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Dettaglio seduta n.411 del 11/03/14 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.01 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 10.49 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento consiliare.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali delle sedute del 4 marzo 2014.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota, Franchino e Sacchetto.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 30 e 31 gennaio 2014.


Argomento:

c) Impugnativa del Governo avverso legge approvata dal Consiglio regionale - Rinuncia parziale


PRESIDENTE

Vi è stata un'impugnativa del Governo avverso la legge approvata dal Consiglio regionale e rinunzia parziale. Con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 24 maggio 2013, il Governo aveva impugnato numerose disposizioni della legge della Regione Piemonte n. 3 del 25 marzo 2013 "Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56. Tutela ed uso del suolo" ed altre disposizioni regionali in materia urbanistica ed edilizia.
Il Consiglio dei Ministri, in data 28 febbraio 2014, a seguito delle modifiche apportate agli articoli impugnati con la legge regionale n. 17 del 12 agosto 2013, ha proposto la rinunzia parziale all'impugnazione stessa della legge limitatamente agli articoli 4, 16, 18, 21, 27, 31, 35 e 61.
Permangono ancora validi i motivi di impugnativa da parte del Governo segnatamente in riferimento agli articoli 33 (Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari) e 34 (Varianti e revisioni del piano regolatore generale, comunale e intercomunale).


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale professor Michele Olivetti deceduto il 14 gennaio 2014


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, è scomparso il 14 gennaio scorso a Burlasco all'età di 81 anni, il professor Michele Olivetti, Consigliere regionale del Piemonte nella IV Legislatura.
Nato il 15 maggio del 1932 a Torino, laureato in medicina e chirurgia nel 1957, si specializza in endocrinologia nel 1960 e ne consegue la libera docenza nel 1970.
A partire dagli anni '60, è stato dirigente della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, prima con incarichi regionali e poi con rilevanti incarichi a livello nazionale.
Dal 1970, ha diretto la rivista Avvenire Medico e, dal 1983 al 1988, la rivista della Società Italiana di Medicina Generale, di cui è stato Vicepresidente dal 1982 al 1994.
Nel 1980 è stato eletto Consigliere comunale a Burlasco. Eletto Consigliere regionale nella IV legislatura nella circoscrizione di Torino lista Democrazia Cristiana, è stato componente delle Commissioni sanità ed ambiente.
Nel 2006 è stato nominato Vicepresidente della Federazione nazionale dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
I funerali del professor Michele Olivetti si sono svolti a Burlasco il 16 gennaio scorso.
Alla signora Margherita, ai figli Marco, Mauro e Michela desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale e mia personale, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra viva e sentita solidarietà e vicinanza.
Invito i presenti a osservare un minuto di silenzio in memoria del Consigliere regionale professor Michele Olivetti.



(L'Assemblea, in piedi osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.05 riprende alle ore 11.10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Montagna

Questione pregiudiziale ex articolo 71 del Regolamento interno del Consiglio regionale in merito alla trattazione del disegno di legge n. 373 inerente a "Legge sulla Montagna"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 373, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Si tratta del disegno di legge denominato "Legge sulla Montagna" presentato dalla Giunta regionale del Piemonte, assegnato per l'esame in sede referente alla I Commissione in data 24 ottobre 2013. Il disegno di legge è stato licenziato dalla I Commissione a maggioranza dei Consiglieri presenti ai lavori della Commissione stessa in data 7 febbraio 2014.
Relatori del provvedimento sono i Consiglieri Cantore e Reschigna.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Posso fare una richiesta a lei o alla dottoressa Bertini?



PRESIDENTE

Si rivolga pure al Presidente; prego.



ANGELERI Antonello

Penso a lei, perché ovviamente la dottoressa Bertini non pu intervenire in quest'Aula.
Vorrei sapere le motivazioni di indifferibilità e urgenza nell'approvazione di questa legge.
Giusto per avere la garanzia di tutto questo consesso.
Se ce lo legge qua in Aula, saremmo tutti più sollevati.



PRESIDENTE

Bene. La Conferenza dei Capigruppo ha più volte affrontato la questione e l'ha ritenuta indifferibile e urgente. L'Aula è sovrana, quindi chiedo all'Assessore competente di dare una risposta al Consigliere Angeleri in questo senso.
Prego, Assessore Vignale, prenda pure la parola.



VIGNALE Gian Luca, Assessore all'economia montana

Grazie, Presidente.
Relativamente all'indifferibilità ed urgenza, il motivo è relativamente semplice.
La legge nazionale ancora esistente sulle Comunità montane prevede che qualora la metà delle Amministrazioni comunali di una singola Comunità montana vadano al voto, decadono tutti gli organi della Comunità montana.
Ciò significa che il 25 maggio, con le presunte (non ancora convocate, ma presunte) elezioni amministrative, le 22 Comunità montane del Piemonte non avranno più un Presidente, una Giunta e un Consiglio, a differenza delle tornate precedenti in cui si andava sostanzialmente in continuità amministrativa, cioè si attendeva che i Consigli comunali eleggessero i loro rappresentanti o, nell'ultima tornata, che i singoli Consiglieri eleggessero il Presidente e il Consiglio.
Con l'approvazione della legge 11, noi abbiamo abrogato quegli articoli della legge 16 che garantivano non solo la continuità amministrativa, ma l'elezione dei nuovi organi. Quindi noi ci troveremmo, a partire dal 26 maggio, con le Comunità montane che devono essere in qualche modo superate ma il cui superamento passa ovviamente attraverso un atto di liquidazione che deve essere svolto anche dalle Comunità montane, senza la quale legge avremmo l'impossibilità di gestire in qualche modo l'ordinaria amministrazione, a partire dall'approvazione dei bilanci, al pagamento degli stipendi e a tutto ciò che riguarda ovviamente l'aspetto di gestione ordinaria degli Enti.
Poi vi è un secondo aspetto che riguarda l'indifferibilità e l'urgenza o il pregiudizio nei confronti della Pubblica Amministrazione. In questo momento, abbiamo una situazione in cui vi è nei territori la contestualità di Comunità montane esistenti e Unioni di Comuni montani esistenti. Le prime, sapendo che sono in corso di liquidazione, non svolgono più, come prima, le funzioni che o la legge regionale o le singoli Amministrazioni comunali hanno attribuito; le seconde, cioè le Unioni di Comuni già costituiti o in via di costituzione, non possono partire perch ovviamente, non vi è la possibilità di trasferimento di personale, di risorse, di beni strumentali e quant'altro.
Quindi la situazione che stiamo vivendo è quella di investire delle risorse economiche, che devono essere trasferite alle Comunità montane senza che queste esercitino più, come prima, una gran parte delle loro funzioni e senza che le Unioni possano cominciare il loro lavoro.
I motivi preminenti rispetto all'indifferibilità sono quelli che ho detto inizialmente. I secondi sono quelli di un buon utilizzo del denaro pubblico e quindi non creare un pregiudizio per l'Ente.



PRESIDENTE

Collega Angeleri, va bene? Allora vuole formalizzare una pregiudiziale? Non può fare altro.
La Giunta ha risposto; la Conferenza dei Capigruppo ha preso le sue decisioni. Se lei vuole insistere o ha dei dubbi, ci dica come la pensa e formalizzi una pregiudiziale, altrimenti si procede.
Prego, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Vorrei essere estremamente chiaro.
La mia non è una richiesta dilatoria rispetto all'approvazione di questa legge e mi aspettavo una risposta non certo da lei che fa l'Assessore, collega Vignale, ma da un punto di vista prettamente tecnico.
Nella sua risposta ci sono valutazioni corrette, per carità, ma di ordine politico, che in questo momento mi interessano molto poco. Vorrei avere come penso molti altri colleghi che magari non hanno il coraggio o la voglia di farlo, una garanzia che quanto stiamo per compiere è un atto legittimo, dal punto di vista giuridico.
Mi aspetto quindi, non tanto dall'organo politico - la Giunta regionale quanto da un organo che sovrintenda al Consiglio regionale, una valutazione che spieghi che questa legge è indifferibile ed urgente e bisogna approvarla entro oggi, altrimenti succede questo e quest'altro oppure che dica che non è indifferibile ed urgente, quindi occorre valutare se, da un punto di vista politico - a questo punto sì - farla passare approvarla e discuterla, oppure no.
Chiedo questo. Non mi sembra di chiedere chissà che cosa.
Torno a ripetere che non si tratta di una questione che riguarda l'approvazione della legge in un senso piuttosto che in un altro. Ci sono altre leggi, e lei, Presidente, lo sa, approvate all'unanimità da più forze politiche nelle Commissioni, che invece sono ferme. Quelle non hanno un carattere di urgenza e indifferibilità? Vorrei solo capirlo, altrimenti mi riesce veramente complicato discuterla ed entrare in una valutazione politica che, comunque, in questo frangente e in questo momento delicato non è opportuna.



PRESIDENTE

Sperando che sia l'ultima volta, e chiedo scusa ai colleghi, il carattere dell'indifferibilità e dell'urgenza è stato determinato in maniera chiara e cristallina - cosa rientra e cosa non rientra, come se fossero due rotaie di una ferrovia - dal parere espresso circa un mese fa da parte degli Uffici, che tutti loro hanno, in particolare i signori Capigruppo.
Quando c'è questa valutazione tecnica su cosa rientra e su cosa non rientra, ovviamente i vari organismi, nelle varie fasi, devono fare la verifica.
La Giunta regionale ha approvato questo provvedimento nell'ottobre 2013, quando ancora non esisteva questo problema. Successivamente ne ha chiesto la trattazione, sollecitata in Commissione, dove è stata fatta una valutazione di Giunta, secondo la quale l'Assessore l'ha definito un atto indifferibile ed urgente (come ha già spiegato l'Assessore).
In sede di Commissione, in particolare nella seduta del 7 febbraio 2014, il documento è stato licenziato ed è stato ritenuto indifferibile ed urgente, altrimenti non sarebbe stato licenziato, avendo già quel carattere.
Per ben tre volte la Conferenza dei Capigruppo, compresa la valutazione di una questione di diffide che sono pervenute, alcune anche reiterate e inviate per conoscenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, ha valutato, in merito alla programmazione (una volta unanimemente e due volte in maniera prevalente), che fosse un atto indifferibile ed urgente. Oggi siamo in seduta d'Aula. Ciò premesso, è l'Aula che deve valutare.
Pertanto, siamo in una situazione indifferibile ed urgente e si tratta il punto. Se qualcuno è di opinione diversa, deve indicarne le motivazioni e porre una pregiudiziale. Non si può fare altro. Questo è il Regolamento.
Quindi, in assenza di pregiudiziale, incominciamo la trattazione di questo punto. Va bene? Se non va bene le deve andare bene lo stesso, perché il Presidente sono io, quindi decido io o decide l'Aula, non decide lei.
Prego, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Le chiedo scusa, Presidente, io non decido assolutamente.



PRESIDENTE

Nel senso che decido io o decide l'Aula, non può decidere lei.
Lei può presentare una pregiudiziale e poi l'Aula deciderà.



ANGELERI Antonello

Io non voglio decidere, e le chiedo ancora scusa per questo mio terzo intervento che chiudo immediatamente, ma dico solo che, rispetto a quanto lei ha testé detto, da un punto di vista giuridico non mi ha risposto.



PRESIDENTE

Infatti non faccio l'avvocato, faccio il Presidente e le rispondo sotto un profilo procedurale, regolamentare ed istituzionale. Faccio il mio lavoro.
Consigliere Angeleri, non la voglio zittire, ma questa è l'ultima volta che le do la parola.
Lei ha due possibilità: può presentare una pregiudiziale chiedendo qualcosa di definito, ed è nella sua prerogativa, altrimenti si rimette alla conduzione del Presidente e alla volontà dell'Aula. Non c'è alternativa.
Consigliere da molti più anni di me, quindi sa che questo è il meccanismo.
Prego.



ANGELERI Antonello

No, per carità, lo sono da quando lo è lei.
Porterei all'attenzione dell'Aula una pregiudiziale, se mi consente solo il tempo di scriverla.



PRESIDENTE

I lavori sono sospesi e riprenderanno alle ore 11.30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.22 riprende alle ore 11.34)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
stata depositata, ex articolo 71 del Regolamento interno del Consiglio regionale, una questione pregiudiziale sospensiva a questione preliminare sulla trattazione del disegno di legge n. 373.
"Ai sensi dell'articolo 71 pongo la pregiudiziale affinché non venga trattato il disegno di legge 373, se non dopo avere adeguatamente approfondito i temi dell'indifferibilità e dell'urgenza che motiverebbero l'approvazione della stessa".
La richiesta è firmata dai Consiglieri Angeleri, Maccanti, Franco Maria Botta ed altri.
Richiamo l'articolo 71, comma 2, del Regolamento: "Tutte le questioni hanno carattere incidentale e la discussione non può proseguire prima che il Consiglio si sia pronunciato su di esse. Su tali questioni può parlare soltanto un oratore per ciascun Gruppo consiliare".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Già il modo con cui è stata formulata la questione pregiudiziale determina, dal nostro punto di vista, la non ammissibilità della stessa. Se si deve porre una questione pregiudiziale, occorre indicare le ragioni e i motivi per cui si ritiene il provvedimento non indifferibile ed urgente.
Porre una questione pregiudiziale allo scopo di sincerare - di sincerarsi se ci sono le ragioni di indifferibilità ed urgenza dopo che, come ha ricordato lei, Presidente, la Commissione consiliare e la Conferenza dei Capigruppo più volte hanno avuto modo di esprimersi sullo stesso, mi sembra che si annulli da sola.
Vorrei ancora aggiungere alcune considerazioni.
Prima considerazione. Noi voteremo contro la pregiudiziale, ricordando a quest'Aula che in sede di legge finanziaria, di discussione sulla legge finanziaria, avevamo posto noi, con alcuni emendamenti, la necessità proprio per l'urgenza delle scadenze, di dover anticipare almeno alcuni contenuti del disegno di legge. Non sono stati votati quegli emendamenti in sede di legge finanziaria perché l'Aula ha condiviso il fatto che forse era più opportuno ritornare in Commissione e verificare all'interno della stessa quali parti dovessero essere assolutamente votati.
La Commissione ha fatto questo lavoro stralciando, dall'originario disegno di legge, una serie di articoli, non ritenendoli indifferibili ed urgenti.
Seconda considerazione. Credo che nel concetto di indifferibilità ed urgenza - e ce lo siamo ripetuti più volte - ci sono quegli atti la cui mancata assunzione può determinare gravi conseguenze all'Ente o alle realtà dipendenti dal provvedimento in oggetto.
Personalmente mi sembra che non affrontare questo tema, di fronte alle scadenze che abbiamo di fronte e alle considerazioni espresse dall'Assessore Vignale sulla necessità di dare una risposta alle realtà comunali che sono in attesa di decidere come e in che termini procedere alla costruzione di forme associate per la gestione, le funzioni fondamentali e per le politiche di sviluppo delle terre alte, significa comunque determinare una condizione di incertezza, soprattutto vista la prossima scadenza dell'avvio della programmazione dei fondi comunitari, che hanno necessità di recuperare una dimensione di governance a livello locale.
Terza ed ultima considerazione Cari colleghi, dietro la questione pregiudiziale c'è un problema politico vero: la maggioranza non vuole la legge nel merito. Allora abbiate il coraggio di dire che vi state aggrappando a pseudo-questioni pregiudiziali, perché il vero dissenso è sul contenuto della legge. Questo dissenso diventa tale da bloccare per settimane il Consiglio regionale sul punto, così da creare una forte spaccatura all'interno della maggioranza e da creare una condizione di sfiducia nei confronti della stessa Giunta regionale da parte della maggioranza. Questo è il problema politico vero.
Ma a questo problema politico vero voi non siete in grado di dare una risposta ed è la ragione vera per cui, al di là delle vicende giudiziarie e dei ricorsi, ancora una volta, su questo provvedimento, si misura la vostra incapacità di affrontare e di governare il Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, l'Ufficio di Presidenza ha ammesso la questione pregiudiziale perché la ritiene perfettamente coerente con il comma 1 dell'articolo 71, altrimenti non l'avrebbe ammessa.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Voterò contro la pregiudiziale nonostante l'intervento del Consigliere Reschigna mi abbia più volte fatto venire la tentazione - per il fatto stesso delle motivazioni e delle modalità con cui è intervenuto - di cambiare idea.
Cionondimeno, facendo un ragionamento semplice che è già stato fatto sul tema - ma lo ripeto - di come e in che modo vadano ad essere interpretate le cose che stanno succedendo in questi giorni e in questi mesi, credo che chi se ne occuperà dopo avrà materia di approfondimento e di studio. Io ho fatto stentatamente l'ingegnere, non ho una formazione giuridica e quel poco che so l'ho imparato in quest'Aula, né non credo di avere ulteriore capacità di approfondimento. Tuttavia, ho idea che stiano avvenendo cose non sempre ordinatamente coerenti rispetto al pensiero che normalmente uno potrebbe avere.
Però qui le cose sono semplici. La Giunta ha ritenuto il provvedimento indifferibile e urgente, la Giunta si appoggia su un ufficio legislativo immagino, se non sono cambiate le cose in questi ultimi anni, certamente più competente di me. La stessa linea l'ha sostenuta in Commissione, non soltanto discutendo la legge, ma rispondendo a domande specifiche. Chi sono io, mi verrebbe da dire, per avere più autorevolezza rispetto alla Giunta che, con molta capacità critica (tutta quella che abbiamo avuto in questi anni) e con molta lealtà abbiamo criticato quando era stato necessario, ma anche supportato, quando è stato utile, come lo è in questo momento? Non vediamo, quindi, motivo per dissentire in questo caso dal parere della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri per l'illustrazione della richiesta pregiudiziale; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Chiediamo che ci sia un'espressione, da parte del Consiglio sull'indifferibilità e urgenza di questo atto. Ed è abbastanza naturale in un momento delicato come questo, non contando assolutamente nulla questo Consiglio e noi stessi, a meno che ci sia da approvare qualcosa che interessa.
Mi rivolgo al Consigliere Reschigna. Sul modo: non ho niente contro questa legge. Capisco che a lei venga in mente la citazione di Andreotti che a "pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca", ma tenga presente che ogni tanto, e soprattutto in un momento come questo in cui c'è poco da perdere da parte di ognuno di noi all'interno di questo Consiglio si può parlare con franchezza.
Parlando con franchezza, dico: in questo momento ho sette avvocati, e non riesco capire neanche il perché, ma non vorrei l'ottavo. Vorrei essere tranquillo di votare un provvedimento che sia utile, che serva, ma con la tranquillità di poterlo approvare e non trovarmi, successivamente, qualcuno che mi dica che questa azione non dovevo perpetrarla.
Quindi l'unica motivazione vera è questa. Ecco perché questa mattina ho chiesto, prima di discutere in Consiglio, che in Consiglio ci fosse un'espressione in tal senso. Ma questo a tutela di qualsiasi Consigliere: che venga dal PD, da SEL da qualsiasi altra parte politica. Penso che quindi, questo sia un modo per approvare una legge e non avere eventuali ricorsi. Tutti quanti abbiamo ricevuto e-mail, alcuni Sindaci ci hanno intimato: o l'approvate, oppure facciamo ricorso. Altri, invece, sono già andati in Procura dicendo che non la dobbiamo approvare.
Di questi tempi, e con questa situazione, non siamo sovrani più di niente e non siamo titolati a fare nulla in questo Consiglio, perch qualcuno ci ha spiegato che siamo fuori gioco, ma allora siamo fuori gioco su tutto e non solo per qualcosa.
Sono stato abbastanza chiaro, Presidente?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Non entro nel merito perché avrò occasione di parlare della legge in seguito. Dico solo che non è una legge che mi piace così tanto. Avrei preferito altre sfumature su questa legge.
una legge che viene dalla Giunta, da Assessori e da un Presidente forse poteva essere impostata leggermente in maniera diversa. Spiegher dopo come.
Chiedo di votare contro la pregiudiziale perché ritengo che questa legge debba essere approvata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Stiamo parlando di pregiudiziale, non del merito della legge.
La pregiudiziale è stata posta da un membro della maggioranza, ed è chiaramente indice di un dissenso su questo argomento e su questo provvedimento che nasce proprio dalla maggioranza.
Se la pregiudiziale non dovesse essere accolta, si discuterà e noi come Gruppo, intendiamo partecipare alla discussione ed, eventualmente all'esito della stessa, anche al voto.
Sulla questione della pregiudiziale, per i motivi che ho detto prima noi non intendiamo partecipare, come Gruppo, al voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cantore; ne ha facoltà.



CANTORE Daniele

Oggi è la giornata dei confronti (sto scherzando).
Questa è una pregiudiziale. Lei ha detto che non bisogna entrare nel merito, quindi le fughe in avanti rispetto alle divisioni presunte o vere all'interno della maggioranza le vedremo poi nel merito del dibattito.
Riteniamo che non si debba votare, quindi voteremo contro, perché riteniamo che questa legge abbia avuto un percorso molto lungo e diversi passaggi in Commissione, pur comprendendo le motivazioni che ha addotto il Consigliere Angeleri. Tuttavia, pensiamo che oggi si debba mettere la parola fine a questo iter e affrontare la legge in Aula: lì verificheremo se c'è sintonia all'interno della maggioranza e se, più in generale, c'è sintonia all'interno dell'Aula.
Noi voteremo no alla pregiudiziale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta Franco Maria; ne ha facoltà.



BOTTA Franco Maria

Grazie, Presidente.
Il Gruppo Fratelli d'Italia, avendo sottoscritto e firmato la pregiudiziale, ovviamente voterà a favore. Anche alla luce dell'ennesima sentenza del TAR che ha sottolineato che gli atti devono essere urgenti e indifferibili, noi non ci sentiamo sufficientemente garantiti dalle valutazioni espresse dalla Giunta su questo argomento. Perché se ci sono degli uffici preposti, gli stessi devono scrivere nero su bianco: essendo nella Pubblica Amministrazione, non ci basta la tradizione orale.
Dopodiché, ci sono anche dei Comuni che hanno diffidato il Consiglio regionale dall'assumere questo provvedimento, ma qui entreremmo già nel merito della questione. Mi sembra - è singolare, ma questo lo dico più alla maggioranza che all'intero Consiglio - che si stia già configurando comunque, una maggioranza; credo, quindi, che l'Assessore Vignale e l'Assessore Molinari possano essere rassicurati dal buon esito del provvedimento finale.
Detto questo, anticipo già che noi non parteciperemo alla votazione, ma lascerò comunque libertà di voto sul provvedimento. La nostra è una posizione molto chiara e molto netta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Stiamo discutendo su una questione pregiudiziale: a questo punto, direi che abbiamo già perso troppo tempo.
Noi, come Gruppo UDC, voteremo contro la questione pregiudiziale insieme al collega Reschigna, per non perdere ulteriore tempo.
Nel contempo, dal momento che oggi, alle nostre spalle, vi sono molti Sindaci che assistono alla seduta, vorrei rimarcare che molti di loro sono a favore di questa legge sulla montagna, ma ve ne sono molti altri contrari. A mie mani, per l'appunto, ho un elenco di Sindaci della mia provincia - la Provincia Granda - che mi istigano a non votare tale provvedimento.
Personalmente, mi trovo in difficoltà - lo confesso - perché questa legge, a mio avviso, avrebbe dovuto essere diversa. Questo testo finale non mi convince completamente. Tuttavia, magari lo voteremo comunque, per molti altri motivi. Ribadisco, però, che non mi convince al cento per cento anche se è stato presentato dalla Giunta regionale, da Assessori per i quali nutro fiducia, stima e amicizia.
Alla fine della fiera, se non approviamo questo disegno di legge queste 22 Comunità montane verranno sminuite, non finiranno i lavori che sono in attesa di completamento, e via discorrendo.
Permettetemi uno sfogo, però; concedetemi di togliermi questo "sassolino": alcune Comunità montane hanno fatto dei "castelli nel deserto", lasciatemelo dire! Vorrei che queste Comunità montane, che si trasformeranno in Unioni di Comuni, esprimano veramente lavoro autentico di divulgazione per i territori, creando posti di lavoro.
Noi voteremo favorevolmente solo per questo motivo. Per il resto, avrei voluto qualche modifica, perché non mi convince al cento per cento. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Credo anch'io che si sia già perso parecchio tempo, per cui noi, del Gruppo di Forza Italia, esprimiamo la nostra contrarietà alla questione pregiudiziale che è stata sollevata e invitiamo a procedere con la discussione, auspicando una celere approvazione del disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Franchino; ne ha facoltà.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente.
Mi pare che le posizioni dell'Aula siano andate delineandosi, per cui il mio voto non influirà sulle maggioranze che si formeranno per una questione pregiudiziale, che - mi pare sia chiaro - andrà respinta.
Ci tengo, però, a sottolineare due aspetti, in particolare, circa questa maggioranza: il primo è che con il voto che si esprimerà su questa pregiudiziale la maggioranza andrà a dimostrare una propria responsabilità e andrà ad assumere un voto spinta da quel senso di responsabilità.
Il secondo aspetto è che il voto su questa pregiudiziale non incide su quello che è il merito della legge. Non è corretto, quindi pretestualizzare il voto sulla presente pregiudiziale per andare a parlare di "divisioni" all'interno della maggioranza.
Dal mio punto di vista, poiché il voto sulla pregiudiziale - è chiaro sarà in senso negativo (perlomeno è questo che mi pare di comprendere), è importante sottolineare che le obiezioni mosse dal Consigliere Angeleri ed da altri sull'effettività o meno del Consiglio regionale siano fondatissime. Ossia, per una questione di coerenza, c'è l'utilità di andare a dire, finalmente, che non è che il Consiglio regionale, quando fa comodo è nell'effettività dei suoi poteri e, quando non fa comodo, non lo è, o esiste a fasi alterne, a seconda delle simpatie, delle necessità e degli orientamenti.
Proprio per rimarcare tale aspetto, ritenendo io, a priori, che il Consiglio eserciti le sue funzioni in maniera legittima e che sia investito della pienezza dei poteri, pur tuttavia - ribadendo, appunto, le contraddittorietà che invece emergono, perché quando si parla di altri provvedimenti spesso e volentieri si va a dire che non possono essere discussi proprio perché il Consiglio non opera nell'effettività dei suoi poteri - andrò a votare favorevolmente questa pregiudiziale, anticipando comunque un voto di merito favorevole alla legge, anche a fronte del grande lavoro che è stato svolto di conciliazione all'interno della maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca, Assessore all'economia montana

Grazie, Presidente.
Ovviamente - dico "ovviamente" perché, come ricordava qualche collega è un disegno di legge - la richiesta della Giunta è quella di respingere la questione pregiudiziale. Ma non soltanto perché, come apparirebbe normale la Giunta porta in Aula un provvedimento e ne chiede l'esame nel merito. Ma perché il respingere la pregiudiziale, non significa non entrare nel merito del provvedimento, ma semplicemente trattarlo. Il motivo principale è questo.
La legge è stata approvata dalla Giunta, se non erro, nel mese di ottobre del 2013, è stata discussa in Commissione e licenziata in data 7 febbraio 2014. Credo, quindi, che sia corretto arrivare ad una discussione nel merito.
La risposta che ho provato a dare al collega Angeleri, certamente non esaustiva, sulla indifferibilità ed urgenza - non sono entrato nel merito della norma, cosa che, ovviamente, faremo nel corso della discussione - è semplicemente quella di garantire la possibilità di continuità amministrativa di organi, che, ancorché in via di superamento, oggi gestiscono i servizi socio-assistenziali (una parte consistente) delle montagne piemontesi e garantiscono tutta una serie di altri servizi (non quelli fondamentali, in alcuni casi anche) e di funzioni della montagna dell'agricoltura e altro, e che quindi bisogna continuare a garantire, con un passaggio il più veloce possibile fra le Comunità montane e le Unioni ricordandoci che non stiamo parlando solo di soggetti astratti all'interno dei quali lavorano più di 200 dipendenti, eccetera eccetera, ma stiamo parlando di realtà che erogano servizi alla popolazione.
Credo, allora, che questo sia il nodo centrale sul quale intervenire in termini di politica, di scelte politiche.
Sulla indifferibilità e l'urgenza vale quello che ho provato a spiegare e che proverò a ripetere meglio, non sperando di convincerla, ma per dovere, perché lei ha posto una domanda ed è corretto che la Giunta le risponda nel modo più puntuale possibile.
Il rischio vero, come le dicevo precedentemente, anzi la certezza, è che il 26 di maggio ci si trovi con 22 Comunità montane che non hanno più gli organi per poter esercitare la normale amministrazione. Certamente questo è un aspetto importante di indifferibilità ed urgenza. Ed è uno.
Mi permetto di segnalarne un secondo. Perché lei ricorderà che anche nel parere che hanno espresso gli Uffici (compresi quelli della Giunta regionale) viene indicata l'indifferibilità e l'urgenza in situazioni di pregiudizio per l'Ente, cioè quando l'Ente rischia di avere un danno economico.
La situazione che stiamo vivendo è esattamente questa. Stiamo continuando ad erogare trasferimenti alle Comunità montane che, per una questione normale, cioè il fatto che sono un soggetto in via di superamento, in molti casi (non tutti) non stanno più erogando gli stessi servizi ai cittadini che erogavano prima.
Allora non credo sia corretto che del denaro pubblico venga impiegato senza che i servizi che prima venivano erogati continuino a venire erogati.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Vignale.
Pongo in votazione la pregiudiziale, a firma del Consigliere Angeleri e altri, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento, "affinché non venga trattato il disegno di legge 373, se non dopo avere adeguatamente approfondito i temi di indifferibilità e urgenza che motiverebbero l'approvazione dello stesso".
Votando "sì", si approva la pregiudiziale; votando "no", la si respinge.
Il numero legale è 30.
Indico la votazione palese sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Angeleri.
Annullo la procedura di votazione a causa di problemi tecnici.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.00 riprende alle ore 12.03)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vi invito a togliere la scheda. Tutti hanno tolto la scheda? Dovete disinserire la scheda.
Procederei con l'appello nominale, se tre Consiglieri sono disposti ad alzare la mano.
Inserite nuovamente la scheda.
Procediamo alla votazione della pregiudiziale, ex articolo 71 del Regolamento, che il disegno di legge 373 non debba discutersi, mediante appello nominale manuale.
Svolgerà l'appello nominale il Consigliere Segretario Leardi e si procederà ad effettuare due chiame.
Rispondendo "sì", si vota positivamente; rispondendo "no", negativamente.
Gli astenuti verranno computati come voti negativi.
La non partecipazione verrà computata come sola presenza per il numero legale.
Indico la votazione nominale sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Angeleri.



(Il Consigliere Segretario Leardi effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Tutti i colleghi che intendevano votare hanno votato? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
I lavori riprenderanno con la comunicazione dell'esito della votazione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.09 riprende alle ore 12.13)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i lavori con la comunicazione dell'esito della votazione sulla questione pregiudiziale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 54 Consiglieri votanti 46 Consiglieri hanno votato SÌ 10 Consiglieri hanno votato NO 34 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 8 Consigliere Il Consiglio non approva.
La pregiudiziale posta dal Consigliere Angeleri è respinta.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Per favore, signori Sindaci: non si può! Fate finta di essere qui al mio posto. Grazie.


Argomento: Montagna

Esame disegno di legge n. 373, inerente a "Legge sulla Montagna"


PRESIDENTE

Procediamo dunque con l'esame del disegno di legge n. 373, di cui al punto 3) all'o.d.g.
In accordo con i relatori di maggioranza e minoranza, colleghi Cantore e Reschigna, diamo per lette le relazioni, il cui testo recita: "Il percorso di superamento delle comunità montane doveva prevedere, in parallelo, il completamento dell'attuazione della legge regionale 28 settembre 2012, n. 11 (Disposizioni organiche in materia di Enti Locali).
con l'avvio delle gestioni commissariali degli enti montani) e l'approvazione del disegno di legge n. 373, oggi all'esame dell'Aula.
Le unioni montane che si sarebbero dovute costituire nell'immediatezza dell'entrata in vigore della legge regionale 11 del 2012 stentano nonostante la costituzione negli ultimi mesi di nuove unioni, ancora oggi ad avviarsi e verosimilmente anche per questa ragione la legge, quanto al superamento delle comunità montane, non è stata portata ad attuazione nelle strette tempistiche previste.
In base ai disposti degli articoli 12, comma 3, e 14 della legge regionale 11 del 2012, i decreti di commissariamento delle comunità montane avrebbero dovuto essere infatti emanati al più tardi nel mese di marzo 2013, data entro la quale era appunto prevista la costituzione di una pluralità di unioni di comuni montani chiamate a succedervi. Stando ai termini di legge la fase di liquidazione avrebbe dovuto essere ormai conclusa o in via di conclusione.
Come è noto, così non è stato ed è anche per questo che alla legge regionale 11 del 2012 la Giunta regionale ha affiancato il disegno di legge n. 373, che reca, tra l'altro, disposizioni per l'incentivazione alla formazione di unioni montane.
Nello scorso autunno, quando era ormai imminente il commissariamento delle comunità montane, ragioni di opportunità connesse ad un'impugnativa avanti al TAR del provvedimento recante i criteri per le nomine hanno determinato un momento di impasse, a cui si aggiungono, oggi, le limitazioni imposte all'attività del Consiglio regionale.
Attualmente le comunità montane piemontesi vivono una situazione particolare.
La legge regionale n. 11 del 2012 ne ha decretato ormai da tempo il superamento, incentivando, tra l'altro, la mobilità del personale, con la conseguenza che gli enti montani, pur essendo ancora titolari di tutte le funzioni amministrative che ad essi facevano storicamente capo, e pur continuando ancora a gestire in forma associata numerosi servizi per conto dei comuni, risultano - di fatto - delegittimati e in alcuni casi sono costretti ad operare in forte carenza di organico.
Per altro verso, le unioni montane, che potrebbero raccogliere il testimone delle comunità montane in termini di funzioni e servizi gestiti a beneficio dei territori montani, sono nell'impossibilità di operare in assenza di norme che garantiscano il loro funzionamento, a maggior ragione in considerazione dell'approssimarsi della scadenza dei mandati amministrativi di molti comuni montani.
L'unica 'certezza' è data dal vuoto istituzionale destinato a verificarsi proprio in coincidenza con il turno elettorale.
Le prossime elezioni amministrative porteranno infatti alle urne 418 dei 553 comuni delle attuali comunità montane, comuni che in tutti i casi rappresentano oltre la metà dei componenti della comunità. Sia che ci si richiami all'ormai abrogato articolo 15 ter della legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 (Testo unico delle leggi sulla montagna), sia che ci si voglia riferire alla disciplina dello Stato (articolo 27, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), con il rinnovo della maggioranza dei comuni delle comunità montane gli organi di tutti gli enti verranno a decadere, senza peraltro, che sia ipotizzabile una loro rielezione.
La citata legge regionale n. 11 del 2012, infatti, coerentemente alla sua impostazione di base, ha abrogato ogni disposizione al riguardo, e non esistono regole nazionali applicabili a questa ipotesi, posto che per pacifica giurisprudenza costituzionale l'assetto istituzionale delle comunità montane appartiene alla competenza legislativa regionale.
Sotto questo profilo, alla situazione che si verrà a creare con le prossime elezioni difficilmente potrà essere posto rimedio mediante il ricorso al commissario prefettizio previsto dall' articolo 141 del citato decreto legislativo n. 267 del 2000. Il commissario previsto da tale norma infatti, di norma gestisce l'ente per un tempo determinato, fino all'indizione di nuove elezioni. Non pare neppure astrattamente ipotizzabile che venga chiamato in causa sine die, in attesa che la Regione eserciti le proprie potestà, portando a termine il percorso di liquidazione degli enti o colmando la vacatio legis.
Né, oggi, esistono norme che consentano alla Regione stessa di provvedere alla nomina di un proprio commissario per questa ed altre ipotesi di decadenza, fatta eccezione per le disposizioni contenute nell'articolo 13 del disegno di legge n. 373 che ha regolamentato proprio queste fattispecie.
Con il disegno di legge n. 373 all'esame dell'Aula, la Regione si propone di dare una soluzione alla suddetta situazione.
Il Disegno di legge in esame, nel testo sottoposto a consultazione ed emendato in sede referente dalla I Commissione consiliare, consta di diciassette articoli, suddivisi in cinque capi.
In I Commissione sono stati individuati i punti disciplinati dal disegno di legge n. 373 che richiedono, per tutte le ragioni sopra illustrate un'approvazione in tempi rapidi, nell'intento di snellirne l'iter di esame da parte dei Consiglieri, vista anche l'attuale situazione di 'attenuazione' dei poteri del Consiglio regionale. A tal fine, sono stati abrogati alcuni articoli del testo originario del disegno di legge 373, la cui approvazione non era fondamentale in questo particolare momento (ad esempio, gli articoli sul mantenimento dei servizi nelle zone montane e la promozione di attività di analisi, ricerca e studio del territorio montano piemontese). Fondamentale è invece l'approvazione degli articoli dedicati all'istituzione e all'utilizzo del fondo regionale per la montagna, alla costituzione delle unioni montane e alla individuazione dei relativi ambiti territoriali nonché, alle modalità di nomina di un commissario per la gestione ordinaria della comunità montana in sostituzione del presidente della comunità montana, anche a seguito della scadenza del mandato amministrativo della maggioranza dei comuni facenti parte della comunità montana. Particolarmente importante, infine, è la determinazione di tempi certi per la costituzione delle Unioni montane.
Entrando più nel dettaglio, il disegno di legge n. 373 individua nelle unioni montane di comuni le forme aggregative idonee a rendere effettive le misure di promozione e sviluppo economico, salvaguardia e valorizzazione dei territori montani (articolo 1).
L'articolo 2 definisce le unioni montane come unioni di comuni costituite dai comuni della cosiddetta. montagna 'legale' (per cui sono comuni montani i comuni classificati montani o parzialmente montani sulla base della ripartizione del territorio di cui alla deliberazione del Consiglio regionale 12 maggio 1988, n. 826-6658 (Classificazione e ripartizione del territorio regionale fra montagna, collina e pianura) ed, eventualmente dai comuni di collina già compresi nelle attuali comunità montane.
All'articolo 3 del disegno di legge sono individuate le funzioni delle unioni montane che le stesse saranno chiamate a svolgere a beneficio della montagna; funzioni in parte riconducibili a quelle già svolte dalle comunità montane, in parte di titolarità comunale, da esercitare in forma associata tramite l'unione proprio in ragione delle specificità delle zone montane. Oltre alle funzioni amministrative relative alle materie di cui all' articolo 117 della Costituzione, potranno esercitare anche le funzioni già conferite alle preesistenti comunità montane. In questo contesto assumono specifico rilievo le funzioni segnatamente assegnate alle unioni montane in materia di: a) bonifica montana b) sistemazione idrogeologica ed idraulico- forestale c) economia forestale d) energie rinnovabili e) opere di manutenzione ambientale f) difesa dalle valanghe g) turismo in ambiente montano h) artigianato e produzioni tipiche i) mantenimento del servizio scolastico nelle aree montane j) incentivi per l'insediamento nelle zone montane k) informatizzazione l) incentivi per la ricomposizione fondiaria L'articolo 4 stabilisce che i comuni montani non inclusi in unioni montane sono tenuti ad esercitare le funzioni amministrative già svolte dalle comunità montane in convenzione con un'unione montana.
Gli articoli 5 e 6 disciplinano, rispettivamente, l'istituzione e le modalità di utilizzo del fondo regionale per la montagna. Il fondo è costituito da: a) i proventi di competenza regionale del diritto di escavazione per esercenti di cave e di miniere, b) una quota dei proventi derivanti dai canoni per l'uso delle acque pubbliche;c) i proventi di competenza regionale derivanti dai canoni di concessione delle acque minerali e di sorgente destinate all'imbottigliamento; d) una quota di quanto accertato dalla Regione a titolo di addizionale sul consumo di gas metano nell'esercizio precedente.
Una quota non inferiore all'ottantacinque per cento del fondo è ripartita tra le sole unioni montane Le restanti risorse del fondo sono rivolte, oltre che a iniziative della Giunta regionale di sviluppo e valorizzazione della montagna, anche al finanziamento e alla realizzazione di progetti strategici ad elevata valenza occupazionale per le zone montane (articolo 6).
In sede di prima applicazione della legge, il fondo è attribuito alle sole unioni montane che alla data del 31 marzo 2014 abbiano provveduto all'approvazione dello statuto. Tuttavia, per l'esercizio finanziario 2014 una quota del fondo sarà ripartita alle comunità montane per lo svolgimento delle funzioni loro conferite dalla Regione (articolo 14).
Come si è anticipato, nell'intento di giungere ad un assetto istituzionale definito e potenzialmente stabile della montagna piemontese, il disegno di legge individua inoltre un percorso per promuove la costituzione delle unioni montane, che dovranno essere formate in tutto o per la maggior parte da comuni montani (articolo 7). La popolazione complessiva dell'unione montana dovrà essere, inoltre, di almeno 3000 abitanti. Sono tuttavia possibili eccezioni qualora le unioni montane che non posseggano uno di tali requisiti, presentino comunque caratteristiche di omogeneità territoriale e abbiano dimensioni si territoriali che demografiche adeguate allo svolgimento delle proprie funzioni.
Il percorso si articola nel modo che segue: entro il 15 marzo 2014, i comuni appartenenti a comunità montane dovranno trasmettere alla Regione la conforme deliberazione consiliare di approvazione dell'atto costitutivo e dello statuto dell'unione montana oppure la deliberazione consiliare recante la volontà del comune di non far parte di un'unione montana (articolo 8) entro il 31 marzo 2014, la Giunta regionale valuterà la rispondenza di tutte le unioni montane esistenti ai requisiti richiesti (articolo 8) entro il 31 marzo 2014, la Giunta regionale individuerà gli ambiti territoriali entro i quali dovranno costituirsi le unioni montane, ambiti che verranno ricalcati sui confini delle comunità montane esistenti al 31 dicembre 2007 (articolo 9).
L'articolo 10 del disegno di legge n. 373 prevede che entro dieci giorni dall'entrata in vigore della legge, la Giunta regionale effettui una ricognizione delle funzioni già conferite dalla Regione alle comunità montane.
Entro il 31 marzo 2014, la Giunta regionale determina la data di decorrenza dell'esercizio di tali funzioni. In sede di prima applicazione della nuova legge, le unioni montane, anche in convenzione tra loro, si avvarranno dei beni e del personale dipendente dalle comunità montane, secondo modalità stabilite con specifica intesa.(articolo 11).
L'articolo 12 reca una modifica di coordinamento con la legge regionale n.
11 del 2012.
Il disegno di legge delinea poi alcune disposizioni transitorie volte a regolare la gestione delle comunità montane e a disciplinare le ipotesi di decadenza o dimissioni del Presidente e di scioglimento dell'organo rappresentativo mediante la nomina di un commissario per la gestione ordinaria dell'ente (articolo 13).
L'articolo 14 contiene norme di prima applicazione per l'attribuzione e ripartizione del fondo regionale per la montagna, e disciplina alcuni compiti di comunicazione per il segretario della comunità montana per il periodo in cui dura in carica della comunità.
L'articolo 15 stabilisce le abrogazioni di leggi regionali e l'articolo 16 le disposizioni finanziarie.
L'articolo 17 inserisce, infine, la dichiarazione d'urgenza".
Anche la Giunta rinuncia a presentare il provvedimento.
Passiamo dunque alla discussione generale, per la quale per primo ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Il Piemonte è una Regione che ha 1.206 Comuni e il 90% di questi Comuni ha meno di 1.000 abitanti. È una tradizione, una storia della nostra Regione questa forte diffusione amministrativa all'interno del territorio regionale, così come apparteneva alla storia e all'esperienza della nostra Regione il fatto di sopperire a questa forte presenza di piccoli Comuni attraverso esperienze di gestione associata, che non hanno guardato solo alle cosiddette funzioni fondamentali, ma anche alle ragioni attraverso le quali costruire una stagione di sviluppo economico in quei sistemi territoriali. Si trattava dell'esperienza delle Comunità montane e collinari; e si trattava, parzialmente, delle esperienze delle Unioni dei Comuni.
Tutto ciò un certo giorno è saltato, in nome di un provvedimento nazionale che aveva l'obiettivo di rafforzare le esperienze di gestione associata da parte dei Comuni. In Piemonte, però, quel che è successo a seguito di questo provvedimento nazionale, e soprattutto a seguito della legge regionale n. 11, è esattamente l'opposto: il Piemonte sta vivendo oggi una stagione e un periodo di forte parcellizzazione delle esperienze amministrative.
Questo non è tanto il caso di capire, colleghi, se lo strumento che ha favorito tutto ciò è l'utilizzo delle convenzioni o le Unioni dei Comuni ma il modo con cui concretamente tutto ciò viene applicato all'interno della nostra Regione dev'essere oggetto di riflessione attenta e di ragionamento.
Credo che in ogni territorio e in ogni Provincia della nostra Regione noi stiamo assistendo a forme di gestione associata che rispondono sotto il profilo formale alle richieste e alle disposizioni della legge, anche se sotto il profilo sostanziale non porteranno né efficienza né efficacia e nemmeno le condizioni per politiche di sviluppo all'interno del territorio della nostra Regione.
Ci sono Comuni che stanno gestendo o stanno decidendo di gestire in modo associato, attraverso lo strumento delle Convenzioni, le funzioni fondamentali, che appartengono a due vallate diverse: Comuni che non hanno alcuna contiguità territoriale.
Ora, il problema di come noi difendiamo il significato della comunità locale e il valore profondo che rappresenta anche questa forte articolazione amministrativa, chiedendoci nello stesso momento, però, se questa dispersione e questa parcellizzazione amministrativa produrranno una stagione più moderna, più innovativa, più efficace e più efficiente nella nostra organizzazione amministrativa, è un problema che noi dobbiamo porci che il legislatore regionale deve porsi; e deve porsi avendo la consapevolezza che non sono indifferenti, rispetto alla costruzione di sistemi territoriali più forti, la natura e il carattere dell'organizzazione amministrativa all'interno di quei sistemi territoriali. Un'organizzazione amministrativa più forte, infatti, è capace di sostenere lo sforzo della costruzione di sistemi territoriali più forti.
Ho fatto questa premessa, che apparentemente non ha colleganza con i contenuti del disegno di legge - il disegno di legge non affronta le tematiche relative alle gestioni associati delle funzioni fondamentali perché noi dobbiamo porci la questione, alla luce della parcellizzazione del sistema amministrativo nella nostra Regione, di cosa può avvenire se tutto ciò lo riproponiamo quando ragioniamo in termine di politiche di sviluppo dei territori montani.
Dobbiamo porci questo interrogativo a maggior ragione oggi che siamo alla vigilia di un appuntamento quale la prossima programmazione dei Fondi Strutturali Europei, che per la prima volta nella nostra Regione e all'interno delle politiche individua come asse di intervento le politiche di sviluppo particolari e specifiche per i territori di montagna. Dobbiamo porcelo di fronte ad un altro provvedimento - questo collegato alla dimensione nazionale, quello legato alle aree interne - che pone l'esigenza di ridefinire all'interno di piccoli sistemi territoriali organizzazione amministrativa, organizzazione dei servizi e organizzazione dello sviluppo economico.
infatti evidente una cosa: che con una parcellizzazione del sistema amministrativo non ci possono essere politiche di sviluppo che riguardano la montagna, perché quella parcellizzazione è la negazione del concetto di sviluppo.
Da qui nasce il contributo che questo Gruppo consiliare ha dato nei lavori di Commissione e che vuole dare anche nel dibattito odierno in Aula su questo disegno di legge che non rappresenta la nostra visione ottimale delle politiche per la montagna, lo dico onestamente, ma che certamente rappresenta un passo in avanti significativo rispetto ai vuoti e ai problemi che la legge regionale n. 11 ha creato all'interno della nostra organizzazione regionale.
Parlo di vuoti perché la legge regionale n. 11 individua il fondo per la montagna, ma non dice com'è composto; e, come tale, questa rischia di essere una mera affermazione di principio. Anche nel testo del disegno di legge originale licenziato dalla Giunta regionale il fondo per la montagna era genericamente individuato. La discussione che abbiamo svolto in Commissione ha portato alla determinazione dei meccanismi e dei fattori che comporranno il Fondo Nazionale per la Montagna. Consideriamo questo un passo in avanti; anzi, si tratta di un obiettivo che questo Gruppo regionale si era posto nel lavoro e nel dibattito in Commissione.
Vengo al secondo vuoto che questo disegno di legge va a colmare.
Nella legge n. 11 veniva certamente affermato il concetto che non necessariamente le politiche di sviluppo in montagna dovessero trovare quegli ambiti territoriali uguali a quelli della gestione delle funzioni fondamentali previsti dalla legislazione nazionale; ma non diceva attraverso quale meccanismo tutto ciò dovesse avvenire. Allora - ed è una scelta anche culturale che dobbiamo fare, perché la politica ogni tanto deve aver il coraggio di affrontare le sfide che guardano al futuro e non al mero tentativo di costruire una sintesi tra le posizioni diverse che oggi ci sono nelle realtà comunali della nostra Regione - dire oggi che le politiche di sviluppo si possono fare solamente attraverso le Unioni dei Comuni significa esprimere un concetto importante. Le Unioni dei Comuni infatti, non rappresentano il contratto con cui due o più Comuni decidono di gestire quella funzione fondamentale: rappresentano il tentativo di quei Comuni, di quegli ambiti territoriali, di mettersi assieme, non delegando a un Comune quelle politiche, ma costruendole insieme.
Noi consideriamo questo un elemento importante. Era un pezzo che avevamo cercato di inserire all'interno del dibattito sulla legge n. 11 e non ci siamo riusciti, perché la maggioranza in quel contesto e in quell'ambito ha fatto scelte e intrapreso percorsi diversi. Apprezziamo il fatto che questa affermazione oggi trova accoglienza all'interno del disegno di legge su cui stiamo ragionando e credo che questo aiuterà anche la crescita culturale degli Amministratori locali.
Lo dicevo prima all'inizio del mio intervento: noi riconosciamo il valore importante che ha la comunità locale, piccola o grande che sia. Noi riconosciamo il diritto fondamentale che hanno quelle comunità locali di avere un'Amministrazione comunale, un Sindaco, una realtà amministrativa con cui rapportarsi ogni giorno.
Questo non è negato e appartiene alla nostra storia. Sarà sempre così.
Rimarrà e continuerà ad essere un valore, ma quello che oggi va richiesto a tutti - agli amministratori locali, alle comunità locali, agli amministratori regionali - è la consapevolezza che con un'organizzazione amministrativa parcellizzata il Piemonte non è in grado di guardare al proprio futuro, è di avere un'organizzazione amministrativa moderna, avere Comuni che si mettono insieme su ambiti territoriali omogenei, perché si gestisce assieme se c'è un legame, che non lo dà il pallottoliere, ma lo danno le relazioni che si sono costruite nel tempo.
Sono relazioni sul piano del sistema dei servizi, sul piano dei collegamenti viari, sono relazioni sulla capacità che nel passato si è sviluppata in modo anche positivo all'interno della nostra regione: poter lavorare assieme e porsi degli obiettivi che guardino al futuro.
Sotto questo aspetto, il disegno di legge rappresenta un elemento positivo, che va a colmare questi vuoti e questi limiti. È una scelta che noi abbiamo sostenuto dando il nostro contributo all'interno dei lavori della Commissione, cercando di migliorarne alcune parti.
Ritengo che occorra fare, tutti insieme, e mi riferisco agli amministratori del Piemonte, una grande operazione culturale, che è quella di immaginare - lo ripeto e qui chiudo il mio intervento - che con un'organizzazione amministrativa siffatta è evidente che si può tornare a parlare di politiche di sviluppo, che si può costruire un Piemonte più moderno, e che con un'organizzazione amministrativa più forte è evidente che si possono ricreare le condizioni affinché i sistemi territoriali ricomincino a ragionare sulle ragioni capaci di restituire sicurezza economica e sicurezza sociale all'interno di quelle aree.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
La politica e la montagna: è difficile poter affermare che non abbiano tra di loro un intimo legame. Sono tante le considerazioni che si potrebbero fare a sostegno di questa tesi.
La montagna, per il nostro territorio, non è solo una cornice naturale ma è anche una cornice culturale. Penso che non si possa parlare di cultura piemontese, di sviluppo, vita del territorio piemontese in senso lato prescindendo dalle solide e profonde radici montane.
Ritengo che, al di là di tutte le obiezioni o le pregiudiziali, al di là del merito che riguardi o che riguardino quelle obiezioni, oggi probabilmente come ultima discussione di questa legislatura, nell'ambito di questo consesso, noi si faccia bene a parlare di montagna.
Sappiamo tutti che non sono mancate le polemiche su opposti fronti tutti legittimi, per carità: chi ha opposto obiezioni sulla legittimità della discussione, addirittura diffidando il Consiglio a non svolgere l'esame del provvedimento e ipotizzando addirittura il reato di esercizio abusivo di potestà legislativa; chi (molti altri, sempre legittimamente) al contrario, chiede l'approvazione immediata e definitiva del disegno di legge.
Ricordiamo che la settimana scorsa, cento, tra Sindaci e amministratori, hanno lanciato forte il loro grido di dolore contro il protrarsi delle lungaggini.
Cari Sindaci, le lungaggini appartengono, purtroppo (e sottolineo purtroppo), al mondo della politica e, d'altra parte, sono una cornice inevitabile della democrazia. Bisogna prenderne atto.
Questa benedetta legge sulla montagna continua ad avere, di fatto, una gestione difficile, molto difficile, lungo un sentiero montano sconnesso.
Speriamo solo, non per fare una battuta, ma per esprimere un concetto chiaro, che la montagna non partorisca un topolino, perché non è quello che voi volete.
Dopo quasi due anni di una confusa riforma degli enti montani, prevista dalla legge n. 11 del 2012, questo nuovo disegno di legge - il n. 373 approvato in I Commissione dopo tre mesi di stand by, riconosce l'Unione montana di Comuni come soggetto cardine delle politiche di sviluppo del territorio montano attraverso la governance delle terre alte.
Un tentativo - quello di questa legge - di superare la precedente frammentazione attraverso la trasformazione da Comunità ad Unioni.
La legge n. 11/2012, purtroppo - e anche in questo caso sottolineo il purtroppo - non è riuscita - è inutile girarci attorno - nell'intento. Ha oggettivamente ingenerato una serie di lacune giuridiche e complicazioni burocratiche in ordine al trasferimento delle funzioni e delle risorse da un modello quarantennale ad un altro in divenire. Questo periodo transitorio ha visto, negli ultimi 18 mesi, nuove Unioni coesistere in confusa concomitanza alle Comunità montane, tra l'altro con la perdita di ben o di oltre 100 unità di personale verso comuni di pianura.
La legge n. 11 e la sua applicazione non solo è stata accompagnata dalle critiche di tanti amministratori locali, ma è stata anche oggetto di eccezioni di legittimità (si pensi al ricorso al TAR da parte della Comunità montana delle Alpi del Mare sui criteri di nomina dei Commissioni liquidatori delle Comunità montane), anche eccezioni di incostituzionalità rispetto all'articolo 44 della Costituzione, poiché la Consulta, con sentenza n. 229 del 2001 si era già espressa sull'impossibilità di soppressione tout court delle Comunità montane. Tra l'altro, anche in contraddizione paradossale - e questa è un'altra incoerenza, bisogna prenderne atto e discuterne seriamente - con lo Statuto della Regione, che prevede, agli articoli 3 e 4, il raccordo della Regione nella sua attività con la Comunità montana. In pratica è una legge regionale che sopprime un soggetto previsto dallo Statuto regionale.
Per evitare il ripetersi degli errori commessi sarà bene che l'Unione erediti dalla Comunità montana competenze e finanziamento. Il passaggio da Comunità ad Unione non può ridursi solo ad una questione di sfumatura semantica, come accade spesso nei vari processi di varie riforme, dove la novità del lessico è solo carta velina che avvolge l'immutata sostanza strutturale. Ci deve essere qualcosa che muta radicalmente.
La discussione odierna sulla montagna è stata rinviata la settimana scorsa, e via di seguito, però, non a caso - penso - coincideva con la discussione sui fondi europei. In quel caso mi sono prodigato per non far mancare il numero legale, poiché la ritenevo importante ed è importante ed è collegata alle questioni che si pongono con questa legge.
In linea di principio, compito della Regione non potrà che essere la promozione dei territori montani attraverso il riconoscimento dell'Unione montana quale unica forma associativa tra i Comuni e come soggetto istituzionale finalizzato alla tutela e sviluppo delle terre alte.
L'Unione dovrà essere erede delle potestà e delle funzioni delle Comunità montane nella gestione delle risorse quali il turismo l'artigianato, la manutenzione ambientale e i servizi imprescindibili quali il servizio scolastico e i servizi essenziali alla persona.
La vera sfida di fondo del provvedimento - non so se questo provvedimento l'assolve al 100% - sarà, a mio avviso, quella della composizione di Enti sovracomunali per la maggiore omogeneità di sviluppo delle aree che ricadono nel 52% dell'intero territorio regionale su cui sono insediati molti Comuni montani.
Di fatto, con questo provvedimento sembrano aumentare le competenze (articolo 3) per le Unioni montane di Comuni, dalla prevenzione del dissesto idrogeologico tramite la bonifica territoriale all'informatizzazione, alla promozione degli enti comunali, alla ricomposizione fondiaria necessaria, data l'eccessiva parcellizzazione agro forestale. Ricordate che sono cinque milioni le particelle catastali.
L'articolo 5 definisce, poi, i cespiti per la formazione del fondo regionale montagna per 14 milioni di euro, coperti tramite i diritti di escavazione di materiali inerti, una quota derivante dai canoni di imbottigliamento delle acque minerali, una quota di IRAP e una quota dell'addizionale regionale sul consumo del metano.
Allora, a mio avviso, si pone la questione su come verranno destinate le risorse del fondo. Esso non si può ridurre solo all'autosostentamento strutturale del nuovo modello, ma dovrà ispirarsi pure a investimenti sul territorio e al cofinanziamento europeo, come dicevo prima.
Tra i miei elementi di dubbio, e ne ho diversi, c'è anche la definizione dell'ammontare del fondo. Tale fondo, pur necessario indispensabile e indiscutibile, credo che non sia sufficiente. Ricordo che tre anni fa i finanziamenti per gli Enti montani si attestavano intorno i 20 milioni di euro, che fino al 2010 si sommavano ai 20 milioni previsti dallo Stato, risorse sempre più decrescenti in seguito alle politiche nazionali sulle aree montane.
Il tentativo di smantellamento degli Enti sovracomunali e montani ha avuto diverse fasi alterne, tra l'ascia della norma nazionale e lo sfinimento per fame delle risorse. Allo stato attuale, c'è una disorganicità normativa enorme e in tale disorganicità le Regioni italiane si sono perciò mosse in modo asincrono. Alcune si sono dotate di legge propria, altre hanno continuato a mantenere le Comunità montane. La legge Maccanti si è dimostrata - ripeto, purtroppo - uno strumento inefficace per la trasformazione delle Comunità nelle poche Unioni realizzate; è stata una trasformazione un po' confusa, diciamocelo pure.
Durante il transitorio della legge 11/2012, il formale venir meno delle Comunità montane senza un lineare passaggio di titolarità delle risorse economiche alle coesistenti Unioni avrebbe potuto aggiungere al disorientamento anche più dirette conseguenze sulle imprese e sul territorio; si pensi, ad esempio, al rischio chiusura del GAL (Gruppo di Azione Locale) costituito da soggetti pubblici e privati per la promozione del territorio, che sono gli unici gestori di una quota di fondi europei che la Regione è obbligata a spendere, di cui le Comunità montane sono i soci pubblici di maggioranza.
Quindi, per concludere, mi riservo di valutare il voto, che comunque darò, ma la qualità dello stesso dipenderà dall'esito di questa discussione e da una più approfondita riflessione. Comunque, ciò che ho detto resta valido e anche, purtroppo, i miei dubbi al riguardo, che non sono sicuramente dubbi da ascrivere a una contrarietà in termini di sensibilità alle vostre istanze, ma vanno proprio in linea e in parallelo alle stesse.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "S. Pellico" di Frossasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V della Scuola Elementare "Silvio Pellico" di Frossasco in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Montagna

Esame disegno di legge n. 373, inerente a "Legge sulla Montagna" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione generale sul disegno di legge n. 373.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Come mia abitudine, cercherò di non far perdere tempo né all'Aula né ai Sindaci che ci stanno ascoltando.
Parto da un presupposto. Ritardi, non ritardi. Certo la politica purtroppo ha dei tempi più lunghi che nella società cosiddetta civile, per tant'è; cerchiamo sempre tutti quanti, di qualsiasi colore politico, di abbreviare questi tempi e poi tutti quanti ci ritroviamo con queste lungaggini.
Voglio dire però un paio di cose. In primo luogo, voglio cercare di spiegare il perché di quanto ho detto prima, quando ho chiesto il voto contrario alla pregiudiziale. Ho chiesto il voto contrario alla pregiudiziale semplicemente per un motivo, ovvero che ritengo di essere legittimato a fare il Consigliere regionale fino alle nuove elezioni. Fino ad allora, ritengo a tutti gli effetti di essere legittimato.
Mi fa specie, mi permetto di dire, che una ex Presidente della Regione Piemonte, che da una parte fa ricorsi al TAR per fare annullare quello che è stato fatto, la Presidente Bresso, poi in quest'Aula, mezz'ora fa, voti contro la pregiudiziale. Perché io mi sono sempre considerato...



(Commenti della Consigliera Bresso)



CAROSSA Mario

Non mi disturbi, grazie. Mi ha disturbato per quattro anni, scusi, non mi disturbi adesso, grazie.
Quindi mi fa veramente specie. Ho sempre considerato di essere Consigliere regionale a tutti gli effetti, a differenza di lei.
Detto ciò, dico una cosa. I Sindaci qua presenti - alcuni li abbiamo già visti, tanti li abbiamo incontrati - hanno un grosso problema, frutto delle politiche, purtroppo, degli ultimi anni dei Governi centrali, Governi di centrodestra e centrosinistra, accomunati tutti dal fatto che, incapaci loro di tagliare a livello centrale e a livello romano, hanno continuato a tagliare a livello periferico.
Noi in questi quattro anni, come Regione, ci siamo ritrovati in grosse difficoltà - questo bisogna dirlo - a soddisfare le richieste dei Sindaci che non erano richieste di poco conto, perché loro sono il primo baluardo verso i nostri cittadini, e questo non lo dico perché loro sono qui presenti, non è mia abitudine, ma perché è la realtà dei fatti: i cittadini dei nostri paesi e delle nostre città da chi vanno, quando hanno bisogno quando loro manca un servizio? Vanno dai Sindaci. E loro devono poter rispondere.
In questi anni, ci siamo ritrovati, anche noi come Regione Piemonte nella difficoltà di dare risposta a questi Sindaci, grazie a questa politica veramente omicida da parte dei Governi centrali, ripeto, di centrodestra e di centrosinistra, che, incapaci di tagliare, hanno solamente ed esclusivamente tagliato a livello periferico, a cascata tagliando alle Regioni, tagliando quindi ai Comuni e alle Comunità locali! Quello che è importante è che si riesca, in qualche modo, a dare di nuovo le risorse a queste città e a questi paesi, altrimenti crollerà tutto, cari signori! Possiamo discutere fino a dopodomani di qualsiasi legge, ma se non ci sono i fondi per dare le risposte ai cittadini crollerà tutto, crollerà la società come l'abbiamo intesa finora.
Certo, come accennavo prima quando ho chiesto di votare contro la pregiudiziale, la legge secondo me poteva essere leggermente diversa.
Guardate, non ci giro tanto intorno, avrei preferito - ma gli Assessori lo sanno - che i Comuni e che i Sindaci fossero più liberi di decidere in questo passaggio. Ritengo che con questa legge abbiano un pochino le mani legate. Dopodiché ho anche detto, e lo ribadisco, che questa è una legge che esce da decisioni della Giunta regionale e sono abituato - sarò sempre abituato - a questo: o mi dimetto o approvo un provvedimento che è portato dalla Giunta che è la mia maggioranza. Tutto lì il discorso. Posso essere critico, posso discuterne (come ho fatto), posso discuterne per ore (com'è stato fatto), dopodiché accetto quello che, secondo me, un eletto dovrebbe fare, se continuiamo a considerare i partiti ai quali apparteniamo un qualcosa di serio.
Tuttavia, ritengo anche che questo disegno di legge sia la mediazione migliore.
Ho ascoltato prima il Capogruppo Reschigna - adesso non lo vedo in aula, però mi ascolterà senz'altro - quando diceva: "A noi non è che piace così tanto".
Non piace così tanto a lui; non piace così tanto al sottoscritto; non piace così tanto al Capogruppo Negro dell'UDC.
Forse a questo punto la Giunta ha fatto quello che doveva fare, cioè ha cercato di mediare il più possibile posizioni differenti, per riuscire a dare la legge migliore possibile ai nostri amici Sindaci e, quindi, ai nostri cittadini piemontesi.
Ritengo che la Giunta abbia fatto questo, ma ne discuteremo ancora perché sono stati presentati emendamenti. Su alcuni di quelli che ho firmato riterrei, se fosse ancora possibile, avere un'ulteriore mediazione ma non faccio certamente le barricate, altrimenti mi contraddirei con tutto quello che ho detto in questi ultimi minuti.
Termino chiedendo veramente uno sforzo da parte di tutti noi, per interrompere questa catena di tagli che ci sono dall'alto verso il basso.
Dobbiamo tutti quanti fare uno sforzo verso i nostri referenti a Roma, per cercare di interrompere questa catena. Non è possibile, ripeto, che i nostri Sindaci siano oramai trasformati in persone che ai loro cittadini non possono che rispondere "no", oppure "non abbiamo i soldi per darti il servizio".
Ai nostri cittadini, della legge può anche importare proprio niente. Ai nostri cittadini interessa - ed hanno ragione - che i loro bambini possano avere gli autobus per andare a scuola; ai nostri cittadini interessa che le strade siano pulite e in ordine; ai nostri cittadini interessano - ed hanno ragione - i servizi.
Delle nostre beghe - scusate il termine - non gli importa assolutamente nulla, assolutamente zero! Chiedo - e ci sarà senz'altro - che su questa legge oggi ci sia un bel dibattito. Magari porterà anche a miglioramenti, non lo so, vedremo, per auspico che la legge oggi venga approvata.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Il collega Reschigna ha riassunto la posizione del Gruppo del PD quindi posso limitarmi a tre brevi considerazioni.
Prima considerazione. C'è, almeno in via di principio, un punto sul quale in questi anni siamo stati d'accordo, relativo all'esigenza che le politiche regionali in qualche modo si ponessero coerentemente l'obiettivo di riconoscere la specificità delle aree montane.
Ricordo discussioni svolte in Commissione, e non solo, circa il fatto che un po' tutti convenivano sul fatto che il futuro di questa regione, per le ragioni ricordate prima dal collega Reschigna, in larga misura dipende e non è retorica - anche dal modo con il quale affronteremo, in maniera organica, i problemi della montagna.
Certo, non tutto dipende da questa legge, però molto dipende da scelte che prescindono dagli interventi che la Regione può compiere.
Giustamente il collega Carossa ha fatto riferimento ai tagli che hanno messo in ginocchio le amministrazioni.
Mi consenta però di ricordare, collega Carossa, non per motivi o per ragioni polemiche, come in quest'Aula il Presidente Cota ebbe, in passato occasione di giustificare quei tagli, magari solo perché erano compiuti da un Governo dello stesso colore politico della sua maggioranza.
Ma non tutti qui hanno fatto così. Mi ricordo quando, in quest'Aula Cota sostenne che quei tagli avrebbero imposto politiche di razionalizzazione. Ve lo ricordate? Non mi sto inventando niente. Tuttavia non voglio parlare di questo, perché oggi non vorrei fare una polemica su questioni che appartengono a scelte di Governo.
Noi abbiamo un problema: individuare un livello di governo e un soggetto - in questo caso l'Unione montana - che ci consenta di realizzare nelle aree montane, politiche che abbiano un minimo di efficacia, perché il punto politico è esattamente definire il livello di governo che ci consenta di realizzare, nel Piemonte e nelle aree montane, politiche che, se realizzate seriamente e se fatte bene, possono in qualche modo incidere lasciare il segno e realizzare uno sviluppo dell'economia delle vallate o delle zone montane.
Questo è il nodo, secondo me, che questa legge affronta ed è anche l'elemento di discontinuità che questa legge introduce rispetto alle politiche passate e ai provvedimenti passati.
Mi spiego in questo modo anche una parte dell'atteggiamento della Lega perché è del tutto evidente che questo provvedimento rappresenta, rispetto a quello precedente, un elemento di discontinuità.
La vedo così. Mi posso anche sbagliare, ma non mi hanno convinto, anche se sono sempre molto attento a valutare le cose per quelli che sono i ragionamenti sull'esistenza o meno dell'indifferibilità ed urgenza.
Mi è parso di capire che qui ci sia un nodo politico, emerso da questa maggioranza. Mi sia consentito di rilevare una discrasia politica, perch questa discussione è anche un po' una metafora di una parabola di questa Amministrazione regionale, o di una parte della stessa. Le questioni della montagna erano ritenute centrali, ma oggi, nell'ultimo Consiglio regionale la maggioranza si divide proprio sul provvedimento con il quale affrontare i problemi di quella montagna che voi avete considerato, giustamente elemento centrale della politica di questa Amministrazione regionale.
Questa vicenda descrive la parabola conclusiva di questa Amministrazione.
Siamo di fronte a due problemi: un problema di omogeneità delle aree sulle quali interveniamo, e un problema di dimensioni.
Primo punto non secondario: è del tutto evidente che politiche di sviluppo possono cambiare parti della montagna, se intervengono su aree omogenee. In secondo luogo, occorre capire se l'area di intervento e la dimensione del soggetto sono tali da consentirci di realizzare politiche di sviluppo.
Ha ragione il collega Reschigna: si apre una discussione che non so se saremmo capaci di affrontare, ma certamente è una sfida che fa tremare le vene dei polsi.
Siamo in una fase nella quale si è aperto il problema di come noi intercettiamo una parte delle risorse che possono derivare dalla programmazione europea e che possono essere, essendo risorse finalizzate a misure specifiche, destinate a fare politiche per la montagna.
Secondo problema.
Siccome le nozze non si fanno con i fichi secchi, posso immaginare politiche di governo e il livello di governo migliore possibile, ma quel livello di governo migliore possibile è destinato ad essere inefficace, se a quell'altra individuazione non è accompagnato il quadro delle risorse con le quali consentire a quel soggetto di fare quelle politiche.
Ritengo debba essere apprezzato il fatto che noi concretamente immaginiamo di istituire nella legge il fondo per la montagna.
Non è un'affermazione di principio il tentativo di individuare, in concreto, con quali risorse posso alimentare in maniera sistematica, e non episodica, il fondo che dovrà consentirci di fare un po' di politiche per la nostra montagna? Non bastano? La discussione naturalmente è aperta, sono il primo a riconoscerlo. Dovremmo trovare altre risorse nei bilanci ordinari della Regione? Sicuramente questo è un dato di fatto, ma è significativo il fatto che io, in un provvedimento che pensa di affrontare i problemi della montagna, metto insieme le due questioni: il livello di governo e le risorse con le quali tento di dare, a quel livello di governo, le gambe per fare un po' di politica. Questo è il nodo.
Se è così, penso che la discussione in Consiglio non può essere naturalmente una discussione che viene tarpata, ma sarebbe grave se noi snaturassimo il provvedimento che stiamo discutendo. Per noi questo, cari colleghi, è un punto di principio. Ve lo diciamo.
Come hanno sollecitato i Sindaci - non voglio ovviamente a parlare a nome loro - nell'audizione dell'altra settimana, una cosa mi è parsa chiara: vogliamo il provvedimento e vogliamo un provvedimento che mantenga questo impianto legislativo. Allora noi ci riserviamo di esaminare gli emendamenti, ma per quanto ci riguarda questo, caro Presidente e cari Assessori, è un punto chiave.
Non ci interessa un provvedimento purché sia, che riguarda la montagna ma ci interessa un provvedimento che serva ad affrontare, nella misura del possibile, i problemi della montagna.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "Francesco D'Assisi" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "Francesco d'Assisi" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Montagna

Esame disegno di legge n. 373, inerente a "Legge sulla Montagna" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo la discussione generale sul disegno di legge n. 373.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tentoni; ne ha facoltà.



TENTONI Alfredo Roberto

Grazie, Presidente.
Premesso che ho qualche perplessità rispetto alla legittimità di questo atto, tuttavia confido sul fatto che non ci siano conseguenze negative rispetto a ciò.
Confesso anche di essere un orfano delle Comunità montane. Nella discussione di oggi su questo disegno di legge credo sia giusto ricordare che siamo qui in relazione al fatto che viviamo la stagione della semplificazione e dell'annullamento emotivo degli enti, nella considerazione che i risparmi avvengano con l'eliminazione degli enti più periferici. L'esperienza ci ha detto che questa stagione ha finora prodotto tanta confusione e ben poco risparmio. Direi che il livello di confusione ottenuto è decisamente superiore rispetto al risparmio che fin qui si è ottenuto.
Voglio ringraziare per il lavoro svolto dagli Assessori Vignale e Molinari nel cercare di configurare una legge, in sostituzione della legge n. 11 del 2012, che possa compenetrare due obiettivi: da una parte l'esigenza di dare un assetto razionale all'attività dei Comuni associata nelle montagne e, dall'altra, l'obiettivo di preservare l'autodeterminazione dei Comuni, che credo sia uno dei valori fondanti della nostra Repubblica e della storia italiana.
In questa legge occorre rimarcare positivamente la costituzione del fondo per la montagna, prevedendo in modo chiaro l'utilizzo a favore dei territori montani dei proventi delle risorse della montagna, come l'acqua e il materiale da escavazione, e destinando anche una quota dell'IRAP incassata a favore dei Comuni di montagna. Credo sia un fatto positivo che vada nella direzione giusta: quella, cioè, di riconoscere proventi economici ai territori di montagna derivanti dalla loro specificità, anche a livello di produzione aggiunta.
Tuttavia, prevedere la destinazione del fondo per la montagna unicamente ai Comuni aderenti all'Unione è, forse, una forzatura eccessiva.
Se la legge n. 11 del 2012 aveva un difetto, era quello di lasciare un'eccessiva autodeterminazione ai Comuni, cosa che ha determinato fin qui una grave difficoltà a far sì che le aggregazione dei Comuni in Unioni fossero raggiunte in modo adeguato.
Pur se è condivisibile il fatto che l'obiettivo sia il raggiungimento della costituzione delle Unioni, credo sia il caso, nella discussione e nell'elaborazione di questa legge, di compenetrare quei valori di cui parlavo prima, cioè l'esigenza di un percorso che sia il più spedito possibile verso l'aggregazione funzionale dei Comuni per l'attività dello sviluppo montano, ma anche l'autodeterminazione dei Comuni.
Non credo che una forzatura esagerata verso le Unioni possa servire.
Non è soltanto un obiettivo di breve periodo. Il buon funzionamento delle Unioni passa anche attraverso la modalità attraverso la quale i Comuni raggiungono questo obiettivo.
Vorrei ricordare che, così come ci insegnavano a scuola, e un po' lo insegnano ancora oggi, anche se sono materie un po' desuete, è vero che esiste la geografia, che quindi occorre ragionare in termini di aggregazione di territori geograficamente simili ma, soprattutto nelle nostre montagne e soprattutto in alcuni territori molto parcellizzati in termini di Comuni, esiste anche la storia.
Nel formulare una legge occorre tener conto della geografia, ma occorre anche tener debito conto della storia. La storia dei nostri Comuni, la realtà dei nostri Comuni che, a seguito di una forzatura, troverebbero probabilmente degli ostacoli che, se non fossero tali da non arrivare al raggiungimento dell'Unione - perché "o così o pomì" - poi però si rivelerebbero di grave ostacolo per il buon funzionamento delle istituzioni e degli enti in un secondo periodo.
Rivolgo un invito agli estensori di questo disegno di legge, un invito che si concretizza anche nell'accoglimento degli emendamenti sottoscritti e presentati: l'invito a far sì che venga tenuto in debito conto il fatto che i nostri territori montani hanno una storia, che questa storia va rispettata e che i nostri Comuni hanno storie che vanno rispettate.
Concludo dicendo che quegli emendamenti di cui parlavo prima mi sembrano tali che, pur senza ostacolare un doveroso percorso verso le Unioni, possono permettere un percorso più morbido, più equilibrato e più rispettoso dell'autodeterminazione dei Comuni, pur in un'ottica di attenzione alla politica di sviluppo dei nostri territori montani.
Sono fiducioso nel fatto che queste sollecitazioni possono essere interpretate come logiche e razionali e, quindi, debitamente ascoltate.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie, collega Tentoni.
I nostri lavori riprenderanno alle ore 14.30 con il proseguimento della discussione generale sul disegno di legge n. 373.
Comunico che l'Ufficio di Presidenza è convocato immediatamente in sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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