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Dettaglio seduta n.358 del 11/06/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.43 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Comunita' montane

Interrogazione a risposta immediata n. 1663 presentata dalla Consigliera Maccanti, inerente a "Superamento delle Comunità montane"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1663, presentata dalla Consigliera Maccanti, che ha la parola per l'illustrazione.



MACCANTI Elena

Grazie, Presidente.
L'obiettivo di questo question time è fare un po' di chiarezza e soprattutto capire quali sono i provvedimenti che ha assunto la Giunta in merito al commissariamento delle Comunità montane.
La legge 11/2012 prevedeva proprio il superamento delle Comunità montane attraverso la loro trasformazione in aggregazioni, fossero esse Unioni di Comuni o Convenzioni, anche per consentire ai Comuni il rispetto della legge e del decreto 78 in merito all'obbligo di gestione associata.
La legge 11/2012 prevedeva anche dei tempi: 90 giorni dalla data di approvazione della legge perché le Comunità montane esprimessero un loro orientamento (termine scaduto a fine dicembre) e poi 60 giorni da quel momento perché i Comuni esprimessero la loro volontà (all'incirca fine febbraio). A quel punto, la legge prevedeva che, laddove la Comunità montana non si trasformasse per volontà di tutti i suoi Comuni in Unione montana di Comuni, fosse previsto il commissariamento.
Ad oggi nulla è ancora successo. La scorsa settimana la Giunta regionale ha approvato i criteri per l'individuazione dei Commissari, ma ancora non è stato pubblicato - mi pare, e qui attendo una risposta della Giunta - il relativo bando.
Come Gruppo della Lega, riteniamo sia urgente procedere al commissariamento delle Comunità montane per consentire ai Comuni di organizzarsi compiutamente in Unioni montane di Comuni e Convenzioni e così adempiere alla normativa statale.
Ricordo che c'è un termine, che è quello di fine 2013, entro il quale i Comuni devono associare tutte le funzioni fondamentali, e non soltanto le prime sei, proprio per rispondere a una normativa nazionale. Quindi crediamo che il commissariamento delle Comunità montane vada fatto presto vada fatto in termini brevissimi per consentire ai Comuni di organizzarsi in vista della scadenza di fine anno, per consentire al personale di organizzarsi perché - come ricorderanno tutti - la legge 11/2012 prevedeva un percorso serio per quanto riguarda la tutela del personale delle Comunità montane attraverso il loro passaggio ai nuovi Enti o attraverso una forma di agevolazione rispetto a quei dipendenti che volessero andare in forza ad altri Enti pubblici e soprattutto per il necessario compimento di una riforma che il Consiglio regionale ha affrontato con determinazione e approfondimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Molinari per la risposta.



MOLINARI Riccardo, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Ringrazio la collega Maccanti, perché con quest'interrogazione permette di fare chiarezza, per i colleghi presenti e per chi ci ascolta da fuori sull'iter di realizzazione della riforma degli Enti locali contenuta all'interno della legge 11/2012.
Io sono Assessore dal 20 marzo e quando mi sono insediato, nonostante la legge prevedesse che al 1° di aprile ci sarebbe dovuto essere il commissariamento delle Comunità montane (quindi dieci giorni dopo), non era ancora prevista nessuna procedura ad evidenza pubblica per la scelta dei Commissari delle Comunità montane. È evidente a tutti che, se la scelta è quella di un bando, se la scelta è quella di una procedura ad evidenza pubblica, ciò comporta dei tempi amministrativi che, di norma, prevedono prima di tutto la predisposizione dei criteri per il bando e poi, in virtù delle leggi regionali che abbiamo sulle nomine, anche dei passaggi istituzionali in Commissione.
Questo è stato fatto, e la scelta intrapresa è stata proprio quella di evitare che la figura del Commissario liquidatore fosse identificata come una figura politica, perché così non è. Infatti la legge 11 è molto chiara nello scindere i due ruoli: da una parte, c'è il Commissario liquidatore che, lo ricordo, interviene in quelle realtà territoriali in cui non c'è stata la conversione dell'ex Comunità montana in una Unione montana di Comuni avente gli stessi confini e gli stessi Comuni appartenenti.
Per quanto riguarda il Piemonte, questo succederà per 20 Comunità montane su 22, perché soltanto due hanno attuato la riconversione da Comunità montana a Unione montana di Comuni, e il compito del Commissario liquidatore sarà quello di andare a distribuire i beni patrimoniali, le attività e le passività delle varie Comunità montane tra i Comuni facenti parte della stessa o tra le nuove forme associative che si saranno create sul territorio. Non si tratta dunque di un compito politico, perché sta alla Giunta regionale valutare gli ambiti territoriali creati sul territorio per le nuove Unioni o Convenzioni, sta alla Giunta regionale definire quali materie delegate alle Comunità montane tra le competenze regionali e tra le competenze proprie dovranno essere riassegnate ai Comuni o alle forme associative che si vengono a creare.
Quindi vi è una nettezza di compiti diversi: da una parte c'è il ruolo politico della Giunta, dall'altra c'è il ruolo tecnico del Commissario liquidatore che deve gestire la parte patrimoniale. Per questo è stata presentata una proposta di criteri per la nomina dei Commissari liquidatori che prevede che i Commissari siano figure con specifica competenza nel campo (devono essere Revisori dei Conti iscritti all'Albo degli Enti pubblici o Avvocati iscritti da almeno cinque anni all'Albo).
Tali criteri presentati in Commissione nomine sono stati approvati all'unanimità, e ringrazio il Consiglio e la Commissione nomine per questo aiuto che è stato dato anche nel velocizzare il processo.
La Commissione nomine è stata convocata il 14 maggio, quindi il 14 maggio abbiamo avuto l'approvazione dei criteri. Il 3 giugno questi criteri sono stati approvati in Giunta regionale, è stata approvata la delibera di Giunta e ora dobbiamo attendere che, in virtù di quanto è scritto in delibera (ma credo che la cosa avverrà in tempi celeri), l'Assessore alla montagna, che oggi non è presente, pubblichi il bando perché, una volta pubblicato il bando, si aprirà poi la procedura per la selezione dei Commissari. Il bando prevede 15 giorni di apertura, in cui gli interessati presentano la domanda, e prevede poi soltanto dieci giorni di istruttoria quindi, una volta pubblicato il bando, abbiamo 25 giorni di tempo prima che si proceda alla nomina dei Commissari.
Aggiungo una cosa nella gestione di questo iter. Abbiamo dovuto incontrare i Presidenti delle Comunità montane e diverse volte i Sindaci per chiarire, nelle more del commissariamento, alcuni aspetti tecnici che venivano lasciati a libera interpretazione in base a quanto è scritto nella legge 11. Abbiamo, in qualche modo, dovuto cercare con gli Amministratori di fare un'interpretazione autentica del testo a vantaggio dei cittadini.
Primo problema. Appena insediati, c'era il panico nelle nostre vallate per cui sembrava, facendo un'interpretazione sbagliata del testo, che dal 1° di aprile le Comunità montane non avrebbero più potuto operare poiché la legge prevedeva che al 1° di aprile le Comunità montane fossero commissariate e quindi questo cosa avrebbe comportato? Che le Comunità montane, che svolgevano anche le funzioni fondamentali dei Comuni delegate avrebbero lasciato il territorio senza il servizio da un giorno all'altro.
Questo, però, non è quello che dice la legge 11. La legge 11 dice un'altra cosa: dice che al 1° aprile si sarebbero dovuti nominare i Commissari e quindi la nomina dei Commissari fa decadere gli organismi di governo delle Comunità, ma soltanto a seguito del decreto di liquidazione viene meno l'Ente Comunità montana e, finché non c'è il decreto di liquidazione, le funzioni dei Comuni delegate alla Comunità devono continuare ad essere svolte perché è un dovere istituzionale dell'Ente che attualmente c'è.
Abbiamo dunque chiarito prima di tutto questo aspetto, che non significa aver cambiato volontà politica sulla liquidazione della Comunità montana, perché questo è chiaramente scritto in norma, ma è servito in qualche modo a dare rassicurazioni al territorio e a permettere, sotto questo profilo, alle Comunità di continuare a operare.
Altro aspetto. Ho mandato una missiva a tutti i Sindaci facenti parte dei Comuni e delle Comunità montane in cui si dava il consiglio, nelle more di questa procedura, di iniziare a vedere se era possibile trovare degli accordi territoriali per la ripartizione dei beni, in quanto l'intenzione della Giunta ovviamente non è quella di mandare dei Commissari che vadano a fare un lavoro senza il coinvolgimento delle comunità locali e vadano a fare una ripartizione matematica sulla base della popolazione, sul numero dei beni e sul territorio. Con questa missiva, sostanzialmente abbiamo detto ai Sindaci: mentre nominiamo i Commissari, vedete se riuscite a trovare un accordo per ripartirvi i beni, in modo che, se c'è un accordo (in alcuni territori questo già c'è), il Commissario verrà qui e farà di fatto il notaio, cioè prenderà atto della ripartizione che voi avete deliberato e il processo non sarà assolutamente traumatico, ma sarà un processo concordato e veloce.
Quindi questo è lo stato dell'arte.
Le due missive, una ai Presidenti delle Comunità montane sul continuare a esercitare le funzioni delegate, l'altra ai Sindaci, sono servite, a mio avviso, ad agevolare questo percorso, ma ovviamente - ringrazio la collega Maccanti per la domanda - senza mai mettere in dubbio il fatto che le Comunità montane vanno liquidate, anche perché dai territori è emersa una chiara volontà, visto che non ci sono state (se non due casi) Comunità montane trasformate in Unione montana di Comuni.
C'è stata una chiara volontà di superare queste aggregazioni perch soprattutto dopo l'accorpamento del 2010, questi ambiti territoriali non sono più stati identificati come gli ambiti ottimali per svolgere le funzioni fondamentali che la normativa nazionale ci impone di fare svolgere in forme associate ai Comuni del territorio. Grazie.


Argomento: Sistema informativo regionale - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1664 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Affidamento del servizio per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico dell'ASL TO3, decisioni adottate dal tavolo di confronto"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1664, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, come avevo già preannunciato in occasione dell'interrogazione del 14 maggio scorso, sempre sullo stesso argomento, ma potendo con l'articolo 100 formulare solo un quesito, avevo già preannunciato che quel quesito del 14 maggio sarebbe stato insufficiente per avere informazioni più dettagliate e compiute rispetto alla questione.
Quindi, oggi rinnovo l'interrogazione aggiornando l'argomento a quello che dovrebbe essere avvenuto dopo la risposta dell'Assessore al termine di quella interrogazione del 14 maggio, cioè l'istituzione di un Tavolo di confronto rispetto al quale vorrei conoscere gli esiti.
L'oggetto era la valutazione della criticità che si è venuta a determinare ed identificare un percorso per il superamento. Parliamo di quella gara d'appalto relativa alla società Dedalus e quindi dell'eventuale contenzioso o per lo meno il confronto sorto tra l'ASL TO3 e la Federazione Sanitaria 3.
Ora, è importante anche avere una risposta su quest'argomento, perch nel recente documento che è stato presentato al Tavolo Massicci c'è un paragrafo intero che si pone come obiettivi "una maggiore razionalizzazione, omogeneizzazione ed integrazione dei sistemi informativi aziendali con i sistemi centrali, nonché la realizzazione del Progetto di unificazione dei sistemi amministrativi contabili su scala regionale".
La domanda che pongo è chiara: vorrei conoscere quali sono le azioni che sono state decise al tavolo di confronto e, se possibile, capire dalle sue parole quello che nasce dall'osservazione di questo caso particolare ma che deve riguardare più in generale il sistema Piemonte sul versante informatico, perché qualora si dovesse procedere ad una rivisitazione globale dell'ambito territoriale e regionale, la presenza di gare espletate con contratti in essere, che fine faranno e se ci si potrà basare relativamente al conto economico sulla valutazione dell'adeguamento per legge e per contratto della società appaltatrice. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In attuazione alle disposizioni impartite, di cui alla risposta dell'interrogazione n. 1615 a cui faceva riferimento l'interrogante, è stato riunito il tavolo di confronto con la partecipazione della Direzione Sanità, della Direzione Affari Istituzionali ed Avvocatura, l'ASL TO3 e la Federazione Sovrazonale 3 - Torino Ovest.
Il tavolo aveva il compito di definire chi fosse competente, tra l'ASL TO3 e la Federazione Sovra zonale - Torino Ovest, alla gestione delle procedure relative all'oggetto dell'interrogazione, anche alla luce delle previsioni di cui alla DGR n. 36-5376 del 20 febbraio 2013.
In tavolo ha concordato, unanimemente, sull'unica interpretazione possibile del dispositivo della DGR sopramenzionata, e cioè che per "nuovi contratti" non possa che intendersi nuovi affidamenti conseguenti a nuove gare.
Nel caso specifico il contratto consegue ad un'aggiudicazione definitiva risalente al 2012. Ne deriva la competenza dell'ASL TO3 a provvedere alla gestione delle procedure relative all'oggetto dell'interrogazione.
In relazione alle caratteristiche del capitolato di gara di affidamento del servizio per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico dell'ASL TO3, il competente Settore Sistemi Informativi ne ha verificato la compatibilità rispetto al progetto di razionalizzazione, omogeneizzazione ed integrazione dei sistemi informativi aziendali con il sistema informativo sanitario regionale, inserito nei Programmi Operativi per il triennio 2013-2015.
Ciò in quanto nel capitolato tecnico di appalto, concetto ulteriormente rafforzato nella deliberazione di aggiudicazione, è richiesto espressamente che l'aggiudicatario abbia l'obbligo di procedere alla copertura delle esigenze di sviluppo del sistema informatico aziendale in coerenza con i cambiamenti in corso sia per i contesti interni (aziendali) sia per quelli esterni, per l'intero arco temporale della fornitura di servizio.
In ogni caso, qualsiasi decisione in merito all'ulteriore evoluzione della procedura, avviata, come noto, nell'anno 2009, rimane di esclusiva competenza dell'ASL TO3.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti - Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 1666 presentata dal Consigliere Reschigna, inerente a "Lavori di ripristino delle opere idrauliche e messa in sicurezza del Rio Inferno a Omegna (VCO)"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1666, presentata dal Consigliere Reschigna.
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Ho presentato questa interrogazione urgente, perché il Rio Inferno è un rio nel Comune di Omegna e nel 1996, durante un evento calamitoso di notevole consistenza, l'intasamento dello stesso ha procurato ingenti danni a privati e alle opere pubbliche sottostanti.
È stata fatta un'opera finanziata di regimazione idraulica dalla Regione Piemonte, dopodiché nel 2011, essendosi riempito questo rio di materiale disperso di consistenza anche rilevante, il Comune di Omegna ha presentato ed ottenuto dalla Regione Piemonte un contributo di 36 mila euro per la pulizia idraulica, sostanzialmente per asportare da questo rio il materiale sparso, che è molto pericoloso.
Il finanziamento però contemplava sostanzialmente l'individuazione di un canone demaniale relativamente all'obbligo da parte dell'impresa aggiudicatrice dei lavori di acquisire questo materiale. La crisi economica che ha colpito pesantemente il settore delle imprese di costruzioni sta determinando il fatto che, nonostante le ripetute gare tentate dal Comune di Omegna, nessuna impresa di costruzione abbia mai presentato un'offerta in tal senso.
In prima battuta, l'Amministrazione regionale ha autorizzato la riduzione del canone demaniale. Anche su questo sono state esperite procedure di gara senza esito alcuno.
La situazione è decisamente pericolosa in questo momento. Nei mesi scorsi con l'allora Assessore Cavallera e con il dottor Coccolo mi ero fatto carico di promuovere un incontro con il Comune di Omegna, che si è svolto proprio in una saletta del Consiglio regionale, dove veniva definito in via provvisoria l'azzeramento del canone demaniale, fatto salvo l'impegno in capo al Comune di Omegna di depositare tutto il materiale che si sarebbe asportato dal Rio Inferno in una zona, in attesa che tempi migliori sotto il profilo economico avrebbero consentito la vendita di questo materiale e la restituzione all'Amministrazione regionale piemontese dell'importo relativamente allo stesso.
Durante quell'incontro era stata data la disponibilità ad operare in tal senso, però non c'è stata nessuna risposta formale da parte dell'Amministrazione regionale a questo riguardo.
Il tema è che la situazione è sempre più pesante e precaria. C'è una forte preoccupazione da parte delle persone che abitano nelle aree sottostanti al Rio Inferno e ho presentato questo question time per sollecitare una risposta in tal senso da parte dell'Amministrazione regionale, che consentirebbe di risolvere velocemente il problema e di ripristinare una condizioni di sicurezza in capo alle comunità locali.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Gli Uffici mi segnalano che la situazione che lei ha richiamato nell'interrogazione è ben nota, probabilmente anche con riferimento all'incontro che lei ha citato. Infatti mi segnalano che nei mesi scorsi sono stati interessati dalla problematica connessa all'entità del canone, e mi hanno anche informato della richiesta di riduzione/azzeramento del canone stesso.
Purtroppo, però, non solo in relazione a questo caso specifico, ricordo altri casi, che non le cito, in cui avevamo ricevuto le stesse richieste.
La normativa regionale non consente di poter cedere gratuitamente materiali e, quindi, procedere con l'azzeramento del canone. Questo è un tema su cui in realtà, l'Assessorato alla Difesa del suolo e la Direzione competente si sono interessati da diverso tempo. Purtroppo, il caso di Omegna è ultimo di una lunga serie di casi in cui abbiamo riscontrato la difficoltà, talvolta l'impossibilità, di realizzare opere di difesa, poiché mancava l'interesse e la sostenibilità economica dell'intervento che, ovviamente, doveva essere affidato a dei privati.
Considerato che vi sono situazioni in cui l'interesse alla realizzazione degli interventi di sistemazione idraulica suggerirebbe valutazioni alternative rispetto al mero introito dei canoni, abbiamo proposto, proprio per dare una soluzione definitiva al problema - un soluzione non puntuale, ma strutturale - in inserire nel disegno di legge collegato alla finanziaria 2013 un paio di disposizioni volte a favorire questo tipo operazioni, quindi operazioni di sistemazione idraulica attraverso una diversa disciplina dei canoni.
In particolare, abbiamo proposto - lo vedrà a breve, quando il collegato arriverà in Aula - la revisione del sistema di determinazione dei canoni attraverso uno specifico provvedimento della Giunta regionale, sulla base di criteri legati all'effettivo valore di mercato del materiale che essendo tale, può subire variazioni.
Inoltre, la possibilità, nell'ambito della realizzazione dei piani di gestione dei sedimenti, di effettuare lavori a compenso, vale a dire con la possibilità di remunerare il privato, cioè l'impresa che realizza i lavori di sistemazione idraulica, con il materiale estratto, opportunamente valutato.
Personalmente ritengo che questo abbia una portata rivoluzionaria, e che ci consentirà davvero di sbloccare diverse situazioni molto simili a quelle da lei segnalate.
In sostanza, si prevede che nell'esecuzione di determinati interventi inseriti in un programma di gestione dei sedimenti piuttosto che in ordinanza del Comune, i progetti possano prevedere la compensazione, nel rapporto con gli appaltatori, dell'onere per l'esecuzione dei lavori con i valori del materiali estratto e riutilizzabile, che ovviamente si rivaluta sulla base dei canoni demaniali vigenti.
Abbiamo previsto che l'onere debba comprendere anche le spese generali e l'IVA, perché avendo comunque un loro impatto, incidono in una certa maniera.
Le sono grato per aver portato questo tema all'attenzione dell'Assemblea, perché partendo da un caso particolare e specifico si possono fare valutazioni più ampie. Questa per noi è anche l'occasione per mettere a conoscenza l'Assemblea stessa del fatto che l'entità del problema che lei segnala va molto al di là del problema stesso.
Non voglio darle l'idea di volerne approfittare, ma mi fa ben sperare il suo interessamento rispetto alle tempistiche di approvazione di questa norma specifica.
Ovviamente non mi permetto di accelerare sui tempi di approvazione del collegato alla finanziaria, però è il primo treno utile al quale abbiamo ritenuto di poterci agganciare per poter dare una risposta che, sono certo ci permetterà di sbloccare e di superare diverse situazioni, tra cui quella da lei segnalata.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1667 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Interruzione prestazioni domiciliari per malati non autosufficienti"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 1667 presentata dal Consigliere Laus, che ha la parola per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione riguarda l'interruzione di prestazioni domiciliari per malati non autosufficienti. La continuità, per definizione deve rappresentare un continuum non interrompibile.
Preferisco leggere quest'interrogazione, che pone un quesito molto semplice.
Centinaia di famiglie di pazienti in carico all'ASL TO3 hanno denunciato una situazione di grave incertezza, mostrata dagli enti gestori dei servizi socio-assistenziali, nel proseguire l'erogazione delle prestazioni domiciliari per i prossimi mesi, a causa dell'assenza di finanziamenti da parte della sanità pubblica.
Da fonti sindacali si apprende che alcune ASL sarebbero intenzionate ad interrompere l'erogazione degli assegni di cura dal 1° marzo 2013, in attesa che l'Assessorato competente decida quali risorse, quante e con quali criteri impiegare a tale scopo.
Il rischio di vedere negato, da un giorno all'altro, a centinaia di persone malate il diritto alla cura e all'assistenza, ha già indotto le sigle sindacali dei pensionati di CGIL, CISL e UIL a diffidare i direttori generali delle ASL dall'interrompere le prestazioni domiciliari, in quanto tale comportamento sarebbe in palese contrasto con la normativa vigente sui LEA socio-sanitari, e configurerebbe responsabilità inerenti l'interruzione di servizio, ancor più gravi in caso di deterioramento della salute del malato.
Pertanto, interroghiamo il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente in materia per sapere se i timori espressi dai familiari dei pazienti e dalle parti sociali corrispondano al vero.
So che la risposta è un semplice "sì" o un semplice "no", ma la richiedo in forma scritta, oltre che orale, da parte dell'Assessore.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Vicepresidente Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
In premessa mi scuso, perché leggerò la risposta che dall'Assessorato competente mi hanno fatto pervenire, in quanto, nella giornata di oggi purtroppo l'Assessore Cavallera era impossibilitato ad essere in Consiglio regionale. Le risorse dell'ultimo Fondo nazionale per la non autosufficienza si riferiscono all'anno 2010 e sono state assegnate agli Enti capofila secondo i criteri previsti dalla DGR 39/2009 e dalla DGR 56/2010. Tali contribuiti hanno garantito la continuità dei progetti a sostegno della domiciliarità in lungoassistenza per anziani ultra sessantacinquenni non autosufficienti e per persone con disabilità non autosufficienti di età inferiore ai 65 anni, fino alla data del 31.01.2013.
In attesa dell'assegnazione dei fondi statali per la non autosufficienza relativi all'anno 2013, con nota del 5 marzo u.s.
l'Assessorato, al fine di non pregiudicare l'attribuzione degli interventi economici a sostegno della domiciliarità di cui alla DGR 39/2009 ed alla DGR 56/2010 alle persone aventi diritto, invitava le Azienda Sanitarie Locali, nei limiti della quota parte del fondo statale, a continuare ad attribuire i suddetti contributi con i criteri previsti dalla normativa vigente.
Nella stessa nota veniva richiesto alle Aziende Sanitarie di anticipare, inoltre, la parte di competenza dei soggetti gestori delle funzioni socio-assistenziali.
Successivamente, in data 20 marzo 2013, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro della Salute, il Ministro dell'Economia e delle Finanze e il Ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione con delega alle Politiche per la Famiglia ha firmato il decreto che ha assegnato alla Regione Piemonte, nel 2013 risorse pari a 21.752.500 euro, nell'ambito del Fondo per la non autosufficienza.
In base al comma 1 dell'articolo 5 del suddetto decreto, l'erogazione delle risorse previste è subordinata alla valutazione di un programma attuativo, che prevede, fra l'altro, che le Regioni destinino una quota non inferiore al 30% della somma totale assegnata per interventi a favore di persone in condizioni di disabilità grave, che necessitano a domicilio di assistenza continuativa nelle 24 ore (ad esempio gravi patologie cronico degenerative non reversibili, gravi demenze, gravissime disabilità psichiche multi patologiche, gravi cerebro-lesioni, stati vegetativi ecc.). Per la definizione del Programma attuativo, che deve essere redatto secondo le indicazioni fornite dalla Direzione Generale per l'inclusione e le politiche sociali del Ministero del Lavoro, è stato avviato un confronto sia in sede di Commissione consiliare competente sia presso il tavolo di concertazione delle politiche sociali. Al termine di tale confronto ed al momento dell'accertamento delle risorse in entrata, sarà possibile procedere al trasferimento delle somme agli Enti capofila (ASL/Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali) per il mantenimento del sistema di servizi di lungoassistenza attualmente in essere nella nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Pichetto.
LAUS Mauro (fuori microfono) Scusi, Presidente, non è una replica: vorrei rivolgere una domanda all'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Prego.



LAUS Mauro

Vorrei fare la seguente domanda, Presidente, che resti anche agli atti: quando un Consigliere formula un quesito, quindi un'interrogazione, ad esempio "come ti chiami?, e l'Assessore risponde "oggi piove", quindi il Consigliere non ha la risposta, cosa possiamo fare noi Consiglieri per tutelare le nostre prerogative? È una semplice domanda e chiedo gentilmente, Presidente, che a questa domanda venga data una risposta scritta (lo chiedo all'Ufficio di Presidenza) da parte degli Uffici, perché è una situazione intollerabile.
La ringrazio.



PRESIDENTE

Collega, le posso dire che.



LAUS Mauro

Adesso non voglio sapere niente! Continuiamo!



PRESIDENTE

Provvederemo alla sua richiesta, collega Laus.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1668 presentata dal Consigliere Rostagno, inerente a "Ritardi nei pagamenti alle strutture socio-sanitarie per anziani non autosufficienti e per disabili accreditate e convenzionate con le Aziende Sanitarie piemontesi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1668, presentata dal Consigliere Rostagno.
Risponderà il Vicepresidente Pichetto.
Prego, collega Rostagno, ha tre minuti per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elio

Torno, ancora una volta, su quest'argomento. Mi rendo conto di essere ripetitivo, però, purtroppo, la situazione disperata che stanno vivendo le strutture accreditate e convenzionate con le Aziende Sanitarie è veramente incredibile, poiché non vengono pagate da troppo tempo.
Ieri, parlando con un direttore, ho sentito un ragionamento per me inedito: avevo sempre sentito dire che avere un numero di posti destinabili a soggetti, ad anziani, dotati di convenzione era una grossa opportunità perché le risorse legate al pagamento dei posti in RSA, coperte al 50 dalla Regione (dal Sistema Sanitario) garantivano, in molti casi, uno stiracchiato pareggio alle case di riposo, tutte in difficoltà, quindi permettevano di mantenere rette più contenute per gli anziani che non disponevano di convenzione.
Mi è stato detto, invece, che questo è diventato un problema, perché le banche non concedono più il fido, la Regione - attraverso le Aziende - non paga, i pazienti, avendo la convenzione, hanno tutto il diritto di essere assistiti, quindi devono essere erogati i servizi previsti da tutte le norme che conseguono all'accreditamento della struttura stessa. Di conseguenza, si è obbligati ad aumentare il credito, che diventa esponenziale nel momento in cui le banche non fanno più anticipazioni.
Ci si trova, così, non solo nell'impossibilità di pagare i dipendenti ma - cosa gravissima - in qualche caso si teme di non riuscire più a fornire i contributi, incorrendo in sanzioni che hanno anche carattere penale e che sono di particolare gravità.
È impensabile che delle strutture finalizzate a garantire il benessere di una parte significativa della nostra popolazione siano in condizione di chiudere o di incappare in gravissime irregolarità, oppure siano costrette a rispondere di fronte alle istanze dei creditori in giudizio, perché la Regione non sta pagando.
Continuo a sentirmi dire che non bisogna preoccuparsi, perché tra il 15 giugno e il 15 luglio, grazie alle risorse che saranno messe a disposizione per via del famoso Decreto "salva debiti", la Regione disporrà di sufficienti risorse che saranno conferite alle aziende ed ai Comuni. Non si raggiungerà ancora la normalità, ma avremo un rallentamento della pressione notevole.
Mi auguro che questo sia vero e che presto si vedano dei risultati concreti, perché quelle strutture non ce la fanno più: rischiano di chiudere, lasciando a casa altre persone, poiché non riescono più a garantire i servizi, in quanto la Regione non paga.
Questo rappresenterebbe un'immagine del pubblico, della Regione, di tutto quello che ha a che fare con i servizi in questione, terrificante.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Pichetto per la risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
L'interrogazione del Consigliere Rostagno chiede se la Regione non ritenga opportuno un intervento urgente per consentire alle Aziende Sanitarie Locali di pagare gli ingenti debiti accumulati nei confronti delle strutture socio-sanitarie accreditate e convenzionate.
In merito, riscontro quanto segue: innanzitutto, nei mesi scorsi si era proceduto ad intervenire con una somma esigua (96 milioni di euro) rispetto al monte pagamenti e al monte debitorio delle ASL, pur sapendo che il totale debitorio delle ASL sfiorava, al 31/12, tre miliardi e 300 milioni e certamente le ASL avevano avuto l'indicazione di pagare innanzitutto quei fornitori che avevano un alto contenuto di spese del personale.
Consigliere Rostagno, in parte lei la risposta l'ha già data con la sua illustrazione: la strada che possiamo percorrere in questo momento è quella del decreto 35, che va ad affiancarsi ai trasferimenti ordinari alle ASL.
Noi trasferiamo alle ASL, mediamente, 670 milioni al mese. Il 31 maggio è partita la richiesta di 633 milioni, in base all'articolo 3 del decreto 35 e i relativi contratti, sempre in merito all'articolo 3, dovrebbero essere stipulati entro il mese di giugno.
La tempistica che viene data a livello nazionale, cioè il tempo intercorrente tra il contratto e il pagamento da parte del Ministero del Tesoro, è 15 giorni (così viene indicato). Da qui, il ragionamento comune riportato anche dagli organi di stampa, per cui si dovrebbe arrivare alla metà di giugno.
Quest'affermazione mi porta a fare un'anticipazione in merito all'articolo 3, rispetto all'opinione che ho espresso in Commissione qualche giorno fa, dove, a specifica richiesta, ho risposto di temere che l'articolo 3 slitti a fine agosto-inizio settembre.
Le ultime notizie dicono che c'è un'accelerazione, su questo fronte.
Pertanto, 633 milioni arrivano in questa fase ed è una cifra che possiamo stimare sul 20% dell'esposizione debitoria delle ASL, quindi non così enorme.
Le stime, invece, ci dicono che - secondo un ragionamento a sei mesi in questi giorni dovremmo essere in grado di stipulare la seconda parte di contratto, che, a dato teorico, oggi, ci dà la seconda parte (un miliardo e 199 milioni), permettendoci un ulteriore abbattimento.
Poi, non dispero che, approvato il nostro piano di rientro sulla sanità, possa farmi pagare ciò che è incagliato dal 2005, cioè i 420 milioni del ripiano 2004, di cui la Regione Piemonte non ha mai potuto chiedere il rimborso, a seguito dell'annosa verifica sulle contabilità dei rapporti Regione-Ministero.
Se ci fosse anche questo - peraltro, sono soldi della Regione Piemonte che sono solo vincolati per ragioni di chiarezza dei rapporti contabili diciamo così, di trasparenza della contabilità della Regione - significa che tra decreto legge n. 35/2013 e residuo attivo di 420 milioni, andiamo a due miliardi e mezzo. Vuol dire portare a pagamento, praticamente, il totale della massa debitoria fino al 31 dicembre 2012 e, comunque, a quel punto, rimanere in un trend dove l'esposizione è bimestrale, cioè di 60 giorni.
Tenete presente che, su un importo del sistema sanitario di otto miliardi e mezzo, 800-900 milioni, che in questo caso sarebbe l'eventuale differenza, corrisponderebbero a due mesi di giro di forniture o, se vogliamo, a un po' più di un mese di trasferimento regionale. Quindi sarebbe del tutto ordinario e in grado di pagare.
C'è piena coscienza della difficoltà, perché siamo il riferimento delle lamentele e delle proteste, anche delle sofferenze del sistema.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Pichetto.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1669 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Aggiornamento sul tavolo ministeriale chiesto per Ddway"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'interrogazione a risposta immediata n. 1669 presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi poniamo questa interrogazione a risposta immediata alla Giunta perché riteniamo che fra le diverse realtà in crisi, purtroppo, sul fronte dell'ICT, vi sia Ddway, che, in realtà, doveva essere una nuova realtà nel panorama italiano dell'ICT, nata dall'acquisizione di CSC Italia S.r.l.
una delle due filiali italiane di computer sciences corporation - da parte di Dedagroup S.p.A.
La società, con quasi 1.100 dipendenti in Italia e oltre 70 milioni di euro di fatturato complessivo nel 2011, fa parte di Deda Group ICT Network gruppo che opera nel mercato italiano dell'ICT.
I lavoratori DDway hanno subito nove settimane di cassa integrazione ordinaria, durante le quali si è toccato un picco di 199 lavoratori contemporaneamente a casa.
Durante l'incontro sindacale, svoltosi in data 2 maggio 2013 a Milano la dirigenza Ddway ha annunciato circa 300 esuberi a livello nazionale.
Venerdì 10 maggio, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è stata aperta ufficialmente la procedura di mobilità per 294 dipendenti dell'azienda, di cui ben 119 solo nella sede di Torino.
Lo scorso 17 maggio, in seguito alla manifestazione dei lavoratori della Ddway e di una nostra precedente interrogazione, l'Assessore regionale al lavoro ha richiesto un tavolo ministeriale.
Ieri c'è stato un incontro in Provincia delle RSU della Ddway e dei territoriali di FIM e FIOM e oggi è previsto un incontro in Assolombarda.
A questo punto, chiediamo dei ragguagli sugli sviluppi della richiesta del tavolo ministeriale. Infatti, questa è un'altra di quelle situazioni in cui non ha senso che si subisca la crisi sulla base di scelte legate all'acquisizione di un'azienda che non era assolutamente in crisi Quindi, chiediamo alla Giunta quali azioni intenda intraprendere, dato anche il numero rilevante di persone interessate e che sono presso la sede di Torino.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La procedura di mobilità della Ddway è ancora nella fase sindacale: la discussione tra l'azienda e le organizzazioni sindacali sta quindi avvenendo in Assolombarda, come anche l'interrogante ha precedentemente riferito.
Le organizzazioni sindacali hanno comunicato che l'incontro del 10 giugno ha chiuso i 45 giorni della fase sindacale della procedura di mobilità. Chiusa questa fase sindacale, inizieranno i 30 giorni della fase istituzionale di competenza diretta del Ministero del lavoro.
L'Assessore Porchietto, che oggi non è presente, nella nota precisa che il 12 giugno sarà a Roma presso il Ministero del lavoro per altre questioni e in quell'occasione solleciterà il Ministero ad una rapida convocazione del tavolo, al fine di trovare utili soluzioni alla vertenza.
Quindi, credo che nel giro di una settimana potremo dare comunicazione della data di convocazione del tavolo.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1670 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Centro integrato dei Servizi Sanitari Territoriali dell'ASL di Novara: a che punto siamo?"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1640 presentata dalla Consigliera Manica, inerente a "Gravi ritardi nella realizzazione del nuovo Centro integrato dei servizi sanitari territoriali dell'ASL di Novara"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1670, presentata dal Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Siccome, precedentemente, ho presentato l'interrogazione indifferibile e urgente n. 1640 con analogo argomento, chiederei che la risposta dell'Assessore Quaglia sia congiunta rispetto all'interrogazione a risposta immediata n. 1670 e all'interrogazione indifferibile e urgente n. 1640.



PRESIDENTE

L'interrogazione indifferibile e urgente n. 1640 non è all'ordine del giorno.



MANICA Giuliana

Non importa. Siccome l'argomento è lo stesso, chiederei che questa risposta venisse data per entrambe.



PRESIDENTE

Va bene.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte su un tema su cui la collega Manica aveva presentato, se non sbaglio, addirittura due interrogazioni.
In effetti, il tema riguardante il Centro integrato dei Servizi Sanitari Territoriali è molto sentito a Novara città e nel novarese.
Questo Centro dovrebbe essere costruito sul territorio di Novara nell'area dell'ex Ospedale psichiatrico, come da convenzione stipulata parliamo di almeno tre anni fa - dall'allora ASL 13 di Novara e dalla società Pessina Costruzioni S.p.A. di Milano.
Tale comprensorio dovrebbe riunire in un'unica sede tutti i Servizi Territoriali presenti nella città di Novara, verosimilmente apportando un risparmio sia nei contratti di locazione e sia in quelli di manutenzione e gestione dei vari stabili su cui al momento insistono le sedi dei Servizi Territoriali novaresi.
Purtroppo, abbiamo appreso dai giornali che i lavori (iniziati nel maggio 2010), che si sarebbero dovuti concludere nel maggio 2013 - quindi dopo tre anni, per un importo totale di 67 milioni di euro - al momento sono davvero ben lontani dall'essere portati a termine. Anzi, al momento il cantiere sembra fermo, dai rilievi compiuti anche dal Presidente dell'Assoconsum, Daniele Galli, che, addirittura, l'ha ribattezzato il "cantiere della vergogna". Però, al momento, non sembra si siano avute, a mezzo stampa, delle risposte né da parte del Direttore generale dell'ASL né da parte del Sindaco di Novara, Ballaré.
Quindi, in questo momento, ci è sembrato giusto interpellare la Giunta in quanto pertinente in edilizia sanitaria, per sapere a che punto sono i lavori.
Ricordo, inoltre, che con una deliberazione dell'ASL di Novara si era addirittura aperto un contenzioso con la ditta responsabile dei lavori proprio per i ritardi. Non capiamo, a questo punto, da che cosa derivino i silenzi, e perché i cittadini novaresi (e piemontesi in generale) non possano ricevere informazioni sullo stato dei cantieri direttamente dall'ASL, senza dover interpellare la Giunta regionale, tramite uno o più Consiglieri regionali. A maggior ragione - aggiungo - ho appurato che nonostante il contenzioso sono stati già erogati alla ditta circa 14.720.000 euro, in più è stato stipulato un altro contratto per erogare circa 800.000 euro al mese per gli ulteriori mesi restanti del 2013. Non se ne capisce dunque la motivazione, sennonché sarebbe sempre apparso, a titolo stampa (ma non avendo ricevuto risposte dalla Direzione dell'ASL di Novara non abbiamo potuto addivenire ad altre informazioni), che ci sarebbe stato un aumento del costo dell'opera del 3% circa dovuto al ritrovamento di - cito quando riportato su articoli di giornali - "una presenza maggiore di amianto di quanto si era potuto valutare a seguito delle iniziali demolizioni e smantellamento degli impianti".
Chiedo all'Assessore se ci può informare in merito alla situazione dei cantieri, ma anche dell'eventuale contenzioso che è in corso tra l'ASL e la ditta. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Quaglia; ne ha facoltà.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Il testo scritto della risposta verrà comunque fornito ai due interroganti e tralascio, perché così rientrava nell'accordo raggiunto in sede di Conferenza dei Capigruppo, tutta la parte riferita alla cronistoria che ha portato a questa vicenda, concentrandomi sulla questioni inerenti l'oggetto del question time.
Durante il 2012 c'è stato un lungo e complesso contraddittorio con il concessionario, che aveva richiesto l'adeguamento del canone annuo di concessane a euro 2.999.131,00, come previsto dal contratto originale.
Dopo molti mesi di approfondimento delle problematiche, con deliberazione n. 493 del 15 maggio 2013 viene finalmente approvato un accordo tra le parti che prevede in sintesi: la riduzione dei lavori relativi alla ristrutturazione di una palazzina destinata a mensa la conclusione dell'opera in due fasi, come segue: a) una prima fase entro il 31/10/2013 e una seconda fase entro il 31/10/2014 l'eliminazione di alcuni servizi quali mensa, pulizie e gestione aree verdi, che saranno in ogni caso garantite dall'ASL di Novara, in quanto eseguite con costi inferiori a quelli previsti inizialmente l'eliminazione di alcune condizioni presenti nel precedente contratto in particolare in merito all'aggiornamento del canone di concessione rendendolo più adeguato ai rapporti tra le parti, soprattutto nei meccanismi di riequilibrio previsti dalla legge nei casi di fattori destabilizzanti che avrebbero potuto essere richiesti da Novara Salute Servizi S.p.A.
la rideterminazione del canone in euro 1.450.000,00 annui a decorrere dal 2014, con un risparmio complessivo del 20% circa.
Ad oggi sono state eseguite opere per circa il 60% dell'intero intervento, complete in ogni loro parte, tali da rendere le palazzine già disponibili ed idonee per i trasferimenti delle attività sanitarie e, come sopra citato, è prevista la progressiva ripresa dei lavori a decorrere dalla seconda metà del mese di giugno, in attuazione del nuovo accordo.
Dunque, in attuazione dell'accordo che è stato stilato, il cantiere riprende. Preciso, peraltro, che nel testo della risposta scritta sono descritte nel dettaglio le tappe di ultimazione secondo le due date che ho sintetizzato prima.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1671 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Unità Spinale Unipolare - fuori uso da un mese"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1671, presentata dalla Consigliera Artesio, che la illustra.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Con la presente interrogazione segnaliamo, in base alle informazioni ricevute, una presunta disfunzione in ordine all'attività dell'Unità Spinale Unipolare presente presso il presidio CTO della Città della Salute.
Si tratta dell'impossibilità di utilizzare un'apparecchiatura utile alle diagnosi delle disfunzioni dell'apparato vescicole, che, come i colleghi sanno (comunque la letteratura clinica ci insegna), sono frequentemente collegate alle questioni relative al funzionamento della colonna vertebrale e alle lesioni midollari. Quindi si tratta di una di quelle funzioni assolutamente primarie nell'individuazione del protocollo terapeutico delle persone in cura presso l'Unità Spinale.
Di questa apparecchiatura giunge notizia l'impossibilità di procedere ad una riparazione o ad un rinnovo, i cui costi ammonterebbero a circa 200.000 euro, che non sarebbero nelle attuali disponibilità del presidio ospedaliero e dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera, né così avverrebbe per poter accedere ad un succedaneo, che certamente non svolge le stesse funzioni dell'apparecchiatura precedente, ma che potrebbe comunque essere utilizzato, vale a dire l'amplificatore di brillanza, di cui si era ipotizzata una acquisizione in leasing al costo di 50 euro giornalieri.
Ovviamente, se queste informazioni corrispondessero a dati accettati e non si fosse ancora posto rimedio o ci siano difficoltà a porvi rimedio, è compito del Consigliere interrogante sottolineare all'attenzione del Consiglio e anche ai colleghi della Giunta l'importanza delle attività specialistiche che vengono svolte al Centro dell'Unità Spinale, sia perch si tratta di una struttura definita di riabilitazione di terzo livello verso la quale quindi convergono tutti i pazienti in quelle condizioni di altissima complessità di tutta la Regione Piemonte, sia perché il principio fondamentale per il quale questa Unità è stata costituita - cioè la capacità di dare continuità assistenziale dalla fase dell'acuzia alla fase di riabilitazione, alla fase della coabitazione con le invalidità conseguenti - verrebbe fortemente danneggiato dall'impossibilità da parte dei professionisti di utilizzare tutta la strumentazione loro utile per la diagnostica e per i protocolli terapeutici.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Quaglia; ne ha facoltà.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Vi leggerò la risposta che dalla Direzione Generale è stata inviata all'Assessorato alla sanità.
A seguito della proposta di dismissione dell'apparecchiatura (installata il 31 ottobre 2000 presso il Centro di Riabilitazione Funzionale e successivamente trasferita all'USU), avanzata a fine dicembre 2012, è stata inserita nel programma degli investimenti di edilizia ed attrezzature sanitarie (approvato con la delibera aziendale n. 207/2013 del 28 febbraio 2013) la richiesta di finanziamento per l'anno 2013 dell'acquisizione di "Telecomandato polifunzionale clino-ortostatico per radiourodinamica" per un valore di euro 300.000 (credo che sia una parte dell'apparecchiatura richiamata nell'interrogazione).
In data 4 giugno 2013 sono state trasmesse dalla Direzione Sanitaria del Presidio CTO le richieste, datate 3 giugno, del dottor Roberto Carone (Direttore della SC Neuroradiologia) e del dottor Carlo Faletti (Direttore della SC Radiodiagnostica CTO) con le quali si propone l'acquisto di un tavolo urologico ed il noleggio di un amplificatore di brillanza.
Le richieste sono attualmente al vaglio degli uffici competenti, per individuare le soluzioni ottimali sia da un punto di vista clinico, che da un punto di vista economico.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 1662 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Contributi alle scuole materne paritarie"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1662, presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che la illustra in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Vicepresidente, in base alla legge n. 62/2000, emanata in attuazione dell'articolo 33 della Costituzione, le scuole private dell'infanzia (primarie e secondarie) possono chiedere la parità ed entrare a far parte del sistema di istruzione nazionale.
Senza dilungarmi troppo sulle leggi che normano l'esistenza degli istituti scolastici paritari, vorrei soltanto evidenziare che, trattandosi di scuole non pubbliche ma che devono sottostare alle leggi dello Stato e della Regione in materia di sicurezza degli edifici, Stato e Regioni hanno l'obbligo di erogare loro dei contributi.
Indipendentemente dai pareri sulla correttezza o meno dell'elargizione dei soldi pubblici alle scuole paritarie, la nostra Regione stanzia ogni anno un contributo da suddividersi tra le varie scuole.
Venendo al nocciolo della questione, in provincia di Cuneo le scuole materne paritarie sono 82 ed erogano un servizio ad oltre 5.000 bambini e bambine del territorio; occupano 270 insegnanti, più un centinaio di addetti come personale ausiliario.
Si tratta soprattutto di scuole che si trovano in territori dove le materne pubbliche non ci sono - ad esempio si trovano in frazioni del Capoluogo di Provincia e permettono ai genitori di evitare il traffico cittadino e giostrarsi meglio tra figli e lavoro, oppure si tratta delle uniche scuole a disposizione in paesi più o meno grandi, magari a diversi chilometri di distanza da quella pubblica più vicina.
Insomma, offrono un servizio alla comunità non da poco, oltre a dare lavoro a quelle maestre a cui ho accennato prima - 270 - le quali, come si sa, sono in attesa di trovare un posto nella scuola pubblica; e non c'è bisogno che vi spieghi le difficoltà che ci sono in quel settore.
Orbene, le 82 scuole pubbliche di Cuneo e provincia hanno ricevuto la comunicazione dell'avvenuta concessione dei contributi per l'anno scolastico che si è appena concluso. Nel frattempo, grazie alle rette, al contributo statale e alle convenzioni con i Comuni, sono riuscite a far fronte alle spese degli stipendi e a pagare i fornitori.
Il contributo regionale è arrivato sinora nelle casse del 20% di queste materne; le altre sono ancora a bocca asciutta.
Con quest'interrogazione vorrei sapere quando il contributo sarà erogato, perché molte scuole versano in condizioni critiche e presto non saranno più in grado di pagare dipendenti e fornitori.
Grazie, Vicepresidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Per la Giunta regionale, risponde il Vicepresidente Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
In merito alla richiesta del Consigliere Ponso, devo far presente che l'Assessorato ha coscienza - come ho già avuto modo di dire - del problema riguardante il ritardo dei pagamenti nelle scuole per l'infanzia.
Attualmente, del totale dei 6.460.593 euro degli anni 2010-2011 e 2011 2012, ne risultano pagati sull'annualità 2011-2012 816.986. risultano a tutt'oggi da pagare 5.091.147,30 euro, che sono tutti compresi nel piano dei pagamenti di cui al DL 35.
Potrei stimare che circa la metà possono rientrare nel piano di pagamenti di prima fase - lo stiamo rivedendo a seguito delle modifiche apportate durante il passaggio in Parlamento, che richiedono la suddivisione, con determinate priorità, tra Titolo II e Titolo I -, ma credo che rimarranno per l'interno nel blocco dei pagamenti e che si potrà dire che almeno 2 milioni saranno parte del primo pagamento - mi auguro nei primi giorni di luglio - e che comunque, entro fine anno o i primi giorni dell'anno successivo, sarà possibile la chiusura della totalità dei 5.091.000 euro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.47 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENTE

(La seduta ha inizio alle ore 15.48)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Ordine del giorno n. 1009 presentato dai Consiglieri Motta Angela Angeleri, Bono, Botta Marco, Costa, Lupi, Negro, Ponso, Stara, Tentoni Tiramani, Toselli e Valle, inerente a "Consentire il consumo dei prodotti della filiera corta agroalimentare piemontese presso gli ospedali e le strutture della Pubblica amministrazione" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola la Consigliera Motta; ne fa facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Vorrei chiederle, se possibile, due cose, entrambe in accordo con la collega Valle. La prima è se possiamo discutere l'ordine del giorno n. 1009 rubricato al punto 9), sul consumo dei prodotti da filiera corta presso gli ospedali e le strutture della Pubblica amministrazione.
Il caso ci era stato sottoposto anche dal Direttore generale dell'ASL dell'Ospedale Cardinal Massaia di Asti: dal 1° giugno, per effetto della spending review, sono stati annullati tutti i contratti e quindi vorremmo una risposta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Volontariato

Richiesta, da parte della Consigliera Motta, di chiarimenti in merito al rinvio in Commissione della proposta di legge n. 136, inerente a "Promozione di interventi di recupero e valorizzazione dei beni invenduti"


PRESIDENTE

Va bene.
La seconda questione, collega Motta?



MOTTA Angela

La seconda riguarda il sapere che fine ha fatto la mia richiesta relativa alla legge contro lo spreco alimentare: era stata spostata, su sua richiesta, in Commissione; in Commissione non è stata affrontata.



PRESIDENTE

La proposta giace in Commissione, nella disponibilità del signor Presidente della Commissione e dell'Ufficio di Presidenza di quell'ambito.



MOTTA Angela

Inoltre, le avevo chiesto se si potesse trattare in sede legislativa: credo di averle scritto a questo proposito.



PRESIDENTE

E io avevo già spiegato - e ribadisco, come atto di cortesia - che la richiesta di sede legislativa non è più nella disponibilità sua, ma della Commissione. Si deve quindi pronunciare la Commissione.



MOTTA Angela

Quale, Presidente? La I o la IV?



PRESIDENTE

Quella di merito, dove è giacente ora. In ogni caso, glielo dirò prima della fine del dibattito sulle comunicazioni.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Do atto che il collega Botta Marco ha rinunciato ad intervenire.
Informo che la Conferenza dei Capigruppo oggi ha deciso di non procedere con la seduta serale. I nostri lavori odierni - fatto salvo quest'ordine del giorno se ci saranno le condizioni per votarlo, perch dico subito che non ci sono quelle per discuterlo - si occuperanno esclusivamente delle comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale e del relativo dibattito. Alla fine dei lavori, infatti, presumibilmente intorno alle ore 17.30-18, si riunirà nuovamente la Conferenza dei Presidenti di Gruppo per la questione riguardante il personale, che è alla nostra attenzione.
L'adunanza delle ore 20 è annullata.
L'ordine del giorno è pertanto approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 28 maggio 2013.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Costa, Gregorio, Negro e Vignale.
Il numero legale risulta pertanto essere 28.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali della seduta del 4 giugno 2013.


Argomento:

c) Sentenza della Corte Costituzionale


PRESIDENTE

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 130 del 3 giugno 2013, nel giudizio di illegittimità costituzionale dell'articolo 14, comma 3, della l.r. n. 7 del 29 aprile 2011, "Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2008, n. 23 (Disciplina dell'organizzazione degli uffici regionali e disposizioni concernenti la dirigenza e il personale) in attuazione del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 e adeguamento al decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, in materia di organizzazione e contenimento della spesa del personale", ne ha dichiarato l'illegittimità costituzionale. Ed è questo l'oggetto della nostra seduta odierna.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Maggiore Giuseppe La Rosa, caduto in Afghanistan l'8 giugno 2013


PRESIDENTE

Colleghe e colleghi, nella giornata di sabato 8 giugno le Forze Armate italiane in missione in Afghanistan hanno subito la perdita di un Ufficiale, il Capitano dei Bersaglieri Giuseppe La Rosa, promosso Maggiore con decorrenza 7 giugno, a seguito di un attacco terroristico a un mezzo militare "Lince" che era in fase di rientro alla base di Farah, dopo aver svolto l'attività di sostegno ai militari afgani.
Nell'agguato il Maggiore Giuseppe La Rosa è rimasto ucciso frapponendosi con il proprio corpo fra le schegge della bomba e gli altri occupanti l'automezzo, salvando la vita al Maresciallo che è stato sottoposto subito a un intervento chirurgico e agli altri due soldati che sono rimasti feriti in modo lieve.
Il Maggiore Giuseppe La Rosa, 31 anni, originario di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, era effettivo al 3° Reggimento Bersaglieri della "Brigata Aosta".
Esprimiamo sentito cordoglio e profonda partecipazione al lutto dei familiari del Maggiore La Rosa e un caloroso augurio di pronta guarigione ai militari feriti, rinnovando il sostegno a tutti coloro che quotidianamente, nell'adempimento dei propri compiti operativi nella missione in Afghanistan, rischiano la vita per portare pace e sicurezza in un Paese lacerato dalla guerra.
Invito il Consiglio regionale a voler osservare un minuto di silenzio in memoria del Maggiore La Rosa.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale in merito a "Controlli messi in atto dalla Corte dei Conti" (atto di indirizzo collegato: ordine del giorno n. 1017)


PRESIDENTE

Come annunciato in seduta dei Conferenza dei Capigruppo, farò una comunicazione sulla questione inerente ai controlli messi in atto dalla Corte dei Conti.
In attuazione del decreto legge n. 174/2012, la Corte dei Conti Collegio della Sezione regionale di Controllo per il Piemonte, ha effettuato le prime verifiche per l'anno 2012 dei rendiconti di alcuni Gruppi consiliari ed altre sono in corso.
Il Consiglio regionale, con la legge 16/2012, ha dato corso, in modo convinto e aderente alle regole concordate a livello nazionale tra Governo e Conferenza delle Regioni, a tutte le iniziative volte a determinare un contenimento dei cosiddetti costi della politica.
In particolare, i fondi destinati al funzionamento dei Gruppi si sono ridotti a circa un quarto, cioè a 520 mila euro annui, regolando ex novo e in modo chiaro tutta la materia, in modo da evitare la presenza di aree di incertezza circa la tipologia e la modalità delle suddette spese. A differenza dal passato, oggi, il 2013, un Capogruppo conosce esattamente cosa può spendere e cosa non può spendere.
Ciò ha prefigurato anche l'istituzione di forme di controllo interno mediante la modifica statutaria, con la quale è stato introdotto il Collegio dei Revisori dei Conti, in corso di nomina a seguito di apposito bando, cui seguirà, come previsto dalla legge, l'estrazione dall'elenco dei soggetti titolati a ricoprire tale ruolo.
Tutta la normazione voluta dal Consiglio regionale si muove quindi nell'ottica della massima trasparenza e della puntuale verifica delle spese.
Possiamo dunque dire, e ne rivendichiamo il merito, che gli elementi attualmente al vaglio della Magistratura ordinaria e contabile indipendentemente dal verificarsi o meno di reati, oggi oggetto di attenta valutazione nelle competenti sedi, non sono più ripetibili, sia per il ridursi delle risorse disponibili, sia per le regole più stringenti introdotte dallo stesso Consiglio.
Nella fase attuale non si può non riscontrare, tuttavia, una situazione di incertezza nell'applicazione della legislazione sui controlli che, sulla base delle decisioni assunte dalla Corte dei Conti per l'anno 2012 dovranno effettuarsi con riguardo alle norme vigenti in quel periodo.
L'applicazione rigorosa e puntuale delle regole in vigore a partire dall'anno 2013 non è in discussione e di ciò siamo convinti fautori.
Tuttavia, si deve segnalare la necessità di superare ogni residua incertezza circa il periodo riferito all'anno 2012, gestito sulla base di regole ben diverse, per evitare ogni incomprensione e problematica che potrebbe sfociare in contestazioni di profilo giuridico che è interesse e dovere tra le Istituzioni cercare di evitare.
A questo scopo la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee, riunitasi venerdì 7 giugno, ha deciso di richiedere un incontro al Presidente della Corte dei Conti, dottor Luigi Giampaolino, al fine di avere un confronto su tali tematiche, anche in relazione alle modalità applicative della deliberazione del 3 aprile 2013 assunta dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti.
Tutti i Presidenti delle Assemblee intervenuti alla riunione hanno ritenuto tale confronto assolutamente necessario per evitare che un'iniziativa così stringente sui rendiconti 2012, mai verificatasi negli anni passati e, posso aggiungere, nei 42 anni passati, tra il 1970 e il 2011, possa indurre oggettive difficoltà in ordine ai giustificativi che sono richiesti ai Gruppi consiliari.
Desta infatti non poche preoccupazioni la disomogeneità delle varie pronunce regionali riscontrata su temi di rilevanza comune che coinvolgono tutti i livelli istituzionali. I Presidenti hanno condiviso di avviare contatti di sensibilizzazione con il Parlamento e con il Governo, affinch ci sia un'azione coordinata che vada oltre l'ambito regionale.
Voglio ribadire che il Consiglio regionale ha avuto, in questa legislatura, la capacità e, aggiungo, la volontà di modificare le regole vigenti in materia dei cosiddetti "costi della politica", nell'ottica della trasparenza e del contenimento, introducendo numerose misure: la riduzione delle indennità dei Consiglieri, l'abolizione del vitalizio, l'eliminazione dei rimborsi chilometrici e dei gettoni di presenza, un rimborso spese di esercizio del mandato ridotto per le assenze ingiustificate alle sedute di Consiglio, un'indennità di funzione mensile lorda in relazione alla carica rivestita e l'istituzione dell'Anagrafe pubblica degli eletti.
Il Consiglio regionale è passato da un costo complessivo di circa 82 milioni, nell'anno 2010, a poco più di 60 milioni nell'anno 2012, con l'obiettivo di assestarsi intorno ai 50 milioni annui prima della fine di questa legislatura.
Con particolare attenzione sono state definite le nuove regole per la gestione dei fondi destinati ai Gruppi consiliari, rispondendo all'esigenza espressa dall'opinione pubblica.
Per quanto attiene alle problematiche di natura più squisitamente politica, ritenendo di non esulare dal mio ruolo istituzionale, credo sia giunto il momento di porre chiaramente in ambito politico, ai politici tutti e ai partiti tutti, il fatto che non sia più accettabile che le Regioni e i Consigli regionali siano ritenuti, in particolare da certa classe parlamentare ed in parte di Governo, il "peggio del peggio" della politica e il capro espiatorio da dare in pasto al sentimento di antipolitica, che anche i media hanno saputo abilmente alimentare nell'opinione pubblica.
Un'ultima considerazione. Anche i Gruppi parlamentari, oltre a quelli regionali, hanno vissuto e vivono, per la loro attività politico istituzionale e per le loro iniziative esterne al Parlamento, di risorse di provenienza pubblica, loro destinate dai bilanci della Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica.
Mi pongo, quindi, una domanda: perché il Governo e il Parlamento hanno deciso di sottoporre al vaglio della Magistratura contabile le rendicontazioni e le spese dei Gruppi regionali - lo ripeto, controlli e rigore da noi condivisi - mentre per una questione di equità e di leale collaborazione tra le Istituzioni con funzioni legislative, le medesime procedure non sono state estese ai Gruppi parlamentari, che con i Gruppi consiliari regionali condividono la stessa natura giuridica, affidandone il controllo a un'autorità terza e con modalità trasparenti? Forse, è giunto il momento di aprire un confronto. Un confronto direttamente con il Legislatore nazionale, che finora ha dato l'impressione di ignorare le problematiche poste in evidenza dai Consigli regionali e dalle Regioni.
Per un dovere civico, a fronte della domanda di trasparenza che viene giustamente posta dall'opinione pubblica, potrebbero essere proprio i Consigli regionali a farsi promotori di una proposta di legge, secondo le prerogative riconosciute loro dalla Costituzione, al fine di stimolare le Istituzioni parlamentari a giungere al superamento e alla rinuncia di anacronistiche guarantigie, come è avvenuto per i Consigli regionali, anche alla luce della condivisione del potere legislativo, così come sancito da ultimo dalla riforma del titolo V della Carta fondamentale del 2001.
È giunto il tempo di ribadire a gran voce il ruolo delle Regioni e dei Consigli rivendicando il nostro ruolo indipendente ed autonomo, così come è sancito dalla Costituzione, che anche in questo ambito non può e non deve essere calpestata da norme invasive da parte dello Stato.
Non dobbiamo e non possiamo essere complici di un progressivo scivolamento verso il basso messo in atto da chi vorrebbe che le Regioni e i Consigli regionali diventassero forse una sorta di maxi Ente locale.
Noi siamo un'Assemblea legislativa e quel ruolo dobbiamo ricordarlo e ricordarcelo. La fonte del diritto primario del Consigliere e del Consiglio è qui in questo Palazzo: è la nostra Assemblea.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente. Avevo chiesto di intervenire nel dibattito, e apriamo il dibattito.
Vorrei partire dalla notizia di ieri relativa alla decisione della Consulta sul capitolo del personale. Non è un argomento scollegato o fuori luogo: è una considerazione che ieri pomeriggio ci ha indotto, negli uffici del Gruppo, a sederci e a fare delle riflessioni.
Ai miei collaboratori, che ringrazio per i suggerimenti bibliografici che mi hanno fornito, ho detto una cosa probabilmente ovvia, ma che è il caso di ribadire: il regionalismo italiano è sotto scacco.
Quando parliamo di regionalismo, non possiamo non parlare della storia di un modello che, di fatto, purtroppo non è mai nato. E il regionalismo italiano è nato sotto scacco ( se vogliamo usare questo termine) sin dalla nascita della Repubblica. Infatti, già in sede costituente, non fu facile contemperare il famoso mito nazionale centralista con la realtà territoriale che vedeva proprio nei divari (ricordiamoci la questione meridionale, la riforma agraria) e nelle disomogeneità economiche e sociali tra aree diverse la necessità di un assetto di compensazione governativa graduale operata proprio dall'istituto regionale.
Già il primo regionalismo, così come quello di oggi purtroppo, è stato soggetto a vincoli forti, dettati da quello che chiamerei martello centralista, che sono stati ribaditi in più occasioni sempre e più spesso dall'incudine della Corte Costituzionale.
Nel 1992 si giunse ad ipotizzare da più parti l'abolizione delle Regioni italiane, mentre nel frattempo lo Stato era divenuto un colossale concentrato di Enti e di apparati in palese contrasto con l'articolo 5 della Costituzione.
Oggi ovviamente la crisi economica non è che il pretesto ulteriore per aggredire il modello regionale in una fase, direi da medico, di maggior caduta delle difese immunitarie. Non si possono svilire le ragioni di un intero sistema territoriale fondato in teoria sul ruolo delle autonomie di governo fino al punto di metterlo sotto l'ennesimo scacco, giorno dopo giorno.
Diciamo che sono tanti i fronti convergenti tesi a indebolire il modello regionale, e non è puramente casuale che si sommino proprio in questa delicata fase economica. Il concetto che passa facilmente di questi tempi è che ciò che ha un costo, anche se è un costo democratico, è assimilabile di per sé ad uno spreco, quindi l'alibi dell'austerity e della spending review viene usato per ridurre tutti i necessari anelli intermedi della rappresentanza democratica verso una restaurazione di assi neo centralisti voluti dai poteri forti internazionali.
Ricordo (con tutte le distinzioni storiche dovute) che, proprio l'ispirazione federalista statunitense permise di affrontare la crisi enorme del 1929, e la crisi odierna è inserita in una cornice istituzionale all'interno della quale Governi nazionali sono ispirati, se non determinati, di fatto, dalle indicazioni e volontà delle tecnocrazie europee.
Il depotenziamento delle democrazie e autonomie locali è un processo lento di de-tessitura che ultimamente ha trovato elementi catalizzatori anche nel tentativo di delegittimare mediaticamente un'intera classe politica dell'istituzione regionale attraverso vicende e indagini inerenti all'utilizzo di soldi. Un atto dovuto sicuramente dalle istituzioni che intervengono, ma tutto questo tende a svilire in modo forse irreparabile la funzione regionale.
Quindi ben venga, Presidente, un ordine del giorno votato, mi auguro all'unanimità, da quest'Aula per chiarire alcuni aspetti fondamentali senza assolutamente invocare scorciatoie che tendano a buttare veli oscuranti sull'elemento della trasparenza, assolutamente no. Però voi ricordate - e mi piace ricordarlo in quest'occasione - che già in tempi non sospetti (oltre due anni fa), all'inizio di questa legislatura, la sera del 23 dicembre, in una lunga riunione assembleare, posi a quest'Aula il problema della definizione dell'ammissibilità delle spese.
Lei, Presidente, ha detto: "Per il 2013 non ci saranno dubbi per i Capigruppo e i Consiglieri". Se mi permette, Presidente, io qualche dubbio ce l'ho ancora relativamente ad alcune voci di spese, perché su questo punto non si è mai stati chiari e non lo si è ancora. Oggi la legge vigente non impone vincoli relativi alla pertinenza e quindi non possiamo dire che dal 2013 tutti i Consiglieri e tutti i Gruppi sono tranquilli, perché mi sembra di leggere anche nei colleghi più timidi che non hanno voglia di dirlo al microfono che non c'è tutta questa chiarezza, e allora la funzione e l'obbligo della politica quale dovrebbe essere? Dovrebbe essere quello di chiarire determinati elementi, magari anche affrontando il problema della socializzazione relativo a certi argomenti delicati. Ma se non si socializza, non si parla e non si sviscera sino in fondo, le problematiche rimangono sempre fumose e si attribuisce sempre all'operato e al buonsenso del singolo l'applicazione di vacui, di vuoti regolamentari e normativi.
Oggi ci troviamo di fronte ad adottare e a votare qualche cosa che dovrà da lei essere proposto come Ufficio di Presidenza a tutta l'Aula e che lei ha già inviato e che mi sembra di condividere al cento per cento.
Lei ha inviato una bozza di questo ordine del giorno, che ritengo debba essere votato e condiviso per fare luce almeno su un aspetto: quello che riguarda le incombenze che alcuni Gruppi (i primi che hanno presentato la rendicontazione del 2012) devono affrontare nei confronti della Sezione di controllo della Corte dei Conti.
Quindi iniziamo a chiarirci tutti le idee su questo punto, adottiamo tutti insieme delle decisioni che possano far fronte in modo unitario a una ricerca di soluzioni e partiamo di qui per non dimenticarci che, come ritengo, ancora altri punti debbano essere chiariti soprattutto per il futuro.



PRESIDENTE

Grazie.
Il documento a cui lei si riferiva non è un ordine del giorno dell'Ufficio di Presidenza ma, come ricorderà, è l'ordine del giorno che mi sono fatto carico di redigere come proposta in sintesi dei punti su cui all'unanimità i signori Capigruppo avevano dato mandato.
Poi ovviamente l'abbiamo mandato apposta, perché se ci dovesse essere da parte dell'Aula una modifica parziale o quella che sarà, siamo qui per questo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie. Cedo volentieri la parola prima al Presidente Cota se aveva intenzione di intervenire, così potevamo poi fare una...



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

No, non ho intenzione di intervenire, perché sono venuto principalmente per ascoltare.



PEDRALE Luca

Non ha intenzione di intervenire: intervengo io e mi ricollego all'intervento del Presidente Cattaneo per quanto riguarda la sua relazione, che condivido in pieno, così come gran parte delle riflessioni che il collega Buquicchio ha fatto nel suo intervento.
Credo che dobbiamo constatare delle ovvietà, ma che finora non abbiamo forse avuto il coraggio di dirle in Aula con estrema chiarezza e nettezza.
È in corso un attacco violento, forte da molti mesi all'autonomia delle Regioni e all'autonomia anche di questa Regione. Si è manifestato in diverse maniere. L'ultima manifestazione è questa di tipo contabile attraverso l'iniziativa della Sezione di controllo regionale della Corte dei Conti.
Ora, se siamo un momento intellettualmente onesti - e spero che una volta tanto lo siamo - ci rendiamo conto che se dovessimo applicare queste disposizioni in maniera precisa, come già alcuni Gruppi minori (per numero ovviamente e non per importanza) già hanno evidenziato, diventerebbe davvero difficile per i Gruppi con un maggior numero di Consiglieri riuscire a presentare dei rendiconti precisi ed analitici per la mole di materiale da esaminare e da documentare, ma soprattutto per le giustificazioni che vengono richieste, per le motivazioni pedisseque su qualsiasi azione che l'attività di Gruppo ha svolto nel 2012.
Quindi, continuo il mio intervento prima parlando di richieste alle quali diventa onestamente difficile per qualunque Gruppo regionale dare una risposta sincera e vera, a meno che si voglia presentare un rendiconto alla carlona, che siamo capaci tutti di fare.
Ma se vogliamo presentare un rendiconto preciso ed analitico come ci viene richiesto, i Gruppi, sia quelli piccoli e medi, sia soprattutto quelli grandi, non hanno sicuramente il tempo e il personale a disposizione per poter fare questa operazione.
Sono partito dal merito delle richieste che vengono sollecitate dalla Sezione regionale di controllo, che ci sembrano davvero esagerate ed invasive dell'autonomia del Consiglio regionale e dei Gruppi, ma soprattutto non riusciamo a capire questa iniziativa, quando una legge nazionale recepita prontamente da questo Consiglio regionale alla fine del 2012 definiva, con estrema chiarezza, che i rendiconti con le nuove modalità che, come ha detto il Presidente Cattaneo, finalmente fanno chiarezza su ciò che è rimborsabile e su ciò che non è rimborsabile, erano comunque adempimenti ed obblighi che decorrevano dal 2013, e quindi operabili e da effettuare sui rendiconti del 2013 e non sui rendiconti precedenti.
L'iniziativa estemporanea del 3 aprile che le Sezioni di Controllo riunite d'Italia hanno deciso di intraprendere è un'iniziativa che ovviamente rispettiamo, perché qualsiasi organo di controllo noi lo rispettiamo e siamo disponibili e sempre favorevoli alla trasparenza, al rigore e all'analisi dei nostri bilanci, ma ci sorprende perché va in contraddizione con una legge nazionale - che ormai tutte le Regioni hanno recepito - che chiarezza parlava della rendicontazione del 2013 e non del 2012.
Invece questa iniziativa è stata fatta, ma non ne sappiamo la motivazione. Ne conseguirebbero una serie di conseguenze, qualora non si presentasse il rendiconto o qualora si presentasse un rendiconto nel quale verrebbero sollevate parecchie contestazioni. Già alcuni Gruppi hanno avuto numerose contestazioni.
Quindi, di fronte a questa situazione, penso che questa volta il Consiglio regionale non debba rimanere indifferente ed immobile. Noi siamo per la trasparenza, per la chiarezza e per i controlli; se prima c'è stato un vuoto normativo, questo in qualche maniera è stato colmato con la legge nazionale recepita a livello regionale, ma è chiaro che questa nuova iniziativa rischia di paralizzare l'attività dell'intero Consiglio regionale e di portare conseguenze anche sull'attività democratica e politica di quest'Aula.
Il Presidente Cattaneo si è posto il quesito se, da parte del legislatore nazionale e di altri organi ed entità statuali, vi sia la volontà di rendere questo Consiglio regionale una maxi assemblea di circoscrizione, con tutto il rispetto per le circoscrizioni che ancora esistono nelle città di una certa rilevanza. O c'è il rancore rispetto alla volontà di riconoscere ai Consigli regionali le loro caratteristiche previste della Costituzione e quindi il loro rango, la loro autonomia legislativa? A me sembra che, purtroppo, invece si propenda per la prima soluzione cioè un violento e costante attacco alla Regione come Ente autonomo, un suo svilimento, un suo indebolimento e quindi, di fatto, un indebolimento della democrazia sul territorio. Qui si parla tanto di voler riavvicinare i cittadini alle istituzioni, ma una delle azioni che invece vediamo portare avanti con pervicacia e con insistenza è l'indebolimento continuo della Regione come Ente che può legiferare, come Ente che è raccordato ed è vicino al territorio, che è vicino alle Amministrazioni locali.
E allora questa volta dobbiamo fare sentire la nostra voce.
L'indifferenza, l'immobilismo, i distinguo non servono proprio a niente. Ne abbiamo anche discusso alla riunione dei Capigruppo. Riteniamo che oggi debba uscire un ordine del giorno unitario, ma non un ordine del giorno all'acqua di rose, purché sia unitario, ossia che accontenti tutti, ma poi non abbia sostanza.
Riteniamo che il dibattito all'interno della Conferenza dei Capigruppo di stamani sia stato utile, seppur vi fossero anche posizioni in alcuni casi diverse, ma alla fine si è deciso che oggi il Consiglio regionale doveva intervenire su questo argomento e doveva prendere una posizione.
Quello che è stato predisposto dall'Ufficio di Presidenza è un buon ordine del giorno, ma riteniamo che debba essere ancora più incisivo per essere significativo e dare veramente un segnale di chiarezza, da un lato, ma anche di dignità e di forza di questo Ente.
Pertanto, nella parte del dispositivo finale vorremmo che con più chiarezza fosse precisato che il Presidente della Giunta regionale si impegna a conferire un incarico per attivare i necessari approfondimenti sul tema, al fine di presentare ricorso avverso il provvedimento della Sezione autonoma della Corte dei Conti del 3 aprile. Questo perché ci sia un impegno diretto da parte della Regione Piemonte. Deve essere fatto dal Presidente della Giunta regionale, in quanto responsabile legale della Regione, e non dal Presidente del Consiglio.
La parte finale può essere lasciata come scritta, però delegare alla Conferenza nazionale Stato-Regioni la possibilità di effettuare ricorso giurisdizionale avverso il pronunciamento della Sezione autonoma del 3 aprile 2013 lo ritengo lodevole, ma significa spostare ad altri l'eventuale decisione.
Ci sembra una situazione non sufficientemente incisiva.
Per questo motivo, se dobbiamo prendere un'iniziativa, deve essere il Consiglio regionale del Piemonte, la Regione Piemonte, ad assumere un'iniziativa in prima persona, in maniera chiara e netta, proprio per difendere la propria autonomia e la propria dignità di Ente che ha ramo costituzionale, e di Assemblea legislativa.



PRESIDENTE

Ripeto a chiarimento.
L'ordine del giorno proposto, non ancora sottoscritto da nessuno, non è dell'Ufficio di Presidenza. Mi sono fatto semplicemente carico di predisporre un ordine del giorno in linea con quanto, all'unanimità, su tutti i dispositivi ha deciso la Conferenza dei Capigruppo.
Mi sia dato atto - ci abbiamo lavorato un'ora e mezza, l'abbiamo dato in ritardo e me ne scuso - che è esattamente alla lettera quello che abbiamo deciso. Ho fatto la sintesi per tre volte, per essere sicuro fino in fondo di aver capito bene.
Detto questo, l'ordine del giorno è patrimonio di quest'Aula: pu essere sicuramente cambiato, limato, integrato e migliorato, ma poi dovrà essere presentato e votato. Lo dico in modo che, avendone tutti copia perché l'abbiamo mandato per tempo, ve ne occupiate. Una volta depositato sarà posto in votazione nella stesura finale che, immagino, terrà anche conto del dibattito che stiamo, utilmente e convintamene, svolgendo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Posso dire che la distrazione con cui l'Aula, complessivamente parlando, sta affrontando questo dibattito, è sorprendente. Da un lato, si assiste ad una sorta di drammatizzazione della situazione e, dall'altro, si fa fatica a coglierne i diversi passaggi.
Dovremmo fare tutti insieme una bella riflessione su qual è il comportamento complessivo in Aula.
Vengo al punto e vorrei esprimerlo con pochissime parole e nel modo più chiaro possibile.
Noi abbiamo due doveri: esprimere quella che è stata la volontà che il legislatore regionale, in ottemperanza alle volontà del legislatore nazionale, ha assunto su questa materia; rendere il più comprensibile possibile il nostro atteggiamento e il nostro messaggio all'esterno.
Dico subito due cose.
Primo. Il dibattito di oggi non è e non può essere inteso come una dichiarazione di guerra nei confronti della Corte dei Conti (e non è qui il problema).
Secondo. Il dibattito di oggi non può essere inteso e rappresentato come un Consiglio regionale o - parlando in modo più esplicito - come la casta della politica che intende sottrarsi al sistema dei controlli che il legislatore nazionale e il legislatore regionale hanno definito in merito all'utilizzo delle risorse dei Gruppi.
Sono chiari questi due elementi di partenza? A questi due elementi di partenza ne aggiungo un terzo, che è il senso vero dell'iniziativa che ha portato il Presidente del Consiglio regionale a svolgere la sua comunicazione odierna, e che mi auguro porti il Consiglio regionale a votare un ordine del giorno che abbia questo tipo di caratteristiche.
Noi chiediamo che un principio fondamentale, che è quello della coerenza rispetto alle volontà del legislatore, sia mantenuto da tutti i soggetti che hanno un ruolo istituzionale nelle vicende che riguardano anche il Consiglio regionale.
Qual è la volontà del legislatore nazionale? La volontà del legislatore nazionale è stata espressa con la legge di conversione del decreto legge, che ha ridotto i finanziamenti ai Gruppi e le indennità di cariche ai Consiglieri regionali. Inoltre, ha definito anche attraverso un DPCM condiviso tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, per che cosa possono essere utilizzate le risorse che vengono conferite ai Gruppi, a decorrere dal 1° gennaio 2013.
Per la prima volta - e lo considero un fatto positivo - i Gruppi consiliari regionali, che in quel momento erano sotto profonda accusa e sotto profondo attacco da parte dell'opinione pubblica, si trovano nella condizione di poter sapere con esattezza quali sono le finalità per le quali possono usare le risorse - poche o tante che siano - messe a disposizione dal Consiglio regionale.
Ha anche stabilito, una volta definito il quadro di certezza e di precisione rispetto alla finalizzazione delle risorse, un sistema di controllo, quale quello secondo cui le Corti dei Conti regionali devono valutare i rendiconti dei Gruppi.
Il legislatore nazionale ha stabilito che tutto ciò avvenga nella misura in cui si è usciti da una fase di in incertezza, o di eccessiva indeterminatezza circa l'utilizzo delle risorse dei Gruppi, ma si è entrati in un quadro molto rigido e molto pre-determinato rispetto alle finalità delle risorse che il Consiglio regionale assegna ai Gruppi. Inoltre, ha previsto anche sanzioni molto pesanti, che non passano unicamente attraverso la restituzione delle risorse utilizzate per spese dichiarate non ammissibili, ma passano attraverso la sospensione per un anno del finanziamento a quel Gruppo consiliare regionale, una volta definita la non ammissibilità della spesa da parte della Corte dei Conti regionale.
Ha detto che tutto ciò entra sostanzialmente a regime a partire dal 1 gennaio 2013.
Il legislatore regionale - che siamo noi - il 27 dicembre 2012 ha fatto una legge regionale che ha sostanzialmente recepito, all'articolo 17 quello che è il percorso di rendicontazione previsto dalla legge nazionale e all'articolo 20 ha stabilito una norma transitoria relativamente alla rendicontazione dei bilanci dei Gruppi, a valere per l'anno 2012.
In altre parole, il legislatore regionale ha ribadito quello che il legislatore nazionale ha detto - dal mio punto di vista con molta chiarezza cioè che il nuovo regime entra in vigore dal 1° gennaio 2013 e che occorreva comunque definire una procedura che valesse sul 2012, in termini di norma transitoria. Lo ha fatto, con l'articolo 20 della legge regionale del 27 dicembre.
In quest'Aula, il legislatore regionale, non in modo incoerente con la normativa nazionale, ha definito che per il 2012 le rendicontazioni dei Gruppi avvenissero entro una certa data, che fossero pubblicate sul sito internet del Consiglio regionale e che, qualora non fosse rispettato in tempo il termine di presentazione, si sarebbe incappati nella sanzione relativa alla soppressione per un anno del finanziamento ai Gruppi.
Se questo è il quadro, l'iniziativa di oggi che senso ha? Ribadire che ci sono dei soggetti a cui è affidato il compito di assumere: nell'ambito nazionale, il Parlamento nazionale, e, per quanto di competenza a livello regionale, i Consigli regionali delle diverse Regioni a cui è affidato il compito di definire le leggi. Quindi, il sistema legislativo è in capo a una Regione e tutti gli altri devono verificare il rispetto di queste leggi.
La delibera del 3 aprile della Corte dei Conti nazionale - lo dico molto tranquillamente - esce da questo quadro, perché stabilisce sostanzialmente, che quelle norme, che il legislatore nazionale e il legislatore regionale hanno definito entrassero in vigore dal primo gennaio 2013, si applicano in modo retroattivo per il 2012.
Sia ben chiaro che le Corti dei Conti regionali hanno da sempre la facoltà di valutare tutto ciò; quello che deve essere altrettanto chiaro è che non possono essere applicate le sanzioni in modo retroattivo, perch questa è una violazione della norma di legge.
Allora, se questo è il quadro che abbiamo di fronte, è corretta un'iniziativa da parte del Consiglio regionale e della Conferenza dei Presidenti delle Regioni tesa a ripristinare il quadro che il legislatore ha definito, con molta precisione e con molta certezza, sia a livello nazionale che a livello regionale.
Tutto ciò non è scambiabile con il tentativo di sottrarsi ad un'operazione di trasparenza o con il tentativo di sottrarsi ad un'operazione di non controllo sull'operato dei Gruppi! Non è questo! I Gruppi consiliari, in Piemonte come in tutte le Regioni d'Italia sono in questo momento sottoposti a procedimenti di indagine penale da parte della Magistratura, a procedimenti da parte della Procura della Corte dei Conti regionale, per cui non è che si esce da questi riferimenti; anzi siamo dentro questo quadro e ci stiamo; all'interno di questo quadro ciascuno dovrà rispondere della correttezza del proprio comportamento, ma come è chiesto, legittimamente, a tutti i Gruppi consiliari di rispettare le norme di legge, è giusto che un'Assemblea legislativa chieda che sia rispettata la propria volontà espressa dal legislatore con una legge regionale, quella del 27 dicembre.
Non è, quindi, un dichiarare guerra a nessuno; si tratta semplicemente di richiedere che si ristabilisca una modalità che abbia come riferimento il rispetto delle norme di legge. Non è un'operazione tesa a sottrarre i Gruppi da un sistema di controlli che dal 1° gennaio 2013 sarà forte e stringente! Non è un'operazione tesa ad evitare la trasparenza, perch credo che chi ha vissuto queste settimane si sarà reso conto, anche come opinione pubblica, che la Magistratura ordinaria e la Magistratura contabile stanno facendo fino in fondo quello che è il loro dovere, nella misura in cui ha aperto un'indagine, e rispetto a questo nessuno pu disconoscere l'importanza che tutto ciò riveste anche ai fini dell'opinione pubblica. In questo noi ci ritroviamo.
In conclusione, crediamo che la bozza dell'ordine del giorno che ci è stata informalmente trasmessa sia equilibra, che metta in modo molto chiaro e preciso quelli che sono i contenuti che oggi l'Assemblea legislativa piemontese deve ribadire con fermezza e anche nel rispetto del proprio ruolo e del ruolo di tutti gli altri soggetti istituzionali.
Crediamo che la politica debba comprendere una cosa: se si vuole trovare un minimo comune denominatore tra posizioni diverse, lo si trovi su testi condivisi, che non siano annacquati, ma che abbiano questi elementi fondamentali (che sono quelli che sono stati dibattuti questa mattina durante la riunione dei Gruppi).
Se invece la politica ritiene che su questi problemi il giochetto sia quello di chi pianta la bandierina più avanti, va bene, non è obbligatoria la condivisione su minimi comuni denominatori. È assolutamente legittimo.
Noi riteniamo equilibrata la formulazione degli obiettivi che sono stati posti nella bozza che è circolata. Riteniamo che la discussione in Aula tesa a precisare ulteriori modifiche difficilmente ci porterà da qualche parte in termini positivi, ma rispettiamo quelle che sono le legittime opinioni di tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, signor Presidente.
Volevo iniziare da un messaggio che mi è arrivato dalla SWG e che penso sia arrivato un po' a tutti i colleghi del Consiglio (mi riferisco ai sondaggi che fa la SWG e che invia sul telefonino): ad un certo punto c'è una domanda in cui si chiede chi sono i nemici che frenano questo Paese. La domanda esatta è la seguente: "Quali sono per lei i soggetti che maggiormente considera dei nemici?". Al primo posto ci sono gli evasori fiscali, al secondo le mafie e al terzo posto i politici. Dopo di noi arrivano le banche, cioè il sistema bancario, che è molto più pulito secondo l'immaginario collettivo. Pensate che i criminali vengono ancora successivamente.
Ho iniziato con questo passaggio perché è sintomatico del messaggio che ormai è stato inoltrato dai mass media a livello nazionale, e che evidentemente, immagino abbia una regia.
Ovviamente raccolgo il ragionamento che ha fatto anche il collega dell'opposizione, Reschigna, sul fatto che prima di tutto noi dobbiamo operare con trasparenza, con correttezza, con l'onestà che ci deve contraddistinguere sempre nel nostro operato. Queste sono caratteristiche essenziali che però - lo diceva il Presidente del Consiglio, nella lettura che ha fatto delle sue comunicazioni - sono in qualche modo già state assunte da questo Consiglio regionale, che, a differenza di altri Consigli regionali, ha recepito proprio per primo, con la legge n. 16 del 27 dicembre. Al riguardo, in due articoli - articolo 17 e articolo 20 - è abbastanza evidente che questa premessa è stata rispettata ed è stata anticipata.
Ma così com'è indispensabile che venga rispettata l'onesta, la trasparenza e la correttezza, bisogna che in qualche modo sia anche rispettato, forse ancora prima, l'impianto costituzionale che i nostri padri fondatori hanno sancito molti anni fa.
Invece, è proprio qui che si riscontra qualche problema di lettura; qui sta la pericolosità della situazione in cui ci veniamo a trovare, non noi ma comunque il Paese, cioè l'impianto costituzionale, il sistema democratico. Perché la lettura è che l'autonomia delle Regioni non esiste più.
Quando mi alzo al mattino, Presidente Cattaneo e Presidente Cota, mi chiedo cosa vado a fare in Consiglio regionale. Vado a rubare lo stipendio? La domanda è questa e la risposta, vista la situazione che si è venuta a creare, probabilmente, è: "Sì".
Vengo a rubare lo stipendio - lo dico a verbale - perché tutte le cose che faccio, puntualmente vengono in qualche modo bocciato da una realtà o da un ente sovrastante o da un ente che, magari, non c'entra assolutamente con noi (ovviamente non è un riferimento a nessuno), ma che viene ad inserirsi per bloccare l'attività e l'autonomia, sancita dalla Costituzione, di questo Consiglio.
Ma, allora, sono qua per adempiere a quale ruolo? Perché mi hanno eletto gli elettori in un sistema democratico, oltretutto con il voto di preferenza? Perché potevano eleggere qualsiasi altro candidato, potevano anche esprimere una maggioranza diversa, come immagino i colleghi del centrosinistra avrebbero in qualche modo voluto.
Penso che si debba avere il coraggio di dire queste cose in maniera più chiara da parte di chi ha probabilmente un disegno diverso sull'assetto costituzionale di questo Paese, peraltro legittimo: non dico che l'impianto costituzionale, così com'è stato formulato nel dopoguerra, sia oggi attuale o debba essere in qualche modo modificato. Ma ce lo dica in faccia! Perch questo è un modo per distruggere economicamente il Paese e per rallentare e non far riprendere più un Paese che penso abbia ancora delle grandi potenzialità.
Ritengo che non sia un caso il fatto che ci siano state una serie di interruzioni - parlo dell'ultimo mese - rispetto al nostro operato (mi riferisco, ovviamente, alla Corte dei Conti e alla Consulta). Qualche collega con cui siamo in Consiglio regionale da molto tempo, di cui non faccio il nome, ogni tanto dice: "Manca solo più che arrivino i NAS o la Squadra Speciale Anticrimine e poi abbiamo completato quello che è il ventaglio dei controlli sul Consiglio regionale!". Però è vero, perch sulla SWG si legge: "Certo, i criminali vengono al quinti posto; ma attenzione, perché i veri nemici sono i politici", e siamo sul podio.
Penso che uno scatto di orgoglio, sempre nella trasparenza e nella correttezza, quale quello che ha dato nella risposta il Presidente del Consiglio oggi, sia indispensabile, sia corretto e sia nelle nostre competenze. Se non lo facessimo, sarebbe giusto andare a casa da questo Consiglio regionale, perché stare qui per non fare niente, o comunque per lavorare e non vedere risultati, è frustrante.
Credo che ci sia quasi la possibilità di denunciare qualcuno per mobbing: noi stiamo lavorando, ma tutte le volte che raggiungiamo un obiettivo, questo obiettivo ci viene puntualmente bloccato. Basta vedere lo ha ribadito molto bene nel primo intervento il Consigliere Buquicchio la questione sollevata sui dipendenti del Consiglio regionale e dei Gruppi: stiamo parlando di famiglie, di decine e decine di famiglie, sulle quali oggi pende una situazione gravissima, su cui mi auguro, con la stessa tempestività, il Consiglio regionale debba rispondere.
Concludo dicendo che non lo dobbiamo fare per noi: come ho avuto modo di dire più volte, e lo ripeto, sicuramente non ho più intenzione di candidarmi in un contesto come questo, ma non timore o perché non abbia più voglia di lavorare, perché continuo a lavorare molto volentieri, visto che sono appassionato di politica da molti anni. Ma sapete qual è l'unico risultato che fa sì che in questo Consiglio prevalga una sensazione di stanchezza, non fisica ma morale, di stanchezza rispetto all'impegno a cui siamo chiamati? L'unico risultato che ottengono questi signori è che magari, proprio le persone oneste, corrette e trasparenti si stufino per lasciare il posto a qualcun altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Nella pausa pranzo ho avuto modo di approfondire il tema, proprio per pronunciarmi, come avevo già annunciato in sede di Conferenza dei Capigruppo, sull'ordine del giorno che la Conferenza avrebbe dovuto presentare in Aula, sul quale sono un po' scettico. Dopo aver letto il testo del documento rilevo che sono stati smussati molti punti su cui persistevano delle criticità emerse anche nella Conferenza dei Capigruppo.
Tuttavia, ritengo che si debba andare ad analizzare in profondità la deliberazione della Corte dei Conti, che è l'oggetto dell'ordine del giorno, la n. 12 del 5 aprile 2013. A tal riguardo, vorrei sapere quanti colleghi Consiglieri hanno letto a fondo questa deliberazione. Perché se si leggesse il testo, almeno a mio giudizio - poi potrò non aver interpretato correttamente la deliberazione - vengono meno praticamente quasi tutti i punti dell'impegno di cui all'ordine del giorno presentato. Vado quindi a leggere alcuni punti e a spiegarne le motivazioni.
Innanzitutto, il primo punto che la Sezione Autonomie della Corte dei Conti va a chiedersi (e a darsi una risposta) riguarda l'attuazione delle norme del decreto legge n. 174 (convertito con legge n. 213/2012) relativamente all'anno di applicazione della normativa: "Al riguardo" leggo testualmente - "è da considerare che i Gruppi consiliari non erano precedentemente sottratti a qualsiasi obbligo di rendicontazione sulla base delle leggi regionali che nel tempo hanno regolato la materia. In assenza di una norma che differisca al successivo al successivo esercizio l'operatività dei controlli esterni previsti dal decreto legge n. 174, deve pertanto ritenersi che le Sezioni regionali siano chiamate a svolgere le relative attività con riferimento al primo rendiconto redatto dopo l'introduzione del decreto n. 175".
Dunque, la Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti si è posta una domanda e si è data una risposta: se si vorrà approvare l'ordine del giorno, la stessa potrà essere oggetto di ricorso da parte del Consiglio regionale; ma se la Corte dei Conti ribadisce che l'oggetto del controllo ex decreto legge n. 174 (convertito in legge) è da farsi sul primo rendiconto redatto dopo l'approvazione del decreto legge, cioè sul 2013 innanzitutto già mi sovviene una spiegazione critica, costruttiva e lucida sul perché abbiano voluto applicare tale normativa. E poi mi sorge il dubbio, sinceramente, sul fatto di presentare ricorso in tal senso. Per ovviamente, ad oggi rappresento solo un Consigliere regionale, quindi questo varrà il mio peso nell'approvazione dell'ordine del giorno.
Veniamo al secondo punto, in merito al quale mi rivolgo al Presidente Reschigna che giustamente diceva: "Non si faccia su questo tema una rincorsa a piazzare la bandierina un pochettino più in là, un pochettino più in alto". Già la Sezione della Corte dei Conti dice "fermo restando il principio della non retroattività dalle sanzioni di cui al decreto legge n.
174". In pratica, loro stanno applicando il decreto legge n. 174 anche al rendiconto 2012, ma non applicheranno le sanzioni; ed è altresì ragionevole ritenere che possano essere desunti i criteri per l'analisi del rendiconto dalle norme regionali e dai provvedimenti attuativi vigenti nel 2012.
In pratica, si dice: io comunque l'analisi la faccio sul primo rendiconto che presentato, dal momento in cui è approvato il decreto legge.
Non applico le sanzioni, ma applico comunque le norme vigenti nel 2012.
Infatti, al passo successivo, fa praticamente una sintesi tra i criteri generali - vado a riprendere il punto esatto - enunciati nel decreto legge n. 174 e le norme presenti nella Regione. Il controllo, infatti, "deve appuntarsi su due aspetti fondamentali: a) la regolarità contabile del conto intesa come rispetto delle norme che ne disciplinano la formazione la completezza della documentazione e la adeguatezza nel rappresentare i fatti di gestione; b) la rispondenza della gestione alle regole vigenti nel 2012 in ciascuna Regione. Tra queste" - e questo è un passo veramente importante e abbastanza decisivo, se non conclusivo - "di notevole rilievo è l'inerenza della spesa all'attività del Gruppo consiliare; criterio generalmente esplicitato nella normativa regionale e, comunque, desumibile dai principi generali, in quanto l'impiego di risorse pubbliche presuppone sempre la finalizzazione ad un interesse pubblico che, nella specie, non può che far riferimento alle funzioni assegnate ai Gruppi consiliari".
È vero, quindi, che nella prima stesura della legge regionale 12/72 quella che fa riferimento all'attività e al funzionamento consiliare - non c'era scritto di dover utilizzare i soldi in modo inerente alle attività istituzionali; però si desume dalla normativa generale della Regione Piemonte e dalla normativa generale nazionale che - appunto - soldi e risorse pubblici abbiano la finalizzazione ad un interesse pubblico.
Secondo me, quindi, su questo la Corte dei Conti - Sezione Autonomie va abbastanza secca e chiara; questo è il mio giudizio.
"Pur in presenza di un sistema articolato di norme - continua la sentenza della Corte - che stabiliscono regole specifiche, nell'ambito dell'esercizio della facoltà delle Regioni di organizzare l'attività dei propri organi istituzionali, è da considerare che il controllo esterno introdotto con le norme in esame, valuta l'attività di gestione dei fondi assegnati ai Gruppi alla stregua dei criteri generali che devono presiedere all'impiego delle risorse pubbliche".
Ora non vado avanti a leggere tutto il testo, perché se no ovviamente potrei essere tedioso. Secondo me, però, la deliberazione n. 12 del 5 aprile 2013 è molto chiara.
Per questo ribadisco quanto ho detto al Presidente del Consiglio, cioè che non intendo votare - quindi tanto meno sottoscrivere - un ordine del giorno che prevede di dare mandato per cercare le modalità per un ricorso avverso questa sentenza, che a me sembra molto chiara.
Come ho avuto modo di dire in Consiglio grazie alla "soffiata" - se così mi si permetterà di dire - del Partito Democratico, sono venuto a sapere - anche grazie al Movimento 5 Stelle di quella Regione - che in Lombardia c'è già stata una sentenza della Corte dei Conti lombarda, che ha già contestato delle somme ai Gruppi consiliari; loro le hanno risposto e la Corte ha già a sua volta risposto in data 9 maggio 2013, per esempio contestando alla Lega 597.000 euro - vado a memoria -, al PdL 293.000 euro e al PD 46.000. Bisogna quindi anche un po' uniformarsi a livello di Consigli regionali, in modo che non si vada come un'armata Brancaleone se si vuole fare degli atti in questo senso.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, dal basso della mia conoscenza della materia dei contenziosi con la Corte dei Conti e in merito a tutto quello che riguarda queste normative, io mi sento di dire - appunto - che un conto è dare un mandato a dei consulenti per comprendere qual è la situazione in merito e anche impegnare i Presidenti della Giunta e del Consiglio regionale ad andare a sentire i Presidenti delle Corti (regionale e nazionale). Su quello non avrei alcun problema a sottoscrivere un ordine del giorno in questo senso: capire, comprendere, avere una relazione tecnica e poi decidere quali passi fare. Il terzo passo, però, mi vede molto scettico e addirittura forse non convinto della correttezza di un ricorso avverso questa sentenza, che - ribadisco - mi sembra corretta: sono risorse pubbliche, la Corte dei Conti sta dicendo che non applicherà le sanzioni e che valuterà i criteri del 2012, ma che però ci vuole controllare perché è il primo rendiconto che le viene in mano.
Ricordiamoci - e vado chiudendo - che la Corte dei Conti nei precedenti rendiconti non faceva altro - mi correggano gli Uffici se sbaglio, tramite il Presidente del Consiglio - che vistare: le arrivava cioè il rendiconto e diceva "va bene", senza un'approfondita analisi delle spese.
In questo caso verrà fatta un'analisi corretta e spero vivamente che le cifre contestate ai Gruppi consiliari siano più basse di quelle della Regione Lombardia, perché mi rendo anche conto che parliamo di cifre notevoli.
Dico anche una cosa al collega Pedrale: più i Gruppi consiliari sono grandi, più avranno personale; più personale hanno e probabilmente più avranno possibilità di metter giù la rendicontazione in tempi rapidi. Mi rendo conto che 30 giorni sono pochissimi e che probabilmente adesso sono già 25.
È una situazione difficile e quindi, se fosse possibile una proroga dei termini - il Presidente del Consiglio mi ha già detto che non lo è -, forse questa sarebbe la cosa migliore: andare cioè a rendicontare e a giustificare ogni spesa, magari con un po' di tempo in più. Sono convinto che se i Gruppi consiliari e i Consiglieri nel 2012 hanno lavorato bene nel senso che, come immagino, non ci sono grandi voci non inerenti l'attività istituzionale - la Corte dei Conti potrà chiedere indietro le somme relative proprio a quegli errori commessi in buona fede; e si tratterà di piccole risorse.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Stavo per rinunciare ad intervenire, perché ha ragione il collega Reschigna nel dire che il dibattito di Aula di oggi è molto lontano ovviamente secondo me - dall'importanza che dovrebbe avere.
C'è però un punto, nella ricostruzione che ha fatto proprio il Consigliere Reschigna - scelgo come riferimento lui non casualmente, ecco come spesso mi capita, perché non posso dimenticare che è il Presidente del principale Gruppo oggi di opposizione.



(Commenti del Consigliere Pedrale)



BURZI Angelo

Il collega Pedrale ha un senso delle dimensioni di cui risponderà lui.
Non è un problema che mi riguardi: ne ho tanti altri.
Dicevo che il Consigliere Reschigna è il Presidente del Gruppo di uno dei principali partiti del nostro Paese.
Ora, mi soffermo solo su due punti, perché il resto l'ho già detto in Conferenza dei Capigruppo e pare che la riunione si avvii stancamente verso un esito che avevo detto personalmente di non condividere; ma non è grave non è assolutamente rilevante: sono il Presidente di un Gruppo neonato, di una "costola" - si fa per dire - dell'allora importante (oggi evidentemente così dicono gli elettori - decisamente molto meno) PdL.
Due sono dunque i punti sui quali voglio fermare l'attenzione di tutti in primis del collega Reschigna. Noi ci stiamo occupando di questa materia perché, diciamo dal 1° settembre 2012 - non per scegliere una data di partenza, ma una data rilevante - partendo con le prime acquisizioni di documenti che sono avvenute presso i Gruppi consiliari, è stata fatta una scelta da parte di questo Consiglio e della maggior parte dei Gruppi - non di tutti, ma certamente della maggior parte - che ha prodotto gli effetti di leggi e di comportamenti che tutti ben conosciamo perché vi abbiamo partecipato e che oggi - siamo all'11 maggio dell'anno successivo - credo possa comportare un modesto, primo bilancio.
Mi permetto di dire - credo, penso che verrò corretto da tutti i colleghi che non condividono - che l'esito di quanto è stato complessivamente fatto non è soddisfacente. Io infatti non ho partecipato al momento in cui i Presidenti delle Regioni - ne scelgo due: uno è Errani perché è il Presidente dei Presidenti, e poi perché è uno dei riferimenti principali del collega Reschigna, l'altro è il Presidente Cota, perché è il nostro - anche convenuto su un certo orientamento. È noto che parte da loro, e conseguentemente dal Presidente Monti, l'azione presso il Presidente della Repubblica, che ha prodotto una serie di effetti: il DL n.
174, sul tema della riduzione del costi della politica e per la trasparenza forse bisognerebbe, anche in questo caso, leggerlo, per capire bene di cosa si parla - e conseguentemente la legge applicativa.
Bèh, non so bene quali effetti costoro si proponessero nell'indurre il Presidente Monti a prendere il provvedimento - e conseguentemente le Regioni a trarne in sede propria l'applicazione - ma oso immaginare che una certa insoddisfazione tra coloro che in questo senso si sono attivati dovrebbe esserci. Infatti, non penso che, ad oggi, in quell'esito e in quello che sta succedendo i Presidenti delle Regioni e i Presidenti dei Gruppi che in tal senso si sono attivati, possano trovare alcun motivo di soddisfazione.
Se così non è, gradirei che mi venisse detto, perché evidentemente la mia insoddisfazione è soggettiva. In tal caso, ne parlerò lungamente con lo psichiatra, che mi cura - si fa per dire - mi parla, ma mi considera un caso patologico. Vorrei mi venisse detto se sono solo io l'insoddisfatto.
Seconda cosa. Scelgo, anche qui, un aneddoto, anche se in genere amo fare ragionamenti sui principi generali, che mi sembrano più costruttivi però ogni tanto bisogna utilizzare gli esempi.
Quando ti raccontano una storia che ritieni vera, tu rispetto alla storia che ti raccontano normalmente provi interesse o disinteresse e se provi interesse, questo interesse si trasforma in emozione, di qualunque natura l'emozione possa essere.
Sperando di non fare cosa lesiva nei confronti di qualcuno, cito una piccola storia che riguarda non uno qualunque di noi, ma di nuovo il Presidente del Gruppo del PD, uno dei partiti maggiori, non da ora, di questa nostra Regione; uno dei partiti maggiori di questa nostra Repubblica, forse, quello che di più, non da solo, ma maggiormente, si è attivato nel corso di questi sei, nove, dieci, undici mesi (quanti ne sono passati) in una linea, che io non ho condiviso, come è noto, ma che evidentemente aveva lo scopo, dal punto di vista di chi l'ha sostenuta torno a dire, il Presidente Reschigna, non da solo - di ottenere certi effetti.
Ebbene, mi viene detto che al Presidente Reschigna, nell'ambito dell'attività di controllo della Sezione Controllo, gli si è chiesto conto di una spesa relativa ad una corsa in taxi. Se non ricordo male, dalla sede del Gruppo alla sede di Telecity. Poiché il Presidente Reschigna, pur non essendo dovuto, ma il "ragazzo" è molto diligente, direi che è un "collaborazionista", e quindi, essendo un collaborazionista molto diligente, fa delle cose, quand'anche "la maestra" non le chiede, scrive sul retro, cosa che io non ho mai fatto: "Dal Gruppo a Telecity". Bravo! Sette più! Medaglia? No! "E a parlare di che cosa in questa trasmissione?".
Ora, quando ho sentito questo aneddoto, se volete la metto sul ridere sapendo che Reschigna è juventino, per un attimo, ma proprio un millimetro... Ma subito dopo, mi sono sentito pesantissimamente offeso per lui, indignato che qualcuno si possa permettere nei riguardi del Presidente del Gruppo, Consigliere regionale del PD un atteggiamento come questo.
Allora, di nuovo torniamo a prima. Questo problema dell'indignazione è un problema mio? Psichico, psichiatrico? Mi si venga dire. Allora continuerò a parlare con il mio psichiatra, che come ho detto mi considera un caso irrecuperabile, e con lui mi sfogo.
Tuttavia, ove così non fosse, e sembrerebbe non sia... Per esempio, una collega, che stimo molto, mi diceva che la pensa come me, solo che pensa che non ci sia niente da fare. Ragazzi miei, quando uno pensa che non ci sia niente da fare, è un brutto momento! Poiché reputo che ci sia un'invasività non casuale, perché se non la vedo così, evidentemente devo fare delle deduzioni "anco" peggiori. Rispetto all'invasività o si collabora con l'invasore, tentativo già fatto: la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, la Conferenza dei Presidenti dei Consigli, i Gruppi hanno cercato di collaborare, a torto o a ragione, certamente legittimamente, dal primo settembre ad oggi.
Siete soddisfatti della collaborazione data? Se sì, continuate! Io non ero soddisfatto. Continuo a non esserlo! Vedo che gli invasori aumentano e oltre all'invasione in sede personale, e lo vediamo - ognuno di noi si difenderà come meglio crede qui c'è l'invasione di ruolo. Se noi consentiamo illegittimamente, dal punto di vista della sostanza di una legge che qui abbiamo fatto, che qualcuno chieda al Presidente del Gruppo del PD perché è andato in televisione, è bene che ce ne andiamo a casa subito! Ma di urgenza! Perch noi stiamo omettendo ai doveri d'ufficio che abbiamo come Consiglieri regionali, e se uno non è idoneo a fare il Consigliere regionale, io non mi dimetto, perché sono idoneo! Sono bravo! Non ho paura e non mi arrendo! Ma chi non si sente idoneo, se ne vada, perché questo posto è fatto di diritti, ma anche di doveri. E il dovere di rappresentare ciò per cui siamo stati eletti non si può posporre.
Se consentiamo quella che è un'ingerenza, un'offesa alla dignità sostanziale della persona, del partito e dell'Aula, commettiamo una colpa gravissima. Per cui credo che l'ordine del giorno che stiamo sottoscrivendo sia "acqua calda", secondo me. Se l'unanimità è il valore cui ci appelliamo, ovviamente, non mi sottraggo, ma credo che l'invasione continuerà. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi.
Ha chiesto di intervenire il Presidente della Regione, Roberto Cota; ne ha facoltà.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ho seguito il dibattito e ho visto il testo di un ordine del giorno che richiama un mio intervento istituzionale, come Presidente della Regione.
Ovviamente, non solo sono disponibile a fare questo tipo di intervento ma ritengo che, alla luce di come si è svolto il dibattito, delle argomentazioni e del contenuto che si prefigura nell'ordine del giorno che è sottoposto all'Aula, ritengo giusto questo richiamo al Presidente della Regione, per fare un intervento a difesa del ruolo di ciascuno e della determinazione degli esatti confini rispetto all'esercizio del ruolo reciproco delle diverse Istituzioni. Questo passaggio lo ritenevo doveroso e l'ho fatto all'Aula.
Resta inteso che - ho sentito anche l'intervento del Consigliere Burzi per quanto mi riguarda, non sono mai stato concentrato come in questo momento nell'esercizio delle mie funzioni di Presidente della Regione, e ritengo che questo sia un dovere fondamentale e primario nei confronti dei piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Cota.
La parola alla Consigliera Franchino.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente.
Stavo pensando, poi è intervenuto il Presidente Cota e mi compiaccio che abbia accolto e che sostenga la richiesta espressa dall'Aula.
Dicevo, stavo ascoltando il dibattito e mi pare che, seppur con una differenza di intensità e gradazione nei modi di affrontare un problema che ci sta riguardando tutti da vicino, per una volta c'è una sostanziale e generalizzata condivisione nel sostenere un ruolo che è quello del legislatore, quello del ruolo di questo organo. In tal senso, sono soddisfatta.
Ribadisco che a latere c'è la vicenda delle modalità e della forza con cui le nostre istanze e le nostre legittime rivendicazioni debbano essere sostenute.
Sul tecnico, e sulla questione, in particolare, nel concreto mi pare che già sia stato detto tanto dai colleghi che mi hanno preceduto.
Pertanto, dopo aver già affrontato tutta una serie di questioni giuridiche che sono state recepite nell'ordine del giorno della Presidenza, questa mattina in Conferenza dei Capigruppo, volevo solo fare alcune considerazioni sintetiche di portata generale e storica.
Penso che ci troviamo in un quadro complessivo di grande confusine istituzionale. Penso che ci siano due fenomeni in corso e che hanno conseguenze e devono essere letti all'origine delle vicende che poi ci interessano direttamente.
Il primo fenomeno è quello di una conflittualità in essere tra i poteri dello Stato. Un secondo fenomeno credo sia in corso ed è quello di un tentativo di ridimensionamento del ruolo del regionalismo.
Ossia, nel 2001, o meglio, a partire dal 1999, ma poi nel 2001, in questo Paese si è addivenuti a un importantissimo e radicale trasferimento della competenza legislativa. Io l'ho vissuta da studente, ma certamente molti colleghi che erano qui in Aula hanno toccato con mano cosa ha voluto significare.
Quella competenza legislativa che precedentemente era in capo allo Stato, è stata attribuita in maniera residuale al legislatore regionale. Di talché tutto, d'un colpo, per l'esclusione di alcune materie specifiche e tassative, elencate all'articolo n. 117 della Costituzione, e per i principi generali nelle materie di competenza concorrente, il legislatore regionale è diventato il legislatore primario della Repubblica, un legislatore per vastità d'azione e per materie di intervento, per cui decisamente superiore a livello numerico, livello di ampiezza a quello addirittura statale.
Mi sembra che sia in corso un tentativo di andare a ricomprimere questa funzione, che era stata posta - forse in maniera sbagliata, peraltro credo di no - in capo con una riforma costituzionale importantissima.
Ciò nonostante, essendo così allo stato le funzioni previste per il legislatore, è da considerare che questo organo consiliare svolge pienamente una funzione, una funzione legislativa che dovrebbe avere delle sue prerogative affinché vengano garantiti i presupposti in essere di una democrazia rappresentativa. Perché è vero che ogni forma di potere è perfettibile, ma è altresì vero che ci raccontiamo tutti quanti che quella della democratica rappresentativa è una delle migliori forme o la miglior forma attuabile al momento.
Mi pare che ci sia una volontà diffusa di alcune alte Magistrature dello Stato e di alcuni soggetti con una grande capacità tecnica sicuramente illuminati, e sulla cui preparazione non intendo eccepire alcunché, che vogliano continuamente andare a risottolineare e rispiegare al legislatore quello che in verità quello che avrebbe voluto dire, dando per scontato che, per errore di tecnica legislativa o per incapacità legislativa, il legislatore non riesca esattamente quello che vorrebbe. E questo sia a livello parlamentare romano sia per quanto riguarda con i Consigli regionali.
Sta di fatto che ci sono interpretazioni ermeneutiche che mettono gravemente in forse la funzione legislativa e l'ambito di discrezionalità che è connaturale ad uno svolgimento libero di tale funzione. E in tal senso sostengo pienamente il contenuto dell'ordine del giorno.
Ma c'è un'altra particolarità della vicenda che ci riguarda, che va inscritta in questo contesto, che mi sorprende e mi risulta, da un punto di vista storico, davvero paradossale.
La Corte dei Conti sta esercitando o si sta assumendo delle attribuzione che lei crede siano legittime, che crede le siano attribuite da una legge, una legge che come è stato già precedentemente detto, in verità le attribuisce per l'anno in essere, cioè attribuiva alla Sezione di controllo che sono uffici che hanno una natura amministrativa, per cui non giurisdizionale, che hanno una funzione amministrativa non giurisdizionale a partire dal 2013 e che invece vengono utilizzate in maniera retroattiva dalla Corte dei Conti per l'esame di un giudizio e di una valutazione che ha ad oggetto il 2012.
Ma quello su cui riflettevo era la natura della nascita di tali funzioni di controllo esercitate dalla Corte dei Conti. Perché la Corte dei Conti storicamente nasce come organo strumentale e come ente di ausilio del Parlamento per cercare di affrancarlo e di vigilare sul potere che il Governo, ossia il potere esecutivo, esercitava, per cui come organo che riferisce, che è un ausilio al Parlamento.
Addirittura nel Regno d'Italia, quando nasceva la Corte dei Conti, il Parlamento aveva il potere di revoca e di destituzione dei Consiglieri della Corte dei Conti. Ed ha un senso ribadire questi aspetti, perché degli organi nascono con una loro funzione precisa e con un loro significato.
Oggi viviamo nella situazione paradossale per cui quell'organo che è un organo referente al Parlamento, che serve per cercare di affrancare il ruolo del Parlamento e di tutelarlo da prevaricazioni condotte da un potere esecutivo governativo, diventa lo strumento con cui il Governo cerca di ricomprimere i poteri legislativi del legislatore, che è diventato legislatore ordinario, ossia dei Consigli regionali.
Questa vicenda storicamente è davvero incredibile. C'è una riflessione politica su questo aspetto, per cui anziché essere l'organo di riferimento di utilità a cui le Commissioni parlamentari conferiscono degli incarichi annualmente per la gestione del loro ruolo in piena libertà legislativa diventa lo strumento con cui il Governo nazionale pungola ed aggredisce ambiti di potere legislativo certamente in capo al legislatore regionale. È un fatto almeno abbastanza strano.
Con questo non voglio esprimere un giudizio negativo o di eccessiva critica nei confronti della Corte dei Conti, perché penso che il problema vada riletto in termini generali di prospettiva e su un ruolo, che è quello della politica e del legislatore, che si è andato perdendo e sul quale ruolo non mi pare che il legislatore in questi anni, eccetto qualche guizzo, abbia mai saputo costruire le adeguate barriere.
Penso che sia doveroso che il legislatore recuperi questo ruolo, perch il legislatore non è perfetto, magari non è cosi illuminato, non è così dotto come determinati Magistrati o determinati organi dello Stato ritengono che dovrebbe essere, però il legislatore rappresenta i cittadini e i cittadini non sono perfetti. Se noi vogliamo che si dia piena attuazione ad un sistema democratico, questo può avvenire solo grazie al ruolo fondamentale legislativo svolto dal legislatore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere brevissimo, anche perché prima di me è già intervenuto per il Gruppo della Lega il Consigliere Angeleri.
Volevo solo ribadire alcune cose, anche perché ritengo che è nostro dovere soprattutto andare ad affrontare come abbiamo concordato, su mia richiesta, alla Conferenza dei Capigruppo il grosso problema dei dipendenti.
È già stato ricordato da qualcuno che mi ha preceduto.
Sono dipendenti - e lo voglio dire soprattutto ai giornalisti presenti in Aula, che so essere sempre molto attenti sulle tematiche del lavoro che mi piacerebbe che fossero disegnati come effettivamente sono: n portaborse né quant'altro, ma impiegati che lavorano tutti i giorni per diverse ore al giorno ugualmente e, in certi casi, di più che in tanti altri Enti pubblici. Questo lo chiederei veramente per loro.
Quindi, chiedo di affrontare decisamente questa cosa, perché è un'aberrazione che dopo due anni si parli di precarietà del lavoro e dopo due anni c'è gente che si è fatta dei progetti, ha contratto mutui, affitti e quant'altro e poi si ritrova senza nulla da un giorno all'altro, perch abbiamo uno Stato, una Nazione basata su non so cosa.
Non sono un esperto e non mi ci metto, ma ho sentito tante dotte osservazioni, quindi non mi ci metto. È uno Stato che ci mette due anni per dirvi delle cose riguardo ad una legge - e in questo do ragione alla Presidente Franchino - fatta da dei legislatori.
Chiedo quindi che dopo si affronti la questione e spero che si risolva questo problema.
Detto ciò, a nome del Gruppo della Lega dico che per noi l'ordine del giorno che è stato fatto - e ringrazio l'Ufficio di Presidenza e il Presidente - non dall'Ufficio di Presidenza, ma redatto dall'Ufficio di Presidenza cercando di raccogliere quello che è emerso dalla lunga discussione che abbiamo avuto stamattina nella riunione dei Capigruppo, va bene.
Noi siamo, e lo ribadisco in Aula, né contro il rigore né contro i controlli né contro la trasparenza. Siamo però per regole certe, per regole che siano chiare, per regole che si sappia quando iniziano e poi eventualmente come continueranno.
Ho sentito un autorevole collega di maggioranza dire che l'ordine del giorno è acqua calda. Non lo so. Come dicevo prima, non ho le capacità n giuridiche - e lo dico al collega Bono - né di conoscenza per dire se quello che ha scritto la Corte dei Conti nazionale sia giusto o è sbagliato. Io so solo che il motivo per cui sono stato eletto è quello di legiferare, nel bene o nel male. Noi abbiamo legiferato prendendo spunto da una legge concordata fra le Regioni e il Governo centrale.
Abbiamo attuato questa legge, riteniamo di averla fatta bene e correttamente, a questo punto qualcuno ci dice che bisogna controllare.
Controllino! Sono d'accordo che non sia possibile, ad un certo punto della partita, cambiare decisamente le regole del gioco.
Non è accettabile, come è capitato in una Regione del Centro Italia che per una ricevuta contestata sia stato tolto tutto il contributo ad un Gruppo regionale (non della Lega). Questo vuol dire impedire ai Gruppi consiliari di fare bene o male politica: questo è assolutamente inaccettabile! Auspico che si riesca ad approvare celermente questo ordine del giorno e passare ad altro argomento. Questa mattina durante la lunga discussione ho detto poche cose, ma di una sono convinto: che sia forte o meno forte era importante che oggi uscisse un documento il più possibile condiviso. Se poi non c'è l'unanimità me ne farò una ragione, ma un documento il più possibile condiviso che non vada contro la Corte dei Conti, ma chieda chiarezza per i vari ambiti. È di questo che abbiamo bisogno.
Se noi vogliamo rendere un servizio ai cittadini e a chi ci seguirà nessuno è eterno - noi dobbiamo chiedere - sfruttando le problematiche in cui, purtroppo, siamo incappati in questa legislatura, non per colpa nostra di sfruttare queste problematicità per dare un servizio a chi verrà dopo per avere quella che io considero la madre dell'onestà, che è la chiarezza le regole certe.
Noi abbiamo quell'ingrato compito di essere dei Consiglieri eletti dal popolo. Come ha detto Consigliere Angeleri, eletti dal popolo con la preferenza. Non voglio entrare nel merito, ma ci sono tante spese che discendono dal discorso della preferenza. È chiaro che se uno è eletto con la preferenza, giocoforza, deve fare certe attività che sono, ritengo legali e compatibili con il nostro ruolo.
Mi dispiace che su un argomento del genere, come tante altre volte, non siamo riusciti a fare un dibattito con un minimo di attenzione e silenzio.
È da un po' di tempo che lo voglio dire: signori, siamo un'assemblea legislativa, lo diciamo ad ogni piè sospinto, cerchiamo di esserlo anche nell'atteggiamento! Lo chiedo prima di tutto a me stesso, cerchiamo di essere un'assemblea legislativa dall'inizio alla fine!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo il Consigliere Carossa, il cui intervento condivido totalmente. Mi permetto di aggiungere che siamo eletti con la preferenza che molti di noi, come il Consigliere Carossa e altri, hanno una grande consuetudine di rapporto con i cittadini, per cui il Consiglio è rimasto uno dei pochi luoghi rappresentanza politica "vera".
Chiunque girasse per il Piemonte saprebbe che la grande maggioranza dei parlamentari, da quando c'è il sistema della nomina, è sconosciuta. Quello che facciamo è oneroso, costoso, complicato, ma rimane una delle poche attività utili per un sistema realmente democratico. Quando sono andato come tutti, a rendere conto per le note vicende dei Gruppi, ho portato l'elenco di tutte le riunioni che facciamo, come passiamo le giornate: ho verificato delle incredulità a vedere quanto lavoriamo. È servito, se non altro, a rinfrescarci la memoria.
Dopo l'intervento del Consigliere Carossa, prima di quello della Consigliera Spagnuolo, che ha sempre una grande capacità di sviluppare importanti ragionamenti politici, e quello giuridico così raffinato della Consigliera Franchino, vorrei anch'io togliermi uno sfizio non parlando soltanto della vicenda della Corte dei Conti, ma provando a descrivere uno stato d'animo in cui molti colleghi, non solo della maggioranza, si trovano.
Tutti sanno che io amo la fantascienza - per fortuna la Consigliera Spagnuolo fa invece sempre discorsi di grande e importante portata politica voglio raccontarvi di un libro che uscì negli anni '50 negli Stati Uniti che ottenne un grandissimo successo. Per gli appassionati, era intitolato "I mutaforma" e fu pubblicato in Italia nelle edizioni di "Urania Fantascienza". Ambientato in un futuro più o meno prossimo, narra che ad un certo punto, vari vertici istituzionali, economici e militari - colleghi, è fantascienza, ma vi prego di ascoltare - iniziavano a prendere una serie di decisioni apparentemente casuali che colpivano tutti i vertici operativi del pianeta.
Contemporaneamente gli organi di informazione - c'era già il telegiornale oleografico, siamo in un futuro spinto - provvedevano esattamente come molti fanno adesso, non tutti, anche qui bisogna distinguere fra il buon giornalismo e quello meno buono - a sobillare la popolazione affinché aumentasse il malcontento generale e il sistema fosse sempre più vulnerabile. Quindi un caos generale.
Chi erano questi famosi "mutaforma" del titolo? Erano extraterrestri alieni che, prese le sembianze dei terrestri, avevano l'obiettivo di mettere in crisi tutte le istituzioni. Farle saltare pezzo per pezzo, in modo che non funzionasse più nulla, che la gente fosse arrabbiatissima e che la successiva invasione aliena fosse molto facile. Il Consigliere Burzi ha parlato di invasione di campo, mi rendo conto che l'invasione di campo sia meno grave, ma a volte è più subdola e pericolosa.
Ovviamente, è la trama di un libro di fantascienza, per carità tuttavia domando ai colleghi se a volte quando apriamo i giornali e leggiamo di certe decisioni, di certe candidature come quella del Magistrato Ingroia e di certe altre vicende, non sembra fantascienza.
Quello che era buon senso, viene spazzato via, quello che è il servizio ai cittadini, viene dipinto come crimine e così via.
Certo, io credo nella giustizia, ci credo fermamente, penso che dobbiamo collaborare, però ripeto, in ogni modo, alcune cose sembrano veramente fantascienza.
Come la vicenda delle emodinamiche. Se ascoltiamo il TAR, ci condanna la Corte dei Conti, se non l'ascoltiamo.Sono robe fantastiche! Tornando sul nostro pianeta, vorrei dire che ho molto apprezzato, e ringrazio per questo, la comunicazione effettuata dall'Ufficio di Presidenza, nonché molti altri interventi. Alcuni li ho citati, altri li ascolterò con molta attenzione.
Aggiungo due chiose. Posso capire la soddisfazione che hanno manifestato molti cittadini per le misure prese nei confronti della politica: inchieste, processi, ecc. ma delle notizie "positive" non se n'è accorto praticamente nessuno. Provate a chiedere a quanti piemontesi sanno che ci siamo ridotti, anche drasticamente - non pubblicare gli statini "prima" e "dopo" la riforma- lo stipendio? Non lo sa nessuno! Pensano che sia un trucco. Se ne sono accorti mogli, mariti o debitori ma, a parte loro, nessuno pensa che ci siamo ridotti lo stipendio, eppure è l'intervento è stato massiccio.
Vorrei fornire alcuni dati. Quanto sta accadendo può anche far piacere ai cittadini, ma quando tutto il sistema inizia a non funzionare perché il terrore di qualsiasi decisione colpisce tutti e così si va verso la paralisi.
Mi dispiace che sia andato via il Presidente Cota, ma spero che ci sia qualcuno che riferisca una cosa che è rivolta, ma non è la più importante a un Settore della Presidenza. Il Settore della Presidenza ha sempre avuto uffici molto efficienti, anche in questa legislatura. Ci sono decisioni il dottor Conterno lo sa bene - ferme da un anno e mezzo. Si dice: non firmo, altrimenti cosa mi dice la Corte dei Conti? Il Dirigente non firma il Direttore dice che firma solo se prima sente un parere preventivo del Direttore del Legale e del Bilancio, e così via.
Siamo a questo punto e non so, cari colleghi di maggioranza e di minoranza, quanti si siano soffermati sullo stato di paralisi in cui ci troviamo, per questa situazione di incertezza e anche un po' di timore.
Nello stesso modo m'immedesimo nel dispiacere di alcuni colleghi di cui ho stima, ed ai quali è stata tolta la serenità.
Ebbene, dobbiamo reagire per almeno due ragioni.
Primo. Se crediamo che la politica, la democrazia e le Istituzioni debbano funzionare, allora occorre che funzionino tutti insieme, potere esecutivo, legislativo e giudiziario in armonia e collaborazione per la giustizia ed il bene comune, non si può andare per spicchi. Il nostro primo interesse è difendere, come hanno detto molti colleghi intervenuti, la dignità e la funzionalità dell'Ente. Se in un ospedale vengono arrestati quasi la metà dei medici, i cittadini non so se saranno contenti quando dovranno farsi operare.
La seconda ragione riguarda invece la nostra dignità, per le scelte di vita che molti di noi hanno fatto. Guardo di fronte e a lato: vedo scelte di vita onorevoli!. Noi parliamo del crollo di fiducia e di rispetto verso la classe politica. Gran parte della responsabilità è nostra e coinvolge tutta la classe dirigente. Ricordo un intervento della collega Spagnuolo nell'ultimo Consiglio in cui diceva: "Come e perché abbiamo lasciato andare avanti tutto questo è tema assai sottovalutato".
Colleghi, se noi per primi - mi rifaccio a quell'intervento - non abbiamo rispetto per noi stessi, stima e considerazione per l'Istituzione che rappresentiamo, orgoglio e speranza verso il sistema democratico e verso la politica (perché la politica è un elemento essenziale del sistema democratico), allora è normale che ci spieghino che si può fare a meno della politica e avere la democrazia! Proprio l'altro ieri Papa Francesco ha invitato a riscoprire la dignità e l'importanza della politica e dell'impegno dei cittadini e dei cristiani nelle Istituzioni.
Ebbene, come possiamo sperare che questo rispetto ci venga tributato da altri, se non l'abbiamo prima noi per noi stessi? Dobbiamo impegnarci al massimo per dare più risposte efficienti e concrete alle esigenze dei cittadini. Uno scatto di orgoglio, di cui parlavano tanti colleghi, e segnatamente il collega Angeleri, non è un "di cui", nel dare risposta alle esigenze dei cittadini, ma è la pre-condizione essenziale e primaria.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Certamente in questo momento il dibattito è stanco, ma credo che, in queste circostanze, un'assunzione di responsabilità sia sempre importante anche quando individuale. Premetto che ho condiviso l'intervento del mio Capogruppo, per cui non ci sono problemi in questo senso.
Ho ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi e, in particolare, l'intervento iniziale del Capogruppo del Partito Democratico.
Personalmente credo che alcune questioni debbano essere rimesse in ordine molto rapidamente.
Mi ha fatto una legittima tenerezza e mi ha riempito di orgoglio l'intervento della collega Sara Franchino, quando dice che c'è un tentativo di contenere il ruolo delle Regioni. Più che un tentativo c'è un attacco ormai violento, consolidato e perpetrato, al ruolo delle Regioni, anche attraverso - perché questo coraggio lo dobbiamo avere - un attacco ai Consiglieri regionali, in maniera indiscriminata.
Se non usiamo questo momento per dirci queste cose - per dire queste cose - mi chiedo che cosa penseranno gli elettori. È vero, Angeleri: la politica è colpita, la politica è attaccata, perché evidentemente la politica non ha saputo svolgere il suo ruolo. Siamo in questa situazione anche perché c'è una crisi profonda della politica, e un aver rinunciato a svolgere il proprio ruolo, non soltanto nel merito. Penso che i cittadini vogliano dei politici coraggiosi. Ciò che è mancato in parte alla politica è anche un po' il coraggio della politica: il coraggio di dire che noi facciamo delle scelte, le abbiamo fatte e le abbiamo fatte perché ci abbiamo creduto. Le abbiamo fatte anche perché ci abbiamo dedicato una vita. Se non rivendichiamo anche il coraggio della politica, noi comunque avremo perso.
In quest'Aula, quando abbiamo applicato il Decreto Monti, l'abbiamo convertito in legge, ma in quel momento qualcuno ha detto che certamente non era un passo che andava verso la crescita delle Regioni. Quello che ci sta capitando è, in qualche misura, una conseguenza del modo in cui le Regioni vengono considerate.
Il collega Reschigna ha espresso due preoccupazioni che sono condivisibili.
Primo, che non ci sia l'impressione che un'Istituzione vada contro un'altra. Questo è assolutamente condivisibile. La questione, come hanno già detto altri colleghi, ma vale la pena sottolinearlo, non è di andare avverso la Corte dei Conti e avverso il sistema della Magistratura. Non è questo il punto. Non si tratta neanche - e questo va sottolineato - di dare un messaggio distorto all'opinione pubblica (secondo grande filone dell'intervento di Reschigna).
Certo, noi della sensibilità e della particolarissima sensibilità dell'opinione pubblica dobbiamo tener conto, ma dobbiamo dare dei messaggi mirati, dei messaggi giusti. È per questo che ritengo che anche questa occasione non vada persa. Dobbiamo fare in modo, colleghi del centrosinistra o qualcuno del centrosinistra, di non fare degli unanimismi.
Il problema non è questo: il problema è di capire che ruolo, in questo momento, consentiamo che venga giocato, con o avverso le Regioni; con o avverso i Consiglieri regionali.
Questo è il punto, perché se è vero che noi siamo legislatori - e lo siamo - noi comunque una legge l'abbiamo fatta, ed è una legge che per certi versi è ancora molto carente, anzi, completamente carente rispetto alle procedure. Allora si pone il problema che non vengano cambiate le regole in corsa.
Cortesemente, un collega mi ha fatto leggere il documento che ha ricevuto, in cui c'è scritto che, dopo il provvedimento del 3 aprile 2013 al riguardo si è ritenuto, da parte della Corte dei Conti, per vari ordini di considerazioni - per vari ordini di considerazioni - che il controllo della Corte stessa deve anche riguardare i rendiconti relativi all'esercizio 2012.
Per vari ordini di considerazioni. Quali? Qui c'è una carenza, non sono io che me la invento! C'è una carenza! Allora, se scorriamo le modalità, vedremo che queste modalità non le abbiamo ancora regolate con la nostra legge - questo mi sembra il punto! o vediamo che tali modalità corrispondono a dei percorsi che non abbiamo mai espresso o che, per certi versi, non abbiamo condiviso.
Questa volta ho condiviso l'intervento del Presidente del Consiglio per il suo approccio, e mi auguro di trovare analoga determinazione almeno così si è espresso, seppure in termini sfumati - nel Presidente della Giunta regionale. Perché ciascuno deve fare la propria parte nel momento in cui si viene chiamati a farla, non in un momento casuale! Lasciamo perdere il fatto che le regole in proposito non le abbiamo ancora scritte, perché non abbiamo ancora definito come cambiare le modalità di rendicontazione, per cui queste non sono le nostre regole di legislatori.
Noi avremmo scritto queste regole di legislatori sulla base dei principi a cui noi ci siamo sempre ispirati, cioè il principio dell'autonomia del Consiglio regionale, il principio della discrezionalità funzionale - questo è evidente - del Consigliere regionale e quei principi...
Presidente, è molto difficile intervenire in quest'Aula, perch chiunque parla dove cavolo gli pare, scusate l'espressione!



(Scampanellìo del Presidente)



SPAGNUOLO Carla

Mi sono resa conto che, talvolta, sarebbe meglio stare zitti, per penso sempre che l'assunzione di responsabilità abbia un valore.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Mi scusi, collega Spagnuolo.
Per favore! Non mi rivolgo solo ai Consiglieri! Questa è un'Aula parlamentare che deve essere messa nelle condizioni non solo dai Consiglieri, ma da tutti coloro che sono presenti all'interno di questo emiciclo - di svolgere un dibattito che il Presidente possa seguire, perché nelle sue funzioni rientra anche quella della sintesi.
Prego, Consigliera.



SPAGNUOLO Carla

Chiedo scusa se io stessa ho provocato questa interruzione, però nel momento in cui si fa uno sforzo, per certi versi si espone anche a dire determinate cose.
Credo che dovremmo anche interfacciarci con gli altri poteri dello Stato, alla luce di quello che noi riteniamo di essere come legislatori regionali. Perché - concludo - se, in qualità di Consigliere, mi chiedono di rendicontare le mie spese sulla base di regole nuove - che sono le regole che adottano i funzionari dello Stato nel momento in cui a loro viene chiesta una rendicontazione - faccio le mie valutazioni e, magari posso valutare che quel tipo di rimborso, richiesto con quelle modalità non lo voglio nemmeno! Questo è il punto! Qui ci stanno cambiando le regole del gioco! A questo punto, quei rimborsi, con quel tipo di caratteristiche, in cui si perde - non io Carla Spagnuolo - il ruolo di Consigliere regionale, non li voglio! Se del caso, sono disponibile a restituirli tutti: il 2012, il 2010, il 2011! Alla fine della mia carriera politica, rivendico l'autonomia, il coraggio, la dignità e il modo con il quale l'elettore mi deve percepire.
Se l'elettore mi percepisce - con tutta la dignità del caso - come un funzionario dello Stato, è inutile che mi elegga.
È questo che sta cambiando! Sta cambiando questo punto! Perdendo dignità, magari anche attraverso degli errori ma anche attraverso una volontà politica e non solo, il nostro ruolo trova una sostituzione permanente in altri poteri da parte di altri poteri dello Stato. Questo è ciò che mi preoccupa.
Sto esaminando, l'ho già detto al mio Capogruppo in questi giorni e in queste ore, se restituire assolutamente tutto. Perché, a questo punto cambiando ciò che attiene al mio livello di dignità individuale, mi chiedo se avrei fatto lo stesso tipo di spese; o se avrei fatto, con altre regole altri tipi di spese; così, magari, non intendo nemmeno accettarli.
Questo è il motivo per cui - lo dico ai colleghi a cui mi permetto di esprimere un pensiero per quel niente che vale, per carità, come individuo che, però, ha fatto una scelta politica di vita che ha portato avanti tutta la vita - mi chiedo se in questo momento non valga la pena di fare uno sforzo di dignità e dire: l'Assemblea consiliare del Piemonte, attraverso il Presidente della Giunta - perché di sua competenza - ricorre avverso un provvedimento che è stato assunto senza una modalità che è spiegata in questo documento.



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



SPAGNUOLO Carla

Perché in questo documento le modalità e le motivazioni non sono spiegate.
A mio avviso, dobbiamo fare lo sforzo di rivendicare la dignità del politico e l'autonomia del Consigliere. Spieghiamolo all'opinione pubblica perché l'opinione pubblica e i giornali sono importantissimi proprio per sottolineare questi aspetti, perché dobbiamo rivendicare quella dignità.
Non dimentichiamo che la metà dei cittadini nell'ultimo appuntamento non ha votato.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Goffi.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Non sono così colto come il collega Leo, però mio padre mi ha insegnato che ci sono tre tipi di problemi (ne aggiunge anche un quarto, ma è indicibile in questa sala): i problemi medici, i problemi giudiziari e i problema economici, che sono problemi personali, che implicano scelte personali e, come tali, trovano difficilmente solidarietà quando qualcuno li subisce.
Io la scelta personale l'ho già fatta: l'ho fatta nel rispondere alla Magistratura ordinaria in modo puntuale nel merito e il mio Gruppo l'ha fatta rispondendo in modo puntuale anche alla Corte dei Conti.
Questo non mi esime, però, dal fare qualche valutazione. La prima è un motivo di soddisfazione, e lo dico a lei, Presidente, che ha condotto oggi un'ottima Conferenza dei Capigruppo.
Io, come è noto, delego le funzioni di Capogruppo al collega Giovanni Negro, quindi non frequento molto quel consesso, però devo dire che lei l'ha condotta in modo ottimale, perché non ho sentito levare da parte di nessuno di questa Assemblea un attacco a Magistratura di varia natura.
Eppure noi non ci siamo fatti mancare nulla, perché ci sono procedimenti aperti della Magistratura ordinaria e della Suprema Corte di Cassazione per procedimenti connessi, che in qualche modo hanno rilevanza in questo Consiglio regionale. Abbiamo la Magistratura contabile con la Corte dei Conti; abbiamo avuto, e avremo ancora, probabilmente, la Magistratura amministrativa con il TAR e il Consiglio di Stato, e anche la Corte Costituzionale.
Il clima che respiriamo qui non è certo semplice, eppure nessuno ha provato ad offendere in alcun modo altri organi dello Stato. Questo lo vorrei ribadire, perché vorrei evitare che domani appaiano sui giornali "titoloni" che magari non corrispondono esattamente al clima che abbiamo respirato e che abbiamo potuto constatare tutti durante quella Conferenza dei Capigruppo.
Abbiamo analizzato nel dettaglio ogni singola vicenda e abbiamo cercato di dare, ciascuno con il proprio contributo, qualche spiegazione.
Così come nessuno ha attaccato, in alcun modo, la Magistratura, nessuno ha posto il problema se questi controlli siano o meno legittimi. Questo non è stato fatto, perché se noi oggi fossimo lì a mettere in dubbio la legittimità dell'opera della Magistratura, verremmo meno a quelle che sono le nostre funzioni: faremmo certamente quello che chiamavano "conflitto di attribuzione", andremmo contro altre istituzioni e organi dello Stato. Non è stato fatto.
Però bisogna fare dei distinguo, perché la Magistratura ordinaria, in particolare la Procura della Repubblica, ha fatto un'indagine volta all'accertamento di reati.
L'accertamento di reati ha previsto, nelle fasi di indagine, un'analisi selettiva delle singole voci. Il che significa che sono state rivolte ai singoli Consiglieri regionali delle contestazioni specifiche su singole voci nell'ambito di un dibattimento - che non c'è ancora stato, ma c'è stato un contraddittorio, e quindi nelle garanzie che il processo penale ci concede - in cui ciascuno ha avuto la libertà di scegliere (o di scegliere in modo diverso) di presentarsi o non presentarsi. Questo è stato fatto dalla Magistratura ordinaria e dalla Procura della Repubblica.
Io, invece, le confesso con grande onestà - non so cosa hanno detto i miei colleghi, perché purtroppo sono arrivato in ritardo - che ho delle difficoltà a comprendere la metodologia (non la legittimità) del controllo della Corte dei Conti. Perché una contestazione generale e generalizzata su tutte le voci introduce in quest'Aula un nuovo elemento: se noi introduciamo la logica contabile, comprimiamo il mandato democratico che i cittadini hanno voluto dare al Consiglio regionale. Perché - traduco - da qui in avanti, ogni iniziativa di carattere politico-istituzionale, se queste sono le nuove regole che ci dovranno affiancare per i prossimi anni dovrà essere vagliata o in fase preventiva o in fase successiva da un organo esterno di persone non elette. Quindi io dovrò andare a dire alla Corte dei Conti, se voglio fare una iniziativa sulla riscossione pubblica locale e su Equitalia, se sia giusto o no utilizzare i fondi del Gruppo, e loro mi daranno il benestare, sì o no.
Allora, se questa è la logica - ed è il motivo per cui nessuno ha in alcun modo contrastato quanto fatto dalla Procura della Repubblica, volto all'accertamento di reati - la contestazione generalizzata introduce un principio che è quello di comprimere la nostra libertà.
Da qui in avanti non so come regolarmi: ho gli uffici, per i quali forse dovrei anche autodenunciarmi per appropriazione indebita, perch prendono lo stipendio. E io prendo lo stipendio per difendermi e non per essere al servizio dei cittadini che mi hanno eletto, e che pagano quello stipendio. Dovrei capire da qui in avanti come procedere.
La collega Spagnuolo ha fatto un'affermazione assolutamente elevata alta, che dovrebbe far riflettere questa Assemblea. Perché un conto è il passato, altro conto è il futuro.
Sul passato abbiamo esposto tutti una serie di argomentazioni di carattere giuridico, su cui forse l'Assemblea e la Giunta dovranno forse prendere e fare i passi successivi, che in qualche modo l'ordine del giorno delinea.
Ma sul futuro dobbiamo fare una scelta: se la scelta è ipocrita possiamo ancora continuare a direi: "Noi prendiamo i soldi e poi, in qualche modo, andremo contro il controllo, perché non lo ammettiamo". Se la scelta è alta, noi dobbiamo dire: "I soldi teneteveli, noi utilizzeremo i soldi propri per salvaguardare prima di tutto la nostra libertà, e per rispondere con la faccia e con la schiena dritta a quegli elettori che hanno voluto che fossimo qui a fare i politici, non i ragionieri".
I soldi che sto sprecando con il mio ufficio, con i miei collaboratori con il mio lavoro che, che come dicono tutti i giornali, è molto pagato, è un danno erariale superiore a quello che mi viene contestato.
Prendiamone atto e nella prossima Conferenza dei Capigruppo la prego Presidente, con la stessa correttezza e con la stessa professionalità con cui ha condotto quella di stamattina, faccia questo ragionamento e dica ai singoli Capigruppo: "Rinunciamo per la nostra libertà e per salvaguardare il nostro mandato, tutti insieme, al finanziamento del 2013". Perch altrimenti rischieremo di fare solo una scelta ipocrita che ci troverà il prossimo anno, esattamente nelle stesse condizioni, a giustificare l'esistente e a giustificare ogni iniziativa politica, anche quando è stata fatta (come speriamo sia fatta ogni iniziativa politica) a favore delle persone che hanno più bisogno.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Invito i Capigruppo, per gentilezza, ad avvicinarsi al banco della Presidenza, perché, come sapete, sussiste questa ipotesi di ordine del giorno; è stato presentato un piccolo emendamento e c'é chi vuole regolare la temperatura dell'acqua relativamente all'atto di indirizzo.
Adesso non vedo in Aula tutti coloro che hanno avanzato delle proposte intelligenti di modifica, ma se i presenti si potessero avvicinare vediamo, se sarà possibile, trovare un testo condiviso e sottoscriverlo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.58 riprende alle ore 18.08)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non vi sono più interventi. Ricordo che dopo la votazione dell'ordine del giorno dovrò dare ulteriori comunicazioni all'Aula.
L'ordine del giorno n. 1017, inerente a "Modalità di rendicontazione dei Gruppi consiliari", è stato presentato dalla maggior parte dei signori Capigruppo, precisamente dai Consiglieri Botta Franco Maria, Goffi Reschigna, Carossa, Burzi, Pedrale, Artesio, Lupi, Franchino, Cursio Buquicchio e Cerutti.
La parte del dispositivo è stata modificata rispetto alla prima ipotesi e recita: "Impegna il Presidente della Giunta regionale a conferire un incarico per attivare i necessari approfondimenti sul tema ed eventualmente presentare i ricorsi necessari a tutela della Regione".
Ricordo che, quando si dice "Regione", si intende "Consiglio regionale" per legge.
Il testo prosegue: "Il Presidente della Giunta regionale e il Presidente del Consiglio regionale a richiedere incontri rispettivamente con i Presidenti nazionali e regionali della Corte dei Conti; a sottoporre alle rispettive Conferenze nazionali la possibilità di effettuare ricorso giurisdizionale avverso al pronunciamento della sezione autonomie o in alternativa a chiedere la modificazione dello stesso pronunciamento ad opera della stessa Sezione della Corte; a richiedere al Governo e al Parlamento un pronunciamento circa l'entrata in vigore delle modalità di controllo previste dal decreto legge n. 174".
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, pongo in votazione l'ordine del giorno, così come modificato rispetto alla prima ipotesi e sottoscritto dai signori Capigruppo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1017, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: il Consiglio regionale è un'Assemblea legislativa e pertanto dotata di potestà di autoregolazione sancita dalla Carta Costituzionale il Consiglio regionale ha garantito e intende garantire per il futuro che il proprio operato abbia le caratteristiche di massima trasparenza e aderenza al generale principio di legalità con la legge regionale 16/2012 ha inteso dare piena attuazione al d.l.
174/2012, convertito con legge 213/2012, con particolare riguardo agli aspetti di rendicontazione delle risorse assegnate ai Gruppi consiliari in via ordinaria e in regime transitorio che la Corte dei Conti Sezione delle Autonomie si è poi pronunciata in data 3 aprile 2013, anche in ordine al controllo dei rendiconti dei Gruppi consiliari relativi all'esercizio 2012 considerato che l'impianto normativo nazionale e regionale induce a ritenere che le nuove modalità di controllo affidate alla Corte dei Conti riguardino l'operato dei Gruppi consiliari nell'anno 2013 osservato che la citata pronuncia della Corte dei Conti nell'Adunanza del 3 aprile ha stabilito di estendere il controllo anche ai rendiconti riguardanti il 2012 l'articolo 20 della l.r. 16/2012 ha definito una norma transitoria in materia di rendicontazione delle spese per il funzionamento riferite all'esercizio annuale 2012, cui i Gruppi devono attenersi e su tale base essere sottoposti a controllo ribadito che l'articolo 1 del d.l. 174/2012 convertito con I. 213/2012 entra in vigore nell'anno 2013 la regolazione della materia riguardante la rendicontazione delle spese per la Regione Piemonte, in via ordinaria e transitoria, è quella prevista in sede attuativa dalla legge 16 del 28/12/2012 con particolare riferimento per quanto riguarda l'esercizio finanziario 2012, a quanto previsto dall'articolo 20, affermando pertanto il principio che in via ordinaria la rendicontazione da sottoporre a controllo è quella riferita all'anno 2013 vista la delibera n. 229/2013 della Corte dei Conti Sezione regionale di Controllo per il Piemonte con la quale sono stati richiesti chiarimenti in ordine alle note di rendicontazione presentate da alcuni Gruppi consiliari impegna il Presidente della Giunta regionale a conferire un incarico per attivare i necessari approfondimenti sul tema ed eventualmente presentare i ricorsi necessari a tutela della Regione impegna il Presidente della Giunta regionale e il Presidente del Consiglio regionale a richiedere incontri rispettivamente con i Presidenti nazionale e regionale della Corte dei Conti a sottoporre alle rispettive Conferenze nazionali la possibilità di effettuare ricorso giurisdizionale avverso al pronunciamento della sezione autonomie del 3 aprile 2013 o in alternativa a chiedere la modificazione dello stesso pronunciamento ad opera della stessa Sezione della Corte a richiedere al Governo e al Parlamento un pronunciamento circa l'entrata in vigore delle modalità di controllo previste dal d.l. 174".
Il Consiglio approva.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Inversione all'o.d.g ed esame ordine del giorno n. 1009 presentato dai Consiglieri Motta Angela, Angeleri, Bono, Botta Marco, Costa, Lupi, Negro Ponso, Stara, Tentoni, Tiramani, Toselli e Valle, inerente a "Consentire il consumo dei prodotti della filiera corta agroalimentare piemontese presso gli ospedali e le strutture della Pubblica Amministrazione"


PRESIDENTE

Abbiamo iscritto al punto 9) dell'o.d.g dell'odierna seduta l'ordine del giorno n. 1009, avente ad oggetto "Consentire il consumo dei prodotti della filiera corta agroalimentare piemontese presso gli ospedali e le strutture della Pubblica Amministrazione".
L'ordine del giorno è sottoscritto da numerosissimi Consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione. La prima firmataria è la collega Angela Motta, che richiede la cortesia della votazione.
Se vi sono le condizioni, come mi sembra di capire, della sola votazione, potremmo trattarlo al punto 2 bis) all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Grazie, colleghi.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1009, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la Regione Piemonte da anni è impegnata nella promozione e sostegno della filiera corta dei prodotti agroalimentari piemontesi. In particolare l'articolo 11 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 12 (legge finanziaria per l'anno 2008) prevede che anche la concessione di aiuti destinati allo sviluppo della filiera corta agroalimentare, intesa come rapporto diretto tra consumatori e produttori agricoli che operano nell'ambito del territorio regionale, al fine di ridurre il numero degli intermediari commerciali con la delibera di Giunta regionale n. 34-12300 del 5 ottobre 2009 la Regione ha inoltre avviato le azioni necessarie a favorire il consumo di prodotti stagionali e territoriali a chilometri zero nelle mense scolastiche, ospedaliere, delle strutture residenziali e in tutti i circuiti della ristorazione collettiva considerato che stante quindi l'obiettivo della Regione di invitare, tra gli altri soggetti, le Aziende sanitarie a considerare l'approvvigionamento di prodotti caratterizzati da sicurezza, qualità, freschezza, stagionalità e tipicità in occasione delle stipula e del rinnovo dei capitolati d'appalto e acquisto per i servizi di mensa, diverse imprese agricole, spesso riunite in Consorzi, in questi anni sono state fornitrici di Aziende ospedaliere.
Tra queste, particolarmente noto è il caso dell'ospedale Cardinal Massaia di Asti le forniture di qualità degli agricoltori dell'Astigiano hanno dunque garantito un alto livello dei 1.500 pasti giornalieri serviti all'ospedale stesso costituendo un esempio virtuoso ed un modello positivo a cui guardavano ed aspiravano le mense pubbliche di tutta Italia: constatato che per effetto delle disposizioni introdotte dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, recanti disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini), noto come Decreto della spending review, l'obbligo per la Pubblica amministrazione di approvigionarsi tramite gli strumenti di acquisto messi a disposizione da Consip S.p.A. ha di fatto escluso dai bandi di fornitura la partecipazione diretta dei produttori locali, anche all'ospedale artigiano alla mensa del suddetto ospedale, così come presso gli altri nosocomi piemontesi e presso i circuiti della ristorazione collettiva, non vi è alcuna garanzia di fornitura di prodotti locali, ripercorrendo il vecchio modello antieconomico per l'ente e per l'economia locale rilevato che le finalità di contenimento della spesa pubblica alla base della citata legge n. 135/2012 vengono peraltro contraddette dalla constatazione che nel caso dell'ASL di Asti, con le nuove forniture i costi tendono ad aumentare, senza contare le implicazioni negative di carattere ambientale dovute al trasporto dei prodotti non locali, e gli indiscussi vantaggi documentati che derivano da una alimentazione di qualità che, in molti casi è fondamentale per ridurre i tempi di degenza nelle strutture ospedaliere.
Inoltre le Aziende sanitarie locali, al contrario di quanto accaduto per altre amministrazioni pubbliche, non hanno ottenuto deroghe agli acquisti collettivi e pertanto non possono rivolgersi al mercato locale, anche se più conveniente impegna la Giunta regionale a prevedere, ove ciò non costituisca aggravio di spesa, l'affidamento agli uffici legali di uno studio relativo alla possibilità di prevedere deroghe nell'ambito degli acquisti collettivi a favore delle Aziende sanitarie locali consentendo ad esse di rivolgersi al mercato locale ad attivarsi presso il Parlamento affinché sia preparata una proposta di emendamento alle disposizioni di cui alla legge 7 agosto 2012, n. 135 (Conversione del decreto sulla spending review) siano modificate consentendo alle Pubbliche amministrazioni, per quanto riguarda le forniture per i servizi di mensa, di rivolgersi ai produttori locali a rinnovare il proprio impegno a sostegno della filiera corta dei prodotti agroalimentari piemontesi ripristinando i contributi a favore dei produttori previsti dalla legge regionale 23 maggio 2008, n. 12".
Il Consiglio approva.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ricordo che la Conferenza dei Capigruppo è annullata perché ho parlato con l'Assessore Vignale, Assessore al personale. Si tratta di una problematica che riguarda sia i dipendenti del Consiglio che i dipendenti della Giunta e gli uffici sono addivenuti ad una soluzione che deve essere approfondita ulteriormente e l'Assessore, di ritorno da Roma, chiede di essere presente.
Motivo per cui credo non solo sia una cortesia nei confronti dell'Assessore, ma sia anche utile la presenza della Giunta. Poi ché la Conferenza è convocata per domani alle 13, ragionevolmente in una mezz'oretta si può fare la parte ordinaria e intorno alle 13, con la presenza della Giunta, affrontare il tema del personale.
Se i Capigruppo sono d'accordo, procederei in questo modo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa ne ha facoltà



CAROSSA Mario

Sono parzialmente d'accordo, nel senso che avrei preferito che la Conferenza dei Capigruppo si tenesse adesso, come avevamo deciso questa mattina. Va bene, ed è giusto che ci sia l'approfondimento dell'Assessore Vignale. Tuttavia, secondo me, con l'ausilio suo e degli uffici potevamo approfondire la questione. In questo momento non so, e chiederò agli Uffici, se i contratti di questi dipendenti sono annullati, sono validi, se possono stare nei locali della Regione.
Queste sono le cose che chiedo.



PRESIDENTE

Mi sembra che la sua, Consigliere Carossa, sia una richiesta cui la Presidenza possa dare corso.
Facciamo una prima valutazione politica, poi l'aspetto della decisione la prenderemo domani con la presenza dell'Assessore competente che chiede la cortesia di essere presente. La Conferenza dei Capigruppo è convocata in sala A. Ricordo che la seduta delle ore 20 è stata sconvocata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.15)



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