Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.409 del 04/03/14 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 10.00 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.38)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Mozione n. 1164 presentata dai Consiglieri Artesio, Boeti, Cerutti, Manica Muliere e Pentenero, inerente a "Interventi di sensibilizzazione dei Ministeri per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi di sorveglianza e pulizia delle scuole" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Vorrei segnalare all'attenzione del Consiglio la possibilità di iscrivere all'o.d.g., mi auguro anche con un consenso ampio, la mozione relativa all'impiego delle cooperative degli appalti storici delle pulizie della scuola, che è a sue mani, Presidente, gliel'ho inviata.


Argomento: Condizione femminile

Ordine del giorno n. 1165 presentato dalle Consigliere Manica, Artesio Bresso, Cerutti, Costa, Franchino, Motta Angela e Valle, inerente a relativo a "Giornata internazionale della donna" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
Chiederei l'iscrizione di un ordine del giorno presentato dalle Consigliere sul tema dell'8 marzo. Visto che l'8 marzo sarà sabato, oggi mi pare l'ultima data utile. Lo depositiamo a breve.



PRESIDENTE

Allora, qui nasce un problema.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Proposta di deliberazione n. 305, inerente a "Associazione Centro Piemontese di Studi Africani. Approvazione modifiche statutarie" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
In IV Commissione abbiamo approvato all'unanimità, col voto del collega Leardi, la modifica dello statuto dell'Associazione Centro Studi Africani che ci diceva avere urgenza perché è stato bloccato tutto.
Se l'Aula ritiene, se i colleghi della Commissione ritengono, si potrebbe semplicemente votare all'unanimità e così permettere al centro di funzionare.
Grazie.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ho forti perplessità a iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna degli atti di indirizzo, in particolare, perché la Conferenza dei Capigruppo come ricorderete, facendo una valutazione attenta anche con i nostri funzionari, ha deciso e stabilito che gli atti di indirizzo, a prescindere dal loro contenuto, non possono essere ritenuti atti indifferibili e urgenti, a meno che non siano collegati a un provvedimento di legge.
Avanzo allora questa proposta.
Siccome oggi dovremo riunire la Conferenza dei Capigruppo - e la faremo senz'altro perché, come poi vedrete dalle mie comunicazioni più avanti ritengo necessario, per l'interesse dell'Ente, che la Conferenza dei Capigruppo valuti una serie di novità che sono pervenute a questa Presidenza relativamente al prosieguo della discussione del disegno di legge sulla montagna - in quella sede valuteremo anche gli ordini del giorno e la delibera del collega Leo, con l'intesa - l'Aula è sovrana che, qualora fossero ritenuti indifferibili e urgenti, li iscriviamo e li trattiamo successivamente alla Conferenza dei Capigruppo. Potrebbe essere una soluzione per non fare una scelta affrettata, perché se la scelta è affrettata è abbastanza tecnica, mentre mi pare più opportuno fare una valutazione sui contenuti e decidere in quella sede. Poi, irritualmente ma sempre se l'Aula lo acconsente - possiamo iscrivere i documenti, se c'è l'accordo prevalente, successivamente alla Conferenza dei Capigruppo.
Va bene, Consigliera Artesio?



ARTESIO Eleonora

Sì.



PRESIDENTE

Consigliera Manica?



MANICA Giuliana

Va bene.



PRESIDENTE

Collega Leo?



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento senza modifiche, con l'intesa di una valutazione su queste richieste durante il corso della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, che si terrà alla fine della mattinata o all'inizio del pomeriggio.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali delle sedute del 28 gennaio 2014.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Giordano e Sacchetto.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 30 e 31 gennaio 2014.


Argomento:

c) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, in data 31 gennaio 2014, la legge regionale n. 22 del 4 dicembre 2013, "Modifiche alla legge regionale 27 dicembre 2012, n. 16 'Norme di organizzazione della Regione Piemonte ai fini della trasparenza e della riduzione dei costi'" e, in data 6 febbraio 2014, la legge regionale n. 23 del 19 dicembre 2013, "Autorizzazione all'esercizio provvisorio della Regione Piemonte per l'anno 2014 e variazioni all'addizionale regionale".



PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha deliberato, riguardo a queste legge regionali la non impugnativa.


Argomento:

d) Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2013


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 12 febbraio 2014, ha trasmesso per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della legge regionale n. 7/2001 "Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte", n. 7 deliberazioni del 22 ottobre 2013, n. 4 deliberazioni del 28 ottobre 2013, n. 3 deliberazioni del 4 novembre 2013, n. 14 deliberazioni dell'11 novembre 2013, n. 4 deliberazioni del 19 novembre 2013, n. 4 deliberazioni del 25 novembre 2013, n. 12 deliberazioni del 28 novembre 2013 e n. 5 deliberazioni del 2 dicembre 2013.
Tutti gli allegati di queste deliberazioni sono a disposizione dei signori Consiglieri presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

d) Convocazione Conferenza dei Capigruppo


PRESIDENTE

Comunico che oggi, alle ore 18.30, in linea teorica, è convocata in Sala A la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, ma probabilmente prego i signori Capigruppo di tenerne conto - la svolgeremo molto prima in relazione a quanto ho già detto e di quanto mi accingo ad informare l'Aula.


Argomento:

e) Richiesta, da parte dei Comuni di Mombasiglio, Sanfré, Belvedere Langhe e Casteldelfino, di non procedere all'esame del disegno di legge n. 373


PRESIDENTE

Si informa il Consiglio regionale del Piemonte che i Comuni di Traversella, in data 23 febbraio 2014, di Monbasiglio, di Sanfré e di Belvedere Langhe, in data 25 febbraio, di Casteldelfino, in data 28 febbraio, hanno chiesto, con diffida formale, al Presidente del Consiglio regionale del Piemonte di non procedere alla discussione e al voto in aula del disegno di legge n. 373 "Legge sulla Montagna", in quanto, viste le sentenze del TAR del Piemonte, che ha annullato le elezioni regionali del 2010, e del Consiglio di Stato, V Sezione giurisdizionale, che ha confermato la sentenza, i Comuni ritengono che gli organi politici della Regione non possano più esercitare ogni potere, considerando nel caso specifico un esercizio di tale potere abusivo delle prerogative degli organi politici regionali che potrebbe, a dire dai Comuni scriventi cagionare conseguenze gravi, anche in termini di responsabilità, di chi avesse dato corso a decisioni assunte. Per completezza d'informazione, si allega il disegno di legge n. 373, licenziato dalla Commissione.
Ho informato di questo oggi il Consiglio di Presidenza, il quale ha messo a verbale della seduta odierna alcune considerazioni. Ho trasmesso al Presidente della Regione, all'Assessore al legale e All'assessore competente le diffide che sono pervenute. Ovviamente ricordo che la Giunta ha ritenuto indifferibili e urgenti i provvedimenti e che la Conferenza dei Capigruppo, in ben due occasioni, su convoche relative alle adunanze dei Consigli regionali, tra cui quella odierna, ha condiviso l'indifferibilità e l'urgenza di questi provvedimenti.
Per una forma di completezza di valutazione, tuttavia ritengo che sia utile dare un'informativa cogente e precisa alla Conferenza dei Capigruppo prima di procedere alla discussione del disegno di legge stesso.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione dell'onorevole ed ex Consigliere e Assessore regionale Giuseppe Farassino, deceduto l'11 dicembre 2013


PRESIDENTE

Purtroppo la figlia del compianto collega onorevole Giuseppe Farassino non è presente per un'indisposizione (ce lo ha comunicato questa mattina) ma, come avete visto, ha chiesto, come atto di cortesia e vicinanza, di poter distribuire una bella foto del suo papà, cosa che abbiamo fatto.
Colleghi Consiglieri, è scomparso l'11 dicembre scorso, all'età di 79 anni, l'Onorevole Giuseppe Farassino, detto Gipo, Consigliere regionale nella V e nella VI Legislatura e Assessore regionale nella VII Legislatura.
Nato a Torino l'11 marzo 1934, è stato attore e cantautore, uno degli esponenti più importanti della canzone dialettale piemontese, riscuotendo grandi successi a livello nazionale e a livello internazionale.
Negli anni Ottanta è stato Segretario piemontese della Lega Nord, dal 1987 Consigliere comunale a Pino Torinese e dal 1990 Consigliere comunale della Città di Torino.
Eletto Consigliere regionale nel 1990 nella Circoscrizione di Torino e di Cuneo, nella lista Lega Nord Piemont Padania, è stato componente della Commissione programmazione e assistenza sanitaria sino al 1992, quando ha ricoperto l'incarico di parlamentare, che ha lasciato nel 1994, per diventare componente del Parlamento europeo.
Rieletto in Consiglio regionale nella VI Legislatura, nella Circoscrizione di Torino, è stato Presidente del Gruppo Lega Nord Piemonte sino al 1996, e componente delle Commissioni urbanistica, agricoltura e cultura.
Nella VII Legislatura, dal 2004 è stato Assessore regionale esterno alla "Devoluzione, Valorizzazione dell'indentità del Piemontesi di concerto con gli assessorati di settore, Patrimonio linguistico, Teatro".
ricordato da quanti collaborarono con lui, che gli sono stati colleghi in Consiglio e colleghi in Giunta regionale, come una persona schietta e corretta, tenace nelle proprie iniziative, profondamente impegnata in campo culturale per far rivivere le radici tradizionali popolari e linguistiche del Piemonte.
Ha svolto la propria attività politica con la coerenza e la forza di volontà che ha contraddistinto anche tutta la sua vita artistica. Fino a pochi mesi dalla scomparsa, nonostante le difficili prove che la vita gli ha riservato, ha dato sempre il meglio di sé.
Ai funerali, svoltisi a Torino il 13 dicembre scorso, erano presenti il Presidente della Regione Piemonte, Onorevole Roberto Cota, e, in rappresentanza del Consiglio regionale, il Vicepresidente Fabrizio Comba, e ovviamente numerosissime colleghe e colleghi.
Alla figlia Valentina - che, come ho detto prima, purtroppo non è presente per un'indisposizione - desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale tutta, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra solidarietà e vicinanza.
Invito quindi tutti i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria del compianto Consigliere e Assessore regionale Onorevole Gipo Farassino.



(L'Assemblea, in piedi osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Regione Piemonte, Cota; ne ha facoltà.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie.
Parlare di Gipo Farassino non è facile. Non è facile perché è stato un uomo straordinario per tante ragioni.
stato un artista, un grande artista che ha cantato ma, più che altro ha descritto in modo unico e vero il Piemonte.
Ha descritto il Piemonte e la gente del Piemonte, con le sue miserie e con la sua nobiltà.
Ha descritto lo sviluppo della nostra regione, con i cambiamenti e i paradossi che l'hanno caratterizzata.
stato anche un attore importante, oltre che uomo politico e, per un certo periodo, uomo delle Istituzioni. Direi che la sua propensione ad essere uomo delle Istituzioni era maggiore rispetto a quanto potrebbe apparire da un'analisi superficiale della sua attività politica. Anteponeva sempre gli interessi della collettività e del territorio. Nella sua azione politica, infatti, ha sempre fatto molte battaglie ideali senza guardare in faccia a nessuno e sapendo anche essere, in tante occasioni anticonformista, non essendo strettamente legato a quella che era magari la linea di un partito, del suo partito o della sua maggioranza.
In Piemonte è stato un antesignano dell'autonomismo ed è stato uno dei fondatori della Lega Nord, non solo della Lega in Piemonte, insieme a Bossi. I racconti che ci faceva Gipo erano particolarmente toccanti perch descriveva proprio com'era nata la Lega, il movimento al quale lui ha dedicato tutta la sua militanza politica.
In Consiglio regionale se lo ricordano tutti per la sua oratoria, per le sue battute pungenti, ma anche per la passione con cui si è rimesso in gioco, dopo diversi anni, nella legislatura 2000-2005, ricoprendo, dal 2003, l'incarico di Assessore regionale.
Nella sua azione, lui ha sempre difeso la cultura e l'identità piemontese. In realtà ha fatto molto di più, perché lui stesso ha costruito un pezzo importante, molto importante, della cultura e dell'identità piemontese.
Ovviamente per me, e anche per molti di voi, è stato un maestro ed un amico. Penso più in generale, a tutto tondo, che sia stato uno dei simboli del Piemonte ed uno dei punti di riferimento per i piemontesi. Questo è un ruolo che possono vantare in pochi, veramente in pochi.
C'è una canzone, "Montagne dël mè Piemont", che, nell'essere un grido di orgoglio e di affermazione del proprio essere piemontesi, è già in sé un inno. Ecco, penso che uno dei modi migliori per ricordare Gipo e per fare in modo che la sua presenza sia veramente una presenza costante nella storia delle Istituzioni piemontesi, sia di far diventare la canzone "Montagne dël mè Piemont", che è già un inno, l'inno del Piemonte superando, anzi, abbracciando tutte le posizioni politiche.
Grazie, Gipo.



PRESIDENTE


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 335, inerente a "Autorizzazione all'utilizzo di risorse per risanamento del disavanzo finanziario relativo all'esercizio 2012 dell'ATC di Biella"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 335, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Quaglia per l'illustrazione.



QUAGLIA Giovanna, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente.
Come è già stato presentato in Commissione, si tratta di un atto presentato in Consiglio regionale perché, per l'utilizzo dei proventi dell'alienazione, occorre una preventiva autorizzazione regionale che trattandosi di alienazioni effettuate prima dell'entrata in vigore della legge n. 3 del 2010, deve essere concessa dal Consiglio regionale, come previsto dalla legge statale n. 560 del 1993.
Per quanto attiene alla specifica richiesta dell'ATC, si precisa che il disavanzo è determinato da spese di investimento, considerato che la parte corrente del bilancio finanziario chiude con un saldo in lieve passivo di 84 mila euro. I precedenti esercizi finanziari avevano chiuso con un saldo attivo di 460 mila euro nel 2011, 550 mila euro nel 2010 e 220 mila euro nel 2009.
Come già illustrato in Commissione, non è possibile ripianare il disavanzo mediante riduzione dell'avanzo di amministrazione consolidato, in quanto, come evidenziato dal Consiglio di Amministrazione e dal Collegio sindacale dell'ATC, il medesimo deve essere utilizzato per la copertura di lavori relativi al piano casa regionale.
L'indifferibilità ed urgenza con cui questa delibera è stata presentata in Commissione si motivano per il fatto che, qualora non venisse approvata dal Consiglio regionale, questa mancata adozione potrebbe generare un danno per l'Agenzia, considerato che, non potendo disporre della somma accantonata sull'apposito conto di tesoreria, potrebbe trovarsi nella necessità di attuare procedure di anticipazione, con conseguenti oneri finanziari a carico del proprio bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Non ho partecipato alla II Commissione che ha discusso questo atto deliberativo, di cui comprendo in ogni caso l'urgenza sottolineata dall'Assessore proponente.
Ciò che mi sembra in contraddizione con buoni principi amministrativi ma anche con indirizzi legislativi, riguarda il fatto che i proventi derivanti dalle alienazioni vengano destinati, anziché al reinvestimento per la riqualificazione del patrimonio immobiliare delle Agenzie Territoriali per la Casa, al fine di rendere gli alloggi accessibili ad una graduatoria e ad una lista di attesa sempre più lunga, in conseguenza dei problemi di emergenza abitativa che affliggono il Piemonte, al ripianamento del disavanzo finanziario. Si tratta, quindi, di un'operazione di ragioneria e di contabilità, che riguarda il mantenimento in equilibrio dell'Ente, più che di una sua politica attiva di investimenti.
Comprendo la necessità, comprendo l'urgenza, ma per questa obiezione non parteciperò al voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Trattandosi di una questione piuttosto scontata, oltre che consentita dalla legge 3 del 2010, non penso ci sia una volontà, da parte dei colleghi, di intervenire, però, considerato che questo è uno degli ultimi forse l'ultimo Consiglio, e considerato che su questo argomento molte questioni, che noi avevamo messo sul tavolo della discussione, sono rimaste irrisolte, qualche considerazione, nei tempi che mi sono consentiti, vorrei farla.
Quest'Aula ha affrontato in diverse occasioni, senza mai risolvere nulla, il nodo delle ATC piemontesi. Se n'è parlato addirittura durante la discussione del bilancio del 2013. Sicuramente i giorni, le date e le occasioni in cui la riorganizzazione delle ATC del Piemonte è stata oggetto di discussioni in quest'Aula sono state numerose.
Mi auguro che chi potrà governare, chi governerà nella prossima legislatura, affronti subito questo nodo e in modo anche abbastanza radicale.
Da sempre, da troppo tempo, i Presidente delle ATC hanno riferito delle loro grosse difficoltà a chiudere i bilanci, soprattutto, ma non solo, a causa dei tagli lineari che la Regione ha voluto, ha dovuto attuare anche in considerazione dell'aggravio dell'IMU.
Ricordo che, non più tardi di un anno fa, quasi tutte le ATC avevano chiesto a gran voce di ripensare il sistema, quindi di ripensare tutto il sistema denunciando il forte aumento della spesa a carico dei loro Enti.
Addirittura l'ATC di Torino, cambiando il proprio Statuto e trasformandosi di fatto, in un Ente no-profit, era arrivato a chiedere al Comune di Torino la restituzione delle somme già versate dell'IMU (circa otto milioni di euro).
In sostanza, le difficoltà in cui versano le Agenzie Territoriali per la Casa sono ben note da troppo tempo. Tuttavia, e mi dispiace doverlo dire, sin qui - e non capisco perché sinceramente - si è preferito fare orecchie da mercante, rinviando al giorno di mai la razionalizzazione di questo sistema così importante.
Con questo intervento non intendo assolutamente contestare l'atto che oggi si andrà a votare; un atto consentito, come dicevo prima, dalla legge n. 3 del 2010 e che ritengo anche necessario per evitare un danno all'ATC di Biella.
Ciò che mi permetto di contestare è la linea di condotta politica che sin qui si è tenuta in un contesto in cui la crisi fa da padrona; c'è grande difficoltà a far quadrare i conti di bilancio, quindi si sarebbe dovuto dare mano a quella riforma delle ATC che, secondo me, era una delle riforme prioritarie. Anzi, diciamo che c'è stata una discussione a vuoto su argomenti posti anche dal Consigliere Laus e dal sottoscritto con la presentazione anche di una proposta di legge per quanto riguardava una rivisitazione del sistema, un accorpamento delle varie ATC, ma purtroppo nulla di fatto.
Nel caso in cui si fosse attuato l'accorpamento delle ATC avremmo potuto risparmiare diversi milioni di euro. L'abbiamo ricordato in diverse occasioni, e l'ho ricordato io e tutti i colleghi che si sono occupati dell'argomento.
Faccio un esempio. Nel caso di un passaggio del numero delle ATC da otto a quattro - perfettamente in simbiosi, peraltro, con il disegno di riscrittura delle Province piemontesi - il risparmio solo relativamente a quell'atto avrebbe sfiorato il mezzo milione di euro.
Ritengo, quindi, che l'accorpamento delle ATC del Piemonte sia un'operazione che non si sarebbe dovuta procrastinare fino a questo punto.
Credo, infine, che gli stessi locatali degli stabili sarebbero felici di sapere che i risparmi derivanti dalla spesa di gestione delle ATC e dal pagamento degli stipendi ai loro Presidenti e componenti i consigli di amministrazione, possano servire per interventi di miglioramento e di risanamento degli immobili in cui vivono, con tutti quei necessari interventi per quanto riguarda i disabili, gli handicap e via di seguito.
C'è bisogno - l'Assessore Pichetto ricorda che sono un paio di anni che pongo questo problema - di una riorganizzazione complessiva. Quando si è parlato di riorganizzazione complessiva ho pensato di proporre una trasformazione delle ATC in società di gestione, concedendo, là dove è possibile, la proprietà degli immobili ai Comuni dove gli stessi immobili insistono, quindi prevedendo lo scioglimento di quei consorzi di gestione dei Comuni, laddove istituiti.
In questo modo, a mio modesto avviso, si renderebbe la gestione del patrimonio pubblico più efficace ed efficiente, e si supererebbe, inoltre il problema della tassa sugli immobili che non verrebbe più pagata, a prescindere dalle decisioni dei Governi che si succederanno.
Ritengo, quindi, che proprio su questa proposta debba fondarsi il futuro dibattito tra maggioranza e opposizione e addetti ai lavori, circa la riorganizzazione di questo importante sistema.
Sono convinto che solo attraverso la riconversione delle Agenzie magari nel modo da me suggerito, si possa evitare un fallimento ormai quasi certo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Molto brevemente, Presidente, per dichiarare che anche il nostro Gruppo non si opporrà all'approvazione del provvedimento.
Ha ragione l'Assessore, si tratta di risorse che vengono destinate per ripianare un disavanzo. È previsto dalla legge che una quota delle risorse derivanti dall'alienazione degli immobili possa essere destinata a questo scopo; la Consigliera Artesio ha posto un problema vero, che esiste, che francamente prescinde dalla questione che stiamo esaminando. Tuttavia, come ha ricordato il Consigliere Buquicchio, la delibera che stiamo discutendo ripropone davvero una questione che non si è voluto affrontare e risolvere.
So bene che non esiste un rapporto di causa-effetto tra questa delibera e la questione che pure abbiamo posto con grande forza in Consiglio sulla riorganizzazione delle ATC, ma è evidente che il problema, emerge.
una riforma peraltro annunciata, rinviata e mai decisa. Ricordo che questo Consiglio approvò addirittura un atto di indirizzo che impegnava la Giunta a presentare, con il bilancio recentemente approvato, la riforma delle ATC. Questa cosa poi non è avvenuta e c'è una contraddizione tra l'intervento che noi siamo chiamati a compiere oggi, che è ovviamente previsto dalle norme di legge, e il fatto che noi abbiamo deciso - anzi voi avete deciso - di non compiere quegli atti di riforma e di riorganizzazione delle ATC che avrebbero alleggerito, obiettivamente, oltre a semplificare, i costi della macchina. Non avete voluto farlo e questa è una di quelle riforme che, pur non costando niente, voi avete deciso, per ragioni che non voglio riprendere e che abbiamo denunciato in questa sede in mille occasioni, di non voler affrontare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 335, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Se i colleghi sono d'accordo, approfittiamo della sospensione per svolgere la Conferenza dei Capigruppo in sala A.
I nostri lavori riprenderanno alle ore 11.45.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.10 riprende alle ore 11.48)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Prima di procedere alla ripetizione della votazione - ricordo che il numero legale è 30, quindi invito in particolare i signori Capigruppo ad attivarsi - comunico che la Conferenza dei Capigruppo prevista per oggi alle ore 18.30, è annullata.
Comunico, inoltre, che la Conferenza dei Capigruppo testé svolta ha deciso di procedere alla trattazione del punto 3) all'o.d.g., per cui dobbiamo ripetere la votazione, e del punto 4), relativo alla proposta di deliberazione n. 301 "Documento strategico unitario della Regione Piemonte per la programmazione 2014-2020 dei fondi europei a finalità strutturale".
Per quanto concerne la trattazione del punto 5) all'o.d.g., relativo al disegno di legge n. 373, "Legge sulla Montagna", per esigenze della maggioranza consiliare ne è stato richiesto il rinvio - accolto, peraltro dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi - all'Assemblea di martedì prossimo, 11 marzo 2014; riunione durante la quale si tratterà anche il documento richiesto dal collega Leo, in merito al quale alcuni Gruppi hanno richiesto un approfondimento e pertanto verrà iscritto all'o.d.g. della prossima seduta.
Parimenti, comunico che si è deciso di procedere anche alla trattazione e alla votazione della mozione e degli ordini del giorno che questa mattina avevamo assunto l'impegno di iscrivere, qualora la Conferenze dei Capigruppo avesse acconsentito all'unanimità, cosa che è regolarmente avvenuta.
Ricordo ancora che alle ore 14.30 è convocata la seduta pomeridiana del Consiglio regionale e chiederei ai colleghi, se fosse possibile, di partecipare in orario, perché è prevista la commemorazione del compianto collega Picco. Pertanto, essendo presenti anche i parenti del collega deceduto, vi chiederei questa cortesia.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 335, inerente a "Autorizzazione all'utilizzo di risorse per il ripianamento del disavanzo finanziario relativo all'esercizio 2012 dell'ATC di Biella" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo, quindi, con la ripetizione della votazione sulla proposta di deliberazione n. 335.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 335, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione

Esame proposta di deliberazione n. 301, inerente a "Documento strategico unitario della Regione Piemonte per la programmazione 2014-2020 dei fondi europei a finalità strutturale"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con l'esame della proposta di deliberazione n. 301, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla I Commissione in data 18 febbraio 2014. Questa mattina è stata presentata una serie di emendamenti, in particolare da parte del Gruppo del Partito Democratico.
Gli stessi sono già rubricati e in linea.
Il provvedimento sarà seguito dal Vicepresidente della Regione Gilberto Pichetto, il quale rinuncia alla presentazione del documento, dal momento che l'argomento è stato ampiamente trattato in sede di Commissione.
Prima della trattazione degli emendamenti - comunico, peraltro, che ci sono degli atti di indirizzo collegati, anche questi in linea - procediamo con la discussione generale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Intanto farei una prima considerazione sulla situazione dei fondi europei.
Ricorderà l'Aula e il Vicepresidente che ci fu una riunione del Consiglio regionale che gettò l'allarme sulla situazione della trattativa relativa al riparto dei fondi fra le Regioni, in particolare, nel caso nostro, di quelli per la quota sulla competitività.
A seguito di quell'allarme, abbiamo letto sui giornali che la Giunta era riuscita ad ottenere una modifica del riparto. A mia memoria, per anche se non ho i dati sottomano, resta il fatto che, presentata come una vittoria, è stata in realtà una riduzione della sconfitta, nel senso che comunque, a fronte di una maggiore quantità di risorse che arrivano alle Regioni del Centro-Nord nell'area della competitività, quelle della Regione Piemonte sono diminuite (pur essendo aumentate rispetto alla tornata precedente del 2007-2013). Ciò significa che la vantata vittoria è stata in realtà, una riduzione della sconfitta; ma sempre sconfitta resta.
C'è stata, a mio avviso - non riguarda lei direttamente, dal momento che non era ancora entrato in Giunta - una sottovalutazione di tutta la complessa trattativa e anche della elaborazione tecnica che ha portato poi, a quella proposta di riparto. Non vi è alcun dubbio che, in particolare la Lombardia, che guadagna enormemente in questa tornata avrebbe invece dovuto riceverne meno (forse anche meno della volta precedente, ma comunque non di più in percentuale), perché oltre ad aver ricevuto molte risorse, ha un andamento dell'economia diverso a causa di Expo 2015.
evidente che le molte risorse di Expo 2015 hanno contrastato, più efficacemente che da noi e in Veneto, la riduzione di PIL dovuta alla crisi economica. Quindi non si capisce proprio come siamo riusciti a peggiorare la nostra situazione, partendo da condizioni economiche che in nessun modo la giustificano.
Per quanto riguarda il documento, farei una prima considerazione. Noi intanto riteniamo che la Giunta a questo si debba fermare: essendo le elezioni oramai prossime, crediamo che non sia corretto andare avanti e adottare anche il POR (ovvero gli aspetti più operativi dell'uso di queste risorse). Perché lo dico? Perché, in realtà, il documento che abbiamo di fronte ripete diligentemente le indicazioni della Commissione Europea (o piuttosto, dell'Unione Europea, perché le decisioni di Europa 2020 e del riparto dei fondi e della programmazione dei fondi della politica regionale sono state approvate da tutto il sistema istituzionale dell'Unione Europea non solo dalla Commissione).
Ripeto pedissequamente, l'impianto vincolato europeo compie le classiche analisi sul significato del documento, dà un'indicazione molto generica della strategia della Regione Piemonte; a nostro avviso, non mette sufficientemente in evidenza la differenza tra la programmazione precedente e quella nuova, che è determinata sia da una maggiore concentrazione delle risorse su pochi obiettivi, ma anche sulla possibilità, per la prima volta di integrare i fondi, quindi avere delle strategie multifondo. Con la strategia multifondo non è che i fondi possono essere allocati a qualunque cosa, ma è possibile, all'interno di una strategia comune, inserire finanziamenti provenienti da fondi diversi.
Torno un attimo alle carenze di gestione politica relativamente a questa vicenda. Mi pare che troppo facilmente si sia ceduto alla richiesta del Governo di impadronirsi di una quota delle risorse regionalizzate, per direttamente inserirle in un PON nazionale sulle Città Metropolitane, in questo modo minando l'unitarietà della programmazione regionale, che invece, trattandosi di politica regionale, doveva restare unitaria.
Certamente, c'era il vincolo a riservare una quota delle risorse alle Città e alle politiche urbane, ma nulla obbligava a considerare tale vincolo un trasferimento all'indietro di risorse allo Stato, il quale, poi, le avrebbe date direttamente alle Città. Semplicemente, si doveva concordare con il Governo, con i rappresentanti dei Comuni e delle Città interessate la modalità di utilizzo di quelle risorse. Credo che meglio sarebbe stato avere una programmazione unitaria su scala regionale.
Mi scuso per essere tornata un attimo indietro, ma, secondo me, questo punto rappresenta un'altra delle debolezze nelle trattative da parte delle Regioni, che si sono lasciate, tra virgolette, "infinocchiare" da un tentativo di procurarsi risorse, che ha visto protagonista il Governo nazionale.
Torno al documento di programmazione.
Nel documento di programmazione non emerge in maniera convincente il differenziale rispetto alla programmazione precedente; non emerge la concentrazione delle risorse - quella vera, e non solo formale di rispetto di ciò che viene indicato - ma soprattutto non emerge come si pensa attraverso la concentrazione su obiettivi strategici, di usare queste risorse per consentire davvero al Piemonte di uscire dalla grave crisi in cui si trova.
Credo che queste saranno le uniche risorse di investimento vere che avremo a disposizione, quindi ritengo che si sarebbe dovuto porre più attenzione agli elementi veramente strategici della programmazione.
Insieme al tema della possibile programmazione multifondo c'è anche il tema delle politiche di sviluppo territoriale, che, a livello europeo rappresenta una novità (la coesione territoriale è entrata a partire da questa tornata negli obiettivi delle politiche europee).
Ritengo di grande importanza per una regione come il Piemonte, che consta di 1.206 Comuni, con molte aree montane e molte aree rurali, ognuna con proprie caratteristiche, una programmazione di tipo integrato territoriale.
Anche qui, non è che le cose non ci siano; ci sono nel solito modo rituale con cui i dirigenti si conservano l'opzione di poter fare sempre quanto poi gli verrà chiesto successivamente. Non dovrebbe essere così perché la concentrazione delle risorse su obiettivi precisi è l'unico strumento affinché davvero i risultati si vedano.
Chi analizza il successo delle politiche d'uso dei fondi europei, ad esempio, in Polonia, ma anche in Spagna, che ha prodotto un enorme sviluppo poi hanno avuto problemi di altro genere, non legati all'uso dei fondi europei - vede che ciò deriva da una strategicità nell'allocazione delle risorse che nelle nostre Regioni troppo spesso manca, che, a mio avviso manca in modo chiaro in questo documento.
Lei mi dirà che, poi, ci sarà nel POR. Può darsi di sì, ma credo che nell'analisi - accelero perché vedo che ho già superato il tempo.



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



BRESSO Mercedes

Sto terminando.
Credo che in questo documento si sarebbero dovuti concentrare gli elementi di strategicità, per poi procedere ad un maggiore dettaglio nel POR.
Io questi non li vedo. Vedo la solita stanca ripetizione, con gli adattamenti vincolati dalla modifica del documento europeo, ed è per questo che il nostro parere è molto perplesso.
Valuteremo, dopo la discussione, come votare, ma siamo perplessi rispetto alla qualità e all'effettiva strategicità di questo documento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Nello svolgere questo intervento partirei da questa semplice considerazione: quant'è cambiato il Piemonte in questi sei anni di gravissima crisi economica? Moltissimo.
Abbiamo un pezzo dell'industria manifatturiera piemontese che, ormai non esiste più. Alcuni settori ci hanno garantito per decenni sicurezza economica e sicurezza sociale all'interno della nostra Regione. Questo ha trascinato al suo interno la crisi di pezzi dei sistemi territoriali del Piemonte. Il Piemonte non è un fatto unitario, il Piemonte è una regione...
Signor Presidente, mi scusi, se soprattutto là dietro la piantassero...



(Scampanellio del Presidente)



PRESIDENTE

Prego.



RESCHIGNA Aldo

Scusate, non stiamo affrontando una discussione ininfluente sul futuro della nostra Regione.
Ci sono pezzi dei sistemi territoriali piemontesi che, oggi, devono ripensare profondamente le ragioni su cui ricostruire sicurezza economica e sicurezza sociale.
Ma quanto è cambiata la politica regionale su questi temi nel corso di questa crisi? Se devo guardare al documento strategico unitario per la programmazione dei fondi comunitari europei, devo arrivare alla conclusione che è cambiata pochissimo, quasi nulla.
Nelle settimane scorse, ragionando e confrontandoci con persone che vivono questi temi all'interno della comunità piemontese, ci è stato molto sinteticamente espresso un giudizio, e tutti i giudizi radicali contengono certamente elementi di estremizzazione: questo poteva essere il documento strategico unitario non per la programmazione 2014-2020, ma per la programmazione 2007-2013.
Mi sembra - questo è l'elemento di fondo che noi poniamo all'interno della discussione - che questo documento non tenga sostanzialmente conto dei cambiamenti intervenuti nell'organizzazione economica nell'organizzazione sociale e nell'organizzazione territoriale della nostra Regione nel corso di questa pesante crisi.
Ci sembra che questo documento riproponga, sostanzialmente, le ragioni che ci hanno portato a criticare documenti che hanno voluto, da parte della Giunta regionale, caratterizzare questa legislatura regionale per gli interventi sul lavoro, sulla competitività e sulla ricerca.
vero, se ciascuno di noi andasse a fondo relativamente alla molteplicità degli assi e delle proposte di intervento, analizzandole singolarmente ed individualmente, ossia valutando azioni, obiettivi e strategie uno ad uno, probabilmente non troverebbe ragioni per contestarli.
Questo è il punto. In questi anni di crisi economica la Regione Piemonte ha investito molto con gli interventi prima della Presidente Bresso, poi con il piano straordinario del lavoro e il piano della competitività e della ricerca.
Abbiamo valutato quali sono stati i risultati effettivi delle risorse che la Regione Piemonte ha messo su questi terreni nel corso di questi sei anni. Credo siano pochi e dico pochi per una semplice ragione: la dispersione in troppi obiettivi e in troppi assi di intervento non ha determinato quegli effetti strutturali che, invece, una concentrazione delle risorse poteva certamente determinare.
Questa è la ragione fondamentale della critica che poniamo all'interno del documento che oggi è all'esame del Consiglio regionale. Se poi passassimo dal tema dell'economia intelligente a tutto il tema dell'economia sostenibile, tutte le attenzioni, tutti i temi, tutti gli obiettivi e tutte le priorità da sole e complessivamente assommate richiederebbero un utilizzo delle risorse che la totalità dei fondi strutturali assegnati dal Piemonte non sarebbe in grado di garantire, ma la totalità dei fondi strutturali europei assegnata al nostro Paese sarebbe in grado di garantire. Perché quando si pongono obiettivi sul mutamento climatico, sulla protezione delle falde, sulla riduzione delle emissioni sull'assetto idrogeologico, sulla valorizzazione dei sistema culturali e sulla valorizzazione dei sistemi paesaggistici, presi individualmente sono assolutamente legittimi, ma non colgono quello che dovrebbe essere oggi il dovere fondamentale che un amministratore dovrebbe porre in essere: fare delle scelte di priorità.
Proprio per queste riflessioni voglio ribadire quella che è stata la richiesta che la Presidente Bresso ha presentato all'interno del suo intervento di poc'anzi.
Noi abbiamo presentato alcuni emendamenti tesi a migliorare o ad indirizzare il documento unitario strategico verso alcune priorità.
Non abbiamo la pretesa di poterlo sostituire, anche se - ribadisco il giudizio - è un documento molto vecchio. Però noi chiediamo che la discussione all'interno dell'Amministrazione regionale e soprattutto gli atti all'interno dell'Amministrazione regionale si fermino a questo documento. Perché se passiamo poi all'esame, sia pur sotto il profilo delle bozze, di quelli che sono i POR che si stanno elaborando, la preoccupazione diventa ancora più forte.
E noi invece chiediamo che, vista la condizione politica che sta vivendo la Regione Piemonte e il prossimo appuntamento elettorale, sia consentito a chiunque vinca le prossime elezioni regionali di poter riprendere, almeno a livello dell'elaborazione dei programmi operativi regionali, la questione, e di operare delle scelte che vadano nella direzione della individuazione di alcuni assi di priorità strategica fondamentale.
Noi poniamo all'interno dell'odierna discussione alcune esigenze.
La prima: abbiamo condiviso e condividiamo quello che, peraltro, è un obbligo, cioè una richiesta da parte dell'Unione Europea, che è quella non di una gestione separata dei tre fondi che determinano il complesso dei fondi strutturali comunitari per il prossimo periodo di programmazione.
Ma questa gestione unitaria non può essere solamente racchiusa ed esplicitata nella costruzione della cabina di regia. Noi pensiamo che la gestione unitaria dei tre fondi e non separata abbia la possibilità di esplicitarsi su due ambiti: o sui sistemi territoriali o sulle filiere produttive.
Ed è per questa ragione che chiediamo, all'interno di uno degli emendamenti che abbiamo presentato, che quell'accenno molto timido legato al multifondo, cioè capace di intervenire su progetti che guardino all'innovazione e alla valorizzazione delle risorse umane, sia un elemento di novità reso più esplicito e più chiaro all'interno del documento stesso.
Crediamo che ci sia un'esigenza molto forte all'interno della nostra regione, che è quella di puntare verso un forte periodo di innovazione.
un'innovazione che però non vorremmo limitata unicamente alle dimensione della ricerca in ambito industriale. Il Piemonte deve innovarsi perché ha bisogno di sistemi territoriali che ritornino ad essere competitivi.
Pertanto, l'innovazione è anche nel piano dell'organizzazione amministrativa della nostra regione, ed è per questa ragione che consideriamo la discussione sul disegno di legge sulla montagna un appuntamento coerente con questo tipo di finalità e con questo tipo di obiettivo.
Crediamo anche che bisogna favorire e sviluppare progetti di innovazione in ambito sociale. Il tema del terzo settore molte volte è utilizzato unicamente come riduzione del costo del lavoro, ma dobbiamo aiutare a riscriverlo come un tema e come un settore capace di proporre modelli di intervento sull'ambito del welfare e delle politiche sociali che abbiano questa caratteristica e questa componente.
Il Piemonte può crescere unicamente se è in grado di innovarsi profondamente nella propria organizzazione amministrativa, nella propria organizzazione sociale ed economica, ossia se è in grado di recuperare all'interno dei diversi sistemi territoriali quelle eccellenze capaci di riassegnare alla nostra regione momenti e un futuro di sicurezza economica e sociale.
Questo è lo sforzo che poniamo all'interno di questa discussione questo è il terreno del confronto che poniamo all'interno di questa discussione.
Noi crediamo che oggi non stiamo vivendo una fase ordinaria e crediamo anche che vada superato profondamente l'approccio in termini di novità rispetto a quella che è stata una tradizionale presenza della Regione Piemonte nell'utilizzo dei fondi comunitari, esercitato con correttezza con intelligenza e con capacità di spesa come altre Regioni nel nostro Paese non sono state in grado di fare.
Ma questa è storia del passato. Nel futuro, le poche priorità siano quelle che devono guidare il Piemonte nell'uscire da una condizione di crisi economica drammatica e, per molti aspetti, ancora oggi complicata e difficile da gestire. Pochi obiettivi e un grande sforzo per rinnovare questa regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Concentrerò le poche osservazioni a questo documento su quella che considero una grande assenza. Una grande assenza che abbiamo misurato nella fase istruttoria di questo atto deliberativo, perché ci siamo potuti confrontare con vari Assessori di politiche di settore, da quello delle politiche di sviluppo delle aree rurali a quello dello sviluppo delle imprese a quello di tutela dell'occupazione e della formazione professionale piuttosto che dell'innovazione tecnologica.
Ma la grande assente nel dibattito su questo importante documento di programmazione è stata tutta l'area dei servizi alla persona.
In modo particolare, come abbiamo lamentato durante la discussione in Commissione e come lamento in questa sede, l'Assessore con la delega alle politiche sociali non ci ha consentito di ascoltare le proprie valutazioni della situazione attuale e anche le analisi che questa Amministrazione finché ne avrà titolo, riterrà di svolgere per impegnare la programmazione futura e le relative risorse destinate.
Eppure, il documento di cui stiamo parlando deve obbligatoriamente muovere dagli indirizzi che sono stati considerati prevalenti nella programmazione comunitaria.
Vorrei ricordare che questi indirizzi si riassumo sotto tre titoli: la crescita intelligente, la crescita sostenibile e la crescita solidale.
Ammesso che possiamo trovare degli spunti o delle intenzioni per i punti relativi all'intelligenza e alla sostenibilità, certamente ne troviamo pochissimi sotto il titolo delle politiche di inclusione sociale o, se volete, della crescita solidale.
Ne troviamo pochissimi, ed è un peccato grave, in quanto qualunque analista economico, prima ancora che sociale, comprende bene quale straordinario spreco di risorse derivi da un sistema produttivo ed economico che ritenga di dare per scontato la perdita di capacità intellettuali ed umane, quasi che il tema della disuguaglianza non potesse mai essere recuperato e la disuguaglianza, come fatto fisiologico, sia un costo che una società debba mettere in conto, senza provare a contrastarlo.
Sembra esattamente questa la scelta che ha compiuto quest'Amministrazione regionale, che non solo non ha dedicato...



PRESIDENTE

Scusate, se continuate così devo sospendere i lavori, perché sembra di essere al bar, di cui non faccio il nome.
Un livello minimo, che permetta al Vicepresidente Pichetto di ascoltare e a chi vuole seguire di seguire l'argomento, è fondamentale.
Prego, Consigliera Artesio, continui.



ARTESIO Eleonora

Quest'Amministrazione regionale non solo non ha dedicato, nella fase dell'illustrazione in Commissione, alcun momento relativamente a questo tipo di prospettive, ma le ha ridotte nella scrittura materiale del documento a poche e confuse (direi confuse soprattutto in rapporto alla politica cui abbiamo assistito in questi quattro anni) indicazioni di merito.
Proverò a cominciare col dire quali sono le contraddizioni che vedo più rilevanti tra quanto scritto nel documento e quanto praticato dalle politiche di questa maggioranza, tanto da indurmi a dire che questa casomai, è una ragione in più per augurarsi che a gestire questa programmazione non sia questa maggioranza.
Comincio con alcuni esempi concreti, perché non vorrei soffermarmi sugli impianti strutturali e di governance che altri colleghi hanno affrontato prima di me, ma credo che dobbiamo derivare, anche per un principio di responsabilità, tutto il senso di concretezza che questo documento di programmazione ci può consentire.
Comincio da alcuni elementi.
Si fa riferimento esattamente per poter corrispondere ai principi di coesione sociale, almeno da un punto di vista retorico, all'investimento lavorativo per i soggetti svantaggiati.
Voglio soltanto ricordare che le linee prevalenti che quest'Amministrazione ha adottato e che, purtroppo, vedo adottare anche dai governi nazionali, vanno nella logica della centralizzazione delle misure per le quali l'Amministrazione regionale può essere stazione di committenza, centralizzazione che evidentemente è profondamente disarmonica rispetto alle possibilità di inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati.
Faccio un unico esempio. Le Aziende Sanitarie Locali che, in alcune occasioni, in quanto titolari di servizi, sono delle stazioni appaltanti per l'acquisto di questi servizi possono utilmente inserire dei lavoratori svantaggiati soltanto se si misurano con una scala locale. Soltanto se si misurano con la domanda espressa ai Centri per l'impiego delle persone portatrici di disabilità e dei relativi percorsi di accompagnamento sociale lavorativo.
Ma se noi procediamo con le modalità delle gare centralizzate, adottate da questa Giunta e tristemente famose in questi giorni in Torino e Piemonte con i risultati della gara CONSIP adottata a livello nazionale, è del tutto evidente che l'obiettivo annunciato dell'inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati non verrà praticato.
Quindi, la prima questione è: scriviamo una misura in un atto di documentazione generale e di programmazione generale, salvo poi dimenticare di chiedere ai nostri direttori generali delle Aziende Sanitarie di perseguire questo risultato nelle proprie azioni amministrative.
Secondo esempio.
Si prevede che si debba agire nell'ottica della riduzione della povertà e nell'ottica del contrasto all'esclusione sociale. Come esempio di misura di contrasto all'induzione in povertà si cita la Social Card.
Vorrei soltanto ricordare che è esattamente di questi giorni una polemica aperta, addirittura all'interno della stessa compagine politica rispetto all'efficacia della Social Card; la quale Social Card, oltre ad intervenire in una logica di assistenzialismo puro e di sostegno ai consumi minimi, introduce elementi di discriminazione sul piano della possibilità economica delle famiglie aventi titolo ad accedere, tali per cui nella città di Torino, che pure manifesta i più alti livelli di rischio e di esclusione sociale e di spettro della povertà, è escluso un numero significativo di famiglie. Ora, persino il Vicesindaco di Torino, che appartiene alla stessa compagine del Governo, ha duramente criticato il Viceministro Cecilia Guerra, che ha adottato come politica di contrasto alla povertà della famiglia esattamente la Social Card.
Ancora interessante è leggere il risultato atteso, sempre nelle misure di esclusione sociale, laddove si ragiona di voler sostenere le persone vittime di discriminazione o di grave sfruttamento e di volerle accompagnare in una logica di reinserimento sociale-lavorativo.
Verrebbe naturale chiedersi, in questa sede, che fine abbiano fatto tutti i progetti di sostegno che le Amministrazioni locali e regionali precedenti avevano nel tempo sostenuto esattamente per combattere i principi della discriminazione.
Ha, forse, questo Consiglio regionale fatto un timido passo nel tentare di approvare la legge regionale, pur depositata da tempo, contro la discriminazione? Ha, forse, questo Consiglio regionale agito in qualche direzione rispetto alla tutela della vittima di tratta? Ha, forse, questo Consiglio regionale attivato qualche azione, qualche programma, qualche risorsa in direzione del contrasto alle persone che hanno malattie a seguito delle infezioni per malattie sessualmente trasmesse? In realtà, ha fatto esattamente l'opposto.
Ha chiuso i servizi che vi erano deputati e, quando è stato possibile questi hanno continuato a sopravvivere nell'invisibilità grazie ai fondi residui.
Ma ancora più interessante è leggere quello che ci si propone di realizzare anche in termini di inclusione attraverso l'educazione alla legalità rispetto alle popolazione e ai gruppi sociali che vivono in condizioni di emarginazione. Per cui il documento regionale, nella necessità obbligatoria di compiacere gli indirizzi europei, tocca decisamente il paradosso, perché si propone - Udite, udite! - di ridurre la marginalità estrema attraverso interventi a favore della popolazione Rom Sinti e Camminanti in coerenza con le strategie nazionali ed europee di integrazione.
Vorrei soltanto ricordare che quest'Amministrazione regionale, che intende nobilmente perseguire un obiettivo che condivido, ha fatto, per quattro anni consecutivi, in modo di inscrivere nei capitoli di bilancio della legge regionale di settore esattamente euro zero, perché si riteneva che l'annullamento di questo tipo di politiche, ancorché raccomandate e auspicate dagli indirizzi nazionali ed europei, non fossero compatibili con la cifra politica di questa maggioranza.
In conclusione, quindi, questo documento è, come dire, un buon lavoro di riproduzione dei titoli degli indirizzi europei, ancorché un pessimo lavoro di approfondimento, che omette sulle politiche sociali qualunque volontà innovativa, ma anche conservativa, perché per conservare le misure di sicurezza sociale è già di questi tempi uno sforzo rivoluzionario, e soprattutto incredibilmente contraddittorio con quanto abbiamo visto nei campi sociali realizzato da quest'Amministrazione in questi anni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Assessore Pichetto, le farei intanto una domanda cui ha risposto in Commissione ma alla quale vorrei che rispondesse formalmente anche in Aula per dar modo poi ai colleghi di avere traccia di questo impegno che dovrebbe comparire negli atti di questa seduta di Consiglio. La domanda riguarda le risorse su cui noi potremmo contare nella nuova programmazione.
La questione, come lei sa, è stata per un po' di tempo controversa. In una fase sembrava che il Piemonte venisse penalizzato dal riparto delle risorse; così non dovrebbe essere, nel senso che lei ha dichiarato in Commissione che le risorse complessive assegnate al Piemonte ammonterebbero a due miliardi e 158 milioni circa. Le chiedo però una conferma definitiva.
Lo dico perché in alcuni documenti che hanno fatto circolare gli Uffici, contenenti per esempio la bozza dei POR, questa questione - ed è comprensibile - viene lasciata un po' impregiudicata, mentre invece penso che costituisca il punto di partenza; anche perché, come i colleghi sanno si tratterà delle uniche risorse libere a disposizione della Regione per immaginare interventi per cambiare o realizzare politiche di sviluppo in Piemonte. Questa è la prima questione che le pongo.
La seconda - l'ha esposta la Consigliera Bresso e l'ha ripresa il collega Reschigna - riguarda i contenuti del documento. Allora, qui secondo me, noi dobbiamo distinguere tra la proposta e un'analisi della crisi e delle tendenze in atto nella nostra Regione, che mi sento di sottoscrivere. Ciò che ci divide non è la diagnosi. Su quello mi pare ci siamo, perché qui non c'è differenza di valutazione tra centrodestra e centrosinistra: la crisi è li, è evidente, conveniamo sulle ragioni che l'hanno determinata e anche sullo stato dell'economia piemontese. Secondo me ciò che ci divide è la parte che riguarda le strategie con le quali pensiamo si debba governare questa crisi e quindi il modo con il quale potrebbero essere utilmente impegnate le risorse della programmazione.
Secondo me da questo punto di vista, Presidente Cota e Vicepresidente Pichetto, esiste - mi permetto di dirlo sommessamente - una contraddizione tra quell'analisi e le strategie di rilancio e di impiego delle risorse europee, mentre invece io credo che l'Europa (una serie di vincoli, una serie di condizionabilità previste dall'Unione Europea), ma anche la crisi del Piemonte, ci impongano un utilizzo qualitativo dei fondi di cui stiamo discutendo.
Faccio tre osservazioni, anche critiche, rapidissime. La prima riguarda la sottovalutazione con cui viene affrontato il tema della specializzazione intelligente, che l'Europa considera un vincolo e che dovrebbe essere in qualche modo ciò che innerva il documento strategico. Del resto l'Europa dice: guardate che io non vi approvo il documento se voi, nella parte riguardante la specializzazione intelligente, non mi dite come declinate naturalmente in un linguaggio piemontese (e coerentemente piemontese rispetto all'analisi che fate), il documento strategico.
Qui colgo uno dei limiti del documento, che mi sembra un po' ispirato dalle vecchie idee della programmazione, che hanno fatto il loro tempo non perché fossero sbagliate, o tutte sbagliate, ma perché nel frattempo l'economia piemontese è cambiata e le sfide che abbiamo di fronte sono sostanzialmente diverse. Quali sono le competenze di alcuni settori manifatturieri che noi dobbiamo continuare a difendere e su cui scommettere; e, per contro, quali sono i settori innovativi che potenzialmente possono rappresentare una leva per garantire un ridisegno e uno sviluppo della nostra Regione? La seconda osservazione riguarda le questioni che ha posto il collega Reschigna, che non riprendo. Questo è il documento strategico e la questione andrebbe più utilmente affrontata nei POR; e anch'io credo che sarebbe saggio che questi non venissero definiti, predisposti e approvati in questa fase. Il tema è quello di come impieghiamo le risorse. Anch'io ho l'impressione, come i colleghi che mi hanno preceduto, che voi spalmiate queste risorse in una serie di misure, rischiando di renderle inefficaci.
Prendiamo poche misure, ma efficaci, perché io non mi sento di contestare le singole misure prese in esame, ma è dal tutto evidente che se io investo 100 su dieci settori - tutti importanti, presi uno per uno - ottengo un risultato, in quanto la massa critica è meno forte, che non è quello che otterrei se io invece veicolassi questo investimento.
E poi c'è un problema, Vicepresidente Pichetto: noi non possiamo continuare a dare contributi alle imprese, qui va cambiata la filosofia.
Noi dobbiamo organizzare una grande domanda pubblica e fare in modo che le imprese che vogliono partecipare al riparto dei fondi traguardino a quegli obiettivi i loro interventi.
Faccio un esempio semplicissimo. C'è una misura che riguarda le politiche della sicurezza dei territori: benissimo, mettiamo in sicurezza il territorio. Ma è chi organizza la domanda pubblica che deve sollecitare poi le imprese o i vari soggetti titolati a farlo, eventualmente, a partecipare a quelle politiche. È un cambio di linea: non soldi alla singola impresa, che molte volte non servono, ma un utilizzo dei fondi che organizzi una domanda pubblica coerente con la filosofia delle politiche europee e con gli orientamenti che vengono sanciti nei documenti dell'Europa.
La terza e ultima considerazione riguarda come rendere più stringente ne parlerà, credo, la collega Pentenero, che spero mi ascolti - il rapporto tra FESR e Fondo Sociale Europeo. Qui, secondo me - ne abbiamo parlato in Commissione, Vicepresidente Pichetto - l'idea dei multifondi può essere una delle questioni che noi affrontiamo con maggiore determinazione. Noi non possiamo continuare ad avere, infatti - esaspero i ragionamenti - fondi che non si parlano, in una fase nella quale, invece, l'intreccio tra politiche di sviluppo e politiche attive del lavoro diventa sempre di più strategica.
La necessità di fare interagire queste risorse e renderle complementari è parte di un medesimo obiettivo e progetto, e secondo me ha nel multifondo uno strumento fondamentale.
Qui abbiamo due esigenze, e mi avvio alla conclusione. La prima è quella di fare in modo che innovazione e formazione si parlino tra di loro che le politiche della formazione non diventino un altro modo per fare politiche passive, Vicepresidente Pichetto: faccio la formazione per parcheggiare delle persone. Questa è un'altra cosa: le politiche attive e le politiche formative sono parte di un disegno che cambia l'economia piemontese nel profondo. E in una fase nella quale il capitale umano dicono gli imprenditori che scommettono sulla competizione mondiale - conta quanto le tecnologie, è evidente che c'è un problema di come lo si fa interagire, di come si fanno politiche formative che siano in tempo reale capaci di rapportarsi con le imprese che scommettono sui processi di innovazione.
Da questo punto di vista - e concludo - noi dobbiamo sapere che le politiche formative sono anche uno strumento di inclusione. E qui noi abbiamo un problema, in Piemonte: quello di una generazione - e non è soltanto un problema piemontese - che non entra nel mercato del lavoro e di una generazione non più giovane di cinquantenni, che sono esclusi dal mercato del lavoro perché troppo giovani per andare in pensione e, da un certo punto di vista, troppo vecchi per trovare una collocazione nel sistema economico e nel processo produttivo.
Da questo punto di vista, penso che questa misura - che peraltro voi prevedete nel documento strategico - sia un tema che noi dobbiamo affrontare con grande rigore, assai più di quanto non si sia fatto finora.
In Commissione, infatti, l'Assessore Porchietto ha in qualche modo speso alcune parole in favore di questa misura, vantando una serie di risultati che fatico a individuare, anche perché è terribilmente complicato affrontare queste questioni in una fase di crisi economica - ecco perché in tutti i ragionamenti che noi facciamo ha un senso legare politiche attive del lavoro e politiche di innovazione - in una fase nella quale l'economia piemontese è ferma.
E poi facciamo un bilancio di come abbiamo speso i soldi, perché la sfida che abbiamo di fronte, ed è anche una grande occasione, è spendere bene. In passato abbiamo speso, abbiamo rendicontato, non siamo una Regione che non ha speso le risorse europee, ma avere speso tutti i soldi che ci hanno dato e averli rendicontati, mi permetto di dire, non significa averli spesi bene, non significa averli spesi per produrre un ambiente più pulito più occupazione, imprese più innovative. E invece il tema, secondo me, sarà esattamente questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Diciamo che è passato circa un mese dall'approvazione della legge finanziaria e del bilancio e ci stiamo riunendo nuovamente in quest'occasione, in uno degli ultimi Consigli - penso - di questa legislatura, per discutere un altro documento che ritengo molto importante: la programmazione dei fondi europei per i prossimi sette anni.
Ce lo dobbiamo dire molto francamente: un vero confronto tra il governo di questa Regione e le varie opposizioni, di fatto, non c'è mai stato.
Quindi è da considerarsi come un elemento molto positivo, come vedremo più avanti, l'approvazione all'unanimità da parte del Consiglio regionale di quella mozione che prevedeva, appunto, l'argomento di cui stiamo trattando.
un dato di fatto, e non lo voglio dire per mettere il dito nella piaga, però durante questa legislatura non ci sono stati degli stravolgimenti degni di nota; anche le famose poltrone nei vari ambiti anziché diminuire, purtroppo, di fatto, sono aumentate. Ripeto, non voglio mettere il dito nella piaga, ma le famose aziende sovrazonali, alle quali noi da questa parte (io in particolare) ci siamo sempre opposti, sono lievitate, le tasse sono lievitate e quelli che si definivano come la panacea universale, cioè i costi standard, purtroppo sono rimasti sulla carta e quindi una chimera.
Questa introduzione ho voluto e dovuto farla per potere, in termini di premessa, riportare le mie impressioni sulla proposta di deliberazione che siamo chiamati oggi ad approvare.
Ci dobbiamo parlare in modo molto chiaro. Sicuramente questo documento è un primo passo, un passo avanti verso la ripartenza teorica del nostro Paese e quindi anche della nostra Regione, ma a mio modesto avviso il cambio di marcia necessario per tirarci fuori dai copiosi guai presuppone degli aspetti che, mi dispiace, io non riesco a vedere in questo documento.
La crisi che la nostra Regione sta attraversando, così come in generale il nostro Paese, non è un semplice momento di passaggio e quindi di transizione, non è un passaggio transitorio: per uscire occorre un radicale cambio del nostro modo di agire quotidiano, con delle rivisitazioni forti e profonde di quasi tutti i pilastri della nostra società.
Con questo non mi voglio riferire solo ad alcuni aspetti economici di importanza fondamentale, ma penso ad esempio ad investimenti in nuove tecnologie, ad un sistema del credito degno di questo nome, ad una riconversione del nostro sistema manifatturiero troppo piccolo per poter competere con le sfide globali, ad una modifica delle normative al fine di non rendere un fallimento imprenditoriale un'onta indelebile nelle vite delle persone. Ma ho in mente anche degli aspetti basilari della nostra società, come la formazione, a cui hanno fatto riferimento altri colleghi grazie alla quale si possono creare le condizioni per un costante percorso che ci accompagni in tutte le fasi della nostra vita; una più equa ridistribuzione della ricchezza al fine di dare a tutti pari possibilità di realizzare i propri sogni nell'arco della vita; il rispetto dell'ambiente e delle sue risorse, che per definizione tutti sappiamo essere molto limitate, e potrei fare tanti altri esempi, però il succo delle mie parole penso che lo abbiate compreso.
Si sa, lo sappiamo tutti che il Piemonte si colloca nel novero delle Regioni che più hanno risentito dell'impatto della recessione, soprattutto a causa della maggiore esposizione dell'economia, ancora purtroppo a forte vocazione manifatturiera, alle componenti più volatili della domanda.
La disoccupazione ha colpito la nostra Regione come nessun'altra realtà territoriale del Paese, e i numeri ci dicono che anche in un'ottica di medio periodo le prospettive di ripresa si tramuteranno quasi certamente in una piccola crescita senza creazione, purtroppo, di nuovi posti di lavoro.
Insomma, non ho nulla contro la ricerca - ci mancherebbe! - di soluzioni per vincere la sfida dei mercati globali ed aumentare le nostre esportazioni, ma senza un recupero della domanda interna non ci sarà mai e poi mai una vera crescita.
Riguardo alle risorse disponibili provenienti dall'Europa, dopo la mozione approvata, come dicevo prima, all'unanimità dal Consiglio regionale per chiedere un diverso riparto dei fondi europei, una delle rare volte in cui - l'ho detto prima - la maggioranza ha lavorato fianco a fianco con l'opposizione, al Piemonte sono stati assegnati 1.671,60 milioni di euro.
Si tratta del 14,29% del totale complessivo per il centro nord. Sono risorse provenienti dal fondo europeo di sviluppo regionale e dal fondo sociale europeo. Rispetto agli anni precedenti, abbiamo ottenuto 253 milioni di euro in più, ma se da un lato questa notizia è da considerarsi molto positiva, dall'altro, purtroppo, è la dimostrazione pratica che la crisi ha coinvolto in modo profondo anche il nord del nostro Paese, tanto da meritarci maggiori possibilità di investimento.
Mi avvio alla conclusione.
Nel leggere il testo della deliberazione, mi viene difficile non essere d'accordo con quanto in esso indicato. Chi non condivide principi come quelli che possono prevedere, per tutti i Paesi dell'Unione, una crescita economica intelligente, sostenibile ed inclusiva? Tutti siamo d'accordo nello sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione tutti siamo d'accordo nel promuovere un'economia più efficiente, più verde più competitiva e con un alto tasso di occupazione, che favorisca la ripresa dei consumi delle nostre famiglie.
Purtroppo, però, un conto sono i libri dei sogni; un conto è la realtà.
In questi anni, da molti anni - mi dispiace doverlo dire - di libri dei sogni ne abbiamo letti troppi e la fiducia nelle parole di speranza pronunciate in questi anni dalla maggioranza, da questa maggioranza, è venuta meno, almeno per quello che mi sembra di poter analizzare e sintetizzare.
Per questo motivo, al momento ho deciso di vedere come prosegue il dibattito con i suoi emendamenti, alcuni dei quali ho anche sottoscritto dopodiché deciderò come votare il provvedimento stesso.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Non farò considerazioni di carattere generale perché già espresse prima dai colleghi, ma sottolineo soltanto come questo documento potrebbe definirsi senza infamia e senza lode.
Infatti riprende, un po' come una fotocopia, quanto già scritto in documenti precedenti. Manca quello slancio che credo sia necessario dare in considerazione del fatto che le politiche comunitarie e le risorse che da esso derivano saranno le uniche risorse con le quali poter immaginare di attivare una serie di leve importanti all'interno della nostra Regione.
Ci saremmo quindi aspettati che un documento come questo contenesse qualche elemento di maggior coraggio, qualche elemento di innovazione e qualche elemento che ci faccia pensare ad un maggior coraggio che la nostra Regione dovrebbe mettere in atto. Non si tratta solo, come è stato ricordato un attimo fa, di spendere le risorse, perché da questo punto di vista possiamo essere sicuramente orgogliosi, perché negli anni le risorse comunitarie sono state spese (e mi sento di dire che sono state spese anche bene).
Sono state fatte delle valutazioni attente rispetto a come queste risorse sono state utilizzate, a seconda dei diversi fondi e a seconda dei diversi POR, ma non abbiamo mai fatto un'analisi, legata anche al contesto socio-economico all'interno del quale noi viviamo, per comprendere quali di queste politiche non hanno più il carattere di sperimentazione o di leva nuova che possiamo utilizzare all'interno del nostro contesto regionale.
Immaginare, quindi, che una serie di politiche, che hanno dato risultati importanti, possano essere messe a sistema, e che quelle che invece non sono più strumenti che possono rispondere ad un nuovo contesto socio economico debbano essere mandate in pensione o non più tenute in considerazione all'interno di un documento come quello che oggi ci accingiamo a discutere e a sottoporre all'approvazione dell'Aula.
Condivido quanto detto dai colleghi: valuteremo alla fine, dopo la discussione sugli emendamenti. Personalmente, però, credo manchi un po' di questo coraggio. È mancato il coraggio di fare un'analisi e di capire quali di queste politiche non possono più trovare spazio all'interno di un documento di programmazione e di un documento strategico, ma all'interno di finanziamenti ordinari che uno Stato deve continuare a garantire.
Prima è stato accennato come sulle politiche sociali, per quello che attiene al FSE, sicuramente c'è stata un'apertura maggiore rispetto ai regolamenti della Comunità europea, ma non possiamo immaginare di trovare all'interno del Fondo Sociale Europeo, per il finanziamento per le politiche ordinarie.
Mi sembra che questo, invece, sia un po' un tentativo che, in modo velato e un po' nascosto, stia soggiacendo all'interno di questo documento ma, soprattutto, soggiacendo all'interno dei singoli POR e dei singoli fondi.
Su questo, occorre davvero essere molto chiari.
Credo, inoltre, che l'elemento del coraggio manchi soprattutto su quell'aspetto che è stato invocato in tutti i documenti delle ultime due programmazioni dei fondi comunitari, e oggi ancora di più sottolineato dai regolamenti della Comunità europea. Mi riferisco alla trasversalità dei fondi, uno dei tanti elementi che permette di avere delle politiche innovative, ma che sicuramente permette una maggiore efficacia rispetto alle risorse che noi spendiamo.
Ancora una volta enunciamo questo principio, ma ancora una volta non trova declinazione all'interno delle azioni che vengono citate. Penso, ad esempio, ai poli innovativi.
Quando andiamo in giro per il Piemonte e parliamo di poli innovativi dipende da quale direzione stiamo uscendo: se stiamo uscendo dalla direzione che si occupa del FESR, quando parliamo di poli innovativi parliamo di una caratteristica ben precisa, definita da una serie di soggetti che abbiamo articolato all'interno della nostra Regione, con i quali intendiamo continuare ad immaginare politiche di carattere di ricerca e di innovazione.
Se invece usciamo dalla direzione che gestisce il FSE, quando parliamo di poli tecnologici formativi parliamo di un'altra cosa. È vero che hanno azioni e titoli comuni, ma hanno soltanto il titolo comune: non trovano rispetto alla gestione dei due fondi, nessuna forma di declinazione nel passaggio dalla ricerca all'innovazione e alla formazione.
un esempio, questo, di come scriviamo che i fondi devono trovare uno spazio di lavoro comune ma poi, nei fatti, questi continuano a non trovare uno spazio di declinazione comune, perché è molto difficile e perché, nei documenti, definiamo gli obiettivi complessivi in modo troppo generico e troppo vago. Credo che questo sia uno dei limiti più grossi che intravediamo all'interno del documento che ci è stato presentato.
Mi permetto di fare ancora una serie di sottolineature, per quanto riguarda il lavoro, le politiche attive e le politiche legate alla formazione.
Giustamente vengono citati gli elementi di criticità che caratterizzano la nostra Regione - la dispersione scolastica, un basso livello di qualificazione e uno scarso numero di persone diplomate e laureate lontani dagli obiettivi della strategia di Lisbona ed oggi dalla strategia Europa 2020.
evidente che su questo dobbiamo lavorare, ma non possiamo continuare ad indicare, nei nostri documenti strategici, le politiche che attengono invece ad un Paese, ad uno Stato e allo Stato centrale.
Riprendo il concetto che ho citato prima.
Se le politiche comunitarie sono politiche straordinarie che devono permetterci, oggi, di uscire da un momento di crisi, e ieri dovevano introdurre elementi di novità, devono trovare declinazioni straordinarie le politiche che attengono all'ordinarietà di un Paese non dovrebbero nemmeno rientrare all'interno di documenti strategici, ma trovare collocazione nelle fonti di finanziamento che lo Stato deve garantire al nostro Paese.
vero che poi queste saranno distribuite tra i POR e i PON, ma ricadiamo nello stesso errore e togliamo, all'eccezionalità e all'importanza di questi fondi di finanziamento, quello che è il loro carattere specifico.
Se gli elementi di debolezza si trovano all'interno di questi due contesti, cioè il carattere di ordinarietà e il carattere di dialogo che dobbiamo declinare tra i fondi, proveremo a fare una serie di emendamenti che vanno in questa direzione, ma certamente riteniamo insufficiente la base stessa del documento presentato.
Relativamente allo strumento della formazione - come ben sappiamo anche il Vicepresidente ha avuto modo di occuparsene - noi abbiamo un sistema della formazione che sicuramente è diverso e caratterizzante rispetto ad altre Regioni italiane.
Su questo dobbiamo puntare, tenendo in considerazione che è uno strumento di grande eccellenza che abbiamo a disposizione. Ma a questo strumento di eccellenza non dobbiamo certamente imporre sacrifici straordinari, perché ne ha subiti molti in questi anni, ma di scommettere insieme su una maggiore flessibilità e su una maggiore possibilità di accompagnare quelle persone che, rientranti in modo particolare nella fascia di età 40-50, hanno meno strumenti per poter essere reinserite all'interno del mondo del lavoro. Manca tutta la definizione delle politiche attive per il lavoro: non c'è alcun elemento che ci metta di fronte ad una consapevolezza di un sistema che dovrà essere completamente riscritto e che dovrà essere completamente rivisto.
Se le politiche attive del lavoro sono lo strumento efficace che dobbiamo mettere a disposizione, dobbiamo immaginare che tale strumento rientri in un contesto complicato e difficile con il quale ci troveremo a dover fare i conti.
Un'ultima considerazione in merito alla prima parte, quella attinente agli elementi introdotti nei confronti dei vari strumenti identificati per quello che riguarda le nuove tecnologie e le Smart Specialisation: se ci che andiamo ad introdurre o che abbiamo scritto non trova declinazione attraverso una "macchina" efficace e immediata nelle risposte - uso il termine burocratico che poco ci piace - così come sulle politiche legate al FESR, ovvero se non troviamo una "macchina" che sia in grado di rispondere in tempi più reali...
Provo a tradurlo in modo diverso: se abbiamo una ricerca e possiamo avviare una start up che deriva da un processo di innovazione, ma non siamo in grado di dare le risorse immediate al sistema perché questo possa avviare un processo di start up, anche le risorse che abbiamo dedicato alla ricerca corrono il rischio di essere vane.
Della semplificazione e della maggior efficacia attraverso le azioni che derivano dal processo burocratico messo in piedi dai fondi comunitari non vi è alcuna traccia. Credo che questa sia davvero una delle più grandi carenze di tutto il documento.
Ci auguriamo che con la discussione che si aprirà nel pomeriggio sugli emendamenti proposti, almeno alcuni aspetti che ci permettono di introdurre qualche elemento di maggior freschezza possano essere tenuti in considerazione.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.


Argomento: Condizione femminile

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordine del giorno n. 1165 presentato dalle Consigliere Manica, Artesio, Bresso, Cerutti, Costa, Franchino, Motta Angela e Valle, inerente a relativo a "Giornata internazionale della donna"


PRESIDENTE

Prima di interrompere i nostri lavori, procediamo alla votazione di due atti di indirizzo sui quali la Conferenza dei Capigruppo, unanimemente, ha espresso il parere favorevole alla trattazione nella giornata di oggi.
Pertanto, ottemperando e onorando l'impegno assunto questa mattina con la collega Artesio e con la collega Manica, li riteniamo iscritti all'o.d.g. dell'odierna seduta.
Procediamo, per primo, all'esame dell'ordine del giorno avente ad oggetto "Giornata internazionale della donna", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Non essendovi richieste d'intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1165, il cui testo recita: "Premesso che la Giornata internazionale della donna o più semplicemente 'Festa della donna' ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ma anche discriminazioni e violenze cui loro stesse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo il contributo che le donne possono offrire alla politica e alle istituzioni, alla sostenibilità dell'azione amministrativa e di governo ma anche all'economia e alla cultura, seppur grande, non risulta ancor pienamente valorizzato e richiede pertanto una maggiore adesione ai valori enunciati da parte di tutte le forze politiche cui si richiede quindi un maggior impegno affinché si apra una nuova fase di attuazione della democrazia paritaria le Regioni promuovono, come organismi costituzionali e istituzioni della Repubblica, la rimozione degli ostacoli che impediscono la piena parità di genere nella vita sociale, economica e culturale ritenuto che solo rafforzando le politiche di promozione della parità di genere è possibile realizzare una presenza equilibrata tra uomini e donne nelle istituzioni e nei posti di responsabilità degli organi economici amministrativi e politici sia indispensabile condurre una ferma battaglia contro ogni forma di violenza verso e sulle donne sia imprescindibile un dialogo strutturato tra le forze politiche e la società civile al fine di garantire il principio della parità dei sessi considerato che in questi anni la Consulta delle Elette del Piemonte, istituita con legge regionale n. 44/96 si è fortemente impegnata sul territorio promuovendo iniziative di formazione ed informazione volte a rendere le donne elette, ma non solo, veri punti di riferimento per la società invita il Presidente del Consiglio e della Giunta regionale a a perseguire politiche atte ad introdurre nelle normative principi e provvedimenti volti a favorire la piena rappresentanza di genere ad intervenire con azioni volte a tutelare la dignità delle donne e a promuovere iniziative concrete tese a combattere con forza qualsiasi forma di violenza e stereotipo di genere , favorendo lo sviluppo di una sempre più diffusa e radicata cultura della non violenza a contrastare ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne in applicazione del piano nazionale e delle leggi regionali".
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Iscrizione all'o.d.g. ed esame mozione n. 1164 presentata dai Consiglieri Artesio, Boeti, Cerutti, Manica, Muliere e Pentenero, inerente a "Interventi di sensibilizzazione dei Ministeri per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi di sorveglianza e pulizia delle scuole"


PRESIDENTE

Procediamo, quindi, all'esame della mozione n. 1164, presentata dai Consiglieri Artesio, Boeti, Cerutti, Manica, Muliere e Pentenero, avente ad oggetto "Interventi di sensibilizzazione dei Ministeri per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi di sorveglianza e pulizia delle scuole", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 1164, il cui testo recita: "Premesso che: da alcuni mesi le lavoratrici e i lavoratori dei servizi di sorveglianza e pulizia delle scuole manifestano rispetto alla imminente sostituzione delle Cooperative presso le quali prestavano servizio con i nuovi assegnatari della gara Consip. Dal primo marzo infatti quelle funzioni saranno erogate sulla base di un appalto nazionale derivante dagli indirizzi della Spending Review la cui base d'asta è stata determinata in ragione del numero di personale statale adibito alla funzione e cessato dal servizio; budget del tutto inadeguato rispetto alla copertura delle attività nei plessi scolastici e del tutto inosservante dei requisiti minimi di tutela dell'occupazione e della giusta retribuzione.
Considerato che: questa drammatica situazione riguarda 500 lavoratori soltanto nel capoluogo piemontese e 24.000 in tutta Italia cui sarebbe riservato un futuro di disoccupazione, o di sotto salario, a causa della riduzione dell'orario settimanale da 38 a 12 ore inoltre la gestione precedente era prevalentemente affidata in Piemonte alle Cooperative sociali di tipo B che impiegano almeno il 30% di lavoratori svantaggiati, ai fini di un'inclusione sociale e di un passaggio all'autonomia rispetto alla dipendenza dall'assistenza il futuro prospettato per queste persone ributterà in carico ai servizi sanitari e assistenziali la tutela di soggetti che invece finora avevano potuto sviluppare le risorse personali e professionali; accanto al problema occupazionale e sociale non meno importante è il rischio di dequalificazione della cura dell'ambiente scolastico e della tutela dei minori specificamente dei bambini scolari portatori di handicap, a causa della riduzione di ore lavorate degli addetti alla pulizia e alla sorveglianza.
il Consiglio regionale impegna la Giunta a intraprendere presso i Ministeri competenti dell'Istruzione e del Lavoro una iniziativa di sensibilizzazione sulla urgenza e sulla gravità della situazione al fine di ottenere nel transitorio una proroga degli appalti in corso e nel medio periodo di illustrare al Governo l'inadeguatezza della gara Consip per ricercare soluzioni più articolate sulle esperienze locali e sul riconoscimento della particolare esperienza lavorativa delle cooperative degli appalti storici".
Il Consiglio approva.
I nostri lavori riprenderanno alle ore 14.30, così come stabilito.
Chiederei, se possibile, un rispetto rigoroso dell'orario, perch inizieremo con la commemorazione del compianto collega Giovanni Picco.
Successivamente, proseguiremo la trattazione della proposta di deliberazione n. 301.
Ricordo inoltre - abbiamo comunque provveduto ad inviare una e-mail in tal senso - che la Conferenza dei Capigruppo prevista per le ore 18.30 è annullata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle 13.01)



< torna indietro