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Dettaglio seduta n.392 del 26/11/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


NOVERO GIANFRANCO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Novero comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(La seduta ha inizio alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori della seduta consiliare del 26 novembre in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Spagnuolo e Cantore.


Argomento:

b) Ricevimento delegazione Comitati No F-35


PRESIDENTE

Comunico - è un'informazione, lo diremo anche dopo - che, oggi, alle ore 13, presso la Sala Viglione del Consiglio regionale sarà ricevuta la delegazione dei Comitati No F-35.
Per un problema tecnico, la seduta è aggiornata per cinque minuti.
Grazie, colleghi.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.33 riprende alle ore 10.38)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi scuso con i colleghi.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.38 riprende alle ore 10.41)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Comunicazioni della Giunta regionale relative alle tematiche sulla "Situazione Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Oggi siamo riuniti in adunanza a seguito della richiesta di convocazione urgente di una sessione straordinaria del Consiglio regionale del Piemonte, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto regionale e dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale relativamente a "Proposta di modifica dell'applicazione dell'addizionale IRPEF regionale per l'anno 2014", di cui al punto 2) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Regione, onorevole Cota ne ha facoltà.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie.
In queste ore, si sta svolgendo una missione in Giappone...



PRESIDENTE

Scusi, signor Presidente.
Presumo volesse svolgere delle comunicazioni?



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Sì.



PRESIDENTE

Siccome siamo in sede straordinaria, chiedo ai proponenti se non si oppongano alle comunicazioni che intende svolgere il Presidente della Regione, su cui, poi, ci sarà un dibattito per chiarimenti. Quindi, apriamo una finestra e, sostanzialmente, il tempo che dovesse mancare per la seduta straordinaria verrà recuperato nel pomeriggio. Chiedo se l'Aula acconsente.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Bene.
Prego, signor Presidente della Regione.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie.
In queste ore, si sta svolgendo una missione in Giappone molto importante per il nostro sistema produttivo. Tale missione è stata molto sollecitata dall'Unione Industriale, dalla Camera di Commercio, dal nostro Centro Estero per l'Internazionalizzazione e dall'Ambasciata italiana, che vedrà presenti molti importanti interlocutori internazionali, compreso il Sindaco di Torino, Piero Fassino, e tante aziende piemontesi.
Oggi, però, c'era il Consiglio regionale e ho modulato i miei impegni in modo da essere presente ed onorare un'Istituzione mai come oggi sotto attacco.
Partirò fra qualche ora a e farò anche quella visita che fa parte dei miei doveri.
Prendo la parola non per difendere me stesso, ma per difendere l'Istituzione del Consiglio regionale e dei suoi eletti, eletti direttamente dal popolo, così come il Presidente della Regione.
Le mie questioni personali le affronterò nei momenti e nelle sedi opportune. Lo dico perché abbiamo assistito in questi giorni ad un vero e proprio attacco mediatico all'Istituzione regionale, quindi alla democrazia rappresentativa, senza tenere in alcun conto le regole basilari del diritto penale e della stessa Carta costituzionale. Infatti, da una semplice notifica di chiusura indagini ha preso avvio una violenta campagna diffamatoria, che non tiene in alcun conto le garanzie minime previste dal nostro ordinamento. Ricordo che sono previsti tre gradi di giudizio e la presunzione di innocenza a tutela dei singoli e, in questo caso, anche delle Istituzioni. In questa fase non è neppure scontato il primo grado di giudizio.
Confido che si possano chiarire le posizioni, che si tenga conto anche del quadro normativo e regolamentare che ha portato il Consiglio regionale del Piemonte, su iniziativa mia e della maggioranza, a precorrere i tempi in tema di riduzione dei costi della politica e dell'uso delle risorse dei Gruppi.
Si è fatto qui quello che mi auguro si faccia a tutti i livelli e in tutte le Istituzioni. Non vi è, dunque, alcuna delegittimazione nei confronti di chi, oggi, ha l'onore e l'onere di guidare il Piemonte nel momento più delicato e difficile della sua storia recente.
Voglio a questo proposito ringraziare tutti i miei Assessori e tutti i Consiglieri per l'importante mole di lavoro svolta e per quella che svolgeranno. Così come è giusto che la Magistratura indaghi e approfondisca, è altrettanto giusto che noi possiamo continuare a lavorare con l'adeguata serenità nell'interesse dei piemontesi.
Mi auguro che tutto il Consiglio regionale senta l'importanza e il peso del momento che stiamo vivendo e che non si lasci condizionare da un clima artefatto, che non trova e non deve trovare riscontro nell'attività quotidiana di lavoro e di sacrificio, che oggi grava su chi è stato incaricato dai cittadini di governare le loro esigenze e i loro bisogni.
Stiamo facendo delle scelte giuste, a volte difficili, a volte impopolari, ma necessitate dalla crisi epocale che ci attanaglia.
Dobbiamo anche sentire la responsabilità di chiedere con forza quelle riforme che lo Stato centrale non fa e che sono vitali per assicurare un futuro alla nostra Regione, in un momento sempre più competitivo e veloce.
Noi siamo e vogliamo continuare ad essere un baluardo contro la disgregazione delle Istituzioni e della coesione sociale.
La nostra politica di sostegno ai lavoratori ed alle imprese, per esempio, sta dando ottimi risultati.
Per questi motivi, oggi sono qui, per ribadire tutto il mio impegno e quello della mia maggioranza, per onorare fino in fondo e fino alla fine della legislatura il mandato ricevuto dai piemontesi.
Per quanto riguarda il tema oggi in discussione, ho colto l'occasione del Consiglio regionale convocato in seduta straordinaria, evidentemente sul tema dell'aumento dell'addizionale IRPEF. Con riferimento, appunto all'oggetto, non voglio togliere spazio alla discussione e all'approfondita analisi sul tema specifico. Peraltro, è un tema già a lungo discusso nel 2013, a seguito dell'imposizione da parte del Governo nazionale di dare copertura all'anticipazione dei fondi per il pagamento dei debiti verso fornitori e per recuperare disavanzi pregressi, in particolare sul fronte della sanità.
Ad ogni modo, c'è la presenza del Vicepresidente della Giunta regionale Pichetto, che assicurerà lo svolgimento del dibattito ed entrerà nel merito rispetto alle varie osservazioni ed argomentazioni. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, signor Presidente.
A norma del Regolamento, sulle comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, è possibile per ogni Consigliere chiedere chiarimenti intervenendo una volta sola e per non più di cinque minuti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Noi chiediamo il dibattito, Presidente, perché i temi che il Presidente Cota ha affrontato nella sua comunicazione sono rilevanti, e non quindi un intervento di cinque minuti sulle comunicazioni. Chiediamo un dibattito che consenta al Consiglio regionale di intervenire secondo le norme regolamentari. Credo sia doveroso che il Consiglio regionale accolga questa nostra richiesta.



PRESIDENTE

A norma dell'articolo 56, comma 2, del Regolamento, tre Consiglieri o il Presidente di un Gruppo possono chiedere che sulle comunicazioni della Giunta si apra la discussione.
In tal caso il Consiglio decide se e quando svolgere tale discussione può altresì decidere che la discussione si svolga in Commissione.
Il Consigliere Reschigna è un Presidente di Gruppo, ha facoltà di richiederlo. Chiedo se un solo Consigliere, a norma di Regolamento, intende intervenire in modo contrario, altrimenti pongo in votazione la richiesta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Esprimo, anche a nome della maggioranza, la nostra contrarietà ad aprire un dibattito, perché non è previsto all'o.d.g., e quindi di attenersi al Regolamento, che mi pare consenta di intervenire cinque minuti sulle comunicazioni del Presidente.



PRESIDENTE

Pertanto, ascoltato l'intervento del Consigliere Pedrale, pongo in votazione la richiesta del Consigliere Reschigna di svolgere il dibattito sulle comunicazioni del Presidente della Regione.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di dibattito sulle comunicazioni del Presidente della Regione.
Il Consiglio non approva.
Pertanto, è possibile intervenire cinque minuti, a norma dell'articolo 56 per chiarimenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

"Non era previsto all'o.d.g.". Con queste parole il Consigliere Pedrale liquida una vicenda che ci coinvolge profondamente tutti. Non erano previste all'o.d.g. neanche le comunicazioni del Presidente Cota, ma noi abbiamo acconsentito, perché ritenevamo corretto e doveroso che il Presidente Cota parlasse all'Aula in questo momento. Ma la sottovalutazione e la banalizzazione con cui questa situazione viene affrontata - chiedo scusa - anche dai colleghi della maggioranza, è un po' il termometro, da un lato, della straordinaria situazione che sta vivendo l'Amministrazione regionale; dall'altro, del tentativo, come fanno gli struzzi, di infilare la testa sotto la sabbia, facendo finta che nulla sia successo.
Sulla comunicazione del Presiedente Cota farò alcune riflessioni, poi altri colleghi del Gruppo certamente porteranno il loro contributo.
Vede, Presidente Cota, nessuno di noi, del Gruppo consiliare del Partito Democratico, di fronte alla comunicazione della chiusura del procedimento, si è sognato di ergersi a Magistrato e a Giudice.
Per noi valgono quelle prerogative, che consentono ad ogni Consigliere regionale, ad ogni amministratore regionale, come ad ogni cittadino, di potersi difendere di fronte al Magistrato. Ma quella che noi poniamo è un'altra questione: è che giudizio diamo, come valutiamo la situazione e quali sono le conseguenze che questa situazione può determinare.
Le voglio dire solo una cosa. Domenica mattina, uscendo dalla prima Messa nella mia città - è mia abitudine, perché durante la domenica, come ciascuno di noi, siamo impegnati in molteplici attività ed iniziative - mi hanno fermato delle persone semplici, che avevano visto l'occhiello riportato sul quotidiano La Stampa di sabato pomeriggio, in cui venivano riportate alcune frasi che lei avrebbe detto al Magistrato durante il suo interrogatorio: "Guadagno 6.900 euro netti al mese. Se non lavorasse mia moglie, sarei sull'orlo della bancarotta".
Quell'affermazione, con cui lei ha tentato di giustificare o di giustificarsi nei confronti del Magistrato, è offensiva nei confronti di chi, in questa regione, sta vivendo una condizione di grandissima difficoltà. È offensiva. La pone su un piano di assoluta distanza e lontananza da quelle che sono le condizioni reali della comunità piemontese; così come è offensivo - e sarebbe offensivo - se un Presidente della Regione avesse dichiarato il falso durante un interrogatorio.
Occorre che lei affronti, anche con la presunzione dell'innocenza - che le riconosceremo fino alla fine - la situazione da uomo pubblico. Un uomo pubblico ha dei doveri e delle responsabilità che sono più forti e maggiori di quelli che sono i doveri e le responsabilità dei singoli cittadini.
In questo ha ragione il collega Placido, Vicepresidente Pichetto: noi auspichiamo che la classe politica non sia lo specchio di una società, ma che la classe politica rappresenti, sostanzialmente, un modello di riferimento.
Nei giorni scorsi mi è capitato di vedere un film su Nelson Mandela, in cui Nelson Mandela dice, al suo capo scorta da sempre, negro come lui, che protestava perché Nelson Mandela aveva inserito nella sua scorta uomini della sicurezza delle Squadre Speciali sudafricane bianchi: "Se non siamo in grado di cambiare noi, non possiamo pensare che gli altri possano cambiare".
Se non siamo in grado di cambiare noi, come può pensare che la comunità piemontese affronti una fase così drammaticamente complicata e difficile? Se lei, Presidente Cota, non è in grado di leggere che in questi giorni e in queste settimane una sentenza della Corte di Cassazione pone in una condizione di profonda illegalità il momento della sua elezione a Presidente della Regione; se non è grado di leggere la drammatica straordinarietà della condizione che sta vivendo la Regione Piemonte e il distacco profondo che si è creato tra questa Istituzione e il pensare e il sentire comune del cittadino, lei, pur avendo diritto di sentirsi innocente fino alla fine, sostanzialmente dimostra di essere inadatto e incapace di poter rappresentare una guida autorevole per l'amministrazione regionale del Piemonte.
Di queste cose ne faremo oggetto di una richiesta di dibattito serio all'interno del Consiglio regionale, depositando oggi stesso le firme, come Gruppo consiliare del PD.
Ecco perché diciamo che non si può più andare avanti in questo modo che è bene che la responsabilità ritorni all'interno della conduzione dell'amministrazione regionale; che si traggano le conseguenze di una condizione di profonda straordinarietà; che si definiscono quali sono i provvedimenti urgenti e che si arrivi allo scioglimento della legislatura regionale, in modo tale da consentire l'elezione regionale nella prossima primavera.
Così si è responsabili. Così si fa riferimento e si tiene fede a quelli che sono i doveri che un uomo pubblico ha, prima ancora che nei confronti della legge, nei confronti dei cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Placido in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Presidente Cota, le riconosco solo una cosa, degna di un Presidente: il fatto che abbia incredibilmente sentito la necessità di venire qui a comunicare, mentre tutto il Paese, tutti i piemontesi e tutti gli organi di stampa guardano a quest'Aula, come ad uno spaccato - sono rimasto zitto tutti questi mesi per ovvi motivi, non ne ho approfittato assolutamente avrei potuto farlo - indegno ed incredibile.
Mi auguro che tutti i colleghi possano dimostrarlo (l'ho già detto), ma quello che viene fuori dalla chiusura delle indagini è una cosa indegna inaccettabile, inammissibile ed incomprensibile.
Non è un problema di agente contabile, di regolamenti, di leggi, perch se è vero quello che è stato scritto, che è uscito, ma come può pensare lei, che dovrà dimostrare (mi auguro che ci riesca!) dov'era, cosa ha comprato, cosa ne ha fatto, a chi l'ha dato, cosa ha utilizzato? E lei, in questa situazione, con il terzo grado di giudizio sulle firme - e lì non c'è presunzione d'innocenza - cosa fa? Prega che il TAR si voti a chissà quale santo perché si dimentichi, perché abbia altri provvedimenti? E non sente un sussulto di dignità, prima che politica, personale, di chiudere questa situazione, di dare un messaggio almeno alla fine: "Chiudiamo andiamo a casa."? Si potrebbe capire quali sono i due o tre provvedimenti da affrontare con un'opposizione responsabile, individuarli nell'interesse dei piemontesi. Facciamo un accordo serio, quanto ci vuole? Un mese, per lavorare seriamente, o anche meno, per chiudere questa pagina indegna indecente, indecorosa, vergognosa? E lei cosa fa? Scrive ai piemontesi! Ma chi pensa di essere, Cavour? Non ha la statura, non ha l'esperienza, non ha la capacità!



PRESIDENTE

Per favore, invito tutti, per quanto possibile, a fare silenzio. Siamo solo all'inizio del dibattito.
Prego, Consigliere Placido, prosegua pure.



PLACIDO Roberto

Questo è il primo pezzo del dibattito che si farà, perch straordinario, ma, come se niente fosse, a fronte di una situazione - non trovo l'aggettivo adatto: straordinaria, eccezionale, mai verificata, non lo so - il Capogruppo Pedrale dice: "Ma no, stiamo parlando del gallo forcello, basta un intervento a testa di cinque minuti".
Vi rendete conto, colleghi?



PLACIDO Roberto

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma stai tranquillo!



PLACIDO Roberto

Guarda, Carossa, sai che non mi spavento né mi preoccupo...



PLACIDO Roberto

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PLACIDO Roberto

Ma cosa vuoi? Ma cosa pensi?



PLACIDO Roberto

Ma cosa credi?



PRESIDENTE

Per favore, collega Placido, si rivolga alla Presidenza.



PLACIDO Roberto

Presidente Cattaneo, sto svolgendo il mio ruolo!



PRESIDENTE

L'ho solo invitata a rivolgersi alla Presidenza. Prego.



PLACIDO Roberto

Sono stato interrotto.
Mi permetta, non sono un pacifista, non porgo l'altra guancia, meno che mai in queste situazioni, mi permetta di rispondere! Altrimenti intervenga e gli dica di stare zitto!



PRESIDENTE

Collega Carossa, per favore! Il Consigliere Placido ha diritto di fare il suo intervento, come ne ha diritto lei, e poi può chiedere la parola.



PLACIDO Roberto

E in questa situazione, dove quando va bene ti guardano come un marziano quando vai in giro - guardate, io vado in giro tranquillamente - e ti dicono: "Ma cosa fate lì? Perché non andate a casa? Intervenite, fate qualcosa! Come mai, come è possibile?". E neanche il dibattito! Pensate che con una dichiarazione imbarazzante, quella che ha letto lei...
Non so chi gliel'ha fatto il compitino, cambi quello che le scrive il discorso, perché è veramente imbarazzante: senza niente, senza un minimo di contenuto e senza neanche provare a dare la risposta, ma non poteva, perch l'unica risposta che si può dare è quella di chiudere questa incredibile legislatura, che non ha più motivo di esistere e di andare avanti. Una classe politica che sarà spazzata via e ricordata - parlo in generale perché non si salverà nessuno complessivamente - nell'ignominia e nella vergogna collettiva! E allora provi, almeno una volta, ad avere un sussulto di dignità personale, oltre che politica, prima che debba giustificare, se ce la farà dov'era, cos'ha speso, cosa ne fatto, dov'era, col telefono, di persona cosa ha acquistato.
Voglio vedere se riuscirà - glielo auguro, ho i miei dubbi - ma almeno provi una volta ad avere un sussulto di dignità politica e personale, più che altro!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franco Maria Botta.



BOTTA Franco Maria

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Presidente Cota per essere qua stamattina, in una seduta che non si preannunciava facile perché, dopo una settimana di illazioni, il vero scandalo di tutta questa vicenda non sono tanto le questioni delle spese e dei rimborsi spesa che sono stati pubblicati sui giornali, ma il vero scandalo - cari colleghi del centrosinistra - è dato dal reato reiterato e conclamato, della fuga di notizie dagli uffici della Procura ai giornali.
Questo lo dico con forza perché il mio avvocato, come gli avvocati degli altri colleghi Consiglieri regionali, nella giornata di mercoledì aveva ricevuto - e solo loro - l'avviso di chiusura delle indagini e, alla sera, i "topi di fogna"[1] giornalisti avevano già in mano l'avviso di chiusura delle indagini che era nella sola disponibilità degli avvocati difensori. Questo dovrebbe comunque farvi riflettere.
Però il problema è un altro. Il problema è che la gogna mediatica è sempre pronta, anche per voi. Lo sanno bene tutti quelli che ci sono passati, non importa se colpevoli o innocenti. Un'inchiesta giudiziaria quando se ne appropriano i mass media, si trasforma comunque in un massacro senza salvezza anche per il più saldo degli indagati. Vincono sempre le illazioni, i sospetti, i teoremi su una colpevolezza che viene data per certa, quando ancora nessun giudice si è pronunciato. E il rispetto dei diritti dell'inquisito? Una finzione scenica.
Il mostro che si nasconde nell'espressione "opinione pubblica" poco fa evocata dal collega Placido, portata al guinzaglio da chi ne sa condizionare le pulsioni, reagisce sempre allo stesso modo di fronte all'apertura di un'indagine. Ogni volta prevale una presunzione di colpevolezza, che è l'esatto contrario del precetto costituzionale. Quindi siamo purtroppo alla solita sceneggiata, non napoletana, ma qui siamo in una sceneggiata piemontese, nella quale qualcuno si erge a interprete dell'opinione pubblica; qualcun altro si incarica di istigare all'odio e qualcun altro ancora, ossessionato dai ricorsi (come Mercedes Bresso), ci ha stancato con i suoi ricorsi per tre anni, dimenticandosi...



(Commenti della Consigliera Bresso)



BOTTA Franco Maria

Adesso quello che dirò è molto grave, perché l'udienza del TAR anticipata a mezzo stampa per il 9 gennaio dai soliti giornali compiacenti della sinistra (la Repubblica), guarda caso, è stata fissata proprio il 9 gennaio: prima anticipata in via mediatica e poi fissata.
Peccato - perché gli avvocati della Bresso non sanno neanche fare i conti - che i voti dati al Presidente, intanto, sono regolari e legittimi perché sono stati dati dai cittadini al centrodestra e ha vinto il centrodestra. Questa, semmai, è la colpa vera per cui c'è tutto questo "ambaradan" giudiziario e mediatico, comprese le questioni dei rimborsi spese, che è la seconda opzione qualora non passasse il ricorso al TAR e qualora il TAR non si pronunciasse secondo i desiderata della sinistra.
Detto questo, il 9 gennaio ci sarà l'udienza. Peccato che noi con difficoltà potremmo produrre le sentenze già definite, che però giacevano in un cassetto del tribunale per quanto riguarda il caso del Gruppo Pensionati per Bresso, perché dal 16 ottobre ci hanno impiegato alcuni mesi per arrivare al Tribunale. E la collega Franchino mi diceva che, ancora fino a qualche giorno fa, questo fascicolo non si trovava.
Quindi, il 9 gennaio andremo a discutere al TAR, ma non potremo produrre la sentenza di patteggiamento (che è definitiva) del caso del Gruppo Pensionati per Bresso. E indovinate un po' come potrebbero andare le cose.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, indipendentemente dalla nostra volontà, la crisi è aperta. Forse non è aperta qui dentro, perché la maggioranza per il momento dichiara di essere compatta, ma la crisi è aperta nel rapporto tra noi e il Piemonte.
La questione vera è questa. Guardatevi negli occhi. E qui prescindo da ogni ragionamento che riguarda l'inchiesta; la crisi, il rapporto di credibilità tra la Regione Piemonte e il Piemonte ha raggiunto e ha superato ogni soglia.
Chi ha votato per questa maggioranza e magari anche per l'opposizione ritiene che siamo giunti al capolinea. Poi noi possiamo edulcorare questo giudizio, possiamo dire che non è così, ma credo che dentro di noi questa cosa sia evidente e sia evidente, Presidente Cota - lo dico con molto rispetto - che questa legislatura è finita, indipendentemente dal fatto che possa durare ancora un mese, due mesi, tre o quattro mesi. È finita! Logica vorrebbe che una classe dirigente - e metto dentro anche l'opposizione - individuasse in queste condizioni un percorso condiviso per giungere, nel più breve tempo possibile, allo scioglimento del Consiglio regionale e alla convocazione di nuove elezioni.
Questo farebbe una classe dirigente di fronte a quello che è successo.
Insisto, non tocca a noi dare giudizi, non tocca alla politica sostituirsi ai magistrati, ma tocca alla politica valutare i fatti. E i fatti sono quelli che hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto: la sentenza del TAR imminente, l'inchiesta, il modo con il quale lavoriamo o non lavoriamo in questo Consiglio, Presidente Cota, la difficoltà a produrre quell'attività legislativa che giustifica l'esistenza di un'istituzione come la nostra.
E aggiungo un fatto, secondo me, non secondario, cioè il fatto che una parte di questa maggioranza ha deciso di fare un Gruppo autonomo che ha sul piano nazionale, una collocazione politica diversa. Quattro fatti che danno la misura di come siamo giunti al capolinea! Siamo giunti al capolinea, anche se le responsabilità possono essere e sono sicuramente diverse. Pertanto, dovremmo non tanto discutere di problemi che non esistono, perché la gente ha la testa da un'altra parte se pensa alla Regione, ma dovremmo decidere quali cose fare prima di andare a votare: il bilancio per mettere in sicurezza i conti della Regione; se siamo capaci, un ritocco della legge elettorale; infine, chiudere sui fondi europei.
Stiamo rischiando di pagare un prezzo altissimo come Regione Piemonte.
E poi? E poi si va a votare e si restituisce la parola ai cittadini.
Io farei questo e lo dico, sapendo che in quest'Aula non tornerò più per ragioni che sono arcinote al mio Gruppo. Ma una classe dirigente deve questo, cioè regola i suoi conti con la giustizia - e spero che voi dimostriate di essere estranei - e sul piano politico valuta il punto di crisi a cui è giunta l'istituzione regionale. E sa che, mentre si difende di fronte ai magistrati, decide di anticipare e di far prevalere su ogni altro interesse l'interesse generale.
E - guardiamoci negli occhi - l'interesse generale, una volta fatte quelle tre cose, oggi equivale alla decisione di restituire la parola ai cittadini.
Fatelo! Facciamolo! Fatelo! Facciamolo! Altrimenti tocca a noi creare le condizioni politiche e non solo affinché si vada al più presto alle elezioni anticipate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Uno spunto me l'ha dato il collega Ronzani, perché ha citato tre cose che, se si vogliono fare davvero, finisce la legislatura, perché sapete benissimo che per mettere mano alla legge elettorale è necessario un dibattito ed un approfondimento molto complesso ed inevitabilmente lungo per tutelare tutti i Gruppi (grandi, piccoli e le minoranze).
Quindi, mettere sul tavolo il tema della legge elettorale sarebbe una maniera furba per dire che noi vorremmo sciogliere il Consiglio, ma non si può fare perché la discussione sulla leggere elettorale ristagna.
D'altronde, le cronache dei giornali dicono che al vostro interno non avete assolutamente le idee chiare se sciogliere, se dimettervi o non dimettervi per mille motivi vostri interni. E quindi...



PEDRALE Luca

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PEDRALE Luca

Siamo centomila volte più seri di te!



PEDRALE Luca

Sulla serietà lo dirà la gente e qualche altra istituzione! Non lo dici tu chi è serio qua dentro! Non lo dici tu! Piuttosto vorrei tornare all'argomento e ben venga anche un altro dibattito, magari più lungo, così approfondiamo e vediamo anche le legislature precedenti. Magari se andiamo ad aprire gli scatoloni di qualche anno fa, allora poi potremmo sorridere tutti insieme allegramente e chi oggi fa tanto il giustizialista forse diventerà garantista. E ci sarà tempo per approfondire questo.
Invece voglio utilizzare questi pochi minuti - ma ce ne saranno altri a disposizione in futuro - per dire quello che, invece, qui, con un'ipocrisia vergognosa e schifosa, si fa finta di ignorare. In tutta Italia è in corso un attacco all'istituzione delle Regioni. Ben 17 Regioni su 20 sono piazzate come la Regione Piemonte; più di 300 Consiglieri regionali di tutti i Gruppi politici di destra e di sinistra sono indagati su vicende legate ai rimborsi.
I casi eclatanti sono pochi, mentre il resto sono situazioni simili a quelle che interessano la stragrande maggioranza dei Consiglieri regionali del Piemonte.
Quindi, è un attacco all'autonomia delle Regioni. Leggo già alcuni articoli su Il Sole 24 Ore - ovviamente, giornale dei poteri forti - dove si ipotizza l'eliminazione delle Regioni (ormai si parla anche di questo).
Prima c'è stato l'attacco dell'antipolitica sulle Province, adesso invece sono le Regioni il capro espiatorio, magari con la compiacenza di qualche parlamentare nazionale, di qualsiasi fronte, perché così l'attenzione è concentrata sulle Regioni e non sulla Camera dei Deputati o sul Senato (sarebbe anche interessante andare a vedere come sono stati spesi i soldi dei Gruppi parlamentari nazionali).
Ebbene, con grande ipocrisia - che peraltro non mi sorprende, perch l'abbiamo già vista in tanti anni qui dentro e questa situazione non è che l'ennesima conferma - qui si finge di non capire che, invece, è in corso un attacco violento all'istituzione della Regione Piemonte - in questo caso del Consiglio regionale - e di tutte le Regioni.
Non posso che ribadire che noi abbiamo fatto tutto...
Vi ricordo che questìinchiesta è solo un avviso di conclusione delle indagini; poi ci sarà tempo - sono fiducioso in tal senso - per i Consiglieri regionali ancora indagati, sia di centrodestra che di centrosinistra, per chiarire la loro posizione di fronte ai magistrati.
Noi siamo ancora fiduciosi che la Magistratura, una volta che avrà potuto sentire tutti i Consiglieri (alcuni non si sono ancora fatti indagare), possa farsi un quadro più completo e più armonico della situazione in cui ci troviamo, di spiacevole contingenza politica. Perch non c'erano delle regole: non c'era una regola nazionale, non c'erano regole regionali. C'era semplicemente una vecchia legge del 1972 e se fossimo stati davvero dei mascalzoni, non avremmo tenuto, come credo abbiamo fatto tutti, gli scontrini e le fatture. Se lo abbiamo fatto, è perché credevamo di essere in assoluta regolarità, legalità e legittimità così come si è sempre fatto dal 1972 ad oggi.
Allora, cari amici - e concludo - sono ancora fiducioso, perché sono un garantisca. Auguro a tutti i Consiglieri regionali, di centrodestra e di centrosinistra, sia quelli che hanno ricevuto l'avviso di indagine...



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



PEDRALE Luca

Concludo, ma se il collega Reschigna ha parlato per sei minuti posso farlo anch'io! Auguro a tutti di poter chiarire le proprie posizioni, perché noi - sia che il Consigliere indagato sia di centrodestra o di centrosinistra riteniamo comunque di essere garantisti.
Come hanno detto il Presidente Cota e altri colleghi che mi hanno preceduto, noi qui non dobbiamo sostituirci alla Magistratura, ma dobbiamo fare politica. Dobbiamo cercare di risolvere i problemi dei piemontesi.
Lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale rappresenterebbe invece, una fuga di fronte ai problemi dei piemontesi, che abbiamo il dovere di risolvere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
L'introduzione a questo dibattito da parte del Presidente Cota muoveva da un concetto che riguarda la tutela dell'istituzione e di coloro che, in virtù della democrazia rappresentativa, la rappresentano.
Credo che sia proprio questo il principio dal quale dobbiamo muovere le nostre riflessioni e il nostro comportamento.
In tempi non sospetti, quando si profilava la situazione del ricorso relativo alla legittimità delle consultazioni elettorali, avevo presentato una mozione di sfiducia, che, per la verità, non aveva avuto grande fortuna: oltre la mia, poche firme si erano aggiunte (quella della Consigliera Cerutti).
In tempi non sospetti, il problema che quella mozione di sfiducia voleva porre era esattamente quello dell'autorevolezza dell'istituzione Regione.
A me - a noi - piacerebbe poter confrontare la politica di questa maggioranza esattamente ed esclusivamente sulle motivazioni delle scelte governative che vengono compiute e sull'inefficacia, dal nostro punto di vista, delle stesse.
Ma questa normale palestra di relazioni politiche, che consente ad alcuni di vedere contestate le proprie scelte per correggere, e ad altri di veder riconosciute le proprie ragioni di opposizione, oggi non ci è più consentita.
Non ci è più consentita perché l'autorevolezza dell'Ente è profondamente minata e quindi tutto il dibattito che noi andiamo a compiere è velato da questioni altre rispetto al confronto di merito sulle scelte governative. È velato dalla liceità di questo Ente di poter continuare il proprio mandato governativo se fosse stato eletto in maniera irregolare; è minato dalla condizione di incertezza e di insicurezza che ciascuno di noi ha vissuto e vive rispetto al giudizio che esternamente viene dato sui comportamenti; è velato dall'insicurezza rispetto al fatto che oggi si discutono questioni di merito, ma domani possono essere rappresentante nel dibattito esterno questioni di contorno. È l'autorevolezza che ci manca non è certo il giustizialismo quello che si vuole celebrare in quest'Aula! Allora - la prego, Presidente, di notare che ho sempre parlato al plurale - se il tema che ci poniamo, non per noi ma per l'Ente, è l'autorevolezza, è da questo principio politico che, non da oggi, non dai tempi dell'inchiesta, ma dai tempi della messa in discussione della legittimità dell'elezione, propongo come questione che ci può restituire l'autorevolezza - non a noi, ma a coloro che verranno - la necessità di procedere con la chiusura di questa legislatura.
Lo ponevo in allora: forse ero, in qualche modo, una buona profeta.
Allora ci si sarebbe misurati sulla certezza di voler confrontare la liceità di quell'esito elettorale e quindi si sarebbe proseguito, con coloro che sarebbero succeduti, con la piena legittimità a governare.
Ora la situazione è ulteriormente peggiorata. Da questo punto di vista credo che anche l'opposizione debba uscire dalle successive procedure che ha tentato, e provare a determinare un punto chiaro.
Le dicevo che, con scarsa fortuna, assieme ad altri colleghi, ho presentato una mozione di sfiducia. Con scarsa fortuna ne ho sottoscritta un'altra del 22 gennaio, che ho ancora qui, avanzata dal Presidente di Gruppo Reschigna, che non so se sia stata depositata. Con scarsa fortuna ad aprile ho lanciato un appello e ho fatto seguire un'altra mozione di sfiducia, in cui chiedevo di raccogliere le firme. Ora sento e leggo sui giornali che altri colleghi propongono la raccolta delle firme. Non esito a dichiarare immediatamente la mia adesione, come ho dichiarato la disponibilità alle dimissioni di coloro che dovrebbero surrogarmi. Per credo che proprio le due questioni - l'autorevolezza nel compiere scelte di Governo e la fermezza delle opposizioni di definire un punto di non ritorno oggi dimostrino come questa sede consiliare non sia più una sede che ha al proprio interno la serenità di poter assumere decisioni politiche e di governo, e non ha al proprio esterno la credibilità per farlo.
Credo che - non per noi, ma esattamente con le sue parole "per l'istituzione Regione e per coloro che la rappresentano" - la chiusura di questa legislatura e la restituzione della parola agli elettori, sia la condizione migliore per poter riprendere ad affrontare le questioni urgenti e reali del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
In questo momento Wikipedia mi ricorda la definizione di onestà (ne leggerò solo una parte): "L'onestà si contrappone ai più comuni disvalori nei rapporti umani, quali l'ipocrisia, la menzogna ed il segreto. In molti casi, la disonestà si configura come vero e proprio reato punibile penalmente".
Non faccio riferimento alla seconda parte della definizione: non mi permetto, perché non rientra nella mia formazione culturale.
Per la seconda parte lei è una persona onesta, fino a quando non c'è una sentenza passata in giudicato. Il Consigliere Mauro Laus considera il Presidente della Giunta regionale, Roberto Cota, una persona onesta.
Per la prima parte lei è un disonesto, e le spiego perché. Una disonestà coperta dal vestito dalla ipocrisia...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Laus, la devo richiamare...



LAUS Mauro

Presidente, lei mi deve richiamare quando sbaglio e pongo in essere un comportamento e dico delle cose che vanno contro il Regolamento.



PRESIDENTE

Mi permetto di richiamarla, siccome la conosco, esortandola, se possibile, a mantenere i toni del dibattito consoni a quello che stiamo facendo e nel rispetto delle persone. Lei continui come crede, ma la devo richiamare.



LAUS Mauro

Presidente, non mi tolga spazio. Ho dato una definizione, ho detto che il Presidente, da un punto di vista della responsabilità, è una persona onesta. È coperto di una disonestà in termini di ipocrisie...



(Commenti del Presidente Cota)



LAUS Mauro

Lei non mi deve interrompere. Ogni volta che parlo, non è che pu abbandonare l'Aula!



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Laus, scusi se la interrompo, poi parlerà un minuto in più.
Al di là del Regolamento, se fosse possibile, la invito ad abbassare un po' i toni. Tenga conto che questo dibattito è stato deciso all'improvviso ci sono persone in Aula, quindi le chiedo di mantenere una linea consona e dare la possibilità a tutti di parlare.
La conosco e la stimo, sono certo che saprà cogliere il senso delle mie parole, anche se magari non sono riuscito ad esprimerle in maniera adeguata.



LAUS Mauro

Per evitare cattive interpretazioni, mi sono permesso di leggere una definizione che conosco bene.
Perché dico ipocrisia? Mi chiedo, e vi chiedo, e non mi voglio adesso dilungare o toccare anche i colleghi della Lega: il Presidente Cota nel '93, quando si lanciavano le monetine all'ex Presidente del Consiglio Bettino Craxi, in quel momento, cosa pensava? Cosa diceva? Era giustizialista o no? Ecco il discorso dell'ipocrisia. Faccio riferimento solo a questo. Quindi ad una non onestà intellettuale. Solo ed esclusivamente a questo e non ad altro.
Il tema è: Cota è un giustizialista o un garantista? Questa è la domanda alla quale dovrebbe rispondere ai cittadini piemontesi.
Personalmente, credo che noi si debba andare a casa per un motivo, non per le spese pazze. Se ho detto che lei è una persona onesta fino a quando non c'è una sentenza passata in giudicato - sono sicuro e certo che ne uscirà pulito e innocente, lei e tutti i colleghi della maggioranza - il mio andare a casa è per un altro motivo, come diceva la Consigliera Artesio, altrimenti abbiamo un dibattito drogato. Andare a casa solo ed esclusivamente perché oggi, a differenza di ieri, c'è una sentenza passata in giudicato, in Cassazione. Al di là delle interpretazioni tecnico giuridiche che ognuno di noi può dare con diverse sfumature, le sentenze prossime e venture, del TAR e del Consiglio di Stato le interpreto come delle mere notifiche. Solo sulla base di questo ragionamento e dato che, a mio avviso, i piemontesi, le forze sociali piemontesi, sindacali e datoriali non possono chiedere al Presidente "dimettetevi e andate a casa".
Questo è un lavoro della politica.
Quando il Gruppo del Partito Democratico dice che è disposto a dimettersi, non significa che ha delle responsabilità politiche. La responsabilità politica è tutta sua e della Giunta, quindi mi rivolgo anche ai giornalisti e ai media. Il problema della responsabilità non è che giriamo la frittata e diventa del Partito Democratico. Il Partito Democratico sta discutendo su quale può essere la strada migliore da imboccare per mandarvi a casa e solo su questo ci sono delle sfumature leggermente diverse.
Chiudo il mio intervento in pochi secondi, confermando che lei è una persona onesta per la seconda parte della definizione, ma per la prima parte, per il suo comportamento dal '93 ad oggi, personalmente ritengo sia vestito di un'assoluta ipocrisia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
vero, in cinque minuti è difficile esprimere posizioni compiute quindi, necessariamente, andrò per punti molto schematici. Mi dispiace perché i punti schematici si possono prestare facilmente ad interpretazioni non corrette.
Anzitutto, desidero ringraziare il Presidente Cota. Ringraziarlo per essere venuto e per quello che ha detto questa mattina in Aula. Grazie Presidente, a nome del nostro Gruppo.
Seconda cosa. Penso che dovremmo cercare di usare un criterio un po' più oggettivo sulla vicenda, un po' meno fazioso, che non vuol dire fare gli struzzi, ma neanche i condor. Per questa ragione penso, avendo solo cinque minuti a disposizione, di dover essere schematico, anche se ho visto che il Presidente Cattaneo ha concesso sei minuti a quasi tutti i Consiglieri intervenuti.
La mia domanda è questa, Presidente Cattaneo. La ringrazio per quello che ha detto l'altro giorno: potremmo avere la speranza di tornare ad un'informazione più corretta. Adesso la collega Artesio è uscita, ma desidero esprimere la mia simpatia e solidarietà per l'aggressione mediatica con cui Canale 5 - quindi non una tv comunista - con una scorrettezza assoluta, questa mattina ha trasmesso mozziconi di frasi rivisitate e modificate, quindi una vera operazione di pirateria mediatica alla quale poi è seguito un dibattito. Che, ovviamente, è partito da informazioni "manipolate". Per questo devo ringraziare anche chi mi ha permesso di riferire quello che ho detto a Canale 5 immediatamente dopo perché lì l'hanno modificato.
Qui emerge un sospetto: non è che c'è qualcuno che vuole che si pensi che siamo tutti ladri? Tutti uguali? Così come di notte tutti i gatti sono grigi, se tutto il Paese è corrotto, tutti i partiti, tutte le istituzioni lo sono, allora perché prendersela con qualcuno in particolare? Altro passaggio. La situazione è sicuramente straordinaria. Ma ci rendiamo conto - l'hanno detto diversi colleghi - dell'attacco concentrico dei poteri forti? Non mi riferisco alla Magistratura, un potere autonomo che fa il suo dovere, ma ad alcuni giornali, ad alcune linee politiche e ad alcuni atteggiamenti. È una campagna evidente contro le Regioni, quindi contro la democrazia più partecipata. Chiunque può comprendere questo! Allora, se questa è una situazione anch'essa straordinaria, nel giudizio complessivo che ci deve essere, bisogna tenere conto di tutto. Ripeto avendo seguito con attenzione tante trasmissioni, specie televisive, specie certi salotti televisivi, la malafede è evidente. Anche un cieco la vedrebbe.
Bisogna dunque che ci si metta tutti in discussione. Io faccio convintamente parte di quei colleghi, che ha citato il Consigliere Ronzani, del nuovo partito nazionale che si è costituito. Noi, appunto, ci siamo messi in discussione. Uno dei ragionamenti è che, secondo noi, in questo momento di crisi non si mandano a casa i governi. Ma se vale per Roma, vale anche per la Regione Piemonte. Trovo sempre sconvolgente la mancanza di logica. A me va bene un criterio, ma il criterio deve essere applicato equamente. È giusto che ci si metta in discussione, avete ragione; è giusto che si faccia una discussione seria e approfondita. Sono contento.
Volete che non sia contento che il Consigliere Reschigna vada a messa? Spero che creda che ogni tanto ci vado anch'io (l'ultima volta in San Pietro con alcuni amici). E anch'io sento la gente che va a messa, nei circoli di sinistra, al Festival Cinema Giovani, dove alcuni amici del collega Placido (li citerò in privato per non metterli in imbarazzo) mi hanno detto: "Noi, al congresso del PD, con lo scandalo che è successo, non andiamo certo a votare!".
Ma il collega Gariglio cosa dice in merito alla richiesta di andare nel Partito Socialista Europeo? Le questioni, cioè, riguardano tutti...



LEO Giampiero

BRESSO Mercedes (fuori microfono)



LEO Giampiero

Questo cosa c'entra, scusa?



LEO Giampiero

Come "cosa c'entra", Mercedes? Te lo spiego, se ti è difficile comprenderlo!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per favore!



LEO Giampiero

Mercedes, se ti è difficile comprenderlo, sono qui per spiegarlo! Prima non hai sentito gli interventi: Reschigna ha affermato: "la gente dice di andare a casa, perché in Regione non si capisce più niente".
Perfetto. Allora aggiungo che la gente dice tante cose, come "avete visto cosa è successo ai congressi del PD?", ed io sono garantista, super garantista, ma ha ragione il collega Laus, quando sostiene che bisogna essere coerenti, nella vita! Hai sentito, per caso, qualche critica o qualche denuncia riguardo ai congressi del PD, o ti sono sfuggite? La gente dice anche quello!



LEO Giampiero

BRESSO Mercedes (fuori microfono)



LEO Giampiero

Mi riferivo al Partito Socialista Europeo.



LEO Giampiero

Allora specifico.
In ogni caso, anche questo chiede la gente, o non lo chiede? Chiede che la trasparenza e la legalità valgano in Regione, ma anche nei congressi dei partiti, nella fattispecie in quelli del PD.



PRESIDENTE

Grazie.



LEO Giampiero

Mi lasci ancora un pochino di tempo.



PRESIDENTE

Le lascio ancora 14 secondi.



LEO Giampiero

Dico ancora soltanto questo: leggete l'articolo di Cacciari su la Repubblica, perché è molto interessante (leggo tutte le encicliche del Papa, ma anche gli articoli di Cacciari): pone delle questioni interessantissime, che colleghi intelligenti come voi sapranno cogliere.
Concludo, dicendo che sono d'accordo su una vera, onesta discussione pertanto raccogliamo l'invito del Consigliere Reschigna ed altri colleghi: una vera, onesta discussione, ma a tutto campo e per il bene comune, così come, grazie al Consigliere Laus, al Presidente Marinello, etc., abbiamo fatto in IV Commissione sulle tematiche della cultura. Procediamo in questo modo e discuteremo seriamente, non con lo scopo di una polemica faziosa, ma con l'obiettivo di una risposta efficace e corretta ai problemi reali che si pongono!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di stare nei tempi, ringraziando anch'io la maggioranza che prima, non permette di aprire il dibattito e, poi, cerca di sforare di cinque minuti! Mi sembra abbastanza emblematico della situazione kafkiana in cui ci troviamo.
Presidente Cota, ovviamente non possiamo fare altro che ringraziarla per essere qui questa mattina e non essere andato in Giappone, avere rinviato il volo in Giappone. Questo sarebbe stato interpretato, non solo dai media ma anche dai cittadini piemontesi, come una fuga di fronte ad una realtà che, francamente, va al di là di ogni più fervida e negativa immaginazione.
Ancora prima dei tempi citati dalla collega Artesio, tempi ancora meno sospetti, dissi che questa legislatura era irregolare, illegittima.
Il giorno dopo le elezioni, Presidente Cota, noi avevamo già nozione di una serie di irregolarità nella presentazione delle liste, tant'è che facemmo una serie di esposti.
Questa legislatura rappresenta un po' la fine di un periodo politico almeno, mi auguro sia così.
Le scene cui stiamo assistendo oggi sono scene di un basso impero, di un fine impero.
La politica, la classe dirigente politica non è neanche capace di capire e comprendere la situazione nei fatti, perché nessuno vuole - com'è già stato evidenziato da altri colleghi - anticipare o ergersi ad estensori delle sentenze della Magistratura. Si tratterebbe semplicemente di prendere atto della situazione, Presidente Cota.
La situazione dice che questa legislatura è terminata.
Sinceramente non comprendo la sua volontà e quella della sua maggioranza di portare allo sfascio completo, non solo le parti politiche di cui si compone la sua maggioranza, ma tutta l'Istituzione.
Le chiedo, Presidente, al di là delle polemiche sull'anticipo o non anticipo del TAR, sui ritardi rispetto al processo dell'altra lista dei Pensionati, il 9 gennaio, quando ci sarà l'udienza, quali saranno le tecniche, le tattiche con le quali lei darà mandato ai suoi avvocati di fronte al TAR: tecniche dilatorie, per cercare di prolungare e mantenere in vita questa legislatura con la respirazione meccanica e artificiale, oppure prenderà atto delle sentenze? Francamente - glielo accenno come suggerimento, non dico da amico, ma almeno come parte politica - trovo assurdo questo suo tentativo di rimanere attaccato, non dico alla poltrona, ma alla funzione di Presidente della Giunta, tenendo in vita artificialmente questa legislatura che non c'è più.
Probabilmente non c'è mai stata, perché è viziata da irregolarità di fondo e non sto a dire (ovviamente lo può bene immaginare) che bisognava ribaltare il risultato e far sì che fosse la collega Bresso il Presidente di questa Regione, e sa benissimo che non appartiene alla parte politica che rappresento. Sembrerebbe anche rinviata a giudizio la lista dei Pensionati Invalidi per Bresso, quindi anche lì ci sarebbero delle irregolarità nelle firme.
La situazione è paradossale, tant'è che i nostri slogan elettorali erano: "PD uguale PDL meno L", oppure "Cota e Bresso sono lo stesso"! Purtroppo, la realtà ha superato anche le facili battute elettorali tant'è che, nel centrosinistra, chi ha ricevuto le notifiche di fine indagine è proprio la ex Presidente Bresso.
Questo non è un caso! Non è un caso, ma è la rappresentazione della modalità con cui si fa politica in Regione Piemonte e, probabilmente, in Italia, dove si è sempre pensato di essere al di sopra di qualunque possibile controllo.
Su questo, gliene faccio - questo sì - una precisa critica.
La sua maggioranza in larga parte ha deciso di sottrarsi agli interrogatori dei PM - e non credo che nell'opposizione siano tutti santi e nella maggioranza tutti ladri, forse alcuni casi sono più eclatanti degli altri - ma ci sarà un motivo per cui voi vi siete sottratti al dialogo ed al confronto con la Magistratura, credendo di poter essere una forza autonoma superiore, super partes.
Questo è un atteggiamento che state pagando e che pagherete. Non so ovviamente - e chiudo, Presidente - come potrete, in questi venti giorni (ne sono già passati sei), portare delle giustificazioni ai Magistrati quindi anche in merito alla sua posizione.
Chiudo rispondendo al collega Pedrale, dicendo che mi sembra un po' debole la tesi che sostiene di rimanere al governo della Regione perché c'è la crisi.
Io, forse, inizierei a pormi una domanda che fuori si rivolgono in tanti, su chi sia l'artefice, la causa della crisi.
Forse è questa classe politica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Bono.
La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elio

Ho apprezzato la decisione del Presidente Cota di rinviare la partenza per il Giappone, perché era giusto che lui fosse qui a spiegare le sue ragioni a noi e ai piemontesi, perché il Presidente della Regione non ha solo il diritto, ma anche il dovere di difendere l'immagine dell'Istituzione di fronte al Piemonte e al Paese.
Ritengo anche che un primo passo positivo per arrivare ad una conclusione logica della situazione sia il fatto che si concordi un percorso per andare ad elezioni il più presto possibile, ma non per le vicende delle quali si sta discutendo in questi giorni, che toccano molte Regioni e che, in qualche caso, sono anche state esasperate.
Non mi permetto di entrare nel merito della vicenda, anche perché, per una casuale temporale, non ho dovuto passare le traversie che hanno passato i miei colleghi: sono entrato in Consiglio quando la vicenda era già avviata ed ero uscito, nello scorso mandato, prima che questa situazione si avviasse.
Pertanto, sarei a disagio ad esprimere qualsiasi opinione, ma auspico per tutti la possibilità di dimostrare la propria buona fede.
Ritengo, inoltre, che, al di là della bufera mediatica che stiamo vivendo, non sia questo il vero problema: il problema è che noi dobbiamo dare fiducia a questa Regione.
Il problema di fondo è che la gente non ha più voglia di risollevarsi.
Il problema di fondo è che tanto gli imprenditori quanto i lavoratori dipendenti non credono più nel futuro! Non è colpa sua, Presidente Cota, è colpa di una situazione che si è creata collettivamente, ma che, oggi, in qualche modo, dobbiamo fronteggiare! Infatti, adesso ci siamo noi ad affrontare questa situazione e non coloro che hanno governato dieci anni fa, che magari sono anche all'origine di tanti problemi che, oggi, noi dobbiamo contrastare.
La situazione fuori di qui è diversa da quella che molti di noi credono. Cioè, c'è proprio il disoccupato che non arriva a fine mese! È una figura reale, non è una figura virtuale! Quando cammini per la strada - e io ci cammino, perché, grazie al cielo, posso farlo serenamente, senza essere attaccato per nulla - mio Dio la gente ti ferma per raccontarti storie di miseria che credevo archiviate! Vivo in una piccola città, ho anche fatto l'amministratore e mi conoscono un po' tutti, per cui, a volte, si confidano: le situazioni che vedo oggi non le avevo mai viste nella mia lunga attività di imprenditore di sindaco e di amministratore. Cioè, oggi, noi siamo qui a discutere di una cosetta, in realtà, che poi ha tutta la rilevanza del caso. Però, il problema vero è che la nostra regione non ce la fa più, è più indietro delle altre regioni in un'Italia che è più indietro degli altri paesi dell'Europa, che sta crescendo meno del resto del mondo! E noi siamo qui a discutere di queste cose all'infinito! Allora, se non capiamo che occorre trovare il modo per ridare fiducia alla gente e agli imprenditori perch tirino fuori i soldi, anziché portarli all'estero, o agli operai perch accettino, magari, qualche sacrificio, che comunque permetta loro di conservare il posto di lavoro, e se non riusciamo a innescare un meccanismo che possa riportare ad avere speranza, noi siamo una nazione alla deriva. E il Piemonte, purtroppo, come in passato ha fatto la sua parte per la crescita di questo paese, oggi sta facendo la sua parte nel trascinarlo a fondo.
C'è stato un momento in cui questo paese ha avuto uno sviluppo e la gente partiva dalle altre parti d'Italia per venire qui. Adesso gli immigrati se ne vanno perché non c'è più lavoro - non solo quelli che venivano da altre parti d'Italia! Noi dobbiamo ridare fiducia al sistema, ma per fare questo occorre dare dei segnali. È necessario un segnale forte, anche per far capire che ci siamo resi conto dell'enorme distanza tra il mondo ovattato nel quale in questi anni abbiamo vissuto e il mondo reale all'esterno, che faticava ad arrivare a fine mese. Un segnale, ci vuole un segnale! Quando sono stato eletto mi sono associato ai colleghi che avevano dato la disponibilità a dare le dimissioni e questo faceva un po' sorridere perché dopo un mese già firmavo la disponibilità a dimettermi; però, non mi è pesato tanto, anche perché avevo trovato un ambiente completamente diverso da quello che mi aspettavo.
Ricordo che, qualche anno fa, quando venivo in Consiglio regionale, ma non solo, anche quando andavo alle manifestazioni, sfoggiavo con orgoglio un distintivo d'oro qui sul petto, che dimostrava che ero un Consigliere regionale. Andavo volentieri a tutte le manifestazioni e dicevo con piacere dell'attività che svolgevo qui, cercando di dare un contributo per questa nostra regione e per un paese che merita l'impegno di tutti. Infatti dobbiamo sempre ricordarci che chi di noi ha avuto maggiori opportunità, in qualche modo, deve restituirle al Paese, che ci ha istruiti, che ci ha curati, che ci ha messi nelle condizioni di essere quello che siamo. Facevo questo con orgoglio; adesso viaggio in treno, non indosso più il distintivo e quando mi chiedono perché sto andando a Torino, se posso, evito volentieri di dire che vengo qui.
Qualcosa, forse, è cambiato nell'ambiente? Forse è il momento di voltare pagina? Forse è il momento tutti insieme di assumerci la responsabilità di dire che, purtroppo, questa legislatura è nata male, in un periodo difficile e, allora, di concluderla con dignità?



PRESIDENTE

Grazie, collega.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "M. Lessona" di Venaria Reale (TO)


PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla Consigliera Cerutti, desidero a nome dell'Assemblea e mio personale salutare i ragazzi e gli insegnanti che li accompagnano, classi II A e II C, della Scuola Media "M. Lessona" di Venaria Reale, che stanno seguendo i nostri lavori. Grazie.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Comunicazioni della Giunta regionale relative alle tematiche sulla "Situazione Regione Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo gli interventi per chiarimenti sulle comunicazioni del Presidente Cota.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie Presidente.
Presidente Cota, la voglio ringraziare per essere qui presente e per avere riconosciuto quello che è il Consiglio regionale, che implicava la necessità di rinviare la sua partenza. Lo ritengo un riconoscimento importante, seppure - mi permetta, non rinuncio alla dialettica politica tardivo, anche perché noi avremmo voluto che la sua presenza qui fosse molto più frequente.
Poi, non dimentico la frase espressa all'inizio del mandato: "Adesso vado, vi lascio e vado a lavorare". Questo non ha contributo a dare legittimità a questo Consiglio regionale e, forse, da questo punto di vista, risalire la china adesso è complesso.
Peraltro, penso non appartenga ad una buona politica - anche perch anch'io sono stata toccata dallo sviluppo degli ulteriori giustificativi ma non solo per questo - una cultura giustizialista, a cui, invece, anche molta sinistra ha fatto non solo l'occhiolino. Credo che da questo punto di vista occorra un'ampia riflessione da parte di tutta la politica, forse più a sinistra che a destra. È un elemento importante - forse, quando si tocca con mano si comprende meglio - che spero determini ulteriori sviluppi nelle riflessioni e nelle posizioni.
Penso anche che, in questo momento, nessuna forza politica abbia la forza e la capacità di indicare una vera riforma dell'intera architettura istituzionale del nostro Paese, anche perché si procede sempre e solo con degli slogan, ad esempio: "Ci sono le Province da abbattere, perché sono troppo costose". In realtà, le Province rimangono, ma diventano semplicemente organismi non democratici.
Dall'altra parte, ci sono le Regioni che vengono individuate soltanto come un elemento di costo e di spreco. Può essere, però, forse, varrebbe la pena che tutte le forze politiche decidessero, finalmente, l'architettura istituzionale del nostro Paese, quella più efficace ed efficiente, e ritengo - anche democratica. Invece, si va verso una riduzione degli spazi di democrazia e, in realtà, si rincorrono facili slogan, a cui nessuna forza politica si sottrae.
Queste sono le considerazioni più di carattere generale; dopodich come ho detto all'inizio, non mi sottraggo ad una dialettica e ad una valutazione politica. Da una parte, c'è la questione firme. I nostri colleghi della maggioranza ricordano che se si fa la somma tra le due liste, in realtà, il Presidente Cota è ancora avanti, però poco importa in questo momento. In realtà, credo che proprio la legittimità del voto non sia più presentabile nei confronti dei cittadini piemontesi.
Da questo punto di vista, e per il giudizio che noi continuiamo ad esprimere su questa Giunta e sul fronte più importante, cioè quello della sanità, che è stato segnato dall'avvicendamento di ben tre Assessori, che certo avrà un significato, crediamo che, a questo punto, sarebbe bene trarre le conseguenze, di carattere irrevocabile, quindi che si decidesse di porre fine a questa legislatura. I colleghi dicono di votare prima il bilancio e la legge elettorale, però, forse, a questo punto, sarebbe bene decidere subito di andare alle urne, quindi mettere subito fine a questa lenta agonia. Come si dice in altre situazioni, ormai, il tempo per la Regione Piemonte e per questo Consiglio regionale è scaduto.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Vorrei affrontare tre punti, perché vorrei capire di cosa stiamo parlando. Sono stati toccati quasi da tutti e vorrei ribadire, soprattutto per la stampa, perché il giorno dopo che avete pubblicato le falsità che avete scritto, dichiarate dagli avvocati della Bresso, sulla questione liste, falsità che hanno detto gli avvocati e voi avete scritto, ho mandato un comunicato, pregandovi di pubblicarlo.
Nessuno di voi l'ha pubblicato.



PRESIDENTE

Si rivolga alla Presidenza, per favore.



CAROSSA Mario

Io sono nessuno, io sono nessuno. Certamente, gli avvocati della Bresso, che non sono stati votati da nessuno, sono molto più importanti.
Continuo a dire...



PRESIDENTE

Mi scusi, collega Carossa...



CAROSSA Mario

No, mi permetta, poi guardo dove voglio...



PRESIDENTE

Mi scusi un momento, per favore. Il Regolamento prevede di rivolgersi alla Presidenza, grazie. Poi può dire quel che vuole, però deve rivolgersi a me.
Prego.



CAROSSA Mario

Il discorso è che, ammesso e non concesso - ammesso e non concesso che le firme non siano valide, secondo me è una grande stupidaggine, perch il cittadino che ha votato ha votato per la Bresso votando la lista Pensionati per Bresso e ha votato per Cota votando la lista Pensionati per Cota, perché naturalmente non poteva sapere di firme, non firme e quant'altro.
In ogni caso, la differenza, caro Presidente, sarebbe di 6.000 a vantaggio del Presidente Cota. Ma questo vorrei che qualcuno lo scrivesse una bella volta! Vorrei che qualcuno lo scrivesse, perché c'è un altro dato, caro Presidente, che è sicuro: che il Presidente Cota con questa maggioranza non doveva vincere, perché era dato assolutamente sconfitto.
Non doveva vincere, e da lì è partito tutto un meccanismo.
Non lo so. Sono un comune cittadino che mi ritrovo in questa situazione perché votato dai cittadini. Non conosco le dietrologie, chi c'è dietro chi non c'è dietro e chi c'è davanti: sicuramente ad alcuni poteri non è andato giù. Non è andato giù che, chi doveva perdere, invece, per volontà del popolo, vincesse.
Questo è il secondo dato. Il primo riguarda i 6.000; il secondo è che non dovevamo vincere.
Di cosa stiamo parlando? Ricordo a tutti, e vorrei che fosse ricordato anche dal Presidente a tutti quanti, che stiamo parlando circa - circa della stessa cifra nei rimborsi. Personalmente, non vorrei chiamarle "spese pazze", perché le spese pazze - oserei dire - sono altre cose; sicuramente avrò fatto degli errori, sicuramente, ma da lì a parlare di spese pazze è un'altra cosa. E chiederei che nessuno - non certo i giornalisti, che giustamente fanno quello che vogliono - tra i Consiglieri si riferisse a tale questione definendole spese pazze.
Io dico: di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando, forse, più o meno della stessa cifra che i Consiglieri regionali, di tutti e due gli schieramenti, naturalmente, ma soprattutto della parte sinistra che adesso grida tanto allo scandalo, hanno ritirato con l'indennità di fine mandato?



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

No, no. Qualcuno lo vuole dire questo? Qualcuno lo vuole dire che più o meno la cifra è uguale? L'indennità di fine mandato che noi, per prima cosa, abbiamo ridotto di più della metà? Prima cosa: qualcuno lo vuole dire questo? Qualcuno vuole dire, forse di cosa stiamo parlando? Vi do solo due dati, cari signori, Presidente naturalmente: le spese di rappresentanza del Presidente e dei suoi Assessori sono passate, dal 2007 spese effettuate - da 156.971 euro, a 10 mila di questo anno.
Questo qualcuno lo vuole dire, Presidente? Questo qualcuno lo vuole dire? Nel 2007 non c'era Cota, non c'era Carossa: c'era qualcun altro.
Qualcun altro sicuramente c'era, sia Presidente di questa Giunta sia Presidente di questo Consiglio.
Qualcuno lo dica, per cortesia, oltre a questo povero tapino che ha avuto la malaugurata disgrazia di essere votato - votato! - a differenza di quelli che adesso vanno a blaterare in giro e sono stati messi dai partiti e sono in Parlamento. È stato votato dai cittadini. Ripeto: sicuramente avrò fatto degli errori. Sicuramente. Sono pronto a risponderne, ma altrettanto sicuramente e tranquillamente dico che non c'è stato - e ritengo da nessuna parte - dolo. Questa è una cosa molto importante che vorrei ribadire e ribadirò sempre, in tutte le posizioni e dappertutto.
Signori, di cosa stiamo parlando? Ultimo punto, e termino, Presidente. Vogliamo andare a casa, per poi magari malauguratamente, Dio non voglia...
Faccio volontariato nella zona cattolica, non vado a messa, tranne rare volte, però faccio ogni giorno volontariato, ma fa lo stesso, va bene così tutti quanti, o tante persone lo fanno...



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



CAROSSA Mario

Se facciamo la somma di quanto hanno parlato di più quelli dell'opposizione, mi permetto di dire che me li prendo tutti - grazie Presidente - o una buona parte.



PRESIDENTE

Concluda, grazie.



CAROSSA Mario

Concludo.
Non vorremmo mai, malauguratamente, che qua vincesse qualcuno del PD? Del Movimento 5 Stelle? Dato che siamo in un momento di crisi, il giorno dopo cosa inizierebbero a fare? A questionare sulla TAV, a proposito della quale 300/400 imprese hanno chiesto che venga fatta e si vada avanti.
Che si interrompesse questo processo, che abbiamo portato avanti noi con scelte impopolari, in cui abbiamo iniziato a ridurre più di 500 milioni all'anno sulla spesa corrente (cosa mai fatta, che invece aumentava, anno per anno, nella precedente Giunta)? Questo vorremmo per il bene dei piemontesi? Bene, provate a farlo e vedremo se andrete avanti o se andremo avanti noi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Carossa.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Credo che il Presidente Cota questa mattina abbia semplicemente fatto un'azione doverosa nei confronti del Consiglio. Forse quello che gli si pu imputare, oltre ad una serie di questioni di carattere sicuramente più difficili e complicate, è il fatto che, in questi anni, l'attenzione nei confronti del Consiglio regionale c'è stata solo in alcuni momenti di emergenza e, mi permetta Presidente, con interventi che non sono mai andati oltre all'intervento superficiale e doveroso.
Se pensiamo che, in un momento così complicato per l'Istituzione Regione Piemonte da lei guidata, questa mattina ha liquidato la complessità, la difficoltà e la fatica che si regista nell'andare per strada, con un intervento che non è durato neanche cinque minuti, credo che sia proprio la sintesi della complessità e della fatica all'interno della quale si trova questa maggioranza.
C'è una sentenza della Cassazione, una sentenza pesante, che dice che una parte del suo consenso elettorale avuto nelle elezioni - uso questo termine perché è sufficientemente generico, per non pormi una questione di carattere giuridico - non è legittimo.
un consenso elettorale che in qualche modo non le deve essere attribuito.
Allora, proprio perché è necessario avere un atteggiamento assolutamente di grande dignità, di grande rispetto nei confronti dell'istituzione Regione Piemonte e soprattutto nei confronti dei piemontesi, ci saremmo aspettati che questo scatto d'orgoglio passasse attraverso un prendere atto della situazione e rassegnare le proprie dimissioni subito.
Nessuno qui in quest'Aula ha il compito di ergersi a giudice, lo faranno i giudici nelle sedi ritenute opportune. Mi auguro che molti colleghi non debbano arrivare a quel tipo di situazione; mi auguro ci sia certamente la possibilità di chiarire, perché nessuno immagina che questo sia il modo di risolvere i problemi della politica piemontese. I problemi della politica piemontese vanno affrontati in altro modo, vanno affrontati in quest'Aula, vanno affrontati con il confronto con le parti sociali vanno affrontati con la produzione di atti legislativi, di atti normativi e di provvedimenti che permettano al Piemonte di uscire da una situazione complessa e difficile.
E allora, proprio a proposito di questo, stamattina nella sua relazione mi sarei aspettata che, oltre a ricordarci la situazione che si è verificata e che è peggiorata, come hanno ricordato alcuni colleghi nell'ultimo mese, una situazione che davvero non è più sostenibile, magari avesse fatto riferimento all'attività che questa maggioranza ha cercato di compiere in questi anni e, quindi, ci avesse dimostrato che, in realtà oltre alla situazione complessa che si è determinata per la sentenza della Cassazione e per tutto il resto, però c'è stata una grande attività, c'è stata una grande attenzione ai problemi della nostra Regione e dei piemontesi.
In realtà, di tutto questo non si è sentito proprio nulla: c'è stata una relazione del tutto superficiale, una relazione di ringraziamento nei confronti di una maggioranza che, come ben sappiamo, fa fatica a stare insieme, fa fatica a tenere i pezzi insieme.
Allora, noi ci saremmo aspettati davvero uno scatto di orgoglio, noi ci saremmo aspettati una presa di consapevolezza, da parte sua e della maggioranza, di un quadro politico che non può più reggersi. Allora, visto che questo non capita, e riprendendo quello che mi pare diceva il collega Pedrale sul fatto che all'interno del Partito Democratico sia in atto un dibattito che forse agli occhi dei cittadini può non sembrare così chiaro ma vi assicuro che al nostro interno è molto chiaro - è per tutti quanti noi evidente che questa legislatura, che questa maggioranza, che questa esperienza politica è finita.
Pertanto, è chiaro per tutti quanti noi che bisogna individuare lo strumento politico, perché i piemontesi non lo dicono soltanto.
Quando parlo di Piemonte, parlo ovviamente di tutte le parti sociali ma parlo anche di quei tanti cittadini che, quando ci incontrano per strada, ci dicono che di questa vostra maggioranza non ne possono più, che si aspettano delle soluzioni diverse per la loro vita quotidiana e non si aspettano quello che il Presidente Cota ha annunciato sui giornali la scorsa settimana, ossia mandare una lettera a tutti i piemontesi, perch tanti sono i cittadini che in questi giorni ci hanno detto: "Se ci arriva una lettera a casa, andiamo a chiedere il rimborso direttamente in Piazza Castello, perché questo sarebbe davvero inaudito, questo sarebbe davvero non accettabile da parte di piemontesi".
Allora, visto che, come dire, questo non siete in grado - e concludo Presidente - di farlo, spetta a noi fare un'azione politica perché i piemontesi vengano a dirvi, qui in Consiglio e in Piazza Castello, che dell'Amministrazione e della presenza della Giunta Cota non se ne può più e che il Piemonte ha bisogno di altre risposte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
In questo dibattito ognuno ha ritenuto di impostare le argomentazioni in modo diverso. Oggi io prendo atto del fatto che il Presidente della Giunta, Onorevole Roberto Cota, ha deciso spontaneamente di venire in Aula rinunciando ad altri appuntamenti istituzionali. È venuto, come si suol dire, nella "tana del lupo" a rispondere a degli interrogativi che molti da questa parte si pongono.
Penso - e lo dico molto sommessamente - che in un consesso politico prendendo atto del fatto che esistono due parti (quantomeno due parti, per semplificare diciamo due parti), si assiste di solito, direi quasi sempre al cosiddetto gioco delle parti, quindi è normale e legittimo che chi governa e ha delle responsabilità difenda la propria posizione, ed è normale e legittimo, forse doveroso, da parte di chi si oppone, sostenere tesi contrarie affinché quell'esperienza di governo possa cessare il prima possibile.
Ritengo - e lo posso fare senza alcuna tema di smentita, per chi mi conosce da diversi anni quest'Aula - di sforzarmi (non sempre ci riesco) di adottare l'onestà intellettuale nei ragionamenti, e alloro dico: è normale che oggi la maggioranza si chiuda a riccio e si difenda, così come è altrettanto normale che l'opposizione chieda la fine di questa esperienza nella speranza di poter ottenere nell'urna un diverso consenso e andare al governo. Tutto questo è normale, ma mi piacerebbe che possa avvenire consentitemi di dirlo, colleghi tutti - su un piano diverso da quello che in qualche modo, non tutti onestamente, hanno ritenuto di inforcare nella cavalcata giustizialista. Sono piani diversi.
un piano diverso quello della giustizia amministrativa, a cui legittimamente chi ritiene di doversi difendere ricorrerà sino in fondo a tutti i gradi di giudizio possibile; è un grado ancora diverso quello della giustizia penale, con le indagini che tutti conosciamo e di cui tutti stiamo parlando; è un grado diverso, ed è quello che più mi interessa e sul quale mi piacerebbe che si possa improntare tutta la forza reattiva di opposizione, quello politico. E allora non facciamo una bella operazione nel confondere questi tre piani: sono piani diversi.
sul piano politico, allora, che mi permetto di dire al Presidente Cota: Presidente, lei è in grado di ottenere dalla sua maggioranza una coesione, una capacità, un impegno, una forza per poter dare delle risposte concrete al Piemonte in questi mesi che restano fino alla fine della legislatura? Se la risposta è sì, lo faccia, ma si impegni a farlo nel modo concreto, perché è su quel piano politico che io, dall'opposizione cercherò di confrontarmi. Gli altri piani non mi interessano.
Per quel che riguarda - e concludo, perché non penso di dover aggiungere altro - il discorso delle dimissioni, lo dico con tutto il rispetto nei confronti di chi le ha paventate, mi sembra veramente un discorso - scusatemi se le dico - di mera demagogia. Che senso ha che dieci, 15, 20 Consiglieri si dimettano per vederne subentrare altri, magari non tutti e 20, ma altri dieci? È cosa ben diversa un'azione politica nei confronti della maggioranza di richiesta di raggiungimento di quei 31 voti per poter ottenere una mozione di sfiducia. Ma questo mi sembra un discorso lineare, chiaro, non demagogico, non populista, che rientra nelle attività serie politiche di un'opposizione, ed è quello che io sto facendo.
Ovviamente i cinque minuti sono terminati, quindi non posso affrontare i ragionamenti che faremo magari nella discussione sull'IRPEF, qualora si possa svolgere, ma ho tenuto a chiarire, per quel che mi compete, la totale differenza dei piani di discussione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Probabilmente avremmo fatto meglio a fare un dibattito normale Presidente. Lei avrebbe dovuto dare la linea - diciamo così - alla sua maggioranza: noi non saremmo intervenuti tutti, avrebbe parlato il Capogruppo e probabilmente avremmo utilizzato meno tempo a disposizione.
E forse anche i toni sarebbero stati diversi, anche se lei ci deve riconoscere che i toni che abbiamo tenuto questa mattina e in questi giorni sono stati toni bassi.
Io so quello che ho sofferto in questi otto mesi, da quando ho ricevuto l'avviso di garanzia. Credo - anzi, sono sicuro - che la stessa cosa abbiano sofferto i Consiglieri di centrodestra e non riesco, in una giornata come questa, ad essere felice di quanto sta succedendo e del dibattito che si sta svolgendo. L'avviso di garanzia, dopo 22 anni di attività politica e 38 di attività professionale, mi ha scioccato: non ho nemmeno partecipato al 25 Aprile, per la prima volta nella mia vita, perch mi vergognavo; mi sembrava, a Rivoli, che i rivolesi potessero pensare che io fossi una persona diversa rispetto a ciò che avevano pensato di me prima.
Peraltro, non ho mai considerato come nemici i miei avversari politici.
Nel mio studio c'è una targa che, quando ho smesso di fare il Sindaco, mi è stata regalata dai dipendenti comunali, sui cui c'è scritto "Al nostro amato Sindaco", e c'è anche una targa, che mi è stata donata dai Consiglieri comunali di Alleanza nazionale - allora c'era AN - che mi ringraziavano per il lavoro svolto. Come nel rugby, a me piace il terzo tempo.
Ho chiesto di fare l'ortopedico della squadra di rugby del carcere, ho messo in piedi la squadra di rugby di Rivoli quand'ero Sindaco e penso che il terzo tempo è bello perché durante l'incontro ci si prende a cazzotti e alla fine dell'incontro, però, restano comunque il rispetto per le persone e per i valori di ognuno.
Ho fatto questa premessa per dire che però questa legislatura Presidente Cota, non può continuare.
A gennaio può darsi - e non entro in questa vicenda - che la magistratura decida che è davvero finita; ma, al di là di questo, credo che sia finita anche per molte altre ragioni, Presidente Cota. Lei ha perso, in questi quattro anni di legislatura, gran parte di quella che avrebbe dovuto essere la spina dorsale della sua Giunta. Prima Ferrero, poi Giordano Maccanti, Casoni, Monferino.
La sua azione non ha potuto dispiegarsi, ammesso che lei l'avesse avuta in testa e nel cuore, perché gran parte della sua Giunta ha smesso prima di poterla svolgere. Soprattutto per le questioni su cui ho competenza - mi riferisco all'Assessore Monferino - ricordo le sue parole, Presidente: "Se va via lui, vado via anch'io". Invece Monferino è andato via e lei, anche giustamente, è rimasto al suo posto. Ma non entro nelle questioni sanitarie.
Devo dire che mi ha offeso che lei mi abbia dato dell'imbecille, per il fatto che, ovviamente per le competenze che posseggo, ho pubblicato i dati relativi alle liste d'attesa per gli interventi chirurgici, dopo un lavoro fatto da me insieme agli Uffici. Presidente Cota, si tratta esattamente senza che sia stata cambiata nemmeno una virgola, dei dati sulle liste d'attesa che ci sono stati forniti dai suoi Uffici. Quindi, se deve elargire qualche "complimento", se vuole - sbagliando, perché anche loro si sono attenuti alla realtà - lo rivolga ai suoi Uffici e non ai Consiglieri regionali di opposizione.Quindi, lei ha perso in questi mesi tutta la sua Giunta e ora siamo in presenza di questa questione. Non siete ancora rinviati a giudizio e mi auguro che nessuno di voi lo sia, ma certo non si può negare che questa questione ha interrotto - era già incrinato da prima il rapporto con la popolazione di questa Regione.



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Scusi, collega Boeti. Non la richiamo per il tempo, ma per il fatto che c'è un brusio a mio avviso troppo forte. Lei sta facendo il suo intervento e credo abbia diritto, come gli altri, di essere ascoltato. Quindi, per favore. Grazie.
Continui pure, Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Quindi, Presidente, ripeto quello che hanno detto i miei colleghi e glielo offro anche come sommesso suggerimento: andiamo a votare a maggio. A maggio, nel frattempo, noi possiamo aver fatto la manutenzione della legge elettorale - mi pare che non si possa che lasciare quella che c'è - aver votato il bilancio, aver definito la questione dei fondi europei. Bastano tre mesi per fare tutto questo: a febbraio ci si dimette e finalmente si ritorna alle urne.
Noi, infatti, abbiamo perso - tutti noi Consiglieri regionali, in questa legislatura - il senso della fiducia e del rispetto, purtroppo, dei cittadini di questa Regione e credo quindi non ci sia altro da fare in questo momento.
Ci sarà la possibilità, per chi ci sarà nella prossima legislatura, di ricominciare da capo. Possiamo anche dire ai piemontesi che non votare nel 2015 consentirà un risparmio di 20 milioni di euro, a fronte degli 800 900.000 che sono messi in discussione dalla magistratura.
La sua strada, Presidente Cota, può riprendere: è giovane, appartiene ad un partito che non ha tanti leader, quindi lei potrà riprendere da un'altra parte, perché la sua strada rispetto al governo regionale oggi diverge in maniera irreparabile.
Mi dispiace per lei, ma credo che non ci possano più essere prospettive diverse.
Andiamo a votare a maggio. Dimettiamoci a febbraio, concludiamo le cose che sono da concludere e ricominciamo il discorso.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Premetto che è dura intervenire oggi, in un momento in cui ciascuno di noi, in cuor suo, vorrebbe essere altrove. Però la situazione è tale per cui penso che nessuno possa esimersi dall'intervenire su un tema simile.
Per prima cosa, con un brevissimo inciso, voglio fare riferimento al collega Carossa, perché il collega Carossa continua a tirare in ballo una vicenda su cui il suo partito - che è anche il partito del Presidente della Giunta regionale - ha pesanti responsabilità. Si tratta della vicenda "abbiamo dimezzato il TFR". Scusate se è la seconda volta che la cito per amore di legalità.
Il 30 luglio 2003, questo Consiglio regionale si apriva, per la prima volta nella storia di quella legislatura (e penso di tutte le legislature) alle ore 10.02. Lei, Presidente Cota, era Presidente del Consiglio regionale, ma in quell'occasione fu in congedo: presiedeva il Vicepresidente del Consiglio, che pose in votazione l'emendamento n. 1) presentato da tutti i Capigruppo della sua maggioranza e quindi anche da quello del suo partito, ora parlamentare europeo. Questo emendamento c'era AN, c'era l'UDC, c'erano tutti - recitava: "All'art. 3 del DDL n. 552 è aggiunto il comma seguente: all'art. 11 della legge regionale 3 settembre 2001 n. 24, comma 1, le parole 'dell'ultima' sono sostituite dalle parole 'di due volte l'ultima'".
L'emendamento viene presentato contestualmente alla sua lettura e viene messo in votazione senza permettere che nessuno intervenga; scoppia il tumulto in Aula, interviene alla moda sua il collega Ronzani, intervengono i colleghi Placido, Muliere, gli ex colleghi Marcenaro e Chiezzi, la collega Manica e tutti gli altri.
Allora, diciamo la verità: non fatevi merito di una cosa che avete introdotto voi...



GARIGLIO Davide

CAROSSA Mario (fuori microfono)



GARIGLIO Davide

Avete incassato tutti!



PRESIDENTE

Per favore! Consigliere Carossa! Consigliere Carossa! Per favore!



GARIGLIO Davide

A differenza di altri...



GARIGLIO Davide

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



GARIGLIO Davide

La verità è questa: cosa facevano loro?



PRESIDENTE

Consigliere Carossa! Consigliere Reschigna! La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.24 riprende alle ore 12.25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i lavori: possiamo ripartire? Il Consigliere Gariglio ha diritto, come gli altri colleghi, di fare il suo intervento. Anche altri hanno toccato dei temi, magari non da tutti condivisi, lo dico in un modo elegante. Pertanto, credo che il collega debba essere ascoltato.
Poi, chi vuole e non è ancora intervenuto può replicare; se qualcuno ravvisa un fatto personale, può chiedere il fatto personale. Però qui bisogna permettere a chi chiede la parola di poter parlare.
Visto che abbiamo ripreso i nostri lavori, chiedo al Consigliere Gariglio di continuare.
La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
la seconda volta che lo ricito in Aula e lo riciterò ogni volta non per rivangare un passato su cui tutti portano responsabilità, oneri e onori, ma perché ogni volta che viene citata una falsità storica, io tirer in ballo questo. E, se volete, ho sottomano il resoconto stenografico e ve lo posso leggere.
Però veniamo alle cose più importanti.
Presidente Cota, credo - e lo dico senza acrimonia e capendo anche la difficoltà umana che qua dentro ciascuno di noi porta - che sia giunto il momento di staccare la spina a questa legislatura, per tre elementi fondamentali, che espongo in ordine di importanza.
Primo elemento fondamentale: il fatto che la Cassazione con sentenza passata in giudicato abbia riconosciuto che c'è stato un reato alla base della sua vittoria, cioè un reato che consiste nel fatto che un Consigliere regionale di una lista che sosteneva lei ha falsificato non le firme dei presentatori della lista, ma le firme dei candidati.
Dice la Magistratura con sentenza passata in giudicato che 17 delle 19 firme sono false, cioè 17 persone sono risultate in lista senza avere manifestato la dichiarazione di volontà di essere inseriti in questa lista.
Di conseguenza, la lista è inesistente.
Uno scandalo di questo tipo, che non è la prima volta che avviene meriterebbe già solo per questo di portare allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale.
Su questo è pendente un pronunciamento del TAR, che abbiamo saputo avverrà nei primi giorni del mese di gennaio. Credo, Presidente, che sarebbe brutto che questa legislatura si chiudesse per un pronunciamento del TAR e del Consiglio di Stato, piuttosto che per autonoma e più dignitosa presa d'atto di questa situazione da parte di tutta l'Assemblea.
Secondo elemento che ci dice che va staccata la spina. Presidente, la sua maggioranza non tiene più, ma lo dico in maniera più obiettiva possibile. Venga in Aula, non riusciamo a portare a casa una legge, si faccia dare i resoconti di ciò che è stato fatto per vedere qual è il livello di produttività di quest'Aula, qual è la confusione, come si è visto nello stop and go della riforma sanitaria, annunciata e "strombazzata" dall'ex Assessore Ferrero e poi dall'ex Assessore Monferino ma su cui siete precipitosamente tornati indietro.
Terzo elemento, e concludo: la vicenda dell'indagine sui rimborsi.
Sia chiaro che sono garantista, non tocca a noi dare alcun giudizio nessuno in quest'Aula ha ricevuto né la richiesta di archiviazione né la richiesta di rinvio a giudizio. Conosco personalmente tante persone che come me sono incappate in questa inchiesta, so qual è la sofferenza umana e mi auguro con tutto cuore che si chiarisca - e per alcuni, conoscendoli credo di poter dire che sono certo che la loro posizione e la nostra posizione si possa chiarire.
Il problema però non è essere giustizialisti. Il problema è che tutti noi - non c'è una parte buona e una cattiva - come Assemblea abbiamo perso la credibilità, agli occhi della comunità piemontese, che ci dà l'autorevolezza per fare il nostro lavoro e per porre sacrifici.
Ecco perché, Presidente, se lei vuole davvero - e ci credo, perché so che è in buonafede quando lo dice - salvare la dignità e la rappresentatività di questa istituzione, della Regione che lei rappresenta credo che sarebbe meglio mutuare l'esperienza della vicina Lombardia, tutti insieme concordare un brevissimo cammino di cose da fare e poi rimettere il nostro mandato nelle mani dei cittadini.



PRESIDENTE

Per fatto personale, ha chiesto la parola il Consigliere Carossa.
A norma dell'articolo 68 del Regolamento, le chiedo di esplicare il fatto personale.



CAROSSA Mario

Semplicemente perché non ho detto falsità storiche, perché ho semplicemente detto...



PRESIDENTE

Però qual è il fatto personale?



CAROSSA Mario

Dato che l'ho detta io e non ho detto falsità storiche...



PRESIDENTE

Eh no, scusi. Cosa hanno detto che ha lei detto?



CAROSSA Mario

Sfido il Presidente Gariglio, che evidentemente era disattento, a dire che non è vero il fatto che la prima cosa che abbiamo fatto - e aggiungo su forte invito del Presidente Cota - è dimezzare l'indennità. Non ritengo che questa sia una falsità storica.
Chiedo a quanto corrisponde la cifra di...



PRESIDENTE

Però si limiti al fatto personale, poi può chiedere quello che vuole.



CAROSSA Mario

una falsità storica questa? Mi dica la cifra di quello che è stato ritirato dai Consiglieri che si sono ritrovati di nuovo in Consiglio e poi vediamo quali sono le falsità storiche. Grazie!



PRESIDENTE

Lei, Consigliere Reschigna, ha già parlato.
Posso solo, come Presidente, nell'interesse dell'Aula, precisare che vi è una legge vigente. Ciascuno ha avuto quello che era previsto per legge e non risulta agli Uffici che nessuno abbia rinunciato, né da una parte n dall'altra.
Ha chiesto la parola il Consigliere Oliva; ne ha facoltà.



OLIVA Gianni

Io, per cultura, non sono né un moralista né un giustizialista, anzi devo dire che ho frequentato l'Università negli Anni '70 quando il giudizio e il rapporto con la Magistratura era ideologicamente rovesciato, nel senso che la sinistra considerava la Magistratura il braccio del potere e la destra guardava con molta simpatia la Magistratura. Poi il mondo è un po' cambiato e sono cambiate le posizioni.
Pertanto, non mi interessa fare né del giustizialismo rispetto ad un'inchiesta che è aperta né del moralismo. Però non posso non notare alcune cose.
La prima è questa. Presidente Cota, avevamo anche affrontato qualche dibattito insieme durante la campagna elettorale. Lei ha condotto una campagna elettorale fortemente incentrata sul problema della moralità e della moralizzazione, cioè ha fatto una campagna elettorale fortemente centrata sull'idea che presentava una maggioranza ineccepibile dal punto di vista della trasparenza e che, appena arrivato al governo della Regione avrebbe moralizzato l'Amministrazione regionale.
Ricordo anche che sui giornali si leggeva che nei giorni in cui si preparava la Giunta, c'era l'idea di creare un Assessorato ai "furbetti" così come era stato volgarizzato dalla cronaca. Era anche trapelato il nome di un magistrato, che non so se fosse stato effettivamente contattato o se fosse solamente una illazione. Ma so che si era data una forte caratterizzazione in quel senso.
Se però guardiamo i risultati di questi tre anni e mezzo, in quale altra direzione siamo andati? La nostra Amministrazione ha avuto tanti limiti e tanti difetti, ma non abbiamo mai avuto un Assessore messo agli arresti domiciliari, né abbiamo avuto una Giunta che è cambiata continuamente, per cui più del 50% delle persone hanno lasciato l'incarico per una ragione o per l'altra.
Qui c'è un problema di credibilità nei confronti degli amministrati.
Quando ci si presenta con una forte caratura moralizzatrice e poi si scivola su un percorso così accidentato, di cui questo non è che l'ultimo atto in ordine cronologico, c'è una credibilità che viene fortemente meno.
La seconda cosa che voglio dirle è questa. Ho letto sui giornali una sua dichiarazione fatta ai magistrati - e voglio pensare che l'abbia fatta come battuta per sdrammatizzare il momento - rispetto alla quale il suo stipendio di 6.900 euro netti al mese è uno stipendio che le permette di vivere grazie al fatto che anche sua moglie lavora.
Se è una battuta, è profondamente infelice; se non è una battuta, è drammatica.
Io nel mese di febbraio di quest'anno, prima di entrare in quest'Aula facevo il preside del Liceo "D'Azeglio" e del Liceo "Cavour", che sono due tra le scuole più prestigiose di Torino, ma a fine carriera non arrivavo come stipendio, a 3.000 euro al mese, perché questi sono gli stipendi che ci sono in giro.
Allora mi riesce difficile che come amministratore posso essere...



(Commenti del Consigliere Leo)



OLIVA Gianni

Posso dirle che il 99,99% dei cittadini piemontesi e italiani non fa le campagne elettorali e quindi il giudizio lo dà sullo stipendio che prende rispetto al proprio lavoro...



(Commenti del Consigliere Leo)



OLIVA Gianni

Collega Leo, lasciamo perdere il discorso delle campagne elettorali perché li abbiamo gonfiati noi i costi delle campagne elettorali, noi tutti.
Quale credibilità si ha nel momento in cui ci si presenta ai cittadini piemontesi facendo questi ragionamenti sui numeri? Ho un po' la sensazione che uno dei grandi difetti che abbiamo tutti noi è che a forza di stare all'interno del palazzo, in un sistema relazionale tutto autoreferenziale interno, abbiamo perso un po' il senso di quello che capita all'esterno.
La terza ragione per la quale, come i miei colleghi, ritengo che questa esperienza sia conclusa - e non so se le dimissioni unilaterali o le dimissioni concordate con la minoranza siano lo strumento per arrivarci, il problema è arrivarci - è che in quest'Aula non si fa più nulla.
Sono arrivato qui nel mese di marzo e non ricordo in quest'Aula - ma non lo sto dicendo per polemica, è una constatazione che abbiamo fatto tutti - un dibattito dal quale ci sia stato qualcosa da imparare o in cui dire qualche cosa.
Ricordo che siamo riusciti, non più tardi di tre settimane fa, a passare la giornata a discutere se bisognava discutere di quattro ordini del giorno contro la guerra in Siria che da due mesi è un problema internazionalmente concluso.
Queste sono le ragioni per cui credo che, per atteggiamento di rispetto nei confronti dei cittadini, dobbiamo andare tutti a casa e usare la finestra delle europee per votare in quell'occasione, senza spendere altri soldi per i comizi elettorali della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Oliva.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Pensavo di non parlare, ma poi ho sentito tali e tante cose false e aggressive che ho deciso di parlare.
Anch'io ritengo che questa legislatura sia finita. Credo sia finita prima di tutto perché questo chiedono i piemontesi. Credo che se ne accorga chiunque esca per strada: tutti chiedono quando si tornerà a votare. A me lo chiedono particolarmente.



(Commenti del Consigliere Botta Franco Maria)



PRESIDENTE

Per favore. La Consigliera Bresso non ha interrotto nessuno.



BRESSO Mercedes

Me lo chiedono a Parigi, ma me lo chiedono anche...



PRESIDENTE

Consigliera Bresso, si rivolga alla Presidenza, per favore.
Colleghi, non interrompete.
Collega Botta! Per favore! Collega Botta! Per favore! Scusi, Consigliera Bresso.
La Consigliera Bresso ha diritto, come tutti i colleghi, di intervenire e per favore non deve essere interrotta. La ringrazio.
Prego.



BRESSO Mercedes

Certamente, è vero: me lo hanno chiesto l'altro giorno a Varsavia, ma non perché ero a Varsavia...



PRESIDENTE

Per favore! Collega Botta!



BRESSO Mercedes

Collega Botta, diversamente da lei, in questo periodo, lavoro!



(Il Consigliere Botta Franco Maria si avvicina al banco della Consigliera Bresso)



PRESIDENTE

Per favore! La collega Bresso...
I Consiglieri Questori, per favore, intervengano!



(Tumulto in aula)



PRESIDENTE

Per favore! Questori, intervenite!



BRESSO Mercedes

Ma roba da matti!



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.37 riprende alle ore 12.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Il microfono si è rotto.



PRESIDENTE

Non è rotto. Ho fatto azzerare i minuti, per ricominciare l'intervento.
Adesso può parlare. Prego.



BRESSO Mercedes

Presidente, non intendo parlare. Rinuncio a parlare. Mi sono sentita aggredita in una maniera assurda.



(Commenti dai banchi della maggioranza)



PRESIDENTE

Per favore, colleghi!



(Proteste dai banchi della maggioranza)



PRESIDENTE

Colleghi, non siamo al bar! Questa è un'Aula parlamentare. Per favore!



(Scampanellìo del Presidente)



BRESSO Mercedes

Questa è la prova. La prova.



PRESIDENTE

Consigliera Bresso, se fosse possibile, le chiedo la cortesia - avremo poi modo di verificare quanto è avvenuto - di limitarsi all'intervento.
Colleghi, se fosse possibile, mettere in condizione la collega, come ciascuno di noi, di fare il proprio intervento. Prego, continui.



PRESIDENTE

Rinuncia all'intervento?



(Proteste dai banchi della maggioranza)



PRESIDENTE

Per favore!



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Costa.



(Scampanellio del Presidente)



PRESIDENTE

Si sieda, collega Costa.
Invito i colleghi a prendere posto, altrimenti chiudo la seduta!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

BOETI Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Se non parla la collega Bresso, non parla nessuno.



PRESIDENTE

Per favore! Collega Carossa, prenda posto! Per favore! Collega Bresso, se vuole rimanere, prenda posto, per favore.
Attenzione. La collega Bresso è stata interrotta e c'è stato tutto quello che abbiamo visto.
Poi, ho disposto di azzerare il tempo e ho ridato la parola alla Consigliera Bresso, affinché potesse ricominciare il suo intervento.
Nessuno impedisce, fino a quando presiedo l'Aula, a un Consigliere di parlare.
La Consigliera Bresso ha rinunciato al proprio intervento. Questo deve essere chiaro.
Chiaro, collega Boeti? Non mi va che passi addirittura il concetto che qui viene impedito a un Consigliere regionale di parlare.
Ho ridato la parola alla collega Bresso, ho azzerato il tempo.
Quello che è successo è gravissimo. Ce ne occuperemo, credo tutti, e lo vediamo.
Quindi, collega Bresso, lei vuole intervenire oppure no? Vada al suo scranno, per favore. Anche lei, Consigliere Reschigna.
Cominciamo a mettere un po' d'ordine.
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
La ringrazio e prendo la parola soltanto per confermarle che non intendo svolgere il mio intervento, perché non si tratta solo della primitiva aggressione, ma anche del fatto che non appena ho riprovato, dopo l'azzeramento che lei ha fatto, ad aprire bocca, c'è stato il solito abituale coro alla mia sinistra, o alla sua destra, se preferisce.
Quindi, non importa. Parlerò attraverso i media, i social network, la Magistratura e dove mi verrà consentito di parlare.
Poiché non parlerò più in questo Consiglio regionale, aspetto solo che questo Consiglio regionale vada a casa, perché è quello che globalmente merita e perché non ha fatto nulla per il Piemonte. Questo è la mia testimonianza finale, perché non prenderò più la parola.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bresso.
La parola alla Consigliera Costa.



COSTA Rosa Anna

Grazie, Presidente.
Presidente, prendo la parola in quest'Aula dopo tre anni di silenzio dovuti sicuramente ad una mia situazione personale, ma garantendo una presenza costante in Consiglio regionale ad ascoltare tutti, con un imbarazzo incredibile ed una profonda delusione. Una profonda delusione che deriva dal fatto che mi sto chiedendo: di chi sono le responsabilità di tutte queste cose, di tutto ciò che è stato detto (ho ascoltato dall'inizio alla fine ogni intervento), se non nostre? Quando parliamo di non autorevolezza di questo Consiglio regionale, mi chiedo chi ce la dà l'autorevolezza se non la creiamo noi? La differenza tra autorità e autorevolezza la conosciamo tutti molto bene. L'autorità è ciò che è scritto sulla carta, l'autorevolezza è un rapporto personale sul quale si crea poi la stima e la capacità di operare con iniziative per la nostra Regione.
Allora, Presidente Cota, la ringrazio e le dico di resistere.
Sa perché le dico di resistere? Perché non ho la certezza che i prossimi Consiglieri regionali saranno meglio di noi. Non ce l'ho! E credo che non ce l'abbia nessuno.
Quindi questo mi impedisce oggi di dire che lascio, perché ci sarà qualcuno migliore di me. No, signori miei. Io questo non lo posso accettare! Non posso accettare neanche che in questo consesso non ci sia stato un moto di orgoglio generale di tutti i Consiglieri - tutti! - nel dire che ciò che stiamo subendo è una cosa ingiusta. È ingiusto dal punto di vista del diritto. Qui, invece, ho sentito insulti a livello di persone.
Colleghi, ci vogliamo rendere conto che ci stiamo facendo del male? Anzi, più che a noi, lo stiamo facendo ai piemontesi, con una serie di atteggiamenti che sono vergognosi! Vergognosi! E lo dico davvero non a cuor leggero. Io non sono mai intervenuta in quest'Aula, mai! Ero presente e ascoltavo. Oggi, invece, mi permetto di dire che tutta una serie di considerazioni che qui vengono evidenziate sono totalmente una nostra responsabilità.
Allora non cerchiamo di buttare fango sull'operato del Presidente sull'operato della Giunta o sull'operato della maggioranza, perché noi abbiamo fatto ciò che ci è stato consentito di fare, anche in base a tutta una serie di fatti che sono successi subito dopo l'insediamento.
Noi abbiamo iniziato questa legislatura con una spada di Damocle sulla testa, e questo ci ha portato ad una situazione psicofisica e personale decisamente demoralizzante: ce lo vogliamo dire questo? Perché dobbiamo essere sinceri. Ma dov'è l'ipocrisia? Collega Laus, credo che qui di ipocrisia ce ne sia veramente tanta, ma non viene sicuramente da chi con responsabilità a cercato di fare qualche cosa.
Non avrei davvero voluto intervenire, ma è impossibile tacere in quest'Aula di fronte a tutto ciò che si è sentito già solo stamattina. Ma dobbiamo caricarci noi dei sensi di colpa di chi, come, quando e perché? Vergogniamoci! La situazione del Piemonte è disastrosa e la Giunta Cota sta cercando di lavorare il più possibile, anche sul piano occupazionale, per riuscire a dare delle risposte concrete. Questa però è una situazione che non vive solo il Piemonte: purtroppo è una realtà internazionale oltre che nazionale. Ma perché noi dobbiamo comunque enfatizzare questa situazione come se la responsabilità fosse della Giunta Cota? Non è giusto.
Non è giusto e neanche morale atteggiarsi in questo modo nei confronti di chi ha cercato e cercherà di fare ancora, come tutti coloro che sono presenti in quest'aula, il bene del Piemonte.
Presidente, mi rivolgo a lei: sono esterrefatta. Le garantisco che vorrei veramente non andare a casa, sebbene per la mia condizione di salute sarebbe anche meglio! Vorrei un sussulto di orgoglio e di dignità nel terminare questa legislatura facendo le cose necessarie e sconfiggendo ci che i mass media continuano ovviamente ad attribuirci, epiteti che non voglio ripetere, perché non voglio offendere nessuno (ho sentito parole di colpevolezza che non voglio neanche considerare). Smettiamola di giocare sul "dimettiamoci o non dimettiamoci", "legislatura o non legislatura": queste sono le cose che fuori, ai cittadini, fanno venire rabbia.
Termino, Presidente, perché sono una persona rigorosa e i cinque minuti a mia disposizione per l'intervento sono trascorsi. La esorto comunque a richiedere in questo Consiglio una condizione un po' più decente e più rispettosa, affinché non si attacchino le persone, ma si faccia politica.



(Applausi provenienti dai banchi dei Consiglieri della maggioranza)



PRESIDENTE

Non si può applaudire, per favore! Ha chiesto la parola la Consigliera Franchino; ne ha facoltà.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente.
In questi giorni mi riecheggiano spesso nell'orecchio le parole di un'aria che mio padre mi cantava sempre da bambina: "La calunnia è un venticello, un'auretta assai gentile (...) che diventa colpo di cannone (...) E il meschino, calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar".
A questo pensiero cupo mi conforta la consapevolezza della storia. La stessa consapevolezza per la quale il moralista Savonarola, a Firenze, fu bruciato sul rogo e i Medici ritornarono ad occuparsi della Cosa Pubblica in città, accolti dai fiorentini.
Ebbene, io credo che non sempre storicamente i concetti di giustizia e di legalità coincidano. Credo, altresì, che esistano almeno tre livelli di verità.
C'è una verità mediatica, che è quella dei media che indirizzano l'opinione pubblica. Su questa rinvio il mio giudizio a Tocqueville, ad Habermas e ad esponenti decisamente più autorevoli di me.
Poi c'è una realtà processuale, che molto spesso non solo è forzata, ma viene descritta anche in maniera falsa.
Ringrazio il Consigliere Franco Maria Botta per la verità processuale che prima stava cercando di riaccreditare in quest'Aula. Perché non solo ci sono sentenze di Corte Costituzionale che non vengono rispettate, ci sono principi giuridici ordinamentali che non vengono rispettati.
Se andiamo nel concreto a riesaminare i fatti e a rivedere le sentenze penali definitive cui tutta la maggioranza di centrosinistra (eccetto pochi esclusi) questa mattina faceva riferimento, non ce n'è solo una. Ci sono tre sentenze, una delle quali, più risalente, attesta che tutti gli atti provinciali della lista "Pensionati e invalidi per Bresso" sono stati presentati e sono inesistenti. A confermare questa sentenza, c'è un'altra sentenza di Cassazione, che stabilisce che il Giudice di Torino deve dichiarare la falsità di quelle liste. E, allora, di cosa stiamo parlando? Chi ha avviato una causa contro l'Ente, conoscendo i propri falsi comportamento che pregiudizionalmente si chiama "lite temeraria" - qui ci fa la morale? No, questo è un atteggiamento che non può essere condiviso. E poco possono fare i media per continuare a stravolgere una realtà, dicendo che determinati falsi sono meno importanti di altri, o che alcuni sarebbero moralmente più compromettenti e altri meno. I falsi sono tutti uguali: non esistono irregolarità e falsi.
Ma, soprattutto, c'è un altro aspetto giuridico, se proprio vogliamo parlare in punta di diritto o parlare di diritto e non di legalità, una volta tanto. La legalità è quel principio che di solito si invoca nelle dittature per far fuori gli avversari politici.
C'è un principio ribadito da una sentenza di Corte Costituzionale che stabilisce che determinati atti nell'ordinamento giuridico italiano questo è un cardine del nostro sistema da centinaia di anni - sono fidefacienti e possono essere inficiati solo con una querela di falso. Ma ai ricorrenti non interessava quel procedimento, perché, evidentemente sapevano che determinate forzature lì non avrebbero potuto attuarle.
Qualcuno mi deve spiegare - per me è l'unica volta, nella mia conoscenza processuale, in cui si è verificato - come sia possibile che una parte civile in Italia riesca a far anticipare un'udienza della Cassazione.
incredibile! Vorrei che si facesse una verifica su quante altre volte nella storia giuridica italiana, si sia verificato un episodio analogo.
Infine, c'è una realtà storica, che non può essere confutata né dai moralisti, né dai magistrati. Quella verità storica attesta che il Presidente Cota ha vinto le elezioni regionali 2010 e che Mercedes Bresso le ha perse, perché i piemontesi non l'hanno voluta votare.
Io ero ai seggi come rappresentante di lista e ho visto innumerevoli voti disgiunti: la gente voleva votare il Presidente Roberto Cota! Da cittadino piemontese sono orgogliosa che il Presidente della mia Regione sia Roberto Cota: è un profilo politico innovativo, e non la penso così solo io. Decine di persone, che magari non saranno quelle che urlano in piazza, hanno individuato e leggono nella sua attività politica un barlume di speranza per il Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Tempo fa avevo deciso di non intervenire, poi, però, due cose che sono successe, mi obbligano a farlo.
La prima è la volontà di ringraziare la collega Costa, perché ha fatto un intervento bellissimo. Io, che ho il piacere di conoscerla personalmente un po' più di altri colleghi, mi rammarico semplicemente dei tre anni di silenzio, non certo dell'intervento di oggi, che trovo assolutamente eccellente e che, come dice lei, obbliga ad intervenire.
Poi, scendendo molto sul basso, perché altre volte ho cercato di fare dei ragionamenti, ma non sempre in quest'Aula i ragionamenti ottengono gli effetti auspicati. Poi, se li faccio io, quasi mai, ma questo probabilmente, è un difetto di chi vi parla.
Oggi, però, sono successe tutta una serie di cose che meritano di nuovo che si tenti, per pezzettini, di metterle in ordine.
Quando il clima, non soltanto interno, ma esterno, era decisamente migliore, ho cercato di convincere quest'Aula - non c'era lei, Presidente Cattaneo, altri erano Presidenti - che bisognava che ci dessimo delle regole interne, perché se era consentito a qualche collega di sostenere che i nani della fiaba erano 11 invece che sette e che chi li presiedeva era Grimilde invece che Biancaneve, senza che all'interno ci fosse una modalità di porre in ordine le cose, false o meno che fossero, beh, questo avrebbe portato ineludibilmente a delle conseguenze. Dico questo mica soltanto perché mi chiamo Cassandra di secondo nome, ma perché tali conseguenze sono già tutte avvenute e credo addirittura che non siano più reversibili.
Oggi ne sono stati dati alcuni esempi; ne cito tre, partendo dal più semplice, non colpevole. Credo che il Consigliere Reschigna - ma anche gli altri colleghi - debba sapere che non è vero che gli struzzi nascondono la testa sotto la sabbia: trattasi di un luogo comune falso. Non l'hanno proprio mai fatto, gli struzzi. Gli struzzi fanno tante altre cose, come si vede se si va su Google; adesso costa poco e lo si può fare anche qua.
L'unica cosa che gli struzzi non fanno e non hanno mai fatto è di mettere la testa sotto la sabbia: è un luogo comune.
Questo è l'aspetto non colpevole.
Più colpevole è quando un collega che stimo - perché se non lo stimassi non lo criticherei, visto che se uno è poco dotato e poco competente non è colpevole, ma è altre cose - mi dice, come ha fatto il Consigliere Gariglio che ha avuto l'onore di presiedere quest'Aula non peggio di lei Presidente: ho visto di meglio, ma ho visto anche di peggio e lo dico perché il collega non è nemmeno della mia parte politica, pur essendo tifoso granata - le cose che dice, avendo presieduto un Gruppo che ha cercato di costruire, non riuscendovi, la legge elettorale.
Coloro che qui ci hanno eletto hanno votato esprimendo due voti e qui tutti lo devono sapere; fuori no, tanto l'ignoranza fuori è diventata ormai motivo di grande orgoglio. Se uno non è deliberatamente ignorante, non pu essere appartenente a questa collettività di oggi. I successi di alcuni film, in questo momento, ne sono una palese dimostrazione. "Sole a catinelle", infatti, è divertente, ma che un prodotto di serie B sia il film più visto è la dimostrazione palese di quel che sto dicendo. L'ho visto e ho anche fatto delle risatine: ma, ragazzi miei, che sia il film migliore prodotto in Italia o il film più visto vorrà dire qualcosa anche sul pubblico. E il pubblico è quello cui noi ci rivolgiamo. Quindi serve? Serve parlare al collega Gariglio.
Dicevo che gli elettori hanno espresso due voti: uno per il Consiglio regionale; e su questo e sulla lista Giovine non ho niente da dire perch si è già espressa la Cassazione. E poi c'è un altro voto, un'altra croce che circa 27.000 persone (non io, che ho votato per un'altra parte politica, essendo d'altronde candidato da un'altra parte) hanno posto su una lista denominata "Pensionati per Cota". Che qualcuno riesca convincermi che quei voti siano inutili per l'elezione di Cota lo trovo francamente non facilmente ipotizzabile; checché ne dica il TAR, checché ne dica il Consiglio di Stato, checché ne dica chiunque. E questo "checché" purtroppo, è molto preoccupante, perché si stanno inverando un sacco di "checché", nel nostro Paese, molti dei quali ci riguardano anche.
Per esempio, noi tolleriamo che la Corte dei conti incida sui comportamenti dei Gruppi consiliari dal 2003 al 2008 o 2010 (a seconda dei momenti, ma comunque dal 2003), terreno su cui non ha alcuna competenza nessuna e a nessun titolo - e alcuna legittimità, che eventualmente è discutibile dopo le leggi, peraltro pessime, che in funzione del decreto Catricalà questa Giunta e questa Regione hanno assunto nel dicembre 2012.
C'è un "prima" del 2012, in cui le leggi erano quelle che erano: schifose? Può darsi. Inopportune? Anche. È pieno di leggi inopportune e leggi carenti, ma quelle erano le leggi. Lo sapevano e lo sappiamo tutti e su questo non esiste competenza di sorta. Non è che non si possa discutere in ordine alle spese pazze o non pazze: non c'è, semplicemente, la competenza.
E allora non capisco il perché di questo.
Se qualcuno viene a casa vostra a farvi delle domande su che cosa avete fatto dieci anni fa, credo che, pur con correttezza e pur con civiltà diversa, voi diciate: "Scusi, a che titolo lei mi chiede cos'ho fatto dieci anni fa? Ha qualche ragione per farlo?". Qui, invece, codesta Regione - non si capisce bene perché - questo comportamento sinora, colpevolmente, nel suo complesso non ha attuato. E questo genera delle conseguenze.
Genera delle conseguenze in chi ritiene che per dimettersi bisogna parlarne. Ma, guardate, c'è una modalità semplice, che io ho attuato: si prende un foglio, si scrive "Caro Presidente" o "Cari Presidenti", si mette l'indirizzo e si dice "mi dimetto" (con due "t") o "dimissioni" (con due "s"). Si appone una firma e le dimissioni sono date. Non se ne discute: si danno.
E se qualcuno si vergogna - io, casualmente, no - di portare il distintivo, beh, questo è un altro problema suo. Io non mi vergogno; anzi sono un filino seccato che non mi facciano i complimenti per come ho fatto sin qui il Consigliere Regionale; ma purtroppo, dato il difetto che tutti mi riconoscono (non avendo null'altro da dire) di avere un cattivo carattere, questo lo accetto. Di sicuro, però, non mi vergogno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi.
Ricordo che oggi alle ore 13, presso la Sala Viglione al primo piano del Consiglio regionale, saranno ricevuti, come detto in apertura, i Comitati No F-35. Alle ore 14.30 è confermata la trattazione delle interrogazioni ex articolo 100 del Regolamento. Alle ore 15 è convocato il Consiglio.
Confermo quindi che, come l'Aula ha acconsentito in apertura questa mattina, la seduta straordinaria del Consiglio regionale, così come convocata sulla discussione sull'IRPEF, si terrà alle ore 15. Al termine del dibattito oggetto della seduta i nostri lavori saranno chiusi.
Confermo anche che la riunione della Conferenza dei Capigruppo di domani, mercoledì 27 novembre, è convocata alle ore 12 in Sala Morando, al secondo piano.
Grazie e buongiorno a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



PRESIDENTE

1] Il Consigliere chiede di considerare le parole "topi di fogna" quali "espressione scaturita da una tensione d'Aula molto forte, detta in un momento di 'vis polemica' di aspro confronto politico ed esacerbato dalle pubblicazioni sui mezzi di informazione di atti riservati e coperti del segreto istruttorio".



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