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Dettaglio seduta n.79 del 08/02/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata articolo 100 Regolamento)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 382 del Consigliere Ronzani inerente a "Diretto Torino-Biella" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale, l'interrogazione a risposta immediata n. 382, presentata dal Consigliere Ronzani, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Biella, Assessore Cavallera, è collegata a Torino solo da due treni diretti.
Uno al mattino, che da Biella viene a Torino; l'altro alle 18.30, che da Torino Porta Nuova arriva a Biella. Da anni, ma non è quest'oggetto della mia interrogazione, è aperto il problema di introdurre nuovi collegamenti diretti. Tuttavia, la questione è rimasta, anche con la precedente amministrazione regionale, lettera morta. Invece, mi sembra ormai naufragato definitivamente il progetto, sostenuto dalla Provincia di Biella, di organizzare dei collegamenti diretti attraverso l'utilizzo del soggetto privato Arenaways.
Il diretto delle 18.30, di cui stiamo discutendo, quello che da Torino Porta Nuova dovrebbe arrivare a Biella, è sempre stato, fino a qualche settimana fa, un treno puntuale. Partiva e arrivava puntuale, consentendo ai passeggeri di quel treno, perlopiù pendolari studenti e lavoratori, di partire in orario e di arrivare in orario.
Da quando sono entrate in vigore le norme riguardanti il tunnel passante di Porta Susa, quel treno ha sistematicamente accumulato ritardi.
Non c'è giorno che quel treno parta in ritardo e di conseguenza arrivi in ritardo a Biella.
I pendolari che utilizzano quel treno sono arrabbiati perché era l'unico treno puntuale che consentiva loro di raggiungere direttamente Biella, tutte le sere, dopo otto ore di lavoro, ma ora devono ancora aspettare 10/15 minuti o anche mezz'ora in stazione, confidando sul fatto che prima poi il treno arrivi.
Quali sono le cause del ritardo? Le cause tecniche del ritardo dipendono dal fatto che quel treno perde molto tempo a Torino Porta Nuova ad agganciare locomotore e carrozze. Questa linea è solo in parte elettrificata. Quel treno che parte da Torino Porta Nuova fa un tratto di rotaie fino a Santhià con il locomotore elettrico, a Santhià viene sganciato il locomotore elettrico e l'ultimo tratto, fino a Biella, viene sostituito con un locomotore a diesel. Le operazioni di agganciamento di locomotori e di agganciamento delle carrozze determinano, sistematicamente per una serie di disfunzioni e di problemi organizzativi, un ritardo di questa natura.
Credo che la via maestra per affrontare una questione del genere sia quella dell'utilizzo su queste tratte, la Biella-Santhià-Novara anzitutto ma credo anche su altre, del cosiddetto treno ibrido, o meglio bimodale. La questione è aperta da tempo, non ho capito perché non si è pensato per tempo, poiché era arcinoto il fatto che, con il tunnel di Porta Susa questi problemi sarebbero emersi.
L'oggetto della mia interrogazione è questo: cosa fa l'Amministrazione regionale per affrontare la situazione? Quando adottammo la soluzione del treno locomotore diesel che insieme a quello elettrico facilitava i due tratti, la Regione e Trenitalia partivano dal presupposto che quella soluzione avrebbe garantito di arrivare a Porta Nuova, di partire da Porta Nuova, ma soprattutto la puntualità. Oggi quella puntualità non è garantita.
Sono a chiedere di conoscere in che misura l'Amministrazione regionale intenda affrontare il problema. La situazione, così com'è, non è più gestibile e sopportabile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Premesso che il Comune di Torino, con ordinanza sanitaria n. 180 del 22 settembre 2010, ha ufficialmente vietato il passaggio dei locomotori diesel D445 con servizio viaggiatori all'interno del passante di Torino (nello specifico la stazione di Porta Susa) e prorogato per 90 giorni l'utilizzo dei treni Minuetto euro 3.
Considerato che nelle tratte Torino-Aosta e Torino-Biella venivano utilizzati proprio i locomotori D445, per evitare di sottoporre i pendolari al disagio della rottura di carico, Trenitalia ha proposto di effettuare i cambi da motrice diesel a motrice elettrica, nelle stazioni di Chivasso (per il Torino-Aosta) e Santhià (per il Torino-Biella).
La Regione Piemonte rispetto a tale problematica per l'effettuazione dei due treni diretti: n. 10082 Biella 7.11 - Torino Porta Susa 8.18 Torino Porta Nuova 8.30 e n. 10107 Porta Nuova 18.30 - Porta Susa 18.41 Biella 19.47, ha richiesto alla Società Trenitalia - Direzione regionale Piemonte di prevedere per i succitati treni una soluzione che evitasse la rottura di carico per gli utenti biellesi (al di là del tecnicismo, credo che la rottura di carico sia il passaggio da un treno di un tipo ad un altro).
Inoltre per il treno n. 10082, al fine di ammortizzare i tempi della manovra del locomotore elettrico, è stato richiesto di dare la precedenza a Santhià al treno n. 9240 Milano-Torino-Parigi anziché a Torrazza Piemonte e conseguentemente velocizzare la marcia del treno mediante la soppressione della fermata di Torrazza. Tale modalità operativa è stata attuata dal 13 dicembre 2010. Il tratto Biella-Torino ha avuto degli interventi che auspicabilmente, possono dare una risposta soddisfacente.
Dall'esame della puntualità, relativo al periodo dal 13 dicembre 2010 al 3 febbraio 2011, si rileva che l'andamento del treno 10082 risulta abbastanza regolare ad eccezione dei giorni 23 dicembre 2010, 3, 12 e 21 gennaio 2011, nei quali il treno è arrivato con oltre 15 minuti di ritardo nei restanti giorni di effettuazione l'arrivo alla stazione di Porta Nuova è avvenuto con un ritardo medio da zero a cinque minuti. I ritardi verificatisi nei giorni 23 dicembre 2010, 3, 12 e 21 gennaio 2011 sono stati provocati in parte dalla conflittualità di circolazione con altri treni nel nodo di Chivasso (legati anche al cambio locomotore dei treni Aosta-Torino) o in altri casi dai problemi del funzionamento del locomotore del treno 10082 o dei treni presenti nella fascia oraria antecedente al treno succitato sulla tratta Santhià-Torino.
Per quanto riguarda l'andamento del treno 10107, Torino Porta Nuova Biella in partenza alle 18.30 e in arrivo alle 19.47, i dati della puntualità evidenziano una maggiore frequenza di gravi ritardi con punte di oltre 50 minuti. Sentita in merito alla cause che determinano tali ritardi la società Trenitalia ha fornito le seguenti motivazioni.
I problemi del 10107 derivano dalla necessità di manovre per la composizione del treno con la locomotiva elettrica nella stazione di Torino Porta Nuova. La fascia oraria in cui avvengono tali operazioni è quella maggiormente critica, poiché si tratta dell'ora di punta nella quale la disponibilità di binari liberi per le manovre è estremamente ridotta.
Al fine di limitare i ritardi, la società Trenitalia ha coinvolto RFI per individuare soluzioni che risultino compatibili con le potenzialità di circolazione della stazione di Torino Porta Nuova nella fascia oraria interessata.
In occasione della riunione di Quadrante di Novara, tenutasi il 5 febbraio 2011, alla quale hanno partecipato i rappresentanti dei Comitati pendolari e le Amministrazioni provinciali e comunali interessate unitamente ai rappresentanti della Regione Piemonte, Trenitalia e RFI, la problematica di cui trattasi è stata evidenziata e la Regione Piemonte ha chiesto alla società Trenitalia di trovare soluzioni per l'efficientamento del cambio locomotore, al fine di preservare i treni diretti tra Biella e Torino entro la prossima riunione di Quadrante, che si terrà tra un mese.
Peraltro, questa riunione di Quadrante, in via particolare, si svolgerà proprio a Biella, quindi tutto il Quadrante di Novara.
Riguardo alla possibilità d'utilizzo di treni bimodali, l'erogatore del servizio precisa che attualmente nel nostro Paese non circolano i suddetti materiali in quanto non omologati per circolare sulla rete ferroviaria italiana, pertanto non è possibile ricorrere a tale tipologia.
Nel nostro Paese, ad oggi, non esiste un percorso omologativi.
Nel Protocollo d'Intesa, sottoscritto tra la Regione Piemonte e la società Trenitalia per il potenziamento e il miglioramento del servizio ferroviario regionale in Piemonte (presa d'atto della Giunta regionale avvenuta con DGR n. 10-1267 del 23/12/2010), sono previsti invece degli interventi economici cofinanziati dalla Regione Piemonte per il rinnovo del materiale rotabile.
Quindi la situazione è quella segnalata; una serie d'iniziative sono intraprese e altre verranno senz'altro sollecitate anche a seguito dell'intervento del Consigliere.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta immediata n. 379 della Consigliera Artesio inerente a "Mancato rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2011" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, passiamo ad esaminare l'interrogazione a risposta immediata n. 379 presentata dalla Consigliera Artesio, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
L'urgenza di quest'interrogazione è determinata da un'attesa mancata in Regione della visita a Torino del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si attendeva una conferma dell'Onorevole Sacconi in merito alla proroga relativamente alla gestione degli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2011, in quanto alcuni presupposti lasciavano intendere che fossero tutte le condizioni oggettive per poter determinare il rapporto della Regione Piemonte con il competente Ministero del Lavoro in ragione all'uso di questi strumenti di ammortizzatori sociali.
Perché? Perché era intervenuto un accordo quadro tra le Regioni e le parti sociali in data 16 dicembre 2010 e perché nella legge finanziaria era stato previsto un fondo per l'occupazione nel 2011. Quindi, in virtù e di una relazione di carattere nazionale sui criteri e di uno stanziamento economico, si riteneva fosse possibile determinare l'importo delle risorse assegnate alla Regione Piemonte, nonché le modalità del riparto tra le situazioni di crisi occupazionale.
Non avendo ricevuto in quell'occasione conferme in ordine a quest'aspettativa, le preoccupazioni si sono acuite e, in modo particolare si sono acuiti i dubbi. Quali sono i dubbi in essere? In primo luogo, il fatto che sulla stessa destinazione economica, quella che nell'accordo tra il Governo e le Regioni del 16 dicembre impegnava un incremento di un miliardo di euro nel 2011, viene anche prevista la possibilità di destinare 400 milioni di euro per la salvaguardia del trasporto pubblico locale e quindi il timore concreto è che l'incremento nazionale venga risucchiato da altre destinazioni.
C'è invece un elemento parzialmente positivo, che è la possibilità di impiegare le risorse finanziarie residue dei fondi stanziati per il 2010 anche per il 2011 e, poiché ci è noto che esiste un residuo da parte della Regione Piemonte, possiamo anche immaginare che ci sia un breve polmone di respiro che consenta, oltre che a ottemperare all'obbligo della quota parte di risorse regionali, anche eventualmente di anticipare i trasferimenti nazionali.
Tuttavia, tra dubbi e attese, l'elemento di certezza ci poteva derivare soltanto da una risposta data in quest'Aula dall'Assessore; risposta per la quale auspichiamo che la prosecuzione dell'uso di queste risorse per la cassa straordinaria in deroga possa essere confermata dall'Amministrazione regionale, così corrispondendo alle aspettative dei lavoratori interessati.
Auspichiamo che ci possano anche essere date informazioni in merito allo stanziamento previsto per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Prima di rispondere in modo puntuale, vorrei soltanto fornire all'Aula alcuni dati relativi al 2010, che servono anche per capire la risposta alla richiesta della Consigliera Artesio.
Nel 2010 le domande di cassa in deroga presentate dalle imprese sono state 9.925, per un totale di oltre 33 milioni di ore e quasi 38.000 lavoratori coinvolti. Questi sono i numeri delle richieste presentate dalle imprese. I lavoratori effettivamente sospesi sono risultati in realtà circa 29.000, quindi circa 8.000 in meno rispetto alle richieste. Inoltre soltanto il 34% della cassa in deroga richiesta oggi risulta effettivamente utilizzata nel 2010.
Fornisco questi dati perché sono importanti anche in funzione di quelle che sono poi state le economie, in particolare a livello nazionale. Teniamo conto che la Regione Piemonte è stata una delle Regioni che maggiormente ha utilizzato lo strumento; sottolineo, una delle Regioni che in modo più puntuale ha presentato i dati a livello nazionale, tant'è che siamo stati la prima Regione ad aver ricevuto la certificazione dei dati del 2010 da parte dell'INPS a livello nazionale. Ciò fa sì che oggi io possa dire che la nostra situazione a livello regionale viene monitorata, non dico in tempo reale, ma in tempo praticamente quasi reale in funzione di quelli che sono i dati che la Regione (non l'INPS) va a valutare di mese in mese.
L'accodo Stato-Regioni siglato il 12 febbraio 2009 ha previsto una compartecipazione finanziaria regionale agli ammortizzatori in deroga nella misura del 30% teorico che poi, dal punto di vista reale, si abbassa a circa il 20%, per l'esattezza il 18,9% del solo sostegno al reddito, con risorse che, a partire dal 2010, afferiscono al Fondo Sociale Europeo e che sono intese come indennità di partecipazione alle politiche attive che vengono organizzate dalla Provincia attraverso i Centri per l'Impiego e attraverso gli organismi formati dagli operatori della formazione professionale.
Nel biennio 2009-2010, il Ministero del Lavoro ha assegnato alla nostra Regione per la gestione degli ammortizzatori in deroga 240 milioni di euro.
Da qui scaturisce anche la richiesta fatta dalla Regione Piemonte nell'esercizio 2011 in fase di avvio, di 120 milioni di euro per far sì che la copertura completa annuale fosse garantita. La Regione ha stanziato, da parte sua, 115 milioni di euro: 15 milioni su fondi propri e 100 milioni su Fondo Sociale Europeo, che sono stati suddivisi equamente tra spese per politiche passive e spese per politiche attive. Abbiamo già trasferito all'INPS per le politiche passive quasi 30 milioni di euro (per la precisione 28,4); a breve verranno erogati gli ulteriori 20 milioni di euro, nei prossimi giorni; mentre per le politiche attive sono stati finora impegnati, a favore delle Province, 40 milioni di euro.
Al 10 gennaio del 2011 - quindi a neanche un mese fa - i lavoratori coinvolti in percorsi di politica attiva - che secondo gli indirizzi regionali vengono articolati, in base alle caratteristiche delle persone in accoglienza, in orientamento professionale, formazione professionale e accompagnamento al lavoro - sono stati 27.739, per una spesa complessiva di 14 milioni e 750.000 euro circa. I lavoratori sono sospesi dal lavoro in varie modalità: da brevi riduzioni di orario a più di tre mesi a zero ore.
Di quelli inseriti in politica attiva, il 21% ha una sospensione della durata inferiore ai 60 giorni e questo spiega anche le difficoltà nel tarare percorsi formativi espressamente dedicati e che non siano i classici percorsi formativi; il 38% supera tale soglia, il 9% sono dichiarati esuberi e il 2% sono in mobilità.
Sul totale delle ore di politica attiva erogate, le ore dedicate alla formazione professionale sono circa il 61%. Le attività di formazione professionale hanno comportato una spesa di 7.489.000 euro (circa il 50 del consumo totale di risorse) e i lavoratori che sono stati inseriti nel sistema della formazione professionale nel corso del 2010 sono stati 10.636, il 38% di quelli che sono stati inseriti in politiche attive: 13.342 lavoratori, se contiamo anche quelli che hanno seguito più di un corso di formazione professionale.
Veniamo al 2011. Nel 2011 prevediamo di poter proseguire gli interventi di politica attiva secondo le linee consolidate, tant'è che - come si ricordava anche nell'interrogazione presentata - il 16 dicembre (quindi in tempi estremamente rapidi e di questo ringrazio tutte le parti sociali) abbiamo siglato l'accordo per consentire nel 2011 di perseguire e di continuare nel "bando-crisi", convinti non soltanto a parole, in tutte le riunioni che si sono tenute a Roma, che avremmo avuto la conferma della cassa in deroga, e quindi delle risorse nazionali, anche per il 2011.
Per quanto riguarda la spesa rubo solo più due minuti, perché credo sia importante la stima che noi abbiamo già fatto per il 2011. La spesa per gli ammortizzatori in deroga per l'anno 2011, infatti, potrà essere stimata in larga massima, ma abbiamo dei dati che - ahimè, peraltro - ci riportano a delle risorse impegnate per un totale di 202 milioni di euro complessivamente, insieme alle risorse a livello nazionale.
Noi presumiamo di avere in cassa integrazione in deroga le cosiddette imprese "non cassintegrabili", cioè quelle che non possono usufruire di altri ammortizzatori sociali, per circa 75 milioni di euro; poi avremo in cassa in deroga imprese cassintegrabili, vale a dire quelle che hanno già chiuso i percorsi di cassa ordinaria e straordinaria, per 100 milioni di euro; poi ci sono le imprese a gestione ministeriale, parliamo quindi di grandi imprese con unità locali dislocate in giro per l'Italia, per 20 milioni di euro; infine, ancora, una mobilità in deroga per sette milioni e mezzo di euro.
L'importo complessivo è, come dicevo, di circa 202 milioni di euro. La stima delle imprese non cassintegrabili è costruita sostanzialmente sui dati 2010 che ci aspettiamo vengano confermati; per quanto riguarda le imprese cassintegrabili, invece, dobbiamo tenere conto - come dicevo - che avremo molte delle imprese che avranno utilizzato completamente la cassa straordinaria che si butteranno sulla cassa in deroga.
La stima della mobilità in deroga infine è basata sui dati del biennio precedente. Sulla base di questi dati, già a dicembre abbiamo fatto una serie di incontri direttamente al Ministero del Lavoro - con la Direzione del Ministero del Lavoro, con il Ministro Sacconi e con Italia-Lavoro - e abbiamo fatto una prima richiesta di risorse, a valere sul Fondo nazionale per l'occupazione, di circa 120 milioni di euro. Confermo che il Ministro Sacconi, così come già a seguito di una nota del 1° febbraio inviata dalla sottoscritta ma confermata dal Ministro, ci ha confermato la disponibilità dei 120 milioni di euro per la prima tranche sulla Regione Piemonte; e tra l'altro domani, all'ordine del giorno della IX Commissione, convocata a Roma, c'è la cassa integrazione in deroga.
Il Ministro ha dunque confermato la disponibilità delle risorse e ricordo che le cosiddette "economie nazionali" - da dati non ancora ufficializzati, ma comunicati nel corso delle riunioni presso Tecnostruttura - si stimavano in circa 600 milioni di euro che, sommati ai 600 milioni di euro (dedotta la parte per il Trasporto pubblico locale) portano in ogni caso la cifra dedicata agli ammortizzatori sociali a più di un miliardo di euro, com'era la prima cifra stimata nella legge di stabilità.
intenzione della Regione Piemonte chiedere che si proceda entro tempi certi alla revisione dell'accordo, stante che noi avevamo già in mano la bozza da siglare con il Ministro Sacconi (l'accordo per i 120 milioni che andavano a valere sulla reiterazione dell'accordo 2009). Il Ministro considerata la richiesta di altre Regioni di definire molto velocemente un nuovo accordo, ci ha chiesto di soprassedere per poter confermare sì i 100 milioni, ma per poter siglare un'intesa già in base alle regole del nuovo accordo: quindi, prima l'accordo Stato-Regioni e poi con le Regioni singolarmente.
Come dicevo, è comunque nostra intenzione - e io domani sarò a Roma anche per questo - chiedere che si proceda entro tempi certi alla revisione dell'accordo, ma che nelle more - così come è avvenuto lo scorso anno (perché c'è già un precedente) - si proceda con una provvista anticipata di risorse pari a 50 milioni di euro sulla Regione Piemonte.
Noi abbiamo gestito, tra l'altro, con particolare attenzione le risorse assegnate e per tale ragione, come si evince anche dai dati di monitoraggio dell'INPS, oggi non potremmo disporre di economie sufficienti a coprire il primo semestre del 2011, stante che siamo stati una Regione assolutamente virtuosa che ha gestito il rapporto con le risorse nazionali in modo tempestivo e puntuale. Questo è il motivo per cui domani chiederò già l'anticipo dei 50 milioni sui 120 per la Regione Piemonte che, da quanto ci ha già detto il Ministero, sarà concesso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Invito i colleghi a rispettare i tempi, fissati in tre minuti per l'interrogante e in cinque minuti per la Giunta.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta immediata n. 383 della Consigliera Cerutti inerente a "Tavolo di discussione e piano per il rilancio dell'ITC piemontese" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 383, presentata lo scorso 7 febbraio, dalla Consigliera Cerutti che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione abbiamo voluto porre una questione importante che riteniamo debba essere anche trattata in modo urgente, considerati gli ultimi sviluppi che hanno visto, appunto, alcune dichiarazioni fatte dal Ministro Sacconi. Abbiamo motivato con questo elemento l'urgenza della discussione.
Come abbiamo ricordato all'interno dell'interrogazione, vogliamo richiamare in questa sede che il settore dell'ICT in Piemonte è un settore molto importante, che comprende 13.261 imprese e impiega più di 110.000 lavoratori: è dunque certamente un pezzo significativo dell'economia piemontese. Sappiamo che in questa realtà più del 90% di queste aziende ha meno di dieci dipendenti e che, in particolare, vi è una realtà che abbiamo già trattato anche in altri momenti, e che chiaramente ha un'importanza particolare per la Regione Piemonte, rappresentata dal CSI.
Visto il coinvolgimento del CSI e di altre aziende nello sciopero che si è svolto il 30 novembre dell'anno scorso, si era deciso e ci si era presi l'impegno di costituire un tavolo per portare avanti il tema del comparto dell'ICT, sia in relazione ad un suo sviluppo, sia in relazione alla salvaguardia stessa dell'occupazione. Credo che l'Assessora Porchietto e l'Assessore Giordano siano interessati agli aspetti che riguardano i rispettivi Assessorati.
Ora però abbiamo appreso da fonti giornalistiche che il 31 gennaio 2011 il Ministro Sacconi ha annunciato un intervento straordinario per il supporto di diversi settori piemontesi (tessile, informatico, meccanico) ma non ha rinnovato l'accordo sui 120 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga, tuttavia, ha annunciato la destinazione di 27 milioni di euro per favorire la collocazione di 3.000 lavoratori piemontesi provenienti, appunto, da questi settori.
Con questa interrogazione, volevamo fare il punto su ciò che si intende mettere in campo relativamente a quanto promesso dal Ministro Sacconi.
Credo che l'Assessore Porchietto possa avviare insieme all'Assessore Giordano il tavolo su ICT, proprio per le due specificità: l'elemento di sviluppo e la salvaguardia dell'occupazione. In questo senso, abbiamo presentato questa interrogazione a risposta immediata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
In accordo con l'Assessore Giordano, riporto una parte condivisa e anche un'ulteriore riflessione sulla seconda parte dell'interrogazione relativa soprattutto agli ammortizzatori sociali e alla questione dei 27 milioni di euro.
Per quanto riguarda il tavolo di discussione ed il Piano per il rilancio della ICT Piemontese, confermo che sia io che l'Assessore Giordano abbiamo convocato il tavolo, abbiamo ascoltato attentamente le riflessioni delle parti (che ricordo erano assolutamente in piena sintonia per quanto riguardava la necessità di rilancio del settore ICT) e sia i sindacati, sia i datoriali, sia i rappresentanti degli Enti pubblici hanno condiviso la necessità che il Piano triennale per l'e-government e per la Società dell'informazione veda un forte coinvolgimento da parte loro, che l'Assessore Giordano ha confermato.
In questo momento stiamo appunto predisponendo il Piano triennale, nel quale verranno descritte le politiche di investimento ed il fabbisogno di sistemi informativi da parte della Regione Piemonte ed il coinvolgimento degli altri Enti pubblici; il Piano verrà definito entro la fine di febbraio 2011, quindi nell'arco di poche settimane.
Per quanto riguarda il tavolo che abbiamo convocato nel momento in cui se ne è rilevata la necessità, a fronte di una serie di interventi e di incontri avvenuti nelle sale del Consiglio regionale, avendo definito una serie di temi e raccolte le istanze elaborate, adesso siamo in grado di convocare a breve la seconda riunione con l'obiettivo di condividere i contenuti del Piano triennale. Penso che la Consigliera Cerutti capirà che c'è voluto un lasso di tempo (che in realtà è durato circa un mese, dal momento che ci eravamo visti appena prima di Natale) per far sì che il Piano triennale venisse gestito in concomitanza dai due Assessorati e soprattutto strutturato anche dal punto di vista tecnico.
Quindi, a breve discuteremo e valuteremo anche quelli che saranno i suggerimenti del tavolo per far sì che all'interno del Piano pluriennale per la competitività ci sia una parte estremamente interessante che, in particolare, riguarda il piano triennale sulla società dell'informazione e l'e-government.
Per quanto riguarda il CSI Piemonte, è chiaro che il nuovo Consiglio d'Amministrazione del CSI Piemonte è stato coinvolto sul tavolo di crisi della ICT e abbiamo chiesto di definire urgentemente, insieme alla Giunta regionale, il Piano industriale del consorzio per far sì che anche la moltitudine di attori che lavorano insieme al CSI e per il CSI possano prevedere gli investimenti a medio e a lungo termine.
Per quanto riguarda gli ammortizzatori in deroga e i 27 milioni di euro, credo di averne già parlato nella prima parte della risposta che ho fornito alla Consigliera Artesio, sulla questione della rassicurazione e sul tema ammortizzatori in deroga.
Stante che gli ammortizzatori in deroga sono l'elemento che possono utilizzare le aziende di piccole dimensioni e che è stato lo strumento che le aziende della ICT hanno utilizzato molto nel 2010, confermo tra l'altro che possiamo rasserenare le imprese e i lavoratori sul fatto che le risorse saranno a disposizione.
La questione che riguarda i 27 milioni è un tema di tutt'alto tipo rispetto agli ammortizzatori. Penso che debba essere una risorsa, così com'è nell'intento e nel protocollo definito con il Ministro Sacconi, che permetta non soltanto una formazione, ma anche una presa in carico di quelle situazioni occupazionali che arrivano da tre settori particolarmente in crisi, tra cui appunto la ICT, che abbiamo ritenuto - in modo estremamente trasversale - che sia uno dei settori fortemente penalizzati nell'ultimo quinquennio. Stanziando la cifra di 27 milioni, si permetterà di seguire percorsi formativi, ma con le ricollocazioni già finalizzate perché contestualmente abbiamo già recepito la necessità e la richiesta di ricollocazione da parte di imprese.
chiaro che questo è un tema che vede fortemente sinergici il mondo pubblico e quello privato, quindi in particolare i Centri per l'impiego e le Agenzie per il lavoro.
In realtà, dal giorno dopo dalla firma dell'accordo (per non dire dal giorno prima) le strutture stanno già lavorando per far sì che tutti i processi di avvicinamento, che già sono avvenuti durante il bando-crisi tra i Centri per l'impiego e le Agenzie per il lavoro, diventino una realtà strutturata, passando per l'accreditamento delle Agenzie per il lavoro che necessitano di un controllo e di una valutazione dell'attualità da parte della Regione, fino a scendere a cascata a quelli che sono gli interventi che sappiamo verranno fatti direttamente dalle province seguendo, però, un rigido indirizzo da parte della Regione Piemonte.
Riteniamo che soprattutto con questo progetto (sottolineo che è sperimentale, essendo un progetto pilota), che farebbe della Regione Piemonte una delle Regioni all'avanguardia da questo punto di vista vogliamo anche premiare la capacità di ricollocare molto velocemente e in modo stabile sul mercato del lavoro. Ciò rappresenta anche una scommessa per quelle che possono essere le relazioni future tra il mondo del pubblico e quello del privato.
chiaro che uno dei primi settori che andremo ad analizzare e che stiamo già analizzando in preparazione dell'utilizzo dei 27 milioni di euro è il sistema dell'ICT.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 378 del Consigliere Lepri, inerente a "Azienda ospedaliero-universitaria San Giovanni Battista di Torino. Polizza di assicurazione della responsabilità civile per colpa grave professionale" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 378, presentata dal Consigliere Lepri, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Noi domandiamo se sia ragionevole che l'Azienda Sanitaria Ospedaliera San Giovanni Battista abbia suggerito (come è successo con lettera a firma del suo Direttore-Commissario) di stipulare una polizza di responsabilità civile per colpa grave professionale con una società di assicurazioni che così come risulta dalla nota Associazione Italiana Brokers di Assicurazione e Riassicurazione, del 27 gennaio, è stata oggetto di amministrazione straordinaria e di commissariamento.
Per un'impresa assicurativa queste misure scattano laddove vi siano gravi irregolarità amministrative, ovvero gravi perdite patrimoniali.
Quindi, domandiamo se si è trattato di una tardiva informazione circa il trattamento che è stato applicato nei confronti di questa società, per cui il broker che suggerisce questa società non era stato informato, o se invece si è inteso procedere a prescindere dalla considerazione e dall'applicazione cautelare che l'Associazione Italiana Brokers di Assicurazione e Riassicurazione ha inteso adottare nei confronti della stessa società.
In ogni modo, non posso che evidenziare perlomeno la grave leggerezza che il broker scelto dalla Regione Piemonte ha manifestato nell'individuare una società i cui verosimili requisiti, probabilmente, non si dovevano scoprire solo successivamente, perché probabilmente erano già da tempo piuttosto noti.
Quindi domando come possa un broker scelto dalla Regione appoggiarsi in modo esplicito, al punto che il Direttore ha formalizzato una lettera in tal senso, presso una compagnia assicurativa così poco credibile.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
L'Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni Battista di Torino aveva fornito informazioni per la stipula facoltativa, da parte dei dipendenti delle Aziende Sanitarie della Regione Piemonte (le Molinette fungevano, da tempo, da capofila) della polizza d'assicurazione della responsabilità civile per "colpa grave professionale" per l'annualità 2011 indicando la possibilità di avvalersi della convenzione - piattaforma on line - attivata per il tramite del Broker Marsh SpA con la Compagnia Faro SpA di Genova con adesione ad iniziativa diretta e personale dei dipendenti, del tutto libera e con pagamento del premio a carico d'ogni singolo assicurato.
A seguito del provvedimento n. 2871 del 24 gennaio 2011, dell'Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e d'Interesse Collettivo, che nomina gli organi della procedura d'amministrazione straordinaria della società Faro - Compagnia d'Assicurazioni e Riassicurazioni SpA - è stata sospesa la possibilità per il personale dipendente delle Aziende Sanitarie Regionali di assicurarsi per la cosiddetta "colpa grave" con la società Faro SpA e sono state effettuate tempestivamente, per il tramite del Broker Marsh SpA, le indagini di mercato necessarie alla ricerca di una proposta alternativa.
La proposta alternativa è stata individuata nella polizza d'assicurazione della responsabilità civile per "colpa grave professionale" della società Lloyd's di Londra, che offre le medesime condizioni della soluzione proposta dalla società Faro a parità di premio.
Sono altresì in corso contratti con i dipendenti che avevano già provveduto all'adesione alla polizza Faro (si tratta di 239 dipendenti) per proporre loro la sostituzione dell'assicurazione; in tal caso, saranno assicurati con la società Lloyd's e riceveranno la relativa polizza.
Qualora non fossero d'accordo e/o non fossero interessati alla sostituzione, si provvederà alla restituzione del premio (qualora già pagato).
Mi dicono anche che per favorire l'informazione sono previsti degli incontri (presumo organizzati dalla Direzione ospedaliera) in data 9 febbraio (quindi domani) presso il CTO e il 21 febbraio presso l'ASL TO5.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Cavallera.
Se fosse possibile ricevere copia della risposta, le saremmo grati.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 384 del Consigliere Bono, inerente a "Disposizioni delle Aziende sanitarie Regionali in merito ai costi delle consistenze organiche" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 384 presentata dal Consigliere Bono.
Vi ricordo che sono previsti tre minuti per l'illustrazione e cinque minuti per la risposta da parte della Giunta.
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Scusi, Presidente, avevo presentato un'interrogazione a risposta immediata sulla delibera sanitaria, ma non ho compreso il titolo dell'interrogazione che ha testé richiamato.



PRESIDENTE

Le chiedo un attimo di pazienza: ho richiamato l'interrogazione a risposta immediata n. 384, pervenuta in data 7 febbraio, alle ore 13.11, a sua firma, inerente a: "Disposizioni alle Aziende Sanitarie Regionali in merito ai costi delle consistenze organiche".
Se le può essere utile, le fornisco copia della stessa.



BONO Davide

No, no, grazie.
Chiedo scusa, avevo sentito "7 febbraio", ma non avevo compreso il titolo.



PRESIDENTE

Nessun problema: è sorto un dubbio anche a me, per cui sono andato a verificare.



BONO Davide

Sarò brevissimo, poiché anche il testo dell'interrogazione in oggetto è molto sintetico.
Come recita l'oggetto, l'interrogazione riguarda le disposizioni regionali alle Aziende Sanitarie in merito ai costi delle consistenze organiche.
Abbiamo appreso che la delibera di Giunta n. 14-1440, approvata in data 28 gennaio, vieterebbe, a quanto abbiamo potuto apprendere, per tutto l'anno 2011 a tutte le ASR l'assunzione di personale a tempo indeterminato e determinato, ad eccezione della copertura nella misura del 50% dei posti e della spesa corrispondente al personale cessato successivamente al 31 dicembre 2010, limitatamente ai Dirigenti medici, al personale d'assistenza (infermieri, ostetrici, operatori socio-sanitari) e ai tecnici di radiologia.
La stessa delibera di Giunta espande il divieto a tutto il 2011 per tutte le Aziende, indipendentemente dalla compatibilità con il tetto di spesa.
La stessa delibera di Giunta blocca le prestazioni aggiuntive per il personale dipendente dal comparto.
Sembra, quindi, che la delibera in oggetto faccia il paio con la delibera del 30 aprile 2010, attraverso la quale si era assistito ad un primo indirizzo politico della Giunta Cota in materia sanitaria, con cui si andava a bloccare, in un modo che giudichiamo assolutamente pericoloso per il funzionamento e il prosieguo dell'attività dei servizi (peraltro lo ritiene pericoloso anche la maggior parte degli operatori socio-sanitari oltre che i sindacati), quello che è il turnover delle assunzioni in sanità.
Abbiamo già discusso lungamente sulla delibera dello scorso anno poiché ci sembra che il percorso di razionalizzazione, di taglio agli sprechi e di messa in efficienza della sanità non possa essere fatto con un colpo brusco di accetta, ma richieda una reale e dettagliata analisi delle sacche di inefficienza, laddove esistono, per poi colpirle programmaticamente, ovvero con un programma che vedrà i suoi frutti probabilmente soltanto a fine legislatura. Chi ha più esperienza di me in politica sa benissimo che la programmazione dà i suoi frutti dopo un tot di tempo, per cui non si possono certo aspettare risultati immediati.
In questo caso, per dare una risposta mediatica all'esterno di riduzione dei costi, che peraltro sono lievitati sia durante la Giunta Ghigo che durante la Giunta Bresso, ci sembra che si vada a colpire il personale, rischiando di non garantire più l'erogazione di quei servizi socio-sanitari fondamentali sul nostro territorio.
Questa delibera, insieme alla riforma che dovrebbe essere attuata per quanto riguarda la rappresentanza sul territorio delle ASL e delle ASO, è un altro tema che riteniamo fondamentale per la nostra Regione.
Chiediamo quindi lumi all'Assessore (o a chi ne fa le veci) per sapere che conseguenze potrà determinare questa delibera sui concorsi e sulle assunzioni del personale sanitario, e soprattutto se ha un effetto retroattivo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione a risposta immediata del 7 febbraio 2011, si comunica che la deliberazione di Giunta regionale n. 14-1440 del 28 gennaio 2011 ha la finalità, nell'ambito del piano di rientro, di ridurre i costi del personale del Servizio Sanitario Regionale, in parziale applicazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191.
Tale norma prevede che, fermo restando quanto previsto dall'articolo 1 comma 565, della legge 27/12/2006, n. 296 e s.m.i., per il triennio 2007/2009, gli Enti del Servizio Sanitario adottino, anche nel triennio 2010/2012, le misure necessarie per garantire che le spese del personale a tempo indeterminato, determinato e con contratto di collaborazione coordinata e continuata o con altre forme di lavoro flessibile o convenzioni, a lordo degli oneri riflessi a carico delle Aziende e dell'Imposta regionale sulle Attività Produttive, non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito dell'1.4%.
Per quanto riguarda gli influssi sui concorsi, si precisa che detta delibera di Giunta regionale non ha alcun effetto retroattivo e non produce alcuna conseguenza sull'espletamento dei concorsi relativi al personale che può essere oggetto di provvedimenti di assunzione (ovviamente nell'ambito dei tetti che prima abbiamo citato).



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Cavallera.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 385 del Consigliere Biolé, inerente a "Transito rifiuti liquidi sul territorio piemontese" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento, procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 385, del Consigliere Biol presentata sempre in data 7 febbraio 2011.
Vi ricordo che sono previsti tre minuti per l'illustrazione e cinque minuti per la risposta da parte dell'Assessore Ravello.
La parola al Consigliere Biolé, per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in questione nasce da eventi piuttosto recenti.
Peraltro, questa mattina abbiamo già trattato questo argomento nel corso dell'esame di un'altra interrogazione, sottoscritta da alcuni colleghi del PD oltre che dalla Consigliera Artesio. Dunque, alcune informazioni che ritenevamo utili sono state, in parte, già fornite dall'Assessore Ravello.
Come ho detto, l'interrogazione è stata presentata soltanto ieri, ma in queste ventiquattro ore alcune premesse hanno subito alcune modifiche.
Come recita l'oggetto dell'interrogazione, si parla del transito di un treno che trasportava scorie provenienti da Saluggia, che ha percorso circa 130 chilometri in territorio italiano, fino a Bardonecchia, per poi passare in territorio francese.
Noi abbiamo percepito, per il fatto che ci è stato comunicato, che alcuni amministratori locali dei territori altamente antropizzati in cui questo treno è passato non avessero ricevuto notizie in merito a questo tipo di trasporto.
Invece, apprendo dai giornali, che l'Assessore asserisce che la comunicazione è stata effettuata in modo corretto. Pertanto, semplicemente ritengo opportuno venga fornita la documentazione rispetto a questo fatto in quanto riteniamo molto importante che, innanzitutto, gli amministratori come prescritto da leggi e regolamenti sia nazionali che regionali, abbiano queste informazioni. A margine, è nostro parere - ed è opinione abbastanza diffusa - che la stessa popolazione debba anche essere informata di questo passaggio.
Semplicemente, chiediamo questo tipo di comunicazione ufficiale innanzitutto, se è avvenuta e la documentazione connessa - ricordando che questo tipo di materiale, anche se molti organi di informazione non ne danno notizia, ritornerà comunque sul territorio italiano, per poi essere risistemato in un'area di cui ancora adesso non si conosce esattamente la localizzazione.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "L. Lagrangia" di Vercelli


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "L. Lagrangia" di Vercelli in visita a Palazzo Lascaris, classe IV B del liceo ginnasio.
Siamo nella fase dedicata alle interrogazioni con risposta immediata se preferite, il cosiddetto question time - dove uno o più Consiglieri su un determinato argomento interrogano la Giunta.
La risposta viene fornita dall'Assessore competente; il Consigliere ha tre minuti a disposizione per illustrare l'interrogazione, mentre l'Assessore ne ha cinque per dare la risposta; non è prevista la replica.
Vi auguro buona permanenza e buona visita a Palazzo Lascaris, in Consiglio regionale e a Torino in generale; in bocca al lupo anche per l'anno scolastico, che non guasta mai.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 385 del Consigliere Biolé, inerente a "Transito rifiuti liquidi sul territorio piemontese" (articolo 100 Regolamento) (seguito)


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta all'interrogazione n.
385.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Il trasporto oggetto dell'interrogazione è la prima delle dieci spedizioni programmate, in seguito ad un accordo intergovernativo - di cui ho parlato proprio questa mattina, in occasione della risposta ad un'altra interrogazione - tra Italia e Francia, per completare il trasferimento del combustibile presente nella nostra regione presso il Centro francese di La Hague.
Innanzitutto, ritengo opportuno chiarire e precisare che non corrisponde al vero che il materiale trasportato fosse allo stato liquido così come riportato nell'oggetto dell'interrogazione, poiché si trattava di barre di combustibile irraggiato allo stato solido.
Per quanto riguarda le modalità adottate per il suo trasporto riteniamo opportuno precisare anche che tutto questo materiale è stato trasportato in contenitori certificati secondo le normative internazionali e la legislazione italiana; già sottoposti a collaudi, che hanno simulato situazioni incidentali estreme; su convogli dedicati al trasporto di questi particolari materiali; nel rispetto delle prescrizioni formulate dall'ISPRA; su tracciati che non prevedono l'incrocio con alcun tipo d'altro convoglio, sia esso trasporto merci o trasporto persone; con presenti al seguito squadre radiometriche e antincendio; con la reperibilità di una squadra di pronto intervento, predisposta ad intervenire in caso d'emergenza. Tutto questo è avvenuto sotto la costante e scrupolosa copertura, rispetto alle pianificazioni d'emergenza e a tutte le operazioni di movimentazione del combustibile, dall'ARPA.
Altresì, occorre precisare che non corrisponde al vero quanto segnalato nell'interrogazione e riportato in qualche organo di stampa, cioè che le notizie in merito ai trasferimenti, addirittura, sarebbero state occultate.
Come dicevo, i trasferimenti sono stati stabiliti, organizzati e pianificati già dal 2006. Tutte le informazioni in merito a queste operazioni sono state condivise in seno al tavolo per la trasparenza nucleare, che si è periodicamente riunito presso l'Assessorato regionale all'ambiente, che ha visto la costante partecipazione di Sogin - la società che, come lei sa, è stata costituita apposta per effettuare lo smantellamento degli impianti nucleari e gestire in sicurezza i rifiuti qui prodotti - e di tutte le Amministrazioni interessate rispetto al cronoprogramma sui trasferimenti del combustibile irraggiato, presente nel deposito di Saluggia e nella centrale Fermi di Trino.
Tutti gli atti prodotti dal tavolo della trasparenza, tra l'altro, sono stati pubblicati sul sito internet della Regione Piemonte. Come dicevo, il trasporto di questi materiali è regolato da discipline molto rigide in materia, che, ovviamente - non sarebbe stato possibile fare il contrario con grand'attenzione, sono state rispettate.
I Prefetti competenti per territorio hanno predisposto gli specifici piani d'emergenza, che sono stati sottoposti all'intesa con la Regione Piemonte, prevedendo per questo trasporto la predisposizione di due percorsi alternativi, considerato che, per ragioni di sicurezza, il convoglio non deve in alcun modo subire arresti.
Rispetto al coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni innanzitutto, è doveroso fare presente che, secondo la normativa, in particolare il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del febbraio 2006, non è prevista una informazione preventiva, ma è obbligatoria la tempestiva informazione alle popolazioni interessate dal trasporto, in caso d'incidenti, ovviamente, in merito ai comportamenti da adottare e sui provvedimenti di protezione sanitaria.
Per garantire la massima trasparenza e il massimo coinvolgimento delle Amministrazioni, l'Assessorato e la Direzione regionale Ambiente hanno previsto, per il giorno 12 gennaio 2011, un incontro, che si è tenuto presso il Museo regionale di scienze naturali, con tutti i soggetti e tutte le Amministrazioni interessate, non solo quelle interessate direttamente dal passaggio del convoglio, ma tutte le Amministrazioni interessate e coinvolte nei piani d'emergenza, che fortunatamente non è stato necessario attuare. A quest'incontro sono state invitate ben sei Province (cinque Province piemontesi più la Provincia di Pavia); sei Prefetture; le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale di Piemonte e Lombardia; per la Provincia d'Alessandria, 17 Comuni; per quella d'Asti, 29 Comuni; per quella di Novara, 16 Comuni; per quella di Vercelli, 29 Comuni; per quella di Torino, 75 Comuni; per un totale di 166 Comuni.
Credo che questi numeri smentiscano chiaramente quanto contenuto nell'interrogazione rispetto alla mancanza di trasparenza e all'occultamento delle informazioni relative al trasporto.
In quest'occasione vogliamo, in particolare, da un lato, giudicare assolutamente incomprensibili le ragioni dei manifestanti che, dietro tesi ambientaliste, hanno paradossalmente tentato di impedire il transito di materiale radioattivo verso l'esterno. Dall'altro, giudichiamo particolarmente inaccettabili le modalità della manifestazione che si è tenuta. Le cronache odierne parlano di fermi per il possesso di materiali atti ad offendere di qualche manifestante, dell'aggressione alle Forze di Polizia, in particolare del ferimento di un agente di Polizia, oltre che del blocco per diverse ore della tratta ferroviaria.
Presidente, concludo dicendo che, chiaramente, vogliamo solidarizzare con i viaggiatori, in particolare le centinaia di pendolari che incolpevolmente, hanno subito le conseguenze di questa manifestazione; con le Forze dell'Ordine, che con grande serietà hanno condotto un lavoro finalizzato a fare in modo che tutte le operazioni si svolgessero nella massima sicurezza rispetto alle comunità attraversate da questo convoglio solidarizzando, in particolare, con l'agente che, purtroppo, è rimasto ferito in seguito agli scontri che si sono tenuti; ovviamente, condannando ancora di più, vista la gravità di quanto verificatosi, i comportamenti che hanno connotato la manifestazione svoltasi nelle scorse ore.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 377 del Consigliere Ponso, inerente a "Assegni di studio per residenti in territori ad alta marginalità" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento, procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 377, presentata dal Consigliere Ponso.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, signor Presidente.
Egregio assessore Casoni, la mia interrogazione è riferita ad un impegno che Lei ha preso durante l'ultima campagna elettorale, quella che ha portato all'elezione di questo Consiglio regionale e che le ha consentito di essere coinvolto nell'Amministrazione quale Assessore della Giunta.
L'impegno era legato alla sua sensibilità nei confronti del territorio montano del Cuneese. Lei affermò che si sarebbe impegnato personalmente nei confronti delle famiglie di montagna, disagiate dal punto di vista della residenza, per aiutarle a far sì che i propri figli potessero continuare gli studi. Disse che avrebbe assegnato 7.000 euro ad ogni famiglia montana della Regione Piemonte, per assicurare la possibilità a queste famiglie di restare sul territorio montano.
Non posso che ringraziare di questa sensibilità sua e per quest'impegno, pienamente condivisibile da parte mia. Lei lo aveva quantificato anche dal punto di vista economico in tre milioni e mezzo quattro milioni annui, cioè pari ad uno 0,05% del bilancio regionale.
Avendo partecipato con tutti gli altri Consiglieri all'approvazione della legge finanziaria per l'anno 2011, al bilancio di previsione 2011, al bilancio pluriennale e non avendo visto traccia di questo impegno, le chiedo, anche se lei attualmente ha delega in altre materie amministrative della Regione Piemonte - ma so che è persona sensibile nei confronti del nostro territorio e persona autorevole della Giunta - se questo suo impegno sarà ribadito e portato avanti e non conservato in un cassetto per una prossima tornata elettorale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Intervengo per dire al Consigliere Ponso che mi sono già attivato con i colleghi alla montagna e all'istruzione, perché logicamente questa previsione deve essere fatta nelle due Direzioni, per favorire un aiuto a quegli studenti le cui famiglie vivono in montagna. Per montagna - l'avevo ben specificato - intendo un territorio ad alta marginalità.
Quindi, si sta individuando quale può essere considerato un terreno ad alta marginalità. Ad esempio, avevo parlato di altitudini superiori ai mille metri, cioè di situazioni particolari. Si sta tentando di capire da un lato quanti sono questi soggetti, dall'altro l'Assessore Cirio nella definizione dei plessi scolastici ha già dato un grande aiuto in questa direzione, perché molti dei corsi che dovevano essere soppressi in montagna parliamo della scuola primaria e secondaria, quindi elementari e medie sono invece stati mantenuti, per cui oggi fino alla terza media il problema è relativo.
Io mi occuperei di quegli studenti che, terminata la terza media devono scegliere altri studi e quindi devono decidere, e molte volte la distanza o la marginalità può far decidere a questi studenti di trasferirsi con le famiglie a valle.
Questo è il tema centrale, cioè vedere quanti sono questi studenti che fatta la terza media, ancora risiedono in montagna e viaggiano quotidianamente o settimanalmente per determinate scuole, qual è il loro numero per poi studiare con l'Assessore Cirio e con l'Assessore Ravello la forma, che può essere attraverso un bonus annuale piuttosto che altre soluzioni, per venire incontro a questi studenti.
Ribadisco l'interesse in questa materia e dico anche che ci stiamo lavorando.
Il Consigliere Ponso non ha visto fondi a bilancio, perché non è ancora stato predisposto un provvedimento relativo, quindi non possono esserci i relativi fondi a bilancio.
Mi fa piacere vedere che se ci fosse un provvedimento di questo genere potrebbe essere largamente condiviso. Perché uno degli aspetti che ci auguriamo è quello di fare provvedimenti che abbiano la più ampia condivisione possibile, quindi riconfermo l'interessamento a questo tema e lo ribadirò con forza all'interno della Giunta.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, ex articolo 100.



(La seduta ha inizio alle ore 15.39)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Burzi, Cattaneo, Cota Gariglio, Giordano, Leo, Montaruli, Motta Massimiliano, Negro e Sacchetto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della l.r. 14/7/2009, n. 20 - Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della l.r. 14/7/2009, n. 20 - Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica", di cui al punto 2) all'o.d.g., prosegue con le illustrazioni degli emendamenti presentati all'articolo 4.
Emendamento rubricato n. 148) dei Consiglieri Bono, Cerutti ed altri: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "ottenuto il titolo abitativo" con le parole "il permesso di abitabilità".
Emendamento rubricato n. 149) dei Consiglieri Bono, Cerutti ed altri: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "ottenuto il titolo abitativo" con le parole "certificato abilitativo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è uno degli emendamenti già toccati nei precedenti articoli, ma ne avevamo discusso in Commissione, in merito al dibattito sul titolo abitativo. Quindi, è un punto che ancora resta aperto, in quanto manca una definizione chiara e puntuale anche a livello nazionale. Al momento sarebbe meglio utilizzare la definizione più ampia possibile, che include tutto sia una fotografia di quello che è adesso la normativa che si prevede per il permesso di abitabilità, sia anche la previsione di includere quella che sarà la normativa in un periodo successivo.
In questo senso vanno gli emendamenti che abbiamo presentato con la firma di alcuni colleghi. Infatti, non sarebbe il modo migliore per redigere una legge che poi deve andare a cambiare una parola puntuale per una definizione che viene modificata successivamente.
Già ne avevamo discusso con l'Assessore Cavallera e ricordo che eravamo addivenuti ad una risposta che riteniamo non sia esaustiva e non risolutiva del problema, però una risposta è stata data anche dagli uffici tecnici in II Commissione. Da allora è stata adottata quella definizione per tutte le volte che si è incontrata questa definizione nel testo, sia all'articolo 1.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 196) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "ottenuto il titolo abilitativo" con le parole "ricevuto la certificazione di conformità".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come si può evincere dall'analisi della copiosa messe di emendamenti che abbiamo presentato, anche quest'emendamento è abbastanza simile al precedente. Ovviamente, ha una finalità ostruzionistica; questo lo diciamo a microfono acceso e siamo anche abbastanza contenti di dirlo, perch finalmente anche alcuni media si sono accorti dell'attività che sta svolgendo il Movimento 5 Stelle in Aula.
Non intendiamo apparire sui media, perché facciamo ostruzionismo a una proposta di legge - non è una questione strumentale - ma perché poniamo una questione puntuale, precisa, di non condivisione, sia - come ho detto la scorsa settimana - di alcuni dei contenuti che vanno a modificare la legge sul Piano casa sia della forma con la quale è stato aggiunto quell'anno in più - Assessore Cavallera - che non ci ha proprio convinti, non ci è proprio piaciuta.
Quell'aggiunta in Aula, all'articolo 1, attraverso un emendamento che non ci era stato comunicato in Commissione, anche se avevamo subodorato la possibilità di un prolungamento dei tempi, non c'è proprio andata giù.
Ovviamente, gli emendamenti sono serviti anche a dialogare un po' con la Giunta, nella persona dell'Assessore Cavallera, e noi auspichiamo che le richieste avanzate dalle opposizioni tutte (dal centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle), almeno per quanto riguarda gli articoli 5, 7 e 8 vengano accolte. Diversamente, saremo costretti a presentare una serie di emendamenti aggiuntivi; al momento, sugli articoli successivi, abbiamo presentato degli emendamenti di merito, quindi dieci-quindici emendamenti per articolo.
Tornando all'articolo 1, vorremmo sentire una dichiarazione precisa e puntuale dell'Assessore, il quale ci rassicuri sul fatto che non verrà attuata una prorogatio sine die di questa legge.
Sappiamo che sono 18 mesi i termini per l'applicazione del Piano casa se non vado errando - pertanto, calcolando fino al 31 dicembre 2012, si dovrebbe partire da giugno in avanti e, in teoria, i termini per prolungare ulteriormente la legge non ci sono. Ma non si voglia mai pensare in modo positivo, in politica! Cerchiamo di premunirci, chiedendo una dichiarazione in aula - poiché non l'abbiamo ricevuta in Commissione - affinché non si pensi a una prorogatio sine die di questa norma, che noi consideriamo, così come formulata - soprattutto la parte dell'ampliamento degli edifici - non utile ai cittadini né al territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 197) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "di entrata in vigore" con le parole "di pubblicazione".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso, chiediamo di sostituire, al comma 2 dell'articolo 4, le parole "di entrata in vigore", con le parole "di pubblicazione", poiché ci possono anche essere delle problematiche di tempistica, sempre relativamente a quanto detto prima, legate anche al prolungamento dei termini di applicabilità della legge.
Con il passaggio alla data "di pubblicazione", anziché "di entrata in vigore", potremmo concedere del tempo in più ai Comuni che - come vedremo nell'articolo finale - entro 60 giorni (noi auspichiamo almeno 90 giorni) devono dare un parere motivato per l'applicazione degli articoli 3, 4 e 7.
Si tratta di dare ai Comuni, in un processo che possiamo definire di deregulation, di deregolamentazione - perché così è questa legge: un processo in cui si va in deroga ai Piani regolatori - la possibilità di avere un po' più tempo per produrre il parere motivato.
Ne abbiamo già discusso quando si diceva che i piccoli Comuni, che in effetti hanno poco territorio, possono agevolmente dare parere motivato quindi definire le aree e le case che possono essere soggette ad abbattimento e ricostruzione, di cui all'articolo 4. In realtà, non è sempre così, perché, soprattutto nei Comuni piccoli, gli organici sono ridotti al minimo e molto spesso una singola persona svolge tante funzioni a scavalco di diverse attività, a differenza dei Comuni più grandi capoluoghi di provincia o comunque grosse cittadine, dove ci sono persone specializzate che svolgono solo un certo tipo di lavoro.
Ripeto: ho sentito i rappresentanti di alcuni piccoli Comuni, i quali mi hanno evidenziato di accogliere lo spirito con il quale abbiamo interpretato questa modifica di legge con un po' di ansia e di preoccupazione, in quanto si chiedono come faranno a scrivere il parere motivato in 60 giorni.
Come abbiamo già detto, noi non siamo per un'eccessiva burocratizzazione, poiché, ad esempio, limita molte attività imprenditoriali sul territorio, ma non siamo neanche - all'opposto - per una deregolamentazione eccessiva. Come sempre, ci vogliono i giusti pesi e le giuste misure, affinché il percorso di controllo, di programmazione e gestione del territorio da parte degli Enti territoriali sia nelle condizioni corrette per esercitare una sua funzione fondamentale.
Grazie.



PRESIDENTE

Sempre nell'ottica della razionalizzazione dei tempi, c'è una serie di emendamenti aventi il medesimo significato. La pregherei di illustrarli congiuntamente, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 164) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "costituiti da settori".
Emendamento rubricato n. 165) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "costituiti da quote".
Emendamento rubricato n. 166) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "costituiti da pezzi".
Emendamento rubricato n. 198) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "istituiti da porzioni".
Emendamento rubricato n. 199) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "formati da porzioni".
Emendamento rubricato n. 200) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "composti da porzioni".
Emendamento rubricato n. 201) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "costituiti da parti".
Emendamento rubricato n. 228) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "costituiti da porzioni" con le parole "costituiti da frazioni".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione congiunta degli emendamenti.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
I significati degli emendamenti sono simili e alcune parole potrebbero anche essere dei sinonimi di uno o dell'altro termine.
Si va ad analizzare una parte del comma 2, all'articolo 4, che riguarda l'articolo in sé, quando recita: "Fatto salvo quanto disposto dall'articolo 5" - cioè i limiti dell'articolo 4 - "gli edifici che devono essere abbattuti ed ampliati devono essere legittimamente realizzati o avere ottenuto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore della presente legge" (questa parte l'abbiamo già analizzata) "e possono essere anche costituiti da porzioni a destinazione d'uso diversa da quella residenziale, purché quest'ultima sia prevalente".
Su questo punto, avevamo già chiesto in Commissione cosa significasse "porzione a destinazione d'uso diversa da quella residenziale", quindi se andare ad ampliare o ad abbattere e ricostruire con un bonus volumetrico del 25% o del 35% anche porzioni a destinazioni d'uso diverso da quella residenziale.
Pertanto, o questa parte va stralciata e messa nell'articolo 7 quindi direzionale, artigianale, produttivo, turistico - oppure si inserisce un limite alla presenza di una destinazione d'uso, diversa da quella residenziale.
Ricordo che la questione era stata sollevata anche dal Consigliere Reschigna, avevamo discusso in Commissione, ma sembra che le nostre posizioni non siano state accolte.
In base a questo, noi ci rimettiamo al voto dell'Aula e al giudizio dell'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Ribadisco la richiesta del Consigliere Bono nel suo intervento.
Sicuramente c'è stata poca disponibilità al dialogo in Commissione forse non c'è stata abbastanza capacità di comprendere le motivazioni relative soprattutto all'articolo più problematico, cioè l'articolo 3.
Ricordo, per i colleghi meno attenti, che si tratta dell'articolo relativo alla riqualificazione energetica esclusivamente della parte ampliata, senza toccare l'efficientamento della parte esistente; incidendo sulla legislazione in vigore che, invece, prevedeva interventi globali sul costruito.
Ci è dispiaciuto davvero vedere presentare un emendamento che prolunga i termini di 18 mesi. Una materia importante come quella dell'abitazione che, inevitabilmente, tocca gli aspetti di vita di tutti i cittadini piemontesi, dovrebbe essere rappresentata e costruita tutti insieme indipendentemente dalle ideologie, dalle posizioni, quindi accogliendo le obiezioni, le osservazioni, comunque i suggerimenti nati dal territorio.
Non ci siamo alzati un mattino sollevando queste questioni, ma i Sindaci e gli abitanti dei vari territori, soprattutto dei piccoli Comuni, ci hanno suggerito che queste, in divenire, potevano essere delle regole un po' pericolose, non consone alle esigenze del territorio e alle capacità e possibilità dei Comuni.



PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione congiunta degli emendamenti rubricati n.
222), 223), 224), 225), 226) e 227), aventi il medesimo oggetto.
Emendamento rubricato n. 222) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4 comma 2 vanno sostituite le parole "destinazione d'uso" con le parole "destinazione di utilizzo".
Emendamento rubricato n. 223) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4 comma 2 vanno sostituite le parole "destinazione d'uso" con le parole "destinazione di impiego".
Emendamento rubricato n. 224) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4 comma 2 vanno sostituite le parole "destinazione d'uso" con le parole "fine d'uso".
Emendamento rubricato n. 225) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4 comma 2 vanno sostituite le parole "destinazione d'uso" con le parole "scopo d'uso".
Emendamento rubricato n. 226) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4 comma 2 vanno sostituite le parole "destinazione d'uso" con le parole "obiettivo d'uso".
Emendamento rubricato n. 227) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4 comma 2 vanno sostituite le parole "destinazione d'uso" con le parole "finalità d'uso".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso emendiamo l'ultima parte del comma 2 dell'articolo 4 riguardante la destinazione d'uso, diversa da quella residenziale.
Sull'argomento sono già intervenuto sia in Commissione che precedentemente in Aula, ma in questo caso vorrei fare un intervento su tematiche più generali. Abbiamo accorpato gli emendamenti, quindi c'è possibilità di spaziare un po' come abbiamo fatto nella scorsa seduta valutando gli argomenti che per noi sono stati, e saranno, ostativi all'accoglimento del testo di legge nella sua globalità.
Il demolire e il ricostruire può essere accolto in modo positivo perché, come avevamo detto anche la scorsa settimana, a volte è più facile abbattere e costruire per avere edifici efficienti, piuttosto che rimetterli a norma. Ovvio che un contestuale ampliamento della cubatura di livello del 25-35% secondo noi non trovava una giustificazione, almeno non così ampia.
Ovviamente il Piano casa era un piano nazionale, ed era facoltà delle Regioni accoglierlo o meno. Siamo stati ospiti anche di una trasmissione con l'Assessore Cavallera, e mi viene da sorridere perché il programma era incentrato sul Piano casa, ma non abbiamo parlato del Piano, se non due minuti prima della fine.
Si è parlato, come diceva il Consigliere Biolé, della casa dell'importanza del valore della casa per gli italiani. In generale abbiamo parlato di tante problematiche economiche, lavorative e quant'altro che, probabilmente, sono tutte attinenti al concetto cardine della casa cioè ad avere i mezzi per acquistare e, ancora di più, avere i mezzi economici per poterla ampliare e metterla in efficienza. Come dicevo la scorsa settimana, e continuo a ripetere, non è tanto la spesa l'investimento nella messa in efficienza, ma è la spesa nell'ampliamento dell'edificio.
I dati affermano che molte case presenti oggi in Piemonte - faccio l'esempio del Piemonte perché siamo presso il Consiglio regionale del Piemonte - sono sfitte. Qualcuno potrà affermare che c'è una grande evasione, che alcuni appartamenti che risultano sfitti, in realtà, sono occupati con una cedolare secca (con un valore su cui si sta discutendo ancora adesso, non so se il 19-21%, e mi rivolgo ai Consiglieri della Lega) che potrebbe far emergere una parte di questo sommerso.
Poiché è scaduto il termine, continuo nel prossimo intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Nell'intervento precedente parlavo della sorpresa che ci ha colto nella scorsa seduta, sull'emendamento che ha prolungato i termini di 18 mesi.
Parlavo anche del fatto che alcune osservazioni, soprattutto le più incisive e le più importanti che abbiamo ritenuto di presentare con gli emendamenti di merito, ci sono state suggerite da chi amministra e da chi si trova davanti a difficoltà, o prevede difficoltà, dettate da norme come quelle contenute all'interno della proposta di legge.
Come diceva anche il Consigliere Bono quando parlava del periodo in cui i Comuni possono discutere e recepire le nuove normative, ci sembra un periodo troppo breve e troppo stringato perché le difficoltà del territorio e dei piccoli Comuni, in questo momento, sono tante. Sono di questi giorni le notizie per quanto riguarda la diminuzione di trasferimenti, sappiamo bene che tipo di gestioni ci sono e quanto gli amministratori più "virtuosi" - soprattutto nei territori più problematici, quindi quelli montani, quelli con problematiche - fanno fatica a far quadrare il bilancio.
Ci sembrava corretto prolungare i tempi su questo recepimento.
Nell'ultima seduta ci siamo soffermati sui problemi, secondo noi, ormai annosi del territorio, dei territori più particolari del Piemonte dell'intera regione e anche delle altre regioni italiane. Ci siamo soffermati sulla questione del consumo di suolo.
Poiché è scaduto il tempo a mia disposizione, continuo nel prossimo intervento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 221) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 2 vanno sostituite le parole "da quella residenziale" con le parole "da quella abitativa".
La parola al primo firmatario, Consigliere Bono, che ha la facoltà di illustrarlo.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevo prima che questo dato, che abbiamo tratto da questa trasmissione televisiva, mi ha fatto riflettere. Sicuramente l'utilità della cedolare secca sugli affitti a far emergere un "nero" è innegabile; sarebbe interessante però avere un altro dato. Ovviamente è difficile fare un censimento, Presidente, cioè capire realmente quante delle case soprattutto, io immagino, nelle grosse città che magari hanno un'università, come ad esempio Torino o altre città piemontesi, e che quindi hanno tanti studenti - sono affittate in nero. Abbiamo visto infatti che c'è questo malcostume dell'affitto pagato in nero; non tanto dalla parte di chi prende in affitto l'alloggio: il malcostume si verifica piuttosto da parte di chi è proprietario, il quale ovviamente evade le tasse, perché si tratta di un'evasione fiscale.
In questo caso il dato positivo che potrebbe derivare dall'utilizzo di una cedolare secca sarebbe quello di far emergere il nero in un buon numero di affitti. Abbiamo visto - lo dicevo prima in un inciso - alcune trasmissioni, anche su alcuni canali nazionali, che hanno fatto vedere come in alcune città universitarie - dico Roma perché è quella più grossa, ma mi sembra abbiano fatto vedere sia Roma che Milano - bastasse andare in giro fingendosi uno studente universitario, per ricevere proposte di uno "sconticino" sull'affitto, se lo stesso veniva stipulato in nero. Questo è un malcostume italico che purtroppo colpisce tanti settori - oserei dire produttivi, ma ovviamente l'affitto non si può dire tale - perché la pressione fiscale è troppo alta. Questo è un discorso che può essere fatto in generale, sia per quanto riguarda le attività produttive sia per quanto riguarda l'IRPEF e quindi i redditi sulle persone fisiche.
Il discorso sugli affitti, in ogni caso, è complicato e complesso perché ovviamente non si può neanche pensare - a livello politico ma anche a livello diffuso - che si possa tassare tutti allo stesso modo. Una cedolare secca al 19 o al 21% se da un lato garantisce probabilmente un'emersione dal nero, dall'altro va a vantaggio di tutte le classi sociali in modo uguale ed uniforme, quindi questo creerebbe delle sperequazioni.
Anche in questo caso la soluzione non è mai scevra di problematiche di secondo grado che nascono figlie della stessa ricetta. Grazie.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla trattazione congiunta degli emendamenti rubricati n.
216), 217), 218) e 219), aventi tutti il medesimo oggetto.
Emendamento rubricato n. 216) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 2 vanno sostituite le parole "sia prevalente" con le parole "sia preponderante".
Emendamento rubricato n. 217) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 2 vanno sostituite le parole "sia prevalente" con le parole "sia maggiore".
Emendamento rubricato n. 218) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 2 vanno sostituite le parole "sia prevalente" con le parole "sia preminente".
Emendamento rubricato n. 219) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 2 vanno sostituite le parole "sia prevalente" con le parole "sia predominante".
La parola al primo firmatario, Consigliere Bono, che ha facoltà di intervenire per l'illustrazione.



BONO Davide

Riflettevo su questo tema che è veramente interessante, nel senso che il dato dell'evasione fiscale in Italia è secondo me un dato centrale dell'agenda politica: l'evasione fiscale in una mano e la tassazione alta nell'altra. Se noi riuscissimo infatti a fare una programmazione seria, in cui le maggiori entrate fiscali derivanti da una riduzione dell'evasione e dell'elusione fiscale potessero essere impiegate per abbassare la tassazione sia alle imprese sia al reddito dei cittadini, potremmo lentamente andare verso un sistema sicuramente più equo socialmente ed economicamente e potremmo risolvere una piccola parte dei problemi economici che affliggono il mondo.
Non tutto ovviamente discende dalla problematica della tassazione: ritengo quantomeno strano, infatti - non vorrei usare altri aggettivi che potrebbero passare per offensivi - pensare, per esempio, che si possa andare politicamente e mediaticamente in giro a dire che con questa legge rilanceremmo l'economia piemontese, visto che, già nella scorsa legislatura, a partire dall'approvazione nel 2009 di questa legge, i risultati sono stati scarsi. È vero che c'erano i vincoli dell'efficienza energetica per tutto l'edificio da ampliare, però vorrei chiedere all'Assessore Cavallera se invece, per quanto riguarda gli edifici da abbattere e ricostruire, ci sono stati dei ritorni. Quanti sono stati nella Regione Piemonte, gli edifici che sono stati abbattuti e ricostruiti? Se da un lato mi si può dire che, sull'articolo 3 relativo all'ampliamento il vincolo del meno 40% è stato un vincolo forse eccessivo che ha bloccato gli ampliamenti nella Regione Piemonte, sull'articolo 4, che noi ora andiamo ad approvare, vorrei sapere dagli uffici quanti sono stati i privati che hanno beneficiato dell'abbattimento-ricostruzione.
L'altro punto di cui dibattevamo al comma 1 era la deliberazione consiliare dei Comuni. Su questo si potrebbe dire - per essere nuovamente nei panni dell'Assessore Cavallera, che è bravissimo a proporre tesi politiche e a saperle difendere - che le deliberazioni consiliari dei Comuni hanno bloccato gli abbattimenti e le ricostruzioni degli edifici. A me piacerebbe un'analisi, magari per la prossima settimana - così, a titolo strettamente personale, culturale e politico del nostro Gruppo - che riesca a contare i Comuni in cui sono stati fatti gli abbattimenti e le ricostruzioni: quanti i Comuni interessati, quanti interventi in totale e se ci sono state delle problematiche a causa delle deliberazioni consiliari comunali. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
A conclusione del mio intervento di prima stavo ricordando che abbiamo trattato diverse problematiche. Si era parlato dell'edificazione verticale che, oltre una certa altezza, non dà assolutamente alcun tipo di efficientamento e di economizzazione della struttura del progetto. Abbiamo parlato di consumo del territorio e abbiamo visto dei dati assolutamente stupefacenti: ricordo ai colleghi che si tratta di percentuali che rispetto alla crescita demografica, non troverebbero alcun tipo di riscontro - credo - in nessun territorio europeo e forse neanche mondiale.
I dati che avevo riportato nella scorsa seduta - e che so essere stati apprezzati da diversi colleghi che hanno insieme a me rispolverato degli argomenti sicuramente molto interessanti, che a Consiglieri regionali (ma anche ad Amministratori di altro tipo) possono essere utili nello svolgimento delle proprie funzioni - erano tratti da un volume che ho avuto il piacere di leggere.
Questo volume continua con l'analisi dei paradossi all'interno del territorio italiano, legati all'eccessivo consumo di territorio: al suo interno sono elencati tre dati di fatto che rappresentano tre paradossi. Il primo - lo ricordavo prima - è che l'Italia ha da anni uno dei più bassi tassi di crescita demografica, ma questo non riesce assolutamente ad incidere sulla speculazione di tipo edificatorio, sia di tipo residenziale sia di tipo non residenziale. Abbiamo fornito molti esempi e credo che questi bastino a dimostrarlo: sempre meno italiani e sempre più cemento invece, sul suolo italiano.
Il secondo dato di fatto lo esprimerò in occasione dell'illustrazione del prossimo emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 220) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: All'articolo 4, comma 2 vanno sostituite le parole "sia prevalente" con le parole "corrisponda ad almeno il 66% della volumetria totale".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Illustrando alcuni emendamenti, poc'anzi dicevo che abbiamo voluto puntualizzare la definizione, nel comma 2, di "prevalente" relativa alla destinazione d'uso degli edifici che andrebbero abbattuti e ricostruiti.
Viene introdotta la seguente frase "comprendente anche porzioni a destinazione d'uso diversa da quella residenziale, purché essa sia prevalente".
Noi abbiamo chiesto che questa parte venga normata con legge, perché il termine "prevalente" tendenzialmente può assumere molti valori (oltre il 50%, i 2/3, 66%, oppure i tre quarti della volumetria).
Questo è sicuramente un dato importante e noi ci sentiremmo di chiedere che il valore sia minimo, presentando questo emendamento molto, molto molto moderato, nonostante si dica che siamo sempre estremisti. Quindi chiediamo di aggiungere le parole "corrisponda ad almeno il 60% della volumetria totale", quindi i due terzi, cioè l'edificio che deve essere abbattuto e ricostruito deve avere una destinazione d'uso a residenziale per almeno i due terzi dell'intero volume.
Ripeto, penso che questo sia un dato moderato, perché se dobbiamo rimanere nell'ottica del residenziale bene, ma se, per esempio, nella parte sottostante dell'edificio vi è un magazzino o una parte in cui si volgono attività produttive e nella parte superiore vi sono alloggi, diventa difficile definire che lo stabile abbia un utilizzo prevalente residenziale. In questo caso è chiaro che è prevalente l'attività di altro tipo, per esempio, produttivo-artigianale, e il fatto che utilizzino gli alloggi soprastanti è una conseguenza e magari ciò avviene per economicità di spazi, di costi, per comodità di trasporto o quant'altro.
Cercavo proprio questo emendamento, perché ricordavo di averlo scritto ma l'avevo smarrito nella selva di emendamenti presentati. Sicuramente questo è un emendamento di merito che intendiamo sollevare all'attenzione dell'Assessore.



PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione congiunta degli emendamenti n. 213), 214) e 215), aventi tutti lo stesso oggetto.
Emendamento rubricato n. 213) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 4, comma 3 vanno sostituite le parole "Per gli interventi" con le parole "Per i provvedimenti".
Emendamento rubricato n. 214) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 4, comma 3 vanno sostituite le parole "Per gli interventi" con le parole "Per le operazioni".
Emendamento rubricato n. 215) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 4, comma 3 vanno sostituite le parole "Per gli interventi" con le parole "Per le azioni".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Passiamo finalmente al comma 3 dell'articolo 4.
Questo comma riguarda appunto gli ampliamenti di cui parlavo prima, che sono correlati al valore del Protocollo ITACA Sintetico 2009 della Regione Piemonte che sicuramente è un protocollo molto valido. Ovviamente, non ho le competenze dell'Assessore Cavallera, il quale ha lavorato nello stesso protocollo e nel progetto che poi è diventato realtà.
Riteniamo che i valori siano buoni (1,5 e 2,5); noi abbiamo anche richiesto un leggero miglioramento dei parametri, perché siamo convinti che ormai con le tecnologie a disposizione dell'edilizia nel suo complesso soprattutto nel caso di un abbattimento o di una ricostruzione (quindi nel caso in cui si ricostruisce l'edificio ex novo dalle fondamenta al tetto) si possa chiedere anche un parametro di efficienza maggiore. Torniamo quindi, al discorso che maggiore efficienza significa maggiore risparmio per i cittadini.
Quindi, nell'ottica di andare verso un futuro in cui ci saranno solo case passive, almeno questo è l'auspicio, ovviamente, ci sarà la grossa difficoltà di migliorare i centri storici, mantenendo i vincoli paesaggistici e di tutela dei valori storici che tutto il mondo ci invidia penso, ad esempio, all'America che ha una storia notevole, ma che è ridotta, perché non supera i due secoli e mezzo. Noi vantiamo un patrimonio storico, culturale, architettonico e quindi paesaggistico, nel senso di paesaggio come integrazione tra i manufatti antropici e i beni ambientali che tutto il mondo ci invidia.
Quindi sicuramente il discorso sui centri storici, che verrà affrontato discutendo sull'articolo 5, è un tema importante e preminente e sono certo che, in questo caso, la tecnologia ci verrà incontro in senso positivo.
Noi ovviamente non demonizziamo la tecnologia, non siamo luddisti, non pensiamo che le macchine siano un male a priori, ma pensiamo che le macchine (intendo le macchine in generale, i mezzi tecnologici) siano degli strumenti neutri che l'uomo può utilizzare bene o può utilizzare male.
Quindi non siamo pregiudizialmente contrari, perché sappiamo che le tecnologie ci possono aiutare, come ad esempio le tegole fotovoltaiche, che sono utilizzate per produrre energia elettrica dal sole, con delle strutture minime e piccole, che non disturbano il paesaggio del centro storico, che è da valorizzare e da tutelare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Il secondo dato di fatto e paradosso, di cui stavo parlando nel precedente intervento, riguarda un secondo contrasto che esiste all'interno della realtà italiana e cioè che l'Italia sia tra i pochi Paesi al mondo che ha introdotto la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale espressamente all'interno della propria Costituzione.
Questo dovrebbe far riflettere non soltanto su questo tipo di legge che stiamo analizzando, perché penso che in tutti i passaggi, in tutte le proposte, in tutte le discussioni che si fanno a tutti i livelli, anche quello regionale, si dovrebbe tenere in conto di questa realtà. Penso che l'oculatezza dei padri costituenti su questo vada alla pari con la loro oculatezza anche su altri argomenti.
Quindi, tornando in merito alla questione, c'è un complesso di leggi organiche tra le migliori al mondo sulla tutela dell'ambiente, anzi, in assoluto sono le migliori al mondo; eppure ogni giorno, paradossalmente (ognuno si dia le proprie risposte) continua la selvaggia aggressione del paesaggio, non perché vi sia un'assenza delle norme, ma perché vi è un disprezzo delle norme che già esistono, oppure si attua un'interpretazione forzata delle norme in favore della speculazione, come ho già detto la volta scorsa.
Il terzo dato di fatto, contrasto o paradosso è che esiste una tradizione civile lunghissima di riflessioni su queste tematiche; cioè, ci sono gruppi, singoli, studi che hanno una lunghissima tradizione all'interno dei passati decenni e addirittura degli scorsi secoli. Ciò si ricollega a quanto diceva il Consigliere Bono, cioè il fatto che ci sia una cultura, una presenza di manufatti altamente importanti da un punto di vista architettonico e culturale, accompagnata invece da studi, da riflessioni, da pensieri e da movimenti che questo paesaggio, sia antropizzato che non tutelano.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 210) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vengono sostituite le parole "un ampliamento" con le parole "un'estensione".
Emendamento rubricato n. 211) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vengono sostituite le parole "un ampliamento" con le parole "un ingrandimento".
Emendamento rubricato n. 212) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vengono sostituite le parole "un ampliamento" con le parole "un allargamento".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 210), 211), 212).



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda gli ampliamenti da demolizioni e ricostruzioni in deroga, andremo poi a valutare le limitazioni all'articolo 5, che interessano soprattutto i centri storici. Perché - peraltro, è un aspetto che tutte le opposizioni hanno sottolineato più volte - gli edifici che vengono definiti incongrui o incoerenti, non diventeranno meno incongrui o meno incoerenti se gli si riconosce un ampliamento del 25% o del 35%. A tal proposito, confidiamo quindi nell'accoglimento di alcuni emendamenti riguardanti le limitazioni nei centri storici, perché occorre salvaguardare e tutelare quella che è la specificità del carico e della valenza storica e architettonica degli stessi.
In diverse città - penso, ovviamente, a Torino, ma si potrebbero porre molti altri esempi - i centri storici sono stati fortemente rivalutati: il centro storico di Torino, il cosiddetto "quadrilatero", fino a pochi anni fa era considerato una zona di scarso valore; successivamente è stata rivalorizzata, prima con interventi di edilizia residenziale, poi con l'apertura di locali che hanno attirato una popolazione più giovanile e anche di un ceto sociale misto e variegato, che permette anche di mantenere viva e vitale una città e un centro storico come il nostro. È un grosso problema che solitamente colpisce le Comunità montane o i centri di periferia, che spesso si spopolano e rimane la componente in età più avanzata. Vi sono, quindi, anche problematiche di mix abitativo, per cui è importante riuscire a distribuire equamente su tutto il territorio quelle che sono le varie componenti, affinché non si vada ad appesantire il tessuto urbano, con un conseguente carico di richieste di servizi, su una stessa zona.
In questo caso, la città di Torino non si è ampliata molto negli ultimi anni - anzi, quasi per nulla - ma si è ampliata la cintura, con quel fenomeno di urbanizzazione dei Comuni intorno al capoluogo, che a Milano ad esempio, è molto più evidente, ma che anche a Torino si sta rendendo palese.
Anche in questo caso, sono sorte delle new town, per usare un termine noto solo a qualcuno (in effetti, in Abruzzo fa inorridire!); in altri casi, invece, parliamo di città che hanno una propria storia che deve essere mantenuta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Veniamo al terzo dato di fatto e paradosso. Dicevamo che esiste una lunga e civile riflessione su questi argomenti e su queste tematiche legate sia al paesaggio antropizzato, che a quello non antropizzato.
Stranamente, nelle scuole italiane - parlo a titolo personale, ma potrei ugualmente chiedere a chi mi sta ascoltando di riflettere sulla propria esperienza - si parla pochissimo (a prescindere dalle scuole specifiche) di paesaggio.
Secondo alcuni dati, meno del 5% degli allievi a tutti i livelli ha mai discussione in Aula di questo tema, con le premesse che facevo prima, cioè il fatto che si parli di paesaggio antropizzato o non, il fatto che i manufatti di un certo pregio artistico e architettonico siano numerosi in tutta Italia (probabilmente, in Europa è lo Stato che ne è più ricco, ma forse anche nel mondo).
Nelle scuole italiane, invece, il "paesaggio" è quello dipinto dai pittori italiani o stranieri, oppure quello descritto da poeti e romanzieri. Non si parla mai di paesaggio vissuto, quindi di un'esperienza diretta, che deve essere - io ritengo - alla base della tutela del proprio ambiente. Si parlava prima di casa/abitazione come problematica ed esigenza generalmente certa per tutti i cittadini, e si parla di paesaggio in senso di habitat e di contesto in cui si vive.
Il fatto che a livello di istruzione non se ne parli, può essere forse una delle cause per cui si è verificato questo tipo di degrado che sono andato a descrivere con dati certi, cioè senza speculazioni, perché non sarebbe corretto.
Proseguirò con il successivo emendamento. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame di una serie di emendamenti in cui muta solamente la cifra numerica in essi contenuta.
Emendamento rubricato n. 209) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "10".
Emendamento rubricato n. 208) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "11".
Emendamento rubricato n. 207) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "12".
Emendamento rubricato n. 206) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "13".
Emendamento rubricato n. 205) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "14" Emendamento rubricato n. 204) dei Consiglieri Bono, Biolé, Buquicchio e Artesio: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "15".
Emendamento rubricato n. 203) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "16".
Emendamento rubricato n. 202) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "17".
Emendamento rubricato n. 147) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "18".
Emendamento rubricato n. 146) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "19".
Emendamento rubricato n. 145) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "20".
Emendamento rubricato n. 163) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "21".
Emendamento rubricato n. 162) dei Consiglieri Bono, Biolé, Artesio e Cerutti: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "22".
Emendamento rubricato n. 161) dei Consiglieri Bono, Biolé, Artesio e Cerutti: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "23".
Emendamento rubricato n. 160) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le cifre "25" con "24".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come ha ricordato il Presidente, le cifre inerenti il bonus volumetrico citate nell'articolo 4, comma 3, relativamente agli edifici che verranno demoliti e ricostruiti in deroga, sono, a nostro avviso (ovviamente è un giudizio politico), eccessive.
Pur riconoscendo un valore minimo accettabile dell'aderenza al Protocollo Itaca, non giustificano questi premi volumetrici. Infatti, noi avremmo proposto una serie di emendamenti riduttivi. Ovviamente, sul valore potrebbe esserci o meno un accoglimento, o una mediazione, da parte dell'Assessore, in quanto riteniamo, ad esempio, il 35% un aumento notevole: un edificio che viene abbattuto e ricostruito con un 35% in più rappresenta un edificio con più di un terzo in aggiunta.
Obiettivamente, se non va a consumare più suolo, consumerà più spazio in altezza, provocando anche ombre sul territorio e, conseguentemente, una richiesta aggiuntiva non solo di quelli che vengono calcolati come oneri di urbanizzazione, ma di tutta una serie di servizi che sono necessari, a prescindere dal discorso che facevo prima. Mi riferisco al fatto che, poi queste porzioni di edificio in più vengano abitate, magari vendute o comunque, affittate con un affitto regolare o in nero, perché, comunque devono essere garantiti degli standard urbanistici, che rappresentano costi in più.
Tra l'altro, ormai sappiamo che gli oneri di urbanizzazione sono slegati dall'effettivo utilizzo per il raggiungimento degli standard urbanistici. Quindi, molte volte, i Comuni svendono il territorio ai privati, a coloro che costruiscono le palazzine - che, nella vulgata, sono chiamati palazzinari, termine che non vogliamo usare qui in aula - e le somme derivanti dagli oneri di urbanizzazione le mettono in cassa - perch le casse languono - quindi, nemmeno vengono utilizzate per fornire servizi e standard urbanistici che servono a quel territorio, che ha un carico del 35% o del 25% in più.
Questo è sicuramente un punto al quale l'Assessore Cavallera e tutti noi, quando saremo chiamati, eventualmente, a riscrivere la legge quadro sull'urbanistica (la n. 56/1977), dovremo prestare attenzione per imporre vincoli più stringenti; cioè, gli oneri di urbanizzazione devono per forza essere legati alla realizzazione di standard urbanistici sul territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Si parlava di questa possibile correlazione tra gli sfregi e le problematiche legate al territorio e questa poca educazione, poca istruzione e poca trattazione, all'interno delle scuole di ogni ordine e grado, rispetto a questa problematica, che è patrimonio comune a tutti.
Tolte alcune scuole specifiche, soprattutto a livello universitario, in pochi altri contesti se ne parla, nonostante costituisca un patrimonio comune e, dal mio punto di vista, dovrebbe essere anche di sentimento comune.
L'intrico normativo e la segmentazione di competenza tra Stato Regioni, Province e Comuni contribuiscono in modo determinante a regolamentare l'uso ed, eventualmente, a sanzionare l'abuso che si fa delle risorse suolo e paesaggio. Probabilmente, come dicevo, l'intrico normativo è una delle cause di questa mancata tutela o di questa non volontà di affrontare il problema in senso generale, solo per spot o solamente in alcune leggi specifiche.
Di fatto, aiutano quello che da più parti - quindi non solo da parte di chi parla in questo momento - viene definito come il partito del cemento che è assolutamente trasversale. Creano una specie di area grigia - avevamo ricordato i dati più devastanti che, per fortuna, non si riferiscono alla nostra regione, ma stanno aumentando anche all'interno della regione Piemonte - pertanto, l'incertezza del diritto genera conflitti d'interesse e tende lo spazio dell'interpretazione.



PRESIDENTE

Procediamo con la trattazione congiunta degli emendamenti rubricati n.
155), 156), 229), 230), 231) e 232), aventi il medesimo oggetto.
Emendamento rubricato n. 155) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per l'attuazione si utilizzino tecnologie".
Emendamento rubricato n. 156) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per la costruzione si utilizzino tecnologie".
Emendamento rubricato n. 229) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per la realizzazione si utilizzino tecniche".
Emendamento rubricato n. 230) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per la realizzazione ci si avvalga di tecnologie".
Emendamento rubricato n. 231) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per la realizzazione si impieghino tecnologie".
Emendamento rubricato n. 232) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Buquicchio e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per l'esecuzione si utilizzino tecnologie".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 155), 156), 229), 230), 231) e 232), aventi il medesimo oggetto.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Abbiamo discusso precedentemente di una serie di tematiche, sicuramente importanti, e anche con questo emendamento si discute di tecnologie in riferimento al risparmio energetico.
Dicevamo prima che le tecnologie devono essere al servizio dei cittadini; non deve avvenire il contrario, come succede oggi nel mondo globalizzato, in cui i cittadini sono consumatori a servizio delle tecnologie.
Questo, sicuramente, è un rovesciamento del paradigma, che è importante riuscire a realizzare, da un primo punto di vista, da un lato culturale e poi, ovviamente, da un lato anche prettamente politico, nel senso che si deve comunicare. Ovviamente, di questo, attualmente, il Movimento 5 Stelle se ne fa carico abbastanza in solitaria. Parlo di una concezione per cui le tecnologie servono realmente a produrre benessere per tutti (per la collettività), a preservare e a tutelare i beni comuni (l'acqua, la terra l'aria) e non, invece, ad arricchire poche persone.
Sappiamo benissimo che il monopolio privato - possiamo parlare anche del monopolio pubblico e non ne parleremmo sicuramente in termini positivi viste le esperienze italiane - di alcuni servizi, tecniche o tecnologie non porta sicuramente frutti positivi. Quindi, ad esempio, per quanto riguarda la casa pagheremo sempre di più bollette più alte. Questo è un dato sicuro.
Ad esempio, potremo parlare del capitolo della privatizzazione dell'acqua.
Ovviamente, mi riferisco alla privatizzazione del servizio, perché se si dice "dell'acqua" qualcuno direbbe che l'acqua resta di tutti; quindi, in realtà, mi riferisco al servizio idrico integrato, cioè quello che porta l'acqua e la depura.
Ormai, è in corso, da anni, un tentativo di privatizzazione e, come ripeteva il collega Biolé, come al solito - poi siamo noi che sembriamo antipatici al centrosinistra e noiosi per il centrodestra - veniva fatto in modo bipartisan. Nessuno può scordarsi che il primo tentativo di privatizzazione del servizio idrico integrato è stato fatto dalla Lanzillotta, che, addirittura, era ben più privatizzatore di quello che è passato sotto il nome di decreto Ronchi, in quanto prevedeva anche la privatizzazione delle stesse reti idriche; tra l'altro, era un concetto su cui il nostro - purtroppo - Sindaco Chiamparino era pienamente d'accordo.
Quindi, è un esempio su cui, comunque, dimostriamo che, proseguendo nella logica di tecniche e tecnologie che non sono a servizio dei cittadini, ma viceversa - penso ad esempio alla depurazione dell'acqua finiamo per fare pagare sempre i soliti, cioè i cittadini, con sempre più tasse e tariffe - chiamiamole come vogliamo - per servizi che, tra l'altro sono anche di bassa qualità.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Colleghi, vi pregherei, se possibile, di prendere posto. C'è un brusìo tale per cui è veramente impossibile sentire gli interventi dei colleghi.
Veramente, vi pregherei di prendere posto e, se dovete parlare quantomeno di uscire dall'aula, perché non si sente veramente nulla.
La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Nell'ottica della possibilità precedentemente accennata - mi riferisco all'esistenza di una zona giuridica un po' grigia, che conseguentemente determina l'aumento sul territorio di zone fisicamente grigie - c'è questa teoria secondo la quale, davvero, il paesaggio è stato distrutto da troppe o troppo complesse e intricate normative. Mentre le norme di garanzia e di tutela vengono aggirate ed ignorate, si installano norme di segno opposto che aiutano a devastare paesaggi e città. Queste norme vengono - strano a dirlo - applicate anche velocemente, quindi c'è proprio una differenziazione tra i tempi di applicazione di norme che, casualmente o un po' meno casualmente, danno problemi di impatto su paesaggi e quelle che invece lo tutelerebbero.
Ad esempio, nel 2001 la legge Tremonti bis introdusse la detassazione del reddito d'impresa per chi lo reinveste in azienda, in particolare nella costruzione e nell'ampliamento di immobili funzionali all'attività aziendale.
In questo modo si spiegano, con qualche altro piccolo intervento, le migliaia di capannoni inutilizzati che hanno invaso intere regioni, in particolare la parte della Pianura Padana orientale. Infatti pare più utile costruire capannoni inutili che pagare le tasse. E questo si riallaccia alla questione dell'evasione relativa agli affitti di cui parlava il collega Bono.
Molto più devastante sul paesaggio è stato ed è l'impatto dei mutamenti normativi rispetto agli oneri di urbanizzazione.



PRESIDENTE

Esaminiamo ora una serie di emendamenti il cui contenuto è identico.
Emendamento rubricato n. 140) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le parole "qualità ambientale ed energetica" con le parole "ambientalmente e energeticamente qualitativi".
Emendamento rubricato n. 141) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le parole "qualità ambientale ed energetica" con le parole "peculiarità ambientale ed energetica".
Emendamento rubricato n. 142) dei presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le parole "qualità ambientale ed energetica" con le parole "requisiti ambientale ed energetica".
Emendamento rubricato n. 143) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le parole "qualità ambientale ed energetica" con le parole "proprietà ambientale ed energetica".
Emendamento rubricato n. 144) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4 comma 3 vanno sostituite le parole "qualità ambientale ed energetica" con le parole "caratteristica ambientale ed energetica".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevo prima che siamo finiti su un argomento ampio ed interessante per il quale ho preso come esempio e riferimento quello del servizio idrico integrato, ma se ne potrebbero fare anche altri molto importanti, ad esempio sul riscaldamento e gli usi elettrici di una casa.
Infatti in questo emendamento si parla di "ambientalmente e energeticamente qualitativi" per quanto riguarda gli interventi.
Ne abbiamo già parlato e ne parleremo successivamente, ma mi preme stare sul discorso del servizio idrico integrato e sulla parte soprattutto che costa di più e che è più problematica, cioè quella della depurazione.
Girando su internet e andando un po' a studiare anche delle tecniche semplici e che vengono utilizzate, ad esempio, in paesi che non hanno facilità all'accesso alla rete fognaria, mi sono imbattuto in alcune toilet che fanno automaticamente il compostaggio delle deiezioni degli esseri umani. Quindi, in questo caso non hanno bisogno dello sciacquone con l'acqua e della rimozione delle stesse con l'acqua con il passaggio insieme delle acque reflue, le grigie e le nere.
Ricordo che mi imbattei in questa tecnica tre/quattro anni fa e mi sorprese molto, nel senso che non ci avevo mai pensato. Infatti, se ci pensiamo, si usano spesso le deiezioni degli animali, in una condizione di salubrità nella quale vive normalmente la popolazione occidentale servono una volta diventate compost, per arricchire i terreni. Pensando, ad esempio, al Piemonte - faccio il localista - e alla Pianura Padana, che si sta progressivamente desertificando, c'è un problema veramente grave della nostra agricoltura, che sicuramente l'ex Assessore Taricco conosce pienamente e sicuramente anche l'Assessore Sacchetto.
Il problema della desertificazione della Pianura Padana è importantissimo e va di pari passo con quello dell'eccessiva cementificazione di cui parlava il collega Biolé.
Quindi, sarebbe interessante fare delle sperimentazioni - lo dico sorridendo - e sarebbe sicuramente un dato interessante l'utilizzo di alcune toilet compost in alcune case, ad esempio villette unifamiliari perché, da quello che ho letto, al momento non si può fare in un condominio. Immaginate cosa significa per un condominio avere questi che sono piccoli spazi con delle eventuali fughe che non sono proprio ottimali.
Però in una piccola villetta uni e bifamiliare, in base al Protocollo ITACA, si potrebbe anche inserire una tecnica di questo tipo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Torno al discorso delle norme che hanno creato questo tipo di problematica. Ho letto con piacere la storia dell'argomento e della legge e di tutto quello che ha preceduto la volontà di creare una legge, il cosiddetto il Piano casa regionale, a partire dal Piano casa nazionale.
Dichiaro tranquillamente di non conoscere tutti gli iter che ci sono stati negli anni passati, però all'interno della rete o leggendo articoli o libri molto interessanti come quello che ho consultato, è possibile recuperare i punti salienti per capire come si è arrivati alla necessità di un Piano casa a livello regionale.
In questo caso, qui si parla di tutta una serie di punti che si sono succeduti, il primo dei quali è un provvedimento, la cosiddetta manovra d'estate, il decreto per lo sviluppo economico e la semplificazione e competitività, con il quale il Governo Berlusconi nel Governo 2008 lancia un piano nazionale di edilizia abitativa, chiamato riassuntivamente Piano casa e ne stabilisce le linee guida nel lodevole intento di garantire il pieno sviluppo della persona umana. Il riferimento ovviamente è all'articolo 3 della carta costituzionale.
L'incremento del patrimonio abitativo è da realizzarsi con capitali pubblici e privati, è destinato ad offrire prima casa ad alcune categorie svantaggiate, quindi nuovi nuclei familiari, anziani ed immigrati a basso reddito.
In una bozza di decreto attuativo viene previsto un sistema integrato di fondi immobiliari e il finanziamento pubblico fino al 30% del costo per realizzare e recuperare alloggi da offrire in affitto a canone concordato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 58) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 4 (comma 3 dell'art. 4 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "1,5" con "2".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Parlavo prima della scoperta di questa tecnica interessante delle compost toilet, scoperta che, nel calderone delle informazioni che si possono ottenere sulla rete, era rimasta sedimentata nel mio inconscio.
Qualche tempo addietro ho avuto un'informazione al riguardo e quindi mi sono messo a valutarle e a studiarle, anche per una prima applicazione reale sul campo.
Ripeto il meccanismo di funzionamento. Le prime o più primitive sono dei veri e propri capanni in cui le deiezioni umane, quindi sia la parte liquida sia la parte solida, su un piano inclinato scivolano in un contenitore a parte, separato dalla postazione in cui c'è la tazza o la turca. In un secondo tempo, un meccanismo di riscaldamento - ad esempio, in Africa è più facile perché l'irraggiamento solare già riscalda e porta ad alta temperatura, oppure con un meccanismo funzionante a corrente elettrica se in diverse condizioni climatiche - fa sì che si disinfetti il materiale prodotto, perché con l'alta temperatura si ha una disinfezione e, in secondo luogo, evapora la maggior parte della quota idrica del materiale perché anche le nostre deiezioni sono composte principalmente da acqua quindi si ottiene una quota molto ridotta che dopo breve periodo diventa compost. Questo materiale è utilizzato per fertilizzare, per migliorare le qualità di fertilità del campo che, eventualmente, si concima.
Ricordo un dato sicuramente molto interessante ed evoluto per venire incontro alle esigenze degli occidentali che, ovviamente, non possono avere uno spazio con un capanno per una toilette compost. Ci sono delle vere e proprie tazze in cui sotto c'è uno spazio separato da quello in cui vengono emesse le deiezioni umane; attaccata ad una presa di corrente elettrica c'è una ventola che girando taglia e frulla il materiale, che viene emesso all'esterno attraverso un tubo; la quota idrica evapora. Ovviamente vengono emessi degli odori, soprattutto d'estate, quindi quel tubo deve essere posto in alto oppure a distanza dalle abitazioni.
Un dato che eviterebbe di risparmiare milioni e milioni di metri cubi d'acqua, perché ogni volta che schiacciamo lo sciacquone - ovviamente dipende dal tipo di bagno - vengono scaricati otto, dieci, dodici, quindici litri d'acqua.
Dal punto di vista tecnologico siamo delle "volpi": invece di risolvere un problema, lo abbiamo ampliato dieci volte. Una quota di duecento grammi di feci, viene buttata in dieci litri d'acqua, quindi sporchiamo dieci litri d'acqua.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Nell'intervento precedente parlavo della bozza del decreto attuativo.
Si tratta di un piano, il primo piano casa proposto, nel 2008, di social housing con capitali pubblici e privati, che richiama il Piano Fanfani del 1949.
Tale Piano, in realtà, è un ripescaggio dal programma straordinario d'edilizia residenziale pubblica, approvato dal precedente Governo, quello di centrosinistra, il Governo Prodi, con decreto collegato alla finanziaria 2008 e seguito da un decreto applicativo interministeriale firmato da Di Pietro e Ferrero (rispettivamente Ministri alle Infrastrutture e Solidarietà Sociale) il 28 dicembre 2007.
Ad aprile 2008, poco dopo le elezioni, un decreto degli stessi Ministri dava la definizione d'alloggio sociale, volto a ridurre il disagio abitativo d'individui e nuclei famigliari svantaggiati, e al soddisfacimento delle esigenze primarie.
Il precedente Governo aveva stanziato 550 milioni, poi bloccati e rilanciati, solo in parte, dal Governo di centrodestra.
Arriviamo alla seconda parte relativa a tutta questa cronistoria. Nel 2009 il Presidente del Consiglio annuncia l'imminente approvazione del Piano casa, assicurando che lo presenterà al Consiglio dei Ministri il 13 marzo. Nella bozza distribuita, il Governo smentisce se stesso, infatti l'etichetta Piano casa è la stessa del decreto legislativo n. 112 del giugno precedente. Il contenuto è diametralmente opposto. I capitali pubblici sono spariti, la casa sociale e il social housing sono spariti, e la norma è concepita solo per chi la casa ce l'ha già e anche i soldi per ampliarla.
L'idea base del nuovo Piano è di semplificare, temporaneamente, le regole necessarie per i permessi di costruzione, in modo da stimolare un immediato avvio dei cantieri. La norma consente di ampliare del 20% tutti gli edifici ultimati entro il 2008; la percentuale si calcola sul volume per le unità residenziali, sulla superficie coperta per ogni altra.
Inoltre, è possibile acquisire dai vicini l'asservimento dell'aumento volumetrico, spettante da altra unità immobiliare contigua.



PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione congiunta degli emendamenti n. 139), 138) 137), 136), 135), 134), 133), 132), 131), 130), 129), 128), 127), 126) 124), 123), 122), 121), 120), 59), 119), 118), 117), 116) e 115), che hanno come oggetto la modifica di una cifra.
Emendamento rubricato n. 139) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: All'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "10".
Emendamento rubricato n. 138) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: All'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "11".
Emendamento rubricato n. 137) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "12".
Emendamento rubricato n. 136) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "13".
Emendamento rubricato n. 135) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "14".
Emendamento rubricato n. 134) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "15".
Emendamento rubricato n. 133) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "16".
Emendamento rubricato n. 132) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "17".
Emendamento rubricato n. 131) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "18".
Emendamento rubricato n. 130) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "19".
Emendamento rubricato n. 129) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "20".
Emendamento rubricato n. 128) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "21".
Emendamento rubricato n. 127) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "22".
Emendamento rubricato n. 126) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "23".
Emendamento rubricato n. 125) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "24".
Emendamento rubricato n. 124) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "25".
Emendamento rubricato n. 123) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "26".
Emendamento rubricato n. 122) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "27".
Emendamento rubricato n. 121) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "28".
Emendamento rubricato n. 120) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "29".
Emendamento rubricato n. 59) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 4 (comma 3 dell'articolo 4 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "35" con "30".
Emendamento rubricato n. 119) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "30".
Emendamento rubricato n. 118) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "31".
Emendamento rubricato n. 117) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "32".
Emendamento rubricato n. 116) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "33".
Emendamento rubricato n. 115) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4 comma 3 va sostituita la cifra "35" con "34".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione congiunta.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con l'accorpamento di questi emendamenti termino il discorso iniziato precedentemente.
In questo modo si potrebbe ovviare ad una problematica che ritengo d'ottica, ossia di valutazione delle metodologie e delle tecniche che usiamo con normalità, senza farci caso che, in realtà, sono paradossalmente, assolutamente e innegabilmente di assoluto non buon senso (non dico contro natura, altrimenti sollevo un dibattito come questa mattina).
Se diciamo ad una popolazione - senza andare tanto lontani come in Africa o in India, ma anche solo nel Sud d'Italia - la cui sopravvivenza dipende dall'acqua la loro ma che di acqua hanno una scarsa disponibilità che noi buttiamo le nostre deiezioni nell'acqua pulita e depurata, questi ci prendono per matti.
Quando ci sono degli scambi "culturali" tra popolazioni cosiddette progredite e popolazioni cosiddette primitive, a volte rimane difficile capire chi è più progredito. Abbiamo trovato una soluzione che, se ci fermiamo per un attimo a riflettere, è una soluzione assolutamente insensata. Ci si trova di fronte ad un'inerzia tremenda per cambiare non tanto l'effettiva pratica dell'eliminazione della messa in sicurezza delle nostre deiezioni, ma per cambiare il concetto. Risulta difficile anche dare queste informazioni a persone, senza provocare in essere una reazione sconcertata, perché qualcuno potrebbe dire: è complesso, complicato, magari anche schifoso.
Ci sono, addirittura, delle aziende che lavorano su questo fin dagli anni '70. Ci sono aziende che producono questi tipi di bagni e di tazze quindi se lavorano da trent'anni vuol dire che c'è mercato. Ovvio che saranno poche aziende, quindi nell'ambito di tutti gli abitanti del mondo sviluppato, hanno il loro mercato.
Sarebbe interessante affinare anche questo nell'ambito del computo molto complesso che ho provato ad analizzare del Protocollo ITACA, valutare anche l'efficienza per l'eliminazione di quelli che sono i propri scarti oltre che l'eliminazione dei rifiuti, quindi andando un po' nell'ambito della raccolta differenziata, del recupero dei materiali e quant'altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
La norma riproposta non rispecchiava i parametri e i dettami della comunicazione iniziale, consentiva di ampliare del 20% gli edifici, di acquistare dai vicini un asservimento dell'aumento volumetrico. Se poi il 20% non fosse bastato, si poteva arrivare al 35%.
Queste ed altre appendici edilizie sono consentite in deroga alle disposizioni legislative, in cui stiamo esattamente riprendendo i discorsi emersi a livello regionale - agli strumenti urbanistici vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi. Perfino l'altezza della costituzione può essere modificata, portandola fino a quattro metri oltre l'altezza massima prevista dagli strumenti urbanistici vigenti.
Pertanto - dico al collega Bono - le indicazioni che abbiamo individuato in questa proposta di legge e che ci fanno esprimere un giudizio critico derivano dal fatto che il recepimento di queste linee, a livello nazionale, porta a dei parametri, anche a livello regionale, che non sono assolutamente ragionevoli. È così che ci si regola, soprattutto se una Giunta ha lo stesso colore di quella che ha proposto la legge a livello nazionale.
Questo mi sembra abbastanza lapalissiano.
Dicevamo che l'altezza può essere aumentata fino a 4 volte: per tutti questi investimenti basta una semplice DIA. Nel caso degli edifici storici basta fare domanda alla competente Sovrintendenza e la mancanza di risposta, entro 30 giorni, equivale al pieno consenso (silenzio-assenso).



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 159) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "della volumetria esistente" con le parole "superficie esistente".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Chiudendo l'argomento precedente, abbiamo portato un esempio di come le tecnologie possano essere trasformate dall'inventiva e dalla creatività degli esseri umani, per servire i cittadini e per portare benessere.
Abbiamo visto attualmente come ci siano in tutta Italia problemi con i depuratori - forse qualche problema in più al Centro-Sud - che magari vengono costruiti e poi non entrano in funzione, o depuratori che non funzionano benissimo, per cui s'immettono acque non pulite, sia nel circolo delle reti sia all'esterno, da parte di qualcuno che ne approfitta e disperde direttamente in mare del materiale tossico. È successo ultimamente, anche se non riguardava i depuratori, ma i fanghi di alcune discariche, che sono stati buttati direttamente in mare; sono aperti dei procedimenti penali riguardanti alcuni esponenti di rilievo regionale o comunque nazionale, di entrambi i colori politici.
Noi non vogliamo presentare unicamente una critica o una polemica alla politica in sé e agli uomini politici; vorremmo produrre, in questo caso una nota più alta, al di là di quelle che possono essere le bassezze umane per valutare e riuscire a definire come la modificazione delle tecnologie che non provochi delle problematiche a valle, può essere e deve essere la chiave di svolta del XXI secolo.
Non possiamo trovare una soluzione che generi altri problemi, come la depurazione o l'incenerimento dei rifiuti, che provoca scorie e ceneri che non sappiamo dove mettere, che inquinano e producono diossina, producono policlorobifenili e altre sostanze cancerogene, o i filtri antiparticolato delle automobili a gasolio, che invece di eliminare il problema, producono particelle ancora più piccole che vengono respirate e assorbite dal corpo umano Il problema è che, non si sa se per colpa o per dolo, molto spesso la società - non dico solo la politica, ma la società, quindi l'insieme di società civile, imprenditoria, associazionismo e politica - adotta delle soluzioni che definirei complesse o sbagliate. Se scegliamo una soluzione che genera a cascata altri problemi, non abbiamo assolutamente risolto il problema; ne abbiamo creati altri che generano un altro indotto, quindi un ulteriore spreco di denaro pubblico - e forse è questo l'oggetto reale dell'utilizzo della scelta di queste tecniche - e ulteriore produzione almeno tentativi di produzione, di sistemi, tecniche e tecnologie che servono per abbattere-risolvere il problema che è stato creato a valle.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente. Con questa legge, si è ignorato volutamente una sentenza della Corte Costituzionale del 1997: "In tema di beni culturali il silenzio dell'Amministrazione preposta non può avere valore di assenso".
In questo Piano casa, la certezza del diritto cede il passo a una feroce delegificazione, quindi un "liberi tutti" che poi ha portato a diversi tipi di problematiche.
La legge è concepita come una specie di condono preventivo, che non solo legittima e depenalizza, ma incoraggia ciò che fino a ieri era reato consegnando città e paesaggio al partito del cemento - e qui torna l'espressione assolutamente bipartisan - al saccheggio di speculatori senza scrupoli, devastando senza rimedio borghi e campagne. Richiamiamo addirittura, le problematiche dell'architettura sviluppata in altezza (lo skyline delle nostre città), e ci sta benissimo l'esempio, o meglio, il doppio esempio, che possiamo vivere sulla nostra pelle, come cittadini torinesi o pendolari che lavorano a Torino.
La terza parte di questo percorso, afferma che questa bozza di decreto aveva suscitato delle preoccupazioni e delle proteste - e ci mancherebbe anche perché stava invadendo un territorio di competenza delle Regioni quindi stiamo parlando esattamente delle nostre competenze.
Il Capo dello Stato lo fa notare e per trovare un accordo, a fine marzo 2009, viene convocata d'urgenza, in seduta straordinaria, per il giorno dopo, la Conferenza Unificata Stato-Regioni. Si adotta, allora, una procedura anomala, che viola espressamente l'articolo 117 della Costituzione, secondo il quale una legge dello Stato deve determinare i principi fondamentali delle leggi regionali.
Sempre il 31 marzo, si stipula, scavalcando il Parlamento, un'intesa tra Governo e Regioni, poi ratificata dalla Conferenza del 1° aprile.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 157) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "delle disposizioni regionali" con le parole "della normativa regionale".
Emendamento rubricato n. 158) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti e Biolé: all'articolo 4, comma 3, vanno sostituite le parole "delle disposizioni regionali" con le parole "della legislatura regionale".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Siamo sempre all'articolo 4, comma 3, quindi valutiamo positivamente il discorso generale del Protocollo ITACA.
Abbiamo cercato di analizzare il Protocollo ITACA Sintetico del 2009 soprattutto l'Allegato A, che stabilisce le determinazioni per quanto riguarda i parametri, e nei criteri di valutazione, ovviamente, ci sono diversi punti importanti.
Il primo punto riguarda la qualità del sito, quindi, ad esempio, il livello di urbanizzazione dello stesso.
Il secondo punto riguarda il consumo delle risorse, diviso in quattro capitoli. Il primo capitolo è quello dell'energia primaria non rinnovabile richiesta durante il ciclo di vita, quindi il fondamentale concetto "dalla culla alla culla", ovvero si considera l'energia consumata per costruire l'edificio e poi eventualmente per una dismissione. Questa è l'ottica verso cui stanno tendendo tutte le produzioni, almeno quelle più all'avanguardia non quelle arretrate: valutare l'impatto globale sia del processo sia del prodotto.
Il secondo capitolo è relativo all'energia da fonti rinnovabili; il terzo comprende i materiali eco-compatibili; il quarto l'acqua potabile. In questo punto sicuramente rientra il discorso che facevo prima: si valuta ad esempio, per l'acqua potabile, il deflusso delle acque grigie insieme alle acque nere, insieme o meno, la possibilità del recupero delle acque piovane e quant'altro. Il punto citato da me sarebbe sicuramente interessante poterlo aggiungere e poterne almeno parlare in sede di Commissione, eventualmente presentando un'interrogazione in quella sede.
Il terzo punto sono i carichi ambientali e le immissioni di CO2 equivalenti. Su questo devo dire che noi abbiamo sottolineato in più sedi ovviamente non in sede di stipula del Protocollo ITACA, perché allora non eravamo presenti e non avevamo mezzi tecnici - che non dobbiamo considerare come carico ambientale e inquinante solo l'anidride carbonica. Se è vero infatti, che anche negli standard europei dell'ISO14001 viene valutata solo l'emissione di CO2, è altrettanto vero che la CO2 è un gas che provoca effetto serra, ma non è di per sé un gas inquinante: non provoca malformazioni genetiche, patologie tumorali, asma, malattie cardio respiratorie, cardio-circolatorie o di altro tipo. In un'ottica futura bisognerà innanzitutto premere a livello europeo affinché venga riconosciuta una norma con standard UNI-ISO che riguardi diversi altri inquinanti, o che prenda in considerazione l'impronta ecologica di Wackernagel ed altri. Limitare la CO2 è attualmente ciò che si può fare però in un'ottica futura questo sarebbe sicuramente un punto da migliorare.
Chiudo, leggendo soltanto gli altri punti. Il quarto riguarda la qualità ambientale indoor, cioè degli ambienti interni, e il quinto la qualità del servizio. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente. Devo dire che rivedere tutto l'excursus che ha avuto questo tipo di legge, a partire dal quadro normativo nazionale per arrivare a quello regionale, può essere interessante per chi già conosce l'argomento; per chi come me si è avvicinato da poco, però, risulta addirittura più determinante. Richiamo dunque tutti i vari passaggi che spiegano le ragioni di questo tipo di iter.
Siamo arrivati alla Conferenza Stato-Regioni del 1° aprile e l'intesa che è stata stipulata in tale data prevede una sequenza molto precisa: il Governo nazionale si impegna ad emanare entro dieci giorni un decreto legge di semplificazione normativa e poi le Regioni - per una delle quali facciamo temporaneamente gli Amministratori - sono tenute ad emanare i propri provvedimenti. Alla lettera di convocazione è allegata una bozza di decreto legge, che è di fatto la seconda versione di questo Piano casa chiamato "Piano B", come suggerisce il relatore di questo capitolo.
In essa, una serie di indiscriminate semplificazioni colpiscono e minano non solo il codice dei beni culturali e del paesaggio, ma perfino le norme antisismiche: andiamo su un terreno ancora più - mi si passi la battuta - cedevole. Si invitano in sostanza i costruttori ad eludere le norme e le Regioni a sostituire ogni garanzia preventiva con controlli successivi alla costruzione, pure con metodi a campione. Altre norme prevedono di assimilare gli interventi di edilizia libera alla manutenzione ordinaria e straordinaria, prefigurando un condono garantito a regime, e di semplificare le sanzioni degli illeciti paesaggistici, depenalizzando le false dichiarazioni tecniche dei progettisti che diventano punibili solamente dopo l'accertamento finale del danno.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Emendamento rubricato n. 60) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 4 (comma 3 dell'art. 4 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "2,5" con "3".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Stavo leggendo appunto i criteri di valutazione del Protocollo ITACA: sono sicuramente interessanti per chiunque intenda fare sia l'Amministratore in un Comune sia il legislatore in Regione, anche perch questa legge andrà poi ad interessare tutti - ahinoi, sono tanti - i 1.206 Comuni piemontesi, in cui dovranno essere abbattute e ricostruite le case su richiesta dei privati, senza il passaggio della deliberazione consiliare. Sarà interessante andare a controllare il progetto e valutare l'aderenza dell'intervento al progetto stesso, per ciò che riguarda il raggiungimento del punteggio di 1,5 del Protocollo ITACA con un bonus volumetrico del 25% o di 2,5 per un bonus volumetrico del 35%.
Tornando al secondo punto dei criteri di valutazione, il consumo di risorse, l'energia primaria non rinnovabile richiesta durante il ciclo di vita riguarda la trasmittanza termica dell'involucro edilizio; cioè, quello che noi e tutte le opposizioni chiedevamo, anche per gli edifici solamente ampliati: tutto l'edificio messo in efficienza energetica, per quanto riguarda le perdite dal suo involucro edilizio, energia netta per il riscaldamento.
Su questo punto ci sono per fortuna delle norme nazionali che se non sbaglio chiedono, nonostante una proroga di un anno, la sostituzione della caldaia con una caldaia moderna a condensazione entro il 2012, con un'ottima resa energetica, e l'inserimento di termo-valvole e contabilizzatore di calore per far sì che in tutte le unità abitative sia misurato solo quello che si consuma e che quindi ognuno sia libero di chiudere e aprire quanto vuole il riscaldamento e pagare di conseguenza secondo la linea guida ormai divenuta dogma del "chi inquina paga".
Vi è poi il controllo della radiazione solare, importante sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento. Si tratta di capire quali sono le pareti esposte a sud, quelle esposte a nord e quindi più fredde e anche l'esposizione delle superfici vetrate. Un altro parametro è l'inerzia termica dell'edificio, cioè la capacità di mantenere la temperatura e di non disperderla rapidamente: anche in questo caso parliamo di infissi finestre e superfici vetrate.
Il secondo punto riguarda l'energia da fonti rinnovabili: energia termica per acqua calda sanitaria, che sappiamo si può ottenere tranquillamente con un pannello solare termico messo sul tetto; cosa che tra l'altro comporta una spesa bassissima e che si può ottenere facilmente.
L'energia elettrica si può ottenere, per esempio, con il solare fotovoltaico sul tetto o con altri metodi che discuteremo successivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Per chiudere questo quadro, il quarto atto dell'iter di questo Piano casa nazionale si apre con una tragedia, quella del terremoto abruzzese del 6 aprile 2009, le cui conseguenze suggeriscono prudenza e rendono all'opinione pubblica e a molti Amministratori più rischiosi ed impopolari gli aspetti più irresponsabili di questo Piano casa nelle sue prime due varianti. Parliamo per esempio della semplificazione delle norme antisismiche e della deresponsabilizzazione dei progettisti e delle imprese di costruzione. Viene bloccato a questo punto l'iter procedurale del Piano casa e non si riesce a mantenere l'impegno di emanare il decreto legge entro 10 giorni dall'accordo di cui parlavamo prima. L'accordo Stato Regioni quindi salta, eppure le Regioni si affrettano a fare "come se" legiferando pure in assenza di una legge nazionale di riferimento e senza rispettare, ovviamente, il già citato articolo 117 della Costituzione.
Per ritornare agli aspetti bipartisan di questo tipo di comportamenti criticabili e censurabili, prima tra tutte la Regione Toscana, governata dal centrosinistra, già l'8 maggio del 2009 approva la propria legge seguono poi la Provincia autonoma di Bolzano e l'Umbria.
Soltanto queste tre Amministrazioni hanno rispettato, per quel che vale, l'accordo del 31 marzo, in cui le Regioni erano impegnate a produrre la propria normativa entro un certo tempo; ciononostante, le altre Regioni continuano imperterrite a legiferare in merito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 61) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: dopo le seguenti parole "il valore 2,5 del sistema di valutazione denominato 'Protocollo Itaca Sintetico 2009 Regione Piemonte' e relativi aggiornamenti" si inseriscono le seguenti: "Gli interventi di cui al comma 1 sono consentiti a condizione che il volume a destinazione non residenziale non sia computato ai fini dell'ampliamento e non sia aumentato".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il punto 2 sui criteri di valutazione del protocollo ITACA è relativo alle energie rinnovabili. Avevo già fatto riferimento ai pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria e alla produzione di energia elettrica, che oggigiorno viene prodotta a livello domestico principalmente con i pannelli fotovoltaici.
Sappiamo che i pannelli fotovoltaici hanno un costo; ci si può chiedere se alto, basso oppure perché non sia sceso nonostante la domanda di mercato, ma queste sono domande che possono avere diverse risposte.
Tuttavia, resta il fatto che l'efficienza dei pannelli fotovoltaici pian piano sta crescendo e che rappresentano un investimento abbastanza sicuro quasi quanto l'investimento sul mattone, che giustamente, piace molto agli italiani: investire oggi sul pannello fotovoltaico dà comunque una garanzia di rendita per una durata pari almeno agli anni in cui si ricevono gli incentivi dallo Stato, quindi per 10, 15 o vent'anni.
Gli incentivi per i pannelli fotovoltaici sono assegnati per circa vent'anni, ma in realtà i primi che hanno utilizzato i pannelli fotovoltaici negli anni Ottanta vedono che dopo 25/26 anni il rendimento è ancora molto elevato. Ovviamente, dipende anche dalla qualità del pannello stesso.
Quindi, i pannelli fotovoltaici rappresentano un investimento sicuro (probabilmente più sicuro di altri investimenti in banca e forse rispetto all'investimento sui titoli di Stato di qualche Paese non molto sicuro dal punto di vista economico) a prescindere dall'incentivo che viene erogato perché sappiamo che pian piano sta scendendo l'incentivo che viene erogato per la produzione di energia elettrica derivante dai pannelli fotovoltaici.
Noi lo riteniamo abbastanza corretto perché, come sapete, una grossa quota della bolletta elettrica di ogni italiano è destinata all'incentivo delle energie rinnovabili. Quindi la quota, che si chiama A3 (un tempo la bolletta era scomposta in una serie di quote e adesso, per amore della trasparenza purtroppo è sparita e bisogna telefonare per avere la bolletta scomposta), è quella che va a costituire il bacino da cui vengono presi i soldi per gli incentivi alle energie rinnovabili.
Purtroppo è stato stabilito che nella categoria "energie rinnovabili" (già da molti anni, come è previsto tuttora e come sarà previsto ancora per qualche anno) rientrassero al suo interno gli inceneritori.
Questa è una vecchia diatriba che rimane quanto mai attuale da quando il Governo, emanando il famoso decreto ministeriale del 1992, introdusse di fianco alle "energie rinnovabili", con la solita "manina" molto veloce e molto "furba", le parole "e assimilabili". Quindi insieme alle fonti rinnovabili furono previste le assimilabili, come i rifiuti, gli scarti di raffinerie e quant'altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Dopo i tre Enti che legiferarono rispetto al Piano casa (Toscana Umbria e Provincia di Bolzano), via via tutti gli altri Enti territoriali fecero proprie alcune proposte del Piano casa; in particolare, la nostra Regione nella passata legislatura, con la LR n. 20 del luglio 2009, recepì alcune proposte del Piano casa, rendendole utili per il territorio piemontese.
Come abbiamo intuito essendo stati messi davanti al fatto compiuto, con questa proposta, che stiamo trattando da circa un paio di settimane, si è tentato di cancellare molte delle regole e dei parametri già stabiliti.
Le varianti delle Regioni sono tra le più disparate. Ricordiamo che alcune leggi parlano di ampliamento rispetto ai piani e altre invece parlano di ampliamento rispetto alla metratura. Altre, come la Puglia e la Toscana, invece, non prevedono alcun tipo di variante: non si pu sopraelevare.
Gli ampliamenti variano da Regione a Regione, quindi l'Umbria regala un ampliamento minimo del 20%; il Veneto arriva al 50% e il Lazio fino al 60 e via discorrendo.
La prima legge, che è quella della Toscana, consente di ampliare la propria casa dal 20 al 35% su presentazione del modello DIA, secondo la formula che è propria del Piano casa originario del Governo di centrodestra.
Invece, il Veneto incentiva escrescenze (qui le chiama "escrescenze") alle costruzioni fino al 40%.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 62) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 4 le seguenti parole "in mancanza di tali requisiti o della presentazione della comunicazione stessa non può essere certificata l'agibilità dell'intervento realizzato" sono sostituite dalle seguenti: "in mancanza di tali requisiti o della presentazione della documentazione oltre a non poter essere certificata l'agibilità dell'intervento realizzato, dovranno essere applicate le specifiche sanzioni previste dalle vigenti normative in materia".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Precedentemente parlavo dello scandalo delle cosiddette energie assimilate alle rinnovabili. Ovviamente, è un sistema che ha fatto sì che i cittadini italiani - e forse non tanti lo sanno - abbiano pagato per anni dal 1993, quando sono entrati in vigore gli effetti della deliberazione del Comitato Interministeriale Prezzi, miliardi, non miliardi di lire, ma miliardi di euro (ovviamente poi trasformati a partire dal 2001) ai petrolieri, quindi ai Moratti, ai Garrone, eccetera, perché venivano considerate assimilate alle rinnovabili gli scarti della raffinazione del petrolio e gli stessi rifiuti.
Buona parte delle industrie che si occupano di ambiente, associate in una particolare branca di Confindustria, costruisce inceneritori. Ci fa un po' sorridere che si chiamino "industrie per l'ambiente", ma è una tendenza cui ormai assistiamo impotenti da 15/20 anni. Basta mettere la parola "eco", basta mettere un colore verde, magari un po' più chiaro rispetto a quello della Lega, e di colpo, con una spennellata di "verde", aziende che fanno inceneritori, che scavano discariche che poi riempiono di rifiuti (come in un nostro splendido territorio, che è quello della Valle Dora quasi assimilabile a disastri in Campania che abbiamo visto in televisione domenica scorsa nel programma "Presa diretta"), diventano di colpo aziende "verdi" che fanno del bene al territorio, che fanno del bene ai cittadini che fanno del bene all'ambiente.
Francamente, non ci stupisce quando abbiamo scoperto la truffa. Diversi comitati hanno scoperto la truffa legata al CIP6 e l'hanno denunciata, ma in 16 anni non si è trovato il modo di modificare quella piccola parolina in quel decreto. Anzi, l'ultimo atto del Governo Prodi, nel 2008, fu proprio quello di garantire le agevolazioni previste dal CIP6 ai costruendi inceneritori della Campania, in particolare quello di Acerra.



(Commenti in aula)



BONO Davide

Nonostante i colpi di tosse improvvisi questa è la verità storica e politica su cosa è successo, quindi purtroppo nessuno ha voluto mettere mano a questo decreto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 63) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: dopo le parole "stabilito nei piani o nei regolamenti" sono inserite le parole: "in ogni caso non possono essere superati i limiti di densità fondiaria massima stabilita dall'articolo 23, comma 2, legge regionale 56/1977".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevo dello scandalo del finanziamento, tra virgolette, "illecito" anche se c'è la legge, però, illecito da un punto di vista...



(Commenti in aula)



BONO Davide

Inopportuno, ma, ovviamente, le leggi dovrebbero essere emanate per il bene di tutti, per il bene dei cittadini e non per il bene di pochi.
Ovviamente, non contenti, dopo che l'Europa ci ha sanzionati, perché in tutta l'Unione Europea vengono incentivate le vere energie rinnovabili tutt'al più viene incentivata con i certificati verdi la frazione biodegradabile dei rifiuti, ovvero sia l'organico, determinato dagli scarti degli alimenti. Quindi, siamo stati sanzionati e tuttora stiamo pagando delle multe per gli inceneritori. Ovviamente, alle aziende che hanno costruito l'impianto - che non sta in piedi da solo, ma solo grazie agli incentivi - non si può dire di punto in bianco di eliminare gli incentivi perché l'azienda fallirebbe; trattandosi di denaro pubblico, alla fine, ci rimetterebbero sempre e solo i cittadini. Quindi, da una parte, si toglie e, dall'altra, si ritoglie di nuovo, il concetto è quello.
Chiudo la parentesi, altrimenti usciamo veramente dal seminato, dicendo che, anche nella progettazione di un edificio, l'energia elettrica da fonti rinnovabili è importantissima. Ovviamente, politicamente, non riteniamo rinnovabile, come concetto filosofico, il bruciare dei rifiuti dentro un grosso forno. Riteniamo che, oltre alle energie rinnovabili, si debba parlare di energie distribuite e diffuse sul territorio, in quanto la piccola taglia può essere più facilmente controllata ed essere realmente a produzione domestica. In questo caso, la norma va nell'indirizzo giusto perché il pannello fotovoltaico sul tetto è un'energia rinnovabile distribuita e diffusa sul territorio.
Ovviamente, dovremmo valutare se è possibile incentivare altre forme di energia rinnovabile. Invece di costruire ciclopiche pale eoliche da 150 metri di altezza in una zona sottoposta a vincoli, come il Monte Mindino a Garessio, in provincia di Cuneo - ne potrei citare molte altre - dovremo pensare, anche lì, a un mini-eolico. Esistono già impianti eolici alti quanto i lampioni, che infatti li sostituiscono, parlo di tre, quattro o cinque metri al massimo, ovviamente con delle pale di dimensioni conseguenti, che producono energia in modo distribuito e diffuso, questo si può fare, se c'è la volontà politica, ovviamente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 64) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: Le seguenti parole "7. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati salvo quanto consentito dagli strumenti urbanistici vigenti. Sono altresì ammesse le destinazioni turistico - ricettive o direzionali di cui all'articolo 8, comma 1, lettere d) ed e), della legge regionale 8 luglio 1999. n. 19 (Norme in materia edilizia e modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977. n, 56 'Tutela ed uso del suolo), purché la destinazione residenziale rimanga prevalente." Sono sostituite dalle seguenti: "7. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati dall'intervento per un periodo di almeno cinque anni dalla data di attestazione dell'agibilità." La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Utilizzo i tre minuti dell'illustrazione per dedicare ancora qualche tempo all'esposizione di quanto detto sopra relativamente all'interessantissimo iter del Piano casa.
Il quinto punto - dopo queste variegate e intricate leggi regionali che sono nate nel periodo successivo a quello in cui doveva esserci l'emanazione del decreto, che è stata un po' bloccata e rallentata da questa tragedia che ha colpito il centro Italia - dice che, contestualmente alla conversione del decreto legge anticrisi del 1° luglio 2009, l'attuale Governo vara l'attuazione del Piano casa per l'edilizia residenziale pubblica, quello previsto dal decreto legge n. 112. Con questo Piano il Governo si prefigge l'obiettivo - leggo testualmente - "di realizzare 100.000 alloggi in cinque anni, stanziando 350 milioni di euro in favore di alcune categorie svantaggiate".
Torna a galla, ma con una risorsa di molto inferiore, quasi dimezzata il Piano di una nuova edilizia residenziale, che era stato lanciato dal precedente Governo, come accennato prima, poi bloccato e ripescato nel 2008. Esso aveva fatto la sua strada, nel tentativo di ridurre i finanziamenti a 100 milioni: dall'accordo con le Regioni, espresso nella Conferenza unificata del marzo 2009, al parere positivo del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica su uno stanziamento più alto.
Questo Piano casa di prima accezione è stato, poi, approvato il 21 luglio 2009, ma si è arenato in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionali alcuni punti caratterizzanti: per esempio, la trasformazione da edilizia residenziale sociale a residenziale anche sociale.
Quindi, ritorniamo ad un tema trattato in precedenza, in quanto l'inserimento di una piccola parola all'interno di una legge, o di un regolamento, sostanzialmente, può, a cascata, determinare tutta una serie di conseguenze.
Per riassumere, nel 2008 e nel 2009, simultaneamente, sono stati lanciati due diversi Piani per la casa, uno di edilizia residenziale pubblica, per chi è senza abitazione, e un Piano casa, di fatto un condono preventivo per chi la casa la possiede e vuole ingrandirla, in deroga alle norme vigenti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 65) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 4 dopo le parole "deve essere comunque reperita in loco", sono soppresse le seguenti parole: "o secondo le indicazioni dello strumento urbanistico".
La parola al primo firmatario, Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
La produzione di energia da fonti rinnovabili nelle case di nuova costruzione, indipendentemente da un abbattimento, è un punto nodale, sia quella termica, come ho detto, limitata agli usi dell'acqua calda sanitaria, in questo caso, sia l'energia elettrica, come ho detto, sempre seguendo un concetto di piccola taglia; quindi, anche l'impianto a pale eoliche può essere inserito - ovviamente, di taglia molto piccola - perch occorre andare verso quell'ottica. Anche la filiera deve essere indotta a seguire queste indicazioni, che sono prettamente politiche, così come esistono anche altre forme di eolico di grossa dimensione. Ad esempio, il Kite Gen, che attualmente è studiato proprio in Piemonte, con l'aiuto anche del Politecnico, che sta sperimentando un primo prototipo di medie dimensioni a Sommariva Perno. Quindi, anche in Piemonte constatiamo una situazione di eccellenza, in quanto siamo all'avanguardia per quanto riguarda anche le energie rinnovabili.
ovvio che devono essere individuate delle linee politiche - sono sicuro che con l'Assessore Giordano avremo modo di discutere in Commissione sul Piano delle energie rinnovabili - e non, ovviamente, degli obblighi dei vincoli, dei paletti. Parlo di linee di indirizzo politico, con le quali programmaticamente decidiamo di incentivare una serie di produzioni di energie rinnovabili di un certo tipo; quindi, incentiviamo e paradossalmente, indirizziamo il flusso degli investimenti di capitale, di intelletto e quant'altro verso una certa direzione.
Questo, ovviamente, è un dato fondamentale della politica, che non pu essere atterrita dalla gestione della crisi e messa in un angolo spaventata, perché qualunque mossa provoca una perdita di consenso elettorale; non si può unicamente parlare di temi che generano consenso elettorale. Purtroppo, come è avvenuto da parte di alcuni nostri massimi rappresentanti a livello nazionale, che hanno parlato di deregolamentazione. Quindi, spazzare via le norme sulla sicurezza del lavoro, perché, adesso, in periodo di crisi non si può tanto sottilizzare in ordine alle norme sulla sicurezza, altrimenti si spaventano gli imprenditori che non vengono più attratti dal nostro territorio.
ovvio che nelle zone economiche speciali cinesi c'è la sospensione dei diritti fondamentali degli uomini; è ovvio che lì le imprese avviano la loro attività; poi, qualcuna, ogni tanto, nella sua responsabilità sociale d'impresa viene beccata da qualche acquirente che manifesta l'intenzione di non acquistare un certo prodotto - collega Tiramani - perché scopre che è stato realizzato con il lavoro dei bambini. Quando arrivano gli ispettori del lavoro, poi, si verificano quelle scene da film, dove tutti i bambini spariscono dietro a una parete, che fanno gridare allo scandalo. Quindi sicuramente questo è un dato importante.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 66) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 4 le seguenti parole: "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo quanto previsto dall'articolo 16 del dpr 380/2001 e si applicano le riduzioni previste dall'articolo 17 del dpr 380/2001. Il contributo di costruzione, quando dovuto, è ridotto del 20% per gli interventi edilizi di cui al presente articolo che prevedano il raggiungimento del requisito di visitabilità degli edifici, ai sensi della l. 13/1989" sono sostituite dalle seguenti: "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo le tariffe in vigore per le nuove costruzioni.".
La parola al Consigliere Biolé, per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Per terminare il discorso, dall'estate 2008 al 2009 il Governo ha lanciato due tipi di proposte di legge. Nel linguaggio ufficiale, si usa la prima e la seconda accezione per una stessa etichetta, che è "Piano casa" ingenerando, in gran parte della stampa e dell'opinione pubblica, una confusione che temiamo sia stata voluta.
Pesantissime conseguenze sul paesaggio sta generando questo Piano casa di seconda accezione, che, analizzato da esperti, si è rivelato essere una specie di "condono preventivo", come dicevamo prima.
Dopo il generico accordo Stato-Regioni (entro il 10 aprile l'emanazione del decreto legge, leggi regionali che dovevano essere approvate entro 90 giorni), il Governo non ha mai emanato le leggi nazionali; in compenso, si è scatenato il "fai da te" delle Regioni, anche se solo due hanno completato l'iter legislativo nei 90 giorni.
proprio da queste linee guida che nasce la ratio della rielaborazione di quella che era la norma vigente. Sarebbe auspicabile, però, imparare dagli errori compiuti in altri territori, e non ripetere le stessi leggi che potrebbero generare i medesimi problemi.
La disquisizione che ho ricavato dal testo ha, secondo l'autore, due morali: il braccio di ferro Stato-Regioni si è svolto su conflitti di competenza e non sulla sostanza del problema. Tutti erano d'accordo sulla opportunità di semplificare, ma tale semplificazione ha portato a delle problematiche: si è messo a rischio il paesaggio, quello che è il patrimonio culturale e addirittura l'incolumità dei cittadini pur di garantire lavoro, aprire cantieri e velocizzare le procedure. Con una notevole complicità bipartisan ci si è mossi come se si trattasse di una contingente e transitoria misura economica anticongiunturale, non pensando di incidere permanentemente e irreparabilmente su quello che è l'aspetto del paese e su tutto quello che ne deriva.
La seconda conclusione a cui giunge l'autore è che la differenza tra le Regioni amministrate da fazioni opposte, quindi da centrodestra e da centrosinistra, non è nel rispetto della Costituzione e delle leggi di tutela, ma nella misura in cui si accetta che esse vengano ignorate e disattese. C'è, dunque, quest'analisi che coinvolge le Amministrazioni bipartisan: è semplicemente nella modalità in cui sono state attuate queste misure che vi è differenza tra le due.



PRESIDENTE

Conclusa la fase dell'illustrazione degli emendamenti, è aperta la fase di discussione generale sul complesso degli emendamenti e sull'articolo 4.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente. Sarò breve.
Volevo fare soltanto alcune considerazioni di merito, perché la discussione odierna, peraltro un po' sfilacciata vista la quantità di emendamenti presentati all'articolo 4 - articolo che rappresenta uno dei nodi fondamentali di questo provvedimento - merita, al di là delle riflessioni che abbiamo già fatto nelle precedenti sedute, alcuni approfondimenti da parte del sottoscritto.
Sembrerà un caso, ma ogniqualvolta il Consiglio regionale discute del disegno di legge in oggetto, sugli organi di comunicazione nazionale appaiono articoli che affrontano le stesse tematiche. La settimana scorsa ricordo un articolo molto significativo sul consumo del paesaggio; oggi sulla pagina di economia de la Repubblica - vi invito a leggerla - vengono messe a valutazione tutte le leggi regionali che sono state emanate su questa materia.
Qual è, dunque, il risultato finale che emerge dall'analisi dell'applicazione delle leggi regionali? Che con questi provvedimenti non si produce alcun tipo di affetto, né di risultato. Semmai, gli unici provvedimenti in grado di sostenere una ripresa economica nel settore dell'edilizia sono di agevolazione fiscale: questi sì hanno determinato sviluppo economico e hanno indirizzato gli investimenti privati verso un risultato che punta all'efficienza energetica degli edifici. Qual è allora, la ratio delle nostre critiche? La prima è quella che vi ho test illustrato; la seconda è che questo provvedimento rischia di produrre alcuni risultati parziali negativi in termini di alterazione dell'equilibrio delle città. Non è in grado di produrre risultati economici significativi, ma è in grado di smuovere alcune operazioni che, altrimenti non sarebbero realizzabili nel contesto degli strumenti urbanistici delle città.
L'ultima considerazione, visto il tempo a mia disposizione, è la seguente: questa discussione, tra qualche giorno, potrà risultare assolutamente inutile se è vero, come dicono i giornali, che il Presidente del Consiglio ha deciso di giocare l'ennesima carta populistica sulla ripresa e sui provvedimenti della casa, per cui pare che venerdì prossimo il Consiglio dei Ministri assumerà un provvedimento che avrà non la natura di linee di indirizzo verso la legislazione regionale, ma di linee imperative su questo tema, alla faccia del regionalismo e dell'autonomia regionale, e alla faccia anche di tutti i ragionamenti che in quest'Aula e in Commissione si è cercato di fare, sia pure con punti di vista diversi su questa materia. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente e Assessore, intervengo per invitarvi a sospendere qui la discussione su questo provvedimento. Perché se sono vere le dichiarazioni del collega Reschigna, rischiamo di discutere per ore ed ore di un provvedimento che venerdì potrebbe essere considerato superato da un provvedimento quadro che il Governo dovrebbe presentare o varare con il Consiglio dei Ministri.
Quand'anche questo non avvenisse, valgono le considerazioni svolte poc'anzi dal collega Reschigna. Voi, in verità, predisponete un Piano che dovrebbe dare la "scossa" al settore dell'edilizia in Piemonte, quando il Piano varato dal Governo, e tradotto poi in provvedimenti regionali, non ha prodotto alcun risultato, per le ragioni che abbiamo sostenuto durante la discussione generale di questo provvedimento.
Voi partite da un presupposto sbagliato: ritenete che sia sufficiente allentare alcune norme affinché si determini una ripresa degli investimenti in questo settore. Peraltro, mi sembra la stessa idea che aleggia in Confindustria e che voi avete tradotto, diciamo così, in norme di legge in questo provvedimento, forse sulla base anche della sollecitazione pervenuta dall'attuale Direttore della Direzione Urbanistica, memore dell'esperienza compiuta fino a qualche mese fa proprio alla guida di Confindustria. Noi crediamo, invece, che questo modo di affrontare la questione non risolverà i problemi e non determinerà quella scossa su cui voi, invece, fondate molte delle vostre aspettative.
Del resto, mi hanno colpito le interessanti discussioni in televisione a cui ho assistito l'altra sera, da cui è emerso (peraltro da fonte molto autorevole, poiché trattasi di un luminare che si occupa degli ambienti e di edilizia) che in Piemonte per ogni neonato noi costruiamo 38 vani.
Francamente, non vedo come si possa immaginare che tale intervento possa produrre chissà quali risultati.
Vedo, invece, che con questo provvedimento avete negato ciò che in questi mesi ha rappresentato un volano per lo sviluppo del nostro Paese ovvero quegli interventi che hanno realizzato efficienza energetica. Questi sì hanno rappresentato un volano per lo sviluppo. Ma, paradossalmente, voi pensate ad un provvedimento che circoscriva tali interventi, cioè fate la cosa contraria a quella che sarebbe necessaria.
Per questo motivo, io torno a dire che non credo che abbia molto senso continuare a discutere di questo provvedimento. Capisco che l'Assessore ne sia affezionato, ma non vorrei che venerdì fosse sconfessato dal Consiglio dei Ministri. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho appreso adesso la notizia dai colleghi del PD che, come Gruppo ovviamente hanno mezzi e competenze maggiori delle nostre. Sono riuscito a leggere solo alcuni giornali, visto che oggi la connessione non funziona. E devo dire che in aula abbiamo difficoltà a leggere i giornali, perché li leggiamo on line.
Sarebbe sicuramente qualcosa di straordinario, nel senso che, dopo tre settimane dedicate in Aula più il tempo in Commissione, arriva il Governo e spazza tutto.
Noi, dal nostro canto, abbiamo fatto un po' di pratica per quando arriveranno delle leggi che riteniamo di dover contestare e dibattere approfonditamente. Quindi, in Commissione avremo sicuramente notizie maggiori.
In ogni caso, il dibattito è stato lungo e visto che abbiamo già parlato molto, non mi dilungo oltre. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io per esprimere il rammarico per l'occasione persa.
Credo che nella discussione intervenuta in queste ultime sedute di Consiglio, nelle quali abbiamo parlato degli emendamenti presentati che avevano l'obiettivo di drizzare una struttura che ci pareva avesse dei problemi di tenuta e di stabilità, quale è l'impianto di questa proposta che la Giunta ci ha presentato, abbiamo assistito all'inizio del dibattito con una certa meraviglia. Poi abbiamo dovuto prendere atto che non c'era nessuna volontà nel merito, di un reale confronto per capire quali potevano essere elementi di miglioramento del quadro normativo che questa proposta ci poneva di fronte.
Abbiamo detto in tanti passaggi che la strada che si è scelta, cioè quella di deregolamentare, nella speranza che una siffatta norma potesse incentivare investimenti che non c'erano stati né da noi né altrove, è concettualmente sbagliata. La speranza che questa occasione fosse colta per migliorare questo testo, devo dire che man mano che il dibattito è andato avanti, si è pian piano sgonfiata ed abbiamo preso atto che la Giunta ha scelto di portare avanti fino in fondo il provvedimento così come lo aveva varato.
Anch'io sono rimasto stupito stamattina quando, leggendo alcuni commenti o ascoltando la radio, ho sentito di questa intenzione del Governo di ripresentare, riveduto e corretto, per l'ennesima volta lo stesso provvedimento con l'intenzione - potrebbe - di farlo decollare.
Da una parte mi verrebbe la tentazione di augurare che sia veramente la volta buona; non nutro in effetti grandi speranze che questo strumento sia di qualche utilità. Credo sia più un manifesto ideologico con il quale dire: "Noi siamo per la semplificazione, la burocratizzazione e la delegificazione". Non credo che con questi strumenti costruiamo qualcosa di buono che metta in moto qualcosa di utile per il Paese. Grazie.



PRESIDENTE

Non avendo altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
aperta la fase delle dichiarazioni di voto.
Non essendoci dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione degli emendamenti.
Iniziamo dalla votazione degli emendamenti illustrati nella seduta pomeridiana del 25 gennaio 2011.
Emendamento rubricato n. 83) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica, Buquicchio: L'articolo 4 del disegno di legge n. 67 è soppresso.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 83) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 57) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: Le seguenti parole: "1. Al fine di favorire la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente a destinazione residenziale, è consentito realizzare interventi di demolizione, totale o parziale, e di ricostruzione, in deroga agli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, a condizione che per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico e al miglioramento della qualità architettonica, della sicurezza delle strutture e dell'accessibilità degli edifici." sono sostituite con le seguenti: "1. Al fine di favorire la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente da riqualificare a destinazione residenziale, è consentito realizzare interventi di demolizione e ricostruzione, in deroga agli strumenti urbanistici, vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi previa deliberazione consiliare di individuazione, anche su richiesta degli aventi titolo, degli edifici da riqualificare, a condizione che per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico." Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 57) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 84) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 20/2009, dopo le parole "a destinazione residenziale," sono aggiunte le seguenti: "con deliberazione del consiglio comunale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 84) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 170) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno eliminate le parole ", in deroga agli strumenti urbanistici,".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 170) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 169) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno eliminate le parole "vigenti o adottati".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 169) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 168) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "e ai regolamenti edilizi" con le parole "anche in deroga alle vigenti normative urbanistiche".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 168) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 167) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "a condizione" con le parole "a patto".
Poiché gli emendamenti n. 193), 194) e 195) hanno lo stesso oggetto propongo di votare l'emendamento n. 167), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 167) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 189) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "si utilizzino" con le parole "vengano adoperate".
Poiché gli emendamenti rubricati n. 190), 191) e 192) hanno il medesimo oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 189), che, qualora respinto farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 189) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 182) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che provochino un risparmio".
Poiché gli emendamenti rubricati n. 183), 184), 185), 186), 187) e 188) hanno il medesimo oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 182), che qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 182) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 181) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "e al miglioramento della qualità architettonica" con le parole "e ad una miglioria qualitativa architettonica".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 181) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Mi dicono che, a termini di Regolamento, dopo i 30 secondi è discrezione della Presidenza valutare se chiudere la votazione e passare alla votazione successiva.
Poiché l'esito della stessa mi sembrava abbastanza stabile, ho deciso di proseguire.
Emendamento rubricato n. 179) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "della sicurezza delle strutture e dell'accessibilità" con le parole "mentre imprescindibili sono le implementazioni di sicurezza e di praticabilità degli immobili".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 179) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 180) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "della sicurezza delle strutture e dell'accessibilità" con le parole "della fruibilità e della sicurezza dei manufatti".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 180) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Informo chi sta cercando sul Regolamento che la soluzione dell'arcano non è nel Regolamento, ma è in una delibera dell'Ufficio di Presidenza del 2001 tuttora vigente. Questa è la soluzione al quesito dei 30 secondi.
Emendamento rubricato n. 85) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: Dopo il comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 20/2009 è aggiunto il seguente: 1 bis. La deliberazione del consiglio comunale di individuazione degli interventi non è necessaria nel caso di interventi di riqualificazione urbanistica individuati dagli strumenti urbanistici.".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 85) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 178) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 2 vanno sostituite le parole "Fatto salvo" con le parole "Mantenendo valido".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 178) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 174) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 2 vanno sostituite le parole "gli edifici" con le parole "gli stabili".
Poiché gli emendamenti n. 175), 176) e 177) hanno lo stesso oggetto propongo di votare l'emendamento n. 174), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 174) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 150) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'art. 4, comma 2 vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati" con le parole "legittimamente creati".
Poiché gli emendamenti n. 151), 152), 153), 154) e 171) hanno lo stesso oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 150), che, qualora respinto farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 150) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 173) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 2 vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati" con le parole "non essere stati oggetto di precedenti condoni".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 173) sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Passiamo ora alla votazione degli emendamenti illustrati nella seduta odierna Passiamo alla votazione dell'emendamento n. 148).
Poiché l'emendamento n. 149) ha lo stesso oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 148), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 148).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 196).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 197).
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'emendamento n. 164).
Poiché gli emendamenti n. 165), 166), 198), 199), 200) e 201) hanno lo stesso oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 164), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 164).
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'emendamento rubricato n. 222).
Poiché gli emendamenti n. 223), 224), 225), 226) e 227) hanno lo stesso oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 222), che, qualora respinto farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 222).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 221).
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'emendamento rubricato n. 216).
Poiché gli emendamenti n. 217), 218) e 219) hanno lo stesso oggetto propongo di votare l'emendamento n. 216), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 216).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 220).
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'emendamento rubricato n. 213).
Poiché gli emendamenti n. 214) e 215) hanno lo stesso oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 213), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 213).
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'emendamento rubricato n. 210).
Poiché gli emendamenti n. 211) e 212) hanno lo stesso oggetto, propongo di votare l'emendamento n. 210), che, qualora respinto, farà decadere gli altri.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 210).
Il Consiglio non approva.
Ora, essendovi una serie di emendamenti che si differenziano soltanto per le cifre numeriche, possiamo applicare il comma 4 dell'articolo 86 del Regolamento, che recita: "Qualora siano stati presentati sullo stesso testo una pluralità di emendamenti tra loro differenti esclusivamente per variazione a scalare di cifre o date, o altre espressioni altrimenti graduate, il Presidente pone in votazione quello che più si allontana dal testo originario e un determinato numero di emendamenti intermedi sino all'emendamento più vicino al testo originario, dichiarando assorbiti gli altri".
Procediamo dunque con la votazione dell'emendamento che più si allontana dal testo originario, rubricato n. 209) e il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che recita testualmente che all'articolo 4, comma 3, va sostituita la cifra "25" con "10".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 209).
Il Consiglio non approva.
Passiamo ora alla votazione di un emendamento intermedio, il n. 146), il cui primo firmatario è il collega Bono, che recita: all'articolo 4, comma 3, va sostituite la cifra "25" con "19".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 146).
Il Consiglio non approva.
Passiamo alla votazione dell'emendamento n. 162), altro emendamento intermedio, che recita testualmente che all'articolo 4, comma 3, va sostituita la cifra "25" con "22".
Il primo firmatario è sempre il Consigliere Bono.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 162).
Il Consiglio non approva.
Procediamo con la votazione dell'emendamento della serie che più si avvicina al testo originario, rubricato n. 160), il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che recita testualmente che all'articolo 4, comma 3 va sostituita la cifra "25" con "24".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 160).
Il Consiglio non approva.
Procediamo con la votazione dell'emendamento n. 155, che ha il medesimo significato degli emendamenti n. 156), 229), 230), 231) e 232), il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che recita testualmente che all'articolo 4, comma 3, vanno sostituire le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie" con le parole "per l'attuazione si utilizzino tecnologie".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 155).
Il Consiglio non approva.
Procediamo con la votazione dell'emendamento n. 140), che ha il medesimo significato degli emendamenti n. 141), 142), 143) e 144), il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che recita testualmente che all'articolo 4, comma 3, vanno sostituire le parole "qualità ambientale ed energetica" con le parole "ambientalmente e energeticamente qualitativi".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 140).
Il Consiglio non approva.
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 58).
Il Consiglio non approva.
Le prossime votazioni, relative agli emendamenti rubricati n. 139) 138),137), 136), 135), 134), 133), 132), 131), 130), 129), 128), 127) 126), 125), 124), 123), 122), 121), 120), 59), 119), 118), 117), 116) 115) avverranno ai sensi dell'articolo 86, comma 4 del Regolamento.
Partiamo dalla votazione di quello che più si discosta dal testo originario, che è l'emendamento 139), il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che recita testualmente che all'articolo 4, comma 3, va sostituita la cifra "35" con "10".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 139).
Il Consiglio non approva.
Procediamo con la votazione di un emendamento intermedio, il n. 132), il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che testualmente recita: all'articolo 4, comma 3, va sostituita la cifra "35" con "17".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 132).
Il Consiglio non approva.
Procediamo con la votazione di un emendamento intermedio, il n. 127), il cui primo firmatario è il Consigliere Bono, che recita: all'articolo 4 comma 3, va sostituita la cifra "35" con "22".
Indico la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 127).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 120).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 115).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 159).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 157).
Il Consiglio non approva.
Dichiaro decaduto l'emendamento rubricato n. 158 (in quanto di identico contenuto).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 60).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 61).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 62).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 63).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 64).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 65).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 66).
Il Consiglio non approva.
Avendo terminato la votazione della serie degli emendamenti, pongo in votazione l'articolo 4.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusi i nostri lavori e auguro a tutti una buona serata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.54)



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