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Dettaglio seduta n.377 del 01/10/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



(Alle ore 14.30 il Vicepresidente Comba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota e Gregorio.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Revoca della deliberazione della Giunta regionale n. 85-6287 del 2 agosto 2013, recante 'Approvazione Piano Tariffario delle prestazioni di assistenza residenziale per anziani non autosufficienti come previsto dalla DGR n. 45-4248 del 30 luglio 2012'" presentata dai Consiglieri Reschigna Buquicchio, Oliva, Gariglio, Ronzani, Rostagno, Laus, Negro, Pentenero Stara, Manica, Artesio, Placido, Boeti, Muliere, Cerutti, Bresso, Bono Biolé, Motta Angela, Dell'Utri e Goffi (atti d'indirizzo collegati: ordine del giorno n. 980; mozione n. 1095; mozione n. 1096)


PRESIDENTE

Colleghi, ricordo che siamo riuniti in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, per trattare il punto 2) all'o.d.g.
inerente a "Revoca della deliberazione della Giunta regionale n. 85-6287 del 2 agosto 2013, recante 'Approvazione Piano Tariffario delle prestazioni di assistenza residenziale per anziani non autosufficienti come previsto dalla DGR n. 45-4248 del 30 luglio 2012'".
Sono collegati alla discussione: mozione n. 1095 presentata dai Consiglieri Angeleri, De Magistris Carossa, Novero, Tiramani, Marinello, Gregorio, Maccanti, Giordano e Franchino inerente a "Assistenza residenziale per anziani non autosufficienti" mozione n. 1096 depositata poc'anzi dai Consiglieri Reschigna, Boeti Ronzani, Muliere, Rostagno, Pentenero, Oliva, Motta Angela, Gariglio, Laus Placido, Artesio, Cerutti, Negro, Dell'Utri e Ponso, inerente a "Servizi per persone non autosufficienti: servono percorsi condivisi per tutelare i diritti nel rispetto delle compatibilità economiche".
In data 27 marzo 2013 il Consiglio ha deliberato, ai sensi dell'articolo 37, comma 5, del Regolamento l'invio alla Commissione competente dei seguenti atti d'indirizzo: mozione n. 682 presentata dai Consiglieri Pentenero, Artesio, Cerutti Gariglio, Manica, Reschigna, Ronzani, Stara e Taricco, inerente a "Mancato adeguamento delle tariffe per i servizi residenziali e semiresidenziali erogati in strutture socio-sanitarie accreditate con il SSR" ordine del giorno n. 980 presentato dai Consiglieri Laus, Bresso, Manica Motta Angela, Pentenero, Ponso, Reschigna e Rostagno, inerente a "Garanzie dei servizi dovuti per legge ai malati cronici non autosufficienti: occorre elaborare un piano per l'abbattimento delle liste d'attesa per la residenzialità e dare piena attuazione alla legge sulla domiciliarità" ordine del giorno n. 985 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso inerente a "Fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità. Indicazione risorse nel bilancio 2013 e pluriennale 2013 2015 e ripartizione per singola azienda sanitaria locale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna, in qualità di primo firmatario della richiesta di Consiglio straordinario; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
In quest'intervento cerco di spiegare le ragioni di questo Consiglio regionale straordinario chiesto da tutte le opposizioni e cerco anche di spiegare brevemente il senso della mozione che abbiamo depositato insieme ad altri colleghi delle opposizioni e, da ultimo, qual è la ratio e che cosa ci aspettiamo da questo Consiglio regionale.
Questi sono tre elementi fondamentali che sono al centro del mio intervento.
Vorrei partire però da una considerazione. Due settimane fa si è svolta la "Settimana mondiale sull'Alzheimer" e c'è stata una notevole organizzazione di iniziative in tutta la Regione Piemonte.
A me è capitato di partecipare ad un momento che consiglierei ad ogni collega del Consiglio regionale, cioè ad un incontro organizzato presso una struttura protetta della mia provincia, che ha messo a confronto esperti del settore, familiari, operatori sanitari, operatori sociali, dirigenti dell'ASL, amministratori locali ed amministratori delle strutture.
stato un incontro fortemente significativo, da cui ricavo sostanzialmente due dati.
Oggi in Italia esistono circa 800 mila persone colpite da questa malattia e la maggior parte delle persone colpite da questa malattia sono caricate sulle famiglie.
Il livello di adeguatezza delle strutture sanitarie e socio-sanitarie è un livello poco adeguato alle dimensioni di questa malattia e di questo fenomeno.
una malattia destinata a crescere al ritmo di 150 mila casi l'anno in Italia e gli esperti prevedono che, entro il 2020, quasi due milioni di italiani incontreranno questa malattia.
Nella nostra regione si sono fatti molti passi in avanti nel corso degli anni; questo è bene sottolinearlo, perché a fianco di criticità e di problematicità di situazioni esiste anche un'organizzazione dei servizi che si sta ampliando, che si è ampliata nel corso degli anni, una profonda integrazione tra servizi sanitari e servizi sociali. Sono nati i centri diurni e sono nate strutture residenziali che vanno a cercare di costruire una rete dentro la quale affrontare, in termini anche di continuità assistenziale, le persone afflitte da questa malattia.
Come Gruppo consiliare, abbiamo colto come elemento positivo la sospensione fino 31 dicembre 2013 della ripartizione delle quote tra sociale e sanitario per i malati di Alzheimer. Ma la partita è tuttora aperta e noi vogliamo giocarla fino in fondo da oggi al 31 dicembre 2013 per evitare di trovarci a quella data con la mera riproposizione del quadro che ci è stato offerto con la deliberazione del 2 agosto 2013.
In questo la deliberazione del 2 agosto ha riportato la nostra Regione indietro negli anni, perché ha accentuato il peso, già oggi rilevante e consistente, che grava sulle famiglie. Voglio ricordare che il numero di persone prese in carico con la malattia di Alzheimer all'interno della nostra regione da strutture sociali e da strutture sanitarie o socio sanitarie è notevolmente inferiore al numero delle persone che hanno incontrato questo tipo di malattia.
Questa delibera ha rappresentato un passo indietro nella misura in cui ha riproposto un nuovo e pesante carico e fardello in capo alle famiglie.
Quindi, ha scaricato in parte il Servizio Sanitario Regionale dall'obbligo di intervento su questa, che è definita come una vera e propria malattia non soltanto una condizione sociale.
Lo dico perché crediamo che da oggi dal 31 dicembre 2013 occorrerà lavorare non solamente come Assessore regionale alla sanità e alle politiche sociali, ma lavorare come Commissione per cercare di costruire una diversa soluzione, almeno sotto il profilo del piano tariffario e delle quote tariffarie su questo tema.
La mozione che abbiamo presentato si muove su alcuni obiettivi molto precisi.
Siamo appena reduci insieme a lei, Assessore Cavallera, da un'audizione nella quale le organizzazioni sindacali dei pensionati della nostra Regione, unitariamente, hanno chiesto la sospensione della deliberazione del 2 agosto 2013.
Ma sono arrivate in queste ultime settimane e in questi ultimi mesi almeno 150 lettere da Sindaci del Piemonte che, raccogliendo un appello dell'ANCI Piemonte, rivolge la stessa richiesta.
Perché queste richieste molto forti di sospensione? Per due ragioni sostanziali.
Non è accettabile che ci sia una ripartizione fatta in questo modo tra gli oneri a carico del servizio sanitario piemontese e gli oneri a carico della spesa sociale, che significa Comuni, consorzi, ma vuol dire anche in grandissima parte famiglie su tutta una serie di interventi.
Le politiche che avete portato avanti, soprattutto in quest'ultimo anno, attraverso tre deliberazioni di Giunta regionale hanno, di fatto sancito uno spostamento del piano della discussione diverso e più ingiusto rispetto alla tradizione e all'esperienza del Piemonte coltivata e cresciuta nel corso di tutti questi anni sino ad ora, che vedeva un rapporto equilibrato tra l'intervento sanitario e l'intervento sociale.
Fossi in lei, Assessore Cavallera, mi porrei un interrogativo: da questa deliberazione viene fuori un Piemonte più giusto? O un Piemonte che crea più ingiustizia sociale? La nostra risposta è molto semplice: queste delibere determinano in Piemonte una condizione d'ingiustizia sociale molto più forte. Infatti quando si tenta di affrontare il tema delle liste d'attesa sulla non autosufficienza, alzando i parametri di valutazione non solo delle persone che devono essere valutate dall'Unità di Valutazione Geriatrica, ma anche delle persone che oggi sono ospiti all'interno delle RSA, è chiaro che si crea una condizione di maggiore abbandono, cioè c'è un pezzo della comunità piemontese che entra in una dimensione grigia, quella della terra di nessuno.
Ripeto il concetto: quando si tenta di riportare il rapporto tra le quote sociali e le quote sanitarie sull'Alzheimer - ma voglio ricordare anche tutte le altre malattie sul piano della demenza - scaricando la sanità e caricando la spesa sociale, si crea una condizione di ingiustizia.
Le vorrei ricordare un concetto che abbiamo riportato all'interno della mozione, Assessore Cavallera: avete un bel dire che, diminuendo la quota di intervento della sanità sulla non autosufficienza, ampliate il numero dei posti letto accreditati. Questo apre un problema enorme sulla possibilità per gli enti locali, che già devono assorbire una percentuale d'incremento delle quote attuali, e per il sistema delle politiche sociali all'interno della nostra regione sulla loro capacità di assorbire, in un momento di diminuzione delle risorse regionali, questo tipo di carico e questo tipo di problema.
Allora, noi chiediamo che si apra una fase nuova: una fase che non punti alla mera conservazione della situazione esistente all'interno della nostra regione, che può essere anche significativamente oggetto di riforma ma una fase che riformi il sistema delle politiche sociali e tutto il tema dell'integrazione socio-sanitaria, alla luce, sostanzialmente, di un progetto condiviso, costruito e discusso, cosa che voi non avete fatto.
Questa mozione vuole avere anche un significato preventivo, perché noi sappiamo che a fianco del trittico del male, rappresentato dalle tre delibere su cui poggia la riorganizzazione del sistema socio-sanitario all'interno della nostra regione, è allo studio un'altra delibera, che è quella della revisione della domiciliarità. Sostanzialmente, quella bozza di delibera, che da mesi circola all'interno della nostra regione provocando numerose reazioni molto forti, contiene un concetto molto forte: la domiciliarità esce dalla fase dei LEA, esce dalla fase della protezione dei livelli essenziali assistenziali ed entra in un'altra fase, nella quale, ancora una volta, la sanità gioca il ruolo del soggetto che scompare, che riduce la propria presenza e riduce, sostanzialmente, il proprio ruolo.
Però, noi non dimentichiamo i dati che ho citato all'inizio del mio intervento sull'incremento della malattia dell'Alzheimer da qui al 2020.
L'elevato incremento della condizione della non autosufficienza che riguarda la popolazione anziana è un problema difficilmente gestibile unicamente a livello delle politiche regionali.
Ecco perché all'interno della nostra regione noi rivolgiamo una forte richiesta, perché non solo nel 2013, ma con una continuità che guarda al futuro, questo torna ad essere parte del tema delle politiche sulla salute all'interno del nostro Paese.
Così come non crediamo e non accettiamo, a volte, gli assiomi rappresentati dal Presidente Cota, che dice che il tema delle politiche sociali riguarda i Comuni e non la Regione, ma non immaginiamo neanche che il tema delle politiche sociali e dell'integrazione socio-sanitaria riguardi unicamente la Regione. Da qui proviene la nostra richiesta, molto forte, di una battaglia, che noi, come Gruppo e come partito, stiamo già facendo a livello nazionale, perché torni, in continuità di stanziamento delle risorse, il fondo nazionale sulla non autosufficienza e, più in generale, sulla cronicità.
Termino, Presidente, tanto utilizzo lo stesso tempo per l'intervento e per la presentazione della mozione.
Ribadiamo due concetti: oggi, Assessore Cavallera, è il 1° ottobre 2013 e, ad oggi, non è stato ancora operato il riparto del fondo indistinto sulle politiche sociali presenti all'interno del bilancio della Regione Piemonte.
Guardi, Assessore, che questa, ormai, è una tradizione che caratterizza la vostra esperienza in questa legislatura regionale. Oggi, non avere ancora definito il riparto del fondo regionale sulle politiche sociali in fondo indistinto significa mantenere il sistema delle politiche sociali in una condizione di grandissima precarietà. Così come non avere ancora chiuso la partita del trasferimento dei fondi nazionali sulla non autosufficienza del 2010 al sistema delle politiche sociali all'interno della nostra Regione crea condizioni di grande preoccupazione.
Con questa richiesta di Consiglio regionale e con questa mozione, che è molto ampia (consta di sette pagine) e molto articolata, sostanzialmente vogliamo rivendicare con molta forza una questione: che si cambi pagina all'interno delle politiche regionali su questo tema; che, finalmente, il tema della riorganizzazione delle politiche sociali e dell'integrazione socio-sanitaria torni ad essere un elemento che, sulla base di un principio di responsabilità dell'intero sistema, veda tutti gli anelli del sistema presenti all'interno della nostra Regione non subire le decisioni della Giunta regionale, ma partecipare ad un autentico e corretto progetto di riforma e di riorganizzazione; che vengano date certezze; che non si giochi a scaricare dalla sanità sulle politiche sociali, perché questo offende la condizione delle famiglie piemontesi e offende la condizione di quegli amministratori locali che sul tema delle politiche sociali stanno dimostrando, oggi, in una condizione sociale e demografica, molto difficile e complicata nella nostra regione grande impegno e grande responsabilità.
Chiediamo con forza di cambiare pagina. Il nostro non è uno slogan politico, Assessore Cavallera: è una richiesta che nasce dal sentimento profondo presente all'interno della comunità piemontese.
una politica ingiusta quella che crea ingiustizia sociale; è una politica ingiusta quella che crea condizioni di abbandono; è una politica ingiusta quella che crea condizioni di insicurezza tra le fasce sociali più deboli.
Per una volta, almeno per questa volta, su questo tema, la Giunta regionale ascolti la comunità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Passiamo ora ad esaminare gli altri atti d'indirizzo collegati al dibattito: la mozione n. 682, inerente a "Mancato adeguamento delle tariffe per i servizi residenziali e semiresidenziali erogati in strutture socio sanitarie accreditate con il SSR", che ha come prima firmataria la collega Pentenero il Consigliere Angeleri, che ha presentato la mozione n. 1095, inerente a "Assistenza residenziale per anziani non autosufficienti"; il collega Laus che ha presentato l'ordine del giorno n. 980, inerente a "Garanzia dei servizi dovuti per legge ai malati cronici non autosufficienti: occorre elaborare un piano per l'abbattimento delle liste d'attesa per la residenzialità e dare piena attuazione alla legge sulla domiciliarità" il collega Buquicchio, che ha presentato l'ordine del giorno n. 985 inerente a "Fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità: indicazione risorse nel bilancio 2013 e pluriennale 2013 2015 e ripartizioni per singola Azienda Sanitaria Locale".
Con il consenso dei firmatari gli ordini del giorno, procediamo ad un'unica discussione generale.
A questo punto, darei la parola alla collega Pentenero per l'illustrazione della mozione n. 682.



PENTENERO Giovanna

Riprendendo quanto, un attimo fa, lei, Presidente, ha detto, sarei per intervenire sul dibattito generale, poiché tutte le mozioni e gli ordini del giorno presentati attengono al tema della discussione di oggi, quindi gradirei intervenire sul dibattito generale.



PRESIDENTE

Assolutamente sì.
Grazie, collega Pentenero.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 980.
La parola al Consigliere Laus per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Marginalmente tratto l'ordine del giorno n. 980, dando innanzitutto lettura dell'oggetto.
un ordine del giorno del mese di marzo, giacente in Commissione sanità. A tal proposito, ringrazio la Presidente della Commissione perch ha voluto, per la sua sensibilità, collegare i documenti giacenti in Commissione al Consiglio straordinario che stiamo celebrando oggi.
L'oggetto riguarda la garanzia dei servizi dovuti per legge ai malati cronici non autosufficienti.
Occorre elaborare un piano per l'abbattimento delle liste di attesa per la residenzialità, e dare piena attuazione alla legge sulla domiciliarità.
Presidente, vorrei spiegare innanzitutto le ragioni che mi hanno spinto a mantenere in vita quest'ordine del giorno, presentato lo scorso marzo, e sottoporlo oggi al voto dell'Aula, nonostante alcune delle premesse siano state superate.
Le ragioni risiedono nella validità del dispositivo, che è ancora attualissimo, nonostante siano passati mesi dalla sua formulazione e dalla celebrazione del Consiglio straordinario cui il documento si riferisce.
Come tutti ricorderete, quel Consiglio straordinario si era chiuso con un rinvio del suddetto ordine del giorno in IV Commissione, a scopo di approfondimento: un esito che il sottoscritto, nella sua qualità di proponente, aveva accettato di malavoglia, non riuscendo a comprendere che cosa ci fosse da approfondire rispetto alle elementari richieste d'impegno avanzate alla Giunta. A mio avviso, infatti, di fronte a 30.000 malati in attesa, anche da anni, di ricevere i servizi dovuti loro per legge, doveva bastare il comune senso di responsabilità per convincerci a non perdere altro tempo e a pretendere una soluzione da chi governa. Anche il TAR del Piemonte è stato più rapido di questo Consiglio nel riconoscere il problema e, con apposita sentenza, in questi mesi ha dichiarato illegittime le graduatorie di cui sono prigionieri migliaia di piemontesi non autosufficienti.
Ero e sono convinto che i contorni emergenziali del problema esigano una soluzione di emergenza: per questo torno a proporre la predisposizione di un piano organico di abbattimento delle liste d'attesa che la Giunta potrebbe, anzi dovrebbe, condividere con i suoi interlocutori al tavolo della sanità nazionale. All'Assessore Cavallera e al suo Presidente dico che, invece di lagnarsi delle azioni legali intraprese contro la Regione dalle associazioni dei malati, le quali difendono i diritti dei loro assistiti, dovrebbero utilizzare i ricorsi come valido argomento di trattativa per ottenere adeguate risorse da destinare alla cura di questi cittadini.
Ma fino adesso loro hanno preferito imboccare una strada di segno opposto e usare in Piemonte le indicazioni ricevute a Roma per liquidare la non autosufficienza come una pratica gestita dall'alto. Così, negli ultimi mesi, mentre i Consiglieri erano fintamente impegnati in un supplemento d'indagine, la Giunta ha proseguito per la sua strada. Ha proseguito a testa bassa senza preoccuparsi delle indicazioni del Consiglio, senza ascoltare le richieste dei Comuni, il grido d'allarme degli enti gestori dei servizi socio-assistenziali e nemmeno quello delle associazioni.
Il tempo che doveva essere dell'approfondimento è stato usato dalla Giunta per mettere in campo la sua strategia solitaria e puntellare la delibera n. 45, che è stata azzoppata dal TAR, ma che nella parte residuale ha mantenuto i suoi effetti di grave ridimensionamento della quantità di cure sanitarie a favore dei malati non autosufficienti. Allo stesso scopo in giugno, è stata poi approvata la delibera n. 14, che rivoluziona al ribasso i livelli di intensità assistenziale e, a stretto giro di posta, è arrivata la delibera n. 85, che aumenta le tariffe a carico dei malati.
Colleghi, è questo l'unico piano di abbattimento delle liste d'attesa che il Governo regionale, dall'approvazione del Piano Socio Sanitario ad oggi, ha saputo proporre ai non autosufficienti e alle loro famiglie: ridurre il numero degli aventi diritto per sfoltire le graduatorie. Come a dire "meno diritti, meno spese": un'equazione che suona ancora più barbara se si aggiunge la consapevolezza che i 7.000 nuovi posti nelle RSA promessi in due anni a fronte dei presunti risparmi, non coprirebbero nemmeno il fabbisogno della provincia di Torino. I numeri parlano e ci dicono che quest'anno non un euro in più è stato messo dalla Sanità a garanzia dell'attivazione di ulteriori posti letto. Anzi, nelle case di riposo, grazie alle tre delibere citate, le ASL sono state autorizzate a sfilarsi dall'erogazione di servizi che in ospedale invece risultano dovuti.
Insisto e concludo: per dare una risposta a questi malati è necessario affrontare di petto il problema delle liste d'attesa ed invertire la rotta.
Qui, come a Roma, la Giunta regionale deve riconoscere in modo esplicito e inequivocabile la competenza della Sanità pubblica nella cura dei non autosuffìcienti, anche se affetti da malattie inguaribili.
Assessore, con questo presupposto va affrontato il tema dell'assistenza residenziale, ma anche e soprattutto quello dell'assistenza a domicilio dando adeguata attuazione ai principi e alle norme contenute nella legge regionale n. 10 del 2010, che al momento somiglia alla cornice di un quadro la cui tela è finita in un cassetto e noi abbiamo la necessità di tirare fuori questa tela.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 985 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso, avente ad oggetto "Fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità: indicazione risorse nel bilancio 2013 e pluriennale 2013-2015 e ripartizione per singola Azienda Sanitaria Locale".
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Mi riservo di intervenire nella discussione generale.
Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 1095, il cui primo firmatario è il Consigliere Angeleri, avente ad oggetto "Assistenza residenziale per anziani non autosufficienti".
La parola al Consigliere Angeleri per l'illustrazione.



ANGELERI Antonello

Presidente, anch'io mi riservo di intervenire nel corso del dibattito ma voglio solo brevemente aggiungere che, come abbiamo fatto in Commissione la settimana scorsa, abbiamo voluto intervenire su questo aspetto che riteniamo determinante, per quanto riguarda i malati di Alzheimer e gli anziani non autosufficienti in genere.
Faccio solo un appello: mi sembra che oggi la politica sia attenta ad utilizzare e sfruttare tutte le possibilità di visibilità che questi temi possono dare. Vorrei che oggi questo non avvenisse e che si portasse il dovuto rispetto, non tanto e non solo nei confronti dei malati, ma in particolare delle famiglie, che già sopportano un peso profondo e che devono pagare a proprie spese, non solo dal punto di vista economico, ma dal punto di vista del peso morale, questa grave malattia che ormai sta crescendo a vista d'occhio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Angeleri.
Dichiaro aperta la fase del dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ponso in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
In data 2 agosto 2013, la Giunta regionale ha approvato la deliberazione n. 85-6287. Il documento prevede che, da oggi 1° ottobre, si abbassino le percentuali d'intervento della quota sanitaria nelle rette dei malati di Alzheimer e degli anziani non autosufficienti.
Ritengo che si tratti di un colpo di mano gravissimo, perché per l'ennesima volta questa amministrazione regionale sta mettendo le mani nelle tasche dei cittadini per arginare l'abisso in cui sta scivolando la sanità piemontese.
Leggendo la delibera, si scopre che, se da una parte le tariffe complessive vengono ridotte, dall'altra, le famiglie sono chiamate ad uno sforzo immane. E naturalmente, parlando di sanità, si tratta di famiglie che hanno già subito esperienze tremende, come appunto la malattia di un proprio caro. Come se non bastasse, la Giunta vuole che le loro difficoltà si estendano anche al portafoglio.
Diverse volte in questo Consiglio mi è capitato di intervenire su temi che ritenevo più o meno importanti. Il Consigliere di maggioranza presenta la sua manovra, quello di opposizione dice che non è d'accordo e lo fa a volte con un lungo discorso. Ebbene, mai come oggi qualunque discorso appare inutile. Perché? Semplicemente perché i fatti potrebbero parlare da soli. I fatti dicono che un malato di Alzheimer sborserà 600 euro al mese in più rispetto ad ora. Stiamo parlando della metà dello stipendio di una persona "normale". Forse, ogni tanto prima di prendere delle decisioni, è meglio che Giunta prenda in considerazione il fatto che non tutti possono beneficiare di determinati redditi. Siamo o no il governo di tutti i piemontesi? O forse solo di quelli ricchi? Per far comprendere meglio la situazione, vorrei spiegarvi in modo concreto come cambierà la vita dei malati e delle loro famiglie.
Una persona affetta da Alzheimer che risiede nei Nuclei Alzheimer Temporanei, centri che hanno lo scopo di supportare le famiglie nei momenti di crisi acuta del malato, fino ad ora doveva pagare il 30% della retta mentre il 70% era a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nessuna delle rette è mai stata comunque economica: si tratta di nuclei altamente specializzati, che richiedono quindi personale qualificato e in numero maggiore rispetto ad altri reparti. D'ora in poi si farà a metà, 50% a carico del malato, 50% a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Per fare un esempio concreto, se prima il degente spendeva 1.193 euro, oggi ne spende 1.989. Per i centri diurni le famiglie sborseranno 700 euro invece di 420.
Quest'ultimo caso, tra l'altro, è eclatante, perché giunge dopo anni trascorsi a spingere le famiglie a scegliere di tenere a casa il proprio congiunto. "Il malato vive in un ambiente domestico, per lui è meglio viene detto - e poi in questo modo diminuiscono i costi per la sanità".
Segniamoci tutti, quindi, la data di oggi in agenda, perché questo è il giorno in cui la Regione abbandona completamente coloro che hanno fatto una scelta difficile. Infatti, l'Alzheimer, terribile per il malato quanto per i suoi familiari, è una malattia che rende il paziente molto complesso da gestire. Stiamo parlando di malati che hanno reazioni violente, che senza rendersene conto escono di casa e non riescono più a tornare, che non sono in grado di essere lasciate sole nemmeno per un momento.
Il mio appunto era l'appello al Presidente Cota, ma non lo vedo.
Assessore Cavallera, state forse cercando di risolvere il problema della disoccupazione con questa delibera? Perché penso vi rendiate conto del fatto che coloro che non avranno le possibilità economiche di lasciare il loro caro in una struttura, dovranno seguirlo tutto il giorno e quindi, purtroppo, lasciare il lavoro. Figli compagni, mariti e mogli che dovranno trascorrere tutto il giorno con il malato e non avranno più la possibilità di lavorare.
Lasciando da parte i risvolti tragici che sicuramente si verificheranno nelle famiglie, vorrei concludere sottolineando il fatto che alle numerose perplessità espresse dai Gruppi l'Assessore Cavallera è solito rispondere che non è detto che gli aumenti avranno ripercussioni proprio sul malato perché anche i Comuni potranno intervenire.
I Comuni? Ma vi rendete conto che i Comuni non hanno nemmeno più i soldi per asfaltare le strade? Vi rendete conto che una settimana fa il Sindaco Fassino, quale presidente dell'ANCI, denunciava il fatto che se lo Stato non avesse trovato i soldi per pagare il loro equivalente della prima rata dell'lMU, non ci sarebbe più stato il denaro per gli stipendi? Avete la televisione, li guardate i telegiornali? Come potranno mai i Comuni aiutare queste famiglie, calcolando anche il fatto che le risorse che la Regione stanzia per le politiche sociali stanno diminuendo sempre più? Chiudo citando la nostra Costituzione: "La Repubblica" - dice l'articolo 32 - "tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".
ripeto, "cure gratuite agli indigenti".
Ecco un altro caso di maltrattamento della Carta costituzionale. A volte mi viene il dubbio che non tutti la conoscano o - meglio - che qualcuno la ignori volutamente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Si corre il rischio, in queste occasioni, di essere un po' ripetitivi ma abbiamo tutti il desiderio di intervenire su questioni che attengono alla vita dei cittadini di questa Regione e che tutti, maggioranza e opposizione, io credo, consideriamo di estrema importanza.
Comincio con qualche numero rivolto all'Assessore Cavallera che, prima di questi ultimi mesi, probabilmente, non si era mai occupato di questi argomenti.
Per dire all'Assessore Cavallera che in Italia ci sono - è una cosa che ho detto altre volte, ma immagino tu non l'abbia sentita, Ugo - due milioni e 450 mila anziani disabili e di questi 450 mila sono disabili gravi. Noi offriamo servizi solo all'1% di questa popolazione.
Noi - intendo il nostro Paese, intendo l'Italia e il Piemonte manteniamo più o meno questo livello di intervento.
Per fare un esempio con gli altri Paesi europei, nel Nord Europa il 20%, la Germania il 10%; ci supera anche la Repubblica Ceca, Assessore Cavallera, che garantisce servizi al 6% di questa popolazione.
Fornisco all'Assessore un altro dato. In Piemonte ci sono ci sono 74 mila anziani che vivono confinati nella propria abitazione; 110 mila hanno difficoltà nelle funzioni quotidiane; 91 mila hanno difficoltà nella deambulazione. Parliamo di una popolazione di circa 400 mila abitanti che avrebbe bisogno, ovviamente, in relazione all'intensità del loro problema di ottenere dal sistema socio-sanitario regionale servizi adeguati.
In questo momento, disponiamo, come l'Assessore sa, di 15.000 ricoveri in una struttura, mentre ci sono 30.000 persone in lista d'attesa.
Ora, numeri come questi avrebbero dovuto sconsigliare, diciamo così, il Governo regionale dal portare a compimento l'ultimo tassello - per fortuna non si è ancora concluso - queste tre delibere, questa "triade maledetta" come la Consigliera Artesio l'ha definita in Commissione, che sono la DGR 45 del 2012, con la quale avreste stabilito che dopo 60 giorni il paziente deve andare a casa, interrompendo quella continuità territoriale delle cure che è stato uno dei capisaldi del sistema sanitario e sociale della nostra Regione, a partire dal 1978, Assessore Cavallera, cioè dall'anno dell'istituzione del SSN.
Non siamo ancora riusciti a capire dove sono quei servizi territoriali che avrebbero dovuto essere finanziati con il risparmio ottenuto dalle Federazioni, come diceva il suo predecessore, un risparmio che ci avrebbe consentito di ottenere 500 milioni di euro.
Ovviamente, sulle Federazioni stendiamo un velo pietoso.
Un milione e mezzo di euro speso per pagare lo stipendio agli amministratori unici delle Federazioni e un destino incerto per il personale che dalle ASL si è trasferito alle Federazioni, che non sa se tornando all'ASL troverà ancora la sedia o la scrivania che aveva lasciato spostandosi.
E la deliberazione n. 14 del 2013, quella che consentiva l'accesso alle strutture residenziali. Anche qui, un una sorta di blitz. Tutti sanno come funzionava prima, Assessore Cavallera: da zero a 14 punti per problemi sociali (problemi sociali che in molti anziani sono di estrema importanza) non avere un figlio vicino, qualche volta non avere un figlio, avere una casa con le barriere architettoniche, avere lo sfratto nell'appartamento che si utilizza.
Da zero a 14 punti per le questioni che riguardavano, invece, i problemi sanitari: l'insufficienza respiratoria, il diabete l'insufficienza cardio-circolatoria. Avete stabilito un punteggio (14) sotto il quale si è monitorati, non si ha più il diritto di accedere alle liste d'attesa e bisogna avere 24 punti per poter, entro tre mesi, avere l'accesso in una struttura.
La tristezza è che siamo partiti uomini, dalla nascita e per una parte della nostra vita, con più o meno dignità (questo lo stabiliscono i nostri figli e le persone che ci frequentano) e finiamo come numeri, all'interno dell'unità di valutazione geriatrica.
Forse è una riflessione che hanno già fatto altri Consiglieri, ma era un modo per rispondere alla sentenza del TAR, con l'obiettivo di eliminare le liste d'attesa, eliminando, di fatto, i problemi sociali e sanitari.
Arriviamo alla proposta di deliberazione n. 85: lei ha dimostrato una disponibilità, ritirandola - e di questo le siamo grati - però, Assessore Cavallera, è un autentico blitz estivo quello che prevedeva una compartecipazione della spesa.
Non ripeto le cose che sono già state dette: nessun uomo o nessuna donna di buonsenso riescono a pensare che, da un mese all'altro, le famiglie possano farsi carico di 700 euro al mese di aumento. Sono poche le famiglie che possono mettere a disposizione del proprio congiunto 2.100 euro al mese, senza contare l'aumento che riguarda gli anziani non autosufficienti (90 euro al mese per l'alta intensità e 60 per la bassa intensità).
Assessore Cavallera, quando facevo il Sindaco avevamo stabilito che i proprietari delle case avrebbe pagato l'ICI all'ufficio postale. Pagare l'ICI all'ufficio postale voleva dire spendere due o tre euro di commissione.
Avevo incontrato i rappresentanti dei sindacati soprattutto degli anziani, i quali non ritenevano giusto dover pagare due o tre euro all'ufficio postale per l'ICI. L'Amministrazione comunale si era poi fatta carico di quella spesa.
Può darsi che fosse eccessivo, anzi, per un attimo avevo pensato che lo fosse, perché facendo il medico da quarant'anni avevo dimenticato le difficoltà della mia famiglia, ma 6.000 lire (tre euro) erano importanti anche per la mia famiglia quando ero ragazzo.
Di fronte a situazioni di questo tipo, chi guadagna 700 euro al mese fa attenzione anche all'euro, pertanto, pensare di poter definire un aumento di 1.100 euro è una cosa assolutamente inconcepibile.
Voglio affrontare la questione che considero più importante e che viene sottovalutata frequentemente: l'Alzheimer.
Assessore Cavallera, se lei va a vedere su Google viene definita morbo o malattia di Alzheimer. Pertanto, è una malattia e su Google c'è scritto: "Malattia degenerativa, progressiva e irreversibile che colpisce il cervello". Sono descritti i sintomi: "Difficoltà di portare a termine le funzioni quotidiane, non si ricordano i nomi" - questo un po' mi preoccupa! Dicevamo prima con il collega Ronzani che entrambi facciamo fatica a ricordare i nomi: non vorrei essere tra coloro da assistere tra un po' di anni, con la difficoltà del linguaggio e l'incontinenza! E poi c'è l'aspetto anatomopatologico: "Atrofia della massa cerebrale accumulo intracellulare di placche senili costituite dal peptide beta amilasi, che svolge una funzione neurotossica nei confronti delle cellule neuronali. La morte" - dice - "è fra i tre e gli otto/dieci anni".
Quindi, è classificata come una malattia, come se fosse il diabete l'ipertensione arteriosa, una cardiopatia o un'epatopatia che richiede un intervento chirurgico.
Una delle questioni, Assessore Cavallera, che hanno caratterizzato questi tre anni e mezzo di governo regionale è il tentativo (non solo suo ma anche dei suoi predecessori) di trasferire questioni che sono essenzialmente di tipo sanitario alle questioni sociali, sperando che il peso di queste patologie possa scaricarsi sulla famiglia e sui Comuni laddove le famiglie non possono intervenire. Famiglie che - diceva il mio Capogruppo - si occupano degli anziani.
In Italia ci sono, in questo momento, 760 mila assistenti familiari, in gran parte stranieri: 760 mila, Assessore Cavallera. Se lei considera che il Sistema Sanitario Nazionale conta, come personale, 730 mila persone vuol dire che c'è un sistema sanitario e sociale parallelo che è esclusivamente a carico delle famiglie e molti studi hanno dimostrato che le famiglie si sono impoverite, in questi anni, per assistere i loro congiunti.
Nel 2004, in Europa, c'erano 20 milioni di persone che avevano più di 80 anni; nel 2050 in Europa ci saranno 50 milioni di persone che avranno più di 80 anni. Potrebbe essere una buona notizia: invecchiamo di più stiamo di più con le persone che amiamo. Invece sembra non essere una buona notizia, il fatto di invecchiare.
Ad un famoso economista è stato chiesto ciò che oggi ci domandiamo continuamente: se il sistema può essere sostenibile.
L'economista ha risposto che il sistema sarà sostenibile fino a quando ovviamente nella parte politica che ha il compito di programmare i servizi sanitari e sociali - ci sarà qualcuno che è disponibile a farsi carico di quella sostenibilità.
Noi non abbiamo la sensazione - lo dico sinceramente - che voi apparteniate a quella categoria.
Termino, Presidente, e la ringrazio per avermi dato la parola.
Ricordo che se oggi abbiamo molti problemi, Assessore Cavallera, se siamo in piano di rientro, dipende dal fatto che nel 2004, nell'ultimo Governo Ghigo, non fu coperto un deficit di 700 milioni di euro. Poi, noi abbiamo le nostre responsabilità, probabilmente, su altri deficit.
Ricordo che il fondo per la non autosufficienza e il fondo sociale sono stati chiusi dal Governo Berlusconi e Tremonti. Forse qualche soldo in più avrebbe consentito di offrire servizi migliori e a lei oggi, probabilmente di passare un pomeriggio migliore.
C'è preoccupazione - e finisco davvero - tra le associazioni che si occupano di questi malati rispetto alla capacità - diciamo così - del Governo regionale di voler discutere davvero di questa questione.
Io mi fido, Assessore Cavallera: lei ha detto che volete discutere di questo entro dicembre. È vero che lei ha molti impegni, ma se ha una briciola di tempo, non aspettiamo altro tempo. Incominciamo a discutere di queste questioni, perché un aumento come quello che avevate prospettato non è sostenibile e noi non ve lo permetteremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente La sintesi che il collega Boeti ha voluto dedicare al mio intervento in IV Commissione mi solleva dal compito di ripercorrere le obiezioni che avevo già rappresentato in quella sede.
Tuttavia, mi sembra che oggi abbiamo di fronte una scadenza molto impegnativa ed al collega che ci invitava a non fare un esercizio retorico dico che intanto dovrebbe differenziare l'invito tra coloro che negli anni hanno dimostrato, non solo verbalmente, ma con scelte operative, di seguire la tematica della non autosufficienza nella nostra regione. Soprattutto credo debba estendere questo invito alla responsabilità che oggi tutti dobbiamo avvertire, assumendo una posizione chiara dell'Assemblea verso la Giunta e soprattutto una posizione non ondivaga. Vale a dire, non una posizione opportunistica, legata soltanto a questa fase di crisi di Governo nazionale, ma una posizione convinta per il futuro del Piemonte.
Perché quest'osservazione? Perché credo che nessuno degli atti che sono stati adottati fino a questo momento dall'insediamento della Giunta Cota a questa giornata attuale, e che hanno riguardato l'organizzazione dei servizi socio-sanitari per la non autosufficienza e per la disabilità, sia stato occasionale, estemporaneo, dettato da altri livelli di politica, ma sia stato decisamente voluto e pensato da un'altra idea di politica per gli anziani, di cui è portatrice questa Giunta regionale.
E quindi, se noi, a cominciare da oggi, vogliamo voltare pagina e cambiare segno per una maggiore e accresciuta sensibilità nei confronti dei bisogni di salute e di tutela di queste persone, questa deve essere una scelta netta.
O si è consapevoli di quello che si è scritto, e allora è molto grave e credo che questo sia la fattispecie del Piemonte - oppure non si è consapevoli di quello che si è scritto nelle delibere, allora si è inadeguati. Ma questo è altrettanto grave per le sorti dei nostri malati.
Qual è l'excursus che mi porta a dire che, purtroppo, questa Amministrazione è stata consapevole e spetta noi, Consiglio regionale farle cambiare idea? Il fatto che noi discutiamo in quest'Aula non da oggi non sull'onda dell'indignazione per la DGR n. 85, ma discutiamo in quest'Aula ad iniziare da gennaio 2011 e sull'onda dell'indignazione per le liste di attesa che avevano raggiunto, sia nella domiciliarità sia nella residenzialità, livelli inaccettabili non solo per gli interessati, ma anche per la pubblica opinione.
La risposta che quest'Amministrazione ha dato a quella giusta rimostranza è stata un'informativa al Consiglio regionale, ottenuta dopo richieste inenarrabili, che non più tardi di due giorni fa la Presidente della Commissione ci ha trasmesso e che mostra un evidente incremento della domanda. Nessun intervento aggiuntivo, dal punto di vista dei trasferimenti, alle Aziende Sanitarie sui temi della non autosufficienza, e una liberalizzazione delle aperture delle strutture residenziali private con un implicito riconoscimento del fatto che il fabbisogno andasse ben oltre la percentuale stabilita nel Piano Socio Sanitario, ma che la risposta a questo fabbisogno andasse ricercata nella capacità autonoma delle famiglie di sostenere rette in regime totalmente privatistico.
A seguire, da quell'impostazione, abbiamo ricevuto - ben prima dell'ultima versione dei piani operativi del Piano di rientro, quindi questa responsabilità non può essere attribuita al Piano nazionale LEA né a colui che la presiede - due delibere già citate: la DGR n. 45 di riordino del modello organizzativo con la previsione di maggiori fasce assistenziali, e la DGR n. 14 di organizzazione delle modalità di unità di valutazione geriatrica multidimensionale.
Entrambe queste delibere operano, come già dicevano precedentemente i colleghi, delle modalità di riorganizzazione che, oltre a produrre un onere evidente alle persone che vi sono sottoposte, producono un'operazione che sembra davvero un gioco di equilibristi e di maghi. Vale a dire: come fare a ridurti i minuti di assistenza facendoti credere che ti riduco le tariffe a carico e producendo, in questo modo, una riduzione del carico per il Servizio Sanitario promettendo all'opinione pubblica che, con quella riduzione, aumenterò le convenzioni? Questo è il gioco di prestigio che è stato esercitato con la DGR n. 45.
Il "come faccio" viene con la DGR n. 14. Da una parte blocco le modalità di accesso, perché faccio in modo che le valutazioni abbiano dei parametri a rialzo in modo tale che si escluda una platea rilevante delle persone malate e, dall'altro, con l'ultima delibera, la DGR n. 85, rivedo il piano tariffario.
La revisione del DGR n. 85 può forse, a buon diritto, collocarsi tra quelle che l'Assessore Cavallera ci racconta essere l'imposizione del Tavolo nazionale. Sulla DGR n. 85 vorrei fare alcune obiezioni di merito.
La prima. Forse i colleghi l'hanno già accennata, ma l'Alzheimer non è nemmeno contemplata nei livelli essenziali di assistenza come condizione generica di non autosufficienza. Chiedo scusa per aver usato il termine "generico", ma non c'è nulla di generico nella sofferenza umana. Uso questa modalità, molto sintetica, per differenziare una situazione specifica.
Ebbene, poiché l'Alzheimer non è esplicitamente citato, non vale la regola per la quale si debba assumere il dato della compartecipazione al 50%.
Vale la regola, invece, che le Regioni, nelle modalità di relazione previste, i tavoli con i quali si cerca di trovare una concordia istituzionale e sociale per fare cose buone, cioè per attivare servizi e prestazioni, trovano una mediazione sopportabile per le parti: 70% e 30 cui si era pervenuti nel caso della Regione Piemonte.
Viceversa, l'Assessore ci dice: "Se per l'Alzheimer posso ammettere anche sul profilo giuridico, che l'obiezione che avanzate sia sostanziata e quindi sospendo, temporaneamente, fino alla fine dell'anno, l'applicazione di questo atto deliberativo, per le condizioni di gravità nella non autosufficienza, perciò per l'ultima fascia di intensità assistenziale per la quale la sanità concorreva in misura superiore al 50%, nulla potrei fare, perché il Piano di rientro nazionale mi colloca questo intervento negli extra LEA e le Regioni in piano di rientro non possono permettere extra LEA".
Questo è un ragionamento giuridico che ha una difficoltà, da parte mia a trovare delle obiezioni giuridiche, ma che non mi vede in difficoltà a trovare delle obiezioni sociali. Ed è così che l'Assessore ci rinvia ad una sua capacità diplomatica, per la quale gli auguriamo di trovare forze e ragionamenti, perché vuole porre, finalmente, al Tavolo nazionale, la questione della non autosufficienza e della specificità della non autosufficienza in Piemonte, in modo tale da riuscire a proseguire su una strada virtuosa. Non solo di proseguire - perché di virtuoso, in questi ultimi due anni, almeno dal punto di vista dell'ampliamento dei servizi non abbiamo visto nulla - ma di provare anche ad incrementare nella direzione di una maggiore soddisfazione dei bisogni espressi.
Ora sembra, perché questo è il punto del dibattito, che ci sia una parziale possibilità di arrivare ad un consenso dell'Aula sul fatto che vada sospeso il provvedimento della DGR n. 85 in tutte le sue parti, quindi non soltanto nella parte dedicata all'Alzheimer, ma anche nella parte dedicata alla non autosufficienza, in attesa degli esiti di questa azione nazionale che, da un lato, iscriva nell'agenda della politica il tema come una priorità e, dall'altro, consenta al Piemonte di far valere le buone ragioni di una buona storia dei servizi in questo ambito.
Concludo su questo. Da questo punto di vista, con i colleghi che hanno fatto la propria mozione, siamo disponibili a trovare testi unitari, pur di arrivare ad un voto del Consiglio che dia forza alla Giunta, se veramente la Giunta vuole recedere dal suo disegno precedente e farsi carico delle necessità reali delle persone. Tuttavia, vorrei anche che questa condizione di migliore convinzione da parte di tutti non fosse, ripeto, opportunistica da dimenticare dopodomani.
Perché dico questo? Non solo perché vedo che, a fronte dell'attacco a Roma, riusciamo ad ottenere sul tema della non autosufficienza un'adesione anche di altri Gruppi consiliari, in modo particolare della Lega, che invita e caldeggia l'Assessore Cavallera affinché faccia la voce forte contro il Governo nazionale e la smetta di subire queste continue ingiunzioni che male fanno ai piemontesi.
Peccato che sia questa Giunta che è andata a fare il Piano di rientro e io, almeno, non lo dico da oggi, quindi non mi si può accusare di avere atteggiamenti opportunistici.
In questo momento siamo tutti d'accordo che il Piano di rientro ci danneggia, che danneggia in particolare gli anziani non autosufficienti che dobbiamo trovare una concordia istituzionale per cambiare il Piano di rientro dove la fonte del guaio è il Piano di rientro e per cambiare le delibere dove le fonti dei guai sono le nostre scelte regionali.
Contemporaneamente, da questo momento, s'inizi, da parte di tutti noi se non vogliamo soltanto fare un atto retorico e poi lasciare l'Assessore nelle difficoltà o girarci dall'altra parte quando continuerà con delibere di questo genere, riconoscere che oggi, questo Consiglio regionale - perch questa criticità il Piemonte ha e questa sensibilità il Piemonte sente - a non dire più che la sanità è un costo che non possiamo più permetterci. Non solo per le ragioni che diceva il Consigliere Boeti, ma anche per le ragioni statistiche che, ormai in modo ufficiale il CEIS e il CREA ribadiscono a tutti i decisori politici: la sanità italiana costa meno di tutte le sanità del mondo.
L'andamento della spesa è diminuita in Italia del 24% rispetto al resto dell'Europa, quindi la sanità italiana è una sanità che non solo ci dobbiamo permettere, ma che dobbiamo, in modo assolutamente obbligatorio permettere ai nostri cittadini.
Concludo quindi augurandomi che la condivisione che sembra emergere oggi ci consenta di votare, a fine seduta, un documento che permetta all'Assessore di tenere ferma la posizione piemontese a livello nazionale ma soprattutto lo convinca a non dare applicazione alla DGR 85.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo le parole della Consigliera Artesio, che mi ha preceduta e che, in questo caso, è stata anche carica di un ottimismo che non sempre la contraddistingue.
Vorrei comprendere meglio quale possa essere l'effettivo esito di questa seduta, anche perché finora si sono espressi soltanto componenti dell'opposizione e dunque vorrei capire se riusciamo, in questa seduta, ad andare al di là di quella che è la recita di parti già scritte. Abbiamo già svolto Consigli di questo tipo, in cui l'opposizione ha portato le proprie ragioni e ha trovato di fronte quello che possiamo definire un muro di gomma da parte della Giunta, soprattutto rispetto a delle considerazioni passate (spero non oggi) sul fatto che le scelte portate avanti dalla Giunta in particolare, e magari anche non troppo condivise dalla maggioranza, erano tutte dettate dal tema della sostenibilità economica.
In questo caso, noi non diciamo, come in altre Assemblee, "l'Europa lo vuole", ma diciamo che il tavolo Massicci lo vuole, tranne poi avere una piacevole sorpresa - che hanno già ripreso i colleghi e che riprendo anch'io - rispetto alla seduta della Commissione in cui l'Assessore ha dichiarato la disponibilità, portata avanti in Giunta, relativamente alla sospensione degli aumenti delle tariffe per i malati di Alzheimer.
Seppure si sia avuta la consapevolezza che quella era la parte socialmente insostenibile, è chiaro che però il tema è più generale ed è relativo alla non autosufficienza intesa in senso lato, per la quale - con la mozione che ho sottoscritto, che ha come primo firmatario il Consigliere Reschigna, e poi con le altre mozioni, in particolare quella sottoscritta della collega Pentenero - noi andiamo a chiedere che venga revocata quella che la collega Artesio ha definito la "triade maledetta".
L'hanno già detto i colleghi, e credo che questo non sia un elemento di poco conto: oggi sono qui le associazioni, ma la stessa ANCI Piemonte ha chiesto di estendere la sospensiva a tutto il Piano tariffario. Ritengo che questo sia un pronunciamento importante, in quanto deriva dall'ANCI, che è un organismo istituzionale e non di parte, come potrebbero essere considerate altre prese di posizione.
Abbiamo un livello, quello regionale, che deve andare a dialogare con quello nazionale e certamente il livello nazionale, fino a questo momento non ha aiutato. Noi avremmo gradito - sicuramente in questo momento ancor meno sapremo a cosa potrà approdare questo Parlamento, questo Governo avere un Piano nazionale per la non autosufficienza, piuttosto che semplicemente sostenere un fondo. Anch'io ho potuto man mano elaborare, dal punto di vista delle considerazioni più puntuali, che avere soltanto il fondo, un fondo finito, è comunque di per sé un limite, mentre si dovrebbe vedere una programmazione e poi una definizione delle risorse.
Anch'io considero che, rispetto al livello nazionale, questa Giunta, in particolare il Presidente Cota, non ha sicuramente lesinato quelle che sono delle critiche e ancor oggi il Presidente Cota è ben felice che finisca il Governo delle larghe intese.
In una coerenza anche rispetto alle azioni portate avanti, pensiamo che, dal punto di vista delle scelte sui temi che stiamo trattando oggi bisognerebbe effettivamente avere la capacità di definire altre priorità.
Quindi, in tal senso, auspichiamo che ci sia effettivamente la possibilità di arrivare a un testo comune, a un pronunciamento di questo Consiglio che vada nella direzione da noi desiderata, anche se - per la verità - dal livello nazionale, nella relazione del famoso tavolo Massicci, uno degli elementi posto come aspetto critico era proprio la gestione della non autosufficienza, considerata inadeguata.
Mi fermerei qui; alle considerazionipiù tecniche e numeriche hanno già in qualche modo assolto i colleghi. È chiaro che il tema fondamentale è quello di non far scivolare man mano il tema della non autosufficienza dal fronte sanitario a quello socio-assistenziale e quindi, da questo punto di vista, non avendo più delle risorse certe.
Noi crediamo - anche qui riprendo il fatto che l'ANCI si sia espresso che sia necessario portare avanti delle scelte condivise, a partire da questo Consiglio, e non invece provare in qualche modo a colmare i propri limiti o le proprie scelte non corrette magari a colpi di sentenze del TAR proprio perché pensiamo che questo sicuramente non sia una buona politica non sia un buon modo di governare un tema così importante.
Visto che il tema sostenibilità è più volte citato in quest'Aula, credo che anche per l'Assessore Cavallera sia umanamente poco sostenibile continuare a portare avanti delle battaglie un po' contro tutti, perché qui abbiamo effettivamente una situazione in cui molti si stanno sollevando rispetto a delle scelte non condivise.
Effettivamente è ora - speriamo che questo sia il tempo, quindi metto anch'io un po' di ottimismo, malgrado faccia un po' di fatica a considerare questa categoria in questo momento - di cambiare registro; è ora di una scelta netta che venga da questo Consiglio, che trovi certamente una quadra anche col livello nazionale; è ora di dare, maggioranza e opposizione, un unico indirizzo all'Assessore, in modo che sia più forte nel portare avanti delle scelte che finalmente siano di carattere sanitario e socialmente sostenibili, proprio perché stiamo parlando di livelli essenziali di assistenza.
Da questo punto di vista, credo che non esistano delle mediazioni o delle scelte che non siano di carattere netto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Non ripeterò quanto è già stato detto dai colleghi che hanno introdotto l'argomento in una cornice generale, descrivendola con grande attenzione e facendo anche un'analisi dettagliata di tutta la questione. Mi soffermer soltanto su un aspetto, che è stato toccato, ma sul quale credo occorra davvero porre più attenzione.
In molti comunicati stampa, dopo l'approvazione della DGR 85, da parte dell'Assessore è stato detto che il problema - che le famiglie hanno in modo giustamente molto pressante fatto emergere - poteva essere affrontato invitando le famiglie a recarsi presso gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali; funzioni che in pochi casi sono gestite direttamente dai Comuni, perché spesso e volentieri - aggiungo, per fortuna - sono gestite dai consorzi socio-assistenziali, come lei ben sa. In più comunicati stampa è comparsa questa sua affermazione, Assessore.
Ebbene, trovo che sia sempre molto imbarazzante non sapere cosa fa la mano destra e che cosa può fare la mano sinistra. Faccio questo esempio per dire che i nostri consorzi (o chi gestisce la funzione socio-assistenziale) si rivolgono agli ultimi, a quelle categorie sociali che davvero non hanno nessuna possibilità.
Con la DGR e con tutti i provvedimenti che sono stati presi negli ultimi tempi, anche a fronte di una drammatica riduzione di risorse, sulla quale non entro ulteriormente nel merito, le nuove povertà che si stanno creando e le situazioni di drammaticità che si stanno via via registrando sono in aumento. I casi che sono stati citati sono solo alcuni, ma sicuramente emerge un fattore costante, rappresentato dall'aumento dell'integrazione delle risorse che le famiglie dovranno versare per garantire un'assistenza adeguata ai propri familiari.
Questa situazione sta aprendo nuovi fronti di carattere sociale, ai quali i consorzi non sono assolutamente in grado di dare risposte, ma non perché non vogliono darle, ma perché le risorse che hanno a disposizione non permettono loro di affrontare questa nuova fascia di popolazione che si sta affacciando nella nostra Regione (sicuramente è un problema che sta emergendo anche negli altri territori nazionali).
Se è così, i calcoli che sono stati fatti, per quanto grossolani, non credo siano troppo lontani della realtà: i 40 milioni che sono necessari al netto dei malati di Alzheimer, saranno a carico o dei cittadini o dei Comuni (non si sa ancora bene in quali percentuali saranno a carico di uno o dell'altro, perché non sappiamo come possano essere "catalogati" passatemi il termine - i cittadini che saranno colpiti dall'applicazione della DGR). Queste persone si rivolgeranno ai Comuni o agli enti gestori della funzione socio-assistenziale per trovare delle risposte, ma non potranno trovarle. Non le troveranno! È per questo che dico che spesso la mano sinistra non sa cosa fa la desta, per cui è necessario che i due soggetti si parlino, tant'è che il termine "socio-assistenziale sanitario" e "socio-assistenziale di integrazione" non devono essere soltanto sulla carta, ma devono esistere anche da un punto di vista pratico e realistico.
Oggi la situazione fa presumere che questa problematica andrà sempre di più ad aggravarsi. Da qui l'invito, oltre a non perdere tempo, visto che il 31/12 è ormai vicino e non possiamo di certo immaginare che l'aver spostato la data possa risolvere i problemi, ad affrontare la questione in tutta la sua totalità, tenendo in considerazione che se si ha l'intenzione di andare a privare la sanità di una sua competenza, come è stato ricordato bene dai colleghi in precedenza, questi cittadini non potranno trovare una risposta all'interno di quelle che sono le prestazioni che i servizi socio assistenziali possono offrire, perché non rientrano nei regolamenti previsti e perché il socio-assistenziale non è in grado di dare queste risposte.
Mi auguro davvero che l'ottimismo che oggi la collega Artesio ha cercato di trasmettere si possa diffondere in tutta l'Aula. Ma mi auguro altresì, che nel dibattito questo aspetto sia analizzato nel dettaglio e si tengano davvero in considerazione quelle che sono le reali risposte che i consorzi socio-assistenziali sono in grado di dare a risorse stanziate senza dimenticare che, comunque, anche le risorse destinate ad oggi, come abbiamo ricordato nella mozione, non trovano ancora una collocazione né una programmazione.
Auspico che questo dibattito avvenga nel più breve tempo possibile, che si tenga in considerazione la nostra mozione, ma che si faccia un ragionamento che parli di integrazione e che tengano in considerazione i dati reali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Scusi, Presidente, ma mi sembrava che il collega Angeleri - lo devo dire per correttezza - volesse intervenire prima, è esatto?



SPAGNUOLO Carla

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



SPAGNUOLO Carla

Sì, grazie.



PRESIDENTE

Alla Presidenza nulla osta.



SPAGNUOLO Carla

Così ascoltiamo prima gli interventi di coloro che hanno presentato i documenti.



PRESIDENTE

Molto bene.
Prego, collega Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per specificare e far comprendere il motivo per cui abbiamo voluto presentare in questo Consiglio una mozione; Consiglio straordinario richiesto, peraltro, dalle opposizioni, ma che deriva, come dicevo nell'intervento precedente, da una discussione scaturita in Commissione, in cui si era invitata la Giunta a riconsiderare la delibera n. 85, ma anche tutta una serie di ragionamenti che si stanno facendo in un momento di grande difficoltà economica per questo Paese, in un momento in cui la tradizione della nostra Regione e del nostro territorio rispetto a questi temi (che sicuramente manca in altri territori e in altre realtà) deve essere in qualche modo rispettata.
Bisognerebbe cercare di mettere insieme quella che è la storia e quello che è stato un servizio assistenziale su questi temi, tenuto alto anche dalla politica, quando c'era, rispetto ad una situazione che deve contemperarsi con una vicenda che attanaglia tutte le famiglie da un punto di vista economico.
Noi non possiamo andare in questa direzione su un tema che vede le famiglie già particolarmente colpite non solo dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista morale ed etico.
Penso che, a questo punto, ci debba essere una riflessione attenta, da parte della Giunta regionale, rispetto all'invito che abbiamo voluto formulare nell'ordine del giorno e che fa ovviamente riferimento ai malati di Alzheimer.
Nel dispositivo noi chiediamo espressamente che si boccino gli aumenti imposti in qualche modo dal livello nazionale. Non è un dato che fa riferimento ad una situazione politica qual è quella di oggi. Perché come ho detto precedentemente - non tutti hanno raccolto il mio invito - vorrei che oggi si lasciasse da parte il credo politico e si guardasse un po' più con attenzione a quell'1% di cui parlava prima il collega Boeti, che è sicuramente un dato che fa rabbrividire. Ritengo che nel nostro dispositivo vi siano alcuni aspetti che la Giunta potrebbe tenere seriamente in considerazione, contemperando i due aspetti di cui parlavo prima, ossia la valutazione in modo approfondito delle azioni da intraprendere per contrastare ulteriori tagli che lo Stato ha voluto applicare al settore socio-assistenziale, e mettere in atto ogni azione necessaria anche in sede di Conferenza Stato-Regioni e soprattutto nella definizione del Patto nazionale per la salute, al fine di addivenire ad una revisione della politica di riassetto del settore socio assistenziale, che preveda modalità articolate in rapporto alla gravità delle malattie affrontate. In questo senso, mi sembra che la Giunta possa riflettere e chiedo che questo Consiglio dia quel necessario supporto all'Assessore Cavallera, ma anche al Presidente, che penso abbia dimostrato sensibilità e attenzione a questi temi, affinché si riesca ad affrontare e risolvere tale questione entro il 31/12. Abbiamo di fronte tre mesi con un obiettivo politico che una corretta Amministrazione deve comunque darsi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

L'Assessore è impegnato in questo momento?



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per un minuto.



SPAGNUOLO Carla

Se i colleghi acconsentono, perché era proprio un dialogo con lui in funzione degli interventi precedenti.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.19 riprende alle ore 16.22)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente, anche per avere consentito il rientro in aula dell'Assessore Cavallera.
Non credo di dovere dire niente di essenziale, perché in realtà cose molto chiarificatrici e molto rispondenti a alla realtà, così difficile di una porzione di popolazione rilevante sia di pazienti che di familiari sono state dette dai colleghi che sono intervenuti sia da una parte che dall'altra, perché poi le problematiche sono quelle.
Ho assistito a un pezzetto piccolissimo di quanto l'Assessore Cavallera ha detto un momento fa alla stampa ed effettivamente noi siamo di fronte ad una patologia - perché di questo si tratta - che non soltanto è in aumento ma come avviene di fronte alle situazioni più drammatiche, che cos'è che è in aumento oltre ai numeri? La consapevolezza soprattutto da parte delle famiglie del diritto a trovare una cura e un'assistenza conseguente alle problematiche che questa malattia comporta a livello del soggetto interessato, ma anche delle famiglie e della società nel suo insieme.
Questa è una malattia che costa molto in termini economici, in termine di ansia, in termini di dolore di determinate situazioni e in termini di bisogno di una crescita più elevata dei diritti della persona e dei diritti all'assistenza. Direi proprio che il diritto all'assistenza in questo caso si rispecchia proprio nella questione che noi stiamo affrontando, che il Consiglio sta affrontando.
Questo tema l'abbiamo già affrontato altre volte, ma mi sembra - non perché io debba giudicare qualcosa o qualcuno - che i toni che sono stati usati in quest'Aula sia stati tutti dei toni coerenti ad una problematica grave.
Chi ha vissuto nella sua famiglia - ed è difficile forse trovare una famiglia che non abbia un riscontro - problematiche di questo tipo sa bene di cosa parliamo e sa bene che se si ha un malato di Alzheimer in casa quello è il primo pensiero che si ha al mattino e l'ultimo che si ha alla sera per vedere come risolvere ed affrontare una situazione del genere.
Detto questo, mi rifaccio soprattutto all'intervento del Consigliere Ponso. Noi in Commissione abbiamo affrontato questa tematica e abbiamo avuto una piccola risposta positiva, cioè quella di una sospensione, per il problema c'è e va affrontato.
Quello che posso dirle, Assessore Cavallera, dopo avere ascoltato bene tutti gli interventi dei colleghi - che personalmente ringrazio, perché è uno dei drammi nel nostro tempo - è che ho ascoltato da parte di tutti una volontà a trovare al termine di questo dibattito, al termine di una discussione così come essa si svilupperà, non un unanimismo - perché non è questo il problema - ma una sintesi che lei voglia fare e che il Consiglio voglia fare per affrontare bene questo argomento.
Affrontare bene quest'argomento vuol dire non fare carico ulteriormente sulle famiglie delle problematiche economiche, che sono state rappresentate con termini diversi anche di carattere quantitativo, ma che devono trovare una risposta.
Mi sento di poter dire al Consigliere Ponso, che magari non era in Commissione, che non c'è stato un colpo di mano, nel senso che c'è stata una situazione che però è già stata affrontata e sulla quale si è soprasseduto. Ma adesso le decisioni devono essere delle decisioni che ricalchino la volontà del Consiglio, che lei ha bene ascoltato sia negli interventi dell'opposizione che negli interventi della maggioranza, e che ricalchino questa esigenza.
Lei, Assessore, con l'abilità che le è riconosciuta da tutti, veda di trovare la quadra, anche con le problematiche che ci sono a livello nazionale.
Io non uso volutamente un linguaggio tecnico, uso proprio un linguaggio che si possa capire. Noi comprendiamo che ci sono dei problemi di equilibri nazionali, trattative a livello nazionale che si ribaltano sulla confezione dei bilanci a livello locale e sulle ricadute che ci sono sui Comuni e sulle famiglie.
La Regione, in questo senso, può essere però forte di una volontà che ha già voluto dimostrare anche la Giunta, soprassedendo, ma di una volontà del Consiglio. Il collega Angeleri ha preparato un testo che potrebbe prevedere una migliore messa a punto. Prendiamoci un momento di tempo esaminando anche altre porzioni di documenti presentati, ma siamo di fronte ad un fatto, e concludo: le famiglie piemontesi vogliono una cosa che in maniera comunitaria il dibattito ha già espresso.
Quindi, se riusciamo a fare sintesi attraverso la sua azione, credo che lei, Assessore Cavallera, farebbe veramente un'azione di buon governo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

La notizia del nuovo piano tariffario negli ultimi due mesi ha mandato in fibrillazione le famiglie, le associazioni delle famiglie, i consorzi gli Enti gestori, i Comuni, e giustamente c'è stato un susseguirsi di informazioni, di incontri e quant'altro che hanno fatto sì che ognuno di noi fosse documentato e motivato per la discussione di oggi.
Anche il Sindaco della mia città ha pensato di produrre un'opportunità di approfondimento e ieri pomeriggio, con altri Consiglieri regionali che sono qui presenti, ho incontrato il Presidente e il Direttore del Consorzio socio-assistenziale del Cuneese, il Sindaco, l'Assessore e una delegazione di rappresentanti delle associazioni delle famiglie.
In quel momento ho capito che tutta la preparazione di cui disponevo sul tema dell'Alzheimer era insufficiente, perché comunque la situazione è drammatica nel caso dell'Alzheimer, ma non solo.
In particolare, a farmi riflettere è stata la figura di un anziano, un uomo parecchio avanti negli anni, che ha esposto a me e ad altri colleghi che sono qui presenti, la sua situazione, spiegando che lui aveva lavorato tutta la vita. La loro è quella generazione in cui, normalmente, le mogli rimanevano a casa, quindi la moglie non aveva maturato alcuna pensione, ma erano tranquilli, perché lui aveva avuto un buon lavoro ed era riuscito risparmiando sempre, non concedendosi mai nulla più del necessario, ad acquistare la casa nella quale abitavano - lei non è più in casa - ed era arrivato a percepire una pensione che oggi è di 1.600 euro mensili.
Questo signore ci ha spiegato che, fino a quando pagava circa 1.400 al mese per la quota che gli competeva per la fascia di alto livello incrementato, cioè quando la tariffa era di 45,54 euro al giorno, gli rimanevano più o meno 200-250 euro al mese per vivere, ma che, da oggi passando la tariffa a 52,22, quindi a superare nei mesi di 31 giorni i 1.600 euro, a lui non sarebbe rimasto nulla per vivere. Aveva pensato di vendere la casa, l'ha messa in vendita, ma il mercato è tale per cui una casa come la sua - la casa di un pensionato e non sicuramente un pezzo appetibile sulla Costa Azzurra o a Mentone o da altri parti - non è riuscito a venderla.
Ho pensato di dargli due suggerimenti: innanzitutto, di non vendere la casa, ma semmai la nuda proprietà, perché immaginare un uomo di quell'età che debba trovarsi un'altra allocazione è insostenibile. Poi, gli ho detto che se si fosse rivolto ai servizi sociali avrebbe potuto ottenere il contributo da parte del Comune, perché ha diritto a trattenere una quota della sua pensione che gli garantisca l'esistenza, quindi l'ho invitato a farsi fare il computo.
Lui mi ha ringraziato, ma nel momento in cui mi diceva che era terrorizzato dall'idea di fare debiti, che non aveva mai chiesto niente a nessuno e che a quell'età non si sentiva di andare a chiedere un aiuto, mi è venuta in mente l'immagine di quella coppia che non aveva mai chiesto niente a nessuno, non si era nemmeno rivolta ai servizi sociali, e un giorno ha deciso di chiudere con la vita e di andarsene.
Di situazioni come queste ce ne sono molte. Allora, Assessore, questa cosa va rivista! Non si può pensare di mettere in difficoltà delle persone che hanno lavorato tutta la vita. Naturalmente, va rivista nei tempi e nei modi che saranno necessari, ma, in primo luogo, occorre estendere a tutta la delibera la sospensione fino a fine anno, per avere il tempo di ragionare, come si dice dalle parti nostre, a bocce ferme e non rincorrere quello che già sta diventando un problema. È chiaro che se l'aumento è di due euro al giorno, è un discorso; se è di 200 euro, per un pensionato è già un altro e se è di oltre 600 euro, come nei casi dell'Alzheimer, è ancora un altro.
Quando lei, Assessore, ha accettato la proposta avanzata in primis dal nostro partito, poi sostenuta anche da altri, di ritirare, per la parte dell'Alzheimer, la delibera, poi, ha motivato, già in Commissione, la sua posizione e l'accettazione di questa nostra richiesta. Ha spiegato che sono operativi i gruppi di lavoro preliminari per la firma del nuovo patto per la salute (tra l'altro, il Piemonte è la Regione capofila sul tema dell'integrazione socio-sanitaria), che sono in corso i lavori per la redazione di un piano di azione nazionale sulle demenze e che, nell'ottica di una nuova impostazione nazionale sarebbe forse stato possibile, in particolare per l'Alzheimer, rivedere quanto in discussione prima della fine dell'anno, quindi nella moratoria di tre mesi, che è stata concessa.
Proprio perché il Piemonte è capofila su queste attività, proprio perché il Piemonte ha dimostrato e dimostra di essere sensibile a questo problema, è bene che l'Assessore su questo impegni se stesso, i suoi funzionari, la Giunta e noi come Consiglio in modo molto marcato. Infatti noi ci aspettiamo che lui non soltanto porti avanti qualche ragionamento così, per rappezzare in qualche modo la situazione. Intanto, vorremmo, come è stato detto da tutti - l'ha detto anche l'Assessore poco fa in un'intervista - che si riconosca che l'Alzheimer è una malattia, quindi vorremmo che fosse trattata come una malattia e non come una componente del sociale.
Se non si ottenesse questo riconoscimento, che comporterebbe ovviamente, a carico della sanità il 100%, penso occorra riprendere i principi contenuti in un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2008, uno degli ultimi, in allora portati avanti da Livia Turco, che poi, pochi mesi dopo, era stato revocato dall'allora Ministro Tremonti per un problema di copertura economica. Lì si immaginava una ripartizione "60 e 40", che sarebbe già molto peggiorativa rispetto a "70 e 30", ma sicuramente più sostenibile sia per le famiglie che per gli enti locali, i quali devono intervenire quando le famiglie non sono capienti, rispetto al "50 e 50" oggi ipotizzato. Ritengo utile riprendere anche quel tipo di ragionamento e, se possibile, cercare di portare a livello nazionale le riflessioni su queste basi.
Siccome, oltre alle grandi cose si possono anche fare delle piccole cose, mi sono già permesso di trasmettere in Commissione alcuni suggerimenti che mi pervengono dagli operatori presenti sul territorio e che, in parte, la dirigente, che è presente, conosce già. Però, mi si chiederà se sia opportuno, mentre discutiamo delle grosse cifre, porsi il problema di trasferire, magari, il Direttore sanitario, estrapolandolo dalla retta e garantendolo come ASL, visto che si tratta di attività attinenti alla sanità; oppure di fare coincidere la figura del geriatra con il direttore sanitario, riducendo i costi di qualche euro al giorno.
Penso che anche per quanto riguarda iniziative di modesta entità sulle questioni legate ai bassi gradi di intensità, dove le cifre in gioco si attestano all'incirca alle decine di euro al mese o ai cento euro al mese queste differenze potrebbero incidere. Ad esempio, in relazione alla differenza di minutaggio della prestazione infermieristica richiesta per l'alto livello incrementato a cui facevo riferimento prima, se un passaggio da 30 a 46 minuti/giorno, quindi 16 minuti/giorno/utente in più, venisse preso in carico dalla sanità, anziché scaricarlo sulla tariffa comporterebbe una riduzione da 104,44 euro al giorno a 98 euro al giorno.
Quindi, per l'utente sarebbe una riduzione di 3,22 euro, cioè un po' meno di 100 euro al mese.
Ogni iniziativa per affrontare alla radice il problema, cioè affrontare l'Alzheimer come malattia e non come problema sociale, oppure ogni iniziativa, pur più modesta, finalizzata a mantenere sulla sanità una parte degli oneri previsti, perché insostenibile dalla famiglia, o comunque a ridurre il possibile aumento con accorgimenti come quelli che ho segnalato che posso ripetere ben volentieri, se interpellato da parte dei funzionari - costituirebbe già un fatto utilissimo.
Poi, è necessario anche garantire l'uguaglianza di trattamento in tutta la regione.
stato affrontato per la prima volta il tema delle tariffe che verranno, di qui a 18 mesi, rese omogenee in tutto il Piemonte.
Occorre anche affrontare il problema della omogeneità dei giudizi dell'Unità di Valutazione Geriatrica. Infatti, prima, la creazione delle liste era una problematica interna, perché comunque indicava la posizione in cui si era inseriti, ma il punteggio non diventava un elemento competitivo, se non per giudicare in modo comparato tra i pazienti della stessa lista, perché appartenenti alla stessa azienda sanitaria. Adesso che siano utilizzate valutazioni diverse a seconda delle ASL, o a seconda degli enti gestori, è un fatto che può creare discriminazioni, che devono assolutamente essere evitate.
Al più presto occorrono linee guida precise, sia per l'aspetto sanitario che per la valutazione dell'aspetto sociale, che vengano applicate in modo uniforme nell'intera Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Franchino.



FRANCHINO Sara

Come Gruppo Pensionati non posso esimermi dall'intervenire in questa discussione di cui oggi, tra l'altro, rilevo toni e sfumature di grande equilibrio, forse legate alla gravità delle tematiche che stiamo affrontando. A maggior ragione, sono lieta di partecipare a questo dibattito anche a fronte di diverse proposte fattive, tese davvero ad una proposizione utile che ho sentito e colto negli interventi di chi mi ha preceduto.
Cercherò di muovermi lungo due rette, che credo siano convergenti cercando, per quanto difficile, di non richiamarmi a quanto già espresso dai colleghi, e a non cadere nella banalità di alcuni concetti, banalità che, tra l'altro, si scontra con la drammaticità delle situazioni umane che invece i malati di Alzheimer, anziani e pensionati si trovano ad affrontare, così come loro famiglie.
La prima, inevitabilmente già sentita in precedenti interventi, è relativa ad un contesto sociale che si sta evolvendo e che vede persone anziane con sempre maggior difficoltà a trovare assistenza: questo anche per una modifica demografica, per cui un inevitabile allungamento della vita fa sì che crescano anche i problemi connessi all'anzianità.
In tal senso, prima non avevo piena cognizione dei dati inquietanti che ho sentito, neanche sulla previsione del numero dei malati che vedremo da qui ai prossimi dieci/vent'anni, anche di una patologia specifica come l'Alzheimer, che devono essere inseriti in un contesto purtroppo molto più grande.
inevitabile, quindi, che una società che invecchia, che tende a vedere un calo demografico, non può che acuire problemi legati a questo invecchiamento, problemi che devono essere rivisti e affrontati in un'ottica di ridisegno complessivo di determinate politiche, e che saranno problemi che accresceranno con il tempo. Già è molto difficile; già non si riesce ad offrire risposte adeguate alle situazioni oggi contingenti, ma sarà ancora più difficile e complesso dare risposte da qui a trent'anni.
Egoisticamente, se penso al mio futuro, non oso immaginare quale sarà la situazione da qui a cinquant'anni.
In questo senso, penso sia compito del legislatore cercare di attuare politiche davvero lungimiranti, non guardando solo ad una soluzione immediata del problema, ma darsi una prospettiva, anche se è davvero complesso.
Tengo a sottolineare alcuni aspetti che mi è capitato di constatare parlando ed affrontando le problematiche di anziani e pensionati. Primo, il problema che riguarda anziani e pensionati non è solo un problema di categoria, ma di famiglie. Quasi tutte le famiglie si trovano ad affrontare queste situazioni.
Da un lato, la difficoltà, il dispiacere ed il rammarico delle persone che devono avere un'assistenza nel doverla chiedere e nel doversi rapportare con figli e familiari per chiedere loro un aiuto (spesso vorrebbero poterne fare a meno, e quindi si legge proprio una pena nel dover essere soggetti di aiuto); dall'altro, la difficoltà delle famiglie che, unitamente ad elementi intrinseci che riguardano la condizione economica che ci troviamo ad affrontare, spesso si trovano nell'impossibilità di offrire un aiuto congruo, con situazioni che riguardano sentimenti, vicinanza e parentele. Situazioni il cui termine più adatto penso sia penoso, drammatico, con un carico emotivo molto, molto forte.
Il secondo aspetto riguarda una sensibilità relativa ai diritti umani ai diritti della persona, una sensibilità che è andata a crescere e ha portato ad un'evoluzione anche nell'ambito ordinamentale, per cui negli ultimi decenni si è passati a vedere un riconoscimento pieno di alcuni diritti che prima avevano una portata programmatica e che oggi vengono sempre più tutelati e organizzati con strumenti di garanzia e sanzione come dei diritti che hanno un valore precettivo. C'è proprio stato un cambiamento anche sotto l'influenza del diritto internazionale e comunitario.
Purtroppo questa sensibilità, sviluppatasi in ambito sociale e ordinamentale, si trova a fare il conto con un calo delle risorse e con l'impossibilità di risorse che possono garantire la pena tutela di tutti questi diritti. Oggi ci rendiamo conto che ci sono moltissimi diritti e moltissime sfaccettature che riguardano la cura e l'assistenza della persona che devono essere tutelate, ma siamo chiamati e saremo sempre più chiamati a fare delle scelte.
Ebbene, credo che ci siano delle categorie al limite, degli insiemi ben stabiliti, oltre i quali non si possano operare tagli, non si possono portare avanti delle scelte, relativamente alle quali bisogna garantire piena tutela. Uno di questi insiemi è relativo a determinati malati, malati gravi, malati che hanno una patologia degenerativa, malati verso cui la società non può che essere solidarietà. Inevitabilmente, i malati di Alzheimer rientrano in questo novero.
Penso sia fondamentale, nel reimpostare quella che sarà la società e la riforma di società e di servizi che andremo a garantire nei prossimi anni aver ben presente quali sono i settori dove si possono comprimere gli sprechi e quali sono invece i diritti incomprimibili che, anche laddove si devono fare scelte di riduzione, non possono essere toccati.
In tal senso spero che l'Assessore - cui mi rivolgo, ma lo faccio con un augurio, perché sono assolutamente convinta che anche in lui sia forte la sensibilità che oggi il Consiglio ha dimostrato verso questo problema si faccia interlocutore a Roma nel trasmettere forte, con enfasi e con utilità anche di risultato, le istanze che sono emerse, affinché a queste persone si possa garantire una forma di assistenza. Non mi soffermerei tanto sulla questione formale - trattasi di servizio sanitario o di servizio assistenziale - perché l'importante è che lo Stato consenta di agevolare le famiglie, contribuendo all'assistenza dei malati di Alzheimer in misura superiore a quella attuale, perché c'è un problema che riguarda queste persone, ma anche la società, così come vogliamo disegnarla.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Non posso, essendo uno dei firmatari di questa revoca di delibera, non fare almeno un piccolo richiamo.
Condivido quanto è stato detto. Non voglio esaminare punto per punto però non è questo il momento di alzare il budget, ossia l'aumento di spesa per questi malati di Alzheimer. Conosco alcuni malati di Alzheimer del mio paese. A volte, noi che siamo in piena salute non ci rendiamo conto di chi sta soffrendo, di chi è ammalato, di cosa ha bisogno! In questo caso conosco gente giovane, sui 35/40 anni, che hanno i genitori che percepiscono una pensione di 550/600 euro al mese. E con un elevamento di più di 700 euro al mese, non so chi potrà far fronte a questa spesa.
Dico che dovere di noi che siamo eletti è, prima di tutto, aiutare chi ha più bisogno, gli indifesi, coloro che non sono autosufficienti. Non come questo aumento dell'IRPEF, che mi è venuto in mente mentre sto parlando.
Non riesco a capire: qui aumentiamo chi fattura di meno, chi fattura di più diminuiamo. Qui aiutiamo i vecchi e no i poveri. Noi dobbiamo andare incontro a quelli più poveri e a quelli che hanno più bisogno. Allora, io dico: non facciamolo questo aumento. Siamo una Paese civile, dobbiamo aiutare coloro che ho ricordato prima, gli indifesi. Aiutare chi è in difficoltà.
Caro Assessore, capisco che siamo in estrema difficoltà, che ci arrampichiamo sui vetri per far fronte alle difficoltà finanziarie, per aumentiamo altre spese, altri capitoli, ma non aumentiamo questo.
Chiedo prima di tutto di revocare queste deliberazioni e ne sono convinto. Chiedo un confronto ragionato, adottando più sensibilità nei confronti di questi ammalati di Alzheimer. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Negro.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Intervengo brevissimamente, per dire che l'ordine del giorno n. 985, da noi presentato il 27 marzo 2013, che è stato giustamente richiamato e assemblato, non è assolutamente più attuale, quindi è da ritenersi ritirato.
Per quanto riguarda la discussione che da circa due mesi si sta svolgendo in Aula, intervenendo alla fine o quasi alla fine, mi sembra di capire che ci sia un unanime coro di coloro che, da più parti, chiedono all'Assessore di fare qualcosa.
Mi sembra anche di capire, non perché voglia anticipare la replica dell'Assessore, che l'Assessore o non può o non vuole fare niente di più di quello che in IV Commissione ha concesso relativamente ai malati di Alzheimer.
Allora, sia in un caso, che non possa, sia nell'altro caso, che non voglia, chiedo che nella sua replica, Assessore, spieghi meglio quali sono le motivazioni.
Perché, atteso che occorra risolvere questo problema, e atteso che la Regione non voglia o non possa (ce lo spiegherà lui meglio, se non pu soltanto o se non può e non vuole, quali sono i motivi), comunque la Regione non può o non vuole fare niente di più, ma occorrerà comunque fare qualcosa.
Allora, se non possiamo chiedere, o possiamo anche legittimamente farlo, sicuramente mi unisco al coro di quanti l'hanno richiesto, la revoca di una deliberazione che non sarà revocata, vediamo, comunque, di non perdere tempo, di non aver perso tempo e di individuare che cosa si pu fare, compreso la possibile unità di intenti e di sforzi da parte delle varie Istituzioni (non per ultimi i Comuni) presso il Governo che non abbiamo capito ancora se c'è o non c'è - sicuramente ancora c'è, ma non sappiamo per quanto ancora ci sarà - affinché lo Stato, come diceva chi mi ha preceduto, possa farsi carico in modo dignitoso di bisogni veramente essenziali per una fascia di utenza, di pazienti e di malati che non pu essere dimenticata.
Quindi, un invito affinché nella replica l'Assessore ci spieghi quelle motivazioni e ci suggerisca anche quello che, secondo lui, tutti insieme con le altre Istituzioni interessate - leggasi Comuni - si può fare presso il Governo/Stato.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Buquicchio.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Assessore Cavallera, non torno su molte questioni che sono state sollevate dai colleghi che mi hanno preceduto, se non per dire una cosa che è questa: la deliberazione della quale noi chiediamo la revoca, che non affronta soltanto il problema delle tariffe per i malati di Alzheimer, ma delle tariffe per tutti coloro che vengono ospitati in una struttura per anziani, è odiosa Perché uso un termine così pesante? È odiosa perché scarica sulle persone e sulle famiglie i costi di un riequilibrio, e non è vero che voi per questa via riducete le liste d'attesa, perché questa è l'altra cosa che abbiamo raccontato in questi giorni, dopo il 3 agosto, a molte famiglie piemontesi che hanno invece un problema drammatico, un anziano in lista d'attesa che ha, ovviamente, il diritto esigibile di essere ricoverato.
Perché voi non riducete le liste d'attesa? Vorrei che su questo lei mi rispondesse, Assessore Cavallera. Perché l'impressione o, meglio, la convinzione è che i minori costi che graveranno sul sistema sanitario e che voi spostate sulle famiglie, caricando la quota della retta a carico delle famiglie, verranno utilizzati da questa Regione e dal suo Assessorato non per ridurre le liste d'attesa, ma per contenere la spesa sanitaria.
Quella spesa sanitaria - lo ricordava forse poco fa il collega Boeti che il suo predecessore, in quest'Aula ci raccontò che andava riorganizzata ve lo ricordate? - per liberare risorse che in quell'occasione vennero quantificate - una cifra perfino iperbolica - per finanziare le politiche sociali.
Qui capita invece il contrario.
Capita che il nuovo sistema tariffario scarichi i costi sugli anziani e sulle loro famiglie e le liste d'attesa non si riducono e, se si riducono Assessore Cavallera, è perché renderete l'accesso più rigido, perché i criteri che avete individuato sono tali da ridurle, e non perché la gente ha un posto nella casa di riposo, ma semplicemente perché voi eliminate il requisito.
Così non funziona. Non funziona, perché noi, forse, alla fine di questo processo, in Piemonte avremo liste di attesa meno lunghe, ma non perch abbiamo consentito nuove convenzioni aumentando la platea di quegli anziani che avranno la possibilità di accedere ad una struttura, ma perché abbiamo eliminato la possibilità di accedere ad una struttura per anziani.
Il fatto è, Cavallera - non devo dirlo a lei che, almeno su questo punto, penso sia d'accordo con noi - che le famiglie e i Comuni non ce la fanno più. Perché, colleghi, questo è il punto. Il punto è che noi, per come la si giri, da una questione non possiamo prescindere. La questione dalla quale non possiamo prescindere è questa: le famiglie hanno raggiunto il limite e i Comuni non sono un'alternativa, perché non possono intervenire! Non so chi lo ricordava.
Ora, mi lasci dire, Cavallera, che ci sono tutte le cose che lei dirà nelle sue conclusioni. Tutte ci saranno, ma è singolare però che una maggioranza come la vostra, che addirittura si è spinta fino al punto di aprire strumentalmente una crisi di governo in ragione dell'esigenza di ridurre la pressione fiscale, non si ponga qui il problema di impedire un aumento delle tariffe a carico delle famiglie.
Le due cose non stanno insieme, perché se è legittimo sostenere che la crisi sta scaricando sulle famiglie che ospitano in casa una persona anziana tutta una serie di costi (non li devo ricordare io ai colleghi Consiglieri: posti di lavoro, tariffe, ecc.), si aggiunge anche la tariffa dell'anziano che va in una struttura o in una casa di riposo.
Ora, colleghi della maggioranza, qual è il problema che chiama in causa, non soltanto le nostre responsabilità, ma anche quelle del Governo nazionale, se c'è ancora un Governo, comunque il nuovo Governo, ammesso che non si vada ad elezioni politiche anticipate? La questione che chiama in causa noi è il fatto che viviamo una situazione - non devo ripeterlo io - in cui sarebbero necessarie maggiori politiche sociali. È in questo momento che noi avvertiamo, ma soprattutto le famiglie avvertono l'esigenza di avere uno Stato che le accompagni.
Altro che farsi carico! Farsi carico un corno! Noi diciamo, per una serie di ragioni che non capisco e non condivido: "Fatevene carico da soli", e questo non è accettabile! Non è accettabile in questa situazione, perché rischiamo (uso una parola grossa) una rottura di quel patto sociale che tiene insieme i cittadini e lo Stato.
Guardate che in una società come la nostra, che non è più in grado di farsi carico di questi problemi, dove una classe dirigente non è capace di assumersi questa responsabilità, è evidente che l'elemento della rottura è sempre presente.
Abbiamo approvato, all'unanimità del Consiglio regionale, una mozione riguardante i pazienti affetti da autismo. Mi auguro che l'Assessore Cavallera trasformi questa mozione in provvedimenti concreti, dia seguito a quella convenzione sottoscritta tra Stato e Regioni, perché questo è un altro capitolo di una vicenda che richiede una presenza della politica regionale più organica, rispetto a quella attuata finora.
Il collega Rostagno ha portato un esempio, ed è esattamente così.
esattamente così, collega Rostagno! C'è una generazione di persone anziane che sono andate in pensione negli anni Settanta e Ottanta, che hanno - per una serie di motivi, per come funzionava allora il sistema delle pensioni in Italia - una pensione dignitosa; non altissima, ma dignitosa.
Quando sorge il problema per queste famiglie? Esattamente quando queste famiglie diventano non autosufficienti: lì si apre il problema.
Anch'io ho incontrato persone che mi hanno detto: "Ho tenuto da parte 20 mila euro, che sono il frutto di un sacrificio durato una vita, la liquidazione che si prendeva allora più qualche risparmio, perché se mi capita di andare in una casa di riposo, con le rette ai livelli attuali" e noi oggi spostiamo ancora la tariffa a carico delle famiglie - "quei soldi mi bastano per un po' di tempo e poi non ce la faccio più. Non ce la faccio più!".
E allora, se è così - e su quest'analisi non possiamo non convenire perché è la fotografia della situazione del Piemonte e dell'Italia (in Piemonte e in altre Regioni c'è l'aggravante del fatto che cresce in maniera esponenziale il numero delle persone anziane) - davvero possiamo pensare che una famiglia che ospita un malato di Alzheimer possa sopportare un aumento di 500 o 600 euro al mese? Penso sia una cosa fuori dal mondo! Chi ha pensato una cosa del genere secondo me vive in un altro mondo! Poi, francamente, se non è considerata una malattia l'Alzheimer, non so! una malattia terribile, perché spersonalizza, non si hanno più relazioni sociali. Il familiare vive un incubo, e a quell'incubo se ne aggiunge un altro: il fatto che noi, con lui, siamo particolarmente severi e cattivi.
Allora, Presidente, e concludo, sono d'accordo che dobbiamo raggiungere un'intesa, però qui non servono mozioni che dicano "Siamo d'accordo", qui servono atti di governo! Pertanto, Assessore Cavallera, per quanto ci riguarda, accanto alla sospensione dell'aumento delle tariffe per i malati di Alzheimer fino al 31/12/2013, per la quale ci siamo battuti, chiedendo che venga estesa anche al prossimo anno, la condizione che poniamo è di revocare o sospendere la deliberazione, altrimenti i nostri ragionamenti non servono a niente.
Se questa è l'analisi che facciamo, la conseguenza diretta è che tutti noi, insieme, dobbiamo cercare di essere conseguenti e l'atto conseguente da questo punto di vista, è la sospensione o la revoca della deliberazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve, perché molto è già stato detto e, più che altro, aspettiamo tutti la risposta dell'Assessore Cavallera.
Qualche settimana fa abbiamo avuto una Commissione di fuoco: siamo riusciti ad arrivare alla moratoria (quindi non sospensione, ma sospensione temporanea, non definitiva) fino al 31 dicembre, dell'aumento delle rette riguardanti i centri diurni per Alzheimer, che siano integrati o autonomi e per i NAT, i Nuclei Alzheimer Temporanei. Pertanto, tutto quello che riguarda l'aumento delle rette, che era più cospicuo, e tutto quello che riguarda i malati, gli affetti dalla patologia di Alzheimer.
Come hanno affermato i miei colleghi precedentemente - alcuni sono doppiamente colleghi, poiché medici - l'Alzheimer è una patologia, una malattia.
L'aumento delle rette, (parliamo addirittura di 600 euro al mese) è qualcosa di inaccettabile, incomprensibile, inaccoglibile, non ricevibile Assessore Cavallera.
Molti Consiglieri le hanno detto che una delibera di questo genere è un errore - e lo dico anche se curiosamente sia l'Assessore sia il Direttore sono entrambi al telefono, e questo è anche un segnale dell'attenzione che si dà al dibattito politico - almeno per la parte relativa all'Alzheimer.
Infatti state cercando di correre ai ripari parlando di una moratoria fino a dicembre e sperando che da Roma arrivi qualche direttiva che aiuti le Regioni in difficoltà economica.
Non è che noi non vogliamo riconoscere le difficoltà economiche della Regione Piemonte, ci mancherebbe: la difficoltà economica dell'Italia dello Stato italiano, dal punto di vista del bilancio, è nota a tutti.
Chiunque legga i giornali o approfondisca un po' le tematiche macroeconomiche del nostro Paese e le nostre posizioni in Europa, sa benissimo che c'è una situazione economica difficile. Però, molti autorevoli economisti, ma anche opinionisti, giornalisti e quant'altro (anche politici, ma vorrei metterli all'ultimo livello dell'autorevolezza delle fonti, includendo me stesso, ovviamente) dicono che i soldi ci sono o ci sarebbero. Si tratta di fare delle scelte politiche.
Affrontando questo dibattito sono in difficoltà - mi succede spesso all'interno di questo Consiglio - soprattutto se faccio riferimento al quadro della politica nazionale. Non voglio fare un discorso semplice e banalizzante, ma quando mi ritrovo una minoranza che a Torino rappresenta l'opposizione, mentre a Roma è alleata con la maggioranza, quindi qui litigano e si dividono sulla ricerca delle risorse, a me verrebbe da dire: "Santi numi, a Roma cercate di trovare quelle risorse in più!".
Assessore Cavallera, lei magari penserà (lo intravedo nel suo sorriso) che non si sa quanto durerà ancora il Governo, però ad oggi un Governo c'è e dentro la sua compagine ha dei partiti che si chiamano PdL o Forza Italia e Partito Democratico.
Il Partito Democratico è la principale componente di questo Governo quindi vi si faccia riferimento. Noi, come sapete benissimo, a Roma contiamo pochissimo, forse un po' più di quanto contiamo qui in Regione come componente, ma si faccia riferimento al Ministro Beatrice Lorenzin, al Ministero e si chiedano più risorse.
L'Assessore Cavallera ha individuato l'Alzheimer come una problematica seria, il fatto di aver accolto la richiesta delle opposizioni di sospendere la parte della delibera sull'Alzheimer, non è un atto che capita tutti i giorni. Mi sembrava quasi che ci fosse, ancora prima della seduta della Commissione, la sua volontà di sospendere.
Noi le siamo venuti quasi incontro, nel senso che questa parte della delibera forse era più frutto di un errore tecnico, di una valutazione anche politica sbagliata e voi l'avete accolta senza opporre troppa resistenza. Mi auguro che non sia veramente l'opposto, che non si dia una sospensione di tre mesi e poi, tra tre mesi, si venga a dire: a Roma hanno fatto una legge di stabilità per cui non hanno aumentato abbastanza le tasse come una parte della compagine governativa vorrebbe fare, quindi non possiamo trovare le risorse.
Le risorse, Assessore Cavallera, ci sono. Ci sono, in questa Regione se si vanno ad addebitare gli sprechi che ci sono nella sanità. A tal proposito, c'è una Commissione di indagine presieduta da un Consigliere di opposizione che sta cercando di portare alla luce tutte le problematiche della sanità prodotte in questi tre anni, quindi senza portarci dietro le responsabilità che prima si citava. Chi citava Ghigo nel 2004, chi la Bresso con i suoi Assessori alla sanità che non hanno messo sotto controllo la spesa sanitaria.
Io, invece, vorrei attribuire a lei e alla sua Giunta le responsabilità di questi ultimi tre anni, del pasticcio delle Federazioni sanitarie e del fatto che, comunque, non si sia riusciti a centralizzare nulla della spesa sanitaria. Spese su cui ancora oggi, in questi ultimi anni che ci separano dalle prossime elezioni, potremmo incidere per risparmiare soldi e immettere qualcosa di consistente sul socio-assistenziale ma, in particolare modo, per permettere di riconoscere l'Alzheimer come una patologia che deve essere coperta al 100% dalla quota sanitaria.
Questo è il messaggio politico che deve passare a Roma. Ovviamente chi meglio del partito che lei rappresenta a Roma e il Partito Democratico possono fare presso il Governo Letta (finché dura). Noi faremo la nostra parte e proveremo a farlo.
Anche qui, non possiamo esimerci da svolgere il nostro ruolo. Non voglio farla lunga, non voglio fare politica sulle spalle delle famiglie che soffrono e hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Ho esercitato per alcuni anni la funzione di medico di famiglia, medico di base, e ho vissuto in prima persona le difficoltà. Si tratta veramente di emergenza sociale.
Se di fronte ad una problematica sanitaria un medico si ingegna, studia legge prova a valutare degli esami, fare una diagnosi alternativa, sentire un collega, sulle emergenze sociali eravamo veramente in difficoltà. Mi rivolgo anche a tutte le sentinelle del disagio sociale del territorio quindi non solo gli assistenti sociali, ma anche i medici di famiglia e tutti quelli che danno assistenza sociale sul territorio. A questi bisogna dare risposte, alle famiglie, perché non si può scaricare su di loro il costo e alla famosa volontà di ridurre le liste di attesa.
Questa situazione è un'arma a doppio taglio. Lo sappiamo tutti, mi spiace ripeterlo, ma le famiglie che poi non ricevono un posto letto per l'anziano che deve essere assistito, ogni tanto magari ricorrono ai cosiddetti ricoveri di sollievo, nel senso che vanno in Pronto Soccorso e provano a far ricoverare l'anziano una settimana, dieci giorni, quello che si riesce, nel reparto di medicina interna per cercare di sopravvivere.
anche difficile, da un punto di vista dello stress psico-fisico e psicologico accudire giorno e notte una persona con la patologie di Alzheimer o qualunque altra disabilità o patologia invalidante notevole.
Chiudo occupando meno del tempo che mi spetta, proprio perché non bisogna fare troppe parole. Spero che l'Assessore Cavallera ci dica qualcosa di nuovo, ci rassicuri e che da Roma arrivino presto quelle risorse che io dico esserci. Basta fare le scelte giuste per il bene del Paese, ve ne potrei fare migliaia con anche ordini del giorno e mozioni che abbiamo presentato a Roma, ma non li voglio fare oggi, sarà oggetto di dibattito un'altra volta, in un'altra sede.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Anch'io sarò più breve del tempo che mi è concesso. All'interno della discussione in Commissione non ho fatto un intervento diretto, ma condividevo la discussione e la tendenza, che mano a mano si andava intravedendo, di una sospensione di questa delibera di cui anch'io sono stato soddisfatto, ovviamente temporaneamente.
A questo punto, condividendo buona parte delle analisi dal punto di vista della gravità della situazione in senso lato e della particolarità della situazione, in senso molto più particolare per quanto riguarda le questioni legate ai malati di Alzheimer, già ricordate all'inizio da alcuni interventi, che rappresentano e rappresenteranno un'emergenza sempre maggiore.
Alcuni dati sono stati riportati. Ho letto, per quel poco che posso essere competente in materia, alcune agenzie, alcune notizie molto recenti.
Secondo un'analisi di alcune statistiche, nel 2030 arriveremo con 65 milioni di persone, a livello mondiale, che soffriranno di questo tipo di problematica/patologia. La sua definizione deve essere ancora ben chiarita e anche su questo la discussione è stata ampia, ma davvero diventa una emergenza primaria, non l'unica né a livello nazionale né a livello regionale.
Le occasioni, come questa, di poter discutere, sviscerare i problemi e porre all'interno della discussione tutte le prese di posizione, le visioni politiche, i punti di vista dei singoli Consiglieri, delle singole forze politiche, sono molto importanti ma, chiaramente, solo se finalizzate e rese funzionali da atti di indirizzo che devono essere strettamente seguiti da un certo tipo di pratica e un certo tipo di conseguenza di tipo normativo-deliberativo in tal senso.
Di fatto, oltre agli atti che sono stati collegati d'ufficio alla discussione, stiamo focalizzando l'attenzione su una mozione molto articolata che è stata presentata dai Gruppi di opposizione. Un atto presentato dalla maggioranza, partendo da presupposti comuni, che non potrebbe essere altrimenti, come non potrebbe essere altrimenti rispetto alla situazione molto critica, ma che andranno, e andrebbero, approvati separatamente o, se saranno approvati, ad indicare delle responsabilità e degli indirizzi su livelli diversi. Più su livello regionale rispetto alle decisioni della Giunta a quello delle opposizioni, chiaramente quello di maggioranza più su quelli che possono essere dei livelli nazionali intesi come pressione da parte del livello regionale su livello nazionale.
Credo sia argomento che possa essere collegato, ma in questo dibattito non è stato tirato fuori questa ulteriore situazione che, dal mio punto funge da sorgente rispetto alle problematiche attuali, ma soprattutto a quelle future, che riguarderanno le politiche sociali, lo stato sociale. Lo scorso anno è stata apportata una modifica alla Carta costituzionale - che è la nostra base legislativa - rispetto ad una richiesta dell'Unione Europea di inserire il cosiddetto "pareggio di bilancio", che di fatto (pu essere criticabile o meno, ciascuno può avere la propria posizione), non a detta del sottoscritto, che non ha le competenze adatte, ma a detta di osservatori ed eminenti costituzionalisti, comporterà grosse problematiche per il futuro, a partire dal 1° gennaio 2014, per quanto riguarda i finanziamenti e le risorse da utilizzarsi sul territorio (a cascata, dai vari enti e livelli istituzionali) sullo stato sociale e sulle politiche sociali.
Entrambe le mozioni, pur non potendo decidere che cosa succede in altri "lidi istituzionali", non hanno ritenuto di parlare di questa ulteriore modifica, che è passata sotto il silenzio anche della maggior parte dei media, nonostante sia strutturale rispetto a quella che è la nostra base legislativa a livello nazionale; non c'è stata neanche la volontà di discuterne successivamente a livello di società civile e di cittadinanza.
Di fatto, le forze politiche più grandi che in questo momento, stante la situazione precaria, reggono ancora il Governo nazionale, non si sono poste il problema di valutare la questione, ma hanno avallato una richiesta del livello superiore europeo senza andare a verificarne le conseguenze che magari oggi non prevediamo (o che prevediamo solo in parte), ma che fra qualche mese toccheremo da vicino tutti noi cittadini (oltre ad essere rappresentanti istituzionali siamo cittadini); conseguenze che sicuramente renderanno questo tipo di discussione, se ci saremo noi o se ci saranno altri rappresentanti in questo consesso, molto più critica, perché partirà da una situazione molto più grave.
Non ho ritenuto di sottoscrivere le due mozioni, che peraltro condivido nelle premesse, in quanto credo che sia importante - è un invito che rivolgo ai primi firmatari - inserire anche una trasmissione di volontà a livello nazionale rispetto a questa inopportunità di un cambiamento così radicale dei principi costituzionali, in particolare all'articolo 81, che disciplina questo fantomatico pareggio di bilancio, che porterà (non lo dico io, ma eminenti osservatori) evidenti problematiche soprattutto a livello di politiche sociali.
Mi sono quindi permesso di redigere qualche riga a integrazione delle eventuali mozioni che andremo a votare. Chiaramente, attendiamo anche una risposta nel merito da parte dell'Assessore, ma è chiaro che nel momento in cui si va ad affrontare un argomento e, forse volutamente o forse in buonafede, si ha un paraocchi rispetto a scelte che non sono state prese da noi ma che, di fatto, danneggeranno questo settore a tutti i livelli ritengo di non poter dare l'avallo a questo tipo di politiche, pur condividendo quello che è emerso da questo consenso, che purtroppo molte volte non viene poi attuato nel concreto dai livelli governativi.
Un settore come quello del sociale, legato in particolare alla malattia Alzheimer, ma anche a tutto il settore delle politiche sociali e del socio sanitario, dovrebbe sempre essere "primario" rispetto a qualsiasi tipo di politica. A mio avviso, rappresenta anche un metro per misurare la civiltà di un Ente e di una Amministrazione.
Concludo, attendendo ovviamente una risposta alla mia richiesta di piccola modifica, e mi associo alla richiesta unanime di ricevere una risposta certa anche da parte dell'Assessore.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Cos'altro aggiungere? Assessore, mi chiedo quali saranno le ragioni che porteranno il suo operato ad essere ricordato.
Devo dire, sinceramente, che faccio grossa fatica a rispondermi, e glielo dico con estrema sincerità.
Se lei avesse avuto un po' di coraggio - coraggio amministrativo avrebbe dovuto prendere in esame l'unico grosso punto, che è quello che riguarda la spesa farmaceutica.
Assessore, se lei prende tutti i parametri - ma intendo proprio tutti e li confronta con quelli degli altri Paesi europei, in qualsiasi ambito e con qualsiasi tipo di ricerca li voglia confrontare, troverà che la nostra spesa nell'ambito farmaceutico supera il 20% della spesa complessiva sanitaria.
Rispetto alla spesa di altri Paesi, invece di chiedersi per quale ragione in Italia, e soprattutto in Piemonte, si ha una così rilevante spesa, cosa fa? Non se ne avvede, non vede. Non si chiede se è il caso di contenerla.
Caro Assessore, in tutti gli altri Paesi d'Europa la spesa farmaceutica risulta ben al di sotto del 15% della spesa complessiva. In pratica continuiamo ad alimentare l'industria farmaceutica, sprecando, senza chiederci se, in questo specifico caso, contenendo quella spesa, avremmo potuto evitare di ridurre quello che è il costo per i non autosufficienti per esempio. Lei non se lo è chiesto.
D'altro canto, Assessore, la vedo così distratto, quasi in difficoltà nel recepire questo messaggio, che mi chiedo come mai. Nel momento in cui i cittadini piemontesi verranno a conoscenza di questo fatto lei dovrà chiedere asilo altrove, caro Assessore! Perché lo ritengo veramente un atto di inciviltà.
Lei taglia sui non autosufficienti e si dimentica di contenere centinaia di milioni: sono almeno 300 i milioni che si dimentica; quindi non un taglio, ma uno spreco! Se vuole le ricordo ancora qualche dato: mediamente, in Europa il 70% sono farmaci di provenienza "generici" cosiddetti, mentre in Italia è solo il 15%, tutti gli altri sono brand cioè vengono strapagati avendo lo stesso effetto.
Assessore, perché si sottrae di fronte a dati così inequivocabili?



(Brusìo in aula)



CURSIO Luigi

Capisco che non le interessi, Assessore, me ne rendo conto, ormai ho la consapevolezza di questo. Però le chiedo almeno formalmente, in questi pochi minuti che mi sono concessi, di prestare attenzione, così ho la percezione che mi ha ascoltato (almeno posso dire: "Mi ha ascoltato").
Vorrei convincermi che abbia anche ben compreso ciò che dico.
Ora mi chiedo: perché lei taglia in un settore e non in un altro? Oltre tutto lei non taglia in un settore ove sarebbe obbligato a tagliare, in quanto vi è un'evidenza di spreco. Ripeto: 300 milioni sull'intera somma complessiva di 1,7 miliardi.
Invece va a tagliare dove? Dove evidentemente le fa più comodo, dove evidentemente la voce di chi non potrà alzarsi forte, le fa comodo andare a tagliare in quell'ambito e non in altri ambiti. Ha qualche difficoltà ad andare a tagliare nell'ambito farmaceutico? Teme i poteri forti? Ce lo dica, così almeno sappiamo e sappiamo anche comportarci in futuro.
Assessore, lei è un politico di lungo corso, ormai cosa può perdere? Faccia un atto di coraggio: tagli dei costi che sono sprechi e li potrà utilizzare in altri ambiti.
Cosa le costa? Mi dica cosa le costa!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Sono le 17.30 ed eravamo convocati fino alle 17, ma poiché avevamo preso l'impegno di arrivare fino alle 17.30 con la sessione straordinaria propongo all'Aula, visto che c'è anche un ordine del giorno e una mozione di dedicare tutto il tempo che serve a questo Consiglio straordinario ritenendo annullata la convocazione della parte ordinaria, per incominciare la riunione dei Capigruppo alle 18.30 o qualora dovesse finire prima il Consiglio.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

L'Aula acconsente, quindi la seduta ordinaria che doveva riprendere alle ore 17 è annullata.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Ovviamente le cose da dire sono tantissime. Cercherò di procedere in un modo il più ordinato possibile e naturalmente senz'altro qualche puntualizzazione potrebbe non essere esposta.
Naturalmente di questi argomenti ne abbiamo parlato e ne possiamo parlare anche in Commissione, come stiamo facendo sulle varie materie di competenza della IV Commissione.
Per prima cosa vorrei sottolineare quello che è l'impegno della Regione Piemonte sotto questo profilo e anche sotto il profilo del sostegno delle politiche sociali nella nostra Regione, cominciando a sottolineare un finanziamento che a volte dimentichiamo, perché lo diamo per scontato, ma che a mio avviso in questi anni ha sostenuto e sostiene proprio l'integrazione socio-sanitaria. Sono quei 100 milioni che sono stanziati sotto la voce propria o impropria dei cosiddetti "extra LEA", sui quali si sta lavorando proprio per riorientarli nella direzione dell'integrazione socio-sanitaria in modo più efficace.
Una domanda era stata posta, e apro e chiudo la parentesi: come mai non sono ancora stati ripartiti i fondi che sono stati arrotondati nell'assestamento di bilancio che complessivamente fanno parte di questa ripartizione? Noi, immediatamente dopo la pubblicazione della legge di assestamento di bilancio, a fine agosto, abbiamo interpellato gli interlocutori dei Comuni e coloro che sono i referenti di questo dialogo assistenziale, che vede la Regione dialogare con gli Enti locali. Quando ci hanno mandato l'adesione ai criteri che avevamo proposto, abbiamo preparato le deliberazioni. Queste andranno in Giunta la prossima settimana.
Sotto questo profilo, anticipiamo il termine dello scorso anno perch se non sbaglio, eravamo andati a novembre. Quindi, questo è il sistema che vige per una concatenazione di condizioni.
Non dimentichiamo che, ad esempio, il Fondo Sanitario Nazionale per il 2013 non è ancora stato ripartito. Poi quando uno vuole fare dell'ironia l'ironia può valere a tutti i livelli.
Noi stiamo lavorando e io, al di là di ogni scadenza nazionale, cerco di imprimere agli Uffici, sia della Sanità che dei Servizi Sociali, il rispetto in via autonoma di quelle che sono le tempistiche per approvare i documenti contabili, perché tutte le nostre politiche dovrebbero basarsi, e io credo che si debbano basare, e si basano, sulla certezza di quelli che sono i conti di cui stiamo parlando.
Per quanto riguarda la sanità, entro l'anno dovremmo chiudere i consuntivi delle ASL del 2012 e entro aprile (termine canonico) dovremmo chiudere i consuntivi del 2013.
Nota bene: in precedenza i consuntivi vennero chiusi due-tre anni dopo basta leggere le relazioni annuali della Corte dei Conti. Sotto questo profilo è più difficile, nel momento in cui si segue una tempistica certa e breve, evitare i famosi buchi, che dopo anni si scoprono e che sono - li cito solo a titolo di cronaca - alla base dell'essere inseriti nell'elenco delle Regioni osservate e sotto controllo. Nel caso particolare, in questo momento siamo noi e la Puglia, a fianco delle Regioni commissariate, che sono sei o sette e che tutti conosciamo.
Quindi, essendo osservati come Regione, noi abbiamo rivisitato nel corso di quest'anno tutte quelle che sono le applicazioni dei cosiddetti LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
Penso che non faccia piacere a nessuno andare a rivedere le varie contribuzioni del servizio sanitario nel campo socio-sanitarie e riportarle a quelle che sono le normative vigenti.
un'operazione che personalmente avrei preferito che fosse proposta a qualcun altro della Giunta, ma fintanto che sono Assessore con questa competenza - e questo lo dico al collega che prima ricordava l'operatore dell'amministratore in carica - ho questa responsabilità e devo agire di conseguenza.
Oggi vigono i LEA del 2001 e l'interpretazione del Tavolo che ci controlla produce le decisioni che noi abbiamo adottato.
Altra cosa è invece rendersi conto e condividere come quello che tantissimi colleghi hanno sottolineato, di cui sono assolutamente convinto che risalendo la normativa LEA al 2001, oggi siamo nel 2013 ed è cambiata la composizione dal punto di vista dell'invecchiamento e della composizione della popolazione.
Dal punto di vista dell'invecchiamento, sono cresciute patologie di tipo diverso, molto più penalizzanti e invalidanti, soprattutto in determinate condizioni. Quei LEA, nel 2001, hanno guidato l'integrazione socio-sanitaria e hanno dato origine agli interventi congiunti e integrati laddove le Regioni hanno costituito questi servizi integrati, perché il panorama nazionale è molto frastagliato.
Adesso, ci siamo posti l'obiettivo di procedere a delle modifiche.
Questo ce lo siamo posti noi come Regione Piemonte, e le altre Regioni? Voi dovete sapete che noi, come Assessori alla sanità e ai servizi sociali, sostanzialmente, ci incontriamo quasi tutte le settimane. In quella sede, abbiamo constatato che siamo agli sgoccioli del precedente patto della salute, infatti si sta predisponendo il nuovo patto della salute per il periodo 2014-2017.
Ebbene, alla Regione Liguria compete il coordinamento dei servizi sociali nell'ambito della Conferenza delle Regioni, ma anche noi, proprio per l'antica tradizione di attenzione a queste tematiche della nostra Regione - ricordo tutta l'integrazione socio-sanitaria negli anni '80 prima della legge n. 142, che, poi, sostanzialmente ha trasferito ai Comuni le competenze dell'assistenza sociale - ma anche per impellenza dei problemi - non facciamo come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia all'interno del coordinamento della sanità delle Regioni abbiamo posto la problematica del socio-sanitario. Tant'è che, essendoci divisi un po' i compiti tra le varie Regioni, abbiamo anche rimediato l'incarico di coordinare il Gruppo di lavoro socio-sanitario, proprio per identificare i nuovi LEA, il raccordo con l'assistenza e così via.
Questo lavoro sta proseguendo; infatti, anche questa settimana ci sarà un incontro per elaborare la proposta definitiva. Ahimè, la controparte governativa vive una situazione critica; comunque, eventualmente, ad un Governo ne subentrerà un altro. In ogni caso, quando le Regioni nel loro complesso elaborano una linea, questa viene comunque portata avanti.
Sotto questo profilo, preciso che le deliberazioni di cui si parla sostanzialmente, si basano, nell'integrazione socio-assistenziale, sul generalizzato equilibrio del "50 e 50": 50% in capo alla sanità (quindi alle varie ASL, che corrispondono, a fronte di un ricovero, la quota sanitaria) e 50% a carico dell'interessato o, in difetto di capienza di reddito, ai servizi socio-assistenziali che sono gestiti dai Comuni, o dai consorzi socio-assistenziali, che, peraltro, sono aiutati dalla Regione Piemonte in modo sostanziale con quegli stanziamenti di cui si diceva prima. Di questa somma si farà la ripartizione tra i vari consorzi socio assistenziali e i vari Comuni a gestione diretta, ritengo nella prossima seduta . Naturalmente, potete stare certi che il sottoscritto, nei confronti anche dell'Assessorato al bilancio, è a premere per preordinare i pagamenti in tempi anche rapidi.
Questa è la realtà. Cioè, oggi, dobbiamo agire sulla base delle normative vigenti, ma non ritenendole più adeguate tutte le Regioni stanno lavorando in tal senso.
Quello che sto dicendo non si verifica solo in Regione Piemonte, ma sostanzialmente, nelle varie Regioni, con la differenza che non escludo che le Regioni senza il piano di rientro, magari, abbiano delle normative più favorevoli. Naturalmente, questo rientra nell'ambito della discrezionalità di quelle Regioni prive dei vincoli del piano di rientro.
Però, abbiamo inoltre il forte impegno di mantenere quel famoso stanziamento di 100 milioni, cosiddetto "extra LEA", anche se, in qualche modo, verrà riarticolato attraverso una gestione integrata con la sanità naturalmente coinvolgendo la nostra direzione dei servizi sociali.
A questo proposito, la deliberazione di cui parliamo non si pu sospendere. Insomma, i nostri uffici - sarà criticabile, ma non è che, come si dice, "lavorino per il re di Prussia", tra virgolette - hanno analizzato tutta la spesa socio-sanitaria delle varie ASL. È nostra intenzione perimetrare questa spesa, che può avvalersi di circa 265 milioni che sono stati individuati, più una buona parte dei cosiddetti "extra LEA", e arrivare ad una programmazione.
Voi sapete che, in precedenza, la gestione di molti enti, senza alcuna eccezione, prevedeva durante l'anno la possibilità di spendere; poi, a fine anno si sarebbe tirata una riga e se ci fosse stato un disavanzo qualcuno lo avrebbe coperto. Quindi, la copertura avveniva con l'accensione di mutui a copertura, ma tutto questo è finito. Oggi, giustamente, dobbiamo stabilire delle priorità e orientare la spesa verso le priorità sociali che si individuano a livello politico, di Consiglio e di Giunta, o di piani, in modo tale che le spese di questa natura raggiungano le finalità per cui sono previste, indipendentemente dalla sensibilità del direttore generale di un'ASL a queste tematiche. Cioè, diventa una spesa programmata, che rientra negli obiettivi.
Noi non chiediamo solo di rivedere le percentuali di ripartizione tra la sanità e l'assistenza all'aggravamento della patologia, in modo tale da arrivare anche a superare il "50 e 50", bensì che venga impostata a livello nazionale anche un'azione che codifichi la presa in carico integrata e la presa in carico congiunta.
Naturalmente, poiché non si fanno le nozze con i fichi secchi, la richiesta delle Regioni è stata posta ad un tavolo interregionale alla presenza dei Ministeri e il Ministero dell'Economia era rappresentato dall'ispettore generale capo per la spesa sociale in Italia, il cui nominativo è molto noto. Anche questo signore ha ammesso che, oggi, una politica integrata socio-sanitaria costituisce un deterrente per ricoveri impropri nella sanità, quindi, in qualche modo, è tale da alleggerire la spesa sanitaria tradizionale, in un'ottica di integrazione.
Questo è l'obiettivo delle Regioni. Naturalmente, gli interventi si sono divisi in due parti: da un lato, nel giudizio sull'operato della Giunta vengono fuori le appartenenze a maggioranza e opposizione, com'è naturale e non mi sorprende; dall'altra, però, vi è una convergenza essendo una politica interregionale in cui il coordinatore della sanità è l'Assessore del Veneto, il coordinamento della socio-assistenziale è della Regione Liguria; poi vi è una serie di altri Assessori delle Regioni che più hanno investito negli anni e più hanno organizzato questi sistemi, in modo chiaro e articolato su tutto il territorio.
Troviamo, quindi, il modo di arrivare ad una presa di posizione. Se divergiamo nel giudizio sull'operato della Giunta, almeno cerchiamo di essere convergenti su cose che dobbiamo chiedere a livello nazionale e che condividiamo. Troviamo il modo di vedere, sulle cose su cui siamo d'accordo, se si può articolare una certa convergenza, anche se è ovvio che sulle altre ognuno esprimerà il proprio giudizio.
Quanto si può fare, per quanto riguarda tutte le altre questioni poste in modo molto articolato? Qui ci sono delle realtà e delle preoccupazioni.
Tutti noi, quando ci approcciamo ad un problema molto complesso come questo, partiamo da presupposti reali, da dati reali e da conoscenze reali di situazioni e di proiezioni di dove andremo a finire. Tuttavia operatori, utenti, cittadini, famiglie, organizzazioni ed Enti locali sono spesso pervasi da forti preoccupazioni. Capisco che, nel momento in cui abbiamo tentato un'operazione di convergenza delle tariffe - dove qualcuna scendeva e altre entro due anni dovranno salire - lo abbiamo fatto per rendere omogenea la quota sanitaria che ogni ASL metterà a disposizione.
chiaro che ci sono le preoccupazioni dei gestori, secondo cui così diminuisce di tot per cento la tariffa.
In quel caso è chiaro che il 50%, anche assistenziale, calerà, se la matematica non è un'opinione. Laddove le cose magari aumentano, è chiaro che c'è la preoccupazione di quanto aumenterà, di quanto peserà e di quanto si proietterà in futuro.
Credo che tutte queste cose debbano essere messe a punto. L'unica cosa unificante era il discorso relativo ai malati di Alzheimer, per cui, quando sono stato sollecitato in Commissione, che a livello nazionale è stato il casus belli che ci ha spinti a chiedere, come Regione, l'articolazione percentuale diversa.
Per coerenza, nel momento in cui su tutto il territorio regionale essendo normati da una deliberazione regionale, poteva essere una contraddizione fare una battaglia a livello nazionale sull'Alzheimer e patologie similari.
Allora, abbiamo sospeso nella speranza che entro l'anno subentri il Patto della salute - se non entro l'anno, non saranno i pochi mesi in più che faranno cambiare la situazione che abbiamo creato con la sospensione proprio perché siamo impegnati al cambiamento.
Così come, sulla domiciliarità, c'è la richiesta tra le Regioni dell'assegno di assistenza familiare (le definizioni possono essere tecnicamente diverse, ma uso questa espressione per farmi capire).
Ribadisco che le deliberazioni adottate devono andare avanti perch fanno parte di una manovra che porta a perimetrare questa spesa, a programmarla in termini di pre-consuntivo, ma sarà preventivo per l'anno prossimo, quindi introducendo una visione complessiva ed articolata tale da correggere anche eventuali disequilibri sul territorio.
Occorre, quindi, procedere in quel senso. Diversamente, si fermerebbe il meccanismo: lo ribalteremmo l'anno prossimo, impedendo di arrivare ad un governo molto più trasparente e molto più controllato, tale da assegnare obiettivi alle singole Aziende Sanitarie.
chiaro che, se io fossi amministratore comunale, sarei preoccupato.
Infatti, nel momento in cui, ad esempio, calando la quota perché sono calate le tariffe e perché c'è stata una manovra correttiva, chiaramente non è vero che quel risparmio andrebbe da un'altra parte, ma verrebbe reinvestito perché, avendo perimetrato la spesa, le ASL lo possono reinvestire per nuovi immissioni. Nel momento in cui le persone nuovamente immesse non potessero, dal punto di vista sociale e reddittuale, pagare la propria quota, in quel caso dovrebbero intervenire i servizi sanitari.
ovvio che questo sollecita tutto il sistema contributivo che noi aiutiamo con i soldi che stanziamo ogni anno nel nostro bilancio, ma qui ognuno deve fare la propria parte: non si possono richiedere politiche sociali o capacità di stabilire le priorità solo a carico degli altri. O ci crediamo tutti insieme, ed ognuno fa la sua parte, oppure non si raggiunge il risultato, tant'è che noi, come Regione, siamo convinti che il nuovo Patto della salute andrà definito, non solo nei rapporti tra Regioni e Governo, ma anche in Conferenza unificata, perché ormai si intrecciano, in modo chiaro e significativo, sia le politiche sanitarie sia quelle sociali portate avanti dai Comuni. Non dimentichiamoci anche del ruolo dei Sindaci nella normativa sanitaria.
Qualcuno ha detto che è stato fatto un blitz estivo.
Niente di tutto questo. A parte che quest'estate abbiamo lavorato parlo di sanità e di assistenza - molto più che in primavera o in altre stagioni, perché non dimentichiamo che un altro aspetto importante è quello di mettere in condizioni chi fornisce di servizi la sanità, o anche consorzi, di ricevere il pagamento entro termini accettabili. Non sto ad allungarmi, ma richiamo tutta la questione del paga-debiti del decreto legge n. 35, che ha già immesso nel sistema 803 milioni e adesso dovrebbe darcene l'80%, altri 640 proprio ai sensi del decreto legge 102 (mi diceva il collega Pichetto che ci sono già incontri a Roma per la definizione finale di questa partita, e per arrivare entro il 20 ottobre ad avere le stipula dell'ulteriore contratto di finanziamento).
Queste sono tutte risorse di liquidità che dovrebbero essere valide per i soggetti gestori, che sono imprese, che sono cooperative, che sono enti morali, IPAB e quant'altro. Poter agire in prospettiva in un sistema che paga nei termini è comunque senz'altro un intervento vantaggioso per tutti, compresi anche per gli utenti.
Il collega Cursio faceva riferimento al discorso del "dove" andare a comprimere la spesa per averne maggiormente a disposizione da un'altra parte.
Premesso che, laddove si andasse a stabilire una riduzione dell'esposizione della sanità in termini di quota pagata, il risparmio deve andare ad avere nuove immissioni e noi stiamo redigendo delle tabelle precise, ASL per ASL, secondo noi quelli che sono i risultati attesi non devono diventare un modo per quadrare il bilancio da parte delle ASL perché quella è la cifra che noi ci attendiamo venga spesa.
Naturalmente, ci rendiamo conto che siamo al mese di ottobre. L'anno prossimo si partirà per tempo e quindi si lavorerà senz'altro meglio, ma già da quest'anno dobbiamo intervenire in quel senso. Altra cosa, come si diceva, per quanto riguarda la spesa farmaceutica, sono assolutamente convinto che bisogna intervenire in quel senso. Naturalmente, ovviamente il collega parlava all'Assessore della sua Regione, però qui ci sono delle ragioni anche di sistema che devono in qualche modo essere affrontate.
Noi, nelle osservazioni che abbiamo al famoso "tavolo di controllo" per quanto riguarda la spesa farmaceutica territoriale, siamo abbastanza entro i limiti. Abbiamo qualche esubero rispetto ai parametri per quanto riguarda la spesa farmaceutica ospedaliera. Comunque, non è la prima volta che se ne parla in Commissione o anche direttamente, è una tematica sulla quale ovviamente bisogna lavorare e si cerca di lavorare.
Però, attenzione, noi stiamo attuando un piano di rientro; cinque mesi fa eravamo in una condizione tale per cui avevamo delle grosse preoccupazioni di tenuta del sistema dal punto di vista finanziario e di liquidità di cassa. Abbiamo comunque rimesso la barca in navigazione (non mi riferisco all'isola del Giglio), comunque adesso è possibile svolgere tutta una serie di interventi.
Per concludere, credo che a tutti coloro che hanno detto "rafforziamo la sospensione per quanto riguarda l'Alzheimer e facciamola diventare una scelta definitiva", rispondo che adesso vedremo il modo e le forme di come si assesterà a livello nazionale, ma in quel senso, sulle esplicitazioni dei documenti che sono stati presentati, nulla da dire, in quanto le condivido, ed è il motivo per cui abbiamo trovato la convergenza in Commissione su sollecitazione di coloro che hanno spinto in quel senso.
Per quanto riguarda la deliberazione, vi ho spiegato che, da un lato vi è una questione di legittimità dovendo rispettare il "50 e 50", che adesso è l'equilibrio generalmente esistente nel tradizionale socio sanitario. Poi vi è un problema di gestione e di perimetrazione della spesa e di programmazione della stessa. Quindi, per ragioni sia di legittimità che di strategia operativa, questa richiesta non la posso accogliere. Ma non perché non la voglio accogliere: il sistema operativo nel quale siamo inseriti non lo consente, perché vogliamo mettere sotto controllo a livello generale e centrale questo canale di spesa, per assicurare che tutto quello che sarà programmato vada nella direzione giusta.
Per le altre cose, come il confronto con gli Enti locali, il confronto con i gestori, perché poi non è neanche generalizzata la preoccupazione, ma è articolata anche in base a quelli che sono gli interessi gestionali delle varie categorie che danno servizi alle ASL o ai consorzi socio assistenziali, ovviamente ci sono i tavoli. Abbiamo rilanciato i tavoli e abbiamo la disponibilità per apportare, strada facendo, quei correttivi che fossero necessari anche in raccordo, mi auguro, alle avanzanti novità nazionali, che faranno sì che nel giro di sei o dodici 12 mesi si possa arrivare ad avere una normativa generalizzata sul piano nazionale riarticolata sul piano regionale e naturalmente compresa e condivisa soprattutto (ovviamente, rispondiamo per il filone delle ASL) da parte dei nostri Direttori generali, delle nostre Direzioni, dei nostri uffici competenti, distretti sanitari e quant'altro che, in sede locale, dialogano con i consorzi socio-assistenziali.
Questa è un'impresa non facile, perché i Comuni sono in grosse difficoltà. Le condizioni e i rapporti tra distretti e consorzi non sono completamente soddisfacenti dappertutto, perché ci sono questioni problematiche, consorzi, ambiti territoriali che hanno dato all'ASL da gestire il socio-assistenziale. Ci sono ambiti territoriali dove i consorzi si limitano a contribuire e ad acquisire i servizi; ci sono ambiti territoriali dove i consorzi addirittura hanno organizzato loro la gestione di questi servizi con la proprietà di immobili o lo svolgimento di attività proprie dentro, magari, a edifici di proprietà di terzi, compreso le ASL.
Non sono se sono riuscito a dare conto della complessità della situazione, ma comunque della volontà di un migliore raccordo possibile tra sanità e servizi sociali, che si garantisce anche dal fatto che l'Assessore è lo stesso, e della disponibilità ad informare la Commissione di tutti gli sviluppi della situazione.
L'ideale sarebbe un documento concertato, in modo tale che fosse la voce univoca del Consiglio regionale. Se, diversamente, si dovesse andare a documenti, diciamo, di parte - penso sia la parola giusta - è chiaro che condivido quel documento dove vi è l'indicazione e la conferma della svolta che abbiamo già fatto; svolta che, peraltro, è stata decisa in Commissione e approvata dalla Giunta per quanto riguarda l'Alzheimer e patologie correlate.
Per gli altri documenti, credo che, dal nostro punto di vista, non sono accettabili per le ragioni di principio operative di cui prima ho detto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Dobbiamo procedere alla trattazione di tre atti di indirizzo, in quanto la mozione n. 682, presentata dalla Consigliera Pentenero e altri, è stata ritirata, così come l'ordine del giorno n. 985, presentato dal Consigliere Buquicchio.
Anzitutto, chiedo anche al collega Laus se se possiamo ritenere superata l'interrogazione n. 929, avente ad oggetto "Adeguamento tariffario a favore dei soggetti gestori delle strutture socio-sanitarie accreditate".
Acconsente?



LAUS Mauro

No.



PRESIDENTE

Bene. Viene mantenuta.
Per prima trattiamo la mozione n. 1095, presentata dai colleghi Angeleri, De Magistris, Carossa, Novero, Tiramani, Marinello ed altri.
Volete replicare sulla mozione? La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

A me era parso di comprendere che ci fosse un invito, da parte della Presidente della IV Commissione, ad uscire da questo dibattito, per rafforzare la posizione della Giunta, vista l'espressione che c'è stata in questo Consiglio Regione, con un documento possibilmente univoco.
Sono disponibile (parlo ovviamente per quello che rappresento, in questo momento, quindi per la Lega Nord) a ragionare con gli altri colleghi. Mi sembrerebbe veramente non positivo avere cinque documenti (tre sono in Commissione, un altro è stato presentato dalla minoranza e l'ho letto con attenzione), quindi, se si potesse fare uno sforzo in questa direzione, sarebbe bene per tutti.
Dopodiché, fate voi.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 980, presentato dai Consiglieri Laus, Rostagno Motta e Reschigna viene mantenuto? Bene.
C'è, poi, la mozione n. 1096 presentata in corso di seduta dal Consigliere Reschigna ed altri. Ovviamente, essendo presentata in corso di seduta, vive anche questa.



PRESIDENTE

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono) Vorrei replicare, Presidente.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Reschigna, ha dieci minuti per la replica.



RESCHIGNA Aldo

Ci metterò molto meno.
talmente forte la passione nei confronti di questo tema che siamo riusciti a sopravvivere a 35 minuti di replica, con i toni sempre più lievi, dell'Assessore Cavallera, ma lo dico in termini amichevoli.
Replico sinteticamente su un punto. L'Assessore Cavallera ha ragione su una questione: c'è un giudizio complessivo, sulle politiche sociali in questa regione, sulle delibere che sono state assunte, diverso, all'interno del Consiglio regionale. Noi rivendichiamo questa diversità così come riconosciamo il diritto o il dovere (chiamiamolo così, a seconda dei punti di vista) dei Gruppi di maggioranza di sostenere politicamente.
Oggi, però, è avvenuto un fatto: in modo molto ampio, che va oltre le normali divisioni fra maggioranza e minoranza, il Consiglio regionale - mi pare di aver sentito in molti interventi e anche, per alcuni aspetti, nello stesso documento presentato dalla Lega Nord - avanza una richiesta.
La richiesta è, sostanzialmente, che la deliberazione n. 85 venga sospesa.
Allora, mantengo il dovere e il diritto di esprimere un giudizio, sulle politiche sociali, diverso rispetto a quello della maggioranza, ma poich per me la politica è la capacità di trovare dei punti di convergenza, sono disposto a tenere i miei giudizi per me, a non farli entrare in un documento e a far entrare in un documento molto semplice, votato dal Consiglio regionale, la seguente questione: il Consiglio regionale chiede che, complessivamente, la deliberazione n. 85 venga sospesa, in attesa di riaprire il confronto, all'interno della Commissione, nel rapporto con i soggetti istituzionali con gli Enti locali della Regione, con le organizzazioni sociali e le organizzazioni sindacali.
Perché questo? Perché nella sua replica, Assessore Cavallera, c'è un punto di logicità totale, e cerco con molto rispetto di rappresentarglielo.
Lei dice: "Siamo impegnati a livello del rapporto col Governo sul nuovo Patto della salute, perché ci sia una riconsiderazione dei LEA, visto e assodato che è cambiata la condizione sociale, demografica e i bisogni all'interno del nostro Paese".
Quel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2001, mai applicato in Piemonte, nasceva il quel contesto, e credo che rispetto alla situazione attuale debba essere riconsiderata questa dimensione.
Se lei, Assessore, ritiene importante la discussione in atto nella Conferenza Regioni/Stato o nella Conferenza unificata Regioni/Autonomie locali e Stato, attorno al nuovo Patto della salute sui temi delle malattie della demenza, dell'Alzheimer, della non autosufficienza, perché insiste e non dà tempo di sviluppare una forte iniziativa politica, sostenuta da tutto il Consiglio regionale? Io le dico (gliel'ho detto nel mio intervento iniziale), che noi, come Gruppo regionale del Partito Democratico, stiamo premendo nei confronti dei parlamentari nazionali del nostro partito, affinché cambi l'atteggiamento nazionale su questi temi.
per questo che mi ritroverei - lo dico molto francamente - in un documento molto semplice, che è diverso rispetto alla richiesta iniziale delle opposizioni, perché noi, nella richiesta del Consiglio regionale straordinario di oggi, abbiamo chiesto la revoca della deliberazione.
Allora - ripeto - poiché credo nell'importanza del dibattito odierno in quest'Aula e credo nell'importanza di una politica che muova nella direzione di andare incontro ai bisogni, sono disposto a non far mettere in votazione la mozione di cui sono primo firmatario, che è stata sottoscritta anche da altri Gruppi e Capigruppo dell'opposizione, e di ritrovarmi in un documento molto semplice, che dica: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a sospendere la delibera della Giunta regionale n. 85, in attesa che si svolgano tutte le discussioni a livello nazionale e in attesa che si riapra il confronto nella comunità piemontese attorno a quell'obiettivo".
Mi sembra non poco, dal mio punto di vista, e mi sembra molto importante, considerando che i Sindaci del Piemonte hanno chiesto questo l'ANCI del Piemonte ha chiesto questo, oggi l'hanno chiesto CGIL, CILS e UIL, una serie di organizzazioni sociali importanti della nostra regione ha richiesto questo tipo di obiettivo e credo che sarebbe un segnale bello e importante che il Consiglio regionale lascerebbe Diversamente, si ritorna alla votazione dei documenti.
Invito veramente l'Assessore Cavallera a ragionare in questa direzione e ad accogliere una richiesta che peraltro era contenuta nel documento della Lega Nord.
Infatti, il documento della Lega Nord recita: "È stata sospesa la delibera n. 85 sull'Alzheimer, ma c'è il tema della non autosufficienza.
Impegniamo la Giunta regionale ad affrontare il tema della non autosufficienza".
Quindi, lo chiede un Gruppo della maggioranza, ci sono stati autorevoli interventi all'interno della maggioranza. L'opposizione apprezzerebbe un segnale che non sposa la linea politica dell'opposizione, ma che dà importanza al dibattito odierno.
Assessore Cavallera, accolga questa ipotesi!



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Laus, vuole avvalersi della facoltà di replica? Scusate, colleghi, andiamo per ordine.
Possono parlare i tre primi firmatari degli atti di indirizzo. Ha parlato il primo firmatario, il Consigliere Reschigna, adesso può parlare lei.
Poi, come atto di cortesia, darò la parola alla Presidente della Commissione.
Infine, anche a sintesi delle repliche che ha ascoltato, interverrà l'Assessore Cavallera e voteremo quello che residua: eventualmente i tre ordini del giorno o un documento nuovo, se ce ne saranno le condizioni.
Se brevemente vuole replicare, prego, collega Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Avrei il piacere, Assessore, di ritirare questo ordine del giorno. Il piacere, l'affermazione e la soddisfazione psicologica di ritirare l'ordine del giorno. Sono anni che sto cercando e tentando di studiare la materia forse non ho gli strumenti necessari, ma è veramente complessa.
Se posso essere utile per dare più forza a lei per trattare con il Governo nazionale, sicuramente non posso tirarmi indietro. Devo dire la verità, con tutta onestà, e su questo volevo darmi un po' un distinguo, ma l'ho detto in altri interventi, non per mancanza di fiducia personale nei suoi confronti e non per mancanza di fiducia nei confronti di altri Assessori, altrimenti vado in contraddizione con quello che ho detto oggi pomeriggio, con quello che ho comunicato sulla stampa: non ho fiducia nel modus operandi di questa Giunta. Lo abbiamo visto sulle Federazioni, sui fondi immobiliari, sulle emodinamiche e ne vedremo ancora delle belle. Non ho fiducia, e comunque sono all'opposizione e lì c'è la maggioranza. Per questo motivo, devo fare attenzione sulla mia posizione.
Pertanto, il mio intervento non può che identificarsi con quello del mio Capogruppo e dire: sospendiamo! Lei deve dare un messaggio di sospensione della delibera, dopodiché avrà da parte nostra tutta la forza.
Vengo a Roma a protestare davanti a dove mi dice lei, ma non possiamo perdere ulteriormente tempo. Anche perché, se è vero che lei non ritira la delibera, è una contraddizione comportamentale: o lei vuole la forza e la benzina per andare a controbattere con il Governo nazionale, oppure stiamo facendo il gioco delle tre carte, ma non lo fa con dolo lei, perché è in difficoltà.
Siamo davanti ad un bivio: se lei vuole essere aiutato dall'opposizione, noi ci siamo e io sono in prima linea; se poi lei è costretto, per tutta una serie di motivi e non ha la possibilità di imboccare questa strada, non ci sono problemi e questo ordine del giorno viene bocciato.
L'ordine del giorno bocciato non mi serve per andare dalle associazioni e dire "ho fatto la battaglia"; mi serve per creare dei meccanismi con i miei riferimenti parlamentari e dire loro: "Fate almeno voi il vostro dovere, visto che la Regione Piemonte non è governata né sulle politiche sociali né sulle politiche sanitarie".
Non lo chiedo per piacere, ma è un atto di dovere e di responsabilità da parte sua revocare la delibera e prendere, per una sola volta con coscienza e volontà, di petto il problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliere Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Anch'io sono stata per tanti anni negli esecutivi e non mi sento di dire oggi all'Assessore Cavallera di revocare la delibera. In un giorno anche molto particolare, dove, lo dico in punta di piedi, Assessore, noi tutti abbiamo ricevuto un documento che lei cortesemente ci ha mandato (non lo voglio citare, ma ci capiamo) nel quale, tutto sommato, le sollecitazioni che il Consiglio aveva fatto in allora non è che avessero tanta mancanza di fondamento (guardo un po' la maggioranza e un po' l'opposizione).
Personalmente ringrazio l'Assessore, come credo anche il mio Gruppo che ha voluto fare quel tipo di approfondimento su cui torneremo, però non è di questo che voglio trattare, ma di un metodo. Non mi sento assolutamente di chiederle il ritiro o la sospensione, ma un momento di approfondimento ulteriore in Commissione, con una data certa. Noi giovedì andiamo a Novara, quindi passa una settimana, anche senza andare in là nel tempo, perché comprendiamo che i rapporti con Roma hanno anche delle scadenze.
Magari troviamo - non so se il Presidente del Consiglio ci agevola in questo - lunedì o martedì, un momento in Commissione per fare un ulteriore sforzo di approfondimento, senza pregiudicare, in questa fase. Guardo anche gli amici che sono alle mie spalle, ricordo che il Consigliere Angeleri ha presentato un documento molto interessante e ragionare un po' di più su una tematica così vasta ritengo possa essere positivo.
Sappiamo che c'è un mondo dietro a tutto questo, conosciamo i problemi che ha la Giunta, conosciamo i problemi del rapporto nazionale. Mi sono permessa di ricordare anche un episodio che ha coinvolto maggioranza e opposizione, che oggi ha un epilogo, che ci dava un po' ragione. Senza volermi contrapporre a lei, Assessore, avanzerei questa proposta.
Lei è uomo di dialogo su questi temi. Mettiamo una data certa, due ore di Commissione e poi ognuno replicherà secondo gli orientamenti a cui si addiviene.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Anche se l'ho tirata un po' troppo per le lunghe quando sono intervenuto prima, pensavo di essere stato chiaro.
Dobbiamo procedere nella regolarità, nella legittimità, a tutti i fini anche successivi. Non vorrei mai consigliare ai colleghi di intraprendere strade che, nel merito, potrebbero essere censurate in diverse sedi.
Soprattutto, non dimentichiamo che noi, dal punto di vista dei LEA, siamo osservati atto per atto. Non mi rifugio dietro il formalismo, è la verità e bisogna dirla. Solamente conoscendo le cose possiamo trovare i correttivi.
Personalmente, e anche il Presidente, in Giunta abbiamo condiviso il discorso dell'Alzheimer assumendoci tutte le responsabilità del caso.
anche un caso emblematico quello dell'Alzheimer, che apre una conferma, se serviva un atto per dimostrare, da parte nostra, la volontà di approfondire, ma questo è stato fatto. Assicuro ogni e qualsiasi coordinamento, sollecitazione, impegno con tutti i colleghi. Gli Assessori delle varie Regioni sono tutti impegnatissimi come noi, perché hanno quasi gli stessi problemi. Dal punto di vista sociale, dal punto di vista dell'invecchiamento della popolazione, dal punto di vista delle varie condizioni che si stanno verificando nelle diverse realtà del Paese, i problemi sono condivisi e portati avanti.
Ringrazio la Commissione e i colleghi. Sono disponibile a discutere prese di pozione che aiutino la Regione e la Conferenza delle Regioni nella loro azione di dialettica con il Governo per arrivare ad avere un Patto della salute più moderno, più ispirato a principi diversi che, in questa regione, forse trovano maggiore cittadinanza.
Attualmente noi, da quello schema che è stato proposto, che vede in via generalizzata una ripartizione tra sanità e assistenza del 50% ciascuna non possiamo uscire, perché fa parte di osservazioni emerse dal famoso Tavolo romano (non è un tavolo dove si discute tra persone che passavano di lì per caso, ma è il tavolo che dà indicazioni su cui operare).
Mantenimento delle deliberazioni assunte, come la disponibilità ad approfondire queste deliberazioni, perché nell'ambito di quelli che sono i paletti che adesso vigono, magari si può trovare qualche miglioramento.
Per quanto riguarda la battaglia in sede centrale, vi è ampia disponibilità e ampio riconoscimento della volontà di sostegno da parte del Consiglio, perché riteniamo sia una cosa utile e importante.
Oggi la giornata è stata decisamente significativa, perché ha fatto sì che tutto il Consiglio si informasse e si aggiornasse su una materia complessa, delicata e difficile, sulla quale gli Assessori e i Presidenti ne è testimone la collega Quaglia, che presenzia tutte le settimane alla Conferenza delle Regioni - sono fortemente impegnati.
Mi spiace, ma per quanto riguarda la sospensione non possiamo andare al di là della sospensione sull'Alzheimer, che abbiamo già deliberato (peraltro, avevo già spiegato anche in Commissione quale era il passaggio che si poteva fare). Oltre non si può andare, per quanto ci riguarda.



PRESIDENTE

Siccome il Presidente deve fare sintesi, mi sembra che l'Assessore abbia ribadito un'ampia disponibilità ad approfondire la deliberazione, ma di fatto, la deliberazione n. 45-4248 del 30 luglio 2012 non sia n sospendibile né revocabile.
corretto, Assessore?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Sì, è corretto, salvo l'Alzheimer.



PRESIDENTE

Sì, salvo la parte dell'Alzheimer, che è già stata fatta.
Il Consigliere Reschigna introduce la possibilità di non votare la propria mozione, a patto che vi sia un impegno, da parte del Consiglio, di sospendere la delibera, in attesa che si svolga la discussione sia a livello nazionale che un ulteriore confronto a livello territoriale piemontese.
Anche il collega Laus ha espresso la sua disponibilità, purché vi sia la revoca della delibera, se non ho inteso male.



PRESIDENTE

LAUS Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, la sospensione.



PRESIDENTE

La sospensione della delibera, chiedo scusa.
La Presidente di Commissione Spagnuolo è intervenuta offrendo la disponibilità della Commissione ad approfondire al più presto la questione.
Però il Governo regionale, nella persona dell'Assessore Cavallera, mi pare che abbia sostanzialmente detto che non sia possibile né la sospensione, né la revoca. Al tempo stesso, però, offre ampia disponibilità.
Che cosa facciamo? Possiamo fare due cose, a mio avviso, poi ovviamente l'Aula è sovrana.
La prima è la scelta tecnica, che prevede di porre in votazione i tre atti di indirizzo, perché di fatto il Governo regionale ha chiesto indirizzandosi in particolare alla maggioranza, di non procedere ad atti che prevedono la sospensione e la revoca della delibera, fatto salvo che l'Aula è sovrana (compresa la maggioranza, ci mancherebbe).
In alternativa, si potrebbe disporre in una Conferenza dei Capigruppo magari già nella settimana corrente, questo approfondimento della deliberazione, con l'impegno di mettere come primi punti all'o.d.g. della seduta ordinaria di martedì prossimo le tre mozioni, in modo che, se questo approfondimento non dovesse generare nulla, restano in vita le tre mozioni o, eventualmente, atti sostitutivi delle stesse.
Che cosa facciamo, dunque? Presidente Reschigna, vuole intervenire? Chiedo a lei poiché il suo Gruppo ha presentato due mozioni.



RESCHIGNA Aldo

Voleva intervenire prima il collega Pedrale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Mi sembra che la sua proposta vada nella giusta direzione.
Visto anche il tempo e la convocazione imminente della Conferenza dei Capigruppo, la scelta di affrontare le mozioni in una prossima seduta del Consiglio regionale...



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo: la proposta era da intendersi previo approfondimento in Commissione. Mi sembra dirimente, se no tanto vale votare subito.



PEDRALE Luca

Nel frattempo, possiamo trovare uno spazio in Commissione, magari lunedì o martedì, non so.



PRESIDENTE

Se così fosse, nella Conferenza dei Capigruppo la fissiamo subito.



PEDRALE Luca

Vediamo anche la disponibilità dell'Assessore e della Presidente della Commissione, per fare un ulteriore approfondimento del quadro delineato.
Direi di concedere ancora questa opportunità di approfondimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Noi eravamo disponibili ad un approfondimento, ma mi sembra che la dichiarazione dell'Assessore Cavallera chiuda all'approfondimento.
Cioè noi eravamo disponibili, a fronte di una dichiarazione dell'Assessore Cavallera, che lasciasse aperta la disponibilità a ragionare in Commissione nel merito della questione e poi a votare la settimana prossima. Ma l'intervento finale dell'Assessore Cavallera ci ha chiuso ogni strada.
Non possiamo ignorare l'intervento finale dell'Assessore Cavallera.
Se l'Assessore Cavallera dice che è disponibile, rispetto al dibattito che si è svolto oggi in Consiglio regionale, ad un approfondimento in Commissione e poi alle votazioni delle mozioni e degli ordini del giorno la settimane prossima, per noi va bene. Ma a fronte di una disponibilità a ragionare da parte dell'Assessore Cavallera. Altrimenti, per andare in Commissione e sentire lo stesso che chiude la serranda e la finestra, è inutile.
Mi piacerebbe però sapere, in caso di mancata disponibilità dell'Assessore Cavallera, quali giudizi esprime sui documenti presentati.



PRESIDENTE

Assessore, mi scusi: qualora dovessero andare in votazione gli atti di indirizzo, lei si riserva di esprimere il parere o si rimette all'Aula?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità (fuori microfono)

Esprimerò un parere.



RESCHIGNA Aldo

Lo dica al microfono, Assessore.



PRESIDENTE

Allora lei si sieda, grazie.
Prego, Assessore.



RESCHIGNA Aldo

Sì, sì, mi siedo, maestro.



PRESIDENTE

Non è questione di essere "maestro", è una procedura dell'Aula.
Prego, Assessore.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Poiché bisogna sintetizzare tutte le considerazioni che sono state fatte e prendere i documenti per il significato che hanno, attesi anche il presentatori, partirei dal documento che è stato presentato dal collega Angeleri, con la precisazione che lui ha fatto (peraltro l'avevo già intesa, leggendolo, dato che lui tratta l'Alzheimer).
Il documento tende praticamente a rafforzare la sospensione dell'Alzheimer, che è il caso più confliggente con l'attuale interpretazione centrale, che prevede il 50 e 50 (perché in Piemonte si era fatto 70 e 30).
Intendendolo così, non ho alcuna osservazione da muovere.
Veniamo agli altri documenti. Uno mi sembra che abbia come primo punto la sospensione o la revoca...
Mi ricorda il numero, Presidente?



PRESIDENTE

La prima mozione è rubricata n. 1095, presentata dal Gruppo consiliare della Lega Nord, il cui primo firmatario è il collega Angeleri.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Su quella mi sono già espresso.



PRESIDENTE

Il secondo atto di indirizzo è l'ordine del giorno n. 980, avente ad oggetto "Garanzia dei servizi dovuti per legge ai malati cronici non autosufficienti: occorre elaborare un piano per l'abbattimento delle liste d'attesa per la residenzialità e dare piena attuazione alla legge sulla domiciliarità", presentato dai colleghi Laus, Rostagno, Motta Angela Reschigna, Pentenero e altri.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

In questo caso si tratta di questioni che, a mio avviso, possono meritare un approfondimento (non comprende la richiesta di sospensione o di revoca, se ho letto bene, della deliberazione n. 85).
Quindi, laddove si chiede di fornire al Consiglio un quadro dettagliato e aggiornato delle graduatorie degli anziani, dei malati di Alzheimer e di quanti sono colpiti; a formulare, in base al suddetto quadro, un piano di abbattimento delle liste d'attesa; di ripristinare l'ordinario funzionamento delle sedi di monitoraggio; di approvare...
No, questa è quella del collega Laus.
L'ordine del giorno n. 980 ha come primo firmatario il collega Laus.



PRESIDENTE

Sì, gliel'ho detto, ha come primo firmatario il collega Laus.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Scusi, avevo capito che fosse quello della collega Pentenero; difatti non mi tornava il ragionamento.
Direi che due punti di questo ordine del giorno un po' datato potrebbero essere condivisi: quello che prevede di intervenire con un piano di abbattimento delle liste d'attesa e con il funzionamento di un sistema di monitoraggio.
Io posso, al di là dell'ordine del giorno, e questo fa parte del normale rapporto...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore. Il primo punto è quello sulle liste d'attesa. Quale sarebbe il secondo punto che andrebbe bene?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Il secondo e il terzo punto vanno bene e anche il primo, tutto sommato va bene. L'unico punto è l'ultimo punto che in qualche modo confligge con la legge n. 10.
Il documento non chiede la revoca della deliberazione...



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo, Assessore.
Nel dispositivo dell'ordine del giorno n. 980 lei darebbe parere favorevole ai primi tre punti. È corretto?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Non ho detto questo. Per me è importante il chiarimento da parte del presentatore in ordine alla legge n. 10, perché prevede una normativa che è in contrasto con l'attuale interpretazione centrale sul discorso dei LEA ed è la contribuzione sanitaria sui LEA.
Questo dimostra che non ci si può mettere a trattare argomenti così articolati in questa sede e depone a favore del fatto che sarebbe bene andare in Commissione.
Questa è la dimostrazione che nel merito...



PRESIDENTE

Posso farle una domanda precisa? Il suo parere qual è?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Se rimane così, il mio parere è contrario.



(Proteste del Consigliere Laus)



PRESIDENTE

Il parere dell'Assessore è contrario. Adesso manca la mozione n. 1096 del Consigliere Reschigna ed altri.
Collega Laus, un attimo di pazienza. Quando avrà dato parere anche sulla mozione presentata dal Consigliere Reschigna ed altri, tireremo le fila su tutti e tre gli atti e cerchiamo di chiudere.
Assessore, sulla terza mozione qual è il suo parere?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Sulla terza mozione, dato che parte revocando la deliberazione n. 14 e n. 85, il parere è contrario.



PRESIDENTE

Quindi, sulla mozione n. 1095 del Consigliere Angeleri ed altri il parere è favorevole.
Sulla mozione n. 1096, di cui è primo firmatario il collega Reschigna che è quella che chiede la revoca della deliberazione, il parere è contrario.
Rimane l'ordine del giorno n. 980 presentato dal Consigliere Laus quello su cui è articolato un ulteriore giudizio. Mi sembrava di avere capito che, al di là delle premesse, che ci fosse la disponibilità sui primi tre punti. È corretta questa mia interpretazione?



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Un po' tutto il documento è datato e andrebbe rivisitato per aggiornarlo, perché se lo scopo del Consigliere Laus è di avere la fornitura di informazioni in ordine allo stato dell'arte del numero dei pazienti, sull'organizzazione della prevenzione in materia di Alzheimer cosa di cui non abbiamo parlato, perché noi abbiamo approvato un percorso diagnostico terapeutico ed assistenza e abbiamo articolato...



PRESIDENTE

Quindi, lasciamo un momento da parte questa parte e torniamo sul dispositivo, poi torniamo sul resto che è la parte più datata.
Consigliere Laus, provi ad aiutarci.



LAUS Mauro

Se ho interpretato bene, ci sono tre punti.
Il primo invita la Giunta a formulare, in base al suddetto quadro, un piano di abbattimento delle liste d'attesa. Questo lo lascio e l'Assessore ha detto di essere d'accordo.
Poi c'è il secondo punto, sul quale l'Assessore ha detto di essere d'accordo, che recita "a ripristinare l'ordinario funzionamento delle sedi di monitoraggio e di concertazione previste per l'applicazione degli atti regionali, a cominciare dal Tavolo LEA". Su questo è d'accordo.



PRESIDENTE

L'Assessore non è d'accordo.



LAUS Mauro

il terzo punto sul quale non è d'accordo.
Anche sul secondo non è d'accordo?



PRESIDENTE

Siccome sono le ore 18.44 e siccome dobbiamo chiudere questo Consiglio non mi permetto di fare fretta all'Aula, però su questo ordine del giorno l'Assessore Cavallera in maniera articolata - come solo lui sa fare - ci ha dato per la terza volta un proprio giudizio e mi sembra un'apertura di merito, quanto meno sulla parte del dispositivo, credo che sia difficile trovare in Aula una soluzione su questo ordine del giorno.
Quindi, rinnovo la proposta. Nella Capigruppo che ci sarà fra qualche minuti, potremmo fissare l'approfondimento in Commissione, ancora in questa settimana, magari nella giornata di domani o di dopodomani, così verifichiamo la disponibilità dell'Assessore in una sede istituzionale che è la Commissione competente.
Se i Capigruppo saranno d'accordo, siccome la Commissione pu modificare un ordine del giorno, mettiamo questi ordini del giorno come primo punto della seduta di martedì prossimo e votiamo i documenti, a tutela di chi li ha presentati, così come sono o come modificati o come sostituiti.
Mi sembra un modo di procedere abbastanza ragionevole, perché quello che è chiaro è che l'Assessore non è disponibile né a sospendere né a revocare la deliberazione.
Non vorrei che la fretta su alcune cose sulle quali mi pare che trasversalmente vi sia la disponibilità, possa impedirci di fare un buon lavoro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Dico solo una cosa: che almeno su un punto dovremmo ritrovarci, cioè sulla lingua italiana.
Sia chiara una cosa: il documento della Lega Nord, su cui l'Assessore Cavallera ha espresso parere favorevole, dice: "Dato atto che la Giunta regionale ha approvato la deliberazione che sottende la revisione delle tariffe per quel che riguarda i malati di Alzheimer, considerato che non può essere tollerato che abbiano evidente di essere costantemente seguito che malati non autosufficienti, che abbiano evidenti necessità di essere costantemente seguiti non possano ricevere le dovute cure a causa dei carichi economici troppo gravosi per le famiglie, il Consiglio regionale impegna il Presidente della Regione Piemonte e la Giunta a bloccare gli aumenti disposti da Roma".
Assessore Cavallera, se lei ha dato parere favorevole a questo ordine del giorno, noi lo votiamo! Noi lo votiamo! Perché lei non può comunque dare una lettura diversa da quello che c'è scritto in questo documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Presidente, anche con la sua collaborazione cerco di mettere un po' di ordine sui lavori del Consiglio che mi sembra debbano terminare con un minimo di chiarezza.
Mi sembra che, vista anche la difficoltà di interpretazione di alcune mozioni e di ordini del giorno (come quello del Consigliere Laus) sia necessario che queste mozioni vengano votate definitivamente la prossima riunione del Consiglio regionale.
Nel frattempo, domani o nei prossimi giorni, comunque in tempi brevissimi, ci sia quel necessario approfondimento, o chiarimento della terminologia stessa di queste mozioni, nell'ambito della Commissione sanità disponibilità che mi pare l'Assessore abbia anche dato - in maniera tale che con chiarezza si possa chiudere questo discorso.
Si può fare già domani o nei prossimi giorni della settimana, o al massimo lunedì prossimo, in modo da definire anche nella terminologia alcuni passaggi di queste mozioni che, evidentemente, a quest'ora non risultano essere chiare.



PRESIDENTE

Farei in questo modo: vediamo di programmare, anche se non ci sono le 24 ore necessarie, una seduta di IV Commissione per domani, essendo l'unico giorno disponibile. Mi auguro che i Capigruppo facciano in modo che questo documento venga poi votato martedì prossimo.
Potremmo metterlo in coda al Consiglio relativo all'Alitalia previsto per domani.
Non essendoci le 24 ore necessaria, gradirei che l'Aula acconsentisse.
Prego, Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Scusate, ma ho dato parere favorevole al documento, prima firma collega Angeleri - e l'ho anche precisato - avendo ascoltato nel suo intervento (forse non tutti abbiamo ascoltato tutti gli interventi) che diceva chiaramente nel dispositivo, e ho anche preso nota: "A bloccare gli aumenti imposti da Roma per l'Alzheimer".
Questo è quello che avevo capito e chiedo ai...



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Vota i documenti!



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

No, io non voto i documenti, ho preso nota dell'intervento che ha fatto il primo firmatario.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma ormai è evidente che non riusciamo a produrre un atto di indirizzo, quindi fra cinque minuti è convocata la Conferenza dei Capigruppo in sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.51)



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