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Dettaglio seduta n.400 del 19/12/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



(Alle ore 13.30 il Vicepresidente Comba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 14.00)



(La seduta ha inizio alle ore 14.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
L'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cota, De Magistris Giordano, Goffi, Leo, Marinello, Pedrale e Sacchetto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento dibattito su "Tematiche relative al lavoro" (atti d'indirizzo collegati; ordini del giorno n. 523, n. 1137, n. 1142, n. 1143, n. 1146, n. 1147, n. 1148, n. 1149, n. 1150, n. 1152, n. 1158, n. 1159, mozione n. 1151)


PRESIDENTE

Colleghi, siamo convocati per la prosecuzione del dibattito su "Tematiche relative al lavoro", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana del 17 dicembre 2013 è iniziato lo svolgimento del dibattito. Sono intervenuti il Presidente della Giunta regionale Cota e l'Assessore Porchietto, che ha illustrato le slide. Il Consigliere Buquicchio ha illustrato gli ordini del giorno n. 1142 e n.
1143, il collega Laus la mozione n. 1151 e il collega Boeti l'ordine del giorno n. 1152.
Agli atti di indirizzo collegati al dibattito elencati martedì 17 dicembre u.s., si aggiungono, ad oggi, l'ordine del giorno n. 523 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Impegno contro le discriminazioni e i licenziamenti delle donne in gravidanza"; l'ordine del giorno n. 1158 presentato dal Consigliere Bono, inerente a "Impegno della Regione nella difficile situazione di crisi economico-occupazionale"; l'ordine del giorno n. 1159 presentato dai Consiglieri Ponso Dell'Utri e Negro, inerente a "Continuità produttiva e occupazionale della Riva Acciaio di Lesegno (CN)".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Ho presentato un'integrazione alla mia mozione e, per quanto riguarda il testo, mi sono permesso già di...



PRESIDENTE

Sì, ci è già stato anticipato. Prima della votazione, se si vuole avvicinare al banco della Presidenza, provvediamo all'integrazione. Grazie.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1158.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno fa seguito a una serie di documenti che sono stati presentati in relazione al tema della crisi economica e del lavoro trattato dall'Assessore Porchietto in termini di cose fatte da parte dell'Assessorato al lavoro, (dunque non tanto solo dall'Assessore, ma dall'insieme, nel senso di équipe) e anche di cose fatte nelle legislature precedenti.
un ordine del giorno che va a delineare una parte della situazione.
Molto sommessamente, riteniamo che sia i dati in possesso dell'Assessorato sia i dati in possesso dei vari uffici, com'è già stato citato da alcuni Consiglieri nella scorsa seduta, vanno sicuramente ad approfondire molto di più il punto della situazione, che vede la Regione Piemonte in una condizione di difficoltà rispetto ad altre Regioni del nord Italia cui si è fatto spesso riferimento.
Non penso non solo e non tanto alla Lombardia, che ovviamente ha sempre avuto una situazione economica e sociale diversa, ma penso anche ad altre Regioni, come ad esempio la Liguria, che addirittura dal punto di vista dell'industrializzazione e dell'occupazione ha sempre avuto una situazione meno ottimale della nostra, e penso anche a Regioni come l'Emilia Romagna il Veneto e la Toscana, che sono più similari alla nostra come posizione di partenza.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte, abbiamo visto dati di disoccupazione prossimi al 10%, abbiamo visto che le persone in cerca di occupazione sono salite a 213.000, che la percentuale degli occupati è scesa del 2% e il tasso di disoccupazione dei giovani supera il 35% e sfiora il 40% , senza citare i famosi neet, cioè i ragazzi che non sono n in educazione né impiegati né in formazione.
Al di là di una mera disamina dei dati della situazione, che ovviamente ho già fatto, ho provato a sintetizzare alcune problematiche per un possibile lavoro sulle tematiche che ho presentato e che sto presentando per eventuali interventi volti al miglioramento, se non addirittura al superamento, delle stesse.
Innanzitutto, come avevo già segnalato in Commissione anche alla presenza dell'Assessore Porchietto, i centri per l'impiego e le agenzie per il lavoro, al momento, hanno delle banche dati di ambito provinciale quindi risulta difficile l'intersezione di dette banche dati, finendo per penalizzare in particolar modo i cittadini disoccupati delle province magari più piccole, e in questo soprattutto coloro i quali abitano ai confini delle province. Penso, ad esempio, al quadrante nord del Piemonte laddove le province di Biella e di Vercelli si toccano con la provincia di Torino o la provincia di Vercelli con la provincia di Novara e di Verbania.
In queste zone, risulta che una persona in cerca di lavoro, magari non vede un'offerta lavorativa vicina per competenze, per profilo, ecc., vicina anche geograficamente di cinque-dieci chilometri, ma in un Comune che appartiene ad un'altra provincia.
Quindi su questo chiederei l'impegno al Consiglio e alla Giunta di valutare l'istituzione di una banca dati unica regionale, o di valutare un range chilometrico, lavorando su un'ottica di raggio e non di provincia.
Ciò non tanto per il discorso che si supereranno le Province, quindi non tanto per una questione di competenze provinciali degli Enti locali, ma proprio per una questione di opportunità. Vista la situazione difficile penso che potrebbe essere una manovra, non dico a costo zero, ma a costo molto ridotto: si tratta di mettere in rete le banche dati, con dei risultati che possono essere interessanti.
Un altro aspetto che ha sottolineato anche l'Assessore Porchietto nella sua lunga relazione - qualcuno l'ha definito un convegno, ma ovviamente dipende anche dai tempi del Consiglio, nel senso che in un Consiglio pieno avremmo avuto anche la possibilità di ribattere - è la difficoltà di avere dati aggiornati sul follow up e gli esiti occupazionali riguardanti le politiche formative in Piemonte.
Si hanno i dati, nel senso di esito positivo, ma non si hanno magari i dati riguardanti la tipologia di contratto, la durata e anche la coerenza fra tipologia di occupazione svolta e competenze acquisite nel percorso formativo. Questo è anche un dato importante, nel senso che dovremmo poter avere - in primis la Regione, cioè proprio l'Assessorato - accesso a questi dati, per poter dire: va bene, c'è stato un esito positivo, ma se è un esito positivo con un contratto precario a sei mesi è un non esito positivo, cioè un esito positivo molto temporaneo e molto parziale. Quindi su questo sarebbe interessante sapere se gli strumenti che adesso sono in dotazione all'Assessorato, permettono di conoscere questi dati e quindi nel caso, di fornirli alla Commissione competente o, comunque, di poterli recuperare.
In ultimo, un tema che forse ancora non si è trattato è quello della riforma Fornero in merito agli ammortizzatori sociali. Qui apro l'ultima parentesi dell'ordine del giorno presentato. Sia il superamento di una parte della cassa integrazione guadagni, in particolar modo si parla di quella straordinaria con ASPI e Mini ASPI (indennità di disoccupazione) sia il discorso più ampio, quindi portandoci avanti con il ragionamento della possibilità di introdurre un sistema di garanzia sociale onnicomprensiva, come ci chiede l'Europa, perché l'Europa già nel 1992 (CEE) fece una raccomandazione, la 441, con cui sollecitò tutti gli Stati a introdurre il reddito minimo garantito o un equivalente inteso quale fattore di inserimento nella società dei cittadini più poveri, comunque con più difficoltà di accesso a un lavoro o a una retribuzione dignitosa.
Le richieste si sono ripetute negli anni. Mentre quasi tutti gli Stati europei adottavano strumenti quali il salario minimo garantito, l'Italia ancora non l'ha adottato. Quindi, ricordiamo la comunicazione del 2006, la n. 44; la raccomandazione 167 del 2008; la risoluzione n. 2039 del 2010 che è molto importante, una risoluzione che è equivalente alla nostra mozione, quindi un atto di indirizzo che impegnerebbe gli Stati membri del Parlamento UE, fino ad arrivare ad una lettera inviata dalla BCE al Governo italiano, il 5 agosto 2011, la famosa lettera che intervenne sulla crisi del Governo Berlusconi, tra cui, tra tante cose negative, chiedeva anche una cosa che almeno io valuto positivamente: la possibilità di introdurre un sistema di "assicurazione della disoccupazione", cioè poter avere un sostegno alla sopravvivenza, per permettere di non essere esclusi soprattutto quando i lavoratori sono o liberi professionisti, o a partita IVA, quindi nuovi precari, come si suol dire, oppure dipendenti di aziende sotto i 15 lavoratori, che poi si deve valutare se sono cassaintegrabili con una deroga oppure no.
Penso che, da questo punto di vista, la Regione potrebbe informarci sulla situazione della trasformazione nella parte dell'ammortizzatori sociali, in assi e mini assi.
Poi, un ultimo punto di impegno: valutare se, visto che le forze politiche qui presenti la maggior parte sono anche presenti a Roma a vario titolo, chi nella maggioranza chi all'opposizione, ma il dibattito proprio in questi giorni si sta facendo, anche a latere della legge di stabilità introdurre appunto una misura di sostegno al reddito e ammortizzatore sociale universale, onnicomprensiva, sulla scorta del salario o reddito minimo garantito.
Questo penso sarebbe molto importante. Ribadisco, in Europa praticamente tutti gli Stati membri dell'Unione Europea l'hanno a vario titolo, come per esempio la Germania, la Francia, i Paesi scandinavi l'Austria e anche la Spagna in un certo qual modo. Quindi, sono dati sicuramente importanti.
Noi possiamo farlo. Ovviamente, questo è un tema più nazionale, quindi si può soltanto sollecitare il Governo centrale su questo tema. Come? Trasformando ad esempio gran parte della spesa degli ammortizzatori sociali. Sappiamo dai calcoli dell'INPS che circa 18 miliardi di euro sono la spesa in Italia degli ammortizzatori sociali. Con quei 18 miliardi potremmo coprire un salario minimo garantito per circa 600 euro al mese per dodici mesi l'anno.
ovvio che bisogna fare delle riflessioni, quindi è molto generica la richiesta, però un sollecito da parte della Regione Piemonte, dal Consiglio regionale e della Giunta a lavorare in questo senso, penso possa essere un buon viatico, un buon messaggio. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 523 presentato dal Consigliere Bono, avente ad oggetto "Impegno contro le discriminazioni e licenziamenti delle donne in gravidanza".
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
un ordine del giorno che risale un po' più indietro nel tempo, al 2011.
Ho chiesto di riattualizzarlo nella discussione di oggi, visto che dei dati forniti dall'Assessore segnalavano delle risultanze positive sul lato occupazionale femminile. Sul lato macro non possiamo che sottolineare come continuino comunque le violazioni della nostra Costituzione, che ovviamente chiede un equo trattamento tra lavoratori di diverso sesso, quindi ci sono discriminazioni sia nelle retribuzioni e continuano trattamenti ineguali soprattutto per quanto riguarda le donne in gravidanza.
Quindi, i dati diffusi dall'ISTAT (ho preso gli ultimi dati, all'epoca era il 2011 e non sono stati aggiornati, ma lo sono facilmente) ci parlavano di circa 800 mila donne costrette a dimettersi a causa di una gravidanza. Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o che hanno lavorato in passato. La percentuale sale se si prendono le più giovani quindi le donne nate prima del 1973, si arriva al 13,1%.
Disparità salariale. La media delle lavoratrici dipendenti è di 1.077 euro (ISTAT 2010), contro i 1.377 dei colleghi maschi. Quindi, 300 euro in più. Direi che è una differenza molto, molto alta che non si può spiegare se non con una disparità di trattamento.
Nel 1997 il trattato di Amsterdam avvia una nuova strategia per l'occupazione, l'Employment European Strategy, per la piena attività di tutti, anche a fronte di un invecchiamento della popolazione.
ovvio che, di pari passo, bisogna garantire un'adeguata offerta comunale, locale, asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia, quindi a scavalco, visto che questo non è di competenza dell'Assessore Porchietto, ma dei colleghi della Giunta, perché è ovvio che bisogna fornire servizi per garantire la possibilità ad una lavoratrice madre di poter continuare a lavorare nel periodo subito dopo il parto.
Sono tematiche importanti, sono tematiche anche che si intersecano con l'attività che si può svolgere a Roma. Quindi, anche in questo senso chiedo che siano prese in atto delle valutazioni da parte della Giunta per fare il possibile, nelle sue competenze; per esempio, per quanto riguarda gli stanziamenti, nel bilancio sono stati stanziati (non è ancora stato approvato, ma ne stavamo discutendo l'altro giorno con l'Assessore Cirio) sette milioni di euro per le scuole materne, quindi valutare qual è il trend della spesa per garantire i servizi.
Si chiede anche di aiutare, con il mantenimento degli investimenti che sono stati fatti nel tempo di spesa corrente, anche la Consigliera di Parità, ad aumentare l'impegno di monitoraggio e di tutela nei confronti delle donne. Quindi è ovvio che se non avvengono le denunce di licenziamenti o di disparità di trattamenti, noi non abbiamo statistica attendibile.
molto importante che il ruolo delle Consigliere di Parità, regionali e provinciali, finché restano le Province, sia conosciuto e ci sia un filo diretto tra le persone che vogliono denunciare gli accadimenti che ho segnalato prima (licenziamenti, maltrattamenti o disparità di trattamenti salariali), quindi spingere anche la Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna, quindi monitorare e realizzare un progetto contro le ingiustizie ancora esistenti nel mercato del lavoro piemontese. Con questo, chiedendo una collaborazione con gli altri organismi esistenti in Regione, la Consulta delle Elette e la Consulta Femminile. Questo si può fare a spesa zero, perché sono consulte con organismi che già esistono e, se non sbaglio, le leggi regionali hanno anche ridotto o azzerato le retribuzioni, quindi neanche più i gettoni di presenza. Si tratta di fare un lavoro di monitoraggio, magari insieme ad altri strumenti che abbiamo in Regione Piemonte, come l'IRES, e quindi dai dati fornire gli strumenti all'Assessorato per poter dispiegare ancora meglio quelle che sono le funzioni proprie dell'Assessorato in tema di lavoro, unendosi a questa tematica fondamentale delle deleghe alla Pari Opportunità. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1159 presentato dai Consiglieri Ponso, Dell'Utri e Negro, avente ad oggetto "Continuità produttiva e occupazionale della Riva Acciaio di Lesegno (CN)".
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Sarò breve, perché purtroppo già sapete della vicenda del gruppo Riva Acciaio.
Il 12 settembre scorso il gruppo Riva ha deciso di chiudere gli stabilimenti siderurgici di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e delle attività di servizi e trasporti relativi (Riva Energia e Muzzana Trasporti).
La decisione è stata presa da parte del gruppo dopo il sequestro dei cespiti aziendali, delle partecipazioni in portafoglio e delle liquidità eseguito dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Taranto sull'ILVA per disastro ambientale.
un vicenda ben nota a tutti noi, balzata a lungo agli onori delle cronache nei mesi scorsi.
Il provvedimento ha interessato complessivamente 1.402 addetti negli stabilimenti che, alla chiusura delle acciaierie, sono stati (tra virgolette) "messi in libertà" senza alcuna garanzia sul loro futuro lavorativo ed economico.
Fra gli stabilimenti che hanno subito la chiusura, come già citato, c'è anche quello di Lesegno (CN), 250 dipendenti.
Assessore, il blocco della produzione di tale stabilimento comporterebbe - lei lo sa benissimo perché ho potuto apprezzare il suo impegno - un impatto occupazionale che definire grave è un eufemismo. Il territorio stesso subirebbe un impoverimento notevole; stiamo parlando di 250 lavoratori che hanno alle loro spalle 250 famiglie e tutti si troverebbero, ovviamente da un giorno all'altro, senza occupazione.
Qualche volta provo, cerco di immaginare cosa potrebbe significare nella mia vita una tragedia del genere: mutui, affitti da pagare, la scuola per i figli, le spese di tutti i giorni.
Invito l'Assemblea a votare favorevolmente il mio ordine del giorno perché quando abbiamo deciso, tutti quanti, di entrare in politica, lo abbiamo fatto per difendere i diritti dei nostri concittadini, soprattutto nei momenti peggiori, e questo è un momento. Non possiamo ignorarli.
Chiedo, pertanto, alla Giunta e al Consiglio tutto, e qui richiamo un po' l'impegno dell'ordine del giorno, di adoperarsi per garantire la continuità occupazionale e produttiva della Riva Acciaio di Lesegno e mettere in campo tutte le azioni necessarie per tutelare la posizione lavorativa dei 250 dipendenti dell'azienda.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ponso.
Iniziamo la fase del dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Oggi affrontiamo un dibattito dopo una lunga relazione dell'Assessore.
Sono stati forniti una serie di dati, una serie di presentazioni dei tanti servizi e delle tante opportunità che la nostra regione ha.
Spesso, queste opportunità relative alle politiche attive del lavoro sono il frutto di un lungo percorso, di una grande attenzione ed anche di una serie di attività legislative e di programmazione che hanno visto da sempre la nostra regione protagonista e trainante, insieme ad altre regioni del Centro-Nord (questo spiace un po' constatarlo). Su molti temi che sono stati presentati ha sempre fatto da capofila: una regione dove i progetti sperimentali sono stati sperimentati, avviati e valutati.
proprio su questo che vorrei provare a svolgere una serie di riflessioni.
L'elenco delle tante azioni esistenti all'interno della nostra regione è, appunto, un elenco che non offre una visione d'insieme del sistema delle politiche attive del lavoro che questa Regione ha messo in atto.
un elenco che non ha, ad esempio, valutazioni sulle politiche che sono state avviate in questi anni. Penso, ad esempio, al "progetto crisi" che è stato probabilmente il primo esempio di come le politiche passive si sono declinate con le politiche attive.
Su questo, non abbiamo - o meglio, non sono state fornite - delle valutazioni che ci permettano di capire come stia procedendo la sperimentazione, un'attività che ha messo in grande difficoltà la programmazione dei fondi comunitari, che si sta concludendo, ma che ha visto una grande capacità di reazione e progettazione da parte della nostra struttura regionale.
Avremmo avuto bisogno di sentire delle valutazioni per capire come, tra le tante attività avviate, alcune possano continuare a far parte del sistema Piemonte ed altre debbano essere, invece, abbandonate, perché non danno risultati soddisfacenti.
evidente che tutte le politiche attive per il lavoro che noi possiamo intraprendere non possono che prescindere dal dato economico, ovvero da quante possibilità di occupazione i soggetti deputati al collocamento trovano all'interno del mercato del lavoro.
Questo è un dato drammatico all'interno del quale ci troviamo a lavorare.
Ci saremmo aspettati un'analisi di sistema e, ad esempio, per quanto riguarda l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, ci saremmo aspettati che non si citasse solo "IoLavoro", ma si tenesse in considerazione tutto il sistema che questa Regione ha e quindi le risorse che, dalle Province, attraverso i centri per l'impiego, sono state dedicate in questi anni.
Penso alle tante attività di marketing che sono state portate avanti nei confronti delle imprese, ai tanti sportelli specialistici che sono stati attivati, nei confronti dei quali possiamo svolgere anche una funzione di criticità, penso alle tante collaborazioni attraverso i job placement universitari che sono stati avviati nei vari territori, o ai tanti protocolli volti all'occupazione e alla creazione di nuovi insediamenti lavorativi.
L'impressione, da questo punto di vista, è che la Regione non consideri un sistema Piemonte complessivo, che tenga in considerazione anche le tante attività che sono state svolte in base a direttive regionali, ma che hanno visto anche il coinvolgimento delle Province. La Regione tiene in considerazione quelle attività che, in qualche modo, hanno permesso di svolgere una buona pubblicità, una buona manifestazione di intenti, da parte dell'Assessorato al lavoro.
Pertanto, ci aspettavamo un'analisi critica del sistema e delle tante partite che ci attendono.
Non è stato fatto nessun cenno al fatto che i centri per l'impiego, e quindi le Province, dal 1° gennaio (o comunque nel 2014) si troveranno in una situazione in cui l'attività di governance della Regione dovrà essere rivista. Non c'è stata nessuna valutazione di prospettiva economica rispetto a quello che potrà succedere nel 2014, nel passaggio da una programmazione di fondi all'altra.
Molti servizi e molte attività che ci avete presentato corrono il rischio di subire un'interruzione, nel passaggio da un anno all'altro.
E, soprattutto, non è indicata nessuna prospettiva o, meglio, non c'è nessun intendimento che lasci intravedere le linee di indirizzo che l'Assessorato intende dare al sistema Piemonte, che - come ho cercato di evidenziare - è un sistema che arriva da lontano e che da sempre ha avuto un ruolo importante e fondamentale all'interno del panorama delle Regioni italiane.
Voglio richiamare un articolo comparso ieri, dove ancora una volta l'attività delle Regioni rispetto alle politiche attive e rispetto alle politiche per il collocamento viene sminuita, cercando di massificare sul piano nazionale, indicando un'omogeneità di non attenzione e di non utilizzo delle opportunità offerte, ad esempio, dalle agenzie per il lavoro che sono state realizzate all'interno della nostra regione, come se tutti fossero stati ad aspettare un provvedimento nazionale.
Questo, certamente, non si può dire nei confronti della Regione Piemonte.
Oggi, però, la nostra preoccupazione è rivolta soprattutto all'assenza di una prospettiva e di una visione che ci indichi come la Regione intende dare futuro ai servizi che la stessa ha messo in atto in questi anni.
Soprattutto, quello che colpisce nei dati distribuiti, è che non c'è alcuna valutazione rispetto all'efficacia e a quelle informazioni che potrebbero permetterci di comprendere se ha ancora senso mantenere un progetto, una misura, nel Piano occupazionale della Regione Piemonte.
Provo a richiamare alcuni riferimenti specifici. Ad esempio, sappiamo che la nostra Regione ha intenzione di anticipare la Youth Guarantee rispetto al panorama nazionale. Questo potrebbe essere un dato positivo ma, altresì, potrebbe rappresentare un dato critico, in quanto le direttive nazionali potrebbero non corrispondere alle attività di indirizzo che oggi sono state elaborate dalla Regione, e, forse, considerati i tempi e le direttive che, a breve, i Ministeri dovrebbero emanare, sarebbe opportuno provare a lavorare in un quadro organico.
C'è una grande questione che occorre valutare. Certamente, la Youth Guarantee prevede che si intercettino, nei quattro mesi successivi, tutti i ragazzi in uscita dai percorsi della formazione professionale, dal sistema dell'istruzione e dal sistema universitario, per offrire loro un progetto di accompagnamento, cioè un'opportunità di inserimento all'interno del mondo del lavoro, ma è assente una diversificazione per categorie di ragazzi con problematiche, progetti e situazioni diverse.
Il progetto legato al recupero dei cosiddetti neet, che escono dai vari sistemi e che non riusciamo più a rintracciare, credo che, innanzitutto dovrebbe trovare risposta all'interno della Youth Guarantee, senza dimenticare - mi spiace aver già consumato il tempo a disposizione - che non c'è alcun accenno alla possibilità di dialogo delle banche dati. Se non riusciamo a intercettare i neet, sarà molto difficile rendere efficace quella che oggi viene denominata Youth Guarantee.
Mi spiace aver esaurito il tempo a disposizione.
In conclusione, ci saremmo aspettati un'analisi e una prospettiva per il futuro, una valutazione della sostenibilità e una valutazione dell'efficacia delle attività che sono state messe in atto da questa Giunta e da questo Assessorato. Invece, abbiamo avuto un elenco di attività, che sicuramente, sono importanti, ma non sono inserite in un quadro di unione soprattutto, non hanno alcun tipo il collegamento con l'attività che dovrebbe svolgere l'Assessorato alle attività produttive.
Quale obiezione, si può ammettere che questo tipo di debolezze esiste da sempre, ma sappiamo bene che è una debolezza strutturale e nel documento che ci è stato presentato non si intravede alcuna possibilità di cambiamento della situazione, né elementi che ci permettano di scorgere una possibilità di cambiamento di marcia rispetto al tema dell'integrazione.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



PENTENERO Giovanna

Ritorno ai due temi principali che ho indicato all'inizio, ovvero una visione d'insieme del sistema del lavoro, in una situazione nella quale non avremo più le Province, e, soprattutto, un quadro legislativo chiaro e preciso, che permetta di integrare le politiche per la formazione con le politiche per il lavoro e con le politiche per l'istruzione.
Nulla di tutto ciò compare all'interno del documento che, invece, ci saremmo aspettati e che avremmo voluto poter leggere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pentenero.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Assessore, credo che esista - non da parte sua, ma da parte della Giunta, poi cercherò di spiegare questo mio giudizio - una sottovalutazione della gravità della crisi che investe la nostra Regione. Si è detto che è una crisi dalla quale usciremo con una manifattura più piccola, con meno imprese, con meno occupati e con un Piemonte mene capace di competere sui mercati internazionali e di produrre ricchezza.
Certo, non tutto dipende dal Governo della Regione, lo ammetto immediatamente. Anzi, gran parte delle politiche che possono determinare un cambiamento di fase dipendono dall'Unione Europea, principalmente dal Governo, ma non credo che la Regione e la Giunta, della quale lei fa parte abbiano finora fatto tutto il possibile per mettere in campo, per la parte di competenza, le politiche con le quali mitigare e governare questa crisi.
Una conferma di questo giudizio, che mi rendo conto essere pesante, è insita nell'essere una delle Regioni che stanno affrontando una crisi drammatica - credo la più drammatica dal dopoguerra ad oggi - senza una guida politica e senza l'Assessorato alle politiche industriali. Anche questo, se me lo consente, è sintomatico del ruolo che le questioni delle attività produttive e delle politiche industriali hanno nell'agenda di Governo. Invece, lei, nella sua illustrazione, ha, in verità, fatto emergere l'esistenza di un nesso strettissimo tra le politiche attive del lavoro e la gestione accorta delle situazioni di crisi.
Tale gestione sta avvenendo, gliene do volentieri atto, però richiede impegno e anche tempo, perché i suoi Uffici, ormai, sono occupati da delegazioni che le pongono questioni. Non avviene la stessa cosa per quanto riguarda l'Assessore all'industria, che, da quanto mi consta, è difficile da rintracciare. Invece, le politiche attive del lavoro e le politiche industriali sono due facce della stessa medaglia, perché l'efficacia delle prime, tanto più in una fase di crisi, dipende in larga misura dalla definizione di una strategia di politica industriale. Cerco di capire dove porterò il Piemonte e con quali strumenti sono in grado di orientare le politiche industriali del Piemonte, cioè verso la meta che ritengo possa consentirmi di riposizionare una parte delle nostre manifatture.
Se me lo consente, questo che emerge è il primo elemento di sottovalutazione della crisi, perché, da che mondo e mondo, l'Assessore al lavoro e l'Assessore all'industria lavorano di conserva. Addirittura alcune crisi vanno gestite insieme, perché mentre l'Assessore Porchietto affronta il tema, per esempio, degli esuberi o dagli ammortizzatori sociali e della ricollocazione di questi lavoratori, l'Assessore all'industria attraverso una serie di strumenti - che, peraltro, in parte, abbiamo cerca di far sì che, per esempio, quell'impresa possa ricollocarsi e avere una prospettiva produttiva. Noi abbiamo la prima gamba, ci manca la seconda, il ragionamento è questo! l'unica Regione in Italia che non ha un Assessore all'industria.
Capisco se il Presidente, che si occupa di industria, lo facesse in ragione del fatto che vuole dare centralità al suo impegno su questa questione, ma noi sappiamo tutti - lei lo sa per primo - che così non è.
Per quanto riguarda la seconda considerazione, la crisi, naturalmente è gravissima e valgono le cose che lei ha ricordato: la Regione perde PIL e perde occupazione. Il 2014 sarà un anno nel quale avremo, forse, una leggera ripresa, che non produrrà un aumento dell'occupazione, perché la ripresa in quelle percentuali non è capace di creare nuovi occupati e anche quando li creasse - questo è un altro problema che, oggi, per ragioni di tempo, non intendo affrontare - produrrebbe un'occupazione contrassegnata dal dato della precarietà! Allora, se questo è il quadro - mi scuso per la semplificazione anche un po' rozza - la domanda è la seguente: voi e noi stiamo facendo tutto il possibile, in relazione alle competenze che abbiamo, naturalmente, e non caricando sulle spalle vostre responsabilità che sono del Governo - che pure ne ha tante di responsabilità, anche questo Governo - e dell'Unione Europea? Credo che voi non stiate facendo fino in fondo ciò che andrebbe invece fatto. E mi spiego.
In primo luogo, noi abbiamo - anzi, voi avete - enfatizzato l'efficacia di alcuni incentivi con i quali produrre lavoro, come, ad esempio, la possibilità, per chi assume i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, di portare in detrazione questi costi e avere un beneficio per quanto riguarda l'IRAP. Ora, un bilancio andrebbe fatto.
Quegli incentivi - questo riguarda la Regione, ma credo anche, in generale, gli strumenti con i quali cerchiamo di favorire il lavoro in questo Paese, quindi anche il Governo - hanno prodotto un'occupazione aggiuntiva? No, no. Questa, oramai, mi sembra l'unica cosa acclarata.
Quegli incentivi non hanno prodotto occupazione aggiuntiva, perché le imprese che li hanno utilizzati, avrebbero comunque assunto quei lavoratori.
Allora - primo problema - cosa pensiamo di fare nella legge finanziaria e nella legge di bilancio? Questo strumento, che abbiamo ritenuto essere fondamentale per produrre lavoro, pensiamo che debba essere rivisto ripensato, reinventato in una Regione che ha due corni del problema giovani e over 50? Nella mia Provincia la situazione è drammatica: a 50 anni sei vecchio per l'impresa, ma non sei vecchio abbastanza per il sistema previdenziale che manda in pensione, invece, a 70 anni. C'è un gap di 15 anni, non è uno scherzo! Non è uno scherzo! Veniamo al secondo problema: è stato un errore, a mio avviso, aver cancellato ogni forma di sostegno al reddito che avevamo istituito nella precedente legislatura per quei lavoratori che non possono contare sugli ammortizzatori sociali. Ha ragione il collega Bono, perché il tema della universalità dei trattamenti di disoccupazione non può essere risolto dalla Regione Piemonte, ma deve essere rinviato, in qualche modo, alla questione più di fondo della riforma degli ammortizzatori sociali. In ogni caso, è stato un errore, in un momento di crisi, abbandonare quella trincea! Non era risolutiva, ma era comunque uno strumento, diciamo così, con cui tentavamo di garantire una forma di sostegno al reddito. Specioso l'argomento usato, anche se non da lei: c'era ancora il suo predecessore Rosso - me lo ricordo - il quale aveva teorizzato l'inutilità di una politica di questo tipo. Così come credo - e mi avvio alla conclusione toccando ancora un punto, Presidente - che sia inaccettabile (la pongo così, ma lei intenda cosa cerco di dire) l'idea che la gestione della deroga venga centralizzata, lasciando le Regioni a se stesse, dicendo loro: "Non vi compete più".
Guardate che questa cosa grida vendetta, grida vendetta! E per quanto ci riguarda, questo terreno ci trova d'accordo. Domani mattina va posto in tutte le sedi, anche in Conferenza delle Regioni! Bel risultato! Abbiamo costruito un sistema che ci consente di pagare in tempi ragionevoli la deroga e noi, oggi, immaginiamo di centralizzare il tutto. Anziché semplificare, complichiamo la vita alle persone, a quei poveri cristi che avranno più difficoltà a percepire la deroga una volta che ne sarà riconosciuto il diritto.
L'ultima considerazione - mi scuso se tocco i punti rapidamente, ma non abbiamo il tempo che ha avuto lei a disposizione - riguarda, diciamo così i servizi per l'impiego. Su questo è già intervenuta molto bene la collega Pentenero, per cui non tornerò su molte argomentazioni che la stessa ha posto. Vorrei però sollevare una questione di principio: è scontata? scontata, ne prendo atto. Meglio così.
Nessuno ha una preclusione ideologica nei confronti dell'idea che i servizi per l'impiego siano i centri per l'impiego e i servizi accreditati.
Abbiamo discusso in merito della delibera con la quale abbiamo deciso l'accreditamento.
Noi crediamo che il sistema pubblico abbia una funzione di regolazione ma pensiamo anche che debba cooperare e competere dentro questo sistema che il Piemonte si è dato. Perché il tema - lo ricordava la collega Pentenero è fare in modo che domanda e offerta si incontrino. E più strumenti abbiamo e più politiche attive del lavoro facciamo, e più è facile realizzare gli obiettivi, ovviamente accanto ad una ripresa economica.
Non devo spiegare a lei che tutti i ragionamenti che facciamo avranno un'efficacia concreta se riparte l'economia, perché a quel punto è possibile immaginare che l'incontro tra domanda e offerta produca un aumento dell'occupazione. Ma questo è il dato.
Però, Assessore Porchietto, i centri per l'impiego vanno messi nella condizione di lavorare e di competere. Questo indipendentemente dal soggetto da cui dipenderanno, sia esso un'agenzia nazionale (questione ancora aperta), sia esso la Regione o siano ancora le Province, ipotesi che mi sembra difficilmente praticabile, stante il fatto che ieri (anzi, oggi) la Camera dei Deputati ha votato il provvedimento che sopprime le Province.
Ma il tema rimane esattamente lo stesso, indipendentemente da chi poi gestirà lo strumento.
Ho finito davvero, Presidente.
Lei ci ha offerto dei dati che sono indicativi sui numeri, che non sono uguali a seconda dei centri per l'impiego, perché diversa è stata la base di partenza (per le ragioni che abbiamo già discusso in Commissione). C' un problema di competenze e di qualità, è vero: persone anziane e pochi giovani. Abbiamo un problema, però: che gli anziani li mandiamo in pensione vent'anni dopo, e i giovani non li possiamo assumere per il blocco delle assunzioni. Risolviamolo questo nodo, perché è decisivo per avere un sistema in cui tutti operano e in cui i centri per l'impiego, per ragioni di forza maggiore, non finiscano per morire di inedia.
Questa è una sfida: fare in modo, cioè, che il sistema che abbiamo messo in piedi funzioni. Ma fare anche in modo che dentro quel sistema abbiano un ruolo positivo - e questo può avvenire sulla base delle scelte che farete e che faremo - i centri per l'impiego.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ho avuto modo di leggere la relazione che l'Assessore ha svolto nella seduta di martedì scorso e in merito al dettaglio delle iniziative che ci sono state descritte e delle previsioni che ci sono state annunciate, a me sembra, in questa discussione, che sia opportuno per tutti noi, oltre che a soffermarsi su questioni puntuali, come fanno i colleghi che hanno competenze specifiche, anche provare a rispondere ad un interrogativo di fondo che mi sembra emerga dallo scarto tra le informazioni che abbiamo acquisito nel corso di questo dibattito e la realtà che incontriamo anche solo nel corso delle nostre audizioni di Consiglieri regionali.
Mi pare ci sia una profonda differenza e un solco di incomunicabilità tra ciò che la Regione si sforza tecnicamente e politicamente di mettere in atto attraverso le programmazioni che ci sono state rappresentate, e ci che, invece, emerge in termini di sentimento e di giudizio da parte di coloro che sono direttamente coinvolti o nella drammatica situazione della perdita di lavoro o nella difficile situazione di gestire la tutela e la difesa di coloro che perdono i posti di lavoro.
Dicendola in termini riportabili alla nostra comune esperienza, sia quando ascoltiamo le delegazioni delle aziende in crisi e i loro rappresentanti sindacali, sia quando ascoltiamo comunicazioni meno organizzate e con meno valore di rappresentanza ma egualmente sentite e partecipate come quelle dei movimenti spontanei, il refrain più o meno è lo stesso: la situazione è drammatica, la politica non se ne occupa. Curioso poi, che siano prevalentemente coloro che ritengono che la politica sia inutile, che sia un costo per la collettività, a chiedere che nell'occasione di crisi, sia la politica ad occuparsene; che la politica batta un colpo perché la crisi va governata.
Allora, di fronte ad uno scarto così evidente tra misure messe in atto risultati ottenuti (ancorché parziali) e percezione esterna, credo che, una comunità politica quale quella di quest'Assemblea regionale, questo interrogativo debba porselo.
Provo a formule alcune modeste risposte a questo interrogativo, perch sono abituata, come svolgimento del ruolo di responsabilità politica, anche se di opposizione, a cercare di produrre delle risposte a questioni apparentemente incomprensibili, perché la divergenza è altissima. La divergenza tra gli interventi realizzati per salvare le imprese e la percezione delle crisi irreversibili; la divergenza tra gli esiti riferiti ai tirocini, conclusi anche con forme di assunzione, e la percezione di un destino senza speranza dei giovani piemontesi; lo scarto tra i risultati che ci vengono raccontati di percorsi di formazione mirati ai fabbisogni delle imprese e la percezione, da parte delle imprese - anch'essa raccontate sugli organi di informazione - di non essere sufficientemente sostenute dalle Istituzioni.
Allora, qual è la risposta, o la spiegazione (perché la risposta sarebbe troppo ambizioso) di questo scarto? Certo, c'è sempre un dato tra la rappresentazione e la realtà, ma qui credo che ci sia un dato specifico e piemontese. Il dato specifico e piemontese è quello secondo il quale, a mio parere, per quanti siano gli sforzi di riconversione produttiva che si stanno realizzando, vuoi per l'iniziativa imprenditoriale, vuoi per l'iniziativa istituzionale, c'è un grande elemento di vuoto che è dato dall'impossibilità di colmare, con queste riconversioni, il vuoto produttivo e la mancanza di proiezione produttiva di quella che è stata la vocazione prevalente di questa Regione, che è quella manifatturiera, e di quello che è stato l'attore economico prevalente di questa vocazione, che è la FIAT.
Credo, cioè, che si debba tornare a dare continuità e rilancio ai due ordini del giorno che questo Consiglio regionale, unicamente come raramente accade, ha votato, per chiedere che la Regione Piemonte sia un attore ai tavoli nazionali che affrontino la questione della permanenza (quale permanenza, con quali prodotti, con quali investimenti e con quali livelli di occupazione) e che FIAT immagini di realizzare all'interno del nostro contesto territoriale, perché a queste prospettive è legata anche la condizione di sviluppo e di conservazione, intesa come conservazione e mantenimento del ruolo produttivo e dei posti di lavoro, delle piccole e medie imprese della stessa filiera.
La prima questione è la seguente. Accanto al giudizio di sufficienza o di insufficienza che si vuole dare alle politiche regionali che si sono attuate, in termini di politiche attive, per formulare nuove possibilità attraverso la formazione dei lavoratori espulsi di posti di lavori, o per sostenere la ricerca di professionalità delle imprese, garantendo profili professionali adeguati, o per orientare, in un rapporto diretto con il lavoro come l'apprendistato, la possibile occupazione successiva dei giovani, ci sia, accanto a questo giudizio, questo tema fondamentale e centrale.
Questo è un tema fondamentale e centrale, che personalmente vedo in tutta l'urgenza per ciò che riguarda le conseguenze, a noi tangibili, della perdita del lavoro e della povertà incombente, ma anche le conseguenze dell'autorevolezza che questo Consiglio regionale, attraverso la sua espressione di Giunta, può giocare in un tavolo nazionale di questa partita.
Ahimè, nel rapporto tra economia e politica, la politica è debole. E tutto quanto sta accadendo in questa fase non può che essere un ulteriore processo di indebolimento rispetto al ruolo di indirizzo, programmazione e rappresentanza degli interessi territoriali che la politica può svolgere.
La questione, quindi, per questo primo aspetto, rimanda ad un tema che credo debba essere di carattere nazionale, ma non perché al nazionale deleghiamo alcunché, ma perché sul nazionale dobbiamo far sentire tutta la pressione e tutta la forza di una domanda come questa che, se non risolta non potrà cambiare le sorti della Regione, e non mi accontenterei di Parlamentari, di ogni parte dello schieramento parlamentare, che a Roma non sollevino questa questione, e a Torino, nelle loro audizioni del lunedì dicono: la politica batta un colpo.
La seconda questione, invece, riguarda la credibilità, nel tempo, delle misure adottate dall'amministrazione regionale. Alcuni risultati ci dicono di segnali incoraggianti; ci dicono di situazione per cui i tirocini vengono seguiti da assunzioni, nella misura del 45%. Ma se andiamo poi a scandagliare la tipologia di queste assunzioni, vediamo che, di queste, il 60,6% afferiscono a contratti precari o di tempo determinato - e va bene o apprendistato, e nell'11,1%, che si aggiunge al 60,6%, di contratti di somministrazione. Questo è come dire che la rete e la cooperazione, che sono le parole d'ordine del programma presentatoci martedì, ed è la sintesi delle realizzazioni consegnateci martedì, ha realizzato i partenariati anche con il sistema privato delle imprese, nel momento e nella misura in cui la possibilità di concorrere insieme a fare progetti ed utilizzare risorse, risorse pubbliche. Ma il dato della parte di responsabilità dovuta, in termini di garanzia occupazionali, nella continuità, non è certo. Non c'è per il 55% e non c'è nel 45%.
Quindi, delle due l'una.
forse sbagliata la misura? Direi di no. È forse sbagliata la relazione istituzionale, mondo delle imprese, rispetto alla capacità di costruire con le imprese una responsabilità sociale, oppure alle imprese tutto può essere scusato, in nome della crisi, quali che fossero i soli attori a patire la crisi e le sue conseguenze? Analogamente, nella misura della formazione mirata ai fabbisogni delle imprese, su quanto è stato concluso, il 51% di occupati programmati, non conosciamo se lo saranno nell'arco dei dodici mesi successivi.
Allora torno, concludendo, ad una questione di fondo: c'è un tema di validità delle misure realizzate. Mi pare che alcune ci abbiamo reso conto anche di buoni risultati. C'è un dato di inadeguatezza del livello istituzionale sulla forza e la potenza del tema che qui si muove, che è l'industriale manifatturiera e la FIAT in particolare. C'è, infine, un dato di relazioni tra Istituzioni e mondo delle imprese, per i quali non pu essere che ci si trovi intorno ad un in tavolo per discutere il da fare, ma non ci sia più la disponibilità di qualcuno di ritrovarsi intorno a quello stesso tavolo per dire per quanto si intende fare e, quindi, per quanto si manterranno i livelli occupazionali ipotizzati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Lo scorso martedì abbiamo avuto modo essere abbondantemente informati dall'Assessore Porchietto sulla situazione, considerata dal punto di vista della Giunta regionale.
Devo ammettere che, come comunicatore, l'Assessore Porchietto ha delle notevoli capacità: insieme ai suoi collaboratori, ha strutturato 81 slide ed è riuscita a dare un'immagine che, se si fosse trattato di una proposta del Piemonte offerta al resto del Paese o all'Europa, e se questa fosse stata effettivamente rispondente alla realtà, sarebbe apparsa sicuramente con un notevole smalto. Però debbo dire che tra i desideri enunciati e la realtà, per quello che mi è possibile verificare, esistono delle differenze non così facili da colmare.
Attualmente i centri per l'impiego muovono in Italia - e in Piemonte la situazione non è diversa - il 3% totale sulle assunzioni. E questo è un dato che, rispetto a quello degli altri Paesi europei, ci umilia. Pensare cioè che noi abbiamo una struttura articolata in molti punti e in ogni Provincia e che poi soltanto il 3% delle assunzioni passa attraverso questa struttura è una cosa incredibile, specie se ci si raffrontata ai dati che altri Paesi, in particolare la Germania, offrono.
C'è evidentemente un problema di efficacia dell'azione. Non posso dire che il Piemonte sia peggio di altre Regioni: non è così. Sicuramente, per i centri per l'impiego - dopo una modifica dell'attività rispetto a quanto avveniva cinque-sei anni fa, volta a far sì che ci fosse una maggiore intercambiabilità nell'azione tra aziende, settori e gli Uffici preposti oggi stanno svolgendo purtroppo solo un ruolo di passacarte. E questo comunque, è bene dircelo, perché altrimenti l'immagine presentata dall'Assessore può risultare gradevole, ma solo se ce la raccontiamo: se poi andiamo a vedere la situazione, così non è.
Ci sono state presentate - dicevo - 81 slide. Nella slide n. 6 si parlava di innovare metodi e strumenti. Innovare, però, significa rendere operativo il sistema misto indicato nella slide n. 24 in modo che prevedendo un accreditamento degli operatori finalizzato ad una vera creazione di un sistema, non produca soltanto l'effetto di fare accoglienza, orientamento e di costruire curricula per i singoli occupati ma produca vere filiere che comprendano anche le aziende, le Associazioni dei datori di lavoro e, laddove esistano, gli enti bilaterali di settore.
Insomma, occorre evitare che il ruolo della cerniera sia svolto da agenzie formative accreditate che hanno l'unico scopo di farsi riconoscere il finanziamento, senza coinvolgere direttamente il mondo della produzione e determinare occupabilità vera. Da quanto risulta, tra l'altro, in quella slide si parla della sperimentazione avviata nel 2012, però non ci risulterebbe che siano stati erogati dei finanziamenti.
Per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, poi, c'è bisogno di una buona politica attiva per il lavoro, fatta dai centri per l'impiego rivisitati e dove le agenzie formative, quelle per il lavoro interinale e le associazioni d'impresa, veramente arrivino a dialogare.
I finanziamenti per la formazione devono essere coerenti e finalizzati alle effettive esigenze del mercato del lavoro. Intanto occorre attivare politiche di orientamento attivo e positivo verso le professionalità richieste dal mondo del lavoro locale.
Nella slide n. 21 si vede quali sono le formazioni effettuate, ma se chiedessi all'Assessore Porchietto se è d'accordo che queste siano le effettive necessità del mondo del lavoro e se quanto è stato formato e illustrato corrisponde alla realtà di queste esigenze non so cosa potrebbe e rispondermi, se mi rispondesse con sincerità.
Non so se l'Assessore ritiene infatti che l'attuale meccanismo di distribuzione delle risorse messe a bando dalle linee di indirizzo regionale - ad esempio sull'obbligo formativo - siano coerenti con le esigenze del mercato del lavoro.
Non capisco, per esempio, perché avete reiterato gli interventi dell'obbligo formativo per un triennio e non avete provveduto alla loro riprogrammazione. Mi si potrà dire che non ci sono le risorse per finanziarla. Ma allora continuiamo a fare dei programmi di formazione dove predisponiamo un'offerta al mercato che non corrisponde alle richieste? Bisogna riuscire ad accorciare il rapporto tra i sogni - cioè quanto esposto nelle slide - e la realtà.
Quali sono le azioni vere e credibili che la Regione intende mettere in atto? Nella distribuzione e nell'utilizzo dei fondi, per esempio quelli del bando per la crisi, si è tenuto conto di fattori strategici e delle professionalità emergenti, quali il risparmio energetico da energie rinnovabili? No, si sono spese gran parte delle risorse in corsi di informatica e di inglese, sicuramente tutti utili e più facili da gestire rispetto a una formazione generalizzata dei lavoratori, ma sicuramente non finalizzati a dare delle risposte maggiormente coerenti alle richieste del mercato.
Come ultimo elemento di valutazione, direi che bisognerebbe cercare di fare in modo che ci sia un allineamento, una maggiore integrazione tra linee di indirizzo regionali, attività delle Commissioni tripartite provinciali (molto carenti per colpa delle Province, che - meno male scompariranno e verranno ripensate) e delle parti sociali.
Le scelte delle Province nell'orientamento dei fondi si sono dimostrate carenti. Bisogna innovare veramente il sistema, ma a monte: non solo, cioè con la proposta formativa, ma con l'impostazione di tutta la tematica attinente a questo tipo di programmazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Devo dire innanzitutto che questa programmazione, questo nuovo approccio alle politiche del lavoro a mio avviso è un argomento di estrema importanza, che avrei addirittura voluto fosse stato presentato molti anni prima.
Vedo poca partecipazione e questo mi rattrista. Mi dispiace, perché non ci rendiamo conto delle cose importanti e utili che dobbiamo portare avanti in quest'Aula.
Quando la gente, o i famosi "forconi", ci deridono oppure ci attaccano hanno anche un po' di ragione: "qui ve ne fregate, ve ne sbattete l'anima e non tenete conto di quella che è la realtà". Però vado al dunque. Cara Assessore Porchietto, martedì scorso lei ha presentato questo bello e importante lavoro. Anch'io, come ha detto il collega Rostagno, dico che è stata molto brava: è stata bravissima. Ha presentato da attrice come se fosse a un convegno, ma è stata brava e completa. Qui non c'è niente da dire e le faccio i complimenti.
Però io dico che su questa politica attiva del lavoro vorrei vedere meno cose scritte qua sopra - tutte le realtà e le varie situazioni di cui c'è l'elenco, che ho seguito punto per punto - ma qualcosa di più attrattivo e più importante per dare un vero segnale ai piemontesi.
Non mi stancherò mai di dire, cioè, che uno dei punti a mio avviso fondamentali è sfruttare le varie opportunità che il Piemonte ha in questo momento.
Il Presidente Cota è venuto in quest'Aula, programmando e esaminando con noi il modo per ottenere dei fondi europei nell'ambito del famoso programma fino al 2020. Ebbene, qui dobbiamo ottenere il giusto che ci compete, però lasciatemi dire allo stesso modo che non è possibile che alcuni elementi - chiamateli come volete, anche delinquenti - vadano in piazza a gridare o a sbraitare contro l'Europa e poi noi andiamo là a chiedere i soldi. Ma questi ci chiudono la porta in faccia! Ma dobbiamo essere un po' più politici! La politica, però, non esiste più. Noi abbiamo bisogno di una politica chiara e trasparente: anche se alle volte il boccone rimane lì, si fanno le scelte per il bene dei piemontesi, del Piemonte intero e dei cittadini.
Sono stato a Bruxelles, e lo dico perché ci sono stato, ma si sono rabbrividiti a vedere un Consigliere regionale andare negli uffici della Regione Piemonte a Bruxelles. Mi hanno infatti detto: "Qui non viene mai nessuno". Questo mi scoccia. Martedì era presente chi ci rappresenta a Bruxelles, era seduto lì, ma bisogna seguirli. Assessore, noi qualche volta ci lamentiamo per l'assenza del Presidente Cota o di qualche Assessore, ma non importa, vale molto di più stare qualche giorno in più a Bruxelles per seguire i vari progetti. Il Piemonte ha tutte le carte in regola affinch ottenga i fondi dovuti che ci spettano, vale più andare a Bruxelles che venire in Aula. Scusi questo richiamo.
Noi dobbiamo dare più aiuto alle attività produttive, ma con uno slancio vero, non solo a parole. In questo momento di crisi, noi stiamo come le nostre aziende, perdendo delle commesse estere. Le varie attività del Piemonte, dalla meccanica al manifatturiero del Novarese e del Vercellese stanno perdendo i colpi e si sta facendo "mangiare" dai cinesi.
Signori, non siamo gli ultimi arrivati. Abbiamo prodotti di eccellenze oggi è di moda nel mondo consumare i prodotti piemontesi e italiani.
Dobbiamo sfruttare questo, dobbiamo dare un segno per dare un futuro.
Partire subito con aiuti straordinari alle attività produttive, aiutando le piccole e medie imprese che sono quelle che creano posti di lavoro. Siamo una delle Regione tra le più importanti d'Italia, ne sono certo. Il Governo non ci sta aiutando molto; tante parole, ma non sta aiutando molto. La Regione Piemonte deve dare un segnale forte. Dobbiamo avere più coraggio.
Sui lavoratori disoccupati non dobbiamo lasciare troppo margine ai sindacati, sono loro che "blasonano" che non c'è lavoro, parlando di ammortizzatori sociali, ecc, ma dobbiamo agire noi per prima, in particolare su coloro che non hanno più lo stipendio, che non hanno lavoro.
Assessore, voglio fare questo richiamo: è competente, ha un'intelligenza lungimirante, valida, deve fare un richiamo forte, farsi sentire dai Ministeri di competenza di Roma che non possiamo essere dimenticati.
Non solo sopprimere le Province, le Province ci creano solo problemi.
Si pensa di sopprimere le Province convinti di risparmiare, ma non risparmiano nulla. Quella sedia della Provincia non costa nulla allo Stato ma il personale siamo obbligati a tenerlo, così aumentano i problemi alla Regione Piemonte. Il Governo deve dare una mano alle attività produttive alle piccole e medie imprese. Dia un segno forte e noi saremo al suo fianco. Facciamo rumore, che l'opinione pubblica sappia che la Regione Piemonte, in questo momento, mette tutti i suoi cavalli in corsa per andare incontro alle piccole e medie imprese, aiutarle, affinché il Made in Italy continui a sboccare nel mondo anche oltre oceano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Assessore, abbiamo seguito con attenzione anche le valutazioni diverse sul lunghissimo intervento. Intervento che, personalmente, mi ha messo di buon umore, al di là del tema molto serio. Mi ha ricordato, con qualche appunto, quando si fanno le presentazioni alle convention. In quel caso bisogna essere un po' più fermi, altrimenti, le è andata bene che era in aula e non da qualche altra parte, sarebbe stata ripresa non sulle questioni, ma sul modo di presentarle.
stato molto meno pesante e lungo, sono andato un po' indietro negli anni, ad altre situazioni e momenti in un ambito diverso, decisamente più leggero e anche più piacevole. Il tema era importante, e l'ha illustrato nelle varie situazioni.
Mi permetto di sottolineare alcune di queste, non tanto sugli aspetti positivi; a quello ci ha già pensato lei, anche utilizzando la conferenza stampa, potenza delle larghe intese. Nel senso che ho apprezzato che abbia utilizzato molto il Segretario del Partito Democratico, della serie - io non condivido, ma alcuni sì - che se ne parli bene o che se ne parli male l'importante è che se ne parli. Penso che anche al Sindaco sarà arrivato l'eco dei grandi e molti sostenitori che ha in questo Consiglio, l'avranno informato. Lo stesso giorno, o il giorno prima, su un quotidiano torinese c'era una presentazione interessante sul tema del lavoro dei giovani e ci sono alcune positività che, come spesso succede, possono diventare un problema, dipende da come vanno le cose. Il fatto che si anticipi il progetto di avvicinamento dei giovani al mondo del lavoro è positivo questo è il provvedimento nazionale del Governo, almeno dalle notizie che ho, poi lei può integrare quello che sto dicendo. Si tratta di capire se i provvedimenti del Governo saranno in sintonia e diranno le stesse cose che dice la Regione Piemonte attraverso l'Assessore al lavoro. Se sono in sintonia, allora aver anticipato è stato estremamente positivo, perché chi ben inizia è a metà dell'opera.
Se, invece, i provvedimenti del Governo dovessero essere diversi difformi su altre linee, si tratta di capire quale problematiche si potrebbero creare in una situazione del genere. Ho detto il lato positivo non tanto per l'amicizia e la simpatia ma perché c'è un aspetto positivo però emerge anche l'altra questione problematica, perché se fossero difformi, i giovani piemontesi si troverebbero di fronte a due situazioni diverse su uno stesso tema, sullo stesso argomento e sulla stessa misura.
Questo era sulla prima pagina dell'inserto economico del quotidiano torinese.
L'altra questione problematica riguarda quelli definiti insieme al Comune, che vengono chiamati normalmente lavori socialmente utili e che riguardano la fascia di età, per certi versi più esposta, degli over 50 in cerca di lavoro,. Questa fascia veniva in qualche modo garantita e tutelata nella forma di lavoro e assistenza attraverso i Comuni con le graduatorie sui quali intervenivano i centri dell'impiego.
Assessore, il problema è questo: se sia apprezzabile l'impegno sui giovani in cerca di lavoro. Comporta, tra l'altro, rivolgendosi ai giovani qualificati, con delle misure anche più costose rispetto al passato.
Complessivamente ci troveremo di fronte a un numero inferiore di giovani che possono essere coinvolti. E ci troveremo un numero maggiore di persone adulte nell'età più esposta (è stato ricordato negli interventi che mi hanno immediatamente preceduto ed io condivido) troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchie per lavorare. Se vengono a mancare anche le risorse, questo salvagente, questa scialuppa di salvataggio che è stata fino adesso, per migliaia di persone spesso senza reddito...
Mi chiedo se la Regione, lei, l'Assessorato che rappresenta e il Presidente stesso avete preso in considerazione di fare qualcosa in particolare rispetto alle persone adulte che sono rimaste senza lavoro.
Senza questa misura rischiamo di avere centinaia e centinaia di persone senza nessuna formula di garanzia lavorativa di sostegno, di sostentamento la possiamo definire come vogliamo. Facendo riferimento alla legge 34 del 2008, al sistema di collaborazione tra pubblico e privato, non può che trovarmi in disaccordo (non me ne vorrà, Assessore Porchietto), perché mi sembra, dopo che ha dimostrato di non funzionare sia sulla sanità che nell'istruzione, di non funzionare anche sul lavoro. Mi sembra che non c'entri la macroregione, ma, con una subalternità politica e culturale nonché geografica, questa stupidaggine che sempre meno si ascolta, per fortuna, perché non ci saranno più le condizioni di avere rappresentanti che possono parlare per le Regioni del Nord Italia, questa "lombardizzazione" anche sul mondo del lavoro nella concorrenza tra pubblico e privato, che se è utile in certi settori, rischia di essere problematica e negativa nel mondo del lavoro, dove mi auguro che il privato faccia sempre più, sempre meglio, anche con l'aiuto del pubblico.
Quando dico pubblico intendo le misure, le leggi, i provvedimenti che il Governo nazionale - me lo auguro sotto tutti i punti di vista, ma sono meno fiducioso di lei su questo - e il Governo regionale possono mettere in atto. È questo l'intervento del pubblico, non la concorrenza tra le strutture pubbliche e private che si debbono occupare del lavoro, perch sono due cose diverse.
Questa "lombardizzazione" che tende a privilegiare il privato non funziona. Privato non sempre è bello. Se non è così, sarò felice di avere la ringrazio in anticipo - la sua precisazione. Se non è così, dicevo, la ringrazio in anticipo, rimane la mia forte preoccupazione per questi tre aspetti, al di là degli effetti speciali della lunga presentazione che ha fatto e che riguardano i giovani nel rischio di una differenza di interventi tra i provvedimenti nazionali che arriveranno e quelli che lei ha anticipato, la mancanza di sostegno alle persone adulte, i cinquanta sessantenni che sono veramente sull'orlo della disperazione.
Questo privilegiare il privato nel mondo del lavoro, nelle modalità nei modi e nelle forme che ho detto, non mi trova consenziente, ma preciso che non vorrei essere frainteso, non sono contro il privato. Qua, sia a destra che a sinistra, ci sono molti che sono più statalisti del sottoscritto, quindi ho teso a precisarlo.
Se riterrà di rispondere a questi quesiti, la ringrazio in anticipo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Placido.
La parola all'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro e formazione professionale

Grazie, Presidente.
Anticipo che sarò ferma, come diceva il Consigliere Placido, farò meno effetti speciali e cercherò di essere anche breve. Credo che oggi pomeriggio non solo sia doveroso rispondere per la disamina, ma è anche un piacere poter riflettere su una serie di cose.
Cercherò di riassumere quanto i Consiglieri regionali hanno richiamato sperando di non dimenticare nulla, e soprattutto avrò il piacere di portare quello che è il punto di vista della Giunta regionale.
In primis, mi permetto di fare un passaggio su cui, probabilmente, a causa dell'attenzione dedicata a valutare il peso delle tematiche presentate la scorsa settimana, forse i presenti non si sono soffermati.
In premessa ho riconosciuto non soltanto il lavoro importantissimo che ha fatto non l'Assessore, ma l'Assessorato al lavoro. Erano presenti, e lo sono anche oggi, alcuni dei Dirigenti che affiancano sistematicamente il mio lavoro, e che ringrazio.
Riconosco la grande valenza, la qualità, la competenza e il senso di appartenenza che ha la nostra struttura, che fa sì che la Regione Piemonte possa qualificarsi come una delle Regioni trainanti sui tavoli e poco "lombardizzata". Questo lo dico a proposito di quanto stava affermando il Consigliere Placido, ma avrò modo, richiamando dei casi specifici, di spiegare come invece sono i fatti e i dati che ci portano a sostenere questo e che alla Regione Piemonte non interessa entrare in concorrenza con altre Regioni.
Non mi pongo tanto il tema macroregione sì o macroregione no; mi pongo l'obiettivo non soltanto di stupire con degli effetti speciali, ma di tutelare i posti di lavoro e di portare sul nostro territorio delle politiche che possono avere un senso. Se poi gli effetti speciali aiutano a guardare con attenzione i dati, ben vengano.
Ringrazio chi ha valutato con grande attenzione questi dati. Mi ricollegherò ad alcune segnalazioni della Consigliera Artesio, che sono estremamente interessanti, come anche quelle di altri Consiglieri. Si tratta di osservazioni e segnalazioni molto interessanti, di cui farò uso per attuare gli interventi di miglioramento di pertinenza della mia delega al lavoro.
Ci tenevo a sottolineare un passaggio. Martedì ho fatto una premessa cui tenevo, perché credo che il lavoro che fa una Regione, soprattutto su un ambito così difficile come quello di una crisi come questa, che è epocale, non si può pensare che riparta da zero ogni volta che cambia una Giunta regionale. È quello che ho detto in premessa l'altro ieri, facendo anche riferimento al lavoro svolto dalla Consigliera Pentenero, perch quand'era Assessore aveva una serie di competenze che poi ho ereditato io in questa legislatura.
Ritengo che un lavoro articolato e complesso soprattutto come quello sulle tematiche del lavoro e della formazione non abbia mai un principio e una fine, ma sia una consecutio eventualmente migliorata, come spero che sia avvenuto, anche perché credo che nessuno di voi possa non riconoscere che la crisi, che era soltanto all'inizio nel 2009, ha avuto in questi anni un'evoluzione inattesa da parte di tutti.
Pertanto, in premessa tengo a sottolineare che era già difficile cercare di mantenere alcuni livelli e che sarà altrettanto difficile continuare a tutelarli e a difenderli, se non attraverso un'azione sinergica che spero anche l'Aula oggi voglia fare insieme a noi richiamando alcuni passaggi e segnalazioni che sono su ordini del giorno che chiedono la condivisione corretta di linee da portare anche a livello nazionale.
C'è un lavoro fatto, che non vede lavorare soltanto la parte politica ma anche le parti sociali. Un lavoro attento, un lavoro che è stato fatto in tutti questi anni, un lavoro che - permettetemi - ha visto una forte sintonia anche nelle logiche consequenziali delle politiche che sono state presentate.
Ribadisco, magari un po' meno - come diceva prima il Consigliere Placido - in un clima da convention, che non era quello che si voleva avere, che potrete dare atto che senza alcuni dati significativi sarebbe stato facile fare propaganda, ma una propaganda non certificata da numeri.
In queste 80 slide c'è la possibilità di verificare se quello che la Regione Piemonte sta dicendo da tre anni e mezzo è vero o non è vero perché ho portato dati, ma anche percentuali di risultati e non ho cancellato i risultati negativi, perché ritengo che questo sia un Consiglio maturo e consapevole del fatto che tutto è migliorabile ed anche cambiabile.
Venire a portare soltanto quello che si era fatto, senza dare i dati oggettivi, non sarebbe stato corretto nei confronti dell'Aula. Spero che questa dovizia di numeri e di dettagli venga letta così come secondo me andava letta: la base su cui aprire un confronto e una dialettica di un dibattito che non può che portare miglioramenti, come da sempre possono essere portati.
Sulla questione di riuscire a valutare se le politiche messe in campo in questi anni abbiano portato dei risultati importanti: a più riprese è stato richiamato il cosiddetto "Progetto crisi", un progetto che ha visto coinvolte decina di migliaia di lavoratori.
Vorrei sottolineare un passaggio che forse è sfuggito: prima del 2009 il tema delle politiche attive era un tema accessorio. Si parlava di sostegno al reddito e di politiche passive, ma mai si era parlato di coinvolgere e responsabilizzare i lavoratori all'interno di percorsi di politiche attive che avrebbe permesso loro, non solo di riqualificarsi all'interno dell'azienda di provenienza, ma probabilmente anche di aprire delle possibilità di occupazione fuori da quelle aziende, che ormai risultavano decotte.
Il motivo per cui ci si è fortemente concentrati su alcuni percorsi formativi: mi permetto di sottolineare a chi probabilmente non ha - ci mancherebbe altro - cognizione tecnica, come è stata strutturata questa misura.
Ricordo soltanto (penso che la collega Pentenero e qualche altro Consigliere questo lo ricordi molto bene) che a fine 2009 è stato chiesto alla Regione uno sforzo pesante, vale a dire stanziare risorse regionali e in qualche modo, riprogrammare una parte dei fondi europei per sostenere politiche attive, ma anche per coprire - permettetemi, perché dobbiamo dircela tutta, e vedo che la Consigliera Bresso lo conferma - politiche passive.
Ormai, cioè, i lavoratori senza copertura di ammortizzatori erano tali per cui le Regioni tutte, insieme al Governo nazionale, e quindi una Regione che in quel momento era governata dal centrosinistra, ma - ricordo con un Ministro del Lavoro di centrodestra, hanno trovato una condivisione di percorso che permetteva, attraverso una sorta di riprogrammazione, di pagare la cassa integrazione a migliaia di persone.
Se mi permettete, in quel momento - e convengo su quello che è stato fatto - non si è stati tanto - come si direbbe in inglese tecnico "sufistica" ad andare a vedere se era il corso di inglese o il corso di informatica, ma si è data un'opportunità ad una persona, non solo di avere una copertura dell'indennità come ammortizzatore sociale, ma anche dicendole: quei soldi li ottieni se vai a fare anche un percorso di formazione e non stai a casa a grattarti i pollici. Scusate se la dico così.
Nel frattempo, siccome stiamo parlando di un numero significativo di aziende che non avevano la copertura degli ammortizzatori e che, tra le altre cose, prima mettevano in cassa in deroga le persone e poi lo comunicavano alla Regione, e questo non era un tema di regola regionale, ma di regola nazionale, abbiamo ricondotto le politiche attive a quei percorsi che più facilmente vedevano indirizzate le persone.
Non c'è stato modo di dirlo martedì, ma, insieme alle Province, sono stati sviluppati dei progetti specifici per delle aziende che per molte ore e per numero di lavoratori hanno permesso alle Province e alla Regione di costruire dei progetti formativi specifici con delle caratteristiche tecniche estremamente importanti.
Laddove c'era l'impresa artigiana che metteva in cassa integrazione per sei giorni il suo lavoratore, ditemi quale altro corso di formazione potevamo prevedere, se non i corsi a catalogo.
Il segnale era forte: smettiamola di continuare a pensare soltanto di pagare ammortizzatori sociali e incominciamo ad inculcare nella mente delle persone una cultura proattiva per cercare il lavoro, attraverso le politiche attive.
Questo è il motivo per cui in premessa ho ricordato come un percorso che si è avviato nel 2009 (Giunta Bresso) è stato continuato con concretezza e convinzione dalla Giunta successiva, perché la tutela del lavoro non ha colori né partiti politici.
Pertanto, abbiamo lavorato con questo input.
Il tema dei risultati del "Progetto crisi".
Prima, la Consigliera Pentenero sottolineava come sarebbe stato interessante poter avere anche i numeri. Mi permetto solo di dire che i numeri e i risultati qui dentro ci sono, perché il 98% dei sospesi sono stati trattati (significa che hanno avuto politiche attive) e poi c'è la disamina di come si sono fatti i servizi al lavoro e di qual è stata la formazione erogata.
Tra le altre cose, abbiamo anche sottolineato che sono stati 15.570 i percorsi di ricollocazione. È chiaro che in una presentazione non posso andare a sottolineare, uno per uno, come sono stati trattati i lavoratori ma la disamina di questi dati - ed è il motivo per cui avete avuto tanti dati - è stata voluta per poter permettere a voi di fare una valutazione precisa sui risultati e non soltanto sulle iniziative effettuate.
vero che non c'è soltanto "IoLavoro" come esempio, ma è anche vero che noi abbiamo fortemente enfatizzato il lavoro che è stato fatto con i centri per l'impiego, indicando le iniziative che stiamo portando avanti.
Una tra tutte: il mettersi in proprio, il tema del microcredito, che ci vede fortemente attivi e ci vede come una delle Regioni che maggiormente lo ha saputo utilizzare, insieme alle Province del Piemonte.
Il tema della programmazione.
La settimana scorsa sia io sia il Presidente Cota sia l'Assessore Pichetto siamo stati presenti in una riunione che non era la Conferenza Stato-Regioni, ma la riunione in cui erano presenti le Regioni di cosiddetto sviluppo, quindi del Centro-Nord. È stata valutata attentamente la suddivisione delle risorse, non soltanto sui POR, ma anche sui cinque più uno PON, perché sappiamo che i PON comprenderanno anche il PON della "Garanzia giovani".
In quel frangente, un ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio regionale ha giustamente sottolineato come fosse fondamentale riconoscere le giuste risorse alla Regione Piemonte, per far sì che la programmazione potesse, non solo continuare, ma anche evolvere, in un contesto in cui la crisi epocale sta ancora mordendo.
Bene, ritengo che, anche nel momento in cui la nuova programmazione non era ancora definita in termini economici, non per colpa della Regione Piemonte, ma per un ritardo a livello europeo (e qui penso lo possa confermare la Consigliera Bresso, ricordo soltanto i tempi e i ritardi che ci sono stati nell'approvazione del bilancio, ma anche nella definizione della composizione dei fondi per la nuova programmazione), in tutto questo lasso di tempo in cui non avevamo ancora neanche la certezza delle risorse messe a disposizione a livello nazionale, si sia data continuità nelle misure per far sì che anche alle Province, pur non avendo chiarezza di cosa sarebbe successo loro, non venissero a mancare le risorse.
Sempre all'interno della documentazione vedrete sottolineato un passaggio che, a parer mio, è estremamente delicato, che riguarda i disabili.
Abbiamo reiterato delle misure e abbiamo già programmato il 2014, per non lasciare scoperta nessuna delle misure che riteniamo assolutamente strategiche.
chiaro che il passaggio da una programmazione all'altra, in questo momento, è un passaggio governato. Ricordo soltanto che sul tema della nuova programmazione - tra l'altro, il Presidente, poi ci tornerò, ne ha già parlato in apertura di seduta martedì e ha lui invitato i Consiglieri nel momento in cui la Giunta chiederà, a gennaio, la possibilità di aprire un Consiglio straordinario sul tema delle politiche economiche e delle politiche industriali - da mesi si stanno susseguendo i tavoli, non solo con le parti sociali, ma con un'ampia rappresentanza dei cittadini piemontesi, che in parte sono dedicati e tecnici, ma altri con una forte sinergia dei due principali fondi, FESR ed FSE, senza dimenticare il FEASR che, come voi sapete, in questo momento, è in ritardo rispetto agli altri due fondi per quanto riguarda la programmazione.
Non credo manchi una prospettiva futura, stiamo vivendo sicuramente un'emergenza; abbiamo chiaro quali sono i principali obiettivi, ma stiamo costruendo, insieme agli interlocutori locali e nazionali, le linee guida e le strategie che stiamo condividendo.
Sottolineo un passaggio, è una riflessione che credo abbiate fatto ad alta voce, che condivido pienamente: non ha senso mantenere le misure soltanto perché sono state assunte precedentemente.
Vorrei solo ricordare che mi sono assunta la responsabilità, quando sono diventata Assessore, di stoppare la misura di incentivi all'assunzione di persone, come prima, mi pare, stava dicendo il Consigliere Ronzani tant'è che non è più stata finanziata, in quanto ritenevo che assegnare risorse a chi aveva già la convinzione di assumere le persone non servisse.
In questo, riprendendo quanto martedì diceva il Consigliere Laus, non ho perso quella che era la mia vena imprenditoriale. Mi dispiace dirlo, ma nei ritagli di tempo, riesco ancora, quanto meno, a guardare quello che fa la mia azienda, forse un po' meno rispetto al Consigliere, perché forse sono un po' più impegnata, ma l'attenzione continuo a porla, ai numeri e anche alle politiche industriali.
Dopodiché, mi permetto anche di dire che soltanto chi non fa non sbaglia, e martedì noi non siamo venuti in Aula per farci dire che siamo bravi e siamo belli. Siamo venuti in Aula per fare una disamina insieme ad un Consiglio, che ritengo assolutamente autorevole e in grado di esprimere valutazioni rispetto alle prospettive future, per condividere dei percorsi poi, giustamente, con la responsabilità della Giunta, per assumersi delle responsabilità.
Mi permetto di sottolineare un passaggio sul tema della Garanzia Giovani, che è stato richiamato da più Consiglieri: dalla Consigliera Pentenero e mi pare dal Consigliere Ronzani, sicuramente dal Consigliere Placido, credo anche dal Consigliere Rostagno, se non sbaglio.
Innanzitutto, noi non stiamo gestendo una partita senza l'accordo con i tavoli nazionali, anzi siamo parte attiva e costruttiva del tavolo nazionale. Mi permetto anche di dire che in sedi più o meno informali ancora giovedì scorso, con la segreteria tecnica del Ministro Giovannini sono stati vagliati attentamente i suggerimenti che la Regione Piemonte ha posto in termini di gestione e di organizzazione non soltanto delle risorse, ma anche della consecutio delle misure per la Garanzia Giovani.
Siamo in un contesto non facile, in cui è necessario che, anche a livello nazionale, così come hanno chiesto tutte le Regioni, venga riconosciuta una differenziazione di azione tra le Regioni del nord e le Regioni del sud, non perché mi piaccia farlo, ma in quanto siamo tutti consapevoli della differenziazione che esiste, anche negli strumenti che si possono mettere in campo, che fa dire che la Garanzia Giovani in primis non potrà essere gestita nello stesso modo.
Dal primo giorno in cui noi ci siamo seduti al tavolo con il Ministro Giovannini e con il Sottosegretario Dell'Aringa, abbiamo sottolineato come fosse fondamentale riconoscersi in obiettivi nazionali, ma poi permettere nell'autonomia delle Regioni e nell'assunzione della responsabilità delle Regioni, di compiere percorsi che fossero caratterizzanti del territorio.
Lo traduco con un semplice esempio: noi non abbiamo la necessità di finanziare l'accoglienza, perché l'accoglienza, sia che si tratti di Centri per l'impiego, sia che si tratti di Agenzie accreditate, viene fatta ed è sancito all'interno dell'unità di costo standard che avviene in modo gratuito. Quindi, il problema non è dire che in Piemonte l'accoglienza non viene finanziata perché è già all'interno delle logiche di accoglienza dei giovani, o dei meno giovani, comunque dei lavoratori, nel punto in cui loro vanno a reperire informazioni. Invece, questo è dirimente in alcune regioni del centro-sud, laddove neanche l'accoglienza viene fatta.
Allora, capite che è un po' diverso trattare una Garanzia Giovani in Piemonte e una Garanzia Giovani - con grande rispetto - in Calabria o in Sicilia, ma questo viene riconosciuto a livello di Regioni. Fa fatica il Ministero a riconoscere la capacità di individuare obiettivi e target, e che le Regioni, assumendosi la responsabilità, possano conseguire quegli obiettivi.
Traducendo, il tema è il seguente: oggi, c'è un problema di controllo dei risultati da parte del livello nazionale, a cui si pensa di rispondere abbassando l'asticella qualitativa.
La Regione Piemonte su questo non ci sta, per un motivo. Infatti, oggi con i messaggi, forse fin troppo esaltanti, di un avvicinamento del mondo dei giovani - attenzione, della Garanzia Giovani ne parlavamo questa mattina nelle sedi della Commissione lavoro e della Commissione regionale per l'impiego, cioè i tavoli in cui sindacati, parti sociali e Province oggi, hanno approvato le linee guida della Garanzia Giovani per la Regione Piemonte - è preoccupazione credo di tutti, vostra e anche nostra, che qualcuno interpreti la Garanzia Giovani come la garanzia che in quattro mesi noi si riesca a dare un'opportunità lavorativa al giovane, non è questo! Credo che, oggi, parlando anche precedentemente del tema dei neet, sia chiaro a tutti qual è, in questo momento, la nostra grande difficoltà oltre, chiaramente, al tema della disoccupazione a 360 gradi: i giovani non riescono a trovare un luogo e un soggetto che sia in grado di dare loro le informazioni per scegliere cosa fare nel futuro. Oggi, l'Europa ci chiede nei quattro mesi successivi al momento in cui il giovane esce dal percorso formativo o dal percorso di studio, di poterlo orientare, di potergli dare l'opportunità di provare a lavorare, di poter eventualmente vagliare insieme al soggetto che eroga la Garanzia Giovani, se non sia opportuno rientrare in un percorso formativo di specializzazione e di qualifica.
Tutto questo è non facile da mettere in fila, perché anche una Regione come il Piemonte, che negli anni ha saputo costruire dei modelli importanti sia nell'accoglienza che nella formazione, oggi, comunque, necessita di mettere in fila, anche dal punto di vista informatico, tutte queste iniziative.
In un contesto in cui Regioni come il Piemonte, la Lombardia, la Toscana, l'Emilia Romagna o il Veneto, che sono Regioni che hanno comunque una qualità elevata in questi termini, faticano a costruire, immaginate cosa significhi per quelle Regioni che sono indietro anche solo nell'accoglienza.
Ricordo soltanto che non sarà solo la Regione Piemonte ad avviare questo processo ancora prima dell'erogazione delle risorse e il completamento delle misure di carattere nazionale; insieme a noi ci sono la Lombardia e la Toscana, anche se con modulazioni diverse, che lavoreranno nei prossimi mesi alla Garanzia Giovani.
Noi abbiamo costruito un modello che è in grado di agganciarsi alle direttive nazionali, perché le direttive nazionali, innanzitutto, hanno assorbito una buona parte delle proposte della Regione Piemonte. In secondo luogo, occorre una strutturazione informatica, che non è cosa di poco conto. Infatti, se chiediamo ai centri per l'impiego quanti sono i giovani che entrano fisicamente nei loro uffici e, poi, esaminiamo le risultanze delle APP di "IoLavoro", ci rendiamo conto che c'è un mondo completamente diverso, che non entra più fisicamente in un punto di accoglienza, ma attraverso i nuovi strumenti informatici. Quindi, lì dobbiamo strutturarci se andiamo a cercare il giovane ventenne che è in grado, tutti i giorni, di usare questo strumento, per capire come funziona il mondo.
Questo sta facendo la Regione Piemonte sul tema della Garanzia Giovani è un percorso che ha condiviso con le parti sociali e con le Province. E qui arrivo ad un altro punto, che, a mio avviso, è dirimente di quanto avete detto oggi sul tema dei servizi al lavoro: centri per l'impiego e agenzie per il lavoro private.
Mi spiace che in questo momento non sia presente il Consigliere Placido ma tornerò sul punto - perché mi premeva sottolineare che il modello piemontese non è il modello lombardo. Ma non lo è non perché non vogliamo fare quello che fa la Lombardia, ma perché il nostro è un modello completamente diverso, strutturato in modo differente. E anche nella nostra diversità, abbiamo condiviso a Roma delle ricadute, in termini di obiettivi, non solo per la garanzia ai giovani, ma, in particolare, per il tema dei servizi al lavoro.
Circa un anno e mezzo fa, abbiamo anche ragionato - lo ricordava prima il Consigliere Ronzani - su una delibera, che ricordo essere sperimentale di accreditamento di agenzie per il lavoro private, in un sistema, come avete visto martedì, che vedeva un'assoluta insufficienza di punti di accoglienza sul territorio piemontese. Precedentemente, avevamo solo centri per l'impiego, con una cinquantina di sedi. Ad oggi, le sedi sul territorio sono 209, perché abbiamo accreditato ai servizi per il lavoro una cinquantina di agenzie per il lavoro (e non solo, anche agenzie formative che avevano i corretti requisiti) e che oggi danno una copertura più capillare rispetto a quello che si faceva precedentemente. Non sono ancora sufficienti, ma è un punto di partenza importante. Perché? Perché tutti questi adesso lavorano con dei parametri standard, quindi l'accoglienza, e comunque l'erogazione dei servizi, deve essere uguale, a prescindere che il punto sia pubblico o privato.
Dopodiché - permettetemi la battuta, ma la faccio veramente in termini di battuta - mi dovete spiegare soltanto se mi stanno parlando rappresentanti di partiti diversi, perché da una parte sento di tutelare i centri per l'impiego, dall'altra mi sento dire che i centri per l'impiego non servono. Siccome non è la maggioranza a chiedermelo, ma l'opposizione vorrei solo capire qual è la linea di indirizzo. Ma questo me lo spiegherete successivamente.
Il tema non è "centri per l'impiego sì" o "centri per l'impiego no". Il tema, a mio avviso, è la qualità. Noi abbiamo voluto illustrare il panorama e la disamina all'interno dei centri per l'impiego per spiegare che non è importante cosa facciamo fare ai centri per l'impiego, ma la qualità con cui i centri per l'impiego possono fare questo. Ed è il tema che stiamo dibattendo con le Province.
Siamo consapevoli che chiedere a più della metà dei lavoratori dei centri per l'impiego, che potrebbero essere prossimi alla pensione, di stravolgere completamente il loro modo di operare sarebbe assolutamente non possibile. Scusatemi, con grande rispetto di tutti, ma faccio fatica io che di anni ne ho un po' di meno, ditemi voi come fa una persona che non ha mai gestito le app, Internet, Internet Point, ad essere una persona preposta! Allora, anche su questo abbiamo chiesto alle Province uno sforzo nell'individuazione di quelli che possono essere i centri per l'impiego più votati alle iniziative sulla garanzia ai giovani e di partire sperimentalmente su questi.
Qualcuno citava prima il tema delle risorse. Ebbene, vi posso dire che solo questa mattina abbiamo deliberato in Commissione regionale per l'impiego con parere negativo di una... no, con astensione (chiedo scusa mi correggo) di una delle parti sociali più importanti, perché la Regione ha proposto di monetizzare l'impegno dei centri per l'impiego sulla garanzia ai giovani. Alcuni ci hanno detto: "No, perché sono già soggetti pubblici".
Noi, invece, abbiamo volutamente mantenuto questo iter per un motivo: se io do, posso chiedere. Chiedo uno sforzo maggiore ai centri per l'impiego, ma do loro delle risorse. Ma, attenzione: non li diamo, come in un primo momento si chiedeva, per fare quello che ha fatto la Germania, che ha centomila persone che lavorano all'interno del sistema delle agenzie per il lavoro complessivo. La Germania è la Germania! Converrete con me che oggi concentrare le risorse europee sull'assunzione di persone nei centri per l'impiego, senza dare obiettivi e senza parametrizzare questi obiettivi, significherebbe risolvere un pezzo della disoccupazione giovanile, ma solo attraverso un'occupazione statale, e non è quello che vogliamo. Ci tengo a sottolinearlo, perché non è questo il modello che la Regione Piemonte vuole e che ha portato sul territorio nazionale.
Mi soffermo ancora su alcuni passaggi - permettetemi, perché sono notizie di poche ore fa - in particolare sul tema che è stato sottolineato quello della centralizzazione delle Regioni della cassa integrazione in deroga.
Ieri pomeriggio si è tenuta la IX Commissione, dove è stato deliberato un documento che oggi, in Conferenza delle Regioni, il Presidente Errani ha portato, in cui le Regioni - tutte, unanimemente - hanno rigettato la proposta avanzata dal Ministero e dal Governo di spostare l'accoglienza delle domande dalle Regioni all'INPS. Ma - mi permetto di sottolinearlo non perché noi non si abbia già abbastanza lavoro, ma perché gli impianti che in questi anni le Regioni hanno strutturato, di accoglienza autorizzazione e monitoraggio della cassa integrazione in deroga sostenendone economicamente anche il costo, e conoscendo, avendola testata con mano, una parziale inefficienza da parte dell'INPS a livello centrale non ci rende sereni in questa richiesta. Significherebbe lasciare permettetemi - le grane alle Regioni senza poter condurre la macchina e senza poter assolutamente più gestire nulla, se non la rabbia dei lavoratori sotto i nostri uffici, perché non otterrebbero di certo la cassa integrazione.
Quindi ieri l'Assessore Simoncini ha riportato il documento al Presidente Errani, in cui si diceva al Governo: "Se è così, vi riprendete le deleghe complete alla cassa in deroga. Non lasciate noi sul territorio a gestire non potendo gestire".
Credo di aver interpretato in pieno quello che l'Aula stava riportando con la preoccupazione precedente. Non solo. C'è un problema di risorse; c'è un problema di parametri.
In questo momento, a fronte di una serie di proposte fatte dalle Regioni, non abbiamo ancora avuto le risposte in merito ai parametri e alle risorse. E siccome qua in Aula una buona parte dell'opposizione e anche della maggioranza fanno parte, a livello nazionale, di un Governo di larghe intese, invito tutti a sollecitare affinché l'attenzione su questo tema sia forte. Perché in realtà in questo momento la Regione Piemonte non chiude l'anno 2013 per quanto riguarda la cassa in deroga.
Risottolineo, come ho già fatto in Commissione, che siamo una di quelle Regioni che si è assunta la responsabilità di lavorare a consuntivo e non ad autorizzato. Tradotto: avendo un modello informatico e avendo degli uffici che sanno lavorare bene, noi abbiamo avuto la possibilità di proiettare già l'assorbimento delle risorse e quindi di autorizzare molto di più rispetto altre Regioni. Fino a pochi giorni fa noi eravamo fermi a inizio novembre; altre Regioni, non essendosi assunte tale responsabilità erano ferme ad aprile nell'autorizzare la cassa integrazione! Immaginatevi se fossimo stati fermi anche noi ad aprile e avessimo lasciato i lavoratori senza copertura di ammortizzatori fino ad oggi! Credo che questo sia un impegno morale che dobbiamo assumerci tutti quanti.
La situazione - lo dico rifacendomi a quanto la Presidente Artesio ha riportato - è sicuramente drammatica. Vi posso assicurare che a Roma non solo ci facciamo sentire, ma mi permetto di dire che su alcuni Tavoli siamo i soggetti interlocutori principali, soprattutto sulle tematiche del mondo del lavoro (ma non solo).
Mi rifaccio a quello che, invece, veniva sollecitato, che è il tema delle politiche industriali ed economiche. Ricordo che il Presidente Cota che detiene le deleghe, ha annunciato, ancora prima di partire con questo Consiglio straordinario, che a gennaio avremmo continuato in linea...



(Commenti del Consigliere Ronzani)



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro e formazione professionale

Mi permetta, Consigliere Ronzani: mi avete già bacchettata perché vi ho fatto fare un'ora di convention; se ne facevamo due anche sulle politiche industriali, forse non bacchettavate soltanto me! Ma visto che il Presidente lo bacchettavate già per altro, non c'era bisogno di farlo anche per questo.
Nessuno sta sottovalutando la crisi. Credo che anche le soluzioni ad oggi portate nascano da un principio: è cambiato il modo di lavorare.
Nessuno si siede ai tavoli di crisi cercando di certificare una crisi; ci sediamo ai tavoli di crisi cercando di far uscire l'azienda dalla crisi, e questo si può fare solo se anche l'Assessorato alle politiche economiche ed industriali opera con noi. È quello che sistematicamente si fa: c'è un'unità di crisi voluta, in cui siedono il nostro Direttore qui presente dottor Benedetto, Finpiemonte e, a chiamata, le Province che hanno la crisi sul territorio, affinché le politiche possano essere condivise.
Sottolineavo il fatto che il responsabile delle FSE a livello europeo Morin, osservava che la nostra era una delle poche Regioni che aveva saputo integrare misure FESR ed FSE, e vi riportavo i dati, per esempio, di una delle misure.
Ciò significa che l'attenzione sul tema delle politiche industriali mi permetto di dire, come ricordava correttamente il Consigliere Ronzani politiche industriali e politiche attive - sicuramente c'è.
Nella prossima programmazione, infatti, il tema di mettere al centro dell'attenzione i poli di innovazione, per agganciare ad essi la formazione di alta qualità e innovativa, è stato uno degli elementi focali nel momento in cui abbiamo tracciato le linee guida, ad esempio, della nuova programmazione degli ITS, dell'alta formazione in apprendistato e dei dottorati di ricerca.
Porto soltanto alcune delle crisi difficili che, grazie all'interazione tra gli Assessorati, hanno potuto vedere - fortunatamente - nuova vita, e non lo dico come un vanto da Assessore, ma perché credo sia importante per dare un nuovo avvio alla Regione Piemonte.
Martedì scorso abbiamo ricordato la Berco, su cui, come sapete, abbiamo fatto le notti a Roma, ma siamo a riusciti a portare a casa un progetto di reindustrializzazione; sulla Indesit, attraverso misure di innovazione ricerca, politiche industriali e formazione (tra l'altro, con un plafond dell'Unicredit di dieci milioni di euro), c'è un tavolo di politiche di re industrializzazione, con una Cabina di Regia che sta ricollocando i lavoratori all'interno di iniziative imprenditoriali su None, utilizzando le nostre misure. Stiamo lavorando, come sapete, sulla De Tomaso. È di oggi la notizia che finalmente lunedì ci sarà il Tavolo al Ministero del lavoro perché ieri, in assoluta riservatezza, ho consegnato le manifestazioni di interesse, serie e concrete, al Ministero dello Sviluppo Economico, e non sono io ma è il MISE a dire che si può andare avanti.
Tengo a sottolinearlo perché abbiamo voluto che il Ministero dello Sviluppo Economico vagliasse l'iniziativa imprenditoriale che portavamo.
Stiamo lavorando anche sul tema della Val di Susa. Non entro nel merito, non essendo di mia competenza, del tema TAV, del tema infrastruttura, ma è entro nel merito di opere di compensazione che vanno vagliate attentamente, con una ricaduta economica sul territorio.
Sul Terzo Valico ci stiamo lavorando. Questa mattina, con il contratto di insediamento abbiamo aperto un tavolo importante con un interlocutore riprendo le parole della Consigliera Artesio - che opera anche nel campo dell'auto, anche per sdoganare quello che si potrebbe pensare: con la giusta collaborazione con il più grosso rappresentante automobilistico in Italia non significa abdicare a delle politiche industriali che vedano altri interlocutori. Non faccio mistero, perché è su tutti i giornali, che grazie ad un'iniziativa della Regione, che in 48 ore ha risposto, abbiamo permesso, ad una delle nostre aziende, la Model Master (era su tutti i giornali), di aprire un'interlocuzione, che speriamo possa essere proficua con la BMW.
Da questo punto di vista, quindi, c'è stata una serie di risposte che vanno chiaramente in linea con il fatto che, pur sperando che FIAT continui a lavorare qui, non c'è soltanto FIAT, e di questo ne sono consapevoli anche loro.
Concludo, anche perché credo di aver parlato fin troppo, sul tema della comunicazione.
Mi dispiace se l'altro ieri è stata male interpretata la nostra disamina dei dati, ma credo che non si possa fare politica senza avere un'attenzione spasmodica ai dati. Troppe volte tutti, a partire dall'Assessore, parliamo senza avere i numeri sotto mano.
Credo invece sia fondamentale, per la Regione Piemonte, basarsi su dati specifici, su dati che possono essere utilizzati da tutti. Ricordo che l'Open Data, che abbiamo messo a disposizione di tutti - cittadini compresi ha tutti i dati, Comune per Comune, contratto per contratto, che si possono andare a visionare per venire incontro anche a ciò che correttamente chiedeva prima il Consigliere Bono, in merito ad una forte informatizzazione che permetta una trasparenza, una valutazione dati ed una proposta di politiche sicuramente importanti per la Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "C. Collodi" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare "C. Collodi" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.10 riprende alle ore 16.30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento dibattito su "Tematiche relative al lavoro" (atti d'indirizzo collegati; ordini del giorno n. 523, n. 1137, n. 1142, n. 1143, n. 1146, n. 1147, n. 1148, n. 1149, n. 1150, n. 1152, n. 1158, n. 1159, mozione n. 1151) (seguito)


PRESIDENTE

Preso atto che nessuno dei proponenti gli ordini del giorno intende si vuole avvalere della facoltà di replica, procediamo alla votazione degli atti d'indirizzo.
Alcuni sono stati modificati e quindi la Presidenza, prima di metterli in votazione, illustrerà, anche con l'eventuale aiuto dei proponenti, le modifiche proposte.
Tre Consiglieri richiedono la votazione per appello nominale per tutti gli ordini del giorno.
Il primo è l'ordine del giorno n. 523 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Impegno contro le discriminazioni e i licenziamenti delle donne in gravidanza".
L'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 523, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che ai sensi dell'articolo 1 della Costituzione, secondo cui l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione la Repubblica garantisce che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali la Regione, ai sensi dell'articolo 13 dello Statuto regionale, garantisce le pari opportunità tra donne e uomini ed opera per rimuovere, con apposite leggi eprovvedimenti, ogni ostacolo che impedisce la piena parità nella vita sociale,politica, culturale ed economica considerato che dai dati diffusi nel rapporto dell'Istat 2010, tra il 2008 e il 2009, circa 800 mila donne sono state licenziate o costrette a dimettersi a causa di una gravidanza. Si tratta dell'8,7% delle madri che lavorano o che hanno lavorato in passato e la percentuale sale al 13,1% per le donne giovani nate dopo il 1973; una madre su tre ha dovuto lasciare il lavoro per motivi familiari; nella metà dei casi, circa il 15% delle donne, l'abbandono risulta dovuto alla nascita di un figlio dallo stesso rapporto emerge che la disparità salariale di genere, rimane notevole nel 2010: la retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti è in media di 1.077 euro contro i 1.377 euro dei colleghi uomini, in termini relativi circa il 20 per cento in meno. Il divario si dimezza considerando i soli impieghi a tempo pieno (rispettivamente, 1.257 e 1.411 euro) dal trattato di Amsterdam del 1997, in cui si avviò la «nuova» strategia europea per l'occupazione (Employment European Strategy, EES), la piena attività di tutti (uomini, donne, persone in età mature e disabili) a fronte dell'invecchiamento della popolazione è assunta come ricetta vincente per ridare energia all'economia europea. Inoltre, nelle linee guida dell'EES del 1997 si riconosce che non solo i figli, ma anche «altre persone non autosufficienti» possono rappresentare un ostacolo alla conciliazione considerato che dal Rapporto annuale sull'Offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia nell'anno scolastico 2009/2010 elaborato dall'Istat emerge che la quota di domanda soddisfatta è ancora limitata rispetto al potenziale bacino di utenza: gli utenti degli asili nido sono passati dal 9,0% dei residenti tra zero e due anni dell'anno scolastico 2003/2004 all'11,3% del 2009/2010 affermato che il welfare state italiano segue un modello di familismo per default, in cui sono fortemente deficitari sia servizi di cura che sollevano parzialmente la famiglia che lo desidera dalla cura per i familiari non autosufficienti sia trasferimenti legati alla cura di un familiare, che consentano di dedicarsi appunto a questa cura la mancata tutela delle mamme e delle donne in età fertile nel mondo del lavoro ha come principale conseguenza una diminuzione del tasso di natalità e, quindi, l'invecchiamento della popolazione. Ciò porterà da un lato all'aumento dell'incidenza della popolazione nella fascia di età 65-79 anni, mentre dall'altro diminuirà quella della popolazione attiva tra i 20 64, con ulteriore squilibrio pensionistico e socio-assistenziale dopo anni di lotte per raggiungere e tutelare il diritto alla maternità, il ricorso a strumenti quali le "dimissioni bianche" rappresentano situazioni da contrastare con tutti i mezzi impegna la Giunta regionale ad aumentare le risorse per asili nido pubblici e nidi familiari (riconoscendo quanto già fatto recentemente per i nidi familiari) fondamentali per una migliore conciliazione famiglia-lavoro ad aiutare, con investimenti ad hoc, le Consigliere di Parità (regionale e provinciali) ad aumentare il loro impegno di monitoraggio e di tutela nei confronti delle donne licenziate in caso di gravidanza e di tutte/i coloro che subiscono discriminazioni sul lavoro a richiedere alla Commissione Regionale per la realizzazione delle Pari Opportunità tra uomo e donna di realizzare un progetto contro le ingiustizie nel mercato del lavoro piemontese e per una maggiore condivisione dei lavori di cura all'interno delle coppie, con l'invito di chiedere una collaborazione ampia agli altri organismi di parità piemontesi (Consulta delle Elette e Consulta Femminile) invita, inoltre, i Parlamentari piemontesi a intervenire affinché sia garantito alle Regioni un adeguato stanziamento di fondi statali per lo svolgimento delle attività delle Consigliere e dei Consiglieri di parità".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 27 Consiglieri hanno votato SÌ 24 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 6 Consiglieri Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

LAUS Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, continua a non funzionare il meccanismo di votazione...



PRESIDENTE

Do atto per il verbale che i colleghi Laus e Cursio intendevano votare favorevolmente.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1137 presentato dai Consiglieri Goffi e Negro, inerente a "Progetto Quality Web Piemonte, il primo portale istituzionale per il sostegno della piccola imprenditoria artigiana d'eccellenza in Piemonte", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1137, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che In questa fase di grave crisi congiunturale per l'economia e l'industria soprattutto le piccole e medie aziende artigiane, che mediamente non hanno molta dimestichezza con le strategie di web marketing, potrebbero trovare in un portale istituzionale come 'Quality Web Piemonte' un utile supporto evitando il ricorso a consulenti e professionisti specializzati, con costi aggiuntivi non più supportabili In particolare, il 18 e 19 aprile c.a. i colossi del web Amazon, Google PayClick.it ospiti ad un importante convegno, il 'B-Com' svoltosi al Lingotto di Torino sulle opportunità e i vantaggi che offre oggi l'e commerce, hanno reso noti alcuni dati, tra cui: solo il 43% delle aziende piemontesi ha un sito internet e appena il 4% vende on line, a fronte di una media europea del 33%; il settore dell'e-commerce in Italia, dopo un primo boom nel 2011, continua a crescere a ritmo serrato, conquistando nel 2012 oltre 17,6 milioni di italiani; nei soli ultimi tre mesi dell'anno le persone che hanno fatto almeno un acquisto on line sono state 13,2 milioni e anche il primo trimestre del 2013 conferma il trend di sviluppo per questo settore, che vale oggi 10 miliardi di euro e che cresce con un ritmo del 20% all'anno.
Considerato che Quality Web Piemonte verrebbe ad essere il primo portale in Italia a raggruppare, inizialmente, le imprese di eccellenza regionali, per estendersi poi all'intero universo delle partite IVA, in una vetrina virtuale con l'obiettivo di contribuire allo sviluppo e all'internazionalizzazione delle piccole e medie realtà produttive per promuovere e incrementare le loro vendite on line Quality Web Piemonte consisterebbe in un vero e proprio portale web con lo scopo di offrire supporto alle imprese piemontesi e aiutarle a fare rete, definendone vantaggi e potenzialità soprattutto della vendita on line Il portale infatti si occuperebbe della gestione e monitoraggio costante di ogni transazione delle aziende iscritte, della presentazione e promozione del prodotto/articolo/servizio attraverso la creazione di apposite schede web con testi, fotografie e video di altissima qualità per la loro massima valorizzazione sul mercato globale Considerato inoltre che il progetto Quality Web Piemonte è a costo zero per la Regione Piemonte e per le imprese aderenti, che potrebbero registrare aumenti consistenti nelle vendite dei propri prodotti, scongiurando magari un fallimento che sembra spesso inevitabile.
Impegna i1 Presidente e la Giunta: a creare le condizioni per l'adozione e l'implementazione del progetto "Quality Web Piemonte", ovvero il primo portale istituzionale in Italia dedicato alla promozione e commercializzazione dei prodotti di eccellenza piemontese venduti on-line sul mercato globale".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 35 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1142 presentato dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Partecipazione a 'Word Skills International'", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1142, il cui testo recita: "Visto il valore del sistema formativo piemontese Considerata l'importanza di rilanciare l'attenzione sulle attività artigianali come opportunità reale di sbocco occupazionale per i giovani e di sviluppo del sistema regionale Considerato inoltre che il movimento World Skills International (Campionati mondiali dei mestieri) nel prossimo anno prevede gli appuntamenti nazionali, europei per concludersi nel 2015 con i campionati del mondo in Brasile Considerato infine che l'Italia non ha mai partecipato in questi anni alle competizioni che vedono coinvolti i giovani di oltre 50 paesi con la sola eccezione, per il nostro Paese, delta Provincia Autonoma di Bolzano Tutto ciò premesso Si impegna la Giunta ad organizzare la partecipazione alle selezioni nazionali e alle selezioni europee in prospettiva dei prossimi mondiali, così da: Offrire ai giovani in uscita dai percorsi di istruzione e formazione ed al sistema formativo una occasione di valorizzazione Promuovere l'orientamento verso i lavori artigianali anche considerando gli sviluppi importanti che derivano dalla diffusione delle nuove tecnologie a garantire le risorse necessarie sia per sostenere l'organizzazione delle selezioni in Piemonte, sia per permettere la partecipazione alle gare nazionali, europee e, se selezionati, ai mondiali del 2015 a valutare le condizioni necessarie al fine di organizzare in Piemonte una delle prossime edizioni della suddetta iniziativa." L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 35 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1143 presentato dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Crisi economico-occupazionale in Piemonte: evoluzione e azioni di governo", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1143, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Premesso che l'articolo 1 della Costituzione Italiana recita: 'L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro' l'articolo 5, comma 2, dello Statuto regionale recita: 'La Regione concorre all'ampliamento delle attività economiche, nel rispetto dell'ambiente e secondo i principi dell'economia sostenibile; tutela la dignità del lavoro, valorizza il ruolo dell'imprenditoria, dell'artigianato e delle professioni, contribuisce alla realizzazione della piena occupazione, anche attraverso la formazione e l'innovazione economica e sociale. Promuove lo sviluppo della cooperazione. Tutela I consumatori incentiva il risparmio e gli investimenti, sostiene lo sviluppo delle attività economiche, garantisce la sicurezza sociale e salvaguarda la salute e la sicurezza alimentare. A tal fine la Regione predispone nell'ambito delle competenze previste dal Titolo V della Costituzione accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato per la realizzazione di iniziative di cooperazione e partenariato nonché di solidarietà internazionale'.
l'articolo 9, comma 2, dello Statuto regionale recita: 'La Regione organizza gli strumenti più efficaci per tutelare la salute e garantire la qualità degli ambienti di vita e di lavoro' Verificato che il mondo del lavoro in Italia ed in Piemonte vive, da diversi anni, una crisi economica ed occupazionale senza precedenti il tasso di disoccupazione 'allargata' del Piemonte nel periodo gennaio/settembre 2013 è pari al 15,6% (media tra quella maschile al 13,9 e quella femminile al 17,7%) lo stesso tasso nel periodo gennaio/settembre 2012 era pari al 13,2 (media tra quella maschile al 11,1% e quella femminile al 15,7%) il tasso sopra indicato rappresenta un valore più alto della media di tutte le regioni del Nord Considerato che da indiscrezioni giornalistiche, il Piemonte rischierebbe di perdere 350milioni di euro (il 19,5% in meno) del Fondo Sociale Europeo (FSE) e del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) nel periodo 2014-2020 rispetto ai 2 miliardi e 100 milioni di euro ricevuti nel periodo 2007-2013 Considerato inoltre che il lavoro e la sua tutela sono capisaldi fondanti di ogni azione di governo Condividendo le esigenze che hanno portato la Giunta regionale a richiedere la convocazione di un Consiglio straordinario inerente le "Tematiche relative al lavoro" Impegna la Giunta regionale affinch informi trimestralmente la commissione consigliare competente sull'evolversi dello stato di crisi aziendale piemontese, presentando i dati relativi ai vari tavoli di trattativa in essere con le imprese del territorio riferisca trimestralmente, presso la commissione consigliare competente ed in collaborazione con l'Associazione Bancaria Italiana, Finpiemonte Finpiemonte Partecipazioni ed Eurogroup i dati relativi alle richieste di credito e consulenza avanzate dalle aziende del territorio la Regione Piemonte si opponga, presso tutte le sedi istituzionali competenti, ad una eventuale ripartizione dei fondi europei, per il periodo 2014-2020, che possa comportare una diminuzione di risorse, rispetto al periodo 2007-2013, destinate a lavoro, formazione e ricerca, tale da penalizzare ulteriormente il territorio".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 35 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1146 presentato dal Consigliere Cantore, inerente a "Richiesta tavolo di confronto interministeriale sulla questione lavoro e occupazione in Piemonte", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1146 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto dell'incontro odierno tra una delegazione del Consiglio Regionale del Piemonte,l'Assessore Regionale al Lavoro ed i rappresentati sindacali Fiom di diverse realtà produttive in crisi sul territorio piemontese evidenziata la volontà da parte delle istituzioni regionali di concentrare ogni possibile sforzo per avviare e rafforzare azioni e provvedimenti volti ad uno sviluppo delle politiche del lavoro, specie in una situazione di evidente difficoltà economico-sociale come quella attuale impegna la Giunta regionale a richiedere, sulla base di quanto emerso dall'incontro con i rappresentanti sindacali, un tavolo di confronto e di analisi sulla situazione di grave difficoltà attraversata dal sistema produttivo piemontese, alla presenza del Ministro per Io Sviluppo Economico Flavio Zanonato, del Ministro al Lavoro e Politiche sociali Enrico Giovannini e del Ministro della Coesione Territoriale Carlo Triglia." L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 21 Consiglieri hanno votato SÌ 21 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 13 Consiglieri Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1147 presentato dai Consiglieri Cantore, Costa, Leo e Mastrullo, inerente a "Tutela dei disoccupati a rischio povertà e politiche attive per il reinserimento ai lavoro", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1147, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Vista la gravità della situazione economica e la crescita della disoccupazione che ha portato in questi anni fasce di popolazione a condizioni di sofferenza sia occupazionale che economica Visti i cambiamenti introdotti in materia di età di pensionamento e quelli avviati in materia di copertura degli ammortizzatori sociali Vista la difficoltà, accentuata in situazioni di crisi, ad offrire prospettive di reinserimento nel lavoro proprio per la fascia di popolazione interessata a tali fenomeni, e che trova in particolare nell'area metropolitana di Torino una situazione di specifica gravità Vista l'esigenza di rispondere con strumenti di politica del lavoro e di tutela specifici alle domande di queste fasce di popolazione, prevedendo anche soluzioni su tematiche previdenziali Vista la diffusa esigenza delle Amministrazioni locali e della popolazione a garantire servizi anche in grado di rispondere a domande nuove derivanti dalle trasformazioni sociali ed economiche Visto il permanere del quadro di contrazione della finanza pubblica e della conseguente capacità delle Amministrazioni locali di rispondere con la gestione diretta a tali domande Visto quanto comunicato dall'Assessore Porchietto in merito alle attività realizzate in questi anni in materia di Cantieri di Lavoro e alla sperimentazione avviata con i Progetti di Pubblica Utilità Impegna la Giunta Regionale: A promuovere iniziative che possano rispondere a tali problematiche in una logica che preveda sempre una corrispondenza tra politiche di sostegno al reddito e impegno in attività di interesse pubblico nella prospettiva del reinserimento nel lavoro A garantire il rifinanziamento dei Cantieri di Lavoro come strumento in grado di fronteggiare le situazioni a maggior rischio di marginalizzazione sociale e di povertà Ad individuare risorse, nella nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo, tali da dare continuità, valutata la sperimentazione avviata all'iniziativa sui Progetti di Pubblica Utilità come strumento di tutela e di attivazione per il reinserimento nel lavoro Ad avviare un confronto con le Istituzioni nazionali per attuare sperimentazioni in grado di garantire coperture integrative al reddito alle persone in difficoltà economica e bassa occupabilità, prevedendo un quadro di vantaggi ai completamento degli aspetti contributivi a fini pensionistici".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 36 Consiglieri Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1148 presentato dai Consiglieri Cantore, Costa, Leo e Mastrullo, inerente a "Per garantire ai giovani opportunità e scelte consapevoli e promuovere un orientamento di qualità".
Su questo testo insiste una modifica richiesta dal Consigliere Carossa e fatta propria dai proponenti. La modifica, al secondo capoverso del dispositivo, consiste nell'aggiungere, dopo le parole "più coerente alla domanda di competenza espressa dalle imprese e dalle prospettive di sviluppo", le parole "concretizzandola attraverso una sinergia maggiore tra il mondo dell'istruzione e della formazione e quello del lavoro, una proiezione nel futuro che possa indirizzare i nostri giovani verso delle scelte formative che troveranno, al termine del loro percorso, reali sbocchi professionali".
Su tale documento e su tale modifica l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1148, come modificato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Vista la raccomandazione europea che invita gli Stati membri dell'Unione ad operare attraverso il Programma 'Youth Guarantee' per aggredire la disoccupazione giovanile e migliorare, in generale, le prospettive di inserimento lavorativo dei giovani Considerato che il Ministero del Lavoro sta progettando le linee nelle quali si realizzeranno i programmi regionali e nazionali che attueranno in Italia il programma Garanzia Giovani Visto quanto comunicato dall'Assessore Claudia Porchietto circa l'intenzione della Regione Piemonte di anticipare il programma nazionale, avviando una propria iniziativa che intende rispondere ai problemi della crescente disoccupazione giovanile nella nostra Regione e creare le premesse per avviare con rapidità anche le opportunità che verranno dalle risorse del programma nazionale Considerato che la raccomandazione Europea sollecita, in assenza di immediate opportunità di lavoro, ad orientare i giovani a rientrare anche in percorsi di formazione finalizzati al conseguimento di un titolo di studio e al miglioramento delle opportunità di ingresso nel lavoro Impegna la Giunta Regionale a prevedere, già nelle prossime iniziative, un rilancio delle azioni di orientamento che sia: Più coerente alla domanda di competenze espressa dalle imprese e dalle prospettive di sviluppo In grado di aggredire l'abbandono scolastico soprattutto attraverso un maggiore accesso all'apprendistato per il conseguimento del titolo di studio In grado di promuovere forme di alternanza, diffondere la prassi di inserire "esperienze lavorative" anche e soprattutto nell'ambito dei percorsi formativi, quali componenti essenziali, collegate alla valutazione delle competenze, in grado di facilitare l'ingresso nel lavoro o il rientro nella formazione Ad individuare risorse adeguate a tale necessario rilancio, sia nella fase finale della programmazione FSE, sia nella prospettiva dell'attuazione del programma per la Garanzia ai Giovani".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SÌ 21 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1149 presentato dai Consiglieri Cantore, Costa, Leo e Mastrullo, inerente a "Riforma legge 34", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1149, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Considerato che La Legge Regionale n. 34 del 22 dicembre 2008 'Norme per la promozione dell'occupazione, della qualità, della sicurezza e regolarità del lavoro' nasce in un contesto economico e Istituzionale che ha subito profonde trasformazioni in questi anni Le prospettive di incertezza e di crisi nelle quali si inseriscono le politiche del lavoro e l'importanza che queste assumono sia per la tutela delle persone che per garantire prospettive di rilancio dello sviluppo Tale scenario assume caratteristiche strutturali e che le politiche e le normative in materia di lavoro devono profondamente innovarsi ed essere semplificate per permette maggiore efficacia e rapidità di azione La Legge 34 è imperniata sul ruolo delle Province quale soggetto con in capo competenze organizzative e gestionali dei servizi all'impiego pubblici e delle politiche attive del lavoro e che tali Istituzioni sono al centro di un processo di revisione di funzioni e ruolo Vista la necessità di garantire continuità nell'offerta di servizi e politiche in grado di tutelare e supportare persone e imprese in una risposta attiva alla crisi Visto quanto comunicato dall'Assessore Claudia Porchietto in merito all'iniziativa straordinaria per contrastare la disoccupazione giovanile così detta 'Garanzia Giovani', e considerando che essa rappresenta una importante occasione per rispondere ad una situazione di grave condizione di disoccupazione, accelerando il processo di riforma delle politiche attive del lavoro e dei servizi in materia di lavoro, orientamento e formazione, anche utilizzando soluzioni tecnologiche che possono incontrare in questa fascia di popolazione una già diffusa alfabetizzazione impegna la Giunta Regionale: Ad avviare rapidamente un processo di revisione delle normativa regionale in materia di lavoro, formazione e di servizi all'impiego ed in particolare della 'Legge Regionale 34 2008' in grado di rispondere alle trasformazioni del mercato del lavoro ed alle esigenze nuove delle persone e delle imprese Ad avviare un confronto con le Istituzioni nazionali al fine di definire rapidamente, un quadro certo delle competenze in materia di lavoro e formazione, in questo senso si ritiene che debbano essere ricondotte alle Regioni l'insieme delle competenze in materia di formazione e lavoro, per quanto concerne politiche attive e servizi, pur nella necessaria adozione di standard comuni a livello nazionale A predisporre e sperimentare soluzioni organizzative, tecnologiche, e gestionali, nell'offerta di politiche attive del lavoro, dell'orientamento e della formazione, tali da garantire continuità, anche a fronte di cambiamenti nelle competenze in materia, ma soprattutto di avviare un processo di qualificazione del sistema dei servizi adeguato agli obiettivi di maggiore unitarietà, innovazione, efficacia e rapidità attuativa ad avviare tali sperimentazioni a partire dall'iniziativa sulla Garanzia Giovani".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SÌ 21 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri Il Consiglio approva.
Procediamo con l'ordine del giorno n. 1150 presentato dai Consiglieri Carossa, Angeleri, Botta Marco, Bussola, Burzi, Cantore, Casoni Cortopassi, Costa, De Magistris, Formagnana, Franchino, Giordano, Gregorio Lupi, Maccanti, Mastrullo, Tentoni, Tiramani e Toselli, inerente a "Schema di Decreto Interministeriale in materia di Ammortizzatori Sociali in deroga", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1150, il cui testo recita: "Premesso che l'art. 4, comma 2 del Decreto Legge n. 54/2013, convertito con modificazioni nella Legge n. 85/2013, stabilisce che con Decreto del Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, acquisito il parere della Conferenza Stato Regioni e Province Autonome e delle parti sociali, si determinino, nel rispetto degli equilibri di bilancio programmati, criteri di concessione degli ammortizzatori sociali in deroga, con particolare riguardo ai termini di presentazione, a pena di decadenza, delle relative domande, alle causali di concessione, ai limiti di durata e reiterazione delle prestazioni anche in relazione alla continuazione rispetto ad altre prestazioni di sostegno del reddito, alle tipologie di datori di lavoro e lavoratori beneficiari il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pertanto predisposto uno schema di Decreto, sottoposto in via preliminare all'esame della Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome, da cui risulta che, al di là delle indicazioni espressamente previste dal DL 54/2013 sopra citato, il Ministero intenderebbe intervenire anche sul flusso di presentazione delle domande di CIG in deroga, che verrebbero trasmesse all'INPS, con un successivo inoltro alla Regione per l'approvazione del provvedimento di autorizzazione al pagamento il Piemonte gestisce direttamente fin dal 2005 le domande di CIG in deroga e che con il sopravvenire della crisi economica ha strutturato a tal fine, con la collaborazione con il CSI-Piemonte e con un rilevante investimento in termini finanziari ed organizzativi, uno specifico applicativo on-line denominato Aminder, che è operativo dal 2010 ed ha consentito di gestire adeguatamente volumi ingenti di domande di CIG in deroga (13.400 istanze nel 2012, salite a oltre 17.000 nell'anno in corso) incorporando anche specifiche funzionalità utili al monitoraggio delle risorse finanziarie, nonché procedure telematiche di interscambio verso l'INPS di tutte le informazioni utili alla liquidazione dell'integrazione salariale la modifica del flusso delle domande prevista nello Schema di Decreto Interministeriale non solo vanificherebbe l'investimento effettuato e le varie funzionalità gestionali implementate, ma costringerebbe anche la Regione ad adeguare il sistema informativo all'acquisizione delle domande dall'INPS, che prevede una maschera di inserimento dati differente causando spese ulteriori e ritardi non trascurabili nella messa a regime delle rettifiche necessarie, con conseguenze negative sulla tempistica di approvazione delle istanze tale modifica appare tanto più inopportuna quanto più si consideri che la L. 92/2012 prevede, all'art. 2, commi 64 e seguenti, un impegno finanziario decrescente a favore degli ammortizzatori in deroga da qui al 2016, nella logica di una graduale transizione verso un nuovo sistema di gestione degli ammortizzatori sociali, sconsigliando quindi interventi di modifica radicale sull'assetto organizzativo attuale come quello previsto, ferma restando la necessità di definire regole gestionali più stringenti e finalizzate a circoscrivere il ricorso alla CIG in deroga, limitandone l'utilizzo al fine di raggiungere livelli sostenibili sul piano finanziario, mantenendo comunque una copertura sufficiente alla salvaguardia sia dei livelli occupazionali che delle competenze delle risorse umane dipendenti dalle imprese piemontesi.
Per quanto sopra espresso Il Consiglio regionale esprime una netta opposizione alla modifica prevista nello schema di Decreto Interministeriale sugli ammortizzatori sociali in deroga del flusso di presentazione della domande di CIG in deroga, in base alla quale le istanze verrebbero inoltrate all'INPS e da questi alla Regione, ritenendo essenziale per i motivi di ordine finanziario ed organizzativo in premessa esplicitati mantenere il flusso attuale di presentazione delle domande alla Regione, che garantisce adeguati e consolidati livelli di efficienza e assicura un puntuale controllo regionale sul monitoraggio delle risorse dà pertanto mandato alla Giunta Regionale di manifestare tale ferma opposizione nel dibattito in corso nell'ambito della Conferenza Stato Regioni e Province Autonome, nella direzione del mantenimento del flusso di domande attualmente operativo in Piemonte, ferma restando la disponibilità a rivedere le principali regole gestionali secondo le linee generali stabilite dall'art, 4, comma 2 del Decreto Legge 54/2013, convertito, con modificazioni, nella L. n. 85/2013".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 33 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 4 Consiglieri Il Consiglio approva.
Procediamo con l'esame della mozione n. 1151 presentata dai Consiglieri Laus, Gariglio, Manica, Oliva, Pentenero, Placido Reschigna, Ronzani e Rostagno, inerente a "Impegno della Regione, in qualità di stazione appaltante, ad assicurare ai dipendenti delle sue Società fornitrici e da essa partecipate, in caso di cambio dell'appaltatore, il mantenimento del trattamento economico indipendentemente dalla tipologia di contratto collettivo applicato al subentrante".
Rispetto al testo depositato, la mozione è modificata dai proponenti, a partire dall'oggetto: "Impegno della Regione e delle società da essa partecipate, in qualità di stazioni appaltanti, a monitorare al fine di assicurare ai dipendenti delle loro aziende fornitrici in caso di cambio dell'appaltatore, il mantenimento del trattamento economico indipendentemente dalla tipologia di contratto collettivo applicato dal subentrante".
Nelle considerazioni è poi stato aggiunto un ultimo punto, un quarto capoverso, che così recita: "In base all'art. 82 del medesimo decreto legislativo n. 163/2006, come modificato dalla legge 9 agosto 2013 n. 98 'Conversione con modificazione del decreto legge 21 giugno 2013 n. 69' nelle gare d'appalto il prezzo più basso è determinato al netto delle spese relative al costo del personale, valutato sulla base dei minimi salariali definiti dalla contrattazione collettiva nazionale di settore tra le Organizzazioni sindacali dei lavoratori e le Organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, delle voci retributive previste dalla contrattazione integrativa di secondo livello e delle misure di adempimento delle disposizioni in materia di salute e di scurezza nei luoghi di lavoro".
Infine, prima del dispositivo originario si aggiunge "ad individuare tutti gli strumenti più idonei a garantire piena ed immediata applicazione nella nostra regione a dettato dall'articolo 82, comma III bis, del decreto legislativo n. 163/2006".
La parte che residua del dispositivo originario viene mantenuta. Alla prima riga si sostituisce la parola "ad assicurare" con le parole "monitorare al fine di assicurare".
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Premesso che sono lieta che la mozione del Consigliere Laus ha identico oggetto di mie precedenti mozioni che invece non sono state adottate volevo soltanto mettere una cautela alla parte dell'impegno. In base a tutta la narrativa precedente si dà per scontato che il cambio dell'appaltatore produca perdita di posti di lavoro, per riduzione del rapporto organico, sul servizio reso, nonché adozione di forme contrattuali contemplate, ma penalizzanti per i lavoratori stessi.
La formula che viene adottata letterariamente dice "ha garantito il mantenimento dello stesso trattamento economico". Suggerirei invece "del trattamento economico di maggior favore". Non vorrei mai avvenisse l'eventualità contraria.



PRESIDENTE

Consigliere Laus, cosa pensa della proposta della Consigliera Artesio?



LAUS Mauro

Perfetta!



PRESIDENTE

Consigliere Laus, la Giunta regionale, qualora fosse integrato l'ordine del giorno con le modifiche proposte dalla Consigliera Artesio, darebbe parere contrario. La Presidenza consiglia di mantenere la mozione nella versione originaria.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.44 riprende alle ore 16.45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La mozione resta nella versione originaria così come modificata dal proponente Laus. Sulla modifica proposta dalla Consigliera Artesio nonostante il Consigliere Laus abbia dato disponibilità a farla propria, la Giunta dice che non è in grado di esprimere un parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 1151, il cui testo recita.
"Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il perdurare della crisi economica mondiale che, ormai dal oltre un quinquennio, ha colpito in modo particolarmente violento l'Italia e la nostra regione sta conducendo all'esplosione di un'emergenza lavoro sempre più drammatica. In base ai dati 2013 forniti dal Ministero del Lavoro, dal 2007 al 2012 la quota di forza lavoro disoccupata è cresciuta del 4,6 per cento. In Italia oggi risono 2 milioni e 744 mila persone disoccupate, pari a ben 1,2 milioni in più rispetto al 2007 le difficoltà nell'accesso all'occupazione hanno provocato anche un aumento generalizzato dei tempi di ricerca di lavoro praticamente per tutte le categorie della popolazione, mentre, per quanto riguarda gli occupati, si assiste ad una progressiva riduzione dei diritti e delle condizioni lavorative, aggravate dall'aumento di pratiche scorrette da parte del mondo imprenditoriale (delocalizzazioni selvagge, ricatti occupazionali di ogni tipo, licenziamenti discriminatori...) un crescente numero di occupati presenta una condizione d'instabilità e precarietà lavorativa; la stabilizzazione mancata dei contratti investe soprattutto i giovani, dal 25,7 per cento del 2008 al 20,9 per cento del 2011. In aumento la presenza di lavoratori con bassa remunerazione, il 10,5 per cento, ed in crescita è anche la percentuale di lavoratori sovra istruiti in confronto alle attività svolte, dal 15,4 del 2004 al 21,1 per cento del 2010 considerato che per quanto riguarda specificatamente i dipendenti delle società appaltanti di beni o servizi, si stanno verificando con sempre maggiore frequenza casi per cui, ogni qualvolta vi sia un cambio di appalto conseguono perdite di posti di lavoro, peggioramento delle retribuzioni delle condizioni dei lavoratori, oltre al decadimento del servizio erogati agli utenti la normativa prevede strumenti che, se utilizzati, possono risultare efficaci nel contrastare tale tipo di fenomeno. In particolare l'articolo 69 del Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2005/17/CE e 2005/18/CE) prevede condizioni particolari di esecuzione del contratto prescritte nel bando o nell'invito di gara specificatamente il citato articolo 69 del Dlgs. n. 163/2006 recita che: 'Le stazioni appaltanti possono esigere condizioni particolari per l'esecuzione del contratto, purché siano compatibili con il diritto comunitario e, tra l'altro, con i principi di parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, e purché siano precisate nel bando di gara, o nell'invito in caso di procedure senza bando, o nel capitolato d'oneri. Dette condizioni possono attenere, in particolare, a esigenza sociali o ambientali. In sede di offerta gli operatori economici dichiarano di accettare le condizioni particolari, per l'ipotesi in cui risulteranno aggiudicanti' precisato che la stessa Commissione europea ha ripetutamente sottolineato la necessità di promuovere appalti pubblici socialmente responsabili. In particolare la Direzione generale per l'Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità ha espresso la considerazione per cui il fine di tutelare i lavoratori negli appalti può costituire un interesse di carattere generale legittimante perseguibile dagli Stati membri dell'UE l'introduzione nei bandi e nei capitolati d'appalto di dette clausole sociali, in quanto ispirate alla promozione e alla valorizzazione di esigenze sociali si realizza con sempre maggiore frequenza, come testimonia anche l'aumento delle istanze di parere avanzate all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di Lavori, Servizi e Forniture riguardo alla conformità di tali clausole rispetto ai principi del Trattato CE, in quanto non discriminatorie o limitative della libera concorrenza ritenuto che in attuazione delle norme regionali in materia di lavoro ed in particolare della legge regionale 22 dicembre 2008, n. 34 (norme per la promozione dell'occupazione, della qualità, della sicurezza e regolarità del lavoro) per quanto concerne le finalità di incentivo alla responsabilità sociale da parte delle imprese e di tutela e miglioramento della qualità della vita lavorativa sia necessario promuovere, nelle procedure di appalto relative alle società fornitrici della Regione ed alle società a essa partecipate l'adozione di clausole volte a garantire ai dipendenti di tali società il mantenimento del trattamento economico e delle condizioni di lavoro dei dipendenti quando subentri una nuova appaltatrice per un determinato servizio impegna la Giunta regionale ad adottare con la massima urgenza tutti gli atti necessari ad assicurare che, nell'iter relativo alle gare di appalto, ai dipendenti delle società fornitrici della Regione e delle società da essa partecipate, in caso di cambio dell'appaltatore a parità di modalità di svolgimento delle mansioni sia garantito il mantenimento dello stesso trattamento economico indipendentemente dalla tipologia di contratto collettivo applicato dalla società subentrante" L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 1152, sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1152, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'attuale e perdurante congiuntura economica e occupazionale negativa colpisce particolarmente le nuove generazioni, la cui presenza nel mercato del lavoro è caratterizzata da elevati tassi di disoccupazione e di precarietà lavorativa in alcuni Paesi europei, come la Francia, sono stati introdotti, per contribuire a risolvere la situazione sopra descritta, meccanismi quali il contrat de generation, una sorta di staffetta generazionale, con l'obiettivo di creare nuovi occupati tra i giovani, senza intaccare l'occupazione dei lavoratori più anziani. Tale meccanismo, oltre ad elevare il tasso complessivo di occupazione, permetterebbe anche di non disperdere le competenze professionali dei lavoratori maturi, che potrebbero essere così trasmesse a coloro che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro o che hanno, in ogni caso, poca esperienza considerato che in Italia, con il Decreto Direttoriale n. 807 del 19 ottobre 2012 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, è stato avviato il Progetto sperimentale 'Staffetta generazionale', promosso e finanziato dallo stesso Ministero dell'ambito del Progetto di Italia Lavoro 'Azione di sistema Welfare to Work per le politiche di reimpiego 2012-2014" tale intervento sperimentale mira a stimolare le imprese ad assumere giovani con contratto di apprendistato e/o a tempo indeterminato a fronte di una conversazione del contratto, da full time a part time, di una pari quota di lavoratori maturi della medesima realtà aziendale l'articolo 2 del suddetto decreto prevede che 'A fronte dell'assunzione di giovai con contratto di apprendistato e/o a tempo indeterminato, le Regioni e le Province autonome versano all'INPS un'integrazione contributiva - a titolo di contribuzione volontaria - a beneficio dei lavoratori anziani della medesima azienda che accettano volontariamente un contratto part time. L'interrelazione tra assunzione del giovane e riduzione dell'orario di lavoro del lavoratore anziano comporta un saldo occupazionale aziendale positivo' considerato, altresì, che anche il Ministero per la Funzione Pubblica avrebbe avviato le verifiche necessarie ad introdurre il meccanismo della staffetta generazionale anche nel Settore pubblico sottolineato che il sottoscritto primo firmatario ha presento, in data 27 giugno 2013, la proposta di legge regionale al Parlamento n. 345 recante 'norme per favorire la staffetta generazionale nella professione infermieristica' evidenziando la necessità di estendere il meccanismo anche ai lavoratori del settore sanitario impegna la Giunta regionale del Piemonte a farsi promotrice nei confronti del Parlamento nazionale per una rapida trattazione e approvazione della suddetta proposta di legge a sollecitare il Governo nazionale affinché il progetto sperimentale 'staffetta generazionale' venga esteso, in tempi rapidi, anche al settore pubblico ed in particolare al comparto sanitario".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 29 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno votato SÌ 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 1158, presentato dal Consigliere Bono, sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1158, come modificato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale sollecita il governo nazionale a rivedere il sistema degli ammortizzatori in modo da garantire un'effettiva copertura universale, tutelando redditi e condizioni di vita, potenziando collegamento con politiche attive volte a permettere una rapida ricollocazione".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SÌ 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio approva.
Vi è infine l'ordine del giorno n. 1159 presentato dai Consiglieri Ponso Dell'Utri e Negro, inerente a "Continuità produttiva occupazionale della Riva Acciaio di Lesegno (CN)", sul quale l'Assessore Porchietto, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1159, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: il 12 settembre scorso si è assistito alla chiusura da parte del Gruppo Riva degli stabilimenti siderurgici di Verona, Caronna Pertusella (Varese) Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e delle attività di servizi e trasporti (Riva Energia e mezzana Trasporti) la decisione è stata presa all'indomani del sequestro dei cespiti aziendali, delle partecipazioni in portafoglio e delle liquidità, eseguito dalla Guardia di Finanzia nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Taranto sull'IVA per disastro ambientale. Il provvedimento ha interessato complessivamente 1402 addetti negli stabilimenti che dalla chiusura delle acciaierie sono stati 'messi in libertà', senza alcuna garanzia sul loro futuro lavorativo ed economico tra gli stabilimenti chiusi vi è anche quello di Lesegno (Cuneo), 250 dipendenti.
La chiusura dello stabilimento di Lesegno comporterebbe forte impatto occupazionale e un generale impoverimento del territorio I rappresentanti politici locali e le istituzioni del territorio si sono spesi con energia nel corso degli ultimi mesi per far emergere di fronte all'opinione pubblica il dramma dei lavoratori.
Affermato che: è necessario difendere il diritto al lavoro per tutti i cittadini piemontesi, specialmente in momenti di crisi economica quale quello che stiamo vivendo.
Non si possono ignorare i problemi di lavoratori e lavoratrici che rischiano di restare senza stipendio.
Tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale affinché si adoperi alla continuità occupazionale e produttiva della Riva Acciaio di Lesegno (Cuneo) e metta in campo tutte le azioni necessarie alla tutela del posto di lavoro per i 250 dipendenti dell'azienda e alla difesa di 250 famiglie piemontesi".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Ricordo che la Conferenza dei Capigruppo è convocata in sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.50)



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