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Dettaglio seduta n.393 del 26/11/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1891 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Buzzi-Unicem"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1891, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
L'interrogazione che abbiamo presentato nasce dalla conoscenza pervenuta relativamente ad un percorso che in quel di Robilante è già stato, da tempo, realizzato. In modo particolare, la questione riguarda l'iniziativa avviata da un coordinamento di associazioni locali che si chiama VAS (coordinamento locale che si ispira a riferimenti di organizzazioni associative nazionali) che, preoccupato dalla condizione di eventuale inquinamento ambientale, nel tempo, ha sollecitato tutti i livelli istituzionali competenti, affinché si potesse procedere ad un monitoraggio consecutivo del rischio ambientale.
La fattispecie alla quale ci riferiamo è la presenza di un'attività industriale di Buzzi-Unicem, originariamente di cementificio e poi convertito in inceneritore attivo, presenza che è prevista in espansione.
Tant'è che quest'attività industriale ha avanzato una richiesta di smaltimento fino a 110 mila tonnellate annue, il che implica la possibilità, nelle intenzioni degli operatori industriali, di procedere non solo in funzioni di servizio locale, ma anche come ricettori di conferimenti da altre parti dei territori. Nella fattispecie, queste associazioni avevano ottenuto da ARPA e da ASL di Cuneo 1 la possibilità di procedere ai rilievi consecutivi, in modo particolare sulla questione della possibile influenza sulle condizioni di salute della popolazione. A questo fine, erano stati immaginati dei controlli periodici sulle donne dai 30 ai 50 anni residenti da almeno dieci anni nella zona vicina. E ancora dei controlli relativi alla persistenza, all'interno della produzione del latte animale, di eventuali sostanze correlabili alla diossina. Entrambe le istituzioni interpellate, cioè ARPA e ASL, avevano dato la disponibilità a procedere in questa attività di monitoraggio, anche per ispirarsi a quella che la più recente normativa, il nostro Piano Socio Sanitario compreso prevede per il monitoraggio della salute della popolazione, cioè la valutazione di impatto sulla salute. Dalle risposte ricevute dai rappresentanti delle associazioni, sembrerebbe che, in modo particolare l'Azienda Sanitaria abbia dichiarato di non poter procedere nella collaborazione all'attività di indagine, in quanto le condizioni successive delle dotazioni organiche hanno reso impraticabile per l'azienda ASL Cuneo 1 di delegare altre figure professionali, distaccandole dalle funzioni ordinarie, per lo svolgimento dell'attività di ricerca.
Si chiede quindi di conoscere l'intenzione della Giunta, ovviamente nella nostra impostazione, per corroborare la capacità professionale dell'ASL Cuneo 1 al fine di proseguire in un'indagine, che è rilevante per la sicurezza del territorio e degli abitanti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

In merito alla questione posta sono state assunte informazioni direttamente dall'ASL CN1-Dipartimento di Prevenzione, Servizio di Igiene e Sanità Pubblica che riferisce quanto segue.
Dopo i rilievi dell'ARPA del 2008, che evidenziavano i valori di diossina in ambiente superiori alla media regionale, sono stati eseguiti numerosi accertamenti e rilievi ambientali, seguiti da una serie di provvedimenti indicati anche nella Delibera della Giunta provinciale di Cuneo del 17 maggio 2011 di compatibilità ambientale. In una riunione del 22 novembre 2011 tra Provincia, ARPA e ASL, alla luce dei dati di monitoraggio ARPA su aria, suolo e matrici nevose, dello studio epidemiologico ASL-SS Epidemiologia del 2007, dello studio epidemiologico geografico ARPA sullo stato di salute della popolazione dei Comuni della Valle Vermenagna del 2007 nonché sull'esito delle analisi sulla ricerca di diossine su matrici alimentari (latte) nel periodo 2007-2011, è stato deciso di avviare una serie di interventi distinti tra: attività effettuabili nell'ambito delle risorse di personale e strumentazioni disponibili presso ASL CN1 e ARPA; attività effettuabili da ASL CN1 e ARPA solo a fronte di finanziamenti specifici e con impegno crescente di risorse aggiuntive.
Al primo punto erano previsti dei rilevamenti che sono stati condotti e hanno contribuito alla diffusione delle informazioni alla popolazione illustrate nella conferenza stampa del 13 novembre 2012. Oltre ai dati diffusi, relativi alle emissioni in atmosfera ed alla presenza di diossina nel latte dal 2007 al 2011 (vedi tabella), veniva comunicato anche che l'ASL aveva ottenuto recentemente dall'Istituto Superiore della Sanità la disponibilità ad effettuare un Biomonitoraggio umano, su donne nullipare età 20-40 anni, residenti nel luogo da almeno dieci anni - finanziato dal Comune o dalla Comunità montana - con un costo di circa 35 mila euro sul tipo di quello avviato per la Val di Susa e con dati confrontabili con quello. Per quanto riguarda i controlli ambientali, si evince chiaramente un netto miglioramento dopo l'introduzione di vincoli specifici, confermati dai controlli sul latte da parte del Servizio Veterinario.
Il Biomonitoraggio umano, citato nell'interrogazione, era previsto al punto 2) della nota di intenti ed era ovviamente legato alla disponibilità dell'Istituto Superire di Sanità ad eseguire le analisi, poi concordate solo su sangue e non più su latte umano di puerpere, visto che dovrebbero conservare la stessa attendibilità e presentare meno difficoltà operative.
Questi cambiamenti di programma avvenuti nel corso del 2013, associati alla tempistica dell'Istituto Superiore di Sanità, che a suo tempo non aveva ritenuto i valori presenti in Valle Vermenagna sUfficienti per destinarvi la priorità di attenzione e le proprie risorse, hanno allungato i tempi di esecuzione di questi accertamenti. Le stesse risorse finanziarie messe a disposizione dalla ditta erano state promesse chiedendo una certa dilazione mentre si mantiene tuttora evidente, se non aggravato, il problema delle risorse umane da destinare ad un'attività tanto complessa come quella di arruolare le donne e seguirle con i protocolli previsti da questi studi.
Continueremo a ricercare le collaborazioni necessarie per eseguire quanto previsto, ma rimane fondamentale avere la collaborazione diretta dell'ISS, che ha il laboratorio adeguato per analisi complesse, nonché per recuperare le risorse finanziare ed umane per organizzare lo studio l'arruolamento delle donne, la raccolta campioni, il trasporto a Roma, le verifiche successive e le azioni conseguenti.
Per quanto riguarda la VIS, risulta che era stato richiesto in data 27 giugno 2011 alla Direzione ARPA di Grugliasco una collaborazione atta a sistematizzare le conoscenze sugli effetti che gli insediamenti produttivi hanno sulla salute umana. Anche questo intervento rientrava nel citato punto 2) subordinato al reperimento di risorse aggiuntive. Si comunica infine che in data 10 ottobre del corrente anno, in occasione della Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell'Autorizzazione Integrativa Ambientale (AIA), questo Servizio, in collaborazione con l'ARPA di Cuneo ha rilasciato un nuovo parere condizionandolo al rispetto di specifici vincoli di emissione, legandolo alla qualità dei nuovi combustibili in ingresso all'impianto, in modo tale che le emissioni future siano comunque migliori di quelle attuali.
L'Assessorato alla sanità provvederà a supportare la collaborazione operativa tra ASL e Istituto Superiore di Sanità per attuare quanto previsto dall'ASL stessa.


Argomento: Acque minerali e termali

Interrogazione a risposta immediata n. 1896 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Bando per la gestione delle Terme di Acqui"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1896, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato quest'interrogazione perché consideriamo importante avere un maggiore coinvolgimento in merito alle Terme di Acqui.
Ricordo che Terme di Acqui S.p.A è entrata nel gruppo Finpiemonte Partecipazioni S.p.A. per espressa volontà regionale, a seguito della legge regionale 17/2007, e che è in atto un progetto di concessione a terzi dell'intero compendio di Terme di Acqui S.p.A., da attuarsi cedendo a privati la gestione attraverso appositi bandi europei, ma mantenendo pubblica la proprietà.
Vogliamo sottolineare che non si può correre il rischio di andare verso la semplice vendita (o svendita) di un presidio tanto importante, senza che vi siano garanzie di un rilancio dell'attività produttiva termale e turistica.
Per questo è fondamentale puntare su un percorso positivo di collaborazione tra pubblico e privato, che consenta all'attività termale di fare da traino a tutto il comparto turistico, che nella città e nella zona può trovare ottime opportunità culturali ed enogastronomiche.
Inoltre, l'attività termale è fonte di occupazione per molti, coinvolge un importante indotto produttivo e turistico ed ha significative connessioni con gli aspetti geologici e urbanistici del territorio. Per questo, occorre una regia pubblica lungimirante ed attenta al benessere collettivo. Fatte queste considerazioni - che peraltro abbiamo portato avanti (lo dico perché rimanga agli atti) come SEL, insieme al Partito Democratico - abbiamo avuto modo di sentire che per la predisposizione del bando di gara non sono state coinvolte le Amministrazioni locali e le forze organizzate.
Inoltre, non sembra che siano stati rispettati i livelli occupazionali pertanto chiediamo, nel rispetto dei reciproci ruoli, senza andare ad interferire su ciò che sarà il bando definitivo, chiediamo (per questo motivo abbiamo presentato un'interrogazione urgente) se non sia opportuno che il bando di gara assuma preventivamente criteri per la garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali, del controllo pubblico sulle acque e della tutela del sottosuolo cittadino, affinché il presidio continui ad essere elemento di sviluppo del territorio, coinvolgendo, a tal fine, sia nella stesura del bando sia nel successivo controllo della sua applicazione, le Amministrazioni locali e le rappresentanze organizzate dei soggetti coinvolti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ghiglia per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
In merito ai quesiti posti, si evidenzia che, per quanto riguarda il coinvolgimento delle Amministrazione locali, l'Amministrazione locale è già stata coinvolta, ripetutamente: l'azionista "Comune di Acqui Terme" nella persona del Sindaco, geometra Bertero, parteciperà proprio nella giornata di oggi, 26 novembre, ad un incontro alla presenza anche del Settore regionale dell'Avvocatura, per la condivisione ed il confronto sul testo del bando.
Tenga presente che il bando non è stato ancora recepito formalmente dopo che ne è stata fatta richiesta, è stata immediatamente coinvolta l'Amministrazione comunale. Ritengo che chi deve fare il bando deve assumersi anche la responsabilità di farlo e pubblicarlo nei metodi previsti dalla legge, poiché (meno male che siamo ancora in fase di bozza lo dico a verbale perché rimanga) non ci mette la mano chiunque su un bando pubblico di questa entità, delicatezza e dimensioni. Pertanto, ogni Ente faccia la sua parte, altrimenti i bandi diventano pericolosi. Dicevo dunque, che oggi ci sarà un incontro alla presenza dell'Avvocatura regionale.
Aggiungo che chiederò a Finpiemonte Partecipazioni, che detiene per conto della Regione le quote delle Terme di Acqui, di farsi carico di un banco che verrà reso noto il giorno in cui sarà pubblicato.
Un bando non si vota in Assemblea (questo ci tengo a sottolinearlo) ed è indipendente dalle pulsioni del territorio, dalle legittime questioni politiche di presenza e di attenzione.
Un bando è un bando: non è una delibera consiliare, non è una legge.
Un bando è un bando e deve essere fatto rispettando i termini del bando.
Poi, potrà non piacere, ma vorrei che tutti ci ricordassimo (non mi riferisco alla Consigliera Cerutti) di ciò che parliamo.
Controllo pubblico sulle acque e tutela del sottosuolo cittadino.
previsto che rimangano nella disponibilità della società, ma sotto il controllo pubblico, le numerose sorgenti di acqua termale e gli acquedotti presenti nel complesso.
La sorgente "La Bollente" serve, attraverso un acquedotto termale e a serbatoi di accumulo e compensazione, gli stabilimenti di "Antiche Terme" e della "Regina", la S.p.A. "Lago delle Sorgenti" e la piscina della beauty farm dell'albergo "Nuove Terme".
Terme di Acqui S.p.A. dispone di una concessione perpetua per lo sfruttamento delle acque termali nell'area in cui insiste la sorgente "La Bollente".
La sorgente "Vascone" serve, attraverso un acquedotto termale e a serbatoi di accumulo e compensazione, gli stabilimenti di "Antiche Terme" e della "Regina" e la S.p.A. "Lago delle Sorgenti". Terme di Acqui S.p.A.
dispone di una concessione perpetua per lo sfruttamento delle acque termali insistenti nell'area della sorgente.
Terme di Acqui S.p.A. dispone, inoltre, fino al 14 maggio 2015 della concessione denominata "Città di Acqui". All'interno dell'area oggetto della concessione sono presenti pozzi artesiani realizzati a scopi di ricerca e studio e caratterizzati dalla presenza di acqua termale.
Garanzia del livello occupazionale.
Per quanto concerne il personale, è inserita nell'attuale formulazione del bando - vedremo se sarà quella definitiva, ma il nostro indirizzo ovviamente, almeno su questo, è che rimanga l'annotazione - la clausola che obbligherà l'aggiudicatario ad assumere tutto il personale in carico alla società Terme di Acqui, alla data di aggiudicazione del bando ed alle medesime condizioni normative e retributive previste dai rispettivi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro in vigore per il tempo e la località in cui si svolgono le attività oggetto della gestione dell'azienda, alla data di sottoscrizione del contratto di affitto.
Sarà fatta salva la possibilità per l'affittuario di procedere ad eventuali interventi di mobilità interna tra le funzioni per il miglior utilizzo del personale e a seguito della realizzazione degli interventi di cui al progetto tecnico e al piano economico degli investimenti.
Grazie.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta immediata n. 1894 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Costi della nuova sede della società 5T" (Torino Tecnologie, Telematiche, Trasporti, Traffico)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1894, presentata dal Consigliere Gariglio, che ha la parola per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente, la illustro velocissimamente.
Abbiamo appreso che la società 5T, di cui la Regione Piemonte detiene una quota pari al 30% del capitale sociale, ha spostato la propria sede sociale presso l'immobile di via Bertola n. 34, che già ospita la Direzione regionale Cultura, Turismo e Sport.
Pertanto, chiediamo di conoscere i costi del trasferimento in materia di canone, tenendo conto che, nella situazione precedente, la società era ospitata in un immobile dell'azionista principale, quindi sul bilancio della società non gravava alcun canone. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ghiglia, per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il Consigliere Gariglio per quest'interrogazione, in quanto condivido assolutamente lo spirito che l'ha mosso. Infatti, vedo non lo sapevo, essendo stata una decisione assunta dal Consiglio d'Amministrazione senza passare per l'Assemblea dei soci - che c'è circa un raddoppio delle spese, che adesso vado a dettagliare. Lo ritengo un fatto assurdo, senza alcuna giustificazione, nonostante la risposta che mi è stata predisposta dagli Uffici. Per cui, in qualità di socio, mi esprimer in maniera assolutamente e fortemente negativa e stigmatizzante questo comportamento, che - lo ripeto - è stato assunto in autonomia dal Consiglio d'Amministrazione, che, come sapete, è eletto senza un vincolo di mandato specifico e senza la possibilità da parte nostra di intervenire.
Per quanto mi riguarda, stigmatizzo la scelta a prescindere.
Comunque, con riferimento all'interrogazione in oggetto, si riporta lo schema con i confronti dei costi di locazione della sede di corso Bramante e della nuova sede di via Bertola n. 34.
Il costo al metro quadrato di via Bertola è di 126,58 euro contro i 79,76 euro di corso Bramante.
I metri quadrati totali sono 1.185 contro i 1.010 precedenti.
Il costo annuo ammonta a 150.000 euro contro gli 80.557,61 euro.
assurdo! Rispetto ai dati sopra riportati, da cui si evince un maggiore costo locativo annuo, a fronte, tuttavia, di una maggiore cubatura, si aggiungono le seguenti considerazioni: la metratura totale della sede di corso Bramante n. 66 risulta dalla somma della metratura degli Uffici di proprietà di GTT (880 mq) e di un alloggio di proprietà privata (130 mq) ubicato nei pressi della sede societaria ed adibito ad uso Uffici il canone della sede di corso Bramante n. 66 è stato definito nell'anno 2001 alla stipula del contratto di durata 6 anni, con rinnovo automatico per altri sei. In caso di potenziale rinnovo del contratto era stata indicata la cifra di 156 E/mq.
Quindi, è maggiore nel vecchio contratto rispetto a quella che si paga nella nuova sede, però, secondo me, poteva essere oggetto di ricontrattazione, visti i canoni di mercato.
Si rende noto che, nel corso dell'anno 2012, l'azienda GTT aveva evidenziato la necessità di disporre della sede locata a 5T alla scadenza del contratto (aprile 2013) per utilizzarla per il proprio personale.
L'azienda 5T sottolinea l'esigenza di avere una sede adeguata per la centrale operativa regionale TOC (Traffic Operation Centre), anche in considerazione delle frequenti visite di delegazioni internazionali.
Oltre alla risposta, vorrei dire che, in qualità di socio, mi riferir ai soci di maggioranza - sostanzialmente, il Comune di Torino, che, come sa il Consigliere Gariglio, detiene direttamente e tramite GTT la maggioranza delle quote - per avere ulteriori chiarimenti e per stigmatizzare il nostro assoluto disaccordo rispetto ad una scelta assolutamente opinabile, non dovuta, da parte del Consiglio d'Amministrazione, che, probabilmente avrebbe potuto più utilmente ricontrattare l'attuale sede, anziché spendere il doppio dei soldi, sostanzialmente, per una metratura di poco superiore.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ghiglia.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1897 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Impegni della Regione Piemonte sulla linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1897, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie Presidente.
Se ripetessi per l'ennesima volta che avrei preferito ricevere la risposta dall'Assessore Bonino, sarei veramente pleonastico, ma lo ripeto per l'ennesima volta, senza nulla togliere all'Assessore Quaglia.
In quest'Aula e in Commissione abbiamo parlato più volte di tutta la problematica legata alla linea internazionale Cuneo-Ventimiglia-Nizza; ne abbiamo parlato in fase di discussione del piano dei trasporti; ne abbiamo parlato, addirittura, ad inizio anno (a marzo, se non sbaglio), nella seduta straordinaria sul trasporto pubblico locale, perché pareva davvero essere a rischio. E pare tutt'ora a rischio, secondo le indicazioni già riscontrabili in rete, per quanto riguarda la riduzione della velocità determinata da parte francese, per la mancanza di risorse, come pareva fino a qualche giorno fa, per la manutenzione straordinaria, che è a carico dell'Italia, secondo l'accordo del 1970.
Ne abbiamo parlato perché anche in questi ultimi giorni è riscontrabile in rete l'orario invernale delle ferrovie nella nostra regione, quindi anche quello di questa linea.
Di fatto, si conferma il timore dei territori, di molti amministratori e degli utenti di questa linea per una riduzione delle corse, che passerebbero da 16 (otto di andata e otto di ritorno) a quattro (due di andata e due di ritorno).
In questo momento, c'è un elemento nuovo, per cui mi sono permesso di ripresentare un'interrogazione urgente. Infatti, al vertice franco italiano, svoltosi a Roma la settimana scorsa, è stato felicemente toccato anche l'argomento della linea internazionale Cuneo-Nizza. È un risultato importante per la mobilitazione che c'è stata a livello di amministrazioni ma soprattutto cittadino, con la raccolta di decine di migliaia di firme sui territori di Piemonte, Francia e Liguria.
L'interrogazione in oggetto, semplicemente, chiede a questa Giunta e all'Assessore Bonino, che non è presente - comunque alla Giunta, che è un organo collegiale - di farci comprendere le loro attuali posizioni ed idee per la pianificazione dell'orario di questa linea, rispetto alle novità a livello nazionale e internazionale.
Gli impegni nazionali e internazionali sono stati formalizzati.
Addirittura, pare ci sia la disponibilità di questa cifra iniziale, circa 30 milioni, utile alla manutenzione straordinaria per evitare la riduzione della velocità, quindi, di fatto, per tutelare la linea ferroviaria e immaginando un rilancio.
Ritengo opportuno che la Giunta si allinei, anzi, supporti questo tipo di impegno, intanto mantenendo le corse attuali. Anche per quanto riguarda la ventilata chiusura, per quanto di competenza, del deposito locomotive di Cuneo, che dovrebbe chiudere il prossimo mese, chiedo che si impegni per evitarlo, anche perché funzionale proprio ai mezzi che percorrono quella linea.
Auspico una risposta positiva, perché non ci sono più né alibi n motivazioni dal momento in cui, nei mesi scorsi, la responsabilità è stata traslata a livello nazionale. Il Governo nazionale si è espresso molto esplicitamente, non resta che un'esposizione e un'espressione esplicita da parte della Giunta regionale. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
La parola all'Assessore Ghiglia per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Vorrei ringraziare il Consigliere Biolé per i due complimenti chiamandomi Quaglia ed equiparando le mie modeste capacità, anche solo lontanamente, a quelle dell'Assessore Bonino.
Gliene sono particolarmente grato.
In relazione ai quesiti posti con l'interrogazione suddetta, si comunica quanto segue.
con viva soddisfazione che questa Regione ha preso atto dell'interesse al rilancio della linea ferroviaria Torino-Cuneo-Breil Ventimiglia-Nizza, emerso, tra l'altro, nell'ambito del recente vertice bilaterale italo-francese svoltosi a Roma, tra il Presidente francese Francois Hollande, ed il Premier italiano Enrico Letta.
Si ricorda, a tal proposito, che con lettera prot. n. 5207/SBO. 100/145 del 28 maggio 2013, sottoscritta dai Presidenti e dagli Assessori ai Trasporti delle Regioni Piemonte, Liguria e PACA, nonché dai Presidenti e dai Sindaci di numerose Amministrazioni Provinciali e Comunali interessate dal servizio ferroviario della linea in oggetto, veniva esplicitata ai Ministeri competenti (degli Affari Esteri, delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell'Ambiente) la richiesta di "uno sviluppo concreto della ridefinizione della Convenzione stipulata il 24 giugno 1970 tra i Governi italiano e francese, con il forte coinvolgimento delle Regioni ai tavoli di discussione, in un'ottica del rilancio della linea Cuneo-Breil/Nice Ventimiglia, attraverso l'adeguamento delle infrastrutture e della sicurezza decisivo per il turismo e la mobilità tra le tre regioni".
Con successiva nota prot. n. 452 del 4 luglio 2013 indirizzata ai Ministeri Affari Esteri, Infrastrutture ed i Trasporti e Ambiente l'Assessorato regionale Trasporti, Infrastrutture, Mobilità e Logistica ha chiesto Ufficialmente, nelle more di una nuova definizione della predetta Convenzione, che la competenza amministrativa sulla tratta Cuneo-Breil s/Roya-Ventimiglia venisse assunta direttamente dal Ministero dei Trasporti così come previsto per le altre linee ferroviarie transfrontaliere (nel caso del Piemonte linea Domodossola-Iselle).
Il Ministero, ad oggi, non ha fornito alcuna risposta formale.
Alla luce degli sviluppi del vertice italo-francese di cui sopra, lo scorso 20 novembre 2013 si è peraltro svolto a Roma, presso la Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti diretta dal dottor Ercole Incalza, un primo incontro tra i rappresentanti della nostra Regione e quelli ministeriali, al fine di affrontare le tematiche di cui trattasi.
In relazione al quesito posto dall'interrogazione, si sottolinea che questa Regione, dopo una prima riorganizzazione dei servizi e la nascita del SFM (Servizio Ferroviario Metropolitano), avvenuta nel dicembre 2012 si è posta l'obiettivo, a saldo di risorse invariate, di attuare, dal 15 dicembre 2013, il SFR (Servizio Ferroviario Regionale), ciò al fine di velocizzare i collegamenti ferroviari tra i capoluoghi di provincia e regionali La base della nuova impostazione è un sistema cadenzato di trasporto per tutto il Piemonte.
Con tale impostazione verrà particolarmente potenziato tutto il trasporto verso la Liguria ed in particolare la direttrice: Torino - Genova (implementazione del numero delle corse e velocizzazione dei tempi di percorrenza di 13/15 minuti).
Per quanto concerne la problematica afferente il deposito locomotive di Cuneo, sono state chieste delucidazioni in merito a Trenitalia S.p.A., ci in quanto tale aspetto non rientra tra le tematiche afferenti il Contratto di Servizio vigente con l'Impresa ferroviaria.
Dal punto di vista infrastrutturale, occorre ricordare che la linea ferroviaria Cuneo - Ventimiglia costituisce l'unica valida alternativa ai collegamenti stradali tra Francia e Italia attraverso la Valle Vermenagna e la Val Roya, che peraltro subiscono costanti perturbazioni (a causa delle caratteristiche orografiche del territorio attraversato, con frequenti frane e cadute massi) che abbassano il livello di servizio offerto, e tenuto conto anche dei lavori intrapresi per il potenziamento e la messa in sicurezza della galleria stradale del Col di Tenda.
L'infrastruttura ferroviaria, tuttavia, è caratterizzata da importanti problemi strutturali legati sia al degrado delle opere d'arte (viadotti ponti e gallerie), sia alle condizioni idrogeologiche dell'area attraversata, con diffuse instabilità dei versanti prospicienti il tracciato che originano frequenti cadute massi e frane e causano, di conseguenza, interruzioni e/o rallentamenti del servizio.
Nel tempo il gestore dell'infrastruttura RFF ha implementato, a causa delle sopra citate problematiche, diversi rallentamenti ed in particolare a partire dal prossimo mese di dicembre, la velocità sarà ridotta a 40 chilometri all'ora lungo l'intera tratta in territorio francese, con le conseguenti difficoltà di esercizio.
Risultano pertanto necessari, al fine di consentire alle imprese ferroviarie un corretto esercizio della linea, importanti interventi strutturali sui manufatti e sulle opere d'arte presenti lungo il tracciato ma anche significativi investimenti per l'adeguamento tecnologico ed impiantistico dell'infrastruttura, con particolare riferimento alla sicurezza nelle gallerie, che non sono dotate delle reti di comunicazione GSM dedicate.
La società RFF, a seguito degli approfondimenti effettuati sulla linea ha prodotto, nel 2010, una preventivazione dei costi degli interventi infrastrutturali e tecnologici necessari per rendere efficiente la linea.
II costo complessivo ammonta a circa 116 milioni di euro, ma, secondo RFF, con una spesa iniziale di circa 27 milioni di euro si potrebbe consentire, nell'arco temporale di un quinquennio necessario per realizzare i lavori, la progressiva eliminazione dei rallentamenti e la messa in sicurezza delle sezioni più critiche, permettendo quindi un migliore esercizio.
Purtroppo allo stato attuale le condizioni di amministrazione e di suddivisione degli oneri finanziari relativi alla gestione della linea stessa, che comprendono anche accordi in merito al finanziamento degli interventi sopra richiamati, sono regolati dalla citata Convenzione stipulata il 24 giugno 1970 tra i Governi italiano e francese.
Per quanto riguarda i collegamenti diretti Cuneo-Breil- Nizza, occorre evidenziare che, per quanto riguarda l'esercizio, è attualmente necessario effettuare una rottura di carico a Breil, in quanto non esiste omogeneità tra le tecnologie a bordo treno e sulla linea applicate in Francia ed in Italia. Tale problematica impone la necessità di attuare appositi accordi tra le Agenzie nazionali per la Sicurezza ferroviaria, per garantire l'interoperabilità necessaria a permettere i collegamenti diretti sulle relazioni Cuneo - Ventimiglia e Cuneo-Breil sur Roya-Nice, senza rottura di carico.
Grazie.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interrogazione a risposta immediata n. 1885 presentata dal Consigliere Angeleri, inerente a "Salone dell'Automobile a Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 1885 presentata dal Consigliere Angeleri, che ha la parola per l'illustrazione.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato la scorsa settimana un'interrogazione a seguito di alcune notizie che abbiamo letto sui quotidiani, non tanto a livello locale quanto a livello nazionale, in cui il proprietario del marchio del Motor Show di Bologna diceva, in particolare al Corriere della Sera, ma anche ad altri giornali a livello nazionale, che avrebbe intenzione, anzi, è ormai stabilito che il Salone dell'Auto ripartirà, ma purtroppo non ripartirà dalla nostra città, da Torino, dal nostro capoluogo di regione. Ripartirà dalla Fiera di Rho, ossia da Milano.
ovvio che una dichiarazione di questo genere ha fatto sì che molti esponenti del mondo politico ed economico di questo territorio reagissero.
A questo punto, facendomi carico di questa preoccupazione, del tutta legittima che non sto a motivare (il Salone dell'Auto è nato qui nel 1900 e per 68 edizioni si è sempre tenuto sul nostro territorio) ho pensato fosse opportuno, anche per la storia manifatturiera di Torino che tutti riconoscono, richiamare l'attenzione del Presidente, che ha subito raccolto questa richiesta proveniente dal Gruppo della Lega.
Successivamente, vi è stata un'ulteriore dichiarazione in cui l'organizzazione dichiarava che il Salone si sarebbe svolta a Rho. Noi chiediamo, con questa interrogazione, quali azioni si intendano mettere in campo, affinché questa manifestazione ritorni di fatto nella sua sede naturale, che è Torino.
Il Presidente Cota - l'abbiamo sentito - ha fatto tutte le dichiarazioni e i richiami possibili e immaginabili, a nome suo, a nome della Giunta e penso, ovviamente, di tutto il Consiglio, perché immagino che su una vicenda del genere difficilmente, anche solo dal punto di vista del richiamo economico, non si possa non essere d'accordo.
Non abbiamo sentito molto di più dal Sindaco di Torino, e ciò in qualche modo mi preoccupa molto, anche per i ruoli che lo stesso Sindaco Fassino ha ricoperto nel passato e quindi per il calibro, la caratura e la riconosciuta capacità politica dello stesso. Ci piacerebbe che questa cosa venisse in qualche modo ricordata, visto gli effetti che può produrre dal punto di vista economico.
Allora chiedo alla Giunta, e ovviamente in questo caso all'Assessore Ghiglia, che mi risponderà, di poter intervenire e veramente fare tutto il possibile affinché per l'ennesima volta non ci scippino quanto è stato sempre nostro e riconosciuto non solo a livello locale e nazionale, ma a livello mondiale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ghiglia per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore al commercio e fiere

Grazie, Presidente.
Nel rispondere all'interrogazione in oggetto, ritengo necessario ribadire quanto già comunicato dall'Amministrazione regionale.
Dopo la debacle Salone dell'Auto e Motor Show, è importante colmare un vuoto: la sfida della mobilità a basso impatto ha bisogno di una vetrina importante e la Regione pronta a fare la sua parte.
Il comparto dell'auto, sia per i numeri che per la vocazione territoriale, rappresenta un ambito d'azione di primo piano per il Piemonte e per l'Amministrazione regionale: se da un lato il processo di riconversione post-industriale in atto è da sostenere e favorire dall'altro una ridefinizione in chiave tecnologica del settore automotive è condizione imprescindibile per il superamento dell'attuale crisi economica.
Parallelamente ad iniziative istituzionali già in essere come la Piattaforma Automotive a programmazioni future, per cui l'automotive sarà compreso tra gli ambiti delle Smart Specialisation regionali, occorre pertanto inserire un tassello che si reputa fondamentale: la promozione fieristica e mediatica dei nuovi traguardi raggiunti dall'auto negli ultimi anni in un'ottica di sostenibilità ambientale.
In tal senso, la rinuncia al Salone dell'Auto di Torino e, addirittura l'impossibilità di riproporre il Motor Show di Bologna, nonché le difficoltà evidenziate anche da FIAT per il Salone dell'Auto di Milano oltre ad essere l'ennesimo campanello d'allarme per il presente ed il futuro della nostra economia, certificano l'esistenza di un vuoto da colmare tempestivamente. Le difficoltà dei mercati hanno, infatti, già portato in questi ultimi anni alla chiusura di importanti sedi espositive in grandi città europee.
Ma in tale contesto di criticità, la mobilità 2.0, soprattutto in chiave elettrica, merita comunque un palcoscenico importante e Torino pu essere il giusto ambito operativo e sociale in cui proporre una simile iniziativa di carattere innovativo.
Come Regione Piemonte siamo, quindi, pronti a raccogliere e sostenere la sfida per un Salone dell'Auto Elettrica e a basso impatto: partner pubblici e privati, anche a livello europeo ed internazionale, saranno pertanto individuati affinché la sfida possa tradursi in realtà.
Vorrei aggiungere una chiosa a questa risposta formale, perché - come il Consigliere Angeleri forse sa - io sono stato uno dei maggiori fautori delle auto elettriche in Italia, tant'è che una mia proposta di legge unitamente a una proposta di legge di un Deputato del Partito Democratico nella passata legislatura, è poi diventata legge in una finanziaria, ed era stato il primo riconoscimento dato in Italia alla mobilità elettrica, alla possibilità di finanziamento per l'infrastrutturazione non solo di finanziamento per l'acquisto di veicoli, ma anche per la modifica del Codice Civile per il cosiddetto diritto alla presa degli stabili privati.
Anche a seguito dell'attività istituzionale,ho ripreso il tema del Salone dell'Auto Green a Torino, l'ho riproposto al Comune e lo riformalizzerò, perché ritengo che oggi, rispetto ai costi, sia un non senso rinunciare a rifare di Torino la capitale dell'auto verde in Italia.
Credo sia un non senso perché, a mio modesto avviso, l'obiettivo non è che in quel Salone si guadagni con lo sbigliettamento, visto che facciamo un sacco di Saloni dove con lo sbigliettamento non si guadagna assolutamente nulla (campano soltanto grazie agli sponsor e al contributo pubblico), ma la cosa che vedo importante e anche vitale da un punto di vista economico per il nostro territorio è che noi siamo di nuovo i primi a fare un Salone dell'Auto del futuro in questa città, perché nel passato siamo stati i promotori di un Salone dell'Auto del futuro in questa città e possiamo tornare a giocare un ruolo importante in Europa e nel mondo.
Mi stupisco del fatto che altre istituzioni siano così tiepide rispetto a questa possibilità, perché - ripeto - qual è il costo? Il costo è zero.
Perché non farlo? Mi chiedo: perché non farlo, se non costa? Non è con la logica del "vendiamo più o meno biglietti" che si affronta la questione.
Per quello che ci riguarda, siamo pronti a fare la nostra parte, siamo pronti a finanziare un Salone dell'Auto Verde (chiamiamolo così), ma ovviamente occorre che ci sia non tanto l'accordo di qualche produttore, ma l'accordo delle altre istituzioni, perché - ribadisco - non ha senso non farlo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1882 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Situazione dei lavoratori dipendenti della d&d srl Terme di Vinadio"


PRESIDENTE

La parola al Con Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1882 presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho inteso presentare quest'interrogazione all'attenzione dell'Assessore competente Porchietto in merito ad una delle tante crisi aziendali che sono all'ordine del giorno nelle cronache dei giornali piemontesi. Questa è una crisi particolare, in quanto riguarda un impianto termale sito in Valle Stura, in provincia di Cuneo, a Bagni di Vinadio. Detto impianto di per s non attraversa una crisi aziendale per quanto riguarda le richieste dell'utenza, ma ha vissuto una problematica in merito a interventi di ristrutturazione e di messa a norma degli edifici.
La questione si protrae da molti anni. Il proprietario (SATEA S.p.A.) ha concesso alla d&d srl l'affitto dell'intero complesso termale. Noi abbiamo seguito con attenzione le informazioni trapelate termale e noi abbiamo seguito con attenzione le informazioni che sono trapelate dalla stampa, soprattutto provinciale e locale, valutando gli atti dell'ASL.
Nell'ennesimo atto ispettivo di luglio, l'ASL richiedeva prima la sospensione e poi la chiusura dell'attività anche durante il periodo estivo, fermo restando che ovviamente tale periodo era il momento di picco dell'afflusso turistico. Il gestore concessionario rispondeva sospendendo innanzitutto l'erogazione del servizio di cure termali convenzionato con il sistema sanitario nazionale a fine agosto, prevedendo di andare a chiudere progressivamente nel tempo tutta l'attività. Chiaramente non era fattibile la chiusura del centro termale e annesso complesso alberghiero immediatamente, in quanto vi era una parte di utenti che aveva prenotato da tempo le cure termali o magari un viaggio di piacere e benessere.
La problematica è sorta quando, a seguito della delibera del Comune di Vinadio, il termine di cessazione dell'attività con la chiusura avrebbe impedito l'erogazione della cassa integrazione in deroga per i 33 dipendenti dello stabilimento termale. Per questo motivo, dopo una serie di discussioni tra proprietario, gestore e Comune di Vinadio, si arrivava a riscrivere l'ordinanza comunale sostituendo il termine "chiusura" con il termine "sospensione".
Proprio quando si pensava, insieme alle parti sindacali, di aver risolto il problema, parrebbe essere giunto dagli Uffici della Regione un parere negativo all'erogazione della cassa integrazione. Di conseguenza ora ci troviamo in una situazione in cui, da un punto di vista turistico e anche sanitario, le terme sono chiuse senza attuali concrete prospettive di rilancio, in quanto d&d starebbe aspettando denaro dai fondi arabo-inglesi di cui però non si ha ancora un piano concreto. Allo stesso dei fondi arabo inglesi, di cui ancora però non si ha un piano concreto; allo stesso modo SATEA parlava sui giornali proponendo una serie di investimenti per trasportare le terme in bassa valle, in modo da renderle più fruibili tutto l'anno, evitando la chiusura nei periodi invernali per problemi di smaltimento neve sulle strade.
Dall'altra parte, ci sono le problematiche dei dipendenti, che - lo ricordo - al momento non sono licenziati, ma non ricevono lo stipendio e non hanno una risposta sulla cassa integrazione.
In merito a queste due domande, chiedo alla Giunta di fornirci delle informazioni in merito, o, meglio, di darle più che altro ai lavoratori che sono sicuramente la parte interessata dal problema, e all'intero indotto turistico della valle, che sicuramente risentirà in modo negativo della chiusura del complesso termale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Bono.
La parola all'Assessore Ghiglia per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'Assessorato al Lavoro si è occupato della situazione dei lavoratori delle Terme di Vinadio nello scorso mese di settembre.
Il 24 di settembre u.s., infatti, lo Studio Associato Boschero di Dronero (CN), comunicò all'Ufficio CIG in deroga del Settore Lavoro quanto segue: "In data 12 agosto 2013 era stata inoltrata alle Organizzazioni Sindacali istanza di consultazione per la messa in CIG in deroga di n. 34 dipendenti (100% della forza lavoro) per il periodo 9/9/2013-31/12/2013.
Dopo tre riunioni, le Organizzazioni Sindacali hanno manifestato dei dubbi sulla fattibilità dell'operazione, in quanto la crisi aziendale e di mercato è anche dovuta ad una carenza di norme igienico sanitarie ed altre come indicato dall'ASL e recepito nell'ordinanza sindacale dell'8/9/2013 per cui veniva ordinata la sospensione dell'attività dal 9/9/2013 e sino al ripristino a norma di legge di quanto indicato nella lettera del Comune di Vinadio del 19/9/2013." A fronte di tali affermazioni è stato confermato allo Studio Boschero che le perplessità manifestate dalle Organizzazioni Sindacali sulla accessibilità alla CIG in deroga da parte dell'Azienda trovavano fondamento nel decreto interministeriale - Ministero del Lavoro e Ministero dell'Economia e delle Finanze - n. 46441 del 2009, che all'articolo 2 fissa i criteri di accesso alla CIG in deroga.
Il decreto stabilisce che le sospensioni dal lavoro devono essere riconducibili a situazioni di crisi aziendali o occupazionali legate ad eventi transitori e di carattere temporaneo dovute a situazioni di mercato o eventi naturali che comportino, per qualunque tipologia di datore di lavoro privato, mancanza di lavoro, di commesse, di ordini o clienti non imputabili all'imprenditore.
La domanda di CIG della D non è ancora stata formalmente valutata dall'Ufficio CIG in deroga, perché si è ritenuto, prima di un provvedimento di diniego, di attendere l'evolvere della situazione anche alla luce degli incontri che si sono succeduti in sede istituzionale locale. Per quanto riguarda i lavoratori, da informazioni assunte presso le Organizzazioni Sindacali, gli stessi sono attualmente in una specie di "limbo", in quanto la società non ha neppure attivato la procedura formale di licenziamento collettivo che consentirebbe agli stessi, se licenziati, di percepire il sostegno al reddito dato dall'ASPI.
certo che le Organizzazioni Sindacali daranno comunque corso alle azioni per richiedere al datore di lavoro il pagamento delle retribuzioni piene.
Nel frattempo, parrebbe che la vicenda abbia avuto un'evoluzione in quanto risulta pendente presso il Tribunale una procedura di dichiarazione di fallimento, sulla quale lo stesso Tribunale dovrebbe esprimersi il 26 p.v.
Qualora l'azienda venga dichiarata fallita, il curatore fallimentare in base all'accordo sottoscritto dalle parti sociali piemontesi per la gestione degli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013, potrà richiedere dal giorno del fallimento l'intervento della CIG in deroga in favore dei dipendenti.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ghiglia.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1893 presentata dalla Consigliera Pentenero, inerente a "Discarica 'La Torrazza' in località Fornace Nigra del Comune di Torrazza Piemonte (TO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1893, presentata dalla Consigliera Pentenero, che ha la parola per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Con domanda del 9 febbraio 1995, la società La Torrazza Srl chiedeva al Ministero dell'Ambiente una pronuncia di compatibilità ambientale concernente il progetto di discarica di II categoria, tipo B, per rifiuti speciali e tossico-nocivi, da realizzarsi in Località Fornace Nigra nel territorio del Comune di Torrazza Piemonte (TO).
A seguito della presentazione di tale istanza, il Ministero esprimeva con DEC.VIA n. 2392 del 22 febbraio 1996, un parere positivo in ordine alla compatibilità ambientale della realizzazione dell'ottava vasca presso la suddetta discarica, prescrivendo, tuttavia, di dimezzarne la volumetria al fine di limitarne l'impatto.
Successivamente, la Regione Piemonte, con DGR n. 9-29155 del 17 gennaio 2000, approvava il progetto e autorizzava la società La Torrazza Srl alla realizzazione dell'ottava cella della discarica, secondo le prescrizioni impartite dalla stessa delibera.
Con determinazione n. 151-167006 dell'11 luglio 2004 del Dirigente del Servizio Gestione Rifiuti e Bonifiche della Provincia di Torino, veniva poi approvato il piano di adeguamento della suddetta discarica classificandola come "Discarica per rifiuti non pericolosi" - e contestualmente, ne veniva autorizzato l'esercizio confermando la volumetria di 346.000 metri cubi, come da DGR n. 9-29155 del 17 gennaio 2000.
Con successivo provvedimento del Dirigente del Servizio Gestione Rifiuti e Bonifiche della Provincia di Torino, veniva quindi rilasciata alla società La Torrazza Srl l'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'attività di smaltimento rifiuti nell'ottava cella, riconfermando quindi la volumetria sopra indicata.
Con istanza del 26 giugno 2012, la società La Torrazza Srl ha presentato alla Provincia di Torino una domanda di avvio alla fase di verifica della procedura di VIA relativamente al progetto di nuova configurazione morfologica del corpo discarica della cella 8, con un aumento di volumetria presunto di 94.400 metri cubi.
Considerato che, con nota del 28 novembre 2012, il Servizio Valutazione Ambientale della Provincia di Torino ha ritenuto opportuno informare il Ministero dell'Ambiente del fatto che, con determinazione n. 51-40021 del 10 ottobre 2012, aveva provveduto ad assoggettare il progetto definitivo di ampliamento della cella 8, presentato dalla società La Torrazza Srl alla fase di valutazione di impatto ambientale, "al fine di approfondire le problematiche e gli elementi di criticità evidenziati nell'ambito dell'istruttoria procedimentale"; ritenendo che "una rivalutazione delle prescrizioni a suo tempo formulate con DEC.VIA n. 2392 del 22 febbraio 1996 possa essere correttamente e legittimamente prendere in considerazione nell'ambito del procedimento di VIA che verrà prossimamente attivato".
Alla data della Conferenza dei Servizi dello scorso 1° ottobre 2013, la Dirigente del Servizio Valutazione Ambientale della Provincia di Torino ha riferito che il Ministero non ha fornito alcuna risposta alla richiesta di parere e che, quindi, la Provincia propende a giudicare la mancata risposta come un "silenzio-assenso".
Detto questo, vorremmo capire se la Regione Piemonte non ritenga opportuno ed urgente interessare il Ministero dell'Ambiente al riguardo sollecitando una sua interpretazione autentica rispetto alla validità delle prescrizioni contenute nel DEC.VIA n. 2392 del 22 febbraio 1996 relativamente al progetto di nuova configurazione morfologica della cella 8 della discarica sita in Località Fornace Nigra nel Comune di Torrazza Piemonte.
Vorremmo capire se la Regione non ritiene che sia urgente intervenire presso il Ministero per ottenere un'interpretazione autentica in merito a quello che era stato indicato dal Decreto di VIA del 1996.
una storia che si trascina da parecchio tempo e che oggi vede una situazione sempre più compromessa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pentenero.
Risponde l'Assessore Quaglia.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Vista la ricostruzione che ha fatto poc'anzi la Consigliera Pentenero non andrò a ripercorrere tutte le autorizzazioni. Mi limiterò, quindi, ad entrare nel merito rispetto alla richiesta dell'interrogazione.
Il Decreto di VIA citato (il n. 2392 del 22 febbraio 1996) di fatto non ha una scadenza per i giudizi di compatibilità espressi dal Ministero dell'Ambiente. Pertanto, nel caso specifico, il vincolo che sussisteva per l'autorizzazione rimane in vigore.
Ed è proprio il Ministero il soggetto titolato a fornire un'interpretazione autentica rispetto alla validità della prescrizione contenuta. Rispetto a questo, la Regione Piemonte ha sollecitato il Ministero rispetto al pronunciamento, quindi non mi risulta, almeno dagli appunti del collega Ravello, che possa esserci il silenzio-assenso, come veniva richiamato nell'interrogazione, anzi, esiste anche una specifica interrogazione parlamentare depositata, dove si richiede il pronunciamento da parte del Ministero.
Ho ancora sentito gli Uffici dell'Assessore Ravello, che mi confermano il fatto che provvederanno a sollecitare e a monitorare la situazione disposti a fornire poi elementi rispetto alla risposta del Ministero dell'Ambiente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Quaglia.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1892 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Dipartimento interaziendale sperimentale di testa e collo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1892, presentata dal Consigliere Laus, che ha la parola per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Risulta sia stato sottoposto all'esame dell'Assessorato alla Sanità un progetto per la realizzazione di un "Dipartimento interaziendale sperimentale di testa e collo" di tipo funzionale e a direzione universitaria, con "l'obiettivo di organizzare l'attività di più strutture complesse e semplici di otorinolaringoiatria (ORI) inizialmente su quattro presidi ospedalieri", ovvero Molinette, Regina Margherita e Martini di Torino e San Luigi di Orbassano.
Tra i soggetti destinatari del suddetto nuovo coordinamento dei servizi ci sarebbero anche i pazienti pediatrici dell'ospedale infantile Regina Margherita, presidio finora deliberatamente escluso da qualsivoglia intervento organizzativo che non fosse in grado di garantire a priori l'assoluta tutela delle sue peculiarità.
Analoga ipotesi di realizzazione di un dipartimento interaziendale per l'integrazione dei servizi di Oncologia medica, nell'area sovrazonale TO Ovest, risulta definitivamente abbandonata dall'Assessorato alla Sanità anche a seguito delle diffide inviate da due sigle sindacali del personale medico, il cui contenuto avrebbe contribuito a mettere in luce profili di illegittimità del progetto.
concreto il rischio di vedere stravolto l'Istituto della mobilità a danno del personale sanitario coinvolto, tanto più in assenza di un preciso accordo con le rappresentanze sindacali le quali, al momento, non sono state consultate.
L'inevitabile livellamento dell'approccio assistenziale tra pazienti adulti e pediatrici rischia di penalizzare questi ultimi, in controtendenza rispetto al modello di Ospedale che ha reso sin qui il Regina Margherita un punto di riferimento non soltanto per la regione Piemonte.
Nella bozza di convenzione non compare alcun elemento che suggerisca il recupero di significativi margini di efficienza nell'erogazione dei servizi in base alla nuova organizzazione e neppure che quantifichi eventuali risparmi economici.
Chiediamo e interroghiamo, interrogo, quindi, l'Assessore competente per sapere se ritenga di voler autorizzare la realizzazione del Dipartimento interaziendale sperimentale di testa e collo, così come da progetto presentato in Assessorato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La questione relativa all'organizzazione dipartimentale che le Aziende Sanitarie proporranno alla Regione rientra in un contesto più generale di valutazione effettuata dall'Assessorato alla Tutela alla Salute su tutti gli atti aziendali.
Tale valutazione dovrà tener conto della coerenza degli atti aziendali oltre che con la normativa statale, con i Programmi Operativi 2013-2015 e con le linee guida oggetto di due deliberazioni della Giunta regionale.
Nello specifico, le proposte relative ai Dipartimenti interaziendali saranno attentamente valutate sia sotto il profilo funzionale, sia sotto il profilo normativo.
Non essendoci oggi l'Assessore Cavallera, questa è la risposta che è stata fornita. Credo di poter confermare la sua disponibilità poi a dare una risposta specifica quando sarà il momento della valutazione dell'oggetto dell'interrogazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Quaglia.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione a risposta immediata n. 1883 presentata dal Consigliere Tiramani, inerente a "Concorso pubblico per assistente amministrativo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1883, presentata dal Consigliere Tiramani, che ha la parola per l'illustrazione.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Pongo all'attenzione dell'Aula e dell'Assessore quanto ho appurato leggendo, come capita ogni quindici giorni, il Bollettino Ufficiale n. 45 del 7 novembre, relativo all'Azienda Sanitaria Locale di Alessandria, dove è stato pubblicato un bando relativo ad un concorso pubblico per titoli ed esami, per la copertura di sei posti di Assistente amministrativo categoria C.
vero che il concorso è riservato esclusivamente a soggetti e categorie protette, tuttavia mi chiedo se una decisione di questo genere non sia in contrasto con il blocco del turn over della sanità regionale anche in funzione del Piano di rientro.
Inoltre, credo che dal punto di vista politico più volte abbiamo detto che le assunzioni degli amministrativi non andavano più fatte per tutta una sere di motivi, ricordati anche in quest'Aula. Vedere un bando di questo genere grida semplicemente vendetta. Anzitutto, chiedo che venga approfondita la questione e che venga anche bloccata questa modalità altrimenti apriremo un nuovo fronte che, forse, la Commissione d'indagine della sanità dovrà approfondire, perché secondo me non possiamo aggirare le regole in questo modo.
Chiedo che mi venga risposto, ma chiedo formalmente, anche se non è presente l'Assessore, che questo "bando marchetta" venga fermato. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Tiramani.
La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, anche dopo informativa ed integrazione assunta dal Settore personale del Servizio sanitario regionale Affari Generali della Direzione Sanità presso l'ASL di Alessandria, si precisa quanto segue.
Con nota del protocollo 93 del 9 gennaio 2012, la Regione Piemonte richiamando la propria circolare n. 148/11DB2000 del maggio 2011, ha fornito precisazioni sull'applicazione della legge n. 68 del 1999 prevedendo la possibilità per le categorie protette di essere assunte indipendentemente dal profilo professionale posseduto.
Sul BU n. 45 del 7 novembre 2013 è stata pubblicata la graduatoria del concorso pubblico per n. 6 di Assistente amministrativo, categoria C per l'ASL di Alessandria riservato esclusivamente ai soggetti di cui all'articolo 1 della legge n. 69/99, indetto con deliberazione n. 2012/523 del 29 novembre 2012.
Tale pubblico concorso era stato indetto, come confermato dall'Azienda in seguito alla verifica della non totale copertura della categoria protetta "disabili" rilevata dalla Provincia di Alessandria, ai sensi della normativa richiamata. In particolare l'ASL di Alessandria, in data 5 giugno 2008, aveva sottoscritto con la Provincia di Alessandria convenzione per l'inserimento lavorativo di disabili, ai sensi dell'articolo 11 della già richiamata legge.
Con nota 101399 del 13 settembre 2012, la Provincia di Alessandria chiedeva all'ASL di Alessandria di comunicare entro breve tempo le intenzioni dell'Azienda rispetto agli obblighi occupazionali di cui alla legge n. 68/99, rammentando alla medesima che residuava ancora una carenza di numero 18 unità della categoria "disabili", nonostante la scadenza della convenzione, avvenuta in data 4 giugno 2012.
Con nota dell'11 ottobre 2012, l'ASL di Alessandria riscontrava tale richiesta facendo presente l'intenzione di ottemperare agli obblighi di legge, tra l'altro, mediante l'indizione, entro l'anno 2012, di pubblico concorso con numero 6 posti di Assistente amministrativo, categoria C esclusivamente riservato alla categoria protetta "disabili".
Con nota del 18 ottobre 2012, l'ASL di Alessandria comunicava alla Regione Piemonte le modalità con cui intendeva far fronte agli obblighi occupazionali derivanti dalla legge 68/99, prevedendo l'indizione del pubblico concorso indicata al punto precedente entro l'anno 2012. La Direzione regionale Sanità comunicava di ritenere che quanto richiesto dall'Azienda - questo comunicato in data 3 dicembre 2012 - potesse essere autorizzato ferma restando la compatibilità di tali assunzioni con il tetto di spesa attribuito all'azienda e con la consistenza organica aziendale approvata dalla Giunta regionale.
Va anche ricordato che la scrivente Amministrazione regionale con nota del 6 giugno 2013 ha precisato che sono fatte salve, e pertanto non necessitano di ulteriore autorizzazione, le deroghe concesse dalla Regione Piemonte prima dell'approvazione della DGR 7-5838 del 31 maggio 2013 recante "Disposizioni alle Aziende Sanitarie sul contenimento dei costi delle risorse umane".
Inoltre, corre l'obbligo di rappresentare che il DL 101/2013 convertito con modificazioni nella legge 125/2013, all'articolo 7, comma 6 del testo coordinato dispone che "le amministrazioni pubbliche provvedono a rideterminare il numero delle assunzioni obbligatorie delle categorie protette sulla base delle quote e dei criteri di computo previsti dalla normativa vigente, tenendo conto, ove necessario, della dotazione organica come rideterminata secondo la legislazione vigente. All'esito della rideterminazione del numero delle assunzioni di cui sopra, ciascuna amministrazione è obbligata ad assumere a tempo indeterminato, un numero di lavoratori pari alle differenze fra il numero come rideterminato e quello allo stato esistente. La disposizione del presente comma deroga ai divieti di nuove assunzioni previsti dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l'amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerarietà".
Infine, l'azienda ASL di Alessandria ha precisato che nella propria consistenza organica approvata con DGR n. 50-3560 del 19 marzo 2012, nonch nella nuova dotazione organica approvata con deliberazione n. 2013/803 del 6 novembre 2013, trasmessa alla scrivente amministrazione regionale per il procedimento regionale di verifica, sono presenti i necessari posti di assistente amministrativo di categoria C.


Argomento: Tutela del consumatore

Interrogazione a risposta immediata n. 1881 presentata dal Consigliere Goffi, inerente a "Chiarimenti urgenti in merito allo stanziamento di risorse a favore dell'associazione 'Ti Difendo' a tutela dei consumatori"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1881 presentata dal Consigliere Goffi.
La parola al Consigliere Goffi per l'illustrazione.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
solo per chiedere chiarimenti su quanto abbiamo avuto modo di apprendere dal servizio che è apparso su "Striscia la notizia" sul finanziamento da parte della Regione Piemonte di questo sito "Ti Difendo".
Solo per capire che se la notizia ha un fondamento e se è stato adottato qualche provvedimento nei confronti del funzionario o dei funzionari che si sono resi responsabili di questa, che certamente non è stata una bella pagina di pubblicità positiva per la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La Regione Piemonte non ha mai finanziato un'associazione chiamata "Ti Difendo" che, a quanto risulta, nemmeno esiste.
La Regione ha invece finanziato, nel dicembre 201, un progetto presentato da otto associazioni, con capofila Federconsumatori. Tale progetto consisteva nell'attivazione di un sistema integrato di canali comunicativi (inserti informativi a pagamento sulla stampa, spot radiofonici, materiale cartaceo, numero verde, ecc.) fra i quali compariva anche un sito web chiamato "tidifendo.it". L'insieme dei messaggi passati attraverso questi strumenti era finalizzato a dare ai cittadini piemontesi le più ampie informazioni sulle attività delle associazioni e sulle modalità di fruizione dei servizi da esse erogati.
Il progetto doveva concludersi, per la parte finanziaria dalla Regione Piemonte, entro il 2011, e, in effetti, entro quella data ne è stata accertata la piena conformità alle finalità per le quali era stato finanziato ed è stato conseguentemente liquidato il contributo.
L'attività del sito è poi proseguita, con le caratteristiche che ne avevano giustificato il finanziamento, fino ai primi mesi del 2013.
Nell'agosto di quest'anno, senza che le associazioni precedentemente titolari del dominio informassero la Regione, il dominio è stato acquisito da terzi. Si è così ingenerato il deprecabile equivoco di un link (al sito tidifendo.it), che, presente sul sito regionale per promuovere l'iniziativa, rimandava a contenuti evidentemente estranei all'attività e al finanziamento regionale.
Sia l'Amministrazione regionale (attraverso l'Avvocatura) sia il Dirigente coinvolto (attraverso legale di sua fiducia) hanno predisposto strumenti di tutela giudiziaria e non, per tutelare le rispettive immagini ed ottenere ristoro del danno ingiustamente subito.


Argomento: Tossicodipendenza

Interrogazione a risposta immediata n. 1884 presentata dalla Consigliera Maccanti, inerente a "Servizio Can go"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1884 presentata dalla Consigliera Maccanti, che ha la parola per l'illustrazione.



MACCANTI Elena

Grazie, Presidente.
Ho presentato questo question time, le cui ragioni di urgenza sono da ricercarsi in una situazione di gravissimo disagio che sta vivendo una parte della popolazione piemontese, proprio per segnalare alla Giunta regionale alcuni problemi di ordine pubblico causati dalla riattivazione di un servizio dell'ASL 4 denominato "Can go".
Si tratta di un servizio pubblico mobile denominato Can go, che è stato riattivato nella zona di corso Giulio Cesare (la zona di Ponte Mosca) rivolto a persone con problemi di tossicodipendenza e di alcolismo.
Tale riattivazione ha purtroppo coinciso con il ripresentarsi di gravi problemi di ordine pubblico legati allo spaccio di stupefacenti, che nel periodo della sospensione del servizio si erano sensibilmente ridotti.
Sono convinta che si debba trovare certamente una risposta adeguata a questi problemi, senza però gravare sulla qualità della vita dei cittadini di questa zona, che già notoriamente vivono i disagi della criminalità legata a corso Giulio Cesare e alla zona intorno a Porta Palazzo.
Sappiamo che non è nelle competenze della Giunta regionale, ma certamente la Giunta regionale, attraverso l'Assessore alla sanità Cavallera, può sottoporre il problema alla ASL Torino 4.
Noi chiediamo che il servizio venga sospeso momentaneamente nell'attesa di trovare una nuova collocazione, per cercare di contemperare gli interessi di questa iniziativa, che sono certamente meritevoli, con il diritto dei cittadini a vivere nella loro zona e soprattutto ad avere una qualità di vita. Come Lega Nord cercheremo di intraprendere tutte le strade e di coinvolgere per risolvere questo problema tutte le istituzioni che, a vario titolo, si occupano della sicurezza pubblica nella nostra città.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Il progetto "Can go" è un servizio dell'ASL TO2 e svolge da diversi anni la sua attività in diverse zone della Città di Torino.
Sviluppato per affrontare alcune delle problematiche collegate all'assunzione di sostanze psicoattive, è inserito in una logica di raggiungimento delle situazioni di consumo nei luoghi dove si manifestano così come avviene per l'area relativa a Porta Palazzo e agli ambiti limitrofi, che sono interessati da molti anni dal fenomeno del consumo delle sostanze psicoattive e presentano inoltre diverse criticità di natura ambientale e sociale.
Tralascio, perché è stato riportato anche dall'interrogante, quali sono gli obiettivi del progetto e sottolineo solo questo aspetto, cioè che il servizio svolge un'attività in quei luoghi che lo specifico target di soggetti frequenta, indipendentemente dalla presenza di bus, effettuando azioni di prevenzione e di controllo sanitario, sia verso i soggetti interessati sia verso la comunità di persone residenti (si pensi, ad esempio, al ritiro delle siringhe usate per soggetti tossicodipendenti, che diversamente sarebbero gettate a terra, con tutti i rischi conseguenti, o alla medicazione di piccole ferite con materiale sterile. È chiaro che le osservazioni dell'interrogante rispetto all'organizzazione del servizio verranno raccolte dall'Assessorato, con una raccomandazione all'ASL di verificare lo svolgimento di quest'azione di prevenzione sanitaria con i responsabili territoriali dell'ordine e della sicurezza pubblica.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 1880 presentata dal Consigliere Pedrale, inerente a "Nuova convenzione tra Trenitalia, GTT, Regione Piemonte e la società Autoticino di STAC srl sulla tratta Casale-Chivasso-Torino" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che l'interrogazione a risposta immediata n. 1880, presentata dal Consigliere Pedrale, riceverà risposta scritta per l'assenza dell'interrogante.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione n. 1895 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Addizionale IRPEF, impiego maggiori introiti come previsto da DPEF 2014 2016" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che l'interrogazione a risposta immediata n. 1895, presentata dal Consigliere Buquicchio, riceverà risposta scritta per l'assenza dell'interrogante.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.52 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.52)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Comunico e ricordo che, sulla base delle decisioni assunte nella seduta antimeridiana dall'Aula, oggi si svolgerà la seduta straordinaria che era prevista in mattinata, per affrontare il cosiddetto tema dell'IRPEF.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 12 novembre 2013.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Cota, Spagnuolo e Vignale.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 19 novembre 2013.


Argomento:

c) Designazione Presidente vicario


PRESIDENTE

Comunico che, a far data dal 27 novembre 2013 e fino al 27 maggio 2014 ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del Regolamento interno del Consiglio regionale, il Vicepresidente Roberto Placido sostituirà il Presidente del Consiglio in caso di suo impedimento temporaneo e pertanto è designato vicario.


Argomento:

d) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

"Proposta di modifica dell'applicazione dell'addizionale IRPEF regionale per l'anno 2014" presentata dai Consiglieri Reschigna, Boeti, Bresso Gariglio, Laus, Manica, Motta Angela, Muliere, Oliva, Pentenero, Placido Ronzani e Rostagno (atti d'indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1136 mozione n. 1138)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale con l'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Proposta di modifica dell'applicazione dell'addizionale IRPEF regionale per l'anno 2014.
Comunico che sono stati depositati due atti di indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1136, presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso inerente a "Addizionali IRPEF, impiego maggiori introiti come previsto dal DPEF 2014-2016" mozione n. 1138, presentata dai Consiglieri Reschigna, Ronzani, Bresso Manica, Pentenero, Laus, Rostagno, Gariglio e Muliere, inerente a "Rideterminazione delle aliquote dell'addizionale regionale all'IRPEF per l'anno 2014.
Ha chiesto di intervenire, a nome dei firmatari della lettera di richiesta di seduta straordinaria, il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Intervengo per illustrare le ragioni di questo Consiglio regionale straordinario, ma nello stesso momento intervengo anche per illustrare i contenuti della mozione che abbiamo depositato come Gruppo consiliare.
La ragione per cui abbiamo chiesto questo Consiglio regionale straordinario è perché avevamo denunciato, al momento dell'approvazione della legge finanziaria per l'anno 2013 e anche dopo il provvedimento che era stato assunto dal Presidente della Regione Cota come Commissario straordinario alla sanità, che l'incremento della maggiorazione sull'addizionale regionale IRPEF avrebbe determinato una condizione di maggior penalizzazione per le fasce di reddito più basse, in modo particolare per i due primi scaglioni di reddito, quello sino a 15.000 euro l'anno e quello sino a 28.000 euro l'anno.
Questo tema è stato successivamente ripreso, anche con autorevoli prese di posizione molto documentate da parte delle organizzazioni sindacali, che hanno rappresentato alla comunità piemontese che, per com'era stato definito questo incremento dell'addizionale regionale IRPEF, le conseguenze peggiori sarebbero state in capo ai possessori dei livelli più bassi di reddito.
Voglio dire che la differenza tra l'aliquota IRPEF così determinata dal Presidente Cota nella sua funzione di Commissario straordinario ad acta sulla sanità è la seguente: nel 2013 le persone con un reddito sino a 10.000 euro l'anno pagherebbero 46 euro in più, quelle sino a 15.000 euro l'anno 69 euro in più, quelle sino a 18.000 euro l'anno 29,10 euro in più quelle sino a 20.000 euro l'anno 32,50 euro in più e quelle sino a 22.000 l'anno 35,90 euro in più. Dopo questi scaglioni di reddito, per assurdo tutti gli altri avrebbero un costo dell'addizionale IRPEF inferiore rispetto a quella del 2012.
E qui, Assessore Pichetto, le poniamo subito una questione e veniamo subito al cuore del problema: non c'è giustizia sociale nel modo con cui è stata decisa dalla Giunta regionale l'applicazione della maggiorazione sull'addizionale regionale; non c'è giustizia sociale nella misura in cui il prezzo è totalmente in capo ai possessori di un reddito sino a 22.000 euro l'anno.
Ci verrà detto che questo tema è stato affrontato anche dalla legge finanziaria del 2013 con una determinazione delle aliquote sul 2014, tale sostanzialmente da rendere diversa l'applicazione delle aliquote IRPEF.
Anche su questo piano, però, vorremmo richiamare la vostra attenzione, sua e di tutta l'Aula. Mentre l'incremento massimo, per un reddito superiore a 80.000, con quell'applicazione sarebbe infatti di 316 euro l'anno, per i possessori di un reddito imponibile sino a 22.000 euro l'anno l'incremento sarebbe di 57 euro l'anno e per i possessori di un reddito sino a 15.000 euro l'anno l'incremento sarebbe di 60 euro l'anno.
Ora, credo che sia di fronte a noi, attraverso i dati che ho voluto riportare all'Aula, il fatto che anche in questo caso l'applicazione crea e determina ingiustizia sociale e sperequazione perché comunque, in termini di rapporto tra incremento dell'addizionale IRPEF e fasce di reddito, è evidente che non c'è proporzione tra i 316 euro l'anno per i possessori di un reddito superiore a 80.000 e i 60 euro l'anno per i possessori di un reddito sino a 15.000 euro l'anno. Ma vogliamo anche richiamare l'attenzione dell'Assessore Pichetto e dell'intera Aula su un elemento che rischia di creare ulteriormente una situazione di confusione. Ricordavo prima che c'è la norma contenuta nell'articolo 13 della legge finanziaria per il 2013, che dovrebbe entrare in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2014; e sottolineo le parole "dovrebbe entrare in vigore". Però, Assessore Pichetto, se mi sta ad ascoltare un secondo, successivamente a questa norma c'è un provvedimento - il decreto n. 48 del 5 luglio 2013 del Presidente della Regione Cota (assunto, lo ripeto, nella sua qualità di Commissario straordinario ad acta sulla sanità) - che dice, ai sensi del comma 173 dell'articolo 1 della legge n. 311/2004, "al fine di assicurare la copertura dei disavanzi di gestione in materia di spesa sanitaria, a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di adozione del presente decreto". Non dice "per l'anno 2013". Questo provvedimento Assessore Pichetto, dice "a decorrere dal periodo di imposta".
E siccome il provvedimento che ho appena letto, in quella parte, è successivo alla norma contenuta all'articolo 12 della legge finanziaria noi ci troveremmo in una condizione: che se non viene modificato questo impianto, siccome il provvedimento del Presidente della Regione è successivo alla norma della legge finanziaria, per il 2014 si applicherebbero le norme contenute all'interno del decreto del Presidente della Regione n. 48.
Proprio ragionando su queste questioni, qual è il senso della seduta di Consiglio di oggi? Riportare la politica fiscale della Regione Piemonte su criteri di equità sociale. Non può esistere che i possessori dei redditi inferiori paghino un prezzo più forte in termini di rapporto con la propria capacità reddituale nei confronti dei possessori di redditi superiori.
Il testo della mozione che abbiamo depositato come Gruppo dice una cosa molto semplice: noi chiediamo che ci sia un nuovo provvedimento legislativo, prima del 31 dicembre 2013, in modo tale che lo stesso sia efficace a partire dal 1° gennaio 2014 che, a parità di gettito sottolineo le parole a parità di gettito - determini una riduzione della maggiorazione sull'addizionale IRPEF per gli scaglioni di reddito sino a 15.000 euro l'anno e sino a 28.000 euro l'anno. Così si crea giustizia sociale e giustizia fiscale.
Come Gruppo consiliare, siamo disposti a sostenere il fatto che il miglior gettito di questa addizionale IRPEF sia caricato sugli scaglioni di reddito superiori a 70.000 euro l'anno, compresi quelli che riguardano noi Consiglieri regionali, ma non solamente noi Consiglieri regionali.
Lo chiediamo perché in questo momento di grande difficoltà, ed è un momento che ha abbassato anche la capacità dello stesso ceto medio di sostenere il peso della crisi, è indispensabile che ci sia un provvedimento di giustizia sociale che tenga conto delle condizioni, in gran parte di difficoltà, in moltissimi casi di indigenza, in moltissimi casi di povertà che attraversano le famiglie piemontesi.
Noi abbiamo voluto questo Consiglio straordinario perché vogliamo fare nostri in quest'Aula il ragionamento e la denuncia che le organizzazioni sindacali hanno esposto: il provvedimento della Giunta regionale è ingiusto ed è un provvedimento che, ripeto, va corretto con molta tempestività.
Noi chiediamo che ci sia un nuovo intervento legislativo, ma che questo intervento legislativo abbia, prima del 31 dicembre 2013, come riferimento l'atto di indirizzo che abbiamo proposto al Consiglio regionale. Un atto di indirizzo che dice che a quei due scaglioni di reddito fino a 15 mila euro l'anno e fino a 28 mila euro l'anno non può essere fatto corrispondere un incremento della maggiorazione sull'addizionale IRPEF.
Lo chiediamo con molta forza e con molta convinzione, ed è la ragione di fondo del Consiglio straordinario che abbiamo chiesto oggi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "M. Lessona" di Venaria Reale (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "M. Lessona" di Venaria Reale in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

"Proposta di modifica dell'applicazione dell'addizionale IRPEF regionale per l'anno 2014" presentata dai Consiglieri Reschigna, Boeti, Bresso Gariglio, Laus, Manica, Motta Angela, Muliere, Oliva, Pentenero, Placido Ronzani e Rostagno (atti d'indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1136 mozione n. 1138) (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con il dibattito generale sulla proposta di modifica dell'addizionale IRPEF regionale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Assessore Pichetto, il Consigliere Reschigna le ha posto una questione se l'ha intesa bene, grossa come una casa. Non parlo, per il momento, del problema riguardante la proposta del PD di rimodulare l'addizionale. La riassumo in questo modo.
Lei è convinto che le aliquote IRPEF in vigore il prossimo anno, dal 1 gennaio 2014, le consentiranno di ottenere il gettito previsto? Le spiego qual è il problema, secondo noi, che il Consigliere Reschigna ha riassunto chiaramente.
vero che con una legge finanziaria del 7 maggio 2013 voi avete determinato le nuove aliquote regionali, con decorrenza il 1° gennaio 2014 e noi le contestammo, ma non è questo oggi l'oggetto della nostra discussione. La discussione c'è stata e oggi la riproponiamo immaginando una diversa ridistribuzione del prelievo. Ma questo è un tema che affronterò nella seconda parte del mio intervento.
Con quella legge finanziaria e con quelle aliquote, voi avete immaginato di dover far fronte ad una serie di impegni che soltanto quel gettito, per quanto iniquo, vi consentirebbe di realizzare. Cosa è capitato nel frattempo? E vengo alla questione che ha posto il Consigliere Reschigna. Nel frattempo, il Presidente Cota, in qualità di commissario ad acta, ha adottato un decreto, che ha per oggetto i provvedimenti con i quali far fronte al fabbisogno finanziario del Sistema Sanitario Regionale e che contiene una rideterminazione delle aliquote dell'addizionale IRPEF.
In questo caso, però, il decreto che Cota ha adottato in forza del fatto che è stato, seppure per breve tempo, commissario ad acta per la sanità prevede un prelievo diverso sui vari scaglioni.
Domando: cosa fa testo dal 1° gennaio 2014? Fa testo l'articolo 13 della legge finanziaria, quella che avete immaginato in quelle proporzioni per garantire il gettito che ritenete necessario nell'esercizio finanziario 2014? Oppure fanno testo le aliquote stabilite da Cota con il decreto commissariale? Il decreto è chiarissimo. Il decreto individua e ridetermina le nuove aliquote visto quanto stabilito dall'articolo 13 della legge finanziaria quindi sopra quanto stabilito dall'articolo 13 della legge finanziaria.
chiaro il ragionamento? Il risultato mi sembra chiarissimo. Il risultato è che, in assenza di un provvedimento di legge che intervenga sulle aliquote a far data dal 1 gennaio 2014, varranno non già disposizioni contenute nell'articolo 13 della legge finanziaria, ma quelle stabilite con decreto commissariale. Sa cosa vuole dire questo? Che mancano all'appello 140-160 milioni.
chiaro, colleghi? È chiaro qual è il problema? Nel caso dell'articolo 13 della legge finanziaria, quello che secondo noi non varrà a far data dal 1° gennaio, voi avete previsto un prelievo dello 0,40% per i redditi fino a 15 mila euro; dello 0.90% da 15 mila a 28 mila euro; dell' 1% da 28 mila a 55 mila euro; del 1,7% da 55 mila ai 75 mila euro e 1,10% per i redditi superiori a 75 mila euro.
Con il decreto del commissario ad acta Roberto Cota, che secondo noi vale perché è quello con il quale lei dovrà confrontarsi come Assessore del bilancio a partire dal prossimo anno, varranno le seguenti aliquote: 0,46 per i redditi fino a 15 mila (ci siamo accaniti, ripeto, accaniti, verso i redditi più bassi); 0,47% per i redditi da 15 mila e 28 mila euro, dello 0,48% dai 28 mila ai 55 mila, dello 0,49% e via di questo passo.
Non devo spiegare a lei che queste aliquote, se saranno quelle che determineranno il prelievo il prossimo anno, avranno quelle conseguenze sul bilancio della Regione. Assessore Pichetto, a parte che questa vicenda, di per sé, spiega tante cose. Stendo un velo pietoso sulla vicenda, sul pressapochismo con il quale si è gestita una questione così complicata.
Immagino cosa capiterà il prossimo anno, in assenza di provvedimenti e spero abbiate chiaro il tipo di problema con il quale dobbiamo confrontarci.
Prima domanda: cosa intende fare, Assessore Pichetto, di fronte a questa questione? Se è così e se abbiamo ragione noi - e penso che abbiamo ragione noi dovete provvedere in fretta. Dovete provvedere prima del mese di dicembre perché le nuove aliquote (che non sono quelle che avete stabilito con quella legge finanziaria) entreranno in vigore il 1° gennaio 2014 e, se voi non cambiate il livello del prelievo, varranno quelle che il Presidente Cota ha fissato con il decreto commissariale.
chiaro qual è il problema? Un provvedimento deve essere adottato adesso e, poiché deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale affinché abbia valore di legge e diventi operativo, va trasmesso 20 giorni prima al Poligrafico.
Le faccio i conti, Assessore Pichetto? Dovete approvare questo provvedimento entro 10 giorni.
E, allora, qui si apre una discussione con l'opposizione, perché noi siamo consapevoli del problema che si è determinato - non per colpa nostra ma se volete affrontarlo (noi siamo disponibili a farlo), dovete affrontare il tema della rimodulazione del prelievo sull'addizionale IRPEF regionale.
A questa condizione, è possibile affrontare la questione con il nostro contributo. Il caso contrario non esiste. Non esiste il caso contrario poiché noi siamo disponibili a discutere il problema a condizione che voi riconsideriate, per le ragioni che ha ricordato il collega Reschigna l'esigenza di andare ad una rimodulazione dell'addizionale IRPEF regionale operando una redistribuzione del prelievo e facendo in maniera che esso gravi nella misura minore possibile sui ceti meno abbienti, sui redditi più bassi.
Questo, per ragioni di giustizia sociale - come ha ricordato il collega Reschigna - ma anche perché noi dobbiamo mettere in tasta un po' di soldi a chi non ne ha, se vogliamo immaginare che la domanda pubblica, la domanda dei consumi, torni a crescere un po' e l'economia abbia una boccata d'ossigeno.
Pertanto, Assessore Pichetto, per quanto ci riguarda il tema è questo ed esiste una stretta relazione tra la vicenda del decreto e dell'articolo 13 e la nostra proposta di una rimodulazione, che abbiamo immaginato a parità di gettito.
Avremmo potuto dire: "Sono affari vostri, la questione non ci riguarda.
Eravamo contro l'aumento dell'addizionale regionale, tanto più che avete sostenuto che governando il Piemonte avreste eliminato le tasse", ma non voglio fare polemica. Oggi non è tempo di polemiche, ma potevamo dirvi questo.
Noi, invece, vi diciamo: "Ci facciamo carico di una proposta di riforma dell'addizionale che garantisca lo stesso gettito, a condizione che rivediate il provvedimento che oggi lo determina, perché se non rivedete quel provvedimento varranno le norme del decreto commissariale, e vi 'balleranno' cento e più milioni di euro".
Ora, voi, con l'opposizione, potete immaginare una politica del prelievo che corregga quell'iniquità e ci consenta di fare un po' di giustizia, di non fare i Robin Hood alla rovescia, prendendo ai poveri per dare a quelli che stanno meglio!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
L'Assessore Pichetto sa meglio di noi che in queste ore, al Senato, si sta discutendo la legge di stabilità, nei confronti della quale molti esponenti politici, in particolar modo coloro che rappresentano il suo partito in Parlamento, hanno aperto la polemica.
Questa legge di stabilità avrebbe sicuramente molte cose da rivedere ma noi abbiamo già tanti guai, ci penseranno in Parlamento a rivederla anche se sarebbe bene approfondire queste tematiche anche qui, perché ci riguardano e riguardano soprattutto i cittadini della nostra regione.
Dicevo che uno dei maggiori punti di polemica è quello che stabilisce di aumentare nuovamente le tasse.
Questo è un problema all'ordine del giorno da molto tempo, in questo Paese.
Se si continua ad aumentare le tasse ai cittadini, se continua ad aumentare la tassazione nei confronti del mondo del lavoro e delle imprese è chiaro che questo Paese farà fatica a riprendere la strada dello sviluppo.
A parte tali questioni, lo abbiamo detto quando abbiamo discusso la legge finanziaria, a maggio; abbiamo detto che questa era una strada sbagliata, che dovevate fermarvi rispetto alla previsione dell'aumento dell'IRPEF, perché le ragioni che illustravano i colleghi Reschigna e Ronzani sono evidenti: continuiamo a penalizzare i cittadini. Aumentiamo la tassazione, ma le famiglie fanno fatica. La situazione - lei lo sa meglio di me - dal punto di vista sociale sta peggiorano e rischia di precipitare anzi, è già precipitata, per molti aspetti.
Le persone fanno una fatica immensa, non solo ad arrivare alla terza settimana del mese, ma molte famiglie fanno fatica a mangiare, ad avere una vita dignitosa anche nella nostra regione.
Io non voglio esagerare: purtroppo, questa è la realtà! Se voi, attraverso un ulteriore provvedimento, peggiorate la situazione nei confronti di chi ha un reddito basso, non fate un'operazione di giustizia e di equità, poiché rincarate la dose nei confronti delle famiglie che hanno un reddito basso.
Il Consigliere Ronzani ha posto la questione: avete intenzione di rivedere il provvedimento? C'è la nostra disponibilità.
Il punto è questo. È evidente che non avete nessuna intenzione di rivedere quel provvedimento, attraverso un nuovo provvedimento. Non avete nessuna intenzione! Con la richiesta di un Consiglio straordinario, abbiamo sollevato la questione per dirvi che ci sono pochi giorni per rimediare al disastro che state facendo.
Avete poche ore, pochi giorni, per assumere un nuovo provvedimento, che è quello che noi stiamo chiedendo, noi in quest'aula, ma anche le forze sindacali, attraverso le loro manifestazioni, che faranno ancora nei prossimi giorni.
Noi stiamo chiedendo la disponibilità, sua e della Giunta, di assumere un provvedimento che riveda il rischio che stiamo correndo.
Lei ci deve rispondere in questo Consiglio regionale, e dirci se c'è questa disponibilità da parte vostra, se c'è l'intenzione di rivedere il provvedimento.
Attraverso questa convocazione straordinaria di Consiglio abbiamo voluto sollevare un problema, che rischia di diventare pesante, appunto per i redditi meno bassi.
Non vogliamo continuare la solfa sulla questione dell'errore dell'aumento dell'IRPEF, ma mi piacerebbe ricordare i provvedimenti assunti nella scorsa legislatura, cercando di aumentare la soglia dell'esenzione per i redditi più bassi. Allora ci furono polemiche, ma sono questioni passate, dobbiamo guardare al presente e al futuro.
Assessore Pichetto, noi ci auguriamo che ci sia questa sensibilità da parte sua e da parte della Giunta: cerchiamo di correggere un errore che è stato commesso ed evitiamo un danno ulteriore. C'è la nostra piena disponibilità ad affrontare il problema nel più breve tempo possibile; ci auguriamo che ci sia anche la sua e quella della Giunta, in particolare modo della maggioranza, che è totalmente disattenta al problema. Visto che lei, a parte le telefonate, sta ascoltando con attenzione, ci rivolgiamo alla sua persona affinché ci dia una risposta positiva in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Assessore Pichetto, lei ha l'abitudine - buona, da vecchio politico di ascoltare quanto viene detto in Aula, e non utilizzerò molto del mio tempo per esprimere il mio pensiero, anche perché i miei colleghi hanno già definito le richieste che le rivolgiamo - credo - a nome dei cittadini più poveri di questa Regione, quelli che hanno un reddito non elevato, quelli come diceva il Consigliere Muliere, "che fanno sacrifici".
Il Partito Democratico al quale appartengo ritiene, da due anni, a torto o a ragione, di stare al Governo nazionale con il suo partito, perch abbiamo pensato che questo, in qualche modo, fosse l'interesse del Paese.
Questo, con la questione famosa dell'IMU, ha determinato una sconfitta per coloro che su queste questioni la pensano come me. Con l'IMU del Governo Prodi, i bilocali, quelli che avevano solo due camere, quelli che nel tinello avevano il letto da aprire la sera per fare dormire il figlio unico non pagavano praticamente niente.
Oggi, non pagano niente i proprietari dei bilocali e i proprietari di ville, che potrebbero, visto che sono più fortunati - e, qualche volta perché sono anche più capaci, naturalmente, perché il merito nella vita conta - dare un contributo per consentire a chi ha il bilocale, in qualche modo, di poter vivere meglio. È normale, per certi versi, considerata la battaglia che avete fatto a livello nazionale per l'abolizione completa non per le case, non per i castelli - dell'IMU, che questo provvedimento in qualche modo, sia stato finora da voi sostenuto, cioè che possano pagare in maniera uguale - di più, noi lo stiamo dimostrando, come hanno detto i Consiglieri Reschigna e Ronzani - quelli che hanno un reddito più basso.
Don Milani - lei lo sa, è una frase di cui abusiamo, pertanto chiedo scusa a Don Milani - ha detto che non c'è niente di più iniquo che fare parti uguali tra diseguali. E voi state facendo non solo parti uguali, ma parti diseguali tra diseguali, intendendo con questo che pagano di più quelli che hanno di meno.
Assessore Pichetto, c'è un altro pensiero che invito a ricordare, lo può utilizzare qualche volta in qualche dibattito, è una frase che ha utilizzato il Presidente del Consiglio dei ministri Giolitti agli inizi del novecento. Giolitti ha detto che "occorre avere il coraggio di fare pagare le imposte - all'inizio del novecento, Assessore Pichetto! - a coloro i quali l'aumento dell'imposta non toglie niente del necessario, ma diminuisce il superfluo". Questo diceva Giolitti agli inizi del Novecento! Le cose ritornano, perché le disuguaglianze tra gli uomini, purtroppo restano uguali.
Termino perché non ho nulla da aggiungere a quanto hanno detto i miei tre colleghi.
Assessore Pichetto, la domanda è una sola: intendete rimodulare l'aumento dell'addizionale IRPEF in maniera da rispettare quanto hanno detto Don Milani e Giolitti? Commettete anche un errore politico se non lo fate.
Il centrodestra ritiene che i suoi elettori siano soprattutto le classi sociali più abbienti; non è stato così con Berlusconi in questi vent'anni.
Nell'ospedale nel quale ho lavorato, prima che il Presidente Cota lo chiudesse, il Maria Adelaide, c'era una OSS che votava Berlusconi. Carmela guadagnava 1.200 euro al mese, aveva tre figli (nessuno dei tre lavorava) e si era separata dal marito, quindi aveva grandi difficoltà economiche, ma era innamorata di Berlusconi, e votava Berlusconi. Ha fatto bene, ognuno opera la sue scelte.
Con questo voglio dire che non c'è solo la categoria sociale dei più ricchi che vota il centrodestra, ma anche le categorie sociali più basse quelle a cui, oggi, voi state aumentando l'addizionale IRPEF.
Allora, Assessore Pichetto, noi del Partito Democratico difendiamo Carmela, i suoi figli e il marito dal quale si è separata, separata per modo di dire, perché quando hai due stipendi bassi non riesci a pagare l'affitto di un'altra casa, quindi sono costretti anche a vivere insieme.
Noi difendiamo Carmela anche se vota per voi, vi chiediamo di fare altrettanto.
Ci dica qui, Assessore Pichetto, che l'IRPEF sarà rimodulata, in maniera che, come ha detto il nostro Capogruppo Reschigna, a farsi carico delle risorse che avete messo a bilancio siano quelli che guadagnano di più e non quelli che guadagnano di meno, per Don Milani, per Giolitti e per Carmela!



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Assessore Pichetto, mi chiedo per quale motivo lei non possa intervenire subito dopo il mio intervento, sicuramente poteva farlo anche prima. Cosa cambia se si svolgono prima tutti gli interventi? All'unisono abbiamo avanzato una richiesta sulla base di argomentazioni esposte bene dai miei colleghi che mi hanno preceduto, ma lei ancora deve ascoltare tutti gli altri interventi per, alla fine, esprimere la sua condivisione o meno. A cosa serve, dopo una giornata brutta come quella che abbiamo trascorso oggi? Infatti, la giornata è stata difficile per voi, ma anche per noi.
Guardi, sono una persona con sempre tanta energia, ma, certe volte proprio ci togliete anche l'energia di fare opposizione, tenendo conto che fare opposizione con voi è veramente facile.
Quindi, le suggerisco di intervenire subito dopo, se vuole, altrimenti per carità, come da copione del teatro della politica del palazzo.
I miei colleghi hanno chiesto l'equità sociale, è un modello di semplificazione del messaggio, perché sappiamo che da quella parte è impossibile ed è contro natura l'equità sociale, e l'equità sociale non c'è! Noi possiamo fare una richiesta che tende lontanamente alla produzione da parte vostra di comportamenti che, tradotti in norme, tendono all'equità sociale, ma non abbiamo la presunzione di leggere dai vostri dati l'equità sociale, perché l'equità sociale è un'altra cosa, e chi vi parla fa parte dei fortunati.
Noi abbiamo chiesto un Consiglio straordinario non in modo casuale perché voi avete fatto una cosa straordinaria. E qual è la cosa straordinaria che avete fatto? Un conflitto tra l'articolo 13 della legge finanziaria, come spiegava bene il collega Ronzani, e il decreto commissariale adottato dal Presidente Cota. Ecco - e mi rivolgo ai vostri principali elettori, alle forze imprenditoriali - questa è la mancanza della certezza del diritto. Noi, comunque, ci giriamo da una parte o ci giriamo dall'altra, ma mai, nemmeno il cittadino comune, può avere regole chiare e una chiara certezza del diritto. Quale sarebbe stata l'addizionale IRPEF, a decorrere dal 1° gennaio, se non ci fosse stato il Consiglio straordinario di oggi? Al di là della risposta, positiva o negativa che sia, ho un dubbio. Una qualsiasi persona, dotata di diligenza e intelligenza media, leggendo la documentazione - così come l'ha letta il Consigliere Ronzani, il Consigliere Laus o chiunque altro - capirebbe che c'è un conflitto.
Non avevo dubbi che l'Assessore non avrebbe ascoltato né il mio intervento...
Come sta, Assessore? Questo, a maggior ragione, è la dimostrazione che stiamo ancora...



(Commenti dell'Assessore Pichetto Fratin)



LAUS Mauro

Questa sì che è perdita di tempo, come queste modalità comportamentali.
Non è una questione sua personale, è proprio il sistema, perché noi viviamo in un sistema malato e ognuno di noi, anche il migliore, ha contribuito può perdere pure la pazienza, Assessore - ad ammalare il sistema. Lei, in questo momento, ci ha messo la carta da 90, con l'addizionale IRPEF, che non ha un'unica voce. Dalla Regione viene fuori un'addizionale IRPEF a doppia voce: una Cota, una Pichetto. Non da noi.
La signora Carmela - che possiamo anche chiamare Francesca - che oggi vota voi, e secondo me domani deve votare noi...



(Commenti in aula)



LAUS Mauro

Guardate, finisco qui il mio intervento. Volevo dire tante altre cose ma mi fermo su questo aspetto.
Al di là della questione del gettito, che è un macigno grosso, e al di là della volontà politica, domando a lei, che è sicuramente una persona preparata, se è normale che, ad oggi, il cittadino comune ancora non sappia quali aliquota gli verrà applicata, al di là del merito della questione.
Termino qui il ragionamento, chiedendole e rinnovandole gentilmente sempre a titolo di cortesia, se lei, dopo il mio intervento, o al massimo dopo quello di qualche altro collega, potesse prendere la parola, così la chiudiamo qui.
Il Consiglio straordinario è finito. Il motivo del Consiglio straordinario non è la sceneggiata che dobbiamo fare noi o l'occupazione dei dieci minuti. Noi abbiamo la necessità di sapere da lei, come rappresentante della Giunta, che cosa pensa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie.
Spero che al Consigliere Laus, e agli altri Consiglieri che hanno proposto questo Consiglio straordinario, interessi sapere se la mozione del Partito Democratico è condivisa anche dagli altri Gruppi consiliari.
Limitatamente a questa eventuale curiosità, che percorre le fila dei Gruppi consiliari, volevo anticipare con due brevi riflessioni l'adesione da parte del Gruppo consiliare che rappresento, alla mozione presentata e quando avrò ascoltato le motivazioni, all'ordine del giorno del Consigliere Buquicchio.
Le due modeste osservazioni che vorrei proporre all'attenzione della Giunta sono le seguenti.
evidente che sul piano dei principi, almeno chi parla da questa parte trova omogeneità e condivisione sulle analisi che giustizia sociale e giustizia fiscale debbano procedere di pari passo. È uno stile di governo che ci sta particolarmente a cuore, non dovrei nemmeno dirlo, essendo una forza politica che iscrive il tema della patrimoniale come elemento di giustizia sociale e di ridistribuzione delle risorse all'interno dei propri programmi elettorali.
Faccio quindi grazia, a tutti coloro che ascoltano, di ulteriori condimenti sul tema della giustizia. Voglio soltanto intervenire su un aspetto, che penso potrebbe trovare orecchie attente anche all'interno della maggioranza, che è lo strumento dell'efficacia.
Personalmente credo che le modalità di progressione del prelievo fiscale previsto dall'articolazione dell'IRPEF regionale, per come ci è stata presentata fino a questo momento, non siano soltanto delle modalità ingiuste, ma siano delle modalità inefficaci. Vale a dire che arrivano a costruire un capitale di entrate inferiore a quello che si prevede di incassare in base alle valutazioni fatte. Da questo punto di vista, non cito supposizioni personali, ma semplicemente due dichiarazioni del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria presentate dalla Giunta, e in corso di discussione all'interno del Consiglio regionale, che ci restituiscono due verità lampanti, dalle quali forse si dovrebbe procedere con maggior realismo, anche nel determinare altri criteri di prelievo fiscale, che dal nostro punto di vista sarebbero anche più giusti.
Quali sono gli elementi su cui mi soffermo? Intanto, una totale o parziale, a seconda della benevolenza che si attribuisce a questo giudizio, impossibilità del legislatore e amministratore regionale di determinare, con un grado ragionevole di certezza, la previsione di entrate - lo dice la stessa amministrazione attraverso il proprio Documento di Programmazione Economica e Finanziaria in attesa di una completa revisione del modulo fiscale da ottenersi attraverso l'utilizzo delle informazioni di fonte anagrafica. Noi, quindi stiamo ragionando sulla platea potenziale a cui applicare questi scaglioni di prelievo, non sulla base di elementi di conoscenza puntuale, ma soltanto sulla base di previsioni di andamento della spesa storica, nonché di un modello multisettoriale che non è completo.
Ora, se ragioniamo invece sulla base dell'andamento della spesa storica, si rileva che gli incassi presi in considerazione nell'ultimo rendiconto possibile, cioè quelli del 2012, risultano inferiori alla previsione (meno 0,2%), anche se il picco introdotto dai nuovi incrementi ha lievemente migliorato il risultato.
Siamo quindi ragionevolmente di fronte ad una situazione nella quale immaginiamo di prevedere, con questo tipo di articolazioni, delle entrate sulla base di un'analisi della popolazione potenziale che non conosciamo approfonditamente, per la quale forse faremmo bene a farci aiutare.
C'è quindi il primo dato: perché non ci si fa aiutare da coloro che, da un versante non di titolari dell'imposizione fiscale ma di osservatori delle conseguenze delle imposizioni fiscali, possono raccontarci una realtà concreta, oltre che statistica, e aiutarci a compiere delle scelte anche più ragionevoli, dal punto di vista dell'effetto, oltre che più miti dal punto di vista della giustizia sociale? Un primo tema, quindi, è: siamo proprio sicuri che i modelli adottati producano gli effetti desiderati? Solo leggendo i documenti che voi ci consegnate non sembrerebbe così. Di fronte ad un'impossibilità di leggere la dimensione a cui applichiamo le nostre decisioni, abbiamo prodotto quell'articolazione, come Giunta regionale, che già i colleghi ricordavano e definivano come ingiusta, in quanto - io lo faccio con estrema sintesi l'aumento è compreso in una forbice che va dallo 0,46% per i redditi fino a 15 mila euro (parliamo di "in più"), fino allo 0,50% per chi guadagna più di 75 mila euro all'anno.
Senza tradurlo con le cifre concrete, basterebbe già questo dato percentuale per dirci che non stiamo praticando un elemento di carattere redistributivo giusto (redistributivo nel senso che le risorse incassate dovrebbero poi essere ridistribuite sulle politiche), ma vengo ancora ad un altro elemento.
Se non volete convincervi della necessità di agire con una maggiore giustizia sociale - e sto cercando di convincervi dell'inefficacia della scelta che avete adottato - c'è un altro elemento, che non produco io, ma molte scuole di pensiero in economia: è proprio giusto accanirsi sulle fasce sociali più fragili, immaginando che la platea numericamente consistente possa produrre un gettito maggiore, e questo è ragionevole nell'interesse complessivo dell'economia piemontese? A me sembra di no.
Perché dico di no? Perché, se vado a vedere il Documento di Programmazione Economica Finanziaria di questa Amministrazione regionale leggo che la dinamica dei consumi delle famiglie, nel complesso del periodo 2014-2016, cresce a un modesto tasso dello 0,5%, scontando però una contrazione nel 2014, cioè l'anno in cui andiamo ad applicare questo duro sistema di prelievo fiscale.
Allora, se questo non è giusto, è utile? A me sembra di no, perché fior fiori di economisti (cito Francesco Scacciati solo perché, in occasione di questo dibattito, ne ho recuperato alcuni riferimenti) ci dicono che calibrare le imposte ha già un effetto antirecessivo, in quanto, per ridare fiato alla domanda, due sono le ricette: o si aumenta la spesa pubblica (e in questo Paese tutti trovano insopportabile l'aumento della spesa pubblica), oppure si riducono le imposte.
Noi siamo in una fase storica ed economica in cui alcuna politica almeno negli ultimi anni, né quella dei tecnici bancari né quella del governo di emergenza e di salvezza nazionale, stanno adottando una delle due leve che tutto il mondo economico ha individuato come possibile risoluzione per ridare fiato alla domanda.
Vogliamo, almeno in Regione Piemonte, provare a ridurre le imposte cioè usare la seconda di quelle leve? Anche perché coloro che hanno redditi più bassi hanno maggiore propensione al consumo, e questo lo dicono tutti gli economisti. Se noi continuiamo ad infliggere ai redditi inferiori una condizione per la quale devono contemporaneamente cercare di mettere da parte quello che viene chiamato il risparmio preventivo - una sorta di assicurazione rispetto ai rischi del futuro, che normalmente si fa come modesto risparmio bancario, ma che è stato eroso per la crisi - far fronte all'aumento del prelievo fiscale locale e nazionale e contemporaneamente sentirsi moralmente spinti ad aumentare i consumi per ridare fiato all'economia, domando come sia possibile.
Domando come sia possibile che questi ceti sociali riescano a compiere questo triplo salto mortale, se la politica istituzionale, a cominciare da noi, non li aiuta con scelte più sagge sul piano della giustizia, ma anche più equilibrate sul piano dell'efficacia.



PRESIDENTE

Cerco di alternare gli interventi fra maggioranza e opposizione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Più che di alternanza, mi pare che il mio sia il primo intervento da parte della maggioranza in questo Consiglio richiesto dall'opposizione.
Devo dirlo non perché sia passato dall'altra parte, ma perché è anche una riflessione che correttamente viene fatta e viene effettuata in Aula rispetto ad un'attenzione che noi dobbiamo avere verso la popolazione piemontese in un momento così difficile proprio in ordine alla redistribuzione del reddito.
Prima cosa. Penso che si debba anche essere onesti all'interno di quest'Aula, perché prima, in un'interrogazione che ha sottoscritto il nostro Gruppo, parlavamo del Salone dell'Automobile, che purtroppo ci è stato scippato, ma qui veramente potremmo tranquillamente organizzare la fiera dell'ipocrisia, sentendo alcuni interventi - non lo dico in tono polemico - dei colleghi che hanno richiesto - ripeto, correttamente questo Consiglio regionale.
Se uno si informa, leggendo solo il giornale di oggi, vede che il titolo de La Stampa è (non penso di averlo letto solo io, anche perch altrimenti La Stampa andrebbe in malora): "Casa: la tassa c'è, ma con lo sconto. L'imposta si chiamerà IUC".
Già ci vuole una fantasia perché questo acronimo fa venire in mente più un ubriaco che probabilmente l'ubriacatura di questo Paese.
l'ubriacatura di un Paese che non ha più una linea e che, da gennaio ad oggi, ha cambiato linea in ordine proprio a questi temi, me lo dica lei Assessore, quante volte? E che oggi ha trovato una soluzione che farà risparmiare ad alcuni in media ben 25 euro a famiglia.
Allora, coloro che vengono a spiegarci che la redistribuzione dei redditi in Piemonte, cosa fondamentale sicuramente per le tasche dei nostri piemontesi, è una responsabilità di questa Giunta e non tengono conto di quanto sta facendo un Governo che mi pare sia condotto da qualcuno che ha la stessa tessera in tasca, mi pare una cosa che, come torno a ripetere, fa sì che, se noi organizzassimo la fiera dell'ipocrisia in Piemonte sicuramente avremmo un grandissimo successo.
Ma c'è anche un altro tema che qui si interseca e che stamattina è emerso abbastanza a chiare lettere, cioè il fatto che in questo Paese ci sia la volontà, da parte di qualcuno, di riorganizzazione lo Stato e quindi di cancellare l'esperienza delle Province, di cancellare l'esperienza delle Regioni.
abbastanza acclarato, l'abbiamo detto più volte, lo ripetiamo oggi come diceva qualche intervento di questa mattina, su Il Sole 24 Ore (ma anche in alcune interviste televisive) compaiono alcuni Deputati e diversi personaggi che dichiarano: "Cosa stanno a fare le Regioni? A che cosa servono?". Anche qui, l'esperienza delle Regioni non è l'esperienza di una parte politica; faccio riferimento alle leggi Bassanini, faccio riferimento a interventi di noti politici e costituzionalisti, non certo di destra, che hanno lavorato per rendere maggiormente democratico questo Paese, dove tutto questo lavoro si sta cercando di capire, da parte nostra, se va avanti oppure tornerà indietro. Ma, come diceva molto bene questa mattina la collega Costa, di cui ho apprezzato moltissimo l'intervento, questo sta al nostro senso di responsabilità, alla nostra capacità di affrontare con serietà le questioni che ci vengono poste probabilmente anche in maniera non troppo seria.
Allora vorrei rispondere - per chiudere - che non si può dividere l'Aula esattamente guardando questi gradini in mezzo, dicendo: da una parte ci stanno i buoni, quelli che salvano il Piemonte e che sono per un riequilibrio del sistema di tassazione, e dall'altra parte (da questa parte) i cattivi, quelli che pensano solo ai ricchi e alle proprie tasche.
Qui non si può dividere tra onesti e disonesti.
Bisogno cercare di comprendere che siamo onestamente tutti quanti in una situazione di grande difficoltà. Fare le due parti in commedia a seconda del luogo dove si parla è sicuramente un esercizio che a qualcuno piace, e qualcuno su questo ha costruito il proprio impero elettorale penso sia più serio, e sono convinto che sia così, che la risposta dell'Assessore, che conosco dalla prima repubblica (siamo già alla terza repubblica e siamo ancora qui, non sappiamo ancora per quanto, ma siamo ancora qui) sia una risposta che vada proprio in questa direzione. Ne conosco la sensibilità e rilevo che le questioni che sono state in qualche modo sottolineate negli interventi dei colleghi sono convinto che facciano parte della stessa sensibilità di molti colleghi di questo Consiglio regionale (se non di tutti), a cominciare proprio dal Vicepresidente, da cui vorremmo ascoltare la sua proposta che, ovviamente, come Gruppo della Lega, non esiteremo ad approvare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Il Vicepresidente ha forse qualche anno in più della media dei presenti (ne ha comunque meno di me), sUfficienti a ricordare che per tantissimi anni abbiamo seguito le statistiche con una certa soddisfazione.
Tra le tante, una che ci faceva capire come stava cambiando il nostro Paese era riferita alla diminuzione dell'incidenza della spesa per l'alimentazione delle famiglie rispetto al reddito familiare.
Siamo partiti da un tempo nel quale una parte consistente del reddito veniva indirizzata per acquisti alimentari, per scendere via, via ai livelli delle più avanzate economie occidentali. La spesa, in sé, non diminuiva in valore assoluto, diminuiva solo in termini percentuali in rapporto al PIL, perché si passava da consumi poveri a consumi di prodotti sempre più pregiati. Di conseguenza, si registrava un aumento della spesa ma una diminuzione sulla capacita di spesa delle famiglie, perché aumentava il reddito.
Sono purtroppo tempi lontani nella nostra memoria. Le percentuali adesso ci dicono che sistematicamente vengono registrate diminuzioni in valori assoluti nella spesa.
E non è tanto sui prodotti di lusso che si riscontra questa diminuzione (anzi, sui prodotti di lusso i consumi non diminuiscono affatto!).
La diminuzione è legata al fatto che molte famiglie che andavano nei supermercati "ordinari", diciamo così, hanno cominciato a frequentare i discount; molte famiglie sono passate dai prodotti a maggior pregio a prodotti di minor qualità. In molti casi, purtroppo, qualcuno non ha neppure fatto la spesa come avrebbe voluto, perché incapace di pagare lo scontrino allae casse nei tempi e nei modi dovuti (questo fenomeno si riscontra con una certa sistematicità, specie a fine mese).
Sicuramente questo non interessa le famiglie più abbienti: interessa semmai, la fascia compresa tra i redditi da 15.001 fino a 28.000 euro citata nella proposta che il PD ha avanzato.
Si prova amarezza nel considerare che il Paese si sta impoverendo, per è una realtà.
Queste famiglie spendono meno in prodotti alimentari perché hanno pochi soldi. In questo contesto, quindi, l'effetto di redistribuzione su base di maggior equità dovrebbe essere sUfficiente per stimolare ad alleggerire il carico fiscale a queste fasce di reddito, penalizzando le fasce di reddito più alte.
Però, com'è già stato fatto rilevare, per poter rimettere in moto il sistema, una componente di economia richiede fortemente che venga modificata la tassazione su queste fasce di contribuenti. Cioè siccome i meno abbienti sono milioni e milioni, poche decine di euro in più in tasca a queste persone possono significare qualcosa per l'economia del Paese perché è moltiplicato per un numero elevatissimo. Invece, le decine o le centinaia di euro in meno in tasca alle persone di alti livelli di reddito sono insignificanti per i consumi. Perché non è che chi ha un reddito pari a mille, per fare un esempio, se scende a 990 non compra più per un valore di 1 (non parlo di euro, ovviamente). Facciamo l'esempio di 10.000 euro: se scende a 9.900 euro, non è che non va più a fare il weekend fuori porta! Al contrario, chi ha effettivamente un reddito di 1.200 euro, se ha a disposizione anche pochi euro in meno, ne patisce e, ovviamente, si frena l'economia.
In quest'ottica, tra le politiche anticicliche che la Regione sta tentando di portare avanti, sarebbe opportuno considerare questa rettifica sulla vicenda dell'addizionale IRPEF per gli scaglioni di reddito più basso. Perché, a mio avviso, se il Vicepresidente volesse prendere in considerazione quanto il nostro Gruppo ha proposto, si otterrebbero almeno tre positività, tre elementi favorevoli: sicuramente si sottrarrebbero meno risorse ai consumi (non si aggiungano dei soldi in tasca, ma si sottraggono meno risorse ai consumi e quindi si va a deprimere di meno o a facilitare di più l'economia). Questo è un fatto legato ai numeri, per cui viene moltiplicato il pur modesto aggravio dell'addizionale.
Poi si raggiungerebbe una maggior equità, perché è stato da tutti riscontrato che è iniquo il fatto che, proporzionalmente, paghino molto di più coloro che, di fatto, sono meno abbienti.
Infine, si riuscirebbe anche a dare un segnale di sensibilità, facendo capire alla gente che quest'Aula non è sorda alle problematiche che la gente vive all'esterno; anzi, le capisce e ne è partecipe.
Penso che il Vicepresidente Pichetto dovrebbe seriamente prendere in considerazione la questione. Non abbiamo messo in atto un'azione di carattere propagandistico; abbiamo solo voluto dare un contributo serio alla valutazione di una possibilità di maggior equità, ma anche di opportunità di ripresa per questa nostra economia così in difficoltà, e anche di immagine per questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Per oggi non intervengo per fatto personale, perché non so a che titolo lei mi abbia messo in maggioranza, ma comunque non ne faccio, al momento una questione dirimente.



PRESIDENTE

Era una semplificazione.



BURZI Angelo

Grazie. Come vede, non mi oppongo alle semplificazioni. Anch'io sarei interessato, quando il Vicepresidente potrà intervenire, ad ascoltare le sue repliche.
Non ho ben capito se quella del collega Laus era una proposta che lei poteva accettare (qualora lo fosse stata). O col suo intervento tutto finisce? Allora intervengo, perché altrimenti...
Il Consigliere Laus è appena arrivato, poi fa fatica a rimanere qui quindi bisogna avere molta pazienza e tolleranza anche con il Consigliere Laus.
Intervengo perché ci sono state un paio di cose che mi hanno stimolato.
Mi riferisco, innanzitutto, all'ultimo intervento della Consigliera Eleonora Artesio, che è un classico. Credo che possa farlo soltanto lei perché oggi sono in pochi coloro che, significativamente, parlano di redistribuzione patrimoniale ed equità sociale, intendendola in maniera didatticamente ineccepibile per la figura professionale e politica di Eleonora Artesio.
Erra, a mio avviso, il collega Angeleri, ma non quando pensa che la suddivisione che vorrebbe essere proposta è fra buoni e cattivi: questa è conclamata, e non soltanto qui, oramai è accettata. Ma quando pensa che ci siano soltanto queste suddivisioni.
Perché all'interno del PD, o di quel coacervo di opinioni che peraltro invidio molto, essendo, pur nella loro fatica, un partito, e si vede che sono partito...
L'8 dicembre si scelgono, eleggendolo, pure il Segretario (poi vediamo se prima dell'8 dicembre ci sarà ancora un governo o no, ma questo è tema che esula dalla nostra parte).
All'interno del PD si agitano parecchie anime, delle quali alcune liberal-democratiche (adesso "liberali" mi pare eccessivo; d'altronde neanche il Vicepresidente che mi ascolta sull'essere liberale ha un grossissimo portato storico; è un solido appartenente a quello che un tempo era il pentapartito, che, francamente, di liberale non ha mai avuto moltissimo, se non alcuni aspetti di cultura borghese).
Ci tenevo a dire che esistono anche altri modelli, che questa parte qua, quella dei cattivi, come la chiama il collega Angeleri, dovrebbe perlomeno frequentare.
Mi ci ha fatto pensare il collega Ronzani quando, dicendolo quasi in sede critica (anzi, sicuramente in sede critica), parlava di "Robin Hood al contratto", nella parte terminale del suo intervento.
Tutte le volte che c'è una crisi negli Stati Uniti (capita anche lì, ma la differenza è che lì ne escono prima) improvvisamente torna in classifica (non è un'eccezione quello che è successo dal 2008 in poi) un testo che si chiama "La rivolta di Atlante", scritto da Ayn Rand, che è un mappazzone di 1.500 pagine, suddivise in tre volumi. Lo dico perché le ho lette tutte per testardaggine e lo suggerisco a coloro che vogliono avere una base di cultura liberale anglosassone di oggi; è il testo guida degli anarco liberali americani, quelli che sostengono, per esempio, non del tutto a torto, che i salvataggi effettuati dopo il fallimento di Lehman Brothers siano stati un grossissimo errore. Io sono tra quelli che condividono questa tesi: lasciateli fallire! Non sono riusciti a stare in piedi da soli, che falliscano! Let them fail! E nel fallire, "pulire" la base viva vivace, costruttiva del popolo americano.
Loro sostengono, non senza basi teoriche, una tesi esattamente contraria: Robin Hood andava premiato perché faceva un errore strategico faceva fuori i ricchi per dare ai poveri. E lui sostiene, con qualche base teorica, che le società si sviluppano sulla base dei ricchi. Ove per ricchi si intendono coloro che producono, ove per ricchi si intendono coloro che costruiscono le fabbriche, gli impianti, le aziende e non sulla base dei poveri. Società che si sono sviluppate sulla base dei poveri al momento se ne vedono poche nell'ambito dei modelli econometrici oggetto di studio.
Ronzani potrebbe leggersi tutte queste 1.500 pagine del libro "La rivolta di Atlante", in modo che si renda conto che esistono dei pensieri totalmente asimmetrici rispetto a concetti come "redistribuzione patrimoniale" ed "equità sociale". Di questi concetti si parla nelle prime 500 pagine nel senso che ad essi si addebita l'origine del disastro da cui alla fine, si esce, perché esiste un lieto fine (siamo in America, dove c'era Tom Mix, vincevano i bianchi, gli indiani erano stati fatti fuori tutti, come nei film western di un tempo), i buoni vincono e si riparte con lo sviluppo.
Perché noi oggi, coloro che qui oggi dissertano di vita sociale, devono sapere che il sindacato dei dipendenti pubblici, oggi, in Piemonte, non mille anni fa, sostiene che...
Certo che la mobilità del pubblico è un problema - non come dimensione a questo non ci siamo ancora arrivati, neppure come costo, non credo che ci arriveremo mai - ma la mobilità si può risolvere, purché il prossimo posto di lavoro sia entro 30 chilometri e raggiungibile su base di servizio pubblico.
Questa è la flessibilità che oggi il sistema sindacale pubblico piemontese sta discutendo.
Su queste basi sono convinto che ci sarà un forte nuovo sviluppo dell'equità sociale, nel senso di "piallatura": tutti uguali, tutti verso il basso. È un modello che non credo sia da perseguire. Quindi, attendo con attenzione le parole del "non liberale", ma ineccepibile Vicepresidente che certamente ci illuminerà.



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
indubitabile che l'Assessore Pichetto, arrivati a questo punto, abbia compreso con sUfficiente chiarezza il quesito che noi gli poniamo con quest'ordine del giorno e la richiesta del Consiglio straordinario.
Pertanto, lo richiamo semplicemente e brevemente. Cioè di avviare con urgenza l'iter di un nuovo progetto di legge che preveda la diminuzione delle maggiorazioni all'aliquota dell'addizionale IRPEF per i redditi fino a 15 mila euro e per i redditi da 15.001 a 28.000. Le nuove maggiorazioni di questa aliquota, ovviamente, devono essere approvate in tempi tali da renderli applicabili dal 1° gennaio 2014.
Perché questa discussione? Forse, perché noi non siamo a conoscenza del fatto che in questo momento a livello nazionale, larghe o piccole intese che siano, stanno da lungo tempo dibattendo della situazione in cui il Paese si trova? Forse, perché non siamo a conoscenza che l'Europa non solo ci chiede di non sforare quel tetto del 3, ma ci chiede continuamente con politiche di spending review di rimanere dentro certi limiti e di contenere le problematiche relative al nostro debito pubblico essendo noi ancora nella famosa lista dei PIGS, che sono i Paesi in qualche modo sotto osservazione? Forse, che noi non siamo a conoscenza che nel dibattito sulla legge di stabilità (su cui ritengo che in questo momento si stia ponendo la fiducia al Senato) questa problematica relativa alla tassazione non sia stata oggetto di un lungo dibattito, di chi avrebbe preferito alleggerire completamente o abolire la tassazione sulla casa e in particolare sulla prima, mentre altri volevano modulare tutto questo con un discorso molto più forte sulla tassazione relativa al lavoro e al cuneo vistale? Noi non pensiamo che l'Assessore Pichetto, essendo stato, negli anni scorsi, in Parlamento e al Senato ed essendo stato anche relatore di una finanziaria (ed è da qualche anno che le finanziarie sono un po' testi di lacrime e sangue e non si sa se ci siano più lacrime o più sangue), non conosca queste cose e pensi che noi non le conosciamo. Ci sono assolutamente note.
E neanche penso che l'Assessore Pichetto ritenesse che noi volessimo appellarci, avendo letto recentemente sui giornali che lui nella divisione avvenuta tra Forza Italia e il Nuovo centrodestra sia rimasto nella formazione originaria in cui aveva cominciato a militare e quindi volessimo fare leva su questa sua maggior propensione a levare le tasse, perché pare che questa sia una delle ragioni per cui Forza Italia toglierà l'appoggio al Governo. Tutte le altre decadenze o quant'altro sappiamo benissimo che sono questioni accessorie, ci è assolutamente noto.
Quindi, probabilmente, l'Assessore pensava che il Gruppo del PD appreso questo e sentendo di questa mia vocazione ha deciso di presentare questo testo proprio perché conosce la mia profonda sensibilità in materia.
Lui, peraltro, non sa come a noi non sia noto una critica, che penso ci accomuni, al Governo nazionale, alle Istituzioni centrali, per cui noi riteniamo che sia in atto un vero attacco nei confronti del regionalismo e del sistema delle autonomie locali in questo momento, per cui le parti più ignobili, più inique di una parte di tassazione vengono scaricate sulle Regioni e sulle amministrazioni comunali rendendo esse stesse i gabellieri di qualche cosa che poi spesso o non possono trattenere, come i Comuni, o per quanto le Regioni rispetto a mancati trasferimenti che prima c'erano anche in materie compiutamente delegate, devono supportare con un'ulteriore tassazione per rendere il bilancio un documento compatibile tra entrate e uscite al momento in cui presenti quello di revisione o vai a consuntivo su un testo precedente.
Lui sa bene che queste cose ci sono note.
Una regione importante come il Piemonte, che è sempre stata una delle prime regioni industriali italiane, è oggi dentro una crisi strutturale con degli effetti di carattere assolutamente strutturale in ordine alla deindustrializzazione, ma anche in ordine ad un'incapacità di una classe dirigente complessivamente miope a tutti i livelli, che per fronteggiare la crisi non ha saputo diversificare, fondandosi sull'innovazione e su una maggiore formazione professionale.
Queste sono discussioni che meriterebbero ben più tempo e più articolato momento di riflessione, ma non è possibile che l'Assessore non sappia che, in una situazione come questa, al netto delle involuzioni/rivoluzioni liberali, su cui poi farò un'osservazione, la cosa che si tratta di fare adesso è un vecchissimo, tradizionalissimo intervento di carattere keynesiano per fare fronte al momento più difficile, per cui per rilanciare l'industria bisogna rilanciare i consumi, perché senza i consumi è impossibile in questo momento fare in modo che gli imprenditori vogliano o possano ritornare a farlo a condizioni accettabili.
Pertanto, questo è oggi un imperativo categorico per tutti. Se noi chiediamo di alleggerire l'IRPEF sui redditi da 15.000 e 15.001 a 28.000 e invece, abbiamo la più amplia disponibilità ad intervenire sui redditi più alti è perché quella platea più ampia è la platea dei consumatori che in questo momento, arrivati a metà del mese, non riescono neanche più ad andare a fare la spesa.
Perché i poveri che abbiamo oggi non sono gli homeless; i poveri veri oggi sono una famiglia di quattro persone con uno solo che lavora e che deve mantenere due figli. Sono questi che non sono più in grado di consumare.
Pertanto, altre entrate o altri ripianamenti di bilancio vanno, a nostro avviso, ritrovati da altri lati o vanno trovati tassando qualcun altro. È un imperativo categorico. Al netto poi delle rivoluzioni liberali perché delle rivoluzioni liberali in Italia abbiamo avuto solo le parti negative, perché se aveste fatto quelle positive, da un punto di vista di una vostra immagine liberale che noi contrastavamo, avreste risanato la Pubblica Amministrazione e avreste magari risanato una serie di sprechi che in questo Paese ci sono, rendendo poi a chiunque altro dopo un po' più facile governare.
Voi della rivoluzione liberale, di una destra un pochino "pecoreccia" consentitemelo e non voglio essere offensiva - avete importato solo le cose peggiori, cioè una ideologia che ha devastato anche la cultura, che è stata la cosa peggiore che in questo Paese è passata.
Pertanto, questa piccola mozione, che va in questa direzione, sembra una cosa piccola, ma per il Piemonte che è in codeste condizioni sarebbe una cosa di qualche rilievo.
Ovviamente noi confidiamo su quella ritrovata appartenenza a Forza Italia che l'Assessore Pichetto ci ha in questi giorni dichiarato, perch nel momento in cui non si vota la fiducia o la legge di stabilità perch non sono state tolte un sUfficiente numero di tasse, è del tutto evidente che lui ci dimostrerà oggi e qui che lui invece le toglie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, la ringrazio e dico alla collega Manica che ha ragione, ma non lo so se la scelta dell'Assessore sia stata una scelta ideologica.
Mi piace pensare, anche se contesto la scelta, che sia basata più su un criterio di opportunismo aritmetico, a prescindere da ogni volontà di applicazione del pensiero liberale o meno.
Quindi, diciamo che forse un passo avanti l'abbiamo fatto in questa discussione e mi meraviglia in effetti, perché mi sarei aspettato l'ennesimo rimbalzamento di responsabilità. Per fortuna, tranne qualche velatissima nota, questo non si è verificato, perché il mio pensiero al riguardo lo conoscete. Su questo livello ci sono responsabilità ventennali, e quindi nel ventennio comprendono un po' tutti in maniera sicuramente diversa e con responsabilità diverse, ma riguardano un po' tutti.
C'è un "però" che qui dobbiamo tenere presente. Però il tavolo Massicci che cosa ha fatto? Ha certificato non i pregressi fallimenti, ha certificato i fallimenti di questa Giunta degli ultimi due anni. E grazie a quella certificazione si è costretti ad affrontare quello che è derivato da un'anticipazione di liquidità. Tutto questo gravita intorno a questo problema.
Quindi, oggi sarebbe superfluo parlare delle responsabilità, ma ci troviamo nel concreto a dover chiederci e chiedere quindi alla Giunta e all'Assessore perché avete fatto scelte di un certo tipo.
Ho condiviso in gran parte il discorso della collega Manica. Su un punto però mi permetto di dissentire, Assessore, perché non penso - ma mi corregga se sbaglio - che lei non abbia dovuto fare scelte aritmetiche dettate da meri calcoli degli Uffici.
Ed è il motivo per cui, pur comprendendo le dinamiche della necessità di soddisfare a rientrare di quei debiti, non comprendo il paradosso che si è venuto a determinare nell'operazione da voi fatta. E cioè di fatto - che è quello che diceva la collega e che hanno ripetuto a gran voce tutti i colleghi del PD - il paradosso è che le fasce di reddito maggiormente penalizzate sono quelle a reddito più basso.
questo che non si comprende. Quindi, noi attendiamo da lei una spiegazione.
Addirittura tutte le altre fasce di reddito, quelle oltre i 22 mila euro, pagheranno meno, con una differenza della pressione fiscale che andrà da meno 2,11% per i redditi pari a 23 mila euro a 1,35% per i redditi pari a 75 mila euro.
Su questo desidererei una risposta concreta e tangibile da parte dell'Assessore. Ed è il motivo per cui abbiamo fin da ieri depositato un ordine del giorno che impegnerebbe la Giunta e quindi l'Assessore su quattro punti.
Primo punto: che si conosca il piano finanziario per la copertura degli oneri finanziari derivanti dalle anticipazioni di liquidità.
Secondo punto: che si verifichi che i maggiori introiti provenienti dalle addizionali IRPEF così come previsti dal DPEF 2014-2016 siano in linea con quanto previsto nel piano finanziario per la copertura degli oneri finanziari derivanti dalle anticipazioni.
Terzo punto: che, qualora le entrate provenienti dalle maggiorazioni dell'addizionale IRPEF siano superiori alle coperture previste per fare fronte alle anticipazioni di liquidità, vengano riviste al ribasso le aliquote applicate ai redditi fino ad euro 28 mila.
Quarto punto: si rideterminino le aliquote dell'addizionale regionale IRPEF affinché rispecchino il principio della capacità contributiva.
La scelta adottata, ideologica o aritmetica che sia, riteniamo che sia una scelta - mi corregga se sbaglio, Assessore, perché con lei mi piace confrontarmi ed interloquire - anticostituzionale, perché c'è l'articolo 53 della Costituzione che dice chiaramente: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Quindi, c'è o non c'è una spiegazione all'adozione di un criterio diverso, di un criterio che cozza addirittura con una norma costituzionale? Lei stesso, oltretutto, Assessore - glielo devo riconoscere, non so se a parziale discolpa o come aggravante -, in un'intervista a la Repubblica riconosce che esistono delle storture. Ho riportato qui il virgolettato: dice che queste storture che esistono "sono la conseguenza del passaggio obbligatorio, previsto dalla legge, dal sistema delle classi a quello degli scaglioni". Lei così ha detto, però io gradirei che lei possa meglio esplicitare questo concetto.
Sicuramente poi - ed è quello che le ho chiesto con l'interrogazione ex articolo 100, a cui lei cortesemente mi risponderà per iscritto perché non è stato possibile incrociarci in quest'Aula alle 14.30 - ciò che mi preme sapere, infine, è la destinazione dei maggiori introiti IRPEF, perch sicuramente c'è una plusvalenza che deriva dalla manovra di ritocco dell'IRPEF che è stata fatta. E nell'interrogazione questi elementi sono riportati in modo dettagliato, ma non voglio annoiare i colleghi.
Questi, quindi, sono i punti, Assessore, e non avrei altro da aggiungere. Sono ansioso di avere delle risposte concrete sull'argomento sono ansioso di capire se lei può prendere in considerazione di esprimere un parere favorevole su un ordine del giorno di questo tipo e quindi di consentire all'Aula di votarlo, nell'interesse dei cittadini piemontesi e quindi delle classi più deboli. Sono poi ansioso di leggere la risposta scritta che lei cortesemente si adopererà di darmi relativamente all'interrogazione di oggi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Oggi non ho ancora parlato e non avevo intenzione di parlare. Questo è stato un Consiglio straordinario e lo è stato veramente: stamattina abbiamo fatto la sceneggiata cinematografica, che è già finita su tutti i giornali.
Questo, signori, non fa onore a nessuno. A chi da fuori guarda questi atteggiamenti dico che a volte con piacere porto questo distintivo e sono orgoglioso di portarlo, perché è il popolo che me l'ha fatto avere: non me lo sono meritato da solo, ma ci è attribuito dal popolo che ci dà fiducia.
Però oggi, mentre qui facciamo questa discussione straordinaria sull'IRPEF, c'è l'obiettivo nazionale - come ha detto bene prima il collega Angeleri - di cancellare tutto: cancelliamo le Province, cancelliamo i piccoli Comuni perché costano; addirittura cancelliamo anche le Regioni. A volte non ci si rende conto che questi istituti - in particolare le Province e i piccoli Comuni - non costano; ma non è questo il discorso che voglio fare.
Come ha detto il collega, non c'è a questo proposito uno spartiacque che divide i buoni dai cattivi: io sono di qua e gli altri sono di là...
Ci sono dei buoni e dei cattivi di qua, come di là. Ritengo che non si debba mai fare di tutta l'erba un fascio, ma non entriamo in quest'argomento, che purtroppo in questi giorni i mass media hanno evidenziato ed enfatizzato: non voglio entrare nel merito perché sono certo che, tramite la magistratura, o prima o dopo la verità verrà a galla.
Caro Assessore e Vicepresidente Pichetto - personalmente nutro la massima stima della sua persona e ho la massima fiducia in lei - capisco che noi dobbiamo rientrare nei 170 milioni di euro di debiti che abbiamo trovato e che si devono coprire. Ma in questo momento, visto che lo Stato nazionale è riuscito a mantenere l'impegno di non aumento dell'IMU sulla prima casa - e ritengo la cosa giusta e sacrosanta -, anche noi stiamo attenti, specialmente a quelle fasce deboli, ossia le fasce dei poveri alle quali non è il momento di aumentare la tassazione.
Tra l'altro, poi, come si può giudicare, a volte, che una persona è ricca? A volte quello che appare ricco è più povero degli altri. La mia nonna diceva che "l'è nen tut or lon ch'a lus": non tutto quello che luccica è oro, a volte; e a volte neanche argento. Bisogna stare attenti a dare dei giudizi.
Io mi limito solamente a dire che ho dato un' occhiata a questa mozione firmata dal collega Reschigna, che ritengo una mozione di buonsenso moderata. Aumentiamo l'addizionale dai 28.000 euro in su. Si parla di non aumentare al di sotto dei 15.000 euro, ma non è questo che dobbiamo imporre Caro Vicepresidente, veda lei. Ho fiducia nella sua intelligenza e nella sua bravura: veda di fare in modo di poter dire a noi piemontesi che ci siamo arrampicati sui vetri e abbiamo cercato di aumentare il meno possibile, o addirittura per niente, l'IRPEF per le famiglie che hanno problemi e sono in difficoltà ad arrivare a fine mese.
Lascio a lei la scelta. Siamo qui per ragionare e per fare gli interessi non nostri personali, ma della nostra gente. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intendo intervenire anch'io nel dibattito del Consiglio straordinario.
Il tema dell'addizionale IRPEF l'abbiamo toccato in maniera massiccia all'interno della discussione della finanziaria 2013, approvata a maggio (quindi in ritardo), assieme al bilancio previsionale. Tutti ci ricordiamo sicuramente, quindi, il periodo in cui si trovava la Regione Piemonte, dopo le dichiarazioni dell'ottobre 2012 dell'ex Assessore Monferino, quando diceva che la Regione era tecnicamente fallita.
Il colpo di fortuna - io lo intendo così - avuto dall'Assessore Pichetto, ma anche un minimo di conoscenze che ha potuto spendere per la Regione Piemonte a Roma con il DL 35, ci che ha permesso, appunto, di ripianare una serie di debiti commerciali che stavano diventando ben più che imbarazzanti per la Regione Piemonte. Si stava arrivando, appunto all'impossibilità di pagare gli stipendi degli innumerevoli dipendenti regionali, ovviamente del comparto delle ASL, e quindi a non pagare più gli stipendi dei medici, degli infermieri e dunque a mandare in tilt il sistema sanitario regionale.
La scelta, quindi, ovviamente non è stata indolore, nel senso che ad oggi, trovandoci dentro le rigide maglie dell'euro e dell'Unione Europea, i soldi vengono dati dalla Banca Centrale Europea alle Banche centrali nazionali, le quali poi li prestano agli Stati; e gli Stati, che poi devono restituirli, hanno perso totalmente la loro politica monetaria che, prima del 1981 (prima del divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro), ovviamente era esercitata dallo Stato, quindi - tra molte virgolette - dai cittadini e dalla parte politica che veniva eletta con regolari elezioni.
Al momento, quindi, noi ci troviamo in una carenza di liquidità costante, non solo dell'impresa, ma ovviamente anche degli Enti pubblici. E qui si apre il dibattito, oramai stantio e logoro, sugli sprechi degli Enti pubblici: sprechi e spesa a volte anche parassitaria che sì, è vero, c'è e probabilmente abbonda negli Enti pubblici, ma che d'altra parte è una spesa come tutte che tendenzialmente, a livello macroeconomico, va a creare quei consumi interni di cui la Consigliera Manica ed altri hanno parlato e che fa bene all'economia.
Pensare di licenziare i dipendenti pubblici, perché gli ultimi Governi nazionali e, devo dire, anche quelli regionali l'hanno fatto (domani discuteremo al pomeriggio in I Commissione il piano di riorganizzazione del personale proposto dalla Giunta Cota tramite l'Assessore Vignale, dove si è forse rinunciato per un momento a licenziare una serie di dipendenti pensando più che altro a ricorrere alla mobilità interna), è un dato folle da un punto di vista economico, perché significa stipendi in meno significa riduzione dei consumi, in un momento in cui la situazione problematica del Paese, oltre ad un gap di competitività verso la Germania soprattutto l'area tedesca, è dovuta alla riduzione dei consumi interni. Ha ragione chi diceva questo.
Pensare di aumentare l'addizionale IRPEF ai redditi più bassi dove anche 40, 50, 100 euro l'anno, significano 40, 50, 100 euro l'anno per famiglia, è assurdo. Pensiamo a quanto spendono due milioni di famiglie piemontesi. Se si hanno 50 o 100 euro in più non si tengono in tasca per investirli in rendite finanziarie, magari si spendono per comprare cibo di migliore qualità, vestiti di migliore di qualità, per andare una volta in più pizzeria o al cinema, per comprare qualcosa in più ai propri figli.
Sono soldi che andrebbero spesi in consumi buoni, perché spesso si esagera nella logica del consumismo, quando si dice che qualunque consumo va bene pur di far partire l'economia. Ma questi sono consumi "sani" delle famiglie che, ovviamente, spereremmo - con noi intendo dire la politica piemontese andassero ad aziende piemontesi. Ovviamente, nel libero mercato ciò non pu essere regolamentato, ma comunque tendenzialmente andrebbero su aziende e indotto locale. Pensare di non aumentare l'addizionale IRPEF su redditi sotto i 28 mila euro, con questi importi, è una follia.
Con l'Assessore Pichetto avevamo già discusso. Il sottoscritto e un altro Consigliere dell'opposizione avevano proposto dei tentativi di ricalcalo dell'addizionale IRPEF Avevo anche chiamato gli Uffici per pensare, come si dice adesso, a isorisorse.
Assessore Pichetto, non è che si può fare una modifica dell'addizionale IRPEF che invece di cubare per dieci milioni di euro che, se non sbaglio, è la cifra che servirebbe per ripianare per trent'anni l'anticipo di cassa che ci ha fatto lo Stato con il decreto legge n. 35. Non è che si pu ottenere 100 milioni, altrimenti sforeremmo di 70 e quei 70 milioni di euro, stante la situazione, dovremmo toglierli di nuovo dai servizi. Non so dove poter togliere 70 milioni di euro dai servizi.
Ovviamente non ho a disposizione gli Uffici regionali; li ha lei Assessore Pichetto, quindi apriamo al più presto un dibattito in Commissione bilancio in modo da ricalcolare le aliquote dell'addizionale IRPEF per arrivare a 170 milioni di euro ma aggravando, purtroppo, perch nessuno qui è contento di dire di aumentare le tasse anche a chi guadagna 28 mila euro e un centesimo. Non è un reddito che ti può far dire di essere ricco. Ho sentito diversi Consiglieri regionali, non solo il Presidente Cota, lamentarsi nei corridoi della riduzione di stipendio per cui siamo passati da 9.000 a 7.000 euro. Non è stato solo il Presidente Cota, non voglio citare altri Consiglieri.
Facciamo questo passo importante, non è possibile una gradualità, che non è una gradualità ma è la stessa aliquota applicata a 15 mila 300 e più mila euro. Riduciamo le aliquote basse, aumentiamo le aliquote alte. È un segnale importante in un momento di crisi. Se ci fosse la volontà da parte dei Consiglieri regionali, magari non quelli che dicono di non arrivare a fine mese (sarebbe interessante sapere quali spese hanno), potremmo contribuire, noi e gli ex Consiglieri regionali che hanno un vitalizio dopo solo 15 anni di lavoro, con un contributo di solidarietà. Sarebbe sicuramente un bel segnale per le casse della Regione Piemonte versare questo contributo direttamente alla Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Soltanto per aggiungere ancora una considerazione al dibattito, anche se il Vicepresidente amerebbe fare una sua replica e finire il dibattito.
Tuttavia mi permetto di fare ancora una considerazione ad un dibattito importante e significativo, su un tema che credo la nostra Regione non possa non prendere in considerazione.
Oggi pomeriggio sono state raccontate molte testimonianze di un Piemonte, di famiglie che non riescono più a far fronte alle tante spese e alle tante tasse che sono costrette a pagare. Una rimodulazione delle fasce di reddito per quello che riguarda l'IRPEF, mi sembra una di quelle soluzioni minime che noi dobbiamo garantire ai cittadini piemontesi.
Vi aggiungo un'altra considerazione. La nostra Regione eroga degli assegni di studio, assegni che dovrebbero essere un aiuto alle famiglie nell'accompagnare i propri figli nel processo di apprendimento e di formazione. Famiglie bisognose, famiglie che hanno un indicatore ISEE di 45 mila euro l'anno. Se noi proviamo a fare il quadro della situazione nella sua complessità, non possiamo non intravedere elementi di disparità di trattamento dei cittadini piemontesi.
Non possiamo considerare famiglie bisognose di un assegno di studio con 45 mila euro di indicatore ISEE. Nel credere fermamente che sia necessario rivedere le fasce attraverso le quali attivare il prelievo dell'IRPEF all'interno della nostra regione, vi prego di tenere in considerazione che fasce di questa natura, non sono più fasce sostenibili. Quando pensate alle famiglie per le quali è necessario rivedere il prelievo dell'IRPEF, provate anche a pensare che queste famiglie che mandano i propri figli a scuola e con questi redditi non sono più in grado di comprare loro le cose essenziali come pagare i mezzi di trasporto.
Vi posso raccontare testimonianze sempre più frequenti, di ragazzi, in modo particolare delle scuole superiori, che frequentano la scuola a giorni alterni perché i genitori non sono in grado non di pagare l'abbonamento, ma il biglietto giornaliero, di avere i soldi per pagare il biglietto giornaliero.
Quando affronterete, mi auguro davvero nel più breve tempo possibile il tema delle fasce di reddito, tenete in considerazione le tante disparità, oltre a quella che oggi abbiamo discusso e che abbiamo presentato da più punti di vista e analizzato da più punti di vista. Tenete in considerazione che i cittadini, la sofferenza, la qualità della loro vita, le fatiche quotidiane, si misurano con questi numeri. Usate dei numeri che siano la fotografia della realtà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Intervengo a fine dibattito dopo aver ascoltato i vari interventi.
Vorrei solo aggiungere qualche piccola considerazione. È chiaro che per me, per la mia forza politica, è scontato pensare di rivedere le fasce e quindi andare in una direzione che è quella di provare ad alleggerire le fasce più deboli, quindi andare nella direzione auspicata dalle mozioni presentate.
Volevo fare alcune considerazioni che sono quelle che alcuni colleghi hanno richiamato, ad una coerenza di comportamento tra il livello locale e quello nazionale. Certo, la geografia è un po' complicata, anche perch abbiamo forze che sono maggioranza in Regione e all'opposizione a livello nazionale, anche la nostra forza Sinistra Ecologia e Libertà.
Questo aspetto non è di poco conto ed è un elemento che ci fa anche riflettere su come la fiscalità nel nostro Paese sia, comunque, da rivedere profondamente. Pensiamo che alcune scelte dovrebbero essere fatte, ma non crediamo che possano essere portate avanti da questo Governo. Non sono oggetto delle nostre decisioni, ma sicuramente oggetto del livello nazionale, una maggiore tassazione delle rendite finanziarie, una tassazione delle transazioni finanziarie e finalmente l'introduzione di una patrimoniale, che probabilmente non vede neanche le forze di minoranza con una posizione comune su questo aspetto.
chiaro che questi elementi non rendono il nostro sistema fiscale un sistema equo, basato sulla progressività (stabilita dalla Costituzione) così come richiamava il collega Buquicchio.
Ritengo che, da questo punto di vista, si possa ragionare almeno a livello regionale, proprio per cercare di andare in una direzione diversa.
L'Assessore ha spiegato che per il 2013 non si poteva fare diversamente.
Per il 2014 c'è un aumento imposto dal Piano di rientro, rispetto al quale non siamo favorevoli e la nostra valutazione politica non può che essere negativa. Pensiamo, ad esempio, che le fasce fino a 15 mila euro, ma anche quelle fino a 28 mila euro, debbano essere alleggerite rispetto alle maggiorazioni delle aliquote previste.
Questo è un aspetto di non poco conto, importante per il Piemonte che sta vivendo una crisi particolare anche rispetto alle altre regioni del Nord.
Speriamo, dunque (ma su questo lasciamo la parola all'Assessore), che si vada nella direzione da noi indicata, perché crediamo che le famiglie con un reddito inferiore, quindi con risorse decisamente sempre più contratte, non possano sostenere un ulteriore aumento, non proporzionato rispetto alle fasce di reddito più alto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin per il parere della Giunta regionale.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Innanzitutto ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, per la sostanzialità dei loro interventi, per essersi attenuti strettamente al merito dell'iniziativa che ha portato a questo Consiglio straordinario.
Cercherò - e spiegherò anche il perché - di non trarre, in questa sede una conclusione sui loro interventi, ma di fare tesoro di questi in occasione del prosieguo dei lavori del Consiglio regionale sul bilancio.
La ricostruzione svolta dai Consiglieri Reschigna - prima - e Ronzani successivamente - in presentazione del loro ordine del giorno, sui meccanismi e sulla tempistica, è corretta anche nella parte storica peraltro richiamata anche dal collega Bono, nel suo intervento.
Noi abbiamo stabilito, con la legge n. 8 del 7 maggio 2013, le aliquote che portavano complessivamente un incremento di addizionale di 156 milioni.
In realtà - se loro ricordano - in sede di discussione erano stati calcolati 163 milioni. Poi, però, la certificazione del Ministero del Tesoro è stata di 156 milioni.
La questione è stata toccata dall'intervento della Consigliera Artesio: i nostri valori di stima erano effettivamente leggermente superiori, nel momento in cui abbiamo legiferato (nel mese di maggio), però su questi valori di stima, il Ministero del Tesoro, con valutazione fatta dall'Agenzia delle Entrate sulla relativa certificazione ai fini della validità e del gettito della legge n. 8 del 2013, è stata di 156 milioni.
A seguito dell'intervento commissariale, con decreto del Commissario ad acta per la sanità, nella persona del Presidente della Giunta regionale, si è dovuto intervenire con la quota di copertura relativa al 2013.
Ricorderete anche tutta la trafila della discussione, perché ci fu un mio tentativo - fallito - di evitare di imporre una quota di addizionale sul 2013, ma questo non è stato possibile.
Abbiamo dovuto determinare una copertura che fosse sUfficiente a garantire quanto richiesto dal Piano di rientro sulla sanità.
Pertanto, con il provvedimento commissariale, che peraltro aveva vincoli di legge sugli aumenti (durante l'anno non era possibile aumentare più dello 0,50) ci siamo anche posti il problema della progressività.
Ammetto che la progressività che ne è uscita è una progressività debole, molto debole, di facciata, perché la suddivisione delle aliquote con incrementi da 0,46 a 0,50 (0,46-0,47-0,48-0,49-0,50) è progressiva sulla carta, ma lo è molto poco negli effetti.
Peraltro, non c'era altra soluzione, poiché quello era l'unico meccanismo praticabile in quel momento.
Nella valutazione attuale, invece, l'intervento di molti colleghi, ma anche degli stessi richiedenti il Consiglio straordinario e dei presentatori degli ordini del giorno a prima firma Reschigna e Buquicchio chiede, oltre all'informazione, anche la verifica rispetto alle informazioni richieste ed un intervento che possa essere a modifica della legge n. 8 del 7 maggio 2013.
un lavoro che la Giunta regionale e gli Uffici del mio Assessorato hanno incominciato a svolgere già da qualche tempo.
Devo dire, inoltre, ma non svelo alcun segreto, che le valutazioni sono state fatte anche in relazione al prosieguo della legge di stabilità. Visto che si parlava di interventi con detrazioni sulla legge di stabilità, in rispetto a queste detrazioni potevano anche variare le condizioni per l'intervento, ricordando un fatto: che attualmente noi abbiamo un tiraggio di due miliardi 550 milioni sulla legge 35 (803 riguardano la prima rata sanità, 447 riguardano la prima rata articolo 2, 660 sono la seconda rata articolo 2 e 643 la seconda rata articolo 3).
Pertanto, sono due miliardi e 550 milioni, arrotondati.
Calcolando che, secondo le tabelle di riferimento ministeriale, ci viene a costare circa cinque milioni e 600 ogni 100 milioni, noi siamo al limite per un fatto: che ci manca comunque la quota di previsione 2014 anzi - lasciatemelo dire - con l'attuale quota di previsione 2014, che al momento vorrei stimare ricordando che l'attuale è già un'anticipazione del 2014 (660 sui 143), il miliardo e tre sono un'anticipazione del 2014, ma la quota rimanente dovrebbe essere di circa di 125 milioni sull'articolo 2 e da 400 a 600 milioni sull'articolo 3.
Perché ho questa oscillazione di 200 milioni? Ricorderete che il riparto originario sul DL 35/2013 ci dava 630 milioni sull'articolo 3 (la prima rata); poi, è stato portato a 803 milioni, a seguito della trattativa con il Ministero del Tesoro, con il supporto anche dei parlamentari piemontesi su quell'annosa discussione che abbiamo svolto sia in Aula che in ambito di Commissione. Peraltro, a posteriori, ho avuto ragione nel considerare disavanzo una certa quota della sanità che emergeva dalla contabilità, quando il Ministero non la considerava disavanzo, ma riteneva si dovesse imputarla completamente. Poi, la Corte dei Conti, a sua volta ribaltò il tutto e ci disse che era disavanzo.
Al di là di tutta questa discussione sull'impostazione contabile e della posizione del Ministero dell'Economia, ci sono 170 milioni di differenza (quel mini-decreto che riguardava Piemonte, Puglia ed Emilia Romagna).
Oggi, non è ancora chiaro se quei 170 milioni sono stati un'anticipazione che la Regione Piemonte ha avuto o un di più rispetto al totale che spetta in proporzione alla Regione Piemonte. Ecco perché oggi dico che l'importo dell'articolo 3 potrebbe essere 400-450 milioni o 600 milioni circa.
Se fosse 600 più 125 circa di articolo 2, noi andremmo oltre l'attuale previsione di gettito dell'aumento di addizionale, cioè dei 156 milioni certificati dal Ministero del Tesoro, al punto che il sottoscritto, in prima persona, si sta muovendo per sostenere la seguente tesi già con il Ministero dell'Economia: l'eventuale sforamento noi siamo in grado di coprirlo con l'altra parte di addizionale IRPEF, perché con il procedere degli anni verrebbero meno delle situazioni legate alla scadenza di annualità, liberando quindi delle risorse sempre sulla fiscalità della Regione.
Questa è la valutazione numerica dalla quale dobbiamo partire, cioè non possiamo muoverci da questo importo. Tra l'altro, quanto dico è ad integrazione anche dell'interrogazione a risposta immediata presentata dal Consigliere Buquicchio, al quale chiedo scusa, perché sono arrivato in ritardo - la colpa è tutta mia - e non ho potuto essere presente per rispondere ad una parte dei suoi quesiti.
In questo momento, la Giunta regionale, a seguito di questi passaggi le due norme, la previsione sul 2014 delle maggiorazioni all'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF di base dello 0,40 per cento, dello 0,90 per cento, dell'1,00 per cento, dell'1,07 per cento e dell'1,10 per cento (ricordate che l'1,10 per cento è il massimo incremento che si pu dare) e la legge di stabilità, che vedremo domani, perché in questo momento, non avendo visto gli ultimi dati, non so se il Governo ha presentato il maxi emendamento per la fiducia - con la riserva di svolgere le opportune valutazioni, ha elaborato un'ipotesi di lavoro. Sono disposto a lasciare a mani dei collegi Consiglieri copia dei documenti a mia disposizione, proprio per una valutazione che dovremmo fare nei prossimi giorni.
Per quanto riguarda la maggiorazione all'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF dello 0,40 per cento per i redditi fino a 15 mila euro abbiamo previsto la possibilità di portarla allo 0,39 per cento (è una diminuzione minima della prima fascia); poi, per i redditi oltre i 15 mila euro e fino a 28 mila euro, di mantenere lo 0,90 per cento; per i redditi oltre i 28 mila euro e fino ai 55 mila euro, di aumentare la maggiorazione dell'1,00 per cento, portandola all'1,08 per cento; per i redditi oltre 55 mila euro e sino a 75 mila euro, di passare dall'1,07 per cento all'1,09 per cento; per i redditi oltre i 75 mila euro, l'1,10 per cento, che è il massimo aumento - poi consegnerò il foglio a tutti. Cancelliamo quanto è stato fatto con il decreto commissariale, questa è l'ipotesi di rimodulazione di quanto previsto dalla legge 7 maggio 2013 n. 8.
Rispetto a tutto ciò, la Giunta regionale vorrebbe avviare un primo percorso, come prevedeva l'impegno assunto nei confronti del Consiglio regionale e anche delle parti sociali, con l'inserimento di un meccanismo di detrazioni. Il gruppo di lavoro che avevo istituito presso l'Assessorato, in questo momento, prevede 200 euro per ogni figlio portatore di handicap.
Questa è l'ipotesi alla quale stiamo lavorando, che formalizzeremo con la legge finanziaria - così come, chiaramente, formalizziamo con legge finanziaria la modifica delle aliquote - che, con opportuni meccanismi di calcolo - lascio tutto a mani loro - prevede un primo passaggio: l'intervento su nove mila famiglie con figli portatori di handicap con redditi inferiori ai 95 mila euro, secondo un criterio nazionale. Anche qui, il calcolo è stato compiuto sul criterio nazionale aggiungendo la nostra quota.
Colleghi, credo che in sede di bilancio, quindi di legge finanziaria affronteremo in modo approfondito, nell'ambito più consono, cioè nella Commissione di merito, queste questioni.



(Commenti in aula)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Credo che nella sede consona, quella della I Commissione, quando discuteremo di bilancio e di legge finanziaria, avremo modo di approfondire sia la proposta di modifica delle aliquote e - naturalmente, è una proposta, poi sarà la Commissione consiliare il soggetto deputato a verificare - sia la proposta di detrazione, che costituiscono un intervento me ne rendo conto - di entità non enorme, ma è un primo passo, come è stato un primo passo scegliere a chi spettavano. Infatti, in alcuni interventi è stata richiamata la crisi in atto esternamente e nella nostra società credo che i primi a soffrirne siano proprio coloro che hanno condizioni di difficoltà familiari.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per favore! Mi scusi, chi non è interessato, non c'è problema, credo occorrerebbe creare le condizioni per ascoltare. Grazie.
Prego, Assessore.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

un primo passo che, in futuro, se riusciremo a creare una condizione di bilancio compatibile, si potrà allargare anche ad altre categorie e ad altre situazioni.
Per questo motivo, non mi addentro oltre sul tema, chiedendo davvero ai proponenti degli ordini del giorno, se gli stessi devono essere votati in questa sede o, semmai, riportati nell'ambito della discussione sulla legge finanziaria, essendo quello l'ambito più consono, riconoscendo loro la tempestività della richiesta di modifica, altrimenti poteva esserci l'inerzia, da parte della Giunta regionale, che certamente avrebbe determinato, come effetto, le aliquote in vigore secondo la legge già approvata a suo tempo.
Questo è quanto ritengo di dover comunicare.
Permettetemi solo una considerazione: la progressività delle aliquote.
Credo che la nostra società stia vivendo una crisi, che è una crisi di produzione di ricchezza, anche a causa delle aliquote di tassazione.
Peraltro, ho un'opinione personale, di cui sono convinto.
In una società chiusa - l'ho già detto altre volte in quest'Aula e chiedo scusa se mi ripeto - la progressività delle aliquote è importante e rilevante per fare la ridistribuzione dei redditi, ma non ha più senso in un Paese aperto al mondo, e che deve rimanere aperto perché vive sull'esportazione e sull'importazione (naturalmente il reddito si produce esportando), con una facilità di relazione di trasferimenti di redditi quindi di ricerche di fiscalità di vantaggio, che rendono molto difficile il perseguire i redditi con imposizione diretta.
Personalmente credo che la modalità dovrà per forza adottare il criterio di colpire la ricchezza nel momento del consumo e, quindi, con l'imposizione indiretta. Non perché sia giusta la progressività delle imposte dirette, ma perché ormai è impossibile e le imposte dirette rischiano di pagarle solo coloro che non hanno la possibilità e le condizioni per evadere, esportando capitale all'estero, o per utilizzare strumenti normativi permessi nell'ambito del nostro Paese.
Questa è la sostanza che deve portarci a confrontarci - ma deve portare il Parlamento e il Governo nazionale a confrontarsi - in modo non ideologizzato. Ve lo dice chi era convinto della politica dei redditi quando è stato varato il DPR n. 597 del 29 settembre 1973. Ma da allora è passato di tutto: Internet, le moderne tecnologie e tutta una serie di nuovi fattori non permettono più tutto ciò.
Non a caso - non a caso - lo dico in modo chiaro, i redditi oltre i 100 mila euro sono pochissimi e, per dichiarazione di tutti, la fascia sostanziosa che paga e che contribuisce è quella da 15 a 28 mila.
Questa è la realtà con cui ci dobbiamo confrontare e spero che le forze politiche - da quelle di maggioranza a quelle di opposizione, dalla Consigliera Cerutti al sottoscritto, a livello nazionale - si rendano conto e leggano questa realtà, dando le soluzioni che un Paese che vuole crescere deve attuare.
Il discutere di distribuire la ricchezza ha come presupposto la produzione della ricchezza: se noi demotiviamo la produzione della ricchezza, possiamo mettere tutti gli algoritmi che vogliamo, ma discutiamo di teoria e non distribuiamo nulla.
Scusate se ho divagato o se ho colto alcuni spunti dai loro interventi per esprimere un'opinione, in questo caso politica, personale, ma è su questo che penso dovremmo confrontarci, anche più avanti, in modo laico.
Con questo termino, ribadendo l'invito al ritiro degli ordini del giorno, anche perché ritengo che l'obiettivo della discussione sulla revisione venga accettato dalla Giunta regionale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Ho ascoltato, seppure con qualche fatica, l'intervento dell'Assessore Pichetto.
Cerco di riassumere i termini della questione.
Primo. L'Assessore ha riconosciuto il fatto che vi è la necessità di un nuovo intervento legislativo, perché il pasticcio creato con il decreto 48 del Presidente della Regione è un pasticcio che in questo momento lascerebbe supporre che per il 2014 ci sarebbero le stesse maggiorazioni sull'addizionale IRPEF previste dallo stesso decreto e non quelle contenute nell'articolo 13 di riferimento della legge finanziaria.
Bene, vuol dire che l'Aula dovrà affrontare questo tema nel merito.
Secondo. L'Assessore ha voluto fornire al Consiglio - e di questo gliene siamo grati - alcune anticipazioni relativamente a come intenderebbe affrontare questo problema. Posso dirle già da subito, Assessore, che se questo è il terreno del confronto, immaginare che il primo scaglione di reddito, fino a 15 mila euro, passi dallo 0,40 di maggiorazione allo 0,39 è, dal nostro punto di vista, una presa in giro. È una presa in giro perch è una riduzione che assolutamente non tiene conto del livello delle richieste che i Gruppi consiliari intervenuti sull'argomento in Consiglio regionale le hanno esposto, ma anche il livello di documentata critica che le organizzazioni sindacali, nelle settimane e nei mesi scorsi, hanno rivolto rispetto alle conseguenze di un impianto siffatto.
Bene il termine. Noi saremmo sicuramente disponibili a discutere circa l'introduzione di detrazioni in relazioni a particolari situazioni di svantaggio sociale in capo alle persone.
Lo consideriamo un elemento sicuramente importante, ma vengo alle questioni.
Se questa è la lettura, le dico subito che, rispetto a questo tipo di lettura, per noi, come Gruppo consiliare, immaginare che l'unico intervento sia da 0,40 a 0,39 della maggiorazione sul primo scaglione, è una lettura insoddisfacente.
una presa in giro! Hanno ragione i colleghi che mi suggeriscono questa affermazione.
Allora, Assessore, voglio ricordare a lei e a tutta l'Aula che per risolvere il pasticcio da voi creato - non da noi - e per immaginare che questa situazione entri in vigore il 1° gennaio 2014, il provvedimento dovrebbe essere approvato, perché deve essere pubblicato, entro il 20 dicembre.
Non pensi, Vicepresidente Pichetto, che questo provvedimento possa entrare all'interno della legge finanziaria. Non ci sta, nella logica delle cose, che essendo noi oggi al 26 novembre, e non conoscendo neanche la bozza della legge di bilancio e della legge finanziaria, questo Consiglio regionale possa immaginare che questi temi vengano affrontati in 23 giorni posto il fatto che, se va bene - l'ho ascoltato su questo piano - la Giunta regionale assumerà il disegno di legge, sulla legge di bilancio e sulla legge finanziaria, lunedì prossimo - leggasi 2 dicembre 2013 - dal 2 al 20 dicembre la legge di bilancio e la legge finanziaria con questi presupposti non passa! E non invocate nulla che tenga conto di questo tipo di situazione. Non invocate nulla! Può passare solamente ad una condizione: all'interno di un chiaro accordo politico che preveda che, approvato questo provvedimento, definita la politica sui fondi strutturali e definito l'obiettivo della cancellazione del listino dalla legge elettorale, si arrivi allo scioglimento del Consiglio regionale. Altrimenti non passa! Non passa! Da qui, un invito: forse è meglio che lei valuti di portare un provvedimento su questa materia - su cui noi presenteremo tutte le nostre considerazioni tese a dare attuazione alla mozione e all'ordine del giorno che abbiamo presentato - separato dalla legge finanziaria e dalla legge di bilancio.
Non esiste! Lo dico ad un'Aula distratta: non esiste che in 13 giorni la Commissione faccia le consultazioni sulla legge di bilancio e sulla legge finanziaria, esamini i documenti in Commissione e poi li approvi in Aula. Ma dove siamo andati ad immaginare, nelle condizioni politiche in cui ci troviamo, che sia realisticamente percorribile un percorso e un calendario siffatto? Assessore, la invitiamo a riflettere rispetto alle questioni che abbiamo posto. Noi abbiamo immaginato (e immagineremo) nella discussione una rideterminazione più significativa a invarianza di gettito. Glielo dimostreremo, non abbiamo alcuna difficoltà sotto questo profilo; ma invitiamo veramente lei e la Giunta regionale a non prendere in giro il Piemonte e il Consiglio regionale immaginando che l'unico intervento correttivo possa essere rappresentato da una riduzione dallo 0,40 allo 0,39 della maggiorazione sulla prima aliquota.
Le consiglio sinceramente di non inserire tutto questo nella legge finanziaria e nella legge di bilancio; assuma, semmai, un provvedimento a latere, perché in queste condizioni vi scordate che la legge di bilancio e la legge finanziaria possano passare in dieci giorni!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

inutile ripetere le considerazioni del Presidente Reschigna, che condivido appieno.
Comunico che non ritiro l'ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

Lo ritira, quindi?



BUQUICCHIO Andrea

No, non lo ritiro.



PRESIDENTE

Volevo essere sicuro di aver capito bene.
Se permangono gli atti di indirizzo e non viene accolta la proposta del Vicepresidente della Regione di trattarli in occasione dell'esame della legge di bilancio, bisogna porli in votazione, iniziando dall'ordine del giorno n. 1136, presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso.
Assessore Pichetto, qual è il parere della Giunta regionale? Glielo chiedo formalmente.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

La Giunta esprime parere contrario.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1136, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il decreto legislativo n. 446 del 1997 prevede l'istituzione dell'imposta regionale sulle attività produttive, revisione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni dell'IRPEF e istituzione di un'addizionale regionale a tale imposta, nonché il riordino dei tributi locali il comma 174 della Legge 311/2004 prevede come 'il Presidente della Regione, in qualità di commissario ad acta, approva il bilancio di esercizio consolidato del Servizio sanitario regionale al fine di determinare il disavanzo di gestione e adotta i necessari provvedimenti per il suo ripianamento, ivi inclusi gli aumenti dell'addizionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche e le maggiorazioni dell'aliquota dell'imposta regionale sulle attività produttive entro le misure stabilite dalla normativa vigente' premesso ancora che in data 5 luglio 2013 è stato emesso il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 48 'Assunzione provvedimenti in qualità di Commissario ad acta ai sensi dell'art. 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 e s.m.i. per la copertura del disavanzo del Servizio Sanitario Regionale anno 2012. Rideterminazione delle aliquote dell'addizionale regionale IRPEF l'articolo 13 della legge regionale 7 maggio 2013 n. 8 prevede l'adeguamento dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF secondo quanto previsto dal D.Lgs. n. 68/2011, ai fini di dare copertura agli oneri finanziari derivanti dalle anticipazioni di liquidità previste, fra l'altro, dall'articolo 3 del Decreto Legge n. 35/2013 e che tale copertura risulta sUfficiente anche con riferimento agli importi assegnati dal citato decreto direttoriale MEF del 2 luglio 2013 il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 48 prevede, nell'ambito del bilancio 2013, la copertura del disavanzo non coperto del Servizio Sanitario Regionale anche con l'aumento dell'addizionale IRPEF per 49.300.000 euro attraverso le seguenti maggiorazioni all'aliquota base: a) maggiorazione di 0,46 p.p. per i redditi sino a euro 15.000,00 b) maggiorazione di 0,47 p.p. per i redditi compresi tra euro 15.001,00 e sino ad euro 28.000,00 c) maggiorazione di 0,48 p.p. per i redditi compresi tra euro 28.001,00 e sino ad euro 55.000,00 d) maggiorazione di 0,49 p.p. per i redditi compresi tra euro 55.001,00 e sino ad euro 75.000,00 e) maggiorazione di 0,50 p.p. per i redditi superiori a euro 75.001,00 individuato che con l'applicazione delle maggiorazioni sopra indicate si disattenderebbe il principio di proporzionalità contributiva previsto dall'articolo 53 della Costituzione che sancisce come 'tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva...' a titolo esemplificativo si riporta qui di seguito una tabella relativa all'effetto delle maggiorazioni delle addizionali IRPEF previste dal Decreto n. 48 del Presidente della Regione Piemonte che indica chiaramente come all'aumentare del reddito diminuisce il gettito e dunque chi ha una maggiore capacità contributiva paga proporzionalmente meno



TABELLA AL FONDO

ritenuto che il documento di Programmazione economica finanziaria regionale 2014-2016 prevede i seguenti introiti dall'addizionale IRPEF regionale: 2013: 1.225.000.000 euro 2014: 1.252.400.000 euro 2015: 1.290.900.000 euro 2016: 1.334.800.000 euro impegna la Giunta e l'Assessore competente affinch si conosca il piano finanziario per la copertura degli oneri finanziari derivanti dalle anticipazioni di liquidità previste dall'articolo 3 del Decreto Legge 35/2013 verifichi che i maggiori introiti provenienti dalle addizionali IRPEF, così come previsti dal DPEF 2014-2016, siano in linea con quanto previsto nel piano finanziario per la copertura degli oneri finanziari derivanti dalle anticipazioni di liquidità previste dall'articolo 3 del Decreto Legge 35/2013 qualora le entrate provenienti dalle maggiorazioni delle addizionali IRPEF siano superiori alle coperture previste per far fronte alle anticipazioni di liquidità, previste dall'articolo 3 del Decreto Legge 35/2013, vengano riviste al ribasso le aliquote applicate ai redditi fino ad euro 28.000 ridetermini le aliquote dell'addizionale regionale IRPEF, previste dal Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 48, affinché rispettino il principio della capacità contributiva".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 1138, sulla quale l'Assessore Pichetto Fratin, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto che entro il 31 dicembre 2013 devono essere pubblicate sulla G.U. della Repubblica le nuove aliquote dell'addizionale regionale all'IRPEF che decorreranno dal 1° gennaio 2014. Le aliquote attualmente vigenti determinate con il Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 48 del 5 luglio 2013, assunto in qualità di Commissario ad acta ai sensi della L.
311/2004 e s.m.i., colpiscono in misura maggiore le fasce di reddito più basse, determinando una condizione di ingiustizia sociale della necessità di rideterminare le aliquote dell'addizionale regionale all'IRPEF da applicare a partire dal 1° gennaio 2014, assicurando una maggiore equità e progressività del prelievo fiscale e garantendo, nello stesso tempo, gli equilibri di bilancio per dare copertura agli oneri finanziari derivanti dalle anticipazioni di liquidità previ ste dall'articolo 3 del DL 35/ 2013 tutto ciò premesso e considerato impegna la Giunta regionale ad avviare con urgenza l'iter di un nuovo progetto di legge che preveda una diminuzione delle maggiorazioni all'aliquota della addizionale regionale IRPEF per i redditi fino a 15.000 euro e per i redditi da 15.001,00 e fino a 28.000 euro. Le nuove maggiorazioni all'aliquota della addizionale regionale IRPEF dovranno essere approvate in tempi tali da renderle applicabili a decorrere dal 1° gennaio 2014".
Il Consiglio non approva.
Buonasera a tutti La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.15)



TABELLA AL FONDO

REDDITO ALIQUOTE GETTITO ALIQUOTE GETTITO IRPEF 2012 ADD. 2012 IRPEF 2013 ADD IRPEF 2013



TABELLA AL FONDO

14.000 euro 1,69% 172,20 euro 1,69% 236,60 euro 18.000 euro 1,53% 275,40 euro 1,70% 304.50 euro



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