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Dettaglio seduta n.355 del 28/05/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 15.04 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione a risposta immediata n. 1648 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rinuncia da parte di FIAT Powertrain Technologies S.p.A. alla realizzazione del programma per lo stabilimento di Verrone definito nel 2008 con la Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1648, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato quest'interrogazione relativamente ad un tema piuttosto complesso, che vorremmo provare ad affrontare con la Giunta regionale.
Il tema è la rinuncia, da parte di FIAT Powertrain Technologies S.p.A.
alla realizzazione del programma previsto per lo stabilimento di Verrone definito nel 2008 con la Regione Piemonte.
Abbiamo appreso dalla stampa locale che, venendo meno ai patti sottoscritti dall'Amministratore Delegato FIAT in data 28 gennaio al momento della firma dell'accordo nella sala consiliare della Provincia di Biella, la FIAT Powertrain di Verrone avrebbe abbandonato - usiamo il condizionale - il progetto di produzione del nuovo di tipo di cambio C635 nel volume previsto; di conseguenza, al posto dell'incremento della produzione dell'unità produttiva di Verrone, che sarebbe divenuta la principale per la produzione di cambi di nuova generazione per tutte le auto prodotte dal gruppo FIAT-Chrysler, è stato annunciato l'utilizzo della cassa integrazione, a partire da giugno, per un numero imprecisato di lavoratori.
Vogliamo ricordare che, con deliberazione della Giunta regionale del 2007, veniva approvato il Protocollo d'intesa tra la Regione Piemonte, la Provincia di Biella, il Comune di Verrone e FIAT Powertrain Technologies in merito al progetto, secondo una valutazione positiva dell'iniziativa per l'impatto socio-economico e occupazionale che questa avrebbe generato sia sul sistema industriale biellese che sul territorio piemontese.
Come attestato dal Supplemento Ordinario del bollettino n. 35 contenente la deliberazione della Giunta regionale del 1° agosto 2008, cui facciamo riferimento nell'interrogazione, tale progetto, dal costo complessivo dichiarato di 409 milioni di euro - non sto a delineare come sarebbe ripartito - era stato definito nel 2008 anche con un impegno da parte della Regione Piemonte, che unanimemente aveva espresso parere favorevole alla concessione di agevolazioni per la realizzazione di un investimento produttivo e di un programma di ricerca sviluppo finalizzati alla realizzazione di un nuovo cambio destinato ai segmenti di vetture A-B C.
Nella definizione dell'intesa vi era l'impegno a consolidare l'occupazione esistente nello stabilimento con l'incremento di ulteriori 600 nuove assunzioni, fino al raggiungimento di un organico totale pari a 1.083 lavoratori nel 2013.
In detta delibera si comunicava che Initalia - Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa - aveva trasmesso la positiva istruttoria tecnica della proposta contrattuale al Ministero dello Sviluppo Economico.
In data 5 maggio 2011, il CIPE ha deliberato, anche alla luce del parere favorevole della Regione Piemonte, l'approvazione della proposta di programma Fiat Powertrain Technologies presentata dal Ministro dello Sviluppo Economico.
Alla luce delle ultime notizie, visto che FIAT Powertrain si è dimostrata in questi anni gravemente inadempiente, interroghiamo urgentemente la Giunta per sapere se e in che misura, appurato che risponde al vero la cancellazione del progetto di investimento, Powertrain abbia fino ad ora attinto a benefit pubblici regionali e statali.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Pichetto per la risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie.
In merito all'interrogazione della Consigliera Cerutti, riguardante la richiesta di notizie sul protocollo d'intesa tra Regione Piemonte Provincia di Biella, Comune di Verrone e FIAT Powertrain, la Giunta regionale comunica quanto segue.
Il Protocollo d'intesa sopraddetto è stato sottoscritto in data 28-01 2008 e prevedeva il potenziamento e lo sviluppo dello stabilimento di Verrone con la produzione di un nuovo cambio denominato C 635 e un prevedibile aumento occupazionale di circa 600 operai.
Il ruolo della Regione Piemonte era di sottoporre il protocollo ai Ministeri competenti, allo scopo di giungere poi alla sottoscrizione di Accordi di Programma a sostegno dell'iniziativa.
In una lettera del 24-02-2012, la FIAT Powertrain ha comunicato di aver effettuato un investimento consistente nella realizzazione del nuovo impianto, a fronte di una spesa di 380 milioni di euro, e un incremento occupazionale inferiore alle previsioni iniziali contenute nel protocollo d'intesa, 100 unità rispetto alle 600 previste, sia perché era correlato ai volumi produttivi ridotti, sia per le difficili condizioni del mercato dell'auto in quel periodo.
Allo stato attuale non risultano essere stati erogati fondi regionali per quanto di competenza della Direzione Attività produttive, in quanto la concessione di contributi è stata determinata con delibera CIPE, ma come risulta dalla stessa comunicazione della FIAT al momento in cui ha scritto alla Regione, non è stato concesso alcun contributo, fatte salve alcune agevolazioni per la formazione del personale.
La Giunta s'impegna ad ulteriori approfondimenti in merito considerando che il tempo a disposizione non ha consentito ulteriori verifiche, in particolare con i Ministeri che erano i soggetti che dovevano intervenire.
Fatte queste ulteriori verifiche, si comunicherà al Consiglio quanto richiesto.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1641 presentata dal Consigliere Tiramani, inerente a "Commissione di inchiesta all'Oncologia di Vercelli"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1641, che ha la parola per l'illustrazione.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Presento quest'interrogazione nella speranza che, una volta per tutte venga risolto il problema dell'Oncologia di Vercelli.
Sono venuto a conoscenza dai giornali dell'ennesimo caso aberrante. Una paziente, ricoverata presso quest'ospedale, ancora prima di fare l'esame istologico, è stata classificata come terminale e lasciata in una sorta di hospice, salvo poi scoprire che non aveva un tumore, ma una malattia ematologia: questa persona è stata curata tardivamente, ed è morta.
Così come un altro paziente - questo è capitato in un solo week end che aveva un omero rotto, era pronto per essere dimesso.
Sono cose inaccettabili.
Ho già presentato più di un'interrogazione anche al suo predecessore per denunciare che questo servizio non va bene, che ci sono numerosi problemi, non solo da questa legislatura, ma da sempre. È ora di fare chiarezza.
Non è possibile che solo in questo reparto dell'ospedale vi siano decine e decine di segnalazioni. I giornali sono inondati da lettere che segnalano problemi e cose che non vanno. Formiamo una Commissione di inchiesta, valutiamo le cartelle cliniche. Ho almeno trenta-quaranta nomi facciamo chiarezza.
Sapete cosa si dice? Che alcune persone sono state tutelate, anche in passato, solo perché chi coordina il reparto era parente di un noto Assessore regionale.
Vede, non ne faccio una questione politica - anche perché quella parte politica è la mia - non mi interessa. A me interessa che i cittadini siano trattati in modo decente e che queste dicerie - vere o false che siano vengano spazzate via dalla Commissione d'inchiesta, anche a tutela di questo servizio.
Chiedo che venga fatta chiarezza: non è possibile continuare a leggere segnalazioni e mai nessuno, nonostante abbia presentato almeno due interrogazioni, abbia detto qualcosa. Facciamo una Commissione d'inchiesta e usciamo da questa impasse. Vediamo se quanto leggiamo sui giornali è vero o falso. Non sono un medico, però il caso che ho portato è emblematico, fa capire che qualche problema effettivamente c'è. Analizziamo le cartelle cliniche dell'ultimo anno, degli ultimi due anni e risolviamo questo problema, arrivando ad una soluzione definitiva, anche a tutela e per il buon nome di tutto l'ospedale, oppure, se questa Commissione d'inchiesta verrà fatta, depositerò i nomi in mio possesso.
Assessore, le pongo ancora una domanda, pur non c'entrando nulla con l'interrogazione.
Ho presentato un'interrogazione relativa al 118. Siamo a giugno. Non è possibile che ancora non sappiamo come verrà destinato il personale, se in convenzione o in comando. Non è colpa sua, perché lei ci mette tutto il suo impegno, ma non è possibile che in questa regione ci siano personaggi incancreniti con il sistema da anni - troppi anni - che non sanno neanche decidere se fare una convenzione o spostare il personale a comando. Per cui, se a capo di tutto questo sistema c'è una persona che non sa neanche gestire il personale del 118, mandiamola via. Se non è in grado di gestire la situazione, cerchiamo altre professionalità. Sono sicuro che ce ne sono altre.
Mi scusi se ho usato toni un po' troppo veementi. La ringrazio per il suo impegno, ma a volte sono veramente scorato.
Grazie.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

Prego, Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione esposta dal Consigliere Tiramani, si precisa che gli uffici competenti del Settore Organizzazione dei servizi sanitari ospedali e territoriali della Direzioni sanità stanno già lavorando, al fine di verificare i dettagli delle gravi criticità evidenziate nell'interrogazione.
In particolare, si è disposto affinché l'unità di coordinamento del dipartimento della rete oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta organismo tecnico di coordinamento dei servizi oncologici regionali, valuti la questione nel merito e, in accordo con il Settore regionale, si formalizzi una Commissione di inchiesta per il caso, alla luce degli esiti dell'istruttoria.
Sarò quindi particolarmente attento affinché questa segnalazione abbia tutte le conseguenze operative.
Visto che ha fatto una doppia question time, in deroga ma nei termini di tempo assegnati, potrei dire, da un punto di vista più generale, che qui, come diceva Bartali, è tutto da rifare, nel senso che ci sono varie questioni segnalate in diverse Direzioni che devono essere affrontate.
Per quanto riguarda il 118, in settimana abbiamo un confronto risolutivo con i sindacati.
Questo è un aspetto non secondario, proprio per mantenere relazioni sindacali accettabili e per acquisire, naturalmente attraverso di loro segnalazioni, e dare indicazioni sugli orientamenti dell'Amministrazione.
chiaro che la ristrutturazione in atto con le quattro centrali operative pone una serie di questioni, magari anche di definire definitivamente - scusate il bisticcio di parole - l'appartenenza funzionale o gerarchica di coloro che sono collocati, pur essendo nel 118 al di fuori delle Aziende dove hanno sede le centrali stesse. Non è questione secondaria, ma è questione organizzativa.
In questa fase di assestamento, colgo la sollecitazione del Consigliere Tiramani come una sollecitazione a fare presto, perché tutte le situazioni incerte non depongono certo verso una consapevolezza, da parte degli operatori, in ordine alle loro mansioni e al loro ruolo.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 1642 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Tempi di pagamento dei debiti contratti dalla Regione, dagli enti a partecipazione regionale e degli organismi che gravano, in tutto o in parte, sul bilancio regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1642, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Innanzitutto buongiorno, Assessore.
Ho presentato quest'interrogazione, secondo l'articolo 100, relativa all'annoso problema dei tempi di pagamento dei debiti contratti dalla Regione. È un argomento che a noi come Gruppo è sempre stato molto a cuore tanto è vero che eravamo riusciti a far approvare, già nella Finanziaria di due anni fa, quella questione che lei dovrebbe aver approfondito.
Oggi ci troviamo di fronte a recenti risultati della CGIA di Mestre secondo cui, mentre da una parte l'Italia, pur essendo il peggior pagatore d'Europa, ha migliorato, nei primi mesi del 2013, i tempi di pagamento, in una media di dieci giorni (da 180 a 170), il Piemonte continua a peggiorare la situazione, perché parliamo di 28 giorni con i quali si allungano i tempi, addirittura peggio del Molise e della Toscana, che rispettivamente hanno 21 e 12, a differenza della Campania che li ha ridotti di 83, la Sardegna di 41, la Calabria di 40 e la Puglia di 32.
In ultimo, le ricordo che, anche grazie al suo parere positivo nell'ultima finanziaria è stato approvato un ordine del giorno, con il quale si chiedeva di predisporre un documento dettagliato da presentare presso la Commissione consiliare competente che indicasse, relativamente ai debiti commerciali con scadenze superiore a dodici mesi, quali fossero i criteri che la Giunta intendeva adottare nel saldo dei debiti.
Siamo in attesa che si tenga fede a questo impegno assunto dall'ordine del giorno, anche perché ci si impegnava entro trenta giorni dall'approvazione della finanziaria.
Detto questo, ad oggi, con questo articolo 100, ci limitiamo a chiedere, perché con lo stesso si può solo porre una domanda, qual è l'orientamento della Giunta, in termini di metodi da adottare o adattanti al fine di ridurre i tempi di pagamento dei debiti contratti. Questo anche in virtù delle sue recenti dichiarazioni, rispetto alle norme inserite nel decreto legislativo 192 del 2012.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola all'Assessore Pichetto per la risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione presentata dal Consigliere Buquicchio, segnalo che la Regione ha intrapreso diverse azioni volte alla riduzione dei tempi di pagamento dei debiti regionali.
Innanzitutto, ha presentato istanza di accesso all'anticipazione di liquidità per il pagamento dei debiti sanitari e non, di cui rispettivamente, agli articoli 3 e 2 del decreto legge n. 35/2013.
Sull'articolo 2, la quota che spetta al Piemonte 2012-2013 è di 1.231 milioni. Di questi, 440 milioni sono oggetto di presentazione della documentazione in questi giorni. Penso si possa arrivare a contratto - uso la risposta a lei anche per informare il Consiglio, se mi è consentito così come i contatti informali mi portano ad affermare, entro metà giugno e sempre secondo i contatti informali e le notizie, al momento, verbali ad avere la disponibilità entro fine giugno.
Questo vuol dire che relativamente ai 440 milioni della prima tranche del debito generale, articolo 2, non sanitari, il pagamento può avvenire entro metà luglio, anche prima, il giorno dopo l'accredito a livello nazionale.
Con ciò si chiuderebbero tutte le liquidazioni degli Enti locali giacenti in Ragioneria al 31 dicembre 2012, più una buona quota di quelle relative a fornitori e consorzi.
Sull'articolo 3, la quota assegnata alla Regione Piemonte - è quell'istanza che scade il 31 maggio, che è alla firma in queste ore (l'abbiamo vista questa mattina con il collega Cavallera) - è di 633 milioni sul 2013 e sarà di circa 1.250 milioni sul 2014. Quando parlo di 2014, l'erogazione, secondo l'intenzione manifestata dal Tesoro, è riferita al mese di gennaio 2014.
Pertanto, la somma dell'articolo 2 e dell'articolo 3 supera i tre miliardi di euro, nello spazio degli otto mesi; se ragioniamo sull'esercizio 2013, siamo a 633 più 440.
Per quanto riguarda la tempistica dei 633, che riguardano l'articolo 3 probabilmente, potrebbe esserci un mese di slittamento rispetto all'articolo 2: penso potrebbe andare ad agosto, ma questo è un mese problematico, pertanto potrebbe essere l'inizio di settembre. In questo Paese, ad agosto, anche nella giustizia c'è la vacatio, quindi, a quel punto, vale per tutto.
Questo per quanto riguarda il piano dei pagamenti.
Nella legge finanziaria regionale per l'anno 2012, all'articolo 36, è stata prevista la predisposizione di un sistema di cessione dei crediti poi superato dall'evoluzione normativa nazionale, che ha condotto alla registrazione della Regione Piemonte, ai sensi dell'articolo 7 del decreto legge n. 35/2013, sulla piattaforma elettronica predisposta dalla Ragioneria Generale dello Stato per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni. Quindi, il trasferimento sulla Ragioneria Generale dopo essere stata accelerato, è già stato completato.
Poi, tramite il bilancio di previsione 2013-2015, è stato messo in atto un processo di riequilibrio del bilancio regionale, volto al riassorbimento delle passività pregresse che gravano su di esso e che non consentono un riallineamento tra la gestione di competenza e la gestione di cassa.
Quindi, posso affermare che sul bilancio regionale globale, a fine operazione, ex articolo 2 ed ex articolo 3 del decreto legge n. 35/2013 dovremmo avere un'esposizione fisiologica. Cioè, dovremmo rimanere con un'esposizione media tra sistema sanitario e Regione - poi lo possiamo anche dividere - di circa un miliardo e mezzo-due miliardi, a seconda dei periodi dell'anno. Sessanta giorni sui 12 miliardi complessivi di pagamenti regionali (parte corrente del bilancio regionale) vuol dire un miliardo al mese, chiaramente con una ripartizione matematica; questo ci permette di dire di esserci riportati alla condizione dei 60 giorni.
Infine, con riferimento, in particolare, alla riduzione dei tempi di pagamento dei fornitori delle Aziende Sanitarie, l'Assessorato alla sanità segnala che sono state intraprese le seguenti iniziative.
La criticità finanziaria dipende anche dalla mancata erogazione di fondi da parte dello Stato, in quanto la Regione ha crediti verso lo Stato alcuni dei quali, vorrei ricordarlo, risalgono ad un tempo lontano.
Quattrocento milioni si riferiscono ancora alla chiusura della gestione diretta statale al 31 dicembre 2004. Poi, ci sono altre partite che si riferiscono a gestioni specifiche, oltre a crediti man mano sfridi.
Possiamo stimare in 800 milioni il credito della Regione sul fronte sanità nei confronti dello Stato. Con il piano di rientro e con tutte le azioni volte a riportarci in pancia gli 864 milioni, ho la speranza di riuscire ad avere gran parte, se non tutto, del credito pregresso della Regione di 800 milioni entro pochi mesi, spero pochissimi.
Un mese fa, il debito della sanità era di tre miliardi e 300 milioni verso i fornitori complessivamente; il debito della Regione, invece risultava di due miliardi e 400 milioni.
Con il miliardo e 900 milioni relativo all'articolo 35 e gli 800 milioni di crediti pregressi da incassare, determiniamo per la sanità un circuito che funziona perfettamente con un trend di pagamento addirittura molto inferiore ai 60 giorni.
Un'ultima considerazione: nei mesi scorsi si è provveduto ad effettuare un'erogazione di cassa straordinaria di 96 milioni per il pagamento di forniture che prevedono un alto contenuto di personale. Non si riuscivano a pagare cooperative e altri soggetti, quali i consorzi, pertanto quella è stata un'iniezione straordinaria di quasi 100 milioni.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 1644 presentata dal Consigliere Boeti, inerente a "Realizzazione di una struttura sanitaria per i pazienti psichiatrici autori di reati nell'ex manicomio di Collegno"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1644 del Consigliere Boeti, che ha la parola per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
L'interrogazione ha come oggetto la realizzazione di una struttura sanitaria per i pazienti psichiatrici autori di reati nell'ex manicomio di Collegno.
Immagino, Assessore, che lei abbia la risposta scritta, ma ascolti ugualmente quello che le devo dire.
Come lei sa, 35 anni fa la legge Basaglia ha disposto la chiusura dei manicomi, regolamentando il trattamento sanitario obbligatorio e istituendo i servizi di igiene mentale pubblici.
A Collegno sorge il complesso architettonico della Certosa Reale destinato, a partire dall'800, a sede di uno dei più grandi manicomi d'Europa, in cui erano rinchiuse migliaia di persone, non solo malati psichiatrici gravi, ma anche soggetti dichiarati inabili che hanno trascorso la loro vita nella struttura.
La struttura ha ricoverato, per tutta la loro vita, persone che non erano affatto malati di mente.
Il manicomio di Collegno ha rappresentato, quindi, anche per questa regione, fino alla completa chiusura delle ultime comunità rimaste nel 1990, un luogo dolorosamente simbolico, teatro di terapie coatte anche brutali e sopraffazione quotidiana di persone deboli e bisognose di umanità ed assistenza.
Considerato che con l'emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2008 è stata disposta la realizzazione delle strutture sanitarie residenziali extra ospedaliere, destinate ad accogliere pazienti psichiatrici autori di reati, in data 9 aprile 2013 la Direzione regionale Sanità ha comunicato al Sindaco di Collegno l'intenzione di realizzare una di queste strutture sanitarie residenziali extraospedaliere proprio nell'ex manicomio della Certosa Reale.
A me sembra che la scelta di destinare l'ex manicomio a luogo di reclusione dei detenuti psichiatrici sia inopportuna, poiché, di fatto avrebbe l'effetto di riportare la città di Collegno e tutto il Piemonte indietro nel tempo.
Considerato che la Certosa ed il parco annesso di circa 400 mila metri quadrati ospita, d'estate, concerti all'aperto, e, durante tutto l'anno, è uno dei luoghi forse più belli della provincia di Torino, utilizzato dalle scuole, dalla gente che vuole andare in bici o passeggiare, ritengo che non ci siano le condizioni per realizzare all'interno di questa struttura il progetto che la Direzione regionale Sanità intende realizzare.
In questo momento ci sono dei lavori in corso per un ammontare di due milioni di euro, finanziati nel 2010 dalla precedente Amministrazione; si stanno rifacendo buona parte dei portici della Certosa, che è un posto davvero straordinario, ma c'è il pericolo, per questo parco, così come oggi è concepito, con l'abbattimento del muro che separava l'ospedale psichiatrico dalla città di Collegno, di un ritorno al passato.
Quello che voglio sapere dall'Assessore è se questo progetto sta andando avanti, quindi se è intenzione dell'Amministrazione regionale realizzare questa struttura. Insomma, cosa si intende fare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

In riferimento all'interrogazione, si precisa quanto segue.
Il processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ha avuto inizio con l'emanazione del DPCM del 1° aprile 2008, che tra gli obiettivi ha indicato anche la realizzazione di strutture sanitarie residenziali extraospedaliere destinate ad accogliere i pazienti psichiatrici autori di reato.
I requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi delle strutture in argomento sono definiti dal DM del 1° ottobre 2012. In particolare, il Decreto Ministeriale stabilisce che le strutture devono essere realizzate e gestite dal Servizio Sanitario delle Regioni e che la loro gestione interna è di esclusiva competenza sanitaria.
La Regione Piemonte, con DGR del 19 gennaio 2010, ha istituito una Commissione tecnica per la definizione del percorso di presa in carico dei soggetti con problematiche psichiatriche autori di reato, alternativo all'inserimento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
La Commissione ha stabilito in un numero di 60/70 posti di tipo residenziale il fabbisogno regionale per le strutture residenziali alternative agli OPG e ha identificato due aree per l'afferenza regionale una per Torino e il Piemonte nord e l'altra per il Piemonte sud, che tengano conto della distribuzione della popolazione residente, dello storico dei flussi degli internati e l'attuale situazione di questi ultimi.
In particolare, la Commissione aveva individuato quale sede del polo Torino e Piemonte nord un edificio dell'area della Certosa Reale di Collegno ex Ospedale psichiatrico, per il quale l'ASL TO3 aveva deliberato un progetto di fattibilità specifico.
A seguito di specifica richiesta da parte degli uffici regionali con nota del 9 aprile 2013, l'Amministrazione comunale della Città di Collegno ha espresso parere negativo sulla possibilità di realizzare la struttura psichiatrica sul territorio dell'ex Ospedale psichiatrico.
In considerazione di quanto sopra descritto, il programma di realizzazione delle strutture residenziali alternative agli OPG non sarà realizzato nell'area dell'ex Ospedale psichiatrico.
Devo dire, a commento della questione, che una delle prime cose che mi hanno sottoposto è stato un programma che conteneva due ex ospedali psichiatrici: Collegno e Alessandria. A questo punto la domanda è stata naturale: "Avete parlato con le Amministrazioni comunali?". Credo, infatti avendo un po' di anzianità di servizio, che se non si coinvolgono le Amministrazioni comunali, si possono anche mandare avanti le localizzazioni, possono arrivare al Ministero, ma poi i Comuni hanno in mano degli strumenti urbanistici, edilizi ed anche sanitari, pertanto bisognerebbe convocare i Sindaci.
Le due Amministrazioni sono state sentite ed hanno risposto negativamente; forse il Comune di Alessandria non ha ancora completato la valutazione (probabilmente ci sarà un approfondimento, poiché è stata chiesta una documentazione più corposa).
Inoltre, ho sollecitato la struttura e la Commissione nell'interessare tutte le ASL del Piemonte, perché mi sono chiesto: "Per quale ragione Collegno? Mi sembra una soluzione semplicistica interessare quel luogo perché lì ci sono stati gli ospedali psichiatrici".
Pertanto, adesso stanno completando una ricognizione tramite le ASL di eventuali strutture pubbliche, già idonee o da riconvertire; certamente da riconvertire, perché le caratteristiche di questa residenzialità - voi mi capite - è un po' particolare.
Al termine di questo procedimento si segnaleranno a Roma le disponibilità, allegando anche il parere delle Amministrazioni comunali che, per quanto mi riguarda, è un parere molto importante.
Lo stato dell'arte è questo.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1643 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Assenza della Giunta alla manifestazione in difesa della Cuneo-Nizza a Breil"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1643 presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore, voglio tornare a parlare di una questione molto importante, ma che non pare destare troppo interesse da parte sua e da parte della Giunta: la Cuneo-Nizza, o meglio, la Torino-Nizza.
trascorso un mese da quando siamo stati ricevuti in Regione per discutere del salvataggio della linea ferroviaria: era il 29 aprile e a Torino sono arrivati i Sindaci italiani (del Piemonte e della Liguria) e i Sindaci francesi.
Diverse nazionalità, ma una richiesta comune: la Cuneo-Nizza non deve morire.
Quel giorno - dicevo - siamo stati ricevuti e abbiamo avuto delle rassicurazioni da parte sua. Ricordo un Sindaco francese dire ad alcuni giornalisti che la linea era salva.
La promessa è stata quella di organizzare un viaggio a Roma, al Ministero, al fine di reperire i fondi.
Io stesso, che mi sto impegnando per la causa, mi sono reso conto che la Regione da sola non può farcela. Ero d'accordo con lei - Assessore quando diceva che era necessario chiedere aiuto ai Governi italiano e francese. Siamo usciti dal palazzo della Regione rincuorati e con qualche speranza in più.
Un mese dopo (sabato scorso, 25 maggio) è stata organizzata un'altra manifestazione, questa volta a Breil, alla quale hanno partecipato circa 600 persone tra Amministratori e cittadini. Naturalmente ci aspettavamo di conoscere le novità, visto che erano trascorse quattro settimane. Anche lei, Assessore, era stata invitata e la presenza di qualche Consigliere di maggioranza non avrebbe certamente guastato, dato che siete gli unici che possono dare delle risposte. Risposte che, al posto vostro, ha portato a Breil il funzionario regionale dottor Merlo. Sono convinto che si tratti di un esperto in materia e che sia una persona sicuramente preparata, ma quello che mi chiedo è: siete così poco interessati alla linea Cuneo-Nizza da decidere di non presenziare ad una manifestazione, o forse state prendendo tempo perché il vostro impegno nelle ultime settimane non è stato all'altezza delle risposte che i cittadini volevano da voi? Non vi sembra che i piemontesi meritino un po' più di considerazione e che una linea ferroviaria storica come quella meriti un maggiore impegno per essere tutelata? Qualcuno potrebbe pensare che tutto sia già stato deciso, che diminuirete il numero delle corse e che, in conseguenza di ci la Cuneo-Nizza si estinguerà dopo una lenta (forse non troppo lenta) agonia.
Grazie, Assessore, per la risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Ponso perché mi dà l'occasione di trasferire il risultato del lavoro veramente importante e febbrile che abbiamo svolto in queste settimane proprio per sbloccare la situazione della Cuneo-Nizza che, come abbiamo avuto modo di sottolineare in più di una occasione, è ormai sclerotizzata e sembrava avviata su una strada senza uscita.
Gli impegni che abbiamo assunto, Consigliere Ponso, di fronte a Sindaci e Amministratori italiani e francesi non solo li abbiamo mantenuti, ma li abbiamo implementati con ulteriori attività.
Credo che nell'esperienza, che certamente non ci manca, le sia capitato di riconoscere diversi modi di fare politica e di fare amministrazione.
L'assenza ad una manifestazione è una scelta talvolta dettata da cause di forza maggiore, come in questo caso, che nella vita di ciascuno di noi possono condizionare la mobilità, ma certamente non equivale al disinteresse.
E io la inviterei a chiedere conto della presenza della Direzione dell'Assessorato, dell'Assessore, ma a non arrivare alla conclusione che l'assenza ad una manifestazione sia la dimostrazione evidente di un disinteresse, perché gli atti dicono che non è così.
Abbiamo lavorato con il Ministero, con la delegazione che ha aperto un tavolo di trattativa per la rivisitazione della Convenzione del 1970 e abbiamo concordato con il Ministero una linea che ci ha portato a raggiungere un accordo anche con la regione francese, con gli Enti locali francesi e anche con la Regione Liguria che, come tutti ricorderanno, era partita da posizioni abbastanza distanti rispetto alla necessità da tutti riconosciuta di fare fronte comune per ottenere qualcosa di più per la Torino-Cuneo-Ventimiglia.
Ad oggi, per riassumervi velocemente qual è la situazione, sul tavolo delle trattative c'è un documento, che è un documento di carattere amministrativo, rispetto all'impostazione della Convenzione che costituisce una buona piattaforma di trattativa fra Italia e Francia.
Siamo invece molto distanti rispetto agli accordi sulla ripartizione degli oneri derivanti dalla manutenzione ordinaria e straordinaria della linea che, come sapete, è la parte importante dell'accordo binazionale perché questa linea ha necessità di interventi che vanno da un minimo di 40 milioni di euro per la "banale" messa in sicurezza a 70 o 120, a seconda della tipologia di intervento che si vuole effettuare per ammodernare la linea.
Rispetto a questo tema, la Francia continua a pensare che l'Italia debba farsi carico di una quota esorbitante - che oggi definisco così dell'onere finanziario, adducendo motivazioni che non solo noi, da parte italiana, non condividiamo, ma che non sono condivise neppure dagli Enti Locali in Francia.
Vale a dire che ritengono che la linea rivesta interesse solo per la parte italiana, cosa che non è assolutamente vera, perché anche i Comuni francesi sono interessati al funzionamento e all'efficientamento della linea, sulla quale viaggiano treni italiani, cosa vera perché il servizio è di nostra competenza, e che la manutenzione della linea debba comunque mantenersi praticamente per la totalità in capo all'Italia, cosa che è assolutamente arbitraria e rispetto alla quale il nostro Governo ha una posizione contraria.
Quindi, abbiamo condiviso con la Liguria e con gli Enti locali francesi e con la Regione una nota, in cui chiediamo l'accelerazione nelle procedure di rivisitazione della convenzione e la partecipazione a tutti i tavoli italo-francesi delle due Regioni.
Abbiamo condiviso con la Francia la necessità di spiegare sul Tavolo binazionale che l'interesse è tanto francese quanto italiano. E questo ci è stato riconosciuto, grazie ad un lavoro di mediazione che ho fatto personalmente con il Vicepresidente francese, mio omologo, il quale accompagnato da una delegazione di Enti Locali in visita, su nostro invito per definire una linea comune di condotta, dieci giorni fa ha accettato di sottoscrivere una richiesta alla Francia e all'Italia, chiedendo la partecipazione degli Enti Locali al Tavolo binazionale. Questo per noi è un risultato importante, perché significa portare al Governo la testimonianza di un interesse che è tanto italiano quanto francese e dunque a rivedere la logica della ripartizione dei costi.
Questo perché, cari signori - e concludo molto velocemente - noi abbiamo ricevuto una comunicazione formale da parte di RFF che ci dice che tutta la linea francese verrà gravata da una limitazione nella velocità di percorrenza che imporrà a tutti i treni di non fare più dei 40 chilometri orari su tutta la tratta francese.
Questo, di fatto, vuol dire cancellare il servizio.
Ci rendiamo conto del fatto che significa che, a situazione vigente non ha più senso? Il problema nostro, a questo punto, da una parte continua ad essere quello di mantenere la programmazione e abbiamo chiesto aiuto al Ministero e tutte le settimane torniamo su questo argomento, dicendo che la Regione Piemonte da sola non ce la fa a mantenere in piedi un servizio così inefficiente, che non ha una copertura costi-ricavi; quindi, aiutateci nella fase transitoria fino alla definizione della nuova convenzione e all'effettuazione dei lavori sulla parte infrastrutturale e aiutateci a mantenere una programmazione decente per non far perdere al territorio l'abitudine ad utilizzare quella linea e per segnare l'importanza di quella linea, ma impegniamoci per portare a casa il risultato.
Sulla base di questa impostazione con grandissima fatica siamo riusciti a convincere la Liguria a sottoscrivere anch'essa questa nota. La Liguria ci ha mandato la risposta sulla sottoscrizione il 23. Quindi, alla fine, si sono trovati nella condizione di dire che avevano firmato tutti, il Piemonte, tutti gli Enti locali di tutte le parti politiche, aveva firmato la Francia, per cui hanno firmato anche loro.
Oggi il Ministero francese e italiano hanno questa nota. C'è una delegazione trattante, c'è una richiesta formulata da tutti gli Enti locali di partecipazione e di condivisione, c'è un impegno che il Ministro ha assunto direttamente con noi ad accelerare questa pratica, mettendola sotto i riflettori, con un forte impulso venuto anche dalla Città di Torino e dal Sindaco Fassino, che è stato da noi aggiornato e sempre coinvolto così come gli altri amministratori.
Questo per il desiderio di condividere con il Consiglio tutto quanto abbiamo fatto. Non abbiamo portato a casa la ristrutturazione e, purtroppo ancora neppure le risorse necessarie per riqualificare la tratta, ma le assicuro che ci abbiamo lavorato davvero tanto e tutti gli interlocutori sono fortemente consapevoli del fatto che per il Piemonte la Torino-Cuneo Ventimiglia ha priorità 1.
Grazie


Argomento: Protezione civile

Interrogazione a risposta immediata n. 1646 presentata dalla Consigliera Pentenero, inerente a "Salvaguardia della piena operatività del reparto volo dei Vigili del Fuoco del Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1646, presentata dalla Consigliera Pentenero, che la illustra.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione è volta a sollevare una questione che riguarda il Reparto Volo dei Vigili del Fuoco del Piemonte.
Com'è noto, l'utilizzo dell'elicottero nelle attività di emergenza e soccorso è diventato negli anni sempre più frequente, sia per quanto riguarda il soccorso tecnico urgente, sia in supporto all'emergenza sanitaria.
In particolare, il soccorso tecnico urgente svolto dal Reparto Volo dei Vigili del Fuoco del Piemonte, di stanza a Caselle Torinese, garantisce, in integrazione con le attività del 118, interventi per una pluralità di emergenze, tra cui spegnimento di incendi, incidenti stradali, ricerca di persone disperse, salvataggi in montagna, evacuazione di centri abitati e approvvigionamento viveri in caso di calamità naturali.
Il Reparto Volo dei Vigili del Fuoco del Piemonte ha avuto finora in dotazione sia elicotteri AB206 (mezzi leggeri monoturbina utilizzati per gli interventi meno complessi), sia elicotteri AB412 (mezzi biturbina polivalenti impiegati per la gran parte delle missioni) ed assicura da quasi trent'anni un'efficace copertura del territorio regionale con personale esperto ed altamente professionalizzato.
La centralità del ruolo svolto dal Reparto Volo dei Vigili del Fuoco del Piemonte è testimoniata dai volumi dell'attività svolta: basti considerare le ore di volo riferite al solo anno 2012, che ammontano a circa 90 per soccorso e salvataggio di persone, 56 per spegnimento di incendi e 40 per incidenti stradali.
Abbiamo appreso che la Direzione Centrale per l'Emergenza del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile ha intenzione di ridurre, al fine di contenere le spese, la disponibilità di elicotteri operativi dei Vigili del Fuoco per il Piemonte volontà resa operativa assegnando ai Reparti Volo di altre Regioni i velivoli AB412 e riservando al Piemonte soltanto i più leggeri AB206, con gravi limitazioni nella capacità di intervento del nucleo operativo dei Vigili del Fuoco.
Se si verificherà quanto prospettato, lasciando il Piemonte pressoch privo di un dispositivo di soccorso essenziale, ne deriverà un grave danno per i cittadini, dato che si allungheranno inevitabilmente i tempi di risposta in caso di emergenza. Infatti per garantire un intervento aereo urgente occorrerà attendere i velivoli dalla Lombardia o dalla Liguria. Un danno enorme per la nostra Regione, che presenta una morfologia sostanzialmente eterogenea, fitta di piccoli insediamenti di montagna spesso di difficile accesso per i mezzi di soccorso ordinari, e caratterizzata da ricorrenti fenomeni meteorologici alluvionali o emergenziali.
Noi vorremmo sapere cosa pensa in merito la Giunta regionale e quali azioni urgenti intenda intraprendere l'Assessore nei confronti del Dipartimento dei Vigili del Fuoco e del Ministero dell'Interno per salvaguardare la piena operatività del Nucleo Elicotteri Vigili del Fuoco del Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Bonino; ne ha facoltà.



BONINO Barbara, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Tra la Regione Piemonte e i Vigili del Fuoco è in atto una importante e continuativa collaborazione nell'ambito della Protezione Civile e dell'Antincendio Boschivo.
Sin dal 2007 tra la Regione Piemonte e il Ministero dell'Interno Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile - è stato stipulato l'accordo di programma quadro finalizzato allo sviluppo dei rapporti tra Amministrazione regionale e Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, per rafforzare e rendere sempre più moderno ed efficiente il sistema di protezione civile piemontese.
L'accordo riguarda la cooperazione tecnico-operativa nel campo dei sistemi informativi e telematici, della formazione, mezzi e attrezzature strutture logistiche, esercitazioni e cultura di Protezione Civile.
L'accordo prevede di intensificare la collaborazione nelle attività sopra richiamate, organizzando rapporti sistematici tra le parti per promuovere e realizzare progetti di attività tecniche, operative sperimentali, formative e culturali nel campo della Protezione Civile anche in funzione della possibilità prevista dalla vigente legislazione che la Regione si avvalga del Consiglio Nazionale (credo che corrisponda a questo la sigla "CN") dei Vigili del Fuoco.
I progetti sono elaborati anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro congiunti secondo gli indirizzi dettati dalla Commissione tecnica consultiva prevista dall'accordo quadro e sono finanziati dalla Regione nei limiti delle risorse annuali assegnate ai competenti Assessorati.
I rapporti nel campo dell'Antincendio Boschivo sono regolati ai sensi della legge del 21 novembre 2000, n. 353, e della conseguente convenzione rinnovata il 9/11/2009. Tale convenzione assegna annualmente al corpo dei Vigili del Fuoco il 50% dei fondi ripartiti tra le Regioni ai sensi della citata legge.
Il 50% della somma è destinato quale contributo per le spese di funzionamento del personale, dei mezzi operativi, impiego dei mezzi elicotteri e formazione del personale. Il restante 50% è utilizzato dalla Regione per l'acquisizione di beni necessari per lo svolgimento dei compiti suddetti, fornendo con tale meccanismo un concreto contributo all'operatività del Reparto Volo dei Vigili del Fuoco.
Purtroppo le recenti misure di ridimensionamento della spesa pubblica hanno fortemente inciso sulla continuità e sulla capienza dei finanziamenti statali, azzerati a partire dal 2011 nonostante le ripetute ed incisive pressioni avanzate dalla Regione Piemonte attraverso la Commissione speciale di Protezione Civile e la Conferenza delle Regioni e Province autonome.
Ribadendo con fermezza quanto enunciato nell'ordine del giorno n. 753 votato ed approvato all'unanimità nell'adunanza consiliare del 22 maggio 2012, a proposito del sostegno all'operatività dei distaccamenti dei Vigili del Fuoco volontari della provincia di Torino e del Piemonte circa la necessità di un intervento immediato e decisivo ad ogni livello affinché il servizio di soccorso sul territorio regionale non venga pregiudicato, si conferma l'impegno della Giunta a perseguire analoghe finalità relativamente alla questione oggi posta della salvaguardia dell'operatività del Reparto Volo piemontese di stanza a Caselle dei Vigili del Fuoco.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1647 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "ASL TO2: assegnazione funzioni medicina penitenziaria a medici del 118"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1647, presentata dalla Consigliera Artesio, che la illustra.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione avrebbe potuto trovare una cornice più adeguata se la IV Commissione consiliare avesse potuto proseguire nell'indagine conoscitiva da me richiesta sull'applicazione delle responsabilità in termini di sanità penitenziaria.
Tuttavia, proprio perché non abbiamo avuto una situazione quadro sull'attuale gestione di questa nuova competenza regionale, che è data dal 2008, come ricordava prima l'Assessore, siamo obbligati ad inseguire situazioni puntuali.
In modo particolare, l'oggetto di quest'interrogazione riguarda la situazione dell'Istituto Penitenziario Lorusso e Cutugno, dipendente per quel che riguarda le competenze sanitarie dall'ASL Torino 2, nel quale si sarebbero verificate le seguenti condizioni: intorno ad un tema complessivo che riguarda la stabilizzazione del personale medico, sul quale sono in corso parecchie controversie (è del tutto evidente, almeno per chi vi parla, che la stabilizzazione del personale sia sempre un valore anche di efficacia e di efficienza, a maggior ragione quando l'operato è in contesti così delicati), risulta agli interroganti che si siano sostituiti i medici già operanti, in ragione di una presunta impossibilità di dare continuità alla loro prestazione, con medici operatori del servizio 118.
La questione che poniamo è quella volta a conoscere se questo tipo di ricorso sia un ricorso incidentale, vale a dire si usano queste competenze professionali in attesa di definire un quadro di sistema che vorremmo conoscere, ovvero se la decisione di ricorrere al personale clinico del 118 sia una decisione funzionale che si intende proseguire e adottare. Se così fosse - quindi se si mescolassero competenze, funzioni, sistemi di reclutamento - qual è il reale vantaggio che l'Amministrazione regionale intende perseguire con questa operazione? Stante il fatto che a noi risulterebbe che l'operazione non è economica, che presumibilmente pu aprire nuovi vuoti nel servizio di emergenza-urgenza. Servizio che noi sappiamo bene essere altrettanto sensibile e nel quale, quindi, vuoti non se ne dovrebbero aprire.
Si chiede di conoscere per quale ragione si sia dato corso ad una soluzione di questa natura, che non ci pare sostanziata né sotto il profilo del vantaggio economico e, men che meno, da quello del vantaggio di qualità dell'offerta al servizio.
Non certo perché riteniamo che ci siano medici con competenze maggiori o quelli con competenze minori, ma perché, al di là dell'aspetto clinico agire in un contesto, quale quello di un'istituzione carceraria, richiede anche un'applicazione e un'esperienza che non possono essere improvvisate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

In merito a quest'interrogazione, occorre precisare che la Direzione dell'ASL TO2 ha iniziato un percorso di profonda ristrutturazione delle attività sanitarie all'interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno.
Ristrutturazione basata, concettualmente, sulla riconduzione delle stesse nell'ambito dei dipartimenti dell'ASL stessa e sulla omogeneizzazione del modello di assistenza all'interno del carcere con quello organizzato sul territorio.
Come previsto dalla delibera Giunta regionale n. 56 del 30 luglio 2012 i contratti atipici in essere, con medici addetti al servizio di guardia medica, ex SIAS, non sono stati rinnovati e saranno sostituti con servizi integrati di assistenza sanitaria del tipo della guardia medica, con contratti ricondotti a quanto previsto dall'accordo quadro nazionale per la continuità assistenziale.
Si è avuta precisa indicazione da parte degli uffici regionali - questo lo scrive la Direzione, quindi è un pensiero degli uffici regionali - che la citata delibera Giunta regionale non costituisce una sorta di sanatoria per tutto il personale medico legato con rapporti atipici alle ASL, poich si tratterebbe di procedura in contrasto con la normativa vigente e con gli accordi sottoscritti con le più rappresentative organizzazioni sindacali comunque certamente contraria alla necessità di controllare la spesa.
Si fa presente, inoltre, che la ricontrattualizzazione con i medici ex SIAS è stata concordata e sottoscritta in data 5 febbraio. Questa ricontrattualizzazione è stata sottoscritta il 5 febbraio tra l'ASL TO2 e la Federazione Medici di Medicina Generale (quindi c'è stato un confronto con le organizzazioni rappresentative dei medici che partecipano alle attività integrative della guarda medica e attività similari).
L'intervento del Servizio 118 all'interno della Casa Circondariale è parte integrante e qualificante del progetto di assistenza penitenziaria ma, in termini completamente diversi da quanto emerge dall'interrogazione in oggetto, non è stato infatti stipulato alcun contratto con sanitari dipendenti dal Servizio 118 in sostituzione di medici di guardia, ex SIAS tantomeno ricoprendone le stesse funzioni.
In data 13 marzo 2013, è stata deliberato, con deliberazione n. 232 da parte dell'ASL, una convenzione con l'Azienda ospedaliera Città della Salute di Torino con l'obiettivo di istituire una postazione permanente e di soccorso avanzato del servizio emergenza 118 all'interno della Casa Circondariale Lorusso Cutugno, atta a garantire interventi con carattere di urgenza medica e a gestire, con la massima appropriatezza, i ricoveri ospedalieri.
Il progetto di revisione e riorganizzazione effettuato, ha consentito di ottenere non solo un miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia del modello di assistenza medica all'interno della Casa Circondariale Lorusso Cutugno, ma anche un contenimento dei costi attualmente stimabile in circa 700 mila euro annui.
Il Direttore generale dell'Azienda TO2 ha fornito, dati i ristretti tempi, le informazioni. Stiamo inflazionando il question time con tantissime interpellanze, i colleghi lo fanno nell'ambito del Regolamento ma capite anche che arrivano 24 ore prima, quindi si acquisiscono le informazioni che si acquisiscono.
Tuttavia devo dire che l'obiettivo di integrare questi servizi con quelli territoriali, in qualche modo, è stato perseguito. L'obiettivo è l'integrazione e l'azione dell'ASL TO2, da un lato con gli interventi dei medici che sono stati convenzionati e, dall'altro, con l'approntamento dell'unità di soccorso avanzato permanente, che assicura di intervenire con urgenza e con la massima efficacia in una comunità che può essere colpita anche da situazioni di questo tipo.
Sottolineo soccorso avanzato, quindi dotata di tutti gli ausili e i presidi per intervenire in queste condizioni, compresa la necessità di ricoverare in ospedale persone con patologie acute e con bisogni di assistenza ospedaliera.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1649 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Chiusura del punto nascite di Domodossola, incongrua con la definizione di ospedale unico plurisede. Quale futuro per la neonatologia e la pediatria del VCO?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1649, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione ritorno sul merito del punto nascita di Domodossola di cui abbiamo avuto modo di parlare giovedì in Commissione sanità.
Secondo me è anche un esempio di come la revisione della rete ospedaliera e dei servizi ad essi connessi in Piemonte parta da presupposti sbagliati, quindi come la riforma sia viziata dall'origine.
Come tutti sappiamo, nella DGR del 14 marzo 2013 si recepisce il documento dalla Conferenza Stato Regioni riguardante le linee di indirizzo per la promozione, il miglioramento e la qualità della sicurezza nel percorso nascita che prevede che i punti nascita, presenti sul territorio italiano, abbiano un numero minimo di mille parti annuo.
Si prevede, altresì, una deroga per i punti nascita che non raggiungono i mille parti l'anno, fino ad un limite minimo di 500 in caso di aree disagiate o aree molto distanti da un punto nascita di primo livello con tempi di percorrenza per i mezzi di trasporto adibito al trasporto materno assistito al massimo di 40 minuti. Nella delibera si parla di 80 chilometri, infatti si fa riferimento al punto nascita di Susa come un territorio disagiato in cui la Valle di Susa e l'ultimo comune, che immagino sia Bardonecchia, disterebbero 80 chilometri dal punto nascita di Susa.
Per questa motivazione si è creata una deroga anche al di sotto dei 500 parti. Nel caso di Susa, nel 2012, ce ne sono stati 332, che è anche oggetto delle incomprensioni e delle contestazioni che vi sono al momento.
Infatti, chiuderebbero, a partire da giugno di quest'anno - tranne Acqui Terme (che ha avuto 359 parti), la cui chiusura è prevista per il 2014 - i punti nascita di Domodossola (237 parti), Tortona (433), Bra (351), Susa (332); e poi, sopra i 500, Carmagnola (583) e Cuorgné (575).
Si vedono quindi già delle discrepanze nell'analisi dei dati e si sottolinea che, anche per le varie valli dell'Ossola, ci sono diversi Comuni che sono situati a più di 80 chilometri di distanza dal punto nascita residuale, situato nell'Ospedale "Castelli" di Verbania, che sarebbero collegati al capoluogo tramite un percorso molto più accidentato di quello Bardonecchia-Rivoli, che ovviamente è percorribile con una comoda autostrada.
Vado a chiudere toccando l'oggetto reale dell'interrogazione riguardante l'ospedale unico plurisede. Andando a vedere, cioè, gli atti aziendali dell'ASL del VCO - e chiedo solo 30 secondi di deroga al Presidente - si legge chiaramente che non esistono gli ospedali separati di Verbania e Domodossola: esiste un ospedale unico plurisede, dal punto di vista legale, amministrativo e assistenziale. Tutti i numeri inerenti poi al rispetto delle delibere nazionali che riguardano il Piano nazionale esiti si calcolano come sommatoria degli interventi avvenuti nei due singoli ospedali, cioè il "Castelli" di Verbania e il "San Biagio" di Domodossola. Chiedo quindi perché l'Assessorato e la Giunta abbiano deciso nel piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, di calcolare invece le nascite come separate tra i due ospedali.
Sottolineo - e vado a chiudere - che l'ospedale di Domodossola ha avuto una riduzione forte di parti avvenuti negli ultimi anni - a differenza di altri punti nascita, come quello di Borgosesia, in cui si è investito nella struttura, nei medici e nel personale e nel quale i parti sono aumentati superando l'asticella dei 500 - e che le donne partorienti nell'Ossola che non vanno all'ospedale di Domodossola non si recano a Verbania: si spostano extraterritorialmente, o fuori provincia o fuori regione, procurando un nocumento e un danno economico anche all'ASL.
Vado a chiudere chiedendo le motivazioni di questo calcolo che porterebbe a chiudere il punto nascite di Domodossola, creando un vulnus in quanto previsto dalla delibera riguardante i punti nascita. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola, per la risposta, all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Il punto nascita deve garantire innanzitutto sicurezza alla mamma e al bambino. La ricerca di questa sicurezza è il filo conduttore delle politiche sanitarie internazionali (ne fanno testimonianza i documenti dell'OMS), nazionali (l'ultimo accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 "Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo") e regionali (il "Piano sanitario 2010-2015" e la delibera della Giunta regionale del 14 marzo 2013).
Devo precisare che il cosiddetto accordo Stato-Regioni, in realtà, è stato adottato in Conferenza unificata, con il parere positivo del Governo delle Regioni, delle Province, dell'UNCEM e dell'ANCI. Questo va tenuto in considerazione perché, essendo un documento che ha un risvolto sul territorio, giustamente è stato portato all'attenzione di tutte queste istanze.
L'OMS da anni pone l'attenzione sulla necessità che i punti nascita, al fine di garantire l'esperienza necessaria, debbano eseguire non meno di 650 parti l'anno. La scelta di raggiungere il parametro di 1.000 è stata stabilita in Italia da questo accordo, che è la sintesi finale di un percorso di valutazione del rischio clinico e dell'ottimizzazione, dal punto di vista della sicurezza per la salute della madre e del bambino svolto in sede italiana.
Le dieci linee di azioni riportate più dettagliatamente nell'allegato tecnico a quel cosiddetto accordo Stato-Regioni, che costituisce parte integrante dell'accordo stesso, sono: l'adozione di misure di politica sanitaria e di accreditamento (e qui si citano gli allegati 1A e 1B parti integranti dell'accordo), la razionalizzazione e la riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiori ai 1.000 per anno prevedendo l'abbinamento per pari complessità di attività delle unità operative ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche-pediatriche riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali. La possibilità di punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto dei 500 parti l'anno - vi è già, quindi, il limite minimo di 1.000 che poi, in particolari condizioni, scende a 500 - potrà essere previsto solo sulla base di motivate valutazioni legate alle specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche interessate, con rilevanti difficoltà di attivazione dello STAM, cioè del Sistema di trasporto assistito materno.
L'accordo definisce anche gli standard operativi di sicurezza tecnologica dei punti nascita di primo e secondo livello, definendo di primo livello quelli da 500 a 1.000 e di secondo livello quelli oltre i 1.000.
Il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, al punto 51),"La salute nelle prime fasi di vita (infanzia e adolescenza)" individua l'obiettivo di riduzione del ricorso al taglio cesareo, raggiungendo il valore del 20%, in linea con i valori medi europei. Sono state fatte delle valutazioni relative ai punti nascita, finalizzate a definirne la sicurezza e l'appropriatezza. La chiusura dei punti nascita previsti consentirà di portare tutti i punti nascita regionali a livelli adeguati agli attuali criteri di sicurezza richiesti.
Il presidio ospedaliero di Domodossola fa parte del presidio ospedaliero dell'Ospedale unitario plurisede del VCO, ma le due équipe sono separate e pertanto anche la loro esperienza è separata ed esclusiva del punto nascita in cui lavorano. I Comuni più vicini al punto nascita di Domodossola saranno oggetto di specifiche considerazioni relative alla possibilità di attivare trasporti urgenti.
In sostanza, cioè, tutte le domande che sono state poste sui giornali in questa sede e in Commissione sono legittime. È chiaro che, nel momento in cui si concentra a Verbania il punto nascite, nessuno mette in discussione tutto quanto riguarda i trasporti e tutte le attività che poi dovranno rimanere a Domodossola sotto il profilo pediatrico. A questo proposito forse ci sono dei timori, ma credo possano essere fugati.
Altra cosa è il fatto che noi dobbiamo lavorare - e credo che siamo tutti d'accordo - perché, sia sotto il profilo ostetrico-ginecologico sia sotto il profilo neonatologico-pediatrico, ci sia il massimo del servizio dell'attenzione e della tempestività di intervento in qualunque condizione.
Questa, e nessuna altra considerazione, è la bussola che orienta il nostro operato. Tutte le altre situazioni dovranno essere in ogni caso ricondotte a norma, nel senso che questi sono i criteri.
Poi, ci può essere qualche situazione gestibile con criteri specifici da valutare, però il fatto stesso che ci sia un ospedale con due sedi già dimostra che ci saranno altre attività che comunque rimangono a Domodossola, proprio beneficiando di questa pluri-dislocazione.
Ovviamente, invece, per quanto riguarda il punto nascita, le ragioni che ho esposto - tranquillizzo qualche collega che discute la competenza specifica dell'Assessore - sono frutto di elaborazioni che sono state fatte dagli organismi preposti e dalle Commissioni che sorreggono le istituzioni nelle loro decisioni.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 1645 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Approvazione del regolamento dei controlli sugli atti delle ATC previsto dalla legge regionale 3/2010"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1645, presentata dal Consigliere Gariglio, che ha la parola per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Premetto che non mi sento trattato bene dalla Giunta regionale, ma non è la prima volta.
Con quest'interrogazione a risposta immediata, chiedo lumi alla Giunta regionale in merito ai tempi di attuazione dell'articolo n. 38 della legge 3 del 2010, quella sull'edilizia sociale.
Nell'articolo 38, la legge espressamente afferma che "sono soggetti a controlli della Giunta regionale gli statuti delle ATC", tra cui gli statuti delle aziende. Il comma 9 dell'articolo 38 stabilisce che la Giunta, con apposito regolamento, disciplini come approvare come disciplinare questi controlli.
Ora, questo regolamento, al momento in cui è stata presentata l'interrogazione, non risultava ancora approvato, nonostante siano passati tre anni e il termine di legge parlasse di 120 giorni con termine ordinatorio, però da quattro mesi a tre anni di tempo ne è passato.
Inoltre, poiché alcune ATC, tra cui l'Agenzia di Torino, hanno approvato nuovi statuti adeguandosi alla legge 3/2010, a me risulta che questi statuti sono sostanzialmente ancora in attesa di essere ratificati dalla Giunta perché manca il regolamento.
Allora, è un po' un gatto che si morde la coda.
Vorremmo capire se e quando la Giunta regionale intende adempiere a quanto prescritto dalla legge, quindi consentire un lavoro più fluido delle ATC su cui stiamo lavorando con particolare attenzione e avremo varie sorprese da portare in Consiglio regionale all'attenzione della Giunta regionale, ma prima vorremmo chiarire questo aspetto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gariglio.
La parola all'Assessore Molinari per la risposta.



MOLINARI Riccardo, Assessore al controllo di gestione e trasparenza amministrativa

Grazie, Presidente.
Do lettura della risposta.
La legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3, ha previsto una numerosa serie di regolamenti, per la precisione sei regolamenti di Giunta regionale e un regolamento di Consiglio regionale, al fine di dare piena attuazione ai disposti contenuti nel Capo II di detta legge.
Si è ritenuto di dare precedenza alla stesura e all'iter di approvazione dei suddetti regolamenti rispetto agli altri atti regolamentari previsti dalla citata normativa, tra cui il regolamento dei controlli e il regolamento dei bilanci del Capo III della l.r. n. 3/2010 in considerazione della particolare urgenza rivestita dai medesimi, dettata primariamente dall'esigenza di consentire alle amministrazioni comunali di procedere all'assegnazione degli alloggi di edilizia sociale secondo la nuova disciplina.
Tale iter, che ha avuto inizio subito dopo l'avvio della IX Legislatura e che è stato particolarmente impegnativo, dati i numerosi soggetti coinvolti (ATC, Comuni, organizzazioni sindacali) e i molteplici passaggi dovuti a pareri obbligatori per legge, si è concluso con la definitiva entrata in vigore di tutti i citati regolamenti il 4 gennaio 2012.
Successivamente, sono stati redatti ed approvati altri due atti di carattere regolamentare, ovvero il Regolamento dell'alienazione degli alloggi di edilizia sociale, in attuazione dell'articolo n. 45 della l.r.
n. 3/2010, e la disciplina prevista dall'articolo 21 della medesima legge relativa alla riserva di alloggi per l'accompagnamento sociale, la custodia sociale e la mediazione dei conflitti, anch'essi considerati di particolare importanza e sollecitati da molti dei soggetti operanti nel settore, la cui preparazione e messa in opera ha richiesto un complesso lavoro anche di confronto con altri enti che ne hanno inevitabilmente allungato i tempi di approvazione.
Il motivo per cui non si è subito proceduto alla predisposizione dei regolamenti di cui al Capo III della l.r. n. 3/2010 deriva dal fatto che le norme in esso contenute, a differenza di quanto avvenuto nei Capi II e IV in cui la legge si configura come un testo unico innovativo, non presentano modifiche sostanziali rispetto alla precedente disciplina normata dalla l.r. n. 11/1993, trattandosi in tale parte di un testo unico di carattere meramente compilativo.
Peraltro, l'attività di controllo ha potuto essere ugualmente esercitata sulla base dei regolamenti attualmente in essere, pur avendo intenzione la Giunta regionale di procedere alla stesura dei regolamenti di cui trattasi, in applicazione dei disposti dell'articolo 38 della l.r. n.
3/2010.
Si deve inoltre considerare che nel frattempo sono state apportate modifiche alla l.r. 3/2010, in particolare a seguito dell'entrata in vigore della l.r. 10/2011, che ha modificato, tra l'altro, l'articolo n. 19 della stessa l.r. 3/2010 sul punto relativo al versamento da parte delle ATC, in un apposita gestione speciale, di quota parte dei canoni di locazione incassati dall'ente gestore e alla contabilizzazione nella medesima gestione dei rientri derivanti dall'alienazione degli alloggi e dall'estinzione dei diritti di prelazione.
Tali modifiche hanno inciso non poco su alcuni aspetti che riguardano la materia che doveva essere oggetto dei regolamenti da adottare, per cui si è dovuto necessariamente dare la precedenza alla stesura di tali modifiche normative piuttosto che predisporre atti regolamentari che, se fossero stati posti in essere, all'uso di tali modifiche si sarebbero rilevati immediatamente superati.
Peraltro, le modifiche statutarie che hanno introdotto le ATC ai propri statuti nel mese di dicembre 2012, in attuazione di una normativa statale sono state recepite dal legislatore regionale mediante apposita modifica legislativa, la l.r. n. 3/2010, apportata con l'articolo n. 35 della l.r.
n. 8/2013, legge finanziaria per l'anno 2013. Tali modifiche saranno comunque riportate nei testi dei nuovi statuti delle ATC allorquando verrà predisposto, con apposito disegno di legge, sempre in attuazione della l.r.
n. 8/2013, articolo n. 19, il nuovo ordinamento delle ATC.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Molinari.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.29 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 16.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota, Leo, Marinello, Montaruli Novero, Toselli e Vignale.
Il numero legale è 27.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordine del giorno n. 1013 presentato dai Consiglieri Tiramani, Pedrale, Formagnana, Franchino, Gregorio, Comba Montaruli, Burzi, De Magistris, Cursio, Marinello, Novero, Botta Franco Maria, Negro, Angeleri, Cantore, Giordano, Casoni, Carossa, Leardi Rostagno, Ronzani, Maccanti, Laus, Muliere, Lupi, Spagnuolo, Valle, Botta Marco, Boeti, Reschigna, Motta Angela, Cortopassi, Dell'Utri e Cerutti inerente a "Accorpare le strutture 'doppione' negli Ospedali"


PRESIDENTE

Prima di proseguire con la proposta di legge n. 188, propongo all'Aula irritualmente, e me ne scuso, però quest'ordine del giorno è stato sottoscritto sostanzialmente da tutti i Consiglieri, visto che vi sono oltre 40 firme - di iscrivere all'o.d.g. e di porre semplicemente in votazione l'ordine del giorno n. 1013, avente ad oggetto "Accorpare le strutture 'doppione' negli Ospedali".



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Bene.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1013.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Passiamo ad altro argomento; la votazione sarà ripetuta in altra seduta.
Dobbiamo proseguire l'esame della proposta di legge n. 188.
Nella seduta antimeridiana del 21 maggio è proseguita la discussione generale con gli interventi dei Consiglieri Reschigna, Pentenero, Biol Franchino, Negro e Rostagno. Sono ancora iscritti a parlare i colleghi Bono, Carossa, Muliere e Buquicchio.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
vero che il Regolamento consente questa procedura che lei ha messo in atto, tuttavia, penso che la Presidenza del Consiglio regionale dovrebbe mantenere un comportamento lineare tutte le volte che avviene la verifica della mancanza del numero legale.
Non è che a seconda delle giornate si passa ad altro argomento, oppure si sospende per mezzora il Consiglio regionale, perché credo che sia corretto che, di fronte a fatti similari, venga mantenuto un medesimo comportamento.



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, ho detto "passiamo ad altro argomento" e ho guardato l'Aula. Mi scuso se non ho aspettato che l'Aula acconsentisse. Ho guardato e sono passato ad altro argomento, ma le spiego perché ho valutato. Poi se ho sbagliato, mi scuso anticipatamente.
Siccome qui ho un ordine del giorno firmato da 39-40 colleghi, ho visto che 17-18 dei firmatari non lo hanno votano, e siccome mi sembrava che fosse un ordine del giorno condiviso, perché non credo che qualcuno abbia puntato una pistola a qualche Consigliere per farglielo firmare, ho pensato che probabilmente ci saranno state delle ragioni per cui avreste voluto discutere e magari rinviarlo ad altra seduta; quindi, siccome l'avevo inserito irritualmente, anche calpestando il Regolamento - non è la prima volta - ma se l'Aula acconsente, è sovrana.
Però se lei ritiene occorra una sospensione e si oppone al proseguimento, lo può fare in questo momento, si sospende e ci rivediamo tra 30 minuti.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Noi, compreso il sottoscritto, abbiamo firmato l'ordine del giorno. La nostra non partecipazione al voto è dovuta unicamente ad un fatto: siccome dai pallini sul tabellone luminoso risultano firmatari ben oltre i 27 componenti del numero legale, a noi non sembra corretto che, siccome oggi magari non si sarebbe proceduto a nessuna votazione, ci siano dei Consiglieri di maggioranza che vengono, firmano e poi decidono di ritornare con loro comodo.
solo questo. Se sono costretto a stare qua, ci sto perché è un mio dovere starci. Questa la ragione di fondo.
Dopodiché, siccome non abbiamo nessun problema sul merito dell'ordine del giorno, la invito a sospendere per mezzora il Consiglio, garantendo per correttezza che alla prossima votazione noi, comunque, esprimeremo il nostro voto.



PRESIDENTE

Non mi resta che aggiornare la seduta, perché il Regolamento così prevede, alle ore 17.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.36 riprende alle ore 17.04)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Centro Territoriale Permanente "U. Saba" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli allievi del Centro Territoriale Permanente "U.
Saba" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 1013 presentato dai Consiglieri Tiramani Pedrale, Formagnana, Franchino, Gregorio, Comba, Montaruli, Burzi, De Magistris, Cursio, Marinello, Novero, Botta Franco Maria, Negro, Angeleri Cantore, Giordano, Casoni, Carossa, Leardi, Rostagno, Ronzani, Maccanti Laus, Muliere, Lupi, Spagnuolo, Valle, Botta Marco, Boeti, Reschigna, Motta Angela, Cortopassi, Dell'Utri e Cerutti, inerente a "Accorpare le strutture 'doppione' negli Ospedali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame dell'ordine del giorno n. 1013, sulla cui votazione era mancato il numero legale.
I firmatari propongono una modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Motta Massimiliano; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Nella parte del dispositivo dopo le parole "Piano Sanitario" inseriremmo le parole "e con parere della Commissione paritetica regionale Comitato tecnico scientifico", dopodiché continua com'era in precedenza.
per dare la possibilità, all'interno delle Aziende, che tutti gli operatori possano partecipare.



PRESIDENTE

La modifica è la seguente: dopo le parole "nel Piano Sanitario" sono aggiunte le parole "e con parere della Commissione paritetica regionale e il comitato tecnico scientifico aziendale".
Pertanto, s'introduce l'obbligo di parere.
Indico la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1013, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che le difficoltà del periodo storico attuale hanno portato ad un ripensamento di molti servizi e strutture pubbliche, sia statali che regionali, attraverso processi di spending review che mantengano inalterato il rapporto tra efficienza efficacia e qualità dei servizi erogati ai cittadini considerato che in questo contesto il Piemonte ha affrontato il settore di spesa più importante e critico, ovvero la Sanità, mantenendo prioritaria la centralità degli utenti e fruitori pur dovendo sottostare al piano di rientro concordato con Roma ritenuto che nell'analisi delle singole realtà che andranno revisionate e valorizzate, secondo i principi decisi dal Consiglio Regionale con il Piano Sanitario, debbano essere prioritariamente analizzati i casi in cui negli stessi ospedali siano presenti più strutture analoghe, rispetto ai casi in cui la copertura di territori è garantita da strutture "uniche" impegna la Giunta della Regione Piemonte a valutare, sulla base delle indicazioni contenute nel Piano Sanitario e con parere della Commissione paritetica regionale e il comitato tecnico scientifico aziendale, quali azioni intraprendere per ottimizzare la presenza di strutture simili ed omogenee all'interno di stessi Ospedali così da poter ridurre i costi - dove se ne presenti l'opportunità - di doppioni che non offrono all'utenza servizi migliori ma solamente ipertrofia burocratica e relativi costi".
Il Consiglio approva.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Benessere animale

Proseguimento proposta di legge n. 188, inerente a "Abolizione del Garante per i diritti degli animali, del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di legge n. 188, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana del 21 maggio è proseguita la discussione generale con gli interventi dei colleghi Reschigna, Pentenero, Biol Franchino, Oliva, Negro e Rostagno.
Sono iscritti a parlare in discussione generale, se confermano la richiesta di intervento, i Consiglieri Bono, Carossa, Muliere, Buquicchio e Cerutti.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Riprendiamo oggi la discussione di questa proposta di legge n. 188 anche se ritengo - come ho avuto modo di dire sia in apertura della Commissione in seduta antimeridiana e poi nelle brevi pseudo-comunicazioni dell'Assessore Cavallera - che oggi avremmo dovuto discutere più che altro di sanità, non perché questo tema non sia importante, ma perché ovviamente in una Regione ci sono delle priorità, così come in tutte le situazioni e nei casi della vita.
Penso che la revisione della rete ospedaliera con la sospensiva del TAR, ancorché propulsiva nel senso di un'ordinanza che invita la Giunta a rivedere quelle che sono le parti impugnate dai ricorrenti, richiedesse l'attenzione del Consiglio oggi e non fra una settimana.
Quindi, mi permetta questa breve digressione, anche se l'Assessore ha invocato la non conoscenza del dispositivo dell'ordinanza, cosa che francamente mi sembra strana, perché è ovvio che c'è un filo diretto tra l'Assessore che si occupa di affari legali e l'Avvocatura della Regione. Un Consigliere di opposizione può dire di non aver letto i motivi della sospensiva, ma mi risulta difficile credere che la Giunta non abbia discusso subito giovedì stesso quando ha saputo dell'ordinanza o venerdì mattina al più tardi.
Quindi, mi sembra un tentativo di rinviare di una settimana, come abbiamo spesso fatto, e prendere un po' di tempo, ma non è rinviando i gravi problemi e i punti di attrito anche all'interno della maggioranza che si risolvono i problemi.
Chiudo questa breve digressione.
Ci troviamo oggi in discussione di questa proposta di legge n. 188 fortemente voluta da una larga parte della maggioranza, di cui anch'io non capisco il senso e il significato.
Nella scorsa seduta molti Consiglieri hanno detto che si risparmierebbe circa 30 mila euro dall'abolizione del Garante e non si capisce quindi quale sia la ratio di questa richiesta.
Non è ovviamente una ratio economica e non penso che sia una ratio di ordine sociale, nel senso che andando ad abolire questa figura non si dà un beneficio o un ritorno positivo ai soggetti che sono tutelati normalmente da questo Garante.
In particolar modo, mi riferisco al Garante dei detenuti oltre che al Garante dell'infanzia e dell'adolescenza, senza dimenticare ovviamente il Garante per i diritti degli animali, che anche se non sono esseri umani hanno sicuramente dei diritti, come riconosciuto dalle recenti direttive europee, diritti che vanno tutelati, a maggior ragione in quanto non possono esprimerli verbalmente.
Quindi, non capisco la motivazione che sta alla base di questa proposta di legge, che tra l'altro mi sembra che sia una proposta che andrà a raccogliere una forte resistenza da parte delle opposizioni, proprio perch mi sembra una proposta di legge ideologica.
Spesso si è parlato di proposte di legge ideologiche presentate dalle opposizioni, sovente da parte del Movimento 5 Stelle. In questo caso, mi sembra proprio una proposta ideologica da parte del centrodestra, che si arrocca dietro questa proposta di legge senza alcuna apparente motivazione meritoria.
Mi ricordo alcuni interenti svolti nella scorsa seduta - mi ricordo della collega Franchino, poi ripresa dal professor Oliva - in cui si è ribadito come cercare di attualizzare il discorso di una visione politica diversa tra socialisti e liberali. Non è ovviamente autorizzabile ad oggi soprattutto con tutto l'excursus storico fatto dalla collega, che è partita dal XVIII secolo per arrivare alle grane giudiziarie di Berlusconi. Forse era un po' ardito.
ovvio che, dietro la volontà di mantenere una figura importante come il Garante dei diritti dei detenuti, nulla c'entrano le posizioni rispetto ai temi della giustizia, che sono temi della politica nazionali. Qui stiamo parlando di diritti. D'altra parte, parliamo dell'esercizio della giustizia, che dovrebbe essere uno dei tre importanti poteri separati per lo svolgimento di una regolare e piena democrazia.
Abbiamo assistito ad interventi che hanno cercato di giustificare quella che mi sembra veramente una presa di posizione poco sensata e poco giustificabile. Spesso, in questo Consiglio si è detto che si perde tempo: in effetti, le ore dedicate alla discussione di provvedimenti che arrivano nel merito, cioè che possono essere votati e deliberati dall'Aula e diventare leggi, sono poche, anche perché al Consiglio si dedica una sola giornata alla settimana. Tra riforme della legge urbanistica, piani sanitari e provvedimenti di bilancio, questo provvedimento non è tra le priorità della maggioranza e della Giunta Cota, che immagino non voglia incagliarsi in una discussione di questo tipo.
A proposito di bilancio e di finanziaria, tutti stiamo aspettando il documento del rendiconto di bilancio per capire come si è chiuso il 2012.
Che si sia chiuso con un disavanzo siamo abbastanza certi, ma sulla cifra del disavanzo, sulla quale base costruire l'assestamento di bilancio, siamo meno certi. Quello sì che è un provvedimento importante e basilare, perch la Corte dei Conti ci chiede di approvarlo entro i termini statutari del 31 luglio di ogni anno, in questo caso del 2013.
In III Commissione, a proposito della caccia, si spera che l'Assessore Sacchetto venga a più miti consigli. Non che l'Assessore debba rinunciare a portare avanti la sua politica in termini di economia, di agricoltura, di caccia e di pesca, ma si pensa di poter aprire un dialogo. In questo caso il dialogo non c'è. La maggioranza vuole procedere sull'abolizione del Garante in maniera secca, ferma e risoluta.
Le varie opposizioni, quindi, non hanno altro strumento che quello di ricorrere all'ostruzionismo, nell'unica forma consentiteci, cioè presentare emendamenti e cercare di ritardare, rallentando il più possibile, l'iter del provvedimento di legge.
Questo lo dico chiaramente, anche perché non c'è nulla da nascondere.
abbastanza chiaro l'intento.
Secondo me, discutendo per ore di emendamenti, magari anche senza un grande senso, su un provvedimento di legge che non cambierà assolutamente le sorti finanziarie della Regione Piemonte, oggi non abbiamo fatto un buon servizio al Piemonte. Stiamo parlando di 30 mila euro: non voglio fare battute, ma penso che qualunque Gruppo consiliare, a seguito delle indagini in corso, dovrebbe restituirne ben di più.
Non so se si può fare - e se ha senso farlo - un appello alla maggioranza per ritirare questa proposta di legge. È ovvio che non si pu riportare in Commissione, come è stato fatto con altri provvedimenti perché non c'è da discutere un granché nel merito, perché le cifre sono già date, il costo di funzionamento è minimo e verrebbe eventualmente ribaltato sul Difensore civico, posto che anche questo rimanga.
Il mio appello, quindi, continua ad essere quello di lasciar perdere questo provvedimento di legge e nominare finalmente il Garante dei detenuti e gli altri Garanti. Il Garante dei detenuti aspetta dal 2009, da quando la legge venne approvata, e quindi promulgata, mi sembra nel dicembre 2009.
Occorre andare avanti su altri provvedimenti più importanti. Queste non sono tematiche su cui bisogna dividersi in maniera così consistente. Il Garante dei detenuti è una figura importante che aiuta le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, come è stato detto nella precedente seduta, ad avere un contatto con l'esterno, per vedere le proprie problematiche, non dico risolte, ma affrontate e discusse.
Ricordiamoci anche di quei dati sempre più presenti sulle cronache dei giornali: il nuovo sovraffollamento delle carceri, soprattutto per reati minimi legati, in particolare, all'uso e allo spaccio di stupefacenti, e le condizioni molto gravi per quanto riguarda l'igiene e la salute all'interno degli ospedali. Sono di qualche settimana fa i dati della prevalenza di sieropositivi e affetti da epatite B e C all'interno delle carceri. Sono valori altissimi, preoccupanti e sconvolgenti, di cui bisognerebbe capire l'origine.
Oggi, quindi, pensare di eliminare e abrogare il Garante dei detenuti mi sembra una scelta sbagliata, insensata e che, soprattutto, non porterà a nulla, quindi inconcludente.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Innanzitutto voglio ribadire che questo provvedimento è condiviso da tutta la maggioranza. Primo dato importante. Secondo, questo testo di legge, se siamo attenti, è stato profondamente modificato con gli emendamenti.
Da com'era all'inizio, questo disegno di legge è stato via, via modificato. Questo è il frutto di un ragionamento e di una discussione politica all'interno della maggioranza.
Questa proposta di legge è veramente il frutto di una proposta politica. Voglio confutare il discorso che sia tutto basato su un ipotetico risparmio, anche se mi permetto di dire che un certo risparmio ci pu essere. Non è vero - non è vero - che siano solo 30 mila euro, perch parliamo di tre Garanti, quindi quanto meno dovremmo moltiplicare i 30 mila per tre, tanto per essere chiari e onesti. Non si tratta solo di quello che percepisce il Garante: è una questione del costo di creazione di uffici lasciando perdere il personale, che può essere recepito, come è stato detto anche dall'opposizione, nell'ambito della macchina regionale. Questo, per mi fa un po' specie, perché fino all'altro giorno ero convinto che tutte le figure all'interno della struttura regionale fossero indispensabili per la struttura stessa. Mi è sempre stato detto questo, quindi mi lascia perplesso il fatto che adesso sia possibile distaccare, d'emblée, diverse persone.
Detto ciò, secondo il sottoscritto non è solo un discorso di risparmio ma è principalmente un altro discorso. Innanzitutto non accetto politicamente - che venga detto che si abolisce il Garante dei detenuti dell'infanzia o dei minori e il Garante degli animali, perché se noi leggiamo il testo di legge queste funzioni non vengono assolutamente abolite. Però, sono le funzioni ad essere importanti, non la persona che guida e determina tali funzioni.
Le funzioni sono importanti e vengono ricomprese nella figura del Difensore Civico. E qua arriviamo al punto, perché, ad esempio, in una regione come la Lombardia, che mi pare abbia nove carceri e 8.500/9.000 detenuti, i dipendenti (tra funzionari e dirigenti) del Difensore Civico che è anche il Garante dei diritti dei detenuti, sono 23. Ventitre persone! Non accetto - mi permetta, collega Artesio - il fatto di paragonare non ho capito bene se il Molise o le Marche (a me risulta le Marche), dove ci sono 12 dipendenti, perché fortunatamente nelle Marche c'è un numero di detenuti decisamente inferiore a quello della Lombardia.
Noi non dobbiamo copiare da altre Regioni meno virtuose (mi permetto di dirlo senza entrare nel merito della Regione Marche)! Riteniamo che il Difensore Civico, con un adeguato rinforzo di struttura, quindi con dei dipendenti nuovi, possa svolgere il ruolo del Garante e siamo convinti che se raggruppiamo queste funzioni in un unico organismo, invece che ripartite tra strutture diverse, potranno essere svolte meglio.
A questo proposito, cito la relazione che è stata scritta dopo l'incontro con le delegazioni della Difesa Civica, il Coordinamento dei Difensori Civici italiani e la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative della Regione: "Naturalmente nulla si oppone, in termini di principio, all'istituzione di questi mediatori specializzati, in aggiunta di altri mediatori. Tuttavia è necessario evitare un'eccessiva proliferazione, che potrebbe intralciare il funzionamento di un sistema generale di protezione dei diritti dell'uomo".
Se non fossi stato abbastanza chiaro, si dice - ed è provato a livello europeo, se non addirittura mondiale - che quando si vanno a ripartire in troppe figure le funzioni di protezione dei diritti dell'uomo, dei minori o di chiunque altro, si rischia di andare ad implementare quelle aree grigie di intersecazione, quelle aree per cui uno non sa a chi rivolgersi.
Riconducendo, dunque, ad un'unica figura le funzioni dei Garanti riteniamo che possano essere svolte meglio. E questo lo diciamo in favore delle persone che devono essere tutelate.
In questi giorni di discussione ho sentito tante cose che non condivido, ma che naturalmente comprendo ed accetto, da un certo punto di vista: non mi si venga a parlare di sovrappopolazione carceraria, perché il Garante in questo non c'entra e non può incidere nulla.
Questo sia ben chiaro: non può incidere assolutamente nulla! Riguardo ai diritti dei detenuti, ci sono le funzioni già preordinate dall'organismo giurisdizionale, costituzionale, giuridico e quant'altro che garantiscono - bene o male, questo è da vedere - i diritti dei detenuti. Il Garante può essere solamente di stimolo, di controllo, ma non può intervenire diversamente, poiché non è previsto dal nostro ordinamento.
Pertanto, quando abbiamo incominciato a parlare di quest'argomento proprio perché riguarda le persone, e quando si fa politica bisogna sempre mettere prima le persone, anche e soprattutto quelle più deboli ed in difficoltà, davanti a tutto, non certo la posizione politica, mi sono chiesto: è meglio una cosa o l'altra? Attualmente il Difensore Civico in Piemonte assolve già in parte la funzione del Garante, e l'ha scritto nella relazione che ha presentato in quest'Aula un paio di mesi or sono: ha già fatto diversi interventi , come Garante dei diritti dei detenuti.
Cerco di andare il più veloce possibile, eventualmente tornerò ancora su quest'argomento.
Non bisogna dimenticare che il Garante dei detenuti esiste già in città come Torino e Ivrea, che comprendono i due quinti dei detenuti di tutto il Piemonte, pertanto non è vero che portando avanti questa proposta di legge andiamo a sguarnire qualcosa, perché il Garante qui esiste già. Potrebbero esserci, invece, casi di contrapposizione e sovrapposizione.
Termino dicendo che ho sentito spesso citare la questione della sovrappopolazione delle carceri italiane. Mi permetto di citare una persona Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto antimafia presso il Tribunale di Reggio Calabria, quindi né Calderoli né Maroni né qualcun'altro della Lega che pochi giorni fa nel suo intervento sulle mafie al Salone del Libro di Torino ha sottolineato l'utilità di una riforma a livello europeo o di una direttiva europea che permetta di far scontare le pene ai detenuti di area comunitaria nel loro paese d'origine. Questa è la vera risoluzione del problema, non istituire la figura del Garante. Questa è la foglia di fico che probabilmente qualcuno vuole mettersi per avere la coscienza a posto! Voglio portare alcune cifre: attualmente, in Italia ci sono 65.917 detenuti, di cui 23.438 sono stranieri (circa il 20% della popolazione carceraria). Questi 23.438 detenuti stranieri sono comunitari, pertanto, se l'Europa, invece di fare tante baggianate - scusate il termine - facesse qualcosa di utile per i Paesi che la compongono e facesse come dice il Procuratore antimafia Gratteri, cioè una legge, un qualcosa a livello comunitario per cui i cittadini di ogni nazione vanno a scontare la pena nel loro Paese, in Italia ci sarebbero circa 5.000 posti - mi permetto di usare un termine brutto, ma non me ne vengono altri - liberi nelle carceri.
così che si risolve il problema delle carceri italiane - chiedo scusa, Presidente e termino - non certo mettendo la foglia di fico e istituendo la figura del Garante.
Ripeto: non vogliamo cancellare la funzione del Garante, vogliamo cancellare la persona in più. Riteniamo altresì che, se assunta dal Difensore Civico, questa funzione verrà svolta in modo assolutamente ottimale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Siamo al termine di questo dibattito generale, dopo ci sarà la discussione sugli emendamenti.
Ho ascoltato con interesse l'intervento svolto poc'anzi dal Consigliere Carossa, perché ha evidenziato alcuni argomenti: la questione è puramente politica e non di altro tipo, almeno ci chiariamo da questo punto di vista.
Apprezzo il ragionamento del collega Carossa quando dice che non è una questione solo legata al risparmio, è una scelta politica. Allora, se la questione è questa, sgombriamo il campo dall'affermazione - che ritengo puramente demagogica - che occorre risparmiare 90 mila euro. La questione non è questa; è una scelta politica che questa maggioranza ha scelto di compiere. Tra l'altro, sulla questione del risparmio, lo ha detto anche il Consigliere Carossa, nelle tre leggi approvate nella scorsa legislatura si dice molto chiaramente che si deve utilizzare personale esistente in Consiglio, quindi non si deve procedere a delle assunzioni.
La spesa di 90 mila euro è relativa alle funzioni dei tre Garanti, ma si è detto che non è questa la questione, è una scelta politica. Allora, è necessario un ragionamento sull'istituzione delle figure dei Garanti.
Tra l'altro, con l'abrogazione della legge non aboliamo soltanto la figura del Garante, ma le norme per la detenzione, l'allevamento e il commercio degli animali esotici. Sarebbe un errore abrogare quella legge perché ci sono altre norme legate alla funzione e all'attività del Garante per quanto riguarda gli animali.
Le altre due leggi normano l'attività del Garante.
Per quanto riguarda quella legge, abrogheremmo anche delle norme secondo me, è sbagliato - che, poi, occorrerebbe in qualche modo affrontare.
Detto questo, nella scorsa legislatura abbiamo istituito queste tre figure. Per quanto riguarda il Garante dei detenuti, sono stato il primo firmatario della legge; successivamente, si è aggiunta, sempre come prima firmataria, la collega Cotto, che non era e non è mai stata del centrosinistra.
La collega Cotto, che insieme a me ha firmato quella legge, è stata Consigliera, prima, di Forza Italia e, poi, del PdL. Gran parte del Consiglio aveva votato l'istituzione del Garante per i detenuti. Ricordo che non è stata la proposta solo di una parte politica, ma anche dell'altra parte politica, cioè dell'allora opposizione.
Ritengo giusta l'istituzione del Garante e non di quella del Difensore Civico che, insieme alle funzioni proprie, possa assumere anche quelle del Garante dei detenuti, dei minori o per i diritti degli animali; poi spiegherò la motivazione.
All'inizio della scorsa legislatura l'avevo proposto, ma, ormai parliamo di sette-otto anni fa. Abbiamo perso un sacco di tempo, perché non lo abbiamo istituito.
Ritengo tuttora che un Garante delle persone che sono in carcere sia utile e indispensabile. È una scelta pensare alle persone più deboli, le quali necessitano che non soltanto le istituzioni preposte si occupino di loro.
Ci sono le associazioni di volontariato che si occupano delle persone in carcere, e meno male che ci sono anche le associazioni di volontariato! Infatti, molte volte, qui non parliamo tanto di diritti straordinari, ma delle esigenze minime: hanno bisogno della carta igienica! Le persone in carcere, molte volte, manifestano una necessità vitale siccome nessuno dà loro la carta igienica e non hanno i soldi per comprarla, ed la prima cosa che chiedono. Ho fatto un esempio per dire che qui non dobbiamo discutere dei massimi sistemi, molte volte esistono queste esigenze minime, ma importanti.
Il grado di civiltà di un Paese si misura dalle condizioni che si vivono in carcere, lo abbiamo sentito dire tante volte a livello europeo e dal Presidente della Repubblica: è vero, il grado di civiltà di un Paese si misura dal grado di civiltà presente in carcere! Se ne siamo convinti e se raccogliamo il richiamo dell'Europa e del Presidente della Repubblica, credo che dovremo occuparcene: è una questione di civiltà e di interesse generale occuparsi delle carceri.
Siccome il Capogruppo della Lega ha svolto un ragionamento di carattere politico, raccolgo l'invito e mi domando perché oggi non istituiamo il Garante, così come hanno fatto anche Amministrazioni legate alla Lega o al centrodestra.
Perché il Sindaco di Verona ha istituito il Garante? Perché il Sindaco di Reggio Calabria, poi diventato Presidente della Regione Calabria, ha istituito il Garante? Perché Storace, quando era Presidente della Regione Lazio, ha istituito il Garante dei detenuti? Se questa è la questione, non vedo perché in Piemonte non si possa istituirlo, visto che la legge c'è già! Perché non nominiamo il Garante, il Garante per i minori, il Garante per i diritti degli animali e il Garante ci tengo a sottolinearlo - soprattutto per le persone in carcere? Parlate con i sindacati della Polizia penitenziaria - a me è capitato molte volte di farlo - per i quali la figura del Garante è importante perché può garantire un ruolo di mediazione e di contatto con i detenuti.
Lo dicono i sindacati! Lo dicono i poliziotti! Lo dicono coloro che vivono quotidianamente all'interno del carcere! Ecco perché è importante istituire questa figura.
Per quanto riguarda la sanità penitenziaria - non ne parliamo mai, ma con la collega Artesio si era anche deciso di fare un lavoro in IV Commissione - forse molti Consiglieri non sanno che la competenza, oggi, è della Regione! Noi dovremmo occuparci della sanità penitenziaria, è un pezzo importante! Ecco che assume importanza la figura del Garante nominato da parte della Regione, quale elemento di mediazione e di contatto con le situazioni che si vivono all'interno delle carceri, anche per quanto riguarda la sanità penitenziaria.
Ma perché non siamo d'accordo? Non certo per una visione ideologica.
Non è questo il punto. Penso che il Difensore Civico non sarebbe in grado per le funzioni e i compiti che già svolge, per il peso delle sue incombenze. Abbiamo letto le sue relazioni? Chi lo ha fatto, si renderà conto che il Difensore Civico nella nostra Regione svolge già una funzione importante e non sarebbe in grado di sopportare questo ulteriore peso: rischieremmo, semmai, di nominare un Garante di facciata e non di merito perché non sarebbe in grado di svolgere questa funzione.
Ecco perché insistiamo sulla necessità di arrivare alla nomina dei tre Garanti, in particolare - mi permetto di sottolinearlo non soltanto perch sono stato il primo firmatario di quella legge - quella del Garante dei detenuti.
Ci sarebbero tanti altri ragionamenti da fare, ma avremo modo di svilupparli nel corso dibattito.
In merito al sovraffollamento, per esempio, bisognerebbe, prima di tutto, pensare ad un sistema che preveda pene alternative. Non dobbiamo soltanto pensare al carcere: per i reati minori - badate che non lo dico io, ma lo sostengono fior fiore di magistrati che si occupano della questione - si può guardare alle pene alternative!



(Commenti in aula)



MULIERE Rocco

Non è questione d'amnistia! Pensiamo alla questione delle pene alternative.



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



MULIERE Rocco

Concludo: "Tu hai sbagliato, ma invece di metterti in carcere ti condanno ad una pena alternativa".
Il sistema delle pene alternative, infatti, può essere altrettanto efficace - se non più efficace - della pena carceraria. Ecco perché credo che l'istituzione della figura del Garante sarebbe indispensabile anche in questa direzione.
Affrontiamo una discussione di merito: sono convinto che anche all'interno della maggioranza ci sia l'opinione che si possa arrivare alla nomina del Garante e non alla sua abrogazione e sostituzione con il Difensore Civico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Intervenire su quest'argomento in un Consiglio distratto e totalmente disinteressato farebbe venir voglia di rinunciare. Ma siccome è un argomento che ritengo non banale ma di importanza massimale per quello che è il termometro della civiltà di uno Stato, voglio fare un ragionamento sul piano politico.
Il Presidente del Gruppo della Lega Nord, che si è appena allontanato dall'aula, ha voluto sostenere, in una sorta di difesa d'ufficio di questa legge voluta a gran voce da tutto il centrodestra, che si tratta di un'abrogazione soltanto della figura ma non delle funzioni: ma che significa? Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una diversa cultura e di una diversa sensibilità tra il centrodestra e il centrosinistra. Può essere banale questa considerazione, ma stiamo parlando di questo. Perché nel momento in cui si ritiene (la maggioranza, in questo momento di centrodestra) di sottovalutare la problematica intesa nel senso più ampio possibile, si rivela la totale indifferenza e insensibilità ad un problema che, invece, è richiamato a gran voce dall'Europa e dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. Dei Paesi dell'Unione Europea siamo l'unico a non godere ribadisco "godere" - di un Garante nazionale per i detenuti.
Le Regioni hanno dunque ritenuto, a macchia di leopardo, di supplire a questa mancanza a livello nazionale. Nella scorsa legislatura, quindi, bene aveva fatto la maggioranza ad approvare quella legge.
Oggi si ritiene di dover fare marcia indietro, ma lo si sta facendo mi dispiace che non ve ne rendiate conto - con un atteggiamento di totale indifferenza alla diversità culturale che esiste. Noi siamo orgogliosi di mostrare una differenza culturale in tal senso - ne siamo orgogliosi! - e tenteremo di difenderla fino in fondo. Per una questione di principio? Sì in questo caso ne faremo una questione di principio, perché c'è un motivo alla base: la detenzione è privazione di libertà per l'espiazione di una pena, e basta. Non si può privare della libertà qualsiasi detenuto e sottoporlo a vessazioni oltre la pena determinata dalla privazione stessa della libertà.
Quella privazione deve essere finalizzata al recupero. Allora, come si fa a sottacere questo argomento? Come si a fa a dire che si tratta di questione che possiamo tranquillamente demandare al Difensore d'ufficio? Io non sono per assemblare le funzioni: in un Paese evoluto, la differenziazione e la specializzazione delle funzioni è alla base dell'evoluzione. Non si può assemblare tutto e di più, perché significa sminuire! Abbiamo ascoltato di tutto: oggi, in questa difesa d'ufficio del Presidente della Lega Nord, si diceva che non si tratta di un'abrogazione della funzione, ma della figura. L'altro giorno qualcun altro, magari di qualche altra forza politica sempre di maggioranza, sosteneva che si risparmia (anche se non ho capito ancora se parliamo di 36.000 o 26.000 euro). Ma se fosse una questione di mero e vile denaro - mi rivolgo a tutti i colleghi dell'opposizione - considerato che ciascuno di noi, come Gruppo ritengo che oggi disponga di capienza sufficiente nei fondi del funzionamento, potremmo tutti insieme fare un gesto per finanziare questa operazione. Sarebbe un atto di altissima dignità e nobiltà di azione.
Io, per primo, lo dico a microfono e se si fosse d'accordo e se fosse possibile tecnicamente farlo, sono disponibile sin da domani ad attivarmi in tal senso, e mi rivolgo agli altri Capigruppo dell'opposizione. Tutto questo perché? Cari amici e cari colleghi, mi conoscete: intervengo perché devo intervenire il più delle volte; intervengo con forza e con passione quando credo fermamente in un concetto.
Voi state commettendo un gravissimo errore: il nostro dovere è quello di impedirvelo fino in fondo! Perché la figura del Garante - che non ha come diceva il Presidente della Lega Nord, la possibilità di legiferare e determinare cambiamenti in termini di risoluzione di quanto attiene alla sovrappopolazione o a questo o a quell'altro - è sicuramente un elemento di riferimento che, se vogliamo anche solo sul piano psicologico, per il detenuto, rappresenta un appiglio, un rivolgersi a qualcuno che non è l'agente di Polizia penitenziaria, che non è il Direttore del carcere e nemmeno lo psicologo che ogni tanto vaga in quegli squallidi corridoi. Ma è una persona che può rappresentare, se sa svolgere bene il suo compito fino in fondo, un "elemento di cerniera" indispensabile nei confronti dei media nei confronti dei legislatori, nei confronti dell'opinione pubblica.
Dobbiamo uscire da quella mentalità secondo la quale l'argomento dei detenuti e della tutela dei loro diritti e delle loro garanzie debba essere confinato nell'ambito di un elemento scomodo, perché si ritiene che la gente fuori dal carcere ben veda la sofferenza dentro quelle mura squallide.
Penso che oggi la cultura si sia evoluta e, necessariamente, si sia evoluta in termini liberali. Ma voi, signori del centrodestra, siete una forza, nel suo insieme, una coalizione liberale o illiberale? Mi sembra che certi atteggiamenti possano essere, purtroppo, l'abbrivio verso tendenze totalmente illiberali.
Ringrazio tutti i colleghi che hanno ritenuto di lavorare in tal senso nella predisposizione di emendamenti che sottoscriverò e, se sarà il caso ne aggiungerò altri. Noi dobbiamo dare necessariamente un forte segnale di opposizione ad una strumentalizzazione. La strumentalizzazione nasce dalla firma e la sottoscrizione di quella proposta di legge, non dalla nostra opposizione.
Noi, legittimamente, in nome e per conto di questi principi - li posso definire progressisti, liberali, come preferite voi, ma sicuramente principi non illiberali e retrivi - porteremo avanti, fino in fondo, questa battaglia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Riteniamo che il progetto di legge in esame sia un progetto che vada un po' fuori dalla storia e rispetto a ciò che le emergenze richiedono.
Da questo punto di vista è chiaro - rispondendo anche al Consigliere Carossa che ha sicuramente motivato la posizione del suo Gruppo e, a suo dire, di tutta la maggioranza - che rispetto all'impianto iniziale, abbiamo visto delle modifiche. L'impianto iniziale aveva un'impostazione assolutamente di carattere ideologico. Con questa revisione che vede come riferimento, per quanto riguarda il Garante dei detenuti, il Difensore Civico crediamo che, in realtà, non si risponda in modo adeguato ad uno dei problemi che il Paese, non solo la nostra Regione, ha.
Certamente non è che si pensa di risolvere, a livello regionale, con un Garante, il tema del sovraffollamento delle carceri. Non è una foglia di fico per avere la coscienza a posto. Certo è, invece, un elemento che pu aiutare proprio perché esiste, a livello nazionale, la rete dei Garanti delle carceri, che vede questa figura in altre sette Regioni.
Come ricordavano il Consigliere Carossa e la Consigliera Artesio, vi sono effettivamente tre Regioni in cui il Difensore civico fa anche da Garante delle carceri. Crediamo che, da questo punto di vista, ad eccezione della Lombardia che, numericamente, ha un suo peso, per gli altri due casi le Marche e la Valle d'Aosta, abbiamo sicuramente un riferimento che, dal punto di vista numerico, non è assolutamente in linea o comunque paragonabile a quello piemontese.
Oggi discutiamo di questo atto con un'attenzione, in particolare, al garante delle carceri, ma con un'attenzione che dovrebbe andare anche alle altre due figure di cui parliamo meno proprio perché, probabilmente, vi è un'emergenza minore. Due figure comunque previste e con un budget che non preveda nessun tipo di compenso.
Discutiamo oggi quando proprio ieri la Corte Europea, come ricordavano i colleghi, impone al nostro Paese di risolvere l'emergenza. Un'emergenza che dovrebbe essere risolta entro un anno. Uso chiaramente il condizionale perché sappiamo essere tema che la politica, soprattutto la politica nazionale, non è ancora riuscita ad affrontare e sappiamo che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha rigettato il ricorso dell'Italia, avverso alla sentenza dell'8 gennaio, con cui il sistema penitenziario nazionale era stato condannato per trattamento inumano e degradante inflitto agli ospiti delle strutture carcerarie. In particolare, il procedimento giudiziario era nato dalla denuncia di sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza.
Da questo punto di vista, abbiamo anche l'intervento dell'Unione Europea. Così come ricordava - ma lo dico in altri termini e certamente con un approdo molto diverso - il Consigliere Carossa riportando anche i dati rispetto alla capienza regolamentare e il numero dei detenuti presenti. A livello italiano sappiamo essere 65.917 quando la capienza è di 47.045. Il Piemonte - a noi interessa in particolare questo dato - ha una capienza di 3.679 detenuti e una presenza di 4.970, di cui 164 donne e 2.482 stranieri.
Da questo punto di vista ricordiamo che, certamente, esiste nella nostra realtà il Garante delle carceri per Torino, in particolare avevamo istituito questa figura, che è risultata essere particolarmente efficace, e abbiamo il Garante di Biella.
Tuttavia sappiamo che, in realtà, l'emergenza piemontese prevede anche altre emergenze che non sono soltanto quelle di queste due città.
Ricordo che proprio nella nostra regione sono anche avvenuti casi piuttosto pesanti. Ricordiamo Asti, dove c'è stato un procedimento che ha visto interessate delle guardie che sono state assolte perché nel nostro Paese non esiste il reato di tortura. Da questo punto di vista, i riflettori devono essere sempre accesi.
Con l'introduzione del Garante riteniamo che non si risolva il problema, ma il tema dei diritti, che sembra essere adesso tema all'ordine del giorno di tutte le forze politiche, deve indirizzare l'orientamento e l'indirizzo di quest'Aula.
Non crediamo che accorpare - con le considerazioni che venivano fatte e che possono essere tali, certo legittime - il tema delle carceri con altri diritti che, sicuramente, il Difensore civico ha in questo periodo difeso e difeso anche con particolare efficacia su questioni importanti - non risulta essere un'ottimizzazione o una garanzia per gli stessi detenuti, ma finisce di far sì che su una figura unica, al di là delle competenze ammesso che in una persona si possano riversare le competenze sui diversi fronti - banalmente si determini un sovraccarico di lavoro.
Quando, invece, ripeto, il tema risulta essere complesso, deve avere un riferimento anche a livello regionale, per poter portare avanti anche un lavoro di coordinamento fra le diverse regioni. Speriamo che finalmente il Parlamento possa legiferare verso quelle che possono essere, come ricordava il Consigliere Muliere, misure alternative, possa legiferare per far sì che vengano modificate in particolare le leggi che portano al sovraffollamento attuale e quindi si possa pensare a misure alternative, si possa andare a modificare le leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi.
Dopodiché è chiaro che, dal punto di vista dell'azione della Regione ci possa essere un riferimento puntuale che non sia, appunto sovraccaricato di altri oneri legati ad un'attività intensa.
Tra l'altro, l'attività del Difensore civico, di cui adesso è scaduto l'incarico, ci ha potuto far verificare e dimostrare quanto i temi da lui seguiti abbiano toccato diverse questioni, da quelle ambientali a quelle socio-assistenziali. Con fatica, quindi, vediamo la possibilità di concentrare tutta questa attività in un'unica persona e in un'unica figura.
Chiediamo dunque - e certamente la discussione proseguirà - di rivedere, da parte della maggioranza, una posizione che per alcuni aspetti in questo momento, non posso che considerare soltanto di carattere ideologico, in quanto il risparmio rivendicato è un risparmio assolutamente esiguo, che certo non va a caricare il bilancio regionale. In realtà infatti, si sta discutendo di un tema centrale per la nostra Regione e per il nostro Paese e quindi il Piemonte merita di essere all'avanguardia così come altre sette Regioni, al momento - e avere, appunto, un suo Garante che possa coordinarsi con gli altri Garanti regionali e anche con quelli che le Città hanno istituito finora.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiuso il dibattito generale. Procediamo con l'esame dell'articolato.
Sull'articolo 1 insistono una serie di emendamenti, che magari si possono dare per illustrati per accelerare le votazioni.
Consigliere Reschigna, acconsente a dare per illustrato l'emendamento rubricato n. 12)?



RESCHIGNA Aldo

Veramente, Presidente, pensavamo si potesse fare la discussione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Reschigna chiede dunque di rinviare l'esame.
Invito i Consiglieri Carossa e Pedrale ad avvicinarsi ai banchi della Presidenza per concordare il proseguimento dei lavori: domando un attimo di pazienza.
(Il Presidente Cattaneo si consulta con i Consiglieri Carossa e Pedrale)



PRESIDENTE

Bene. Come dicevo l'articolo 1 è un articolo importante, sul quale insistono 21 emendamenti. Non vorrei che, cominciandone l'illustrazione e svolgendo il dibattito generale, non riuscissimo a concludere l'esame dell'articolo.
Forse è meglio iniziare a discutere dell'articolato in una seduta nella quale possiamo affrontare una serie di articoli, con una presentazione più serena e compiuta degli emendamenti e con la relativa discussione.
Non registrando opposizione alla proposta, aggiorniamo i nostri lavori.
Vi ringrazio e vi saluto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.07)



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