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Dettaglio seduta n.83 del 22/02/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Famiglie

Interrogazione a risposta immediata n. 406 del Consigliere Buquicchio inerente a "Bonus Bebè, mancato rispetto delle normative per l'attribuzione del servizio di Voucher"


PRESIDENTE

Colleghi, iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 406, presentata dal Consigliere Buquicchio il 17 febbraio 2011.
Presumo che risponda l'Assessore Cavallera, in qualità di Vicepresidente della Giunta regionale.
Ricordo che l'interrogante ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione, mentre la Giunta regionale dispone di cinque minuti.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Vicepresidente della Giunta regionale - con il quale sono costretto a confrontarmi in queste occasioni relative all'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale - non è che siamo contrari al sostegno di cui le famiglie dei nuovi nati nel 2011 possono disporre tramite l'iniziativa definita "Bonus Bebè"; anzi, ci augureremmo che azioni di questo genere possano essere allargate ad altri soggetti bisognosi, cioè a quanti si trovano in situazioni socio-economiche disagiate.
L'interrogazione, invece, mira a fare luce su un altro aspetto, quello del metodo con cui è stato assegnato il servizio d'erogazione di questi voucher, per le famiglie che lo possono utilizzare. Oggi, si è scoperto che possono utilizzarlo non soltanto presso gli esercizi commerciali convenzionati, ma anche presso le farmacie targate Federfarma, che addirittura, ampliano del 10% il valore complessivo di questo voucher portandolo da 250 a 275 euro.
Quindi, la domanda che noi poniamo al Presidente - in questo caso a lei, quale rappresentante della Giunta - riguarda l'entità della spesa. Non mi risponda che l'appalto è stato fatto in house perché l'importo non era superiore ai 20 mila euro. Una simile risposta farebbe ridere i polli e non abbiamo alcuna voglia di ridere, anche perché qui di polli non ce ne sono neanche galline.
Il problema è la continua ricerca di qualche escamotage per individuare modalità e scorciatoie per raggiungere i propri obiettivi. Non sto dicendo che questi siano illegittimi o illegali o che ci sia un qualche elemento truffaldino alla base. Non lo sto dicendo e non lo voglio neanche pensare però, voglio riportare su binari corretti i metodi comportamentali dei vari Assessorati di questa Giunta.
Allora, è possibile che sette milioni e mezzo - che oggi scopriamo che addirittura possono lievitare ad oltre 12 milioni, in termini d'appalto generale - non debbano essere assegnati con trasparenza e utilizzando appalti regolari, come ci si aspetterebbe, per raggiungere obiettivi di minore costo per la Regione, di maggiori benefici per i destinatari e anche minori costi per gli esercizi convenzionati? Non mi si risponda con la solita tiritera dell'appalto inferiore ai 20 mila euro, perché, probabilmente, solo per stampare quei voucher non si sono spesi 20 mila euro, ma 19.800. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola al Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Non me ne voglia il Consigliere Buquicchio se la risposta non corrisponderà totalmente alle sue attese d'interrogante.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto si riferisce quanto segue.
L'articolo 125, undicesimo comma, del decreto legislativo n. 163/2006 (il cosiddetto Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi o forniture) consente l'affidamento diretto per servizi o forniture inferiori a 20.000 euro.
Il Consiglio di Stato ha precisato che in tali casi si può prescindere dal bando e dalla necessità di richiedere almeno cinque preventivi.
Inoltre, come nel cottimo fiduciario, da sempre considerato anch'esso una forma di trattativa privata, non sussiste alcun obbligo in capo all'Amministrazione di invitare tutte le imprese che ne facciano richiesta né di illustrare diffusamente le ragioni del mancato invito (vedasi le sentenze del Consiglio di Stato n. 954 dell'8 marzo 2005, V Sezione e n.
4295 del 6 luglio 2006, VI Sezione).
Nel caso specifico, l'importo dell'affidamento per il servizio in questione non può essere fatto coincidere con il complessivo beneficio economico che la Regione riserva ai cittadini destinatari del medesimo.
Tale importo, invece, va individuato con esclusivo riferimento al servizio di grafica e stampa dei voucher e del pieghevole informativo contenente le istruzioni per ottenere gli stessi voucher nell'individuazione della rete di esercizi aderenti all'iniziativa e nella gestione amministrativo-contabile dei rimborsi medesimi.
Posto che le commissioni di gestione a carico della rete e dell'Amministrazione regionale sono pari a zero, il costo totale a carico della Regione risulta pertanto di euro 19.800 IVA compresa, quindi stando nei 20.000: quella che è la commessa diretta rientra in quelle che sono le norme derogatorie del Codice degli appalti.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente della Giunta regionale, Cavallera.
La premessa era stata quanto mai veritiera, non avevamo dubbi.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 404 del Consigliere Ponso, inerente a "Realizzazione di pista ciclabile tra i Comuni di Savigliano e Monasterolo di Savigliano - ai sensi della legge 19 ottobre 1998, n. 366"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 404, presentata dal Consigliere Ponso.
A tale interrogazione risponderà sempre il Vicepresidente della Giunta regionale, Cavallera.
Collega Ponso, ricordo che dispone di tre minuti per l'illustrazione mentre cinque sono i minuti dell'Assessore per la risposta.
La parola al Consigliere Segretario Ponso in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, signor Presidente.
Egregio Vicepresidente della Regione, l'interrogazione che le rivolgo è relativa alla realizzazione della pista ciclabile fra i Comuni di Savigliano e Monasterolo di Savigliano lungo la strada provinciale n. 166.
Nella presentazione parto dal presupposto che la legge n. 366/1998 ha affidato alle Regioni il compito di redigere i piani di riparto dei funzionamenti per la mobilità ciclistica e per la realizzazione di percorsi ciclabili integrati sulla base di progetti presentati da Comuni e Province.
In base alla sopracitata legge, dall'anno finanziario 1999, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha continuato ad assegnare alla Regione Piemonte risorse a favore della mobilità ciclistica; con decreto della Giunta regionale del 10 luglio 2000, la Giunta regionale ha approvato il primo piano regionale di riparto dei finanziamenti statali provvedendo contestualmente ad erogarli agli enti beneficiari.
Nel 2006, quando, sotto la Giunta Bresso, venne riattivata la concertazione con le Province per il finanziamento del secondo piano, la Regione poteva disporre di risorse statali pari a 3.973.243,54 euro, da ripartire uniformemente tra le Province.
Dopo che la Regione ha provveduto a comunicare alle Province l'entità delle risorse disponibili, la Provincia di Cuneo ha presentato un progetto per l'intervento definitivo "Pista ciclabile tra i Comuni di Savigliano e Monasterolo di Savigliano lungo la strada provinciale n. 166", per la quale la Regione Piemonte aveva previsto uno stanziamento pari a euro 567.606,22.
Personalmente, mi risulta, avendolo appreso dagli uffici, che il Settore viabilità e sicurezza stradale ha inoltrato numerose richieste alla Direzione trasporti e ai vari Assessori che si sono succeduti, affinché le risorse venissero rese disponibili, senza che le stesse siano state reimpostate.
In considerazione di ciò, il Settore Viabilità e Sicurezza stradale ha comunicato a tutte le Province che non era possibile dare seguito al programma di interventi individuato dalle Province stesse per il secondo piano di ripartizione delle risorse.
A questo punto, mi sembra logico interrogarla, egregio Vicepresidente per sapere perché, nonostante le sollecitazioni che il Settore regionale viabilità e sicurezza stradale ha rivolto alla Direzione dei trasporti e ai vari Assessori, non sono mai state rese disponibili le risorse statali, in particolare i 567.606,22 euro destinati alla pista ciclabile tra Savigliano e Monasterolo di Savigliano. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Prima di tutto vorrei tranquillizzare il collega Ponso sotto il profilo del vincolo di destinazione dei fondi statali che la Regione riceve e che devono, secondo determinate procedure, essere rendicontati. Per questo motivo, è chiaro che vi è un indirizzo, se non un vero e proprio vincolo di destinazione, che fa sì che prima o poi - uso questa locuzione - vengano comunque spesi per le finalità per cui lo Stato assegna i fondi alla Regione.
Nel caso particolare, mi viene comunicato dalla collega Bonino che essa stessa, come Assessore, si è fatta carico di chiedere la reimpostazione di questi fondi statali. È un tecnicismo per dire che quando ho introitato fondi statali, se questi mantengono uno stanziamento e un capitolo (adesso stiamo discutendo il collegato alla finanziaria, mentre molte volte andiamo a sfogliare il bilancio regionale) allora c'è una determinata appostazione.
Quando poi i fondi sono esauriti, si va ai trasferimenti statali dell'anno successivo, del periodo successivo. Molte volte questi fondi non vengono utilizzati dai beneficiari direttamente e tempestivamente, per cui c'è la cosiddetta perenzione amministrativa, cioè i fondi entrano in quello che è l'avanzo o altre appostazioni cumulative in sede di assestamento o di bilanci degli anni successivi. Occorre, allora, reimpostare questi fondi che ovviamente devono essere tolti da un ipotetico fondo degli stanziamenti statali da reimpostare.
Detto questo, da un punto di vista tecnico volevo rassicurare il collega Ponso. Naturalmente è una richiesta che, a mio avviso, verrà valutata in prospettiva dell'assestamento, che dovrà essere esaminato intorno alla metà dell'anno.
Lasciamo stare la dialettica interna alla Direzione trasporti questione che non ha una rilevanza sostanziale in questa sede, ma nel rapporto tra Giunta e Consiglio c'è una rassicurazione: l'Assessore Bonino con lettera del 21 febbraio 2011, ha chiesto all'Assessorato al bilancio questa reimpostazione e quindi ha rafforzato la richiesta.
Parlando di assestamento, ci saranno poi le possibilità anche per tutti i Consiglieri, maggioranza o non maggioranza, di verificare se questa appostazione sarà sufficiente e se sarà indirizzata verso le finalità che stanno a cuore all'interrogante.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 407 del Consigliere Boeti, inerente a "Organizzazione dei servizi di anestesia e rianimazione presso l'ospedale Mauriziano di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 407 del Consigliere Boeti.
La parola al Consigliere Boeti per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Credo che nel Regolamento del Consiglio non l'abbiamo imbroccata tutta quando abbiamo disposto questo nuovo Regolamento, tant'è che anche con il question time sarebbe più semplice se l'Assessore Cavallera, che risponde di tutto, mi desse la risposta che gli Uffici gli hanno presentato inviandomela al Gruppo, così non avevo l'obbligo di essere qui alle 14.30.
Questa poteva essere l'occasione per un confronto con gli Assessori su temi specifici, invece mi sembra che non serva praticamente a nulla.
Fatta questa breve premessa, entro nel merito dell'interrogazione.
Ho presentato un dubbio rispetto alla decisione che il nuovo Direttore regionale ha assunto all'interno dell'ospedale Mauriziano. Come tutti sanno, è un ospedale che si occupa di chirurgia ad alta complessità.
All'interno delle strutture ospedaliere sono presenti due servizi di anestesia e rianimazione, cui spettano la gestione 24 ore al giorno delle urgenze che si verificano nei reparti di degenza, in pronto soccorso e in sala parto, nonché per la copertura 24 ore su 24 dei turni in reparto rianimazione.
Sinteticamente, ci sono due servizi di anestesia: uno si occupa della cardiochirurgia, della chirurgia vascolare e della gestione delle urgenze ed emergenze in cardiologia (cardiochirurgia e chirurgia vascolare) l'altro si occupa della copertura delle emergenze che si verificano in pronto soccorso e dei sei posti letto di rianimazione.
A partire dal novembre 2009 il Consiglio regionale precedente, la Giunta regionale precedente e il Direttore generale avevano deciso di attivare due anestesisti 24 ore al giorno per il servizio di anestesia e rianimazione generale perché, altrimenti, se uno dei due anestesisti dovesse gestire un'emergenza in rianimazione, non sarebbe in grado di occuparsi contestualmente di altre emergenze relative in sala parto.
Il nuovo Direttore generale ha deciso, dal 14 febbraio, di interrompere questa che ormai non era più una sperimentazione, perché era durata due anni con una copertura di qualità per quanto riguardava e riguarda il servizio di anestesia e rianimazione offerto e che oggi espone i pazienti che si rivolgono a quell'ospedale a qualche rischio.
L'Assessore Cavallera mi leggerà la ragione di tale decisione. Credo di sapere che si tratta di risparmiare su questioni che riguardano il sistema sanitario per quel piano di rientro che non riusciamo ad ottenere.
Probabilmente è una questione economica, ma il Presidente Cota non pu continuare a dire che offriamo più servizi e meno sprechi: a me sembra che stiano diminuendo i servizi, in questo caso con qualche rischio per la pelle dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, l'Assessorato ha sentito il Commissario e si evidenzia quanto segue: il Piano Aziendale di Continuità Assistenziale, approvato con il concorso delle organizzazioni sindacali della Dirigenza Medico e Sanitaria nel mese di novembre 2009 e avente riferimento nominale 1° gennaio 2010, in ambito anestesiologico prevedeva ogni notte e nei giorni festivi, nell'ambito delle due strutture complesse - una di Anestesia e Rianimazione Generale, l'altra di Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare - un medico in guardia attiva e due medici in pronta disponibilità.
Dal mese di novembre 2009 la struttura complessa Anestesia e Rianimazione Generale avviava la progressiva trasformazione di un turno notturno di pronta disponibilità in turno di guardia attiva. La Direzione Sanitaria d'Azienda avallava tale organizzazione connotandola come "sperimentale", senza peraltro definirne i termini valutativi. Si sottolinea che il passaggio a regime di una sperimentazione che preveda la presenza aggiuntiva di un medico in guardia tutte le notti ed i festivi non solo costituisce un onere economico relativo alle indennità economiche correlate, ma soprattutto determina l'assorbimento di ore/medico che devono essere sottratte a tutte le altre attività come l'attività di sala operatoria, di terapia antalgica, ecc.
Ad oggi, la situazione organizzativa si rivela ancora più difficile, a seguito della contestuale e recente assenza per maternità anticipata di tre medici anestesisti.
La nota inviata dalla Direzione Sanitaria, in data 14/02/2011, prende atto dell'incremento della qualità assistenziale erogata, mediante la presenza di un anestesista aggiuntivo in guardia (tre anestesisti per notte e festivi invece di due anestesisti), confermando la stima aziendale nel gruppo dei medici anestesisti.
Peraltro, l'Azienda è necessariamente orientata a garantire l'equilibrio delle esigenze complessive, pure nel costante rispetto della garanzia di sicurezza di pazienti e operatori.
La Direzione Sanitaria non ha definito il ritorno alla situazione precedente alla sperimentazione né ha giustificato la sospensione della sperimentazione con la contestuale presenza e/o disponibilità in Azienda di sei medici anestesisti, bensì ha considerato tale situazione come un'opportunità per definire forme di collaborazione positiva tra le due quipe di anestesisti, finalizzate a dare la migliore risposta in termini di sicurezza e con le risorse a disposizione.
In particolare, viene precisato, nella stessa nota della Direzione Sanitaria del 14/02/2011, che "si rivaluterà congiuntamente la possibilità di far fronte nel miglior modo possibile alle esigenze dell'Ospedale mediante forme di collaborazione tra le due équipe di medici anestesisti".
Peraltro, va precisato che il numero di medici anestesisti dipendenti nelle due strutture è complessivamente di 30 anestesisti e due Direttori naturalmente, con turni continui e avvicendati, ecc.
Lo scorso 21 febbraio si è svolta una riunione tra la Direzione Sanitaria e i Direttori delle due strutture di Anestesia e Rianimazione nella quale si è definito il mantenimento della terza guardia anestesiologica mediante il coinvolgimento della Struttura Complessa Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare, realizzando così una "Guardia Interdivisionale Anestesiologica".
Questo è quanto ha comunicato la Direzione Sanitaria dell'Ospedale.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Cavallera.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 405 del Consigliere Lepri, inerente a "Filtri antiparticolato sugli autobus piemontesi" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Non essendo presente il Consigliere Lepri, viene fornita risposta scritta all'interrogazione a risposta immediata n. 405.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione a risposta immediata n. 412 della Consigliera Cerutti inerente a "Mantenimento Direzione FIAT a Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 412, presentata dalla Consigliera Cerutti.
Sono previsti dal Regolamento tre minuti per la collega Cerutti e due minuti per l'Assessore Giordano.
La parola alla Consigliera Cerutti, per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente. Abbiamo ritenuto importante portare in quest'aula un tema che ha ricevuto l'attenzione dei media, e non solo.
L'Assessore Giordano - non me ne voglia - riferirà quanto gli ha potuto riferire, a sua volta, il Presidente Cota, relativamente alle dichiarazioni dell'Amministratore Delegato, Sergio Marchionne, dopo ciò che è capitato a Mirafiori, con il referendum, e gli incontri successivi con il Consiglio dei Ministri e le audizioni in Parlamento, in particolare l'incontro di due sabati fa.
Avremmo voluto presentare l'interrogazione già martedì scorso (ma non era previsto il question time), perché riteniamo che sia una grave mancanza, per il Consiglio regionale, non avere modo di apprendere direttamente dal Presidente Cota le considerazioni avvenute in quegli incontri. Abbiamo potuto unicamente leggere le note della Presidenza del Consiglio, nonché gli esiti sui media e sui giornali, e abbiamo riscontrato che, in ogni occasione, il Presidente dimostra grande ottimismo nei confronti delle volontà della FIAT.
Noi non vogliamo avere un atteggiamento pessimista, ma dobbiamo ribadire che, già in occasione del referendum, non ritenevamo che ci fossero degli argomenti oggettivi rispetto alle future intenzioni dell'azienda e rispetto agli investimenti previsti.
Le dichiarazioni successive hanno fatto tornare sui propri passi anche i vertici istituzionali - il Sindaco e il Presidente Cota - rispetto alle loro dichiarazioni precedenti e li hanno portati a chiedere delucidazioni all'Amministratore Delegato, Marchionne.
Sappiamo - in base a quanto risulta dagli organi di stampa - che non sono state date rassicurazioni, ma che sono state posticipate ai prossimi anni le scelte effettive dell'azienda.
Chiediamo, pertanto, quali rassicurazioni abbia ricevuto il Presidente Cota rispetto al mantenimento della Direzione dell'azienda, intesa come luogo strategico-decisionale, a Torino, con la conferma degli investimenti a garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali diretti legati all'indotto, anche perché purtroppo sembra che, sulla componentistica, FIAT non abbia più intenzione di rivolgersi alle aziende piemontesi, ma nemmeno a quelle europee.
Su questo, esprimiamo certamente qualche preoccupazione, anzich ottimismo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Giordano, per la risposta.



GIORDANO Massimo, Assessore allo sviluppo economico: industria, piccola e media impresa, artigianato

Grazie, Presidente.
Tra le tante versioni che abbiamo letto nelle scorse settimane su tutti i giornali e organi di informazione, tra le prese di posizioni ufficiali smentite e controsmentite (tutti i partiti e le forze economiche e sociali del Paese sono intervenuti), ho preso spunto - in questa mia breve nota che andrò a leggere, per rispondere alla collega - dalla dichiarazione dell'Amministratore Delegato della FIAT, Sergio Marchionne, alla Camera dei Deputati. Ritengo, infatti, che, nella confusione che spesso viene a regnare su vicende così importanti, perché ci sono dibattiti molto accesi si debba tenere in considerazione la posizione ufficiale.
L'Amministratore Delegato Marchionne ha posto in evidenza che, al momento, non è stata presa alcuna decisione in merito alla scelta della sede legale e che questa è principalmente condizionata da due fattori, e precisamente: il primo è il grado di accesso ai mercati finanziari indispensabile per gestire un business che richiede grandi investimenti e ingenti capitali; il secondo ha a che fare con un ambiente favorevole allo sviluppo del settore manifatturiero e quindi anche con il progetto "Fabbrica Italia".
Se si realizzeranno le condizioni che sono alla base del piano, il nostro Paese sarà nella posizione di mantenere la sede legale.
Detto questo e fatta qualche puntualizzazione, vado a esprimere il mio pensiero.
Per quanto riguarda le sedi operative, i centri direzionali l'Amministratore Delegato ha più volte fatto presente che è indispensabile avere presenze specifiche nei mercati in cui FIAT sta operando, per cui ci sarà una sede in Europa, sicuramente a Torino, una sede negli Stati Uniti a Detroit, una sede in Brasile e, in futuro, una anche in Asia.
Sul tema degli investimenti, in relazione al progetto "Fabbrica Italia", che ha i numeri che conosciamo e che do per scontati e per letti mi pare non ci siano, ad oggi, margini di dubbio, nel senso che la posizione, almeno dal punto di vista della dichiarazione ufficiale dell'Amministratore Delegato, è un investimento che avrà luogo.
Mi pare che la collega voglia principalmente incentrare l'attenzione sull'aspetto che oggi è maggiormente in dubbio; non tanto quello dell'investimento per la produzione, quanto quello relativo al vero quartier generale, alla sede legale, anche se poi bisogna vedere quale forza effettiva avrà una sede legale con quattro centri direzionali sparsi per il mondo.
Detto questo e partendo dalle dichiarazioni ufficiali fatte da Marchionne alla Camera e alla Commissione e partendo dall'impostazione data dalla collega nell'interrogazione, potremmo anche invertire gli addendi.
Più che le rassicurazioni che dà Marchionne a noi, quali sono le rassicurazioni che noi diamo a lui per mantenere il quartiere generale? Quali grandi scelte ci sono nel nostro Paese al centro dell'attenzione? C'è la politica e le parti sociali. Cosa vogliono fare per rassicurare la FIAT? È vero che i player internazionali - me lo insegna la collega sono condizionati dalle radici, dalla storia, dal cuore, dalle passioni e da tutto quello che vogliamo, ma questi non sono fattori che possono reggere a lungo se non c'è altro.
Quindi, che cosa vogliamo fare per rendere competitivo il nostro sistema Paese e il nostro territorio? Posso rispondere per quanto riguarda il nostro territorio. Quello che vogliamo fare è quello che abbiamo fatto in questi mesi per rendere il Piemonte più competitivo - e mi pare che sia stato uno sforzo straordinario - e quello che faremo nelle prossime settimane lo sarà ancora di più. Infatti, stiamo aspettando la conferma della data dal Ministro Gelmini, che verrà nei prossimi giorni a Torino a firmare con il sottoscritto, con l'Assessore Maccanti e con il Governatore un importante protocollo d'intesa per la ricerca in Piemonte. Questo protocollo d'intesa vedrà al centro l'Università, ma anche la piattaforma dell'automotive.
Il nostro obiettivo è farla diventare se ci riusciremo, se ne saremo capaci e se ne avremo le condizioni la -nostra piattaforma regionale e anche la piattaforma nazionale.
Non racconto queste cose per imbrodarci o per lodarci, ma perché è un grande risultato alla nostra portata. Lo richiamo, perché sono queste le iniziative che creano un clima, che convincono i player internazionali a mantenere funzioni importanti sulla nostra terra. Non sono la storia o le radici, ma anche quello che avviene nel quotidiano e, soprattutto, quello che avviene in prospettiva in una terra sono fattori decisivi.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 411 della Consigliera Pentenero inerente a "Appalti per il servizio delle pulizie delle scuole piemontesi a seguito dell'emanazione della Direttiva del MIUR n. 103 del 30/12/2010"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 411 presentata dalla Consigliera Pentenero.
La parola alla Consigliera Pentenero per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Vorrei soltanto ricordare due aspetti di premessa. In Piemonte sono circa un migliaio i lavoratori e le lavoratrici che appartengono alle categorie svantaggiate e che oggi lavorano nelle cooperative sociali attraverso un'esperienza che dura ormai da quindici anni e che permette di svolgere servizi di pulizia e di sorveglianza all'interno delle scuole.
I cosiddetti appalti storici, che sono stati già colpiti nell'anno precedente da una riduzione del 25%, con la garanzia di un ulteriore finanziamento al 21 gennaio 2011, sono attualmente bloccati.
La Regione Piemonte, con il Piano straordinario per l'occupazione del giugno 2010, ha riconosciuto a 111 scuole un sostegno, per un complessivo importo di un milione e mezzo di euro, al fine di incrementare e di ridurre il taglio previsto del 25% effettuato dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Una recente Direttiva ministeriale, con la quale il Ministero afferma di accantonare 11.800 posti di collaboratori, che però sono insufficienti a coprire l'intero fabbisogno, prefigura la possibilità di proseguire la gestione mediante il ricorso dell'appalto ad una base d'asta che sia rideterminata a partire dal costo di sostegno senza più ricorso ai servizi esterni con una riduzione del 30%. In sostanza, un'autonomia scolastica con un appalto in essere da 94 mila euro, dovrebbe fare lo stesso appalto con una disponibilità di 30 mila euro.
Quello che credo essere assolutamente urgente è cercare di capire quale sia l'intenzione della Regione in merito. Come ho detto prima con il piano per l'occupazione di quest'anno, un milione e mezzo è stato dedicato all'integrazione per gli appalti in quelle scuole dove esisteva l'utilizzo della cooperazione sociale per la pulizia e la sorveglianza.
Considerato che sostanzialmente la riduzione ammonta ad un ulteriore 30% oppure la possibilità di utilizzare i collaboratori che sono stati accantonati dal Ministero della Pubblica Istruzione, vorremmo con sollecitudine capire che cosa intenda fare la Regione quest'anno, perché i problemi che si pongono sono due.
Primo, come si intende garantire il servizio di pulizia e di vigilanza e, in secondo luogo, come s'intende affrontare il tema dell'occupazione, a fronte del fatto che ci troveremo ad avere un migliaio di persone appartenenti alle categorie svantaggiate con una situazione di difficoltà occupazionale non indifferente e con una tematica che andrà ad aggravare ancora di più la questione occupazionale delle fasce più deboli della nostra popolazione. Perché è presentata ora come question time? Perché una soluzione deve essere definita ora, poiché gli appalti, e quindi l'avvio dell'anno scolastico, hanno delle tempistiche tali per cui è necessario fin da ora dare chiarezza e contezza alle scuole su quale strada dovranno lavorare e con quali situazioni si troveranno ad aprire l'anno scolastico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cirio.



CIRIO Alberto, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
L'interpellanza è tempestiva ed è corretto affrontare per tempo questa tematica, che già abbiamo affrontato nella medesima sostanza e anche nella medesima gravità in occasione dell'avvio dell'anno scolastico in corso quando abbiamo dovuto far fronte ad una serie di esigenze che sono causate o meglio sono provocate - perché nel concetto di causa ci sarebbe un giudizio negativo che non vogliamo dare - da un ragionamento fatto a livello nazionale all'interno della riforma che prevede determinati costi standard.
Qual è il ragionamento di fondo? È che in un Paese come l'Italia, che ha Regioni che hanno impostato la loro storia in modo diverso, vi sono Regioni in cui il ricorso al mondo delle cooperative sociali è altamente utilizzato, tant'è che la Regione Piemonte è un caso raro nel Paese Italia.
Infatti, in passato si è fatta la scelta, che condividiamo - che ha attraversato i Governi di centrodestra e di centrosinistra, ma è sempre stata tale - di avvalersi, per quanto concerne la sicurezza ma ancor più per l'assistenza all'interno delle scuole piemontesi, delle cooperative sociali di tipo B, in modo da ottenere anche una possibilità di inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate, che diversamente avrebbero maggiori difficoltà e poi che costituirebbero un ulteriore costo per il nostro Paese.
Noi abbiamo risposto concretamente l'anno scorso, avevamo dieci milioni di euro stanziati per questi interventi e nella misura scuola (misura 1) abbiamo stanziato un milione e mezzo di euro. Questi fondi sono serviti per integrare le minori risorse che sono arrivate da Roma, proprio per il minor prezzo che Roma vuole riconoscere a questo tipo di interventi. Qual è la risposta di quest'anno? La risposta è stata quella di mettere i soldi a bilancio e quando si hanno i soldi a bilancio si ha già il 90% del problema risolto, perché in quel capitolo, dal quale abbiamo prelevato il milione e mezzo e che aveva una capienza di dieci, quest'anno abbiamo 12 milioni e mezzo; quindi, abbiamo potenziato il capitolo del 25%, in modo da far fronte alle esigenze che si verranno a rappresentare nel corso dell'anno.
La nostra intenzione è di convocare a breve - e lo farà la collega Maccanti, che ha la delega all'Università - un tavolo, che non definirei di crisi, ma che affronti per tempo la problematica, non dimenticando però che purtroppo i tempi non potranno essere brevissimi. Possiamo ragionare con le cooperative soltanto quando abbiamo anche un'idea degli organici. Capite che se gli organici vengono mantenuti tali, si ha una minore esigenza dell'apporto della cooperativa. Se ricordate, l'anno scorso, all'origine sembrava che l'intervento regionale dovesse essere di tre milioni di euro ma, alla fine, dati alla mano e a conti fatti, l'intervento è stato di un milione e mezzo.
Nelle prossime settimane avvieremo questo confronto, ma la soluzione è già nel bilancio 2011 dove, con 12 milioni e mezzo, siamo in grado sicuramente, di far fronte alle necessità e a salvaguardare un'esperienza che noi difendiamo e in cui crediamo. Una strada che vogliamo continuare a percorrere.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.13 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Bresso, Cantore Cattaneo, Costa Raffaele, Cota, Gariglio, Leo, Lepri, Molinari e Motta Massimiliano.
Ricordo che il numero legale è 25.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 (snellimento delle procedure in materia di edilizia urbanistica)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 67, di cui al punto 4) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 246) presentato dai Consiglieri Reschigna, Taricco e Manica: all'articolo 6 dopo le parole "con deliberazione del Consiglio comunale" vengono aggiunte le parole "che non costituisca variante agli strumenti urbanistici".
La parola al Consigliere Taricco per l'illustrazione.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
L'emendamento da noi proposto è un chiarimento probabilmente ultroneo magari non necessario. Il senso compiuto del testo lo lascerebbe già intendere, ma abbiamo pensato fosse necessario chiarirlo meglio: quanto contenuto nella deliberazione del Consiglio comunale, non rappresenta variante agli strumenti urbanistici.
Ci sembra una precisazione del tipo, come si diceva una volta, nel più ci sta il meno. È meglio essere chiari, onde evitare fraintendimenti che potrebbero portare da una parte a dare per scontato un percorso che non pu e non deve essere fatto con queste modalità e, dall'altra, chiarire che i percorsi sono ancora necessariamente distinti.
L'emendamento da noi proposto va nella direzione di chiarire, a coloro che si avvarranno di questa norma, che la stessa non costituisce, comunque in alcun modo, variante agli strumenti urbanistici. In questo modo penso di chiarire anche agli enti pubblici che questa non è la finalità dell'intervento di cui trattasi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
Passiamo alla trattazione dell'emendamento successivo.
Emendamento rubricato n. 71) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: dopo le parole "parametri quantitativi", sono soppresse le seguenti parole "e qualitativi".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho seguito la discussione degli emendamenti presentati dai Consiglieri del Partito Democratico. Più che la durata temporale richiesta per la deliberazione in Consiglio comunale, sottolineiamo in questo comma dell'articolo 6, l'incoerenza di prevedere sia i parametri quantitativi che qualitativi decisi con deliberazione consiliare comunale. È una incoerenza rispetto al comma 7 dell'articolo 3 e al comma 5 dell'articolo 4, in cui viene detto che non è possibile derogare ai parametri qualitativi. Il comma 7 dell'articolo 3 dice che gli ampliamenti di cui al presente articolo non possono derogare ai parametri qualitativi vigenti o all'indice di permeabilità dei suoli, stabilito nei piani o nei regolamenti.
Il comma 5 dell'articolo 4, invece, dice che gli interventi di cui al presente articolo non possono superare l'altezza massima consentita dagli strumenti urbanistici, tranne che per la quantità necessaria per sopraelevare di un piano o derogare ai parametri qualitativi vigenti.
All'articolo 6, invece, diciamo che i Comuni possono indicare i parametri quantitativi e qualitativi non derogabili.
Assessore Cavallera, non è un emendamento ostruzionistico, non è un emendamento che snatura la sostanza del testo, ma è un emendamento di pulizia formale, altrimenti emergerebbe una contraddizione tra gli articoli 3, 4 e 6.



PRESIDENTE

aperta la discussione su tutti gli emendamenti presentati e sull'articolo. I minuti a disposizione sono due.
Non vi sono ulteriori richieste di intervento.
Il numero legale è 25.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 245), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione sull'emendamento rubricato n. 246), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Vi informo che il numero legale è 26.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 87), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 71), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 6, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 1) presentato dal Consigliere Stara: Il comma 1 dell'art. 7 viene così sostituito: "I fabbricati esistenti a destinazione artigianale, produttiva e direzionale che risultino, alla data di entrata in vigore della legge, sede legale o sede operativa di una attività produttiva o direzionale in regola con i contributi, possono essere soppalcati, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, per un aumento massimo del 30% della SUL esistente".
Poiché il Consigliere Stara non è presente, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 2) presentato dal Consigliere Stara: Il comma 1 dell'art. 7 viene così sostituito: "I fabbricati esistenti a destinazione artigianale, produttiva e direzionale che risultino, alla data di entrata in vigore della legge, sede legale o sede operativa di una attività produttiva o direzionale in regola con i contributi, possono essere soppalcati, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, per un aumento massimo del 30% della SUL esistente gli standard derivanti dell'aumento della SUL, se non reperibili, devono essere monetizzati".
Anche in questo caso, vista l'assenza del Consigliere Stara, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 89) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 1 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009 le parole: "I fabbricati esistenti a destinazione artigianale, produttiva e direzionale" sono sostituite dalle seguenti: "I fabbricati esistenti a destinazione artigianale e produttiva".
La parola al Consigliere Reschigna, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento che mi accingo ad illustrare prevede la soppressione di una serie di parole. Lo scopo è di riportare, sostanzialmente, il testo a quanto previsto nella legge regionale n. 20.
Vorrei ricordare che nella legge regionale n. 20, che riguardava gli interventi straordinari per la casa, erano state successivamente introdotte alcune norme che consentivano, altresì, di definire interventi in percentuali fino a 200 metri quadrati per l'edilizia artigianale e produttiva.
Le modifiche che vengono introdotte con il disegno di legge attualmente in discussione estendono tali interventi (che ricordo essere sempre in deroga agli strumenti urbanistici) anche alle destinazioni di tipo direzionale e turistico ricettive. Inoltre, l'ampliamento del 20% della SUL esistente non è più soggetto ad una soglia massima di 200 metri quadrati ma di 2.000 metri quadrati.
Al momento dell'approvazione della legge regionale n. 20 noi consideravamo utile che la legge si occupasse anche del patrimonio immobiliare a destinazione produttiva o artigianale, proprio perch volevamo sostenere anche i pochi e limitati sforzi in capo ai settori produttivi della nostra Regione, affinché si potessero incrementare gli immobili con tale destinazione.
L'ampliamento in capo alle destinazioni d'uso previste dal disegno di legge della Giunta regionale, così come l'incremento della soglia massima di fino a 2.000 metri quadrati, in deroga agli strumenti urbanistici consentono, sostanzialmente, di applicare la norma su una serie di immobili in merito ai quali abbiamo già avuto modo di esprimere le nostre considerazioni nel dibattito generale e nella relazione di minoranza.
In modo particolare, l'incremento del 20% fino a 2.000 metri quadrati se applicato agli immobili a destinazione direzionale, rende sì possibile l'applicazione di tale norma nel concreto di una serie di situazioni all'interno del territorio della nostra Regione; ma un incremento in deroga al Piano regolatore fino a 2.000 metri quadrati può creare o determinare un carico urbanistico tale da sbilanciare l'equilibrio tra città pubblica e città privata, così faticosamente raggiunto nelle situazioni concrete nel corso degli anni.
Inoltre, non vi è neanche l'obbligo di recuperare le superfici standard all'interno dell'area di intervento, ma le stesse possono essere utilizzate o individuate in altra parte del territorio comunale.
Il complesso degli interventi previsti dall'articolo 7 è da noi considerato in modo negativo, perché individua incrementi consistenti non tanto legati a destinazioni di tipo produttivo, quanto a quelle direzionali, determinando un carico urbanistico che potrebbe sbilanciare il rapporto tra città pubblica e città privata.
Per questi motivi, abbiamo presentato l'emendamento che ho test illustrato. Grazie.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Come già accennato, la finalità dell'emendamento è di concentrare la possibilità di interventi in deroga esclusivamente sui fabbricati a destinazione artigianale e produttiva. Come illustrato precedentemente dal Consigliere Reschigna, l'obiettivo è di ricondurre all'interno di un ambito di maggiore coerenza con la norma le regole che sovrintendono all'eventualità di questi interventi. Il rischio di applicare questa norma anche alle attività di tipo direzionali e turistico-ricettive è determinato dalla seguente situazione: lasciare che questa norma, come abbiamo già sottolineato nei tanti interventi che abbiamo svolto, diventi sostanzialmente, una sorta di disposizione che deregolamenta e lascia al buon senso, per non dire al libero arbitrio, dei singoli interventi la finalizzazione degli stessi.
In questo senso, riteniamo necessario intervenire per aprire alla possibilità di ampliamento anche in deroga, diciamo così, al quadro normativo esistente, ma all'interno di ambiti ben definiti.
Pertanto, con quest'emendamento, come abbiamo fatto con tanti altri che l'hanno preceduto e come faremo con altri che seguiranno, ci permettiamo di sottolineare nuovamente l'esigenza di ricondurre le scelte di autorizzazione ad intervenire in un ambito più circoscritto e normato, in quanto riteniamo che esprima un interesse generale più complessivo.
Scegliere una strada diversa, come appare dalle norme che ci sono state presentate, crea deregolamentazione, ma non una reale incentivazione a nuove realizzazioni che realmente rilancino l'economia. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "Ugo Foscolo" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "Ugo Foscolo" di Torino, classe I H, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona visita ai nostri edifici.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Opere pubbliche - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 (Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica)" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame degli emendamenti all'articolo 7. La parola al Consigliere Ronzani, ancora sull'emendamento n. 89).



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Prima di svolgere una considerazione sul merito del provvedimento, se avesse occasione di incontrare il Presidente Cota, gli dica di fare una capatina in Consiglio regionale; siccome è un po' di tempo che non lo incontriamo, sarebbe utile prestasse un po' di attenzione anche ai lavori del Consiglio regionale.
In merito alla questione che poniamo con il nostro emendamento ripristiniamo, di fatto, la legge n. 20/2009, che non è vero - come dice l'Assessore Cavallera o come sostiene, forse, il direttore dell'urbanistica contenesse lacci e lacciuoli. Nel caso specifico - l'ha ricordato benissimo il collega Reschigna - era una legge che prevedeva per alcune attività, in particolare per quelle produttive, la possibilità di un incremento delle costruzioni. Naturalmente, tale legge conteneva una logica, quella per la quale dall'autorizzazione agli ampliamenti per lo svolgimento delle attività in questa regione (sulla quale insiste un problema legato alla produzione e all'occupazione) derivava la possibilità di incrementare, ovviamente, le produzioni e, per questa via, credo anche i livelli di occupazione.
Ora, con questa norma, invece, consentiamo incrementi, direi quasi ad libitum, cioè fino a 2 mila metri quadrati, per attività che non sono quelle produttive, ma riguardano i centri direzionali e gli uffici. Tra l'altro, tutto questo avviene in deroga allo strumento urbanistico e senza prevedere ciò che, invece, è indicato negli articoli precedenti, cioè il fatto che l'Amministrazione comunale del luogo interessato possa escludere questa possibilità. Questa deroga avviene a prescindere dalla volontà dei Comuni, i quali, quando anche volessero opporsi con propria delibera a questa deroga, non hanno la possibilità di farlo.
Ora, con quest'emendamento sosteniamo un principio fondamentale, quello contenuto nella legge n. 20: cioè, l'emendamento, in altri termini, si propone di ripristinare quella norma che non esclude gli ampliamenti, ma li finalizza alle attività produttive. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie Presidente.
L'emendamento che proponiamo esclude nel titolo dell'articolo il termine "direzionale", che è determinato da un motivo particolare.
Vorrei anche soffermarmi su un altro fatto. Nella legge, all'articolo 8, abbiamo previsto che il Consiglio comunale possa entro 60 giorni - noi proponiamo 90 - pronunciarsi per quanto riguarda l'utilizzo degli articoli 3 e 4, forse sarebbe anche il caso di riflettere sull'opportunità di inserire l'articolo 7. Cioè, dare la possibilità al Comune di esprimersi e valutare se utilizzare l'articolo 3, l'articolo 4 e l'articolo 7, il quale prevede, appunto, l'ampliamento in deroga al Piano regolatore per l'edilizia artigianale, produttiva, direzionale e turistico-ricettiva anche perché qui parliamo di dimensioni tali per cui forse sarebbe opportuno da parte del Comune compiere una valutazione. Voi capite che quando si dice che l'ampliamento è possibile sino ad un incremento massimo di 2.000 metri quadrati, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici vigenti, effettivamente, occorrerebbe una valutazione attenta da parte dell'Amministrazione comunale. Quindi, oltre a quello che proponiamo, aggiungo una riflessione, che sarebbe il caso di svolgere.
Comunque, nel corso della discussione, quando arriveremo all'esame dell'articolo 8, avremo modo di fare questa ulteriore valutazione. In ogni caso, siamo qui per perorare l'emendamento che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Muliere.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Avete uno strano modo di concepire le ragioni federali delle Regioni e dei Comuni - non soltanto qui, notiamo la stessa situazione in relazione al disegno di legge sui parchi - che avviene attraverso un disegno di legge che, di fatto, esclude le Autonomie locali dalle decisioni.
Fino a questo momento, il Piano regolatore era rimasto nelle mani dei Comuni e, certamente, non sempre ha rappresentato un dato positivo, in quanto in molte città si è costruito molto e, qualche volta, anche a sproposito. Oggi, porterete a casa - quando ci riuscirete, perché le vostre aspettative equivalgono alle nostre in relazione a quel documento che abbiamo chiesto all'ingegner Monferino, del quale fino a questo momento non abbiamo visto nemmeno l'ombra - un provvedimento che, di fatto, esclude le Amministrazioni comunali da una questione di grande importanza, quale la possibilità di definire le questioni sul proprio territorio (quello sul quale i cittadini hanno attribuito ai Sindaci il diritto e il dovere di gestirne la qualità urbana e lo sviluppo territoriale), attribuendo la decisione alla Regione. Il provvedimento non riguarda una tantum di 40 metri quadrati su un appartamento, parliamo di 2.000 metri quadrati - cioè come sanno coloro che s'intendono di queste cose, 6.000 metri cubi - senza che il Comune possa avere la possibilità di interferire! Se l'Assessore Cavallera e la Lega sostengono che tale modalità pu favorire lo sviluppo, vi invito a visitare tutti i palazzi di uffici direzionali vuoti che caratterizzano questa città come gran parte del Paese. In questa Regione e in questo Paese ci sono capannoni vuoti, perch non ci sono le industrie che possono utilizzarle; ci sono palazzi pieni di uffici che nessuno affitta perché non ci sono le aziende.
Evitate di portare a casa provvedimenti che non servono a niente e a nessuno, se non a distruggere il territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.
Emendamento rubricato n. 3) presentato dal Consigliere Stara.
Al comma 1, dell'art. 7 viene soppressa la parola "artigianale".
Diamo per illustrato quest'emendamento, in quanto il Consigliere Stara non è presente.
Emendamento rubricato n. 72) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: All'art. 7 dopo le parole "i fabbricati a destinazione artigianale e produttiva" è soppressa la parola "direzionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento va nella direzione di quanto testé detto dai colleghi delle opposizioni. Anche noi riteniamo che l'aggiunta della possibilità di ampliamento, per quanto riguarda direzionale, turistico ricettivo, non rientri nello spirito, anche se non lo condividiamo, del testo di legge originario.
Con quest'emendamento chiediamo di sopprimere almeno la parola "direzionale", mantenendo la parte riguardante "turistico e ricettivo" sperando di dare uno sviluppo ad un turismo che auspichiamo essere sostenibile. Sappiamo che molte delle nostre borgate, ad esempio di montagna, sono abbandonate. Come abbiamo letto nei giorni scorsi sui giornali, si parla dei cosiddetti "alberghi diffusi", cioè di piccole borgate con case abbandonate che vengono restaurate e utilizzate, in vista di una ricettività turistica e alberghiera.
In questo caso l'attività turistica è sicuramente più sostenibile e meglio incastonata all'interno del territorio, magari con piccole baite ristrutturate, piuttosto che grossi alberghi e grosse strutture, che in questo caso verrebbero ulteriormente ampliate. Si tratta sicuramente di un altro indirizzo turistico.
Ci rendiamo conto che le esigenze e gli interessi sono variabili tra individuo ed individuo, quindi c'è anche chi preferisce una grande struttura ricettiva con molte offerte per il turista e chi invece preferisce un approccio più lirico e intimista della campagna o della montagna.
Chiediamo di sopprimere almeno la parola "direzionale". Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 4) presentato dal Consigliere Stara.
Il comma 2 dell'art. 7 è sostituito con il seguente: "In alternativa agli interventi di cui al comma 1, è consentito realizzare interventi di ampliamento fino al 10% della SUL esistente".
Emendamento rubricato n. 5) presentato dal Consigliere Stara.
Il comma 2 dell'art. 7 è sostituito con il seguente: "In alternativa agli interventi di cui al comma 1, è consentito realizzare interventi di ampliamento fino al 10% della SUL esistente, fino a un incremento massimo consentito di 1000 metri quadrati, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi".
Gli emendamenti rubricati n. 4) e n. 5) sono stati presentati dal Consigliere Stara, che non è presente, quindi li diamo per illustrati.
Emendamento rubricato n. 73) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: All'art. 7 le seguenti parole "2. Per gli edifici di cui al comma 1 è altresì consentito realizzare interventi di ampliamento pari al 20 per cento della SUL esistente, fino a un incremento massimo consentito di 2.000 metri quadrati, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi." Sono sostituite dalla seguenti: "2. In alternativa agli interventi di cui al comma 1, è consentito realizzare interventi di ampliamento pari al 20 per cento della SUL esistente, fino a un incremento massimo consentito di 1000 metri quadrati in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di abbassare il limite del tetto massimo di ampliamento dell'esistente, sempre fermo restando il 20%, ad una quota di mille metri quadrati e non di duemila metri quadrati, che francamente ci sembrano eccessivi. Tra l'altro avevamo pure discusso con l'Assessore Cavallera che, al momento, sono pochissime le attività produttive e i capannoni che con un ampliamento del 20% potrebbero dotarsi di un plus di duemila metri quadrati sull'esistente.
A maggior ragione forziamo la nostra richiesta, visto che sarebbe un ampliamento probabilmente sproporzionato anche alle esigenze del territorio, e non parlo tanto di quelle paesaggistiche e di tutela, ma di quelle produttive. Visto che siamo in una fase di recessione economica (meglio, noi la intendiamo più una fase di assestamento verso una sostenibilità produttiva, in quanto negli anni precedenti siamo un po' oltrepassato le nostre possibilità e una cattiva gestione non ha permesso un'equa ridistribuzione della produttività e del prodotto interno lordo) riteniamo che abbassare a mille metri quadrati sia una cifra assolutamente condivisibile. Non è eccessivamente stringente per quanto riguarda le aspirazioni di chi può fare questi ampliamenti e, soprattutto, non provoca un eccesso di richiesta e di offerta che abbasserebbe il valore degli stessi immobili in questione.
Se ci sono tanti capannoni sfitti, è ovvio che il prezzo si deve abbassare e quindi, invece di creare benessere come sarebbe negli intenti di questo vostro articolato di legge, causiamo un peggioramento delle condizioni oggettive e non soggettive delle attività produttive piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Abbiamo una serie di emendamenti che trattano lo stesso argomento ossia la modifica di superficie. Chiederei di discuterli insieme se il primo firmatario, il Consigliere Reschigna, è d'accordo.
Si tratta degli emendamenti rubricati n. 90), 250), 251), 252), 253) 91), 254), 255), 256), 257), 92), 258), 259), 260), 261), 262), 263), 264) 265), 266), 93), 94), 95) e 96).
Emendamento rubricato n. 90) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "500 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 250) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "510 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 251) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "520 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 252) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "530 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 253) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "540 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 91) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "550 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 254) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "560 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 255) presentato dai Consiglieri Muliere, Ronzani Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "570 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 256) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "580 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 257) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "590 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 92) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "600 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 258) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "610 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 259) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "620 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 260) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "630 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 261) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "640 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 262) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "650 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 263) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "660 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 264) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "670 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 265) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "680 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 266) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "690 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 93) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "700 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 94) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "800 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 95) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "900 metri quadrati".
Emendamento rubricato n. 96) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "2.000 metri quadrati" sono sostituite con le parole "1.000 metri quadrati".
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Penso di impiegare meno dei 66 minuti che ho a disposizione per l'illustrazione dei 22 emendamenti.
L'intervento dei colleghi sull'emendamento precedente ha messo in evidenza un elemento che mi auguro che la Giunta regionale possa attentamente valutare e che, magari, potrebbe essere oggetto di un intervento correttivo da parte della stessa Giunta regionale sull'articolo 8.
Qual è il problema? Nell'approvazione della legge regionale n. 20 si era immaginato un potere di esclusione dell'ambito di applicazione della legge, per gli interventi di cui agli articoli 3 e 4. Già nel testo originario della legge regionale 20 sono stati ricompresi gli interventi di cui all'articolo 7 perché, secondo tale legge, si limitavano ad ampliamenti del 20% fino ad una superficie massima di 200 metri quadrati per gli immobili a destinazione produttiva, industriale e artigiana.
Ora, però, l'articolo 7, come modificato dal disegno di legge che stiamo discutendo, ha assunto una dimensione totalmente diversa. Voglio ricordare che all'interno dell'articolo 7 sono stati ricompresi gli immobili a destinazione turistico ricettiva, gli immobili a destinazione direzionale e la soglia massima dell'incremento percentuale del 20% non è stata fissata in 200 metri quadrati, ma in 2.000 metri quadrati (parliamo sempre di interventi in deroga rispetto agli strumenti urbanistici).
Sotto questo aspetto, voglio evidenziare un elemento: che senso ha dare un potere in capo ai Comuni di non applicabilità, non dico dell'articolo 4 perché l'articolo 4 ha un peso rilevante all'interno delle trasformazioni delle città, ma dell'articolo 3, che - voglio ricordare - riguarda incrementi fino al 20% di immobili a destinazione residenziale (uni e bifamiliari), fino a 1000 metri cubi (quindi 2300 metri cubi) e dire al Comune: puoi anche individuare dei pezzi di territorio su cui non rendere applicabile l'articolo 3.
Voglio ricordare che i nostri rilievi critici sull'articolo 3 non riguardavano e non riguardano l'incremento una tantum del 20%, perché il 20% su 200 metri cubi non è un incremento tale da determinare un forte carico urbanistico o uno stravolgimento della qualità urbana delle nostre città).
Se, poi, con l'articolo 8, diciamo: è possibile che tu, Comune, non applichi l'articolo 3, in tutto o in parte, sulla tua città, siamo contraddittori.
Io vado avanti lo stesso, non ho problemi! Visto l'interesse che il Consiglio regionale ha rispetto a questo intervento, posso anche passare ad altri argomenti, tanto nessuno se ne accorge! Posso anche passare alla lettura del giornale, tanto nessuno se ne accorge! Che senso ha - dicevo, e lo ripeto - che con l'articolo 8 i Comuni possano dire che l'articolo 3, in tutto o in parte, non si applica alla propria città, ma non abbiano il potere di dire che le previsioni dell'articolo 7 non si possono applicare su tutta o su pezzi della propria città? Assessore Cavallera, i casi sono due. Come noi stiamo proponendo con gli emendamenti che sto illustrando, gli incrementi percentuali del 20 che auspichiamo non riguardino gli immobili direzionali o la soglia massima di incremento, dovrebbero ritornare a quelli previsti dalla legge 20 quindi 200 metri quadrati, e allora mi rendo conto che l'incremento una tantum di 200 metri quadrati, sia pure in deroga alle previsioni urbanistiche, non è capace di creare alcuno squilibrio sulla qualità urbana delle nostre città. Ma se la soglia rimane quella che la Giunta ha immaginato con il testo che ha presentato, licenziandolo in II Commissione cioè rimangono i 2000 metri quadrati, vi invito a riflettere se non sia opportuno almeno prevedere una possibilità di intervento, da parte del Comune, di non rendere applicabili, in tutto o in parte, sul proprio territorio, anche le previsioni dell'articolo 7.
Non vorrei ripetere il detto evangelico, ma è inutile guardare la pagliuzza nell'occhio del vicino, quando c'è un travone davanti a noi, di cui dovremmo occuparci! Perché questa riflessione? Perché dire che vi è un automatico diritto in capo alla proprietà, di ampliare un immobile a destinazione direzionale del 20%, per una superficie massima di 2000 metri quadrati, e che quella proprietà è capace di monetizzare il carico urbanistico, lo standard che quell'intervento, in deroga al Piano regolatore, è in grado di determinare e che quella proprietà ha la possibilità, senza nessun intervento da parte del Comune, di realizzare, in deroga alle previsioni del Piano regolatore un incremento di 2.000 metri quadrati, beh, è immaginare sostanzialmente un qualcosa che, non solo è in grado di intervenire radicalmente sulla qualità urbana delle città, ma che è in grado anche di intervenire negativamente sul problema del carico urbanistico, che quell'ampliamento, in deroga alle previsioni del Piano regolatore, è capace di determinare.
Quel carico urbanistico, che normalmente dovrebbe essere affrontato attraverso la politica degli standard, rimane a se stante, perché la proprietà è in grado di trasferire lo standard in altra parte, dove magari non esistono problemi di equilibrato rapporto e sviluppo tra la città pubblica e la città privata.
Chiedo, pertanto, una riflessione all'Assessore Cavallera. Al di là del numero degli emendamenti che sto illustrando, c'è un problema reale sul quale l'Assessore dovrebbe fare una riflessione.
Se torniamo alla soglia di 200 metri quadrati di incremento, in deroga alle previsioni del Piano regolatore, sono io il primo a sostenere che, con una tale soglia, è assurdo stabilire che il Comune ha la possibilità di non rendere applicabile l'articolo.
Se, invece, la Giunta regionale rimane ferma sul suo intendimento di trasferire il diritto dal Comune alla proprietà privata di operare incrementi fino a una soglia massima di 2000 metri quadrati, noi dobbiamo per equilibrio, ricomprendere tra le delibere, tra gli ambiti di possibile fusione - ripeto - in tutto o in parte, all'interno della possibile delibera di Consiglio comunale (ricordo che non è un atto dovuto o obbligatorio, ma è una facoltà che noi consegniamo in capo alle singole Amministrazioni locali, che hanno comunque il potere e il diritto del governo del territorio), la possibilità di escludere, oltre agli interventi di cui agli articoli 3 e 4, le opzioni di intervento di cui all'articolo 7.
Gli emendamenti che abbiamo presentato tendono a far riflettere la Giunta anche su un'altra questione, che è quella che ci sta a cuore.
L'incremento di 2000 metri quadrati, in deroga alle previsioni del Piano regolatore, è eccessivo e, ben inteso, non si renderà applicabile agli immobili a destinazione produttiva, ma si renderà massimamente applicabile agli immobili a destinazione direzionale o per uffici. Basta che noi cerchiamo di portare alla nostra mente l'immagine visiva delle città che conosciamo e che frequentiamo, per renderci conto come all'interno di queste città avere immobili a destinazione direzionale con una superficie utile lorda di 10.000 metri quadrati non è un'assurdità, ma un dato che possiamo rinvenire in modo ampio e diffuso, sulla base dei molti interventi avvenuti.
Quindi, i 2000 metri quadrati non sono un'ipotesi accademica, sono un dato reale che può essere recuperabile all'interno delle città, sulle quali è possibile intervenire.
Termino qui, perché questo mio intervento di illustrazione degli emendamenti voleva, per una volta, evitare l'intento ostruzionistico e richiamare l'attenzione, in modo forte e preciso, della Giunta regionale perché la lettura combinata dell'articolo 7 e dell'articolo 8 pone un problema di equilibrio, di pesi e di contrappesi, all'interno della gestione di questa legge.
Lo ripeto, Assessore Cavallera: è inutile che noi ci poniamo il problema dei pesi e dei contrappesi sull'articolo 3, che non è in grado di determinare fatti stravolgenti negativi all'interno delle nostre città, n ci poniamo il problema dei pesi e contrappesi su quanto voi prevedete sull'articolo 7, dove invece gli interventi in termini di carico urbanistico, di modifica dell'equilibrio della città, di modifica del rapporto tra città pubblica e città privata emergono con grandissima forza.
Le soluzioni sono semplicemente due: quelle che ho cercato di rappresentare poc'anzi.
Mi riservo, Presidente, di intervenire nel dibattito generale, dopo aver ascoltato la valutazione dell'Assessore Cavallera, che pregherei, per una volta, di venirci incontro, visto che, al di là del numero di emendamenti, la riflessione che pongo dovrebbe farlo riflettere circa l'esigenza di intervenire con qualche modifica o all'articolo 7 o all'articolo 8 del disegno di legge. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Ringrazio il collega Reschigna perché ha dimostrato di essere animato da grande buonsenso nell'immaginare una modifica del provvedimento al nostro esame, tale per cui noi eliminiamo quagli aspetti del disegno di legge che rischiano di determinare - come lui ha detto - uno diverso equilibrio tra città privata e città pubblica. Confesso - e non vorrei apparire troppo pessimista - che dubito della disponibilità della Giunta di prendere in considerazione le proposte di modifica che ha fatto il collega Reschigna, per la semplice ragione che io, diversamente da lui, considero questo provvedimento molto ideologico e poco attento, invece, all'esigenza di stabilire un corretto punto d'equilibrio tra le esigenze di governo del territorio (che dovrebbero prevalere) rispetto a sacrosante, legittime esigenze che possono attenere alla libera iniziativa dei privati, cosa che invece è avvenuta con la legge 20.
Il Consigliere Reschigna ha posto la questione in termini molto concreti. Delle due, infatti, l'una: o voi ripristinate la norma in base alla quale è possibile incrementare i volumi di 200 metri quadrati - e allora con c'è bisogno che noi ripristiniamo in qualche modo un potere d'intervento delle Amministrazioni - perché il collega dice, se ho inteso bene, che queste dimensioni sono compatibili con interventi che non stravolgono il territorio e non alterano quell'equilibrio tra città pubblica e città privata; ma se le dimensioni diventano altre, come ha detto prima anche il collega Boeti - noi parliamo di soglie vicine ai 2.000 metri quadri, e ci riferiamo ad implementazioni che non riguardano le attività produttive, ma i centri direzionali - voi capite che questo intervento, fatto in deroga e senza consentire ai Comuni di intervenire per ovviare eventualmente a questi ampliamenti e per impedirli, significa non porsi il problema di raggiungere quell'equilibrio di cui parlava il Consigliere Reschigna e non porsi il problema di evitare che si modifichi il rapporto tra città pubblica e città privata. Ma questo è esattamente il problema che vi ponete voi! Il collega Reschigna, secondo me, si illude quando sollecita l'Assessore Cavallera a porsi questo problema; perché è esattamente questo il problema di questa legge, dall'inizio alla fine. Il punto è esattamente questo ed è un punto d'impostazione complessiva che riguarda tutta la filosofia del provvedimento, ispirata a realizzare ciò che il collega Reschigna dice che non dovreste fare. Non avreste, infatti, deciso di modificare questa legge se i vostri obiettivi fossero stati quelli che il collega Reschigna ha qui indicato. La mia opinione - e concludo, Presidente è quella che voi volete smontare la legge 20 e la volete smontare partendo da un assunto: che oggi in questa Regione non si costruisce abbastanza e non si fa perché le leggi che sono state approvate sono d'impedimento ad uno sviluppo dell'attività in questo campo, cosa non vera.
Sono e sarò curioso, infatti, di verificare gli effetti pratici di questo provvedimento: potrà anche essere agitato in qualche assemblea di costruttori - e voi lo farete, presentandovi come il governo regionale che ha eliminato lacci e lacciuoli, per dar fiato ad un'economia soffocata dalla legge 20 (bugia colossale) - ma sarò curioso di verificare quali sono gli effetti pratici di questo provvedimento in una Regione in cui l'economia cresce meno che in altre, come abbiamo dimostrato nelle discussioni fatte in questi giorni, non perché abbiamo leggi che introducono lacci e lacciuoli, ma per altre ragioni. La verità è che voi appunto, volete immaginare un provvedimento ideologico, perché il problema non è far crescere l'economia, ma è dire che crescerà l'economia; e dire che crescerà l'economia per effetto del fatto che voi avete eliminato i lacci e i lacciuoli.
Le ricordo - ma lei lo sa, Assessore Cavallera, perché è un politico navigato - che l'articolo 9 della nostra Costituzione "direbbe": "Tutela il paesaggio". Dubito che con alcune misure contenute in questo provvedimento noi avremo alla fine - cioè una volta che questa legge entrerà in vigore garantito il rispetto, in ragione di tali norme, di questo principio costituzionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Ritorno anch'io su questi emendamenti e sull'articolo 7. Io credo siccome stiamo parlando, appunto, di interventi in deroga per l'edilizia artigianale, produttiva, direzionale e turistico-ricettiva - che bisognerebbe fare una riflessione su cosa sta accadendo nella nostra Regione. Siamo sicuri che noi aiutiamo la nostra economia approvando un testo come questo, di fronte ad una crisi che purtroppo è ancora pesante e di cui non si vede la fine? Abbiamo cioè bisogno di dare la possibilità di andare in deroga per ampliare attività produttive, direzionali, turistico ricettive in un momento di crisi in cui, se andiamo a vedere, nelle nostre città ci sono capannoni abbandonati perché non vengono utilizzati da alcun'attività produttiva? E noi con quest'emendamento permettiamo un ampliamento in deroga ai Piani regolatori, in un momento di difficoltà...
Il problema è diverso ed è quello di come occupare e di come utilizzare le superfici già esistenti, non quello di ampliare. Capisco che in una situazione come questa si cerchi in ogni contesto di assumere provvedimenti che possano aiutare a risolvere la crisi. Abbiamo detto nel dibattito generale che oggi in Italia la soluzione per superare la questione della crisi del settore dell'edilizia non è tanto quella di prevedere, appunto ampliamenti delle superfici in deroga delle unità uni e bifamiliari o, in questo caso, delle attività produttive, ricettive, direzionali. Il punto ne discuteremo in un Consiglio convocato appositamente - è: riusciamo ad affrontare seriamente la questione delle grandi infrastrutture? Ho letto che il Presidente degli industriali piemontesi ha detto: "Caro Governo, batti un colpo, se ci sei, rispetto alla questione della Torino Lione". Questa è la vera questione, se vogliamo rilanciare il settore dell'edilizia: cioè fare una politica e trovare risorse indispensabili per creare infrastrutture capaci di creare le condizioni di sviluppare il territorio del nostro Paese. Invece noi cosa stiamo facendo? Stiamo prevedendo la possibilità di ampliare in deroga strutture che magari sono vuote; e il problema è come riempire quelle strutture, non come ampliarle.
Questa è la vera questione che abbiamo di fronte.
Ecco perché quest'articolo, come tutta la legge, si scontra con una realtà che noi conosciamo, però facciamo finta di non conoscere. Pensiamo di essere in un momento in cui l'economia tira in modo straordinario e che le strutture hanno bisogno di ampliarsi, e quindi permettiamo loro attraverso l'approvazione di una legge, di ampliarsi in deroga alle norme fissate dal piano regolatore.
Non è così; la realtà è tutt'altra cosa e lo sappiamo tutti, perch questo non lo vediamo solo noi. Lo vediamo tutti e gli Assessori, che si occupano quotidianamente delle difficoltà in cui viviamo sul nostro territorio, lo sanno benissimo.
per questo che troviamo una contraddizione enorme questa possibilità di arrivare all'ampliamento in deroga fino a 2.000 metri. Non ci pare opportuno in una situazione come questa. A maggior ragione, in base alla riflessione che avevo fatto nel precedente intervento circa la possibilità ai Consigli comunali e alle Amministrazioni comunali di pronunciarsi oltre che sull'utilizzo degli articoli 3 e 4, anche sull'articolo 7 sarebbe una norma di salvaguardia che vedremmo con favore.
Quindi, oltre ai ragionamenti che abbiamo fatto, ma abbiamo capito che l'Assessore è fermo sulle sue posizioni, speriamo che si possa arrivare a ridurre la metratura degli ampliamenti; in ogni caso sarebbe opportuna anche una riscrittura dell'articolo 8.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Questo è un articolo importante all'interno di una legge che vuole snellire procedure in materia di edilizia e di urbanistica.
Noi non riteniamo che, per effetto delle norme approvate nella legislatura precedente, fossimo in una situazione in cui incredibili lacci e lacciuoli aggrovigliassero il Piemonte ed impedissero in Piemonte, nelle varie realtà dei Comuni e delle Province, a chi voleva di intervenire dal punto di vista degli interventi di carattere urbanistico che riguardassero le più diverse categorie; quindi, non riteniamo che ci fosse un ordine di difficoltà straordinaria.
Noi non siamo mai indisponibili a discutere di un miglioramento della situazione da questo punto di vista, ma il miglioramento deve nascere soprattutto da presupposti che abbiano un fondamento.
Sono molto d'accordo con il ragionamento che testé faceva il collega Muliere. Lui ha cercato di illustrare come in un momento di crisi economica, per quanto riguarda sia l'edilizia artigianale sia produttiva sia direzionale - e poi farò ulteriori considerazioni su quella turistico ricettiva - non sempre il problema è di ampliare le superfici.
Il problema è di riempire le superfici esistenti di attività o di turisti, a seconda delle strutture di cui stiamo parlando.
E qui voglio fare una piccola digressione sulle strutture turistico ricettive di questa Regione, che dal momento successivo alle Olimpiadi di Torino 2006, hanno conosciuto degli incrementi assolutamente straordinari.
Ricordo che ai tempi in cui ho fatto, prima del collega Cirio l'Assessore al turismo, quando arrivai per la prima volta nelle Langhe, la prima cosa che quegli albergatori mi dissero fu: noi abbiamo, in alcuni casi, raddoppiato ed in altri triplicato il numero dei posti letto e delle strutture turistico-ricettive in questi anni.
Il nostro problema - e poi il ragionamento fatto per le Langhe lo potrei riproporre per le montagne olimpiche così come a Torino e nelle realtà turisticamente più significative del Piemonte, quei laghi che registrano i flussi turistici più alti - non è quello di costruire nuove camere o di fare ulteriori ampliamenti - se non delle modifiche o degli ammodernamenti, ma per questi bastano quei 600-700 metri che abbiamo proposto nei nostri emendamenti - ma il problema è riempirle. Per cui ci faccia la promozione, nazionale ed internazionale e ci aiuti a portare qui i turisti, perché di camere ne abbiamo più che a sufficienza.
Questa era una questione che si poneva già negli anni immediatamente successivi alle Olimpiadi. Per invertire un trend negativo che tutte le altre realtà hanno conosciuto negli anni post-olimpici, c'era un'unica ricetta: dare continuità all'intervento, garantire un'offerta turistica non generalista con dei prodotti che fossero articolati sul territorio, e soprattutto realizzare in modo mirato una promozione nazionale ed internazionale sui mercati scelti e selezionati e non di carattere indifferenziato, e tutta quella edilizia turistico-ricettiva messa in moto grazie alla vicenda olimpica e ai vantaggi anche alcune norme, alcuni bandi e possibilità di costruzione con dei criteri d'agevolazione avevano consentito, venisse riempita.
Il problema al massimo è di riutilizzare strutture che già ci sono e non fare ampliamenti. Questo vale massimamente per il turismo in Piemonte e vale nella stessa misura per quanto riguarda l'edilizia artigianale e produttiva.
Ci avete assicurato che avreste riorganizzato i vostri strumenti di promozione nazionale ed internazionale dei prodotti piemontesi, così come dell'attrazione di industrie in Piemonte e così come ci sembra dovrebbe essere fatto anche per il turismo.
Questo è il problema. Dedicategli la vostra attenzione, non ad ampliamenti assolutamente fuori misura, che tra l'altro non rispondono neanche alle esigenze e alle richieste delle attività produttive piemontesi e che comunque non sono il volano per fare riprendere l'economia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Il poco tempo a disposizione per l'intervento precedente mi ha impedito di invitare l'Assessore Cavallera a visitare le palazzine tra Torino e Moncalieri, dove c'è la sede di Telecity.
L'Assessore sicuramente si è recato molte volte negli studi di quella televisione per un confronto con la maggioranza o l'opposizione, a seconda del ruolo che rivestiva.
Se lei si fosse recato in quegli uffici alcuni anni fa, si sarebbe reso conto delle difficoltà nel trovare un parcheggio. Oggi si arriva e si parcheggia anche con una discreta facilità. E alla domanda che ho rivolto agli operatori di Telecity, cioè per quale ragione succedesse questo fatto mi risposero che prima i dintorni erano pieni di uffici, mentre adesso gli uffici si sono rarefatti e questi palazzi sono in gran parte desolatamente vuoti. Se voi guardate dalla grande vetrata di Telecity i palazzi davanti dicevano gli operatori - vedrete che una parte di quei palazzi hanno perso i loro inquilini.
Se la situazione è questa nella nostra Regione, ci chiediamo quale pu essere il motivo per il quale si amplia la possibilità in deroga, con la possibilità per i piani regolatori dei Comuni di implementare la capacità residenziale di questo tipo di edifici.
Si sta verificando in Italia con il Governo di centrodestra e con la Lega, che desidererebbe - se Berlusconi lo consentisse - portare a casa questa riforma federale dello Stato, una cosa curiosa. Si sta spacciando per federalismo un sistema in base al quale alla fine, se è vero quello che leggiamo sui giornali e se è quello che succederà, i Comuni potranno applicare l'addizionale IRPEF, che è esattamente quello che facevano prima che questo Stato diventasse federale.
Il Comune di Rivoli aveva un'addizionale IRPEF dello 0,2, che era estremamente bassa, e tenuta bassa fino a quando le condizioni economiche del Comune lo permettevano, e poi non è stato possibile aumentarla.
Per fare un confronto a Giaveno, Comune governato dal centrodestra, è lo 0,8 e un'addizionale IRPEF dello 0,2 impedisce oggi a quella amministrazione comunale di offrire i servizi erogati in quella città (asili nido, scuole materne, impianti sportivi, ecc.).
Il Comune avrà, alla fine di questa riforma federale dello Stato, la possibilità che aveva prima, cioè applicare l'addizionale IRPEF. L'aspetto più curioso della riforma federale dello Stato è che, contemporaneamente si mettono in moto, se questo è l'obiettivo del Piano casa dell'Assessore Cavallera, meccanismi che sono gli unici che, in questo momento, consentono ai Comuni di aprire le scuole, di accendere il riscaldamento, di utilizzare gli impianti sportivi, che è la possibilità di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per le capacità edificatorie che competono nei comuni. Se oggi le capacità edificatorie venissero diminuite o eliminate, gran parte dei Comuni non potrebbero far fronte agli impegni che lo Stato attribuisce al Sindaco nell'espletamento del proprio servizio e del proprio lavoro.
Oggi, molti Comuni, consentono la possibilità di edificare sulla scorta di Piani regolatori approvati nel tempo, l'unico strumento che consente di approvare i bilanci. Non ci sarebbe bisogno, Assessore Cavallera, che la Regione aggiungesse qualcosa alla situazione che in questo momento i Comuni hanno.
L'Assessore Cavallera parla di Piano casa, anche con un po' di pomposità. Ricordiamo anche le parole del Presidente Berlusconi appena insediato quando disse: "Darò una casa a tutti gli italiani".
Successivamente, preso un po' da questioni di tipo personale e un po' da questioni di carattere giudiziario, non ha avuto il tempo di occuparsene.
Noi pensavamo che la casa che il Presidente Berlusconi avrebbe dovuto dare a tutti gli italiani riguardasse quegli otto-nove milioni di italiani che non la possiedono. Ci siamo detti: il Presidente Berlusconi parla di edilizia residenziale pubblica.
Sappiamo tutti che, diversamente da quanto avviene in Europa, nel nostro Paese la percentuale di edilizia residenziale pubblica è infinitesimale rispetto alla percentuale di edilizia privata.
Nel corso di un confronto televisivo su un'emittente locale l'Assessore Cavallera affermò che l'80% degli italiani è proprietario di una casa: è vero, ma il restante 20% non la possiede e in gran parte, a causa delle ridotte risorse economiche, fatica ad acquistarla.
Il Piano casa di Berlusconi non ha previsto neanche uno straccio di appartamento per l'ultimo cittadino di questo Paese. Ci sembra che anche il Piano casa dell'Assessore Cavallera non preveda, per quei cittadini che ne sono privi, la possibilità di possedere una casa. Vorremo sapere, ed è una domanda che rivolgo all'Assessore, se il governo regionale, insediato da poco tempo (anche se un anno ormai è già passato), intenderà riprendere nei quattro anni che mancano alla fine della legislatura, le problematiche dell'edilizia residenziale pubblica. In modo tale che, quando inizieremo a parlare di case e ci chiederemo Piano casa per chi, potremo rispondere: Piano casa per quei otto milioni di italiani e, in percentuale, qualche centinaia di migliaia di piemontesi, che non la possiedono (e con questi chiari di luna ci sembra difficile che possano costruirla).
Come lo stolto che punta il dito verso la luna, ma si limita a guardare il dito e non la luna, in Consiglio regionale parliamo della casa per chi la possiede, parliamo di ampliamenti per quei cittadini che possiedono magari una villa. È difficile che chi vive in una casa popolare possa ampliare qualcosa: dovrebbe costruire, a sbalzo, sul terrazzo secondo le indicazioni di un Piano casa di qualche comune lungimirante. Ci piacerebbe che il nuovo governo regionale, quando parla di Piano casa, spiegasse che la casa è per quei cittadini che ne hanno bisogno, per quelli che non se la possono permettere, e non per quelli che si possono permettere i seimila metri cubi di ampliamento. Il governo regionale che sta governando la Regione ci spieghi quale casa e per chi.
Se ci risponderà che, finalmente, vorrà occuparsi di quelli che hanno più bisogno (piuttosto difficile) allora cambieremo il nostro atteggiamento all'interno del Consiglio regionale.
Quando potremo portare a casa il Piano di rientro - che festeggeremo con una festa alla sede del Gruppo del Partito Democratico - considereremo questa eventualità una grande disponibilità da parte dell'uomo forte della sanità piemontese, l'ingegner Monferino (in questo momento mi sembra che il dottor Zanon sia un po' in difficoltà). L'Assessore Cavallera Vicepresidente della Giunta, porterà a casa il Piano casa, ma l'interrogativo è: casa per chi, in questa regione?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Penso ci sia poco da aggiungere sul tema in oggetto. Credo sia necessario continuare a ribadire, finché ci sarà lo spazio, la nostra opinione. Riteniamo che vi sia un percorso non corretto, un percorso sbagliato nell'approccio complessivo del testo, alla luce dei numeri e delle cifre indicate. Sbagliato per la direzione su cui il testo di modifica della legge n. 20 si avventura.
Sbagliato perché è evidente la scelta di fondo contenuta nella norma: immaginare la possibilità di ampliare e di effettuare investimenti che mettono in moto l'economia per realizzare nuove strutture finalizzate, come dice il testo, all'utilizzo artigianale, produttivo, direzionale turistico, ricettivo.
già stato detto da parecchi colleghi che stiamo parlando di contesti nei quali sono centinaia, se non migliaia, gli immobili realizzati, anche in virtù di passate agevolazioni, non perché servivano, ma perché conveniva fare quel tipo di investimenti, ma che oggi sono inutilizzati e che, in molti casi, hanno creato una deturpazione del contesto ambientale e paesaggistico in cui sono inseriti.
Sbagliato concettualmente l'approccio che questo testo mette in campo.
Come abbiamo già detto riguardo ad altri articoli, crediamo che i massimali, ossia i numeri che il testo mette in campo, sono assolutamente esagerati, non motivati da reali esigenze e utilità pratiche per i vari ambiti nei quali si intravedono possibilità di sviluppo per la nostra economia.
Abbiamo presentato una serie di emendamenti a scalare proprio perch non si tratta di definire puntualmente 50 metri quadri in più o in meno, ma di porre un problema. Ripeto, riteniamo che l'approccio e i numeri contenuti nel testo siano assolutamente da ripensare e da rivedere.
Ci permettiamo di richiamare la questione con gli emendamenti, ma non ci facciamo grandi illusioni che con questi emendamenti modificheremo il testo che la Giunta ci ha proposto. Tuttavia, vogliamo poter dire a noi stessi che abbiamo fatto il possibile per evitare che questo errore fosse commesso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Taricco.
Emendamento rubricato n. 6) presentato dal Consigliere Stara: al comma 3 dell'articolo 7 sostituire le parole "unità frazionata" con le parole "unità immobiliare derivata da frazionamento".
Quest'emendamento lo consideriamo illustrato, perché il Consigliere Stara non è presente in aula.
Emendamento rubricato n. 74) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 7, le parole "unità frazionata" sono sostituite con le seguenti parole: "unità immobiliare derivata da frazionamento".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Leggo testualmente l'emendamento, che recita: "Le parole 'unità frazionata' sono sostituire con le seguenti parole 'unità immobiliare derivata da frazionamento'".
Anche questo è un emendamento di merito, che puntualizza una definizione che riteniamo non corretta. Quest'emendamento specifica meglio la sostanza cui si andrebbe a riferire e cioè al comma 3 dell'articolo 7 nel caso di fabbricati frazionati in più unità immobiliari.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 75) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 7, le seguenti parole: "La ricostruzione può essere comprensiva degli ampliamenti di cui ai commi 1 e 2" sono sostituite dalle seguenti: "La ricostruzione può essere comprensiva in alternativa degli ampliamenti del comma 1 o del comma 2".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di sostituire le parole "La ricostruzione può essere comprensiva degli ampliamenti di cui ai commi 1 e 2" con le seguenti: "La ricostruzione può essere comprensiva in alternativa degli ampliamenti del comma 1 o del comma 2".
Quindi, in questo caso, come recita (anzi reciterà - immagino - il novellato articolo 7) per interventi nell'ambito dell'edilizia artigianale e produttiva, direzionale e turistico-ricettiva sarà permesso un ampliamento del 30% della SUL esistente delle parti interne dell'edificio come ad esempio i soppalchi, sempre in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici.
Mentre, al comma 2, si permette un ampliamento pari al 20% in esterno.
Si tratta quindi di un ampliamento vero e proprio, con un incremento massimo di 2.000 metri quadrati, se non verrà accolto un emendamento che tende a ridurre l'ampliamento a 1.000 metri quadrati.
In questo caso, chiediamo all'Assessore Cavallera se è possibile prevedere un utilizzo in alternativa all'ampliamento, di cui ho detto sopra, o il 30% della SUL per quanto riguarda i soppalchi (quindi, la parte interna), o l'ampliamento verso l'esterno del 20% della SUL esistente perché se sommati - se la matematica non è un'opinione - il 30% più il 20 il risultato è pari al 50%. Quindi, per gli edifici adibiti al settore turistico, artigianale e produttivo sarà possibile creare una parte nuova pari al 50% dell'edificio stesso.
Dagli interventi precedenti sia miei che dei colleghi, francamente si evince che questa quota sembra sproporzionata rispetto alla richiesta e alla già l'abbondante offerta che viene posta sul territorio. In tal modo si peggioreranno le condizioni di offerta e, indirettamente, anche delle attività produttive della nostra regione che non necessitano di questo surplus di offerta - ripeto - valutando la presenza di edifici sfitti inutilizzati che andrebbero riattati. Pensiamo quindi che questa quota non sia congrua ai principi che sono - o che almeno dovrebbero essere ispiratori di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 7) presentato dal Consigliere Stara: il comma 5 dell'articolo 7 è così sostituito: "Negli edifici a destinazione turistico-ricettiva, legittimamente realizzati o che hanno ottenuto il titolo abilitativi alla data di entrata in vigore della presente legge, è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 10 per cento della SUL esistente fino ad un massimo di 1.000 mq".
Quest'emendamento lo consideriamo illustrato, perché il Consigliere Stara non è presente in aula.
Emendamento rubricato n. 8) presentato dal Consigliere Stara: il comma 5 dell'articolo 7 è così sostituito: "Negli edifici a destinazione turistico-ricettiva, legittimamente realizzati o che hanno ottenuto il titolo abilitativi alla data di entrata in vigore della presente legge, è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 10 per cento della SUL esistente fino ad un massimo di 1.000 mq. In tali edifici, inoltre, è possibile recuperare la volumetria del sottotetto esistente nel rispetto dei requisiti tecnici e igienico-sanitari richiesti per tale destinazione d'uso".
Quest'emendamento lo consideriamo illustrato, perché il Consigliere Stara non è presente in aula.
Emendamento rubricato n. 10) presentato dal Consigliere Stara: al comma 5 dell'articolo 7 sostituire le parole "del 20 per cento" con le parole "del 10 per cento".
Quest'emendamento lo consideriamo illustrato, perché il Consigliere Stara non è presente in aula.
Emendamento rubricato n. 76) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 7, le parole "5. Negli edifici a destinazione turistico ricettiva, legittimamente realizzati o che hanno ottenuto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore della presente legge, è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, anche tramite la demolizione e ricostruzione dell'edificio esistente. In tali edifici, inoltre, è possibile recuperare le volumetria del sottotetto esistente nel rispetto dei requisiti tecnici e igienico-sanitari richiesti per tale destinazione d'uso" sono sostituite dalle seguenti parole: "5. Negli edifici a destinazione turistico-ricettiva, legittimamente realizzati o che hanno ottenuto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore della presente legge, è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente, fino ad un incremento massimo consentito di massimo 1.000 metri quadrati, in deroga alle previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, anche tramite la demolizione e ricostruzione dell'edificio esistente. In tali edifici, in alternativa, è possibile recuperare la volumetria del sottotetto esistente nel rispetto dei requisiti tecnici e igienico-sanitari richiesti per tale destinazione d'uso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso, abbiamo riscontrato quella che forse anche l'Assessore Cavallera ha definito "una mancanza", nel senso che per quanto riguarda la destinazione turistico-ricettiva vi è la possibilità di un ampliamento del 20% della SUL, ma non vi è un tetto massimo di metri quadrati.
Quindi, in coerenza con quanto è esposto nel comma 2, in cui vi è un tetto massimo di 2.000 metri quadrati, chiediamo di inserire un tetto anche per il settore turistico-ricettivo. Ovviamente, noi consigliamo 1.000 metri quadrati.
Pertanto, chiediamo all'Assessore di accogliere la proposta, in questo caso, del Movimento 5 Stelle (ma chiedo un supporto anche da parte delle altre forze dell'opposizione) di indicare un limite.
Ripeto, noi suggeriamo 1.000 metri quadrati che ci sembra rappresentino un limite notevole per il turistico-ricettivo, chiedendoci comunque profondamente e intimamente, se questa offerta sia necessaria per il territorio, o se non siano già stati costruiti a sufficienza alberghi strutture ricettive e quant'altro che possono ovviare alla domanda della nostra regione. Ovviamente, riteniamo fondamentale ampliare e far conoscere le bellezze e le rarità della nostra regione che sono degne di essere visitate. Essendo (e penso che questo sia il patrimonio condiviso dell'Assemblea) molte e molteplici, vanno valorizzate.
Ripeto, tali bellezze possono essere valorizzate non ampliando ulteriormente delle strutture, rendendole quindi poco centrate e poco coordinate a livello paesaggistico e territoriale con l'esistente, perch si potrebbe pensare ad una soluzione più diffusa sul territorio.
Chiediamo che l'Assessore Cavallera metta un limite, perché in futuro non vorremmo essere costretti a valutare scempi, definiamoli così, che riguarderanno quelle strutture ricettive che hanno attuato un ampliamento sì del 20%, ma essendo la struttura iniziale già notevole, la superficie ampliata è tale da avere prodotto sicuramente un danno di quel patrimonio paesaggistico che la stessa struttura alberghiera dovrebbe valorizzare e recepire. Ad esempio, se ampliamo una struttura ricettiva, rendendola un "pugno in un occhio" in una vallata alpina, magari, in futuro gli stessi turisti potrebbero avvertire questo danno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Sub-emendamento rubricato n. 113 bis) presentato dalla Giunta regionale (a firma dell'Assessore Cavallera): All'emendamento n. 113, al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, come modificata dal DDL 67, le parole "1.000 metri quadrati" sono sostituite dalle parole "1.500 metri quadrati".
La parola all'Assessore Cavallera, per l'illustrazione del subemendamento 113 bis), sostitutivo dell'emendamento 113) sempre dello stesso Assessore Cavallera.
Pregherei il Consigliere Reschigna di verificare i propri emendamenti in quanto l'emendamento presentato dalla Giunta parla di 1.500 metri quadri, ma dovremo discutere una serie di emendamenti presentati da lei come primo firmatario che prevedono misure da 1.000 metri quadri in su.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Grazie, Presidente.
Coglierei l'occasione anche per ringraziare gli addetti ai lavori, che oggi ci hanno messo in condizione di "funzionare" e ci hanno anche assistito.
Sono state poste, oggi e anche in precedenza, tutta una serie di domande rivolte soprattutto all'assoluta necessità di mettere un limite a una dizione che, oggettivamente, poteva, anche se in ipotesi molto remote generare eccessi, perché è chiaro che qui parliamo di strutture turistico ricettive a scopo di investimento, per cui occorrono le risorse; noi sappiamo quanto gli investimenti in questo campo siano molto onerosi, e prevedano un ritorno di una certa durata nel tempo. Proprio per questi motivi, nel disegno di legge attualmente in discussione dobbiamo garantire la massima attenzione e apertura in tal senso.
A questo proposito, da un lato l'opposizione nel suo complesso, anche in modo articolato, sollevava la necessità di porre un limite, aspetto per il quale avevo rinnovato il mio giudizio favorevole; dall'altro lato ovviamente, abbiamo anche dialogato con i colleghi di maggioranza portatori di esperienze dirette o comunque di conoscenze dirette di situazioni. Dunque, nell'ottica di trovare una "quadra" che salvasse non dico "capra e cavoli", ma che assolvesse comunque all'esigenza di prevedere un limite richiesto fortemente dalle opposizioni (ancora adesso i colleghi Bono e Reschigna lo hanno ribadito), si è proposta la soluzione dei 1.500 metri quadrati, che, tutto sommato, è il risultato di un incremento del 20%: pertanto, prima vediamo l'esistente, al quale si applicherà la percentuale il 20%; semmai, se dispongo di un complesso di una certa consistenza, posso in qualche modo adeguarlo ancora a quelle che sono le esigenze legate, soprattutto, all'abbattimento dei costi generali e finalizzate ad avere soluzioni ricettive più adatte alle necessità odierne.
Questa è la soluzione che proponiamo.
Ovviamente, in merito alle domande di carattere generale sull'articolo 7, mi riserverò quanto prima di svolgere un intervento sull'argomento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Emendamento rubricato n. 104) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 1.000 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 103) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 900 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 102) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 800 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 101) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 700 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 283) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 690 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 282) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 680 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 281) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 670 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 280) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 660 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 279) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 650 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 278) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 640 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 277) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 630 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 276) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 620 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 275) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 610 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 100) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 600 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 274) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 590 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 273) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 580 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 272) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 570 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 271) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 560 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 99) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 550 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 270) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 540 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 269) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 530 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 268) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 520 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 267) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Boeti, Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 510 metri quadrati." Emendamento rubricato n. 98) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole "è possibile realizzare ampliamenti nella misura del 20 per cento della SUL esistente," aggiungere le parole "fino ad un incremento massimo di 500 metri quadrati." Il primo firmatario di tutti questi emendamenti è il collega Reschigna che può procedere con l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Se non erro, si tratta di venti emendamenti.



PRESIDENTE

Ai sensi del Regolamento consiliare, è prevista un'illustrazione di tre minuti per ciascun emendamento. Tuttavia, visto il numero considerevole, se i colleghi sono d'accordo, potremmo procedere con un'unica illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Il mio intervento starà abbondantemente inferiore ai sessanta minuti.
Lo scopo di questi emendamenti è di colmare un vuoto riscontrato nella norma, così come licenziata dalla Commissione, all'articolo 7 del disegno di legge, che riguarda gli interventi per l'edilizia artigianale produttiva, direzionale e turistico ricettiva. Per le prime quattro destinazioni d'uso la norma prevede interventi in deroga del 30% della superficie utile lorda esistente, con un incremento massimo consentito di 2.000 metri quadrati.
Il comma 5 dell'articolo 7 si riferisce, invece, agli incrementi per le destinazioni turistico ricettive e parla unicamente di incremento del 20 della superficie utile lorda esistente, senza neanche porsi sostanzialmente, il problema di fissare un tetto massimo, come faceva invece per gli immobili direzionali o produttivi, di 2.000 metri quadrati.
Con questi emendamenti, vorremmo colmare quello che consideriamo un "vuoto" nella norma, stabilendo quindi una superficie massima utile lorda di incremento.
Sebbene sia stato già ribadito nella relazione introduttiva di minoranza al disegno di legge in discussione, vorrei ricordare che gran parte della tipologia architettonica degli immobili a destinazione turistico ricettiva riguarda grandi masse volumetriche; pertanto, il fatto che in Piemonte i grandi alberghi abbiano una superficie utile lorda abbondantemente superiore a 10.000 metri quadrati è nella norma.
Peraltro, lo stesso problema se lo è posto la Giunta regionale, visto il subemendamento presentato dall'Assessore Cavallera. Ciò nondimeno glielo dico apertamente - il suo atteggiamento e quello dell'intera Giunta regionale mi sembra quantomeno ondivago: lei, infatti, aveva presentato l'emendamento n. 113) con il quale fissa in 1.000 metri quadrati la superficie utile lorda di incremento massimo ottenibile sugli immobili a destinazione turistico ricettiva, in deroga al Piano regolatore. Ma poi siccome si è reso conto di essere stato troppo poco "Attila" nel presentare quest'emendamento, ha deciso di presentare un subemendamento nel quale i 1.000 metri quadrati diventano 1.500. Dunque, al posto di venire incontro all'esigenza che abbiamo cercato di prospettarle nel precedente intervento lei modifica il suo emendamento (di cui era l'unico firmatario) con un subemendamento in cui amplia di 500 metri quadrati la superficie utile lorda ottenibile.
Perché noi proponiamo una superficie utile lorda inferiore? Perch sempre nell'articolo 7 del disegno di legge n. 20 (questa è una norma che noi condividiamo) è ammesso, sempre in deroga agli strumenti urbanistici...
Come ha giocato male la Juventus domenica, a Lecce, perdendo 2-0!



(Brusìo in aula)



RESCHIGNA Aldo

Nessuno che si sta accorgendo che sto parlando di altro! Potrei fare la cronaca del campionato di calcio di domenica scorsa.
una vergogna!



QUAGLIA Giovanna, Assessore al bilancio e finanze (fuori microfono)

No, non quella di domenica, visto che abbiamo perso!



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Assessore Quaglia! Evidentemente è l'unica che mi stava ascoltando.
Presidente Placido - mi rivolgo a lei, ai rappresentati della Giunta e ai colleghi della maggioranza - io stavo facendo la cronaca della partita Lecce-Juventus di domenica scorsa, tanto per voi era esattamente la stessa cosa, visto come si sta lavorando in quest'aula oggi! Le dico chiaramente che non avevo intenzione di usare i sessanta minuti per l'illustrazione degli emendamenti, ma adesso lo farò, anche a costo di prosciugare la mia voce! Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Pensavo facesse la radiocronaca del Novara!



RESCHIGNA Aldo

No, non faccio la radiocronaca del Novara.
Qual è il problema? Perché una superficie utile lorda è inferiore all'incremento massimo previsto dal disegno di legge per gli immobili a destinazione direzionale? Sempre all'interno dello stesso articolo 7 chiedo scusa alle stenografe perché non è stata cortese la pausa del mio intervento precedente - è prevista la possibilità di recupero dei sottotetti degli alberghi - anche questo - in deroga agli strumenti urbanistici.
Se abbiniamo le due questioni (recupero dei sottotetti in deroga agli strumenti urbanistici e incremento del 20% della superficie utile lorda) otteniamo un risultato finale che, con un'ulteriore aggiunta in termini di preoccupazione, da parte mia o nostra, può interferire anche con la qualità del risultato finale. Voglio ricordare che, per fortuna, l'architettura dei grandi alberghi disseminati sull'intera realtà piemontese è di gran pregio anche con riferimenti storici molto significativi. All'interno della nostra architettura turistico-ricettiva c'è molto stile liberty e architettura di fine '800; sono immobili di particolare rilievo sotto il profilo architettonico e compositivo.
A questo riguardo, riprendo le considerazioni che stavo svolgendo.
Innanzitutto, consideriamo ondivago l'atteggiamento della Giunta su questo punto. Ci si accorge del vuoto normativo e si tenta di colmarlo con un emendamento, quello rubricato n. 113), che porta a 1.000 metri quadrati la superficie utile lorda. Poi, ci si rende conto che, probabilmente, questi 1.000 metri quadrati sono un po' pochini, allora, già che ci siamo facciamo qualcosa in più, tanto nessuno si preoccupa più del necessario rispetto alle sorti delle nostre città e delle nostre bellezze architettoniche: portiamo a 1.500 metri quadrati l'ampliamento di superficie utile lorda.
Mi sarebbe piaciuto che l'Assessore Cavallera, nell'illustrare il subemendamento, avesse fatto un qualche riferimento circa i suoi possibili atteggiamenti sulle questioni che ho cercato di sollevare nel mio precedente intervento, perché, ripeto, è un problema serio quello che abbiamo cercato di porre, come Gruppo, all'interno dei nostri interventi.
Sostanzialmente, chiediamo di considerare con molta attenzione queste problematiche.
Termina qui il mio intervento, per quanto riguarda l'illustrazione degli emendamenti, perché non è mia abitudine utilizzare il tempo per raccontare fatti che non appartengono alla dignità e al rispetto di quest'Aula. Mi auguro che l'Assessore Cavallera, prima che si apra la discussione generale sul complesso degli emendamenti, svolga un intervento nel quale esprima la posizione della Giunta sulle problematiche che gli abbiamo posto, così che possa esserci di orientamento circa le modalità con cui affrontare gli interventi in sede di discussione degli emendamenti di cui all'articolo 7. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Dopo il Consigliere Ronzani, per alternare, interverranno i colleghi Manica, Muliere e Pentenero.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Anche io, francamente, mi sarei atteso...



(In aula riecheggia un suono di cellulare simile al canto dei grilli)



PRESIDENTE

Scusate, addirittura i grilli, mi sembra eccessivo! Ci sono già i "grillini"...: non me ne vogliano i colleghi, era in senso affettuoso.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Ah, siete sempre voi, allora siete recidivi.



RONZANI Wilmer

In questo caso, credo sia il telefonino del collega Andrea Buquicchio che noi cerchiamo di...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

la vicinanza, ormai...



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

Buquicchio, Presidente!



PRESIDENTE

Prego, collega Ronzani.



RONZANI Wilmer

Collega "Buquicchio" diceva....



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

Bravo: "Si scrive Buquicchio e si pronuncia Buquicchio".
Presidente, il collega Reschigna ha indicato le finalità degli emendamenti che noi abbiamo presentato. Anzi, mi sarei atteso che l'Assessore Cavallera, accettando l'invito rivoltogli dal collega Reschigna, replicasse e ci desse contezza dell'orientamento della Giunta rispetto alle osservazioni che fin qui ha svolto il collega Reschigna.
Ricordo ai colleghi che parliamo, se ho inteso bene, sempre di interventi in deroga, in questo caso interventi in deroga che riguardano le strutture ricettive.
Ora, l'Assessore Cavallera è un fenomeno, perché ha chiesto la parola e ha illustrato un subemendamento. Ero convinto che l'Assessore Cavallera seguendo la discussione e i rilievi mossi in tale sede dal PD, tenesse conto, in qualche modo, delle nostre osservazioni. Tenere conto delle nostre osservazioni significava contenere la superficie e la soglia costruibile, se ho inteso. Tutta la nostra battaglia consiliare ha esattamente questo significato: regolamentare e non deregolamentare contenere e non ampliare, mentre l'Assessore Cavallera ha presentato un subemendamento che esprime esattamente il contrario. L'Assessore Cavallera non dice che le opposizioni hanno ragione - e, quindi, si pone il problema di contenere la capacità e la possibilità di ampliamento degli edifici destinati alle attività ricettivo-turistiche - presenta un emendamento del seguente tenore: "No, signori costruite fino a 1.500", nonostante ricordava il Consigliere Reschigna - il fatto che chi, oggi, ha una struttura ricettivo-turistica ha la possibilità, oltre che costruire fino a 1.000 metri quadrati in più - giusto, collega Reschigna? - anche di utilizzare i sottotetti, che, francamente, credo basti e avanzi.
Le norme che avete previsto, al netto del subemendamento, consentivano a chi possiede un edificio destinato a queste attività di ampliare in maniera considerevole la capacità ricettiva della sua impresa.
L'Assessore Cavallera non contento dice: "I sottotetti? Non basta.
Mille metri? Non basta. Facciamo 1.500 metri", Dezzani docet. Qui mi sembra di capire che la Direzione Dezzani imperversi! Del resto, noi fummo facili profeti quando dicemmo che quella roba lì aveva un significato, che non poteva non riverberarsi nella politica urbanistica di questa Regione: ecco qui i fatti! Ecco qui i fatti, Assessore Cavallera! La politica tenga la schiena diritta e tenti di trovare un equilibrio corretto tra pianificazione urbanistica ed esigenze dei privati, legittime, ma fino ad un certo punto! La questione che mi pongo - poi interverrà la collega Manica e penso che lei saprà dare una risposta a questa questione - è la seguente: noi non abbiamo un problema di offerta. In Piemonte non abbiamo un problema caratterizzato dall'insufficienza delle strutture, magari avessimo un problema del genere! Però, alla luce dei dati che abbiamo sui flussi turistici, non credo sia questa la questione.
Noi abbiamo un altro problema: quello della domanda, che, ovviamente non si risolve ampliando l'offerta! Il nostro problema è di altra natura: la crisi economica, che, ovviamente, si riverbera in Piemonte, determina anche in un trend magari di crescita, complessivamente, una domanda che non è all'altezza dell'offerta turistica e ricettiva che siamo in grado di garantire.
Voi cosa fate? Non intervenite sulla domanda - esigenza che noi abbiamo, perché il turismo è tanta parte dell'economia piemontese - ma consentite a chi ha un albergo di costruire ancora dei posti letto e naturalmente, di ampliare l'offerta. Poiché non eravate contenti del fatto che avete consentito a questi signori di costruire nei sottotetti e di ampliare una superficie fino a 1000 metri, l'Assessore Cavallera ha pensato bene di presentare un subemendamento con il quale dice a questi signori: "Mi ero sbagliato, costruite fino a 1.500".
Mi sembra di capire che non ci siamo! È tutta l'impostazione che noi contestiamo! Diversamente dal collega Reschigna, che, invece, negli interventi ha molto argomentato, contesto l'impianto complessivo del provvedimento, perché voi, a colpi di piccole norme, smantellate completamente la legge n. 20; a colpi di piccole norme voi smantellate una filosofia, pezzo per pezzo, che è quella della politica urbanistica di questa Regione, che ha degli antesignani illustri - illustri - perch questa Regione ha vantato Assessori come Astengo.
Capisco che passare da Astengo a Dezzani il salto è di quelli che fanno accapponare la pelle, ma in questo provvedimento abbiamo la conferma di come stiamo sacrificando un pezzo importante della politica urbanistica di questa Regione.
Per queste ragioni noi siamo contrari e non ci pare di capire né di intravedere, nell'atteggiamento dell'Assessore, una disponibilità a considerare le ragioni dell'opposizione. Il combinato disposto di un Cavallera che rifiuta di prendere in considerazione le proposte dell'opposizione e di un Assessore Ferrero che si rifiuta di consegnare il piano di rientro, fa capire che questa maggioranza è sorda ad ogni sollecitazione da parte dei Gruppi di minoranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Ho cercato di argomentare prima come il problema delle strutture turistiche ricettive in Piemonte non sia quello dell'ampliamento e della costruzione di nuovi posti letto. Cerco di argomentarlo nuovamente.
Al comma 5, su cui abbiamo presentato parecchi emendamenti nell'intento di arrivare almeno ad un punto su cui la Giunta potesse prendere in considerazione diversi ambiti di ampliamento molto inferiori rispetto a quelli proposti (oltre a ciò che nell'articolo, nei commi precedenti e in altre parti della legge avevamo stabilito) diciamo che negli edifici turistico ricettivi che hanno tenuto il titolo entro la data di entrata in vigore di questa legge, è possibile realizzare ulteriori ampliamenti nella misura del 20%, in deroga alle previsioni quantitative agli strumenti urbanistici adottati.
L'articolo riguarda l'intero sistema degli insediamenti di carattere artigianale, produttivo, direzionale ed anche turistico ricettivo del Piemonte. Sulle strutture turistico ricettive consentiamo degli ulteriori ampliamenti.
Ho sempre considerato il turismo come industria turismo, cioè come un'attività che consente di diversificare la realtà economica più complessiva di questa regione aprendole nuove prospettive di sviluppo perché questa è l'ottica con la quale dobbiamo guardare dopo le Olimpiadi di Torino 2006. Il problema non è quello di ampliare le strutture turistico ricettive in Piemonte. Se andate a guardare il numero di metri quadri costruiti nel periodo appena precedente, fino ad arrivare agli anni olimpici e ai lavori che sono continuati anche dopo le Olimpiadi di Torino 2006 (grazie a finanziamenti di cui gli alberghi avevano usufruito in occasione di quell'evento e messi in modo da diversi soggetti, tra cui anche la Regione Piemonte), vi renderete conto che sono più che sufficienti per andare avanti con flussi turistici che siano quelli di un milione in più che abbiamo avuto nell'anno olimpico, ma anche di aumenti ulteriori e successivi.
Il Piemonte è riuscito, a differenza di altre realtà post-olimpiche con una politica mirata sulla promozione e sulla diversificazione dell'offerta, a non conoscere quei picchi di caduta post-olimpica che hanno sperimentato altre realtà.
Nonostante questo, nonostante i grandi eventi successivi (penso all'ostensione della Sindone, alle Universiadi, ai grandi campionati e ai grandi eventi sportivi e al grande evento che ci vedrà questo anno coinvolti con il 150°, grande occasione per l'Italia, ma grande momento che può attrarre flussi turistici su Torino e il Piemonte dalle altre Regioni europee, oltre che da altri Stati europei, oltre che da altre Regioni italiane, essendo stata Torino la prima capitale d'Italia, con i più importanti eventi storici dell'unificazione) e nonostante il lavoro fatto per un ordine di tenuta (il Piemonte si è diversificato negli anni scorsi rispetto anche ad altre Regioni italiane e ai flussi turistici italiani sempre più in caduta libera) gli effetti di una crisi economica piuttosto significativa implicano che uno al massimo può ridurre su qualcosa che considera un po' più voluttuario, tra cui magari le vacanze, ma l'affitto deve continuare a pagarlo, mangiare deve continuare a mangiare.
Gli andamenti internazionali ci dicono che non è vero che si rinunci complessivamente alle vacanze, ma diminuiscono i periodi e si scelgono le offerte più vantaggiose. Il problema, quindi, non è costruire nuove camere.
Chi ve l'ha chiesto? Ditemi chi vi ha chiesto di fare questo. Vorrei sapere, Assessore Cavallera, chi vi ha chiesto di fare questa operazione sulle strutture turistico ricettive. Chi vi ha detto che era un'esigenza? Le associazioni di categoria? Gli albergatori? Impossibile, perché loro hanno continuato a chiedere, nei cinque anni scorsi e tanto più in questi anni, di riempire le camere, attraverso promozioni turistiche nazionali ed internazionali e attraverso la diversificazione dell'offerta turistica offrendo prodotti non generalisti e chiedendo magari alla Regione di aiutare a costruire pacchetti, magari pacchetti low cost, di investire sulle convention (come avevamo fatto noi, portando nuovi voli low cost sul Piemonte, mentre voi vi state perdendo addirittura Artesia e il collegamento con Parigi, che era un grande veicolo di flussi turistici).
Le associazioni di categoria del mondo del turismo vi chiedono questo? Chi vi ha chiesto di fare queste norme, che loro ritengono addirittura dannose perché, in questo momento, l'aumento del numero delle camere in Piemonte danneggia chi le aveva già costruite e non riesce a riempirle.
Poiché voi sapete che questo è l'ordine di questione, allora costruiamo pacchetti turistici su offerte low cost, costruiamo pacchetti turistici in cui offriamo gratis la carta "Torino Piemonte" e in cui offriamo facilitazioni a chi arriva e a chi usa il treno sulle nostre montagne e a chi usa gli skipass. Costruiamo questo, non scriviamo leggi come queste che non solo non sono favorevoli a chi in questo momento lavora nelle strutture turistico ricettive, ma sono addirittura negative e lo sfavoriscono, perché creano ulteriori metri quadri dove di metri quadri ce ne sono più che a sufficienza e devono essere riempiti.
Altra cosa sono le metrature che noi proponiamo, assolutamente compatibili e che consentono piccoli ampliamenti, alcuni ammodernamenti che sono anche utili per mantenere le strutture adeguate, ma non una roba di questo genere.
Vorrei sapere, Assessore Cavallera, quali sono le categoria che ne hanno fatto richiesta. Me lo dica qua e mi dica anche i nomi e cognomi perché sono interessata e li interpello per sapere se è vero, perché non è possibile. Questa richiesta non l'ho sentita fare mai in tutti questi anni si figuri se la vengono a fare adesso che c'è la crisi economica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Credo che dopo le riflessioni della collega Manica, che ha svolto per cinque anni il compito di Assessore al turismo, non ce ne sarebbero altre da fare. Le condivo perché qui, per dirla come si dice dalle mie parti "goga e bigoga", nel senso che è in deroga e poi, addirittura, con la possibilità di recuperare la volumetria del sottotetto. Sembra quasi che domani si aprano nuovamente le Olimpiadi, ci siano grandissimi eventi e quindi in Piemonte c'è bisogno di un'offerta turistica e di un'offerta ricettiva che oggi non abbiamo.
Sarebbe stato interessante sentire in Aula l'attuale Assessore al turismo per sapere se subisce spinte che vanno in questa direzione e se i dati ci dicono che oggi in Piemonte mancano delle stanze. Manca un'offerta rispetto ad una valanga di turisti che sta arrivando in Piemonte.
Ora, fortunatamente, credo che i turisti siano in aumento e questo...
Ecco l'Assessore Cirio! Chiamato all'occorrenza, l'Assessore al turismo appare...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Mi scusi, Consigliere Muliere: vorrei ricordare che l'Assessore Cirio era presente prima e ha risposto anche ad un'interpellanza.



MULIERE Rocco

Mi ricordo, Presidente, perché ero in aula. Adesso non lo vedevo e ho detto: "Se ci fosse l'Assessore al turismo...



PRESIDENTE

Ha sentito e si è precipitato. Prego, collega, continui.



MULIERE Rocco

Dicevo che potrebbe dirci se oggi c'è, da parte delle associazioni, una spinta che va in questa direzione: se è così ce lo dica. A noi non pare che ci sia questa spinta che va in questa direzione e quindi le nostre perplessità rimangono e continuano ad aumentare giorno per giorno. Inoltre ci pare, dalla discussione che stiamo facendo in I e che giovedì faremo in III Commissione, che l'Assessore Casoni ci proponga una moratoria per le grandi strutture commerciali a partire dai 4.500 metri quadrati; ci sono poi emendamenti che ci dicono che invece bisognerebbe andare ai 6.000 e adesso l'Assessore all'urbanistica ci propone prima un emendamento di 1.000 metri quadrati, poi un emendamento di 1.500. Capite che questo davvero ci porta in confusione e non aiuta un dibattito che possa chiarire e dare una mano al Consiglio regionale a prendere una decisione.
Sinceramente, quindi, credo che sarebbe opportuno, almeno su questo comma - credo che il collega Burzi possa essere d'accordo, sto facendo una battuta, ora, nei confronti dell'amico Burzi - sospendere, togliere dall'articolato almeno questo punto, rivedere complessivamente l'articolo 7 e l'articolo 8, aggiungendo qui la possibilità che i Comuni si possano pronunciare anche su quanto previsto dall'articolo 7.
Insomma, secondo noi c'è ancora la possibilità di rendere minimamente accettabile una legge che noi sin dall'inizio abbiamo detto che non era nemmeno il caso venisse presentata. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Muliere.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà. Dopo di lei hanno chiesto di intervenire i colleghi Boeti e Taricco.



PENTENERO Giovanna

Intervengo non solo per rispondere a quel che diceva il Consigliere Ronzani prima, ma perché è davvero necessario continuare a sensibilizzare e a sostenere quello che con gli emendamenti presentati dal nostro Gruppo si vuole riaffermare; ovvero il fatto che non crediamo che il problema del turismo e delle strutture ricettive si possa risolvere con un aumento che oserei dire quasi indiscriminato: ci sono già, infatti, le possibilità che le strutture hanno a disposizione, in termini di cubature e in termini di superficie lorda di pavimento, e sono cubature già importanti e significative.
Crediamo quindi semplicemente che questo tipo di opportunità che viene offerta non sia un'opportunità, ma sia un'ulteriore svalutazione della competenza della nostra Regione, quella cioè di fissare dei criteri determinare dei paletti affinché lo sviluppo urbanistico all'interno dei nostri territori sia uno sviluppo armonico e che davvero consenta di portare avanti delle politiche e, nello specifico, delle politiche del turismo rivolte alle strutture ricettive.
Ora noi poniamo un interrogativo serio, vero, che è quello del non concedere deroghe su deroghe, opportunità su opportunità, che andrebbero a snaturare molti degli edifici all'interno dei quali già vengono ospitate strutture ricettive. Peraltro sarebbe poi interessante, anche se certamente non facile, capire quante di queste strutture, che spesso e volentieri rientrano all'interno di zone di centro storico, potrebbero beneficiare di una percentuale di aumento di cubatura che, come abbiamo più volte detto, è una percentuale davvero inaccettabile.
Il comma 5 comporta davvero un risultato di deregolamentazione rispetto alle competenze della Regione e, soprattutto, concede un'opportunità che non è tale, ma che è un modo per dare una non regola all'interno del nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo notato, mentre la discussione andava avanti - se posso dirlo con rispetto, e l'Assessore Cavallera sa che ho simpatia sia per lui sia per il suo collega Cirio - un simpatico siparietto: cioè il fatto che l'Assessore Cavallera spiegasse all'Assessore Cirio - se abbiamo capito bene, naturalmente, ma magari non abbiamo capito - il provvedimento.



(Commenti in aula)



BOETI Antonino

Si tratta di un'intercettazione orale, ovviamente, il fatto che l'Assessore Cavallera stesse spiegando all'Assessore Cirio la ragione per la quale il governo regionale sta presentando un emendamento che prevede in 1.500 metri quadrati la possibilità per le strutture ricettive di derogare.
Ora, credo che in una maggioranza seria - non me ne voglia nessuno - se l'Assessore Cavallera, che è l'Assessore all'urbanistica e alla pianificazione territoriale, porta in Aula su un provvedimento di sua competenza un emendamento di questo tipo, l'emendamento dovrebbe essere stato ispirato dall'Assessore Cirio, che avrebbe dovuto dire al collega Cavallera: "Caro Cavallera, mentre porti in Aula questo provvedimento, ti prego - perché ho parlato con gli albergatori e le catene alberghiere, gli agriturismo, gli hotel a cinque, sette, otto stelle - di tenere in conto l'esigenza, per le mutate condizioni turistiche e ricettive della nostra Regione, di un ampliamento di 1.500 metri quadrati". Invece abbiamo visto de visu - per usare un'espressione che non è un'offesa - l'Assessore Cavallera spiegare all'Assessore Cirio l'emendamento che stava presentando in Aula. E allora, come direbbe Totò, Assessore Cavallera: "Siamo uomini o caporali?".
Non è possibile, cioè, una roba di questo tipo! Scusa, collega Spagnuolo: non è possibile un emendamento di questo tipo; non è possibile che l'Assessore Cavallera spieghi all'Assessore competente, rispetto ad un provvedimento che dovrebbe vederlo protagonista, il fatto che lo sta portando in Aula. Allora questo vuol dire che dietro questi 1.500 metri quadrati, ad essere responsabile di questo provvedimento non c'è uno studio sulla questione turistica della nostra Regione, ma c'è la richiesta di qualche costruttore amico che, magari per questioni personali, ha bisogno di ampliare il suo albergo e quindi l'Assessore Cavallera si fa portatore di una questione personale e privata e non invece di un progetto collettivo e che riguarda tutta la nostra comunità.
Allora, non metto in dubbio il fatto che gli Assessori Cavallera e Cirio siano due persone oneste: sono pronto a sottoscriverlo. Ma vi ricordo che sugli alberghi siete già caduti una volta - lo dico alla Giunta di centrodestra - e vi invito a non ripetere l'errore. Ci sono condizioni diverse, in questo momento, nella nostra Regione, probabilmente anche politiche: vi invito a non comportarvi com'è già successo una volta. Io vorrei - ma non ho ancora finito, naturalmente, perché penso di avere ancora qualche minuto a disposizione...



PRESIDENTE

Ha ancora 44 minuti e 20 secondi a disposizione.



BOETI Antonino

Questo mi tranquillizza, Presidente: la ringrazio molto.
Allora, vorrei che fosse poi l'Assessore Cirio a dire: "Ci siamo trovati con l'Assessore Cavallera, abbiamo fatto un incontro con gli operatori del settore".
Dagli operatori del settore è emersa complessivamente questa richiesta.
Noi abbiamo l'esigenza di portarla a casa con l'approvazione, perché dietro a questo provvedimento c'è un ragionamento generale che risponde ai bisogni del settore turistico, in questo momento in forte crescita, pertanto è opportuno che ogni attività alberghiera abbia la possibilità di effettuare ampliamenti fino a 1.500 metri quadrati.
Sono d'accordo con quello che diceva la Consigliera Manica, che è stata un buon Assessore al turismo di questa Regione. Anch'io ho la sensazione che gli alberghi abbiano bisogno di migliorare la loro qualità ricettiva.
Penso al fatto che soprattutto in estate ci sono alberghi che non dispongono di una piscina o di una "spa", cioè che ci siano condizioni mutate e diverse rispetto al pubblico ed a prezzi contenuti, perché anche di questo bisogna tenere conto.
Quindi, l'idea di migliorare la qualità ricettiva e turistico alberghiera della nostra Regione è una cosa che vedrebbe il PD disponibile ad un ragionamento.
Ma cosa c'entrano i 1.500 metri quadrati? Ho la sensazione che siano figli di qualche richiesta individuale, a cui quale il governo regionale vuole mostrare la propria disponibilità, piuttosto che di un progetto più complessivo.
Come diceva il collega Ronzani, andate avanti a spot; del resto, questo lo vediamo anche rispetto al Piano Socio Sanitario. In questi giorni abbiamo verificato che ci sarà una modifica del 118, delle ambulanze medicalizzate. Ho qui davanti la pagina di un giornale che riguarda Santhià con Pedrale che dice: "Le medicalizzate di Santhià del 118 non si toccano".
Io sono anche d'accordo, ma dovrebbe spiegarlo a chi redige queste ipotesi che non siete d'accordo. Quindi, così come andate avanti a spizzichi e bocconi - come dicono in altre parti del Paese - rispetto alle questioni sanitarie, a spizzichi e bocconi andate avanti su questioni che non sono meno importanti, perché, come dice l'Assessore Cirio - e io sono d'accordo la nostra è una Regione che in questi anni ha imparato a non difendere soltanto l'industria manifatturiera, ma ha imparato a camminare sulle proprie gambe anche rispetto al settore del turismo e questa pu rappresentare un'opportunità di lavoro per la nostra Regione.
Concludo con una notizia per il Consiglio regionale. L'ingegner Monferino mi ha telefonato per dirmi che ci manderà il piano di rientro.
Sta seguendo su internet l'andamento del dibattito e non condivide questo modo di discutere, quindi mi ha telefonato. Appena arriverà il piano di rientro riprenderemo a discutere rispetto a questa ipotesi che l'Assessore Cavallera sta presentando, ma lo faremo in maniera diversa. Ha detto che lo vuole fare mandandolo brevi manu direttamente a me, piuttosto che su internet. Quindi, appena arriva, lo comunicherò al Consiglio regionale perché ci saranno le ragioni per riprendere a discutere di questo argomento. Se arriva, naturalmente. Se non arriva, non posso garantire nulla.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto, Assessore al turismo e opere post-olimpiche

Grazie, Presidente.
Desidero intervenire, perché ero nelle salette attigue all'aula ad incontrare diversi amministratori e, visto che c'è l'altoparlante che riporta il dibattito, ho sentito alcuni interventi e mi sono precipitato.
Il collega Cavallera mi ha illustrato quelle che erano le vostre obiezioni all'emendamento che non avevo potuto seguire nel dettaglio.
Le capisco e ritengo che siano anche preoccupazioni che hanno un loro fondamento e una loro logica, perché noi, in Piemonte, non abbiamo bisogno di nuove strutture ricettive. Ma dire che non abbiamo bisogno di nuove strutture ricettive non è la stessa cosa che dire: noi non abbiamo in Piemonte bisogno di riqualificare la nostra offerta complessiva. Anzi abbiamo bisogno di riqualificarla.
Riqualificare l'offerta turistica complessiva vuole dire, per le strutture esistenti, quindi non strutture nuove, poter disporre di metrature e di cubature che sono nelle loro possibilità, ma questo ce lo chiedono proprio gli operatori del settore.
Il mondo dell'offerta, il mondo degli operatori ci dice: "Non vogliamo nuovi alberghi", ma contestualmente ci dice: "Il mio albergo ha bisogno di essere completato con la beauty farm, ma non ho spazio, non ho i metri sufficienti", "Ho bisogno di ingrandire la hall, ma non ho i metri, ho bisogno di fare il rimessaggio, il parcheggio e non ho i metri".
Gli investimenti si fanno con le risorse che si hanno e quindi, cosa fa un operatore inizialmente? Costruisce le camere, che sono quelle che servono per vendere il servizio al turista ed incassare. Tutto quello che è complemento, che però oggi diventa rilevante, viene successivamente, quando l'imprenditore ha maggiori disponibilità economiche, oppure può utilizzare l'eventuale introito dell'attività che ha iniziato per migliorare la qualità dell'offerta turistica.
Ma gli operatori vedono con favore questa richiesta. Innanzitutto...
RONZANI Wilmer (fuori microfono) Ma in deroga!



CIRIO Alberto, Assessore al turismo e opere post-olimpiche

Certo! Ma lo vedono con favore innanzitutto per un criterio di equità rispetto agli altri imprenditori.
ora di finirla di pensare che il turismo è un settore economico e poi dire: aiutiamo le attività produttive in generale, ma teniamo fuori le attività turistico-ricettive. Le attività turistico-ricettive hanno pari dignità rispetto alle altre.
Quindi, se oggi prevediamo di derogare, cioè prevediamo di dare delle possibilità ad altri settori dell'economia, dobbiamo considerare che fra questi settori dell'economia ci sono anche gli imprenditori del settore turistico, altrimenti sarebbe una discriminazione che faremmo nei loro confronti e, soprattutto, sarebbe un non riconoscere che oggi il turismo è un'attività produttiva della nostra Regione.
Perché sono favorevole al limite? Al collega Cavallera avevo anche dato un parere di massima positivo sui 1.000 metri. Poi nelle riflessioni complessive è uscito il discorso dei 1.500 metri. Avevo dato parere favorevole, perché la misura dei 1.500 è un freno che ci permette di dire "nessuno la interpreti come la possibilità di triplicare il numero delle camere che si hanno", che non è la logica che seguiamo. Ma il discorso dei 1.500 metri risponde alla logica di dire, perlomeno nella legge: "Noi ci cauteliamo di fronte al fatto che questo non sia uno strumento per aumentare le camere indiscriminatamente, ma sia realmente uno strumento per riqualificare le strutture alberghiere esistenti".
Il mondo alberghiero ce lo chiede, e questo tengo a sottolinearlo. Il mondo dell'offerta ci dice: "Non apriamo nuove camere o nuove strutture perché non ne abbiamo bisogno, però dateci la possibilità per le nostre strutture di poter avere un minimo di apertura, ma al pari di quello che si fa con le aziende artigiane". Perché non dovremmo dare al ristoratore la possibilità di aumentare la sala ristorante, di fare un gazebo esterno, di fare delle strutture che migliorino la qualità dell'offerta? Questa è la logica con cui questa norma è stata introdotta. Mi fa piacere che ci sia stato questo dibattito, perché ci permette di affiancare perlomeno una riflessione, che comunque farà parte della ratio di questa legge, che è quella di dire: non sono nuove camere, ma è una riqualificazione dell'offerta turistica esistente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Devo dire che ho apprezzato i chiarimenti espressi dall'Assessore Cirio, che ci aiutano ad inquadrare meglio il testo.
Sono ormai alcune sedute che abbiamo scelto la strada di presentare una serie di emendamenti che, come ho avuto già occasione di dire, hanno come obiettivo quello di indurre la Giunta e la maggioranza a ripensare ad una strategia complessiva che, a nostro giudizio, non corrisponde alle esigenze del Piemonte dove, in questo momento, non c'è bisogno di liberalizzare la possibilità di ampliamenti senza limiti e reali riferimenti alle esigenze esistenti.
evidente che, in queste ore, abbiamo amplificato molto il commento agli emendamenti, legato anche alle vicende cui faceva riferimento prima il Consigliere Boeti. Crediamo che all'interno della discussione che si sta articolando da ore, ci sia un tema di merito, ossia che continuiamo a ritenere che la norma non c'entri l'obiettivo che si prefigge di innescare uno sviluppo virtuoso nella nostra regione. Certo, è probabile che qualcosa si costruisca con il quadro che si va a delineare (almeno crediamo che potrebbe succedere questo).
Detto ciò, non crediamo che quello che si andrà a costruire sia funzionale ad un'idea di sviluppo che la nostra regione avrebbe necessità di avere in questo momento.
Rischiamo, come abbiamo detto prima, su altri emendamenti riguardo ad altri settori, di costruire nuovi capannoni, di ampliarne altri esistenti di costruire nuove strutture. Qui stiamo parlando di turismo. Crediamo che i limiti individuati siano eccessivi, l'abbiamo detto e fatto notare un po' in tutte le situazioni. Condivido lo spirito con cui l'Assessore Cirio ci ha detto chiaramente quali sono le motivazioni che stanno dietro ad un'esigenza, credo che i numeri che verranno fuori, se quello che ci è stato descritto come l'emendamento della Giunta porterà a 1.500 metri quadri il limite, siano oggettivamente eccessivi.
Quello che contestiamo maggiormente in questa norma, è la filosofia complessiva. Anche che nel merito, gli interventi di queste ultime ore sono motivati dalla necessità di chiedere, pretendere ed esigere il rispetto delle prerogative dell'Aula. Speriamo di essere smentiti dall'arrivo a breve del documento tanto atteso, ma è evidente che l'insistenza con cui stiamo intervenendo in queste ore è legata al merito del provvedimento, ma anche perché abbiamo chiesto documenti che riteniamo ci spettino ma che allo stato dell'arte, al di là delle rassicurazioni, non sono ancora arrivati.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
Emendamento rubricato n. 9) presentato dal Consigliere Stara: al comma 5 dell'articolo 7 vengono soppresse le parole "in tali edifici inoltre, è possibile recuperare la volumetria del sottotetto esistente nel rispetto dei requisiti tecnici sanitari richiesti per tale destinazione d'uso".
Essendo assente il Consigliere Stara, diamo per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 105) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "In tali edifici inoltre, è possibile recuperare" sono sostituite con le seguenti "In tali edifici, nell'ambito dell'incremento del 20 per cento, è possibile recuperare".
Non essendoci richieste di intervento, diamo per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 97) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole "In tali edifici" sopprimere le parole ", inoltre,".
Non essendoci richieste di intervento, diamo per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 109 bis) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera: alla fine del comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, come modificata dal DDL n. 67, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "Con riferimento alle altezze interne dei locali si applicano i parametri introdotti dalla legge regionale 6 agosto 1998, n. 21 (norme per il recupero a fini abitatiti dei sottotetti)".
La parola all'Assessore Cavallera per l'illustrazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

L'emendamento fa riferimento ai sottotetti, argomento già ampiamente richiamato dai Consiglieri intervenuti, in particolare dal Consigliere Reschigna.
Su suggerimento dei nostri tecnici, si sentiva la necessità di precisare la motivazione per cui veniva richiamata la legge n. 21. La motivazione era solo ai fini dell'altezza e non di altre questioni che potrebbero, qualora non fossero chiare, dare luogo a fraintendimenti o interpretazioni non coincidenti con la volontà del legislatore, che è quello di consentire un'applicazione delle altezze, così come previsto dalla legge n. 21.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Emendamento rubricato n. 106) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Dopo il comma 5 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009 aggiungere il seguente comma: "5 bis. Gli interventi di cui al precedente comma sono ammessi fermo restando il rispetto delle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico dell'edilizia e per la cui realizzazione si utilizzino tecnologie per il raggiungimento di una qualità ambientale ed energetica degli edifici.".
Non essendoci richieste di intervento, diamo per illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 107) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani e altri: al comma 6 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, le parole: "Gli interventi di cui al comma 1 sono consentiti negli edifici ricadenti" sono sostituite dalle seguenti: "con deliberazione del Consiglio comunale, gli interventi di cui al comma 1 sono consentiti negli edifici ricadenti".
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione dell'emendamento.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento interviene sul sesto comma dell'articolo 7.
Il sesto comma dell'articolo 7 dice, sostanzialmente, che gli interventi sui fabbricati a destinazione artigianale, produttiva e direzionale, sono consentiti negli edifici ricadenti all'interno di aree dichiarate di notevole interesse pubblico, ai sensi degli articoli 136 e 157.
Anche sul comma dell'articolo 7 vorrei richiamare l'attenzione della Giunta regionale. Un conto è consentire ai Comuni che possono operare con un'attenta valutazione delle caratteristiche di quel territorio specifico e rendere possibili e ammissibili gli interventi, perché parliamo sempre di interventi in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici anche su immobili ricadenti in aree dichiarate di notevole interesse pubblico. Un altro è prevederlo, tout court, all'interno di una norma di legge.
Non diamo la facoltà, in capo ai Comuni, di governare il proprio territorio, trasferiamo tutta una serie di diritti in capo alle proprietà private. Gli effetti di questa operazione possono essere complessivamente ancora più negativi e problematici. Con l'emendamento, prevediamo che all'interno di queste aree tali interventi siano ammissibili con deliberazione del Consiglio comunale.
Vorrei fare alcune considerazioni sulle riflessioni che ha fatto poc'anzi l'Assessore Cirio.
La prima. Non siamo contrari agli incrementi negli immobili con destinazione turistico-ricettivo. Assolutamente no. Diciamo solo che ci devono essere gli strumenti di governo di questi incrementi. Questi strumenti di governo sono il ruolo che noi affidiamo in capo alle amministrazioni locali.
La seconda considerazione che merita qualche riflessione ulteriore, non tanto in questa sede e in questo contesto, ma sulla politica turistica più in generale, è quella che ha fatto l'Assessore Cirio nel senso di dire: la lettura che faccio delle dimensioni ricettive esistenti all'interno della realtà piemontese è tale per cui credo che non ci sia bisogno di nuovi alberghi, per cui oriento gli interventi dell'amministrazione regionale sia in campo urbanistico sia in campo di erogazione dei finanziamenti circa l'ampliamento delle strutture esistenti.
A me sembra evidente che quest'affermazione provenga dagli operatori del settore, che hanno tutto l'interesse a tutelare una fetta di mercato ed evitare che entrino soggetti concorrenti all'interno del mercato turistico della nostra regione. Che lo dica, però, l'Assessore regionale al turismo mi sembra un po' limitante.
un'affermazione tranchant sostenere che in Piemonte non è pensabile e neanche auspicabile che nascano nuovi alberghi! Io porterei l'Assessore Cirio nella mia città - a Verbania - dove il Sindaco sta cercando di dare attuazione ad alcune previsioni contenute negli strumenti urbanistici, per cercare di aprire nuovi alberghi. Mi sembra legittimo un auspicio in tal senso e direzione.
Concludo l'intervento, Presidente, dicendo che non siamo contrari ad incrementi che riguardino anche gli immobili con destinazione turistico ricettiva; siamo contrari all'impostazione di fondo di questo articolo cioè che al posto di consentire ai Comuni di intervenire con operazioni, in deroga ai Piani regolatori, si stabilisca di non consentire politiche di governo del territorio da parte dei Comuni e si trasferiscano una serie di diritti automaticamente in capo alle proprietà private.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco, per due minuti.



TARICCO Giacomino

Vorremmo che non si innescassero brutte abitudini, che portano a sottovalutare le nostre argomentazioni, quindi riteniamo giusto che si soppesi con attenta riflessione il percorso che stiamo facendo.
Gli emendamenti di cui trattasi - come diceva il Capogruppo Reschigna hanno l'obiettivo, come abbiamo più volte, in questi giorni, cercato di sottolineare, di chiedere alla maggioranza di riconsiderare le scelte di fondo che, a nostro giudizio, non aiutano a rendere utile e virtuoso un provvedimento di questa natura.
L'abbiamo detto sia nella discussione generale sia in occasione della discussione dei primi articoli: l'aver voluto superare con questo provvedimento, in ogni modo, la titolarità, in capo alle Amministrazioni locali, di poter governare con scelte legate alle esigenze del contesto locale su cui agiscono, l'adattamento di norme di carattere generale l'aver voluto creare una sorta di automatismo tra la normativa regionale e il singolo operatore, sono, a nostro giudizio, scelte che rendono difficoltoso accettare questa come una norma utile e virtuosa.
L'abbiamo già detto in tantissime altre occasioni: riteniamo che sia stata una scelta che poteva avere un suo senso, quella di creare i presupposti affinché - come diceva anche l'Assessore Cirio - coloro che avevano la necessità, in quanto operatori, di adeguare le loro strutture alle esigenze del mercato, potessero farlo. Tuttavia, crediamo che questo vada fatto dentro un contesto di regole che siano intermediate dall'Ente locale, che è il soggetto che conosce la realtà in cui si va ad operare.
L'automatismo che vale su tutta la regione e su tutte le situazioni è a nostro giudizio, un errore, perché creerà semplicemente dei meccanismi non governati, dove il rischio è di dare risposte laddove non serviranno e produrre una situazione per cui, anziché rispondere a legittime esigenze degli operatori, si creerà un'ulteriore onda di agevolazioni edilizie che nulla avranno a che fare con le prospettive del turismo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.
Prego, sempre due minuti.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Tornerei su una questione che, in ultimo, trattava il collega Reschigna, cioè una questione di principio: quello di garantire alle Amministrazioni comunali la possibilità di intervenire e assumere delle decisioni sul proprio territorio, rispetto a quello che accade sullo stesso.
Effettivamente, stiamo prendendo delle decisioni, però per l'ennesima volta ripeto che, di fatto, in qualche modo noi espropriamo le Amministrazioni comunali della possibilità di esprimersi su quanto avviene all'interno della propria città.
Ritengo che questo sia un elemento sul quale occorre riflettere.
Ripeto: bisognerebbe che l'articolo 7, che è molto complesso, garantisse ai Comuni la possibilità di intervenire. Occorre che le Amministrazioni comunali possano esprimere la propria opinione e avere un proprio margine d'iniziativa.
Si tratta di una questione che riguarda tutto l'articolato, ma in modo particolare l'articolo 7.
C'è senz'altro del vero nelle affermazioni fatte poc'anzi dall'Assessore Cirio, ma mi pare che 1.500 metri siano davvero, da questo punto di vista, eccessivi. Un conto è dire che si vuole intervenire per un ampliamento di una hall o di una struttura ricettiva, ma autorizzare 1.500 metri sinceramente non è poco.
Da questo punto di vista, ritengo ci sia un po' di approssimazione in questo ragionamento, perché un conto è permettere di sistemare una situazione particolare, un conto è permettere, in deroga, un ampliamento di 1.500 metri senza che nessuno possa avanzare un'obiezione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Facciamo salva la questione di fondo richiamata dal collega Reschigna e dal collega Muliere, cioè che stiamo parlando di interventi tutti in deroga in un rapporto diretto con il privato e con un'Amministrazione comunale che non ha più, con deroghe su metri quadrati di questa entità, alcun controllo o un controllo vero sulla programmazione di carattere urbanistico del suo territorio.
Uno dei motivi per cui abbiamo qualche ragione su questo articolo è che, in un contesto di crisi economica, agli operatori e a chi svolge attività produttive, siano esse artigianali o direzionali piuttosto che turistiche o altro, non servono tanto gli ampliamenti delle metrature quanto la promozione delle attività e la diversificazione delle offerte.
Detto questo - l'ha sostenuto anche l'Assessore Cirio e ne siamo convinti tutti - è utile, ad esempio dentro le strutture turistico ricettive, fare degli ammodernamenti, magari inserire una "spa" dove non era stata inserita, per migliorare la qualità dell'offerta e renderla più attrattiva, ma, in deroga, quella cosa non vuol dire 1.500 metri quadrati Assessore Cavallera, perché 1.500 metri quadrati vuol dire che si fanno più camere, che si fanno altre cose e non quelle operazioni lì, in deroga tant'è che l'Assessore Cirio, ad un certo punto, ha detto che tutto sommato riteneva che 1.000 metri fossero anche sufficienti.
Com'è che siete arrivati a 1.500, in deroga, se anche l'Assessore al turismo riconosce che probabilmente ne bastava un terzo in meno? Noi pensiamo che ne occorrano molti di meno, ma siamo disponibili ad accettare di fermarci lì, dove ha detto l'Assessore. Almeno limitiamo i danni, in deroga, per una cosa che non serve, quando ne servono altre.
Invito a riconsiderare ciò che ha detto l'Assessore Cirio e a trasformarlo in una modifica della proposta della Giunta.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 247) presentato dal Consigliere Reschigna e Taricco: il comma 7 dell'articolo n. 7 è soppresso.
Non ci sono richieste di intervento su quest'emendamento: lo consideriamo illustrato.
Emendamento rubricato n. 11) presentato dal Consigliere Stara: il comma 7 dell'articolo 7 viene sostituito dal seguente: "Con gli interventi di cui al presente articolo gli edifici interessati dall'intervento non possono essere oggetto di variazione di destinazione d'uso per un periodo inferiore ad anni 10 a partire dalla data di attestazione di agibilità".
Vista l'assenza del proponente, consideriamo illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 16) presentato dal Consigliere Stara: il comma 7 dell'articolo 7 viene sostituito dal seguente: "Con gli interventi di cui al presente articolo gli edifici interessati dall'intervento non possono essere oggetto di variazione di destinazione d'uso per un periodo inferiore ad anni 9 a partire dalla data di attestazione di agibilità".
Vista l'assenza del proponente, consideriamo illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 15) presentato dal Consigliere Stara: il comma 7 dell'articolo 7 viene sostituito dal seguente: "Con gli interventi di cui al presente articolo gli edifici interessati dall'intervento non possono essere oggetto di variazione di destinazione d'uso per un periodo inferiore ad anni 8 a partire dalla data di attestazione di agibilità".
Vista l'assenza del proponente, consideriamo illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 14) presentato dal Consigliere Stara: il comma 7 dell'articolo 7 viene sostituito dal seguente: "Con gli interventi di cui al presente articolo gli edifici interessati dall'intervento non possono essere oggetto di variazione di destinazione d'uso per un periodo inferiore ad anni 7 a partire dalla data di attestazione di agibilità".
Vista l'assenza del proponente, consideriamo illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 13) presentato dal Consigliere Stara: il comma 7 dell'articolo 7 viene sostituito dal seguente: "Con gli interventi di cui al presente articolo gli edifici interessati dall'intervento non possono essere oggetto di variazione di destinazione d'uso per un periodo inferiore ad anni 6 a partire dalla data di attestazione di agibilità".
Vista l'assenza del proponente, consideriamo illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 12) presentato dal Consigliere Stara: il comma 7 dell'articolo 7 viene sostituito dal seguente: "Con gli interventi di cui al presente articolo gli edifici interessati dall'intervento non possono essere oggetto di variazione di destinazione d'uso per un periodo inferiore ad anni 5 a partire dalla data di attestazione di agibilità".
Vista l'assenza del proponente, consideriamo illustrato l'emendamento.
Emendamento rubricato n. 77) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: le seguenti parole "7. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati salvo quanto consentito dagli strumenti urbanistici vigenti" sono sostituite dalle seguenti: "7. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati dall'intervento, per un periodo di almeno cinque anni dalla data di attestazione di agibilità".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo per ribadire la nostra richiesta che abbiamo già presentato in Commissione. Così come è scritto, pensiamo che il comma 7 abbia poco senso, in quanto la modifica dell'assegnazione d'uso degli edifici interessati può essere aggirata, quindi noi chiediamo che venga introdotto almeno - ripeto, almeno - un vincolo temporale di cinque anni. Altrimenti un periodo minore significherebbe veramente, secondo noi, prenderci un poco in giro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 248) presentato dai Consiglieri Reschigna Taricco, Manica, Muliere, Pentenero, Boeti: Il comma 8 dell'art. 7 è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna per l'illustrazione.
Ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento intendo illustrarlo, perché è un emendamento di merito.
L'ottavo comma dell'articolo 7 dice che, se non sono reperibili, gli standard derivanti dall'aumento della SUL devono essere monetizzati. Detto questo, nessun dramma: nell'esperienza di gestione delle trasformazioni che interessano le nostre città questa è una prassi.
Tuttavia, voglio ricordare che il problema è che rendiamo applicabile questa norma per interventi su cui il Comune non ha il governo.
Mentre il Comune ha il governo sugli interventi relativi al Piano regolatore ed è in grado di valutare se quegli interventi determinano un carico urbanistico sopportabile all'interno di quell'area o se invece non siano rinvenibili all'interno dell'area di intervento, ma possono essere rinvenuti in altre parti della città, magari anche con un'operazione che va a riequilibrare quelle zone della città nella quale la parte pubblica e quella privata sono cresciute in modo disomogeneo, in questo caso, per quanto riguarda interventi (che sono direzionali, produttivi, turistici eccetera), l'ottavo comma dice che il privato ha un diritto e che il Comune non ha il governo. Se gli standard all'interno dell'area di intervento non sono reperibili, vengono monetizzati. E qui la frittata si completa. Qui la frittata si completa! Ripeto, il vero problema è il combinato disposto di norme che anche se appartengono alla pratica degli interventi dell'urbanistica all'interno della nostra Regione e all'esperienza dell'urbanistica della nostra Regione, tuttavia assumono un risvolto e un rilievo completamente diversi nella misura in cui applichiamo norme a procedimenti su cui non c'è governo da parte dell'Amministrazione locale.
Inoltre, il grosso rilievo che noi poniamo nei confronti di questo disegno di legge non è quello di aver largheggiato un po' le maglie degli interventi, delle demolizioni e delle ricostruzioni, degli incrementi in deroga al Piano regolatore; il vero rilievo critico che noi solleviamo sull'impostazione di questo disegno di legge è che tutto ciò avviene attraverso un depotenziamento della capacità di governo delle trasformazioni da parte delle Amministrazioni locali.
Questo è il risultato finale del combinato disposto di norme apparentemente innocenti, che però stanno tutte al di sotto di un'impostazione da noi non condivisa. Potevamo rendere meno pesante questo ruolo del Comune, potevamo renderlo più attenuato su alcuni interventi già previsti all'interno dei piani regolatori. No. La logica è: amplio la possibilità di deroghe alle previsioni contenute negli strumenti urbanistici e non solo faccio questo, ma do un'ulteriore forte picconata alla capacità delle Amministrazioni locali di governare questi processi.
Speravo che la legge 20 trovasse un'applicazione all'interno della realtà piemontese. Devo dire che più vado avanti nello sforzo di interpretare l'applicazione di queste norme, più devo affidarmi solamente alla consolazione di immaginare e di sperare che gran parte delle norme contenute all'interno di questa legge rimangano lettera morta, cioè che non si applichino. Perché altrimenti veramente i guai possono essere rilevanti.
Quando si sbaglia l'impostazione di un servizio in poco tempo la si pu correggere, ma quando si sbaglia la gestione delle nostre città si creano delle conseguenze che pesano per quaranta o cinquant'anni sulla vita delle comunità locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento sottolinea da un altro punto di vista il tema che abbiamo già sviluppato.
In sé la norma che permette la monetizzazione, là ove non vi è altra soluzione se non la necessità di fare riferimento agli standard previsti dalla legge, è una soluzione che esiste e che è già stata utilizzata in molte altre occasioni.
Il problema vero è quello che poneva il Consigliere Reschigna, e cioè quando questa norma la applichiamo in un contesto nel quale il controllo della situazione è estraneo agli indirizzi di governo dell'ente che ha la responsabilità del territorio, il rischio è che, da una parte, facciamo affermazioni teoriche generali, come tante volte facciamo, legate al fatto per esempio, che molti dei problemi che abbiamo in tanti contesti sono legati alla mancanza di sufficienti parcheggi, così come a tutta una serie di altri problemi ma, dall'altra, permettiamo uno sviluppo di cubature di superfici senza che nessun Ente locale possa dire se quella superficie o quella cubatura è realmente funzionale a un interesse generale di sviluppo di quel territorio.
Inoltre, il combinato disposto di questo tipo di scelta gestita conformemente all'ottavo comma di questo articolo 7 porta, di fatto, ad una sostanziale deregolamentazione e ad uno scarico, dietro un compenso economico, di ulteriori problemi che qualcuno sarà chiamato a gestire.
Crediamo che questo tipo di scelta non sia utile sicuramente al territorio e non è sicuramente utile a quello sviluppo virtuoso finalizzato alla crescita delle possibilità del territorio che a parole, in tanti convegni e in tante iniziative, diciamo essere la molla e l'impulso che spingono e orientano i percorsi che noi seguiamo.
Quindi, crediamo che sia profondamente sbagliato, ripeto, non tanto e non soltanto quest'emendamento, ma il combinato disposto di quest'emendamento con le scelte che l'hanno determinato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
proprio il caso di dire che...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Muliere, ma le ho dato la parola perché ero convinto che avesse sottoscritto l'emendamento. In realtà, la firma è della Consigliera Manica.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Devo rilevare che il complesso di questo articolo 7, se il comma 8 rimane esattamente com'è stato predisposto dalla Giunta regionale, diventa una pesante problematica per i Comuni.
dall'inizio di questa discussione che sosteniamo che in merito allo snellimento di procedure in materia di edilizia e di urbanistica non nutriamo alcuna posizione di pregiudiziale contrarietà; anzi, proprio nella scorsa legislatura abbiamo lavorato in tal senso, affinché si approdasse ad uno snellimento che lasciasse comunque nelle mani dei Comuni il controllo della programmazione urbanistica del proprio territorio, pur alleggerendo procedure che erano diventate troppo lunghe nel corso del tempo.
Una cosa, però, è snellire la procedura, altra cosa è sbracare completamente lo strumento urbanistico, privando i Comuni di qualsiasi possibile capacità di intervento. Perché a "colpi" di deroghe di simili dimensioni, mi dite che cosa rimane ai Comuni da poter fare e da poter controllare? Inoltre, con il comma 8 raggiungiamo l'apoteosi della filosofia - a nostro avviso errata - di questo provvedimento, perché andiamo a monetizzare degli standard derivanti dagli aumenti delle superfici su cui i Comuni non hanno potuto dire nulla, poiché erano tutte deroghe consentite da un soggetto terzo direttamente al privato.
Questo è veramente il massimo che potessimo fare in un provvedimento che conferma, tra l'altro, tutti i nostri dubbi sulla filosofia che lo ispira, e ratifica il fatto che così com'è non snellisce, ma crea delle situazioni assolutamente preoccupanti sul territorio piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Stavo appunto dicendo che la lingua batte proprio dove il dente duole.
Questo articolo, seppure abbia un senso, interviene in una situazione dove le Amministrazioni comunali non possono esprimersi, se non parzialmente. Il ragionamento che abbiamo fatto sin dall'inizio puntava a ridare un ruolo alle Amministrazioni comunali, sia pure in una situazione particolare come quella di riferimento (legge regionale n. 20), per cui avevamo cercato di concedere la possibilità di ampliare in deroga, di demolire, di ricostruire e di intervenire sulle attività produttive, salvaguardando, nel contempo il ruolo e i compiti delle Amministrazioni locali.
Credo che l'attenzione nei confronti dei territori e delle popolazioni locali si dimostri anche quando discutiamo di leggi particolari come questa. Quando si interviene sul territorio, soprattutto dal punto di vista urbanistico, per cui si permette di edificare, prendiamo una decisione importante: perché una volta che abbiamo occupato quel territorio, non si può tornare indietro e dire: "Va beh, ci siamo sbagliati". Una volta che si è costruito, quello spazio rimarrà occupato e non si potrà più intervenire.
Ecco perché è opportuno che le Amministrazioni comunali possano esprimersi, pur concedendo la possibilità, in questo caso ai privati e ai singoli cittadini, di intervenire in deroga. Ma con un riferimento, che è quello dell'Amministrazione locale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Com'è stato evidenziato dai colleghi che mi hanno preceduto l'emendamento che abbiamo proposto è volto a sottolineare come gli interventi previsti siano delegittimanti nei confronti delle Amministrazioni locali. Soprattutto quando si parla di "monetizzazione" sarebbe interessante che le Amministrazioni locali (poiché sono tra le poche forme di introito di cui oggi dispongono per garantire le proprie attività) fossero protagoniste di quella che è la pianificazione urbanistica all'interno dei propri territori.
Questo è uno degli aspetti fondamentali che fa riferimento al principio complessivo delle competenze che spettano alla Regione in materia di pianificazione urbanistica, che è quello di definire i criteri e le modalità con i quali i Sindaci e le Amministrazioni possono operare nel proprio territorio. Diversamente, per come si configura la norma che oggi è in discussione, le imposizioni arrivano direttamente dalla Regione; ma sembra anche che la Regione sia il gestore diretto dell'attività sul territorio, quando, invece, è una competenza che spetta principalmente ai Comuni.
Immaginiamo, poi, quando questo tipo di impostazione tocca quella che è la funzione più delicata in materia di risorse destinate alle Pubbliche Amministrazioni e queste non sono assolutamente protagoniste, né vengono chiamate in causa per nulla. Non dimentichiamo, poi, ciò che è già stato detto a proposito degli emendamenti precedenti, ovvero che quando parliamo di strutture ricettive e di strutture turistiche, le stesse dispongono già di una sovrabbondanza di opportunità concesse dagli articoli previsti all'interno della legge.
Gradiremmo, quindi, che ci fosse davvero maggiore attenzione e maggior consapevolezza sulle ricadute che l'approvazione di una legge come questa potrebbe generare sui territori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Per quel ragionamento che ho fatto oggi pomeriggio (ma anche in altre occasioni), per i Comuni che sono ormai alla canna del gas grazie alla riforma federale dello Stato e del Governo nazionale di centrodestra l'ipotesi di monetizzare, per esempio, i parcheggi e i servizi che non possono essere concessi in loco, è uno strumento che hanno adottato molte Amministrazioni locali. Se non c'erano le condizioni e l'Amministrazione comunale riteneva utile per le città che quell'insediamento si realizzasse accettava l'ipotesi di recuperare risorse economiche e consentiva che in un altro luogo si realizzassero i servizi.
il solito ragionamento di un Governo nazionale (ma anche del nostro Governo regionale di centrodestra) che si spaccia per federalista, ma che non è mai stato più centralista di così. Se al Comune può andare bene l'ipotesi di monetizzare l'intervento, deve essere il Comune a deciderlo non il Governo regionale. Ma torniamo, appunto, alla solita questione: con un Governo nazionale che si dichiara federalista e con un Governo regionale che si ispira a quei principi, si decide che i Sindaci e le Amministrazioni comunali, su uno dei pochi settori di competenza locale - decidere lo sviluppo del proprio territorio - non hanno la possibilità di intervenire.
L'ultima cosa che vorrei dire nei due secondi che mancano alla conclusione del mio intervento - anzi, ormai, sono tre in più - è che il piano di rientro non è arrivato, quindi siamo costretti a proseguire la discussione. Sono piuttosto deluso, ma, insomma, non mi ero illuso nemmeno tanto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Emendamento rubricato n. 78) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: le seguenti parole: "8. Gli standard derivanti dall'aumento della SUL, se non reperibili, devono essere monetizzati; il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo quanto previsto dall'articolo 19 del d.p.r. 380/2001." sono sostituite dalle seguenti: "8. Gli standard urbanistici (pari al 20% della SUL) derivanti dall'ampliamento, se non reperibili, devono essere monetizzati; il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo le tariffe in vigore per le nuove costruzioni. Per detti interventi dovranno essere realizzate delle compensazioni ambientali, consistenti nel posizionamento supplementare di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici, pari ad almeno 1 kW ogni 200 metri quadrati di SUL ampliata".
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé per l'illustrazione, al quale ricordo che, non essendo il primo firmatario, ha due minuti a sua disposizione; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'emendamento a questo articolo sostituisce il comma 8 con le seguenti parole: "Gli standard urbanistici (pari al 20% della SUL) derivanti dall'ampliamento, se non reperibili, devono essere monetizzati; il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo le tariffe in vigore per le nuove costruzioni. Per detti interventi dovranno essere realizzate delle compensazioni ambientali, consistenti nel posizionamento supplementare di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici, pari ad almeno 1 kW ogni 200 metri quadrati di SUL ampliata".
Relativamente agli standard urbanistici per questi interventi, riteniamo indispensabile individuare o creare metodi di conteggio, in quanto non previsti dall'articolo 21 della legge regionale 1977, n. 56. Attualmente lo standard urbanistico per aree produttive è calcolato sulla superficie fondiaria e con i citati interventi non si avrebbe alcuna variazione dello standard esistente. Si ritiene che relativamente agli interventi per il presente articolo debbano essere previste delle compensazioni ambientali alle concesse deroghe. Quindi, si parla di compensazioni che prevedono il posizionamento di questi pannelli fotovoltaici, per esempio, richiedendo un posizionamento supplementare.
In merito a detto articolo si rileva, infine, un forte contrasto tra le presenti disposizioni derogatorie e quelle molto vincolanti relative alle aree produttive ecologicamente attrezzate, rivolte alla promozione di nuove forme di sviluppo sostenibile, come previsto dalla stessa Regione Piemonte con l'emanazione e la pubblicazione, nell'agosto 2009, delle specifiche linee guida. Grazie.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 108) presentato dai Consiglieri Reschigna Muliere, Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 8 dell'articolo 7 della l.r. 20/2009, dopo le parole: "Gli standard derivanti dall'aumento della SUL" aggiungere le parole: ", purch il comune riconosca che il carico urbanistico derivante dall'incremento della SUL sia soddisfatto dall'effettiva dotazione di standard nell'area di intervento".
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco per l'illustrazione; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie.
Quest'emendamento va esattamente nella direzione della riflessione che abbiamo svolto sull'emendamento precedente.
Sostanzialmente, non è previsto alcun tipo di coinvolgimento dell'Ente locale e la monetizzazione, come abbiamo detto prima, potrebbe creare una situazione nella quale non solo non si va incontro alla reale esigenza di una iniziativa di sviluppo connessa alla situazione in cui si va ad operare, perché c'è quell'automatismo a cui abbiamo fatto riferimento prima. Allora, in questo caso, riteniamo necessario che il Comune riconosca che il carico urbanistico derivante dall'incremento della superficie utile sia soddisfatto dall'effettiva dotazione di uno standard nell'area di intervento. Cioè, in pratica, diciamo che può essere ammesso questo tipo di situazione con la monetizzazione laddove, nell'area complessiva in cui insiste il nuovo ampliamento legato all'insediamento, ci siano comunque dotazioni effettive che siano sufficienti.
Questo è determinato da quella questione cui si faceva riferimento prima, per evitare che, in un'ottica di liberalizzazione totale e di sottrazione a qualunque tipo di coinvolgimento, di controllo e di intervento da parte dell'Ente locale, conferendo al singolo operatore la possibilità di scegliere di intervenire, si generino situazioni legate alla carenza di servizi nel contesto locale, che, poi, saremo chiamati ad affrontare in altra veste.
Purtroppo, in questi anni, in molte situazioni, abbiamo avuto una sorta di schizofrenia, da una parte, manifestando contro problemi generati dal contesto territoriale in cui insistono gli interventi, perché non vi erano sufficienti risposte ai fabbisogni o esigenze del territorio; dall'altra ci sono provvedimenti come questo che hanno l'obiettivo di incentivare la realizzazione, gli investimenti e gli ampliamenti, ma se non sono collegati coerentemente con quell'altra norma cui facevo riferimento prima, alla fine della fiera, può darsi che, in alcuni casi, risolvano un problema, ma in quasi tutti gli altri creino un ulteriore problema a cui dover rispondere.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
Non avendo altre richieste d'intervento, passerei all'esame dell'emendamento rubricato n. 88.
Emendamento rubricato n. 88) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Nel DDL n. 67, all'articolo 7, comma 1, le parole "Art. 7. (Interventi in deroga per l'edilizia artigianale, produttiva, direzionale e turistico ricettiva)" sono sostituite dalle seguenti: "Art. 7. (Interventi in deroga per l'edilizia artigianale, produttiva e turistico ricettiva)".
In assenza del Consigliere Reschigna, la parola al Consigliere Taricco per l'illustrazione; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento fa il paio, seppure è diverso il tema, con un altro che già in precedenza avevamo presentato: cioè, la riconduzione ad un ambito più ristretto dello spazio di intervento, sostanzialmente togliendo il riferimento anche alle aree direzionali.
Abbiamo già avuto occasione di dirlo in altri interventi: riteniamo che, in questi anni - attraverso motivazioni che nulla avevano a che vedere con il reale fabbisogno di ampliamento delle strutture e delle attività economiche a queste connesse, ma soprattutto riguardavano la possibilità di realizzare investimenti, magari in virtù di agevolazioni o altri contesti maggiormente legati all'abbattimento degli utili o al minor versamento di imposte o altre cose di questo genere - di fatto, abbiamo generato una valanga di immobili, che sono stati realizzati per una questione di risparmio di imposte, o quale investimento patrimoniale, rispetto al reale utilizzo per il fabbisogno delle imprese.
Tutto questo ha generato e sta generando migliaia di immobili - in alcuni settori, addirittura il 40% degli immobili non sono utilizzati - che nulla hanno a che vedere con la finalità economica e di sviluppo del contesto in cui sono chiamati ad operare.
Noi la riteniamo una scelta scellerata; ancora accantono il discorso legato ad alcuni fondovalle dove questo tipo di politiche e di scelte hanno generato veri e propri scempi paesistico-ambientali.
Al di là di questa situazione di alcuni fondovalle, crediamo che non abbia senso continuare a realizzare immobili senza una reale esigenza.
L'astrazione e la sottrazione al controllo e all'indirizzo degli enti locali da parte di questa norma su tutte le questioni crea inevitabilmente una situazione di questo genere, nel senso che nessuno è titolato a porre qualsivoglia vincolo o finalizzazione: ognuno, sulla base delle sue valutazioni, fa l'ampliamento che ritiene opportuno.
Noi crediamo che questo tipo di scelta debba in qualche misura essere limitata all'interno di ambiti ben definiti e quest'emendamento va esattamente in questa direzione. Grazie



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Signor Presidente, condividendo le considerazioni di poc'anzi del collega Taricco, quest'emendamento interviene sul titolo dell'articolo quello che dà l'indirizzo all'articolo 7.
Dovrebbe essere una scelta giusta eliminare la possibilità di intervenire sul direzionale. Le considerazioni che abbiamo svolto - molto critiche - rispetto a questo articolo riguardano un po' tutte le attività ma, naturalmente, quando parliamo di attività artigianali, produttive e turistico-ricettive, la possibilità di intervenire in deroga, insomma qualche fondamento ce l'ha, l'avevamo già fatto anche attraverso la legge n. 20, ma, in questo caso, sarebbe davvero utile togliere la possibilità per quanto riguarda le attività direzionali, di utilizzare la legge che stiamo discutendo - gli ampliamenti in deroga - perché non ne vediamo la necessità.
All'affermazione che occorrono nuovi spazi per ingrandire attività direzionali nel nostro territorio, non crede davvero nessuno.
Se possiamo capire, e non condividere, le considerazioni fatte in merito alle attività turistiche, o quelle relative alle attività artigianali e alle attività produttive, sinceramente non riusciamo a comprendere come ci sia la necessità d'intervenire e ampliare, in deroga le attività direzionali sul nostro territorio.
C'è bisogno di tutto, ma non credo che, oggi, il nostro sistema economico abbia questa esigenza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Mi riallaccio all'ultimo punto dell'intervento del collega Muliere oltre che all'esposizione del collega Taricco.
Stiamo discutendo a lungo dell'articolo 7, perché ci pare sia oggettivamente l'articolo che, maggiormente, con deroghe di questa consistenza, garantita l'attività di carattere artigianale, produttivo direzionale, turistico e ricettivo, tolga maggiormente ai Comuni la propria capacità di programmazione sugli strumenti urbanistici territoriali e apra una situazione, non di snellimento delle procedure, ma di deregolamentazione compiuta.
Abbiamo cercato di argomentarvi come, in un momento di crisi economica particolare, la richiesta proveniente dai settori produttivi (siano essi artigianali o produttivi, con le caratteristiche più varie, o turistico ricettivi) non sia tanto quella di operare ampliamenti di questa dimensione (magari ammodernamenti o modifiche, questo sì), quanto piuttosto quella di attrazione di attività, di promozione delle stesse o di attrazione di turisti, a seconda del settore di cui si parla.
Abbiamo capito che, in molte occasioni, in questa Giunta, la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra, e viceversa. L'abbiamo capito con l'intervento dell'Assessore Cirio, quando sosteneva di accontentarsi di 1.000 metri - ma ne sono stati messi 1.500 - e condivideva l'impostazione delle nostre osservazioni.
Ci rendiamo conto che la mano destra e la mano sinistra sono completamente scoordinate nella loro attività quando si inseriscono le attività direzionali, poiché abbiamo letto, nel Piano di rilancio dello sviluppo, dell'occupazione, della competitività, dell'Assessore Giordano che l'ordine delle attività era completamente diverso e che si andava nella direzione di un'attrazione di attività sul territorio piemontese e della possibilità di rilanciare l'export del Piemonte a livello nazionale ed internazionale.
Pertanto, ritengo che quest'emendamento, relativo ai settori direzionali, che caratteristiche di altro tipo non ha, possa essere accolto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
Passiamo ora alla discussione di carattere generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Quando abbiamo iniziato la discussione di questa legge, in apertura dei lavori, ho già avuto modo di fare riferimento al fatto che questo provvedimento non è altro che figlio o figliastro del famoso Piano casa del 2009, voluto dal Governo di centrodestra.
In quell'occasione, nelle mie conclusioni, avevo riportato come, sia grazie al Governo nazionale di centrodestra, che ha voluto il Piano casa in quell'anno, sia grazie alla Giunta regionale piemontese guidata dal Presidente Cota, che vuole effettuare le riforme delle quali abbiamo discusso così a lungo, per chi è benestante piova sempre sul bagnato.
Oggi ribadisco che, con il provvedimento che la maggioranza si appresta a votare, si amplieranno le differenze sociali già presenti sul nostro territorio, mentre il compito della politica dovrebbe essere esattamente il contrario: cercare di ridurre queste difformità.
Voglio confermare quanto ho esposto in precedenza, poiché, leggendo alcuni giornali, in questi giorni, ho trovato un articolo decisamente interessante, che ho deciso di condividere - se mi è consentito - qui in Consiglio.
Sentite come Paolo Berdini, docente di Urbanistica all'Università di Tor Vergata di Roma, intitola un suo articolo, in merito all'istituzione della cedolare secca: "Il Governo che toglie ai poveri per dare ai ricchi".
C'è un passo dell'articolo molto interessante: "All'interno dei primi provvedimenti applicativi del federalismo, è prevista infatti l'istituzione della cedolare secca, cioè un'aliquota fissa che tassa i guadagni provenienti dalle locazioni immobiliari. La nuova aliquota sarà, con ogni probabilità, del 23%, ma forse la porteranno al 20%: le tasse le paga solo chi non fa parte del circolo dei furbi.
Uno studio della Confedilizia, e cioè dell'associazione confindustriale dei grandi proprietari immobiliari, ha fatto un po' di luce sugli effetti.
Oggi i contratti fino a 15 mila euro vengono tassati per un'aliquota del 19,55% e fino a 28 mila si paga il 23%. Per gli affitti superiori si paga tra il 35 e il 37% circa. Facciamo un esempio: un esercizio commerciale di media grandezza paga un affitto non minore di 15 mila euro...



PRESIDENTE

Consigliere Buquicchio, scusi se la interrompo, ma ha abbondantemente superato il tempo a sua disposizione. La prego di concludere.



BUQUICCHIO Andrea

Concludo dicendo che, in questo caso, emerge come questa legge sponsorizzata sia dalla Lega sia dal Ministro Tremonti, abbia determinato un vantaggio per i più ricchi e, anche se lieve, un aggravio per i meno abbienti.
Mi spiace non poter concludere; mi attengo all'orario e la ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale, per due minuti.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per esprimere il favore rispetto al testo uscito dalla Commissione cioè quello che non poneva limiti in metri quadri, ma anche per ricordare alcuni aspetti: quando questo Consiglio regionale votò la legge n. 20, vot un testo presentato dal centrosinistra che non aveva limiti, perché c'era già un limite del 20%.
Noi non stiamo dicendo agli imprenditori turistici che possono ampliare le loro strutture, perché la Regione dà un contributo economico; stiamo dicendo che la libertà d'impresa che concediamo alle imprese artigiane e alle imprese manifatturiere, la concediamo senza limite, cioè la concediamo anche alle imprese metalmeccaniche, perché si basa sul concetto dell'impresa.
Qual è quell'imprenditore alberghiero, di una struttura ricettiva, che amplia la sua capacità ricettiva, sapendo di non essere in grado di corrispondere una spesa che deve in qualche modo sostenere, e, in secondo luogo, che non necessita di quella spesa. Sarebbe un po' come se noi dicessimo che poniamo un limite alle imprese manifatturiere o artigiane perché molte di queste imprese, oggi, non hanno una capacità di produzione pari al 100% della loro possibilità. Questo però non corrisponde a verità: vi sono in realtà aree del Piemonte in cui sarebbe necessario uno sviluppo anche dell'impresa turistica e ve ne sono altre in cui, invece, la ricettività turistica e alberghiera è ampiamente sufficiente. Questo per lo si lascia come sempre - e concludo - alla libertà di impresa.
Ricordo solo, e mi dispiace che non ci sia il collega Boeti, che anche quando - come ha ricordato l'Assessore Cirio - è stata presentata in Commissione una deliberazione che garantiva un finanziamento per il 40% a fondo perduto alle imprese per il miglioramento delle strutture ricettive il Partito Democratico si è espresso con un voto di astensione e non con un voto favorevole.
Detto questo, per spirito di maggioranza ovviamente non voterò contro l'emendamento presentato dall'Assessore Cavallera. Rilevo soltanto che così come il limite venne modificato grazie ad un emendamento che il sottoscritto insieme ad altri colleghi del centrodestra presentò, non ho cambiato idea. Non cambio idea, però sono all'interno di una maggioranza e quindi mi comporterò di conseguenza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Finita la discussione, passiamo alla votazione degli emendamenti, uno per uno.



(Commenti del Consigliere Pedrale)



PRESIDENTE

Si vota, Consigliere Pedrale: non possiamo farne a meno, ma le do la parola.



PEDRALE Luca

Si trattava di un chiarimento che forse anche il Vicepresidente Cavallera vuole conoscere: si possono accettare firme sugli emendamenti durante la discussione in Aula? Se gli emendamenti sono presentati prima infatti, la firma dovrebbe essere accettata solo prima...



PRESIDENTE

Certo, Consigliere Pedrale: è già successo, per esempio, che il Consigliere Muliere abbia apposto la sua firma in Aula ad un emendamento che non lo vedeva tra i firmatari. Quindi è già capitato.



PEDRALE Luca

già successo, è prassi o è previsto dal Regolamento?



PRESIDENTE

Il Regolamento, mi dicono i funzionari, non lo esclude.
Ora, se il Consigliere Pedrale è d'accordo e se l'Aula acconsente passiamo alla votazione dell'emendamento n. 1), presentato dal Consigliere Stara. Invito i colleghi a prendere posto e chiedo cortesemente all'Assessore Cavallera il parere della Giunta. Ricordo che il numero legale è 27.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Il parere della Giunta è contrario.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 89) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 72) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all'emendamento n. 73), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 73) con il parere contrario della Giunta regionale espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Comunico che le prossime votazioni, relative agli emendamenti rubricati n.
90), 250),251), 252), 253), 91), 254), 255), 256), 257), 92), 258), 259) 260), 261), 262), 263), 264), 265), 266), 93), 94), 95), 96), avverranno ai sensi dell'articolo 86, comma 4 del Regolamento che recita "Qualora siano stati presentati ad uno stesso testo una pluralità di emendamenti tra loro differenti esclusivamente per variazione a scalare di cifre o date o altre espressioni altrimenti graduate, il Presidente pone in votazione quello che più si allontana dal testo originario e un determinato numero di emendamenti intermedi sino all'emendamento più vicino al testo originario dichiarando assorbiti gli altri" Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 90).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 92).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 258).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 96).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
decaduto l'emendamento n. 74) del Consigliere Bono.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 75) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 113 bis) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 113) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera.
Il Consiglio approva.
Approvato l'emendamento n. 113), decadono gli emendamenti rubricati n. 76) 104), 103), 102), 101), 283), 282), 281), 280), 279), 278), 277), 276) 275), 100), 274), 273), 272), 271), 99), 270), 269), 268), 267) e 98).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 105) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 97) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 109 bis) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 106) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 107) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Poiché l'emendamento n. 12) è respinto, decade l'emendamento n. 77) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, il cui contenuto era identico.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 247) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 248) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 78) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 108) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 88) con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Cavallera.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 7, così come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 284) presentato dal Consigliere Botta Franco Maria: dopo l'articolo 7 del DDL 67 è inserito il seguente: Art. 7 bis (Modifica alla legge regionale 6 agosto 1998, n. 21) 1. Al comma 3 dell'articolo 1 della l.r. 21/1998, le parole: "al 31 dicembre 2008" sono sostituite dalle seguenti: "al 31 dicembre 2010".
Tale emendamento sostituisce il n. 112) e introduce l'articolo 7 bis.
Consigliere Botta, desidera illustrarlo?



BOTTA Franco Maria (fuori microfono)

Si illustra da sé.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 284).
Il Consiglio approva.
Ovviamente, l'esito della votazione si e stende all'articolo 7 bis.
Terminerei qui i lavori della seduta pomeridiana.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.14)



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