato come quello della Valle Dora (lo dimostrano toccanti documentari al riguardo). Tutto ciò che può andare, quindi, nella direzione di poter estrarre o produrre materiali altrove, incontra il nostro interesse.
Ovviamente, la posizione del Movimento 5 Stelle è quella di ricercare delle spiegazioni sul motivo per cui i fiumi in questi ultimi decenni esondano così frequentemente. Una delle risposte potrebbe essere ricercata nel fatto che proprio le aree di esondazione (Aree A, B e C del Piano di Stralcio dell'assetto idrogeologico) sono spesso cementificate: le sponde che rappresentano delle aree di sfogo per i fiumi (del resto si sa che i fiumi godono di una vita propria, cambiano percorso e occupano nuove aree) essendo occupate e cementificate, danno vita a questi fenomeni ancora più gravi, non solo perché l'esondazione diventa più violenta perché scorre con moto laminare su una parte cementificata e, quindi, diminuisce più lentamente il suo impatto, ma soprattutto perché va a colpire capannoni case e manufatti antropici limitrofi. Ben venga, quindi, il ragionamento contenuto nei provvedimenti in esame.
Per quanto riguarda la mozione, esprimeremo solo la nostra presenza perché vorremmo approfondire l'argomento in sede di Commissione alla presenza dell'Assessore competente. Questo è quanto avevo da dire. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Prima di porre in votazione gli ordini del giorno, darei la parola all'Assessore Quaglia per esprimere il parere della Giunta regionale.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

La Giunta esprime parere favorevole su entrambi gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Richiamo dunque la Giunta agli impegni sollecitati nel corso del dibattito dal Consigliere Taricco, che chiedeva di informare il Consiglio relativamente ad atti amministrativi della Giunta riguardo a quanto previsto dal dispositivo di entrambi gli atti di indirizzo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 83, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale premesso che il PAI (Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del Bacino del Po) determina un necessario processo di pianificazione e sollecita la verifica del 'quadro dei dissesti' che la Regione svolge un ruolo di riferimento tra l'Autorità di Bacino, le Province e gli Enti locali divenendo l'elemento di congiunzione tra le direttive generali e le realtà territoriali che le istruttorie tecniche e la classificazione della rete fluviale preliminari ad una adeguata pianificazione della gestione del territorio seguiranno necessariamente l'articolato iter previsto dalla normativa di riferimento rilevato che per alcune località potrebbe essere necessario attivare una procedura transitoria di manutenzione urgente costituita dalla movimentazione ed asportazione dei sedimenti nonché dal consolidamento delle sponde che i mutamenti climatici degli ultimi anni, riconosciuti anche dalle Conferenze Mondiali sul Clima, potrebbero dar luogo a impreviste situazioni di pericolo per l'incolumità e la salute della popolazione residente nelle zone limitrofe ad un corso d'acqua il cui alveo non sia adeguatamente regolarizzato considerato su impulso della Giunta regionale, di concerto con l'Autorità di Bacino e con il supporto del Settore Pianificazione del Suolo e dell'ARPA, è possibile istituire un tavolo di lavoro che sviluppi in tempi brevi un monitoraggio aggiornato dell'evoluzione naturale degli alvei fluviali per individuare e definire eventuali interventi urgenti di prevenzione o limitazione del rischio idrogeologico connesso a situazioni morfologiche instabili considerato altresì che le opere di pulitura degli alvei e di consolidamento delle sponde sarebbero conferite a personale locale ottenendo così una ricaduta positiva sul mercato del lavoro nelle singole aree geografiche impegna la Giunta affinché si attivi per realizzare lo scopo suddetto".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 93, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto il continuo ripetersi di eventi disastrosi, derivanti dalla forte esposizione del territorio regionale al rischio idrogeologico, anche in caso di eventi atmosferici di forte ed improvvisa intensità ma di breve durata considerato che negli eventi sopracitati, caratterizzati da precipitazioni non sempre eccezionali ma concentrate su un territorio spesso limitato, la vulnerabilità della zona spesso dipende da fattori principalmente legati alle caratteristiche orografiche, infrastrutturali e ambientali caratteristiche consistenti in accumuli di materiali lapidei in eccesso anche di recente formazione,nella presenza di ponti, guadi e costruzioni, e in accumuli di tronchi e arbusti, in grado di ostruire le zone di restringimento dei corsi d'acqua e di causare improvvise esondazioni anche in presenza di opere di contenimento la sola realizzazione di opere di contenimento, oltre a mettere a rischio l'equilibrio paesaggistico delle zone interessate, non è sufficiente a garantire la sicurezza delle popolazioni e delle attività che sorgono nelle vicinanze degli alvei fluviali considerato inoltre che l'estrazione di materiali lapidei in eccesso costituisce una importante fonte di reddito per migliaia di lavoratori, direttamente o indirettamente impegnati nell'estrazione, trasporto e lavorazione degli stessi; attività che rappresenta anche una importante possibilità di introiti per a Regione derivanti dai canoni di estrazione e dal PIL regionale.
tenuto conto del grave danno al paesaggio, dagli effetti di lungo periodo derivanti dal continuo passaggio di mezzi per la movimentazione terra, tipici della presenza permanente di cave a cielo aperto che deturpano la pianura Padana impegna la Giunta regionale a riconoscere l'importanza di un piano regionale che prevede l'utilizzo dell'estrazione di materiali lapidei in eccesso dagli alvei dei fiumi come strumento di salvaguardia del territorio a sottolineare il principio che la suddetta attività di estrazione debba essere rigorosamente regolata dalle necessità di salvaguardia dell'incolumità delle popolazioni e delle attività produttive, nonché del rispetto dei vincoli paesaggistici, della flora e della fauna tipici a impegnarsi nel monitoraggio costante ed approfondito della situazione degli alvei fluviali attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro specifico che si occupi della loro mappatura ad individuare eventuali interventi urgenti di prevenzione e limitazione del rischio idrogeologico derivante da situazioni instabili a provvedere alla predisposizione di interventi per la pulitura degli alvei che prevedano, oltre all'estrazione controllata di materiali lapidei, anche la rimozione degli accumuli vegetali di maggiore pericolosità e lo smaltimento degli eventuali rifiuti rinvenuti".
Il Consiglio approva.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 145 presentato dai Consiglieri Taricco Reschigna, Ronzani, Pentenero, Manica, Muliere e Motta Angela, inerente a "Ex Acna di Cengio"; ordine del giorno n. 260 presentato dai Consiglieri Montaruli e Molinari, inerente a "Ex Acna di Cengio"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 145, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Il nostro ordine del giorno nasce, sostanzialmente, a seguito della conferenza stampa indetta in quel di Cengio nei mesi scorsi, dalla quale è emersa una serie di interventi - non ultimo quello del Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo - secondo cui tutto ciò che era da fare, in pratica era stato fatto e che tutti i controlli e le verifiche relativamente alla compiuta messa in sicurezza e risanamento dell'area erano stati completati.
Con questo ordine del giorno intendiamo chiedere all'Aula di voler impegnare la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo per avere chiarezza circa le affermazioni che sono state fatte in quella sede informazioni che, a nostro giudizio, non erano - e non sono tuttora supportate da dati ufficiali. A nostro parere, infatti, non tutte le operazioni sono state completate, così come richiedevano gli accordi che a suo tempo erano stati siglati.
Vogliamo dunque chiedere a quest'Aula di impegnare il Governo regionale ad intervenire presso il Governo per ottenere garanzie certe sul completamento di tutto ciò che è connesso alla bonifica e alla messa in sicurezza di quel territorio già sufficientemente martoriato (è un eufemismo, chiaramente!). Vorremmo avere certezze sulla tutela della salute, nonché sul completamento di quanto le leggi e la necessaria sicurezza richiedono.
Il nostro ordine del giorno nasceva, come predisposizione, nei giorni seguenti a ciò che è accaduto in Val Bormida. Ricordo solo a quest'Aula che nei giorni scorsi - mi sembra due o tre giorni fa - è ripresa un'iniziativa, da parte dell'Unione Europea, con cui si chiede all'Italia di ottemperare circa gli obblighi di legge previsti per le procedure di messa in sicurezza di questa natura, accusando sostanzialmente il nostro Paese di inadempienza per quanto riguarda le procedure di valutazione di impatto ambientale, che - sempre a giudizio dell'Unione Europea - non sarebbero state espletate in modo compiuto, così come previsto dalla normativa comunitaria, e concedendo 60 giorni di tempo allo Stato italiano per ottemperare. Diversamente, verrà aperta una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia relativamente al sito dell'Acna di Cengio.
In merito a queste procedure credo che si possa pensare ciò che si vuole. A nostro giudizio, però, è necessario che oggi come in passato la Regione Piemonte prenda a cuore innanzitutto la tutela degli interessi di coloro che in quella valle vivono e risiedono. Il rischio - sempre latente è che in nome di una possibilità di sviluppo economico-industriale di quell'area (soprattutto del versante ligure, perché lo sviluppo avverrebbe proprio nella zona di Cengio) si minimizzino quelle che, potenzialmente potrebbero essere le ricadute negative sul piano ambientale e della salute che si ribalterebbero, invece, sul nostro versante, che ha sempre e solo "subito" le controindicazioni negative.
Al di là dei legittimi ma diversi punti di vista, ciò che deve rimanere centrale è la richiesta al Governo di informazioni chiare e indiscutibili circa l'attuale situazione e, soprattutto, e le garanzie che siano state prese tutte quelle precauzioni che noi riteniamo indispensabili. Noi crediamo che questa sia la questione primaria: l'ambiente e la salute vengono prima di qualsivoglia ragionamento di sviluppo industriale logistico o altro, che potrebbe localizzarsi su quel territorio, aspetto sul quale non siamo pregiudizialmente contrari, ma crediamo che debbano avvenire un minuto dopo la tutela della salute e dell'ambiente. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Montaruli, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 260, presentato sullo stesso argomento; ne ha facoltà.



MONTARULI Augusta

Grazie, Presidente. Lo illustrerò brevemente.
Anche il nostro ordine del giorno interviene sul medesimo oggetto chiedendo sostanzialmente due cose: sollecitare l'azione legale di "danno ambientale" da parte del Ministero dell'ambiente e coordinare con gli enti locali la predisposizione di un programma di sviluppo della Valle Bormida perseguendo ovviamente ogni possibile coordinamento con la Regione Liguria e il sistema economico savonese.
Questa vicenda, riassunta egregiamente dal Consigliere Taricco, si protrae ormai da moltissimi anni - fin dal 1987 - e interessa in modo particolare le popolazioni. È chiaro che quando si parla di danno ambientale ne consegue una preoccupazione legittima per la salute delle popolazioni che abitano nella zona, ma non solo.
Mi preme soltanto ricordare e aggiungere che in relazione a quest'area è stato nominato il Prefetto come Commissario straordinario e che, a quanto ci risulta, le richieste avanzate al Governo sono sempre state esaudite.
Oggi serve un intervento ulteriore - è ciò che richiediamo - per una vicenda che merita di essere sempre più approfondita.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Volevo solamente confermare la piena adesione nei confronti dell'ordine del giorno presentato dal collega Taricco. Voglio ribadire che tutta la Valle Bormida, a causa dell'Acna, è stata gravemente danneggiata. Bisogna intervenire urgentemente, perché si è danneggiata la cultura, il lavoro e tutto il flusso turistico, che solo ora incomincia, piano, piano, a muoversi.
Ad oggi, però, per esempio, le patate non si possono mangiare perch hanno ancora un odore che risente dell'inquinamento dell'Acna e dei parassiti che proliferano nel fiume Bormida, dove sono spariti tutti i pesci.
Soltanto in questi ultimi tempi il fiume sta cominciando a rivivere però sono troppi anni che si parla di questo argomento.
Condivido l'ordine del giorno del Consigliere Taricco e chiedo se anch'io posso sottoscriverlo, perché lo ritengo importante.



PRESIDENTE

Consigliere Taricco, il Consigliere Negro chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno. Lei lo autorizza? Prego il Consigliere Negro di avvicinarsi al banco della Presidenza quando lo ritiene.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Su questa materia vorrei fare un intervento, perché - e chiederei anche un secondo di attenzione della Giunta, per quello che è possibile - questa è una materia che risale ai tempi delle origini della Regione Piemonte.
Non mi fanno mai piacere quelle situazioni in cui si vuol far credere che tutto è nato ieri, perché questo non è vero.
Mi ha fatto molta tenerezza, in modo positivo, la Consigliera che chiedendomi se ero d'accordo, mi ha fatto leggere l'ordine del giorno sulla Valle Bormida.
Devo ricordare che quest'Aula, almeno negli ultimi vent'anni, sulla Valle Bormida ha fatto passi da gigante e questo ci consente oggi di poter presentare questi ordini del giorno. Guardo la Consigliera Rosanna Valle che fa parte di un'area territoriale che è stata mille volte interessata da tutto questo e penso ai Consiglieri regionali che ci hanno preceduto e che si sono battuti strenuamente su questa questione e voglio pensare ai tanti del centrosinistra che se ne sono occupati estremamente a fondo.
Voglio ricordare, inoltre, alla carissima Assessore Elena Maccanti che in quest'Aula ci fu l'occupazione da parte delle delegazioni provenienti dalla Valle Bormida. Voglio ricordare a tutti noi, perché la storia qualcosa ci deve insegnare, che quando io ero Presidente del Consiglio regionale guidai la delegazione che andò nello stabilimento dell'Acna, dove prendemmo visione, come Commissione e con i Capogruppo del Consiglio, della situazione dei lagoon.
Tornando indietro, il Presidente Picchioni (Democrazia Cristiana) chiamò Brizio, dicendogli: "Presidente, dobbiamo intervenire!".
Penso alla Presidente Bresso e a coloro che di questa cosa hanno fatto la "bandiera delle bandiere" in questa Regione.
Mi fermo qui, affinché ognuno possa trarre le proprie conclusioni: noi facemmo una grande azione tutti assieme, richiamando la risoluzione parlamentare sulla bonifica in Valle Bormida.
L'azione fu unitaria e consentì al Piemonte di procedere con forza fino a raggiungere lo scopo della bonifica della valle. In tal modo oggi si può parlare in modo estremamente positivo della vicenda come emerge da questi due ordini del giorno.
Ho voluto ricordare tutto questo, perché, altrimenti mi chiedo che cosa sto a fare qua.
Vorrei ricordare alcuni personaggi che si occuparono di questa vicenda dell'Astigiano vi erano Porcellana e Ottaviano, che fecero di questa una battaglia simbolo del Piemonte e del Consiglio regionale. C'erano anche tutti i rappresentanti dell'Alessandrino, come Marchesotti.
Ricordo chi ha presieduto le varie Commissioni (Lavoro e Ambiente). Mi viene in mente Allasia, estremamente interessato alla vicenda relativamente alle questioni del lavoro.
Voglio dire che abbiamo segnato un passo importante della politica del Piemonte che ci consente oggi di guardare avanti e di continuare sereni.
Ritengo estremamente positivo le proposte della Consigliera Montaruli prima firmataria, e del Consigliere Taricco il cui ordine del giorno è stato sottoscritto da altri firmatari.
Semplicemente, questo è quanto noi abbiamo alle spalle e aggiungo che prima di buttare via dei patrimoni di unità su qualcosa che è stato assolutamente simbolico io magari ci penserei un po' su. Perché - voglio dirlo ai colleghi che hanno fatto meritoriamente questo - nessuno oggi pu pensare che su questa questione può arrogarsi il vanto di mettere soltanto lui la bandierina, perché già vent'anni fa era stato innalzato un bandierone gigantesco.
Allora vi fu una risoluzione parlamentare, cui si richiamò il Consiglio regionale di allora, maggioranza e opposizione. Credo che, qualche volta sia essenziale esprimersi il più unitariamente possibile, non perché si debba essere concordi per forza, ma perché quell'unità ci diede la forza per andare avanti.
Volevo soltanto richiamare, con rispetto di tutti e delle decisioni che prenderete, che la Val Bormida è una delle bandiere del Piemonte per un'azione di risanamento ambientale che ha segnato le Presidenze di vari colori che si sono susseguite.
Dico con grande rispetto agli amici della Lega - guardo la carissima Elena Maccanti - che una Regione che voglia essere federalista rispetto alle grandi battaglie che ci sono state e che hanno portato alla valorizzazione del territorio e al suo risanamento, deve fare propria questo impegno. Io fui in Val Bormida quando non si poteva andare, come è stato ricordato, per la puzza terrificante. Addirittura, le coltivazioni erano di un altro colore. La gente non poteva vivere e veniva qui a protestare occupando questa sala del Consiglio regionale.
Allora io direi: innalziamo una bandiera più grande, ma tenendo conto di quanto è già stato fatto, perché dividersi sul meglio non mi sembra un punto di arrivo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Inizio il mio intervento prendendo le mosse dalla parte finale dell'intervento della Consigliera Spagnuolo, dicendo che la Giunta è favorevole a entrambi gli ordini del giorno, di cui io, ovviamente condivido i contenuti, anche se l'auspicio della Giunta (proprio partendo dalle ultime dichiarazioni) sarebbe quello di arrivare a un'unificazione dei due ordini del giorno, se possibile, per dare un segnale di unità.
Volevo, inoltre, approfittare di questa circostanza, per dire che parallelamente al percorso che è incardinato in seno al Ministero dell'Ambiente, la Giunta regionale sta facendo anche di più: il 9 marzo la sottoscritta, nella sua qualità di Assessore agli Enti locali, insieme all'Assessore Ravello, ha incontrato i sindaci della Valle Bormida e i Presidenti della Comunità montana. In tale occasione abbiamo concordato un percorso importante, inserendo all'interno di Finpiemonte S.p.A. una cabina di regia interistituzionale alla quale partecipano anzitutto gli Enti locali coinvolti, per elaborare un piano importante, su cui noi crediamo davvero moltissimo, per lo sviluppo di quella zona. Si tratta di un piano dedicato proprio alla Valle Bormida, un piano strategico, affinché, a partire dalle risorse e dagli strumenti che già vengono messi a disposizione dalla Giunta, attraverso il piano lavoro e il piano competitività, si possa rivitalizzare quella zona, naturalmente aiutandone il ripopolamento e anche la riqualificazione.
un percorso che sta andando avanti. La prima riunione è stata fatta come dicevo, il 9 marzo; è già seguita una seconda riunione il 21 marzo e si sta elaborando, anche guidati dalle proposte che sono arrivate dagli Amministratori locali del territorio, la predisposizione di un piano strategico. Questo un po' nell'ottica del ragionamento che ha fatto la Consigliera Spagnuolo e credo anche nell'ottica di quello che sta a cuore al territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Al di là della questione di merito particolare, quindi dell'argomento che stiamo trattando in questo momento, approfitto per fare una considerazione.
Apprezzo l'intervento della Consigliera Spagnuolo, ma viene da dire - e lo dico nel modo più simpatico possibile, se mai ci riesco - che è bello constatare che questo anelito di unitarietà venga fuori a senso unico alternato, a seconda delle esigenze e a seconda delle circostanze.
Il desiderio di non far mettere la bandierina a qualcuno su qualche argomento è troppo forte per poter vincere il proprio egoismo di parte e quindi passare sopra a certe questioni. Questo lo devo rimarcare con forza perché stamattina sono rimasto estremamente contrariato e mi verrebbe voglia di gridare: vergogna, vergogna, vergogna per come vi siete comportati! Sicuramente, dal punto di vista politico, questo avrà un seguito per quel che mi riguarda e mi compete.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Naturalmente l'argomento è molto interessante e, come hanno ricordato alcuni colleghi, presenta e pone all'attenzione dell'Aula un problema annoso, che ha comportato e sta ancora comportando grossi impatti sul territorio.
Dal mio punto di vista, penso che sia molto importante che ci si impegni sia a livello di Consiglio che a livello di Giunta - ringrazio i colleghi che hanno sollevato questo argomento - affinché tutto venga fatto a regola d'arte e che ci sia davvero un ripristino di quello che può essere un equilibrio ambientale e, di conseguenza, anche sociale, di economia e di turismo all'interno di questi territori così martoriati da questa problematica.
Ricordo - ma sicuramente anche i colleghi hanno contezza di questo che la problematica Acna non si limita al nostro territorio, in quanto è stato appurato ormai da tempo che molti dei rifiuti di quelle produzioni hanno interessato, per quanto riguarda lo smaltimento e il conferimento ovviamente illecito, anche altre Regioni della nostra penisola, per cui sono questioni che addirittura travalicano i confini piemontesi.
sicuramente importante riuscire a capire e a rendersi conto di tutta quella che è stata la storia e di tutti gli impegni che ci sono stati ad ogni livello, per quanto riguarda gli schieramenti che si sono succeduti al governo della Regione nei confronti di questa battaglia così importante e trasversale.
Dal mio punto di vista, penso che non debba essere tacciato come sbagliato il fatto di riportare alla memoria e considerare sempre viva anche da chi magari, come molti di noi, è presente all'interno dell'istituzione da poco tempo, questo tipo di problematica, perché oltre all'ampiezza del territorio vi è anche l'ampiezza temporale, quindi sappiamo che parte da molto tempo fa e continuerà, in quanto una vera bonifica, nonostante tutte le dichiarazioni anche a livello di Ministero non è ancora stata realizzata.
Questo per dire che comunque l'ordine del giorno del Consigliere Taricco verrà da noi votato positivamente, anzi personalmente chiedo anche la possibilità di apporre la mia firma.
Naturalmente teniamo in conto che questo problema si riproporrà, perch è chiaro che, fino a quando non ci sarà veramente un ripristino di tutte quelle che sono le caratteristiche di un'area così importante, sarà necessario per tutti essere molto attenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Presidente.
Se considerassi quello che ha detto oggi il Consigliere Buquicchio, sarebbe un peccato. Sarebbe un peccato perché anni di stima, di serietà, di lavoro che ha fatto vanno rispettati. Poi ognuno, ogni tanto, perde la misura: capita a tutti.
Trovo ridicolo usare certi termini; abbiamo già spiegato prima abbondantemente che abbiamo fatto uno sforzo massimo per affrontare le cose in maniera seria. Se noi fossimo dei mestieranti, delle persone leggere faremmo diversamente; il fatto di essere morali, il fatto di essere corretti, ci porta a prendere le cose sul serio. Anche gli amici del PD hanno cercato di farlo comprendere al collega Buquicchio, ma è noto che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e ogni tanto scattano certi fenomeni. Capisco le situazioni.
Oggi il collega Laus ci ha presentato un ordine del giorno molto più impegnativo, addirittura nei confronti della Giunta. In due minuti di ragionamento, si è trovata una soluzione seria.
Allora - ripeto - siccome ci sono colleghi seri, che io stimo (Muliere Reschigna e tanti altri, il lavoro che abbiamo fatto con la Pentenero) avrei dovuto far finta di nulla: non ho sentito, siamo distratti, è tardi non abbiamo pranzato. Invece no: è un atteggiamento sbagliato, da censurare. La politica non si fa con gli anatemi, si fa coi ragionamenti e ricordiamoci che chi non ha peccati, scagli la prima pietra (che è sbagliato come anche guardare solo il fuscello negli occhi degli altri).
Capisco che esistono situazioni molto tese e concitate e che questo provochi tensione a vari livelli, capisco anche che questa sia una minuzia rispetto a tante altre cose. Ma se ci sono dei colleghi che vogliono lavorare seriamente: qui ci si confronta con serietà e reciproco rispetto.
L'altra via è semplicissima: la macchina del fango, la macchina delle scomuniche (lo so anche come cattolico, le guerre di religione sono state una delle cose peggiori che abbia visto la storia, poi ognuno ha avuto le sue), ma mi sembra inappropriata.
Siccome il Presidente Cattaneo è persona autorevole ed equilibrata, io ribadisco la mia stima per quello che ha fatto in tutti questi anni il collega Buquicchio, ma ritengo che oggi abbia fatto un errore di valutazione (ognuno è responsabile di se stesso). Noi abbiamo avuto un atteggiamento estremamente disponibile e serio, altrimenti saremmo stati dei faciloni. Non lo siamo, magari a qualcuno dispiace che ci siano anche da questa parte e non solo dalla propria persone serie (ce ne sono tante) lo rivendichiamo con orgoglio e proseguiremo per questa strada.
Prima parlavo col collega Boeti, il quale diceva che io sono capace di distinguere sulle vicende delle passate legislature e individuare chi si comporta in un modo o nell'altro. Ebbene, il discernimento è una dote che ci ha dato l'intelligenza del buon Dio: l'apprezzo molto e spero che ci illumini tutti.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Mi sembra che sul tema vi sia condivisione da parte dell'Aula.
In particolare, l'intervento dell'Assessore Maccanti ha anticipato due aspetti: il primo, che la Giunta regionale - che peraltro sarà impegnata sulla tematica, se questi atti di indirizzo saranno approvati auspicherebbe un unico atto di indirizzo da parte del Consiglio, anche per acquisire maggiore autorevolezza sull'indirizzo stesso; il secondo, come posizione subordinata, ha già espresso parere favorevole su entrambi gli atti di indirizzo.
Anche in merito a quanto affermato dal Presidente del Movimento 5 Stelle, che ha espresso un parere favorevole - ha anche chiesto di sottoscriverlo - riguardo all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Taricco, chiedo se ci sono le condizioni per unificare il documento o se l'Aula preferisce votare, anche alla luce del parere favorevole, entrambi i documenti.
Mi sembra di capire che metteremo in votazione entrambi gli ordini del giorno.
Il parere della Giunta regionale è favorevole su entrambi i documenti.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 145, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che L'ex Acna di Cengio, oggi Syndial, ha alle spalle una storia di inquinamento lunga più di cento anni (dal 1882 al 1999) con un carico di 4 milioni di metri cubi di rifiuti speciali A seguito della chiusura definitiva dell'Acna, avvenuta nel marzo 1999, il 4 dicembre 2000 sono stati siglati gli Accordi di Programma che hanno stabilito alcune linee guida finalizzate al risanamento ambientale dell'area Nel marzo 2003, il Commissario straordinario per il sito Cengio-Saliceto ha citato in giudizio l'Acna per l'inquinamento causato dalle sue produzioni ai territori piemontese e ligure, ed ha chiesto che le parti lese venissero risarcite (l'Accordo di Programma del 2007 stabilirà 'poi' che il 75 dell'ammontare complessivo del risarcimento debba andare al Piemonte) Nell'aprile 2006 la Regione Liguria ha avanzato la richiesta di acquisto del sito ex Acna, per effettuarvi una rapida reindustrializzazione, dopo una messa in sicurezza, ma non una bonifica integrale. Nelle bozze dell'accordo per l'acquisto dell'area, la Syndial, proprietaria dell'Acna ha previsto la clausola secondo la quale non sarebbe stata responsabile di contaminazioni passate o future che si verificassero dopo il 6° anno dalla certificazione dell'avvenuta bonifica. Tale clausola ha preoccupato il Piemonte, escluso dall'accordo, dal momento che le conseguenze di eventuali inquinamenti sarebbero ricadute in buona parte sul territorio piemontese Alla fine del 2008, la Syndial ha proposto alla Regione Liguria la cessione gratuita del sito ex Acna, in cambio della rinuncia all'azione risarcitoria Nel marzo 2009, il quotidiano 'Il Sole 24 Ore' ha quantificato il risarcimento del danno causato dall'Acna in 253 milioni di euro, e ha previsto che in caso di cessione del sito ex Acna alla Regione Liguria, il Piemonte correrebbe il rischio di perdere quasi 190 milioni di euro In data 13 ottobre 2010, dopo dieci anni di interventi e 400 milioni di euro di investimenti pubblico-privati, in occasione di un incontro a Cengio (SV) al quale hanno preso parte il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, i Presidenti delle Regioni Liguria, Claudio Burlando, e Piemonte, Roberto Cota, ed il Commissario Delegato Giuseppe Romano, è stata annunciata la fine dei lavori di bonifica Al termine dell'incontro, alcuni membri del gruppo ambientalista 'Rinascita Valbormida', hanno espresso al Ministro per l'Ambiente Prestigiacomo, forti preoccupazioni in merito agli interventi di bonifica del sito chimico che avrebbero lasciato fuori alcune aree, e si sono detti fortemente preoccupati per la presenza di 4 milioni di rifiuti pericolosi all'interno della stessa area bonificata Impegna la Giunta regionale a Intervenire presso il Governo ed il Ministero competente al fine di chiarire la situazione reale di bonifica del sito ex Acna, in particolare per quanto concerne le zone dove sono presenti 4 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi, nonché l'area Bazzaretti nel comune di Saliceto (CN) per la quale il Ministero dell'Ambiente, nel 2008, con determina dirigenziale, prescrisse la messa in sicurezza, ma nella quale, ad oggi non risulta avviato alcun lavoro di bonifica Ottenere garanzie certe per la tutela della salute della popolazione della Valle Bormida che, allo stato attuale della situazione, sembra condannata a convivere, per i prossimi decenni, con milioni di metri cubi di rifiuti tossico-nocivi, con un attento e costante monitoraggio del sito anche da parte delle ARPA piemontesi Richiedere, che venga quantificato e stabilito con urgenza, nei termini di legge e Direttive CE, l'importo economico preciso del danno ambientale dovuto alla Valle Bormida Impegnarsi, affinché il sito ex Acna non venga ceduto a titolo di indennizzo per il danno procurato alla Val Bormida, in luogo del risarcimento economico dovuto Coinvolgere, attivamente, la popolazione e le associazioni ambientaliste attraverso specifici incontri pubblici da tenersi nelle tre Province della Valle Bormida, al fine di rendere trasparenti e condivise tutte le decisioni future in merito alla questione dell'ex Acna".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 260, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che Dal 1987 la Valle Bormida é stata dichiarata 'area ad elevato rischio di crisi ambientale', a seguito della pluridecennale vicenda che ha visto coinvolta l'ex Acna di Cengio, oggi Syndial; la Regione Piemonte è stata parte attiva contro il prosieguo delle attività nel settore chimico dell'industria insediata a Cengio e che lo stabilimento ha cessato ogni attività produttiva dal 1999 Il 4/12/2000 è stato sottoscritto l'Accordo di Programma tra il Ministero dell'Ambiente, il Ministero della Sanità, il Ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, la Regione Piemonte e la Regione Liguria, per il completamento degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza, della realizzazione degli interventi di bonifica e ripristino ambientale delle aree di proprietà dell'Acna CO in liquidazione ricadenti nel sito di interesse nazionale di 'Cengio e Saliceto', nonché delle azioni volte a promuovere il riutilizzo dell'area per lo sviluppo di attività produttive ecocompatibili Il 23 gennaio 2007, è stato sottoscritto un Accordo di Programma tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Piemonte, con cui è stato definito 'un primo elenco di interventi finalizzati a contenere la diffusione degli inquinanti, ridurne la presenza ai valori limite consentiti al fine di evitare gli effetti dell'inquinamento sull'ambiente, nell'ottica del risanamento e del recupero del territorio', per un importo complessivo di Euro 6.500.000 Ad integrazione del suddetto APQ, in data 30 novembre 2009, sempre per le stesse finalità, e stato sottoscritto tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Piemonte un APQ integrativo, con il quale sono stati assegnati ulteriori euro 23.500.000 a saldo dell'impegno originario del 2007 ammontante a 30 milioni di euro Detti trasferimenti, congiuntamente ad altri trasferimenti per la Regione Liguria, sono da ascrivere a programmi nazionali per i siti oggetto di bonifica di competenza statale e non possono essere ascritti ad alcuna anticipazione del danno ambientale originato dalle attività dell'Acna Considerato che La Provincia di Savona, competente per territorio, ha provveduto a certificare l'avvenuta bonifica di parte delle aree ricadenti nell'area Acna del Comune di Cengio, sottolineando come gli accertamenti effettuati nelle celle oggetto di intervento non abbiano evidenziato, sui terreni superamenti per i parametri ricercati, confermando l'efficacia degli interventi eseguiti La chiusura dello stabilimento di chimica organica (ex Acna CO) ha rappresentalo la condizione essenziale per la tutela della salute della popolazione dell'intera Valle Bormida. L'aver confinato, rispetto al fiume Bormida, i rifiuti ed il terreno contaminato, evitando ogni contatto con l'ambiente esterno, rappresenta un'altra condizione indispensabile per poter chiudere definitivamente la pluriennale vicenda Acna e pensare al rilancio socio-economico del territorio Sulla questione del danno ambientale, ferma restando la competenza dello Stato per la sua quantificazione, la Regione Piemonte è direttamente coinvolta ed interessata in quanto alla stessa è stato attribuito il 75% di quanto verrà definitivamente accertato Il 9 marzo 2011 è stato inoltre istituito un tavolo tecnico, coordinato da Finpiemonte S.p.A. al fine di redigere un progetto di rilancio socio economico della Valle Bormida, coinvolgendo gli Enti Locali e le associazioni di categoria Impegna la Giunta regionale a Sollecitare l'azione legale di 'danno ambientale' da parte del Ministero dell'Ambiente Coordinare con gli Enti Locali la predisposizione di un programma di sviluppo della Valle Bormida piemontese perseguendo ovviamente ogni possibile coordinamento con la regione Liguria ed il sistema economico savonese".
Il Consiglio approva.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Ordine del giorno n. 138 presentato dai Consiglieri Marinello, Motta Angela, De Magistris, Gregorio e Carossa, inerente a "Riconoscimento e tutela della lingua piemontese tramite l'inserimento della stessa nella legge 15.12.1999, n. 482, 'Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche'" (rinvio)


PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 138, presentato dai Consiglieri Marinello, Motta Angela, De Magistris, Gregorio e Carossa, di cui al punto 7) all'o.d.g., è rinviato su richiesta dei proponenti.


Argomento: Contributi alla cultura

Esame mozione n. 236 presentata dai Consiglieri Laus, Artesio, Gariglio Lepri, Manica, Negro, Pentenero, Reschigna e Taricco, inerente a "Modifiche al meccanismo contributivo a favore degli enti, associazioni e fondazioni culturali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 236, presentata dal Consigliere Laus e altri, di cui al punto 31) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Laus, per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
L'oggetto di questa mozione concerne il meccanismo della contribuzione da parte dell'Assessorato alla cultura, nei confronti delle associazioni enti e istituzioni culturali.
Abbiamo discusso, nell'ultima seduta della VI Commissione, del Codice etico, che deve essere impostato sulla reciprocità dell'etica. In quell'occasione, d'accordo con il collega Giampiero Leo, Rosa Anna Costa e altri, siamo "addivenuti" ad una conclusione: il comparto della cultura che oggi soffre, non merita un'ulteriore sofferenza. L'ulteriore sofferenza può essere quella della contrapposizione strumentale, in un comparto che già "piange".
Pertanto, all'interrogativo: "Il comparto della cultura è anche un comparto produttivo?", se la risposta è "sì", ed è unanime, dobbiamo cercare di porre in essere comportamenti finalizzati a risolvere i problemi e non a crearli.
Questa è una mozione che non vuole mettere in difficoltà l'Assessore ma vuole dare...
Purtroppo non ho una brillante capacità dialettica e non riesco a continuare il discorso.



PRESIDENTE

Stavo intervenendo, ancora prima che lei mi richiamasse.
Chiedo, per cortesia, se è possibile mettere il Consigliere Laus in condizione di intervenire.
Se è necessaria una sospensione di qualche minuto, ovviamente la possiamo fare. Nel frattempo, il primo firmatario ha proposto una modifica che va incontro all'attività diplomatica svolta nella mattinata, pertanto ascoltiamo il Consigliere Laus.
Prego, Consigliere.



LAUS Mauro

Fatta questa breve premessa, il ragionamento è che quando la Regione quindi gli Uffici, delibera un contributo per un importo pari a "x" (diciamo 100 mila euro), l'istituzione, la fondazione o l'associazione probabilmente, anzi sicuramente, ai 100 mila euro ne aggiungono ancora 40 100 o 200.
Anche loro, quindi, hanno la necessità di fare un bilancio preventivo di pianificare, programmare, perché gli enti e le fondazioni che hanno un giro di 30-40 milioni di euro, tra l'altro assolvono a funzioni strettamente regionali.
Oggi la cultura è demandata a questi enti e fondazioni, quindi parliamo di una questione di assoluto interesse generale.
Se nella delibera è previsto il contributo di 100 mila euro, l'ente non può, magari a distanza di un anno, dire: "No, non ce la facciamo più anziché 100 mila euro ve ne diamo 40", perché probabilmente l'istituzione o l'associazione va in difficoltà. E va in difficoltà ponendo in essere comportamenti che creano grave pregiudizio all'istituzione, alla cultura e quindi, indirettamente, anche alla Regione.
Questo è il primo tema: quello dell'importo. C'è, poi, il tema della data.
Se nella delibera c'è scritto che il contributo deve arrivare entro il 30 marzo, si può arrivare al 15 aprile, al 30 aprile o al 30 maggio, ma non si può spostare oltre, magari di un anno, il ritardo del pagamento verso questi enti e associazioni. Non è possibile! La politica ci mette dialetticamente nelle condizioni di avere ragione o torto, ma ritengo che in un momento così delicato e di difficoltà, quest'Aula, all'unanimità debba dare forza al comparto, in modo che l'Assessore sia messo nelle condizioni, quando parla con i suoi colleghi in Giunta, di avere uno strumento - cioè l'approvazione di questa mozione e di quelle raccomandazioni che sono già state fatte in Commissione Cultura - per essere più forte; non per risolvere un suo problema o un problema di una parte delle forze politiche, ma per risolvere ed affrontare al meglio il problema di un comparto in seria difficoltà.
Qual è dunque - e concludo, Presidente - il fine di questa mozione? Che l'impostazione dell'etica debba essere reciproca, da parte dell'Associazione ma anche della Regione. Nel momento in cui l'Ente si prende la responsabilità di conferire un contributo per un importo pari ad "x" nella data "y" è necessario che si tenga fede all'impegno, salvo impossibilità e motivi sopraggiunti e imprevisti.
Questa discussione l'abbiamo fatta tante volte: l'abbiamo fatta nella scorsa legislatura, ne discutiamo nei convegni. Mettiamoci d'accordo: non dobbiamo necessariamente sempre litigare. È questo il motivo per cui ho chiesto ai colleghi della maggioranza di non dividerci su una questione sulla quale sappiamo che siamo tutti d'accordo. Ho dato quindi la mia disponibilità eventuale alla modifica perché mi rendo conto che la mozione così come l'ho scritta - prevedeva anche questioni come le clausole penali. Alla fine si può trovare sicuramente una mediazione, però la cosa importante è che non venga attribuita a questa mozione - lo dico contro il mio interesse - la bandierina di una forza politica, ma che venga data forza politica a 360 gradi per risolvere sostanzialmente il problema.
Come ho detto in occasione della discussione di un altro ordine del giorno, riflettiamo prima di approvare delle mozioni o prima di approvare un ordine del giorno; perché se non siete convinti - qui non è che stiamo parlando di sentimenti e io poi sono forte psicologicamente e non mi offendo - non lo votiamo! Concentriamoci veramente: se è vero che dobbiamo difendere il comparto della cultura lo facciamo, ma lo facciamo tutti quanti insieme; e io con questa mozione ho voluto dare una disponibilità.
Non voglio quindi partecipare come attore per strumentalizzare determinate posizioni, viste anche le prossime elezioni. Ecco, non volevo che questa mozione venisse interpretata strumentalmente: non è questo il mio intento anzi. Se c'è appunto la disponibilità da parte dei colleghi, è un ulteriore messaggio, un ulteriore segno che siamo d'accordo ad imboccare una corsia per aumentare la forza nella risposta alla richiesta di soddisfazione avanzata da parte di Associazioni, Enti e Istituzioni che oggi piangono veramente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Laus.
Prima di dare la parola al Consigliere Leo che l'ha chiesta, comunico all'Aula - a proposito della disponibilità che veniva richiamata nell'intervento precedente - che il proponente (quindi lo stesso Consigliere Laus, primo firmatario della mozione n. 236) accoglie la modifica al dispositivo, che leggo ai colleghi: "Impegna il Presidente della Giunta regionale ad applicare agli Enti, Associazioni, Fondazioni culturali, all'atto della deliberazione dei contributi previsti, un rispetto rigoroso dei tempi di erogazione e delle altre modalità, come approvate dalla Commissione consiliare competente nella seduta del 24 marzo 2011, sia con atto deliberativo sia con le ulteriori indicazioni fornite dalla Commissione ed approvate dalla Giunta".
La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Questa aggiunta dimostra due cose. Innanzitutto prova l'assoluta obiettività del collega Laus, che ha colto - che, in qualche modo, ha previsto - questa formulazione; poi l'ha estesa la Consigliera Costa, con la sua bravura, ma il testo è il frutto, collega Reschigna, di un lavoro fatto in maniera bipartisan dai colleghi Pentenero, Laus e da tutti noi in Commissione. Voglio aggiungere...
RESCHIGNA Aldo (fuori microfono) Boeti questa volta non c'entra!



LEO Giampiero

Non c'era, in Commissione. Non posso non dire la verità, Consigliere Reschigna. Prima mi è dispiaciuto molto dire che non ero d'accordo con un collega, ma ho dovuto farlo e così: la verità è la verità, la verità è la forza della pace.
Voglio dire che il Consigliere Laus ha sostenuto queste vicende anche nelle passate legislature, anche quando c'era l'Assessore Oliva che era un po' meno attento di noi, collega Laus, ad ascoltarla...
Ha sentito, collega Reschigna, che l'Assessore Oliva era un po' meno attento di noi ad ascoltare il collega Laus?



(Commenti in aula)



LEO Giampiero

L'ha detto il Consigliere Laus.
Questo è il frutto di un lavoro serio: le indicazioni sono uscite dalla Commissione che - quando le cose sono positive non possiamo dirlo, ogni tanto? - è stata coordinata molto bene dal Presidente Marinello. Abbiamo lavorato anche con il collega Molinari: si è trattato di un lavoro intelligente e serio sul contenuto. Neanche il Movimento 5 Stelle ci ha votato contro, perché è stato un lavoro serio! Credo che oggi la mozione del collega Laus sia importante perché dà un riconoscimento formale in Aula ad un impegno d'onore: quando Assessori come Maccanti ed altri prendono un impegno, siamo sicurissimi che lo onoreranno. Si tratta di un impegno preso dalla Giunta, ribadito oggi con una mozione che ferma e puntualizza quanto detto in Commissione: mi sembra quindi un lavoro eccellente.
Sono dispiaciuto di non aver potuto concludere prima nello stesso modo ma ripeto - l'oggettività è oggettività. Mi dà molta soddisfazione sapere che abbiamo fatto una cosa di garbo e di intelligenza perché davvero il collega Laus, la collega Costa ed altri conoscono le Associazioni: questa è una cosa utile, abbiamo fatto del bene fatto alla collettività. E - vivaddio quando si riesce non possiamo che esserne un pochino soddisfatti!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Leo.
La parola al Consigliere Marinello.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Guardi, non so se la verità sia "la forza della pace", citando il filosofo Leo: so che questa mozione è in linea con il lavoro che stiamo sviluppando in Commissione. Proprio la seduta del 24 marzo (l'ultima seduta) ha visto un proficuo confronto anche con le forze di opposizione sull'opportunità di rivedere alcuni meccanismi che interessano l'erogazione dei contributi nel settore cultura; e aggiungo che questa necessità di revisione probabilmente andrà estesa anche ad altri settori: l'associazionismo nel suo complesso, infatti, ha gli stessi diritti e le stesse problematiche ovunque.
Quelle evidenziate dal collega Laus sono problematiche che sono all'attenzione della Commissione che mi onoro di presiedere e confermo questo clima di collaborazione con la consapevolezza di tutti che le regole che attualmente disciplinano l'erogazione di contributi e di sostegni della Regione, in particolare al settore culturale, sono regole che vanno aggiornate e riviste. Questo è il lavoro che l'Assessore Coppola sta portando avanti con il suo Assessorato e speriamo che entro la fine dell'anno ci consenta di trovare accordo e condivisione rispetto ad un testo unico, nuovo e aggiornato che interessi appunto il settore della cultura e dello spettacolo e possibilmente con altri strumenti utili anche ad altri settori che investono in maniera forte l'associazionismo.
Le modifiche proposte che derivano, appunto, dal lavoro di concertazione e di confronto avvenuto - come citava il collega Leo - a inizio seduta eliminano una criticità presente nel documento del collega Laus, che parlava di penali a carico della Regione Piemonte in caso di ritardi; si trattava quindi di una mozione che aveva un taglio finale e un deliberato decisamente troppo impegnativi, anche perché non dobbiamo dimenticare che ci sono delle regole e dei paletti contabili, cui tutti gli Enti devono fare riferimento.
Credo che il compromesso trovato consente di licenziare una mozione che va in linea con il lavoro avviato in maniera proficua in VI Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Ero anch'io presente alla seduta di Commissione di cui si è parlato.
Dal nostro punto di vista, proprio questo è stato il punto più importante e condivisibile, cioè il fatto di dare criteri, scadenze, dati e importi esatti.
chiaro che chi deve muoversi all'interno di un mondo così variegato e così difficile dal punto di vista delle contingenze attuali come quelle della cultura, ha diritto ad avere questo tipo di certezze.
Sul resto, come detto anche in Commissione, il Movimento 5 Stelle ha alcune perplessità, ma il fatto di poter definire o chiedere alla Giunta di definire questo scadenziario in modo abbastanza rigido, siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Ricordo ancora che la mozione n. 236 viene messa in votazione con il dispositivo modificato poc'anzi.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 236, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che - il Piemonte vanta una ricchezza culturale invidiabile, come testimonia la presenza sul nostro territorio di Enti, Associazioni e Fondazioni in grado di fornire un'offerta culturale ampia e variegata nella nostra Regione opera pertanto un tessuto socio-culturale che ha favorito la nascita delle Associazioni ed Enti sopraccitati che svolgono molteplici attività culturali diffondendo le diverse discipline artistiche come la danza, la musica, il teatro, la pittura etc; - tra tali enti emergono per il loro ruolo cruciale di promozione e sviluppo del territorio, numerosi Enti e Fondazioni culturali a massima rilevanza regionale, quali ad esempio la Fondazione del Teatro Regio di Torino, la Fondazione Teatro Stabile di Torino, la Fondazione per il libro, la musica e la cultura; - la Regione sostiene e valorizza annualmente tali Enti a massima rilevanza, così come tutti gli organismi culturali piemontesi che presentino progetti ai sensi delle leggi regionali vigenti, con contributi finalizzati a consentire la prosecuzione delle importanti attività educative e culturali da essi svolte Considerato che il meccanismo contributivo regionale negli ultimi anni ha subito un notevole rallentamento a causa delle crescenti difficoltà di cassa della Regione Piemonte con ritardi nell'erogazione tali da causare pesanti ripercussioni sui bilanci degli Enti che con sempre maggior fatica riescono a mantenere il livello quantitativo e qualitativo dell'offerta culturale i tagli operati non solo a livello regionale ma anche nazionale stanno mettendo in ginocchio l'intero settore culturale con gravi conseguenze anche sull'occupazione Verificato che a causa dei sopraccitati tagli di bilancio si verificano spesso casi di contributi che, pur essendo già stati stabiliti nel loro ammontare creando quindi una legittima e proporzionale aspettativa da parte degli Enti stessi, vengono successivamente rideterminati con variazioni in diminuzione del loro ammontare tali variazioni hanno gravi ripercussioni sui bilanci degli Enti in oggetto, innescando meccanismi di sofferenza economica a carico dell'intero sistema culturale piemontese Impegna il Presidente della Giunta regionale ad applicare agli Enti, Associazioni e Fondazioni culturali, all'atto della deliberazione dei contributi periodicamente previsti, una forma giuridica tale da assicurare la massima certezza sia per quanto concerne l'ammontare dei contributi stessi, sia per quel che riguarda i tempi della loro effettiva erogazione, contemplando altresì la possibilità di applicare penali in caso di ritardi nell'erogazione da parte della Regione Piemonte".
Il Consiglio approva.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 32 presentato dai Consiglieri Ponso, Buquicchio e Cursio, inerente a "Ridefinizione della risorsa acqua nello Statuto regionale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 32, avente ad oggetto "Ridefinizione della risorsa acqua nello Statuto regionale", di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregie colleghe e colleghi, lo scopo dell'ordine del giorno che sottopongo alla vostra attenzione - datato 30 giugno 2010 - è decisamente attuale, anche in vista del quesito referendario che andremo a votare nel mese di giugno. È quello di ridefinire la risorsa acqua all'interno dello Statuto della Regione Piemonte. Attualmente l'unico riferimento alla risorsa acqua contenuto nello Statuto regionale risulta essere quello dell'articolo 6 ("Patrimonio naturale") dove, in riferimento alla Regione compare la seguente frase: "Predispone sistemi di prevenzione e piani di difesa del suolo, di sistemazione idrogeologica, di bonifica, di utilizzazione delle risorse idriche e di riassetto territoriale".
Certo, facendo riferimento alla disciplina del servizio idrico integrato,cioè alla gestione amministrativa dell'acqua, la giurisprudenza della Corte costituzionale, nelle più recenti sentenze, ha riconosciuto che la materia è espressione della potestà legislativa esclusiva statale. Al contempo, e sempre secondo la Corte costituzionale, sussiste anche una competenza comunale in ordine al servizio idrico integrato "sia per ragioni storico-normative, sia per l'evidente essenzialità di questo alla vita associata delle comunità stabilite nei territori comunali che devono essere considerate quali funzioni fondamentali degli Enti locali, la cui disciplina è stata affidata alla competenza esclusiva dello Stato dal novellato articolo 117".
Quanto prima esposto non esclude che la competenza in materia di servizi pubblici locali resti una competenza regionale, la quale risulta "limitata dalla competenza statale suddetta, ma può continuare ad essere esercitata negli altri settori rientranti nei servizi pubblici locali nonché in quello dei servizi fondamentali, purché non sia in contrasto con quanto stabilito dalle leggi statali". Allo stesso tempo si deve notare che il governo ha impugnato la legge n. 2 del 21 gennaio 2010 (legge finanziaria anno 2010) della regione Campania, nella quale, in tema di affidamento del servizio idrico integrato, si proponeva "la declinazione del servizio idrico come privo di rilevanza economica" risultata in palese contrasto con tutta la disciplina nazionale di riferimento e con la consolidata giurisprudenza costituzionale.
In base a quanto vi ho brevemente illustrato, vista la potestà legislativa esclusiva statale in materia di risorse idriche e considerata la scarsa rilevanza che nello Statuto regionale viene data alla risorsa naturale acqua, reputo importante che il Consiglio regionale solleciti la Giunta affinché nello Statuto della Regione Piemonte vengano quantomeno inseriti riferimenti più specifici alla risorsa acqua, al fatto che questa deve essere catalogata come bene pubblico e che l'accesso ad essa è un diritto umano universale, indivisibile, inalienabile. Contemporaneamente auspico che la Giunta regionale favorisca la predisposizione di una proposta di legge di modifica statutaria, attraverso la quale venga riconosciuto il valore, non solo simbolico, della risorsa acqua naturale che, come tale, deve essere considerata bene pubblico.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Dopo l'esaustivo intervento sull'argomento da parte del Consigliere Ponso, ho da aggiungere poco, ma qualcosa intendo ancora dire.
Effettivamente noi dell'Italia dei Valori sappiamo molto bene, con riferimento alla disciplina del servizio idrico integrato, che la gestione amministrativa dell'acqua, così come la Corte Costituzionale ha sancito nelle più recenti sentenze, è materia di potestà legislativa esclusivamente statale.
Inoltre, secondo la Corte Costituzionale, sussiste una competenza comunale in ordine al servizio idrico integrato, sia per ragioni storico normative, sia per l'evidente essenzialità di questo alla vita associativa delle comunità stabilite nei territori comunali che devono essere considerate quali funzioni fondamentali degli Enti locali, la cui disciplina fa riferimento al sopracitato articolo 117.
Fatte queste necessarie premesse, noi dell'Italia dei Valori riteniamo doveroso che lo Statuto della Regione, considerata la scarsa rilevanza che questo ultimo riserva alla risorsa naturale acqua, valuti queste risorse come bene pubblico e che l'accesso ad essa sia un diritto umano universale, indivisibile ed inalienabile. Per questo motivo abbiamo presentato questo ordine del giorno, a prima firma Consigliere Ponso chiedendo alla Giunta regionale di predisporre una proposta di legge di modifica statutaria, attraverso la quale venga riconosciuto il valore simbolico del bene acqua, considerandolo così bene pubblico.
Se qualcuno, soprattutto dai banchi della maggioranza, dovesse pensare che la nostra sia una difesa del pubblico sul privato, sappia che non è così. In assenza di un authority che regoli il settore, l'operatore privato ha tutto l'interesse ad incrementare l'utilizzo di una risorsa che nel corso degli anni diverrà sempre più scarsa.
L'ottica di una società privata è quella di aumentare i propri profitti e questo può accadere in tre modi: aumentando i consumi, aumentando le bollette ai singoli utenti, o razionalizzando le spese, quindi meno dipendenti, meno investimenti per l'ammodernamento della rete.
Questo che abbiamo accennato è quello che, purtroppo sta accadendo e il CO.VI.RI - l'ente che vigila sul settore, devo dire con pochissimo poteri ha indicato in un recente studio come gli investimenti privati non superino il 56% di quelli inizialmente previsti per contratto e, in compenso, da quando nell'acqua operano i privati, l'occupazione è scesa del 30 l'acquedotto pugliese era - come tutti ricordano - una fabbrica clientelare e quindi anche un colabrodo dal punto di vista della dispersione dell'acqua nella sua rete. Da quando è cambiata la gestione - ora totalmente pubblica ha raggiunto per la prima volta dopo decenni un bilancio in pareggio incrementando sia l'assunzione sia la rivisitazione totale di tutta l'infrastruttura di rete. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per affermare che condividiamo l'ordine del giorno. La tematica è al momento ovviamente molto calda in quanto sono in gioco, con i quesiti referendari di giugno, l'organizzazione del servizio idrico integrato ma anche le sorti delle Autorità d'ambito e quindi della sua gestione che - come il collega Buquicchio ricordava - dovrebbe essere di livello comunale. Con il disegno di legge n. 129 stiamo andando a discutere se affidare il servizio idrico integrato alle Province, togliendolo dunque ai Comuni. È un momento delicato, quindi, in cui qualunque iniziativa pu servire a definire l'acqua un valore fondamentale e un diritto universale.
Inserirla nello Statuto come bene comune e bene pubblico è assolutamente qualcosa che non va a condizionare una qualunque altra decisione di ambito tecnico-politico, come i disegni di legge da parte della Giunta regionale ma va sicuramente a dare un segnale importante all'interno dello Statuto.
Anche noi accogliamo quindi la richiesta che la Giunta regionale predisponga detta proposta di legge. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Non essendovi richieste d'intervento per dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 32, avente ad oggetto "Ridefinizione della risorsa acqua nello Statuto regionale", sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Do atto che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 32, il cui testo recita: "Premesso che nello Statuto della Regione Piemonte l'unico riferimento alla risorsa acqua risulta essere quello contenuto nell'articolo 6 'Patrimonio naturale' con la frase 'Predispone (la Regione) sistemi di prevenzione e piani di difesa del suolo, di sistemazione idrogeologica, di bonifica, di utilizzazione delle risorse idriche e di riassetto territoriale' Constatato che, con riferimento alla disciplina dei servizio idrico integrato, cioè la gestione amministrativa dell'acqua, la giurisprudenza della Corte costituzionale, nelle più recenti sentenze, ha espressamente riconosciuto che la materia è espressione della potestà legislativa esclusiva statale Considerato che, sempre secondo la Corte costituzionale, sussiste anche una competenza comunale in ordine al servizio idrico integrato 'sia per ragioni storico normative sia per l'evidente essenzialità di questo alla vita associata delle comunità stabilite nei territori comunali che devono essere considerate quali funzioni fondamentali degli enti locali, la cui disciplina è stata affidata alla competenza esclusiva dello Stato dal novellato art. 117' Evidenziato che, quanto sopra esposto, non esclude che la competenza in materia di servizi pubblici locali resti una competenza regionale, la quale risulta 'limitata dalla competenza statale suddetta, ma può continuare a essere esercitata negli altri settori rientranti nei servizi pubblici locali nonché in quello dei servizi fondamentali, purché non sia in contrasto con quanto stabilito dalle leggi statali'.
Rilevato che il Governo ha impugnato la legge n. 2 del 21 gennaio 2010 (Legge finanziaria anno 2010) della Regione Campania, nella quale, in tema di affidamento del servizio idrico integrato, si proponeva 'la declinazione del servizio idrico come privo di rilevanza economica' risultata in palese contrasto con tutta la disciplina nazionale di riferimento e con la consolidata giurisprudenza costituzionale' Il Consiglio regionale vista la potestà legislativa esclusiva statale in materia di risorse idriche e considerata la scarsa rilevanza che nello Statuto regionale viene data alla risorsa naturale acqua, sollecita la Giunta regionale affinch nello Statuto della Regione Piemonte vengano quantomeno inseriti riferimenti più specifici alla risorsa acqua, al fatto che questa deve essere catalogata come bene pubblico e che l'accesso ad essa è un diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile Invita la Giunta regionale a favorire la predisposizione di una proposta di legge di modifica statutaria, attraverso la quale venga riconosciuto il valore non solo simbolico, della risorsa naturale acqua che, come tale, deve essere considerata bene pubblico".
Il Consiglio non approva.
Ricordo in chiusura che adesso è convocata in Sala Morando la IV Commissione per procedere all'elezione del nuovo Presidente e che in successione alle ore 15.30, nello stesso luogo, è convocata la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.54)



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