Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.380 del 08/10/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


LEARDI LORENZO



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1799 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Ritiro del documento rilasciato dall'Istituto Climatico di Robilante"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1799, presentata dal Consigliere Ponso, che ha la parola per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore, sono venuto a conoscenza, tramite l'Associazione di promozione sociale, di un documento, che ho allegato all'interrogazione che sarebbe in contrasto con le norme vigenti. Il Centro di riabilitazione Ferrero, ex Istituto Climatico di Robilante, imporrebbe di sottoscrivere ai pazienti malati cronici e non autosufficienti, o ai loro familiari tutori quel documento che ho allegato, all'atto del loro ingresso in struttura disposto dall'ASL, informando loro che il paziente sarà dimesso dopo un periodo limitato di ricovero presso detto istituto climatico, in particolare un periodo di 30 giorni.
Le norme in vigore impongono, invece, al Servizio Sanitario, di fornire tutte le prestazioni sanitarie necessarie, senza limiti di durata, anche quando si tratti di anziani colpiti da patologie invalidanti.
Si tratta - glielo ricordo - come lei ben sa, della legge n. 833/1978 e del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001.
Recentemente, la Corte Costituzione ha precisato nella sentenza n. 36 del 2013 che "l'attività sanitaria e socio-sanitaria a favore di anziani non autosufficienti è elencata tra i livelli essenziali di assistenza sanitaria dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001". Nella stessa sentenza la Corte Costituzionale ha definito non autosufficienti le "persone anziane o disabili che non possono provvedere alla cura della propria persona e mantenere una normale vita di relazione senza l'aiuto determinante di altre". Infine, il TAR del Piemonte ha stabilito che "l'istituzione di liste d'attesa per la presa in carico dell'anziano" viola le norme relative alle "prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, i quali devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale". Premettendo tutto ciò, ne consegue che, nei casi di ricovero disposto dall'ASL in una Casa di cura privata convenzionata, qualora al termine della riabilitazione permangano esigenze terapeutiche di cura e assistenza, il paziente anziano malato cronico non autosufficiente, ai sensi della normativa vigente, ha diritto alla continuità terapeutica. Credo che il comportamento dell'Istituto Climatico di Robilante non sia del tutto conforme alle leggi vigenti e credo che la Casa di cura fornisca ai familiari informazioni non corrette e fuorvianti.
Con quest'interrogazione, chiedo che il documento venga ritirato e che cosa Ella può fare in merito. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Il Patto per la Salute 2010-2012, di cui all'intesa Stato-Regioni del 3 dicembre 2009, prevede all'articolo 6 la razionalizzazione della rete ospedaliera e l'incremento dell'appropriatezza nel ricorso ai ricoveri ospedalieri. In tale ottica, detto articolo prevede la riduzione dei posti letto accreditati ed effettivamente a carico del SSR ad un livello non superiore a 4 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post acuzie.
Tale riduzione, che le Regioni dovevano attuare entro il 30 giugno 2011 (quelle in piano di rientro entro il 31 dicembre 2010) e che la legge n.
135/2012 ha ridotto a 3,7 per mille di cui 0,7 per le post-acuzie, è finalizzata a promuovere il passaggio dal ricovero ordinario al ricovero diurno e dal ricovero diurno all'assistenza in regime ambulatoriale e a favorire l'assistenza residenziale e domiciliare.
Per attivare il percorso di riduzione dei posti letto relativi alle post-acuzie, con determinazione n. 554 del 10/08/2010, è stato costituito un apposito gruppo di lavoro che ha formulato una proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera compatibile con i vincoli posti dal Patto per la Salute. Con DGR n. 13-1439 del 28 gennaio 2011, sono stati recepiti dalla Giunta regionale "i criteri di appropriatezza organizzativa clinico gestionale per le attività di recupero e rieducazione funzionale di 3°, 2° e 1° livello e per le attività di lungodegenza e definizione della funzione extraospedaliera di continuità assistenziale a valenza sanitaria" proposti da detto gruppo di lavoro.
Detti criteri per la Riabilitazione prevedono che "l'identificazione del setting riabilitativo venga effettuato al momento della stesura del progetto riabilitativo individuale" e una modulazione dei giorni di valore soglia.
Per la lungodegenza, la DGR prevede un'identificazione della tipologia dei pazienti trattati e una ridefinizione del valore soglia della degenza in 30 giorni (anziché i 60 giorni previsti dalle vigenti norme regionali).
Detti criteri sono, ovviamente, applicabili se tutta la rete dell'assistenza post-acuzie è adeguata al fabbisogno e se sono attivate le strutture extraospedaliere di continuità assistenziale a valenza sanitaria previste dalla DGR stessa che devono essere realizzate con la trasformazione di parte degli attuali posti letto di riabilitazione e di lungodegenza.
Con la DGR n. 14-6039 del 02/07/2013, sono state rideterminate le tariffe per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti, di assistenza ospedaliera di riabilitazione e di lungodegenza post-acuzie e di specialistica ambulatoriale, in applicazione del Decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze del 18 ottobre 2012. Detta DGR, per quanto concerne i valori soglia delle giornate di degenza della riabilitazione e della lungodegenza ha adottato quelli previsti dai citati criteri (sino al 30 giugno 2013 erano solo indicativi, dopo sono diventati vincolanti) senza precisare che il percorso di razionalizzazione della rete ospedaliera e delle post-acuzie non era ancora concluso. Si rende, pertanto, necessario procedere in modo graduale e, conseguentemente, entro il corrente mese, la Giunta adotterà una delibera che adegua, sino al completamento del percorso di razionalizzazione, i valori soglia previsti dal decreto ministeriale (la lungodegenza viene portata a 60 giorni e per la riabilitazione vengono introdotti valori soglia più ampi di una decina di giorni).
In sostanza, è stato deliberato da noi il nuovo disegno riabilitativo che comprende ospedali pubblici e strutture private convenzionate, ma ci siamo accorti, anche nel dialogo con le Organizzazioni rappresentative dei gestori, che occorre una gradualità. Pertanto, le giornate soglia, che adesso sono state, giustamente, estrapolate dalla delibera, che prevedeva 30 giorni, verranno, con una delibera redatta entro il mese di ottobre portate a 60 giorni.
In questo contesto non pare fuori luogo che una Casa di Cura rammenti al momento del ricovero, quanto previsto dagli indirizzi nazionali e dalla normativa regionale, in modo che anche l'assistito si attivi con i competenti servizi territoriali dell'ASL ad individuare tempestivamente il percorso assistenziale più appropriato (assistenza in struttura residenziale, assistenza domiciliare), fermo restando che se il ricoverato ha necessità di un prolungamento della degenza nella stessa area di assistenza non può esserci alcuna dimissione.
In quest'ottica pare esprimersi - cerchiamo di interpretarlo al meglio l'Istituto Climatico di Robilante quando afferma che, relativamente alla durata dei ricoveri di lungodegenza, non possono superare "di norma" (non esclude il prolungamento del ricovero oltre al periodo attualmente previsto come ottimale da parte della Regione) i 30 giorni (che adesso verranno elevati a 60 giorni) e per la riabilitazione il periodo indicato dal fisiatra che ha in cura il paziente (non sarebbe certamente appropriato un ricovero eccedente il fabbisogno individuato dal fisiatra che ha in cura il paziente).
Forse possiamo parlare di un eccesso di zelo da parte dell'Istituto nel rammentare la normativa, comunque la situazione è monitorata anche nel dialogo con le Organizzazioni rappresentative dei gestori.
Come avevo detto anche nel dibattito della scorsa seduta, è difficile fermare il processo di cambiamento, perché tende a riformare tutto il sistema delle post-acuzie e della lungodegenza, però siamo disponibili ad intervenire con quegli aggiustamenti che dal riscontro pratico appaiono essere necessari.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1803 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Nuovo modello tariffario per residenziale per strutture RSA e Centri diurni per anziani, riferimenti per i posti letto di deospitalizzazione protetta"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1803, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente e grazie all'Assessore per quello che dirà.
Indubbiamente questo è un argomento molto caldo, perché stamattina al punto 3) abbiamo proseguito l'esame di quegli ordini del giorno che riguardavano i non autosufficienti e dovrebbe essersi stamattina il discorso.
Ora il mio collega di Gruppo, Consigliere Ponso, ha posto una questione relativa sempre allo stesso argomento. Inizio dal fondo per non ripetere perché non sono un logorroico e non mi piace parlare a vuoto.
La domanda che le pongo, visto che è una domanda che si può porre in base all'articolo 100, è: a carico di quale soggetto si applicano i costi dei ricoveri per quanto riguarda i posti letto di deospedalizzazione protetta? Questo perché, a nostro modesto avviso, gli effetti negativi del nuovo piano tariffario sono due. Da un lato, si sono allungati i tempi di ricovero presso gli ospedali, dall'altro, anziché rendere il servizio più efficiente e meno costoso, hanno fatto sì che lo stesso sia diventato più farraginoso, oneroso, molto poco chiaro.
Non so se gli operatori del settore si pongano questa domanda, ma me la pongo io dopo essermi confrontato con loro, in base a quella che è stata l'interpretazione delle direttive che, al momento, sono giunte.
Infatti, le Direzioni delle Aziende Sanitarie interpretano la mancanza di indicazioni riguardo i posti letti di deospedalizzazione protetta all'interno delle deliberazioni della Giunta come una chiara disattivazione degli stessi. E dunque che cosa fanno? Applicano i costi di questo tipo di ricovero a totale carico dei pazienti.
Pertanto, la mancata presenza dei posti letto di deospedalizzazione protetta all'interno del nuovo modello tariffario ha portato e sta portando in queste ore e in questi giorni certamente un rallentamento delle dimissioni dalle strutture ospedaliere, con gravissime conseguenze per i costi del servizio sanitario regionale. Ricordiamo che una degenza media costa intorno agli 800 euro rispetto al costo di un posto letto ad alta intensità di cura, che ha una tariffa giornaliera di 95,73 euro, che per di più viene ripartita al 50% con il paziente.
Assessore, purtroppo si è creato un bel... Mi verrebbe da dire una parola poco elegante, ma non la dico, tanto lei sa a quale mi riferisco.
Attendo lumi al riguardo, anche se come sempre, purtroppo, su questi argomenti sono molto poco ottimista rispetto a quello che lei, gravato dall'onere di riforme a volte obbligate, riesce a dirci non sempre soddisfacendoci.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Leggo l'appunto, poi faccio un commento successivo.
Le DD.GG.RR. nn. 45/2012, 85/2013 e 10/2013 sono provvedimenti che riguardano il modello di assistenza residenziale per anziani non autosufficienti, organizzato attraverso le strutture RSA e i nuclei NAT (nuclei alzheimer temporanei).
La DGR 45/2012 conteneva, nell'allegato A, la possibilità per le strutture RSA di fornire prestazioni di continuità assistenziale o di dimissione protetta "esclusivamente per persone anziane", trattandosi infatti di strutture dedicate agli anziani non autosufficienti e non a tutto l'intero panorama delle fattispecie sanitarie di dimissione ospedaliera.
Con successivi provvedimenti attuativi del piano di rientro 2010-2012 sono state introdotte nello scenario delle modalità di assistenza territoriale, le strutture per la continuità assistenziale a valenza sanitaria, quale specifico intervento riorganizzativo sul livello assistenziale territoriale.
Tali strutture, il cui fabbisogno è stimato in 1.100 posti articolati nelle sei aree sovrazonali regionali ed i cui requisiti organizzativi gestionali sono stati fissati con DGR n. 6/2013, realizzano, pertanto, la possibilità di effettuare ricoveri in continuità assistenziale da ospedale a territorio per la durata di 30 giorni reiterabili fino a 60 giorni con oneri a totale carico del Servizio sanitario regionale a favore di soggetti ad elevata e media complessità clinico-assistenziale al termine del percorso ospedaliero di cura.
La funzione di continuità assistenziale può essere assolta attraverso la riconversione di posti-letto di lungodegenza e di RRF (recupero e rieducazione funzionale) non più contrattualizzati, nelle case di cura private accreditate in virtù del programma attuativo di revisione della rete ospedaliera, di cui alla DGR n. 6 del 14/03/2013, dei posti-letto ancora attivi come riabilitazione extra ospedaliera ex articolo 26 delle legge 833/78 ed in parte di posti-letto in RSA ad elevata assistenza.
Quindi, c'è tutto un insieme di possibilità che sono disponibili e soprattutto, vi è la riconversione di 1.300 posti letto di post-acuzie che sono stati ridotti, attivando 1.100 posti di continuità assistenziale, che naturalmente, piuttosto che nelle RSA in prima battuta vanno sostanzialmente anche in buona parte negli ospedali che vengono riconvertiti.
All'interno di questo nuovo percorso è previsto che anche le RSA individuate dalle ASL di competenza possano offrire prestazioni di continuità assistenziale, qualora siano in grado di offrire i requisiti prestazionali previsti dalla DGR n. 6/2013; in questi casi si tratta di prestazioni a totale carico sanitario.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1807 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Futuro dell'ABIT di Grugliasco "


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1807, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Con questa interrogazione a risposta immediata abbiamo voluto porre un tema che riteniamo importante - e su cui sappiamo che anche l'Assessore sta lavorando - e al quale crediamo sia giusto dare risalto, in quanto è sicuramente una sfida anche per la nostra Regione.
ABIT è la cooperativa che ha prodotto finora latte, mozzarella e formaggi a Grugliasco e purtroppo ha annunciato, prima della pausa estiva di voler cessare l'attività.
La Cooperlat TreValli, proprietaria del marchio, ha avviato la procedura di messa in mobilità dei dipendenti dello stabilimento di Grugliasco.
Ciò accadde già nove anni fa, quando l'ABIT, in rosso di 27 milioni chiese la mobilità per 85 dipendenti, ma poi si salvò grazie al marchio marchigiano Cooperlat.
I vertici di ABIT hanno incontrato l'Assessore regionale, i rappresentanti sindacali dei lavoratori dell'ABIT hanno recentemente organizzato davanti al municipio di Grugliasco un sit-in di protesta per manifestare contro l'azienda, che non ha chiesto di posticipare la procedura di messa in mobilità.
Dal 30 settembre i lavoratori dell'ABIT di Grugliasco sono invece in mobilità ed è inaccettabile che l'azienda metta a rischio il futuro di 107 famiglie al solo scopo di vendere ad un prezzo migliore un marchio commerciale senza lavoratori.
A questo punto, abbiamo ritorni rispetto al fatto che le istituzioni si stanno mobilitando. Lo stesso Comune di Grugliasco ha dichiarato la disponibilità di prevedere prossime trasformazioni di quell'area, in modo che rimanga collegata ad un futuro produttivo.
A questo punto, sapendo che la strada - per le notizie che abbiamo non è ancora così chiara, chiediamo all'Assessora a che punto è nel suo lavoro, affinché venga conservato il marchio e tutelati i livelli occupazionali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Nelle parole formulate dalla Consigliera Cerutti è chiaro che la Giunta regionale, sulla tematica ABIT, così come sulle altre tematiche, sta lavorando e lo sta facendo anche a stretto contatto con le organizzazioni sindacali, per far sì che ciò che si prospettava in un primo momento possa evolvere in una soluzione diversa.
In queste ultime ore (ieri, per la precisione) c'è stato un incontro con il Presidente della cooperativa Cooperlat Tre Valli; incontro che avevo chiesto da tempo per potere aprire dei ragionamenti che andassero oltre i mandati ufficiali e formali che hanno i dirigenti dell'impresa marchigiana.
chiaro che stiamo cercando di mantenere sia il sito produttivo sia i livelli occupazionali, e lo sottolineo in funzione delle riflessioni fatte con i rappresentanti dei lavoratori, cercando di garantire il massimo numero possibile di lavoratori, ma sapendo che, a prescindere dalle soluzioni che sono aperte, non sarà possibile prevedere, nell'immediato, il riassorbimento di tutte le maestranze che in questo momento ABIT ha.
Cosa diversa è, non soltanto prevedere una presenza commerciale del marchio ABIT, ma poter coinvolgere altri soggetti ed interlocutori sul territorio che creino la prospettiva di un polo futuro che ci permetta, non solo il riassorbimento dei lavoratori, ma anche una presenza produttiva importante nella provincia di Torino, con il marchio ABIT ancora presente.
A nessuno sfugge il fatto che in questo momento la proprietà del marchio non è dell'ABIT, come soggetto giuridico, ma è in capo a Cooperlat.
Di questo abbiamo parlato ieri con i vertici della cooperativa.
Abbiamo riaperto una trattativa che si pensava chiusa ed auspichiamo (la prossima settimana, fortunatamente si tratta ancora di pochi giorni) di capire quale sarà la strada che potremo intraprendere. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una trattativa privata, pertanto come istituzione in questo momento, lavoriamo con una sorta di moral suasion, ma non abbiamo la possibilità né l'opportunità di intervenire con altri strumenti.
Ieri il Presidente Baietta ha riaperto delle prospettive che non pensavamo potessero riaprirsi: stiamo lavorando in queste ore, in modo assolutamente riservato, per cercare di riportare sul tavolo una trattativa che sembrava ormai chiusa.
Spero, nelle prossime settimane, di poter fornire delle risposte un po' più esaustive, dal punto di vista delle riflessioni aperte questa mattina che possano confermare un percorso di ritorno della produzione sul territorio piemontese, quindi la salvaguardia dei livelli occupazionali.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1805 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Chiusa l'esperienza delle federazioni sovrazonali, perch esse continuano a bandire gare?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1805, del Consigliere Laus.
Risponderà l'Assessore Cavallera.
Prego, Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Si tratta di un'interrogazione molto semplice, una domanda quasi retorica.
La questione riguarda le Federazioni e la domanda è semplice ed elementare: perché con il superamento delle Federazioni sovrazonali esse continuano tuttora a bandire gare per beni e servizi? Le spiego, Assessore, perché la sua risposta sarà oggetto d'indagine nella Commissione d'indagine.
Le spiego perché: non per lei, ma perché da giugno abbiamo discusso prima, della legittimità delle federazioni e, poi, con i suoi interventi in Commissione e in Aula (ovunque) - ha spiegato che l'esperienza delle federazioni era finita.
Pertanto, posso capire il mese di maggio, posso tollerare il mese di giugno, posso lasciar correre il mese di luglio, ma dopo le uscite formali per cui le federazioni hanno cessato le loro funzioni, se non per gli atti concludenti, non solo io, ma tutta la rete è a conoscenza di bandi di gare nuove e fresche.
Ritengo sia anche responsabilità della Commissione d'indagine capire quali sono le motivazioni, una per una, che inducono i rappresentanti delle federazioni ad espletare ancora gare. È inutile che le stia a leggere quali sono le gare per le quali le società fornitrici devono ancora presentare i documenti.
Assessore, le chiedo una risposta semplice, chiara e specifica.
Non ci sarà una controreplica; la controreplica sarà quella della Commissione d'indagine.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Laus.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Il Consigliere Laus ha già avuto modo di auspicare un ottimo e approfondito lavoro da parte della Commissione costituita per valutare tutta l'attività di SCR e di appalto complessivo del vasto mondo regionale.
Pertanto, sotto questo profilo resto in una fase di attesa.
Per quanto riguarda le Federazioni, come Giunta regionale abbiamo presentato un disegno di legge il cui iter - lei mi insegna - viene consegnato al Consiglio. Sono, dunque, a disposizione, anzi auspico che vada a termine il più presto possibile, perché in quella sede si potranno regolare anche i transitori, cioè i tempi per collocarsi nella nuova configurazione, che sarà una configurazione con la centralizzazione in SCR e l'attività che deve residuare sul territorio uno svolgimento attraverso l'ASL capofila.
Era questo il tenore del disegno di legge che abbiamo presentato quindi è questo il disegno che noi auspichiamo al più presto.
Nello specifico, leggo la risposta, che ovviamente tiene conto delle leggi vigenti. Poi, anch'io auspico che si approvi al più presto il nuovo disegno di legge, che si organizzi il passaggio dal sistema attuale al nuovo, perché quando si decide una svolta, o viene data ogni potestà all'Assessore, alla Giunta o al Presidente, oppure, se c'è di mezzo un testo legislativo, si collabora con l'Aula affinché questo testo vada in porto al più preso.
Pertanto, in relazione all'interrogazione in oggetto, si evidenzia quanto segue.
Il bando di una gara rappresenta la fase conclusiva di un processo preliminarmente iniziato con la programmazione del bene da acquisire, così da evitare acquisti estemporanei effettuati con procedure di affidamento diretto di maggiore discrezionalità.
Il processo finalizzato all'approvvigionamento del bene di cui si è verificata la domanda prosegue con la puntuale raccolta dei fabbisogni storici e non storici presso gli utenti che, in questo caso, sono gli uffici delle varie Aziende Sanitarie dislocate nell'area di pertinenza della Federazione.
Segue la nomina del nucleo tecnico incaricato delle valutazioni relative alle specifiche tecniche dei prodotti, nonché della verifica circa eventuali situazioni di esclusività o di infungibilità dei prodotti da acquisire e la loro standardizzazione.
A seguito delle valutazioni di cui sopra, si procede alla stesura del capitolato tecnico da includersi nel bando di gara. Risulta evidente come tutte le attività svolte fino a questa fase sarebbero vanificate se non dovessero concretizzarsi nel bando di gara. Nel caso specifico delle Federazioni sovrazonali, le attuali indizioni di gara sono risultato della programmazione precedentemente definita con la delibera della Giunta regionale del 5 dicembre 2012, e rappresentano la corretta aggregazione di fabbisogni standardizzabili nell'ambito territoriale di competenza, con conseguenti economie sia procedurali che di scala.
Il superamento delle zone sovrazonali è contenuto, com'è noto, in un disegno di legge, il n. 359, presentato il 10 settembre di quest'anno, che ne prevede la cessazione a far data dal prossimo 1° gennaio 2014, con contestuale decadenza degli organi societari. Dalla stessa data, entreranno in vigore le disposizioni sulle nuove forme di coordinamento interaziendale e delle funzioni amministrative tecniche e di supporto.
Pertanto, è di tutta evidenza che sino ad allora nella vigenza dell'articolo 2, comma 3, della legge regionale n. 3, le Federazioni continuano legittimamente ad operare, in conformità, del resto, alle indicazioni operative a suo tempo impartite a mezzo della circolare del 26 giugno 2013, la quale ha disposto, nelle more delle necessarie modificazioni legislative, l'invarianza della gestione delle attività correnti nelle materie sino a quel momento attribuite alle stesse Federazioni.
Preciso che le competenze delle Federazioni erano su sei o sette filoni, ma lì abbiamo tirato il freno a mano e sono rimaste solamente su due filoni di attività, avendo deciso di arrivare al superamento delle Federazioni. Concludo dicendo che sarà molto importante sia il testo della legge che uscirà dall'Aula, in quanto dovremo verificare il principio di conservazione degli atti nell'interesse generale della pubblica amministrazione, sia la delibera di Giunta regionale specifica e attuativa che dovrà regolare minuziosamente tutte le fasi di passaggio delle competenze dalle Federazioni o a SCR o alle ASL.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare di Verrua Savoia (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare di Verrua di Savoia in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1806 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Trasferimento del Comprensorio Ospedaliero Amedeo di Savoia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1806, presentata dal Consigliere Gariglio, che ha la parola per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Chi avesse modo di leggere le delibere della Giunta regionale potrebbe vedere che la delibera n. 6 del 14 marzo 2013, che ha per titolo "Interventi di revisione della rete ospedaliera piemontese", prevede che per l'area Torino nord vengano trasferite le attività dell'Ospedale Amedeo di Savoia, l'ospedale cosiddetto delle malattie infettive, presso la struttura, l'immobile adiacente all'Amedeo di Savoia.
L'ex Assessore regionale alla sanità, Monferino, ripetutamente dichiar che i servizi dell'ospedale Amedeo di Savoia si sarebbero trasferiti presso i locali dell'ex Istituto Richelmy, in via Medail.
Nel frattempo, nell'indecisione della Giunta regionale, quest'immobile è stato comprato da privati, i quali l'hanno ristrutturato per realizzare una RSA.
Ricordo che una RSA ha criteri costruttivi incompatibili con quelli di una struttura ospedaliera vera e propria, quindi quest'opera, che si sarebbe potuta realizzare se avessimo acquisito per tempo quell'area diventa sempre più costosa da definire e sempre più impegnativa in ordini di tempo, perché si sono fatti lavori che dovrebbero essere smantellati nel caso in cui quest'opera finisse nel patrimonio della Regione.
Vorrei chiedere: ma chi l'ha visto il destino dell'Amedeo di Savoia? Dove andrà a finire l'ospedale e, soprattutto, dove andranno a finire i malati curati da quell'ospedale? Che fine faranno i soldi stanziati nel piano degli interventi di edilizia sanitaria deliberato dalla Giunta regionale il 22 marzo 2010 che prevedevano, per l'Amedeo di Savoia, lavori per un complessivo importo di 57 milioni e 888 mila euro? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Ricorrerò ad una risposta consona al question time, quindi farò un intervento a braccio.
Per certi versi, la premessa del Consigliere interrogante già ricostruisce per quanto riguarda l'ipotesi formulata nella deliberazione del 14 marzo che, ricordo, aveva altre finalità, quindi riporta tabellarmente le previsioni precedenti in termini ricognitori, non certo in termini deliberativi, con atti che riguardassero specificatamente i reparti, la consistenza, ecc.
chiaro che la situazione attuale va vista sotto diversi profili.
chiaramente confermata la necessità di intervenire, quindi migliorare radicalmente, la questione strutturale dell'Amedeo di Savoia, quindi contenere queste attività molto delicate e molto importanti dentro strutture più moderne, più efficienti e più adeguate.
Tramontata la verifica formale, fatta per ora in termini dialettici con gli attuali titolari della Richelmy, direi che questa ipotesi è difficilmente realizzabile per i costi, quindi bisogna andare a soluzioni alternative.
Pertanto, abbiamo messo a lavoro i nostri Uffici che, tra l'altro, sono impegnati in una verifica d'aggiornamento di tutte le previsioni delle realizzazioni collegate ai cosiddetti investimenti in conto capitale, per cui bisogna verificare l'effettiva disponibilità e spendibilità delle risorse previste in precedenza, contenute all'interno di delibere adottate da questa e dalla precedente Amministrazione, per poi arrivare ad una sintesi che stiamo verificando gradualmente.
Si è dibattuto, si sono fatti diversi incontri anche con la Città di Torino per una definizione del modo di procedere per i nuovi contenitori della Città della Salute, anche per verificare quali soluzioni adottare con questo ospedale.
Quindi, confermo assolutamente la necessità di intervenire.
Come dicono i clinici e gli esperti, sarebbe bene vedere una collocazione a lato di un ospedale di carattere generale, per cui il punto di partenza immaginato era fondato; però, riferendosi ad una struttura di proprietà di terzi, che ha avuto il destino che ha avuto, a mio avviso forse sono stati compiuti per tempo - non conosco le disponibilità finanziarie - gli atti necessari per dare corso alle previsioni di massima della delibera.
Comunque, assicuro che questa tematica è alla nostra attenzione. Stiamo esaminando la situazione, anche perché è in corso una verifica da parte della società Deloitte di tutta la partita del conto capitale.
Mi auguro che anche per questa partita non ci siano sorprese, in termini retrospettivi, di disponibilità effettiva di fondi pari alle spese già avviate.
Lei, Consigliere, sa che abbiamo in corso il completamento di Biella di Alba, dell'ospedale della Valle Belbo, l'avvio sia di Novara che della Città della Salute, attraverso i lotti funzionali che sono stati ipotizzati; per cui, mettendo insieme tutti i punti e verificando le effettive disponibilità, potremo avere idonee indicazioni per andare avanti.
Naturalmente, anche questo intervento rientra negli obiettivi dell'Amministrazione, da realizzare con percorsi realistici dal punto di vista della tempistica e della fattibilità.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1800 presentata dal Consigliere Angeleri, inerente a "Impianto fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1800, presentata dal Consigliere Angeleri, che la illustra.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Assessore Ravello, ho cercato di essere il più preciso possibile nella stesura dell'interrogazione; quindi, lei ha potuto apprendere un po' la cronistoria di questo impianto e tutto il regime autorizzativo.
Sostanzialmente, con questa interrogazione, è nostra intenzione esprimere una preoccupazione, vista la situazione di carattere economico che attraversa in modo particolare il nostro territorio e la nostra Regione. Noi abbiamo ben presente quanto la Sogin ha dichiarato - e dichiara sul suo stesso sito - in termini di impegno nei confronti del territorio di Bosco Marengo. Tuttavia, nell'attività di riconversione degli impianti di Bosco Marengo, voci insistenti darebbero la Sogin verso un disimpegno, perché intenzionata a installare i laboratori nella realtà di Borgo Sabotino (provincia di Latina) oppure a Garigliano (provincia di Caserta).
Assessore, comprendo che non sia sua responsabilità, però chiedo di vigilare in relazione a questo impegno, affinché rimanga nel luogo che ancora è indicato sul sito di Sogin. Ovviamente, significherebbe mantenere decine e decine di posti di lavoro in una zona che è in grande pericolo sotto quell'aspetto, che, tra l'altro, penso l'Assessore Cavallera conosca abbastanza bene.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ravello; ne ha facoltà.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, voglio rispondere al Consigliere Angeleri in termini generali, citando gli elementi che ci sono stati gentilmente e puntualmente forniti dall'Assessorato al lavoro (per questo ringrazio l'Assessore Porchietto, anche se non la vedo più) rispetto al tema più generale della tutela delle professionalità e delle maestranze attualmente presenti (parliamo di 13 dipendenti).
A proposito di questa questione, dall'Assessorato al lavoro ci hanno comunicato che il Ministero dello Sviluppo Economico è stato interessato e gli è stato richiesto di convocare un incontro all'interno del quale discutere dei possibili futuri scenari dello stabilimento di Bosco Marengo.
L'incontro non è stato ancora stato fissato, ma, sempre dall'Assessorato al lavoro, ci hanno comunicato che, comunque, in attesa della convocazione presso il MISE, sentite le organizzazione sindacali, la Regione Piemonte convocherà un incontro sul tema.
Invece, per quanto riguarda il tema più specifico, che evidentemente è strettamente connesso a quello più generale che lei richiama, la ringrazio perché la sua interrogazione dà alla Regione uno strumento in più per invitare Sogin a mantenere quell'impegno che insieme era stato annunciato in occasione di un tavolo della trasparenza nucleare, tenuto proprio presso un impianto del ciclo, se non ricordo male a Saluggia, dal sottoscritto.
Abbiamo preso contatto con la società - lei sa che è un'azienda di Stato che si occupa della bonifica dei siti nucleari presenti nel Paese chiedendo un'eventuale conferma delle linee strategiche già approvate dalla società e comunicate ufficialmente anche dalla Regione Piemonte.
Lei saprà che, recentemente, sono stati rinnovati i vertici della Sogin: si è insediato proprio pochi giorni fa il nuovo Consiglio di Amministrazione. Il nuovo Amministratore delegato è stato interessato dalle sue strutture rispetto a questo tema e le linee strategiche precedentemente approvate sono attualmente all'esame dei nuovi vertici.
Uso il condizionale, perché non vorrei vendere delle prospettive senza la certezza che queste possano realizzarsi, ma sembrerebbe che tali linee strategiche, ovvero quelle che contemplano il mantenimento dei laboratori integrati presso Bosco Marengo, possano essere confermate - come ripeto uso il condizionale.
previsto a breve un incontro di conoscenza tra la Regione Piemonte e i nuovi vertici di Sogin; incontro durante il quale la Regione porterà avanti tali questioni.
Assumo di buon grado quanto lei mi chiede, cioè la responsabilità di vigilare rispetto al mantenimento di questo impegno, poiché non ci sfugge che abbiamo intravisto da subito una buona opportunità di sviluppo e di rilancio per il nostro territorio.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1802 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Conferimento rifiuti da Malagrotta in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1802, presentata dal Consigliere Bono, che la illustra.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho inteso presentare quest'interrogazione a risposta immediata all'Assessore competente - immagino sia l'Assessore Ravello - in merito alle notizie giornalistiche apparse in questi giorni relativamente al conferimento di una quota consistente di rifiuti dalla discarica della città di Roma, chiamata Malagrotta (il nome deriva dall'area in cui essa è stata predisposta), tristemente famosa per essere la più grossa d'Europa ma anche per tutta una serie di altre problematiche.
Questa discarica è da tempo esaurita, infatti il 30 settembre è stata chiusa definitivamente, mentre era in corso l'aggiudicazione di un bando europeo per lo smaltimento dei rifiuti capitolini presso un altro impianto.
In attesa della definizione della procedura, l'azienda romana AMA, che si occupa della raccolta e gestione dei rifiuti di Roma, ha indetto una gara per lo smaltimento dei rifiuti, comunque conferiti già alla discarica nel periodo tra la chiusura e l'attivazione del bando europeo per il conferimento dei nuovi rifiuti prodotti.
Per quanto riguarda il materiale secco e indifferenziato, quindi tolto l'umido e l'organico, ad aggiudicarsi la gara è stata un'ATI, un raggruppamento temporaneo di imprese, composto da Ecoltecnica come mandatario e da Smaltimenti Controllati SMC e Settentrione Trasporti come mandanti.
La quantità prevista dei rifiuti in arrivo in Piemonte ammonterebbe a 26 mila tonnellate a bimestre, per un periodo a noi non noto, relativamente alla lunghezza e all'entità, con un corrispettivo di circa 113 euro a tonnellata. Ovviamente questo corrispettivo permette che ci sia un interesse, da parte dei privati possessori di discariche in territorio piemontese, per ricevere i rifiuti.
In particolar modo la Smaltimenti controllati SMC, controllata da Waste Italia S.r.l., presieduta dal signor Pietro Colucci, e fino a qualche mese fa partecipata anche dalla Regione Piemonte attraverso Finpiemonte Partecipazioni S.p.A., le cui quote, pari al 35%, sono state vendute molto rapidamente a luglio 2013 alla Kinexia S.p.a., un'azienda controllata sempre dalla Waste Italia, quindi riconducibile al signor Pietro Colucci che gestisce anche la discarica di Chivasso in cui dovrebbero venir portati i rifiuti; mentre la Ecoltecnica gestisce il sito denominato "Alice 3", una discarica presso Alice Castello nell'area della Valle Dora, area tristemente nota, in quanto disseminata e devastata di cave da cui viene estratta la ghiaia, che vengono poi riempite con rifiuti, alla faccia del cosiddetto ripristino ambientale che viene garantito anche dalla legge.
Sia a Chivasso sia ad Alice Castello ci sono state diverse problematiche per quanto riguarda l'inquinamento delle falde acquifere conosciute anche dall'ARPA, e su cui sta cercando di mettere una pezza.
Proprio per questo, e per tutta un'altra serie di questioni che ho indicato nell'interrogazione, tra cui il coinvolgimento del signor Pietro Colucci in un'indagine da parte delle Forze dell'Ordine e della Magistratura, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti provenienti dalla SISAS di Pioltello, in quanto vi sarebbe stata - così dicono le indagini una procedura di modifica del codice CER, il codice di attribuzione della destinazione dei rifiuti, per farli passare da pericolosi a comuni e risparmiare sullo smaltimento, chiedo quanto ne sia a conoscenza l'Assessorato e quello che l'Assessorato può fare per rassicurare i cittadini piemontesi su questo conferimento o, addirittura, se fosse possibile evitarlo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
I rifiuti di cui si parla nell'interrogazione, provenienti dal Lazio sono prodotti da due impianti di produzione di CDR con sede a Roma entrambi appartenenti alla società AMA S.p.A.
Si tratta di rifiuti speciali non pericolosi classificati con il codice CER 19 12 12, che recita "altri rifiuti - compresi i materiali misti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui alla voce 19 11 11, costituiti invece da scarti di raffinazione FOS e scarti pesanti da selezione prodotti dal trattamento meccanico di rifiuti urbani sottoposti ad un processo di stabilizzazione".
Per rispondere a quanto lei ci chiede, cioè che cosa intende fare la Regione, le rispondo su cosa può fare la Regione.
Secondo l'articolo 184, comma 3, lettera g), del D.lgs. n. 152/06 e s.m.i, Codice dell'Ambiente, classifica come rifiuto speciale il rifiuto trattato proveniente dal rifiuto urbano (codice CER 19).
Per quanto riguarda i rifiuti speciali, non è previsto il principio dell'autosufficienza di smaltimento nell'Ambito Territoriale Ottimale, come invece disciplinato per lo smaltimento dei rifiuti urbani ai sensi dell'articolo 182 della citata norma. Quindi, non esistendo il suddetto principio di autosufficienza, lo spostamento di rifiuti speciali da una Regione all'altra non necessita di specifici accordi interregionali, ma si basa solo ed esclusivamente su contratti commerciali.
Questo significa che nella procedura, cioè la gara effettuata da AMA S.p.a. di Roma e con la quale la stessa ha affidato ad un raggruppamento temporaneo di imprese (ATI), formato dalle già citate Ecoltecnica Smaltimenti Controllati SMC e Settentrionale Trasporti, non ha visto la Regione interessata nel rilascio dell'intesa che, diversamente da questa partita, alla Regione Piemonte era stato chiesto lo scorso aprile per accogliere rifiuti cosiddetti tal quale, sempre provenienti dallo stesso sito, e probabilmente dagli stessi impianti, intesa che la Regione non ha dato, ma che la legge prevedeva dovesse essere richiesta alla Regione poiché non si trattava di rifiuti trattati, quindi di rifiuti speciali.
Per quanto riguarda le operazioni già avviate, le comunico che il conferimento dei rifiuti è iniziato il 2 ottobre e che l'Assessorato appena avuta notizia dell'arrivo dei rifiuti, prima per vie brevi e poi immediatamente a seguito con nota - che le posso lasciare in copia - con protocollo n. 110/AMB del 3/10/2013, ha chiesto ad Arpa Piemonte di effettuare dei controlli puntuali per verificare le caratteristiche dei rifiuti provenienti da Roma e per verificare che queste caratteristiche rispondessero a quanto comunicato.
Arpa Piemonte, con una prima nota prot. n. 90387 del 4 ottobre 2013, ha inviato una sintesi dell'ispezione effettuata il giorno 3 ottobre nella discarica di Chivasso 0. Nel corso di quel controllo - posso già iniziare ad informarla di questo - ARPA ha rilevato che la composizione merceologica del rifiuto è apparsa coerente con il codice di classificazione e non ha dato origine ad emissioni odorigene distinguibili dagli altri rifiuti deposti.
Ovviamente, tutte le ulteriori informazioni che saranno acquisite dalle campagne di prelievo e dalle analisi specifiche finalizzate alla verifica delle condizioni di ammissibilità in discarica che Arpa Piemonte realizzerà nei prossimi giorni, saranno messo a vostra disposizione per tempestivi e puntuali aggiornamenti.
Grazie.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1804 presentata dal Consigliere Rostagno, inerente a "Posizione della Regione in merito alla gestione della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione a risposta immediata n. 1804 presentata dal Consigliere Rostagno, che ha la parola per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elio

L'Assessore conosce perfettamente le problematiche, pertanto tralascio i preamboli per entrare nel merito della questione.
Abbiamo più volte discusso, sia in Commissione sia in Aula, con l'Assessore e con i miei colleghi, della linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza.
L'Assessore ci ha spiegato che è indispensabile un intervento da parte del Governo, e che soltanto un nuovo accordo tra l'Italia e la Francia potrebbe permettere di modificare la convenzione del 1970. In assenza di queste modifiche, è impossibile pensare ad un futuro della ferrovia.
In più, l'Assessore ha garantito l'impegno, così come hanno fatto i parlamentari del territorio, il Sindaco di Torino Fassino ed altre autorità, a far sì che a breve - possibilmente nell'arco dell'incontro del 20 novembre tra Italia e la Francia a livello apicale di Presidenti del Consiglio e di Governo - si discuta anche della linea Cuneo-Ventimiglia Nizza e della necessità della messa in sicurezza della linea per poterla salvaguardare. Mentre facciamo questi ragionamenti, orientati al futuro, si cerca di creare le condizioni affinché questo tesoro - mi si permetta di dire - di ingegneria che la linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza costituisce venga salvato.
In pratica, vediamo che gli interventi di RFI, di Trenitalia e di quant'altro sono sempre finalizzati a creare le condizioni perché si configuri una futura chiusura. Adesso consideriamo che, nell'ambito della prevista riorganizzazione delle infrastrutture, Trenitalia ha dichiarato chiusa l'officina riparazioni locomotive di Cuneo assegnata al servizio regionale e che dal mese di novembre non opererà più sul nostro territorio con grave conseguenza sul supporto tecnico per le linee afferenti al cuneese, in particolare sulla Cuneo-Ventimiglia.
La chiusura della suddetta officina, comporta anche eventuali problemi di rifornimento di gasolio ai treni che percorrono questa tratta ed il relativo rimessaggio notturno; inoltre, non ci sarebbe più il "carro soccorso" che partirebbe da Torino, quindi le piccole riparazioni e gli interventi di urgenza sarebbero devastanti perché partendo da Torino non vedo come si possa essere tempestivi! Inoltre, in assenza del conferimento 27 milioni di euro per garantire le manutenzioni minimali nella tratta francese, come da convenzione - ahimè sottoscritta nel 1970 è a carico dell'Italia. RFI e le autorità francesi hanno deciso, lungo la tratta di loro competenza, da dicembre di ridurre a soli 40 chilometri orari la velocità dei convogli, creando gravissimi problemi anche per quelle che sono le coincidenze.
Tenuto conto che con l'entrata in vigore dell'orario ferroviario invernale, la linea Cuneo-Ventimiglia potrebbe essere (dico potrebbe essere perché sono affermazioni fatte dal collega dell'Assessore Bonino, signor Vesco, della Regione Liguria) ancora depotenziata. Mi auguro che ciò non corrisponda alle effettive previsioni degli orari invernali. La linea potrebbe essere depotenziata, riducendo a due sole - cosa che neanche nei momenti peggiori si era ipotizzato nei vari luoghi di discussione per quello che riguardava il futuro orario invernale - in luogo delle otto attuali le coppie di treni in servizio. Due coppie al giorno, ovviamente non garantirebbero il servizio per i pendolari, per gli studenti, per quella che è l'attività non strettamente legata al turismo, ma legata al servizio del territorio.
Sottolineo che in stretta connessione alle problematiche della linea in questione è fondamentale, vista l'importanza del capoluogo cuneese, attuare in tempi rapidi l'estensione del servizio ferroviario metropolitano cadenzato anche a Cuneo, attualmente esclusa da tale servizio con il rischio, al successivo cambio orario, di perdere altre coppie di treni da e per Torino, se questo non avvenisse.
Nell'ambito della riorganizzazione del trasporto occorre altresì verificare che sia garantito un numero adeguato di corse sulla tratta Fossano-Limone Piemonte dato che la riorganizzazione del servizio, in vista della riduzione di velocità in territorio francese, potrebbe ripercuotersi su alcune corse anche in territorio italiano, in particolare sul collegamento con Fossano e con il conseguente proseguimento su Savona e Torino, ormai cadenzato e difficilmente modificabile.
Detto tutto ciò, vorrei sapere, alla luce di queste ultime notizie ed in vista del nuovo cambio orario del trasporto su ferro previsto per dicembre, quali siano gli intendimenti della Regione in merito alla gestione ed offerta del servizio regionale sulla linea ferroviaria Cuneo Ventimiglia. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Rostagno, perché questa interrogazione ricalca un lavoro che abbiamo fatto in collaborazione con gli Enti locali piemontesi e anche con gli Enti locali francesi. È un'attività di pressing diplomatico, potremmo dire così, che stiamo conducendo a ritmo serrato nei confronti del Governo e di RFI.
Intanto, faccio un ragionamento complessivo. Ce lo siamo già detto più volte ed è di ogni evidenza che un intervento di minima non risolve i problemi della linea Cuneo-Ventimiglia. Questa linea deve essere ripristinata certamente dal punto di vista delle dotazioni minime di sicurezza che consentano il suo mantenimento, ma deve essere oggetto di una consapevole scelta da parte del Governo francese e di quello italiano che la valorizzi rendendola competitiva con altri mezzi di trasporto. Perch nel contesto nel quale ci muoviamo le relazioni destinate a sopravvivere sono quelle di reale interesse da parte dell'utenza e perché una relazione ferroviaria o un sistema di trasporto organizzato possa essere di interesse dell'utenza deve essere competitivo rispetto ad altri sistemi di trasporto.
In maniera molto elementare, siamo consapevoli delle potenzialità che hanno i due bacini, quello di origine e di destinazione, a seconda che le si intenda, dall'Italia verso la Francia e viceversa, non importa, comunque sulla lunga percorrenza, potremmo dire che certamente una relazione Torino Ventimiglia interessa i due bacini che hanno forti potenzialità rispetto all'utilizzo di un sistema di trasporto transfrontaliero su rotaia efficiente, competitivo, puntuale, sufficientemente rapido nel trasferimento.
Per contro, ritengo che un trasporto a singhiozzo, eccessivamente lento, non studiato in rapporto ad un meccanismo di adduzione, operato secondo altri elementi di programmazione a contorno, dal trasporto su gomma, all'organizzazione dei sistemi locali di trasporto pubblico, non studiato anche sul numero e sulla frequenza delle fermate in maniera razionale, in modo tale da servire sì il territorio, ma da non allungare eccessivamente i tempi di percorrenza dalle due aree più densamente utilizzate, abitate, ricche di servizi che sono interessate a scambi e relazioni di varia natura, da quelli turistici a quelli commerciali a quelli culturali e quant'altro, è destinato a restare un trasporto utilizzato da pochi troppo costoso in rapporto alla qualità del servizio e al numero degli utenti che serve.
Quindi, più di una volta abbiamo sottolineato che la linea non pu essere solo la linea Cuneo-Ventimiglia, deve essere la linea Torino-Cuneo Ventimiglia e deve essere oggetto di un investimento e di una programmazione seria, che veda in una scelta consapevole da parte dei due Governi l'interesse su una tratta internazionale che ritengono di sicuro sviluppo e interesse. In questo modo potrà anche essere alleggerito il carico di spese nella gestione ordinaria che ricadrà sul lato italiano e sul lato francese per il mantenimento della relazione.
Altrimenti, possiamo prolungare l'agonia, possiamo scaricare sulle generazioni e sui governi a venire il compito di fare la scelta su questa linea, ma non avremmo ottenuto un risultato significativo, che ci possa consentire di avere la percezione di aver fatto un intervento veramente utile.
In quest'ottica, abbiamo chiesto più volte al Governo di intervenire su tre livelli, dove l'ultimo dei livelli, quello più importante, deve essere l'obiettivo già esplicitato, vale a dire il potenziamento di una linea e gli investimenti fatti su questa linea.
Se c'è la volontà di arrivare lì, cioè ad investire per migliorare la qualità nell'erogazione del servizio e per renderlo competitivo, allora si giustifica quanto sto per dire rispetto al livello 1 e al livello 2 altrimenti dal mio punto di vista non si giustificano gli interventi di mantenimento della linea.
Il livello 1 è che lo Stato si assuma immediatamente gli oneri della gestione e intanto avvii gli interventi di minima per consentire il ripristino di una relazione sostenibile perché - fra poco rileggerò ciò che ci hanno comunicato sulle condizioni dell'infrastruttura - ad oggi non esistono le condizioni di minima, tant'è che la Regione Piemonte chiede a chi esercisce il trasporto ferroviario che cosa intende fare sulla programmazione dell'orario invernale in considerazione di quanto ci scrivono sui rallentamenti che interesseranno l'intera tratta.
In secondo luogo, mente si lavora al livello 1 bisogna procedere per velocizzare gli accordi bi-nazionali. La Regione Piemonte e gli Enti locali francesi devono essere rappresentati al tavolo delle trattative per dare evidenza ai due Governi di un interesse che non è solo lato italiano, ma è anche francese, sul mantenimento della linea.
Questo consentirà al nostro Governo di rivedere gli accordi bi nazionali in maniera tale che il Governo francese non insista nel ritenere che l'interesse è soltanto nostro, dunque gli oneri devono essere praticamente la prosecuzione degli accordi del precedente trattato, quindi con manutenzione ordinaria e straordinaria interamente scaricata sulle casse del Governo italiano.
Quindi, i rapporti sono intensi, soprattutto a livello territoriale e con la Francia; stiamo predisponendo, insieme al Sindaco di Torino, una nota congiunta che sensibilizzi il Governo nei termini in cui ci siamo detti e che ci permetta di dare un'evidenza rispetto ad un'operazione di territorio molto sentita.
Nel concreto (poi, ovviamente, la risposta è predisposta dagli uffici sugli atti che nel frattempo intercorrono rispetto alla programmazione invernale), il Programma Triennale Regionale dei servizi di Trasporto Pubblico Locale 2013-2015, alla Parte seconda, Capitolo 4.3, lettera B) "Problematiche sull'infrastruttura Cuneo-Ventimiglia. Adeguamento del servizio", prevede che, in relazione alle problematiche infrastrutturali persistenti nel territorio francese (come da comunicazione della società RFF del 18/06/2013, specificava che "su tutta la tratta francese, dal km 37,468 al km 84,648, cioè per 47,1 km della linea ferroviaria Cuneo Ventimiglia, verrà imposto al vettore ferroviario esercente la linea un rallentamento della velocità a 40 km/ora"), le quali diminuiscono significativamente la puntualità delle corse ferroviarie, sarà necessario un adeguamento del servizio rispetto alla sua valenza commerciale, in coerenza alle specifiche dettate dal gestore della rete, con previsione di fermate in tutte le stazioni ed eventuale prolungamento di alcune corse fino ad Arma di Taggia.
Tenuto conto di quanto sopra specificato, la Regione Piemonte ha chiesto, per il cambio orario di dicembre 2013, al gestore ferroviario Trenitalia S.p.A. di valutare la fattibilità dell'esercizio in base alle restrizioni poste dal gestore della rete francese.
Rispetto alla nuova impostazione del servizio sulla predetta tratta saranno riorganizzati anche i servizi nella tratta Cuneo-Limone, che non è coinvolta dalla limitazione infrastrutturale, in modo da garantire gli attuali standard di servizio nel territorio piemontese.
Ad oggi, questa è la situazione. Parallelamente, la Regione Piemonte sta lavorando con il Governo al fine di trasferire l'onere del mantenimento di questa tratta in capo al Governo stesso e che quindi rientri nelle tratte gestite a livello nazionale, come deve opportunamente essere, senza più ricadere in maniera anomala sul contratto di servizio del trasporto pubblico regionale oggi in capo alla Regione Piemonte.
Ritengo che tale migrazione di competenze non possa che agevolarci nel rendere maggiormente celere e incisiva l'azione del Governo su questo tema.
Circa dieci giorni fa, parlando con la struttura tecnica di missione ho ricevuto rassicurazioni rispetto al fatto che all'ordine del giorno dell'incontro del Ministro con l'omologo francese ci sarebbe stato anche il tema della Cuneo-Ventimiglia e dell'aggiornamento della convenzione bi nazionale. Dovrei avere la conferma rispetto a un appuntamento proprio nelle giornate di mercoledì e giovedì di questa settimana con la struttura tecnica di missione e spero di avere aggiornamenti freschi da trasmettere oltre che al Consigliere, a tutti i Gruppi interessati.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1798 presentata dal Consigliere Pedrale, inerente a "Garantire ai lavoratori mezzi pubblici con orari idonei agli orari di lavoro" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1798 presentata dal Consigliere Pedrale, che ha la parola per l'illustrazione.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Bonino, che mi ha già dato una risposta scritta.
Per quanto riguarda il tema dell'abbonamento Formula, mi sembra che il passaggio svolto dalla Regione sia stato corretto, perché la concessione con l'autolinea privata spetta alla Provincia, ma la Regione ha comunque sollecitato la Provincia di Vercelli ad attivarsi in questo senso.
Invece, per quanto riguarda gli orari dei treni sulla linea Chivasso Casale, rispetto ai quali da tempo si chiede di ritornare all'antico con un arretramento di alcuni minuti nelle varie fermate al fine di consentire ai pendolari di questa linea di poter prendere la coincidenza a Chivasso pregherei l'Assessore di specificare meglio nella risposta scritta. Questo ritorno ai vecchi orari che consentono di prendere la coincidenza a Chivasso venga specificato come già, mi pare, in un accordo del suo Assessorato preso con Trenitalia a partire dall'inizio dell'orario invernale 2013-2014 (dal 9 dicembre in avanti).
Assessore, la pregherei di esplicitarlo nella risposta scritta sia per rassicurare i pendolari che per riconoscere il lavoro che lei e il suo Assessorato ha fatto in questa direzione.



PRESIDENTE

L'Assessore Bonino ha raccolto l'elemento del Consigliere Pedrale, il quale si dichiara soddisfatto.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta immediata n. 1808 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Invaso irriguo di Tetti Molettino a Boves (CN)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1808 presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione che vado a illustrare verte su un'opera che è stata finanziata con risorse già accantonate dalla Regione Piemonte, ammontanti a circa un milione e mezzo di euro, secondo il bando per la realizzazione di infrastrutture irrigue strategiche 2007-2009 e di cui questo intervento sito nel Comune di Boves, vicino Cuneo, è risultato vincente.
Il progetto iniziale aveva delle forti lacune per quanto riguarda molte indicazioni e di fatto, all'interno dell'interrogazione, sono inserite queste che ritengo peculiarità, per cui è davvero difficile capire come tale progetto possa essere risultato vincente. Dopo il recepimento di alcune osservazioni anche da parte del territorio, il progetto preliminare è stato rifatto, ma molte delle osservazioni non sono state tenute in considerazione.
In sostanza, si tratta di un bacino che va ad occupare, con tutti gli annessi e connessi, più di due ettari di terreno fertile, quindi di forte pregio agricolo; si tratta di un bacino che viene realizzato in piano, con tutto un lavoro di rimozione di terra tra i 50 e i 60 mila metri cubi, che nel primo progetto si diceva si sarebbero in qualche modo ceduti a titolo oneroso.
Tuttavia successivamente, non avendo la possibilità e negando anche il Comune la necessità di Valutazione di Impatto Ambientale perché questa sarebbe stata attività di cava, tale destinazione è stata modificata e nel secondo progetto preliminare, che poi è diventato molto simile a quello definitivo che adesso andrà all'appalto per quanto riguarda i lavori, non si parla e non si dice che destinazione avranno questi 50 metri cubi di materiale, che di fatto produrranno anche un grossissimo impatto sul territorio.
Anche precedentemente al progetto mancano, dal mio punto di vista molte indicazioni per giudicarlo meritevole, nel senso che non è mai stata verificata la portata del vicino torrente e non sono stati tenuti nella dovuta considerazione alcuni pozzi nelle immediate vicinanze, che presentano un'altezza di falda acquifera che va dai tre ai cinque metri mentre per questo bacino si andrebbe a scavare oltre i sei metri: di fatto si andrebbe a scavare un lago all'interno di una falda acquifera: anche questa mi sembra una considerazione da tenere a mente.
Le indagini geofisiche sono state fatte nel momento in cui è stato presentato il primo progetto, quindi sul sito del primo progetto, che è stato poi traslato geograficamente e non più ubicato nello stesso posto di prima. I dati rilevati ulteriormente tramite il piezometro coprono un periodo molto breve, che non va a considerare i dodici mesi, quindi non è possibile capire, da tali dati, la necessità concreta di questo tipo di bacino.
Mi soffermo sul fatto che probabilmente sarebbe il caso di verificare se questo milione e mezzo di euro di risorse pubbliche regionali debbano o possano essere utilizzate per ottenere questo tipo di risultato, che da molti o quasi tutti i punti di vista non darà le risultanze che in qualche modo sono presenti all'interno della richiesta di finanziamento.
In definitiva, ritengo che la spesa non venga giustificata. Di fatto l'uso per non più di due mesi, il fatto che non si capisca ancora bene quante aziende agricole alimenterà con questa - per carità - virtuosa attività di irrigazione a goccia, che, certamente, fa risparmiare la preziosa acqua, ma, di fatto, poteva essere risolto con una portata di 30 40 litri al secondo in altri modi sicuramente meno impattanti e altrettanto sicuramente, molto meno onerosi, soprattutto considerando il fatto che il 90% saranno risorse pubbliche. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie.
Richiamo anche la Giunta regionale al rispetto dei tempi: cinque minuti.
La parola all'Assessore Sacchetto.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura e foreste

Il bando per il Programma triennale 2007-2009 di finanziamento a favore dei gestori comprensori di irrigazione per la realizzazione di infrastrutture irrigue di importanza strategica, approvato con DGR n. 301 del 15/06/2009, si poneva la finalità di promuovere interventi capaci di mitigare i problemi dovuti alle ricorrenti crisi idriche sul territorio regionale, raggiungendo, in armonia e coerenza con gli indirizzi del Piano regionale di Tutela delle Acque, gli obiettivi di uso ottimizzato e sostenibile della risorsa, miglioramento dell'efficienza e del rendimento irriguo, riequilibrio del bilancio idrico e mantenimento del deflusso minimo vitale. Pertanto gli interventi ammissibili sono ricondotti alla realizzazione di infrastrutture strategiche inerenti la raccolta e distribuzione delle acque a scopo irriguo e per l'acquisto delle relative attrezzature, garantendo il mantenimento del minimo deflusso vitale, ai sensi del Regolamento n. 8/R 17/7/2007, e un'attenta verifica della gestione irrigua volta alla sua ottimizzazione.
In tale contesto, il Consorzio di II grado Valle Gesso - Valle Vermenagna - Cuneese - Bovesano ha individuato un intervento, localizzato nel comune di Boves e ricadente nel comprensorio n. 25 "Valle Gesso - Valle Vermenagna - Cuneese - Bovesano", rivolto a garantire una gestione efficiente della risorsa irrigua prevedendo di adeguare l'opera di presa e di realizzare un invaso di accumulo per l'alimentazione di una nuova rete in pressione.
La Commissione tecnica di valutazione dei progetti strategici costituita per la provincia di Cuneo dal Direttore della Direzione regionale Ambiente, dal Direttore della Direzione regionale Agricoltura e da un esperto designato dalla provincia di Cuneo e nominata con DD n. 1328 del 15/12/2009, esaminati i progetti presentati dai Consorzi irrigui di II grado della provincia di Cuneo, ha approvato a maggioranza assoluta, così come previsto dal Bando, una graduatoria di merito in cui il progetto di cui all'oggetto è risultato essere il vincitore.
Il progetto presentato in fase preliminare ha subito delle modifiche nella successiva fase di progettazione definitiva/esecutiva in base alle risultanze delle indagini idrogeologiche (monitoraggio soggiacenza della falda), per migliorare l'inserimento paesaggistico e per tener conto delle indicazioni ed esigenze del territorio coinvolto, ciononostante senza stravolgere i requisiti e i parametri sui quali si era espressa la Commissione.
In relazione alle valutazioni idrologiche del progetto sulla disponibilità idrica del torrente Colla, è stata svolta una verifica da parte degli uffici regionali competenti che hanno confermato l'attendibilità dei dati utilizzati per la ricostruzione del modello afflussi-deflussi del torrente Colla, accertando le risultanze del calcolo del DMV secondo quanto previsto dalla metodologia regionale di cui al Regolamento 8/R del 2007 e convalidando la stima delle idroesigenze del comprensorio agricolo "Canali Bisotta, Rivoira, Villa e Marana", calcolata secondo le "Linee guida per la verifica del fabbisogno irriguo, la revisione delle concessioni e il calcolo dei riparti in condizione di magra".
Inoltre, pare utile rilevare che, per quanto nei mesi estivi (luglio e agosto) non sia disponibile tutta la portata prevista in concessione e il fabbisogno irriguo non possa essere totalmente garantito, rimane valido l'obiettivo del progetto che, attraverso la costruzione di una rete in pressione con distribuzione a goccia, mira a diminuire il consumo idrico.
Con il nuovo bacino previsto a Tetti Meniot si ricorda, tra l'altro che, anche in annate particolarmente siccitose, è possibile attuare irrigazione di soccorso, in modo da mantenere in vita le coltivazioni e con esse le aziende agricole che ivi operano.
Per quanto riguarda le problematiche di natura ambientale, si rimanda alle risultanze della procedura di Verifica di VIA di cui all'articolo 20 del D. Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.i. di competenza comunale, che si è conclusa il 4 luglio 2013 con il provvedimento di esclusione dalla procedura di valutazione ambientale, che fa propri i pareri finali espressi dalle diverse autorità competenti al rilascio di autorizzazioni, nulla osta, etc.
Inoltre, la realizzazione delle infrastrutture irrigue in progetto, che prevede la trasformazione dell'attuale rete irrigua a cielo aperto in pressione, rispetta pienamente l'obiettivo di mitigare i problemi dovuti alle ricorrenti crisi idriche sul territorio regionale, in armonia e coerenza con gli indirizzi del Piano regionale di Tutela delle Acque e pertanto, favorisce la naturale vocazione agricola del territorio valorizzandone il paesaggio e sostenendo le aziende/imprese agricole locali. Grazie.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 1801 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Effetti regressivi dell'aumento dell'addizionale Irpef regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1801, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
L'interrogazione, anche in rapporto alla discussione della mattinata ha effetti di attualità; nello specifico, il contenuto dell'interrogazione più che volto a conoscere quanto accaduto, ha un valore preventivo, perch desidererebbe prevenire eventuali ulteriori rischi a danno della popolazione piemontese, in particolare di quella più fragile.
L'oggetto della nostra interrogazione riguarda l'articolazione dell'addizionale Irpef regionale. Circa dieci giorni fa, abbiamo tutti letto l'iniziativa delle organizzazioni sindacali - tutte - che hanno sottolineato come per i quattro mesi del 2012 l'articolazione delle fasce tariffarie abbia gravato prevalentemente sui soggetti economicamente più svantaggiati. Abbiamo anche ascoltato le parole dell'Assessore Pichetto che, da un lato, secondo la migliore tradizione dell'Amministrazione regionale, ha tenuto a ribadire che l'applicazione dell'addizionale era imposta dal piano di rientro, in modo particolare per colmare le situazioni relative al sistema sanitario, che, però, dall'anno 2014, sarebbe stata prevista una rimodulazione delle tariffe.
Le organizzazioni sindacali, evidentemente, hanno ritenuto del tutto convincenti le promesse sul futuro dell'Assessore Pichetto e hanno provato a fare una simulazione in ordine a come questa situazione si sarebbe potuta manifestare per il futuro. Però, anche questa rimodulazione non sembra particolarmente incoraggiante, perché dalle simulazioni fin qui effettuate e distribuite peraltro nel corso dell'audizione della settimana scorsa ai Consiglieri regionali presenti, i redditi inferiori ai 15 mila euro l'anno sarebbero sottoposti ad un incremento del 32,5% rispetto al calcolo del 2012 - volendo assumere il 2013 come anno monstre dell'obbligo nazionale e di una articolazione pensata in termini, come riconosce la stessa Amministrazione, non così articolati come necessiterebbe la situazione di crisi economica - mentre i redditi più alti vedrebbero un aumento intorno al 23%.
Quindi, non volendo persistere in una condizione di iniquità e volendo invece, promuovere un atteggiamento progressivo di partecipazione al prelievo fiscale, secondo le capacità dei soggetti, chiediamo all'Assessore quale sia la valutazione dello stato delle cose e come intenda muoversi auspicando possa essere quella della nostra Direzione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Pichetto Fratin per la risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

In merito al quesito posto dalla collega Artesio con l'interrogazione ritengo di dover affermare quanto segue.
L'aggravio sul 2013, effettivamente, può essere considerato squilibrato nei confronti dei redditi più bassi, almeno nelle valutazioni percentuali in quanto il passaggio alla progressività per scaglioni ha avvantaggiato i redditi superiori a 25 mila euro.
Il ragionamento sul 2014, dove c'è una prima correzione, invece ritengo sia di tipo diverso: in relazione all'aumento del 32,52% per i redditi fino a 15 mila euro, si deve ricordare che quando parliamo di redditi fino a 15 mila euro c'è la fascia di esenzione, senza detrazioni fino a 7.500 euro, poi c'è anche il meccanismo delle detrazioni.
Quindi, mediamente il calcolo - pur ricordando che gli scaglioni sono più penalizzanti delle classi - l'aggravio medio passa da tre euro mensili nei redditi fino a 15 mila euro a circa 50 euro mensili per i redditi a partire da 75 mila euro, e poi naturalmente va crescendo.
Questa è una prima misura di riequilibrio o di mitigazione del divario.
Devo chiedere scusa, la colpa è anche mia, perché non ho ancora ricevuto il gruppo di lavoro che si occupa del quoziente familiare avendoli rinviati più volte.
Una seconda misura è quella che stiamo valutando, cioè la possibilità di inserire, compatibilmente con la normativa nazionale, un meccanismo di mitigazione per quoziente familiare. Poi andremo a discutere e valutare che tipo di quoziente inserire. Ho detto "compatibilmente con la normativa nazionale" perché vorrei ricordare che l'unico caso finora portato in legge è quello della Regione Toscana, ma è stato impugnato dal Governo nazionale alla Corte Costituzionale e quindi sta creando qualche problema di interpretazione rispetto ai meccanismi pratici.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.05 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.09)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Cota.
Il numero legale è 30.


Argomento: Contratti ed appalti

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Inchiesta in corso riguardante gli appalti alla Reggia di Venaria"


PRESIDENTE

Come avevamo deciso in apertura di seduta antimeridiana, procederemo ad ascoltare la comunicazione da parte del Vicepresidente della Regione Piemonte relativamente alla questione che è all'attenzione degli organi di stampa riguardo la Reggia di Venaria richiesta dal Presidente Reschigna.
Sulle comunicazioni ogni Consigliere regionale potrà intervenire cinque minuti per chiarimenti.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Da impegno assunto in mattinata da parte della Giunta regionale comunico quanto segue.
La Giunta regionale ha appreso ieri mattina dell'inchiesta in corso riguardante gli appalti alla Reggia di Venaria direttamente dagli organi di informazione e poco dopo grazie anche alla comunicazione degli uffici regionali, che informavano di un accertamento in corso da parte delle Forze dell'Ordine.
Nessuna notifica diretta è arrivata da parte degli organi inquirenti alla Regione, almeno fino a questa mattina. Il rapido susseguirsi degli eventi, il pochissimo tempo trascorso dalla conoscenza dell'indagine non ci ha consentito, al momento, di poter fare alcuna approfondita considerazione in merito, se non quella di dare la massima collaborazione alle autorità competenti nell'effettuazione delle attività investigative.
Noi per primi speriamo infatti che si possa rapidamente fare chiarezza rispetto alle contestazioni in atto e da questo punto di vista la Regione non farà mancare il suo impegno in termini di collaborazione e trasparenza.
Un atteggiamento già messo operativamente in atto ieri mattina, quando in occasione degli accertamenti in corso presso il cantiere della sede unica sono state fornite agli investigatori le password di accesso a tutto il sistema informatico della sede e sono state consegnate le documentazioni richieste di competenza del Settore Patrimonio.
Facendo un rapido cenno al caso specifico legato alle varie questioni ma mi richiamo a quelle che sono emerse a livello giornalistico - mi preme innanzitutto ricordare che su Venaria il nostro Ente, la Regione, è interessata alla vicenda in quanto membro partner del Consorzio di Valorizzazione Culturale "La Venaria Reale" che, oltre alla stessa, è composto dal Ministero dei Beni e Attività Culturali, dalla Città di Venaria Reale, dalla Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione 1563 per l'Arte e la Cultura.
Mentre diretto è ovviamente l'interesse per le vicende che riguardano il costruendo palazzo unico della Regione, seppure al momento il ruolo dell'Ente regionale non può ancora definirsi di primo piano in termini di gestione amministrativa.
La costruzione dell'opera - come si ricorderà ed è a conoscenza di questo Consiglio perché abbiamo avuto modo di parlarne anche in I Commissione - è infatti affidata al Consorzio con capofila COF7, che riunisce più imprese ed è finanziato da un leasing attivato presso un istituto bancario trattasi di leasing in costruendo.
La Regione non procede dunque direttamente alle gare, esclusa al momento quella che riguarda la bonifica dell'area destinata all'area parco e zona commerciale, che è una gara che è stata avviata, è partita, ma non ancora espletata quindi, non ha ancora nessun effetto, perché è attualmente in corso.
La funzione di attestare i requisiti dei soggetti subappaltatori per conto della Regione è in carico al Responsabile Unico del Procedimento l'architetto Luigi Robino, Responsabile della struttura "Palazzo per gli uffici della Regione" in fase di realizzazione.
chiaro che questo tipo di attestazione è un'attestazione di tipo formale si tratta di verificare i requisiti di iscrizione ad apposito registro, che si chiama "SOA" e naturalmente avere allegato il certificato antimafia.
Tuttavia, la scelta del subappaltatore è una scelta completa del Consorzio privato, sul quale non possiamo interferire, ma nemmeno andare a valutare o richiedere gare di tipo particolari, in quanto trattasi di operazione privatistica.
Nonostante le poche informazioni ancora recepite e in attesa di ulteriori atti che possano perfezionare la nostra conoscenza dei fatti alla Giunta regionale - che si riunirà al termine di questa seduta consiliare - presenteremo, unitamente ai colleghi, alcuni provvedimenti cautelativi per consentire la massima serenità nella conduzione di questa vicenda, anche da parte dei diretti interessati.
In dettaglio, sarà proposto alla Giunta regionale - che si riunirà tra circa due ore - che la struttura flessibile denominata "Palazzo per uffici della Regione Piemonte" in fase di realizzazione venga trasferita dalla Direzione Personale e Patrimonio alla competenza della Direzione Gabinetto della Giunta regionale, da oggi stesso o da domani.
Il dottor Giorgio Lucco, attuale Responsabile del Settore Patrimonio Immobiliare, venga nominato Vice Direttore regionale con competenza sul Settore Patrimonio Immobiliare (che già ricopre) e Attività Negoziale e Contrattuale, Espropri e Usi Civici.
Contestualmente, il dipendente funzionario Giuliano Ricchiardi è sospeso dal servizio.
Infine, ma non da ultimo, il sottoscritto, in qualità di Assessore delegato agli Affari Legali, ha dato incarico all'Avvocatura e all'avvocato Alessandro Mattioda, della Direzione Affari Istituzionali ed Avvocatura della Regione, di procedere al deposito della dichiarazione di difensore di parte lesa.
Ciò al fine di tutelare, in via preventiva, gli interessi della Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Pichetto.
A norma dell'articolo 56, si può intervenire cinque minuti per chiarimenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Presidente, sono a chiedere cinque minuti di sospensione del Consiglio regionale per valutare la situazione e le comunicazioni del Vicepresidente insieme al mio Gruppo.



PRESIDENTE

Va bene.
I nostri lavori inizieranno alle ore 16.30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.18 riprende alle ore 16.34)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Svolgo alcune considerazioni, poi ci sarà almeno un altro intervento di un Consigliere del Gruppo sulle comunicazioni che ha reso in Aula poco fa il Vicepresidente Pichetto.
Non voglio partire con quello che può apparire come un refrain, come una stanca liturgia di passaggi che abbiamo già visto all'interno del Consiglio regionale in questa legislatura. Tuttavia, mi domando, con tutto il rispetto nei confronti del Vicepresidente della Regione Pichetto, come sia possibile che nei passaggi più delicati, e sottolineo la parola più delicati, della legislatura regionale non ci sia il Presidente della Regione in Aula che si assuma la responsabilità non di quello che è avvenuto - nessuno di noi si espone in questi termini - ma la responsabilità, come capo dell'amministrazione regionale e Presidente della Giunta regionale, di dire quali sono le valutazioni e, soprattutto, quali sono i comportamenti che la Giunta regionale intende assumere alla luce di questa situazione? Il pensiero del Presidente Cota ancora una volta lo abbiamo letto dai giornali e il titolo, riportato su la Repubblica online poca fa, di una conferenza stampa tenuta su altri temi da parte del Presidente Cota, è molto netto, molto semplice: "Siamo tranquilli".
Posso dire che io non sono tranquillo? E quando dico che non sono tranquillo non intendo assumermi delle responsabilità. Credo che nessun amministratore possa essere tranquillo, indipendentemente dalle responsabilità personali, quando avvengono fatti che, comunque, coinvolgono direttamente o indirettamente la Regione e l'istituzione Regione Piemonte.
Non sono tranquillo, e non sarei mai stato tranquillo, se un funzionario del mio Comune venisse arrestato mentre sono Sindaco perch comunque, quello mette in discussione la mia capacità di esprimere una funzione di controllo rispetto all'operato complessivo dell'amministrazione che mi era stata affidata.
La comunicazione che ha svolto il Vicepresidente Pichetto poc'anzi in Aula è una comunicazione molto sotto tono: me lo lasci dire, Vicepresidente Pichetto.
Mi sembra che, in questo momento, all'interno dell'Amministrazione regionale prevalga più, comprensibilmente per alcuni aspetti, l'esigenza di separare l'attività e la conduzione politica da questi fatti, piuttosto che scuotere una riflessione su che cosa un'amministrazione dovrebbe mettere in atto.
Queste situazioni non fanno bene anzitutto all'istituzione Regione e sotto questo aspetto, coinvolgono tutti. Ripeto, coinvolgono tutti. Questi fatti possono essere governati diversamente. Sotto questo aspetto, mi permetto di evidenziare alcuni temi di riflessione. Siamo di fronte al sistema dei controlli, ripeto, siamo di fronte al sistema dei controlli.
Quando uso questa parola immagino i controlli rispetto alle attività dirette della Regione e immagino i controlli relativamente ai soggetti cui partecipa la Regione e che, per loro natura, hanno una fragilità intrinseca più forte rispetto alla stessa organizzazione regionale.
In questo il sistema dei controlli va affrontato e va affrontato anzitutto, partendo dalla conoscenza delle situazioni per come si sviluppano. Quante volte, anche in questa legislatura regionale, abbiamo assistito ad impegni e affermazioni tese a rendere immediatamente disponibili e pubblicabili sui siti della Regione non solo l'elenco delle imprese aggiudicatarie dei lavori, ma anche l'elenco delle imprese che ottengono e partecipano ai lavori come subappaltatori di imprese che si sono aggiudicate i lavori per conto dell'amministrazione regionale o di diversi altri soggetti? Nulla è avvenuto.
Se ci fosse un minimo di monitoraggio della situazione che, in gran parte, riguarda il subappalto, le imprese coinvolte nei subappalti dei lavori, e se questo monitoraggio non servisse solamente a pulirsi l'immagine, ma a fornire dati ed elementi di valutazione per il comportamento e per il sistema dei controlli, forse alcune questioni si sarebbero gestite diversamente.
Questa mattina ho letto sui giornali un fatto che mi ha stupito. Credo che le informazioni di articoli che sono apparse sui giornali corrispondano e siano parte del provvedimento del GIP che ha disposto, su richiesta della Procura della Repubblica, i provvedimenti di custodia cautelare, ma allora mi domando: come è possibile che un'impresa, senza che nessuno lo sappia impianti un cantiere all'interno di un'area prima ancora che siano aperte le buste relativamente alla gara per l'aggiudicazione dei lavori? Non ho mai visto una situazione del genere.
Come si può stare tranquilli, quando all'interno della Regione Piemonte avvengono fatti del genere? Qui c'è un clima che definirei in questo modo Vicepresidente Pichetto, e credo che su questo avremo tutti modo e doverosamente di dover intervenire. C'è un'area, all'interno dell'organizzazione amministrativa della Regione, diretta o indiretta coinvolgente tutti i soggetti cui partecipa la Regione, dove se avvengono questi fatti significa che è un'area di totale anarchia di governo, di totale assenza di governo.
Sono molto preoccupato dell'ultima riflessione che pongo. Molte volte queste situazioni sono avvenute con ruolo diretto da parte della Regione o dell'organizzazione regionale. Queste situazioni ci chiamano in causa rispetto al ruolo di soggetti paralleli che sono stati costruiti nel tempo per finalità assolutamente importanti e per finalità assolutamente condivisibili.
Detto ciò, avere una pluralità di soggetti esterni all'organizzazione regionale diminuisce la capacità di controllo democratico, burocratico e politico rispetto alla gestione di questi soggetti.
una riflessione che riguarda anche la Società di Committenza Regionale e non è risolvibile con la riforma che è stata approvata all'interno del Consiglio regionale.
L'ultima riflessione. In alcune aree delicate dove la separazione voluta dalla legge Bassanini, tra l'area di intervento politico e l'area di intervento gestionale ha creato elementi molto forti e molti importanti occorre che realmente il principio della turnazione delle figure professionali coinvolte...



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



RESCHIGNA Aldo

Concludo, Presidente.
Lei ha ragione, mi sono impegnato a far parlare due Consiglieri del mio Gruppo, se ha cinque secondi di pazienza, altrimenti finisco qua.



PRESIDENTE

Collega, sono passati oltre quattro minuti dal tempo previsto, non la richiamo dopo pochi secondi.
Comunque concluda, altrimenti bisogna chiedere il dibattito, perché poi cosa succede, Consigliere Reschigna? Mi sembra che non sono mai...



(Proteste del Consigliere Reschigna)



PRESIDENTE

Scusi, l'ho invitata tre volte, dopo aver utilizzato quasi il doppio del tempo. Diversamente, un collega potrebbe dire: "Se ha parlato dieci minuti il Consigliere Reschigna, parlo dieci minuti anch'io". Allora apriamo il dibattito.
Scusi, Consigliere Reschigna, apriamo il dibattito, lei utilizza ancora i due minuti che mancano, poiché l'argomento è delicato. Se l'Aula acconsente, mi sembra che non interverranno molti Consiglieri, parlerà ancora il Consigliere Reschigna, dopodiché i Consiglieri che intendono intervenire hanno dieci minuti per farlo.
Prego, Consigliere Reschigna, ha ancora due minuti.



RESCHIGNA Aldo

Dicevo che, rispetto a queste situazioni, il principio della turnazione nelle responsabilità gestionali è un principio che va messo in atto in questa organizzazione amministrativa. Va messo in atto, perché molte volte riflettiamo sui comportamenti della politica, ma dobbiamo riflettere anche su come un'organizzazione amministrativa più efficace e moderna risponda a quei criteri di trasparenza che sono indispensabili, oggi, nella Pubblica Amministrazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente, sarò molto breve.
Mi unisco alla considerazione del Consigliere Reschigna che avrebbe voluto, per questo dibattito, la presenza del Presidente Cota. Nulla toglie all'autorevolezza del Vicepresidente, però ritengo che un dibattito come questo dovrebbe avere la sua presenza, anche se - così si legge e così sostiene il collega Reschigna - il Presidente Cota è molto tranquillo.
chiaro, però, che il Vicepresidente riporta delle considerazioni anche rispetto ad un passato che non vede la sua presenza.
Questa mattina parlavamo dell'informatizzazione sanitaria: di nuovo abbiamo due protagonisti - i due Assessori che si occupano di questo tema che subentrano e che costituiscono una novità.
Come sappiamo, la memoria storica esiste ed io, nel mio ruolo di opposizione, non posso dimenticare che il Presidente Cota si era preso un impegno, in campagna elettorale, dicendo (ricordo le parole che sono state riportare dalle agenzie, nel febbraio 2010): "Se vinco, farò l'Assessore anti furbetti!".
Diceva che avrebbe tagliato le mani prima che arrivassero nella marmellata ed il suo auspicio, come delega all'Assessore, era quello di far controllare tutti gli uffici, monitorando le spese ed evitando gli sprechi con poteri di controllo sulle intere procedure.
Probabilmente, è bello a dirsi ma difficile a realizzarsi.
In ogni caso, questo era l'intento del Presidente Cota.
Tra l'altro, in quel momento si era ipotizzato di individuare, per quell'incarico, il giudice Padalino. Tutti ne abbiamo sentito parlare, poi la delega è stata mantenuta in Giunta.
chiaro che il tema non è mai stato affrontato con la dovuta attenzione ed è chiaro che, in questo ambito, il tema dei controlli riguarda anche gli aspetti legati all'eticità.
Come Consiglieri regionali, avevamo sottoscritto la Carta etica. Esiste il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che è stato modificato ed è un nuovo codice, attivo dal giugno 2013, in cui ci sono tutta una serie di elementi che anche i dipendenti pubblici devono rispettare.
Mi fermo qui, perché senza l'interlocuzione del Presidente Cota il tema dei meccanismi di controllo non può essere affrontato.
Voglio ricordare che nell'ottobre 2012 c'è stato un momento in cui la Procura è intervenuta (poi non abbiamo saputo più nulla) sulla mancanza di meccanismi di controllo riguardo ai bandi di finanziamento ai privati, da parte di Finpiemonte.
Anche qui, è sembrato mancare assolutamente il controllo.
Pertanto, ci sono certamente dei meccanismi legati all'organizzazione interna (il Consigliere Reschigna si riferiva alla turnazione), ma se si vuole prendere in mano la situazione seriamente, occorrerebbe avere un controllo (attualmente inesistente), anche se la Giunta ha approvato lunedì dei meccanismi di facilitazione della burocrazia.
In questo modo, il Presidente Cota avrebbe la possibilità di realizzare un impegno che aveva assunto in campagna elettorale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
doveroso intervenire sulla questione, ma è doveroso, altresì prendere delle contromisure. Penso sia compito del Consiglio regionale suggerire come prenderle; poi, la Giunta regionale dovrà capire come renderle operative all'interno della sua struttura.
Due questioni.
La prima è già stata anticipata dalla collega Cerutti: un documento riguardante il comportamento dei dipendenti pubblici, un codice di comportamento pervenuto anche ai Capigruppo, in merito ai collaboratori dei Gruppi consiliari.
Vorrei chiedere all'Assessore al bilancio - al Vicepresidente - di venire a relazionare in Commissione riguardo alle misure che sono state adottate, in tal senso, da parte della Giunta regionale.
Si tratta del Decreto del Presidente della Repubblica n. 62/2013, che ad esempio, all'articolo 6 (un articolo che considero molto strategico ed importante), "Comunicazione di interessi finanziari e conflitti di interesse", recita: "1. Fermi restando gli obblighi di trasparenza previsti da leggi e regolamenti, i dipendenti" - quindi qualunque dipendente pubblico "all'atto dell'assegnazione all'ufficio, informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia o abbia avuto negli ultimi tre anni, precisando: a) se in prima persona, o suoi parenti o affini entro il secondo grado" - la stessa cosa riguarda noi, come eletti - "il coniuge o il convivente abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione; b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate.
2. Il dipendente si astiene" - questo è un dato molto importante quindi il riferimento normativo c'è già - "dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto pu riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall'intento di voler assecondare pressioni politiche sindacali o dei superiori gerarchici".
Questo è un DPR molto recente, del giugno 2013. Penso sia giustissimo chiedere, non solo riguardo all'assunzione di nuovi dirigenti o nuovi dipendenti pubblici, ma anche per quelli già assunti, quindi tutti i dipendenti pubblici, soprattutto della Giunta, ma anche del Consiglio regionale e dei Gruppi consiliari, di segnalare al Dirigente dell'ufficio quindi tutto quello che riguarda i possibili potenziali conflitti di interesse.
Questa è la base. Forse finalmente, nel 2013, ci siamo arrivati, senza ammettere colpe o ringraziare chi l'ha fatto o chi non l'ha fatto prima.
Questa è la base fondamentale per far sì che si possa evitare quello che leggiamo oggi nella cronaca.
Personalmente ritengo, a differenza del Consigliere Reschigna, che non sia solo il caso di oggi, perché non ci siamo dimenticati - dato molto importante - cos'è successo con SCR o alle varianti, ad esempio quella di Tortona.
Mi spiace citare una persona che ricopre un ruolo importante, un politico, ma il Sindaco di Tortona aveva la stessa cosa: mi risulta che ad una conferenza stampa avesse detto che sapevano già chi avesse vinto, prima che fossero aperte le buste della gara.
Non è un qualcosa che succede solo oggi.
Forse sono sempre un po' negativo, pessimistica o populista - usate il termine che più preferite - però temo che questo sia un luogo comune, nel senso che ci sono diversi focolai nella nostra amministrazione regionale o comunale (potremmo citare il Comune di Torino o altri Comuni), in cui questi comportamenti diventano addirittura prassi comune, cioè non vengano neanche più visti come un qualcosa di illegale e di illecito.
Non occorre andare a fare il singolo caso, altrimenti la Procura dovrà lavorare in eterno, in saecula saeculorum, dietro ai funzionari, e in alcuni casi anche dietro ai politici, ma dovremmo avere delle norme e delle regole che impediscano fattivamente questi comportamenti.
Mi si dirà che fatta la regola si trova la gabola, il modo per bypassarlo, però ritengo che, intanto, partire da una norma di questo tipo applicata subito, potrebbe dare determinate garanzie.
Prima parlavo con l'Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale Assessore Quaglia, dicendo che sarebbe opportuno avere una pianta organica parentale dell'Ente, nel senso di sapere chi è sposato e chi sono i figli dei vari funzionari. È un po' una battuta, quasi una provocazione, ma vedendo i dati di oggi, se facessimo un sondaggio esterno - compresi anche i politici - sicuramente all'esterno avremmo un 99% dei consensi internamente un po' meno, ma casi in cui sono stati assunti figli, mariti mogli (non citiamo amanti perché sarebbe un po' più difficile avere una dichiarazione pubblica) sono tanti. Io, che pure conosco molto poco della struttura organizzativa della Regione Piemonte, ne so tanti, anche perch basta vedere cognomi che ritornano: o sono casi di omonimia, o sono parenti.
Questo è un dato fondamentale.
Anticipo quanto chiederò all'Assessore e al Presidente del Consiglio cioè di rendicontarci quanto prima sull'applicazione del DPR 62.
Seconda questione.
Forse a questo punto sarebbe il momento di modificare lo Statuto regionale ed il nostro Regolamento, chiedendo l'istituzione di una VII Commissione permanente, una Commissione analoga a quelle che ci sono nei Comuni, cioè una Commissione di controllo di gestione, in cui possiamo andare a controllare e a verificare, quindi far sì che la funzione di controllo dei Consigli regionali avvenga realmente, controllando tutto quello che succede in Regione Piemonte.
Prima abbiamo fatto la Commissione d'inchiesta sugli appalti, poi una Commissione d'inchiesta su SCR che adesso si è trasformata in Commissione d'inchiesta sulla sanità; mi sembra che un Consigliere della maggioranza abbia chiesto una Commissione d'inchiesta su CSEA; potrebbe succedere che qualcuno chieda una Commissione di inchiesta sulla Reggia di Venaria quindi forse sarebbe il caso di introdurre una Commissione permanente di controllo di gestione - o come la si vuole chiamare - che controlli realmente cosa succede in questa Regione.
Questa è la mia seconda proposta.
Per il resto, non ho grossi rilievi da fare all'Assessore al bilancio.
Mi sembra corretta la sospensione di un dipendente pubblico in merito alle indagini, e il trasferimento della Direzione flessibile dal Patrimonio al Gabinetto della Giunta regionale mi sembra il provvedimento minimo e necessario.
Speriamo sia sufficiente e mi auguro - parto sempre da un sottofondo di pessimismo - che possa funzionare.
Vorrei concludere dicendo che non ci basta l'ansa uscita da parte della Reggia di Venaria, secondo cui non c'è assolutamente amianto nelle terre di scavo che le indagini dicono, avendo intercettato alcuni imprenditori sarebbero state portate dalla bonifica dell'area grattacielo alla Reggia di Venaria. Sono state fatte analisi da parte di un'aziende di Chivasso, se non sbaglio la Planeta, ma chiederei che fosse l'ARPA a fare queste indagini, almeno potremmo avere il soggetto pubblico che controlla e saremmo veramente tutti tranquilli che sia stata solo un'intercettazione in cui qualcuno ha detto cose non vere, magari per millantare una posizione con l'uditore dall'altra parte della telefonata. Penso che vorremmo essere tutti sicuri che non vi sia questo trasferimento di materiali pericoloso sotto il parcheggio della Reggia di Venaria.
Grazie, Presidente.



PONSO TULLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Ha già parlato il nostro Capogruppo, ma in questa sede ci tenevo a ricordare alcune parole perché, a volte, nella vita, è utile andare a ricordare cosa si è detto in passato.
22 febbraio 2010, Cota dichiara sul quotidiano la Repubblica: "E poi vorrei istituire un Assessorato Anti furbetti, cioè una delega ad hoc per realizzare, all'interno della struttura della pubblica amministrazione, dei controlli efficaci. Lo scandalo Grinzane-Cavour è stato un esempio di mancati controlli che non ha fatto la Regione", e vi risparmio tutto il resto.
Poi esce la dichiarazione di Cota, che propone un valente magistrato torinese Assessore antifurbetti. ma andiamo avanti di un mese, 16 marzo 2010, Cota-Adnkronos: "Le vicende delle Molinette dimostrano come in Regione il sistema dei controlli non funzioni. L'abbiamo visto con il caso Grinzane-Cavour, lo vediamo oggi con le inchieste che coinvolgono l'ospedale più grande del Piemonte. Non serve" - dice Cota - " fare come la Bresso, Alice nel paese delle meraviglie, lodarsi ed autoassolversi in ogni circostanza e dare sempre la colpa a qualcun altro. Un Presidente di Regione deve governare e assumersi le proprie responsabilità".
Ce ne sarebbero altre, perché le dichiarazioni su Internet abbondano: addirittura c'è un bellissimo video su YouTube che consiglio, postato dal collega Tiramani, che è esemplare da questo punto di vista, ma non voglio fare pubblicità al valente collega valsesiano.
Mi chiedo: che fine ha fatto, Vicepresidente, l'Assessorato antifurbetti? Che fine ha fatto il sistema dei controlli? Che fine ha fatto la tagliola leghista che doveva colpire le mani che impunemente avessero avuto l'ardire di andare a toccare il denaro pubblico? Che fine ha fatto Vicepresidente, il cruscotto sugli appalti, realizzato dagli uffici della Giunta Bresso, dopo lo scandalo Grinzane-Cavour, che consentiva di tirare fuori, in ogni momento, digitando un codice fiscale, un indirizzo o un nome, tutti i dati relativi agli appalti e subappalti della Regione? Perché non è stato più usato? Perché non è reso pubblico? Perch Vicepresidente, è passato un anno, ma non ci risulta sia stato fatto nessun passo attuativo, relativo alla legge n. 190 del 2012, meglio nota come legge anticorruzione, che all'articolo 1, comma 15 in poi, vincolava le Pubbliche Amministrazioni periferiche ad una serie di adempimenti, in particolare alla pubblicazione online di tutti i dati relativi ad appalti e subappalti, su cui la nostra Regione è stata assolutamente inerte? Lo dico a lei che ha responsabilità del legale, ma lo voglio anche dire in un momento in cui, dopo le ignominie dichiarate da membri di questa maggioranza relativamente allo scandalo Grinzane-Cavour, utilizzato come una clava in campagna elettorale, è finalmente giunto uno dei provvedimenti definitivi. Il 23 agosto 2013, la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Piemonte, ha dichiarato: "Non si può imputare agli organi di vertice politico dell'Ente Regione Piemonte, che si sono succeduti dal '99 al 2008, una responsabilità erariale di tipo sussidiario per concausazione colposa dell'evento in relazione allo scandalo Grinzane Cavour".



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Regione Piemonte (fuori microfono)

Quale data?



GARIGLIO Davide

La data della sentenza della Corte dei Conti è del 23 agosto 2013. Dice che non c'è responsabilità di tipo erariale dei politici che dal 1999 al 2008 hanno governato la Regione Piemonte su quello scandalo. Ciononostante una campagna elettorale è stata montata su questo.
Le chiedo un'altra cosa, Vicepresidente: perché non avete centralizzato su SCR gli appalti del Consorzio La Venaria Reale? Perché qualcuno si è sempre opposto a che questi appalti venissero accentrati su SCR? Vedendo quello che è successo, ex post, verrebbe facile dare una risposta. Ma avete una stazione appaltante; avete centralizzato la stazione appaltante; avete messo un Consiglio di sorveglianza fatto dagli Assessori; avete dichiarato che tutto doveva passare di lì e, guarda caso, gli appalti incriminati non sono passati attraverso SCR. Perché avete consentito di fare il Consorzio La Venaria Reale? Vicepresidente Pichetto, perché gli appalti relativi alla bonifica dei giardini attorno al grattacielo - quelli che ha detto ricadono sotto la diretta gestione della Regione - sono appaltati dalla Regione se come ha detto lei, su questo la Regione provvede direttamente, e non sono stata stati appaltati tramite le strutture di SCR? Il collega Bono ha citato il caso della variante di Tortona e del fatto che prima che la gara fosse terminata il Sindaco di Tortona avesse fatto quella dichiarazione, dicendo: "Ha vinto Tizio", come poi successe. Ma - ci tengo a precisarlo - in quell'occasione gli allora Amministratori dell'epoca di SCR andarono il giorno dopo in Procura e fecero un esposto.
La cosa fu portata dagli amministratori di SCR all'attenzione della Procura, che da quel momento in poi, come sappiamo, ha vigilato.
Le pongo un'ulteriore domanda, Vicepresidente: perché non ho ancora ricevuto risposta alla richiesta che ho avanzato al Presidente Angeleri in sede II Commissione relativamente alle modalità con cui SCR ha appaltato i lavori per la costruzione del tunnel ferroviario sotto Corso Grosseto? Opera che vale 140 milioni e sulle cui modalità di messa a bando ho sollevato in Commissione dei pesantissimi rilievi. Il bando, se notate, che è pubblicato sul sito, è già stato modificato una o due volte.
Tutti gli operatori che hanno visto questo bando hanno eccepito e potranno informare in Commissione circa la modalità con cui è stata fatta la messa a bando.
Per la più grande opera che appaltiamo (ovviamente dopo il grattacielo) viene fatta un'osservazione, che dice: "State attenti, perché la cosa è partita in un modo che apre la porta ad innumerevoli dubbi", e ciononostante, da questa Giunta la cosa viene trattata nel modo più burocratico possibile.
Come mai, infine, Vicepresidente, nonostante l'Assessore Ghiglia venga qui e dica: "Abbiamo deciso politicamente di centralizzare tutti gli appalti relativi ai servizi informativi su SCR", poi scopriamo che è stato fatto l'appalto di cui si è discusso oggi, relativo ai servizi dell'ASL TO3, nonostante ci fosse stato un intervento diretto dell'Assessore Monferino per bloccarlo, a cui ci risulta essere stato fatto da contraltare, da parte di Consiglieri regionali del centrodestra, per evitare che fosse bloccato.
Credo che su queste cose sarebbe molto opportuno riuscire a discuterne e affrontarle nelle se di più opportune. Su questo, per quanto mi concerne procederemo nella Commissione di indagine sugli appalti della Regione che è ancora funzionante.
Ci spiace, però, che quando sono state mosse tante osservazioni nel corso di questi anni, si è omessa l'attenzione, non si sono date corso alle promesse che sono state fatte e gli impegni che sono stati presi, e adesso assistiamo a questo caso, che non ci lascia tranquilli; un caso che potrebbe essere anche solo agli inizi; un caso che va a toccare, in modo molto forte, la legittimazione del prestigio all'esterno dell'Ente Regione e anche, in qualche modo, il nostro ruolo all'interno di questo Ente.
Ecco perché, fossimo nei panni degli attuali Amministratori della Giunta regionale, saremmo, da un lato, meno tranquilli e, dall'altro lato più operosi, cercando di fare le cose che abbiamo promesso e di porre in essere i controlli che non abbiamo mai effettuato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Sarò brevissimo.
Intervengo solamente per dire che la Regione Piemonte, oltre ad essere un'istituzione rilevante, è, di conseguenza, una grande azienda per il Piemonte, anche rispetto all'impatto economico che produce.
Ciò che mi stupisce - mi attengo a questo piano - è che tutte le medie e le grandi aziende (a partire dalla FIAT, dall'ENI, eccetera) sono dotate di strutture di auditing, che diventano un elemento essenziale - direi irrinunciabile - per le grandi o le medie aziende.
Proprio per questo motivo, stupisce che oggi, così come ieri, la Regione Piemonte non abbia un processo di auditing interno, né una struttura costituita di personale, di apparati e di competenze che si occupino di questo.
Di fatto, al di là delle questioni che sono state sollevate o che emergono, credo sia essenziale per la politica, anche in questo caso, non passare per la "parte debole" di un processo che esiste, ormai, da troppo tempo. Mi piacerebbe che, anche qui, la politica si assumesse le proprie responsabilità e introducesse degli elementi di controllo - che sono semplicissimi, non se li deve inventare il politico - anche attraverso strutture esistenti. Nelle grandi aziende sono modalità che esistono da sempre, da decenni, e costituiscono l'elemento fondamentale per la garanzia del controllo dei processi interni.
Al di là delle polemiche sulla vicenda in atto, penso che la politica possa dare una bella risposta dotando la Regione, in tempi brevissimi, di una vera struttura di auditing, che con trasparenza e controllo accessibile a tutti - quindi non solo all'organo Esecutivo, ma a tutti i Consiglieri e al Consiglio - permetta di misurare una grande azienda anche sul piano industriale ed economico, per le risorse che movimenta.
Solo così possiamo affrontare in maniera orizzontale e dall'alto un problema che rischia di innescarsi e di fermarsi a polemiche spicciole (del tipo: "Prima c'eravate voi, adesso ci siamo noi").
Tutto questo lo si affronta solo se la politica decide di assumersi la responsabilità di risolvere un problema che esiste non solo in questa Regione, ma anche nel mondo, in tutti i processi produttivi e in tutte le grandi aziende.
Come si affronta e come si risolve? Con una struttura interna di auditing.
Mi auguro che in tempi brevi possa esserci una risposta da parte di questa maggioranza e di questo Esecutivo, affinché si individui una modalità organizzativa che possa risolvere in tempi abbastanza brevi il problema a monte. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Stara.
La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Ho molto apprezzato gli interventi dei colleghi, compreso quest'ultimo del collega Stara, anche per la capacità, nota e vista anche in altri settori, di proposte operative.
Devo dire, però, che probabilmente, nulla togliendo, anzi ringraziando per questo, il mio intervento avrà un altro taglio. Avrà un altro taglio perché sono angosciato dal leggere tutti i giorni, su tutti i fronti notizie di questo genere.
Inizio col dire che devo fare due ringraziamenti: uno al Presidente Cattaneo, per aver calendarizzato subito il dibattito, l'altro all'Assessore Pichetto, non soltanto per la correttezza, la lucidità e la trasparenza con cui ha risposto qui in Aula, perché ho sentito quello che diceva ai giornali e quello che ha dichiarato. Assessore Pichetto, la ringrazio. Ha detto quello che secondo me era giusto dire, e nel modo migliore.
Detto questo, devo dire che sono effettivamente angosciato. Ne ho parlato a suo tempo con il collega Oliva e con altri. Normalmente, la cultura si occupa di contributi così miserandi che, come dire "non fanno gola"... Però, leggo su un'ansa: "La politica piemontese è in preda allo sconcerto: l'assessore alla cultura, Michele Coppola, si dice 'amareggiato ma anche arrabbiato'".
Procede l'ansa: "Gli imprenditori, come dimostrano le intercettazioni telefoniche, sanno tutto in anticipo, possono organizzare i ribassi giusti e persino pilotare i controlli sul loro operato. Non è finita qui".
Questo lo leggiamo adesso su Venaria. La "magistratura sta ora valutando la condotta" l'abbiamo letto su decine di altre cose (mutatis mutandis). Ho seguito il dibattito, per non andar lontano, su CSEA in Comune, altro scandalo, altro sconcerto!. Si è parlato, ma non ci credo del "sistema Martina" in Comune, etc..
Allora, quello che diceva il collega Bono ha molto senso, cioè probabilmente non è che esistano solo alcuni "grumi" semplici da rimuovere.
Lui ha detto che è un sistema, io uso forse un altro termine, ma la sostanza è quella. Direi che è una mentalità, una cultura dominante.
Allora, è tristissimo, è angosciante. Oggi quello che mi sento di dire di pregare e di sperare - ne parlavo con alcuni colleghi più sensibili - è che gli sforzi che abbiamo fatto tutti negli ultimi anni per Venaria non vengano buttati al vento. È una meraviglia, è un capolavoro, ha raggiunto grandi risultati. Ma sappiamo poi come reagisce l'opinione pubblica, non dico neanche a torto. Anche oggi, che non abbiamo né rimborsi, né altro, si continua a pensare che facciamo i Consigli perché prendiamo almeno mille euro al giorno! Allora, ricapitolando. Anzitutto, grazie per i contributi tecnici, per le relazioni dell'Assessore e per gli interventi dei colleghi.
Poi, ripeto ancora: speriamo di non dare un altro colpo al nostro sistema. Dopo la vicenda del Grinzane, per un periodo si è sparato a zero su qualsiasi cosa sapesse di cultura. Ma, allora, credo che non dovrebbe rimanere in piedi niente visto quello che leggiamo sugli ospedali, su alcuni magistrati, sugli imprenditori. Ripeto: da una parte, viene lo sconcerto. L'unica cosa che mi sento di dire è che, se possiamo, non distruggiamo Venaria.
Gariglio ha fatto un intervento molto dettagliato, come anche altri colleghi, invocando una nuova serie di regole. Ben vengano. Ma è da cinquant'anni che sento dire che bisogna cambiare le regole. E comunque dal primo scandalo Zampini in Comune che ho sentito dire: "Cambiamo tutte le regole!".
A questo punto, forse, credo che, più che le regole del gioco, è importante fare bene. Non sono uno che pensa che le regole non valgono, le regole sono fondamentali, ma, forse, uno sforzo corale questo Paese, ma non solo questo Paese, lo deve fare per cambiare la mentalità "dei giocatori" non solo le regole del gioco, cari colleghi. Perché se no, non so come ne usciamo.
I mass media hanno fatto un'operazione tremenda e geniale, simile a quella che facevano nelle antiche tribù amazzoniche. Ad un certo punto decidevano chi erano i colpevoli dei terremoti o delle pestilenze decidevano quali erano le persone colpevoli e quali erano innocenti.
Normalmente i colpevoli appartenevano ad una categoria, etnia o trib predeterminata. Qui hanno provato a farlo con la politica.
Ha detto bene, Vicepresidente Pichetto, la politica non c'entra niente in questa vicenda. Ne sono straconvinto e lo vedo. Però, come faranno questa volta? Visto che non c'entra la politica. Ma allora tutte le volte che non c'entra la politica, probabilmente c'entra qualcos'altro! E se c'entra qualcos'altro, come è evidente, solo gli ipocriti possono non riconoscerlo, bisogna fare uno sforzo collettivo - qui sì - costituente! Le persone per bene, di tutti gli schieramenti, di tutte le categorie, devono fare uno sforzo etico e morale, che non è disgiunto dalle regole e dalle questioni che ponete.
I Consiglieri Reschigna e Negro hanno posto questioni giustissime. I miei colleghi di opposizione in Comune, per esempio, sullo CSEA hanno proposto questioni altrettanto giuste e così via. Però, ripeto, lo sforzo "maggiore" bisogna almeno accompagnarlo con uno sforzo culturale e generale di riflessione.
Faccio un esempio. Finché si diceva che L'AIDS era una problema solo di alcune categorie o addirittura una maledizione per chi aveva certe tendenze sessuali, non si affrontava con il giusto impegno. Da quando si è detto che riguarda tutti, allora, forse lo si è affrontato nel giusto modo.
Bisogna dunque riconoscere che la questione morale non interpella solo la politica; certo la politica interpella principalmente sempre tutti, ed è da questo livello che deve partire chi cerca una risposta. Ma poi guai se si circoscrive tutto lì.
Andando sul concreto, devo dire che le persone nominate, come l'ingegner Pernice...
Continuo a pensare, secondo la Costituzione, che uno è innocente finch non vi è una prova di colpevolezza, ma Gilberto, uno che ti sembra un galantuomo della testa ai piedi...
Non so più cosa si possa fare. Forse, sono arrivati i Visitors! Certo, l'importante è non adagiarsi, non accettare e provare a reagire ma con le modalità giuste. Certo, capisco meglio a questo punto una battuta che mi fecero quando ero Assessore alla cultura. Ai tempi dei primi lavori alla Venaria, alcuni imprenditori, dopo nel corso di un colloquio su temi generali che ebbero con me, in una occasione privata, mi dissero: "Lei, per la politica non è tagliato! A uno così non diciamo di fare il missionario ma almeno il filosofo! Cosa si occupa di amministrazione, visto che non è proprio tagliato per capire certi discorsi?". Ebbene, noi vogliamo e dobbiamo dimostrare il contrario, cioè che sulle questioni etiche e morali non si transige. Manca però il coraggio di dire che esse riguardano tutta la società, dalla prima all'ultima persona, se no non ne usciremo, ma continueremo a rimpinzarci di populismo o demagogia.
Prendiamo tutte le misure tecniche, giuridiche e amministrative che ci vogliono, nessuna obiezione, ma teniamo presente, anche questo aspetto sociale e civile perché, prima o poi, dovremo fare i conti con la nostra "storia" e la nostra "cultura" in maniera seria.
Grazie per la pazienza. Chiedo scusa se non sono stato "tecnico" come tanti altri colleghi, che hanno parlato in maniera egregia, mentre io ho solo aggiunto una riflessione antropologica e sociologica, che mi pareva fosse il caso di fare.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Condivido tutti gli interventi svolti poc'anzi, quello dell'amico Reschigna e quelli degli altri Consiglieri; inoltre, ma non per ultimo, mi fa piacere che abbia detto di intervenire con una preghiera. Ebbene, in questo luogo, non dobbiamo fare i missionari, ma dobbiamo intenderlo come un servizio alla nostra gente, questo lo possiamo fare.
I fatti di cui abbiamo letto questa mattina sui vari giornali fanno male, lo ha detto bene il Consigliere Reschigna. Fa male anche a me, fa male a tutti, fa male all'intero Piemonte! In questo caso, il discorso è riferito ai funzionari e ad alcuni dirigenti, ma lasciatemi aprire una parentesi: questo è frutto delle leggi Bassanini. Bassanini ha fatto grandi cose: ha tolto il potere ai politici e lo ha dato agli amministratori. Però, per i dirigenti vorrei spezzare una lancia a parte, perché, per fortuna, negli anni che sono qui ho avuto modo di conoscere dirigenti con la "D" maiuscola! Abbiamo dei dirigenti che veramente, lavorano con dignità, con trasparenza, con chiarezza e con responsabilità del proprio operato. Non dobbiamo fare di tutta l'erba un fascio, ma abbiamo bisogno di aumentare questa classe dirigente, che noi conosciamo molto bene.
Qui, l'Assessore Pichetto è intervenuto in qualità di Vicepresidente e non si può dire che ne abbia una colpa, o che fosse assente il Presidente Cota, la bella e la brutta figura la facciamo tutti insieme. Naturalmente il Presidente la fa più bella o più brutta di noi, a seguire la Giunta e tutti gli altri.
Il Presidente Cota ha detto fin dell'inizio che era sua intenzione togliere le mele marce, perché intaccano anche quelle sane. Ed è vero, mi auguro che molto presto riesca a togliere queste mele marce.
Comunque, a mio avviso, occorre un controllo più incisivo sulla gestione, cioè un maggiore controllo sugli appalti, anche se questi vengono affidati ai funzionari, che poi li gestiscono, in quanto, alla fine, sono i politici che fanno la bella o la brutta figura, il Presidente Cota in primis, poi la Giunta e tutti quanti noi.
Mi auguro che questi fatti non si verifichino mai più, perché, se non assumiamo una decisione chiara e trasparente al riguardo, quale credibilità abbiamo nei confronti dei cittadini piemontesi? Se non assumiamo questa decisione non saremo più credibili agli occhi dei nostri cittadini.
Con forza dobbiamo fare chiarezza a questo riguardo, senza fare di tutta l'erba un fascio, perché i giornalisti troppo in fretta discriminano tutta la categoria, e questo non lo ritengo giusto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendoci più iscritti ad intervenire, dichiaro chiuso il punto relativo alle richieste di chiarimenti.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Pichetto Fratin per la replica.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Signor Presidente e colleghi, intervengo molto brevemente, condividendo molte delle considerazioni svolte dai Consiglieri nei loro interventi, per è doverosa una prima precisazione: credo che la Giunta abbia puntualmente almeno tempisticamente, dato una risposta. Rispetto alla richiesta formulata questa mattina, alle ore 11, è stata dichiarata la disponibilità per le ore 15, anche per raccogliere gli elementi utili ad una risposta peraltro, il Presidente era impegnato in un incontro con le banche e con l'Assessore Porchietto, relativamente al settore produttivo.
Condivido le preoccupazioni emerse in diversi casi sulla necessità dei controlli, che - permettetemi di aggiungere - definirei sostanziali e non formali. Abbiamo molti controlli, ce n'è una quantità enorme sia nel sistema pubblico che nel sistema privato, e sovente sono di procedura formale e non sostanziale; così come l'applicazione delle nuove norme sulla trasparenza imporrà tutta una serie di certificazioni e autodichiarazioni rispetto al soggetto decisionale.
Non sfugga che, in realtà, c'è una questione che riguarda la legge Bassanini - e condivido l'ultimo intervento del Consigliere Negro - perch c'è una questione di competenze: in un dibattito politico è più facile fare valutazioni generali, ma relativamente al settore dell'Amministrazione anche le competenze, comunque, devono essere rispettate, così come le leggi dello Stato. Comunque, per quanto riguarda l'autodichiarazione, il termine è dicembre, e la struttura sta preparandosi in merito.
Altresì, non sfugga che in alcuni ruoli eravamo il soggetto di controllo, o possiamo esserlo. Infatti, su Venaria non è possibile per la Regione imporre il soggetto appaltante SCR, perché la Regione è uno dei soci di un sistema più grande, quindi può offrire la disponibilità di SCR per la gestione, ma non imporlo.
Certamente, relativamente al soggetto di controllo, laddove una parte di questi fondi sono europei, probabilmente, ci sono più livelli di controllo sotto questo aspetto, e uno di questi è la Regione stessa. Così come sulla questione del Palazzo Unico la nostra è anche una funzione di controllo, quindi non si tratta di carenza di controllo formale, forse è sostanziale, anche per un complesso di norme e di valutazioni che svolgiamo.
Ancora un'annotazione, che apprendo dalle ultime parole del Consigliere Negro: innanzitutto, non vorrei trarre delle conclusioni, perché è in corso un'indagine e, personalmente, mi auguro che questa indagine sia favorevole agli indagati, che nulla vi sia, anzi, che tutto sia positivo.
Giustamente, il Consigliere Negro diceva che fa male all'intero Piemonte, in quanto l'immagine del Palazzo Unico e l'immagine di Venaria non sono l'immagine di una parte politica, di una maggioranza della Giunta regionale o della Città di Venaria o della Città di Torino, ma sono l'immagine dell'intero Piemonte, sono un veicolo formidabile di conoscenza del Piemonte nel mondo. Venaria è un luogo dove si fa cultura, dove si fa turismo, dove tutti dobbiamo sentirci identificati e tutti dovremmo sentirci colpiti se qualcosa non funziona in quel luogo. Lo stesso posso dire relativamente al Palazzo Unico, che è un'opera che serve alla razionalizzazione del sistema degli uffici e dell'amministrazione di questa Regione, ma per la sua caratteristica - probabilmente sarà il grattacielo più alto d'Italia per diversi anni - diventerà anche un simbolo di questa città e si aggiungerà ai simboli del Piemonte.
Quindi, credo che i piemontesi non possano che sperare per il bene dell'intero Piemonte, come diceva il Consigliere Negro.



PRESIDENTE

convocata una riunione in sala A, pertanto i nostri lavori riprenderanno alle ore 17.45.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.32 riprende alle ore 17.44)


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico all'Aula che la Conferenza dei Capigruppo, in accordo con la Giunta regionale, ha deciso di proseguire i lavori con la trattazione dell'ordine del giorno della Consigliera Artesio inerente alla questione legata al dramma di Lampedusa, in modo che possa essere affrontato ed ultimato il dibattito, con l'impegno a votare l'atto di indirizzo entro oggi.
Quindi, ad un certo punto, tutti devono sapere che al massimo alle ore 19, anche se non è concluso il dibattito, l'ordine del giorno sarà posto in votazione.
Nella Conferenza dei Capigruppo di domani andremo a determinare il calendario dei lavori della settimana prossima. Anticipo che probabilmente la prossima settimana ci saranno due sedute di Consiglio, quindi sia martedì sia mercoledì, anche perché è in scadenza il termine previsto per una seduta straordinaria, e poi la Giunta regionale ha posto l'attenzione sul fatto che oggi era all'o.d.g. la legge sulla caccia ma, per gli accadimenti che ci sono stati e per il protrarsi del dibattito su alcuno atti di indirizzo, non vi sono state le condizioni per affrontare il dibattito.
In ogni caso, la Conferenza dei Capigruppo di domani delibererà anche tenendo conto delle esigenze dei Gruppi che saranno rappresentate in quella sede dai rispettivi Presidenti.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Diritti umani

Esame ordine del giorno n. 1100 presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti e Biolé, inerente a "Cordoglio per le vittime e solidarietà all'amministrazione di Lampedusa - richiesta revisione legge Bossi Fini"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame dell'ordine del giorno inerente n. 1100 presentato dalla Consigliera Artesio, che abbiamo cominciato ad affrontare stamani.
Sono iscritti a parlare i Consiglieri Pentenero, Carossa, Bono, Biol Negro, Franchino, Pedrale e Leo.
Chiedo se è possibile risparmiare un paio di minuti a testa per dare la possibilità a tutti di intervenire e poi di votare.
La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Cercherò di utilizzare il minor tempo possibile per consentire lo svolgimento così come deciso nel modo più veloce possibile.
Intervengo semplicemente per esprimere un ringraziamento nei confronti della collega per l'attenzione dimostrata nel presentare un ordine del giorno. Credo valga davvero la pena porre attenzione e quindi condividere quanto da lei espresso.
Dico questo perché, usando gli stessi termini che ha usato la collega è stato scritto in modo essenziale. Vorrei sottolineare l'essenzialità, nel senso che in questi giorni sono state tante le parole di cordoglio, le parole di umiliazione e di grande attenzione nei confronti degli amministratori - il Sindaco in modo particolare - che vivono quotidianamente una situazione drammatica a Lampedusa, che quotidianamente è a contatto con questo tipo di sofferenza.
Sicuramente quanto è capitato nel fine settimana ha un livello di drammaticità che mai avevamo toccato e sicuramente ha messo in evidenza quanto sia preoccupante la situazione e quanto sia ormai non più affrontabile con gli strumenti con i quali abbiamo ragionato fino ad ora.
Volevo sottolineare in modo particolare il fatto che dobbiamo porre mano alla legge Bossi-Fini. Dobbiamo condividere questa necessità e dobbiamo davvero cercare di voltare pagina per come il tema è stato affrontato fino ad oggi all'interno del nostro Paese.
Credo sia corretto quanto è stato detto da molti Ministri sulla necessità di avere un'Europa che, di fronte a queste emergenze, si dimostri davvero un'Europa federale, che sappia rispondere e sappia trovare soluzioni e strade nuove per affrontare un tema che un Paese come l'Italia non può affrontare da solo, ma che deve trovare nello spirito che deve caratterizzare l'appartenenza alla Comunità Europea come nuovo indirizzo e come nuova modalità, e anche costituire un esempio e un elemento nuovo con il quale muoversi nei confronti di un tema che ha assunto il carattere di una vera e propria emergenza. È un'emergenza che non può e non deve essere affrontata da un punto di vista ideologico, ma deve essere affrontata da un punto di vista sociale, tenendo in considerazione i tanti messaggi che abbiamo sentito e che abbiamo letto in questi ultimi giorni.
Le parole di Papa Francesco, che parlava di "vergogna", sono parole che devono guidarci nel cercare di cambiare il nostro operato e nel cercare di trovare una strada nuova.
Quindi, mi piacerebbe davvero che quest'Aula esprimesse un voto, un giudizio nei confronti dell'ordine del giorno che è stato presentato, che sia un giudizio e un valore che vada oltre gli steccati, ma che tenga in considerazione una situazione davvero drammatica e di grande emergenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come hanno detto molti dei colleghi che mi hanno preceduto, è un tema sicuramente delicato, è un tema importante che va affrontato con le dovute misure e con la dovuta attenzione.
Anche questo è un tema nazionale, quindi rispondendo anche alla collega Artesio, non dico che il Consiglio regionale non si debba esprimere su tematiche di ambito nazionale, ma su queste tematiche dovrebbe cercare di trovare il più largo consenso, perché questi sono atti di indirizzo, o meglio atti in cui il Consiglio regionale esprime un'opinione su dei temi.
Quindi, sarebbe proprio il caso di riuscire a trovare una concordia istituzionale, almeno all'indomani dell'ennesima grave tragedia (forse più ampia solo nei numeri) come quella che ha portato alla morte centinaia di esseri umani.
Quindi, il tema è delicato e spererei che trovasse un voto unanime.
Per questo chiedo alla collega Artesio innanzitutto se si potesse non fare riferimento alla legge Bossi-Fini nel dispositivo di impegno del provvedimento.
ovvio che la collega Artesio sa benissimo - così come i colleghi del centrosinistra e del centrodestra - che la legge Bossi-Fini è una legge che va a modificare la legge precedente (la legge Napolitano-Turco) che ha introdotto i CPT trasformati poi in Centri di identificazione ed espulsione.
Ed è la legge Napolitano-Turco che ha introdotto l'obbligo di permanenza in centri dedicati dei cosiddetti immigrati clandestini per la successiva espulsione.
Quindi, bisogna anche dare un po' sia onori e oneri: se vogliamo citare i nomi delle persone che hanno scritto le leggi occorre ricordarli tutti.
Pertanto, bisognerebbe indicare di modificare la legge Napolitano-Turco così com'è modificata la legge Bossi-Fini.
Per evitare di fare tali richiami ai nomi dei singoli legislatori anche perché le leggi sono approvate da interi Parlamenti, chiedo alla collega Artesio di modificare il provvedimento, scrivendo "la legge quadro sull'immigrazione", in modo da evitare qualsiasi possibile appiglio per una bocciatura, essendo stata chiamata in causa una certa parte.
ovvio che la legge (e cercherò dei concludere) va modificata soprattutto in relazione ai provvedimenti europei, cioè adottati dalle altre nazioni europee.
Non possiamo pensare di assumere decisioni unilaterali, poiché il tema dell'immigrazione deve esse gestito da tutta l'Europa. L'Italia, anche a causa della posizione geografica in cui si trova, subisce maggiormente il flusso migratorio, con ricadute pratiche sul territorio, sia per quanto riguarda la questione del pattugliamento al largo delle coste della Sicilia e delle isole del Mar Mediterraneo e il Canale di Sicilia sia per quanto riguarda le problematiche sul territorio.
Chiudo dicendo che occorre fare una distinzione per le persone che arrivano in Italia e chiedono asilo, e su questo l'Europa ha aperto una procedura di infrazione, perché l'attuale legge quadro non prevede sufficientemente questa distinzione, nel senso che diventa difficile dare l'asilo al richiedente e distinguere tra richiedente l'asilo per motivi politici ed umanitari rispetto all'immigrazione clandestina.
Pertanto, se si tratta di una revisione, insieme ad un Consiglio Europeo imminente in tema di immigrazione, che citerà il testo della legge quadro sull'immigrazione, ovviamente sono favorevole al voto.
Diversamente, valuterò sul momento come votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Abbiamo già espresso questa mattina, con il minuto di silenzio simbolico, la nostra presa di coscienza - che spero non sia solo formale ma sostanziale - rispetto a questa problematica.
La commozione è stata unanime, a parte alcune forze politiche che hanno strumentalizzato, nei giorni passati, questo tipo di situazione assolutamente non strumentalizzabile; non perché lo dica io, ma perch oggettivamente dovrebbe essere così.
In ogni caso, le problematiche e le cause di tutto quello che è capitato non possono essere imputabili semplicemente al cinismo dei trafficanti di persone: occorre attribuire una certa responsabilità alla legislazione italiana ed europea, poiché - è già stato detto da alcuni colleghi - tende a blindare delle situazioni che spesso si traducono in tragedie o incidenti (chiamiamoli come vogliamo).
In Italia, il testo unico sull'immigrazione, la cosiddetta legge Bossi Fini, citata anche nel testo dell'atto di indirizzo, è peggiorativa - dal mio punto di vista - rispetto alla precedente, già restrittiva, legge Turco Napolitano.
già stato fatto un accenno al fatto che è un po' il combinato disposto e l'aggiunta di determinate situazioni critiche, considerando clandestino chiunque giunga nel nostro Paese al di fuori dei canali in esso previsti, che legano la permanenza su un territorio ad un contratto di lavoro, che dà diritto ad un valido titolo di soggiorno.
Il pacchetto sicurezza, approvato con legge, il 15 luglio 2009, ha introdotto, all'articolo 10 bis, il reato di immigrazione clandestina, che è una figura di reato anomala, poiché punisce non una condotta ma uno status. Inoltre, per fronteggiare gli arrivi, si è fatto ricorso alla pratica - condannata, poi, dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo - del respingimento collettivo in mare, che non permette di identificare la situazione di ogni singolo individuo che arrivava tramite il mezzo acqua (quindi il Mediterraneo) e agli accordi con gli Stati africani costieri in primis la Libia - per cui i migranti vengono rinviati, senza alcuna preoccupazione per la loro sorte nel momento del loro rientro.
Va ricordato che chi giunge nel nostro territorio, prima di ricevere il permesso di soggiorno, viene assoggettato alla procedura di identificazione con il rilievo delle impronte digitali e confinato in appositi CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione).
già stato ricordato che la precedente legge Turco-Napolitano aveva introdotto quest'inopportuno ulteriore istituto, dove l'immigrato viene sottoposto ad un vero e proprio regime di detenzione amministrativa, che presenta, secondo diversi esperti, addirittura dei profili di non costituzionalità.
Il quadro normativo è questo, pertanto mi sembra inopportuno meravigliarsi di quello che accade tutti i giorni davanti alle coste. Se i comandanti, gli armatori dei pescherecci che soccorrono i barconi alla deriva rischiano l'incriminazione di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, in totale spregio alla legge del mare che impone sempre il soccorso, perché ci indigniamo di fronte a quello che si è verificato venerdì mattina a Lampedusa? Oggi si invoca l'apertura di un corridoio umanitario per i profughi ritenendo che almeno per chi proviene da un Paese in guerra (ahimè purtroppo non si contano sulle dita di una mano: la Siria, l'Eritrea, la Somalia, ma ci sono tanti altri piccoli o grandi focolai di guerra) dovrebbe essere possibile ottenere dei visti di ingresso regolari presso le Ambasciate, in modo da evitare di mettere a repentaglio la loro vita.
Occorrerebbe una modifica sostanziale dell'intera normativa sull'immigrazione, partendo dall'abolizione del reato di clandestinità perché nessun uomo - in quanto tale - può essere considerato illegale.
Per questo motivo, ho firmato e voterò a favore dell'ordine del giorno la cui prima firmataria è la Consigliera Artesio.
Mi permetto di evidenziare che il Partito Democratico - a meno che ricordi male - nel momento in cui una forza politica non presente in Parlamento ha proposto due referendum, quindi una consultazione popolare in merito a questo tipo di problematica, non ha fornito alcun tipo di indicazione pur essendo un partito che rappresenta, purtroppo, il centrosinistra italiano all'interno delle istituzioni.
Ritengo che questo sia un ulteriore segno di come ci sia un po' un atteggiamento bipolare - mi si permetta - all'interno di quel partito.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
La collega Artesio ha posto un argomento importante.
Dico onestamente di non sapere cosa comporti esattamente la legge Bossi Fini, ma so che anche noi siamo un popolo di emigrati: i nostri nonni hanno attraversato i mari per andare in Argentina e altrove.
Modifichiamo questa legge, facciamone una nuova, perché non vogliamo più assistere a quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni, quelle morti barbare. Vedere tutte quelle bare, in particolare quelle bare bianche; siamo in un Paese in cui non devono più capitare questi fatti.
Mi inchino di fronte a quel peschereccio che ha salvato 47 clandestini.
Qualche scafista, barbaramente, si è fatto pagare, altri sono fuggiti. Sono loro che devono essere penalizzati, non processare i profughi.
Ha ragione il Presidente Napolitano che bisogna intervenire subito con una legge a riguardo: chi arriva va tutelato e accolto come un Paese civile deve accogliere.
L'Italia non può accollarsi tutte queste spese, qualcuno deve intervenire, il nostro Paese deve essere solo un punto d'arrivo, non devono fermarsi. In questi ultimi anni i Governi che si sono succeduti cosa hanno fatto per avere un'accoglienza maggiore? L'altro ieri ho letto che una volta sbarcati a Lampedusa quella povera gente, compresi i bambini, ha dormito all'aperto, come gli animali. Questo non deve capitare. Chi arriva in Italia - e dobbiamo impegnarci insieme all'Europa - deve essere accolto con un trattamento migliore. È giusto identificarli, ma ognuno di loro ha diritto di chiedere asilo politico. Se nei loro Paesi d'origine rischiano di essere uccisi, scelgono una via per salvarsi.
In questi ultimi anni vi sono stati oltre 20 mila morti, signori, sono tantissimi e non deve più capitare. Il Consiglio regionale spinga il Governo Letta affinché faccia una legge a riguardo, utile per questa gente.
Controllare le partenze e, se è il caso, fare investimenti affinch rimangano nel proprio Paese d'origine. Dove è in corso una guerra non è possibile, ma siamo obbligati, è un dovere accoglierli affinché abbiano la possibilità di raggiungere i propri parenti nel resto d'Europa.
Bocciare la legge Bossi-Fini non so se risolva il problema, ma dobbiamo fare un'altra legge chiara che ad oggi non esiste.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Ancora una volta si parla, ahimè, delle drammatiche conseguenze di povere persone migrate alla cerca di un lavoro, persone che fuggono da carestie, persone che devono abbandonare le aree del Nord Africa e del Medio Oriente anche per motivi politici.
Questo ordine del giorno non coglie il problema vero, non è la legge Bossi-Fini che crea questi problemi. Il problema è che bisogna cercare di impedire creando le condizioni non solo di polizia, ma anche economiche sociali e di relazioni diplomatiche, affinché queste persone non partano dal Nord Africa o dal Medio Oriente alla ricerca di fortuna in Italia o in altri Paesi del Nord Europa.
L'unico periodo in cui vi sono stati meno sbarchi - drammatici o non drammatici - sulle coste italiane, è quando il tanto vituperato Governo Berlusconi Maroni aveva concluso degli accordi con i Paesi del Nord Africa dove, in cambio di aiuti economici a quei Paesi, si era stipulato un controllo severo sulle coste del Nord Africa.
Questa è l'unica strada da seguire. Non tanto l'eliminazione della legge Bossi- Fini, che in un secondo tempo si può anche esaminare con più calma, ma gli sbarchi continueranno ed è pura illusione pensare di ridurne l'entità eliminando la legge.
Il problema è che l'Europa, così tanto brava a mettere vincoli all'Italia e a altri Paesi in difficoltà economica e finanziaria, su questo tema ci ha completamente abbandonato. Il tema è che le iniziative positive che i nostri precedenti Governi, con i Paesi nordafricani, erano riusciti a stipulare e quindi a contenere gli sbarchi sulle coste italiane, vengono prese ad esempio dall'Unione Europea e applicati su larga scala. Questa è l'unica maniera per contenere l'arrivo di queste povere persone. Noi non siamo come Malta che respingiamo la gente quando cerca di sbarcare sulle nostre spiagge, noi li accogliamo perché siamo un Paese di ex emigranti come ricordava il Consigliere Negro, e poi siamo anche animati, per chi lo è, da uno spirito cristiano.
Malta lo fa e nessuno grida allo scandalo, la Grecia spara contro le motovedette per allontanarli, guarda caso non sono mai sbarcati in Grecia: eppure è un paese dell'Unione Europea.
Non vogliamo seguire l'esempio di Malta o della Grecia, però vogliamo affrontare seriamente il problema all'origine. Affrontare il problema degli sbarchi quando ormai sono sulle spiagge con barconi malandati non è sufficiente, il problema diventa italiano e di accoglienza, e non si pu fare diversamente. Anche la politica dei rimpatri è molto complicata, come abbiamo visto, anche se sarebbe giusto farlo, come far scontare le pene nelle carceri dei Paesi di provenienza a chi ha commesso reati. Abbiamo visto: l'esperienza ci dice che questo è molto complicato e difficile da applicare.
Ribadisco, invece, che il problema non è la legge Bossi-Fini, ma stipulare degli accordi e creare con i Paesi nordafricani, dove li lasciano partire, accordi diplomatici internazionali di aiuto serio; non la cooperazione di un tempo, che non è servita a nulla se non riempire le tasche di qualcuno.
Accordi economici e sociali affinché si creino le condizioni tali per cui queste persone non siano spinte da falsi miraggi, come quelli di essere attratti verso l'Italia e l'Europa. Noi stessi attraversiamo un problema di forte crisi economica e gli stessi migranti ci dicono che non vogliono fermarsi in Italia, ma procedere per il Nord Europa. Affrontiamo il problema all'origine e non al fondo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Franchino; ne ha facoltà.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente.
Intervengo con tutto il rispetto per la tematica che stiamo affrontando; l'esperienza drammatica che ha colpito tutti quanti e qualsiasi soggetto umano in questi giorni.
Parto da una premessa: secondo me non si può considerare questa tragedia come un lutto nazionale, ma deve essere necessariamente considerata come un dramma dell'umanità.
Questo anche per lasciare il campo ad eventuali pretestualizzazioni di natura politica che certamente quelle vittime non meritano.
In questo senso, faccio un'ulteriore premessa dicendo che non sono mai stata una fan della legge Bossi-Fini, non nel merito della legge, ma perch i risvolti applicativi di quella legge rendono l'applicabilità stessa di quella norma davvero complessa anche per gli stessi operatori, per cui ravvedo tutta una serie di questioni che potrebbero essere perfezionate.
Però, nella tragedia di Lampedusa non riesco a ravvedere alcun tipo di nesso, né eziologico e neppure pertinenziale, con la legge interna italiana che disciplina l'immigrazione.
Non stiamo parlando di un dramma legato all'immigrazione o, comunque sia, all'immigrazione come l'abbiamo conosciuta ultimamente. Stiamo parlando di un dramma legato al tema dei profughi, che è un tema importantissimo e su cui l'Italia può avere un piccolissimo ruolo a livello internazionale. È un tema che, forse, può essere toccato dall'Unione Europea, seppure non rientri neanche nelle sue competenze precipue. È un tema che necessariamente deve essere guardato dalle grandi Organizzazioni Internazionali. In questo senso va letto l'invito del Papa, che ha gridato: "Vergogna!", rivolto non agli italiani e non alle Istituzioni politiche italiane, che, tra l'altro, hanno tenuto un comportamento assolutamente encomiabile, se paragonato ai soggetti che, all'indomani del lutto, hanno pensato di respingere gli immigrati in Italia, facendoci benissimo comprendere il pensiero degli altri Paesi europei sul tema.
Questo tema riguarda tutta l'umanità e la questione del Terzo Mondo che è un enorme problema che va letto nella sua interezza e complessità geopolitica, iniziando ad assumere posizioni contrarie rispetto a chi va in giro a fomentare focolai su principi libertari, e poi si lava le mani di quello che fa, e guardando alle grandi iniquità del mondo, su cui certamente, la legge Bossi-Fini in sé nulla influisce e nulla ha a che vedere.
Con un incidente in mare, dettato da tutta una serie di condizioni purtroppo, gli incidenti in mare si sono sempre verificati nella storia dell'umanità - nulla si può dire sull'operatività di una norma puramente interna. In questo senso, le Istituzioni italiane hanno tenuto un comportamento che non può essere in alcun modo puntualizzato: hanno espresso la massima solidarietà, perché è nelle corde della popolazione italiana. Questo è il motivo per cui molti profughi, evidentemente scelgono come meta i lidi italiani: non solo per praticità geografica, ma anche perché sanno di far affidamento su un popolo che conosce bene le tematiche della solidarietà. In questo l'Italia si differenzia dall'Unione Europea, che credo, al contrario, abbia dimostrato tutta la sua freddezza.
L'Unione Europea, a differenza di quello che noi crediamo o di quello che vogliamo mettere in bocca sulle politiche di immigrazione, ha un taglio molto chiuso e molto rigido. Noi siamo stati più volte sanzionati per le nostre politiche sulle frontiere, proprio perché non interveniamo a sorvegliare le nostre coste. Per cui non è esattamente anticomunitario l'approccio politico italiano al problema. È l'Europa che ha una posizione di grande chiusura, ed è il contesto del mondo occidentalizzato che ha questa posizione.
Pertanto, credo che nascondersi dietro il dito della legge Bossi-Fini non aiuti alla risoluzione di un problema, che i grandi giganti del mondo devono capire se è venuto il momento di affrontare oppure no. Certamente, è uno dei problemi caldi quello legato alle tematiche e alle difficoltà che affronta il Corno d'Africa, su cui, nuovamente, l'Italia non può che stimolare un impulso.
Allora, ben vengano le sollecitazioni provenienti da tutti i livelli affinché si compiano operazioni di polizia internazionale, che contribuiscano ad evitare queste transumanze indiscriminate, dove in pochi si arricchiscono sulla pelle di persone disperate.
Però, l'unica soluzione è intervenire in questi Paesi e nelle soluzioni di guerra, e non so se lo vogliamo fare. Infatti, questo significa inviare delle persone che regolarizzino delle situazioni di contrasto, accollandosi anche il rischio di perdite. Significa anche avviare un lavoro diplomatico che non so se abbiamo voglia di fare, perché il problema dei profughi si risolve con la diplomazia internazionale; si risolve garantendo loro asilo e possibilità di immigrazione regolare in loco; si risolve con tutta una riorganizzazione, che bisogna vedere se, nella complessità, tutti quanti Italia, Unione Europea, Organizzazione delle Nazioni Unite - hanno voglia di risolvere.
Per tale ragione, ritengo non solo che sia pretestuoso incriminare la legge Bossi-Fini, ma, addirittura, che sia dannoso per cercare di dare soluzione al problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Sono dispiaciuto per tutti questi interventi di oggi, ma i temi toccati sono di particolare importanza.
Non è mai possibile cavarsela con uno slogan. Sono contento che alcuni grandi uomini di cultura stiano dicendo che la logica degli slogan e dei tweet impedisce di ragionare profondamente. Però, se dovessi usare uno slogan, direi che questa tragedia non si risolve né chiudendo gli occhi quindi con egoismo e facendo finta che non esista, né riempiendoci la bocca di parole di solidarietà.
Per carità, sono contento delle iniziative per Lampedusa, ma nonostante la candidatura al premio Nobel, le corone di fiori o altro, è sempre un'isola lasciata a se stessa (e disgraziata).
Andando ai fatti concreti dell'ordine del giorno, intanto ringrazio la collega Franchino per la lucidità con cui ha affrontato le questioni.
In merito al documento presentato dalla collega Artesio, che come sempre è ben articolato, condivido in particolare la seguente frase: "L'ultima tragedia dimostra l'insufficienza di un approccio negazionista e di ordine pubblico" - ma soprattutto - "e restituisce l'ampiezza di un problema politico di accordi internazionali e di parametri di civiltà sugli aiuti ai popoli e alle persone".
La drammaticità del problema non si eliminerebbe con la abolizione della legge Bossi-Fini. Posta così è un finto problema.
Lo so che è complicatissimo, ma il discorso della collega Franchino è assolutamente logico. In un mondo come questo, dove tutto è tragicamente interconnesso, la questione si può risolvere soltanto a livello di accordi internazionali, con una politica, certo, di compassione e di solidarietà ma non "vuota": parlo di una politica efficace a livello internazionale.
Pertanto, condivido gli appunti rivolti all'Europa.
Siamo in Italia, ma vorrei ricordare che persino in Oceania, alle ultime elezioni, sono caduti i governi laburisti australiani e neozelandesi, che sono stati travolti dal voto proprio su queste vicende. E non è soltanto per demagogia, perché dare false risposte crea drammi a tutti.
Allora, certo, si deve mettere all'ordine del giorno la solidarietà e la giustizia internazionale, come si diceva una volta, ma solo a quel livello. Cioè, intervenire nei Paesi d'origine con accordi e con protocolli avallati dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni regionali o continentali, correndo però anche un rischio, come diceva la collega Franchino. Poniamo un esempio: se le bande di Shabaab islamici mandano allo sbaraglio decine di migliaia di somali, li costringono alla fuga, quindi li condannano a morire, noi cosa dobbiamo fare? Certo non possiamo dire che questi poveri profughi sono colpevoli, ma non possiamo certo dire: bravi gli Shabaab, facciamo un accordo con loro. Data la situazione, non abbiamo neanche la capacità di intervenire per neutralizzare questi gruppi di estremisti guerriglieri violenti.
veramente complesso. Se leggete il ragionamento degli accordi APEC quello che propone la Cina è allettante, ma economicamente devastante, cioè il più forte prende tutto e gli altri si arrangiano.
Dunque condivido ogni segno di attenzione e soprattutto le frasi citate, ma è talmente complesso il quadro che, per certi versi, il dramma inizia prima della mancanza di accoglienza. Il dramma inizia quando in quelle terre si creano condizioni di tale disperazione da costringere ad una vita inumana: una volta era "colpa del colonialismo" - ed era vero poi dell'"imperialismo" poi del capitalismo ed oggi forse della globalizzazione, però qualche risposta bisogna darla.
Infine, un'annotazione. Anche se li accogliessimo - e sarebbe giusto nel modo più umano, vorrei ricordare che specie per le donne, ma non solo per loro, come le colleghe sapranno, essendosi sicuramente documentate più di me, sarebbero comunque "viaggi da inferno". Le donne che viaggiano in quelle tratte su quei barconi, in linea di massima subiscono, tranne poche eccezioni, ogni serie di sevizie.
Noi abbiamo davanti agli occhi una tragedia immane e non vogliamo ma non sappiamo neanche come reagire.
Faccio un passaggio sicuramente sproporzionato: è un po' come la vicenda tragica delle ragazze per strada, delle peripatetiche per strada che ci scandalizzano tanto, ma in realtà continuano ad esserci perch secondo le statistiche, un italiano maschio su due ne usufruisce. Anche lì continuiamo a dire che è un dramma, una vergogna, fa male al cuore e alle viscere, ma poi non sappiamo cosa fare, o non riusciamo a fare quello che si dovrebbe.
Forse si dovrebbe provare a mettere insieme la compassione, la solidarietà e l'umanità, senza la quale non si va da nessuna parte, con un forte progetto politico condiviso.
Non basterà solo il Consiglio regionale, ma se riuscissimo a dare questa spinta agli organi internazionali, forse un minuscolo contributo l'avremmo dato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie.
Quante falsità e quanta ipocrisia ho sentito in questi giorni e anche in quest'Aula. Certo che noi italiani siamo sempre maestri, sull'onda dell'emotività, a cambiare e a modificare tutto.
Rifiuto totalmente quello che è uscito in questi giorni e, ripeto anche in quest'Aula: l'equazione fra la legge Bossi-Fini e i morti.
Qualcuno mi vorrà mica dire o convincere che riuniscono persone sui barconi perché in Italia c'è la Bossi-Fini? Qualcuno mi vuole convincere che si riuniscono in Nord Africa per caricarli sui barconi dicendo che qui c'è la Bossi-Fini? Ci stiamo rendendo conto di quello che diciamo? Qualcuno ha il coraggio di dire questo? Qualcuno ha il coraggio di dire che la Bossi-Fini è uguale a morte? Dovrebbe incominciare a leggere i dati.
Vorrei ricordare ai signori di questo Consiglio che i due anni in cui ci sono stati meno morti - premettendo che anche un solo morto è deprecabile sono stati il 2009 e il 2010 quando, guarda caso, c'era la Bossi-Fini e c'era un Ministro degli Interni che si chiamava Roberto Maroni.
Addirittura nel 2010 ci sono stati solo - naturalmente "solo" tra virgolette - venti morti.
Questi dati non sono stati indicati da La Padania, ma da La Stampa organo sicuramente non tenero con la Lega, e in generale con il centrodestra in questa Regione.
Questi sono i dati, signori! Vorrei che invece si andasse a discutere seriamente su quello che è uscito, sia oggi in Aula sia in questi giorni sugli organi di stampa e di informazione, relativamente al coinvolgimento dell'Europa.
Tralascio le derisioni nei confronti del Ministro Maroni, quando invocava e sosteneva che l'Europa doveva intervenire e che l'Italia non poteva essere lasciata sola. Tutte queste cose se le sono dimenticate e le ripetono adesso, dal Capo dello Stato in giù. Tutti le ripetono dimenticando quello che è stato detto negli anni precedenti.
Ricordo sempre ai cari colleghi che il reato di immigrazione clandestina è previsto in Italia come anche, ne cito alcuni, in Inghilterra, in Germania, in Francia e negli Stati Uniti.
Così, cari amici, solo per ricordarlo, perché ogni tanto un po' di ripasso bisogna farlo. Scusatemi.
Ho sentito mischiare, in maniera aberrante, immigranti, che sono una cosa, con i profughi che sono tutta un'altra cosa.
Ho sentito mischiare questi due termini in maniera sconclusionata. I profughi dovrebbero essere responsabilità delle Agenzie dell' ONU. Questo è quello che bisogna ricordare.
Bisogna anche ricordare al caro Presidente della Camera, la signora Boldrini, che è stata portavoce dell'Alto Commissariamento sui rifugiati ONU dal '98 al 2012, che forse l'ONU, invece di far finta di fare discussioni, magari per far arrivare altri profughi bombardando la Siria dovrebbe fare una cosa semplicissima: cercare di radunare e raggruppare questi profughi che scappano dalle zone di guerra, radunarli e poi smistarli nei Paesi europei per quota parte e non, come grazie alla Convenzione di Dublino - che non ho sentito citare - una delle grandi responsabili di questa deficienza dell'Europa, secondo cui lo Stato che identifica il profugo o il rifugiato è poi responsabile di questo profugo.
Difatti, grazie alla Convenzione di Dublino, la Germania, come ha detto giustamente la collega Franchino, ci rispedisce indietro i profughi sbarcati in Italia e identificati in Italia.
Perché non le diciamo queste cose? Perché non dobbiamo dirle? Perch dobbiamo dire queste aberrazioni, che rifiuto in toto, sull'equazione Bossi Fini e morte? Veramente qualcuno mi vuole convincere di quello che è stato detto all'inizio? Che vengono qua perché c'è la Bossi-Fini? Ma stiamo scherzando? Anzitutto chiederei un po' di coerenza, al PD soprattutto. Stamattina quando discutevamo un ordine del giorno che metteva in imbarazzo il PD perché voi siete il partito che vuole tassare gli italiani, dicevate che è scorretto fare un ordine del giorno su un emendamento ancora in discussione in Commissione. Invece, fare una discussione su un qualcosa che è solo sui giornali, neanche ancora in Commissione, è corretto? È corretto discutere e votare in questo modo un ordine del giorno? Signori, per favore, chiedo che almeno in quest'Aula il combinato disposto, dato dalla Kyenge e da Boldrini, sia fuori dall'Aula; un combinato disposto che è deleterio per il nostro Paese; un combinato disposto di due persone che secondo me vivono sulla luna, non capendo quello che è stato detto effettivamente. Noi non ce la possiamo fare, non abbiamo più soldi per i nostri anziani e per i nostri disabili.
Cari signori, non possiamo essere lasciati soli da un'Europa che è inefficiente, che non è mai esistita dal punto di vista politico, ma sempre solo dal punto di vista finanziario ed economico, e quindi, mancando dal punto di vista politico, non può assolutamente fare alcune cose che siano di beneficio agli Stati membri.
Tralascio quello che è stato detto, perché non mi piace ricordare certe cose. Gli altri Paesi usano metodi decisamente non corretti; lo dico, non corretti! Perché io, al limite, sono orgoglioso di quelli che si tuffano in mare per salvare le persone, ma non mi vergogno di nulla! Sono orgoglioso di persone che fanno parte di questa Nazione, che magari rischiano la vita per cercare di salvare qualcuno. Non mi vergogno, attenzione: è ben diverso! Un'ultima cosa. È stato citato che in Australia (non abbiamo più tempo se no vorrei ripeterlo) i conservatori hanno vinto le elezioni mettendo il loro punto fermo sul discorso dell'immigrazione. Qualcuno vorrà anche dirmi, oltre che la Bossi-Fini è responsabile dei morti, che in Australia non c'è democrazia? L'Australia ce la insegna la democrazia! Ce la insegna perché ce l'ha ben più concreta, ben più radicata che da noi, state tranquilli! L'Australia ce la insegna la democrazia, eppure loro dichiarano tranquillamente - tranquillamente - che chi entra nel loro Paese deve andare...
Se ti permetto di entrare, devi accettare le tradizioni di quel Paese devi accettare non dico la religione di quel Paese, perché nessuno deve imporre la religione ad un altro, ma deve accettare che la religione diciamo prioritaria e maggioritaria di quel Paese è quella cristiana! Queste sono le cose che dovremmo ricordare sempre, senza ipocrisie senza nasconderci dietro - siamo maestri in questo, l'ho detto all'inizio sull'onda dell'emotività. Noi queste cose dovremmo ricordare. Forse se ricordassimo questo e se discutessimo seriamente su queste cose faremmo un servizio non tanto a noi, ma a queste persone che scappano dalle loro case dai loro territori, da dove sono nati. Non facciamo loro un servizio abolendo la Bossi-Fini.
Preannuncio il nostro voto contrario all'ordine del giorno della collega Artesio, anche per il modo - legittimo, naturalmente - in cui è stato presentato. Perché il cordoglio per le vittime e la solidarietà non c'entrava niente, lo sapevamo benissimo, lo sapeva anche la presentatrice.
Quello che c'entrava esclusivamente, come si è evinto dalla discussione in Aula, era la richiesta di revisione della legge Bossi-Fini.



PRESIDENTE

Grazie, collega Carossa.
Dichiaro conclusa la discussione generale.
Consigliera Artesio, vuole avvalersi della facoltà della replica? La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ringrazio gli interventi che hanno cercato di contribuire alla discussione su questo ordine del giorno e di presentare le varie posizioni.
Ringrazio tutti gli interventi tranne quelli che hanno offeso non il contenuto dell'ordine del giorno, ma l'intelligenza di chi li ha pronunciati.
Dal dibattito, per come si è manifestato, sono emerse verso il presentatore due contrapposte sollecitazioni. La prima che, per sintesi metto in capo al Consigliere Bono, è che la rivisitazione necessaria della legislazione italiana sull'immigrazione, necessità riscontrata da tutti tranne che da alcuni, non muove le mosse dall'ultima versione del TU sull'immigrazione, cioè dalla Bossi-Fini, ma dalla sequenza di legislazioni che l'hanno preceduto, compreso la Turco-Napolitano.
Chi parla può permettersi di ragionare su questi temi senza diplomazie e senza infingimenti, ad esempio, perché appartiene alla stessa formazione politica di un Ministro che ha tentato esattamente di rimettere mano al TU sull'immigrazione.
E anche per questa ragione ha pagato dei prezzi politici, personalmente e come forza politica.
Quindi, se avessi voluto esercitare un ruolo di parte, avrei esattamente richiamato responsabilità e corresponsabilità, non delle morti (perché questo ragionamento, ripeto, offende l'intelligenza di chi lo pronuncia) ma la responsabilità e irresponsabilità della qualità delle politiche migratorie del nostro Paese.
Tuttavia, dato che l'obiettivo della presentazione dell'ordine del giorno non era quello di segnare punti a favore di chi lo ha scritto e di chi lo voterà, bensì di trovare un risultato condiviso. Il livello nazionale è deputato ad assumere decisioni in merito (vorrei anche un po' smorzare gli entusiasmi legislativi di chi si vede già parlamentare e sta già riscrivendo la nuova legislazione), mentre al Consiglio regionale spetta aiutare il dibattito parlamentare, che un punto di unificazione aveva trovato, cioè la necessità di rivedere la legislazione sia per gli aspetti di insufficienza nelle relazioni con le altre legislazioni europee sia per gli effetti di ingiustizia comprovata che essa stessa manifesta.
Perché, certo si è orgogliosi di chi ha procurato un salvataggio, ma vorrei dire che secondo le testimonianze, coloro che sono intervenuti, senza sprezzo per la propria vita e senza sprezzo per le conseguenze, nel salvataggio erano anche persone che, secondo la normativa, avrebbero potuto essere scambiati per scafisti e quindi perseguibili.
Allora, almeno da questo punto di vista, forse, la Bossi-Fini dovrebbe essere cambiata! L'altro elemento è che la legislazione nulla può con i fenomeni umani e quindi non vale la pena di cambiarla.
Certamente, la legislazione nulla può nei confronti dei fenomeni naturali e dei fenomeni umani, ma la legislazione molto può sulla promozione della cultura, come ben sa chi si batte per i diritti umani in ogni parte del mondo. Certo non immaginerò che con un comitato regionale cambiamo la sorte degli equilibri politici in Tibet, ma così ci si batte per i diritti umani. Così, analogamente, con una operazione di sensibilizzazione regionale non immaginiamo di cambiare le leggi nazionali ma immaginiamo di offrire un contributo al dibattito intorno a questo tema.
Certo che però una legge molto potrebbe relativamente all'applicazione degli obblighi che oggi sono in capo alle Istituzioni, ad esempio, quelli relativi al Piano nazionale richiedenti asilo, che - mi spiace dirlo perché se avessi voluto fare un atto di parte, quello avrei scritto e quello avrei detto! - questa Regione Piemonte ignora ostentatamente da quando c'è questa Amministrazione regionale. Tant'è che, di fronte alla questione dell'emergenza dell'Africa subsahariana, abbiamo avuto come interlocutori del dramma umano i Prefetti, non l'Amministrazione regionale che ha leggi proprie! Che ha leggi proprie e responsabilità proprie per intervenire sulla materia.
Concludendo, mi sembra che le obiezioni mosse per modificare questo testo nella direzione di unanimità e non solo sulla compassione, come c'è scritto nel testo, ma sulle responsabilità, evidentemente non abbiano sortito il loro effetto.
Quindi, credo che valga la pena mantenere quella che ho definito e che continuo a ritenere la sobrietà di quell'ordine del giorno, che non fa che riferire di un quadro del dibattito che, evidentemente, in Parlamento è più avanzato di quanto noi non siamo riusciti tutti insieme a realizzare quest'oggi.
C'era la speranza che quest'Aula potesse contribuire, nella sede propria dell'Istituzione, ad affrontare e portare un piccolo aiuto verso il Parlamento in direzione del dibattito, ma c'è chi, evidentemente preferisce non discutere in quest'Aula istituzionale e rinviare l'appuntamento sul tema alla manifestazione di sabato prossimo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.



(Commenti in aula)



(Scampanellio del Presidente)



PRESIDENTE

Per favore.
Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno relativo alle vittime di Lampedusa, presentato dalla Consigliera Artesio, cui si è aggiunta la firma della Consigliera Cerutti.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

La Giunta regionale si rimette all'Aula.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1100, il cui testo recita: "La terribile tragedia di Lampedusa ha drammaticamente imposto all'opinione pubblica la consapevolezza sul dramma dell'esodo dai luoghi tormentati dai conflitti e dalla povertà, da un lato; sulla necessità di una responsabilità civile e politica dei luoghi dell'approdo, dall'altro.
Troppo a lungo si è praticata l'indifferenza, reagendo di volta in volta spesso delegando all'umanità e all'iniziativa di una parte del Paese (il territorio interessato dagli sbarchi, in primo luogo, ma anche le organizzazioni civili e religiose dedite all'accoglienza) la gestione dell'emergenza.
Troppo a lungo si è cercato di rimuovere l'ineluttabilità di quelle fughe disperate e di circoscriverla ai compiti di 'intelligence', di accordi transnazionali, di controllo securitario.
L'ultima tragedia dimostra l'insufficienza di un approccio negazionista e di ordine pubblico e restituisce l'ampiezza di un problema politico di accordi internazionali e di parametri di civiltà sugli aiuti ai popoli e alle persone. L'Italia ha caratteristiche di maggiore esposizione, per la sua collocazione e per la sua natura geografica, ma non è la prima e non è la sola chiamata a misurarsi con la domanda di asilo e con gli aiuti umanitari. In questo senso la sollecitazione alle intese europee di collaborazione è opportuna, ma non assolve e non risolve dalle responsabilità dirette cui il nostro Paese è chiamato.
L'incredibile paradosso dei sopravvissuti sottoposti a denuncia per il reato d'immigrazione clandestina mostra tutta la debolezza di una politica che, incapace di contrastare il traffico di esseri umani, ne scarica la colpa sulle vittime: perciò la revisione delle leggi di riferimento, a cominciare dalla Bossi-Fini, è un imperativo morale e una necessità oggettiva, anche per favorire la corresponsabilità e la cooperazione degli altri Paesi che da più tempo e con numeri significativi governano i flussi di immigrazione e le politiche di integrazione.
Anche i programmi di accoglienza e le misure rivolte ai richiedenti asilo richiedono una adesione convinta e continuativa ai finanziamenti e alle procedure. In quest'ambito, le Regioni e gli Enti Locali d'intesa con il privato sociale hanno svolto e potranno svolgere un ruolo fondamentale nel reperimento delle soluzioni abitative in emergenza, ma anche nel consolidamento dei percorsi di autonomia linguistica, economica, abitativa dei profughi e dei richiedenti asilo.
Gli investimenti in questa direzione hanno già dimostrato tutta la loro utilità, anche in termini economici, essendo provato che i sostegni nei processi di autodeterminazione sottraggono le persone dai rischi di reclutamento in percorsi malavitosi e producono maggiore benessere per i singoli e per le comunità di arrivo, prevenendo spese in emergenza in sanità e in ordine pubblico.
Il Consiglio regionale per le ragioni su esposte rivolge al Parlamento italiano un pressante sollecito alla revisione della legge Bossi-Fini e - mentre esprime cordoglio per le vittime e solidarietà all'Amministrazione di Lampedusa e a tutte le organizzazioni, statali e di volontariato, che hanno prestato i soccorsi - si rende parte disponibile e attiva per la realizzazione del Piano nazionale profughi e richiedenti asilo, sia attraverso la mobilitazione delle organizzazioni deputate, come la Protezione civile, sia attraverso i percorsi definiti dalle leggi regionali vigenti in materia d'immigrazione".
Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.44)



< torna indietro