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Dettaglio seduta n.9 del 08/06/10 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(I lavori iniziano alle ore 14.31)


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Interrogazione a risposta immediata n. 29 del Consigliere Buquicchio inerente a "Misure urgenti in materia di contenimento delle spese in materia di pubblico impiego come previsto dal Decreto Legge n. 78/2010 'Manovra finanziaria 2011/2012'" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale, l'interrogazione a risposta immediata n. 29, presentata dal Consigliere Buquicchio, di cui al punto 1) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Sono lieto di inaugurare questa nuova forma d'interrogazione.
Sappiamo che il Governo nazionale, annunciando la necessità straordinaria ed urgente di emanare disposizioni, si è adoperato a farlo con la manovra finanziaria, nella quale si è annunciato un contenimento delle spese in materia di pubblico impiego, invalidità e previdenza.
Anche la Giunta ha fatto seguito, annunciando semplificazione e sburocratizzazione, con le quali si prefigge una riduzione dei costi e quindi, di offrire alla gente un sistema snello.
Sappiamo che sono stati conferiti due incarichi di collaborazione da parte della Presidenza della Giunta regionale, che sono scritti e di cui non dico i nomi. Il primo è per un importo di spesa annua d'euro 121.550 con durata collegata al mandato del Presidente, mentre il secondo per 83.460 euro, sempre con durata collegata al mandato del Presidente.
Farei notare che le famiglie italiane percepiscono un reddito inferiore ai 24.000 euro, quindi non possiamo parlare di remunerazioni di poco conto.
Tutto questo come si concilia, Assessore, con l'esigenza che avete preannunciato non solo in campagna elettorale, ma anche in questi giorni e in queste settimane, in termini di prospettive di governo da parte della Giunta e quindi di riduzione dei costi della politica e non solo della politica? Come pensa la Giunta di poter sospendere questi incarichi per quanto riguarda la Regione Piemonte, il Consiglio regionale e ridurre progressivamente gli importi? Credo che questo sia un elemento importante per valutare - mi consenta di dirlo - la serietà dei vostri intenti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore al bilancio e finanze

Con riferimento agli effetti della manovra finanziaria di cui al recente disegno di legge 78/2010, cui faceva riferimento il Presidente Buquicchio, si fa presente che l'Amministrazione non intende sottrarsi al principio ispiratore della decretazione d'urgenza comportante la necessità di contenimento della spesa pubblica con misure volte ad ottenere risparmi.
Tale principio infatti si integra perfettamente con il programma di governo della Giunta regionale relativo alla semplificazione e alla burocratizzazione. Con l'indicazione dei due contratti citati nell'interrogazione sembra che si adombrino delle spese in contrasto con i principi di contenimento della spesa sopra richiamati, mentre al contrario i due contratti trovano la loro ragione di essere nell'ordinamento regionale vigente.
In particolare infatti uno è riferito ad una delle tre professionalità esterne scelte dal Presidente della Giunta sulla base di rapporti fiduciari, in attuazione dell'articolo 15, comma 3, della legge regionale d'organizzazione n. 23 del 2008.
E anche l'incarico affidato al portavoce risponde ad una specifica norma dell'articolo 12 della legge 25/2009 che disciplina la figura del portavoce del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio regionale.
Non si tratta di due figure inserite nell'organizzazione della Regione e distinte tra loro in base a due diverse disposizione legislative, ma il Presidente della Giunta si è avvalso interamente della facoltà di affidare incarichi fiduciari per lo svolgimento delle funzioni che sono inserite nell'articolo 15, comma 3, della citata legge.
Quanto al trattamento economico degli ambedue indicati, si ricorda che quello del portavoce, in armonia con quanto previsto dall'articolo 12 della legge regionale 25/2009, è parametrato a quello del dirigente regionale.
Nel caso di una degli esperti fiduciari scelti dal Presidente, il trattamento economico attribuito è in linea con il principio contenuto nel decreto legislativo n. 165/2001, poiché proprio l'articolo 19, con riferimento agli incarichi conferiti ad esterni, consente che si valuti la specifica qualificazione del rapporto e la temporaneità dello stesso.
Certamente anche per questi contratti, come per quello dei dirigenti e dei direttori, si terrà conto degli effetti derivanti dal decreto legge n.
78/2010.
Il comma 3 dell'articolo 15 della legge regionale 23/2008 individua in modo espresso i caratteri distintivi di tali figure organizzative nell'essere esterni e nel carattere fiduciario della scelta.
Si tratta quindi di rapporti temporanei attivabili per le professionalità ritenute funzionali a supporto dell'espletamento delle funzioni presidenziali. La norma non pone vincoli di preventiva verifica interna, dovendosi invece operare in tal senso quando si tratta di inserire delle figure che ricoprono incarichi dirigenziali relativi alla struttura regionale.
La norma stessa non prevede la possibilità di conferimento di tali temporanei incarichi a personale interno e qualora si volesse optare per tale scelta, non vi sarebbero neppure i presupposti per definire lo status del dipendente durante l'attuazione del predetto incarico. Aggiungo degli elementi che fanno riferimento anche ad un'altra interrogazione presentata dal Presidente Buquicchio. Nell'ambito del budget per la costituzione dell'Ufficio di comunicazione del Presidente della Giunta sono state attivate quattro collaborazioni esterne e non è stato utilizzato nemmeno l'intero budget messo a disposizione.
Desidero ribadire la piena legittimità politica delle scelte effettuate, perché il Presidente della Giunta ha piena titolarità ad avvalersi delle professionalità previste da norme di legge in un rapporto fiduciario.
Credo, peraltro, che la riduzione dei costi della politica è sicuramente un'esigenza imprescindibile dell'attuale momento senza che ci comporti la penalizzazione funzionale degli organi di vertice della Regione. In questo contesto non mi sembra superfluo evidenziare che alcune scelte effettuate dal Presidente e dalla Giunta vadano proprio nella direzione auspicata dall'interrogante e mi auguro che il lavoro congiunto dell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea regionale e della Giunta nella direzione di una maggiore efficienza della nostra spesa ci porti davvero a ridurre i costi della politica facendo ognuno la propria parte.
Infine, per quanto riguarda un punto richiamato dall'interrogazione n.
26, sì evidenza come nella manovra finanziaria 2010 (cioè il decreto legge n. 78/2010) non si rinviene un "blocco delle assunzioni a tempo determinato", ma è prevista dal 2011 una limitazione delle assunzioni con rapporti di lavoro flessibili, compreso il tempo determinato. Essa infatti, fa parte di una serie di misure volte a ridurre la spesa corrente della pubblica amministrazione che per le Regioni non comportano vincoli d'applicazione automatica, essendo norme che prescrivono azioni di dettaglio per le amministrazioni statali. Le stesse costituiscono, invece norme di principio di contenimento della spesa, com'espressamente è detto nello stesso articolo 6 del decreto legge, cui si darà attuazione effettuando una valutazione complessiva riguardo alle misure da assumere nel rispetto dei principi di coordinamento di finanza pubblica.
Anticipo che verrà anche effettuato un attento esame della manovra nel testo definitivo risultante dalla conversione in legge, per dare un'applicazione corretta e completa delle misure che riguardano le Regioni ivi compresa la disposizione di riduzione dei trattamenti economici sopra i 90.000 euro a tutti i soggetti che rientreranno nel campo d'applicazione della norma stessa.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda l'esame dell'interrogazione a risposta immediata ho ritenuto di concedere qualche minuto in più all'Assessore, poiché la sua risposta si riferiva anche ad un altro atto di sindacato ispettivo l'interrogazione n. 26, inerente a "Costi della politica" datata 3 giugno a prima firma del Consigliere Buquicchio. Chiedo al Consigliere se intende ritirare la n. 26 o se è possibile considerarla assorbita.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Assessore, la ringrazio per le sue spiegazioni. Rimango perplesso sul fatto che sia mancata una risposta a quelle che vogliono essere le azioni da parte della Giunta, finalizzate ad ottenere un determinato risultato.
Non mettevo in dubbio la legittimità, sia amministrativa sia politica dell'azione compiuta dalla Presidenza della Giunta, ma mi permettevo di far notare la necessità di ritenere stridente e non particolarmente aderente quindi non confacente, un'azione che, pur legittima, non prende la via dell'iniziativa annunciata, cioè quella di intraprendere una via diversa segnando rilevanti e notevoli elementi di discontinuità rispetto al passato.
Peraltro, tale iniziativa è sicuramente condivisa da noi al 100%. Penso sia condivisa da tutta la popolazione piemontese (non so quanto possa essere condivisa da altre forze politiche), però ritengo che sia un principio estremamente importante e noi personalmente lo condividiamo al massimo.
Il passato riguarda tutti, non solo una parte, ma se oggi dobbiamo imboccare una determinata via, secondo me, dovremmo anche distoglierci da quei percorsi che, per quanto legittimi, aderenti e confacenti alle norme vigenti, non rappresentano elemento iniziale di un progressivo ma necessario risparmio e riduzione di quel tipo di costi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
L'interrogazione n. 26, a firma del Consigliere Buquicchio, s'intende ritirata.
I lavori riprenderanno alle ore 15, in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, sulle comunicazioni, da parte del Presidente della Regione, sul nucleare in Piemonte, come richiesto dai Gruppi dell'opposizione.



(I lavori, sospesi alle ore 14.45 riprendono alle ore 15.02)



PRESIDENTE

*****


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buonanno, Mastrullo, Montaruli Sacchetto.


Argomento: Calamità naturali

Esame ordine del giorno n. 7 dei Consiglieri Molinari, Burzi, La Rocca Costa, Lupi, Motta, Maccanti, Toselli, Cortopassi, Angeleri, Novero Tentoni, Marinello, Leardi, Botta, De Magistris, Spagnuolo, Gregorio Bussola e Valle, inerente a "Benefici in materia previdenziale per i soggetti colpiti dall'alluvione piemontese del novembre 1994"


PRESIDENTE

Prima di procedere alle comunicazioni sul nucleare in Piemonte da parte del Presidente della Regione, in sessione straordinaria (articolo 50 del Regolamento) richiesta dal Gruppo consiliare del Partito Democratico mettiamo in votazione i due ordini del giorno relativi ai rimborsi agli alluvionati piemontesi del 1994.
Il primo è l'ordine del giorno n. 7 (primo firmatario Riccardo Molinari), di cui al punto 6) all'o.d.g., avente ad oggetto "Benefici in materia previdenziale per i soggetti colpiti dalle alluvioni piemontesi del novembre 1994" Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 7, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il combinato disposto degli articoli 9, comma 17, della legge 289/2002 (previsto a favore dei terremotati siciliani del 1990), 4, comma 90, della legge 350/2003 (che richiama il precedente articolo citato) e 3 quater comma 1, del decreto legge 28/12/2006, n. 300, convertito in legge n.
17/2007, ha disposto che le società colpite dall'alluvione piemontese del novembre 1994, che avevano subito un danno rilevante, potessero regolarizzare la loro posizione contributiva (nei confronti dell'INPS e dell'INAIL) e tributaria (nei confronti del Comune per i tributi locali e dell'Agenzia delle Entrate per i tributi erariali) corrispondendo, entro il 31/07/2007, il 10% di quanto dovuto negli anni 1994 (ultimo trimestre) 1995, 1996, 1997 considerato che la Suprema Corte di Cassazione Sezione Lavoro, con una recentissima sentenza (n. 11247/2010, depositata il 10 maggio 2010), attraverso un'interpretazione costituzionalmente orientata delle norme, già confermata da una serie numerosa di sentenze dei Tribunali di Alessandria, Asti, Cuneo e Alba e dalla Corte d'Appello di Torino, nonché della stessa Corte di Cassazione Sezione Tributaria (n. 20641/2007), ha statuito come il beneficio possa essere esteso a quelle aziende che, pur colpite dalla grave calamità naturale, avevano corrisposto quanto all'epoca dovuto con la conseguente possibilità quindi di chiedere la restituzione del 90 valutato che la sentenza altro non fa che riconoscere alle aziende che avevano provveduto per intero al pagamento di ogni obbligo tributario e contributivo di usufruire degli stessi benefici di chi aveva omesso tali adempimenti come logica e ragionevolezza vorrebbero rilevato che la recente manovra finanziaria (decreto legge n. 78 del 31/05/2010), con l'articolo 12, comma 12, ha introdotto una disposizione che, se confermata vanificherebbe quanto statuito dalla Suprema Corte eliminando il beneficio solo per gli alluvionati piemontesi del 1994 e non anche per i terremotati siciliani del 1990, creando di fatto una disparità di trattamento ingiustificata e iniqua considerato che in seguito alla pubblicazione della sentenza citata e vista la crisi economica che anche la nostra Regione sta vivendo, molte aziende hanno già impegnato le somme che dovrebbero ricevere dagli istituti previdenziali in quanto indebitamente versate e le conseguenze di una marcia indietro sul provvedimento significherebbero il fallimento per alcune di esse impegna il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti ad attivarsi nelle opportune sedi affinché venga soppresso il comma 12 dell'articolo 12 del decreto legge n. 78/2010".
Il Consiglio approva.


Argomento: Calamità naturali

Esame ordine del giorno n. 10 dei Consiglieri Reschigna, Negro, Goffi Motta Angela, Stara, Dell'Utri, Lepri, Taricco e Ronzani, inerente a "Situazione rimborsi alluvionati piemontesi del 1994"


PRESIDENTE

Proseguiamo con il secondo ordine del giorno sui rimborsi per l'alluvione, il n. 10 (primo firmatario Aldo Reschigna), avente ad oggetto "Situazione rimborsi alluvionati piemontesi del 1994", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 10, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che nel 1994 una parte rilevante del territorio piemontese, in particolare le province di Asti, Alessandria e Cuneo, nonché alcune zone del Torinese e alcuni Comuni del Vercellese, è stata colpita da una terribile alluvione che ha provocato più di 10 vittime e ingenti danni nella finanziaria per l'anno 2004 (legge 24/12/2003, n. 350 - articolo 4 comma 90) è stato inserito un articolo che ha esteso anche agli alluvionati piemontesi del 1994 i benefici già riconosciuti ai terremotati della Sicilia orientale del 1990, ai sensi dell'articolo 9, comma 17, della legge 27/12/2002, n. 289, che prevede che 'i soggetti colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990, che ha interessato le province di Catania, Ragusa e Siracusa, (...), destinatari dei provvedimenti agevolativi in materia di versamento delle somme dovute a titolo di tributi e contributi, possono definire in maniera automatica la propria posizione relativa agli anni 1990, 1991 e 1992. La definizione si perfeziona versando, (...), l'intero ammontare dovuto per ciascun tributo a titolo di capitale, al netto dei versamenti già eseguiti a titolo di capitale ed interessi, diminuito al 10 per cento' dopo la previsione del 2004, nelle successive leggi finanziarie, è stato confermato il provvedimento che attesta che con il pagamento del 10% si ritengono assolti gli obblighi del contribuente in merito al versamento dei tributi e degli obblighi previdenziali e assicurativi relativi al periodo terzo trimestre 1994 e per gli anni 1995, 1996 e 1997 appreso che nel 2007, alcune imprese piemontesi alluvionate hanno presentato richiesta di rimborso all'INPS e all'INAIL, avendo pagato per quegli anni non il 10%, ma l'intera somma di tributi, contributi e altri premi assicurativi a seguito del respingimento della suddetta richiesta di rimborso da parte degli Enti preposti, che hanno sostenuto la non applicabilità delle agevolazioni ai contributi previdenziali, essendo le norme previste per i soli tributi erariali, le aziende alluvionate si sono rivolte all'Autorità giudiziaria che, invece, ha accolto le loro tesi considerato che tali pronunciamenti sono stati poi pienamente confermati dall'ultima sentenza della Corte di Cassazione Civile del 10 maggio 2010, n. 11247, che afferma 'la retroattività delle disposizioni agevolatrici in materia civile, e dunque l'applicabilità dei benefici contributivi a chi abbia già pagato i contributi in misura intera, potendo ottenere la restituzione delle somme indebitamente versate'; 'una diversa interpretazione', osserva la Corte 'sarebbe irragionevole e contrasterebbe con il principio di eguaglianza, andando a penalizzare chi abbia tempestivamente onorato il debito contributivo rispetto a chi non lo abbia fatto alla scadenza del termine' il comma 12 dell'articolo 12 del decreto legge 31/05/2010, n. 78, recante 'Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica', stabilisce che 'l'articolo 4, comma 90, della legge 24/12/2003, n. 350 e l'articolo 3 quater, comma 1, del decreto legge 28/12/2006, n. 300, convertito con modificazioni, dalla legge 26/02/2007 n. 17, si interpretano nel senso che i benefici in essi previsti si applicano esclusivamente ai versamenti tributari nonché ai connessi adempimenti. Non si fa luogo al rimborso di quanto eventualmente già versato a titolo di contribuzione dovuta'.
Tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale ad intervenire urgentemente presso il Governo nazionale, investendo della questione tutti i parlamentari piemontesi, affinché si giunga, prima della conversione in legge del decreto legge n. 78/2010, alla soppressione del citato comma 12 dell'articolo 12, consentendo alle imprese alluvionate che ne hanno diritto di ottenere la restituzione di quanto versato nell'immediato periodo post-alluvione a titolo di contribuzione dovuta confermando così la sentenza della Cassazione Civile".
Il Consiglio approva.
Colleghi, sospendo i lavori per due minuti per dar modo al Presidente Cota di raggiungerci.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.06 riprende alle ore 15.09)


Argomento: Problemi energetici

"Nucleare in Piemonte" su richiesta dei Consiglieri Reschigna, Manica Boeti, Placido, Ronzani, Lepri, Artesio, Bresso, Motta, Laus, Stara Muliere, Dell'Utri, Buquicchio, Cerutti, Negro, Gariglio, Ponso, Goffi Pentenero e Cursio (collegato ordine del giorno n. 11 dei Consiglieri Reschigna, Muliere, Boeti, Taricco, Manica, A. Motta, Lepri e Ronzani inerente a "Annunciato ritiro/modifica del ricorso alla Corte Costituzionale in merito alle competenze sulla localizzazione dei nuovi siti nucleari" (ordine del giorno n. 11 collegato al dibattito)


PRESIDENTE

La seduta riprende in sessione straordinaria. Infatti, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, è stata presentata una richiesta di convocazione urgente del Consiglio in sessione straordinaria da parte del Gruppo del Partito Democratico sul seguente oggetto: "Nucleare in Piemonte: sull'annunciato ritiro della modifica da parte della nuova Giunta regionale del ricorso presentato dal Presidente del Governo regionale alla Corte Costituzionale in merito alle competenze sulla localizzazione dei siti nucleari".
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica.
Ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
La Regione Piemonte, nell'anno 2009, aveva presentato un ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere di dichiarare l'illegittimità costituzionale di tre articoli della legge 23/07/2009, n. 99, "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia"; una legge che prevede il ritorno al nucleare in Italia e che delega al Governo nazionale ogni decisione in materia, esautorando di fatto le Amministrazioni regionali sulla questione energetica.
La Giunta precedente, il 7/10/2009 aveva presentato un ricorso per questione di illegittimità costituzionale sugli articoli 25 comma 2, 26 comma 1 e 27 comma 27 della legge in oggetto.
Noi abbiamo potuto leggere con attenzione le dichiarazioni del Presidente della Giunta Cota sulla sua intenzione di soprassedere rispetto a questa misura e di intervenire attraverso le politiche regionali perch questo ricorso non potesse proseguire e non si andasse in questa direzione.
Volevamo, con la riunione di oggi, capire appunto, rispetto al parere tecnico che lei aveva deciso di richiedere all'Avvocatura sulla possibilità di ritirare o modificare il ricorso presentato dalla Giunta precedente alla Corte Costituzionale sull'illegittimità dei tre articoli, a quale decisione resta definitivamente ancorato.
Poiché avevamo letto parti del suo programma elettorale e anche sue dichiarazioni precedenti sulla questione del ritorno al nucleare per riportare non solo l'Italia, ma il Piemonte, dentro questa scelta, e vi era da parte sua e del suo Governo la posizione favorevole, intendevamo conoscere le decisioni che lei ha assunto per sviluppare su queste l'opportuno dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Cota per una comunicazione sul tema in oggetto.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Vi ringrazio; ringrazio la Consigliera Manica dell'intervento e anche della sollecitazione. Per la verità, nei giorni scorsi, non avevo espresso alcuna opinione riguardo il ricorso, semplicemente perché non ne avevamo parlato. Non so perché è uscito un articolo su un giornale, però sono abituato al fatto che, tante volte, gli articoli escono e uno poi si chiede il perché.
Era successo che, nella riunione di Giunta di qualche giorno fa, era stato inserito, come argomento all'o.d.g., quello del ricorso, però non lo avevamo affrontato. Quindi non ho rilasciato, in allora, alcuna dichiarazione; però ovviamente voi mi interpellate e oggi vi dico quello che penso. Ciò, in linea di massima, nel senso che è anche possibile che nei prossimi giorni ci siano ulteriori approfondimenti, come ci sono sempre, cammin facendo, durante l'azione politica e amministrativa.
Sul ricorso, non ho un approccio ideologico, nel senso che il ricorso non riguarda il dibattito sul "nucleare sì-nucleare no". Il ricorso riguarda semplicemente la supposta lesione delle prerogative della Regione nei rapporti con lo Stato. È questa la riflessione che faccio di fronte al ricorso, altrimenti avrei anche un approccio sbagliato. Nel valutare la posizione che la Regione deve assumere e anche nel fare le mie proposte alla Giunta, devo tener conto non soltanto della legge, cioè la legge n.
99/2009 e dell'articolo 26 della suddetta legge, ma anche del successivo decreto legislativo che è intervenuto in data 15 febbraio 2010, il decreto legislativo n. 31, attuativo dell'articolo 25 della suddetta legge.
Se leggo le due norme in maniera incrociata, e le leggo insieme valutando in base al contenuto del decreto legislativo, sono portato a ritenere, anche in virtù dei pareri legali che mi sono stati dati, che una lesione delle prerogative della Regione non vi è. E vi spiegherò il perché.
Ritengo inoltre che questo tipo di valutazione abbia portato anche altre Regioni, che in un primo tempo avevano presentato ricorso contro la legge - tutte Regioni del centrosinistra - a non riproporre più il ricorso contro il decreto legislativo. Quindi, evidentemente, questo tipo di riflessione deve avere spinto anche queste Regioni a non riproporre sul decreto legislativo le doglianze che avevano proposto in un primo tempo con riferimento alla legge.
Perché, da un punto di vista tecnico, ritengo non vi sia questa lesione? Perché l'articolo 4 del decreto legislativo, con riferimento al coinvolgimento delle Regioni in tutte le procedure che attengono all'autorizzazione, alla costruzione e all'esercizio di ipotetici impianti (perché questo è tutto un altro discorso), e con riferimento al ruolo delle Regioni, nel disciplinare l'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio degli impianti nucleari, ribadisce che la stessa sia rilasciata "previa intesa" - quindi si utilizza il termine "intesa" e non un termine generico come "parere", che invece poteva lasciare dei dubbi "con la Conferenza Unificata".
Ed ancora, nello specifico, con riferimento al territorio delle singole Regioni eventualmente interessate, il successivo articolo 11, con riferimento alla certificazione dei siti idonei all'insediamento degli impianti nucleari, individua un procedimento che contempla l'intesa tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Regione interessata. Si specifica questo è vero, e lo riconosco - che la mancata definizione della stessa è superabile attraverso un meccanismo sostitutivo che si conclude con un decreto del Presidente della Repubblica, però è anche prevista la costituzione di un Comitato Interistituzionale, i cui componenti sono designati in modo da assicurare una composizione paritaria, quindi con la partecipazione della Regione ed eventualmente anche del Comune interessato.
Si stabilisce anche che questo esercizio del potere sostitutivo è assolutamente eccezionale, perché è necessaria una deliberazione del Consiglio dei Ministri dove è prevista la partecipazione - nel caso non si dovesse esercitare questo potere sostitutivo - del Presidente della Regione interessata.
Pertanto, per questi motivi, ritengo che da un punto di vista tecnico alla luce di un parere autorevole che mi è stato fornito da un professore universitario, che la lesione non vi sia, quindi non ci siano le motivazioni, alla luce del decreto legislativo intervenuto, per continuare il giudizio davanti alla Corte Costituzionale. I giudizi, infatti, si affrontano se si hanno delle ragioni fondate dal punto di vista costituzionale.
Questo è quanto. E penso che questa sia anche la natura della vostra interrogazione, della vostra richiesta di dibattito, perché ritengo che nessuno voglia speculare su una materia così delicata come quella del nucleare. Quindi penso che la risposta debba essere una risposta tecnica.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente. Ritengo che quest'occasione ci permetta di aprire il dibattuto non solo sulla questione del ricorso, che certamente è importante, per quanto ci riguarda, ma sul merito della questione nucleare.
un tema che abbiamo già affrontato, e sono stati tanti i Consiglieri che l'hanno fatto, anche nel momento della discussione del suo programma Presidente.
Quest'occasione ci permette di approfondire quanto già abbiamo espresso in altre sedi rispetto alla nostra posizione sulla questione nucleare.
Crediamo che, a vent'anni di distanza dal referendum contro il nucleare, le ragioni del "no" siano ancora attuali, sia per quanto riguarda il problema dello smaltimento delle scorie sia per quanto riguarda i rischi sulla sicurezza che questi impianti comportano.
L'uranio non è inesauribile, lo sappiamo; le riserve sono già limitate quindi questa è un'energia più costosa di quanto si voglia far apparire.
C'è un accordo sul nucleare che l'Italia ha firmato con la Francia e questo accordo è abbastanza chiaro: va a vantaggio solo di quest'ultima e il Presidente Sarkozy sta cercando di tenere in piedi l'industria nucleare francese, che è in forte difficoltà, e non offre all'Italia alcuna garanzia di maggiore indipendenza energetica.
C'è, poi, una grande contraddizione del Governo italiano, che, mentre continua a parlare di nucleare, firma accordi europei vincolanti per arrivare ad una quota del 35% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2020.
Pertanto, chiediamo un chiarimento anche da questo punto di vista rispetto alle politiche che il nostro governo vuole portare avanti.
Esperti, anche illustri - come, ad esempio, il Premio Nobel Carlo Rubbia - dichiarano che il nucleare è una fonte costosa, rischiosa e basata su una risorsa (l'uranio) molto limitata.
una scelta miope, che serve solo a pochi interessi, in un settore che il mercato ha già bocciato.
Pertanto, dobbiamo tenere conto che il discorso del nucleare richiede tempi molto lunghi per la sua realizzazione. Sappiamo che in Italia, per costruire una centrale, occorrono almeno dieci anni, pertanto il costo di questo tipo di energia non è assolutamente sostenibile, anche perché per avere un utile energetico servirebbero, a quanto dicono i tecnici, almeno cinquanta impianti.
Il costo, dunque, non è certamente sostenibile, senza dimenticare un problema ancora più grave, che tutti conosciamo ed abbiamo già affrontato nel territorio piemontese: lo smaltimento delle scorie nucleari e soprattutto il problema di come renderle innocue.
Ricordo ancora una frase di Carlo Rubbia, il quale dichiara che il nucleare è un errore e che è inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati.
Se, dunque, anche i grandi esperti stanno ormai puntando su energie pulite e alternative, dobbiamo non essere miopi da questo punto di vista e cercare di percorrere altre strade, che sono quelle della green economy che possono portare sviluppo economico, possono aiutare le nostre imprese e portare nuovi posti di lavoro.
Nel suo programma elettorale, Presidente, chiede il superamento di un'opposizione pregiudiziale al nucleare di ultima generazione, che lei definisce più avanzato e pulito - ammesso che questo sia possibile, cosa di cui dubitiamo - e di ricompensare i piemontesi con una negoziazione non ben quantificata e individuata di contropartite, per compensare sia la sicurezza sia lo smaltimento delle scorie.
Vorremmo altresì sapere se e dove effettivamente il Piemonte sarà sede di insediamento di impianti nucleari - se lei ne è a conoscenza vorremmo dunque saperlo - e quale sarà il prezzo che lei pensa di poter "rimborsare" ai piemontesi per la salute e la sicurezza loro e delle generazioni future.
La pubblicità di una nota carta di credito assicura che si può comprare tutto, ma la salute e la sicurezza dei cittadini non hanno prezzo. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
In sostanza, dalla sua comunicazione - da noi richiesta e sottoscritta da diversi Gruppi dell'opposizione - abbiamo capito sostanzialmente due cose: la prima è che lei non ha ancora esaminato a fondo e nel merito la questione, per cui la Giunta, a differenza di ciò che magari è parso, non ha assunto, nei fatti, alcuna decisione.
D'altro canto, però, dice di nutrire dei dubbi sul fatto che ci sia una violazione dei diritti delle Regioni e una sostanziale questione di incostituzionalità. La sua intenzione, quindi, è quella di riesaminare il ricorso con quest'ottica.
L'obiettivo che ci vorremmo proporre con gli interventi di oggi è il seguente. In primo luogo, vorremmo convincere lei e la Giunta a confermare e, dunque, a non ritirare o modificare - il ricorso promosso dalla precedente Amministrazione dinanzi alla Corte Costituzionale per far dichiarare l'illegittimità costituzionale degli articoli di cui ho parlato relativi alla legge n. 99, e per chiederle ulteriormente, come hanno fatto altre Regioni, di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale anche il decreto legislativo n. 31 del 2010.
Mi sforzerò di illustrare le ragioni per cui avanziamo alla Giunta la seguente richiesta.
Ritengo che il ricorso alla Corte Costituzionale per dichiarare l'illegittimità dei tre articoli (25, 26 e 27) sia assolutamente fondato, e che vada sottolineato come siano numerose le Regioni che lo hanno presentato, tra cui la Calabria, la Toscana, la Liguria, l'Emilia Romagna il Lazio, le Marche, l'Umbria, la Basilicata e la Puglia, alle quali si aggiunge la Sardegna, che, pur non avendo diritto al ricorso, ha sottoscritto un impegno per compiere tutti gli atti necessari per limitare la presenza di centrali nucleari sul suo territorio, e la Sicilia, che ha opposto il suo "no" a qualunque decisione di Roma in tema di nucleare.
Al ricorso ha aderito, come lei sa, anche la rete dei piccoli Comuni.
Occorre poi ricordare che altre Regioni italiane, come la Toscana, la Puglia e l'Emilia Romagna, hanno deciso di presentare un ulteriore ricorso per impugnare alcuni articoli del decreto legislativo n. 31 - cosa che le chiediamo di fare nella seduta di oggi - che, in attuazione della legge n.
99, stabilisce la disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio, eccetera.
Queste Regioni ritengono che il suddetto decreto sia, sotto diversi profili, lesivo delle competenze e delle prerogative che la Costituzione attribuisce alle Regioni.
Il decreto, infatti, oltre ad essere stato emanato in assenza del parere della Conferenza unificata, secondo quanto espressamente richiesto dalle norme, non garantisce un adeguato coinvolgimento delle autonomie regionali, in particolare nelle fasi più significative e qualificanti del procedimento di realizzazione; non prevede, in sostanza, un'intesa forte con le Regioni interessate.
Per quanto riguarda i profili di illegittimità costituzionale, le disposizioni in particolare dell'articolo 25 e seguenti mal si conciliano con il rispetto del Titolo V della Costituzione e dei poteri concorrenti delle Regioni riguardanti la produzione di energia e il governo del territorio di cui all'articolo 117, e con i principi di leale collaborazione dell'articolo 118.
Tra i criteri direttivi della delega al Governo perché questo possa procedere alla costruzione e all'esercizio degli impianti per la produzione energetica nucleare e per la messa in sicurezza o per lo smantellamento degli impianti, il parere della Conferenza unificata è certamente un punto ma si stabilisce altresì che ci sia il CIPE a procedere, previo parere della Conferenza unificata, ma solo ed esclusivamente per quel che riguarda la definizione delle tipologie degli impianti per la produzione di energia elettrica nucleare.
Ciò che emerge dal combinato disposto delle due norme è, in primo luogo, che le Regioni vengano escluse dall'iter decisionale relativo alla localizzazione degli impianti, dalla elaborazione dei decreti attuativi di delega e dagli iter autorizzativi efficaci. In secondo luogo, che per quanto riguarda la costruzione e l'esercizio di tutti gli impianti del ciclo di produzione elettrica nucleare si possa procedere, a differenza di quanto lei ha detto, Presidente, con la sola intesa della Conferenza unificata.
Il punto è esattamente questo: sono le singole Regioni che devono essere coinvolte. La Corte Costituzionale ha poi dichiarato incostituzionali numerose disposizioni in questa direzione. Pertanto, noi riteniamo che si ricavi dalla giurisprudenza costituzionale consolidata che in alcun caso si possa procedere alla localizzazione degli impianti senza l'intesa con le singole Regioni.
Da qui, a nostro avviso, tutta l'efficacia e la necessità di pronunciarsi e di richiedere l'incostituzionalità sotto i profili indicati di queste disposizioni.
Per questi motivi, noi la invitiamo a mantenere questa impugnazione nei termini previsti a fronte della Corte Costituzionale. Vorrei poi fare qualche considerazione di merito sulla materia del nucleare, uscendo quindi dall'ambito del ricorso e della necessità urgente che il ricorso si tenga perché i profili di incostituzionalità ci sono tutti e sono conclamati.
Nucleare e petrolio: le centrali nucleari producono solo energia elettrica, che è meno di un quinto dei consumi energetici di ogni Paese. La scelta del nucleare non riduce la dipendenza dal petrolio: la Francia produce il 78% di energia elettrica dal nucleare, ma importa più petrolio di noi, quindi il problema, da questo punto di vista non sarebbe risolto.
Il combustibile: le riserve di uranio sono limitate e ai ritmi di consumo attuale si esauriranno in pochi decenni, ma se verranno costruite nuovi centrali la disponibilità durerà ancora meno. Sette società controllano l'85% dei giacimenti mondiali e quattro società forniscono il 95% dei servizi di arricchimento. L'Italia non possiede uranio e dipenderà completamente da altri Paesi per il suo approvvigionamento.
I costi: una valutazione realistica dei costi del nucleare deve tener conto non solo della costruzione delle centrali, ma dell'intero ciclo di vita, con particolare riguardo ai costi differiti dovuti al deposito delle scorie e allo smantellamento delle centrali di cui non si conosce ancora l'esatta incidenza.
Considerati gli enormi costi di costruzione, le centrali non sono un affare per i privati, a meno di ricevere ingenti sovvenzioni dallo Stato come riconferma una recente decisione di Obama.
La costruzione del primo reattore francese di nuova generazione in Finlandia incontra grandissimi problemi, che hanno già causato rilevanti aumenti di costo e di tempi di costruzione. Nonostante sentano l'esperienza concreta sul loro funzionamento, l'ENEL vorrebbe ordinarne almeno quattro: ci pare sorprendente. In merito alle emissioni di CO2, il processo di fissione del combustibile nel reattore non produce emissione di CO2, che è invece presenti in tutte le altre fasi. Esistono problemi molto grossi da questo punto di vista, ma soprattutto il problema più grande è quello della sicurezza e della salute. Gli studi scientifici che si accumulano dimostrano aumenti di gravi malattie, dalle leucemie alle malattie infantili, segno evidente che rilasci radioattivi si verificano nel normale funzionamento dei reattori, anche se ufficialmente vengono sottaciuti.
Questi si aggiungono ai rilasci inevitabili nei frequenti incidenti.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia un preoccupante incremento della diffusione dei tumori a livello mondiale. I reattori di quarta generazione sono proposti come molto più sicuri, ma stanno emergendo inquietanti problemi di sicurezza, denunciati ufficialmente da tre agenzie di sicurezza europee, che hanno richiesto modifiche del sistema di controllo. Le scorie radioattive comprendono il combustibile esaurito e tutto ciò che è stato contaminato; i pur limitati programmi nucleari dell'Italia hanno lasciato in eredità quattro centrali da smantellare: grandi quantità di fusti con scorie radioattive, provvisoriamente collocati all'interno delle centrali o inviati all'estero, con rilevanti spese per la custodia e affini. Questa situazione costituisce un rischio permanente per l'ambiente e la salute e, nell'interesse generale, sarebbe logico risolvere questi problemi prima di prendere in considerazione la realizzazione di nuove centrali. L'Italia, secondo noi, non ha bisogno di centrali nucleari: infatti non è costretta a importare energia elettrica dalla Francia. La potenza elettrica installata in Italia era nel 2008 di 98.625 megawatt, a fronte di un picco di domanda di 55.000, dando luogo alla maggiore eccedenza fra tutti i paesi europei. Ma il nostro sistema elettrico è diventato sempre più inefficiente e non verrebbe certamente migliorato da questo tipo di investimento. La Francia svende energia elettrica nelle ore di calo della domanda, perché il sistema nucleare è rigido e non si adatta alle variazioni di carico. In compenso, in momento di picchi eccezionali di domanda, è costretta ad importarne. Non ridurremmo la dipendenza dal petrolio, perché la dipendenza energetica italiana dal petrolio ha ben altre cause: importiamo quasi tutto il petrolio che viene utilizzato, con grandi sprechi, e non è sostituibile dal nucleare. In quanto alla trasparenza e alla democrazia nei lavori, la costruzione delle centrali implica grandi spostamenti di capitali, in gran parte pubblici; prevedrebbe l'assistenza di un complesso sistema economico di gestione.
Lo Stato non può a nostro avviso, su una materia di questa portata per lo sviluppo, avvalersi dei poteri delle Regioni. Anche perché solo le Regioni italiane, tra cui una grande Regione come il Piemonte, possono definire le proprie prospettive di sviluppo, che devono sempre più poter ricorrere, oggi, ad energie alternative e a scelte assolutamente diverse da questa che, oltre ad essere sbagliata e costosa, è anche vecchia, vecchia: molto vecchia, Signor Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
chiaro che l'obiettivo di questo pomeriggio non era tanto sapere se il Presidente della Giunta intendesse o meno - non sappiamo ancora come si regolerà - continuare con il ricorso alla Corte Costituzionale: credo che questo interessi più l'Aula, forse, che i piemontesi. Credo che i piemontesi intendessero sapere qual è l'orientamento del governo regionale di centrodestra rispetto a questa tematica.
Siamo all'inizio dei cinque anni di governo. In quest'aula capita frequentemente di perder tempo con discussioni inutili; questo è un argomento importante che interessa tutti i piemontesi e magari nel corso della seduta riusciremo a capire qual è l'orientamento del Governo di centrodestra rispetto alle centrali nucleari e alle energie rinnovabili.
Speriamo naturalmente che questo si verifichi, in maniera che i cittadini di questa regione possano capire di che cosa parliamo.
Voglio ricordare che un'indagine condotta qualche anno fa indicava che i favorevoli agli investimenti nell'energia nucleare erano aumentati dal 12 al 35%, mentre i contrari, effettivamente, erano diminuiti dal 54 al 45%. I giovani soprattutto - ce n'era un certo numero davanti a questo Consiglio regionale - sono contrari a questa fonte di energia. Le ragioni per le quali i favorevoli erano e sono tali dipendevano dal desiderio di non dipendere dalle nazioni produttrici di petrolio, l'insufficienza delle fonti energetiche, il fatto che altri paesi hanno centrali nucleari e sono prossimi al nostro. I contrari a questa tecnologia sono un po' diminuiti ma continuano ad essere la maggioranza del Paese, e la ragione per la quale sono contrari è determinata dalla pericolosità e dalla mancanza di un sito mi pare che sia stato il Governo Berlusconi a pensare ad un sito nazionale, ma le cose non sono andate come forse il Governo si aspettava al fatto che nessun Comune, noi crediamo, sarebbe disponibile ad ospitare una centrale e anche la rischiosità degli impianti nucleari.
Desidero dire al Presidente, ma anche all'Assessore all'ambiente, che non mi sembra tanto interessato a questo ragionamento, che la produzione di energia elettrica dal nucleare in Italia copre oggi un po' meno del 2,5 del consumo mondiale di energia; e che il prezzo dell'uranio - anche questo, forse, non sono in tanti a saperlo - si è moltiplicato negli ultimi dieci anni e continuerà ad aumentare, perché un terzo dell'uranio mondiale proviene dal declassamento delle armi atomiche russe ed americane: quando questo patrimonio nucleare verrà a finire, per fortuna, non ci sarà più uranio disponibile per le centrali atomiche.
Desidero anche annunciare che alla fine del 2007 sono operativi 439 reattori al mondo: cinque meno di dieci anni fa. Quindi non corrisponde al vero il fatto che gran parte del mondo si sta orientando verso queste forme di energia. In Gran Bretagna 18 dei 19 reattori in servizio saranno fermati entro il 2020 e, anche con la sostituzione dei nuovi impianti, la Gran Bretagna prevede di passare dal 3% di energia nucleare di adesso all'1% per i prossimi anni. Lo stesso ragionamento vale per gli Stati Uniti: i loro 103 reattori in servizio saranno fermati nei prossimi 15-20 anni e soltanto in parte sostituiti.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno già affermato che una nuova centrale nucleare richiede 10-15 anni di lavoro; che costa cinque miliardi di euro e che ha una vita operativa soltanto di 23 anni. Quindi, anche da un punto di vista economico, non è un intervento remunerativo. I costi a kilowattora del nucleare sono doppi rispetto a quelli prodotti da fonti tradizionali.
Voglio aprire una riflessione rapidissima sulla preoccupazione che i cittadini hanno in merito agli incidenti nucleari, che sono molto più frequenti di quanto si pensi. Nel corso di un incidente in Slovenia, nel 2008, si è verificata una fuga di acqua radioattiva: 74 chilogrammi di uranio; in Francia nello stesso periodo, a Tricastin, si è determinata una contaminazione per cento dipendenti; ancora una fuga, sempre in Francia, a Saint-Alban/Saint-Maurice: 15 tecnici contaminati; e un'altra in Giappone a causa di un'onda anomala generata da un terremoto, a Kashiwazaki-Kariwa la più grande centrale del mondo con i suoi sette reattori.
Stando ai protocolli, si afferma che le centrali nucleari sono a debole rischio per la salute, ma sono a rischio per la salute. Chi si occupa di queste cose sa che per i bambini di Chernobyl, che hanno avuto in gran parte tumori della tiroide, in qualche caso è stata prevista una tiroidectomia preventiva, cioè l'asportazione della tiroide prima che si ammalasse di un carcinoma.
E noi non possiamo dimenticare, da piemontesi, che Saluggia è stata definita dalla televisione svizzera il "paese delle scorie" e che a Saluggia sono depositati i due terzi dei rifiuti radioattivi di tutta Italia, mentre Legambiente e Pro Natura denunciano l'inquinamento del sottosuolo e della falda acquifera nel Vercellese, senza che nessuno le abbia mai smentite. Il Piemonte possiede il 67% dei rifiuti radioattivi italiani ed è per questo che credo sia importante che il nostro Presidente e questa Giunta regionale dicano quello che vogliono fare, laddove il Governo dovesse avere ragione rispetto al ricorso alla Corte Costituzionale, se sono disponibili o meno a far sì che la nostra Regione continui ad ospitare, com'è stato in passato, delle centrali nucleari.
Noi abbiamo fatto una bandiera - e crediamo di aver fatto bene - delle energie rinnovabili, che rappresentano il futuro del nostro Paese, appunto perché rinnovabili, cioè non destinate ad esaurirsi: il sole, il vento e l'acqua.
Tutti sanno che il petrolio - non dico niente di nuovo - è destinato ad esaurirsi e abbiamo anche avuto modo di vedere che l'estrazione selvaggia anche in profondità dove poi non è possibile assumere dei provvedimenti sta sconquassando una parte importante degli Stati Uniti e le foto pubblicate da La Stampa qualche giorno fa dovrebbero servire d'esempio e monito a tutto il mondo (e questo vale anche per il carbone e il gas).
Certamente l'Assessore regionale all'ambiente sa che questi elementi sono soggetti al ciclo di Hubbert, cioè che per tutte queste fonti d'energia, prima del declino, c'è un culmine.
L'Unione Europea ha fissato per il nostro Paese l'obiettivo di arrivare al 17% dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. Mi pare che siamo al 5 quindi, in questo campo, questo Governo regionale e tutto il Paese avrebbe ancora un gran lavoro da fare, perché, questo, caro Presidente Cota rappresenta anche un'occasione di lavoro.
Il precedente Governo regionale ha investito 300 milioni d'euro sulle energie rinnovabili. La Stampa del 7 ottobre 2009 riferisce di 900 imprese piemontesi impiegate in questo settore, alcune delle quali si occupavano di altro, ma, dopo aver riconvertito la loro capacità produttiva, oggi investono in questo campo.
L'Italia è un Paese che spreca il sole, mentre la Spagna ha in progetto la costruzione di dieci centrali solari, pari ad un investimento di quattro miliardi d'euro, per la produzione di 1.300 megawatt all'anno. In questo Paese c'è la possibilità di investire ingenti risorse senza distruggere il territorio, con l'obiettivo di creare occasioni di lavoro.
Avviandomi alla conclusione, richiamo le parole del professor Rubbia che insegna a tutti che il futuro dell'umanità non dipenderà più da una fonte principale, ma da un insieme di fonti pulite e rinnovabili. Il Sole mi rivolgo al Presidente Cota e anche all'Assessore - continuerà a brillare nel nostro Paese ancora per qualche miliardo d'anni, allora pensare di poter utilizzare la sua fonte energetica per investire sul futuro delle nostre famiglie e dei nostri figli e dei figli dei nostri figli credo sia un'opera che deve essere portata avanti. Se il Governo regionale di centrodestra non la pensa così, allora lo dica alla popolazione piemontese ognuno, naturalmente, trarrà le conclusioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Svolgo un breve intervento solamente per ribadire due principi.
In primo luogo, confermo, soprattutto ai colleghi dell'opposizione, che ci atteniamo alla richiesta di convocazione di questo Consiglio e apprezziamo la linea prudente che su questo argomento ha mantenuto il Presidente Cota. In questo momento, secondo noi, le strumentalizzazioni non sono corrette e non sono giuste verso i cittadini piemontesi.
Ci atteniamo all'argomento, anche perché, da quanto leggo: "Nucleare in Piemonte: sull'annunciato ritiro/modifica da parte della nuova Giunta regionale del ricorso presentato... Correttezza vorrebbe che se ne discuta.
Poi - naturalmente, è legittimo, vorrei ben vedere, senz'altro - se l'opposizione vuole approfittare di questo per aprire un dibattito sul nucleare in Piemonte, è liberissima di farlo, noi non stiamo a questo gioco.
Ribadisco anche un paio di questioni. Innanzitutto - e lo dico senza timore di smentita - i ricorsi sono stati presentati nell'ottobre 2009 da Regioni guidate dalla sinistra, a sei-otto mesi dalla tornata elettorale quindi si tratta di ricorsi prettamente politici ed elettorali.
Altresì, a tutt'oggi, le Regioni che hanno mantenuto i ricorsi sono la Toscana, l'Emilia Romagna e la Puglia, che, lo ricordo a tutti quanti, sono guidate da forti coalizioni di centrodestra, proprio per ribadire il tratto esclusivamente politico di questi ricorsi.
Voglio fare un paragone un po' terra terra, come mia abitudine: mi sembra quasi l'affossamento del piano casa portato avanti da tutte le Regioni, o quasi tutte, in special modo dalla Regione Piemonte esclusivamente perché aveva una colpa nel nascere, quella di essere nato sotto un governo di centrodestra. Quindi, qualsiasi Regione guidata dalla sinistra, in special modo in Piemonte, naturalmente, deve andar contro questi provvedimenti, infischiandosene del bene dei cittadini e del fatto che, magari, in quel momento, occorre rilanciare l'economia e il lavoro far lavorare la gente e fare in modo che siano impegnati dei capitali.
Questo non importa, sono prese di posizione esclusivamente politiche ed è avvenuto anche in occasione di questi ricorsi sulla costituzionalità, che sono stati portati avanti da alcune Regioni e, poi, ritirati da altre.
Lo ripeto: come Lega Nord - ma ritengo di potermi riferire anche all'intera coalizione - apprezziamo questa linea di prudenza portata avanti dal Presidente, perché è giusto ragionare su questo. Però, è anche giusto affermare che, proprio perché non crediamo siano limiti di costituzionalità, riteniamo che questo ricorso sia da ritirare, quindi apprezziamo qualsiasi documento che sia portato avanti dalla Giunta in questa direzione.
Ancora un ultimissimo passaggio: ricordo, come già richiamato dal Presidente Cota, che in questa legge è prevista veramente la massima trasparenza e condivisione da parte del Governo centrale con gli Enti locali, siano essi Regioni, Comuni o Province. Questo è importante.
importante in qualsiasi momento coinvolgere la Regione e la Conferenza delle Regioni. Questi sono i fatti, dopodiché sono convinto che il Governo centrale e, poi, le varie Regioni interverranno, discuteranno e valuteranno circa l'opportunità di portare avanti la politica sul nucleare. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Carossa.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Riteniamo sia più che mai opportuno questo Consiglio. Nel momento in cui abbiamo discusso le linee programmatiche, io e altri colleghi avevamo chiesto al Presidente Cota qual era la sua posizione rispetto al nucleare ma non avevamo ricevuto alcuna risposta. Certamente nella sua relazione finale non poteva toccare tutti gli argomenti, ma non aver posto alcun riferimento alla questione del nucleare ci ha sorpresi o, forse, sarebbe meglio sostenere che questo silenzio è stato imbarazzante proprio perch chiaramente, il Presidente Cota non voleva dire nulla.
Ora siamo a discutere di questo ricorso. Il Presidente ha usato termini molto formali assicurando che si tratta di un ricorso non supportato quando invece - e non in termini ideologici, così come diceva il collega Carossa - altre Regioni hanno pendente un ricorso alla Corte costituzionale (sono le Regioni Puglia, Emilia Romagna e Toscana). Chiaramente, la riflessione, che il Presidente Cota, appartenendo al Partito della Lega dovrebbe avere presente, è la seguente: la scelta nazionale sul tema del nucleare va contro l'autonomia delle Regioni e degli enti locali, pertanto ci stupisce che, invece, voglia andare indietro. Abbiamo già visto, anche in altre occasioni, che in realtà sono dette delle cose e poi, invece, sono fatte proposte che vanno esattamente nel senso opposto; quindi, sulla questione nucleare, forse, sarebbe bene che si mantenesse il ricorso e si andasse avanti.
I miei colleghi hanno già illustrato ampiamente quello che ritiene l'opposizione sul tema del nucleare, proprio perché ritiene che la scelta nucleare non sia certamente il futuro. È bene pensare al superamento dei combustibili fossili, però dobbiamo pensare ad altre realtà: la Regione Piemonte nel passato mandato aveva avviato quella che possiamo chiamare la "terza rivoluzione industriale", proprio per lavorare su quelle che sono le energie da fonti rinnovabili. Chiaramente, gli investimenti sul nucleare impedirebbero investimenti su altri fronti che significherebbero anche posti di lavoro, oltre allo sviluppo.
Se da una parte non si vuole investire sulla terza rivoluzione industriale, dall'altra risulta chiaro che questa scelta, la scelta di non investire sul nucleare, come noi auspichiamo, è una scelta che dovrebbe essere considerata in relazione all'ambiente, proprio perché è sì necessario un cambio di rotta, ma un cambio di rotta che appunto pensi ad altro. Anche perché - come ricordavano i colleghi, e voglio ricordarlo anch'io - pensiamo al ciclo nucleare in tutta la sua complessità, che vuol dire estrazione e lavorazione dell'uranio. Sappiamo che l'uranio è comunque una risorsa non disponibile in termini infiniti e neanche così semplice da reperire in Italia; inoltre, ci vuole la costruzione dell'impianto, la sua messa in sicurezza, la sistemazione delle scorie. Quindi grandi quantità d'energie.
Arrivando quindi alla realtà piemontese, proprio sulle scorie ricordiamo i siti già effettivamente presenti sul nostro territorio: abbiamo la centrale elettronucleare Enrico Fermi di Trino, il deposito Eurex di Saluggia, il deposito Avogadro di Saluggia, l'impianto di fabbricazioni nucleari a Bosco Marengo.
bene ricordare tutti questi siti e ricordare che nel programma Presidente Cota, si fa riferimento a quelle che sono definite delle "compensazioni", diciamo contropartite, e cioè negoziare contropartite non solo sulla sicurezza, ma anche sulle scorie antiche.
Vorrei anche qui rifarmi ad un argomento leghista, e cioè ricordare che sul tema del nucleare il Piemonte ha già dato.
Il Consigliere Boeti ha appena ricordato quanto c'è già in Piemonte; in realtà, in Piemonte c'è più dell'80% delle scorie a livello nazionale e quindi in questo senso crediamo che il Piemonte, più d'altre regioni, abbia già dato; pertanto pensiamo non debba investire sul nucleare e porsi, come Regione, in questa direzione.
Purtroppo, invece, alcuni altri fatti ci fanno pensare esattamente l'opposto. Anche il fatto che il Piemonte sia così vicino alla Francia proprio perché ci sono accordi bilaterali con la Francia, potrebbe chiaramente far sì che, invece, il Piemonte sia avvantaggiato. Inoltre, vi sono delle realtà che ogni volta che vi sono dei lanci d'agenzia sull'individuazione dei siti entrano giustamente in fibrillazione, come quella di Trino o di Fossano, che da tempo risulterebbe essere un sito probabile.
Sappiamo che sull'individuazione dei siti si procede secondo questa nuova disposizione nazionale in modo assolutamente non democratico; in questo senso, credo che effettivamente, come Regione, dovremmo mantenere il ricorso. Visto che il Presidente Cota ha assicurato che in Giunta non si è ancora discusso sul ricorso, quindi non è stata ancora presa alcuna decisione in merito; anche noi chiediamo che sul ricorso, si vada avanti.
Si vada avanti non perché si vuole sposare un'ideologia, ma per motivi concreti e per affermare che il Piemonte vuole andare nella direzione opposta per tenere certamente conto del bene dei propri cittadini che, come gli italiani in generale, nel 1987, si sono espressi con un referendum, che non può essere considerata carta straccia.
Quindi chiediamo a lei, Presidente, da questo momento, delle parole chiare sul nucleare per l'Italia, ma soprattutto per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Devo dire che più sta avviandosi questa legislatura regionale e più mi rendo conto di una strana inversione della politica in questa regione.
Tanto che lo dico senza alcuna battuta: consiglierei agli amici della Lega Nord, e mi offro gratuitamente, un nuovo slogan per la prossima campagna elettorale: "Abbasso Roma ladrona, evviva Roma padrona!".
Perché questo è il punto fondamentale. Noi non chiediamo, Presidente Cota e cari colleghi di questo Consiglio regionale, di convincervi rispetto al fatto che la scelta del nucleare sia una scelta sbagliata; è legittimo che su questo tema ci siano delle opinioni politiche diverse. Riconosciamo anche a lei, Presidente, il fatto di aver dichiarato in campagna elettorale d'essere favorevole o di non avere ostracismi nei confronti della scelta del nucleare. Quello che non è legittimo, Presidente, è che lei non ritenga giusto tutelare non soltanto gli interessi del Piemonte sotto questo aspetto, ma neanche il ruolo dell'autonomia regionale! Anzitutto, vorrei ricordare al Consigliere Carossa che non è vero che sono rimaste soltanto tre Regioni con il proprio ricorso alla Corte Costituzionale; in realtà, sono tre le Regioni che hanno proposto un secondo ricorso alla Corte Costituzionale, perché le altre Regioni non hanno ritirato il ricorso che avevano già presentato alla Corte Costituzionale.
Vorrei anche sottolineare due considerazioni rispetto all'intervento del Presidente Cota. La prima. Presidente, ma come fa a sostenere che il ruolo d'interevento della Regione è tutelato quando l'articolo 4, cui lei ha fatto riferimento, del decreto legislativo n. 31 del 2010 dice testualmente: "Autorizzazione degli impianti nucleari: la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari sono considerate attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica che viene rilasciata su istanza dell'operatore e previa intesa" - non con la Regione! "con la Conferenza unificata, con Decreto del Ministro dello Sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'Ambiente".
Posso rappresentarvi un possibile film? Ad un certo punto decidono di votare a favore alcune Regioni, quelle non interessate alla presenza dei siti nucleari sul proprio territorio, e dell'opinione che può essere espressa da parte delle Regioni ospitanti i siti nucleari all'interno della Conferenza unificata se ne fanno un baffo! È uno scenario possibile? Sì, è uno scenario possibile! Così com'è vero che - sempre facendo riferimento al decreto legislativo, all'articolo n. 11, sesto comma, cui lei ha fatto riferimento Presidente (non lo leggo tutto) che parla di certificazione dei siti - dice che sul sito certificato deve essere costruita un'intesa attraverso un Comitato paritetico tra Ministeri competenti e la Regione, che deve garantire la rappresentanza del Comune interessato all'interno della propria delegazione. Dice anche un'altra cosa, però! Dice che qualora non sia possibile mettere in piedi la Commissione paritetica, o qualora la Commissione paritetica non addivenisse a nessun risultato, se ne fa un baffo! Anche su questo piano.
questa l'autonomia regionale di cui lei vuole essere difensore Presidente? Non voglio fare un lungo intervento, anche perché nello specifico altri colleghi sono già intervenuti.
Credo che noi la combatteremo sul piano politico, anche se rispettiamo la sua scelta di essere convinto della vocazione nucleare, o della scelta nucleare, però le chiediamo di non abdicare al suo ruolo di difensore non della Regione Piemonte, ma dell'autonomismo regionale, perché questa è materia, perlomeno, concorrente tra Stato e Regione. Un Presidente della Regione, su una materia concorrente Stato-Regione, non può lasciarsi fare tutto quello che il Governo centrale ha voglia di vedere realizzato su questo tema. Il senso dell'ordine del giorno è quello di dire che noi chiediamo che la Regione non ritiri il ricorso, ma che ne presenti un nuovo, come hanno fatto le altre tre Regioni, alla Corte Costituzionale sul decreto legislativo del 2010. È il senso non di una battaglia ideologica se per battaglia ideologica intendiamo "nucleare sì-nucleare no", ma è il senso di una battaglia che dice: "Signori, quand'anche la Regione Piemonte per voce del suo Presidente, fosse favorevole alla scelta del nucleare, la Regione Piemonte non può vedere, sostanzialmente, cadere una scelta sulla propria testa, sulle proprie comunità locali, senza alcuna possibilità d'intervento".
una cosa più semplice quello che le chiediamo nell'ordine del giorno e nella convocazione odierna straordinario del Consiglio regionale, signor Presidente. Le chiediamo di riflettere, signor Presidente, perché - non la voglio mettere su questo piano, però ogni giorno che passa matura in noi questa convinzione - i suoi atteggiamenti sono più caratteristici di una persona che vuole essere leader politico nazionale di un partito, piuttosto che Presidente della Regione.
Essere Presidente della Regione significa difendere fino in fondo l'autonomia regionale; significa difendere fino in fondo gli interessi della Regione Piemonte; significa difendere fino in fondo gli interessi della comunità locale piemontese; significa rivendicare che su questi temi e su queste scelte, ci si siede al tavolo della discussione non come convitato di pietra, ma come il Presidente di una Regione che vuole rivendicare le proprie competenze, la propria autonomia e di contribuire al futuro della propria comunità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Sono nelle condizioni di dovere ammettere che stento a dare un significato condiviso, nel senso di comune, ai termini che il nostro Presidente usa in Aula. Ovviamente, questa è solo conseguenza della mia incapacità.
In modo particolare, la questione per la quale il tema del ricorso è stato presentato, nella risposta del Presidente Cota, come questione su cui non dovrebbero gravare approcci ideologici.
Il carattere ideologico che il Presidente ha assegnato alla discussione ha due profili. Nel primo caso il profilo prevalente era quello formale. Si diceva: in fondo le intenzioni delle amministrazioni regionali, nella fattispecie della nostra, si rivolgevano ad una presunzione di violazione del Titolo V nella riforma della Costituzione, quindi è un'ingerenza indebita delle prerogative statali rispetto all'autonomia delle istituzioni regionali.
Essendo ciò venuto meno dalla conversione del decreto legislativo sarebbe specioso proseguire in questo tipo di ricorso formale, poiché la prerogativa della Regione ci sarà - ci sarà tutta - e sarà nello strumento che è stato qui ricordato dell'intesa sia a livello di Conferenza Unificata sia a livello d'Accordi di programma, di localizzazione.
Altri colleghi si sono già soffermati sulla scarsa rilevanza, dal punto di vista dell'autotutela e della determinazione della Regione, di quanto previsto dal successivo decreto legislativo, e dalla preoccupazione che altre Regioni hanno evidenziato con il ricorso successivo.
Voglio soffermarmi non su una presunzione di conflitti di competenze istituzionali - come se le questioni fossero risolvibili ai rapporti muscolari tra il Presidente di una Regione e un Ministro a seconda delle coalizioni che governano l'uno e l'altra - quanto, piuttosto, sul fatto che il ricorso presentato dall'amministrazione precedente non aveva a cuore esclusivamente una questione di ruoli istituzionali, ma la cultura di questa regione che, prima ancora di entrare nella discussione rispetto al tema del nucleare, proprio per la storia che l'ha caratterizzata su questo particolare profilo, pone una questione di trasparenza dei percorsi decisionali.
Signor Presidente, questa è una regione per la quale le popolazioni interessate non conoscono le caratteristiche dei piani di trasporto all'estero dei residui nucleari, nonostante questo attraversi parti significative del nostro territorio.
Il Piemonte è un territorio che, ospitando l'86,5% dei rifiuti radioattivi, ancora non ha avuto la possibilità di conoscere quali possono essere le conseguenze, attraverso un adeguato piano di monitoraggio e di sorveglianza della popolazione, sulle condizioni di salute della popolazione stessa. Questo è un territorio che, avendo avuto il tipo d'esposizione che conosciamo, intenderebbe - da parte delle sue popolazioni, non da parte degli amministratori che si alternano - di poter essere garantito sulla trasparenza delle decisioni che li coinvolgono.
questa la ragione che portò la precedente Giunta ad inoltrare il ricorso, una ragione non formale. È un tema sostanziale che non può essere rimosso.
La prova che la questione è così vissuta all'interno della cultura del territorio sta nel fatto che il Consiglio regionale, che ancora riflette nella sua maggioranza e nella sua minoranza la cultura di questo territorio, si è esercitato, più che in ogni altra materia, a scrivere proposte di legge, poi diventate leggi, che esattamente si ponevano il problema del controllo sociale, rispetto alle scelte che caratterizzano l'esposizione ambientale dei propri territori.
Voglio citare, a proposito, proprio l'ultimo lavoro di quest'Aula consiliare, cioè la legge n. 5 del 2010. Legge riguardante le norme sulla protezione dalle esposizioni a radiazioni ionizzanti voluta da questo Consiglio, con la quale questo Consiglio determinò un'indicazione specifica, anche relativamente ai trasporti dei materiali residuali delle lavorazioni nucleari. Tale legge fu votata, in modo trasversale, dal Consiglio regionale.
Non credo che la posizione di voto dell'attuale Assessore Cavallera fosse ideologica quando votava come Consigliere, anziché come Assessore.
Pertanto, mi sembra che il tema di cui stiamo discutendo non sia la posizione di galateo istituzionale tra due Enti o tra due maggioranze diverse, ma sia la volontà che il Consiglio regionale intende ancora, o non intende più, assegnare rispetto alla necessità, che credevo condivisa (così emergeva da leggi approvate unanimemente), di rendere trasparente nei confronti delle nostre popolazioni quali sono le sorti che le coinvolgeranno e per quanto tempo le coinvolgeranno.
Si è parlato di localizzazioni, ma non si è parlato di localizzazioni dei depositi e per quanto tempo questo coinvolgerà i nostri territori, n di come l'amministrazione regionale intenda essere significativa rispetto ad un rapporto di partecipazione con i propri territori.
Vede, Presidente, ho molta pazienza e credo che il tempo ci darà ragione: oggi lei rivendica la piena titolarità di poter concordemente decidere con il livello del Governo nazionale o di poter, in un gioco solo istituzionale, rappresentare correttamente le posizioni, gli interessi e le culture del territorio del Piemonte.
Credo che quando ciò non potrà accadere, lei non potrà più fare riferimento, né in quest'Aula né fuori da quest'Aula, rispetto alla sua possibilità di rappresentare il proprio territorio, tanto meno scaricare sulle responsabilità governative che oggi, invece, le sono così care, così simili e così affini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Non c'è dubbio qual è il pensiero sulla questione del nucleare dell'Italia dei Valori e di chi vi parla. Come tutti sapete, abbiamo promosso una raccolta di firme referendarie contro il nucleare.
Noi ci chiediamo come mai, dopo che l'80% dei partecipanti ad un referendum nel 1987 avessero dichiarato la totale indisponibilità verso il nucleare, un bel momento Berlusconi, il capo del vostro Governo, ha reintrodotto lo stesso nucleare semplicemente di fatto con una stretta di mano a Sarkozy.
Non mi dilungherei eccessivamente sulla questione su cui i miei colleghi hanno ritenuto di dover disquisire, cioè del "ricorso sì-ricorso no", perché è stata ritirata la firma sul ricorso per quanto riguarda le responsabilità che attengono all'attuale Presidente Cota.
A me sembra ovvia la risposta, cioè non è necessario né invocare l'ideologia né invocare i motivi tecnico-burocratici e giuridici. La risposta è unica, è semplice, è ovvia: come fa un rappresentante autorevole di un partito dell'attuale maggioranza a mettersi molto semplicemente contro una decisione governativa e del capo del Governo, che si chiama Cavaliere Berlusconi? Come fa? È impensabile. Ed io, per onestà intellettuale, devo dire che questa non è una colpa, perché come fa ognuno di noi, di fatto, a mettersi contro le decisioni del proprio partito? Quindi, caro Presidente, non gliene faccio una colpa; bisogna solo avere l'onestà di dichiarare le cose come stanno. Di fronte all'onestà intellettuale di dichiarare le cose come stanno, nessuno può eccepire. Ed è inutile - ripeto - fare ricorsi alle quisquilie burocratiche amministrative e giuridiche di norme e non norme. Non è il caso di far perdere tempo su quello.
Invece dobbiamo approfondire questo aspetto, che è un aspetto politico di cui lei ovviamente si deve fare carico.
Lei deve potere dire ai suoi elettori, agli elettori che l'hanno portata su quel seggio di Presidente della Regione Piemonte: "Faccio una scelta!". E lo deve dire in modo chiaro, non può tergiversare, non pu usare atteggiamenti cerchiobottisti, ma deve dire: "Mi metto contro una decisione governativa di quel tipo, e quindi attivo tutti i meccanismi giuridici, politici e di qualsiasi natura in tal senso, oppure non lo faccio".
una scelta che lei deve fare, è legittimo che lei la faccia, ma deve farla e noi le chiediamo che lo faccia e che dichiari quello che avrà scelto di fare.
Ma noi ci chiediamo ancora un'altra cosa: a chi giova, di fatto, questo ritorno al nucleare? La risposta è semplice: giova alle solite lobby, a quelle lobby che sono rimaste sotto la cenere per tanti anni e oggi hanno trovato nella decisione governativa di Berlusconi e di questo Governo la possibilità di riemergere con interessi miliardari.
Sono mille i motivi per cui noi riteniamo che si debba dire no al nucleare; tantissimi sono stati detti, ridetti e ripetuti dagli altri colleghi.
Voglio anch'io semplificarli più con slogan che con letture di proclami. Diciamo che le quattro centrali nucleari, come tutti sappiamo e continuiamo a ripetere, non produrranno neanche l'8% del fabbisogno di cui l'Italia avrebbe bisogno dal punto di vista energetico. Quindi, come si fa a pensare di spendere una cifra enorme per quattro siti pari a circa 20 miliardi d'euro e per coprire un fabbisogno dell'8% circa.
Dovremo comunque pensare a fonti rinnovabili e ad energie diverse.
Comunque dobbiamo poter dire, e lo dobbiamo dire onestamente, ai nostri cittadini che le bollette saranno di gran lunga più care di quelle attuali.
Dobbiamo anche ricordare che le scorie non sono smaltibili e che non è ancora stato risolto il problema dello stoccaggio.
Dobbiamo ricordare che la tecnologia nucleare comporta dei rischi enormi per la salute e che quella che noi compriamo dai francesi è costosa obsoleta, inquinante, oltre che estremamente rischiosa.
Altro elemento. La centrale nucleare utilizza un'enorme quantità d'acqua ed altera gli equilibri idrogeologici del territorio ed espone le falde acquifere a rischi gravissimi. E sappiamo tutti quello che sta succedendo nella nostra Regione a Saluggia.
Dobbiamo ancora non dimenticare un altro aspetto: che il nucleare civile è stretto parente del nucleare militare ed espone i siti ed i paesi che lo ospitano ad attacchi terroristici. Questo non lo dobbiamo dimenticare, perché è un rischio concreto.
Per finire, l'uranio è una risorsa scarsa, molto più scarsa del petrolio, e si esaurirà in poche decine d'anni e vedrà ben presto lievitare i prezzi durante questa fase.
Quindi, oltre a queste lobby, volete dei nomi? Ve li posso tranquillamente fare. Si è formata la società "Sviluppo Nucleare Italia S.r.l.", composta da ENEL ed EDF per lo studio della fattibilità di questi quattro siti.
Inoltre, indubbiamente è prevista la costituzione di società ad hoc per la messa in esercizio d'ogni impianto. E la nuova legge sul nucleare, la n.
99 del 29/7/2009, palesa tutta l'antidemocraticità e l'intrinseca pericolosità del nucleare nelle famigerate aree d'interesse strategico nazionale. Questo non ci lascia sbigottiti.
Quindi, oltre agli industriali, non si capisce chi voglia queste centrali nucleari e non si capisce nemmeno perché questo Governo e Berlusconi abbiano voluto addivenire a questo tipo di soluzione.
Inoltre ognuno dice sì, però non a casa propria! Devo dire che in campagna elettorale io l'ho seguita, Presidente Cota. Lei è stato un po' particolare rispetto agli altri candidati, perché si dichiarava disponibile ad ospitare le centrali e diceva testuali parole: "Se ci sarà trasparenza dei criteri e limitatamente alla quarta generazione". Mi dispiace Presidente, doverle far notare che nessuno parla di quarta generazione per questi siti. Purtroppo - e sottolineo il purtroppo - è sempre la terza generazione che ci riguarda.
Quindi, sarebbe un atto d'orgoglio ed uno scatto di coraggio dal suo ruolo e dalla sua posizione di sicura ed inconfutabile autorevolezza nell'ambito del panorama partitico di questo governo, dire no al nucleare almeno per quanto riguarda la sua Regione, la Regione che in questo momento lei ha la responsabilità di governare.
No al nucleare! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Intervenire a questo punto del dibattito da una parte è un vantaggio perché molte cose già sono state dette; dall'altra parte è uno svantaggio perché si rischia inevitabilmente di ripetere alcune considerazioni.
Anch'io, come altri che mi hanno preceduto hanno fatto, pur essendo fermamente convinto della non utilità di una scelta nucleare in termini d'opportunità per la nostra Regione e per il nostro Paese, convinto come sono che, per quello che ho avuto la possibilità di approfondire, leggendo studi e verificando il parere di persone più esperte di me sulla materia, i costi di realizzazione delle centrali, in termini di ricaduta sui costi d'esercizio se computati, rendono economicamente non sostenibile e vantaggiosa questo tipo di scelta, ma soprattutto per il fatto che i costi di gestione e smantellamento delle scorie rimangono ancora totalmente un grande punto interrogativo: in quanto processi di gestione di scorie di decenni fa anche nel nostro paese e nella nostra regione, continuano ad essere oggetto d'intervento. I costi complessivi non li conosciamo, ma lasciano totalmente aperte tutte le questioni riguardanti i temi della sicurezza e della salute, ma questo, come dicevo, è un mio convincimento personale.
Nel vostro programma elettorale affermate opinioni diverse; lasciate aperte diverse possibilità per la nostra regione, ma sul punto, quando verrà il momento, avremo occasione di discutere e di confrontarci.
Nel merito del ricorso, voglio fare anch'io due considerazioni formali.
La prima è già stata fatta dal nostro Capogruppo: non è assolutamente vero che solo tre Regioni hanno mantenuto in essere il ricorso. È altresì vero che tre Regioni hanno fatto un ulteriore ricorso contro il decreto legislativo del febbraio di quest'anno. Il quadro è leggermente diverso.
Per rispondere al Consigliere Carossa, voglio solo precisare che aver fatto il ricorso ad ottobre non è stato per ragioni di natura elettorale forse le è sfuggito che la legge è del luglio del 2009, quindi non si poteva fare prima, bisognava, quanto meno, avere presente la legge precedente. È del 23 luglio 2009, quindi è evidente che nei mesi seguenti abbiamo fatto ricorso contro questa norma. Il decreto legislativo è di questo anno.
Credo che lei, Presidente, dovrebbe riconsiderare, seppur le devo dare atto che quanto ci ha esposto sono le prime valutazioni ancora oggetto di un approfondimento che dovrà avvenire, non solo la possibilità, ma la necessità di mantenere in essere quel ricorso e di prendere in considerazione la possibilità di ricorrere anche contro il decreto legislativo del febbraio 2010. Questo perché al centro della questione c'è la possibilità di avere gli strumenti per tutelare e difendere i cittadini da quelle che saranno - o rischieranno di essere - le ricadute di scelte che potranno gravare sulle nostre teste, poiché possiamo e dobbiamo avere gli strumenti per tutelare gli interessi, la salute e le prospettive di qualità di vita dei cittadini che risiedono sul nostro territorio.
Ritengo che la questione di fondo sia la possibilità di compiere attraverso le Istituzioni, scelte che saranno più convenienti per i piemontesi. Questo lo dico a maggior ragione nella convinzione del fatto che la Regione Piemonte, su questioni nucleari, non sia un'Istituzione qualsiasi. L'ha già detto qualche Consigliere prima di me: abbiamo già dato. Abbiamo una situazione, in alcune aree del nostro territorio, già fortemente a rischio e compromessa. Credo che accettare oggi, supinamente una normativa che di fatto toglie dalle nostre mani la possibilità di assumere scelte e ruoli fondamentali per la tutela degli interessi del nostro territorio e dei nostri concittadini, sia una scelta, oltre che improvvida, molto pericolosa.
Non lasciamoci ingannare dal fatto che il decreto legislativo prevede un accordo in Conferenza Unificata: non vuol dire che avremmo necessariamente voce in capitolo sulla scelta, perché le scelte fatte in Conferenza Unificata si prendono in un concerto di pareri espressi. Come ha raffigurato molto bene il nostro Capogruppo, il rischio assolutamente non marginale è quello che, dovendosi trovare una vittima sacrificale, le Regioni più fortemente interessate alla fine saranno quelle che meno conteranno su questo tipo di decisioni.
Mi permetto - e lo faccio convintamente perché credo che il nucleare non sia un'opportunità, ma un rischio e un problema - di sollecitarla in questa fase, non tanto a discutere sul nucleare, quanto a salvaguardare con una scelta responsabile questo diritto di ricorso alla Corte Costituzionale, che poi deciderà nel merito chi ha ragione e chi ha torto.
Occorre tutelare e salvaguardare, attraverso questo strumento, la possibilità di decidere in Piemonte del futuro della nostra regione ed avere ancora gli strumenti per tutelare e salvaguardare gli interessi, i diritti e la salute dei nostri concittadini e dei nostri territori. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Colleghi e Presidente della Giunta, la questione che affrontiamo oggi prima ancora che una questione di politica energetica, è una questione politica a tutto tondo. Trovo legittimo, anche se non lo condivido, il fatto che il Governo abbia deciso di puntare sul nucleare. C'è una discussione aperta tra le forze politiche. Non nego che si tratti di una questione complessa e non sarei per ridurla o per semplificarla, perché mi rendo conto che è un tema che occupa una discussione politica: nucleare sì nucleare no, quale nucleare, di terza generazione, di quarta generazione.
un tema che non si può banalizzare e sta impegnando paesi capitalisti, a fronte di vicende come quelle che in questi giorni occupano le prime pagine dei giornali.
Che ci sia l'esigenza di ridurre la dipendenza dal petrolio è questione che difficilmente possiamo espungere dal dibattito politico. È un tema che esiste. Io, che tutte le sere guardo la televisione, sono colpito dal fatto di come si possa far scempio anche dell'ambiente e della natura, e sono sempre più convinto che ad un certo punto l'ambiente e la natura, stravolti da un'economia che fa violenza, si prendano le loro rivincite.
Il tema esiste, però vedo alcuni rischi. Il primo è quello che noi mettiamo in un angolo scelte che invece hanno un valore strategico, per esempio per questa Regione. In questi anni, il Piemonte ha investito molto sulla ricerca e sulle fonti rinnovabili. Scelte come quelle che il Governo vuole realizzare rischiano di confinare in un angolo politiche energetiche che, invece, credo avrebbero un valore strategico per questo paese e consentirebbero un riequilibrio rispetto al petrolio.
Quando il Governo - Presidente, glielo dico perché lei è ancora un parlamentare, un esponente importante della maggioranza che governa questo Paese e all'epoca era Presidente della Lega - adottò il provvedimento sulle centrali nucleari, lo fece, ovviamente, oscurando il tema importante dei siti nei quali avrebbe dovuto essere realizzate le centrali. Eravamo a ridosso della campagna elettorale, e dato che il collega della Lega ha parlato d'atteggiamento strumentale ed elettorale da parte del PD, devo ricordarvi che la scelta di occultare il tema dei siti è nata esattamente dalla volontà di parlare a quella parte del Paese che considera strategica la scelta del nucleare, ma omettendo di affrontare il tema cruciale delle localizzazioni. Era un modo intelligente, strumentale o furbesco, per non affrontare il tema e non scontrarsi con quelle popolazioni che vedono dico giustamente - quest'eventualità come un rischio, una minaccia. Non c'è il Consigliere Pedrale o il Vicepresidente Rosso, ma sapete che la questione di cui si parla riguarda Vercelli, o no? Adesso parliamo di massimi sistemi, ma se traduco in linguaggio piemontese il decreto del Governo, lì ci sono tre parole: Provincia di Vercelli. O mi sbaglio? Il collega Pedrale oggi non parla, l'Assessore Rosso non c'è (sarà a Roma!) ma è evidente che sia questa la questione.
Il Piemonte è interessato direttamente da questa politica, per cui dovrà affrontarla. E, allora, non potremo almanaccare - scusate il termine colleghi - e discettare sui massimi sistemi. Perché quando affronteremo la questione concreta su dove fare in Piemonte la centrale nucleare emergerà la questione di Vercelli: vi vorrò vedere! Lì non potrete fare il "Governo" e "l'opposizione", perché non ve lo consentiremo. Non potrete, a Vercelli organizzare manifestazioni contro il nucleare e qui, magari, nicchiare e far decidere a Roma, nascondendovi dietro l'alibi che a decidere è stata la Conferenza Unificata. No, no, non funziona! La Conferenza Unificata non è un simulacro.
Per questo, Presidente, le chiedo di mantenere il ricorso.
Lo mantenga, perché io, prima ancora che una questione di politica energetica, pongo una questione politica. Perché se deve essere il Piemonte, vorrei che a decidere se farla e dove farla fossero i piemontesi non la Conferenza Unificata, e nemmeno la Regione Umbria, che magiari non ospita una centrale nucleare. Non mi convince! Perché questa è una falsa democrazia. È una falsa partecipazione.
Il Piemonte si assuma, semmai, le sue responsabilità e la Giunta di centrodestra faccia la sua parte per difendere questa scelta. Ciò che non potrà essere tollerato, però, è che a decidere siano altri al posto dei piemontesi. Si opta per il nucleare? Perfetto. Posso non condividere la scelta, ma sono per una discussione aperta sulle opzioni di politica energetica. In ogni caso, se farete questa scelta, voi che governate il Nord dovrete dire ai piemontesi cosa volete fare: dovrete andare a Vercelli e raccontare ai vercellesi che voi siete favorevoli a fare lì la centrale nucleare, e non da un'altra parte.Non vi sarà consentito, però, fare i federalisti a Roma, in Parlamento (laddove le chiacchierate sul federalismo non finiscono più!), e i centralisti in Piemonte. Perché se difendete quest'impostazione, voi qui rinunciate a difendere una delle ragioni sulla base delle quali la Lega, in questi anni, ha rivendicato le ragioni territoriali del Nord.
Qui, allora, non ci siamo. Non ci siamo! Voi dovreste - io credo - difendere fino in fondo le motivazioni sulla base delle quali la Giunta precedente, anche se era di sinistra, ha ritenuto di presentare il ricorso. Perché quelle ragioni dovrebbero unirci.
Poi ci potremo dividere sul "nucleare", sul fatto che voi deciderete che sia opportuno realizzare in Piemonte - a Trino piuttosto che a Vercelli una centrale, e noi vi diremo di no, ma tutti insieme, oggi, conveniamo sull'esigenza di dire al Governo centrale che questa Regione decide se fare e dove fare una centrale. Non decide il Ministero Scajola, buonanima! Non decide più, per fortuna, Scajola, e neanche la Conferenza Unificata Presidente Cota! A meno che non si pensi a qualche furbizia tattica. Ma siccome il problema è cruciale, perché riguarda la politica economica e le prospettive di sviluppo di questo Paese, dovete immaginare che la questione non possa essere affrontata, diciamo così, attraverso qualche "furbizia tattica" all'interno della Conferenza unificata. Presidente, il tema è tutto qui: la questione è politica, prima ancora che di politica energetica. Voi scegliete il nucleare? Capisco il tema, l'ho detto all'inizio. È un argomento che divide e che attraversa gli schieramenti politici. Ma il partito della Lega, che esprime il Presidente della Giunta in questa Regione, non può dimenticarsi che il ricorso è la conditio sine qua non al diritto di decidere se fare e dove fare una centrale nucleare.
Rinunciare oggi al ricorso presentato dalla Giunta Bresso significa abdicare alla vostra funzione. Volete farlo? Fatelo. Smettetela però - ve lo dico amichevolmente - di darci lezioni sul federalismo. Smettetela! Perché qui siamo in presenza di atti di Governo che hanno un sapore centralista, rispetto al quale la politica regionale s'inchina.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Non ritengo sia questo il luogo in cui discutere se il nucleare in questo momento abbia un senso o meno, anche perché l'analisi sul nucleare come tutti i temi scientifici di gran rilevanza, vede illustri oppositori e altrettanto illustri sostenitori.
L'aspetto veramente affascinante è che, se in generale, sui temi morali, religiosi o etici la varietà degli atteggiamenti può essere concepibile, in ambito scientifico, a fronte di numeri, di dati, di diagrammi e di fatti, in teoria, non dovrebbe essere così. Eppure anche su questi argomenti è ben difficile avere una visione netta a chiara.
Ritengo che la posizione sul nucleare possa essere valutata su fatti su alcuni elementi base che sono indiscutibili: le scorie, sono un problema (l'87% delle scorie sono in Piemonte e sono certamente nocive e lesive per la salute dei cittadini); un'indicazione del Governo nazionale, la cui vocazione è raggiungere il 17% di energia prodotta con forme alternative, a fronte di un 5% attuale; infine, terzo e ultimo livello di analisi è l'indicazione da parte della gente, il referendum del 1987 che ha detto "no" al nucleare. Questi sono i fatti.
La Regione Piemonte ha presentato nel 2009 questo ricorso e oggi abbiamo indicazioni che il ricorso sarà ritirato.
Il Capogruppo Carossa sostiene che non ha una valenza di indicazione esatta da parte del Governo della Regione, perché in realtà il Governo mantiene un atteggiamento prudente dal momento che il ricorso era stato presentato solamente con l'indicazione e l'atteggiamento di carattere esclusivamente elettorale (perché presentato sette mesi prima).
Ritengo che questo sia parzialmente vero, per una ragione: sovente infatti, i temi sbandierati in campagna elettorale sono dei "macrotemi" che alla gente interessano particolarmente e, di conseguenza, necessitano poi di spiegazioni, di soluzioni e di realizzazioni concrete. Da questo punto di vista, quindi, credo che ci debba essere una giusta indicazione di prudenza su qualsiasi valutazione su un ambito tanto complesso e soprattutto, com'è stato finora ripetuto, il fatto che ci sia, da parte del Governo della Regione, una volontà di decidere cooperando insieme al Governo nazionale.
Il Capogruppo Carossa ha sostenuto, poc'anzi, che questo sarebbe avvenuto, in una forma di assoluta trasparenza. Personalmente, dubito che nel momento in cui Berlusconi e Sarkozy si sono accordati per le centrali nucleari, ci sia stata una consultazione nei confronti delle Regioni. Le Regioni saranno forse consultate in seguito per la localizzazione, però è giusto che il potere della Regione si faccia valere soprattutto su una scelta così importante e determinante per la politica energetica e per la salute dei cittadini.
Penso, quindi, che l'indicazione in relazione a questo ricorso debba essere vissuta come una necessità, da parte del Presidente della Giunta, di acquisire più informazioni possibili per poi fare una scelta competente serena e lungimirante in relazione a un tema così importante per la salute della gente che per le tasche dei cittadini piemontesi. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Accolgo l'invito del nostro Presidente Cota di intervenire in merito ricorso alla Corte Costituzionale in sé, e non di materia di politica energetica, sebbene in merito ci sarebbe tanto da discutere. Non mi soffermerei, quindi, soltanto sulle opinioni del nostro Gruppo consiliare ma sui fatti. Nel senso che sappiamo che oggigiorno, com'è già stato accennato in un precedente intervento, non abbiamo bisogno di altre centrali energetiche, che siano esse termoelettriche, elettronucleari o quant'altro, dal momento che siamo in una situazione di over capacity: abbiamo cioè una potenza nominale installata maggiore di quella che ci serve, anche in una produzione di picco.
Posto questo punto fondamentale, e posto che tutte le linea guida dei piani energetici prevedono a monte il risparmio, cioè l'efficienza energetica, cercherei di non dilungarmi sulla questione energetica che avrà la possibilità di essere trattata in altre sedi.
Per quanto riguarda invece il ricorso in questione, penso che sarebbe corretto per svariati motivi che l'attuale Giunta lo portasse avanti; sia per una questione di continuità amministrativa, in quanto non ci sembra il caso di interrompere un ricorso portato avanti dalla precedente Giunta con motivazioni prettamente politiche; sia per riguardo al vostro elettorato in buona parte federalista e leghista, che vi ha votato pensando di poter essere padrone a casa sua; e invece così non è, in quanto sono imposte scelte da Roma e lei, nella sua duplice veste di Presidente di una Regione e di deputato alla Camera, si trova nell'imbarazzo di doverle attuare in casa. Proprio per questo noi le rinnoviamo la richiesta di sciogliere quanto prima la sua incompatibilità, sancita dalla Costituzione all'articolo 122, e di fare a tutti gli effetti il Presidente della Regione Piemonte, perché di questo tutti i cittadini piemontesi hanno bisogno.
Sicuramente un terzo punto per cui le chiediamo di proseguire con il ricorso alla Corte Costituzionale è per l'interesse di tutti quanti gli elettori. È già stato ribadito prima: nel 1987, 23 anni fa - sicuramente non sono passati anni a sufficienza per dimenticarsene - più del 50% degli italiani, l'80% di coloro che andarono a votare, disse no al nucleare e soprattutto disse no all'imposizione da parte di un Governo centrale per quanto riguarda la localizzazione di centrali nucleari, abrogando delle norme precedenti che garantivano, nel caso di inadempienza degli Enti locali o della Regione, la sussidiarietà da parte dello Stato centrale.
Praticamente, quindi, si torna indietro: con un Governo che dovrebbe garantire le autonomie locali e dovrebbe essere federalista, si ritorna indietro di 23 anni. Questo ci fa sicuramente sorridere e un po' lacrimare.
Ricordiamo inoltre che, a quanto ci risulta, l'ultimo piano energetico regionale stilato è quello della Giunta Ghigo che, comunque, era retta dalle stesse alleanze e dagli stessi partiti; magari il Presidente non era dello stesso colore, ma, insomma, erano vicini. Questo piano energetico sanciva chiaramente l'uscita della Regione Piemonte da qualunque possibilità di ritornare al nucleare; e sanciva anche la necessità di mettere in sicurezza le già citate postazioni in cui sono presenti rifiuti radioattivi - Saluggia, Trino e Bosco Marengo - come passo fondamentale. Ci sembra strano, quindi, che un esecutivo della stessa area di centrodestra a distanza di sei anni - tra l'altro senza neanche mettere mano al piano energetico regionale - possa cambiare totalmente opinione. E questo, noi riteniamo, per un fatto meramente politico, non tecnico: in ossequio alle scelte che sono state fatte nel Governo centrale, che tra l'altro sembra siano anche costate qualcosa al Ministro che le ha proposte. Quindi questo è un segno di un possibile dietro front del Governo, anche perché ci sembra che non ci siano i fondi, come è ci stato detto.
Dunque, al di là della pericolosità del nucleare e della scarsità delle risorse prime (uranio e plutonio), sembra che non ci siano proprio i fondi questo lo sappiamo dalla manovra finanziaria. Quindi si fa una manovra che mette le mani nelle tasche degli italiani e poi si vuole investire in centrali che, come ho detto prima, non servono: al di là che siano nucleari o di altro tipo, non servono.
Proprio per questo chiediamo al Presidente della Giunta Cota di portare avanti, per quanto riguarda la Regione Piemonte, il ricorso: ci sembra assolutamente fattibile anche perché, ripeto, la norma viola proprio il Titolo V della Costituzione relativamente alle competenze concorrenti, in materia di energia, della Regione.
Se vogliamo andare verso un percorso di maggiore autonomia delle Regioni, non ci sembra questo il modo di iniziare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Novero, che interviene in qualità di Consigliere. Si tratta del penultimo intervento, prima di quello del Consigliere Lepri.



NOVERO Gianfranco

Intervengo perché vorrei chiarire un piccolo aspetto. Se io fossi convinto che quello che diceva prima il collega Bono è vero, cioè che il Piemonte ha un'autosufficienza - non dico un esubero, ma almeno un'autosufficienza - di produzione di corrente elettrica a costo normale non diciamo sottocosto, ma a costo normale - sarei contrarissimo al nucleare.
Nella mia zona canavesana le aziende chiudono. Noi avevamo una zona ricchissima di cartiere perché c'era molta acqua, perché per fare la carta ci vuole molta acqua. Ma insieme all'acqua ci voleva anche l'energia. Io onestamente non lo sapevo e secondo me i colleghi dovrebbero documentarsi su queste cose: sapete che il costo energetico di 100 euro della carta che utilizziamo in Aula ammonta a 30 euro? Allora, se il costo dell'energia elettrica qui in Italia è il doppio, qualcuno dice più del doppio, che in Francia, è chiaro che la carta la fanno in Francia e non in Italia e che noi non siamo più competitivi.
(Commenti in aula)



NOVERO Gianfranco

Per carità, sono sempre disponibile a verificare: usciamo da quest'aula, facciamo uno studio e vediamo un po' se questi dati sono veri se è vero che dalle mie parti non c'è sufficiente energia elettrica per garantire le folli quantità necessarie a far funzionare un polo di stampaggio.
Decidiamo su una cosa: se noi pensiamo di fare le mammole - io vengo da una zona contadina e sono animato da spirito contadino - e pensiamo di vivere con l'erba dei nostri prati, magari senza l'acqua - perché sussiste anche un problema in tal senso - va bene, è bucolico. Ma se pensiamo che occorra anche qualche fabbrichetta che produca qualcosa, che occorra anche dare lavoro agli operai - ci sono ancora quelli che lavorano - abbiamo bisogno di energia; non per le lampadine elettriche: io starei anche al buio, consumerei anche molto di meno, a casa mia la sera spengo quasi tutto. Voglio dire che se noi vogliamo risolvere qualche problemino dell'industria, tanto per venire al dunque, dobbiamo risolvere il problema del costo dell'energia elettrica.
Allora, se scoppia la centrale che produce l'energia per le nostre aziende canavesane... Penso che il Piemonte non sia così ampio da avere delle zone che vivono realtà opposte, per cui, se la realtà è questa, ho qualche problema. Attenzione, non ho un problema perché lo "Stato padrone romano", che ultimamente parrebbe sia la vostra ossessione, me lo impone.
Non può "fregarmene" di meno, il Piemonte ha bisogno di energia elettrica per la propria industria! Scusatemi, non sono mai stato filoindustriale, ma, secondo me, in questo momento, occorrerebbe avere un occhio di riguardo per queste problematiche.
Allora, se vogliamo uscire decentemente dalla crisi che viviamo dobbiamo pensare a qualcosa, che non può essere l'eolico. Poi, l'eolico non va bene, perché, nonostante dalle mie parti ci sia molta aria, rovina l'estetica (in Val di Lanzo le pale eoliche le hanno vietate perché erano brutte), anche se, magari, poi andiamo in Olanda ad ammirare le pale dei loro mulini. Anche le centrali idroelettriche in Val di Lanzo non si costruiscono più perché, pur non rovinando l'estetica, consumano il territorio, dopodiché, qualcuno deve anche spiegarmi come si possa vivere.
Comunque, le fonti alternative, su cui ritengo utile intervenire, non risolvono il problema del polo di stampaggio, mi dispiace! Allora possiamo chiudiamo l'industria e ritornare all'agricoltura, che mi piacerebbe anche se fosse realizzabile, oppure pensiamo di produrre un pochino di energia elettrica, per il Piemonte e per i piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Novero.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Ha detto che mi tocca fare l'ultimo, quindi dulcis in fundo...



PRESIDENTE

Non devo mai dirlo, si cambia legislatura, ma le situazioni si ripetono: si è subito prenotato un altro Consigliere.



LEPRI Stefano

Pensavo di essere dulcis in fundo, era un modo per dare uno zuccherino al nostro Presidente, che ha bevuto parecchi calici amari da parte dei miei colleghi.
Volevo annunciarglielo così questo zuccherino, signor Presidente: noi abbiamo bisogno di lei - e vorrei anche che mi ascoltasse - glielo dico sinceramente, non la sto prendendo in giro. In questo caso, semmai il Governo dovesse decidere di procedere, sono davvero convinto che lei serva a tutelare le buone procedure per costruire questa opera che noi contestiamo. Glielo dico perché - di solito succede così, cioè temiamo succeda così - quando nelle leggi è scritto che deve prevalere l'interesse statale, che è primario l'interesse nazionale, quasi sempre è ragionevole temere qualcosa. Naturalmente non si può generalizzare. Purtroppo, abbiamo vissuto tante esperienze, anche in queste settimane e in questi mesi, che ci fanno ritenere che, quando c'è un'urgenza e quando l'interesse nazionale è così forte, quasi sempre - ahimè - arriva, presto o tardi, la Magistratura - non voglio prendermela con il già citato Ministro Scajola che quest'anno è stato grande teorico delle centrali nucleari, sappiamo come è finita.
Sarebbe facile ricordare le vicende dei cosiddetti grandi appalti e delle grandi opere, di come l'urgenza abbia giustificato procedure assolutamente inaccettabili. Quindi, temiamo - glielo diciamo sinceramente signor Presidente - che laddove si annunciano grandi opere con preminente interesse generale, prima o poi, in qualche modo, lì si possa celare qualche trucco.
Signor Presidente, posso dire che è stato apprezzabile in molte dichiarazioni, anche recentemente, quando si è parlato di TAV: mi ricordo che in campagna elettorale intervenne sulla necessità di una white list, se non ricordo male, delle imprese che devono operare per garantire trasparenza nella realizzazione di un'importantissima opera che attendiamo che è appunto la TAV. Pertanto, siccome su questa questione, purtroppo, è piuttosto evidente il rischio che si corre, per esempio quello delle infiltrazioni mafiose, le dico soltanto che - le altre questioni sono già state esplicitate molto bene dai miei colleghi - noi ci aspettiamo che lei ci tuteli, signor Presidente. Siamo a conoscenza della sua onestà e attenzione nel combattere gli sprechi; altresì conosciamo la sua attenzione nel fare in modo che le procedure di evidenza pubblica siano il più possibile trasparenti, ma temiamo che, in presenza dell'interesse generale e dell'urgenza, queste trasparenze e chiarezze, in qualche modo, si offuschino.
Quindi, almeno per questa ragione, signor Presidente, ci ascolti ed eviti, semmai ne avesse la tentazione, di ritirare il ricorso, perch questo è il modo affinché i piemontesi siano da lei più garantiti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Lepri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Diciamo che è stato detto molto, non avevo alcuna intenzione di intervenire, ma sono stato un po' tirato per la giacchetta dal collega Novero.
La verità è un'altra, senza entrare nel merito della questione, se il nucleare sia giusto o meno. Ricordo al collega che paghiamo qualcosa come 500 milioni per la dismissione delle centrali nucleari, in aggiunta alla multa di Kyoto. Quindi, se quel costo è alto, le ragioni sono imputabili a queste che ho appena citato e non semplicemente e genericamente al fatto che da noi non ci sono le centrali nucleari.
Vorrei anche dire - qui, forse, si intravede la figura del medico - che in medicina, quando c'è da somministrare un farmaco oppure adoperarsi per un intervento chirurgico, si valutano i pro e i contro.
Ora, molto serenamente, mi chiedo se il costo del nucleare nel tempo paga la scelta. Immaginiamo tra cinquant'anni, ammesso che le riserve di uranio e plutonio possano mai spingerci fino a tale epoca, quante scorie potranno esserci sul territorio, le quali inevitabilmente contamineranno il terreno e le acque, riversandosi nel nostro organismo; quindi pensiamo anche ai provvedimenti di carattere sanitario che si dovranno assumere negli anni per curare le patologie che a queste scelte saranno ascritte.
Pertanto, porrei molta più attenzione alla votazione. Poi, se ci convincerete che questi costi saranno inferiori, quindi a beneficio della salute pubblica, appoggeremo questa scelta, come credo faranno anche i colleghi animati di buonsenso e buona volontà, ma - ahimè - così non è e così, purtroppo, non è stato in quegli Stati dove nel tempo sono state fatte delle scelte. Insomma, è notorio che - faccio un esempio restando in Europa - la Germania stia riconsiderando le energie alternative, nelle quali sta investendo. È vero, probabilmente, le energie alternative non copriranno mai il fabbisogno energetico di uno Stato, però, stare fermi e non investire nelle energie alternative è sicuramente un atto scellerato: immaginiamo la situazione della Germania che, con solo 135 giornate soleggiate all'anno, rispetto alle 250 del Centro-Sud in Italia, ha una quantità di energia disponibile derivante da fonti alternative (il solare) pari a 20 volte quella di cui disponiamo noi.
Voglio dire non è questa una scelta scellerata? Perché abbiamo energie da sfruttare e invece lasciamo che il Sole si consumi inutilizzato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cursio. Questo era l'ultimo intervento.
La parola al Presidente della Giunta, Roberto Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Volevo soltanto dirvi che ho ascoltato le vostre riflessioni con attenzione e, pur ribadendo la posizione che ho espresso nel mio intervento di apertura, terrò nella massima considerazione le argomentazioni che avete sviluppato e che saranno comunque per me oggetto di riflessione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Nel frattempo, è stato presentato l'ordine del giorno n. 11 dei Consiglieri Reschigna, Muliere, Boeti, Taricco, Manica, A. Motta, Lepri e Ronzani, inerente a "Annunciato ritiro/modifica del ricorso alla Corte Costituzionale in merito alle competenze sulla localizzazione dei nuovi siti nucleari" Essendo sull'argomento del nucleare in Piemonte, lo ritengo assimilato al dibattito. Non vi sono altri documenti.
Lo poniamo in votazione? Pongo in votazione l'ordine del giorno primo firmatario Consigliere Reschigna.



(Commenti del Consigliere Reschigna)



PRESIDENTE

No. Ho chiesto se eravate d'accordo a porre in votazione.
Va bene. Annulliamo la votazione.
La parola al Consigliere Reschigna per dichiarazione di voto.



RESCHIGNA Aldo

Noi chiediamo che il Consiglio regionale voti questo ordine del giorno che non entra nella vicenda di merito "nucleare sì-nucleare no", ma pone una questione, per alcuni aspetti più semplice, per molti aspetti, per assolutamente intrisa di significati e di valori.
La questione più semplice, ma dal nostro punto di vista assolutamente importante, è una. Chiediamo che la Regione Piemonte, non revocando il ricorso presso la Corte Costituzionale, eserciti fino in fondo il proprio ruolo di difesa dell'autonomia regionale o, meglio, della partecipazione della corresponsabilizzazione in campo alla Regione Piemonte in merito a queste decisioni, che sono quelle relative all'individuazione dei siti, se volete che in Piemonte ci sia un sito nucleare, che sono quelle relative alla partecipazione nel procedimento teso al processo di autorizzazione.
Questo è il punto! Poi, legittimamente, sul piano della assunzione di responsabilità politiche, qualcuno può essere a favore del nucleare e qualcun altro pu essere contrario rispetto alla scelta del nucleare.
Noi non vi chiediamo con questo documento di esprimervi su questo tema e sotto questo aspetto, l'intervento finale del Presidente Cota è un intervento finale deludente. Deludente.
Presidente, lei non può chiudere un dibattito che ha visto impegnato il Consiglio regionale per oltre due ore con una semplice frase: "Vi ho ascoltati" - tutto da vedere, Presidente, perché abbiamo gli occhi per guardare benissimo quello che succede in Aula e lei, durante queste due ore e mezza, ha fatto molto, anche ascoltando probabilmente, ma ha fatto molto durante questo dibattito - "Vi ho ascoltati e valuterò la situazione".
Eh, no, Presidente! Lei, nel suo discorso di insediamento all'interno di questo Consiglio regionale dice che questo è il luogo delle più alte decisioni politiche. Ed è in questo luogo che lei ci viene a dire se questo ricorso lei lo vuole confermare o se questo ricorso lei lo vuole revocare.
Ce lo venga a dire qui, oggi! E se non fosse in grado di dircelo oggi, noi siamo pazienti. Aspettiamo fino a martedì prossimo, aspettiamo il prossimo Consiglio regionale, ma qui lei ci viene a dire qual è il suo atteggiamento da Presidente della Regione Piemonte! E poi, mi scusi, lei si sta rappresentando come il Presidente decisionista: "Mi state facendo perdere del tempo!", le questioni, le critiche... Ancora oggi leggevo sul giornale: "Io ho di fronte a me i problemi di questa comunità delle aziende e dell'economia piemontese". Ma dove sta il suo decisionismo alla prova dei fatti? Dove sta la sua capacità di assumere posizioni chiare? Dove sta la sua capacità di venire in Aula e di rappresentare all'Aula le ragioni che la devono portare come Presidente della Regione Piemonte a mantenere il ricorso presso la Corte Costituzionale, o le ragioni per cui lei ritiene quel ricorso inutile? Signor Presidente, noi notiamo sempre più una grande distonia tra quelle che sono le sue enunciazioni di principio e quella che è la pratica politica che lei sta mettendo in atto. Questo è mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio regionale e anche nei confronti della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Anzitutto, devo dire che avremmo anche l'anello al naso, ma per ascoltare servono le orecchie, si può anche scrivere ed anche ascoltare.
Questo, magari, è quello che ha fatto in queste due ore, ahimè per lui, il Presidente Cota, che sicuramente aveva da fare di meglio per il Piemonte che stare ad ascoltare un dibattito...



CAROSSA Mario

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



CAROSSA Mario

Che ci sta a fare in quest'aula?



PRESIDENTE

Lasciamo finire al Consigliere Carossa la sua dichiarazione di voto che ha diritto di essere ascoltato come gli altri Consiglieri.
Vi invito alla calma. Scusate.
Prego, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Ho ascoltato attentamente quanto lei ha detto, Consigliere Reschigna.
Posso non essere d'accordo con quanto ha detto. Tuttavia, mi pare sia andato fuori da quello che era l'argomento in discussione, anche in questa dichiarazione di voto, ma magari non ho capito bene io. Adesso non voglio offendere assolutamente nessuno. Ribadisco, però, un concetto: secondo me lei è andato fuori tema, Consigliere Reschigna, semplicemente per il fatto che il Presidente ha ribadito...



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

Mi permetto di dire che si può esprimere in venti minuti (lo dico assumendomene le responsabilità di quanto dico) magari prendendo in giro tutti, come avviene tante volte nelle aule parlamentari, quanto si può dire in due minuti.



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

Eh, no, perché questo bisogna dirlo! Le stesse cose si possono dire utilizzando venti minuti del nostro tempo! E si dicono esattamente le stesse cose. È questo che voglio dire. Non bisogna sentirsi offesi se chiunque, se un qualsiasi Consigliere (e non soltanto il Presidente della Giunta regionale), se un Assessore o quant'altro risponde in questa maniera. Non bisogna sentirsi offesi. Assolutamente! È questo che voglio dire. Io mi sento più offeso, tante volte - e termino, perché non voglio portare via del tempo a voi - quando sento interventi, e non è capitato oggi in quest'Aula, ma in altre occasioni, di decine di minuti per dire quello che si poteva dire in tre minuti! Mi sento più offeso in quelle occasioni.
stato ribadito dal Presidente che terrà in debito conto quanto ha ascoltato in Aula. È questo che è stato detto e non altro! E di questo secondo me, bisogna prendere atto. Per questo bisogna avere anche, mi permetto di dire, da parte dell'opposizione fiducia verso la Giunta e il Presidente.
Come Lega Nord, ribadiamo il voto contrario a questo vostro ordine del giorno, con tutto il rispetto che ho per qualsiasi ordine del giorno che viene presentato in quest'Aula, lo dico molto chiaramente e con tutto il rispetto, proprio perché riteniamo che il ricorso deve essere annullato.
Per quello che abbiamo detto prima, molto concisamente, il ricorso deve essere annullato. Non abbiamo detto immediatamente, ma valutando le varie situazioni si prende quella strada. Per questo voteremo contro l'ordine del giorno. Ribadisco per l'ultima volta: l'opposizione deve avere fiducia nel Presidente. Lo dico tranquillamente. Fiducia in quello che vuole fare. Io sono sempre aperto a qualsiasi opzione. Vi chiedo fiducia. Sono i primi passi di questa Giunta, vi chiedo un po' di fiducia e credere in quello che si vuole fare e non offendersi se qualcuno dice in pochi minuti quello che altre volte viene detto in più tempo. Lo dico con il sorriso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine.
Ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Con stupore ho appreso dal Presidente Cota un'apertura a fine dibattito che, nella precedente legislatura, non sempre riscontravo da parte della Giunta, quando analoghe problematiche che per l'opposizione erano di interesse primario, venivano sollevate all'attenzione dell'Aula.
Le volte che la Presidente Bresso ha risposto, magari in modo sintetico come ha fatto il Presidente Cota, ma con un'apertura di disponibilità a tenere in considerazione e valutare il dibattito d'Aula, credo che si contino sulle dita di una mano, forse.
Non chiedo, come fa il Consigliere Carossa, fiducia nel nuovo Presidente da parte dell'opposizione. Una richiesta di questa natura è una pura provocazione. Tuttavia, mi pare che il ragionamento che viene fatto ovvero se il Governo modifica il proprio decreto e quindi, di fatto coinvolge le Regioni, questo ricorso è, nei fatti, superato. Il mantenimento del ricorso stesso rimarrebbe di pura natura strumentale, a fini politici.
Quello che mi ha un po' stupito è che in quest'aula oggi nessuno si è dichiarato a favore o contro il nucleare. Mi pare che la stessa Presidente Bresso, in campagna elettorale, avesse una posizione ambigua, a seconda degli interlocutori che aveva di fronte. È davvero un po' specioso dire di essere contro il nucleare, sapendo quanto paghiamo la bolletta energetica è davvero un po' particolare andare all'Unione Industriale, dire che si è contro nucleare e, al tempo stesso, andare in Val di Susa e dire che si ha una posizione un po' diversa.



GIOVINE Michele

BOETI Antonino (fuori microfono)



GIOVINE Michele

Non dire bugie! Perché è chiara a tutti la nostra posizione sul nucleare!



PRESIDENTE

Consigliere Boeti, per favore.
Continui, Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Per cortesia, Presidente, se posso andare avanti...



(Commenti del Consigliere Boeti)



PRESIDENTE

Consigliere Boeti, per favore. Tutti i Consiglieri hanno ascoltato le considerazioni e gli interventi di altri Consiglieri. C'è la possibilità di intervenire. Se lei vuole intervenire, può farlo in dissenso dal suo Gruppo, siamo in fase di dichiarazione di voto. Può chiedere la parola. La invito ad ascoltare il Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Ci sembra anche alquanto singolare avere una posizione - abitando in Piemonte, vivendo in Piemonte e rappresentando i diritti dei cittadini piemontesi - pervicacemente contraria al nucleare, quando sappiamo benissimo che noi viviamo al centro di una corona circolare, costellata da centrali nucleari di tot generazioni su tutto il confine extra italiano.
Personalmente non posso dire che mi faccia impazzire la tecnologia nucleare, ma ritengo la posizione espressa dal Presidente Cota e, se mi consentite, in modo indiretto, visto che ci sono degli interessi nazionali in gioco, anche dal Governo italiano, assolutamente legittima e di buon senso.
per questi motivi che non posso votare favorevolmente l'ordine del giorno presentato, perché non lo riteniamo rispondente ai bisogni dei piemontesi.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di intervento per dichiarazione di voto.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 11, in cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che a organi di stampa si è appresa la volontà della nuova Giunta regionale di ritirare e/o modificare il ricorso depositato lo scorso 7 ottobre dal precedente Governo regionale presso la Cancelleria della Corte Costituzionale ai fini della dichiarazione di incostituzionalità di alcuni articoli della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante 'Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia', con la quale si sono create le condizioni giuridiche per avviare nel nostro Paese un programma di realizzazione di nuove centrali nucleari considerato che nel citato ricorso si sostiene, in particolare, l'incostituzionalità delle disposizioni contenute alla lettera g), comma 2, dell'art. 25 della L.
99/2009 che riguardano, rispettivamente, i principi e i criteri della delega al Governo in materia di nucleare e le procedure di localizzazione dei nuovi siti. È previsto che 'la costruzione e l'esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica nucleare e di impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento di impianti nucleari a fine vita e tutte le opere connesse siano considerati attività di preminente interesse statale e, come tali, soggette ad autorizzazione unica rilasciata, su istanza del soggetto richiedente e previa intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti' al comma 1 dell'art. 26 della medesima legge, si stabilisce poi che 'con delibera del CIPE, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e previo parere della Conferenza unificata (...) su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le Commissioni parlamentari competenti, sono definite le tipologie degli impianti per la produzione di energia elettrica nucleare che possono essere realizzati nel territorio nazionale. La Conferenza unificata si esprime entro sessanta giorni dalla richiesta, trascorsi i quali il parere si intende acquisito.' ciò che emerge dal combinato disposto delle suddette norme è l'esclusione delle Regioni dall'iter decisionale relativo alla localizzazione degli impianti, sia nell'elaborazione dei decreti attuativi della delega, sia negli iter autorizzativi immediatamente efficaci ed, altresì, la possibilità per lo Stato 'di affermare senz'altro la propria volontà anche provocando la paralisi procedimentale della Conferenza Unificata per inerzia o per dissenso - neppure motivato - del Governo stesso, che in tal modo potrebbe impedire alla Conferenza di esprimere il parere 'entro sessanta giorni'' (dal ricorso della Regione Piemonte) dalla giurisprudenza costituzionale consolidata (tra le altre, si ricorda in particolare la sentenza n. 383 del 2005) emerge chiaramente che in nessun caso si può procedere alla localizzazione degli impianti senza l'intesa con le singole Regioni interessate. Tali intese costituiscono infatti, 'condizione minima e imprescindibile' e deve trattarsi di vere e proprie intese 'in senso forte, ossia di atti a struttura necessariamente bilaterale e come tali non superabili con decisione unilaterale di una delle parti' considerato, altresì, che ben undici Regioni italiane hanno sollevato questione di legittimità costituzionale, ravvisando profili di incostituzionalità nelle procedure previste dalla L. 99/2009 per la definizione dei nuovi siti e per i processi autorizzativi delle centrali nucleari alcune Regioni (Emilia-Romagna, Toscana e Puglia) hanno poi recentemente presentato un secondo ricorso alla Corte costituzionale, questa volta per impugnare alcuni articoli del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 che, in attuazione della L. 99/2009 (già impugnata lo scorso autunno), stabilisce la 'Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico'. Il decreto del Governo è stato ritenuto dai proponenti lesivo, sotto diversi profili, delle competenze e delle prerogative che la Costituzione attribuisce alle Regioni: oltre ad essere stato emanato in assenza del parere della Conferenza Unificata, non garantisce un adeguato coinvolgimento delle autonomie regionali, in particolare, nelle fasi più significative e qualificanti del procedimento di realizzazione, non prevede una 'intesa forte' con le Regioni interessate.
Ritenendo le disposizioni contenute nella L. 99/2009 e nel suo decreto attuativo non rispettose dei poteri concorrenti delle Regioni in materia di produzione di energia e di governo del territorio e lesive dei principi di sussidiarietà differenziazione, adeguatezza, leale collaborazione e ragionevolezza, di cui agli articoli 117, 118 e 120 della Costituzione non accettabile, a prescindere da qualsiasi convinzione sul tema, non ascoltare la voce del territorio e dei cittadini quando si tratta di decisioni così rilevanti e delicate, 'scavalcando' completamente le Regioni e gli Enti locali impegna la Giunta regionale a confermare e, dunque, non ritirare o modificare il ricorso promosso dal precedente Governo regionale dinnanzi alla Corte Costituzionale per far dichiarare l'illegittimità costituzionale di alcuni articoli della L.
99/2009 riguardante la delega al Governo in materia di nucleare ad impugnare, altresì, dinnanzi alla Corte costituzionale il D.Lgs 31/2010".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 Consiglieri votanti 43 Consiglieri hanno votato Sì 16 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.21)



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