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Dettaglio seduta n.75 del 25/01/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata articolo 100 Regolamento)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 364 della Consigliera Pentenero inerente a "Emodinamica nel Canavese" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale, l'interrogazione a risposta immediata n. 364, presentata dalla Consigliera Pentenero.
La diamo per illustrata.
La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Con riferimento al documento citato nell'interrogazione in oggetto esso rappresenta uno studio compiuto dall'ARESS e come tale va considerato d'indubbia utilità come altri analoghi lavori, affinché la Giunta e il Consiglio regionale possano prendere le decisioni più opportune supportati da adeguati documenti tecnici, avendo come obiettivo il miglioramento dei servizi e la tutela della salute dei cittadini, senza lasciarsi influenzare da logiche campanilistiche.
Come già affermato, la proposta di riordino del SSR è stata inviata al Consiglio regionale per essere oggetto della più ampia consultazione.
Con riferimento alla localizzazione delle emodinamiche si precisa che la scelta deve coniugare tre esigenze: intervenire sul paziente nel più breve tempo possibili garantendo equità d'accesso; garantire la qualità delle prestazioni erogate che presuppone livelli operativi dei laboratori d'emodinamica che abbiano oltre a determinati requisiti strutturali specifici requisiti organizzativi e professionali come previsto dalle linee guida internazionali e recepiti dalla DGR 47-8608 del 14.4.2008: quattro medici, oltre ad infermieri e tecnici dedicati, uno standard ottimale di 600-800 angioplastiche medie con un minimo annuo di 400, standard di clinica competente per ciascun operatore; ottimizzare non solo sotto il profilo qualitativo, ma anche economico, per evitare d'avere strutture a forte rischio di sottoutilizzo, garantendo in ogni modo il fabbisogno previsto.
Nel caso specifico dell'ospedale di Chivasso, con riferimento ai tre punti sopraccitati, si comunica che l'ASL TO4 ha attivato un percorso di tutoraggio al fine di verificare se esistono le condizioni per garantire il servizio d'emodinamica.
Si precisa infine che nelle prossime settimane l'Assessorato incontrerà gli amministratori locali su questo tema.


Argomento: Famiglie

Interrogazione a risposta immediata n. 362 del Consigliere Buquicchio inerente a "Bonus Bebè ritardo nell'attuazione del provvedimento" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 362 presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Lei mi conosce come un Consigliere cui piace intervenire, se è possibile, puntualmente e senza essere logorroico, ma questa volta devo rinunciare ad illustrare l'interrogazione, non essendo presente l'interlocutrice - senza nulla togliere al Vicepresidente Cavallera. Lei capisce che ci sono argomenti per i quali mi piacerebbe avere risposta dall'interlocutrice privilegiata: l'Assessore alla sanità. È inutile che mi sforzi di spiegare ad un'Aula vuota e ad un Vicepresidente che ha già la risposta scritta dagli Uffici, un argomento che mi sta a cuore, che sta a cuore a tanti cittadini, ma che sicuramente non a questa Giunta regionale.
Risponda pure se lo ritiene, dopo che il Presidente le avrà dato la parola.



PRESIDENTE

Prego, Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Noi rispondiamo perché è dovere rispondere alle interrogazioni a risposta immediata; inoltre, devo assicurare che il testo è sottoscritto dalla collega Ferrero, quindi mi sento legittimato anche la luce delle sue considerazioni.
In riferimento all'interrogazione a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale, presentata dal Consigliere Buquicchio, si comunica che la concreta attuazione del "Voucher Bebè", avverrà lunedì 14 febbraio 2011, con la prima distribuzione dei voucher agli aventi diritto, secondo le indicazioni procedurali che saranno dettagliate ed emanate congiuntamente dalla Direzione Sanità e dalla Direzione Politiche Sociali entro e non oltre il 4 febbraio 2011.
Così termina la comunicazione di risposta urgente all'interrogazione urgente.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione a risposta immediata n. 361 del Consigliere Reschigna inerente a "Esclusione del bonus viaggiatori per gli utenti dei treni interregionali" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 361 presentata dal Consigliere Reschigna, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Ricevere risposta dall'Assessore di riferimento, oggi è un gran privilegio.
Consentitemi prima di dire al Vicepresidente Cavallera - spero di non violare il Regolamento - che ho già visto il testo che ha appena letto.
Quello studio dell'ARESS era l'intervento fatto dal Presidente Cota quindici giorni fa in Consiglio regionale e pubblicato sul sito della Giunta regionale. Mi sembra ci sia una sostanziale differenza tra considerarlo studio dell'ARESS o quant'altro.
Vengo al merito perché non voglio far perdere tempo. La domanda è molto chiara. Ho visto la risposta che l'Assessore Bonino ha dato sugli organi di comunicazione in merito alle preoccupazioni emerse circa la non applicabilità del bonus sul trasporto ferroviario locale.
Mi soddisfa l'impegno assunto dall'Assessore Bonino, tuttavia solleverei due questioni. La prima. La deliberazione della Giunta regionale del 23 dicembre, quella che affronta il tema dell'erogazione del bonus parla di servizi di trasporto ferroviario pubblico locale regionale in Piemonte. È meglio che quest'aspetto sia formalmente precisato. Emerge il tema delle linee di trasporto pubblico locale ferroviario sulle linee sovraregionali e, soprattutto, emerge il tema legato alle questioni delle linee di competenza della Regione Lombardia.
Voglio ribadire che la Milano-Domodossola è una linea che, anche se serve gran parte dei pendolari del Piemonte, ha una gestione: è sotto il contratto di servizio della Regione Lombardia. Quest'elemento va chiarito altrimenti ogni volta ci troviamo in questa condizione.
Seconda questione. Approfitto velocissimamente, anche perché solo questa mattina ho letto alcuni interventi dell'Assessore Bonino in merito alle problematiche del rapporto con Trenitalia. Mi pare che stiamo uscendo dalla fase dell'infatuazione e ci stiamo accorgendo, adagio, adagio, come le questioni, purtroppo, non si siano ancora totalmente risolte. Rimangono ancora grossi problemi in merito alla correttezza e alla qualità del servizio del trasporto pubblico locale ferroviario.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Non so, Consigliere Reschigna, se l'Amministratore delegato di Trenitalia si sia mai infatuato della Regione Piemonte. Mi auguro che lei non volesse alludere ad un'ipotesi di mia infatuazione nei confronti dell'amministratore Soprano o di Moretti. Le assicuro che non sono il mio tipo.
Ad oggi credo che, in realtà, si stia entrando nel vivo della questione nella quale, forse, sarebbe stato meglio entrare già qualche anno addietro.
Mi riferisco all'articolato del contratto di servizio. Non abbiamo modificato in nessun modo i nostri rapporti con Trenitalia; siamo semplicemente, nella fase di sottoscrizione del contratto, mettendo quelle regole che ci consentono di ottenere dei servizi e di tutelare gli utenti.
In questo senso vorrei fare un po' di chiarezza. L'erogazione del bonus relativo al 2010 - riferisco ciò che ho già ripetuto anche agli organi di stampa e, soprattutto, ai Comitati pendolari che hanno chiesto un intervento - è un'erogazione retroattiva che abbiamo ripreso a seguito del riavvio delle trattative con Trenitalia per la sottoscrizione di un contratto di servizio, ma si applica secondo le vecchie norme. Le norme furono stabilite con una delibera, portata in Giunta dall'Assessore Borioli a marzo 2008, che disciplinava l'istituto del bonus, secondo alcuni criteri che non condivido assolutamente. Primo fra tutti il fatto che la Regione Piemonte si faccia carico delle risorse necessarie per il bonus.
L'erogatore del servizio, in questo caso Trenitalia, non è in grado, per svariate ragioni, di erogare un servizio puntuale e la Regione paga le penali agli utenti. Contemporaneamente, paga a Trenitalia il corrispettivo.
Il problema, secondo me, è anzitutto ristabilire il principio per cui chi eroga il servizio si assume la responsabilità di pagare gli utenti per eventuali distorsioni nell'erogazione del servizio. In secondo luogo dobbiamo immaginare che ci sia un tetto rispetto alla quantità di disservizi che può essere considerata fisiologica, in una rete complessa come quella piemontese.
In terzo luogo, dobbiamo fare in modo che l'erogazione del bonus nelle trattative che la Regione porta avanti con Trenitalia copra tutti quei servizi per i quali la Regione eroga un corrispettivo e non si fermi sul confine regionale. Noi paghiamo per i treni che arrivano fino a Milano, per i treni che vanno oltre regione, in direzione della Liguria, e così via.
L'impostazione complessiva deve essere rivista. Abbiamo già detto all'interno del tavolo di concertazione, che è il tavolo dell'Osservatorio che queste saranno le regole per il 2011, che saranno disciplinate all'interno del contratto di servizio. Purtroppo, per il 2010, non abbiamo potuto fare altro che applicare le regole che erano state inaugurate nella gestione Borioli e ratificate con la DGR del 2008.
Condivido che, di qui in avanti, il percorso non sarà così semplice.
Quello che intendiamo fare, anche legando, per esempio, il criterio della premialità al miglioramento dei tempi di percorrenza, di fatto, stravolge la vecchia impostazione. Non so se ve lo ricordate, ma nel 2007 la Regione ha dato a Trenitalia più premi che penali e voi sapete qual era la qualità nell'erogazione del servizio nel 2007. Anche queste sono storture che devono essere necessariamente corrette e che tentiamo di aggiustare nel nuovo contratto di servizio.
Il lavoro fatto sui quadranti sarà importantissimo. I pendolari, i comitati che li rappresentano, le associazioni dei consumatori, i sindacati, gli amministratori locali che intervengono a pieno titolo nelle questioni legate alla programmazione, sanno che tutti i contributi che portano servono alla Regione Piemonte nelle trattative per costruire un percorso con Trenitalia, rispetto al quale abbiamo preso degli impegni particolari.
L'ultima questione. Noi abbiamo chiesto a Trenitalia, anche con una certa evidenza, di mettere on line i ritardi e le ragioni dei ritardi. Vi faccio un esempio. I ritardi che si sono registrati sulla Torino-Milano hanno certamente coinvolto Trenitalia, ma anche Arenaways, perché erano ritardi determinati da problemi sull'infrastruttura nel nodo ferroviario di Milano. Dobbiamo avere anche la consapevolezza della natura del problema.
Un conto è sostenere che bisogna intervenire sul gestore della compagnia che eroga il servizio, altro che abbiamo un problema legato all'infrastrutturazione.
Problemi analoghi li abbiamo sulla direttrice Torino-Aosta. Il problema della mancata elettrificazione della linea in territorio valdostano crea problemi enormi nella gestione, anche in rapporto alle scelte sbagliate che sono state fatte nella progettazione della stazione di Porta Susa.
Un complesso di situazioni che hanno a che fare più con i temi legati all'infrastrutturazione ferroviaria del nostro territorio, piuttosto che con la qualità nell'erogazione del servizio. Non basta dire "compriamo le motrici bimodali". Prima di comprare le motrici bimodali - ne approfitto anche per rispondere ad alcune istanze del PD sul tema legato alla direttrice Torino-Aosta - dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci vorranno due anni per approvvigionare il parco circolante di materiale rotabile di Trenitalia. È assurdo e irrazionale acquistare motrici bimodali, quando l'unico intervento razionale sarebbe quello dell'elettrificazione della linea. Bisognerebbe cercare di affrontare i problemi partendo dalle cause vere.
Mettiamo on line i ritardi, i problemi, le cause dei ritardi e cerchiamo insieme di condividere le possibili soluzioni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 359 del Consigliere Lepri, inerente a "Presidi sanitari ex art. 43 della Legge 833/78" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 359 presentata dal Consigliere Lepri, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



LEPRI Stefano

Molto semplicemente, abbiamo letto la deliberazione del 29 dicembre che prefigura il nuovo assetto delle Aziende sanitarie. In questo assetto si individuano i presidi considerati afferenti rispetto alle Aziende sanitarie ospedaliere e quelli non afferenti: i cosiddetti presidi ai sensi della legge 833 che, com'è noto, sono strutture che hanno obblighi tipici delle strutture pubbliche ma hanno natura privatistica. Ve ne sono diversi riconosciuti dalla Regione Piemonte nelle precedenti legislature, con atti successivi. La domanda è se questi presidi sono, debbono o possono essere considerati al pari dei cosiddetti ospedali afferenti. Noi riteniamo di sì e lo si è detto anche nella discussione sul Piano sanitario regionale, ma di questi presidi non vi è traccia nell'elenco della deliberazione e quindi vorremmo lumi in proposito.



PRESIDENTE

La parola, per la risposta, al Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Con la citata deliberazione della Giunta regionale n. 51 vengono elencati nell'allegato A i presidi ospedalieri afferenti alle Aziende ospedaliere ed ospedaliero-universitarie. L'elencazione è conseguente alle previsioni degli articoli 20 e 21 della legge regionale n. 18 del 2007 che espressamente prevedono che, con deliberazione del Consiglio regionale e su proposta della Giunta, siano individuate le Aziende contestualmente all'assegnazione alle stesse dei singoli presidi. La riconduzione dei presidi alle singole Aziende avviene con riferimento al complesso degli elementi costitutivi considerati - personale, beni, attività eccetera - ed anche ai successivi fini patrimoniali, attesi i caratteri di autonomia di cui le Aziende dispongono, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 502. Altro invece, è il regime giuridico cui sono soggette le strutture classificate ai sensi delle previsioni di cui all'articolo 43 della legge n. 833 del 1978.
La medesima disposizione, come premette l'interrogante, prevede che gli Istituti, Enti ed Ospedali di cui all'articolo 41 comma 1 che non abbiano ottenuto la classificazione ai sensi della legge 132 del 1968 e le istituzioni a carattere privato che abbiano un ordinamento dei servizi ospedalieri corrispondente a quello degli ospedali gestiti direttamente dalle Unità Sanitarie Locali possano ottenere dalla Regione, su domanda da presentarsi entro i termini stabiliti con legge regionale, che i loro ospedali - a seconda delle caratteristiche tecniche e specialistiche siano considerati, ai fini dell'erogazione dell'assistenza sanitaria presidi dell'Unità Sanitaria Locale nel cui territorio sono ubicati; sempre che il Piano sanitario regionale preveda i detti presidi. I rapporti dei predetti istituti, enti ed ospedali con le Unità Sanitarie Locali sono regolati da apposite convenzioni.
In ambito regionale, la materia è regolata dalla legge regionale n. 5 del 1987, che ha come titolo "Disciplina delle case di cura private". Ai sensi della vigente normativa, le istituzioni sanitarie che abbiano ottenuto dalla Regione di essere considerate presidi dell'Unità Socio Sanitaria Locale nel cui territorio sono ubicate, sono soggette alla disciplina della legge stessa che regola, com'è noto, l'apertura e lo svolgimento dell'attività istituzionale delle strutture private, ivi compreso l'esercizio dell'attività di vigilanza. A conferma dell'impostazione generale è lo stesso decreto legislativo n. 502 del 1992 che riordinava la disciplina in materia sanitaria a norma della precedente legge n. 421 del 23 ottobre 1992 che, all'articolo 4 comma 12, precisa che "nulla è innovato alla vigente disciplina per quanto concerne gli istituti ed enti che esercitano l'assistenza ospedaliera di cui agli articoli 40, 41 e 43 comma 2 della legge n. 833"; fermo restando che l'apporto dell'attività dei suddetti presidi ospedalieri al Servizio Sanitario Nazionale è regolamentato con le modalità previste dalla stessa legge.
In ambito regionale sono oggi riconosciuti i seguenti presidi: Ausiliatrice, Beata Vergine della Consolata, Cottolengo, Gradenigo Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo, Major e San Camillo, che operano in regime di accordi contrattuali in virtù delle disposizioni specifiche di cui alla deliberazione della Giunta regionale n.
10 del 1° dicembre 2008 e successive integrazioni.
Con la deliberazione di Giunta regionale n. 51 del 29 dicembre 2010 è stato approvato l'avvio del progetto di riordino del servizio sanitario regionale sulla base dei principi che la stessa deliberazione di Giunta regionale sintetizza, rinviando ad una serie di provvedimenti lo sviluppo dei conseguenti interventi. In tale ambito, ben potrà essere riconosciuto e valorizzato, nel rispetto delle vigenti disposizioni, l'apporto dei presidi ex articolo 43 della legge 833/78 con il ricorso a forme amministrative e giuridiche rispettose del dettato normativo.


Argomento: Contributi allo sport e al tempo libero

Interrogazione a risposta immediata n. 360 del Consigliere Ponso, inerente a "Contributo regionale Golf Club Montaldo Mondovì" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 360 presentata dal Consigliere Segretario Ponso che, in qualità di Consigliere, ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente. Buongiorno, Assessore, vorrei portare alla sua attenzione l'interrogazione in oggetto: è la vicenda del campo da golf di Montaldo di Mondovì, che considero una vergogna per il territorio cuneese.
Si decise di realizzare questo campo da golf (faccio un breve riassunto, senza entrare nel merito, perché con quei finanziamenti si sarebbero potute realizzare delle strutture sportive molto più alla portata dei cittadini di quel territorio) con una spesa di oltre due milioni di euro, di cui una parte ingente finanziata dalla Regione Piemonte.
Questo campo da golf, al di là della faraonica inaugurazione, non è mai decollato; ha sempre stentato a trovare un gestore. Ultimamente, il gestore che ha tentato di farlo decollare è entrato in contenzioso con il Comune di Montaldo di Mondovì, il quale ha subito delle perdite e dei danni, dal punto di vista delle entrate ricavate dall'affitto. Il contenzioso si è chiuso con una liquidazione - ciliegina sulla torta - di 30 mila euro al gestore.
La Corte dei Conti ha aperto un'inchiesta, per verificare le responsabilità su questo infelice campo da golf, che - ricordo - adesso è fatiscente, abbandonato (quindi sperpero di denaro pubblico, oltre che privato), ha cancellate divelte, quindi è di facile accesso a male intenzionati e animali selvatici, come i cinghiali.
Vengo al dunque dell'interrogazione: chiedo se la Regione Piemonte nella sua persona, Assessore, intenda costituirsi parte civile nell'eventuale causa giudiziaria che dovesse essere intentata, dopo le opportune verifiche effettuate dalla Magistratura contabile, contro i responsabili della situazione in essere presso la struttura sportiva di Montaldo di Mondovì.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cirio, per la risposta.



CIRIO Alberto, Assessore allo sport

Grazie, Presidente. Ringrazio il Consigliere Ponso per la sensibilità e la capacità di essere attuale, relativamente ai problemi concreti della sua provincia che - tra l'altro - è anche la mia, quindi mi trova sensibilmente coinvolto su ogni materia, anche per un fattore di carattere affettivo e non solo istituzionale.
Questa è una vicenda che inizia nel 2000, quando il Comune di Montaldo di Mondovì, in base alla legge 4, chiede un contributo per costruire un campo da golf.
Occorrerebbe interrogarsi sull'opportunità di una scelta di quel genere; chi c'era allora l'avrà fatta a fin di bene, ma probabilmente sarebbe stata necessaria una programmazione migliore.
Chi conosce Montaldo di Mondovì sa che parliamo di un'area della provincia di Cuneo, nel Monregalese, un'area quasi montana, quindi sarebbe stato importante valutare l'opportunità di un intervento, che era finalizzato al miglioramento qualitativo del territorio sotto l'aspetto turistico.
In ogni caso, il Comune di Montaldo di Mondovì, in base alla legge 4 partecipa al bando e vince, cioè viene assegnato il contributo, realizza un campo a nove buche che costa un milione e 750 mila euro, di cui 875 mila euro di contributo regionale.
Finpiemonte, da me interrogata sulla vicenda, in seguito al ricevimento della sua interrogazione, risponde che l'intervento è stato regolarmente realizzato e che il Comune ha ricevuto quelle risorse, che sono già state interamente liquidate con un saldo avvenuto l'11/12/2006.
Cosa è accaduto? È accaduto che, una volta realizzato il campo bisognava gestirlo e le difficoltà nel trovare un gestore hanno creato una serie di problematiche interne al Comune, perché la Regione si è occupata della realizzazione dell'opera, così come previsto dal bando.
Pertanto, nell'ottobre del 2008, i funzionari del Settore Offerta Turistica - il dottor Barbero e il dottor Chiesa - hanno effettuato un sopralluogo presso l'impianto e hanno verificato (abbiamo il verbale, che consegnerò in copia al Consigliere Ponso) l'effettiva realizzazione di quanto previsto nel progetto iniziale.
Hanno verificato che è stata realizzata buona parte del progetto quindi, per sommi capi, l'esecuzione complessiva del progetto si può dire realizzata. Hanno rilevato, però, la mancata realizzazione delle opere di finitura (così sono state definite), per le quali è stato richiesto formalmente al Comune di intervenire, per quanto di propria competenza.
L'intervento, pertanto, è stato fatto. Si è intimato al Comune di realizzare alcune opere che mancavano, ma soprattutto si è innescata una problematica, di cui non abbiamo conoscenza diretta - se non in base a quanto abbiamo letto sugli organi di informazione - relativa alla difficoltà di rapporti tra l'Amministrazione comunale, il proprietario dell'impianto e il gestore; difficoltà che ha portato ad una serie di inefficienze, di costi e probabilmente anche relativamente agli sprechi ai quali fa riferimento il Consigliere Ponso.
Mi preme precisare che, al momento, agli Uffici del Settore Offerta Turistica non è pervenuta alcuna richiesta da parte della Corte dei Conti in merito al contributo concesso al Comune di Montaldo di Mondovì. Al momento, pertanto, gli Uffici della Regione non hanno ricevuto notizia del procedimento avviato dalla Corte dei Conti.
Il Consigliere chiede, inoltre, se siamo disponibili a costituirci parte civile: evidentemente, se viene verificato che la situazione del campo da golf è così come da lei descritta, questo pone la Regione come parte lesa, quindi bisognerà valutare chi aziona il giudizio, quali sono gli estremi del giudizio e su cosa verte lo stesso. Poi, naturalmente, se da questi estremi si potrà capire che la Regione può aver subito un danno da questo tipo di intervento, siamo disponibili a costituirci parte civile.
Nel dettaglio, monitoriamo la vicenda e ringraziamo il Consigliere Ponso per averla portata all'attenzione di tutto il Consiglio regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 363 della Consigliera Cerutti inerente a "Sforamento dei limiti PM10 nell'atmosfera" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento consiliare, esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 363 presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente. Abbiamo ritenuto di presentare quest'interrogazione a risposta immediata, in seguito alla gravità della situazione riguardante l'inquinamento causato, in particolare, dal particolato e dalle PM10.
una situazione molto delicata a Torino, anche a causa delle condizioni atmosferiche (tra l'altro, è previsto che non migliorino nemmeno la prossima settimana), ed è certamente una situazione delicata anche in altre città del Piemonte, come Alessandria e Novara.
Per quanto riguarda il Comune di Torino, se facciamo un raffronto fra il mese di gennaio dell'anno scorso e il mese di gennaio di quest'anno, dai dati disponibili delle centraline, vediamo che la situazione, anzich migliorare, peggiora.
In questo senso, crediamo che, al di là delle iniziative che l'Amministrazione comunale ha messo in campo in questi anni (la questione teleriscaldamento, piuttosto che le zone a traffico limitato, quindi si è cercato di affrontare il problema sia sul fronte dell'inquinamento derivante da traffico sia sul fronte dell'inquinamento derivante da altre sorgenti, come il riscaldamento), in realtà siamo in un momento critico.
Certo, a livello italiano si parla più di Milano e della Lombardia, che ha superato i limiti e rischia sanzioni; in questo senso, la Regione Lombardia in generale è implicata, proprio perché - è notizia di questi giorni - la Commissione Europa ha sanzionato l'Italia e la Regione Lombardia dovrà pagare la multa in relazione ai livelli di sforamento mentre il Piemonte non è in questa situazione.
Abbiamo ritenuto urgente, però, così come richiamato dalle Amministrazioni locali (Comuni e Province) - oggi ci sarà una riunione per quanto riguarda la Provincia di Torino, che deciderà se procedere con i blocchi, che sappiamo essere importanti, se portati avanti in tutti i Comuni - chiedere alla Regione di farsi carico, per quanto è di sua responsabilità, di azioni come, ad esempio, quella di concedere risorse seppure contenute, che possano potenziare il trasporto pubblico, nel momento in cui si procederà al blocco del traffico, come si presume possa avvenire già la prossima domenica.
Si tratta di poche migliaia di euro, sapendo che la questione è di per sé molto delicata. Non sto qui a sciorinare i morti attribuiti a questo tipo di problematica, in Italia e in Europa.
In questo senso crediamo che la Regione debba assumersi delle responsabilità anche un impegno contenuto. Quindi indico una questione molto concreta sulla quale intervenire: l'incentivazione del trasporto pubblico, senza fare considerazioni, in questo momento, sui mezzi più o meno inquinanti, perché sappiamo che è una questione legata alle risorse e anche qui la Regione ha sicuramente la possibilità di intervenire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Cerutti per aver sollevato un tema che non pu che essere caro a questa Giunta e riteniamo (e spiegherò il perché) di averlo già dimostrato con diverse azioni, indipendentemente dalla scarsa disponibilità di risorse, come lei ha sottolineato molto correttamente.
doveroso fare una premessa ricordando - ed è per questo che l'occasione ci è gradita - come il problema della scarsa qualità dell'aria della Regione Piemonte, in particolare, dell'area metropolitana torinese, è un problema che ha due caratteristiche essenziali: la ciclicità, cioè il problema si ripropone ad ogni stagione invernale in maniera sistematica indipendentemente dal colore dei governi, e il fatto che ciò deriva e dipende principalmente dalle caratteristiche orografiche della nostra area.
Come lei sa bene, la regione Piemonte, la città di Torino e anche l'intero bacino padano è un "catino" circondato da una corona alpina che fa sì che il nostro bacino sia un importatore di fattori inquinanti, ma non un esportatore.
Questo è l'argomento su ci abbiamo tentato di fare leva nei confronti della Commissione Europea, spiegando come riteniamo profondamente ingiusto che sia la nostra Repubblica, che siano le nostre Istituzioni, che siano i contribuenti italiani e anche piemontesi a pagare per delle procedure di infrazione che non derivano e non dipendono dall'assenza delle Istituzioni ma principalmente da condizioni oggettive che la Nazione è costretta a pagare.
Per sostenere questa tesi abbiamo anche prodotto un'ampia documentazione che certifica quanto, nel bacino padano, la Regione Piemonte sia una delle Regioni più virtuose. Fra queste azioni, che riassumo per capitoli, ovviamente ci siamo concentrati su due fattori principali che hanno effetti sulla qualità dell'aria: la mobilità e gli impianti di riscaldamento e condizionamento.
E se per gli impianti di riscaldamento e condizionamento si è partiti dagli effetti che derivano soprattutto dalle attività produttive, la Regione (che, ricordo, determina indirizzi che, nel nome del decentramento amministrativo, sono attuati dagli Enti locali) ha stabilito, ad esempio le modalità di concessione delle autorizzazioni, richiamandosi alle tecnologie più moderne, ma soprattutto alle tecnologie meno impattanti.
La Regione ha sostenuto iniziative importanti ed economicamente consistenti per il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici.
Questo è un grosso problema che non tocca soltanto le abitazioni private ma - lei lo sa bene, perché abbiamo condiviso una lunga esperienza nel Comune di Torino - i palazzi, soprattutto quelli aulici sono dei "colabrodo" da questo punto di vista e determinano elevatissimi livelli di dispersione energetica e, di conseguenza, gli effetti nocivi sulla qualità dell'aria.
Per quanto riguarda la mobilità, sempre nel quadro di un soggetto che va a definire indirizzi che, poi, devono essere raccolti e fatti propri dagli Enti locali, la Regione Piemonte ha avviato un inventario molto ampio di iniziative. Ne ricordo alcune, quelle che considero sul piano delle potenzialità anche le più significative.
Anzitutto, ha cercato di orientare, mai condizionare (questo non sarebbe possibile) il mercato, cercando di favorire lo sviluppo di motori meno impattanti sull'ambiente. Se, da un lato, ha limitato la circolazione dei veicoli più inquinanti, dall'altro, in un certa fase, quando vi erano maggiori disponibilità di risorse, ha dato dei contributi alla rottamazione. Oggi si sta cercando di declinare in maniera economicamente non rilevante, questo medesimo indirizzo, ad esempio, favorendo e condizionando i comuni ad aderire a questo principio, permettendo la circolazione dei mezzi cosiddetti "ecocompatibili" e ci riferiamo ai mezzi a GPL, a metano e ai mezzi elettrici, permettendone la circolazione all'interno delle zone a traffico limitato ove questa, fino a pochi mesi fa, non era concessa.
Dall'altro lato, la Regione Piemonte ha previsto l'esenzione dal pagamento della tassa automobilistica di queste tipologie di mezzi e ora sta studiando nuove iniziative che in accordo con soggetti del settore possano favorire lo sviluppo, come peraltro ho fatto in alcune realtà italiane, sempre all'interno del bacino padano, ad esempio, di mezzi elettrici, che oggettivamente in un confronto scientifico hanno un bassissimo impatto sull'ambiente.
In ordine di tempo è l'ultimo, ma è oggettivamente il più significativo, la Giunta regionale (a cui va il mio ringraziamento nel suo insieme e, in particolare, all'Assessore con la delega ai trasporti) ha deliberato uno stanziamento di quasi 70 milioni di euro alla fine dello scorso anno, per favorire e sostenere la sostituzione dei mezzi pubblici più inquinanti, quindi in particolare l'Euro zero, che ricordo alla Consigliera Cerutti, solo nell'area metropolitana torinese, circolano quasi per 24 ore il 45% dell'intero parco mezzi, percorrendo migliaia di chilometri e avendo degli effetti riscontrabili in maniera tutt'altro che positiva sul bilancio complessivo della qualità dell'aria.
Ricordo che questo è, come ho già detto in premessa, un problema di bacino che le regioni del bacino padano stanno affrontando. Le regioni del bacino padano, che si sono riunite a Milano un paio di mesi fa, alla fine del mese di novembre, hanno condiviso, riconoscendo il grande merito alla Regione Piemonte, un approccio, che è stato successivamente trasmesso anche in seno alla Conferenza delle Regioni, secondo cui le regioni nel momento in cui determinano degli indirizzi, debbano farlo secondo un criterio di assoluto buonsenso, sostenendo le iniziative che abbiano una reale effettiva e oggettivamente riscontrabile utilità sulla qualità dell'aria.
Sulla base di valutazioni scientifiche prima, che politiche, considero da questo punto di vista assolutamente inutili le "domeniche ecologiche".
Questo è riscontrato e temo che sarà riscontrabile qualora domani si dovesse decidere di riproporre nella provincia di Torino la stessa iniziativa dello scorso febbraio, sulla base di valutazioni che ci sono state consegnate dall'Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, che dimostrano come il giorno del blocco totale della circolazione privata, i valori di PM10 siano aumentati rispetto al giorno prima e anche rispetto al giorno dopo.
Questo è facilmente spiegabile perché è principalmente dovuto al fatto che impedire al privato di utilizzare il suo mezzo che tendenzialmente ha caratteristiche (vista l'evoluzione del mercato) meno impattanti sull'ambiente, comporta la reimmissione nella rete di circolazione pubblica di mezzi, che solitamente stanno fermi nei depositi, ma che sono molto più vecchi, sono obsoleti, e di conseguenza sono molto più inquinanti.
Sulla base di questa valutazione se si chiede alla Regione di sostenere queste iniziative, la Regione non intende riproporre uno scenario già visto, che non solo non ha dato alcun beneficio alla qualità dell'aria e quindi alla qualità della vita dei cittadini, ma ha comportato disagi che se mi permette sono davvero difficili da sopportare per una famiglia che magari lavora per una settimana e che ha un unico giorno di libertà nella domenica.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata ex articolo 100.



(La seduta ha inizio alle ore 15.16)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Cantore, Cota, Gariglio Leo, Mastrullo, Placido, Valle e Vignale.
Ricordo che il numero legale è 26.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 (Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 67, di cui al punto 2) all'o.d.g.
prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Lo stato dei nostri lavori è il seguente: nella seduta pomeridiana del 18 gennaio è iniziato l'esame del provvedimento e sono state svolte le relazioni introduttive (quella di maggioranza da parte del Consigliere Botta Franco Maria, quella di minoranza da parte del Consigliere Reschigna). Abbiamo proceduto, quindi, alla discussione generale - sono intervenuti numerosi Consiglieri - cui è seguita la replica dell'Assessore Cavallera.
Procediamo, quindi, con l'esame dell'articolato. Vi comunico che sono stati depositati ulteriori emendamenti, che inseriremo al più presto in rete (peraltro, se non ricordo male, insistono sull'articolo 8.
ARTICOLO 1 In merito all'articolo 1, comunico che sono stati presentati otto emendamenti da parte dei Consiglieri Bono e Biolé.
Emendamento rubricato n. 21) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 1, la parola "validi" è soppressa.
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 22) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 1 le parole "titoli abitativi" sono sostituite con le seguenti: "permessi di costruire".
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 24) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 1 alla parola "entro" vanno aggiunte le parole "e non oltre" Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 23) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 1 la parola "realizzate" va sostituita con la parola "terminate".
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 25) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: il comma 2 dell'art. 1 va soppresso.
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 27) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: il comma 2 dell'art. 1 è sostituito dal seguente: "3 bis. Per l'esecuzione di tutti gli interventi edilizi di cui alla presente legge, il committente o il responsabile dei lavori, anche nel caso di affidamento dei lavori ad un'unica impresa o ad un lavoratore autonomi provvedono al soddisfacimento delle prescrizioni di cui alle lettere a), b) e c), comma 9, articolo 90 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell'art. 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro). In particolare in base al citato punto c), prima che si inizi un'attività o una fase lavorativa, vi è l'obbligo di trasmettere al comune il documento unico di regolarità contributiva; lo stesso DURC è rilasciato dalla Cassa Edile territorialmente competente per i soggetti che hanno l'obbligo di iscrizione alla stessa (imprese edili), in tutti gli altri casi (lavoratori autonomi e imprese non edili) il DURC è rilasciato dall'INPS o dall'INAIL territorialmente competente".
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 26) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: al comma 2 dell'art. 1 vanno sostituite le parole "Per l'esecuzione" con "Per l'attuazione".
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Emendamento rubricato n. 28) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 1 bis (comma 3 bis dell'art. 1 della l.r. 20/2009) vanno soppresse le parole "comparativamente più rappresentative".
Poiché non sono presenti i proponenti, lo diamo per illustrato.
Dichiaro conclusa, quindi, la fase illustrativa.
Nel frattempo, è stato presentato, da parte del relatore di maggioranza, Botta Franco Maria, un emendamento all'articolo 1 interamente sostitutivo del secondo comma.
Emendamento rubricato n. 111) presentato dai Consiglieri Botta Franco Maria, Carossa e Angeleri: dopo il comma 2 dell'articolo 1 del ddl 67 è inserito il seguente: 2 bis. Il comma 2 dell'articolo 1 della l.r. 20/2009 è sostituito dal seguente: "2. Le disposizioni contenute nel capo I sono valide fino al 31 dicembre 2012".
La parola al Consigliere Botta Franco Maria, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BOTTA Franco Maria

La proposta che come relatore di maggioranza sottopongo al Consiglio è molto semplice, ed è conseguente a quanto si era anticipato in sede di discussione generale: per le modifiche al Piano casa che sono in discussione oggi, 25 gennaio, vi sono solo più 11 mesi. La finalità di questo emendamento è quella di adeguare la data di entrata in vigore della legge, sostituendo quella del 31 dicembre 2011 con 31 dicembre 2012.
La proposta riveste, dunque, un mero rilievo di praticità.



PRESIDENTE

Sospendo i nostri lavori per qualche minuto, per consentire l'inserimento in rete dell'emendamento.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.21 riprende alle ore 15.22)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che l'emendamento testé illustrato, così com'è scritto risulta incollocabile. Chiedo pertanto al Vicepresidente Cavallera e al relatore, Botta Franco Maria, di avvicinarsi al banco della Presidenza: procederemo alla sua riscrittura e lo introdurremo come articolo aggiuntivo, così risulterà più chiaro nel testo.
Eravamo rimasti in fase di discussione generale sugli emendamenti presentati dai Consiglieri Bono e Biolé, e sull'articolo 1.
Non essendovi richieste di intervento, procediamo alla votazione degli emendamenti relativi all'articolo 1, sui quali la Giunta regionale esprime parere negativo.
Ricordo che il numero legale è 26.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 21).
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Pertanto, ai sensi dell'articolo 59, comma 5, del Regolamento del Consiglio regionale, sospendo la seduta fino alle ore 15.55.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.25 riprende alle ore 15.55)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ricordo che eravamo in sede di votazione dell'emendamento n. 21) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, sul quale la Giunta aveva espresso il parere negativo.
Essendo mancato il numero legale, dispongo la ripetizione della votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 21).
Il Consiglio non approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola media statale "U. Foscolo" di Torino


PRESIDENTE

Saluto le ragazze, i ragazzi e gli insegnanti della Scuola media statale "U. Foscolo" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, classe III G ai quali do il benvenuto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Proseguimento esame disegno di legge n. 67, inerente a "Modifiche al capo I della legge regionale 14 luglio 2009, n. 20 (Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica)" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 67, con la votazione dell'emendamento rubricato n. 22).
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 22), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 23), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 25), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 27), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 26), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 28), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Comunico che l'emendamento n. 111), a firma del relatore di maggioranza Consigliere Botta Franco Maria, è già stato illustrato, ma riscritto e ricollocato.
Tale emendamento, sostanzialmente, introduce quanto segue: dopo il comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge n. 67 è inserito il seguente: 2 bis. Il comma 2 dell'articolo 1 della legge regionale n. 20/2009 è sostituito dal seguente: "2. Le disposizioni contenute nel capo I sono valide fino al 31 dicembre 2012".
Sostanzialmente, modifica la data di scadenza dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012.
La parola all'Assessore Cavallera per esprimere il parere della Giunta regionale.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Esprimo parere favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento rubricato n. 111), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 111).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 29) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 2 vanno sostituite le parole "catasto edilizio urbano" con le seguenti: "catasto fabbricati".
Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa per non essere stato presente nella discussione sui primi emendamenti, che purtroppo sono passati senza potere intervenire.
Erano in parte emendamenti di merito già discussi in Commissione. Come Movimento 5 Stelle ribadiamo, nell'ambito di tutti gli emendamenti che verranno presentati, la contrarietà a questo testo di legge, che va a stravolgere il testo che, secondo noi, era molto più equilibrato (il n. 20 del 14/7/2009), inerente a "Snellimento delle procedure in materia di edilizia urbanistica".
Tra l'altro, era un testo che ci aveva visti impegnati parecchie ore per studiare con i tecnici competenti della materia, quali sono le intenzioni del cosiddetto piano casa Cota, che ha visto nella sua redazione l'autorevole partecipazione dell'Assessore Cavallera. È un piano che ci vede fortemente contrari, anche perché ci era stato detto che in altre Regioni, presentando un emendamento in Aula, si sarebbe cambiata la data di validità di queste norme, allungandole di un anno.
Non si ha neanche il coraggio di portare in Commissione un testo che preveda una validità fino al 31/12/2012, ma si ricorre a dei "mezzucoli" e a dei sotterfugi, dicendo che il testo di legge presentato dura fino al 31/12/2011 e poi con un emendamento in Aula, ovviamente votato dalla maggioranza che ha tutti i numeri per farlo passare, si sposta la data al 31/12/2012.
Ritengo che questa situazione sia indicativa di come viene condotta la parte di analisi legislativa da questa Giunta. Da poco tempo è iniziata in Consiglio questa esperienza per me e per il collega Biolé, ma abbiamo iniziato a comprendere i meccanismi più spietati della politica.
In riferimento all'emendamento ribadisco che va nel merito della questione, in quanto sostituirebbe le parole "catasto edilizio urbano" con le parole "catasto fabbricati". Ci è stato fatto rilevare che è una dicitura errata e che quindi sarebbe un emendamento di merito il cui apporto all'interno del testo non sarebbe fondamentale, ma noi riteniamo questo testo viziato sia nel contenuto sia nella forma.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 30) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 2 le seguenti parole "nonché per l'esecutivo uso dei salariati fissi, addetti alle conduzione del fondo, o dei soggetti titolari di trattamenti pensionistici corrisposti a seguito di attività svolta in agricoltura" sono sostituite con le seguenti: "oppure di tutti i soggetti aventi diritto in qualità di salariati fissi, conduttori di fondo o di titolari di trattamento pensionistico per attività agricola".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ritorno sulla discussione dell'articolo 2 per parlare in generale della proposta di legge, che ci vede contrari, in quanto è il principio che non ci sembra corretto.
Abbiamo già detto - ed è stato riportato sulle principali testate giornalistiche e di comunicazione, quindi anche televisive - che il nodo fondamentale della proposta di legge che va a cambiare quanto fatto precedentemente dalla Giunta Bresso è la possibilità di ampliare, dal punto di vista energetico in maniera più efficiente, solo la parte in più, quindi quel 20% in più che si viene ad aggiungere agli edifici. Questo è in deroga ai piani regolatori, e quindi fondamentalmente in deroga a quelle che sono le funzioni degli Enti locali e dei Comuni.
Ovviamente ci sono già delle possibilità di ampliamento per quanto riguarda gli edifici nei Comuni e, secondo noi, questo doveva essere un premio che veniva dato a chi si dimostrava virtuoso ed efficiente. Quindi non era visto come un ricatto, ma doveva essere visto come un premio, nel senso che chi rimette in efficienza l'edificio nel suo complesso, pu accedere ad un ampliamento del 20% delle unità immobiliari o unità edilizie catastalmente autonome con destinazione d'uso residenziale.
Fondamentalmente parliamo di casette uni e bifamiliari. In questo modo si dà una possibilità in più a chi ha a sua disposizione una casa di questo tipo, ma non nei condomini, escludendo quindi la maggior parte dei proprietari di unità immobiliari; inoltre si va ad includere chi di solito ha un censo maggiore, in quanto i proprietari di villette uni e bifamiliari di solito hanno un censo maggiore rispetto ai proprietari di un singolo appartamento in un condominio a otto/nove piani.
Per quanto riguarda l'emendamento, in questo caso andavamo ad includere anche i soggetti titolari di trattamenti pensionistici corrisposti a seguito di attività svolta in agricoltura. Si modificava una semplice dicitura riguardante la questione delle pensioni, in quanto si potrebbero allargare ulteriormente i soggetti che ne possono fruire all'articolo 2 nell'ultimo capoverso.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la fase dell'illustrazione.
Passiamo alla discussione generale sugli emendamenti e sull'articolo 2.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'articolo 2 riguarda la definizione di termini usati nel testo di legge, quindi cosa si intende per unità edilizie con destinazione d'uso residenziale, compresi gli edifici rurali ad uso abitativo necessari alle esigenze dei proprietari dei fondi. In questo caso si è trasformato il testo dicendo che non erano più utilizzati ai sensi del decreto legislativo n. 99 del 29 marzo 2004, nonché gli edifici rurali ad uso abitativo necessari alle esigenze dei proprietari dei fondi e di chi abbia titolo per l'esclusivo uso degli imprenditori agricoli professionali, nel caso di persone fisiche, addetti alla conduzione del fondo.
L'articolo in sé non presenta, nel comma a, grosse problematiche nella scrittura e nella redazione del testo, quindi l'intervento serve a far passare i tre minuti di tempo previsti dal Regolamento. Se non sbaglio ho tre minuti, vero, Presidente?



PRESIDENTE

Due minuti, in discussione generale.



BONO Davide

Grazie.
Noi abbiamo presentato due emendamenti, come già ricordato prima, su cui non ho recepito la posizione del Vicepresidente Cavallera.
Il primo è una mera dicitura: le parole "catasto edilizio urbano" devono essere modificate in "catasto fabbricati", perché così ci risulta potremmo sbagliare o potrebbero sbagliare i nostri consulenti - essere la dicitura corretta.
La seconda questione riguarda l'aggiunta di soggetti titolari di trattamenti pensionistici. Bisognerebbe capire se i citati soggetti, oltre ad un'attività agricola, possono avere altri tipi di trattamenti pensionistici, altrimenti l'applicabilità verrebbe ulteriormente estesa.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Altri interventi? Dichiaro chiusa la discussione.
Non essendoci dichiarazioni di voto, procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 29), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 30), sul quale l'Assessore Cavallera, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 All'articolo 3 abbiamo una serie significativa di emendamenti. Iniziamo con la fase d'illustrazione di ogni singolo emendamento, per poi passare alla discussione unica con l'articolo.
Emendamento rubricato n. 81) presentato dai Consiglieri Reschigna, Muliere Ronzani, Gariglio, Taricco, Motta Angela e Lepri: l'articolo 3 del disegno di legge n. 67 è soppresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
L'emendamento che abbiamo presentato, che è soppressivo dell'articolo 3, ha lo scopo di tenere in vita il testo contenuto della legge regionale n. 20. Quali sono i problemi? Primo, che sono già stati oggetto di un intervento all'interno della relazione che ho svolto la settimana scorsa come relatore di minoranza in Consiglio regionale; secondo, non legare secondo quanto previsto dall'accordo tra Governo e Regioni, un incremento una tantum in deroga alle previsioni del Piano regolatore a politiche di efficientamento, sotto il profilo energetico, dei fabbricati.
Con la modificazione che stiamo discutendo, e da qui l'emendamento soppressivo (riporto l'esempio che ho fatto la settimana scorsa durante il dibattito generale), ci troveremo di fronte ad un'ipotetica, ma non irrealistica, situazione di questo tipo: abbiamo un edificio non a norma sotto il profilo dei parametri regionali per l'efficienza energetica abbiamo un ampliamento, magari previsto dai Piani regolatori dei Comuni che non risponde alle norme regionali in materia di efficienza energetica e abbiamo un secondo ampliamento, quello una tantum in deroga alle previsioni del Piano regolatore, che è l'unico a dover corrispondere agli obiettivi dell'efficienza energetica.
Sotto quest'aspetto voglio ricordare che l'accordo tra Stato e Regioni che poi ha dato vita ad una serie di originali ed autonome produzioni legislative a livello regionale, legava gli incrementi in deroga alle previsioni del Piano regolatore ad un miglioramento dell'efficienza energetica dei fabbricati. Come tale, ci sembra che il testo proposto dalla Giunta regionale, e licenziato dalla Commissione, vada oltre l'impostazione conforme all'accordo nazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Altri cofirmatari intendono intervenire? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Con l'articolo 3 vengono alla luce questioni e obiezioni che avevamo sollevato e che ci portano a non essere convinti del provvedimento. Una delle prime questioni, come ha ricordato il collega Reschigna, è relativa al fatto che in questo articolo si dice che soltanto gli ampliamenti devono rispettare i criteri, per quanto riguarda il risparmio energetico.
Questa a noi sembra un'incongruenza, una questione sulla quale credo sia giusto riflettere. Credo che l'obiettivo sia quello di importare a tutto l'edificio il rispetto dei criteri per quanto riguarda il risparmio energetico, anche se ristrutturato Nella legge n. 20 era posta con evidenza la questione, ricordo il dibattito che abbiamo fatto quando abbiamo discusso quella legge. Avevamo abbassato anche le percentuali, ma avevamo compreso tutto l'edificio l'ampliamento e l'edificio esistente, per quanto riguarda gli obiettivi del risparmio energetico.
Derogare, da questo punto di vista, è un errore, e credo che sarebbe giusto rivedere la questione. So che l'Assessore non è convinto, anzi si dice che questo aiuterebbe ad utilizzare la legge, non credo e abbiamo cercato di dimostrarlo nel dibattito generale.
Teniamo a puntualizzare la nostra contrarietà, in particolar modo su questo aspetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Volevo citare un dato che l'Assessore non ha ricordato nelle nostre discussioni.
Se non ricordo male, l'agevolazione del 55% in una regione come la Lombardia ha comportato la presentazione di 180 mila domande. Il Piano casa, figlio della misura annunciata dal Governo Berlusconi, aveva comportato - se non ricordo male, ma è un dato che ho letto sui giornali 148 domande.
Cosa vuole dire questo? Voi, in realtà, presentate un provvedimento che, in maniera illusoria, dovrebbe determinare una ripresa della domanda nel settore dell'edilizia, ma questo non avverrà per le ragioni che ho cercato di ricordare.
La misura che voi proponente è particolarmente sbagliata. È sbagliata perché voi limitate gli interventi di efficienza energetica, alla porzione di fabbricato che ampliate in deroga.
La questione ha due aspetti. Il primo aspetto riguarda il fatto che intervengo a spizzichi e bocconi. Anziché ricondurre a sintesi l'intervento e far diventare quell'intervento l'intervento che produce, nell'insieme del fabbricato, efficienza energetica, mi limito ad un intervento parziale.
Francamente non ha alcuna giustificazione. Voi la motivate con il fatto che, in questo modo, potete incrementare la domanda nel settore dell'edilizia; altrimenti, colui che è interessato in deroga ad ampliare il proprio fabbricato non sarebbe interessato a farlo se noi dovessimo prevedere il vincolo che la misura di efficienza riguarda l'intero fabbricato.
Questa cosa mi sembra non vera e, in ogni caso, è difficile pensare alla ratio di un provvedimento che considera le questioni riguardanti l'efficienza energetica, come un peso, non come un fatto positivo: siccome sono costretto ad immaginarlo, lo immagino soltanto per quella piccola porzione di fabbricato. Il resto non mi riguarda come legislatore.
Mi sembra una politica sbagliata. Voi avete presentato documenti penso al cosiddetto piano per la competitività e al piano straordinario per il lavoro - in cui dichiaravate che la Regione avrebbe, attraverso lo strumento della legislazione, organizzato una domanda pubblica funzionale all'obiettivo di ottenere certe finalità. Qui c'è la conferma del fatto che fate il contrario. Questa sarebbe, invece, una straordinaria occasione per legare la domanda pubblica ad una serie di misure con le quali consentire a me di costruire una casa più grande, ma ancorando quell'intervento all'efficienza energetica complessiva.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Anch'io per ribadire e sottolineare quello che alcuni colleghi hanno già accennato, al fatto che le motivazioni di fondo da cui pare muoversi questa proposta, come abbiamo avuto occasione di dire in altri contesti sono una deregolamentazione che toglie quei riferimenti minimi di miglioramento delle condizioni degli edifici che avevano motivato e orientato la scelta fatta a suo tempo, con l'applicazione di questa norma.
La scelta di ridurre alla sola porzione di espansione quei miglioramenti energetici previsti per tutto l'immobile, a nostro giudizio, è fortemente sbagliata.
Lo è sicuramente perché questo tipo di scelta porterà alla riduzione di un miglioramento ambientale e un miglioramento di condizioni. Ci pare veramente che la scelta che sta dietro questa norma, parta da un presupposto assolutamente sbagliato. Non è che il miglioramento delle condizioni di funzionamento, con tutte le possibilità che oggi la tecnologia ci mette a disposizione, di un sistema di riduzione della dispersione energetica, sia l'ottemperare meramente ad un vincolo esterno ma è migliorare le condizioni complessive dell'immobile. Da questo punto di vista, introdurrà vantaggi in prospettiva sia per chi di quell'immobile è proprietario, o dentro quell'immobile vive, sia in termini ambientali complessivi.
Togliere questo tipo di incentivazione, sperando in questo modo di far funzionare una norma che ha dimostrato tutte le sue problematicità di funzionamento comunque sia stata applicata laddove è stata applicata crediamo sia profondamente sbagliato.
In questo senso ci permettiamo, ed è per questo che abbiamo presentato un emendamento soppressivo, di chiedere un supplemento di riflessione alla maggioranza e all'amministrazione. Crediamo che su questa strada si vada verso un errore che non porterà vantaggi, laddove avrebbe potuto incentivare un qualche intervento ne ridurrà enormemente l'efficacia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Anche da parte mia per deprecare che venga fatta una modifica che cancella la parte della legge che, probabilmente, era più innovativa e avrebbe potuto diventare anche un'incentivazione permanente.
Sappiamo che abbiamo preso degli impegni formali alla riduzione delle emissioni, all'aumento dell'efficienza energetica, all'aumento della produzione da energia rinnovabile e come Paese, siamo indietro rispetto a questi impegni.
Era questa un'occasione, anche con una norma che può diventare definitiva, per inserire nella nostra legislazione urbanistica l'incentivazione alla riqualificazione energetica degli edifici, accoppiata ad un incremento delle cubature.
Purtroppo, nel frattempo, anche il Governo è andato in una direzione interpretativa molto negativa; quindi ciò che l'Assessore ci disse in Commissione dicendo che si poteva almeno utilizzare l'adeguamento obbligatorio - solo per la nuova parte dell'edificio, per l'ampliamento, si potrà utilizzare il 55%, sia pure nella versione ridotta a dieci anni di ammortamento, per quella parte. Come sa l'Assessore, non è così.
stata data una chiara interpretazione che solo se non c'è ampliamento o, in alternativa, solo per la parte che non riguarda l'ampliamento, si potrà utilizzare il ridotto sconto fiscale. Il che significa che sostanzialmente, dal punto di vista dell'incentivazione dell'efficienza energetica, questa legge avrà un effetto nullo.
Se c'è una cosa secondo me indispensabile per il nostro Paese e per la nostra Regione, che ha molte aziende che fabbricano componenti per l'edilizia, è spingere le nostre piccole e medie aziende verso la produzione di componenti per il risparmio energetico e le energie rinnovabili, unico settore veramente in crescita in un panorama sconfortante di cali o di crescita molto lenta di tutti gli altri settori.
Il risultato è che, non spingendo noi in questa direzione e contemporaneamente non facendolo neppure il Governo, si tratterà con una specie di microscopica goccia nel mare per un'edilizia tradizionale che non spingerà le famiglie a modificare la qualità energetica dei propri edifici non offrirà alle aziende delle opportunità. Appare del tutto chiaro ed evidente che questa maggioranza è in sintonia con un Governo che in questa materia appare totalmente assente.
Sappiamo che la Cina sta incentivando enormemente, sta acquistando le società che producono pannelli solari, materiali per le energie rinnovabili e che altri Paesi - la Germania e gli Stati Uniti, per esempio - cercano di contrastare la crisi attraverso forti incentivazioni ai propri settori tecnologici. Noi siamo l'unico Paese che allegramente dimentica che questo sarebbe un settore della nostra economia a grande tasso di potenzialità di crescita. Non saranno certo quelle poche stanze che si potranno realizzare in modo tradizionale che cambieranno la realtà della nostra piccola e media industria e ne permetteranno il rilancio.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, perché ho sbagliato a dare la parola alla Consigliera Bresso e poi non ho voluto interromperla. Ora però procediamo ai sensi del Regolamento, passando all'illustrazione dell'emendamento n. 31).
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Gli emendamenti presentati dal nostro Gruppo in riferimento all'articolo 3 non possono che andare a colpire - chi più, chi meno - la parte che fa riferimento all'ampliamento della casa senza un vincolo ad una ristrutturazione "energetica" di tutto l'edificio. Questo è veramente uno dei nodi fondamentali di questo disegno di legge che non ci vede assolutamente concordi; non tanto per una posizione estremista ambientalista, populista, demagoga (e chi più ne ha più ne metta), ma per una posizione semplicemente realistica e concreta.
Se noi, infatti, andiamo a concedere un ampliamento del 20% degli edifici - oltretutto in deroga ai piani regolatori e a quello che già viene concesso in termini di ampliamento - mi sembra che sia il minimo chiedere contestualmente che venga realizzata una messa in efficienza di tutto l'edificio. Questo, tra l'altro, non è solo un onere per chi è proprietario: ricordiamo che tutti gli studi che sono stati fatti, anche a riguardo dell'applicazione del protocollo ITACA, ci dicono - e i tecnici e gli esperti come l'Assessore Cavallera lo sanno sicuramente meglio di me che in cinque/sei anni, massimo sette, si rientra dall'investimento e si inizia a risparmiare e a guadagnare, ottenendo una mancata spesa sulle bollette del settore termico, per esempio relativamente al riscaldamento.
Questa sarebbe sicuramente una cosa che va a favore e non a danno dei proprietari di villette uni o bifamiliari e degli edifici che sono inclusi nell'articolo 3.
Non vediamo quindi assolutamente le motivazioni di questo arroccamento pregiudiziale da parte della Giunta, ancor di più ricordando - come ha richiamato anche la collega Bresso precedentemente - che questo darebbe veramente uno sviluppo e una ripartenza - se così vogliamo dire, anche a se a noi non piacciono tanto questi termini - all'economia piemontese. Si tratterebbe tra l'altro di un'economia, questa sì, "strana" perché andremmo ad utilizzare delle tecnologie che permettono una riduzione degli sprechi e dei consumi: non i soliti auto e cemento, quindi che, soprattutto da destra ma purtroppo anche da buona parte del centrosinistra, sentiamo proporre; si veda, per esempio, il sostegno all'accordo di Mirafiori, alle posizioni di Marchionne, eccetera. Parliamo quindi di un intervento di economia reale utile e sostenibile, non soltanto nel senso ambientale ma nel senso di un'economia che si ripaga da sola: interventi che hanno una funzione, e un'utilità sia per i lavoratori sia per gli utenti, cioè per i cittadini che accedono a queste tecniche.
Assolutamente non capiamo questo arroccamento della Giunta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 33) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 1 della l.r. 20/2009) vanno sostituite le parole "per la realizzazione si utilizzino tecnologie volte al risparmio energetico" con "venga incrementato il livello di classificazione energetica dell'intero immobile almeno alla classe superiore, con un obiettivo tendenziale di classe C per gli immobili con più di 30 anni, e di classe B per quelli più recenti".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è il secondo di una serie di emendamenti all'articolo 3 con cui allieteremo un po' i Consiglieri, anche se vedo che dai banchi della maggioranza non c'è molta partecipazione: molti si sono allontanati a discutere; qualcuno per fortuna ascolta dai banchi della Giunta. Come ho detto prima, tra l'altro, contesto anche un po' la metodologia della presentazione di questa proposta di legge, sia in Commissione - quando ricordo, gli emendamenti presentati dal Presidente del maggiore Gruppo di opposizione non sono stati discussi, perché non è stato concessa una proroga nella concitazione della discussione del bilancio - sia perch vengo a sapere adesso dai colleghi del centrosinistra che sono stati fatti degli incontri - un tavolo a latere delle Commissioni e a latere dell'Aula come successo per quanto riguarda la legge sui Parchi - a cui però il Movimento 5 Stelle non è stato invitato: e sì che siamo stati tra i presentatori degli emendamenti di merito per contribuire alla discussione.
Io quindi chiedo questo all'Assessore Cavallera, se mi ascolta: se così è stato, vorremmo sapere come mai il Movimento 5 Stelle che, ripeto, è stato uno dei principali presentatori di emendamenti dopo il Partito Democratico, non è stato invitato. Abbiamo presentato anche noi, infatti degli emendamenti di merito riguardanti diverse parti dell'articolato di legge: vorremmo sapere se è stata presentata anche la proposta di allungare di un anno la valenza di questa proposta di legge e chiediamo chiarimenti su altri punti che mi sono stati riferiti.
Penso quindi sia il minimo che almeno la discussione sulla proposta di legge in Commissione, e poi anche in Aula, venga fatta secondo tutti i crismi di quelle che sono le garanzie e le tutele dell'opposizione.
Diversamente - oggi manca il Consigliere Laus - ci mettiamo a fare cabaret più che attività legislativa.
Chiudo, ma interverrò ancora; non so se l'Assessore Cavallera vuole rispondere a quanto ho chiesto, cioè se c'è stato un tavolo con alcuni presentatori degli emendamenti (alcuni del Movimento 5 Stelle, altri di altre forze politiche), dai quali dovrebbero emergere rilievi importanti per la continuazione dell'attività emendativa, o meglio, di proposta in aula.
Grazie.



PRESIDENTE

Ho parlato con l'Assessore Cavallera, il quale mi ha riferito che intende rispondere alla fine di tutte le illustrazioni e degli aspetti che saranno evidenziati.
Emendamento rubricato n. 34) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 3 (comma 1 dell'articolo 3 della l.g. 20/2009) va sostituito il numero "1200" con il numero "1000".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Prendo atto e aspetterò, dopo l'illustrazione dei dieci, quindici emendamenti che abbiamo presentato, la risposta dell'Assessore Cavallera.
Sottolineo come la parte riguardante l'articolo 3 rappresenti un nonsenso.
Voglio ribadire che, nel campo dell'efficienza energetica, l'Italia purtroppo - è molto indietro. È paradossale, e fa anche un po' sorridere pensare che Paesi nordici come la Germania, la Danimarca e addirittura l'Islanda, abbiano degli edifici che sono considerati, dal punto di vista del consumo energetico, assolutamente performanti; ricordo il modello klimahouse, con case che vanno verso la passività, cioè case che quasi non consumano energia per i propri usi termici ed elettrici.
Il mondo dell'architettura e dell'ingegneria sta progettando e realizzando le cosiddette "case attive", cioè case che, non solo non consumano energia per i loro usi termici ed elettrici, ma addirittura ne producono. Sono case le cui falde del tetto esposte a sud sono coperte da pannelli fotovoltaici, che producono energia elettrica; a volte, anche le pareti degli edifici esposte a sud sono coperte da questi pannelli.
Ci sono case che utilizzano pompe di calore con il sistema frigorifero invertito, che fornisce aria o acqua calda, a seconda del sistema di trasformazione aria/aria o aria/acqua, producendo, quindi, la maggior parte dell'energia termica in questo modo.
Ci sono anche tecniche meno tecnologiche (scusate il gioco di parole) ci è giunto qualche tempo addietro un libro sulle case in Islanda, di cui non ricordo il titolo, che illustrava le case islandesi coperte da una collinetta di terra, con solo la facciata esposta a sud libera, con le finestre. Loro, naturalmente, hanno climi molto più rigidi, ed è importante, in quelle latitudini, tutelarsi in questo modo dai rigori invernali; ovviamente, in Italia, questo può essere meno importante, per il Piemonte, poiché ha buona parte del territorio collinare o montano potrebbe sicuramente fare molto, sia nell'ottica dell'ampliamento sia nell'ottica - come vedremo successivamente - dell'abbattimento e ricostruzione.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 34 è illustrato.
Emendamento rubricato n. 32) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 3, le parole "2. Fermo restando il rispetto delle prestazioni specifiche dettate dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia, gli ampliamenti di cui al comma 1 sono consentiti solo se l'intervento, limitatamente alla sola porzione ampliata, prevede un involucro capace di rispettare le trasmittanze termiche fissate alla lettera b), tabella 5, secondo livello, dell'allegato 3 alla deliberazione della Giunta regionale 4 agosto 2009, n. 46-11968. Il soddisfacimento di tale requisito è dimostrato nel progetto allegato alla richiesta del titolo abilitativi", sono sostituite con le seguenti: "2. Fermo restando il rispetto delle prescrizioni specifiche dettate dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia, gli ampliamenti di cui al comma 1 sono consentiti solo se accompagnati da interventi tali da ridurre il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva fino al raggiungimento dei requisiti prestazionali minimi fissati dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia o tali da ridurre almeno del 40 per cento il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva, da dimostrare nel progetto allegato alla richiesta di permesso di costruire. La percentuale di riduzione del fabbisogno energetico prima indicata, non è richiesta per gli edifici che rispettino i requisiti prestazionali minimi fissati dalle disposizioni regionali in materia di rendimento energetico nell'edilizia attuativa della legge regionale 28 maggio 2007, n. 13. La citata riduzione del fabbisogno di energia primaria è asseverata dal direttore lavori con perizia di conformità da presentarsi contestualmente alla comunicazione di ultimazione dei lavori e dal professionista abilitato con l'attestato di certificazione energetica da presentarsi in sede di richiesta di agibilità; in mancanza di detti requisiti o della presentazione della documentazione, oltre a non poter essere certificata l'agibilità dell'intervento realizzato, dovranno essere applicate le specifiche sanzioni previste dalle vigenti normative in materia".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Riprendo il discorso che avevo interrotto.
Dicevo che ci sono diversi esempi di case costruite in un'ottica futura; non futuribile, ma futura. Un futuro che noi sicuramente speriamo pensiamo e crediamo molto prossimo, dove i cittadini non siano più dipendenti da una rete di distribuzione - sia energetica sia elettrica oligopolista, se non addirittura monopolista, ma dove i cittadini siano nodi di questa rete (un po' come succede per internet, per le telecomunicazioni sul web), in cui siano produttori e consumatori.
Quindi, una rete intelligente, dove i cittadini possano produrre energia con le tecniche più disponibili, vantaggiose o gradite all'utente e, a loro volta, possano metterle in rete, nel senso che l'energia che non si consuma viene scambiata con gli altri nodi della rete.
Sono concetti già esistenti; abbiamo visto in alcune trasmissioni televisive molto seguite come alcuni paesini della Germania abbiano raggiunto questo traguardo ed obiettivo, comprando - tramite il prestito di una banca - la rete che era presente sul posto e diventando essi stessi produttori e gestori della rete.
In questo modo, non ci sono i limiti dei monopolisti ed oligopolisti della produzione o della distribuzione.
In quel caso, è un paesino della Germania: i produttori sono i cittadini dotati di pannelli fotovoltaici, piccole turbine idroelettriche e impianti di microcogenerazione.
il cittadino che decide le tariffe, in previsione di un futuro in cui le risorse scarseggeranno, come spesso ricordano alcuni blog - non blog catastrofisti, ma blog scientifici e seri - come quello dell'Associazione ASPO Italia (l'Associazione che studia il picco del petrolio): è confermato che in futuro la scarsità delle risorse sarà sicuramente una minaccia seria per il benessere dei cittadini, ovviamente i cittadini del primo mondo, non quelli del secondo mondo, che cresce impetuosamente e cerca di andare a sottrarre anch'esso quelle risorse, o del terzo mondo, che già non hanno accesso alle stesse.
Pensiamo, dunque, che l'ottica di sviluppo, di decentralizzazione passatemi il termine - della produzione e distribuzione delle reti un'ottica di diffusione sul territorio, nel piccolo soprattutto (qualcuno diceva small is beautiful, piccolo è bello), ovviamente riguardante gli impianti di produzione di energia elettrica, sia il futuro, il futuro vicino, che dobbiamo contribuire a delineare e determinare con le nostre leggi e l'attività di programmazione regionale.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 32) è illustrato.
Emendamento rubricato n. 82) presentato dal Consigliere Reschigna, Muliere Ronzani, Pentenero, Taricco, Motta Angela e Lepri: L'articolo 3 del disegno di legge n. 67 è soppresso.
La parola al Consigliere Reschigna, per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Bono e voglio solo dire, per chiarezza, che su questa legge non c'è stato nessun tavolo; l'Assessore Cavallera, durante la seduta mattutina e pomeridiana, mi ha anticipato gli intendimenti della Giunta in merito ad alcune questioni sollevate dal Gruppo del PD, nel corso del precedente Consiglio regionale, ma questo nulla toglie ad eventuali questioni. È differente rispetto a quello che si sta facendo, mi pare finalmente con qualche significato positivo, in merito al Testo Unico sulle aree protette.
L'emendamento n. 82) è un emendamento meno radicale, ma nella sostanza vuole raggiungere lo stesso obiettivo dell'emendamento che ho avuto modo di illustrare in precedenza. Questo emendamento ripropone l'esigenza che la legge regionale mantenga una coerenza con l'accordo Stato-Regioni, in tema di deroghe alle normative dei Piani regolatori collegati al miglioramento dell'efficienza energetica. Io non voglio fare una digressione, anche perché su questo punto ci torno velocemente, e non voglio neanche annoiare.
Ho ascoltato l'intervento dell'Assessore Ravello nel question time di oggi, in relazione ad un'interrogazione presentata dalla collega Cerutti. A me sembra che quest'Amministrazione regionale si stia muovendo verso un solco che possiamo rappresentare sinteticamente in questo modo: non badiamo tanto al futuro, cerchiamo di assumere, di non assumere o assumere degli atteggiamenti o dei provvedimenti che nell'immediato determinano un consenso. Il consenso che si determina nell'immediato però è anticipatore di questioni assai problematiche sul futuro. Quando l'Assessore Ravello parlando delle problematiche relativamente all'innalzamento delle polveri nell'aria, ragionava nel dire che oggi "rompere le scatole" ai cittadini è contrario agli intendimenti di questa Giunta regionale, ma, nello stesso momento, assumere politiche o non assumere politiche di questo tipo significa creare delle problematiche all'interno della comunità che poi si pagano nel corso del tempo. E che l'aria, soprattutto in questi momenti che stiamo vivendo sta diventando, non solo a Torino, ma anche in altre località, un problema per la salute delle persone, credo che ciascuno di noi lo percepisca al mattino o alla sera quando arriva a Torino.
Qui è la stessa questione: c'èra una grande scommessa che ha anche una sua attinenza con il futuro, che è quello di consentire una serie di interventi con un obiettivo di fondo: ridurre la capacità energivora del patrimonio edilizio residenziale che oggi è una delle componenti di un eccesso di consumo energetico all'interno del nostro Paese.
una scommessa sul futuro, ma noi - io credo - dobbiamo anche essere in grado di costruire e di dimostrare attraverso le scelte e le norme che poniamo il coraggio di una politica che non si misura solamente nel consenso dell'immediato, ma che sia in grado di aprire anche qualche strada di speranza e di fiducia sul futuro delle nostre comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Per ricordare che in Aula l'Assessore Ravello, intorno alle ore 13 di oggi, a proposito di questioni attinenti all'inquinamento dell'aria, aveva avuto modo di annunciare e dichiarare che quest'Amministrazione è contraria al blocco del traffico perché ritiene più opportuno adottare misure strutturali.
Ora, a parte il fatto che invece alcune misure, come il blocco del traffico possono essere utili per affrontare un'emergenza, qui siamo di fronte alla conclamata dimostrazione che vi è una contraddizione per le cose che dichiara l'Assessore Ravello e le cose che fa l'Amministrazione perché questa è per l'appunto una misura strutturale.
Quale misura più strutturale esiste nel fatto che, dovendo determinare gli interventi del settore edilizio, si vincolano ad una politica di efficienza energetica, che incide sull'immediato, ma anche sul futuro? Da questo punto di vista, non vi è alcuna coerenza per le cose che si dicono e per le cose che si fanno. Da una parte, si dice no al blocco del traffico, perché non serve ed è una misura emergenziale. Preferiamo - dice Ravello, come Amministrazione - prevedere interventi strutturali. Nel pomeriggio - e non un mese dopo! - discutendo su un provvedimento che potrebbe essere un banco di prova per l'Amministrazione regionale e misurare questa coerenza, voi fate esattamente il contrario e circoscrivete l'intervento posto a garantire l'efficienza energetica a un minimo indispensabile. La prova provata è il fatto che le cose che dite sono affermazioni in totale libertà cui non corrispondono assolutamente dei fatti concreti.
Credo che quantomeno siete stati costretti invece ad un minimo di coerenza oggi pomeriggio: questa mattina a fare quelle dichiarazioni, che io non condivido, ma oggi pomeriggio a dire: si guardate, in effetti, i dati sull'inquinamento dell'aria ci obbligano a fare in modo che tutti i nostri provvedimenti legislativi abbiano come vincolo il rispetto dell'ambiente, la riduzione dell'inquinamento, il miglioramento della qualità dell'aria. Siccome questo provvedimento ha attinenza con queste questioni, noi vi diciamo che rispetto al testo originario cambiamo l'impostazione e decidiamo di prevedere misure con le quali aumentare l'efficienza energetica e ridurre l'inquinamento. Voi fare esattamente il contrario, perché non cambiate di una virgola il vostro provvedimento.
Per questo io sostegno l'emendamento presentato tra gli altri dal sottoscritto e dai colleghi Reschigna e Muliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Mi chiedo se siete davvero convinti che, eliminando l'obbligo di estendere l'adeguamento a tutta l'abitazione che viene ampliata, togliendo il minimo previsto attualmente dalla legge 20, questa legge possa essere utilizzata, a differenza di quanto è successo in quest'anno. Noi abbiamo detto che non è stata utilizzata per altri motivi e non per questo.
Tra l'altro, nell'emendamento si dice che bisogna estendere i requisiti, le prestazioni minime fissate dalle disposizioni della legge 20 e tali da ridurre almeno del 40% il fabbisogno di energia primaria dell'unità edilizia complessiva.
Credo che questo sia un atteggiamento coerente; invece, dire che vogliamo estendere questi criteri soltanto all'ampliamento che s'intende fare in deroga credo che appunto sia un errore.
Che tutto non serve, non serve appunto, come ricordava prima il collega Ronzani, di fronte al peggioramento della qualità dell'aria in città, non serve chiudere il centro oppure parte della città alle automobili. Se non serve rispettare criteri minimi che possano facilitare il risparmio energetico e migliorare la qualità dell'aria e dell'ambiente. Insomma, se tutte le misure si ritengono non necessarie per raggiungere certi obiettivi allora io mi chiedo che cosa dobbiamo fare.
Credo che quest'atteggiamento sia in coerenza con altri provvedimenti che la Regione Piemonte ha assunto nel passato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Muliere.
Emendamento rubricato n. 35) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 2 de1l'art. 3 della l.r. 20/2009) vanno eliminate le parole "la sola porzione ampliata".
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso l'emendamento è molto semplice ed intuitivo, in quanto si eliminano le parole "la sola porzione ampliata". Quindi si ritornerebbe senza abrogare in toto il testo presentato dalla Giunta, ad una maggiore attinenza al testo precedente.
Quindi, riallacciandomi a quanto dicevano precedentemente i colleghi del PD - come non dare loro ragione? - ci sembra veramente un'incoerenza al limite della schizofrenia (scusatemi il termine) tra quello che dice un Assessore e quello che fa l'altro.
Non vogliamo intrometterci nelle questioni di Giunta, però parlatevi tra di voi, perché non è la prima volta, non è la seconda e forse neanche la terza che ci sono certe "uscite" sui giornali. Magari saranno anche distorsioni dei media (tutti incappiamo a volte nelle distorsioni mediatiche), ma se l'Assessore Ravello si preoccupa giustamente dell'inquinamento della nostra città e della nostra regione, però poi dice che le domeniche ecologiche non servono a nulla e che sono una presa per i fondelli dei cittadini, non capendo comunque l'alto valore educativo della proposta... Ovviamente, lungi da noi l'idea di voler insegnare ai cittadini, perché non ci reputiamo certo i loro maestri, ma sicuramente una domenica a piedi, a parte il fatto di essere solitamente molto apprezzata dalla maggior parte delle persone, aiuta ad avere una forma mentis diversa e dimostra che le distanze, anche in una città grossa come Torino, non sono, poi, così enormi come può sembrare: la maggior parte, infatti, è copribile con un mezzo a pedali, come la bicicletta, oppure con i mezzi a disposizione del sistema di trasporto pubblico.
Noi sappiamo che l'inquinamento è cagionato, per una quota parte, dal trasporto privato, per una quota parte pari alla precedente (circa un terzo) è causato dal trasporto su camion, merci e quant'altro, la parte restante è indotta, d'inverno, dal riscaldamento delle abitazioni. Se è vero, dunque, che la Pianura Padana - detta anche "Padania" nei sogni e nella mistica della Lega - è sfortunata perché è cinta dalle Alpi, per cui gode di uno scarso ricambio d'aria, soprattutto nelle stagioni invernali (perché, ovviamente, l'aria calda tende a salire, mentre quella fredda tende a ristagnare), è altrettanto vero che noi potremmo andare ad incidere, prima che con misure stringenti e difficili da applicare, come le imposizioni sul traffico privato - del resto, finché resteremo la "città della FIAT " (perlomeno lo eravamo in passato!) sarà difficile farlo intervenendo su quel terzo di inquinamento che d'inverno (non a caso in questa stagione ci sono le polveri sottili, mentre d'estate insiste il problema dell'ozono) è causato dai riscaldamenti abitativi. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 40) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la parola "200" con "30".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento - insieme a tutta una serie di emendamenti che illustreremo successivamente - intendiamo modificare la volumetria riguardante l'ampliamento del 20% degli edifici di cui all'articolo 3.
In questo caso, il tetto massimo di ampliamento ci sta: è giusto apporre un limite, aspetto che al momento non è previsto - che si sappia ufficialmente, prima che la Giunta presenti, forse, alcuni emendamenti perché non ci sono limiti per quanto riguarda l'ampliamento del ricettivo e del turistico-alberghiero.
A tal riguardo, 200 metri cubi rappresentano, a nostro avviso, un notevole ampliamento: perché se la matematica mi sovviene ancora dagli studi di liceo scientifico, se moltiplico il 20% (200 metri cubi) per cinque, si ottengono 1.000 metri cubi, che è una notevole metratura! Considerata un'altezza media di tre metri, 1.000 metri cubi diviso tre farebbero circa 330 metri quadri di superficie. Se è vero che ci sta con una villetta bifamiliare di discrete dimensioni, in questo caso si verrebbe a configurare un ampliamento ragguardevole: facendo quindi lo stesso ragionamento, non sono più i 200 metri cubi che, divisi per circa 3 metri di altezza di un appartamento, si ottengono approssimativamente 66 metri quadri. Comunque si verrebbe a configurare un alloggio intero in sé, e non più un ampliamento di una stanza (ciascuno, poi, ha le proprie dimensioni di riferimento delle stanze, per cui c'è chi è più fortunato e chi meno) 66 metri quadri rappresentano l'ampliamento di un appartamento, non di una singola stanza; quello in cui la maggior parte degli italiani (soprattutto i giovani che devono accendere un mutuo trentennale per riuscire a comprarsi appartamenti più piccoli) è abituato a dimorare.
Per concludere, noi riteniamo che si debba ridurre il tetto massimo della cubatura inserito al comma 3, dell'articolo 3, in metrature via via più piccole; in questo caso, abbiamo iniziato dall'ultima cifra, quella di 30 metri cubi, se non erro. Ovviamente la cifra è un po' provocatoria, ma avremmo voluto poter discutere di metrature all'interno dell'analisi della legge in Commissione. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 39) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la parola "200" con "60".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come ho anticipato nel precedente intervento, questa serie di cinque o sei emendamenti riguarda una disamina puntuale del tetto massimo che viene concesso all'ampliamento di villette uni e bifamiliari e le altre di cui all'articolo 3 del dispositivo di legge.
una precisazione importante, che, a nostro avviso, va puntualizzata.
Forse, su questa parte non c'è stata possibilità di discuterne, né in Commissione né nei corridoi del Consiglio, con l'Assessore Cavallera, che tra l'altro non vedo più...



BONO Davide

CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia e all'urbanistica e programmazione territoriale (fuori microfono)



BONO Davide

Sono qua, sono qua.



BONO Davide

Pardon, non l'avevo vista.
Noi riteniamo che questa parte meriterebbe un approfondimento ovviamente all'interno di un più ampio dibattito sulla messa in efficienza di tutto l'edificio, in riferimento alle villette uni e bifamiliari. Si ritorna, infatti, al discorso del rapporto tra la deroga ai Piani regolatori e quella che noi riteniamo essere un'eccessiva deregolamentazione, quasi al limite dell'anarchia, che permette tale ampliamento soltanto a chi avrà le risorse. Nessuno, infatti, si sognerebbe di accendere un mutuo in banca di trent'anni per ampliare del 20% una villetta uni o bifamiliare! Sarà fatto, di nuovo, soltanto da chi avrà le risorse cash, pronte e liquide, che se ne infischierà di tutta la partita riguardante l'efficienza energetica. Ed è proprio questa la grossa critica che penso sia mossa da tutte le opposizioni (in questo caso unite) nei confronti della politica della Giunta e della maggioranza, che non riconosce la programmazione delle politiche energetiche come una componente precipua della politica regionale.
Peraltro, vista la presenza dell'Assessore Giordano, ne approfitto per ricordare che siamo carenti dal punto di vista del Piano Energetico Regionale (PER). A tal riguardo, ricordo che l'Assessore Giordano in Commissione ci ha per fortuna rassicurati in merito al fatto che quanto prima verrà messa mano al Piano energetico relativamente alle energie rinnovabili.
Attendiamo ansiosi la presentazione del documento da parte dell'Assessore Giordano. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 38) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 3 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la parola "200" con "90".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprenderei dal precedente ragionamento. Dicevamo, appunto, delle carenze da parte della Regione; carenze riscontrate sia nella Giunta Bresso che nella precedente Giunta Ghigo, dal momento che l'ultimo Piano Energetico Regionale risale proprio al Governo Ghigo, ovvero all'inizio del suo secondo mandato elettorale, se non vado errato. Siamo dunque scoperti in tal senso, anche perché manca il cosiddetto "burden sharing", ovvero la divisione dei compiti energetici di ogni regione per il raggiungimento del Protocollo di Kyoto.
Quindi, il tentativo di andare incontro alle richieste provenienti dall'Europa in ordine a questi obiettivi citati precedentemente (il 20-20 20), che, a onore di cronaca, ricordo veniva sbandierato nella precedente Giunta Bresso, mi sembra che, attualmente, nella Giunta Cota, sia venuto meno. Ora, non so se mi sbaglio o se è solo una mia impressione assolutamente non di parte, come sapete bene.
Lo ripeto: gli obiettivi del Protocollo di Kyoto sono sicuramente importanti e stringenti, riguardano il 20% della messa in efficienza quindi un 20% in meno dei consumi energetici, un 20% in meno delle emissioni di anidride carbonica (CO2), o comunque equivalenti, quindi i gas serra, e riguardano un 20% in più di produzione da energie rinnovabili.
Da parte mia, auspico che di questo se ne discuta ampiamente in Commissione (in questo caso, in sede di III Commissione) con l'Assessore Giordano, soprattutto della partita delle energie rinnovabili, di cui abbiamo avuto un assaggio con il recepimento delle direttive e delle linee guida nazionali per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici. Al riguardo per il momento, non siamo molto soddisfatti, in quanto ancora permette la messa a dimora dei pannelli fotovoltaici a terra su terreni che non diciamo che a prescindere non dovrebbero essere utilizzati, ma, secondo noi occorrerebbe adoperarli in seconda battuta, dopo avere saturato le coperture delle nostre case, capannoni ed edifici pubblici.
Quindi, in questo caso, la partita del rinnovabile è sicuramente da discutersi insieme anche a quella delle emissioni di anidride carbonica che è equivalente.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 37) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 3 (comma 3 dell'articolo 3 della legge regionale n. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "120".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento arriviamo a una cifra più ragionevole e meritevole di discussione, che riguarda sempre la metratura del tetto massimo di ampliamento del 20%, previsto dal comma 3 dell'articolo 3 del testo di legge.
Abbiamo previsto un dato di 120 metri cubi, il quale diviso per tre metri di altezza della parete farebbe circa 40 metri quadrati, ma sappiamo che calpestabili - sicuramente il geometra Carossa ne sa più di me - sono anche di meno, forse 34 o 35. In questo caso, siamo al limite tra una stanza già di dimensioni grosse - poi dipende dalle dimensioni cui siamo abituati - e un appartamentino.
Secondo me, già sarebbe stato un target buono e discretamente accettabile, per quanto riguarda il tetto massimo da inserire nel testo di legge. Quindi, non so se in questo caso sarà accoglibile o se sarà possibile avere una risposta dall'Assessore Cavallera, anche perché le discussioni, ai sensi delle disposizioni contenute nel nuovo Regolamento si svolgono in sede di Commissione, mentre in Aula solo i firmatari degli emendamenti possono intervenire. Nei confronti dell'Assemblea legislativa ovviamente, è più difficile sviluppare una discussione che non sia un semplice soliloquio dei presentatori degli emendamenti. Probabilmente, è anche colpa nostra non essere riusciti in Commissione a catturare l'attenzione su questi emendamenti, che riteniamo di merito, almeno quelli centrali.
In questo caso non possiamo fare altro che rimetterci al buon cuore dell'Assessore Cavallera e valutare con lui la validità di alcuni di questi emendamenti di merito, oltre alle questioni, che continuerò a ripetere per la prossima mezz'oretta, riguardanti il tema precipuo dell'efficienza energetica. In questo caso, riteniamo più attendibile e coerente sostituire al comma 3 dell'articolo 3 della legge regionale n. 20/20009 la cifra "200" con la cifra "120". Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Emendamento rubricato n. 36) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'articolo 3 (comma 3 dell'articolo 3 della legge regionale n. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "150".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Procedendo sempre nella risalita verso i termini suggeriti dalla legge vigente n. 20/2009 (presentata e approvata durante la legislatura Bresso) e dal disegno di legge presentato dalla Giunta n. 67/2010 - indichiamo 150 metri cubi, in ordine sempre al tetto massimo dell'ampliamento del 20 della volumetria esistente degli edifici, di cui all'articolo 3 del disegno di legge.
In questo caso, 150 metri cubi diviso tre - per facilitare i conti che è l'altezza media delle pareti - magari sono anche un po' più altre: tre metri e 10 o 15, a seconda degli edifici che si prendono in considerazione - farebbe circa 50 metri quadrati, di cui calpestabili sono poco meno: 42-43 metri quadrati.
In questo caso, è una cifra un po' più alta della precedente, che riteniamo comunque migliore e francamente più comprensibile rispetto alla cifra inserita nel dispositivo di legge, sia quello approvato dalla Giunta Bresso che quello proposto dall'Assessore Cavallera, che non presenta alcuna modificazione.
Riteniamo che l'inserimento di 150 metri cubi come tetto massimo sarebbe più comprensibile e adattabile alle realtà dell'articolo 3, di cui in base all'approvazione di questo disegno di legge, si può ampliare la volumetria esistente, in barba a quelle norme importanti che erano presenti nel precedente testo, che non erano stringenti e, in realtà, valorizzavano lo stesso edificio.
Anche da questo punto di vista riteniamo non azzeccata la scelta della Giunta che, mantenendo i vincoli di cui al precedente articolo 3, avrebbe dovuto ammettere una maggiore valorizzazione degli edifici. In questo modo gli edifici sottoposti ad ampliamento sarebbero stati contestualmente migliorati sotto il profilo del rendimento energetico, così da avere anche un mercato maggiore. Sappiamo bene che, adesso, vige l'obbligo di presentare la certificazione energetica, il cosiddetto ACE (Attestato di Certificazione Energetica), per gli immobili in vendita o quelli in affitto sopra una certa metratura.
Sicuramente, questo avrebbe permesso di andare incontro alla stessa utenza, con un conseguente allargamento del mercato, perché, oggi, un edificio con una scarsa prestazione energetica viene acquistato di meno o comunque ad un prezzo più basso. Lo stesso avviene con le automobili quelle che consumano di più vengono acquistate ad un prezzo inferiore rispetto a quelle che consumano di meno. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 45) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "30".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso abbiamo presentato la stessa trafila riguardante il comma 4 dell'articolo 3, quindi andiamo ad emendare il testo di legge vigente approvato dalla Giunta Bresso nella passata legislatura.
Al comma 3 si diceva: "Se gli strumenti urbanistici vigenti già prevedono la possibilità di ampliamento per motivi igienico-funzionali e l'ampliamento è già stato realizzato, è possibile realizzare in deroga un ulteriore ampliamento". Questo era il comma 3.
Quindi, se già era stato ampliato, si poteva fare un ulteriore ampliamento del 20% con un tetto massimo di 200 metri cubi.
Il comma 4, invece dice: "Se gli strumenti urbanistici vigenti già prevedono le possibilità di ampliamento per motivi igienico-funzionali e l'ampliamento non è ancora stato realizzato, si può prevedere anche in questo caso un ampliamento del 20% della volumetria esistente con un incremento massimo di 200 metri cubi".
Questo caso ovviamente è una condizione diversa dal comma 3, in cui nonostante ci sia la possibilità di un ampliamento, tale possibilità non è stata percorsa dal proprietario nell'immobile di cui stiamo facendo un esempio.
In questo caso riteniamo che si debba abbassare il tetto della volumetria che rappresenta l'incremento massimo corrispondente alla quota percentuale stabilita, cioè del 30%.
In questo caso, ovviamente siamo partiti, in base al principio che si parte dall'emendamento più stringente, dalla volumetria più bassa, quindi 30 metri cubi, che francamente è molto stringente e viene presentato per favorire una discussione. Era stato presentato anche in Commissione e mi rendo conto che l'Aula non sia la sede migliore per una discussione, ma non avendo potuto incrociare l'Assessore Cavallera nelle aule del Consiglio non ho potuto discutere degli emendamenti di merito presentati dal mio Gruppo. Quindi, presentandoli in Aula, ritengo che sia la sede opportuna anche se non per contenuto nel senso della possibilità di dialogo, per forma.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 44) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "60".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Andiamo sempre avanti nel solco degli emendamenti di cui ho parlato nella precedente mezz'ora.
Mentre la volumetria, la metratura al cubo in questo caso raddoppia e passa da 30 a 60, voglio tornare indietro a riferirmi al problema fondamentale dell'articolo 3.
Secondo noi questo articolo ha un vizio di forma politica oltre che contenutistica, ovvero quello dell'efficienza energetica.
Prima parlavo del Protocollo di Kyoto e mi chiedevo quale politica energetica voglia portare avanti la Giunta Cota, se ne ha una. Se non approfittiamo neanche delle deroghe alle regole già scritte per stimolare un comportamento virtuoso - non solo per la collettività ma anche per gli stessi autori del cambiamento, perché come ho detto dopo sei/sette anni si rientra dell'investimento - non vedo come e dove la Giunta possa avere l'autorevolezza per proporre dei cambiamenti ben più difficili. Se non diamo questo contraccambio nel caso di ampliamento di un edificio, quindi una villetta uni e bifamiliare, non vedo come si possa pensare di favorire un miglioramento delle prestazioni del parco edilizio residenziale esistente in Piemonte, ripartendo da zero.
Se non iniziamo da qui, dovremmo sempre cercare di dare degli incentivi che, secondo noi, viziano anche il mercato, soprattutto quello delle energie rinnovabili. Abbiamo esempi tutti i giorni di quella che è la viziatura del mercato delle energie rinnovabili, con parchi eolici che compaiono dappertutto, dove non si sanno neanche le rilevazioni anemometriche, come ad esempio in provincia di Cuneo (il monte Mindino) e in provincia di Alessandria.
Ci sono esempi tutti i giorni di impianti a biomasse. La biomassa non è sostenibile perché non proviene dal Piemonte. In questo caso, vorrei fare il leghista delle biomasse, cioè dire che le biomasse provengano solo dal Piemonte, perché non è possibile che le biomasse provengano dall'Indonesia o dalla Russia.
Se esiste il reato di immigrazione clandestina delle persone istituiamo anche il reato di immigrazione clandestina delle biomasse.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 43) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "90".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevo prima che la partita delle energie rinnovabili è importantissima, perché dobbiamo poter regolamentare bene le energie rinnovabili, ovviamente nell'ambito della regolamentazione gerarchicamente superiore, quella statale ed europea.
Noi però abbiamo gli strumenti per garantire che le energie rinnovabili siano realmente tali e che siano gestite in maniera vantaggiosa per i territori e per i cittadini e non per passare sopra a quello che è il volere e il sentire delle popolazioni.
Le centrali delle biomasse sono sicuramente un esempio paradigmatico di quella che è la cattiva interpretazione del libero mercato delle energie rinnovabili, in cui grazie all'incentivazione tramite certificato verde più imprenditori privati dicono: "Io costituisco un impianto a biomasse poi a cosa brucio dentro ci penso in un secondo momento".
Pertanto vediamo richieste di autorizzazioni non complete, perché ad esempio abbiamo un impianto a Crescentino che dovrebbe produrre bioetanolo e che dovrebbe bruciare arando donax, cioè la canna palustre, ma questa canna non è stata ancora impiantata. Si vorrebbero usare i territori marginali della provincia di Vercelli - che è un territorio a vocazione risicola - e quindi non si sa dove andare a piantare questa canna.
Il privato che richiedeva l'autorizzazione parlava di 40 chilometri quadrati di coltivazione di canna comune. E 40 chilometri quadrati significa un'estensione che andrebbe da Torino a Vercelli, in un quadrato che comprenderebbe tutte le città limitrofe.
Bisogna riuscire a normare bene il settore delle energie rinnovabili tenendo conto che la migliore energia è quella non sprecata, non consumata.
Non dobbiamo pensare nell'ottica di sostituire il 100% dell'energia prodotta da fonti fossili con il 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili. O addirittura peggio, nel senso che qualcuno dice che gli andamenti dei consumi energetici aumenteranno sempre. In Italia così non è stato negli ultimi tre anni, vuoi per la crisi economica, vuoi per l'ottimo utilizzo dei titoli di efficienza energetica, i cosiddetti "certificati bianchi" che riducono i consumi anche delle grosse aziende, per attualmente il trend non è stato così, è in diminuzione.
Per questo motivo, se utilizziamo bene le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, in futuro potremmo essere indipendenti dall'importazione di gas naturale dalla Russia. Nonostante l'evidente amore di Berlusconi per Putin, penso che tutti noi, se fossimo liberi di non importarlo e di non pagarlo, saremmo contenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 42) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituta la cifra "200" con "120".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'emendamento serve per continuare il mio discorso precedente. In questo caso vi chiediamo un tetto all'ampliamento della volumetria esistente minore di quello presente nel testo approvato nella scorsa legislatura: invece di 200 metri cubi, 120; 120 metri cubi che secondo noi permetterebbero un ampliamento più congruo rispetto al patrimonio paesaggistico della zona dove risiede l'immobile - la villetta unifamiliare o altro, di cui al comma 1 dell'articolo 3 - da ampliare.
Ovviamente l'ampliamento in sé non sempre determina un miglioramento delle condizioni paesaggistiche, sia in un centro urbano (vedremo successivamente per quanto riguarda i centri urbani, soprattutto l'abbattimento e la ricostruzione) sia anche altrove, perché è comunque sempre un ampliamento.
Può sembrare un concetto banale e scontato, ma esistono già strumenti urbanistici di regolazione di questi processi, di cui, fra l'altro, il Comune è il garante e l'estensore di queste norme.
Per questo motivo non capiamo come mai, da una parte il Governo nazionale, e poi il Governo regionale, intendono intervenire dicendo: "Non vi preoccupate, i Piani regolatori comunali non servono più e noi permettiamo di ampliare ulteriormente quelli che sono gli immobili di cui all'articolo 3".
Ci sembra quindi, anche se può apparire paradossale, una prevaricazione rispetto all'autonomia e al concetto di sussidiarietà, rispetto allo Statuto della Regione e alla politica dell'autonomia degli enti locali. Ci sembra prevaricatore, in quanto veramente svuotiamo di senso la normativa vigente, sia la legge urbanistica n. 56 del 1977 sia i Piani regolatori dei Comuni, quindi l'autonomia, le potenzialità, le competenze e le capacità degli enti locali, dei Comuni, delle Giunte e dei Consigli comunali.
In questo caso, più che una liberalizzazione ci sembra una deregolamentazione spinta dalla Regione, in un'ottica che non riusciamo a comprendere, se non in quella di restituzione di una promessa elettorale come d'altra parte ci ha insegnato il Presidente Cota.
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 41) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 (comma 4 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituta la cifra "200" con "150".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche questo emendamento va nell'ottica degli emendamenti di cui abbiamo discusso negli ultimi 45 minuti, riguardante il tetto massimo della volumetria per l'ampliamento degli edifici del 20%, di cui sempre all'articolo 3.
Parlavamo prima delle energie rinnovabili, quindi del venti-venti-venti del Protocollo di Kyoto, e dicevamo che per noi la cosa più importante è la riduzione degli sprechi.
un concetto fondamentale. Le cosiddette teorie della decrescita non devono spaventare nessuno, come è successo al Sindaco di Torino Chiamparino, che in un'intervista si è spaventato al pronunciamento di questa parola e ha detto: "Mah, non capisco io, figuriamoci mio cugino di Asti" (non so perché ha citato Asti).
Le cosiddette teorie della decrescita sono quelle che vanno a ridurre gli sprechi e le inefficienze, proprio quelle cose di cui allude il Presidente Cota quando parla di tagli degli sprechi e di riduzione delle inefficienze in sanità. Se però ampliamo questo discorso nell'ambiente energetico, facciamo semplicemente un passo in avanti nella logica della politica di programmazione e di pianificazione energetica.
In questo caso, quindi, tecnologie semplici come infissi maggiormente coibentati, doppi vetri e la cappottatura dell'involucro degli edifici sono tutte misure, cosiddette passive, che riducono nettamente il consumo e lo spreco dell'energia primaria che si utilizza in un edificio, soprattutto energia termica. Sono tutte misure passive che contribuiscono alla riduzione degli sprechi.
In questo caso, componente importante è l'introduzione della contabilizzazione del calore. Se non sbaglio, una legge nazionale introduce il limite temporale al 31/12/2012 per l'introduzione della contabilizzazione del calore in tutte le unità e in tutti gli appartamenti presenti in Italia.
Essendo scaduto il tempo a mia disposizione, continuo nell'emendamento successivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 50) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
all'articolo 3 (comma 5 dell'articolo 3 della legge regionale 20/2009) va sostituita la parola "200" con "30".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Una piccola divagazione rispetto al tema precedente, che riprender successivamente, a stretto giro.
Passiamo al comma 5. Anche in questo caso interveniamo direttamente sul testo approvato nella precedente legislatura, dalla Giunta Bresso. Anche in questo caso riguarda il tetto massimo della volumetria che si può ampliare in relazione al 20% concesso da questo articolo.
Se il comma 3 riguardava immobili in cui gli strumenti urbanistici vigenti già prevedono possibilità di ampliamento e tale ampliamento è stato realizzato, il comma 4 prevede immobili in cui gli strumenti urbanistici vigenti rendono possibile l'ampliamento, ma questo non è stato realizzato.
Il comma 5 riguarda quegli immobili in cui gli strumenti urbanistici, per motivi igienici funzionali, non prevedono la possibilità di ampliamento.
Ora mi chiede perché, anche in questo caso, diverso da quanto detto al comma 3 e al comma 4, si deve andare in deroga ad una limitazione che non è politica del Piano regolatore o della legge urbanistica, ma una motivazione igienico funzionale.
Immagino che non sia campata in aria ma abbia motivazioni fondate e addirittura, un ampliamento possa avere potenzialmente delle ripercussioni negative per motivi igienico funzionali. Immagino che, comunque, non renda più armonico l'edificio in sé o, comunque, le dotazioni standard urbanistiche o l'accessibilità dell'edificio stesso. Da profano e incompetente della materia, immagino queste problematiche. Mi chiedo: perché, in questo caso, dobbiamo garantire un ampliamento del 20%, anche a riguardo di questi edifici, che anche dagli strumenti urbanistici vigenti non danno la possibilità di ampliamento per motivo igienico funzionali? In questo caso avremmo dovuto presentare un emendamento al testo di legge approvato nella scorsa legislatura abrogativo, ma abbiamo preferito presentare un emendamento per poterne discutere in cui, un limite molto basso a 30 metri cubi di volumetria rende, di fatto, impossibile un ampliamento.



BONO Davide

Emendamento n. 49) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
all'articolo 3 (comma 5 dell'articolo 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "60".



BONO Davide

La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento si presenta un discorso in crescendo del tetto massimo della volumetria, corrispondente all'ampliamento in percentuale del 20% rispetto alla volumetria esistente.
Chiedo all'Assessore Cavallera - per la sua esperienza e per il ruolo che ricopre - un dato tecnico: se in questo caso la non presenza, la non previsione, di una possibilità di ampliamento per motivi igienico funzionali può contrastare con il testo di legge, un testo di legge già approvato. Se c'è una discordanza tra il testo presentato e la possibilità di ampliamento. Alla fine della discussione degli emendamenti se mi pu dare una delucidazione a riguardo.
Ritornando al discorso dell'efficienza energetica, sicuramente una tematica importante è quella della contabilizzazione del calore, del consumo di calore. In questo caso, molte assemblee condominiali sono chiamate a fare delle scelte che, sull'immediato, rischiano di essere impopolari perché si tratta di mettere mano al portafoglio in anticipo per un investimento che, ripeto, ritornerà con gli interessi. Una volta ripagato l'investimento c'è un risparmio continuo e costante.
Nel caso di ammodernamento della centrale termica, penso ad un condominio ma anche ad una villa uni e bifamiliare, è richiesta la contabilizzazione del calore, ovvero sia l'inserimento di termovalvole per chiudere la mandata dell'acqua calda, a seconda della temperatura prefissata e un computer che legge la mandata stessa.
Se un utente va in vacanza una settimana o lascia l'abitazione per tre mesi perché non è una prima abitazione, l'utente paga solo una quota fissa che varia da un 30 ad un 40% e non paga la quota variabile perché le termovalvole sono chiuse.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 48) presentato dal Consiglieri Bono e Biol all'articolo 3 (comma 5 dell'articolo 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "90".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'utilità della contabilizzazione di calore con l'utilizzo delle termovalvole è proprio questa. Se un'utenza è assente per un periodo anche minimo ne trae un vantaggio in quanto chiude con le valvole la mandata di acqua calda, quindi l'utente pagherà solo la quota fissa di energia termica. Un vantaggio notevolissimo per chi ha una seconda casa, ma un vantaggio per tutti. Un vantaggio anche perché è un risparmio nel consumo termico totale, quindi un minor consumo di gas naturale, GPL o gasolio; è un'energia non consumata, risparmiata.
Questo è un concetto fondamentale che non sto citando a caso nell'ambito del dibattito - più soliloquio che altro - ma è un argomento fondamentale. Rientra nella tematica che la Giunta si ostina a non comprendere e a non portare avanti su un palmo di mano, su quella che dovrebbe essere la politica energetica e urbanistica della Regione Piemonte.
In questo caso una scelta politica di spiegare, come ho detto precedentemente, ai cittadini, di mettere in efficienza i propri edifici in questo caso parliamo degli edifici che godono del beneficio dell'ampliamento del 20%; quindi la Giunta è ulteriormente colpevole a non esser coraggiosa. Su tutti gli edifici del parco residenziale piemontese non avere il coraggio di introdurre una politica innovativa, dal punto di vista anche solo dell'informazione.
Molti cittadini non sono a conoscenza delle cose di cui stiamo discutendo oggi in Aula, si va nelle assemblee condominale e si ha paura giustamente, perché non ci sono i soldi, siamo nel mezzo di una crisi economica provocata da una visione economica e politica miope, che non sa guardare lontano, non ci sono i soldi per fare degli investimenti: fare investimenti e non buttar via i soldi. Noi riteniamo molto di più uno spreco di soldi l'acquisto di un'automobile nuova - perché qualche amministratore politico ci ha detto che un Euro 5 inquina meno di un Euro 1, cosa che nel ciclo di vita del veicolo è assolutamente falso - mentre non ci riesce a investire dei soldi nell'efficienza energetica del nostro edificio o del nostro appartamento. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 47) ) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "120".
La parola il Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Riallacciandomi a quanto detto precedentemente, io contesto questa incapacità e vorrei anche sapere quale sarà in futuro la politica energetica della Regione Piemonte. È ovvio che non è questo magari, il momento per discuterne, però secondo me in un mini-tavolo congiunto l'Assessore Cavallera e l'Assessore Giordano avrebbero potuto prendere una decisione e andare a braccetto su una scelta più coraggiosa: una scelta anche più organica, che era quella approvata nella precedente legislatura.
Come si fa, appunto, a fare un ampliamento del 20% di un edificio con una cubatura massima di 200 metri cubi e dire che l'efficienza energetica la si realizza solo in quel 20% e che tutto il resto rimane come prima? Ovviamente non si potranno fare degli interventi strutturali sull'edificio e vorrà dire che il risparmio che si potrà ottenere per la comunità in quella porzione sarà una perdita nella restante parte dell'edificio. Sono dunque scelte che non stanno né in cielo né in terra.
Ricordo che in Commissione un Commissario - non ricordo neanche più chi, ma mi sembra di un Gruppo del centrosinistra - ha detto: "Piuttosto non mettete vincoli di efficienza energetica". Paradossalmente sarebbe stato più coerente così. Almeno un'Amministrazione si sarebbe presa la responsabilità di non ritenere questo un investimento utile, di considerarle tutte baggianate, di pensare di continuare ad importare petrolio o gas - con i vari gasdotti che in segreto Berlusconi vuole realizzare con Putin, facendoli passare dal Mar Nero al Mar Caspio, nel Kazakistan - oppure di dire che in questo modo questa scelta non porta risultati, com'è stato detto precedentemente.
In ogni caso non sta a noi giudicare se i risultati dell'ampliamento ci siano stati o meno; è vero, possono esserci state delle lamentele che ovviamente saranno state fatte all'Assessore, sia in fase pre-elettorale sia dopo. Non ci compete, però: se i cittadini non ampliano un edificio evidentemente è perché non ne hanno interesse o non ne trovano l'utilità anche con la legge in vigore prima.
Soprattutto è mancata fortemente la comunicazione - su questo punto probabilmente, la Giunta Bresso non ha avuto tempo di realizzare la comunicazione - e ora, lo ripeto, manca il coraggio, da parte della Giunta Cota, di provare a vedere di sperimentare il testo con una campagna pubblicitaria. Molto spesso, infatti, facciamo investimenti in campagne pubblicitarie come quella che ho sentito da parte dell'Assessore Bonino (500 mila euro per spiegare le magnifiche sorti e progressive dell'Alta Velocità Torino-Lione) e non vogliamo investire dei soldi in una campagna pubblicitaria per spiegare ai cittadini quanto risparmierebbero dall'efficienza energetica.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 46) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
all'art. 3 (comma 5 dell'art. 3 della l.r. 20/2009) va sostituita la cifra "200" con "150".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo è forse il penultimo emendamento riguardante la metratura e la volumetria massima corrispondente al 20% di ampliamento; poi, ovviamente ce ne saranno altri. Riteniamo che su questo non siamo riusciti ad avere una risposta, né dalla maggioranza né dalla Giunta nella persona degli Assessori interessati. Ci chiediamo quale sia il disegno che sta dietro a tutto questo. Se, cioè, le motivazioni sono una scarsa corrispondenza dal territorio nel numero di case e villette uni e bifamiliari ampliate, non è compito della politica deregolamentare per consentire a tutti di ampliare e di costruire: è un paradosso.
La politica deve limitare, anzi; ma non nel senso di porre dei vincoli biechi, stalinisti o quant'altro, ma nel senso di sapere programmare; deve saper programmare e dire che questo si può fare e quest'altro non si pu fare: questo si può fare perché ha un'utilità collettiva e contemporaneamente può avere un'utilità per il singolo utente, il singolo cittadino, e quest'altro non si può fare perché non ha un'utilità e non produce un bene collettivo. Ma la politica non fa questo, la politica si limita - visto che non si è avuto un ritorno dall'elettorato o comunque dalla popolazione piemontese in termini di ampliamento degli edifici - a deregolamentare un po', a lasciare la briglia un po' più libera, come una volta ci disse proprio l'Assessore Cavallera: lasciare un po' più debole la briglia. I cittadini, però, non sono cavalli da cavalcare e quindi noi riteniamo che tendenzialmente non abbiano briglie: né sciolte, né tese.
Ora vedo che l'Assessore è preso dalle discussioni con alcuni Consiglieri e non so se sta parlando dei nostri emendamenti. Mi dicono probabilmente di no, ma comunque so che ha sentito buona parte dei miei interventi perché l'Assessore Cavallera è sempre molto attento e molto competente su questa materia che segue da diversi anni, in quanto ha ricoperto questo ruolo più volte.
Sinceramente mi sfuggono le motivazioni sottese a questa marcia indietro rispetto a ciò che secondo me era il minimo. Il Piano casa Berlusconi, infatti, era un Piano casa fatto un po' così, buttato lì per una campagna elettorale: un po' come quando - e chiudo - alla fine del 2006 disse che avrebbe dato una casa per tutti gli italiani. Sono un po' le boutade mediatiche cui Berlusconi, che è un grandissimo comunicatore, ci ha abituato. Noi però non dobbiamo andare dietro alle boutade, ma perseguire la concretezza.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 51) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 le parole "tali da raggiungere il valore 1 del Sistema di Valutazione denominato 'Protocollo ITACA Sintetico 2009 Regione Piemonte'" sono sostituite con le seguenti: "tali da raggiungere almeno il valore 1,5 del Sistema di Valutazione denominato 'Protocollo ITACA Sintetico 2009 Regione Piemonte'".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Si tratta anche in questo caso di un emendamento all'articolo 3 che riguarda il sistema di valutazione denominato "Protocollo ITACA 2009" della Regione Piemonte: un protocollo che serve a misurare i parametri di sostenibilità di un edificio. Con questo strumento vengono valutati diversi parametri: non solo il consumo energetico, termico ed elettrico, ma anche il consumo di acqua; viene misurato quindi se c'è il riciclo delle acque, l'utilizzo delle acque piovane, l'irraggiamento solare e il rinfrescamento dell'edificio.
Questa ovviamente non è la mia materia e non posso andare troppo nello specifico. In questo caso, però, al comma 6 si chiedeva, per quanto riguarda l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata - in cui erano consentiti interventi di ampliamento nel limite del 20% (in questo caso senza tetto massimo, considerando che nell'edilizia sovvenzionata pubblica può esserci un ampliamento maggiore di quello sancito prima) - che gli stessi fossero legati all'utilizzo di tecnologie per il raggiungimento di una qualità ambientale ed energetica dell'intero edificio, tali da raggiungere il valore 1 di questo sistema di valutazione, chiamato Protocollo ITACA.
Ora - ripeto, senza scendere nei dettagli perché non è il mio campo e non è questa la sede - abbiamo ritenuto di chiedere un piccolo aumento perché, avendo visto alcuni studi anche su case di edilizia sovvenzionata anche nel territorio piemontese, abbiamo verificato che è possibile raggiungere degli standard maggiori. Pertanto, l'abbiamo aumentato portandolo ad un valore che ci sembra facilmente raggiungibile: 1,5 anziché 1, del Protocollo ITACA e relativi aggiornamenti.
Riteniamo sia fondamentale, a maggior ragione in edilizia sovvenzionata pubblica - perché è edilizia pagata dal pubblico - pretendere, dalle imprese che lavorano sotto diretta richiesta degli Enti pubblici, una maggiore rispondenza ai criteri di efficienza energetica, come sanciti dal protocollo ITACA.
Sono sfide minime, facilmente raggiungibili e alla portata di tutti non provocano un incremento di costo insostenibile per l'Ente pubblico e favoriscono l'utilizzo da parte delle persone, che - ricordiamo - sono persone che vengono aiutate e che, pertanto, pagheranno delle bollette più leggere, così come farà l'Ente pubblico, per la quota parte che tenderà a pagare di tasca sua.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 52) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 le parole "9. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati salvo quanto consentito dagli strumenti urbanistici vigenti" sono sostituite dalle seguenti: "9. Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso delle unità immobiliari interessate dall'intervento, per un periodo di almeno cinque anni dalla data di attestazione dell'agibilità".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Con questo emendamento, ripresentiamo un emendamento che era già stato portato in Commissione e che era stato discusso e respinto.
In questo caso, vorremmo sostituire tutto il comma 9 dell'articolo 3 che, nel testo attuale, recita: "Con gli interventi di cui al presente articolo non può essere modificata la destinazione d'uso degli edifici interessati, salvo quanto consentito dagli strumenti urbanistici vigenti" con le parole: "per un periodo di almeno cinque anni dalla data di attestazione dell'agibilità".
Questo, non perché volessimo istituire una norma meno stringente rispetto alla modifica della destinazione d'uso delle unità immobiliari interessate dall'intervento di cui all'articolo 3 - quindi l'ampliamento del 20% - bensì perché l'ANCI (l'Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani) aveva osservato puntualmente che il divieto - ovviamente condiviso e condivisibile - di modificazione della destinazione d'uso degli edifici oggetto di intervento, potrebbe essere facilmente eluso tramite la presentazione, il giorno successivo all'ultimazione dei lavori, dell'idoneo titolo abilitativo (la CIA o la DIA, a seconda della discussione e della diatriba esistente oggi in Italia), per chiedere la variazione della destinazione d'uso dell'unità immobiliare soggetta ad ampliamento.
In poche parole, fatta la norma, è subito gabbata, perché se l'ANCI ha fatto un'osservazione corretta - che noi abbiamo voluto riprendere - come è risultato dall'analisi che abbiamo fatto con gli strumenti informatici e con i tecnici a nostra disposizione, ci risulta che poi questo comma 9 sia elidibile e quindi, proprio per dare un vincolo in più, che sia stringente chiederemmo di dare un vincolo alla modifica della destinazione d'uso temporale di almeno cinque anni, dalla data di attestazione dell'agibilità.
In Commissione, se l'Assessore ricorda, avevamo chiesto dieci anni volendo essere un po' più stringenti di quanto chiesto dall'ANCI (l'ANCI aveva chiesto cinque anni); l'emendamento, poi, è stato bocciato, pertanto in Aula ci siamo moderati e abbiamo deciso di chiedere lo stesso limite temporale dell'ANCI: cinque anni.
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 53) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 prima delle parole "Nel solo caso di costituzione di una nuova unità abitativa" si inseriscono le seguenti parole: "La quota di standard urbanistici, di cui agli articoli 20 e 21 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56, è dovuta nel caso di realizzazione di nuova unità immobiliare se non reperibile, deve essere monetizzata".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Andiamo ad analizzare il vario disposto dei commi dell'articolo 3, in questo caso il comma 10, riguardante la quota di standard urbanistici.
La quota di standard urbanistici è dovuta ai sensi della legge quadro la legge n. 56 del 1977, e deve essere monetizzata se non reperibile. In questo caso, si vanno ad applicare anche delle riduzioni previste dall'articolo 17, comma 2, del DPCR 380 del 2001, ma abbiamo convenuto con le osservazioni dell'ANCI, l'Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, quindi coloro che sono direttamente chiamati in causa, in quanto gli oneri degli standard urbanistici sono poi a disposizione degli stessi standard urbanistici dei piccoli Comuni che attualmente hanno delle grosse difficoltà con il loro bilancio, a causa della politica fiscale attuata dal Governo Berlusconi.
Si tratta, quindi, di andare a definire, una volta per tutte, come trattandosi di una norma nettamente in deroga, rispetto a tutte quelle che sono le deroghe previste dagli standard urbanistici vigenti - si reputa necessario introdurre l'obbligo di versamento di detti oneri di costruzione, conteggiati con le tariffe normali, le tariffe per le nuove costruzioni.
Si stralcia, pertanto, tutta la parte riguardante le riduzioni previste nel novellato comma 10, dell'articolo 3.
Anche questo emendamento era stato presentato in Commissione. Ci sembra che, anche nel caso di costituzione di una nuova unità abitativa, quindi per questo anche la volumetria di prima, quando non è solo una stanza in più, l'ampliamento comporta la realizzazione reale di un'unità abitativa propria; un'entità, quindi, a se stante, in quanto la metratura - come ho detto - di 200 metri cubi comporta almeno 60/65 metri quadrati di superficie calpestabile o meno, in questo caso, secondo noi deve essere monetizzata in toto, in quanto considerata nuova costruzione e non un semplice ampliamento, con la conseguente riduzione di quel comma 10.
Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 54) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 le seguenti parole: "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo quanto previsto dall'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamenti in materia edilizia) e si applicano le riduzioni previste dall'articolo 17 del d.p.r. 380/2001" sono sostituite dalle seguenti: "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga, è dovuto secondo le tariffe in vigore per le nuove costruzioni".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Anche questo emendamento riguarda il nuovo comma 10, dell'articolo 3, del disegno di legge n. 67, quindi si torna sempre alla discussione di prima.
Noi sostituiamo le seguenti parole: "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo quanto previsto dall'articolo 16 del DPR 6 giugno 2001, n. 380 (Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e si applicano le riduzioni previste dall'articolo 17 del DPR 380/2001", con le seguenti parole: "Il contributo per il rilascio del permesso di costruire in deroga è dovuto secondo le tariffe in vigore per le nuove costruzioni".
In questo caso, l'emendamento ci sembra chiaro, ribadendo quanto detto prima e riprendendo quindi le considerazioni e le osservazioni dell'ANCI che in quest'emendamento, come nel precedente, abbiamo ripreso.
Ci sembra che se si va a costituire una nuova unità abitativa e se la quota di standard urbanistici, che è ovviamente importantissima, non è reperibile, deve essere comunque monetizzata.
La dicitura "se non reperibile" è un vulnus rispetto alla politica del reperimento degli standard urbanistici, quindi delle norme in materia di edilizia, in quanto riteniamo che se non sono reperibili in loco l'ampliamento non dovrebbe essere concesso. In tal modo si va in deroga alle norme dei Piani regolatori vigenti e alla legge quadro n. 56 del 1977.
Tuttavia, ribadiamo che se non ci sono gli standard urbanistici reperibili in loco, monetizzarli è un'alternativa di ripiego, che però deve essere perseguita al 100%. Non si dire che stiamo andando in deroga, che non abbiamo gli standard urbanistici reperibili in loco, che li monetizziamo e in più che li monetizziamo ridotti. Francamente, questo ci sembra al di là di un qualunque minimo buon senso di una politica programmatoria.
Quindi ci sembra il minimo emendare questo comma e chiedere che gli standard urbanistici siano monetizzati in toto, qualora non reperibili cioè venendo meno a quella parte della disamina che ho fatto, che ci sembra già riduttiva.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 55) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé: all'art. 3 è soppressa la seguente ultima frase: "Il Contributo di costruzione, quando dovuto, è ridotto del 20 per cento per gli interventi edilizi di cui al presente articolo che prevedono il raggiungimento del requisito di visitabilità degli edifici, ai sensi della legge 9 gennaio 1989, n. 13 (Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati)".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo emendamento riguarda di nuovo l'articolo 3 e chiede di sopprimere l'ultima frase che, se non ricordo male, è stata inserita in Commissione e che recita, testualmente: "Il contributo di costruzione quando è dovuto, è ridotto del 20% per gli interventi edilizi di cui al presente articolo, che prevedono il raggiungimento di requisito di visitabilità degli edifici, ai sensi della legge n. 13 del 9 gennaio 1989 (Disposizione per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati".
Quindi, lungi dalla volontà di ridurre l'impegno per il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche che, ovviamente, ci vede molto interessati in primo piano, in quanto anche alcuni dei nostri più stretti collaboratori hanno difficoltà motorie, riteniamo di concordare anche in questo caso, che è una norma superflua e non necessaria, come non si ritiene necessario l'inserimento nel testo vigente, in quanto è già previsto dalla legge succitata e quindi, anche in questo caso, è ridotto il contributo di costruzione del 20%.
Ciò ci sembra quantomeno poco condivisibile, in quanto comunque la norma è già prevista dai dispositivi comminati disposti dalle leggi nazionali e regionali e quindi ci sarebbe solo la riduzione del 20% che, in questo caso, non ci sembra congrua.
Rispetto al comma 10, che è stato notevolmente modificato nella proposta di legge dell'Assessore Cavallera, noi chiediamo con questi tre emendamenti delle modifiche almeno per tutto ciò che riguarda quanto abbiamo potuto studiare e analizzare con incongruità che abbiamo rilevato e sollevato, ripeto, sia in Commissione che adesso in Aula, anche se la risposta dell'Assessore Cavallera avrebbe dovuto essere articolata alla fine dell'illustrazione di tutti gli emendamenti presentati.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 56) presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
all'art. 3 le parole "esistenti, legittimamente realizzati alla data di entrata in vigore della presente legge" sono sostituite con le seguenti parole: "legittimamente realizzati entro il 2008".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
In questo caso, la richiesta di modifica nell'emendamento riguarda l'articolo 3 e chiede che le parole "esistenti, legittimamente realizzati alla data di entrata in vigore della presente legge" siano sostituite con le parole "legittimamente realizzati entro il 2008", per risolvere una problematica temporale, evitando che si dia accesso a una quota troppo ampia di villette unifamiliari e bifamiliari o comunque di edifici che potranno beneficiare dell'articolo 3 e quindi ridurne il parco.
Tuttavia, mi preme sottolineare come anche questo emendamento sia poco utile, in quanto, come già paventato e come detto all'inizio, è arrivato l'emendamento di Giunta che prevede l'ampliamento dell'applicabilità di questo testo di legge fino al 31 dicembre 2012.
Sinceramente, non so se anche gli altri colleghi dell'Aula o i colleghi commissari della Commissione abbiano percepito questa modifica in Aula come poco consona ai metodi della politica, quella con la "p" maiuscola.
Non voglio dire di essermi sentito preso in giro, però già sapevo che la norma sarebbe stata estesa ancora per un anno, quindi il pensiero di poter limitare i danni (che noi riteniamo tali) di questa proposta di legge fino al 31 dicembre 2011, per poter ripartire con le norme non derogatorie già presenti come leggi regionali e Piani regolatori comunali, viene comunque confutato e cancellato dal comma 2 dell'articolo 1, in cui le disposizioni contenute in tutto il campo 1, quindi l'ampliamento, la ricostruzione e quant'altro sono valide fino al 31 dicembre 2012.
Infine, quest'emendamento che si premurava, ripeto, di limitare quelli che noi riteniamo siano dei danni al contesto edilizio e - perché no? anche al patrimonio architettonico e paesaggistico della Regione Piemonte vengono limitati dallo stesso articolo 1.
In questo caso, l'emendamento da noi proposto addirittura ha senso in sé, ma viene un po', anzi, fortemente sminuito dalla modifica test presentata dall'Assessore Cavallera.



PRESIDENTE

Abbiamo terminato l'illustrazione degli emendamenti.
Passiamo alla discussione generale.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi tocca ripetere quanto esposto in precedenza e valutare se dalla maggioranza o dalla Giunta sono scaturite delle riflessioni su quanto detto dal sottoscritto, ma anche dai colleghi del Partito Democratico e dagli altri Gruppi di centrosinistra in merito alla cancellazione di questa norma, che a noi sembra assolutamente retriva e non portatrice di benefici per i cittadini piemontesi.
Noi chiediamo vivamente di ripristinare almeno l'articolo 3 del testo di legge vigente, e di non proseguire su questa strada, perché comunque lo dico per voi - risulterà difficile sostenere questa scelta all'esterno.
Noi, ovviamente, faremo di tutto per dimostrare e divulgare mediaticamente che tali scelte non hanno alcun senso di esistere, nel 2011, in Italia.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro conclusa la fase di discussione generale e cedo la parola all'Assessore Cavallera.



PRESIDENTE

CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia e all'urbanistica e programmazione territoriale



PRESIDENTE

Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, soprattutto coloro che hanno cercato di portare, complessivamente, delle valutazioni che non avevamo ancora ascoltato in sede di Commissione.
Per quanto concerne le questioni legate all'ambiente, vorrei fare una premessa: naturalmente, la Regione non è all'anno "zero" sotto questo profilo, ma ha una tradizione di provvedimenti adottati sin dagli anni Novanta, fino ai giorni nostri, sottoforma di leggi, piani e quant'altro in tutti i settori, compreso quello energetico e quello dell'aria.
Disponiamo di un Piano energetico-ambientale già dal 2004, se non vado errato, con tutti gli aggiornamenti che, condivisi o meno dall'Aula, si sono succeduti e che rappresentano, comunque, dei documenti di riferimento.



PRESIDENTE

Ciò che verrà elaborato, dunque, sarà l'attuazione di nuove direttive nazionali, che prevedono, proprio per quanto riguarda le rinnovabili, una rivisitazione dei Piani energetico-ambientali, ridefinendoli alla luce degli obiettivi che sono stati recentemente considerati in Conferenza Stato Regione, e che hanno già portato all'emanazione di un provvedimento relativamente all'individuazione delle zone dove non ubicare impianti fotovoltaici (si trattava, peraltro, di un provvedimento urgente, che aveva un termine molto più ristretto). Seguirà, a breve, un ulteriore provvedimento che rappresenterà un aggiornamento o una rivisitazione del Piano energetico-ambientale, di cui la Regione si è già dotata da anni.
Per quanto riguarda la questione inerente all'obbligo, per la parte ampliata degli edifici, di rispettare quelle che sono le disposizioni in materia energetico-ambientale e quant'altro, devo rilevare che, secondo il nostro punto di vista (magari sbaglieremo), può essere utile. Perché questa è la norma vigente, che obbliga, chiunque interviene, a costruire (sia sottoforma di nuova costruzione che di ristrutturazione) nel rispetto delle più aggiornate norme vigenti in materia energetico-ambientale.
Nel momento in cui andiamo a costruire un insieme di deroghe di incentivi, ci sembrerebbe contraddittorio imporre ulteriori obblighi oltre a quelli normalmente previsti: altrimenti nessuno, a priori intraprenderebbe questa strada, presentando la domanda ai sensi delle norme vigenti! Questa è la ratio ed è del tutto contingente a questo provvedimento: non vuole assolutamente significare che non si condividono gli obiettivi di fondo. E ve lo dice uno - l'ho già precisato in Commissione - che ha rivestito la carica di Presidente di ITACA, il famoso internazionale dell'ambiente; guarda caso, durante la mia Presidenza all'inizio degli anni Duemila - abbiamo proprio avviato la bioedilizia e tutti quegli studi e quei documenti che hanno portato le Regioni ad andare in una determinata direzione.
La nostra valutazione è stata quella di tentare di calibrare il provvedimento, contingente e limitato nel tempo, per quanto riguarda ci che questo provvedimento consente di fare sulle case uni e bifamiliari.
Altra cosa sono le demolizioni e le neocostruzioni, per le quali invece, sono previsti i pesanti indici di ITACA, perché riteniamo corretto legare quegli interventi di cubatura con obiettivi di tipo generale ambientale e di politica complessiva.
Anche all'interno di questo provvedimento limitato, di elementi ce ne sono tanti: quanto più vi è l'incidenza del vantaggio, tanto più c'è l'appesantimento sotto questo profilo (ma in quel caso è giustificato perché si demolisce un edificio e lo si ricostruisce, per cui è giusto seguire i canoni più rigorosi).
Per quanto riguarda la questione legata ad alcune volumetrie o superfici, noi siamo partiti dai 200 metri cubi perché questo è il valore nazionale. L'intesa nazionale è stata fatta su 200 metri cubi: per quale ragione dovremmo ridurla? Non sussistono ragioni di tipo campanilistico piemontese, per cui rimaniamo nella media degli accordi nazionali.
Allo stesso modo, a livello nazionale si è parlato di un incremento di un "edificio tipo" di 1.000 metri cubi, elevabile a 1.200 metri cubi.
Questi numeri non sono stati determinati da noi, né sono il risultato di particolari procedimenti politico-matematici; sono la riproposizione di limiti che derivano dal livello nazionale.
In merito all'edilizia sociale, laddove si fa riferimento al codice 1 di ITACA, ribadisco che non vi è alcuna volontà di discriminare o di valutare in modo diverso.
il Programma casa dei 10.000 alloggi attivato dalla Regione che prevede questo valore, per cui, in questo caso, abbiamo ritenuto corretto mantenerlo.
Possono rimanere altre divergenze rispetto al complesso delle osservazioni mosse dai Consiglieri che sono intervenuti, ma in varie fasi (anche in Commissione) sono state giustificate.
Concludo sul discorso dei Tavoli. Mi sembra che qui non sia stato attivano alcun tavolo (peraltro, i tavoli vengono convocati dal Presidente del Consiglio, dalla Commissione o dai Capigruppo). Altra cosa è il dialogo fra l'Assessore, i Consiglieri, i Capigruppo e i relatori: da parte mia qualunque carica abbia ricoperto nel tempo, c'è sempre stata, c'è tuttora e ci sarà sempre, quello scambio di opinioni che può favorire la comprensione reciproca.
Mi sembra che le posizioni in quest'Aula siano molte chiare, ma mi auguro che, nonostante le divergenze di opinioni, anche in ossequio a quanto deciderà la maggioranza, si possa andare velocemente all'approvazione del provvedimento.
Sarà un provvedimento insufficiente, ma talvolta, forse, è meglio un mezzo bicchiere d'acqua per chi ha sete, piuttosto che l'arsura, e non avere neanche la possibilità di dissetarsi. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di intervento, dichiaro conclusa la fase di dichiarazione di voto. Vi ricordo che proseguiremo con la votazione degli emendamenti e dell'articolo 3 nella seduta pomeridiana di martedì prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.35)



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