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Dettaglio seduta n.372 del 17/09/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Sistema informativo regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 1763 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Affidamento del servizio per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico dell'ASL TO3, stipula del contratto di appalto"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1763, presentata dal Consigliere Buquicchio, al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Torniamo su un argomento molto serio, che riguarda l'affidamento del servizio per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico; nello specifico, parliamo dell'ASL TO3, in quanto, come risulta da una precedente interrogazione di qualche mese fa, non si è mai provveduto alla stipula di un contratto di appalto.
Lei conosce bene la situazione, perché, anche informalmente, questa mattina, nel corridoio, ha avuto modo di anticiparmi la risposta.
Così come le ho anticipato, sono qui a ribadire, al microfono, che mi sono permesso di presentare un ordine del giorno per chiedere di conoscere le situazioni delle varie ASL su questo argomento.
Non mi dilungo ulteriormente perché penso che l'argomento sia conosciuto anche dai pochi colleghi presenti in aula. Mi limito soltanto ad una battuta relativamente al CSI. Sapete che, normalmente, sono molto pacato, però non ho peli sulla lingua.
Va bene che i colleghi, anche della mia parte, ritengano di dover difendere il CSI, a volte, a spada tratta, ma è bene - mi limito a questa battuta - che si adegui alle esigenze del servizio richiesto, soprattutto nell'ambito delle ASL, dove, carta canta, ci sono fior di dichiarazioni da parte dei dirigenti che riferiscono di, ormai, sistemi obsoleti e di strutture inadeguate. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Occorre premettere che l'iter per l'affidamento del servizio per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico dell'ASL TO3, per la durata di 9 anni, è stato avviato in data 15/10/2009, con l'indizione di una specifica gara a procedura aperta, con aggiudicazione secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
In data 21 dicembre 2012, è stata adottata dall'ASL TO3 la deliberazione aziendale n. 1910 di aggiudicazione definitiva della succitata gara a procedura aperta.
A seguito del trasferimento delle funzioni di gestione e di sviluppo dei sistemi informativi/informatici dalle aziende sanitarie alle federazioni sovrazonali, disposto con DGR n. 27-5150 del 28 dicembre 2012 si è interrotta la procedura, in quanto si è aperto un conflitto di competenze tra l'ASL TO3 e la Federazione sanitaria n. 3, in ordine a chi fosse tenuto alla stipula del contratto.
Con il supporto della Direzione Sanità, che ha attivato uno specifico Tavolo di confronto, le parti interessate hanno condiviso che la competenza della stipula del contratto fosse dell'ASL TO3, e in questo senso avevo risposto già all'interrogazione n. 1664 del 6 giugno 2013.
A fronte di quest'interrogazione, sentita nel merito la Direzione Generale dell'ASL TO3, si comunica che la stipula del contratto in oggetto ha avuto luogo in data 24 luglio 2013.
Svolgo due brevissime considerazioni. Per quanto riguarda la prima, dal direttore sono venuto a conoscenza dell'introduzione delle clausole di cedevolezza, se così le vogliamo definire, a fronte della situazione di eventuale riorganizzazione di tutto il sistema informativo regionale, per l'annullamento del contratto oppure l'adeguamento del servizio.
In secondo luogo, anch'io ritengo che la questione dell'informatica sanitaria sia centrale o prioritaria per un sistema efficiente, per potere raddrizzare - non dico la nave - la barca della sanità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1765, presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Chiusura ospedale di Venaria Reale e realizzazione nuovo presidio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1765, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sono a porre quest'interrogazione come interrogazione urgente ovviamente in quanto interessato alla vicenda dell'ospedale di Venaria e alla realizzazione del nuovo polo e anche perché mi sembra che almeno due interrogazioni di colleghi di opposizione abbiano posto lo stesso quesito in forma non urgente, a cui non è ancora stata data una risposta. In ogni caso, c'è interesse da parte della popolazione residente a Venaria e dintorni e quindi vorrei sollecitare una risposta urgente. Poi eventualmente, si potrà anche approfondire il tema in Commissione sanità.
Noi ovviamente sappiamo, dunque, che la storia dell'Ospedale di Venaria viene da molto lontano, dai primi anni 2000, quando - appunto - si era decisa, con un primo Accordo di programma, la realizzazione del nuovo ospedale di Venaria, poi oggetto di spostamento, sempre nel Comune di Venaria, a seguito di un ulteriore Accordo di programma avvenuto, se non sbaglio, nel 2009 (DGR del 24 novembre). Questo documento prevedeva la realizzazione di un ospedale con quattro piani, di cui tre fuori terra, per un importo di circa 48 milioni di euro, di cui 6,9 co-finanziati dallo Stato, che doveva ospitare 84 posti letto.
Dal 2009 in avanti ci sono stati dei rallentamenti, soprattutto con la nuova Giunta e la mancata certezza di poter contare sui finanziamenti regionali nel 2010 e nel 2011, e si è deciso quindi di procedere suddividendo la realizzazione dell'opera in lotti. La Conferenza dei servizi, nel febbraio 2011, aveva licenziato dunque il progetto preliminare del primo lotto funzionale, con un bando per un importo di circa 15 milioni di euro come base d'asta. Il bando in questione veniva indetto da SCR e recentemente, negli ultimi mesi, è stato aggiudicato: si tratta di un bando integrato con progettazione definitiva, progettazione esecutiva, gestione della sicurezza dei cantieri e loro inizio.
Da allora - febbraio 2013 - non sono più riuscito a ritrovare informazioni in merito e, nemmeno interloquendo con i cittadini interessati di Venaria o soggetti competenti in materia, non si sanno quali siano le attuali condizioni, cioè se la ditta aggiudicatrice inizierà a lavorare o se invece l'opinione della Giunta corrisponde a quanto espresso nell'ultima DGR - quella famosa del 14 marzo 2013, la n. 65519 - che prevede la disattivazione di tutte le attività ospedaliere nell'attuale presidio di Venaria e una generica riconversione. Non si capisce, quindi, se la riconversione sia per finalità di ambulatorio (cioè CAP), oppure se si possa prevedere un'altra tipologia di attività, anche se sempre ospedaliera.
Chiedo quindi all'Assessore Cavallera di delucidarci una volta per tutte, affinché si possa capire realmente quali siano le condizioni e, di conseguenza, le ricadute per quanto riguarda tutte le questioni legate all'appalto e al bando di gara. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega. Per la Giunta regionale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
Nella risposta, ovviamente, possiamo avvantaggiarci e tener conto di un incontro che ho avuto ieri con il Sindaco di Venaria e altri due suoi colleghi del circondario che lo accompagnavano e naturalmente anche dell'incontro che si è svolto stamattina tra la Direzione generale dell'ASL e - credo - il Sindaco stesso o gli Assessori competenti in materia.
Allora, credo che la situazione attuale di Venaria sia nota all'interrogante, ma la ripeto perché ne rimanga traccia. Attualmente Venaria dispone di un reparto di Medicina generale e di uno di lungodegenza; dispone di un punto di primo intervento e di un poliambulatorio specialistico. La riconversione del presidio prevede un reparto di continuità assistenziale a valenza sanitaria, che garantisca un livello di assistenza appropriato alla tipologia dei pazienti che attualmente afferiscono al presidio. Poi, prevede un CAP (un Centro di assistenza primaria) con la presenza di ambulatori gestiti da medici di Medicina generale per 12 ore al giorno tutti i giorni feriali e naturalmente, di ambulatori delle varie branche specialistiche che già operano sul territorio, quindi con una concentrazione dentro la struttura anche al fine di valorizzarla; e proprio di questo si parlava ieri ed oggi.
In più, è previsto un punto di primo intervento, integrato con l'area d'emergenza-urgenza degli ospedali dell'ASL TO3 e dell'area circostante.
In sostanza, se le cose vanno come sono state ipotizzate, ma naturalmente dobbiamo anche accelerare perché ci sono delle scadenze anche dal punto di vista tecnico-amministrativo - conto-capitale e non, eventuale perenzione, ecc. -, questo primo nucleo che ho esposto adesso dovrebbe poi avere, con una Conferenza dei servizi come si concordava ieri con il Sindaco, l'avallo finale, naturalmente avendo chiarito - come pare sia chiarito - cosa ci sarà dentro; e quindi si potrà dare il via libera per la costruzione di questo primo lotto a cui lei faceva riferimento.
Dal momento che l'incontro si è svolto solo stamattina, ho acquisito delle integrazioni telefoniche, ma penso di essere stato chiaro.
Eventualmente, però, posso correggere la traccia per l'interrogante, che risale a ieri o all'altro ieri, aggiornandola quindi sulla base di queste risultanze di ieri sera e di questa mattina, e poi fargliela avere.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta immediata n. 1766, presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Applicazione disposizioni D.M. 10 settembre 2010 'Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1766, presentata dal Consigliere Ronzani, che ha la parola per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Assessore Ghiglia, se ho inteso bene esiste un decreto legislativo che contiene una serie di linea guida per autorizzare gli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Il decreto, che ha alcuni anni di vita, prevede tante cose e due in particolare che, per intenderci, interessano me in quest'interrogazione.
La prima è che l'impresa che realizza un impianto alimentato da fonti rinnovabili debba praticamente corrispondere, al momento dell'avvio dei lavori, una cauzione a garanzia dell'esecuzione degli interventi di dismissione e delle opere di ripristino. E qui c'è una competenza regionale perché l'entità e l'importo devono essere stabiliti dalle Regioni ovviamente in proporzione al valore delle opere che eventualmente si dovranno realizzare.
La seconda norma che il decreto prevede è una seconda cauzione a favore delle Amministrazioni pubbliche che hanno rilasciato le autorizzazioni, le quali dovranno eseguire i lavori nel caso in cui l'impresa dovesse risultare inadempiente.
Ci risulta che alcune Regioni abbiano definito gli importi e normato ciò che è di loro competenza. Cito per tutti l'esempio della Regione Veneto, una Regione per colore politico uguale a quella del Piemonte, la quale ha stabilito, con delibera della Giunta regionale, che tutti i soggetti che intendono installare un impianto devono predisporre e presentare, insieme alla documentazione progettuale, anche il cosiddetto piano di ripristino, e che le risorse necessarie per attuarlo devono essere assicurate mediante fideiussione.
Noi le poniamo questa questione, Assessore Ghiglia, perché riteniamo sia abbastanza importante, perché contribuisce a mettere in sicurezza l'ambiente e a prevedere una serie di norme preventive, cioè che sono chiare nel momento in cui le richieste di autorizzazione, a realizzare uno o più centrali alimentate con fonti rinnovabili, vengono presentate.
un criterio, una norma che mi sembra ubbidisca ad una ratio condivisibile, che potrebbe contribuire anche ad una selezione corretta delle richieste di autorizzazione, ma, soprattutto, che contribuisce, in via preventiva, a mettere in sicurezza l'ambiente.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Ghiglia, per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore all'energia

Grazie Presidente.
La Giunta regionale, con deliberazione 31 gennaio 2012 n. 5-3315, detta indicazioni procedurali in ordine allo svolgimento del procedimento unico di cui all'articolo 12 del d.lgs. 387/2003, dedicando il paragrafo 14 alle garanzie finanziarie.
Tale paragrafo dispone che l'istanza di autorizzazione deve essere accompagnata dall'impegno alla prestazione di congrue garanzie finanziarie (indicativamente pari a 50,00 euro per kW) per assicurare l'effettiva realizzazione dell'impianto.
Per quanto riguarda l'obbligo della rimessa in pristino dello stato dei luoghi e a seguito della dismissione dell'impianto, le Linee guida nazionali (par. 13.1), al fine di garantire l'esecuzione di tali interventi, prevedono il versamento di una cauzione, rilasciata mediante fideiussione bancaria o assicurativa.
La garanzia finanziaria per l'esecuzione degli interventi di dismissione e delle opere di rimessa in pristino è stabilita in una misura compresa tra il 50 e il 100% del valore delle opere di rimessa in pristino o delle misure di reinserimento o ripristino ambientale, come risultante da apposita perizia giurata.
La garanzia finanziaria è stabilita in favore dei Comuni sede dell'impianto.
La garanzia finanziaria deve essere prestata entro la data di avvio dei lavori. In ogni caso, l'efficacia dell'autorizzazione rilasciata è sospesa fino al momento della comunicazione di avvenuta accettazione delle garanzie prestate che - di norma - deve avvenire entro il termine di 30 giorni dalla presentazione delle stesse.
La garanzia richiesta deve escludere il beneficio della preventiva escussione del contraente di cui all'art. 1944 del Codice Civile e il pagamento deve avvenire dopo un semplice avviso al contraente, senza bisogno del preventivo consenso da parte di quest'ultimo.
Va altresì evidenziato che l'allegato 1 alla citata deliberazione, tra i documenti che costituiscono contenuto minimo dell'istanza ai fini della sua procedibilità (paragrafo 2 della deliberazione) alle lettere a) e b) prevede: a) il progetto definitivo dell'iniziativa comprensivo (...) della dismissione dell'impianto e del ripristino dello stato dei luoghi. Il ripristino, per gli impianti idroelettrici, è sostituito da misure di reinserimento ambientale; b) la relazione tecnica, inclusa nel progetto definitivo, che indica in particolare (...) III. la descrizione (...) del piano di dismissioni degli impianti e di ripristino dello stato dei luoghi ovvero, nel caso di impianti idroelettrici, delle misure di reinserimento e recupero ambientale proposte.
Deflusso Minimo Vitale (DMV).
Per quanto riguarda il DMV, da assicurare nei corsi d'acqua, la Regione, con il regolamento 8/R del 17 luglio 2007, ha dato una prima attuazione ai principi contenuti nella disciplina nazionale, definendo le modalità di calcolo e applicazione del Deflusso minimo vitale a tutti i prelievi da corsi d'acqua naturali, in coerenza con le Linee Guida nazionali e i criteri adottati dall'Autorità di bacino del fiume Po. Con DGR n. 80-1651 del 28 febbraio 2011 ha quindi disciplinato le modalità di quantificazione e monitoraggio del rilascio del DMV dai grandi invasi ai sensi dell'art. 7 del citato regolamento.
In attuazione dell'art. 13 del medesimo regolamento, su istanza di alcuni grandi Utilizzatori dell'acqua, sono stati inoltre attivati protocolli di sperimentazione di rilasci con relativi programmi di monitoraggio degli effetti prodotti sulle componenti biotiche e abiotiche dell'ambiente fluviale. Alcune importanti sperimentazioni riguardanti la porzione montana del torrente Varaita e il Ticino sub lacuale sono tuttora in corso.
Nell'ambito della proposta di revisione del regolamento 10/R del 2003 recante disposizioni sul procedimento di concessione di derivazione di acqua pubblica, finalizzata ad assicurare, tra l'altro, l'individuazione delle più opportune forme di semplificazione e coordinamento tra il procedimento per il rilascio della concessione di derivazione d'acqua e il procedimento per il rilascio dell'autorizzazione unica di cui al d.lgs.
387/2003, sono state inserite specifiche disposizioni orientate a consentire un utilizzo della fonte idraulica per la produzione di energia rinnovabile, equilibrato e compatibile con le esigenze di salvaguardia della qualità ambientale dei corpi idrici ed il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Piano di Gestione del bacino del fiume Po.
A tal fine viene introdotto il concetto della "concorrenza tra più domande in relazione alla prossimità degli impianti", al fine di identificare tra le diverse proposte progettuali quella che configura il migliore risultato nell'ambito di una valutazione comparativa che tiene conto sia delle esigenze ambientali sia degli obiettivi di produzione di energia da fonte rinnovabile.
A completamento di quanto previsto dalla proposta di modifica al citato regolamento 10/R del 2003, la Direzione Ambiente, nell'ambito di una collaborazione istituzionale con il Politecnico di Torino, l'ENEA e la Provincia di Torino avviata nel gennaio del 2013, sta completando il lavoro di messa a punto di una proposta di linee guida tecniche per la valutazione oggettiva degli impatti delle derivazioni idroelettriche sull'ambiente fluviale, inteso come strumento a servizio tanto dei progettisti quanto delle Amministrazioni chiamate a valutare le proposte progettuali.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1770 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Ripristino dell'attività dei punti nascita dell'unità ospedaliera di Rivoli e Susa"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 1770 presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Abbiamo voluto porre questa interrogazione a risposta immediata, pur sapendo che stiamo ragionando (anche se la discussione in Commissione più che altro è una presa d'atto) sulle scelte presentate all'interno del programma operativo regionale, tra l'altro rivisitato e ripresentato, per quello che abbiamo potuto vedere, per il 10 settembre.
In particolare, vogliamo porre un tema importante che sappiamo essere all'interno delle valutazioni rispetto a dei riferimenti di carattere quantitativo e, quindi, qual è la previsione rispetto alla diminuzione complessiva dei punti nascita.
Abbiamo potuto rilevare, per quanto riguarda il considerare un'unica unità l'ospedale di Rivoli e l'ospedale di Susa, come sta creando parecchi disguidi e malfunzionamenti, che crediamo debbano essere presi in considerazione.
Innanzitutto, la rimodulazione è avvenuta senza alcun confronto e coinvolgimento degli operatori e delle operatrici nei processi decisionali strategici ed operativi. È chiaro che, da questo punto di vista, anche la motivazione del personale risulta essere non particolarmente sostenuta.
Con le nuove disposizioni, la Guardia medica è coperta da medici che ruotano in entrambi i presidi e si cerca di ridurre al minimo la possibilità di tagli cesarei di urgenza, data la distanza tra i due ospedali: l'ospedale di Rivoli si trova a 40 chilometri di distanza da Susa e a 80 dal più lontano Comune della Valle, e l'oggettiva carenza di personale medico. A causa del depauperamento tecnologico e della ridotta affluenza da parte dell'utenza, a Susa non è più attivo il servizio di ecografia morfologica.
Negli ultimi cinque mesi il timore di trasferimento, gli stretti criteri di ammissione e le discordanti informazioni hanno portato ad una drastica diminuzione degli accessi con un tasso di occupazione-letto intorno ad uno al giorno e un alto tasso di tagli cesarei, certamente non in linea con le disposizioni del piano sanitario e le linee guida.
L'ospedale di Susa è ormai, di fatto, un'unità a bassa complessità assistenziale che segue un protocollo che ha definito i criteri di accesso della popolazione presso il punto nascita, che ha dettato regole agli operatori e che seleziona le gravidanze.
Approssimativamente dal 1° gennaio sono state trasferite da Susa, in seguito a ricovero, 19 donne, di cui 15 a Rivoli, una al Sant'Anna di Torino per minaccia di parto prematuro, una al Mauriziano; due donne sono state trasferite per aborto. E poi abbiamo riportato altri elementi.
Per venire alla richiesta, vorremmo comprendere come si intenda rispetto ad altre considerazioni che lo stesso personale sanitario ha riportato all'Assessorato, restituire efficienza e qualità ai due punti nascita che invece crediamo che andranno man mano a degradare entrambi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
chiaro che l'attenzione posta dalla Consigliera interrogante alle questioni non solo di mantenimento dei punti nascita, ma anche delle modalità di funzionamento e della qualità di questi servizi, sono questioni che sono anche alla nostra attenzione.
Visto che abbiamo ricevuto ieri pomeriggio questa richiesta di risposta urgente, non abbiamo potuto fare altro che acquisire informazioni dal Direttore generale dell'ASL. Poi le cose che si discutono qui possono sempre avere degli ulteriori approfondimenti.
Il Direttore segnala che ha messo in rete i punti nascita dei due presidi ospedalieri. Ne ha differenziato i livelli assistenziali in relazione alle loro diverse caratteristiche, che garantiscono percorsi di assistenza adatti a partorienti con livello di rischio differente.
In particolare, a Susa si assicura un livello di assistenza adeguato a pazienti per le quali si possa prevedere un parto fisiologico, mantenendo tuttavia ed implementando la rete tra i servizi territoriali consultoriali ed ospedalieri per un migliore monitoraggio delle gravidanze.
di imminente acquisizione un ecografo di ultima generazione per ecografie ostetriche e sono in conclusione le procedure per l'acquisizione di un medico specialista per l'esecuzione di queste ecografie.
Pertanto le donne in gravidanza residenti in Valle di Susa potranno effettuare tutti gli accertamenti pre-parto presso i presidi sanitari presenti nella valle.
La formazione continua del personale medico del presidio di Susa è garantita dalla rotazione ormai consolidata, che prevede anche il trasporto delle donne con gravidanza a rischio, nel punto nascita più appropriato; è la procedura STAM.
Ad integrazione della situazione attuale si prevede di acquisire tre unità mediche in più e questo tramite una convenzione con l'ASL TO5.
Questo per superare il fatto che i medici ostetrici e ginecologi che adesso dipendono dall'ASL TO5 vengono utilizzati nella TO3 a seguito di questa convenzione, quindi, mantenendo la loro appartenenza di provenienza e magari in futuro potranno decidere motu proprio di trasferirsi o meno perché i trasferimenti sono sempre passaggi critici se non c'è la condivisione.
Per ciò che riguarda il personale ostetrico, il cui numero è stato di recente aumentato di tre unità, è stato predisposto uno specifico progetto di formazione, che permetterà loro di affiancare le colleghe di Rivoli senza sguarnire il presidio di Susa.
Quindi, la criticità è un po' in generale, perché non sono certamente anni di sovrabbondanza, però, pur nella specificità e pur nella difficoltà mi sembra che la Direzione generale abbia all'attenzione la situazione.
Devo dire che ieri c'è stato un incontro in sede di Assessorato sia con il Direttore generale che con il primario e queste cose sono state approfondite.
chiaro che quello che qui abbiamo detto, cioè l'incremento dei medici per poter integrare il punto nascita e una migliore utilizzazione delle ostetriche, dalle previsioni del Direttore generale, deve tradursi in fatti concreti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta immediata n. 1764 presentata dal Consigliere Goffi, inerente a "Caso azienda REG-MA di Mathi (TO)"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1764 inerente a "Caso azienda REG-MA di Mathi", presentata dal Consigliere Goffi, che ha la parola per l'illustrazione.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Mi rendo perfettamente conto che le competenze della Regione su questo tema sono limitate. Però era per sollevare un paradosso di questa crisi perché a fronte di aziende che tutti i giorni chiudono e lasciano a casa i dipendenti, abbiamo delle aziende che vogliono investire ed ampliarsi, ma i Comuni sono in ritardo nell'adeguare gli strumenti di pianificazione territoriale.
Questo è un caso del genere, in cui un imprenditore che ha una crescita, fortunatamente per il nostro territorio, esponenziale anche come numero di occupati, si trova un Comune che è assolutamente sordo alle richieste.
Il risultato è che potrebbe assumere 20 persone, potrebbe ampliare, ma il Comune dal 2011 non dà alcuna risposta.
Non so quale tipo di risposta possa dare la Regione, però dovremmo in qualche modo farci carico di questa situazione, come di tante altre, che su questo tema purtroppo sono la fotocopia dell'inefficienza di molti Comuni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia.



PRESIDENTE

QUAGLIA Giovanna, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale



PRESIDENTE

Credo che la parte tecnica che è nella risposta, che lascio agli atti sia nota a tutti i Consiglieri regionali rispetto alle competenze dirette delle Regioni in questo momento. Infatti, la Regione non ha competenza in maniera di modificazione delle destinazioni d'uso di carattere comunale, se non per gli aspetti procedimentali di approvazione dei Piani Regolatori.
Allo stato attuale non sono in corso di istruttoria presso questa Direzione procedimenti di variante urbanistica o di formazione di nuovo Piano Regolatore che interessino il Comune di Villanova Canavese.
Per cui da un punto di vista tecnico, questi sono gli elementi in possesso della Regione. Voglio però dire all'interrogante che, in accordo con l'Assessore Porchietto, c'è la massima disponibilità ad un incontro con il Comune e con l'azienda per capire se ci sono i margini per cercare di dare la possibilità all'azienda di raddoppiare o comunque di aumentare la disponibilità che ha per i nuovi investimenti e se si possano superare le questioni tecniche inerenti alla predisposizione della variante da parte del Comune.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1769 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Chiusura stabilimento Riva Acciaio di Lesegno (CN)"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1769 della Consigliera Artesio inerente a "Chiusura stabilimento Riva Acciaio di Lesegno" La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Il tema è molto noto ed è di stringente attualità, visto che mi risulta che in questo stesso momento sia stato convocato un primo appuntamento regionale.
La questione riguarda i riflessi nel territorio piemontese; in particolare, i territori interessati sono, in primo luogo, Lesegno ma anche Novi Ligure, laddove l'applicazione adottata dalla famiglia Riva a seguito della sentenza della Magistratura di non volontà nel procedimento delle attività produttive, ha cosiddetto "messo in libertà" i lavoratori con l'uso di una terminologia sconosciuta nel mercato del lavoro.
Questa "messa in libertà" presenta delle conseguenze profondamente preoccupanti sul piano della tenuta economica del territorio, a cominciare dal tema complessivo della siderurgia fino ad arrivare (ma non sono ultime) alle condizioni economiche nelle quali si troveranno le famiglie coinvolte.
Il tema ha anche conseguenze rilevanti dal punto di vista della considerazione, non formale, ma sostanziale, dei principi di legalità secondo i quali non può essere attuato da alcuno un atteggiamento ritorsivo che abbia vittime altri - in questo caso i territori e i lavoratori rispetto alle conseguenze di sentenze che hanno riguardato il comportamento diretto degli imprenditori in questione. Il tema - dicevo - è di rilievo nazionale, poiché riguarda tutto il comparto della siderurgia, ed è di forte interesse territoriale. La richiesta che avanza la nostra question time è che la Regione Piemonte non subisca, ma si attivi.
In modo particolare, noi indichiamo quale dovrebbe essere la qualità di questa attivazione, vale a dire il prendere parte, prendere posizione rispetto alla necessità di procedere al commissariamento degli stabilimenti produttivi ILVA, affinché possa riprendere l'attività produttiva in un comparto che non soffre certo di crisi di commesse, ma che soffre, in questo momento, di una grandissima crisi di credibilità dei propri imprenditori.
Il prezzo di questa crisi non deve essere pagato dai lavoratori e nemmeno dall'insieme della società, rappresentata anche dalla nostra Istituzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Come ha anticipato la Consigliera Artesio, in realtà fra un quarto d'ora circa ci sarà il Tavolo convocato celermente dalla Regione, nel momento in cui si è verificata questa difficile situazione.
Contestualmente, insieme al Presidente Cota abbiamo comunicato formalmente al Ministro Zanonato la richiesta di un Tavolo cui devono partecipare anche le Istituzioni locali, poiché si tratta di una realtà che come lei ha correttamente affermato - non parte soltanto dalla crisi attuale e dall'irrituale attivismo che l'azienda ha avuto nei confronti di sette siti industriali posti in varie regioni d'Italia. In realtà, nasce da una riflessione estremamente più ampia, che vede non solo la crisi dell'ILVA di Taranto, ma tutto il sistema dell'acciaio, complessivamente in Italia e in Europa - fortemente in difficoltà. Già nel mese di giugno abbiamo comunicato formalmente al Ministro Zanonato la proposta di chiedere un Tavolo, prima nazionale e poi europeo, per discutere della politica industriale strategica e delle prospettive future del comparto acciaio a livello europeo.
Voglio solo ricordare che in Piemonte i siti produttivi che fanno parte dei vari gruppi legati all'acciaio sono molti.
Ne porto qualcuno come esempio: Acciaierie Beltrame, in Val di Susa, la Lucchini, la Berco/Thyissen e chiaramente tutto il comparto ILVA, che come già lei ricordava - non vede soltanto la presenza produttiva a Lesegno, ma anche a Novi Ligure e Racconigi.
In questo momento l'unico stabilimento interessato da questa procedura è quello di Lesegno, anche perché Novi Ligure e Racconigi fanno parte del gruppo ILVA e quindi di quella parte di stabilimenti già commissariati in funzione del procedimento messo in atto sull'ILVA di Taranto, mentre la parte di Lesegno appartiene ancora ad un altro ramo del gruppo.
Abbiamo immediatamente richiesto al Ministero del Lavoro la messa a disposizione di un Tavolo per la procedura temporanea di cassa integrazione, affinché i lavoratori, in questo periodo di sospensione, non abbiano una riduzione del reddito, ma una copertura attraverso gli ammortizzatori sociali.
chiaro che l'intento della Regione - e lo verificheremo con i Sindacati fra un quarto d'ora - è quello non di dover pensare agli ammortizzatori sociali, ma di far riprendere molto celermente l'attività produttiva nel sito di Lesegno e, soprattutto - immediatamente dopo poter convenire con i due Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico perché consideriamo fondamentale, non solo garantire temporaneamente l'avvio dell'attività in questi territori, ma avere una reale strategia di carattere nazionale, nel comparto dell'acciaio e dell'indotto.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1767 presentata dalla Consigliera Motta Angela, inerente a "Nuova procedura di richiesta di assegni di studio e libri di testo"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1767, presentata dalla Consigliera Motta Angela, che la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.



VIGNALE Gian Luca, Assessore alla modernizzazione e innovazione della P.A.

Grazie, Presidente.
L'interrogazione pone due quesiti non difformi, ma che necessitano di una risposta differente.
Il primo quesito riguarda la nuova procedura di presentazione esclusivamente on line, delle domande riguardanti i benefici previsti dalla legge n. 28 (la legge sull'istruzione).
La seconda questione, invece, lamenta il rischio di non consentire agli studenti di disporre, a inizio anno, delle risorse per l'acquisto dei libri di testo.
In realtà, il secondo aspetto non è mai stato legato alla presentazione delle domande, perché - come la collega sa - questa avviene rispetto l'anno trascorso. Infatti, il bando è stato presentato nel mese di maggio, mentre le graduatorie sono uscite a dicembre, quindi è evidente che i Comuni, ai quali la Regione effettua i trasferimenti per il pagamento dei libri di testo, hanno fatto fronte alle necessità dei singoli studenti non avendo ancora chiara la graduatoria.
Va detto, poi, anche se non è oggetto dell'interrogazione, che la Regione Piemonte proporrà, rispetto all'attuale decreto legge in tema generale di istruzione, una semplificazione rispetto agli aiuti agli studenti. Oggi abbiamo, per esempio, la legge regionale n. 28 in merito alle spese sostenute per i libri di testo, ma esiste anche una misura statale che interviene al riguardo, tant'è che un lavoro che svolgono gli Uffici comunali e quelli della Regione Piemonte è quello di verificare che lo stesso beneficiario non abbia utilizzato due misure differenti (quella statale e quella regionale) per la stessa spesa.
Pertanto, il ritardo, di cui anche alcuni organi di stampa hanno parlato, rispetto all'avvio dell'anno scolastico non è, né per quest'anno né per gli anni passati, oggetto dell'interrogazione.
Vi è piuttosto un problema, che è in corso di soluzione (per alcuni Comuni è già risolto, per altri è in corso di soluzione), che è il ritardo nei tempi di pagamento dell'annualità 2011/2012 rispetto a questa misura.
In queste settimane nei Comuni (ne hanno già avuta informazione) saranno bonificate le risorse attinenti ai libri, quindi quelle che le Amministrazioni comunali hanno anticipato, che era un po' il problema che poneva anche l'ANCI.
Per quanto riguarda le procedure on line, siamo consapevoli che il primo anno (ho già avuto modo di dirlo in sede di Commissione) presenterà degli aspetti problematici; è evidente che introdurre una tale innovazione, come ha fatto il Ministero nazionale per le iscrizioni o come ha fatto il Comune di Torino per i buoni mensa (sia le prime sia i secondi sono utilizzabili esclusivamente on line), crea inizialmente dei problemi.
Solo da ieri si è aperta la possibilità di iscrizione on line e non nascondo che in questi giorni abbiamo un picco di chiamate al Numero Verde.
Questo era assolutamente previsto, anche problematico da risolvere (non lo nascondiamo), ma importante.
Perché riteniamo sia stata utile la scelta? Ricordo che oggi, in Piemonte, abbiamo 140 sportelli territoriali (lo ricordo per coloro i quali non avessero fatto l'accreditamento al Sistema Piemonte, quindi già ottenuto precedentemente le credenziali con cui presentare la domanda), divisi fra sedi regionali, provinciali e comunali dove è possibile recarsi ed ottenere immediatamente le credenziali.
Ottenute le credenziali, si può utilizzare lo strumento informatico per compilare la domanda, oppure farsi aiutare per la compilazione della domanda stessa.
Gli aspetti positivi sono due: il primo è che si riducono drasticamente i tempi che intercorrono tra la presentazione della domanda e la pubblicazione della graduatoria. È vero, ad esempio, che l'anno scorso, il 15 luglio si chiuse la presentazione delle domande, ma la graduatoria venne pubblicata il 20 dicembre.
Essendo tutte domande cartacee, dovemmo prima caricarle sul computer e poi stilare la graduatoria. Quest'anno, però, i tempi saranno decisamente più stretti, grazie alla procedura on line.
Questo non avverrà certamente con un click, perché ci sarà una verifica da parte delle Amministrazioni comunali, quindi non è vero che il 17 ottobre le graduatorie saranno in linea, ma consentirà di abbreviare i tempi. Pertanto, pur avendo iniziato dopo la presentazione delle iscrizioni, avremo un tempo che lo precede.
Il secondo aspetto è che abbiamo avuto circa 30 mila nuove iscrizioni sul sistema di "Piemonte Facile" che - lo ricordo - non serve solo per la legge n. 28, ma serve anche per la prenotazione degli esami, per il cambio del medico.
Abbiamo inserito su una piattaforma digitale di avvicinamento fra Regione e i piemontesi un numero consistente di nuovi cittadini, erogando un servizio.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

Grazie Assessore Vignale, passiamo all'interrogazione successiva.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1761 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Fondi ex ACNA"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1761, presentata dal Consigliere Ponso.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Vicepresidente, oggi le pongo questa interrogazione per cercare di capire dove siano finiti 23 milioni di euro.
Il Ministero dell'Ambiente ha destinato quel denaro ai Comuni della Valle Bormida per la bonifica dei terreni inquinati dall'Acna di Cengio.
Sono ormai passati mesi da quando i Comuni hanno terminato e collaudato praticamente tutte le opere messe in cantiere.
I 23 milioni che sarebbero dovuti entrare in tre rate, di cui una anticipata, sembra che non siano mai stati visti. L'aspetto incredibile è che la Regione era soltanto un tramite per far giungere i contributi dallo Stato ai Comuni, un po' come se affidassi dei soldi ad un amico affinché li porti in banca e lui, invece, li va a spendere altrove.
L'Acna di Cengio fu chiusa nel 1998 dopo 117 anni di attività inquinanti nel territorio della Valle Bormida e dopo infinite proteste da parte della popolazione. Da allora partì la battaglia per la bonifica del territorio, fortemente inquinato e quindi dannoso per la salute umana.
Il Ministero dell'Ambiente ha destinato 23 milioni di euro per la bonifica del territorio tramite un Accordo di programma firmato il 20 novembre 2009, nel febbraio 2010 arriva la notizia ai Comuni, una notizia che aspettavano da tempo, che ci sarebbero stati i fondi. La Direzione Ambiente della Regione, ancora a settembre 2011, ricordava e comunicava agli stessi Comuni che il trasferimento dei fondi da Stato a Regione era avvenuto e invitava gli stessi Comuni a procedere nei lavori.
I Comuni hanno avviato i loro bandi, sono stati redatti progetti ed effettuati i relativi lavori, poi il silenzio. Dei 23 milioni nessuna traccia e le ditte che si sono occupate della bonifica rischiano il fallimento.
Oggi vorrei avere un chiarimento e spero che nella sua risposta Vicepresidente, ci sia conferma che i soldi arriveranno presto nelle casse dei Comuni affinché possano pagare le ditte che si sono occupate dei lavori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Dalla Direzione Ambiente, con riferimento all'interrogazione citata in oggetto, nel richiamare la programmazione finanziaria prevista dall'Accordo di programma riguardante la bonifica ed il recupero ambientale economico della Valle Bormida, si è previsto quanto segue.
L'Accordo di programma citato prevede la realizzazione di interventi di bonifica e recupero ambientale della Valle Bormida per complessivi 23,5 milioni di euro, con particolare attenzione a lavori di difesa del suolo e di adeguamento/potenziamento di opere del Servizio idrico integrato.
Alla data del 31 luglio 2013, a seguito della rendicontazione di spesa inerenti o l'aggiudicazione o lo stato avanzamento dei lavori riconducibili ai suddetti interventi, sono stati liquidati dalla Direzione Ambiente complessivamente 4,8 milioni di euro e di questi l'importo quietanziato è di 1,0 milioni di euro.
Rimangono pertanto a quella data complessivi 3,8 milioni di euro ancora privi di mandato per i quali la Direzione Ambiente si sta attivando con la Ragioneria centrale, per sollecitarne il pagamento nel periodo 2013-2014.
Infatti, compatibilmente con le disponibilità di cassa della Regione si è ipotizzato un "piano di trasferimento" a tutto il 31 dicembre 2013 che permetterà agli enti beneficiari di ricevere, complessivamente, la somma di 1,6 milioni di euro, mentre la somma di 1,4 milioni di euro è presente nell'elenco pubblicato sul sito istituzionale della Regione Piemonte alla sezione "amministrazione trasparente - pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 2, del decreto legge n.
35. L'elenco è pubblicato per ordine cronologico di emissione della fattura o della richiesta equivalente il pagamento ed il relativo programma è previsto entro il 31 marzo 2014.
Preciso e comunico che può darsi - anzi, lo dico con buona certezza che questo pagamento non avvenga a marzo 2014, ma già a novembre 2013 quindi con un'anticipazione di qualche mese. I restanti 0,8 milioni di euro troveranno liquidazione, penso, nei primi mesi del 2014.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita") - Contributi allo sport e al tempo libero

Interrogazione a risposta immediata n. 1768 presentata dal Consigliere Gariglio inerente a "Gestione del Palaghiaccio olimpico di Torre Pellice: a rischio il futuro dell'Hockey su ghiaccio in Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1768, presentata dal Consigliere Gariglio, che ha la parola per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Sarò rapidissimo. La question time tocca un tema che l'Assessore Vignale conosce benissimo ed è opportuno che lo conoscano anche il colleghi.
L'impianto Palaghiacchio Olimpico di Torre Pellice è uno dei pochi impianti rimasti nella proprietà del patrimonio regionale dopo le Olimpiadi.
stato affidato, di anno in anno e con provvedimenti transitori all'Hockey Club Valle Pellice. A seguito dell'evento olimpico e a seguito del possesso di questa struttura, nella valle si è molto sviluppata la pratica dell'hockey, che ad oggi conta 150 ragazzi solo nel comprensorio della valle, e ha fatto sì che il club Valpellice Bulldogs abbia raggiunto traguardi sportivi di tutto rilievo, ponendosi come eccellenza a livello nazionale.
Qual è, dunque, il problema? Il problema è che c'é un credito che la società attende dalla Regione di 228.000 euro, non c'é alcuna certezza sui contributi per l'anno successivo e un impianto di questo tipo, che è un'idrovora ad energia elettrica, fa sì che le possibilità della società di gestirlo, sostenendone i relativi oneri, senza la certezza di un contributo regionale, non ci siano.
Qualche giorno fa era emersa anche la possibilità che venisse staccata la spina da parte dell'erogatore di energia elettrica a fronte dell'insolvenza della società nel pagamento delle bollette. So che la Regione - l'Assessore competente - ha incontrato i membri della società e ci sono state rassicurazioni sul piano verbale. Noi ringraziamo e apprezziamo queste rassicurazioni ma vorremmo tanto, per risolvere il problema in modo definitivo, che alle affermazioni verbali seguissero dei provvedimenti da un lato di liquidazione del debito pregresso e dall'altro lato, di assicurazione circa i contributi per gli esercizi futuri. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Vignale.



VIGNALE Gian Luca, Assessore all'economia montana

Grazie, Presidente.
Il collega Gariglio ha inquadrato la situazione da un punto di vista dell'importanza della società all'interno di una realtà montana della nostra Regione, quindi fornirò risposta ad una serie di timori, come chiedeva il collega, attraverso quelli che sono stati gli atti concreti.
Va ricordato solo un aspetto prima di addivenire a quello che non è strettamente connesso all'interrogazione: è necessario, come si sta procedendo, di concerto con l'Assessore Ravello, con la Fondazione XX Marzo, che una parte dei fondi derivanti dalla legge nazionale di utilizzo degli avanzi olimpici vengano poi utilizzati non solo su questo impianto ma anche su questo impianto, per ridurne il costo complessivo, che comunque - lo ricordo - per le casse dei cittadini, anche se non direttamente della Regione, i primi anni di gestione (quando vennero gestiti da TOP) avevano una spesa complessiva di circa 700.000 euro l'anno (per la verità non erano unicamente "gestione" ma c'era la spesa di alcune iniziative che TOP svolgeva), per poi scendere, dal 2010 in poi a 300.000 euro.
Perché ad oggi (anche se nell'anno si farà) non è ancora stata fatta una gara? Per le condizioni infrastrutturali del Palazzetto, all'interno del quale c'é ancora un contenzioso fra la Regione Piemonte (in realtà è ancora l'Agenzia, perché è stato il soggetto che ha costruito l'impianto) e i soggetti costruttori; esistono problemi importanti da un punto di vista infrastrutturale, per cui è evidente che sarebbe stato meglio, anche se non è stato ancora fatto perché la legge n. 65 è arrivata dopo, rendere questo patrimonio un patrimonio che sia davvero possibile mettere a gara in modo tale che uno che beneficia o, meglio, che gestisce un manufatto non si debba trovare con delle spese di manutenzione straordinaria che oggi noi non possiamo ipotizzare. Perché di anno in anno ci sono una serie non indifferente di spese di manutenzione straordinaria che la società Valpellice si è accollata per i problemi strutturali che ha l'impianto.
Tant'é che con delibera del 2 agosto abbiamo dato soluzione a due problemi impellenti: il primo è quello del rinnovo della concessione per la stagione sportiva 2013-2014, con un affidamento identico a quello degli anni precedenti, cioè di 300.000 euro, ma con un affidamento ulteriore di 60.000 euro per spese di manutenzione straordinaria. Perch evidentemente, un impianto di quelle dimensioni ha la necessità (pensate solo, nella produzione di ghiaccio, alle macchine che contengono azoto quale livello di sicurezza devono avere nella loro manutenzione), di uno stanziamento straordinario di 60.000 euro per le spese di manutenzione straordinaria (se il collega desidera fornirò copia della delibera).
Abbiamo risolto il problema sulla gestione futura, ma esiste ancora un problema di cassa relativamente al pregresso.
Nella giornata di ieri è stato fatto un ulteriore atto non soltanto di liquidazione ma bonifico vero e proprio per successivi 72.000 euro.
Peraltro, non è l'unico Ente ad essere in sofferenza, anche se evidentemente, c'é una differenza che ci risolveremo nel momento in cui faremo la gara. Il contributo che noi eroghiamo all'Associazione Valpellice non è per l'attività sportiva, ma è un contributo per lo svolgimento di un servizio che l'Associazione, cioè la gestione del Palazzetto, fa in nome e per conto della Regione. Quindi c'é una fattispecie nell'erogazione del contributo, che non è quella di un normale contributo per l'attività sportiva, perché non viene erogato per l'attività sportiva.
L'anno scorso, per esempio, l'Associazione Valpellice ha beneficiato di un contributo sull'eccellenza sportiva, così come il Volley Chieri, il Volley Giaveno o l'Angelico Biella, che sono eccellenze sportive nella nostra Regione.
Questo, invece, è un contributo in termini di gestione. Quindi rispetto agli atti concreti, da una parte c'é stata la delibera del 2 agosto, dall'altra parte c'è stata un'ulteriore liquidazione di una parte delle risorse che ancora l'Associazione Valpellice attende.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Vignale.


Argomento: Caccia

Interrogazione a risposta immediata n. 1771 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Piemonte senza legge, senza caccia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1771, presentata dal Consigliere Biolé, che la illustra.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
un'interrogazione che riprende, in parte, la discussione di questa mattina, e ringrazio fin da ora l'Assessore per la risposta che vorrà fornire.
Tolte le premesse, in cui viene richiamato tutto quello che è stato l'iter del pronunciamento popolare (referendum) in merito all'attività venatoria, ahimè non andato a buono fine, com'è già stato ricordato questa mattina, l'interrogazione ripercorre tutte le leggi a livello nazionale che hanno affidato e definito la competenza di questa materia alle Regioni.
Vista la recente sentenza del TAR, e visto che già nella prima parte del 2012 c'era stata una discussione in merito alle proposte di legge allora in giacenza, discussione che non ha portato ad alcun nessun risultato (se non, dopo varie peripezie, all'annullamento di un'intera legge per impedire il referendum), e visto che è stata addirittura ventilata, nella prima riunione dei Capigruppo dopo il rientro dalla pausa estiva, l'ipotesi di un richiamo in aula del disegno di legge n. 323 della Giunta, nonostante che a luglio si siano sviluppati alcuni Tavoli di lavoro in merito ad una discussione precisa e puntuale di quelle che sono anche le altre proposte di legge giacenti.
Già da tempo anche il Presidente della Regione ha dichiarato, anche in quest'Aula e i colleghi se ne ricorderanno, di avere anche lui stesso un'urgenza di una nuova legge che possa colmare questo vuoto e che ricordo dura da più di 15 mesi.
Semplicemente, l'interrogazione vuole conoscere le intenzioni sul futuro della discussione in materia. Cioè che cosa ci si prospetta da parte della Giunta regionale, affinché ci sia una discussione nel merito e ci si doti, in tempi non dico brevi o lunghi ma quanto meno certi, di una nuova legislazione in materia, con un confronto ovviamente, tra le varie posizioni, come è stato e al quale, spero, nessuna parte si vorrà sottrarre e spero nemmeno la parte dell'esecutivo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
La parola all'Assessore Sacchetto.



SACCHETTO Claudio, Assessore alla caccia e pesca

Grazie, Presidente.
Come ricordava il collega interrogante, sia da parte della Giunta regionale che da parte mia c'è stata la richiesta di portare in Aula la discussione della nuova legge che noi abbiamo, anche in maniera ambiziosa se vogliamo, anche rispetto a quello che lei ha scritto giustamente all'interno della sua interrogazione e come ho avuto modo di ricordare nelle dichiarazioni del Presidente nel 2012, quindi di dare vita ad una legge che sia in linea con quelli che sono stati i cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni, proprio per cercare di incardinare in maniera più veloce e più celere quella che sarà - ci auguriamo - l'approvazione della legge stessa.
Naturalmente, questo non significa che ci si sottragga alla discussione, ma vuole porre l'accento su quella che è l'intenzione, la volontà e i desiderata da parte della Giunta regionale di arrivare il prima possibile ad approvare una norma sull'attività venatoria in Piemonte.
Detto questo, è ovvio che, per quel che mi riguarda, la legge ottimale il disegno di legge n. 323 che abbiamo approvato in Giunta e che abbiamo portato all'attenzione del Consiglio... Anche perché questa norma - lo ribadisco ancora una volta - è in linea con quelle che sono le normative regionali di altre Regioni italiane, quindi andrebbe ad allineare per la prima volta il Piemonte a queste realtà. Quindi, da questo punto di vista è ovvio che questa non è e non sarebbe la liberalizzazione completa dell'attività all'interno della nostra Regione, anche perché l'attività venatoria è solo una parte di quello che riguarda una legge sulla gestione faunistica che, come lei ben sa, riguarda anche altri aspetti che giustamente non si devono e non si possono sottrarre a quelle che sono le normative degli enti istituzionali superiori, Stato, Unione Europea, in particolare.
ovvio che da qui in avanti sarà compito da parte della Giunta, ma in particolare della maggioranza valutare se (che quindi, ripeto, allinea il Piemonte alle altre Regioni, cioè impedisce che il Piemonte diventi il Far West), portare avanti questa ipotesi, oppure cercare delle condivisioni che inevitabilmente porterebbero, dal mio punto di vista, ad un impoverimento dell'efficacia della legge stessa. Perché fra le altre cose, come abbiamo voluto anche ricordare nella relazione introduttiva della norma stessa l'attività venatoria e la gestione faunistica possono anche essere una buona voce dal punto di vista economico per quel che riguarda l'economia del nostro territorio e della nostra Regione.
Quindi, è in questo senso che c'è stata questa accelerazione da parte nostra di richiamare in Aula la normativa stessa, ma questo naturalmente non ci sottrae, giustamente, a quello che è ovviamente il confronto con l'opposizione e con coloro che logicamente non condividono per niente o poco quelle che sono i dettami contenuti all''interno della legge stessa.
Ribadisco che, dal mio punto di vista, questa sarebbe la legge ottimale per il Piemonte, logicamente dal mio punto di vista e dal punto della Giunta che ha approvato questo disegno di legge. Starà poi al Consiglio valutare e la maggioranza, in particolare, se portare avanti questa proposta oppure declinarla diversamente o comunque accordarsi su altri percorsi e altre strategie.
Questo è ovvio che è fondamentale. Giustamente, lei ricordava prima che la materia venatoria è prerogativa delle Amministrazioni regionali. Io naturalmente ho già espresso più volte che questo c'entra poco con le cose che abbiamo trattato anche qui in altre sedute e questa mattina, ma è ovvio che per avere la possibilità di esercitare in pieno la nostra potestà dobbiamo e vogliamo avere una nuova normativa regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Sacchetto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1762 "Tubercolosi in scuola a Vercelli" presentata dal Consigliere Tiramani (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che con il consenso dell'interrogante, all'interrogazione a risposta immediata n. 1762 sarà consegnata risposta scritta.



(Alle ore 15.44 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.44)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Comba, Cota, Negro, Pedrale e Spagnuolo.
Il numero legale è 28.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Comunicazione della Giunta regionale sul costituendo Comune di Mappano (rinvio)


PRESIDENTE

Comunico inoltre che anziché a fine seduta, la comunicazione della Giunta regionale sul costituendo Comune di Mappano avverrà in altra data in quanto l'Assessore Molinari è indisposto e non può essere presente in aula.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Esame ordine del giorno n. 1066 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Comba Leardi, Novero e Placido, inerente a "TAV, ferma condanna degli atti di violenza" (collegati atti d'indirizzo n. 254, 661, 664, 668, 1073, 1077 1080, 1081, 1083, 1084)


PRESIDENTE

Procediamo all'esame dell'ordine del giorno n. 1066, "TAV, ferma condanna degli atti di violenza", presentato dall'Ufficio di Presidenza, a firme dei Consiglieri Cattaneo, Comba, Leardi, Novero e Placido, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Dichiaro collegati, indipendentemente se presentati nella giornata di oggi o precedentemente, i seguenti atti di indirizzo: ordine del giorno n. 254 "Disegno di legge n. 85 e militarizzazione della Val Susa" presentato dalla Consigliera Artesio ordine del giorno n. 661 "Condanna delle violenze nelle manifestazioni in Val di Susa e dell'atteggiamento di alcuni amministratori che le hanno sostenute" presentato dai Consiglieri Carossa, Angeleri, De Magistris Gregorio, Marinello, Novero, Tiramani ordine del giorno n. 664 "Censura delle affermazioni del Consigliere Bono in relazione all'aggressione di una troupe televisiva avvenuta in Valle di Susa il 29 febbraio 2012" presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano, Pedrale, Mastrullo, Vignale, Comba, Burzi, Boniperti, Valle Bussola, Tentoni, Spagnuolo, Botta Marco, Leardi, Formagnana, Montaruli ordine del giorno n. 668 "TAV, il movimento non è solo e non può essere criminalizzato" presentato dalla Consigliera Artesio mozione n. 1073 "Realizzazione collegamento ad alta velocità Genova Rotterdam" presentato dai Consiglieri Carossa, Maccanti, Angeleri Marinello, Gregorio, Tiramani, Novero, De Magistris, Giordano ordine del giorno n. 1077 "Ferma condanna delle violenze NO TAV e sgombero del centro sociale Askatasuna" presentato dai Consiglieri Carossa Maccanti, Angeleri ordine del giorno n. 1080 "Contrarietà alla realizzazione della Torino Lione e condanna delle violenze" presentato dalla Consigliera Cerutti ordine del giorno n. 1081 "No al ricorso alla violenza, sì alla tutela della democrazia" presentato dai Consiglieri Pedrale, Leo, Costa, Lupi Formagnana, Mastrullo ordine del giorno n. 1083 "TAV, fermare l'opera per il bene del Paese" presentato dal Consigliere Bono ordine del giorno n. 1084 "TAV, ferma condanna di tutte le violenze e tutela del diritto al dissenso, anche forte, del Movimento NO TAV" presentato dal Consigliere Biolé.
Procederei così: darei brevemente la parola, nell'ordine, al primo firmatario o suo delegato, per ciascun atto di indirizzo, invitando, se è possibile, a razionalizzare i tempi. Un'unica discussione generale. Poi vediamo che cosa sarà messo in votazione dopo la fine della discussione generale.
Comincio io per primo, a nome dell'Ufficio di Presidenza.
Ordine del giorno n. 1066 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Comba Leardi, Novero e Placido, inerente a "TAV, ferma condanna degli atti di violenza"



PRESIDENTE

un ordine del giorno che abbiamo assunto in Ufficio di Presidenza nella prima seduta utile, dopo le vacanze, abbastanza a ridosso degli ultimi fatti che tutti conosciamo rispetto agli attacchi messi in atto, i danneggiamenti, le intimidazioni, ritorsioni e minacce, in particolare contro i lavoratori e le imprese che stanno realizzando l'opera dell'Alta Velocità in Chiomonte.
Abbiamo anche tenuto conto dell'appello lanciato dal Procuratore capo della Repubblica sull'escalation di questa violenza in Val di Susa, anche in termini di qualità, che purtroppo si sta incrementando. Quindi anche in un certo senso sul ruolo che la politica deve assumere per continuare ad impegnarsi rispetto a queste azioni violente.
Inoltre, ci permettiamo di richiamare, anche perché diamo, credo, atto di quanto l'Aula ha fatto in questi anni, il fatto che questo Consiglio regionale, più volte, ricordo ad ampissima maggioranza e alcune volte addirittura sfiorando l'unanimità, abbia già, sia in un passato recente che meno recente, approvato degli atti di indirizzo di ferma condanna verso le azioni violente del cantiere TAV.
L'espressione del dissenso è nostro parere che non deve mai sfociare nella violenza e nella prevaricazione, ci mancherebbe. Chi dissente nel rispetto delle regole e della democrazia è giusto che lo possa fare abbiamo perfettamente consapevolezza che quest'opera, in particolare, in quella valle, determini situazioni di forte e aspro contrasto, che per deve rimanere - in buona parte lo rimane - nell'alveo del rispetto delle regole, delle leggi e di quanto la democrazia giustamente riserva a chi vuole esprimere il proprio dissenso.
Quindi, nella parte deliberativa esprimiamo apprezzamento per l'operato delle Forze dell'Ordine e della Magistratura impegnate con professionalità da tanto tempo; una ferma condanna ad ogni forma di violenza e di dissenso che sfocia nella prevaricazione. Il Consiglio regionale si impegna a contribuire al sostegno di una politica che rafforzi la legalità e le scelte democratiche; invita il Governo nazionale a sostenere tutte le Istituzioni, in particolare le Forze dell'Ordine e la Magistratura, per il mantenimento della sicurezza in Val Susa.
Ancora una volta, l'Ufficio di Presidenza, ovviamente, non è entrato con valutazioni di qualsiasi sorta rispetto all'opera, ma propone un ordine del giorno di ferma condanna degli atti di violenza, sul quale il Consiglio, anche in passato, si è espresso, come poc'anzi ricordavo, a larga maggioranza.



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 1077 "Ferma condanna delle violenze NO TAV e sgombero del centro sociale Askatasuna" presentato dai Consiglieri Carossa Maccanti, Angeleri Mozione n. 1073 "Realizzazione collegamento ad alta velocità Genova Rotterdam" presentato dai Consiglieri Carossa, Maccanti, Angeleri Marinello, Gregorio, Tiramani, Novero, De Magistris, Giordano



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 661 "Condanna delle violenze nelle manifestazioni in Val di Susa e dell'atteggiamento di alcuni amministratori che le hanno sostenute" presentato dai Consiglieri Carossa, Angeleri, De Magistris Gregorio, Marinello, Novero, Tiramani



PRESIDENTE

Adesso chiederei al collega Carossa se intende illustrare l'ordine del giorno n. 1077, inerente a "Ferma condanna delle violenze NO TAV e sgombero del centro sociale Askatasuna" Dandole la parola, la invito a svolgere un unico intervento - eventualmente potrà sommare i tempi, qualora ne avesse la necessità - nell'illustrare anche la mozione n. 1073, inerente a "Realizzazione collegamento ad alta velocità Genova-Rotterdam" e l'ordine del giorno n. 661: "Condanna delle violenze nelle manifestazioni in Val di Susa e dell'atteggiamento di alcuni amministratori che le hanno sostenute", di cui al punto 7) all'o.d.g.
sono tre gli atti di indirizzo a sua firma - se lei è d'accordo.



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Carossa.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Certamente sono d'accordo, è inutile perdere tempo e, soprattutto, fare perdere tempo ai colleghi Consiglieri e agli Uffici.
molto semplice, noi, come Gruppo, siamo d'accordo con il testo presentato dall'Ufficio di Presidenza e lo voteremo sicuramente. Cercher di spiegare il motivo per cui abbiamo presentato un ulteriore ordine del giorno, quello, per essere molto chiari, che, oltre alla ferma condanna delle violenze di una parte del Movimento NO TAV, chiede che siano avviate le procedure per lo sgombero del centro sociale torinese Askatasuna.
Ormai, è chiaro che una parte del Movimento è in mano ad un gruppo di violenti, che non c'entrano nulla con l'originale Movimento NO TAV, che era sicuramente legittimo.
altrettanto chiaro - mi permetto di ribadirlo - che, rispetto al primo progetto TAV, questo progetto in fase di esecuzione è decisamente e fondamentalmente cambiato. Mentre il primo progetto, risalente agli anni 2000, andava ulteriore a compromettere la valle con una linea che passava quasi del tutto in superficie, il progetto definitivo evita questo problema: è un tracciato che per il 90% passa in galleria e che non andrà sicuramente ad impattare nel futuro della valle.
Con la mozione relativa alla realizzazione del collegamento ad alta velocità Genova-Rotterdam, la Lega Nord ribadisce che questo Consiglio regionale agirebbe ottimamente per il Piemonte e per i piemontesi se si determinasse con questa riunione una forte volontà non solo di condanna che comunque è molto importante - dei fatti violenti e si ribadisse che la TAV è un'opera prioritaria nel rilancio economico del Piemonte. Infatti vorremmo che fosse ben chiaro che anche il collegamento Genova-Rotterdam è un altro tassello importantissimo di questo rilancio del Piemonte.
Infatti, queste opere non sono solo importanti per l'aiuto che danno all'occupazione nella nostra Regione, che è sempre un fatto decisamente importante, soprattutto in questi momenti di grande crisi economica. Non si deve dimenticare che queste opere saranno fondamentali nel medio e lungo termine per il collegamento della nostra Regione con il resto dell'Europa.
Non dobbiamo mai dimenticarlo e mi dispiace che di questo si dimentichino tante persone, anche stimate. Non parlo naturalmente dei delinquenti o dei violenti, ma di tante persone stimate che in buonafede ritengo siano contrarie alla TAV. Guardo sempre al trasporto merci che avviene in Paesi come l'Austria e la Svizzera, che noi, a ragione, in questo campo definiamo all'avanguardia.
Allora, per combattere il traffico sulle autostrade, ma, soprattutto per combattere l'inquinamento atmosferico, in questi Paesi il trasporto su gomma è penalizzato a favore del trasporto su rotaia. Secondo me, questa è la politica veramente ecologista che dovrebbe mettere in atto un governo che deve compiere questa Regione. È importante che le merci vengano trasportate sempre meno sulla gomma e sempre più su rotaia.
Come dicevo, questa modalità di trasporto allevia il congestionamento delle autostrade, ma, soprattutto, limita l'inquinamento atmosferico. Noi dobbiamo prestare attenzione a questi esempi che sono virtuosi e che denotano l'attuazione di una politica ecologista seria in altri Paesi a noi molto vicini. Quindi, mi fa specie che tante persone, magari in buona fede si dimentichino di questo.
Arrivo velocemente a spiegare quanto richiediamo in questo nostro ordine del giorno oltre alla ferma condanna delle violenze, e su questo non perdo, permettetemi il termine, troppo tempo. Voglio credere che sia intenzione di tutti quanti noi condannare chiunque compia atti di violenza sia verso le Forze dell'Ordine, sia verso i lavoratori e sia verso le imprese che lavorano a queste opere. L'escalation di attentati delle ultime settimane è impressionante, e sicuramente la Magistratura è bene attenta e sta valutando tutte le implicazioni. Quindi, sono sicuro che nessuno di noi e nessuno di voi non intenda non condannare queste violenze. Io tra le violenze, oltre a quelle fisiche, inserisco anche quelle morali, che sono quotidiane e altrettanto importanti, che subiscono tanti lavoratori impegnati al cantiere TAV della valle e le persone che hanno avuto il coraggio di schierarsi a favore di questa opera.
Queste violenze morali, che sfociano addirittura - non lo dico io, ma i giornali e le testimonianze - in boicottaggi verso i lavoratori e determinando situazioni veramente censurabili, verso i figli di questi lavoratori quando vanno a scuola, dovrebbero farci riflettere molto. Le violenze non sono solo quelle fisiche, non sono solo quelle caratterizzate dal lancio di pietre, o molotov, che già sarebbe sufficiente, ma sono quelle quotidiane violenze morali che avvengono in valle. Portate da chi? Non certo da valligiani che, magari, residenti sul territorio, in perfetta buonafede, sono contrari alla TAV, ma, soprattutto, da personaggi estranei alla valle. La maggior marte dei personaggi denunciati e arrestati non è residente nella Valle di Susa. Ma da dove vengono? Vengono, oltre che da altre parti d'Europa, da altre parti d'Italia e dalla Città di Torino. Ma soprattutto, sono coordinati - e questo sta emergendo (cito non certo mie notizie, ma notizie riportate dalla stampa) ed è ormai provato - da un centro sociale, il centro sociale Askatasuna, che ha sede, purtroppo da troppo tempo, in Corso Regina Margherita, qui a Torino.
Oramai è chiaro che il centro sociale è una base logistica e organizzativa di questi violenti, e non certo da oggi: noi lo denunciamo da anni. Ma in questo momento lo è ancora di più: è diventato il catalizzatore, è riuscito purtroppo a prendere in pugno quel movimento NO TAV che era pacifico; è riuscito a prendere in pugno questo movimento criminalizzandolo e non facendo un bel servizio - lo ripeto - a quelli che in buona fede sono ancora adesso, secondo me a torto, contro quest'opera.
Noi chiediamo solamente e sarebbe importante - lo chiedo soprattutto alla maggioranza, ma non solo alla maggioranza di questo Consiglio - (poi alla fine dovrete regalarmi quantomeno una caramellina per la gola perch riuscire a parlare in questa situazione non è certo facile...) RESCHIGNA Aldo (fuori microfono) dai banchi della maggioranza che proviene il vocio: noi stiamo seguendo...



CAROSSA Mario

No, no: lei ha perfettamente ragione e lo so...Ho visto, ho notato ed ho apprezzato.
Io non chiedo ai Consiglieri tutti che si facciano azioni eclatanti contro questo centro sociale - assolutamente -, ma che, se approvata questa mozione, si invii una lettera al Sindaco del Comune di Torino, on. Piero Fassino, perché avvii, naturalmente di concerto con il Ministero degli Interni e con il Prefetto, la possibilità di sgomberare questo centro sociale. Oramai è passato il tempo quando tenere lì quelle persone significava averle sotto controllo: oramai è stato dimostrato dai fatti che avere questa base logistica e organizzativa permette a questi "signori" di fare il bello e il cattivo tempo in altre zone del Piemonte e non solo del Piemonte.
Già quand'ero Consigliere comunale di Torino - il Consigliere Cantore può esserne testimone - e il Sindaco era Chiamparino, vi era stata una discussione su questo sgombero del centro sociale. Io mi ricorderò sempre che il Sindaco Chiamparino, davanti al Prefetto, aveva detto di essere d'accordo su questo; naturalmente l'aveva detto in altri termini e non come lo riporto io, ma a quattr'occhi aveva detto di non voler rimanere con il cerino in mano. Aveva ragione e chiedeva un documento condiviso da parte del Consiglio comunale. Purtroppo, forse anche per incapacità nostra (mia) non siamo riusciti ad arrivare a questo documento condiviso, che richiedeva soltanto il ripristino della legalità. In ogni caso, infatti, occupare degli edifici pubblici è un atto illegale; occupare quegli edifici pubblici per farne una base organizzativa di violenti, per studiare strategie violente verso altre parti del territorio è doppiamente eversivo.
Richiedo quindi l'approvazione di quest'ordine del giorno e nel frattempo richiederei anche l'approvazione della mozione sulla realizzazione del collegamento Genova-Rotterdam, anche se - lo dico al Presidente - effettivamente può essere superata perché noi avevamo già votato un ordine del giorno il 9 maggio 2012 (che mi pare fosse a firma congiunta di Consiglieri del PD e del PDL), nel quale già si richiedeva di andare avanti e - lo dico molto semplicemente - attivarsi perch quest'opera del terzo valico fosse iniziata e procedesse regolarmente.
Grazie.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Carossa: quindi lei vuole sottoporre al voto il documento n. 1073 sulla Genova-Rotterdam?



CAROSSA Mario

Bèh, io chiedo di sottoporre al voto, naturalmente dopo la discussione sia il documento n. 1077 sia la mozione n. 1073. Devo dire che potremmo anche ritirare l'ordine del giorno n. 661, che era del 1° maggio 2012 e che secondo me è superato abbondantemente dagli eventi.



PRESIDENTE

Bene, dunque consideriamo ritirato l'ordine del giorno n. 661. Grazie Consigliere Carossa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 1080 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Contrarietà alla realizzazione della Torino-Lione e condanna delle violenze" Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1080, avente ad oggetto "Contrarietà alla realizzazione della Torino-Lione e condanna delle violenze", presentato dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo ritenuto necessario presentare un nuovo ordine del giorno rispetto a quello presentato dall'Ufficio di Presidenza, in quanto riteniamo che in questo documento che viene sottoposto al Consiglio vengano rappresentante delle ragioni anche da condividere, ma con una presa di posizione che parte però soltanto da un convincimento rispetto all'opportunità dell'opera TAV.
In particolare, crediamo che sia condivisibile, nell'atto proposto, il richiamo al fatto che in questo periodo vi è un'escalation di violenze in Val di Susa. Ed è chiaro che sia stato un appello lanciato dal Procuratore capo di Torino ad una presa di posizione della politica. Noi crediamo che effettivamente la politica, in questa vicenda, non abbia partita, ma sia effettivamente messa da parte e lasci il posto al tema che non è tanto quello legato all'opportunità dell'opera, ma è appunto il tema del contrasto alle azioni violente che noi condanniamo senza alcun margine di dubbio.
Tra l'altro a me sembra che questo dibattito per molti aspetti avvenga adesso ce n'è un po' di più - con scarsa attenzione reciproca: ciascuno porta avanti la propria posizione senza ascolto, così com'è avvenuto su tutta la vicenda TAV.
Mi sento di poter riportare quello che ha scritto qualche giorno fa Michele Serra in una delle sue note (l'Amaca), di cui leggo la prima parte perché credo tracci bene quello che sta capitando: "Poveri valsusini. La loro terra, oltre all'esproprio di autonomia dovuta al passaggio della Tav ne sta subendo un altro: quello degli incappucciati, dei bastonatori e dei bombaroli che hanno fatto della Val Susa la loro palestra prediletta. I due espropri non si elidono l'un l'altro: si sommano. Sono un doppio sopruso contro l'autodeterminazione. Così che i valsusini sono in ostaggio da un lato della cecità tecno-burocratica, dall'altro del 'turismo rivoluzionario'". A me sembra che queste poche frasi esprimano bene ciò che sta capitando.
Quindi, però, non mi sento di sostenere, così com'è sostenuto all'interno dell'atto proposto dall'Ufficio di Presidenza, che l'opera sia stata "approvata a seguito di un accordo internazionale e di un processo democratico caratterizzato da un'ampia consultazione che ha coinvolto anche le comunità locali". Sappiamo che così non è andata e sappiamo che un vero processo di partecipazione democratica non si fa solo sul "come", ma anche sul "cosa". È chiaro quindi che, nel momento in cui si sono coinvolte le Amministrazioni avendo già deciso il "che fare" ma non il "come", il processo, di per sé, è inficiato nelle premesse.
Crediamo dunque che ci sia almeno la possibilità di provare a riaprire un dialogo, anche perché il fatto di tracciare una netta linea di demarcazione tra la buona e la cattiva politica, così com'è stato espresso anche da rappresentanti di quest'Aula e della Giunta, e, quindi identificando la buona politica con chi sostiene le ragioni dell'opera e la cattiva politica con chi ne sostiene l'inopportunità. Credo sia un modo di affrontare la questione che, anzi, fa gioco a chi vuole estremizzare le posizioni del No e del Sì, e non lasci spazio a quella che invece pu essere una ripresa di un dialogo, una ripresa di chi crede che effettivamente ci siano ancora spazio di discussione, proprio perché il dissenso può essere espresso in termini pacati entrando nel merito.
Nell'atto che proponiamo ripresentiamo tutte le considerazioni già fatte più volte sull'inopportunità dell'opera sotto tanti aspetti, ma riteniamo che sia indispensabile la ripresa di un confronto politico, anche proprio in virtù di ciò che sta capitando. In generale, sappiamo che sulla situazione trasportistica del nostro Paese non vi è stata una vera possibilità di costruire un piano complessivo, in cui sarebbe normale una definizione stringente delle priorità, verso le quali destinare le risorse pubbliche, ma sappiamo, fra le considerazioni a latere, che le ricadute occupazionali della realizzazione della Torino-Lione appaiono estremamente ridotte, in relazione ai costi stimati dell'opera, e che la situazione economica del nostro Paese dovrebbe imporre sobrietà e parsimonia anche ai più convinti sostenitori di quest'opera, la cui insostenibilità economica attuale appare, oggi più che ieri, evidente. Sappiamo anche che la politica del rigore economico imposta dalle Istituzioni europee all'Italia sembra incompatibile con gli sforzi necessari alla realizzazione della Torino Lione.
Ci sarebbero ancora tante considerazioni da fare, che però abbiamo già riprodotto in tanti dibattiti e sicuramente in un reciproco non ascolto.
Da questo punto di vista, però, pensiamo sia importante - è per questo abbiamo prodotto un atto - che il Consiglio regionale esprima solidarietà a tutti coloro che in questa vicenda hanno subito danneggiamenti intimidazioni, ritorsioni e minacce, dalle forze dell'ordine ai lavoratori delle imprese e anche ai giornalisti; e che si condanni il ricorso alla violenza, però anche alla militarizzazione della Valle di Susa, come strumento di espressione e repressione del dissenso.
Auspichiamo - questo sembra essere un po' un appello già fatto, ma che non ha ancora mai ottenuto possibilità di essere ascoltato - che non vengano mai meno, pur nella netta contrarietà alla realizzazione dell'opera, occasioni per un confronto democratico, entro i confini della legalità, come ribadito - e su questo ci fermiamo - proprio dall'appello sottoscritto da 22 Sindaci della Valle di Susa, appello riproposto a fine della settimana scorsa.
Ordine del giorno n. 254 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "Disegno di legge 85 e militarizzazione della Valle di Susa" Ordine del giorno n. 668 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "TAV il Movimento non è solo e non può essere criminalizzato"



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame degli ordini del giorno n. 254 e 668, presentati dalla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ho voluto confermare la discussione, in questo contesto, dei due ordini del giorno che avevo nel tempo presentato, per dare una testimonianza oggettiva dello stile politico con il quale questo Consiglio regionale finora, si è rapportato alla questione TAV, stile purtroppo che io vedo prevalere, fino a questo momento, nella discussione sugli ordini del giorno odierno.
I titoli dei miei due ordini del giorno del passato mi sembrano sufficientemente evocativi. Il primo, "No alla militarizzazione della Valle" (chi desidererebbe un territorio occupato manu militari) e l'altro "Il Movimento non è solo e non può essersi criminalizzato".
Ebbene, nel corso dei mesi, questi due ordini del giorno non sono mai pervenuti alla discussione del Consiglio regionale; ma quel che è più grave, non è che si sia ignorato un testo di un Gruppo consiliare regionale, ma che si è volutamente elusa la sostanza di questi due documenti, perché la sostanza di questi due documenti andava esattamente nella direzione che, retoricamente, oggi ho sentito richiamare, cioè la liceità del dissenso - e ci mancherebbe altro - e la necessità di considerare la partecipazione popolare, che si è manifestata contrariamente alla realizzazione del TAV, sapendo che quello è sentimento e intelligenza di popolo, di persone, di cittadini e di diversi orientamenti politici e sociali.
I due ordini del giorno chiedevano esattamente due cose concrete.
Evitando le esasperazioni di chi chiedeva di intervenire - perché questo c'è stato e purtroppo si è verificato manu militari in Valle - si chiedeva di ascoltare i documenti e le elaborazioni avanzati da chi? Il primo, i documenti avanzati dalla Commissione sanitaria della Comunità montana: non facinorosi, non persone di parte, almeno professionalmente parlando, non come deontologicamente sono i medici, ma un gruppo di studio di operatori sanitari che, da un punto di vista epidemiologico, studiava le condizioni di salute della popolazione locale ed esprimeva previsioni di tendenza, anche a conseguenza della realizzazione dei lavori e chiedeva a chi? All'autorità regionale, che programma e gestisce i servizi sanitari, di poter rappresentare i propri studi e le proprie preoccupazioni.
Si è mai discusso questo ordine del giorno? Si è mai avanzata, da parte della Commissione sanità, nonostante le mie richieste, la programmazione di un'audizione della Commissione sanità della Comunità montana? No. Alla faccia dell'espressione, delle diverse posizioni e dell'obbligo e dovere delle Istituzioni di ascolto nei confronti delle diverse opinioni, questo Consiglio regionale decise di non discutere l'ordine del giorno e di non audire la Commissione sanitaria.
Cosa chiedeva il secondo ordine del giorno: "Il Movimento no è solo e non può essere criminalizzato"? Chiedeva che intorno alle diverse motivazioni addotte dalle successive manifestazioni popolari contro la realizzazione del TAV, si sono strutturati ed organizzati gruppi di studio anche qui, a meno che all'intelligentia non vogliamo attribuire etichette e quindi dire che anche quegli studiosi sono di parte e sono facinorosi intorno a professori del Politecnico di Torino avanzavano obiezioni di opportunità, economicità e sostenibilità, rispetto alla realizzazione del TAV, esponendo anche, nella fattispecie, nel momento in cui fu depositato questo ordine del giorno, la preoccupazione in ordine agli affioramenti di uranio e alla preoccupazione che adottando modalità di validazione e misurazione attinenti alla legislazione di tutela della salute e prevenzione dei rischi francesi, si potessero sottovalutare invece quelle prerogative e quelle categorie che la legislazione italiana, nel tempo aveva contribuito a costruire.
Si chiedeva, quindi, di acquisire quelle documentazioni e di dar corso a quello che quegli studiosi ritenevano ineludibile, cioè la riapertura, a livello nazionale, di un Tavolo che mettesse in campo anche le sensibilità e le conoscenze degli esponenti istituzionali, scientifici e sociali del Movimento, per considerare questo tipo di valutazioni. È stato discusso quest'ordine del giorno? No. Si sono convocati i Professori del Politecnico per audire le loro obiezioni di carattere scientifico? No.
Questo dimostra che questo Consiglio regionale - ed è evidente l'atto che si va a compiere oggi - non è un Consiglio regionale che si preoccupa della rappresentanza tutta delle proprie popolazioni. Non è un Consiglio regionale che vuole riflettere, decidere ed agire sulla base di dati di sintesi per come vengono forniti gli elementi informativi da parte di tutti gli attori in campo. No, è un Consiglio regionale che si è schierato a priori sull'opera, che ha ritenuto conclusa la partecipazione con le procedure dell'Osservatorio, che con tutta evidenza e per esplicita dichiarazione di chi lo dirige hanno escluso la possibilità di ascolto delle Regioni dell'opzione zero. Questo Consiglio regionale s'impegna alla discussione quando? Sulla questione della violenza.
Mi dispiace - mentre non commento gli ordini del giorno dei Gruppi, che legittimamente esprimono posizioni di parte che io non condivido, ma è il loro mestiere, perché i Gruppi sono una parte della politica, io compresa che l'Ufficio di Presidenza, che ha caratteristiche istituzionali e trasversali, abbia ritenuto di entrare a piedi giunti su questa questione con la presentazione di un proprio documento, che per i contenuti che esprime e per i fatti che descrive e per le conclusione a cui vuole arrivare, decide di ignorare completamente le popolazioni della Valle.
Tornerò, nello spazio che mi è riservato per la discussione generale su questo aspetto.
Invito l'Ufficio di Presidenza a ritrovare le ragioni della propria rappresentanza istituzionale e ad osservare - non può farne a meno - che nel proprio testo si citano le condizioni relative ai lavoratori delle imprese e alle imprese, si citano le indagini in essere - e io credo che la Magistratura abbia competenza, autorevolezza e autodeterminazione sufficienti per muoversi con serenità di giudizio senza dover attendere un invito del Consiglio regionale; si cita la ferma condanna agli atti di violenza e non si cita mai - mai! - una volta il termine "popolazioni" "movimento NO TAV" o ragioni documentate del dissenso di questo movimento.
Quindi, questo documento dell'Ufficio di Presidenza non conosce il popolo della Val di Susa. Ma non solo non lo conosce, lo vuole deliberatamente ignorare.
Il movimento NO TAV - inteso come tu insegnante, tu cittadino, tu sacerdote, tu medico, tu persona di quel territorio - in questo Consiglio regionale non ha diritto di cittadinanza. Tu non solo non sei stato sentito, ma non sei nemmeno nominato.
E questo non solo è ingiusto, ma non serve alla democrazia.



ARTESIO Eleonora

Ordine del giorno n. 1081 presentato dai Consiglieri Pedrale e Leo inerente a "No al ricorso alla violenza, sì alla tutela della democrazia"



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1081, avente ad oggetto "No al ricorso alla violenza, sì alla tutela della democrazia" presentato dai Consiglieri Pedrale e Leo.



LEO Giampiero

Essendo molto breve, lo leggo per renderlo più esplicito ai colleghi.
"Il Consiglio regionale di fronte alla situazione dell'ordine pubblico tutela della legalità, minaccia all'incolumità fisica ed economica dei cittadini e dei lavoratori esprime piena condivisione per l'appello del Procuratore Capo Giancarlo Caselli, che ha opportunamente richiamato alle proprie responsabilità, nella difesa della democrazia e dei diritti ad essa connessa, tutte le principali componenti della società, a partire dalla politica fino all'informazione e al mondo della cultura".
Tra l'altro, e ringrazio tutti i colleghi che l'hanno sottoscritto anche in passato chi non è giovane come tanti colleghi, ma ha la mia età ricorderà le ambiguità di parte del mondo della cultura quanto male e quanto danno hanno fatto sul piano della giustificazione della violenza.
Lo farò sempre e ricordo anche in quest'occasione la capacità e la bravura di contrastare queste ambiguità dell'allora Presidente del Consiglio, Dino Sanlorenzo, e di altre personalità.
L'ordine del giorno continua dicendo "quindi ritiene che ovviamente vada perseguita innanzitutto la via del dialogo, del confronto avente a base il rispetto per tutte le opinioni e la necessità di trovare la sintesi più accettabile per la comunità civile. Ritiene altresì però che non vi debbano essere ambiguità nel denunciare e stigmatizzare il ricorso alla violenza".
Questo dovrebbe essere un terreno comune e su questo non dovrebbero esserci sofismi che fanno accapponare la pelle, e mentre alcuni intellettuali che non rischiano nulla, se non il fatto di procacciarsi tanti articoli e tante interviste e di sentirsi particolarmente furbi ed eroici, sono come quegli "eroi" che nella storia hanno sempre mandato gli altri allo sfacelo e a morire.
"... specie che dopo le principali istituzioni democratiche, a partire dal lavoro dell'Osservatorio guidato dal dott. Virano, hanno mostrato una grande capacità di ascolto, trasformatasi in molti atti concreti ed operativi".
Credo che non si possa negare che il progetto iniziale è stato completamente stravolto e ci sono stati passaggi molto interessanti.
"Auspica..." - e mi collego all'intervento del collega Carossa che condivido totalmente - "... che l'intero Consiglio regionale possa riconoscerci nelle posizioni su espresse di condanna alla violenza e sostenga ogni iniziativa..." - che possono essere quelle presentate dall'Ufficio di Presidenza, la lettera al Sindaco, il sigillo - "... che si riterranno più opportune affinché si possa andare in questa direzione per il bene della nostra comunità tutta".
Penso che quest'ordine del giorno sia molto in linea con quello presentato dall'Ufficio di Presidenza. Il collega Pedrale ed io l'avevamo predisposto prima, ma abbiamo atteso a depositarlo.
Aggiungo infine, ma è un'ovvietà, che forse votare 11-12 ordini del giorno sia un po' caotico. Si rifletteva con chi ha già esperienza sul fatto che gli ordini del giorno abbiano già di per sé uno scarso peso.
Se se ne vota uno, questo avrebbe molto peso, uno di maggioranza e uno di minoranza, già un po' meno, ma un pulviscolo di ordini del giorno non rendono nemmeno chiare le indicazioni.
Con il collega Marinello e il collega Laus, che non sono al momento in aula, nella Commissione cultura abbiamo fatto uno sforzo costante per esprimere posizioni nate prima da un confronto e da un lavoro serio, quindi unitarie e pertanto più incisive.
Capisco che su vicende come queste ci possano essere più posizioni. Io non firmato nessuna stigmatizzazione contro nessuno, quindi auspico, nel limite del possibile, di non avere 11 ordini del giorno da votare Se si procedesse con questo spirito noi siamo disposti a ritirare il nostro ordine del giorno e farlo convergere con quello del Presidente Cattaneo e della Presidenza tutta.
Se poi si vogliono votare tutti, si voteranno tutti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 1083 presentato dal Consigliere Bono inerente a "TAV: fermare l'opera per il bene del Paese" Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1083, avente ad oggetto "TAV: fermare l'opera per il bene del Paese", presentato dal Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Il mio ordine del giorno ovviamente ha un tono molto diverso e anche un oggetto diverso da quelli presentati dai colleghi e anche dall'Ufficio di Presidenza.
Io sono fermamente convinto che in questo momento volere continuare a spingere l'acceleratore su opere inutili e molto costose, come l'Alta Velocità Torino-Lione, così come, richiamato un po' maldestramente dal punto di vista temporale per le recenti indagini che ci sono state, il Terzo Valico, sia veramente sbagliato da un punto di vista politico sbagliato da un punto di vista sociale e sbagliato dal punto di vista di quelle che sono anche le conseguenze per l'esasperazione dei toni che ci sono nel Paese, non solo nella Valle di Susa.
Quindi mi piace passare, dalla focalizzazione sulla Val di Susa, ad una visione più generale del paese Italia, che soffre e soffre anche per una mancanza dei giusti investimenti che devono essere effettuati in un paese per sostenere l'economia e le aziende sempre più in crisi, a causa di un eccesso di burocrazia, di tasse, e per una mancanza di competitività, o meglio, perché qualcuno quella competitività, soprattutto in Europa, se l'è presa (magari anche per meriti propri o meno, a seconda delle valutazioni).
Parlo delle aziende.
Tra l'altro, è un'informazione che sarebbe piacevole avere già oggi all'interno del dibattito, in merito alla proposta di assegnazione del Sigillo d'oro della Regione Piemonte, da parte del Consiglio regionale.
Che fine ha fatto quella proposta? Se ne è parlato qualche giorno fa io ora non so (francamente ogni tanto mi perdo le informazioni perché siamo sommersi di informazioni sia sulla stampa cartacea sia su quella elettronica) se questo Consiglio regionale ha assegnato il Sigillo d'oro.
Non mi risulta, ma lo chiedo all'Ufficio di Presidenza.
Io in uno dei punti dell'impegno dell'ordine del giorno chiedo che questo Sigillo venga assegnato con particolare attenzione da parte della Regione Piemonte, proprio per non svuotarlo di senso e significato.
Negli anni scorsi, ad esempio, è stato dato ai volontari della Protezione Civile (ben venga), ai volontari dell'Associazione Antincendi Boschivi (ben venga). Spiace ricordare che nel 2008 venne assegnato al Padre Gesuita Clodoveo Piazza. Sono andato a cercare su Internet e ho scoperto che è tuttora accusato di pedofilia ed è ricercato in Brasile dove sarebbe stata chiesta l'estradizione.
Questo è un dato. Non vorrei che il Sigillo d'oro venisse associato ad una precisa connotazione politica e strumentale, nel senso che, oggi, nel Paese, ne abbiamo lette di cotte e di crude, addirittura di dare i fondi all'Associazione Vittime della Mafia e della Criminalità Organizzata! Io chiedo veramente a questo Consiglio di essere seri, perché il problema dell'usura e della criminalità organizzata è un problema serio.
Noi dobbiamo dare risposte serie e non possiamo rilasciare dichiarazioni a mezzo stampa appena svegli al mattino, quando magari non si è ancora carburato bene.
Pertanto, è importante che vengano dati messaggi e risposte chiare perché la criminalità organizzata è presente in Piemonte, è radicata.
presente in Lombardia, è presente in tutta Italia, è presente soprattutto nei cantieri delle grandi opere. È stata presente soprattutto, come da documentazione, nei cantieri delle Olimpiadi, dell'Alta Velocità Torino Lione ed anche dell'Alta Velocità Milano-Roma-Napoli.
So che il Consigliere Carossa aveva presentato un ordine del giorno riguardante il Terzo Valico; oggi, francamente, fossi in lei lo ritirerei.
Oggi, solo oggi. Lo ripresenti la prossima settimana, perché è notizia di ieri che è stata arrestata l'ex Presidente dell'Umbria, in quota al Partito Democratico - Lorenzetti - la quale aveva dei contatti con un funzionario del Ministero dei Trasporti, a Roma (tal Walter Bellomo).
Questi, doveva occuparsi di tutte le Valutazioni di Impatto Ambientale ma l'ex Presidente Lorenzetti, con telefonate intercettate, ha cercato ed riuscita, in cambio di favori (questo è quello che c'è scritto sui giornali) e di lavori che venivano trovati anche a parenti e meno, a far passare i materiali di risulta che la "talpa" avrebbe dovuto scavare sotto l'attraversamento di Firenze, come materiali non pericolosi, che potevano essere messi in una discarica normale, non per i rifiuti pericolosi affinché i lavori potessero iniziare prima e si potessero sbloccare 10 milioni di euro.
Leggendo questi dati, francamente un minimo mi preoccupo, anche perch ritornano sempre le stesse aziende.
L'azienda coinvolta in questo scandalo è la Coopsette. Tutti sanno che la Coopsette è l'azienda che lavora sia nel centro di Torino (l'hanno detto ieri i vertici di TRM, dell'ATI, Cooop Team e Coopsette) sia al grattacielo della Regione, quindi sono aziende che ritroviamo.
A Venaus c'è un'altra azienda molto conosciuta dai vertici del Partito Democratico, la CMC, la cooperativa di Ravenna, di cui è stato Presidente l'ex Segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani.
Niente di illecito, in questo, ma si segnala una serie di stranezze.
Il bando di gara che vinse la CMC, in origine era quello di Venaus.
Ricordate? A Venaus, nel 2005, avvennero i famosi scontri perché i manifestanti avevano fatto un presidio sui terreni che dovevano essere occupati dall'azienda che doveva iniziare a scavare, e vennero - mi si permetta di dirlo - picchiati brutalmente.
Stranamente, si ricordano sempre le violenze verso le macchine, verso i mezzi, verso qualunque cosa, ma non si ricordano mai le violenze verso i cittadini! Ha ragione la collega Artesio, quando dice che i cittadini vengono travestiti, tramite un'etichetta, e non vengono ricordati.
I manifestanti - dicevo - vennero picchiati brutalmente nella notte del 6 dicembre 2005. In seguito a quell'episodio, si decise di aprire l'Osservatorio (faccio un po' di storia) tecnico di Mario Virano.
Il cantiere venne ribaltato specularmente - per chi conosce la Val di Susa e la Val Cenisca - da Venaus, quindi nord-est verso sud-ovest, a Chiomonte. Il cunicolo però non è uguale, poiché il cunicolo di Chiomonte è lungo addirittura il doppio.
Diversi legali hanno valutato che in realtà si doveva rifare il bando di gara. Questo non è stato fatto e sono stati sollevati diversi esposti e denunce.
Questo è uno dei tanti fatti che mi preme ricordare.
Riguardo alla presenza dell'attività organizzata in Piemonte ovviamente non sono io a dover raccontare e spiegare: abbiamo diverse persone (Magistrati, la DIA ed operatori delle Forze dell'Ordine) che stanno facendo un lavoro ottimo, pericoloso e faticoso.
Ricordiamo tutti l'operazione "Minotauro" sulla 'ndrangheta, che ha portato all'arresto di 160 persone e ha fatto dire alla Magistratura inquirente che in Piemonte risiedevano stabilmente nove clan, di cui uno a Cuorgné.
A Cuorgné, il clan era presieduto da un certo Bruno Iaria, il quale per caso (si parla sempre di casualità sfortunate) è stato assunto un mese dopo essere uscito dal carcere, grazie all'indulto che la politica ha portato avanti a livello nazionale, alla Italcoge.
La Italcoge, azienda di Lazzaro, è l'azienda che ha fatto la recinzione del cantiere (il fortino militare di cui parlava la collega Artesio) intorno a Chiomonte.
Ovviamente sono tutte casualità, non ci sono irregolarità, da questo punto di vista, ma uno delle domande se le pone, soprattutto se va a leggere la rassegna stampa del Consiglio, dell'archivio del La Stampa (non conosco altri archivi così ben diffusi, fin dagli anni '70) Lì si trova tutto quello che riguarda la vicenda della famiglia Lazzaro. Ovviamente sono imparentati e la parentela non vuol dire che ci sia una correità in questo, ma la famiglia Lazzaro era - negli anni 70 secondo la Magistratura inquirente, collegata al potente clan criminale dei Mazzaferro, che si contendeva la Val di Susa con il clan Lo Presti...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bono. Lei sta parlando di operato di persone indipendentemente dai fatti noti, pertanto le chiederei una maggiore attenzione.
Prego, continui.



BONO Davide

Grazie, se vuole cambio argomento, tanto ho ...



PRESIDENTE

No, non le chiedo di cambiare argomento; le chiedo solo di porre la giusta attenzione, visto che sta parlando di operato di persone...



BONO Davide

Volevo solo confermare che, ovviamente, sono tutti dati che ho trovato non in una documentazione segregata, ma solo da...



PRESIDENTE

Glielo dicevo solo preventivamente, visto che ha ancora un minuto per il suo intervento.
Prego.



BONO Davide

Concludo, Presidente, comunque sono tutte notizie che purtroppo si possono trovare sui giornali.
Dicevo che le domande occorre farsele.
Bisogna prestare molta attenzione e io chiedo ai colleghi di non essere frettolosi.
Ovviamente, presentata gli ordini del giorno riguardanti le violenze condannate giustamente quello che ritenete sia giusto. Chiedo, però - com'è già stato detto - di considerare la posizione dei cittadini, cioè di coloro che si oppongono all'opera, ricevendoli.
Con il mio ordine del giorno chiedo anch'io di poterli ricevere in una Commissione congiunta, per portare le proposte e i dubbi dei tecnici e dei legali che assistono il movimento NO TAV, fermo restando che le decisioni vengono prese a Roma.
Chiudo dicendo che, su questa decisione, ovvero sull'accordo di ratifica italo francese che dovrebbe far sì che il promotore dell'opera sia LIFT (Lyon Turin Ferroviarie, un'azienda di diritto francese),vorrei ci fosse una posizione unanime. Vi ricordo che tutta la normativa antimafia che esiste in Italia, importantissima per contribuire a impedire che ci siano infiltrazioni con una società di diritto francese, non funziona.
Questo hanno sollevato alcuni parlamentari al Procuratore Capo Caselli e vorrei che su questo, anche con un ordine del giorno distinto in un'altra sede, magari all'interno della Commissione antimafia che si dovrebbe aprire lunedì prossimo, si possano prendere in considerazione questi dati precisi dati puntuali, problematiche serie e gravi dal punto di vista amministrativo e politico.



BONO Davide

Ordine del giorno n. 664 "Censura delle affermazioni del Consigliere Bono in relazione all'aggressione di una troupe televisiva avvenuta in Valle di Susa il 29 febbraio 2012" presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano Pedrale, Mastrullo, Vignale, Comba, Burzi, Boniperti, Valle, Bussola Tentoni, Spagnuolo, Botta Marco, Leardi, Formagnana, Montaruli



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Motta per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 664.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Di tutta la discussione di oggi, al di là di condividere o meno determinate affermazioni, credo che gli argomenti contenuti negli ordini del giorno che ho presentato (questo sulla TAV e l'altro sulla Siria) possano essere condivisi dall'Aula.
L'ordine del giorno in oggetto non entra nel merito di quello che pu essere l'opera della TAV, di cui non credo sia necessario fare la storia delle varie posizioni dei singoli Gruppi della maggioranza e della minoranza perché sono agli atti e conosciute tramite gli organi di stampa.
Questo ordine del giorno era indirizzato verso una violenza che comunque, si è espressa in quest'Aula, quindi un atto di censura nei confronti del Consigliere Bono. Dal 1° marzo 2012 e ad oggi ci troviamo dopo oltre un anno, a parlare e a discutere di un'escalation di atti di violenza e di intimidazione nei confronti di tutti. Non vorrei dimenticare che insieme al collega Bono, ci sono anche altri colleghi sicuramente più illustri, magari in odore di elezioni europee, come Vattimo, per cui un giorno si sveglia, decide di andare in carcere insieme a due indagati e di fare delle esternazioni che la violenza è legittima, per darsi un po' di vetrina visto e considerato che, prossimamente, dovrà trovare un altro Partito perché l'Italia dei Valori molto probabilmente non lo candiderà più alle europee, magari troverà posto all'interno del Movimento 5 Stelle.
Insieme al Consigliere Bono, ripeto, ci sono altri personaggi come Perino che ultimamente ne ha proprio per tutti, per i Magistrati, il Governo, i politici, i giornalisti. E' proprio questo che io, a differenza di quello che sostiene il Consigliere Bono, ricordo perfettamente e non solo esclusivamente determinati fatti di violenza, ma tutti, compreso quello che allora lui stigmatizzò dicendo "scusate, ci siamo sbagliati pensavamo fossero dei poliziotti". Si trattava di un'aggressione nei confronti di giornalisti che, malauguratamente, si erano trovati sulla strada di alcuni facinorosi militanti, o popolazione della Valle di Susa (che della Valle di Susa non sono) che manifestavano in uno dei tanti momenti di scontro con le forze dell'ordine per impedire che l'opera andasse avanti.
Credo che questo sia un fatto importante. Quest'Aula, essendo istituzionale, rappresenta un momento legislativo importante, persone con il senso istituzionale decisamente radicato nella propria azione politica che il Consiglio stesso, l'Ufficio di Presidenza, chi è preposto, censuri quelle gravissime affermazioni del Consigliere Bono. Tra l'altro, non era la prima volta che faceva tale esternazioni, ricordo quando disse che anche lui faceva parte dei black block, come se il fatto di indossare una maschera antigas e coprirsi il volto, non costituisse assolutamente un reato.
Ripeto, il taglio che si è voluto dare, l'impostazione che si è voluta dare a questo ordine del giorno era per frenare questa pericolosa incitazione alla violenza che, a vari livelli, abbiamo assistito: parlamentari, eurodeputati, Consiglieri regionali, Consiglieri comunali, ma anche solo semplici militanti di movimenti che si definiscono tali.
Credo che, da questo punto di vista, noi questa censura la dovremmo approvare anche per il semplice fatto di ripristinare quella legalità che forse, in tanti auspicano ma che fanno difficoltà, con i fatti, a portare nella Valle di Susa.
Noi cerchiamo di portare la legalità in un ambito ristretto e circoscritto come quello del Consiglio regionale cercando di evitare, di alimentare ulteriori teste calde come quei "bombaroli" che girano con auto piene di strumenti che non è proprio legittimo portare in una manifestazione pacifica e che si portano solo per fare del male e non dico altro.
I fatti di cronaca sono sotto gli occhi di tutti, sono stati citati da tutti i Consiglieri, compresa anche la Consigliera Artesio. Sono per non criminalizzare, per non mettere sotto lo stesso nome i movimenti che fomentano queste violenze e i movimenti della popolazione che legittimamente, può essere a favore o contro un'opera che noi riteniamo strategica e che altri, invece, potrebbero ritenere meno strategica.
Rispetto a quell'ordine del giorno potrei anche trovare delle convergenze per votare a favore, per non confondere questi movimenti.
Sono tra coloro che sostengono che la popolazione è stata sopraffatta dalla violenza, quindi anche quelli che, in termini più pacifisti, cercano di rappresentare la propria contrarietà all'opera; sono assolutamente soffocati da coloro che, con le azioni che vengono anche trasmesse tramite gli organi di stampa e non solo, fanno soltanto esclusivamente guerriglia e cercano di aggredire giornalisti e poliziotti.
Sono tra coloro che cerca di salvaguardare o di rispettare i diversi pensieri, ma non si può pensare che la legalità si possa trovare, allo stato attuale, intorno ad un Tavolo ma possa essere solo affrontata e superata con la militarizzazione della Valle di Susa. Una militarizzazione che non deve scandalizzare nessuno. In tantissime altre regioni d'Italia c'è stato l'intervento dell'esercito - come in Sicilia in tempi passati perché comunque è una situazione di estrema gravità; pensiamo a tutti i danni economici che sta subendo la popolazione (perché, poi, si vuole sentire una certa popolazione, ma non si sente, invece, quella che è assediata da questa violenza continua che si esprime in quei territori) con negozi che chiudono o che vengono devastati, alberghi che, solo per il fatto di ospitare le forze dell'ordine, ricevono minacce e sono costretti a chiudere o a rinunciare alla propria attività. Ci sono, ancora altri tipi di intimidazioni, magari un po' meno velate o subdole, come quelle di dare fuoco a materiali oppure aggredire gli operai che stanno svolgendo il proprio lavoro e che cercano di guadagnarsi lo stipendio mensile.
La legalità - lo ripeto - deve essere comunque ripristinata, partendo da questo Consiglio. Per questo motivo, si chiedeva la censura, cercando di insegnare ad uno per educarne altri cento (lo si diceva in maniera diversa, ma il senso è esattamente quello). Grazie.
Ordine del giorno n. 1084 presentato dal Consigliere Biolé, avente ad oggetto "TAV, ferma condanna di tutte le violenze e tutela del diritto al dissenso, anche forte, del Movimento NO TAV"



PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1084.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Sarò breve, dal momento che gli ordini del giorno da esaminare sono tanti e che le posizioni, come sappiamo, sono diverse.
Ho voluto dare un ulteriore contributo partendo proprio da quelle che a mio modo di vedere (ovviamente il giudizio è personale), sono tre importanti citazioni di autorevoli personaggi del recente passato.
La prima è di Giuseppe Mazzini, secondo cui "fino a quando la violenza dello Stato verrà chiamata giustizia, la giustizia del popolo verrà chiamata violenza".
La seconda è di Giuseppe Dossetti, giovane costituente democristiano secondo il quale "la resistenza agli atti del potere pubblico che violino i diritti fondamentali della persona umana è diritto e dovere di ogni cittadino".
Infine, ho citato il Presidente Sandro Pertini, amato forse non da tutti, ma ricordato certamente in termini positivi: "Quando un Governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con bastoni e pietre".
Chiaramente è forte questo tipo di citazione, ma è chiaro che queste frasi devono essere interpretate e, in qualche caso, rientrano in quello che è l'oggetto della nostra discussione.
Non mi dilungherò ulteriormente, perché credo che la situazione sia ormai nota, così come le posizioni.
Credo di poter accennare ad un altro tipo di definizione che amo, che ho fatto mia e che credo possa essere importante per una riflessione: i concetti di forza e di violenza vengono spesso popolarmente confusi e utilizzati come equivalenti. Il primo sottintende un'azione vitale e di crescita, mentre il secondo definisce azioni di morte e annientamento.
Molte volte questi due concetti vengono confusi e forse proprio in questo sta quello che è il giudizio, a volte strumentale, a volte ingenuo, a volte non così documentato, che si esprime.
Proprio sulla documentazione ci sarebbero da fare alcune considerazioni. Io ricordo, in particolare, un'occasione in cui durante il dibattito in aula sul disegno di legge sulle grandi opere, avremmo avuto la possibilità di approfondire meglio la questione e prendere coscienza di quelli che sono davvero i dati relativi allo specifico caso di cui stavamo parlando (l'Alta Velocità in Val di Susa), ma purtroppo, sia per un non volontario ascolto o per scarsa attenzione da parte di molti Consiglieri presenti - mi si permetta - oltre alla volontà forzata di ridurre, per la prima volta in questa legislatura, i tempi di discussione regolamentandoli, non c'é stata la possibilità di approfondire l'argomento.
Questo si riallaccia alle considerazioni che faceva la collega Artesio rispetto alle prese di posizione delle Commissioni competenti in materia di salute, legate alla Comunità Montana della Val di Susa, così come si riconnette al fatto che centinaia di studiosi di ogni campo stanno dando delle indicazioni rispetto alla inopportunità di quest'opera sotto molti punti di vista.
Il mio ordine del giorno, che cerca di aprire ad altri punti di vista si conclude con una richiesta specifica: il Consiglio si dovrà adoperare dal mio punto di vista, per porre fine a quella che è la militarizzazione del territorio - non sono d'accordo con chi mi ha preceduto, ma questo è risaputo - con recinzioni metalliche, filo spinato, posti di blocco e tutto quello che stanno subendo in questo momento i cittadini e il territorio della Val di Susa.
C'è stata una sospensione di democrazia, e anche su questo a mio avviso dovremmo impegnarci, affinché si sospenda o si cancelli questa sospensione dei diritti democratici e costituzionali.
Infine, si richiede una censura forte dei metodi autoritari, spesso anche violenti e intimidatori, impiegati anche dai mass-media, della criminalizzazione che avviene e che, grazie ad alcuni atti che ho sentito illustrare in questa sede, di sicuro non diminuirà (anzi, addirittura potrà aumentare); si censura, inoltre, l'utilizzo di armi proibite o comunque di gas lacrimogeni vietati da convenzioni internazionali, che guarda caso, hanno invece la possibilità di essere utilizzati in grande quantità, con conseguenze che ancora non sono così quantificabili (nonostante qualche studioso abbia provato ad enumerarle), su cittadini che difendono il territorio e i propri diritti.
L'ultima richiesta è quella di fermare immediatamente le operazioni in corso con il conseguente ripristino - ricordo che il Movimento ha più di vent'anni per quanto riguarda l'attività contro quest'opera - dei diritti e del confronto.
Sono convinto che se il confronto fosse veramente aperto e scevro da ogni pregiudizio, l'unico risultato cui si potrebbe giungere sarebbe quello dell'opzione zero, ovvero l'interruzione immediata di questa devastazione che, a breve, sono sicuro che tutti riconosceranno come un enorme errore sotto tutti i punti di vista.



PRESIDENTE

Tutti gli atti d'indirizzo sono stati illustrati.
Presidente Carossa, mi conferma che l'ordine del giorno n. 661 avente ad oggetto "Condanna delle violenze nelle manifestazioni in Val di Susa e dell'atteggiamento di alcuni amministratori che le hanno sostenute" è ritirato?



PRESIDENTE

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

Grazie.
Al momento, quindi, vivono dieci atti di indirizzo.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Riprendiamo un argomento che in questi anni, in quest'Aula distratta e assente - è comparso adesso un rappresentante della Giunta, ma fino a questo momento mi pare che non ce ne fosse nemmeno uno - ha visto posizioni contrapposte all'interno degli schieramenti su una questione che, come diceva l'ultimo Consigliere che è intervenuto, in Val di Susa dura ormai da vent'anni.
La discussione oggi, io credo, non sia sull'opera, sull'opportunità dell'opera; purtroppo oggi in Val di Susa la discussione è uscita dall'opportunità o meno di realizzarla. Opportunità sulla quale ci possono essere posizioni diverse, entrambe legittime per entrare invece in un ambito che non appartiene ai cittadini della Val di Susa (che conosco come le mie tasche da una quarantina d'anni), che non appartiene a chi, come me ha partecipato a decine di manifestazioni, con mia moglie e i miei figli ma che è entrata invece, purtroppo per la Val di Susa, nell'ambito della violenza, della lotta allo Stato, alle forze dell'ordine e alla Magistratura che quello Stato rappresentano.
Partecipavo alle manifestazioni senza maschera antigas, senza pietre in tasca da tirare addosso ai poliziotti e non sono mai riuscito a scorgerne nessuna maschera antigas nelle tasche dei Sindaci e dei Consiglieri comunali che con me partecipavano a quelle manifestazioni; quelle maschere antigas che oggi sono invece una caratteristica, diciamo così, della partecipazione a queste manifestazioni contro poliziotti e carabinieri che fanno quel lavoro perché gli viene ordinato di farlo e che, magari, in quel momento vorrebbero essere da tutt'altra parte.
Seguo da vent'anni questa storia e anche oggi ascolto cose che non corrispondono al vero. Non è vero che non c'è stata discussione sull'opera lo dice uno che vi ha partecipato per anni; non è vero che i Sindaci non sono stati ascoltati. È vero quanto diceva il Consigliere Carossa all'inizio della discussione e cioè che il progetto era dall'altra pare della sponda del lato della Valle.
La verità è che in Val di Susa ci sono oggi e c'erano anche allora due posizioni inconciliabili. Di fondo, c'è la concezione di un diverso modello di sviluppo, quello di chi crede che lo sviluppo debba essere legato alle grandi opere e quelli che invece pensano che questo sviluppo debba essere sostenibile dal punto di vista economico e che pensano invece che lo sviluppo possa essere... Presidente, può invitare ad urlare di meno?



PRESIDENTE

Consiglieri, scusate!



BOETI Antonino

...legato a opere diverse che sono più vicine alla vita dei cittadini...



PRESIDENTE

Collega Montaruli, per favore!



BOETI Antonino

...che ne migliorano la qualità della vita.
Oggi, in Val di Susa queste due posizioni sono inconciliabili. Sono inconciliabili.
Anche se io la penso in maniera diversa rispetto alle grandi opere, chi fa l'amministratore (ho fatto il Sindaco per nove anni, l'Assessore per altri cinque e sono qui da otto anni), chi rappresenta le Istituzioni non può che essere dalla parte dello Stato, dei poliziotti e della Magistratura.
Parlavo in questi giorni con i carabinieri di Rivoli che partecipano alle manifestazioni si verificano che a Rivoli, ce ne sono state alcune in questi giorni. Il maresciallo dei carabinieri, che spesso è obbligato ad andare a lavorare in quel cantiere, non si capacita di come qualche volta i cittadini, spesso altre persone, abbiano un atteggiamento aggressivo nei confronti di persone che difendono in altri momenti e in altre occasioni con il loro lavoro, le loro case e le loro famiglie.
Penso alla Magistratura, che conta in Piemonte uomini e donne che hanno la stima e il rispetto di tutti, quella Magistratura che va bene quando le parole di un magistrato vanno riprese, quando sono utilizzate da un avversario, anzi contro un nemico politico. Non vanno bene quando quella stessa Magistratura persegue reati comuni, dall'attacco a un cantiere protetto dallo Stato, dalle minacce ad una giornalista, le minacce e l'aggressione ad un camionista che si sarà chiesto se si trovasse in Italia o in Libano e che è stato costretto a scendere dal suo camion e non si rendeva conto di che cosa gli stesse capitando nella civilissima Italia.
Per noi, per me soprattutto, quella Magistratura merita rispetto sempre, anche quando dice cose che feriscono e che posso ritenere ingiuste perché sappiamo che alla base del suo lavoro c'è l'integrità morale e civile di una vita spesso al servizio della legalità e della giustizia.
Ho apprezzato le parole dei sindaci della Val di Susa, che pur mantenendo - per questo sono più importanti - la loro contrarietà all'opera hanno detto a chiare lettere che la violenza in Val di Susa deve finire.
Evitando di dire "deve finire, sì, però..."; "deve finire, sì, va beh...".
La violenza in Val di Susa deve finire e basta, perché sta rendendo questa lotta (che aveva e che ha ancora, io credo, in molti sindaci e in molti cittadini della Val di Susa ragioni e ideali, appunto l'ipotesi di uno sviluppo diverso) è ostile a tutte le persone di buon senso che credono che la violenza non possa appartenere ad un Paese civile.
Chi incita alla violenza, chi la giustifica oggi non rende un buon lavoro alla Val di Susa e ai suoi cittadini.
C'è ancora una cosa che trovo incredibile. Oggi in Val di Susa si realizzano due tunnel diversi della stessa lunghezza e sullo stesso territorio. Io non sono d'accordo nemmeno con il secondo, perché se si è sempre detto che l'obiettivo dell'Alta Velocità (perché ritiene che quest'opera sia utile allo sviluppo economico del Piemonte) debba essere il trasferimento dalla gomma al ferro, non si capisce perché si raddoppi il tunnel stradale. Invito i Consiglieri regionali cuneesi, l'avranno fatto molte volte, ad attraversare il tunnel di Tenda (ci vado spesso per andare a Mentone) e si renderanno conto di quanto quel tunnel sia pericoloso e di quanta differenza ci sia invece rispetto al tunnel del Frejus.
Non so se il buon senso - e finisco, Presidente - riprenderà il sopravvento in Val di Susa. Non credo che si verificherà. Credo che lo Stato continuerà legittimamente a perseguire la realizzazione dell'opera che i cittadini, quelli che non credono alla violenza, legittimamente continueranno ad essere contrari e purtroppo credo che i violenti, con buoni maestri, continueranno ad esercitare la loro violenza.
Questo per me è il dispiacere più grande per un territorio al quale sono legato da tutta le vita e che invece costretto ed umiliato ogni giorno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Credo anzitutto, Presidente, che dovremmo riflettere molto circa alcune liturgie di dibattito all'interno di quest'Aula che rischiamo di trasformare dibattiti su temi importanti in stanchi monologhi.
Stanchi monologhi, perché questi interventi sono ascoltati unicamente da chi parla. Da chi si ascolta. E credo che, viste le sollecitazioni che avevano portano l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, su cui tornerò, a presentare un ordine del giorno su questo tema, credo veramente singolare che un Consiglio regionale che mette all'o.d.g. un documento dell'Ufficio di Presidenza su un tema rilevante e importante, affronti poi la discussione in questo modo e con un'assenza totale da parte della Giunta regionale.
Probabilmente, dobbiamo riflettere tutti su come affrontiamo queste tematiche, al di là di una liturgia veramente stancante, che rischia di rendere inutili questi momenti.
Poiché condivido quasi tutto, per non dire tutto, l'intervento del collega Boeti, non tornerò su alcune questione che lui ha posto e che ha posto non nascondendo quella che è la sua contrarietà, che non ha mai nascosto durante i dibattiti all'interno di quest'Aula, circa la realizzazione di queste opere.
Ma qui il problema non è che oggi dobbiamo discutere se si fa la TAV o non si fa la TAV. Perché qualunque dibattito affronteremo in quest'Aula su questo problema non sposteremo assolutamente quelle che sono le posizioni che ripetutamente abbiamo avuto modo di esprimere in quest'Aula e all'esterno.
Però, su questo punto propongo una riflessione. Credo che tutti dovremmo riconoscere un fatto: non è vero che nel corso di questi anni per questi anni intendo a partire dalla precedente legislatura regionale il tema sia stato affrontato in modo assolutamente ideologico da parte della Regione Piemonte. Non è vero, perché nella precedente legislatura regionale si è lavorato molto su questo tema. Ci sono stati importanti momenti di confronto con il Commissario straordinario, dottor Virano perché la Giunta regionale si è mossa con molta efficacia, affinché il tracciato potesse essere ripensato e affinché nascesse l'Osservatorio, che era diventato, fino ad un certo punto, un vero momento di confronto, che coinvolgeva le comunità locali.
Riconoscere questi fatti significa, sostanzialmente, ammettere che questo tema non è stato affrontato in modo privo di valutazioni critiche.
Lo diceva già il collega Boeti e lo ha detto il collega Carossa: il tracciato è profondamente cambiato, sulla base di un lavoro stimolato dalla Regione Piemonte, che ha coinvolto le comunità locali.
Lo dico francamente: mi dispiace, collega Artesio - che ha seduto all'interno di quella Giunta regionale - che non riconosca il lavoro svolto da quella Giunta regionale, non di coinvolgimento sul significato di un'opera, ma sul fatto che quella realizzazione non poteva essere affrontata in termini di accettazione aprioristica di un progetto, bensì attraverso un confronto di merito che riguardava le comunità locali.
Relativamente alla seconda riflessione, sia chiaro che, qui, nessuno mette in discussione il diritto sacrosanto di opporsi a quest'opera. Ci mancherebbe altro che in un Paese democratico noi negassimo il diritto di esprimersi e la ricerca di un consenso sempre più crescente attorno all'opportunità, o meno, di questa realizzazione.
Noi non ci permetteremo mai di criminalizzare un movimento che, proprio perché ha avuto anche la dimensione di movimento popolare, va rispettato fino in fondo come sale di una democrazia, che deve al proprio interno riconoscere anche il diritto legittimo delle comunità locali ad esprimere le proprie opinioni circa l'opportunità, l'utilità o la non utilità della realizzazione di un'opera, ma questo non è il problema che abbiamo di fronte oggi. Il problema è un altro, che, dal mio punto di vista, riguarda sia coloro che sono favorevoli alla realizzazione di quell'opera, sia coloro che si battono con gli strumenti della democrazia affinch quell'opera non venga realizzata. Il tema che abbiamo di fronte, che declino molto semplicemente, è il seguente: è accettabile...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Reschigna.
Per favore, se è possibile, chiedo un po' di collaborazione. Grazie.
Prego, prosegua.



RESCHIGNA Aldo

Cari colleghi, è accettabile che su una vicenda siffatta si inseriscano azioni di violenza che, alla fine, depauperano anche lo stesso significato democratico del movimento contrario alla realizzazione della TAV? accettabile che a tutto ciò possa essere data una copertura rappresentata dalla convinzione, espressa da molti, che quell'opera non possa e non debba essere realizzata? È accettabile che tutto ciò debba essere vissuto in termini di acriticità e non come un segnale pericoloso che riguarda le nostre comunità locali e la comunità regionale? Francamente, su questo non sono più disponibile a ragionare, n attraverso citazioni storiche che, estrapolate dal loro contesto, sono ridicole nella loro rappresentazione, né a dare alcuna copertura a chi fa della violenza la modalità con la quale si inserisce all'interno di un movimento democratico, per condizionarlo fortemente e pericolosamente! Su questo - l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha affrontato il tema solo da questo punto di vista - credo che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale abbia agito positivamente, perché ha segnalato un pericolo; perché nella storia della Regione Piemonte i vari Uffici di Presidenza e le Assemblee si sono fatti carico anche di lanciare dei messaggi che segnalano i pericoli che attraversa questa comunità.
Su queste questioni credo ci possano essere dei minimi comuni denominatori, non che convincano chi è contro legittimamente quest'opera che quest'opera è utile e importante, ma chi crede che nella lotta democratica non ci sia spazio per la violenza! E non possa e non debba essere data alcuna copertura alla violenza! Questo è il tema che abbiamo di fronte, colleghi, non altri! Non è questo il luogo, né il momento, sia ben chiaro, lo dico anche in relazione ad alcune considerazioni che il collega Bono ha svolto nel suo intervento. Noi che, come Gruppo e come Partito, siano favorevoli a quest'opera, perché riconosciamo che c'è un deficit infrastrutturale all'interno di questa Regione, siamo i primi a richiedere un deciso intervento da parte delle Istituzioni e da parte della Magistratura affinché i lavori in Val Susa vengano realizzati nel pieno rispetto delle leggi. Non deve esserci ombra di dubbio relativamente alla qualità dei lavori, ma soprattutto per quanto riguarda le modalità di realizzazione e di assegnazione, anzi occorre un'accentuazione dei controlli.
Qui termino, augurandomi un'altra cosa, e lo dico raccogliendo anche il pezzo finale dell'intervento del collega Leo: credo che sbaglieremmo a presentare e a votare una marea di ordini del giorno che dicono le stesse cose. Un'Assemblea si riconosce su un documento molto semplice ed è la ragione per cui noi non abbiamo presentato un documento nostro come Gruppo in questa seduta di Consiglio regionale.
Sarebbe una buona cosa riconoscersi nel documento dell'Ufficio di Presidenza, che non è un documento - lo ripeto - che invita a convincersi dell'utilità dell'opera, ma segnala questo pericolo, che è un pericolo reale che noi lanciamo con molta convinzione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Reschigna.
La parola al Consigliere segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Non mi soffermerò che pochi minuti, ma ritenevo doveroso anche da parte del nostro Partito espresso in Consiglio regionale manifestare il nostro punto di vista in merito; intanto, condivido gli autorevoli interventi svolti in precedenza.
Mi sembra che questo Consiglio regionale già "soffra", tra virgolette relativamente alla tempistica legata all'approvazione e alla discussione di determinati ordini del giorno e all'attività legislativa, che è la parte nobile di questa espressione del Parlamento piemontese. Oggi, ci stiamo tra virgolette, "perdendo" proprio in questi numerosi ordini del giorno infatti, già in passato, ci siamo espressi tutti quanti, giustamente, dal punto di vista democratico, sulla realizzazione o meno di questa importante opera del nostro Paese.
Conoscete il punto di vista dell'Italia dei valori: a suo tempo abbiamo votato contro in quanto siamo molto perplessi sulla realizzazione di quest'opera. Siamo convinti, di fronte ai tagli che si stanno compiendo a livello infrastrutturale sui trasporti della nostra regione, che con quella liquidità potremmo egregiamente salvare numerose linee ferroviarie. Mi viene in mente soprattutto l'importante linea internazionale Cuneo-Nizza della quale si rischia la chiusura. Il nostro punto di vista, quindi l'abbiamo espresso. Mi sembra che tornare sull'argomento, ridiscutere rimettere in queste ore in evidenza i nostri punti di vista, controbattere "l'avversario" politico o colui che ha un altro punto di vista in merito sia una perdita di tempo.
Raccolgo il messaggio precedente, che è stato fatto da alcuni miei colleghi, sul fatto che sarebbe opportuno - e da un lato, dal punto di vista di questo Consiglio regionale, sarebbe anche nobile - raccogliere l'unico ordine del giorno, quello sottoscritto dall'Ufficio di Presidenza che anch'io, pur essendo contrario alla TAV, ho firmato, perché è quello che ribadisce che in qualunque momento della vita pubblica noi dobbiamo rispettare la democrazia e la maggioranza e dobbiamo essere contro la violenza e la sopraffazione.
Per quanto riguarda il movimento NO TAV. io mi rendo conto che coloro che stanno muovendo questo movimento stanno facendo della violenza e stanno violando la democrazia. Questo noi non lo permetteremo.
Non voteremo a favore, quindi, di determinati ordini del giorno: ci limiteremo a dare la nostra presenza, mentre voteremo a favore dell'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza.
Siamo contro la violenza e per il rispetto della democrazia. Siamo contro quest'opera, che si ritiene importante per la nostra Regione, perch abbiamo a suo tempo manifestato numerose perplessità, non da ultima quella paventata anche da alcuni nostri colleghi sulle infiltrazione mafiose in relazione a tale realizzazione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei. La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Come avevo anticipato, tengo a intervenire anche nel dibattito generale dopo aver ascoltato gli interventi dei colleghi, abituata come sono ad ascoltare non solo me stessa ma anche tutti i Consiglieri che intervengono addolorata e preoccupata. Questa è la sintesi dello stato d'animo con cui affronto la discussione conclusiva di questo dibattito. Sono addolorata perché ho sentito parlare, in molti degli interventi che si sono susseguiti, dell'impossibilità di fare altro: non c'è più nulla da fare, è inconciliabile... Ma non c'è, in politica, un momento in cui non ci sia più nulla da fare. La politica è per sua definizione la funzione che ha sempre da fare, esattamente quella di portare fino allo sforzo tutte le possibilità di ascolto, di composizione, di rispetto, di cittadinanza, di testimonianza, di presenza che le diverse posizioni in campo hanno.
Questo atteggiamento rinunciatario mi addolora, ma quel che ne esce cioè l'eventuale esito del voto sul documento dell'Ufficio di Presidenza mi preoccupa. Mi preoccupa esattamente per le ragioni che ho richiamato in premessa: vale a dire che il documento che è stato sottoposto all'approvazione dell'Aula, e che si pretende - per un certo verso correttamente, essendo avanzato dalla sintesi istituzionale di questa Assemblea - ne rappresenti il senso comune, è uno strumento che asseconda l'idea che non ci sia più nulla da fare, che asseconda la possibilità di lasciare al proprio destino di dissenso, ridotto alla voce che chiama e parla nel deserto, tutte quelle popolazioni che - ripeto - in modo documentato, intelligente ed emotivamente partecipato, oltre che con un grande principio di responsabilità personale per l'impegno verso le proprie terre, hanno in questi anni manifestato.
Proverò, con uno sforzo quasi letterale, a spiegare perché con questo documento l'Ufficio di Presidenza rende invisibili le popolazioni della Val di Susa, sancendo così la frattura politica di un'Assemblea che deve rappresentare tutti con quei territori e con quelle popolazioni.
Intanto, segnalo due superficialità e mi auguro che almeno a queste si vorrà porre rimedio. Si dice "il fallito attacco da parte di una sessantina di attivisti NO TAV". Non credo che l'Ufficio di Presidenza conosca già gli autori di questi gesti. Sta indagando la Magistratura: evitiamo, almeno noi, di dire chi sono gli autori. La seconda superficialità è il richiamo che si vuole usarem, come perno di tutta questa documentazione all'intervento dichiarato pubblicamente da parte della Procura della Repubblica di Torino e, in modo particolare, dal Dottor Caselli. Io lo voglio citare testualmente, perché non amo nemmeno un'Assemblea legislativa che usi le dichiarazioni estrapolandole dal contesto. Queste furono: "C'è un fondo di preoccupazione per il silenzio e la sottovalutazione, se non peggio, da parte di uomini della cultura e della politica..."; e anche "è una mia opinione personalissima". Chi rappresenta fino in fondo lo Stato come il Dottor Caselli, sa quando parla a titolo personale e quando svolge una funzione istituzionale. Per favore, questa istituzione non usi dichiarazioni, per le quali l'autore è stato molto attento a distinguere i ruoli, al fine di accreditare i contenuti di una propria posizione politica; propria posizione politica che - lo ribadisco - tende ad isolare il Consiglio regionale dai sentimenti di quelle popolazioni.
E provo a dirlo in ragione di ciò che dichiara questo documento, che non corrisponde al vero, ma ad un'interpretazione che vuole legittimare soltanto questo testo. Non può corrispondere al vero il riportare come processo democratico le consultazioni fin qui svolte: non solo perché vi ho dato due esempi concreti di come l'istituzione Regione abbia negato le consultazioni, ma perché voglio ricordare che i Sindaci hanno chiesto a due successivi Governi di potere essere ascoltati, e lo hanno ancora ribadito non più tardi di alcuni giorni fa, senza ricevere alcun tipo di riscontro e perché quelle consultazioni non sono state viste come occasione possibile di pratica democratica e di confronto da almeno venti Amministrazioni, dai cittadini, da moltissimi intellettuali, da circa un centinaio di parlamentari. È quindi possibile che questa possa essere intesa dall'istituzione regionale come "il" processo democratico, come "la" democrazia partecipativa, senza che si venga sfiorati dal dubbio che tutti i soggetti che chiedono ancora a viva voce di essere ascoltati stiano dichiarando a ragione di non aver potuto esercitare questo diritto?! E ancora, quando si confonde il giudizio di merito sulle vicende con il giudizio sui comportamenti è perché si è deciso di ignorare il merito. Non esiste una condizione per la quale lo stile che viene adottato diventa un alibi per non confrontarsi sul merito delle questioni poste, tanto meno quando lo stile di alcuni viene attribuito all'insieme di un movimento, con ciò compiendo un'estensione del tutto immotivata, ingiusta, infondata.
Quindi, qui si discute il merito, certo. Quando questo Consiglio infatti, decide correttamente di nominare i lavoratori delle imprese, le imprese stesse, le Forze dell'ordine, i Magistrati e il popolo viene chiamato "dissenso", nemmeno con un'aggettivazione personale - nemmeno come donne e uomini, Sindaci, operatori sociali e della cultura, ma "dissenso" qui si compie esattamente un processo di anonimia dei soggetti e delle tesi di cui quei soggetti sono portatori: si rimuove il loro sentire, si rimuove la loro posizione, si rimuove la loro esistenza. E quando politicamente si rimuove l'esistenza dei soggetti, si rinuncia a fare politica.
Questo documento del Consiglio regionale e del suo Ufficio di Presidenza, quindi, è un documento che ha il senso di dichiarare da che parte sta sull'opera la maggioranza - io mi auguro non si verifichi il voto di maggioranza - di questa Assemblea ha il senso finale gravissimo di dire a quelle popolazioni che questo Consiglio regionale non è interessato a loro.
Allora, in uno sforzo che cerca di contrastare la mia preoccupazione e il mio dolore, ho provato a riportare, in ciascun paragrafo del documento dell'Ufficio di Presidenza, il richiamo alle popolazioni locali e a quelle popolazioni locali che si riconoscono nelle ragioni contrarie al TAV.
Farò un gesto irritale, Presidente: lei potrà forse cavarsela con ricorso al Regolamento dell'Aula, ma le regalo il lavoro fatto sul vostro ordine del giorno, in cui, ad ogni riga di riferimento ai soggetti che ho ricordato prima, se ne aggiunge un'altra di riferimento alle popolazioni.
Non voglio, con il mio nome sotto questo documento, indurre qualcuno a votare contro per principio, e allora le regalo questo lavoro.
Mi auguro che lei voglia dimostrare, non solo a me, non solo all'Aula ma alle popolazioni della Val di Susa, che questo Consiglio regionale si preoccupa di rappresentare tutti, ma ancora di più pensa che la politica abbia sempre qualcosa da fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cantore; ne ha facoltà.



CANTORE Daniele

Presidente, voglio premettere che non mi hanno mai convinto né i "No TAV" senza se e senza ma, né i "Sì TAV" senza se e senza ma. Mi convince invece la proposta del collega Reschigna di andare sull'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza.
Collega Artesio, ho provato a rileggerlo e non mi pare che escluda la popolazione della Valle di Susa. Dico una cosa ben precisa: questo Consiglio regionale vuole, come ha fatto in altre occasioni e come fanno altre Assemblee elettive, stigmatizzare atti di violenza che ci sono stati in questi anni e in questi mesi. Questo lo ritengo un rispetto nei confronti della popolazione della Valle di Susa, che non è ascrivibile come terrorista o attuatrice di atti di terrorismo o, comunque, di atti contro le cose e contro le forze dell'ordine. Penso che questo debba essere chiarito.
Ci troviamo di fronte ad una frangia estrema che utilizza il non consenso all'opera, da parte di un numero, secondo me ancora consistente della popolazione della Valle di Susa, per compiere atti contro lo Stato.
Questo ordine del giorno dice che il Consiglio regionale del Piemonte non può permettere che queste cose avvengano e, nello stesso tempo, esprime solidarietà alla Procura della Repubblica e alle forze dell'ordine che come ognuno di noi sa, sono da anni lì impegnati, spesso a prendere insulti, pietre e a dover garantire l'ordine con grande fermezza.
Ritengo che questo sia un ordine del giorno che può anche aiutare a convincere coloro che sono contro l'opera che queste frange estreme - e mi riferisco al centro Askatasuna, citato dal collega Carossa - danneggiano non l'opera, ma la Valle di Susa. Deve esserci una separazione netta tra i valsusini "No TAV", tra gli amministratori "No TAV" e queste frange estremiste.
Personalmente ritengo, Presidente, che se anche lei e l'Ufficio di Presidenza coglieste, nell'ordine del giorno, la proposta di una lettera al Sindaco di Torino, comunque si chiami (in questo momento si chiama Fassino), per chiedere che venga sgomberato questo centro sociale (è l'unica digressione che mi permetto) sarebbe un'opera meritoria e finalmente potremmo, Presidente, parlare in quest'Aula guardandoci negli occhi.
inutile che continuiamo a dirci che dobbiamo separare la popolazione da quelli che sono invece estremisti. Sappiamo che c'è una frangia di questi estremisti che viene da tutta l'Italia - in particolare da Torino e dall'estero, che sfrutta questa contestazione, e noi non chiamiamo le cose con nome e cognome.
Se vogliamo chiamarle con nome e cognome, dobbiamo dire che questo centro deve essere sgomberato. Questa sarebbe un'azione meritoria da parte della Magistratura, delle forze dell' ordine e delle forze politiche.
Presidente, siamo di fronte ad una situazione delicata. Concordo con la collega Artesio che non si può equiparare la contestazione e la contrarietà all'opera con questi gesti. Dobbiamo tenerle separate. Peraltro, sono sempre stato molto perplesso sul merito e sui tempi di quest'opera, ma soprattutto sui tempi, ed anche qui dobbiamo parlarci con grande chiarezza.
Collega Reschigna, diciamocela tutta: se siamo in questa condizione c'è anche una grande responsabilità dei governi nazionali e regionali che si sono avvicendati. Dobbiamo essere onesti fino in fondo.
Certo, nella passata Legislatura, con l'Osservatorio si sono fatti passi in avanti e sicuramente il tracciato è stato modificato. Peraltro oggi si parla solo di una galleria, perché la linea che va da Susa al Sito rimane la linea storica che sarà salvaguardata, se possiamo usare questo termine, e quindi, di fatto, la contestazione riguarda 56 chilometri e tutto il resto rimane come prima. Se fosse stato attuato il precedente progetto, o anche solo il progetto rivisto, quello sulla destra orografica della Dora sarebbe stata una devastazione per la Valle, ma non è più così quindi anche i "No TAV", senza se e senza ma dovrebbero riflettere.
Altrettanto dico che se le classe politica - amministratori, deputati e senatori - stessero più zitti e lasciassero che questa talpa andasse avanti, perché ormai è stato deciso così, forse ci sarebbe meno tensione.
Penso che anche sulla TAV, tra i "No" senza se senza ma, e i "Sì" senza se e senza ma, si potrebbe parlare della TAV o del Dixan e sarebbe la stessa cosa: l'importante è apparire sui giornali.
Certamente la mia solidarietà va a chi ha ricevuto minacce, lettere contenenti pallottole e altri atteggiamenti ostili. Vorremmo che questo Consiglio regionale, dopo il vostro sopralluogo al cantiere e dopo la discussione di questa sera (ha ragione il Consigliere Reschigna a dire che è stata utile) oggi mettesse un punto fermo: determinati atti di violenza non possono essere accettati da questa Assemblea.
Ribadisco solidarietà alle forze dell'ordine: l'ho sempre fatto in ogni occasione pubblica, perché veramente sono esposti, in rappresentanza di tutti noi, non solo a violenze, ma anche ad uno stress quotidiano incredibile. In quella Valle, tutte le forze dell'ordine sono incentrate sul cantiere, a scapito della sicurezza di tutti i Comuni della Valle.
Penso che questo sia un atto importante da valutare.
Concludo, Presidente.
Personalmente - non so cosa farà il mio Gruppo, ha già detto il collega Leo che sarebbe opportuno sfoltire il numero degli ordini del giorno voterò quello dell'Ufficio di Presidenza.
Ripeto alla collega Artesio, che stimo molto, che secondo me non è offensivo nei confronti della popolazione o, comunque, non é omissivo nei confronti della popolazione della Valle di Susa, però se lei, Presidente accettasse le correzioni presentate dalla collega Artesio, non avrei nessun problema, perché ritengo anch'io che questa popolazione debba essere difesa e non, come è successo qualche anno fa, insultata dal Ministro Lunardi, che parlò di 40 mila "sfaccendati".
Non è così, un Ministro deficiente aveva insultato una popolazione e aveva rotto un meccanismo di rapporto, che poi con grande difficoltà si è ripreso.
Nello stesso tempo, le chiederei, se lo ritiene opportuno e se i colleghi sono d'accordo, che nell'ordine del giorno ci possa essere anche un richiamo alla Città di Torino, affinché il nucleo principale degli atti che avvengono in Valle di Susa, cioè il centro Askatasuna - del quale da tanti anni chiediamo la chiusura - finalmente venga chiuso, e quindi venga meno un elemento di disturbo non solo a Torino ma, in particolare in questo momento, in Valle di Susa.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Io ho ascoltato con molta attenzione e anche con qualche preoccupazione alcuni interventi che ci sono stati, perché non è più in discussione l'opera.
Chi mi conosce sa che, per semplificare, io sono un tiepido "SI'-TAV" nel senso che da sempre ho avuto qualche perplessità. L'ha detto poc'anzi il collega Cantore e mi ritrovo con diverse cose che ha detto lui e mi ritrovo assolutamente con l'intervento del mio Capogruppo, Reschigna; i tempi, i costi e altre questioni.
C'è stato un atteggiamento vessatorio iniziale con una concezione dello Stato fra il borbonico e il sabaudo delle peggiori tradizioni, impositivo e senza rispetto delle popolazioni e dei territori. Parlo dell'inizio, nel senso che è stato detto "si fa la linea da lì a lì e non rompano le scatole. Si mettono due Carabinieri e si risolve il problema".
Se mai è stato così lontanamente, non è più così. L'esperienza francese ci insegna che la stessa opera, al di là della vetta, con le stesse montagne, con le stesse caratteristiche e le stesse problematiche, vede un percorso partecipato, condiviso, spiegato. Gli unici che si sono lamentati sono quelli che sono in superficie e non in galleria e non esistono manifestazioni, non esistono problemi.
Si è perso il senso. Ricordo alcuni salottieri torinesi che mi spiegavano com'era bello avere il TGV per andare a Parigi a casa - io non ho mai avuto la casa a Parigi. Adesso alcuni di loro, gli stessi, mi spiegano che è il peggio di questo mondo.
Ma non è più in discussione l'opera. E per quanto mi riguarda non è mai stata in discussione la legittimità a contrapporsi e a protestare.
Arrivo da una tradizione politica in cui per esperienza personale la protesta l'ho fatta tantissime volte, anche in forma rumorosa, ma all'interno di certe regole e all'interno di uno stato di diritto e di uno stato democratico.
Questo Paese con tutti i suoi difetti e con tutti i suoi problemi è una democrazia - e lo dico, visto che si abusa spesso di questo termine, anche in queste occasioni - nata dalla Resistenza e dove chiunque può esprimere quello che pensa.
Però qui non è più in discussione l'opera. Sono preoccupato, cara collega Artesio, di alcune sfumature e di alcune affermazioni che lei ha fatto, perché non concordo sugli errori dei Governi nazionali e regionali di tutte le parti.
Noi adesso siamo in una situazione particolare. Mi auguro che l'Aula si ritrovi, e lo accenno solo perché sono parte in causa, sull'unico ordine del giorno che non può che essere quello dell'Ufficio di Presidenza. Non è argomento su cui ci si può misurare o sul quale mettere la bandierina altrimenti si perde il senso di far parte di un'istituzione. Ci sono tante altre occasioni per farlo, e il sottoscritto, quando capita, cerca di fare la sua parte e di dare il contributo.
questo il tema: collega Artesio, la Procura della Repubblica non fa un comunicato stampa, non può prendere una posizione ufficiale, non è un organo politico. È un'istituzione che rappresenta il rispetto della legge ed è evidente che non c'è e non ci potrà mai essere una posizione ufficiale, altrimenti sarebbe una Magistratura che dipende dal potere politico e non saremmo più in uno stato democratico e non ci sarebbe la separazione tra le varie istituzioni e non ci sarebbe neanche l'autonomia.
evidente che l'intervento del Procuratore Capo segnalava e segnala un grave pericolo al punto in cui siamo arrivati. Perché quando si interviene nel modo in cui stiamo assistendo, è un film già visto, cioè quando c'erano i documenti che preannunciavano la strategia e poi quello puntualmente accadeva nei mesi e negli anni successivi.
Non c'è nessun parallelismo e non è pensabile che si ripetano in quelle formule e in quei modi quello che successe in una triste stagione recente.
Ma è evidente che quando ci sono documenti cartacei e on-line che delineano una strategia, che puntualmente si verifica, assistiamo ad un fatto che uno stato democratico e di diritto non può assolutamente permettere, cioè il controllo del territorio e decidere chi da quel territorio passa e quali documenti ha e se può passare.
Quando si ferma un mezzo straniero e con la violenza si pretende che si esibiscano i documenti e in base a quelli si passa o meno, è un'azione eversiva, non è altro. E uno stato democratico e uno stato di diritto non può permettere questa cosa.
Qua c'è un discrimine, non tra destra e sinistra, ma tra chi si riconosce in uno stato democratico e chi non si riconosce.
Termino e oltre all'invito sull'ordine del giorno, deve essere chiaro che al di là degli argomenti - perché è sempre lecito protestare e lo sottolineo, perché non mi voglio precludere il diritto di poter protestare domani, dopodomani o nel caso si verificasse la situazione - per la mia tradizione politica non ho dubbi, non ne ho mai avuti e continuerò a non averne: tra chi tira le pietre e i lavoratori, io sto con i lavoratori.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiuso il dibattito generale.
Cerchiamo adesso di tirare le fila rispetto agli atti di indirizzo anche alla luce del dibattito. Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dell'Ufficio di Presidenza ringrazio sia coloro i quali l'hanno aspramente criticato, ma è normale, sia coloro che l'hanno sostenuto preannunciando già la loro intenzione di voto.
Ovviamente prima di passare alla ricognizione sugli atti di indirizzo volevo fare alcune considerazioni. Innanzitutto sgombrare il campo dal fatto che l'Ufficio di Presidenza ha inteso ed intende con l'ordine del giorno proposto al Consiglio regionale, semplicemente segnalare un pericolo - e mi sia consentito anche un aggettivo, cioè un "grave" pericolo di questo rischio in rapida evoluzione della (uso un sostantivo errato) qualità negativa di una minoranza che dissente, calpestando la democrazia.
Mi sembra che su questo siamo sostanzialmente siamo tutti d'accordo, lo diceva anche il Vicepresidente Placido nel suo intervento, citando un esempio.
Perché quando viene fermata una persona da qualcuno che non ha titolo dalla Costituzione e dalla legge, che lo riserva alle forze dell'ordine e non sicuramente a cittadini che esprimono dissenso anche con degli atti di violenza - perché ho omesso di dire che prima di chiedergli i documenti gli hanno martoriato tutta la cabina, spaccandogli i vetri - il confine tra l'eversione e il terrorismo è ovviamente labile.
Noi con questo atto di indirizzo intendiamo solo ed esclusivamente condannare queste azioni, e ci mancherebbe. Non vogliamo condannare o anche semplicemente criticare il dissenso civile, che viene rappresentato dalle popolazioni e non solo da quelle della Valle di Susa, che sono contrarie alla realizzazione di questa opera. Chi mancherebbe! Quindi, è una mera condanna dell'atto di violenza. Così come un apprezzamento - non mi sembra scandaloso - sull'attività della Magistratura, cui nessuno vuole ledere l'indipendenza, nel senso che debbano avere il permesso - ci mancherebbe - o l'apprezzamento da parte della politica su quello che stanno svolgendo, così come stanno facendo le Forze dell'Ordine e alle Forze Armate. Anche nella visita che abbiamo effettuato, come Ufficio di Presidenza, qualche giorno fa nel cantiere di Chiomonte, abbiamo verificato l'impegno di questi servitori dello Stato.
Un'altra questione, e voglio sgombrare il campo da subito: come negli altri atti di indirizzo che abbiamo presentato in passato e che sono stati votati dall'Assemblea a larga maggioranza, proposti dall'Ufficio di Presidenza, non si fa alcuna valutazione dell'opera. Mai ci siamo permessi né mai avremmo potuto o voluto entrare in un giudizio riguardante la realizzare della TAV, la sua tempistica e quant'altro.
Così come non c'è alcuna critica alle forme di dissenso - come dicevo poc'anzi - espresse nel rispetto delle regole, delle leggi e della democrazia.
Voglio, poi, rispondere puntualmente ai colleghi, in particolare - e me ne scuso con gli altri - al Consigliere Cantore e alla Consigliera Artesio.
Per quanto attiene al collega Cantore e la proposta riguardante una presa di posizione del Consiglio regionale, soprattutto se espressione di una proposta dell'Ufficio di Presidenza, in merito all'invito al Sindaco di Torino di valutare la chiusura di quel centro sociale, ritengo debba essere sicuramente valutata, verificata ed approfondita. Oggi, ovviamente, non siamo in grado di farlo né credo sia utile snaturare (non perché questo non sia altrettanto importante) il documento, che è mirato alla condanna degli atti di violenza e, in particolare, alla condanna degli ultimi atti di violenza che sono avvenuti su quel territorio.
Questo non esclude, ovviamente, magari confrontandomi con il collega stesso, che si possa fare una valutazione in futuro, eventualmente come espressione di una posizione del Consiglio regionale, perché siamo un'Assemblea legislativa, ma insistiamo anche sul territorio della città e circa la metà dei nostri colleghi sono eletti nella circoscrizione di Torino.
Collega Artesio, perché abbiamo scritto "da parte di una sessantina di attivisti NO TAV"? Proprio nel senso opposto di quello che lei - almeno così ho inteso - ha un po' sostenuto.
Si è voluto - riprendendo un numero (una sessantina), che è stato ampiamente ripreso dagli organi di informazione, anche su dichiarazioni dei rappresentanti delle Forze dell'Ordine - non attribuire questi fatti all'intero movimento, perché una parte di quel movimento esprime un dissenso rispettando le regole cui prima ci riferivamo.
Così come quando scriviamo "Ritenendo che l'espressione del dissenso" non ci riferiamo certamente alla popolazione. Quando aggiungiamo "non deve mai sfociare nella violenza e nella prevaricazione" ci riferiamo a coloro i quali, invece, sono sfociati nella violenza e nella prevaricazione, quindi facciamo sempre un riferimento preciso a quell'attacco, da parte di quella sessantina (se poi fossero 53 o 71 non lo sappiamo) di NO TAV.
La popolazione non c'entra nulla - su questo sgombriamo il campo - e non c'entrando nulla, non la critichiamo né, ovviamente, la enfatizziamo.
sicuro che la vicinanza alle imprese e ai lavoratori si esprime, ed è stata espressa già per iscritto, in questo atto, che è stato approvato dall'Ufficio di Presidenza e proposto all'Aula, anche alla luce della visita che abbiamo fatto.
Abbiamo avuto l'opportunità, come penso molti di loro, di parlare con i lavoratori del cantiere, soprattutto coloro i quali - vi posso garantire magari non sono piemontesi o addirittura non abitano stabilmente nel territorio della regione. Abbiamo trovato un disagio, una paura e addirittura, in alcuni casi (lo voglio dire in maniera molto cruda e me ne scuso), si leggeva, non solo negli occhi, perché abbiamo anche parlato e ci siamo intrattenuti molto con loro, quasi la voglia di tornare a casa, in questo momento di crisi economica e di grande mancanza di lavoro in particolare per gli operai, perché spesso sono donne e uomini che provengono da altre regioni d'Italia, dalle regioni meridionali. Ci hanno detto: "Noi qui abbiamo paura a continuare a lavorare".
Questo è stato il senso della nostra visita: vicinanza ai lavoratori ed anche sostegno, apprezzamento e solidarietà, in particolare all'impresa e ai lavoratori.
Tuttavia - richiamo l'attenzione dell'Aula e, in particolare, dei colleghi dell'Ufficio di Presidenza che sono firmatari di quest'ordine del giorno - ritengo che, alcune parti del documento possano essere una precisazione e abbiano un nesso. Mi scuso con lei - collega Artesio - sa quanto la stimo e le riconosco sia un impegno sia un'intelligenza vivace nei lavori di quest'Aula e non solo, ma credo che si possano sicuramente condividere due aspetti.
Il primo, attiene al pensiero del Procuratore Capo: ritengo non sia importante l'aggettivo, perché quello che viene espresso dall'ordine del giorno è il riferimento. Poi, che giacca avesse in quel giorno il dott.
Caselli credo sia irrilevante. È importante quello che lui - se viene condiviso - ha rappresentato.
Dicevo, però, che occorre recuperare questo (richiamo l'attenzione poiché faccio una proposta emendativa, cogliendo anche alcuni suggerimenti e richieste della Consigliera Artesio): "solidarietà a tutti coloro compresi i cittadini", ma togliamo "che si riconoscano nel movimento NO TAV", perché la società, a mio parere, deve comprendere sia coloro i quali si riconoscono nel movimento sia coloro i quali insistono su quel territorio e non sono attivisti di quel movimento, "che in questo clima hanno subito danneggiamenti, intimidazioni, ritorsioni e minacce".
Ritengo che questo sia sicuramente accoglibile da parte nostra.
Pertanto, se il Consiglio ritiene, faremmo propri, con una piccola modifica (togliendo "il riconoscimento nel movimento NO TAV"), quello che proponeva la collega Artesio, quindi: "Solidarietà a tutti coloro, compresi i cittadini, che in questo clima hanno subito danneggiamenti intimidazioni, ritorsioni e minacce".
Questo può essere sicuramente recuperato e ritengo che non andiamo a diminuire la solidarietà nei confronti delle imprese e dei loro collaboratori. Esprimiamo solidarietà anche ai cittadini, perché, in effetti, alcuni cittadini hanno subito danneggiamenti e minacce.
Così come l'impegno "a contribuire al sostegno di una politica che rafforzi la legalità e le scelte democratiche, attraverso la promozione della partecipazione dei singoli e delle loro organizzazioni istituzionali e sociali per favorire l'ascolto e il confronto".
Credo che "limitatamente", in questo modo, si possa sicuramente inserire.
Mi sembrano due proposte accoglibili, di buonsenso, che non vanno sicuramente a snaturare gli intendimenti di un ordine del giorno che mi auguro possa essere approvato, così come modificato parzialmente da noi, su richiesta della Consigliera Artesio. Mi sembra che anche gli altri colleghi che sono intervenuti prima andassero un po' in questa direzione pertanto penso possa essere accolto a maggioranza.
Vorrei - e concludo - richiamare su questo l'importanza della nostra Assemblea, e ho apprezzato gli interventi in questa direzione. Lungi da me ovviamente, esprimere giudizi positivi su alcuni interventi o negativi su altri - ci mancherebbe - però ho apprezzato molto un intendimento, che mi sembra prevalente, in merito all'approvazione di un unico atto d'indirizzo che possa mettere il Consiglio regionale del Piemonte in condizione di sostenere un aspetto sul quale mi sembra vi sia una posizione unanime, o quasi unanime: la condanna degli atti di violenza e un'apertura al dialogo che viene rafforzata accogliendo parzialmente alcune delle richieste che la collega Artesio mi ha fatto pervenire per iscritto e di cui la ringrazio.
Invito, pertanto, coloro i quali lo vorranno fare (chi non lo vuole fare, ci mancherebbe - è un suo diritto - lo può mantenere) a ritirare i propri atti d'indirizzo. Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Com'è mia abitudine, non ho interesse a piantare nessuna bandierina o quant'altro, soprattutto su determinati argomenti.



PRESIDENTE

Scusi se mi permetto di interromperla, Consigliere Carossa.
logico e scontato - mi scuso, ma è per questo che l'ho interrotta che l'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza, prima della votazione o successivamente, con tutte le modalità che abbiamo sempre - per consuetudine - messo a disposizione, potrà essere sottoscritto da qualsiasi collega che intenda farlo.
Prego, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Noi lo voteremo, naturalmente è sufficiente il voto per dare la nostra adesione.
Nessuno della Lega vuole mettere bandierine, ma solo un punto fermo su determinate situazioni. Avrei accolto favorevolmente, e sarei stato d'accordo a ritirare l'ordine del giorno come richiesto dal Consigliere Cantore, se nell'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza ci fosse anche un invito - non può essere un obbligo - una richiesta di aiuto al Sindaco di Torino. È una questione di aiuto. Allora il Sindaco Chiamparino chiedeva una mano e secondo me le istituzioni, in questo caso il Consiglio regionale, hanno l'obbligo di dare una mano, se credono veramente in determinate cose, ad un'altra istituzione.
Noi saremmo stati prontissimi a ritirare il nostro documento, se la nostra richiesta fosse stata recepita dall'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza.
Se non viene recepita, sarò obbligato - mi sono consultato anche con i colleghi - a mantenere l'ordine del giorno. Se il documento viene respinto come è giusto che sia in democrazia, noi ne prenderemmo atto. Si è parlato molto in questo dibattito, e mi è piaciuto, di democrazia e del senso della democrazia, quindi se viene respinto nessun problema.
Ripeto, siamo pronti a ritirarlo immediatamente se la nostra richiesta viene recepita nell'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Come ho cercato di dire prima, da parte mia nessuna difficoltà ma, come ho cercato di dire, secondo me bisognerebbe approfondire la questione ed eventualmente trattarla con un successivo atto di indirizzo. A meno che vi sia un orientamento da parte dei Capigruppo di inserire un ulteriore impegno per inviare questa lettera. Da parte nostra nessuna difficoltà Ha chiesto di intervenire il Consigliere Motta: ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Mi sembra di aver compreso che sia un invito a ritirare tutti gli ordini del giorno collegati. Segnalo che, anche nel caso dell'ordine del giorno sottoscritto dai Consiglieri Pedrale, Mastrullo, Vignale, Comba Burzi, Boniperti, Valle, Bussola, Tentoni, Spagnuolo, Botta Marco, Leardi Formagnana e altri, comunque, questo unico ordine del giorno che comprenderà tutto, deve contenere anche una sorta di richiamo verso coloro che ricoprono ruoli istituzionali a non fomentare atti di violenza o altro altrimenti sarò costretto a mantenere il mio ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Come avrà notato, Presidente, e come avranno notato i Consiglieri, ho preferito non intervenire in questo dibattito perché l'argomento, per quello che mi riguarda, è stato ampiamente sviluppato, nel merito, in altre occasioni.
Utilizzare quest'occasione per riparlare strumentalmente del merito non si confà al mio modo di intendere l'interlocuzione e il confronto politico.
ovvio: chi non è d'accordo sulla condanna della violenza? Il pensiero del nostro Gruppo è stato espresso dal Consigliere Ponso per quello che riguarda le legittime richieste dei Consiglieri del centrodestra, Cantore, Corossa, Motta e altri, relativi alla modifica di quel dispositivo dell'Ufficio di Presidenza sul punto "invito all'altra istituzione...", la parte relativa alla richiesta di aiuto al Comune ritengo che oggi non sia opportuno.
Non perché non sia comprensibile il pensiero, tutt'altro, ma perch sarebbe forse una forzatura, in questo caso nel merito, e andremmo a toccare in modo pesante quell'aspetto dell'argomento che, personalmente ritenevo non si dovesse minimamente toccare. Così come era stata impostata inizialmente la mozione o l'ordine del giorno da parte dell'Ufficio di Presidenza, rispettava questo intento.
Andare oggi a fare una forzatura in quel senso, a prescindere dalle posizioni, mi sembra non opportuno. Anche perché, qualora si intendesse discutere e approfondire nel merito quell'argomento, così come è giusto e legittimo che un'istituzione come la Regione possa intervenire verso altre istituzioni, ad invitare, perché più non può fare per raggiungere questo o quell'altro obiettivo, penso che si debba affrontare l'argomento su quel punto per potersi confrontare legittimante, tutti quanti, nello specifico di quell'argomento.
Oggi potrebbe essere una forzatura. Per quello che mi riguarda, mi permetto di esprimere contrarietà alla modifica su quel punto. Grazie.



PRESIDENTE

Mi sembra si sia associato anche il Partito Democratico.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Presidente, ovviamente non posso che apprezzare gli sforzi che, in particolare lei che guida quest'Assemblea ha fatto nel cercare di cogliere il senso profondo delle nostre osservazioni. Prendo atto che evidentemente, questo sforzo non è condiviso da tutto l'Ufficio di Presidenza, e me ne rammarico.
Prendo anche atto del fatto che noi, proprio perché le parole hanno un contenuto e io ho voluto far presente tutte le conseguenze dei contenuti delle nostre parole, non possiamo trasmettere all'esterno soltanto gli impegni, gli sforzi e le sensibilità.
L'ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza si concludeva invitando il Governo a mantenere la sicurezza; quando dico che c'è ancora un lavoro da fare per la politica, significa anche chiedere al Governo di aprire altri spazi di ascolto.
In ogni caso, le modifiche da lei proposte - che sono di stile comunque un esercizio di stile di cui le rendo merito - non vanno alla sostanza e al cuore della questione, cioè la politica si proponga ancora come terreno di ascolto e di mediazione.
Questo è quello che posso dire commentando questo documento e prendendo atto che, forse, la nostra fatica almeno ha raggiunto l'ascolto di qualcuno.
Mi auguro che soprattutto gli atti che conseguiranno nei comportamenti concreti delle istituzioni possano essere di proseguimento del dialogo e di attenzione verso coloro che esprimono non un dissenso, ma motivate ragioni di contrarietà per ciò che riguarda la loro vita, che è la loro vita, il loro lavoro, come quello degli attori che oggi sono impegnati in valle.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

L'ho detto nel mio intervento e lo ribadisco brevissimamente.
Come Gruppo parteciperemo al voto solamente sul documento dell'Ufficio di Presidenza perché ci sembra questo il tema e il modo con cui restituire alla discussione odierna un'efficacia e non la dispersione in una pluralità di documenti. Per quanto riguarda la questione sollevata anche dall'intervento del Consigliere Cantore, non entro nel merito della questione, cioè il ruolo che il circolo sociale sta svolgendo oggi nella realtà di Torino. So benissimo che all'interno di questo circolo convivono situazioni diverse, so benissimo che, in moltissimi casi, compreso gli assalti e i dibattiti alla festa del Partito Democratico nazionale svoltasi a Torino, ci sono stati protagonisti che provenivano da questo tipo di esperienza.
Ritengo scorretto che l'istituzione "Regione" si rivolga all'istituzione "Città di Torino" ponendo il tema in questo modo.
Poi, all'interno del Consiglio comunale di Torino e all'interno del dibattito politico della Città di Torino, questo tema è legittimamente posto all'attenzione da molto tempo a questa parte e credo che debba essere oggetto di attenta riflessione.
Credo, però, che il Consiglio regionale non possa offrire questo tipo di atteggiamento ad un'altra istituzione, rivolgendosi direttamente al Sindaco e alla Città di Torino. Noi voteremo, quindi, il documento dell'Ufficio di Presidenza perché riteniamo che rappresenti una sintesi rispetto all'agenda che abbiamo oggi di fronte (che è questa, e non prevede le altre questioni, che pure sono importanti, sulle quali il dibattito proseguirà sicuramente anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi e nessuno ha intenzione di mortificarli).
Sugli altri ordini del giorno che verranno posti in votazione non parteciperemo alla votazione.



PRESIDENTE

Pongo per primo in votazione l'ordine del giorno n. 1066 presentato dall'Ufficio di Presidenza, che è stato così modificato nella parte del dispositivo: "esprime apprezzamento per l'operato della Magistratura e delle forze dell'ordine da tempo impegnate"...
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Chiedo solo che vada più piano nella lettura.



PRESIDENTE

Quando arriverò alle modifiche rallenterò.
L'ordine del giorno, nella seconda pagina del dispositivo, recita: "esprime apprezzamento per l'operato della Magistratura e delle Forze dell'Ordine da tempo impegnate con professionalità e spirito di abnegazione nella difesa della giustizia e delle scelte democratiche".
Il testo prosegue e, accogliendo una delle proposte della collega Artesio, è stato così modificato: "piena solidarietà alle Forze dell'Ordine, ai lavoratori, alle imprese - la 'e' viene sostituita dalla virgola - ed ai cittadini che hanno subito danneggiamenti, intimidazioni ritorsioni e minacce;".
Non è modificato il testo che prosegue: "ferma condanna di ogni forma di violenza e di dissenso che sfocia nella prevaricazione; si impegna a contribuire al sostegno di una politica che rafforzi la legalità e le scelte democratiche" e aggiungiamo, sempre accogliendo parzialmente quanto la collega Artesio sosteneva nel suo intervento "attraverso la promozione della partecipazione dei singoli e delle loro organizzazioni istituzionali e sociali; invita il Governo nazionale a sostenere le Istituzioni" e proporrei di aggiungere "anche rafforzando il confronto con le stesse, le Forze dell'Ordine e la Magistratura per il mantenimento della sicurezza in Val di Susa".



PRESIDENTE

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

C'é ogni giorno il confronto con l'istituzione!



PRESIDENTE

Difatti la collega Artesio chiedeva un'altra cosa: chiedeva al Governo nazionale di aprire con urgenza un confronto tecnico istituzionale anche con coloro che hanno espresso critiche all'opera.
Io invece mi limiterei - mi sembra che possa essere una formulazione che non offenda nessuno, compreso il Governo, le Amministrazioni e il gran lavoro svoltofino ad oggi - a rafforzare il confronto con le stesse.
Se poi non è condiviso... ma rispetto a quanto viene chiesto, non mi sembra assolutamente che andiamo né a criticare il Governo, né a criticare le Amministrazioni o il lavoro che è già stato effettuato. Parliamo semplicemente di "rafforzare" il confronto con le stesse.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Io innanzitutto chiederei se con le modifiche la collega Artesio voterà questo ordine del giorno. Perché se non lo farà, mi permetto di dire, caro Presidente... scusi eh.



PRESIDENTE

A tutela della collega Artesio, ricordo che non possiamo chiedere ad un Consigliere che legittimamente non vuole svolgere la dichiarazione di voto che peraltro non è più prevista per gli ordini del giorno, come voterà e condizionare gli accoglimenti delle votazioni.
Se richiedete una sospensioni per fare le vostre riflessioni è un conto, se no...



CAROSSA Mario

Ha detto di no!



PRESIDENTE

Allora togliamo quest'aspetto?



CAROSSA Mario

Sì.



PRESIDENTE

Bene. Credo che il riferimento ai cittadini non sia un problema e nemmeno la partecipazione dei singoli nell'organizzazione.



CAROSSA Mario

Certo.



PRESIDENTE

Togliamo il riferimento più preciso al confronto con le istituzioni così semplifichiamo. Tutti hanno capito? Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Impiegherò solo un secondo: cogliendo lo spirito delle varie parti dell'Aula, sentiti i colleghi Cantore, Costa ed altri, ritiriamo il nostro ordine del giorno e voteremo quello dell'Ufficio di Presidenza.



LEO Giampiero

MOTTA Massimiliano (fuori microfono)



LEO Giampiero

Noi no!



PRESIDENTE

Colleghi, non siamo al bar! Il collega Leo, a nome dei firmatari dell'ordine del giorno n. 1081 ne ha comunicato il ritiro. Lo ringrazio.
Mi sembra che gli altri siano tutti mantenuti. Comunque, li chiamer ad uno ad uno e di volta in volta vedremo il da farsi.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1066 dell'Ufficio di Presidenza, il cui testo, così come modificato dai proponenti, recita: "Il Consiglio regionale premesso che il fallito attacco da parte di una sessantina di attivisti NO TAV e i numerosi episodi degli ultimi giorni di danneggiamenti, intimidazioni ritorsioni e minacce contro i lavoratori e le imprese, dimostrano un vertiginoso aumento degli atti dl violenza contro il cantiere del Treno ad Alta velocità di Chiomonte l'opera è stata approvata a seguito di un accordo internazionale e di un processo democratico caratterizzato da un'ampia consultazione che ha coinvolto anche le Comunità locali considerato l'appello lanciato dal Procuratore Capo di Torino sull'escalation di violenze in Val Susa e sul ruolo affidato alla politica richiamati gli atti di indirizzo con il quale il Consiglio regionale ha già espresso ferma condanna avverso le azioni violente contro il cantiere TAV ritenendo che l'espressione del dissenso non deve mai sfociare nella violenza e nella prevaricazione le Istituzioni debbano esprimere una forte presa di posizione a favore del rispetto della legalità e della democrazia; esprime esprime apprezzamento per l'operato della Magistratura e delle Forze dell'Ordine da tempo impegnate con professionalità e spirito di abnegazione nella difesa della giustizia e delle scelte democratiche piena solidarietà alle Forze dell'Ordine, ai lavoratori, alle imprese ed ai cittadini che hanno subito danneggiamenti, intimidazioni, ritorsioni e minacce ferma condanna di ogni forma di violenza e di dissenso che sfocia nella prevaricazione si impegna a contribuire al sostegno di una politica che rafforzi la legalità e le scelte democratiche, attraverso la promozione della partecipazione dei singoli e delle loro organizzazioni istituzionali e sociali invita il Governo nazionale a sostenere le Istituzioni, le Forze dell'Ordine e la Magistratura per il mantenimento della sicurezza nella Val Susa".
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 1077, avente ad oggetto "Ferma condanna delle violenze NO TAV e sgombero del centro sociale Askatasuna" presentato dai Consiglieri Carossa, Maccanti e Angeleri, viene mantenuto?



PRESIDENTE

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1077, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la TAV è da troppi anni, ormai, al centro di una protesta che non ha più nulla di territoriale ma si è trasformata in una "guerra" allo Stato e alle istituzioni messa in atto da associazioni che ricordano quelle sovversive degli anni '70 rilevato che gli intollerabili atti di violenza, contro le Forze dell'Ordine, contro coloro che lavorano nel cantiere della TAV, contro le aziende che danno da lavorare a decine di persone per la realizzazione di questa infrastruttura, si sono intensificati in una escalation assai preoccupante considerato che i centri sociali del capoluogo piemontese e in particolare l'Askatasuna, come dimostrano anche le indagini della magistratura, si sono scavati un ruolo da vere basi logistiche e organizzative dei violenti NO TAV osservato che la TAV non solo è un'opera irrinunciabile le cui ricadute positive in termini di sviluppo e occupazione saranno percepite dalla nostra regione per anni, ma è un'infrastruttura strategica che permetterà al Piemonte una funzione centrale a livello europeo sia in termini di sviluppo del sistema di trasporto merci sia di quello turistico, ed è inoltre un'opera approvata con un accordo internazionale il cui progetto definitivo nasce da un'amplissima condivisione affinché le inaccettabili violenze di questi giorni non sfocino in fenomeni ancora più pericolosi e ingovernabili, è necessaria una dura e irremovibile posizione della politica e delle Istituzioni che non possono vacillare di fronte a tali atti intimidatori esprime la totale condanna delle violenze perpetrate dai delinquenti cosiddetti NO TAV, movimento ormai tramutato, con derive eversive, in un vero e proprio braccio armato in mano a una associazione criminale chiede che sia inviata una lettera al Sindaco di Torino in cui si domanda di avviare tutte le procedure necessarie per arrivare allo sgombero del centro sociale Askatasuna, base logistica e organizzativa dei delinquenti NO TAV chiede inoltre alla Giunta di proseguire nelle politiche di sostegno a opere cosi importanti come la TAV, irrinunciabile volano per lo sviluppo economico, lavorativo e strategico della nostra regione".
Il Consiglio approva.
L'ordine del giorno n. 1080, avente ad oggetto "Contrarietà alla realizzazione della Torino-Lione e condanna delle violenze" presentato dalla Consigliera Cerutti viene mantenuto?



PRESIDENTE

CERUTTI Monica (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1080, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nel corso del 2012 il Governo, presieduto dal Presidente del Consiglio pro tempore Mario Monti, in linea con quanto più volte ribadito dal precedente esecutivo, ha manifestato l'intenzione di realizzare la «Torino Lione»; tra gli aspetti trattati, si formalizzava la definizione all'interno della parte comune italo-francese, della «sezione transfrontaliera». Si confermava anche, come nella prima fase, la ripartizione dei costi: l'importo delle opere verrà corrisposto per il 42,1 per cento dalla Francia e per il 57,9 per cento dall'Italia. Inoltre, si ipotizzava un finanziamento fino all'ammontare del 40 per cento del costo complessivo da parte dell'Unione Europea il 20 marzo 2012, inoltre, come si apprende dalla stampa nazionale, il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Mario Ciaccia, a margine dell'Italian Business Mission to Qatar organizzata da Ance, Confindustria SIMEST e Ministero dello sviluppo economico ha annunciato che a breve il CIPE sbloccherà risorse per circa 300 milioni di euro, una parte delle quali, pari a 20 milioni, andranno a finanziare gli interventi su cosiddetto "Nodo di Torino", collegati alla realizzazione dell'alta velocità. Questa dichiarazione però non ha avuto esito concreto e ad oggi resta irrisolta la questione il 3 dicembre 2012, al termine di un incontro a Lione, i due Governi emettevano un comunicato che recitava: "I due Paesi hanno confermato l'interesse strategico del nuovo collegamento ferroviario tra Torino e Lione, che costituisce un'infrastruttura prioritaria non solo per la Francia e l'Italia ma anche per l'Unione Europea. Sono state inoltre adottate alcune misure per il potenziamento della sicurezza stradale all'interno delle gallerie transfrontaliere"; si è specificato, tuttavia che le decisioni in proposito dovranno essere ratificate dai rispettivi Parlamenti. Con tali indicazioni si è praticamente autorizzato il raddoppio del tunnel autostradale del Fréjus, provvedimento in aperta contraddizione rispetto alla più volte manifestata intenzione di trasferire le merci dalla "gomma al ferro" a fini ecologici considerato che Il progetto della nuova linea Torino Lione, impropriamente definito TAV», è oramai da molto tempo oggetto di un acceso dibattito che purtroppo, in alcuni casi, è anche trasceso in fenomeni che non hanno nulla a che fare con il sano confronto dialettico che dovrebbe caratterizzare l'adozione di ogni scelta strategica per il futuro del nostro Paese il 9 febbraio 2012, 360 professori, ricercatori e professionisti accreditati hanno pubblicato un appello rivolto al Presidente del Consiglio pro tempore, professor Mario Monti, per chiedere un ripensamento del progetto della nuova linea ferroviariaTorino-Lione nell'ambito del suddetto appello, si evidenzia come nel corso degli ultimi dieci anni sia diminuita la domanda di trasporto merci e passeggeri.
Si legge nel documento: "Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi economica, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31 per cento. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese" la nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra I'altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane la nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l'inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di alta velocità realizzati), penalizzerebbe l'economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine della manovra economica che il Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/prodotto interno lordo del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall'intervento pubblico numerosi studi elaborati da docenti dell' Università del Politecnico di Torino e di altre università italiane, inoltre, chiedono con forza di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo l'effettiva necessità dell' opera in questione anche e soprattutto alla luce dell'attuale congiuntura economica-finanziaria in cui versa il nostro Paese l'Agenzia nazionale per l'ambiente francese, secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, nel dicembre 2011 avrebbe diffuso un dossier particolarmente critico sulla realizzazione del Fréjus Ferroviario; altre criticità sono state sollevate da più parti in relazione alla circostanza che, sebbene il citato Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione abbia prodotto proposte interessanti, non si sia mai premurato di includere nel!'ambito del proprio lavoro un confronto sull'effettiva utilità del tunnel di base e le possibili alternative la Corte dei Conti francese, nel rapporto annuale di febbraio 2012, ha anche espresso forti critiche all'AFA (Autostrada ferroviaria alpina) tra Italia e Francia affermando che i servizi di trasporto combinato strada rotaia tra i due Paesi devono ancora dimostrare di essere convenienti ed efficienti; la medesima Corte, nel rapporto del 1° agosto 2012, ha espresso la necessità di una revisione profonda dei finanziamenti per l'alta velocità e il quotidiano Le Figaro ha riportato tutte le perplessità che sono emerse sulla saturazione della linea esistente in considerazione dell'andamento dell' economia il Governo francese si è dichiarato disponibile al proseguimento dell'iniziativa a patto di ridiscutere i riparti di spesa e di ottenere un massiccio intervento dell'Europa Il commissario dei trasporti dell'Unione, Siim Kallas, ha dichiarato che l'intervento riguarda i due Stati. La situazione presenta, quindi aspetti assolutamente contraddittori rispetto al quadro sin ora rappresentato di totale condivisione del progetto e merita un esame più approfondito, come richiesto da tempo degli amministratori locali.
Ritenuto indispensabile la ripresa di un confronto politico sulla situazione trasportistica nel nostro Paese e una definizione stringente delle priorità verso le quali destinare le risorse pubbliche che le ricadute occupazionali della realizzazione della Torino-Lione appaiono estremamente ridotte in relazione ai costi stimati dell' opera che la situazione economica del nostro Paese dovrebbe imporre sobrietà e parsimonia anche ai più convinti sostenitori dell' opera, la cui insostenibilità economica attuale appare evidente oggi più di ieri che la politica del rigore economico imposta all'Italia dalle istituzioni europee sembra incompatibile con gli sforzi necessari alla realizzazione della Torino Lione.
auspica l'abbandono definitivo del progetto di realizzazione della Linea Torino Lione e la chiusura delle attività di cantiere fin qui iniziate esprime solidarietà a tutti coloro che abbiano subito in questa vicenda danneggiamenti intimidazioni, ritorsioni e minacce, dalle forze dell'ordine ai lavoratori delle imprese e ai giornalisti condanna il ricorso alla violenza e alla militarizzazione della Valsusa come strumento di espressione e repressione del dissenso auspica che non vengano mai meno, pur nella più netta contrarietà alla realizzazione dell'opera, le occasioni per un confronto democratico entro i confini della legalità, come ribadito qualche giorno fa, dall'appello sottoscritto da 22 sindaci della Valsusa".
Il Consiglio non approva.
L'ordine del giorno n. 254, avente ad oggetto "Disegno di legge n. 85 'Militarizzazione della Val di Susa'" presentato dalla Consigliera Artesio viene mantenuto?



PRESIDENTE

ARTESIO Eleonora (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 254, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nella discussione del disegno di legge 85 che, secondo le intenzioni dichiarate dalla Giunta regionale e condivise dal Gruppo Consiliare del PD dovrebbe importare il modello Démarche Grand Chantier nelle pratiche di programmazione, di progettazione e di realizzazione delle infrastrutture Il disegno di legge n. 85 si propone esplicitamente di sperimentare tale approccio nella realizzazione della Torino-Lione. Il principio ispiratore riguarda il coinvolgimento strutturale delle popolazioni interessate dalle opere e si diffonde sulla costruzione di luoghi di partecipazione e di condivisione. Mentre si vuole accreditare la compatibilità della TAV anche attraverso le misure di mitigazione e di accompagnamento indotte dalla metodologia francese, nelle fila dei sostenitori della TAV nonché della legislazione suddetta figura il pronunciamento dell'On. Stefano Esposito rispetto alla necessità di realizzare l'opera ad ogni costo, anche attraverso la "gestione militare" è evidente che tale ricorso non è compatibile né con la retorica profusa per approvare il Disegno di legge 85 né con le premesse contenute nel testo e ribadite dai sostenitori sui vantaggi territoriali, giacché la gestione militare non pare rientrare tra i benefici o tra lo sviluppo della partecipazione locale Il Presidente del Gruppo Consiliare chiede al Consiglio regionale di stigmatizzare le dichiarazioni dell'on. Esposito e di sospendere la discussione e l'approvazione del Disegno di legge 85 fino a contestuale presa di distanza da parte della forza politica di appartenenza dell'Onorevole che, nel livello regionale, ha condiviso con la Giunta di centro-destra la presentazione e l'iscrizione all'ordine del giorno del disegno di legge richiamato".
Il Consiglio non approva.
L'ordine del giorno n. 668, avente ad oggetto "Tav, il movimento non è solo e non può essere criminalizzato" presentato dalla Consigliera Artesio viene mantenuto?



PRESIDENTE

ARTESIO Eleonora (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 668, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: gli anni di mobilitazione del popolo della Val di Susa hanno prodotto l'aggregazione del movimento NO TAV e l'adesione di numerosi amministratori locali della Comunità Montana, ma anche una rilevante attività di documentazione rispetto all'opportunità/inopportunità della linea ad alta velocità, alla congruenza/incongruenza dei costi a carico dello Stato e dell'Europa, alla misurazione preventiva e prevedibile degli impatti ambientali e sulla salute collettiva. Questo dispiego di argomenti pervicacemente ignorati dai luoghi istituzionali e dalla sedi di consultazione consentite soltanto ai favorevoli all'opera, ha invece promosso riflessione e consenso in numerosi contesti scientifici intellettuali, sociali, politici che oggi prendono posizione sul merito del TAV e si uniscono alle resistenze motivate della Val di Susa, ampliando il fronte degli abitanti e delle organizzazioni politiche e sindacali che fin dagli inizi del movimento ne hanno condiviso le ragioni considerato che a conferma della premessa, più di 350 docenti universitari, esperti e professionisti hanno rivolto un appello al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino-Lione sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali. Secondo i firmatari il progetto della nuova linea ferroviaria non si giustifica dal punto di vista delle domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi n per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti, è passibile di causare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la durata dei lavori, sia per il pesante sconvolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti considerato inoltre che: pochi giorni fa alcuni professori del Politecnico di Torino hanno rilevato affioramenti di uranio nei pressi del cantiere dove dovrebbe essere scavato il tunnel geognostico e in particolare i dati riportati sono i seguenti: a Susa, normale fondo naturale: 400 colpi/secondo a Giaglione, km 61 SS25: 550 colpi/secondo. Si innalza il fondo a causa della presenza diffusa di uranio nella zona davanti all'ingresso miniera: 1500 colpi/secondo (tre volte circa il fondo, all'aria aperta, con filone affiorante di uranio) dentro la miniera: 7000 colpi/secondo (venti volte il fondo naturale circa, vicino al filone di peckblenda, minerale di uranio).
i docenti fanno presente che il sito visitato è solo uno dei 28 affioramenti di uranio che l'AGIP negli anni '70 ha individuato anche lungo il tracciato della ferrovia e soprattutto nei pressi del cantiere verificato che il problema delle conseguenze negative sulla salute degli abitanti era già stato sollevato da un gruppo di medici di medicina generale della Val di Susa e da amministratori della Comunità Montana Val Susa che avevano richiesto un'audizione in IV Commissione Consiliare; mai calendarizzata, nonostante ripetuti solleciti ricordato inoltre che autorevoli esponenti della società civile, della cultura e della politica hanno rivolto un altro appello al Governo Nazionale per la riapertura di un dialogo in Val di Susa sottolineando in particolare che "non basta deprecare la violenza se non si fa nulla per evitarla o, addirittura, si eccitano gli animi con comportamenti irresponsabili o riducendo la protesta in valle - di tante donne e tanti uomini, giovani e vecchi del tutto estranei ad ogni forma di violenza - a questione di ordine pubblico da delegare alle forze dell'ordine". I firmatari concludono chiedendo alla politica responsabilità e coraggio e di aprire un Tavolo reale di confronto.
valutato che non si possa pensare di criminalizzare o stigmatizzare il dissenso e di considerare le ragioni dei NO TAV solamente da un punto di vista di ordine pubblico, senza indagare a fondo le problematiche economiche, ambientali e sociali che il movimento sostiene impegna la Giunta Regionale a sostenere la richiesta avanzata dai Sindaci della Comunità Montana per essere invitati alle sedi di consultazione consentendo la presentazione e la motivazione dell'opzione zero sulla realizzazione della TAV a condividere la proposta di moratoria rispetto al prosieguo del cantiere esplorativo quale condizione necessaria per una reale disponibilità all'ascolto e alla attenzione delle motivazioni del movimento NO TAV".
Il Consiglio non approva.
La mozione n. 1073 , avente ad oggetto "Realizzazione del collegamento ad alta velocità Genova-Rotterdam" presentata dal Presidente Carossa viene mantenuta?



PRESIDENTE

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla mozione n. 1073, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nell'ottica di uno sviluppo necessario e integrato dei trasporti dell'economia e del possibile rilancio del Piemonte, che possano permettere al nostro territorio di ricoprire quel ruolo centrale a livello nazionale ed europeo che da sempre gli compete, il collegamento ferroviario ad alta velocità noto come "Terzo Valico" inserito nella direttrice europea delle merci Genova-Rotterdam, ha un ruolo di primissima importanza assieme alla TAV rilevato che da fonti autorevoli entro il prossimo anno solo per i lavori iniziali dì realizzazione del collegamento sopra citato, nel tratto piemontese dell'opera, sono previsti ben 1200 occupati i quali toccheranno quota 2500 nel 2017 quando è prevista la piena funzionalità del cantiere rilevato inoltre che la vicina Regione Liguria si è più volte espressa a favore di questa importantissima infrastruttura che si configura come una naturale integrazione del TAV, oltre a essere la seconda grande arteria di trasporto del Piemonte considerato che alcuni movimenti di protesta che si rifarebbero ai principi NO TAV sarebbero in procinto di coalizzarsi anche a contrasto di quest'opera, sulla cui validità e necessità invece non devono esistere dubbi impegna il Presidente della Regione Piemonte e la Giunta a proseguire sulla strada già tracciata di realizzazione di un'opera necessaria e non rimandabile, rispetto alla quale sarebbe, anzi, opportuno accelerare la definizione di tempi e lavori, attivando tutte le procedure politiche necessarie".
Il Consiglio approva.
L'ordine del giorno n. 661 è ritirato.
L'ordine del giorno n. 1081 è ritirato.



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 1083 presentato dal Consigliere Bono, inerente a "TAV fermare l'opera per il bene del Paese"



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1083, avente ad oggetto "TAV, fermare l'opera per il bene del Paese", presentato dal Consigliere Bono.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1083, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che l'opera definita Nuova Linea Torino-Lyon non ha in sé nessun ritorno economico, trasportistico, sociale che giustifichi l'investimento di almeno 8 miliardi di euro per il solo 'tunnel di base' da Susa a Saint Jean de Maurienne è notorio che i flussi di traffico di merci attraverso la Valsusa sommando quelli che avvengono attualmente su gomma e su ferro, sono in costante calo anche da prima della crisi economica mondiale del 2008 essendosi attestati su valori anche in proiezione al 2050 lontanissimi da quelli dei proponenti, con anzi l'assestamento su un tetto che non giustifica nessuna nuova infrastruttura trasportistica in Valsusa nè per le merci né per i passeggeri le sagome dei tunnel attualmente esistenti sulla linea storica sono stati recentemente ammodernati con ingenti spese per permettere il passaggio di treni con rimorchi sopra, tramite Modalohr le ricadute negative certe o molto probabili (prosciugamento di fonti d'acqua come successo a Barberino del Mugello, la diffusione di fibre d'amianto, milioni di metri cubi risultanti di scavi contenenti le stesse pericolose fibre) sono considerevoli preso atto che il movimento NO TAV ha sin dal 1994 cercato con le Istituzioni preposte portando una messe di dati che avrebbero dovuto portare lo Stato a riconsiderare il progetto, prendendo in considerazione l'opzione zero ricevendo in cambio solo silenzi, boicottaggi e censure tutti ricordano il violento sgombero del Presidio di Venaus del 2005 dove lo Stato si presentò con i poliziotti in tenuta antisommossa. Dopo quel maldestro e sanguinoso tentativo, si corse al riparo con l'invenzione dell'Osservatorio Tecnico presieduto dall'architetto Virano, strumento che più che discutere il progetto, doveva portare a più miti consigli i sindaci che si opponevano all'opera, fallendo miseramente. Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri vennero, nel gennaio 2010, cacciati dall'Osservatorio la comunità montana e i sindaci che non avessero accettato, a priori, la realizzazione dell'opera. Lo spostamento del progetto da una sponda all'altra della Dora e la presunta 'fasizzazione' non sono altro che, il primo un'evidenza tecnica, il secondo una necessità economica di procedere a tappe con i soldi che si riescono a trovare volta per volta a partire dal giugno 2011 con l'inizio del cantiere del cunicolo geognostico della Maddalena di Chiomonte, la contrapposizione tra valligiani e Stato si è fatta più forte, in seguito alla volontà dei proponenti di forzare i tempi anche violando le norme. Ricordiamo che i manifestanti il 27 giugno 2011 furono allontanati dal piazzale antistante il museo archeologico della Maddalena di Chiomonte, che non rientrava nelle carte progettuali del cantiere ed era stato regolarmente richiesto al Comune, con il dispiegamento di 2000 agenti delle FF.OO. e con l'uso massiccio di lacrimogeni al CS, vietato dalle convenzioni internazionali in guerra. In tale occasione furono anche occupati dei terreni dell'area di cantiere secondo il progetto, senza però seguire la procedura e le fasi di esproprio temporaneo, regolamentata dal: 'Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, DPR 8 giugno 2001, n. 327, in vigore dal 30 giugno 2003; le ordinanze prefettizie di sequestro di terreni pubblici furono di durata mensile quando possono essere al massimo di poche ore per motivi di estrema urgenza e necessità; manca un numero CUP (Codice Unico Progetto) associato al progetto del cunicolo di Chiomonte che permette di prevenire efficacemente le infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri manca un progetto esecutivo per l'opera, presupposto fondamentale per l'inizio dei lavori; è stato ribaltato l'esito della gara per il cunicolo di Venaus a Chiomonte, il che è di dubbia legittimità, con realizzazione di un cunicolo lungo tre volte tanto (manco a dirlo l'aggiudicatrice è una Coop rossa, la CMC di Ravenna, già presieduta dall'ex segretario nazionale del Pd, Bersani); la distruzione dell'area archeologica della Maddalena di Chiomonte, con la chiusura del Museo; l'interdizione dei terreni coltivati a vitigni per intere settimane, compromettendo interi raccolti, già danneggiati dall'irroramento con gas lacrimogeno Cs; le violenze perpetuate da alcuni agenti delle FF.OO. con il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo l'infierire su alcuni manifestanti a terra la realizzazione della NLTL è ormai per molte forze politiche una questione di principio (economico o culturale), ma comunque ideologica, per cui non è più possibile un dialogo sereno e disteso. Resta chiaro l'obiettivo di molte di queste forze di ergersi a paladini di flussi economici che giungono sul territorio, creando qualche manciata di posti di lavoro precari, in una logica vecchia e perdente, per cui 'ogni lavoro va bene' l'ideologia è arrivata a tal punto che oltre a dimenticare le illegalità commesse dallo Stato, ci si dimentica della storia degli imprenditori. Per cui un'impresa da sempre in odore di mafia, quella della famiglia Lazzaro Italcoge, attenzionata dalla Procura di Torino a partire dagli anni '70 quando era considerata dalla magistratura inquirente una propaggine del potente clan Mazzaferro, poi indagata nell'appaltopoli della Valsusa degli anni '90, oggi viene considerata alla stregua di eroi, per cui si vorrebbe inserirla nel novero di coloro i quali potrebbero ricevere il Sigillo d'oro della Regione Piemonte lo stesso Accordo Italo-Francese, se venisse ratificato dal nostro Parlamento, passando tutta la progettualità ad LTF, società di diritto francese, escluderebbe di fatto dalle opere in Italia, la possibilità di applicazione delle vigenti normative antimafia, il che farebbe di questo mega-appalto un boccone veramente appetitoso per la criminalità organizzata che è sempre più florida nel nostro paese, come attestano anche le recenti indagini della DIA, Minotauro e Maglio, che hanno portato all'arresto di 160 esponenti di spicco della `ndrangheta, che avrebbe avuto sul suolo piemontese almeno 9 clan e centinaia affiliati, capaci di infiltrare tutte le opere, dalle Olimpiadi, al TAV Torino-Lyon, grazie al predominio del movimento terra e ai metodi violenti utilizzati nel contrattare quella zona grigia dei subappalti e alla capacità di porsi come potentissimi possessori di liquidità grazie al riciclaggio di denaro sporco, frutto di attività criminali non è forse un caso un po' sinistro, che Bruno Iaria, capo del locale di Cuorgnè, venisse assunto come operaio, appena uscito dal carcere grazie all'indulto, nell'Italcoge, azienda sopra citata, che ora lavora al cantiere di Chiomonte? Non è certo necessario ricordare gli scioglimenti dei Comuni di Bardonecchia, di Leinì, di Rivarolo ed il caso di influenza elettorale a Chivasso è notizia proprio di oggi dell'arresto ai domiciliari nell'inchiesta sui lavori Tav a Firenze, per Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell'Ambiente; Maria Rita Lorenzetti presidente di Italferr, ex presidente della Regione Umbria (Pd); Furio Saraceno presidente di Nodavia; Valerio Lombardi, tecnico di Italferr Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell'Autorità di vigilanza sugli Appalti pubblici; Aristodemo Busillo, della società Seli di Roma, che gestisce la grande fresa sotterranea 'Monna Lisa' per realizzare il tunnel alta velocità sotto Firenze. Inoltre ha deciso la misura interdittiva di due mesi dallo svolgimento di attività per società ed enti di appartenenza a carico dei dirigenti della CoopSette di Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia) Alfio Lombardi, Maurizio Brioni, Marco Bonistalli, del presidente del cda di Seli Remo Grandori e dell'ad di Italferr Renato Casale. Giova forse ricordare che la Coopsette è la stessa ditta che lavora sia all'inceneritore di Torino che al Grattacielo della Regione.
dedotto che: ridurre la complessa e multiforme vicenda del movimento NO TAV, ad un problema di ordine sociale, o addirittura come alcuni, a mio giudizio troppo apprensivi giudici intendono fare, ad un fenomeno eversivo, con possibili finalità terroristiche, è sbagliato, politicamente strumentale e controproducente. Chi chiama violenza, di solito la desidera e la ottiene (sia in forma diretta che mediata), per poter esprimere una feroce repressione ogni evento di 'sabotaggio' dei cantieri va prima indagato dalla magistratura competente, fermo restando che il movimento NO TAV intende rifarsi ai principi della nonviolenza ghandiana che contemplava tra i suoi mezzi anche quello di sabotare le macchine e i cantieri degli inglesi oltre a quelli più conosciuti come i digiuni, le marce, le adunate silenziose il malcontento popolare va ascoltato. compreso e risolto curandone le case, in quando come amministratori pubblici siamo rappresentanti eletti dal popolo e non entità astratte che possono decidere liberamente per tornaconto personale o di terzi l'opera è inutile e non esistono penali che non possano far retrocedere da una posizione assurda ed insostenibile condanna l'utilizzo strumentale di parole ed immagini violente accostate al movimento NO TAV da parte di media e politici chiede di assegnare con attenzione il Sigillo d'Oro della Regione Piemonte, per evitare casi come quello avvenuto nel 2008 con il padre gesuita Clodoveo Piazza, accusato di pedofilia chiede la convocazione delle Commissioni II, III, IV e V in seduta comune, nella quale saranno invitati tecnici e legali per spiegare alcune delle ragioni della contrarietà alla NLTL, con l'obiettivo principale di riaprire il dialogo, fermare ogni cantiere e rasserenare la situazione presente in Valsusa.
sottolinea le preoccupazioni per l'impossibilità di preservare gli appalti della NLTL dall'attacco della criminalità organizzata, in caso di ratifica dell'accordo Italo-Francese con assegnazione dei lavori ad LTF, società di diritto francese." Il Consiglio non approva.
Ordine del giorno n. 664 presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano Pedrale, Mastrullo, Vignale, Comba, Burzi, Boniperti, Valle, Bussola Tentoni, Spagnuolo, Botta Marco, Leardi, Formagnana e Montaruli, inerente a "Censura delle affermazioni del Consigliere Bono in relazione all'aggressione di una troupe televisiva avvenuta in Valle di Susa il 29 febbraio 2012"



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 664, avente ad oggetto "Censura delle affermazioni del Consigliere Bono in relazione all'aggressione di una troupe televisiva avvenuta in Valle di Susa il 29 febbraio 2012" presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano, Pedrale Mastrullo, Vignale, Comba, Burzi, Boniperti, Valle, Bussola, Tentoni Spagnuolo, Botta Marco, Leardi, Formagnana e Montaruli. Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 664, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che da diversi mesi in Valle di Susa è in corso una protesta contro il progetto dell'alta velocità ferroviaria Torino-Lione, con frequenti episodi di violenza da parte dei manifestanti come ampiamente documentato, a dette violenze hanno preso parte antagonisti e anarchici con obbiettivi ben diversi dalla sola protesta contro il TAV in data 29 febbraio 2012 un gruppo di manifestanti aggrediva una troupe televisiva inviata sul posto per fornire copertura mediatica degli eventi il Capogruppo regionale del Movimento Cinque Stelle giustificava detta aggressione asserendo che i manifestanti avevano scambiato la troupe per una vettura della Polizia di Stato, sostenendo di fatto che l'aggressione alle Forze dell'Ordine sia giustificabile già in passato il Consigliere Bono aveva prodotto dichiarazioni dai toni analoghi, sostenendo in un'occasione che danneggiare le reti del cantiere fosse un diritto in quanto forma di protesta ed in un'altra occasione che fosse lecito manifestare a volto coperto rilevato che questa gravissima affermazione da parte di un rappresentante delle Istituzioni ha il sicuro effetto di fomentare ed incoraggiare le violenze contro le Forze dell'Ordine, i cui agenti regolarmente ricorrono alle cure mediche dopo gli scontri citati in premessa con le sue affermazioni il Consigliere si è schierato in modo intollerabile al fianco dei manifestanti che violavano la legge, in spregio al ruolo istituzionale che ricopre invita l'Ufficio di Presidenza a procedere alla censura del comportamento del Consigliere regionale Davide Bono prendendo i provvedimenti previsti dal Regolamento del Consiglio regionale articolo 62 comma 2".
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 1084 presentato dal Consigliere Biolé, inerente a "TAV, ferma condanna di tutte le violenze e tutela del diritto al dissenso anche forte, del Movimento NO TAV"



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1084, avente ad oggetto "TAV, ferma condanna di tutte le violenze e tutela del diritto al dissenso anche forte, del Movimento NO TAV" presentato dal Consigliere Biolé.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1084, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: Giuseppe Mazzini, padre della Patria, ha affermato che 'fino a quando la violenza dello Stato verrà chiamata giustizia, la giustizia del popolo verrà chiamata violenza' Giuseppe Dossetti, giovane costituente democristiano, ha proposto come articolo della Costituzione, poi non inserito, 'La resistenza agli atti del potere pubblico che violino i diritti fondamentali della persona umana è diritto e dovere di ogni cittadino' Sandro Pertini, Presidente emerito della Repubblica, ha affermato che 'quando un governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato via anche con bastoni e pietre' le Istituzioni e gli amministratori locali della Val di Susa hanno sempre condannato la violenza, marciando a fianco del proprio popolo in numerosi cortei per la tutela della democrazia e del territorio e anche con numerosi appelli pubblici numerose personalità della cultura di fama internazionale come Erri De Luca, Ascanio Celestini e Mauro Corona hanno espresso vicinanza al Movimento NO TAV rivendicando la legittimità dei sabotaggi e delle azioni di disturbo in opposizione alla devastazione del territorio visto che: il così chiamato 'cantiere di Chiomonte' ha caratteristiche di cantiere da appena qualche mese, mentre l'area militarizzata presidiata anche dall'Esercito Italiano con mezzi corazzati blindati utilizzati nelle missioni militari all'estero il Movimento NO TAV è stato peraltro legittimamente tra gli ospiti della Festa dei 50 anni del Movimento Non violento Italiano, fondato da Aldo Capitini, svoltasi a Verona nei giorni 20, 21 e 22 gennaio 2012 il Movimento NO TAV, pur articolato e multisfaccettato, di norma comunica e rivendica le proprie mirate azioni di disturbo e nessuna delle ultime azioni ai danni delle aziende assegnatarie degli appalti legati all'alta velocità è stata rivendicata considerato che in Val Susa è attualmente in corso un'emergenza democratica e la lotta popolare del Movimento NO TAV va avanti da oltre venticinque anni considerato inoltre che: non vi può essere legalità senza giustizia e senza un'idea di giustizia sociale, ogni richiamo alla legalità non è che repressione e apologia dell'ordine autoritario le centinaia di gruppi, associazioni e soggetti che partecipano Movimento NO TAV hanno piena legittimità di dissenso e di resistenza civile anche forte, democratica e non violenta, tipica dei movimenti popolari radicati sul territorio proseguire con il sostegno all'opera, nell'attuale contesto, significa aumentare consapevolmente e volontariamente la tensione l'impalpabilità quanto vastità del movimento NO TAV rende speciose e strumentali l'attribuzione affrettata della responsabilità di azioni susseguitesi nel tempo considerato altresì: che le istituzioni hanno l'obbligo di garantire la civile convivenza e la tutela universale dei diritti costituzionali anche se il concetto di forza e violenza vengono spesso popolarmente e in modo spiccio confusi e utilizzati come equivalenti, il primo sottintende una azione vitale e di crescita, mentre il secondo definisce azioni di morte ed annientamento condanna tutte le violenze sotto qualsiasi forma esse siano espresse (fisica verbale, psicologica, mediatica, politica) e qualunque sia l'autore si adopera per porre fine alla militarizzazione del territorio della Val Susa con recinzioni metalliche, filo spinato, posti di blocco, mezzi blindati ordinariamente di utilizzo bellico, che, con la loro insita violenza provocano l'aumento del livello di tensione e la forte protesta della popolazione civile condanna la sospensione della democrazia e dei diritti costituzionali sanciti dagli artt. 3, 9, 13, 16 e 21 della Costituzione della Repubblica, nata dalla Resistenza, violenza non strettamente fisica ma comunque inaccettabile censura i metodi autoritari, spesso anche violenti e intimidatori, impiegati per reprimere e il dissenso e veicolare descrizioni parziali della problematica, tra cui: propaganda televisiva che non tiene conto dei dati tecnici e che tende a criminalizzare il movimento NO TAV, l'uso di gas lacrimogeni CS vietati dalle convenzioni europee e spesso sparati ad altezza uomo, la 'caccia' ai manifestanti NO TAV fin dentro i paesi con lancio di lacrimogeni all'interno di locali e abitazioni, il sequestro spesso di dubbia legittimità, di zone coltivate trasformate in zona militare sostiene in tutte le sedi competenti, la necessità di fermare immediatamente le operazioni militari in corso a Chiomonte, e contestualmente di riprendere il dialogo con la popolazione e le istituzioni locali per concorrere nel ripristino dei diritti costituzionali, condizione imprescindibile per superare le tensioni e porre fine ad ogni violenza".
Il Consiglio non approva.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 1068 "Condanna di un possibile intervento armato in Siria", presentato dai Consiglieri Botta Marco, Montaruli, Motta Massimiliano ordine del giorno relativo a "No ad un intervento militare in Siria" presentato dai Consiglieri Boeti, Oliva, Muliere, Motta Angela, Rostagno Reschigna, Manica, Pentenero (rinvio)


PRESIDENTE

Collegati agli ordini del giorno n. 1068 "Condanna di un possibile intervento armato in Siria", presentato dai Consiglieri Botta Marco Montaruli, Motta Massimiliano e all'ordine del giorno relativo a "No ad un intervento militare in Siria" presentato dai Consiglieri Boeti, Oliva, Muliere, Motta Angela, Rostagno Reschigna, Manica, Pentenero, sono stati presentati altri atti di indirizzo: ordine del giorno n. 1069, "Revoca del Nobel per la Pace a Barack Obama" presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano e altri ordine del giorno "Soluzione politica-diplomatica della crisi siriana" presentato dai Consiglieri Buquicchio e altri ordine del giorno "Contrarietà a intervento militare in Siria", presentato dal Consigliere Bono Poiché mancano 40 minuti alla fine del Consiglio regionale, propongo di andare ad altra seduta, perché non abbiamo nemmeno il tempo per la presentazione.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 1085 presentato dai Consiglieri Rostagno, Biol Artesio, Toselli, Boniperti, Casoni, Cursio, Franchino, Lupi, Reschigna Ponso, Burzi, Botta Franco Maria, Stara, Pedrale, Cregoria, Goffi, Cerutti Carossa, Bono, Dell'Utri, Buquicchio, Bussola e Formagnana, inerente a "Cessazione della produzione presso le acciaierie Riva di Lesegno"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1085, avente ad oggetto "Cessazione della produzione presso le acciaierie Riva di Lesegno" presentato dai Consiglieri Rostagno, Biolé, Artesio, Toselli, Boniperti Casoni, Cursio, Franchino, Lupi, Reschigna, Ponso, Burzi, Botta Franco Maria, Stara, Pedrale, Cregoria, Goffi, Cerutti, Carossa, Bono, Dell'Utri Buquicchio, Bussola e Formagnana.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1085, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: il Gruppo Riva, facente parte della holding siderurgica dell'Ilva possiede, solo in Italia, 6 siti produttivi a Lesegno (CN) opera uno stabilimento del Gruppo che occupa oltre 250 dipendenti ed è uno dei siti di punta in Italia per la creazione di billette laminate, barre a caldo e tondi per cemento armato visto che la sede dell'Ilva di Taranto ha subito un sequestro da parte del Tribunale di Taranto a seguito di tre diverse perizie scientifiche che riscontrano che: 'l'esposizione agli inquinanti emessi ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi che si traducono in malattie e morte' dopo il recente sequestro da 916 milioni di euro effettuato dalla Guardia di Finanza di Taranto, nei giorni scorsi il Gruppo siderurgico ha annunciato la cessazione della produzione in tutti gli stabilimenti che non rientrano nel perimetro gestionale dell'Ilva, tra i quali il sito produttivo di Lesegno il provvedimento, che interessa complessivamente 1400 addetti, precisa che i lavoratori 'saranno messi in libertà', con un'espressione che ricorda toni da primi del Novecento. I sindacati hanno immediatamente diffidato l'azienda invitandola a ricorrere all'utilizzo degli ammortizzatori sociali i lavoratori di Lesegno sono attualmente impegnati anch'essi da giovedì 12 settembre 2013, data del blocco delle attività, in un sit-in di protesta contro un provvedimento che getta nella disperazione centinaia di famiglie sia dei dipendenti stessi che dei lavoratori dell'indotto, danneggiando gravemente anche le aziende che hanno nel Gruppo Riva il principale, se non unico, fornitore di materia prima considerato che nella nota diffusa dal Gruppo siderurgico si sottolinea come tali attività, non rientrando nel perimetro gestionale dell'Ilva, non hanno alcun legame con le vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento di Taranto occorre garantire il proseguimento dell'attività da parte dello stabilimento di Lesegno salvaguardando i livelli occupazionali per sostenere il tessuto socio economico dell'intero Piemonte, già pesantemente provata dall'attuale congiuntura il Governo sta verificando la possibilità di estendere il commissariamento dell'Ilva di Taranto, Genova e Novi Ligure a tutti gli stabilimenti del Gruppo Riva in Italia impegna il Presidente e la Giunta ad attivarsi celermente per l'avvio di un Tavolo di lavoro a livello ministeriale per individuare gli strumenti più idonei a garantire il proseguimento delle attività da parte dello stabilimento piemontese".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.22)



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