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Dettaglio seduta n.77 del 01/02/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata articolo 100 Regolamento consiliare)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 372 dei Consiglieri Bono e Biol inerente a "Gravi ritardi nel pagamento dei rimborsi ai negozi per celiaci" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale, l'interrogazione a risposta immediata n. 372, presentata dai Consiglieri Bono e Biolé.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con la seguente interrogazione intendiamo ricevere una risposta dalla Giunta - dall'Assessore competente - riguardo ad un problema sollevato dai malati di morbo celiaco, che sono molti in Piemonte (sempre più), essendo una malattia idiomatica in aumento, la cui causa è sconosciuta. È provocata da un'intolleranza ad un componente del glutine, in particolar modo sembra - la gliadina, verso cui si scatenerebbe una reazione del sistema immunitario che provoca un malassorbimento cronico nell'intestino, quindi tutta una serie di sintomi a catena, che rendono necessaria un'alimentazione priva di questo componente.
Riuscire ad avere un'alimentazione priva di questo componente richiede un intervento delle Amministrazioni pubbliche, poiché esso è presente in tantissimi alimenti, in preparati per alimenti e in conservanti per gli stessi. Anche la ristorazione e i prodotti alimentari in vendita all'ingrosso hanno bisogno, dunque, di un indirizzo politico. Normalmente la Regione Piemonte assegna ai celiaci un bonus di 200 euro mensili, da spendere in prodotti alimentari specifici, privi di quel componente che scatena l'intolleranza e la reazione immunitaria. Sembra - dalle voci provenienti dal territorio - che le ASL da tempo non rispettino o non riescano a rispettare il termine massimo di 60 giorni entro il quale rimborsare il bonus ai negozi. Si viene a creare, così, un circuito negativo per cui i cittadini hanno bisogno e diritto - secondo noi all'accesso (con il bonus) a questi prodotti, ma i negozianti si trovano in gran difficoltà a venderli. Si rischia, per la difficoltà e il ritardo dei rimborsi, di venir meno a questa funzione e a quest'importante sostegno per i cittadini che soffrono di tale malattia.Lo stesso discorso sembra non valere per le farmacie, che incassano detti rimborsi entro 30 giorni.
Pertanto interroghiamo la Giunta - nel caso, immagino, l'Assessore Maccanti per sapere quali urgenti provvedimenti s'intendano e si possano adottare per porre rimedio alla situazione descritta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti, per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Leggerò gli elementi di risposta che sono stati forniti dall'Assessorato alla tutela della salute.
La Direzione Sanità, con note n. 11-902 DB 2000 del 6 aprile 2009 e n.
36-466 DB 20 del 6 ottobre 2009, indirizzate ai Direttori Generali delle ASL, aveva già ribadito che il tempo di fatturazione delle ricette e buoni inerenti alla fornitura di prodotti destinati a cittadini affetti da celiachia fosse di 60 giorni e che i pagamenti delle stesse dovessero essere effettuati in maniera tempestiva e nel rispetto di legge.
Le note sopraccitate sono state formulate unicamente per richiamare per quanto possibile, l'attenzione delle ASL al rispetto di una tempistica dei pagamenti di fatture da parte delle medesime più adeguata e più rispettosa dell'esigenza dei fornitori di prodotti dietetici. Ciò detto, si sottolinea che le ASL hanno ovviamente autonomia organizzativa amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica nell'ambito dell'aziendalizzazione della sanità, ai sensi del decreto legislativo 502/92 e successive modificazioni, che vengono affidati alla direzione manageriale e ad un Direttore Generale.
Tuttavia, l'Assessorato alla tutela della salute e alla sanità, visto il perdurare di alcune criticità, ha incontrato, lo scorso 25 gennaio, una delegazione di celiaci e di commercianti di prodotti per celiaci. A seguito di quest'incontro, si è deciso di fissare, per il prossimo 16 febbraio, una nuova riunione con la stessa delegazione e le Direzioni delle ASL interessate da queste criticità, a conferma dell'attenzione che l'Assessorato rivolge, per una soluzione definitiva al problema esposto dall'interrogante.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta immediata n. 371 del Consigliere Lepri, inerente a "Ipotesi di fuoriuscita di SOCOTRAS Spa da SITO Spa" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, passiamo ad esaminare l'interrogazione a risposta immediata n. 371 presentata dal Consigliere Lepri, che la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Maccanti, per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Non entro nel merito delle premesse dell'interrogazione, che si riferiscono a vicende avvenute durante la precedente Amministrazione regionale e che hanno trovato, come ricorda l'interrogante, un accordo formalizzato nell'assemblea del 5/3/2010 e di cui non si intende discutere in questa sede, l'opportunità.
Per quanto noto all'Assessore, per quanto noto ai vertici di Finpiemonte, non vi è alcuna ipotesi o trattativa in corso relativa alla fuoriuscita di SOCOTRAS dalla compagine sociale di SITO Spa.
Il confronto con i privati verte piuttosto sulla necessità di ridurre, ai sensi della L. 122/2010, il numero dei componenti il Consiglio di Amministrazione, per passare dagli attuali 11 membri (5 rappresentanti designati da Finpiemonte Partecipazioni, 5 rappresentanti dei privai e 1 rappresentante di Ferrovie dello Stato) a quelli previsti dalla normativa vigente, ossia 5.
Tale riduzione dovrà essere approvata - come noto - con modifica dello Statuto, apportata con una maggioranza più che qualificata.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 370 del Consigliere Buquicchio inerente a "Tutela della salute attraverso una controllata ed efficace distribuzione dei farmaci" (art. 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, passiamo ad esaminare l'interrogazione a risposta immediata n. 370 presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Signor Presidente, nel ringraziarla voglio sottoporle un problema in ordine al question time, che deve essere un'occasione di confronto non solo genericamente con la Giunta; siccome tratta argomenti specifici sarebbe gradita la presenza dell'Assessore competente.
Mi rendo conto che quest'istituto prevede la presentazione e che potendo essere accolta 24 ore prima, gli Assessori possono avere in calendario già altri appuntamenti, ma dovreste cortesemente - è un appello che rivolgo all'Ufficio di Presidenza - vedere di risolvere questo problema, al limite accettandone la presentazione e, poi, differendone la trattazione. Però, l'Assessore competente, per un discorso di proficua interlocuzione, è bene che sia presente, altrimenti lei capisce che mi potrei rivolgere direttamente agli Uffici, ai funzionari e ai dirigenti per ricevere una risposta tecnica. Non sempre ci si può accontentare di risposte tecniche, a volte occorre anche una valutazione politica e non è certo la mera disquisizione tecnica di un funzionario che può assolvere questo compito.
Torniamo all'oggetto dell'interrogazione: "Tutela della salute attraverso una controllata ed efficace distribuzione dei farmaci".
Assessore, qui c'è un problema, che viene sollevato anche dal Presidente dell'Associazione della Federfarma, il quale ha denunciato attraverso diversi organi di stampa, e non solo, che mancano farmaci fondamentali per alcune cure importanti. Questo fatto il Presidente della Federfarma lo imputa agli intermediari del settore, ai quali ritiene attenga la responsabilità.
Quindi, si chiede alla Giunta di rispondere a quest'interrogazione illustrandoci le misure che ritiene debbano adottarsi per porre rimedio a questa grave inefficienza nella distribuzione di questi farmaci, così importanti nell'ambito del settore farmaceutico. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Per quanto riguarda la domanda rivolta all'Ufficio di Presidenza ricordo che, attualmente, il Regolamento, che è nella nostra potestà modificare, all'articolo 100, in ordine alla trattazione delle interrogazioni a risposta immediata predilige la celerità e l'immediatezza della risposta alla qualifica dell'Assessore. Infatti, è espressamente previsto che la risposta venga data dal Presidente della Giunta dall'Assessore competente o da un Assessore delegato. Questo è quanto prevede il Regolamento ed è nostra piena potestà modificarlo.
La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Anch'io, per rispondere un po' al rilievo mosso dal Consigliere Buquicchio, faccio presente che quanto da me letto in quest'aula - oltre naturalmente, all'intenzione di voler rispondere nei termini previsti dal Regolamento - è firmato dall'Assessore competente. Quindi, la mia non è una risposta tecnica, ma è stata fornita dall'Assessore competente privilegiando, in questo caso, la risposta al Consiglio regionale.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si precisa che alla Regione, Settore Assistenza Farmaceutica e Assistenza Integrativa, non è pervenuta alcuna segnalazione di carenza di medicinali nel ciclo distributivo, né tanto meno segnalazioni o lamentele di cittadini.
Poiché la questione sollevata da Federfarma-Piemonte attiene ad una sfera "deontologica" degli addetti della filiera del farmaco, ne consegue che la Regione Piemonte in tale ambito non abbia competenza alcuna.
Si rappresenta inoltre che, a fronte di segnalazioni di momentanee carenze di medicinali sul mercato, come già accaduto in passato, i competenti servizi regionali hanno sempre operato tempestivamente rapportandosi, per la soluzione del problema, con l'AIFA e Farmaindustria sempre nell'ottica della salute dei cittadini.
In ultimo, sì evidenza che le autorizzazioni rilasciate dalla Regione ai distributori all'ingrosso di medicinali, ai sensi del disposto dell'articolo 100 del decreto legislativo n. 219/2006, riguardano unicamente l'idoneità dei locali e il rispetto di quanto specificato dagli articoli 104 e 105 del medesimo decreto.



PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata, ex articolo 100. Ricordo che il Consiglio regionale è convocato per le ore 15.



(La seduta ha inizio alle ore 15.10)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Interrogazione a risposta immediata n. 370 del Consigliere Buquicchio inerente a "Tutela della salute attraverso una controllata ed efficace distribuzione dei farmaci" (art. 100 Regolamento)

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Marco, Bresso Cantore, Cattaneo, Comba, Cota, Gariglio, Giordano, Motta Massimiliano Tentoni e Vignale.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Ricordo che nella scorsa seduta avevamo concluso la fase delle dichiarazioni di voto sugli emendamenti e sull'articolo 3. Ora dobbiamo procedere con la votazione sui singoli emendamenti.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 81) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta Angela, Lepri: L'articolo 3 del disegno di legge n. 67 è soppresso.
Cominciamo ponendo in votazione l'emendamento rubricato n. 81), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Ricordo che il numero legale è 25.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 81).
Il Consiglio non approva.
Proseguiamo con la votazione dell'emendamento n. 31).



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega Ronzani.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Pertanto, ai sensi dell'articolo 59, comma 5, del Regolamento del Consiglio regionale, sospendo la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.12 riprende alle ore 15.46)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i lavori che avevamo interrotto per la mancanza del numero legale sulla votazione dell'emendamento rubricato n. 81), presentato dal Consigliere Reschigna, di cui dispongo la ripetizione.
Ricordo che l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il numero legale è 27.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 81) Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 31) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 le parole "negli edifici residenziali esistenti" sono sostituite con le seguenti parole "nelle unità edilizie esistenti".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 31), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 33) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 1 della l.r. 20/2009) vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico" con "venga incrementato il livello di classificazione energetica dell'intero immobile almeno alla classe superiore, con un obiettivo tendenziale di classe C per gli immobili con più di 30 anni, e di classe B per quelli più recenti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 33), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 34) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 1 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituito il numero "1200" con "1000".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 34), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 32) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 le parole: "2. Fermo restando il rispetto delle prescrizioni specifiche dettate dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia gli ampliamenti di cui al comma 1 sono consentiti solo se l'intervento limitatamente alla sola porzione ampliata, prevede un involucro capace di rispettare le trasmittanze termiche fissate alla lettera b), tabella 5 secondo livello, dell'allegato 3 alla deliberazione della Giunta regionale 4 agosto 2009, n. 46/11968. Il soddisfacimento di tale requisito è dimostrato nel progetto allegato alla richiesta del titolo abilitativi." sono sostituite con le seguenti: "2. Fermo restando il rispetto delle prescrizioni specifiche dettate dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia gli ampliamenti di cui al comma 1 sono consentiti solo se accompagnati da interventi tali da ridurre il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva fino al raggiungimento dei requisiti prestazionali minimi fissati dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia o tali da ridurre almeno del 40 per cento il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva, da dimostrare nel progetto allegato alla richiesta di permesso di costruire.
La percentuale di riduzione del fabbisogno energetico prima indicata, non è richiesta per gli edifici che rispettino i requisiti prestazionali minimi fissati dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia attuative della legge regionale 28 maggio 2007, n. 13. La citata riduzione del fabbisogno di energia primaria, è asseverata dal direttore lavori con perizia di conformità da presentarsi contestualmente alla comunicazione di ultimazione dei lavori e dal professionista abilitato con l'attestato di certificazione energetica da presentarsi in sede di richiesta di agibilità; in mancanza di detti requisiti o della presentazione della documentazione, oltre a non poter essere certificata l'agibilità dell'intervento realizzato, dovranno essere applicate le specifiche sanzioni previste dalle vigenti normative in materia.".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 32), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 82) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta Angela, Lepri, Boeti: Il comma 2 dell'articolo 3 della l.r. 20/2009 è sostituito dal seguente.
"2. Fermo restando il rispetto delle prescrizioni specifiche dettate dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia gli ampliamenti di cui al comma 1 sono consentiti solo se accompagnati da interventi tali da ridurre il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva fino al raggiungimento dei requisiti prestazionali minimi fissati dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia o tali da ridurre almeno del 40 per cento il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva, da dimostrare nel progetto allegato alla richiesta del permesso di costruire o della DIA".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 82), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 35) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 2 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) vanno eliminate le parole "la sola porzione ampliata".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 35), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 40) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 3 de1l'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "30".
Emendamento rubricato n. 40) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "30".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 40), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 39) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "60".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 39), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 38) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "90".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 38), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 37) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "120".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 37), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 36) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "150".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 36), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 45) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "30".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 45), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 44) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "60".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 44), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 43) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "90".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 43), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 42) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "120".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 42), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 41) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "150".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 41), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 50) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "30".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 50), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 49) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "60".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 49), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 48) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "90".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 48), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 47) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "120".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 47), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 46) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "150".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 46), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 51) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 le parole "tali da raggiungere il valore 1 del Sistema di Valutazione denominato 'Protocollo Itaca Sintetico 2009 Regione Piemonte'" sono sostituite con le seguenti "tali da raggiungere almeno il valore 1,5 del Sistema di Valutazione denominato 'Protocollo Itaca Sintetico 2009 Regione Piemonte'".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 51), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Ricordo che il numero legale è 27.
Emendamento rubricato n. 52) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 le parole "9. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati, salvo quanto consentito dagli strumenti urbanistici vigenti" sono sostituite dalle seguenti "9. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso delle unità immobiliari interessate dall'intervento, per un periodo di almeno cinque anni dalla data d'attestazione dell'agibilità." Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 52), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 53) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 prima delle parole "Nel solo caso di costituzione di una nuova abitativa" si inseriscono le seguenti parole "La quota di standard urbanistici, di cui agli articoli 20 e 21 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56, è dovuta nel caso di realizzazione di nuove unità immobiliari se non reperibile, deve essere monetizzata." Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 53), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 54) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 le seguenti parole "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo quanto previsto dall'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamenti in materia edilizia) e si applicano le riduzioni previste dall'articolo 17 del d.p.r. 380/2001." sono sostituite dalle seguenti "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga, è dovuto secondo le tariffe in vigore per le nuove costruzioni".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 54), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 55) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 è soppressa la seguente ultima frase "Il Contributo di costruzione, quando dovuto, è ridotto del 20 per cento per gli interventi edilizi di cui al presente articolo che prevedono il raggiungimento del requisito di visitabilità degli edifici, ai sensi della legge 9 gennaio 1989, n. 13 (Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati)".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 55), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 56) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé: all'art. 3 le parole "esistenti, legittimamente realizzati alla data di entrata in vigore della presente legge" sono sostituite con le seguenti parole "legittimamente realizzati entro il 2008".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 56), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Passiamo alla trattazione degli emendamenti all'articolo 4.
Emendamento rubricato n. 83) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica, Buquicchio: L'articolo 4 del disegno di legge n. 67 è soppresso.
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento che abbiamo presentato è un emendamento soppressivo. Già nella relazione di minoranza avevo illustrato le nostre preoccupazioni e le nostre perplessità soprattutto in ordine all'articolo 4, che prevede interventi di demolizione e ricostruzione con un bonus volumetrico consistente, senza alcun limite di superficie di partenza.
Non sembrerebbero esserci elementi di novità rispetto al passato; in realtà un elemento di grande novità c'è perché l'articolo 4, che emenda la legge regionale n. 20, toglie sostanzialmente la possibilità di controllo da parte dei Comuni. La legge attuale prevede, infatti, che i Comuni possano individuare con deliberazione di Consiglio comunale quegli ambiti dentro i quali, attraverso una concertazione - quindi un accordo - con l'operatore privato, si possono operare le demolizioni e le ricostruzioni.
L'aver tolto di mezzo la deliberazione del Consiglio comunale significa una cosa: la Regione elimina una facoltà attribuita ai Comuni e trasferisce il diritto in capo ai privati.
Noi riteniamo che questa impostazione possa essere nefasta per due ragioni sostanziali. La prima è che non vi sarebbe la crescita contestuale della "città pubblica" e della "città privata"; la seconda è che gli stessi ambiti territoriali su cui operare interventi di demolizione e ricostruzione risulterebbero, per la loro limitatezza, per la loro inadeguatezza, non capaci di definire, attraverso gli interventi di riqualificazione urbana, quegli obiettivi di miglioramento della qualità urbana delle città di cui avremmo invece necessità.
Per queste ragioni chiediamo la soppressione dell'articolo e di ritornare di fatto al testo attuale della legge 20 che - ripeto - assegnava le stesse capacità di incremento, ma definiva che tutto questo doveva passare in Consiglio comunale e ottenere l'avallo di una semplice deliberazione. Non si tratta dunque neanche di un appesantimento burocratico, perché quella deliberazione non si configurava come variante al Piano regolatore ma attribuiva la facoltà, tra pubblico e privato, di contrattare al meglio gli interventi per la qualità urbana delle nostre città. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Questo per noi è uno dei punti più importanti rispetto ai quali - lo abbiamo già detto in Commissione - vogliamo ribadire qui in Aula la nostra contrarietà e i nostri dubbi.
Già nella precedente legge era prevista la possibilità di demolire e ricostruire in deroga, ma oggi interviene una variazione a nostro avviso significativa, che giudichiamo negativamente. Come diceva poc'anzi il collega Reschigna, in precedenza l'Amministrazione comunale doveva autorizzare preventivamente la possibilità di demolire e ricostruire in deroga. Certo, abbiamo detto anche nel dibattito generale che all'articolo 8 è previsto che entro 60 giorni - poi mi auguro che questo tempo venga modificato - il Consiglio comunale può deliberare se utilizzare o meno l'attuazione degli articoli 3 e 4. Ma il fatto che un privato, un proprietario d'immobile possa decidere di demolire e ricostruire senza un'autorizzazione preventiva del Consiglio comunale credo sia un fatto estremamente negativo.
Non credo che così facendo aumentiamo la possibilità di utilizzare questa legge e riteniamo questo un fatto assai grave e sbagliato, che mi auguro ancora si possa correggere. Ci teniamo fermamente a sottolineare questo aspetto, perché per noi è uno dei punti maggiormente negativi di questa legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Intervengo soltanto per ribadire questo concetto che mi pare sia necessario non lasciar decadere: noi crediamo che sicuramente, tra le motivazioni che hanno ispirato le modifiche al Piano casa contenute nella proposta della Giunta, ci siano tutta una serie di elementi che in qualche misura la Giunta ha definito, già in più occasioni, semplificazioni burocratiche o snellimento delle procedure. Non siamo sicuramente contrari a semplificazione burocratica e snellimento delle procedure.
Non siamo contrari a semplificazioni burocratiche e allo snellimento delle procedure, ma il rischio è che in alcuni casi questo tipo di scelta si porti dietro non un semplice snellimento, ma anche una sostanziale autorizzazione a procedere, senza nessun controllo e senza nessun riferimento. Questo è uno dei casi che, a nostro giudizio, rientrano in questa fattispecie.
Per questo motivo noi crediamo sia necessario non procedere su questa strada, perché si rischierebbe di non agevolare interventi di ricostruzione e di miglioramento qualitativo dell'esistente, concedendo però ai singoli privati la scelta di fare un po' a sentimento loro.
Noi crediamo - e l'emendamento va esattamente in questa direzione - che in questa fattispecie sia necessario ripristinare la procedura precedente che crediamo non abbia rappresentato un grande appesantimento, perché dava semplicemente trasparenza ed evidenza pubblica ad una scelta che inevitabilmente incide sulla qualità complessiva dei nostri centri urbani.
Da questo punto di vista credo che la Giunta farebbe bene a prendere in considerazione questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Francamente non capisco la ratio di questo articolo, perché se fosse in vigore una norma che rappresenti un ostacolo a questi interventi è giusto semplificare per impedire che il soggetto privato non debba stare dentro i lacci e laccioli della Pubblica Amministrazione. Ma non è così, come ha spiegato il Consigliere Reschigna, perché è sufficiente una semplice deliberazione del Consiglio comunale e non è necessaria una variante al piano regolatore. Allora questa roba qui, che non so come chiamare, è una di quelle... Mi fermo! Mi fermo! proprio la consacrazione che si spiega in questo Assessorato, anche con i cambi intervenuti, di una politica che sacrifica sull'altare degli interessi dei privati, molti dei quali legittimi, il governo del territorio, perché non c'è nessun'altra ragione! Se la legislazione in essere rappresentasse un freno agli interventi avreste ragione ad intervenire per semplificare e rendere più spedito il percorso della procedura. Ma non è così! Perché in passato se un soggetto privato intendeva demolire e costruire aveva la possibilità di farlo rivolgendosi all'Amministrazione comunale, che ha compiti di governo del territorio. Se non vogliamo immaginare città-Arlecchino, in cui ciascuno fa quello che vuole, in nome della libertà, ma contro l'interesse generale di governo del territorio - Assessore Cavallera! - voi potevate tranquillamente immaginare che quella procedura venisse semmai resa più celere. Ma poiché era già celere non potevate immaginare una norma diversa.
In uno scenario in cui voglio costruire o demolire, vado dal mio Sindaco, il quale presenta una deliberazione in Consiglio comunale e, se non c'è un problema di variazione del piano regolatore, la mia proposta e il mio progetto vengono approvati.
Voi dite: "Comune, in mora! Decide il privato!". Tutto ciò è singolare.
Se penso al futuro dei territori è singolare il fatto che si affermi il principio che avvengano interventi di questo tipo a prescindere da ogni parere dell'Amministrazione comunale! Questo principio, secondo me, non deve passare, perché non c'è nessuna ragione al mondo che giustifichi una norma come questa. Non c'è nessuna ragione al mondo! Perché il testo in vigore non era assolutamente un ostacolo a rendere possibili quegli interventi; non c'era nessuna ragione! In questo Assessorato ci sono ragioni ideologiche - immagino - ormai molto forti. Partendo dall'assunto che bisogna snellire la procedura allora abbatto ogni norma, perché il problema è incorrere nell'illusione (e i fatti dimostreranno essere un'illusione) che questo di per sé favorisca chissà cosa. Non sarà così e ci troveremo con un paesaggio di minor pregio con tanti interventi non governati e con il problema di tornare a politiche dell'Amministrazione pubblica che affermino il primato di chi governa il territorio, e cioè il potere locale e non il soggetto privato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Presidente e Assessore, sono convinto che nei Comuni sia finito il tempo nel quale vengono urbanizzate intere aree agricole e che ci possa stare, ci debba stare la possibilità di abbattere e ricostruire dove gli edifici sono compromessi.
Si può abbattere ricostruendo meglio rispetto al passato. Si pu abbattere perché oggi si può costruire dove è già costruito in gran parte dei Comuni in un Paese, che si dichiara federalista, che ha un Governo che intende approvare una riforma che non consentirà ai Comuni di avere maggiori risorse; infatti, se oggi i Comuni vogliono tenere aperte le scuole, devono necessariamente consentire che nelle loro città si continui a costruire.
Se i Comuni facessero bene i loro conti, urbanizzare un terreno agricolo, fra opere primarie e quelle secondarie, costa molto di più di quanto non si incassi con gli oneri di urbanizzazione; invece, con la costruzione e la ricostruzione in un territorio già compromesso, dove esistono già le fognature e l'illuminazione, c'è la possibilità di trasformare da un punto di vista qualitativo, magari in meglio, alcuni territori dei propri comuni e incassare anche risorse che oggi sono indispensabili per poter - ripeto - tenere aperto il riscaldamento delle scuole in inverno.
Questa è una possibilità che esiste, però può anche darsi che il Comune decida che quel diritto, in quel territorio, in quel quartiere, in quell'agglomerato di case possa anche non essere opportuno.
Allora il Consiglio comunale deve avere la possibilità di esprimersi su una modifica del territorio urbano che condivida con il resto del Consiglio comunale, nella fattispecie la modifica di un territorio. Credo rappresenti un errore eliminare questa possibilità per i Comuni.
La verità è quella che diceva il Consigliere Ronzani: voi continuate a governare al grido di "liberi tutti", ognuno faccia quello che vuole e le regole non contano.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Tecnico Turistico "Piero Martinetti" di Caluso (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Tecnico Turistico "Piero Martinetti" di Caluso in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 (Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica)" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito in merito all'emendamento n. 83) dell'articolo 4 del disegno di legge n. 67.
La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Assessore, chi mi ha preceduto l'ha già espresso molto chiaramente. Non siamo certo contrari a questa idea dell'abbattimento e ricostruzione, anzi ci pare essere una soluzione molto importante, certamente, non particolarmente praticata ad oggi, probabilmente perché mancano sufficienti incentivi per evitare di consumare ulteriore suolo, in modo particolare aree verdi, che si possono trovare ancora all'interno di centri urbani o comunque in prossimità delle periferie.
Quindi, guardiamo con particolare simpatia ad una soluzione che certamente può anche migliorare la qualità complessiva dell'arredo urbano e la qualità abitativa attraverso i miglioramenti energetici che questo provvedimento si premura di considerare.
Peraltro, la legge che approvammo la scorsa legislatura prefigurava queste indicazioni in modo molto chiaro. Inoltre, credo che sia stato un po' prematuro prevedere già oggi, dopo un anno o poco più, la modifica di questo articolo alla luce dei primi dati relativi agli abbattimenti e ricostruzioni: probabilmente è ancora troppo poco il tempo passato dall'approvazione della legge per vedere un effettivo impatto sulla scelta dell'abbattimento e la ricostruzione, tanto più nella misura in cui ancora oggi è troppo facile e più conveniente realizzare abitazioni su terreni ancora non sfruttati.
Dunque, noi ci siamo sforzati di capire, ma certo non arriviamo a condividere l'opinione della Giunta secondo cui basterebbe (questo è il senso della vostra proposta) una semplice volontà da parte del costruttore per procedere all'abbattimento e alla ricostruzione, solo a patto di potere mantenere certi indici di recupero di efficienza energetica.
Assessore, non lo capiamo. Lo hanno detto con molta più precisione miei colleghi di partito, perché la previsione di una delibera di Consiglio comunale che autorizza l'abbattimento delle costruzioni in oggetto, a nostro avviso, non è un ostacolo significativo per i costruttori, ma è semplicemente la garanzia dell'interesse generale affinché non vi siano costruzioni abnormi, erette senza il rispetto dei vicini, delle distanze o di quelle condizioni di vivibilità senza le quali la vita urbana risulterebbe assai difficile.
All'Assessore e ai colleghi di maggioranza che riteniamo sensibili a questo tema chiediamo, quindi, di poter riconsiderare il provvedimento ritornando all'indicazione originale attraverso la soppressione di questo articolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Lepri.
Collega Manica, lei non è firmataria dell'emendamento.



PRESIDENTE

MANICA Giuliana (fuori microfono)



PRESIDENTE

Glielo firmo testé.



PRESIDENTE

Va bene.
Prego, Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Come hanno ribadito altri colleghi e come ricordava testé il Consigliere Lepri, anche nella legislatura precedente abbiamo lavorato e creduto molto nello snellimento delle procedure in materia di edilizia e di urbanistica. Sappiamo bene come questa Regione avesse, da questo punto di vista, una normativa importante e di grande rilievo, che ha consentito di costruire tutta la vicenda, a partire dalla storia dei Piani regolatori della Regione Piemonte, che portava nomi illustrissimi come quello dell'architetto Astengo; nel corso del tempo, molte di quelle previsioni si sono realizzate e parte di quella normativa poteva non essere più necessaria. Ma sempre all'interno di regole molto precise che devono rimanere - perché il territorio è un bene preziosissimo - si poteva procedere ad uno snellimento che rendesse più semplice non solo la vita di tante Amministrazioni comunali, ma rendesse anche più semplice, in momenti di crisi economica piuttosto significativa, la possibilità di fare di tali momenti relativi all'edilizia un volano di ripresa economica.
Detto questo, l'articolo 4 ci pare da sopprimere, in quanto, a così poco tempo dalla modifica di quella normativa, che non ci consente ancora un monitoraggio serio della situazione, la semplice definizione di consentire "di realizzare interventi di demolizione, totale o parziale, e di ricostruzione, in deroga agli strumenti urbanistici, vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi, a condizione che per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico e al miglioramento della qualità architettonica, della sicurezza delle strutture e dell'accessibilità degli edifici" con la possibilità di un'unica delibera da parte del Consiglio comunale, ci sembra un elemento eccessivamente rischioso in questo momento, e che la normativa, così come modificata e così com'era, consenta invece ai Comuni di vigilare meglio sul territorio e permetta, nello stesso tempo, quello snellimento sufficiente che era necessario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Questo è uno degli esempi della tendenza o della volontà di questo Governo di centrodestra e del Presidente leghista Cota di attuare, di fatto, un centralismo, che mi permetterei di giudicare molto poco democratico.
Voi, colleghi e amici della Lega, avete fatto e state facendo battaglie per il federalismo, ma sarebbe una facile battuta dire che siete federalisti a Roma e molto centralisti qui. Perché questo non è solo un esempio, ce ne sono altri. Se prendiamo in considerazione anche quella che è l'impostazione che voi avete dato alla rivisitazione della rete ospedaliera, che vedrebbe esclusi dal confronto, di fatto, la Conferenza dei Sindaci, e quindi i Sindaci, nell'ambito della politica ospedaliera, mi verrebbe da pensare che vi dia quasi fastidio che questi Sindaci debbano interloquire troppo su tali questioni. Questo mi spiace molto, perché in democrazia un confronto basato, anche in parte, sul controllo in ambito di autonomie come quella del Municipio, penso che vada rispettato. Espropriare quindi il Consiglio comunale dalla possibilità di esprimersi in merito agli argomenti all'oggetto della discussione mi sembra, veramente, un vulnus alla democrazia e alla partecipazione. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 57) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: le seguenti parole: "1. Al fine di favorire la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente a destinazione residenziale è consentito realizzare interventi di demolizione, totale o parziale, e di ricostruzione, in deroga agli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, a condizione che per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico e al miglioramento della qualità architettonica, della sicurezza e dell'accessibilità degli edifici" sono sostituite dalle seguenti: "1. Al fine di favorire la sostituzione ed il rinnovamento del patrimonio edilizio esistente da riqualificare a destinazione urbanistica residenziale, è consentito realizzare interventi di demolizione e ricostruzione, in deroga agli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, e ai regolamenti edilizi, previa deliberazione consiliare di individuazione anche su richiesta degli aventi titolo, degli edifici da riqualificare, a condizione che per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
La partita emendativa che il mio Gruppo ha proposto, sia nella scorsa seduta che in quell'odierna, si riferisce prevalentemente all'articolo 3 recentemente approvato, e all'articolo 4.
Abbiamo avuto l'opportunità di confrontarci con l'Assessore Cavallera che ringrazio per la sua disponibilità dialettica, ma giustamente ribadisco giustamente - non vi è stata alcuna possibilità di incontro sul piano politico. Ovviamente, si garantisce a tutti la libertà delle proprie opinioni, anche se dissentiamo fortemente dalla piega che il Piano casa prenderà qualora - e quando, soprattutto - verrà approvato in toto.
Ricordiamo anche in questo caso, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto, che come nell'articolo 3 c'era un grave vulnus per quanto riguarda il buonsenso dell'efficienza energetica - il buonsenso di richiedere qualcosa in cambio ai privati che ampliano i loro alloggi o le loro villette uni e bifamiliari e quindi richiedere una messa in efficienza di tutto l'edificio e non solo di una parte - magari con una cogenza minore di quella che era stata posta dal centrosinistra nella scorsa legislatura (quindi non il valore del 40%, che risulta anche difficile da quantificare per cui noi al riguardo avevamo fatto delle proposte), anche nell'articolo 4 si riscontra un enorme nodo che tutte le opposizioni hanno sollevato in merito alla libertà di azione, di controllo e di gestione del territorio da parte degli Enti locali.
Un articolo 4, comma 1, in cui viene stralciata la facoltà, da parte del Comune, con deliberazione consiliare, di individuare gli edifici di cui all'oggetto, quindi gli edifici che dovranno essere abbattuti e ricostruiti con un bonus volumetrico del 25% o del 35%, a seconda del valore del protocollo ITACA che verrà perseguito durante la ricostruzione. Tutto ci ci sembra quantomeno paradossale e non voglio sottolineare - avremo modo di farlo successivamente - la mancanza di coerenza tra chi si professa attento al territorio federalista e, probabilmente, la pratica sul territorio.
Colleghi della Lega Nord, sappiamo che ovviamente la politica è fatta di mediazione, per cui le posizioni più attente a questa logica della Lega probabilmente si scontrano con quelle più liberiste de Il Popolo della Libertà, che noi abbiamo definito "anarchiche". Ovviamente, continueremo il nostro ragionamento nel corso dei successivi emendamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Con questo mio intervento, intendo ribadire quanto già anticipato dal mio Capogruppo.
Purtroppo, non abbiamo riscontrato alcun'apertura né volontà di mediazione sul precedente articolo, che mi risulta essere stato giudicato anche da parte di altri Gruppi di opposizione, come altamente pericoloso e poco consono a quella che dovrebbe essere l'ottica e la pianificazione della programmazione di una Giunta che si pone nella direzione dell'efficienza (in questo caso energetica) e che dimentica che l'economicità degli interventi non vengono dettati dalla spesa iniziale, ma da quello che è l'ammortamento negli anni successivi sugli ampliamenti di questi appartamenti, ville e abitazioni cui è applicabile questo articolo e questo Piano casa regionale.
Per quanto riguarda, invece, l'articolo 4, che stiamo analizzando attraverso questi emendamenti di merito, ci sembra importante sottolineare il fatto che ai Comuni, che sono Enti molto importanti e che conoscono bene il proprio territorio, non può essere sottratta la possibilità di avere una visione globale o un controllo su quelle che sono le demolizioni e le ricostruzioni.
scaduto il tempo a mia disposizione, per cui proseguirò il concetto con l'emendamento successivo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Cavallera; ne ha facoltà.



PRESIDENTE

CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia e all'urbanistica e programmazione territoriale



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola solo per fare una sottolineatura che reputo utile nell'economia dei nostri lavori.
Vorrei ribadire che l'unica deroga che qui è concessa in via generale è la demolizione e ricostruzione. Ma l'aspetto volumetrico di incremento è legato ad un miglioramento drastico dal punto di vista energetico, perch in proporzione, per un valore ITACA pari a 1,5 o 2,5, hai il 25% o il 35%.
Poi, nell'articolo si dice che non possono superare l'altezza massima consentita dagli strumenti urbanistici, salvo l'aggiunta di un piano o derogare parametri qualitativi vigenti o all'indice di permeabilità dei suoli; quindi, tutte deroghe che non sono ammesse. Poi dice che la destinazione d'uso può essere cambiata solo se lo prevede lo strumento urbanistico.
Quindi, occorre entrare nel discorso concettuale che, invece di obbligare il proprietario dell'immobile a costosissimi rimodernamenti seguendo sistemi che all'estero sono molto più diffusi - qui siamo fuori dal centro storico - si può demolire e ricostruire. Oltretutto, a garanzia l'articolo successivo, comma 1, ci dice che i Comuni, con delibera del Consiglio comunale, possono indicare i parametri quantitativi e qualitativi stabiliti dagli strumenti urbanistici, non derogabile per la realizzazione degli interventi di cui agli articoli 3, 4 e 7.
Qualora ci fosse veramente un Comune che ha già avviato un piano di demolizione e ricostruzione, ovvero di riqualificazione, può benissimo agire in tal senso. Guardate che sono 1.206 i Comuni del Piemonte: è difficile elaborare una normativa che sia valida dal gran comune metropolitano al più piccolo comune di campagna o montagna. Qui si è cercato, anche con l'ausilio dei tecnici, di individuare un equilibrio.
In ultimo, per quanto riguarda tutte le altre questioni energetiche e di certificazione dell'edificio, avendone parlato anche con il collega Giordano questa mattina, voglio riconfermare la disponibilità, nella sede propria, che sarà quella del documento di attuazione della direttiva nazionale sulle fonti rinnovabili, a formulare tutti i dovuti raccordi e anche le dovute incentivazioni, trattandosi di un documento energetico ambientale. Quindi, oltre ai benefici di tipo fiscale già previsti dalle norme dello Stato, cercherà di coordinare meglio tutto l'aspetto energetico ambientale.
Qui usiamo quei riferimenti energetici solo in modo incidentale. Non è questa la sede di approccio organico al problema e da parte nostra non c'è alcun'insensibilità. Confermo che, nella sede propria, si farà quanto si renderà necessario, raccogliendo anche sollecitazioni provenienti dai Gruppi. Per il resto, ho ritenuto di intervenire un attimo non dico per tranquillizzare, ma per riequilibrare un momento la considerazione. Scusate se le mie parole possono anche essere considerate come un'intrusione nel campo delle discussioni riservate ai Consiglieri, ma era necessario, suona solamente come una precisazione da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 84) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti, Manica: Al comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 20/2009, dopo le parole "a destinazione residenziale," sono aggiunte le seguenti: "con deliberazione del consiglio comunale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento rubricato n. 84) è molto semplice, noi tendiamo ad aggiungere le parole "con deliberazione Consiglio comunale", in coerenza con quanto abbiamo sostenuto nei precedenti interventi. Però, vorrei cogliere il tempo a mia disposizione nell'illustrazione di quest'emendamento molto semplice per svolgere due considerazioni rispetto all'intervento di poc'anzi dell'Assessore Cavallera.
Ho una sensazione: è vero che la legge dice che c'è un articolo che consente ai Comuni di escludere in tutto o in parte alcuni parametri o alcune possibilità di intervento previste dagli articoli citati, tra cui l'articolo 4, ma questo è il vero problema. Assessore Cavallera, la mia sensazione è che, dopo questa legge, aumenteranno i Comuni che renderanno non applicabile la legge all'interno del proprio territorio e non è il nostro obiettivo! Il nostro obiettivo è che questa legge si applichi nelle realtà dei Comuni piemontesi, senza destituire il Consiglio comunale dal ruolo di governo delle trasformazioni urbane all'interno del proprio territorio.
possibile che si verifichi la situazione per cui molti Comuni piemontesi preoccupati di quello che potrebbe avvenire su una serie di interventi che sfuggono al loro controllo, tenderanno ad ampliare gli ambiti di non applicazione della legge; mentre una serie di Comuni, probabilmente disinteressati al tema, renderanno applicabile la legge, con gravissime distorsioni.
Allora, gli effetti che possono derivare dalle modifiche che voi tentate di introdurre all'interno della legislazione regionale sono duplici, per alcuni aspetti antitetici, però, per altri aspetti, hanno un minimo comune denominatore: rendere meno applicabile una legge che, invece avrebbe l'obiettivo di aiutare il settore dell'edilizia e delle costruzioni all'interno della nostra realtà.
Questa è la nostra preoccupazione. Credo che, all'interno della nostra regione, il livello di attenzione nei confronti del problema del territorio non sia posto proprio sotto la suola delle scarpe. È molto calato, come anche testimoniato da recenti indagini, ma rimane una sensibilità e a quei Comuni che hanno sensibilità rimarrà un'unica possibilità: rendere meno applicabile questa legge all'interno del loro territorio. È questo l'obiettivo che vi ponevate? Credo di no, ma con gli strumenti che avete individuato rendete praticabile questa conseguenza.



PRESIDENTE

Chiedo se qualche altro collega vuole illustrare l'emendamento.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Se ho capito bene - faccio un ragionamento ad alta voce - questa norma creerà due diverse situazioni. Ci saranno i Comuni che non riterranno di doversi avvalere di questa norma, quindi saranno rigidi, ragione per la quale la norma che voi immaginate non verrà applicata. Pertanto, se avete pensato di adottare questa norma con l'obiettivo di accelerare e semplificare, otterrete il risultato contrario, giusto? Poi, ci saranno i Comuni che, invece, diranno "avanti tutta". Non so quanti saranno, pochi o tanti, quelli che saranno. In ogni caso, i Comuni che daranno questa lettura e decideranno di applicare la norma determineranno per quei territori, quale conseguenza, le situazioni di cui dicevamo.
Così, in Piemonte, avremo Comuni a due velocità: quelli che decideranno di non applicare questa norma, i cui abitanti non avranno la possibilità di demolire e costruire in casa propria, a prescindere dalla famosa delibera del Consiglio comunale, e, viceversa, Comuni che decideranno di avvalersi di questo dispositivo, determinando, invece, questa possibilità per i cittadini! È un bel casino! Francamente non so chi ha pensato una cosa del genere e qual è la logica che si cela dietro a una tale proposta, che supera una norma in vigore, che, invece, era chiarissima e stabiliva un punto di equilibro corretto rispetto all'esigenza del cittadino di procedere a demolizioni e costruzioni, ma sulla base del fatto che il Comune, avendo di fronte a s l'interesse generale, decideva con delibera del Consiglio comunale di autorizzarlo oppure no.
Qui, però, torna la questione di prima: si confrontano due visioni diverse della politica del governo del territorio del Piemonte, la vostra e la nostra, mi sembra di capire. La nostra prevede la possibilità che il cittadino, certo, abbia di fronte a sé un'Amministrazione amica, ma non considera quest'obiettivo incompatibile con l'esigenza di individuare strumenti di governo del territorio che affermino il ruolo del potere pubblico; la vostra che, raffazzonando norme come questa, vorrebbe ridurre il ruolo d'iniziativa dei Comuni nel governo del territorio.
Il risultato qual è? Il risultato è una norma che stabilirà, in Piemonte, due velocità: avremo Comuni nei quali questa norma sarà applicata e Comuni nei quali questa norma non sarà applicata.
francamente, una delle tante ragioni che ci spingono a dire che quest'articolo andrebbe abolito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Voglio riprendere un ragionamento che avevo già fatto in Commissione perché - come hanno ricordato i colleghi - il rischio è di creare una situazione a due velocità: alcuni Comuni che decideranno di applicare la norma e altri che decideranno di non applicarla.
L'intenzione dell'Assessore e della Giunta è di modificare la legge 20 perché non ha prodotto grandi risultati, mentre, modificandola, sarà utilizzata appieno dai cittadini piemontesi.
Ho l'impressione che, soprattutto in riferimento a quest'articolo, la maggior parte dei Comuni, poiché non vorrà correre il rischio di essere defraudata dalla possibilità di intervenire, utilizzerà l'articolo 8 e delibererà anticipatamente di non utilizzare quanto è previsto dall'articolo 4.
Sostanzialmente, poiché il Comune non può intervenire preventivamente dice: "Per evitare il rischio di avere, nel mio territorio, proprietari che decidono di demolire e ricostruire in deroga alle norme del Piano regolatore, decido di non utilizzare le possibilità che mi dà l'articolo 4 della legge, e risolvo il problema".
Guardate che, con quest'articolo, rischiamo di produrre l'effetto contrario rispetto alla volontà iniziale della Giunta e - a parte la Giunta soprattutto delle associazioni di categoria, che in questi mesi hanno spinto per modificare la legge 20.
Guardate che stiamo rischiando di ottenere l'effetto contrario! Questo è il rischio reale, perché - ripeto - i Comuni, per non essere defraudati della possibilità di intervenire, decideranno di utilizzare l'articolo 8 e non l'articolo 4, decidendo appunto di non utilizzare la possibilità che offre l'articolo 4, cioè di demolire e ricostruire in deroga.
Riflettete, perché rischiamo di ottenere l'effetto contrario!



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 170) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'articolo 4, comma 1, vanno eliminate le parole "in deroga agli strumenti urbanistici".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Il discorso fatto dai colleghi del Partito Democratico è sicuramente condivisibile, in quanto - è già stato detto, ma ne parleremo in sede di discussione dell'attività emendativa sull'articolo 8 - le parole espresse dall'Assessore Cavallera non ci confortano più di tanto.
Il senso degli ordinamenti locali e delle norme, infatti, prevede che il controllo e la gestione del territorio sia in capo agli Enti locali, con la supervisione della Provincia e della Regione.
Togliere questa facoltà, ci sembra quantomeno paradossale.
Anche nel nodo dell'articolo 8 - se vogliamo anticipare il discorso su quest'articolo - relativamente ai 60 giorni per cui i Comuni devono decidere se applicare o meno le norme di questo testo di legge, ha sollevato delle riflessioni, se non addirittura delle aperte critiche da parte dei Comuni stessi.
Infatti, per decidere con un parere motivato, quindi andare a valutare gli edifici censiti, quelli che possono essere oggetto della demolizione e ricostruzione, di cui all'articolo 4, e quelli che non lo possono essere non un semplice giudizio politico, come possiamo fare noi in aula (sono favorevole, non sono favorevole, voglio l'efficienza energetica, la voglio di più, su tutto l'edificio o meno) - occorre un tot di tempo per un Comune piccolo, figuriamoci per un Comune grande.
Oltretutto, il parere deve essere redatto dagli uffici tecnici e sappiamo che nei Comuni, soprattutto quelli piccoli, il personale spesso è latitante, spesso ricopre più funzioni.
Riteniamo, pertanto, che questa parte dell'articolo 4, così come descritta, non trovi assolutamente un suo senso logico né tecnico n politico.
Chiediamo che sia ripristinata la presenza della deliberazione consiliare comunale, in quanto Ente al quale spetta la determinazione ricordando - come hanno detto i colleghi - che questo non rappresenta un freno ai privati che hanno accesso alla possibilità di abbattere e ricostruire con tecniche di efficienza energetica.
semplicemente uno strumento che viene riconosciuto in qualunque altra pratica dell'Ente. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Prima ho parlato della funzione dei Comuni per quanto riguarda la pianificazione e la programmazione di quegli interventi.
Naturalmente, sono d'accordo con i colleghi del Partito Democratico e con il collega Capogruppo Bono. Altro elemento che aggiungo alla discussione è il fatto che l'Ente Regione e, in quanto Ente, anche la Giunta regionale, debba fungere da pianificatore e da ordinatore e non debba emanare delle leggi che possano portare ad un certo tipo di "anarchia" rispetto a questo tipo di interventi, ma nemmeno possano portare gli Enti minori - come i Comuni - a compiere scelte avventate o a porre limiti temporali troppo stretti, rispetto al vincolo che loro dovranno porre - se dovesse passare questo tipo di legge - agli interventi di demolizione e ricostruzione.
Sappiamo che il territorio italiano e, purtroppo, anche quello piemontese, da diversi anni è vittima di un consumo sfrenato. Questo tipo di possibilità di demolizione e ricostruzione, se accompagnato dalla possibilità di ampliamento dei valori già citati dal collega (35% e anche più), diventa un ulteriore incremento di consumo.
Da questo punto di vista, è chiaro che la possibilità degli Enti comunali non è assolutamente accompagnata da una volontà regionale.
Continuerò con il prossimo emendamento.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 169) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'articolo 4, comma 1, vanno eliminate le parole "vigenti o adottati".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Sempre relativamente all'articolo 4, per poi estenderci alla discussione generale, non contestiamo la possibilità di intervenire su edifici, di cui all'articolo 4, in deroga ai Piani regolatori, con interventi di demolizione e ricostruzione.
Ovviamente, come ha detto precedentemente l'Assessore, un intervento per rendere efficiente una casa costruita negli anni '70 - in quanto paradossalmente costruivano meglio le case negli anni '50-'60 che negli anni '70 - costa molto di più che abbatterla e ricostruirla.
Quindi, non contestiamo la logica in toto e sono ovviamente ben più precise e puntuali le contestazioni che facciamo al testo di legge; in particolare, riguardo all'ampliamento contestuale che, con l'articolo 4 viene concesso per gli edifici che devono essere demoliti e ricostruiti e all'impossibilità da parte del Comune di governare il territorio. Ed è di fatto un'impossibilità, perché i 60 giorni citati all'articolo 8 non permettono ai Comuni di governare il territorio.
Noi ci preoccupiamo spesso degli Enti locali ed istituiamo in soprannumero organismi ed enti delle Autonomie ed Enti locali; quindi, con una mano li aiutiamo e con l'altra mano togliamo loro alcune delle proprie funzioni.
un'ottica che definiamo un po' dissociata, ma ci stiamo rapidamente abituando - anche se non vorremmo abituarci troppo in fretta - a queste contraddizioni politiche in seno allo stesso Gruppo o alla stessa coalizione.
Riteniamo che non si debba contestare solo il consumo di territorio come precedentemente detto dal mio collega, ma nelle nostre città va anche posta attenzione al consumo dello spazio, quindi a case che crescono in altezza oppure in profondità o lateralmente, perché l'ampliamento pu essere fatto su una parcella catastale contigua. In questo modo si va a consumare spazio, che è un'altra risorsa fondamentale che viene a mancare nelle nostre città e nelle nostre terre sempre più urbanizzate.
Infatti l'Italia è sempre più urbanizzata e cementificata e l'assenza di spazio che viene prodotta anche dalla presenza di parcheggi per autovetture, produce un danno alla qualità della vita.
Su questo interverremo successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Parlavo prima di queste problematiche che riguardano le nostre province, come le altre province delle regioni italiane.
Il collega Bono parlava della riduzione dello spazio vitale all'interno della città, che dovrebbe essere uno dei beni maggiormente tutelati.
Quindi, non solo il territorio esterno agricolo o naturale che può essere urbanizzato, ma anche lo spazio già urbanizzato che si riduce per ogni cittadino sempre di più, permettendo questi tipi di ampliamenti che diventano in certi casi delle mere speculazioni.
Volevo focalizzarmi sulla prima parte, cioè quella del consumo di territorio. Abbiamo dei dati molto recenti riportati dai giornali nelle ultime settimane, ma che si trovano anche su qualche intelligente ed interessantissimo libro che si può acquistare in libreria.
Riporto i dati testualmente. Qui dice: "Secondo i dati ISTAT tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola si è ridotta di tre milioni e 663 mila ettari, un'area più vasta della somma di Lazio ed Abruzzo". Abbiamo convertito, cementificato e degradato in 15 anni il 17% in più del suolo agricolo. Il record assoluto spetta alla Liguria, dove la concentrazione raggiunge il 45%, seguita dalla Calabria. Poco conta - questo è anche importante come fattore - il colore politico dell'Amministrazione. La rossa Emilia Romagna e la Sicilia azzurra riportano la stessa percentuale, il 22%, mentre la Toscana, guidata dal centrosinistra, con il 17% sorpassa il Veneto di Zaia. E qui chiamiamo in causa i colleghi leghisti. Continuo prossimamente.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 168) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Artesio, Biolé: all'art. 4 comma 1 vanno sostituite le parole "e ai regolamenti edilizi," con le parole "anche in deroga alle vigenti normative urbanistiche".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 168 al comma 1 chiediamo di sostituire le parole "e ai regolamenti edilizi" con le parole "anche in deroga alle vigenti normative urbanistiche".
un emendamento puramente formale e di dizione successivo a quelli per noi fondamentali al comma 1 dell'articolo 4, con i quali torniamo a ribadire la presenza della deliberazione consiliare comunale.
Il collega prima di me ricordava i dati del consumo di territorio e che la demolizione e ricostruzione non andrebbe, in teoria, ad intaccare il suolo, che è una risorsa fondamentale e che ormai presenta una scarsità notevole, quindi diventa sempre più da valorizzarsi nell'ottica del libero mercato. Ma noi non vogliamo questo e, di conseguenza, citando quanto detto prima circa la risorsa-spazio vitale, che va di pari passo con la risorsa fondamentale del territorio libero, non possiamo fare altro che ricordarne l'importanza. Infatti si è visto da alcuni studi che nei Comuni in cui l'altezza degli edifici supera un'altezza media di tre/quattro piani, si peggiora la qualità della vita, perché fondamentalmente in base ad un dato di mera socialità e al dato psicologico dell'incombenza dell'altezza degli edifici, si ha una difficoltà nel fornire e nel gestire i servizi.
Il dibattito tra architetti, ingegneri per conto degli urbanisti per quanto riguarda lo sprolo urbano, cioè la diffusione della città - quindi una città diffusa che purtroppo consuma molto territorio ma dove ogni abitazione ha uno spazio verde intorno - rispetto ad una città sviluppata in altezza, è molto interessante e tocca molti esperti e coloro interessati alla materia, ma è un dibattito che comunque non ha una risposta univoca.
Almeno non lo credo, nel senso che entrambe le posizioni hanno dei pro e dei contro.
In questo caso l'ampliamento va valutato, secondo noi, dal Comune, che è l'ente di prossimità cui i cittadini si possono riferire in modo più diretto, e non deve essere gestito semplicemente dai privati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Intervengo per concludere quella che era un'analisi tratta da un interessantissimo libro. Si parlava di Regioni e di consumo di suolo abbastanza bipartisan. Le Regioni più montuose come il Trentino e la Basilicata appaiono più virtuose (sotto il 5%), mentre la Valle d'Aosta con quasi il 10% prova ad inseguire il vicino Piemonte, che si avvicina al 20 (per la precisione il 18,4%).
Questi dati sono stati spesso interpretati come equivalenti al consumo del suolo, cioè alla sua cementificazione, però non è così semplice, e in ogni caso, la contrazione dei terreni agrari e boschivi misurata dall'ISTAT ha pesanti conseguenze negative. Non solo perché accresce la superficie improduttiva di un territorio, ma perché spesso favorisce il dissesto idrogeologico.
Penso sia un tema sentito un po' da tutti e intanto crea una terra di nessuno e disponibile ad affrettate urbanizzazioni (e qui ritorniamo sul consumo effettivo di territorio libero).
Qui si chiede quanta parte di questi suoli, un tempo agricoli, continua ad essere ancora cementificata nel corso degli anni. Non è facile la risposta: non la danno in forma diretta i dati ISTAT, non la danno i programmi di lettura delle immagini satellitari, che non includono superfici non inferiori a 25 ettari. Ci sono alcune risposte date da esperti del settore, in cui praticamente si dice che dal 1956 al 2001 la superficie urbanizzata è aumentata del 500%. Stiamo veramente parlando di dati molto allarmanti.
Il consumo di suolo ha viaggiato al ritmo di 244 mila ettari l'anno.
Ogni giorno in Italia vengono cementificati 161 ettari di terreno. Ovunque il suolo agricolo è considerato potenzialmente edificabile.
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 167) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Cerutti e Artesio: all'articolo 4 comma vanno sostituite le parole "a condizione" con le parole "a patto".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Parlavo prima dell'urban sprawl, cioè della diffusione dell'urbanizzazione, ossia la diffusione della città nella campagna; un fenomeno che stiamo sempre più osservando, in Italia oramai da cinquant'anni, dal secondo dopoguerra. Stiamo arrivando ad un punto di non ritorno.
Questo è un dato di fatto, un'analisi della realtà che non può essere nascosta. Partendo dal dato che il collega sta illustrando egregiamente, ci chiedevamo - e lo chiediamo politicamente - se sia meglio una città rarefatta, cioè espansa, o una città concentrata, cioè che cresce in altezza. Questo è un dibattito oggetto di diversi incontri organizzati da un comitato abbastanza conosciuto a Torino per la qualità degli interventi e per le competenze degli astanti, il comitato "Non grattiamo il cielo di Torino", che ha sollevato la questione - come sa bene il collega Carossa dei grattacieli a Torino.
una tematica che non riguarda strettamente l'ampliamento e la demolizione e ricostruzione in deroga, di cui all'articolo 4, però ci serve per analizzare un dato politico in sé: in futuro vogliamo - abito a Torino e quindi perdonatemi se faccio riferimento al Comune di Torino, ma so che anche altri Comuni della Regione Piemonte stanno ipotizzando edifici a torre (si chiamano così, più che grattacieli) - una città che cresce in altezza. In una città come Torino, ad esempio, circondata dalle Alpi, che si vedono sia camminando in centro sia salendo sulle prime colline torinesi, assistiamo ad una crescita generale in altezza, in particolare con edifici a torre di 180/200 metri.
Ci chiediamo se sia questo il modello verso cui vogliamo tendere. È un argomento fondamentale perché sappiamo bene che un edificio a torre sarà costruito dalla Regione Piemonte. Proprio su questo, infatti, avrebbe dovuto esserci un dibattito più ampio, sia nella precedente legislatura, in quanto l'iter è stato portato quasi a termine dalla Giunta di centrosinistra, sia in questa legislatura, anche se è appena iniziata.
Ne parlerò successivamente per non abusare del tempo concessomi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Mi rendo conto che per i colleghi seguire due discorsi sullo stesso argomento, sia pure con logiche e approcci diversi, non è così semplice, ma essendo arrivati solo a metà del pomeriggio, credo si possa continuare tranquillamente e con attenzione ancora per qualche tempo.
Continuo semplicemente a leggere questi dati molto interessanti, che sicuramente una persona impegnata ed esperta, un amministratore così attento come l'Assessore Cavallera (e come buona parte dei colleghi) magari conoscerà già, ma li ho trovati veramente interessanti e ho pensato di condividerli con tutta l'Assemblea.
"Nel solo 2007, secondo i dati dell'Agenzia del Territorio, pur con una flessione dell'1% rispetto al 2006, in Italia si sono registrati 732.157 nuove unità immobiliari, di cui 309.379 residenziali. Secondo il centro di Ricerca Economica Sociale di mercato per l'edilizia del territorio, nel 2008 si sono ultimati 59 mila nuovi edifici residenziali, con una volumetria complessiva di quasi 126 milioni di metri cubi, per un totale di circa 320 mila abitazioni.
In base ai dati ISTAT, il consumo di suolo, nel decennio 1995-2006, ha raggiunto la cifra record di 750 mila ettari, poco meno della superficie dell'Umbria.
Richiamando le attendibili valutazioni del rapporto annuale ISTAT per il 2008 si vede come questa espansione di urbanizzazione ha conosciuto negli ultimi decenni, un'accelerazione senza precedenti che si è prodotta in assenza di pianificazione urbanistica sovracomunale, in importanti aree del paese".
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 193) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4 comma vanno sostituite le parole "a condizione" con le parole "con l'obbligo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente è una serie di emendamenti, come si può vedere, lievemente ostruzionistici, nel senso che viene chiesta la sostituzione di alcune parole. Sono emendamenti che servono - o servivano, almeno - ad ottenere qualcosa di più compiuto e, secondo noi, di più sensato. Non vogliamo dire che la redazione del testo preparata dagli uffici tecnici e dall'Assessore Cavallera fosse insensata, però ritenevamo di ottenere qualche miglioria all'articolo 3. Così non è stato. Non si è riusciti ad arrivare ad una posizione di mediazione, quindi presenteremo questi emendamenti nei tempi a nostra disposizione, finché avremo fiato per parlare (è un po' di esercizio oratorio).
Parlavo prima della diffusione delle città e dell'altezza degli edifici, per quanto riguarda il Comune di Torino, che ovviamente è la realtà che conosco di più e che mi sta più a cuore (ovviamente mi sta a cuore tutta la Regione Piemonte, ci mancherebbe, ma è quella che conosco di più e tutti noi siamo un po' campanilisti). Stiamo andando incontro a questo dibattito politico, riguardante l'altezza degli edifici, anche in Regione Piemonte.
Stiamo andando verso una concezione in cui ancora riteniamo che sia necessario costruire, che sia necessario ampliare e che sia necessario abbattere per poi ricostruire.
Tolto forse questo ultimo punto, essendo visto in un'ottica di miglioramento dei parametri di efficienza energetica, ci chiediamo se sia questo il modo con cui intendiamo produrre un'economia stabile e produttiva per il territorio, che arrechi benessere e che possa far sì che i giovani abbiano un futuro stabile con cui poter costruire una famiglia e, quindi una vita dignitosa come recita e vuole il dettato costituzionale.
Ci chiediamo se, con tutti gli edifici abbandonanti, dismessi, così come i capannoni, un discorso del genere, per quanto riguarda la regione Piemonte, non poteva essere fatto rispetto alla costruzione di un nuovo edificio che si sviluppi in altezza. Ricordo che, ovviamente, più l'edificio si alza verso l'alto e più è difficile renderlo efficiente.
Questa è una logica comune a tutti, sappiamo che più un edificio è basso e tendente al quadrato, più facilmente è perseguibile l'efficienza energetica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
A differenza di quanto pensavo vedo che l'attenzione sull'argomento pur trattato su linee diverse, sta crescendo anziché scemando, per cui sento di poter continuare con questo tipo di intervento.
Prima parlavo del rapporto ISTAT. Nel decennio 1995/2006 i Comuni italiani, quindi parliamo degli stessi Enti di cui stiamo parlando negli emendamenti, hanno lasciato, in media, permessi per costruire per 3,1 miliardi di metri cubi, pari ad oltre 261 milioni di metri cubi l'anno, di cui poco più dell'80'% per la realizzazione di nuovi fabbricati e il rimanente per l'ampliamento di fabbricati esistenti.
L'edilizia residenziale, con una media di 106 milioni di metri cubi l'anno, rappresenta il 40% di questo flusso ma, nell'ultimo triennio, il flusso dei volumi autorizzati ha raggiunto i 284 milioni di metri cubi l'anno. La quota dell'edilizia residenziale è salita al 45,2%.
L'autore sottolinea che sono dati parziali e sottostimati, perch ovviamente, non si tiene conto di tutte le costruzioni abusive che sappiamo essere abbastanza numerose in Italia, ma bastano per tracciare un quadro preoccupante.
Ogni anno si costruiscono, mediamente, 22 metri cubi per abitante, con punte fino a 35 metri nella regione del Nord-Est. Negli undici anni, dal 1991 al 2001, l'ISTAT registra un incremento delle superfici urbanizzate stiamo parlando di ampliamenti di città, paesi, comuni capoluoghi di comuni del 15%, ben 37,5 volte maggiore del modesto incremento demografico degli stessi italiani.
Emerge anche una discrepanza enorme tra la crescita demografica e la crescita degli edifici.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 194) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4 comma 1 vanno sostituite le parole "a condizione" con la parola "col vincolo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Vorrei rispondere al Consigliere Biolé che non è che l'argomento non sia importante, ma poiché è materia assolutamente fondamentale per quanto riguarda la politica e la programmazione della Regione Piemonte, va di pari passo con l'efficienza energetica. Suolo, energia, acqua e aria sono sicuramente beni comuni fondamentali che vanno tutelati e gestiti in modo più possibile partecipato e diffuso.
Lo stesso dicasi per l'energia, nel senso che essa va prodotta a rete possibilmente con piccoli generatori, microgeneratori posti sul territorio che producono energia, la immettono in una rete in cui ogni singolo nodo della stessa è sia un produttore che un consumatore. Così possiamo pensare di prendere le redini del controllo della situazione politica sia localmente sia globalmente. Questi sono concetti assolutamente fondamentali.
Una parte degli emendamenti sono utilizzati per cercare di capire se è possibile una mediazione sull'articolo 4. Quindi se nell'articolo 4 è recepita la possibilità di ritornare al testo originario, ovverosia di far sì che siano i Comuni con deliberazione consiliare, quindi l'Ente proposto a decidere su richiesta degli aventi titolo, come individuare e quali edifici residenziali individuare e riqualificare attraverso i detti interventi, quindi demolizione e ricostruzione.
Sull'articolo 4 forse - ammetto la responsabilità politica - siamo arrivati un po' tardi, nel senso che la discussione sugli emendamenti è già stata fatta. È vero che c'è stata la discussione in Commissione e anche quella in Aula. Se ci fosse stata la volontà politica - non contesto la volontà politica diversa dalla nostra - di addivenire ad una sintesi che potesse essere utile per tutti, probabilmente ci saremmo incontrati.
L'articolo 3, ovviamente, non ci può che lasciare dell'amaro in bocca.
Sull'articolo 4 molti degli emendamenti presentati sono di merito, altri un po' più formali. Ripeto al Consigliere Biolé che la materia è importantissima e fondamentale. È giusto aprire una minima discussione magari in un'altra sede e con un ordine del giorno o una mozione, quando discuteremo dell'approvazione delle linee guida per l'energia rinnovabile (come ha già detto anche l'Assessore Cavallera). Ne abbiamo già discusso per quanto riguarda il consumo del suolo, per i pannelli fotovoltaici messi a terra.
Successivamente ne potremmo ancora parlarne.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Non mi sembra corretto lasciare un discorso a metà, quindi continuo con quello che stavo dicendo prima.
Dicevo della discrepanza tra l'aumento di popolazione e l'aumento di cementificazione di nuove abitazioni, di urbanizzazione di zone rurali. Si diceva che l'incremento in superficie urbanizzata è del 15%: 37,5 volte maggiore dell'incremento demografico, che era dello 0,4% nel decennio 1991 2001. Tuttavia, le superfici cementificate continuano a crescere, in particolare, come si diceva anche prima, nelle regioni più costruite d'Italia come Lombardia e Veneto, approssimando a situazioni di saturazione territoriale (già suonano come una minaccia veramente pericolosa le parole "saturazione territoriale").
Il legame tra crescita demografica ed economica da una parte e crescita urbana dall'altra non è più lineare. L'urbanizzazione è autonoma rispetto agli andamenti demografici e anche a quelli economici e suggerisce un'evoluzione, in senso consumistico, del rapporto della popolazione con il proprio territorio.
Si ribalta quello che dovrebbe essere il rapporto naturale tra beni primari e comuni di cui parlava prima il Consigliere Bono come acqua, aria suolo e l'uso o, comunque, la fruizione che si ha degli stessi da parte del singolo cittadino e del singolo individuo che il territorio lo vive.
L'urbanizzazione è autonoma rispetto agli andamenti demografici ed economici e stabilisce un'evoluzione in senso consumistico del rapporto della popolazione, con il proprio territorio. È cambiata, in modo irreversibile, anche la tipologia degli insediamenti, cala costantemente il tasso di residenza in zone extraurbane, mentre l'insediamento nelle zone ad alto tasso di urbanizzazione si addensa sempre di più, specialmente in alcune aree.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 195) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "a condizione" con la parola "presupposto".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprendo da dove ero rimasto precedentemente. Lo scopo di una parte degli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle è capire qui in Aula in Commissione c'è già stata una discussione, anche tecnica, con gli uffici a nostra disposizione, a seguito della quale sono state bocciate le proposte portate da noi e dal centrosinistra - se l'Assessore è interessato e intenzionato ad accogliere la richiesta unanime che è stata fatta dalle opposizioni.
Ritorniamo quindi sempre sul comma 1 dell'articolo 4 e sottolineiamo nuovamente come debbano essere i Comuni ad avere il primato nella gestione del territorio e come in questo caso andremmo a operare un esproprio.
Sappiamo che le Giunte di centrodestra - purtroppo, devo dire, anche qualche Giunta di centrosinistra - sono abituate agli espropri, come per esempio in Val di Susa. Non ci sembra però questa la logica da perseguire.
In questo caso si tratta di un esproprio di funzioni, non di un esproprio di territorio. Ci sembra strano dover sottolineare come nel nome del liberismo e della libertà si creano dei falsi moloch come questo del Piano casa, sostenendo che ripartirà l'economia - tralasciando che bisognerebbe anche capire dove e come questa debba ripartire - semplicemente togliendo lo strumento delle deliberazioni consiliari per la determinazione degli aventi diritto al processo di demolizione e ricostruzione. Mi sembra francamente pura fantasia.
vero che forse la politica, entro certi limiti, è un po' un'arte e ci può quindi essere creatività; oltre un certo limite, però, dalla creatività si passa ad una perdita di credibilità e in questo caso bisognerebbe assolutamente sottolinearlo.
Chiudo perché i tre minuti sono passati, ma il discorso ovviamente verrà ampliato successivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
A mano a mano che vado avanti con la lettura cresce l'interesse: sicuramente da parte mia e spero anche da parte dell'Aula. Continuo dunque da dov'ero rimasto.
L'area pedemontana lombardo-veneta, che costituisce una delle più vaste conurbazioni europee e comprende anche numerose zone litoranee, costituisce veramente il problema maggiore. Non dimentichiamo che, però, come ho detto prima, tutte le Regioni sono interessate a questo fenomeno: quel 20% di cui si parlava per il Piemonte non è certo un dato meno allarmante. In altre aree del Paese si concentra un'urbanizzazione selvaggia che, sia per le grandi sia per le piccole città, cosparge di costruzione di ogni sorta quelle che fino a ieri erano le nostre campagne: si ritorna al concetto di urban sprowl cui accennava prima il collega Bono.
Negli anni '70 un grande del giornalismo italiano come Indro Montanelli diffuse per questi sciagurati insediamenti l'etichetta di "rapallizzazione", che nasceva dagli scempi paesaggistici intorno alla Città di Rapallo, che non è in Piemonte ma è a noi molto vicina. Nel '97 si è parlato di "negrarizzazione" a proposito di devastazione del territorio di Negrar, in Provincia di Verona: si parla ancora di Nord-Est. I neologismi continuano con "coventrizzazione", un termine molto sinistro coniato nel 1940 dal nome della città inglese di Coventry, rasa al suolo dai bombardamenti a tappeto nazisti. Ma al posto di questa metafora bellica, per descrivere la disordinata crescita di quartieri a bassa densità abitativa che mangiano le campagne, oggi si usa sempre più spesso il termine inglese di urban sprowl.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 189) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "si utilizzino" con le parole "vengano adoperate".
La parola al Consigliere Bono, che ha la facoltà di illustrarlo.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Andiamo avanti con l'illustrazione degli emendamenti, ovviamente per il tempo di tre minuti che ci è concesso.
Ho raccolto una serie di ragguagli da parte di alcuni colleghi che mi davano ragione su alcune discussioni e anche semplicemente sul dibattito antitetico in atto al momento anche all'interno delle Amministrazioni comunali. Quello del consumo di territorio o della crescita in altezza infatti, non è un tema che riguarda soltanto gli intellettuali e gli ordini dei professionisti, quindi ingegneri e architetti: è un dibattito che riguarda ovviamente anche le Amministrazioni comunali, quelle regionali e tutti i cittadini.
Non a caso citavo prima il Comitato "Non grattiamo il cielo di Torino" ma ultimamente si parla molto anche di un'associazione che ha tanti comitati territoriali e raccoglie tante adesioni anche politiche che si chiama "Stop al consumo di territorio". Entrambi esprimono delle esigenze importanti che qualcuno potrebbe strumentalizzare e considerare come se fossero in opposizione tra loro: si potrebbe cioè dire che se non si vuole la crescita in altezza delle città, si ottiene giocoforza la crescita in orizzontale e quindi il consumo di suolo. Questo in realtà non è vero in quanto, come risulta nettamente dai dati già citati dal collega Biolé, una grande parte dei manufatti sul territorio sono assolutamente inutilizzati.
Si tratta di case abbandonate soprattutto, per esempio, nelle borgate alpine o collinari: c'è infatti un'oggettiva difficoltà a popolare queste zone perché la popolazione ha seguito la crescita industriale e successivamente anche terziaria, abbandonando quindi queste zone. Potrei citare però anche decine e decine di capannoni sfitti che costellano le autostrade e le grosse arterie viarie della nostra Regione.
Ci sono addirittura casi emblematici come quello della collina torinese in cui purtroppo, in maniera bipartisan, si vorrebbe - e spero rimanga solo una speranza - costruire una bretella autostradale che colleghi la Torino Milano con la Torino-Piacenza, la cui inutilità è stata provata dai dati di flusso, sia di vetture sia di merci. Lungo il tracciato sono già addirittura comparsi dei capannoni perché si prevede la costruzione della bretella. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Ritorno a questa bellissima espressione inglese urban sprowl, che in italiano viene definita "città sparpagliata": si tratta cioè di uno sviluppo urbano incrementale, non pianificato, caratterizzato dall'utilizzo a bassa intensità dei terreni ai bordi delle città - di questo parlava già prima il collega Bono - che tende a saturare ogni spazio (anche in questo caso, si torna a parlare di spazio, quindi spazio vitale, spazio urbano spazio che deve essere garantito ad ogni cittadino) disponibile per superfici molto estese, mentre perdura l'assenza di forme efficaci di governo del territorio.
Qui si riporta che circa un quarto della popolazione e delle attività produttive sono insediate in aree caratterizzate a questo urban sprawl, una nuova desolante forma del paesaggio italiano. Questa è la configurazione dominante non nella nostra regione, per fortuna non ancora, ma nel Veneto e in Emilia Romagna, con propaggini fino a Brescia, Friuli e alla costa Adriatica fino a Pescara.
Questa è la forma che ha assunto l'aggregazione territoriale lungo l'asse Roma-Napoli, quindi parliamo di un altro tipo di territorio, ma è sempre lo stesso problema, sempre più simile a una sola disordinata conurbazione che cresce per una sorta di propagazione spontanea. Dunque, è sempre più vero che la forma urbis è scoppiata, la sua espansione indefinita ne vanifica non solo i confini, ma anche il centro. Nel nuovo paesaggio di sobborghi lo spazio restante tra gli agglomerati perde il carattere di filtro e assume quello di terra di nessuno.
Le pesanti conseguenze non solo sulla qualità del territorio, ma anche sulla qualità della vita dovrebbero essere a tutti evidenti, eppure quasi tutto il territorio nazionale è caratterizzato da una perversa spinta al consumo indiscriminato del suolo, che in un Paese come il nostro, il cui territorio è da sempre molto sfruttato, in nessuno caso può essere considerato come un fenomeno sostenibile.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 190) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "si utilizzino" con le parole "ci si avvalga".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sempre nel solco di quanto detto prima, propongo una sospensione di qualche minuto per verificare la possibilità di una convergenza sul comma 1 dell'articolo 4, su quale stiamo discutendo ormai da circa un paio d'ore.
A tale riguardo non posso fare altro che ripetere quanto detto prima.
Essendo ormai passato l'articolo 3 sugli edifici ampliati sull'efficienza energetica di tutto l'edificio, che per noi era basilare questo punto ci sembra fondamentale, insieme agli altri punti, come è già sottolineato anche da tutta l'opposizione, anche perché non va a compromettere l'iter di accelerazione e di liberalizzazione del Piano casa che è stato improntato dall'Assessore Cavallera, che appunto gli ha dato il proprio imprinting.
Riteniamo che questo sia assolutamente un dato importante dal punto di vista amministrativo e di gestione del territorio, e che comunque non pregiudichi l'intenzione chiara e netta che traspare dal disposto degli articoli del disegno di legge n. 67.
Pertanto, chiediamo nuovamente la possibilità di introdurre nel testo quindi senza abrogazione di sorta dell'intero articolo 4, la facoltà del Comune di individuare i detti edifici residenziali, altrimenti da parte nostra c'è la volontà di continuare nella discussione (che comunque è interessante; nonostante sia una discussione a due, anche se vedo che qualche collega ci ascolta). In ogni caso, questa discussione serve a noi come formazione, nel senso facciamo a noi stessi un po' di formazione professionale a costo zero; non abbiamo certo la pretesa di insegnare niente a nessuno, siamo noi stessi che studiamo i dati delle ricerche che sono state fatte sul territorio.
Ritengo sia un dato importante su cui possiamo continuare a discutere per i restanti 70/75 emendamenti che abbiamo presentato soltanto sull'articolo 4; ovviamente, nelle successive settimane si dovrà discutere sugli altri articoli.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Biolé, confrontandomi anche con il Vicepresidente Cavallera, sarei dell'idea di sospendere la seduta per qualche minuto per trovare una quadra su questo articolo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.55 riprende alle ore 18.14)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Avevamo interrotto i nostri lavori con la trattazione dell'emendamento n. 190).
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Stavamo appunto discutendo dello sfruttamento del territorio nel nostro Paese. Leggo testualmente.
"Le sole situazioni relativamente stabili sono le aree montane, nelle Alpi e su buona parte del crinale degli Appennini, soprattutto in Abruzzo.
Nel resto del Paese l'equilibrio storico tra popolazione e territorio è già compromesso o sul punto di collassare. Da nessuna parte il minimo segno di resipiscenza. In Lombardia, dove la superficie agricola si è ridotta del 18% nel quindicennio 1990-2005, le sole autostrade in costruzione e in progetto - solo le autostrade - stanno distruggendo altri 2.670 ettari di suolo. Però, nello stesso periodo, il territorio urbanizzato è cresciuto addirittura di 13 ettari al giorno (in un anno, le dimensioni di una città come Brescia).
Nel Comune di Roma si prevedono 70 milioni di metri cubi distribuiti in periferia, che l'Amministrazione di centrosinistra, con impudichi eufemismi, ha ribattezzato 'centralità'. L'Agro romano, celebrato da generazioni di poeti e pittori, è dato in pasto ai "palazzinari" da Amministrazioni di ogni colore. La superficie urbanizzata si è infatti moltiplicata per sette dal 1950 al 2000 (quindi in cinquant'anni). Il Piano regolatore prevede la cementificazione di altri 15.000 ettari".
Stiamo parlando, quindi, anche di territori al di fuori della nostra Regione, che stanno subendo dei veri e propri stupri di tipo paesaggistico.
Tornando a Roma, "La città dei Cesari e dei Papi" - così recita l'autore - "ha generato una cintura di favelas, fatta di palazzoni già fatiscenti, aborti di strade e finte piazze invase dalla spazzatura", tema piuttosto importante, che però non tratteremo in questa sede.
"Roma può vantare l'area di Malagrotta, luogo di nuove lottizzazioni con 50.000 abitanti e ipermercati, ma anche di una raffineria petrolchimica e della più vasta discarica d'Europa, che assorbe ogni giorno 5.000 tonnellate di rifiuti, compresi i fanghi dei depuratori e delle fogne. La campagna romana è diventata un paesaggio di morte, che - invano - il Comune vuole ora riscattare con una cintura di grattacieli, pensata a imitazione degli Emirati del Golfo Persico".



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 191) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 1 vanno sostituite le parole "si utilizzino" con le parole "vengano impiegate".
Emendamento rubricato n. 192) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 1 vanno sostituite le parole "si utilizzino" con le parole "vengano usate".
Poiché l'emendamento rubricato n. 191) ha, di fatto, significato identico all'emendamento n. 192), inviterei i presentatori ad illustrarli congiuntamente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In effetti, i due emendamenti riguardano una dizione e una modifica formale, per cui possono essere discussi insieme.
Nel proseguire il predetto discorso, abbiamo appurato nel breve intervallo - lo dico per trasparenza nei confronti di chi ci osserva da casa o di chi guarderà successivamente il video della seduta - che non vi è disponibilità, da parte dell'Assessore, di venire incontro altre richieste abbastanza unanimi dell'opposizione, formulate dal Movimento 5 Stelle volte a reintrodurre, con deliberazione consiliare, la facoltà per i Comuni di individuare, su richiesta degli aventi titolo, gli edifici residenziali che possono essere oggetto di demolizione e di ricostruzione.
Detto questo, la nostra attività emendativa proseguirà, comunque, fino ad esaurimento degli emendamenti presentati, fermo restando che accogliamo ovviamente la richiesta della Presidenza del Consiglio di accorpare gli emendamenti che hanno il medesimo significato e che richiamano una mera correzione formale del testo.
Proseguiamo quindi nel dibattito, o, meglio nel soliloquio - anche se sappiamo che alcuni dei Consiglieri ci stanno seguendo, così come coloro che siedono nelle barcacce - relativamente al discorso molto interessante tracciato dal collega Biolé, inerente al consumo del territorio e all'altezza degli edifici. Dicevamo prima delle opposte scelte che vengono fatte dalle Amministrazioni comunali: da qui, l'importanza dell'Ente locale nell'amministrazione e nella gestione del territorio.
Spesso tali scelte delle Amministrazioni locali sono dettate da bisogni di cassa; non più, quindi, da scelte politiche, da linee o da indirizzi magari fissati in campagna elettorale, ma dalla presa visione di quelle che sono le condizioni delle casse comunali. Quando una compagine si presenta alle elezioni, le vince e si insedia all'interno del Comune, deve fare poi i conti con il bilancio che eredita dalle Amministrazioni precedenti, che talvolta non sono in attivo, ma fortemente in rosso, com'è capitato, ad esempio, al Comune di Torino, con oltre 5.000 euro di debito pro capite.
Tuttavia, come abbiamo visto recentemente (il dato è stato divulgato anche da un telegiornale regionale), quasi tutti i capoluoghi di Provincia sono indebitati in modo cospicuo: c'è chi ha 3.000 euro pro capite, chi 1.500, e così via. Se non erro (in tal caso chiedo venia), il Comune non dico più virtuoso, ma quello meno indebitato, è Cuneo, con circa 1.000 euro di debito pro capite. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Lascio un secondo da parte la trattazione di questi temi, che erano molto interessanti...



(Commenti in aula)



BIOLE' Fabrizio

Mi sono sentito chiamato in causa rispetto a questo problema degli edifici, relativamente all'altezza dei grattacieli.



(Commenti del Consigliere Marinello)



BIOLE' Fabrizio

Se vuoi, ti presto il libro, sicuramente.
Chiedo scusa, torniamo al problema dei grattacieli.
Il collega Bono ha già parlato ampiamente del famoso grattacielo, anzi se non sbaglio, saranno almeno due i grattacieli che, a breve, gratteranno speriamo di no - il cielo di Torino, devastando l'equilibrio dello skyline della città e non solo. L'utilizzo di tutte queste tonnellate di cemento armato già solo per le fondazioni - ricordiamo le polemiche dell'estate - dà un po' l'idea del tipo di problematica.
Una delle ultime notizie - citata dal collega - diffuse sul territorio territorio che conosco un po' meglio rispetto a quello del Cuneese riguarda questa proposta assurda della costruzione di un grattacielo di dodici piani all'ingresso del Villaggio sportivo di Fossano, che rientra perfettamente nel discorso svolto dal collega Bono. Il problema legato alla cassa dei Comuni è diffuso e molto, molto sentito, per cui sicuramente dovremo occuparcene anche a livello regionale. La società privata che ha proposto questa realizzazione ha già messo nero su bianco un fatto: con la richiesta di variazione al Piano regolatore, per la costruzione di questo grattacielo in un'area che in questo momento, assolutamente, non è costruita, darebbe al Comune la non indifferente cifra di un milione di euro, che per un ente come quello di Fossano è sicuramente molto importante. Dal mio punto di vista, spero che il Sindaco Balocco riesca a mantenere la posizione per cui non debba accettare per forza questo tipo di proposta.



PRESIDENTE

Per gli emendamenti rubricati n. 182), n. 183), n. 184), n. 185), n.
186), n. 187), n. 188), inviterei i presentatori ad un'illustrazione congiunta (avendo i testi identico significato).
Emendamento rubricato n. 182) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che provochino un risparmio".
Emendamento rubricato n. 183) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che cagionino un risparmio".
Emendamento rubricato n. 184) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che rendano un risparmio".
Emendamento rubricato n. 185) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che fruttino un risparmio".
Emendamento rubricato n. 186) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che generino un risparmio".
Emendamento rubricato n. 187) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che producano un risparmio".
Emendamento rubricato n. 188) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "volte al risparmio" con le parole "che determinino un risparmio".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Accolgo favorevolmente la sua proposta. In effetti, si possono accorpare gli emendamenti rubricati dal n. 182) al n. 188).
Proseguo con quanto detto precedentemente anche dal collega Biolé. I Comuni non solo sono obbligati a seguire un discorso di crescita orizzontale della città, ormai vivono degli oneri di urbanizzazione, quelli che vengono versati dai privati o, come nel caso di Torino, anche da una banca - mi riferisco a Intesa San Paolo per il costruendo grattacielo dell'istituto bancario in corso Inghilterra - e non è una libera scelta dell'ente locale seguire queste linee politiche e programmatiche per la gestione del territorio.
vero, la deliberazione consiliare, in questo caso, potrebbe essere accomunata a quanto succede per le scelte del Comune in materia di gestione del territorio, ma pensare di risolvere la questione dando piena libertà e facoltà ai privati, previa semplice richiesta, di decidere in ordine a demolizioni e costruzioni ci sembra una forzatura eccessiva. Questo non perché si voglia da parte nostra una pesante ingerenza della politica nelle Amministrazioni e nella burocrazia nel Paese, assolutamente! Anzi riteniamo che l'Italia debba essere svecchiata! Sicuramente devono essere ridotte, se non eliminate, alcune pastoie burocratiche che legano soprattutto l'attività delle aziende e il tessuto produttivo. Magari occorrerebbe concentrarsi di più su quello, piuttosto che sulla maggiore liberalizzazione delle facoltà dei singoli cittadini privati in ordine alla demolizione e ricostruzione di codesti edifici in deroga. Da un lato, deve esserci una giusta dose di regole e, dall'altra, una giusta libertà da parte dei cittadini e di coloro che fanno impresa, ovviamente insieme ad una precisa responsabilità. In questo caso, purtroppo, assistiamo in Italia a un declino in tema di assunzione di responsabilità e anche di sanzionamento delle stesse: comunque, sia il modello mass-mediatico che quello politico, negli ultimi diciotto anni - forse anche qualcosa di più pensando a quanto è emerso - tendono a svicolare dalle proprie responsabilità, dando un'immagine di libertà assoluta, la quale assolutamente - scusatemi il gioco di parole - è un qualcosa da rifuggire perché, ovviamente, provoca delle storture e pericolose devianze. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Emendamento rubricato n. 181) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4, comma 1 vanno sostituite le parole "e al miglioramento della qualità architettonica" con le parole "e ad una miglioria qualitativa architettonica".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Nell'emendamento precedente parlavamo del rapporto tra libertà e responsabilità, che è sicuramente importante per la definizione degli spazi che spettano ai cittadini, che, ovviamente, devono essere concessi dall'Amministrazione. In fondo, dovrebbero essere semplici cittadini che prestano la loro opera, in modo ovviamente non volontario, perché, in molti casi, sarebbe difficile se non impossibile, ma a titolo di servizio civile così come noi amiamo dire. Parlo di una specie di collaborazione a progetto per il bene dei cittadini stessi - quindi, non politici di professione, ma cittadini che prestano la propria opera per un breve periodo (pro tempore) senza l'assunzione di libertà eccessive, come avviene nella partita, ad esempio, degli stipendi della classe politica, soprattutto dei Consiglieri regionali, i quali possono decidere in modo autonomo circa la loro retribuzione.
Questo è un esempio - ecco il motivo per cui ve lo sottopongo - chiaro di come viene slegata la libertà dalla responsabilità e dal controllo.
Infatti, in Italia, con la Costituzione, nata dopo le barbarie fasciste non si è posto assolutamente alcun vincolo al mandato elettorale, quindi...



(Commenti del Consigliere Reschigna)



PRESIDENTE

Occorrerebbe che il Questore Leardi riportasse l'ordine, invece di provocare disordine.
Prego, Consigliere Bono, prosegua.



BONO Davide

Capisco che l'ora è tarda, ma...



(Commenti in aula)



BONO Davide

La nebbia è importante, ne approfitto per...



PRESIDENTE

Cosa accade?



(Commenti in aula)



BONO Davide

C'era un dibattito tra i colleghi...



PRESIDENTE

Ah, c'era un dibattito...



BONO Davide

Anche interessante, si parlava della nebbia in Pianura Padana.



PRESIDENTE

Prosegua con l'intervento, Consigliere Bono.



BONO Davide

Per cui, poi, potremo discutere sulla problematica degli inquinanti in Pianura Padana, troviamo sempre nuovi spunti per dibattere.



(Commenti in aula)



BONO Davide

Questo potrebbe essere vero.
Termino il mio intervento, se i colleghi mi lasciano proseguire altrimenti perdo il filo dell'intervento, che riprenderemo successivamente.
Stavo parlando dell'assenza assoluta di un vincolo al mandato elettorale da parte dei politici che vengono eletti. In questo caso, noi auspichiamo che si implementi e si rivaluti questo dato politico, rispetto al quale riteniamo che la classe politica debba poter rispondere delle sue azioni nell'ambito dell'attività politica, non solo con il voto elettorale ma anche con la possibilità di essere sfiduciati all'interno della stessa durata del mandato elettorale. È uno strumento che si chiama recall o richiamo, che viene utilizzato in alcuni Stati americani e anche in alcuni Cantoni svizzeri, in base al quale un politico, qualora non abbia svolto il proprio programma elettorale che dovrebbe fare fede e dovrebbe essere quello che sancisce le linee guida del suo operato o si sia macchiato non solo di reati ma anche di comportamenti che vanno contro la morale, l'etica o il sentire comune del Paese - e su questo tutti pensiamo a diverse figure politiche ben note a noi - possa essere semplicemente mandato a casa con una raccolta firme.
Questa mi sembra una prassi molto democratica che, secondo noi potrebbe essere introdotta anche nell'ordinamento del nostro Paese, e magari in futuro il dibattito si amplierà e si discuterà di questo come di un istituto fondamentale di partecipazione dei cittadini alla politica.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 179) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 1 vanno sostituite le parole "della sicurezza delle strutture e dell'accessibilità" con le parole "mentre imprescindibili sono le implementazioni di sicurezza e di praticabilità degli immobili".
Emendamento rubricato n. 180) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'art. 4 comma 1 vanno sostituite le parole "della sicurezza delle strutture e dell'accessibilità" con le parole "della fruibilità e della sicurezza dei manufatti".
Propongo l'illustrazione congiunta di questi due emendamenti, in quanto trattano lo stesso argomento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Per la gioia del collega Marinello finisco questo capitolo, molto interessante, infatti ho notato che il collega era attento.
Parlavo prima del problema legato alla capitale d'Italia. Poi si passa a parlare delle campagne delle altre Regioni. La campagna veneta, cui sicuramente il collega Marinello e i suoi colleghi di Gruppo saranno molto interessati - che fu non meno mirabile e celebrata - è invasa da capannoni industriali e artigianali. 113 milioni di metri cubi nel solo periodo 2000 2003 che continuano a dilagare nelle campagne, proprio mentre le imprese lamentano un calo del fatturato e dell'occupazione.
Nella stessa regione, tra il 2001 e il 2006 sono state rilasciate licenze edilizie per oltre 94 milioni di metri cubi di nuove abitazioni. In Sardegna invece il generoso impegno del Presidente della Regione Soru nella difesa delle coste dell'isola, gli è costata l'ostilità non solo dei cementificatori di professione ma di molte forze politiche anche della sinistra. In Toscana la riduzione di circa 70 mila ettari di superficie coltivata ha comportato la scomparsa di centinaia di piccole aziende agricole nel periodo 1999-2003.
Il solo fatto che si sia progettato di fare trivellazioni petrolifere nell'area del Chianti e in Val D'Orcia è sintomo di un'allarmante tendenza al suicidio. Gravissimi gli effetti sull'ambiente di questa cieca invasione del territorio, e qui si tirano le fila di questo discorso. Il suolo è al centro degli equilibri ambientali, essenziale alla qualità della biomassa vegetale e quindi della catena alimentare. È il luogo primario di garanzia per la biodiversità, per la qualità delle acque superficiali e profonde - e ci riallacciamo ai discorsi sui beni primari - per la regolazione della CO2 nell'atmosfera, quindi sull'aria. Ma la cementificazione di terreni già agricoli comporta la copertura del suolo con perdita spesso irreversibile delle funzioni ecologiche di sistema che esso aveva esercitato. Per fare un solo esempio, accresce le probabilità di frana ed alluvioni e ne rende più gravi gli effetti.
La morfologia del territorio italiano lo rende notoriamente assai esposto a terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni ed altre calamità, la cui frequenza ed impatto crescono quando si alterano i già precari equilibri naturali. Basta ricordare che dal 1999 al 2007 sono state censite in Italia 482 mila aree franose che interessano quasi il 7% dell'intero territorio nazionale.
La tendenza a spostare gli insediamenti nelle zone costiere genera inoltre una progressiva desertificazione di colline e montagne, con il conseguente abbandono di suolo e di risorse agricole ed idriche dell'entroterra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Facendo mente locale sugli interventi precedenti, perché è difficile frammentare i propri interventi in tanti piccoli pezzi, volevo ritornare al discorso degli edifici a torre, che c'entra anche con l'ampliamento e il bonus volumetrico che viene dato con questo testo di legge. Dicevo che non è vero che la crescita in verticale si oppone al consumo di territorio e viceversa, perché possono essere perseguiti entrambi. O meglio, può essere perseguita una politica virtuosa in entrambi le tematiche, ovvero non consumare ulteriore suolo e non far ulteriormente crescere in altezza la città, perché è possibile riutilizzare molte delle case inutilizzate e dei capannoni sfitti. Ovviamente in alcuni casi è più facile abbatterli e poi ricostruirli, soprattutto per quanto riguarda gli edifici degli anni '70 però non necessariamente si deve garantire anche un bonus volumetrico.
Sull'articolo 4 è importante e fondamentale sottolineare che in questo caso, come vuole la legge, tutte le nuove costruzioni devono essere fatte con criteri di efficienza energetica. E ci mancherebbe altro! Noi infatti abbiamo contestato in lungo e in largo il fatto di non avere proposto una scelta coraggiosa per quanto riguarda il semplice ampliamento degli edifici, di cui all'articolo 3, in cui si poteva chiedere di più. Si poteva chiedere che in cambio dell'ampliamento a tutto l'edificio venisse almeno fatta una diagnosi energetica, quindi vedere dove ci sono i punti in cui si disperde l'energia termica prodotta, ad esempio le caldaie, gli infissi e quant'altro. E chiedere, se non proprio una norma estremamente stringente, che è difficile anche da perseguire se non abbattendo e ricostruendo, almeno dei piccoli interventi, quelli sottolineati dalla stessa diagnosi energetica come quelli più utili, più rapidi e più efficaci nel miglioramento della prestazione complessiva dell'edificio.
Quindi, approvato l'articolo 3, rimarrà un testo sicuramente un po' strano, un po' barocco, in quanto alcune scelte presenti all'interno nel testo lasceranno sicuramente perplessi i più.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 85) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta A., Lepri, Boeti: dopo il comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 20/2009 è aggiunto il seguente: "1 bis. La deliberazione del consiglio comunale di individuazione degli interventi non è necessario nel caso di interventi di riqualificazione urbanistica individuati dagli strumenti urbanistici".
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Anche questo emendamento è molto semplice. Noi proponiamo una modifica al testo proposto dalla Giunta, che recupera una norma che la Regione Toscana ha introdotto nella legislazione di quella Regione dell'accordo Stato-Regioni in materia di interventi in deroga agli strumenti urbanistici.
Proprio cercando di cogliere il senso dell'obiettivo della Giunta regionale, che è quello di rendere più semplice il percorso, e noi cerchiamo però di rendere più semplice questo percorso non snaturando o non determinando degli effetti perversi sull'equilibrio delle nostre città piemontesi, che cosa proponiamo? Proponiamo che la deliberazione del Consiglio comunale di individuazione degli ambiti di intervento da assoggettare a demolizione e ricostruzione con un bonus volumetrico in deroga rispetto al piano regolatore, non avvenga laddove lo strumento urbanistico di quel Comune già prevede che quel sito sia oggetto di un intervento di riqualificazione urbanistica; sia oggetto cioè di un intervento di sostituzione, quindi di demolizione e ricostruzione.
In questo caso, essendoci già a monte una volontà espressa da parte del Consiglio comunale, in uno degli strumenti urbanistici generali o esecutivi, di procedere, in quell'ambito, ad un intervento di riqualificazione, riteniamo che la deliberazione del Consiglio comunale possa essere evitata, quindi si possa prescindere.
Con questo emendamento noi diamo un segnale; mi stupisco che l'Assessore Cavallera non abbia voluto cogliere il senso dell'emendamento che consentiva di fare un passo in avanti, in termini di semplificazione rispetto all'attuale stesura della legge regionale 20, ma, nello stesso momento, consentiva di evitare di correre il rischio che, all'interno delle nostre città, si potessero produrre degli effetti negativi, per quanto riguarda l'equilibrio e l'esigenza di un migliore disegno urbano.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 178) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "fatto salvo" con le parole "mantenendo".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Proseguiamo nell'analisi degli emendamenti.
Il collega parlava di dissesto idrogeologico e di costruzioni immagino anche abusive - sul litorale e sulle coste. Questo è sicuramente un tema molto importante.
In questo caso, auspichiamo che non riguardi case, villette e altre strutture che usufruiranno di quanto previsto dall'articolo 3 e dall'articolo 4.
Si diceva, poi, che in Piemonte i controlli dovrebbero essere seri infatti abbiamo visto che vicino a Chiomonte è stata costruita una baita che è stata considerata abusiva, nonostante sia stata costruita secondo tutti i crismi della sostenibilità con l'architettura cosiddetta naturale (in legno e quant'altro). In quel caso, il meccanismo di prevenzione e controllo della Regione Piemonte ha funzionato benissimo, perché, nell'arco di 24 ore, sono stati messi i sigilli e la baita è stata considerata abusiva, inaccessibile e inagibile.
Pertanto, a volte critichiamo l'efficienza dei controlli in Piemonte ma dobbiamo riconoscere che, in questo caso, siamo soddisfatti. A Chiomonte e in Valle di Susa, soprattutto, c'è una particolare attenzione, per cui i controlli sono regolari.
Siamo sicuri che quanto detto precedentemente dal collega Biol (l'ampliamento o l'abbattimento e la ricostruzione) non riguarderà il Piemonte, anche perché litorali marini in Piemonte non ce ne sono; al massimo, ci sono quelli lacustri, ma buona parte dei laghi nella nostra regione sono oggetto di un attento controllo, al fine di evitare la speculazione edilizia. Speculazione che magari c'è stata negli anni '50, al massimo negli anni '60, ma che ultimamente è stata fortemente ridotta.
In Piemonte sono state costruite, in zone a rischio di frane e di esondazioni, non solo case, ma anche aziende e fabbricati. Infatti, la maggioranza aveva presentato un ordine del giorno che riguardava appunto i rimborsi per i danni alluvionali.
Tutti gli anni subiamo danni causati dalle alluvioni, probabilmente perché c'è un'eccessiva cementificazione delle aree esondabili. Queste, che dovrebbero fungere da bacino naturale per le acque che fuoriescono dai fiumi, non potendo più esercitare quella funzione, provocano un danno più a valle. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.



PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione degli emendamenti n. 174), 175), 176) e 177) che hanno lo stesso oggetto, pertanto prego di illustrarli congiuntamente.
Emendamento rubricato n. 174) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "gli edifici", con le parole "gli stabili".
Emendamento rubricato n. 175) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "gli edifici", con le parole "gli immobili".
Emendamento rubricato n. 176) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "gli edifici", con le parole "le costruzioni".
Emendamento rubricato n. 177) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "gli edifici", con le parole "le strutture".
La parola al Consigliere Biolé, per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
I dati sul consumo sono abbastanza articolati, con percentuali e numeri assoluti. Si tratta solo di fare in modo che ognuno di noi possa trarre, in coscienza, una conclusione e possa tracciare delle linee, in modo che ognuno di noi, ricoprendo una carica così importante come quella del Consigliere regionale, possa invertire la rotta di questo tipo di consumo e di questo tipo di devastazione territoriale, per arrivare ad avere un territorio, sia urbanizzato sia non urbanizzato, a misura di cittadino.
I dati che ho letto sul consumo di suolo sono presumibilmente approssimati per difetto e di sicuro mi si potrà dire che molti di questi non riguardavano la nostra regione.
evidente che chi ricopre un ruolo come il nostro debba avere contezza anche di situazioni che non sono quelle del proprio giardino, della propria provincia o della propria regione, ma che possano dare un'idea di come la gestione del territorio è stata fatta - purtroppo - come rilevato da questi dati in modo bipartisan, all'interno di tutto il territorio italiano.



PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione dell'emendamento rubricato n. 150), che andrebbe discusso insieme agli emendamenti n. 151), 152), 153), 154), 171) e 172), in quanto aventi tutti lo stesso oggetto; c'è solo un piccolo cambio di terminologia.
Anche in questo caso, inviterei, se possibile, ad illustrarli congiuntamente.
Emendamento rubricato n. 150) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "legittimamente creati".
Emendamento rubricato n. 151) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "legittimamente costruiti".
Emendamento rubricato n. 152) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "legittimamente compiuti".
Emendamento rubricato n. 153) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "a buon diritto realizzati".
Emendamento rubricato n. 154) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "giustamente realizzati".
Emendamento rubricato n. 171) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "lecitamente realizzati".
Emendamento rubricato n. 172) presentato dai Consiglieri Bono, Artesio Cerutti, Biolé: all'articolo 4, comma 2, vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati", con le parole "legalmente realizzati".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il dibattito sulle case ampliate e sugli edifici ampliati e quelli demoliti e ricostruiti è un dibattito che porta con sé e su di s conseguenze a 360 gradi. Pertanto, è sicuramente meritoria l'attività emendativa che stiamo svolgendo, perché dà la possibilità di discutere, in Commissione e in aula, di tematiche che sono a corollario di quanto è detto nella presente legge.
Abbiamo già detto che molti Comuni, purtroppo, sono obbligati a prendere delle strade che portano alla speculazione - è così che la vogliamo chiamare - edilizia, poiché, essendo già presenti case in numero maggiore di quelle richieste dalla cittadinanza, o meglio, in numero maggiore di quelle che possono essere pagate dalla cittadinanza (ci sono molte case sfitte, ma anche molti cittadini che non hanno una casa e non hanno accesso alla casa), costruiscono le case popolari. Voglio ricordare che ci sono tanti capannoni sfitti, perché le imprese sono in difficoltà (perché il mercato è saturo), quindi bisogna cercare strade nuove costruire nuovi edifici non può che essere definito "speculazione".
Non ci sentiamo, però, di puntare il dito contro le Amministrazioni comunali in maniera così forte e decisa, in quanto le Amministrazioni comunali sono in difficoltà, costrette dal Piano di stabilità e dal taglio di alcune tasse, come l'ICI. Ricordo che il Governo Prodi - Governo di centrosinistra - aveva commisurato quella tassa al reddito ISEE, quindi l'aveva tagliata fortemente, se non eliminata, per le fasce meno abbienti mentre il Governo Berlusconi - Governo di centrodestra - in campagna elettorale - uno dei pochi casi in cui ha mantenuto fede a quanto detto ha tolto, di fatto, l'unica tassa veramente federalista che rimaneva al territorio. Dico cose note a tutti, ma mi preme sottolinearlo. Non a caso la Lega Nord si sta attorcigliando su se stessa per produrre il testo dell'Imposta Municipale Unica di cui non so neanche se lo stesso Ministro Calderoli conosca esattamente gli effetti.
Il dibattito sui principali media è capire qual è il Comune che prende di più e quello che prende di meno. Un dato è anche quello. Apprendere dai giornali quale Comune prende di più e quale di meno è un po' come una lotteria a premi.
Ci preoccupa che il federalismo non finisca per essere una proposta politica in cui ognuno fa da sé, quindi una specie di autarchia o qualcosa in cui ognuno fa per sé e basta.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 173) presentato dai Consiglieri Bono, Cerutti Buquicchio, Biolé: all'articolo 4, comma 2 vanno sostituite le parole "legittimamente realizzati" con le parole "non essere stati oggetto di precedenti condoni".
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
A corollario di tutto il discorso fatto a proposito del consumo del territorio, volevo porre l'attenzione sulle responsabilità politiche di questi ultimi anni; ovviamente anche bipartisan, quindi sia a livello nazionale che regionale o territoriale.
Il paesaggio - come recita anche una parte di questo interessantissimo testo - è stato distrutto dalle leggi. Non è stato distrutto direttamente da chi aveva esigenze certe e concrete. Prima si parlava della crescita delle costruzioni rispetto a quella demografica, quindi a quella della crescita della popolazione. Ripeto, è stato distrutto dalle leggi a livello istituzionale, purtroppo.
Mentre le norme di garanzia e di tutela sono aggirate o ignorate, si installano, ogni tanto, nel sistema, norme di segno opposto che aiutano a devastare paesaggi e città. Manco a dirlo, queste norme sono applicate velocemente.
Il Consigliere faceva riferimento al problema del sequestro, quindi applicazioni che sono molto veloci, quindi anche queste leggi di livello più elevato sono applicate velocemente e, ovviamente, ognuno si può dare una risposta sulla celerità di applicazione. Faccio qualche esempio. Nel 2001 la legge Tremonti bis introdusse la detassazione dal reddito di impresa, perché lo reinveste in aziende, in particolare nella costruzione ed ampliamento di immobili funzionale all'attività aziendale. Si spiegano così i migliaia di capannoni inutilizzati di cui abbiamo parlato ampliamente e che hanno invaso intere regioni, in particolare nell'inventivo Nord-Est. È meglio costruire capannoni inutili, violentando il paesaggio, che pagare le tasse.
Siamo assolutamente in linea con giudizi che, secondo me, non si discostano molto dalla realtà. Molto più devastante sul martoriato paesaggio italiano è stato, ed è, l'impatto dei mutamenti normativi rispetto agli oneri di urbanizzazione. Per oneri di urbanizzazione si intendono i contributi corrisposti ai Comuni da chi costruisce.
Indiscutibilmente, la ragione di questi oneri è corretta, chiunque costruisca dove gli piace deve partecipare alle spese che il Comune deve affrontare, ma il principio, forse, costituisce, presenta e fa derivare delle distorsioni, che sono quelle che abbiamo visto anche sul consumo di suolo e territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Valuti lei, Presidente, se proseguire con la discussione o chiudere i nostri lavori.



PRESIDENTE

L'opinione diffusa tra i Capigruppo è di chiudere alle ore 19.



BONO Davide

Chiudiamo questa parte di discussione, anche se ci sono altri capitoli interessanti da analizzare di alcuni testi che ci sono serviti per svolgere una parte della nostra discussione.
Non vorrei introdurre un argomento nuovo che, probabilmente, porterà via un po' più tempo martedì prossimo. Parlo dell'esperienza di un Sindaco dell'hinterland milanese, di Cassinetta Lugagnano, Domenico Finiguerra, il quale ci ha dimostrato, a prescindere dai colori di appartenenza, che è possibile una politica di amministrazione della città a crescita zero, in questo caso senza ricorrere agli oneri di urbanizzazione.
importante sottolineare che il dato principale e preponderante è il dialogo con i cittadini. Quel Sindaco e quell'Amministrazione sono riusciti ad attivare un dialogo proponendo alla cittadinanza una scelta tra una crescita e un consumo di territorio e l'accensione di mutui che sarebbero ricaduti sulla fiscalità generale. Sembrerà assurdo, ma i cittadini hanno risposto che, piuttosto che consumare il suolo del vicino parco milanese avrebbero preferito pagare una tassa in più.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 18.58)



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