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Dettaglio seduta n.45 del 09/11/10 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(I lavori iniziano alle ore 15.07 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata - articolo 100 Regolamento)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 263 della Consigliera Cerutti inerente a "Licenziamenti alla Engineering.It" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale, l'interrogazione a risposta immediata n. 263, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo voluto portare in quest'aula, come interrogazione a risposta immediata, una vicenda di cui si è parlato sui giornali che riteniamo molto importante e anche emblematica. Da fonti di stampa si è appreso la scorsa settimana che l'azienda informatica Engineering.It ha aperto una procedura di licenziamento per ben 112 lavoratori. In Italia questa azienda conta circa 3.200 occupati, di cui 400 nella sede di Torino e 380 a Pont Saint Martin, e già da tempo utilizzava la procedura di cassa integrazione che riguarda 60 lavoratori con scadenza a gennaio dell'anno prossimo, di cui 19 a Torino e 21 in Valle d'Aosta.
La questione è abbastanza poco comprensibile, in quanto quest'azienda ha ottenuto nuove commesse, ha risultati economici molto positivi a differenza di altre aziende del settore e proprio per questi risultati positivi già le Organizzazioni Sindacali avevano chiesto il reintegro dei lavoratori in cassa integrazione, richiesta accolta solo in parte. Molti lavoratori, inoltre, hanno sottoscritto la mobilità incentivata prevista appunto, dall'accordo sulla cassa integrazione.
Paradossalmente l'azienda, per far fronte a queste nuove commesse e dunque ai suoi risultati positivi, fa ricorso a lavoratori precari e interinali e alla collaborazione di aziende più piccole. Tra l'altro, non più tardi di ieri, su Repubblica-Affari &Finanza veniva data come notizia positiva un'alleanza a tre di AlmavivA, Engineering, ed Elsag Datamat, per rilanciare l'hi tech nostrano. Vorremmo ricordare che l'azienda, sempre con AlmavivA ed Elsag Datamat, è l'unica che ha partecipato al bando con le Ferrovie italiane per un valore di 1,36 miliardi di euro in sette anni e che, tra l'altro, uno dei suoi azionisti, Rosario Amodeo, si considera un imprenditore eticamente responsabile, tanto da partecipare ad un convegno e dichiarare di sentirsi erede della filosofia di Adriano Olivetti. Lo vogliamo sottolineare proprio perché il tema delle imprese "socialmente responsabili" è una questione che chiaramente interroga anche la politica.
Vi è già stata un'interrogazione parlamentare in questo senso e venerdì ci sarà una giornata nazionale di digiuno dei lavoratori, proprio per sensibilizzare sulla questione. A questo punto chiediamo all'Assessora Porchietto, che ringraziamo per la risposta, di poter agire anche dal punto di vista istituzionale, proprio perché è un controsenso che un'azienda così in buona salute, e che tra l'altro lavora anche con la pubblica amministrazione, tenga invece questi comportamenti che riteniamo davvero non responsabili dal punto di vista etico e sociale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.
Per la Giunta regionale risponde l'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro e formazione professionale

Grazie. Già questa mattina avevo evidenziato alla Consigliera Cerutti che avrei risposto per conto dell'Assessore Giordano, che in primis ha gestito questa tematica. Sin d'ora le dichiaro però che, stante le mie deleghe, mi farò carico delle necessarie azioni per far sì di incontrare a brevissimo termine - così come hanno chiesto le Organizzazioni sindacali qualche giorno fa, facendo pervenire il 5 novembre una richiesta di incontro - la società e le Organizzazioni sindacali stesse per ragionare sul tema.
La Engineering.It S.p.A. in data 29 ottobre 2010 - stiamo parlando quindi di una decina di giorni fa - ha attivato mediante l'Unione Industriale di Roma la procedura di mobilità che riguarda complessivamente 112 lavoratori, di cui 34 anche presso la sede di Torino: 31 impiegati e 3 quadri su un organico complessivo della stessa sede di 407 unità, di cui 302 impiegati e 105 quadri.
Effettivamente la procedura riguarda anche 29 lavoratori, su un organico di 299, impiegati presso la sede di Pont Saint Martin in Valle d'Aosta, di cui si ritiene di dar conto da un punto di vista numerico per capire quanto impatta questa situazione sulla zona Nord Ovest. Come lei Consigliera Cerutti, riportava nell'interrogazione, i dipendenti di Pont Saint Martin risulterebbero residenti in Piemonte e quindi, pur non operando sulla sede in Piemonte, sono comunque nostri cittadini piemontesi.
L'azienda, che sviluppa il proprio volume d'affari nel mercato dei servizi informatici alle imprese, nel febbraio 2008, a seguito di un pesantissimo passivo registrato nei bilanci del triennio precedente, è stata ceduta. La nuova proprietà aveva varato a quel tempo un piano di riorganizzazione finalizzato a restituire la competitività all'azienda piano la cui realizzazione comportava comunque l'evidenziazione di un esubero strutturale di circa 236 lavoratori dichiarati all'epoca dall'azienda.
Successivamente, a seguito di un accordo sottoscritto presso il Ministero del Lavoro tra azienda e organizzazioni sindacali in data 22 dicembre 2008, si decise di accompagnare questo piano di riorganizzazione con il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 24 mesi. Tale scelta aveva anche l'obiettivo di implementare un piano di gestione degli esuberi che riducesse nella misura massima possibile il numero dei lavoratori coinvolti.
Il personale posto in regime di sospensione, a partire da gennaio 2009 fu complessivamente pari a 185 persone, quindi una significativa riduzione rispetto a quelli che erano stati dichiarati a febbraio 2008, pari a 236.
Questo grazie anche a un piano di riallocazione presso altre aziende che il gruppo aveva rilevato nel 2008.
Il piano di riorganizzazione ha avuto, come dichiarato dall'azienda l'effetto di specializzare la Engineering su due mercati verticali dell'industria e delle telecomunicazioni nonché sui servizi di gestione delle infrastrutture tecnologiche, abbandonando invece i segmenti di mercato che non erano remunerativi, in quanto i volumi erano estremamente ridotti.
Questo piano che è stato presentato aveva tre linee principali: un incremento dell'efficienza delle strutture produttive, l'esternalizzazione di alcune lavorazioni e la razionalizzazione e riduzione dei costi della struttura.
Questo piano di investimenti che era previsto era incentrato sullo sviluppo di importanti interventi formativi e aveva un onere a carico devo dire consistente - per oltre un milione di euro nel 2009 e di 850 mila per il primo trimestre 2010. La stima dell'investimento complessivo per l'intero anno 2010 ammonta a circa un milione e 100 mila euro.
Tutti i lavoratori oggetto di sospensione hanno frequentato corsi di riqualificazione della durata di 320 ore. Il 30% di essi ha frequentato corsi della durata totale di 560 ore.
Il complesso di questi interventi ha consentito la riallocazione nei cicli produttivi (perlopiù in altre aziende del gruppo) di 43 addetti.
Analogamente in esecuzione del piano di gestione degli esuberi e degli strumenti previsti concordati tra le aziende e le organizzazioni sindacali 30 dipendenti hanno aderito al percorso di mobilità incentivata. Va tenuto conto che la società, nei due anni di intervento del piano di riorganizzazione, ha operato comunque in un contesto economico estremamente in crisi per il nostro Paese, che tra l'altro ha prodotto sul mercato di riferimento della società (stiamo parlando di dati ufficiali della Assinform) una caduta pari all'8,1% nel 2009 del mercato e un'ulteriore contrazione del 2,5% nel primo semestre del 2010.
I dati peggiori sono stati registrati proprio su quei segmenti su cui invece Engineering aveva pesantemente investito nell'ultimo biennio.
Pertanto, anche a causa di questa situazione, oltre che per il fatto che gli attuali esuberi rientrano nei famosi 236, già stimati al momento del passaggio di proprietà, l'azienda ha riaffermato che un riassorbimento degli stessi non è possibile, in quanto c'è la necessità di un ridimensionamento strutturale degli organici, anche se il piano di riorganizzazione ha ottenuto un risultato importante nel restituire la competitività dell'azienda avviando il risanamento.
Tenuto conto che la titolarità amministrativa della procedura di mobilità è del Ministero del Lavoro, stante le varie sedi delle organizzazioni sindacali nazionali dislocate sul territorio nazionale, in quanto gli esuberi appunto sono su più regioni, la Regione Piemonte, come dicevo in premessa, convocherà in ogni modo a breve il tavolo per verificare, insieme all'azienda, la possibilità di ragionare sugli esuberi già dichiarati nel 2008 al netto delle persone già reintegrate nel processo (40 più 30) per verificare la fattibilità della riallocazione delle persone restanti.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta immediata n. 265 del Consigliere Biolé, inerente a "Reintegro immediato cassa integrazione in deroga. Mozione n. 1390 del 29 dicembre 2009. Esecutività" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 265, presentata dal Consigliere Biolé, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Per la terza in pochi mesi torniamo su quest'argomento con un'interrogazione che riprende quelle che erano le domande rivolte alla Giunta e all'Assessore nello specifico, a proposito soprattutto dell'indirizzo politico che era stato dato nella passata legislatura, in quanto all'unanimità era stato deliberato il reintegro dei 24 dipendenti Aviapartner, per alcuni dei quali, a quanto ci risulta, in questi ultimi giorni è stata trovata una soluzione. Però le due risposte alle precedenti interrogazioni non erano entrate nel merito di questa volontà politica.
Ci permettiamo di ricordare che la deliberazione era stata votata all'unanimità a fine dicembre 2009, è vero, nella passata legislatura.
Vista l'attenzione che pare avere invece la Giunta attuale a proposito delle problematiche legate all'occupazione e lavoro, credo che sarebbe opportuno sapere circa la volontà rispetto ad un indirizzo che era precedente, perché finora non abbiamo ancora visto risposte soddisfacenti in merito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro e formazione professionale

Grazie, Presidente.
Come ricordava prima il Consigliere Biolé, ho già risposto precedentemente ad una interrogazione a risposta immediata relativa sempre all'Aviapartner.
Tengo solo a sottolineare, soprattutto per i Consiglieri che nella passata legislatura non facevano parte di questo Consiglio regionale, che essendoci una presa di posizione del Consiglio regionale della passata legislatura, ho ritenuto importante nell'interrogazione a risposta immediata fare riferimento alle disposizioni del Consiglio regionale della passata legislatura, affinché i Consiglieri potessero prendere in considerazione impegni presi prima che loro diventassero Consiglieri.
Faccio una premessa: l'Assessorato al lavoro non è a conoscenza di casi di lavoratori Aviapartner collocati in cassa in deroga per i quali la Magistratura abbia disposto il reintegro in azienda. Penso che questa sia una premessa importante, stante che qualora l'INPS avesse verificato che la procedura di richiesta della cassa in deroga non fosse stata da autorizzare e che quindi gli allontanamenti dal posto di lavoro non fossero stati legittimi, avrebbe immediatamente chiesto alle autorità preposte di verificare la contezza della situazione. A me non risulta che ciò sia avvenuto.
Sulla situazione Aviapartner il 5 novembre, quindi venerdì scorso, si è tenuta una riunione convocata, su richiesta delle organizzazioni sindacali dalla Prefettura di Torino, alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti della Regione Piemonte, del Comune di Torino dell'Aviapartner e di SAGAT.
Dalla situazione descritta dall'azienda, risulta che l'aeroporto di Torino ha avuto negli ultimi mesi un ridimensionamento operativo delle compagnie aeree pari all'11%.
Tale ridimensionamento ha generato ulteriori perdite di quote di mercato, per cui si sono create le condizioni che determinerebbero un aumento del numero dei lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione.
L'azienda non intende esasperare una situazione che ci si augura possa essere parzialmente superata con la stagione invernale. I lavoratori in cassa, rispetto alle 24 unità iniziali, attualmente sono 19, di cui due lasceranno l'azienda a fine novembre, mentre sono state avviate azioni positive che hanno consentito il rientro di quattro lavoratori, di cui due in SAGAT.
Il disagio economico per i lavoratori in cassa al momento è contenuto in quanto percepiscono, tra indennità di cassa e integrazione del fondo volo, circa il 99% dell'ultima retribuzione.
L'azienda ha affermato che, come ha dichiarato il Ministro Sacconi e come dico anch'io come Assessore al lavoro, se la possibilità di utilizzare la cassa in deroga proseguirà anche per l'esercizio 2011, vi farà ricorso per dare continuità e implementare le azioni previste in un documento tecnico concordato con SAGAT e sottoposto alle organizzazioni sindacali che prevede la conversione professionale dei lavoratori al fine del loro reinserimento lavorativo. SAGAT ha affermato che attualmente sta registrando alcune difficoltà sulle uscite in mobilità previste dall'accordo del 2008. I lavoratori sono bloccati dalle finestre delle nuove norme pensionistiche. Ha confermato tuttavia la volontà di continuare a collaborare con Aviapartner per trovare le soluzioni positive per i lavoratori. Al netto dei propri dipendenti a tempo determinato, che per effetto del turno potranno essere confermati a tempo indeterminato certamente si guarderà anche nel bacino dei 13 lavoratori Aviapartner che potranno essere ancora in cassa in deroga nell'esercizio 2011.
Con questo vorrei sottolineare che l'impegno assunto dal Consiglio regionale nel dicembre 2009, a fronte delle verifiche fatte anche dall'INPS, di cui tra l'altro riportava uno stralcio il Consigliere Biol nella richiesta di interrogazione a risposta immeditata, ritengo sia assolutamente in linea con quello che la Regione sta facendo insieme alle altre istituzioni e all'azienda, al fine di trovare un processo reintegrativo dei 13 lavoratori che nell'esercizio 2011 si troveranno ancora in cassa in deroga.


Argomento: Contributi allo sport e al tempo libero

Interrogazione a risposta immediata n. 262 del Consigliere Boeti, inerente a "Saldo dei contributi regionali al Comune di Bardonecchia a finanziamento delle opere connesse allo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali Torino 2006" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 262, presentata dal Consigliere Boeti, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Ho già espresso le mie perplessità all'Assessore Cirio, in quanto nell'interrogazione non si parla di turismo, ma di opere pubbliche, di opere connesse allo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali. Pertanto l'Assessore che avrebbe dovuto rispondere all'interrogazione era l'Assessore Cavallera.
Abbiamo modificato il Regolamento e lo abbiamo fatto con la speranza di rendere più operativi i lavori di questo Consiglio regionale, ma facciamo in modo che il question time non diventi una barzelletta, cioè uno spazio in cui può intervenire qualunque Assessore, tanto l'importante è dare la risposta e non, invece, cercare di capire cosa c'è dentro la risposta, cosa c'è dentro la domanda e se domanda e risposta insieme riescono a risolvere il problema.
Va bene tutto e il contrario di tutto, perché ogni interrogazione rivolta al Presidente Cota ha la risposta dell'Assessore Maccanti, in quanto il Presidente - come sappiamo - è impegnato in altre questioni; se anche gli Assessori delegano ad altri Assessori risposte che dovrebbero dare loro, questa situazione non è più seria.
Ditecelo! Eviteremo di presentare il question time e ci occuperemo di altro. Con tutto il rispetto che naturalmente ho per l'Assessore Cirio, a questa interrogazione doveva rispondere l'Assessore Cavallera.
Tra l'altro, ho anche un po' di imbarazzo, poiché l'interrogazione parla di questioni relative alla legge n. 285 del 2000, "Interventi per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006". Le Olimpiadi sono terminate da quattro anni e, in un paese normale, a quattro anni dalla chiusura delle Olimpiadi anche le opere connesse avrebbero dovuto essere chiuse; avrebbero dovuto essere chiuse con i conti a posto per i Comuni che hanno anticipato le risorse economiche, per il governo regionale e per quello nazionale.
Invece, il Comune di Bardonecchia, che avrebbe dovuto ricevere un finanziamento per i lavori di ampliamento del parcheggio a servizio dell'area Jafferau e per la sistemazione straordinaria dei viali Roma e Vittoria, a quattro anni dalla chiusura delle Olimpiadi ha anticipato le risorse all'impresa che ha eseguito i lavori e non ha ancora ricevuto dalla Regione le risorse necessarie.
Il funzionario con il quale ho parlato e che si occupa di questo sostiene che i soldi naturalmente ci sono e non potrebbe essere diversamente, altrimenti non avrebbero potuto appaltare i lavori. Pare che la Regione debba metterli a disposizione, cioè prevederli nel bilancio di previsione di quest'anno per poterli poi erogare.
Mi aspetto che la risposta dica effettivamente come stanno le cose cioè se i soldi ci sono e se la Regione intende pagare questi progetti al Comune di Bardonecchia, che ha anticipato le risorse alle imprese, in modo che il Comune di Bardonecchia - e io credo anche altri Comuni - possa concludere questo lavoro.
Un'altra questione, Presidente: sarebbe meglio che i Consiglieri che non sono interessati al question time non venissero in aula, in modo che l'Assessore ascolti quello che io dico e io possa ascoltare la risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Ha perfettamente ragione, collega. Prego tutti di fare silenzio per permettere all'Assessore Cirio di rispondere.
Prego, Assessore.



CIRIO Alberto, Assessore al turismo e opere post olimpiche

Grazie, Consigliere Boeti.
Mi scuso poiché sostituisco un collega, l'Assessore Cavallera - tra l'altro sempre presente in aula - il quale mi ha chiesto questa cortesia.
Inoltre, c'è anche una competenza del mio Assessorato non tanto rispetto al turismo, quanto alle opere post olimpiche, avendone delega, e qui si tratta di finanziamento di opere connesse allo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali "Torino 2006". Non è una giustificazione, perché la competenza è in ogni caso dell'Assessore Cavallera.
Leggerò la documentazione che ho studiato e che mi è stata comunicata.
Credo sia abbastanza esauriente nei numeri e mi auguro che lo sia anche nella sostanza e nelle aspettative del Consigliere Boeti.
In data 9 ottobre 2000 è stata approvata la legge nazionale n. 285, in materia di "Interventi per i Giochi Olimpici Invernali Torino 2006", che rappresentava la norma di riferimento per quanto attiene agli aspetti della realizzazione delle opere pubbliche necessarie allo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali "Torino 2006" e di quelle connesse.
Nel 2002, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha redatto l'elenco delle opere dichiarate connesse ai XX Giochi Olimpici Invernali, così come proposto dalla Giunta regionale di allora nel novembre del 2002.
Nel giugno 2003, sono stati individuati i soggetti che dovevano realizzare le opere connesse allo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali "Torino 2006", ad eccezione degli interventi relativi al sistema fognario acquedotti e collettori, individuati successivamente dalla Regione Piemonte. I riferimenti sono: legge dello Stato; elenco di opere connesse realizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2002; soggetti che dovevano realizzare tali opere, individuati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel giugno 2003.
Successivamente, è stato dato atto dell'intesa che la Regione Piemonte aveva raggiunto con gli Enti locali interessati (il Comune di Bardonecchia è tra questi) riguardo all'individuazione dei soggetti competenti per la realizzazione delle suddette opere.
Nel settembre 2003, sempre con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che stabiliva il riparto delle risorse per il finanziamento delle opere di cui stiamo parlando, sono stati assegnati i limiti di impegno alla Regione Piemonte, cioè la cifra all'interno della quale lo Stato avrebbe risposto, coprendo le spese dovute.
Sulla base di questi limiti di impegno, la Regione Piemonte ha contratto un mutuo quindicennale che comprendeva le risorse necessarie per la realizzazione di queste opere.
Con D.P.G.R. del dicembre 2003, sono state individuate, per un totale di 19 milioni 883 mila euro, le opere dichiarate connesse, fra quelle in parte temporalmente differibili ed attivabili a seguito di sopravvenute disponibilità finanziarie.
Nel 2004, con la deliberazione n. 108 del 6 aprile - in seguito le fornirò tutti i dati - che aveva come oggetto la variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2004 e l'iscrizione della somma di 155 milioni di euro provenienti da mutuo per il finanziamento delle opere connesse allo svolgimento dei Giochi Olimpici Invernali 2006 ed assegnazione alle direzioni competenti, la Giunta regionale ha provveduto alla variazione al bilancio di previsione ed ha assegnato alla Direzione Difesa del Suolo la somma di 12 milioni 782 mila euro, sul capitolo di riferimento (il 26.996/2004).
Successivamente a questa grande assegnazione, sono state assegnate le risorse alle varie direzioni e quindi, sempre il 6 aprile 2004, sono stati assegnati alla Direzione Opere Pubbliche tre milioni 330 mila euro.
Nell'ambito di detta assegnazione, sono ricompresi i fondi necessari per il contributo e la realizzazione dei tre interventi previsti nel Comune di Bardonecchia e precisamente: lavori di sistemazione straordinaria di Viale Roma, lavori di sistemazione straordinaria di Viale Vittoria e lavori di ampliamento del parcheggio che citava prima il Consigliere Boeti.
Pertanto, la Regione ha contratto il mutuo e, una volta ottenuti i soldi, li ha assegnati alle direzioni competenti. Per questo intervento, li ha ricevuti la Direzione Opere Pubbliche, per un totale di 3 milioni 330 mila euro.
Successivamente è stata individuata, relativamente a ciascuna di queste tre opere connesse, la Direzione regionale competente all'espletamento delle procedure per il trasferimento a favore delle stazioni appaltanti dei fondi relativi a queste opere.
Nel luglio del 2004, sono state approvate le procedure per il trasferimento alle stazioni appaltanti dei fondi assegnati alla Regione Piemonte per i XX Giochi Olimpici Invernali "Torino 2006". La somma complessiva è di 3.330.000 euro.
Con riferimento ai quesiti dell'interrogazione, si fa presente quanto segue.
A seguito dell'inizio dei lavori e del loro avanzamento, sono stati erogati, così come previsto, la quota parte del cofinanziamento per le opere previste nel Comune di Bardonecchia, e precisamente: Viale della Vittoria Importo di progetto euro 816.500 Opere finanziate euro 619.500 Opere liquidate euro 491.433,87 Viale Roma Importo di progetto euro 803.500,00 Opere finanziate euro 619.500,00 Opere liquidate euro 488.876,22 Jafferau Importo di progetto euro 930.000,00 Opere finanziate euro 744.000,00 Opere liquidate 7euro 598.864,71 In seguito (ottobre 2009), il Comune di Bardonecchia ha chiesto l'erogazione del saldo, cioè di quanto mancava rispetto a questi tre interventi: Viale della Vittoria 45.420,97 euro Viale Roma 44.781,56 parcheggio Jafferau 38.794,20 euro per complessivi 128.996,73 euro.
Questo quanto il Comune di Bardonecchia ha chiesto alla Regione come saldo dei lavori fatti sui tre interventi.
In considerazione che nel frattempo i fondi a suo tempo stanziati ed impegnati sono andati in perenzione e quindi non risultano più disponibili senza una specifica reimpostazione, il Settore tecnico delle opere pubbliche, a cui è stata demandata la gestione delle pratiche relative agli interventi in oggetto, ha richiesto la reimpostazione per un totale di 962.923,63 euro, sul capitolo 13829, per far fronte alle esigenze derivanti dalle richieste dei saldi e anche di altri interventi ricompresi nello stanziamento iniziale e non ancora erogati.
Il Consigliere avrà inteso bene com'è andata: hanno iniziato le opere una parte dei soldi è stata liquidata, il Comune ha chiesto il saldo, ma essendo passato tanto tempo i soldi erano andati in perenzione, quindi la Direzione competente ha richiesto che venissero reimpostati per pagare questo saldo.
Alla data odierna è stata predisposta la deliberazione di reimpostazione di fondi per 371.678,81 euro, che sarà approvata nella prossima seduta della Giunta regionale.
Nella prossima seduta della Giunta regionale, approveremo questa reimpostazione di 371.678,81 euro; all'interno di questa cifra, ci sono i 128.996,73 euro che il Comune di Bardonecchia chiede a saldo delle proprie opere.
Gli uffici segnalano che, successivamente all'approvazione di questa delibera, provvederanno ad emettere i provvedimenti atti all'erogazione dei saldi finali relativi ai tre interventi nel Comune di Bardonecchia, oggetto della presente interrogazione.
Quindi la situazione, pur con notevole ritardo, si risolve sotto l'aspetto formale, perché poi questi soldi dovranno arrivare materialmente però formalmente i soldi arrivano (attraverso la delibera della Giunta Regionale della prossima seduta) e poi verranno fatti gli atti di liquidazione.
Fornirò al Consigliere Boeti la documentazione.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 264 della Consigliera Artesio inerente a "Appalti nelle scuole" (articolo 100 Regolamento)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento del Consiglio regionale esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 264, presentata dalla Consigliera Artesio che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente. Abbiamo presentato quest'interrogazione per recuperare all'attenzione del Consiglio regionale un dibattito che lo aveva impegnato in occasione del bilancio di assestamento nel mese di agosto.
Come i Consiglieri e la Giunta ricorderanno, l'intero Consiglio aveva condiviso la necessità di sostenere la prosecuzione dei lavori di pulizia e di sorveglianza svolti all'interno delle sedi delle autonomie scolastiche da parte delle cooperative sociali di tipo B. Valutazione condivisa per molte ragioni: da un lato, la necessità di questi servizi, dall'altro la particolare forma con cui il servizio viene erogato attraverso modalità di avviamento al lavoro di soggetti portatori - almeno per il 30% degli impiegati nella cooperazione sociale - di particolari disabilità fisiche psichiche o sociali.
La disposizione governativa del Ministro Gelmini, che riducendo i trasferimenti alle autonomie scolastiche ha imposto loro anche un taglio in ordine al mantenimento della cooperazione sociale, aveva indotto il consenso generale di quest'Aula perché la Giunta intervenisse ad integrazione (salvo poi riproporre alla Conferenza Stato-Regioni la tematica), e così la Giunta aveva accolto di fare attraverso l'accoglienza di un emendamento che aveva agito su capitoli di bilancio esattamente dell'Assessore sia integrazioni sia recupero di economie.
Ora, essendo l'anno scolastico iniziato ormai da due mesi e continuando noi a ricevere segnali di insicurezza da parte delle realtà interessate sia da parte dei dirigenti scolastici delle autonomie sia da parte dei lavoratori coinvolti nelle imprese sociali, ovviamente poniamo con preoccupazione l'istanza per conoscere le garanzie di continuità che avevamo voluto offrire a questo particolare intervento di occupazione e di occupazione nella scuola.
A noi che abbiamo interrogato risulterebbe che molte autonomie, non avendo ancora certezza del trasferimento, avrebbero prorogato gli incarichi soltanto entro il 31 dicembre di quest'anno, e ciò evidentemente è fonte di preoccupazione per i lavoratori coinvolti e per l'insieme del mondo della scuola.
Quindi desideravamo conoscere dall'Assessore quali sono gli interlocutori con i quali si sta condividendo la conferma del riparto di queste risorse e ci auguriamo di ricevere una rassicurazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cirio per la risposta.



CIRIO Alberto, Assessore all'istruzione

Ringrazio la Consigliera Artesio della interrogazione perché ci permette di ulteriormente rassicurare tutti i Consiglieri regionali in merito a una vicenda che aveva visto il Consiglio regionale impegnato non soltanto sostenendo con un ordine del giorno, ma anche destinando una quota del bilancio regionale al recupero di risorse necessarie a far fronte a queste esigenze; esigenze che, come diceva la Consigliera, nascono da una circolare ministeriale del 14 dicembre 2009 che stabiliva che il costo del servizio di pulizia venisse ridotto del 25% a partire dal gennaio 2010, con conseguente taglio delle unità lavorative per i servizi esternalizzati.
Questa è la norma di riferimento che è stata emanata.
In ambito regionale, attualmente sono operativi più di 1000 collaboratori scolastici con contratto di categoria delle cooperative sociali o delle aziende multiservizi e, applicare il taglio del 25% sulle risorse destinate a questi lavori voleva dire 300 unità di personale appartenente alle cooperative sociali che avrebbe rischiato il proprio posto di lavoro. A titolo di informazione: la maggior concentrazione di questo personale è a Torino e provincia in 101 scuole, di cui 54 in città e 47 in provincia; altre presenze significative sono nelle province di Cuneo Novara, Vercelli e Asti.
Questa è una esigenza tutta piemontese, se possiamo così definirla, ma un'esigenza che il Consiglio regionale aveva condiviso perché è stata una scelta adottata anni fa che anche il nuovo governo regionale vuole portare avanti e difendere, ritenendo che abbia tutta una serie di validità che non sto a ripercorrere, ma che abbiamo già condiviso nei dibattiti precedenti.
Al momento, le cooperative sociali garantiscono la continuità delle prestazioni dei servizi mediante la cassa integrazione o mediante la riduzione di ore, condizioni che hanno però prodotto anche un calo delle retribuzioni ricevute. Questo perché? Perché noi abbiamo concordato con il mondo delle cooperative che interverremo con risorse regionali, che abbiamo già peraltro quantificato, sia per la parte di competenza della Giunta che per la parte di competenza del Consiglio.
Abbiamo individuato una cifra che ci permetterà di evitare, di scongiurare totalmente il rischio che ci siano trecento posti di lavoro in meno nell'ambito delle cooperative. Tuttavia, ci sono complessità nei meccanismi di erogazione di queste risorse.
Spiego perché. Il 24 settembre 2010 c'è stato un incontro fra Regione Piemonte e Centrali Cooperative (il nostro riferimento per quanto riguarda il mondo delle cooperative sociali di tipo B). Le Centrali Cooperative si erano impegnate a fornire i dati relativi alla quantificazione del costo medio orario per ogni lavoratore e all'elenco delle scuole che, su tutto il territorio regionale, fruiscono del servizio esternalizzato. Per procedere ad un riparto scientifico bisognava avere questi dati che noi non avevamo.
L'8 novembre è avvenuto un nuovo incontro tra il nuovo Direttore regionale e le Centrali Cooperative che ci ha comunicato i dati raccolti.
stato prodotto l'elenco delle scuole ed è stato quantificato il costo orario, ma i dati non sono ancora risultati sufficienti per ripartire i fondi destinati tra le scuole stesse.
Le Centrali Cooperative si sono impegnate, entro 10 giorni dalla data di allora, cioè dall'8 novembre, a fornire i dati della riduzione avuta da ciascuna scuola, in modo da poter addivenire al riparto. Si è concordato che i dati così raccolti dovranno essere confermati dalle singole scuole.
Noi faremo un discorso del tipo: a noi risulta che nella tal scuola hai una decurtazione pari ad una persona e mezza, e noi interverremmo per quanto verrà confermato dalle singole scuole.
Entro il 18 novembre, avremmo il quadro completo della ripartizione riuniremo il tavolo di concertazione che sarà allargata al MIUR e alle organizzazioni sindacali, così come avevamo previsto nell'incontro del settembre scorso, e procederemo all'assegnazione formale dei contributi.
Non c'è rischio alcuno che le risorse non vengano erogate, è la prima volta, e speriamo anche l'ultima, che ci troviamo nell'emergenza di dover correre ai ripari in questa direzione. Abbiamo avuto anche qualche difficoltà da parte delle stesse Centrali Cooperative nel reperire i dati necessari ad una equa e corretta ripartizione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.



(La seduta ha inizio alle ore 15.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Burzi, Cota, De Magistris Giordano, Goffi e Motta Massimiliano.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame ordine del giorno n. 110 dei Consiglieri Laus, Ronzani, Taricco Lepri, Reschigna, Muliere e Gariglio, inerente a "Recepimento della Direttiva dell'Unione europea riguardante i tempi massimi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione a favore delle imprese private"


PRESIDENTE

Nella seduta antimeridiana di oggi è iniziata la discussione sull'ordine del giorno n. 110, avente per oggetto "Recepimento della direttiva dell'Unione europea riguardanti i tempi massimi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione a favore delle imprese private", di cui al punto 9 all'o.d.g.
Il Consigliere Laus ha illustrato l'ordine del giorno e ha depositato una proposta di modifica nel dispositivo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Volevo semplicemente unirmi ai colleghi che questa mattina sono intervenuti a favore delle piccole e medie imprese che stanno lavorando.
Sono favorevole affinché vengano ridotti i tempi per questi pagamenti.
Vorrei chiedere se è possibile sottoscrivere l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Laus accetta.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Annuncio anch'io che vorrei aggiungere la firma e fare alcune considerazioni.
La prima nel merito. Credo che la direttiva si debba comunque recepire pena le penalizzazioni che, come è noto, possono essere pesanti (siamo già sotto scacco per moltissime altre cose, non lo possiamo fare anche per questo).
Tuttavia è evidente a tutti che, senza interventi che consentano agli Enti locali di avere la liquidità, di pagare nei tempi previsti, il rischio diventa molto forte perché metterebbe una responsabilità a fronte della quale non ci sarebbe la possibilità tecnica di pagare.
stato già richiamata, lo dico all'Assessore Quaglia, la proposta di regionalizzazione del Patto che non è la norma che ha acconsentito alla Regione di salvare alcuni Comuni cedendo loro una quota del proprio Patto di stabilità. Si tratta di una norma che dovrebbe far parte del cosiddetto federalismo fiscale e sul quale il Piemonte, e altre Regioni, si erano dette disposte a partire da subito e che permetterebbe di gestire i vincoli del Patto di stabilità senza uscirne globalmente, ma sull'intera regione Piemonte, per tutti i Comuni, Province e soggetti tenuti al Patto di stabilità che avrebbero un montante unico regionale che, ovviamente, è a cura della Regione e, secondo le regole, sarebbe ripartito fra tutti. La Regione potrebbe autorizzare lo sforamento, dopo aver verificato, con una metodologia che è già pronta, che consente di partire domani se veniamo autorizzati, dopo aver verificato che ci sono altri soggetti che sono largamente dentro il Patto e che non lo utilizzeranno tutto.
Sostanzialmente, un sistema di vasi comunicanti che, a verifica fatta negli ultimi anni, avrebbe sempre consentito, a tutto il sistema degli Enti locali tenuti al Patto di stabilità, di stare dentro il Patto compensando ovviamente chi un anno viene aiutato sa che dovrà l'anno dopo aiutare qualcun altro. È evidente, comunque, che, al di là della regionalizzazione del Patto, la possibilità di rispettare davvero queste regole, che credo sia importante darci, è legata ad una coerenza fra risorse e Patto di stabilità. Non è possibile immaginare che i vincoli posti siano diversi e difformi dalle risorse a disposizione degli Enti stessi e che non tengano conto della variabilità nel tempo, particolarmente per gli Enti di più piccola dimensione, degli impegni sia di spesa sia di cassa.
Credo assolutamente necessario che, nel recepimento della direttiva, ci sia un accordo che avvenga a livello di sistema regionale locale con il Governo affinché le nuove regole siano poi applicabili. Ci sia coerenza fra vincoli del Patto e bilanci, e impegni chiesti agli Enti, ci sia la flessibilità necessaria, che può essere anche quella data dalla regionalizzazione del Patto, per consentire agli Enti minori e che hanno una maggiore variabilità di starci, quindi di poter pagare e non dover rinviare a volte sine die i pagamenti nel momento in cui si trovano il concretizzarsi di un impegno importante che, rispetto al loro bilancio, non gli consente di starci.
Se verrà capita la logica con la quale occorre recepire la direttiva sarà possibile modificare il pessimo funzionamento del nostro sistema che tra l'altro, sta facendo salire i costi per gli Enti pubblici dei beni e servizi. È evidente che se si paga in ritardo non si possono chiedere sconti, mentre se si tornasse a pagare per tempo, nei trenta giorni sarebbe possibile ridurre anche complessivamente i costi per la pubblica amministrazione. Credo, quindi, sia importante votare questo ordine del giorno, ma anche fare una trattativa forte e concreta con il Governo per consentire anche di ridurre la spesa pubblica, rendendo possibile in termini anche di cassa il buon funzionamento dei bilanci degli enti locali e delle Regioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche noi apprezziamo ed approviamo l'ordine del giorno che ha come primo firmatario il Consigliere Laus riguardante la riduzione dei tempi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione a 30 giorni.
Quindi, è sicuramente auspicabile il recepimento della direttiva prima dei due anni di tempo come sono formalmente richiesti dall'Unione Europea in quanto è sicuramente importante che le piccole e medie imprese e i lavoratori abbiano la possibilità di essere pagate entro termini ragionevoli che consentano anche al tessuto sociale ed economico di vivere in una maniera sostenibile e con una certa minima sicurezza il proprio presente e costruire il futuro.
Giustamente i colleghi hanno parlato del patto di stabilità, che è direttamente correlato alla questione del pagamento e sicuramente di quelli che sono i limiti imposti dallo Stato. Aggiungerei anche l'importanza in un successivo momento circa il controllo sulla trasparenza degli appalti pubblici. Questa sicuramente è una tematica importantissima, non a caso sappiamo che molte volte gli appalti pubblici vengono fatti in deroga a quelle che sono le norme della libera concorrenza europea e anche in deroga alla trasparenza.
Recentemente sui giornali è uscito proprio il caso del Comune di Torino in cui l'autorità vigilante sugli appalti pubblici ha analizzato come ci sia una discrepanza netta nell'assegnazione con gara degli appalti pubblici nel Comune di Torino sia per i servizi sia per le forniture sia per i lavori. Quindi, è sicuramente per questo che sentiamo di condividere, e chiediamo al primo firmatario di poter apporre la firma, un argomento che dovrà essere sviscerato in futuro nelle Commissioni e in Consiglio e su cui speriamo che la Giunta si faccia portatrice della trasparenza del controllo delle regole degli appalti pubblici, in generale.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi dichiaro chiusa la discussione generale.
Prima di passare alla votazione dell'ordine del giorno n. 110, do atto che è stato presentato dal Consigliere Laus, in qualità di primo firmatario, e da altri colleghi, un emendamento sostitutivo dell'intero dispositivo, che viene così sostituito. Dopo le parole "impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale" il dispositivo viene sostituito con il seguente: "ad attivarsi presso il Parlamento italiano affinché siano predisposti ed approvati in tempi rapidi i decreti legislativi di recepimento della direttiva europea e nel contempo ad individuare ed adottare strumenti di competenza regionale finalizzati alla risoluzione della questione in oggetto".
Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; il nuovo Regolamento non consente di replicare sugli ordini del giorno, ma essendo primo firmatario ha diritto di replica. Ha a disposizione dieci minuti; quindi, le do la parola, confidando nel buon senso che la contraddistingue da sempre.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Fortunatamente, fortunato lei e fortunata anche l'Aula, perché di buon senso ce n'è. Utilizzerò solo un minuto.
un intervento un po' inusuale. In genere, un Consigliere regionale quando presenta un ordine del giorno e trova larga maggioranza nell'approvazione, deve essere soddisfatto e contento, e lo sono anch'io.
Volevo però invitare tutti i Consiglieri, in particolare quelli di maggioranza, ad approfondire la questione con un'ulteriore riflessione prima del voto. Cosa significa? Voglio dire che spesso ci troviamo ad approvare ordini del giorno di ampia portata, ordini del giorno importanti, che spesso vengono disattesi.
Abbiamo successivamente da discutere un ordine del giorno molto importante.
Quindi, quando prendiamo degli impegni, questi devono essere rispettati. Mi rimetto ad ogni singolo Consigliere per un'ulteriore riflessione, perché su questo ordine del giorno ci sarà una vigilanza del sottoscritto giorno per giorno.
Nel ringraziare, anticipo che il 2 settembre ho inviato una lettera al Presidente Cota, che vi leggo testualmente: "Desidero richiedere con la presente i dati analitici relativamente ad entità e durata dei ritardi nei pagamenti da parte della Regione Piemonte nei confronti dei propri fornitori, delle società partecipate nonché degli enti in cui la Regione stessa abbia un proprio rappresentante in Consiglio di Amministrazione".
Non ho avuto risposta ed ho sollecitato la questione a lei, Presidente con una lettera datata 5 novembre, perché dobbiamo iniziare a parlare con dei numeri e con dei dati. La responsabilità non è del Presidente Cota e non è di questa Amministrazione, ma noi abbiamo la necessità di avere a nostre mani dei dati concreti e dobbiamo sapere a quanto ammonta il debito nei confronti dei fornitori per i singoli comparti, che vanno dalla cultura allo sport, all'urbanistica, tutti ad esclusione di nessuno.
Queste argomentazioni mi hanno indotto a chiedere ad ogni singolo Consigliere, che l'ha sicuramente già fatto - voleva essere una semplice provocazione intellettuale - di fare un'ulteriore riflessione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Per quanto riguarda la lettera, l'ufficio di Gabinetto me l'ha fatta pervenire nella giornata di oggi ed ovviamente provvederò ai miei doveri oggi stesso o al più tardi domani.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 110, così come modificato interamente nel dispositivo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: lo scorso 20 ottobre 2010 l'Europarlamento di Strasburgo ha approvato una Direttiva, che dovrà ora essere formalmente adottata dal Consiglio dei Governi, orientata a ridurre i tempi massimi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione a favore delle imprese private, fissandone il limite principale a 30 giorni Considerato che: tale provvedimento è stato adottato anche recependo le istanze espresse dalle Confederazioni industriali dei 27 Stati membri, tra cui la Confindustria italiana i nuovi tempi di pagamento costituiscono un presupposto nel migliorare la trasparenza nei rapporti tra la Pubblica Amministrazione ed i fornitori anche nella nostra regione, oltre a costituire un provvedimento di massima importanza per ridare vitalità al tessuto economico-produttivo piemontese Tenuto conto che la Direttiva dell'Unione Europea concede agli Stati membri un tempo massimo di due anni per conformarsi alle nuove regole impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale ad attivarsi presso il Parlamento italiano affinché siano predisposti ed approvati in tempi rapidi i decreti legislativi di recepimento della direttiva europea e nel contempo ad individuare ed adottare strumenti di competenza regionale finalizzati alla risoluzione della questione in oggetto".
Il Consiglio approva.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 4) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Consiglio regionale di Sanità ed Assistenza (Co.Re.Sa.) - nomina di 1 esperto scelto su terna di nomi indicata dall'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri.
Proclamo eletto il signor Domenico Bertero.
Commissione Tecnica Urbanistica - designazione di 8 esperti con voto limitato a 5.
Proclamo eletti i signori Cena Mario, Chirico Fortunata, Esposito Mauro Ferrero Franco, Minervino Carmine, Genovese Giuseppe, Gedda Gabriella Vietti Niclot Maria Maddalena.
Sono state rispettate le designazioni da parte delle opposizioni.
Comitato Misto paritetico Regione - Autorità Militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari - designazione di 7 membri effettivi e di 7 membri supplenti.
Proclamo eletti, in qualità di membri effettivi, Baffigo Edoardo, Barraco Giuseppe, Cattaneo Emanuela, Chilà Giovanni, Delli Paoli Saverio Menolascino Pasquale, Vindigni Maria Adriana.
Proclamo eletti, quali membri supplenti, Accusani Di Retorto e Portanova Paolo, Cattaneo Emanuela, Martina Fabio, Meroni Ernesto, Pagana Franco Tursi Michele, Zambon Piero Orlando.
Commissione Regionale per la realizzazione delle pari opportunità tra Uomo e Donna - (art. 3, legge regionale n. 46/86 e s.m.i.) - designazione di 15 membri con riconosciuta esperienza di carattere scientifico, culturale professionale, economico e politico sulla condizione femminile nei suoi vari aspetti.
Proclamo eletti Alessi Patrizia, Bartoli Silvana, Boffa Maria Grazia Chinaglia Elena, Corda Cristina, Guercio Giovanna, Incerto Valentina, Losma Emiliana, Onofri Laura, Ranzato Samanta Tiziana, Sartorio Carlotta Sattamino Patrizia, Sonego Maria Grazia, Terzuolo Bianca Marina, Vindigni Maria Adriana.
Conferenza dei servizi presso la Regione (art. 33, legge regionale 44/2000) nomina di 3 esperti effettivi, rispettivamente 1 esperto in geologia e giacimenti, 1 esperto in tecnica mineraria, 1 esperto in sistemazione idraulico-forestali, e di 3 esperti supplenti.
In riferimento alla nomina di un esperto effettivo e di un esperto supplente in geologia e giacimenti, proclamo eletto, quale esperto effettivo, Valente Arnaldi Andrea, e quale esperto supplente, Bonetto Sabrina.
In riferimento alla nomina di un esperto effettivo e di un esperto supplente in sistemazioni idraulico-forestali, proclamo eletto, quale esperto effettivo, Fiore Vittorio, e quale esperto supplente, Vietti Niclot Maddalena.
In riferimento alla nomina di un esperto effettivo e di un esperto supplente in tecnica mineraria, proclamo eletto, quale esperto effettivo Accattino Giuseppe.
Non è stato eletto l'esperto supplente, in quanto i signori Carosso Giancarlo e Fornaro Mauro hanno ottenuto entrambi un voto, ma non sono stati assunti dalla minoranza. Procederemo, quindi, in altra occasione.
Commissione di Garanzia, art. 91 dello Statuto della regione Piemonte e art. 3 della legge regionale 25/2006.
Nessuno tra i candidati ha raggiunto il quorum dei due terzi del numero di Consiglieri regionali assegnati a questa Assemblea.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Presidente, può leggere i voti ottenuti dai candidati alla Commissione di Garanzia?



PRESIDENTE

Di norma viene fornito l'esito della votazione, ma non ho alcuna difficoltà in tal senso.
L'esito della votazione è il seguente: aventi diritto e presenti 51 votanti 31 schede bianche 22 nulle 6 Hanno ottenuto voti: Caramella Luca Giuseppe 21; Galasso Ennio Lucio 1 Santoni De Sio Fernando 1.


Argomento: Condizione femminile - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 113 dei Consiglieri Stara, Artesio, Bresso Buquicchio, Mastrullo, Burzi, Spagnuolo, Cantore, Cursio, Motta, Pentenero Ponso e Manica, inerente a "Si sta giocando sull'aspetto più intimo della vita delle donne: un invito a riflettere" Esame ordine del giorno n. 133 "Deliberazione di Giunta regionale n. 21-807 'Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza'" presentato dai Consiglieri Reschigna, Pentenero, Motta Angela, Taricco, Gariglio, Boeti Laus, Cursio, Buquicchio, Placido, Manica, Lepri, Muliere, Ronzani Cerutti, Bresso, Ponso


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 113, avente ad oggetto "Si sta giocando sull'aspetto più intimo della vita delle donne: un invito a riflettere", di cui al punto 2) all'o.d.g. Informo i colleghi che da parte dei Consiglieri del PD è stato presentato l'ordine del giorno n. 133 che considererei collegato, per uniformità di argomento, inerente a "Deliberazione di Giunta regionale n. 21-807 'Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza' La parola al Consigliere Stara, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Questo è un argomento molto importante e molto delicato; chiederei pertanto, a tutti i Consiglieri dell'Aula - per primo al sottoscritto - di evitare le possibili strumentalizzazioni politiche. Di fatto, l'ordine del giorno non entra appositamente nel merito del provvedimento, proponendo o modificando il protocollo, ma ne chiede il ritiro, perché emerge la necessità che, su tematiche così delicate, si possa approfondire l'argomento e se ne possa discutere in Commissione, coinvolgendo e audendo innanzitutto quelli che sono i soggetti che lavorano nei consultori e le associazioni di volontariato che operano da tanti anni su questo tema.
Voglio evitare qualsiasi tipo di forzatura, ma prendo atto - di questo mi spiace - che dopo l'approvazione del protocollo, in data 26 ottobre abbiamo presentato questo ordine del giorno, sottoscritto in maniera trasversale da alcuni Consiglieri, che peraltro ringrazio, e la notizia ha subito avuto eco sui giornali.
Nonostante l'ordine del giorno esplicitasse la necessità di un approfondimento, si è voluti andare avanti. Tre giorni dopo, infatti, il protocollo è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale, diventando operativo. Ad oggi, quindi, quel protocollo fa parte integrante delle disposizioni che la Regione ha stipulato con l'ASL.
Vorrei individuare quelli che, principalmente, rappresentano i punti critici all'interno del protocollo.
Il protocollo definisce i movimenti pro vita portatrici di valori etici e di solidarietà sociale, con riferimento al diritto/dovere del cittadino di svolgere un'attività e una funzione che concorre al progresso materiale e spirituale della società.
All'interno dei consultori, però, si fa tutela della salute fisica e psicologica, non aleatori e vuoti appelli all'etica.
Io credo che l'introduzione istituzionalizzata all'interno delle strutture sanitarie del volontariato privato sociale, con riferimento a figure non professionalizzate (addirittura il protocollo prevede la possibilità che assistano al primo colloquio delle donne che accedono al consultorio), sia un elemento preoccupante, che può ingenerare confusione tra i ruoli e minare il necessario rispetto e riservatezza dovuti alla donna che approda al servizio.
Credo che sia fuorviante citare nella delibera della Giunta regionale accanto alla relazione ministeriale, il dossier dei centri aiuto per la vita, come fonte dei dati relativi all'applicazione della legge n. 194.
Ritengo che non sia accettabile inserire nei consultori, luoghi deputati per l'applicazione della legge n. 194 in tutti i suoi risvolti, le associazioni - questo credo che sia l'elemento centrale di discussione all'interno del Consiglio - che abbiano, da statuto, come attività preminente, la lotta alla legge per l'interruzione volontaria di gravidanza.
Vi leggo un passo dello statuto del Movimento per la vita italiano, che è lo statuto che raccoglie tutti i movimenti per la vita in ambito federativo a livello nazionale.
Lo statuto recita: "Per tali ragioni, la federazione si oppone anche alla legge n. 194 del 1978, così come ad ogni provvedimento che voglia introdurre o legittimare pratiche abortive, eutanasiche e di manipolazione intrinsecamente soppressive della vita umana".
un assurdo realizzare un protocollo in cui inseriamo all'interno dei consultori le associazioni del Movimento della vita, che, come si evince dal loro statuto, combattono la legge n. 194/1978.
Credo ci sia anche un profilo di incostituzionalità, da questo punto di vista, e di illegittimità, perché la legge n. 194/1978 stessa, all'articolo 2, prevede l'istituzione di regolamenti o convenzioni - rispetto ai quali sarò favorevole, come anche alla partecipazione del volontariato all'interno dei consultori, perché è previsto dalla legge n. 194/1978 - ma sottolinea "per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni di volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita".
Innanzitutto, credo ci sia la necessità di approfondire l'argomento.
Personalmente, ho delle proposte, ma non credo che possano essere esaustive se contenute in un ordine del giorno.
Credo ci sia la necessità che su questo tema così delicato non si utilizzi l'atto amministrativo, per cui non si ha avuto neanche il coraggio di portarlo in discussione in Consiglio, perché è un atto amministrativo che, di fatto, è passato quasi inosservato in Consiglio regionale. Si potrebbero audire in Commissione tutti i soggetti coinvolti in questo percorso - parlo delle associazioni di volontariato e di chi lavora nei consultori - per recepire tutte le informazioni necessarie e costituire un protocollo che permetta il miglioramento delle finalità della legge n.
194/1978, relativamente a temi che credo tutti quanti noi condividiamo quindi, anche per tutelare la vita, il rispetto della vita e far sì che all'interno dei consultori si faccia prevenzione.
Abbiate pazienza, forse voi non avete letto il protocollo, ma i requisiti soggettivi ivi indicati per accedere a questo tipo di inserimento prevedono la presenza nello statuto delle finalità di tutela della vita fin dal concepimento.
Allora, è chiaro che, addirittura, noi escludiamo associazioni di volontariato e riserviamo ai consultori solo ed esclusivamente quelle associazioni che nello statuto combattono la legge n. 194/1978. È una concezione che posso ritenere legittima, come espressione di una posizione politica in un paese, ma non rispetta la legge n. 194/1978 e, per assurdo creiamo un filtro in cui consentiamo solo a loro di accedere all'interno dei consultori.
Allora, sono associazioni legate al Movimento per la vita, che, voglio ricordarlo, recentemente, hanno organizzato anche in Piemonte questo tipo di convegni.
Sul sito di Federvita Piemonte, nelle news, guardate un po' cosa ho trovato.



(Il Consigliere Stara mostra alcuni fogli)



STARA Andrea

Ho evitato di fare i cartelloni perché, poi, si scade nel cattivo gusto.
Queste sono le immagini del comunicato del 19 settembre 2008 intitolato "Diritti proclamati, diritti negati", che distribuiscono queste associazioni.
In un altro, sempre dal sito di Federvita Piemonte, nelle news del 27 aprile 2010, c'è l'immagine...



PRESIDENTE

Consigliere Stara, le chiedo una cortesia, visto che lei ha evitato i cartelloni...



STARA Andrea

C'è l'immagine di un embrione e il tema è: "L'aborto è sempre un omicidio. Anche se avviene nell'utero materno". Queste sono le Associazioni che noi inseriremo nei consultori; tra l'altro, ho distribuito a tutti voi un po' di documentazione.
Ci tengo ancora a dire che il Patto sottoscritto da Cota per le elezioni ha visto la sottoscrizione di questo accordo elettorale esclusivamente con una parte del Movimento per la vita, e cioè il Comitato per la vita, che è rappresentato dall'ala più intransigente e integralista che promuove questo tipo di realtà. Lo stesso Movimento per la vita a livello nazionale, con una delibera di qualche giorno fa, a seguito del dibattito sviluppatosi qui in Piemonte, ha chiesto di dissociarsi e di uscire dallo stesso Movimento per la vita, perché non ne condivide le modalità e i contenuti.
Per cui, addirittura, il Patto elettorale a cui fa riferimento il Presidente Cota non è il Movimento per la vita, ma l'ala più integralista del Movimento per la vita. Il Movimento per la vita ha detto: "Scusate, ma le vostre modalità (il convegno, la distribuzione di immagini, le modalità e quei fatti) sono troppo forti, noi non le condividiamo, vi chiediamo di scegliere". Le persone che sono nel Movimento della vita o nel Comitato della vita devono scegliere: o stanno da una parte o dall'altra.
La Presidente del Comitato per la vita del Piemonte ha risposto in maniera molto piccata, ma ha deciso di stare all'interno del Movimento per la vita, per cui figure con una concezione molto integralista sono all'interno del Movimento e porteranno avanti questi valori.
Ripeto: approfitterò per completare la mia discussione della dichiarazione di voto, ma vi pregherei di affrontare questo argomento, dove non introduco correttivi e non voglio inserire la mia posizione. Dico solo di congelare le cose, cioè di ritirare il protocollo, non la delibera di Giunta, di andare in Commissione per intraprendere un percorso che preveda i veri soggetti competenti su queste materie e di riflettere insieme. È un tema che non ci può divedere. Sarebbe una sconfitta per le donne e per noi stessi se, oggi, andassimo con l'accetta a votare, da una parte o dall'altra, senza permettere di approfondire l'argomento. È per questo che chiederò anche sulla votazione dell'ordine del giorno il voto a scrutinio segreto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Do atto che nel frattempo...



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Chiedo scusa: ricordo che non si può applaudire, altrimenti faccio sgomberare,.
Do atto che, nel frattempo, è stato presentato un ordine del giorno sullo stesso argomento, avente ad oggetto: "Deliberazione di Giunta regionale n. 21-807 'Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza'", da parte del Gruppo del Partito Democratico, di cui è primo firmatario il Consigliere Aldo Reschigna, che la Presidenza ritiene di attrarre per uniformità di tema, pertanto sarà distribuito.
Ha chiesto di intervenire la Giunta regionale.
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore alla tutela della salute e sanità

Non voglio assolutamente introdurmi nell'ambito del dibattito consiliare rispetto a quest'ordine del giorno, che è del tutto legittimo quindi, in questo senso, l'Aula deciderà.
Se può essere utile una valutazione da parte della Giunta, avendo già anche avuto modo di riflettere questa valutazione con alcuni colleghi, la Giunta non ha alcun tipo di problema ad immaginare che su questa delibera si possa organizzare una riunione di Commissione, all'interno della quale la Giunta comunichi i contenuti della delibera e del protocollo ed eventualmente, si approfondisca questo tipo di argomento.
Rispetto all'andamento del percorso di pubblicazione e quant'altro, è l'andamento normale che, nel momento in cui una delibera viene assunta, si pone; quindi, in questo senso l'esito è quello che avete visto.
Pertanto, nulla osta ad una comunicazione, nell'ambito della Giunta dei contenuti di questa delibera e manifesto la disponibilità a confrontarci nell'ambito della Commissione.



PRESIDENTE

Consigliere Stara, facciamo una discussione unica, in cui viene attratto, poi, ovviamente, sarà posto in votazione separata e quant'altro.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Per rispetto dell'argomento, anche perché ci sono dei ragionamenti diversi fra di loro, avrò anche il piacere di intervenire, perché condivido molte cose dette; confermo invece la trattazione separata, con votazione separata.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la votazione separata non c'è dubbio, lei pu intervenire nel dibattito perché lo ha solo illustrato.



STARA Andrea

Lo chiedo nel rispetto anche della tematica, per cui, formalmente richiedo che anche la discussione avvenga in maniera separata, perché il rischio è di confondere troppi argomenti e punti di vista. Di fatto richiedo che ci sia un elemento essenziale, cioè che prima di discutere congeliamo il Protocollo: rimane la delibera di Giunta, si torna in Commissione e discutiamo. Chiedo su questo la conferma, perché da Regolamento è previsto che se viene richiesta una simile procedura possa essere accordata. Grazie.



PRESIDENTE

Sì, lei ha la prerogativa, però si tratta sostanzialmente di identico argomento; quindi, siccome è spesso già avvenuto, non vedo la mancanza di rispetto. Comunque se lei esercita tale prerogativa, non posso che proporre l'iscrizione separata dell'ordine del giorno del Partito Democratico a firma del Consigliere Reschigna.
Se l'Aula acconsente, visto che sono presenti 43 Consiglieri, la darei per iscritta.
L'Aula acconsente, quindi l'ordine del giorno è iscritto.
Il Consigliere Reschigna ha chiesto la parola; il nuovo Regolamento prevede che se il primo firmatario dell'ordine del giorno che porta, quando la Presidenza ritiene attratto l'ordine del giorno, può chiedere che sia trattata separatamente. Ho invitato il Presidente Stara a valutare garantendogli che comunque ci sarebbero state votazioni separate e ricordandogli che in ogni modo è suo diritto, avendo illustrato il proprio ordine del giorno, intervenire in discussione generale e, trattandosi un argomento identico, di mantenere comunque la discussione attratta. Per la seconda volta mi ha detto che è indisponibile e che quindi ne chiede la trattazione esclusiva.
Nel frattempo ho provveduto a chiedere all'Aula, che ha acconsentito di iscrivere il suo ordine del giorno all'o.d.g. dei lavori della seduta odierna.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Signor Presidente, è chiaro che a me non tocca far altro che rispettare il Regolamento e, di conseguenza, non mi metto assolutamente a discutere.
Prendo atto con qualche amarezza che probabilmente il Presidente Stara è più interessato ad un diritto di primogenitura su questo tema, piuttosto che ad una discussione reale sui contenuti del Protocollo.
Detto questo, vorrei solo fare pochissime considerazioni, la prima delle quali è sui contenuti dell'ordine del giorno. Poi avremo modo di illustrare separatamente il nostro testo, che si rivolge innanzitutto alla Giunta regionale. Assessore Ferrero, noi cogliamo positivamente la sua disponibilità a venire in Commissione; cogliamo meno positivamente il fatto che lei venga in Commissione a fare una comunicazione. La portata del provvedimento assunto dalla Giunta regionale non può essere assolutamente confinata al livello della comunicazione dell'Assessore alla Commissione consiliare competente.
Una sensibilità su questo tema - sensibilità non politica, ma rispetto ad una articolazione di valutazioni diverse che esistono all'interno di questo Consiglio regionale su questo tema - avrebbe innanzitutto consigliato la Giunta regionale di venire in Commissione consiliare a presentare le proprie idee e le proprie proposte, e a confrontarsi con l'intero Consiglio regionale, prima dell'assunzione della deliberazione.
Prendo atto di questa disponibilità alla comunicazione, ma dico all'Assessore Ferrero - che se mi stesse ad ascoltare, forse sarebbe bene che la disponibilità a discutere sarebbe sicuramente più apprezzata e certamente favorirebbe un tentativo di affrontare questa discussione in modo più sereno, a fronte di un atto che la Giunta regionale deve fare atto che non c'è nell'ordine del giorno del Consigliere Stara, che chiede sostanzialmente che non si dia corso alla pubblicazione della delibera quando la pubblicazione della delibera è già avvenuta. Non si può quindi votare un ordine del giorno con il quale si chiede sostanzialmente che la delibera non assuma efficacia attraverso la sua non pubblicazione.
A questo punto la richiesta che va fatta alla Giunta regionale è: con quale atteggiamento venite in Commissione? Io le chiedo che l'atteggiamento sia quello di chi vuole rendersi conto che su questo tema, Assessore Ferrero, ci sono tante sensibilità in campo, che la legge 194 rappresenta un delicato punto di equilibrio tra tanti valori che devono essere attentamente considerati e valutati e tutti tenuti dentro un quadro di riferimento.
Si tratta del valore rappresentato all'interno della legge 194 della eliminazione della piaga dell'aborto clandestino, ma anche del valore che la stessa legge 194 assegna all'importanza della procreazione e della sua tutela, per evitare che con l'aborto si instauri una politica di controllo delle nascite.
Si tratta del valore che la legge 194 assegna ai momenti di prevenzione, ai momenti di educazione sessuale, al ruolo dei consultori, al ruolo delle equipe multidisciplinari e, nello stesso momento, del valore che la stessa 194 assegna anche ad iniziative del volontariato, che su questo tema possano esprimere ed esprimono certamente sensibilità diverse.
Assessore Ferrero, io ho una sensazione e gliela dico così, per come sono capace: con questa delibera di Giunta, la Giunta regionale ha rotto questo equilibrio: si è assunta la responsabilità di rompere questo equilibrio ed ha riproposto in termini prettamente ideologici una contrapposizione che per fortuna, nella stessa esperienza della comunità piemontese, era una contrapposizione che nel corso degli anni si è sempre più ridotta. E la contrapposizione è tra chi vuole sviluppare i servizi consultoriali e chi vede il ruolo delle associazioni di volontariato come fortemente concorrenziali o antagonisti rispetto al sistema dei servizi pubblici socio-sanitari su questo tema.
Ve lo ha espresso il Presidente piemontese del Movimento per la vita quando in un'intervista ha detto a chiare lettere che, all'interno di alcune frange estremiste appartenenti al Movimento stesso, emerge in merito all'applicazione della legge una concezione ideologica dei rapporti tra la struttura del servizio sanitario e la posizione valoriale dall'accento fortemente integralista.
E la Giunta regionale si è assunta con questo Protocollo la responsabilità di rompere questo punto di equilibrio, inserendo all'interno della stessa delibera e dello stesso Protocollo d'intesa considerazioni e punti che non possono essere considerati da noi accettabili.
Non può essere da noi considerato accettabile il fatto che, se richiesto e se ritenuto necessario, partecipi un volontario sin dal primo colloquio. Non può essere considerato accettabile da noi il fatto che Sistema sanitario, centri per la famiglia e associazioni di volontariato vengano equiparati sullo stesso piano nella presa in carico della donna: ciascuno esercita, all'interno di un equilibrio che la legge sancisce - ma più che la legge, anche la pratica che si è sviluppata corso di questi anni e la capacità di superare steccati - un ruolo autonomo e separato. Non pu essere accettato, Assessore Ferrero, che nel momento in cui la Giunta regionale assume questo Protocollo riduca gli stanziamenti per quanto riguarda i servizi consultoriali e l'attività di prevenzione su questo tema.
Io credo che, prime fra tutti i soggetti che sono in campo, certamente le Regioni abbiano un ruolo importante nei servizi di prevenzione, ma anche nella capacità di offrire un sistema teso a favorire la natalità e la scelta genitoriale di moltissime donne e di moltissime famiglie. Eserciti questo ruolo, la Giunta regionale! Lo faccia fino in fondo, perché questo è il ruolo innanzitutto che la legge assegna al ruolo delle Regioni.
Io non voglio andare oltre, su questi temi e su questi punti. Noi vogliamo, certamente - Assessore - che si sviluppi una discussione vera ed un confronto vero all'interno della Commissione consiliare. Riteniamo però, che, se la discussione deve avvenire senza oltranzismi ideologici senza barriere, senza fratture, senza irrigidimenti, in tutte le parti che sono in campo su questo tema, deve anche avvenire con un atto politico alle spalle, da parte della Giunta regionale: quello della reale revoca o sospensione della validità del protocollo.
Senza questo atto, la sua comunicazione, Assessore Ferrero, non farà altro che stabilire un ulteriore elemento di forte contrapposizione e di forte lontananza tra l'attività della Giunta regionale, questo Consiglio regionale e gran parte della comunità piemontese.
Assessore (questa è l'ultima osservazione che faccio), nelle dichiarazioni che il Presidente Cota ha fatto su questo tema, ha manifestato due questioni. La prima: il fatto che aveva assunto un impegno elettorale. Gli impegni elettorali possono anche essere un elemento importante, ma si devono commisurare con le responsabilità del governo e con le responsabilità che le leggi affidano a chi oggi governa la Regione Piemonte.
La seconda: l'ostentazione della propria fede e del proprio essere cattolico.
Anch'io sono cattolico, credente e praticante. In me convive, sul piano della mia appartenenza alla mia esperienza di fede, il rispetto di alcuni valori, ma, per quanto riguarda le mie responsabilità politiche e civili appartiene e deve appartenere anche il senso di rispetto delle leggi di questo Paese.



PRESIDENTE

Chiedo un attimo di attenzione: ho approfondito il Regolamento e la procedura adottata è tutta nel rispetto delle regole, perché era diritto del Consigliere Stara opporsi alla "trazione" e mettere in condizione l'Aula di valutare l'iscrizione, cosa che abbiamo fatto.
Quindi, l'ordine del giorno del Consigliere Reschigna è iscritto.
Tuttavia, è nelle prerogative del Presidente (e intendo esercitarle ripristinando la questione ex ante), secondo l'articolo 102, comma 3, che regola le mozioni, ma che è esteso, attraverso il combinato disposto del 103 e del 102, anche agli ordini del giorno, decidere di procedere alla discussione congiunta.
Pertanto, il Consigliere Reschigna ha fatto un intervento in discussione generale e ha ancora la facoltà di illustrare il proprio ordine del giorno, se ritiene.
Poi, ci sarà una discussione unica dei due ordini del giorno. Il Consigliere Stara avrà il diritto di replica al proprio ordine del giorno e il Consigliere Reschigna, o un altro cofirmatario, avrà diritto di replica al secondo ordine del giorno. Successivamente, ci sarà la votazione separata dei due ordini del giorno.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Non intendo illustrare separatamente gli ordini del giorno.
Volevo solo dirle, anche rispetto alla sua comunicazione, che l'ordine del giorno di cui sono primo firmatario è sottoscritto da tutto il Gruppo consiliare del Partito Democratico, dalla Consigliera Cerutti, dalla Consigliera Bresso, dal Consigliere Buquicchio ed anche dal Consigliere Cursio.



PRESIDENTE

Continuiamo la discussione generale di entrambi i documenti.
La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente. Prima di svolgere il mio intervento, ci tengo a prendere le distanze, al di là della ragione e dove possa essere collocata da liturgie partitiche. Ho firmato l'ordine del giorno con tutto il Gruppo del Partito Democratico, pienamente convinto, ed ho firmato l'ordine del giorno del collega Stara, pienamente convinto.
Relativamente ai meandri e ai tatticismi, sono poco appassionato. Le motivazioni che mi hanno indotto a firmare quest'ordine del giorno sono di merito e altro, e io di questo voglio parlare.
C'è, intanto, il vizio del Governo centrale di scappare sempre dalle aule parlamentari, dalle Commissioni, e sembra che questo virus sia arrivato anche nella nostra Regione, in questa Amministrazione.
Prendo atto con soddisfazione che l'Assessore Ferrero ha dato la disponibilità a venire in Commissione - come giustamente ha sottolineato il mio Capogruppo, Reschigna - e non solo a fornire delle semplici comunicazioni.
In sostanza, al di là delle terminologie, chiedo all'Assessore che venga sospesa l'operatività di questo protocollo. I modi e i termini li stabilirà l'Assessore.
Questo, a mio avviso, deve essere fatto al più presto.
Secondo la Caritas, il tasso di interruzione volontaria di gravidanza nelle comunità di donne straniere è del 12%, cioè il 12% delle donne straniere sembra non conoscere alcun metodo contraccettivo, mentre il 60 degli aborti ripetuti riguarda proprio queste ultime.
qui che occorre intervenire, è su questo punto che bisogna iniziare a riflettere! Siamo tutti d'accordo che l'aborto deve essere l'ultima delle possibilità e siamo d'accordo nel promuovere un'applicazione fedele e rispettosa della legge 194, che è tra quelle leggi - non dimentichiamolo che ha contribuito a rendere più libera la società italiana, da che esiste la democrazia nel nostro Paese.
Proprio per questo, non bisogna dimenticare che la legge è chiara nell'indicare la donna quale titolare unica delle scelte di affrontare o meno una gravidanza. Poiché è della donna, solo suo, il diritto di scegliere, ogni protocollo di questa regione deve garantire che l'informazione sia neutra e ben accolta, non subita, cioè, da chi la riceve, altrimenti una buona intenzione rischia di diventare, nei fatti, un abuso.
Va aggiunto, che l'ipotesi, prevista dal protocollo, della presenza di un volontario fin dal primo colloquio, allunga un'ombra sul diritto alla tutela della privacy, cosa che suggerisce come indispensabile, un ritorno della delibera in Commissione per un'analisi approfondita.
Mi chiedo: ad oggi, come si prevede di tutelare il diritto della riservatezza, visto che il volontario non è tenuto al segreto professionale? E anche se ci fosse il consenso della paziente, in che tempi ed in che modi è previsto che possa essere espresso? Lunedì 25 ottobre, una donna ha raccontato a la Repubblica di essere stata letteralmente assalita e ingiuriata dai volontari per la vita, mentre entrava in clinica per sottoporsi all'interruzione volontaria della gravidanza (la Procura ha persino aperto un fascicolo, al riguardo). I volontari in questione volantinavano di fronte all'ospedale.
Ciascuno in questo Paese può dire e pensare quello che ritiene evidentemente, oggi ancor più di ieri, visto che ci teniamo un Presidente del Consiglio che insulta pubblicamente chi non ha i suoi stessi orientamenti sessuali. Ma va impedito che la propaganda, di qualunque genere, entri dentro le strutture dedicate a offrire servizi ai cittadini soprattutto servizi delicati come quelli socio-sanitari che investono la sfera più intima degli individui.
Chi vigilerà su questo punto fondamentale? Ho dubbi che l'Amministrazione Cota sia in grado di farlo, visto che i manifestanti che distribuiscono volantini davanti agli ospedali sono risultati gli stessi con i quali il Presidente firmò, a suo tempo, un patto elettorale e con i quali, il 23 ottobre, durante un convegno all'ospedale Cottolengo, ha condiviso il protocollo che oggi è oggetto di discussione.
Al Presidente Cota vorrei ricordare che anche il Presidente del "Movimento Per la Vita", di Torino, ha chiesto che le frange più intransigenti fossero allontanate dall'associazione.
Vuole lui dar loro asilo politico negli ospedali? In definitiva, credo che alle donne vadano messi a disposizione tutti i mezzi affinché non abortiscano; non si capisce, quindi, come mai la Giunta abbia ridotto rispetto alla riorganizzazione e al potenziamento dei consultori.
La decisione ultima deve essere frutto - e torno - della libertà di coscienza: difendere la vita e difendere insieme i diritti delle donne, non solo si può, ma si deve.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente. Colleghe Consigliere e Consiglieri, quando si parla di questi argomenti spesso si può cadere nella tentazione del comizio, ma su un tema come questo eviterò accuratamente di entrare in argomentazioni che potrebbero contenere anche la più lontana venatura di ideologia.
Parto da una considerazione: la legge 194 (come la legge 405, sui consultori, come la legge di riforma sanitaria o la legge Basaglia, sulla riforma psichiatrica), è una di quelle leggi importanti votate trent'anni fa e frutto di un compromesso altissimo tra le culture più rilevanti del Paese: la cultura cattolica, la cultura laica e di sinsitra, la cultura liberale.
Uomini e donne di grande spessore e grandissimo livello, ancora oggi importantissimi per questa Repubblica, aderenti agli allora partiti che sedevano in Parlamento, ognuno rinunciando ad un pezzo, ma arrivando ad un punto di compromesso importante, riuscirono a impedire la grave e dilagante piaga dell'aborto clandestino, che portava alla morte e soprattutto portava l'aborto a ripetersi, diventando l'unico mezzo di controllo delle nascite.
La legge 194 è una legge di altissimo valore, che, riconoscendo il principio di autodeterminazione della donna, colei che sulla propria pelle sensibilità e vita è costretta a vivere questo momento dolorosissimo, punta fortemente alla prevenzione, perché l'aborto non è un diritto e la vera libertà non è la libertà dell'aborto, ma la liberta dall'aborto. Questo le donne lo sanno benissimo, perché è un dramma ed un trauma grandissimo.
La legge parla di prevenzione, prevenzione ad ogni piè sospinto, in ogni punto, e stabilisce che alla donna devono essere fornite tutte le informazioni qualora lei voglia continuare, o qualora lei voglia interrompere questo percorso.
Questa Regione, che è una Regione importante, con Giunte diverse - le colleghe Carla Spagnuolo, Anna Costa ed altre lo sanno benissimo, perch questo percorso l'hanno vissuto e ne sono state anche protagoniste rilevanti - ha emanato delle leggi di grande valore sui consultori, sulla prevenzione, sul progetto materno-infantile inserito in tutti i Piani Socio Sanitari della stessa.
Questa Regione ha legiferato, per quanto di sua competenza, anche sul percorso dell'interruzione volontaria di gravidanza e il Piemonte è la prima regione in Italia, per quanto riguarda la diminuzione degli aborti.
La prima in Italia! Questo è il risultato di un lavoro paziente, operato da persone che la pensavano diversamente, che appartenevano a Giunte di colore diverso, ma che sapevano che, su temi come questo, occorreva intervenire in punta di coltello e realizzando un alto punto di mediazione. Chiunque abbia cercato di toccare questa legge, come per la Costituzione, ha creato solo grandi problemi e forti tensioni.
Io non penso di essere in grado di arrivare a una sintesi così alta come quella cui sono arrivati quegli uomini e quelle donne, che in quel Parlamento proposero questo testo come testo di grande equilibrio, così come è avvenuto per la legge 405.
Sarei tentata di entrare in considerazioni (ed, ognuno su questo ha la sua sensibilità), ma ritengo che questa discussione interessi temi trasversali, che vanno oltre lo schieramento politico e la collocazione di maggioranza o di minoranza e ritengo che su questo si debba discutere, a prescindere dalle collocazioni e oltre qualsiasi steccato. Questi temi vanno oltre, perché riguardano la vita, la coscienza, la sensibilità.
Ritengo che, a questo punto, il terreno della Commissione sia il più importante. Lì bisogna andare a discutere, Assessore, e bisogna fare un passo in più: se andiamo in Commissione, dobbiamo, nelle more della discussione della stesse, sospendere l'applicazione del protocollo nelle strutture piemontesi.
Come vede, Assessore, poiché evito frasi da comizio, non le dico di ritirare la delibera, ma le dico: ho sentito cosa lei ha affermato rispetto alla disponibilità a presentarsi in Commissione così come richiesto da questi ordini del giorno (uno più aggiornato, l'altro ovviamente più datato). Nello stesso tempo, le dico che andare in Commissione senza sospendere l'applicazione del protocollo nelle more di quella discussione lo fa applicare nelle strutture del Piemonte.
Pertanto, Assessore, gli ordini del giorno presentati chiedono sostanzialmente questo. In particolare, quello che abbiamo presentato come Gruppo del Partito Democratico, e che lei avrà visto, è un testo che chiede, inoltre, di entrare nel merito, di discutere i punti, di guardare alle leggi, al Piano Socio Sanitario, di guardare la situazione nella sua interezza.
Questa potrebbe essere una conclusione importante e unitaria del nostro dibattito, perché la questione è trasversale tra la maggioranza e la minoranza, perché è questione che - come ho detto - va profondamente oltre consentendo così a tutti noi di essere all'altezza di quel dibattito parlamentare che portò a queste leggi e all'altezza della grande storia di questa regione e delle leggi importanti che ha emanato su queste problematiche per merito anche di persone che siedono in quest'aula e che io ringrazio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
Lo sapevo già, pertanto le rispondo, perché sono preparato: articolo 61, comma 3, "Il Presidente concede la parola nell'ordine di iscrizione che può modificare per favorire il confronto...".
Prego, Consigliera.



SPAGNUOLO Carla

Se qualcuno vuole intervenire prima di me, non c'è problema.
Stiamo parlando di un argomento importante nella vita di alcune di noi di alcuni di noi; un argomento che ci ha accompagnati per tutto il tempo in cui abbiamo fatto politica.
Oggi alcune cose sembrano assolutamente scontate, ma per gli uni e gli altri protagonisti di questa vicenda la battaglia delle donne della mia generazione, ma anche di quella precedente alla mia, è stata fondamentale.
Parlo in particolare delle donne più grandi di me, che sono state maestre in tanti campi dove il confronto era serratissimo e dove, quando pezzi della società o del Parlamento si confrontavano, il confronto era magari aspro, ma era sempre e assolutamente di merito.
Per quanto possibile, le donne su questo tema hanno sempre cercato di muoversi in punta di piedi. È un atteggiamento che - mi dispiace dirlo non ho riscontrato in alcuni degli interventi che mi hanno preceduto.
Comprendo che nessuna donna, parlando di difesa della vita o di allontanamento, il più possibile, dall'aborto, che è un dramma nella vita di una donna, possa avere toni da comizio. Da questi toni mi allontano definitivamente e devo dire - e questo lo dico alla mia maggioranza - che nel momento in cui ho firmato un documento che mi è stato sottoposto anche un po' volando, mi sono resa conto che questo documento avrebbe potuto generare delle discussioni, ma ho ritenuto che l'importanza dell'argomento valesse il rischio di incontrare anche qualche impopolarità o qualche bisogno in più di doversi spiegare. Credo che il doversi spiegare rappresenti un passo avanti e un valore quando si tratta di argomenti come questi.
Tali argomenti sono stati una parte della discussione del progresso civile di questo Paese. Su questi argomenti il popolo italiano si è espresso. Il popolo italiano, attraverso il Parlamento, ha trovato una sintesi attraverso la legge n. 194.
La Consigliera Artesio mi sgriderà perché dice che faccio la mozione degli affetti. In questo campo, penso sempre a quello che farebbe mia mamma. Mia mamma era una piccola donna del sud, morta a 93. Una donna cattolicissima, che è andata a messa tutti i giorni della vita che poteva perché credente. Eppure, quando si trattò di affrontare questo argomento piangendo, mi disse "non vorrei che questo dramma, così come l'ho visto vivere nel sud, dovesse riguardare altre donne", e diede un voto a cui io stessa mi affiancai e votai affinché ci potesse essere l'autodeterminazione della donna.
L'autodeterminazione della donna è indubbiamente a difesa della vita.
Soltanto le donne, e donne che nella loro vita hanno avuto determinate esperienze, possono sapere di quale dramma stiamo parlando: irrecuperabile nell'anima, irrecuperabile nel cuore e irrecuperabile nella vita.
Detto ciò, torno alla questione principale. Ho aggiunto la mia firma affinché si approfondisse e di discutesse quest'argomento, sapendo che faccio parte di una coalizione che difende la vita, sapendo che faccio parte di una coalizione che dice, anche dalle ultime parole del Presidente della Giunta Cota, che si può difendere la vita coniugando questo con la difesa della legge n. 194. Intendevo, con la mia firma, e intendo fare in modo di verificare che questo avvenga. Questa è una priorità della civiltà è una priorità delle donne, è una priorità che ha reso più avanzato l'assetto civile e democratico del nostro Paese.
Questa battaglia, è strano dirlo, ma unisce molto più di quanto non immaginiamo le donne cattoliche alle posizioni laiche. Le posizioni laiche hanno consentito a questo Paese di discutere e di incontrarsi e hanno consentito a moltissime donne che oggi possono fare politica, per esempio avendo dei bimbi piccoli, di poterla fare perché c'è stato alle spalle chi ha combattuto e anche chi ha rinunciato a questo, in virtù dei diritti civili.
Queste non sono parole vuote, queste cose rappresentano anche la vita di qualcuna di noi e, per quello che riguarda la generazione prima della mia, di molte donne che si sono dedicate alla politica. Visto che all'epoca era molto più difficile essere donne in politica, hanno scelto di essere soltanto delle politiche e, magari, hanno rinunciato, o magari, state attenti, hanno scelto anche la strada qualche volta dell'aborto perch diversamente, non avrebbero potuto andare avanti. Questo è un dolore che risponde alla vita e alle scelte delle persone. È su questo terreno che si innesta la discussione, ragion per cui credo valga la pena fare questa discussione.
Non sono interessata al voto finale dell'ordine del giorno, francamente è l'aspetto che mi interessa di meno, sono interessata a che la questione sia riflettuta. Più un argomento è importante, più è civile metterci qualche giorno di più. Abbiamo talmente tanto tempo, che tutte le altre questioni sono irrilevanti. Abbiamo più tempo che vita, come si dice.
Penso che a questo punto valga anche la pena fare una riflessione in più, magari all'interno di una Commissione. Noi abbiamo chiesto questo anche alla luce di queste considerazioni che ci hanno guidato.
Prendo atto della disponibilità dell'Assessore Ferrero, sono soddisfatta di questo. L'Assessore Ferrero è una giovane madre, ha tre bambini. Ho conosciuto l'ultima delizia che ha avuto e, francamente, la invidio più per questi aspetti personali, che per il suo ruolo potente all'interno della Giunta. Ritengo che l'Assessore avrà la sensibilità sufficiente e necessaria per vedere prima, dopo e durante se c'è qualcosa che dovrà essere modificato ed, eventualmente, modificarlo. Quello che conta è la sostanza, quello che conta è la buona fede.
Io lo riconosco in Caterina Ferrero, lo riconosco in alcuni interventi in particolare di donne intervenute come Giuliana Manica, mi auguro che anche il mio intervento possa essere un contributo anche alla maggioranza per far capire che il vissuto di ognuno di noi in questa materia, qualche volta, può essere così importante, che privilegiamo magari di essere un po' maltrattati, ma i temi devono essere affrontati per l'importanza che hanno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ho sottoscritto l'ordine del giorno predisposto dal Consigliere Stara non tanto perché mi illudessi che potesse bloccare la pubblicazione dell'atto deliberativo che, come diceva l'Assessore, procede per via burocratica e amministrativa, quanto perché introduceva una richiesta quella della discussione in Commissione, e della possibilità che l'atto fosse sottoposto a parere obbligatorio e vincolante della Commissione.
Per come i colleghi conoscono il Regolamento, non si tratta tanto di una richiesta di applicazione di un diritto amministrativo - che non sarebbe in alcuna fattispecie di delibera di Giunta - quanto, piuttosto, la richiesta che proprio la delicatezza, il potere di relazione di questo atto deliberativo, la preoccupazione che rappresento, e altre condividono, di un impiego delle possibilità e dei poteri amministrativi in un'unica direzione dovesse, per il valore della questione, ricevere dalla comunità politica non dall'applicazione del Regolamento dell'Aula o di quello della Commissione, un'investitura così forte da meritare che venisse discusso con parere obbligatorio e vincolante.
Non ho sottoscritto l'ordine del giorno del Partito Democratico - non me lo ha proposto alla sottoscrizione - ma sicuramente valuterò la possibilità favorevole di votarlo quando verrà messo in discussione.
Quello che a me premeva sottolineare è questo: questa amministrazione regionale, questa Giunta e questa maggioranza aveva bisogno di aggiornare le linee guida e gli aspetti organizzativi di funzionamento dei consultori con l'urgenza con la quale lo ha voluto fare a sei mesi dall'insediamento? No, non ne aveva bisogno.
Le linee guida di funzionamento dei consultori, quelle sì dopo un'ampia validazione professionale e sociale, erano state approvate con delibera nel 2008, dopo un lavoro dei professionisti dei servizi, dopo la presentazione alle conferenze dei Sindaci, in incontri territoriali nei quali l'amministrazione aveva presentato il modo di funzionare in applicazione della legge e con maggiore vigore grazie a nuove risorse che la Regione intendeva promuovere nei consultori. Quindi, non c'era un bisogno professionale di aggiornare i consultori, c'era un bisogno politico.
inutile che sfuggiamo al fatto che, forse più che ancora nella volontà dell'Assessore in quella del Presidente della Regione c'era un'urgenza politica che non ha nascosto, cioè quella di ottemperare ad un impegno preso in campagna elettorale e non un impegno in difesa della tutela della vita, ma - lo dico con le parole del Presidente: "Con il Protocollo le aziende sanitarie dovranno attenervisi e così mantengo l'impegno preso in campagna elettorale"; quindi, non l'insieme delle politiche a tutela delle scelte responsabili di procreazione, ma l'impegno elettorale dell'ammissione dei volontari del Movimento per la vita nei consultori.
Quindi, noi non stiamo fronteggiando un dibattito sereno ed articolato sulle diverse posizioni, ma stiamo fronteggiando una scelta politica.
In questo senso, ritengo mio dovere di Consigliere regionale esplicitare a questa Assemblea che, accanto al confronto che veniva prima richiamato, culturale e politico, ci sono dei rischi che l'abuso del potere politico comporta. Uno dei rischi è che questo atto sia viziato di illegittimità.
Il collega Stara ha già ricordato come esista un conflitto in ordine alla selezione che si svolgerà sulle associazioni ammesse ai colloqui e all'attività, relativamente a quel requisito soggettivo che deve essere compreso nello statuto sulla tutela della vita fin dal concepimento, con ciò escludendo tutte quelle associazioni che lavorano a tutela della salute delle donne, che lavorano a tutela del sostegno della maternità e della procreazione responsabile.
Accanto a questo rischio di illegittimità ce ne sono molti altri che potremmo richiamare: ad esempio, la mancata previsione di personale professionale, contemplata nella legge istitutiva dei consultori, anche se la n. 194 ricorda il rinvio alle attività di supporto di personale del volontariato, che era contemplato nel precedente protocollo dei consultori.
Vedete, Consiglieri della maggioranza e componenti della Giunta, non basta avere la sovranità popolare. Bisogna agire nel rispetto delle leggi e bisogna agire proteggendo i propri atti dai rischi di illegittimità; e vi è già capitato che i vostri atti fossero impugnati al TAR. Non esiste fuori una società sempre silenziosa e sempre obbediente ai voleri del Governatore.
Ma la cosa che a me preme sottolineare qui è che accanto a quello che potrà succedere, accanto al rischio della impugnativa di questo atto al TAR, c'è poi un rischio concreto che voglio richiamare, provando a prefigurare il comportamento nel quale si troverebbero immerse le donne nel loro arrivo al consultorio, qualora venisse prevista l'ammissione al primo colloquio, se ritenuto utile e necessario, ma da chi? Dai volontari della vita o, qualora si preveda che il punto di ingresso nel percorso possa avvenire indifferentemente in una struttura privata o in una struttura pubblica, e che persino quella privata possa avere accesso alla prenotazione degli esami diagnostici, con quale tutela della privacy che oggi contempla la prenotazione delle fasi diagnostiche soltanto presso le strutture sanitarie.
Succederanno due cose. La prima: che le persone che si rivolgono ad un servizio sanitario immaginano di trovarsi di fronte una persona segnata dal principio dell'imparzialità, che accoglie e non giudica, e dalla qualità della competenza professionale, cosa che non può essere nei volontari pro vita, perché imparziali non sono, la loro natura e vocazione dichiara la parzialità, e professionali non sono e non esiste corso di formazione invocato dal Presidente Cota - che dopo il secondo giorno si è accorto che doveva temperare le sue dichiarazioni - non esiste corso di formazione per volontari, che sopperisca alla professionalità di medici ed infermieri.
Quindi, oltre al rischio del ricorso, io ho voluto provare ad interpellare le professioni, quelle professioni che, prima di applicare le delibere delle Giunte regionali che si succedono, hanno un unico codice a cui richiamarsi, che è quello deontologico. E ho scritto all'Ordine dei Medici, all'Ordine degli Psicologi, al Collegio degli Infermieri professionali, al Collegio delle Ostetriche e a quello degli Assistenti sociali.
Vi leggo i primi pareri espressi dagli Ordini: "Per risolvere in modo elegante le questioni a cui il Presidente Cota tiene molto, eventualmente può prevedere locali attigui al servizio professionale in cui albergare i volontari a lui più graditi, ma astenersi rigorosamente dal violare la legge sulla privacy e sul segreto professionale, preoccupazione contemplata leggendo l'ammissione al primo colloquio delle figure dei volontari della vita".
Continuo con i pareri dei Collegi professionali degli infermieri ed assistenti sanitari, vigilatrici d'infanzia: "Il colloquio è un atto professionale, considerata la competenza ad alto contenuto scientifico richiesta agli operatori che sono obbligati al dovere deontologico. La presenza di volontari con una forte connotazione ideologica creerebbe ulteriore assedio psicologico alle donne stesse. Quest'ulteriore pressione in un percorso già difficile potrebbe mettere in moto il ricorso ad altre strutture o peggio clandestine, che comportano rischi connessi a quest'ultima scelta. Le persone che vogliono accedere al sostegno di associazioni di qualunque natura lo possono già fare, perché nelle sedi dei consultori sono disponibili materiali che illustrano gli scopi e le modalità con cui entrare in relazione. Si evidenzia che l'applicazione della legge n. 194 è tuttora notevolmente travagliata dalla presenza di numerosi obiettori di coscienza, che già oggi rendono l'iter una via crucis. Sarebbe semmai opportuno per dare pieno compimento alla legge n.
194 attivare quell'attività di formazione e di educazione dai contenuti scientifici, piuttosto che lasciarli a libere iniziative di sedicenti esperti. In ultimo, si rifletta sul fatto che anche in questo caso si conserva il concetto arcaico di Stato "balia" che considera i cittadini e in particolare, le cittadine per quanto riguarda la loro sfera biologica incapaci di prendere decisioni consapevoli e responsabili".
Concludo dichiarando ovviamente il voto a favore dell'ordine del giorno che ho sottoscritto e anche di quello presentato dal Gruppo PD che ha raccolto firme che nel documento originario non erano state raccolte, per la fiducia che ho che quest'Aula possa discutere serenamente, ma soprattutto che si ravvisi in quest'Aula che se c'è bisogno di scelte organizzative, non c'è affatto bisogno di un abuso sulle scelte organizzative che faccia privilegiare e dominare l'appartenenza alle proprie convinzioni ideologiche.
Gli atti che abbiamo letto rischiano questo abuso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente. Parto dalla considerazione che troviamo nell'ordine del giorno di cui è primo firmatario il Presidente Stara: "si sta giocando sull'aspetto più intimo della vita delle donne, un invito a riflettere".
Credo che questo invito sia molto importante, proprio perché è un tema che non può sempre banalizzato e non può neanche essere trasformato in uno scontro ideologico. In effetti, si dice sempre che il Protocollo sta creando uno scontro ideologico tra chi intende rafforzare la rete delle associazioni dei volontari in difesa della vita e chi la vita la difende nel pieno rispetto della legge e della volontà della donna.
In questo senso considero il fatto che probabilmente c'è bisogno di un approfondimento e forse richiamare anche ad una trasversalità fra la maggioranza e l'opposizione in quest'Aula è un po' un tentativo che, per certi aspetti, vedo molto complesso, in quanto è chiaro che il problema di non dover avviare uno scontro ideologico e, nel contempo, la necessità di approfondire effettivamente l'argomento, mi inducono a fare alcune riflessioni in merito agli interventi che mi hanno preceduta. La collega Spagnuolo, ad esempio, che è intervenuta poc'anzi, ha fatto delle considerazioni in parte condivisibili. Tuttavia, mi risulta difficile vederla firmataria di quest'atto proposto dal Presidente Stara e, sapere nello stesso tempo, che ha sottoscritto il programma del Presidente Cota nel quale è inserito un "Patto per la vita e per la famiglia" in cui si dice, per quanto riguarda le competenze regionali di applicazione della legge n. 194, che "occorre proporre e sostenere percorsi di aiuto concreto e fattivo alle donne, che, anziché banalizzare l'aborto, cerchino sempre possibili alternative, aprendo anche alla collaborazione col volontariato pro vita".
Mi spiace che il Presidente Cota non sia presente in Aula, visto che è il proponente di questo programma; programma che, peraltro, è stato sottoscritto da tutti gli alleati.
Vorrei sottolineare, però, che le donne non banalizzano mai l'aborto e credo che questo dovrebbe essere rilevato.
Il fatto di aver sottoscritto questo tipo di considerazioni contenute nel programma, rappresenta per me un problema: non credo che in questo ci possa essere trasversalità. Questo è il motivo per cui non ho sottoscritto il documento del Presidente Stara, perché ritengo che su tali questioni di principio ci debba essere chiarezza; chiarezza che, tra l'altro, vede anche nel dibattito nazionale la volontà di sostenere la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna (è giusto polemica di questi giorni!). Ci chiediamo, allora, posto che queste associazioni vogliono sostenere la famiglia e le donne, quale famiglia avranno come punto di riferimento. Da qui, la preoccupazione - in tal senso richiamo i colleghi della maggioranza che hanno comunque sottoscritto questo atto - perché ci avviamo verso uno Stato etico. Alcune affermazioni contenute nel protocollo mi lasciano non dico stupita, viste le considerazioni che ritroviamo nel programma del Presidente Cota, ma incutono quantomeno preoccupazione.
Si dice che "...tra le azioni e gli interventi coordinati in concreta applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale è fattivamente valorizzato il ruolo delle organizzazioni afferenti al terzo settore operanti nell'ambito del sostegno alle donne e alla famiglia, quali portatrici di valori etici e di solidarietà sociale, con riferimento al diritto/dovere del cittadino di svolgere un'attività e una funzione che concorre al progresso materiale e spirituale della società". Questo mi fa pensare, effettivamente, ad un approccio che non è quello di uno Stato laico. In tal senso, credo che ci sia di che preoccuparsi.
Dopodiché, non credendo alla trasversalità di principio, ma rilevando la disponibilità dell'Assessore Ferrero a riferire in Commissione, mi unisco ai colleghi e alle colleghe che chiedono comunque una sospensione del protocollo: in questo senso ho firmato l'atto delle forze di opposizione che chiedono una revisione complessiva del protocollo, una piena attuazione della legge n. 194 con riferimento alla questione della prevenzione, che qui non viene affrontata (se non in parte nel protocollo) proprio perché le Regioni hanno delle competenze specifiche in atto.
Un'altra questione importante, a mio avviso, è quella dei medici obiettori. Secondo l'ultima relazione del Ministro della salute sull'attuazione della legge contenente "Norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza" stanno diminuendo.
Vorrei ricordare che prima della pausa estiva avevamo discusso un'interrogazione a cui aveva risposto l'Assessore Ferrero in cui chiedeva di entrare nel merito di una situazione denunciata all'Ospedale Sant'Anna dove solo pochi mesi fa una donna aveva denunciato le forti pressioni subite da parte di un medico obiettore affinché desistesse da una IVG per motivi terapeutici. In quell'occasione, l'Assessore non aveva fornito particolari considerazioni nel merito, né aveva avviato eventuali approfondimenti. Crediamo, quindi, che si debba procedere in tal senso.
Pur riconoscendo, quindi, che le posizioni fra questa maggioranza e la minoranza sono fra loro antitetiche, non auspichiamo uno scontro ideologico, ma intendiamo lavorare per un'effettiva modifica del protocollo noi chiediamo che, a questo punto, venga sospeso - con riferimento alle questioni importanti, che sono quelle relative al non accreditamento delle associazioni pro vita (proprio per un loro comportamento denunciato anche da episodi passati, che non è certamente consono ad un'istituzione pubblica oltre che ad un'istituzione che si richiama ad una laicità di comportamento), e prestando attenzione a quello che nella legge n. 194 è disatteso, ovvero la questione della prevenzione. Così come merita un'attenzione particolare anche la questione dei medici obiettori, che passa sotto traccia, ma poi finisce per essere uno degli elementi cardine per l'applicazione della legge n. 194.
In questo senso, quindi, chiediamo che si vada avanti e che l'Aula si possa pronunciare; dopodiché, che ci possa essere questo approfondimento in Commissione, al di là di quelle che possono essere delle posizioni che trasformano questa discussione in uno scontro ideologico, ma non entrano nel merito della questione.



PRESIDENTE

Prima di procedere con la discussione generale, informo l'Aula che al momento risultano esserci 13 richieste di intervento, 2 diritti di replica e 2 votazioni.
Prevedendo, quindi, un lavoro di almeno di due ore e mezza, comunico che la Conferenza dei Capigruppo prevista per le ore 17 è sconvocata.
Perverrà quanto prima la convocazione per una nuova Conferenza dei Capigruppo, per venerdì 12 novembre, alle ore 11.30.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Quello di oggi è sicuramente un tema importante e delicato, perch attraversa la storia politica della nostra nazione, oltre che della nostra Regione.
A mio avviso, però, si è innescato un fraintendimento di fondo, spero involontario.
Questa deliberazione di Giunta regionale non vuole modificare o abrogare la legge n. 194, anche perché, comunque, la Regione non avrebbe il potere di abrogare o di modificare una legge statale. Dunque, con questa delibera oggetto dei due ordini del giorno presentati dalla sinistra, non viene messa in discussione la legge n. 194. Semplicemente, con questo documento condiviso dalla Giunta e dalla maggioranza nella sua interezza viene offerto un supporto o uno strumento in più per le donne; un servizio di aiuto e di consulenza in difesa della vita; un'opportunità, un servizio o una consulenza in più per valutare, con maggior consapevolezza, una scelta così drammatica e così difficile, come può essere quella di un'interruzione di gravidanza.
Credo che tutti siano d'accordo sul fatto che questa sia la scelta estrema, quella che fino all'ultimo si deve cercare di evitare. La presenza di volontari nei consultori può rappresentare, quindi, uno strumento e un aiuto in più per le donne, in difesa della vita e della famiglia.
Dobbiamo quindi cercare di incardinare il senso e lo spirito di questa delibera, che non è - lo ripeto - quello di modificare o di abrogare la legge n. 194, ma di dare un'opportunità di scelta in più consapevole alle donne.
Purtroppo, però, come spesso avviene in quest'Aula, tra gli interventi che si sono susseguiti, alcuni sono stati sicuramente di alto profilo, sia da parte della maggioranza che da parte della minoranza, laddove si è cercato, con intelligenza, con delicatezza e con serietà di affrontare questo argomento. Altri, invece, lo sono stati meno, perché hanno avuto alcune "sbandate da comizio" che, onestamente, si potevano evitare.
Entrando nel merito del problema, credo che l'intelligente apertura e intervento dell'Assessore Ferrero possa, se si è davvero in buona fede aiutare a trovare una soluzione al problema che è stato posto da coloro che hanno sottoscritto l'ordine del giorno. L'Assessore ha dato la sua disponibilità a illustrare, approfondire e discutere la delibera in Commissione: mi sembra un passaggio molto importante, nonché una disponibilità molto importante.
A fronte di questa disponibilità della Giunta, sarebbe un atto di grande responsabilità politica e di buonsenso il ritiro dei due ordini del giorno, proprio per evitare inutili divisioni su un tema che, ovviamente come è stato detto in più di una occasione, è così delicato e profondo, che tocca la sensibilità e l'umanità di ognuno di noi. Un ordine del giorno che, come è stato rilevato, è stato votato anche da alcuni componenti del nostro Gruppo, che hanno una particolare tradizione e sensibilità laica che, giustamente, hanno potuto e voluto sottoscrivere questo ordine del giorno, ma loro stessi hanno accolto favorevolmente la disponibilità dell'Assessore Ferrero a illustrare e approfondire la delibera in Commissione.
Per cui rinnovo l'invito ai primi firmatari dei due ordini del giorno proprio per evitare inutili divisioni e polemiche su questa tematica, di ritirare l'ordine del giorno e attendere la discussione in Commissione sanità, che credo sarà sicuramente proficua e approfondita.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Stara.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Credo di non essere il protagonista di questa forzatura, nel senso che la forzatura non l'ha fatta il sottoscritto. Questo lo dico in maniera molto esplicita, nel senso che su questi argomenti, probabilmente, qualche altro ha voluto fare una forzatura, tutto qui.
A chi mi ha accusato di primogenitura, anche io avrei tante cose da dire sulle modalità di presentazione, ad esempio, ma per cultura e formazione politica sono abituato a non discutere pubblicamente o in aula di eventuali divergenze nella parte politica alla quale appartengo.
Proprio perché non mi interessano le primogeniture, sono pronto, lo dico a tutti i Consiglieri, a ritirare il mio ordine del giorno, a mettere anche la firma sull'ordine del giorno presentato, ma ad una semplice condizione - l'ultima firma, non è un problema, anche semplicemente il voto, non mi interessa la primogenitura. Ovviamente, l'unico elemento, ed è stato anche accennato, è il ritiro della delibera con il protocollo allegato, è molto semplice.
Qual è il motivo? L'ordine del giorno, presentato e firmato da oltre 40 sottoscrittori, su tanti punti lo condivido ed è un elemento che apre la discussione e l'approfondimento, ma ritengo contenga elementi di debolezza.
Cioè, condivido, ad esempio, il richiamo dei primi punti, che sono l'elemento di debolezza del protocollo, ma sicuramente non sono esaustivi.
Anch'io ho delle proposte in merito che, ovviamente, non ritengo certo esaustive dell'intero argomento. Ad esempio, penso che sia necessario unificare i consultori e i centri famiglia. Penso che uno dei problemi principali sia legato all'interruzione di gravidanza per le straniere quindi, in questo caso, penso che un protocollo debba prevedere progettualità specifiche, con l'introduzione dei mediatori culturali.
Ritengo necessario parlare di case accoglienza per le donne vittime di violenza e di contraccezione gratuita nei casi segnalati dal medico del consultorio, diffondere una corretta informazione dei temi legati alla sessualità tra i giovani e i giovanissimi.
Sono argomenti che mi appartengono, che sono anche frutto di una discussione con le associazioni, ma che non ritengo esaustivi. Non ho la presunzione di ritenere che le mie proposte possano essere esaustive in un ordine del giorno che viene bloccato. Secondo me, è qui l'altro elemento di debolezza dell'ordine del giorno, che prevede, di fatto, un percorso inverso. Cioè, noi dobbiamo arrivare in Commissione per elaborare il protocollo, ascoltare le associazioni e i professionisti che lavorano nei consultori, confrontarci con le nostre proposte in Commissione e da lì realizzare un protocollo che risponda a queste esigenze, però, di fatto l'ordine del giorno prevede il mantenimento del protocollo, questo è il problema.
Allora, il mantenimento del protocollo, senza la richiesta di ritiro per me è un problema! Sono pronto a ritirare il mio e, tra l'altro, a scarnificarlo in quelle che possono essere ritenute tutte le considerazioni, diciamo così, di strumentalizzazione politica oppure che semplicemente possono essere intraviste, però, c'è un elemento essenziale: non richiedere il ritiro con l'indicazione di alcune criticità, di fatto, lascia il protocollo operativo, rimanda ad una semplice discussione in Commissione e delega alla Giunta gli emendamenti da fare, che vengono indicati nell'ordine del giorno solo genericamente.
Per cui, da questo punto di vista, chiedo a tutti quanti una riflessione. Sono pronto a sottoscrivere un ordine del giorno congiunto, ma la condizione necessaria, anche nelle discussioni che ho sentito, è il ritiro della delibera con allegato il protocollo senza commenti - senza commenti! - attraverso un atto amministrativo, cioè la Giunta deve fare un atto amministrativo, ma questo non lo devo scrivere io nell'ordine del giorno, quando un ordine del giorno prevede il ritiro. Poi, firmo esattamente l'ordine del giorno presentato dai 40 firmatari, l'importate è la presenza di questo passaggio - il ritiro - e, poi, la discussione in Commissione, con l'approfondimento e l'apertura di quelli che sono tutti gli elementi, che non sono esaustivi con l'espressione dell'opinione dei Consiglieri qui presenti, saranno esaustivi rispetto a un percorso che noi chiediamo di intraprendere.
Per cui, proprio perché non mi interessa strumentalizzare politicamente l'argomento e proprio perché non mi interessa la primogenitura, metto a disposizione dell'Aula il ritiro del mio ordine del giorno, con un unico elemento essenziale: cioè, che l'Assessore si impegni attraverso un ordine del giorno che preveda esplicitamente il ritiro della delibera con l'allegato protocollo, al fine di discutere in Commissione, con le relative audizioni e i relativi confronti, e addivenire ad un nuovo protocollo che sia frutto di un percorso condiviso. Grazie.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera Stara, per capirci, lei ha detto che è disposto ad un ordine del giorno unitario, se l'Assessore si impegna con un ordine del giorno a ritirare la delibera? Pensavo di aver capito male.
Prego, Consigliere Stara.



STARA Andrea

Poiché l'ordine del giorno, che nemmeno mi è stato sottoposto, recita: "Impegna la Giunta regionale ad emendare...".



PRESIDENTE

Scusate, un attimino di attenzione.
In che senso non le è stato sottoposto, Consigliere Stara?



STARA Andrea

Nel senso che...



PRESIDENTE

Ah, per la firma.



STARA Andrea

Non è un problema, non mi interessa.



PRESIDENTE

Chiederei l'attenzione anche della Giunta, per cortesia.
Prego, Consigliere Stara.



STARA Andrea

Poiché l'ordine del giorno, di fatto, impegna la Giunta regionale ad emendare la DGR con la quale è stato approvato nei giorni scorsi - quindi di fatto, il protocollo rimane vigente - sui tre punti indicati in premessa scusatemi, qui possiamo anche evitare i tre punti, perché ce ne possono essere tre, sei, dieci: io credo - e lo ripeto - che non siano esaustivi.
Di fatto, però, questo fa sì che il protocollo rimane e ciò vuol dire che si fa riferimento ad una discussione generica in Commissione che non va ad incidere sul protocollo. È questo, a rigor di logica, che si verificherebbe leggendo letteralmente l'ordine del giorno per il quale io sottolineo, tra l'altro, il permanere di quello che io considero possa essere un vizio di legittimità. L'ordine del giorno presentato, infatti...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Stara, non ripeta l'intervento daccapo: lei dovrebbe avanzare una proposta.



STARA Andrea

L'ordine del giorno, per esempio, non fa cenno alla rimozione dei "requisiti soggettivi per l'accesso delle Associazioni ai consultori": permane cioè, nel protocollo che viene approvato con questo ordine del giorno, la presenza nello Statuto delle "Associazioni" e delle "finalità di tutela della vita fin dal concepimento". Allora, abbiate pazienza.
proprio perché la tematica è argomentata e complessa che credo che questo ordine del giorno non possa rispondere in maniera esaustiva. Sono pronto a firmare l'altro ordine del giorno se però - come ha detto anche lei Consigliera Manica - si prevede al suo interno il ritiro esplicito della delibera; altrimenti il protocollo rimane e poi c'è una delega generica all'Assessore...



PRESIDENTE

Se ho ben capito quindi lei, Consigliere Stara, propone ai firmatari dell'altro ordine del giorno un accordo su un documento unico, purché nel dispositivo sia previsto il ritiro dell'intera delibera. Si accordi allora con gli altri firmatari e poi informateci dell'esito.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie. Cercherò di non parlare a lungo per consentire a tutti noi di arrivare ad una decisione. Credo che sarebbe davvero necessario, se vogliamo fare qualcosa di positivo per le donne e per l'applicazione corretta della legge 194, che ci fosse - naturalmente anch'io preferirei il ritiro della delibera - un passaggio in Commissione e su quella base si arrivasse poi ad una decisione della maggioranza, certamente, a seguito però di un confronto approfondito sul tema che consenta anche alle posizioni di molti colleghi della maggioranza che hanno firmato l'ordine del giorno del Consigliere Stara, sottoscritto anche da me, di esprimersi.
chiaro a tutti che la maggioranza sarà libera di fare le proprie scelte e che noi saremo liberi eventualmente di dare battaglia, ma dopo un confronto che cancelli, però, anche l'elemento di scorrettezza consistente nell'aver operato una scelta che ha certo rilevanza politica da Consiglio e che non dovrebbe essere presa solo dalla Giunta: non è un atto meramente amministrativo, questo! Chiederei all'Assessore se una soluzione intermedia, che avrebbe lo stesso effetto, potrebbe consistere nell'accettare di sospendere formalmente l'efficacia della delibera, attraverso un atto della Giunta, in attesa di una valutazione da parte della Commissione, che a me pare sia un atto che la Giunta deve al Consiglio per la valenza politica che questa delibera ha e che avrebbe dovuto già vedere un passaggio precedente in Aula: non può essere, appunto, considerato un atto tecnico. Questo consentirebbe di andare in Commissione, di svolgere un confronto sereno e approfondito, anche per capire tutti i profili degli elementi che ci inquietano, come quelli che sembrano prefigurare sostanzialmente il solo ingresso di Associazioni contrarie all'interruzione volontaria di gravidanza, che è però l'oggetto della legge.
La legge regolamenta infatti l'interruzione volontaria di gravidanza oltre che il supporto alle donne per aiutarle a non interrompere la gravidanza: è questo che regolamenta. Dunque, anche da questo punto di vista, dovrebbe essere garantito il rispetto della legge da parte delle Associazioni che vengono coinvolte nel processo di supporto alle donne.
Tutto questo richiede però una discussione chiara e delle risposte chiare che possono essere date dalla Giunta in Commissione; richiede anche una nostra valutazione più precisa in rapporto a che cosa si voleva scrivere, perché può anche essere che si sia scritto qualcosa che non corrisponde alla volontà della Giunta: in tal caso il documento può venire emendato e può darsi che alla fine si possa trovare una soluzione che garantisca il principio di sussidiarietà, che mi pare voglia essere l'obiettivo della Giunta, ma che garantisca anche il rispetto della volontà della donna dandole il diritto di poter accedere ad una struttura pubblica senza essere messa in condizioni di dover subire violenti attacchi rispetto ad una decisione che a lei compete dopo aver rispettato le procedure della legge.
Credo quindi che se l'Assessore accettasse di sospendere l'efficacia della delibera; se su questa base si andasse in Commissione; si valutasse ciò che l'opposizione e alcuni esponenti della maggioranza hanno da dire sull'argomento e poi si arrivasse alla decisione finale per poi assumere su quella base, una delibera - sulla quale noi potremmo dare eventualmente battaglia qualora non la trovassimo coerente con la nostra impostazione penso potrebbe essere una ragionevole soluzione non del problema, ma di questo che a mio avviso è stato un vulnus alle competenze consiliari.
Quella delibera, infatti, non ha secondo me le caratteristiche da delibera di Giunta ma ha quelle da delibera di Consiglio o addirittura forse, per certi versi, anche da atto legislativo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Bresso.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente. Nell'ascoltare tutti questi corposi interventi, mi viene da pensare che stiamo discutendo un argomento di estrema, estrema importanza. Forse qualcuno già conosce le mie idee perché le ho già espresse sul alcuni mass media: io non trovo irrisoria, anzi la condivido l'iniziativa riguardante l'iscrizione del protocollo previsto per le ASL in applicazione alla legge 194. E apprezzo la sensibilità dell'Assessore Ferrero che si è dimostrata disponibile a discutere questo argomento in Commissione, come pure apprezzo le dichiarazioni del collega Stara che è disponibile a recedere dal suo documento per consentire di poter scrivere un unico documento, insieme.
Mi dispiace che su questa iniziativa si sia creato un dibattito, a mio avviso ingiustificato. Le polemiche che su di essa sono piovute sembrano voler rinfocolare il clima ideologico di contrapposizione risalente agli anni di approvazione della legge 194 dove, da parte dei sostenitori della legge sull'aborto, vigeva sovrana solamente la coscienza categorica dell'autodeterminazione della donna e la negazione di qualsiasi opzione vitale per quel "piccolo ammasso di carne" contenuto nel ventre della madre. Chi ha vissuto quei tempi non può fingere ora di non ricordare la genesi del dibattito e il clima culturale e sociale all'interno del quale allora si è discusso. A distanza di più di trent'anni è scientificamente provato che la vita nasce fin dal concepimento e questo "ammasso di carne" non è altro da un essere vivente, uomo o donna che sia, dotato di cuore e di cervello. Oggi il contesto sociale e culturale è radicalmente cambiato ed anche autorevoli voci laiche si sono levate per difendere, fin dove possibile, una vita nascente. Risulta pertanto culturalmente errata la posizione di quanti, sia da un parte sia dall'altra, vogliono riproporre uno scontro tra cattolici e laici su temi etici così delicati.
Con la stessa convinzione, condanno fermamente ogni azione che non ho pudore a definire estremista ed ideologicamente violenta, portata avanti da chi dovrebbe innanzitutto avere a cuore le donne, per le quali l'interruzione di gravidanza rappresenta una ferita e provoca una sofferenza difficilmente arginabile.
Ritengo che l'iniziativa della Giunta regionale agisca specificatamente all'interno della legge 194, dando attuazione puntuale al capoverso d) dell'articolo 2, che testualmente recita: "I consultori familiari assistono la donna in gravidanza, contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza. I consultori possono avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possano anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita".
Pertanto, dalla considerazione condivisa che l'aborto è un dramma per la donna ed una sconfitta per la comunità umana intera, ritengo e ribadisco che ogni azione o iniziativa a supporto delle donne in difficoltà debba essere valutata in modo ponderato e positivo.
Diversamente, alimentiamo solamente polemiche e contrapposizioni dannose anzitutto alle donne, dipingendo in modo distorno una realtà che rischia di creare uno scontro, non tra i laici e i cattolici, ma tra i diritti della donna acquisiti per legge e i diritti del feto acquisiti, non per fede, ma per motivi di ordine biologico, morale e civile.
Aggiungo che, come uomo cattolico, cristiano, credente ed anche praticante, continuerò a lottare per la vita e per la famiglia (intendo famiglia "maschio e femmina") e sarò contrario all'aborto sempre. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente. Ho lavorato insieme ai colleghi del Gruppo del Partito Democratico alla scrittura dell'ordine del giorno. Non per questo il contenuto del documento del Consigliere Stara può non essere condiviso ma credo sia necessario andare un po' oltre e cercare di approfondire nel merito quanto oggi è stato discusso.
Mi sembra che da quest'Aula e da questi banchi siano uscite proposte che vanno in una direzione che permetterebbe di chiudere la discussione.
Diversamente, si correrebbe il rischio di mettere in difficoltà e creare una serie di inutili tensioni per le quali, come è già stato ricordato donne, uomini, un referendum, trent'anni fa, hanno lavorato trovando una sintesi alta, dove il principio dell'autodeterminazione della donna caratterizza tutta la legge.
A questo dobbiamo associare l'esperienza piemontese; i dati riportati sono importanti e mettono in evidenza come la scelta fatta attraverso un percorso lungo, complicato e difficile abbia dato risultati positivi.
Non possiamo confondere il volontariato con chi esercita una professione; non possiamo confondere chi dedica parte del proprio tempo attraverso nobili principi, ma lo dedica come volontario, rispetto a chi opera in strutture sanitarie, che fanno parte dell'attività sanitaria pubblica e quindi dell'attività che viene programmata, gestita e discussa da una regione.
Ritengo che questo sia un errore gravissimo, al quale occorre porre rimedio. Diversamente - mi perdoni, Assessore - potrebbe quasi suonare come una provocazione per riaprire discussioni, ferite e questioni che davvero oggi non ci possiamo più permettere, perché l'esperienza è consolidata, i dati sono consolidati e le èquipe e le professionalità hanno, nell'arco degli anni, attivato una serie di procedure ed esperienze di progetti che oggi ci possono far parlare bene di quanto è stato fatto.
Certamente, la sofferenze delle donne, il dramma delle donne, non viene meno ogni volta che una donna è presa in carico da un consultorio; non viene meno, perché è un percorso difficile, ma deve essere garantita la libertà della scelta e la possibilità, per ogni donna, di conoscere le reali opportunità. La donna deve poter svolgere in modo autodeterminante la propria scelta.
Oggi, nel dibattito, sono emerse molte riflessioni per le quali ritengo sia utile che la Giunta riveda la propria attività ed il proprio protocollo. È importante l'idea di sospendere questo protocollo e poter discutere insieme, l'idea di poter trovare delle soluzioni insieme, così come hanno fatto le donne che hanno lottato durante l'approvazione della legge; donne che hanno collaborato a quel dibattito politico difficile, che ha caratterizzato la storia all'interno del nostro Paese, ci dicono che oggi possiamo continuare a lavorare insieme.
Certamente, i presupposti devono essere eliminati o quantomeno messi in discussione. È questo quello che chiediamo, non con un atteggiamento ideologico, non con un atteggiamento pregiudiziale, ma con un atteggiamento volto a salvare un grande pezzo della storia delle donne del nostro Paese che con grande senso di responsabilità hanno dato una soluzione civile a un tema che ha fatto soffrire molte e molte di loro.
Ritengo che queste riflessioni non possano non essere tenute in considerazione, perché sono riflessioni profonde, importanti. Soprattutto all'interno della Giunta, nel Presidente e in tutti gli Assessori, deve essere presente il senso di responsabilità, perché ostinarsi nel continuare ad applicare un protocollo che creerebbe molti problemi, porterebbe automaticamente all'esasperazione delle situazioni, ad un ritorno a situazioni di tensione gravi, delle quali in qualche modo questa Giunta sarà chiamata a rispondere.
Su questi elementi credo occorra fare un passo indietro; in politica a volte fare un passo indietro è un elemento di grande intelligenza. Proviamo a fare appello al senso di intelligenza, al senso della responsabilità che è necessario avere di fronte a temi così importanti e delicati.
L'invito è a sospendere questo protocollo. E' stato chiesto più volte ed è stata data la nostra disponibilità ad un eventuale passo indietro, ma di fronte ad una risposta chiara, certa e precisa della Giunta di sospensione del protocollo.
Disponibilità, quindi, ad un dibattito sereno, che possa portarci a una soluzione che rispetti innanzitutto le condizioni, le esperienze e le attività professionali portate avanti in questi anni attraverso l'applicazione della legge 194, rispetto alla quale - voglio ancora ricordare una volta - il Piemonte non è una regione seconda, anzi, come è stato detto, è una delle regioni dove le progettualità e le esperienze sono le più importanti del nostro Paese e costituiscono esempio per altre regioni italiane.
Non disperdiamo anche questo patrimonio, trattiamolo in modo prezioso trattiamolo in modo adeguato. Siamo rispettosi di quella che è una definizione molto chiara, precisa e specifica, che la legge 194 ci ha dato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente. L'ora è tarda, il pubblico giustamente sta tornando a casa e gli interventi diventano ripetitivi.
C'è stato qualche tentativo di ricondurre questo argomento, che non pu essere rinchiuso dentro i recinti della maggioranza e dell'opposizione, ad una normale regola di buonsenso, ma mi sembra di capire che non ci sia, da parte della maggioranza, il desiderio di rivedere il provvedimento. Questo non vuol dire, naturalmente - lo dico all'Assessore Ferrero - di presentarlo alla discussione in Commissione, perché questa è una disponibilità che non può trovare d'accordo l'opposizione.
Gli argomenti che sono stati dibattuti hanno evidenziato la lungimiranza della legge 194, per tutte le questioni che sono state discusse. Come Partito Democratico, abbiamo presentato un ordine del giorno che dice qualcosa, perché quando si discute un argomento come questo, dire qualcosa è assolutamente indispensabile.
Alla luce dell'esperienza della legge 194, in questi anni, in Italia, i dati che riportiamo, e che tutti quelli che sono presenti in quest'aula conoscono, sono i seguenti: 234.000 interruzioni, nel 1982, e 116.000 interruzioni, al presente. Per quanto riguarda l'aborto clandestino: 15.000 nel 2005; oltre 100.000 nel 1993.
Tali dati avrebbero indotto qualunque Amministrazione di buonsenso a non modificare alcunché di una legge lungimirante, che ha dato buoni risultati ed ha salvato molte vite, così com'era nel principio della legge 194, al momento della sua definizione.
La Giunta ha approvato un provvedimento rozzo, figlio - com'è stato detto - di una promessa elettorale, e lo dico come medico che prova, da trent'anni, con tutti i suoi limiti, a salvare la vita ai cittadini.
La vita non può essere merce di scambio per nessuno, tanto meno per una questione elettorale, con l'obiettivo di recuperare qualche migliaio di voti che possano consentire di vincere le elezioni.
Chiedo all'Assessore Ferrero come abbia potuto pensare, una donna di buonsenso come lei, che non ci sarebbe stata una reazione a quel provvedimento.
Ed anche questo lo dico come medico: nei 25 anni in cui ho lavorato in ambulatorio al Maria Adelaide, quando visitavo i pazienti non permettevo a nessuno di metterci piede, perché il rapporto con il paziente è un rapporto privilegiato tra medico e paziente ed io avevo il dovere di ascoltare le sue preoccupazioni, così come quel paziente aveva il diritto di comunicarmele senza che nessuno, che non fosse naturalmente dipendente dell'Azienda ospedaliera, ascoltasse.
Ci sono molti modi, Assessore, per favorire la natalità nel nostro Paese: il sostegno al reddito, il diritto ad un'abitazione, gli asili nido per andare incontro alle esigenze delle donne, i progetti di integrazione.
Le ricordo - poiché più del 50% delle interruzioni di gravidanza avviene tra le donne immigrate e molte di loro poi "riabortiscono" (per usare un brutto termine) - che avete eliminato 2 milioni e 500 mila euro di risorse destinate all'integrazione degli immigrati.
La mediazione culturale, soprattutto nei consultori, è uno strumento utile per avvicinare quelle donne ed evitare che, se hanno interrotto la gravidanza, questo si verifichi ancora.
Quello che c'è di vero - e nessuno si offenda - è che il lindo giardino della propria casa deve essere difeso dal disordine del mondo, ma è un tentativo inutile, perché il mondo poi provvede, con i suoi dolori, a fare giustizia.
Faccio ancora una considerazione relativa ad una legge che oggi non è oggetto di discussione: la legge 40, una legge contro le donne, che il governo di centrodestra ha voluto approvare e che impedisce la fecondazione eterologa, frustrando la possibilità di una coppia che si ama e non riesce ad avere un figlio per via naturale, di poterlo ottenere comunque.
Ricordo che più di 2.000 donne, due anni fa, si sono recate in Spagna dove la fecondazione eterologa è consentita per avere un figlio. Mi chiedo pertanto, quale sia la corrispondenza tra un governo di centrodestra, che dichiara di difendere la vita, e la legge 40, che invece la vita la impedisce.
Assessore Ferrero, se avevate il desidero di approvare questo provvedimento, avreste dovuto discuterlo, per esempio, all'interno del Piano Socio Sanitario, che delinea le linee essenziali. Il problema è che avete promesso di approvare il Piano Socio Sanitario entro la fine di dicembre; peraltro mi chiedo come possiate farlo, poiché ci sono i territori con i quali confrontarsi, ma mi sembra che il confronto non appartenga alla vostra modalità di dialogo e, devo dire con tristezza oggi Assessore Ferrero, anche alla sua.
Fate vedere all'interno del Piano Socio Sanitario quanto favore attribuite ai servizi territoriali, quali sono gli strumenti che mettete in campo per difendere la natalità, la famiglia, i figli e il diritto dei figli, non solo di nascere, ma anche di vivere e soprattutto con le stesse opportunità sociali ed economiche di tutti gli abitanti di questa regione.
Lo dico alla Consigliera Spagnuolo, il cui intervento mi è piaciuto, perch non rinnega la sua storia.
Noi non avremmo voluto discutere di questo argomento. C'è una legge la 194 - che difende il diritto all'autodeterminazione della donna pertanto l'argomento non avrebbe dovuto trovare ospitalità in quest'aula.
La Regione ha molte cose di cui occuparsi e ritengo che dovrebbe occuparsi di quelle, piuttosto che costringerci a discutere di questioni che feriscono quel diritto all'autodeterminazione.
Dicevo prima che è una partita che non può stare dentro i recinti della maggioranza e della minoranza.
Assessore, non consenta al Presidente Cota di fare tutto quello che vuole, e lo dico anche al Popolo della Libertà: non consentite al Presidente Cota di fare tutto quello che vuole! Sappiamo perfettamente che questo è un provvedimento ad hoc per il Presidente e io credo che, se l'Assessore Ferrero potesse tornare indietro, lo farebbe volentieri.
Non consentitegli di fare tutto quello che vuole! Oggi avrebbe dovuto essere in aula a discutere con noi questo provvedimento, invece è nel Veneto ad accompagnare il Ministro Bossi, con tutto il rispetto per la tragedia che sta investendo quella regione. Avremmo dovuto vederlo oggi in Commissione all'una e mezza; forse lo vedremo domani, se non ci saranno altri problemi.
Non avreste dovuto adottare questo provvedimento, perché oggi c'è la possibilità, da parte della donne che vogliono interrompere la gravidanza di incontrare i volontari del Centro Aiuto alla Vita; è una possibilità prevista e che può essere realizzata, e io so che c'è in molti di quei volontari il desiderio legittimo di aiutare una donna a mettere al mondo un bambino.
Avreste dovuto evitare di mettere contro questi due mondi! La legge 194 è una legge che ha superato le divisioni e ha consentito a questo Paese di crescere e diventare più civile.
Termino, Assessore Ferrero, con un invito che forse lei non accetterà: questo provvedimento deve tornare in Commissione, ma non per presentarlo perché lo abbiamo letto e non abbiamo bisogno che lei lo presenti. Se deve tornare in Commissione, deve tornare con la sospensione del provvedimento da parte sua e con la possibilità di modificarlo.
Se le cose non stanno così, mantenete l'impegno che avete preso con quell'associazione e noi spiegheremo ai cittadini di questa regione che questo governo regionale non è degno di tutelare la vita né la morte di nessuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Montaruli; ne ha facoltà.



MONTARULI Augusta

Grazie, Presidente.
Questo è un tema, come hanno detto tanti altri Consiglieri, che stimola sensibilità diverse. La mia è senza dubbio una sensibilità molto distante agli antipodi direi, rispetto a quella del Consigliere Stara, ed è per questo che non condivido quanto è stato scritto nel suo ordine del giorno.
Tuttavia, ritengo che su un tema del genere sia quanto più necessario cercare di unire, anziché dividere. Per questo trovo quanto meno strumentale che, di fronte anche ad un'apertura da parte dell'Assessore Ferrero, ci si arrocchi su posizioni che non fanno il favore né delle donne né delle vite spezzate.
L'aborto non è mai una vittoria e mi permetto di dire, perché me lo detta la mia cultura, non è neanche l'estrema prova di autodeterminazione della donna.
innegabile dircelo, ma la donna molto spesso non abortisce per volontà, ma perché spinta da necessità siano esse di natura economica sociale e, a volte, anche di natura culturale. Nei confronti di quelle donne che vivono quel dramma, noi abbiamo un dovere, cioè il dovere di starle vicino e di starle vicino prospettandole tutte le possibili vie d'uscita rispetto all'aborto.
Condivido chi ha detto che si tratta di cercare una libertà dall'aborto e prospettare un'alternativa all'aborto, così come fanno tanti volontari pro-vita e anche un passo in questo senso. È senza dubbio vero che in termini assoluti, il numero degli aborti è diminuito, anche nella nostra regione, ma non posso dimenticare come il numero di aborti nella nostra città rimanga, comunque, tanto alto: a fronte di ottomila nascita, ogni anno ci sono circa cinquemila aborti, cinquemila vite interrotte.
Credo che si debba anzitutto stare al fianco delle donne, trovare un punto di equilibrio perché tra la libertà di scelta delle donne, c'è anche la libertà di vivere. La libertà di vivere di tante vite che, a causa della scelta drammatica dell'aborto, vengono assolutamente impedite. In questo senso difendo la libertà di vivere e la vita come un valore per me assoluto, che non può trovare alcun tipo di compromesso morale. Tuttavia può trovare anzitutto accordi politici che permettano di far convergere le diverse sensibilità in progetti costruttivi e non distruttivi. Non c'è, in questo senso, alcuna rottura di equilibrio, Consigliere Reschigna, ho visto, anzi, nella delibera del Presidente Cota, la ricerca di un equilibrio. Un equilibrio che, a nostro modo di vedere, oggi non era presente. Non giochiamo nel cercare e nello scaricare responsabilità su estremismi. Gli estremismi vanno, in tutti i casi, assolutamente condannati, perché non fanno il favore di nessuno. Difendere la vita cercare di difendere la vita fino alla fine non è, a mio modo di vedere, un estremismo, ma è un dovere che spetta a tutti noi.
Ciò detto non ritengo che la delibera della Giunta regionale vada contro la legge sull'aborto, credo che renda compiuta quella legge e, in ogni caso, ritengo che oggi la legge, anche quella regionale sui consultori familiari, sia una legge che non funziona e che quindi dovrebbe essere riformata. Presenterò personalmente una riforma della legge sui consultori perché, a mio modo di vedere, i consultori devono tornare ad essere quello per i quali erano concepiti, dei consultori familiari, un supporto reale nei confronti della famiglia, sempre, non soltanto nella parentesi della vita della donna nella quale si trova davanti alla scelta drammatica, ma in ogni fase della donna, della vita del bambino e della famiglia nel suo complesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Abbiamo detto molte cose, ma certamente non è questo momento, questa fase storica, questa Regione, questa città il tempo e il luogo per un conflitto ideologico. Ciascuno di noi può, senza particolare risultato dichiararsi per uno dei due partiti. Credo che il tema vero, in un'Aula consiliare così importante come la nostra, sia provare a ritrovarsi su alcuni punti di convergenza.
Credo che possano essere, lo abbiamo sinteticamente indicato nel nostro documento, due gli obiettivi su cui, seppure con fatica, ci si possa ritrovare. Il primo obiettivo è quello della riduzione progressiva del numero di aborti. Nel nostro documento si ricorda che la legge ha ottenuto questo risultato, ma io penso che ci sia ancora un grande margine per ridurre ulteriormente il numero di interruzioni di gravidanza.
Il secondo obiettivo è quello di un'applicazione piena, integrale della legge n. 194. Non ho difficoltà, peraltro nel nostro documento è scritto, a ritenere, magari non propriamente allineato con il parere dei miei colleghi di Partito, che la parte della legge n. 194 che riguarda l'impegno a rimuovere gli ostacoli affinché si possa evitare l'interruzione di gravidanza, questa sfera di azioni previste in modo limpido e chiaro dalla legge n. 194, non sia stata ancora compiutamente e integralmente realizzata. Da questo punto di vista, credo che dobbiamo impegnarci di più affinché quella parte della legge n. 194 trovi piena e completa applicazione. Lo dico anche alla luce dell'esperienza, ormai non breve, di amministratore che mi porta a questa non lieta conclusione.
Quanto al protocollo, noi pensiamo, alla fine, che debbano essere almeno tre - forse con sfumature diverse, ma la sostanza coincide - le questioni su cui intervenire, integrando o modificando il protocollo. La prima questione riguarda la garanzia che il primo colloquio avvenga con quell'equipe multi disciplinare prevista dalla legge. Oggi, Assessore nonostante gli sforzi della nostra precedente amministrazione, posso dire con sicurezza che non in tutti gli ospedali e consultori ci sono equipe multi disciplinari previsti dalla legge in grado di garantire pronti colloqui con quelle garanzie di riservatezza e di tutela della decisione della donna, che sono previsti. Siamo lieti che l'Assessore abbia aperto una discussione in Commissione, ma credo che questo sia un punto importante. Dobbiamo investire di più sulle risorse professionali pubbliche, che sono in grado di garantire un pronto colloquio e successivi ed eventuali, non solo colloqui, a favore della donna che si trova in una situazione così drammatica.
Sottolineo che non ci sono ovunque perché, soprattutto quando ci si rivolge agli ospedali, questa facoltà ho motivo di ritenere che non sia garantita.
Secondo. Bisogna assicurare una completa informazione sulle opportunità pro-vita. Nel protocollo queste indicazioni, in molto casi, sono chiaramente indicate. Mi pare importante che la possibilità, sottolineo la possibilità, e non l'obbligo, di un colloquio con le associazioni, che siano pro-vita o pro-donna, sia molto chiaramente indicato tra i compiti che l'equipe multi disciplinare deve assicurare.
Terza questione: è quella su cui è già intervenuto il Consigliere Boeti. A me pare che ci sia una certa schizofrenia, anche se non voluta tra le indicazioni di questo Protocollo e le proclamazioni del Presidente Cota e poi la pratica operativa.
Lei ci ricorda che non ci sono tagli nei servizi sociali. In realtà, è già stato ricordato ad esempio che l'azzeramento del fondo per gli interventi a favore delle persone immigrate, certamente riduce gli spazi di sostegno anche alle donne immigrate.
Pensiamo anche agli interventi di aiuto alle donne straniere che lavorano nel campo del sostegno agli anziani o alle famiglie, che di fronte alla possibilità di una gravidanza magari indesiderata o non programmata hanno trovato nella rete delle associazioni o anche nella rete dei servizi che i Comuni hanno attivato attraverso questi fondi, le risposte che magari hanno portato le stesse donne a continuare la gravidanza.
Penso ad una serie di interventi nel Comune di Torino realizzati attraverso un coordinamento delle associazioni che aiutano le donne gestanti in difficoltà, che rischia con le riduzioni di risorse di essere a repentaglio. Così come gli interventi di assistenza economica che non in pochi casi prevedono anche il sostegno a donne in difficoltà economica anche nei momenti della gravidanza.
Gli inevitabili tagli che arriveranno, se non dalle risorse tagliate dal governo regionale, certamente dal drammatico taglio che lo Stato centrale si accinge a fare nei trasferimenti del fondo nazionale per le politiche sociali, inevitabilmente andranno a ridurre il sistema delle protezioni sociali che garantisce anche interventi a favore della vita nascente.
Per questo, Assessore, le chiediamo un ripensamento ed apprezziamo la sua apertura rispetto alla possibilità di rimessa in discussione del Protocollo e confidiamo che le nostre osservazioni possano trovare in lei un osservatore attento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In realtà, nella lettura del Protocollo che l'Assessore Ferrero e la Giunta hanno votato io, come dicevano altri colleghi, non trovo una illegittimità né tanto meno una violazione della legge n. 194.
bene forse ricordare cosa prevede la legge n. 194, che a mio modo di vedere, ad oggi, è rimasta una legge parzialmente inapplicata. La legge n.
194 ha una prima parte che prevede la possibilità per i consultori anche di avvalersi di collaborazioni volontarie di associazioni di volontariato adeguatamente formate, che possano aiutare le donne nel difficile percorso che può portare anche alla scelta dell'aborto, ma che può invece portare a fare scelte differenti. E oggi in moltissime realtà ospedaliere della nostra Regione questo non avviene.
Invito molti di voi a recarsi presso le realtà ospedaliere dove vengono realizzate le pratiche abortive e vedrete che, in realtà, dopo aver fatto una prenotazione, si va all'interno di una struttura ospedaliera per attuare l'intervento chirurgico. E una parte degli aspetti previsti dalla legge n. 194 non avvengono.
Per cui quando parliamo di legge n. 194, molto spesso parliamo dell'aspetto di scelta da parte delle donne di potere abortire, ma dimentichiamo che quella stessa legge ha un'altra parte che invece non viene tenuta in considerazione. Parte della legge è anche citata all'interno del Protocollo.
E' altrettanto evidente che poi vi sono carenze - sulle quali tutto il mondo politico ha responsabilità sia il centrodestra sia il centrosinistra sul sostegno alla genitorialità. Abbiamo visto come, prima in Francia e poi in Germania, politiche di sostegno alla genitorialità, in particolare modo nei primi 36 mesi di nascita di un minore, hanno fatto aumentare il tasso di natalità in maniera esponenziale in Francia e nei Paesi nordeuropei e adesso con segnali positivi estremamente interessanti anche in Germania.
Su questo la responsabilità è collegata, perché al di là delle dichiarazioni fatte, un intervento quale ad esempio il quoziente familiare che dà facilitazioni economiche alle famiglie che affrontano la responsabilità importante della genitorialità, spesso non sono state fatte.
Detto ciò, credo che il Protocollo non violi nulla di quanto alcuni colleghi dicevano; è evidente che se si va su internet a cercare alcune dichiarazioni di alcune associazioni pro-vita potremmo fare il gioco inverso, cioè potremmo andare su internet a cercare gli interventi di alcune associazioni pro-aborto e vedremmo che sono assolutamente le stesse cose.
C'è però una differenza sostanziale rispetto alla legittimità, e volevo ricordarlo alla già Assessore Artesio, anche se in quel momento non era Assessore alla sanità.
In questa Regione quando nel 2006 fu fatto il Protocollo di sperimentazione della RU486, in modo sistematico il dottor Viale - e di questo si sta interessando la Procura della Repubblica - ha violato il Protocollo del Ministero della Sanità che prevedeva l'impossibilità che le donne potessero abbandonare la struttura ospedaliera, e nonostante il fatto che noi l'abbiamo più volte sottolineato in quest'aula, non c'è stata una sola ispezione da parte dell'Assessorato alla sanità o da parte dell'ASL competente per verificare che stavano avvenendo delle violazioni. Ci ha pensato poi la Procura della Repubblica. Al di là del fatto che c'è stato successivamente un intervento della Direzione sanitaria nei confronti del dottor Viale, cosa dica poi la Procura della Repubblica a me interessa. Se viene condannato per un reato che ha compiuto, non ne sono lieto - perch non sono lieto per nessuno che venga condannato - ma se la giustizia e la legge viene applicata, ne sono lieto come nel caso di una persona che rapina un'altra persona.
Ma su questo c'è stato un silenzio e c'è stata una condivisione politica di quanto avveniva che è decisamente peggiore di quello che voi oggi, a parti invertite, contestate. Perché il rischio è che ci si lasci prendere la mano da chi in modo ideologico tutela maggiormente una parte o l'altra, il pro-aborto o il pro-vita; è un rischio che in qualche modo si corre e che è connaturato in chi difende con maggior veemenza una visione o l'altra.
Credo che ci sia una via di mezzo che ho trovato. Sinceramente non avevo letto tutto il Protocollo, l'ho letto mentre i colleghi stavano intervenendo. All'interno del Protocollo non mi sembra che ci sia nulla che violi quella che può essere né la privacy né tanto meno la legge n. 194.
C'è un'attività che ha più un carattere di regolamentazione e di conoscenza, che credo sia un aspetto assolutamente significativo. Parte da un aspetto che già in parte fanno i consultori, c'è la possibilità di affiancare un lavoro che oggi ad esempio i centri famiglia, però spesso lontani dai consultori, fanno con una visione che può essere anche differente. Poi sta nella libertà della donna scegliere in base alla scelta che vuole intraprendere.
Sottolineo solo un aspetto, parlando di aborto. Anche io tendo a distinguere quelle che sono le valutazioni di carattere personale con quelle che sono valutazioni che attengono al fatto che esiste una legge. Io non distinguo il politico dal pubblico: quello che penso privatamente, lo penso anche facendo attività politica. Esiste però una legge che consente la pratica dell'aborto, e consente la pratica dell'aborto terapeutico a tempi indefiniti. Sempre su questo, ad esempio, noi ricordammo come la Regione Lombardia sottoscrisse un protocollo per far sì che non si andasse oltre il quinto mese - se non ricordo male - per intervenire mediante aborto terapeutico.
Se si esamina una parte degli interventi abortivi che avvengono nella nostra Regione, con le motivazioni addotte all'intervento abortivo, tra l'eugenetica e alcuni di quegli interventi abortivi non vi è molta differenza. Lo dirò anche da cattolico, non troppo praticante, ma comunque da cattolico che crede fortemente nel valore della vita, ma mi chiedo quale sia il motivo: non dico per aspetti estremamente drammatici, posto che da genitore, fortunatamente con due figli sani e con una moglie che ha avuto una maternità normale e serena, ho pensato, però, che cosa può avvenire nel caso in cui una persona si trovi ad affrontare la difficile situazione di sapere che suo figlio o sua figlia può nascere con una grave malformazione.
Ma questo è un aspetto. Ripeto: se noi oggi andiamo ad indagare - la Regione Lombardia in parte ha fatto una ricerca su questo - le motivazioni reali che inducono una parte di aborti, vedremmo che il distinguo tra l'aborto terapeutico e l'eugenetica, secondo me è molto, molto sottile.
Non c'entra niente con il protocollo d'intesa, ma ci tenevo a dirlo perché quando si parla di fattori così complessi, comprendo che siano aspetti che, legittimamente, dividono il mondo politico. E vivaddio, perch lo dividono su un tema che non è la delibera di attuazione dei Piani di qualificazione commerciale - non me ne voglia l'Assessore Casoni - ma parliamo di aspetti che attengono fortemente a quella che è l'idea e la cultura che uno si fa non tanto della politica, ma del concetto che ha della vita. Per cui, è normale che avvenga. Come ripeto, però, in modo laico, per quanto lo possa essere, in modo sobrio, leggendo il documento senza voler fare il partigiano, mi sembra che questo documento non possa ricadere nei timori che alcuni colleghi, evidentemente, con sensibilità differenti, sottolineavano.
Indubbiamente, va fatta un'attenta verifica, ma anche nel senso contrario: la verifica fa fatta anche all'attività che si svolge nei consultori; la verifica va fatta anche sulla reale applicazione dei primi articoli della legge n. 194, sul modo in cui sono disattesi quasi sistematicamente.
Vi inviterei a recarvi presso un centro in cui si praticano attività abortive: molto spesso, è la prenotazione di un esame, come potrebbe essere la prenotazione di una safenectomia. È quasi esattamente la stessa cosa.
Per una safenectomia in day hospital, c'è un medico che dice che l'operazione è necessaria. Per abortire, invece, credo che un accompagnamento di carattere morale, psicologico o di mutuo aiuto tra famiglie che hanno avuto un percorso di genitorialità, sia estremamente utile.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Non vorrei essere ripetitivo, per cui andrò a tracciare alcuni punti fondamentali.
La legge n. 194, a mio avviso, rappresenta una pietra miliare nella tutela dei diritti della donna e della vita. È un punto dal quale non si può prescindere, da cui non può prescindere alcuna argomentazione. Per quale motivo? Proverò a fornire qualche dato.
Prima di questa legge, si praticava un numero rilevantissimo di aborti naturalmente con tutte le conseguenze di natura sanitaria, psicologica, ma anche sociale.
Ritengo, quindi, che si debba focalizzare l'attenzione su questa legge.
Per quanto attiene l'interruzione di gravidanza, che sia volontaria oppure terapeutica - tra l'altro, collega Vignale, le vorrei solo precisare che al quinto mese è terapeutica per legge, quindi non solo in Lombardia ma in tutta Italia - non possiamo entrare nel merito, perché è la professionalità del medico che attesta se ci sono le une, piuttosto che le altre ragioni. Se vi è, per legge, la necessità di un aborto terapeutico significa semplicemente che, attraverso i test - non so se sapete che si fa il tri-test prima, poi, eventualmente, l'amniocentesi - si è determinata una "x" malattia (che può essere la trisomia, piuttosto che una patologia qualsiasi di carattere malformativo) e la donna decide o meno di abortire.
Questo, però, è già stato scritto e, a mio avviso, rischiamo di spostare l'attenzione.
Ritengo, invece, che la tutela della legge n. 194 in toto, debba essere un elemento essenziale per salvaguardare la vita e, al contempo, la donna.
Anche io sono cattolico, praticante e peccatore. E quando parliamo di vita, posso parlare a ragion veduta, perché sono padre di cinque figli.
Nonostante questo, affermo che la legge n. 194 è essenziale, così come lo è pongo un ulteriore esempio di legge importantissima - la legge sul divorzio.
Da un punto di vista di civiltà di un popolo, ritengo che sia necessaria. Sta poi al singolo attingerne o meno.
Indubbiamente, in questo caso (parliamo della legge n. 194), la tutela della vita è facile volerla. È difficile, invece, in tutti quegli aspetti di natura psicologica e sociale. Non dimentichiamo che nella legge n. 194 entrano in gioco non solo medici e infermieri, ma anche psicologi e assistenti sociali. Questo per giustificarne la complessità.
L'ordine del giorno presentato dal collega Stara l'ho sottoscritto e ne condivido appieno i contenuti, e lo dico a nome del partito di Italia dei Valori. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Cursio.
La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
A proposito della delibera di Giunta di cui all'oggetto, non si pu dire che il Presidente Cota non ci avesse avvisato. Infatti, appena eletto esordì dicendo che avrebbe fatto in modo che la RU 486, ordinata nella passata legislatura, sarebbe rimasta in magazzino.
Probabilmente non aveva considerato che esiste una legge che regolamenta l'interruzione di gravidanza. Poi si rimangiò quanto appena detto.
Mi pare di ricordare che la crociata del Presidente avesse come base il 24 febbraio 2010, data in cui firmò il famoso "Patto per la vita e la famiglia" (ovviamente, in questo patto, "vita" e "famiglia" sono intese in un'accezione abbastanza ideologica e confessionale). In più, si sottolineava la volontà di finanziare sempre di più i movimenti cattolici antiabortisti. L'attacco va direttamente all'autodeterminazione delle donne.
Naturalmente, con la delibera la Giunta non fa altro che onorare un patto elettorale, a scapito del supporto alle donne e a favore di un indirizzo ideologico per chi già deve affrontare una scelta non certo facile.
Ci sono rischi importanti di cui, forse, non si è tenuto conto adottando un protocollo del genere: innanzitutto mi pare che vi siano dei dubbi di incostituzionalità, legati al fatto che siamo in un contesto di legge nazionale e vi sia un qualcosa che possa andare contro la legge n.
194; un possibile e pericoloso aumento degli aborti clandestini, in particolare per le donne migranti; una gestione non garantita dei dati sensibili delle persone che si rivolgono ai consultori; nonché episodi spiacevoli come quelli già verificatisi e di cui abbiamo avuto notizia negli ultimi giorni dai giornali, di cui ha già parlato il collega Laus.
Come battuta potrei dire che, forse, dopo l'acqua, i servizi l'istruzione, altri settori e strutture, si vuole andare verso una privatizzazione anche dei consultori! Per questo, richiediamo quantomeno una sospensione del protocollo, così come richiesto nell'ordine del giorno del collega Stara, affinché un argomento così delicato sia trattato dalla Commissione competente attraverso la consultazione di soggetti direttamente interessati e che nei consultori svolgono il loro prezioso lavoro. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Credo che di cose ne sia già state detto tante; volevo permettermi di fare due ulteriori considerazioni.
La prima: credo che oggi non sia in discussione il senso, il significato e ciò che ha rappresentato la legge n. 194 nel percorso che ha attraversato la vita e le esperienze culturali di questa nostra società.
Credo che non sia in discussione nemmeno il fatto che ogni donna quando è indotta ad affrontare questo tema, lo faccia con una grande sofferenza.
Credo, altresì, che tutti coloro che hanno tratteggiato visioni superficiali e banalizzanti in merito a questi problemi e a ciò che ha rappresentato la legge n. 194 rendano un'offesa importante innanzitutto a tutte le donne, ma anche alla nostra società nel suo complesso.
Credo che sia innegabile il fatto che l'applicazione di questa norma in generale e nella nostra Regione, abbia rappresentato un percorso comunque positivo, per quanto parlare di vita umana sia sempre un aspetto che tocca le corde più profonde delle nostre sensibilità, perché i dati ci dicono che c'è stata una riduzione del numero degli aborti; insomma, si è registrato un percorso positivo in questa direzione.
Il tema, oggi, è quello di capire, per quel che ci riguarda, quanto e come questo protocollo vada ad incidere sulla applicazione e sul percorso concreto con cui viene data attuazione a questa norma nella nostra Regione.
Condivido quanto hanno già espresso alcuni colleghi che mi hanno anticipato in merito al fatto che sia non solo possibile, ma necessario migliorare l'applicazione della legge n. 194 in tutti i suoi aspetti, per offrire a tutte le donne che si trovano ad attraversare questo percorso di grande sofferenza personale ogni supporto, ogni possibilità, ogni strumento e ogni informazione utile per avere tutti gli elementi con cui poter fare una scelta, la meno dolorosa possibile.
Ancora una premessa: se è vero - e lo è - che la legge n. 194 permette ai consultori di avvalersi di volontari ed associazioni, credo sia evidente il fatto che, proprio per la delicatezza del tema in questione, le condizioni in cui viene esercitata questa parte di attuazione della norma richiedano la necessaria professionalità e riservatezza, per un'applicazione rispettosa dei pieni diritti della donna in questo percorso.
Noi crediamo - lo abbiamo evidenziato nel nostro ordine del giorno che non abbia un approccio ideologico: noi non contestiamo la legge n. 194 ma solleviamo alcune considerazioni puntuali e concrete su questo protocollo.
Il fatto che il protocollo affermi che l'accoglienza delle donne in gravidanza possa essere indifferentemente effettuata dai servizi consultoriali o da strutture di volontariato, la giudichiamo una scelta assolutamente inaccettabile dal nostro punto di vista. Non è pensabile che un qualunque soggetto, con i percorsi che sono individuati in questo protocollo solamente, possa avere non il concorso a questo percorso, ma possa essere alternativo alle strutture consultoriali.
Noi giudichiamo discutibili i riferimenti ai requisiti delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni del privato sociale convenzionate con le ASL.
Abbiamo posto tre questioni puntali di merito e una raccomandazione.
Noi crediamo che sia da cogliere in positivo, se ci è permesso l'allargamento delle possibilità e delle opportunità per le donne. Abbiamo proprio voluto evidenziare e rafforzare questo aspetto nel dispositivo dell'ordine del giorno.
Su un tema così rilevante, noi riteniamo che questa norma non possa e non debba correre il rischio di essere vissuta come una sorta di "terziarizzazione" di una funzione così delicata e di un trasferimento in capo al volontariato: non vorremmo che fosse un'operazione finalizzata a ridurre gli investimenti su questo settore, che riteniamo fondamentale e delicato.
Ciò che intendiamo sottolineare è la necessità che l'approccio e l'incontro con la donna rimangano in capo ai servizi di consultorio pubblico e che siano dotati di tutte le professionalità necessarie. Tutt'al più, chiediamo che venga rafforzata questa opportunità con i necessari e opportuni investimenti, sia sullo strumento, sia a supporto dello strumento.
Crediamo che sia importante quello che abbiamo voluto indicare, e cioè che in quella situazione debbano essere offerte alle donne che incontrano questi servizi, la conoscenza di tutte le opportunità e le associazioni disponibili a sostenere questo tipo di percorso. Noi riteniamo che questo sia l'approccio corretto a questo tema.
Come ho detto, non abbiamo voluto riaccendere una discussione che ha fortemente lacerato la nostra società nei decenni passati, pur essendo riusciti a trovare un punto alto di incontro tra le diverse sensibilità.
Crediamo che il tema che debba essere posto in questo momento sia quello di rafforzare la qualità e il supporto degli strumenti per la donna e, in questo senso, abbiamo voluto fornire alcune indicazioni.
un approccio che non vuole lasciarsi coinvolgere da derive ideologiche, che invece crediamo pervadano e siano alla base di questo protocollo.
Non sto a ripetere ciò che hanno detto i miei colleghi sui soggetti che sono stati oggetto di questo accordo. Credo che le affermazioni del Presidente del Movimento per la vita siano sufficienti in questo senso.
Mi auguro veramente che, al di là delle difese di bandiera e delle posizioni assunte, questa Giunta e questa maggioranza abbiano il coraggio e la capacità di accettare come sollecitazioni positive ciò che abbiamo voluto esprimere con il nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Prima di procedere con le repliche, per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 113, do atto che è stato emendato dai proponenti. Il nuovo dispositivo recita "...a sospendere l'applicazione del protocollo della deliberazione n. 807 per avviare un confronto complessivo sul protocollo con un opportuno ed urgente coinvolgimento della Commissione Consiliare competente".
Consigliere Stara, è giusto? La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Non intendo apportare modifiche all'ordine del giorno.
Volevo chiedere, anzitutto, se l'Assessore Ferrero intende intervenire al termine di un dibattito che l'ha riguardata in molte parti e, poi vorrei fare brevemente questa considerazione. Se c'è un minimo comune denominatore della discussione odierna lo potrei riassumere in questo modo: tutti ravvisiamo con sfumature diverse l'esigenza e l'importanza di un confronto in Commissione in modo serio ed approfondito.
Siamo disponibili a non mettere in votazione il nostro ordine del giorno a fronte dell'impegno politico che chiediamo all'Assessore Ferrero in quest'Aula e che, in attesa della discussione all'interno della Commissione consiliare competente, l'Assessore sospenda l'efficacia dell'atto deliberativo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



(Commenti del Consigliere Stara)



PRESIDENTE

Prima delle repliche? Scusi, Assessore.
La parola al Consigliere Stara.
Però, le chiedo di intervenire molto brevemente.



STARA Andrea

Sono pronto a seguito anche della modifica che ha richiesto...



PRESIDENTE

No. Non le ho richieste io, è lei che le propone.



STARA Andrea

Sì. Che ha letto...



PRESIDENTE

Scusi, ma è meglio precisare.



STARA Andrea

Di ritirare anch'io il mio ordine del giorno a fronte di una esplicita dichiarazione di sospensione dell'efficacia del protocollo, per avviare poi un dibattito in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente e ringrazio anche il Consiglio per aver voluto approfondire un dibattito su un tema che noi per primi, come Giunta e io come Assessore, sento sicuramente importante e sicuramente pesante.
Posso assicurare questo Consiglio regionale che, nel momento in cui la Giunta ha ritenuto di valutare attraverso quale percorso poter definire (ovviamente, dal suo punto di vista) un'ulteriore migliore attuazione della Legge 194, l'ha fatto non con uno spirito talebano (come mi pare oggi sia emerso dalle molte considerazioni che sono state fatte in questo Consiglio e nelle quali io non mi riconosco), ma in un'ottica più positiva cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto rispetto alle valutazioni dell'apporto che associazioni da voi delineate e che in questo protocollo si individuano, possano dare in termini di apporto a un messaggio di vita e per la vita, in un contesto che la donna vive di grande difficoltà nel momento in cui si avvicina alle strutture pubbliche appositamente dedicate per individuare un percorso di accesso ad una scelta che è quella dell'interruzione volontaria della gravidanza.
Purtroppo, anche sui giornali, come a volte accade, vengono spesso emergono aspetti negativi di alcune attività che vengono svolte. Ogni tanto si legge sui giornali di che cosa non funziona negli ospedali, non ci si rende mai conto delle tantissime positività che invece emergono negli ospedali.
Anch'io, sinceramente, avendo conosciuto il mondo delle tante associazioni che credono in questi valori e vogliono portare il loro contributo per aiutare la donna a poter liberamente decidere se provare a costruirsi un percorso alternativo rispetto a quello della scelta dell'interruzione volontaria di gravidanza, vede tantissime esperienze di uomini, donne e giovani che sono coinvolti in questi contesti di volontariato che hanno un approccio diverso da quello evidenziato sui giornali e sui quali unanimemente ci si è espressi in senso negativo.
La bontà di questa deliberazione, della volontà che sottende a quanto è inserito nell'ambito di protocollo, è semplicemente immaginare un percorso più chiaro rispetto a quanto alcuni Consiglieri anche in questo Consiglio (il collega Lepri lo ricordava nel suo intervento) oggi non emerge dal punto di vista della completa attuazione della Legge 194 rispetto ad una serie di percorsi, per esempio quelli che vedono il coinvolgimento del mondo del volontariato nell'ambito di questi momenti di confronto con la donna che deve prendere una decisione così difficile.
Quindi lo spirito è semplicemente questo. Dalla deliberazione, dal protocollo si evince anche che non c'è alcun obbligo o imposizione da parte e nei confronti della donna ad avere questo tipo di supporto. Si individua un percorso attraverso il quale, se questo supporto è richiesto - perch questo è scritto - deve essere fatto sulla base di una serie di criteri che dal nostro punto di vista era utile e importante evidenziare.
Poi, questi percorsi possono non essere condivisi. Ovviamente, possono essere considerati non sufficienti, ma è un modo di evidenziare la non condivisione dei contenuti di questa deliberazione e di questo protocollo diverso rispetto ad alcune considerazioni e contesti che oggi ho sentito nell'ambito del dibattito di questo Consiglio.
Mentre invece ringrazio ovviamente tutti i Consiglieri che sia da una parte che dall'altra di questo Consiglio regionale hanno avuto parole di disponibilità nel ragionare intorno a questo tema.
Penso che questa giornata oggi non si possa concludere con un ragionamento rispetto al ritiro, non ritiro...



PRESIDENTE

Mi scusi, Assessore.
L'Assessore Ferrero sta rispondendo con puntualità a una serie di domande e proposte che sono state fatte dall'Aula, dopo circa quattro ore di interventi.
Chiedo per cortesia un attimo di attenzione.
Prego, continui.



FERRERO Caterina, Assessore alla tutela della salute e sanità

Non penso che oggi ci siano le condizioni per ragionare intorno al ritiro o non ritiro, sospensione o non sospensione.
Quello che la Giunta ha scelto come indirizzo è un indirizzo che mantiene dal punto di vista della propria impostazione; in questo senso auspico che la Commissione, quando e come riterrà di essere convocata, lo faccia nel più breve tempo possibile.
Ritengo che questa Giunta debba avere l'umiltà e l'onestà di partecipare a questa Commissione, consapevole del fatto che è sempre legittimo e possibile che nell'ambito della legittima e serena discussione di Commissione possano emergere degli elementi che in senso costruttivo possano essere utili rispetto all'applicazione di questa deliberazione.
Per quanto ci riguarda, quindi, ovviamente mantengo l'assoluta disponibilità a venire in tempi brevissimi in Commissione- e questa chiaramente sarà una decisione del Consiglio e del Presidente di Commissione - per verificare insieme attraverso quali elementi si ritiene che questa delibera in alcune parti non sia condivisibile. Ritengo per anche alla luce di una serie di considerazioni un po' strumentali che oggi in questo Consiglio sono state fatte, di non poter dare la disponibilità oggi, a ritirare o a sospendere la delibera.



PRESIDENTE

Ritengo dunque che gli ordini del giorno verranno mantenuti. Possiamo procedere alle due repliche, incominciando dall'ordine del giorno n. 113, a firma del Consigliere Stara al quale chiedo, per motivi organizzativi, di precisare se conferma la richiesta di voto segreto oppure no. La parola al collega Stara.



STARA Andrea

Non so se, oltre alla lettura che ne ha fatto il Presidente Cattaneo tutti i Consiglieri hanno avuto copia del documento nel quale...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Stara. Le sarei grato per motivi organizzativi se mi precisasse subito la questione del voto, perché dobbiamo preparare le urne e il seggio: glielo chiedo solo come atto di cortesia.



STARA Andrea

Chiedo il voto palese.



PRESIDENTE

Bene. Continui, grazie.



STARA Andrea

Faccio ancora un atto di disponibilità nei confronti di tutti i Consiglieri presenti. L'altro ordine del giorno che è stato presentato esplicita di fatto esclusivamente una richiesta di sospensione dell'applicazione del protocollo della delibera e risponde quindi senza fare cenno all'obbligatorietà e al parere vincolante della Commissione.
Annuncio che voterò favorevolmente anche l'ordine del giorno il cui primo firmatario è il collega Reschigna, anche se lo ritengo debole sul punto della richiesta di sospensione e non risponde al principale requisito soggettivo presente nel protocollo: rimane cioè la presenza nello Statuto delle Associazioni e delle "finalità di tutela della vita fin dal concepimento". E questo è un elemento fondamentale. Dal momento però che credo che su questi temi bisogna comunque trovare il minimo denominatore più alto possibile - e non sarò certo io a tirarmi indietro - annuncio che voterò favorevolmente.
Ma proprio perché ho deciso di votare favorevolmente, cambio idea e richiedo ufficialmente il voto segreto sull'ordine del Giorno da me presentato. Grazie.



PRESIDENTE

Mi scusi, ma aveva appena dichiarato il contrario. In ogni modo è suo diritto avanzare questa richiesta. Chiedo dunque velocemente di predisporre l'aula per il voto segreto.



(Commenti del Consigliere Giovine)



PRESIDENTE

Siamo in fase di replica e hanno diritto di intervenire il Consigliere Stara e uno dei firmatari dell'altro ordine del giorno. Le dichiarazioni di voto, Consigliere Giovine, non sono più previste dal nuovo Regolamento, cui lei ha apportato il contributo durante l'VIII Legislatura. Vuole intervenire o avanzare qualche proposta, visto che sono cinque ore che discutiamo?



(Commenti del Consigliere Giovine)



PRESIDENTE

I presentatori dell'ordine del giorno, il cui primo firmatario è il Consigliere Reschigna, rinunciano alla replica. Attendiamo ora che tutto sia predisposto per il voto segreto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Intervengo, se è previsto dal punto di vista procedurale, per fatto personale. Ritengo infatti la richiesta del collega Stara un po' offensiva.



PRESIDENTE

Se la Consigliera Spagnuolo esplica il fatto personale, lo valutiamo.



SPAGNUOLO Carla

Ci siamo espressi con assoluta chiarezza in quest'aula. Abbiamo assunto delle posizioni e le manteniamo. Vorrei che fossero esplicite, perché non ho l'abitudine nel segreto dell'urna di "trassare". Visto che qualcuno pensa che i Consiglieri che hanno sottoscritto un determinato ordine del giorno possano nel segreto dell'urna "trassare", dico a nome dei tre Consiglieri che sono presenti che noi non parteciperemo a questa votazione.
Se il Consigliere Stara vuole mantenere la richiesta di voto segreto la mantenga: io la ritengo una caduta di stile.



PRESIDENTE

Il Consigliere Stara ha comunicato che mantiene la richiesta di voto segreto.
Saranno dunque distribuite le schede. Spiego e me ne scuso, ma almeno siamo sicuri di esprimere il voto correttamente: si può votare "sì" e approvare l'ordine del giorno, si può votare scheda bianca, si pu scegliere di non consegnare la scheda e dunque di non partecipare al voto si può votare "no" e respingere l'ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Intervengo per un chiarimento: chi non prende la scheda non partecipa al voto?



PRESIDENTE

No, la scheda la si può prendere. A seguito dei due appelli nominali chi non la riconsegna non partecipa al voto.
Sospendo dunque la seduta qualche minuto per consentire l'allestimento del seggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.59 riprende alle ore 19.02)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che costituiscono il seggio il Vicepresidente Molinari, il Consigliere Ponso, la Consigliera Montaruli e il Consigliere Novero.
Prego la Consigliera Montaruli di procedere alla chiama.



(La Consigliera Montaruli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata Si proceda allo spoglio delle schede.
Nel frattempo, votiamo l'ordine del giorno successivo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 133, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che in data 15 ottobre 2010, la Giunta regionale del Piemonte ha approvato, con deliberazione n. 21-807, "Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza", atto che va ad incidere sulla legge 22 maggio 1978, n. 194 contenente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza (IVG) al punto 2.1 si dice che "l'accoglienza delle donne in gravidanza pu essere indifferentemente effettuata dai servizi consultoriali, dai centri per la famiglia e dalle strutture del Volontariato privato sociale, che abbiano stipulato idonee convenzioni previste nel presente protocollo" al punto 2.2 è previsto che "durante il primo colloquio, per il quale, se necessario e richiesto, deve essere presente il mediatore culturale e/o l'operatore del volontariato e del privato sociale" al punto "dei requisiti delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di privato sociale per il convenzionamento con le ASL" sono previsti requisiti professionali che possono solo risultare integrativi e non prioritari rispetto all'azione dei volontari ricordato che la legge 194/78 precisa chiaramente che l'IVG non costituisce in alcun modo un mezzo per il controllo delle nascite; lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, ciascuno nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, devono promuovere e sviluppare i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie ad evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite, devono garantire il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconoscendo il valore sociale della maternità e la tutela della vita umana dal suo inizio la legge 194/78 ha attribuito ai consultori familiari, istituiti con legge 29 luglio 1975, n. 405, e alle altre strutture socio-sanitarie con competenze consultoriali, un ruolo centrale nel percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza considerato che dall'introduzione della legge 194/78 ad oggi, nel nostro Paese si è avuta una diminuzione costante del ricorso all'aborto da parte delle donne italiane; al contrario, si registra un notevole incremento delle richieste per le immigrate, che seguono comportamenti differenti per nazionalità e cultura di provenienza, anche a causa dei diversi approcci ed accessi alla procreazione responsabile e all'aborto nei paesi di origine. La Relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza del 6 agosto 2010 evidenzia che in Italia, nel 2009, sono state effettuate 116.933 IVG (dato provvisorio), con un decremento del 3,6 rispetto al dato definitivo del 2008 (121.301 casi) ed un decremento del 50% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'aborto volontario (234.801 casi) si è assistito, altresì, alla contemporanea e regolare riduzione della piaga dell'aborto clandestino e della conseguente altissima mortalità materna: 15.000 interruzioni di gravidanza illegali nel 2005, la maggior parte delle quali si riferiscono all'Italia Meridionale, rispetto alle oltre 100.000 del 1983. Anche questi dati riguardano solo le cittadine italiane, in quanto non si dispone di stime affidabili degli indici riproduttivi per le donne straniere profondamente consapevole della estrema delicatezza della materia e richiamando al rispetto delle leggi esistenti, delle professioni e del diritto di ogni donna, che si trovi nella dolorosa condizione di dover compiere una scelta così difficile, a veder tutelata la propria dignità e privacy ritenendo che sui punti sopra richiamati il protocollo introduca elementi non accettabili ribadito che nell'esperienza piemontese, si sono sviluppati momenti di confronto tra le strutture pubbliche dei consultori e le organizzazioni volontarie, come testimoniato dal Presidente piemontese del "Movimento per la vita", e che, anche sotto questo aspetto, il protocollo rischia di riproporre, in termini ideologici e di contrapposizione, il rapporto tra la rete pubblica ed il mondo delle associazioni di volontariato impegna la Giunta regionale ad emendare la DGR n. 21-807, con la quale è stato approvato, nei giorni scorsi, il "Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza", sui tre punti indicati in premessa e ad avviare un confronto complessivo sul protocollo anche con un opportuno ed urgente coinvolgimento della Commissione consiliare competente invita la Giunta regionale ad attivare politiche di prevenzione più incisive per rimuovere, per quanto possibile, le cause e gli ostacoli che possono spingere le donne a richiedere l'interruzione di gravidanza, nonché a rafforzare interventi di promozione e tutela della maternità a rafforzare, secondo le disposizioni e con le modalità previste dalle leggi 194 e 405, il compito ed i ruoli dei consultori e delle equipe multidisciplinari, per una completa informazione su tutte le opportunità e le associazioni disponibili per le donne e le famiglie e sul sistema dei servizi previsti dal progetto di tutela materno infantile del Piano Socio Sanitario regionale".
Il Consiglio non approva.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 135 dei Consiglieri Leo e Ronzani, inerente a "Condanna a morte Tareq Aziz"


PRESIDENTE

stato presentato un ordine del giorno unitario contro la condanna a morte di Tariq Aziz a firma dei Consiglieri Leo e Ronzani, aperto anche ad altri Consiglieri che volessero aggiungere la propria firma.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 135, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che dagli organi di informazione si è appresa la notizia della recente condanna a morte per impiccagione, dell'ex Ministro degli Esteri ed ex Vice Premier iracheno Tareq Aziz Aziz, ultimo ancora in vita dei collaboratori eccellenti del deposto regime di Saddam Hussein, è stato condannato a morte dall'Alta Corte Penale di Baghdad per il suo coinvolgimento nelle persecuzioni contro i partiti sciiti iracheni negli anni '80, durante la guerra contro l'Iran in carcere, sin dall'aprile del 2003, Tareq Aziz unico cristiano cattolico nell'entourage di Saddam Hussein, è stato l'uomo del quale si è servito l'ex dittatore iracheno per aprire un ponte con la comunità internazionale non può esservi impunità per i crimini compiuti dal deposto regime iracheno e che i crimini di cui Tareq Aziz è imputato, insieme ad altri, rappresenta gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale considerato che gli avvocati difensori di Aziz, che dispongono di un mese di tempo per ricorrere in Appello contro la sentenza dell'Alta Corte Penale irachena definiscono la stessa "inaspettata" ed "esagerata" ed annunciano che chiederanno anche al Vaticano di intervenire per fermare l'esecuzione capitale il sistema penale iracheno, nell'ottica di una rinascita ed un ingresso del Paese all'interno della Comunità Internazionale dopo un lungo periodo di dittatura, ha il dovere di ispirarsi agli standard di giustizia internazionale e, in particolare, ai principi fissati per i tribunali e le Corti Penali Internazionali, i quali escludono il ricorso alla pena di morte per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità l'Unione Europea ha fatto sapere che la condanna a morte " non è accettabile " ed attraverso l'Alto Rappresentante della politica estera Catherine Ashton, chiederà "in modo molto chiaro alle Autorità irachene di bloccare l'esecuzione" il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha annunciato che la posizione dell'Italia sarà conforme a quella adottata dall'Unione Europea: chiedere all'Iraq di bloccare l'esecuzione di Tareq Aziz ritenendo che l'esecuzione dell'ex braccio destro di Saddam Hussein, a quasi dieci anni dalla caduta del regime, sia inutile e dannosa per le prove di " evoluzione democratica " dell'Iraq e potrebbe minarne il lento processo di ricostruzione della pace e della giustizia dopo le grandi sofferenze attraversate impiccando un altro testimone eccellente, l'Iraq rischierebbe di ripetere il tragico errore già commesso con Saddam Hussein, impedendo l'accertamento della verità, che costituisce un diritto fondamentale e un interesse inalienabile della collettività umana, diritto tanto più prezioso se si considera l'elevato prezzo pagato in termini di vite umane e sofferenze in Iraq ricordando che il nostro Paese è da anni impegnato nel portare avanti iniziative per la moratoria e, in prospettiva per l'abolizione universale della pena di morte ricordando, altresì, che l'ex Vice Premier Tareq Aziz versa in precarie condizioni di salute poiché lo scorso gennaio è stato colpito da infarto in carcere auspicando in un atto di clemenza del Governo di Baghdad, all'interno del quale si trovano diverse personalità contrarie alla pena di morte. Con tale atto, le Autorità irachene daranno il forte segnale di riconciliazione impegna il Presidente della Giunta Regionale a sollecitare con urgenza il Governo italiano, affinché formalizzi la richiesta all'Iraq di bloccare l'esecuzione capitale nei confronti di Tareq Aziz ed il sostegno alla presa di posizione di condanna dell'Unione Europea ad intervenire altresì con urgenza nei confronti del Governo perché sia evitata l'esecuzione di Tareq Aziz e dei suoi coimputati - coerentemente con quanto previsto dallo storico risultato che, il 18 dicembre 2007, ha portato all'approvazione della "Moratoria Universale della pena di morte "da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU - facendosi promotore presso i partner europei di una formale richiesta delle autorità irachene di reintrodurre la moratoria sulla pena di morte stabilita in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, al fine di rafforzare il completamento della transizione democratica dell'Iraq secondo i principi di uno Stato di Diritto che rispetti i più alti standard della Giustizia Internazionale" Il Consiglio approva.


Argomento: Condizione femminile - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 113 dei Consiglieri Stara, Artesio, Mastrullo Burzi, Spagnuolo, Cantore, Motta Angela, Pentenero e Manica, inerente a "Si sta giocando sull'aspetto più intimo della vita delle donne: un invito a riflettere" (seguito)


PRESIDENTE

stato effettuato lo spoglio delle schede relativo alla votazione segreta dell'ordine del giorno n. 113.
L'esito della votazione è il seguente: votanti 44 Consiglieri hanno votato SÌ 16 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri schede bianche 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.18)



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