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Dettaglio seduta n.374 del 24/09/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1776 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Variante di Cavallermaggiore"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1776, presentata dal Consigliere Ponso.
La parola per l'illustrazione al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore, ho deciso di presentare quest'interrogazione per vari motivi.
Il principale è che in questo momento ed in ogni istante della giornata ci sono dei nostri concittadini che vivono in una situazione di estremo disagio: sono gli abitanti di Via Bra a Cavallermaggiore.
In questa strada è presente un passaggio a livello che si abbassa di tanto in tanto per permettere il transitare. Questo "di tanto in tanto" è pensi Assessore, cento volte al giorno.
Oltre a creare profondo disagio per gli automobilisti in transito, la situazione mette in serio pericolo la salute per gli abitanti di Via Bra, i quali fin dalla notte dei tempi lamentano inquinamento acustico e dell'aria.
Qualche tempo fa il sindaco Antonio Parodi ha deciso di fare una ricerca. Si è recato presso il passaggio a livello con un cronometro e ha scoperto che la sosta delle automobili durante il transito dei treni va dai quattro ai 15 minuti.
Nonostante il divieto di tenere i motori accesi e nonostante i controlli per farlo rispettare, non tutti purtroppo spengono le loro auto durante l'attesa, anche perché il Comune non può destinare un vigile esclusivamente a quel luogo. Soprattutto perché la soluzione ci sarebbe e sarebbe già stata decisa in passato, ma purtroppo nessuno, a quanto pare, si sogna di attuarla. Il Comune, infatti, è da anni in attesa che venga realizzata una variante che utilizzerebbe un cavalcavia già esistente per aggirare l'ostacolo dei binari. Il progetto, finanziato per la maggior parte dalla Regione, è fermo da dieci anni.
Nel dicembre 2003 l'allora sindaco Michele Baravalle e l'allora Assessore regionale William Casoni e il Consigliere provinciale Mario Ri firmarono un accordo per realizzare la variante. Poi più nulla.
Le Giunte regionali e provinciali sono cambiate, sono trascorsi due lustri e della variante nemmeno l'ombra. Quello che vorrei sapere oggi è: Giunta, Assessore, avete intenzione di fare qualcosa? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



PRESIDENTE

QUAGLIA Giovanna, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale



PRESIDENTE

Sono già state ripercorse le tappe di questo progetto nella sintesi che l'Assessorato ai trasporti e alle infrastrutture ha rilasciato e ripercorre alcuni punti che sono stati rimarcati.
In data 7/09/2007 è stata stipulata tra la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, il Comune di Cavallermaggiore e SCR Piemonte (già ARES Piemonte), l'Integrazione all'Accordo di Programma per la realizzazione della variante sud-est dell'abitato di Cavallermaggiore.
In data 27/12/2011 è stato sottoscritto un atto aggiuntivo a tale Integrazione all'Accordo al fine di prorogare i termini per la sua attuazione.
Tale proroga si è resa necessaria a causa del prolungarsi delle procedure relative alla variante urbanistica e per la definizione della convenzione con AIPO per la realizzazione delle opere di arginatura delle piene del Torrente Mellea. Il termine di attuazione dell'Accordo è stato fissato al 31/12/2013.
SCR Piemonte ha elaborato il progetto definitivo delle opere dal quale è emersa la necessità di risorse aggiuntive pari a quattro milioni di euro rispetto all'importo di 6,96 milioni di euro previsto dall'integrazione dell'Accordo del 7/09/2007.
Si sono svolti, da parte dell'Assessorato ai Trasporti, nel corso del 2003 alcuni incontri con i soggetti interessati (Comune, Provincia di Cuneo, AIPO, Direzione Lavori Pubblici della Regione, SCR Piemonte) per verificare lo stato di attuazione dell'intervento e le criticità dal punto di vista idrogeologico.
Nel corso di tali incontri è stato confermato l'interesse della Regione alla realizzazione della variante stradale in oggetto, ma è stato altresì comunicato ai partecipanti che non è stato possibile inserire nel bilancio 2013 le risorse mancanti per l'attuazione dell'intervento.
Nell'ambito di tali incontri la Regione si è impegnata a mantenere l'intervento nella propria programmazione, attivando tutte le iniziative atte a reperire, nelle future annualità finanziarie o negli spazi che potrebbero aprirsi anche con dei provvedimenti a carattere nazionale, le ulteriori risorse necessarie per la sua realizzazione.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Contributi alle attività produttive

Interrogazione a risposta immediata n. 1777 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "De Tomaso, Progetto di ricerca 'Univis'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1777 presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, penso che sia doveroso, quando si hanno dei dubbi, chiedere un approfondimento, soprattutto quando l'argomento riguarda l'utilizzo dei fondi pubblici.
In questo caso, si tratta di denaro messo a disposizione dell'imprenditore Gian Mario Rossignolo della De Tomaso S.p.A.
La richiesta che mi permetto di porgere nell'interrogazione è relativa ad un progetto specifico. Rossignolo, grazie ad un'associazione temporale di impresa e con l'Istituto Superiore Mario Boella, fece richiesta di finanziamento per lo sviluppo di un progetto di ricerca denominato "Univis", un avveniristico metodo di assemblaggio nel settore dell'automotive, in grado di consentire, a detta di Rossignolo stesso in un'intervista sul quotidiano Corriere della Sera, ingenti risparmi grazie all'abbattimento di costi di produzione. Quindi, si trattava di un approccio tecnologico molto innovativo.
Fin qui nessun problema, se non fosse che internet e i media ci hanno aiutato a comprendere e, in un certo senso, a sapere che il Progetto "Univis" in realtà era già un brevetto nelle mani della De Tomaso S.p.A.
ceduto nel 1984 da Giuliano Malvino ad IAI S.p.A., la holding che controllava quello che fino a poco tempo fa era il marchio di proprietà De Tomaso.
Marchio che purtroppo non sarà annoverato in quella che di recente il Presidente Cota ha battezzato come "Banca dei Marchi" per tutelare le aziende storiche piemontesi, visto che recentemente lo stesso è stato acquisito da un imprenditore di una ex catena di negozi di fotografia.
Chi è Giuliano Malvino? Malvino, insieme ad Alesi, ex Direttore generale dell'azienda di Livorno, avrebbe avuto, secondo i magistrati, un ruolo di primo piano nella riscossione indebita di 13 milioni di euro di fondi pubblici che avrebbero dovuto essere utilizzati per finanziare corsi di formazione professionale, che gli stessi lavoratori non hanno esitato a denunciare come corsi fantasma. Le responsabilità penali di Malvino sarebbero legate alla sua carica di Procuratore Speciale della TAS, nota come Fissore Centro Stile, società che avrebbe emesso fatture gonfiate nei confronti della De Tomaso pagate con fondi erogati dalla Regione Piemonte.
Parte del denaro, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza illecitamente trasferito alla TAS, è stato poi restituito alla holding di Rossignolo, proprietario dell'azienda automobilistica, attraverso degli aumenti di capitale, in realtà mai realizzati, e la stipula di contratti fittizi di cessione di utilizzo del marchio Fissore.
Credo quindi che sia lecito capire le motivazioni che stanno alla base della concessione di questo finanziamento.
La Regione era a conoscenza del tipo di ricerca che ha sostenuto. Si tratta di aiuti per oltre due milioni di euro: fondi pubblici concessi a fronte di un primo avanzamento lavori.
Le ho posto quest'interrogazione: attendo una cortese risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Con lettera datata 13 ottobre 2009, la società De Tomaso Automobili S.p.A. ha presentato, con riferimento alla Misura "Regime di esenzione per determinate categorie di aiuti di Stato, relativamente a progetti di ricerca e sviluppo", domanda di ammissione al finanziamento di un progetto che è stato prima ricordato - denominato Univis, nell'ambito dell'automotive, e che si poneva l'obiettivo di realizzare, utilizzando l'approccio tecnologico brevetto Rosfin, di cui IAI era licenziataria altamente innovativo - strutture/scocche automobilistiche, il veicolo finale e la relativa linea di produzione, in collaborazione con l'Istituto Superiore Mario Boella, il cui supporto risultava fondamentale per l'applicazione di tecnologie wireless al processo produttivo.
In particolare, il progetto, che si componeva sia di attività di ricerca industriale sia di sviluppo sperimentale, era articolato su due fasi: una prima, di studio e valutazione della tecnologia Univis in ambito industriale per strutture Space Frame (pur già esistenti sul mercato, ma ancora con alcuni limiti che la tecnologia Univis potenzialmente poteva consentire di superare, come ritenuto dalla valutazione tecnico scientifica), e una seconda di approfondimento di metodologia di produzione in relazione alla tecnologia Univis.
Nella fase di sviluppo sperimentale era espressamente prevista la realizzazione di prototipi dimostrativi ad implementazione dei risultati delle fasi di ricerca industriale e sperimentazione della linea di assemblaggio ed applicazione delle tecnologie wireless considerate necessarie a testare sperimentalmente l'applicazione della tecnologia Univis.
Con DGR del 16 novembre 2009, il progetto di ricerca proposto dalla società è stato ritenuto ammissibile a finanziamento - fatto salvo l'esito positivo dell'attività di valutazione tecnico-scientifica - per le importanti ricadute industriali che si sarebbero ottenute dall'attività prevista, in particolare dal punto di vista occupazionale, nonché per la definizione di elevati livelli di produttività, qualità ed efficienza nonché di know how delle nuove tecnologie.
A seguito dello svolgimento del procedimento di valutazione del progetto, conclusosi con le determine dirigenziali n. 244 del 29 dicembre 2009 e n. 16 del 12 febbraio 2010, la Regione ha approvato la concessione dell'aiuto individuale alla società De Tomaso Automobili S.p.A., in qualità di capofila dell'ATS costituita in data 9 febbraio 2010 con l'Istituto Superiore Mario Boella, nel limite massimo di euro 7.500.000,00 da ripartirsi tra i partners nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di massimali di aiuti a progetti di ricerca.
La valutazione tecnico-scientifica (questa era la richiesta da parte del Consigliere) dei due valutatori esterni, indipendenti, esperti nella materia, appositamente individuati, ha ritenuto la proposta progettuale meritevole di finanziamento, anche perché "di grande interesse per le potenziali ricadute sull'azienda in primo luogo e sul sistema economico e produttivo della Regione".
Vengono riportate dalla direzione le parole estrapolate dalla relazione.
Il finanziamento è stato pertanto concesso e, in data 17 febbraio 2010 è stato sottoscritto l'apposito contratto.
Credo che in Assessorato ci siano le relazioni e i curricula dei due esperti esterni per la valutazione tecnico-scientifica, che potranno essere consegnati al Consigliere.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1778 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Richiesta online per gli assegni di studio - è stata garantita la pari opportunità all'accesso a tutte le famiglie?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1778, presentata dalla Consigliera Artesio.
Risponderà l'Assessore Vignale.
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Com'era facilmente prevedibile, il tema affrontato martedì scorso, per iniziativa di una question time presentata dalla collega Motta, è tornato di attualità. Anche gli organi di informazione oggi riportano le preoccupazioni dell'Amministrazione comunale di Torino, che, nonostante abbia attivato la sede della direzione dei propri servizi educativi, nonch una certa rete di biblioteche comunali, si trova nell'impossibilità di gestire la richiesta di accesso avanzata da numerose famiglie, ai fini di ottenere i benefici riservati per i fondi di agevolazione al diritto allo studio.
Pertanto, la preoccupazione che allora si esprimeva sul nuovo sistema informatizzato di - prima - accredito e ottenimento della credenziale e poi - inoltro della domanda per avere i requisiti di ammissione alla graduatoria dei richiedenti, era preoccupazione fondata.
Dentro al quadro generale che sembra aver orientato l'Amministrazione a prorogare i termini di consegna delle richieste di assegni di studio (almeno, così leggiamo sui quotidiani odierni), c'è un tema più specifico che mi sembra sia un palese caso di discriminazione e disuguaglianza delle opportunità.
La fattispecie cui mi riferisco è quella contenuta nella DGR n. 38 del 2 agosto 2013, la quale, nel quadro generale di previsione della dematerializzazione e semplificazione sui contributi per il diritto allo studio, vede allegata una convenzione.
Questa riguarda la relazione tra l'Amministrazione regionale e le associazioni di rappresentanza delle scuole paritarie; convenzione con la quale le scuole paritarie diventano nella condizione di ottenere le credenziali, ai fini di consentire la compilazione delle domande alle famiglie dei propri frequentanti.
Ora, l'iniziativa - che non discuto, dal punto di vista dell'interesse e dell'indubbio agio che comporta per coloro che frequentano le scuole paritarie - pone alcuni dubbi che ho riassunto nell'unico quesito della question time.
L'Amministrazione regionale, così solerte a stipulare una convenzione con le associazioni di rappresentanza delle scuole paritarie, si è forse preoccupata di verificare se esistessero analoghe condizioni per facilitare l'accesso alle rappresentanze delle scuole pubbliche statali? E laddove comunque, questo non fosse avvenuto per iniziativa della Regione, non ritiene forse opportuno di verificare, a fronte dei disguidi ormai conclamati e non soltanto supposti, quanto non possa essere fatto di analogo presso le scuole pubbliche? Non ritiene, comunque, che in questo modo ci sia il rischio concreto che coloro che vengono facilitati nella compilazione possano poi rappresentare, nell'elenco degli aventi diritto, una proporzione che non riflette l'effettiva distribuzione degli scolari tra scuola paritaria e scuola statale, bensì rifletta soltanto l'ordine di arrivo, che evidentemente viene così agevolato?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vignale per la risposta.



VIGNALE Gian Luca, Assessore alla modernizzazione della P.A.

Grazie, Presidente.
Parto dal fondo, perché è l'oggetto dell'interrogazione, poi approfitto per dare una comunicazione più puntuale.
Non vi è stata un'analoga collaborazione con altre associazioni semplicemente perché non c'è stata richiesta.
Esiste un soggetto che ha relazioni con l'Amministrazione, una singola associazione che rappresenta le scuole statali, che, però - ricordo - sono rappresentate dal MIUR, pertanto la tematica è differente.
Perché si è fatta la scelta di convenzionarsi con le tre associazioni che rappresentano le scuole paritarie? Perché 12 mila domande circa delle 60 mila complessive, vengono presentate all'interno di quelle scuole.
Quindi, da un punto di vista fisico, era più semplice utilizzare quegli istituti scolastici come sportelli.
Dopodiché, le relazioni che invece sono nate con le altre Amministrazioni, sono quelle che, di fatto, ha Piemonte Facile, con gli sportelli accreditati, anzi, a questi se ne sono aggiunti molti altri.
Solo alcune considerazioni sulla questione delle presentazioni online relativamente agli assegni di studio.
L'Assessore Pellerino ieri ha scritto all'Assessore Cirio, al sottoscritto e, contestualmente, ha anche mandato un comunicato stampa dicendo che riteneva vi fosse la necessità o l'opportunità di prorogare i tempi. Noi, ovviamente, abbiamo risposto che non intendiamo creare problemi alla cittadinanza, ma risolverli, quindi non siamo contrari. È un po' anomala la comunicazione fra soggetti istituzionali che avviene fra una lettera accompagnata da un simultaneo comunicato stampa.
Da quest'anno, tutte le famiglie, di qualunque censo e di qualunque stato sociale, per pagare i buoni mensa, devono fare esattamente quanto avviene per i buoni scuola. Sullo stesso sistema di Piemonte Facile, che è parallelo a quello di Torino Facile - tant'è che, se ci iscrive a Torino Facile, si è iscritti direttamente anche su Piemonte Facile - quest'anno qualunque cittadino torinese voglia pagare i buoni mensa deve accreditarsi su Torino Facile, ottenere username e password, con questi dati accede al sito di Torino Facile e paga i buoni mensa.
O i sistemi digitali sono utili per tutti o non lo sono per nessuno.
Secondo noi sono utili e i dati lo confortano. Confortano la scelta che abbiamo fatto, ben consapevoli, come abbiamo sempre detto anche il giorno di presentazione del nuovo sistema, che tutti i sistemi che in qualche modo innovano o cambiano delle abitudini consolidate creano, per la prima volta qualche problema.
Dal 15 giugno è in linea il simulatore che consente di fare le "prove" e per la presentazione della domanda e per capire quanto sarà l'incentivo economico cui si ha diritto. Perché abbiamo inserito il simulatore? Perch noi eroghiamo alcune migliaia di fondi, ai fini della legge n. 28 inferiore a 50 euro, questo per far comprendere anche ai cittadini se valesse la pena una trafila burocratica, quale quella del sostegno per il diritto allo studio, per somme che a volte sono irrisorie.
Cinquantamila accessi da giugno a ottobre per la simulazione sul sito.
Dal giorno dall'apertura, quindi dal 15 giugno a oggi, 40 mila password e PIN rilasciati. Quindi se considerate che l'altro anno hanno presentato domanda 60 mila cittadini, vuol dire che i due terzi dei cittadini oggi sono in possesso di pin e password, a sette giorni dall'apertura delle iscrizioni.
Da quando sono state aperte le iscrizioni online 11.000 domande sono già state compilate, 7.500 delle quali sono già state presentate (11.500 complessivamente), 3.000 invece sono in bozza. In questo modo si compilano tutti i dati, poi ci si rende conto che non si ha, per esempio, il dato ISEE, quindi lo si tiene in bozza, ci si procura il dato, lo si inserisce e poi si invia. Ad oggi siamo ad un quinto, circa, delle domande complessive che sono già state presentate.
Un altro aspetto significativo è che la metà delle domande presentate sono avvenute fuori dall'orario di lavoro. Ciò cosa significa? Questo vale anche per le domande presentate. Abbiamo evitato a migliaia di cittadini piemontesi di dover prendere un permesso dal lavoro, come accadeva precedentemente, per recarsi presso l'ufficio comunale a presentare la domande e abbiamo dato loro la possibilità di farlo da casa oppure dal luogo di lavoro. Questo non solo crediamo sia un insuccesso previsto, ma crediamo che, invece, sia un successo previsto con un limite.
Il limite è quello che molte persone, dovendosi trovare per la prima volta a compilare la domanda, si sono fatte assistere dai 140 sportelli sparsi nella nostra regione. Poi potrei dire che il Comune di Torino, che rappresenta la metà delle domande regionali, ha uno sportello come Acqui Terme, Canelli, San Damiano o altri piccoli Comuni della provincia, ma quella è una scelta che ha fatto l'amministrazione comunale ed è una scelta che rispettiamo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Vignale.
Passiamo all'interrogazione successiva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1779 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Comunicazione dei dati relativi alle liste d'attesa delle pazienti oncologiche a seguito delle attività dell'Ospedale Valdese di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1779, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Questo è l'ennesima question time sul tema. Un tema che stanno seguendo diversi colleghi, tanto che questa mattina sono state chieste comunicazioni in merito.
Nella question time ci concentriamo su un aspetto specifico, che è quello relativo alle liste d'attesa per le pazienti oncologiche a seguito dell'interruzione dell'attività dell'Ospedale Valdese di Torino. Siamo all'indomani della fiaccolata di venerdì 20 settembre, cui hanno partecipato molte persone, circa 1.500.
Successivamente, abbiamo appreso che i Giudici Amministrativi del TAR hanno prorogato la scadenza per la sospensiva precedentemente fissata al 30 settembre. Quindi hanno emesso un nuovo decreto cautelare secondo il quale Regioni e ASL non potranno procedere a trasferimenti di macchinari e personale dall'Ospedale Valdese di Torino ed altre strutture, fino al 9 ottobre.
Il termine del 30 settembre era stato stabilito per riuscire, comunque nel caso si intenda procedere nella direzione che la Giunta ha dichiarato di voler proseguire, per garantire i servizi.
Lo stesso TAR fa riferimento ad aggravamenti dei tempi di attesa.
Abbiamo anche a disposizione i dati che erano stati trasmessi dall'Assessore nella risposta ad un precedente question time in cui si parlava, in particolare, del tempo di attesa per intervento su cancro alla mammella, che era, nel primo semestre 2013, pari a 36 giorni; adesso secondo le stime - e vorremmo comprendere meglio - sarebbe giunto a 60 stando ai dati non aggiornati rispetto alla screening mammografico.
chiaro che il tema si va ad inserire nella creazione della nuova Breast Unit della Città della Salute, promessa dalla Giunta e non ancora operativa.
Siamo a chiedere, urgentemente, che i dati sui tempi di attesa delle liste cui facevo riferimento siano pubblici, anche perché crediamo che questi dati debbano essere certamente monitorati dall'Assessorato per comprendere come ottemperare alle indicazioni che sono venute dal TAR.
Da questo punto di vista, crediamo sia necessario avere questi dati e poi - non è tema della question time - riprendere la questione in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Rispondo all'interpellanza della Consigliera Cerutti, ricordo che anche la Consigliera Pentenero ha presentato un'interrogazione urgente sullo stesso argomento...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore.
Consigliera Pentenero, pensa di intervenire dopo o ritiene che la risposta possa soddisfare?



PENTENERO Gianna

Adesso non saprei dire, lasci prima rispondere l'Assessore.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Se vogliamo fare una trattazione congiunta, lo dico prima per evitare di ripetere, dal mio punto di vista, le stesse cose.
Per inquadrare la materia. Nel primo semestre di quest'anno, a livello regionale i casi di tumore alla mammella trattati dal SSN sono 1.633 e i tempi medi per l'intervento chirurgico sul cancro alla mammella sono 24,58 circa 25 giorni.
In conclusione, se andiamo a vederlo complessivamente (poi, arrivo allo specifico, ma è sempre bene non dimenticare che l'Assessorato regionale deve avere sott'occhio tutto quello che capita nella nostra Regione) si evidenzia come i tempi di attesa per l'intervento di cancro alla mammella a livello regionale siano sensibilmente diminuiti nel corso del primo semestre di quest'anno. Per completezza di informazione, si rileva un allungamento dei tempi per il presidio Molinette, che è andato oltre i 30 giorni ed è arrivato ad una media, nel primo bimestre 2013, di 59 giorni per poi attestarsi intorno ai 60 nella valutazione del 1° semestre. Tale criticità è tuttavia compensata dalla riduzione delle liste d'attesa presso gli altri presidi della Regione.
Quindi, un qualcosa di specifico, per fortuna, non una questione generalizzata, ampiamente risolvibile nell'ambito della città di Torino stessa, che per fortuna dispone di tante altre alternative a livello anche di Breast Unit operanti e maggiormente organizzabili con un sistema che è stato delineato attraverso un'azione della Direzione Sanità, che ha riunito attorno ad un tavolo i direttori delle varie Aziende Sanitarie dell'area torinese per arrivare addirittura a sottoscrivere dei protocolli, in modo tale da evitare questi scompensi, anche se, seguendo le regole della statistica - il famoso discorso del "pollo di Trilussa" - dobbiamo considerare questi fatti.
Per quanto riguarda i dati più dettagliati, posso dire che nell'ambito della Città della Salute ci sono due Breast Unit: uno del presidio Sant'Anna e l'altro del presidio Molinette.
Per quanto riguarda il presidio Sant'Anna nel periodo osservato, che credo sia il primo semestre di quest'anno, il tempo medio è di 28 giorni quindi siamo sotto i 30 giorni ed è un dato di riferimento accettabile.
Addirittura, ho fatto raccogliere i dati medi del 2011. Allora operava ancora il Valdese. Non che questo faccia testo, però il tempo medio del Valdese, che nel 2011 aveva trattato 132 casi, era 29 giorni. Quindi diciamo, se vogliamo prendere, dato e non concesso, come pietra di paragone una situazione di riferimento, vediamo quello del Sant'Anna, che, come voi sapete, è l'Ospedale nel quale concentrare la realizzazione di tutti quei percorsi di prevenzione e di intervento sui tumori femminili, in modo particolare per quanto riguarda i tumori alla mammella.
Allora, hanno sforato le Molinette che comunque entro il mese di ottobre hanno già programmato i dati previsti in modo serio, con ovviamente l'impegno da parte della Direzione sanitaria.
Poi, possiamo esaminare il percorso assistenziale-diagnostico e terapeutico garantito dall'ASL TO1 attraverso il Martini. In questo caso vediamo un tempo medio di dieci giorni. Questi sono i dati che rileviamo.
Naturalmente, la TO1 ci segnala che ha realizzato uno sportello dedicato alle problematiche del Valdese, che sorge sul suo territorio, per cercare di risolvere le questioni. Ed è qui che è nata l'idea di avere un protocollo che interessasse appunto la TO1, il San Luigi e anche il Mauriziano, che sono chiamati a garantire - speriamo che la curva sia discendente - qualsivoglia andamento di questa patologia. Se poi andiamo a prendere il Mauriziano, vediamo che il tempo medio viaggia anche qui sui dieci giorni.
Ora, credo che si debba fare una precisazione in ordine sia al nostro atteggiamento, sia anche al ruolo della Magistratura amministrativa. Noi stessi abbiamo vissuto, con le vicende collegate alla programmazione dell'esito delle elezioni, un intreccio di ricorsi e controricorsi in tutte le sedi e in tutti i canali. Ebbene, in questo caso c'era stato il classico ricorso al TAR, che aveva provocato il respingimento della sospensiva del provvedimento, ma la previsione di una moratoria di 90 giorni per dare attuazione a tutti i provvedimenti della Direzione dell'ASL (discorso del 30 settembre).
Contemporaneamente, sono stati presentati dei ricorsi gerarchici al Presidente della Repubblica, che poi sono stati riversati, per univocità di trattazione (in questo senso si era espresso favorevolmente anche la Regione), nel canale del TAR.
Quindi, dalla sede gerarchica anche questi due ricorsi, che dicono le stesse cose degli altri ricorsi, sostanzialmente, dopo la pausa feriale del Tribunale, saranno esaminati in Camera di Consiglio il 9 ottobre.
chiaro che il Presidente del TAR, seguendo la strada dell'inaudita altera parte, cioè senza udire nessuno, visti i pochi giorni - io d'altronde, rispetto e capisco anche l'atteggiamento del Presidente - dice: "La moratoria doveva cessare il 30 settembre; proroghiamola di otto-nove giorni".
Quindi, da un punto di vista nostro, ovviamente stiamo elaborando tutta la documentazione nella loro completezza e nella loro articolazione per sottoporre nella Camera di Consiglio del 9 ottobre il nostro punto di vista e anche riconoscere il lavoro che, comunque, le strutture sanitarie delle ASL e della Regione hanno fatto. Vedremo cosa deciderà il 9 ottobre questa Camera di Consiglio.
Al di là di tutto, non è che attendiamo le sollecitazioni da una sede che consideriamo non secondaria dal punto di vista della programmazione socio-sanitaria, ma è nostro intendimento proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso di rendere più incisivo e riempire di sempre maggiore contenuti questi percorsi di prevenzione, di diagnosi e di terapia che faranno capo alla Breast Unit della Città della Donna, o, se vogliamo seguire le definizioni classiche dell'Ospedale Sant'Anna.
Naturalmente, tutte le altre Aziende Sanitarie della Regione, a loro volta, concorrono, anche quelle dell'area metropolitana, a risolvere una tematica che, tra l'altro, la rete oncologica regionale segue in modo attento, e non da adesso.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1780 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Realizzazione Poliambulatorio ASL TO2 in ex stabilimento Superga"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1780, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte sulla realizzazione del Poliambulatorio all'interno dell'ASL TO2 in ex stabilimento Superga, che riguarda un nuovo quartiere residenziale di Torino, denominato Spina 3, che ha fatto registrare all'incirca 12 mila residenti in più sull'area torinese intorno a Via Cigna.
Quindi, c'è la necessità di adeguare i servizi sanitari territoriali alla crescita demografica dell'area. Per questo il Comune di Torino aveva individuato e dismesso lo stabilimento della Superga sito in via Verolengo quale sede per un nuovo Poliambulatorio medico.
A tale scopo, il Comune di Torino aveva provveduto ad una specifica variazione di assegnazione d'uso, destinando almeno 8.000 metri quadrati a servizi sociali.
Detti locali sono stati consegnati all'ASL dal Comune di Torino nel 1999 (quindi, 14 anni fa) e finora non si è fatto nulla.
Sono state poste alcune interrogazioni da alcuni colleghi Consiglieri in questa legislatura, in particolare modo nel 2011.
L'Assessore alla sanità - all'epoca, ovviamente, non era Cavallera così rispondeva che il piano finanziario per la realizzazione dell'opera prevede fondi a carico del bilancio statale e fondi a carico del bilancio regionale. I fondi dello Stato, pari a cinque milioni e mezzo - arrotondati ai sensi della legge n. 448/1998, erano confermati e trovavano copertura nell'ambito delle risorse iscritte nel bilancio regionale 2012 in corso di approvazione - bilancio previsionale 2012, perché siamo nel 2011.
Con riferimento ai fondi regionali, pari ad un milione e 700 mila euro arrotondati - era previsto un impegno a carico del bilancio regionale già relativo all'esercizio 2010. È ovvio che finora non è stato compiuto alcun lavoro, quindi ci chiediamo dove siano finiti questi soldi, se siano ancora recuperabili - mi riferisco sia alla quota parte nazionale e sia soprattutto, alla quota parte di impegno regionale - o se siano andati in economia, comunque immagino non siano diventati un residuo passivo, in quanto non è proprio fisicamente iniziato alcun lavoro sull'area. Tra l'altro, al momento, l'ASL mantiene un poliambulatorio in una struttura obsoleta in via del Ridotto, per cui paga circa 200 mila euro l'anno di affitto; altresì, paga 125 mila euro l'anno per un altro edificio in via Verolengo, senza considerare - da quanto è risultato dalle indagini - gli investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Quindi, nell'ambito più ampio del tema dei fondi dell'edilizia sanitaria, chiediamo su questo punto di conoscere gli orientamenti dell'Assessorato. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
Vorrei svolgere la seguente premessa. Voi sapete che nel rapporto tra la Regione e il tavolo di verifica è stata definita la posizione della Regione Piemonte in ordine a tutto ciò che entra nei capitoli della spesa corrente. Viceversa, per quanto riguarda le spese in conto capitale, il famoso Titolo II del nostro bilancio e le spese in conto capitale anche delle Aziende Sanitarie, è ancora in corso la revisione da parte della Deloitte, quindi mi auguro si possa addivenire quanto prima ad una fotografia della situazione.
Mi auguro che non ci siano anche qui risultanze che inducano a dovere coprire passività pregresse; comunque, in questo quadro, il finanziamento prefigurato in allora per l'ex stabilimento Superga deve essere confermato.
Allora, l'ASL ha individuato una strada più pragmatica, percorribile con possibilità proprie, e ha inserito nell'elenco degli interventi del triennio 2013-2015 un intervento per la realizzazione di questo poliambulatorio, naturalmente, con una spesa più contenuta (circa tre milioni e 200 mila euro), chiedendo contemporaneamente anche l'autorizzazione alla vendita dell'ex presidio ospedaliero Luigi Einaudi e dichiarando che il ricavato di questa vendita potrebbe bilanciare le necessità di finanziamento. Questa è la strada che può essere intrapresa.
Naturalmente, mi riservo, sul piano più generale, di dare tutte le informazioni legate al famoso articolo 71 della legge n. 448, che era la fonte di finanziamento inizialmente prevista per la realizzazione dell'intervento stesso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1782 presentata dal Consigliere Placido, inerente a "Casa di Soggiorno per Anziani 'San Giuseppe' di Castelnuovo Don Bosco"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1782, presentata dal Consigliere Placido.
La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Assessore, intervengo brevemente. Penso che lei sia informato, comunque si sarà documentato, ho ricevuto ampia documentazione giornalistica, anche da parte di amministratori. Noi abbiamo una casa di soggiorno per anziani che continua ad essere gestita da un Consiglio di Amministrazione completamente indagato (il Presidente è già stato condannato) senza che nessuno intervenga (sono in corso appalti per oltre 22 milioni di euro).
Ora, chiedo se non ritenga opportuno - poi potremo approfondire la questione - che la Regione svolga la sua azione di controllo, verificando la situazione al di là dei percorsi della Magistratura, che seguono altre strade, che a questa Assemblea possono interessare fino ad un certo punto.
Visto che si parla di ingenti risorse pubbliche, chiedo se l'Assessorato che lei dirige (e la Regione stessa) non senta la necessità di verificare quanto avviene in quella casa di soggiorno (è stato condannato il Presidente e tutto il Consiglio d'Amministrazione è indagato), anche rispetto alle contestazioni che vengono mosse e a quanto ha determinato le condanne, che sono legate ad una gestione, che, se vogliamo, possiamo definire approssimativa, di consulenze, appalti e premi ai diretti interessati.
Attendo fiducioso un segnale domandando se non ritenga - finora non è avvenuto - che sia il caso di verificare con un'ispezione quando sta avvenendo in quel luogo, per certi versi, lontano dal capoluogo di Regione che è Castelnuovo Don Bosco. Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente.
Faccio una premessa. Per quanto riguarda la configurazione degli organi amministrativi, ricordo che quello di Direttore dell'Ente "Casa di soggiorno San Giuseppe" è un incarico che viene conferito dal Consiglio di Amministrazione, quindi mi auguro che sia stato conferito nel rispetto delle normative previste.
Per quanto riguarda la situazione relativa alle pendenze che sono state richiamate dall'interrogante, a noi risulterebbe che al momento l'unica persona che ha subito una condanna in primo grado per abuso di ufficio sia la figura del Direttore, che - ripeto - è nominato dal Consiglio di Amministrazione. Per quanto attiene, invece, ai componenti dello stesso Consiglio di Amministrazione, questi sembrerebbero per il momento solo avvisati dell'avvio di procedimenti giudiziari.
Ora, qual è la situazione della vigilanza delle IPAB? Le leggi regionali hanno affidato la vigilanza alle Province, per cui al momento la vigilanza su questi enti compete alle Province, compresa - se non sbaglio la nomina di un Consigliere, laddove questa nomina competeva nel passato direttamente alla Regione.
Ora, noi sappiamo qual è la vicenda che investe le Province: si parla di quale sarà la loro configurazione dopo la riforma, che non si capisce bene a che punto sia, degli Enti Provincia. Indubbiamente, però, al di là che la riforma vada in un senso o nell'altro, una vigilanza fatta a livello regionale, storicamente, andando a vedere anche le risultanze precedenti, è comunque una vigilanza più lontana - cosa che potrebbe sembrare un elemento negativo - ma forse più distaccata da situazioni locali che possono in qualche modo non dico ostacolare, ma costituire a volte un impedimento psicologico per intervenire in determinate situazioni.
Al momento, quindi, sono i Consiglieri di Amministrazione i soggetti che noi potremmo commissariare; non certo il Direttore, che viene nominato da loro.
Prendo atto della sua interrogazione, Consigliere Placido. Ho fatto le considerazioni che ho fatto sulle modalità di vigilanza e sul fatto che certamente le Province finora avranno fatto tutto quel che potevano. Anche nonostante le traversie amministrative e la riforma che riguarda loro e soprattutto le funzioni ad esse delegate, però, certamente non hanno segnalato nulla, se non casi veramente gravissimi di dissesto. Qualche Commissario l'abbiamo nominato, ma questo è avvenuto soprattutto quando l'Amministrazione era in camera di rianimazione... La vigilanza, invece dovrebbe essere preventiva e portare anche a dare degli indirizzi.
Pertanto, credo che dirò alla Direzione delle Politiche sociali di sollecitare la Provincia di Asti, ben sapendo che la Provincia di Asti è commissariata e che quindi magari si otterrà una risposta relativa (o anche efficiente) da parte degli organi commissariali. Per ora a noi non è stato segnalato nulla, se non questo fatto, che abbiamo raccolto a seguito dell'interrogazione, degli avvisi di garanzia, che sappiamo essere o che appunto dovrebbero essere, a termini di atto, degli elementi di garanzia che certo richiamano l'attenzione di tutti e che però vanno valutati in quanto tali.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1781 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Impegni assunti alla Regione Piemonte in sede di Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali riguardo ai non autosufficienti"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1781, presentata dal Consigliere Laus, che ha la parola per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Questa è l'ennesima interrogazione finalizzata ad avere dall'Assessore e dalla Giunta un minino di chiarezza sulla questione che riguarda i malati non autosufficienti.
Faccio proprio una brevissima premessa. Non risulta - almeno a me - dai verbali delle riunioni del Tavolo Massicci che la Giunta abbia tentato di fare resistenza rispetto a imposizioni che non tengono conto delle reali problematiche del territorio. E aggiungo che nelle trattative, per spuntare maggiori risorse dal Fondo sanitario, la Giunta non ha mai posto la questione dei 30.000 malati cronici non autosufficienti ancora in attesa di ricevere i servizi loro dovuti per legge.
Tutto ciò premesso, in sostanza, interrogo la Giunta per capire quali obblighi il Tavolo tecnico Massicci per la verifica degli adempimenti regionali in materia sanitaria ha posto alla Regione Piemonte per affrontare le criticità connesse all'assistenza territoriale e domiciliare a favore degli anziani ammalati cronici non autosufficienti.
La risposta, Assessore, non comporta alcun impegno di spesa: è quindi solo un elemento di chiarezza e fortunatamente l'elemento di chiarezza appunto - non costa; però può aiutare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie. Darò conto di una parte scritta e poi farò un commento finale.
Nella riunione del 4 aprile - il famoso Tavolo LEA - avevano osservato che prendevano atto della richiesta regionale di cui all'articolo 15.
Questo è il passaggio che dice che noi ci impegnavamo a concludere il piano di rientro, non avendone raggiunto tutti gli obiettivi, attraverso un programma operativo che scadesse nel 2015. Salto, quindi, una prima parte.
Nella verifica dello stato di attuazione del piano di rientro valutavano positivamente le azioni ivi contenute rispetto alla definizione del Piano di assistenza territoriale ed evidenziavano come criticità da superare quanto segue: "Con riferimento alla rete territoriale," evidenziavano la necessità di "implementare l'attività domiciliare e, come non più procrastinabile, un programma organico dell'offerta residenziale territoriale, articolato per livelli di intensità, oltre al riallineamento delle prestazioni offerte a quanto previsto dal DPCM 2001 LEA, anche in tema di compartecipazione alla spesa".
Il tavolo ed il comitato LEA riportano altresì l'aggiornamento della situazione sull'erogazione dei LEA del periodo 2009-2012, così come si evince dai dati in possesso del Sistema Informativo Sanitario del Ministero della Salute.
Per quanto riguarda la situazione relativa all'erogazione di assistenza territoriale, l'ultimo aggiornamento disponibile degli indicatori evidenzia una quota di anziani assistiti a domicilio inferiore all'atteso, come da valore definito adeguato dal Comitato LEA, a fronte di una dotazione di posti letto presso strutture residenziali per pazienti anziani molto elevata. Questo dell'incremento della domiciliarità, cioè, è stato molto molto ripetuto.
La Regione ha provveduto a rivedere il programma operativo 2013-2015 riconfermando le azioni di incremento della risposta residenziale ad anziani non autosufficienti, di cui alle DGR 85 e 14 del 2013 - che abbiamo trasmesso a Roma e che verranno valutate singolarmente - e a ritrasmettere i dati dell'attività di assistenza domiciliare integrata per l'anno 2012 che porta i casi di ultra 65enni a 33.050 casi, pari al 3,24%, dati non ancora sufficienti per soddisfare completamente le osservazioni.
La revisione del programma operativo è stata trasmessa in data 10 settembre al Tavolo e al Comitato LEA, e adesso è in corso l'istruttoria dialettica tra noi e loro, per arrivare alla sottoscrizione.
In sostanza, quali sono gli obiettivi nostri ma di tutte le Regioni visto che stiamo trattando il nuovo patto della salute, che prevede i finanziamenti del 2013-2014 e 2015? Dev'essere noto a tutti che la cifra definitiva che lo Stato assegna alle Regioni per il 2013 non è ancora stata determinata: abbiamo delle previsioni, ma non è ancora stato definitivamente deciso.
Nell'ambito di questa presunta cifra per il 2013, 2014 e 2015, c'è una serie di delibere, criticate finché si vuole, ma assolutamente necessarie per avviare un processo nel quale delimitare un ammontare di finanziamenti di quota del Fondo Sanitario da destinare a quelli che sono i LEA, cioè quegli interventi di cui il cittadino ha il diritto, in quanto compresi in quel famoso DPCM del 2001.
Per quanto riguarda i LEA sanitari, non ci sono discussioni; le difficoltà nascono con i LEA a carattere socio-sanitario dove, oggi come oggi, è prevista una contribuzione della sanità del 50%, e l'altra parte a carico o dell'interessato o del canale assistenza sociale.
Come Regione Piemonte, abbiamo un coordinamento del Tavolo socio sanitario. Nell'ultima riunione della settimana scorsa abbiamo già registrato un avanzamento nelle impostazioni ministeriali. Non so quanto in sede complessiva di Governo la cosa possa tenere, perché tutte le iniziative alla fine hanno un costo, che prevede che, laddove sia necessario un ricovero in strutture residenziali, a fronte di patologie che determinano l'intervento del sistema sanitario, in caso di patologie più gravi, la contribuzione possa, per adesso, arrivare anche al 60%.
Naturalmente abbiamo fatto tutta la discussione prendendo a riferimento il caso Alzheimer.
ciò che ho riferito anche in Commissione, dicendo che proprio in questi mesi stiamo verificando la situazione, per cui possiamo prevedere l'entrata in vigore delle nuove tariffe anche stoppandole fino al 31 dicembre, proprio perché ci ripromettiamo, dalla definizione di questo Patto per la salute, di avere condizioni generali di utilizzo del Fondo sanitario migliori.
Per quanto riguarda invece il filone domiciliare, è stato previsto un contributo del 50% per i cosiddetti assistenti domiciliari, volgarmente definiti "settore delle badanti".
In sostanza, non stiamo a dormire. Stiamo cercando, da un lato, di garantire in modo omogeneo, su tutto il territorio regionale, quote di fondo sanitario per poter attuare l'applicazione dei LEA. Sappiamo che come in tutte le prestazioni sanitarie, ci sono liste di attesa, ma nel momento in cui si dovessero configurare nuove figure e nuovi filoni di intervento all'interno del nuovo DPCM-LEA, si potrebbe, dal punto di vista strutturale, risolvere maggiormente la questione.
Per ora, anche rivedendo le tariffe e tanti altri aspetti, abbiamo cercato di compiere una manovra che - è chiaro che, tutte le volte che vai a toccare l'ordine costituito, si determinano vantaggi, svantaggi e reazioni anche comprensibili - tende a garantire, su tutto il territorio regionale, uguale contribuzione e uguale opportunità per i cittadini che sono in quelle condizioni.
Termino ricordando che stiamo anche completando la riconversione di quella quota di finanziamenti regionali che è stata definita extra LEA, a cui noi crediamo e rispetto alla quale la Giunta regionale vuole garantire nell'ordine di cento milioni annui; tuttavia, se non decodificata e non erogata in modo compatibile con i DPCM, potrebbe creare qualche problema al Tavolo.
Al di là della forma, stiamo lavorando per garantire la sostanza e quindi, il mantenimento complessivo di queste risorse. Naturalmente cambiando il DPCM-LEA, a quel punto potrebbe anche estendersi l'area dell'intervento della sanità in modo molto più diretto e con meno problematiche, tipo quelle su cui abbiamo discusso in questi ultimi mesi.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1783 presentata dalla Consigliera Pentenero, inerente a "Rete regionale di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori femminili" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Ci sono ancora due interrogazioni da trattare, ma vorrei capire, e mi rivolgo alla Consigliera Pentenero, se si ritiene soddisfatta della risposta data nella precedente interrogazione alla collega Cerutti, per quanto riguarda l'interrogazione n. 1783.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Solo un chiarimento, non avendo ancora avuto il testo cartaceo della sua risposta, ed essendoci un po' di brusìo in aula posso non aver sentito bene. I dati che avevo chiesto miravano a conoscere gli aggiornamenti relativi agli interventi effettuati in regime privatistico e/o libero professionale.
Può darsi che siano nella traccia cartacea o, comunque, che lei abbia fatto riferimento a questi dati. Magari posso non averli sentiti; quindi vorrei solo capire, per ritenermi soddisfatta della risposta, quanto avesse detto in merito.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Pentenero.
Stiamo parlando, in maniera ufficiale ma non completa per dare una risposta, dell'interrogazione n. 1783, "Rete regionale di prevenzione diagnosi e cura dei tumori femminili".
L'Assessore Cavallera farà avere le cifre richieste dalla collega quindi diamo per trattata l'interrogazione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1785 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Mancata apertura del nuovo Centro per Autistici a Mondovì (CN)"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 1785 presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione, com'è comprensibile dal titolo già letto dal Presidente, pone l'attenzione su una situazione piuttosto complessa, e direi ingiustificabile, presente sul territorio monregalese.
Di fatto, il 2 aprile di quest'anno, in occasione della giornata mondiale dell'autismo, è stato inaugurato a Mondovì il Centro diurno socio terapeutico ed educativo per autistici.
La struttura è nata grazie all'impegno di associazioni sul territorio e ha usufruito, tra le altre cose, di un contributo regionale nel 2009: parere favorevole della Regione per un contributo di 500 mila euro per la sua concretizzazione.
Nonostante l'inaugurazione si sia svolta sei mesi fa, nonostante l'associazione che ha promosso questo tipo di realtà e nonostante si siano sempre mantenuti i parametri fissati dal bando e i criteri definiti dalla Regione, il Centro è ancora chiuso.
A questo si aggiunge l'importantissima utilità per l'ASL cuneese, ma anche per le ASL confinanti, perché potrebbe davvero dare una risposta a quelle problematiche collegate a questo tipo di difficoltà e, quindi l'accoglienza di persone affette da autismo.
Nonostante più volte sia stata sollecitata, da parte delle associazioni, delle famiglie e del territorio stesso, una presa di posizione, pare che una risposta da parte dell'Assessore non sia ancora pervenuta.
Per questo motivo, chiedo all'Assessore di sapere quando il territorio monregalese e l'ASL cuneese potranno vedere aperto e funzionante questo importante Centro.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Notoriamente sono un moderato, per cui domanderei una certa moderazione in tutte le sedute in ordine alla quantità di question time, altrimenti va a scapito della qualità e della completezza delle risposte.
L'intervento di ristrutturazione della cascina Nibal per la realizzazione di un Centro Diurno socio-terapeutico educativo è stato proposto dalla Colonia Agricola Provinciale di Mondovì ed ha beneficiato di un contributo regionale di 500.000 euro a seguito di bando disposto ai sensi della LR 1/2004 in esecuzione della DGR n. 69 del 18 settembre 2006.
La concessione del contributo è stata disposta nel 2009 a seguito della presentazione del progetto definitivo e dell'altra documentazione prevista dal bando.
Sono state finora liquidate con atti di liquidazione del 2011 le prime due rate contributive per un importo complessivo di 300.000 euro. L'ente beneficiario ha fatto pervenire in data 12 marzo 2012 la richiesta di erogazione della terza ed è in corso un'istruttoria per erogare ulteriori 150.000 euro.
Le risorse finanziarie assegnate non consentono al momento l'assunzione degli atti di liquidazione, ma adesso, con l'ultimo assestamento e anche con il decreto legge n. 102, credo che ci saranno le condizioni per arrivare al salto.
In data 17 aprile 2013 è stato autorizzato il funzionamento di questo Centro Diurno socio-terapeutico riabilitativo di tipo A per n. 20 posti e successivamente è stato accreditato in data 26 giugno 2013. Questi sono gli atti che compie la Regione.
Occorre ricordare che la Regione Piemonte, a seguito dell'aggravarsi della propria situazione economico-finanziaria, in particolar modo quella sanitaria, sta predisponendo il Programma Operativo 2013-2015, che contiene le azioni concordate con i Ministeri dell'Economia e Finanze e della Salute per dare attuazione al Piano di rientro della spesa sanitaria.
I limiti del Programma Operativo, imposti a livello ministeriale anche per le prestazioni residenziali e semiresidenziali a favore delle persone disabili, evidenziano livelli di attività e di spesa superiore agli indicatori ministeriali e pertanto rendono difficoltose le possibilità di incrementare le spese sostenute fino alla data del 31/12/2012.
Al fine tuttavia di mettere a disposizione dei cittadini disabili le strutture semiresidenziali e residenziali, realizzate con fondi regionali e non ancora attivate al 31/12/2012, l'Assessorato ha predisposto una bozza di deliberazione, attualmente in fase di consultazione presso la Conferenza Regione-Autonomie locali, che introduce una nuova tipologia di centro diurno, il cui modello organizzativo-gestionale si presenta particolarmente idoneo per fronteggiare i bisogni socio-riabilitativi delle persone affette da disturbi dello spettro autistico.
La proposta è quella di un nuovo modello organizzativo che offre attività socio-riabilitative, articolate per fasce orarie e mirate a conservare ed implementare le abilità sociali, comunicative e di autonomia attraverso metodologie di gruppo nell'ambito di programmi educativi personalizzati, che rappresentano un'evoluzione dell'offerta proposta dai Centri Diurni socio terapeutici di tipo A e B.
In questo modo, verrà offerta la possibilità di riarticolare sul territorio regionale la risposta diurna alle persone disabili, in modo da garantire nel 2014 l'ampliamento della risposta, attraverso l'apertura di nuovi centri diurni realizzati con fondi regionali, ed in particolare del centro diurno di Mondovì, per il quale l'ASL CN1 e il Consorzio dei servizi socio-Assistenziali del Monregalese si sono impegnati, in diverse sedi pubbliche, all'inserimento di ragazzi disabili già inseriti in altre strutture semiresidenziali del territorio.
Tradotto in pratica attraverso questa nuova modalità di assistenza bypassiamo il congelamento delle tradizionali modalità di intervento. Ad ogni modo, la redistribuzione complessiva dovrebbe dare all'ASL CN1 le risorse per poterlo convenzionare dal 1° gennaio dell'anno prossimo.
Naturalmente credo che queste cose fossero già note al territorio e anche ai soggetti. Come notate, la Direzione Servizi Sociali cerca sempre di trovare delle soluzioni, pur nelle difficoltà di carattere generale che stiamo vivendo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.46 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.46)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota e Ronzani.
Il numero legale è 30.


Argomento: Caccia

Esame disegno di legge n. 323, inerente a "Gestione, tutela faunistica e promozione programmata del territorio rurale piemontese"; proposta di legge regionale n. 287, inerente a "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma"; proposta di legge regionale n. 289, inerente a "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma"; proposta di legge regionale n. 137, inerente a "Modifiche alla legge regionale del 4 settembre 1996, n. 70 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) e successive modifiche e integrazioni"


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione generale del disegno di legge n. 323 e delle proposte di legge n. 287, n. 289 e n. 137 ad esso collegate, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha dieci minuti.



SPAGNUOLO Carla

Collega Laus, se avessi un'ora, su quest'argomento la utilizzerei tutta, anche due ore, perché comunque lo merita.
Ho dieci minuti e non li occuperò tutti, perché in realtà ho già espresso, in altre occasioni del Consiglio regionale su questi argomenti della caccia, quella che è la mia posizione. È una posizione netta precisa, storica contraria all'esercizio della caccia.
Quindi, non ripeto delle argomentazioni che ho già prodotto, ma mi limito a fare delle riflessioni su ciò che oggi è all'o.d.g., vale a dire questo disegno di legge della Giunta regionale, il n. 323, presentato a marzo 2013 e che ha avuto un suo iter in Commissione.
Viene richiamato in Aula questo disegno di legge. Io ritengo, avendo dato una lettura approfondita di questo disegno di legge, che in realtà si tratti di un testo molto aggressivo, perché da un lato vengono limitati i soggetti coinvolti, si interrompe un iter che si era avviato di un più forte confronto. Quindi ritengo che rivolgersi soltanto ad alcune parti o bloccare un percorso avviato di confronto non sia, dal punto di vista del governo di fenomeni complessi, positivo.
Indubbiamente quello della caccia è un fenomeno complesso, perché ha delle valenze non soltanto legate all'esercizio di questo tipo di attività ma legate a dinamiche culturali, paesaggistiche, a rapporti con il mondo ambientalistico, a rapporti con il mondo dell'agricoltura, e non solo.
Quindi, è certamente un fenomeno di natura complessa.
Ho definito questa proposta come una proposta abbastanza aggressiva vorrei dire anche abbastanza violenta - perché in essa, leggendola bene, vi è un sostanziale tentativo di dare nuovo ruolo ad un mondo, quello della caccia, che invece di ruolo ne sta perdendo.
Lo sta perdendo nella nostra società, lo sta perdendo nella tipologia di coloro che esercitano e liberamente intendono esercitare questa attività.
Quindi, si tende ad allargare in questa legge il campo di intervento stesso del settore della caccia. Ciò riguarda, a mio avviso, sia quanto attiene agli animali, compresi in un termine di carattere generale, sia per esempio, a quelle aperture che sono state citate anche nel dibattito d'Aula di questa mattina; quelle aperture rispetto alla commercializzazione e quant'altro, tra l'altro in strutture particolari (mi riferisco al Capo V del provvedimento) che effettivamente lasciano molto, molto perplessi.
Ritengo, Assessore - mi rivolgo anche alla Giunta, che come sempre, per la verità (ma non è solo questa Giunta), lascia l'Assessore di riferimento un po' solo - che questa sia una legge profondamente diseducativa, perch ripeto - il mondo della caccia è un mondo che si va assottigliando, sia nell'opinione pubblica sia nelle tendenze culturali che le società civili e i giovani, in particolare, intraprendono, e che invece questo provvedimento tende a riallargare.
Penso di poter affermare che in questo testo si ripropongono, anzi si assommano, dei vecchi errori e s'introducono delle nuove forme d'intervento che sono estremamente negative, nei confronti di come viene concepito il mondo animale, nel senso più ampio possibile.
Si dice che lo si vuole proteggere, ma si concepisce questo mondo come un soggetto nei confronti del quale l'uomo e la nostra organizzazione possono esercitare ciò che vogliono.
Trovo questo testo violento e, per certi versi, volgare, nelle sue concezioni di fondo.
So che quello che sto dicendo non trova attenzione in quest'Aula, ma sono convinta - e lo voglio ribadire - che la violenza e la volgarità di fondo che caratterizzano questo testo trovano la grande attenzione delle sensibilità che reggono e conducono buona parte dei giovani, buona parte dei vostri figli, buona parte di coloro che, in qualche modo, sono attenti a queste sensibilità e rifiutano questo modo di pensare rispetto ad un arcipelago infinito che ci offre sempre qualcosa di diverso e più alto.
Io non utilizzo molto Facebook, ma sono una lettrice di Facebook.
Ebbene, vorrei che coloro che scrivono questi testi di legge, anche se sono rivolti per lo più ad altri tipi di animali, leggessero l'attenzione, la sensibilità, l'accoglienza che, invece, in una fascia molto ampia dell'opinione pubblica, delle persone e dei giovani, è rivolta al mondo animale.
Noi ci approcciamo a tutto questo nella maniera peggiore.
Queste sono considerazioni: le dico, le faccio, sono minoritarie in quest'Aula, ma decisamente maggioritarie all'esterno.
Ma voglio venire al disegno di legge, Assessore, con pochissime parole.
Sono convinta che anche oggi, e in questa sessione, questo disegno di legge non sarà approvato. Ne sono convinta.
Credo che la Giunta, attraverso le sue proposte, ma non solo le sue sia portatrice al suo interno di una volontà di forzatura che fino ad ora ha prodotto solo errori, perché quello che noi stiamo osservando (posso anche essere non dispiaciuta; poi, non sono mai contenta degli errori che si fanno, ma posso essere non dispiaciuta) è che il percorso inerente alla normativa sulla caccia ha portato questa maggioranza a fare delle figure una più brutta dell'altra.
Penso che noi andiamo verso un'altra brutta figura.
Perché questo? Si tende, da un lato, a sopportare la categoria dei cacciatori in maniera profondamente anomala. La si vuole far esprimere e presentare al di là di quella che è stata la sua caratteristica originaria che - come ho detto - è pesantemente in diminuzione e, oggi, pesantemente antistorica.
Ma ciò che le consegno, come Consigliere regionale, è che, da una lettura che ho fatto di questo testo, per il livello di minima conoscenza che ho di un testo legislativo, mi sembra ci siano dei profili profondi di non costituzionalità.
La inviterei a rivedere questa parte, perché ci sono - e sono convinta oltretutto, Assessore, che lei li conosca - dei profili profondi di non costituzionalità.
Ritengo che andare a testa bassa a cercare di portar fuori un provvedimento che poi possa essere esposto a questi rischi, porti gli stessi soggetti che conducono quest'azione di governo a fare un'ulteriore brutta figura, che scontenterà di nuovo quel mondo che, invece, voi volete supportare oltre la misura, oltre la cultura e oltre le sue funzioni chiamiamole così - naturali, che io non riconosco, ma che evidentemente esistono.
Pertanto, la invito a rivedere soprattutto questi aspetti, Assessore perché l'incostituzionalità di alcune parti è palese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Spagnuolo.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Assessore, quando parliamo di una nuova legge sull'attività venatoria ragioniamo su un tema che divide trasversalmente i Gruppi.
Come Capogruppo del Gruppo consiliare del Partito Democratico riconosco che su questo tema ci possano essere, anche all'interno del mio Gruppo orientamenti, sensibilità e convenzioni diverse. Il collega Boeti avrà modo di esprimere, durante il dibattito generale, le sue convinzioni.
Come Gruppo, consideriamo necessaria una nuova legge regionale in materia di attività venatoria che rappresenti un nuovo punto di equilibrio rispetto alla precedente legge regionale che è stata da voi revocata tra l'attività venatoria, la tutela dell'ambiente e le nuove convinzioni e coscienze che si sono sviluppate nel corso degli anni.
Questa è la nostra convinzione di partenza, che ci portava nell'atteggiamento di coloro che volevano, non impedire, ma contribuire alla costruzione di una legge regionale che avesse queste caratteristiche.
Lei ha demolito questa nostra convinzione, perché - e questo è il primo dato di partenza della mia riflessione - il Gruppo regionale del PD mai potrà tollerare che su questa materia si compiano dei blitz. Mai lo potrà tollerare, soprattutto dopo che ci sono state, non 48 sedute di Commissione, ma tre sedute di Commissione; non 24 riunioni fruttuose del gruppo di lavoro, ma una sola! Sono tutte metodologie di lavoro da lei proposte, Assessore! È lei che ad un certo punto è venuto in Commissione consiliare e ha detto: "Ritengo di dover formulare la proposta di costituire un gruppo di lavoro, allo scopo sostanziale di vedere se, su alcune questioni, riusciamo a trovare dei punti di equilibrio.
Il che probabilmente non portava assolutamente alla determinazione e alla convinzione che su una legge siffatta lei potesse raggiungere una maggioranza molto ampia all'interno del Consiglio regionale. Avrebbe comunque dimostrato che, finalmente, sulla materia, non andava avanti a colpi di mano.
Ci vuole spiegare veramente le ragioni, Assessore Sacchetto, per cui dopo una riunione del gruppo di lavoro, lei ha deciso il richiamo in Aula del provvedimento? Ragioni di urgenza? Ma dove sono le ragioni di urgenza? L'attività venatoria in questo 2013 - grazie anche al suo indispensabile contributo nel creare l'ennesimo pasticcio che sta determinando veramente il fatto che neanche tra i più oltranzisti dei cacciatori lei può essere un punto di riferimento credibile - non dipenderà dalla nuova legge regionale. La nuova stagione venatoria inizierà a settembre 2014. C'era tutto il tempo, e tutte le condizioni, per costruire una legge in un clima che consentisse il confronto e che consentisse al Piemonte veramente di dotarsi di una legge regionale che rappresentasse un nuovo punto di equilibrio. Non ci sono le ragioni di urgenza per cui, a tutti i costi, lei doveva procedere al richiamo in Aula. Quali sono le ragioni? Credo - lo dico francamente, Assessore Sacchetto - che fino a quando lei non darà retta la mondo venatorio, ma darà retta alla parte più oltranzista del mondo venatorio, il Piemonte rimarrà senza una legge moderna sull'attività venatoria. Lei sta dando retta non al mondo venatorio, ma alla parte più oltranzista del mondo venatorio. Questo non le consentirà di portare il risultato sperato.
Detto che il Gruppo del PD era, e lo è ancora, per fare in modo che il Piemonte abbia una legge moderna sull'attività venatoria, io mi domando: lei vive in un altro mondo oppure è effettivamente convinto che una legge così delicata sull'attività venatoria possa essere costruita in un dibattito in Aula? Mi scusi, Assessore, ma così in Aula si esercita l'attività muscolare. Non ho nessuna difficoltà ad esercitare personalmente, e come Gruppo consiliare, un esercizio muscolare su questo tema: i blitz non li accettiamo e non li possiamo tollerare.
In Aula si può affinare un provvedimento, ma in Aula non c'è nessun confronto di merito su un disegno di legge così complesso, così articolato e così facilmente esponibile ad un'attività ostruzionistica che renderà impossibile per mesi, mesi e mesi l'assunzione di una legge regionale sull'attività venatoria.
Se vuole un consiglio, ed è l'ultima volta che mi permetto di farlo siccome nella vita sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico, alla Giunta regionale competerebbe, in questo momento, solamente una scelta, che è quella di dire: "Signori, sono io che chiedo che il provvedimento ritorni in Commissione. Sono io che chiedo che su questo provvedimento si svolga un confronto di merito. Sono io che mi impegno a riunire tutte le settimane il gruppo di lavoro allo scopo di dimostrare, concretamente, che voglio il confronto di merito".
Faccia questo gesto! l'unica condizione, Assessore Sacchetto, per la quale un disegno di legge può diventare una legge. In Aula, lo ripeto, si esercitano e si espongono le attività muscolari, non i ragionamenti di merito. In Aula si affinano i provvedimenti, non si costruiscono i provvedimenti. Sta a lei la decisione.
Noi le abbiamo dimostrato, non solo su questo provvedimento, ma su tanti provvedimenti che hanno caratterizzato questa legislatura regionale che questo Gruppo regionale ha una capacità di adattamento altissima. Noi tendenzialmente, preferiamo duri confronti di merito, perché crediamo che sia anche un ruolo e una responsabilità di un Gruppo di opposizione quello di misurarsi nel merito, sui contenuti dei provvedimenti, ma dove c'è la disponibilità al confronto, altrimenti noi non abbiamo nessuna difficoltà ad abbandonare questo atteggiamento del confronto di merito. Guardi abbiamo la capacità, in uno spirito di adattamento che si adatta molto a quello che voi fate, di esercitare un'attività muscolare.
Stamattina il Presidente del Consiglio regionale mi ha detto che i problemi politici non si affrontano sul piano formale; io li affronto prevalentemente sul piano politico, ma quando mi piacciono li affronto anche sul piano formale. Non pensiate di andare avanti a forzature regolamentari su questo disegno di legge, altrimenti violate la democrazia in questo Consiglio regionale. Non ci può essere forzatura regolamentare quando, su un testo del genere, ci sono state tre sedute di Commissione e una seduta del gruppo di lavoro. Non c'è forzatura regolamentare che tenga! Allora non solo eserciterò l'esercizio muscolare, ma passerò ad altre questioni molto più rilevanti e importanti. Non esistono le condizioni per forzature regolamentari, quando la Giunta regionale ha deciso di sottrarre il provvedimento al confronto di merito e di portare unicamente questo tema sul piano, lo ripeto, del confronto o dello scontro muscolare, ma non lo si fa con forzature regolamentari.
Allora, sta a voi una scelta: volete tenere bloccato il Consiglio regionale per quattro-cinque mesi su questo tema? Non è una cosa impossibile! Con la possibile conseguenza di un risultato finale che rischia quelle questioni su cui è intervenuta anche la Consigliera Spagnuolo? Oppure volete dire oggi, o nei prossimi giorni, ritorniamo al confronto di merito, ritorniamo in Commissione, facciamo in modo, legittimamente anche di fare uscire coloro che nel Consiglio regionale sono contro l'attività della caccia per proprie convinzioni personali, o per proprie convinzioni politiche, e coloro che, invece, ritengono che il Piemonte abbia diritto ad una legge regionale in materia di attività venatoria più moderna, più equilibrata, più capace anche non dico di accorciare la distanze tra i diversi mondi, ma comprendere le esigenze dei diversi mondi?



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, le assicuro, come Presidente, che non deve preoccuparsi sulla questione relativa all'applicazione del Regolamento e di eventuali forzature su cui lei ha fatto un passaggio.
Il Regolamento esiste, sarà applicato, non facciamo un processo alle intenzioni. Quello che volevo dire oggi, e lo ribadisco alla Giunta per il Regolamento, che spesso in quest'Aula - non è un commento al suo intervento si affrontano discorsi sul regolamento e sulla forma e meno sui nodi politici.
Siamo di fronte ad un nodo politico, che credo rilevante, sulla questione della legge sulla caccia. Mi auguro, come Presidente, ma credo che molti la pensino come me, che si possa risolvere nell'alveo del confronto, come stiamo facendo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Approfitto di quest'intervento per fare una proposta ai Capigruppo di maggioranza, cioè di prevedere, come mi sembra, Assessore Sacchetto, una soluzione che possa farci uscire da questa situazione.
Ripeto, c'è la possibilità che ognuno mantenga le sue posizioni politiche, ma il fatto che si possa ripresentare, ad esempio, il vecchio disegno di legge regionale preesistente, sicuramente potrebbe essere una soluzione che allenta le tensioni, che può, diciamo così, anche portare ad un'approvazione da parte mia e da parte di chi è contrario alla caccia ovviamente, non ci sarà nessun voto favorevole, ma sicuramente un iter più veloce e più rapido.
Può essere un nuovo provvedimento che possa ricalcare la vecchia legge regionale, che riporti certezza delle situazioni sul territorio piemontese per tutti e che poi, ovviamente, sposti l'ambito dello scontro in altre sedi, ma in una situazione che abbia una regolamentazione corretta e che abbia sicuramente certezza di quelli che sono calendari, gestione eccetera.
Credo che la maggioranza dovrebbe chiedere al proprio Assessore di provare a presentare un testo di legge nuovo, che non può essere questo perché qui sono contenute diverse forzature. Sono intervenuti anche diversi colleghi di maggioranza che hanno ricordato come questo testo di legge ha elementi che già la Commissione e gli Uffici tecnici valutano come elementi su cui si può ricorrere, sia per conflitto di attribuzione sia per eccesso di potere.
Un atto immediato, frutto di un percorso così osteggiato e così conflittuale, che verrà fatto da chi dovesse perdere questa battaglia politica. Quindi il primo elemento sarà non soltanto da parte politica, ma anche da parte delle associazioni ambientaliste, quello di aprire di nuovo ad una serie di ricorsi. Sapere che lavorano su un testo di legge che magari gli dà qualche possibilità in più, ma che ogni volta li espone ulteriormente ad altre fasi di stop, di ricorsi, eccetera, in ogni caso non è positivo, neanche per i cacciatori.
Allora, l'elemento positivo che l'Assessore può apportare è quello di ripresentare (ha avuto tutto il tempo per poterlo fare e, secondo me, ha tutti i testi anche che lo possono supportare) un testo di legge sulla falsariga della vecchia legge regionale, in modo da lanciare un segnale per superare questa battaglia ostruzionistica. Perché credo che approvare una legge che regolamenti la caccia in Piemonte e approvarla magari forzando anche con procedure regolamentari cui si potranno appellare le forze di minoranza non sia un elemento condivisibile e che non lascia strascichi.
Inoltre, espone anche gli stessi cacciatori sui vari territori ad azioni di protesta delle associazioni ambientaliste che non fanno bene anche qui, alla certezza della gestione bio-faunistica.
Quindi, credo debba esserci anzitutto una modalità all'interno della maggioranza che possa trovare una via politica per far sì che ognuno, sulle proprie posizioni, mantenga il proprio credo, i propri ideali, le convinzioni, ma che di fatto poi traduca degli effetti che sicuramente sono migliori di quelli che lei sta producendo con questa legge.
Sarebbe sufficiente andare a rimuovere le forzature che lei ha introdotto. Parlo di quegli articoli che prevedono appunto la possibilità di ricorso alla Corte Costituzionale; parlo della conferma di alcune situazioni, come quella più eclatante - l'hanno ricordata meglio alcuni colleghi - dell'introduzione della commercializzazione, che apre, di fatto ad un'incentivazione al bracconaggio o, comunque, all'illegalità e supera culturalmente un grosso limite che oggi è riservato alla caccia e che la sposta più in ambito sportivo, ludico e di divertimento da quello tradizionale di uso e consumo familiare in ambito strettamente locale.
Mi aspetto un salto di qualità che finora, Assessore, non ha dimostrato in oltre due anni e mezzo, un salto di qualità di tipo politico, per affrontare un tema che la espone e che continua ad esporla, sia mediaticamente che pubblicamente, nei confronti anche dei soggetti interessati, le associazioni ambientaliste. Le chiedo anche di valutare le diverse sensibilità che si sono venute a creare negli anni e nel tempo, in particolare; sensibilità che so, magari, che non le appartengono, ma che esistono, che sono preponderanti, che sono alla fine maggioranza. Perch può anche darsi, come lei sosteneva, che se fossimo andati al referendum non avremmo ottenuto il quorum, ma lei sa bene, e lo sa credo convintamente, che se lei avesse la possibilità di sentire uno a uno tutti i cittadini piemontesi e facesse loro la domanda "se c'è la possibilità di chiudere la caccia è favorevole o contrario?", che la stragrande maggioranza sarebbe contraria. Lo sa bene, perché è così. Poi, un conto è il coinvolgimento, frutto ovviamente di fattori quali il recarsi alle urne l'essere informati sul tema, raggiungere il quorum, eccetera, ma quelle che sono - non solo in Piemonte, ma in tutta Italia - le ricerche fatte, le statistiche elaborate, i sondaggi danno una sensibilità schiacciante sul tema della caccia. Probabilmente magari la maggioranza delle persone non è appassionata al tema, ma pur non essendo appassionata, se dovesse premere un pulsante, premerebbe quello contro la caccia.
Quindi, il fatto di non tenere conto della stragrande maggioranza di questa sensibilità ma di tenere conto in maniera esclusiva di un interesse di parte, non le fa onore, Assessore. Non le fa onore nel ruolo istituzionale che lei ricopre e nella modalità con cui lo sta gestendo anche dal punto di vista delle modalità, della comunicazione, del rispetto anche interistituzionale che dovrebbe esistere fra colleghi che, in teoria dovrebbero lavorare per l'interesse della propria Regione. Anche questo non le fa onore. Porterà a casa un risultato a fatica, ma non so alla fine che trofeo, anche da un punto di vista umano, appenderà sulla sua abitazione.
Non penso che queste polemiche la gratifichino. Non penso che le mie parole, o le parole e i commenti di tante persone interessate all'argomento le possono far piacere. Credo che poi una valutazione su questo argomento vada fatta, sia a livello istituzionale, sia a livello politico, ma anche a livello umano e personale.
Lei ha fatto di tutto nel proprio ruolo per trovare una modalità che anche da un punto di vista pro caccia, potesse tenere insieme gli interessi, le posizioni, le sensibilità diverse presenti in questa Regione? Lei se l'è fatta questa domanda? Nel suo ruolo si è fatto la domanda se come Assessore regionale, ha affrontato la materia in maniera responsabile e, soprattutto, anche tenendo conto di quelle che sono le esigenze di tanti settori, con ovviamente una modalità e un posizionamento politico che ci è chiaro fin dall'inizio? Ma anche qui, c'è modo e modo.
stato ricordato come le sensibilità contro la caccia o per la caccia tagliano in maniera trasversale le forze politiche, il che mi sembra legittimo. Da questo punto di vista, ci sono anche posizionamenti diversi all'interno delle stesse forze politiche, ma non è questa la contestazione: lei alla fine è riuscito a tenere tutti uniti anche chi ha posizioni pro caccia, tutti uniti, soprattutto nelle forze di opposizione, perché è riuscito a fare un salto di qualità, cioè è riuscito a scontentare tutti e a scontentare soprattutto nei modi e nella gestione.
Allora, sarebbe un bel gesto trovare una soluzione politica che anzitutto desse un segnale, diciamo così, di stemperamento del clima. Lo si può fare solo in una maniera: presentando un disegno di legge, che sicuramente, non accoglie i quesiti referendari, ma che, di fatto, pu tornare più o meno alla situazione della legge regionale precedente.
Questo sarebbe un segnale intelligente. Ovviamente, la sfida la pongo non solo a lei, ma anche nei confronti della maggioranza.
Da questo punto di vista, gli esiti possono essere di vario tipo e possono anche non produrre effetti positivi per il suo interesse personale e per gli interessi che al mondo della caccia sono legati nell'ambito dell'indotto economico, della certezza del diritto e dei regolamenti.
Tutti le chiedono di superare una fase di scontro, anche i cacciatori le chiedono di andare oltre e di non acuire i conflitti, perché i cacciatori non hanno bisogno di stare sempre in guerra anche con le realtà ambientaliste.
Un Assessore dovrebbe fare questo, dovrebbe individuare una sintesi, la più alta possibile, quella magari più vicina al proprio punto di vista, ma che, di fatto, crei un clima non dico di pace, ma quanto meno di non esasperazione del conflitto.
Lei lo sta alimentando; lei, Assessore, sta gettando benzina sul fuoco nella contrapposizione tra cacciatori e associazioni ambientaliste. Questo è da irresponsabili!



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
I lavori di un disegno di legge solitamente prevedono la presentazione di emendamenti da parte dei Gruppi. Gli emendamenti servono ad apportare variazioni nei singoli articoli e commi dello stesso disegno, ma come già anticipato dal mio Capogruppo, Buquicchio, il Gruppo Italia dei Valori oggi, ha rinunciato a questo diritto. La motivazione è semplice: non ci sono singoli articoli da cambiare o eliminare perché questa legge sarebbe da riscrivere in toto; chiedere la modifica di alcune parti di essa sarebbe a dir poco riduttivo.
Sono davvero tanti i punti che, a nostro avviso, sono da rivedere: per prima cosa il modo in cui questa legge nasce, che è un vero e proprio blitz alla democrazia (datato giugno 2012). Infatti, in quel mese i piemontesi avrebbero dovuto recarsi alle urne per decidere se abrogare alcuni articoli della legge regionale n. 70/1996.
I referendum non chiedevano l'abolizione della caccia in Piemonte, ma ad esempio, volevano introdurre regole più rigide, come la limitazione delle specie cacciabili da 25 a tre. Non si voleva abolire l'abbattimento delle specie rimaste, ma prevedere la possibilità di intervenire in maniera controllata, qualora si fossero verificati danni all'agricoltura o all'uomo.
Si chiedeva poi di eliminare la caccia di domenica, per la sicurezza delle famiglie, e su terreno coperto da neve.
La Regione, presa alla sprovvista, decise in fretta e furia di abolire la legge n. 70/1996, rendendo così inutile il referendum e rendendo efficace la legge nazionale sulla caccia del 1992.
L'Assessore Sacchetto, in quel momento, era impegnato nella campagna elettorale per la corsa alla poltrona di primo cittadino a Cuneo, ma nonostante questo suo impegno, fu vigile e attento nel trovare il momento giusto per l'eliminazione della legge. Per un anno la Giunta ha dribblato in ogni modo i suoi doveri, evitando di legiferare.
La speranza che l'Assessorato, in questi mesi, stesse scrivendo una legge temperata e che tenesse conto delle istanze espresse dai cittadini oggi, sfuma tra i banchi del Consiglio e a farne le spese sarà, ancora una volta, il territorio, che questa Giunta dice di voler proteggere. Il passo indietro che quest'oggi compie il Piemonte è di vent'anni.
Egregi colleghe, egregi colleghi, la legge del 1996, per quanto non priva di lacune, era decisamente migliore di quella che viene presentata nel 2013. L'attività venatoria verrebbe dunque ampliata. È incredibile scoprire, ad esempio, che alcune specie protette a livello europeo potranno essere cacciate in deroga in Piemonte; che si potrà sparare nelle aree protette; e, ancora, che i cacciatori potranno vendere per conto loro i capi abbattuti, traendone profitto. Sicuramente saranno proprio i cacciatori a beneficiare maggiormente di questa normativa, più che l'ambiente.
Non temo di essere siglato come animalista votando contro questa legge assurda. Per me è un onore portare in questo Consiglio le istanze di chi non può parlare, e non mi riferisco soltanto agli animali, ma anche all'ambiente, al territorio stesso, alla natura, che rischia, a causa di questa legge, di perdere un già suo fragile e precario equilibrio.
Infatti, come possiamo essere certi che in questo modo l'attività venatoria non diminuirà in maniera consistente il numero di alcune specie determinando così un importante disequilibrio, che porterà all'aumento di altre specie? Poi, cosa faremo? Altri abbattimenti? E così all'infinito? La realtà è che tutti si prodigano affinché la caccia e i cacciatori vengano tutelati, ma nessuno decide una volta per tutte di dedicare i fondi ai controlli. Mi riferisco ai controlli nei confronti di chi alleva e, poi immette ungulati sul territorio, provocando un forte aumento di capi e conseguenti problemi agli agricoltori e agli allevatori; ai controlli contro il bracconaggio, che aumenta di anno in anno; ai controlli affinch i cacciatori non utilizzino trappole e richiami illegali o perché non sconfinino all'interno delle aree protette durante la loro attività.
Certamente, se la legge regionale per prima consente di cacciare specie che a livello europeo sarebbero protette, allora non può pretendere che tutti i cittadini osservino le sue regole.
Altro grave passaggio è quello riguardante la commercializzazione della carne selvaggina. L'ambiente e il patrimonio faunistico del Piemonte, con la promulgazione di questa legge, diventeranno un bene economico da cui i cacciatori potranno trarre profitto, senza tenere conto che gli animali selvatici, di cui il Piemonte dovrebbe andare fiero, sono un bene comune.
Invece di tutelare tale patrimonio, che potrebbe diventare attrazione turistica e materia di studio per i naturalisti, questa legge decide di eliminarlo.
Quindi, noi del Gruppo dell'IDV ci poniamo una semplice domanda: è proprio questo l'unico modo in cui la Giunta intende occuparsi degli abbattimenti? Siamo sicuri che, stilando questo disegno di legge, siano state vagliate tutte le opinioni degli esperti di caccia, di ambiente, di animali? Perché alcune di queste sono state messe da parte e solo altre sono state prese sul serio? Perché, oltre a non prendere in considerazione i consigli delle associazioni ambientaliste, si è deciso di peggiorare ancora la situazione? E non stiamo parlando di idee estremiste, che vogliono abolire la caccia senza se e senza ma. Non stiamo parlando di salvare tutti gli animali selvatici a discapito dell'uomo; stiamo semplicemente chiedendo un minimo di equilibrio. Cioè, abbattere il numero di capi necessario ad eliminare il surplus, per evitare i ben conosciuti danni alle colture, il ferimento e l'uccisione dei capi di bestiame, gli incidenti automobilistici.
Poi - lo ripeto ancora una volta - occorrono controlli. Ad esempio, se il lupo uccide e si ciba degli animali allevati dall'uomo non è perché ci sono troppi lupi, ma perché le sue prede naturali vengono cacciate dall'uomo. Se sempre più automobilisti trovano sulla loro strada caprioli e cinghiali è perché, a volte, vengono immessi illegalmente.
Come se non bastasse, il TAR ha sospeso l'apertura della caccia in Piemonte perché manca un piano faunistico-venatorio, quindi il calendario approvato non può essere messo in pratica per il secondo anno consecutivo.
E per il secondo anno consecutivo la Regione risponde picche: ennesimo blitz e approvazione in extremis di un nuovo calendario, con conseguente sospiro di sollievo da parte dei cacciatori.
Pro Natura e LAC hanno nuovamente presentato ricorso. Vi sembra normale? A me no; eppure, ultimamente, in Piemonte, pare non vi sia mai limite al peggio.
Assessore, ritiri il DDL, ridia dignità a questo Consiglio, alla minoranza, ma, soprattutto, alla maggioranza di cui è costituito. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ci stiamo avviando alla conclusione di un dibattito rispetto al quale sembra di essere tornati indietro di un anno.
Condivido gran parte di quanto finora è stato espresso dai Consiglieri di opposizione. Mi pare che l'intervento del Consigliere Muliere abbia rappresentato un modello di buonsenso, al quale, secondo me, l'Assessore in qualche modo si dovrebbe ispirare. Abbiamo anche ascoltato interventi da parte della maggioranza - quelli dei Consiglieri Spagnuolo e Lupi - che invitano l'Amministrazione regionale e l'Assessore ad avere rispetto e un atteggiamento diverso da quello tenuto fino a questo momento.
Avevo preparato come tutti i colleghi alcune riflessioni che ricalcherebbero i pensieri espressi fino a questo momento; e allora lascio stare. Però faccio riferimento ad un articolo de Il Piccolo di Alessandria che ho trovato oggi - mi capita tutti i giorni di leggere la rassegna stampa, cosa che faccio soprattutto per vedere cosa succede rispetto alle questioni sanitarie in giro per il Piemonte - da cui ho strappato Assessore Sacchetto, questa pagina. La sensazione che ho, però, è che questo tuo disegno di legge, portato in Aula senza che ci fosse fretta dopo un confronto che non c'è stato in Commissione, e che è apertamente come probabilmente ti capita, e come è anche nel tuo diritto di essere favorevole all'attività venatoria; e mi pare che questa tua sollecitudine non si sia nemmeno apprezzata da quelli ai quali il disegno di legge è rivolto.
In questo articolo de Il Piccolo di Alessandria, infatti, i rappresentanti delle associazioni venatorie esprimono, rispetto all'operato tuo e del governo regionale, critiche estremamente pesanti.
Bruno Morena, Presidente regionale di Federcaccia, dice: "È incredibile che a dodici mesi di distanza si ripropongano gli stessi problemi e gli stessi equivoci". In una breve premessa si fa la storia della sentenza del TAR che indica quali sono le ragioni per le quali il vostro disegno di legge è stato bocciato. E poi è riportata la posizione di ARCI Caccia di Alessandria, che dice "Buona parte dei cacciatori si sente presa per i fondelli dalla Giunta Cota" e sta definendo una rubrica sul Il Piccolo per aggiornare i cacciatori sugli sviluppi della situazione e dare informazioni utili per eventuali scadenze di interesse comune.
"L'Assessore Sacchetto - rimarca Mario Bruciamacchie, Presidente onorario di ARCI Caccia Piemonte - rimetta la delega e faccia altro: per governare ci vuole competenza. Altro che amico dei cacciatori: è un loro nemico e fa solo del male. La fauna" - e io sono d'accordo con il signor Mario - "è un patrimonio importante che, se gestito con serietà e rigore può consentire un'attività venatoria compatibile. Invece la Regione in modo irresponsabile ha abolito la legge regionale n. 70 del '96, che era una buona legge" - e questo è stato sottolineato dal collega Muliere e da molti altri che sono intervenuti - "e non ha fatto nemmeno il Piano faunistico venatorio che doveva adottare fin dal 1997. Ora si corra ai ripari" - dice sempre Mario Bruciamacchie - "e in modo serio ed equilibrato si salvi l'annata venatoria e si dia una riposta ai circa 30.000 cacciatori che hanno già pagato 400-500 euro tra tasse nazionali, regionali, ATC e assicurazione".
"Diversi mesi fa i nostri dirigenti avevano palesato alla Regione la disponibilità del nostro ufficio tecnico-legislativo sulla fauna selvatica per la stesura di un calendario venatorio supportato da solide basi scientifiche, che non andasse incontro a spiacevoli sorprese" - aggiunge il Presidente regionale di Libera Caccia Giovanni Gallinaro. "Siamo stufi di essere solo quelli che pagano. Siamo gente onesta e senza alcuna pendenza giuridica e i principi che da sempre ci ispirano sono l'onestà e il rispetto delle leggi". Minacciano anche loro come tutti, in questi disgraziati quattro anni di legislatura, un ricorso, sentendosi - appunto presi in giro dal governo regionale.
Allora, ancora una volta il Governo regionale compie il miracolo di scontentare gli ambientalisti, che non possono essere d'accordo con un'ipotesi di legge regionale portata alla discussione dell'Aula in questo modo e che allarga in modo irresponsabile - questo lo dico anch'io e non soltanto i rappresentanti dei cacciatori - la possibilità di sparare anche nelle aree protette; e non soddisfa i cacciatori, che non hanno mai la certezza di come e quando possono cominciare la loro attività venatoria che è prevista da una legge dello Stato e quindi non può esser vietata completamente.
Credo però che lei non possa continuare così, Assessore Sacchetto.
Bisognerà che prima o poi lei, insieme alla sua maggioranza e alla sua Giunta, si decida ad avere su questa questione un atteggiamento di disponibilità e di confronto per definire finalmente una legge sulla caccia che tenga conto delle esigenze di tutti.
Guarda, Sacchetto, noi non sappiamo - perché abbiamo perso l'unico Consigliere regionale che aveva competenze specifiche in tema di agricoltura - come tu stia facendo quel lavoro; e io voglio pensare che tu lo stia facendo bene: hai le competenze, la passione e hai anche la gioventù giusta - diciamo così - per l'impegno fisico che una Regione grande come il Piemonte, con un'agricoltura altrettanto importante richiede.
Ma se dovessimo giudicare il tuo lavoro per quanto riguarda invece la questione della quale ci occupiamo più frequentemente e che attiene alla legge sulla caccia, davvero non potremmo che dare un giudizio negativo su tutta la linea.
Allora, considerato che probabilmente tu svolgi con serietà e competenza un pezzo delle tue deleghe e che tra un anno probabilmente questa legislatura sarà finita, non avere, rispetto a questa questione, un atteggiamento di arroganza, di protervia e soprattutto da tifoso rispetto ad una delle due parti in campo. Chi fa politica - ed è questo il bello e anche il dispiacere della politica - dev'essere disponibile, appunto, a confrontarsi con tutti, ad ascoltare tutti e qualche volta anche a venir meno a qualcuna delle sue convinzioni.
Se non sarà così, non so se avrete le condizioni per un richiamo più forte di questo disegno di legge. Ma se il provvedimento seguirà l'iter normale all'interno di questo Consiglio regionale, potresti magari farti prestare o regalare dal Consigliere dell'UDC qualche bottiglia di spumante perché penso che a Natale saremo ancora qui a discutere di questo disegno di legge.



PONSO TULLIO



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
I colleghi già intervenuti sono stati molto puntuali nel sottolineare l'aspetto delle relazioni politiche, violato non solo con i comportamenti volti a riportare in Aula il disegno di legge bypassando il Gruppo di lavoro che si era costituito a lato della Commissione, ma violato anche rispetto agli impegni che lo stesso Presidente della Giunta regionale aveva assunto nella precedente occasione, quando aveva anticipato la responsabilità che il Piemonte si dotasse di una nuova normativa dopo lo scippo - non esito a usare questa parola - del ricorso al referendum che ha sottratto una possibilità di esercizio democratico delle opinioni e anche un possibile punto di riferimento culturale sul tema.
Si tratta quindi di un vulnus che si è costituito nelle relazioni politiche e anche - l'hanno detto molti colleghi appartenenti a Gruppi differenti - di una posizione accanitamente disattenta al livello e alla sensibilità culturale che si sta manifestando nel Paese, che si rileva non soltanto dai sondaggi di opinione, ma anche dalle reazioni ai fatti di cronaca e dalla mobilitazione delle associazioni di tutela dell'ambiente che sono sempre più protagoniste sulla scena pubblica e anche su quella politica, perché molto spesso per costruire, promuovere cultura e assumere iniziativa non attendono la mediazione dei partiti politici.
Accanto a questi due dati, che già da soli consentirebbero di suggerire cautele e prudenza, anziché quest'accelerazione a tappe forzate e forzose verso il Consiglio regionale, vorrei aggiungere alcuni elementi di ulteriore preoccupazione, nella speranza che l'Assessore possa considerarli e possa quindi rivedere questa volontà di procedere su questa legge con questa modalità.
Innanzitutto vorrei ricordare - poiché continuamente, in forma retorica e in forma polemica, l'Assessore ricorre alla citazione e al riferimento con la legge della Regione Toscana - che se la Toscana, secondo l'Assessore, veleggia felicemente verso una regolazione del ricorso alla pratica sportiva della caccia, e usa la caccia come strumento di riequilibrio ambientale, così non accade, a conferma del fatto che il tema non è così semplice, per una serie di altre Regioni: penso ai ricorsi aperti nella Regione Veneto; penso ai successivi aggiustamenti che la Regione Lombardia ha dovuto apportare alla propria normativa, dopo aver provato anch'essa a misurare il tono muscolare ed esserne uscita ogni volta sconfitta; penso ai contenimenti che la Regione Liguria ha subito per tutta la questione dell'esercizio della caccia sui terreni innevati.
Per cui, se ci vogliamo attenere ai dati di esperienza e non alla rappresentazione di parte, il tema è sensibile anche nelle legislazioni.
Questo dovrebbe indurre il legislatore, nella fattispecie chi propone l'Assessore, ma tutta l'Assemblea legislativa, ad alcuni elementi di cautela proprio sulla correttezza dello strumento al quale facciamo riferimento.
Alcune questioni le vorrei introdurre qui.
Vorrei ricordare, ad esempio, che la legislazione europea, così come anche la legislazione italiana, consente la possibilità di affinare il livello legislativo ad altri ambiti istituzionali, nella fattispecie quello della Regione, ma non lo consentono mai in una logica estensiva, qual è la logica cui ricorre la legislazione proposta dalla Regione Piemonte, bensì all'interno di una logica di un ulteriore contenimento e riduzione della possibilità.
Questo, non perché il legislatore europeo e il legislatore italiano siano particolarmente feroci nei confronti di una categoria quale quella dei cacciatori, o nei confronti di una pratica verso la quale dimostrerebbero cecità senza considerare l'interesse naturalistico di coloro che la praticano, ma perché faccio riferimento alle tante difese che abbiamo sentito esprimere in Commissione, durante le audizioni, dalle associazioni di rappresentanza dell'esercizio venatorio, che dicevano che noi, coloro che propongono soluzioni alternative, abbiamo un'idea caricaturale dei cacciatori e non li consideriamo anche come agenti di riequilibrio del complesso sistema ambientale.
Ebbene, le legislazioni europee e nazionali, che anch'esse si pongono il problema dell'equilibrio dell'ecosistema, prima di immaginare che a quest'equilibrio si pervenga attraverso il ricorso all'esercizio venatorio immaginano una serie di altre soluzioni, anche in rapporto a quelle condizioni di specie che possono recare danni, se in eccesso, alle coltivazioni e all'attività umana, attività di controllo preventivo della proliferazione di queste specie che sono affidati a metodi ecologici accuratamente valutati dagli istituti scientifici di riferimento, e solo se rivelatesi inefficaci si può, nelle legislazioni, fare ricorso all'attività venatoria.
L'intera legislazione, quindi, da cui noi prendiamo le mosse, e con la quale rischiamo di entrare in rotta di collisione con questo articolato, si ispira ad una cultura completamente diversa, che è una cultura di salvaguardia, non una cultura di deroga alla salvaguardia, che è invece quella che sembra emanare, almeno a mio giudizio, da questo testo legislativo.
In più, se la legislazione europea e quella nazionale stanno strette ad un legislatore di cultura localistica e territoriale, vorrei ricordare che lo Statuto della Regione Piemonte, Statuto ancora in vigore e che è risultato dalla convergenza di tutte le culture politiche di questo Consiglio, all'articolo 6 recita testualmente: "La Regione riconosce il rispetto dei diritti degli animali, proponendone la cura e la presenza nel proprio territorio, al fine di garantire una corretta convivenza con l'uomo".
Paradossalmente vorrei ricordare all'Assessore Sacchetto, anche se non ne avrebbe bisogno perché qui in Aula si sono già espressi, in seno alla sua maggioranza, sensibilità in queste direzioni, che proprio nella precedente legislatura venne avanzata la proposta di legge del garante dei diritti animali da parte di un componente del Gruppo consiliare cui fa riferimento. Proprio quella proposta di legge, che la maggioranza vorrebbe cassare, fu avanzata dal Consigliere Dutto, esponente della Lega Nord.
Quindi, come si vede, questa legislazione, che qui viene presentata, è in forte contrasto con il sentire di altri livelli legislativi, ma anche con gli atti di indirizzo fondamentali di questo Consiglio regionale. Se ciò non bastasse, credo che molte delle questioni contenute nell'articolato e sarò più puntuale nell'illustrare gli emendamenti - confliggono in modo specifico con la competenza esclusiva riservata allo Stato, in materia di conservazione della fauna e dell'ecosistema, con quella materia, cioè, che pur dopo l'individuazione della necessità costituzionale del Titolo V, non a caso ha voluto preservare e riservare alla definizione statale questi sistemi di regolazione, confinando la possibilità delle Regioni solo nel campo di ulteriori riferimenti restrittivi, giammai estensivi e giammai in deroga.
Da questo punto di vista, credo che laddove non può l'arte della nostra convinzione, almeno dovrebbe potere la consapevolezza dei conflitti iter legislativi e iter-istituzionali, a cui questo testo di legge sottopone nuovamente la Regione Piemonte, un rischio al quale vorremmo richiamare la Giunta in primis, ma il Consiglio nel suo insieme, onde evitare questo ennesimo scivolone.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Credo di potermela cavare con la metà del tempo e proprio per esigenze di sintesi, anche perché non è sempre vero che repetita iuvant - una volta si diceva stufant - vorrei dire pubblicamente che desidero, per avere un riferimento preciso, ringraziare la collega Carla Spagnuolo per la complessità, l'impostazione e anche l'ethos dell'intervento che ha fatto nel quale io mi riconosco.
Il nostro Capogruppo, Pedrale, che del resto è un vero democratico rispetta le posizioni di tutti. Il Capigruppo Reschigna del PD ha detto che qui ci sono sensibilità diverse. Io, antropologicamente, culturalmente e filosoficamente proprio non mi sento.
Quindi, Assessore, non è una critica a lei da parte mia, ma è proprio una questione di approccio culturale e filosofico alla questione.
Essendo convinto, da cattolico, che si può praticare la riduzione del danno, se non altro cerchiamo di trovare la soluzione quanto meno più compatibile e più accettabile.
Volevo soltanto esplicitare questa posizione.
Credo che non solo io personalmente, ma anche l'Aula, possa ringraziare la collega Spagnuolo per l'intervento che ha fatto, anche la Giunta per il contributo.
Credo anche di essere - lo dico banalmente - coerente con la mia storia; la non violenza non è soltanto un fatto generico rispetto al napalm e alla guerre, ma è un po' una filosofia di vita.
Del resto non mi stupisce - e mi si perdoni questa battuta - che Di Pietro fosse un cacciatore convinto; lo si è visto in tutti gli atteggiamenti della sua vita; così come Putin, un altro grande cacciatore e non mi stupisce che lo sia.
Lo dico scherzando, ma c'è un qualcosa di antropologico. Io tutta la vita sono stato fra i "cacciati", all'Università, al liceo e nelle varie battaglie ho sempre opposto la non violenza ad atteggiamenti violenti o ad una logica della violenza.
Infine, ma questo non riguarda l'Aula, una delle poche cose cui mia moglie è sensibile - e mia moglie non è proprio una "non violenta" - sono gli animali e proprio verso gli animali ha un atteggiamento di assoluta non violenza. Mi permetto di fare questa battuta.
Ricapitolando, ringrazio il Capogruppo, ringrazio i colleghi; l'avete seguito in tutte le altre votazione su questa materia, ma l'Assessore fa il suo mestiere.
Però mi permetto di dire, come su altre questioni di tipo etico, che su questo si è trasversali, perché si obbedisce alla coscienza.
Ringrazio ancora la collega Spagnuolo e penso che dovrebbe farlo tutta l'Aula per l'intervento che ha fatto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Tanti sono stati gli interventi, ma ritengo giusto dire ancora qualcosa, anche perché condivido buona parte di questi interventi.
Domenica prossima, 29 settembre, si apre la caccia. Ma è possibile che tutti gli anni, quando si apre la caccia, i cacciatori stessi hanno il batticuore perché non sono sicuri che la caccia continui per tutto il percorso? Può darsi che il TAR ce la bocci ancora una volta.
Avevamo la legge n. 70, che è stata abrogata; siamo andati indietro e abbiamo recepito la vecchia legge n. 156, però abbiamo raccontato a tutti che avremmo fatto una nuova legge con i fiocchi. Questa cosa non è avvenuta.
Chi vi parla è un cacciatore; pago, poi magari non vado o vado due ore all'anno, però sono un cacciatore.
Mi rivolgo all'Assessore dicendogli che mi dispiace per questi fatti non belli, e lo dico con cuore, perché ci tengo all'Assessore Sacchetto, è un amico, e voglio che lui faccia bella figura.
Invece, così facendo, purtroppo non fa bella figura, e questo mi dispiace, perché ci tengo che lui faccia bella figura.
Facciamo questa nuova legge come avevamo detto, ma non fatta in maniera veloce. Prima bisogna sentire i veri interessati, che sono i coltivatori e gli agricoltori, che sono quelli che subiscono.
In secondo luogo, bisogna sentire le organizzazioni sindacali più volte, e mi riferisco alla Coldiretti e all'Unione di tutte le organizzazioni sindacali, quindi occorre convocare il tavolo di lavoro che l'Assessore stesso ha creato.
Però l'abbiamo convocato una volta sola e non basta, perché bisogna continuare a vederci chiaro punto per punto.
Abbiamo parlato di ridurre le specie cacciabili e poi non le abbiamo ridotte; si può fare e si deve fare per andare incontro a chi è contro la caccia, perché se facciamo un referendum andiamo incontro ad un bello smacco! Sono a favore della continuazione della caccia, però bisogna dare un regolamento chiaro e netto, che oggi non c'è, così come valutare e verificare se sia il caso di tenere aperta la caccia tutte le domeniche all'inizio dell'autunno.
Ho parlato con alcuni cacciatori e mi hanno detto che se chiudiamo due settimane non è la fine del mondo. Bisogna anche dare la possibilità, a chi vuole andare a funghi e a fare un passeggiata, che abbia una domenica o due al mese per poterlo fare.
Creare una cultura vera sulla fauna, che oggi non abbiamo, un vero assetto europeo che oggi non abbiamo, rispettare chi è contro la caccia perché tutti hanno diritto di dire la propria opinione.
Siamo in una situazione per niente chiara, a mio avviso. Dobbiamo creare un equilibrio con dei punti di moderazione che abbiano un senso per non farsi bocciare tutti gli anni dal TAR e tenere più sovente dei gruppi di lavoro per riflettere su questi punti.
necessario inoltre creare un vero equilibrio. I danni degli ungulati ossia dei daini, dei cervi, dei cinghiali, purtroppo sono tantissimi e questi li subiscono i nostri coltivatori.
Questo è il motivo per cui dobbiamo mantenere la caccia aperta, perch ci vuole un equilibrio.
Però dico - e non mi stanco di dirlo - che dobbiamo creare una nuova legge che tenga conto di tutti questi equilibri.
Caro Assessore, la caccia domenica apre e va avanti, e mi auguro che andiamo fino alla fine.
Ritiri questo provvedimento, parliamone in Commissione - come si è detto - modifichiamo alcuni aspetti, alcuni appunti, togliamo alcune specie, tanto non le cacciamo (non dovrei dirlo, ma è così) e accontentiamo anche l'altra parte.
Facciamo qualcosa affinché si possa dire che l'Assessore Sacchetto ha predisposto una legge con i fiocchi.
Chiedo di far parte di questa Commissione, per collaborare, per far crescere il mondo della caccia, ma con dignità, chiarezza e serietà.
Mi pare che questo sia anche il suo intento, Assessore, non si lasci influenzare da altro. Porti avanti il suo discorso, che sia farina del suo sacco! Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Negro.
Colleghi, mancano pochi minuti alle ore 17. Secondo l'accordo che abbiamo fissato questa mattina, alle ore 17 saremmo passati al punto 3) all'o.d.g., riguardante la proposta di deliberazione n. 287.
Restano iscritti gli interventi dei Consiglieri Laus, Rostagno Formagnana, Pentenero, Manica, Oliva, Biolé, Ronzani e Bono.
Saranno ripresi in quest'ordine, non appena passeremo alla trattazione del disegno di legge n. 323.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Procediamo, pertanto, alla trattazione dei due temi concordati: il primo, riguarda la proroga dei lavori della Commissione speciale di indagine; il secondo, le comunicazioni della Giunta regionale - da parte dell'Assessore Molinari - in merito all'istituzione del Comune di Mappano.
Interromperei i lavori per qualche minuto, poiché mi sembra che il Presidente della Regione avesse chiesto di essere presente.
Così come conferma il Presidente della Commissione, il Presidente Cota sta arrivando.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.59 riprende alle ore 17.10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Comunicazioni della Giunta regionale relativa a "Istituzione del Comune di Mappano"


PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, mentre aspettiamo il Presidente della Regione che ha chiesto la cortesia di essere presente, in occasione della proroga della Commissione di indagine, chiedo all'Assessore Molinari di procedere con la comunicazione sul Comune di Mappano, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Prego, Assessore Molinari.



MOLINARI Riccardo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
In merito alla vicenda Mappano, parto dagli ultimi episodi, poich conoscete l'iter che ha portato all'approvazione della legge regionale all'inizio di quest'anno, che istituisce il Comune di Mappano.
Già in un'altra relazione al Consiglio avevo informato sugli atti che la Giunta regionale aveva messo in campo per garantire che le elezioni amministrative previste per la primavera si svolgessero in maniera ordinaria. Quindi, come Giunta, ci eravamo già attivati per sostenere il Comune di Mappano e far fronte alle spese necessarie alle elezioni amministrative: un accordo tra Regione e Commissario pro tempore, per provvedere, a spese della Regione, ad un anticipo di cassa al fine di pagare le spese delle elezioni.
Questo è lo stato dell'arte. In questa situazione, mentre ci si stava avviando alla realizzazione delle elezioni del Comune di Mappano, c'è stato un ulteriore ricorso presso il TAR del Piemonte, portato avanti dal Comune di Settimo Torinese, che ha impugnato la nostra legge regionale fondamentalmente sugli stessi vizi già denunciati, cioè sul fatto che la legge regionale non prevedesse una copertura di spesa da parte della Regione per l'istituzione del nuovo Comune.
Quest'impugnativa del Comune di Settimo ha portato, in una prima fase il TAR a sospendere l'efficacia della legge regionale che istituiva il Comune di Mappano, quindi l'immediata sospensione di tutto l'iter elettorale, perché con la sospensione della legge venivano meno anche gli effetti dell'opera del Commissario, l'opera che aveva svolto per preparare il Comune alle elezioni.
Pertanto, la prima conseguenza della sospensione è questa.
In secondo luogo, poi, in occasione dell'udienza di merito presso il TAR Piemonte, nel dibattimento è stata sollevata, da parte del Comune di Settimo, un'eccezione di incostituzionalità della legge regionale, che sarebbe basata sul fatto che l'istituzione di un nuovo Comune va a violare l'assetto attuale di spesa pubblica dello Stato.
Nel quadro di finanza generale non siamo in un contesto in cui è permesso costituire nuovi Enti, e questa è una delle motivazioni su cui si solleva l'incostituzionalità della nostra norma, oltre al fatto che nella legge regionale non è prevista una copertura per la costituzione del nuovo Comune.
Ovviamente ci dovremo difendere in sede di giudizio costituzionale, ma il TAR Piemonte ha fatto un'ordinanza di rimessione alla Corte e non è ancora stata fissata la data dell'udienza della Corte Costituzionale.
I nostri legali ritengono che la legge non difetti, su questi aspetti che l'eccezione di incostituzionalità sia infondata, in quanto la Costituzione prevede che un Ente, nel momento in cui viene costituito entra nel sistema della finanza pubblica e deve godere di proprie risorse date dal sistema dell'ordinamento nazionale.
Pertanto, non si deve prevedere una dotazione finanziaria ad hoc per un nuovo Ente, perché, nel momento in cui si costituisce, questo viene finanziato dal sistema generale della finanza pubblica e, soprattutto, non si riscontra nemmeno un onere aggiuntivo per il sistema delle finanze pubbliche, in quanto i trasferimenti che saranno dati al Comune di Mappano sono trasferimenti che vengono meno ai cinque Comuni da cui il territorio di Mappano viene sottratto.
A fronte di queste osservazioni, riteniamo che l'eccezione di incostituzionalità sia assolutamente infondata.
Il dato che ci ha fornito l'ufficio legale è che questo iter durerà almeno un anno, pertanto la previsione degli uffici legali è che una sentenza della Corte Costituzionale su questa eccezione di incostituzionalità si riuscirà ad averla entro un anno. Potrà così riprendere il giudizio dinnanzi al TAR e si spera di risolvere questa vicenda.
Nelle more del procedimento è chiaro che l'azione del Commissario è ferma, perché la sospensione della legge ha portato a bloccare gli atti del Commissario.
La Regione Piemonte resta disponibile a garantire la somma che si era impegnata ad erogare per il Comune di Mappano, per provvedere alle spese che il Commissario ha dovuto sostenere per avviare le procedure che portavano al voto, in quanto l'ordinanza di sospensione del TAR è arrivata nelle imminenze delle elezioni amministrative.
Questo è lo stato dell'arte.
Noi dobbiamo aspettare e attendere il giudizio di costituzionalità.
In merito ad una richiesta avanzata dal Consigliere Buquicchio - che ho riportato all'ufficio legale - sulla possibilità di opporsi all'eccezione di incostituzionalità, e quindi all'ordinanza del TAR di rinvio alla Corte Costituzionale, non ci sono i margini per impugnare l'ordinanza di rinvio.
Infatti, questo tipo di ordinanza si può impugnare soltanto nel caso in cui il giudice che eccepisce la presunta incostituzionalità, e quindi rinvia gli atti alla Corte Costituzionale, non sia il giudice di merito.
In questo caso, il TAR è il giudice che ha la competenza per decidere su questa vicenda, quindi è il giudice titolato ad eccepire una questione di incostituzionalità.
evidente che la Corte Costituzionale è il soggetto che deve decidere se la nostra legge regionale è costituzionale o meno, pertanto anche su questo aspetto non abbiamo alcun argomento cui attaccarci.
L'eventualità che si possa ostacolare il rinvio alla Corte Costituzionale è un'eventualità che non può essere presa in considerazione perché non ci sono i margini legali per farlo.
L'unica cosa che possiamo fare è attendere il giudizio di costituzionalità e, una volta avuto questo, continuare a difendere il nostro provvedimento in sede amministrativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Ringrazio l'Assessore per i chiarimenti che ha ritenuto di darci.
Mi permetto di insistere, non perché abbia particolare cultura giuridica (assolutamente), ma perché ho assunto, interessandomi al problema, delle informazioni da giuristi. Mi hanno riferito che, per quelle che sono le modifiche procedurali del diritto amministrativo (la questione è di volontà politica), se si fosse ritenuto di procedere, un'opposizione si sarebbe potuta fare, a prescindere dal fatto che la sentenza o il dispositivo fosse in ambito di udienza di merito o di sospensiva. Quindi penso che quel cavillo che attribuirebbe solo al giudice non di merito la possibilità di impugnativa contraria, con un po' di buona volontà si sarebbe potuto superare.
Non lo faccio nei casi in cui il TAR decide delle cose che mi fanno piacere, quindi non mi esprimo contrariamente alla decisione del TAR in una questione che non mi fa affatto piacere. Anzi, devo dire che, nel suo insieme, è abbastanza disgustosa - non come decisione del TAR - perché i contrari a questa iniziativa, che risponderebbe ad un'esigenza democratica data da troppo tempo, trova nell'ambito di cavilli giudiziari solo una soddisfazione.
Soddisfazione che potrà, magari, ritardare la soluzione di questo annosissimo problema di qualche anno, ma avrà raggiunto, comunque, nelle more, un risultato. Risultato che ritengo assolutamente ingiusto.
Ecco che mi sarei aspettato dalla Giunta, e forse aspetto ancora, un approfondimento ulteriore dei problemi. Lo dico a microfono: con tutto il rispetto degli uffici pubblici, quindi con tutto il rispetto per l'Ufficio legale della Regione, poiché nessuno è infallibile, in casi particolari chiedere un parere aggiuntivo non costa molto e si potrebbero attingere magari informazioni leggermente diverse o diversificate rispetto a quelle che sembrano indicazioni perentorie.
Varrebbe la pena sentire qualche autorevole parere diverso da quello dell'Ufficio legale, con tutto il rispetto, lo ribadisco dieci volte, per i componenti dell'Ufficio legale della Regione, che, peraltro, non conosco quindi non mi permetto di esprimere giudizi di nessun genere, se non positivi.
Sono un chirurgo e in trent'anni ne ho vissuti di consulti; di fronte a casi particolari si chiede un consulto, si sente uno specialista, se ne sente un altro e, se non basta, se ne sente un terzo, poi si fa una sintesi.
Mi aspetterei dalla Regione, in questo caso, un approfondimento perch non me lo sono inventato. Se me lo inventassi io da medico, non avendo nessuna cultura giuridica, sarebbe una trovata di Pulcinella, ma visto che ho raccolto informazioni di giuristi che non sono nati ieri e approfondiscono l'argomento in modo serio come va approfondito, ed essendo discordanti queste tesi e trattandosi di una questione estremamente importante, molto importante, giusto per non farla vincere ai soliti prepotenti che intendono, con cavilli e cavilletti, raggiungere obiettivi ignobili (questo fatto di opporsi per decenni a questo sacrosanto diritto dei Mappanesi di aver riconosciuto il loro Comune, il loro Municipio), per tutti questi motivi e per altri che ho ricordato a gran voce, penso che sia uno sforzo che la Giunta possa fare.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste d'intervento? Dichiaro chiuso il punto.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 287, inerente a "Ulteriore proroga dei termini dei lavori della Commissione speciale di indagine sui fatti concernenti la sanità piemontese, sugli appalti pubblici e sulla gestione delle gare d'appalto bandita dalla Società di committenza Regione Piemonte (SCR)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame della proposta di deliberazione n.
287, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Regione, onorevole Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Nell'esprimere il mio apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione e dal Presidente Goffi, quindi nel ribadire, in questa sede, il mio sostegno alla proroga e il mio apprezzamento all'attività che il Presidente Goffi potrà svolgere in futuro, vorrei, d'intesa con il Presidente Goffi, comunicare al Consiglio l'intenzione di far partire dal 1° ottobre 2013, quindi tra pochi giorni, un numero verde dedicato alla sanità.
Questo perché abbiamo verificato, in particolare, che ci sono situazioni da approfondire nel campo della sanità, che rappresenta oltre l'80% del bilancio della Regione. Questo numero verde era già stato annunciato da me durante il periodo estivo, quindi manteniamo una promessa fatta. In questi giorni mi sono determinato a precisare ulteriormente le modalità di azione, quindi le modalità di organizzazione di questa struttura di numero verde. I cittadini potranno chiamare questo numero, che verrà pubblicizzato in tutte le strutture ospedaliere, in tutte le strutture ambulatoriali, in tutte le strutture di riabilitazione, in tutte le strutture sanitarie della nostra regione e segnalare disservizi e sprechi; situazioni che i cittadini ritengono non congrue con l'espletamento di un efficiente servizio sanitario.
Abbiamo potuto leggere questa mattina sui giornali della vicenda del parcheggio dell'Ospedale Molinette. È intenzione della Giunta far sì che situazioni di questo tipo non solo non vengano tenute nascoste, ma emergano.
Questa sarà l'occasione per accertare, da un lato, eventuali responsabilità ma, dall'altro, sarà uno stimolo per risolvere puntualmente, i problemi.
L'obiettivo è di avere un'amministrazione pubblica che sia il più possibile trasparente, che sia il più possibile efficiente e dove i funzionari, o chiunque abbia una responsabilità, si attengano strettamente ai principi di legalità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Ringrazio il Presidente Cota di avere dato in Aula questa comunicazione.
Lo ringrazio perché c'è questa sede che mi consente di essere informata su tutto questo, in quanto Presidente della Commissione sanità.
Mi riservo di valutare la mia funzione con il mio partito in prospettiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Come Gruppo siamo assolutamente favorevoli a che la Commissione possa proseguire i propri lavori. Devo dire che le dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale ci lasciano un po' sorpresi.
Noi siamo contenti che ci sia la possibilità per i cittadini di avere un punto in cui indirizzare le proprie segnalazioni, ma siamo esterrefatti che si venga qui, proponendo questo, a fronte del fatto che la scorsa settimana il Presidente Goffi sia intervenuto in Aula, a nome della Commissione, e in questo rappresentando tutti, denunciando una situazione estremamente grave, ossia quello che un ufficio dell'Assessorato alla sanità della Regione abbia deliberatamente mandato una missiva a tutti i Direttori generali delle ASL e delle ASO dicendo: "Non date il materiale chiesto dalla Commissione di indagine, non datelo al Consiglio regionale alla Commissione speciale di inchiesta, ma datelo prima a noi che provvederemo a istruirlo".
Su questa vicenda tutti noi avremmo potuto, specie l'opposizione alzare le barricate e sollevare un polverone. Abbiamo avuto senso istituzionale, quindi nessuno ha fatto uscire la notizia dalla Commissione all'Aula, perché questo è quello che avevamo concordato con il Presidente a dimostrazione che sappiamo distinguere il ruolo di Commissione d'indagine dal ruolo della battaglia politica più ampia. Siamo stati rigorosamente ancorati al modo di comportarsi che è proprio della Commissione d'indagine ma siamo molto indispettiti dal fatto che si venga qui a dire che abbiamo il numero verde. Forse è più un tema di Commissione che non di Consiglio ma quello che ci aspetteremmo dal Presidente della Giunta regionale è un atto di indirizzo molto chiaro, perché c'è un vulnus che non ci risulta ancora sanato, a meno che il Presidente Goffi abbia avuto delle comunicazioni che non sono state ancora socializzate. Perché c'è una missiva dell'Ufficio centrale per il controllo degli appalti della sanità che dice ai Direttori di ASL e ASO "non date", "ci pensiamo noi" centralizzate tutto violando ogni normativa, violando le proroghe del Consiglio regionale. È solo grazie alla sensibilità e correttezza degli amministratori dell'ASO di Novara che noi siamo riusciti a sapere di questa vicenda, che è assolutamente lesiva del ruolo e delle prerogative della Commissione.
Come Vicepresidente di opposizione della Commissione non posso non rilevarlo. Noi ci saremmo aspettati, l'abbiamo già detto, un atto di indirizzo della Giunta regionale, dell'Assessore alla sanità che era consapevole di questa vicenda, perché l'ha ascoltata in quest'Aula. Ci saremmo aspettati un analogo atto di indirizzo, dicendo: "Scusate, ci siamo sbagliati. Nessuno può coartare il diritto di accesso dei Consiglieri regionali".
Sta di fatto che le informazioni, ad oggi, noi non le abbiamo ancora avute e non so se sono già prevenute alla Commissione, perché i Consiglieri non le hanno avute. In ogni caso, questa Commissione dovrà durare fino alla fine della legislatura, se continueranno ad esserci tutti questi atti tesi a differire la capacità cognitiva del Consiglio regionale.
Certo è che sarebbe molto utile anche alla Giunta regionale avere questa documentazione, perché quello che emerge è che la Giunta stessa non è a conoscenza del fatto che chi doveva appaltare non appaltava e chi non doveva appaltare appaltava. Questo ci stupisce parecchio, viste le note capacità manageriali dell'Assessore che dovrà guidare la sanità.
Un manager, come prima cosa, si accerta che le sue direttive vengano seguite dai propri subordinati e fa un controllo di gestione. Qui non solo manca il controllo di gestione, ma nessuno sapeva chi faceva e che cosa faceva.
Onestamente, Presidente, su questo ci saremo aspettati, in questa sede visto il suo intervento su questa Commissione, un atto uguale e contrario a quello che proviene da un Ufficio seppur burocratico, ma da un Ufficio che attiene direttamente alle competenze della sua Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

Collega Gariglio, prima di dare la parola al Consigliere Goffi, che è il primo iscritto, anche in seguito a quanto abbiamo affrontato nella seduta di martedì scorso, ricordo, ancora una volta (perché un messaggio che viene più volte ripetuto passa per vero), che forse potevo, da parte mia, telefonare al Presidente della Commissione e poi, essendo agosto probabilmente, c'è stato un po' di misunderstanding, diciamo così, per preciso che ho inviato la lettera ai Direttori generali e anche, per conoscenza, al Presidente della Commissione, con protocollo n.
000283640201A, in pari data. Questa è la prima cosa.
In secondo luogo, ribadisco che era una questione tecnica, per uniformare la compatibilità dei dati fatta in assoluta buona fede, perch l'Assessore Cavallera me ne aveva anche parlato, ma che dopo quanto è stato espresso dal Consigliere Goffi a nome della Commissione in Aula, il giorno stesso - questo è l'aspetto più rilevante - come probabilmente molti sanno ho scritto direttamente ai Direttori generali, dicendo di inviare la documentazione direttamente alla Commissione, indipendentemente se avessero già inviato oppure no la documentazione all'Assessorato.
In tal modo, da un lato, vengono ripristinati i poteri pieni della Commissione, che almeno, per parte mia, sicuramente nessuno voleva ridurre o ridimensionare, ma poi la Commissione stessa avrà la possibilità di comparare la documentazione e, mi auguro, di togliersi ogni dubbio.
La parola al Consigliere Goffi.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Anzitutto, per dare atto di questa comunicazione che è pervenuta a me da parte della Presidenza del Consiglio, in cui veniva rettificata questa precedente comunicazione, che non ho potuto socializzare per una questione puramente tecnica: io sono un Presidente di Commissione decaduto. Quindi non ho potuto formalmente socializzarla nei confronti dei componenti della Commissione, ma, avendone avuta adesso comunicazione formale, ovviamente ne posso parlare.
Per quanto riguarda la proroga, la proroga dei termini della Commissione si rende necessaria perché abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo bontà dell'Assessorato, una mole di documentazione importante che richiederà molto tempo per poterla valutare.
Tuttavia, credo che la proroga serva sostanzialmente per tre ragioni.
Serve ai Consiglieri e ai Commissari per svolgere quella che è la nostra funzione di controllo e credo anche di indirizzo nei confronti della Giunta. Credo che possa servire anche nei confronti della Giunta per valutare l'impatto di certi provvedimenti.
Mi riferisco, in particolare alle Federazioni. Dall'analisi dei dati abbiamo potuto valutare come le Federazioni abbiano svolto un ruolo assolutamente residuale rispetto alle ASL.
Allora, apro una parentesi. Dopo che abbiamo reso pubblici i dati sulle gare d'appalto da parte delle Federazioni, c'è stata anche un'accelerazione, del tutto anomala, da parte delle Federazioni nel bandire nuove gare, quasi a dimostrazione del fatto che volessero recuperare il tempo perso. Questo lo dico, perché la fretta normalmente è cattiva consigliera.
Questo avviene proprio nel momento in cui l'Assessore dichiara lo stesso giorno di voler sopprimere le Federazioni. Lo dico - non c'è l'Assessore alla sanità, ma credo che ci siano autorevoli componenti della Giunta che possono trasmetterglielo - perché credo che occorra un po' di prudenza, perché la fretta rischia, ovviamente, di portare a nuovi errori.
Quindi, una moratoria sarebbe quanto mai necessaria in questo momento per fare il punto e ritornare a capo.
Terzo. Mi riferisco ad una frase del Consigliere Burzi che mi ha fatto riflettere, perché ci metto del tempo, ma normalmente registro. Il Consigliere Burzi, anni fa, in un colloquio assolutamente informale, mi disse una cosa che, devo dire, con l'esperienza che lui ha e che io non avevo, ho compreso solo oggi: in questa struttura regionale manca un controllo di gestione, quella che c'è in Comune a Torino, che si chiama "Controllo di gestione".
Una struttura del genere in Regione non c'è e la Commissione d'inchiesta sta, di fatto, di fatto diventando sempre di più un controllo di gestione.
Quindi, certamente plaudo a questa dichiarazione, seppure irrituale mettiamola come si vuole, però diamo un grande strumento ai cittadini in questo momento per poter comunicare con le strutture della Regione, perch noi possiamo svolgere un controllo veramente dettagliato e attento su tutti gli sprechi che, purtroppo, esistono ed esistono quotidianamente, sui disservizi e sulla malasanità.
Credo che riempirsi di tante parole, come abbiamo sentito in questi anni, non serva e che sia ormai arrivato il punto di prendere una decisione. Credo che questa sia una decisione utile, purché ovviamente ci sia un collegamento funzionale tra la Commissione d'inchiesta e il numero verde. Cioè, non vorrei interposizioni tra il numero verde e la Commissione d'inchiesta, altrimenti ripeteremo quello che ha appena detto il Consigliere Gariglio, perché sarebbe un ulteriore filtro che non permetterebbe che le comunicazioni effettive arrivassero mai alla Commissione d'inchiesta.
Credo che non sia nello spirito dell'Istituzione. Credo che lo spirito sia quello sempre di più avvicinarci ai cittadini e ai contribuenti, dando loro modo di avere una partecipazione fattiva all'amministrazione corretta della cosa pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Sul nostro comportamento circa la proroga dell'attività della Commissione è già intervenuto il collega Gariglio e non ho nulla da aggiungere.
Invece, vorrei brevissimamente intervenire sulle comunicazioni che oggi, ha reso in Aula il Presidente Cota: non mi interessa tanto il tema della irritualità o meno delle comunicazioni; dopo il richiamo che lei mi ha rivolto questa mattina, vado alla sostanza, che cercherò di definire nel seguente modo.
Potrei risponderle con una battuta: finalmente, anche noi Consiglieri regionali avremo un luogo dove potere telefonare per segnalare tutte le cose che non vanno in sanità, che in questi anni abbiamo segnalato e che sistematicamente, sono rimaste assolutamente inascoltate.



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo

Penso proprio di sì, troverò occupato.
Presidente, se questa sua comunicazione voleva essere un colpo di teatro, credo che rappresenti un grandissimo autogol, che cerco di spiegarle brevemente.
Dopo tre anni, lei si accorge di tutto ciò? Dopo tre anni di gestione della sanità da parte di questa Giunta regionale, lei si accorge che esiste un problema, quello di consentire anche al cittadino - per la carità, che svolge una preziosa funzione di controllo di indirizzo - di segnalare tutto ciò che vede nel mondo della sanità e che considera non corretto e non positivo? Dopo tre anni? Dopo tre anni, lei ritiene ci sia la necessità di uno strumento siffatto? Presidente Cota - come Presidente della Regione, lei è responsabile complessivamente della politica che la Regione sta portando avanti - voglio ricordarle che queste cose sono rimaste inascoltate, e la Consigliera Spagnuolo può essere ben testimone di tutto ciò. Infatti, questo Gruppo dopo le conferenze stampa, in sede di IV Commissione ha più volte richiamato l'attenzione - se mi è consentito, prima ancora che, con dovizia di documentazione e di particolari, il Presidente Goffi rappresentasse tutto ciò agli organi di comunicazione - in relazione alla rinegoziazione dei contratti da parte delle Aziende Sanitarie e delle Federazioni ritenendolo uno strumento che usciva dalla norma di legge, perché la spending review imponeva la riduzione, ma non la riduzione accompagnata da una rimodulazione dell'allungamento del contratto oppure della modifica della qualità della fornitura. Qualcuno ci ha ascoltato? Quattro volte, dopo una conferenza stampa, ho posto il tema in Commissione sanità. E, nei mesi scorsi, sugli organi di informazione quando questo tema è stato riproposto, il Direttore generale dell'Assessorato alla sanità e l'Assessore alla sanità hanno dichiarato che non ne erano a conoscenza e che avrebbero effettuato le adeguate valutazioni. Lo abbiamo riproposto e non abbiamo avuto risposte.
Quante volte - e valgono i ragionamenti posti dal Consigliere Goffi, ma anche il collega Laus, che credo interverrà su questo punto, più volte, in Commissione, lo ha posto - abbiamo denunciato che, di fronte ad una sostanziale inerzia da parte delle Federazioni sanitarie per molto tempo nel momento in cui era stato avviato un percorso per la liquidazione delle Federazioni sanitarie (alla data del 31/12/2013), si era manifestato uno strano loro attivismo contrattuale, che non produceva certezza all'interno del sistema, ma ne accentuava la conflittualità.
Qualcuno ci ha dato retta? Qualcuno ha mosso un dito? Qualcuno si è attivato su questo tema? Per quanto riguarda la riorganizzazione del servizio 118, do notizia di un episodio. Il collega Ronzani, che è a Milano per una visita medica di un suo congiunto, mi ha telefonato da lì per l'ennesima segnalazione proveniente da Biella: una donna si è trovata in pericolo di vita all'interno di un parco e un passante ha telefonato alla centrale operativa del 118 di Novara, ma questi non hanno capito che si trovava all'interno di un parco e gli chiedevano la via. Poi, la comunicazione si è interrotta nessuno ha richiamato la persona e questa donna è stata trasportata a casa di un medico da una persona che passava con un mezzo! E avete bisogno di un numero verde per intervenire su queste questioni che denunciamo da settimane e da mesi in questa Regione Piemonte? Avete bisogno di un numero verde? Probabilmente, avevate bisogno - e avete certamente bisogno - di dare retta alle critiche, di dare retta alle segnalazioni, di dare retta anche agli interventi costruttivi, per cercare di affrontare seriamente questo tema. La sanità non ha bisogno di colpi di teatro; non ha bisogno di annunci che durano un giorno; però, ha bisogno di qualcuno - magari di un Presidente - che si ricordi che, dopo tre anni forse, è tardi per accorgersi di tutto ciò.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Dopo l'intervento del mio Capogruppo, c'è poco da aggiungere. Tra l'altro, non mi hanno nemmeno sorpreso le comunicazioni del Presidente perché siamo abituati a questo tipo di comunicazioni. Inoltre, l'ultima volta che ho incrociato il Presidente, lui - non volevo offenderlo - ha abbandonato l'Aula.
Interverrò solo un minuto, sul rinnovo della Commissione d'indagine hanno già parlato il Presidente Goffi e il collega Gariglio (io sono membro della Commissione d'indagine).
Al di là delle questioni di merito, adesso sappiamo che le Federazioni effettivamente, sono contra legem, che non potevano essere realizzate; ma al di là delle questioni di merito, quando una Giunta decide di intraprendere un percorso, deve farlo con coscienza e responsabilità assumendosi tutte le responsabilità che ne derivano. Invece - gradirei avere l'attenzione del Presidente Goffi - anche nel momento in cui le Federazioni erano ufficiali, quindi dovevano espletare tutte le gare d'appalto, contemporaneamente, alcune ASL correvano nel redigere bandi di gara, e noi non avevamo il numero verde perché, essendo una casta, siamo privilegiati e abbiamo la possibilità in Commissione di dire all'Assessore quanto accade, e nulla si è fatto.
Addirittura - lo dico pubblicamente - io, che ho un osservatorio particolare, facendo anche un altro lavoro - lo dico per evitare che poi lo dica Tizio o Caio - tocco con mano le storture: in un'ASL - nello specifico, mi riferisco al Maria Vittoria e al San Giovanni Bosco, non sto parlando delle Federazioni, e chiudo con il mio ragionamento - per la stessa categoria merceologica, cioè semplicemente un servizio di guardiania stiamo parlando proprio di niente - sono state predisposte due gare d'appalto, in presenza delle Federazioni: due gare d'appalto! Stiamo parlando di centinaia e di migliaia di euro! Dopodiché, una, non si sa per quale motivo, è stata ritirata - giustamente, come sempre, voi siete artisti in questo - e l'altra alberga nei Tribunali amministrativi - è lì con i ricorsi. Sto parlando di quando le Federazioni dovevano esplicare la loro efficacia e la loro forza.
Quindi, Presidente Goffi, il tema è assolutamente drammatico. Noi ci accontentiamo di essere almeno - chiudo questo intervento, non è una battuta - ricevuti da chi coordinerà il numero verde, perché è vero che siamo privilegiati e anche in quel caso vogliamo non dico una via privilegiata, ma almeno che chi gestirà il numero verde possa rispondere alle nostre telefonate.
E probabilmente - anzi, sicuramente - sarà più credibile il coordinatore del numero verde, anziché il Presidente della Commissione Goffi o il Consigliere Regionale Laus.
Presidente, poteva tranquillamente evitarsi questo intervento e queste comunicazioni. Chiudo il mio intervento, il cui titolo è "Non ho parole".



PRESIDENTE

Bene.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
L'iniziativa di attivare una comunicazione diretta con l'utenza, la popolazione e i pazienti piemontesi è sicuramente positiva e quindi noi la sosteniamo. Certamente, sarebbe forse stato più opportuno che ci fosse un approfondimento anche tecnico e illustrativo all'interno della IV Commissione per capire come poi questo servizio viene espletato.
Immaginiamo infatti che tantissime persone telefoneranno, che le segnalazioni e le richieste saranno le più disparate, che bisognerà anche formare delle persone in grado di valutare l'appropriatezza delle segnalazioni (in giro c'è magari anche qualche mitomane, che può segnalare cose strane).
Si tratta di un servizio positivo che bisogna assolutamente considerare con la giusta attenzione, ma forse - anzi, senz'altro - è necessario approfondire e spiegarlo meglio tecnicamente e poi chiarire anche come queste segnalazioni vengono irradiate sul territorio e veicolate verso l'Assessorato, verso le ASL o verso le ASO.
Ed è anche per questo che noi chiediamo che questo servizio venga in qualche maniera illustrato e spiegato al più presto presso la IV Commissione dall'Assessore alla sanità e dai tecnici che lo dovranno attivare.
L'iniziativa, quindi, è lodevole e sicuramente positiva, perché va verso un rapporto sempre più diretto fra l'Istituzione Regione e i cittadini; ma, essendo la materia sanitaria estremamente delicata ed estremamente complessa, è bene che conosciamo come questo servizio funzionerà, proprio perché possa essere utile e non crei delle inutili illusioni o delle complicazioni.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Presidente Cota, innanzitutto non ci aspettavamo - sinceramente - la sua presenza in Aula per questa comunicazione e siamo rimasti un po' sorpresi. Ma su un sistema complesso quale è quello sanitario e sociale abbiamo ascoltato da parte sua, in questi ormai quasi quattro anni di legislatura regionale, un sacco di semplificazioni; dalla riforma epocale del sistema sanitario, alle Federazioni, al Fondo immobiliare: un sacco di questioni che sono rimaste lì nell'angolo e che, anzi, non sono mai partite.
Allora, di fronte ad una situazione di questo tipo, le chiedo se la soluzione dei problemi sia un numero verde, che magari avrà concordato con il Presidente Goffi. Ma cosa c'entra il numero verde con le questioni - lo dico perché io faccio parte di quella Commissione d'inchiesta - che noi abbiamo posto e rispetto alle quali avremmo voluto da lei una risposta? Una Commissione d'inchiesta, cioè, può essere commissariata da altri organismi della Regione e non è quindi in grado liberamente di esercitare il suo mestiere? La Commissione, tra l'altro, per la serietà del Presidente Goffi e anche dei suoi membri, non è mai stata strumento di polemiche politiche: siamo stati costretti, quando ci siamo resi conto che le Federazioni non facevano il loro lavoro e che le ASL prorogavano centinaia di gare d'appalto, a dire che quello era un sistema che non poteva continuare ad essere tollerato e che quindi chiedevamo alla Regione un riscontro. E il Direttore generale e l'Assessore, sorpresi da questa richiesta di verifica e cioè dal fatto che le Federazioni non facessero il loro lavoro e che le ASL prorogassero gli appalti - hanno detto che avrebbero controllato come stavano le cose.
Noi volevamo da lei una risposta su questo: sul riconoscimento che ha questa Commissione e sul fatto che questa Commissione possa continuare o meno, liberamente, a svolgere il suo lavoro. Lei è venuto a dirci che invece, ha concordato con il Presidente Goffi un numero verde, a cui i cittadini possono telefonare per esporre i loro problemi.
Allora, Presidente Cota, due settimane fa ho prenotato all'IRM di Pianezza una panoramica dentaria ed è la seconda volta che su questo tema presento un'interrogazione all'Assessore: questo è un argomento da numero verde? Mi sono presentato il venerdì mattina alle 9.10, orario che mi è stato comunicato al telefono dopo che mi era stato chiesto se volevo avere la prestazione a pagamento o con il Sistema Sanitario Regionale. Ho risposto che volevo procedere con il Sistema Sanitario Regionale e che avevo l'impegnativa. Un impiegato maleducato, allo sportello, mi ha spiegato che si erano sbagliati e che io non risultavo prenotato; alle mie rimostranze e alla richiesta di parlare con un responsabile, mi ha risposto che non c'era nessuno e che, se volevo, l'esame potevo farlo a pagamento.
Allora io, che volevo vedere fin dove erano in grado di arrivare, ho detto che l'avrei fatto a pagamento. E mentre seguivo l'esame, è passato un ortopedico che conosco da tanti anni, responsabile di uno dei servizi, che mi ha chiesto: "Nino, cosa fai qui?". "Sto facendo un esame a pagamento, un esame che ho prenotato con il Sistema Sanitario Regionale, perché voglio vedere dove vanno a finire le prenotazioni". Mi ha detto: "Ma ci mancherebbe! Chiamo subito la responsabile". La responsabile è scesa, mi ha chiesto scusa e mi ha detto: "Se vuole ci dia l'impegnativa". Io ho detto di no: "No, l'impegnativa non ve la do perché, dato che pago la prestazione, non vorrei che questa prestazione fosse pagata due volte: una volta con i miei soldi e una volta con il Sistema Sanitario Regionale".
Allora, a quest'interrogazione l'Assessore Cavallera non ha ancora risposto, ma il punto non è questo. Il punto è che sollevo da sei mesi il fatto che le strutture accreditate fanno una concorrenza sleale alle strutture private tout court. Queste ultime, infatti, non possono svolgere quel servizio lì perché il cittadino, sapendo di doverlo pagare, non si rivolge a loro; le strutture accreditate dicono invece: "Tanto il ticket è di due-tre euro di differenza: le conviene farlo privatamente". E il Sistema Sanitario Regionale viene truffato per milioni di euro di risorse economiche che andrebbero invece nelle sue casse e che, per prestazioni fatte privatamente, vanno invece alla struttura accreditata.
Questa è una questione che può riguardare un numero verde? Ci dica quando pensate di metterlo.
E le donne del Valdese? Lei ha letto la sentenza del TAR che ha prorogato al 9 ottobre il divieto di chiusura? Il TAR dice che non è stato fatto niente di quello che è stato promesso alle 4.500 donne che hanno un tumore della mammella e che sono state abbandonate al loro destino! Queste 4.500 donne potranno telefonare al numero verde o sarà possibile inviare anche un'immagine della "tetta" che si sono fatte fotografare per protestare contro la chiusura dell'Ospedale Valdese? Credo che sia necessario, in un sistema complesso e pieno di difetti come quello sanitario, metterci un po' di serietà. Il numero verde non c'entra niente con questo!



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elio

Presidente, non faccio parte della Commissione d'inchiesta e i miei colleghi, inoltre, hanno già ampiamente illustrato le tematiche di carattere generale che riguardano l'ordine del giorno di oggi e quanto stiamo discutendo.
Mi soffermo invece sulla questione del numero verde che lei ci ha comunicato, perché sono rimasto sorpreso la scorsa estate, quando ne ho letto sui giornali, della leggerezza con la quale la cosa era stata impostata e mi aspettavo, come ha già richiamato la Presidente della IV Commissione, che prima o poi se ne parlasse. Avendo infatti per anni raccolto delle lamentele da parte degli utenti, pensavo sarebbe stato utile inserire una serie di filtri per questo tipo di comunicazione.
In parte, il Consigliere Pedrale ha già dato voce a questo dubbio. Io infatti, mi chiedo: intanto, per prenotare una semplice radiografia è necessario dare delle indicazioni precise; la persona che è all'altro capo del telefono al call center, cioè, chiede un primo dato, per esempio il codice fiscale; sulla base di quel dato, apre la schermata sul PC che gli permette di identificare il paziente; chiede un secondo dato, ad esempio l'indirizzo, quando ha la conferma da almeno due dati di stare a parlare con la persona che ha diritto ad esercitare quel tipo di attività, procede nella raccolta della richiesta di una radiografia o di una visita specialistica.
Noi pensiamo di raccogliere qualunque segnalazione senza creare una tracciabilità? È necessario creare una tracciabilità delle richieste, cioè sapere se chi ha chiamato è veramente Tizio o Caio. Occorre essere coscienti che avere una registrazione non è cosa da nulla, perché, ad esempio, se nel corso di una conversazione registrata si fa riferimento a qualsiasi questione che possa avere una rilevanza di carattere penale e viene trasmessa al Presidente della Commissione, il Presidente della Commissione è tenuto a trasmetterla alla Magistratura.
Poiché quando i cittadini si sfogano succedono queste cose, temo che l'ipotesi di risolvere questi problemi con un semplice numero verde sia poco cauta.
giusto richiedere, come ha fatto il Consigliere Pedrale, una discussione in Commissione, e ritengo che si debba affrontare il tutto anche dal punto di vista della legittimità dell'iniziativa che si va ad intraprendere e della riservatezza che la cosa deve avere, pur nella certezza della tracciabilità delle denunce, anche da un punto di vista legale, con molta attenzione.
Purtroppo, nell'ambiente della sanità non è che tutti siano esenti da interessi o da gossip e, quindi, se si organizza una serie di lamentele contro una certa persona per danneggiarla, questo può essere un fatto negativo. Noi dovremmo, su queste cose, specie quando riguardano prestazioni, essere estremamente attenti.
Ritengo che la generica lamentela nei confronti di un reparto, non circostanziata e non tracciabile, potrebbe diventare un fatto inutile che creerebbe solo tensioni all'interno dei nostri ospedali o presso le attività svolte nel campo della sanità. Di problemi ce ne sono già tantissimi: la difficoltà dei rapporti con l'utenza è palpabile, perch anche chi non ha responsabilità diretta, come noi semplici Consiglieri viene tirato continuamente per i capelli per disservizi e disfunzioni varie. Cerchiamo di non complicare, con soluzioni semplicistiche, cose già di per sé sufficientemente difficili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Non riesco a capire, ma è colpa mia, come al solito perché, quando si cerca di utilizzare in qualche modo i mezzi per avere maggiore trasparenza maggiori rapporti con i cittadini...



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

CAROSSA Mario



CAROSSA Mario

Infatti, ho apprezzato la sua ultima parte dell'intervento, ma non entro in merito, perché presumo che ci siano persone, al di là di un Consigliere regionale, come posso essere io, che devono essere preposte ad avere studiato e studiare le modalità tecniche - così le chiamo - di questo nuovo istituito che è il numero verde, però mi permetto di dire, basandomi e intervenendo esclusivamente come Consigliere, quindi non avendo capacità da quel punto di vista tecnico, che è una cosa valida. Non è - mi permetto di dire - un colpo di teatro.
Per i Consiglieri che non sono disattenti, questa comunicazione da parte del Presidente della Giunta era stata fatta agli organi di stampa già ad agosto...



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

No, no, agli organi di stampa. So cosa significano le parole: magari le dico male, ma so cosa significano. Non entro nel merito che ci potesse essere un passaggio in Commissione, ma volevo esclusivamente intervenire sulla bontà di questo progetto, perché quando c'è un maggior rapporto con i cittadini, quando c'è una maggior trasparenza, quando c'è la possibilità da parte dei cittadini, di segnalare, in qualsiasi modo, eventuali disservizi, secondo me è un valore aggiunto.
Perché è un valore aggiunto questo numero verde? Perché questo numero verde andrebbe a completare una serie di modalità di rapporti con i cittadini che già esistono nella Regione Piemonte. Non voglio dimenticare gli Uffici che lavorano - ritengo e so per certo - discretamente bene, anzi bene, che sono gli URP, che già attualmente collaborano con l'Ufficio di Presidenza e con l'Assessorato alla sanità. Questo numero verde va a chiudere un cerchio composto, non solo dagli URP, ma anche dagli sportelli per la salute presenti a Torino e a Novara (forse dovrebbero essere potenziati, ma questo è un parere mio) che vanno a raccogliere, su temi specifici, esigenze, richieste, dubbi e critiche da parte dei cittadini.
Al di là del discorso sulla Commissione, che posso anche condividere per il resto non riesco a capire le critiche.
Tra l'altro - scusate se salto di palo in frasca - la Lega è assolutamente d'accordo sulla proroga alla Commissione di indagine presieduta dal Consigliere Goffi. Pensiamo che questa Commissione, sia pure con mille difficoltà, stia facendo un buon lavoro, quindi possa e debba andare avanti per cercare di dare un altro strumento per togliere tutte le incrostature che ci sono, non neghiamolo, nella nostra sanità e non solo nella nostra sanità.
L'unica cosa su cui non sono d'accordo con il Consigliere Goffi, pur ribadendo che siamo assolutamente d'accordo e voteremo per il rinnovo (non so quanto sarà, quanto è previsto dal Regolamento: sei mesi o quant'altro) è quando parla di una Commissione di controllo di gestione.
In Comune, dove anche lei è stato Consigliere, il collega Angeleri è stato Presidente per due o tre anni della Commissione di controllo di gestione. Parlo di una cosa tutta di sinistra, di cui loro sono assolutamente gli unici padroni: caso CSEA, oggi di grande attualità.
Abbiamo provato - e ha provato il Presidente della Commissione Controllo di gestione - a chiedere dati in diverse occasioni, ma ci siamo scontrati con un muro di gomma innalzato, non solo da funzionari - anzi non da funzionari - ma dai politici del Comune. Una cosa tutta di sinistra cosa tutta di sinistra - cui non siamo riusciti a cavare un ragno dal buco.
Ben venga adesso che in qualche maniera sembra che il coperchio di questa pentola sia stato scoperchiato.
Mi lascia quindi perplesso. Da un punto di vista teorico, una Commissione Controllo di gestione è sicuramente un'ottima idea, ma abbiamo visto sulla nostra pelle che le questioni non vanno proprio così.
Relativamente al discorso che i cittadini possono - tra virgolette denunciare telefonicamente, tra l'altro gratuitamente, le cose che non funzionano, non può che essere - lo ripeto - un valore aggiunto, ma non per questa Giunta, non per il Presidente Cota e non per questa maggioranza che anzi, secondo me, avranno ancora più lavoro, perché più salteranno fuori le cose che non riescono ad emergere, volutamente o non volutamente, nel settore sanità, più ci sarà del lavoro, purtroppo molto serio, da fare per questa Giunta e per questa maggioranza, ma è una cosa buona per la Regione Piemonte, è una cosa buona per il fatto che se anche 100 euro vengono risparmiati e non vengono buttati via, sono 100 euro pubblici che rimangono al pubblico.
Questo voglio dire, e mi stupisco dell'opposizione, che tante volte si è dimostrata seria...



PRESIDENTE

La prego di concludere, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Sì, seria in queste cose, forse perché un po' sbilanciata da quanto detto dal Presidente, perché, tra l'altro, ci sono voluti tre anni. Noi siamo solo di centrodestra, leghisti, quindi ci vuole un po' di tempo, ma ci sono altre Giunte che ci hanno messo cinque anni e non hanno fatto niente e altre Giunte ci hanno impiegato altri anni e non hanno fatto niente. Noi ci abbiamo messo tre anni: bontà divina, siamo un po' lenti.
Altri, forse volutamente, sono stati ancora più lenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Motta Massimiliano; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Devo dire che mi andrò a rivedere l'intervento del Presidente. Credo che - e questa non è solo una difesa di parte, se tale vuole essere considerata e non vorrei neanche essere frainteso - l'inizio dell'intervento del Presidente, se ho capito bene, è stato quello di aver affermato che la Commissione d'indagine sia una Commissione d'indagine che assolutamente aveva tutte le patenti in regola per poter andare avanti, che stava facendo un buon lavoro e che era assolutamente un lavoro degno di tale Commissione.
Noi abbiamo fatto - e io, come componente, sono uno di quelli che ha appoggiato la proposta fatta in Commissione - delle rimostranze rispetto all'autonomia della Commissione rispetto ad un superamento da parte della struttura, che così è stata denominata nella famosa mail che tutti abbiamo preso a mano, che è questo "coordinamento degli acquisti" per quanto riguarda la sanità.
Non ci trovo niente di strano se in questa comunicazione si aggiunga un qualcosa che, tra l'altro, è un qualcosa che tutti abbiamo potuto leggere sui giornali durante il periodo di ferragosto in una conferenza stampa che il Presidente ha tenuto insieme all'Assessore Cavallera, nella quale annunciava l'apertura di questo numero verde.
E se anche nel 2013, dove tutti vediamo l'avanzare della tecnologia e quindi strumenti assolutamente più smart - per utilizzare un termine inglese - per potere contattare la Pubblica Amministrazione e poter fare delle lamentele, è pur sempre un modo per fare sentire più vicina alle istituzioni quella che è l'esigenza del cittadino. Perché il cittadino, a partire da coloro che hanno 90 anni per arrivare fino a coloro che sono decisamente più giovani, la prima cosa che fa nel momento in cui ha bisogno è quella di prendere il telefono e chiamare.
Questo è nell'ottica anche di dare una buona informazione, perché il numero verde non è assolutamente slegato da tutta quella che è l'organizzazione della sanità per la raccolta delle lamentele del cittadino.
solo per cercare di unificare un'informazione che spesso viene stravolta da pensieri volutamente distorti o, comunque, interpretazioni volutamente distorte di quello che si fa nell'ambito della sanità.
Pertanto, sinceramente non ci vedo nulla di male se in un intervento che è partito da parte del Presidente come una conferma di fiducia nella Commissione d'indagine - quindi immagino anche che si faccia carico di quelle che sono le nostre richieste e le nostre segnalazioni affinch questa Commissione non venga superata da un semplice funzionario per quanto autorevole, perché svolge il suo ruolo, che però preventivamente vuole vedere quello che la Commissione ha titolo di controllare e che forse è questa la cosa che non ha funzionato - e con una premessa di questo genere si sia parlato di un numero verde, perché ritengo che il Presidente non abbia voluto svilire il lavoro che si sta facendo nell'ambito della sanità per cercare di mettere in ordine qualcosa che comunque...
Non voglio sempre guardare al passato, però mi ricordo le liste d'attesa false pubblicate su internet da parte della Giunta Bresso.
Liste d'attesa per le quali non potevo lamentarmi con nessuno, pur da semplice cittadino, perché all'epoca non ero né Consigliere regionale n altro.
Quindi, da semplice cittadino avrei almeno avevo un punto di riferimento per poter fare determinate lamentele se avessi letto che una TAC a Moncalieri me la facevano e i tempi di attesa erano neanche di 20 giorni, ma - peccato - se avessi constatato che quella macchina non era funzionante, e come quella tante altre.
Quindi, vedo in tutto questo vedo forse un eccesso di buonafede da parte del Presidente nell'avere voluto fare una comunicazione, che è andata forse un pochino al di là di quella che poteva essere la conferma del buon lavoro fatto dalla Commissione di indagine, ma assolutamente non vedo tutto questo pandemonio o mal pensare che è venuto fuori dalla discussione di oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Avrei tentato di fare un ragionamento pacato e, per quanto ne sono capace, meditato, ma l'intervento del Consigliere Motta sicuramente non aiuta in questa direzione.
Vorrei soltanto ricordare che questo Consiglio regionale, nei due anni e quattro mesi in cui mi sono dedicata alla responsabilità dell'Assessorato alla sanità - ovviamente un tempo di apprendimento inferiore a quello di questa Giunta - affrontò un dibattito monotematico promosso dall'Onorevole Ghiglia sulle liste d'attesa.
Le liste d'attesa in quel periodo erano regolarmente visibili sui siti informativi della Regione, tant'è che non mancava un servizio settimanale dei maggiori quotidiani sulle liste d'attesa, mentre negli ultimi mesi come dice un efficace commentatore delle politiche regionali, erano diventate, durante questa Giunta, più misteriose dei tracciati di Ustica, e si deve all'indagine realizzata da la Repubblica una delle annotazioni sulla situazione attuale.
Ma questo è un inciso per dire che, a volte, si usano esempi infelici perché questi dati di fatto li posso dimostrare, mentre vorrei tornare ad una riflessione, mi auguro, documentata dell'oggetto della nostra discussione, cioè la proroga della Commissione e anche l'annuncio del Presidente.
Sulla proroga della Commissione sono d'accordo; lo ero durante lo svolgimento dell'ultima seduta e lo sono di più avendo sentito il Presidente in pectore del prosieguo della Commissione, vale a dire il Consigliere Goffi, il quale ha assunto in quest'Aula il proposito non soltanto di lavorare in termini didascalici alla raccolta dei dati, ma di far confluire questo lavoro di ricognizione anche in un compito di indirizzo.
Ne sono molto lieta, perché magari se passiamo dall'analisi dei dati e al commento a caldo degli stessi ad un lavoro in profondità della lettura di quei dati, scopriremmo che qualche commento sbrigativo che ho sentito in questa sala non aiuta né alla comprensione né al miglioramento. Uno di questi, ad esempio, riguarda i fatti riportati dalla cronaca stamattina.
Magari ripercorrendo quell'episodio su cui il Presidente ha già preso impegno, scopriremmo che quando la proprietà di determinate opere è stata data a soggetti privati che hanno concorso alla realizzazione, attraverso lo strumento del project financing, quello strumento forse non è lo strumento ideale. E magari ci determineremmo a modificare una previsione contenuta nell'attuale Piano Socio Sanitario, che propone per gli investimenti in edilizia sanitaria l'ampliamento esattamente di queste forme.
Quindi, come si vede, non è esattamente detto che il lavoro della Commissione di inchiesta serva soltanto a segnare i falli; magari serve anche ad illuminare rispetto ad alcune prospettive politiche alle quali ci si avvicina con un atteggiamento fideistico (rapporto pubblico-privato) che poi si vede producono qualche conseguenza, non necessariamente imputabile alle responsabilità pubbliche, intese come gestioni dell'ambito sanitario.
In merito al numero verde, voglio soltanto sottolineare alcuni elementi di contraddittorietà, con pacatezza, perché so che giustamente coloro che non hanno avuto modo di essere ascoltati, individueranno in questo strumento una possibile modalità di relazione con un'istituzione che finora li ha respinti.
Le tre questioni che voglio sottolineare, perché vadano a corollario dell'intento di una relazione con la popolazione che è stato qui dichiarato sono le seguenti. Nelle Aziende Sanitarie esistono gli uffici di relazione con il pubblico, che hanno esattamente il compito di fornire le informazioni, decodificarle, raccogliere le proteste, avviare segnalazioni agli organi competenti.
Bene sarebbe stato consentire che gli uffici di relazione con il pubblico mantenessero il loro organico e la loro continuità; cosa non avvenuta quando si suppone che gli impiegati amministrativi non siano utili al sistema e si deve calare su di loro la mannaia del turnover non rinnovato.
I numeri verdi in Regione c'erano già: sia all'Assessorato alla sanità sia in altri Assessorati.
Ricorda - questo Consiglio regionale - che abbiamo provveduto alla liquidazione degli addetti? Ovviamente mi verrà risposto che il numero verde di neo istituzione sarà realizzato attraverso risorse interne che saranno debitamente formate quindi tutto avverrà nell'economia di gestione. Vorrei solo ricordare che non si scopre l'acqua calda quando si è provveduto a versare l'acqua, non più tardi di alcuni mesi fa! Terza osservazione: mi stupisce - ma il collega Leo è assente - che nessuno abbia parlato di sussidiarietà verticale, perché l'istituzione di un numero verde di relazione diretta tra i cittadini e l'Ente è il contrario della sussidiarietà verticale, cioè della promozione di tutti quei corpi intermedi che intervengono nella relazione con le Istituzioni.
Concludo, Presidente, prima che lei mi richiami ulteriormente, dicendo che forse i Comitati di partecipazione e comprensivi delle organizzazioni di rappresentanza degli utenti, istituiti in ogni Azienda Sanitaria e fatti morire dalle mancate convocazioni dei Direttori generali di questa stessa Azienda, sono degli elementi di composizione delle parti in causa, oltre che uno strumento di partecipazione.



PRESIDENTE

Non ho più iscritti a parlare, pertanto procediamo, Consigliere Goffi con la votazione proposta di deliberazione.
Le chiedo, se possibile, di prevedere una modifica della parte deliberativa.
Dove c'è scritto "di prorogare di ulteriori sei mesi", io scriverei: "di prorogare di sei mesi" e, tra parentesi, "(24 marzo 2014)", esattamente sei mesi da oggi, che è un lunedì.
Pertanto, la parte deliberativa risulta "di prorogare di sei mesi il termine dei lavori della Commissione speciale di indagine sui fatti concernenti la sanità piemontese, sugli appalti pubblici e sulla gestione delle gare d'appalto, bandite dalla Società di Committenza Regione Piemonte (SCR)".
Di fatto, quindi, la Commissione, presieduta dal Presidente Goffi, è prorogata di mesi sei.
La parola al Consigliere Burzi, per dichiarazione di voto.



BURZI Angelo

Giusto perché nessuno abbia dei dubbi nel confondere le pur tardive adesioni al controllo di gestione (sono 15 anni che se ne parla, quindi figuriamoci un po' se la cosa mi desta il benché minimo stupore), noi eravamo e rimaniamo contrari ad ogni Commissione d'inchiesta che in Aula allontani i Consiglieri da quello che è o dovrebbe essere il loro lavoro sostituendoci (male, malissimo) al compito che invece dovrebbe essere, come è sempre stato, dei Presidenti delle strutture, che hanno tra i loro compiti quello del governo e del controllo.
Se il Presidente vuole, ha tempo ancora 18 mesi per fare alcune cose importanti nella sanità: ovviare al fatto che nelle sue Aziende girino 780 applicativi diversi, come se nel corso del tempo, dall'Assessore D'Ambrosio ad oggi, i Direttori avessero ricevuto il mandato di fare quello che volevano, nell'ambito della legge, purché non dovessero comunicare con il vicino.
Questo è avvenuto quando c'era il Presidente Ghigo, quando c'era la Presidente Bresso e - ahimè, spiace dirlo - anche mentre c'è lei.
Separare la ricerca delle risorse dalla gestione delle stesse Assessore Cavallera: c'è un Piano di rientro. Si dia all'Assessore Pichetto il compito di gestire le risorse anche dell'Assessorato alla sanità e si dica all'Assessore Cavallera di occuparsi di come questi soldi vengono spesi e investiti.
Infine, visto che so che sta per riformare le Direzioni della Regione se vuole - meglio tardi che mai - preveda una Direzione di internal control e la doti dei poteri necessari. Potrebbe essere un'evoluzione di quella che inizialmente lei chiamava la "Direzione antifurbetti".
Hanno inventato anche questo, tanto tempo fa: l'internal control di un'azienda. Ritengo ci sia spazio per questo ed un Presidente di Giunta che oggi lo prevedesse, farebbe una cosa buona.
Nel frattempo, sulla proroga, eravamo contrari allora, siamo contrari oggi e rimarremo contrari anche nella prossima legislatura.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Intervengo per una dichiarazione di voto, in difformità - ritengo - a quanto farà il mio Capogruppo, perché desidero precisare il senso del mio intervento precedente.
Per quanto mi riguarda, non ho alcuna perplessità in merito al fatto che ci possano essere dei Numeri Verdi che aiutino a capire meglio cosa è necessario nel campo della sanità e della salute dei cittadini, per dare voce a questi ultimi.
Per esperienza, però, per l'esperienza che io porto, ritengo che un'iniziativa di questo tipo debba essere valutata, debba avere un minimo di regole, un minimo di binari entro i quali essa si muove e si pu muovere.
Non ho alcuna perplessità nel fatto che ci sia la Commissione d'indagine che si muove in questa direzione. Io stessa ho chiesto di far parte della Commissione di indagine, avendo visto quanta materia sta svolgendo nel campo della sanità e avendo appreso cose che all'interno della Commissione sanità non sono state portate, non essendoci i canali informativi rispetto a quel tipo di questioni.
Ho chiesto di essere inserita, avendo visto, peraltro, che è stata pochissimo frequentata dai colleghi del PdL.
Ritengo, per queste ragioni, che un passaggio informativo da parte dell'Assessore all'interno della Commissione sanità sarebbe stato e sarebbe opportuno, proprio perché devono essere definite le caratteristiche e le modalità, le finalità che possono far sì che questo numero verde, così come altri, possano essere utili.
Per questa ragione, ho ritenuto di fare il mio intervento, che riconfermo.
Per questa ragione, non parteciperò al voto, non perché debba esprimere perplessità nei confronti del collega Goffi o di un'iniziativa della Giunta, non essendo obbligatorio, per conoscere le iniziative della Giunta leggere i giornali, perché questo ancora non è un compito dei Consiglieri.
Io li leggo sempre, ho visto che il Consigliere Goffi ha annunciato l'iniziativa del numero verde a fianco della Commissione d'indagine, questa mattina, quindi ben prima di quello che ci ha detto il Presidente della Giunta regionale.
Considero questo percorso improprio, perché so una cosa: che le regole sono dei binari, che le Istituzioni sono dei binari. Tutto ciò che si aggiunge ha valore, ha peso, e ringrazio anche il Consigliere Goffi per il lavoro che sta svolgendo e gli altri colleghi Consiglieri cui darò la mia collaborazione per quanto sono capace. Ma se noi rispettiamo i binari e le rappresentanze, lavoriamo meglio.
Per questo, chiederò all'Assessore Cavallera di avere un'informativa all'interno della IV Commissione e, pertanto, motivo in questo senso la mia non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Spagnuolo.
Procediamo con la votazione della proposta di deliberazione n. 287.
Riguarda la proroga del termine dei lavori della Commissione speciale d'indagine per i fatti concernenti la sanità piemontese sugli appalti pubblici e sulla gestione delle gare d'appalto, bandite dalla Società di Committenza Regione Piemonte (SCR).
Ricordo che, in accordo con il proponente, il dispositivo è da ritenersi così modificato: "Delibera di prorogare di sei mesi (24 marzo 2014) il termine dei lavori della Commissione speciale di indagine sui fatti concernenti la sanità piemontese, sugli appalti pubblici e sulla gestione delle gare d'appalto bandite dalla Società di Committenza Regione Piemonte (SCR)".
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 287, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Colleghi, manca mezz'ora al termine dei lavori, quindi credo che il punto sulla Siria sarà difficile affrontarlo, anche perché, mettendo in discussione il Premio Nobel per la Pace, il Presidente degli Stati Uniti d'America, ritengo che dedicheremo un po' più tempo del previsto.
Chiederei di concludere i lavori di oggi, se l'Aula acconsente, con la votazione dell'ordine del giorno relativo alle liste d'attesa per l'inserimento dei servizi socio sanitari e quell'altro collegato.
L'ho risottoscritto perché mi hanno detto adesso che c'è l'accordo. Se siamo d'accordo, lo pongo in votazione


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame ordine del giorno n. 1090 presentato dal Consigliere Cattaneo inerente a "Liste di attesa per l'inserimento nei servizi socio-sanitari e per l'accesso alle cure domiciliari"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 1090, avente per oggetto "Liste di attesa per l'inserimento nei servizi socio-sanitari e per l'accesso alle cure domiciliari", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1090, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: una delegazione composta da rappresentanti delle associazioni e di altre realtà che si occupano di sanità e assistenza in Piemonte è stata ricevuta dal Consiglio regionale il 2 luglio 2013, su richiesta delle rappresentanze stesse, per sensibilizzare il Consiglio regionale in merito a una serie di problematiche delineate nel corso dell'incontro la delegazione ha illustrato la drammatica situazione in cui si trovano trentamila piemontesi non autosufficienti con patologie invalidanti e gravi disabilità in attesa di ricevere cure domiciliari, la frequenza di un centro diurno, il ricovero in una comunità alloggio o in una Residenza sanitaria assistenziale come esposto dalle rappresentanze queste persone hanno pieno diritto ai suddetti servizi socio-sanitari sulla base dei livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria (LEA) che sono diritti di rango costituzionale i rappresentanti delle associazioni hanno evidenziato come l'incremento delle suddette liste d'attesa e la contrazione dei servizi erogati (come ad esempio l'insufficienza di personale che quando collocato a riposo o in congedo per maternità, non viene sostituito) sono dovute alla carenza dei fondi che devono essere incrementati al fine di risolvere la tragica situazione delineata considerato che la tutela della salute è un diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività la grave situazione rappresentata riguarda malati colpiti da gravi handicap invalidanti o da pluripatologie e, di conseguenza, fasce deboli della popolazione piemontese che devono essere invece tutelate e protette le cure domiciliari sanitarie e socio-sanitarie sono proposte in alternativa al ricovero, spesso di gran lunga più costoso per il Servizio sanitario nazionale e regionale ritenuto pertanto necessario intervenire, come sollecitato dalla delegazione, presso il Parlamento e il Governo per chiedere: uno stanziamento aggiuntivo, a favore dei Fondo sanitario nazionale per le prestazioni da fornire alle persone non autosufficienti e per l'abbattimento delle liste d'attesa uno stanziamento annuale continuativo, per il 'Fondo per le non autosufficienze' (articolo 1, comma 1264 della legge n. 296/2006) da destinare esclusivamente ai Comuni di estendere l'indagine conoscitiva, avviata dalle commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali) della Camera dei Deputati, sulla sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica, in modo che venga affrontata anche la questione relativa all'attuazione dei Lea socio-sanitari per le persone non autosufficienti, in relazione ai piani di rientro della sanità ogni altra iniziativa che possa superare la grave emergenza sociale che riguarda - solo in Piemonte - trentamila persone in lista di attesa per l'inserimento nei servizi socio-sanitari e per l'accesso alle cure domiciliari impegna la Giunta regionale a intervenire presso il Parlamento e il Governo per chiedere: uno stanziamento aggiuntivo, a favore del Fondo sanitario nazionale per le prestazioni da fornire alle persone non autosufficienti e per l'abbattimento delle liste d'attesa uno stanziamento annuale continuativo, per il "Fondo per le non autosufficienze" (articolo 1, comma 1264 della legge n. 296/2006) da destinare esclusivamente ai Comuni di estendere l'indagine conoscitiva, avviata dalle commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali) della Camera dei Deputati, sulla sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica, in modo che venga affrontata anche la questione relativa all'attuazione dei LEA socio-sanitari per le persone non autosufficienti, in relazione ai piani di rientro della sanità di valutare, in particolare nei servizi socio-sanitari, formule alternative al blocco delle assunzioni, che consentano agli enti gestori di poter avere a disposizione il personale necessario a soddisfare i servizi sulla base dei bisogni delle persone e famiglie in difficoltà ogni altra iniziativa che possa superare la grave emergenza sociale che riguarda - solo in Piemonte - trentamila persone in lista di attesa per l'inserimento nei servizi socio-sanitari e per l'accesso alle cure domiciliari".
Il Consiglio approva.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Mozione n. 1028 presentata dai Consiglieri Rostagno, Boeti, Oliva, Muliere Manica, Ronzani, Laus, Motta Angela, Pentenero e Reschigna, inerente a "Deroghe in materia di corresponsione dell'indennità di partecipazione per i tirocini rivolte alle persone disabili"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la mozione n. 1028, di cui al punto 8) all'o.d.g.
la mozione che più volte abbiamo promesso al Consigliere Rostagno di valutare. È una mozione firmata da molti Consiglieri. Il Consigliere Rostagno consente alla sottoscrizione, anche successivamente alla votazione.
Ci sono richieste di intervento? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Voglio essere molto chiaro, quando si affrontano questi temi è meglio andare con i piedi di piombo.
Non conosco questo ordine del giorno, quindi o il Presidente mi dà qualche minuto per confrontarmi, oppure saremo costretti a non partecipare al voto. Non vuole essere un voto contrario.



PRESIDENTE

Il dispositivo recita: "In applicazione alla DGR 64-5911 del 20 giugno 2013, definisca" -quindi la Giunta - "quanto prima misure ed derogatorie circa l'indennità di partecipazione e agevolative nei confronti dei datori di lavoro, al fine di favorire l'inserimento delle persone con disabilità nei progetti di tirocinio".
La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elio

In realtà è solo una raccomandazione alla Giunta di fare una cosa che è prevista. Da due mesi stanno andando ad esaurimento i tirocini di persone disabili inserite dai Consorzi presso aziende. Siccome i nuovi contratti non possono derogare dal corrispondere, da parte del datore di lavoro almeno 300 euro alla persona che fa il tirocinio - salvo deroghe, che non sono ancora state stabilite - questi contratti stanno decadendo, i Consorzi sono in allarme ed è un problema serio.
Ci sono persone che, al di là dei 300 euro, impiegano, attraverso questi tirocinio, delle giornate che di per sé tendono ad essere difficili.
La richiesta è quella di spingere ed incentivare la Giunta a dare completamento ad un impegno che ha assunto relativamente ad una deroga per questo tipo di casi, per i 300 euro in questione.
difficile trovare datori di lavoro che prendono in azienda un portatore di handicap, magari psichico. Farli anche pagare, per sobbarcarsi questa difficoltà, diventa complesso.



PRESIDENTE

Avanzo una proposta, Consigliere Rostagno. Modifichiamo in modo che possa essere d'aiuto: "Affinché alla luce di quanto esposto, in applicazione del dettato stesso del DGR 74-5911 valuti" - la Giunta "quanto prima misure derogatorie circa l'indennità di partecipazione e agevolative nei confronti dei datori di lavoro, al fine di favorire l'inserimento delle persone con disabilità nei progetti di tirocinio" - e qui aggiungerei una virgola - "riferendo in Commissione competente".
Quindi inseriamo una valutazione e "riferendo in Commissione competente", che potrebbe essere un impegno della Giunta a dire, in una sede istituzionale, la Commissione deputata, che cosa ha valutato e fatto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Faccio solo una piccola premessa: abbiamo assistito ad un richiamo in Commissione di informativa per un numero verde e su criteri che devono essere assunti o, comunque, comunicati ad una commissione, e questa mozione non passa prima in Commissione sanità?



PRESIDENTE

Infatti, ho collocato "valuti" e non più "definisca" e, se lei fosse stato attento, ho aggiunto anche una virgola dopo "riferendo in Commissione competente".
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indico la votazione palese sulla mozione n. 1028, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il tirocinio consiste in una misura formativa finalizzata a creare un contatto diretto tra un soggetto ospitante e il tirocinante allo scopo di favorirne l'arricchimento del bagaglio di conoscenze, l'acquisizione di competenze professionali e l'inserimento o il reinserimento lavorativo; il tirocinio si esplica in un periodo di orientamento al lavoro e di formazione in una situazione che non si configura come un vero e proprio rapporto di lavoro la disciplina dei tirocini è delineata a livello nazionale da ultimo dalla legge 28 giugno 2012 , n. 92 'Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita' in attuazione della quale è stato approvato l'Accordo Governo, Regioni, Province Autonome sulle Linee guida in materia di tirocini, sottoscritto il 24 gennaio 2013 la Regione Piemonte ha recepito il sopraccitato Accordo con la Delibera di Giunta n. 74-5911 del 20 giugno 2013 che, in applicazione dell'Accordo stesso, prevede un'indennità di partecipazione minima mensile a favore del tirocinante pari a 300 euro lordi per un impegno massimo di 20 ore settimanali tale indennità è tesa ad evitare casi di utilizzo distorto dell'istituto del tirocinio per soddisfare scoperture dell'organico con manodopera gratuita e per evitare disparità di trattamento tra tirocinanti in condizioni analoghe considerato che la citata DGR 74-5911 inserisce tra le tipologie di tirocinio anche il tirocinio formativo e di orientamento o di inserimento/reinserimento rivolto a persone con disabilità o ad altre persone in situazioni di svantaggio sociale, prevedendo per questa fattispecie talune previsioni specifiche in merito alle finalità, alla durata, all'indennità in specifico, rispetto all'indennità, l'allegato A della DGR 74-5911 del 20 giugno 2013 prevede al punto 7, per quanto riguarda i tirocini rivolti alle persone con disabilità e svantaggiate, che 'la Regione potrà definire misure di agevolazione o sostegno, nonché prevedere, al solo fine di garantire l'inclusione, eventuali circostanziate deroghe in materia di corresponsione e di ammontare dell'indennità' tale previsione tende a superare la probabile indisponibilità di molti datori di lavoro ad avviare progetti di tirocinio che prevedano l'inserimento di persone con disabilità o altre forme di svantaggio verificato che al momento le suddette, eventuali deroghe e agevolazioni non sono state ancora formalizzate con specifici atti amministrativi, mentre si rende urgente ed indifferibile la loro previsione per evitare il blocco dell'attivazione di tirocini in favore di persone con disabilità fisica o psichica impegna la Giunta regionale affinché alla luce di quanto esposto, in applicazione del dettato stesso della DGR 74-5911 del 20 giugno 2013, valuti quanto prima misure derogatorie circa l'indennità di partecipazione e agevolative nei confronti dei datori di lavoro, al fine di favorire l'inserimento delle persone con disabilità nei progetti di tirocinio, riferendo in Commissione competente".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 18.28)



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